Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 29 gennaio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    in un contesto internazionale reso già complicato dal perdurare della guerra di aggressione russa all'Ucraina, i Paesi del Medio Oriente si trovano al centro di importanti evoluzioni geopolitiche che presentano profili di criticità, non solo per la stabilità regionale;

    il 7 ottobre 2023 Hamas ha perpetrato un brutale attacco terroristico nei confronti di Israele, che ha causato oltre mille vittime civili e nel corso del quale sono stati presi in ostaggio più di duecento persone, peraltro di diverse nazionalità;

    l'attentato si è fondato sulla volontà di Hamas – definita una «organizzazione terroristica» da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Egitto, Giordania e Giappone – di negare il diritto stesso all'esistenza dello Stato di Israele;

    l'immediata reazione israeliana, accompagnata da un'imponente manovra terrestre e aerea, per quanto condotta con sistemi d'arma ad elevata tecnologia e precisione, non sta garantendo pienamente una discriminazione degli obiettivi militari da quelli civili, ciò anche in ragione dell'elevata densità abitativa a Gaza, della necessità di colpire i tunnel edificati da Hamas, dell'utilizzo da parte dell'organizzazione terroristica di infrastrutture non militari – come, ad esempio, gli ospedali – per fini bellici e del costante uso della popolazione come scudo;

    Hamas sta proseguendo un fitto lancio di razzi verso Israele contro obiettivi su larga scala e in gran parte civili e continua a detenere sequestrati centinaia di ostaggi;

    preoccupano, quindi, le conseguenze dirette che entrambe le operazioni stanno avendo sulla popolazione civile, in particolare con la crisi umanitaria in corso a Gaza, per la quale è necessario un intervento presso le autorità israeliane e i gruppi armati palestinesi affinché sia rispettato il diritto internazionale umanitario;

    stando ai dati diramati dalle Nazioni Unite, più di 1,9 milioni di persone – corrispondente all'85 per cento della popolazione di Gaza – sono state sfollate dalle loro case, mentre secondo un rapporto di United Nations women, sarebbero quasi 25 mila le vittime palestinesi a Gaza da quando sono ricominciate le ostilità, di queste per circa il 70 per cento sarebbero donne e bambini;

    pur accogliendo con favore gli accordi raggiunti, con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, per temporanei cessate il fuoco che hanno consentito una pausa delle ostilità, lo scambio di rispettivi prigionieri e l'ingresso di alcuni convogli umanitari, tali iniziative non sono risultate sufficienti a soddisfare le esigenze di base della popolazione civile;

    appare evidente che l'acuirsi delle tensioni nella Striscia di Gaza annulla le già timide prospettive di dialogo tra le parti che si erano riaperte grazie al processo avviato con gli «Accordi di Abramo», pregiudicando il possibile raggiungimento in futuro di un accordo sulla soluzione dei «due popoli e due Stati» che permetta ad entrambi di esercitare il proprio diritto all'autodeterminazione e a vivere in modo dignitoso;

    nel ribadire, con fermezza, la condanna ad Hamas per i suoi attacchi e il diritto di Israele a difendersi, seppur nel quadro di una reazione quanto più proporzionata, la priorità rimane l'individuazione di una soluzione diplomatica che eviti un'ulteriore escalation nella regione e l'estensione del conflitto che innescherebbe un'ulteriore polarizzazione delle relazioni internazionali;

    desta preoccupazione, in particolare, il possibile allargamento delle tensioni al Libano, dove peraltro è impegnato un contingente militare italiano nell'ambito della missione Unifil, e il possibile intervento diretto di Hezbollah;

    contestualmente all'acuirsi delle tensioni in Israele e nella Striscia di Gaza, si è registrato un aggravamento delle condizioni di sicurezza della navigazione in corrispondenza dello Stretto di Bab al Mandab che controlla l'accesso al Mar Rosso e sul quale si riversano le conseguenze del conflitto interno allo Yemen, che vede contrapposti il Governo internazionalmente riconosciuto e i ribelli Houthi;

    le milizie, grazie anche al sostegno iraniano, stanno disponendo crescenti minacce alla navigazione lungo le coste yemenite del Golfo di Aden, colpendo le navi mercantili in traversata da e verso il Canale di Suez con il dichiarato obiettivo di danneggiare Israele e gli Stati occidentali suoi partner;

    secondo quanto riportato da un'analisi dell'Università di Bradford, dall'inizio degli attacchi sarebbero più di duecento le navi che hanno dichiarato incidenti e oltre centocinquanta quelle che sono state costrette a cambiare rotta;

    lo stato di insicurezza nel quale versa il Mar Rosso sta comportando la modificazione delle principali rotte commerciali tra l'Europa e l'Asia, che, anziché attraversare il Canale di Suez, circumnavigano l'Africa al di sotto del Capo di Buona Speranza, per poi raggiungere i porti del Nord Europa;

    il nuovo itinerario, oltre a causare un incremento dei tempi di percorrenza finanche di 15 giorni e un aumento dei costi di trasporto stimato attorno al 20-30 per cento, comporta, altresì, la totale esclusione dei porti del Mediterraneo, che rischia di gravare sulla capacità di approvvigionamento di materie prime ed energetiche e sulla capacità di esportazione;

    già nelle prime settimane dagli attacchi si è assistito ad una riduzione del traffico marittimo, da 400 a 250 navi al giorno, che mina gli interessi commerciali strategici e di sicurezza nazionali e la tenuta economica degli scali portuali italiani;

    alla luce dei recenti avvenimenti, una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha predisposto un contingente militare di protezione per assicurare la navigazione nel Mar Rosso;

    l'Italia, assieme a numerosi altri Paesi dell'Unione europea e del G7, ha aderito alle dichiarazioni di condanna delle aggressioni operate dalle milizie Houthi e contribuito, nell'ambito delle missioni internazionali già autorizzate, con una propria fregata con compiti di supporto associato;

    il nostro Paese, del resto, è già impegnato in missioni di sorveglianza e sicurezza della navigazione come nel caso dell'iniziativa Emasoh nello Stretto di Hormuz, a protezione del naviglio mercantile in transito in quest'area particolarmente strategica o come nel caso della missione europea Atalanta nel bacino somalo per la sorveglianza ed il riconoscimento di attività sospette riconducibili al fenomeno della pirateria;

    alla luce delle condizioni presentate, appare opportuno che anche l'Italia, in sinergia con gli altri Paesi dell'Unione europea, dia il proprio contributo a tutela della libertà e sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, come già avviene nelle altre aree di interesse strategico;

    il Consiglio dell'Unione europea dei Ministri degli esteri che si è riunito il 22 gennaio 2024 ha informalmente deliberato l'avvio di una missione militare navale a protezione del naviglio mercantile in transito nel Mar Rosso, implementando le missioni già in essere in quell'area geografica;

    in questo contesto internazionale si inserisce la Presidenza italiana del G7 che dovrà affrontare anche la crescente instabilità, visibile nei diversi focolai in Medio Oriente, e le relative conseguenze sull'agenda globale;

    se, da un lato, il vertice che si terrà dal 13 al 15 giugno 2024 sarà l'occasione per condividere con i principali partner mondiali dell'Italia le possibili soluzioni alle situazioni di crisi, desta enorme preoccupazione, dall'altro, la debolezza dimostrata dalla comunità internazionale, in particolare dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, e dall'Unione europea;

    appare sempre più urgente una riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e degli strumenti di moral suasion in capo all'Organizzazione e, al contempo, lavorare nelle sedi europee per definire un sistema di difesa e di politica estera comuni realmente efficace che consenta all'Unione europea di esercitare in modo più puntuale e persuasivo la propria influenza, soprattutto nelle aree geografiche dove maggiormente si esprimono gli interessi strategici comunitari,

impegna il Governo:

1) a rinnovare la ferma condanna all'attacco terroristico perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023 nei confronti di Israele, a sostenere le sanzioni che l'Unione europea ha adottato nei confronti dell'organizzazione, a chiedere l'immediata e incondizionata liberazione degli ostaggi ancora sequestrati dai terroristi e a riaffermare il pieno diritto di Israele ad esistere;

2) ad attivarsi, sia in seno all'Unione europea che nelle sedi internazionali, a sostegno di ogni iniziativa che consenta di evitare una escalation militare nella Striscia di Gaza e a profondere ogni sforzo utile a ricostruire quanto prima un processo di pace;

3) ad attivarsi, nelle sedi internazionali, affinché sia rispettato dalle autorità israeliane e dai gruppi armati palestinesi il diritto internazionale umanitario, a fornire supporto e aiuti di natura umanitaria alle popolazioni colpite, evitando ogni forma di finanziamento e sostegno che possa supportare l'attività di organizzazioni terroristiche;

4) a definire prioritario il ripristino della libertà e della sicurezza della navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, non solo per le navi mercantili italiane, a tutela degli interessi strategici nazionali e dei porti del Mar Mediterraneo;

5) a partecipare, in sinergia con gli altri Paesi dell'Unione europea, ad una missione militare a protezione delle navi mercantili in transito nello Stretto di Bab al Mandab e nel Mar Rosso, anche mediante un allargamento dell'area geografica di azione delle missioni già in essere nello Stretto di Hormuz e nel bacino somalo;

6) a supportare ulteriori impegni, nelle sedi europee, affinché si costruiscano le condizioni per la creazione di un'autonoma capacità di difesa europea, complementare e integrata nel sistema della Nato;

7) a farsi promotore, nell'ambito della Presidenza di turno del G7, di una riflessione su una riforma delle Nazioni Unite, dei suoi organi e degli strumenti che ha a disposizione, che consenta di restituire all'Organizzazione un ruolo decisivo nella risoluzione dei conflitti.
(1-00234) «Rosato, Richetti, Bonetti, Sottanelli, Benzoni, D'Alessio, Grippo».


   La Camera,

   premesso che:

    il Parlamento europeo l'11 luglio 2023 ha approvato il testo negoziale sulle norme a difesa dei giornalisti dalle querele temerarie, note con l'acronimo inglese Slapp (Strategie Litigation Against Public Participation). Le Slapp sono azioni legali, di esito incerto, avviate con l'intento non di portare a termine il processo, ma di intimidire chi viene accusato allo scopo di condizionarne e limitarne il lavoro. Si tratta di cause legali in cui è presente, infatti, un grande squilibrio di potere tra chi querela e il querelante; il divario solitamente coinvolge la sfera economica, nella fattispecie si parla di potenti strutture o persone che avranno sicuramente disponibilità economiche elevate e perciò adatte a sostenere lunghi processi contro giornalisti che spesso invece sono costretti a provvedere autonomamente a pagare le spese legali;

    il testo approvato dal Parlamento europeo prevede una serie di garanzie per le vittime delle azioni legali, compresa la possibilità di chiedere il rapido respingimento della causa, nel qual caso sarà il ricorrente a dover dimostrare la fondatezza della denuncia e a sostenere l'onere delle spese procedurali, compresa la rappresentanza legale della vittima. Che avrà la possibilità, inoltre, di chiedere un risarcimento per danni psicologici o alla reputazione. Le nuove norme delimitano il campo delle cause temerarie per ridurre appunto i tempi del processo e fermare subito quelle intentate per intimidire;

    in Italia la riforma della legge sulla diffamazione prosegue lentamente il suo iter al Senato e l'assenza di norme in questi anni ha limitato il diritto all'informazione, con decine e decine di esponenti politici o grandi aziende e potentati economici che le hanno utilizzate per indurre editori e direttori a interrompere il lavoro di inchiesta dei giornalisti. Secondo i dati recentemente forniti dalla Federazione nazionale stampa italiana, 7 volte su 10 le querele vengono archiviate ancor prima di arrivare a processo. Di quelle che effettivamente arrivano in aula di tribunale, 9 su 10 si concludono con l'assoluzione del giornalista. È evidente l'esistenza di una autocensura preventiva che sfugge a qualsiasi ricerca statistica, che non arriva nelle aule dei tribunali ma che colpisce l'indipendenza dell'informazione;

    chi non può rischiare di affrontare querele sono soprattutto i giornalisti freelance, cioè coloro che non sono stipendiati: quando un loro articolo subisce una querela temeraria, è difficile che la testata decida di farsi carico delle spese legali;

    il 19 dicembre 2023 la Camera dei deputati ha approvato, con un emendamento alla legge di delegazione europea, una modifica al codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell'udienza preliminare. Questa norma lede, a parere dei firmatari del presente atto, il diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati. È, quindi, necessario che il Parlamento, in sede di approvazione definitiva del provvedimento, individui soluzioni diverse capaci di determinare un giusto equilibrio tra la tutela degli imputati o delle persone che compaiono negli atti delle indagini e il diritto all'informazione;

    il 40 per cento dei giornalisti italiani è donna, eppure tale percentuale non si rileva tra le firme che hanno maggiore spazio nei quotidiani, in particolari nelle prime pagine, inoltre dalle più recenti analisi emerge l'esistenza di un gap salariale importante, lo stipendio delle donne in questo settore è infatti mediamente molto più basso e secondo l'analisi sugli ultimi dati contributivi dell'Inpgi, la una forbice sarebbe di circa 5 mila euro;

    come denunciato da GiULiA giornaliste – ETS (Giornaliste unite libere e autonome), le giornaliste sono le prime vittime delle intimidazioni e dell'odio in rete, ma anche delle querele temerarie, come se fosse proprio l'essere donna nell'affrontare i temi sociali e di cronaca a non essere accettato. Si aggredisce con il bodyshaming, le minacce di stupro e le oscenità, oppure, come ha sottolineato l'indagine di Vox Diritti si sminuiscono le competenze professionali delle donne. La critica ad una donna professionista, quindi anche una giornalista, si pratica con il discredito, prima sottolineando il suo genere, il suo sesso, il suo corpo e poi screditando anche quello, dando per scontato che essere una donna sia già di per sé una colpa o una diminuzione e che per questo motivo non potrebbe fare quella professione o dire quelle cose;

    la libertà di manifestazione del pensiero è espressamente statuita nell'articolo 21 della Costituzione, il quale si apre con la decisa e inequivocabile affermazione che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Nei commi successivi si prevedono una serie di garanzie per il mezzo della stampa che, invero, viene sottratta a qualsiasi forma di controllo quali autorizzazioni o censure e, può essere soggetta a sequestro soltanto per effetto di un atto motivato dell'autorità giudiziaria. Deroghe a tale principio sono previste dal quarto comma dell'articolo nel senso che la polizia giudiziaria, in caso di assoluta urgenza, può procedere al sequestro della stampa periodica, ma tale sequestro è valido in un lasso di tempo limitato, richiedendo la convalida dell'autorità giudiziaria;

    l'articolo 21 della Costituzione stabilisce anche che l'unico limite alla libertà di manifestazione del pensiero è rappresentato dal concetto di buon costume nel senso che le pubblicazioni, gli spettacoli e le altre manifestazioni di pensiero non debbono essere contrarie, appunto, al buon costume;

    nella XVII legislatura è stata approvata dalla Camera, modifica dal Senato e nuovamente modificata dalla Camera, una proposta di legge che riformava la disciplina della diffamazione a mezzo stampa, intervenendo sulla legge sulla stampa, sui codici penale e di procedura penale, sui codici civile e di procedura civile, ma che ha visto arenarsi il suo iter al Senato. L'articolo 1 del provvedimento modificava la legge sulla stampa (legge n. 47 del 1948) prevedendo: l'estensione dell'applicazione della legge sulla stampa alle testate giornalistiche online registrate presso le cancellerie dei tribunali; la riforma della disciplina del diritto di rettifica; la riforma delle pene previste per la diffamazione a mezzo stampa, con l'eliminazione della pena della reclusione;

    la segretezza delle fonti giornalistiche è alla base dello svolgimento dell'indipendenza dell'attività di un giornalista e della qualità delle notizie alle quali accedono i cittadini. La possibilità di appellarsi al segreto professionale per tutelare le fonti dovrebbe essere estesa a tutti coloro che svolgono effettivamente lavoro giornalistico. Attualmente in Italia è previsto solo per i giornalisti iscritti all'albo dei professionisti dell'Ordine dei giornalisti. La tutela delle fonti giornalistiche andrebbe estesa ai giornalisti freelance e anche a tutti quegli operatori che, in ragione dei loro rapporti professionali o personali, possono essere al corrente di determinate informazioni di interesse per la pubblica opinione;

    secondo il Garante europeo della protezione dei dati (Gepd) «l'unica opzione praticabile ed efficace per proteggere i diritti e le libertà fondamentali nell'Unione, compresa la libertà dei media, da software spia di livello militare altamente avanzati è un divieto generale del loro sviluppo e della loro diffusione, con eccezioni molto limitate ed esaustivamente definite, integrate da solide garanzie»;

    appare sempre più necessario garantire pluralismo e libertà di informazione all'interno del servizio pubblico radiotelevisivo e procedere ad una riforma della governance della Rai che garantisca un servizio pubblico quale strumento essenziale per realizzare un'effettiva libertà di accesso alla comunicazione audiovisiva, tutela di un bene comune, il quale si caratterizza per la promozione dello sviluppo democratico, sociale e culturale, dei diritti umani di ogni società e, in particolare, del diritto di ogni cittadino a ricevere e diffondere informazioni, idee e opinioni mediante un accesso non discriminatorio a tutte le piattaforme di trasmissione disponibili,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative in materia di sulle cosiddette querele temerarie, con una norma che contrasti l'abuso delle querele per diffamazione nei confronti dei giornalisti dovendo al diritto di querelare corrispondere un diritto al risarcimento per chi ha ragione, ed essendo necessario, inoltre, dare la possibilità al giudice di respingere rapidamente la causa quando palesemente infondata, attribuendo al ricorrente l'onere di dimostrare la fondatezza della denuncia e a sostenere l'onere delle spese procedurali e legali;

2) ad adottare iniziative normative volte a riformare la disciplina della diffamazione, in linea con i pronunciamenti della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo, in base alle quali la previsione della pena detentiva non è compatibile con l'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, se non in casi di eccezionale gravità;

3) ad intervenire sulla protezione delle fonti giornalistiche facendo in modo che il diritto dei giornalisti al silenzio sulle loro fonti non sia considerato un mero privilegio concesso o revocato sulla base della liceità o illegittimità della provenienza delle informazioni, ma un autentico attributo del diritto all'informazione;

4) ad adottare iniziative normative volte ad estendere la possibilità di appellarsi al segreto professionale per tutelare le fonti a tutti coloro che svolgono effettivamente lavoro giornalistico: dai giornalisti freelance, che non svolgono il proprio lavoro alle dipendenze di una testata, a tutti quegli operatori che, in ragione dei loro rapporti professionali o personali, possono essere al corrente di determinate informazioni di interesse per la pubblica opinione;

5) a sostenere, nelle competenti sedi, le nuove norme che saranno previste dalla legge europea per la libertà dei media (EMFA): quelle dirette all'efficace protezione dei giornalisti e dei fornitori dei servizi di media e, in particolare, la tutela dei rapporti tra i giornalisti e le fonti anche da intercettazioni e/o captazioni di conversazione e messaggi;

6) a promuovere iniziative normative sulla parità di genere e contro il gender pay gap nel mondo del giornalismo, per proteggere le giornaliste dalle intimidazioni e dall'odio in rete, e per tutelare la privacy delle cittadine e delle personalità pubbliche rispetto a pubblicazioni che ledono l'intimità e il rispetto del corpo, in particolar modo quello femminile, e rispetto all'orientamento sessuale e di genere;

7) a promuovere iniziative normative volte ad una riforma della governance del servizio pubblico radiotelevisivo, anche sulla base ai modelli adottati da altri paesi, che preveda la creazione di una autorità indipendente rappresentativa delle diverse istanze culturali del Paese, a cui sia affidata, a seguito di una selezione mediante avviso pubblico, la nomina del consiglio di amministrazione, il quale elegga il presidente e il direttore generale sulla base del curriculum vitae e di un progetto editoriale.
(1-00235) «Piccolotti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Zaratti».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riferito da numerosi media e, in particolare, da Radio Leopolda, nella trasmissione «Carceri, bisogna vederle» del 26 gennaio 2024, un ragazzo di 29 anni di Caltanissetta è detenuto in Romania dall'inizio di maggio 2023 in condizioni disumane e degradanti;

   la madre, Ornella M., nella conversazione con Rita Bernardini che cura la sopra menzionata rubrica, ha manifestato la sua angoscia e preoccupazione sia per come si è svolta finora la vicenda processuale sia, soprattutto, per le modalità dell'esecuzione penale in carcere;

   in particolare, la madre ha raccontato che lo scorso anno il figlio aveva deciso con alcuni amici di recarsi al festival di musica «Mamaia», festival che ogni anno all'inizio di maggio si svolge a Costanza in Romania al Teatro estivo e che il 3 maggio 2023 è stato fermato e arrestato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti ricevendo una condanna in primo grado a 8 anni e sei mesi di carcere con l'appello che si celebrerà nel mese di aprile 2024;

   nel presente atto di sindacato ispettivo l'interrogante, non intende soffermarsi sullo svolgimento del processo che, secondo la madre, si è svolto con il travisamento totale dei fatti avvenuti, con intercettazioni non autorizzate e trascritte in modo indecente, così da espungere tutte le affermazioni a discolpa del figlio; in questo atto si intende evidenziare le condizioni di detenzione che mettono in serio pericolo la salute psico-fisica del ragazzo e la sua stessa vita;

   Filippo M. è detenuto nell'istituto penitenziario di Porta Alba di Costanza, uno dei peggiori carceri europei, più volte oggetto di condanna da parte della Corte EDU per trattamenti inumani e degradanti;

   appena fatto l'ingresso in istituto, Filippo M. è stato messo in isolamento Covid per 21 giorni in una stanza invasa dai topi e zeppa di escrementi anche sui materassi, vecchi e maleodoranti;

   successivamente il ragazzo è stato spostato in una cella di circa 35 metri quadri dove alloggiano 24 detenuti, in condizioni igienico-sanitarie immonde, con un buco per terra per fare i bisogni, sporco e nauseabondo, e con la possibilità di lavarsi una volta a settimana, raramente con l'acqua calda, in docce che consistono in tubi che fuoriescono dalle pareti senza separazioni per preservare un minimo di privacy; anche i riscaldamenti non funzionano mentre fuori ci sono temperature che in inverno raggiungono i 10 gradi sottozero; a Filippo M. è stato anche vietato di poter ricevere una coperta; l'alimentazione fornita dall'istituto consiste in una sgradevole poltiglia servita con il mestolo per cui i detenuti che possono permetterselo acquistano a caro prezzo ciò che fornisce lo spaccio interno, consistente prevalentemente in scatolame, biscotti e altri prodotti confezionati;

   in questo quadro desolante, è accaduto che il 26 gennaio Filippo M. sia stato aggredito da un compagno di cella riportando una ferita al labbro e ustioni ad una gamba e rischiando di essere accoltellato da un altro recluso;

   Filippo M. è un ragazzo incensurato che non ha mai avuto problemi con la giustizia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   cosa intenda fare tramite la propria rappresentanza diplomatica per tutelare e assistere il cittadino italiano Filippo M., verificando le attuali condizioni di detenzione e il rispetto in esse delle regole europee sul trattamento dei detenuti;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché siano garantiti i diritti umani fondamentali di Filippo M., cittadino italiano detenuto in Romania.
(4-02235)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROGGIANI, CASU, BRAGA, AMENDOLA, BAKKALI, BARBAGALLO, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GIANASSI, GRAZIANO, GUERRA, LAI, MANCINI, MANZI, MEROLA, MORASSUT, UBALDO PAGANO, PELUFFO, TONI RICCIARDI, SCOTTO, SIMIANI e VACCARI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2024 ha approvato in esame preliminare un provvedimento che regolamenta l'alienazione di una ulteriore quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane, tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

   il Ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, a proposito della possibile ulteriore cessione di quote di Poste Italiane da parte dello Stato, in data 26 gennaio 2024 ha affermato che l'Italia deve «mantenere il controllo, non possiamo scendere sotto il 35 per cento», mentre la Sottosegretaria di Stato per le imprese e il made in Italy Bergamotto il 23 gennaio 2024, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in Commissione, 5-01880, presentata dall'onorevole Casu, ha affermato che l'idea al vaglio dei soci pubblici sarebbe quella di diluire la quota di entrambi mantenendo comunque la maggioranza assoluta del 51 per cento;

   la quota pubblica di partecipazione in Poste Italiane è pari al 65 per cento e il Ministro Giorgetti ha affermato che non si scenderà sotto il 35 per cento, lasciando intendere la possibilità di una vendita di quote fino al 30 per cento;

   in riferimento alla cessione di quote pubbliche di Poste Italiane, la Sottosegretaria Bergamotto nella risposta all'interrogazione citata in precedenza ha rassicurato circa l'impegno del suo Ministero nel garantire che la suddetta ulteriore cessione non comprometta l'erogazione del servizio pubblico e garantisca tutti i lavoratori coinvolti;

   la scelta di procedere alla privatizzazione ha generato grande preoccupazione tra le lavoratrici ed i lavoratori e i sindacati per protesta hanno chiesto immediatamente un incontro al Governo e annunciato una fase di mobilitazione, lamentando la totale mancanza di ascolto rispetto alle decisioni assunte;

   la cessione di ulteriori quote di Poste Italiane può avere un impatto diretto sulla salvaguardia dell'occupazione e sulla fornitura dei servizi essenziali per i cittadini –:

   quali iniziative si intendano adottare per evitare la svendita di Poste Italiane e garantire il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori.
(5-01914)


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 4 gennaio 2024, durante una conferenza stampa, la Presidente del Consiglio dei ministri ha affermato tra l'altro la volontà di muoversi con una «riduzione delle quote in partecipate che non riduce il controllo pubblico, come Poste»;

   la premier Giorgia Meloni, ospite della puntata di Quarta repubblica, andata in onda il 22 gennaio 2024 su Rete4, ha ribadito che l'obiettivo sarebbe quello di far confluire nelle casse dello Stato circa 20 miliardi di euro nell'arco dei prossimi tre anni;

   tale impostazione è stata confermata dalla Sottosegretaria Fausta Bergamotto in occasione di una interrogazione a risposta immediata svoltasi il giorno dopo presso la IX Commissione trasporti della Camera dei deputati;

   secondo la sottosegretaria «l'idea al vaglio dei soci pubblici sarebbe quella di diluire la quota di entrambi mantenendo comunque la maggioranza assoluta del 51 per cento (e dunque il controllo dello Stato non verrebbe messo in discussione), in vista della presentazione del Piano Industriale (prevista il prossimo marzo) ci si impegna a garantire che la citata cessione non comprometta l'erogazione del servizio pubblico e garantisca tutti i lavoratori coinvolti»;

   nonostante queste rassicurazioni, gli annunci hanno suscitato grande preoccupazione tra i sindacati e le lavoratrici e i lavoratori;

   la cessione di ulteriori quote di Poste Italiane inciderebbe direttamente sulla tutela del lavoro e sulla fornitura dei servizi essenziali per i cittadini;

   è bene ricordare che la cessione di circa il 35 per cento del pacchetto azionario nell'ottobre del 2015 ha comportato pesanti ricadute sull'efficienza dei servizi postali per i cittadini, nonché notevoli riflessi negativi anche sugli aspetti occupazionali;

   i servizi postali, così come i suoi uffici, sono riconosciuti unanimemente come presidi territoriali socialmente fondamentali per la cittadinanza. Oltre all'esigenza di «fare cassa», un'ulteriore privatizzazione potrebbe comportare un grave irreparabile danno ad uno degli asset strategici più importanti del patrimonio pubblico italiano –:

   se non si intenda, anche alla luce di quanto esposto in premessa, rivedere l'ipotesi di una ulteriore privatizzazione di Poste Italiane e quali urgenti iniziative siano state eventualmente messe in campo per scongiurare le conseguenze descritte in premessa, derivanti da una possibile riorganizzazione dei servizi da parte di Poste Italiane a seguito della paventata privatizzazione.
(5-01916)

Interrogazione a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 aprile 2023 è stata presentata in Commissione finanze l'interrogazione n. 5-00662, con la quale l'interrogante ha reso nota la mancata uniformità di operato dei diversi uffici catastali periferici a seguito dell'approvazione della legge 20 dicembre 2015, n. 208, recante una nuova disciplina per la determinazione della rendita catastale degli immobili a destinazione speciale e particolare, censiti nelle categorie catastali dei gruppi D ed E;

   la disciplina in questione, in particolare, ha previsto, con decorrenza dal 1° gennaio 2016, che, ai fini della suddetta determinazione, si debba procedere attraverso una stima diretta, tenendo conto del suolo e delle costruzioni, degli elementi ad essi strutturalmente connessi escludendo, invece, i macchinari, i congegni, le attrezzature e gli altri impianti funzionali allo specifico processo produttivo;

   successivamente, una sentenza della Corte di cassazione civile (sentenza n. 24064 del 10 novembre 2006) ha stabilito la necessità del ricorso ad una stima del valore degli impianti da effettuarsi caso per caso prevedendo, dunque, che il valore catastale non dovesse limitarsi alla semplice valutazione del fabbricato, ma comprendere, e conseguentemente distinguere, anche il valore degli impianti;

   si prende atto della piena disponibilità del Governo ad approfondire la questione, il quale ha ribadito in risposta che la rendita catastale, rideterminata alla luce della nuova disciplina in materia, assume natura di «proposta», ferme restando, quindi, le attribuzioni degli uffici dell'Agenzia delle entrate per la determinazione della rendita catastale definitiva;

   ciononostante, secondo quanto consta all'interrogante, alcuni uffici direzionali dell'Agenzia delle entrate, tra cui quelli di Reggio Emilia, di Modena e di Bologna, continuano a rigettare le variazioni catastali, nonostante agli immobili interessati potrebbe essere data la possibilità di colmare le lacune ricorrendo ad una stima successiva degli impianti, da comunicare agli uffici catastali tramite procedura Docfa, al fine di poter scomputare il valore degli stessi dal valore complessivo e ottenere, di conseguenza, la variazione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, siano state adottate per verificare lo stato dell'arte del processo di uniformazione dell'operato dei diversi uffici catastali.
(4-02230)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   come è noto dal 2022 è stata completata la riforma del registro pubblico delle opposizioni – ora esteso a tutti i numeri telefonici nazionali, fissi e cellulari – che consente al cittadino di opporsi alle chiamate di telemarketing indesiderate;

   tuttavia, come risulta dai dati Codacons, sono milioni gli utenti che lamentano chiamate indesiderate sul proprio numero di cellulare nonostante l'avvenuta iscrizione presso il registro pubblico delle opposizioni e ancora troppi sono numeri telefonici carpiti in maniera illegittima;

   il registro pubblico delle opposizioni ha rappresentato, indubbiamente, un grosso passo in avanti, ma richiede necessariamente una messa al punto sotto il profilo dell'efficacia, anche prevedendo una modalità diversa di gestione dei consensi attraverso la realizzazione un portale unico delle opposizioni, ossia di un unico luogo virtuale nel quale i cittadini in tempo reale possano inserire i numeri dai quali sono stati impropriamente o illegittimamente chiamati o nel quale ciascun operatore potrebbe conoscere in tempo reale l'eventuale segnalazione di un numero di telefono che si appresta a chiamare;

   questo strumento consentirebbe inoltre di rafforzare il coordinamento tra le diverse attività ispettive svolte da Agcom e dal Garante della privacy, consentendo verifiche e interventi su eventuali violazioni più tempestivi ed efficaci;

   tale questione – anche alla luce del fatto che il 38 per cento circa delle telefonate commerciali ricevute dagli utenti propone contratti di forniture per luce e gas – diventa particolarmente rilevante nel momento del passaggio al mercato libero dell'energia, un passaggio nel quale, come già in parte visto, il fenomeno del marketing aggressivo o addirittura illegale diventerà assai più consistente –:

   quali siano state sin qui le ragioni ostative alla realizzazione di un portale unico delle segnalazioni e, per quanto di competenza, quali iniziative intenda adottare al fine di contrastare il fenomeno del marketing aggressivo o addirittura illegale ai danni dei cittadini, particolarmente esposti in un momento delicato quale quello del passaggio al mercato libero dell'energia.
(2-00317) «Ascani».

Interrogazione a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   i rincari di luce e gas, uniti alla cattiva eredità lasciata dalla pandemia, preoccupano non poco il settore del benessere: secondo una stima a livello nazionale, il 61 per cento delle aziende non è ancora tornato ai livelli di fatturato pre-pandemia e molte altre hanno dovuto ridurre l'organico;

   i saloni di acconciatura ed estetica, inoltre, sono tenuti a rispettare moltissime norme ed elevati costi per garantire al cliente alti standard qualitativi e rigidi requisiti igienico-sanitari, continuando a subire, oltretutto, la concorrenza sleale dei saloni con prezzi sottosoglia, che usano prodotti non conformi alle normative dell'Unione europea, con norme igieniche scadenti e personale non adeguatamente formato, nonché la concorrenza di tutti quegli acconciatori ed estetisti abusivi free lance che si spostano di casa in casa e risultano i più difficili da individuare per le autorità;

   dai dati recentemente diffusi dall'Ufficio studi di Confartigianato Imprese, nel settore del benessere il fenomeno dell'abusivismo tocca la soglia del 27,6 per cento: ciò significa, ad esempio, che alle 2.213 attività di acconciatura ed estetica presenti sul territorio della provincia di Padova se ne aggiungono almeno altre 600 abusive;

   la situazione non è migliore nel resto d'Italia e ciò comporta gravi ripercussioni sull'economia: per sopportare i rincari dell'energia e garantire elevati standard qualitativi, le aziende che operano nel settore del benessere sono costrette necessariamente ad alzare i prezzi dei loro servizi, ma essendo parti di un mercato che opera in concorrenza sleale, il loro destino non resta che essere quello della chiusura in breve tempo –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per salvaguardare il settore del benessere e contrastare il fenomeno dell'abusivismo.
(4-02231)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   tra i tanti dossier aperti a livello europeo e internazionale, quelli legati alla decarbonizzazione avranno certamente un impatto importante sul comparto marittimo e degli operatori dello shipping;

   in tale contesto, secondo le principali associazioni di categoria, il Carbon intensity indicator (Cii), obbligatorio dal 2023 per tutte le navi superiori a 5.000 GT, come è pensato oggi, potrebbe comportare effetti opposti rispetto a quelli di reale salvaguardia ambientale, penalizzando proprio il naviglio italiano, tra i più efficienti in termini di sostenibilità ambientale e che ogni giorno dirotta migliaia di camion dalla strada alle vie del mare;

   il Cii misura con quanta efficienza una nave trasporta merci e passeggeri con la verifica in grammi di CO2 per capacità trasportata e per miglio nautico: alle navi viene assegnato un rating da «A» ad «E», che dal 2030 diventerà ancora più stringente;

   ad essere contestata, in particolare, è la componente «metrica», cioè il metodo con cui è individuata la classe della nave, che tiene in considerazione il servizio che effettua più delle caratteristiche del mezzo: le lunghe soste in porto diventano un elemento penalizzante per il rating, anche se la nave è nuovissima e ha alti standard di rispetto dell'ambiente;

   come chiarito dalle associazioni armatoriali nazionali, per quanto riguarda il pacchetto Fit for 55 di riduzione delle emissioni entro il 2030 e l'ingresso dello shipping nel sistema degli scambi di quote di emissione, dopo le misure già ottenute per tutelare i collegamenti con le isole minori, l'obiettivo oggi è fare altrettanto per quelli con Sardegna e Sicilia «al fine di scongiurare un netto aumento dei costi del trasporto»;

   è necessario ipotizzare nuove forme incentivali per finanziare interventi di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e al fine di assicurare nei prossimi anni la disponibilità sul mercato, a costi accessibili, dei nuovi carburanti alternativi e relativi investimenti infrastrutturali;

   ad oggi, infatti, tali carburanti non sono ancora disponibili su larga scala, per la mancanza di un'adeguata rete di distribuzione e stoccaggio nei porti –:

   se e quali immediate iniziative, anche presso le competenti sedi europee, il Governo intenda assumere affinché venga accolta la richiesta di rivedere la metrica del Carbon intensity indicator al fine di tutelare il naviglio italiano.
(3-00943)

Interrogazione a risposta scritta:


   SOUMAHORO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 gennaio 2024, il Resto del Carlino ha pubblicato la seguente lettera della signora Tiziana Paltrinieri: «Sono atterrata all'01.15 con mio marito e i miei due figli all'aeroporto. Alla stessa ora sono atterrati vari aerei in ritardo, non avendo nessuno che ci potesse venire a prendere o non potendo prendere mezzi pubblici per via dell'orario ci mettiamo in fila insieme a tantissime persone – eravamo una 90ina e con il passare dei minuti le persone aumentavano. Più avanti di noi in fila c'era un signore senegalese, lavoratore e residente a San Giovanni Persiceto, rifiutato da vari taxisti con la scusa che fino a San Giovanni non potevano accompagnarlo perché fuori Bologna e dovevano (a detta loro) rimanere dentro la città. Il povero signore non sapeva come fare, dato che bus non ce n'erano e il primo treno era alle 6. Dato che noi eravamo quattro, abbiamo preso due taxi e siamo arrivati fino a casa nostra a Casalecchio per poi (mio marito e mio figlio) prendere l'auto e portarlo a casa. È veramente una regola quella che non possono uscire dalla città o una scusa?»;

   secondo Riccardo Carboni, della cooperativa Cotabo che gestisce il servizio taxi: «Le regole prevedono l'obbligo della prestazione di servizio nel Comune in cui il taxi opera, nel nostro caso Bologna, e dei Comuni direttamente confinanti». Quindi, «per San Giovanni in Persiceto la prestazione è facoltativa». Insiste: «Possiamo supporre che i tassisti abbiano dato precedenza ai trasporti obbligatori che richiedevano meno tempo per essere svolti, per ridurre l'attesa delle persone in fila. Con ogni probabilità, smaltita la coda, qualcuno lo avrebbe caricato»;

   a giudizio dell'interrogante desta sconcerto quanto riportato da Paltrinieri, così come il condizionale sollevato da Carboni, e ci si chiede se sia veramente una regola quella di non poter uscire dalla città, oppure se sia stata solo una scusa per non accompagnare una persona di colore, che avrebbe regolarmente pagato il proprio viaggio come chiunque altro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative di competenza intendano eventualmente assumere per scongiurare il ripetersi di situazioni analoghe.
(4-02234)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   AIELLO, BARZOTTI, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) dovrebbe essere una misura di attivazione al lavoro, caratterizzata da progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento, accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro;

   dai dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali è noto che le domande per il Supporto per la formazione e il lavoro acquisite per l'inclusione sociale e lavorativa (Siisl) toccano quota 127.217;

   la misura può essere richiesta dal 1° settembre 2023 dagli ex percettori del reddito di cittadinanza fra i 18 e i 59 anni, privi di una condizione di fragilità nel nucleo familiare: presenza di figli minori, persone con disabilità, over 60, oppure condizioni di grave marginalità. L'età media di chi ha presentato domanda di accesso alla nuova misura di inclusione è pari a 42 anni;

   mentre il Governo continua a non fornire dati ufficiali sui corsi di formazione attivati per i soggetti che dovrebbero beneficiare della suddetta misura, con particolare riferimento agli ex percettori di reddito di cittadinanza, si apprende dai principali organi di stampa che, oltre alla difficoltà di avere dati precisi e costantemente aggiornati, durante un webinar organizzato il 19 e 20 dicembre 2023 dal Ministero e riservato agli addetti ai lavori, un dirigente Anpal avrebbe precisato che «ad oggi, i beneficiari ammessi sono 44 mila. Di questi, il 50 per cento sta percependo il beneficio», gli altri dunque non ricevono alcun aiuto da mesi, e molti sono già sotto sfratto;

   con riferimento alla formazione sarebbero ancora poche le classi partite e non è nota la qualità dell'offerta formativa;

   numerosi studi mostrano come, nel nostro Paese, vi sia una cronica difficoltà a mettere in connessione la domanda di lavoro e l'offerta e sono numerosi i settori che attualmente segnano una carenza strutturale di addetti. Secondo il bollettino annuale 2023 del sistema informativo Excelsior, Unioncamere-Anpal, circa 3,5 milioni dei contratti programmati dalle imprese quest'anno sono posizioni offerte per professioni con un titolo tecnico-professionale. Qui sono emersi i problemi di irreperibilità maggiori lamentati dalle aziende;

   all'interno delle misure previste con il reddito di cittadinanza vi erano i cosiddetti navigator, ossia persone incaricate di fungere da riferimento per l'avvio a un nuovo lavoro per chi l'ha perso o per chi non è mai entrato nel mercato del lavoro –:

   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso fornire i dati aggiornati sul programma Supporto per la formazione e il lavoro, con particolare riferimento alla tipologia di assunzioni;

   se non ritenga prioritario adottare iniziative volte a migliorare gli strumenti e le misure attualmente previste per connettere la domanda e l'offerta di lavoro, anche alla luce dei dati allarmanti che sono emersi dalle analisi dell'Anpal.
(4-02233)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Campania si vede protagonista di un aumento di segnalazioni da parte delle associazioni animaliste in merito all'affidamento da parte di diversi comuni, di concessioni dei canili comunali con bandi di gara aggiudicati al ribasso, violando la normativa vigente;

   in particolar modo, ha destato scalpore la vicenda che ha visto coinvolto il comune di Arzano (NA) il cui bando per il ricovero, la custodia e il mantenimento dei cani catturati sul territorio – prevedendo un sistema di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa e l'assegnazione del punteggio a coloro che avessero presentato il maggior ribasso percentuale, rispetto alla tariffa giornaliera posta a base di gara – si è concluso con la vincita di una società di Marcianise (Caserta) che ha offerto un ribasso di ben il 15 per cento sull'importo complessivo rispetto alla base dell'appalto;

   nel caso della regione Campania, la legge regionale 11 aprile 2019, n. 3 prevede che la regione debba definire con regolamento «i requisiti minimi per il servizio di ricovero e degenza dei cani vaganti da rispettare nella redazione dei capitolati tecnici delle procedure di evidenza pubblica per l'affidamento e la custodia degli animali d'affezione ed il relativo tariffario regionale per il servizio di affidamento e custodia degli animali d'affezione» che definisce il prezzo minimo inderogabile non soggetto a ribasso (articolo 3, lettera m), punto 6));

   il successivo regolamento attuativo del 2 febbraio 2021, n. 1, all'articolo 29, ha così stabilito che «la tariffa giornaliera per il mantenimento dei cani vaganti catturati e ricoverati nei canili è pari a un importo pro capite variabile in relazione alla taglia, all'età ed all'aggressività dei soggetti, compreso tra 3,00 a 5,00 più IVA»;

   la tariffa giornaliera per l'affidamento del servizio di custodia e gestione dei cani è intesa come le quota economica minima sufficiente a garantire all'animale il riconoscimento del diritto alla vita in condizione di benessere – ragion per cui, una tale offerta al ribasso ad avviso dell'interrogante, non solo è una grave violazione della normativa vigente ma determina anche l'impossibilità di accudire adeguatamente gli animali, andando a generare potenziali maltrattamenti dovuti a sofferenze di carattere ambientale, comportamentali ed etologiche;

   in aggiunta alle possibili criticità per gli animali d'affezione ospiti di tali strutture, le quali potrebbero non essere in grado di garantire tutela e cura come previsto anche in Costituzione (articolo 9), nel caso descritto, come in altri, si rinvengono conseguenze giuridiche a causa dei ribassi offerti da alcuni canili, i quali dovrebbero considerarsi illegittimi e, quindi, tali da determinarne l'esclusione dalla gara stessa;

   l'aggiudicazione degli appalti a strutture che offrono prezzi minimi giornalieri più bassi rispetto alle soglie fissate dalla normativa è da evitarsi al fine di scongiurare che, ad essere vincitrici, siano strutture che sì, permettono alle amministrazioni comunali un risparmio, ma che poi, nei fatti, saranno poco attente al benessere degli animali e non garantiranno il diritto alla vita in condizione di benessere così come previsto dallo stesso regolamento n. 1 del 2021 (articolo 28, comma 1), dalla legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo (legge n. 281 del 1991) ma anche a più riprese dalla giurisprudenza –:

   se i Ministri interrogati intendano, per quanto di competenza, adottare iniziative normative chiare e uniformi, anche attraverso modifiche puntuali alla «legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo» e alla disciplina vigente in materia di contratti pubblici, al fine di impedire agli enti locali di assegnare appalti a strutture che offrono ribassi eccessivi e che non possono essere in grado di tutelare gli animali in maniera adeguata.
(4-02232)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, MANZI e FURFARO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 240, della legge di bilancio del 2024 (A.S. n. 926) prevede che, per i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia con permesso di soggiorno per motivi di studio, il contributo per l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale passi da 149 euro ad un valore non inferiore a 700 euro;

  secondo quanto consta agli interroganti, esistono testimonianze di alcune aziende sanitarie territoriali, che, non avendo ancora ricevuto un chiarimento ufficiale riguardo a questa normativa, stanno prorogando per 3 mesi l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale degli studenti stranieri alle condizioni dell'anno passato;

   tale incertezza non giova alla presenza del nostro Paese di studenti internazionali, una risorsa preziosa per il nostro sistema universitario, studenti che sono già solo il 3.4 per cento del corpo studentesco secondo una ricerca Eurostat del 2021, un numero superiore solamente a Croazia e Grecia e molto inferiore alla media dell'Unione europea –:

   se l'aumento del contributo previsto dalla legge di bilancio verrà attuato;

   se siano previsti dei supporti economici per gli studenti che non possono permettersi tale spesa, in particolare per coloro che hanno già avviato il loro percorso di studio.
(5-01915)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Frijia n. 5-01813 del 12 gennaio 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-00943.