XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
la relazione medico-paziente negli ultimi anni si è deteriorata e ha portato alla diffusione della pratica denominata «medicina difensiva», che consiste in una serie di azioni con finalità elusive e di astensione da parte del personale sanitario, contribuendo altresì alla riduzione dell'interesse verso specialità considerate rischiose o incarichi rischiosi (pronto soccorso), con riduzione del personale sanitario in alcuni ambiti meno appetibili, incrementando sia lo stress per chi vi opera (turni più massacranti) sia il rischio di errore, che a sua volta alimentano la perdita di fiducia dei pazienti in un circolo vizioso che è interesse della collettività interrompere prima che sia troppo tardi;
nel «Rapporto sul sistema sanitario» promosso dall'Osservatorio salute, previdenza e legalità, l'Eurispes ha posto in evidenza come la medicina difensiva sia un fenomeno globale che affligge sul versante socio-economico quasi tutti i Paesi occidentali e, più in generale, i Paesi sviluppati, con effetti devastanti sul sistema sanitario nazionale e sulla salute dei cittadini;
suddetta pratica incide sui costi del Servizio sanitario nazionale per una cifra stimata in 10 miliardi di euro, come riportato dalla nota depositata agli atti della XII Commissione (Affari sociali) della Camera dei deputati dall'Associazione chirurghi ospedalieri italiani, quando è stata audita;
la medicina difensiva grava altresì sul Servizio sanitario nazionale anche per il sovraccarico improprio cui sottopone le strutture ambulatoriali e ospedaliere, con ripercussioni sulle liste di attesa e, quindi, con grave danno per i pazienti;
le risorse umane non adeguate, a fronte di uno stipendio considerevolmente più basso rispetto alla media europea e con forti limitazioni per la libera professione, sia essa extramoenia che intramoenia, porta il personale sanitario, senza che si riesca a sostituirlo adeguatamente, a scegliere sempre più spesso l'attività privata con conseguente depauperamento del sistema sanitario nazionale;
contestualmente i dipendenti pubblici ospedalieri rimanenti si trovano a coprire un monte orario nettamente superiore a ciò che è determinato dal contratto di assunzione, senza una retribuzione adeguata né in termini economici né di recupero orario, che porta ad un disservizio verso il cittadino e ad un'elevata possibilità di errore medico, data la stanchezza e la demotivazione conseguente;
si ricorre così ai «gettonisti» per coprire queste carenze, che spesso sono gli stessi dipendenti ospedalieri, che si dimettono dall'azienda per «rientrare» assunti tramite cooperativa a fronte di una retribuzione sensibilmente superiore (fino a dieci volte);
le specializzazioni mediche che non permettono di avere una possibilità futura di impiego anche nel privato vengono considerate meno appetibili rispetto a quelle che permettono la libera professione, anche in ragione di un trattamento economico uguale per tutti e di un carico di lavoro molto superiore;
tutto questo mette in seria crisi identitaria e di riconoscimento sociale la professione medica e contribuisce a mettere ancor più in crisi il sistema sanitario nazionale, come evidenziato anche dalla categoria che ha scioperato il 5 e il 18 dicembre 2023 con lo slogan «Salviamo il Ssn» e una piattaforma che contesta al disegno di legge di bilancio per il 2024 che «non tutela medici e cittadini», visto che non aggredisce le criticità strutturali del mondo della sanità;
i punti della protesta sono:
a) carenza di personale: ad oggi mancano 30 mila medici ospedalieri, in particolare nel pronto soccorso, e 65 mila infermieri; a questi si aggiungono quelli che entro il 2025 andranno in pensione, stimati in oltre 40 mila unità;
b) stipendi poco attrattivi: in particolare si chiedono risorse in legge di bilancio per la detassazione di parte della retribuzione e il rinnovo del contratto di lavoro, visto che quelle che ci sono appaiono insufficienti;
c) cancellazione dei tagli alle pensioni previsti dal disegno di legge di bilancio;
d) depenalizzazione dell'atto medico;
la disciplina in merito alla responsabilità penale posta in capo al personale sanitario, il quale cagioni morte o lesioni del paziente, ha subito numerose modifiche negli anni, aumentando l'incertezza, che invece si voleva ridurre, per il personale sanitario;
con l'introduzione dell'articolo 3 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, cosiddetto «decreto Balduzzi», tale responsabilità veniva limitata esclusivamente ai casi rientranti nella fattispecie della cosiddetta «colpa grave» ed era esclusa la responsabilità penale per chi avesse cagionato l'evento per colpa lieve, pur seguendo le linee guida e le buone pratiche mediche;
il «decreto Balduzzi» non è stato risolutivo e, poiché ha lasciato in capo agli operatori sanitari responsabilità penali per eventi colposi, ha sovraccaricato i tribunali dove giacciono circa 300 mila cause per colpa medica e ogni anno vengono intentate 35.600 nuove cause di risarcimento, che peraltro nella maggior parte dei casi terminano con un proscioglimento o si concludono senza un risarcimento (il 95 per cento delle azioni penali e il 70 per cento delle azioni civili);
con la legge 8 marzo 2017, n. 24, cosiddetta «legge Gelli», si è intervenuti con l'obiettivo di: ridefinire la responsabilità del personale sanitario operando un bilanciamento tra diritti e doveri in capo al medico e quelli in capo al paziente; introdurre garanzie e istituire un sistema nazionale, regionale e aziendale di monitoraggio e prevenzione del rischio clinico;
l'articolo 3 del «decreto Balduzzi» veniva quindi integralmente abrogato, introducendo un nuovo articolo nel codice penale, l'articolo 590-sexies, in base al quale il professionista non risponde dei reati di omicidio colposo o lesioni personali colpose, ove abbia agito nel rispetto delle buone pratiche assistenziali, delle raccomandazioni e delle linee guida pubblicate dalla comunità scientifica;
se la legge 8 marzo 2017, n. 24, ha avuto effetti positivi, non ha, però, segnato un decisivo deterrente della litigiosità e non ha inciso sul fenomeno della medicina difensiva, anche perché il Governo non ha ancora emanato i previsti decreti legislativi in attuazione delle deleghe attribuitegli dal legislatore;
risulta indispensabile addivenire a una nuova disposizione normativa di chiara interpretazione che tuteli sul piano penale gli esercenti le professioni sanitarie, pur facendo salve le procedure per l'accertamento delle eventuali responsabilità civile e amministrativa con evidenti ricadute positive sul Servizio sanitario nazionale e sui pazienti;
in occasione dell'evento pandemico da Covid-19 diverse disposizioni, tanto in merito alla somministrazione dei vaccini quanto alle cure, hanno previsto la non punibilità del personale sanitario, escludendo anche la colpa grave;
al fine di garantire gli esercenti delle professioni sanitarie che si prodigano per le cure, l'assistenza e la tutela dei pazienti, il Ministro della giustizia, con decreto 28 marzo 2023, ha ritenuto di istituire una commissione per lo studio e l'approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, al fine di esplorare l'attuale quadro normativo e giurisprudenziale in cui si inscrive la responsabilità colposa sanitaria, verificandone limiti e criticità e proponendone possibili prospettive di riforma ai fini di ogni utile intervento normativo;
negli altri Paesi comparabili al nostro, dopo un'indagine interna per escludere il dolo o la superficialità del medico, lo Stato garantisce e risarcisce senza bisogno di un processo, con un vantaggio plurimo: per il sistema sanitario, che non viene gravato da costi conseguenti la pratica della medicina difensiva, per il medico, che si sente più tutelato e può agire serenamente e per il paziente, che viene risarcito molto prima e senza l'aleatorietà di un giudizio che spesso si conclude con un nulla di fatto;
il mancato rinnovo dei regimi di favore per il rientro dei cervelli rappresenta un ulteriore esempio di miopia, visto che il Paese ha smesso di incentivare il rientro di professionisti formatisi in Italia, regalando così le loro competenze a altri Paesi più attrattivi, anche in ragione delle retribuzioni più alte;
la serenità del personale sanitario mentre agisce per garantire il diritto alla salute costituzionalmente sancito è un patrimonio da salvaguardare, senza in nessun caso limitare la piena tutela giuridica del paziente,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni iniziativa di competenza per salvaguardare il trattamento pensionistico degli esercenti le professioni sanitarie, e per incrementare sensibilmente le risorse destinate al rinnovo del contratto del comparto;
2) ad adottare in tempi rapidi i decreti attuativi della legge 8 marzo 2017, n. 24, in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie;
3) ad adottare ogni iniziativa, anche di carattere normativo, volta a bilanciare l'esigenza di salvaguardare gli operatori sanitari da iniziative giudiziarie arbitrarie e ingiuste con la necessità di tutelare i diritti dei pazienti che si ritengano danneggiati da episodi di negligenza medica, prevedendo la non punibilità del personale esercente le professioni sanitarie per le condotte colpose e rafforzando le disposizioni e le procedure relative all'accertamento delle eventuali responsabilità civili e amministrative del personale sanitario e delle strutture ospedaliere;
4) ad avviare un confronto con le organizzazioni sindacali e le associazioni che rappresentano le categorie interessate, per valutare l'opportunità di introdurre un trattamento economico differenziato per alcuni specializzandi o altre modalità utili a sopperire alla carenza di infermieri e di medici specializzati in alcuni ambiti;
5) ad uniformare il monte orario degli specializzandi, come previsto dal contratto nazionale, rendendo obbligatoria la timbratura elettronica, anche al fine di evitare che il medico in formazione venga utilizzato dall'azienda ospedaliera per sopperire alla carenza di personale medico, creando un disservizio al cittadino, che a volte si ritrova affidato a un medico ancora in formazione e quindi non sempre in grado di svolgere in autonomia la propria professione;
6) a rinnovare i regimi fiscali di favore per il rientro dei cervelli, anche al fine di incentivare il rientro in Italia del personale sanitario attualmente impiegato all'estero.
(1-00224) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Marattin, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni VII e XI,
premesso che:
gli e-sports o sport elettronici o virtuali, ovvero le competizioni di videogiochi di livello agonistico e professionistico, sono leghe, circuiti competitivi, tornei o competizioni che prevedono tipicamente un pubblico di spettatori in cui i giocatori, singoli o a squadre, giocano ai videogiochi, sia in presenza sia online, allo scopo di ottenere premi o per puro intrattenimento, secondo un apposito sistema di selezione o di iscrizione;
le competizioni possono svolgersi a livello professionale o amatoriale, in ambito internazionale o locale, di persona in un locale pubblico o in uno studio ovvero su piattaforme online. I tornei più importanti vengono trasmessi in streaming e attirano crescenti volumi di pubblico sia in presenza sia che online. Gli e-sport sono aperti a tutti gli appassionati di videogiochi, dai dilettanti ai professionisti. Esistono professionisti che hanno fatto di questo sport un vero e proprio lavoro, con una comunità che li sostiene e con sponsor che li accompagnano nella loro carriera: i cosiddetti ProPlayer;
la crescita degli e-sports in Italia e nel mondo è andata di pari passo con la diffusione sempre più pervasiva di internet veloce a banda larga e con il progresso tecnologico del mondo dei videogiochi e ha avuto un incremento esponenziale in occasione e a seguito della pandemia da Sars COVID-19. Gli e-sports poi rappresentano uno dei mercati con il più alto tasso di crescita al mondo. Secondo l'ultimo rapporto Global E&M Outlook 2022-2026 di Pwc, il fatturato mondiale della componente gaming ed e-sports ha raggiunto 215,6 miliardi di dollari nel 2021 e si prevede che crescerà dell'8,5 per cento nel 2026 raggiungendo i 323,5 miliardi di dollari. Il gaming è la terza categoria di contenuti di Entertainment & Media che consuma più dati, dopo i video e le comunicazioni. In Italia, secondo le ultime rilevazioni del 2022, il mercato degli e-sports vale 47 milioni di euro e coinvolge 6 milioni di appassionati dei quali il 45 per cento sono donne;
il settore e-sports italiano, sebbene in forte crescita, sconta tuttavia la mancanza di una regolamentazione normativa dal momento che non esiste una definizione normativa di e-sports, né tanto meno dell'attività di giocatore videoludico. Tale situazione limita quindi l'espansione di un settore in piena ascesa e crescita economica, creando un freno allo sviluppo del settore. In altri Paesi europei (Francia in primis) e nel mondo (Stati Uniti e Corea del Sud), invece, esistono già norme che inquadrano e regolamentano l'attività di player e organizzazioni di questo settore;
i gamer presentano problematiche ed esigenze specifiche, legate, ad esempio, alla assimilabilità degli sport e dei giochi elettronici agli sport tradizionali, ma per molte altre caratteristiche affrontano situazioni comuni agli altri soggetti che creano contenuti da rendere disponibili attraverso le reti digitali: guardando, infatti, alle modalità di svolgimento dell'attività, i giocatori sono assimilabili ai creatori di altri contenuti, distinguendosi solo per la particolarità del contenuto creato e reso disponibile;
nel comunicato rilasciato dal Comitato olimpico internazionale il 28 ottobre 2017 al termine del sesto vertice olimpico, tenutosi a Losanna, si è evidenziato che il vertice stesso aveva discusso il rapido sviluppo degli e-sports, che sta registrando una forte crescita, specialmente nella fascia demografica giovanile in diversi Paesi, evidenziando come gli e-sports competitivi potrebbero essere considerati come una vera e propria attività sportiva, considerando che i giocatori coinvolti si preparano e si allenano con un'intensità che può essere paragonabile agli atleti negli sport tradizionali;
l'inquadramento di questa categoria di lavoratori sul piano dei rapporti di lavoro è resa più complessa dalla presenza di un ulteriore livello di intermediazione delle attività, rappresentato dalle squadre alle quali possono appartenere i singoli giocatori e che possono regolare i propri rapporti con i giocatori stessi con contratti che possono definire eventuali compensi e ulteriori obblighi tra le parti;
negli Stati Uniti la figura del gamer è stata riconosciuta come figura di atleta sportivo professionista e tra i gamer è sorto un sindacato al fine di garantire stipendi minimi, assicurazioni sanitarie e contributi pensionistici;
la legge francese n. 2016-1321 del 7 ottobre 2016, che agli articoli 101 e 102 regolamenta le competizioni di videogiochi e i rapporti di lavoro dei giocatori professionisti salariati di videogiochi competitivi, prevedendo in particolare che a tali giocatori si applichino, con alcune eccezioni, le disposizioni del codice del lavoro;
tra gli Stati più attivi sul settore e-sports c'è la Repubblica di San Marino, che a cavallo tra il 2022 e il 2023 ha approvato il codice degli e-sports, primo stato in Europa a prevedere una normativa organica sul settore, che comprende tutti i temi che concorrono allo sviluppo del mercato;
il 10 novembre 2022 il Parlamento europeo ha approvato una storica risoluzione che per la prima volta riconosce il valore degli e-sports e dell'intera industria videoludica, raccomandando agli Stati membri una «strategia di lungo periodo per sostenere e incentivare il settore»;
con una storica dichiarazione del 14 ottobre 2023, il presidente del Comitato olimpico internazionale (CIO) Thomas Bach, ha rivelato di «aver chiesto alla nuova Commissione e-sports del CIO di studiare la creazione degli Olympic e-sports games», aprendo quindi le porte degli e-sports in seno alle Olimpiadi;
il protocollo d'intesa firmato il 14 gennaio 2022 tra il CONI e il comitato promotore e-sports Italia indica una progressione importante per il riconoscimento e lo sviluppo degli e-sports in Italia. L'obiettivo di tale protocollo d'intesa è quello di fornire supporto alle federazioni sportive e alle discipline associate per sviluppare all'interno delle loro strutture un settore dedicato agli sport elettronici e simulati. Ciò significa che le federazioni sportive italiane avranno l'opportunità di integrare gli e-sports tra le loro attività, fornendo una struttura organizzativa e regolamentare per gli atleti e gli appassionati di e-sports. Tutto ciò potrebbe portare a una maggiore visibilità, regolamentazione e supporto per gli e-sports in Italia. Un grande passo in avanti è stato fatto soprattutto dal Comitato olimpico internazionale, che inserirà gli sport virtuali in occasione delle Olimpiadi di Parigi 2024. Questa decisione del CIO attesta la sempre maggiore rilevanza e popolarità degli e-sports, settore che ormai coinvolge milioni di appassionati in tutto il mondo;
l'articolo 2 del decreto legislativo n. 36 del 2021, definendo la nozione di sport attribuisce maggior potere alle singole federazioni sportive. Questo può avere un impatto significativo sullo sport elettronico una volta che verrà ufficialmente riconosciuto come disciplina sportiva. L'inclusione degli e-sports nell'elenco delle discipline sportive comporterebbe l'applicazione di tutto l'ordinamento sportivo, comprese le tutele e le normative che riguardano gli atleti e gli operatori del settore. Ciò potrebbe garantire una maggiore dignità e protezione per coloro che operano nel mondo degli e-sports, inclusi i minori che rappresentano una parte significativa dei player professionisti;
in tale contesto occorre anche considerare le possibili criticità legate alle tecnologie emergenti nel settore e-sportivo. In particolare sul tema dell'accessibilità e della disparità tecnologica, sarebbe necessario promuovere la diffusione delle tecnologie emergenti attraverso programmi di supporto finanziario o agevolazioni fiscali per rendere le tecnologie più accessibili a un pubblico più ampio. Inoltre occorrerebbe favorire maggiori investimenti nell'infrastruttura di connettività ad alta velocità per garantire un accesso equo e affidabile alle reti necessarie per sfruttare le tecnologie emergenti;
in merito alle tecnologie blockchain e Nft, bisognerebbe favorire la collaborazione tra l'industria e-sportiva e le aziende blockchain per stabilire standard comuni e regole per l'uso dei Nft nel settore, promovendo anche l'adozione di soluzioni blockchain più sostenibili dal punto di vista ambientale, per migliorare la sicurezza dell'ecosistema e la qualità dei videogiochi diminuendo il cosiddetto digital divide e favorendo l'accesso alle reti veloci internet;
con riferimento alle risorse finanziarie sarebbe inoltre opportuno immaginare forme di sostegno anche pubblico, come il First Playable Fund già introdotto nel 2020, per sostenere economicamente gli sviluppatori indipendenti di videogiochi; nonché la promozione di bandi e finanziamenti attraverso una piattaforma dedicata ai progetti gaming volta a semplificare la burocrazia e ad incentivare gli investimenti nel settore;
gli e-sports, quindi, non solo hanno un impatto economico perché possono creare un indotto con nuovi posti di lavoro, ma rappresentano anche un tema di inclusione sociale e di parità di diritti. Legittimarlo e regolamentarlo in modo chiaro può diventare una chiave anche per attirare le giovani generazioni, a considerare nuove opportunità di lavoro,
impegnano il Governo:
ad adottare ogni utile iniziativa di competenza, anche normativa, al fine di:
a) fornire una regolamentazione adeguata agli e-sports, adottando regole chiare sui montepremi delle competizioni, schemi di contratto e forme di inquadramento contrattuale e fiscale dedicati ai player professionisti, ai professionisti degli e-sports e alle altre figure professionali coinvolte;
b) individuare piani di fine carriera per i player professionisti e per il loro conseguente inserimento nel mercato del lavoro;
c) favorire il riconoscimento della professione di cosplayer nel mondo dell'arte e dello spettacolo al fine di garantire condizioni di lavoro adeguate e le relative tutele, nonché un'equa compensazione;
d) promuovere, anche con iniziative nel contesto scolastico, una maggiore inclusione della community femminile, abbattendo fenomeni negativi come bullismo online, gender swap, discriminazioni, favorendo altresì la nascita di tornei misti;
e) diffondere l'educazione al gaming in ambito scolastico e familiare, abbattendo gli stereotipi negativi attraverso programmi che utilizzino il gaming come attività formativa e di sviluppo delle abilità cognitive dei ragazzi anche eventualmente includendo il cosiddetto gaming nel curriculum scolastico, favorendo così la collaborazione con scuole e università attraverso tornei e squadre e-sports;
f) creare infrastrutture che possano ospitare competizioni e centri di riferimento per gli e-sports anche riconoscendo una lega e-sports nazionale che possa facilitare l'accesso a questo mercato e favorire la collaborazione tra operatori, federazioni e operatori pubblici e private;
g) prevedere misure fiscali che possano supportare lo sviluppo del settore come l'estensione del tax credit agli operatori e-sports e gaming, garantire un corretto inquadramento contrattuale sul piano lavorativo e definire salari minimi per i player e chi opera nel settore, sviluppare indicatori di performance da inserire nella rendicontazione sociale delle aziende del mercato;
h) riconoscere i videogiochi come forma d'arte e istituire una game commission che possa promuovere finanziamenti volti alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano attraverso il gaming.
(7-00178) «Caso, Barzotti, Orrico, Amato, Fede, Cherchi, Carotenuto, Pavanelli».
La XI Commissione,
premesso che:
nel punto 7 del preambolo della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa a salari minimi adeguati nell'Unione europea, si sancisce che «Migliori condizioni di vita e di lavoro, anche grazie a salari minimi adeguati, vanno a beneficio dei lavoratori e delle imprese dell'Unione, nonché della società e dell'economia in generale e sono un prerequisito per il conseguimento di una crescita equa, inclusiva e sostenibile. Colmare le grandi differenze nella copertura e nell'adeguatezza della tutela del salario minimo contribuisce a migliorare l'equità del mercato del lavoro dell'Unione, a prevenire e ridurre le disparità salariali e sociali e a promuovere il progresso economico e sociale e la convergenza verso l'alto. La concorrenza nel mercato interno dovrebbe basarsi su standard sociali elevati, tra cui un livello elevato di protezione dei lavoratori e la creazione di posti di lavoro di qualità, nonché sull'innovazione e sul miglioramento della produttività, garantendo nel contempo condizioni di parità.»;
l'economia italiana è chiamata a confrontarsi su mercati internazionali che vedono la comparsa di sempre nuovi e agguerriti protagonisti economici che si confrontano sul piano dell'innovazione e della qualità dei prodotti, in linea con le sfide della rivoluzione tecnologica e della transizione ecologica;
l'Italia non può pensare di rimanere competitiva con il proprio sistema d'impresa, puntando sulle basse retribuzioni e bassi livelli di produttività. Immaginare di poter sopravvivere, non potendo più agire l'arma della svalutazione monetaria, attraverso la svalutazione del fattore lavoro ci condanna alla marginalità e al declino e rappresenta un elemento di squilibrio sociale drammatico;
tali sfide non possono essere affrontate con soluzioni anacronistiche e decontestualizzate dal livello globale;
la stessa dimensione nazionale rischia di non essere più adeguata per assicurare una reale capacità competitiva per il nostro sistema produttivo e per il mantenimento di adeguati livelli occupazionali in grado di assicurare una vita dignitosa e di sostenere un sistema di welfare al passo con le sempre nuove esigenze della popolazione;
ogni scelta di politica economica e sociale, così come anche istituzionale dovrebbe contrastare ogni iniziativa che possa direttamente o indirettamente dividere e disgregare il nostro tessuto sociale del nostro Paese;
il sistema della contrattazione collettiva prevede che la contrattazione collettiva integrativa si svolga sulle materie e nei limiti stabiliti dai contratti collettivi nazionali, tra i soggetti e con le procedure negoziali che questi ultimi prevedono. Un principio che incontra una sanzione ancor più sistematica, anche giurisprudenziale, per le pubbliche amministrazioni che non possono sottoscrivere in sede decentrata contratti collettivi integrativi in contrasto con vincoli risultanti dai contratti collettivi nazionali o che comportino oneri non previsti negli strumenti di programmazione annuale e pluriennale di ciascuna amministrazione;
ogni iniziativa volta a superare tale equilibrio rischierebbe di rappresentare un surrettizio e antistorico scivolamento verso il modello delle gabbie salariali che furono oggetto di uno specifico un accordo tra le parti sociali nel 1945, definitivamente archiviato nel 1972 e che aveva determinato quel fenomeno che fu opportunamente definito «La giungla retributiva»;
una soluzione che nessuna delle parti sociali ha mai concretamente immaginato di riproporre a distanza di tanti decenni;
durante gli anni '30 e '40 del secolo scorso, il fascismo promosse la differenziazione delle retribuzioni tra le regioni con il fine di scoraggiare il rafforzamento di un movimento dei lavoratori di carattere nazionale;
peraltro, oltre a sconfessare il principio del riconoscimento della identica retribuzione per la medesima prestazione lavorativa, secondo gli studi più attendibili l'applicazione delle gabbie salariali non determinò nemmeno significativi effetti di riallocazione delle attività economiche e dell'occupazione tra i diversi territori, limitando la loro discutibile efficacia alle aree prossime ai confini provinciali e tra i settori diversamente esposti alla regolamentazione;
nello stesso documento «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia» approvato dal Cnel, il 12 ottobre 2023 sono stati indicati una pluralità di fattori che maggiormente determinano la grave diffusione del lavoro povero nel nostro Paese, ma tra questi non trova riscontro la necessità di intervenire differenziando le retribuzioni su base territoriale. Anzi, si rileva che già «Marcate differenze si riscontrano infine con riferimento all'area geografica analizzata e questo è un aspetto di particolare delicatezza e rilevanza rispetto a quanti prospettano oggi interventi normativi sul salario minimo differenziati su base territoriale così da tenere conto anche del diverso costo della vita»;
già ora, la media dei salari riconosciuti nel Mezzogiorno è più bassa di circa 20 punti percentuali rispetto a quelli del nord ovest e di 15 punti rispetto al Nord Est;
l'accentuazione di tali divari determinerebbe un ulteriore aggravamento delle condizioni del lavoro nel Mezzogiorno, alimentando un sistema produttivo labour intensive e a bassa produttività;
dal 2002 al 2021, circa 2,5 milioni di persone hanno lasciato le regioni meridionali, stabilendosi nell'81 per cento dei casi al Nord del Paese. Di questi, ben 808 mila erano under 35 e 263 mila laureati. Il tasso di occupazione femminile medio europeo è pari al 72,5 per cento, ma in Puglia si ferma al 33 per cento e addirittura al 31 per cento in Campania e in Sicilia;
il 65 per cento degli accordi relativi alla contrattazione di secondo livello è stipulato al Nord, contro il 30 per cento del Centro e solo il 5 per cento del Sud e Isole;
il riferimento al costo della vita differenziato su base territoriale appare una grossolana provocazione, laddove si consideri che a esempio il costo degli immobili ha profonde differenze anche all'interno della medesima realtà urbana delle grandi città, con valori che variano anche di 4 o 5 volte;
peraltro, nei centri urbani, in particolare del nord, vi è la possibilità di accedere più facilmente servizi pubblici e privati, presidi sanitari, trasporti, attività culturali e di intrattenimento che rendono certamente migliore la qualità della vita, come dimostra annualmente la classifica pubblicata dal Sole 24 ore e che vede nelle ultime posizioni sempre le realtà del Mezzogiorno;
come evidenziato nel ricordato documento del Cnel, sono stati indicati una pluralità di fattori quali elementi che maggiormente determinano la grave diffusione del lavoro povero e degli squilibri nei trattamenti salariali nel nostro Paese;
tra questi, viene individuata la necessità di un'attenta verifica dell'impatto e dell'effettività di tutte le misure di incentivazione pubblica della contrattazione di prossimità e del welfare aziendale, nonché delle misure di detassazione del salario di produttività, che non sempre hanno avviato processi virtuosi e trasparenti nella contrattazione collettiva e di cui non sempre hanno beneficiato le piccole e medie imprese;
allo stesso tempo, si evidenzia che il lavoro povero riguarda in modo più accentuato i lavoratori temporanei, i parasubordinati, i lavoratori fittiziamente autonomi, i lavoratori occasionali, gli stagisti, i lavoratori con mansioni discontinue o di semplice attesa o custodia e i lavoratori a tempo parziale involontario. È per questi lavoratori, che di fatto non sono coperti (o pienamente coperti) dalla contrattazione collettiva con riferimento ai trattamenti retributivi integrativi e alle prestazioni di welfare contrattuale, che si può immaginare di introdurre una tariffa tramite contrattazione, eventualmente sostenuta da una adeguata normativa di sostegno, parametrata sugli indicatori della direttiva europea o comunque interventi legislativi ad hoc funzionali a incrementare il numero di ore lavorate nell'arco dell'anno;
inoltre, sugli stagisti (che vuol dire i nostri giovani) si richiama l'attuale vuoto legislativo a seguito della riforma prospettata dalla legge di bilancio del 2022 e del successivo intervento della Corte costituzionale che ha ritenuto illegittima la riforma;
ancora, con riferimento al lavoro autonomo fittizio si segnala l'esigenza di una adeguata revisione della nozione di subordinazione presente nel nostro ordinamento, in linea con la più ampia nozione comunitaria;
infine, ci si concentra sulla necessità di un rafforzamento delle attività ispettive e di vigilanza secondo quanto già previsto dal Piano nazionale di emersione del lavoro sommerso 2022/2025 e si raccomanda in ogni caso un ulteriore potenziamento in risorse umane e finanziarie e in nuove professionalità dell'ispettorato nazionale del lavoro e degli altri soggetti pubblici a cui sono demandate funzioni di vigilanza in materia di legalità delle condizioni di lavoro, di tutela della sicurezza e salute dei lavoratori nonché di rispetto degli obblighi contributivi;
impegna il Governo:
per quanto di competenza, ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo volte a dare sollecita attuazione alle indicazioni di cui in premessa, formulate nel documento del Cnel «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia», del 12 ottobre 2023;
a tutelare l'unitarietà del principio della contrattazione collettiva nazionale scongiurando ogni forma di differenziazione salariale a danno dei lavoratori;
ad adottare ogni iniziativa utile al fine di coinvolgere concretamente le parti sociali nell'elaborazione di interventi volti a favorire la contrattazione di secondo livello, nei limiti e secondo le modalità indicate dalla contrattazione nazionale, in tutte le realtà territoriali e settoriali in cui ancora stenta a essere praticata, con particolare riguardo alle regioni del Mezzogiorno e al settore del terziario.
(7-00179) «Scotto, Sarracino, Gribaudo, Fossi, Laus».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GHIO e SCOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
le difficoltà gestionali che hanno caratterizzato gli ultimi due anni dell'agenzia Dire, che da 35 anni, rappresenta una delle più importanti voci nel panorama dell'informazione primaria in Italia, hanno avuto una grave accelerazione con la decisione della proprietà di confermare la procedura di licenziamento di 15 giornalisti, avviata a settembre 2023;
l'assemblea dei giornalisti dell'agenzia ha proclamato due giorni di sciopero, dopo la firma di un verbale di mancato accordo fra azienda, associazioni di stampa e Cdr, definendo tale decisione come irricevibile e immotivata, soprattutto alla vigilia della riforma delle agenzie stampa;
l'assemblea, ha inoltre ricordato i pesanti tagli alle retribuzioni subiti dai lavoratori nel corso di due anni, con il ricorso agli ammortizzatori sociali e la conseguente decurtazione degli stipendi di quasi il 30 per cento, oltre ai sacrifici sul piano operativo per mantenere quantità e qualità dei notiziari;
come correttamente ha osservato la Federazione nazionale della stampa, risulta inaccettabile che imprese che accedono ai finanziamenti pubblici procedano indisturbate a licenziamenti dei propri dipendenti;
infatti, per il prossimo triennio l'agenzia in questione potrà contare su un contributo pubblico pari a 2 milioni di euro annui;
nella trattativa con la Dire, e nelle riunioni del tavolo ministeriale del 28 novembre e del 13 dicembre 2023, solo le organizzazioni sindacali hanno avanzato proposte alternative ai licenziamenti mentre l'azienda, affiancata dalla Fieg, ha seguito caparbiamente la strada dei tagli e della riduzione del personale;
dal 1° novembre 2023, Stefano Pistilli – dal cui curriculum non si evince alcuna precedente esperienza nel mondo dell'editoria – è stato nominato amministratore di Com.e Comunicazione & Editoria, la società che edita la Dire –:
quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare al fine di scongiurare i suddetti licenziamenti di 15 giornalisti della agenzia Dire, anche alla luce dei significativi contributi di cui potrà beneficiare nel prossimo triennio.
(5-01749)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
CAVANDOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
al personale militare italiano catturato dalle forze armate tedesche dopo l'8 settembre 1943 non è mai stato riconosciuto lo status di prigioniero di guerra, ma soltanto quello di internato militare, con conseguente abbassamento delle protezioni e delle tutele garantite dal diritto umanitario bellico;
durante la Seconda Guerra Mondiale migliaia di Italiani furono fatti prigionieri in Russia e destinati ai famigerati gulag, dove si arrivava con le cosiddette «marce del davaj», dal termine russo che significa «avanti»;
la circostanza si deve presumibilmente al rifiuto tedesco di considerarsi in guerra con il Regno d'Italia, ma anche alla successiva necessità dell'Alleanza Atlantica di contenere i contenziosi ereditati dalla II Guerra Mondiale;
dalla caduta del Muro di Berlino, tuttavia, queste esigenze e giustificazioni non paiono più adeguate al contesto storico e politico contemporaneo –:
quali iniziative di competenza sia possibile assumere, e in che tempi, affinché si pervenga alla piena equiparazione dello status degli internati militari italiani in Germania a quello dei prigionieri di guerra veri e propri sotto tutti i punti di vista;
se non si ritenga opportuno insignire i prigionieri di guerra italiani in Unione Sovietica di un distintivo che i discendenti dei morti in prigionia, delle marce del davaj e dei reduci della prigionia possano portare con orgoglio nelle cerimonie in ricordo.
(4-02038)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
EVI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il masterplan Malpensa 2035, progetto di espansione del terminal di Malpensa, ha ricevuto parere positivo, con 13 prescrizioni ambientali, della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas n. 443 del 21 aprile 2023. La commissione è giunta ad un giudizio favorevole di compatibilità ambientale per tutti gli interventi interni al sedime dell'aeroporto, escludendo che l'area cargo merci si realizzi ampliando l'aeroporto al di fuori del sedime oggi occupato;
la Via è stata approvata con decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica dell'8 giugno 2023, n. 282, con il quale è stato espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del «Masterplan 2035» dell'aeroporto di Milano-Malpensa, comprensivo della valutazione d'incidenza e della verifica del piano preliminare di utilizzo delle terre e rocce da scavo, subordinato a che tali opere vengano effettuate all'interno del sedime aeroportuale esistente, e comunque al rispetto delle condizioni ambientali indicate nel medesimo suddetto decreto;
l'articolo 1-ter, decreto-legge n. 121 del 2023, ha previsto il riconoscimento di opera strategica di preminente interesse nazionale all'intervento di implementazione del traffico merci dell'aeroporto di Malpensa, così come individuato nello strumento di pianificazione degli interventi di adeguamento e potenziamento dello scalo stesso, trasmesso dall'Enac in data 30 giugno 2020 al Ministero dell'ambiente, ai fini dell'istanza di Via;
il medesimo articolo 1-ter ha disposto inoltre che, ai fini del rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione del suddetto intervento di implementazione, le amministrazioni competenti, previa ricognizione dei provvedimenti adottati in relazione al medesimo intervento, provvedono entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del medesimo decreto-legge, nel rispetto dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'UE, a una nuova valutazione ai sensi dell'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990, delle determinazioni adottate, ponderandole alla luce del riconoscimento del carattere strategico e di preminente interesse nazionale del medesimo intervento;
si evidenzia che il suddetto termine dei trenta giorni è scaduto;
si rammenta che il citato articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990 regolamenta la possibilità di revoca del provvedimento, disponendo che: «Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell'adozione del provvedimento o, salvo che per i provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici, di nuova valutazione dell'interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere revocato da parte dell'organo che lo ha emanato ovvero da altro organo previsto dalla legge. La revoca determina la inidoneità del provvedimento revocato a produrre ulteriori effetti (...)»;
in realtà, ad avviso dell'interrogante, anche alla luce dei dati forniti da Assoaeroporti, secondo cui il traffico merci a Malpensa nel 2023 sta calando rispetto agli stessi periodi del 2022, non sussisterebbero le condizioni per il riconoscimento dell'intervento in questione come opera strategica di preminente interesse nazionale e, quindi, per eventualmente revocare ai sensi dell'articolo 21-quinquies, legge n. 241 del 1990 la citata valutazione di impatto ambientale espressa dalla commissione tecnica Via-Vas –:
se esistano dei precedenti amministrativi in cui un decreto ministeriale contenente il parere della commissione tecnica Via-Vas sia stato revocato e valutato nuovamente alla luce dell'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990;
quale procedura amministrativa, nel rispetto della normativa in materia di Via, sia prevista per casi simili, e se la citata procedura di una nuova valutazione ai sensi dell'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990 delle determinazioni precedentemente adottate sia già stata avviata, visto che i trenta giorni previsti per provvedere in questo senso sono ormai scaduti;
se non si intendano adottare le iniziative di competenza volte a garantire la necessaria trasparenza e partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, con riguardo alle nuove determinazioni che saranno adottate dalle amministrazioni competenti, nonché il pieno rispetto dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'UE, come imposto dall'articolo 1-ter del decreto-legge n. 121 del 2023.
(3-00869)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
CAVANDOLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'U.n.i.r.r. (Unione nazionale italiana reduci di Russia) collabora spesso con l'associazione di Famiglie dei Caduti e dispersi in guerra, organizzando l'annuale ricorrenza della «Giornata del Caduto e del disperso in Russia» la terza domenica del mese di settembre;
in alcune occasioni, come quella del 20 settembre 2015, nel tempio Sacrario di Cargnacco, ove riposano le spoglie di oltre 8.000 caduti nella campagna di Russia, l'evento è stato organizzato di concerto con il Ministero della difesa, anche in considerazione del rimpatrio dei resti mortali dei caduti italiani provenienti da Novozybkov;
in tali circostanze partecipano anche le associazioni dei reduci, reduci della Prigionia, delle famiglie dei caduti e dei dispersi sul Fronte russo durante il Secondo conflitto mondiale;
tale tempio è stato più volte il luogo in cui si sono tenute celebrazioni e ricorrenze: il 3 ottobre 2019 è stata celebrata nel tempio Ossario di Cargnacco (Udine), dall'ordinario militare, una santa messa solenne in onore di tutti i caduti in occasione della ricorrenza dei 100 anni dall'istituzione del Commissariato generale per le onoranze ai caduti (ora Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della difesa);
la scelta è caduta proprio su Cargnacco perché è qui che venne realizzato, per volontà di monsignor Carlo Caneva, che era stato cappellano militare in Russia durante la II Guerra Mondiale, il tempio per ricordare gli oltre 90 mila caduti;
nel 1992, pochi mesi prima della morte don Carlo Caneva, trovò riposo nella Cripta di Cargnacco il soldato ignoto della Campagna di Russia. Successivamente a decorrere dal 1994 rientrarono i resti dei nostri caduti esumati dai cimiteri di Guerra;
già nel 1957, al Senato fu presentato da un gruppo di senatori il disegno di legge che consisteva in un unico articolo: «La terza domenica del mese di settembre di ogni anno è dedicata alla celebrazione del disperso in guerra. La celebrazione sarà fatta a Roma all'Altare della Patria, alla Tomba del Milite ignoto, ed a Cargnacco del Friuli nell'apposito Tempio sorto per la ricordanza dolente, nonché ovunque organizzazioni patriottiche lo ritengano, previo avviso agli organi competenti. Alle manifestazioni parteciperanno autorità civili e militari opportunamente invitate. Gli edifici pubblici esporranno la bandiera a mezz'asta.»;
in Russia, presso i memoriali militari di Mosca si trovano ancora i resti di 20 caduti italiani, recuperati in parte grazie ai rapporti che l'U.n.i.r.r. intrattiene con alcune associazioni di veterani russi in nome della pietà cristiana e che si vorrebbe far tornare in Patria per darvi degna sepoltura;
si tratta di una questione complessa, sia perché il rientro dipende da due diversi soggetti – il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, da cui dipende l'ambasciata, e il Ministero della difesa da cui dipende l'Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della difesa, che ha sottoscritto l'accordo bilaterale con i memoriali militari di Mosca – sia perché il conflitto in corso con l'Ucraina non permette come in passato che un aereo dell'aeronautica militare possa volare a Mosca –:
se il Governo ritenga opportuno chiedere il rimpatrio dei resti dei 20 caduti italiani di cui in premessa;
se si intendano adottare le iniziative di competenza affinché, nella terza domenica di settembre, la «Giornata del caduto e del disperso in Russia» possa essere celebrata presso l'altare della Patria a Roma e a Cargnacco, con tutti gli onori del caso, organizzata dal Comando Militare Esercito «Friuli Venezia Giulia».
(4-02039)
DISABILITÀ
Interrogazione a risposta scritta:
FURFARO. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
la piena inclusione sociale delle persone con disabilità ed in particolare delle persone con disabilità non autosufficienti è una questione ancora aperta nel nostro Paese;
il 31 dicembre 2021 è entrata in vigore la legge delega sulla stabilità con la finalità «di garantire alla persona con disabilità il riconoscimento della propria condizione, anche mediante una valutazione della stessa congruente, trasparente ed agevole, tale da consentire il pieno esercizio dei suoi diritti civili e sociali ivi inclusi i diritti alla vita indipendente e alla piena inclusione sociale e lavorativa, nonché l'effettivo e pieno accesso al sistema dei servizi, delle prestazioni, dei trasferimenti finanziari previsti e di ogni altra relativa agevolazione, per promuovere l'autonomia della persona con disabilità e il suo vivere su base di pari opportunità con gli altri, nel rispetto dei principi di autodeterminazione e di non discriminazione»;
al di là di quello che è stato fatto fino ad ora per le persone con disabilità non autosufficienti, non può tuttavia sottacersi che il sistema di sostegno attualmente vigente, nel suo insieme, presenti ancora elementi di parcellizzazione, disomogeneità nel trattamento dei bisogni e, spesso, scarsa appropriatezza della prestazione rispetto alle reali necessità degli interessati;
occorre, dunque, prevedere interventi volti a migliorare il grado di equità, efficacia ed efficienza, delle misure di sostegno in modo tale da articolarle secondo una valutazione più accurata e multidimensionale delle necessità effettive del destinatario;
è necessario, nell'ambito di coloro che già percepiscono l'indennità di accompagnamento o l'indennità di comunicazione, predisporre la possibilità di un ulteriore riconoscimento della gravità, da parte delle commissioni competenti, al fine di individuare ulteriori e più appropriate misure di sostegno;
è necessario, quindi, non solo provvedere a una modifica della legge n. 104 del 1992 al fine di inserire una definizione di disabilità gravissima per coloro che necessitano di assistenza continua 24 ore su 24 la cui interruzione, anche per un periodo molto breve, potrebbe portare a complicanze gravi o anche alla morte, ma anche introdurre misure specifiche per la persona con disabilità gravissima e per le persone che l'assistano come rammento dell'indennità di accompagnamento, l'esenzione dalle dichiarazioni annuali Inps-Red e Icric, l'assegnazione di punteggi maggiorati per gli alloggi ERP, l'erogazione agevolata di mutui per la prima casa, contributi pensionistici per il caregiver, aumento delle ore dei permessi lavorativi retribuiti, e altro –:
se il Ministro interrogato, in relazione alle premesse poste, non ritenga anche in relazione all'approvazione dei decreti attuativi della legge n. 227 del 2021 (legge delega al Governo in materia di disabilità), di adottare le iniziative di competenza volte a prevedere misure specifiche per le persone con disabilità che, pur avendo già riconosciuta l'indennità di accompagnamento o l'indennità di comunicazione, siano in una condizione che possa essere definita ancora più grave in quanto necessitano di assistenza continua e qualificata per tutto l'arco delle 24 ore, in mancanza della quale si potrebbero verificare gravi complicanze oppure la morte della persona con disabilità.
(4-02041)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
GIRELLI e SIMIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
recentemente è stata concessa anche agli enti dei terzo settore la possibilità di accedere al cosiddetto «bonus 110 per cento» per interventi finalizzata all'efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico;
inoltre, entro il 31 gennaio 2024 il Governò dovrà emanare i decreti attuativi della legge n. 33 del 23 marzo 2023 relativa alla riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti;
detta legge prevede che siano messe in atto «misure idonee a perseguire adeguati livelli di (...) qualità degli ambienti di vita con strutture (...) che facilitino le normali relazioni di vita e garantiscano la riservatezza della vita privata, e la continuità relazionale delle persone anziane residenti»;
non risultano ancora noti i requisiti che verranno richiesti al riguardo, ma è noto che un gruppo di lavoro impegnato nella redazione di un «Patto del nuovo welfare sulla non autosufficienza» ha proposto che le strutture di nuova realizzazione abbiano almeno il 50 per cento delle camere singole, o con un numero massimo di 2 ospiti per camera, bagno annesso e comunque non utilizzabile per più di 2 ospiti, oltre ad altre caratteristiche per una migliore qualità della vita delle persone anziane presenti nella struttura;
per le strutture già esistenti, invece, che spesso sono piuttosto datate, dovrebbe essere prevista la possibilità di deroghe con affidamento alle regioni della definizione di piani programmatici che definiscano tempi e modi di adeguamento;
resta il fatto che le strutture, in particolare quelle gestite dagli enti del terzo settore, devono affrontare almeno due criticità, che riguardano i costi necessari per gli adeguamenti comunque giustamente previsti e che comporteranno interventi importanti con la conseguente riduzione dei posti letto, e la previsione di un affido «per concorrenza» da parte delle regioni di posti letto, superando il criterio del rinnovo automatico dei contratti in essere;
inoltre, gli interventi di adeguamento degli edifici storici che ospitano molte delle Rsa non potranno che essere effettuati limitando per molto tempo la fruibilità dei locali interni, con la conseguenza di un'ulteriore riduzione dei posti letto e della perdita degli accreditamenti con i relativi contratti con la regione, tenendo anche presente che la maggioranza degli edifici cui si fa riferimento è sottoposta a vincolo monumentale, circostanza che inevitabilmente rallenterà i tempi di ristrutturazione;
il bonus 110 per cento è sicuramente importante ma non interviene sulla qualità degli ambienti interni, lasciando immutati i limiti ambientali delle attuali strutture, con la cronica carenza di stanze singole e di bagni;
sarebbe auspicabile al riguardo la possibilità di accedere al citato bonus 110 per cento anche per finanziare interventi di ristrutturazione che non riguardino solo l'efficientamento energetico, il consolidamento statico o la riduzione del rischio sismico;
lo stesso dicasi per altri bonus esistenti e che potrebbero essere impiegati allo scopo, quali quelli relativi all'abbattimento delle barriere architettoniche – fattispecie estremamente importante in strutture che ospitano anziani con inevitabili problemi motori dovuti all'età – ecobonus, sismabonus, che privilegiano la funzione sociale e che hanno nel corso del tempo introdotto misure a favore dei soggetti con minori disponibilità economiche. Qui i beneficiari, sia pure indiretti, sarebbero proprio gli ospiti delle Rsa che potrebbero godere di condizioni vita migliori –:
quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per far sì che le strutture Rsa, in particolare, ma non solo, quelle gestite da enti del terzo settore, possano continuare la loro attività con interventi migliorativi importanti e volti ad assicurare, come giusto, una migliore qualità della vita per gli ospiti delle strutture.
(5-01748)
Interrogazione a risposta scritta:
BONELLI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il rettore dell'Università di Messina e presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, Salvatore Cuzzocrea, si è dimesso a inizio ottobre 2023 perché travolto dallo scandalo dei rimborsi che l'Ateneo gli ha liquidato per oltre due milioni di euro tra il 2019 e il 2023; oltre a questi sembra che l'Ateneo abbia versato ad una sua società altri pagamenti per un centinaio di migliaia di euro;
l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), che ha il ruolo di vigilare sui contratti pubblici per assicurare legalità, concorrenza ed evitare fenomeni corruttivi o uno sperpero di risorse pubbliche, con nota del 4 febbraio 2022 comunicava l'avvio dell'istruttoria all'Università di Messina e alle imprese coinvolte. L'avvio dell'istruttoria era determinato dalla sospetta illegittimità e/o illiceità delle deliberazioni del consiglio di amministrazione dell'Università che aveva proceduto, nel periodo settembre-dicembre 2021, alla delibera di sei affidamenti diretti di lavori pubblici e forniture di beni e servizi per un ammontare complessivo di euro 37.524.914,70;
con delibera del 5 aprile 2022 la stessa Anac rigettava ampiamente le controdeduzioni fornite dall'Università di Messina e confermava la mancata sussistenza dei presupposti per l'applicazione del regime derogatorio di cui all'articolo 2, comma 4 del decreto-legge n. 76 del 2020 sulla base del quale erano stati deliberati gli affidamenti plurimilionari di cui sopra;
nello specifico, veniva riscontrato che gli affidamenti operati dalla stazione appaltante risultano censurabili in ragione dell'assenza delle ragioni di urgenza derivanti dall'emergenza sanitaria e dal mancato rispetto dei principi di trasparenza, libera concorrenza e non discriminazione previsti dalla normativa non derogabile dall'articolo 2, comma 4 del decreto-legge n. 76 del 2020;
l'Anac ha, inoltre, rilevato che in diversi casi l'impresa aggiudicataria non risultava in possesso dei requisiti soggettivi e di capacità tecnica e finanziaria previsti dalle norme vigenti occorrenti per l'esecuzione delle opere in esame, anche in ragione del loro valore plurimilionario. Infine, veniva anche messo in evidenza il mancato rispetto degli obblighi di progettazione previsti dall'articolo 59 del decreto legislativo n. 50 del 2016. Conseguentemente, l'affidamento e la remunerazione, unitamente all'esecuzione, del servizio di progettazione degli interventi risulterebbero assegnati a soggetti privi dei necessari requisiti di qualificazione, impedendo l'identificazione delle prestazioni da svolgersi, così come la categoria e le classi dei lavori che devono essere svolti;
da notizie stampa si apprende (articolo su «la Repubblica» nel giorno 1° dicembre 2023 dal titolo «Scandalo Università di Messina nuova inchiesta della Procura. Faro sugli appalti del 2021») che la procura di Messina avrebbe avviato una nuova inchiesta sull'operato dell'amministrazione retta dal rettore Cuzzocrea inerente alla gestione degli affidamenti diretti plurimilionari deliberati, secondo l'Anac, utilizzando abusivamente la normativa contenuta nel decreto-legge n. 76 del 2020;
le vicende che hanno interessato l'Università di Messina mettono in luce una situazione quanto mai inquietante, tanto da far pensare all'esistenza di un vero e proprio «sistema Cuzzocrea» (articolo su «la Repubblica» del 18 ottobre 2023 dal titolo «Messina appalti facili e assunzioni pilotate. Il “sistema Cuzzocrea”») adottato nella gestione dell'Ateneo, che potrebbe nascondere pesanti e gravissime responsabilità sulle quali si ritiene necessario far luce, nell'interesse della onorabilità del sistema universitario nazionale e di quella parte dell'Università di Messina che nulla ha a che fare con le oscure vicende che l'hanno interessata negli ultimi anni –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere i Ministri interrogati, in particolare valutando il ricorso all'ispettorato per la funzione pubblica e ai servizi ispettivi di finanza pubblica o ad altri servizi ispettivi competenti, per contribuire a far luce sull'intera vicenda.
(4-02035)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
TOSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la pena riveste secondo il nostro impianto costituzionale una funzione rieducativa del condannato, propedeutica ad un suo futuro reinserimento in società. In tal senso tendono secoli di storia giuridica occidentale, oltreché lo stesso articolo 27 della nostra Costituzione;
secondo i dati più recenti forniti dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a fine novembre 2023, il numero di detenuti nelle carceri italiane ha raggiunto quota 60.116, superando di gran lunga la capienza regolamentare dei posti disponibili, fissata a circa 50.000. In particolare, l'aumento è significativo se considerato rispetto all'inizio dell'anno, fotografando una crescita di 3.920 unità e raggiungendo così i livelli precedenti alla pandemia;
il fenomeno del sovraffollamento non solo impatta negativamente sulla qualità di vita dei detenuti, ma è altresì non in linea con le direttive stabilite dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura delle pene o trattamenti inumani o degradanti. Tale divario tra le condizioni reali e gli standard internazionali è motivo di seria preoccupazione, esponendo il nostro Paese a costose procedure d'infrazione, generando altresì un elevato rischio per la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari;
a riprova dell'importanza e della delicatezza del fenomeno in parola, particolare preoccupazione destano i recenti fatti di cronaca relativi ai suicidi nella casa circondariale di Verona. Nei soli mesi di novembre e dicembre 2023 infatti, qui si sono tolti la vita Farhady Mortaza (10 novembre), Giovanni Polin (20 novembre) e Oussama Saidiki (8 dicembre), quest'ultimo a cui mancavano solo 3 mesi di detenzione;
il conteggio dei suicidi in carcere aumenta di continuo. Solo nel 2022, sono stati 84 i detenuti a togliersi la vita, tra uomini e donne. Le statistiche dicono che dentro le quattro mura di una cella ci si toglie la vita con una frequenza 19 volte maggiore che fuori. La casa circondariale di Montorio non è purtroppo nuova a questo genere di avvenimenti, anche a causa di una situazione di sovraffollamento dei detenuti e di sottodimensionamento nel numero di personale di polizia penitenziaria –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di evitare il ripetersi di tragedie come quelle verificatesi recentemente nella casa circondariale di Verona di cui in premessa, anche alla luce del fenomeno del sovraffollamento carcerario.
(3-00870)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
TORTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel pomeriggio del 22 novembre 2023 all'interno della galleria di San Silvestro della strada statale 714 «Tangenziale di Pescara» si è verificato un crollo che ha coinvolto una autovettura, ampiamente documentato da video e materiale fotografico;
nello stesso pomeriggio anche nella galleria di San Giovanni, in zona Montesilvano, si sono verificate abbondanti infiltrazioni d'acqua e fango che hanno determinato la chiusura della galleria stessa e di un tratto della tangenziale;
nella zona si sono verificate diffuse precipitazioni atmosferiche;
le gallerie sono state inaugurate nel 2007: la San Silvestro (lunghezza di 3600 metri) e Le Piane (lunghezza di 1900 metri), entrambe a doppio senso di marcia con un costo di realizzazione dell'intera variante che si approssima ai 180 milioni di euro;
già nel 2015 un'inchiesta giornalistica di Ezio Cerasi sui problemi nelle gallerie della variante della strada statale 16 compresa tra Pescara e Francavilla al Mare (Chieti), trasmessa dal 9 al 12 giugno 2015 sul Tgr Abruzzo della Rai, sottolineava soprattutto la pericolosa presenza di acqua, detriti e pozzanghere stagnanti sulla carreggiata; tale problematica era stata già affrontata con interrogazioni parlamentari a partire dal 2014;
ciò evidenzia che, nonostante i dubbi sollevati e minimizzati da rassicurazioni e promesse di lavori di manutenzione, la presenza di acqua sia dovuta a infiltrazioni costanti nel tempo e pertanto, trattandosi di perdite di una consistente entità, probabilmente non sia da attribuirsi a problemi di semplice manutenzione ordinaria, bensì da riconoscersi in criticità strutturali che si accentuano in presenza di precipitazioni atmosferiche;
sembrerebbe che durante la fase di realizzazione delle gallerie la società appaltatrice, la TOTO spa, aveva riscontrato problemi non previsti in fase di progettazione a causa delle caratteristiche meccaniche dei terreni difformi dalle previsioni; nel corso degli anni queste gallerie sono state oggetto di diversi interventi di manutenzione; l'episodio di cui in premessa non ha provocato vittime gravi solo per un caso fortunato;
a giudizio dell'interrogante è necessario stabilire le motivazioni di tali crolli e infiltrazioni d'acqua al fine di intervenire in maniera efficace su questi evidenti difetti dell'infrastruttura, che rappresenta un'importantissima arteria viaria dell'intera val Pescara –:
se il Ministro interrogato abbia intenzione di promuovere iniziative volte ad accertare, per quanto di competenza, le cause e le eventuali responsabilità dei difetti dell'opera, sia per i profili di competenza dell'Anas sia per quelli dell'impresa esecutrice dei lavori, anche verificando, attraverso perizie tecniche, la reale consistenza dell'opera;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di risolvere gli evidenti problemi strutturali delle infrastrutture in Abruzzo.
(5-01744)
SIMIANI e FOSSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la messa in sicurezza della cosiddetta superstrada Tirrenica (adeguamento stradale tratto viario Tarquinia-San Pietro in Palazzi), è stata oggetto di specifici interventi normativi finalizzati, tra gli altri, all'acquisto da parte della società Anas spa dei progetti elaborati dalla società autostrada Tirrenica spa relativi al predetto intervento viario;
alcuni lotti sarebbero immediatamente appaltabili se il Governo avesse stanziato le risorse necessarie: si tratta in particolare del lotto che va da Tarquinia a Pescia Romana, il cui progetto è già stato valutato positivamente dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, rispondendo all'interrogazione numero 5-01390 il 28 settembre 2023, ha ribadito: che non vi erano risorse per l'opera, che «l'individuazione della stima di spesa aggiornata dell'opera potrà avvenire contestualmente allo sviluppo del progetto esecutivo» e che «in occasione dei successivi aggiornamenti del contratto di programma MIT-ANAS saranno reperiti i fabbisogni necessari alla copertura finanziaria dei lavori»;
nella legge di bilancio per il 2024 non sono presenti risorse finalizzate alla messa in sicurezza della Tirrenica;
i costi dell'opera sono stati stimati almeno in circa 1,5 miliardi di euro, ma il Governo, nonostante gli annunci, non ha mai specificato dove e come avrebbe reperito tali risorse;
si apprende dalla stampa che il 12 dicembre 2023 si sarebbe tenuta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una riunione per accelerare il passaggio dei progetti da Sat ad Anas;
dalla citata riunione sarebbe inoltre emerso un cronoprogramma di massima dei lavori riferito vagamente al 2025, senza però chiarire quale cantiere sia interessato;
per quanto riguarda le risorse, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe reso noto che i «lavori saranno finanziati con il contratto di programma Anas»: una risposta ad avviso degli interroganti sicuramente elusiva e vaga dal momento che l'ultimo contratto di programma risale al periodo 2016-2020 e lo stesso Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si era impegnato a presentare al Cipess il «nuovo schema di contratto» entro il 2023 –:
se il citato schema di contratto di programma Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Anas sia stato inviato al Cipess nei tempi stabiliti e se contenga, come annunciato nella citata riunione del 12 dicembre 2023, il cronoprogramma dettagliato del completamento della Tirrenica e le risorse necessarie per finanziarlo.
(5-01747)
Interrogazioni a risposta scritta:
PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
all'esito della conclusione dei lavori del tavolo tecnico all'uopo istituito, la località Creti, vicino Terontola, è stata individuata come la più idonea per la realizzazione del passante dell'alta velocità di Santa Maria Novella;
dallo studio conclusivo elaborato da Rfi emerge che tale stazione, nonostante la sua collocazione in un'area della regione Toscana, dovrebbe contribuire a rompere l'isolamento nella mobilità della regione Umbria;
tuttavia, si ritiene l'individuazione di tale località non idonea al perseguimento di questo fine, in primo luogo per la considerevole distanza della stessa dai maggiori centri urbani umbri: circa 60 chilometri la tratta Perugia-Creti e circa 80 chilometri le tratte Assisi-Creti e Orvieto-Creti. Tale allocazione, risulta poi del tutto inutile per i più lontani comuni di Foligno e Spoleto (rispettivamente collocati a 92 e 118 chilometri);
non è nota l'istruttoria che ha determinato l'individuazione di tale area e, con essa, i benefici che la stessa possa comportare per la regione Umbria in termini di abbattimento dei tempi di percorrenza per gli spostamenti ferroviari. Le perplessità attengono, in particolare, all'individuazione di tali benefici in assenza e a prescindere dalla realizzazione delle opere complementari cosiddette di ultimo miglio –:
quali siano i parametri tenuti in considerazione e quali siano i benefici per la regione Umbria derivanti dalla realizzazione della stazione MedioEtruria nella località di Creti;
come siano stati individuati tali benefici in assenza della definizione delle opere di ultimo miglio che dovranno collegare tale stazione con i maggiori centri urbani umbri di maggiore dimensione.
(4-02031)
ANTONIOZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da diversi anni le bombole a metano installate sulle autovetture immatricolate nel territorio italiano sono prodotte da pochi e determinati soggetti produttori;
la normativa attuale prevede che le medesime bombole possano essere sostituite alla loro scadenza solo ed esclusivamente da bombole prodotte dai medesimi soggetti produttori, non essendoci la possibilità di sostituire le bombole in uso con altre bombole con caratteristiche equivalenti prodotte da fornitori alternativi;
tale situazione genera di fatto un oligopolio in favore di alcuni produttori che, non dovendo sottostare ai principi di libera concorrenza, determinano al rialzo i prezzi delle bombole, a discapito dei consumatori finali;
risulta all'interrogante che sul tema già importanti associazioni di categoria abbiano scritto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per chiedere l'introduzione di nuove norme che ottemperino ai principi di libera concorrenza, di cui al regolamento UE 461/2010, disciplinando la possibilità di utilizzo di bombole prodotte da fornitori alternativi, nel rispetto dell'equivalenza come accade già in altri settori, a esempio per le bombole di GPL –:
se non ritenga di adottare urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, che, ottemperando ai principi comunitari, consentano ai clienti finali di beneficiare di una possibile riduzione dei prezzi delle bombole derivanti dalla libera concorrenza.
(4-02032)
GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa si apprende dell'ennesimo grave disservizio avvenuto lungo la linea ferroviaria sarda: ancora una volta il viaggio in treno da Olbia a Cagliari si è rivelato per i passeggeri un vero incubo. In particolare, oltre mille passeggeri sono rimasti per ore stipati in due vagoni, con decine di persone in piedi: l'episodio risale a domenica 10 dicembre 2023, ed è solo dell'ultimo di una lunga serie che ha visto corse soppresse, assenza di convogli, carrozze troppo strette e tempi di percorrenza raddoppiati;
la direttrice territoriale dell'azienda, Francesca Caradonna, ha derubricato quello di domenica come un episodio isolato, legato ad alcune specifiche circostanze che si sarebbero verificate;
l'assessore regionale ai trasporti ha invece definito il servizio «indegno» e la situazione «non più tollerabile», tanto da convocare per la mattina di martedì 12 dicembre un incontro con Trenitalia per avere chiarimenti sui continui episodi che fanno correre il malumore sulle rotaie isolane;
«I collegamenti di Trenitalia dal Nord dell'isola sono un'offesa per i viaggiatori e mortificano gli sforzi fatti dalla Regione per restituire dignità al trasporto pubblico», ha poi commentato; «Ritardi, cancellazioni, orari non corrispondenti alle esigenze dell'utenza, modifiche unilaterali dei programmi e un discutibile ricorso ai bus sostitutivi hanno raggiunto livelli inaccettabili che, uniti alle opinabili scelte del passato, tendenti a penalizzare il trasporto su gomma a vantaggio di un inadeguato trasporto ferroviario, rendono non più rinviabili radicali modifiche nei rapporti tra il gestore ferroviario e la Regione sarda»;
i pendolari del Sulcis non se la passano meglio: a causa dei lavori sulla rete ferroviaria sulla linea Cagliari-Golfo Aranci, hanno dovuto attendere per oltre un'ora un bus sostitutivo diretto a Cagliari, raggiunta dopo tre ore, per un tragitto di 70 chilometri per cui in condizioni normali occorre un'ora e venti;
chi vive o deve raggiungere la Sardegna conosce bene i disagi degli spostamenti per cielo, mare e terra, su gomma o su rotaia: anche in assenza di disservizi, sulla direttrice del Sulcis molti treni impiegano senza ragione ancora dai 2 ai 4 minuti in più, verso il Nord Sardegna dai 7 ai 10 minuti in più, la domenica i treni sono insufficienti e hanno troppe fermate, arrivando a impiegare anche 3 ore e 54 da Sassari a Cagliari, e sino a 4 ore e 20 da Olbia a Cagliari; inoltre, dei due pendolini a quattro casse comprati dalla regione, uno funziona con una carrozza in meno, l'altro non ha mai preso servizio;
la regione ha chiesto all'azienda di trasporti una relazione su quando accaduto domenica e un report sui disservizi degli ultimi tempi; ad avviso dell'interrogante, il Governo in carica e la maggioranza che lo sostiene, non sembrano realmente impegnati a implementare il servizio regionale in Sardegna, nelle tratte di maggior interesse –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra descritto;
quali iniziative di competenza abbia intenzione di intraprendere per ripristinare, quanto prima, una capacità di trasporto, in termini di offerta di posti a sedere e senza rotture di carico, proporzionata alla domanda di passeggeri;
a che punto siano i lavori di elettrificazione e raddoppio delle tratte ferroviarie sarde.
(4-02036)
MANES. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
è stato disposto un divieto di circolazione dei mezzi con massa a pieno carico superiore a 19 tonnellate nel tratto compreso tra l'interscambio A4-A26 di Santhià e lo svincolo di Albiano, in entrambe le direzioni, a partire dal 14 dicembre 2023;
successivamente, dalla metà del mese di gennaio 2024, per la realizzazione dei lavori di adeguamento del viadotto «Camolesa», sarà necessario istituire il doppio senso di marcia sulla carreggiata in direzione Ivrea, con divieto di transito imposto ai mezzi con massa a pieno carico superiore alle 3,5 tonnellate in entrambe le direzioni;
le alternative segnalate per la viabilità del traffico pesante faranno perno su Torino e saranno particolarmente onerose per gli utenti con un grave impatto sul traffico internazionale attraverso il traforo autostradale del Monte Bianco che, dopo nove settimane di chiusura per lavori riaprirà entro il 18 dicembre 2023, così come sul traforo del Fréjus e sui percorsi di adduzione a quell'infrastruttura. Ci saranno quindi anche gravi ricadute sull'intero sistema produttivo e per il commercio internazionale. È poi da considerare che si potrebbe determinare l'eventuale riemergere di fragilità quali quelle evidenziatesi nel mese di agosto 2023 con la frana di Maurienne: fragilità che non sembrano ancora definitivamente risolte;
a quanto detto si aggiungono le immediate ricadute sul traffico commerciale e turistico diretto in Valle d'Aosta o proveniente dalla medesima regione, ulteriormente penalizzata dall'assenza di ogni collegamento ferroviario dal gennaio 2024 e per almeno tre anni a causa dei lavori di elettrificazione della tratta Aosta- Ivrea;
è necessario conoscere con esattezza la situazione viabilità della regione Valle d'Aosta e le tempistiche necessarie per la realizzazione dei lavori in modo da avere un «quadro» completo sotto il profilo della viabilità dell'intera regione anche per rassicurare i cittadini in termini di sicurezza e non compromettere l'economia della regione Valle d'Aosta;
allo stato è necessaria una conoscenza approfondita sulla programmazione e sulla realizzazione degli interventi citati per informare i cittadini e per sopperire alle gravi problematiche di perdite economiche che potrebbero subire le attività produttive della regione –:
se non ritenga necessario chiarire quali siano i tempi della programmazione e della realizzazione degli interventi citati in premessa per dare ai cittadini risposte in tempi brevi e per non compromettere le attività economiche dei territori.
(4-02040)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
BAKKALI e MEROLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella mattinata di mercoledì 6 dicembre 2023, a Bologna, le forze dell'ordine sono intervenute in via Corticella e viale Filopanti, in un'operazione finalizzata allo sgombero di uno stabile di proprietà dell'Ausl e dell'ex istituto Zoni, occupati rispettivamente dal collettivo Plat e del Collettivo universitario autonomo;
le operazioni di sgombero sono degenerate in scontri violenti tra attivisti, occupanti e forze dell'ordine, in particolare in via Corticella, dove, a seguito della carica della polizia, sono rimasti feriti diversi manifestanti e almeno 10 poliziotti, tra cui un dirigente della Digos;
la sera del 6 dicembre stesso diverse centinaia di studenti e attivisti si sono riuniti davanti all'ex istituto Zoni, per poi marciare in direzione della zona universitaria in un corteo di protesta contro l'operazione di sgombero della mattina;
il corteo è stato bloccato all'altezza di via Irnerio dalle forze dell'ordine che, schierate in assetto antisommossa, hanno caricato i manifestanti, causando almeno 15 feriti secondo il collettivo CUA;
studentesse e studenti hanno segnalato un eccesso di forza da parte delle forze dell'ordine, diretta in particolare contro le ragazze presenti nel corteo;
in data 12 dicembre 2023, l'attivista Maria Cauzzi, accompagnata dalla legale Marina Prosperi, ha annunciato l'intenzione di sporgere denuncia per violenza sessuale, dopo aver subito durante la manifestazione della sera del 6 un violento calcio nelle parti intime da parte di un poliziotto, come testimoniato da una foto del fotografo Michele Lapini, presente al corteo;
negli ultimi mesi si sono viste diverse scene di cariche, spesso violente, condotte dalle forze dell'ordine contro manifestanti per lo più pacifici, da ultimo in data 3 ottobre 2023 a Torino, in occasione della protesta studentesca contro le politiche del Governo –:
se non ritenga urgente sollecitare un'inchiesta interna, anche a tutela del valore e dell'onorabilità delle forze dell'ordine, per ricostruire le dinamiche dell'accaduto ed individuare eventuali responsabilità.
(5-01746)
Interrogazioni a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella serata di martedì 5 dicembre 2023, al cinema teatro Miotto di Spilimbergo, in provincia di Pordenone, alcuni cittadini, invitati da quello che diversi articoli di stampa indicano come un esponente locale di Fratelli d'Italia, hanno partecipato alla proiezione del film «Comandante», indossando delle divise militari naziste;
sul proprio profilo Facebook l'esponente locale di Fratelli d'Italia ha condiviso il ricordo della serata corredato da alcune foto compiacendosi della comparsata, non rendendosi evidentemente conto della gravità di quanto accaduto e di quanto la presenza in sala di personaggi vestiti in uniforme militare naziste risultasse di pessimo gusto, nonché indice di non aver neanche compreso il senso del film proiettato in sala;
la messa in scena con divise naziste assume un aspetto non solo grottesco ma anche preoccupante dal momento che si è dovuto attendere la pubblica indignazione perché la Digos procedesse all'identificazione dei personaggi in divisa, segnalandoli all'autorità giudiziaria per valutare eventuali reati collegati a tale comportamento;
a differenza di quanto accaduto a Milano, dove le forze dell'ordine hanno immediatamente identificato un cittadino che all'interno del teatro alla Scala durante la prima del 7 dicembre 2023 ha urlato un grido antifascista, a Spilimbergo un gruppo di cittadini ha potuto presentarsi in un cinema vestito da militare nazista;
a parere dell'interrogante tali rievocazioni della dittatura nazifascista non possono essere tollerate e vanno contrastate con decisione, anche perché, nel caso specifico, non risulta che né all'inizio, né al termine della proiezione sia stata presentata al pubblico alcuna iniziativa che prevedesse una «comparsa scenica con alcuni elementi in divisa», come ha sostenuto sui social l'esponente locale di Fratelli d'Italia, ideatore della triste messa in scena;
sia De Angelis che Veronesi, rispettivamente regista e sceneggiatore del film «Comandante», in una intervista a Repubblica dell'11 dicembre 2023 hanno condannato l'episodio di Spilimbergo con parole durissime chiedendosi come un film a loro avviso dichiaratamente antifascista possa essere stato strumentalizzato con tanta spregiudicatezza;
a parere dell'interrogante occorre prestare maggiore attenzione nell'attività di prevenzione rispetto al persistere di manifestazioni nostalgiche del periodo nazifascista –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza volte a verificare come sia potuto accadere che alcuni cittadini potessero recarsi e assistere alla proiezione del film «Comandante», tenutasi al cinema teatro Miotto di Spilimbergo, in provincia di Pordenone, lo scorso 5 dicembre, indossando divise militari naziste e perché la loro identificazione sia avvenuta soltanto a seguito delle proteste successivamente sollevate dall'opinione pubblica e da esponenti politici locali e nazionali;
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché vengano rafforzate le attività di prevenzione rispetto al persistere di iniziative e manifestazioni tese a propagandare un'idea nostalgica del periodo nazifascista.
(4-02030)
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel pomeriggio del 7 dicembre 2023 al teatro alla Scala di Milano, al termine dell'inno di Mameli che ha preceduto l'inizio della rappresentazione, un uomo presente tra il pubblico ha urlato: «Viva l'Italia antifascista»;
solerti funzionari della Digos della questura di Milano hanno identificato lo spettatore avvicinandolo prima nel palco e poi nel foyer del teatro;
l'uomo, «reo» di aver inneggiato all'antifascismo si è scoperto essere un giornalista grande appassionato di lirica e assiduo frequentatore del teatro alla Scala;
secondo il racconto dello stesso protagonista, a metà del primo atto è stato avvicinato da un agente in borghese che gli ha chiesto di identificarsi e al quale lui ha risposto di non aver fatto nulla di male e che non aveva nessun senso procedere alla sua identificazione dal momento che viviamo in un paese democratico;
nel corso dell'intervallo lo spettatore è stato fermato nel foyer da quattro uomini della Digos che gli hanno ribadito di dover procedere alla sua identificazione e hanno proceduto in tal senso fotografandogli la carta d'identità;
all'interrogante appare quantomeno curioso che in Italia, ribadire un concetto lapalissiano, che dovrebbe essere alla base della vita di qualsiasi italiano come «viva l'Italia antifascista» abbia come conseguenza l'immediato intervento di agenti della Digos con richiesta di documenti per procedere con l'identificazione;
alla luce di quanto accaduto identificare lo spettatore protagonista di aver pronunciato una frase che sta alla base e che ha ispirato la nostra Costituzione repubblicana, sulla quale anche quei funzionari dello Stato hanno giurato, è apparsa all'interrogante un'iniziativa non necessaria, sproporzionata e assolutamente fuori luogo specialmente quando troppo spesso nelle nostre piazze vengono consentite adunate, saluti romani e inneggiamenti al fascismo da parte di organizzazioni neofasciste –:
se il Ministro interrogato non intenda verificare chi e con quali motivazioni abbia dato indicazioni agli agenti della Digos di procedere all'identificazione dello spettatore che ha pronunciato la frase «viva l'Italia antifascista» e quale pericolo per l'ordine pubblico potesse rappresentare la suddetta frase.
(4-02034)
SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
Palma Campania è un comune della provincia di Napoli di circa 16 mila abitanti; di questi gli stranieri residenti a Palma Campania al 1° gennaio 2022 sono 2.779 e rappresentano il 17,1 per cento della popolazione;
la comunità straniera più numerosa è quella proveniente dal Bangladesh, con il 78,1 per cento di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall'Ucraina (8,2 per cento) e dalla Romania (3,4 per cento);
il sindaco di Palma Campania ha emanato una serie di ordinanze tra fine ottobre e fine novembre volte alla «tutela urbana»;
in particolare si parla delle ordinanze n. 131 del 24 ottobre 2023, n. 135 del 3 novembre 2023, n. 137 del 21 novembre 2023 e n. 138 del 23 novembre 2023;
per queste ordinanze, ad avviso dell'interrogante, non sembrano ravvisarsi le gravi ed eccezionali necessità al fine di tutelare l'incolumità pubblica;
quello che più preoccupa è però il quadro complessivo che queste ordinanze determinano: infatti il combinato disposto delle citate ordinanze sembra essere volto a limitare il diritto di libera iniziativa economica dei cittadini stranieri residenti sul territorio;
queste ordinanze, a parere dell'interrogante, sembrano essere altamente discriminatorie e razziste nei confronti dei titolari stranieri residenti titolari di attività commerciali, che pure offrono servizi utili ai cittadini palmesi e che generano ricchezza sul territorio;
l'ordinanza n. 131 impone «l'adozione delle seguenti misure: – insegne, scritte pubblicitarie e avvisi al pubblico, interni ed esterni alla sede dell'attività, ivi comprese le vetrine, devono essere espressi in lingua italiana, fatta eccezione per le parole ormai divenute parte del linguaggio italiano; le insegne e le scritte interne o esterne alle vetrine devono essere in lingua italiana e possono avere la corrispondente traduzione nelle lingue straniere; ai titolari stranieri di attività commerciali, la conoscenza adeguata della lingua italiana, comprovata attraverso il possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: – Possesso di titolo di studio di scuola media superiore presso un istituto scolastico legalmente riconosciuto; – Certificazione di conoscenza della lingua italiana»;
l'ordinanza n. 135 impone il divieto di nuove aperture, sussistendo le condizioni di eccezionale ed urgente necessità di tutela della salute e dell'ambiente, di determinate tipologie di esercizi commerciali (bar, phone center, money transfer, commercio di frutta e verdura, minimarket, ristoranti, pizzerie, opifici tessili) su tutto il territorio del comune di Palma Campania;
l'ordinanza n. 138 disciplina «gli orari di chiusura di alcuni esercizi commerciali, operanti sul territorio comunale, nel modo seguente: 1. chiusura entro le ore 20,00 dal lunedì al sabato per le frutterie e i minimarket; domenica chiusura intera giornata; 2. chiusura entro le ore 17,00 dal lunedì al sabato per i phone center, money transfer e opifici tessili; domenica chiusura intera giornata»;
in particolare quest'ultima ordinanza è fortemente lesiva degli interessi dei piccoli commerciati, costretti a restare chiusi di domenica, favorendo i grandi supermercati che possono continuare la vendita anche di domenica –:
di quali elementi disponga in ordine ai fatti descritti e quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere a fronte di ordinanze comunali come quelle descritte in premessa che, ad avviso dell'interrogante, sono fortemente lesive, discriminatorie e razziste poiché all'apparenza sembrano coinvolgere un numero largo dei cittadini, ma di fatto colpiscono per la stragrande maggioranza dei casi i cittadini stranieri residenti sul territorio comunale.
(4-02037)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta scritta:
MARINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
tra i primi interventi, l'Esecutivo in carica, con l'approvazione della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) ha operato importanti tagli, che hanno impattato negativamente sul settore dell'istruzione e introducendo, in particolare, una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, ha approvato un piano di riduzione delle sedi, che rischieranno inevitabilmente di essere accorpate andando ad impattare negativamente su territori già in difficoltà come le aree interne ed il Mezzogiorno;
tale processo di dimensionamento, come denunciato dal territorio, sta determinando una riorganizzazione di risorse e competenze della rete scolastica che porterebbe alla soppressione dell'I.C. Primo di Milazzo con accorpamento all'I.C. Secondo Milazzo;
l'istituto comprensivo Primo di Milazzo è composto da 8 plessi: tre scuole primarie – quattro scuole dell'infanzia e una scuola secondaria di 1° grado, l'Istituto nell'attuale assetto è il frutto di un precedente dimensionamento (anno scolastico 2012/2013) con l'accorpamento di due istituti autonomi (direzione didattica n. 1 – Istituto comprensivo);
già il precedente processo di dimensionamento ha determinato una riorganizzazione di risorse e competenze in modo particolare a livello organizzativo e didattico-pedagogico, sperimentando un nuovo modello di offerta formativa ormai radicata nel territorio di pertinenza. È stata così costruita una identità formativa con una visione di sviluppo di radicamento al territorio, favorendone lo studio, la conoscenza e la salvaguardia dell'ambiente circostante;
l'istituto comprensivo Primo di Milazzo è sede da oltre un decennio di osservatorio d'area sulla dispersione scolastica di cui il dirigente scolastico è il coordinatore di 26 scuole in rete che ricadono nell'ambito XV della provincia di Messina. Nell'ambito della rete vi sono alcune scuole collocate in S3 con un alto indice di dispersione scolastica e alcune «scuole bersaglio» monitorate e seguite dall'osservatorio d'area sulla dispersione scolastica che ha appena promosso percorsi di ricerca-azione;
l'istituto comprensivo Primo nella qualità di Osservatorio d'Area sulla dispersione scolastica è parte promotrice e sottoscrittrice di alcuni patti educativi di comunità delle scuole in rete, esperienza assolutamente nuova e innovativa per le scuole aderenti;
inoltre, l'istituto fino al 2025 sarà impegnato nella realizzazione di nuovi ambienti didattici innovativi nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Missione 4 – Istruzione e ricerca – Componente 1 – Potenziamento dell'offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università – Investimento 3.2 «Scuola 4.0. Scuole innovative, cablaggio, nuovi ambienti di apprendimento e laboratori», finanziato dall'Unione europea – Next Generation EU – «Azione 1: Next generation classrooms – Ambienti di apprendimento innovativi» - M4C1I3.2-2022-961-P-16145. Ai nuovi ambienti didattici innovativi seguirà la formazione del personale scolastico e la realizzazione dei target e milestone;
tali norme di dimensionamento non rappresentano solo l'esempio dell'avvilente incertezza per il futuro professionale dei lavoratori coinvolti, ma denunciano anche la mancata continuità didattica, negata a migliaia di studenti –:
quali iniziative, anche di carattere finanziario – per quanto di competenza – il Ministro interrogato intenda avviare al fine di riconsiderare l'avvio dei piani di dimensionamento, come nel caso specifico suddetto della rete scolastica che prevede la soppressione dell'I.C. Primo di Milazzo con accorpamento all'I.C. Secondo Milazzo, e garantire il diritto all'istruzione degli alunni e delle alunne frequentanti tali istituti.
(4-02033)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nella giornata di lunedì 11 dicembre 2023, a Milano un operaio di 28 anni è morto dopo essere stato schiacciato dal carico di una gru in un cantiere edile in via Parravicini;
la vittima si chiamava Mohammed Alì Fathi Abdelghani ed era stato assunto tramite un regolari contratto: era sposato e aveva una figlia di tre anni che vive ancora in Egitto;
secondo quanto dichiarato dal cugino al quotidiano Il Corriere della Sera, Alì «Era in Italia solo per lavorare e mandare soldi alla famiglia in Egitto. Lavorava in questo cantiere da circa quattro mesi»;
sulla base di quanto ricostruito nell'immediato dell'incidente, l'operaio stava lavorando con alcuni colleghi al decimo piano di un edificio in costruzione. A un certo punto, durante la movimentazione dell'autogru una cassaforma si è sganciata e gli è caduta addosso. Sono stati subito chiamati gli operatori sanitari del 118. Purtroppo però i medici e i paramedici non hanno potuto far altro che dichiararne il decesso: troppo gravi le ferite riportate;
a quanto si apprende da fonti della polizia locale e degli ispettori dell'Ats che indagano sull'accaduto, la causa dell'incidente sarebbe molto probabilmente da rinvenire nel carico non correttamente agganciato alla gru;
l'incidente di oggi non è un caso isolato ma è l'ennesima vittima di una lunga serie. Secondo i dati Inail aggiornati al 31 ottobre 2023 sono state 868 le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale negli ultimi 10 mesi, con un aumento dei casi avvenuti in occasione di lavoro che passano da 659 a 672 (108 soltanto in Lombardia);
numeri questi che sono scioccanti per un Paese civile, per cui ad opinione dell'interrogante non bastano più le parole ma occorre passare ai fatti, per mettere definitivamente la parola fine a questa vera e propria strage silenziosa;
le istituzioni dovrebbero perciò rispondere con un potenziamento dei livelli di sicurezza e con la promozione di una cultura della prevenzione. Il lavoro, senza la cura della vita, perde la sua dignità;
la sicurezza deve prevalere su ogni altro interesse –:
quali iniziative si intendano intraprendere per contrastare questa continua strage di morti sul lavoro e in particolare se non intenda intervenire con urgenza, per quanto di competenza, rivedendo gli attuali strumenti messi in campo per contrastare gli infortuni sul lavoro che evidentemente non sono sufficienti.
(5-01745)
Apposizione di firme ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Cangiano n. 7-00175, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 dicembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mollicone, Amorese, Dalla Chiesa, Di Maggio, Perissa, Messina, Loizzo, Amato.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta orale Manzi e altri n. 3-00865, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 dicembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Serracchiani.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Torto n. 4-01949 del 24 novembre 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01744.