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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 31 gennaio 2024

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI
IN CALENDARIO

Ddl n. 1515 – Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti

Tempo complessivo: 20 ore, di cui:

• discussione sulle linee generali: 11 ore;

• seguito dell'esame: 9 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 53 minuti 1 ora e 22 minuti
(con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 17 minuti 5 ore e 48 minuti
Fratelli d'Italia 55 minuti 55 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 58 minuti 1 ora e 1 minuto
Lega – Salvini premier 50 minuti 39 minuti
MoVimento 5 Stelle 55 minuti 50 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 48 minuti 31 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 47 minuti 25 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 47 minuti 25 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 46 minuti 18 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 45 minuti 23 minuti
Misto: 46 minuti 21 minuti
  Minoranze Linguistiche 26 minuti 12 minuti
  +Europa 20 minuti 9 minuti

Pdl n. 1304 e abb. – Riconoscimento della figura dell'agricoltore custode

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

• discussione sulle linee generali: 8 ore;

• seguito dell'esame: 5 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 20 minuti 44 minuti
(con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 50 minuti 3 ore e 6 minuti
Fratelli d'Italia 44 minuti 37 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 39 minuti 25 minuti
Lega – Salvini premier 38 minuti 24 minuti
MoVimento 5 Stelle 37 minuti 21 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 36 minuti 20 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 32 minuti 12 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 31 minuti 12 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 31 minuti 12 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 31 minuti 12 minuti
Misto: 31 minuti 11 minuti
  Minoranze Linguistiche 18 minuti 6 minuti
  +Europa 13 minuti 5 minuti

Pdl n. 1457 e abb. – Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

• discussione sulle linee generali: 8 ore;

• seguito dell'esame: 5 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 20 minuti 44 minuti
(con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 50 minuti 3 ore e 6 minuti
Fratelli d'Italia 44 minuti 37 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 39 minuti 25 minuti
Lega – Salvini premier 38 minuti 24 minuti
MoVimento 5 Stelle 37 minuti 21 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 36 minuti 20 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 32 minuti 12 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 31 minuti 12 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 31 minuti 12 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 31 minuti 12 minuti
Misto: 31 minuti 11 minuti
  Minoranze Linguistiche 18 minuti 6 minuti
  +Europa 13 minuti 5 minuti

Pdl n. 153-202-844-1104-1128-1395 - Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche

Seguito dell'esame: 6 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 53 minuti
(con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 47 minuti
Fratelli d'Italia 44 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 31 minuti
Lega – Salvini premier 30 minuti
MoVimento 5 Stelle 26 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 24 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 15 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 15 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 15 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 14 minuti
Misto: 13 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti
  +Europa 6 minuti

Mozione n. 1-00233 e abb. – Iniziative in merito alla crisi in Medio Oriente

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora
(con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 10 minuti
Fratelli d'Italia 48 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 34 minuti
Lega – Salvini premier 33 minuti
MoVimento 5 Stelle 29 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 26 minuti
Azione –Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 17 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 16 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 16 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 16 minuti
Misto: 15 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  +Europa 6 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 29 gennaio 2024.

Pdl n. 799-988 – Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale

Seguito dell'esame: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 45 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti
(con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti
Fratelli d'Italia 50 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 36 minuti
Lega – Salvini premier 35 minuti
MoVimento 5 Stelle 30 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 28 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 18 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 17 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 17 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 17 minuti
Misto: 15 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  +Europa 6 minuti

Pdl n. 384-446-459-B – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2

Seguito dell'esame: 6 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 56 minuti
(con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 59 minuti
Fratelli d'Italia 47 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 33 minuti
Lega – Salvini premier 31 minuti
MoVimento 5 Stelle 27 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 25 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 16 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 16 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 15 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 15 minuti
Misto: 14 minuti
  Minoranze Linguistiche 8 minuti
  +Europa 6 minuti

Mozione n. 1-00208 – iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora
(con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 10 minuti
Fratelli d'Italia 48 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 34 minuti
Lega – Salvini premier 33 minuti
MoVimento 5 Stelle 29 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 26 minuti
Azione –Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 17 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 16 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 16 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 16 minuti
Misto: 15 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  +Europa 6 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 22 gennaio 2024.

Mozione n. 1-00235 – Iniziative in materia di tutela della professione giornalistica e della libertà di informazione

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora
(con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 10 minuti
Fratelli d'Italia 48 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 34 minuti
Lega – Salvini premier 33 minuti
MoVimento 5 Stelle 29 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 26 minuti
Azione –Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 17 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 16 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 16 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 16 minuti
Misto: 15 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  +Europa 6 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pdl n. 630 e abb. – Introduzione dell'insegnamento, nelle scuole secondarie di secondo grado, del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

• discussione sulle linee generali: 8 ore;

• seguito dell'esame: 5 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 20 minuti 44 minuti
(con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 50 minuti 3 ore e 6 minuti
Fratelli d'Italia 44 minuti 37 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 39 minuti 25 minuti
Lega – Salvini premier 38 minuti 24 minuti
MoVimento 5 Stelle 37 minuti 21 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 36 minuti 20 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 32 minuti 12 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 31 minuti 12 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 31 minuti 12 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 31 minuti 12 minuti
Misto: 31 minuti 11 minuti
  Minoranze Linguistiche 18 minuti 6 minuti
  +Europa 13 minuti 5 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta
del 31 gennaio 2024.

  Albano, Ascani, Bagnai, Bakkali, Baldino, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Cappellacci, Carfagna, Carloni, Caroppo, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Letta, Lollobrigida, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pellegrini, Pellicini, Pichetto Fratin, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Serracchiani, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Stefani, Sudano, Tabacci, Tajani, Trancassini, Traversi, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zanella, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Bakkali, Baldino, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Cappellacci, Carfagna, Carloni, Caroppo, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Letta, Lollobrigida, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pellegrini, Pellicini, Pichetto Fratin, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Scerra, Schullian, Serracchiani, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Stefani, Sudano, Tabacci, Tajani, Trancassini, Traversi, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zanella, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 30 gennaio 2024 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   ZANELLA ed altri: «Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio» (1673);

   FURFARO ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento dell'asma grave come patologia cronica e invalidante nonché per la diagnosi e la cura di essa» (1674).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge SERRACCHIANI: «Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche» (153) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Manes.

  La proposta di legge QUARTINI ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della clownterapia o terapia del sorriso» (1558) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Cafiero de Raho.

Adesione di deputati a proposte di inchiesta parlamentare.

  La proposta di inchiesta parlamentare AMATO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul calcio professionistico e sulle attività economico-sociali ad esso connesse» (Doc. XXII, n. 36) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Cafiero de Raho.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):

  MAGI e DELLA VEDOVA: «Modifiche al decreto legislativo 12 aprile 1996, n. 197, e all'articolo 2 del decreto-legge 24 giugno 1994, n. 408, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 1994, n. 483, in materia di esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini di Stati dell'Unione europea residenti in Italia» (755) Parere delle Commissioni II, V e XIV.

   VI Commissione (Finanze):

  TASSINARI: «Disposizioni in materia di termine di prescrizione dei crediti derivanti da imposte e da sanzioni tributarie» (1390) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XI Commissione (Lavoro):

  ZINZI e BOF: «Disposizioni per il riconoscimento dei titoli sportivi nei concorsi indetti dalle pubbliche amministrazioni» (1423) Parere delle Commissioni I, V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XIII Commissione (Agricoltura):

  SERGIO COSTA ed altri: «Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio» (1652) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 30 gennaio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Automobile Club d'Italia (ACI) e degli Automobile Club federati, per l'esercizio 2021, cui sono allegati i documenti rimessi dagli enti ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 179).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dalla Commissione europea.

  La Commissione europea, in data 29 gennaio 2024, ha trasmesso il documento C(2024) 568 final, recante la risposta della Commissione europea al documento della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) (Doc. XVIII-bis, n. 16), approvato nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona, in merito alla proposta di direttiva del Consiglio relativa a un'esenzione più rapida e sicura dalle ritenute alla fonte in eccesso (COM(2023) 324 final).

  Questo documento è trasmesso alla VI Commissione (Finanze) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 30 gennaio 2024, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

  Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al consiglio – Relazione sull'attuazione dell'articolo 5 della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione delle energie rinnovabili (COM(2023) 778 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);

  Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che autorizza la Svezia ad applicare aliquote di accisa ridotte sull'elettricità consumata da nuclei familiari e da società del settore dei servizi situati in talune zone della Svezia settentrionale (COM(2024) 39 final), corredata dal relativo allegato (COM(2024) 39 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze).

  La Corte dei conti europea, in data 30 gennaio 2024, ha comunicato la pubblicazione della relazione speciale n. 02/2024 – Il ruolo di coordinamento del Servizio europeo per l'azione esterna – Un funzionamento per lo più efficace, nonostante alcune debolezze in materia di gestione delle informazioni, organico e resoconti forniti, che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 30 gennaio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Pescantina (Verona) e Scanzano Jonico (Matera).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione dalla Regione Marche.

  Il Presidente della Regione Marche, in qualità di commissario delegato titolare di contabilità speciale, con lettera in data 29 gennaio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 27, comma 4, del codice della protezione civile, di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, il rendiconto, per l'anno 2023, relativo alla contabilità speciale n. 6023, concernente le attività connesse all'eccezionale evento sismico che ha colpito le Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria a far data dal 24 agosto 2016, di cui all'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 388 del 2016.

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Garante del contribuente per l'Emilia-Romagna.

  Il Garante del contribuente per l'Emilia-Romagna, con lettera pervenuta in data 30 gennaio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale in Emilia-Romagna, riferita all'anno 2023.

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Comunicazione di nomina governativa.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 30 gennaio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, la comunicazione relativa alla proroga dell'incarico di Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle attività connesse alla partecipazione dell'Italia, quale Paese d'onore, alla Fiera del libro di Francoforte del 2024, conferito al dottor Mauro Mazza.

  Questa comunicazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  Il Ministero dell'università e della ricerca, con lettera in data 29 gennaio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, il decreto ministeriale di nomina del dottor Roberto Bassi a presidente della Stazione zoologica «Anton Dohrn».

  Questo decreto è trasmesso alla VII Commissione (Cultura).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 26 gennaio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 4 agosto 1955, n. 722, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale per l'individuazione delle manifestazioni da abbinare alle lotterie nazionali da effettuare nell'anno 2024 (120).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VI Commissione (Finanze), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 1° marzo 2024.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: ISTITUZIONE DEL PREMIO DI «MAESTRO DELL'ARTE DELLA CUCINA ITALIANA» (A.C. 1419-A)

A.C. 1419-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE
PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

Sugli emendamenti contenuti nel fascicolo.

A.C. 1419-AParere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sull'emendamento 11.1, in quanto suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative contenute nel fascicolo.

A.C. 1419-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Finalità)

  1. L'arte culinaria, nelle sue espressioni, rappresenta un'eccellenza italiana che coniuga artigianalità e creatività. Il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ne sostiene e ne promuove lo sviluppo, orientando la propria azione al recupero delle tradizioni e alla valorizzazione delle relative professionalità.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 1.
(Finalità)

  Sopprimerlo.
1.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Istituzione del premio di «Maestro dell'arte della cucina italiana»)

  1. È istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il premio di «Maestro dell'arte della cucina italiana», di seguito denominato «premio», conferito ai cittadini italiani che si siano in maniera encomiabile distinti nel campo della gastronomia e, con la loro opera, abbiano esaltato il prestigio della cucina italiana, illustrando la Patria e contribuendo a valorizzare l'eccellenza nazionale.
  2. Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è altresì istituito un registro ove sono iscritti i nomi di coloro ai quali è stato conferito il premio.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 2.
(Istituzione del premio di «Maestro dell'arte della cucina italiana»)

  Sopprimerlo.

  Conseguentemente:

   sopprimere gli articoli da 3 a 11;

   sopprimere il Titolo.
2.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Conferimento del premio)

  1. Il premio è conferito annualmente dal Presidente del Consiglio dei ministri, nel limite di uno per ciascuna delle seguenti categorie di merito:

   a) gelateria;

   b) pasticceria;

   c) cucina;

   d) vitivinicoltura;

   e) olivicoltura.

  2. L'elenco delle categorie di merito di cui al comma 1 può essere integrato con decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 3.
(Conferimento del premio)

  Sopprimerlo.

  Conseguentemente:

   sopprimere l'articolo 4;

   all'articolo 8, comma 1, sopprimere le parole: in una delle categorie di merito di cui all'articolo 3;

   all'articolo 11, comma 1, primo periodo, sostituire le parole: agli articoli 2, 3 e 4 con le seguenti: all'articolo 2.
3.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

  Al comma 1, dopo la lettera e), aggiungere la seguente:

   f) casearia.

  Conseguentemente:

   all'articolo 4, comma 1, dopo la lettera e), aggiungere la seguente:

   f) «Maestro dell'arte casearia italiana».

   dopo l'articolo 10, aggiungere il seguente:

Art. 10-bis.
(Disposizioni transitorie)

   1. In via di prima applicazione, la Presidenza del Consiglio dei ministri, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, conferisce sei premi di Maestro dell'arte della cucina italiana, uno per ciascuna delle categorie di merito indicate all'articolo 3.
   2. I Maestri di cui al comma 1 costituiscono il Comitato di selezione di cui all'articolo 7, per il primo triennio di applicazione della presente legge.
3.100. Cerreto, Almici, Caretta, Ciaburro, La Porta, La Salandra, Malaguti, Marchetto Aliprandi.

(Approvato)

A.C. 1419-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Decorazione)

  1. Il premio è costituito da una medaglia di bronzo che presenta, da un lato, l'emblema della Repubblica italiana e, dall'altro lato, in ragione dell'appartenenza a una delle categorie di merito di cui all'articolo 3, una delle seguenti diciture:

   a) «Maestro dell'arte della gelateria italiana»;

   b) «Maestro dell'arte della pasticceria italiana»;

   c) «Maestro dell'arte della cucina italiana»;

   d) «Maestro dell'arte vitivinicola italiana»;

   e) «Maestro dell'arte olivicola italiana».

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 4.
(Decorazione)

  Sopprimerlo.

  Conseguentemente, all'articolo 11, comma 1, sostituire le parole: , 3 e 4 con le seguenti: e 3.
4.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 5

ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 5.
(Requisiti dei candidati)

  1. Per la candidatura al premio è richiesto il possesso dei seguenti requisiti:

   a) avere concluso un percorso formativo pluriennale nel settore di riferimento;

   b) avere maturato almeno quindici anni di comprovata e riconosciuta esperienza nel settore di riferimento;

   c) avere tenuto una condotta civile e sociale irreprensibile;

   d) avere adempiuto agli obblighi tributari e previdenziali.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 5.
(Requisiti dei candidati)

  Sopprimerlo.

  Conseguentemente, all'articolo 8, comma 1, sopprimere le parole: in possesso dei requisiti di cui all'articolo 5.
5.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 6

ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 6.
(Presentazione delle candidature)

  1. Le candidature per il conferimento del premio sono proposte dal Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Le associazioni di categoria possono presentare segnalazioni al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
  2. Le candidature sono inviate alla Presidenza del Consiglio dei ministri entro il 30 aprile di ciascun anno.
  3. A ciascuna candidatura sono allegati i seguenti atti:

   a) documento d'identità;

   b) codice fiscale;

   c) curriculum vitae;

   d) estratto del casellario giudiziario e certificato dei carichi pendenti.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 6.
(Presentazione delle candidature)

  Sopprimerlo.
6.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 7

ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 7.
(Comitato di selezione)

  1. Le candidature sono esaminate da un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
  2. Il comitato di cui al comma 1 è composto da:

   a) un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri, che lo presiede;

   b) un rappresentante del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste;

   c) un rappresentante del Ministero delle imprese e del made in Italy;

   d) un rappresentante del Ministero dell'istruzione e del merito;

   e) un rappresentante di ciascuna delle categorie di merito di cui all'articolo 3, che si esprime limitatamente alle candidature relative alla categoria di appartenenza.

  3. I componenti del comitato di cui al comma 2 sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su designazione, per ciascuno dei componenti di cui alle lettere b), c) e d), del ministro rispettivamente competente e, per i componenti di cui alla lettera e), del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
  4. Ai componenti del comitato, che durano in carica tre anni, non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 7.
(Comitato di selezione)

  Sopprimerlo.

  Conseguentemente:

   sopprimere l'articolo 8;

   all'articolo 10, sopprimere i commi 2 e 3.
7.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 8

ARTICOLO 8 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 8.
(Fase istruttoria)

  1. Il comitato di cui all'articolo 7 svolge un'istruttoria preordinata ad accertare che i candidati in possesso dei requisiti di cui all'articolo 5 si siano resi singolarmente benemeriti nel raggiungere livelli di eccellenza nell'esercizio della propria attività in una delle categorie di merito di cui all'articolo 3.
  2. L'istruttoria è condotta con modalità che assicurino una valutazione approfondita del livello di eccellenza dei candidati.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 8.
(Fase istruttoria)

  Sopprimerlo.
8.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 9

ARTICOLO 9 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 9.
(Affidamento di incarichi di esperto negli istituti professionali)

  1. Agli insigniti del premio possono essere conferiti incarichi di esperto negli istituti professionali per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera in deroga ai requisiti previsti dall'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 9.
(Affidamento di incarichi di esperto negli istituti professionali)

  Sopprimerlo.
9.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 10

ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 10.
(Revoca del premio)

  1. Incorre nella perdita del premio l'insignito che se ne renda indegno.
  2. La revoca del premio può essere proposta da ciascuno dei ministri rappresentati nel comitato di cui all'articolo 7. La proposta di revoca è presentata al comitato, che, previa sommaria delibazione, la comunica all'interessato. Entro il termine di trenta giorni dal ricevimento della comunicazione, l'interessato ha diritto di presentare per iscritto le proprie osservazioni.
  3. Entro il termine di sessanta giorni dalla presentazione delle osservazioni da parte dell'interessato ovvero, in caso di mancata presentazione, dalla scadenza del termine di cui al comma 2, il comitato di cui all'articolo 7 decide sulla proposta di revoca del premio.
  4. La revoca del premio è disposta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 10.
(Revoca del premio)

  Sopprimerlo.
10.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Articolo 11

ARTICOLO 11 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 11.
(Disposizioni finanziarie)

  1. Per l'attuazione delle disposizioni di cui agli articoli 2, 3 e 4 è autorizzata la spesa di 2.000 euro annui a decorrere dall'anno 2024. Le risorse di cui al primo periodo sono trasferite al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  2. Agli oneri di cui al comma 1, pari a 2.000 euro annui a decorrere dall'anno 2024, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2024-2026, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2024, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
  3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 11.
(Disposizioni finanziarie)

  Sopprimerlo.
11.1. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.

A.C. 1419-A – Ordine del giorno

ORDINE DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    La cucina italiana è non semplicemente l'espressione dell'arte culinaria sviluppatasi in Italia, bensì, propriamente e prioritariamente, l'arte con cui si traducono in espressioni culinarie tradizioni fortemente radicate e comuni a tutto il paese, ricomprendendo essa, anche e soprattutto, finanche nella loro eterogeneità, l'insieme di tutte le gastronomie regionali, finanche in uno scambio continuo, tanto che molti piatti italiani, che una volta erano conosciuti solo nelle regioni di provenienza, col tempo si sono diffusi in tutto il Paese;

    in particolare, la cosiddetta cucina povera, nata per soddisfare le esigenze dei ceti sociali più bassi, è notoriamente e spesso a base di materie prime un tempo economiche, poco pregiate e facili da reperire (The Genius of Cucina Povera, su eataly.com). Invero, molti degli alimenti ricorrenti nella cucina povera sono i legumi, i cereali come il riso, il miglio e prodotti correlati come le farine, piante spontanee edibili, prodotti della terra come i tuberi e alcune tipologie di pesce. È notorio che molte zuppe e stufati della cucina povera si ricavavano da alimenti avanzati, come ad esempio il pane raffermo, al fine di evitare sprechi;

    un esempio di cucina povera, e così probabilmente l'esempio di cucina povera per antonomasia, è il pancotto foggiano, o più generalmente pugliese, che oltre che costituire uno degli esempi più incontroversi di cucina povera potrebbe rappresentare la massima e più semplice espressione di cucina antispreco e di riuso, riuscendo, per la sua semplicità, ad assurgere a vero e proprio elemento di congiunzione nazionale sulle tavole di quelli che nella storia erano conosciuti come i cosiddetti ultimi. Infatti, la ricetta nata per salvare il pane raffermo, ammorbidendolo in cottura con verdure spontanee e brodo, oltre che in Puglia, è nota in Lombardia con il nome di pancott o panada. In Toscana mantiene il nome originale, mentre in Liguria diventa pancheuto e in Sardegna pane cottu, diffondendosi significativamente anche nel Lazio e in Abruzzo, dove largamente era alimento di sussistenza dei pastori durante la transumanza dall'Abruzzo alla Puglia, aggiungendovi, in sintesi come le differenze si giocano sugli ingredienti aggiunti, pur conservando come denominatore della preparazione il pane, tratto identitario di ciascun territorio;

    posto il titolo esemplificativo innanzi in premessa, non v'è chi non sappia che, purtroppo, per molti anni sebbene la cucina povera sia stata stigmatizzata in diverse parti del mondo, all'oggi essa è stata grandemente rivalutata, e ad essa sono stati dedicati dei ricettari;

    l'importanza della cucina povera trova riscontro anche nei tempi più recenti, rilevando che proprio i piatti tradizionali della cucina «povera» «incidono nella misura del 73 per cento delle tavole del Belpaese. Un cambiamento che emerge dall'indagine Coldiretti/Censis, su “La guerra in tavola”, diffusa nel Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House-Ambrosetti, dove le ricette della tradizione italiana si sono cristallizzate non solo come una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato, con la valorizzazione del dato d'origine di piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio, e ciò non dimenticando che la ristorazione all'italiana – evidenzia Coldiretti – è la più diffusa e apprezzata nel mondo con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro e registra i maggiori livelli di penetrazione negli Usa, con il 33 per cento del totale dei ristoranti, e in Brasile (28 per cento), ma ottimi risultati si raggiungono anche in Francia (22 per cento), Spagna (24 per cento), India (24 per cento), Germania (16 per cento), Cina (14 per cento), Corea del Sud (12 per cento) e Regno Unito (11 per cento)» secondo l'analisi della Coldiretti sul Foodservice Market Monitor 2022 di Deloitte;

    già questo Parlamento con la nota legge n. 166 del 2016 ebbe ad introdurre disposizioni finalizzate alla riduzione degli sprechi lungo tutta la filiera agro-alimentare, favorendo il recupero e la donazione dei prodotti in eccedenza, e ciò sulla scorta dell'aggiuntivo fattore che detti sprechi largamente maturano in ambiente domestico che, approssimativamente e secondo alcuni rilevamenti, incide nello spreco tra il 60 per cento e 70 per cento del totale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e i vincoli di finanza pubblica, e compatibilmente alle proprie linee programmatiche, alla introduzione di campagne di comunicazione istituzionale sull'importanza della cucina povera quale base della dieta mediterranea e quale strumento concreto di valorizzazione della cultura a tavola, favorendo processi di educazione alimentare e di lotta agli sprechi, informando le famiglie italiane sull'importanza della valorizzazione dei prodotti tipici e del loro impiego secondo ricette tradizionali, anche e soprattutto intervenendo con gli istituti scolastici, nell'ambito dell'attività di valorizzazione del patrimonio culinario italiano.
9/1419-A/1.La Salandra, Cerreto, Mattia, Marchetto Aliprandi, Almici, La Porta, Malaguti, Caretta.


   La Camera,

   premesso che:

    La cucina italiana è non semplicemente l'espressione dell'arte culinaria sviluppatasi in Italia, bensì, propriamente e prioritariamente, l'arte con cui si traducono in espressioni culinarie tradizioni fortemente radicate e comuni a tutto il paese, ricomprendendo essa, anche e soprattutto, finanche nella loro eterogeneità, l'insieme di tutte le gastronomie regionali, finanche in uno scambio continuo, tanto che molti piatti italiani, che una volta erano conosciuti solo nelle regioni di provenienza, col tempo si sono diffusi in tutto il Paese;

    in particolare, la cosiddetta cucina povera, nata per soddisfare le esigenze dei ceti sociali più bassi, è notoriamente e spesso a base di materie prime un tempo economiche, poco pregiate e facili da reperire (The Genius of Cucina Povera, su eataly.com). Invero, molti degli alimenti ricorrenti nella cucina povera sono i legumi, i cereali come il riso, il miglio e prodotti correlati come le farine, piante spontanee edibili, prodotti della terra come i tuberi e alcune tipologie di pesce. È notorio che molte zuppe e stufati della cucina povera si ricavavano da alimenti avanzati, come ad esempio il pane raffermo, al fine di evitare sprechi;

    un esempio di cucina povera, e così probabilmente l'esempio di cucina povera per antonomasia, è il pancotto foggiano, o più generalmente pugliese, che oltre che costituire uno degli esempi più incontroversi di cucina povera potrebbe rappresentare la massima e più semplice espressione di cucina antispreco e di riuso, riuscendo, per la sua semplicità, ad assurgere a vero e proprio elemento di congiunzione nazionale sulle tavole di quelli che nella storia erano conosciuti come i cosiddetti ultimi. Infatti, la ricetta nata per salvare il pane raffermo, ammorbidendolo in cottura con verdure spontanee e brodo, oltre che in Puglia, è nota in Lombardia con il nome di pancott o panada. In Toscana mantiene il nome originale, mentre in Liguria diventa pancheuto e in Sardegna pane cottu, diffondendosi significativamente anche nel Lazio e in Abruzzo, dove largamente era alimento di sussistenza dei pastori durante la transumanza dall'Abruzzo alla Puglia, aggiungendovi, in sintesi come le differenze si giocano sugli ingredienti aggiunti, pur conservando come denominatore della preparazione il pane, tratto identitario di ciascun territorio;

    posto il titolo esemplificativo innanzi in premessa, non v'è chi non sappia che, purtroppo, per molti anni sebbene la cucina povera sia stata stigmatizzata in diverse parti del mondo, all'oggi essa è stata grandemente rivalutata, e ad essa sono stati dedicati dei ricettari;

    l'importanza della cucina povera trova riscontro anche nei tempi più recenti, rilevando che proprio i piatti tradizionali della cucina «povera» «incidono nella misura del 73 per cento delle tavole del Belpaese. Un cambiamento che emerge dall'indagine Coldiretti/Censis, su “La guerra in tavola”, diffusa nel Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House-Ambrosetti, dove le ricette della tradizione italiana si sono cristallizzate non solo come una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato, con la valorizzazione del dato d'origine di piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio, e ciò non dimenticando che la ristorazione all'italiana – evidenzia Coldiretti – è la più diffusa e apprezzata nel mondo con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro e registra i maggiori livelli di penetrazione negli Usa, con il 33 per cento del totale dei ristoranti, e in Brasile (28 per cento), ma ottimi risultati si raggiungono anche in Francia (22 per cento), Spagna (24 per cento), India (24 per cento), Germania (16 per cento), Cina (14 per cento), Corea del Sud (12 per cento) e Regno Unito (11 per cento)» secondo l'analisi della Coldiretti sul Foodservice Market Monitor 2022 di Deloitte;

    già questo Parlamento con la nota legge n. 166 del 2016 ebbe ad introdurre disposizioni finalizzate alla riduzione degli sprechi lungo tutta la filiera agro-alimentare, favorendo il recupero e la donazione dei prodotti in eccedenza, e ciò sulla scorta dell'aggiuntivo fattore che detti sprechi largamente maturano in ambiente domestico che, approssimativamente e secondo alcuni rilevamenti, incide nello spreco tra il 60 per cento e 70 per cento del totale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e i vincoli di finanza pubblica, e compatibilmente alle proprie linee programmatiche, alla introduzione di campagne di comunicazione istituzionale sull'importanza della cucina povera quale base della dieta mediterranea e della cucina italiana e quale strumento concreto di valorizzazione della cultura a tavola, favorendo processi di educazione alimentare e di lotta agli sprechi, informando le famiglie italiane sull'importanza della valorizzazione dei prodotti tipici e del loro impiego secondo ricette tradizionali, anche e soprattutto intervenendo con gli istituti scolastici, nell'ambito dell'attività di valorizzazione del patrimonio culinario italiano.
9/1419-A/1.(Testo modificato nel corso della seduta)La Salandra, Cerreto, Mattia, Marchetto Aliprandi, Almici, La Porta, Malaguti, Caretta.


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative volte ad accelerare le procedure di rilascio e rinnovo dei passaporti – 3-00944

   BENZONI, PASTORELLA, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come accade ormai da oltre un anno, migliaia di cittadini denunciano pubblicamente e on line la sostanziale impossibilità di ottenere in tempi ragionevoli un appuntamento per il rinnovo del proprio passaporto;

   in diversi casi i primi appuntamenti disponibili risultano essere a distanza di oltre sei mesi dalla richiesta ed è stato segnalato direttamente agli interroganti come talvolta nemmeno le procedure di urgenza per motivi di turismo, con annessi titoli di viaggio già acquistati, risultino percorribili entro i termini utili;

   sono migliaia, infatti, le persone che ogni mattina provano ad accedere alla piattaforma di prenotazione, cominciano ad inserire i propri dati anagrafici e, puntualmente, si vedono infine preclusa la possibilità di procedere con la richiesta;

   a questo si aggiunge la procedura, ormai anacronistica, del versamento di 42,50 euro presso gli uffici postali mediante bollettino di conto corrente intestato al Ministero dell'economia e delle finanze e di un altro contributo amministrativo di 73,50 euro da acquistare presso le rivendite di valori bollati e le tabaccherie, in luogo di una procedura di pagamento unico e digitale, tramite, ad esempio, la piattaforma «pagoPA», la quale risulterebbe sicuramente più rapida e di facile fruizione;

   secondo quanto riportato da un'inchiesta di Altroconsumo risalente a novembre 2023, la situazione risulta addirittura peggiorata rispetto ad un anno fa, con sei città in cui non è stato nemmeno possibile prenotare un appuntamento a tempo indefinito;

   nel mese di giugno 2023 il Governo aveva evidenziato un aumento nel rilascio di passaporti rispetto al 2022 assieme all'eliminazione del vincolo di territorialità e all'annuncio dell'avvio del «Progetto polis» in partenariato con Poste italiane, ma la recente implementazione di tale servizio non ha evidentemente portato ai risultati attesi, viste le difficoltà che persistono in tutte le zone d'Italia;

   la situazione, da quanto viene denunciato, non è davvero migliorata e i danni economici per famiglie e imprese non è più accettabile, in quanto è ormai da oltre un anno che la libertà di movimento dei cittadini risulta sostanzialmente limitata, a causa di incapacità amministrativa e carenze di organico;

   il risultato è che si impone ai cittadini di dover passare da un ufficio pubblico all'altro, sempre che si sia riusciti a prenotare uno slot disponibile, usufruendo, nei casi più ottimistici, di un servizio vitale per il quale pagano quasi 120 euro – cifra peraltro nettamente superiore ai principali Paesi europei – solamente dopo diversi mesi di attesa –:

   quali ulteriori strumenti intenda implementare per risolvere le problematiche esposte e con quali tempistiche.
(3-00944)


Iniziative normative urgenti volte a garantire il diritto di voto ai lavoratori e agli studenti «fuori sede», in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo – 3-00945

   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono almeno cinque milioni i cittadini italiani che studiano o lavorano in una regione diversa da quella del comune di residenza;

   l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea, insieme a Cipro e Malta, a non riconoscere a questi ragazzi e ragazze il diritto di votare nella città in cui vivono in occasione delle elezioni politiche;

   stando ai dati del libro bianco sull'astensionismo presentato dal Dipartimento per le riforme istituzionali nel 2022, dal titolo «Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l'astensionismo e agevolare il voto», risulta che, di questi cinque milioni di persone, il 38 per cento impiegherebbe almeno quattro ore per recarsi nel proprio comune di residenza e rientrare presso il luogo di studio o lavoro, il 15 per cento dovrebbe affrontare uno spostamento tra quattro e otto ore, oltre il 9 per cento tra otto e dodici ore e circa il 14 per cento addirittura superiore alle dodici ore;

   per il momento, quindi, e anche in vista delle imminenti elezioni europee, a questi ragazzi e a queste ragazze che ancora oggi manifestano davanti al Senato della Repubblica, con le associazioni «Voto dove vivo», «The good lobby», «Will media» e altri, del tutto inascoltati dal Governo, di fatto non è assicurato il diritto di esercitare il voto;

   a luglio 2023, alla Camera dei deputati, la maggioranza ha stravolto la proposta di legge «Voto dove vivo», finalizzata a disciplinare l'esercizio del diritto di voto cosiddetto «fuori sede»;

   in quell'occasione, infatti, la maggioranza ha approvato un emendamento che ha sostituito interamente il testo della proposta di legge, trasformandola in una delega al Governo ad adottare decreti legislativi entro 18 mesi dall'entrata in vigore della norma, senza quindi garantire la possibilità di esercitare questo diritto in occasione delle elezioni europee del 2024;

   suscita preoccupazione, data l'evidente gravità e urgenza del problema, il fatto che l'iter della delega approvata dalla Camera dei deputati, dal contenuto molto più limitato rispetto al testo della proposta originaria, non sembri vedere sviluppi nell'ambito dell'agenda dei lavori presso il Senato della Repubblica e che, ove non sia approvata al massimo entro la metà di febbraio 2024, quasi sicuramente non garantirà l'esercizio del diritto di voto «fuori sede» in tempo per le elezioni europee di giugno 2024 –:

   se non ritenga di adottare con urgenza iniziative normative al fine di garantire a cinque milioni di cittadini il diritto di esercitare il voto in un comune diverso da quello di residenza in occasione delle imminenti elezioni del Parlamento europeo, o comunque il prima possibile.
(3-00945)


Iniziative per il contrasto sul territorio del fenomeno delle cosiddette baby gang – 3-00946

   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il termine baby gang si fa riferimento a gruppi composti da meno di 10 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni che si contraddistinguono per un'azione criminosa stabile nel tempo, con commissione di reati gravi, una prolifica attività sui social network e il controllo sul territorio;

   il fenomeno è radicato indistintamente in tutta Italia, con alcune differenze sulla composizione dei gruppi: nel Nord Italia i gruppi sono composti in maggioranza da stranieri di prima o seconda generazione, mentre nel Sud Italia sono maggiormente composti da cittadini italiani in condizione di disagio e marginalità;

   secondo i dati dell'anno 2022 riportati dalla Direzione centrale della polizia criminale, i delitti compiuti da minori di 18 anni sono aumentati del 14 per cento;

   uno studio del Centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale ha evidenziato come «la pandemia da COVID-19 ha avuto un forte impatto sulla quotidianità dei ragazzi, causando un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive del benessere personale»;

   il fenomeno delle baby gang è radicato soprattutto nelle città metropolitane, dove i cittadini nell'ultimo anno hanno riscontrato un aumento del livello di percezione di insicurezza;

   le baby gang non sono radicate solamente nei centri delle città, spesso i più presidiati dalle forze dell'ordine, ma si sviluppano anche nelle zone più periferiche, dove ad atti di violenza si aggiungono anche attività come lo spaccio di droga e i furti;

   a Milano, negli ultimi due anni, è aumentato il rischio di essere derubati o rapinati, a tal punto che la città metropolitana anche nel 2022 si è confermata la prima provincia per numero di denunce in rapporto alla popolazione, con 6.991 reati registrati;

   a Palermo l'8 gennaio 2024 un uomo è stato accoltellato solo per aver sorpreso un gruppo di ragazzini intento a rubare una bici, un episodio che segue due sparatorie avvenute nel mese di dicembre 2023;

   in un quadro così variegato, un'azione di controllo e repressione nelle vie della «movida», scollegata da altre attività di prevenzione presso i quartieri a rischio, potrebbe risultare inefficace e dannosa solo per gli esercenti;

   occorre garantire il diritto ai cittadini di godere in serenità di tutte le strade della propria città –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non ritenga necessaria un'azione di presidio delle zone periferiche dove le baby gang vivono e custodiscono spesso armi e sostanze stupefacenti.
(3-00946)


Iniziative volte alla tutela della legalità e dell'ordine pubblico in relazione all'attività dei centri sociali, alla luce del progetto del comune di Torino di riconoscere come «bene comune» il centro Askatasuna – 3-00947

   FOTI, MONTARULI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di stampa del piano della giunta torinese per legalizzare il centro sociale Askatasuna, noto per le violenze di piazza e nei cantieri «No Tav», trasformandolo in «bene comune»;

   i leader del centro sociale Askatasuna sono attualmente sotto processo per associazione a delinquere, nell'ambito del quale tre mesi fa gli agenti della Digos hanno notificato sei misure cautelari, provvedimenti arrivati dopo che la Corte di cassazione ha riconosciuto il capo d'accusa per il reato associativo;

   nelle motivazioni della sentenza, la Corte di cassazione, con riferimento alle finalità perseguite dal centro, scrive, inoltre: «Secondo quanto emerso dalle intercettazioni e dalla disamina degli atti letti in chiave cronologica, detta finalità si identifica nella lotta armata mediante la preordinata provocazione di contrasti con le forze dell'ordine»;

   a dicembre 2023, a seguito del controllo effettuato su disposizione della procura da parte della Digos con vigili del fuoco e azienda sanitaria locale, erano state rilevate le carenti condizioni igienico-sanitarie del centro e accertata l'assenza di autorizzazioni per le attività svolte, tra le quali la somministrazione di cibi e bevande;

   a seguito del sopra citato controllo, il sindaco Stefano Lo Russo dichiarò: «Sono in corso valutazioni tecniche e politiche sul futuro dell'immobile che verranno sviluppate nell'arco dei primi mesi del prossimo anno», lasciando presagire lo sgombero, del quale si parlava da mesi;

   al contrario, ora il sindaco ha proposto l'inserimento dell'immobile tra i beni comuni della città, in base al «Regolamento per il governo dei beni comuni urbani nella città di Torino», che prevede che: «La Città di Torino, ai sensi (...) dello statuto comunale, anche nell'interesse delle generazioni future, tutela i beni che la collettività riconosce come beni comuni emergenti, in quanto funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali delle persone nel loro contesto ecologico e urbano»;

   a parere degli interroganti l'evidenza dei fatti dimostra che le trattative tra gli attivisti e il sindaco della città erano in corso da mesi e che si tratta di un tentativo di legalizzare un centro violento, per andare oltre l'occupazione che dura ormai da decenni –:

   se sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito, scongiurando la descritta iniziativa del comune di Torino e garantendo il rispetto della legalità su tutto il territorio nazionale.
(3-00947)


Chiarimenti in merito al piano di privatizzazione di Poste italiane, nonché in merito alle altre privatizzazioni previste, nell'ottica della salvaguardia della partecipazione maggioritaria dello Stato, dei livelli occupazionali e della qualità dei servizi – 3-00948

   MARI, GRIMALDI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da una nota diffusa il 25 gennaio 2024 al termine del Consiglio dei ministri si è avuto conferma che il Governo si accinge all'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane;

   la partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze è pari al 29,26 per cento, mentre Cassa depositi e prestiti ne controlla il 35 per cento;

   il 23 gennaio 2024 il Governo, rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata in IX Commissione, aveva affermato di voler mantenere il controllo pubblico di Poste italiane con una quota del 51 per cento, cedendo, quindi, quote fino al 13 per cento;

   il Ministro interrogato solo 3 giorni dopo ha prefigurato un diverso scenario, con lo Stato che conserverebbe solo la partecipazione del 35 per cento in capo a Cassa depositi e prestiti, a dimostrazione della volontà del Governo di imprimere, a giudizio degli interroganti, un'errata e ingiustificata accelerazione ad una vera e propria privatizzazione di Poste italiane;

   ad avviso degli interroganti in entrambi i casi si tratterebbe di un'operazione antieconomica dal punto di vista finanziario, dal momento che le cifre stimate da incassare dalla cessione (1,7 miliardi di euro dalla cessione del 13 per cento di azioni e 3,8 miliardi di euro dalla vendita dell'intera quota posseduta dal Ministero dell'economia e delle finanze) verrebbero sterilizzate in pochi anni dai dividendi annuali;

   a parere degli interroganti si rischia la svendita di Poste italiane, che, stando alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, rappresenta solo un quinto delle privatizzazioni previste dal Governo per il prossimo triennio, che quindi interesseranno altre società partecipate che operano in settori strategici come Enav, Enel, Eni e Leonardo;

   ad avviso degli interroganti si è di fronte a un ulteriore svuotamento delle politiche industriali ed economiche pubbliche del nostro Paese e a un ulteriore drammatico indebolimento del peso e del ruolo dello Stato nell'economia;

   altri pregressi processi di privatizzazione hanno portato ad effetti negativi sul terreno occupazionale e alla diffusione del precariato e del dumping contrattuale, nonché al peggioramento dei servizi erogati e dei costi a carico dei consumatori;

   risulta incomprensibile e poco lungimirante per gli interroganti che il Governo ceda ai privati un'azienda in ottima salute, con 120 mila dipendenti, che esercita anche un'importante funzione di servizi pubblici e assistenziali e detentrice di un'importante quota dei risparmi degli italiani –:

   se il Governo intenda urgentemente definire e comunicare al Parlamento il piano di privatizzazione di Poste italiane, oltre che delle altre privatizzazioni previste, aprendo un confronto con le organizzazioni sindacali, ritenendo gli interroganti fondamentale la presenza maggioritaria dello Stato nel capitale di Poste italiane a garanzia della direzione di processi pubblici economici, dei livelli occupazionali e della qualità dei servizi resi.
(3-00948)


Iniziative volte a evitare l'alienazione di ulteriori quote azionarie di Poste italiane e a garantire il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori – 3-00949

   ROGGIANI, CASU, BRAGA, AMENDOLA, BAKKALI, BARBAGALLO, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GIANASSI, GRAZIANO, GUERRA, LAI, MANCINI, MANZI, MEROLA, MORASSUT, UBALDO PAGANO, PELUFFO, TONI RICCIARDI, SCOTTO, SIMIANI, VACCARI, BONAFÈ e ORLANDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2024 ha approvato in esame preliminare un provvedimento che regolamenta l'alienazione di un'ulteriore quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane, tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

   il Ministro interrogato, a proposito della possibile ulteriore cessione di quote di Poste italiane da parte dello Stato, in data 26 gennaio 2024 ha affermato che l'Italia deve «mantenere il controllo, non possiamo scendere sotto il 35 per cento», mentre la Sottosegretaria di Stato per le imprese e il made in Italy, Bergamotto, il 23 gennaio 2024, rispondendo all'interrogazione n. 5-01880 presentata dall'onorevole Casu, ha affermato che l'idea al vaglio dei soci pubblici sarebbe quella di diluire la quota di entrambi, mantenendo comunque la maggioranza assoluta del 51 per cento;

   la quota pubblica di partecipazione in Poste italiane è pari al 65 per cento e il Ministro interrogato ha affermato che non si scenderà sotto il 35 per cento, lasciando intendere la possibilità di una vendita di quote fino al 30 per cento;

   in riferimento alla cessione di quote pubbliche di Poste italiane, la Sottosegretaria Bergamotto, nella risposta all'interrogazione citata in precedenza, ha rassicurato circa l'impegno del suo Ministero nel garantire che la suddetta ulteriore cessione non comprometta l'erogazione del servizio pubblico e garantisca tutti i lavoratori coinvolti;

   la scelta di procedere alla privatizzazione ha generato grande preoccupazione tra le lavoratrici e i lavoratori e i sindacati per protesta hanno chiesto immediatamente un incontro al Governo e annunciato una fase di mobilitazione, lamentando la totale mancanza di ascolto rispetto alle decisioni assunte;

   la cessione di ulteriori quote di Poste italiane può avere un impatto diretto sulla salvaguardia dell'occupazione e sulla fornitura dei servizi essenziali per i cittadini –:

   quali iniziative si intendano adottare per evitare la svendita di Poste italiane e garantire il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori.
(3-00949)


Chiarimenti in merito al piano di privatizzazione di Poste italiane e di altre rilevanti società a partecipazione pubblica, con particolare riferimento alle ricadute sul piano finanziario e strategico e sui livelli occupazionali – 3-00950

   FENU, FRANCESCO SILVESTRI, GUBITOSA, LOVECCHIO, RAFFA, BALDINO, SANTILLO, AURIEMMA, CAPPELLETTI e TORTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   contrariamente alle promesse fatte, la programmazione economico-finanziaria del Governo si fonda anche su una gestione delle partecipazioni pubbliche finalizzata ad acquisire proventi da dismissioni, pari ad almeno l'1 per cento del prodotto interno lordo nell'arco del triennio 2024-2026;

   in sostanza, sono attese disponibilità liquide per il valore di 20 miliardi di euro;

   oltre alla nota cessione delle quote di partecipazione in Monte dei Paschi di Siena, nel piano del Governo vi sarebbero anche le partecipazioni detenute nei grandi gruppi strategici come Eni, Poste italiane, Ferrovie dello Stato italiane;

   il 25 gennaio 2024, infatti, il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un provvedimento che regolamenta l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane s.p.a. tale da mantenere, così come precisato nel comunicato stampa diffuso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

   è necessario evidenziare quanto precisato nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza in merito al piano di dismissioni che dovrebbe riguardare partecipazioni societarie pubbliche rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria per mantenere un'opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico;

   più recenti dichiarazioni della Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, che in passato aveva espresso una netta posizione di contrasto alle dismissioni pubbliche in quanto considerate una «svendita» di asset strategici (soprattutto con riferimento a Poste italiane), hanno rimarcato l'opportunità di dismettere partecipazioni pubbliche nei casi in cui la presenza dello Stato «non è necessaria»;

   vale la pena ricordare che le società oggetto del piano di dismissioni operano, per l'appunto, in settori strategici per il Paese, occupano migliaia di lavoratori e garantiscono incassi annui alle casse dello Stato per diversi miliardi di euro attraverso la ripartizione dei dividendi –:

   quali siano le ragioni della dismissione della quota di partecipazione detenuta in Poste italiane s.p.a., in considerazione di quanto precisato nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza e nelle dichiarazioni della Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, e quale sia l'impatto atteso dall'operazione di cessione sul piano finanziario e del controllo strategico sulla gestione, nonché le ricadute sul piano occupazionale, precisando altresì se analoghe valutazioni siano state fatte con riferimento alla dismissione di partecipazioni detenute in altre grandi società a partecipazioni pubblica, come Eni e Ferrovie dello Stato italiane.
(3-00950)


Chiarimenti in merito all'applicazione delle agevolazioni fiscali a favore delle persone disabili per l'acquisto di autoveicoli, nell'ipotesi di sostituzione del veicolo per l'accesso a zone a traffico limitato – 3-00951

   DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 104 del 1992 ha introdotto importanti disposizioni per l'assistenza e l'integrazione sociale del mondo della disabilità;

   la tabella A), parte II, punto 31, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 ha introdotto l'Iva agevolata al 4 per cento per l'acquisto di mezzi di locomozione per persone diversamente abili;

   l'articolo 8 della legge n. 449 del 1997 disciplina la detraibilità Irpef delle spese di acquisto di beni e strumenti, comprese le autovetture, volti a favorire deambulazione, integrità e autosufficienza di persone diversamente abili;

   l'articolo 30, comma 7, della legge n. 388 del 2000 precisa che le agevolazioni fiscali competono a tutte le persone alle quali è riconosciuta la condizione dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, cioè sia ai soggetti non in grado di deambulare sia ai soggetti affetti da patologie psichiche o mentali tali da avere diritto all'indennità di accompagnamento, nonché agli invalidi con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni, a prescindere dall'adattamento del veicolo;

   con l'articolo 1, commi 36 e 37, della legge n. 296 del 2006 sono state introdotte norme antielusive che hanno posto limiti alla fruizione dei benefici fiscali e alla cessione dei veicoli acquistati per i soggetti diversamente abili;

   il comma 36 ha disposto che le agevolazioni tributarie e di altra natura relative agli autoveicoli utilizzati per la locomozione dei soggetti di cui all'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, con ridotte o impedite capacità motorie, sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti. Il comma 37 ha previsto che, in caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito delle autovetture per le quali l'acquirente ha usufruito dei benefìci fiscali prima di due anni dall'acquisto, è dovuta la differenza fra l'imposta dovuta in assenza di agevolazioni e quella risultante dall'applicazione delle stesse. La disposizione non si applica ai casi in cui i disabili, in seguito a mutate necessità dovute al proprio handicap, cedano il proprio veicolo per acquistarne un altro su cui realizzare nuovi e diversi adattamenti –:

   se, ai fini della continuità agevolativa, nella casistica delle sopraggiunte e mutate condizioni sia compresa anche la sostituzione necessaria del veicolo per il passaggio da mobilità a combustione a mobilità elettrica o ibrida, al fine di garantire il trasporto della persona diversamente abile in zone a traffico limitato nei comuni italiani che impongano restrizioni di accesso, attesa la natura inclusiva della norma.
(3-00951)


Iniziative relative agli effetti della perdita per il lavoratore dell'esonero contributivo nel caso di superamento della soglia di reddito di 35.000 euro annui, anche al fine di incentivare la crescita economica e di salvaguardare la sostenibilità delle finanze pubbliche – 3-00952

   MARATTIN, FARAONE, DEL BARBA, DE MONTE, GADDA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha previsto l'esonero contributivo per i lavoratori dipendenti con retribuzione inferiore ai 35.000 euro annui nella misura di 0,8 punti percentuali per dodici mesi;

   il successivo decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, ha poi elevato questo esonero a due punti percentuali per il periodo compreso da luglio a dicembre 2022;

   l'articolo 1, comma 281, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, ha ulteriormente esteso questa agevolazione fino a giugno 2023 e ha aumentato l'esonero a tre punti percentuali per i lavoratori dipendenti con retribuzione fino a 25.000 euro annui;

   il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, all'articolo 39, ha ulteriormente prorogato l'esonero da luglio a dicembre 2023, elevandolo a sette e sei punti percentuali per, rispettivamente, i soggetti con retribuzione annua lorda fino a 25.000 e fino a 35.000 euro;

   l'articolo 1, comma 15, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, infine, ha confermato tale misura per l'anno 2024;

   come riportato dall'Ufficio parlamentare di bilancio nell'audizione del 14 novembre 2023 in sede di Commissioni congiunte 5a del Senato della Repubblica e V della Camera dei deputati, il superamento da parte di un lavoratore della soglia di 35.000 euro annui – tramite la perdita dell'esonero contributivo e il contestuale incremento dell'imponibile – comporta la riduzione del reddito disponibile di circa 1.100 euro annui, parzialmente compensata (per circa 260 euro annui) dalla riduzione dal 25 per cento al 23 per cento dell'aliquota Irpef sulla quota di reddito compresa tra i 15.000 e i 28.000 euro lordi annui, di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216 –:

   se il Governo ritenga che tale situazione, in cui l'incremento dell'offerta di lavoro da parte di individui con redditi medi comporta paradossalmente una riduzione del reddito disponibile, sia in linea con l'esigenza del Paese di incentivare l'offerta di lavoro e la crescita economica, al fine non solo di generare sviluppo e benessere ma anche di migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
(3-00952)


Iniziative di competenza in materia di oneri a carico degli operatori del sistema finanziario – 3-00953

   CENTEMERO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   tariffe molte alte delle authority finiscono inevitabilmente col pesare sugli utenti finali, oltre che rendere gli operatori italiani meno concorrenziali rispetto ai competitor esteri;

   nel caso di Consob, ad esempio, l'ammontare delle contribuzioni dovute dai soggetti sottoposti alla sua vigilanza è determinato annualmente, ai sensi dell'articolo 40, comma 3, della legge n. 724 del 1994, in base a criteri di parametrazione che tengono conto dei costi derivanti dal complesso delle attività svolte relativamente a ciascuna categoria di soggetti;

   le principali variazioni apportate al regime di contribuzione per l'esercizio 2024, di cui alla delibera n. 22915/2023 del 6 dicembre 2023, resa esecutiva con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2024 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 23 gennaio 2024, n. 18, hanno riguardato il contributo richiesto ai soggetti con documentazione di offerta/quotazione concernente titoli diversi dai titoli di capitale, mentre rispetto alla misura della contribuzione è stata confermata la vigenza delle tariffe in vigore per il 2023, fatto salvo l'incremento dovuto al tasso di inflazione programmata (2,3 per cento);

   secondo quanto riportato nella lettera di Consob del 31 marzo 2023 (protocollo n. 221/2023), già nel 2023 è stato registrato un aumento del 15,15 per cento rispetto al 2022 degli importi dei contributi a carico degli operatori del sistema finanziario, accelerando un incremento tendenziale che dal 2015 ha raggiunta una soglia pari a 41,84 per cento: se per gli emittenti l'incremento dei costi si è limitato al 6 per cento, i maggiori aumenti hanno interessato le società di intermediazione mobiliare nella misura del 20 per cento, le banche per il 23 per cento e i mercati regolamentati fino al 25 per cento;

   l'adozione di interventi volti a contenere il citato onere a carico delle imprese, invero, appare necessaria per la tutela del mercato di capitali, ecosistema fondamentale per favorire gli investimenti nell'economia reale e supportare l'attività delle aziende che scelgono di quotarsi;

   lo sviluppo del mercato dei capitali costituisce, infatti, una leva strategica a sostegno della finanza pubblica, facilitando l'afflusso di risorse private e favorendo la realizzazione degli investimenti in settori strategici per l'economia italiana, mantenendo alto il livello di competitività del nostro Paese sul piano internazionale –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di evitare che aumenti ingiustificati di tariffe rischino di rendere meno competitivi gli operatori italiani e, in particolare, di tutelare le imprese presenti sul mercato di capitali in considerazione dell'onere contributivo annuale cui esse sono soggette.
(3-00953)


RELAZIONE DELLA XIV COMMISSIONE SULLA RELAZIONE PROGRAMMATICA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA NELL'ANNO 2023, SUL PROGRAMMA DI LAVORO DELLA COMMISSIONE PER IL 2023 E SUL PROGRAMMA DI DICIOTTO MESI DEL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA (DOC. LXXXVI, N. 1-A)

Risoluzioni

   La Camera,

   premesso che:

    esaminata la relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023, e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024), e preso atto degli elementi acquisiti nel corso dell'approfondita istruttoria svolta presso la XIV Commissione e dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva;

   ritenuto che:

    l'esame congiunto dei documenti, che dovrebbe avvenire nel rispetto delle tempistiche dettate dalla legge n. 234 del 2012, consente al Parlamento di esercitare una funzione di indirizzo, attraverso una vera e propria sessione parlamentare europea di fase ascendente, di fornire un contributo, attraverso una riflessione più ampia e complessiva, alla definizione di un quadro organico e coerente della politica europea del nostro Paese, articolata intorno a grandi obiettivi e linee d'intervento prioritarie, che tenga conto della valutazione e del confronto con le priorità delle Istituzioni europee;

    la discussione, riferita al 2023 ormai in conclusione, si colloca in un contesto particolarmente delicato alla luce delle grandi sfide che l'Unione europea è stata chiamata ad affrontare nel corso di quest'anno, a partire dalla persistente necessità di contrastare la crisi economica seguita alla pandemia da COVID-19, alla revisione della governance economica europea, al conflitto russo-ucraino e alla conseguente crisi energetica, alla lotta ai cambiamenti climatici, alla gestione dei flussi migratori, nonché al ruolo dell'Unione europea nel quadro del conflitto in corso in Medio Oriente e più in generale nel contesto politico ed economico globale,

impegna il Governo:

   1) a sostenere il rafforzamento del processo di integrazione europea, da un punto di vista politico, economico, sociale e culturale, con un approccio costruttivo e collaborativo sulle possibili modifiche da apportare in futuro all'attuale assetto istituzionale, alle regole e alle procedure decisionali, anche al fine di migliorare l'efficacia e la tempestività delle risposte europee alle sfide del nostro tempo, nonché il coinvolgimento democratico, nella consapevolezza di un contesto globale di criticità che travalicano i confini nazionali e che richiedono una sempre maggiore coesione e una capacità di intervento superiore a quella dei singoli Stati membri;

   2) a favorire concretamente e seriamente la rapida conclusione del processo di revisione della governance economica europea – quale elemento fondamentale per il compimento del processo di integrazione europea – per scongiurare gli effetti della disattivazione della clausola di salvaguardia generale del PSC, portando avanti un negoziato soddisfacente, ai fini della previsione di una adeguata flessibilità, titolarità e differenziazione nazionale, riduzione della pro-ciclicità e adattamento a contesti economico-finanziari mutevoli, nonché sostegno alla crescita, secondo una visione della stabilità economico-finanziaria dell'Unione europea nel suo insieme. Ciò in particolare promuovendo: la rimozione di regole automatiche e criteri quantitativi uguali per tutti gli Stati membri, la previsione di una maggiore flessibilità e modificabilità dei piani nazionali; l'esclusione dalla spesa netta di spese per riforme o per investimenti, in particolare quelle relative al PNRR, per la transizione verde e digitale, il contrasto del dissesto idrogeologico e del cambiamento climatico; lo scorporo del debito accumulato a causa di emergenze o eventi eccezionali, con percorsi di rientro specifico; la previsione di meccanismi di stabilizzazione automatica, sul modello SURE; una maggiore attenzione all'obiettivo della crescita sostenibile e della coesione sociale; la costituzione di una capacità fiscale dell'eurozona e la previsione e il rafforzamento degli strumenti comuni su temi di interesse dell'Unione europea, rendendo permanente il Next Generation EU; l'istituzione di una piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP), l'avvio della riflessione per la revisione, in una prospettiva di medio periodo, dei parametri di riferimento del 3 per cento per il disavanzo pubblico e del 60 per cento per il debito pubblico, ormai privi di rappresentatività;

   3) a contribuire ad una revisione del Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'Unione europea 2021-2027 e alla introduzione di nuove risorse proprie volte ad alimentare il bilancio europeo, anche attraverso una capacità fiscale e nuovi strumenti di imposizione fiscale propri, in modo da dotare di risorse adeguate le politiche europee, in particolare finalizzate agli investimenti sostanziali a sostegno della crescita e della coesione territoriale, in settori strategici come la duplice transizione verde e digitale;

   4) a sostenere il Green deal europeo, fondamentale strumento di risposta ai cambiamenti climatici, e al contempo opportunità di rilancio e ricostruzione su nuove basi della capacità economica e industriale sia a livello europeo che italiano, costituendo la transizione ecologica l'occasione per un cambiamento, che non lasci indietro nessuno, verso un nuovo modello produttivo;

   5) ad impegnarsi per la prevenzione e la tempestiva riduzione delle procedure di infrazione nei confronti dell'Italia, ai sensi degli articoli 258 e 260 del Tfue, anche al fine di rimuovere gli effetti potenzialmente dannosi a carico della finanza pubblica;

   6) a promuovere il ruolo strategico, l'autorevolezza, la coesione e la credibilità politico-istituzionale dell'Unione europea nel contesto globale, come interlocutore primario nelle relazioni internazionali, anche per contribuire all'individuazione e al perseguimento di soluzioni politiche e diplomatiche per la risoluzione dei conflitti in corso.
(6-00069) «De Luca, Madia, Iacono, Casu, Fornaro».


   La Camera,

   esaminati congiuntamente il Programma di lavoro della Commissione per il 2023 – Un'Unione salda e unita (COM(2022) 548 final), la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2023 (Doc. LXXXVI, n. 1) e il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024) – Portare avanti l'agenda strategica elaborato dalle future presidenze spagnola, belga e ungherese e dall'alto rappresentante, presidente del Consiglio «Affari esteri» (10597/23);

   considerato che:

    la Relazione programmatica annuale rappresenta, insieme alla Relazione consuntiva e secondo l'impianto della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il principale strumento per l'esercizio della funzione di partecipazione del Parlamento alla funzione di governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;

    occorre sottolineare come la Relazione programmatica è stata trasmessa dal Governo con un ritardo di quasi sei mesi rispetto al termine di presentazione del 31 dicembre previsto dall'articolo 13, comma 1 della richiamata legge n. 234 del 2012 con la conseguenza che il Parlamento si ritrova ora ad esaminare e a esprimersi su orientamenti e priorità politiche relative non all'anno successivo ma a quello ormai in via di conclusione;

    è di tutta evidenza che un tale ritardo, attribuibile in primo luogo alla mancata presentazione nei tempi della Relazione programmatica da parte del Governo, impedisca di fatto di svolgere, nell'ambito dell'esame parlamentare, considerazioni di carattere generale sulle strategie politiche dell'Unione europea e sulle priorità del nostro Paese al riguardo e svuoti in gran parte di significato gli obiettivi che il Governo aveva indicato come prioritari nonché le azioni volte a perseguirli nel contesto del processo di integrazione europea per l'anno 2023, in via di conclusione;

    difatti, a causa del ritardo nell'esame congiunto, si osserva come molte delle iniziative contenute nel programma di lavoro della Commissione abbiano già ricevuto attuazione e la Relazione programmatica riporti, a sua volta, in molte parti, informazioni non aggiornate in merito alle richiamate specifiche iniziative, come per la presentazione di proposte legislative da parte della Commissione europea;

    a tal proposito, si ribadisce la necessità del rispetto delle tempistiche di presentazione della Relazione programmatica – nel più ampio contesto di un sistematico e tempestivo adempimento, da parte del Governo, degli obblighi informativi nei confronti del Parlamento, previsti dalla legge n. 234 del 2012, e delle prerogative parlamentari;

    con specifico riguardo ai contenuti della prima parte della Relazione programmatica, riferita alle questioni istituzionali, il Governo fa una disamina di alcune delle problematiche che affliggono l'attuale sistema di governance economica dell'Unione europea, la cui riforma è ancora in fase di stallo a causa dei ripetuti fallimenti dei negoziati politici sulla sua definizione, nonché della necessità di salvaguardare maggiormente gli investimenti digitali e verdi, senza fare però alcun riferimento agli investimenti nel settore della sanità e della cultura;

    il mancato raggiungimento di un accordo sulle proposte legislative di revisione della governance economica europea desta forti preoccupazioni in vista del rischio concreto di riattivazione dei vecchi parametri fiscali, considerato che all'inizio del prossimo anno verrà disattivata la clausola di salvaguardia generale del Patto, azionata da marzo 2020;

    il tema dell'aggiornamento e della revisione del quadro della governance economica europea rappresenta, pertanto, una questione cruciale nel dibattito europeo non più rinviabile a fronte della nuova realtà economica – pesantemente influenzata dalle crescenti tensioni e dai mutati scenari geo-politici internazionali – e da rilanciare il prima possibile per sostenere una crescita inclusiva e la sostenibilità di bilancio a lungo termine;

    nella relazione si accenna altresì alla revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 e alla connessa istituzione di nuove risorse proprie; è evidente come, gli ulteriori sviluppi della crisi pandemica, la crisi economica, la sfida migratoria, la guerra russa in Ucraina e la conseguente crisi umanitaria ed energetica, la rapida accelerazione dell'inflazione e dei tassi di interesse, le ripetute perturbazioni delle catene di approvvigionamento globale abbiano inciso, a partire dal 2020, anno della sua adozione, sul bilancio a lungo termine dell'Unione, con una serie di sfide senza precedenti;

    con riferimento ai contenuti della parte seconda della relazione, riferita alle politiche strategiche, il documento dà conto, tra le altre, delle iniziative dell'Unione europea per l'attuazione del Green Deal e per l'adozione del pacchetto climatico Fit for 55, quale strumento per il mantenimento degli impegni presi con l'Accordo di Parigi e reso vincolante dalla legge per il clima, finalizzato ad allineare la normativa vigente in materia al nuovo obiettivo di riduzione, entro il 2030, delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, con l'obbiettivo di arrivare alla «carbon neutrality» per il 2050;

    le proposte facenti parte del citato pacchetto, strettamente interconnesse e complementari, intervengono in una serie di settori: clima, energia e combustibili, trasporti, uso del suolo e silvicoltura e, tra queste, il punto focale è il riesame della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (Epbd), con la quale si intende delineare strumenti ad hoc per raggiungere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050;

    in particolare, la direttiva europea sull'efficienza energetica costituisce un tassello cruciale nel quadro della legislazione europea, preposta a garantire il rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione e delle esigenze ambientali dell'Unione europea, aggiornando continuamente i suoi termini nella continua necessità di regolare le performance degli edifici, contenere le emissioni di gas serra, contribuire allo sviluppo dell'efficienza energetica e alla generazione di energia da fonti rinnovabili. Si tratta anche di una delle leve necessarie per attuare la strategia «ondata di ristrutturazioni» (Renovation wave), pubblicata nell'ottobre 2020, mediante misure concrete di regolamentazione, finanziamento e sostegno volte a raddoppiare il tasso annuo di ristrutturazione energetica degli edifici entro il 2030 e a incoraggiare ristrutturazioni profonde per edifici a ridotto o nullo consumo di energia;

    come noto, l'Europa ha attraversato nel 2023 una crisi energetica senza precedenti: nonostante le misure messe in atto per contenere l'aumento dei prezzi e garantire ai cittadini la sicurezza dell'approvvigionamento occorre una prospettiva condivisa a livello europeo per continuare ad accelerare sulla diffusione delle energie rinnovabili ed abolire progressivamente il gas, rendere le bollette dei consumatori meno dipendenti dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico, anche mediante il rafforzamento delle strategie di diversificazione degli approvvigionamenti e la realizzazione di nuove ed efficienti reti energetiche transeuropee, in linea con il Green Deal europeo e il piano REPowerEU;

    il Consiglio dell'Unione europea ha approvato il 16 ottobre 2023 conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale dell'Unione europea per la 28a conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28) nelle quali in particolare chiede con un'urgenza un'azione più determinata e maggiore ambizione a livello mondiale in questo decennio critico, in linea con le relazioni del Gruppo intergovernativo di esperti (Ipcc), sottolineando che per limitare il riscaldamento a circa 1,5° C è necessario raggiungere il picco globale delle emissioni di gas a effetto serra al più tardi entro il 2025 e ridurle del 43 per cento entro il 2030 e del 60 per cento entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019;

    nelle conclusioni si sottolinea altresì che il passaggio a un'economia climaticamente neutra richiede la graduale eliminazione a livello mondiale dei combustibili fossili non soggetti ad abbattimento e il raggiungimento di un picco nel loro consumo; in tale contesto viene ribadita l'importanza di eliminare i combustibili fossili dal settore energetico ben prima del 2050 e l'importanza di realizzare un sistema energetico globale completamente o prevalentemente decarbonizzato già negli anni 2030; infine, nelle conclusioni si chiede la progressiva eliminazione, prima possibile, delle sovvenzioni ai combustibili fossili che non affrontano le questioni della povertà energetica o di una transizione giusta;

    nell'ambito del Green Deal europeo, si inserisce anche la strategia «Farm to Fork» ed in particolare l'annuncio della Commissione europea di revisionare entro il 2023, oltre che la legislazione sull'etichettatura dei prodotti alimentari, anche quella relativa al benessere animale, inerente alle condizioni degli animali negli allevamenti, durante il trasporto e nel momento dell'abbattimento;

    nella strategia Farm to Fork vengono altresì identificate le proteine alternative, cui appartengono le carni vegetali e coltivate, come un'importante area di intervento e di investimento grazie al ruolo cruciale che queste rivestono per il conseguimento dei target climatici;

    in materia di giustizia, la Relazione programmatica richiama espressamente il pacchetto di riforme antiriciclaggio presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021: la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo è fondamentale per garantire la stabilità finanziaria e la sicurezza in Europa e, a tal fine, la Commissione propone, al centro del pacchetto legislativo, la creazione di una nuova autorità antiriciclaggio dell'Unione europea che trasformerà la vigilanza AML/CFT e rafforzerà la cooperazione tra le Unità di informazione finanziaria, operando in coordinamento con le autorità nazionali ai fini della tutela della sicurezza e della stabilità finanziaria;

    tra le nuove iniziative annunciate dall'Esecutivo europeo, particolare rilievo assume inoltre la proposta di direttiva n. COM(2023)234 final che stabilisce norme minime relative alla definizione dei reati e sanzioni in materia lotta contro la corruzione, vincolando gli Stati membri all'adozione di norme di armonizzazione minima delle fattispecie di reato riconducibili alla corruzione e delle relative sanzioni, nonché di misure per la prevenzione del fenomeno corruttivo e di strumenti per rafforzare la cooperazione nelle relative attività di contrasto. Tale proposta di direttiva assume un forte rilievo soprattutto per l'Italia, considerato che è interesse nazionale rafforzare gli strumenti di prevenzione e lotta alla corruzione, disponendo il nostro Paese di un'Autorità anticorruzione indipendente come Anac, di fatto il modello che l'Unione europea ha preso a riferimento;

    la Relazione richiama inoltre diverse iniziative UE in tema di fiscalità, tra cui la strategia per una tassazione societaria equa e per contrastare efficacemente l'elusione fiscale; la proposta di direttiva finalizzata all'uso improprio di entità di comodo ai fini fiscali; il pacchetto IVA nell'era digitale; l'adeguamento della fiscalità in materia di tabacchi; la proposta di direttiva in materia di cooperazione amministrativa;

    rispetto alla dimensione del Pilastro europeo dei diritti sociali e alle implicazioni richiamati nella Relazione in merito alla promozione di azioni tese a favorire la conciliazione vita-lavoro, si evidenzia come il lavoro sia uno degli ambiti in cui i divari di genere sono più visibili e che in Italia solo poco più di una donna su due ha un lavoro, con un tasso di occupazione femminile del 51,1 per cento, ben al disotto della media europea del 65 per cento;

    per contrastare il fenomeno del «lavoro povero», l'Unione europea ha approvato la direttiva (UE) n. 2022/2041 del 19 ottobre 2022, finalizzata all'introduzione di un salario minimo adeguato per i lavoratori nell'Unione, norma che avrebbe dovuto essere correttamente recepita dagli Stati membri entro il 15 novembre 2024; l'Italia è infatti uno dei pochissimi Paesi dell'Unione europea a essere sprovvisti di una normativa sul salario minimo, insieme a Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria e in parte Cipro, dove la protezione del salario minimo è fornita esclusivamente dai contratti collettivi;

    con riferimento alla sezione dedicata alla Promozione del nostro stile europeo, vengono incluse nella Relazione alcune delle iniziative ritenute strategiche rispetto ai programmi stabiliti dall'Unione europea al fine di promuovere l'innalzamento della qualità e l'inclusività dei sistemi educativi, l'apprendimento permanente e lo sviluppo delle competenze, anche attraverso la mobilità per l'apprendimento, il riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche dei Paesi terzi, secondo le iniziative dell'Unione per la creazione di uno Spazio europeo dell'istruzione – da realizzare entro il 2025;

    relativamente al tema migratorio, sono attualmente in corso i negoziati tra il Consiglio e il Parlamento europeo su una serie di dossier per riformare l'attuale quadro legislativo europeo in materia di asilo e migrazione, al fine di addivenire all'adozione di un nuovo quadro regolatorio prima delle elezioni europee del giugno 2024. Nel nuovo Patto europeo sulle migrazioni, in realtà non vengono superate le criticità ataviche dell'attuale sistema comune di asilo e dei cosiddetti regolamenti di Dublino: non viene intaccato il principio del Paese di primo ingresso che attribuisce ai paesi di frontiera la responsabilità di gestire le domande di asilo e l'obbligatorietà della redistribuzione dei migranti in tutti gli Stati membri, in una visione solidaristica del fenomeno migratorio che viene di fatto sterilizzata dalla possibilità di prevedere un pagamento pari a 20 mila euro da destinare al Fondo comune per la gestione delle frontiere interne per ogni migrante non accolto;

    nella parte terza della Relazione dedicata alla dimensione esterna dell'Unione europea, il Governo auspica in riferimento al conflitto russo-ucraino un ruolo attivo e determinante dell'Unione europea a sostegno degli sforzi di pace. Ciononostante, si ravvisa un totale stallo degli interventi diplomatici per giungere a una soluzione di pace, cristallizzando di fatto gli interventi a sostegno dell'Ucraina nel mero invio di armamenti;

    con riferimento al processo di allargamento e vicinato, si evidenzia come la regione dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Kosovo), non ultimo alla luce dei molteplici risvolti connessi alla guerra di aggressione russa in Ucraina, risulta essere strategica per gli equilibri dell'intero continente europeo in termini di pace, stabilità e sicurezza ma che i progressi nelle riforme di adesione all'Unione europea di tale regione abbia subito una notevole battuta d'arresto;

    la Relazione si conclude con una breve analisi sulla necessità di adeguare periodicamente il diritto interno a quello unionale e ridurre le procedure di infrazione. Nonostante l'impegno proferito dal Governo nella Relazione per assicurare tale adeguamento periodico attraverso i disegni di legge europea e di delegazione europea l'Esecutivo ha presentato alle Camere il disegno di legge di delegazione europea 2023 con notevole ritardo rispetto alla tempistica dettata dall'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, impedendo di fatto il regolare e tempestivo esame parlamentare del suddetto disegno di legge, peraltro ancora in attesa di approvazione,

impegna il Governo:

   1) a dare un sistematico e tempestivo adempimento agli obblighi informativi e di coinvolgimento previsti dalla legge n. 234 del 2012 nei confronti del Parlamento, finalizzati ad un esame regolare e appropriato, da parte degli organi parlamentari competenti, dei progetti di atti e documenti dell'Unione europea di volta in volta in discussione in sede europea, per contribuire alla definizione delle politiche dell'Italia nelle sedi decisionali dell'Unione europea e migliorare altresì il processo di partecipazione democratica all'Unione;

   2) a rafforzare e a promuovere gli strumenti di partecipazione attiva del Parlamento italiano alla definizione delle politiche dell'Unione europea, con particolare riguardo alla sessione europea di fase ascendente, che coinvolga tutte le istituzioni, al fine di poter rappresentare, in sede unionale, le reali necessità dei cittadini italiani, in un'ottica di dialogo rinforzato e di contributo al processo di democratizzazione dell'Unione europea;

   3) in merito agli aspetti relativi alla governance economica, nell'ambito del processo di riforma in corso delle regole fiscali del Patto di stabilità e crescita, a lavorare per il superamento degli ormai irrealistici parametri quantitativi del 3 per cento e del 60 per cento, privi di una reale giustificazione economica e spesso oggetto di critiche, con il conseguente superamento della fase preventiva e quella correttiva del PSC, la cui applicazione si è dimostrata a più riprese incoerente, e garantire altresì un'applicazione omogenea della procedura per gli squilibri macroeconomici, al fine di affrontare adeguatamente il fenomeno della pianificazione fiscale aggressiva e gli eccessivi surplus di specifici Stati membri, prevedendo, inoltre, percorsi di rientro dal debito realistici che tengano conto delle specificità degli Stati membri e del loro quadro macroeconomico complessivo e, inoltre, superando l'utilizzo prevalente di indicatori non osservabili come il saldo strutturale, al fine di ancorare la sorveglianza macroeconomica a indicatori direttamente osservabili e misurabili;

   4) prevedere altresì nell'ambito dei negoziati in corso, lo scorporo dal calcolo del deficit di determinate categorie di investimenti pubblici nazionali produttivi, che sono ostacolati dall'attuale quadro di bilancio – tra i quali gli investimenti destinati all'istruzione, quelli in ambito di spesa sanitaria, gli investimenti green, quelli destinati alle energie rinnovabili e ai beni pubblici europei – nonché esentare, dalla regola di spesa, gli investimenti finanziati dai prestiti del programma Next Generation EU che promuovono gli obiettivi a lungo termine dell'Unione europea, per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili; a scongiurare, nell'ambito dei negoziati sulla nuova governance economica europea, il rischio che la spesa per la difesa, in particolare quella destinata alla produzione di armamenti, venga esclusa dai vincoli europei di bilancio;

   5) a proseguire i negoziati in corso sulla revisione intermedia del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 congiuntamente all'esame delle proposte per l'istituzione di nuove risorse proprie – strutturate come durature, eque e che possano contribuire a promuovere le priorità politiche dell'Unione – per adeguare il bilancio dell'Unione alle nuove sfide globali e garantendo al contempo un bilancio di dimensioni adeguate, per consentire il finanziamento delle nuove priorità, senza compromettere l'efficacia delle politiche tradizionali, e che disponga di appropriati margini di flessibilità, anche per poter reagire in futuro adeguatamente e tempestivamente alle eventuali emergenze ambientali, sociali e alle crisi internazionali;

   6) in tema di politiche ambientali, a sostenere ogni iniziativa finalizzata alla decarbonizzazione dell'economia fissando come obiettivo la neutralità climatica entro il 2050, assicurando sistemi energetici competitivi e sicuri, attraverso un percorso condiviso e sostenibile sul piano economico ed energetico, promuovendo tale percorso anche a livello europeo ed internazionale, sia in riferimento all'agenda della Presidenza italiana del G7 nel 2024, sia in riferimento all'Accordo di Parigi;

   7) a proseguire i negoziati in sede europea per la revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia e il sostegno all'individuazione di adeguate misure per il raggiungimento degli obiettivi di ristrutturazione ed efficientamento energetico del parco immobiliare nazionale, anche in vista dell'obiettivo di neutralità climatica al 2050;

   8) ad intraprendere nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, le misure necessarie atte a sollecitare l'urgenza di una rapida revisione dell'attuale legislazione dell'Unione europea sul benessere animale nonché il celere prosieguo dei negoziati e della relativa procedura legislativa da parte delle istituzioni europee e degli Stati nazionali;

   9) a trasmettere altresì con urgenza alla Commissione europea, nei rispetto della direttiva 2015/1535, la notifica TRIS precedentemente ritirata, inerente alle conseguenze derivanti dal divieto di vendita, importazione e produzione della cosiddetta carne coltivata in termini di limitazione della libera circolazione delle merci e del mercato interno, al fine di scongiurare l'apertura di una potenziale procedura di infrazione a carico dell'Italia per violazione del diritto eurounitario;

   10) ad assumere tutte le necessarie iniziative di competenza per sostenere e promuovere nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, la designazione dell'Italia quale Paese candidato a sede ospitante dell'istituenda Autorità europea antiriciclaggio, individuando, in particolare, la città di Roma quale sede preferenziale per ospitare l'Autorità, sostenendone la candidatura in ragione dell'esperienza maturata dal nostro Paese nella lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo domestico ed internazionale, nonché dell'efficacia delle attività delle singole autorità italiane competenti in materia di antiriciclaggio;

   11) ad intraprendere tutte le necessarie iniziative, nelle opportune sedi istituzionali nazionali ed europee, volte ad una rapida approvazione della proposta di direttiva UE 2023/0135 (COD) in materia di lotta contro la corruzione, al fine di rafforzare ulteriormente i meccanismi per la prevenzione e lotta alla corruzione, ampliando l'ambito di azione rispetto al singolo Stato ed estendendolo a tutta l'Unione europea;

   12) in linea con gli orientamenti e i princìpi sanciti dall'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), potenziare le misure di contrasto all'economia digitale sommersa, e introdurre nuove forme di imposizione applicabili all'effettivo valore economico delle attività innovative caratterizzate dalla dematerializzazione delle attività, a partire da quelle svolte dai gruppi multinazionali di imprese operanti sul territorio nazionale, garantendo un livello minimo di tassazione effettiva nel territorio dello Stato, anche in recepimento dei princìpi di cui alla direttiva (UE) 2022/2523;

   13) ad adottare tutte le iniziative, anche normative, finalizzate, nel quadro del rafforzamento dell'applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne, a facilitare la conciliazione dei tempi vita-lavoro, attraverso il potenziamento dei servizi di cura per l'infanzia e il riequilibrio del sistema dei congedi;

   14) ad assicurare, in linea con gli impegni assunti in sede unionale, il corretto recepimento nell'ordinamento nazionale – nel primo provvedimento utile – della direttiva (UE) 2022/2041, al fine di favorire, in attuazione dell'articolo 36 della Costituzione, l'effettiva realizzazione di un mercato del lavoro più inclusivo, equo e paritario, abbattendo le disuguaglianze, anche in termini di divario retributivo di genere;

   15) a dare priorità al tema dell'istruzione, dell'educazione e della formazione, in linea con i principali programmi stabiliti dall'Unione europea e con l'iniziativa finalizzata alla creazione di uno Spazio europeo dell'istruzione entro il 2025, al fine di restituire peso e valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e organizzativa, nella consapevolezza che la scuola debba rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita del Paese, garantendo il diritto allo studio e la garanzia di accesso per tutti e a tutti i livelli di istruzione;

   16) ad adottare misure in armonia con la Strategia europea per la gioventù, in particolare con riguardo alla partecipazione dei giovani e delle organizzazioni giovanili alla vita democratica, sociale e culturale del Paese, e a promuovere, nell'ambito dell'adozione di politiche pubbliche, sia nazionali che di respiro europeo, con particolare riferimento ai settori della salute, dell'istruzione, della formazione, del lavoro, del sistema previdenziale e fiscale, valutazioni d'impatto sulle giovani generazioni;

   17) con riferimento alle politiche relative alla gestione dei flussi migratori e all'asilo, a sostenere, nelle more dell'approvazione del nuovo Patto europeo sulla migrazione, il superamento dell'attuale disciplina della gestione dei flussi migratori, basata su uno strumento, il Regolamento di Dublino, penalizzante per i paesi di primo approdo come l'Italia per arrivare ad una redistribuzione con quote obbligatorie di migranti per tutti gli Stati europei, con sistemi solidaristici automatici e non volontari che, se così non fosse, renderebbe di fatto il nuovo Patto europeo sulla migrazione e l'asilo una non-riforma del sistema vigente;

   18) con riguardo alle operazioni di salvataggio in mare, sia in condizioni di particolare emergenza che in condizioni ordinarie, in particolare per quel che riguarda il soccorso a imbarcazioni di migranti, a lavorare per un cambio di prospettiva che miri a considerare frontiere europee le frontiere marittime, in modo da assicurare una gestione più stabile e più solidale tra Stati membri di coloro che arrivano nel territorio dell'Unione europea dopo essere stati salvati in mare, al fine di prevenire situazioni di estrema criticità, infrastrutturale, sociale e umanitaria per le isole di frontiera, come Lampedusa;

   19) a rafforzare la cooperazione dell'Unione europea con le Nazioni Unite, in particolare con l'UNHCR e con l'OIM, per incentivare corridoi umanitari sicuri per l'arrivo in territorio europeo al fine di garantire l'assistenza umanitaria necessaria e il rispetto dei diritti umani dei migranti e promuovere canali di ingresso legali nell'Unione europea attraverso una progressiva programmazione di flussi di lavoratori a livello europeo;

   20) in relazione ai conflitto russo-ucraino, a profondere il massimo sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Paesi europei, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare, portando il nostro Paese a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento, per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale;

   21) ad intraprendere tutte le azioni necessarie atte a scongiurare la distrazione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a favore del co-finanziamento dell'industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, considerato che tali fondi rappresentano lo strumento principale di ripresa e rilancio dell'economia del Paese provato dalla recente pandemia e non uno strumento di supporto ad una economia di guerra;

   22) sull'importanza del processo di allargamento per la costruzione di un'Europa più forte, ad adoperarsi, negli opportuni consessi nazionali, europei e internazionali, al fine di rilanciare fermamente il processo di allargamento dell'Unione europea per quanto concerne i Balcani occidentali, in particolare verso quei Paesi che hanno mostrato un pieno allineamento nel campo della politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, dimostrando geopoliticamente maggiore solidarietà e vicinanza nei confronti delle nostre sensibilità;

   23) a incrementare gli sforzi per la definizione e la risoluzione delle procedure di infrazione attualmente a carico dell'Italia, ai sensi degli articoli 258 e 260 del TFUE, ponendo una particolare attenzione alla fase informativa e di coinvolgimento attivo delle Camere, in merito all'avvio o agli sviluppi delle procedure di infrazione e di pre-infrazione EU-Pilot, in coerenza con il dettato dell'articolo 15 della legge n. 234 del 2012, al fine di assicurare una sostanziale riduzione delle procedure di infrazione ed evitare effetti finanziari negativi a carico della finanza pubblica;

   24) in vista della presentazione della prossima Relazione programmatica 2024, ad adoperarsi, nelle opportune sedi istituzionali, affinché si delinei una strategia europea strutturata su politiche comuni di ampio respiro e che sia adeguata alle attuali sfide della crescita e all'esigenza di equilibrio fra la riduzione e la condivisione dei rischi da parte di tutti gli Stati membri.
(6-00070) «Bruno, Scutellà, Scerra».


   La Camera,

   premesso che:

    esaminata congiuntamente la relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 – Un'Unione salda e unita (COM(2022) 548 final), sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023 (Doc. LXXXVI, n. 1) e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024) – Portare avanti l'agenda strategica, elaborato dalle future presidenze spagnola, belga e ungherese e dall'Alto rappresentante, presidente del Consiglio «Affari esteri» (10597/23);

    preso atto degli elementi di analisi e di valutazioni acquisiti nel corso dell'istruttoria svolta presso al XIV Commissione Politiche dell'Unione europea e dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva;

    l'esame dei documenti programmatici del Governo italiano e degli strumenti di programmazione legislativa e politica dell'Unione europea ha costituito una preziosa occasione per approfondire le principali questioni che devono essere affrontate dagli Stati membri e dalle Istituzioni europee, nonché per esprimere una valutazione complessiva sugli obiettivi prioritari individuati e sulle strategie messe in campo a livello nazionale e di Unione europea;

    la disamina dei tre atti programmatici offre quindi al Parlamento il quadro dei lavori in corso e programmati in sede di Unione europea: in questo senso, il coinvolgimento attivo e tempestivo del Parlamento sui temi oggetto della relazione programmatica risulta imprescindibile al fine di definire un piano comune e condiviso della politica europea italiana nel contesto europeo e risulta altresì funzionale ad uno sviluppo equilibrato dell'Unione;

    l'analisi e la discussione dei suddetti documenti devono dunque intendersi come uno dei principali strumenti per l'esercizio ex ante della funzione di indirizzo e di intervento del Parlamento nella definizione attiva, da parte dell'Italia, della politica europea, nonché come funzione di controllo sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;

    considerata la peculiarità dell'attuale fase di fine legislatura europea, si rende quanto mai necessario un ripensamento del ruolo geopolitico dell'Unione europea, al fine di rafforzarne la coesione come attore primario sulla scena globale;

    si rende altresì necessario avviare, con l'apertura della nuova legislatura europea e con l'insediamento di una nuova Commissione nella seconda metà del 2024, una riflessione complessiva sulle politiche che l'Unione europea è chiamata a definire in materia di crescita, lavoro, autonomia strategica ed innovazione, contemperando le esigenze della sostenibilità ambientale con quelle della tutela sociale ed occupazionale;

    per quanto riguarda il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2023, esso si colloca in un contesto caratterizzato dalla necessità di fronteggiare le crisi prodotte prima dalla pandemia di COVID-19 e poi dall'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina e dalla conseguente crisi energetica, concentrandosi sulle tematiche già definite negli orientamenti politici della Presidente von der Leyen ad inizio del mandato dell'attuale Commissione europea, a partire dal Green Deal europeo, alle quali si aggiunge la presentazione di una proposta di direttiva COM (2023) 234 che stabilisce norme minime relative alla definizione dei reati e sanzioni in materia di corruzione;

    per quanto attiene al Programma di diciotto mesi del Consiglio, vi si sottolinea che il trio di Presidenza in carica, formato, a partire dal 1° luglio 2023, da Spagna, Belgio e Ungheria, collaborerà per trovare soluzioni comuni alle sfide e ai compiti futuri e in particolare che la guerra di aggressione russa contro l'Ucraina, unita alla crescente incertezza a livello mondiale, impone all'Unione europea di rafforzare la sua resilienza e autonomia strategica;

   considerato altresì che:

    la Relazione programmatica, predisposta dal Governo ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, si articola in quattro parti, relative rispettivamente allo sviluppo del processo di integrazione europea, alle specifiche politiche strategiche, alla dimensione esterna dell'Unione europea, al coordinamento nazionale delle politiche europee;

    ciascuna parte è suddivisa in capitoli tematici ai quali, secondo il modello utilizzato nei due anni precedenti, vengono ricondotti ben 113 «dossier» specifici, relativi a singole questioni o proposte legislative dell'Unione europea: ogni dossier riporta l'obiettivo individuato, le azioni che il Governo intende porre in essere per perseguirlo, nonché i risultati attesi;

    la prima parte della Relazione definisce quale obiettivo prioritario del Governo quello di assicurare all'Italia una funzione trainante nel processo di approfondimento dell'integrazione europea, in coerenza con le posizioni e gli interessi nazionali;

    la seconda parte si sviluppa intorno ai richiamati quattro obiettivi strategici del programma di lavoro della Commissione europea per il 2023 mentre la terza parte illustra gli orientamenti del Governo in materia di dimensione esterna dell'Unione europea con particolare riferimento all'autonomia strategica europea, al rafforzamento della politica commerciale europea, alla dimensione esterna delle politiche migratorie dell'Unione europea, alla politica di allargamento ed a quella del vicinato meridionale e alle attività di assistenza militare, finanziaria all'Ucraina;

    la quarta parte infine è dedicata all'azione di coordinamento nazionale delle politiche europee, nonché di comunicazione e formazione sull'attività dell'Unione europea;

    espresso apprezzamento per l'azione profusa dall'Esecutivo per perfezionare, sulla base dell'esperienza progressivamente acquisita, i contenuti della Relazione programmatica, preceduta, per semplicità di consultazione, da una sintesi delle principali materie trattate e che risulta più ricca di elementi informativi e di dati utili ad una valutazione sulle priorità da perseguire;

    valutato positivamente l'impegno del Governo a procedere alle necessarie attività di impulso alle Amministrazioni interessate dai dossier, con azioni di stimolo sia alla partecipazione alle consultazioni promosse dalle Istituzioni europee sia allo sviluppo tempestivo di percorsi valutativi ex ante e alla redazione di una relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione in fase ascendente che dia evidenza agli effetti attesi, positivi e negativi, che possono manifestarsi a livello nazionale, in modo da orientare il processo decisionale e tutelare gli interessi nazionali in tutte le fasi dell'iter legislativo;

    ribadita l'esigenza di un'azione sinergica tra Governo e Parlamento nella fase di formazione del diritto e delle politiche dell'Unione, non soltanto con riferimento alla posizione negoziale italiana da rappresentare nelle sedi decisionali ma anche con riferimento al cosiddetto «dialogo politico» con la stessa Commissione europea e al controllo sull'applicazione del principio di sussidiarietà previsto dai Trattati;

   considerato che questo tipo di sinergia assume un rilievo strategico per garantire un'applicazione efficace e coerente del diritto dell'Unione europea, soprattutto a fronte di nuove discipline unionali particolarmente onerose e restrittive, soprattutto in relazione al rispetto di nuovi parametri ed all'introduzione di nuove tecnologie e standard tecnici legati alle transizioni verde e digitale, con una ricorrente sottovalutazione del principio della «neutralità tecnologica»;

    apprezzato in questa prospettiva l'impegno crescente delle amministrazioni competenti per una trasmissione più regolare e tempestiva alle Camere dei flussi di informazione qualificata sulle attività dell'Unione europea, in attuazione della legge n. 234 del 2012;

    rilevata l'insufficiente attenzione spesso riservata dalla Commissione europea al ruolo che i Parlamenti nazionali, per la posizione costituzionale che rivestono e per il fatto di essere espressione diretta dei cittadini, possono svolgere nella fase di definizione della legislazione europea affinché essa tenga conto delle specificità politiche, economiche, sociali e culturali di ogni ordinamento;

    ribadita l'esigenza di un processo normativo europeo maggiormente rispettoso dei princìpi che devono guidare l'esercizio delle competenze legislative dell'Unione europea, primi tra tutti quelli di sussidiarietà e proporzionalità, evitando una certa tendenza all'ipertrofia legislativa ed un accentuato ricorso al regolamento in luogo del più flessibile strumento normativo della direttiva;

    sottolineata altresì la necessità di limitare l'attribuzione di poteri delegati ed esecutivi troppo ampi ed indeterminati alla Commissione, stabilendo, in particolare, in modo più rigoroso ed in applicazione dell'articolo 290 del TFUE, una chiara delimitazione dell'oggetto della portata e della durata della delega;

    evidenziata l'esigenza di rafforzare la cooperazione tra i Parlamenti nell'Unione, sia con riferimento all'esame di specifiche proposte legislative sia in relazione a temi e questioni di interessi comuni;

    riaffermata la priorità di una politica legislativa dell'Unione europea che, in aderenza ai princìpi ispiratori del processo di integrazione europea, sia incentrata sulle grandi questioni piuttosto che rifugiarsi nella rassicurazione del dettaglio e della standardizzazione,

impegna il Governo:

   1) a proseguire nel rafforzamento e nella promozione degli strumenti di partecipazione attiva del Parlamento italiano alla definizione delle politiche dell'Unione europea, con particolare riguardo alla sessione europea di fase ascendente, che coinvolga tutte le istituzioni, al fine di poter rappresentare, in sede unionale, le reali necessità dei cittadini italiani, in un'ottica di dialogo rinforzato e di contributo al processo di democratizzazione dell'Unione europea;

   2) a promuovere un ancor più sistematico adempimento agli obblighi informativi e di coinvolgimento previsti dalla legge n. 234 del 2012 nei confronti del Parlamento, finalizzati ad un esame regolare e appropriato, da parte degli organi parlamentari competenti, dei progetti di atti e documenti dell'Unione europea di volta in volta in discussione in sede europea, per contribuire alla definizione delle politiche dell'Italia nelle sedi decisionali dell'Unione europea e migliorare altresì il processo di partecipazione democratica all'Unione, rafforzando ulteriormente le procedure di raccordo e di cooperazione tra il Parlamento nazionale, il Governo e gli europarlamentari italiani;

   3) a sostenere una posizione, nell'ambito delle iniziative proposte a livello europeo in vista dell'elaborazione di una carta o statuto del parlamentarismo e della democrazia, che tenga conto, per un verso, delle differenti tradizioni costituzionali, del pluralismo delle idee e degli orientamenti politici e culturali in seno all'Unione e sia intesa, per altro verso, all'affermazione dei valori fondamentali del modello di vita europea;

   4) a promuovere un ruolo attivo dell'Unione europea a supporto degli sforzi di pace, che poggi, da un lato, sul sostegno multidimensionale all'Ucraina e sull'aumento della pressione sulla Russia e, dall'altro, sul mantenimento di canali negoziali;

   5) a continuare nel pieno e convinto sostegno del processo di allargamento dell'Unione, con l'obiettivo, da un lato, di stabilizzare la regione balcanica e promuovere la sua integrazione nell'Unione europea, dall'altro, di sostenere il percorso di adesione di Ucraina, Moldova e Georgia;

   6) nell'ambito, strettamente connesso al precedente, delle politiche di difesa comune europea, a perseguire e promuovere una posizione chiara e coesa da parte dell'Unione sulle questioni internazionali di maggiore rilievo geopolitico, il ricorso, ove opportuno, ad un maggiore utilizzo dell'astensione costruttiva, un approccio proattivo verso l'utilizzo dello strumento sanzionatorio, individuando soluzioni che garantiscano la coerenza della politica italiana, lo sviluppo ed il rafforzamento degli strumenti a disposizione dell'Unione europea per la condotta della PSDC, come le operazioni e le missioni, sia civili che militari; l'attuazione degli impegni assunti con l'adozione della Bussola strategica la resilienza dell'Unione europea di fronte alle minacce ibride e cyber, nonché la capacità dell'Unione europea di preservare il libero accesso ai domini strategici contestati (spazio, cyber, marittimo);

   7) a rafforzare la dimensione esterna delle politiche migratorie, promuovendo i partenariati con i Paesi di origine e di transito, con un focus prioritario sui Paesi della riva sud del Mediterraneo e dell'Africa;

   8) a ridurre gli effetti del principio della responsabilità dello Stato membro di primo ingresso sulle domande di asilo, sostenendo, in coerenza con i principi della equa ripartizione degli oneri e della solidarietà iscritti nei Trattati, l'introduzione di un meccanismo di redistribuzione dei migranti;

   9) a definire princìpi e criteri chiari e coerenti per la gestione delle frontiere esterne e per lo sviluppo di una effettiva strategia europea in materia di rimpatri;

   10) ad un coordinamento strutturato e sistemico con gli altri Stati membri Mediterranei (cosiddetto «MED 5»), in modo da affrontare il fenomeno migratorio in maniera congiunta e sinergica con gli altri paesi particolarmente esposti;

   11) a sviluppare ulteriormente le iniziative in atto per il rafforzamento delle capacità di Tunisia, Egitto, Libia e in generale dei paesi di provenienza, di prevenire le partenze irregolari, di controllare in modo più efficace le proprie frontiere e di potenziare le capacità di ricerca e salvataggio nella regione, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali;

   12) ad introdurre regole certe a livello europeo per le organizzazioni private sulle operazioni di ricerca e salvataggio, nonché a uno stretto coordinamento fra gli Stati costieri e quelli di bandiera, in applicazione delle Convenzioni internazionali vigenti;

   13) a monitorare con attenzione i rischi connessi all'utilizzo dei flussi migratori quale strumento per azioni ibride di destabilizzazione delle democrazie europee;

   14) al contrasto del lavoro sommerso e al rafforzamento delle competenze dei lavoratori migranti, quali ad esempio la promozione di percorsi di apprendimento e di valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri, con particolare riferimento ai gruppi vulnerabili di migranti e in coerenza con gli obiettivi posti nella comunicazione della Commissione sull'Anno europeo delle competenze 2023 e nella Agenda europea delle competenze;

   15) a rafforzare il quadro legislativo per il contrasto al traffico di migranti, alla tratta di esseri umani, all'abuso sessuale sui minori, ai matrimoni forzati, alle mutilazioni genitali femminili, al terrorismo e all'estremismo violento ed al contrabbando di armi;

   16) in relazione alla riforma della governance economica europea, a promuovere la definizione di un percorso di riduzione del debito graduale, realistico e sostenibile nel medio periodo;

   17) a valorizzare il contributo della procedura per gli squilibri macroeconomici nel rafforzare la titolarità nazionale delle riforme e la trazione politica, promuovendo un approccio prospettico della suddetta procedura;

   18) a sostenere, nell'ambito della riflessione sull'approfondimento dell'Unione Economica e Monetaria, l'istituzione di un'efficace funzione di stabilizzazione centralizzata, supportando nei modi possibili la fornitura dei beni pubblici europei;

   19) ad assicurare che, in sede di negoziato europeo sulla revisione del Quadro finanziario pluriennale e del sistema di risorse proprie per il periodo 2021-2027, le nuove risorse proprie oggetto di discussione al fine di rafforzare il bilancio dell'Unione siano in grado di limitare il più possibile tagli ai programmi dell'Unione o aumenti del contributo dell'Italia, e degli altri Stati membri, a titolo di risorsa basata sul Reddito nazionale lordo;

   20) ad avviare, nel medesimo ambito negoziale, una riflessione sulla creazione di una dotazione supplementare del bilancio dell'Unione europea destinata specificamente a sostenere le Isole ad affrontare le loro sfide e disparità specifiche;

   21) in relazione alla transizione energetica, verde e digitale ed all'attuazione del Green Deal europeo, a perseguire, nel negoziato sulle proposte legislative relative alla decarbonizzazione del settore dei trasporti, l'obiettivo di evitare oneri eccessivi e non adeguatamente motivati in capo al settore produttivo ed ai cittadini italiani, attraverso soluzioni coerenti con il principio di neutralità tecnologica, sia con riferimento ai motori sia ai carburanti, e la estensione appropriata dei periodi transitori per l'attuazione della nuova normativa;

   22) con specifico riferimento alla proposta di regolamento sulle emissioni di CO2 dei veicoli pesanti, ad apportare le modifiche necessarie per consentire l'impiego di carburanti carbon neutral come soluzione per la sostenibilità del trasporto su strada, in particolare sulle tratte più lunghe;

   23) con riguardo alla proposta di regolamento cosiddetto «Euro 7», si valuti la revisione delle scadenze previste, comprese quelle relative alle emissioni di freni e agli pneumatici, per l'impossibilità delle imprese di accelerare ulteriormente i processi di sviluppo dei veicoli integrando i nuovi requisiti tecnici richiesti;

   24) con riferimento alle proposte per la qualità delle acque, a definire in sede negoziale tempi di applicazione per l'introduzione di nuove sostanze inquinanti, tali da consentire agli Stati membri l'adeguamento dei metodi di analisi e l'attuazione di misure specifiche unitamente alla definizione di un periodo transitorio per l'applicazione degli standard di qualità ambientale aggiornati ed una tempistica meno ravvicinata per il recepimento da parte degli Stati membri;

   25) nei negoziati in corso sulla revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, il Governo prosegua, in linea con quanto stabilito nell'orientamento generale dal Consiglio dell'Unione europea, la sua azione per modificare la proposta originaria della Commissione europea in modo da rimettere a ciascuno Stato membro la definizione di un percorso per l'attuazione degli obiettivi comuni entro il 2050;

   26) con riferimento al negoziato in corso sulla proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti derivanti, il Governo dia seguito, in coerenza con l'articolo 7 della legge n. 234 del 2012, agli indirizzi contenuti nel documento finale approvato sulla medesima proposta dalle Commissioni ambiente ed attività produttive della Camera lo scorso 28 giugno;

   27) in relazione al negoziato interistituzionale sulla libertà dei media, a perseguire la linea di preservare le norme di contrasto dello spyware nonché di adoperarsi per una rapida approvazione della proposta di direttiva sulle cosiddette SLAPP (Strategie Lawsuit Against Public Participation);

   28) in relazione al prospettato sistema obbligatorio di etichettatura nutrizionale (il cosiddetto Nutriscore), a ribadire in sede europea come un simile sistema possa condizionare le scelte del consumatore senza fornire le informazioni necessarie per un'alimentazione equilibrata determinando effetti discriminatori nei confronti di prodotti riconosciuti a livello comunitario come patrimonio nazionale (DOP, IGP, STG), obbligati per legge a mantenere determinati tenori di nutrienti, previsti dai disciplinari di produzione a tutela delle tradizioni e dei consumatori;

   29) in relazione alle iniziative normative della Commissione europea per promuovere l'autonomia strategica europea, e segnatamente in merito alla proposta di regolamento sui semiconduttori, a sostenere la previsione del co-finanziamento delle iniziative previste anche attraverso fondi strutturali e di rafforzare il coordinamento delle procedure tra gli Stati membri per attirare gli investimenti esteri. Inoltre, in materia di aiuti di Stato facilitati per impianti innovativi, si sostenga una definizione che inglobi l'innovazione anche sui nodi tecnologici più maturi;

   30) con riguardo ai negoziati sulla proposta di regolamento sulle materie prime critiche, ad includere l'alluminio nell'elenco delle materie prime strategiche e lo zinco e il fosforo in quello delle materie prime critiche;

   31) ad adoperarsi per definire con urgenza una nuova strategia di politica industriale dell'Unione europea che rafforzi l'autonomia strategica dell'Unione e accompagni una transizione graduale e tecnologicamente neutra dei sistemi produttivi europei, con un sostegno adeguato erogato dal bilancio europeo, sul modello della Iniziativa NextGenerationEU;

   32) a promuovere un approccio che non sovraccarichi le imprese con eccessivi oneri amministrativi e di rendicontazione e che permetta di raggiungere un adeguato bilanciamento tra standard ambientali e necessità di approvvigionamento; rafforzare la ricerca e l'innovazione per portare rapidamente sul mercato materie sostitutive, in particolare delle terre rare, e promuovere lo sviluppo di competenze professionali specifiche; incentivare maggiormente il riciclo, perché in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi in un arco temporale di breve/medio periodo rispetto a quello per le attività estrattive; a promuovere lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate a livello dell'Unione europea, anche attraverso l'istituzione di un fondo di sovranità europeo, per l'attuazione del regolamento proposto, anche per rendere fruibili le tecnologie meno impattanti sul fronte ambientale;

   33) a sostenere la rapida approvazione della proposta d'istituire una piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP), finalizzata a promuovere la competitività a lungo termine dell'Unione europea in materia di tecnologie critiche, nei settori della tecnologia estremamente avanzata e digitale, delle tecnologie pulite e delle biotecnologie. In ogni caso si sostiene pienamente la richiesta del Governo di procedere all'istituzione di un vero e proprio Fondo sovrano europeo per la politica industriale, dotato di risorse comuni europee adeguate;

   34) a migliorare altresì a tale scopo tutti gli strumenti a disposizione delle agenzie Europol ed Eurojust ai fini dell'esercizio dei rispettivi ruoli di assistenza e coordinamento delle azioni di prevenzione e contrasto nonché delle indagini condotte dalle autorità competenti degli Stati membri;

   35) a contrastare efficacemente i network che per via informatica diffondono in maniera subdola messaggi volti ad indurre persone in condizione di estrema debolezza a intraprendere viaggi finalizzati alla immigrazione illegale.
(6-00071) «Giordano, Candiani, Rossello, Pisano, Mantovani, Giglio Vigna».


PROPOSTA DI LEGGE: MOLINARI ED ALTRI; BIGNAMI ED ALTRI; FARAONE ED ALTRI: ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLA GESTIONE DELL'EMERGENZA SANITARIA CAUSATA DALLA DIFFUSIONE EPIDEMICA DEL VIRUS SARS-COV-2 E SULLE MISURE ADOTTATE PER PREVENIRE E AFFRONTARE L'EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA DA SARS-COV-2 (APPROVATA, IN UN TESTO UNIFICATO, DALLA CAMERA E MODIFICATA DAL SENATO) (A.C. 384-446-459-B)

A.C. 384-B – Questioni pregiudiziali

QUESTIONI PREGIUDIZIALI
DI COSTITUZIONALITÀ

   La Camera,

   premesso che:

    il testo è volto ad istituire e disciplinare una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 e sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale, con il compito di accertare le misure adottate per prevenire, contrastare e contenere l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 nel territorio nazionale e di valutarne la prontezza e l'efficacia;

    il 30 gennaio 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato la diffusione del predetto virus «emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale» e, successivamente, l'11 marzo 2020, riconosciuta, dalla stessa OMS, una «situazione pandemica»;

    il Governo del nostro Paese ha immediatamente attivato misure di prevenzione, dichiarando, con Delibera del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, lo stato di emergenza per sei mesi – fino al 31 luglio 2020 – in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

    la Delibera ha disposto che si provvedesse con ordinanze, emanate dal Capo del Dipartimento della protezione civile, acquisita l'intesa della regione interessata;

    si ravvisano nel testo latenti e palesi violazioni del dettato costituzionale e, segnatamente, degli articoli 82, 117 e 134, delle quali è dato conto di seguito;

   in ordine al testo sottoposto, si rileva che:

    la Commissione assume, tra i compiti in elenco all'articolo 3 e, segnatamente, alle lettere a), g), m), n), t), u), v), z), ff), quello di «valutare» atti e fatti – dal dizionario, «valutare»: «espressione ai fini di un giudizio di merito»; «stima morale o considerazione d'altro genere» (fig.) – che appare inappropriato ed esorbitante rispetto all'attività di inchiesta e di indagine tesa all'accertamento e alla verifica degli atti e dei fatti e all'acquisizione di dati ed elementi, ad acquisire conoscenza e non ad operare dirette decisioni; in particolare, la «valutazione» di non pochi ambiti e aspetti di alto rilievo e profilo scientifici che non paiono poter essere assolta dal consesso;

    si segnala, in proposito, la netta sentenza n. 231 del 1975 con la quale la Corte costituzionale ha affermato che «compito delle Commissioni parlamentari di inchiesta non è di “giudicare”, ma solo di raccogliere notizie e dati necessari per l'esercizio delle funzioni delle Camere», in quanto le inchieste hanno «semplicemente lo scopo di mettere a disposizione delle Assemblee tutti gli elementi utili affinché queste possano, con piena cognizione delle situazioni di fatto, deliberare la propria linea di condotta, sia promuovendo misure legislative, sia invitando il Governo a adottare, per quanto di sua competenza, i provvedimenti del caso»;

    gli ambiti, gli atti e i fatti nonché le determinazioni che la Commissione si propone di esplorare escludono del tutto gli enti territoriali, in particolare le regioni, scelta che appare non solo ingiustificatamente limitativa rispetto all'indagine, ma non pertinente rispetto alle competenze ad esse assegnate dall'ordinamento costituzionale – ciò vale tanto per l'indagine sulle misure adottate per la gestione dell'emergenza sanitaria che per il Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale (sommariamente ed erroneamente definito nel testo in esame «Piano pandemico nazionale») cui si affiancano gli omologhi Piani regionali, sia, ad esempio, in ordine all'acquisto e alla distribuzione dei dispositivi di protezione individuale;

    nel testo non compare dunque alcun riferimento alla necessità di indagare l'operato delle regioni, cioè gli enti che secondo la Costituzione hanno competenza esclusiva nella regolamentazione ed organizzazione di servizi e di attività destinate alla tutela della salute: come noto, nel corso dell'emergenza pandemica, infatti, le regioni hanno mantenuto i medesimi poteri e prerogative esistenti in periodo pre-pandemico, adottando, spesso, anche posizioni non allineate rispetto a quelle assunte a livello centrale, con la conseguenza che non dovrebbe potersi prescindere dal coinvolgimento di queste ultime, laddove si intenda davvero ricostruire gli eventi occorsi;

    ogni eventuale quadro fattuale ricostruito dalla Commissione, quindi, sarebbe assolutamente insufficiente e lacunoso, posto che i più importanti attori coinvolti nel periodo pandemico non sono stati neanche menzionati dalla proposta di legge in esame e non saranno oggetto dell'attività di Commissione;

    nella percezione pubblica, la locuzione «Gestione dell'emergenza epidemiologica», non definendo né il perimetro temporale, né i soggetti coinvolti dall'inchiesta, potenzialmente include il periodo dal 31 gennaio 2020 ad oggi, e – soprattutto – coinvolgerebbe tutti i soggetti (Governo, regioni, Aziende sanitarie, comuni, e altro) e riguarderebbe tutti i processi decisionali (politici, organizzativi, gestionali, amministrativi, clinici);

    è utile ricordare che nel periodo sopra considerato si sono avvicendati tre Governi (Conte II, Draghi e Meloni) di cui solo i primi due durante il periodo dello Stato di emergenza (31/01/2020-31/03/2022) ovvero il Governo Conte II per 379 giorni e il Governo Draghi per 411 giorni;

    l'evoluzione della pandemia durante il Governo Conte II ha visto il susseguirsi di 2 ondate e l'avvio della campagna vaccinale. Con il Governo Draghi è proseguita la campagna vaccinale e si sono verificate 5 ulteriori ondate. Infine, durante il Governo Meloni è proseguita la campagna vaccinale, in particolare relativamente alla somministrazione di quarte e quinte dosi;

    altresì, alla lettera g) erroneamente si attribuiscono alla cosiddetta task force, istituita presso il Ministero della salute, compiti completamente diversi da quelli effettivi, menzionandosi «attività di coordinamento di ogni iniziativa relativa al virus» in luogo del «compito di seguire in maniera permanente l'evolversi del virus e supportare il Ministro della salute nell'individuazione di ogni iniziativa idonea a fronteggiare eventuali criticità», come si evince dall'atto relativo al suo insediamento;

    nel complesso, dubbi sorgono, sugli intenti reali di questa maggioranza parlamentare e degli altri proponenti, i quali, lungi dall'utilizzare questo prezioso strumento per rispondere ad esigenze di interesse pubblico, sembrano piuttosto volerlo strumentalizzare ed utilizzare sfacciatamente come palese mezzo di lotta politica, per condannare senza riserve l'operato del Governo Conte II, come un vero e proprio atto d'accusa;

    le Commissioni di inchiesta non dovrebbero costituirsi per indagare strumentalmente – sfruttando la maggioranza numerica nell'organo- su governi precedenti, attraverso teoremi politici precostituiti; in questo modo si svilisce e si travisa, infatti, un prezioso istituto riconosciuto dalla nostra Carta Costituzionale, utilizzato sfacciatamente in questo caso come palese mezzo di lotta politica, arrecando danno alla ricerca della verità fattuale;

    la finalità reale del provvedimento consiste infatti, con ogni evidenza, in un processo politico senza peraltro tenere in alcun conto delle archiviazioni già disposte dalla magistratura, con l'evidente rischio di determinare un duplicato dell'azione giudiziaria già espletata e conclusa, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri e delle prerogative che la Costituzione riserva alla magistratura oltre che della palese violazione dei diritti di difesa delle persone coinvolte;

    a riguardo occorre ricordare il recente intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della tradizionale cerimonia del Ventaglio al Quirinale, alla presenza dei giornalisti della stampa parlamentare, a conclusione dell'anno di lavoro prima della pausa estiva: in quella sede, il Capo dello Stato ha evidenziato che «Più volte è stato ricordato, da molte sedi, l'esigenza ineludibile che i vari organismi rispettino i confini delle proprie competenze e che, a livello istituzionale, ciascun potere dello Stato rispetti l'ambito di attribuzioni affidate agli altri poteri» e che, in tale ambito, «iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre attività del Parlamento ai giudizi della Magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate. Non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento, usato parallelamente o, peggio, in conflitto con l'azione della Magistratura»;

    per le ragioni sopra esposte,

delibera

di non procedere all'esame della proposta di legge n. 384-446-459-B.
N. 1. Quartini, Alfonso Colucci, D'Orso, Onori, Torto, Sportiello, Marianna Ricciardi, Di Lauro.

   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 nel territorio nazionale;

    il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie cinesi hanno notificato un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan (Provincia dell'Hubei, Cina);

    il 30 gennaio 2020, in seguito alla segnalazione da parte della Cina del cluster di casi di polmonite nella città di Wuhan, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale l'epidemia di coronavirus in Cina;

    il 31 gennaio 2020 il Governo italiano, dopo i primi provvedimenti cautelativi adottati già a partire dal 22 gennaio, tenuto conto del carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia, proclama lo stato di emergenza e assume le prime misure per il contenimento del contagio sull'intero territorio nazionale;

    l'11 febbraio 2020, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) annuncia che la malattia respiratoria causata dal 2019-nCoV è stata denominata COVID-19 (Corona Virus Disease), in Italia i primi casi vengono rilevati il 21 febbraio 2020 nel lodigiano, in Lombardia;

    mentre in Italia erano già stati approntati i primi provvedimenti diretti al contenimento del contagio, primo Paese in Europa, con il plauso dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'11 marzo 2020 Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, dopo aver valutato i livelli di gravità e la diffusione globale dell'infezione, ha annunciato che l'epidemia di coronavirus COVID-19 «può essere caratterizzato come una situazione pandemica»;

    dal 2020 a oggi gli atti governativi pubblicati per contrastare l'avanzata del coronavirus nel nostro paese sono stati oltre mille, per una media di circa 26 al mese, a partire dal mese di febbraio 2020 furono pubblicati 67 atti Covid, a marzo 103, ad aprile 65. Nel 2022 invece gli atti pubblicati sono stati 176 in totale. Nel 2023 quelli emanati sono 17;

    i provvedimenti emanati dalle regioni, dai Sindaci e dalla Protezione civile ammontano a diverse migliaia che, con tutta evidenza, segnalano una attività da parte di regioni e comuni che andrebbe acquisita dalla commissione di inchiesta;

    in Italia sono state immediatamente attivate significative misure di prevenzione, dichiarando con Delibera del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, lo stato di emergenza per sei mesi, fino al 31 luglio 2020, in conseguenza del rischio sanitario connesso alla diffusione dell'epidemia;

    lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 15 ottobre 2020 con Delibera del Consiglio dei ministri adottata il 29 luglio 2020 e, successivamente, estendendo i termini al 31 gennaio 2021 con Delibera del Consiglio dei ministri del 7 ottobre 2020, e al 30 aprile 2021 con Delibera del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2021; al 31 luglio 2021 con Delibera del Consiglio dei ministri del 21 aprile 2021 e fino al 31 dicembre 2021, come previsto dall'articolo 1 del decreto-legge n. 105 del 2021;

    lo stato di emergenza è stato infine prorogato fino al 31 marzo 2022 dall'articolo 1 del decreto-legge n. 221 del 2021, data in cui è cessato, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 24 del 2002;

    con la deliberazione dello stato di emergenza del 31 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri ha demandato inizialmente la gestione dell'emergenza alle ordinanze del Capo del Dipartimento della protezione civile;

    ai fini della gestione dell'emergenza il Ministro della salute ha emanato ordinanze di carattere contingibile e urgente, ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 833 del 1978, a partire da quelle del 21 e 22 febbraio, adottate d'intesa, rispettivamente, con il Presidente della regione Lombardia e con il Presidente della regione Veneto, per l'istituzione delle prime zone rosse in tali regioni;

    subito dopo, il Governo in carica ha ritenuto di adottare un primo provvedimento legislativo ad hoc per la gestione della pandemia, il decreto-legge n. 6 del 2020 («Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19») indicando nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, e non più nell'ordinanza, lo strumento centrale per l'individuazione delle misure di contrasto al COVID-19;

    con riguardo al coinvolgimento delle regioni in tale assetto, si evidenzia che i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sono stati adottati sentiti i Presidenti di regione ovvero il Presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, a seconda dell'ampiezza del territorio interessato dalle medesime misure e che ai Presidenti di regione e ai sindaci è stata attribuita la facoltà di adottare, nelle more dell'adozione dei medesimi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e nei casi di estrema necessità ed urgenza, misure di contrasto alla pandemia, la cui efficacia è subordinata alla comunicazione al Ministro della salute entro le successive ventiquattro ore;

    a seguire, con il decreto-legge n. 19 del 2020 (articolo 3, commi 1 e 3), si è chiarito che alle regioni era consentito introdurre esclusivamente misure ulteriormente restrittive rispetto a quelle vigenti, per far fronte a specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario, sempre nelle more dell'adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Si è esplicitato altresì che quanto disposto valeva anche nel caso di atti posti in essere per ragioni di sanità in forza di poteri attribuiti da ogni disposizione di legge previgente;

    a partire da quanto segnalato nelle premesse precedenti si evidenzia già come il provvedimento in esame, presenta gravi e palesi violazioni del dettato costituzionale e, in particolar modo degli articoli 82 e 117, come sarà dettagliato ulteriormente nelle successive premesse;

    l'istituto previsto dall'articolo 82 della Costituzione nell'ordinamento vigente, quello d'inchiesta è un potere «strumentale», rispetto alle funzioni del Parlamento: quella legislativa e quella di indirizzo del Governo. Del tutto minoritaria e peraltro più volte smentita dalla giurisprudenza costituzionale, è la teoria che lo considera un potere «autonomo», autoreferenziale e fine a sé stesso, rispondente all'idea che le Camere «conoscono per far conoscere» alla pubblica opinione;

    l'istituto di cui all'articolo 82 della Costituzione per molteplici ragioni di coerenza sistematica si relaziona solo all'eventuale possibilità di una conseguente produzione legislativa o azione d'indirizzo verso il Governo; possibilità solo eventuale poiché non v'è alcun obbligo giuridico per le Camere di dar seguito all'inchiesta con una legge o atto d'indirizzo, non producendo la relazione finale predisposta dalle commissioni effetti vincolanti, senza che ciò, tuttavia, smentisca la natura strumentale del potere in esame;

    a riprova della funzione «strumentale», finalizzata quindi, alla redazione di provvedimenti legislativi o di indirizzo per il Governo, si veda quanto espressamente disposto dalla sentenza della Corte costituzionale 22 ottobre 1975, n. 231, la quale conviene con quanto unanimemente espresso «dalla dottrina antica e recente», ossia che «tali fini differiscono nettamente da quelli che caratterizzano le istruttorie delle autorità giudiziarie;

    compito delle Commissioni parlamentari di inchiesta non è di "giudicare", ma solo di raccogliere notizie e dati necessari per l'esercizio delle funzioni delle Camere; esse non tendono a produrre, né le loro relazioni conclusive producono, alcuna modificazione giuridica (com'è invece proprio degli atti giurisdizionali), ma hanno semplicemente lo scopo di mettere a disposizione delle Assemblee tutti gli elementi utili affinché queste possano, con piena cognizione delle situazioni di fatto, deliberare la propria linea di condotta, sia promuovendo misure legislative, sia invitando il Governo a adottare, per quanto di sua competenza, i provvedimenti del caso. L'attività di inchiesta rientra, insomma, nella più lata nozione della funzione ispettiva delle Camere; muove da cause politiche ed ha finalità del pari politiche; né potrebbe rivolgersi ad accertare reati e connesse responsabilità di ordine penale, ché se così per avventura facesse, invaderebbe indebitamente la sfera di attribuzioni del potere giurisdizionale»;

    in evidente difformità con le finalità costituzionali riservate alle commissioni di inchiesta ex articolo 82 della Costituzione, l'atto in esame mira ad istituire una commissione con il preciso e specifico compito di individuare le responsabilità dei Governi precedenti, snaturando quindi l'istituto, per trasformarlo in uno strumento a disposizione della maggioranza parlamentare per stabilire la responsabilità dei due precedenti governi, di colore politico opposto a quello attuale;

    la finalità reale del provvedimento che reca la proposta di commissione di inchiesta, consiste infatti, con ogni evidenza, e strumentalmente, nel dare luogo a un processo di carattere tutto politico;

    l'intento reale della proposta di commissione di inchiesta, in esame, è reso palese dalla scelta di limitare l'indagine ai soli attori istituzionali nazionali, escludendo quindi del tutto le gestioni regionali. Scelta precisa e non di certo mera dimenticanza, confermata dal fatto che durante i lavori svolti sia nella prima lettura della Camera che nell'esame in Senato, sono stati bocciati tutti gli emendamenti che puntavano ad estendere le attività di indagine alla gestione regionale della pandemia;

    i compiti della Commissione, definiti all'articolo 3 del provvedimento, sono infatti tutti diretti ad accertare e individuare le eventuali responsabilità dei due governi precedenti, e non tiene in alcun conto delle archiviazioni già disposte dalla magistratura, con l'evidente rischio di determinare un duplicato dell'azione giudiziaria già espletata e conclusa, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri e delle prerogative che la Costituzione riserva alla magistratura oltre che della palese violazione dei diritti di difesa delle persone coinvolte;

    l'articolo 3, comma 1, lettera t) assegna alla Commissione il compito di «verificare e valutare le misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia, valutando se tali misure fossero fornite di adeguato fondamento scientifico, anche eventualmente attraverso la valutazione comparativa con la condotta seguita da altri Stati europei e con i risultati da essi conseguiti», stabilendo quindi che la Commissione effettui un giudizio di responsabilità attraverso una valutazione sui risultati conseguiti, da compiersi «ex post» senza tener conto della concreta situazione al momento del fatto e dei livelli di conoscenza anche scientifica esistenti al momento: un accertamento che nel rispetto dei principi costituzionali in materia di responsabilità civile e penale non può che avvenire «ex ante»: ogni giudizio va necessariamente ricondotto al momento della commissione dell'ultimo atto che ha caratterizzato la condotta;

    quanto alla violazione dell'articolo 117 della Costituzione, il provvedimento esclude dall'attività di indagine e di inchiesta ogni profilo di responsabilità relativo agli ambiti, ai fatti nonché alle determinazioni poste in essere dagli enti territoriali, in particolare le regioni, scelta che appare non solo ingiustificatamente limitativa rispetto all'indagine, ma non pertinente rispetto alle competenze ad esse assegnate dall'ordinamento costituzionale; ciò vale tanto per l'indagine sulle misure adottate per la gestione dell'emergenza sanitaria che per il Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale cui si affiancano gli omologhi Piani regionali, quanto, ad esempio, in ordine all'acquisto e alla distribuzione dei dispositivi di protezione individuale;

    il provvedimento, inoltre, non tiene in alcun conto del disposto di cui al decreto-legge n. 19 del 2020 (articolo 3, commi 1 e 3), che prevede in capo alle regioni il potere di introdurre misure ulteriormente restrittive rispetto a quelle previste, per far fronte a specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario, sempre nelle more dell'adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri;

    il decreto-legge n. 33 del 2020 ha novellato le disposizioni richiamate, rafforzando il ruolo delle regioni nella gestione dell'emergenza, ciò attraverso l'articolo 1, comma 16, con cui è attribuita alle regioni, unitamente al monitoraggio della situazione epidemiologica e, conseguentemente, agli esiti dello stesso e nelle more dell'adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020), la facoltà di introdurre misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri già adottati; e attraverso l'articolo 1, comma 14, ai sensi del quale alle regioni spettava la definizione dei protocolli e delle linee guida per la prevenzione e la riduzione del rischio di contagio cui è subordinato lo svolgimento delle attività economiche, produttive e sociali; inoltre l'articolo 2, comma 1, del citato decreto-legge n. 19 del 2020 garantiva alle regioni un coinvolgimento nell'ambito del procedimento di adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, i quali infatti venivano adottati sentito il Presidente della regione interessata o il Presidente della Conferenza delle regioni, nel caso in cui riguardassero l'intero territorio nazionale;

    la Costituzione assegna alle regioni la competenza esclusiva nella regolamentazione ed organizzazione di servizi e di attività destinate alla tutela della salute: come noto, nel corso dell'emergenza pandemica, gli enti territoriali hanno mantenuto i medesimi poteri e prerogative esistenti in periodo pre-pandemico, adottando spesso anche posizioni non allineate rispetto a quelle assunte a livello centrale, con la conseguenza che non dovrebbe potersi prescindere dal coinvolgimento di queste ultime, laddove si intenda davvero ricostruire gli eventi occorsi;

    con queste premesse ogni accertamento svolto dalla Commissione, e nel complesso tutta l'inchiesta potrebbe addivenire a risultati solo parziali e lacunosi, dato che esclude dall'oggetto dell'attività di Commissione tutto l'operato dei governi regionali, nonostante le evidenze fattuali dimostrino inequivocabilmente difformità rilevanti nella gestione dell'emergenza pandemica anche fra le diverse regioni;

    l'istituzione di una Commissione d'inchiesta diretta ad accertare la gestione dell'emergenza pandemica escludendo, di fatto, dall'accertamento stesso buona parte dei titolari di quella stessa gestione, evidenzia significativamente come sussista un intento politico sotteso al provvedimento, che non è di effettivo accertamento dei fatti e che non è diretto, come prescriverebbe l'articolo 82 della Costituzione, a individuare le proposte di riforma legislativa per migliorare l'approntamento normativo in caso di pandemia, ma si pone al di fuori dei confini costituzionali tracciati dall'articolo 82, puntando esclusivamente ad un processo politico e mediatico sull'avversario politico;

    da quanto evidenziato nelle premesse appare evidente come il testo unificato n. 384-446-459-B, recante «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2» violi gli articoli 82 e 117, della Costituzione;

    da ciò la sua palese incostituzionalità, per le ragioni sopra esposte,

delibera

di non procedere all'esame della proposta di legge n. 384-446-459-B.
N. 2. Zanella, Dori, Bonelli, Borrelli, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.

QUESTIONE PREGIUDIZIALE DI MERITO

   La Camera,

   premesso che:

    come disposto dall'articolo 1 del testo in esame si chiede l'istituzione, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale, con il compito di accertare le misure adottate per prevenire, contrastare e contenere l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 nel territorio nazionale e di valutarne la prontezza e l'efficacia anche al fine di fronteggiare una possibile e futura nuova pandemia di questa portata e gravità;

    il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie cinesi notificarono un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan (Provincia dell'Hubei, Cina); a fine gennaio furono identificati i primi due casi di coronavirus in Italia, in due in turisti cinesi in visita a Roma; il 21 febbraio 2020 venne identificato quello che erroneamente sarà il paziente zero, un 38enne di Codogno; il 23 febbraio prontamente arriva il primo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con la quarantena di oltre 50.000 persone in 11 comuni diversi del Nord Italia. Sono zona rossa dieci comuni del lodigiano e il comune di Vo' Euganeo nel Padovano; il primo marzo nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri: l'epidemia avanza senza sosta, gli ospedali lombardi sono già vicini al collasso e i decessi aumentano in modo esponenziale. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto e le province di Pesaro e Urbino e di Savona diventano zone rosse; 11 marzo l'Italia entra in lockdown;

    nel frattempo, l'OMS il 30 gennaio 2020 dichiara la diffusione del virus SARS-Cov-2 «emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale» e l'11 marzo 2020, dopo soli tre mesi dal primo caso dichiara ufficialmente lo stato di pandemia;

   in ordine al testo sottoposto si rileva che:

    all'articolo 3, ove si elencano i compiti della commissione d'inchiesta in ben 9 punti a), g), m), n), t), u), v), z), ff); si usa il termine «valutare» indicando così non la volontà di indagare in maniera oggettiva su quello che è realmente accaduto, in un momento di grave crisi, al fine anche di individuare gli interventi necessari, nel caso di future emergenze sanitarie, sia a livello centrale che locale ma solo di giudicare l'operato politico del Governo allora in carica senza peraltro tenere in alcun conto di quanto già posto dalla magistratura, con l'evidente rischio di determinare un duplicato dell'azione giudiziaria già espletata e conclusa, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri e delle prerogative che la Costituzione riserva alla magistratura oltre che della palese violazione dei diritti di difesa delle persone coinvolte;

    in particolare, all'articolo 3 comma 1 lettera g) si chiede di valutare l'efficacia e i risultati delle attività della task-force, del Comitato tecnico-scientifico e degli altri organi, commissioni o comitati di supporto oppure alla lettera t) si chiede di «verificare e valutare se le misure di contenimento abbiano un fondamento scientifico», valutazioni che sicuramente esulano dai compiti di una commissione d'inchiesta parlamentare;

    ed ancora, all'articolo 3 comma 1 lettere u) si chiede di verificare e valutare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite nell'adozione e applicazione delle misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia quando su questo tema è già intervenuta la Corte costituzionale che con la sentenza n. 127 del 2022 ha dichiarato che l'istituzione della quarantena obbligatoria non è contraria all'articolo 13 della Costituzione e quindi non lesiva del diritto di libera di circolazione poiché prevale il diritto alla salute pubblica;

    sempre all'articolo 3 in più punti si mette in discussione la validità scientifica dei vaccini avvalorando le tesi noVax e, in particolare, al comma 1 lettera ee) si chiede di verificare gli atti del processo di revisione continua (rolling review) sui vaccini anti SARS-CoV-2 e le decisioni in merito della Commissione europea e dell'Agenzia europea per i medicinali precedentemente all'autorizzazione all'uso del vaccino anti SARS-CoV-2;

    come riportato dalla sentenza della Corte costituzionale del 22 ottobre 1975 n. 231, a sua volta ripresa dalla sentenza del 13 febbraio 2008 n. 26 (leale collaborazione tra organi istituzionali) il «compito delle commissioni d'inchiesta parlamentare non è di "giudicare" ma solo di raccogliere notizie e dati necessari per l'esercizio delle funzioni delle Camere. (...) L'attività di inchiesta rientra nella più lata nozione della funzione ispettiva delle Camere; muove da cause politiche ed ha finalità del pari politiche; né potrebbe rivolgersi ad accertare reati e connesse responsabilità di ordine penale, ché se così per avventura facesse, invaderebbe indebitamente la sfera di attribuzioni del potere giurisdizionale»;

    la volontà di istituire questa commissione con il solo scopo di giudicare l'operato dell'allora governo in carica è data anche dal fatto di escludere dal campo di indagine della stessa Commissione gli ambiti, gli atti e i fatti degli enti territoriali in primis quelle delle regioni, enti che, secondo la nostra Costituzione, hanno la competenza nell'organizzazione sanitaria del proprio territorio e nella tutela della salute dei cittadini;

    ogni indagine della Commissione senza alcun riferimento all'operato dalle regioni e delle rispettive articolazioni operative di supporto, nonché degli enti locali e delle relative strutture di supporto è insufficiente e lacunoso nonché parziale dei fatti accaduti poiché, come noto, nel corso dell'emergenza pandemica, tali enti hanno mantenuto i medesimi poteri e prerogative esistenti in periodo pre-pandemico, adottando, spesso, anche posizioni non allineate rispetto a quelle assunte a livello centrale;

    in definitiva, ogni eventuale quadro d'indagine della Commissione senza alcuni degli attori principali come le regioni risulta già in partenza assolutamente insufficiente e lacunoso;

    le Commissioni di inchiesta, che operano con le stesse funzioni con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria, non devono e non dovrebbero costituirsi per indagare in maniera strumentale sull'operato politico dei governi precedenti svilendo così l'importanza di un istituto riconosciuto dall'articolo 82 della nostra Costituzione;

    nel complesso, in definitiva, le reali intenzioni della maggioranza che sembrano emergere nel voler istituire questa Commissione sembrano ben lontane dal voler indagare oggettivamente, come dovrebbe essere quando si istituisce una Commissione parlamentare d'inchiesta, su quello che realmente è accaduto durante la pandemia da COVID-19 in Italia e in Europa;

    per le ragioni sopra esposte,

delibera

di non procedere all'esame della proposta di legge n. 384-446-459-B.
N. 1. Furfaro, Ciani, Girelli, Malavasi, Stumpo, Fornaro.