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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 210 di mercoledì 6 dicembre 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

STEFANO VACCARI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,37).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione della proposta di legge: Conte ed altri: “Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione” (A.C. 1275-A​) e delle abbinate proposte di legge: Fratoianni e Mari; Serracchiani ed altri; Laus; Conte ed altri; Orlando; Richetti ed altri; Barelli ed altri (A.C. 141​-210​-216​-306​-432​-1053​-1328​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1275-A: “Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione” e delle abbinate proposte di legge nn. 141-210-216-306-432-1053-1328.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1275-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà, per due minuti.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Il tema della povertà salariale e della povertà remunerativa è un tema che vivono milioni e milioni di lavoratrici e lavoratori nel nostro Paese. Non a caso, l'Organizzazione internazionale del lavoro mette in evidenza che, nei Paesi del G20, l'Italia risulta essere tra quei Paesi dove si è verificata la caduta vertiginosa del potere d'acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori. Quindi, questo vuol dire povertà salariale e povertà remunerativa.

Il tema che stiamo affrontando oggi riguarda la necessità di un intervento per affrontare la povertà salariale e la povertà remunerativa; riguarda milioni di lavoratori dipendenti e milioni di lavoratori con partita IVA, e oggi viene rimandato da parte del Governo.

Allora vi porto qui quello che avrei presentato in termini di salario minimo legale. La prima cosa era quella di istituire che il salario minimo dev'essere legale, che la remunerazione minima riguardante partite IVA e lavoratori dipendenti dev'essere istituita a livello di istituto legale.

Il secondo elemento riguarda l'ammontare: a quanto dovrebbe ammontare il salario minimo legale. Il salario minimo legale, o remunerazione minima legale, a parità di lavoro e di mansione, non dovrebbe essere al di sotto dei 12 euro.

Concludo con il terzo elemento, Presidente, che riguarda la verifica annuale dell'andamento dell'inflazione, che vuol dire andamento del costo della vita. Dire che una persona percepisce 1.000 o 1.500 euro al mese vuol dire che quella persona non è libera di vivere, come diceva Sandro Pertini. Per questo motivo, la verifica va fatta sulla base dell'andamento dell'inflazione e del costo reale della vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Noi voteremo contro questo provvedimento. In parte, la discussione di ieri in quest'Aula motiva questo voto contrario. C'è un tema di metodo insormontabile in questo caso: formalmente, tutto quello che sta accadendo, naturalmente - come si è detto ieri -, non fa una piega: la maggioranza ha tutto il diritto, secondo il Regolamento, di fare quel che vuole rispetto a qualsiasi provvedimento, ma questo era un provvedimento voluto dalle opposizioni, a suo tempo firmato da tutti i gruppi, oggi sostenuto da gran parte dell'opposizione. E avremmo voluto un confronto sul tema, sulla proposta del salario minimo, così come formulata; magari noi stessi avremmo potuto proporre alcuni correttivi, ma quella era la discussione che le opposizioni hanno chiesto.

Quello che è accaduto è un atto di prepotenza politica da parte della maggioranza che non ha avuto il coraggio - come sarebbe stato molto più lineare e comprensibile dentro e fuori dall'Aula - di bocciare quella proposta con un emendamento soppressivo, o semplicemente votando alla fine contro il provvedimento, che era nella quota dei provvedimenti calendarizzati su proposta delle opposizioni. Sarebbe stato più lineare, dopodiché nulla vietava al Governo e alla maggioranza di presentare un nuovo disegno di legge, o magari anche un decreto - ne ha fatti così tanti - e portarlo al voto con la fiducia. Quello che è intollerabile, dal mio punto di vista e da un punto di vista politico, non regolamentare, Presidente, è la prepotenza che è stata messa in campo.

Ho partecipato alla riunione nella quale ci siamo confrontati con il Primo Ministro Meloni, all'inizio di agosto, perché bisognava fare presto, quindi ci hanno convocato ad agosto - così il Governo lavora ad agosto! -, poi avete fatto arrivare il tempo limite del rinvio che era stato votato. C'è stato questo passaggio al CNEL del tutto irrituale, pretestuoso e strumentale - il CNEL era stato audito, quindi gli si poteva chiedere precedentemente un parere - sapendo già quale sarebbe stato il suo parere, perché le posizioni del presidente erano note; quindi, con un voto a maggioranza del CNEL si è arrivati poi dove siamo oggi.

Quindi, la questione dal punto di vista politico è grave, perché è - ripeto - una prepotenza inutile. Dal punto di vista del merito, è una delega su cui non c'è stato confronto perché con queste modalità non poteva esserci un confronto leale e serio sulla proposta del Governo. Dovevate fare diversamente, ma avete scelto la prepotenza istituzionale, la scegliete tutte le settimane con i nuovi decreti e le nuove fiducie; è un'occasione perduta e mi dispiace che la maggioranza abbia scelto questa modalità su questo tema. Ci si poteva confrontare sul tema del salario minimo, voi non avete avuto il coraggio di contrastare in Aula un tema popolare e avete voluto stravolgere il testo delle opposizioni. Da questo punto di vista, quindi il comportamento è inaccettabile e il nostro voto è risolutamente contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Una frase erroneamente attribuita a Keynes diceva: “Quando i fatti cambiano, io cambio opinione”. In realtà, non è di Keynes ma ha una paternità un po' mista; questo per dire che, in realtà, contrariamente a quanto si crede, non sempre la coerenza in politica è un valore assoluto, nel senso che, a volte, il valore è proprio cambiare idea, perché la realtà sottostante cambia in continuazione. Detto ciò, ci sono alcune volte in cui accorgersi di essere lineari e coerenti, soprattutto nel breve periodo, fa piacere. Noi di Italia Viva, su questa vicenda del salario minimo, siamo sempre stati assolutamente chiari, coerenti e lineari, cioè abbiamo sempre detto tre cose in quest'Aula, anzi a partire da quest'Aula, dove il dibattito deve avere la sua massima solennità, nel primo passaggio parlamentare di questa proposta di legge.

La prima cosa che abbiamo detto è che il problema del lavoro povero non è il problema dei bassi salari: sono due problemi - è vero - ovviamente collegati, ma del tutto distinti. Un conto è dire che mediamente i salari in questo Paese sono drammaticamente bassi e che il nostro è l'unico Paese del mondo occidentale a non osservare una crescita dei salari, addirittura in tre decenni; altro conto è dire che, nella coda di questa distribuzione, abbiamo un fenomeno di lavoro povero. Ripeto: è evidente che, in una minima parte - perché la statistica è chiara -, una cosa può influenzare l'altra, ma si parla di due problemi diversi e spesso in quest'Aula questo è stato il primo fraintendimento.

Anche ieri si diceva: dobbiamo introdurre il salario minimo, così i salari cresceranno in Italia. Non è vero: i salari cresceranno in Italia soltanto se si riuscirà a far crescere la produttività del lavoro al livello degli altri Paesi europei. L'Istat ce l'ha ricordato, da ultimo, qualche giorno fa: dal 1995 al 2022, la produttività del lavoro in Italia è cresciuta in media dello 0,4 per cento l'anno. La media europea è dell'1,6 per cento annuo, quattro volte tanto. I salari devono andare in linea con la produttività, perché, se crescono più della produttività, l'impresa non esiste più, si perde convenienza, non si può pagare qualcosa più dell'apporto della produzione; se crescono meno della produttività questo è sfruttamento.

In Italia, la produttività del lavoro cresce molto poco ed è questa la ragione per cui i salari crescono poco. Noi, già l'altra volta, qui in quest'Aula, abbiamo detto: “facciamo a settembre” - perché era estate, luglio o agosto -, “a settembre, quando ci rivediamo, facciamo una sessione dedicata al pacchetto salari e produttività”, che noi fra l'altro abbiamo già presentato in legge di bilancio al Senato, perché quest'anno a noi non tocca mettere bocca sulla legge di bilancio, lo abbiamo fatto fare ai nostri colleghi in Senato. Abbiamo proposto, ad esempio, che, in primo luogo, ogni volta che imprese e lavoratori si mettono d'accordo per produrre di più e produrre meglio, lo Stato si ritiri, alzi le mani e non tassi nulla; quindi, sulla contrattazione di secondo livello e sui premi di produttività la tassazione viene azzerata e strutturalmente.

In secondo luogo, imprese piccole di 3, 4 o 5 dipendenti non potranno mai pagare salari alti, pure se fate 50 leggi sul salario minimo, perché imprese di quelle dimensioni non hanno la forza per pagare salari così alti. Allora, abbiamo proposto che 2, 3 o 4 aziende, laddove si fondessero per crearne una con almeno 15 dipendenti, per 5 anni, paghino la metà delle tasse; l'avete previsto in legge di bilancio per le aziende che riportano la produzione in Italia e noi vi abbiamo proposto di farlo anche per le micro imprese che si fondono. Poi abbiamo proposto una serie di altre cose perché - ripeto - il problema dei salari bassi in Italia non è il problema del lavoro povero: sono due problemi diversi, ugualmente gravi, se volete, ma sono due cose diverse. E noi, sul problema dei salari bassi, abbiamo fatto delle proposte, che - ripeto - sono all'attenzione dei nostri colleghi del Senato perché, per questo strano modo di fare che abbiamo, un anno sì e uno no possiamo lavorare sulla legge di bilancio.

Secondo punto: parliamo del lavoro povero. Il fatto che sia un problema diverso rispetto a quello dei bassi salari non significa che non si debba parlare del lavoro povero. Il salario minimo è uno dei modi per risolvere il problema del lavoro povero, non è l'unico.

Un altro modo è il potenziamento della contrattazione collettiva. Si dice sempre che siamo uno dei pochi Paesi che non ha il salario minimo; ma guardate che la direttiva europea non dice che tutti devono avere il salario minimo, dice che devi fare o il salario minimo o una contrattazione collettiva che copra almeno l'80 per cento e che funzioni bene; noi, Danimarca, Svezia, Austria, eccetera, abbiamo scelto tradizionalmente la strada della contrattazione collettiva e uno dei modi è potenziarla - il documento del CNEL sostanzialmente dice questo - per risolvere il problema del lavoro povero, dicendo: non ci fidiamo della legge, sono le parti sociali a decidere, nella loro libera contrattazione, qual è il livello di retribuzione minima. Questo è un modo, l'altro modo è quello che Italia Viva tradizionalmente ha suggerito: l'imposta negativa, che negli Stati Uniti, ad esempio, dagli anni Settanta è stato il modo con cui hanno fatto di più per risolvere il lavoro povero, non ho tempo per spiegarlo per l'ennesima volta; però, c'è anche il salario minimo. Quindi, la seconda cosa che vi abbiamo detto storicamente, in questi mesi è: ok, non ci impicchiamo al fatto che o si fa il salario minimo o ce ne freghiamo del lavoro povero, perché per risolvere il problema del lavoro povero ci sono almeno altri due modi.

Terzo e ultimo punto: ok, dobbiamo parlare di uno di questi tre modi di risolvere il problema del lavoro povero, cioè di salario minimo? Ebbene, noi non è che non ci stiamo, ma il salario minimo non può diventare, come infatti puntualmente è diventato, l'ennesima puntata dello scontro fra le curve ultrà: se sei a favore del salario minimo sei di sinistra, se sei contro il salario minimo sei di destra, punto. Eh, ma non è così, però, non può essere questa la politica. Ecco, perché siete stati costretti a fare questa cosa per cui noi votiamo contro, oggi, cioè per evitare di bocciare la proposta dell'opposizione, perché non volevate il titolo contro il salario minimo, come abbiamo detto ieri. Ma noi abbiamo detto una cosa molto semplice ed è la ragione per cui nel programma elettorale del Terzo Polo c'era la proposta di salario minimo. L'unica differenza con la proposta dell'opposizione, nella cui elaborazione ricordo che noi d'Italia Viva non siamo stati coinvolti - ma non siamo permalosi - è che, a un certo punto, si è detto: il salario minimo tabellare, non complessivo - può essere un dettaglio, ma se lo fai tabellare vuol dire che quello complessivo, poi, è più alto, perché ci aggiungi ferie, tredicesima, eccetera -, è pari a 9 euro l'ora e sotto i 9 euro l'ora è sfruttamento. A un certo punto, abbiamo deciso che sotto i 9 euro l'ora, tabellari, fosse sfruttamento. Ma, si è capito sulla base esattamente di cosa? Tant'è vero che Abou ha già cominciato a dire: no, 12 euro. Perché, se la giochiamo così, la prossima campagna elettorale la facciamo: 13, 14, 15… Ma il salario non è un sussidio, non è una cosa che più alto è meglio è, a parte che anche il sussidio viene pagato dalla fiscalità generale, ma qui siamo già a livelli troppo elevati, il salario è un prezzo, sebbene un prezzo della cosa più nobile che c'è, cioè l'essere umano, o meglio il lavoro fornito dall'essere umano. E un prezzo c'è chi lo riceve, ma c'è chi lo paga, quindi, è evidente che quel prezzo deve essere fissato in accordo con le condizioni di mercato ed è la ragione per cui non basta dire: in Germania è pari a 12 euro, quindi, 12 è più alto di 9, allora, 9 euro vanno bene. Il salario minimo viene fissato in rapporto al salario mediano. Il salario mediano cos'è? È quel salario per cui metà della popolazione guadagna di più, metà guadagna di meno, qualcosa di simile al salario medio, ma non facciamo gli statistici, e 9 euro l'ora di minimo tabellare sarebbero il secondo salario minimo più alto del mondo, dopo la Colombia, cioè il 75 per cento del salario mediano, al Sud il 90 per cento.

Ma voi lo sapete cosa succede se si fissa un salario minimo che è il 90 per cento del salario mediano, al Sud? Significa, come dicevamo anche ieri, che si creano soltanto due cose: la prima è il lavoro nero, la seconda è la disoccupazione. Noi vi abbiamo detto: volete fare il salario minimo? Bene, ma la cifra non giochiamola al lotto, perché abbiamo già iniziato: 9 euro, 10, 12, 13, 15; la cifra la facciamo decidere da una commissione che, fra l'altro, i promotori dell'originario disegno di legge già prevedono per l'aggiornamento periodico del salario minimo. Noi abbiamo detto: facciamola decidere a loro, sulla base delle condizioni di mercato, non cadiamo nella trappola che 9 è più alto di 8 e 10 è più alto di 9, eccetera.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Questo abbiamo detto; non è stato possibile farlo, quindi, noi eravamo contrari alla proposta originaria. Siamo contrari a questa operazione scomposta che avete fatto e il salario minimo, purtroppo, è stata l'ennesima occasione in cui la politica italiana, invece di affrontare i problemi con coraggio, calma e competenza, ha preferito scendere nell'arena delle curve ultrà. Verrà il giorno in cui tutto questo non si farà più, forse, speriamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Colleghe deputate e colleghi deputati, membri del Governo, il tema del salario minimo adeguato per i lavoratori nasce a seguito dell'introduzione, da parte della Commissione europea, di una direttiva, approvata il 14 settembre 2022, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro due anni. Il salario minimo, in base a questa direttiva, può essere stabilito per legge dalla contrattazione collettiva, oppure, dalla combinazione della fonte normativa con la contrattazione collettiva. Qual è lo stato dell'arte, oggi, in Europa? Ventuno Stati hanno istituito salari minimi legali e 6 Stati, tra cui l'Italia, hanno deciso di proteggere il salario minimo attraverso i contratti collettivi.

La direttiva è finalizzata a garantire l'adeguatezza dei salari minimi e condizioni di vita e lavoro dignitose per i lavoratori europei, nel rispetto della specificità di ogni ordinamento interno, al fine di ridurre le diseguaglianze retributive. Quindi, la direttiva non impone - e qui voglio essere molto chiaro -, in nessun modo, l'obbligo per gli Stati di introdurre un salario minimo legale, laddove la formazione dei salari sia garantita esclusivamente mediante contratti collettivi.

Ma non ci sono solo le direttive europee, anche la normativa italiana è molto chiara, lo dice la nostra Costituzione, a cominciare dall'articolo 1, in cui il lavoro è indicato come il valore su cui si fonda la Repubblica italiana, o dall'articolo 4, che, parlando del lavoro, stabilisce che la Repubblica riconosce ai cittadini il diritto al lavoro e, inoltre, lo stesso articolo stabilisce il dovere dei cittadini a concorrere al progresso materiale o spirituale della società. Abbiamo anche l'articolo 36 della Costituzione, che parla di retribuzione, non con l'obbligo di un salario minimo, ma di una retribuzione che deve essere proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Per poi concludere con l'articolo 39, che attribuisce ai sindacati il potere di stipulare contratti collettivi di lavoro vincolanti per tutti i lavoratori appartenenti alla categoria a cui il contratto si riferisce.

Quindi, in Italia, troviamo l'applicazione sui livelli minimi di retribuzione stabiliti dai contratti collettivi nazionali per ciascuna qualifica e mansione in pieno rispetto di quanto dicono le direttive europee e la Costituzione. Su questo tema, il parere del CNEL è molto importante: ha fatto riferimento ai dati Istat del 2022, che mostrano come nel nostro Paese non ci sia un problema di tetto dei minimi adeguati, ma che le principali criticità si riscontrano soprattutto nelle posizioni lavorative caratterizzate dalla non applicazione corretta dei contratti collettivi. Dall'analisi che ha fatto il CNEL si è giunti alla questione delle istituzioni e del salario minimo a 9 euro. La cifra risulta inferiore alle tariffe orarie minime desumibili da quasi tutti i contratti collettivi. Quindi, noi reputiamo che fissare un salario minimo su quella quota sia una corsa verso il basso e il CNEL suggerisce quello su cui anche noi facciamo battaglia, e cioè il contrasto al lavoro povero, contrastando il sommerso e la gestione delle gare pubbliche al ribasso.

Come Noi Moderati, Presidente, siamo da sempre contrari a contrastare la povertà attraverso misure di carattere assistenziale. Combattiamo e continueremo a combattere per questo principio, convinti che alla base del lavoro ci sia un principio di dignità. È il motivo per cui siamo contrari al salario minimo e il motivo per cui, in passato, abbiamo combattuto fermamente contro il reddito di cittadinanza. Crediamo che la strada sia la contrattazione collettiva, perché significa coinvolgimento delle parti sociali, significa sistemi di garanzia e significa combattere i contratti pirata.

Il testo che è in votazione oggi in Aula ha modificato la proposta di legge dell'opposizione, introducendo due deleghe del Governo. Nello specifico, si tratta di adottare uno o più decreti legislativi riguardanti la retribuzione dei lavoratori e la contrattazione collettiva al fine di garantire l'attuazione del diritto dei lavoratori e una retribuzione proporzionale sufficiente, rafforzando la contrattazione collettiva al fine di assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi e contrastare il lavoro sottopagato.

Tra gli obiettivi che questo testo vuole raggiungere nel comma 2 si fa riferimento all'estensione dei contratti di lavoro al gruppo di lavoratori non coperti da contrattazione collettiva, applicando agli stessi il contratto nazionale di lavoro della categoria di lavoratori più affini; e, inoltre, si vuole contrastare il lavoro sottopagato anche in relazione a specifiche categorie di lavoratori. Non si fa riferimento alla parola salario e non si stabilisce una cifra minima. Si fa, però, riferimento al ruolo del Ministero del Lavoro come centrale nel monitoraggio, con possibilità di intervento sia in caso di mancanza di riferimento sia nel caso di ritardo nei rinnovi dei contratti. Ci sembra una strada molto chiara, molto concreta, che cerca di dare una risposta seria al problema del salario povero. Credo che l'azione del Governo, l'incisività dell'azione del Governo si veda anche dai dati: a ottobre, il tasso di occupazione è arrivato al 61,8 per cento. Parliamo di 23.694.000 lavoratori occupati, segnando un 2 per cento in più rispetto al 2022, con forte aumento dei contratti a tempo indeterminato. Questo risultato è stato possibile con la riduzione della platea del reddito di cittadinanza e con le politiche sul lavoro messe in campo dal Governo di centrodestra. Perché è importante segnalare questi dati? Perché bisogna spiegare agli italiani, e credo che lo abbiano già capito, come le soluzioni tampone ed emergenziali non risolvano i problemi. I problemi vanno risolti dopo riflessioni, studi e con interventi che possano portare risultati soprattutto nel medio e lungo periodo, e non con slogan di bandiera volti al consenso, ma che potrebbero essere più nocivi che benefici.

Per questo motivo il testo che andiamo oggi a votare, rivisto grazie a un emendamento della maggioranza, vuole puntare su un'azione concreta a sostegno dei diritti dei lavoratori. Sinceramente, Presidente, è stucchevole l'atteggiamento dell'opposizione, che tenta di intestarsi una battaglia come se i suoi esponenti fossero gli unici titolati a proteggere il lavoro e a insistere su un tema sul quale c'è ampia strumentalizzazione, anche perché è evidente che 9 euro lordi siano una proposta al di sotto della soglia europea, e di certo non faremmo un favore ai cittadini italiani, ma probabilmente daremmo soddisfazione a finalità politiche che poco ci interessano.

La corsa a questa posizione politica, utilizzata semplicemente per intestarsi una battaglia in fase di opposizione, nel ruolo di opposizione, è dimostrata dal fatto che l'attuale opposizione, quando era al Governo, non ha minimamente posto il tema del salario minimo, quando era nelle condizioni di poterlo approvare, in totale autonomia e in totale libertà (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)! Questa è la dimostrazione più chiara ed evidente di quanto si faccia, su questo tema, speculazione politica.

Invece, intervenire sui contratti e monitorarli è la risposta giusta da dare ai cittadini, un combinato di sostegno ai lavoratori, ma anche alle imprese, che devono essere messe in condizioni di poter assumere nuova forza lavoro con contratti che siano competitivi e incentivanti, e non al ribasso. È per questo motivo che siamo intervenuti sul taglio del cuneo fiscale e sulla riduzione dell'IRAP.

A questo punto, la sensazione, Presidente - e concludo - è che, in una battaglia che dovrebbe essere di tutti, chi la sta affrontando in modo serio è la maggioranza, perché puntiamo a risolverla in modo concreto, con soluzioni vere, mentre altri stanno speculando, semplicemente per un voto in più, purtroppo sulla pelle dei lavoratori più deboli. Il lavoro da fare sicuramente non si è esaurito oggi, ma, anzi, attendiamo i decreti legislativi che verranno formulati.

Siamo sicuri che il Governo stia andando nella giusta direzione con soluzioni che sostengono le imprese, soprattutto le micro e medie imprese, e di sostegno ai lavoratori, giungendo, in breve tempo, a risultati ottimali, soprattutto nel lungo periodo, eliminando definitivamente la moda delle soluzioni tampone, dei bonus a pioggia e degli slogan.

Per questo il gruppo Noi Moderati vota convintamente a favore di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Nel dibattito di ieri ha suscitato molta agitazione un'espressione che ho usato nel momento in cui ho annunciato il ritiro della firma, come poi è stato fatto dagli altri firmatari e dalle altre firmatarie della nostra proposta di legge per l'introduzione del salario minimo legale, quando ho pronunciato questa frase: pirateria politico-istituzionale. Si è alzato un pandemonio, una lunga discussione perfino sul Regolamento. Ora è del tutto evidente che quella espressione indicava la sostanza di un comportamento che ha a che fare con il ruolo di questo Parlamento, con la centralità della funzione legislativa, con le funzioni dell'opposizione, ma che ha a che fare anche con la sostanza del provvedimento di cui stiamo parlando, e cioè con la volontà della maggioranza di svuotare di senso una proposta di legge senza assumersi fino in fondo la responsabilità di indicare la propria alternativa. In effetti, però, signor Presidente, un errore l'ho commesso nella scelta di quell'espressione; non perché, come mi è stato rimproverato, quell'espressione indicasse una violazione regolamentare, lo abbiamo chiarito, potete fare quello che avete fatto, ma perché, in fondo, non avete agito come dei pirati, no. Perché i pirati, signor Presidente, depredavano le navi come briganti liberi. Li avrei dovuti definire, lo dico per suo tramite, avrei dovuto definire i colleghi e le colleghe della maggioranza dei corsari, perché i corsari, invece, a differenza dei pirati, depredavano le navi nemiche su ordine e indicazione dei loro sovrani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Colleghi e colleghe della maggioranza, avete ricevuto quella che all'epoca si chiamava la lettera di corsa, l'autorizzazione a depredare le navi nemiche da Palazzo Chigi, che vi ha sostanzialmente detto, anche in questo caso, ciò che avreste dovuto fare. Del resto, ciò non ci sorprende da parte di una maggioranza che, sostanzialmente, dall'inizio di questa legislatura, ha rinunciato a svolgere qualsiasi delle proprie funzioni. È la maggioranza che ha rinunciato a presentare emendamenti alla legge di bilancio, è la maggioranza che si ritrova in quest'Aula ormai da mesi con l'unico scopo di premere un tasto per ratificare le scelte del Governo, è la maggioranza che non ha avuto, ancora una volta, il coraggio di fare quello che in realtà pensa e dice.

Continuate a raccontare che il problema sta da questa parte, perché questa parte dell'emiciclo non ha realizzato la legge sul salario minimo quando era al Governo. Certo, non l'ha realizzata, ma, se volete, potete farlo voi. Ci accusate addirittura, come ho ascoltato nell'intervento precedente, di indicare una soglia che è inferiore alla media dei salari minimi in Europa. Lo dico ai colleghi e alle colleghe della maggioranza, per suo tramite: per noi non c'è nessun problema, se volete introdurre un salario minimo a 10, 11 o 12 euro, presentate un emendamento. Lo voteremo compattamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) perché, ed è qui il cuore della questione, la legge che voi oggi affossate definitivamente, con questa scelta peraltro poco coraggiosa, è una legge che punta dritto al cuore del problema. In questo Paese, come è stato ricordato, i salari sono generalmente troppo bassi; non solo i salari delle lavoratrici e dei lavoratori cosiddetti poveri, non solo i salari di coloro che guadagnano meno di 9 euro, 5, 4, talvolta 3 euro l'ora. Sono troppo bassi i salari degli italiani e delle italiane (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). E, allora, con questa proposta di legge, le opposizioni avevano un obiettivo dichiarato, semplice, che abbiamo dichiarato di fronte al Paese: quello di intervenire sull'emergenza del lavoro in povertà e quello di fare in modo che quello strumento consentisse alla contrattazione collettiva di avere più forza per far crescere complessivamente i salari del Paese.

Voi, bocciando questo provvedimento, state dicendo due cose e da questo non potete scappare, non potete scappare confondendo gli argomenti, non potete scappare rinviando con la delega al Governo la patata bollente: state dicendo agli italiani e alle italiane che chi lavora in povertà deve continuare a lavorare in povertà e state dicendo agli italiani e alle italiane che chi lavora con salari comunque troppo bassi deve continuare a lavorare in quella condizione; state dicendo che della condizione materiale della maggioranza dei cittadini e delle cittadine di questo Paese a voi non frega niente. Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e di fronte a questa verità ci sono pochi giochi delle tre carte che si possono fare, ci sono pochi imbrogli che si possono mettere in campo.

È questa la ragione per cui davanti a questa proposta di legge siete arretrati, vi siete nascosti e avete tentato di scartare e alla fine, appunto, senza neanche il coraggio di votare contro avete rimandato la palla a Palazzo Chigi - l'avevate prima rimandata al CNEL e ora a Palazzo Chigi -, nella speranza che da lì possano essere risolti gli imbarazzi di una maggioranza che si è resa conto del fatto che questa proposta, per la sua semplicità e per la sua chiarezza (a volte la chiarezza è una virtù), parla alla maggioranza dei cittadini e delle cittadine di questo Paese, compresa la maggioranza dei vostri elettori e delle vostre elettrici; perché, sì, voi avete vinto le elezioni, anche se non avete guadagnato la maggioranza degli italiani e delle italiane, ma le elezioni le avete vinte e nessuno può negarlo ma in quei voti che sono andati alla vostra proposta politica ci sono tanti e tante che vivono oggi in questo Paese una condizione di sfruttamento; ci sono anche tanti elettori e tante elettrici della destra di questo Paese che tutti i giorni, quando si alzano al mattino, si misurano con una condizione che non ha nulla a che fare con la dignità, con la dignità che il lavoro dovrebbe garantire.

Signor Presidente, per questo ieri abbiamo ritirato le nostre firme da questa proposta di legge, perché non vogliamo essere associati a questo ennesimo scempio nei confronti del lavoro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non vogliamo essere associati a una maggioranza e a un Governo che il 1° maggio, nel giorno della festa del lavoro, dei lavoratori e delle lavoratrici, ha scelto di mettere in campo un decreto che umilia ancora una volta i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese. Non vogliamo avere nulla a che fare con chi ha reintrodotto i voucher (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), con chi ha cancellato le condizionalità per il lavoro a tempo determinato, con chi ha aumentato la precarietà. Non vogliamo avere niente a che fare con chi continua a pensare che, in un Paese come il nostro, attraversato da un'infinita quantità di diseguaglianze, di fratture e di strappi, la soluzione possa essere quella dello Spacca Italia di Calderoli, che divide ancora di più un Paese già troppo frantumato, o quella delle gabbie salariali che, senza vergogna, avete dichiarato di voler reintrodurre in questo Paese. Questo Paese, invece, avrebbe bisogno di essere ricucito, avrebbe bisogno di essere rimesso assieme nel segno della lotta alle diseguaglianze. Questo Paese avrebbe bisogno di risposte in grado di dire alle persone, che nascono in un luogo d'Italia, che il luogo in cui nascono non è in grado di stabilire perfino l'aspettativa di vita che hanno di fronte.

Signor Presidente, quello che succede oggi e che è successo ieri in quest'Aula è una brutta pagina della vita parlamentare del Paese. Lo è sul piano della forma e lo è soprattutto sul piano della sostanza. Voi, con questa scelta, avete ancora una volta voltato le spalle al Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Voi avete voltato le spalle alla condizione di difficoltà della maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. Noi oggi, di fronte a questa scelta, voltiamo le spalle a voi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il dibattito parlamentare attorno a quest'oggetto, attorno a questo tema, attorno a questo provvedimento forse è esaurito, nel senso che, a più riprese, ci siamo trovati in quest'Aula l'opposizione a portare le proprie argomentazioni, ma non solo in quest'Aula, perché chi tenta oggi di chiamarsi fuori da questa discussione, dicendo che è andato in scena l'ennesimo teatrino tra destra e sinistra, dovrebbe avere l'obiettività di riconoscere che l'opposizione questa volta ha tenuto, dall'inizio alla fine, un atteggiamento che definire costruttivo è poco. Questo perché la proposta era chiara, puntuale ed emendabile, perché ci avete chiamato a un confronto e non tutti noi eravamo d'accordo sull'idea che accedere alla chiamata della Presidente del Consiglio, che poteva essere e aveva grande rischio di strumentalità, fosse una cosa corretta, ma l'abbiamo fatto insieme. È andato in scena un esercizio corretto e compiuto di confronto democratico, fino a quando non avete deciso di fare ciò che era nei vostri intendimenti dal primo giorno, cioè dire che del salario minimo non se ne discute proprio, non se ne parla.

Guardate, più che di ciò che ci siamo detti in quest'Aula in questi mesi mi interessa mettere a fuoco ciò che sta accadendo nelle ultime 36 ore, perché da ieri sera - e porto in quest'Aula un dibattito pubblico, finanche un confronto televisivo che ho avuto con esponenti della maggioranza - la versione è: “No, no, non bocciamo il salario minimo, lo modifichiamo un po', cioè troviamo un'altra strada per arrivare al salario minimo”. Però, non è scritto una sola volta il salario minimo. Questa mattina la Presidente Meloni in radio ha spiegato: “Ma se volevano il salario minimo perché non l'hanno fatto negli ultimi 10 anni?”, che è un refrain abbastanza utilizzato. Allora, torniamo da capo: non vi interessa il salario minimo e avrebbe dovuto farlo l'opposizione. Però, anche questa controdeduzione per lo meno con questo gruppo - che non è stato nei giallo-verdi, nei giallo-rossi, in nessuna “50 sfumature di giallo” degli ultimi 5 anni -, non attacca e, soprattutto, quando si dice che non è stato fatto negli ultimi 10 anni, non si tiene conto che negli ultimi 10 anni l'inflazione a carico dei lavoratori non è mai arrivata neanche alla metà del dato attuale.

Poi, la seconda grande controargomentazione che questa mattina la Presidente Meloni annuncia via radio è: “Ma il sindacato ci fa la morale sul salario minimo e firma i contratti a 5 euro”.

WALTER RIZZETTO (FDI). Ha ragione!

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Si chiamano forze politiche e si chiamano proposte di legge perché affrontano le cose nel merito. Io non faccio il sindacalista del sindacato e, se è vero che il sindacato firma i contratti a 5 euro, sapete cosa facciamo? Facciamo una legge che mette il pavimento alla contrattazione a 9 euro e risolviamo il problema, invece di dire che il problema è il sindacato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). C'è questo giochino delle tre carte, per cui adesso è il sindacato che fa male il proprio mestiere; allora, non lasciamo alle parti da sole una contrattazione che pagano i lavoratori.

Poi, c'è l'altra grande versione: “ce l'hanno solo 22 Paesi su 27 in Europa e noi siamo con gli altri 5 che sono il motore, tra cui Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia”. Ma parliamo dei salari medi in Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia? Parliamo della condizione dei lavoratori in Finlandia, Danimarca, Austria e Svezia? Addirittura l'apoteosi l'abbiamo raggiunta ieri sera: la Vicepresidente del Senato annuncia: “è venuto il Commissario europeo e ha detto che il salario minimo in Italia non serve”. Allora, forse noi assistiamo a Commissioni diverse, ma non capiamo male solo noi, ma tutta l'opinione pubblica titola: “L'Italia è malata di salari poveri”. Io ho studiato poco, non sono keynesiano, ma se un salario è povero bisogna aumentare i salari. Poi lavoriamo sulla produttività, sulle imprese e su quello che volete (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), ma noi stiamo dicendo “no” all'idea. Non mi interessa com'è generato, non mi interessa se è dentro a un contratto pirata, a una contrattazione sbagliata, a un contratto sottopagato, ma va risolta qualunque circostanza di lavoro povero.

Vedete, se 9 euro era un importo sbagliato invece che costruire sulla cifra le ragioni del “no” si lavora con gli emendamenti per cambiare come si stabilisce quella cifra. Noi avremmo difeso un modo a cui siamo arrivati che non è proprio da scienziati, perché 9 euro sono poco meno di 1.200 euro al mese, che, secondo noi, è la soglia che nessun lavoro svolto per 8 ore al giorno - 40 ore alla settimana - può generare in termini di stipendio mensile. Se è troppo alto vi prendete la responsabilità di dire: va bene la proposta sul salario minimo, ma lo portiamo a 7 e spiegate agli italiani che introducete quello. Se è troppo basso intervenite.

Abbiamo previsto una commissione proprio perché la legge fissa un momento di partenza e, superando modalità automatiche di indicizzazione, ci davamo un modo ragionato e argomentato. Ma tutto questo non è servito.

Come il mio collega Fratoianni, in effetti, dico che un po' di pirateria c'è, uno scippo c'è, ma non so se siete i pugnalatori, gli amici degli sfruttatori. Alla fine, vi dico la verità, non credo. Penso solo che dei lavoratori poveri non vi interessi proprio nulla, con grande e drammatica semplicità. Infatti, con riferimento al testo che avete presentato, dovremmo porre più attenzione; dovremmo porre più attenzione al contenuto del testo che ha presentato la maggioranza, perché non è vero che è un testo vuoto, è un testo che contiene moltissimi elementi di dettaglio. A tal riguardo, non la pretestuosa opposizione di questo Parlamento, ma docenti che si occupano di lavoro, come il professor Faioli dell'università Cattolica del Sacro Cuore - che su questo ha prodotto un paper molto interessante e ha dato un contributo molto interessante -, dicono: attenzione, perché, con l'emendamento Rizzetto, si è introdotta la logica dei contratti collettivi nazionali di lavoro più applicati in riferimento al numero delle imprese e dei lavoratori. Non si dice contratti di lavoro più rappresentativi, ma contratti di lavoro più applicati in riferimento al numero delle imprese e dei lavoratori. Scrive il professor Faioli che la più significativa criticità di tale emendamento è correlata al criterio della maggiore applicazione del contratto di lavoro - ed è la lettera a) del comma 2 dell'articolo 1 -, nel senso che noi abbiamo 300 contratti di lavoro nazionale, ma abbiamo 700 contratti pirata applicati che, numericamente, sono più significativi in termini di aziende; di dipendenti lo andremo a vedere, settore per settore. Cosa genera questa cosa? Non lo dice Richetti, lo dice Faioli: se si dovesse scegliere di mantenere il criterio della maggiore applicazione in un settore, le organizzazioni datoriali, imprese e lavoratori, sarebbero di fatto assoggettate alla volontà del consulente del lavoro/commercialista che può decidere, di volta in volta, se spostare, come e quando si ritiene utile, un certo numero di datori di lavoro da un CCNL all'altro. Cioè, cambia il numero di aziende che applicano quel contratto e lo fa diventare prevalente, secondo logiche assai discutibili. In altre parole, stiamo mettendo imprese e lavoratori nelle mani dei consulenti del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Allora, Sottosegretario Durigon, la domanda è: chi rappresentava i consulenti del lavoro prima di fare il Ministro? E si può informare. Chi è che rappresenta oggi i consulenti del lavoro? Allora sapete quale è il problema? Che non solo non vi interessa nulla dei lavoratori poveri: siamo alla solita modalità, che è molto peggio delle corporazioni, perché non tiene conto di una cosa, Presidente, che è l'interesse generale di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tenerini. Ne ha facoltà.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, se dovessimo dare un nome al provvedimento all'esame dell'Aula, il più adeguato, consentitemi una battuta, sarebbe: “legge sul calvario minimo delle opposizioni”. È quello che i partiti di minoranza si sono autoinflitti, tra giravolte, inciampi, contorsionismi e cambi di posizione, una vera e propria via crucis dell'incoerenza, che ha visto le opposizioni cercare di destreggiarsi tra una contraddizione e l'altra. Vorrei ricordare all'Aula che, mentre oggi PD e MoVimento 5 Stelle si stracciano le vesti in piazza sul salario minimo, si sono guardati bene dall'approvare un simile provvedimento quando erano al Governo. Anzi, l'allora Ministro Orlando affermò espressamente l'impossibilità di approvare la legge perché - era questa la tesi - bisognava legarla a una legge sulla rappresentanza, posizione ben espressa il 21 ottobre 2021 in sede di Commissione lavoro alla Camera: “L'introduzione del salario minimo va legata ad una legge sulla rappresentanza, al fine di potenziare la contrattazione collettiva attraverso un intervento legislativo in materia di rappresentatività sindacale, necessario a salvaguardare il salario minimo da fenomeni distorsivi e tutelare il più possibile i lavoratori”. Sono parole senza appello, che non lasciano spazio a dubbi e sono state ribadite più volte in seguito. Ora, però, che il PD è all'opposizione, con una bella piroetta, il discorso cambia.

Anche il MoVimento 5 Stelle, che ha guidato ben due Governi nella scorsa legislatura, ha scoperto l'urgenza di una legge sul salario minimo solo ora che è all'opposizione.

È vero che i Governi Conte avevano già collezionato una lunga serie di disastri e non serviva farne altri, ma le voci che oggi si levano in quest'Aula a favore della legge sul salario minimo sono un inno all'incoerenza. Passare dall'afonia alle grida manzoniane è un doppio salto carpiato che dimostra tutto l'opportunismo ideologico del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e anche l'approssimazione da azzeccagarbugli con la quale alcune forze politiche si stanno approcciando al tema. Perfino la CGIL, che anima le posizioni dei partiti di minoranza, non ha brillato per coerenza: “introdurre un salario minimo significa indebolire la contrattazione collettiva e, quindi, creare le condizioni per un futuro di povertà diffusa”, parole di Susanna Camusso, all'epoca leader della CGIL. Una posizione sostenuta, con la solita passione, fino a poco tempo fa, anche da Maurizio Landini, per il quale non deve essere una legge a stabilire il salario giusto, perché sono le parti sociali a farlo nel rinnovo della contrattazione. La conversione, quindi, è arrivata in maniera opportunistica, forse utile a fare asse con l'opposizione e a ritagliarsi uno spazio politico. A noi, invece, stanno a cuore i lavoratori, le aziende che producono, il tessuto economico e sociale del Paese, che deve ripartire con proposte concrete e articolate, che facciano l'interesse generale e non quello particolare di alcuni corpi intermedi che vogliono sostituirsi ai partiti. Il tema del lavoro e dei livelli retributivi rappresenta un elemento fondamentale dell'azione politica, che merita di essere affrontato con serietà, per dare risposte efficaci alle istanze dei cittadini. Il provvedimento di oggi è parte integrante di un percorso che stiamo portando avanti per rilanciare la nostra economia e che ci ha visto stanziare in manovra misure per 12 miliardi a favore del lavoro, che vanno dalla detassazione sui fringe benefit agli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato, dalla tassazione agevolata sui premi di produttività alla conferma del taglio del cuneo fiscale fino a 7 punti percentuali. Sempre a gennaio, CGIL e sinistra chiedevano un taglio di 5 punti. Ancora una volta, dimostriamo che noi sappiamo fare di meglio. Soprattutto, dimostriamo di voler governare con senso di responsabilità nei confronti di cittadini e imprese. Non si può affrontare il tema del salario minimo in maniera semplicistica, con slogan di piazza, senza scendere nel concreto delle proposte e dei loro effetti. So bene che l'opposizione è abituata diversamente, ma, come maggioranza, noi vogliamo affrontare i problemi con serietà e rispetto di tutte le forze in gioco, perché, quando si governa, lo si fa per far crescere il Paese e non per inseguire like sui social. Di fatto, la proposta emendativa approvata dalla Commissione lavoro alla Camera, e voluta dalla maggioranza parlamentare, interviene in materia di salario minimo prevedendo una delega al Governo sul tema da esercitarsi entro 6 mesi. Si ritiene la delega uno strumento adatto per affrontare una tematica delicata con implicazioni molteplici e che è stata ed è al centro del dibattito pubblico da molto tempo. Mi preme sottolineare come sia volontà di questo Governo e di questa maggioranza affrontare il difficile tema del lavoro povero, delle storture del mercato del lavoro, delle disuguaglianze sociali causate da salari inadeguati. Mi preme, altresì, ribadire che tali problematiche necessitano di un approccio sistemico, di carattere concreto e generale, per essere affrontate in modo serio, mirato, dopo un attento studio e senza alcuna influenza di qualsivoglia approccio demagogico.

La proposta in oggetto ha come primo obiettivo quello di garantire l'attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, com'è sancito dall'articolo 36 della Costituzione. Un obiettivo da raggiungere rafforzando la contrattazione collettiva e prendendo a riferimento i trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi nazionali maggiormente applicati. La maggioranza parlamentare ha ritenuto di non sposare la tesi sostenuta da altri schieramenti politici secondo cui la soluzione ai problemi che affliggono il mondo del lavoro sia l'individuazione di una soglia numerica minima oraria. Ciò non perché non si abbia a cuore la sorte di tutti i lavoratori - e ribadisco tutti -, ma perché si è ritenuto di percorrere un'altra strada: quella della contrattazione collettiva di qualità. In Italia, la contrattazione collettiva ha sempre conosciuto una grande diffusione. Essa rappresenta lo strumento grazie al quale le tutele dei lavoratori sono arricchite da ulteriori diritti e prerogative, anche di carattere economico, che si aggiungono allo stipendio, completando l'insieme dei trattamenti che compongono una giusta remunerazione del lavoro e ne garantiscono la tutela della dignità. Il ricorso alla contrattazione collettiva, storicamente, favorisce la riduzione della precarietà, stimola la riqualificazione professionale, in un'ottica di apprendimento permanente e di valorizzazione delle competenze. Essa si pone a favore del lavoratore, ma anche nel sistema delle imprese. È nell'interesse dei lavoratori, perché il contratto collettivo, oltre a definire la giusta retribuzione per il tipo di lavoro svolto e per il profilo professionale e le competenze possedute, disciplina una serie di aspetti normativi di assoluta importanza: l'orario di lavoro, la sua organizzazione, l'eventuale sistema di welfare, la previdenza complementare, l'accesso a ulteriori strumenti di conciliazione vita-lavoro, i diritti sindacali individuali, la progressione di carriera, gli aggiornamenti professionali.

Non a caso, secondo quanto affermato dal CNEL, la povertà lavorativa è spesso collegata a salari insufficienti. Ma non è vero, questo invece è il risultato di un processo che va ben oltre il salario e che riguarda i tempi di lavoro ovvero quante ore si lavora attualmente a settimana e quante settimane si è occupati in un anno, la composizione familiare e l'azione redistributiva dello Stato.

L'introduzione di un salario minimo legale rischia di offrirsi come alternativa al sistema di relazioni industriali e alla contrattazione collettiva nazionale, determinando addirittura il rischio che certe categorie decidano di uscire dalla contrattazione collettiva, per sposare la logica del salario minimo orario. Una soglia minima oraria imposta per legge, oltre a rischiare di privare la contrattazione collettiva di quel ruolo di interprete e garante delle esigenze dei lavoratori rispetto ai diversi settori di appartenenza, risulterebbe essere troppo semplicistica e limitativa rispetto all'effettiva tutela del trattamento globale, economico e normativo dei lavoratori, che è ben al di sopra della retribuzione minima tabellare. Determinerebbe un innalzamento del costo del lavoro a carico delle aziende su tutti i livelli retributivi più elevati del minimo e rischierebbe di determinare un effetto negativo in quei settori e in quelle realtà aziendali non in grado di assorbire l'incremento retributivo previsto. Occorre sottolineare come negli anni passati CGIL, CISL e UIL sono sempre state contrarie all'introduzione del salario minimo de iure. Il motivo è proprio la paura di veder passare in secondo piano la contrattazione collettiva. Il salario minimo potrebbe, infatti, agire come un catalizzatore al ribasso, indebolendo, invece di rafforzare, il potere contrattuale dei sindacati, sia nella negoziazione dei salari, che in quella di altri benefici. Questa, in effetti, sembra essere una paura legittima. In Europa, i Paesi senza un salario minimo nazionale sono quelli con i minimi di settore più alti. Esiste anche il timore che un salario minimo possa ridurre la sindacalizzazione dei lavoratori.

Non si comprende, quindi, perché, anziché ricondurre qualsiasi contratto di lavoro alla contrattazione nazionale vigente, facendo appello nei casi di settori non coperti a settori analoghi e combattendo i contratti pirata, si voglia a tutti i costi stabilire una soglia minima lorda, che implicitamente e paradossalmente andrebbe a legittimare il mancato ricorso alla contrattazione nazionale. Queste sono tra le nostre proposte che porteremo avanti, mantenendo gli impegni che abbiamo assunto nei confronti dei cittadini a differenza dei partiti di opposizione, che predicano male e razzolano malissimo, noi manteniamo la nostra posizione, con pragmatismo e coerenza. Chi oggi in quest'aula dovrebbe dare spiegazioni ai cittadini e ai lavoratori sono il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle che stanno puntando gran parte della propria propaganda sul salario minimo. È l'ultima bandiera sbrindellata che si ostinano a sventolare per cercare visibilità, tirandola però fuori dal cassetto impolverata dove l'avevano nascosta durante la tragicomica esperienza del Governo Conte-bis. Allora, quando avevano la responsabilità di guidare il Paese, il salario minimo non l'hanno approvato e per fortuna mi verrebbe da dire, visti i risultati del super bonus 110 e del reddito di cittadinanza, dopo due leggi che hanno mandato in tilt i conti dello Stato facendo sperperare miliardi di euro ai cittadini, grazie alla maggioranza il Paese può risparmiarsi l'ennesimo fiasco firmato giallo-rosso. Concludo Presidente, per i colleghi dell'opposizione che non vogliono rassegnarsi la stagione delle misure spot, dei bonus a pioggia e dei sussidi è finita. Inizia il tempo delle misure concrete, del taglio delle tasse, degli incentivi alle stabilizzazioni, del rilancio della produttività. Ora gli italiani possono contare su una politica responsabile, che affronta le sfide con impegno, rigore e autorevolezza, per dare soluzioni concrete ai cittadini. Dopo anni di mala politica noi continueremo a portare avanti la rivoluzione, quella del buon governo, e per questo Forza Italia voterà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Signor Presidente, colleghe, colleghi, visto che i nostri argomenti di questi giorni non vi hanno convinto per sostenere la nostra proposta di salario minimo legale, anzi, ho deciso oggi di riportarvi un attimo sulla terra facendo di conto su quello che ogni famiglia si trova a vivere, praticamente ogni mese, rispetto a tutte le spese e alle incombenze proprio per arrivare a metà mese, forse. Parliamo dell'affitto. Volendo stare bassi, perché sappiamo che c'è tutto un tema nelle grandi città sul caro affitti, 300 euro è un costo che possiamo mettere a budget. Abbiamo le spese condominiali 50 euro; alimentari, abbondando, 500 euro; le utenze varie, 150 euro. Quindi, quanto rimane? Ebbene, su un contratto di un addetto alle pulizie, che ha 1.176 euro come base e, quindi 6,8 euro l'ora, rimangono 176 euro. Cosa facciamo con 176 euro? E non metto la benzina, non metto la cura della persona e non metto la cura in generale di qualsiasi altro hobby che una persona possa volere. È semplicemente questione di sopravvivenza. Con 9 euro questo stipendio passerebbe a più di 1.500 euro, sicuramente, non tantissimo, però un minimo che serve per far fronte ai bisogni quotidiani e comunque un minimo su cui innestare poi la contrattazione collettiva, come prevedeva la nostra proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) dove la contrattazione collettiva sarebbe andata ad aumentare quello che la legge doveva garantire, ossia la dignità e la sopravvivenza. Questa era la logica anche delle sentenze di Cassazione che hanno annullato quei minimi salariali di alcuni contratti che non erano degni di essere considerati salari costituzionali, quindi salari che garantivano una retribuzione sufficiente e proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato dalle persone. Quei salari erano contro la nostra Costituzione e voi avete deciso di ignorare questo problema, così come ha voluto ignorare questo problema il CNEL. Si è realizzato in questo Parlamento un corto circuito istituzionale, sia con il CNEL che con la maggioranza. Di fatto, la magistratura che è dovuta intervenire, proprio per sopperire a questi contrasti, che si scontra quotidianamente con i casi concreti, con le vite reali, si è dovuta scontrare anche contro il CNEL, un organo di rilevanza costituzionale, che avrebbe dovuto dare un contributo tecnico, che non è stato reso. È stato dato un contributo politico - politico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! -, proprio come avevano previsto i parlamentari che hanno partecipato all'istituzione del CNEL, che avevano previsto che il CNEL, dipendendo dalla sua composizione, avrebbe potuto essere schiacciato sulle posizioni della maggioranza e così è stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È stato così schiacciato sulle posizioni di questa maggioranza che non ha neanche tenuto conto, nel suo parere, delle considerazioni tecniche di un premio Nobel dell'economia come David Card, non ha tenuto minimamente in considerazione le conclusioni dei suoi lavori rispetto all'introduzione del salario minimo. Quelle considerazioni che prevedevano che, di fatto, il salario minimo, di certo, non va a ostacolare l'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per niente, non è vero che il salario minimo va a disincentivare l'occupazione, come invece dice questa maggioranza. Non è vero che abbassa i salari e questo non è successo in nessuno dei Paesi dove questo salario minimo legale è stato introdotto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Sono tutte palle quelle che ci raccontate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non è vero che aumenta il lavoro nero. Non è vero che porta la contrattazione al ribasso. Salari minimi per legge e contrattazione collettiva possono e devono coesistere, così come ieri è stato dichiarato anche dal Commissario per il lavoro, Schmit.

Voglio concludere, Presidente, dicendo questo. La verità è che questa delega della maggioranza schiaccia senza pudore e con arroganza l'opposizione. Per non darci il merito di aver interpretato un sentire comune e per nascondersi dietro all'imbarazzo che anche una grande fetta di elettorato di Fratelli d'Italia vuole un salario minimo per legge. Sapete perché? Perché è una questione di dignità umana e, quindi, non è questione né di destra, né di sinistra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E la Presidente Meloni che stamattina dichiara che la fa sorridere la questione sul salario minimo, si deve soltanto vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Virginio Caparvi. Ne ha facoltà.

VIRGINIO CAPARVI (LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario Durigon, colleghi, colleghe, io partirei proprio da questi toni che abbiamo sentito anche nell'ultimo intervento, che non rendono merito a un tema così importante e che, invece, hanno caratterizzato tutto il procedimento di Commissione e di Aula di questa proposta di legge.

Riteniamo che, su un tema così complesso, sia necessario riportare alla verità alcune dinamiche. Noi abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere che non è in dubbio il fatto che sia condivisibile il principio di combattere il lavoro povero. Noi abbiamo messo in dubbio legittimamente il metodo con cui raggiungere quest'obiettivo e quindi respingiamo al mittente anche tutti quegli insulti che ci sono stati recapitati. Noi crediamo che vadano utilizzati toni rispettosi e che nessuno debba assurgere ad alcuna posizione di supremazia a danno di chi la pensa diversamente, cosa che è stata fatta proprio in questi mesi. Prima ci hanno accusato di voler bocciare il salario minimo senza fare alcuna proposta, poi arriva una proposta e allora si parla di pirateria istituzionale, di voler pugnalare i lavoratori, di sopraffare i più deboli ed altri insulti, peraltro a una maggioranza che, ad esempio, conferma il taglio del cuneo fiscale fino a 35.000 euro proprio per andare a risolvere una parte di questo problema.

Però, vorrei fare un passo indietro. Il problema del lavoro ha tante sfaccettature. Noi, in questo momento, siamo alla vigilia di una stagione complicata, ci sono da affrontare la transizione digitale e tecnologica e l'intelligenza artificiale, e anche oggi continueremo le audizioni in Commissione lavoro. Sono sfide che, se non guidate attentamente, rischiano di mettere fuori gioco tanti lavoratori, quei lavoratori che non hanno, magari, gli strumenti per formarsi e per rimanere al passo con i tempi. Anche questa è una povertà culturale che, come tante altre povertà, dev'essere presa in esame. Dunque nuove tecnologie, che pongono temi etici, seri e urgenti, che non scalzando il problema delle basse retribuzioni, ma che si aggiungono a queste. Allora, alla vigilia di questa stagione così complessa, noi torneremo in quest'Aula a parlare di lavoro, non parleremo più di salario minimo, ma parleremo di nuove sfide. Noi crediamo che l'atteggiamento che deve essere tenuto non possa essere quello visto in questi mesi, non edificante e non proficuo per affrontare i temi complessi, cercando di innescare uno scontro ideologico da parte di chi si sente detentore della verità e allestisce un patibolo in cui condanna in modo inappellabile e giudica chiunque non la pensi come loro e la pensi diversamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per il rispetto che si deve ai lavoratori e al mondo del lavoro, noi crediamo vada fatto tutto molto diversamente, anche perché, se volessimo rimanere aderenti ai fatti e scadere un pochino nella polemica, potremmo dire che coloro che vogliono, oggi, il salario minimo e si stracciano le vesti perché questo non viene approvato sono gli stessi che, quando erano maggioranza, maggioranza di Palazzo, non maggioranza del Paese, quella non la sono da 10 anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), depositavano in Commissione diverse proposte di salario minimo, proposte che sono rimaste nel cassetto e che nessuno ha mai guardato. E non succedeva 20 anni fa, succedeva appena 3 anni fa, quando qualcuno non strappava in Aula i fogli, ma, senza alcun gesto di teatro, li lasciava semplicemente nel cassetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E noi riteniamo che sia non convincente anche l'arrampicata sugli specchi di alcuni colleghi del PD che, in Commissione, hanno addotto questa mancanza di approvazione del salario minimo con il problema inflattivo: prima non c'era, oggi c'è il problema inflattivo. Al netto del fatto che l'OCSE, due giorni fa, ha certificato un calo dell'inflazione, peraltro sottolineando che l'Italia diminuisce molto più degli altri Paesi, noi saremo abbastanza onesti intellettualmente da non prendere un dato secco e buttarlo in una serie di ragioni complesse per tirarne fuori una verità. È vero e siamo sicuri che sia vero che un lavoratore, che era povero 3 anni fa, probabilmente lo è anche oggi e, quindi, c'è urgenza di affrontare il tema del lavoro povero tanto ieri quanto oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Come ha detto giustamente il collega Lupi ieri, c'è una dignità in ogni verità e in ogni posizione, e questa crediamo debba essere rispettata, tanto più che ieri, in audizione in Commissione, il Commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, ha ribadito quello che già sapevamo: è un principio ispiratore dell'Europa quello di combattere le basse retribuzioni e, quindi, di combattere e di contrastare il lavoro povero, ma non sta scritto da nessuna parte che questo debba essere perseguito per il tramite del salario minimo. Lo possiamo dire una volta che non ce lo chiede l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? È venuto un commissario in questo Palazzo a dire che non ce lo sta chiedendo l'Europa!

Abbiamo ribadito più volte quali crediamo siano le motivazioni che non ci convincono rispetto al salario minimo. Inserire una rigidità di 9 euro, come è stato proposto in un contesto, è una dinamica che rischia di alterare degli equilibri e di innescare effetti collaterali. Sicuramente può porre fuori mercato intere filiere produttive, dove ci sono contratti anche sottoscritti dalle maggiori rappresentanze sindacali e quindi, evidentemente, non c'è un mercato per certi livelli di salario, e rischia di ingenerare - questo lo dicono tanti giuslavoristi - anche il ricorso illegittimo al lavoro grigio, ovvero una paga congrua per un numero di ore dichiarate, che poi è inferiore al numero di ore realmente lavorate. Così come anche un riferimento minimo potrebbe innescare un appiattimento verso il basso del salario anche per quei settori che sono appena sopra questo limite. Inoltre, va detto che affrontare il lavoro povero solo per il tramite della paga oraria vuol dire non affrontarlo in maniera convincente e concreta, perché il lavoro povero non discende solamente dalla questione della paga oraria, ma ha a che fare con il tipo di contratto e con il valore delle tutele. Quindi, ancora una volta, una complessità che si vuole affrontare con una soluzione semplice.

Alla luce di tutte queste preoccupazioni, che non sono solo della maggioranza ma sono anche di illustri esperti, chiediamo al Governo di definire, per ciascuna categoria, i contratti collettivi più applicati in riferimento ad imprese e dipendenti; di stabilire, per società appaltatrici e subappaltatrici, un trattamento economico complessivo minimo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi più applicati; di incentivare la contrattazione di secondo livello, tenuto conto delle diversificate necessità derivanti dalle differenze del costo della vita su base territoriale. E anche qui, il mondo va da una parte e certe esternazioni vanno da tutt'altra parte. Io faccio il sindaco e so per certo che nella pubblica amministrazione, molto spesso, in alcune aree del Paese, non si trovano più lavoratori e non si trovano più ragazzi disponibili ad accettare i contratti della pubblica amministrazione, perché questi sono assolutamente dignitosi in alcune province, ma non lo sono in alcune altre aree del Paese.

Questa è una realtà che affrontiamo oggi e che non ci stiamo inventando e crediamo che questa banale presa d'atto debba essere oggetto di attenzioni per perseguire un'equa remunerazione e per fare in modo che non si facciano parti eguali tra disuguali. È un mantra che la sinistra ci ha ripetuto da anni e questa volta speriamo non se lo sia dimenticato: fare parti uguali tra diseguali. Ed anche qui, con la stessa ratio di cui sopra, non imponiamo per legge la gabbia salariale tanto evocata, perché sarebbe una rigidità inutile e dannosa, ma, coerentemente con quanto già detto, si affronti la questione con la contrattazione collettiva di secondo livello, che tenga conto di certi disequilibri.

Per quanto detto, la maggioranza, mettendoci la faccia - e con essa il Governo -, si appresta all'approvazione di questo provvedimento che legittimamente rivendichiamo come primo passo utile ad affrontare responsabilmente e seriamente un tema critico che merita pragmaticità e nessuna speculazione. Capiamo alcune ragioni delle opposizioni, anche se non condividiamo i toni utilizzati, ma non ci permettiamo di insultare e deridere, per il rispetto che si deve all'idea di ognuno e perché scegliamo di preferire il dubbio alle solide certezze di chi, al momento della prova dei fatti, si è dimostrato mancante e inefficace. Per tutte queste ragioni, il gruppo della Lega-Salvini Premier voterà favorevolmente al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di tenere un atteggiamento più composto e di consentire a coloro i quali sono impegnati nelle dichiarazioni di voto di svolgere il proprio intervento in serenità.

Ha chiesto di parlare la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Signor Presidente, oggi è un giorno triste per la Repubblica, oggi che accartocciate, con una mano, la proposta delle opposizioni sul salario minimo e, con l'altra, date un manrovescio a 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori, che sono poveri anche se lavorano. Il Governo Meloni ci deve spiegare cos'ha contro i poveri: cosa vi hanno fatto, per quale motivo vi accanite contro di loro con questa foga, da quando siete arrivati? Mettiamo le cose in fila: avete cancellato l'unico strumento di sostegno al reddito e liquidato centinaia di migliaia di famiglie con un sms; non avete messo un euro sul Fondo affitti, che così avete soppresso, mentre gli affitti sono rincarati e gli studenti non riescono più a trovare casa e questo mina il loro diritto allo studio; avete scelto il 1° maggio come provocazione per aumentare la precarietà, i contratti a termine, che colpiscono soprattutto giovani e donne, specialmente al Sud; avete tagliato sulla sanità, mentre si allungano le liste d'attesa e c'è qualcuno che si vede fissare una visita specialistica tra tre anni, nel 2026; avete tagliato le pensioni a chi si è tanto sacrificato per arrivarci e avete scelto pure di aumentare le tasse sui prodotti per l'infanzia; non avete messo un euro, in questa manovra, sulla non autosufficienza e non avete messo un euro neanche sulle borse di studio. Ecco, colleghi, si potrebbe dire che, all'ascensore sociale, voi state tagliando i cavi, perché, in questo modo, chi è povero rimanga povero per altre tre o quattro generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Noi abbiamo chiesto risposte e non abbiamo avanzato pretese; abbiamo chiesto di approvare una misura concreta contro il lavoro povero, e non un posto a tavola per una nomina in un CDA; abbiamo chiesto di invertire la curva del declino per i salari e non di fermare un treno in ritardo alla prima fermata utile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ci avete costretto, ieri, a ritirare le nostre firme dalla proposta unitaria delle opposizioni: non nel nostro nome, state calpestando, ancora una volta, le prerogative di questo Parlamento; non nel nostro nome, state pugnalando alle spalle gli sfruttati e lo fate con una scelta vigliacca, che è quella di non prendervi nemmeno la responsabilità di votarci contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non avete mai voluto affrontare davvero il salario minimo, avete fatto giochi di prestigio, avete buttato la palla in tribuna, tutto per nascondere il vostro vero volto, che è quello di chi preferisce colpire i poveri, anziché colpire la povertà, anche dopo che, ieri, il rapporto Svimez ha chiarito che al Sud, anche se aumenta l'occupazione, aumenta la povertà. E, pure se non lo volete vedere, vuole dire una cosa chiara: che sta aumentando il lavoro povero. Questa è la vostra idea di lavoro. Avete scelto deliberatamente di aumentare il ricorso alle forme di precarietà più spinta, come i voucher ed i contratti a termine, togliete qualsiasi forma di trasparenza sui contratti delle piattaforme, liberalizzate i subappalti a cascata, mettendo a rischio concreto la sicurezza di chi lavora. Avete tagliato 504 milioni di euro sulla sicurezza ferroviaria: non è così che possiamo provare a evitare altre stragi come quella che c'è stata a Brandizzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Guardate in faccia la realtà: il nostro è l'unico Paese europeo in cui c'è un segno meno sul potere d'acquisto delle famiglie e gli stipendi non sono aumentati, i salari non sono aumentati. Ecco, la vostra scelta di affossare il salario minimo vuol dire una cosa chiara, che a voi sta bene che ci sia chi lavora sfruttato. Voi non pensate che sotto i 9 euro l'ora non sia lavoro, ma sia sfruttamento: per voi è normale, perché immaginate un Paese che compete sulla scena internazionale sulla base di un modello produttivo fondato su bassi salari, tutele negate e una rendita tassata meno del lavoro, questi siete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non avete letto le sentenze, compresa quella, storica, della Cassazione, che ha chiarito che non basta la contrattazione collettiva ad assicurare una retribuzione dignitosa, come la vuole l'articolo 36 della nostra Costituzione. La contrattazione collettiva va rafforzata, come fa la nostra proposta, che state affossando, ma non basta. Negli ultimi 10 anni, i contratti collettivi nazionali si sono moltiplicati: da 551 nel 2012 si è passati a 992 nel 2021, ma di quei nuovi 441 contratti collettivi nazionali solo 25 risultano sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È questo che serve, una legge sulla rappresentanza. Noi abbiamo unito le nostre forze con le altre opposizioni per fare due cose molto semplici: anzitutto, far valere per tutti i lavoratori e le lavoratrici di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni più rappresentative e, quando è più alta, naturalmente è quella che vale come salario minimo, per tutti i lavoratori del settore. In questo modo contrastiamo i contratti pirata; al contempo, però, fissiamo una soglia, quella dei 9 euro, sotto la quale nemmeno la contrattazione possa scendere e questo è anche un modo per contrastare la concorrenza sleale e per cercare di non colpire quelle imprese che non cercano di aumentare la produttività, sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.

Non c'è un provvedimento di quest'anno in cui voi abbiate dato una risposta seria a chi fa fatica quando va a fare la spesa, a chi si dispera per le liste d'attesa, a chi arranca con i soldi per l'affitto che non bastano, a chi fa i conti con il mancato sostegno a un giovane che voglia mettere su un'impresa innovativa. Avete frammentato tutti gli impegni di spesa in mille rivoli corporativi e avete promosso un'idea di società in cui ce la puoi fare soltanto se te la cavi da solo. Avete intitolato un Ministero al merito, ma mi sembra che stiate perpetrando l'antica legge della difesa della rendita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Avete scelto l'ipocrisia come metodo di Governo e avete scritto una delega per spazzare via il salario minimo: in quella delega, non parlate di salario minimo, parlate dei contratti, non più rappresentativi comparativamente, ma più applicati, quindi state spalancando la porta ad altri contratti pirata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Accanto a questo, volete reintrodurre le gabbie salariali: vorrei segnalare che avete votato, ieri, un ordine del giorno che sostanzialmente mette nero su bianco che voi pensate che un insegnante al Sud debba prendere di meno rispetto a un insegnante al Nord (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista): volete dividere di più questo Paese e devo dire che avete chiarito, con la scelta che state facendo, da che parte state e chi volete rappresentare. Ecco, questo doveva essere un Governo dalla parte degli italiani, ma avete scelto di essere dalla parte degli sfruttatori, mentre date una sberla forte alle persone sfruttate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Siamo convinti, noi, che il salario minimo sia uno stimolo alla competitività, al rafforzamento del nostro sistema produttivo e rappresenti una spinta all'innovazione del processo e del prodotto, in linea con le sfide della trasformazione tecnologica ed ecologica e non ci rassegniamo all'idea che, con oltre 200 miliardi di Next Generation EU, non sia anche il tempo di sanare le piaghe del lavoro in Italia, la sua precarietà, di cui non parlate mai, di questo lavoro povero. La povertà educativa, la povertà energetica la povertà abitativa sono le conseguenze dell'impoverimento del lavoro, ridotto a merce vile.

Il Partito Democratico pensa una cosa molto semplice: che lavoro e povero non debbano più stare nella stessa frase, in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Era il 1949 e, a Genova, Giuseppe Di Vittorio avanzava la proposta di un Piano per il lavoro: era la collaborazione tra lo Stato, le imprese e i sindacati per assorbire 2 milioni di braccianti agricoli allora senza occupazione, senza salario, né un tetto sulla testa. Quel Piano chiedeva di introdurre un minimo di salario – ripeto, un minimo di salario - e, rivolgendosi al Governo, Di Vittorio aggiungeva: “Ve lo chiedo perché quella miseria abbrutente io l'ho conosciuta”. Era stato bracciante a Cerignola, da quando era poco più che un bambino. Anche questo faceva - e fa - la differenza: mettersi nei panni e nelle vite di chi non è qui, non siede in questi banchi. Voi andrete fino in fondo e, tra poco, voterete una delega che ingannerà milioni di precari, di donne, di giovani, di lavoratrici e di lavoratori sfruttati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Allora, parafrasando quella storica formula del Primo Ministro inglese sulla tragedia della guerra, le sole parole che oggi possiamo dirvi sono queste: potevate scegliere tra l'insulto a questo Parlamento e la miseria di milioni di italiani; avete scelto l'insulto al Parlamento e avrete la rabbia di milioni di italiani, che vedono calpestata la loro dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per tutto questo, non dovete vergognarvi qui dentro, dovete giustificarvi là fuori, con quelle lavoratrici e con quei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E l'Italia che resiste, che si sta rialzando nelle piazze, come nelle coscienze, questo non ve lo perdonerà. Tra qualche minuto, su quel tabellone prevarranno senz'altro le luci verdi, applaudirete, convinti di avere vinto, ma non illudetevi, perché voi oggi avete perso, perché la nostra lotta sarà infinitamente più forte della vostra arroganza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Congratulazioni).

TOMMASO FOTI (FDI). Una statista!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghi, buongiorno, Sottosegretario Durigon. Parto subito da un dato che è stato poco compreso dalle opposizioni, anche sulla scorta di quanto ho ascoltato prima dalla collega Barzotti. Il Commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, che ieri è stato in audizione da noi alla Camera dei deputati, ha ribadito una cosa che probabilmente non avete capito o non siete riusciti ad interpretare dall'inglese all'italiano; ha ribadito che la direttiva dell'Unione europea non obbliga il nostro Paese all'adozione di un salario minimo legale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia ). È molto lineare, molto semplice. Tant'è vero che in un'intervista, stamattina, che vi è andata evidentemente di traverso, a la Repubblica, il Commissario Schmit alla domanda: l'Italia deve introdurre un salario minimo? Dice: non posso rispondere né sì, né no. Dice semplicemente una cosa e dice esattamente quello che la maggioranza ricorda da mesi: nel nostro Paese esiste la contrattazione collettiva applicata per circa il 95,6 per cento; va migliorata, va rinnovata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché se non fosse così, sareste voi i primi a certificare l'inadeguatezza delle sigle sindacali, di alcune tra esse che sono molto vicine, tra l'altro, alle vostre posizioni politiche. È lo stesso sistema che noi all'interno della delega al Governo riusciamo a dare e che tratta di un tema che per anni non è stato discusso, ovvero, colleghi, e lo sappiamo tutti venendo dai territori, quello della contrattazione di secondo livello, che non è la gabbia salariale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Leggete, informatevi, è semplicemente una contrattazione che territorialmente può dare, anche paradossalmente, degli esiti migliori in alcune aree del Paese rispetto ad altre, ma non è una divisione tra Nord e Sud del nostro Paese, come voi accusate, in modo piuttosto basilare e poco corretto. Tra l'altro, colleghi - ed è una cosa che magari non sanno coloro che non hanno frequentato i lavori della Commissione lavoro -, illustri giuslavoristi, sentiti dalla Commissione lavoro - per mesi, quindi, il Parlamento è stato pienamente al lavoro su questo tema -, ci hanno prospettato un rischio clamoroso sulla proposta unitaria delle opposizioni. I giuslavoristi chiamati dalle opposizioni in Commissione lavoro ci hanno detto una cosa molto semplice, ci hanno detto che, ad esempio, l'introduzione di una soglia di 9 euro lordi all'ora andrebbe a prefigurare la fuga dalla contrattazione collettiva di qualità per abbracciare una legge di rango primario, che è quella votata da Camera e Senato, quindi, oggi, 13 o 14 euro all'ora, domani la parte datoriale potrebbe abbracciare i 9 euro all'ora (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è il rischio, quindi, è un rischio al ribasso.

Per quanto riguarda, poi, il coinvolgimento del Parlamento - e ringrazio tutti i componenti della Commissione lavoro della Camera dei deputati, maggioranza ed opposizione -, Sottosegretario, come lei sa, è stato ampiamente coinvolto in tutto questo; sono mesi, quasi un anno, forse, che ci lavoriamo e se non ricordo male - e non ricordo male -, ad esempio, i decreti collegati che il Governo e il Ministero del Lavoro, con il Ministro Calderone - che ringraziamo - andranno a celebrare, saranno di fatto in concerto e di concerto con la Commissione lavoro che esprimerà dei pareri vincolanti. Il Parlamento è nelle piene funzioni di poter fornire dei suggerimenti, anzi, scusate, delle indicazioni vincolanti, rispetto a quella che sarà la scrittura, nei prossimi sei mesi, della delega; lo ripeto, sei mesi di delega. Ricordiamo che la proposta delle opposizioni avrebbe preso luce da novembre del 2024, quindi, poco male, in ogni caso, questa maggioranza arriva ben prima delle opposizioni, entro giugno del prossimo anno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Le opposizioni hanno offerto un'imbarazzante narrazione; potevamo semplicemente - lo sapete - bocciare il vostro provvedimento. Avremmo potuto fare un emendamento soppressivo, bocciare il provvedimento e rivederci in Aula, però, dovete mettervi d'accordo con voi stessi o con la vostra testa: a luglio ci avete accusato di prendere tempo, perché continuavamo con le audizioni che voi avevate indicato, poco dopo, ci avete dato dei liberticidi, perché abbiamo proposto un emendamento soppressivo. Scusate, ma non avete detto ieri che almeno avremmo potuto presentare un emendamento soppressivo e prendercene la responsabilità? L'abbiamo presentato, avete protestato, gridate a soluzioni che in questo momento non possono essere applicate, perché, in realtà, colleghi, il vero capo dell'opposizione di questo Paese, di questa maggioranza, non è il presidente Conte, non è il segretario Schlein, il vero capo dell'opposizione si chiama Landini, che è lo stesso che qualche anno fa gridava allo scandalo rispetto all'istituzione di un salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma che oggi abbraccia, invece, favorevolmente, questa proposta.

Collega Richetti - per suo tramite, Presidente Rampelli -, lei ha parlato di quello che il professor Faioli ha scritto, però, attenzione, lei ha detto in una fase del suo ragionamento che nel nostro Paese esistono - si vada a riascoltare, forse è un errore, non lo so - 700 contratti pirata. Non esistono 700 contratti pirata nel nostro Paese; dei 1.000 contratti depositati al CNEL, 700 non sono pirata, ed è proprio su questa logica che noi andremo ad applicare il concetto del più applicato (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. Deputato Grimaldi…

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, quando si parla dello scippo della maggioranza, rispetto ai temi delle opposizioni, ricordo solo un caso: in quota opposizione, nella scorsa legislatura, a prima firma del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si chiedeva di revocare le pensioni d'oro, proposta confinata da voi della maggioranza in Commissione per un rinvio, con un emendamento abrogativo, che poi non si è più celebrato: quello era uno scippo, non questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Poi, Presidente, ricordo alcuni illustri Ministri, il Ministro Di Maio, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro Catalfo, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro Orlando, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, la presidente di Commissione Serracchiani, la presidente di Commissione Mura, il presidente di Commissione Damiano, nessuno ha mai fatto nulla rispetto a tutto questo. Dov'erano questi Ministri quando anche allora esisteva nel nostro Paese il tema del lavoro povero? Addirittura, l'ineffabile e fortunatamente ex Ministro Orlando, ieri, ha addirittura rilanciato citando il caso dell'amministratore delegato di Stellantis che guadagna troppo, secondo lui. Le ricordo, Ministro Orlando, che quando lei era Ministro, l'amministratore delegato di Stellantis ha guadagnato in un anno 15 milioni di euro, più premi. Lei probabilmente dormiva, su quelle sedie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi…

WALTER RIZZETTO (FDI). Andiamo con una delega, nei prossimi mesi, a definire quello che è l'alveo dei contratti più applicati; andiamo a dare una risposta rispetto a tutta la filiera degli appalti; andiamo ad incentivare i rinnovi contrattuali virtuosi; andiamo, finalmente, nel nostro Paese, a celebrare il passaggio rispetto alla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), voi non l'avete neanche mai pensata questa cosa! L'estensione ai settori non coperti, la trasparenza, l'ispezione, la vigilanza rispetto al dumping contrattuale. Segretario Schlein, lei dovrebbe quantomeno leggerla questa delega (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). In estrema sintesi, noi faremo, in sei mesi, quello che voi non siete riusciti a fare in dodici anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è la verità ed è per questo che siete nervosi, perché vi abbiamo sottratto un argomento che doveva essere soltanto di vostra esclusiva.

Concludo, Presidente, rispetto alle parole che sono state usate ieri: vigliaccheria, sotterfugio, frustrazione. La mia proposta del 2019, rispetto al salario nazionale, la rivendico, però, oltre al titolo, il collega del MoVimento 5 Stelle, che ieri è intervenuto - non ricordo il nome - avrebbe dovuto leggere anche il primo articolo, ovvero: è istituito il salario minimo laddove non esiste la contrattazione nazionale.

Quindi, era un invito all'estensione della contrattazione nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Capisco leggere, ma cercate quantomeno di comprendere un testo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Il collega Scotto ha detto, ieri: ci troverete ovunque. Collega Scotto, vi troveremo ovunque, ma non vi abbiamo trovato in Commissione, laddove la maggioranza ha svolto decine di ore, in perfetta solitudine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)

PRESIDENTE. Sempre attraverso la Presidenza. Colleghi, colleghi!

WALTER RIZZETTO (FDI). …perché giovedì eravate a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)!

PRESIDENTE. Colleghi!

WALTER RIZZETTO (FDI). Concludo. L'ex Sottosegretario o Vice Ministro, non ricordo, Guerra ieri ha parlato di sputo in faccia. Allora, se noi sputiamo in faccia…

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). …e non lo facciamo, devo dire che voi siete i lama della politica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), perché per oltre 12 anni avete sputato continuamente in faccia non soltanto ai lavoratori…

PRESIDENTE. La ringrazio.

WALTER RIZZETTO (FDI). …non soltanto ai vostri elettori, ma addirittura votando i licenziamenti collettivi - questa è la sinistra del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - e andando poi a celebrare, chiudo, con un sindacato, il rinnovo del contratto della vigilanza privata a 5 euro l'ora. Landini è il vostro capo. Noi diamo una risposta seria a un problema complesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Misto-+Europa che espongono cartelli recanti le scritte: “Non in nostro nome, “Salario minimo negato” e “Sfruttamento legalizzato”- Dai banchi dell'opposizione si scandisce: “Vergogna, vergogna!” - Deputati di gruppi dell'opposizione occupano i banchi del Governo).

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,14.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Prego tutti i colleghi che hanno manifestato intanto di lasciare libero… Gli assistenti parlamentari, cortesemente, intervengano, tolgano e si facciano consegnare i cartelli dai deputati (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). I deputati liberino i banchi del Governo.

Colleghi, avete fatto la vostra dimostrazione, penso che ci si possa accontentare, mi pare, giusto (Vive proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia)? Allora, adesso abbiamo il dovere e il compito di andare avanti.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Colleghi, colleghi!

(Coordinamento formale - A.C. 1275-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1275-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1275-A: "Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva, nonché di procedure di controllo e informazione".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione) ( Commenti dei deputati de l grupp o MoVimento 5 Stelle ).

Presidente Conte, ci si mette anche lei? Deputato Cappelletti! (Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Misto-+Europa che scandiscono: “Vergogna! Vergogna!”).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 141-210-216-306-432-1053-1328.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy (A.C. 1341-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1341-A: Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy.

Ricordo che nella seduta del 4 dicembre si è conclusa la discussione generale e il relatore, presidente Gusmeroli, è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio reca nove condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea e, ove ripresentati, non sono pubblicati. Inoltre, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili: gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore; i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.

Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) nella riunione odierna, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: Pavanelli 4.4 e 31.01, Boschi 6.1, 18.19, 18.26, 35.1, 37.4, 38.1, 39.2 e 46.1, Di Sanzo 6.01, 34.3 e 57.01, Evi 10.5, Peluffo 10.01 e 39.02, Barzotti 15.3 e 15.4, Manzi 18.3, 18.5, 18.11, 29.2 e 30.01, Caso 18.4, 18.18, 18.22, 18.23 e 18.27, Grippo 18.21, Piccolotti 18.25, Toni Ricciardi 18.01, Benzoni 19.01, Orfini 29.1 e Orrico 29.01 e 29.02.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito…

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente!

PRESIDENTE. Deputato Fornaro, chiede di parlare sull'ordine dei lavori?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Le chiedo se cortesemente può fare avere un riepilogo degli emendamenti inammissibili; un foglio con il riepilogo, perché non siamo riusciti a seguire.

PRESIDENTE. È in preparazione, quindi conseguentemente in distribuzione. Dicevo che, se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 1.1 Cappelletti il parere è contrario. Sull'emendamento 1.2 Caso c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sugli emendamenti 2.1 Boschi, 2.2 e 2.3 Evi si invitano i presentatori al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1 Boschi. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Questo emendamento, che ovviamente abbiamo presentato anche in Commissione, è stato respinto in quella sede. Ciononostante, col collega Benzoni abbiamo cercato di ottenere una risposta da parte della maggioranza o del Governo sulle ragioni che hanno portato al parere contrario, ma non c'è stato modo di avere alcuna interlocuzione. Quindi, proviamo a riproporre il tema anche in Aula. Noi chiediamo che venga cambiata la denominazione di questo disegno di legge e, conseguentemente, anche nel corpo del disegno di legge ci sia una modifica ogni qualvolta si utilizza il termine made in Italy, sostituendo made in Italy con: promozione e tutela delle produzioni ed eccellenze italiane. Esiste la lingua italiana, che può definire in modo puntuale quello che il Governo ha deciso di esprimere utilizzando l'inglese.

Perché questa proposta? Perché noi sappiamo che il Governo, la maggioranza e anche lei, Presidente, avete una grande sensibilità per quanto riguarda l'utilizzo della lingua italiana, tanto da avere addirittura avanzato delle proposte di modifica della Costituzione per introdurre in Costituzione esplicitamente il richiamo alla lingua italiana come lingua ufficiale. Non contenti, più volte avete assunto iniziative e proposte di legge per richiamare all'obbligatorietà dell'utilizzo della lingua italiana nella pubblica amministrazione. Ora la vostra contraddizione è evidente, perché, seppur ideologicamente e in modo del tutto pretestuoso richiamate costantemente l'uso della lingua italiana, avete fatto addirittura, come primo atto di questo Governo, un anno fa, un decreto-legge, quindi un provvedimento d'urgenza, addirittura per cambiare la denominazione di un Ministero, che è passata da Ministero dello Sviluppo economico a Ministero delle Imprese e del made in Italy. Mi pare evidente che abbiate le idee particolarmente confuse su questo. Non contenti, ricorrete, ancora una volta, all'utilizzo del made in Italy in un provvedimento che, di nuovo, è d'iniziativa governativa, addirittura del Ministro Lollobrigida. Allora, a fronte della richiesta, coerentemente con le vostre idee, di cambiare la denominazione e di far ricorso alla lingua italiana, ci viene detto di “no”. Va benissimo, ovviamente, per noi, perché, a differenza vostra, non abbiamo questo culto pretestuoso e necessario dell'utilizzo della lingua italiana, però chiaritevi le idee, una volta per tutte, e smettete di fare provvedimenti che sono semplicemente una bandierina (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in dichiarazione di voto su questo emendamento. Questo emendamento si riferisce alla discutibile scelta di denominare questo disegno di legge per la tutela del made in Italy, utilizzando, appunto, un inglesismo. Onorevoli colleghi, la lingua italiana rappresenta l'identità della nostra Nazione, il nostro elemento unificante e il nostro patrimonio immateriale più antico che deve essere opportunamente tutelato e valorizzato. L'uso sempre più frequente di termini in inglese è diventato una prassi comunicativa che, lungi dall'arricchire il nostro patrimonio linguistico, lo immiserisce e lo mortifica. Vedo che mi segue con attenzione, Presidente, e poi spiegherò anche il motivo. Da tempo, la globalizzazione e il monolinguismo stereotipato che conducono all'inglese rappresentano un pericolo.

In Francia e in Spagna lo hanno capito bene e hanno adottato provvedimenti; in Italia, no. In Francia, ad esempio, la legge Toubon del 1994 ha reso obbligatorio l'uso della lingua francese nelle pubblicazioni del Governo. In Italia, invece, non esiste alcuna politica linguistica, anzi il linguaggio della politica nel nuovo millennio si è anglicizzato sempre di più, introducendo parole straniere nelle leggi, nelle istituzioni e nel cuore dello Stato. Il rischio, ancora più grande, è che si perda la bellezza di una lingua complessa e ricca come la nostra e che il suo inquinamento provochi una serie di preoccupazioni per il suo stato di salute. Alla luce di ciò e in un'ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria, diventa quanto mai prioritaria la conservazione della lingua italiana. Si rende necessaria, come in Francia, una legislazione che tuteli il nostro patrimonio idiomatico. Non è più ammissibile, dunque, che si utilizzino termini stranieri la cui corrispondenza italiana esiste ed è pienamente esaustiva.

Naturalmente, come sicuramente il Presidente e i membri della maggioranza avranno compreso, questo mio intervento è una provocazione, perché quelli che ho letto sono gli stralci del disegno di legge di Fratelli d'Italia avente ad oggetto disposizioni per la tutela e la promozione della lingua italiana. Cioè, Fratelli d'Italia da una parte presenta un provvedimento per promuovere l'utilizzo della lingua italiana e al contempo il Governo, sostenuto da Fratelli d'Italia, licenzia un disegno di legge che viene definito con un termine inglese. Presidente, era da parte mia doveroso stimolare qualche minuto di riflessione su questa incongruenza. È uno straordinario esempio di incoerenza a prima firma, peraltro, del Vicepresidente della Camera, seguito da ben 22 firme di illustri esponenti del partito di maggioranza relativa. Non voglio soffermarmi ulteriormente su questo, ma mi limito ad aggiungere che concordo con il professor Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca, con riferimento a quel provvedimento: “L'eccesso sanzionatorio esibito nella proposta di legge rischia di gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti della lingua italiana”. Aver deciso di chiamare questo disegno di legge, fra l'altro, per “la tutela del made in Italy” è, dunque, veramente l'ultimo dei problemi di questo provvedimento e per questo motivo il voto del MoVimento 5 Stelle sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, anche per avermi coinvolto. Ovviamente, in questa funzione e posizione non sono in condizioni di risponderle. Prego Roberto…mi scusi, deputato Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Non si preoccupi, Presidente. Mi chiamo pure Roberto, nonostante tutto. Presidente, io vorrei chiedere il permesso alla collega Boschi e al collega Benzoni di sottoscrivere questo emendamento e vorrei sottoscrivere anche le considerazioni che ha fatto la collega Boschi e approfittare dell'occasione. Ovviamente, io non voglio approfittare del fatto che lei sia lì, Presidente, ma penso che sarebbe molto utile che lei, insieme a coloro che hanno firmato il documento a cui ha fatto riferimento poco fa il collega, trovaste una sede, trovaste una ragione, trovaste un motivo per far sentire la vostra voce. Infatti, questo provvedimento - come ha ricordato bene la collega Boschi -, dopo la costituzione di un Ministero, che entra in netta contraddizione con quello che lei ha sostenuto autorevolmente anche, immagino, grazie alla forza che le dà la carica che ricopre, ritorna a negare esattamente ciò per cui lei si è battuto, con grande onore anche. Io non voglio, per carità, creare problemi, non sarò certo io a creare problemi all'interno della maggioranza - mi sembra che adesso, in questo periodo, qualche problema lo inizi ad incontrare -, però sarei molto curioso di sapere come vede quella parte di Fratelli d'Italia che ha sottoscritto quel documento. Signor Vicepresidente - e concludo qui il mio intervento - stia attento, perché va a dormire la sera in un modo e si sveglia la mattina che si troverà “Les Frères d'Italie” al posto di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Saluto studenti e docenti dell'Università degli studi di Pisa, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Li ringraziamo e gli auguriamo buona fortuna.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sugli emendamenti 3.1 Di Sanzo e 3.2 L'Abbate, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 Di Sanzo.

Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vogliamo intervenire su questo emendamento perché quello che noi chiediamo è di coinvolgere, nella celebrazione della Giornata del made in Italy che questa legge va a istituire, tutto il sistema estero, ovvero tutta la rete dell'ICE, delle rappresentanze diplomatico-consolari, delle nostre camere di commercio all'estero, perché riteniamo sia fondamentale raccontare il made in Italy all'estero.

In questo disegno di legge ci sono tanti microinterventi e tanta propaganda e questa Giornata del made in Italy, per come è strutturata, per come è spiegata anche in questo disegno di legge, tende semplicemente a celebrare una identità nazionale, ma non veramente quello per cui dovrebbe essere disegnata questa Giornata, cioè lo scopo di far conoscere il made in Italy nel mondo e, ultimamente, andare ad aumentare l'export. Noi, con questo emendamento, cercavamo di dare un senso a questa Giornata, perché, così come è strutturata, un senso veramente non ce l'ha.

Le rappresentanze diplomatico-consolari, che già svolgono un lavoro in tante occasioni, durante l'anno, come la Giornata della ricerca italiana nel mondo, la Giornata dell'aerospazio, sono già coinvolte nella celebrazione di giornate che servono ad arricchire l'immagine del nostro Paese all'estero. Coinvolgerle diventa un pezzo fondamentale della narrazione del made in Italy nel mondo: vuol dire coinvolgere non solo le rappresentanze diplomatico-consolari, la nostra rete delle camere di commercio all'estero, l'ICE, ma anche i 6 milioni di italiani che risiedono all'estero - il 10 per cento di questo Paese -, che sono i nostri veri ambasciatori del made in Italy nel mondo. Non ha senso escluderli da questa celebrazione della Giornata del made in Italy, quando loro potrebbero veramente diventare agenti di diffusione del nostro made in Italy nel mondo e arricchire l'immagine del nostro Paese nel mondo.

Quindi, con un po' di amarezza, devo constatare il parere contrario del Governo, ma chiederei una riflessione importante, perché qui si tratta di arricchire il vostro provvedimento, di dare un senso a questa celebrazione, di utilizzare la rete dei nostri connazionali all'estero, che ha voglia di essere coinvolta, ha voglia di diffondere l'immagine del nostro Paese. Proprio per questo, chiederei al Governo una riflessione seria su questo punto e, possibilmente, un accantonamento per ri-analizzare l'emendamento successivamente. Vi ringrazio, spero di essere ascoltato in questo appello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Chiedo al relatore qual è la sua risposta alla richiesta di accantonamento, cioè se la supporta o meno.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Confermo invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sugli emendamenti, 4.1 Cappelletti e 4.2 e 4.3 Evi, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 4.4 Pavanelli è inammissibile.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sugli emendamenti 4.5 Curti, 4.6 Pavanelli, 4.7 Boschi, 4.8 e 4.9 Evi, 4.10 Peluffo e 4.11 Cappelletti, invito al ritiro o parere contrario.

Sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Cappelletti … Revochiamo la votazione.

Ha chiesto di intervenire il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 4, che concerne il Fondo nazionale del made in Italy, è uno dei nodi critici di questo provvedimento. In Commissione abbiamo presentato una serie di emendamenti di modifica, soprattutto, per comprenderne, Presidente, il senso e gli obiettivi. Quesiti che rimangono tuttora senza risposta, anche perché questo fondo era stato presentato in pompa magna come fondo sovrano; poi effettivamente è stato rubricato come Fondo nazionale a sostegno del made in Italy, anche perché il fisico per presentarsi come un fondo sovrano non ce l'ha. Ha una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno che sta per concludersi tra pochi giorni e di 300 per l'anno prossimo. Se guardiamo, invece, agli altri fondi sovrani, senza scomodare il fondo norvegese che obiettivamente gioca un altro campionato, troviamo, ad esempio, il fondo irlandese di 15 miliardi, quello maltese di 17, quello spagnolo di 15. E poi, Presidente, con riferimento a questo miliardo che viene allocato nel biennio non si tratta neppure di nuovi stanziamenti, ma di una sorta di partita di giro, visto che vengono spostati prendendoli dal Fondo Patrimonio destinato e dal Fondo di venture capital.

Allora, a che serve questo fondo se, negli ultimi anni, abbiamo varato il Fondo nazionale innovazione, con il Fondo di coinvestimento e il Fondo rilancio, il Fondo Patrimonio destinato, che si sono aggiunti ai vari veicoli attraverso i quali opera Cassa depositi e prestiti. Uno dei quali è questo Fondo di venture capital che, in tre anni, è riuscito a lanciare dieci nuovi fondi, superando i 3 miliardi di euro di asset di gestione, avendo in portafoglio oltre 400 startup. Pertanto, che senso ha un fondo che non ha il fisico per svolgere il ruolo di fondo di sistema, non ha obiettivi chiari e si accavalla e pesta i piedi a strumenti già operanti e deve cominciare tutto da capo?

Il Governo né in Commissione, né oggi ha sciolto alcuna di queste questioni. Per queste ragioni, Presidente, noi voteremo l'emendamento Cappelletti che è soppressivo dell'intero articolo. Non sono arrivate le risposte, non è chiara la destinazione. È un fondo che non ha senso e utilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Era giusto chiarire che la posizione del Movimento 5 Stelle, nonostante un emendamento soppressivo di questo articolo, non è contraria di per sé all'istituzione di un cosiddetto fondo sovrano. Addirittura, saremmo favorevoli a studiare, a discutere e ad introdurre anche nel nostro Paese una banca di investimenti che possa aiutare lo sviluppo delle nostre imprese. Noi siamo contrari a questo fondo sovrano, innanzitutto, perché in Commissione abbiamo sollevato tutta una serie di perplessità non comprendendone le differenze rispetto agli strumenti che già esistono. Esiste un rischio reale e concreto di sovrapposizione con gli altri strumenti. Perché non si è preferito, al contrario, veicolare tutte queste risorse, che peraltro non sono molte, sono poche, ma messe insieme, tra mille rivoli, si può dare una mano allo sviluppo delle nostre imprese in un unico strumento? È poco finanziato, sostanzialmente finanziato per due anni, ma non sono chiare né le peculiarità, che non sono indicate in questo disegno di legge, non sono chiare le caratteristiche, che non sono indicate in questo disegno di legge, non sono chiari gli obiettivi e non è chiara neppure la governance. Praticamente, un disegno di legge del Governo attribuisce al Governo una delega a fare una legge per disciplinare come deve essere utilizzato questo strumento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'avessero fatta subito almeno avremmo potuto esprimere un giudizio consapevole. A queste domande che abbiamo posto in Commissione non è stata data alcuna risposta, né dal relatore, né dal Governo. Addirittura, è stato votato contro in Commissione un emendamento, che poi incontreremo anche a breve, che invitava la maggioranza e chiaramente il Governo, in fase di elaborazione dei decreti legislativi, a tenere conto degli strumenti già esistenti, in modo tale da non andare in confusione o sovrapposizione con tali strumenti. Ebbene, questo emendamento è stato bocciato.

Quindi, è un fondo dalle caratteristiche indefinite; è di fatto una cambiale in bianco a un Governo che non ha la nostra fiducia. Chiediamo la soppressione di quest'articolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Avverto che l'emendamento 4.4 Pavanelli è inammissibile.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Curti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 4.7 Boschi.

Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. La posizione del nostro gruppo su questo fondo e, quindi, sull'intero articolo, è critica tant'è vero che abbiamo sostenuto l'emendamento soppressivo presentato dai colleghi, perché è l'impianto dell'intero disegno di legge, nello specifico questo fondo sovrano, a lasciarci perplessi e quindi non condividiamo le modalità con cui è stato pensato, l'ambiguità rispetto alle finalità e anche la dotazione che, sicuramente, è irrilevante rispetto ai fondi analoghi previsti in altri Paesi europei.

Ciò detto, siccome è evidente che comunque questo fondo verrà istituito per volontà del Governo e della maggioranza, almeno cerchiamo di far sì che questo fondo sovrano, che, secondo le dichiarazioni del Governo e della maggioranza, serve a sostenere le produzioni italiane, le eccellenze italiane, il made in Italy, come avete detto voi, volendo rimarcare il termine inglese, almeno vada davvero alle produzioni e alle eccellenze italiane, cosa che non avviene col vostro disegno di legge.

Anche qui abbiamo cercato di spiegarvelo in Commissione inutilmente. Stando al vostro disegno di legge, a chi vanno le risorse previste da questo fondo sovrano? A quelle realtà e a quelle aziende che hanno sede legale in Italia. Questo vuol dire che si può andare a sostenere attività che non sono in Italia, ma che, magari, hanno un ufficio di rappresentanza in Italia, ma che producono in Cina, che producono nei Paesi Bassi. Quindi, non c'è alcuna tutela, né delle eccellenze, né delle produzioni, né della qualità dei prodotti, tanto meno dei livelli occupazionali, perché si tratta di realtà che possono essere altrove.

Con questo emendamento diciamo che non basta la sede legale per accedere a questo fondo in Italia, ma occorre anche che la produzione sia in Italia. Questo perché, se dobbiamo impiegare risorse pubbliche per questo fondo di investimento, almeno vadano: a) ai lavoratori e alle lavoratrici italiane e, quindi, a realtà che si trovano nel nostro Paese; b) a realtà imprenditoriali, attività produttive italiane che si trovano nel nostro Paese; c) se dobbiamo salvaguardare le eccellenze e la qualità, mi pare evidente che questo debba avvenire in Italia secondo i criteri che prevedono le nostre norme per salvaguardare il controllo sui prodotti e il rispetto della tutela di tutti i requisiti.

Come fate a verificare quando questo avviene in una produzione in un altro Paese? Io non capisco davvero, allora, cosa c'è dietro questo disegno di legge del Governo. Chi volete andare a salvaguardare, visto che l'unico requisito è quello della sede legale? Probabilmente, andrà a finire che voi andrete a finanziare attività che hanno la sede qui per accedere ai fondi, sono all'estero e, magari, sono concorrenti delle realtà italiane. Quindi, andate a penalizzare le attività italiane, sostenendo quelle che, magari, producono all'estero. Allora, mi dite qual è la visione che c'è dietro questo emendamento? E perché, nonostante vi abbiamo posto il tema e vi abbiamo detto “attenzione, fermatevi, state sbagliando, correggete finché siete in tempo”, da parte vostra, c'è stato un muro di gomma e nemmeno una risposta o un chiarimento ci sono stati forniti sul perché continuate a dire di “no” rispetto alla salvaguardia e alla tutela dei prodotti italiani? Allora, salvaguardare il made in Italy vi va bene finché dovete fare campagna elettorale e finché dovete andare a fare i comizi nelle piazze. Quando si tratta, poi, di spendere i soldi del contribuente, tutto fate meno che tutelare le realtà imprenditoriali, i prodotti, le eccellenze, le competenze, la qualità della formazione e il lavoro italiano. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto per chiedere alla collega Boschi se posso sottoscrivere questo emendamento, che ritengo molto opportuno. Forse al Governo sfugge che, in questo Paese, dall'industria all'agroalimentare, ci sono settori in cui le multinazionali non difendono l'occupazione nel nostro Paese. Se vogliamo difendere il made in Italy, va bene la tutela delle produzioni, va bene inserire la sede legale, ma se non inseriamo i siti produttivi, come giustamente ha illustrato la collega, vuol dire ricadere, ripiombare esattamente nelle crisi che già vediamo davanti ai nostri occhi e di cui sentiamo quotidianamente parlare. Vi devo ricordare, forse, quanti sono i tavoli di crisi aperti all'ex MiSE, che oggi si chiama Ministero delle Imprese e del made in Italy? Ecco, ve lo dico, perché proprio in queste crisi emerge chiaramente come aziende, con lavoratori italiani, le quali hanno ormai la sede legale all'estero e tengono le produzioni anche in parte all'estero, non tutelino naturalmente le produzioni italiane.

Quindi, penso che non solo sia opportuno questo emendamento ma, come ha sottolineato molto bene la collega Boschi, e mi unisco anch'io a questa richiesta: spiegateci il senso di questa norma, altrimenti non si capisce perché stiamo approvando una norma che sembra essere solo fuffa, poca sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo di Olevano Romano, in provincia di Roma, che sono presenti in tribuna ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.7 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.9 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.10 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.11 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo articolo rappresenta, dal punto di vista finanziario, il cuore di questa legge, se pensiamo che, per tutto il sostegno delle filiere del made in Italy, si stanziano, nel 2023, 23 milioni di euro e si destinano 700 milioni di euro a questo Fondo. Questo Governo, dal suo insediamento, ha alcuni misteri, che talvolta vengono evocati. Il primo mistero, quello più glorioso, è il Piano Mattei. Noi non abbiamo mai capito esattamente cosa fosse il Piano Mattei. Ci siamo precipitati a leggere il decreto che, con urgenza, è stato votato dal Consiglio dei ministri e abbiamo scoperto che in quel decreto c'era scritto che si costituirà un comitato per definire il Piano Mattei. Quindi, attendiamo ancora con una certa ansia.

Poi c'è il mistero del fondo sovrano. Noi abbiamo letto molte interviste del Ministro Urso, che, in più occasioni, ha sostenuto che occorre - cito testualmente - un fondo sovrano per sostenere le filiere del made in Italy nella competizione globale. Come i miei colleghi hanno già ricordato, nella competizione globale ci sono: un fondo norvegese da 1 trilione di dollari; un fondo degli Emirati Arabi Uniti di 828 billions di dollari; tre fondi cinesi, uno da 8,14, uno da 4,41 e uno da 295 billions di dollari; 524 ne mette il Kuwait; 514 l'Arabia Saudita; 507 Hong Kong; 359 Singapore; 320 il Qatar. Noi mettiamo 700 milioni di euro, cioè 0,7 billions, se non sbaglio, rispetto all'unità di misura del billion. Si dirà: ci portiamo avanti. È chiaro che la cifra è assolutamente ridicola rispetto all'idea di competere e sostenere a livello globale, utilizzando un fondo di queste dimensioni. Noi possiamo immaginarci il colloquio che c'è stato tra il Ministro Urso e il Ministro Giorgetti: il Ministro Urso va dal Ministro Giorgetti e dice: vorrei fare un fondo sovrano. E il Ministro Giorgetti gli avrà risposto: ma scusa, abbiamo 300 miliardi di euro del PNRR da spendere, non sarebbe il caso di utilizzare, piuttosto, quelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? E Urso immaginiamo abbia battuto i piedi: no, io voglio fare un fondo sovrano. Va bene, intanto prenditi questi 700 milioni e mettili nel salvadanaio. Ora, questa cosa farebbe ridere, se non ci fossero dei profili anche abbastanza preoccupanti, perché le finalità del fondo sovrano sono esattamente le stesse - per decenza non li si è chiamati sovrani - di strumenti che esistono già nel nostro ordinamento: patrimonio destinato, Invitalia, il Fondo sull'innovazione. Per quale motivo dobbiamo supporre che il Ministro Urso abbia voluto incominciare ad accumulare nel suo maialino i 700 milioni? Per nominare un altro consiglio di amministrazione, per nominare un collegio dei revisori dei conti, magari scegliendolo tra valorosi militanti della destra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ora, io vorrei segnalare un dato, però, che va anche oltre questo aspetto: cosa succede rispetto agli altri fondi e agli altri strumenti già destinati? Si costruisce uno strumento che ha ancora meno autonomia dalla politica e si consente, in qualche modo, di incidere più direttamente sull'utilizzo di risorse di tutti i cittadini. Perché è chiaro che una nomina fatta così, un fondo costituito così, con paletti ancora più larghi rispetto agli altri strumenti, consentiranno al Ministro di alzare il telefono e dire: aiuta questa impresa, piuttosto che quest'altra.

Io trovo che noi, in questo modo, non stiamo innovando il sistema, né aiutando il made in Italy, noi semplicemente stiamo facendo una “marchetta”, chiamiamola con il suo nome, che, a mio avviso, non fa fare un passo avanti al nostro sistema degli incentivi e che indebolisce e sottrae risorse agli strumenti che già esistono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere contrario, o invito al ritiro, sugli emendamenti 5.1 Peluffo e 5.2 L'Abbate.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.1 Peluffo. Ha chiesto di parlare il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo anche perché questo emendamento mi sembra abbastanza significativo anche in riferimento a quello che è già stato detto da altri colleghi, ossia che questo è un provvedimento che ha una dotazione complessiva, per l'anno in corso, di 23 milioni di euro e di 103 per l'anno prossimo, dispersa però in mille rivoli. Ora, l'obiettivo di questo articolo, il sostegno all'imprenditoria femminile, è assolutamente giusto e condivisibile, ma i 15 milioni stanziati obiettivamente sono troppo pochi e soprattutto, in riferimento alla platea, ci sono restrizioni significative, perché non rientrano tra i beneficiari le imprese costituite da non più di 60 mesi ed è escluso il lavoro autonomo e professionale. Quindi, Presidente, rispetto alla costituzione di questo Fondo era molto meglio e più opportuno rifinanziare il Fondo istituito con la legge di bilancio per il 2021, la cui dotazione, peraltro, è stata incrementata con i fondi del PNRR, che ha una platea di beneficiari più ampia, includendo anche il lavoro autonomo e professionale. Quindi, Presidente, bastava incrementare quel Fondo, senza disperdere risorse e dover ricominciare da capo. C'è una distanza tra gli obiettivi e l'effetto della norma prodotta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto, per sottoscrivere questo emendamento e - come ha ben illustrato il collega Peluffo - vorrei aggiungere una considerazione, che mi rammarica. Il collega Peluffo ha sottolineato e vorrei rimarcare che siamo di fronte al primo Governo della storia di questo Paese che vede una Premier donna e, per la prima volta, si inserisce un nuovo Fondo, peccato che con una dotazione decisamente più bassa e con una platea decisamente ristretta. Vengono tagliate fuori le lavoratrici delle professioni, le lavoratrici autonome e viene tagliata fuori, a causa dei criteri, tutta una serie di imprese al femminile, insomma è un'operazione spot che non aiuta le donne. Lo dico perché, nel famoso emendamento alla legge di bilancio del 2021, erano stati inseriti 40 milioni di euro, poi appunto si sono aggiunte le risorse del PNRR. Questo Fondo ne inserisce 14, lo vorrei lasciare agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

Deputata Pavanelli, ha chiesto di parlare? No. Deputata Ferrari, ha chiesto di parlare?

Revoco l'indizione della votazione.

Fatemi capire perché, deputata Pavanelli, le avevo chiesto se intendesse parlare e mi ha detto di no. Adesso qual è il problema? Si è risolto da sé. Deputata Ferrari? Non vuole intervenire?

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 5.01 Pavanelli. Qual è il parere della Commissione e del Governo?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Intanto chiedo l'accantonamento di questa proposta emendativa, in quanto la Commissione bilancio questa mattina ha votato favorevolmente. Pertanto, chiedo al Governo se può magari controllare, perché è anomalo che la Commissione attività produttive dia parere contrario e poi, invece, la Commissione bilancio voti a favore. Questa proposta emendativa va a ridefinire le percentuali di donne all'interno delle imprese per accedere, appunto, a questi fondi. Secondo noi, è importante avere una ripartizione quanto più allargata, per ampliare la platea delle imprese femminili, o, comunque, miste uomo-donna, che possono accedere a questi fondi. Chiedo di nuovo, Presidente, un accantonamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per chiedere alla collega se posso sottoscrivere questa proposta emendativa, perché ne condivido profondamente l'obiettivo, che rappresenta un dato di realtà oggettiva. Quindi, spero davvero che venga accantonato e ripensato il giudizio su questa proposta, che prende atto del fatto che immaginare di sostenere imprese che abbiano il 60 per cento di proprietà di donne o di governance a maggioranza assoluta femminile semplicemente restringe terribilmente la platea, mentre noi abbiamo bisogno di sostenere realtà che spesso non accedono a fondi di finanziamento a credito proprio perché hanno una maggioranza femminile. Quindi, direi che questa proposta di ridurre dal 60 per cento al 51 per cento - che è già di per sé maggioranza - potrebbe essere davvero molto più realistica e, quindi, molto più utile all'obiettivo che tutti intendiamo perseguire.

PRESIDENTE. Relatore Gusmeroli, c'è una richiesta di accantonamento da parte di due deputate di due forze politiche. Aspettiamo il suo parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Confermo il parere contrario, o invito al ritiro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà, per un minuto.

CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, io vorrei rafforzare la richiesta delle colleghe: c'è un parere favorevole della Commissione bilancio, parliamo di questioni che riguardano le donne e l'imprenditoria femminile e si tratta di un tema che dovrebbe essere trasversale. Francamente, non voglio ricordare quello che sta accadendo, ma da giorni diciamo, in quest'Aula, che c'è un problema di parità tra uomini e donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vi prego: prendetevi dei minuti per accantonare e considerare nel merito la proposta emendativa, perché veramente il parere contrario è un segnale inaccettabile, in questo momento.

PRESIDENTE. Tuttavia, devo ricordarle che il relatore si è già espresso.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.01 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. I pareri sugli emendamenti sono tutti contrari, dal 6.2 L'Abbate fino al 6.6 Peluffo.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 6.1 Boschi è inammissibile.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.2 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.4 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'emendamento 6.5 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Per agevolarla faccio un unico intervento e non interverrò, poi, in dichiarazione di voto, tanto è sull'articolo, anche perché il tema è proprio quanto possa essere ridicolo questo articolo 6 che stiamo votando.

Con l'articolo che stiamo votando, a cui abbiamo presentato emendamenti, purtroppo inammissibili, anche in tema di rifinanziamento del fondo, voi andate a intervenire con risorse teoricamente a sostegno delle consulenze volte a promuovere la brevettazione e, quindi, anche a sostenere startup e, magari, giovani imprenditori, persone particolarmente talentuose. Quindi, sentendo l'intento di questo articolo, è difficile dire che non si è d'accordo. Dov'è, però, che scattiamo nel ridicolo? Nel fatto che questa proposta del Governo prevede uno stanziamento per il 2023 di 8 milioni di euro, lo ripeto, 8 milioni di euro per far fronte a questa esigenza su tutto il territorio nazionale, lascio fare a voi le divisioni, ma soprattutto che vale per il 2023 e vi segnalo che oggi siamo al 6 dicembre 2023. Quindi, mi chiedo, considerando che questo testo deve ancora andare al Senato, quindi, non siamo nemmeno sicuri che venga approvato entro la fine dell'anno, ma anche laddove venisse approvato entro la fine dell'anno, se le aziende avranno effettivamente tempo per poter usufruire di queste risorse nel 2023.

Ma c'è di più. Voi direte: va bene, ma questo è un fondo, non è che è valido solo per il 2023, poi, vedrete i prossimi anni come funzionerà bene, abbiamo messo poche risorse proprio perché siamo a fine anno. No, perché per il 2024, e solo per il 2024, questo perché si fanno ovviamente interventi con una grande capacità strategica per il futuro, lo ripeto, solo per il 2024, perché poi nulla si sa, badate bene, è stato previsto lo stanziamento di un milione di euro. Allora, ci stiamo prendendo in giro, state prendendo in giro anche chi magari deve sprecare tempo, energie e risorse per fare la domanda di accesso a queste risorse (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Ma mi dite come un giovane imprenditore o chiunque, più o meno adulto, qualora decida di chiedere l'accesso a questo fondo, possa fare, sapendo che, se non arriva tra i primissimi, è tempo buttato via, fatica buttata via, perché c'è un milione per tutto l'anno e per tutta Italia? Siamo al ridicolo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà, per un minuto.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, c'è qualche occasione nella quale, in questo “scena-mutismo” che il Governo fa, al quale siamo abituati, forse, varrebbe anche la pena di interloquire per cercare di dare spiegazioni. Infatti, al di là di qualunque valutazione politica, ricordo la considerazione che ha svolto l'onorevole Boschi rispetto al fatto che si stanziano 8 milioni di euro per il 2023; siamo al 6 dicembre, ammesso che venga approvato entro dicembre al Senato, si parla di qualche spiccio al giorno, per un fondo con 8 milioni per il 2023. Diversamente, ha ragione la collega Boschi che è ridicola una cifra di un milione per tutta Italia, per tutto il 2024. Almeno, si fosse fatto il contrario: un milione per il 2023 e 8 milioni per il 2024, avrebbe avuto un senso.

Ora, io capisco che non sia abitudine di questa maggioranza fare cose con senso, però sarebbe opportuno almeno dare una spiegazione.

Io non so se il Governo, il Sottosegretario sia a conoscenza di questo provvedimento, ma magari il relatore qualche cosa l'ha seguita in Commissione; la spiegazione su questa cosa potrebbe essere data o, quantomeno, si potrebbe ragionare se accantonarlo e vedere di dare una risposta. Se non si è in condizione di darla, magari c'è bisogno di qualche burocrate che ce lo spieghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Confermo il parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.5 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.6 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione…

Revoco l'indizione della votazione. Cerchiamo di essere più tempestivi nel segnalare, perché, altrimenti, dobbiamo revocare la votazione in continuazione e non è bene.

Ha chiesto di parlare il deputato Gnassi. Ne ha facoltà.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Presidente, questo emendamento, che può apparire persino minore o ridondante, in realtà, attiene al profilo di questo provvedimento. Da un lato, si evoca il made in Italy, si evocano strategie che hanno una regia da parte dello Stato centrale; anche giustamente, a volte, si fa riferimento per alcuni ambiti alla necessità di una previa consultazione, quindi di un coinvolgimento attivo di portatori d'interesse qualificati, associazioni di categoria maggiormente rappresentative, per elevare la qualità del made in Italy quando lo rappresentiamo e lo portiamo nel mondo e, a volte, inspiegabilmente, alcuni di questi soggetti autorevoli che rappresentano il made in Italy nel nostro Paese, che lo portano fuori, che rappresentano un valore aggiunto, sono completamente esclusi.

È un provvedimento random, schizofrenico che, tra l'altro, nel merito, delinea anche il profilo di come questo Governo interpreti il made in Italy. È già stato detto e io non mi voglio avventurare nella dialettica politica, però, da un lato, evochiamo i piani Mattei, con Mattei che aveva una strategia per contrastare il dominio, il predominio delle multinazionali dell'Oil & Gas, delle Sette sorelle, la lotta ai cartelli, e poi abbiamo Urso che mette i cartelli davanti ai benzinai. Dall'altro, portiamo il made in Italy, evochiamo chissà quali patti verso l'Africa, verso le altre sponde dell'Adriatico, mi riferisco all'Albania e alla Turchia, e alla prima prova del nove abbiamo visto come va a finire con l'Expo.

Ci sono 48 articoli, sono stanziati i fondi di cui è stato detto e, con tutto il rispetto delle Pro Loco, per le quali tra l'altro credo sia necessaria una legge, ci sembra un provvedimento un po' “made in Pro Loco”, quando si buttano lì 3 milioni per i motori della nautica endotermici; 3 milioni per un Paese che ha 8.000 chilometri di costa; noi interveniamo sulla nautica con 3 milioni per la sostituzione dei motori endotermici. Io penso che i francesi e i tedeschi saranno molto contenti di questo nostro made in Italy, perché, se lo facciamo così, loro possono star tranquilli.

Vengo a questo emendamento e parliamo del made in Italy. C'è qualcuno in quest'Aula che può, a proposito di soggetti qualificati e qualificanti individuare, per quanto riguarda il disegno industriale, il design italiano, un'associazione o un istituto più autorevole dell'Associazione per il disegno industriale italiano? Nasce nel 1956, istituisce il Compasso d'oro nel 1959, nel mondo siamo famosi per questo. Chiederemmo solo, nell'ambito del rafforzamento di un serio made in Italy, di includere l'ADI, l'Associazione per il disegno industriale italiano, che ha l'archivio del design industriale italiano, tra i soggetti qualificanti di questo provvedimento. Inspiegabilmente, con un mutismo rassegnato e molto spesso, però, che dava consenso agli argomenti che dicevamo, vediamo la maggioranza che, siccome bisogna fare questo provvedimento, accontentare un po' il Ministro Urso, che così si porta a casa un altro cartello, non ci dà alcuna spiegazione. Noi chiediamo, per dare un contributo al made in Italy di questo Paese, di includere, ad esempio, su questo punto l'Associazione per il disegno industriale italiano, che ha l'archivio più importante del design industriale nel mondo, a partire dalla grande istituzione del Compasso d'oro. Ci è stato detto “no”, se qualcuno del Governo oppure della maggioranza potesse dare qualche spiegazione, ne saremmo lieti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.6 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

L'articolo aggiuntivo 6.01 Di Sanzo è inammissibile.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 7.1 Boschi, 7.2 Benzoni e 7.3 Boschi.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.2 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.3 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 8.1 e 8.2 Evi, 8.3 Pavanelli e 8.4 Sergio Costa.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.2 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'emendamento 8.3 Pavanelli. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento è in realtà il risultato delle tante audizioni che abbiamo fatto durante i lavori in Commissione. Il settore del legno sta chiedendo aiuto e sta chiedendo di poter lavorare in una maniera quanto più trasparente per tutta la filiera dalla produzione del legno fino alla fine della produzione dei mobili. Questa filiera sta chiedendo un'etichettatura di trasparenza, sta chiedendo di poter informare in piena trasparenza sul vero made in Italy, affinché i consumatori italiani, ma anche i consumatori esteri, possano essere consapevoli di acquistare un prodotto che dall'inizio fino alla fine della produzione, per tutta la filiera, sia un vero made in Italy. Mi stupisce che questo Governo ogni volta che abbiamo proposto emendamenti in questa direzione abbia sempre detto di “no”, perché, se questo provvedimento si chiama made in Italy e promozione del made in Italy, quando si cerca di migliorare questa consapevolezza, soprattutto per il consumatore finale, quando sono le stesse imprese che lo chiedono, voi dite di “no”. Non si capisce per quale motivo, se non, al limite, favorire imprese estere oppure imprese che magari producono mobili o altri prodotti in legno in questo Paese, che però diversificano perché magari la materia prima proviene da altri Paesi. Cosa che non è assolutamente un problema, ma magari si può dare la possibilità al consumatore di poter scegliere con consapevolezza e dare la possibilità alle imprese di poter lavorare dichiarando in piena trasparenza qual è il loro prodotto, da dove proviene e dove viene lavorato. In realtà non solo il settore del legno, ma anche altri settori stanno chiedendo la stessa cosa, ed è un vero peccato che un provvedimento di questo genere, che vuole promuovere la produzione italiana, non vada fino in fondo e non promuova questo criterio. Chiedo al Governo il perché continua a dire di “no” a questi emendamenti, soprattutto a questo, perché è una richiesta delle imprese. Così facendo non ascoltate chi lavora in questo settore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.3 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.4 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Il parere è contrario o c'è l'invito al ritiro per gli emendamenti da 10.1 Pavanelli sino a 10.7 Pavanelli, mentre il parere è favorevole sull'emendamento 11.300.

PRESIDENTE. L'emendamento 11.300 si riferisce all'articolo 11 e, quindi, ce lo dirà dopo.

Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Aulo Attilio Caiatino” di Caiazzo, in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie per la vostra visita. Siete qui presenti ad assistere ai nostri lavori.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.1 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Quest'articolo è molto importante per la filiera del riciclo del tessile. L'Italia ha un primato europeo, se non mondiale, per quanto riguarda il riciclo di tessile. Questo emendamento chiede di modificare alcune parole che sono all'interno dell'articolato, per la riduzione della dipendenza delle materie prime tessili vergini e per l'aumento dell'utilizzo di tessuti in giacenza e materie prime seconde prodotte sul territorio nazionale.

Questi emendamenti, che poi andrò a illustrare successivamente, sono stati richiesti durante le audizioni fatte in Commissione. Mi dispiace che il Governo non prenda spunto da quello che abbiamo ascoltato, sia nell'indagine conoscitiva all'inizio di questa legislatura, sia durante la lavorazione. Le audizioni servono proprio a questo, a fare correzioni laddove ci sono imprecisioni e dove, invece, si può colmare un vuoto. Oggi, il vuoto, in realtà, rispetto a questo articolo lo fa il Ministero dell'Ambiente, perché stiamo ancora attendendo i decreti end of waste sul tessile, cioè definire il tessile non più un rifiuto, ma una materia prima seconda da poter riutilizzare e riciclare. Se ci pensiamo, anche all'interno del PNRR viene previsto un hub del tessile in ogni regione e siamo ancora in attesa che questo venga definito dal Ministero dell'Ambiente.

Però, poiché in questo testo avete anticipato, dando fondi proprio all'economia circolare del tessile, allora cerchiamo di fare meglio, anche in previsione della nuova direttiva europea su tutta l'industria tessile. Questo andrà, tra l'altro, a promuovere un territorio molto importante, quello di Prato, dove, da ben oltre 100 anni, esiste questa procedura.

Magari molti cittadini o molti di voi, colleghi, non ne siete a conoscenza, ma abbiamo una tradizione tale da essere un vanto a livello europeo, se non mondiale, perché facciamo l'economia circolare del settore tessile delle materie prime seconde naturali, cosa che davvero dovrebbe essere un vanto e dovrebbe essere portata ad esempio e incentivata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto ringrazio la collega Pavanelli e, se è possibile, le chiedo di sottoscrivere l'emendamento. Inoltre, faccio anche un breve appello alla maggioranza, perché questo emendamento, in particolare, non solo, come diceva la collega, ha un'importanza fondamentale per un distretto, che, appunto, è un'eccellenza per Prato, per la Toscana, per l'Italia e per il mondo intero, ma soprattutto è un distretto che, in queste settimane, è stato colpito dall'alluvione in maniera ingente, subendo numerosi danni.

Quindi, prendendo come spunto - e avvalorandole e rafforzandole - le parole della collega Pavanelli, faccio un appello alla maggioranza su questo emendamento, che porterebbe un valore aggiunto per quel territorio e per l'Italia intera in un posto, qual è il distretto pratese, in cui l'economia circolare è già un'eccellenza riconosciuta da tutta Europa e, quindi, a votare a favore su questo emendamento, affinché un'eccellenza, colpita, purtroppo, in queste settimane in maniera tragica, possa essere ancora più valorizzata in un meccanismo virtuoso, affinché le sfide ai cambiamenti climatici vengano affrontate esattamente come sono affrontate nel distretto pratese, cioè attraverso pratiche di economia circolare, che significano non solo sostenibilità ambientale, ma creazione di buone pratiche e soprattutto di nuovo e buon lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Se la prima firmataria lo permette, vorrei sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. La collega Pavanelli annuisce.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.2 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento va nella stessa direzione, cioè verso l'incentivazione dell'economia circolare del settore tessile, prevedendo, tra l'altro, che questi processi di circolarità siano non solo circoscritti all'area di Prato, ma siano estesi anche ad altre aree d'Italia, per far sì che tutto il processo di economia circolare del settore tessile possa avere una capillarità. Si chiede, tra l'altro, di estendere tale processo allo scarto pre-consumo, cioè lo scarto industriale, e quello post-consumo.

Chiedo di nuovo al Governo di rivedere un po' le sue posizioni, altrimenti nell'articolo in questione vengono meno alcune specificità chieste - ripeto - durante le audizioni. Non sono invenzioni del MoVimento 5 Stelle, ma richieste specifiche e puntuali da parte delle imprese, di associazioni del settore e di chi vorrebbe che il settore tessile - ricordiamoci che l'Italia è il maggiore manifatturiero d'Europa - possa prendere la strada della sostenibilità ambientale. Infatti, il nostro Paese, purtroppo, è invaso da tessile che proviene da Paesi extraeuropei, che comunemente chiamiamo in gergo fast fashion, che porta nel nostro Paese tonnellate di tessuti che non sono assolutamente adeguati, tessuti per i quali si consuma tantissima CO2 e tantissima acqua, tessile che, dopo due o tre volte che viene indossato, viene gettato e che crea un problema ambientale immenso. Pertanto, quella filiera, che già esiste nell'area di Prato, dovrebbe essere estesa in tutta Italia e dovremmo puntare all'utilizzo di filati naturali.

Oggi si inizia a produrre cotone nel Sud Italia, si cominciano a produrre filati da nuove materie, da materiali addirittura organici, di scarto, lo stesso con i pellami. Ecco perché è importante incentivare questa filiera in tutta Italia ed è importante comunicare ai cittadini e ai consumatori quali sono le scelte volte a ridurre il consumo di CO2 e, soprattutto, di acqua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Di Sanzo sottoscrive l'emendamento.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo all'emendamento 10.3 L'Abbate.

Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Come ho già detto in precedenza, senza il decreto End of waste, diventa difficile incentivare il settore dell'economia circolare del tessile. Va benissimo stanziare fondi, anche se sono pochi, ma già è un inizio; stupisce che non si voglia portare avanti un emendamento della collega L'Abbate, in cui semplicemente si chiede di dare supporto, creando, appunto, il famoso decreto End of waste, per le materie prime seconde del settore tessile. Questo è importantissimo per chi già lavora in questo settore. Vi ricordo che moltissimi imprenditori che lavorano nel settore dell'economia circolare, senza un chiaro e puntuale decreto che specifichi che quel prodotto di scarto - o rifiuto, come molti lo chiamano -, in realtà è materia prima seconda fondamentale, rischiano quotidianamente di avere problemi per dimostrare che non si sta facendo un illecito.

Stupisce che, quando si vuole parlare di made in Italy, quando si vuole incentivare un settore in cui solo e unicamente l'Italia ha un indotto importante, un indotto che potrebbe aumentare significativamente non solo nell'area di Prato, ma anche in altre parti d'Italia, in cui ci sono fondi del PNRR per hub del tessile in ogni regione, in cui le nuove direttive europee stanno andando nella direzione dell'ecosostenibilità ambientale del settore tessile, non si voglia, comunque, proteggere gli imprenditori, che hanno bisogno di regole chiare e puntuali. Questo stiamo chiedendo, in maniera molto semplice; lo chiediamo, in realtà, al Ministero dell'Ambiente, da tantissimo tempo. Fa specie anche che si voglia inserire in un documento che va a promuovere in maniera - come ho già detto - molto positiva questo settore, e poi, però, non si vogliano mettere in campo regole certe per gli imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per chiedere, se la collega Pavanelli è d'accordo, di sottoscrivere questo emendamento, che è molto importante perché copre un vulnus che sta penalizzando un'intera economia del territorio pratese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Per sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Sottoscrive l'emendamento anche il deputato Di Sanzo.

Nessun altro chiedendo di intervenire passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.3 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 10.4 L'Abbate.

Ha chiesto di parlare il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. L'articolo 10, che stiamo discutendo in questo momento prevede la valorizzazione della filiera delle fibre tessili. Prevede che il Ministero delle Imprese e del made in Italy promuova e sostenga le filiere dove c'è il riciclo, dove è importante la lunghezza di vita del prodotto, dove c'è il riutilizzo, dove c'è la biologicità e dove c'è basso impatto ambientale. Va tutto bene, ma, se prendiamo singolarmente questi aspetti, potremmo avere un prodotto fatto di riciclo - il che va benissimo -, ma che, poi, ha una durata della vita tipo usa e getta, non può essere utilizzato, non è biologico e, quindi, ha un elevatissimo impatto ambientale. In altri termini, il problema è: come definiamo questo impatto ambientale? Limitatamente a un singolo processo o valutando, invece, l'impatto ambientale del prodotto che stiamo considerando? Io posso avere anche un sistema di produzione molto efficace, ma se, poi, ad esempio, ho una filiera di approvvigionamento e un sistema di distribuzione che fanno fare 10 giri del mondo ai miei prodotti, una volta che sono stati confezionati, chiaramente avrò un basso impatto ambientale dal punto di vista della produzione, ma un elevatissimo impatto ambientale dal punto di vista del prodotto.

Allora, qual è la soluzione a questo problema? È adottare un sistema, internazionalmente riconosciuto e ormai applicato da decenni, che si chiama LCA, cioè life cycle assessment, ossia un sistema, un metodo per calcolare l'impatto ambientale di un prodotto, che parte da un'analisi dell'impatto cosiddetto dalla culla alla tomba, ossia dall'approvvigionamento delle materie prime e di cosa mi comporta, appunto in termini impatto ambientale, fino alla tomba, cioè al fine vita del prodotto, che potrebbe essere un riciclo, una discarica, eccetera. Considerando questo metodo, ho un indicatore più o meno preciso, sicuramente comparabile e importante, di quello che effettivamente è l'impatto ambientale del prodotto. Per cui, per evitare che questa definizione che troviamo nel provvedimento sia un riferimento generale all'impatto ambientale di prodotto, che può riferirsi a singole fasi del suo processo produttivo e può essere oggetto di un'interpretazione errata, noi proponiamo di inserire questo riferimento che è adottato a livello internazionale, ossia considerando il metodo di LCA come indicatore di sostenibilità ambientale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.4 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

L'emendamento 10.5 Evi è inammissibile.

Passiamo dunque all'emendamento 10.6 Pavanelli. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.6 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'emendamento 10.7 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento va a chiedere un'etichettatura di trasparenza. Com'è stato richiesto dalle imprese del legno, come ho illustrato precedentemente, viene chiesto anche alle imprese del tessile. Questo perché oggi i consumatori stanno cambiando; piano piano, stanno capendo di non continuare ad acquistare fast fashion, dove il tessile viene prodotto con materie prime scadenti, soprattutto prodotti con tantissima chimica - pensiamo non solo alle fibre, ma alle tinte -, e con riferimento al quale oggi ci stiamo ritrovando a dover affrontare problemi anche di salute, a causa di questi capi di moda veloce.

Allora, le imprese italiane che vogliono far sapere che il loro è un prodotto fatto in una certa maniera, che è prodotto magari utilizzando fibre, tessile di materiale primo secondo, che vanno a consumare sempre meno acqua, che vanno a utilizzare tinte naturali, che sono capi che sono prodotti in tutta la filiera in Italia e non solo etichettate imbustate, come, purtroppo, accade con molte imprese, e, allora, chiedono un'etichettatura trasparente per far sì che i consumatori possono acquistare con consapevolezza, con conoscenza, approfondendo esattamente come fanno con tutto il settore del food and beverage, piuttosto che con la cosmetica.

Ebbene, vorrei informare il Governo che, durante il Governo Conte 1 e il Governo Conte 2, sono stati stanziati fondi che vanno in questa direzione, che hanno finanziato progetti sperimentali di etichettatura digitale nel settore del tessile. Penso che, dopo questi due fondi, questi esperimenti per queste etichettature digitali, sarebbe il momento di poter portare avanti questa novità tecnologica che va ad aiutare il consumatore, con un semplice QR code sul capo che spiega tutto: spiega la provenienza, il consumo di CO2, il consumo di acqua, come lavarlo e anche come poterlo riciclare a fine vita. Insomma, novità digitali, si parla molto di innovazioni e, purtroppo, in questo provvedimento non se n'è voluto parlare, ma questo emendamento va in questa direzione.

Ed è un vero peccato non incentivare queste novità, anche perché come ho già detto in precedenza, la nuova direttiva europea invece va in questa direzione, perché è quello che vogliono i cittadini europei e sono certa che è quello che vogliono i cittadini italiani e anche i cittadini del mondo che comprano il nostro made in Italy. Non basta solo parlare di made in Italy, bisogna anche pensare all'Italia e al made in Italy di domani e utilizzare le innovazioni tecnologiche per avere una produzione che sia trasparente e dia quanta più informazione ai consumatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.7 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione dell'articolo 10.

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto, il deputato di Sanzo.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Quest'articolo, su cui ci asterremo nella votazione, dà 15 milioni per il settore tessile.

Se c'è una eccellenza per cui veramente siamo famosi nel mondo, questa è il settore tessile e, in particolare, il distretto tessile di Prato. Di questi 15 milioni, che sono dati a varie imprese, volevamo chiedere un particolare riguardo per il distretto tessile pratese, proprio per la grave alluvione che c'è stata nelle scorse settimane e dedicare un'attenzione vera a questo distretto che rappresenta una delle grandi eccellenze dell'Italia e che questa proposta di legge avrebbe dovuto valorizzare.

I fondi che si danno al settore tessile per il nostro Paese e per l'importanza che il settore tessile ha nel nostro Paese sono veramente esigui, come sono esigui in tanti settori che andate a toccare in questa proposta di legge. Troppi micro-settori e micro finanziamenti, che non danno una coerenza a un disegno vero per il made in Italy. Un'occasione sprecata in questo caso, non solo per il settore tessile in Italia, ma anche per il distretto tessile pratese e per aiutare una realtà che ha veramente bisogno dell'aiuto di questo Governo, da cui ancora ci aspettiamo un aiuto concreto che non abbiamo visto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata La Porta. Ne ha facoltà.

CHIARA LA PORTA (FDI). Signor Presidente, solo per dichiarare convintamente il voto favorevole su quest'articolo che parla pratese e fa parlare pratese a tutta questa norma, che stiamo portando avanti. Un anno fa il Ministro Urso l'aveva annunciata proprio in occasione di un'assemblea sul nostro territorio. Ringraziamo, quindi, il Governo per aver posto attenzione e il giusto riconoscimento a un distretto e a una manifattura che è conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Salutiamo studenti e insegnanti della scuola media “Falcone Borsellino” di Riccò del Golfo di Spezia, in provincia de La Spezia. Grazie per essere venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo 10.01 Peluffo è inammissibile.

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa presentata (Vedi l'allegato A).

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Sull'emendamento 11.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di intervenire la deputata Boschi.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Signor Presidente, intervengo in dichiarazione di voto per annunciare il voto contrario sull'articolo, anche perché se non si trattasse di andare a incidere su settori seri e importanti per l'economia del nostro Paese e per le persone impiegate in quei settori, verrebbe quasi da ridere, leggendo le disposizioni che il Governo e la maggioranza hanno introdotto in questo disegno di legge. Adesso, in questo nuovo disegno di legge che più che made in Italy, poiché amate le parole straniere, possiamo chiamare pot-pourri, perché c'è veramente un po' di tutto, a pioggia, andiamo ad affrontare il tema della nautica da diporto e fin qui il titolo va benissimo. Tutti d'accordo, come sempre. Il problema è lo svolgimento con questa maggioranza e con questo Governo, come in ogni provvedimento.

Allora, adesso possono andare a dire che sono intervenuti sulla nautica da diporto: quindi, questo è un Governo che mantiene gli impegni, che non si dimentica di nessuno.

Ma come vanno a intervenire sulla nautica da diporto? Ascoltate bene: questa volta diamo ben 3 milioni solo per il 2024 all'intero settore della nautica da diporto. Io non so se qualcuno di voi ha letto davvero questo disegno di legge. Forse, secondo me, nemmeno i Ministri che l'hanno sottoscritto hanno letto questo disegno di legge e tantomeno gli emendamenti, come in questo caso gli articoli aggiuntivi, perché, altrimenti, a un certo punto, un senso di imbarazzo avrebbe dovuto cogliervi. Come fate, voi, adesso, a fare una bella iniziativa, rivolta al settore e dire “da domani cambia tutto, sono 3 milioni sulla nautica da diporto”? Questi, semmai, a volte, sono emendamenti che vengono concessi all'opposizione in legge di bilancio, quando proprio all'opposizione non si vuole dare niente, non si vogliono dare risorse, si dà un contentino e si dice: ti do un fondo da 3 milioni. No! Questa diventa una misura importante del Governo, sottoscritta da quanti Ministri? Mezzo Governo ha sottoscritto questo disegno di legge. Siamo veramente al senso del ridicolo, se non fosse che sono settori vitali della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questo nuovo articolo in realtà era un mio emendamento, che fu bocciato in Commissione. Ha ragione, collega Boschi. Era un mio emendamento, che è stato bocciato in Commissione, e dopo un paio di ore il relatore ha portato un emendamento praticamente similare all'ultimo momento. E va bene, colleghi, va bene, non me la prendo. Certo, 3 milioni non sono tantissimi per fare questa sostituzione dei motori, perché qui si sta parlando di dare un incentivo al settore per quello che si chiama retrofit nautico. Il retrofit nautico è stato introdotto, in realtà, dal MoVimento 5 Stelle nella scorsa legislatura. Purtroppo, il fondo che era stato portato avanti è scaduto per mancanza di decreti attuativi, perché poi è caduto il Governo, ma è una battaglia che portiamo avanti da tantissimo tempo, come sapete bene, sia dal punto di vista nautico, sia dell'automotive elettrico. In realtà, viene quasi da ridere a pensare che, in realtà, è questa maggioranza ad aver portato questo nuovo articolo al provvedimento, quando, lì fuori, appena si vede la stampa, si parla sempre contro l'elettrico e poi si portano avanti questi emendamenti. Non fa niente se il mio non è stato approvato e poi avete portato il vostro, l'importante è che si faccia. Però, io chiedo a questo Governo e a tutta questa maggioranza un po' di coerenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non potete continuare a dire agli italiani che siete contro l'elettrico e poi portate queste proposte emendative, prendendole al MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sull'emendamento 14.1 Pavanelli c'è un invito al ritiro o parere contrario. Sull'emendamento 14.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 14.1 Pavanelli. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Si tratta di un emendamento soppressivo a quest'articolo aggiuntivo, che è stato portato dai relatori in extremis. Sempre parlando di settore nautico, con questo emendamento - che ha ben quasi tre pagine di spiegazione, per dire che anche la relazione tecnica non è esattamente semplice - si va a legittimare il possesso di un natante non verificabile. Questo significa che questo natante è stato pagato in contanti, perché, se non è verificabile il possesso, evidentemente è stato acquistato in contanti. Ma la questione è che, invece, di introdurre - come accade per le automobili, quando si va ad acquistare un'automobile usata e si fa un passaggio di proprietà - la proprietà e poi fare un passaggio di proprietà anche di questi mezzi, si fa un'autodichiarazione. Pertanto, se io oggi ho un natante e non posso dimostrare che è mio, con una semplice autodichiarazione - circa 23 euro, se non ricordo male, di diritti di marca da bollo - posso dichiarare che il mezzo è mio. Quando si parla di natanti, è vero che si parla di piccoli mezzi e non di yacht o di mezzi di navigazione grandi, ma mi sembra veramente anomalo che, per andare incontro a delle leggi di altri Paesi dove viene richiesto che ci sia un documento di possesso sull'imbarcazione, non si vada a pensare semplicemente a un documento di possesso, come accade per le automobili, e invece si preferisca una semplice autodichiarazione. Questo, tra l'altro, scusatemi, in balia di qualsiasi possibile iter di legalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pertanto io potrei, domani, andare a rubare un natante, autocertificare che è mio e nessuno potrà mai dire il contrario, perché non c'è un documento di proprietà. Nessuno potrà venire a dire che l'ho rubato e nessuno potrà dire che io sto navigando in acque territoriali italiane o estere in maniera illegale. Allora ditemi voi se vi sembra normale, quando questa maggioranza dice di andare a correre dietro a chi fa traffico di persone umane o traffico di droga, con un mezzo di cui, magari, in Italia, ha autodichiarato il possesso e può dire che è suo oppure che non lo è, perché ovviamente non c'è alcun modo per verificarlo in maniera corretta. Io trovo questo nuovo articolato veramente pericoloso e chiedo al Governo di rivedere questo emendamento portato in Commissione dal relatore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà, per 1 minuto.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Solo per sottoscrivere e proprio per ribadire la necessità di accantonare questo emendamento o di cambiare idea, perché effettivamente le problematiche che ha rilevato la mia collega Emma Pavanelli in maniera molto chiara, sono reali e non capiamo veramente l'urgenza di questo emendamento. È molto, molto pericoloso, quindi vi chiediamo veramente di cambiare idea su questo tema.

PRESIDENTE. Il presidente Gusmeroli ci ha ascoltato. Conferma il parere contrario?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Confermo.

PRESIDENTE. Quindi, la risposta sulla proposta di accantonamento è negativa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, o parere contrario, sugli emendamenti 15.1 e 15.2 Pavanelli.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Faccio presente che gli emendamenti 15.3 e 15.4 Barzotti sono stati dichiarati inammissibili. Intanto saluto il Consiglio comunale dei ragazzi e i rappresentanti degli istituti superiori di Villafranca, in provincia di Verona, che assistono ai nostri lavori dalle tribune e li ringrazio per questo (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Ricordo che gli emendamenti 15.3 e 15.4 Barzotti sono inammissibili.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Grazie Presidente. Sugli emendamenti 16.1 Peluffo, 16.2 L'Abbate, 16.3 Evi e 16.4 Sergio Costa la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.2 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.3 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.4 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale sono stati presentati solo articoli aggiuntivi.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

Onorevole Gusmeroli, qual è il parere sugli articoli aggiuntivi?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli articoli aggiuntivi 17.01 Vaccari e 17.02 Gadda.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo 17.01 Vaccari.

Ha chiesto di parlare il deputato Vaccari. Ne ha facoltà.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Prendo la parola per svolgere la dichiarazione di voto un po' sorpreso dal parere che il Governo ha espresso su questa proposta emendativa, perché leggo che l'ordine del giorno n. 9/1341/13 del collega Pierro è esattamente la trasposizione di questa proposta emendativa e immagino che a quell'ordine del giorno sarà dato parere favorevole.

L'ordine del giorno e la nostra proposta emendativa trattano di un tema che riguarda in particolar modo la disciplina della produzione del commercio della birra, uno dei settori di eccellenza, con tanti marchi affermati a livello internazionale, che coinvolge una filiera di 850 aziende, che occupa quasi 120.000 persone, con un fatturato di 9,4 miliardi, nel rapporto dello 0,53 per cento del PIL. Quindi, è un settore importante e decisivo anche per l'affermazione del made in Italy cui questo decreto si rivolge e per il quale, fra l'altro, abbiamo presentato una proposta emendativa che non ha costi per lo Stato e nasce dalla necessità, in particolar modo, di modificare la normativa vigente, semplificandola e ammodernandola in alcuni dettagli tecnici per consentire di produrre birra a tasso alcolico e grado Plato inferiore, permettendo di andare incontro anche all'evoluzione del mercato dei nuovi consumi, soprattutto nell'ambito giovanile, che premia le birre leggere e senza alcol, contrastando la forte aggressività di un mercato estero sul fronte dell'import, che rischia di andare oltre il 30 per cento del consumo italiano.

Questa proposta emendativa, fra l'altro, se accolta, dalle stime che la categoria Assobirra ha fatto, permetterebbe di incrementare la produzione italiana, nel triennio 2024-2026, di 600.000 ettolitri, creando un valore condiviso aggiunto, pari a circa 315 milioni lungo tutta la filiera, quindi anche la filiera agricola di produzione, di cui 79 milioni di salari lordi l'anno e 142 milioni di contribuzione fiscale aggiuntiva. Quindi, davvero non capiamo perché ci sia stata questa contrarietà, salvo poi scoprire che, invece, nel merito la questione si risolverà con un ordine del giorno generico che tutto fa tranne che dare risposte concrete a un settore che può, assieme a tutti gli altri, dare un contributo importante per l'affermazione del made in Italy nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 17.01 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 17.02 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. La Commissione esprime invito al ritiro o parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 18.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 18.3 Manzi, 18.4 Caso, 18.5 Manzi, 18.11 Manzi, 18.18 Caso, 18.19 Boschi, 18.21 Grippo, 18.22 e 18.23 Caso, 18.25 Piccolotti, 18.26 Boschi e 18.27 Caso sono inammissibili. Poi, ci sarà l'articolo aggiuntivo.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.1 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per fare un riepilogo e portare a conoscenza dei colleghi che non fanno parte della Commissione competente, che non si occupano abitualmente di scuola, l'iter, la genesi di una norma, in realtà, fondata essenzialmente sulla propaganda, su una propaganda fatta in campagna elettorale, ribadita in un palcoscenico come il Vinitaly e messa a terra in questo provvedimento, una propaganda che, di fatto, va a intervenire sul sistema scolastico, per l'ennesima volta, senza ascoltare la scuola, senza tenere conto dei percorsi che già ci sono all'interno del settore scolastico, riguardo proprio al made in Italy. Penso ai percorsi relativi all'istruzione tecnica, penso, soprattutto, all'indirizzo delle relazioni internazionali per il marketing, ai percorsi che già ci sono all'interno degli istituti professionali.

Sembra quasi che, nonostante, a ogni piè sospinto, il Ministro Valditara ci ricordi l'importanza dell'istruzione tecnica, il made in Italy abbia bisogno, per forza di cose, per avere una sua dignità, di un liceo e, quindi, che l'istruzione tecnica non sia necessaria e non sia, in realtà, sufficiente per favorire i percorsi che sono già in essere. È paradossale ciò che è avvenuto rispetto al percorso del liceo economico e sociale, perché, qui, davvero, in questi mesi, rispetto alla norma adottata dal Governo e dal Consiglio dei ministri, abbiamo assistito alle pressioni praticamente di quasi tutta la rete dell'istruzione, la rete dei licei, dell'indirizzo economico e sociale del liceo, della Conferenza Stato-regioni, addirittura, che aveva chiesto di eliminare il comma 4 dell'ex articolo 13, oggi articolo 19.

Quello che noi evidenziamo, poi, è questo cambio di passo - parziale, per la verità - che il Governo ha prodotto nel suo passaggio in Commissione, proprio perché non c'è più l'abrogazione del liceo economico sociale, ma resta a invarianza finanziaria, perché ovviamente quando si fanno grandi riforme il Governo, come in questo caso, fa un po' le nozze con i fichi secchi, mi si consenta l'espressione gergale, ovvero, non si riesce mai a mettere a terra una riforma con le risorse e gli strumenti che sarebbero necessari, come in questo caso.

Con i nostri emendamenti abbiamo voluto ribadire, da un lato, l'importanza dei percorsi tecnici già in essere e che forse si sarebbero dovuti rafforzare e potenziare, anziché andare a creare un ulteriore indirizzo liceale, come se, appunto, come ricordavo poco fa, l'istruzione tecnica non avesse importanza e dignità, nel nostro sistema. Questo proprio perché l'ossessione che anima tutti gli interventi in materia di scuola da parte di questo Governo è verso la professionalizzazione, come se i percorsi scolastici non fossero necessari per far acquisire agli studenti una formazione, una crescita del proprio profilo personale, delle proprie competenze, in questo caso, ma fossero necessari solo ed esclusivamente per professionalizzarli verso l'ingresso nel mondo del lavoro. Questa è una grave mancanza, colleghi, ed è un fil rouge che, in qualche modo, si riscontra in tutti i provvedimenti del Governo.

Noi non siamo soddisfatti di quello che è il risultato che questo articolo 19 porta con sé; evidenziamo, tra l'altro, che il voler prevedere l'ingresso di questo nuovo ulteriore percorso liceale, andando a cambiare completamente e a penalizzare percorsi significativi e virtuosi, come l'indirizzo del liceo economico e sociale, in questi anni, ha saputo dimostrare, in realtà, non fa un favore alla scuola, non lo fa in alcun modo, proprio perché si tende sempre a non comprendere la complessità del mondo scolastico e, soprattutto, come ricordava la collega Gribaudo rispetto a un altro emendamento, ancora una volta di più si evidenzia la poca sostanza, la tanta propaganda e, in realtà, la poca e inadeguata sostanza degli interventi che il Governo, in materia di scuola, pone in essere adesso e continuerà a porre in essere nei provvedimenti che, in questo momento, si stanno esaminando, anche al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere la sottoscrizione dell'emendamento della collega e anche per una veloce dichiarazione di voto. Su questa questione del liceo del made in Italy, così come su tante altre cose, questo Governo ha rischiato di creare caos e scompiglio. Come ricordava la collega, pur di mettere un'ennesima bandierina, pur di portare avanti questo fantoccio ideologico, utile a una narrazione sovranista e nazionalista dell'azione di Governo, si stava rischiando di chiudere, si metteva a rischio il liceo economico e sociale, che è uno tra gli indirizzi più seguiti.

Tuttavia, vorrei anche sottolineare come, secondo noi, si tratti di una mossa - lo dicevo in precedenza - alquanto inutile, non necessaria, per il nostro Paese, qualcosa per poter dire, per l'ennesima volta: stiamo facendo anche questo. Poi, poco importa se serve poco o nulla al nostro Paese. Infatti, non so quanti di voi hanno, ad esempio, sfogliato un po' la rassegna stampa di oggi e colto i risultati dell'indagine promossa dall'OCSE e dei dati che ne sono venuti fuori, sulla scuola, pubblicata da Invalsi. Ebbene, la nostra scuola si conferma mediocre, siamo dietro ai principali Paesi europei e asiatici, soprattutto negli apprendimenti di matematica e scienze. Questo lo sappiamo, ce lo stiamo dicendo da tempo e una soluzione, pure, lasciatemelo dire, poco seria, su cui abbiamo dato anche l'ok, è stata quella della famosa settimana STEM, come se potesse risolvere i problemi. Tuttavia, come se non bastasse la matematica - che poi è stata il focus dei dati pubblicati dallo studio e dei risultati ottenuti, era l'elemento che distingueva lo studio per quest'anno -, viene fuori un'altra narrazione, che è un divario di genere ancora forte. Innanzitutto, in generale, gli italiani hanno perso altri 15 punti rispetto agli altri Paesi e, lo ricordo, essi equivalgono quasi a un anno di scuola, e qui parliamo della matematica. Ma molto elevata, come se non bastasse - parlo del 30 per cento -, è la percentuale di studenti e studentesse che non raggiunge la soglia delle competenze minime. Mentre, quindi, abbiamo questa situazione dove, lo ripeto, parliamo di soglie minime di competenza, qui si gioca un po' con la questione del liceo del made in Italy. Ovviamente, non siamo gli unici in Europa che hanno subito danni dal COVID, però, ci stiamo un po' distinguendo in questo.

Secondo noi, semplicemente, questo Governo va in una direzione sbagliata, che tenta, ancora una volta, di confondere e di fare confusione tra quella che è, e deve essere, l'istruzione e quella che, invece, è la formazione al lavoro. Lo ricordiamo sempre, lo abbiamo sempre ricordato, l'obiettivo della scuola è creare i cittadini del futuro, che sapranno giocarsela, poi, eventualmente, nel mondo del lavoro, grazie a competenze acquisite trasversali, anche in determinati indirizzi, ma non estremamente professionalizzati, perché rischiamo di creare lavoratori che, magari, nell'ottica di questo Governo, visto che non esiste un salario minimo, saranno sfruttati. Quindi, creiamo questi lavoratori anche un po' ignorantelli, così, magari, non si lamenteranno neanche delle pessime condizioni di lavoro che troveranno nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANTONIO CASO (M5S). Mi avvio alla conclusione, Presidente. Quindi, noi avevamo provato a dare un altro indirizzo e a non buttare proprio totalmente l'idea di questo Governo di investire anche nel cosiddetto made in Italy, spingendo, però, quella che è la formazione negli ITS Academy e non certo a livello scolastico.

È stato ritenuto inammissibile l'emendamento, quindi, se la collega Manzi lo permette sottoscriverei volentieri questo, che comunque va a incidere sulla questione del liceo del made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà, per un minuto.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale, perché un minuto è sufficiente per dire che questa proposta di liceo del made in Italy tutto sembra meno che finalizzata a istituire un liceo del made in Italy. Sembra solo propaganda. E lo dimostrano due fatti. Il primo è che non ci viene messo un euro e il secondo è che gli istituti tecnici professionali per il made in Italy esistono già, esistono già scuole superiori, istituti di secondo grado con questo tipo di specializzazione. Non è stato inventato nulla, anzi il rischio - per il fatto che non c'è alcuna copertura per questo nuovo liceo - è quello di drenare risorse dagli istituti scolastici già esistenti, provocando in questo modo un danno all'offerta scolastica nel nostro Paese.

Ora mi chiedo, e concludo, Presidente: se è così importante la proposta dell'istituzione di un liceo del made in Italy, se è stata utilizzata dal Presidente del Consiglio dei ministri in molte occasioni nelle quali lo ha comunicato pubblicamente, perché non ci scommettete e non ci mettete neanche un euro per finanziarla? Questa è una domanda destinata a rimanere senza risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.1 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Sospendo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà al termine dell'informativa urgente del Governo sulle iniziative del Ministero della Difesa in merito alla crisi in Medio Oriente.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Interno, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, la Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità e il Ministro della Difesa.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza volte a contrastare il rischio di attentati e infiltrazioni terroristiche di matrice islamica – n. 3-00840)

PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00840 (Vedi l'allegato A).

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Piantedosi, in tutta Europa c'è una concreta e grave preoccupazione rispetto ad attentati terroristici di matrice islamica, in particolare dopo l'inizio del conflitto in Medio Oriente. Ricordo solo gli ultimi: ottobre 2023, a Bruxelles, l'uccisione di due tifosi svedesi ad opera di un tunisino arrivato in Italia nel 2011 con un barcone di migranti nel porto di Lampedusa; tra il 18 e 19 novembre il feroce attacco nel borgo di Crépol; l'omicidio dell'insegnante di Arras il 13 ottobre; e lo scorso 2 dicembre il giovane turista tedesco-filippino ucciso poco distante dalla Tour Eiffel a colpi di martello da un ventiseienne francese, di origine iraniana, al grido di Allah Akbar.

L'Italia non fa eccezione. La presenza di infiltrazioni di terroristi di matrice islamica è concreta. Per questo, Ministro, siamo a chiederle quali iniziative intenda adottare avverso il rischio di infiltrazioni e attentati di matrice islamica in Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. La situazione determinata dal difficile contesto internazionale è tale da richiedere un elevatissimo livello di attenzione, in quanto la minaccia terroristica, come ho già avuto modo di dire in più occasioni, si presenta spesso in maniera impalpabile, fluida e non sempre definibile. Ho pertanto immediatamente disposto un rafforzamento di tutti i dispositivi di osservazione e controllo riferiti agli obiettivi sensibili presenti sul territorio nazionale e nella seduta del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 10 ottobre scorso, convocato d'urgenza, alla quale ha partecipato anche il comparto dell'intelligence, sono stati approfonditi le possibili minacce e gli strumenti di prevenzione e contrasto.

Ulteriori riunioni del Comitato nazionale sono state dedicate all'aggiornamento costante della situazione e hanno consentito una ricognizione degli obiettivi sensibili in Italia, che sono stati quantificati in oltre 28.000, 205 dei quali riconducibili ad Israele, in prevalenza sedi diplomatiche o centri religiosi. La minaccia terroristica è approfondita anche nell'ambito delle riunioni settimanali del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, che costituisce il punto di raccordo e coordinamento delle migliori conoscenze investigative e di intelligence in materia, anche in un quadro di forte collaborazione operativa con gli apparati antiterrorismo dei Paesi europei ed extraeuropei.

Una rinnovata e più elevata attenzione è rivolta anche ai possibili profili di rischi di infiltrazione terroristica nei flussi migratori e sono state pertanto potenziate le attività interforze per i controlli delle frontiere marittime nelle principali aree di sbarco e negli hotspot nazionali, nonché delle frontiere terrestri, anche grazie al ripristino temporaneo dei controlli degli ingressi dalla Slovenia. Una conferma dell'impegno delle Forze dell'ordine è rappresentata dai risultati conseguiti dall'attività di contrasto che, dal gennaio 2023, ha portato all'arresto di 14 soggetti che si erano radicalizzati e che in taluni casi avevano significativi contatti con organizzazioni terroristiche riferibili soprattutto all'autoproclamato Stato Islamico.

L'attività di contrasto ha anche consentito di eseguire provvedimenti finalizzati all'allontanamento di soggetti pericolosi dal territorio nazionale. Nel 2023 sono stati eseguiti complessivamente 67 provvedimenti, 17 dei quali dal 7 ottobre scorso.

Alla risposta operativa abbiamo affiancato, nel disegno di legge in materia di sicurezza pubblica approvato dal Consiglio dei ministri il 16 novembre scorso, ulteriori strumenti normativi di prevenzione del terrorismo.

Sono state, in particolare, introdotte due nuove fattispecie penali per incriminare la condotta di chi coscientemente si procura o detiene materiale avente contenuti idonei a commettere o preparare atti violenti con finalità di terrorismo e di chi pone in essere comportamenti consistenti nel distribuire, divulgare, diffondere o pubblicizzare, con qualsiasi mezzo, materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso delle materie o sostanze esplodenti al fine di commettere gravissimi delitti contro l'incolumità pubblica.

PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di replicare.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Piantedosi, la ringrazio per la risposta precisa, puntuale e molto articolata che rassicura me, ma sicuramente dà rassicurazione ai cittadini italiani che ci stanno ascoltando. Bene, quindi, il rafforzamento del controllo sugli obiettivi sensibili; bene il lavoro, in sinergia con il comparto intelligence, per approfondire, quindi, le possibili minacce e attuare strumenti di prevenzione e contrasto; e ottimo il lavoro, in collaborazione operativa con gli apparati antiterroristici dei Paesi europei ed extraeuropei. E ancora grazie per la sua rassicurazione rispetto ai controlli che sta attuando sulle infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori, perché, come ho ricordato anche nella mia interrogazione, alcuni terroristi che hanno colpito in Europa sono sbarcati sulle nostre coste o hanno attraversato i nostri confini.

Ringrazio ancora lei ma, attraverso lei, tutti gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine e delle polizie locali per l'attività di presidio del territorio e per gli ottimi risultati da lei elencati rispetto agli arresti e agli allontanamenti di soggetti pericolosi con contatti con organizzazioni terroristiche riferibili soprattutto all'autoproclamato Stato islamico.

Concludo, Presidente, ringraziando - mi consenta - gli uomini della Polizia di Stato di Brescia, che solo lo scorso 4 dicembre hanno fermato due uomini, un cittadino pachistano e un naturalizzato italiano di origine pachistana, accusati di diffondere contenuti jihadisti riconducibili alle organizzazioni terroristiche Jihad islamico palestinese e Stato islamico. Quindi, Presidente, io ringrazio ancora il Ministro Piantedosi, perché lei dimostra che lo Stato c'è e le azioni che lei ha messo in campo lo confermano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Chiarimenti in ordine all'opportunità di destinare risorse finanziarie per la realizzazione all'estero di strutture per migranti richiedenti asilo, nell'ambito del recente Protocollo tra Italia e Albania - n. 3-00841)

PRESIDENTE. L'onorevole Alfonso Colucci ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-00841 (Vedi l'allegato A).

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Ministro, con questa interrogazione le chiediamo se lei, Ministro dell'Interno, non consideri esorbitanti i costi del protocollo tra Italia e Albania sui migranti e se non ritenga più utile destinare quelle ingenti risorse alla tutela e alla garanzia della sicurezza dei cittadini e alle esigenze delle Forze di Polizia, per coprire i buchi negli organici delle Forze dell'ordine, o al sostegno delle fasce deboli della popolazione, che oggi versano in stato di grave difficoltà. In sostanza, signor Ministro, la domanda è: perché buttate a mare oltre 300 milioni di euro degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Rassicuro l'onorevole interrogante che il Governo, sin dal suo insediamento, ha dedicato la massima attenzione nei confronti delle esigenze delle Forze di Polizia e a ogni possibile potenziamento del sistema della sicurezza pubblica. Ricordo, infatti, che, grazie al Fondo per le assunzioni, previsto nella legge di bilancio dello scorso anno, e agli stanziamenti assicurati ancora per gli anni a venire - dai 90 milioni per il primo anno si arriva progressivamente a 125 milioni a partire dal 2033 - stiamo attuando un'inversione di tendenza storica rispetto ai tagli operati nel passato (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Il nostro obiettivo primario è, infatti, quello di aumentare la presenza delle Forze dell'ordine nelle nostre città e ringiovanire gli organici. Solo quest'anno ci sono state più di 15.000 assunzioni, di cui 3.500 oltre il turnover.

Con il disegno di legge di bilancio abbiamo stanziato circa un miliardo per il rinnovo del contratto di comparto e ulteriori risorse sono state destinate al rafforzamento e all'ammodernamento di mezzi e strutture, da 20 milioni per il 2024, 40 per il 2025, 50 per il 2026, 60 per gli anni 2027 e 2028 e 120 milioni per il triennio 2029-2031. Anche con il decreto-legge n. 133 di quest'anno, appena convertito in legge, abbiamo previsto stanziamenti per i compensi per il lavoro straordinario e per interventi sempre di potenziamento delle dotazioni strumentali e infrastrutturali. Altre importanti risorse - 100 milioni di euro - sono state dedicate dal Governo per la valorizzazione della specificità del personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico. È un impegno assunto nel Consiglio dei ministri del 16 novembre scorso, dopo l'incontro, atteso da anni, che il Presidente Meloni ha avuto, lo stesso giorno, con le organizzazioni sindacali del comparto sicurezza e difesa, le quali hanno manifestato apprezzamento e soddisfazione per gli interventi, l'attenzione e il dialogo confermati dal Governo.

Essere vicini alle Forze di Polizia non può in alcun modo essere posto in alternativa o addirittura in contrapposizione con il protocollo con l'Albania, che ha l'obiettivo di sostenere il nostro sistema di gestione dei flussi migratori con la realizzazione di strutture dedicate all'accertamento dei requisiti per l'ingresso sul territorio nazionale e, in caso negativo, alle conseguenti procedure di rimpatrio.

Questo obiettivo è perfettamente in linea con le esigenze di rafforzamento del sistema sicurezza sul territorio nazionale legate al controllo dei flussi migratori e la stessa Unione europea guarda a tale progetto con interesse.

Quanto ai costi per l'attuazione del protocollo, assicuro che lo stanziamento necessario è di certo inferiore a quanto emerso sugli organi di stampa e che la sua puntualizzazione è in corso a livello delle strutture ministeriali competenti. Si tratta, in ogni caso, di risorse che rappresentano un investimento sul piano della gestione dei flussi migratori, da valutare anche in relazione alle possibili compensazioni rispetto ai rilevanti e indiscutibili costi che gravano sul sistema nazionale di accoglienza a causa dei massicci arrivi dei migranti nel nostro Paese. Aggiungo che il progetto Albania e il piano straordinario di potenziamento delle strutture dedicate alla gestione dei migranti, in particolare dei CPR, sono parte di una medesima azione di gestione e deterrenza dei flussi irregolari messa in campo…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, per favore, Ministro.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. …dal Governo italiano e che anticipa la riforma della politica migratoria europea prevista dal nuovo patto su migrazione e asilo. A seguito del lancio del piano di azione in 10 punti da parte della Commissione europea per la gestione del fenomeno migratorio, sono state avviate interlocuzioni con l'Unione europea al fine di ottenere un sostegno finanziario per l'espansione della rete dei CPR, sul quale è stata già registrata una significativa disponibilità, e confidiamo anche in un decisivo passo in avanti da parte dell'Unione europea in sede di revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale dell'Unione 2021-2027.

PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di replicare.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Ministro, no, non siamo soddisfatti della sua risposta. Proprio oggi la Presidente Meloni nel corso di un'intervista si chiedeva perché non siamo d'accordo con questo protocollo con l'Albania. Signor Ministro, noi non ne facciamo una questione ideologica. Se quest'accordo producesse un qualche vantaggio per l'Italia, noi l'avremmo sostenuto. Il punto è, signor Ministro, che quest'accordo con l'Albania non produrrà alcun vantaggio all'Italia. Riguarderà solo 720 migranti al mese, sempre che riusciate a realizzare il turnover, a fronte, però, di costi enormi. Parliamo di centinaia e centinaia di milioni per la costruzione e la gestione di questi centri in Albania, oltre ad altri costi annessi e connessi. Una spesa già altissima oggi, che certo è destinata a salire. Il Rapporto Svimez 2023 presentato ieri ci dice che in Italia ben il 9,3 per cento delle famiglie di lavoratori versa in condizioni di povertà assoluta e ciò di certo è causato dalle politiche fallimentari, sia economiche sia sociali, del Governo Meloni. È inaccettabile, signor Ministro, che le ingenti risorse che sperperate in Albania non vadano, piuttosto, a chi è più in difficoltà, come in difficoltà sono proprio quelle famiglie.

Allora, visto che non ci sarà alcun vantaggio per l'Italia da questo protocollo e, quindi, vista la sua natura esclusivamente propagandistica, la verità vera, signor Ministro, è che queste enormi spese vi servono solo per finanziare l'ennesimo spot pubblicitario della Meloni in vista delle elezioni europee (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mettendo, tuttavia, il relativo costo a carico dei cittadini italiani…

PRESIDENTE. Concluda.

ALFONSO COLUCCI (M5S). …e questo - mi consenta, signor Ministro - non può che definirsi disonorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza volte al ripristino di condizioni di legalità in relazione ad un immobile occupato abusivamente da pluripregiudicati sito a Napoli - n. 3-00842)

PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00842 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Questa vicenda è emblematica della situazione che vive non solo la città di Napoli ma l'intero Paese che si trova davanti alle occupazioni abusive da parte del mondo della criminalità.

Questa vicenda è ancora più emblematica perché un pezzo di un palazzo, una canonica del Cinquecento, da oltre 20 anni è occupato abusivamente da una famiglia nota alle Forze dell'ordine per usura - hanno un'attività lì vicino; si tratta della famiglia Macor -, di parcheggio abusivo e uno di loro si è fatto 20 anni di galera per estorsione e per altri reati anche legati all'associazione.

Ebbene, io traggo spunto dalla trasmissione di Report, che ha fatto ben due puntate per chiedere allo Stato di intervenire e che cosa è successo? Niente. Io ho presentato un anno fa un'interrogazione, e che cosa è successo? Niente. Si sta ancora discutendo. Mentre Roma discute, Sagunto brucia. Mentre si discute su chi deve intervenire, la camorra si tiene il palazzo. È questo è il motivo della mia interrogazione al Ministro.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Il Governo è fortemente impegnato nell'azione di prevenzione e contrasto degli immobili occupati abusivamente e delle connesse odiose pratiche del racket che, oltre a calpestare i diritti dei cittadini socialmente fragili, costituiscono anche occasione per i sodalizi criminali per imporsi sul territorio ed è qui il forte impulso che ho inteso dare all'attività volta all'esecuzione coattiva degli sgomberi sul modello di sinergie interistituzionali realizzati in occasione di importanti operazioni, proprio come quella avvenuta a Napoli, in edificio di Pizzofalcone, abusivamente occupato anche da soggetti legati alla criminalità organizzata.

Sul tema delle occupazioni abusive ho diramato specifiche direttive ai prefetti al fine di promuovere interventi di ripristino della legalità e senza mai perdere di vista le esigenze primarie dei soggetti più vulnerabili. A partire dall'ottobre del 2022 ad oggi, sono state eseguite nelle città metropolitane 105 interventi di sgombero di occupazioni abusive di immobili di particolare rilievo ed è un risultato che si affianca alla parallela azione di prevenzione delle Forze di Polizia, che sta evitando nuove occupazioni abusive di immobili della stessa tipologia, e all'introduzione, nel disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, approvato dal Consiglio dei ministri del 16 novembre scorso, del reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui; una fattispecie che, grazie all'intervento immediato della polizia giudiziaria, consentirà di tutelare in modo più efficace i legittimi proprietari.

Venendo alla questione relativa ai locali della canonica dell'Opera Pia Chiesa di San Biagio ai Taffettanari di Napoli, dalle notizie acquisite in merito dalla Prefettura partenopea sono tuttora in corso approfondimenti volti a chiarire aspetti riguardanti la proprietà dell'immobile, la natura giuridica dello stesso e, conseguentemente, ogni forma di intervento rispetto alle situazioni evidenziate dall'onorevole interrogante. In particolare, i locali della canonica non risultano più di proprietà della Curia Arcivescovile di Napoli, bensì della predetta Opera Pia, attualmente priva di amministratore. Per una completa ricostruzione della titolarità del bene immobile, la Prefettura ha ritenuto di formulare una richiesta di parere all'Avvocatura distrettuale dello Stato di Napoli all'esito della quale potrà essere ricostruito il pertinente quadro giuridico di riferimento. In ogni caso, la prefettura sta valutando la praticabilità di ogni possibile percorso per ripristinare al più presto le condizioni di legalità in relazione a quanto segnalato dall'onorevole interrogante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di replicare.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Signor Ministro, io non metto assolutamente in discussione il suo impegno e, al di là delle appartenenze politiche, io credo che i beni comuni vadano difesi. Però, si renderà conto pure lei dalla risposta che mi ha dato che stanno ancora decidendo di chi sia l'immobile. Eppure, nella puntata di Report - e io ho avuto conferma da parte della Curia - quelle abitazioni avevano prima degli affittuari che sono stati cacciati con la forza, quello sì. Quando interviene la criminalità, quelli che c'erano prima sono stati cacciati via al punto tale che nel 2012 - nel 2012 - Italia Nostra fece già una nota e ci fu addirittura un'altra nota della sovrintendenza.

La domanda che ci dobbiamo porre è: quanto tempo ci vuole per decidere di chi è un bene pubblico e chi deve intervenire? Io penso che certe volte fare 30.000 leggi e poi non applicarne nessuna o renderne impossibile l'applicabilità sia altrettanto colpevole che avere buona fede, ma non applicarla. In questo caso noi dobbiamo liberare l'immobile da una famiglia di criminali che non paga, o meglio, all'inizio ha pagato al parroco, al responsabile, solo che poi dalle notizie che mi arrivano dalla Curia, la Curia stessa ha disconosciuto quei pagamenti. La domanda è: a che titolo prendeva quei soldi e perché non li ha restituiti? E perché non c'è un intervento nei confronti di una persona che, anche se è un prete, si è messo a prendere soldi da criminali noti che, tra l'altro, si sono fatti pure un solarium sul tetto di una chiesa del Cinquecento e, se non fosse stato per Report, ne avremmo saputo poco o niente.

Io riconosco l'intervento su Pizzofalcone. Tra l'altro, tutto è nato da una mia denuncia, motivo per cui mi sono esposto col parroco del territorio, però c'è un tema che rimane inevaso.

Ministro, io la invito con molta determinazione: si faccia carico direttamente di spingere tutta la burocrazia, che attorno a questa situazione tende a non avere responsabilità - una deresponsabilizzazione collettiva per cui una carta viene rimpallata da una parte all'altra – affinché si intervenga per ridare al territorio, ai cittadini e allo Stato un bene del Cinquecento, togliendolo a una famiglia di criminali che lo tiene abusivamente sotto scacco.

(Iniziative, anche in sede europea e internazionale, per il contrasto dell'immigrazione irregolare e della tratta di esseri umani – n. 3-00843)

PRESIDENTE. La deputata Polo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00843 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.

BARBARA POLO (FDI). Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, oggi è stato approvato dal Consiglio dei ministri il disegno di legge di ratifica del Protocollo d'intesa tra Italia e Albania sulla gestione dei migranti, siglato lo scorso 6 novembre tra il Presidente del Consiglio italiano e il Premier albanese Edi Rama. Il Protocollo d'intesa prevede che all'Italia sarà concesso l'utilizzo del porto di Shengjin sulla costa a nord di Durazzo e dell'area di Gjader, tra le città di Lezha e Scutari, per realizzare a proprie spese due strutture d'ingresso e accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare e per rispettare celermente le procedure di trattazione delle domande di asilo o eventuali rimpatri.

Questo Accordo, come anche quello sottoscritto tra Unione europea e Tunisia, sono il frutto di un nuovo approccio all'emergenza migratoria, basato sulla consapevolezza che occorre affrontare la dimensione esterna delle migrazioni e la protezione delle frontiere anche in collaborazione con gli altri Stati e che l'Italia non può essere più lasciata sola nella gestione dei flussi.

Pertanto, signor Ministro, quali ulteriori iniziative anche in sede bilaterale, europea e internazionale, il Governo intende assumere al fine di contrastare l'immigrazione irregolare e la tratta degli esseri umani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Signor Presidente, il Protocollo sottoscritto tra Italia e Albania è uno strumento inedito e particolarmente innovativo, in linea con gli obiettivi del Governo in materia migratoria, tra i quali rimane, in primo luogo, quello di fermare le partenze, agendo grazie a una forte iniziativa internazionale ed europea sulle cause che alimentano i flussi, da realizzare con investimenti di ampio respiro a medio e lungo termine e a sostegno della crescita economica e sociale dei Paesi di partenza.

Un passo concreto in tale direzione è stato fatto con il decreto-legge n. 161 del 2023 che ha delineato la cornice di governance del Piano Mattei per l'Africa che prevede, tra l'altro, l'istituzione di una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, con il compito di coordinare i filoni di intervento che spaziano dalla formazione, alla salute, dalle risorse naturali, alla promozione degli investimenti.

Contestualmente, stiamo incrementando la cooperazione tecnica con i Paesi di origine e transito dei flussi per aumentare le loro capacità operative di contrasto dell'immigrazione illegale, sia via terra, che via mare.

Siamo, pertanto, fortemente impegnati anche sul fronte delle relazioni bilaterali con i Paesi di origine e transito dei flussi, tant'è che abbiamo intensificato il dialogo con la leadership tunisina facendoci interpreti, in tutte le sedi internazionali, delle necessità di un Paese che vuole collaborare nella lotta all'immigrazione illegale, pur essendo ostacolato da una crisi economica fortissima.

È di qualche giorno fa la riunione trilaterale svolta a Roma dal sottoscritto con i Ministri dell'Interno di Libia e Tunisia, nel corso della quale sono state poste le basi per l'avvio di un'azione condivisa in materia di rimpatri volontari assistiti da quei Paesi verso quelli di origine dei migranti, con l'ausilio delle più importanti organizzazioni umanitarie. Continueremo poi a seguire in Europa gli sviluppi dei negoziati in corso sul nuovo Patto migrazione e asilo, salvaguardando sempre l'interesse del nostro Paese in tutte le sedi.

Di questa complessiva riforma l'Italia è stata protagonista e artefice essenziale riuscendo ad ottenere che i testi adottati dal Consiglio tenessero conto delle richieste italiane e rappresentassero il miglior compromesso realisticamente possibile.

Credo che le politiche sviluppate dal Governo in tema di migrazioni stiano recuperando un grave deficit di programmazione e organizzazione accumulatosi negli anni, causato da politiche inefficaci sul versante del contrasto all'immigrazione irregolare. Restiamo convinti che si debba ricondurre il fenomeno migratorio a una cornice di legalità con regole certe, semplici e chiare, ragione per cui abbiamo favorito una migliore programmazione degli ingressi regolari con numeri di gran lunga superiori a quelli del passato e con modalità più rispondenti alle esigenze del nostro sistema produttivo.

PRESIDENTE. Il deputato Deidda ha facoltà di replicare.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, ma soprattutto grazie a tutto il Governo Meloni, al Ministro Tajani, al nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni; un grande grazie va anche al popolo albanese e al Governo albanese, perché è il primo Stato che, non aderendo all'Unione europea, ma volendo aderire con forza all'Unione europea, mostra un segno di amicizia verso l'Italia.

Su questo, purtroppo, l'opposizione, invece di ringraziare, insieme a noi, anche una coalizione che - bisogna dirlo - è di sinistra, considera l'Albania un Paese poco sicuro, un Paese dove fare, magari, indagini e denigrare, mettendo addirittura in dubbio l'onestà di quel Paese: infatti, si scopre che, per l'opposizione, lì c'è addirittura la mafia; quindi, è un Paese poco sicuro.

Ed ecco che, invece, bisogna ricordare che 200 milioni sono molti: peccato che l'opposizione non si sia mai lamentata o scandalizzata - altro che per i 200 milioni! - per i soldi spesi per quella finta accoglienza che c'è stata in Italia durante i Governi di sinistra. Infatti, grazie a Dio, grazie anche alle indagini della magistratura, stiamo tutti vedendo com'era l'accoglienza in Italia, con cooperative fantasma che sfruttavano i migranti per poi costruire hotel di lusso o, comunque, darsi alla bella vita.

Anche se non c'è un aspetto penale, c'è comunque un aspetto politico: l'accoglienza in Italia era inesistente, con fiumi di danaro sicuramente sprecati e con i migranti che venivano abbandonati a loro stessi, magari al soldo della criminalità. Quindi, finalmente, è cambiato l'approccio, perché in Albania ci sarà la giurisdizione italiana, ci sarà la legge italiana in piena collaborazione con lo Stato albanese.

E bisogna ricordare anche quello che è emerso dalle audizioni alla Camera dei deputati: il blocco navale si può attuare solo se c'è l'accordo degli Stati frontalieri e anche degli Stati africani e voi state andando nella direzione giusta. Questo è quanto emerso durante i lavori della Camera dei deputati. L'opposizione, che era al Governo, lo ha ignorato; noi invece stiamo facendo quello che la legge permette. Quindi, grazie al Governo Meloni; in un anno, non potevamo cambiare il verso di 10 anni di malgoverno della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Posizione del Governo italiano nei confronti dei Paesi membri dell'Unione europea e delle istituzioni europee in relazione alla convention di Identità e democrazia tenutasi recentemente a Firenze - n. 3-00844)

PRESIDENTE. La deputata De Monte ha facoltà di illustrare l'interrogazione Faraone ed altri n. 3-00844 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come detto dal Presidente, questo quesito riguarda, come noto, la convention che si è tenuta a Firenze lo scorso 2 dicembre, promossa dal Ministro Salvini, alla presenza di alcuni leader dei partiti della destra euroscettica, tra cui quelli di Bulgaria, Polonia, Estonia e Danimarca. Peraltro, anche il leader più votato nei Paesi Bassi ha manifestato delle opinioni molto contrarie all'Italia.

Il Ministro Salvini ha fatto anche delle affermazioni contro l'Europa dicendo che è un Golia da combattere. Noi pensiamo che, però, ci siano dei temi molto delicati da affrontare a livello europeo, tra cui il MES, il PNRR e anche il Patto di stabilità. Quindi, il quesito riguarda esattamente questo: come sono i rapporti tra il Governo e i Paesi partner a livello europeo e se lei non ritenga che queste affermazioni così critiche possano pregiudicare le relazioni costruite.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Voglio rassicurare gli onorevoli interroganti. Essi, infatti, si dichiarano preoccupati per le posizioni della Lega e il danno che, a loro dire, arrecherebbero all'Italia. Eppure il loro partito, nella scorsa legislatura, ha promosso la nascita di un Governo che includeva anche la Lega e a salutare la partecipazione del movimento politico guidato dall'onorevole Salvini fu proprio il leader di Italia Viva, che la definì “una svolta che nei partiti vecchia maniera sarebbe stato impossibile fare”. E la Lega aveva allora gli stessi alleati di oggi in Europa, compresa Alternative für Deutschland. Non mi sembra che questi alleati europei suscitassero negli interroganti le preoccupazioni che li turbano oggi. Del resto, al Governo con la Lega ci sono stati il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle, senza turbamenti di alcun tipo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Se non c'era ragione di preoccuparsi allora, non ce ne è evidentemente adesso.

Quanto ai contenuti della posizione del Governo, Unione Europea e Alleanza Atlantica continuano ad essere i riferimenti fondamentali dell'Italia. In Europa non solo vogliamo restarci, ma restarci da protagonisti, all'altezza del nostro ruolo di Paese fondatore e seconda manifattura del continente.

La voce dell'Italia è sempre più ascoltata a Bruxelles per la serietà delle scelte di politica estera ed economica. Stiamo dimostrando che è possibile contare di più e contribuire a cambiare le politiche europee. Abbiamo, ad esempio, rimesso al centro del dibattito la questione migratoria, tema cruciale non solo per il nostro interesse nazionale, ma per l'intera Europa, e lo stesso vale per il Mediterraneo.

Anche su molti dossier legislativi europei abbiamo raggiunto risultati importanti: dagli imballaggi, alle case e auto green, stiamo portando l'Europa su posizioni pragmatiche e non ideologiche, lontane dagli estremismi e più vicine ai bisogni dell'economia reale e dei cittadini. Vogliamo un'Europa che si occupi più dei grandi temi e meno dei dettagli burocratici, con istituzioni più efficienti e democratiche, e una governance economica che non sacrifichi la crescita in nome del rigore. Il nostro Governo è sempre stato coerente con questa impostazione. È naturale poi che, all'interno delle coalizioni di Governo, in tutti i Paesi vi siano sensibilità diverse, ma questo non ha alcun impatto sull'operato del nostro Esecutivo e sui negoziati in corso in Europa. Le coalizioni nazionali non si basano sulla comune appartenenza alla stessa famiglia europea e in Europa non devono necessariamente riprodursi gli schemi nazionali. Chi si augura una spaccatura nella nostra coalizione, resterà deluso. Il nostro Governo continuerà ad impegnarsi in Europa per difendere gli interessi di cittadini e imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di replicare.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Signor Ministro, io credo che lei finga di non comprendere qual è la questione posta. Non so se ha letto, oggi, una lettera che Salvini ha scritto al Corriere della Sera di suo pugno, quindi non c'è alcuna interpretazione da parte di nessuno, tanto meno la mia, di quello che ha scritto: “Davvero un pezzo di centrodestra europeo preferisce allearsi con i socialisti delle tasse e delle frontiere aperte in cambio di prebende e cedendo sulla linea politica? (…) il centrodestra deve coltivare l'unità in Europa come abbiamo fatto (e continueremo a fare) in Italia. Ce lo ha insegnato Berlusconi. Io non lo dimentico”. Le faccio la traduzione, Ministro Tajani, visto che lei, dall'intervento che ha fatto, non ha compreso il progetto di Salvini: voi siete quelli che avete tradito la memoria di Berlusconi e che, per qualche prebenda, vi vendete e cedete sulla linea politica, e giustamente vi richiama all'unità, in Italia come in Europa. Per cui, quello che lei ha detto, Ministro Tajani, e cioè che una cosa si può fare qua, in Italia, e un'altra cosa in Europa, da un europeista come lei io non me lo aspetto. Io credo che, quanto più noi portiamo avanti delle politiche in Europa che siano coerenti con le nostre idee - visto che l'Europa, per fortuna, conta di più e dovrà contare di più, se lei crede nell'Europa -, tanto più la coerenza di quello che fa il Governo nazionale dovrà essere assolutamente coltivata anche in ambito europeo. Salvini sbaglia - avete detto - ad andare dietro a certi personaggi, facendo riferimento ai suoi compagni in Europa. Tajani, non va dietro a certi personaggi, Salvini ha organizzato - ha organizzato! - a Firenze quell'incontro con quei personaggi che voi dite che devono essere distanti da voi. Salvini è un personaggio come quelli lì. E voi, continuando a dire che in Europa non abbiamo, comunque, alcuna ripercussione rispetto alle affermazioni di Salvini, mentite. Mentite sapendo di mentire, perché sapete benissimo che alcuni partner europei nei nostri confronti hanno diffidenza proprio per le affermazioni di Salvini, che è Vicepremier di questo Governo, suo collega!

(Misure a sostegno delle esportazioni delle imprese italiane, anche attraverso la valorizzazione dell'operato della rete diplomatica nella promozione e tutela del made in Italy – n. 3-00845)

PRESIDENTE. Il deputato Orsini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00845 (Vedi l'allegato A).

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro degli Affari esteri, la Conferenza nazionale sull'export, che si è tenuta ieri, ha acceso i riflettori su uno degli elementi trainanti della nostra economia: la capacità dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori di essere flessibili, di innovare e di vincere la sfida della qualità, non soltanto nei settori come il cibo e la moda, che il pubblico conosce meglio, ma anche nell'alta tecnologia, è un punto di forza che fa di noi il secondo Paese manifatturiero d'Europa, e ciò è possibile proprio perché siamo in grado di affermare i nostri prodotti sui mercati internazionali. Al tempo stesso, da sempre, le nostre imprese esportatrici devono fare i conti con alcuni svantaggi competitivi che il Governo è impegnato a ridurre, dalla carenza di infrastrutture, al peso della fiscalità, al costo del lavoro elevato. A queste difficoltà strutturali, negli ultimi anni, se ne sono aggiunte altre più contingenti, legate al contesto internazionale instabile.

Le chiediamo, quindi, signor Ministro, in questo quadro, di illustrare al Parlamento quali altre iniziative il Governo abbia in animo di realizzare per sostenere l'export italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, fin dall'inizio del mandato ho avviato un'intensa diplomazia della crescita per sostenere le nostre imprese sui mercati esteri, generare ricchezza e ridurre il debito pubblico.

L'export vale, oggi, circa il 40 per cento del PIL italiano e nei primi nove mesi di quest'anno ha raggiunto i 466 miliardi di euro, con un attivo di 26 miliardi. L'incremento è trainato dai mercati extra europei e dai settori più dinamici, dalla meccanica all'agroalimentare, dal farmaceutico al biochimico. L'Italia è protagonista delle catene globali del valore e la Conferenza nazionale dell'Export, che si è svolta ieri, è stata un'utile occasione di confronto tra partner pubblici e protagonisti del settore privato, ma sarà la prima di una serie. Il 5 dicembre, d'ora in avanti sarà la giornata dell'export, tema centrale nell'agenda del Governo.

Negli ultimi mesi ho guidato numerose missioni all'estero e promosso iniziative di partenariato economico. Ne voglio citare soltanto alcune: sono stato più volte negli Stati Uniti, il nostro primo mercato fuori dall'Unione europea, con 90 miliardi di euro di interscambio; a settembre, in Cina, ho sottolineato la volontà del Governo di rilanciare il partenariato strategico e favorire un migliore accesso dei nostri prodotti, indipendentemente dalla nostra partecipazione alla Via della seta; lavoriamo intensamente con l'India per favorire le opportunità di collaborazione strategica e rendere l'Italia uno dei terminali della via dell'Indo-Pacifico; in Kazakistan, abbiamo concordato prime intese su terre rare e nuove tecnologie; stiamo rafforzando il partenariato economico nei Balcani occidentali, anche per favorirne stabilità e percorso europeo.

È un'azione che nasce da un costante dialogo con le nostre realtà produttive. Girando l'Italia, ascolto i bisogni di aziende e associazioni di categoria e con loro condivido iniziative e strumenti che mettiamo a disposizione.

Abbiamo, ad esempio, reso più facile l'utilizzo del Fondo 394, con 4 miliardi di euro per l'internazionalizzazione, aprendolo anche ad aziende più piccole. Sono già 6.500 le domande ricevute. Abbiamo riservato una quota del Fondo, 200 milioni di euro, per finanziare iniziative nei Balcani e stiamo studiando nel quadro del Piano Mattei un'iniziativa simile per l'Africa. Abbiamo stanziato 600 milioni di euro per sostenere le aziende che hanno perso quote di mercato con la guerra in Ucraina. Supportiamo le imprese esportatrici colpite dalle alluvioni e la loro filiera con pacchetti speciali di finanza agevolata, contributi a fondo perduto e quote dedicate del Fondo. Abbiamo previsto sostegni al sistema fieristico e stipulato accordi per rafforzare la presenza dei prodotti italiani su piattaforme digitali e grande distribuzione estera.

Nonostante rincari e guerre il nostro tessuto produttivo dimostra grande dinamismo. Possiamo contare su gruppi industriali noti in tutto il mondo e su oltre 4 milioni di piccole e medie imprese. L'obiettivo del Governo è chiaro: semplificare le procedure per aiutare le aziende a lavorare meglio e incrementare l'export, volano di crescita per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il deputato Orsini ha facoltà di replicare.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Ministro, la ringrazio. Sono pienamente soddisfatto, e non in senso formale, per la sua risposta, ma, ciò che più conta, credo che possano essere soddisfatti le imprese e i lavoratori italiani che sono i veri protagonisti del miracolo del nostro export. Lei, signor Ministro, oggi, con il suo intervento, ha confermato una mia convinzione, cioè che la politica estera, la politica economica e la politica industriale di un grande Paese, in realtà, sono tutt'uno e che il posizionamento internazionale dell'Italia non è soltanto una questione valoriale, ma è una questione che attiene a scelte decisive per la nostra economia.

I dati che lei ha illustrato hanno due origini: una è l'eccellenza della qualità delle imprese e del lavoro italiano, l'altra, è l'impegno instancabile del Governo e, devo dire, suo personale, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), di costruire rapporti in aree decisive per il nostro futuro.

Penso, per esempio, ai Balcani, ai quali lei ha dedicato, fin dall'inizio del suo mandato, una particolare e giusta attenzione, ma penso anche ad aree meno note, delle quali si parla meno, come l'Indo-Pacifico, apparentemente lontane, ma decisive per il nostro futuro; penso a mercati strategici come quello indiano, con cui lei ha ricordato il suo e il nostro impegno. Tutto questo, naturalmente, è sostenuto dal grande e prezioso lavoro della nostra rete diplomatica, che si distingue per qualità e per competenza, dedizione e senso dello Stato e, quindi, a lei va la nostra gratitudine (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Signor Ministro, lei ha ricordato anche altri aspetti molto importanti, per esempio il sostegno del Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale all'export attraverso l'uso di strumenti di finanza agevolata, per esempio, il lavoro compiuto per garantire la presenza di imprese italiane sulle piattaforme di e-commerce e nelle reti della grande distribuzione internazionale.

Dunque, questo Governo è davvero dalla parte delle imprese e dalla parte del lavoro. Lei, con il suo operato, lo conferma ogni giorno ed è anche per questo che siamo orgogliosi di sostenerla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Congratulazioni).

(Chiarimenti in merito alle risorse necessarie a finanziare i progetti per la riconversione dei beni confiscati alle mafie in centri antiviolenza e case rifugio, alla luce della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza - n. 3-00846)

PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Carfagna ed altri n. 3-00846 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministra, in queste settimane, purtroppo, ci siamo ritrovati a parlare molto di violenza sulle donne, e una cosa su cui maggioranza e opposizione erano d'accordo era proprio quella di fare azioni concrete per contrastarla. Ecco, un'azione concreta nel PNRR c'era: si tratta dei 300 milioni di euro destinati a riconvertire i beni confiscati alle mafie con criteri premianti proprio nella valorizzazione di questi beni, come centri antiviolenza per donne e bambini. Nella vostra rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, purtroppo, si è deciso di definanziare queste risorse, citando non ben chiare criticità rispetto al cronoprogramma, che invece sembrava rispettato.

Quindi, la domanda è, vista l'importanza del tema, se e con quali risorse verranno portati a termine questi importanti progetti per la riconversione dei beni confiscati alle mafie in centri antiviolenza e case rifugio, anche al fine di chiarire la situazione di incertezza in cui si trovano i comuni vincitori dei bandi.

PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie, Presidente, e, grazie, agli onorevoli colleghi, per il quesito che offre l'occasione per fornire rassicurazioni sul merito. Alla misura del PNRR per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie era stata attribuita una dotazione finanziaria di 300 milioni di euro, destinata a nuovi progetti proposti da enti territoriali con due target fissati ai mesi di giugno 2025 e 2026. La misura è stata attivata con un bando articolato in due procedure: un avviso pubblico di selezione con valutazioni di merito per un importo pari a 250 milioni di euro e una procedura concertativa negoziale per un importo pari a 50 milioni di euro. Il bando di selezione dei progetti pubblicato a novembre 2021, sulla base di una previsione statistica dei tempi di realizzazione di interventi analoghi, ha previsto come termine per le aggiudicazioni la data del giugno 2023.

Al 31 luglio 2023, risultavano ritardi significativi nella fase di realizzazione. Da un'attenta analisi dei dati disponibili sul ReGiS, il sistema gestionale unico di monitoraggio, rendicontazione e controllo dei progetti del PNRR, è emerso che l'investimento in questione presenta forti criticità attuative che mettono a repentaglio il conseguimento dei target sopra richiamati.

In particolare, rispetto alle diverse fasi di attuazione dell'investimento sono emerse le seguenti criticità: difficoltà di monitoraggio dell'avanzamento della misura, perché numerosi soggetti attuatori non adempiono tempestivamente agli obblighi di aggiornamento del ReGiS; un quadro di incertezza e ritardo dovuto al fatto che per una significativa percentuale di interventi l'aggiudicazione degli appalti e/o la stipula dei contratti sono, allo stato, meramente stimati e si collocano tra il 2024 e il 2025, ossia a distanza di uno o addirittura due anni dall'ammissione al finanziamento avvenuta nel mese di marzo 2023, un ritardo sintomatico delle difficoltà amministrative gestionali riscontrate dai soggetti attuatori nell'attuazione, appunto, degli interventi. In molti casi, le tempistiche di esecuzione dei lavori collocano la conclusione degli stessi a ridosso delle scadenze. Tutto ciò ha destato forte preoccupazione non solo per il rischio di gravi ritardi dovuti ai rincari causati dal quadro macroeconomico e geopolitico, ma, altresì, in considerazione del contesto di illegalità in cui si collocano i beni confiscati, che, non di rado, implica situazioni di complessità difficili da regolare e gestire.

Alla luce di tali criticità, proprio per mettere in salvo gli interventi, il Governo ha proposto il definanziamento dal PNRR dell'investimento, assicurando, comunque, la copertura finanziaria a valere sui Fondi per le politiche di coesione. Questa copertura finanziaria è coerente con il fatto che la valorizzazione dei beni confiscati ha trovato da tempo, ben prima dell'istituzione del PNRR, un sostegno sistematico nell'ambito degli strumenti di coesione.

Si ricorda che il mancato conseguimento degli obiettivi PNRR comporta la riduzione proporzionale del contributo finanziario e del prestito RRF concesso agli Stati membri, oltre al recupero delle somme eventualmente già erogate. È evidente, quindi, che la decisione di finanziare attraverso altre fonti - non di definanziare - gli interventi di cui al quesito è stata presa per tutelare sia la finalità specifica sia le finalità generali del PNRR.

PRESIDENTE. La deputata Bonetti ha facoltà di replicare.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministra, noi comprendiamo la fatica anche di rendere conto di un lavoro complessivo da parte sua, che non è direttamente il Ministero competente nella gestione di questi fondi, ma lei, in quanto presidente dell'Osservatorio nazionale e della cabina di regia, ovviamente, era la persona giusta da interrogare. Ci dispiace dire che noi non siamo soddisfatti, ma immagino non siano soddisfatti, insieme a noi, i tanti comuni che erano stati aggiudicatori di questi bandi e che avevano iniziato a portare avanti progetti concreti di realizzazione.

Noi auspicavamo che oggi si arrivasse con dei numeri certi, dicendo, per esempio - questo lo ha riportato recentemente il quotidiano nazionale Avvenire -, cosa ne sarà dei 72 progetti che interessano l'area del Sud Italia per i centri antiviolenza. Lei, Ministra, sa, perché conosciamo la sua grandissima sensibilità in questo tema, quanto oggi sia importante implementare il numero - siamo arrivati a quasi 400 - dei centri accreditati alla piattaforma del 1522, dopo l'intesa raggiunta, nel settembre del 2022, con le regioni. Ma parliamo del fatto che in Sicilia ce ne sono solamente 28, in Puglia 29, sono regioni che sono evidentemente sottodimensionate rispetto al numero e alla presenza capillare dei centri antiviolenza. Qui si tratta di un fenomeno che va governato con un presidio territoriale importante. Il progetto che la Ministra Carfagna aveva portato avanti era un progetto innovativo. Oggi noi ci aspettiamo che questo Governo da quel progetto riparta, dia risposte certe ai comuni e vada ad implementare e a sostenere, con un numero certo, entro tempi certi, la realizzazione di questi nuovi centri antiviolenza e case rifugio. Siamo sicuri che questa sia una sensibilità condivisa tra noi e il Governo. Quindi, nonostante oggi la mancanza di una risposta puntuale, auspichiamo che questa risposta arrivi nei fatti, perché è questo che può davvero fare la differenza per tante donne (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative volte a incrementare la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, con particolare riferimento al finanziamento della formazione e dell'aggiornamento di personale qualificato – n. 3-00847)

PRESIDENTE. La deputata Ghio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00847 (Vedi l'allegato A).

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento: lo ha detto a tutti noi che eravamo in una chiesa gremita, a Padova, ieri, Gino Cecchettin e lo ha detto anche a noi che siamo parte delle istituzioni e abbiamo il potere di mettere le risorse per creare le condizioni di cambiamento, per dare risposte a questo padre.

Qualche giorno fa, abbiamo approvato una nuova legge che rafforza le misure cautelari per i reati di violenza contro le donne. Noi abbiamo provato a migliorare questa legge, facendo inserire la formazione permanente degli operatori, convinti che la formazione sia necessaria per credere alle donne per salvare delle vite. La formazione ora è nella legge, ma non è finanziata e, quindi, ad oggi, non si può fare. Ma, nella discussione in Parlamento, lei, signora Ministra, si è impegnata per assicurare le risorse necessarie appena possibile.

Allora le chiediamo: quali iniziative avete adottato o adotterete nel primo provvedimento utile per rendere effettiva, e non solo parola scritta su carta, la formazione e per dare seguito a quell'impegno di cambiamento che siamo stati chiamati a mettere in atto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie, Presidente. Il quesito si focalizza su tre aspetti: le misure a sostegno delle donne in uscita da situazioni di violenza, le risorse finanziarie, la formazione degli operatori. Sulla prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, il Governo ha concentrato la sua attenzione fin da subito, incrementando i fondi per il Piano antiviolenza, nelle due leggi di bilancio varate dal nostro insediamento, da 35 milioni a 55 milioni strutturali, più ulteriori 9 milioni stanziati per quest'anno dal mio Ministero per l'empowerment delle donne in uscita dalla violenza.

Da segnalare, inoltre, che le risorse per la prevenzione sono state quasi raddoppiate, passando da 17 a 30 milioni. A questo si aggiungono la stabilizzazione del reddito di libertà, operata con la nuova legge di bilancio, per la cifra di 6 milioni, il completamento del progetto per il microcredito di libertà, la diffusione del 1522, la promozione di campagne di prevenzione sui media e nelle scuole e, soprattutto, l'approvazione unanime di una legge per il rafforzamento delle misure di prevenzione che, oltre a promuovere la formazione sul campo dei magistrati, agendo nell'immediato sui criteri di assegnazione dei fascicoli, dispone l'elaborazione di linee guida per la formazione del personale a vario titolo coinvolto nella trattazione delle situazioni di violenza.

A questo tema, il comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio antiviolenza insediato presso il mio Ministero, coordinato dalla professoressa Fabrizia Giuliani, si è già dedicato, avviando dallo scorso mese di luglio l'elaborazione di un libro bianco per la definizione di standard omogenei e contenuti appropriati in linea con la Convenzione di Istanbul. Con le disposizioni contenute nella legge appena approvata questo lavoro potrà ricevere ulteriore impulso, al fine di coordinare e razionalizzare le attività di formazione settoriali, che già esistono, ma necessitano di un'attività di coordinamento e uniformazione che sarà adeguatamente supportata sul piano finanziario. Per il conseguimento generale di questo obiettivo, ci si potrà avvalere, in parte, delle risorse dedicate all'attuazione del Piano strategico nazionale antiviolenza che nella formazione vede uno dei punti fondamentali.

Si segnala tuttavia che, al di là di eventuali interventi legislativi sulla materia, con riferimento al personale delle forze di sicurezza, alla magistratura e al personale sanitario, ogni amministrazione, con proprie risorse, ha provveduto ad avviare e implementare percorsi di formazione dedicati specificamente alla gestione del fenomeno.

PRESIDENTE. La deputata Ferrari ha facoltà di replicare.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Ministra. Mi sarebbe piaciuto che oggi potessimo dire al padre che ieri ci ha chiesto una svolta - e ce l'ha chiesto quella chiesa, ce l'ha chiesto quella piazza, ce l'hanno chiesto tutti gli italiani che ieri hanno seguito quelle esequie - che non ci accontenteremo dei soldi già stanziati; non chiederemo, come lei ha appena detto, ai vari settori dell'amministrazione pubblica, con proprie risorse, di fare la formazione degli operatori. Mi sarebbe piaciuto sentire che cogliamo l'occasione per un passo ulteriore. Spero che, prossimamente, questo si realizzi davvero, perché abbiamo bisogno di formazione di tutti gli operatori, formazione e assunzione di personale specializzato, come ci hanno detto nelle audizioni. Il personale che oggi fa parte della nostra magistratura non è sufficientemente preparato per utilizzare e mettere in campo procedure e strumenti, quelle misure cautelari che abbiamo voluto rafforzare insieme con l'ultima norma, ma che non funzionano.

L'Italia è stata condannata proprio perché la magistratura non è in grado di fare valutazione del rischio, non è in grado di riconoscere la violenza perché la normalizza e archivia troppo presto, in fase preliminare, questi procedimenti. Il che significa che è urgente questa formazione, che va fatta in maniera massiccia e strutturale e che noi abbiamo bisogno di dare queste risposte a un Paese che non può, anche l'anno prossimo, vedere altre 100 donne uccise, altri 100 uomini assassini. Abbiamo bisogno di saper gestire meglio questo fenomeno e, soprattutto, di prevenirlo.

Si previene con l'educazione e io spero che il percorso appena partito in Commissione cultura e istruzione ci vedrà nuovamente condividere il punto di caduta per dare le risposte più opportune, ma anche che questa formazione degli operatori, per evitare che dalla violenza si passi al femminicidio - la prevenzione secondaria - possa trovare maggiore convinzione, maggiore sforzo da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza, anche di carattere finanziario, volte a potenziare le azioni di contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica – n. 3-00848)

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00848 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, anche noi poniamo il tema delle misure a contrasto della violenza contro le donne. Capiamo di farlo in una settimana particolare: siamo all'indomani dei funerali di Giulia, ma tutto questo, questa emergenza, questa cronaca ci impone di andare al di là, di andare oltre il lato emotivo e di parlare delle misure concrete che sono in campo e che si possono mettere in campo. Come gruppo, lo scorso anno in legge di bilancio siamo riusciti ad aumentare, per esempio, è soltanto un esempio, il Fondo per il reddito di libertà di circa 2 milioni di euro.

Lei, con la legge del 24 novembre scorso, ha posto le basi per un'azione più incisiva. Abbiamo però visto alcune organizzazioni dare informazioni contraddittorie sulle risorse in questo momento messe in campo dal Governo, su più azioni. Chiaramente si parla di prevenzione, si parla di sostegno ai centri antiviolenza, alle case rifugio e di sostegno di tutta la rete sociale che necessita, ovviamente, di essere sostenuta per prevenire e per seguire questo fenomeno.

Le chiediamo, pertanto, di fare chiarezza e di spiegarci quali sono le misure che ha messo in atto, quali sono i finanziamenti attivi, quali intende ancora programmare per dare risposta a questo fenomeno che ci sta colpendo sempre di più per la cronaca, per gli episodi a cui stiamo assistendo e per l'urgenza che sta mostrando.

PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie, Presidente, e grazie davvero agli onorevoli colleghi, perché con questo quesito mi consentono non solo di richiamare l'azione messa in campo contro la violenza sulle donne, ma anche di fare giustizia rispetto ad alcune vere e proprie fake news che sono in circolazione. Ricordo, innanzitutto, che il Governo non ha atteso i casi di femminicidio che più hanno attirato l'attenzione mediatica per considerare questo tema un'emergenza, non abbiamo atteso la terribile tragedia di Giulia Cecchettin. Ce ne siamo occupati fin dal primo giorno, trovando peraltro nel Parlamento piena e trasversale collaborazione.

Parto proprio dalla legge di recente approvazione per ribadire sia il valore dell'unanimità che essa ha raccolto sia l'importanza di un rafforzamento degli strumenti di prevenzione e, soprattutto, di una tempestiva valutazione del rischio, che può consentire di interrompere il ciclo della violenza prima dell'irreparabile. A questo provvedimento ordinamentale va ovviamente affiancato un lavoro sul fronte della prevenzione, che il Governo ha attivato, fra l'altro, attraverso campagne di comunicazione e sensibilizzazione per le scuole, e della formazione del personale, per la quale la stessa legge appena approvata dispone l'elaborazione di linee guida da parte del comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio insediato presso il Ministero delle Pari opportunità.

A ciò si aggiunga la diffusione massiva del numero 1522, messa in campo sia attraverso campagne mediatiche, da ultimo con il coinvolgimento del mondo sportivo, sia attraverso accordi con enti e reti di servizi, a cominciare da quello con Poste Italiane.

Vengo ora all'aspetto finanziario, sul quale gli interroganti hanno richiesto un focus particolare. Con una serie di interventi, anche in questo caso tempestivi perché avviati fin dalla prima legge di bilancio, le risorse per il piano antiviolenza e dunque per i centri antiviolenza e le case rifugio sono aumentate strutturalmente dai 35 milioni del 2022 a 55 milioni, raggiungendo un livello mai visto prima.

A questa somma vanno aggiunti 9 milioni stanziati per quest'anno dal mio Ministero per l'empowerment delle donne in uscita dalla violenza. Per quanto riguarda i fondi per la prevenzione, che una falsa informazione asseriva essere stati diminuiti del 70 per cento, essi sono in realtà quasi raddoppiati, passando da 17 a 30 milioni.

Tutto questo è facilmente verificabile, e dispiace che un'organizzazione come ActionAid, che facendo parte dell'Osservatorio antiviolenza avrebbe avuto tutti gli strumenti per approfondire e verificare le informazioni prima di ingenerare indebita confusione, abbia ritenuto di diffondere cifre prive di fondamento, basandosi su dati incompleti e omissivi rispetto agli stanziamenti reali. Per completezza, cito infine la stabilizzazione del reddito di libertà, 6 milioni, operata con la legge di bilancio attualmente all'esame del Parlamento, e la piena operatività raggiunta dal progetto del microcredito di libertà.

PRESIDENTE. La deputata Semenzato ha facoltà di replicare.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Grazie, Ministra, la risposta è soddisfacente, e non avevo dubbi, vista la sintonia con cui sul tema della violenza di genere stiamo collaborando, facendo sponda tra le iniziative del Governo e l'attività parlamentare, in particolare quella della Commissione bicamerale d'inchiesta sul femminicidio, che ho l'onore di presiedere. Credo che questa sia la strada giusta, su questi temi il Parlamento deve essere unito e non si può lasciare spazio a voci di corridoio e speculazioni di parte.

I fondi per eradicare la violenza di genere in tutte le sue forme, oltre che essere aumentati, vanno utilizzati in modo efficace, nell'interesse esclusivo delle donne, e non seguendo logiche di tornaconto elettorale, né strumentalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Le fake news che abbiamo sentito in questi giorni, riportate senza alcun fondamento, non aiutano le donne e non aiutano a combattere la violenza di genere e a fare le denunce.

Penso che la differenza stia proprio nella volontà di non sprecare le risorse a disposizione, indirizzandole laddove sono veramente necessarie e possono avere un maggiore impatto. L'allocazione dei fondi basata sul merito è importantissima proprio perché deve premiare le realtà virtuose e deve spingere tutti a fare meglio. Ricordo che uno dei primi emendamenti, proprio del nostro gruppo, Noi Moderati, ha riguardato l'implementazione e il rifinanziamento del reddito di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Oggi si parla di microcredito, si parla di sgravi per le aziende, quindi una grande sensibilità sul tema della violenza economica delle donne e del gender gap. Questo è anche parlare di violenza di genere. Abbiamo voluto rivolgerle questo question time proprio per fare chiarezza e per far capire che la battaglia contro la violenza di genere non ha e non deve avere colore politico (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e non deve avere strumentalizzazione, neanche nell'esposizione dei dati. Abbiamo bisogno di un nuovo patto di corresponsabilità tra famiglia, scuola e politica (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Elementi in ordine al procedimento disciplinare avviato nei confronti del generale Roberto Vannacci – n. 3-00849)

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00849 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). “La normalità è l'eterosessualità. Se l'omosessualità sembra normale è colpa delle trame delle lobby gay internazionali”. “I tratti somatici di Paola Egonu non rappresentano l'italianità”. Sono solamente due delle affermazioni del generale Roberto Vannacci contenute nel libro Il mondo al contrario, ampiamente pubblicizzato nel nostro Paese nelle ultime settimane. Sono affermazioni offensive e implicitamente intimidatorie verso categorie di persone solo per il loro modo di essere.

Lei, Ministro, ha definito queste ed altre affermazioni farneticazioni, le ha anche definite opinioni che screditano l'Esercito, la Difesa e la Costituzione - noi l'abbiamo ringraziata pubblicamente per questo - e si è rimesso a valutazioni disciplinari degli organi competenti, salva l'adozione immediata di un provvedimento cautelare di rimozione dal comando dell'Istituto geografico militare, eravamo in agosto. Nel frattempo, mentre il generale Vannacci continua ad inondare i quotidiani di interviste, ogni giorno, sui temi più disparati dell'attualità pubblica, sulle principali testate il 3 dicembre si è appreso che è stato nominato capo di stato maggiore delle forze operative di terra dell'Esercito.

Si tratta di un compito non apicale, ma di un compito di snodo importante nella catena di comando, di maggior peso rispetto a quello da cui era stato sollevato. Noi siamo a chiedere in che modo il Ministro intenda utilizzare la propria potestà sanzionatoria di Stato ai sensi dell'articolo 1375 del codice dell'ordinamento militare e a che punto sia l'inchiesta interna, ormai avviata da diversi mesi.

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Intervengo, onorevoli deputati e onorevole Magi, ancora una volta sul caso del generale Vannacci. Credevo di avere fornito ogni chiarimento possibile, per ultimo con una nota dettagliata, volutamente burocratica, affidata alla stampa appena due giorni fa, ma mi sono sbagliato, evidentemente.

Quindi ribadisco alcune precisazioni. Il generale Roberto Vannacci è stato avvicendato, non rimosso, dal Capo di stato maggiore dell'Esercito, il 21 agosto 2023, dal suo incarico di comandante dell'Istituto geografico militare, ripeto, avvicendato, non rimosso, perché nel pubblico impiego quando parliamo di forme parliamo di sostanza e, quindi, è giusto precisarlo. In merito all'incarico recentemente assegnato al generale, questo è in linea con il suo ruolo, con il suo grado di generale di divisione e con le esperienze maturate. Voglio rettificare, però, un errore: non è stato posto alle dipendenze del Capo di stato maggiore dell'Esercito, bensì del Vice comandante delle forze operative terrestri, avrà quindi il ruolo di Capo staff dello stato maggiore del Comando delle forze operative terrestri. Nell'Esercito, la componente operativa, le brigate, è subordinata ai comandanti delle forze operative che, a loro volta, dipendono dal capo di SME, non dal comandante operativo dell'Esercito. In altri termini, quello segnato al generale è un incarico di staff, non in line privo di proiezione esterna alla Difesa.

Nel frattempo, parallelamente alla vicenda che lo ha riguardato, sul generale Vannacci era stata disposta un'inchiesta sommaria, in base all'articolo 552 del testo unico dell'ordinamento militare, da parte del Capo di stato maggiore dell'Esercito, aperta il 18 agosto e conclusa il 16 ottobre. Al suo esito - sempre il Capo di stato maggiore dell'Esercito - ha proposto al Ministro l'apertura di un'inchiesta formale, notificata al generale Vannacci lo scorso 4 dicembre. Tale inchiesta, basata sulle risultanze di quella sommaria, è stata da me autorizzata a mente degli articoli 1377 e 1378 del codice dell'ordinamento militare. Motivi di opportunità, come pure di garanzie di terzietà, validi per tutti, suggerivano di non assegnare il generale all'area dell'impiego del vertice responsabile dell'inchiesta sommaria, né a quella del vertice al quale assegnata è stata assegnata l'inchiesta formale, cosa che limitava la possibilità d'impiego.

Quanto al quesito dell'onorevole interrogante relativo allo stato del procedimento avviato e alle modalità di esercizio della potestà sanzionatoria prevista dal codice dell'ordinamento militare, mi trovo obbligato a ribadire la rigorosa necessità di riservatezza dell'inchiesta prevista dalla normativa vigente e indispensabile per assicurare la compiutezza dell'attività istruttoria, la serenità di valutazione dei fatti a garanzia della persona oggetto dell'inchiesta. In tale ottica ho nominato quale ufficiale inquirente il generale di Corpo d'armata, Mauro D'Ubaldi, uomo di assoluta esperienza ed equilibrio, individuando altresì l'eventuale ufficiale difensore d'ufficio qualora il generale Vannacci non intenda avvalersi di un suo difensore di fiducia ovvero di un avvocato del libero foro, come è pure sua facoltà. In sintesi, per riepilogare i fatti, il generale Vannacci non è stato rimosso ma avvicendato, l'inchiesta sommaria si è conclusa e si è aperta l'inchiesta formale, il generale Vannacci gode di tutti i diritti di difesa previsti, cosa che sarebbe successo anche in assenza di tutto il clamore mediatico richiamato.

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di replicare, per due minuti.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Vede, Ministro, lei ci ha dato molte informazioni e, ovviamente, immagino che sia implicita la risposta: lei non può dire ora come intende esercitare la sua potestà sanzionatoria perché ancora deve attendere l'esito di questa inchiesta, però non ci ha detto se ritiene che questa inchiesta debba essere, come noi riteniamo, come io ritengo, estremamente rapida. Ministro, il generale Vannacci è un gran furbacchione, il generale Vannacci quando fa un'intervista, se dice una scemenza sul piano giuridico subito dopo dice: “ma io sono un militare, non sono un esperto di queste cose”. Però, il giorno successivo, troviamo un'altra intervista e con la stessa agilità con cui si nasconde dietro la divisa, poi ne esce fuori per tirare fuori altre affermazioni che sono un insulto, come lei ha detto, per la nostra Costituzione. È quella stessa agilità che usa quando, alternativamente, idolatra la Patria come qualcosa legato al suo sangue, che è legato a quello di Ulisse, di Mazzini, di Garibaldi, e, nello stesso tempo, però ci dice che l'Italia è un posto invivibile a differenza della Russia dove si può tranquillamente passeggiare la sera nei parchi, a meno che tu non sia un oppositore del regime e finisci avvelenato.

Ecco, c'è un partito di maggioranza, la Lega, che quotidianamente offre una candidatura al generale Vannacci, il quale fa una sorta di reiterazione di queste sue affermazioni e di questo suo comportamento, che è irridente nei confronti della Costituzione, della terzietà del proprio incarico e della gerarchia militare. Cosa dovrebbero fare ufficiali - magari di grado superiore, alti ufficiali, o di grado inferiore a quello di Vannacci - che non sono d'accordo con lui? Chiedere di replicare con la stessa evidenza sulla stampa? Lei, Ministro Crosetto, è troppo attento, troppo intelligente politicamente e ha una sensibilità istituzionale che le permette di cogliere il senso eversivo dell'operazione che il generale Vannacci sta facendo.

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Allora, chi tiene davvero alla patria, tiene alla Costituzione e non va dietro a questo scimmiottamento dei concetti di patria e dell'Esercito italiano che questo personaggio sta facendo. Per cui, se ci sarà occasione di una parola di condanna in più, non solo da parte sua ma anche da parte della Presidente Meloni, questo sarà un servizio che voi renderete alla patria (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle iniziative del Ministero della Difesa in merito alla crisi in Medio Oriente, con particolare riferimento alla presenza di assetti navali nella zona e all'invio di aiuti umanitari.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle iniziative del Ministero della Difesa in merito alla crisi in Medio Oriente, con particolare riferimento alla presenza di assetti navali nella zona e all'invio di aiuti umanitari.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro della Difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Difesa, Guido Crosetto.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Onorevoli parlamentari, ringrazio per l'occasione offertami di poter relazionare sulle iniziative umanitarie intraprese dalla Difesa a seguito dell'insorgenza del conflitto in Medio Oriente e di effettuare un'informativa a questa Camera. Nel recente passato siamo stati spettatori di una situazione di apparente equilibrio a Gaza, frutto di una serie di relazioni e intrecci tra i Paesi mediorientali caratterizzati più da opportunismo geopolitico che dalla logica confessionale o da affinità ideologica. Eravamo convinti - e quando dico eravamo convinti includo anche Israele - che la cospicua mole di finanziamenti internazionali, leciti e illeciti, giunti a Gaza avrebbe permesso di stabilizzare prima e normalizzare poi la condizione dei palestinesi nella Striscia. Nonostante il sostanziale colpo di Stato ai danni dell'Autorità nazionale palestinese, pensavamo che Hamas potesse gradualmente abbandonare le sue progettualità ostili nei confronti di Israele divenendo un soggetto politico con lo scopo di migliorare le condizioni della popolazione palestinese e tutto ciò, tuttavia, non è successo. Non abbiamo colto - nessuno - l'impiego dei fondi da parte di Hamas per incrementare le proprie capacità militari e fare della Striscia una fortezza, con centinaia di chilometri di tunnel sotterranei e centri di comando, spesso occultati in prossimità di ospedali, moschee, scuole e asili.

L'attacco terroristico perpetrato lo scorso 7 ottobre, frutto di una pianificazione militare molto complessa, articolata, prolungata e aiutata dall'esterno, ha determinato una reazione immediata da parte di Israele, il cui obiettivo ora è diventato la neutralizzazione del gruppo terroristico. Nel mio recente viaggio a Tel Aviv ho potuto verificare di persona come l'attacco abbia determinato non solo nel Governo, non solo nelle Forze armate ma, oserei dire, nella coscienza collettiva israeliana una reazione emotiva paragonabile a quella degli Stati Uniti dopo l'11 settembre, una specie di shock collettivo. Hamas ha sfruttato il momento più propizio, con una situazione di profonda debolezza di Israele, attraversata da tensioni istituzionali, politiche e sociali, alle quali faceva da contraltare un importante processo di normalizzazione politico-diplomatica con il mondo arabo e musulmano, in particolare con Arabia Saudita e Turchia. La reazione israeliana ha avuto come prima conseguenza il congelamento - speriamo non la morte - di quel processo.

Sul piano squisitamente militare l'attacco di Israele a Gaza si è sviluppato secondo - oserei dire - un copione atteso: un'imponente manovra terrestre anticipata prima e affiancata poi da massicci bombardamenti aerei o di artiglieria. Hamas al contempo ha reagito - e continua a farlo - con un fitto lancio di razzi verso Israele contro obiettivi in larga misura civili e spesso indiscriminati. A fattor comune, la condotta delle operazioni su entrambi i fronti, seppure con dinamiche e motivazioni differenti, ha avuto conseguenze dirette sulla stessa parte inerme, cioè sui civili. In tal senso i ragionamenti basati sul diritto internazionale umanitario sono corretti, necessari, indispensabili ma, purtroppo, sembrano sterili nell'attuale contesto di Gaza.

Hamas impiega tattiche e procedure criminali, quali l'utilizzo di infrastrutture civili - ospedali in primis - per fini bellici e l'uso della popolazione civile spesso come scudo. Nel contempo, i bombardamenti israeliani, per quanto preannunciati e condotti con sistemi d'arma che vengono definiti a elevata tecnologia e precisione, non garantiscono discriminazione tra obiettivi legittimi e illegittimi, a causa dell'elevata densità abitativa a Gaza, per le necessità di colpire i tunnel di Hamas, di cui parlavamo prima, i cui accessi sono stati realizzati per la gran parte all'interno di edifici pubblici e privati, e del citato uso dei civili come scudo.

Da tutto ciò deriva un quadro drammatico che rende complessi e difficilissimi gli sforzi della comunità internazionale per alleviare le sofferenze della popolazione civile e porre fine al conflitto, fine del conflitto che nella logica di Israele non può prescindere dalla soppressione definitiva di Hamas, dalla sua neutralizzazione totale dal punto di vista militare, dall'impossibilità di Hamas di continuare ad attaccare Israele. Credo ci sia una quasi piena condivisione sulla natura terroristica di Hamas, salito al potere a Gaza con la violenza, e sul fatto che esso non rappresenta la causa del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni. Non è un interlocutore credibile, nonostante alcuni vogliono farci credere il contrario.

Un segnale positivo nella dinamica della crisi arriva dall'accordo, mediato da Qatar ed Egitto, per una tregua temporanea di 4 giorni necessaria a consentire lo scambio di prigionieri - 50 tra donne e bambini israeliani in cambio di 150 prigionieri palestinesi -, tregua poi prolungata ulteriormente, per la quale il Governo italiano - ci tengo a dirlo e a sottolinearlo - si è molto adoperato. Il Presidente Meloni, in primo piano, il Ministro Tajani e io stesso, durante la visita in Qatar nei giorni immediatamente successivi all'attacco di Hamas, abbiamo chiesto ai nostri interlocutori qatarini - io al mio omologo e all'emiro Al Thani - un deciso intervento per la liberazione degli ostaggi in virtù di un privilegiato canale di dialogo che Doha ha da sempre con Hamas.

Nel quadro descritto la priorità dell'Italia è evitare un'ulteriore escalation del conflitto a livello regionale, un'eventualità che, oltre alle gravissime ripercussioni politiche, economiche e umanitarie, innescherebbe un'ulteriore polarizzazione delle relazioni internazionali, già messe a dura prova dal conflitto russo-ucraino, e provocherebbe verosimilmente una nuova pressione migratoria incrementando masse di rifugiati, tra le quali potrebbero infiltrarsi criminali o terroristi pronti a colpire in altre Nazioni. L'attività diplomatica internazionale e lo spiegamento di forze nel Mediterraneo orientale hanno esercitato finora un'azione di deterrenza, prevenendo il possibile ingresso del conflitto di attori terzi quali l'Iran ed Hezbollah. Per quest'ultimo osserviamo per ora che le azioni contro Israele appaiono oggi di bassa e media intensità e sembrano per lo più finalizzate a tenere Tel Aviv impegnata militarmente anche sul fronte Nord.

In quest'ambito si inquadra l'azione diplomatica del Governo italiano, che ha visto l'impegno costante e coordinato dal Presidente del Consiglio, del Ministro Tajani e del sottoscritto in ogni consesso. Come dicevo prima, io sono stato in Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Israele e poi all'ONU, dove ho incontrato il Segretario generale Guterres e il Vice Segretario generale per le operazione di pace Lacroix, senza contare ormai i quotidiani e numerosi contatti telefonici con gli omologhi dell'area mediorientale, della penisola araba e del Nordafrica.

Per noi non meno rilevante è in questo momento garantire anche la protezione dei civili. Come ho avuto modo di dire, la condotta delle operazioni su entrambi i fronti non garantisce sufficiente discriminazione tra obiettivi militari e civili. Il rapido deterioramento della situazione umanitaria e sanitaria nella Striscia di Gaza impone l'urgente apertura di canali per l'assistenza, per l'erogazione di aiuti umanitari, per l'assistenza sanitaria a tutta la popolazione civile.

Per questo, assieme ai colleghi degli Esteri, abbiamo immediatamente realizzato un ponte aereo umanitario verso l'Egitto, inviato nell'area un ospedale imbarcato e avviata la pianificazione e la ricognizione per lo schieramento - auspichiamo il prima possibile - di un ospedale da campo nella Striscia di Gaza.

Al riguardo, il 27 novembre scorso, il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per l'intervento all'estero, a seguito degli accadimenti in atto nei territori della Repubblica Araba d'Egitto per l'afflusso dei profughi di Gaza e per i primi interventi è stato finanziato un milione di euro, a valere sul Fondo per le emergenze nazionali.

A tutto ciò, si aggiunge anche la necessità di salvaguardare l'incolumità dei nostri connazionali civili e militari presenti nell'area. Ricordo che in Libano, tra missioni UNIFIL delle Nazioni Unite e la missione bilaterale MIBIL a favore delle Forze armate libanesi, abbiamo oltre 1.000 militari schierati. Per questo, il nostro sforzo è orientato anche alla protezione dei contingenti nazionali, prevedendo l'innalzamento delle misure di sicurezza e protezione e la predisposizione di eventuali operazioni di evacuazione.

Più in dettaglio, di concerto anche con altri Paesi NATO (Stati Uniti, Francia e Regno Unito), abbiamo rafforzato la presenza nel Mediterraneo orientale quale elemento di deterrenza nei confronti di nuove minacce a tutela dei contingenti militari schierati a ridosso dell'area di crisi e per possibile evacuazione dei civili ove si rendesse necessaria. Lo abbiamo fatto, riarticolando il dispositivo dell'operazione Mediterraneo sicuro, facendo gravitare nel Mediterraneo orientale alcune delle nostre unità navali. Ricordo che Mediterraneo sicuro è stata autorizzata dal Parlamento con la delibera missioni 2023 e si compone di sei navi, tra cui la nave logistica Vulcano, che ha un ospedale imbarcato di tipo Role 2-plus, con capacità diagnostica, chirurgica e di ricovero. Inoltre, abbiamo aderito al meccanismo di coordinamento per l'eventuale evacuazione di cittadini europei dell'area, un'iniziativa congiunta di Francia e Regno Unito, che hanno stabilito un apposito centro di coordinamento nell'isola di Cipro, il cui Governo ha messo a punto il cosiddetto piano Amaltea, che mira a fare dell'isola uno snodo per la distribuzione degli aiuti e per l'eventuale evacuazione. A questo, si sono aggiunte, come ho già accennato, le attività finalizzate a fornire supporto e assistenza alla popolazione civile. Siamo stati, infatti, tra i primi ad attivarci per fornire una risposta concreta, effettuando un ponte aereo umanitario, con due C 130 della nostra Aeronautica, che hanno sbarcato in Egitto, per il successivo trasferimento a Gaza, 16 tonnellate di medicinali, materiali da campo, generi di prima necessità, in collaborazione con la cooperazione internazionale del Ministero degli Esteri e con la base logistica dell'ONU di Brindisi.

Successivamente, per far fronte all'emergenza sanitaria, abbiamo avviato un intervento più strutturato. Di questa intenzione ho informato i colleghi della NATO, dell'Unione europea, dei Paesi arabi della regione (Arabia Saudita, Qatar, Emirati, Egitto, Giordania e Bahrein), invitandoli a contribuire all'iniziativa italiana, con l'obiettivo di darle una caratterizzazione più multinazionale possibile. Un'iniziativa che, come accennavo, prevedeva due linee di azioni parallele, di cui la prima legata all'invio della nave Vulcano; l'unità ha raggiunto prima Cipro e, pochi giorni fa, ha imbarcato un team di medici e infermieri militari del Qatar, uno dei primi Paesi a rispondere positivamente al nostro invito. Ricevuta dall'Egitto l'autorizzazione a operare all'interno delle acque territoriali, ha attraccato al porto di Al Arish, distante pochi chilometri dal valico di Rafah, e ha ricevuto a bordo i primi pazienti palestinesi provenienti da ospedali egiziani, contribuendo così ad alleggerire la pressione sul sistema sanitario de Il Cairo e ulteriori pazienti sono attesi in deflusso da Gaza.

Da alcuni giorni, infatti, sono in corso contatti principalmente con gli Emirati e la Giordania, che hanno già personale sanitario all'interno di Gaza, per stabilire le procedure necessarie a ricevere pazienti provenienti direttamente dalla Striscia. La gestione dei pazienti da far uscire dalla Striscia di Gaza è un nodo centrale e non semplice, su cui Difesa ed Esteri stanno lavorando in stretto coordinamento da settimane, grazie anche al canale comunicativo di collaborazione istituito con la task force interministeriale voluta dalla Presidenza del Consiglio. Questo tavolo consente di potersi avvalere con immediatezza delle competenze di tutti i dicasteri, potendo così sviluppare, in tempi rapidi, attività sinergiche e azioni di supporto a ogni iniziativa in atto.

Voglio, ad esempio, citare il Ministero della Salute, che ha reso disponibili team pediatrici del Bambino Gesù e del Gaslini negli Emirati, con i quali lavoreremo in stretta collaborazione per la gestione sanitaria di circa un migliaio di bambini palestinesi. In quest'attività, stiamo anche coinvolgendo le organizzazioni presenti a Gaza, come la World Health Organization e la United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs.

Nel frattempo, al mio invito a partecipare all'iniziativa italiana, hanno già dato riscontro l'Islanda e la Danimarca, con l'immediata fornitura di materiale sanitario, Malta e Giordania, per l'imbarco di loro ufficiali medici su nave Vulcano, e altri Paesi (Algeria, Belgio, Portogallo, Repubblica Ceca, Montenegro, Slovenia, Spagna, Regno Unito e Tunisia) sono stati contattati per identificare il tipo di contributo che possono fornire. È poi in corso un'intensa collaborazione con la Francia per ottimizzare e coordinare le attività in territorio egiziano, capitalizzando la presenza nel porto di Al Arish anche della nave della marina francese Dixmude, che dispone di capacità ospedaliere imbarcate simili a quelle di nave Vulcano.

La seconda linea di azione, più complessa, prevede, invece, non appena ve ne saranno le condizioni, lo schieramento a terra di un ospedale da campo, che l'Esercito ha reso disponibile. L'intendimento è di poterlo collocare all'interno della Striscia di Gaza, al fine di essere aderente alle necessità di soccorso e cura della popolazione.

Al riguardo, da giorni sono in corso interlocuzioni con Israele, Egitto ed Emirati Arabi per l'individuazione della soluzione più idonea. Da ieri, acquisito l'assenso delle parti, è stata avviata la ricognizione da parte di un nostro team militare nel sud di Gaza.

Quanto finora descritto è stato posto in essere con la massima urgenza, al fine di consentire una risposta tempestiva alle necessità imposte dalla grave crisi umanitaria, operando sempre nel quadro della già citata dichiarazione dello stato d'emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri lo scorso 27 novembre.

Nel frattempo, la Difesa sta continuando a effettuare le valutazioni di carattere operativo, logistiche, di sicurezza e legali necessarie all'avvio dell'operazione Levante, così intendiamo denominare lo schieramento dell'ospedale da campo a Gaza e di tutte le attività a esso collegate. Quando avremo un quadro maggiormente chiarificato - e questo contiamo possa avvenire anche grazie alla ricognizione in atto -, potremmo definire e avviare l'iter di autorizzazione di quest'attività con il coinvolgimento del Parlamento per l'autorizzazione di eventuali ulteriori iniziative.

In questo scenario, la Difesa italiana ha dimostrato, ancora una volta, di essere pronta a fare la sua parte, non solo con interventi umanitari, ma anche rendendosi disponibile a supportare le iniziative di pace, in attuazione di eventuali accordi internazionali che ci auguriamo possano mettere rapidamente fine al conflitto in corso.

L'Italia è storicamente percepita come un attore affidabile, credibile e rilevante dei processi di normalizzazione e stabilizzazione della regione. La Difesa, in particolare, svolge un ruolo chiave in Libano, nell'ambito delle missioni UNIFIL e MIBIL, in Iraq con le missioni della NATO, in Kuwait, dove è schierata la task force AIR. A queste, si aggiunge la presenza di due nostri carabinieri in Cisgiordania, voluti dal comando americano per la credibilità acquisita e la capacità di dialogo con la Polizia palestinese.

Le Forze armate italiane hanno inoltre sviluppato solidi rapporti con le Forze armate dei Paesi arabi (Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Qatar), che stanno certamente tra i garanti dei futuri accordi di pace.

In questo senso, nei recenti incontri all'Onu, col segretario Guterres e il vicesegretario Lacroix, ho posto l'accento sulla necessità di pensare, già ora, al futuro, chiedendo che si inizi a lavorare sull'opzione di una possibile operazione post-conflitto sotto egida ONU, auspicando il coinvolgimento e la partecipazione dei Paesi arabi moderati e dando la disponibilità dell'Italia anche a un ruolo di rilievo.

Gli interlocutori dell'ONU hanno apprezzato la nostra apertura e ritengono che qualsiasi iniziativa della comunità internazionale non possa prescindere da un preciso obiettivo finale da conseguire: permettere all'Autorità nazionale palestinese di tornare a governare legittimamente su Gaza, per favorire la crescita e lo sviluppo economico e sociale, in un contesto di illegalità, in attuazione degli accordi di Oslo del 1993, con la prospettiva di giungere finalmente a concretizzare la formula “una terra, due Stati”.

Prima di concludere, voglio condividere la crescente preoccupazione mia e di alcuni colleghi - parlo di colleghi Ministri della Difesa - per i recenti attacchi missilistici in forma di pirateria posti in essere dagli Houthi, la cui reazione è collegata a quello che sta succedendo a Gaza. Ove proseguissero, infatti, vi sarebbe il concreto rischio che le navi mercantili optino per rotte alternative, ben più lunghe, con conseguente e significativo aumento del costo delle materie prime e, soprattutto per l'Europa, una marginalizzazione del Mediterraneo.

Uno scenario che di certo non andrebbe bene all'Italia, sul quale abbiamo già iniziato a lavorare anche come Difesa.

Infine, desidero ribadire, a nome del Governo italiano ma, ne sono certo, di tutte le istituzioni, il ringraziamento alle donne e agli uomini delle Forze armate (Applausi), che, ancora una volta, con strettissimo preavviso, si sono fatti trovare pronti davanti alla drammatica crisi umanitaria in atto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, signor Ministro, intanto grazie per aver risposto sollecitamente alla richiesta di questa informativa, che è stata, come sempre nel suo costume, dettagliata, precisa, puntuale e schietta.

È vero, ci siamo tutti quanti risvegliati dall'illusione di un equilibrio che sembrava in qualche modo procedere e andare avanti. Quel 7 ottobre, drammatico, è stato un risveglio brutale, perché brutali sono stati i fatti di quel 7 ottobre, che non dobbiamo mai dimenticare: 1.400 assassinati brutalmente, 4.600 feriti, tra i quali tante donne, bambini e disabili, 240 rapiti, di cui 138, sperando che siano ancora vivi, sono ancora nelle mani di Hamas, quindi dei terroristi. Le atrocità commesse sono apparse subito evidenti. E ha ragione: è stato uno shock emotivo per tutti, come l'11 settembre lo fu per gli Stati Uniti. Sono emersi poi, via via, particolari sempre più agghiaccianti.

Devo dire che siamo stati anche orgogliosi di come ha reagito il Governo, di come ha reagito lei, di come hanno reagito i Ministri, di come ha reagito il nostro Presidente del Consiglio, per l'attività che subito è stata messa in campo per uno sforzo diplomatico che potesse in qualche modo far sì che il conflitto non si estendesse né geograficamente, né nel suo significato, come ha ribadito il Presidente Meloni, anche a Il Cairo, al vertice per la pace.

Ricordo che il Presidente Meloni, in tutti gli incontri internazionali degli ultimi mesi, ha approfittato per avere anche degli incontri bilaterali e sempre portare avanti la posizione dell'Italia, che si è instancabilmente spesa affinché non ci fosse un'escalation e si potesse continuare ad avere, in un qualunque modo, un dialogo aperto, nell'interesse soprattutto delle popolazioni civili.

Noi abbiamo una tradizione, proprio come Italia, come Occidente. La posizione del Governo è in linea con quella che è stata la storia dell'Italia e dell'Occidente, ma dobbiamo prendere atto che la situazione è veramente complessa, come lei ha descritto, anche se, fin dai primi momenti, gli aiuti umanitari sono stati messi in campo. Lei ha ricordato i due voli di materiale umanitario, la nave Vulcano. Siamo particolarmente orgogliosi di quello che si sta facendo e si è iniziato a fare per i bambini: il primo team di medici - che, come lei ha ricordato, provengono da due eccellenze italiane, il Gaslini di Genova e il Bambino Gesù di Roma - è atterrato a Dubai con il volo del Presidente del Consiglio. L'aiuto umanitario è stato al primo posto per evitare ulteriori sofferenze alla popolazione.

Ci siamo, però, spesi perché bisognerebbe giungere, finalmente, alla soluzione, che è sempre la stessa, l'unica concreta, quella di una popolazione, di un popolo palestinese che deve avere il diritto a essere una Nazione che si governa da sé, in libertà, accanto a uno Stato di Israele al quale deve essere propriamente riconosciuto il diritto all'esistenza e alla sicurezza.

Però, ci troviamo con, dall'altra parte, un interlocutore cinico. Abbiamo sentito le dichiarazioni dei leader di Hamas, i giornali le riportano anche oggi, le abbiamo sentite riportate dai media internazionali: dicono che non importa quanti siano i prigionieri ancora nelle loro mani, hanno detto che l'Italia fa parte degli aggressori, hanno detto tante cose che fanno capire che sono spietati e indifferenti al valore della vita umana. Ed è quello che rende così difficile ogni iniziativa.

Ma noi continueremo a sostenere l'attività del Governo, signor Ministro, continueremo a sostenerla convintamente. E mi auguro davvero che accada ciò che, in qualche modo, si è visto in alcuni momenti, qui, in Aula, quando abbiamo votato quasi all'unanimità dei documenti, e anche ieri, nella piazza romana, dove si è vista l'unità di tutte le forze politiche, perché qui sono in campo dei valori fondanti della nostra democrazia e del vivere civile del nostro Paese, anche come attore internazionale. E devo dire che qui abbiamo visto come l'Italia abbia veramente un ruolo centrale nel portare avanti, a livello internazionale, la capacità di guardare e mirare a una soluzione, pur tra le mille difficoltà che lei ha ricordato.

Sappiamo che dobbiamo avere ben chiaro in mente l'obiettivo, ma noi continueremo a sostenere ogni iniziativa sua, signor Ministro, e del Governo, che sia volta ad adoperarsi affinché, in sede europea e in sede internazionale, vengano ribaditi la ferma condanna, senza se e senza ma - e qui, qualche volta, qualche sbavatura, l'abbiamo dovuta sottolineare -, degli attacchi di Hamas e il diritto a difendersi dello Stato d'Israele: certo, all'interno della cornice del diritto internazionale. Però, il diritto internazionale non va piegato a logiche di parte, perché il diritto internazionale condanna in primis l'uso dei civili come scudi umani. E lei ha ricordato, tra le sue parole, come la situazione della Striscia di Gaza porti, invece, a questa commistione di attività militari, di azioni militari, di tunnel e di armi, con tutto quello che si trova nelle scuole e, addirittura, negli ospedali e nelle abitazioni dei civili. Questo, il diritto internazionale non lo comprende.

Quindi, noi saremo con voi a difendere il diritto dello Stato di Israele a difendersi, affinché Hamas sia considerata un'organizzazione terroristica dalla comunità internazionale, sia garantito il diritto internazionale umanitario e siano salvaguardati e liberati gli ostaggi israeliani, per i quali siamo veramente preoccupati.

PRESIDENTE. Concluda.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Concludo. Così come siamo preoccupati dei civili palestinesi, perché noi non facciamo distinzioni: il popolo palestinese e il popolo israeliano hanno il diritto di vivere in libertà e in sicurezza. Vogliamo che siano aperti passaggi sicuri, che permettano alle popolazioni civili di allontanarsi dalle zone interessate dalle operazione militari e corridoi umanitari per l'ingresso nella Striscia degli aiuti umanitari.

E, ancora, ci permetta di unirci a lei, come gruppo di Fratelli d'Italia, nell'encomio per le nostre donne e i nostri uomini in divisa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che stanno svolgendo un lavoro fondamentale, unico e prezioso, per il raggiungimento di tutti gli scopi da lei elencati in modo certamente migliore di come ho fatto io nei pochi minuti a disposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, dopo la sua informativa resta una domanda, che non rivolgo solo a lei, ma a tutti noi: stiamo facendo tutto quello che è in nostro dovere e tutto quello che è in nostro potere per fermare questo trionfo della morte in Terra Santa? Gli aiuti, gli incontri diplomatici, la nave militare, l'ospedale da campo che verrà: va tutto bene, è tutto importante, ma non sono la risposta a questa domanda. Quello che è accaduto con la ripresa dell'orrore a Gaza, dopo la rottura della tregua, è sotto gli occhi di tutti. Ci sono le immagini, ci sono i resoconti dei giornalisti e degli operatori. Nessuno un giorno potrà dire: io non sapevo.

Ministro, sono appena rientrato anch'io da un viaggio in Israele e in Palestina. Abbiamo incontrato il Presidente Herzog, il Primo Ministro palestinese Shtayyeh, quelle forze politiche e sociali che ancora credono nella possibilità di un processo di pace, le famiglie degli ostaggi a Tel Aviv e i palestinesi che subiscono l'occupazione e l'oltraggio dei coloni.

Ho visto anch'io la collera di Israele ferma al 7 ottobre e la disperazione dei palestinesi, ho sentito la puzza di morte nel kibbutz di Be'eri, uno dei luoghi in cui Hamas ha ripetuto il pogrom, come nei secoli scorsi, quando dicevamo: mai più. E ho sentito, lì, puzza di altra morte, della polvere, del fumo dell'artiglieria pesante dell'Esercito israeliano che, proprio da quel luogo, partecipa, con l'aviazione, alla distruzione di Gaza, appena tre chilometri più in là.

Si stimavano più di 15.000 morti, di cui 6.000 bambini, già prima dell'offensiva al sud, sono vite falciate senza ragione, lo ha detto anche lei, Ministro, e allora, no, non chiamiamole casualties, perché la gente di Gaza non è Hamas, ne subisce il regime (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Il consenso, prima della guerra, era ai minimi storici e, oggi, per loro nessun luogo è sicuro, perché mancano cibo, acqua, corrente elettrica, farmaci e carburante.

Nei centri dell'UNRWA, c'è oltre un milione di sfollati, dieci volte più della capienza massima. Sono state colpite scuole, ospedali, ambulanze, lo abbiamo detto, sono state uccise decine di giornalisti, di operatori sanitari e internazionali. Gaza non è solo una catastrofe umanitaria, una gravissima violazione del diritto internazionale, ma sta appannando la differenza tra legittima difesa e punizione collettiva, la distinzione, su cui in quest'Aula tutti eravamo d'accordo, tra Hamas e popolo palestinese, un popolo che oggi sente di vivere la tragedia più grande di tutta la sua storia.

Allora, signor Ministro, la risposta prioritaria a quella domanda è la tregua, è fare tutta la pressione internazionale possibile per un cessate il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non solo per ragioni umanitarie, ma anche per ragioni politiche, perché il terrore mai nella storia si è battuto solo con la forza, ma soprattutto con il ritorno della politica. E la tregua è la condizione per la liberazione di tutti gli ostaggi e non la chiediamo noi, la chiedono le famiglie che protestano a Tel Aviv contro il Governo Netanyahu ed è la condizione per garantire l'accesso degli aiuti nella Striscia da tutti i valichi disponibili, perché Rafah da solo non ce la fa!

E, poi, Ministro, tutti insieme, in quest'Aula, abbiamo detto a ottobre che la pace era l'unica soluzione possibile per garantire il diritto di esistere a israeliani e palestinesi. Allora, cosa stiamo facendo concretamente, come Governo? Abbiamo apprezzato le sue parole, a volte, quelle del Ministro Tajani, ma dov'è finita la Presidente del Consiglio? Giorgia Meloni e i Fratelli d'Italia, colleghi, vantavano un'amicizia specialissima con Netanyahu e con la destra israeliana. Questo, oggi, vi impone almeno la responsabilità di parlare chiaro, di dire con chiarezza che, se vogliamo preservare una prospettiva di pace, il finanziamento dell'espansione degli insediamenti illegali in Cisgiordania è inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), così come è inaccettabile la protezione dell'Esercito alle provocazioni e alle umiliazioni dei coloni nei confronti dei palestinesi, a cui non è consentita nemmeno la raccolta delle olive! Occorre dire che non possono restare impuniti i crimini commessi in West Bank e, proprio ieri, il Segretario di Stato americano Blinken annunciava sanzioni contro quei coloni e i loro mandanti politici che rischiano di far esplodere la Cisgiordania. Facciamolo anche noi, come Italia, come Europa. Quella terra, tra abuso di detenzioni amministrative, aggravamento di un regime di occupazione per cui è diventato impossibile vivere, il collasso economico e finanziario, sta esplodendo e noi, dopo decenni di abbandono, dobbiamo farcene carico e non perdiamo di vista Gerusalemme, dove il Governo israeliano, proprio per domani, ha sciaguratamente autorizzato una manifestazione di estremisti di destra che passerà nella città vecchia, dal quartiere musulmano, rischiando di fare esplodere, non la Palestina, ma l'intera regione.

Allora, Ministro, se anche lei, qui, ci dice la parola “pace”, questa non può restare una mera invocazione o un espediente retorico. Serve una proposta politica credibile, concreta. Lei nei giorni scorsi, da Tel Aviv, ha espresso un giudizio liquidatorio sulla missione UNIFIL, dicendo che non ha funzionato. Innanzitutto, mandiamo un ringraziamento a tutte le Forze dell'ordine coinvolte in quella missione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e ricordiamo a tutti che la missione UNIFIL è una missione di pace, non per amministrare la guerra. Allora, serve di nuovo questo. L'Italia non deve supportare le iniziative di altri ma, forte della sua tradizione diplomatica e della credibilità guadagnata proprio, ad esempio, nel Libano, deve spingere l'Europa e gli Stati Uniti, che non vogliono l'occupazione di Gaza, a proporre una forza multinazionale di interposizione con il protagonismo di quei Paesi arabi che possono svolgere una funzione cruciale in Palestina, anche in termini di ricostruzione, sotto l'egida delle Nazioni Unite.

E, guardi, la revoca, oggi, del visto al coordinatore umanitario delle Nazioni Unite segna un precedente gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Delle Nazioni Unite, di cui lei ha parlato, qui, oggi, dobbiamo prenderci cura anche per accertare in Terrasanta quelle violazioni del diritto internazionale che invochiamo è se è indispensabile, Ministro, non può essere anche sterile, è indispensabile, è necessario, anche perché salviamo così la credibilità di averlo invocato per l'Ucraina.

Concludo, Presidente, dicendo che dobbiamo essere coerenti, conseguenti fino in fondo e assumerci la responsabilità delle cose che diciamo, perché, se qui abbiamo detto in quest'Aula che Hamas è un'organizzazione terroristica, non un interlocutore, collega Gardini, se è un'organizzazione terroristica, il compito di combatterla non può essere solo delegato a Israele, ma è un compito della comunità internazionale. E se, come lei ha detto, s'immagina un futuro per Gaza, dopo Hamas con l'ANP, bisogna dire, con chiarezza, che questo non potrà arrivare sui tank israeliani.

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Qui dobbiamo essere onesti, e concludo davvero. Se diciamo due popoli e due Stati, dobbiamo anche ricordarci sempre che uno Stato ancora non c'è. Questo Parlamento, nel 2015, aveva votato una risoluzione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Il tempo è arrivato, non solo per noi, ma per tutta l'Europa, anche come spinta per rilanciare un processo di pace (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) e per rivitalizzare quell'Autorità nazionale palestinese, a partire dai soldi che gli vengono negati, quando per anni si sono chiusi gli occhi sui flussi di finanziamenti dal Qatar ad Hamas (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Allora, e concludo davvero, Presidente, queste sono le nostre proposte. Serve uno sforzo diplomatico, che noi non vediamo, Ministro, questo è il compito della politica. Dal Partito Democratico, oggi, arriva un appello urgente: oggi non stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere e domani, però, rischiamo che sia troppo tardi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Abbiamo ascoltato con attenzione l'informativa resa poco fa a quest'Aula. La ringraziamo per la sollecitudine dimostrata anche in questa circostanza. La tregua raggiunta tra Hamas e Israele, allo scopo di permettere lo scambio di una parte degli ostaggi detenuti a Gaza con dei detenuti palestinesi, è terminata. Israele non ha altra scelta se non quella di ristabilire la dissuasione dopo il massacro del 7 ottobre. Mentre le parlo, ho ancora negli occhi quei video, quei filmati, quegli stupri, perché qui si ha paura a dire che delle donne israeliane sono state stuprate il 7 ottobre. Quello di Israele è un obiettivo del tutto legittimo, che non è stato ancora raggiunto e verosimilmente richiederà ancora molto tempo. Sono opportune le misure attuate dalla nostra Difesa che ha inviato verso il Mediterraneo orientale alcuni asset destinati ad assolvere mansioni umanitarie e di sorveglianza.

Come ha riconosciuto lei, signor Ministro, a bordo di nave Vulcano sono già stati imbarcati alcuni civili palestinesi bisognosi di assistenza e cure mediche. Va bene, anzi, benissimo, purché sia chiara a tutti la valenza esclusivamente umanitaria di questo sostegno. Non deve esserci alcuna percezione di equidistanza dell'Italia tra le parti in lotta. Lo esplicitiamo ancora una volta, siamo in favore dei più deboli, che necessitano di cure e di assistenza, come i civili della Striscia, in particolare i bambini, usati da Hamas come scudi umani, lo ricordava anche lei, ma siamo anche e soprattutto assieme a chi sta reagendo con decisione all'attacco portato contro la propria popolazione da una feroce organizzazione terroristica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E ce lo lasci dire, rabbrividiamo quando vediamo le nostre piazze inneggiare ad Hamas, le nostre università, le nostre scuole, questo non è l'Occidente in cui crediamo, questo è davvero un qualcosa che va condannato con tutte le nostre forze, qualcosa che dobbiamo rifiutare perché se non sappiamo più chi siamo, non sappiamo neanche dove andremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Non dobbiamo scambiare le ragioni dell'umanità che esigono di soccorrere le vittime inermi della guerra con il sostegno a chi ha fatto ricorso al terrorismo per sostenere i propri obiettivi politici.

Signor Ministro, lei lo sa benissimo, ma molti lo scordano, ricordava gli attacchi degli Houthi, ricordava questa presenza inquietante, che aleggia, dell'Iran. Da una parte, c'è chi vuole cancellare ogni speranza di pace in Medio Oriente e lo ha fatto minando gli Accordi di Abramo, la normalizzazione, quella distensione che stava davvero compiendosi anche con l'Arabia Saudita. La speranza e l'impegno che le chiediamo, come Lega, è di tenere in vita gli Accordi di Abramo in ogni interlocuzione, di non lasciarli morire, non congelati, non morti, ma vivi, perché quella è la via ed è la via unitamente a quella grande proposta che è nata al G20, che è il corridoio dall'India verso la Penisola arabica, quindi la Giordania e Israele. Chi ci racconta che è un'opera futuribile, un'opera che non vedrà mai la luce, in realtà non sa che quasi tutta quest'opera è già costruita - certo la rotta marittima, ma anche la rotta stradale - e mancano pochi chilometri proprio tra Giordania e Israele. Quindi, auspichiamo che presto si compia il cammino di pace, che sarà basato su una nuova prosperità di tutta l'area.

Mi lasci dire che, come Lega, in Commissione difesa, il capogruppo Zoffili ha anche chiesto di poter visitare, con una missione della Commissione, la nave Vulcano e poter esprimere la vicinanza ai nostri militari, che compiono un'opera straordinaria, lo vogliamo dire ancora una volta. Aiutiamo chi soffre, ma, riconoscendo, contestualmente, il diritto di Israele a neutralizzare, distruggere, annientare l'apparato militare di Hamas e dei suoi alleati locali. E teniamo alta la guardia rispetto al rischio accresciuto di infiltrazioni jihadiste tra coloro che abbandoneranno la Striscia e, magari, cercheranno di dirigersi verso il nostro Paese. Grazie, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Ormai sono trascorsi circa due mesi dal vigliacco e ignobile attacco terrorista di Hamas e da quel momento stiamo assistendo a una preoccupante e allarmante escalation di morte. Dopo un breve cessate il fuoco per il rilascio degli ostaggi, è tornata la violenza del fuoco su Gaza ed è tornata anche più forte di prima.

Ministro, non dobbiamo consegnare a lei i dati che, ormai, parlano di numeri, ma numeri di morti: parliamo di quasi 16.000 vittime, di cui il 70 per cento sono donne e bambini. Siamo a una punizione collettiva di massa, con civili palestinesi considerati semplicemente effetti collaterali a un'operazione giusta. Penso che questo sia davvero inaccettabile, nel 2023.

Ministro, Presidente, colleghi, per riempire, per conservare, per raccogliere tutte quelle vittime di bambini ci vorrebbero 10 aule grandi come questa. Quindi, se dobbiamo avallare, come ho sentito negli interventi precedenti, questa tipologia di azione, questo rimedio, allora dovremmo anche avallare la teoria secondo la quale chi nasce a Gaza nasce già terrorista. Se siamo a questo punto, ce lo diciamo e, allora, è concesso tutto. Ma ci rendiamo conto della disumanità a cui stiamo assistendo? Ma l'Italia, su questo punto, vuole far sentire la sua voce, Ministro, o riportiamo semplicemente dei dati? Tra l'altro, la sua informativa è monca, Ministro, perché manca il lato o la parte sull'escalation che sta avvenendo in Cisgiordania. Ecco, la informiamo noi, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non è bombardando i civili che si può garantire la sicurezza a Israele, anzi, è proprio il contrario: questi bombardamenti indiscriminati fanno germogliare sempre di più nuove forme di terrorismo. Quindi, è proprio questo il punto: la strategia del Governo di Netanyahu come la giudichiamo? Signor Ministro, riesce a dare un giudizio su questa strategia? È producente o è controproducente per la sicurezza dell'Occidente, ma, prima ancora, di Israele? Ci sa rispondere su questi temi? A Gaza City metà degli edifici sono ormai andati distrutti, da due mesi, quindi vuol dire che, fra quattro mesi, Gaza City non esisterà più; migliaia e migliaia di palestinesi sono rimasti senza casa, senza acqua, senza energia elettrica, persino gli ospedali sono stati bombardati, non ci sono nemmeno i medicinali per curare chi è sopravvissuto. Quindi, si è puniti due volte, in queste situazioni. E questo dolore, queste morti sono destinati ad alimentare nuovo odio; queste morti, questa violenza, questi attacchi sono la benzina di Hamas.

Il vero nodo, quindi, qual è? È garantire la giustizia e la libertà del popolo palestinese, come è stato anche certificato dall'ONU, diverse volte. Ma sembra che questo popolo sia perennemente condannato a non avere un proprio Stato. È stato già detto negli interventi precedenti, vorremmo sapere, Ministro, il Governo Meloni cosa pensa sul riconoscimento dello Stato palestinese.

Ma torniamo a una geopolitica che comprende anche un altro attore principale: gli Stati Uniti d'America. Il Presidente Biden, all'indomani degli attentati del 7 ottobre, una volta giunto in Israele, si è raccomandato con Netanyahu dicendogli: guardate, non fate lo stesso errore che abbiamo commesso noi l'11 settembre, perché non ha prodotto il risultato sperato. E, invece, Netanyahu ha optato per la scelta più irrazionale e controproducente - la violenza - che, paradossalmente, rafforza Hamas - lo ripetiamo ancora una volta, deve essere chiaro che la violenza genera violenza - e ha fatto emergere, quindi, tutta l'inadeguatezza della destra israeliana, nel fronteggiare una situazione così pericolosa per gli effetti che possono andare oltre i confini di Israele, invece di gestirla con saggezza, non fosse altro per il ruolo che ricoprono certi personaggi di politica internazionale, che dovrebbero mediare, invece che generare violenza. Bisogna assolutamente, quindi, dissipare questa logica malata che si è vista in queste settimane: la logica degli ultras è quella proprio che dovremmo evitare, non si addice a queste personalità.

Ministro, certamente, noi facciamo un plauso, altroché se lo facciamo, quando abbiamo notizia degli invii di aiuti umanitari, ma questo non è più il tempo di fasciare le ferite, questo il tempo di prevedere, prevenire le ferite. Quindi, la politica deve volare un tantino più alto e non essere subordinata a quel complesso militare, industriale, che tanti, tanti profitti sta registrando in questo tempo in cui stanno prevalendo le tenebre della guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, forse, questo è anche un altro punto che deve essere preso in considerazione con maggiore concentrazione, perché non possiamo lasciare al caso oppure lasciare in disparte la questione della fornitura di armi, che vede il nostro Paese in prima fila o, quantomeno, uno dei Paesi protagonisti. Questo vale per il Medio Oriente, ma vale anche il conflitto in Ucraina. Anche lì, i nodi stanno venendo al pettine e si sta affermando da più parti, ormai, che la guerra contro la Russia - sto giungendo alla conclusione - non si può più vincere, a meno che non si voglia trascinare il mondo in un baratro nucleare. Spiace dirlo, signor Ministro… Signor Ministro, spiace dirlo… Presidente, può richiamare l'attenzione del signor Ministro? Perché sto dicendo che ci spiace dirlo, perché lo avevamo detto più volte, e oggi il tempo, purtroppo, è galantuomo e, quindi, dobbiamo dire che avevamo ragione noi: serve diplomazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Una volta eravamo bravi a fare diplomazia, adesso siamo bravi soltanto ad accodarci ai diktat esteri, in un'Europa che, ormai, è qualcosa che non fa nemmeno gli interessi del continente, fa altri interessi. E non è attraverso la guerra, non è attraverso le bombe, non è attraverso l'invio di nuovi e sempre più potenti sistemi di arma che si può garantire pace e benessere. Non c'è più tempo da perdere: questa è la raccomandazione che consegniamo.

Il MoVimento 5 Stelle ha depositato una mozione, a prima firma del capogruppo, Francesco Silvestri, che chiede a lei e al suo Governo di fare chiarezza su quali siano gli indirizzi politici messi in campo per perorare una soluzione negoziale per quanto riguarda il Medio Oriente, sperando che non sia quella che abbiamo già visto per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino. Il MoVimento chiede che si lavori a un cessate il fuoco immediato e definitivo, a una permanente apertura di adeguati corridoi umanitari nella Striscia di Gaza, adeguata, a una iniziativa di carattere internazionale volta a promuovere una conferenza di pace, a iniziative per la protezione della popolazione civile palestinese e ad attivarsi in ogni sede per la liberazione immediata e incondizionata di tutti i civili tenuti in ostaggio. Su questi punti, Ministro, il Governo glissa, cestinando il tradizionale protagonismo dell'Italia come mediatore naturale con il mondo arabo e il Medio Oriente.

Diteci cosa intendete fare, diteci qualcosa, battete un colpo. Siamo l'Italia, un Paese del G7 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, per prima cosa vorrei ovviamente ringraziarla per la sollecitudine con la quale è venuto qui, oggi, a dare conto delle attività della Difesa in maniera molto puntuale e dello straordinario impegno umanitario, che non mi sembra finora abbastanza sottolineato, che il nostro Paese, con orgoglio, sta portando avanti in Medio Oriente, in questa fase storica così delicata e che tiene con il fiato sospeso il mondo intero.

Non ci eravamo forse resi conto di quanto gli equilibri geopolitici fossero fragili, e di conseguenza di quanto la pace potesse essere precaria, fino a che non è scoppiata la guerra tra la Russia e l'Ucraina, una guerra che stiamo ancora combattendo alle porte di casa nostra. Oggi ne siamo più che mai consapevoli, e il recente e vile attentato di Hamas nei confronti di Israele conferma quanto la solidarietà e il sostegno dell'Occidente, seppur essenziali, non sembrino più sufficienti da soli a garantire la sicurezza dello stesso Israele, né i valori della democrazia, nel mirino di tiranni e di organizzazioni terroristiche.

Mai si sarebbe pensato che potesse accadere qualcosa anche di lontanamente simile a quello che è successo ad Israele. Il momento storico che stiamo affrontando è sicuramente impegnativo, ed è ragionevole essere molto preoccupati soprattutto per il timore che Stati terzi possano avere qualche interesse nel conflitto e che il medesimo possa espandersi. Ritengo, pertanto, che in questa fase occorra operare con cautela al fine di disinnescare altri possibili focolai e lavorare a livello internazionale a un processo di pace.

Al tempo stesso, però, dobbiamo fare i conti con la realtà e accettare che la pace sia una meta impervia e che talvolta attraversi la via della guerra. È un dato di fatto brutto da dirsi, ma purtroppo è la realtà delle cose. Credo che nessuno in quest'Aula, spero, possa negare il diritto di Israele di difendersi dopo avere subito quel vile attentato terroristico su larga scala e senza precedenti contro i civili. E colgo l'occasione di questo intervento proprio per ribadire, a nome di Forza Italia, la condanna all'ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas - qualcheduno forse se ne è già dimenticato, eppure non è passato molto tempo - contro la popolazione civile israeliana, contro anziani, bambini e donne, in spregio di ogni forma di umanità e di civiltà.

Non vi è giustificazione alcuna per l'operato di Hamas, non vi è giustificazione alcuna, neppure la disperazione e l'esasperazione del popolo palestinese, che pure esiste, chiaramente.

Al tempo stesso, vorrei rassicurare, però, i colleghi dell'opposizione e i cittadini che essere al fianco di Israele, essere chiaramente al fianco di Israele non significa voler annientare il popolo palestinese, ma significa soltanto fermare Hamas, una pericolosa organizzazione fondamentalista di matrice terroristica, perché, fintanto che sarà presente, non sarà possibile alcun percorso di pace. Finché Hamas ci sarà, non è possibile alcun percorso di pace.

Sono certo che in quest'Aula, e non solo, vogliamo tutti la stessa cosa, sono certo che l'obiettivo sia comune: la libertà per israeliani e palestinesi; la libertà per israeliani e palestinesi di vivere fianco a fianco, in pace. Una terra, due popoli: lo hanno ripetuto più volte il nostro Governo, il Presidente del Consiglio, il Ministro degli Affari esteri e il Ministro della Difesa.

Così come sono certo che per tutti, al momento, la priorità sia costituita dalla dimensione umanitaria per limitare le conseguenze sui civili. Sostenere un cessate il fuoco ostacolerebbe un'azione mirata di Israele a debellare il terrorismo di Hamas e a ricostruire un quadro di sicurezza per i suoi confini. Ragionevolmente, però, vanno sollecitate le cosiddette pause umanitarie - ne stiamo parlando tanto, ci stiamo lavorando, qualcosa si è fatto, sempre troppo poco evidentemente - a favore della popolazione palestinese, per consentire i doverosi soccorsi, i rifornimenti alimentari e le evacuazioni dei civili.

Proprio per questo ringrazio il Ministro della Difesa, qui presente, e il Ministro degli Affari esteri per lo straordinario lavoro di squadra che stanno portando avanti al fine di assistere, tutelare e supportare i civili.

Ho appreso con orgoglio dalle parole del Ministro che la nave Vulcano è operativa. Un'eccellenza italiana: sì, la nave Vulcano è un'eccellenza italiana che con ambulatori, strumenti diagnostici e sale operatorie garantirà il trasporto di materiale di prima necessità e medicinali, e opererà come nave pronto soccorso per raccogliere i pazienti che arriveranno in elicottero per un primo intervento, molto spesso salvavita.

Vorrei, tuttavia, invitare a una riflessione in questa fase di massima attenzione alle esigenze della popolazione, vittima degli attacchi. Occorre guardare con prudenza al futuro per evitare il rischio, tutt'altro che remoto, di un allargamento del conflitto, proprio mentre Ovest ed Est sono già in guerra in Europa. La guerra, come più volte abbiamo detto, non è più uno scenario remoto. Dobbiamo prendere atto che alcune dinamiche geopolitiche in fermento da anni hanno alterato gli equilibri internazionali.

Per questo concordo con lei, signor Ministro, nel sostenere che rafforzare la presenza navale della NATO nel Mediterraneo orientale sia fondamentale. Sì, rafforzare la presenza navale della NATO nel Mediterraneo orientale è fondamentale quale elemento di deterrenza nei confronti di nuove minacce, ma anche per contribuire alla stabilità e alla sicurezza di un'area geografica fortemente critica.

Il Medio Oriente, culla della civiltà, è una terra inquieta da troppo tempo. In questo scenario, se si vuole evitare l'aggravarsi della catastrofe umanitaria e l'escalation del conflitto, occorre che la comunità internazionale, Europa e Stati Uniti in primis, elabori un progetto…

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). …per la stabilizzazione di Gaza - ho finito, Presidente - che convinca Israele e il mondo arabo. Questo perché la nostra pace è legata con un filo sottile al destino di queste terre. Una pace, però, che sia costruita sulla giustizia, dove i diritti di tutti siano tutelati, sul dialogo e sul coraggio di riconoscerci reciprocamente.

Finisco con un doveroso ma sentito ringraziamento, a nome di Forza Italia, agli uomini e alle donne della Difesa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che ogni giorno assolvono con dedizione e coraggio un compito estremamente arduo a tutela della nostra sicurezza e degli interessi nazionali, e contribuiscono, con il loro impegno, alla causa della pace nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro Crosetto, se c'è una cosa che ho imparato in questi ormai 10 anni di permanenza sui banchi del Parlamento della Repubblica, è che, quando il Paese è chiamato ad affrontare scenari di politica estera e scenari di conflitto così complessi e delicati, le forze politiche e il Parlamento si uniscono, perché, quando mettiamo in campo la nostra migliore diplomazia, le ragazze e i ragazzi delle nostre Forze armate impegnati in missioni di pace, i tanti volontari, fatemeli ricordare, di associazioni, ONG, enti di volontariato, devono sapere, devono capire e devono cogliere che il Parlamento e le forze politiche sono uniti come Paese in questa direzione.

Non c'è nulla di più facile, anche nel dibattito tra di noi, che invocare la pace. Ma chi è che lavora per il conflitto e chi è che non auspica che ogni conflitto, che ogni sopruso, ogni violenza, ogni invasione, quella di Putin sull'Ucraina, l'attacco terroristico di Hamas, attacco che ha una strategia militare di Hamas contro Israele, non produca conflitto e, come ricordava il Ministro, escalation?

Ministro, come gruppo di opposizione, condividiamo completamente l'informativa che ha fatto, ne condividiamo l'analisi e condividiamo anche l'impegno che il Governo e il Paese sta mettendo in questa vicenda. Non solo perché stiamo discutendo dell'invio di tutti i nostri mezzi per soccorrere la popolazione dei civili, ma certo che Hamas non è il popolo palestinese, ma certo che quell'intervento, che lei ha definito di neutralizzazione di Hamas, deve essere su Hamas e non su altro, che non sia quell'organizzazione terroristica. Per fare questo, lo sappiamo, la tregua non è solo la sospensione del conflitto, ma è l'unico strumento per consentire a chi è estraneo a quell'organizzazione terroristica di evitare di rimanere vittima di quel conflitto. Dobbiamo fare di più, questo sì, ma deve fare di più la comunità internazionale e noi con lei, nell'aprire ulteriori corridoi di messa in sicurezza di quella popolazione. E proprio in queste ore stiamo assistendo a un esodo. Però, tra di noi non ci ricordiamo mai abbastanza non tanto di una lettura univoca del conflitto israelo-palestinese - io non la pretendo, perché so che andiamo in un tempo nel quale la lettura ci divide - ma di ciò che è accaduto all'alba del 7 ottobre. Ed è accaduto, anche qui, senza l'elemento di parte, un attacco terroristico di un'organizzazione militare. Io la ringrazio, Presidente, perché lei, ieri, ha consentito a tutto il Parlamento non solo di partecipare a una manifestazione, ma di prendere parte alla seconda grande preoccupazione che ci deve animare. La prima è che nessuno del popolo palestinese venga confuso con i terroristi. La seconda è che non ci sia un ritorno di un antisionismo, che sta tornando in Europa, e non solo in Europa. E come si fa fronte a tutto questo? Intanto, dal 7 ottobre, anche il Presidente della Repubblica è stato impegnato in missione in Medio Oriente, dal re del Bahrain al Presidente dell'Iraq, come la Presidente del Consiglio e i Ministri. Non sono i Ministri del mio Governo, messi in politica, ma sono i Ministri e il Governo del nostro Paese. E questo è fondamentale per due ordini di ragioni. Il primo, perché la nostra diplomazia è riconosciuta nel mondo e il mondo si aspetta un ruolo dell'Italia dentro la comunità internazionale, si aspetta un ruolo dell'Italia nella misura in cui la nostra collocazione è la collocazione del Paese: con l'Europa e con l'insieme atlantico. E se non ridiscutiamo questa e insieme sosteniamo questo posizionamento, anche il nostro dibattito risente di questo. Il secondo è che l'Europa ci chiede un ruolo nel Mediterraneo, da tempo, l'Europa ci richiede un ruolo di presidio del Mediterraneo da tempo, che stiamo svolgendo e che abbiamo iniziato a svolgere da prima di questa legislatura. Avrei fatto questo intervento di fronte ai predecessori del Ministro Crosetto, perché la politica estera e di difesa si intendono così, altrimenti se parte tra di noi un elemento di rincorsa rispetto alla prossimità all'una o all'altra popolazione è pericolosissimo. Ci sono, infatti, elementi di preoccupazione, e lei oggi ne ha evidenziato alcuni, a cui si sono aggiunti anche le dichiarazioni del Presidente Erdogan e, comunque, qualunque dichiarazione che faccia intendere che, se quel conflitto si espande, gli attori dentro a quel conflitto aumentano di numero. E se ti dai l'obiettivo della pace, la prima cosa che fai è non buttarla sulla preparazione delle armi militari ma sul come si raggiunge la de-escalation, su come quel conflitto non divampi, su come gli attori non aumentino, su come rispetto anche alla proporzione con cui Israele risponde, non sul territorio generico di Gaza, non in risposta a un conflitto lontano nel tempo, ma in termini di neutralizzazione di Hamas. Questo è il punto. Detto questo, vorrei capire se tra di noi c'è qualcuno che pensa che, così come abbiamo fatto dopo l'11 settembre, destrutturare un'organizzazione terroristica sia un errore. Se non lo è - e sono convinto che per nessuno di noi lo è - allora quell'obiettivo va condiviso esattamente come quello di sostegno al popolo di Israele, esattamente come quello di sostegno e di riconoscimento del popolo palestinese.

Non sfugge a nessuno che questo accade a pochi giorni dal rafforzamento degli Accordi di Abramo e non sfugge a nessuno che ciò che è accaduto il 7 ottobre è teso proprio a ottenere che la pace, in questa parte di Pianeta, non si raggiunga mai (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio anch'io per l'informativa che ha reso al Parlamento. Mi rivolgerò a lei, lo dico francamente e in premessa, con lo stesso approccio con cui mi sono rivolto in tutte le occasioni in cui questa Camera e le Commissioni competenti hanno discusso di quello che sta accadendo in Palestina in questi giorni drammatici, un approccio che non ha nulla di polemico, né sul piano preventivo né rispetto alle parole, agli auspici che il Governo italiano, attraverso i suoi esponenti, a cominciare dalla Presidente del Consiglio, ha più volte ribadito. Abbiamo apprezzato la sottolineatura, che più volte anche lei ha fatto, della necessità di ricostruire una prospettiva di pace nel segno dei due popoli e dei due Stati. Abbiamo apprezzato quanto, più volte, avete detto sulla necessità che la risposta di Israele si muovesse nell'ambito del diritto internazionale umanitario.

Tuttavia, signor Ministro, come ho avuto modo già di dire più di una volta, e sono costretto, ancora una volta a ribadirlo: questi auspici non bastano più, il tempo è ampiamente scaduto. E, come ha ricordato il collega Provenzano, ci sono due parole che non stanno bene insieme nella sua informativa: non si può dire che i discorsi relativi al rispetto del diritto umanitario internazionale sono giusti e necessari, ma, contemporaneamente, sono sterili; non si può dire. Non si può dire, perché questa affermazione nega in radice la possibilità stessa di una iniziativa in grado di intervenire, con atti concreti, per cambiare l'ordine delle cose sul piano dell'assistenza umanitaria, sul piano della diplomazia internazionale, sul piano della costruzione concreta di una prospettiva che faccia fuoriuscire quell'area del mondo dal dramma della guerra. Su questo occorre un salto di qualità, di cui non troviamo traccia.

Lei, signor Ministro, ha fatto, ripeto, onestamente, un'informativa che per larga parte si è sviluppata sul terreno della politica estera più che della politica di difesa. Anche qui per una ragione di fondo, mica per cattiva fede. Sul terreno delle politiche di difesa, cioè delle cose che stiamo facendo, non aveva molto di più da dirci di quello che ci ha già detto diverse settimane fa: che la nave Vulcano fosse salpata, con la sua straordinaria attrezzatura sanitaria, con l'obiettivo di realizzare un ospedale da campo nella striscia di Gaza, lo sappiamo da diverse settimane; che da diverse settimane quell'obiettivo non si è realizzato, perché stiamo verificando, come lei ha testualmente ribadito qui, giustamente aggiungo io, le condizioni di agibilità e di sicurezza perché quell'obiettivo possa essere realizzato, anche questo lo sappiamo da diverse settimane. Cosa è cambiato? Con chi stiamo interloquendo per verificare che quelle condizioni di garanzia e di sicurezza si realizzino? C'è un'interlocuzione, a Gaza, con Hamas? Mi pare un grande rimosso nella nostra discussione. Se non c'è, vorrei capire con chi stiamo discutendo, quali sono gli sviluppi di questa interlocuzione e quando si realizzerà quell'ospedale e in quali condizioni? Stiamo discutendo, in queste ore, di un contesto nel quale a Gaza - l'ONU lo ha ribadito ancora poche ore fa - non esiste più alcuna zona sicura. Hanno prima dato l'ordine a 1.200.000 persone di spostarsi da nord a sud, hanno raso al suolo il nord, sono entrati i carri armati e poi, dopo la fine di brevi e del tutto insufficienti pause umanitarie, per quanto positive e utili alla liberazione di alcuni ostaggi - ed è stata una notizia straordinariamente positiva per tutti e tutte noi -, i combattimenti sono ripresi ed è arrivato l'ordine di evacuazione per un altro 1.500.000 di persone, anche dal sud.

C'è una piccola domanda, per niente polemica, che vorrei fare, anche qui, a tutti noi: dopo che sono evacuati dal Nord e che arriva l'ordine di evacuazione dal sud, ma dove devono andare a nascondersi i palestinesi e le palestinesi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché, guardate, c'è un problemino che ha a che fare con le leggi della fisica: non si può scappare ovunque senza che ci sia una via di fuga. A Rafah c'è un valico chiuso e ci sono le armi degli egiziani puntate per impedire che le persone escano. Pertanto, non c'è più alcuna possibilità di fuga e siamo di fronte ad una strage senza fine.

Di fronte a questo, che facciamo? Occorre qualche passo, ma lo dico davvero anche qui, cercando di costruire collegialmente una strada. Convochiamo l'ambasciatore d'Israele. Oltre a dire che siamo amici di Israele - siamo tutti amici di Israele e vogliamo tutti che Israele viva in piena sicurezza -, convochiamo l'ambasciatore per dire che non si può andare avanti così, che è ora di fermarsi. Mettiamo in campo qualche iniziativa diplomatica che metta in discussione il sistema delle nostre relazioni, perché, se diciamo che non si può fare quello che Israele sta facendo nella Striscia di Gaza, e Israele continua a farlo, in totale spregio non solo del diritto internazionale, ma perfino delle sue relazioni internazionali, qualche conseguenza ci dovrà pur essere, oppure no? Perché se non c'è mai alcuna conseguenza, ogni nostro auspicio rimane confinato sul terreno della retorica.

Lo ripeto: posso pure apprezzare la retorica e l'apprezzo perché indica un obiettivo. Quando diciamo che siamo tutti d'accordo, penso che sia vero; non penso che ci sia nessuno qui, tanto meno lei, signor Ministro, che pensa che sia giusto alimentare l'incredibile carneficina che, in questi giorni e in queste settimane, si sta consumando a Gaza sulla pelle del popolo palestinese, che ha una sola colpa, di essere palestinese e di Gaza, ma ribadirlo non ci fa fare alcun passo avanti.

Allora, torna la domanda: cosa intende fare il nostro Governo per segnare un salto di qualità? Non possiamo continuare così! Occorre mettere in campo qualche strumento di pressione. Allora, ce ne sono alcuni disponibili e sono stati indicati. Sono d'accordo con le proposte che ho sentito avanzare qui. Si lavori per la costruzione di una forza di interposizione, in primo luogo; si riconosca ora lo Stato di Palestina, ma, anche qui, riconoscerlo non è un elemento che sta nell'iperuranio: è un atto che il Governo deve fare, perché, peraltro, il Parlamento ha indicato questa strada ormai da molto tempo. Che aspetta il Governo a riconoscere oggi lo Stato palestinese? È chiaro a tutti che, se il Governo italiano riconoscesse lo Stato di Palestina, questa scelta avrebbe un significato politico e diplomatico di pressione molto significativa nei confronti di Israele. È del tutto evidente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Concludo subito. È una scelta necessaria ora per segnare una discontinuità. Ho finito. Il mio è un appello, è - ripeto - un appello. Non credo che il nostro Governo e il nostro Paese possano continuare a restare inermi. Sono tanti i Paesi che, sul piano delle dichiarazioni di intenti, hanno segnalato il proprio disaccordo con quello che sta accadendo, indicato un'altra strada, indicato la necessità di evitare la rioccupazione di Gaza da parte dell'esercito israeliano e via e via e via, ma non c'è alcun atto, ad oggi, che, in modo sufficientemente forte, faccia seguire a queste dichiarazioni un comportamento in grado di dire che adesso è arrivato il momento di fermarsi e che o decidono di fermarsi dentro una relazione collettiva o, da parte della comunità internazionale, qualche conseguenza viene messa in campo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, innanzitutto vorrei ringraziare il Ministro Crosetto per la chiara e puntuale informativa, che rileva la corretta disposizione sul campo del posizionamento politico del nostro Paese in questo particolare frangente. Un'informativa corretta prima di tutto, perché precisa, chiara e netta.

Quello che ha ribadito poc'anzi il Ministro Crosetto conferma la situazione assunta dal Governo sin dall'inizio del conflitto israelo-palestinese, senza tentennamenti di sorta. Questa posizione è stata ribadita dal Presidente Meloni, che, più volte, ha sottolineato come - e voglio citare testualmente - “non può esserci nessun'ambiguità nel condannare nel modo più fermo i crimini dei quali Hamas si è reso responsabile; non può esserci nessun distinguo sulla condanna ad ogni forma di antisemitismo, compresa quella di matrice islamica e quella che viene camuffata da avversione allo Stato d'Israele”. Continua dicendo che i diritti dei palestinesi sono vittime della politica di Hamas, che le due cose non vanno confuse e che nessuna causa potrà mai giustificare il terrorismo. La chiarezza di posizioni, soprattutto in politica estera, paga sempre, perché consente di assurgere a una determinata presa di posizione come inevitabile punto di riferimento, punto fermo sul quale altri possono convergere al fine di aprire pertugi di dialogo che consentano perlomeno di cessare il fuoco. Questo è il lavoro che si sta portando avanti, signor Presidente, il lavoro che sta portando avanti il nostro Governo e, come tale, richiede di assumere tutte le misure preventive, accessorie e necessarie per approdare a un tale risultato.

Un altro aspetto che paga sempre nelle crisi internazionali è la velocità nell'assumere posizioni e le azioni conseguenti. Anche in questo caso c'è solo da ringraziare il nostro Governo per la rapidità di manovra assunta.

In queste particolari circostanze, la rapidità di azione è fondamentale almeno per tre ordini di motivi: il primo riguarda la situazione umanitaria a Gaza, sempre più insostenibile. Per l'ONU, non è possibile la creazione di cosiddette zone sicure per la popolazione civile, dato che queste non possono essere considerate tali, se dichiarate unilateralmente. Il secondo motivo è strettamente legato alla rottura della tregua, che ha portato a una recrudescenza delle ostilità, sia sul terreno, sia sul piano della comunicazione. Non possiamo non rilevare, signor Ministro, come questo conflitto viaggi su più piani e tocchi soprattutto la sfida dell'identità culturale.

Su questo punto, dobbiamo porre particolare attenzione, perché non possiamo consentire una polarizzazione acritica delle posizioni. Il rischio non è solo l'allargamento del fronte delle tensioni ad altre aree del Medio Oriente, ma la contrapposizione di due mondi, Occidente e Islam, foriera di instabilità politica e in netta antitesi a qualsiasi possibile via di risoluzione della guerra. Infine, dalle tensioni in Medio Oriente - e arrivo qui al terzo motivo -, l'Occidente e il nostro Paese rischiano il contagio con tre virus, di cui già si vedono, purtroppo, preoccupanti sintomi: il terrorismo di matrice islamica, l'antisemitismo e l'islamofobia e, alla base di tutti questi tre sintomi, c'è la violenza, c'è l'ignoranza, c'è il fondamentalismo. Gli effetti di tali fenomeni sono rischi che dobbiamo arginare assolutamente in tutti i modi.

Non è un caso che, proprio in questi giorni, la Commissaria europea per gli affari interni, Ylva Johansson, ha affermato - anche qui voglio citare testualmente per non sbagliare le parole - che “l'Unione europea si trova attualmente a fronteggiare un elevato rischio terroristico a causa della guerra di Gaza. Con la guerra tra Israele e Hamas e l'aggregazione che l'avvicinarsi delle festività natalizie provoca nella nostra società, c'è un enorme rischio di attacchi terroristici nell'Unione europea”.

Signor Presidente, bisogna agire rapidamente, bene e con determinazione e la via da seguire è sostanzialmente quella assunta dal Governo, che è stata ribadita nella manifestazione “No antisemitismo, no terrorismo” che si è tenuta ieri qui a Roma in piazza del Popolo, dove vi erano le delegazioni di quasi - lo ripeto - di quasi tutti i gruppi parlamentari. Lavorare per la pace e preservare la sicurezza, sradicare sin dal principio qualsiasi ceppo antisemita o comunque di matrice ideologica, al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica e creare aprioristicamente una massa critica che lavori in tal senso in ogni settore della società civile.

Signor Presidente, in estrema sintesi, lo scenario finale e, allo stesso tempo, primario al quale bisogna approdare deve essere quello di ricreare le condizioni per avviare nuovamente il progetto di due popoli in due Stati, che è l'unica via ad una convivenza pacifica, e questo è il nostro orizzonte di lavoro, l'orizzonte di lavoro di questa maggioranza e di questo Governo.

Signor Presidente, in quel tragico sabato 7 ottobre i terroristi di Hamas hanno ucciso uomini, donne e bambini israeliani. Sono state uccise - lo ricordavamo prima - 1400 persone e io credo che i numeri non siano indifferenti: 1400 israeliani corrispondono a 9.000 italiani, corrispondono a 50.000 americani. L'11 settembre furono uccisi 3.000 americani.

Hanno distrutto con ferocia inaudita storie che abbiamo imparato a conoscere in questi giorni, storie che parlavano di pace, di cooperazione e di amicizia.

Ma i terroristi di Hamas hanno ferito gravemente anche la dignità e le legittime ambizioni del popolo palestinese e, soprattutto, hanno cercato di eliminare la speranza. Compito nostro e di tutta la comunità internazionale è quello di collaborare, invece, per tenerla viva e trasformarla concretamente in una soluzione politica.

Mi permetta, in conclusione, signor Presidente, a nome del gruppo di Noi moderati, di esprimere il mio più forte ringraziamento alle donne e agli uomini che lavorano nelle nostre Forze armate e che si impegnano come vere forze di pace (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. A questo punto, interrompiamo la seduta per un paio di minuti. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 17,42.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, domani saranno esattamente due mesi dall'attacco drammatico di Hamas ad Israele. Io pensavo che tutti avessimo ancora vivido il ricordo di quel terribile 7 ottobre, almeno in quest'Aula. A giudicare dagli interventi di alcuni colleghi, evidentemente, non è così. Quindi, forse, dobbiamo ricordarlo ad alcuni colleghi, a cominciare dall'onorevole Fratoianni che sembra aver dimenticato quello che è successo il 7 ottobre, perché tutto il suo intervento si è concentrato su quello che succede adesso a Gaza e non su quello da cui è scaturita la reazione a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Alcuni di noi hanno visto le immagini che l'ambasciatore d'Israele ha deciso di mostrare e sono immagini drammatiche di quello che è accaduto quel 7 ottobre: uomini decapitati, bambini bruciati. Ci sono state ragazze violentate, mutilate, uccise: è un femminicidio di massa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), verso il quale tutti e tutte, quelli che combattono per i diritti delle donne e contro i femminicidi, dovrebbero prendere posizione in modo netto.

Non è che, essendo passati due mesi, è passato il dolore: per chi ha perso un figlio, una moglie, un fratello, un padre, con il passare del tempo il senso di mancanza non diminuisce, anzi aumenta.

Dobbiamo anche ricordarci che sono stati uccisi israeliani, ma anche stranieri, perché da Hamas sono stati uccisi ebrei, in quanto ebrei: questo ce lo dobbiamo ricordare, anche rispetto ai rischi di un antisemitismo che torna a diffondersi, non soltanto nella Striscia di Gaza, ma nelle nostre città, nel nostro continente.

Allora, dobbiamo anche pensare agli ostaggi, purtroppo, che ancora ci sono. Non siamo riusciti a liberare gli ostaggi italiani e dobbiamo fare di tutto per coloro che sono ancora nelle mani di Hamas. Certo, c'è stata una reazione di Israele, ferma, dura, pesante, sicuramente. Israele sta difendendo il proprio diritto a esistere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Israele sta difendendo la propria libertà, la propria sicurezza, ma sta difendendo anche la nostra libertà e la nostra sicurezza perché, piaccia o non piaccia - e so che a molti Israele non piace per motivi più o meno nobili -, è l'unica democrazia dell'area, è l'unico punto di tenuta per l'area.

Guardate, c'è ancora una speranza che ci possa essere una pace duratura in Terra Santa, perché su una cosa ha fallito Hamas: non è riuscita a creare quella frattura insanabile tra Israele e il resto del mondo arabo, che sperava di creare il 7 ottobre. E se c'è stato un rallentamento, un raffreddamento, nei rapporti tra alcuni Paesi arabi, a cominciare dall'Arabia Saudita, nel riavvicinamento a Israele che era in corso prima del 7 ottobre non è per la reazione di Israele, ma è per gli attentati del 7 ottobre, è perché Hamas, scientemente, ha voluto bloccare l'allargamento della pace di Abramo e mettere in discussione il rapporto col mondo arabo moderato, che invece sarà fondamentale, perché dovremo arrivare alla pace e dovremmo arrivare ai due popoli in due Stati, che è la linea che il nostro Paese, l'Italia, porta avanti da sempre. Dovremmo arrivarci, però, con la distruzione di Hamas, che non dovrà essere più in condizione di nuocere a nessuno, perché non è un problema solo di sicurezza per Israele o per l'Occidente. È un problema di libertà per il popolo palestinese: il principale nemico della libertà e dei diritti del popolo palestinese è Hamas. Su questo dobbiamo essere chiari (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

In tutto questo, è evidente che ci sarà un percorso di ricostruzione in Palestina che sarà difficile, lungo, che avrà bisogno del sostegno finanziario anche del mondo arabo, con scuole e ospedali da ricostruire. Ed è giusto, doveroso e fondamentale che nel frattempo si portino aiuti umanitari, che si faccia di tutto per avere delle tregue. È evidente che ciascuno di noi – ciascuno di noi! - è drammaticamente colpito dalle immagini che arrivano dalla Striscia di Gaza. Non è che non vediamo le immagini dei bambini pianti dalle loro madri, dei feriti, delle vittime che ci sono a Gaza tra i civili palestinesi, siamo vicini a quella popolazione e siamo, ovviamente, colpiti da quello che sta avvenendo. Però, l'ha detto lei, Ministro: è difficile in una situazione complessa di guerra, quando Hamas usa i civili come scudi umani, è difficile quando gli ospedali vengono utilizzati come basi missilistiche, quando i tunnel arrivano nelle abitazioni private.

Allora, in questo percorso in cui dobbiamo immaginare il futuro, noi, Ministro, non faremo nessuna polemica rispetto a quelli che sono stati non soltanto gli aiuti umanitari, il personale altamente specializzato, medico e sanitario, che, grazie alla Marina militare, è nelle vicinanze di Gaza ed è pronto anche, in caso di necessità di evacuazione, a portare il proprio supporto. E non faremo polemiche nemmeno a fronte del fatto che abbiamo appreso da un tweet che verranno utilizzate le navi della Marina militare, perché in questi momenti è più importante salvaguardare la sicurezza delle donne e degli uomini che abbiamo esposti in quei teatri di guerra, in missioni di pace e in missioni internazionali, e prestare aiuto alle popolazioni civili.

Però, Ministro, lei sa che noi siamo, chiaramente, all'opposizione di questo Governo e non vi facciamo sconti. Dopo un anno, il nostro giudizio sul Governo Meloni è negativo. Siamo i primi a contestare l'arroganza di alcuni Ministri, a mettere in luce quello che fate di sbagliato, quello che non fate e che, secondo me, dovreste fare, a cominciare dalla riforma della giustizia.

Ma su questi temi non ci saranno distinzioni ideologiche o pretesti per farci una battaglia politica. Una cosa, però, chiediamo a questo Governo: un impegno maggiore nella politica estera e nell'impegno diplomatico. Ci sono dei grandi assenti: non soltanto il Governo italiano, l'Unione europea, l'ONU. Nel passato recente abbiamo avuto situazioni non così drammatiche, ma sicuramente difficili, come il Libano, che hanno avuto un'evoluzione completamente diversa, con un ruolo da protagonista del nostro Paese, che, in questo momento, manca.

Noi continuiamo a credere che serva anche la strada diplomatica, che serva la strada della politica, perché il treno della diplomazia, per fortuna, a due mesi di distanza, non è ancora del tutto perso. L'appuntamento con la storia per costruire la pace dei figli di Abramo, come la definiva un grande sindaco di Firenze, La Pira, è rinviata, ma non cancellata, non persa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 17,48)

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Questo mio intervento è per chiedere ancora una volta - è la terza, quindi lei mi scuserà, ma è una questione davvero molto importante e grave dal nostro punto di vista - un'informativa, che era urgente e continua ad essere urgente, del Ministro Giorgetti sulla questione della vendita della rete di telecomunicazione nazionale sostanzialmente a fondi speculativi esteri. In realtà, la società veicolo è chiamata NetCo, però, la sostanza è che la rete di telecomunicazione nazionale passa nelle mani di soggetti esteri. Siccome il Governo, com'è del tutto evidente, sta favorendo questo tipo di vendita, tutti noi, mi correggo, molti di noi sono preoccupati che il controllo, da parte di soggetti speculativi, della rete di telecomunicazione nazionale possa creare delle problematiche che riguardano sia la sicurezza nazionale, sia lo sviluppo. Non sfugge, infatti, a nessuno che sulla rete passano i dati delle famiglie e delle imprese, e quindi sono dei dati assolutamente sensibili. Siccome non abbiamo avuto informazioni in questi due mesi - e sono due mesi circa che richiediamo questa informativa al Governo - continuiamo a essere preoccupati.

In più, proprio oggi è stata data la notizia relativa al fondo KKR, che aveva presentato un'offerta anche per Sparkle, la società che detiene i cavi sottomarini e che, se vogliamo, è una società ancora più strategica di TIM, ossia della rete di telecomunicazioni terrestre. Ebbene, l'offerta che fu fatta circa un mese fa era stata ritenuta all'epoca da TIM troppo bassa e, quindi, il Governo fece trapelare, senza però dirlo esattamente, che probabilmente il Tesoro avrebbe acquistato la società Sparkle, che - lo ripeto - detiene la proprietà dei cavi sottomarini. Oggi, invece, è venuta fuori la notizia che KKR avrebbe chiesto a TIM una dilazione di due mesi per completare la due diligence, cioè l'esame della società, per formulare un'altra proposta, ovviamente si immagina più alta di quella che aveva presentato.

Siccome nel frattempo non abbiamo alcuna notizia dal Governo e, ripeto, sono notizie che deve dare al Parlamento, perché il Parlamento deve sapere che cosa succederà alle reti di telecomunicazioni italiana, che riguardano dati specifici e la sicurezza nazionale, il Governo deve farci capire - venendolo a dire qui, spiegandolo bene e non affidandolo a delle veline - in che modo il Governo conserverà, come dice tramite le veline, un potere di indirizzo su queste società, visto che, ad oggi, i numeri che vengono fuori dalle offerte di KKR e del fondo di Abu Dhabi, farebbero prefigurare una maggioranza nella NetCo, che può andare dal 65 per cento al 73 per cento. Siccome è un po' difficile immaginare che il Tesoro, con il solo 20 per cento della NetCo, possa indirizzare le politiche di investimento, di conservazione dei livelli occupazionali, ma soprattutto della valorizzazione della rete, continuiamo a chiedere con forza, suo tramite, Presidente, che il Governo, tramite il Ministro Giorgetti, che credo abbia in mano il dossier della rete di telecomunicazione, venga in Aula a riferire esattamente su ciò che sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Pellegrini, la richiesta è chiara, chiarissima, e quindi sarà riferita, ancora una volta, per il tramite del Governo, al Ministro Giorgetti.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra per chiedere un'informativa urgente del Ministro Piantedosi. Questo pomeriggio sono stata, insieme alla senatrice Ilaria Cucchi, al carcere di Regina Coeli, dove sono reclusi due dei giovani di Ultima generazione, che sono stati arrestati a seguito di un blocco stradale sulla A12, all'altezza di Fiumicino, con il capo di imputazione di violenza privata aggravata e attentato alla sicurezza dei trasporti…

PRESIDENTE. Scusi, collega Ghirra. Colleghi, per favore. Peraltro, come sapete, tra pochissimo cominceremo a votare, dunque, vale adesso per allora: chi non è in Aula, ritorni al posto, perché voteremo immediatamente. Prego, onorevole Ghirra.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Dicevo che i capi di imputazione per questo blocco stradale, di fatto, con cui questi giovani cercano di sensibilizzare i “climafreghisti”, rispetto al grave problema dei cambiamenti climatici, sono stati violenza privata aggravata e attentato alla sicurezza dei trasporti, cosa che comporterà la loro permanenza in carcere per almeno 48 ore.

Allora, vorrei ricordare le parole che la Presidente ha usato in quest'Aula il 25 ottobre, quando ha chiesto la fiducia al Governo. Diceva: penso di conoscere abbastanza bene l'universo dell'impegno giovanile, una palestra di vita meravigliosa, indipendentemente dalle idee politiche che si sceglie di difendere e promuovere. Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza per contestare le politiche del nostro Governo, perché inevitabilmente tornerà nella mia mente una storia che è stata anche la mia. Ho partecipato a tantissime manifestazioni e ho organizzato tantissime manifestazioni nella mia vita e penso che ciò mi abbia insegnato molto di più di quanto non mi abbiano insegnato molte altre cose. Quindi, voglio parlare a questi ragazzi, che, inevitabilmente, scenderanno in piazza anche contro di noi. Ricordo una frase di Steve Jobs, che diceva: siate affamati, siate folli. Vorrei aggiungere anche: siate liberi, perché è nel libero arbitrio la grandezza dell'essere umano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Allora, Presidente, mi chiedo e le chiedo: in che cosa consiste questo moto di simpatia, questo invito a essere liberi? Nel mandare la Polizia a manganellare gli studenti nelle università? Nel mandare in galera giovani che per mezz'ora hanno bloccato un'autostrada? Questo credo che sia inaccettabile, anche perché, come contrappeso, abbiamo Ministri che si permettono di interrompere un servizio pubblico, come quello dei treni, facendoli fermare a proprio piacimento in fermate non previste (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ritengo che l'informativa del Ministro sia quanto mai urgente per capire quale sia l'intendimento del Governo rispetto agli atteggiamenti da avere nei confronti di questi giovani, perché mi pare che siamo davanti a un'escalation eccessiva e a una volontà punitiva che intimidisce chiunque voglia manifestare il proprio dissenso nei confronti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1341-A.

(Ripresa esame dell'articolo 18 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Colleghi, riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1341-A.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato, da ultimo, respinto l'emendamento 18.1 Manzi.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.2 Grippo. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.2 Grippo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Gli emendamenti successivi 18.3 Manzi, 18.4 Caso e 18.5 Manzi sono inammissibili.

Passiamo all'emendamento 18.6 Boschi. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.6 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.7 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.8 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.9 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.10 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

L'emendamento 18.11 Manzi è inammissibile.

Passiamo agli identici emendamenti 18.12 Piccolotti, 18.13 Caso e 18.14 Benzoni. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 18.12 Piccolotti, 18.13 Caso e 18.14 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.15 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.16 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.17 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Gli emendamenti 18.18 Caso e 18.19 Boschi sono inammissibili.

Passiamo all'emendamento 18.20 Boschi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Presidente, sarò velocissima.

PRESIDENTE. Si prenda il tempo che vuole, ci mancherebbe.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Dato che dobbiamo fare una legge che è una sorta di legge mancia, se c'è un articolo fatto bene, almeno cerchiamo di migliorarla. Se dobbiamo introdurre nuove materie all'interno del liceo del made in Italy, forse dobbiamo dare agli studenti e alle studentesse personale docente formato per quelle materie. Quindi, ci limitiamo a chiedere al Ministero competente, entro 30 giorni, di individuare le classi di concorso, perché si possano avere docenti formati per quello che vanno ad insegnare.

Insomma, non ci sembrerebbe una cosa così paradossale, però, evidentemente, la competenza non rileva nemmeno al liceo del made in Italy.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.20 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Ricordo che gli identici emendamenti 18.21 Grippo e 18.22 Caso e l'emendamento 18.23 Caso sono inammissibili.

Passiamo all'emendamento 18.24 Boschi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Presidente, semplicemente perché, considerando che il provvedimento non è ancora stato approvato e siamo alla fine del 2023, è un po' difficile immaginare che il liceo del made in Italy possa davvero essere operativo a cominciare dal prossimo anno scolastico. Forse è più realistico immaginare che ci sia un anno di tempo in più per preparare il percorso ed essere in grado di far iniziare col piede giusto questo nuovo liceo. Probabilmente, i mesi così brevi che sono stati immaginati per questo percorso dal Governo sono eccessivamente ottimisti, attenzione a non fare poi un decreto-legge per rinviarne l'entrata in vigore e, quindi, rinviare l'anno scolastico in cui gli studenti potranno fare le proprie scelte, anche perché molti studenti, le scelte, le dovranno fare a breve, non a fine estate, su quale sia il percorso di studi da intraprendere.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.24 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Ricordo che gli identici emendamenti 18.25 Piccolotti e 18.26 Boschi e l'emendamento 18.27 Caso sono inammissibili.

Passiamo all'emendamento 18.28 Boschi.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.28 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.29 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Passiamo alla votazione dell'articolo 18.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Presidente, intervengo in dichiarazione di voto sull'articolo. Come si è dedotto in maniera abbastanza chiara anche dagli interventi e dagli emendamenti che abbiamo presentato, siamo molto dispiaciuti del fatto che il Governo non abbia voluto tenere in considerazione, anche in questo passaggio in Aula, non solo le proposte presentate dal nostro gruppo, ma anche le ultime osservazioni fatte proprie dalla collega Boschi quantomeno sulla necessità di rinviare di un anno l'entrata in vigore di una nuova struttura liceale, di cui non vedevamo, sinceramente, la necessità e l'opportunità. Tra l'altro, non sappiamo quando ci sarà il passaggio al Senato di questo provvedimento e, quindi, si rischia davvero di creare una nuova struttura educativa, praticamente a ridosso dell'avvio del prossimo anno scolastico.

Troviamo, davvero, che anche questo sia un segnale di propaganda e di ideologia, tutto sommato, e di una rigidità a qualunque tipo di confronto che non era necessaria e che non era opportuna.

Quindi, in questo senso, annuncio il voto contrario del Partito Democratico su quest'articolo, ribadendo la necessità che il Governo, almeno sulla scuola, e lo vedremo anche nei provvedimenti che sono all'esame del Senato in queste ore, apra davvero un confronto non solo con le forze politiche, ma innanzitutto con il mondo della scuola, perché le riforme non si fanno contro la scuola, ma con la scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle. Ormai, abbiamo capito fin dall'inizio della legislatura che tutto il Governo è come se stesse partecipando a un gioco che ha un obiettivo ben preciso: proporre cose inutili che abbiano però uno sfondo nazionalista, se non addirittura sovranista. Solo così, solo con questa spiegazione possiamo, di fatto, spiegare il Ministero del made in Italy, la sovranità alimentare e ora, in quest'atto, il liceo del made in Italy. Certo, fa anche sorridere che, per parlare di nazionalismo, si usino termini anglofoni. Ricordiamoci anche la minaccia di multe e questo rende ancor tutto un po' più ridicolo.

È un Governo che vuol far credere ai cittadini che basta dare un nome alle cose per dar loro anche una forma e una sostanza. Non è così e l'esempio del liceo del made in Italy è calzante, innanzitutto, perché già esistevano indirizzi simili nei professionali delle nostre scuole, ma anche perché si fa tutto senza stanziare nuove risorse, come sempre a costo zero, perché si è messo a rischio il liceo economico-sociale, che funzionava, e anche perché si propone di far partire questo nuovo indirizzo a ridosso del nuovo anno scolastico.

Quindi, Presidente, il liceo del made in Italy è l'ennesimo fantoccio ideologico, che è utile solo per alimentare la vostra narrazione sovranista e propagandistica.

Quando, però, si entra nella scuola - che, ricordo, dovrebbe essere di tutti, non del Governo di turno -, iniziamo a preoccuparci, non solo con questo disegno di legge che propone, ripeto, questa pantomima del liceo del made in Italy, ma anche con altri provvedimenti che si stanno portando avanti, ad esempio, al Senato, perché risulta chiaro ed evidente che questo Governo e questa maggioranza continuano a far confusione tra istruzione e formazione al lavoro. L'ho ripetuto più volte e non mi stancherò mai di ripeterlo che la scuola dovrebbe avere altri obiettivi, quello di creare i cittadini, quello di dare competenze trasversali, sì, specializzate verso un indirizzo, ma, comunque, utili a formare un senso critico, che è la chiave che dà la capacità per trovare un lavoro e per distinguersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non quello di creare a priori lavoratori sfruttabili ed iper-specializzati, che, quindi, vanno ad alimentare una tipologia di lavoro di cui questo Paese non ha bisogno.

Ma non finisce qui. Infatti, con la Fondazione che si crea nell'altro articolo, ma anche, lo ripeto, con quello che si sta preparando e si sta discutendo al Senato come riforma degli istituti tecnici, è chiaro, è forte, è terribile il rischio di soggiogare alle logiche di mercato, a una visione aziendalistica del mondo della scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è un messaggio sbagliatissimo, perché, dietro l'idea di voler far trovare subito lavoro ai nostri ragazzi, in realtà, si nasconde ben altro e non è quello che, invece, dobbiamo fare per il nostro Paese.

Anch'io faccio mio l'invito della collega, che sottolineava che non è troppo tardi, si può fare un passo indietro e si può provare a ragionare insieme sulla scuola e sull'istruzione che vogliamo dare al nostro Paese, che, al momento, vive un livello non buono, lo ricordavo prima. È un'istruzione mediocre, con diverse falle, che solo insieme e, soprattutto, coinvolgendo il mondo della scuola si può provare a risolvere, non certo con la creazione di un liceo del made in Italy, non certo con la riforma degli istituti tecnici, che poco ha a che vedere con quello di cui abbiamo bisogno. Quindi, concludo nuovamente, dando per scontato, ovviamente, il voto contrario del MoVimento 5 Stelle su quest'articolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà, per un minuto.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei ricordare a quest'Aula che, in Commissione attività produttive, abbiamo lavorato duramente, soprattutto a inizio legislatura, con un'indagine conoscitiva sul made in Italy - da qui lo spunto per questo provvedimento, suppongo -, solo che le imprese e tutti i soggetti auditi hanno chiesto maggiori ITS Academy nelle nostre regioni e non certo un liceo del made in Italy.

Come ha detto il collega, tra l'altro, esiste un istituto tecnico che, già dal 2019, ha questo indirizzo. Non c'era sicuramente la necessità di prevedere un altro indirizzo in un altro settore scolastico, tanto più considerando che non ci avete messo nemmeno un euro. Pertanto, abbiamo veramente molti dubbi su come si svolgerà, il prossimo anno, questo corso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, siamo sdegnati per quanto sta accadendo riguardo alle politiche per l'istruzione e per la scuola e anche per quest'ultima vergognosa operazione di pura propaganda che avete voluto chiamare liceo del made in Italy. Siamo sdegnati, perché la scuola italiana ha tanti drammatici bisogni e tante emergenze. Per dirne una soltanto, ieri sono usciti i dati relativi all'apprendimento in matematica e abbiamo scoperto che l'Italia ha il più grande gap tra ragazzi e ragazze, tra i giovani di sesso maschile e le giovani donne, rispetto all'apprendimento della matematica, il più grave e il più grande di Europa. Sappiamo anche che ci sono migliaia e migliaia di scuole nel Meridione che non hanno il tempo pieno, non hanno il tempo prolungato, non hanno le mense e, in virtù di questa situazione, gli studenti e le studentesse del Sud, sostanzialmente, ricevono un anno in meno di scuola rispetto a quelli del Nord. Abbiamo dati sulla dispersione scolastica che fanno paura: in alcune città, come Catania, un ragazzo su quattro abbandona la scuola prima di chiudere il ciclo scolastico. Di fronte a questo disastro, la maggioranza non solo non investe un centesimo ma continua a propinarci proposte senza senso di giornate celebrative, di settimane dedicate a particolari materie, di inserimento nei curricula scolastici di materie le più varie, dall'educazione alimentare alle cose più diverse, senza che ci sia una linea in termini di politica sulla scuola e sull'istruzione. Guardate, è estremamente chiaro. Questo Governo è stato per mesi impegnato a parlare, su tutti i giornali, della valorizzazione degli istituti tecnici e professionali e poi, quando deve fare il made in Italy, invece di investire sugli indirizzi che ci sono negli istituti tecnici, inventa un presupposto liceo del made in Italy che non si è capito come dovrebbe funzionare, visto che non c'è un investimento economico, e non si capisce nemmeno a cosa dovrebbe servire, se non alle operazioni di propaganda nazionalista del Ministro Valditara. Davvero non ne possiamo più, davvero vorremmo cominciare a discutere di cose serie, davvero vorremmo trovare interlocutori credibili davanti a noi, perché tutto questo viene fatto, tra l'altro, senza ascoltare la scuola, senza coinvolgere la comunità educante, senza valorizzare i professori che - lo voglio ricordare, visto che oggi abbiamo molto discusso di salari - hanno gli stipendi più bassi d'Europa per fare un lavoro importantissimo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Di questo vi dovevate occupare e, invece di occuparvi di questo, continuate a fare queste proposte inutili e anche imbarazzanti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Noi voteremo contro con grande convinzione e vogliamo anche che il Paese si renda conto dei danni che, sotto la propaganda, avanzano nel sistema di istruzione che dovrebbe dare un futuro ai nostri figli e alle nostre figlie (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Molto brevemente, per annunciare anche il voto contrario del nostro gruppo a quest'articolo. Chi mi ha anticipato ha già detto di come tutta l'indagine conoscitiva, tutte le audizioni che nel corso di quell'indagine si sono susseguite abbiano raccontato che il mondo dell'impresa, il mondo del sistema Italia chiedesse maggiori ITS, chiedesse di investire in quegli istituti tecnici che garantissero la formazione di nuove e tante competenze che oggi mancano e su si deve investire. Invece, ci siamo e vi siete inventati questo liceo del made in Italy che, peraltro, è stato corretto in corsa, perché rischiava di sostituire quel liceo economico sociale che è così importante e che sta funzionando bene nel Paese. Lo inserite oggi in maniera opzionale, lo fate senza aggiungere alcuna risorsa e lo fate ancora una volta nella discriminazione degli istituti tecnici che invece necessitavano di investimenti e che non vengono mai menzionati in questo provvedimento. Quindi annuncio il voto contrario della formazione Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 84).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore a esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, degli identici emendamenti 19.1 Manzi, 19.2 Orrico e 19.3 Piccolotti e degli emendamenti 19.4 Grippo e 19.5 Pavanelli.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 19.1 Manzi, 19.2 Orrico e 19.3 Piccolotti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questi identici emendamenti che intendono sopprimere l'articolo 19, ovvero l'istituzione della Fondazione imprese e competenze per il made in Italy. Se c'è una cosa che fa questo disegno di legge sulla cultura è fare solo propaganda e, di fatto, questa Fondazione servirà semplicemente ad essere l'ennesimo carrozzone con il quale affidare ruoli, compiti e incarichi probabilmente alla famiglia allargata, agli amici, ai parenti e ai conoscenti più stretti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra l'altro è previsto un finanziamento di 500.000 euro a partire dal 2024 quando, con un investimento del genere, per esempio, si potrebbero finanziare idee innovative di giovani studenti che vadano a produrre delle innovazioni tecnologiche nelle cosiddette aziende del made in Italy, e quindi fare una cosa che l'Italia solitamente non fa, cioè spingere i giovani a creare impresa ancora da giovanissimi, al di sotto dei 18 anni. Questo si fa nei Paesi anglosassoni, dove i primi startupper hanno età veramente molto giovani, addirittura 14 o 15 anni. In questo articolo si fa ancora di più, cioè si istituisce il premio “maestro del made in Italy”. Non so se questo sia fare concorrenza a un riconoscimento prestigioso che viene dato dal Presidente della Repubblica, che è il cavalierato del lavoro, con il quale agli imprenditori migliori del nostro Paese viene riconosciuta l'eccellenza dal Presidente della Repubblica.

Capisco che vogliate picconare alcune istituzioni che sono capisaldi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma così fate ad esse concorrenza con un premio “maestro del made in Italy”, quando i nostri imprenditori chiedono molto altro, chiedono molto altro, chiedono investimenti, chiedono controlli a chi fa concorrenza sleale attraverso il lavoro nero, e non riconoscimenti di questo genere. Lo ripeto, esiste già il riconoscimento del cavalierato del lavoro, che viene attribuito dal Presidente della Repubblica, e credo che sia la massima onorificenza alla quale un imprenditore o un'imprenditrice possano aspirare in vita e non solo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 19.1 Manzi, 19.2 Orrico e 19.3 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.4 Grippo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.5 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 88).

L'articolo aggiuntivo 19.01 Benzoni è inammissibile.

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, degli identici emendamenti 20.1 Peluffo e 20.2 Benzoni e degli emendamenti 20.3 e 20.4 Orrico e 20.5 Peluffo.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 20.1 Peluffo e 20.2 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Passiamo all'emendamento 20.3 Orrico.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere l'accantonamento di questo emendamento e un supplemento di riflessione sia al relatore che al Governo, perché tra l'altro in Commissione bilancio è stato dato il nulla osta, proprio perché questo emendamento non comporta maggiori oneri per le casse dello Stato. È un emendamento che vuole costruire un raccordo tra questa Esposizione nazionale permanente del made in Italy e i musei pubblici e in Italia che si occupano di artigianato.

Se, in quest'Aula, in questo pomeriggio, mi si vuole dire che l'artigianato non è una testimonianza e un'espressione del made in Italy, allora davvero non saprei dire che cos'è made in Italy nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra l'altro, una mappatura del genere non ha alcun costo, perché chi si occupa di cultura sa che al Ministero della Cultura esiste una direzione generale musei ed esiste anche l'ICOM, per cui sarebbe molto semplice fare questa mappatura, che darebbe a questa Esposizione permanente del made in Italy la facoltà, la capacità di essere capillare su tutto il territorio nazionale, svolgendo anche un'attività di promozione su tutto il territorio nazionale dell'artigianato dei nostri territori, che poi individua anche il famoso genius loci, l'identità, la memoria, le caratteristiche e le sfumature che fanno grande la narrazione del nostro Paese all'estero e dello stesso made in Italy.

Quindi, già in Commissione lo avete bocciato, non mi spiego veramente come un emendamento simile, di buonsenso, possa essere nuovamente bocciato. Mi auguro che vogliate accantonarlo e fare un supplemento di riflessione, piuttosto che continuare a creare cose inutili e propagandistiche, come questa ennesima Esposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.3 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.4 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.5 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Passiamo alla votazione dell'articolo 20. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi, prego.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto contrario su quest'articolo da parte del nostro gruppo, perché ormai siamo arrivati al paradosso dei paradossi. Non si limitano più gli autorevoli Ministri che hanno sottoscritto questo disegno di legge a proporci articoli in cui finanziano fantasmagoriche operazioni di finanziamento, di incentivo alle imprese, con un milione di euro all'anno, come si faceva un tempo nella legge mancia. No, qui addirittura siamo a dedicare un intero articolo del disegno di legge a quello che è sostanzialmente un ordine del giorno per dire che questa fantomatica nuova Fondazione per il made in Italy, che viene istituita nell'articolo precedente, al sol fine di elargire compensi, come espressamente indicato all'articolo precedente che abbiamo votato, a chi farà parte della Fondazione stessa, bene con questa sorta di ordine del giorno dell'articolo 20 si dice che la Fondazione, nell'ambito delle proprie risorse, negli spazi ad essa dedicati, può fare un'Esposizione del made in Italy. Una norma per dire che una fantomatica Fondazione, di cui non conosciamo l'utilità pratica, se non quella di dare uno stipendio a chi entrerà a far parte della Fondazione, scelto ovviamente a insindacabile giudizio dei Ministri che hanno presentato il disegno di legge, potrà curare una mostra. Questo è il grande titolo dell'Esposizione del made in Italy. State facendo una serie di norme del tutto inutili, che potrebbero tranquillamente essere disciplinate dalla Fondazione nell'ambito dei poteri conferiti dall'articolo precedente, semplicemente per avere un titolo sul giornale e dire che avete istituito l'Esposizione del made in Italy. Spero che ci inviterete tutti all'inaugurazione, perché sono sicura che saremo più noi, membri del Parlamento presenti, che lo spazio dedicato a questa fantomatica Esposizione nell'ambito della Fondazione del made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sull'articolo 20, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 93).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Si formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sull'emendamento 21.1 Orrico. Il parere è favorevole sull'emendamento 21.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Sugli emendamenti 21.2 Orrico e 21.3 Peluffo vi è invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 21.1 Orrico, che chiede di intervenire.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie Presidente, pur apprezzando il fatto che l'articolo 21 introduce nel codice dei beni culturali e paesaggistici anche la tutela del patrimonio culturale immateriale, in realtà, subito dopo, arriva la stortura, perché tra le funzioni del Ministero della Cultura quest'articolo decide proprio di depennare la funzione di tutela dei beni ambientali, che è una funzione fondamentale, al pari della tutela dei beni culturali e paesaggistici, aggiungendo, però, una funzione economica, che è sintomatica dell'approccio che questo Governo e questa maggioranza hanno nei confronti della cultura, come qualcosa da commerciare, come qualcosa dalla quale si debba per forza avere un ricavato economico, un profitto, quando, in realtà, la cultura produce un enorme valore sociale, produce inclusione e coesione sociale e, in alcuni territori, diventa anche un sistema di welfare, laddove il pubblico è manchevole in tutta una serie di servizi.

Noi, ovviamente, non sposiamo questo tipo di approccio: per noi la cultura è sicuramente economia, ma è un'economia sostenibile, è un'economia giusta dal punto di vista sociale. Di certo la cultura non deve produrre per forza profitto, non deve per forza essere una merce di scambio alla quale dare un prezzo, un valore economico, come state facendo voi aumentando i prezzi dei biglietti di accesso ai musei che escludono gran parte di quella popolazione, soprattutto giovanile, che ha difficoltà a fruire del nostro patrimonio culturale.

Noi siamo per mantenere tra le funzioni del Ministero della Cultura la tutela dei beni ambientali. Ecco perché il nostro emendamento va nell'ottica di sopprimere quanto, alla lettera b), stabilisce l'articolo 21 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.1 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 95).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.2 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.3 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 98).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Grazie, Presidente. Si formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli identici emendamenti 22.1 Orfini e 22.2 Orrico, degli identici emendamenti 22.3 Benzoni e 22.4 Peluffo, nonché dell'emendamento 22.5 Boschi.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 22.1 Orfini e 22.2 Orrico.

Chiede di parlare l'onorevole Orrico, prego.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Anche questo è un articolo sul quale noi non concordiamo. Un articolo che istituisce la registrazione dei marchi per i luoghi della cultura. Perché esprimiamo la nostra contrarietà? Intanto perché nel testo dell'articolo sostanzialmente si stabilisce che quei luoghi della cultura, che hanno il budget per poter registrare il marchio, lo potranno fare; chi non avrà soldi a sufficienza non potrà farlo, ma soprattutto l'elemento che ancora una volta conferma la visione che questo Governo e questa maggioranza hanno della cultura in chiave di mercificazione, di commercializzazione, è il fatto che i luoghi della cultura potranno vendere al miglior offerente il proprio marchio, potendo incassare gli introiti e investirli nell'attività.

Quello che dal nostro punto di vista invece dovrebbe essere fatto è fare in modo che i luoghi della cultura, i siti di interesse culturale diventino punti di riferimento per le imprese, le associazioni, le organizzazioni di un territorio, gli enti pubblici, in modo da costruire insieme una filiera culturale alla quale, sì, dare un marchio, un brand riconoscibile che, insieme alla cultura, porti avanti tutto il corollario dell'offerta produttiva, dell'offerta artigianale, dell'offerta artistica di un territorio. In quel senso il marchio diventa un veicolo per raccontare in chiave innovativa un territorio e per proporre l'offerta culturale di quel territorio ai potenziali fruitori, rendendo anche una comunità partecipe di questo percorso di costruzione di un brand territoriale. Al contrario, quello che si sta facendo in questo momento è cristallizzare una serie di diversità e di disuguaglianze tra i grandi luoghi della cultura, dal Colosseo al Museo degli Uffizi, che avranno una grandissima facilità non solo a registrare il marchio, ma anche a venderlo al miglior offerente; e mi riferisco anche a quei piccoli luoghi della cultura che, in realtà, non sono piccoli, perché ogni sito culturale nel nostro Paese ha la propria dignità, ha la propria importanza ed è un punto di riferimento sociale per un territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Spesso e volentieri sono gli unici spazi di aggregazione sociale e di pulsione di un sistema economico sostenibile.

Quindi, ripensateci perché state veramente trasformando il patrimonio culturale italiano in merce. La cultura non è merce, la cultura è inclusione, la cultura è consapevolezza e conoscenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 22.1 Orfini e 22.2 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 22.3 Benzoni e 22.4 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.5 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).

Passiamo alla votazione dell'articolo 22.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo in realtà è un articolo abbastanza importante o, comunque, significativo per quanto può esprimere da questo punto di vista al Governo, dal punto di vista proprio del profilo culturale rispetto a questo provvedimento. Si parla di registrazione di marchi di qualità per i luoghi della cultura. Intanto marchiare i luoghi della cultura è di per sé difficile in un Paese che si chiama Italia, che ha oltre 5.000 siti culturali, tra musei, siti artistici e archeologici, e 58 siti UNESCO, tra l'altro diffusi in 406 comuni. È quel Paese, l'Italia, che ha centinaia se non migliaia di certificazioni DOCG, DOP e IGP, che sono nel 65 per cento dei comuni italiani. È il Paese con il maggior numero di imprese e soggetti che hanno queste capacità e questi titoli. Quindi, di per sé è difficile marchiare i luoghi della cultura definendo quali sono quelli che devono avere un timbro e un marchio e quelli che non devono averlo, in un Paese dove, tra l'altro, il dichiarato alto, le grandi istituzioni museali si intrecciano attraverso, ad esempio, paesaggi che li uniscono in piccoli contesti rurali, borghi, musei diocesani e piccoli luoghi che, però, contengono delle meraviglie.

In più - diciamo così - poterlo fare, marchiare i luoghi della cultura soltanto consentendo e dando la possibilità a chi ha i soldi per farlo è assolutamente ingiusto. Da questo punto di vista vorrei fare qualche piccola considerazione, perché a questo punto anche questo provvedimento assomiglia all'esercizio che molto spesso qualche Ministro, un po' per apparire sui giornali, tende a fare. Lo abbiamo visto: stiamo parlando del made in Italy e io credo che potremmo ribaltare anche Paolo Conte quando, in quella bellissima canzone su Bartali, parlava dei francesi che si arrabbiano - usava un'altra espressione -, ma qui i francesi rispetto al nostro made in Italy esultano, perché anche con questo provvedimento siamo un po' al “targhificio”: targhe, premi, incisioni, marchi, “marchietti”.

Ovviamente, non sfugge a questa dinamica il Ministro Lollobrigida che, tanto per parlare di marchi, marchietti, premi e cotillon, ha appena istituito il premio di maestro dell'arte della cucina italiana, individuando come premio una bella medaglia di bronzo, neanche una medaglietta d'oro, ma una di bronzo; poi ci vorrà dire il motivo, forse per una questione di budget.

Qui, invece, parliamo di marchi di istituti culturali. Allora, vorrei far notare che c'è chi se lo può permettere - pensiamo alle grandi istituzioni culturali e ai musei, dove è anche doveroso poter avere un accreditamento, se ve ne fosse bisogno, di qualità -, ma il nostro è un Paese che dovrebbe guardare a questo provvedimento, tentando di guardare cosa fa il Ministro Lollobrigida o cosa non fa, ad esempio, il Ministro Santanchè, perché se, da un lato, si parla di overtourism per grandi città d'arte, cioè troppi turisti, che, a volte, causano persino qualche problematica (penso a Firenze e a Venezia), invece, dovremmo prendere un paesaggio italiano che avrebbe bisogno di un marchio di qualità, come quello che unisce Piero della Francesca a Sansepolcro o quella crosta di Appennini con Caprese Michelangelo a Michelangelo o Raffaello Sanzio a Urbino. Allora, mentre la Galleria nazionale a Urbino si può permettere, ad esempio, la possibilità di accreditarsi con un marchio di questo tipo, il paesaggio che c'è tra Urbino, Caprese Michelangelo e Firenze - perché no -, cioè quel paesaggio fatto di borghi e di aree interne, non può permetterselo. Se favoriamo, invece, il riconoscimento di questi luoghi, facciamo sì che la permanenza, ad esempio, di un arrivo internazionale, magari di un turista americano, invece di concentrarsi in un luogo di Firenze può stabilirsi in quei paesaggi.

Quindi, dopo queste considerazioni di merito, rispetto alle quali abbiamo sentito il silenzio che, in qualche modo, ci guardava e ci diceva “vorremmo votare con voi ma non possiamo”, chiediamo di sopprimere, per il bene di un provvedimento già sgangherato, ciò che si aggiunge ai timbri, ai marchi e ai marchietti che questo Governo si accinge a fare anche con questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 102).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 23.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 103).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 104).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA), Relatore. Sull'emendamento 24.1 Grippo, parere contrario o invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.1 Grippo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Solo per rendere merito alla Commissione attività produttive del lavoro che ha svolto insieme alle forze di minoranza, perché quest'articolo è stato inserito ex novo nel testo della legge. Riguarda il settore termale ed è un emendamento che ha dato vita a un articolo. È il frutto di un lavoro di ascolto costante con gli attori fondamentali del settore termale nel nostro territorio. Lo dico da toscano, terra dove insistono importanti realtà termali, come Saturnia o Montecatini Terme. Secondo me, con quest'articolo, diamo la possibilità, dopo un periodo di profonda crisi, di rilanciarsi a un settore che, più di ogni altro, secondo me, nell'ambito turistico italiano ha possibilità e potenzialità di sviluppo (Applausi dei deputati della Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 106).

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Signor Presidente, dall'emendamento 25.1 Pavanelli al 25.16 Orrico per tutti vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 107).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.2 Ascani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 108).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.4 Ascani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 109).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.5 Ascani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 110).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.6 Ascani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 111).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.7 Ascani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 112).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 25.8 Benzoni e 25.9 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 113).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 25.10 Benzoni e 25.11 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 114).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.12 Ascani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 115).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.13 Orfini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 116).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.14 Orfini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 117).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.15 Orfini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 118).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.16 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 119).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 120).

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Signor Presidente, sugli emendamenti 26.1 Orfini, 26.2 Orrico e 26.3 Orrico, nonché sull'articolo aggiuntivo 26.01 Ascani, vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Chissà che dirà il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Anche se uno lo chiede che ora è, lei dirà “conforme”, io lo so già.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 26.1 Orfini e 26.2 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 121).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 26.3 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 122).

Passiamo alla votazione dell'articolo 26.

Ha chiesto di intervenire, l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa parte del provvedimento riguarda le imprese culturali e creative che sono tante cose. Sono sicuramente una filiera industriale importante per questo Paese ma sono quelle che producono innovazione, creatività e cultura. Producendo cultura sono qualcosa di diverso dalle altre imprese, perché ovviamente - come ricordava bene la collega Orrico - la cultura è qualcosa di più, produce inclusione, produce comunità, produce socialità e ha un impatto sulla qualità della democrazia. Un Paese dove il tessuto culturale più forte è un Paese dove la democrazia è più forte. Questa è la ragione per cui noi possiamo immaginare delle leggi apposite per le imprese culturali e creative ed è la ragione per cui noi avremmo bisogno di una riforma vera per questo settore. A tale riforma stavamo lavorando, maggioranza e opposizione insieme, c'erano dei disegni di legge incardinati, c'era un disegno di legge del collega Occhiuto al Senato, c'erano nostre proposte di legge in questo ramo del Parlamento. Era cominciato un lavoro sul quale è entrata la decisione del Governo di inserire, in questo provvedimento, in cui c'è di tutto, per produrre molto poco o quasi niente, tre articoli piuttosto sciatti sulle imprese culturali e creative, scegliendo una strada che ha interrotto un lavoro di confronto parlamentare di merito sullo specifico delle imprese culturali e creative, che era anche quello che chiedevano le imprese culturali e creative e i rappresentanti di questo settore. Ciò nonostante, abbiamo provato ad aiutare il Governo cercando di correggere alcune cose assurde che erano in quei tre sciatti articoli, a cominciare da una governance un po' barocca. A queste povere imprese culturali e creative alle quali noi dovremmo dare una mano invece complichiamo la vita, immaginando che debbano, sì, iscriversi al registro delle Camere di commercio ma poi anche a un albo del Ministero, il cui senso nessuno ha capito. Nessuno sa a che serva quell'iscrizione, tanto che abbiamo chiesto in più di un'occasione, noi e le altre opposizioni, di abrogare questa parte, ma non ci siamo riusciti. Abbiamo segnalato la presa in giro di un provvedimento che si immagina a sostegno delle imprese culturali e creative salvo poi destinare praticamente zero, come sostegno economico e finanziario, alle imprese culturali e creative. Noi parliamo di 3 milioni all'anno per 10 anni, 3 milioni per tutte le imprese culturali e creative di tutto il nostro Paese. Nulla, Presidente, nulla, lo sappiamo tutti.

C'è dietro questa volontà di inserire qui dentro questi tre articoli un disegno che è un po' più ampio e forse per certi versi persino raffinato nel dolo che lo ispira. Mentre qui si rende più complicata la vita a questo settore, mentre con la mano destra si fa una cosa con la sinistra si smonta il nuovo modello di welfare per i lavoratori della cultura che avevamo pensato e approvato, anche questo insieme, nella scorsa legislatura. Si minano, cioè, i due capisaldi che servivano a costruire un sistema culturale e creativo sano, forte, libero e autonomo e lo si fa perché dietro questa scelta c'è una visione chiara. A voi, a questa maggioranza, la cultura non piace, la cultura la si vuole controllata, la si vuole occupata, la si vuole svuotata di significato, esattamente per le ragioni che ho esposto all'inizio di questo intervento che sto concludendo. Un Paese dove la cultura è più forte è un Paese dove la democrazia è più forte. Un Paese dove la cultura è debole e sotto il controllo di chi governa è un Paese dove la democrazia è più debole, ed è la ragione per cui voi cercate di produrre provvedimenti come questo ed è la ragione per cui noi voteremo contro questo articolo e gli altri che riguardano le imprese culturali e creative.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 123).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 26.01 Ascani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 124).

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 125).

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 126).

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sull'emendamento 29.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 29.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 127).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 128).

Invito adesso il relatore a esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo 29.03 Orrico, a pagina 40 del fascicolo.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 29.03 Orrico.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Con questa proposta emendativa, a mia prima firma, si chiede di valorizzare il patrimonio culturale, materiale e immateriale, rappresentato dalle minoranze linguistiche, che sono tutelate non solo dalla nostra Costituzione ma anche riconosciute e tutelate, con appositi finanziamenti che, purtroppo, nel corso dei decenni si sono ridotti sempre di più, dalla legge n. 482 del 1999. Con questa proposta emendativa chiediamo di istituire, presso il Ministero della Cultura, un fondo complessivo di 50 milioni di euro, con 10 milioni da appostare già nel 2024, per promuovere tutte quelle iniziative che possono portare alla nascita o al rafforzamento di imprese culturali e creative, che nascono all'interno di questi territori dove sono presenti le minoranze linguistiche. Mi sorprende il parere contrario del Governo e di questa maggioranza perché, nella Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il senatore Gasparri si è venduto l'emendamento a tutela della minoranza linguistica degli arbëreshë, confondendo la lingua albanese con la lingua arbëreshë - perché parliamo di due cose distinte e separate - e poi invece non si vuole valorizzare l'universo delle minoranze linguistiche, da quella arbëreshë a quella grecanica e a quella occitana e ad altre che sono sparse lungo tutto lo stivale, delle quali purtroppo si sta perdendo il patrimonio culturale. Faccio l'esempio della minoranza arbëreshë, che ha il maggior numero di comunità nella mia regione, la Calabria, e che viene molto valorizzata dall'Albania, con continue visite sia del Presidente dell'Albania sia della Ministra della Cultura, ma poi, di fatto, nonostante le relazioni diplomatiche proficue con l'Albania, ci dimentichiamo di questo patrimonio culturale, linguistico e non solo che, purtroppo, nonostante più di 600 anni di vita nel nostro Paese, si sta perdendo. Chiediamo un piccolo sforzo per dare una risposta alle comunità delle minoranze linguistiche del nostro Paese e dare un segnale concreto che nulla del nostro patrimonio culturale è di maggiore rilievo o importanza e altro invece di minor rilievo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 29.03 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e su cui vi è anche il parere contrario della I Commissione (Affari costituzionali).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 129).

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sugli emendamenti 30.1 Pavanelli e 30.2 Manzi c'è un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Può dare il parere anche sugli articoli aggiuntivi, per cortesia?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sugli articoli aggiuntivi 30.01 Manzi e 30.02 e 30.03 Orrico, c'è un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. In realtà sono solo gli articoli aggiuntivi 30.02 e 30.03 Orrico, perché l'articolo aggiuntivo 30.01 Manzi è inammissibile. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 30.1 Pavanelli, che chiede di intervenire. Prego, ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede soltanto di aggiungere, dopo le parole “imprese culturali e creative”, le parole “e creative digitali”. Oggi, infatti, non possiamo parlare di creatività, senza parlare anche della creatività digitale. Ormai i nostri giovani stanno puntando moltissimo su tutto quello che riguarda il digitale e, ovviamente, all'interno di questo settore c'è anche la creatività. Basti pensare che nei musei, in giro per il nostro Paese, ma anche all'estero, ci sono opere e mostre d'arte artistiche digitali. Questo emendamento chiede solo di includere queste imprese, anche perché oggigiorno non possiamo più ignorare le nuove tecnologie e le tecnologie digitali e anche nel mondo della cultura questo fenomeno è sempre più amplificato.

Mi stupisce che, da un lato, sentiamo la maggioranza che continua a parlare di innovazione, di digitale e di intelligenza artificiale, e poi non si vuole migliorare un testo che chiede soltanto di aggiungere le nostre imprese digitali, perché si tratta sempre di un made in Italy, anche se creativo e digitale: è una creatività moderna e non possiamo ignorarla.

PRESIDENTE. Devo comunicare all'Aula che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento (Commenti). Devo anche aggiungere che, essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo - è Natale! - rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 130).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.2 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco la votazione. Chiedo scusa, ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà. Lei, a questo punto, ha il tempo aggiuntivo. Prego.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, con il quale chiediamo una modifica al codice dei beni culturali, per inserire il partenariato speciale pubblico-privato, finalizzato al restauro, alla conservazione, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Il partenariato speciale, previsto già dal codice degli appalti, ha consentito in alcune aree del nostro Paese di favorire una gestione sostenibile del patrimonio culturale, gestione alla quale il pubblico spesso non riesce a dare una risposta, sia perché il Ministero della Cultura soffre di un'enorme carenza di personale - durante i Governi Conte avevamo avviato i concorsi, purtroppo poi sospesi a causa della pandemia -, sia perché, dall'altra parte, così come ci dice la Convenzione di Faro, i cittadini devono essere stimolati non solo ad essere fruitori del patrimonio culturale, ma ad essere agenti di cambiamento e di co-progettazione sulla gestione del nostro patrimonio. Quindi, con questo partenariato speciale che cosa si fa? Si incentiva la co-progettazione, la programmazione nella valorizzazione, nella ricerca, nella tutela e nella conservazione di quei siti culturali che, altrimenti, rischierebbero di essere abbandonati e un po' lasciati a se stessi. Dall'altra parte, si incentivano le comunità locali ad avere un ruolo attivo, di consapevole partecipazione alla gestione del patrimonio culturale e alla sua tutela. Ci sono esempi molto interessanti, c'è il parco archeologico di Capo Colonna a Crotone, che è un territorio falcidiato non solo dalla criminalità organizzata, ma anche dall'inquinamento ambientale prodotto da siti industriali come la Pertusola, ma che ha insediamenti archeologici molto interessanti. Ed è proprio nel parco archeologico di Capo Colonna che è stato realizzato un partenariato speciale innovativo con gli enti del Terzo settore che consente una gestione sostenibile del parco, attraverso la creazione di laboratori didattici, di attività culturali collegate al teatro, che si trova nel parco, e, ovviamente, a tutto il sito culturale. C'è poi l'esempio della Reggia di Caserta: attraverso il partenariato speciale addirittura vengono realizzati prodotti tipici di quel territorio con il marchio della Reggia di Caserta. Sono prodotti che fanno riferimento alle specificità del territorio e, nello specifico, alle caratteristiche dello straordinario giardino botanico che si trova all'interno della Reggia di Caserta.

Poi, c'è l'esempio dei Campi Flegrei. Ecco, con il partenariato speciale non si fa altro che incentivare la programmazione, la co-progettazione e una progettazione partecipata a una gestione sostenibile del nostro patrimonio culturale, facendo sì che, laddove il pubblico non riesca per motivi economici e di mancanza di risorse umane, intervenga il privato con consapevolezza e con tutta una serie di parametri fissati attraverso dei protocolli.

È un'ulteriore norma di buonsenso che, davvero, non capisco come mai questo Governo, che toglie la tutela dei beni ambientali dalle funzioni del Ministero della Cultura, non voglia approvare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.2 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 131).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 132).

Colleghi, l'articolo aggiuntivo 30.01 Manzi è inammissibile.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 30.02 Orrico. Mi viene il sospetto che l'onorevole Orrico fosse intervenuta prima, pensando che fosse questo. Quindi, diamo per acquisita la sua dichiarazione di voto e passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 30.02 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 133).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 30.03 Orrico.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Questa volta intervengo correttamente. Intervengo anche qui, in dichiarazione di voto, su questo articolo aggiuntivo che riguarda, se vogliamo, un altro neo e anche un potenziale del nostro Paese. Mi riferisco ai tanti immobili pubblici che, purtroppo, si trovano in stato di abbandono o di disuso.

È un patrimonio che non riusciamo ancora a mappare molto bene e non riusciamo neanche a quantificare la perdita economica, oltre che sociale, che generano questi immobili pubblici in stato di abbandono e che spesso rappresentano vuoti a perdere che, in realtà, attraverso buone pratiche ormai diffuse in tutta Europa e anche in Italia, attraverso, ad esempio, la fondazione Riusiamo l'Italia, e il riuso temporaneo, da vuoti a perdere si trasformano in spazi di progettazione e realizzazione di interessantissime attività e iniziative culturali.

Con questa proposta emendativa, vogliamo semplificare la concessione di questi immobili pubblici in stato di abbandono o di disuso a quelle realtà che si occupano di cultura, che si tratti di imprese culturali e creative o di associazioni, di enti del Terzo settore, e lo facciamo con una norma che fissa, in dieci anni, il comodato d'uso gratuito, in cambio, però, di una manutenzione straordinaria e ordinaria dell'immobile e, ovviamente, attraverso la definizione di un progetto culturale ben preciso che dovrebbe essere realizzato. Anche questa è una norma di buonsenso, che non porta alcun onere a carico della finanza pubblica, ma che agevolerebbe il recupero di tanti spazi nelle nostre città, nei nostri piccoli comuni, che vengono lasciati in disuso, che sono abbandonati e rappresentano vere e proprie brutture, quando, invece, potrebbero essere spazi di aggregazione sociale e culturale, restituendo valore aggiunto e un impatto sociale positivo al territorio e alla comunità nella quale sono collocati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 30.03 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 134).

(Esame dell'articolo 31 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A), al quale è presentato solo un articolo aggiuntivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 135).

L'articolo aggiuntivo 31.01 Pavanelli è inammissibile.

(Esame dell'articolo 32 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.

Dichiaro aperta la votazione... Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Mi dispiace, per la revoca della votazione, Presidente, però anche noi, qui, ogni tanto interveniamo. Quest'articolo 32 è un po' rappresentativo di tutto questo provvedimento, cioè una serie di micro interventi per risolvere micro problemi in tutto il sistema Italia. Ora, ovviamente, l'articolo in sé, che si propone di potenziare gli uffici consolari all'estero, dove c'è alta intensità di flussi turistici, ovviamente, è un segnale verso quel mondo, però, vi abbiamo chiesto, più volte, nei lavori di Commissione, ripetutamente, nel corso di tutti gli articoli relativi al made in Italy, di coinvolgere il mondo all'estero. A proposito di made in Italy, da questo disegno di legge è chiaro che non sapete di cosa state parlando, quando parlate di made in Italy. Questa è una serie di micro interventi su micro sistemi che non farà niente di utile per l'Italia.

Allora, quando andate a parlare di servizi consolari all'estero, non esistono solo i servizi turistici, quando parliamo di made in Italy, innanzitutto, parliamo di business, di imprese e anche dei consolati, che stanno affrontando difficoltà per aiutare i nostri connazionali all'estero che stanno facendo impresa e che poi ritornano in Italia, parliamo anche di chi vuole venire a fare impresa in Italia, dell'attrazione dei capitali, perché non c'è niente di tutto ciò in questo disegno di legge.

Allora, quando parliamo del mondo estero, che è fondamentale, se vogliamo parlare di export, parliamone bene e cerchiamo di includere i problemi giusti, non andando ancora a rappresentare una versione caricaturale dell'Italia che guarda al nostro Paese solo come bacino turistico. Il nostro Paese è molto altro che solo turismo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 136).

(Esame dell'articolo 33 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Sull'emendamento 33.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sugli emendamenti 33.1 Pavanelli e 33.2 Boschi, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 33.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 33.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 137).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 33.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 138).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 33.2 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 139).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 140).

(Esame dell'articolo 34 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sugli identici emendamenti 34.1 Boschi e 34.2 Pavanelli, invito al ritiro o parere contrario.

Sull'emendamento 34.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 34.1 Boschi e 34.2 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Qui siamo veramente al capolavoro dei capolavori, quindi è giusto dare atto al Governo, che ha riunito una commissione di studi per proporre la norma che reca l'articolo 34. Perché, che cosa decide di fare il Governo? Non so chi dei Ministri sia competente nello specifico in materia di ristorazione - quindi se sia un'idea del Ministro Lollobrigida, del Ministro Urso, però, sicuramente, è un'idea che deve aver richiesto mesi e mesi di preparazione - ma cosa fa questo nostro Governo? Decide di istituire questa sorta di certificazione per i ristoranti italiani all'estero, una certificazione di qualità.

Quindi, sappiamo che ci saranno ristoratori in giro per il mondo che dovranno dimostrare di avere legami di parentela: perché, se c'è una cosa a cui tiene questo Governo, sono i legami di parentela - questo ce l'hanno detto -, quindi, l'importante è che ci siano legami di parentela con una discendenza italiana.

Ebbene, nella valorizzazione dei legami di parentela anche nella ristorazione, anche per legge, cosa fa il Governo Meloni, su proposta del Ministro Lollobrigida? Prevede che ci possa essere il rilascio di questa certificazione, sempre che non ci siano condanne, sempre che ci siano i requisiti di onorabilità. Non si sa perché questi requisiti per avere la certificazione siano previsti solo per gli italiani all'estero e non anche in analoghi casi. Dunque, non capisco bene perché ci sia questa sorta di pregiudizio nei confronti di chi effettua la ristorazione all'estero. Anche questo ce lo dovrebbe spiegare il Governo.

Ma, soprattutto, mi chiedo: quale task force eccezionale metterà in piedi il Governo per verificare che questi ristoranti all'estero davvero rispettino un disciplinare, rispettino le regole per mettere in atto queste pietanze secondo i dettami stabiliti dal Ministero? Non lo so, manderemo gli ispettori a provare la cucina a New York o a mangiare una pizza Buenos Aires? Altrimenti, mi chiedo: quale valore ha questo tipo di certificazione? Lo dico con il massimo rispetto dei tanti ristoratori, di origine italiana e non di origine italiana, che fanno il loro lavoro, anche all'estero, con qualità, eccellenza, impegno e serietà. Questo tipo di certificazione, però, è una presa in giro nei loro confronti, perché, di fatto, è un bollino che non ha alcun tipo di riconoscimento, se non semplicemente - di nuovo - una sorta di ordine del giorno, per il quale mi chiedo anche se serviva una norma o se il Ministro non poteva semplicemente, in modo del tutto autonomo, decidere, siccome è del tutto casuale questa certificazione, di verificare se aveva cugini, zii, parenti in Australia, a Buenos Aires, a Berlino e rilasciare questo certificato. Era molto più semplice, non stavamo qui a fare un disegno di legge di 59 articoli (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Quest'articolo è stato oggetto di tantissima discussione in Commissione, dove, addirittura, gli auditi erano assolutamente contrari, perché si va a dare una certificazione ad un ristorante che utilizza un prodotto tipico italiano senza, magari, pensare alla sua trasformazione, alla sua presentazione, al suo abbinamento. È vero che, durante i lavori di Commissione, siamo riusciti a modificare leggermente l'articolato, però vi vorrei ricordare che oggi c'è già una specie di certificazione di questo genere; ci sono le camere di Commercio che all'estero lavorano benissimo insieme ai nostri consolati e alle nostre ambasciate. Non è certo quello che loro chiedevano, anche perché, come ho fatto la battuta in Commissione, veramente si rischiava di andare in un ristorante in un Paese estero e ritrovarsi un piatto con würstel, patatine e mozzarella di bufala tipica campana. È evidente che sarebbe stato abbastanza anomalo. Tra l'altro, questa certificazione dovrebbe durare 3 anni, viene pagata dal ristorante. Sappiamo bene che, magari, oggi vengo a certificare in un ristorante e l'indomani non utilizzo più la mozzarella di bufala tipica campana, ma, magari, vado a comprare una mozzarella semplicissima e avrò comunque la certificazione per 3 anni.

Oggi, anche nel nostro Paese, purtroppo, non tutti i ristoranti servono prodotti di prima qualità o piatti sempre con la massima qualità, lo sappiamo bene, basta uscire anche da qui. Abbiamo, purtroppo, tantissimi locali che servono pasti che, sicuramente, molti di voi non andranno e molti di noi non andremo mai ad assaggiare, perché sappiamo bene che sono locali indirizzati ai turisti. Purtroppo questa è la realtà dei fatti. Pertanto, è abbastanza anomalo che, in Italia, magari, questo venga bypassato e, poi, si va a prevedere una certificazione di questo genere. Ripeto, anche durante le audizioni, è stato fortemente criticato da chi oggi lavora in questo settore. Piuttosto che pensare all'Italia, all'italianità, al made in Italy all'interno del nostro Paese, stiamo soltanto puntando a quello che succede fuori.

Ripeto, trovo abbastanza anomalo tutto questo, ma in questo decreto, purtroppo, ci sono tantissime anomalie e discordanze tra un articolo e un altro. Sinceramente, credo che il Governo, con questo atto, si sia perso mentre lo stava scrivendo. Io mi fermo qui e, ovviamente, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle per la soppressione dell'articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 34.1 Boschi e 34.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 141).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 34.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 142).

L'emendamento 34.3 Di Sanzo è inammissibile.

Passiamo alla votazione dell'articolo 34.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo sembra un articolo di poco conto, ma in realtà non lo è, perché è esemplificativo di quello che andate a fare con questo provvedimento, cioè propaganda. Qui state inventando la nuova propaganda, perché, vi svelo un segreto, questa è una legge per fare qualcosa - informo anche i colleghi - che esiste già, cioè già esiste il programma Ospitalità italiana delle camere di commercio all'estero, che dà certificazioni ai ristoranti, alle pizzerie e alle gelaterie italiane.

È un programma che funzionava bene; informo anche i colleghi che questa certificazione si può fare perché le camere di commercio italiane, che sono poi coordinate da Unioncamere, di fatto, svolgono un lavoro all'estero e sanno anche come fare questo tipo di certificazione. È un programma che si poteva e si aveva l'opportunità di potenziare e noi in Commissione ve lo abbiamo detto, ve lo abbiamo spiegato, ve lo abbiamo ripetuto più volte. Perché andare a cancellare una cosa che già c'è per crearne una ex novo? La risposta è questa, per fare propaganda, perché ora voi andate a vendere questa cosa del bollino “ristorante italiano nel mondo” come una cosa nuova, come se foste gli unici che avete pensate al made in Italy, quando invece questa cosa esiste già da anni.

E allora perché andare a fare così? Ora cancellate un programma che c'era, un programma delle camere di commercio, e lo date a un ente certificatore che non si sa chi è e cosa sarà, ma qualche sospetto ce lo abbiamo su chi sarà l'ente certificatore. Probabilmente ci sarà qualche parente o qualche parentela del Governo in questo nuovo ente certificatore, che andrà a fare una certificazione non si sa bene e non si sa come, perché il programma dovrà ricominciare da zero, di fatto all'estero. Vedremo anche se avranno i mezzi per farlo all'estero, perché le camere di commercio ce li avevano i mezzi. Quindi questo è puramente un articolo per la vostra propaganda vuota e sterile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 34, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 143).

(Esame dell'articolo 35 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 35 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Adesso il Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida con questo articolo ha un'altra delle sue intuizioni geniali. Giustamente il Ministro cosa dice? Noi dobbiamo promuovere l'utilizzo delle materie prime italiane nella preparazione dei piatti all'estero. Quindi, quando si cucina all'estero, compriamo prodotti italiani e fin qui ci può anche stare; può essere anche una finalità condivisibile. Quindi, per questo fine, che non si sa bene come verrà realizzato - verrà fatta una campagna mediatica sui social, non lo so, compreranno spazi pubblicitari in tutte le televisioni del mondo, andranno a fare corsi ai ristoratori o magari non lo so -, per questa attività così importante in tutto il globo terracqueo, come direbbe la Presidente Meloni, si stanzia un milione di euro. Quindi, che tipo di campagna, anche pubblicitaria, di promozione? Magari attraverso, non so, anche la nostra rete diplomatica, mettendola a disposizione delle ambasciate per far conoscere i nostri prodotti. Ma con un milione di euro cosa possono fare? Di nuovo una norma che serve a Lollobrigida solo a fare un tweet.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 35.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 144).

(Esame dell'articolo 36 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 36.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 145).

(Esame dell'articolo 37 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 37 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario sugli emendamenti 37.1 Benzoni, 37.2 Vaccari, 37.3 Boschi, 37.5 Peluffo e 37.6 Vaccari.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 37.1 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 146).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 37.2 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 147).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 37.3 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 148).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 37.5 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 149).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 37.6 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 150).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 37.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 151).

(Esame dell'articolo 38 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 152).

(Esame dell'articolo 39 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 39 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA), Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sull'emendamento 39.1 Benzoni.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sul mantenimento dell'articolo 39, perché c'è solo l'emendamento soppressivo del collega Benzoni.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al collega Benzoni di poter aggiungere la mia firma. Spesso in quest'Aula una mano fa una cosa e non si sa che cosa faccia l'altra, perché è già dal 2017 che sono stati istituiti i distretti del cibo, con la legge n. 205 del 2017. Se andiamo a leggere insieme cosa è scrive il Ministero dell'Agricoltura, si descrivono pienamente gli intendimenti di questo articolo. Questi distretti che si vanno a istituire hanno le medesime funzioni dei distretti del cibo, che peraltro sono riconosciuti da appositi registri istituiti presso il Ministero dell'Agricoltura.

Specifico che i distretti del cibo hanno assunto diverse forme nel Paese anche con grande successo e aggregano non soltanto attività agricole ma l'intera filiera, e spesso sono legati a specifici prodotti, pensiamo al distretto dei salumi piacentini. Quindi, aggiungendo la mia firma, chiedo davvero al Governo di fare una seria riflessione rispetto alla ridondanza delle norme.

Non è che, se oggi noi aggiungiamo un articolo a questo melting pot, a questo decreto, che ha tantissime sfaccettature ma, soprattutto, tantissime sfaccettature in termini di dispersione di risorse, si va a fare l'interesse del nostro made in Italy. Proviamo, semmai, a potenziare e a strutturare gli strumenti che già ci sono, perché oggi credo che la missione più importante che abbiamo da compiere sia quella di attuare le norme che hanno già dimostrato di avere un'efficienza e un'efficacia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Volevo soltanto aggiungere, rispetto a tutto questo articolato, che questi distretti del cibo, come ha già detto prima la collega, esistono già. Se andiamo a vedere l'articolato, si vanno a dare soltanto 2 milioni di euro. Insomma, se si vanno a suddividere 2 milioni di euro per i vari distretti in tutto lo stivale nazionale viene fuori soltanto una manciata, qualche centinaia di euro per ogni distretto. Credo che il Governo debba rileggere quello che adotta prima di portarlo alle Camere perché è del tutto evidente che non si stanno leggendo i testi che si portano in Parlamento. Ci si riempie di paroloni, di slogan, come se questo testo fosse la panacea per tutto il Paese, per risolvere i problemi delle imprese, della scuola, dell'agricoltura e chi ne ha più ne metta, anche dei ristoranti all'estero, mentre nella realtà, quando si va a vedere cosa c'è realmente, sono tante mancette, tanti piccoli tasselli che si mettono qua e là in vari settori, senza una visione organica. Tra l'altro, vorrei far notare all'Aula che da ore stiamo lavorando a questo testo e mi dispiace che di tutti i Ministri coinvolti in questo provvedimento nessuno si sia adoperato per venire in Aula. Abbiamo parlato di scuola, non c'era il Ministro; stiamo parlando di agricoltura e non c'è il Ministro. Ciò è veramente avvilente per questa Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 39.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Ricordo che chi vota a favore voterà per il mantenimento dell'articolo 39 e chi vota contrario invece ne chiederà la soppressione.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 153).

A questo punto chiederei al collega Gusmeroli di esprimere il parere sugli identici articoli aggiuntivi 39.01 Peluffo e 39.03 Benzoni.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Presidente, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 39.01 Peluffo e 39.03 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 154).

Colleghi, ho una proposta da farvi. Con riguardo alla prosecuzione dei nostri lavori, l'intesa era di sospendere l'esame del provvedimento dalle 20 alle 21 e di svolgere in questa ora la discussione generale sul provvedimento in materia di professione di guida turistica. Io vorrei chiedere ai gruppi - e casomai mi verranno a dire sì o no - se vi è l'intesa a concludere in verità gli emendamenti riferiti al disegno di legge sulla tutela del made in Italy che stiamo discutendo entro le ore 20 o comunque in prossimità delle 20, così da passare alle 21 agli ordini del giorno.

Mi risulta, altresì, che vi sia un'intesa tra i gruppi nel senso di svolgere le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale su quest'ultimo provvedimento, cioè quello sul made in Italy, nella giornata di domani, prima dello svolgimento del seguito dell'esame del disegno di legge che disciplina la professione di guida turistica. Se qualcuno ha obiezioni, magari viene al banco della Presidenza; viceversa, andiamo avanti e proviamo a chiudere entro le 20 o intorno alle 20 l'esame di tutti gli emendamenti per poi passare, alle 21, agli ordini del giorno.

Vedo tanti pollici alzati, questo mi rincuora e allora andiamo avanti, colleghi.

(Esame dell'articolo 40 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 40 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti. Indico la votazione… revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Presidente, velocemente per ringraziare la Commissione per il lavoro svolto su quest'articolo 40, frutto di un emendamento che nasce da una proposta di legge firmata da rappresentanti dei partiti di maggioranza e di opposizione, che istituisce il Registro delle città d'identità; una cosa importante, frutto di una serie di incontri con i responsabili delle associazioni delle città d'identità dell'olio e del vino. Il mio vuole essere un ringraziamento al lavoro svolto dalla collega Cavo che con me ha lavorato su questo emendamento, a tutta la Commissione e al presidente Gusmeroli per l'impegno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 40.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 155).

(Esame dell'articolo 41 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 41 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Emendamento 41.1 Pavanelli, invito al ritiro o parere contrario.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 41.1. Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 156).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 41.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 157).

(Esame dell'articolo 42 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 42 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Emendamento 42.1 Benzoni invito al ritiro o parere contrario.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 42.1 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 158).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 42.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 159).

(Esame dell'articolo 43 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 43 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Emendamento 43.1 Peluffo, invito al ritiro o parere contrario.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 43.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 160).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 43.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 161).

(Esame dell'articolo 44 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 44 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 44.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 162).

(Esame dell'articolo 45 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 45 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Emendamenti 45.1 e 45.2 Pavanelli, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 45.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 163).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 45.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 164).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 45.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 165).

(Esame dell'articolo 46 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 46 (Vedi l'allegato A).

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 46.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 166).

(Esame dell'articolo 47 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 47 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario sugli emendamenti 47.1 Boschi e 47.2 Pavanelli, parere favorevole sugli emendamenti 47.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e 47.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 47.1 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 167).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 47.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 168).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 47.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 169).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 47.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 170).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 47, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 171).

(Esame dell'articolo 48 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 48 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sugli emendamenti 48.1 Benzoni e 48.2 Boschi parere contrario o invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 48.1 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 172).

Passiamo all'emendamento 48.2 Boschi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Rapidamente, Presidente, semplicemente perché è una previsione che torna in più articoli. Evidentemente, non contenti nei vari Ministeri delle assunzioni su assunzioni che stanno facendo dall'inizio del mandato di questo Governo, sempre degli amici degli amici degli amici, adesso in ogni norma di questo disegno di legge, in cui si introduce un fondo, un registro o un qualsiasi tipo di attività di sostegno, si immagina sempre la possibilità di affidare queste nuove attività a un soggetto gestore terzo che, ovviamente, viene retribuito per questo tipo di attività.

Quindi, evidentemente, dopo aver finito la linea di parentela fino al quindicesimo grado e gli amici degli amici, adesso devono passare anche ai vicini di casa e, quindi, a soggetti terzi a cui vengono date retribuzioni per attività non meglio precisate e soprattutto non è chiarito e precisato come vengano individuati questi soggetti terzi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 48.2 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 173).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 48.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 174).

(Esame dell'articolo 49 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 49 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 49.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 175).

(Esame dell'articolo 50 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 50 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Sull'emendamento 50.1 Pavanelli parere contrario o invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 50.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 176).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 50.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 177).

(Esame dell'articolo 51 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 51 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 51.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 178).

(Esame dell'articolo 52 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 52 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 52.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 179).

(Esame dell'articolo 53 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 53 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 53.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 180).

(Esame dell'articolo 54 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 54 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 54.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 181).

(Esame dell'articolo 55 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 55 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Parere contrario o invito al ritiro sull'emendamento soppressivo 55.1 Boschi.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo, a norma dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 55.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 182).

(Esame dell'articolo 56 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 56 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Parere contrario o invito al ritiro sull'emendamento soppressivo 56.1 Boschi.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo, a norma dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 56.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 183).

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo 56.01 Peluffo?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Parere contrario o invito al ritiro sull'articolo aggiuntivo 56.01 Peluffo.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 56.01 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 184).

(Esame dell'articolo 57 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 57 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Parere contrario o invito al ritiro sull'emendamento 57.1 Boschi.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 57.1 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 185).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 57.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 186).

(Esame dell'articolo 58 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 58 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 58.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 187).

(Esame dell'articolo 59 - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 59 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 59.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 188).

Si è così concluso l'esame degli emendamenti. Sospendo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 21 per l'esame degli ordini del giorno.

La seduta, sospesa alle 19,55, è ripresa alle 20.

Discussione del disegno di legge: S. 833 – “Disciplina della professione di guida turistica” (Approvato dal Senato) (A.C. 1556​) e dell'abbinata proposta di legge: Dori (A.C. 469​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1556: “Disciplina della professione di guida turistica”, da concludersi in Assemblea ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, secondo periodo, del Regolamento, entro il 14 dicembre 2023, e dell'abbinata proposta di legge n. 469.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1556​ e abbinata)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gianluca Caramanna.

GIANLUCA CARAMANNA, Relatore. Grazie, signor Presidente, grazie signor Ministro. Colleghi, il disegno di legge di iniziativa del Governo recante “Disciplina della professione di guida turistica”, presentato al Senato il 2 agosto 2023 e approvato, in prima lettura, il 15 novembre 2023, è stato dichiarato, a completamento della manovra di bilancio 2023-2025, quale collegato alla decisione di bilancio, con la nota di aggiornamento al DEF 2022, e dal Documento di economia e finanza 2023.

La X Commissione ne ha avviato l'esame nella seduta del 23 novembre 2023 ed ha esaminato le proposte emendative nella seduta del 5 dicembre 2023, conferendo il mandato al relatore a riferire favorevolmente all'Assemblea nella seduta odierna.

Sono pervenuti i pareri favorevoli espressi dalle Commissioni I, II, VI, VII, VIII, XII e XIV competenti in sede consultiva. Si ricorda, inoltre, che l'iniziativa legislativa concorre all'attuazione del PNRR, laddove prevede, tra le riforme da approvare, la definizione di uno standard nazionale per l'esercizio della professione di guida turistica entro dicembre 2023.

Sono 15 articoli, Presidente, e la grande novità è quella che, comunque, si avrà finalmente il riconoscimento della professione di guida turistica con un esame di Stato nazionale, ci sarà un albo nazionale, e, ovviamente, anche le guide turistiche avranno un codice Ateco dedicato. Se lei, Presidente, mi autorizza, per la parte restante vorrei depositare la relazione.

PRESIDENTE. Come potrei non autorizzarlo? È autorizzato.

GIANLUCA CARAMANNA, Relatore. Grazie, signor Presidente.

Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, la rappresentante del Governo, senatrice Santanche'. Ritiene di intervenire? No.

È iscritta a parlare la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministra, il disegno di legge che ci accingiamo ad approvare in via definitiva è un provvedimento atteso da oltre 10 anni. Finalmente, si propone di dare una compiuta regolamentazione a un settore che, per lustri, è stato rimpallato tra leggi regionali enormi, disomogenee e contraddittorie.

In Italia operano circa 17.000 guide turistiche abilitate: numeri che sottolineano l'ampia portata del provvedimento e, quindi, la sua necessità. Un altro elemento importante che ha determinato il collegamento di questa legge alla manovra di bilancio, attraverso la prescritta indicazione nella Nota di aggiornamento al DEF 2022 e nel Documento di economia e finanza 2023, è il suo inserimento nel più ampio contesto delle linee guida del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La riforma delle professioni delle guide turistiche è una componente fondamentale di questo Piano, che vede, tra gli obiettivi prioritari, anche quello di definire uno standard nazionale entro dicembre 2023. Questo anche in relazione al più alto fine di limitare il sommerso nella professione della guida turistica e, quindi, di evitare processi di evasione ed elusione fiscale: prospettiva che non solo risponde alle esigenze del nostro Paese, ma si allinea anche agli accordi operativi tra la Commissione europea e l'Italia.

Tuttavia, mentre il progetto di legge che stiamo per approvare risponde perfettamente agli impegni presi con l'Unione europea e, certamente, contribuirà al raggiungimento di quei fini generali che oggi ci consentono di vederci riconoscere la rata del PNRR nel complessivo quadro di riforme strutturali da porre in atto, non altrettanto si può pienamente dire riguardo alle normative che dovrebbero favorire lo sviluppo e la qualità della professione che stiamo regolamentando. Intendiamoci: sicuramente il disegno di legge in oggetto rappresenta un significativo passo avanti verso l'armonizzazione normativa della materia e il potenziamento di questa professione. L'istituzione dell'elenco nazionale, l'individuazione di uno specifico e dedicato codice Ateco, l'introduzione di un esame abilitativo nazionale e l'opportuno coordinamento della normativa nazionale in merito alla valenza dei titoli conseguiti all'estero, con particolare riferimento a quelli rilasciati dai Paesi dell'Unione europea, rappresentano sicuramente uno degli obiettivi positivi, fondanti e indispensabilidi questo dettato normativo. Però, cari colleghi, si poteva fare di più. Sicuramente, sul versante della regolamentazione, del rapporto con le regioni e le loro competenze, e dell'ambiguità di alcune delle disposizioni contenute, si poteva prestare maggiore attenzione alle reali necessità dei professionisti interessati e alle richieste delle associazioni di categoria.

Volendo entrare nel dettaglio, l'articolo resta molto vago sulla reale portata nazionale dell'abilitazione: all'articolo 4, infatti, quello dedicato all'esame di abilitazione, è scomparso il riferimento alla validità dell'idoneità su tutto il territorio nazionale: principio che, invece, era ben chiarito nel vecchio testo unificato, in esame nella scorsa legislatura, e che parrebbe confermato nell'articolo 5, limitatamente all'istituzione dell'elenco.

Sempre all'articolo 5, inoltre, nulla è indicato riguardo all'applicazione dell'articolo 3, comma 3, della legge 6 agosto 2013, n. 97, che introdusse il tanto discusso elenco dei siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico, per i quali occorrerebbe una specifica abilitazione. Ebbene, questa norma, ampiamente dibattuta e più volte censurata dalla giustizia amministrativa, non si comprende se resti vigente e, soprattutto, se e in che modo si concili con il dispositivo dell'articolo 5, comma 4, della nostra legge. Ancora, riguardo l'aggiornamento, non è ben chiaro se, una volta ottenuto il patentino nazionale senza frequentare corsi di specializzazione, una guida potrà, comunque, operare su tutto il territorio o no. Infatti, con la disposizione che stiamo esaminando, si crea, da una parte, un iter centralizzato, ma, dall'altra, si richiama in causa la competenza regionale solo per l'aggiornamento, non comprendendo come e in che modo vi sarà un coordinamento - e se vi sarà - sulla cadenza e la frequenza temporale dei corsi di aggiornamento, e con quali modalità questi corsi verranno organizzati. Sarà prevista anche la modalità online?

Infine, colleghi, sarà mai possibile garantire la cadenza annuale di un esame nazionale al quale si candideranno migliaia di persone? Si è pensato anche alle modalità organizzative? Alla luce di tutte queste perplessità normative e applicative delle disposizioni che stiamo approvando e delle preoccupazioni della categoria e dei soggetti che ogni giorno esercitano la professione, non possiamo dare un giudizio pienamente positivo. Potevamo fare di più, potevamo fare meglio. Ciononostante, voteremo a favore del provvedimento. Voteremo a favore, cari colleghi, Presidente, Ministra, perché fa parte di uno degli impegni del PNRR, perché il sommerso danneggia gli operatori onesti e perché, come ho detto prima, non mancano gli elementi positivi in quella che è una proposta complessa, composita e importante. Ma prendiamo fin da ora l'impegno - per parte nostra, ci siamo - a tornare su queste norme e a migliorarle, per fugare dubbi interpretativi e per rendere davvero questa professione competitiva e di alto livello, come la preparazione degli operatori che la qualità del nostro patrimonio culturale richiede (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Mattina. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARCELLO DI MATTINA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, Ministra, approda all'esame di quest'Aula, dopo l'approvazione in Senato dello scorso 15 novembre, il disegno di legge di iniziativa del Governo che disciplina la professione di guida turistica, a completamento della manovra di bilancio 2023-2025: una materia che sta molto a cuore al nostro gruppo, la Lega. Infatti, i colleghi senatori Centinaio, Garavaglia e Bergesio avevano già presentato proposte a sostegno di un'iniziativa legislativa particolarmente attesa in un Paese come il nostro, che fa del turismo, dell'arte, della cultura e del paesaggio, i suoi punti di forza e che, vale la pena ricordarlo, concorre all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Negli ultimi anni, non sono mancati i tentativi di riformare questa normativa, per una categoria priva di regolamentazione dal 2013, con un vuoto legislativo che ha provocato la crescita incontrollata dell'abusivismo, il crollo dei compensi e il blocco di nuovi esami per accedere alla professione. Oggi, finalmente, ci apprestiamo a rendere il quadro normativo chiaro e ordinato, come esigenza non più rinviabile per un Paese universalmente conosciuto per l'enorme patrimonio storico, culturale, paesaggistico, artistico e monumentale, in grado di vantare il più considerevole numero di siti riconosciuti come patrimonio mondiale dell'UNESCO. Lo dobbiamo agli oltre 17.000 professionisti che oggi versano in una condizione di forte incertezza, sia sotto il profilo normativo che occupazionale, e che hanno scelto di prestare una preziosa e insostituibile opera di promozione e divulgazione di questa straordinaria ricchezza nazionale, contribuendo alla diffusione della conoscenza del territorio italiano.

La definizione di una cornice normativa nazionale è finalizzata a creare un ordinamento professionale univoco delle guide turistiche, regolamentando i princìpi fondamentali e definendo uno standard omogeneo dei livelli della prestazione per tutto il territorio nazionale, rafforzando così anche il contrasto all'abusivismo. Un modo per tutelare contemporaneamente utenti e guide turistiche, queste ultime in qualità di operatori qualificati in grado di garantire la corretta rappresentazione del nostro patrimonio culturale, contribuendo a preservare la memoria e l'identità nazionale e territoriale. Tutto ciò potrà avvenire attraverso alcuni importanti aspetti che riguardano questa figura professionale. Su tutti, l'obbligo che l'esercizio della professione sia subordinato al superamento di un esame di abilitazione, con il quale accertare il possesso delle competenze, comprese quelle linguistiche e tecniche, in base allo standard europeo sulla formazione minima richiesta alle guide turistiche operanti nei Paesi membri dell'Unione europea. Poi, altre sostanziali novità sono l'istituzione di un elenco nazionale delle guide turistiche, l'attribuzione di uno specifico codice Ateco da parte dell'Istat, per definire una specifica classificazione delle attività inerenti alla professione di guida turistica, la regolamentazione dell'attività di guide turistiche abilitate in un altro Stato membro dell'Unione europea, la possibilità per le guide turistiche di conseguire ulteriori specializzazioni tematiche e territoriali e l'obbligo di aggiornamento professionale, le sanzioni da applicare in caso di esercizio abusivo della professione e di avvalimento di soggetti non iscritti all'elenco nazionale per lo svolgimento di visite guidate.

Siamo convinti che il comparto turistico italiano non possa che salutare con grande soddisfazione l'approvazione di questa normativa, anche in virtù dell'opportunità che sarà offerta a tanti nostri giovani di affacciarsi a questa professione, consentendo loro di poter lavorare nel rispetto delle norme e con una legittima soddisfazione personale e professionale. Aggiungo che la loro preziosa opera potrebbe contribuire a prolungare la stagione turistica e, quindi, destagionalizzare le presenze, ampliando l'offerta, con l'inserimento di destinazioni fuori dalle classiche rotte, ancora poco note, come i piccoli borghi, le località rurali, montane e marinare.

Auspico, infine, che una maggiore sinergia tra gli operatori della filiera del turismo e le guide possa arricchire l'offerta nei confronti dei turisti stranieri che sempre più scelgono il nostro Paese. La visita guidata rappresenta, infatti, un valore aggiunto importante nell'esperienza del turista visitatore. Una guida professionista, oltre ad illustrare l'oggetto della visita, induce nel turista la voglia di raccontare un'esperienza, visitare nuovi luoghi, anche quelli meno noti.

Alla luce di queste considerazioni ne consegue che la guida turistica è e deve essere intesa come il vero anello di congiunzione tra turismo e cultura; è la figura chiave per una reale e concreta valorizzazione, fruizione e, soprattutto, promozione del nostro immenso patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Ministra, ci siamo spesso lamentati, in quest'Aula, per la mancanza di confronto per i troppi decreti d'urgenza di questo Governo; oggi, finalmente, si può tornare a parlare di temi, una rarità dall'inizio di questa legislatura, così come fa un certo effetto trovarsi davanti a un disegno di legge che non sia una mera conversione di un decreto-legge, cosa che ci avrebbe permesso, tra l'altro, anche la realizzazione di un passaggio parlamentare in più, magari per apportare qualche miglioramento al testo licenziato in prima lettura al Senato e, perché no, coinvolgere maggiormente le opposizioni su una tematica così importante. Oggi, infatti, andiamo a mettere ordine in un settore molto importante qual è quello delle guide turistiche. Quando parliamo di turismo, stiamo parlando di uno dei temi fondamentali per il nostro Paese, di qualcosa che dovrebbe stare a cuore a tutti i cittadini. Questo assunto, che è valido in tutto il mondo, lo è ancora di più in Italia, culla della civiltà occidentale e penisola di approdo di tutte le culture che hanno fatto la storia dell'antichità. Forse, troppo spesso dimentichiamo il privilegio di godere di un patrimonio artistico e naturalistico senza pari.

Nel 2020, si contavano in Italia 3.337 musei, 295 aree archeologiche e 633 monumenti e complessi monumentali dislocati in 2.400 comuni italiani, quindi, praticamente in tutto il territorio nazionale. A questi, bisogna aggiungere le migliaia di luoghi di culto, i palazzi e le residenze di interesse storico e i suggestivi borghi medievali. L'Italia è anche al primo posto nella lista dei Paesi con più siti, ben 58, riconosciuti dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità, un patrimonio inestimabile che, considerato unitamente ai luoghi suggestivi, al clima mediterraneo e ai prodotti agroalimentari tradizionali, dovrebbe farci primeggiare nel mondo.

Invece, il nostro Paese, fino al 2019, era soltanto il quinto più visitato al mondo dagli stranieri, dopo Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina. Ritengo quasi ridondante sottolineare l'importanza del turismo per il sistema Paese e, quindi, anche per quelle aree che non ne beneficiano direttamente.

Dati alla mano, oggi, si contano 33.000 esercizi alberghieri e 183.000 extra-alberghieri. Il turismo genera direttamente il 5 per cento del PIL e incide direttamente sul 13 per cento dello stesso; rappresenta direttamente il 6 per cento dell'occupazione totale e indirettamente il 15 per cento. Alla luce di questa breve disamina, si comprende ancora di più l'importanza di questo disegno di legge e più in generale di tutti i provvedimenti che possono essere d'aiuto e di sostegno al settore turistico.

Con questa discussione arriva a un punto di approdo un disegno di legge che il MoVimento 5 Stelle in primo piano ha sempre voluto, presentando anche la propria proposta di legge collegata, a prima firma del collega, il senatore Marco Croatti. Il lavoro di chi racconta il vissuto, la storia nascosta dietro ogni opera d'arte assume assoluto rilievo nell'attribuire valore all'offerta turistica. Il modo di vedere l'arte cambia completamente se di ogni dipinto, scultura, monumento si conoscono la storia, le radici, l'orientamento e il vissuto di chi lo ha prodotto, anzi, talvolta questa è proprio una condizione per poterne comprendere il significato più profondo, senza fermarsi alla mera apparenza, per quanto idilliaca.

Il viaggio in Italia, a livello internazionale, è sempre considerato come un viaggio essenzialmente di carattere culturale; di conseguenza è naturale che la domanda di sapere da parte della stragrande maggioranza dei turisti che giungono nel nostro Paese da tutto il mondo sia sempre molto elevata. Questo è vero, a maggior ragione nell'epoca dei social network e della suggestività dei luoghi, dei panorami, ormai riprodotti in larga scala anche in assenza di una vera campagna promozionale. Anzi, possiamo tranquillamente affermare che in tema di turismo l'Italia rappresenta un brand in grado di vendersi da solo. I numeri degli ingressi sono in crescita, nonostante le disastrose campagne promozionali portate avanti da questo Ministero.

Tutto ciò, però, non può e non deve costituire un alibi per il legislatore, quindi, per tutti noi, per non aver legiferato prontamente in materia fino ad oggi.

Dentro questo provvedimento c'è tanto lavoro, c'è anche tanto MoVimento 5 Stelle. Per una volta, il dibattito parlamentare, avvenuto nel primo passaggio in Senato, è stato proficuo, come dovrebbe essere sempre e invece purtroppo non è. A conti fatti, è mancato il coraggio di migliorare ulteriormente ciò che di buono è stato approvato in prima lettura e anche durante questo ulteriore passaggio qui alla Camera. Partendo dagli aspetti positivi, si è finalmente previsto un esame di abilitazione con cadenza almeno annuale al fine di rispondere alla forte richiesta di guide turistiche, nella consapevolezza dell'importanza di questo ruolo per l'intero settore. Siamo partiti dalla definizione di questa professione, che finora non era mai stata fornita, andando anche oltre con la norma sui requisiti. Nel disegno di legge, finalmente, si affronta e si risolve il problema sorto durante la pandemia per l'individuazione di misure di sostegno specifiche, individuando uno specifico codice Ateco unitario per le attività inerenti la professione di guida turistica.

Giungendo a quello che, invece, purtroppo, nel decreto manca, occorre rilevare l'assenza di idonei parametri volti a garantire elevati standard nella professione per le guide turistiche che giungono dall'estero per lavorare nel nostro Paese. Inoltre, è mancato il coraggio di istituire uno specifico albo, come richiesto dal PNRR, che avrebbe reso certamente più onore all'importanza della professione rispetto al semplice elenco. Nonostante il giudizio, nel complesso, positivo, è mancata la volontà di andare oltre il mero compito assegnato, una tendenza che denota l'atavica resistenza da parte delle forze di maggioranza al vero cambiamento di cui il nostro Paese ha bisogno.

In conclusione, Presidente, ci auguriamo che non si farà marcia indietro quando entrerà in vigore il decreto Calderoli sull'autonomia differenziata, visto che il turismo è tra le competenze regionali, come da articolo 117 della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Schiano Di Visconti. Ne ha facoltà.

MICHELE SCHIANO DI VISCONTI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, Ministro, pochi giorni fa, prendendo la parola sui Campi Flegrei, ho avuto modo di elencarvi le bellezze storiche, paesaggistiche, archeologiche e naturalistiche di quella terra. Una meraviglia senza fine che raccontare senza immagini e solo con le parole è riduttivo. Ricordare tutto ciò mi ha portato ad emozionarmi come non mi capitava da tempo e quella grande emozione mi ha indotto a riflettere su quanta bellezza, quanta arte, quanta storia, quanta cultura siano presenti in quella nostra terra, una quantità e una qualità di straordinaria bellezza che tutto il mondo ci invidia, dappertutto, in ogni regione, in ogni provincia, in ogni città.

La buona politica impone una riflessione approfondita e ha il compito di porsi domande dirette e concrete sull'argomento, cari colleghi. Come dobbiamo valorizzare tutto questo? Come dobbiamo esaltare l'unicità che il buon Dio ha donato alla nostra terra? Come dobbiamo sbaragliare la concorrenza turistica delle altre Nazioni, offrendo ancora maggiore qualità nei servizi e nella fruibilità di tanta bellezza?

Ebbene, ancora una volta, questo Governo ha dato risposte adeguate ed opportune. Ancora una volta, benché l'eco dello scetticismo e dell'opposizione denigratoria abbia dato i soliti colpi anti-italiani, questa maggioranza ha fatto sentire unica e unita la voce nell'anteporre gli interessi dell'Italia ad ogni altra cosa, considerando gli interessi dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese italiane più di ogni altra cosa, e lo ha fatto dando dignità e valore ad una professione per troppo tempo bistrattata e sminuita. Proprio in Italia, dove il patrimonio culturale e mondiale ha la sua massima espressione, la professione delle guide turistiche era stata considerata sempre poco e male. Da oggi non sarà più così.

Valorizzare il patrimonio culturale presente sul nostro territorio non può prescindere dal ruolo strategico delle guide turistiche. La guida turistica riveste un ruolo fondamentale, svolgendo un'importante azione educativa e di promozione del territorio e contribuisce a rendere i visitatori consapevoli dell'importanza storica, culturale e sociale del patrimonio stesso. Dall'ultimo censimento delle guide turistiche italiane abilitate, realizzato dall'Istituto nazionale ricerche turistiche sulla base degli elenchi ufficiali disponibili online presso i siti istituzionali delle regioni e delle province italiane, emerge che i professionisti abilitati all'esercizio dell'attività di guida turistica sono circa 17.000.

L'accesso alla professione di guida turistica ha continuato ad essere regolato da normative disomogenee su tutto il territorio nazionale, con la conseguenza che i bandi per l'abilitazione allo svolgimento della professione di guida turistica emanati da ciascuna regione sono fondati su regole difformi. L'obiettivo del disegno di legge è colmare tale vuoto legislativo per tutelare le guide turistiche, anche quelle già abilitate, e la loro professionalità, regolamentando l'accesso alla professione di guida turistica in modo uniforme e si prefigge l'obiettivo di definire uno standard nazionale per le guide turistiche.

Il presente disegno di legge in tal modo, finalmente, regola e disciplina la professione di guida turistica. Di particolare innovazione legislativa è l'articolo 2 che prevede che all'esercizio della professione di guida turistica si acceda mediante il superamento di un esame nazionale di abilitazione, ferma restando la validità delle abilitazioni conseguite prima della data di entrata in vigore della nuova legge. L'esercizio della professione è subordinato all'iscrizione nell'elenco nazionale delle guide turistiche quale condizione per l'esercizio della professione che può essere esercitata sull'intero territorio nazionale.

L'esame nazionale di abilitazione indetto annualmente è uniforme per tutto il territorio nazionale e le regioni accertano il possesso dei requisiti per l'esercizio della professione di guida turistica, rilasciando l'abilitazione.

Così come l'articolo 4 prevede l'istituzione di un elenco nazionale delle guide turistiche, gestito e aggiornato annualmente dal Ministero del Turismo in formato elettronico. Nell'elenco nazionale delle guide turistiche sono iscritti coloro che hanno superato l'esame di abilitazione e coloro che hanno conseguito il titolo professionale in un altro Stato membro dell'Unione europea, purché in possesso di una certificazione linguistica che attesti la conoscenza della lingua italiana, con un livello minimo B2 del quadro comune europeo di conoscenza linguistica.

Ancora una volta, procediamo spediti verso il miglioramento strutturale del Paese Italia. Pezzo per pezzo, riordineremo tutto e, passo dopo passo, riusciremo a riportare l'Italia dove merita di essere, tra le Nazioni più preparate ed evolute a livello planetario in tutti i settori e in tutti i campi. Grazie Ministro, grazie Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Santanche', il Governo ci sorprende e, una volta tanto, in questa legislatura non interviene con lo strumento della decretazione d'urgenza. Questa considerazione ci ha spinto a pensare che il tema delle guide turistiche potesse beneficiare del confronto e dell'approfondimento necessari, anche in considerazione della rilevanza della materia. Invece, abbiamo assistito all'ennesima compressione dei termini, a una corsa sfrenata per approvare il testo nei due rami del Parlamento, nell'intasamento anche dei lavori d'Aula di fine anno, per definire tutto in base alla scadenza del PNRR entro il 31 dicembre. In modo francamente singolare, la maggioranza decide di intervenire, peraltro non in tutte le categorie e professioni oggetto della cosiddetta direttiva Bolkestein ma soltanto in una specifica categoria, quella delle guide turistiche. Non interviene sulle materie dei balneari e dei taxi ma interviene solo sulle malcapitate guide turistiche.

Dicevamo che l'intervento sulla materia del turismo avrebbe meritato ben altro approfondimento e non certo questa che definiremmo una leggina, in considerazione della rilevanza della materia turismo per tutta l'economia italiana. In tutte le classifiche - già nella discussione generale di stasera è stato ricordato più volte - l'Italia è il quinto Paese più visitato al mondo, con 65 milioni di arrivi di stranieri, ed è il terzo Paese al mondo per numero di pernottamenti, ben 221 milioni, dopo gli Stati Uniti d'America e la Spagna, ma ben avanti a Cina, Regno Unito e Francia. Le presenze totali sono 432 milioni e, secondo le stime della Banca d'Italia, il settore turistico genera direttamente più del 5 per cento del PIL nazionale e, se consideriamo l'indotto indiretto, arriva fino al 13 per cento, per un totale del 6 per cento degli occupati. I luoghi di cultura italiani, che comprendono, come è noto, musei, attrazioni, parchi, archivi e biblioteche sono pari a 6.610. Le strutture ricettive attive sono 218.327 in questo momento, per un totale di oltre 5.175.000 posti letto.

Forti di questi numeri, le associazioni di categoria attendono da anni una riforma adeguata che possa riconoscere la giusta professionalità e la dignità che tutte le guide turistiche dovrebbero possedere per valorizzare, soprattutto, la storia, la cultura e l'eccezionale patrimonio artistico del nostro Paese ma anche per esaltare le nostre offerte turistiche, il turismo culturale - siamo il Paese al mondo con più sedi UNESCO - e quello balneare, con le nostre spiagge meravigliose, oltre a quello naturalistico e a quello enogastronomico, che continua a crescere, forte del riconoscimento della dieta mediterranea. Serviva esaltare al meglio questo sistema e, per farlo, serviva una riforma condivisa, non solo con la politica ma anche con le associazioni di categoria, con il mondo della formazione professionale e, soprattutto, con le regioni, in considerazione sia dell'opportunità politica sia anche in virtù delle specifiche competenze esclusive che la Costituzione attribuisce alle nostre regioni. In materia di professioni, peraltro, è noto che vi è una potestà legislativa concorrente, mentre la formazione professionale residua nella competenza, anch'essa, delle regioni.

In presenza di questo delicatissimo equilibrio in ordine alla potestà normativa, a nostro giudizio, il Governo avrebbe dovuto lavorare per ben altre condivisioni su questa norma. Il testo oggi in discussione è parziale e rimanda ai decreti attuativi del Ministero del Turismo per lo svolgimento anche della materia degli esami. Abbiamo la certezza che queste norme non verranno attuate in tempi brevi ed è un'altra debolezza, un altro punto di debolezza.

Ci preoccupa, poi, la circostanza che diverse associazioni di categoria hanno formulato il proprio disappunto su questo testo. Purtroppo, il provvedimento che viene dal Senato, contrariamente a tutte le raccomandazioni del mondo associativo, istituisce una guida generalista, lontana dal profilo e dalla competenza della guida turistica e non garantisce il rispetto concreto di standard professionali, culturali e linguistici adeguati per l'esercizio della professione stessa. Questo è il primo grande vulnus del testo, quello di non garantire una professionalità sempre più elevata a questo mondo e, del pari, offrire le opportune tutele alle lavoratrici e ai lavoratori esposti a forte concorrenza, francamente non sempre leale.

Ancora, mancano una visione e una strategia per l'apporto che le guide possono dare al comparto turistico. È un errore quello di non voler rafforzare l'elemento della specializzazione territoriale anche nell'esame di abilitazione. È un errore ancora più grave se consideriamo la circostanza che le fonti comunitarie, in particolare la direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, sul riconoscimento delle qualifiche professionali lasciano ampi spazi, lasciano la possibilità concreta di prevedere una specializzazione per le guide che includa specifiche specializzazioni regionali.

Ciò giustifica, di fatto, la formazione di guide turistiche con una preparazione differenziata, in modo da essere in grado di svolgere correttamente la propria attività in ogni regione in cui sarebbero chiamate ad operare. In un Paese come l'Italia, che vanta il più grande patrimonio artistico e culturale al mondo, le guide hanno la necessità di essere competenti e specializzate anche sul patrimonio di uno specifico territorio. Le nostre guide rappresentano spesso il primo biglietto da visita dell'Italia, il primo contatto con la cultura, gli usi e i costumi del nostro territorio. Se una guida non ha un'adeguata preparazione, a partire dall'uso fluente della lingua straniera accompagnato da un livello linguistico per la corretta comunicazione e specializzazione delle aree territoriali e per la divulgazione del nostro patrimonio storico e artistico, a fare una figuraccia non è quella guida, a fare una figuraccia è tutto il nostro sistema di accoglienza, signor Ministro. Le conseguenze reali e pratiche di questo disegno di legge aggravano le carenze specialistiche, soprattutto nelle zone territoriali prive di professionisti di alto livello.

Si è preferito con questo testo bypassare le richieste delle associazioni per privilegiare la logica del turismo di massa, in contraddizione, peraltro, con quanto previsto sia dal Piano strategico per il turismo sia dal PNRR, che pongono al centro della riforma della professione di guida turistica il concetto di turismo sostenibile e responsabile, che evidentemente questa maggioranza e questo Governo stanno disconoscendo. L'apertura della categoria delle guide turistiche a figure non specializzate comporta un progressivo svilimento della categoria professionale e un'apertura verticale all'abusivismo del settore, che fa il paio con l'abusivismo delle strutture ricettive che, come è ben noto, è uno dei problemi più gravi che ha il settore. A tal riguardo il testo prevede che il controllo verrà fatto dai comuni, ma questa è un'altra delle previsioni che non ci soddisfa perché francamente i comuni in questo momento storico non si capisce con quali risorse e con quale personale dovranno esercitare questo controllo.

Per non parlare della soppressione dello scopo didattico delle visite guidate, altro grave errore. Lo scopo didattico deve rimanere. Gran parte del lavoro delle guide turistiche, infatti, è rivolto proprio a gruppi scolastici di ogni ordine e grado e a studenti universitari italiani e stranieri.

Nutriamo, altresì, forti perplessità sul tirocinio di 24 mesi per il riconoscimento di titoli esteri. È una norma che si presta ad abusi e forzature. Se il titolo è valido per tutto il territorio nazionale, senza obbligo di specializzazione territoriale… Presidente, se i colleghi possono liberare i banchi del Governo, le sarei grato.

PRESIDENTE. Per favore, se liberiamo i banchi del Governo, grazie. Prego, onorevole Barbagallo.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Se il titolo - dicevamo - è valido su tutto il territorio nazionale senza obbligo di specializzazione territoriale, ci sarà un tutor che farà girare tutto il Paese a spese proprie oppure potrà fare più tirocini distribuiti per ogni regione? Insomma, si preannuncia un pasticcio, che poi dovrebbe essere rinviato alla concreta e opportuna applicazione con i decreti ministeriali, decreti - è stato più volte ricordato in quest'Aula, signor Presidente - su cui il Governo già è in consistente ritardo. Se aggiungiamo ulteriori decreti ministeriali e ulteriore carico burocratico, certamente non agevoliamo il cittadino né il turista.

In conclusione, l'espressione più calzante per definire questa legge è quella di un'altra occasione persa per il Governo. A farne le spese stavolta non è soltanto il nostro sistema di accoglienza ma è soprattutto il tanto decantato merito che questo Governo, Ministro Santanche', si vanta di voler perseguire e che mai come oggi invece condanna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. La professione di guida turistica è stata oggetto nel corso degli anni di alcuni interventi normativi, tra cui, in particolare, l'articolo 3 della legge n. 97 del 2013, la legge europea del 2013, per effetto del quale le guide turistiche possono lavorare liberamente su tutto il territorio nazionale senza limiti di operatività territoriale. Tuttavia, l'accesso alla professione di guida turistica ha continuato ad essere regolato da normative disomogenee sul territorio nazionale, con la conseguenza che i bandi per l'abilitazione allo svolgimento della professione di guida turistica emanati da ciascuna regione si sono fondati, nel corso del tempo, come sappiamo, su regole difformi. Da qui la necessità di un intervento legislativo risolutivo per tutelare le guide turistiche, anche quelle già abilitate, e la loro professionalità, regolamentando l'accesso alla professione di guida turistica in modo uniforme. Il punto di partenza deve essere l'operatività nazionale della guida turistica, in modo da non comportare limitazioni operative e territoriali. Il progetto di rendere quindi uniforme a livello nazionale la disciplina dell'abilitazione alla professione di guida turistica deve necessariamente passare dal vaglio del legislatore statale - ed è quello che stiamo facendo - affinché le disposizioni regionali contrastanti non possano più trovare applicazione e, quindi, si superi una situazione che nel corso del tempo si è rivelata davvero disomogenea a livello normativo e ha creato anche uno stallo.

Quindi, accolgo con favore la finalità di questo disegno di legge, perché si pone l'obiettivo di stabilire requisiti univoci in tutto il Paese per l'accesso alla professione, anche considerato che, trattandosi di materia concorrente dello Stato ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, la determinazione dei principi fondamentali del settore spetta allo Stato. In questo senso si è pronunciato proprio il Consiglio di Stato, che con la sentenza n. 5213 del 2020 ha affermato la necessità che lo Stato intervenga con una legge quadro nazionale, senza la quale non possono essere indetti nuovi bandi di esame per l'abilitazione di guide turistiche.

Effettivamente è stato questo il grosso problema in questi anni perché, in assenza di una norma statale, in realtà questa professione era preclusa e, per tanti anni, chi voleva accedere a questa professione non lo ha potuto fare proprio in assenza di una norma. Adesso questa lacuna viene colmata. A tal fine, quindi, è opportuno ricordare proprio che, prima della revisione del Titolo V, parte seconda, della Costituzione, la disciplina relativa alle guide turistiche era ricondotta all'ambito del turismo, mentre, a seguito della riforma del 2001, è stata inquadrata nell'ambito delle professioni, quindi è di competenza legislativa concorrente tra Stato e regioni. Per questo motivo, ritenendo che la professione di guida turistica sia fondamentale e di preminente importanza per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del nostro Paese, la ratio, ribadisco, a nostro parere è condivisibile, anzi auspicabile. Io stesso, nella scorsa legislatura, avevo depositato una proposta di legge, che poi è stata abbinata al disegno di legge governativo. Quindi, sostanzialmente ribadisco il giudizio positivo, anche se, se fossero stati approvati alcuni emendamenti, probabilmente alcune preoccupazioni che sono state anche espresse dai colleghi in precedenza sarebbero state fugate. È vero che andiamo a sbloccare una situazione che era bloccata oggettivamente e vedo anche positivamente il fatto che sia stata prevista una cadenza annuale, almeno annuale, per gli esami abilitativi, perché questo dà anche una certezza di sviluppo di una professione e anche un livello di preparazione che, rispetto a quello che era previsto in precedenza, è decisamente a uno standard più elevato. Forse sarebbe stata necessaria una precisazione, per quanto, comunque, nell'articolo 5, quarto comma, si dice che ha valore su tutto il territorio nazionale. Però, effettivamente, una precisazione, almeno negli articoli 2 o 3, sarebbe stata probabilmente opportuna. Allo stesso tempo, mi preoccupa la deroga prevista nell'articolo 3, comma 2, laddove si parla proprio dell'esercizio temporaneo e occasionale, per coloro che sono abilitati all'estero, della professione qui in Italia e questo può portare addirittura a una penalizzazione per le nostre guide turistiche.

Sul tema dei compensi, l'articolo 10 del disegno di legge richiama sostanzialmente i principi costituzionali dell'articolo 36 della Costituzione e quindi sono corretti. Però, la preoccupazione che emerge e che, tra l'altro, era contenuta anche nella mia proposta di legge, riguarda non tanto lo svolgimento della professione nei confronti del singolo cliente o del piccolo gruppo che viene accompagnato dalla guida turistica quanto piuttosto altri soggetti, imprese o micro imprese, che possono utilizzare la professionalità delle guide turistiche. Nei confronti di questi soggetti più forti servirebbe, a mio parere, una tutela maggiore per le guide turistiche, perché queste ultime rischiano di dover accettare alcune condizioni, parimenti a quanto abbiamo affrontato pochi mesi fa, qui alla Camera e al Senato, riguardo alla professione d'avvocato. Stiamo parlando di professioni molto diverse ma, anche in quel caso, la ratio era garantire il professionista rispetto a coloro che potrebbero, magari anche con clausole vessatorie nei confronti di chi presta una attività professionale, indurre sostanzialmente a una prestazione sottopagata.

Vi è, poi, un'ultima criticità che, secondo me, è la più evidente - spero sia soltanto una preoccupazione infondata - ed è quella relativa all'emanazione di numerosi decreti attuativi da parte del Ministero. Spero che questo avvenga in tempi rapidi, che tali decreti possano davvero vedere la luce il prima possibile. Anche nell'ambito del PNRR vi è una norma che approviamo con una certa fretta, però poi vogliamo che altrettanta solerzia la abbia il Ministero nell'emanazione di questi decreti attuativi.

Concludendo, abbiamo in Italia un patrimonio storico-artistico e culturale davvero di straordinaria rilevanza a livello mondiale ma questi professionisti, le guide turistiche, davvero ci consentono - lo sappiamo tutti, perché è esperienza di tutti - di vedere quello che un occhio non esperto non vede, oppure che non vede un occhio non esercitato a vedere la bellezza in quello che ci mostrano e che ci illustrano. Quindi, anche attraverso loro ci abituiamo al bello e abituarsi al bello significa poi anche allenare in continuazione la propria sensibilità e anche fortificarla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1556​ e abbinata)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Caramanna.

GIANLUCA CARAMANNA, Relatore. Grazie, Presidente. Intervengo brevemente. Intanto, ringrazio anche i colleghi per il loro contributo. Però volevo, per suo tramite, anche puntualizzare alcuni punti. In particolare, l'onorevole Barbagallo in precedenza parlava di specializzazione e delle associazioni. Io credo che anche le audizioni abbiano dimostrato come la stragrande maggioranza delle associazioni fossero d'accordo nell'aprire finalmente a un albo nazionale, a un elenco nazionale. Soprattutto, rispetto a quello che diceva poc'anzi il collega Dori, che condivido, per troppi anni abbiamo avuto un grande problema, quello dell'accesso alla professione. Tantissime regioni, infatti, non facevano l'esame, avevamo alcune regioni in cui addirittura da anni non si poteva accedere alla professione di guida turistica. Credo che fare un esame nazionale con la garanzia del Ministero del Turismo e, soprattutto, permettere a tutti, dalla Sicilia al Trentino Alto Adige, di svolgere la professione liberamente in tutto il territorio non vuol dire non parlare di merito, di meritocrazia. Questo perché? Perché, come avranno letto i colleghi, ogni regione farà corsi di formazione, ogni regione farà corsi di specializzazione che daranno graduatorie anche all'interno del portale del Ministero del Turismo, dove ci sarà l'albo.

Un'altra cosa che volevo dire è che, anche rispetto al passato, ci sarà un corso di aggiornamento obbligatorio, ogni tre anni e questo credo che sia importante anche per la fruibilità dei siti turistici, che ovviamente vengono anche sempre aggiornati, così come dei nuovi siti turistici che vengono aperti al pubblico.

Quindi, credo sia un ottimo testo e lascio la parola al Ministro o, domani, alle dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. Provo a dargliela io la parola, se vuole replicare, al Ministro Santanche'. No.

A questo punto, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Poiché il seguito dell'esame del disegno di legge A.C. 1341-A​ è previsto per le ore 21, sospendiamo la seduta fino a tale ora. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 20,50, è ripresa alle 21.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1341-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1341-A.

Ricordo che si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1341-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/1 Benzoni il parere è favorevole limitatamente al punto n. 2.

PRESIDENTE. Quindi, è una riformulazione. Soltanto al secondo impegno?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sì.

PRESIDENTE. Quindi, il parere sulla premessa è favorevole o contrario?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. È favorevole. Espungiamo il primo impegno ed accettiamo il secondo impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/2 Giachetti, il parere è favorevole sul primo impegno, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Il parere è contrario sul secondo impegno, mentre il terzo impegno è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Sulle premesse non ha nessuna osservazione?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Nessuna osservazione.

PRESIDENTE. Quindi, è sostanzialmente riformulato. Allora, aspetti, Vice Ministro, perché così va votato per parti separate e facciamo la “fluviale”. Allora, ripetiamo: lei, su quest'ordine del giorno, sul primo impegno, quale parere ha espresso?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/2 Giachetti, il parere è favorevole sul primo impegno, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; sul secondo impegno, il parere è contrario; il terzo impegno è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. No, perché o è una raccomandazione o è un parere favorevole riformulato. Favorevole, riformulato e raccomandazione insieme è un ircocervo che non possiamo fare.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. E allora lo accantoniamo e le darò una risposta.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/3 Boschi, il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'adozione di misure per sostenere le imprese che si impegnano a mantenere la propria produzione sul territorio italiano”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/4 Faraone, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/5 Manes, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/6 Gusmeroli, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di promuovere l'utilizzo di materie prime rinnovabili”, poi segue il testo.

PRESIDENTE. È l'ordine del giorno n. 9/1341-A/6 Gusmeroli, cioè “atti a riqualificare le bioraffinerie”. È quello l'ordine del giorno?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sì, glielo rileggo: “a valutare l'opportunità” e poi si toglie: “di adottare opportuni provvedimenti atti a qualificare le bioraffinerie come impianti di interesse strategico nazionale” e dice: “a valutare l'opportunità di promuovere l'utilizzo di materie prime”.

PRESIDENTE. Perfetto, adesso mi è chiaro.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/7 Ascani, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/8 Giagoni, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/9 Pavanelli, il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a promuovere il settore della filiera cosmetica” e poi prosegue uguale.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/10 L'Abbate, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/11 Toccalini, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/12, Cappelletti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/13 Pierro, il parere è favorevole, con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare interventi normativi per ammodernare e semplificare la disciplina di cui alla legge n. 1354 del 1962, al fine di accrescere la produzione e la competitività del settore birraio nazionale, nonché favorire la piena occupazione e l'indotto ad esso collegato”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/14 Centemero, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/15 Andreuzza, il parere è favorevole con la riformulazione del primo impegno, nel quale, alla fine, inseriamo le seguenti parole: “compatibilmente con la disciplina UE in materia di aiuti di Stato”. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/16 Squeri, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/17 Mazzetti, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/18 Tassinari, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di” e poi prosegue uguale.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/19 Amorese, il parere è favorevole con riformulazione al primo impegno: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e” - aggiungo - “la disciplina UE in materia di aiuti di Stato, nonché dei limiti di quanto previsto dal decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203, di realizzare misure di incentivazione per l'acquisto di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato o da materiale derivato proveniente dal materiale ornamentale lapideo e scavato”.

PRESIDENTE. E vanno via le parole: “nella misura non inferiore del 30 per cento”. Va bene.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sì.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Eravamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/19 Amorese, con riformulazione?

PRESIDENTE. Sì. Ha finito l'ordine del giorno n. 9/1341-A/19 Amorese, perché si ferma con la riformulazione e vanno via le parole: “nella misura (…)” al primo capoverso. Il secondo impegno, invece, rimane così: “a valutare l'opportunità di individuare (…)”.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/20 Cannata il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/21 Furfaro, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: limitatamente all'impegno “a predisporre, nel primo provvedimento utile, le misure economiche e finanziarie necessarie a far ripartire i territori in Toscana colpiti dall'alluvione del 2 novembre”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/22 Caretta, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di elaborare misure finalizzate” e segue.

Sugli ordini del giorno n. 9/1341-A/23 Colombo e n. 9/1341-A/24 Mollicone, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/25 Mattia, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di includere nell'azione” e segue.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/26 Pietrella, il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare misure di sostegno della filiera cosmetica e favorire gli investimenti finalizzati alla transizione ecologica e digitale”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/27 Ciaburro, il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare misure idonee a promuovere”.

PRESIDENTE. E prosegue con le parole: “i prodotti alimentari made in Italy”.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/28 Cavandoli, il parere è favorevole, con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di prendere in considerazione la candidatura della città di Parma quale città d'identità per la valorizzazione delle produzioni agricole di pregio”. Cade la seconda parte.

PRESIDENTE. Dalle parole: “da sulla quale” fino alle parole: “in esame”.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Esattamente.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/29 Di Sanzo, il parere è favorevole.

Sugli ordini del giorno n. 9/1341-A/30 Peluffo e n. 9/1341-A/31 Fossi, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/32 Casasco, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di individuare” e poi segue.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/33 Toni Ricciardi, il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a sostenere gli enti gestori di corsi”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1341-A/34 Porta, n. 9/1341-A/35 Care' e n. 9/1341-A/36 Manzi, il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/1341-A/37 Berruto è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/38 Orfini, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a sostenere e promuovere l'offerta culturale nazionale come mezzo di crescita sostenibile e inclusiva, con particolare riguardo a quella giovanile mediante il sostegno alle imprese culturali e creative”. La seconda parte cade.

PRESIDENTE. Dalle parole: “a reperire” fino a: “culturale” viene cassata.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy.

L'ordine del giorno n. 9/1341-A/39 Grimaldi è accolto come raccomandazione, se, però, riformulato senza l'avverbio “finalmente”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/40 Piccolotti il parere è favorevole, limitatamente al primo impegno.

PRESIDENTE. Quindi, è riformulato. Vice Ministro, noi adesso cominciamo. Lasciamo accantonato l'ordine del giorno n. 9/1341-A/2 Giachetti, così capiamo se è accolto come raccomandazione o viene riformulato, e lei ha il tempo di vederlo; intanto, andiamo avanti con il resto.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Va bene.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/1 Benzoni il parere è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/1341-A/2 Giachetti è accantonato.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/3 Boschi vi è una proposta di riformulazione. Prendo atto che non si accetta la riformulazione e si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/3 Boschi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 189).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/4 Faraone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 190).

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/5 Manes il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/1341-A/6 Gusmeroli: prendo atto che si accetta la riformulazione; grazie, onorevole Ziello.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/7 Ascani, il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/7 Ascani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 191).

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/8 Giagoni, il parere è favorevole e pertanto viene accolto.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/9 Pavanelli, prendo atto che si accetta la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/10 L'Abbate, il parere del Governo è contrario. Non vedo in Aula la collega L'Abbate. Prendo atto che il deputato Cappelletti insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/10 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 192).

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/11 Toccalini il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/12 Cappelletti, il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/12 Cappelletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 193).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/13 Pierro. Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione.

ATTILIO PIERRO (LEGA). Signor Presidente, accetto la riformulazione e chiedo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/13 Pierro, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 194).

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/14 Centemero il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/15 Andreuzza, prendo atto che la collega accetta la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/16 Squeri il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/17 Mazzetti, prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/1341-A/18 Tassinari: si accetta la riformulazione; grazie, onorevole Pittalis.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/19 Amorese, c'è una proposta di riformulazione: è accettata e si chiede la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/19 Amorese, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 195).

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/20 Cannata il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/21 Furfaro c'è una riformulazione.

Ha chiesto di intervenire il collega Furfaro.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Signor Presidente, non accetto la riformulazione e lo dico perché - cito una collega che ho appena visto sbracciarsi - credo che il distretto di Prato abbia bisogno non solo di impegni generici, per fare in modo che ci sia qualche misura nei prossimi provvedimenti utili. Ho provato… Presidente, se è possibile…

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, a nome dei colleghi, che adesso accoglieranno il suo grido, strozzato, peraltro, di dolore, e le consentiranno di proseguire nel silenzio che merita il suo intervento.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Lo so che è molto più facile fare dichiarazioni sugli alluvionati in TV e poi fregarsene quando siamo in Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. No, ma lei adesso faccia il suo intervento nel silenzio… Colleghi vi prego, colleghi vi prego.

Prego, onorevole Furfaro.

MARCO FURFARO (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. No, Presidente non accetto la riformulazione. L'avrei tranquillamente accettata se fosse stato magari tolto qualche impegno, ma noi adesso stiamo parlando di un distretto di cui anche oggi si è trattato; tra l'altro, si è appena detto che il made in Italy e i finanziamenti generali al tessile andavano a valorizzare il distretto di Prato.

Il distretto di Prato, nell'ultimo trimestre, ha perso oltre dieci punti percentuali con riferimento alla produzione industriale, riguardo al tessile e non solo: la manifattura, l'abbigliamento, la moda. È un settore in profonda crisi, ancor prima del 2 novembre e che ha bisogno di una mano, perché quel settore e quel distretto non è solo Prato. Quel distretto è la Toscana e quel distretto è un'eccellenza italiana.

Ci sono centinaia di imprese che hanno bisogno di ripartire. Ci sono ammortizzatori sociali: il primo impegno che chiedevo nell'ordine del giorno era di autorizzare lo stesso modello dell'Emilia-Romagna, ossia di fare in modo che si attivassero anche in maniera retroattiva, perché ci sono aziende che hanno dovuto sospendere la propria attività, lavoratori che non sono potuti andare al lavoro.

C'era la necessità di sgravi contributivi per i mesi di novembre e di dicembre e c'era la necessità di posticipare le scadenze tributarie. Quelli sono gli impegni e lo dico, in particolare, ai parlamentari e alle parlamentari della Toscana e di Prato. L' ordine del giorno in esame non ha nessuna strumentalità perché nelle scorse ore è stato fatto con CNA, Confesercenti, è stato mandato a Confindustria, è stato fatto con le parti datoriali e le parti sindacali. E' stato fatto un lavoro con il territorio, nel quale ogni volta ci assumiamo l'onere e l'onore di rappresentare il luogo dove siamo stati eletti e che ha subìto un'alluvione.

Io sono disponibile a collaborare e lo sono, credo, il gruppo parlamentare del Partito Democratico e penso - oso dire - anche le opposizioni. Però, ci vuole qualcosa di più di un impegno generico. Ogni giorno che passa su quel territorio, sul distretto pratese, non investendo un euro in emergenza e ricostruzione, sono molti più euro che dovremmo spendere domani. Non è solo un'ingiustizia.

Quel territorio fino ad oggi si è attivato e resiste, grazie a una resilienza fatta dalla volontarietà e dalla solidarietà. Mi spiego: ci sono aziende che hanno perso clienti, che non hanno più niente e che resistono, nonostante commesse che non arrivano più, nonostante non possano pagare i fornitori, perché il distretto ha messo in campo una totale sinergia, con una mano che aiuta l'altra, perché questa è la filiera produttiva del distretto pratese.

Per questo motivo, chiedo al Governo - visto che vuole impegnarsi nel primo provvedimento utile - di dare una mano a quei luoghi, e chiedo che rispetti quegli impegni, che guardi questi impegni precisi, perché la genericità, quando si tratta di cadere sotto l'acqua e sotto il fango in un'alluvione, non può bastare.

C'è un distretto, ci sono persone, ci sono aziende che riguardano il made in Italy, che hanno bisogno di risposte qui ed ora, e mi aspetto vivamente - visto che vi siete indignati quando vi ho provocato sull'alluvione - che rispettiate quegli alluvionati votando insieme questo ordine del giorno, che non è dell'opposizione ma è per il distretto pratese alluvionato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Signor Presidente, condivido al 100 per cento la dichiarazione di voto del collega Furfaro e chiedo di poter sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata La Porta. Ne ha facoltà.

CHIARA LA PORTA (FDI). Signor Presidente, io invece annuncio il voto contrario, mio e di Fratelli d'Italia, perché siamo stufi di vedere strumentalizzata l'alluvione qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Intanto, ricordi al presidente Giani che si è preso i 30 giorni che dovevano scadere il 3, che sono passati altri 5 giorni da quando ci ha convocato in regione per una riunione e ancora il documento che serve per stanziare quello che serve per la ricostruzione non è arrivato. Smettete di strumentalizzare tutte le volte quest'Aula sulla pelle dei cittadini. E soprattutto, avete imparato questa tiritera del distretto pratese, ma sulle barroccine nelle ditte ci siete venuti da poco tempo e da pochi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, facciamo silenzio.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io ho rispetto del ruolo e anche delle idee di tutti noi, tuttavia credo che l'ordine del giorno, presentato dall'onorevole Furfaro, parla del merito, pertanto mi piacerebbe discutere del merito. Per quanto riguarda il punto politico, se poi vogliamo discutere anche di quello, ne discutiamo, non c'è problema. Ad oggi, non si sa quali sono le risorse che in Toscana verranno destinate da parte di questo Governo. Non sappiamo quali strumenti adotteremo, come Aula, sulla Toscana, perché noi abbiamo le idee chiare, sappiamo benissimo che serve un decreto Alluvioni 2, che possa dare certezze alle aziende e che possa dare quelle risorse che servono a ristorare famiglie e imprese, punto. Lo fate o non lo fate? Se poi vogliamo discutere del merito dell'ordine del giorno che ha presentato l'onorevole Furfaro, discutiamo del merito. Diteci voi cosa volete fare. Diteci voi come volete gestire la crisi della Toscana circa l'ambito alluvionale. Diteci voi come volete gestire questo problema, perché ad oggi non ci è dato sapere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per evitare, poi, di fare come le ultime volte, che abbiamo discusso mezz'ora (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)... Questo ordine del giorno ha avuto parere favorevole da parte del Governo, quindi non c'è carattere strumentale, eccetera, eccetera, altrimenti il Governo era nelle piene facoltà di respingerlo. La riformulazione, che non è accettata dal nostro gruppo, è perché si passa da far ripartire il distretto industriale e terziario di Prato, quindi era finalizzato a Prato, a un più generico “Toscana”. Giusto, signor Vice Ministro? Inviteremmo ad accantonarlo per trovare una formulazione, onde evitare di perderlo, che tenga insieme l'elemento della Toscana e una (Commenti della deputata La Porta)…

PRESIDENTE. Colleghi, così non va bene, però. Non va bene. Non va bene di qua e non va bene di là. Lei va bene, gli altri non vanno bene (Applausi).

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiederei al Vice Ministro…

PRESIDENTE. Chiede di accantonarlo?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì, di accantonarlo. Siccome, con questa proposta, è accettato sulla Toscana, ma si individua una particolarità - che mi sembra possa essere condivisa da tutta l'Aula - che quell'evento meteorologico ha colpito diverse aree della Toscana, con particolare complessità sull'area di Prato. Se si trovasse una formulazione del genere, credo che potremmo votarla tutti, evitando (Commenti della deputata La Porta)…

PRESIDENTE. Allora, facciamo così. Vice Ministro Valentini, lo accantoniamo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sì, lo accantoniamo.

PRESIDENTE. Dunque lo accantoniamo e andiamo avanti. Onorevole Caretta accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1341-A/22? Sì. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/23 Colombo, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/24 Mollicone, il parere è favorevole. Onorevole Mattia, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1341-A/25? Sì. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Prego, onorevole Fornaro, che succede?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, può darsi che io sia stato disattento. La riformulazione era solo sull'allargamento ed espungeva i punti a), b), c), d), e), f), g), h), i) ed y)? Per capirci, perché così io ritiro la proposta dato che è radicalmente diversa.

PRESIDENTE. Facciamo così, onorevole Vice Ministro, può per cortesia rileggere la riformulazione completa dell'ordine del giorno n. 9/1341-A/21 Furfaro?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. “A predisporre, nel primo provvedimento utile, le misure economiche e finanziarie necessarie a far ripartire i territori in Toscana colpiti dall'alluvione del 2 novembre”, mentre i punti a), b), c), d), e), f), eccetera, sono tutti espunti. Questo sintetizzava tutte le lettere.

PRESIDENTE. Quindi, sostanzialmente, l'impegno era riformulato soltanto nell'introduzione e tutte le lettere venivano espunte. Onorevole Fornaro?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiedo scusa ai colleghi, se è così, ovviamente, vale il rifiuto della riformulazione da parte del collega Furfaro, poiché si snatura completamente il senso. Chiedo scusa, io avevo compreso che ci fosse un intervento solo sulla prima parte. Quindi, per noi è inaccettabile la riformulazione e chiediamo di votarlo.

PRESIDENTE. A questo punto, Vice Ministro, è inutile accantonarlo, perché mi pare che non ci sia la volontà di intervenire su tutti i punti. Prego, Vice Ministro, mi dica.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Presidente, stava sintetizzando perfettamente.

PRESIDENTE. Troppo gentile. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Speravo che il buonsenso riconducesse questa Assemblea a un voto unanime su questa vicenda. Evidentemente, non è così. Dispiace, perché che cosa aspetta il Governo a stanziare le risorse per gli indennizzi, i ristori e le misure che servono a sostenere tutti i distretti e i territori colpiti, e per capire quali sono le misure più adatte per sostenere quel tessuto sociale e imprenditoriale? Aspetta che il commissario nominato per l'emergenza, il presidente della Toscana, Eugenio Giani, invii la relazione dettagliata di cui il Governo ha bisogno per capire quali sono queste misure e quali sono gli stanziamenti. Al momento non ci risulta che questa relazione dettagliata sia presente. Abbiamo fatto un incontro alla presenza di tutti i parlamentari toscani che siedono in quest'Aula. Il presidente della Toscana si era impegnato quest'oggi a chiudere la sua relazione e a trasmetterla al Governo. Non so se questo sia avvenuto o meno, ma per chiedere un provvedimento e degli stanziamenti al Governo, aspetterei quantomeno che il Governo abbia in mano la relazione del presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Comunque, se la volontà del Partito Democratico è quella di continuare a strumentalizzare i morti e le difficoltà di una terra straordinaria come la Toscana a fini politici, continuate pure a farlo, perché i toscani non hanno l'anello al naso e stanno capendo bene qual è il vostro intento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

MARCO FURFARO (PD-IDP). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Furfaro, come sa, non sarebbe previsto dal Regolamento, essendo lei già intervenuto…

MARCO FURFARO (PD-IDP). Presidente, mi dica lei.

PRESIDENTE. No, no, prego, ci mancherebbe, un minuto non si nega a nessuno.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Molto semplicemente, ho appena ascoltato il collega. Se è questo, non è ostativo, siamo d'accordo, guardi, siamo totalmente d'accordo. Io non credo che sia quello il problema, ma se il problema è la relazione del presidente, qua non c'è scritto di farlo domattina, c'è scritto di farlo al primo provvedimento utile. C'è scritto di sospendere i mutui, di prorogare le scadenze e di mettere in campo gli ammortizzatori sociali. Se volete votare “no”, votate “no”, però basta con questa retorica per la quale c'è qualcuno che strumentalizza, perché alla fine, sul territorio, se permette, c'è chi ci vive e chi non ci vive, c'è chi è andato sotto l'acqua e chi non ci è andato. E fare, da un'ala del Parlamento, la morale e la predica a chi ha perso tutto e ancora non ha visto un euro dal Governo dopo un mese, e non li ha visti dopo 6 mesi dall'Emilia-Romagna, anche no. Dopodiché, votiamo e vi prendete la responsabilità del voto contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/21 Furfaro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Che è successo? Onorevole Furfaro, la prego, se cominciamo a richiamarci sulle foto, non so dove andiamo a finire, perché potrei richiamare tutte le sere sul fatto che ci sono foto di qua e di là, di destra e di su, vi prego, ve le fate a vicenda tutti i giorni. Avete finito di fare le foto? Bene.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 196).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/25 Mattia. Onorevole Mattia, accetta la riformulazione? Sì, bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/26 Pietrella. Onorevole Pietrella, accetta la riformulazione? Sì, bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/27 Ciaburro. Onorevole Ciaburro, accetta la riformulazione? Sì, bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/28 Cavandoli. Onorevole Cavandoli, accetta la riformulazione? Sì, bene.

L'ordine del giorno n. 9/1341-A/29 Di Sanzo ha parere favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Presidente, chiedo di metterlo in votazione e vorrei anche ringraziare il Vice Ministro per questa attenzione mostrata verso il mondo all'estero. Mi fa piacere che in questo ordine del giorno si dica che nella giornata del made in Italy ci sarà l'impegno concreto del Governo - e lo aspettiamo - a coinvolgere il mondo degli italiani all'estero, il mondo delle camere di commercio all'estero, il mondo dell'ICE, perché credo che sia veramente l'unico modo per portare la conoscenza del made in Italy nel mondo. Quindi, ringrazio il Vice Ministro e chiedo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/29 Di Sanzo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 197).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/30 Peluffo, con il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/30 Peluffo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 198).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/31 Fossi, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Presidente, questo ordine del giorno è molto specifico riguardo al distretto tessile pratese, perché si rifà all'articolo di questo provvedimento che riguarda proprio il settore tessile, visto che la maggioranza e il Governo hanno detto più volte, a parole, di voler aiutare il tessile e qualcuno ha anche detto che questo articolo del provvedimento era specificatamente per il settore tessile pratese, nello specifico l'articolo 10. In realtà, Prato non viene mai citata, né c'entra niente nello specifico, ma è semplicemente un articolo generico per il settore tessile. Questo ordine del giorno impegna il Governo ad impegnarsi specificatamente nel distretto tessile pratese, dati i gravi danni dell'alluvione. Quindi, era veramente un beneficio per il territorio che specificava in modo concreto un aiuto vero per il territorio. Non capiamo, dunque, perché il Governo e la maggioranza dicano a parole una cosa, ma poi, di fatto, quando si va agli atti concreti, non mostrino nessuna solidarietà verso Prato e la grande alluvione che ha subito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/31 Fossi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 199).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/32 Casasco. Onorevole Casasco, accetta la riformulazione? Sì, bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/33 Toni Ricciardi. Onorevole Toni Ricciardi, accetta la riformulazione?

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente, no, non accetto la riformulazione, vorrei intervenire e spiego anche il perché. Vice Ministro, l'ordine del giorno chiedeva di “incrementare” e lei ha riformulato scrivendo “sostenere”. Di cosa stiamo parlando, colleghe e colleghi? Degli enti gestori, e cosa fanno gli enti gestori, all'estero? Promuovono e diffondono la lingua italiana e quale strumento maggiore di diffusione del made in Italy, quale strumento maggiore di diffusione dell'italicità, quale strumento maggiore se non quello della lingua per promuovere l'italianità, l'italicità, il design, l'italian lifestyle, quale?

Ora, noi ci siamo permessi, su questo tema, di presentare, qualche mese fa, un'interrogazione durante il question time al Sottosegretario agli Affari esteri; in questo provvedimento abbiamo presentato un emendamento, che è stato bocciato; lo abbiamo ripresentato, ribocciato, emendamento portato in Aula, dichiarato inammissibile e, oggi, siamo qui, in questo momento, a discutere di un ordine del giorno e lo riformulate pure, perché? La scorsa manovra, la vostra prima, avete fatto un taglio netto di 55 milioni alle politiche per gli italiani all'estero, avete modificato una circolare che ha previsto per gli enti gestori, quelli di prima fascia, un taglio del 18 per cento lineare, per quelli di seconda fascia un taglio lineare del 40 per cento; cambiate la circolare, invece di dare, a stato di avanzamento, com'era prima, il 40 per cento, scendete e lo dimezzate al 20 per cento; lasciate la legge invariata, immaginando che la cultura, la diffusione e l'insegnamento della lingua e della cultura italiana nel mondo debbano essere demandati ancora nella vecchia categoria della lingua che veniva insegnata ai figli degli emigranti, perché questi erano convinti a un certo punto di rientrare.

Vi stiamo chiedendo e io invito, per suo tramite, Presidente, il Vice Ministro, a ripensarci, perché vi avevamo chiesto uno stanziamento di 2 milioni di euro per annualità per le prossime tre annualità, ma se non è questo un pilastro del made in Italy, cos'è? Abbiamo decine, centinaia di insegnanti che non sanno se verranno riconfermati o meno, migliaia di bambine e bambini che si vedono tagliare, negli angoli più disparati, i corsi di lingua e di cultura italiana e non capisco questo Governo, che non è in grado di trovare 2 milioni all'anno, 2 milioni. Non vi abbiamo nemmeno chiesto di ripristinare la cifra precedente, ma quantomeno di dare ossigeno.

Ma quanto dovete grattare il barile, quanto lo dovete grattare? Ma delle persone, degli ultimi, delle persone che non hanno voce, delle persone che non hanno rappresentanza, non hanno spazio, chi si occupa, in questo Paese? Lo ripeto, chi se ne occupa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

Allora, e chiudo, Presidente, per suo tramite, faccio un appello al Vice Ministro. Vice Ministro, abbia uno scatto d'orgoglio e ridia dignità a questo luogo e riformuli lasciando la formulazione originaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vedo cenni di ripensamento del Governo, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/33 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 200).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/34 Porta, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Presidente, chiedo anche scusa ai colleghi per il mio intervento perché siamo tutti stanchi, è molto tardi e il Vice Ministro ovviamente ha dovuto leggere…

PRESIDENTE. Non è mai troppo tardi.

FABIO PORTA (PD-IDP). Il Vice Ministro ha dovuto leggere tanti ordini del giorno e, quindi, la stanchezza a volte può anche fare brutti scherzi. Quindi, voglio dare la possibilità al Vice Ministro di riflettere, ripensare, rileggere, non c'è nulla di male ad ammettere che, per la stanchezza, ci si è distratti un momento. Lo dico anche ai colleghi, perché sono tanti voti, tanti ordini del giorno, stiamo parlando di promozione e tutela del made in Italy e questo ordine del giorno a cui il Governo ha detto di “no”, parla del sistema delle camere di commercio italiane all'estero. Allora, anche i ragazzi a scuola sanno che il made in Italy nel mondo è soprattutto conseguenza di una presenza capillare delle nostre collettività, che hanno esportato il modo italiano di vivere e tutti sanno che questa struttura ha nella rete delle camere di commercio italiane all'estero il centro nevralgico di questa business community.

Lo sa bene il Governo, lo sa bene il Vice Ministro, lo sa bene il Ministro delle Imprese e del made in Italy. Adesso esprimere un parere contrario a un dispositivo che si limita semplicemente a sostenere le camere di commercio proprio per combattere i fenomeni di falsificazione, per valorizzare le nostre eccellenze italiane nel mondo, le certificazioni geografiche, il supporto diretto alle imprese italiane all'estero sa molto di masochismo e poco di innovazione.

Chiedo davvero al Vice Ministro di ripensarci, perché delle due, l'una: o non avete letto bene o voi dichiarate pubblicamente di essere contro il sistema delle camere di commercio italiane all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Governo non modifica il parere.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/34 Porta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 201).

Ordine del giorno n. 9/1341-A/35 Care', parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/35 Care', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 202).

Ordine del giorno n. 9/1341-A/36 Manzi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/36 Manzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 203).

Ordine del giorno n. 9/1341-A/37 Berruto: onorevole Berruto, accetta la raccomandazione? No. prego.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Mi legga nel pensiero: l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione, giusto?

PRESIDENTE. Come raccomandazione, sì.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Accetto l'accoglimento come raccomandazione, chiedo che venga messo al voto e svolgo una brevissima dichiarazione di voto. L'istituzione del percorso del liceo del made in Italy - Presidente Mule' con lei posso usare questo termine, se ci fosse il Presidente Rampelli dovrei dire del percorso del liceo del fatto in Italia - rischia di mettere in crisi l'occupazione di lavoratori e lavoratrici che, nel recente passato, hanno lavorato in 419 scuole statali, circa 3.000 classi e 116 istituti paritari, per un totale di 75.000 e più iscritti nell'anno scolastico appena concluso.

Rileggo l'impegno che noi abbiamo chiesto al Governo, ovvero tutelare i livelli occupazionali del personale docente presso i licei economico-sociali che, con l'istituzione del liceo del made in Italy, vedrebbero pregiudicata la propria posizione in virtù del differente piano di studi previsto per il nuovo percorso liceale. Chiediamo di tutelare questi livelli occupazionali. La risposta del Vice Ministro è accogliere come raccomandazione e io la chiusura la lascio a una figura iconica del made in Italy, un paladino del made in Italy, che è il ragionier Ugo Fantozzi e dico: signor Vice Ministro, come è umano lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il parere del Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Mi rimetto all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/37 Berruto, accolto come raccomandazione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 204) (Commenti).

C'è una certa disapprovazione.

Ordine del giorno n. 9/1341-A/38 Orfini: onorevole Orfini, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/1341-A/39 Grimaldi, accolto come una raccomandazione, se riformulato: accetta? Prego.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, accetto la riformulazione, togliendo il “finalmente”, ma chiedo di intervenire e di metterla ai voti, nel senso che il “finalmente” è l'ultimo dei problemi.

Io credo che, pian piano, stiano cadendo tutti i veli. Mi creda, Presidente, non ce l'ho con il Governo italiano, ce l'ho con il monoproduttore che in Italia annuncia zero - e dico zero - nuovi modelli ed è capace di batter cassa, ed è capace, in poche settimane, di vedere venduto su Internet il polo di Grugliasco, quello che doveva essere il grande polo del lusso. GKN doveva chiudere, così come deve chiudere la Lear, così hanno comunicato, qualche giorno fa, parliamo dell'indotto, dell'indotto FIAT, oggi Stellantis. Lo ricordo a tutti, producono sedili, con la fine del motore endotermico non c'entrano nulla.

Uso le parole di una personalità che dovreste conoscere tutti, è un arcivescovo: dice che servono parole chiare. Non parliamo di numeri, parliamo di persone. È l'arcivescovo di Torino, che aspettava, come tutti noi, l'esito di un tavolo che, secondo noi, è andato male. E non ci voleva la doccia gelata di un annuncio di un Presidente di un'altra repubblica che dice: guardate, a noi risulta che la Panda elettrica si farà da noi, in Serbia. E, guardate, poco ci tranquillizzano le parole di chi, qualche ora dopo, si è affrettato a dire: no, è un'altra Panda. Sentite: il fine ciclo di Pomigliano sarà quello che abbiamo descritto.

Lo dico a tutti i patrioti di questa sala, tutti, di sinistra, di destra, di centro: ma non sentite anche voi puzza di bruciato? Ma non sentite questa fine inesorabile del made in Italy? Ma quali auto si potranno produrre se non è prevista un'assunzione? “Fine ciclo” sapete cosa vuol dire? Si mette insieme a quelle lettere di incentivazione alla fuga volontaria dall'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vogliono andarsene via, hanno già portato via le sedi fiscali. Sapete cosa hanno chiesto, qualche settimana fa, nel silenzio, a tutto l'indotto, con una lettera, che nessuno ha visto? Di spostare l'80 per cento delle produzioni dell'indotto in altri Paesi, perché loro vogliono pure risparmiare, non vogliono produrre e vogliono pure risparmiare.

Allora, fatevelo dire: la fine del motore endotermico non c'entra niente. Producevamo 1,5 milioni di auto 10 anni fa, oggi ne produciamo mezzo milione. Ancora oggi, Urso dice che produciamo almeno un milione. A noi va bene, ma diteci con quali modelli, quale è il disegno produttivo, quali sono le politiche industriali. Chiediamolo insieme, togliamo il “finalmente”, togliamo la polemica, ma facciamolo insieme e, per la difesa del made in Italy, della produzione italiana e del futuro di quei lavoratori e di quelle lavoratrici, che meritano parole chiare, come dice l'arcivescovo di Torino, vorrei che le parole chiare arrivassero anche da quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico, questo ordine del giorno, se il collega Grimaldi acconsente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Sottoscrive l'onorevole Caramiello. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Presidente, per sottoscrivere e vorrei anche dire due brevi parole, perché il tema dell'automotive e le problematiche relative all'occupazione di questo settore, nella mia città, a Torino, e in Piemonte, sono molto sentiti e stanno arrivando a livelli molto preoccupanti. Finalmente vedo che dalla maggioranza si comincia a parlare della transizione ecologica verso l'elettrico e questo è già un passo avanti. Dico di più, questa transizione è già in atto a prescindere anche delle decisioni politiche che state prendendo, che stiamo prendendo in questo arco parlamentare. Aggiungo che stanno nascendo anche molte fabbriche chiamate piccole e made in Italy che fanno prototipi di auto elettrica.

Quindi, da questo punto di vista, chiedo al collega Grimaldi di sottoscrivere e trovo che, anche se è un ordine del giorno, stiamo parlando di un argomento molto importante, che chiaramente tocca tutto il settore produttivo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessio ha sottoscritto, a nome del suo gruppo. Onorevole Benzoni, se era per la stessa cosa, è superato.

A questo punto chiedo al Governo di esprimersi sulla raccomandazione.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere favorevole, sempre senza “finalmente”.

PRESIDENTE. Si accetta la riformulazione e si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/39 Grimaldi, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 205).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/40 Piccolotti: si accetta la riformulazione e si insiste per la votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1341-A/40 Piccolotti, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 206).

Torniamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/2 Giachetti.

Chiedo al Vice Ministro di esprimersi, siamo all'ordine del giorno n. 9/1341-A/2 Giachetti.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Allora, per quanto riguarda il primo e il terzo impegno, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”, e parere contrario al secondo impegno.

PRESIDENTE. Viene accettata la riformulazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Interrompiamo, quindi, l'esame del provvedimento, che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, riprenderà nella seduta di domani, giovedì 7 dicembre, a partire dalle ore 9,30, per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto e della votazione finale.

La seduta non è conclusa, quindi vi prego, colleghi, c'è ancora qualcosa da fare. Per favore, davvero in silenzio.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà, per due minuti. Colleghi, vi ho pregato di uscire in silenzio. Vi prego, colleghi, noi dobbiamo andare avanti. Voi lasciate l'Aula, però, vi prego, fatelo in silenzio e non me lo fate ripetere. Onorevole Sasso, provi a cominciare, confido nell'educazione e nel rispetto dei colleghi. Prego.

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, questo pomeriggio, durante il question time, qui, alla Camera dei deputati, quindi anche in diretta sulla televisione di Stato, un nostro collega, il deputato Magi, durante la sua legittima interrogazione parlamentare ha insultato e ha accusato un cittadino italiano di deridere e di scimmiottare l'Esercito italiano e la Patria. Il cittadino in questione è un soldato pluridecorato, che ha guidato reparti prestigiosi del nostro Esercito, come il 9° Reggimento “Col Moschin”, come la Brigata paracadutisti “Folgore”. Il cittadino in questione ha salvato vite umane, ed è stato decorato per questo, in Iraq, in Libia, in Afghanistan, dai tagliagole islamici, dai talebani, dagli integralisti. Farà piacere a quest'Aula sapere che sto parlando del generale italiano Roberto Vannacci, al quale va la nostra solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti) e quella del gruppo Lega e degli alleati del centrodestra per gli insulti ricevuti dal deputato Magi. È un italiano che ha dimostrato il suo valore sul campo, che ha servito la Patria e non l'ha scimmiottata, come dichiarato dal collega Riccardo Magi. Un italiano che ha dimostrato il valore sul campo, insultato da chi, come +Europa, è stata finanziata dallo speculatore straniero Soros. Quanta irriverente mancanza di rispetto, Presidente, e di ritegno, quanta sfrontatezza. Concludo, Presidente, pensando di interpretare il pensiero di molti colleghi qui in Aula e di molti italiani nel ribadire la vicinanza e la solidarietà al generale Roberto Vannacci (Commenti) per gli attacchi ricevuti e per quelli che continuerà a ricevere dalle sinistre, dal MoVimento 5 Stelle e da quel piccolo partitino che ha l'1 per cento finanziato, da ricchi e potenti amici stranieri, amici loro, ma certamente non amici della Lega e del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino, anche per lei, 2 minuti. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente, intervengo per ricordare in quest'Aula una data che per la mia città è particolarmente significativa, oggi è il giorno della tragedia della Thyssen, accaduta ormai 16 anni fa e che comunque rimane nel cuore della città, delle famiglie delle vittime che continuano a viverla ogni giorno. Anche oggi qui, in quest'Aula, come ho fatto l'anno scorso, voglio portare il pensiero nostro ad Antonio, Giuseppe, Angelo, Roberto, Rosario, Rocco e Bruno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Figli, padri, mariti, fidanzati, fratelli, nipoti, persone con un passato fatto di affetti e difficoltà, sfide superate, traguardi personali. Persone che, Presidente, avevano un futuro, ambizioni, sogni, persone che quella sera magari pensavano alla scuola dei figli, alla pensione quasi raggiunta, alla partita della loro squadra, ai regali di Natale, persone a cui la vita è stata terribilmente stroncata. Avevano un'unica colpa: stavano andando a lavorare. Presidente, per questa tragedia, non è un mistero, ci sono responsabili chiari, individuati e condannati, senza possibilità di appello, dalla giustizia, che però a lungo non è stata applicata e che solo quest'estate, dopo lunghi anni di attesa, ha visto l'amministratore delegato della Thyssenkrupp iniziare a scontare la sua pena, dopo una lunga battaglia delle famiglie delle vittime e delle tante istituzioni che sono state al loro fianco. Non possiamo tornare indietro e cambiare il passato, ma abbiamo certamente un dovere morale nei confronti di queste vittime, nei confronti dei loro familiari che hanno battagliato per la giustizia affinché si arrivasse alla verità. E questo dovere riguarda il fatto che dobbiamo continuare a investire sulla sicurezza del lavoro, in termini di investimenti strutturali e culturali, partendo dai nostri ragazzi e dalle nostre ragazze nelle scuole, perché questa melodia ci può e ci deve guidare attraverso i temi critici delle garanzie della fiducia tra datori di lavoro e lavoratori. C'è ancora tantissimo da fare. Chiudo con un ricordo commosso a tutte quelle vite che sono state stroncate, perché non è pensabile quello che ancora oggi succede, purtroppo, che si esca la mattina per andare nel posto di lavoro e non si torni a casa la sera, non, ripeto, per una colpa, ma per la mancanza di sicurezza in quel luogo di lavoro (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, per associarmi, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico, al ricordo che ha testé fatto la collega Appendino, che ringraziamo. L'incidente della ThyssenKrupp di Torino, quel giorno, quel 6 dicembre 2007, è ancora una ferita non rimarginata nella coscienza della città, della regione, ma, io credo, di tutta Italia. Il pensiero non può non andare a quelle 7 vite spezzate in un attimo dallo scoppio, dall'esplosione della colata d'acciaio. Da questo punto di vista, le riflessioni che faceva prima la collega Appendino sulle questioni della sicurezza sul lavoro ci riportano ovviamente all'attualità, da ultima alla vicenda di Brandizzo, e, credo, che in quest'Aula, più volte, tutti hanno riconfermato l'impegno per migliorare la legislazione, migliorare soprattutto l'applicazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. I numeri dei morti e dei feriti, che ogni anno siamo costretti a registrare, ci dicono che non solo c'è tanto ancora da fare, ma soprattutto siamo molto lontani dall'avere numeri degni di un'economia e di una società come quella italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). C'è molto da lavorare e il ricordo non retorico di quei ragazzi, di quegli operai scomparsi, ci deve guidare perché non solo non avvengano più incidenti come quello della Thyssen, ma che si riesca veramente a eliminare la piaga delle morti sul lavoro (Appalusi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 7 dicembre 2023 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy. (C. 1341-A​)

Relatori: GUSMEROLI e GIOVINE.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 833 - Disciplina della professione di guida turistica (Approvato dal Senato).

(C. 1556​)

e dell'abbinata proposta di legge: DORI. (C. 469​)

Relatore: CARAMANNA.

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2022-2023. (C. 1342-A​)

Relatori: CANDIANI e MANTOVANI.

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

CAFIERO DE RAHO ed altri : Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari. (C. 823​)

La seduta termina alle 22.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: GIANLUCA CARAMANNA (A.C. 1556​ E ABB.)

GIANLUCA CARAMANNA, Relatore. (Relazione – A.C. 1556​ e abb.). Il disegno di legge di iniziativa del Governo recante “disciplina della professione di guida turistica”, presentato al Senato il 2 agosto 2023 e approvato in prima lettura il 15 novembre 2023, è stato dichiarato, a completamento della manovra di bilancio 2023-2025, quale collegato alla decisione di bilancio con la nota di aggiornamento al DEF 2022 e dal Documento di economia e finanza 2023.

La X Commissione ne ha avviato l'esame nella seduta del 23 novembre 2023 e ha esaminato le proposte emendative nella seduta del 5 dicembre 2023, conferendo il mandato al relatore a riferire favorevolmente all'Assemblea nella seduta odierna.

Sono pervenuti i pareri favorevoli espressi dalle Commissioni: I, II, VI, VII, VIII, XII e XIV, competenti in sede consultiva.

Si ricorda, inoltre, che l'iniziativa legislativa concorre all'attuazione del PNRR, laddove prevede, tra le riforme da approvare, la definizione di uno standard nazionale per l'esercizio della professione di guida turistica entro dicembre 2023.

Il disegno di legge consta di quindici articoli.

L'articolo 1 chiarisce che il disegno di legge in esame è volto a disciplinare la professione di guida turistica e il relativo esercizio, stabilendone i princìpi fondamentali. Le regioni disciplinano la professione di guida turistica nel rispetto di tali princìpi. Le disposizioni contenute nel disegno di legge in esame sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.

L'articolo 2 definisce “guida turistica” il professionista abilitato ai sensi degli articoli 4, 6 o 13 del disegno di legge in esame. Qualifica come attività propria della guida turistica l'illustrazione e l'interpretazione, nel corso di visite guidate, del significato dei beni che costituiscono il patrimonio storico, culturale, museale, religioso, architettonico, artistico, archeologico e monumentale italiano. Individua il fine di tali visite guidate nell'evidenziazione delle caratteristiche e dei valori storici, artistici, archeologici, monumentali, religiosi, demo-etno-antropologici e paesaggistici del patrimonio nazionale, nella valorizzazione, nella tutela e nella trasmissione della conoscenza di tale patrimonio e nella qualità delle prestazioni rese.

L'articolo 3 subordina l'esercizio della professione di guida turistica al superamento di un esame di abilitazione o al riconoscimento della qualifica professionale conseguita all'estero. Per esercitare la professione richiede inoltre il possesso di una copertura assicurativa a garanzia della responsabilità civile professionale. Prevede, infine, che negli istituti e nei luoghi della cultura aperti al pubblico non possa essere ostacolato l'ingresso e lo svolgimento dell'attività di guida turistica.

L'articolo 4 disciplina l'esame di abilitazione all'esercizio della professione di guida turistica, indetto, con cadenza almeno annuale, dal Ministero del turismo e consistente in una prova scritta, una orale e una tecnico-pratica. Tali prove riguardano alcune materie indicate direttamente dalla norma, ulteriori materie la cui individuazione è demandata ad un decreto ministeriale, nonché l'accertamento delle competenze linguistiche, comprovate da certificazioni i cui livelli sono dettagliati nel comma 2. Per far fronte alle spese relative all'esame di abilitazione è autorizzata la spesa di 300.000 euro per l'anno 2024 e di 170.000 euro annui a decorrere dall'anno 2025.

L'articolo 5 dispone l'istituzione, presso il Ministero del turismo, dell'elenco nazionale delle guide turistiche; ne disciplina la struttura e l'aggiornamento, autorizzando la spesa di 300 mila euro per l'anno 2024 per la costituzione di un'apposita piattaforma informatica e di 50 mila euro annui dall'anno 2025 per le spese di tenuta dell'elenco. Agli iscritti all'elenco è consentito l'esercizio della professione in tutto il territorio nazionale ed è rilasciato dal MITUR un tesserino personale di riconoscimento da esibire durante lo svolgimento della professione.

L'articolo 6 disciplina l'esercizio in Italia della professione di guida turistica sulla base di titoli conseguiti all'estero. I cittadini dell'UE, di uno Stato appartenente allo Spazio economico europeo o della Svizzera già abilitati allo svolgimento della professione in conformità alla normativa di tali Stati possono svolgere la loro attività in Italia su base temporanea e occasionale, in regime di libera prestazione o in maniera stabile, previo superamento di una prova attitudinale in lingua italiana, ovvero, in alternativa, previo compimento di un tirocinio di adattamento di 24 mesi. Si prescrive, in ogni caso, la certificazione della conoscenza di due lingue. Qualora la qualifica professionale sia stata conseguita in altri Stati, la qualifica è riconosciuta previo superamento di una prova attitudinale in lingua italiana. Il comma 6 indica le certificazioni linguistiche richieste. Le prove attitudinali sono indette dal Ministero del turismo e consistono nello svolgimento di una prova scritta e di una prova orale. I soggetti che abbiano ottenuto il riconoscimento della qualifica conseguita all'estero sono iscritti in un'apposita sezione dell'elenco nazionale delle guide turistiche e possono esercitare la professione su tutto il territorio nazionale. Il Ministero del turismo è l'autorità competente ad accertare il carattere temporaneo e occasionale della prestazione e a pronunciarsi sulle domande di riconoscimento della qualifica professionale conseguita all'estero.

L'articolo 7 prevede che le guide turistiche iscritte all'elenco nazionale possano acquisire specializzazioni, tematiche e territoriali, mediante la partecipazione a corsi autorizzati dal Ministero del turismo. Il superamento dei corsi di specializzazione consente l'iscrizione in apposite sezioni dell'elenco nazionale. Le guide turistiche sono poi tenute a frequentare, con cadenza almeno triennale, corsi di aggiornamento autorizzati dal Ministero del turismo. Il comma 4 demanda l'individuazione degli ambiti e delle modalità di specializzazione e di aggiornamento, nonché le sanzioni in caso di inadempimento dell'obbligo di aggiornamento, ad uno o più decreti del Ministro del turismo, da adottare d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentite le associazioni di categoria.

L'articolo 8 prevede la costituzione, da parte dell'ISTAT, di uno specifico codice ATECO per le attività inerenti alla professione di guida turistica.

L'articolo 9 prevede che le guide turistiche, munite di regolare tesserino personale di riconoscimento, possano entrare gratuitamente in tutti gli istituti e i luoghi della cultura aperti al pubblico, di proprietà dello Stato, di altri enti pubblici, degli enti territoriali o di istituti religiosi, nell'esercizio della propria professione o per finalità di studio e formazione.

L'articolo 10 dispone che i compensi per le prestazioni professionali debbano essere proporzionati alla durata, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione.

L'articolo 11 prevede l'obbligo per le guide turistiche di esporre in maniera ben visibile il tesserino di riconoscimento e fornire all'utente informazioni trasparenti sui costi della prestazione professionale.

L'articolo 12 disciplina i divieti e le sanzioni in materia di esercizio abusivo della professione di guida turistica.

L'articolo 13 dispone l'abrogazione dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 97 del 2013 che prevedeva l'individuazione di siti di particolare interesse nei quali lo svolgimento della professione di guida turistica avrebbe richiesto una specifica abilitazione. Stabilisce inoltre che le guide turistiche già abilitate alla data di entrata in vigore del disegno di legge in esame vengano iscritte, a domanda, nell'elenco nazionale e venga loro rilasciato il tesserino personale di riconoscimento. Le guide abilitate in una o più regioni sono iscritte nelle apposite sezioni dell'elenco nazionale recanti la specializzazione tematica e territoriale acquisita. Il comma 4 prevede inoltre che le guide turistiche già abilitate continuino a esercitare la professione ai sensi della disciplina previgente fino al centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro del turismo istitutivo dell'elenco nazionale. Il comma 5 aggiorna il testo dell'articolo 5, comma 1 del decreto legislativo n. 206 del 2007, indicando il Ministero del turismo quale autorità competente per le attività che riguardano il settore turistico.

L'articolo 14 reca la quantificazione degli oneri derivanti dall'attuazione degli articoli 4 e 5, comma 2, e indica la fonte di copertura finanziaria. Rinvia a successivi decreti attuativi la definizione dei contributi a carico dei soggetti interessati per concorrere alle spese di organizzazione degli esami di abilitazione, nonché a copertura dei costi connessi all'organizzazione delle prove attitudinali, al rilascio dei tesserini di riconoscimento, nonché all'organizzazione di corsi di specializzazione e aggiornamento.

L'articolo 15 dispone l'entrata in vigore della legge il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Manes ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario; nella votazione n. 1 il deputato Pellegrini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 1 i deputati Mantovani e Marrocco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 2, 3, 12, 13 e 172 la deputata Marino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 la deputata Marrocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 la deputata Marrocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 la deputata Patriarca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 la deputata Marrocco ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrari