XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
l'intelligenza artificiale è da considerarsi come una delle tecnologie più rivoluzionarie e socialmente fruibili degli ultimi anni, con potenziali risvolti di utilità sociale in ogni campo dello scibile;
il sistema, infatti, attraverso enormi archivi di dati utilizzati per l'apprendimento, permette all'algoritmo di generare testi, immagini o suoni attingendo appunto da detto materiale generando nuovi contenuti basandosi su relazioni semantiche e sintattiche apprese durante l'addestramento;
come un umano che studia da varie fonti senza copiarle direttamente, ma traendo ispirazione e compiendo una sintesi, allo stesso modo l'alter ego virtuale apprende da plurime fonti e plasma una sintesi generata da impulsi visivi o sonori offerti dagli utenti;
l'intelligenza artificiale generativa può essere definita come una branca dell'intelligenza artificiale che utilizza algoritmi di apprendimento automatico per generare nuovi contenuti secondo un algoritmo che viene addestrato attraverso l'analisi di modelli reali;
questi sistemi sono in grado di elaborare grandi quantità di dati e utilizzare queste informazioni per creare opere che non sono la replica esatta di elementi specifici dei dati di input, ma piuttosto rappresentano nuove creazioni basate su schemi, stili o strutture appresi. L'elemento chiave dell'intelligenza generativa è la sua capacità di produrre risultati unici e innovativi, che possono andare da nuove composizioni musicali a opere d'arte visiva, e testi, mantenendo un certo grado di autonomia decisionale nel processo creativo e non fornendo mai risultati identici;
a titolo meramente esemplificativo, deve essere citata l'acquisizione, da parte dei proprietari delle principali piattaforme di social network, usate da oltre tre miliardi di fruitori, dei contenuti visivi o audio pubblicati dagli utenti e utilizzati per permettere l'addestramento e l'alfabetizzazione dell'intelligenza artificiale generativa essa collegata e poi ceduta su licenza per fini commerciali;
non è infrequente che detti contenuti siano coperti da copyright e che, quindi, vengano utilizzati impropriamente per addestrare l'algoritmo generativo a creare elementi simili o addirittura sovrapponibili in violazione del diritto di autore;
è evidente come la base tecnologica cambi più rapidamente della sovrastruttura legale e concettuale, rendendo affannosa la rincorsa della normazione alle nuove tecnologie. Le aziende proprietarie di programmi di intelligenza artificiale stanno sfidando gli storici concetti tradizionali di proprietà intellettuale, mettendo in discussione l'adeguatezza delle leggi attuali di fronte alla velocità del progresso costringendo artisti ed industrie creative a trovare nuove modalità per operare senza poter essere imitabile;
nel corso del 2023 tre artiste americane hanno citato in tribunale tre programmi di intelligenza artificiale (Stability Al, Midjourney e DeviantArt), sostenendo che le opere create dai programmi imitassero esplicitamente quelle analizzate per addestrarli, usate senza consenso dagli aventi diritto. Nel dicembre 2023 inoltre, anche la celebre testata giornalistica New York Times ha eccepito la violazione del diritto di autore del celebre programma ChatGpt, evidenziando come l'algoritmo avesse imparato a generare contenuti giornalistici concorrenti, basandone l'apprendimento su articoli di giornale protetti da copyright. Secondo l'accusa della testata giornalistica, gli algoritmi proprietari avrebbero utilizzato milioni di articoli del New York Times per addestrare i loro modelli di intelligenza artificiale e cioè ChatGPT e Windows Copilot;
manca dunque una normativa specifica per regolare il diritto d'autore di un elaborato prodotto dai programmi di intelligenza artificiale. Con la possibilità che si creino pericolose zone grigie, per le quali è necessario colmare la lacuna creatasi. Attualmente la normazione è da considerarsi anacronistica e ancorata alla materialità delle opere, dimenticando anche che le normative sul copyright possono variare molto di Paese in Paese, anche a seconda degli interessi e tradizioni, andando ancor di più a frazionare la risposta che viene fornita all'utente finale. Tale problema andrà ad acuirsi quando l'intelligenza artificiale avrà sempre più materiale per basare l'apprendimento generativo, come ad esempio ulteriori stili di scrittura, aforismi ed opere di natura visiva;
deve necessariamente essere espresso e normato il procedimento dell'algoritmo per creare contenuti nuovi, come l'elaborazione di testi, immagini, musica, ed altro, e sottolineare la differenza tra la generazione automatica e la semplice elaborazione di dati preesistenti, nonché indicare come l'intelligenza generativa interagisca con i database che possono includere opere protette da copyright; il tutto finalizzato ad una logica di protezione del diritto autoriale del creatore;
nel dicembre del 2023 è stato approvato l'Ai Act, un documento programmatico di matrice comunitaria che disciplina l'utilizzo etico dell'intelligenza artificiale, ma non affronta compiutamente il tema del diritto di autore. Questa novella normativa assicura che i diritti e le libertà siano al centro dello sviluppo di questa tecnologia, garantendo un bilanciamento tra innovazione e protezione. Il principio alla base come nel caso della Gpr è quello della responsabilizzazione e dell'autovalutazione. Vuole dire che, salvo eccezioni, aziende che producono Ai devono essere in grado di dimostrare che il modo in cui sono arrivati a sviluppare la tecnologia non leda i diritti fondamentali e non costituisca un rischio per le persone. Vuole dire in altri termini mantenere al centro della protezione normativa la tutela dell'integrità e dei diritti dell'individuo. L'Ai Act adotta un approccio «basato sul rischio» per regolamentare l'Ai concentrandosi sulle applicazioni con il maggior potenziale di danno umano, normando una serie di obblighi per gli algoritmi generativi. Viene prevista la pubblicazione di una lista dei materiali usati per l'addestramento dei sistemi, strumento che in teoria dovrebbe aiutare i produttori di contenuti a difendere i diritti d'autore, oltre all'obbligo di rendere riconoscibili, per contrastare truffe o disinformazione, tutti i contenuti prodotti,
impegna il Governo:
ad assicurare l'impegno dell'Italia a sostengo di ogni iniziativa in seno all'Unione europea finalizzata ad assicurare una valorizzazione del diritto di autore anche nel campo dell'intelligenza artificiale generativa, attraverso princìpi e linee guida codificati e integrativi del già vigente Ai Act di natura comunitaria;
ad adottare iniziative volte a garantire che tutti i dati relativi a persone o opere, siano essi già digitalizzati come file di testo, audio, video o di immagine o catturati dalla realtà, non possano essere utilizzati per il training di modelli di intelligenza artificiale senza l'esplicito consenso informato dei loro legittimi proprietari;
ad adottare iniziative di competenza volte a estendere anche agli algoritmi digitali la disciplina di protezione di dati personali di cui al general data protection regulation (Gdpr) e a introdurre una nuova forma di protezione specifica per questo tipo di sfruttamento, il «training right», che prevede tre scenari alternativi: l'impossibilità di utilizzare i dati in mancanza del consenso esplicito del proprietario, l'utilizzo dei dati senza restrizioni a seguito di una autorizzazione del legittimo proprietario o una licenza di sfruttamento a fronte di un accordo commerciale fra le parti che preveda termini e condizioni contrattuali dettagliate;
ad adottare iniziative volte a garantire che l'utilizzo di nomi di persone, nomi d'arte o opere non coperti da una licenza di sfruttamento o che non siano stati ceduti per il training di intelligenza artificiale sia inibito dai software che consentono di inserire un comando testuale o vocale per richiedere la generazione di un'immagine, video, testo o suono;
ad adottare iniziative volte a garantire che l'utilizzo di video, immagini, suoni e testi non coperti da una licenza di sfruttamento o che non siano stati ceduti per il training di intelligenza artificiale sia proibito dai software che consentono di inserire media per richiedere la generazione di un'immagine, video, testo o suono;
a istituire un sistema di indicizzazione e certificazione standardizzato, delle attività dei sistemi artificiali e dei database di immagini, testi o suoni interamente o parzialmente prodotte con intelligenza artificiale comprensibile anche dagli algoritmi di altre aziende, affinché diciture come «interamente generato con intelligenza artificiale», o «realizzato utilizzando materiale generato con intelligenza artificiale» diventino lo standard, considerata anche la facilità con cui queste tecnologie possono essere usate per generare falsi credibili;
a a rafforzare la distinzione tra materiale protetto e di pubblico dominio, affinché ogni singolo dato che viene inserito nei modelli di addestramento dell'intelligenza artificiale venga autorizzato dai legittimi proprietari e quindi inserito in maniera volontaria e informata dai singoli autori affinché l'algoritmo possa immagazzinarlo;
ad adottare iniziative di competenza volte a determinare il responsabile nel caso in cui un sistema di intelligenza artificiale utilizzi, senza permesso, materiale protetto dal copyright per generare nuove opere, ossia demarcare la responsabilità tra gli sviluppatori del software e l'utente finale;
ad adottare iniziative volte a imporre requisiti di trasparenza e attribuzione per le opere generate da intelligenza artificiale, in modo che gli utenti siano consapevoli della natura e dell'origine del contenuto.
(7-00185) «Amorese».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'istituzione del fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l'8 maggio 1945 ha posto fine a una annosa controversia tra Italia e Germania, e mira ad assicurare tutela alle vittime dei crimini nazifascisti perpetrati in Italia tra il 1939 e il 1945;
nel corso dei primi mesi di applicazione delle nuove norme la prassi giudiziaria ha tuttavia mostrato che l'Avvocatura dello Stato si costituisce regolarmente nei giudizi per sostenere sostanzialmente la posizione processuale della Repubblica federale di Germania, contestando la fondatezza della domanda di risarcimento;
ad avviso del interrogante è del tutto evidente che l'atteggiamento e le scelte difensive dell'Avvocatura dello Stato, si pongono in radicale contrasto con l'interesse delle vittime e dell'intera comunità repubblicana a vedere riconosciuta e sancita l'irrimediabile ingiustizia di condotte contrarie al senso di umanità e commesse in spregio dei valori democratici che ispirano e conformano la nostra civile convivenza;
risulta altresì che il Ministero dell'economia e delle finanze stia opponendo l'eccezione di prescrizione alle domande di accesso al fondo da parte di coloro che sono già in possesso di una sentenza che ha stabilito un risarcimento in loro favore, senza neppure considerare che quei giudizi sono stati celebrati con oltre sessant'anni di ritardo a causa del cosiddetto armadio della vergogna e che se invece la giustizia fosse stata tempestiva quelle vittime avrebbero potuto ottenere immediatamente soddisfazione –:
quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere per evitare che venga vanificato il diritto delle vittime dei crimini nazifascisti e dei loro discendenti ad ottenere il doveroso ristoro per quanto subito.
(5-01821)
QUARTAPELLE PROCOPIO e DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 92 del 10 luglio 2023 prevede un sostegno economico di euro 350.000 per l'anno 2024 alle iniziative volte a valorizzare la memoria dell'opera e del pensiero di Giacomo Matteotti, deputato socialista vittima di un assassinio, il cui mandante, almeno morale, fu Benito Mussolini;
il provvedimento è entrato in vigore il 22 luglio 2023, e la Presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe dovuto istituire il bando di selezione dei progetti entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del provvedimento, e quindi entro il 25 settembre 2023;
ad oggi nessun bando risulta attivo, a meno di 5 mesi dal centenario dell'assassinio (10 giugno 2024), quando tutte le iniziative sono necessariamente già in corso di realizzazione, o sono già state rese impossibili a causa della mancanza di fondi;
il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano ha annunciato per vie mediatiche che il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri sarà pronto entro gennaio;
già la legge di bilancio per l'anno 2022 aveva previsto una spesa di euro 400.000 all'anno per il 2022 e il 2023 per il medesimo scopo, erogati puntualmente tramite bando online sulla «Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali» della Presidenza del Consiglio dei ministri, ed esiste quindi una piattaforma già utilizzabile per una rapida erogazione dei fondi;
la commemorazione di Matteotti significa mantenere viva la sua memoria ed il suo insegnamento, soprattutto verso i più giovani –:
quali iniziative intenda adottare il Governo per adempiere ai suoi obblighi di legge e cosa intenda fare per sopperire al ritardo nell'erogazione dei fondi, che ha già causato danni irreversibili alle commemorazioni in memoria di Giacomo Matteotti.
(5-01822)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi giorni, dopo l'evasione dal carcere di massima sicurezza di Guayaquil del boss del narcotraffico Adolfo Marcias, un'ondata di violenze senza precedenti ad opera di bande criminali legate al narcotraffico ha travolto l'Ecuador, con rapine, saccheggi e sparatorie che hanno portato ad un primo bilancio provvisorio di 13 vittime e centinaia di arresti, ai quali ha fatto seguito l'introduzione dello stato di emergenza e la dichiarazione di «conflitto armato interno» da parte del Presidente Daniel Noboa, con l'ordine alle forze armate di avviare operazioni di ordine pubblico sul territorio nazionale al fine di contribuire alla repressione delle 22 bande di narcotrafficanti recensite e dichiarate «terroristiche»;
secondo quanto riportato dai mezzi di comunicazione del Paese sudamericano, dato l'alto livello dello scontro, i militari, ma anche gli agenti di polizia, potranno utilizzare armi e munizioni letali, mentre il Parlamento ha promesso provvedimenti di indulto ed amnistia per le azioni dei membri delle forze di sicurezza;
in un comunicato congiunto diverse organizzazioni per i diritti umani dell'Ecuador, nell'esprimere piena solidarietà con le vittime dell'ondata di violenza, hanno stigmatizzato la risposta inefficace dello Stato, attraverso la dichiarazione di conflitto armato interno e la mobilitazione delle forze armate, denunciando l'infiltrazione del crimine organizzato nei settori giudiziari, legale, politico e della sicurezza pubblica, con possibili dirette responsabilità nella fuga dai centri di detenzione dei capi dei narcos;
la dichiarazione dello stato di eccezione, con la mobilitazione delle forze armate e l'imposizione del coprifuoco in tutto il territorio nazionale, suscita grande preoccupazione per le possibili ripercussioni sui diritti della popolazione civile, sui movimenti politici e le comunità indigene che da anni denunciano come le politiche neoliberiste hanno generato nel paese insostenibili diseguaglianze e povertà, creando le condizioni sociali favorevoli al reclutamento dei giovani nella criminalità;
in tale quadro drammatico è quanto mai necessario che la comunità internazionale e le istituzioni competenti per i diritti umani, tra cui l'ufficio Onu per l'Ecuador, assicurino il monitoraggio indipendente e richiamino il Paese nel garantire il pieno rispetto dei diritti umani, anche rafforzando gli accordi con il Paese sudamericano in materia di cooperazione nel settore della sicurezza –:
se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti richiamati in premessa, quali iniziative di competenza abbia assunto a garanzia della sicurezza dei cittadini italiani presenti in Ecuador e se non ritenga di intervenire affinché il Governo dell'Ecuador rispetti pienamente i diritti umani della popolazione civile e delle organizzazioni sociali e politiche attive nella difesa delle comunità indigene.
(5-01816)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende Marino Sinibaldi, scrittore, autore, per decenni direttore a Radio tre è stato rimosso, tanto improvvisamente quanto rapidamente, dal ruolo di presidente del Centro per il libro è la lettura;
l'ex direttore di Rai Radio Tre, tra l'altro ideatore del programma cult Fahrenheit, è stato infatti raggiunto da una telefonata con cui gli è stata comunicata la sua sostituzione e il tutto si sarebbe concluso in ventiquattro ore;
una sostituzione talmente rapida che sul sito del Centro per il libro e la lettura Sinibaldi è indicato ancora come presidente;
Sinibaldi, da presidente del Centro per il libro e la lettura ha contribuito come pochi altri alla promozione e alla divulgazione di nuove proposte, autori, linguaggi e favorito il sostegno alla lettura; negli anni, anche in radio, ha svolto un egregio lavoro di ricerca scientifica attenta alle novità senza per questo mai dimenticare i classici della letteratura e della musica, tentando sempre di coniugare innovazione e promozione culturale;
sorprende dunque la notizia della sua sostituzione visto il bilancio positivo della sua attività da presidente del Centro per il libro e la lettura e non si comprendono le motivazioni, nonostante fosse in scadenza di un mandato triennale, rinnovabile, che hanno portato alla sua rimozione e comunque alla sua mancata conferma;
probabilmente, a parere dell'interrogante, la sua presenza è stata ritenuta incompatibile con l'idea di cultura che l'attuale Governo intende perseguire e affidare soltanto a persone di stretta fiducia e osservanza e provenienti dalle stesse radici culturali a discapito del pluralismo e anche del riconoscimento della qualità del lavoro svolto dagli, altri, dimostrando secondo l'interrogante una propensione all'occupazione di ruoli apicali che non tiene in considerazione le competenze, le biografie e il lavoro, cancellando professionalità ed eccellenze escludendo qualsiasi forma di pluralismo e di orientamenti culturali;
il Centro per il libro e la lettura gestisce circa 4 milioni di finanziamenti e tra le attività che promuove, ci sono impatti per la lettura e il sostegno a festival e associazioni culturali –:
quali siano le motivazioni alla base del mancato rinnovo del mandato al presidente del Centro per il libro e la lettura, Marino Sinibaldi, e della sua repentina sostituzione anche alla luce dei risultati ottenuti e dell'ottimo lavoro svolto dallo stesso Centro per il libro e la lettura sotto la sua presidenza.
(4-02136)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
FURFARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la casa circondariale di Prato da troppo tempo è divenuta esclusivamente sede per assegnazione di detenuti (appartenenti ai vari circuiti, 41-bis esclusi) per motivi di ordine e sicurezza;
la continua ed incessante assegnazione di detenuti, anche extra distretto, ha di fatto creato un vero e proprio ghetto penitenziario, che inficia tutto quello che è il mandato del carcere, vale a dire il reinserimento sociale del reo, oltre a rendere indicibili le condizioni di lavoro degli operatori tutti e della polizia penitenziaria in modo particolare. Un luogo dove ormai il reinserimento sociale previsto all'articolo 27 della nostra carta costituzionale è ai limiti dell'impossibile;
nemmeno gli ultimi drammatici eventi hanno rallentato le assegnazioni di detenuti particolarmente difficili: incendio doloso in una camera detentiva con annessa intossicazione di diversi poliziotti;
aggressioni al personale, tentati suicidi, continue e ripetute risse tra detenuti, occupazione abusiva delle camere detentive del reparto isolamento, dove di fatto continuano da tempo a stanziare reclusi in attesa di determinazioni da parte di uffici superiori, che di fatto rendono impossibile l'applicazione delle sanzioni disciplinari di coloro i quali si sono resi protagonisti di eventi anche gravi;
risulta inoltre all'interrogante che il carcere di Prato da oltre 2 anni, di fatto, non ha un direttore dell'area sicurezza. Le funzioni di comandante vengono affidate temporaneamente ed a rotazione tra i comandanti di altre strutture, i quali possono garantire un comando a singhiozzo e pertanto, oltre a non poter garantire continuità, non può prendere in carico e sviluppare una programmazione e pianificazione di interventi, tanto che poi il personale di polizia penitenziaria si trova ad operare in condizione compromessa ed anche senza i dispositivi individuali di sicurezza (come rilevato nel caso dell'incendio);
nella rivisitazione delle piante organiche della polizia penitenziaria, nonostante la casa circondariale di Prato sia senza dubbio il carcere più complesso della regione, per tipologia di detenuti e circuiti penitenziari presenti, si registra il più basso rapporto regionale tra detenuti e personale di polizia penitenziaria –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra esposta e se ritenga, per quanto di competenza, di adottare ogni iniziativa utile al fine di porre rimedio a questa condizione di difficoltà estrema che il personale della casa circondariale di Prato è costretto ad affrontare.
(4-02126)
DORI e ZANELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il Tribunale di Urbino sta vivendo una situazione molto critica per quanto concerne la pianta organica sia della magistratura sia del personale amministrativo;
l'organico del tribunale prevederebbe sei giudici, di cui attualmente sono ricoperti solo quattro posti. Per quanto riguarda i giudici onorari, solo due posti sono ricoperti rispetto ai quattro posti previsti;
a ciò si aggiunga che il presidente del tribunale è prossimo al trasferimento in altra sede e che non è stato ancora nominato il sostituto;
per la procura della Repubblica di Urbino, il posto di procuratore capo è vacante e anche quello del sostituto procuratore lo sarà presto, in quanto la facente funzioni sarà trasferita in altra sede;
la struttura organizzativa del personale amministrativo non prevede la figura del dirigente amministrativo. Dei due direttori amministrativi in organico, l'apicale è distaccato al tribunale di Pesaro. Dei quattro funzionari giudiziari sono in servizio tre unità. Dei tre cancellieri in organico è da anni in servizio una sola unità. Degli otto assistenti giudiziari ne sono in servizio solo sette. Dei nove, funzionari Upp assegnati a tempo determinato al tribunale di Urbino ad oggi sono in servizio solo sei;
a fronte di un notevole carico di lavoro si evidenzia in maniera inequivocabile il sottodimensionamento della pianta organica sia del personale amministrativo sia della magistratura;
questa situazione di difficoltà era già emersa anche durante l'ultima Ispezione ministeriale del gennaio 2020 –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per risolvere le annose criticità del tribunale di Urbino evidenziate in premessa e se intenda procedere con lo scorrimento di graduatorie concorsuali e con riqualificazione del personale in servizio al fine di ridurre e contenere i disagi per tutti gli utenti e i cittadini.
(4-02127)
GRIMALDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da un articolo pubblicato sul blog del Fatto Quotidiano il 27 dicembre 2023 dall'ex deputato e attivista antimafia Davide Mattiello, si apprende dell'improvvisa rimozione del comandante Roberto Streva dai vertici del nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Torino;
Mattiello riprende un articolo del 20 dicembre 2023 pubblicato sulle pagine locali de La Repubblica di Torino nel quale viene ricordato come da diversi anni, in Piemonte, alcune procure stiano indagando sulle denunce di abusi, torture e violenze che sarebbero stati perpetrati da agenti della polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti nelle carceri di Torino, Ivrea, Biella, Cuneo;
a svolgere le funzioni di polizia giudiziaria delegate dalle procure è stata in questi anni la stessa polizia penitenziaria, attraverso il proprio nucleo investigativo e a coordinare l'attività investigativa delegata dalle procure vi era proprio il sostituto commissario Roberto Streva che, per circa vent'anni, è stato comandante del nucleo investigativo; ovviamente si tratta di indagini molto delicate, che hanno ad oggetto le condotte di circa cento agenti della polizia penitenziaria;
da quanto si apprende dai citati articoli, in autunno, alla vigilia di una vasta perquisizione che avrebbe riguardato gli agenti indagati dalla procura di Cuneo, Streva è stato rimosso dall'incarico;
tale decisione avrebbe talmente allarmato i magistrati della procura di Cuneo da indurli a ritirare immediatamente la delega delle indagini alla polizia penitenziaria, ad anticipare alla notte stessa la mega perquisizione che sarebbe stata invece programmata per il mattino seguente, affidandola ai carabinieri;
stando alla ricostruzione de La Repubblica la magistratura nutrirebbe dubbi che la rimozione del comandante Streva fosse dovuta all'imminente pensionamento dello stesso, né che improvvisamente ci si fosse accorti, dopo quasi vent'anni di onorato servizio, che Streva non avesse i titoli per ricoprire l'incarico di comandante del nucleo investigativo regionale;
nonostante il fatto che il capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) Giovanni Russo si sarebbe recato a Torino per incontrare i magistrati per discutere della vicenda sembrerebbe che non sia stato raggiunto nessun chiarimento, se è vero che le procure di Cuneo e Ivrea avrebbero deciso di delegare le indagini comunque allo stesso Streva, coadiuvato da personale di sua stretta fiducia;
a parere dell'interrogante la rimozione del comandante Roberto Streva dai vertici del nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Torino va chiarita con urgenza perché non può sussistere il dubbio che la rimozione sia stata decisa dall'amministrazione per impedire ad un funzionario di svolgere la propria attività investigativa delegata dalle procure, che sta portando dei risultati, rischiando così di intralciare le indagini della magistratura –:
se il Ministro interrogato non intenda chiarire quali siano le motivazioni che hanno condotto all'improvvisa rimozione del comandante Roberto Streva dai vertici del nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Torino, se possa escludere che tale rimozione possa costituire intralcio alle indagini della magistratura sui presunti abusi, torture e violenze che sarebbero stati perpetrati da agenti della polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti nelle carceri di Torino, Ivrea, Biella e Cuneo e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché tale decisione venga rivista proprio alla luce delle delicate indagini in cui Roberto Streva è impegnato su incarico delle procure di Torino, Ivrea, Biella, Cuneo.
(4-02134)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
tra i tanti dossier aperti a livello europeo e internazionale, quelli legati alla decarbonizzazione avranno certamente un impatto importante sul comparto marittimo e degli operatori dello shipping;
in tale contesto, secondo le principali associazioni di categoria, il Carbon intensity indicator (Cii), obbligatorio dal 2023 per tutte le navi superiori a 5.000 GT, come è pensato oggi, potrebbe comportare effetti opposti rispetto a quelli di reale salvaguardia ambientale, penalizzando proprio il naviglio italiano, tra i più efficienti in termini di sostenibilità ambientale e che ogni giorno dirotta migliaia di camion dalla strada alle vie del mare;
il Cii misura con quanta efficienza una nave trasporta merci e passeggeri con la verifica in grammi di CO2 per capacità trasportata e per miglio nautico: alle navi viene assegnato un rating da «A» ad «E», che dal 2030 diventerà ancora più stringente;
ad essere contestata, in particolare, è la componente «metrica», cioè il metodo con cui è individuata la classe della nave, che tiene in considerazione il servizio che effettua più delle caratteristiche del mezzo: le lunghe soste in porto diventano un elemento penalizzante per il rating, anche se la nave è nuovissima e ha alti standard di rispetto dell'ambiente;
come chiarito dalle associazioni armatoriali nazionali, per quanto riguarda il pacchetto Fit for 55 di riduzione delle emissioni entro il 2030 e l'ingresso dello shipping nel sistema degli scambi di quote di emissione, dopo le misure già ottenute per tutelare i collegamenti con le isole minori, l'obiettivo oggi è fare altrettanto per quelli con Sardegna e Sicilia «al fine di scongiurare un netto aumento dei costi del trasporto»;
è necessario ipotizzare nuove forme incentivali per finanziare interventi di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e al fine di assicurare nei prossimi anni la disponibilità sul mercato, a costi accessibili, dei nuovi carburanti alternativi e relativi investimenti infrastrutturali;
ad oggi, infatti, tali carburanti non sono ancora disponibili su larga scala, per la mancanza di un'adeguata rete di distribuzione e stoccaggio nei porti –:
se e quali immediate iniziative, anche presso le competenti sedi europee, il Governo intenda assumere affinché venga accolta la richiesta di rivedere la metrica del Carbon intensity indicator al fine di tutelare il naviglio italiano.
(5-01813)
Interrogazioni a risposta scritta:
MARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
i siti online www.tvoggisalerno.it e www.salernonotizie.it rispettivamente il 22 e 23 novembre 2023 hanno pubblicato la risposta ufficiale con la quale Rete ferroviaria italiana chiarisce la sua posizione in merito all'ostacolo burocratico che da tempo tiene fermo il cantiere autorizzato dal comune di Salerno e che prevede la realizzazione di box interrati in piazza Cavour, sul lungomare, nella sua parte centrale;
dalla risposta di Rfi si apprende che tra il comune di Salerno ed Rfi sono intercorsi rapporti finalizzati a definire l'assetto proprietario delle volumetrie interessate dal progetto di realizzazione dei box interrati in piazza Cavour, per le quali l'amministrazione ha avanzato richiesta di acquisto;
a seguito delle suddette interlocuzioni, Rfi ha autorizzato la procedura di vendita e allo stato attuale la società Ferservizi, per conto di Rete ferroviaria italiana, sta curando tutte le lavorazioni propedeutiche alla stipula dell'atto notarile di vendita e sarebbero in corso di rilascio i certificati di destinazione urbanistica delle aree in parola;
il contenuto della risposta lascia intendere che, in tutto o in parte, la proprietà dell'area in questione sia rimasta di Rete ferroviaria italiana e non del comune di Salerno;
l'insistente presenza dell'ingombro, che ha interdetto per anni parte del lungomare cittadino e anche l'area antistante palazzo Sant'Agostino, ha esasperato i residenti –:
se il Ministro interrogato, alla luce della recente nota di Rfi richiamata in premessa, non intenda richiedere a Rete ferroviaria italiana di rendere noti i termini della trattativa sul passaggio della proprietà dell'area in questione al comune di Salerno e se possa confermare che la stessa sia tutt'ora proprietaria, in tutto o in parte, dell'area dove insiste il cantiere per la costruzione di box sotterranei autorizzato dal comune di Salerno.
(4-02129)
PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 8, comma 9, del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recita: «le tariffe autostradali (...) sono incrementate nella misura del 2,3 per cento, corrispondente all'indice di inflazione (NADEF) per l'anno 2024», stabilendo una maggiorazione dei pedaggi autostradali;
un duro colpo per i viaggiatori ma anche e soprattutto i lavoratori pendolari e gli autotrasportatori. Le associazioni di categoria a difesa dei consumatori criticano aspramente la decisione dell'esecutivo sottolineando come l'aumento avvenga di fronte a una situazione di continui disservizi;
l'incremento non risparmia territori in cui la rete autostradale è a dir poco carente, come la Liguria, che già vanta costi dei pedaggi più alti della media nazionale e che è soggetta da anni a cantieri, riduzioni di corsie, infinite code, chiusure notturne e incidenti;
dopo la breve pausa delle festività natalizie, che non ha esentato gli utenti da disagi quali code di oltre quindici chilometri da percorrere in cinque ore sull'A10 a ponente, tredici cantieri tornano in attività, sommati a interventi minori;
solo alcuni: sull'A26 due scambi di carreggiata per la galleria Manfreda, tra Ovada e il mare, e per la Lagoscuro nella carreggiata a nord tra Masone e Ovada; il cantiere sull'A12 tra Lavagna e Sestri Levante; una riduzione di carreggiata nella parte dell'A10 di competenza Aspi per il viadotto Casanova tra Albissola e Celle Ligure; in A7 una riduzione di carreggiata da Bolzaneto verso Genova Ovest; sull'A10 da Savona al confine sull'Autostrada dei Fiori il cantiere tra Finale e Pietra Ligure, lavori ai tunnel tra Arma di Taggia e Sanremo e ancora tra Ventimiglia e il confine di Stato, la rampa di svincolo da Savona per Spotorno, due cantieri in direzione Francia tra Imperia Ovest e Arma di Taggia;
appare incoerente e iniquo che l'aumento sia applicato anche alle autostrade liguri, dal momento che, oltre ai costi già alti e agli evidenti disagi evidenziati, manca una correlazione fra rincari e investimenti. Infatti, è bene ricordare che i cantieri in corso sono di messa in sicurezza e non di manutenzione, dal momento che quest'ultima per anni non è stata svolta da chi di dovere;
pertanto, i pedaggi dovrebbero essere diminuiti come forma di indennizzo in favore degli automobilisti lesi se non sospesi –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per far fronte alla grave situazione in cui versano gli utenti delle autostrade liguri, valutando altresì l'opportunità di sospendere i pedaggi autostradali fino al termine dei lavori o di prevedere riduzioni commisurate all'allungamento dei tempi di percorrenza.
(4-02135)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
FURFARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel pieno delle prerogative parlamentari, nella giornata di venerdì 22 dicembre 2023 l'interrogante si è recato per un'ispezione presso il Cas di Montecatini Terme, che è situato nel vecchio Hotel Palladio. Quello che si è potuto riscontrare porta alla luce un quadro fosco e a tratti preoccupante. Norme non rispettate, condizioni igienico-sanitarie allarmanti, ben oltre la legalità, con stanze – in alcune, i riscaldamenti non funzionano o funzionano male – piene di muffa dove si fatica a respirare per pochi minuti e dove in pochi metri quadri vivono e dormono tre, quattro minori. Minori spesso non accompagnati che condividono gli stessi spazi di altri adulti e che, al contrario di ciò che prescrive la legge e della loro volontà, non frequentano la scuola. Il decreto legislativo n. 142 del 2015 ha introdotto la possibilità, all'esaurimento dei posti nei centri di prima e seconda accoglienza, di inserire i migranti richiedenti asilo in strutture temporanee, limitate al tempo strettamente necessario al trasferimento nei centri di primo o secondo livello. I centri di accoglienza straordinaria sono dunque strutture, individuate dalla Prefettura del territorio attraverso appositi bandi di gara per l'affidamento di contratti pubblici, e gestite generalmente da cooperative ed associazioni, ove i migranti dovrebbero essere inseriti eccezionalmente, in caso di saturazione del sistema principale, sentito l'ente locale competente per territorio. Da elemento «cuscinetto», da utilizzarsi come ultima spiaggia, i Cas sono tuttavia divenuti un passaggio all'ordine del giorno e utilizzati dal Governo come centri in cui ammassare le persone, siano essi adulti o minori non accompagnati (nonostante sia vietato metterli insieme), in condizioni tutt'altro che normali. Si è scelto infatti, al posto della strategia di accoglienza diffusa che limita nei numeri il peso delle persone che arrivano sugli enti locali, l'idea di concentrare tante persone in pochi luoghi, a danno anche della sicurezza delle comunità. Dalla visita al Cas di Montecatini si è potuto inoltre riscontrare che il pocket money (il contributo in denaro contante per le piccole spese personali degli ospiti) non viene erogato da agosto, e ci sono donne e bambini che hanno bisogno di cure. Un bambino di poco più di un anno con un'ernia ombelicale da operare, una madre con problemi all'anca, un'altra persona con evidenti dolori addominali visitata al pronto soccorso e poi lasciata nella sua condizione senza ulteriori controlli. Una situazione, che l'interrogante ha provveduto a documentare, di evidente incuria e non degna di un paese civile –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per fare luce sulla situazione dell'accoglienza dei migranti nella città di Montecatini – e nel Cas in questione – al fine di garantire un'integrazione degna e ripristinare immediatamente le minime condizioni di legalità e umanità.
(4-02128)
GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il 14 dicembre 2023, probabilmente anche a causa del ritardo con cui sono state avviate le operazioni di soccorso a naufraghi in acque internazionali, 61 persone sono morte e i 25 superstiti, salvati dall'annegamento, sono stati ricondotti a Tripoli e rinchiusi, nei centri di detenzione di Tarek Al Sika;
dalla ricostruzione fatta da l'Unità del 27 dicembre 2023, il Comando delle capitanerie di porto della guardia costiera (Mrcc di Roma) alle ore 17 del 14 dicembre avrebbe ricevuto il primo allarme da Alarmphone su gommone sgonfio con 86 persone a bordo;
il Mrcc avrebbe allertato i soccorsi con messaggio satellitare Inmarsat soltanto alle 21,40 dopo aver diffuso un Navtex soltanto alle 19,26;
la responsabilità di quel soccorso, dunque, anche se con ritardo, è stata assunta di fatto dalle autorità italiane;
il Mrcc, inoltre, ha taciuto che nei pressi della zona del naufragio era presente una nave italiana, il rimorchiatore Asso Trenta;
non è noto per quale motivo il Mrcc abbia avviato i soccorsi con ritardo, taciuto la presenza della Asso Trenta, se il rimorchiatore abbia partecipato ai soccorsi e, nel caso, perché non abbia accolto a bordo nessun naufrago e se si è preferito deliberatamente di non far trasbordare alcun naufrago su una nave italiana per evitare che venissero condotti in un porto italiano;
il soccorso è stato poi effettuato, su ordine dell'Mrcc, nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 2023 dal rimorchiatore Vos Triton, battente bandiera di Gibilterra, ma si è consentito che i naufraghi venissero ricondotti in Libia, in violazione di diverse norme internazionali, come l'articolo 33 della Convenzione di Ginevra e il divieto di respingimenti collettivi e l'articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
secondo le norme internazionali i naufraghi vanno sbarcati nel porto assegnato, che deve essere il porto sicuro più vicino e il territorio libico, dove i sopravvissuti vengono illegalmente detenuti e torturati, non può e non è considerato tale;
l'impressione, ad avviso dell'interrogante, è che, ancora una volta, il Comando delle capitanerie di porto di Roma abbia omesso di effettuare un soccorso tempestivo delegando alla guardia costiera libica il compito di intervenire come se non fosse ormai chiaro che l'obiettivo della Libia è effettuare operazioni non di salvataggio ma di «ri-cattura» dei migranti per riportarli nei propri centri di detenzione dove, anche secondo l'Onu, vengono commessi crimini contro l'umanità;
fonti della guardia costiera hanno spiegato a l'Unità che spesso ormai il Mrcc di Roma, in virtù di una norma amministrativa e non di legge, invece di avviare immediatamente i soccorsi, prima contatta il Ncc, struttura del Ministero dell'interno che coordina operazioni di polizia e non di soccorso marino, avvertendo della presenza in mare di potenziali naufraghi i quali potrebbero essere considerati potenziali migranti da respingere, a dimostrazione di come tali eventi vengano trattati come operazioni di contrasto all'immigrazione e non come operazioni di soccorso e salvataggio –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano chiarire per quale motivo, in relazione all'evento esposto in premessa, i soccorsi sarebbero stati avviati in ritardo rispetto alla prima segnalazione ricevuta, se il rimorchiatore Asso Trenta, presente in zona, sia stato coinvolto nelle operazioni di soccorso e se risponda al vero che il Mrcc, invece di avviare immediatamente i soccorsi, abbia contattato il Ncc del Viminale trattando quindi l'evento come operazione di polizia e non di soccorso, circostanza che probabilmente ha allentato ancora di più le operazioni di salvataggio;
se aver permesso che i superstiti venissero ricondotti in Libia non si configuri come una pratica di respingimento collettivo vietato dalle norme internazionali.
(4-02130)
DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco riveste un ruolo preminente per quanto concerne il soccorso pubblico, la prevenzione e la vigilanza a sostegno e tutela del territorio nazionale e dei cittadini;
destano pertanto grande preoccupazione le quasi croniche condizioni di carenza organica in cui si trovano a operare, ormai da tempo, soprattutto particolari comandi provinciali, come quello di Mantova;
nei giorni scorsi le maggiori organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco di Mantova hanno denunciato le criticità affrontate nel corso del 2023 per riuscire a mantenere il soccorso tecnico urgente alla popolazione;
in particolare, è stata denunciata la preoccupante carenza di personale operativo, ormai ridotto all'osso, in tutte e quattro le sedi del comando provinciale;
a fronte di una pianta organica minima sulle 180-190 unità previste per assicurare un servizio in termini non emergenziali, l'attuale organico si attesta a circa 160-170 unità dislocate tra la sede centrale e i distaccamenti di Suzzara, Viadana e Castiglione delle Stiviere;
si attestano quindi a poco meno di 20 le unità operative del personale di Mantova attualmente carenti, alle quali vanno sommate le carenze del personale assegnato a Mantova ma trasferito in altri comandi a seguito del riconoscimento di benefici di legge, e del personale che non può essere impiegato pienamente nei ruoli operativi, anche per motivi di malattia o altre legittime cause che riducono ulteriormente l'organico in servizio;
il difficile status quo pone in serio rischio il mantenimento della piena operatività delle sedi del comando e, conseguentemente la garanzia di pieno soccorso alla popolazione;
secondo quanto dichiarato in una nota dalle segreterie provinciali dei sindacati della categoria, lo scorso anno «sono stati oltre un milione gli interventi effettuati sul territorio nazionale dal personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» fra i quali si contano «oltre 120.000 quelli svolti in Lombardia e poco meno di 5.000 sul territorio mantovano»;
non sono già mancati episodi drastici come l'avvenuta chiusura della sede distaccata di Viadana nel mese di agosto 2023 come soluzione d'emergenza resasi necessaria per fare fronte alla mancanza di personale minimo;
è dunque di tutta evidenza che la situazione sia insostenibile e non più accettabile perché potenzialmente pericolosa per i lavoratori e la popolazione residente –:
se il Ministro interrogato non intenda quanto prima adottare iniziative volte a prevedere un aumento dell'organico delle unità operative del comando dei vigili del fuoco della provincia di Mantova a fronte delle riscontrate gravi carenze di personale in modo da garantire la piena sicurezza ai cittadini e degli stessi operatori.
(4-02131)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DALLA CHIESA e GATTA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
su tutto il territorio nazionale sono mesi che un numero ingente di personale scolastico assunto per le supplenze temporanee non riceve la retribuzione dovuta, in alcuni casi tale mancanza risale anche a settembre 2023;
a detta di quanto espresso da fonti interne al Ministero, questa problematica si ripresenta ogni anno sin dal 2013 e riguarda soprattutto il periodo settembre-dicembre per cui ogni anno il personale scolastico precario viene pagato in ritardo a causa di specifici problemi burocratici che coinvolgono più Ministeri e diverse Istituzioni;
appare evidente come tale situazione arrechi notevoli disagi e determini condizioni estremamente difficili, in alcuni casi anche drammatiche, per questi lavoratori della scuola che si trovano a non poter affrontare le quotidiane e comuni spese: affitto, bollette, mutuo, spese per trasporti e per i figli –:
quali siano le cause dei ritardi di pagamento degli stipendi del personale scolastico precario;
quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine non solo di far fronte nell'immediato al problema e di retribuire il personale di cui in premessa al più presto possibile ma, soprattutto, al fine di intervenire, anche con iniziative di carattere normativo, a determinare le necessarie condizioni affinché la criticità non si ripeta anche in futuro.
(5-01814)
DE MARIA, QUARTAPELLE PROCOPIO e ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il 5 luglio 2023, con voto definitivo della Camera dei deputati, veniva approvata la proposta di legge per sostenere iniziative in occasione del centenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti;
la memoria della sua figura rappresenta un riferimento fondamentale per la nostra democrazia e la stessa proposta di legge è stata sostenuta da tutti i gruppi parlamentari;
non sono state ancora assunte le iniziative di competenza per rendere effettiva l'attuazione della legge;
il 2024 è l'anno del centenario –:
quali iniziative di competenza intenda assumere per dare effettiva attuazione al provvedimento legislativo sopra ricordato.
(5-01820)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta scritta:
GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
secondo Cerved, in Italia, nel comparto logistica e trasporti operano circa 124 mila imprese che danno occupazione quasi a un milione di lavoratori, generando un fatturato di 123 miliardi di euro;
in base ai dati diffusi dal quotidiano Repubblica, il settore della logistica e del trasporto conta solo in Lombardia 250 mila dipendenti in attività presso circa 18 mila aziende;
di questi, quasi uno su dieci operai al volante di un automezzo, al fine di provvedere a vario titolo alla consegna degli ordini effettuati online;
si tratta dunque di circa ventimila lavoratori, in gran parte assunti con una contrattualizzazione precaria;
la maggior parte di loro è alle dipendenze di aziende che hanno sottoscritto con i committenti contratti di appalto di esternalizzazione del servizio di consegna;
fra queste, 27 in Lombardia mettono a disposizione i propri dipendenti per recapitare ordini Amazon: circa 2.500 lavoratori assunti a tempo indeterminato a cui bisogna aggiungere tutti i lavoratori precari che vengono reclutati nei periodi dell'anno di maggiore necessità;
durante i mesi del picco natalizio e in prossimità dei «Black friday», la forza lavoro aumenta infatti anche del 70 per cento portando a numeri tra le 3.500 e le 4.000 unità, tra contratti a tempo determinato e lavoratori interinali (la maggior parte);
molti corrieri denunciano volumi di consegne che renderebbero arduo rispettare i codici di condotta imposti dalle stesse imprese;
le tratte vengono infatti concluse in anticipo, poiché la valutazione del lavoratore da parte dell'algoritmo avviene in base alla sua produttività, il che spesso conduce a infrazioni alla guida;
chi è precario – la maggioranza – al fine di ottenere un rinnovo del contratto asseconda ancora di più i ritmi insostenibili del software;
inoltre, le franchigie assicurative in caso di danneggiamento del mezzo sono a carico del guidatore, anche qualora la responsabilità sia di terzi;
i lavoratori testimoniano di volumi da una consegna ogni 4 minuti e mezzo, con circa 15 minuti per caricare i pacchi sul furgone e giornate da più di 100 soste, prima di Natale anche 150;
la pausa pranzo di mezz'ora verrebbe evitata da molti per accorciare i tempi, e addirittura ci sarebbe chi è costretto ad orinare direttamente nell'abitacolo utilizzando contenitori di plastica;
il parcheggio in doppia fila per effettuare le consegne sarebbe usuale, alla guida si manterrebbero velocità sostenute, mettendo in pericolo sé e gli altri, sotto un continuo monitoraggio da parte dell'algoritmo, che causerebbe un consistente stress psicologico;
il sindacato Filt-Cgil, con i rappresentanti sindacali delle 27 società, ha da mesi chiesto un confronto al committente, senza ottenere riscontri;
a inizio novembre 2023 i corrieri Amazon hanno proclamato lo stato di agitazione in molte città dell'Emilia-Romagna;
in occasione dell'ultimo «Black friday», i lavoratori hanno incrociato le braccia non solo in tutta Italia ma in tutta Europa, rivendicando una retribuzione equa e dignitosa, adeguata all'aumento vertiginoso della mole di lavoro, la riduzione dei carichi insostenibili, ma anche un impegno preciso per ridurre il proprio impatto ambientale della loro attività –:
quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, anche di natura normativa, al fine di porre un limite all'intermediazione di manodopera e alle esternalizzazioni di servizi da parte di grandi imprese committenti, che in tal modo scaricano su terzi ogni responsabilità, lasciando i lavoratori in balia di una condizione di sfruttamento e assoluta sottomissione.
(4-02133)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
SERRACCHIANI e MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 34 del 1996, che segue la 405 del 29 luglio 1975 che ha istituito i consultori, ha inteso creare luoghi deputati a servizi di prossimità, strutture fisiche con una forte dimensione territoriale deputati alla cura delle persone dove la salute viene tutelata in tutte le sue dimensioni;
è implicito nella natura del consultorio che debba servire un numero limitato di persone, sia essere facilmente raggiungibile e operi in stretto collegamento con gli altri servizi della zona e con la comunità del territorio cui fa riferimento;
la dimensione territoriale e locale dei consultori formalmente tutelata dalle normative istitutive, è confermata dal decreto n. 77 del 2022 del Ministero della salute, che prescrive, utilizzando i fondi del PNRR, la presenza di un consultorio ogni 20 mila abitanti nelle aree urbane;
dati recenti segnalano una progressiva riduzione dei consultori, con l'ultimo censimento ufficiale italiano del 2019 che fotografa la presenza di circa il 60 per cento dello standard minimo previsto dalle leggi nazionali (1 ogni 35.000 abitanti), mentre i dati relativi al Friuli Venezia Giulia (1 ogni 47.000 abitanti) rendono questa regione la quarta peggiore dopo Molise, provincia autonoma di Bolzano e Veneto;
secondo una recente indagine dell'istituto superiore di sanità (Iss), in Friuli Venezia Giulia il numero di consultori è già oggi molto inferiore allo standard raccomandato e, nonostante le sedi disponibili presentino buone performances, la capacità attrattiva rispetto alla popolazione residente è molto inferiore rispetto all'atteso;
i consultori già come attualmente strutturati non sono sufficienti a rispondere ai bisogni reali della popolazione e spesso non riescono neppure a intercettarli, tanto più a Trieste dove attualmente è attivo un consultorio ogni 49 mila abitanti;
l'atto aziendale dell'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) che riorganizza i distretti, uscito a maggio 2022, prevedeva il dimezzamento dei distretti triestini da quattro a due, ed essendo in Fvg i consultori legati ai distretti, Asugi ha fatto corrispondere al dimezzamento dei distretti il dimezzamento delle sedi consultoriali, nonostante non viga alcun impedimento per avere più consultori per distretto;
nell'estate del 2022, Asugi ha deciso di chiudere due consultori su quattro nella città di Trieste, quelli di San Giacomo e San Giovanni, che in questo modo saranno a servizio di un bacino di utenza pari a 98 mila abitanti –:
se il Ministro interrogato ritenga questa riorganizzazione ottimale per garantire un servizio capillare o se invece sia penalizzante per l'utenza della città di Trieste, considerando che questa riorganizzazione porta il numero dei consultori a 1 per ogni 98 mila abitanti nel territorio triestino, allontanandosi ulteriormente dalla situazione attuale (1 ogni 49 mila), disattendendo il numero previsto dalla normativa sopra richiamata;
se, valutato incongruo il dimezzamento dei consultori a Trieste, intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché siano rispettati gli indirizzi nazionali di dimensionamento e organizzazione;
se ritenga comunque di adottare le iniziative di competenza volte a potenziare i consultori di tutte le realtà territoriali, con particolare riferimento ai territori periferici e a quelli densamente popolati;
se abbia iniziato a dare seguito in modo efficace alla mozione approvata dalla Camera dei deputati l'8 marzo 2023 che si poneva, fra gli altri, l'obiettivo di adottare iniziative per sviluppare la rete dei consultori familiari quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico alla salute, a tutela della salute della donna, degli adolescenti, delle coppie e della famiglia diffusi sull'intero territorio nazionale e orientati ad attività di prevenzione e promozione della salute.
(4-02132)
BOLDRINI, ASCARI, BAKKALI, CASU, DI BIASE, FORATTINI, GHIO, GHIRRA, GUERRA, MALAVASI, MARINO, PAVANELLI, ROGGIANI, SCARPA e ZAN. — Al Ministro della salute, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
notizie di stampa («Noi donne lasciate sole», centinaia di consultori cancellati in tutta Italia per i tagli al Welfare, in «la Repubblica», 8 gennaio 2024) confermano che – secondo gli ultimi dati disponibili – i consultori pubblici dell'intero Paese continuano a subire chiusure o drastici depotenziamenti a causa dei tagli al welfare e della conseguente assenza di investimenti;
si ricorda che i consultori, istituiti dalla legge n. 405 del 1975, sono uno strumento fondamentale per attuare servizi a tutela della salute delle donne, in virtù di un approccio multidisciplinare che non prevede soltanto attività e assistenza di tipo medico, ma anche psicologico, sociale e culturale;
malgrado ciò, l'andamento generale vede non solo diminuire i consultori territoriali per l'assenza di finanziamenti, ma anche focalizzare la loro attività in maniera prevalente sulla maternità, a discapito dei servizi di assistenza sociale e psicologica, nonché di tipo culturale. La penalizzazione degli organici, e conseguentemente delle attività, va peraltro a svantaggio dei soggetti a basso reddito, dal momento che i servizi offerti dai consultori sono gratuiti;
si evidenzia, inoltre, che nei consultori viene registrata l'esorbitante presenza di ginecologi e personale che esercitano obiezione di coscienza sulla legge n. 194 del 1978, in linea con l'altissimo tasso di obiezione rilevato tra i medici e il personale sanitario nazionale, al punto di rendere problematica se non addirittura impraticabile l'interruzione di gravidanza in molte zone del Paese: le donne che vogliono ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza troppo spesso faticano a reperire informazioni, devono attendere molto tempo per abortire oppure sono costrette a spostarsi in un'altra regione per accedere all'intervento –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti succitati;
quali iniziative di competenza intendano intraprendere per garantire rifinanziamento, potenziamento e riqualificazione dell'intera rete nazionale dei consultori pubblici, anche attraverso l'assunzione di personale con differenti competenze e professionalità, così da assicurare il prezioso approccio «organico» che tali strutture dovrebbero mettere in atto.
(4-02137)
SPORT E GIOVANI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BERRUTO, MANZI, ORFINI, ZINGARETTI e ANDREA ROSSI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da una recente inchiesta pubblicata dalle pagine di La Repubblica dal titolo «Celtiche, slogan, nazisti e archiviazioni. Un'ombra nera dietro la Federfootball», si rivelano episodi e atteggiamenti nazifascisti legati al football americano praticato, a quanto documentato, da orde di ultranazionalisti italici;
i fatti più recenti risalgono alla finale per il 3° posto degli Europei di Göteborg, Svezia-Italia, in cui il coach azzurro, Giorgio Gerbaldi, mostrava il braccio teso in segno di saluto fascista;
il presidente della Fidaf, Leoluca Orlando, ha da subito stigmatizzato l'episodio, rimandando ad indagini federali, mentre il suo vice, Fabio Tortosa, sembrerebbe aver inviato messaggi intimidatori sotto lo pseudonimo «Giorgio Chinaglia Ostia», il bomber il cui nome viene abusato come feticcio storico dagli irriducibili della Curva Nord laziale che, da sempre non nascondono simpatie fasciste;
come sottolinea l'inchiesta di La Repubblica, il vicepresidente Tortosa sarebbe stato coinvolto, in quanto ex poliziotto, nella drammatica storia del «massacro messicano» alla Diaz del G8 di Genova, e che avrebbe, all'epoca dei fatti, definito Carlo Giuliani «uno che fa schifo anche ai vermi»;
episodi simili sono avvenuti anche in occasione di manifestazioni legate al flag football, in cui un altro coach. Mauro Florio, nella finale nazionale di Grosseto «esibiva una celtica al collo sotto divisa Fidaf. Intorno a lui ragazzi dai 10 ai 17 anni»;
ancora, durante un raduno a Cecina – riporta sempre La Repubblica – i membri della nazionale junior di flag hanno fatto il saluto romano a bordo del furgone che li trasportava. L'immagine di queste braccia tese è stata poi immortalata dallo smartphone di Francesco Caruso, allora team manager delle squadre nazionali maschili junior, che ha pubblicato l'immagine incriminata sul suo profilo Facebook portandolo alla sospensione da parte della Federazione di due mesi con una sanzione pecuniaria di 500 euro;
tali episodi gettato un'ombra preoccupante nel settore del football e del flag football;
si è ormai di fronte al dilagare di notizie e immagini che circolano in rete: basti pensare alle più recenti girate nel quartiere Tuscolano a Roma, in occasione della commemorazione dei morti di via Acca Larentia, il 7 gennaio 2024, e ai gesti e canti fascisti prima della partita del derby tra Lazio e Roma del 10 gennaio 2024;
la legge n. 645 del 1952, come è noto, punisce all'articolo 4 l'apologia del fascismo e all'articolo 5 il compimento di manifestazioni fasciste, così come prevede all'articolo 3 le modalità di scioglimento di gruppi che comportino la riorganizzazione del disciolto partito fascista;
del resto la Costituzione è saldamente fondata, storicamente e culturalmente, sul valore dell'antifascismo che dovrebbe essere una pietra miliare del sentimento di unità nazionale, come più volte ricordato anche dal Capo dello Stato, e testimoniato anche dalla dodicesima disposizione transitoria della Costituzione, che vieta espressamente la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista –:
quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, per contrastare il fenomeno di organizzazioni neofasciste nello sport e nelle tifoserie e per attivare, per quanto di competenza, le procedure atte allo scioglimento dei gruppi neofascisti che, anche nel settore sportivo, espressamente inneggiano al disciolto partito fascista o ne richiamano fedelmente simbologia e modalità.
(5-01815)
BERRUTO, MANZI, ORFINI e ZINGARETTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo 28 febbraio 2021 n. 36 stabilisce che alle figure degli istruttori presso impianti e circoli sportivi e dei direttori tecnici e istruttori presso associazioni e società sportive, già iscritti e quindi assicurati presso il fondo previdenziale dei lavoratori dello spettacolo ex Enpals, come previsto dal decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 15 marzo 2005, è riservato il diritto di trasmigrare al fondo Inps gestione separata, con effetto retroattivo dal 1° luglio 2023, salvo aver esercitato espressa opzione per restare iscritto al vecchio fondo previdenziale;
tale opzione sarebbe dovuta essere esercitata entro lo scorso 31 dicembre 2023 tramite accesso al portale Inps seguendo una procedura telematica;
le varie agevolazioni (decontribuzione fino a 5 mila euro annui, detassazione fino a 15 mila euro annui, aliquota contributiva ridotta, procedure amministrative semplificate tramite il portale del registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, eccetera), come previsto dall'articolo 35 succitato, spettano esclusivamente ai lavoratori iscritti alla gestione separata;
come segnalato dal settore, molti sportivi, anche a causa di una mancanza di informazioni e di non facile fruizione del sito del Dipartimento per lo sport e del Ministero del lavoro non hanno rispettato il termine del 31 dicembre, determinando l'automatico passaggio di iscrizione al fondo Inps gestione separata;
ciò comporta il rischio di versamenti previdenziali eseguiti dal club dilettantistico al fondo previdenziale sbagliato e per importi sbagliati, con evidente irregolarità e rischio di addebito di contestazioni e sanzioni;
la descritta situazione potrebbe essere sanata con una remissione in bonis prorogando il termine del 31 dicembre 2023 stabilito dal comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 36 del 2021, avviando parallelamente un'adeguata campagna informativa –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suesposti e – in ogni caso – se non intendano adottare, in tempi brevi, iniziative normative tese a prorogare il termine di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 36 del 2021 e contestualmente avviare una campagna di informazione e sensibilizzazione a favore degli sportivi già iscritti al fondo previdenziale ex Enpals, consentendo ai soggetti interessati di fruire di un ulteriore lasso di tempo entro cui esercitare l'opzione per restare ivi iscritti oppure, in caso di silenzio, passare consapevolmente al fondo Inps gestione separata.
(5-01817)
BERRUTO, MANZI, ORFINI e ZINGARETTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il comma 8-quinquies dell'articolo 35 del decreto legislativo 28 febbraio 2021 n. 36 stabilisce che l'adempimento della comunicazione mensile all'Inps dei dati retributivi e delle altre informazioni utili al calcolo dei contributi può essere assolta mediante apposita funzione telematica istituita nel portale del registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche (Ras);
tale facilitazione consente di ottemperare all'adempimento in modo più agevole da parte dei club dilettantistici e, soprattutto, con evidente risparmio in funzione dei costi relativi al ricorso ai consulenti esterni, allorquando i compensi agli sportivi abbiano superato l'ammontare annuo di 5 mila euro, oltre il quale scattano gli obblighi contributivi e previdenziali;
come denunciato dal settore, a quasi sette mesi dall'entrata in vigore della riforma del lavoro sportivo, la norma è del tutto inattuata, stante il fatto che nel suddetto portale non è ancora prevista la procedura descritta;
il fatto che l'Ispettorato nazionale del lavoro e l'Inps, con proprie circolari del 2023, abbia sostanzialmente provato a suggerire l'adozione del sistema comunicativo ordinario anziché di quello adottabile tramite il portale del registro nazionale RAS, non può rappresentare la soluzione alla carenza descritta ma, semmai, soltanto un temporaneo rimedio-ponte in attesa che detto portale consenta a qualunque club dilettantistico di provvedere in autonomia e con semplicità all'invio delle comunicazioni retributive mensili;
tale ritardo rischia di determinare disagi e costi per i club dilettantistici –:
se i Ministri interrogati non intendano tutelare il mondo dello sport dilettantistico provvedendo, in tempi brevi, all'attuazione delle disposizioni di cui al comma 8-quinquies dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 36 del 2021, anche prevedendo la possibilità di accesso alla piattaforma telematica del registro nazionale Ras per le funzioni di comunicazione mensile dei dati retributivi all'Inps.
(5-01818)
BERRUTO, MANZI, ORFINI e ZINGARETTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il comma 1 dell'articolo 25 del decreto legislativo 28 febbraio 2021 n. 36 definisce lavoratori sportivi gli atleti, gli allenatori, gli istruttori, i direttori-tecnici, direttori sportivi e direttori di gara, che esercitano dietro retribuzione un'attività sportiva a favore di un soggetto dell'ordinamento sportivo, ed estende tale definizione a ogni altro tesserato che svolga, dietro retribuzione, le mansioni rientranti, sulla base dei regolamenti tecnici della singola disciplina sportiva, tra quelle necessarie per lo svolgimento di attività sportiva;
il comma 1-ter del medesimo articolo 25, stabilisce che le mansioni necessarie per lo svolgimento di attività sportiva sono approvate con decreto dell'Autorità di Governo delegata in materia di sport, sentito il Ministro del lavoro e delle politiche sociali; detto elenco è tenuto dal Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri e include le mansioni svolte dalle figure che, in base ai regolamenti tecnici delle Federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive associate, anche paralimpiche, sono necessarie per lo svolgimento delle singole discipline sportive e sono comunicate al Dipartimento per lo sport, attraverso il CONI e il CIP entro il 31 dicembre di ogni anno; in mancanza, si intendono confermate le mansioni dell'anno precedente;
come è noto, le norme sul lavoro sportivo recate dal decreto citato sono entrate in vigore il 1° luglio 2023 e hanno solcato uno spartiacque epocale fra vecchio e nuovo regime giuridico, previdenziale e tributario;
la principale novità del predetto articolo 25 è quello di aver perimetrato e tipizzato la figura del lavoratore sportivo, facendo chiarezza su quali siano le figure che è possibile inquadrare con la collaborazione sportiva fruendo della decontribuzione fino a 5 mila euro e della detassazione fino a 15 mila euro annui, ma anche dei supporti informatici messi a disposizione dal portale del Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche (Ras o Rasd), grazie ai quali è possibile evitare o semplificare gran parte degli adempimenti burocratici normalmente facenti capo al datore di lavoro;
qualunque club dilettantistico svolge la propria attività istituzionale grazie anche ad una serie di soggetti tesserati con mansioni non didattiche, non agonistiche, non direttoriali, bensì operative: si tratta di ruoli necessari e addirittura obbligatori secondo i regolamenti emanati da ciascuna federazione sportiva: si va dal segnapunti al dirigente accompagnatore, dall'addetto all'arbitro all'ufficiale di campo, dall'addetto alle statistiche all'allestitore del campo gara, e così via;
a quasi sette mesi dall'entrata in vigore delle norme sul lavoro sportivo, questi ruoli non sono ancora di fatto inseriti fra quelli del lavoro sportivo, dunque non è possibile retribuirli fruendo delle semplificazioni e agevolazioni previste dal decreto legislativo 28 febbraio 2021 n. 36;
tale situazione, oltre a provocare disagio nei club sportivi e negli stessi consulenti chiamati a supportare le associazioni e società sportive, rischia di generare irregolarità lavoristica per via di una norma già vigente ma ancora non completata nella sua attuazione, mancando il decreto del Ministro per lo sport e i giovani richiesto dal narrato comma 1-ter;
senza tale decreto, nessun club dilettantistico è nelle condizioni di quantificare esattamente il costo del lavoro sportivo, di redigere un budget, rischiando, di fatto, di non poter partecipare ai bandi di assegnazione degli impianti sportivi comunali –:
se non si intenda adottare il decreto di cui al comma 1-ter dell'articolo 25 del decreto legislativo n. 36 del 2021 in tempi brevi, scongiurando così diffuse irregolarità a scapito dei lavoratori ma anche degli stessi sodalizi sportivi.
(5-01819)
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Frijia n. 4-00820 del 13 aprile 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01813.
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ASCARI, PAVANELLI, MARIANNA RICCIARDI, AIELLO, FEDE, GHIO, FERRARI, BOLDRINI, CARMINA, CAPPELLETTI, DI LAURO, SCUTELLÀ, CAROTENUTO, AMATO, FORATTINI, CIANI, DELL'OLIO, RAFFA, MORFINO, AURIEMMA, BARZOTTI, ROGGIANI, CASU, ILARIA FONTANA, MANZI, ORRICO, CARAMIELLO, MALAVASI, QUARTINI, CHERCHI, GRIBAUDO, IACONO, MARINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
tra la sig.ra M.C.A. e il sig. M.R. ha avuto luogo negli anni 2013 e seguenti una relazione sentimentale con brevi periodi di coabitazione e lunghi periodi di separazione, della durata di circa 4 anni, finita per volontà della sig.ra A. a causa dei continui maltrattamenti e percosse da parte del sig. R., agente scelto della polizia di Stato, in servizio presso la procura della Repubblica di Roma;
dalla relazione il 9 maggio 2014 è nato un figlio, M.;
dalla nascita fino al 2020 il minore è stato affidato congiuntamente ad entrambi i genitori con regime di visita da parte del padre, che però non è stato mai osservato perché il minore ha sempre mostrato ostilità nei confronti del padre;
secondo quanto consta all'interrogante, quest'ultimo, per avere con sé il figlio, per oltre venti volte avrebbe chiamato la forza pubblica ed è intervenuta la polizia di Stato, senza che peraltro venissero raggiunti momenti di pacificazione;
a metà del 2020 la sig.ra A. ha iniziato un giudizio avanti al tribunale di Roma, chiedendo l'affidamento esclusivo del minore con, eventualmente, la disciplina di un regime di visita dello stesso da parte del padre;
il sig. R. si è costituito e si è opposto a tutte le domande della sig.ra A.;
nel corso del giudizio è stata espletata in due fasi una consulenza tecnica affidata alla dottoressa L. che ha depositato due relazioni una il 9 giugno 2021 ed una seconda il 26 novembre 2022 consigliando che tanto il padre che la madre facessero percorsi di sostegno alla genitorialità e il sig. R. di sostegno personale; nel secondo aggiornamento depositato il 26 novembre 2022 ha fatto presente che non vi sono i presupposti per il collocamento del minore in una casa famiglia;
nel corso del giudizio il minore è stato affidato ai servizi sociali e allo stesso è stata nominata una curatrice speciale e infine è stato nominato un tutore provvisorio ed è stato attivato il sostegno Sismif;
secondo quanto consta all'interrogante la sig.ra A. avrebbe chiesto per cinque volte che venisse disposto l'ascolto del minore ma le richieste sarebbero state sempre disattese dal Tribunale il quale si è sempre «adagiato» sulle conclusioni della CTU e non ha mai svolto una indagine sul minore al fine di accertare i motivi di ostilità dello stesso nei confronti del padre;
avverso i provvedimenti provvisori adottati nel corso del giudizio sono stati proposti due reclami alla corte d'appello di Roma, il primo dei quali è stato deciso negativamente con una motivazione, ad avviso dell'interrogante, meramente apparente che verrà impugnata con ricorso per cassazione, mentre per il secondo è stato previsto uno svolgimento fino al giugno 2024;
a seguito del rifiuto di M. di passare le vacanze dal 10 fino al 22 agosto 2023 con il padre ad istanza del tutore provvisorio è stato attivato un procedimento d'urgenza con udienza collegiale tenuta l'8 settembre 2022, al termine della quale il tutore provvisorio ha chiesto la decadenza dei genitori dalla responsabilità genitoriale e il collocamento del minore in una casa famiglia, conclusioni che sono state fatte proprie dal pubblico ministero presente in udienza nonché dal sig. R. che ha dichiarato che il collocamento del minore in una casa famiglia è nel suo personale interesse;
non è la prima volta che si è costretti a rilevare che spesso consulenze e processi si svolgono con riferimento alle sole persone dei genitori, mentre non viene riconosciuto alcun ruolo al minore e alle sue esigenze –:
se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo il Ministro interrogato intenda assumere perché si renda non eludibile l'obbligo da parte delle competenti autorità giudiziarie di ascoltare il minore.
(4-01767)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, riferito di una vicenda processuale che ha visto coinvolta una coppia di genitori ed il figlio minorenne, si avanzano quesiti in ordine alle eventuali iniziative, anche di carattere normativo, affinché si renda non eludibile l'obbligo da parte delle competenti autorità giudiziarie di ascoltare il minore.
Orbene, sulla precipua tematica merita segnala che gli articoli 473-bis.4, 473-bis.5 e 473-bis.6 del codice di procedura civile introdotti dal decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149 disciplinano proprio l'istituto dell'ascolto del minore, il quale vanta un vero e proprio diritto di esprimere il proprio pensiero in tutte le questioni e le procedure finalizzate a incidere sulla propria sfera individuale; nei casi di rifiuto del minore di aver contatti con uno o entrambi i genitori, è stato previsto il dovere del giudice di accertare con urgenza le cause del rifiuto, procedendo personalmente all'ascolto del minore e assumendo ogni informazione ritenuta necessaria (articolo 473-bis.6 del codice di procedura civile), fatta salva la possibilità di farsi assistere da un esperto o altro ausiliario.
Pertanto, le eventuali anomalie nel concreto utilizzo del delicato strumento conoscitivo, ben può essere censurato secondo gli usuali meccanismi procedimentali di impugnazione.
Ciò premesso, in relazione alla vicenda citata, è stata acquisita specifico contributo conoscitivo stilato dall'autorità giudiziaria interessata, ovvero il tribunale di Roma, dalla cui relazione, nei limiti di quanto ostensibile, emerge che «(...) con decreto in data 6.9.2023, depositato il 12.10.2023, essendo stati accertati gravi profili di inidoneità genitoriale incidenti sul sano sviluppo psicofisico del minore, è stata disposta la decadenza di entrambi i genitori dall'esercizio della responsabilità genitoriale, la conferma del tutore provvisorio fino alla nomina di quello definitivo da parte del giudice tutelare e il collocamento eterofamiliare del minore.».
Nella relazione si legge, in particolare, che il minore era stato «già ascoltato dalla consulente del PM in sede penale, dalla consulente del Tribunale in sede di integrazione della iniziale CTU, dalla Curatrice speciale, dalla Tutrice provvisoria e dalla sua terapeuta, neuropsichiatra infantile (...), ritenendo inutilmente stressogeno e pertanto pregiudizievole per lo stesso tale ulteriore incombente (...) avuto riguardo alla condizione di fragilità di M. evidenziata nel suddetto decreto (all'esito dell'iniziale valutazione neuropsichiatrica il bambino è risultato (...omissis..); la relazione della psicoterapeuta in data 15.6.2022, agli atti, evidenziava ancora uno stato di “confusione emotiva” del minore e l'integrazione peritale ha evidenziato la persistenza di “rischio di sofferenza psicologica e di possibili esiti psicopatologici futuri”). Peraltro, la stessa terapeuta del minore, neuropsichiatra infantile, come riferito dalla Curatrice speciale (...), aveva convenuto con quest'ultima in merito alla non rispondenza all'interesse del minore e/o alla inutilità del suo ulteriore ascolto (come chiaramente rappresentato nelle note autorizzate della Curatrice in data 16 giugno 2022 a cui è allegata la relazione della terapeuta in data 15 giugno 2022, nonché nel verbale d'udienza del 22 giugno 2022).».
Il provvedimento dà conto del complesso iter procedimentale e dei numerosi interventi attivati nell'interesse del minore prima di disporne il collocamento in casa-famiglia, nonché delle ragioni che hanno condotto l'autorità giudiziaria a non procedere all'audizione diretta del minore di soli 9 anni, in quanto contraria al suo miglior interesse e comunque superflua.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
sono sempre più frequenti le segnalazioni sulla presenza di presunte anomalie nell'adozione di provvedimenti inerenti minori e/o soggetti fragili da parte dell'autorità giudiziaria;
sembrerebbe che spesso vengano emessi provvedimenti gravi e incidenti sulla vita di intere famiglie, senza contraddittorio, ma esclusivamente sulla base delle relazioni del servizio sociale territorialmente competente;
è stata portata all'attenzione dell'interrogante la vicenda di un giovane ragazzo, allontanato dall'affetto e cura della famiglia e collocato, dapprima presso l'abitazione della nonna materna e, successivamente, presso una struttura protetta, a causa di presunti fatti di maltrattamenti da parte della madre, indagata nell'ambito di un procedimento penale poi definito con l'archiviazione;
sembrerebbe che su richiesta del servizio sociale, sia stato aperto presso il tribunale di Brescia il procedimento di volontaria giurisdizione per la nomina di un amministratore di sostegno del ragazzo, tutt'oggi pendente;
secondo quanto consta all'interrogante, l'allontanamento forzoso e ingiustificato dagli affetti avrebbe avuto forti ripercussioni sulle condizioni di vita e di salute del ragazzo: totale regressione, confusione e turbamento, drastica perdita di peso, per i quali si è reso necessario un ricovero in ospedale;
l'autorità procedente avrebbe disposto che il ragazzo possa rientrare presso l'abitazione materna per soli tre giorni a settimana con l'assistenza di una figura infermieristica per 24 ore, solo per i primi tre mesi;
è opportuno che tali delicate situazioni vengano affrontate e gestite con estrema attenzione; non è tollerabile, in ragione dei valori in gioco, alcuna gestione superficiale; sulle istituzioni grava un obbligo di vigilanza e d'intervento immediato –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare o intraprendere a tutela del pieno esercizio del diritto alla difesa e al contraddittorio, onde scongiurare il rischio che l'adozione di provvedimenti giudiziari, analogamente al caso segnalato in premessa, arrechi grave pregiudizio ad intere famiglie.
(4-01810)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame deve essere posto in risalto che – così come emerge dalla nota estesa in data 20 novembre 2023 dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Brescia – il procedimento di volontaria giurisdizione n. 12040 del 2021 tribunale Brescia relativo alla amministrazione di sostegno in favore di L. C. veniva iscritto il 24 agosto 2021.
Siffatto procedimento si è dipanato attraverso queste fasi:
24 agosto 2021: deposito del ricorso da parte dei servizi sociali del comune di Rezzato per la nomina urgente dell'amministratore di sostegno in favore di L. C., nato nell'anno 2003. Nella allegata relazione, i servizi sociali sottolineavano che: L. C. risultava affetto dalla nascita da paralisi cerebrale infantile con tetraparesi spastica, con assenza di linguaggio verbale, deambulazione e controllo sfinterico. Era pertanto riconosciuto invalido civile al 100 per cento, con indennità di accompagnamento. Dall'anno 2012 il nucleo familiare di L. C. viveva a Rezzato e il beneficiario, seguito dai genitori L. B. e T. P., dalla rete familiare materna e dai servizi sociali, necessitava di proseguire l'istruzione domiciliare e un intenso programma riabilitativo. Nel mese di settembre dell'anno 2017 L. C. era stato iscritto alla scuola secondaria di primo grado...con programma mirato e insegnante di sostegno; dall'anno 2020 era iscritto alla scuola secondaria..., con buoni risultati. Nel corso dell'anno 2019 i genitori di L. C. si separavano e la madre T. P. si occupava principalmente delle decisioni concernenti il figlio, con l'assenso del padre L. B.;
i genitori di L. C., in particolare la madre T. P., erano convinti che il figlio avesse una problematica solo fisica e nessun deficit cognitivo e ricercavano per tale motivo cure riabilitative cambiando continuamente specialisti. Durante la pandemia le richieste della madre T. P. ai servizi sociali divenivano sempre più continue e aggressive, sino a richiedere l'inserimento di L. C. in una struttura poiché «...se andiamo avanti così lo butto dalla finestra...». I servizi sociali suggerivano un ricovero temporaneo di L. C. nel centro per disabili N., ciò che veniva rifiutato dalla madre T. P. sul presupposto che ciò non andasse bene per il figlio, che aveva un disagio solo fisico e doveva studiare;
va segnalato che in data 18 agosto 2021 M. L., zia materna di L. C., domandava un intervento urgente in quanto la nonna materna M. M. A. era stata costretta ad allontanarsi con L. C. dall'abitazione della madre T. P., poiché costei, in stato di agitazione per lo scarso rendimento da parte del figlio, inveiva contro quest'ultimo, strattonandolo e schiaffeggiandolo. I servizi sociali, sentiti il padre L. B., la zia materna M. L. e la nonna materna M. M. A. che offrivano versioni discordanti (per il padre L. B. si era trattato di un normale rimprovero del genitore verso il figlio, per là zia M. L. erano stati veri e propri maltrattamenti e per la nonna M. M. A. la madre T. P. era stanca e doveva farsi aiutare), collocavano temporaneamente L. C. nell'abitazione della nonna M. M. A. con il padre L. B., abitazione tuttavia non consona alle esigenze del ragazzo a causa della presenza di barriere architettoniche (scale) e soggetta alle incursioni della madre T. P., che viveva al piano sottostante. Pertanto i servizi sociali, «...a causa dell'iper – curia prolungata dai genitori e per le ipotesi di maltrattamento in seguito al comportamento psicologicamente ed emotivamente disturbato della mamma che non accetta il permanere della condizione di disabilità del figlio rendendola aggressiva e violenta...», proponevano la nomina urgente di un amministratore di sostegno terzo rispetto alla rete familiare nella persona dell'avvocato R. L., con poteri sostitutivi e in particolare «...di individuare, se del caso, idonea collocazione per L. C., anche in seguito a consulenza tecnica di ufficio della mamma; esprimere il consenso, se del caso, alla revisione/contenimento delle terapie somministrate a L. C...»;
25 agosto 2021: il giudice tutelare nominava in via urgente l'amministratore di sostegno in favore di L. C. nella persona dell'avvocato. R. L., con poteri sostitutivi;
26 agosto 2021: il giudice tutelare autorizzava il trasferimento di L. C. in una residenza sanitaria per disabili;
31 agosto 2021: in sostituzione dell'avvocato. R. L., dimissionaria, veniva nominata amministratore di sostegno, su istanza dei Servizi Sociali, la dottoressa B. F.;
14 settembre 2021: stante l'aggravamento delle condizioni di salute del beneficiario L. C. dovute alla disfagia, con grave perdita di peso e piaghe da decubito, l'amministratore di sostegno veniva autorizzato dal giudice tutelare al ricovero di L. C. nel pronto soccorso degli Spedali Civili di Brescia e, successivamente, in Pediatria, con l'inserimento di sondino nasogastrico e gastrostomia endoscopica percutanea (PEG);
1 ottobre 2021: a fronte della stabilizzazione delle condizioni di L. C., l'amministratore di sostegno informava il giudice tutelare che, all'esito delle dimissioni dagli Spedali Civili di Brescia, L. C. sarebbe stato inserito nella residenza sanitaria per disabili N., sulla scorta della relazione psicodiagnostica della, dottoressa R. R.: «...la separazione dai genitori, in particolar modo dalla madre, pare avere dato luogo a un peggioramento della condizione fisica generale, almeno inizialmente. In buona misura però questo peggioramento è stato sostenuto da un'assistenza carente presso la struttura cui era stato appoggiato. Pare infatti che sia giunto in ospedale gravemente disidratato, sottoalimentato e con piaghe da decubito. Non presenta alcuna autonomia personale o sociale. È dipendente dalle cure di un terzo per ogni atto della vita quotidiana. Presenta un importante ritardo di sviluppo, compatibile con ritardo mentale grave (ICD-10: F72). Al termine del ricovero ospedaliero, è auspicabile l'inserimento in struttura residenziale adeguatamente attrezzata..»;
5 ottobre 2021: sentiti i genitori L. B. e T. P., l'amministratore di sostegno e servizi sociali, il giudice tutelare autorizzava il diritto di visita dei genitori presso la residenza sanitaria per disabili N. (ove L. C. era stato collocato) e l'attivazione della didattica a distanza per L. C.;
4 dicembre 2021: l'amministratore di sostegno chiedeva l'interruzione della frequenza scolastica, su indicazione della dottoressa R. R. secondo cui «...la continuazione della scuola sarebbe una stimolazione eccessiva e inutile...»;
1° febbraio 2022: l'amministratore di sostegno suggeriva di sospendere le visite dei genitori L. B. e T. P., sulla scorta delle comunicazioni della responsabile della residenza sanitaria per disabili N. riflettenti comportamenti non collaboranti della madre, quali: escandescenze, un tentativo di strappare la PEG, insulti, manovre invasive, baci e abbracci al beneficiario L. C. e mancato rispetto delle regole COVID;
14 giugno 2022: veniva depositata la consulenza tecnica di ufficio nella quale si leggeva che «...L. C. ha raggiunto un peso stazionario (36 kg, sempre sottopeso) e non ha più avuto episodi infettivi...; partecipa ad attività all'interno di un gruppo con altri pazienti affiancato dall'educatore di riferimento. Svolge attività di ascolto, lettura, lettura della fiaba animata, karaoke sia al mattino sia al pomeriggio uscendo anche nel giardino esterno...si registra nei genitori un grado di consapevolezza parziale rispetto alle effettive condizioni di disabilità del figlio...» concludendo nel senso che «...la soluzione maggiormente tutelante per L. C. rimane per ora quella del contesto comunitario assistenziale ove è attualmente collocato (residenza sanitaria per disabili N.) con la possibilità di effettuare permessi presso l'abitazione della madre T. P. (anche di più giorni) al fine di sperimentare e verificare l'effettiva capacità di gestione da parte della stessa sotto stretto monitoraggio da effettuarsi al domicilio e al rientro nella residenza sanitaria per disabili. Ritengo che il periodo di sperimentazione della durata di 2 mesi sia troppo breve e che sia auspicabile un periodo di 6 mesi; ...sottolineo quanto sia opportuno, nel primario interesse del beneficiario, la designazione quale amministratore di sostegno di un soggetto estraneo al nucleo familiare com'è la figura attuale. Così come ritengo opportuna per l'amministrato la prosecuzione della frequenza presso l'istituto ...anche in modalità didattica a distanza..»;
27 giugno 2022: sulla scorta della relazione del consulente tecnico di ufficio, il giudice tutelare confermava la nomina quale amministratore di sostegno della dottoressa B. F.;
15 settembre 2022: l'amministrazione di sostegno riferiva circa l'impossibilità di attuare le prescrizioni indicate dal consulente tecnico di ufficio a cagione delle ingerenze dei genitori L. B. e T. P.;
19 ottobre 2022: udienza di audizione dell'amministratore di sostegno e dei responsabili della residenza sanitaria per disabili N., i quali riferivano che i genitori L. B. e T. P. non comprendevano la gravità del quadro clinico del figlio L. C., limitando le problematiche a quelle fisioterapiche, e avvertivano che «...consentire il rientro al domicilio del ragazzo significa quindi esporlo ad un rischio elevato, considerata la dimostrata incapacità dei genitori di comprendere realmente le necessità e le esigenze di cura e di assistenza del figlio; ...quando i genitori sono in struttura devono essere sorvegliati per evitare che compiano gesti dannosi per il figlio...»;
15 dicembre 2022: il giudice tutelare autorizzava i rientri di L. C. a casa per 3 giorni alla settimana, con assistenza infermieristica h. 24 e con monitoraggio da parte della consulente tecnica di ufficio;
10 marzo 2023: l'amministratore di sostegno comunicava l'impossibilità di effettuare i rientri, posto che continuavano da parte dei genitori L. B. e T. P. difficoltà di comunicazione, atteggiamenti oppositivi e mancanza di collaborazione;
28 marzo 2023: la madre T. P. contestava le modalità di trasporto di L. C., l'assistenza infermieristica e le cure fisioterapiche;
4 maggio 2023: sentiti l'amministratore di sostegno, i genitori L. B. e T. P. e i responsabili della residenza sanitaria per disabili N., il giudice tutelare confermava i rientri di L. C. tramite mezzo scelto su accordo tra genitori e amministratore di sostegno, assistenza infermieristica per 3 ore al giorno con personale scelto su accordo tra genitori e amministratore di sostegno e monitoraggio della consulente tecnica di ufficio;
29 giugno 2023: miglioramento della salute di L. C. (aumento di peso) e maggiore collaborazione dei genitori L. B. e T. P.;
19 settembre 2023: il giudice tutelare, in ragione della prosecuzione dei rientri di L. C. con effetto positivo sulla sua salute, disponeva: la sostituzione dell'amministratore di sostegno dottoressa B. F. con il padre L. B. congiuntamente alla madre T. P.; lo stabile rientro a casa di L. C. con le seguenti prescrizioni, salvo diverso accertamento da parte di un medico scelto di comune accordo tra i genitori: «...manterrà la carrozzina che sta attualmente utilizzando; assistenza di una figura infermieristica a domicilio; se L. C. si ammalasse durante la permanenza a casa, nel caso di situazione acuta deve essere contattata la guardia medica o attivato il 112 con invio in pronto soccorso; la PEG andrà mantenuta posizionata in sede e gestita adeguatamente dal personale infermieristico; verrà garantita l'assunzione della terapia farmacologica in corso; verrà estesa una relazione di aggiornamento bimestrale...».
Sulla scorta della cronologia degli eventi sinora sviluppata deve essere evidenziato che:
il decreto di nomina dell'amministratore di sostegno provvisorio e il mutamento della collocazione del beneficiario L. C. veniva disposto in via urgente dal giudice tutelare sulla base di un'articolata relazione dei servizi sociali che, a fronte del grave conflitto tra i genitori L. B. e T. P. e i parenti materni e della non accettazione della disabilità del figlio da parte della madre – che aveva comunicato ai servizi sociali di «...non poterne più...» e di volere collocare il figlio in una struttura, pur rifiutando la residenza sanitaria per disabili N. –, proponevano la nomina di un soggetto terzo quale amministratore di sostegno e un cambio di collocazione di L. C.;
dall'udienza del 5 ottobre 2021 in avanti, tutti i provvedimenti venivano assunti dal giudice tutelare all'esito del contraddittorio tra l'amministratore di sostegno, i genitori L. B. e T. P. e i responsabili della residenza sanitaria per disabili N.;
a causa della intensa conflittualità tra i soggetti coinvolti, si rendevano necessari plurimi approfondimenti istruttori (consulenza tecnica di ufficio, relazioni periodiche della consulente tecnica di ufficio e dell'amministratore di sostegno e udienze di monitoraggio);
l'adozione del decreto di archiviazione del procedimento penale avviato nei confronti della madre T. P. in relazione al reato di maltrattamenti in danno di L. C. veniva notificata all'amministratore di sostegno in data 2 gennaio 2022, ossia successivamente al ricovero del beneficiario nella residenza sanitaria per disabili avvenuto alla fine del mese di agosto dell'anno 2021;
con l'inserimento del beneficiario L. C. nella residenza sanitaria per disabili N. le condizioni di salute di L. C. si stabilizzavano, pur rimanendo precarie (confronta la relazione estesa in data 14 giugno 2022 dalla consulente tecnica di ufficio);
il provvedimento di parziale rientro di L. C. veniva assunto dal giudice tutelare in data 15 dicembre 2022 per favorire il graduale reinserimento di costui nel domicilio materno, in conformità a quanto proposto dalla consulente tecnica di ufficio, da contemperarsi con le precarie condizioni di salute del beneficiario;
a fronte della grave conflittualità e della reciproca sfiducia tra amministratore di sostegno/residenza sanitaria per disabili N. e i genitori L. B. e T. P., i rientri si sono attuati solo dal mese di maggio dell'anno 2023 per tre giorni alla settimana e con assistenza infermieristica per 3 al giorno;
riscontrati gli esiti positivi dei rientri per la salute di L. C., in data 19 settembre 2023 il giudice tutelare disponeva lo stabile rientro del beneficiario nella casa materna e l'amministratore di sostegno veniva sostituito con le persone dei genitori L. B. e T. P., cui venivano imposte le prescrizioni di cui al nuovo decreto di nomina.
Alla stregua di tutto quanto sinora esposto nel dettaglio si rileva che l'autorità giudiziaria bresciana ha sempre agito nel superiore interesse del soggetto fragile, all'esito di una approfondita istruttoria e dell'analisi dell'incartamento processuale, ciò che esclude una «...gestione superficiale...» della vicenda concreta tratteggiata nell'atto di sindacato ispettivo.
Non emerge, quindi, nel caso di specie alcuna ipotesi di responsabilità disciplinare dei summenzionati magistrati idonea a giustificare l'eventuale esercizio dei poteri spettanti a questo Dicastero, segnatamente a cagione della denunciata violazione del diritto di difesa e del contraddittorio tra le parti, entrambi adeguatamente salvaguardati in base all'impianto normativo attualmente vigente.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
BICCHIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come riportato in diverse notizie locali, nel mese di luglio dello scorso anno la zona est della città di Roma, nel quartiere Centocelle, è stata colpita da un incendio che ha colpito diversi autodemolitori, i cosiddetti «sfasciacarrozze», presenti su Via Palmiro Togliatti;
in seguito a tale evento, si è posta la questione (non nuova) relativa alla individuazione di un luogo ove ricollocare le attività di autodemolizione oggetto dell'incendio;
a seguito della circolazione della notizia riguardante il trasferimento dei suddetti autodemolitori presso la zona conosciuta come «la Barbuta», ai confini del comune di Ciampino, non poca è stata la preoccupazione dimostrata dai cittadini così come dalle istituzioni locali;
le conseguenze ambientali che la decisione di tale trasferimento potrebbe provocare sono considerevoli, anche tenuto conto del fatto che la zona «la Barbuta» è già stata colpita da roghi tossici e che la zona medesima attende un'opera di bonifica;
sempre la medesima zona in oggetto, oltre che essere vincolata a livello paesaggistico dal Piano territoriale paesistico 15/12 «Valle della Caffarella Appia Antica Acquedotti», è altresì classificata come zona di tutela paesaggistica, sottozona TPa/78;
la soprintendenza archeologica di Roma con nota n. 3069 del 10 febbraio 1997 ha inoltrato la proposta di inclusione dell'area costituita dal Parco dell'Appia Antica e delle zone limitrofe di Cava Pace, Tor Marancia, Tor Carbone, via Latina e degli Acquedotti, di Casale di Gregna-Anagnina e delle Capannelle-Barbuta ricadente nella I, IX, X e XI circoscrizione del comune di Roma fra le zone di interesse archeologico di cui all'articolo 1, lettera m), della legge 8 agosto 1985, n. 431;
oltre ai vincoli finora esposti, la zona ha come caratteristica quella di essere ubicata nelle vicinanze di un territorio connotato da alta densità di popolazione;
la zona, inoltre, si trova nel cono di volo aeroportuale dell'aeroporto di Ciampino, divenendo possibile pericolo per la sicurezza degli aerei;
le amministrazioni locali si sono mobilitate per affrontare la questione, tramite vie istituzionali, relativa alla già richiamata area «La Barbuta». A tal riguardo il comune di Ciampino il 21 novembre del 2022 ha approvato all'unanimità un ordine del giorno «Informativa del Sindaco in merito allo spostamento degli sfasciacarrozze di via Togliatti (Roma) presso l'ex campo nomadi La Barbuta» per scongiurare la delocalizzazione degli sfasciacarrozze;
a settembre 2022, il sindaco di Roma ha firmato una ordinanza con la quale è stato previsto lo sgombero del campo rom «La Barbuta» e, come riportato dalle notizie del sito del comune di Roma l'ordinanza è stata firmata «affinché – afferma il Campidoglio in una nota – vengano ripristinate le condizioni ambientali e igienico-sanitarie a tutela della salute pubblica» –:
se non si ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative volte ad assicurare il rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici che riguardano la suddetta zona con particolare attenzione: alla procedura di bonifica della medesima (essendo stata interessata da roghi di rifiuti); alla sua tutela, in conformità e nel rispetto delle norme vigenti; alla destinazione della zona ad attività adeguate in ordine ai vincoli che gravano sulla stessa, anche in relazione a profili di ordine pubblico.
(4-00746)
Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
Il sito denominato «la Barbuta», cui si fa riferimento nell'interrogazione, ricade nel territorio di Roma capitale ed in particolare nel Municipio VII, e si trova al confine con il territorio dell'adiacente comune di Ciampino, in area limitrofa all'aeroporto di Ciampino. Nell'area in parola dal 1995 è stato implementato l'allestimento un campo provvisorio per la sosta di nomadi, che al termine di un progetto sociale ha visto negli anni una sensibile riduzione del numero di componenti. Nel settembre 2021, tramite ordinanza del sindaco pro tempore, è stato disposto lo sgombero dei presenti, con coinvolgimento degli stessi in iniziative di cohousing e l'inserimento dei soggetti più fragili in strutture adeguate. Successivamente all'allontanamento dei nuclei, è stata avviata la rimozione dei moduli abitativi liberati e la pulizia e la bonifica dei luoghi.
Come anticipato dall'interrogante, il Ministero della cultura ha rappresentato la presenza di un vincolo ex lege ai sensi dell'articolo 142, comma 1, lettera m) decreto legislativo n. 42 del 2004, quale area di interesse archeologico; inoltre, ai sensi del decreto ministeriale del 16 ottobre 1998, la stessa è parte dell'insieme che comprende il parco dell'Appia Antica e le zone limitrofe di Cava Pace, Tor Marancia, Tor Carbone, Casale di Gregna-Anagnina e di Capannelle-Barbuta. Il Ministero ha segnalato altresì che, dal 2009, le indagini archeologiche nell'area in questione hanno messo in luce i resti di una villa romana di età repubblicana, una complessa rete idrica, un tratto di acquedotto ipogeo ed alcune tombe. Successivamente a tali ritrovamenti, l'allora soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma con atto del settembre 2009, ha rilasciato il nulla osta alla realizzazione delle opere del campo nomadi. In seguito, tuttavia, l'allora soprintendenza non ha però espresso parere in sede di conferenza dei servizi svoltasi dal 1° settembre 2010, convocata dal commissario delegato per l'emergenza nomadi nel territorio della regione Lazio, inerente al «Progetto di stabilizzazione dell'insediamento sito nell'area denominata “La Barbuta” con conseguente adeguamento alle normative vigenti, con riferimento particolare alle condizioni igienico-sanitarie ed ambientali».
La stessa soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma ha rilasciato, il 21 novembre 2011, parere favorevole ai fini della tutela anche paesaggistica, relativo al recupero di un fabbricato rurale reso necessario a seguito d'incendio doloso, divenuto l'immobile pericolante. Infine, relativamente alla richiesta di autorizzazione paesaggistica presentata nel 2020 con procedimento semplificato, avente ad oggetto il progetto di demolizione dei moduli abitativi nel «Villaggio della Solidarietà» in località «La Barbuta», la medesima soprintendenza speciale non ha espresso parere.
Riguardo al quesito posto dall'onorevole interrogante sulla futura destinazione dell'area, segnatamente nell'interrogazione si fa riferimento alla possibilità di ricollocazione nell'area in questione degli autodemolitori prima presenti in prossimità di Viale Palmiro Togliatti, area anch'essa ricadente nel territorio di Roma capitale, oggetto di incendio accaduto nel settembre 2022. Al riguardo, il suddetto ente ha comunicato che allo stato attuale non esistono atti ufficiali dell'amministrazione capitolina in ordine alla citata ricollocazione alla data del 28 aprile 2023.
Si rappresenta, ad ogni buon conto, che il comune di Ciampino, insieme all'auspicio che l'area possa trovare una destinazione congrua anche in considerazione della densità abitativa relativa al proprio territorio, nonché della presenza di attività di interesse pubblico nell'area di pertinenza, ha altresì segnalato di avere avviato un'interlocuzione con gli Uffici competenti della regione Lazio in relazione alle procedure di approvazione del Cle (Condizioni Limite di Emergenza), legate ai piani comunali di protezione civile dei due comuni, individuando il sito in parola come area di raccolta in caso di evento calamitoso.
Pertanto, attese le competenze specifiche degli Enti territoriali coinvolti, nonché di quelli preposti alla tutela ed al rispetto dei vincoli culturali e paesaggistici, il Ministero si renderà partecipe delle iniziative di salvaguardia nelle eventuali proposte di rigenerazione del sito in parola, secondo le proprie prerogative.
Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.
BICCHIELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
secondo il XIX rapporto Antigone, nonostante il tasso di affollamento ufficiale medio delle carceri sia del 110,6 per cento, considerando i posti conteggiati e non disponibili, l'affollamento reale è del 119 per cento;
la «Commissione per l'architettura penitenziaria», costituita presso il gabinetto del Ministro della giustizia, con decreto ministeriale del 12 gennaio 2022, ha redatto il documento «Il Carcere della costituzione», recante linee guida progettuali per interventi edificatori di istituti di prevenzione e pena;
in più di un'occasione lo stesso Ministro della giustizia, Carlo Nordio, ha proposto di ristrutturare edifici esistenti, «come caserme dismesse, che hanno una struttura compatibile, per dedicarle ai detenuti di minore gravità in base ai reati commessi»;
nella «Relazione sullo stato di attuazione del programma di edilizia penitenziaria» (anni 2020 e 2021) trasmessa alla presidenza della Camera dei deputati in data 25 maggio 2022 dalla allora Ministra della giustizia Marta Cartabia, si dava conto delle attività relative al piano straordinario di riconversione di immobili militari demaniali dismessi in istituti penitenziari, avviato a seguito del primo protocollo d'intesa firmato nel giugno 2019 dai Ministri della difesa e della giustizia con l'Agenzia del demanio. Nello specifico, per quanto concerne la caserma «Battisti» di Napoli (200 posti) si riferiva essere in corso la procedura di restituzione al demanio, e per la caserma «Bixio» di Casale Monferrato (400 posti) si era in attesa del nullaosta da parte del gabinetto del Ministro della giustizia per poter procedere alla restituzione al demanio (richiesto con nota DAP prot. n. 395897.U 26.10.2021) –:
quali iniziative si stiano mettendo in atto per porre rimedio al sovraffollamento delle carceri in funzione;
se nel piano di costruzione, ristrutturazione e adeguamento degli edifici si intendano seguire le linee guida del documento «Il carcere in Costituzione»;
quale sia lo stato di avanzamento della riconversione degli immobili militari, con particolare riguardo alle caserme «Bixio» di Monferrato e «Battisti» di Napoli.
(4-01270)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si avanzano specifici quesiti inerenti il sovraffollamento detentivo nonché lo stato di avanzamento dei progetti di riconversione degli ex immobili militari ad uso penitenziario.
In tema di sovraffollamento, va evidenziato che il Ministero, a mezzo del preposto D.a.p., allo scopo di fronteggiarne l'urgenza, oltre che continuare l'attività di riqualificazione del patrimonio edilizio a essa concesso in uso governativo, è costantemente impegnato in un programma finalizzato all'aumento del numero dei posti regolamentari mediante il recupero di quanto già disponibile e l'edificazione di nuovi corpi di fabbrica in complessi esistenti, ovvero realizzando nuovi padiglioni detentivi in comprensori già sedi penitenziarie.
Per quanto attiene alla realizzazione di nuovi padiglioni, si rappresenta che sono in corso di collaudo, da parte del competente Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il nuovo padiglione da n. 92 posti presso la casa circondariale di Cagliari, destinato al regime 41-bis, e il padiglione da n. 200 posti della casa di reclusione di Sulmona.
A cura del suddetto Ministero è prevista, altresì, la ripresa dei lavori di realizzazione del nuovo padiglione in costruzione presso la casa di reclusione Milano «Opera» per aggiuntivi n. 400 posti.
Entro il 2024 dovrebbe essere ultimato, inoltre, il nuovo padiglione da n. 400 posti in costruzione presso la casa circondariale Nuovo Complesso di Roma Rebibbia. Allorché riappaltati i relativi lavori, entro il 2025 dovrebbero essere ultimati sia il nuovo padiglione da n. 200 posti dell'istituto di Bologna che il nuovo istituto di Forlì da n. 250 posti. È, altresì, in fase d'ultimazione la progettazione definitiva del nuovo padiglione da n. 200 posti previsto presso la casa di reclusione Milano «Bollate».
Tra gli interventi in corso per l'attivazione di nuovi posti detentivi che consentiranno di poter mitigare l'attuale condizione di sovraffollamento, va ricordato l'intervento in corso presso l'ex istituto penale per minorenni di Lecce Monteroni ove è prevista la realizzazione di una sezione a custodia attenuata della casa circondariale di Lecce. Il primo lotto dei lavori dovrebbe concludersi entro il corrente anno.
Inoltre, nell'ambito dei fondi complementari al Pnrr, è stata prevista la realizzazione di n. 8 nuovi padiglioni da 80 posti (CR Vigevano, CC Rovigo, CC Perugia, CC Viterbo, CC Civitavecchia, CC Santa Maria Capua Vetere, CC Ferrara e la CC Reggio Calabria Arghillà), definiti d'ispirazione fortemente trattamentale, da realizzarsi intramoenia (ovvero in aree già nella disponibilità dell'Amministrazione), con il duplice obiettivo di ampliare la ricettività del sistema penitenziario nazionale e favorire una permanenza più dignitosa nei luoghi di detenzione.
Lo schema prototipale adottato per tali padiglioni, prima attuazione del modello cui saranno conformate le realizzazioni future che dovranno essere progettate, è stato sviluppato sulla base e in funzione delle linee guida elaborate dalla commissione per l'architettura penitenziaria.
La titolarità dei procedimenti relativi alla realizzazione di tali opere come noto è stata assegnata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Il relativo stato d'avanzamento è sostanzialmente in linea con le scadenze intermedie (milestone) e finali (target) previste dal cronoprogramma.
La realizzazione di tali n. 8 padiglioni dovrà essere necessariamente ultimata entro l'anno 2026 e produrrà, complessivamente, ulteriori n. 640 posti detentivi.
A tali interventi, che hanno una previsione di ultimazione non superiore al quinquennio, vanno, poi, aggiunti quelli che ne hanno una verosimilmente superiore: nuovo istituto di Nola (1.200 posti); nuovo istituto di Pordenone in località San Vito al Tagliamento (300 posti); ristrutturazione con ampliamento della casa reclusione Brescia Verziano (nuovo padiglione da 400 posti).
Il completamento del piano di interventi potrà consentire di contrastare con maggiore adeguatezza ed efficacia la problematica relativa alla condizione di sovraffollamento che affligge il sistema penitenziario, nonché assicurare una maggiore disponibilità di spazi utili per il superamento dell'ulteriore criticità legata alla carenza di superfici e ambienti utili per le attività trattamentali.
Venendo, poi, al piano avviato dall'amministrazione penitenziaria per l'individuazione, il recupero e la rifunzionalizzazione all'uso detentivo di caserme militari dismesse, si segnala che la caserma Barbetti di Grosseto è stata già presa in consegna da parte di questa amministrazione, nell'ambito di un progetto di riconversione in istituto penitenziario da circa n. 400 posti.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
DORI e BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'attività della azienda chimica Caffaro è iniziata nel 1906 con la produzione di soda caustica oltre vari composti, fra, cui fitofarmaci e pesticidi. Dal 1938, l'azienda ha avviato la produzione di policlorobifenili (Pcb), terminata nel 1984. La Caffaro ha utilizzato nel ciclo produttivo altri composti chimici come: cloro, mercurio, arsenico, tetracloruro di carbonio;
inizialmente l'attività era posta al di fuori del contesto urbano di Brescia: con l'espandersi della città, l'azienda è stata progressivamente inglobata nel tessuto cittadino;
l'attività produttiva con sversamenti inquinanti, oltre ad aver contaminato i terreni sottostanti, ha contaminato aree a sud dell'azienda mediante lo scarico delle acque industriali nelle rogge;
dalle indagini ambientali avviate nel 2000 è emerso un inquinamento del suolo con valori fino a migliaia di volte oltre i limiti di legge (concentrazioni soglia di contaminazione, Csc);
nell'area dello stabilimento gli inquinanti – quali policlorobifenili (Pcb), policlorobenzodiossine e dibenzofurani (PCDD/F), mercurio, arsenico, solventi – si sono spinti nel sottosuolo fino a una profondità di oltre 40 metri, determinando conseguentemente anche la contaminazione della risorsa idrica sotterranea;
il Ministro dell'ambiente, con decreto del 24 febbraio 2003, ha definito il perimetro dell'area Caffaro quale Sin;
nel luglio 2021, con decreto del Ministero della transizione ecologica, è stato nominato commissario straordinario del sito l'ingegner Mario Nova;
a ottobre 2021, dopo la sottoscrizione nel 2020 dell'accordo di programma «Per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del S.I.N. Brescia Caffaro», è stata raggiunta l'intesa con la Caffaro Brescia per garantire la messa in sicurezza del sito: la società si fa carico delle spese di potenziamento del sistema di barrieramento idraulico esistente mediante l'aggiunta di nuovi pozzi di emungimento e nuovi filtri per limitare la diffusione dei contaminanti dallo stabilimento verso l'esterno;
nel gennaio 2022 viene approvato il decreto relativo al progetto definitivo di bonifica dell'area comprensivo del bando di gara, quest'ultimo pubblicato a febbraio 2022; tuttavia, a dicembre 2022, la commissione di valutazione ha decretato l'esclusione per inammissibilità dell'unica offerta ricevuta presentata, ritenendosi conseguentemente l'avvio di una nuova procedura;
il 7 marzo 2023 è scaduto il contratto di affitto con Caffaro, ormai in liquidazione, non producendo più da tempo nel sito industriale; tuttavia, al termine di un'interlocuzione con il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, il nuovo liquidatore ha autorizzato la Caffaro Brescia a restarvi;
giorni fa la Caffaro Brescia ha comunicato ai rappresentanti sindacali di voler procedere a breve al licenziamento di tutto il personale attualmente operante sul sito, così motivando tale decisione: «difficoltà a sostenere tutti gli impegni e oneri relativi alla attività ordinaria (gestione barriera idraulica, presidio e sicurezza del sito) oltre alle altre attività in essere» e in risposta alle mancate indicazioni e risposte da parte del Ministero dell'ambiente su come far fronte a tutti agli impegni;
oltre alle conseguenze occupazionali, preoccupa gravemente il rischio ambientale: la diga antiveleni composta da pozzi sempre in funzione che pompano acqua dalla falda che viene successivamente filtrata e immessa nel reticolo idrico superficiale rappresenta l'unica soluzione per evitare la diffusione nella falda delle sostanze inquinanti presenti quali Pcb, diossine e metalli pesanti –:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare con riguardo al Sin «Brescia-Caffaro» per scongiurare le possibili importanti ricadute che deriverebbero dal licenziamento collettivo da parte della società Caffaro Brescia del personale rimanente operante nell'attività di gestione della barriera idraulica e se, in accordo con il commissario straordinario, non s'intenda adottare le iniziative di competenza volte a velocizzare la procedura di gara per i lavori di bonifica del sito anche mediante lo stanziamento di ulteriori risorse.
(4-00879)
Risposta. — Con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto di seguito.
Nell'ambito del procedimento di bonifica dello stabilimento Caffaro (di seguito, stabilimento) occorre preliminarmente distinguere le attività di revisione del progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza permanente dello stabilimento a carico del commissario straordinario delegato (di seguito, commissario) dalle attività di bonifica e messa in sicurezza a carico della società.
Il «Progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza permanente — stabilimento Caffaro Brescia (rev. dicembre 2019)» è stato approvato con decreto direttoriale protocollo n. 110 del 2020, come integrato dalle «Controdeduzioni relative alle osservazioni tecniche inviate da Arpa Lombardia al progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza permanente», a firma del commissario del Sin «Brescia Caffaro».
Il progetto prevede la bonifica e messa in sicurezza permanente dei terreni e delle acque di falda sottostanti l'area dello stabilimento, nonché attività di decommissioning e smaltimento degli impianti e dei rifiuti presenti nell'area (per un importo di 70,5 milioni + Iva) ed è inserito in un accordo di programma sottoscritto in data 18 novembre 2020 tra il Ministero dell'ambiente, la regione Lombardia, la provincia di Brescia e i comuni di Brescia, Castegnato e Passirano e successivamente rimodulato.
Va evidenziato che, in data 4 agosto 2020, il Ministero dell'ambiente ha emanato un'ordinanza, ai sensi dell'ex articolo 304 decreto legislativo n. 152 del 2006, con cui ha chiesto alla Caffaro Brescia s.r.l. (d'ora in avanti, società) di eseguire misure ed interventi urgenti per scongiurare l'aggravarsi della situazione in atto, stante la contaminazione dei suoli e delle acque sotterranee, riscontrata dall'Arpa, e per la quale, peraltro, la provincia di Brescia aveva già emesso delle ordinanze.
Conseguentemente, l'11 ottobre 2021, la società (in liquidazione) ha presentato la «Proposta di realizzazione del potenziamento e del miglioramento dell'impianto BI/TAF» (barriera idraulica/trattamento acque di falda), esistente nell'area dello stabilimento, cui il Ministero ha aderito con nota del 13 ottobre 2021, e che contempla anche la realizzazione di due nuovi pozzi e di un impianto di trattamento delle acque emunte dalla falda (d'ora in avanti, anche solo Proposta).
Va, peraltro, sottolineato che alcune aree interne allo stabilimento sono state, nel frattempo, sottoposte a sequestro preventivo dall'autorità giudiziaria, con la successiva nomina a custode, da parte della procura della Repubblica presso il tribunale di Brescia, della dirigente della VII divisione della direzione generale uso sostenibile del suolo e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente (Dg-Ussri) in data 8 febbraio 2021.
Il Commissario – ingegnere Mario Nova, designato con il decreto ministeriale 10 luglio 2021 del Ministero dell'ambiente e del Ministero dell'economia e delle finanze, con incarico poi prorogato di ulteriori dodici mesi – ha comunicato, in data 24 novembre 2022, la necessità di maggiori risorse finanziarie per la realizzazione dell'intera operazione nella misura di 20 milioni di euro circa e, in data 6 dicembre 2022, e che la commissione di gara per la bonifica del sito industriale Caffaro aveva dichiarato inammissibile l'unica offerta economica presentata, recependo un parere dell'avvocatura distrettuale dello stato di Brescia.
Il 12 dicembre 2022, la società ha evidenziato che i lavori per il completamento della barriera idraulica avrebbero avuto termine non prima di giugno 2024 e che, a causa dell'incremento dei prezzi in atto, le spese di gestione si sarebbero attestate su circa 400 mila euro al mese (a fronte dell'importo di 80 mila euro riscontrato nel 2021).
Il 22 febbraio 2023, considerata la scadenza del contratto di locazione a marzo 2023, la società ha chiesto di cessare nella gestione della barriera idraulica – ferma restando la prosecuzione dei lavori per la seconda barriera – per sopravvenuta eccessiva onerosità dei relativi costi.
Di conseguenza, il Ministero, il 3 marzo 2023, l'ha invitata a richiedere l'autorizzazione a permanere nelle aree in questione, acquisita poi in data 7 marzo 2023, allo scopo di realizzare l'intervento descritto nella Proposta.
In seguito a ciò, su richiesta del Ministero dell'ambiente del 16 gennaio 2023, la società, il 16 marzo 2023, ha trasmesso la relazione tecnica relativa al «progetto» degli impianti di trattamento dell'acqua di falda da emungere dai nuovi pozzi e la documentazione tecnica relativa alla proposta originaria ed a quella modificata, che il Ministero ha sottoposto agli enti competenti per una valutazione preliminare, ai sensi dell'articolo 252, comma 4, decreto legislativo n. 152 del 2006.
Il 22 marzo 2023 la società ha poi fornito i dati inerenti ai fatti sopravvenuti, integranti l'eccessiva onerosità degli impegni contrattuali assunti, meglio esplicitati in data 13 aprile 2023, su richiesta del Ministero; ha rappresentato che, in assenza di un'assunzione dei costi da parte del Ministero dell'ambiente, potrebbe risultare pregiudicata anche l'ultimazione della seconda barriera; ciò per un fatto non imputabile agli amministratori della società, «costretti a sostenere un incremento dei costi globale di quasi euro 5 milioni».
In riscontro, il Ministero, in data 28 aprile 2023, ha evidenziato che:
con la proposta dell'11 ottobre 2021 la società ha assunto gli obblighi di cui all'ordinanza ministeriale, emessa successivamente all'individuazione, nella stessa società, del soggetto responsabile della contaminazione del sito, da parte dell'ente provinciale, ai sensi dell'articolo 244 decreto legislativo n. 152 del 2006;
si tratta di obblighi a carattere pubblicistico, non «riconducibili ad equità» e non «risolvibili per eccessiva onerosità» (invero, la proposta non quantifica alcuna obbligazione).
Il Ministero, con la richiamata nota, ha precisato, inoltre, che l'inadempimento potrebbe assumere rilievo penale ex articolo 452-terdecies del codice penale, chiedendo alla società l'indicazione di una data di disimpegno, così da consentire di organizzare le attività necessarie ad assicurare l'attività di gestione della barriera, ed evitare interruzioni che potrebbero comportare un aggravamento della situazione del sito.
Successivamente alla citata nota del 28 aprile 2023 e alla riunione del tavolo tecnico tenutasi in pari data, il Ministero, nello stesso giorno, con un'ulteriore nota, ha chiesto al commissario di adottare ogni atto utile alla presa in carico della gestione della barriera, utilizzando le risorse già nella sua disponibilità, nelle more di un nuovo atto di programmazione negoziata e, sempre nel medesimo giorno, ha altresì chiesto alla provincia di Brescia e all'Arpa Lombardia – dipartimento di Brescia il parere tecnico di competenza sulla documentazione, sopra citata, trasmessa dalla società in data 16 marzo 2023.
In riscontro, il commissario, il 16 maggio 2023:
ha preso atto che la società non ha corrisposto alla richiesta del Ministero in merito alle tempistiche dell'annunciata dismissione della gestione della barriera idraulica e che, al contrario, ha assunto iniziative, quali il licenziamento di unità del personale addetto alla gestione della barriera, che denotano l'intendimento di concreta dismissione della gestione;
ha preso atto, quindi, che diviene concreto il pericolo di interruzione della misura di messa in sicurezza del sito, con conseguente necessità di provvedere con urgenza ad un'azione in via sostitutiva, al fine di non interrompere il funzionamento della barriera idraulica;
ha comunicato che si procederà all'affidamento di incarico, con procedura in corso di valutazione, per il servizio di gestione della barriera attualmente in esercizio, a valere sulle risorse già disponibili sulla contabilità commissariale, secondo le indicazioni ricevute dal Ministero.
Inoltre, il commissario si è riservato di far pervenire, con successiva comunicazione, la proposta tecnico-operativa e le condizioni economiche dell'operatore individuato, nonché la tempistica approssimativa di effettiva presa in carico del servizio, anche al fine della gestione dei rapporti tra il Ministero e la società.
L'Arpa Lombardia – dipartimento di Brescia, in data 18 maggio 2023, ha trasmesso il parere richiesto dal Ministero, nel quale ha rappresentato la necessità che, preliminarmente ad ogni futura valutazione tecnica dei documenti progettuali, siano definiti i limiti allo scarico in corpo idrico superficiale (Cis) delle acque emunte dalla barriera idraulica da assumere per i parametri clorati e policlorobifenili (Pcb), senza i quali l'impianto di trattamento delle acque sotterranee dei pozzi P8 e P9 non può essere dimensionato correttamente.
Pur nelle incertezze relative ai limiti allo scarico, al fine di procedere ad una valutazione più puntuale della proposta progettuale, l'Arpa ha chiesto, altresì, la presentazione, da parte della società, di una documentazione integrativa.
Quest'ultima, con nota 24 maggio 2023, ha ritenuto «pienamente efficace il rilievo sugli accordi di natura strettamente negoziale delle circostante dedotte sulla eccessiva onerosità sopravvenuta e, quindi, la necessità di ricondurre a equità le prestazioni a cui si è obbligata Caffaro Brescia s.r.l. in liquidazione».
Ha anche indicato «In relazione alla richiesta di una data nella quale Caffaro Brescia s.r.l. in liquidazione procederà al disimpegno nella prosecuzione delle opere di gestione, presidio e sorveglianza della barriera idraulica esistente, impegno contrattualmente cessato da tempo, in considerazione dello scioglimento per termine finale del rapporto locativo, [...] la data del 30 giugno 2023 - [...] nella quale scadono i contratti di fornitura necessari per l'adempimento di dette opere – come termine ultimativo agli impegni di Caffaro Brescia s.r.l. in liquidazione.».
La provincia di Brescia, il 30 maggio 2023, ha trasmesso il parere richiesto dal Ministero, condividendo le valutazioni formulate dall'Arpa.
Il Ministero, in data 31 maggio 2023, ha chiesto, dunque, alla provincia di Brescia di provvedere a riscontrare le richieste della società, di cui alla nota del 24 maggio 2023, in ordine ai limiti allo scarico in Cis delle acque emunte dalla barriera idraulica da assumere per i parametri Pcb, segnalando che la mancata conclusione del procedimento di competenza provinciale impedisce alla società stessa di completare la progettazione del nuovo impianto Bi/Taf (Barriera idraulica/Trattamento acque di falda), fatte salve le azioni previste dall'ordinamento avverso l'inerzia dell'autorità competente che la società medesima potrebbe comunque intraprendere.
Il commissario, con nota sempre del 31 maggio 2023, ha comunicato di aver individuato la società A2A ciclo idrico, del (gruppo A2A, come possibile soggetto idoneo per il subentro nella gestione degli impianti di barrieramento idraulico nell'ambito del Ministero delle imprese e del made in Italy, attualmente in esercizio nello stabilimento, comunicando, inoltre, che la stessa società A2A ciclo idrico ha riscontrato condizioni di particolare complessità, con numerosi elementi critici, in ordine allo stato dei luoghi, alle caratteristiche e alle condizioni degli impianti, al loro stato di manutenzione e di controllo, oltre che alla incertezza dei riferimenti autorizzativi.
Successivamente, la provincia di Brescia, il 5 giugno 2023, ha rappresentato, in riscontro alla nota ministeriale da ultimo richiamata, che i valori limite da assumere per lo scarico in Cis sono quelli già definiti dalla provincia in data 24 dicembre 2021 (0,01 µg/1 per il parametro Pcb e 0,25 mg/l per il parametro clorato), con possibilità di un riesame di tali determinazioni in esito ad eventuali diverse valutazioni dell'Istituto superiore di sanità.
Il custode giudiziario, il giorno successivo, 6 giugno 2023, ha chiesto al proprio ausiliario (funzionario della provincia di Brescia) di organizzare un sopralluogo con la partecipazione del commissario straordinario delegato del Sin, la società A2A ciclo idrico, la provincia di Brescia e l'Arpa Lombardia – dipartimento di Brescia, al fine di verificare le effettive condizioni degli impianti, onde consentire la più efficace interlocuzione con A2A ciclo idrico, eventualmente individuata per il subentro nella gestione.
Il sopralluogo si è svolto in data 9 giugno 2023 e gli esiti della ricognizione condotta sullo stato degli impianti sono confluiti nel verbale trasmesso dalla provincia di Brescia con nota del 14 giugno 2023. In previsione del subentro nella gestione, è stata effettuata una fotografia dello stato dei luoghi, che ha evidenziato alcuni problemi tecnico-gestionali.
Il commissario, con nota 6 giugno 2023, ha segnalato alla società Caffaro Brescia che la data del 30 giugno 2023, dalla stessa indicata per la cessazione dell'attività di gestione della barriera idraulica, non risulta compatibile con i tempi necessari per l'individuazione di altro soggetto gestore, chiedendo un differimento.
In riscontro, la società, il 16 giugno 2023 ha indicato quale termine ultimo per il subentro la data del 31 ottobre 2023 e la propria disponibilità a proseguire nella gestione ad alcune condizioni, fra cui la stipula da parte del comune di Brescia di un contratto con l'ente erogatore di energia elettrica, soggiacendo, quello perfezionato, alla scadenza tassativa del 30 giugno 2023.
Sempre con nota del 16 giugno 2023, il commissario ha rappresentato al Ministero e al comune di Brescia le modalità per l'assunzione pubblica dell'onere gestionale, come da nota ministeriale del 28 aprile 2023 (concernente la richiesta al commissario di adozione di ogni atto necessario).
Tali modalità prevedono due fasi temporalmente distinte:
dal 1° luglio 2023, data di verificata cessazione del contratto di fornitura di energia elettrica in capo alla società, l'assunzione dell'onere di spesa a carico pubblico, con intestazione di nuovo contratto al commissario per il Sin Brescia Caffaro, e mantenimento della responsabilità operativa in capo alla stessa società per la conduzione degli impianti di barrieramento idraulico (con riserva di conferma da parte di quest'ultima di tale impegno, informalmente espresso per le vie brevi);
da data successiva, presumibilmente novembre 2023, a valle dell'esecuzione delle opere di adeguamento e manutenzione necessarie per l'accesso del nuovo gestore, affidate a cura del commissario, subentro nella gestione degli impianti di barrieramento idraulico – sino al collaudo del nuovo impianto di barrieramento, in fase di realizzazione ad opera della società – da parte di altro soggetto incaricato con procedura d'urgenza dal commissario e con oneri pubblici.
Il commissario, con nota 19 giugno 2023, ha segnalato, fra l'altro, alla stessa società, facendo seguito alla comunicazione da questa inviata in data 16 giugno 2023, che «il percorso di subentro pubblico, nella successione temporale individuata in due fasi (dapprima l'attivazione della fornitura di energia, quindi il subentro di nuovo soggetto gestore dell'impianto), così come presentati in via breve a Caffaro Brescia s.r.l. in liquidazione, risulta conseguenza della ristrettezza dei tempi a disposizione, a seguito della recente comunicazione degli intendimenti in merito da parte della società (26 maggio 2023) circa la cessazione dei compiti espletati a seguito della vigente Ordinanza ministeriale. Tale percorso impone l'acquisizione di impegno da parte della società Caffaro Brescia s.r.l. in liquidazione di proseguire nel presidio del sito e nella conduzione degli impianti sino al subentro del nuovo soggetto gestore, senza l'apposizione di condizioni non recepibili.».
In riscontro, la società ha rappresentato di proseguire nella gestione della barriera sino al termine del 31 ottobre 2023 e il commissario, il 30 giugno 2023, ha reso noto di essere subentrato nella titolarità della fornitura di energia elettrica dello Stabilimento a partire dal 1° luglio 2023, mentre l'8 agosto 2023 ha trasmesso, per la sottoscrizione da parte dei soggetti interessati – oltre al Ministero: commissario, regione Lombardia, provincia di Brescia e comune di Brescia – lo schema dell'accordo di programma «per la gestione dell'impianto di barrieramento idraulico esistente nello stabilimento di Via Nullo in Brescia – sito di interesse nazionale di Brescia Caffaro».
L'accordo disciplina, per il triennio 2023-2025, una somma pari a euro 8.500.000,00, a valere sulle risorse di bilancio ministeriali, destinate a presidio, guardiania, sorveglianza e servizio di sicurezza del compendio immobiliare dello Stabilimento e connessi interventi manutentivi; gestione della barriera idraulica esistente in via Nullo e relative opere di manutenzione.
Ad oggi, risulta acquisito il decreto della provincia di Brescia 29 agosto 2023 n. 267, a firma del Presidente, per l'approvazione dello schema di accordo in parola.
Per quanto riguarda, infine, la questione inerente al personale della società (in liquidazione), risulta che, in data 8 settembre 2020, presso il Ministero del lavoro, si è tenuto l'esame relativo alla Cigs per cessazione aziendale (ex articolo 44 decreto-legge 109 del 2018, convertito in legge n. 130 del 2018), in favore di 51 dipendenti di Brescia, per dodici mesi, a zero ore.
Il 4 ottobre 2021, sempre presso la sede del Ministero del lavoro, è stato svolto l'esame (ex articolo 24 decreto legislativo n. 148 del 2015) relativo alla proroga della cassa integrazione per cessazione, per ulteriori sei mesi, in favore di 15 dipendenti residui.
Da un punto di vista della gestione occupazionale, secondo quanto rappresentato dalla regione Lombardia, durante il periodo di Cigs è stata trovata una parziale soluzione non traumatica di risoluzione di rapporti di lavoro ed il numero di lavoratori è diminuito da 51 a 15 nel perimetro dell'ammortizzatore sociale, in virtù delle politiche attive previste nell'assegno di ricollocazione, dei prepensionamenti incentivanti e della naturale scadenza di alcuni contratti a tempo determinato.
La direzione istruzione formazione lavoro della regione Lombardia ha, infine, sottolineato che continuerà a presidiare la questione dell'annunciato licenziamento collettivo, dando immediato riscontro in termini di procedura e, nel caso, di attivazione di percorsi di ricollocazione, rimanendo in costante contatto con la direzione generale ambiente e clima della regione stessa.
Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.
ILARIA FONTANA e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 9 della Costituzione italiana prevede che la Repubblica tuteli l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni;
l'articolo 19 della legge n. 157 del 1992, recentemente modificato dall'articolo 1, comma 447, della legge 29 dicembre 2022 n. 197, prevede che «provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Qualora i metodi di controllo impiegati si rivelino inefficaci, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono autorizzare, sentito l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura»;
l'articolo 19-ter della legge n. 157 del 1992 prevede un piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale;
secondo il comma 3 del citato articolo 19-ter della legge n. 157 del 1992, le attività di contenimento disposte nell'ambito del piano «non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto»;
il piano, attuato a livello regionale, prevede la possibilità di avvalersi anche dei cacciatori iscritti negli ambiti venatori di caccia o nei comprensori alpini, nonché dei proprietari o dei conduttori dei fondi nei quali il piano trova attuazione, purché muniti di licenza per l'esercizio venatorio;
recentemente la Conferenza Stato-regioni ha sancito l'intesa sullo schema di decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, concernente «Ricostituzione del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale», di cui all'articolo 8 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio»;
le attività del citato piano straordinario, potendo essere svolte in aree protette, devono rispettare quanto previsto dalla direttiva 92/43/CEE (cosiddetta direttiva «Habitat») nonché della direttiva 2009/147/CE circa le zone di protezione speciale (Zps);
l'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, che recepisce la direttiva Habitat, prevede una valutazione di incidenza (VIncA) attraverso la quale è possibile dare ragionevole certezza scientifica che il piano non pregiudicherà l'integrità dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione;
l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha assorbito l'Istituto nazionale per la fauna selvatica di cui all'articolo 7 della legge n. 157 del 1992 e quindi opera quale organo scientifico e tecnico di ricerca e consulenza per lo Stato, le regioni e le province nel campo di applicazione della citata legge;
Ispra riveste inoltre un ruolo primario nella conservazione e gestione della fauna selvatica e il citato piano straordinario può sovrapporsi alle attività di supporto tecnico-scientifico fornite dall'ente nel merito dell'applicazione delle citate direttive europee in materia di biodiversità;
circa la mancata o erronea applicazione delle direttive comunitarie, l'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede che «La Commissione, quando reputi che uno Stato membro abbia mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei trattati, emette un parere motivato al riguardo, dopo aver posto lo Stato in condizioni di presentare le sue osservazioni. Qualora lo Stato in causa non si conformi a tale parere nel termine fissato dalla Commissione, questa può adire la Corte di giustizia dell'Unione europea» –:
quali iniziative siano state intraprese per garantire il rispetto delle direttive comunitarie in materia di habitat e biodiversità nell'iter di approvazione del citato piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica.
(4-01046)
Risposta. — Con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto di seguito.
L'incremento degli ungulati selvatici è da tempo all'attenzione di diverse Amministrazioni centrali e regionali, che hanno predisposto un pacchetto di misure per evitarne la proliferazione, soprattutto per ragioni sanitarie, connesse alla diffusione della peste suina africana, di cui i cinghiali sono riconosciuti i principali vettori.
Si è reso necessario un approccio integrato e organico alla tematica, articolato su diverse linee di interventi, da adottarsi in forma coordinata, principalmente attraverso modifiche normative volte alla riduzione dei danni da fauna selvatica, sollecitata da regioni e prefetti.
La vigente normativa (articolo 19 legge n. 157 del 1992), risultata poco efficace allo scopo, è stata modificata dal comma 448 dell'articolo 1 legge n. 197 del 2022, che ha introdotto l'articolo 19-ter, il quale prevede un Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale, adottato, sentito l'Ispra e previa intesa nella conferenza Stato-regioni-province autonome, con decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di concerto con il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 152 del 1° luglio 2023.
Detto piano fornisce indicazioni specifiche e modalità di intervento per l'eradicazione e controllo delle specie esotiche di mammiferi e uccelli, che rappresentano una delle minacce maggiori alla conservazione degli habitat e della biodiversità a livello mondiale, coerentemente con il dettato del regolamento (Ue) n. 1143/2014 sulle specie esotiche invasive (IAS) e del decreto legislativo n. 230 del 2017.
Tanto premesso, con riguardo al quesito posto dall'onorevole interrogante, si evidenzia che la novella di cui all'articolo 19-ter, su richiamato, introdotta dal comma 448 dell'articolo 1 legge 197/2022, non contrasta con le disposizioni comunitarie di cui alla «Direttiva Habitat» n. 1992/43 e alla «Direttiva Uccelli» n. 2009/147, finalizzate alla conservazione delle specie animali e vegetali più significative a livello europeo e degli habitat in cui esse vivono.
La «Direttiva Habitat», come recepita dal decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, che individua le modalità di gestione dei siti «Rete Natura 2000», costituisce, infatti, il parametro di riferimento per l'elaborazione del Piano straordinario, il quale fa salve le disposizioni a tutela delle specie protette in essa contenute.
La disciplina di cui all'articolo 4, commi 1 e 2, della «Direttiva Habitat» in merito alla conservazione delle specie nelle «Zone Speciali di Conservazione» (ZSC) e nelle «Zone di Protezione Speciale» (ZPS) resta invariata e gli impegni contenuti nell'articolo 6 vengono, anzi, ampliati, espandendo il perimetro di tutela tracciato, che va a coincidere con l'equilibrio ecosistemico, ed in particolare faunistico, al fine di ridurre la proliferazione di alcune specie.
Inoltre, il Piano non incide sulle specie elencate nell'allegato IV della Direttiva medesima e, al riguardo, si evidenzia che ogni eventuale deroga all'articolo 8 di quest'ultima deve soggiacere a specifica autorizzazione del Ministero dell'ambiente, sulla scorta di una valutazione tecnica dell'Ispra, ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357/97.
Vengono, inoltre, fatte salve le disposizioni contenute sia nella «Direttiva Uccelli» (in modo particolare l'articolo 5, che prevede divieti strumentali alla protezione degli uccelli, e l'articolo 7, comma 4, che impone divieti di caccia durante il periodo di nidificazione, riproduzione e dipendenza), sia nella legge n. 157 del 1992 (in modo particolare, l'articolo 19-bis, che stabilisce, in relazione alle specie tutelate dalla «Direttiva Uccelli», una specifica disciplina per interventi derogatori di regioni e province autonome).
Va aggiunto che l'articolo 19-ter legge n. 157 del 1992 statuisce che le attività di contenimento, abbattimento e cattura disciplinate dal Piano straordinario devono essere osservate anche nelle aree protette, disciplinate dalla legge n. 394 del 1991, il cui articolo 11, comma 4, impone che eventuali prelievi e abbattimenti di natura selettiva siano disciplinati dal regolamento interno dell'area parco e siano attuati per iniziativa dell'ente gestore.
È evidente, dunque, come l'articolo 19-ter ha l'obiettivo di tutelare maggiormente la biodiversità e controllare numericamente le specie faunistiche che possono arrecare danni alla collettività.
Quanto precede è stato esposto e successivamente ribadito dal Ministero dell'ambiente, con due note del corrente anno, inviate alla Presidenza del Consiglio dei ministri in riscontro ad una richiesta di informazioni (del 6 marzo 2023) ed integrazioni (del 5 maggio 2023) da parte della Commissione europea, concludendo che non si ritiene che la richiamata novella configuri una violazione degli obblighi derivanti dalla normativa dell'Unione europea.
Successivamente, durante l'incontro tenutosi in data 14 luglio 2023 sul «Pacchetto ambiente», la Commissione europea, dopo le osservazioni del Mase e del Masaf, ha dichiarato che non sono necessari ulteriori chiarimenti da parte dei due Ministeri, richiedendo, invece, ulteriori riflessioni sulle perplessità già rappresentate.
Con la nota dell'11 settembre 2023 questo Ministero ha rappresentato alla Presidenza del Consiglio dei ministri di non avere ulteriori elementi sul caso EU Pilot (2023)10419 rispetto a quanto già trasmesso.
Si specifica, infine, che in alcun modo risultano incise le previsioni di cui all'articolo 18, commi 1 e 1-bis, della legge n. 157 del 1992, che fissa le modalità e le specie cacciabili nel territorio non protetto e negli istituti faunistici previsti.
L'attività di contenimento, quale azione straordinaria volta a limitare localmente la presenza di una specie, va, infatti, ascritta alla più generale «attività di controllo» (eccettuata quella sulle specie oniriche, per le quali continua a vigere la disciplina recata dalla citata «Direttiva Uccelli»), che non si contrappone alla tutela degli ambienti e delle specie, ma persegue le stesse finalità attraverso strumenti specificamente contemplati e condivisi dall'Ispra.
Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.
FURGIUELE. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con ordinanza del Capo dipartimento della Protezione civile n. 665 del 22 aprile 2020 si è provveduto alla costituzione di una Unità sociosanitaria per l'attuazione delle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica COVID-19, nonché al reclutamento, nell'ambito dell'unità stessa, di 1.500 operatori sociosanitari, di cui 1.000 destinati agli istituti penitenziari individuati dal Ministero della giustizia;
in seguito alla cessazione dello stato di emergenza, con ordinanza del Capo dipartimento della Protezione civile n. 892 del 16 maggio 2022 è stata autorizzata la «prosecuzione dell'avvalimento degli operatori sociosanitari reclutati» nell'ambito dell'Unità, fino al 31 maggio 2022;
con successiva ordinanza del Capo dipartimento della Protezione civile n. 918 del 12 settembre 2022, la possibilità di avvalimento dei suddetti operatori sociosanitari è stata ulteriormente prorogata fino al 31 dicembre 2022;
gli operatori sociosanitari impiegati ai sensi delle ordinanze citate hanno garantito un contributo fondamentale nelle carceri, lavorando con grandi capacità, senza limitazione oraria, nelle fasi più dure e drammatiche della pandemia, in un momento nel quale i vaccini e la protezione da questi offerta non erano ancora disponibili;
con nota protocollo n. 123183 del 29 marzo 2022 il Ministero della giustizia, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Direzione generale del personale e delle risorse rappresentava di aver attivato i canali istituzionali (Ministero della salute, Conferenza Stato-regioni) al fine di poter strutturare il servizio prestato dai suddetti operatori, tenuto conto dell'importanza del lavoro finora svolto per fronteggiare la situazione di emergenza all'interno degli istituti penitenziari;
analogamente, nell'allegato B alla suddetta ordinanza n. 918 del 2022 si dava conto dell'impegno assunto «ai fini dell'assunzione stabile del citato personale»;
nonostante le dichiarazioni di impegno, gli operatori sociosanitari reclutati per le carceri attendono tuttora la stabilizzazione –:
se e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per la stabilizzazione degli operatori sociosanitari di cui in premessa, indicando le relative tempistiche e modalità.
(4-01234)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, ricostruita la vicenda del reclutamento di 1.500 operatori socio sanitari durante l'emergenza epidemiologica COVID-19, di cui 1.000 destinati agli istituti penitenziari individuati dal Ministero della giustizia ed il cui avvalimento è cessato il 31 maggio 2022, si avanzano specifici quesiti inerenti la loro stabilizzazione nonché le relative tempistiche e modalità.
Sul tema si richiama quanto riferito in sede di risposta scritta di analogo tenore n. 4-00538 del senatore Guidolin (res. N. 81 del 27 giugno 2023) che aveva chiarito i termini della questione sottolineando come il servizio prestato nelle carceri era disciplinato, a suo tempo, dall'ordinanza n. 655 del 2020, emessa dal capo dipartimento della protezione civile.
L'impiego aveva un orizzonte temporale limitato, legato allo stato di emergenza.
Successivamente fu prevista una breve proroga, dal previsto 31 marzo al 31 maggio 2022, sì da favorire un ritorno alla vita ordinaria in modo graduale e progressivo.
Quanto al regime giuridico di questi operatori, trattasi di dipendenti del Servizio sanitario nazionale oppure di strutture sanitarie, anche non accreditate, oppure liberi professionisti.
A loro veniva attribuito sul piano economico, in aggiunta alla loro retribuzione, un premio di solidarietà forfettario ed il servizio prestato era considerato servizio utile a tutti gli effetti giuridici, quindi, per l'anzianità di servizio e l'anzianità contributiva.
A decorrere dal 31 maggio 2022, sono ritornati a prestare le loro attività secondo le ordinarie modalità dello svolgimento dei loro rapporti di lavoro.
Quanto sopra precisato, come evidenziato a suo tempo, il Ministero della giustizia non ha avuto, e non ha, competenza su queste figure professionali, neanche per ciò che riguarda il servizio prestato nelle carceri.
Ciò in quanto nel periodo della crisi pandemica le loro prestazioni erano regolate dal dipartimento della protezione civile, nonché in quanto la generale competenza per la tutela della salute in carcere, invero a partire dal 2008, è di competenza del Ministro della salute.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 30 maggio 2023, a Radio Carcere, trasmissione curata da Riccardo Arena per Radio Radicale, si è discusso dell'organico della polizia penitenziaria con l'ex deputata Rita Bernardini e con il segretario della Uilpa-Polpen Gennarino De Fazio;
in particolare, Bernardini ha presentato i dati di una ricerca effettuata attraverso le «schede trasparenza» dei 189 istituti penitenziari;
da tale ricerca emerge che, a livello nazionale, la pianta organica prevede 37.181 agenti, ma che gli assegnati sono in tutto 31.085; si va da istituti che hanno più agenti che detenuti, come la Casa di reclusione di Alba che ha 1 agente ogni 0,37 detenuti, o la Casa circondariale di Potenza che ha 1 agente per 0,60 detenuti, a istituti in cui il rapporto fra agenti e detenuti è notevolmente sbilanciato, come la Casa di reclusione di Fossano, dove per ogni agente ci sono 3 detenuti o la Casa circondariale di Pescara, dove ad ogni agente corrispondono 3,33 detenuti;
altro dato significativo scaturisce dal raffronto fra istituti che hanno lo stesso numero di detenuti, ma piante organiche e presenza gli agenti notevolmente diverse. È il caso di Firenze Sollicciano (461 detenuti al 30 aprile 2023) e della Casa circondariale di Prato (494 detenuti al 30 aprile 2023); a Firenze Sollicciano, la pianta organica prevede 566 agenti, mentre a Prato 310; quanto agli agenti assegnati dall'amministrazione, questi sono 446 a Firenze e 252 a Prato;
De Fazio, in trasmissione, ha esplicitato quanto segue: 1) agli agenti assegnati ad un istituto non corrisponde eguale presenza in istituto 2) molti agenti assegnati a Sollicciano prestano in realtà la loro opera presso il provveditorato o presso il tribunale di sorveglianza o altri uffici dell'amministrazione penitenziaria 3) dei 31 mila agenti assegnati, si stima che siano circa 25 mila quelli che lavorano in carcere ma che, anche nelle carceri, occorre distinguere fra agenti che lavorano in sezione e agenti che lavorano presso gli uffici amministrativi o i nuclei traduzione e piantonamento; pertanto, si calcola che gli agenti che lavorano in sezione a contatto con i detenuti si riducono ancora di più scendendo probabilmente al di sotto delle 20 mila unità 4) negli 11 provveditorati regionali ci sono almeno 149 unità in più di quelle assegnate;
secondo quanto stabilito dal comma 3 dell'articolo 1 del decreto ministeriale 2 ottobre 2017, il direttore generale del personale del Dap adotta senza ritardo i provvedimenti necessari al personale che eccede i limiti delle dotazioni organiche stabiliti per ciascuna sede ed ufficio nelle tabelle di cui al comma 1, in conformità ai criteri stabiliti con separato decreto dal Ministero della giustizia;
sempre secondo il succitato decreto ministeriale, la tabella A stabilisce che presso gli istituti penitenziari l'organico della polizia penitenziaria ammonta a 37.181 unità, mentre presso il Dipartimento di giustizia minorile e di comunità l'organico è di 1.390 unità; la tabella B stabilisce che presso tutte le altre sedi diverse dagli istituti penitenziari il totale dell'organico ammonta a 2.631 unità –:
a cosa sia dovuta la differenza fra la pianta organica prevista e gli agenti assegnati agli istituti penitenziari;
quali siano i criteri che hanno stabilito le diverse dotazioni di organico nei 189 istituti penitenziari e, successivamente, le assegnazioni per ogni istituto;
in particolare, come si giustifichino le diverse dotazioni di organico e di personale effettivamente assegnato fra l'istituto di Firenze-Sollicciano e l'istituto di Prato;
quanti siano gli agenti, distinti per sede diversa, che lavorano presso sedi diverse dagli istituti penitenziari;
quali iniziative di competenza si intendano assumere per far applicare quanto previsto dal comma 3 dell'articolo 1 del decreto ministeriale 2 ottobre 2017;
se intenda rivedere i criteri che orientano la distribuzione dell'organico e delle assegnazioni nei singoli istituti penitenziari.
(4-01106)
Risposta. – Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si avanzano specifici quesiti in ordine alla distribuzione del personale del corpo di polizia penitenziaria ed all'opportunità che vengano rivisti i criteri che orientano le assegnazioni nei singoli istituti penitenziari.
In tema di organici va, innanzitutto, ricordato che la riduzione complessiva operata dalla cosiddetta legge Madia e rivista altresì da successivi interventi normativi ha rimodulato al ribasso la dotazione complessiva del corpo della polizia penitenziaria.
È stata, pertanto, reimpostata una politica di implementazione, di cui l'incremento della dotazione di 1.000 unità del ruolo agenti/assistenti a mezzo della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025) costituisce un primo passo.
Inoltre, nell'arco del quinquennio 2021-2025, è autorizzata, oltre al turnover, l'assunzione straordinaria di ulteriori complessive 2.804 unità.
Va anche ricordato che sono avvenute le assegnazioni degli agenti del 181° corso che sono andate ad integrare la dotazione organica del corpo di polizia penitenziaria per ciascun distretto.
Attualmente, dunque, l'organico complessivo del corpo della polizia penitenziaria ammonta a n. 42.865 unità di cui, tuttavia, sono n. 36.422 le unità concretamente presenti.
Ciò premesso, l'amministrazione, a mezzo del preposto Dap ha il compito di determinare il fabbisogno di personale di ciascuna struttura penitenziaria sulla base di specifici criteri, ovvero la presenza media di detenuti, la tipologia ed il numero dei circuiti detentivi, le caratteristiche architettoniche ed estensione territoriale dell'istituto, l'attivazione o prossima attivazione di nuovi reparti detentivi, il trend dei collocamenti in quiescenza.
In tal modo i disallineamenti più rilevanti in termini di organico sul territorio nazionale o a livello locale rispetto all'organico standard risultano ben verificabili e suscettibili di approfondimento/intervento perequativo.
Ciò precisato, passando alla situazione dei ruoli inerenti le varie figure di operatori, la dotazione organica dei funzionari prevista è pari a n. 715 unità, di cui solo n. 506 presenti, con una carenza di n. 209 unità.
Entro la fine del corrente anno saranno assunte n. 132 unità che frequenteranno il corso di formazione di 16 mesi.
Va aggiunto che in data 6 settembre 2023 è stato indetto il concorso interno per n. 60 posti di vice-commissario.
Quanto alla dotazione organica degli ispettori, questa è prevista in n. 4.190 unità, di cui n. 2.939 presenti, quindi con carenza di n. 1.251 unità.
Entro il primo bimestre del 2024, saranno assunte n. 411 unità che frequenteranno il corso di 12 mesi.
Inoltre, di recente, hanno assunto servizio, al termine del corso di formazione, n. 71 unità provenienti, per concorso interno, dagli altri ruoli del Corpo.
Le unità amministrate nel ruolo dei sovrintendenti sono n. 2.646, a fronte di una dotazione organica prevista pari a n. 5.300 unità.
Rispetto alla differenza tra le unità previste e quelle amministrate si evidenzia che, con l'ultimo gruppo di personale che ha completato il corso di formazione il 24 novembre 2023, sono state immesse nel ruolo n. 1.686 unità, con la conseguenza che la carenza nel ruolo dei sovrintendenti si è ridotta a n. 968 unità.
Tale carenza, inoltre, verrà pressoché azzerata entro il corrente anno, a seguito delle procedure del concorso interno e scrutinio per merito comparativo per complessive n. 740 unità che sarà bandito a copertura delle vacanze al 31 dicembre 2022.
La dotazione organica nel ruolo di agenti/assistenti invece, è prevista in n. di 32.660 unità, di cui n. 30.331 unità presenti (comprensive di n. 248 impegnate nel corso di formazione iniziale), con carenza di n. 2.329 unità.
Si rappresenta che entro il mese di dicembre saranno assunti n. 1.868 allievi agenti di polizia penitenziaria, che saranno contestualmente avviati al corso di formazione iniziale della durata di sei mesi.
Sono, altresì, in atto le procedure concorsuali per la copertura di n. 1.713 posti per l'assunzione di altrettante unità prevista per il mese di giugno 2024, avuto riguardo alle facoltà assunzionali straordinarie dell'anno 2023 (690 unità) e al turnover per le cessazioni intervenute nell'anno 2022, in relazione alle quali si è in attesa dell'emanazione a breve del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri autorizzativo.
Ancora, nel primo trimestre del 2024, sarà bandito un ulteriore concorso per l'assunzione di circa n. 2.530 unità (n. 880 assunzioni straordinarie – varie disposizioni + n. 1.650 circa per turnover cessazioni anno 2023; ad oggi le cessazioni sono n. 1.430).
Si rappresenta, infine, che il personale di polizia penitenziaria che, complessivamente, presta servizio in sedi intramoenia è di quasi 33.000 unità.
Per quanto attiene, nello specifico, alla specifica situazione della casa circondariale di Firenze Sollicciano, risultano assegnate temporaneamente in sedi extra moenia n. 20 unità, così ripartite: n. 4 unità al Dap; n. 1 unità al Dag; n. 12 unità al Prap Toscana e Umbria; n. 2 unità a uffici giudiziari; n. 1 unità alla Sfap di Cairo Montenotte.
Venendo nello specifico alla dotazione organica del corpo della polizia penitenziaria in servizio presso gli istituti penitenziari citati nell'atto di sindacato ispettivo si osserva quanto segue.
Nella casa circondariale di Alba, a fronte di un organico previsto in 105 unità, ne risultano concretamente presenti 94, comprese le 5 unità distaccate in uscita e 1 in entrata.
Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo dei funzionari (-1), degli ispettori (-6) e dei sovrintendenti (-13); di contro, il ruolo degli agenti/assistenti risulta in esubero di 13 unità.
Quanto al ruolo dei sovrintendenti, in esito al concorso interno per complessivi n. 583 posti (n. 515 uomini e n. 68 donne), sono state assegnate alla casa di reclusione di Alba n. 2 unità maschili.
Circa la casa circondariale di Potenza, a fronte di un organico previsto in 122 unità, ne risultano concretamente presenti 115, comprese le 5 unità distaccate in uscita e 8 in entrata.
Le carenze si rilevano nei ruoli dei sovrintendenti (-4) e degli agenti/assistenti (-8).
Per quanto riguarda il ruolo agenti/assistenti, che l'organico della casa circondariale di Potenza è stato incrementato, nel luglio 2023, di n. 7 unità maschili e n. 2 unità femminili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 181° corso.
Quanto alla casa circondariale di Fossano che, a fronte di un organico previsto in 83 unità, ne risultano concretamente presenti 62, comprese le 3 unità distaccate in uscita.
Le carenze maggiori si rilevano nei ruoli dei funzionari (-1), degli ispettori (-4), dei sovrintendenti (-10) e degli agenti/assistenti (-3 unità).
Con riferimento alla carenza del ruolo dei funzionari, è in essere il concorso pubblico per 120 posti di allievo commissario al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
Quanto alla casa circondariale di Pescara, a fronte di un organico previsto in 167 unità, ne risultano concretamente presenti 119, comprese le 14 unità distaccate in uscita e 1 in entrata.
Le carenze riguardano i ruoli dei funzionari (-1), degli ispettori (-3), dei sovrintendenti (-5) e degli agenti/assistenti (-26).
Per quanto riguarda il ruolo agenti/assistenti, il relativo organico è stato incrementato, nel luglio 2023, di n. 13 unità maschili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti.
Quanto alla casa circondariale di Firenze «Sollicciano», a fronte di un organico previsto in 566 unità ne risultano concretamente presenti 443, comprese le 50 unità distaccate in uscita e le 2 in entrata.
Le carenze maggiori si rilevano nei ruoli dei funzionari (-2 ), degli ispettori (-12) e dei sovrintendenti (-66); di contro, il ruolo degli agenti/assistenti risulta in esubero di 5 unità.
Per quanto riguarda il ruolo agenti/assistenti, il relativo organico è stato incrementato, nel mese di luglio 2023, di n. 4 unità maschili e n. 1 unità femminile, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 181° corso.
Venendo, infine, alla differenza di dotazione organica della casa circondariale di Firenze «Sollicciano» e della casa circondariale di Prato, va precisato che la ragione è riconducibile alla conformazione della struttura architettonica della casa circondariale di Firenze, costituita da blocchi curvilinei di notevole lunghezza, così da presentare una superficie e una estensione maggiore rispetto alla casa circondariale di Prato.
Tale condizione strutturale richiede, pertanto, un aumento delle barriere presidiate intermedie e dei posti di servizio afferenti alle attività trattamentali.
Di conseguenza, pur a parità di capienza e del numero dei detenuti, la pianta organica dell'istituto di Sollicciano annovera una consistenza numerica più elevata rispetto a quella di Prato.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.