Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 27 febbraio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il percorso europeo di de-carbonizzazione, cosiddetto «Green Deal», mira alla neutralità climatica entro il 2050 attraverso una serie di regolamenti tra cui, con riferimento alle produzioni ad alte emissioni (hard to habate), il sistema ETS (Emission Trading System) del 2005 ed il recente Regolamento (UE) 2023/956 CBAM (Carbon Border Adjust Mechanism);

    la ratio delle due regolamentazioni europee è guidare questi settori a ridurre progressivamente (fino a zero nel 2035) le emissioni di CO2 e, parallelamente, difendere questo percorso tassando, dal 1° gennaio 2026, le importazioni di alcune materie prime strategiche (acciaio e altri e prodotti siderurgici alluminio, fertilizzanti, cemento idrogeno ed energia elettrica) provenienti da Paesi extra europei, attraverso il CBAM. Questo è progettato per integrare l'ETS imponendo un prezzo del carbonio sulle citate materie prime, importate nell'UE da Paesi terzi che non tassano le emissioni di CO2 a livelli paragonabili a quelli applicati nella UE, con l'intento di costringere anche i produttori di quei Paesi a ridurre le loro emissioni per poter accedere al mercato europeo;

    nei confronti del CBAM le associazioni cui fanno capo i soggetti obbligati hanno rilevato diverse criticità. In breve:

     i prodotti finiti extra UE potranno liberamente essere importati senza tassazione CBAM, anche se prodotti con le medesime materie prime ad alta intensità emissiva, così conquistando quote di mercato dei nostri trasformatori;

     nel CBAM proposto manca meccanismo per favorire le esportazioni, idoneo mantenere competitivi i beni prodotti in Europa con le materie prime tassate, da destinare ai mercati al di fuori dell'UE. Di conseguenza la misura impatta sulla competitività delle imprese continentali che esportano extra-UE (cosiddetto export rebate);

     la mole di informazioni da raccogliere per la quantificazione delle emissioni è significativa. Per ogni merce importata, le imprese devono fornire dati sul sito in cui la merce è stata prodotta, il tipo di processo produttivo impiegato, le fonti emissive e le emissioni dirette e indirette di ciascun processo produttivo. Effetto diretto di questa complessità è stato il blocco della piattaforma cui inviare i dati, con lo slittamento di 30 giorni della prima relazione trimestrale, cui gli importatori sono obbligati;

     non è stato specificato un metodo di calcolo univocamente valido per gestire la contabilità delle emissioni. La quasi totalità di questi dati deve essere fornita dai produttori delle merci importate dislocati nei Paesi terzi di importazione che si rivelano spesso poco edotti sul meccanismo e poco inclini a collaborare. Le imprese europee importatrici sono così esposte a costi di transazione e a potenziali rischi di sanzioni;

     in un contesto di frammentazione economica e tensioni geopolitiche internazionali l'applicazione dello strumento rischia di sortire un effetto opposto a quello cercato. Dal 2020 al 2023 le importazioni UE di alluminio dalla Russia sono passate da 840 mila tonnellate a 567 mila tonnellate. Il gap è stato colmato dall'India. Ma l'alluminio russo è prodotto in prevalenza con energia da idroelettrico, quello indiano da fonti fossili. Al prezzo fissato dai mercati internazionali si aggiungerebbe quello del carbonio incorporato;

     la nostra produzione siderurgica è fondamentale per sostenere le filiere metalmeccaniche delle industrie del nostro Made in Italy; la produzione a ciclo integrato ad alto forno (vedasi l'ex Ilva) subirà un notevole aumento di costo proprio mentre si cerca di rilanciarne e sostenere la produzione e per la quale servono importanti investimenti tecnologici. Già nell'ultimo decennio il calo della produzione (da circa 8 milioni di tonnellate a 2.5 milioni) ha comportato un aumento dei costi e della dipendenza dalle importazioni;

    per quanto riguarda il regolamento ETS, relativo alla circolazione dei certificati di emissione per i settori ad alta intensità emissiva, nell'aprile 2023 ne è stata approvata la riforma, destinata a generare, secondo le previsioni UE, maggiori entrate per 700 miliardi di euro nei prossimi anni e conseguentemente maggiori oneri a carico delle imprese nei settori hard to abate. Si prevede la progressiva eliminazione dei certificati di emissione distribuiti gratuitamente alle imprese e la progressiva inclusione di settori precedentemente esclusi. La sola estensione dell'ETS al settore, marittimo ha già prodotto l'incremento dei relativi costi del 4 per cento quest'anno;

    il prezzo dei permessi di emissione si è mosso attorno agli 80 euro nel 2023 (a fronte dei 15 dollari la tonnellata dei permessi di emissione americani) e si prevede un trend crescente: 93 euro nel 2024, 150 euro nel 2030 (Bloomberg NEF). La riforma degli ETS è giudicata dalla generalità delle imprese troppo pesante;

    così come concepiti il meccanismo ETS e la tassazione CBAM incideranno sulla competitività dei produttori e delle aziende manifatturiere trasformatrici a valle delle materie prime tassate, cioè su un obiettivo che dovrebbe essere tra le priorità dell'Unione. Secondo un recente studio di Goldman Sachs il CBAM comporterà un aumento del costo dell'acciaio del 15-30 per cento e dell'alluminio del 7-20 per cento, provenienti dalla zona Asia/Pacifico;

    questa impostazione potrebbe influenzare il modo in cui i produttori europei pensano agli investimenti. Senza metodologie che bilancino vantaggi e svantaggi, le aziende potrebbero decidere che l'incertezza è eccessiva e spostare la produzione ad alta intensità di carbonio fuori dall'Unione europea, in Paesi senza Carbon tax o in Paesi con sussidi più vantaggiosi. Ciò è ancora più rilevante per l'Italia che è un Paese di trasformazione in quanto importa materie prime grezze ed esporta prodotti finiti;

    il meccanismo CBAM, in particolare, nato con obiettivo di tutelare l'industria e l'occupazione europee, lo sviluppo, la produzione e la sovranità economica del nostro sistema, oltre a non raggiungere i suoi target ambientali, rischia di aggiungere un onere regolatorio e una destrutturazione di catene del valore delle aziende Ue che da anni si muovono tra incertezze macro economiche;

    il 9 maggio 2023 è stata approvata dalla Camera la mozione 1-00135 che ha impegnato il Governo «a sostenere nella transizione energetica ed ecologica un modello di sviluppo che sia in grado di garantire la salvaguardia dell'ambiente, dell'individuo e dell'economia, di perseguire la neutralità climatica assicurando il principio della neutralità tecnologica nei settori elettrico, termico e dei trasporti.»,

impegna il Governo:

ad avviare le opportune interlocuzioni con le istituzioni eurounitarie al fine di:

1) mitigare gli effetti distorsivi dei regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023, «Carbon Border Adjustment Mechanism» (CBAM), anche attraverso opportune modifiche, secondo modalità che:

  a) estendano la sua applicazione anche all'impronta carbonica dei prodotti finiti, realizzati con le materie prime grezze oggetto di imposta ambientale, importati nell'Unione;

  b) semplifichino le future procedure di autorizzazione e diano certezza agli operatori sia in termini di regole tecniche per le comunicazioni, sia mediante introduzione di metodi di calcolo inequivocabili per gestire la contabilità delle emissioni;

  c) tengano conto delle distorsioni del mercato derivanti dall'instabilità del contesto geopolitico internazionale e dal mutamento del sistema delle alleanze e degli accordi internazionali;

  d) coordinino le misure del CBAM con la riforma del mercato europeo di scambio delle quote di emissione CO2 (ETS) secondo un modello che tenga conto della necessità di non impattare sulla competitività delle imprese europee, in particolare nei settori hard to abate e più in generale su tutto il manifatturiero, e di non attivare fenomeni di delocalizzazione;

2) garantire, nel recepimento della direttiva (UE) 2023/959 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 maggio 2023, recante modifica della direttiva 2003/87/CE, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell'Unione (ETS), la sterilizzazione di impatti negativi sui settori inclusi, al fine di non alterare la competitività delle imprese dell'Unione europea a livello globale;

3) prevedere appositi meccanismi di supporto, finanziati a livello UE, funzionali a dotare rapidamente i settori cosiddetti hard to abate di soluzioni di decarbonizzazione, preservandone la competitività.
(1-00253) «Casasco, Barelli, Cortelazzo, Squeri, Rossello, Mazzetti, Polidori, Cattaneo, Battilocchio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI, FRATOIANNI, ZANELLA, ZARATTI, DORI, MARI e BORRELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il declino della «Gazzetta del Mezzogiorno», storico quotidiano di Bari fondato nel 1887 e diffuso in Puglia e Basilicata, si può convenzionalmente far risalire al settembre 2018, quando la procura di Catania confisca a Mario Ciancio Sanfilippo i suoi beni nell'ambito di un'inchiesta per mafia (chiusasi beffardamente poche settimane fa con la completa innocenza dell'editore);

   al posto dell'edificio che ospitava la Gazzetta verrà costruito il «Il Palazzo del Mezzogiorno»: un complesso residenziale di 88 appartamenti, su sette piani;

   ne dà trionfalmente notizia «L'Edicola del Sud», la testata locale che fa capo alla famiglia Ladisa, imprenditori della ristorazione, che alla fine di un lungo braccio di ferro ha accettato di condividere, nel segno del cemento, le spoglie edilizie della Gazzetta con Albanese e Miccolis (rispettivamente imprenditori nel settore dei rifiuti e trasporti) che si sono aggiudicati il controllo del quotidiano dopo il fallimento;

   trattasi ad avviso degli interroganti, di una vera e propria speculazione immobiliare, favorita dalla compiacenza del comune di Bari che in nome della «pax editoriale» ha rilasciato la licenza urbanistica per la trasformazione dell'edificio da uso industriale a uso residenziale;

   nel frattempo, la Gazzetta ha trasferito la redazione in un palazzo più piccolo, di proprietà di Albanese. Insieme ai lavoratori, si spostano anche beni importanti nella storia del giornale: l'archivio fotografico, alcuni pezzi pregiati della collezione cartacea originaria (come le copie rilegate della prima guerra mondiale e del 1943), una rara linotype e il busto bronzeo del fondatore Raffaele Gorjux;

   durante la gestione commissariale, nel maggio del 2020, la Soprintendenza regionale per i Beni archivistici ha apposto una tutela amplissima sul valore storico del giornale, vincolando la testata-marchio, l'archivio cartaceo, l'archivio fotografico in un «unicum» aziendale talmente allargato da sembrare ricomprendere perfino gli stessi giornalisti come parte integrante della memoria documentale;

   con la nuova gestione e la direzione di Oscar Iarussi, il giornale ha perso il primato editoriale nella regione a vantaggio del «Quotidiano di Puglia», gruppo Caltagirone, già presente con un'edizione a Lecce e ora anche a Bari, scendendo ad appena 5 mila copie di diffusione;

   un declino che costa ai proprietari circa 300 mila euro al mese, fra stipendi ai giornalisti e ai tipografi, carta e stampa, provocando già un passivo di oltre quattro milioni, tanto che l'azienda ha subito annunciato un «taglio» degli organici di circa 75 redattori e la chiusura delle edizioni provinciali;

   dal 17 gennaio 2024, da quanto risulta all'interrogante, dalla testata sarebbe scomparsa la tradizionale dicitura «questo giornale non riceve finanziamenti pubblici», perché nel frattempo l'editore avrebbe inteso cambiare ragione sociale trasformandola in una fondazione-onlus, in grado di ricevere fondi dal Dipartimento dell'editoria, nella misura non inferiore a 1,8 milioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali elementi dispongano circa la correttezza dell'iter amministrativo che ha consentito la trasformazione dell'edificio da uso industriale a uso residenziale;

   quali provvedimenti il Ministro della cultura intenda adottare al fine di salvaguardare il valore storico del giornale e il suo patrimonio culturale, visto il vincolo già apposto dalla Soprintendenza regionale per i Beni archivistici;

   quali provvedimenti i Ministri interrogati, ciascuno per le proprie competenze, intendano adottare al fine di salvaguardare i livelli occupazionali anche in considerazione dei fondi erogati dal Dipartimento dell'editoria.
(4-02397)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy . — Per sapere – premesso che:

   al fine di favorire la crescita dell'industria petrolchimica nazionale, il Presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev ha annunciato la creazione dell'area economica speciale di Karakul, nella regione di Bukhara, con al centro la realizzazione del progetto «Gas-Chemica-Complex» (GCC-MTO), uno stabilimento petrolchimico con una capacità di bruciare 1,5 miliardi di metri cubi di gas all'anno e di realizzare, a partire dal 2024, etilene, polietilene, Pet e polipropilene;

   tra le società coinvolte nei lavori per il complesso chimico ci sono gli statunitensi Chemtex e Scientific Design, la danese Haldor Topsoe, la cinese Sinopec, nonché l'italiana Eni, che partecipa ai lavori con la propria società chimica Versalis, fornendo la tecnologia necessaria per produrre polietilene a bassa intensità (Ldpe) ed etilene vinile acetato (Eva);

   nel progetto petrolchimico uzbeko in realtà lo Stato italiano è ancora più presente, non solo come principale azionista di Eni, ma anche attraverso Sace, l'agenzia pubblica che assicura i crediti alle esportazioni, cioè che fa da garante di ultima istanza e paga nel caso in cui, per particolari motivi, il cliente non salda le fatture emesse dai fornitori italiani;

   l'iniziatore del progetto, nonché principale investitore, è la Saneg (Sanoat Energetika Guruhi), la principale azienda petrolifera uzbeka, che ha affidato nel novembre del 2022 l'appalto generale per realizzare le opere per un valore di 3 miliardi di dollari circa, alla Enter Engineering Pte. Ltd, società con base fiscale a Singapore;

   secondo il rapporto «SACE e l'oligarca uzbeko (amico di Gazprom)» dell'associazione ReCommon, Enter Engineering Pte. Ltd risulta intestata al petroliere e costruttore Bakhtiyor Fazilov, ma in realtà il proprietario occulto della società potrebbe essere Gazprombank, azionista fino al 2020 della Enter Engineering;

   secondo quanto rilasciato a mezzo stampa, SACE spiega di aver effettuato, come sempre, una verifica finanziaria su Enter Engineering e un'analisi ambientale sul progetto GCC-MTO, ritenendola conforme al rilascio di garanzia, anche perché Gazprombank non sarebbe tra i soggetti colpiti dalle sanzioni dall'UE;

   SACE si colloca al primo posto in Europa e sesto a livello globale tra i finanziatori pubblici dell'industria del fossile, avendo tra il 2016 e il 2022, emesso garanzie per i settori del petrolio e del gas pari a 15,1 miliardi di euro;

   sebbene durante la Cop26, 34 Paesi, tra cui l'Italia, e 5 istituzioni finanziarie pubbliche abbiano firmato un accordo che li impegnava a terminare gli investimenti pubblici internazionali nei 5 combustibili fossili entro la fine del 2023, SACE continua a garantire progetti fossili che nulla hanno a che vedere con la sicurezza energetica del nostro Paese –:

   se i Ministri risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa, in particolare se Enter Engineering Pte. Ltd, società, cui SACE avrebbe rilasciato garanzie assicurative per la realizzazione del progetto GCC-MTO, sia ancora sotto la diretta influenza di Gazprombank, partecipata al 30 per cento dal colosso di stato russo Gazprom e quali iniziative di competenza intendano assumere – a partire dal miglioramento delle policy ambiente e clima – perché siano interrotti gli investimenti pubblici e le garanzie SACE per progetti esteri legati al comparto fossile coerentemente con gli impegni assunti dall'Italia nelle sedi internazionali per la lotta alla crisi climatica.
(4-02400)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   DELLA VEDOVA e MAGI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   in un'intervista del 22 febbraio 2024, il Ministro interrogato ha dichiarato che, poiché non si intende entrare in contrasto con le imprese italiane produttrici di alternative vegetali alla carne, un comparto che secondo le stime vale quasi 700 milioni di euro e colloca l'Italia come terzo mercato europeo, è stato avviato un dialogo con dei rappresentanti della categoria, il quale, si apprende, sarebbe finalizzato a perfezionare una revisione dell'articolo 3 della legge n. 172 del 1° dicembre 2023, cosiddetta legge sulla carne coltivata, che introduce il «divieto della denominazione di carne per i prodotti trasformati contenenti proteine vegetali»;

   la norma è attualmente inattuata in attesa dei decreti attuativi previsti dal comma 5 del citato articolo 3, con cui il Ministero dell'agricoltura dovrà redigere l'elenco delle denominazioni vietate;

   la suddetta norma è stata adottata in violazione di un obbligo procedurale ex direttiva dell'Unione europea 2015/1535, come evidenziato anche dalla Commissione europea nella comunicazione con cui ha chiuso la notifica Tris 2023/0675/IT relativa alla legge in oggetto: infatti, avendo sottoposto la normativa alle verifiche ex procedura Tris il giorno stesso della promulgazione in Gazzetta Ufficiale, l'Italia ha compiuto una violazione di alcuni obblighi procedurali da cui consegue l'inefficacia della legge n. 172 del 2023 che, come stabilito dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (Unilever, 26 settembre 2000), può essere dichiarata inapplicabile dai tribunali nazionali;

   pertanto, qualora al termine del confronto con il comparto, il Dicastero dovesse procedere all'adozione dei decreti attuativi, seppur restringendo la lista dei termini vietati come prospettato nella citata intervista, il divieto resterebbe comunque viziato e inefficace e le aziende verrebbero così sottoposte agli ingenti costi di re-branding e di smaltimento delle vecchie etichette, per adeguarsi a una norma inefficace e disapplicabile, costi che stanno già oggi, in questa fase di mancata attuazione, penalizzando le aziende del settore che devono confrontarsi con scelte di marketing da intraprendere in un quadro di incertezza del diritto –:

   come e secondo quali tempistiche il Ministro interrogato intenda procedere rispetto all'annunciata revisione dell'articolo 3 della legge n. 172 del 2023, ovvero se sia intenzione del Dicastero ripristinare urgentemente una situazione di certezza del diritto con l'adozione di iniziative volte all'abrogazione della norma viziata.
(3-01024)


   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la Politica agricola comune (Pac) è stata varata nel 1962 con l'intento di sostenere gli agricoltori dell'Unione europea garantendo la sicurezza alimentare ed una stretta intesa tra Europa ed agricoltori;

   la Pac 2023-2027, entrata in vigore il 1° gennaio 2023, intende fornire un contributo significato alle ambizioni del Green Deal europeo, alla strategia «dal produttore al consumatore» ed alla strategia della biodiversità;

   dal 30 gennaio 2024 sono in corso in tutta l'Unione europea proteste degli agricoltori che richiedono: la revisione profonda della Pac, la semplificazione burocratica, un miglioramento dei redditi, ed accordi internazionali vantaggiosi e che tutelino la concorrenza;

   anche in Italia hanno luogo proteste degli agricoltori che richiedono, oltre ad una revisione della Pac, un sostegno maggiore al made in Italy e contributi concreti per affrontare il caro-gasolio;

   nel 2023 il comparto agroalimentare italiano ha un fatturato di oltre 600 miliardi, pari al 15 per cento del prodotto interno lordo nazionale;

   le proteste dimostrano come il problema agricolo sia ciclico e risulti necessario procedere ad una revisione che sia al passo anche con i mutamenti dello scenario geopolitico e con le crisi economiche che si stanno affrontando;

   il 26 febbraio 2024 si è tenuta a Bruxelles la riunione del 27 Ministri dell'agricoltura dell'Unione europea che hanno presentato al Commissario per l'agricoltura oltre 500 proposte di modifica della Pac e di interventi da attuare anche nel breve periodo a sostegno degli agricoltori;

   il Commissario ha dichiarato che «il Consiglio potrebbe riaprire l'atto di base della Pac e rivedere i criteri di condizionalità del Gaec.», prevedendo, altresì, già una prima revisione entro la fine del suo mandato;

   anche l'Italia ha presentato un suo documento con le richieste di modifica della Pac a tutela degli agricoltori italiani;

   è necessario garantire che la Pac si accordi alle varie esigenze del comparto agricolo dei diversi Paesi membri –:

   quali iniziative di competenza abbia già intrapreso o intenda adottare, anche in sede europea, al fine di garantire una revisione della Pac che sia giusta e tuteli gli agricoltori italiani.
(3-01025)


   VACCARI, FORATTINI, MARINO, ANDREA ROSSI, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa settimana, mentre l'Assemblea di Montecitorio dedicava ore alla discussione e all'approvazione di una proposta di legge voluta dal Ministro interrogato per istituire il premio annuale «Maestro dell'arte della cucina italiana», stanziando 2 mila euro all'anno, gli agricoltori italiani chiedevano di rimettere al centro l'impresa agricola e il suo reddito, la creazione di un osservatorio europeo sui prezzi e l'attuazione efficace della direttiva sulle pratiche commerciali sleali costringendo, peraltro, il Governo a fare marcia indietro rispetto agli sgravi fiscali e contributivi che improvvidamente aveva abolito con la legge di bilancio 2024;

   la Commissione europea, accogliendo le motivazioni alla base delle proteste degli agricoltori che hanno interessato praticamente tutto il continente comunitario, ha predisposto un primo pacchetto di misure per semplificare la burocrazia e gli impegni ambientali della nuova Politica agricola comune (Pac) riducendo gli oneri per gli agricoltori dell'Unione europea, con il fine ultimo di andare a semplificare l'erogazione dei fondi comunitari;

   si apprende da alcuni organi di stampa che il Ministro interrogato presenterà al prossimo Consiglio Agrifisch un documento come proposta dell'Italia per modificare la politica agricola dell'Unione europea, esautorando, a giudizio degli interroganti, ancora una volta ruoli e funzioni del Parlamento, così come previsto dalla legge n. 234 del 2012;

   il documento, sempre secondo quanto appreso dalla stampa, che ha come titolo «L'agricoltura, la Pac e la sovranità alimentare europea. Riconnettere cibo e società», proporrebbe un rafforzamento della dotazione di risorse della politica agricola comune distinguendo tra gli obiettivi da raggiungere a breve termine da quelli che bisogna rinviare alla futura riforma della politica agricola dell'Unione europea –:

   come il Governo intenda difendere gli interessi delle imprese agricole e il loro reddito, a partire da una più efficace attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali, dalla creazione di un osservatorio europeo sui prezzi e gli accordi di filiera, garantendo al Parlamento di svolgere pienamente il proprio ruolo nella definizione delle scelte relative alla nuova «Pac 2023-2027» che maggiormente incideranno sul futuro dell'agricoltura italiana.
(3-01026)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CERRETO, ALMICI, CARETTA, CIABURRO, LA PORTA, LA SALANDRA, MALAGUTI, MARCHETTO ALIPRANDI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   le politiche attuate dall'Unione europea in questi ultimi anni hanno fortemente penalizzato l'attività di pesca, con una riduzione del 28 per cento delle marinerie europee e di oltre il 40 per cento delle marinerie italiane;

   l'attività di pesca rappresenta per l'Italia un importante asset strategico, sia in termini di prodotto interno lordo, che di identità culturale;

   risulta inaccettabile una posizione ideologica, che mira a limitare ulteriormente gli spazi e le possibilità di pesca; senza garantire la reciprocità con i Paesi extra-UE;

   il Governo Meloni è intervenuto più volte a difesa dei pescatori italiani e del comparto della pesca e dell'acquacoltura, sia in relazione al contrasto alla proliferazione del granchio blu, per cui sono stati stanziati oltre 13 milioni di euro, sia attraverso il voto contrario al Nuovo piano di azione della pesca della Commissione europea ed al divieto della pesca a strascico;

   con la legge di bilancio per il 2023, il Governo ha istituito un Fondo innovazione gestito da Ismea del quale possono beneficiare anche le imprese della pesca e dell'acquacoltura;

   con la legge di bilancio per il 2024 il Governo ha ottenuto l'equiparazione degli operatori del comparto della pesca agli agricoltori per quanto riguarda l'accesso alle risorse di cui al Fondo di solidarietà nazionale (Fsn) del decreto legislativo n. 102 del 2004, con la possibilità quindi di ottenere risarcimenti e di sospendere per 24 mesi i ratei dei mutui in caso di calamità;

   sempre nell'ambito della citata legge di bilancio per il 2024 è stato istituito un nuovo fondo per la gestione delle emergenze, che prevede tra i beneficiari anche le imprese della pesca e dell'acquacoltura;

   sono state incrementate da 50 a 130 milioni di euro le risorse destinate ai contratti di filiera della pesca e dell'acquacoltura;

   l'Italia si è espressa contrariamente all'imposizione obbligatoria di sistemi di controllo e videosorveglianza a bordo delle imbarcazioni superiori ai 18 metri, avviando anche la procedura, per impugnare il Regolamento innanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea (Cgue);

   per la prima volta, il Governo ha ottenuto l'inserimento della piccola pesca costiera tra i segmenti a cui è affidata una quota di pesca del tonno rosso –:

   quali ulteriori azioni a sostegno del comparto della pesca e dell'acquacoltura, per la valorizzazione del ruolo fondamentale dei pescatori, dei consorzi e delle imprese di pesca italiane il Ministro interrogato intenda adottare.
(3-01027)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea, accogliendo le motivazioni alla base delle proteste degli agricoltori che hanno interessato praticamente tutto il continente comunitario, ha predisposto un primo pacchetto di misure per semplificare la burocrazia e gli impegni ambientali della nuova Politica agricola comune (Pac) riducendo gli oneri per gli agricoltori dell'Unione europea con il fine ultimo di andare a semplificare l'erogazione dei fondi comunitari;

   si apprende da alcuni organi di stampa che il Ministro interrogato presenterà al prossimo Consiglio Agrifish un documento come proposta dell'Italia per modificare la politica agricola dell'Unione europea;

   il documento, sempre secondo quanto appreso dalla stampa, che ha come titolo «L'agricoltura, la Pac e la sovranità alimentare europea. Riconnettere cibo e società», proporrebbe un rafforzamento della dotazione di risorse della politica agricola comune, distinguendo tra gli obiettivi da raggiungere a breve termine da quelli che bisogna rinviare alla futura riforma della politica agricola dell'Unione europea –:

   se il Governo non ritenga di dover fornire con la massima sollecitudine ogni informazione e chiarimento in ordine alle decisioni fino ad oggi assunte, nonché a quelle che si intendono assumere nei prossimi mesi, anche al fine di permettere al Parlamento di svolgere il proprio ruolo nella definizione delle scelte relative alla nuova Politica agricola comune 2023-2027 che maggiormente incideranno sul futuro dell'agricoltura italiana.
(5-02066)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA, FEDE, DI LAURO, MORFINO e CHERCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati forniti dall'Agenzia europea per l'ambiente (Eea) nel factsheet relativo all'anno 2021, in Italia 46.790 morti premature sono attribuibili all'effetto delle polveri sottili in atmosfera, a fronte di circa 250.000 in tutta Europa. A questi dati vanno sommate le morti premature stimate per effetto dell'ossido di azoto (circa 11.000) e oltre 5.000 casi per effetto dell'ozono;

   anche dal report Eea denominato «Harm to Human Health From Air Pollution in Europe: Burden of Disease 2023», emerge che ben oltre la metà delle morti premature sono individuabili negli agglomerati in cui si è superata di 5 μg al metro cubo la concentrazione limite raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità (Who);

   il decreto legislativo n. 155 del 2010, che ha recepito la direttiva 2008/50/CE, all'articolo 20 prevede l'istituzione di un coordinamento tra regioni, Ministero dell'ambiente, Ispra, Enea e Cnr. Detto coordinamento «assicura, anche mediante gruppi di lavoro, l'elaborazione di indirizzi e di linee guida in relazione ad aspetti di comune interesse e permette un esame congiunto di temi connessi all'applicazione del presente decreto, anche al fine di garantire un'attuazione coordinata e omogenea delle nuove norme e di prevenire le situazioni di inadempimento e le relative conseguenze»;

   l'applicazione di quanto previsto dalla citata disposizione rappresenta un punto fondamentale della direttiva 2008/50/CE, in quanto consente di risanare, in tempi certi, la qualità dell'aria negli agglomerati più critici;

   i superamenti dei valori limite per la qualità dell'aria ambiente nel 2023 sono stati registrati in molti agglomerati nella Pianura Padana, ma anche in alcuni agglomerati quali Frosinone, Torino, Milano, Roma;

   il pacchetto europeo chiamato «Zero pollution 2050» prevede limiti di concentrazione più restrittivi per i PM 2,5 e per il biossido di azoto, al fine di dimezzare le morti premature dovute all'inquinamento atmosferico;

   l'Italia è stata messa in mora ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue), con procedura 2020/2299, per cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE per quanto concerne i valori limite per il PM 2,5;

   con le cause C-644/18 e C-573/19 la Corte di giustizia europea ha confermato le violazioni dell'Italia circa la non corretta applicazione della direttiva 2008/50/CE in relazione al superamento dei valori limite di PM10 e di biossido di azoto;

   l'articolo 9 del decreto-legge n. 69 del 2023 ha introdotto modifiche al codice della strada che includono la limitazione della velocità nei centri abitati e la possibilità di introdurre limiti di permanenza all'interno delle zone a traffico limitato;

   alla luce dei futuri target di qualità dell'aria ambiente, ad oggi soltanto alcuni agglomerati italiani rispetterebbero tali standard;

   i dati al 2023 sulla qualità dell'aria ambiente non indicano una sufficiente riduzione dell'inquinamento atmosferico nei centri urbani di cui alla citata procedura di infrazione attivata nei confronti del nostro Paese;

   secondo la petizione numero 1112/2022 al Parlamento europeo anche l'agglomerato dell'area della Valle del Sacco, sebbene non sia stato incluso nella procedura di infrazione 2020/2299, a fronte di una media annuale di 51 μg/mc di PM 2.5 e con superamenti dei limiti per il benzopirene dal 2015, è monitorato dalla Commissione europea per possibili comunicazioni future –:

   quali iniziative abbia assunto il Ministero nell'ambito del coordinamento di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 155 del 2010 in merito alla qualità dell'aria degli agglomerati di cui alle condanne e procedure di infrazione citate in premessa e dell'agglomerato della Valle del Sacco;

   quali iniziative abbia assunto il Ministero per contribuire alla riduzione dei superamenti dei limiti previsti dalla direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente.
(4-02396)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:


   RICHETTI, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO, SOTTANELLI, ONORI e ROSATO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   alla luce del protrarsi della grave crisi internazionale in atto in Ucraina, il decreto-legge n. 200 del 2023 ha previsto la proroga fino al 31 dicembre 2024 dell'autorizzazione alla cessione – demandata a decreti del Ministro interrogato – di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina;

   tali provvedimenti sono stati resi necessari dalla preoccupante degenerazione del conflitto, in cui si assiste alla continua, anche nelle ultime ore, intensificazione dei bombardamenti e degli attacchi missilistici e con droni, a danno delle città e delle infrastrutture strategiche ucraine;

   le cessioni avvengono a titolo gratuito per l'Ucraina e sono parzialmente rimborsate dall'Unione europea attraverso i fondi dello «Strumento europeo per la pace» (European Peace FacilityEPF), istituito nel marzo 2021 con una dotazione di circa 5,7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027;

   la controffensiva ucraina lanciata ad inizio estate 2023 non ha prodotto i risultati sperati assestandosi su una pericolosa fase di stallo, anche a causa della lentezza della fornitura degli equipaggiamenti militari da parte degli alleati;

   lo stesso Ministro interrogato, poche settimane fa, ha delineato presso la Commissione Difesa della Camera dei deputati la preoccupante situazione della produzione e dello stato degli armamenti a disposizione delle Forze armate italiane;

   il 2024 metterà alla prova dei fatti l'impegno dell'Unione europea a sostegno dell'Ucraina: l'esercito di Kiev ha una necessità impellente di munizioni e pezzi di artiglieria per sostenere l'intensità di fuoco del nemico. Si stima, infatti, che per ogni munizione utilizzata dagli ucraini ce ne siano sei da parte dei russi: un differenziale incolmabile senza un persistente aiuto occidentale;

   questo conflitto è una guerra per la sopravvivenza dell'Europa: la pace non può prescindere da un serio sostegno militare all'esercito ucraino. Sulla disponibilità di munizioni si gioca la possibilità della difesa ucraina, che rappresenta l'ultimo baluardo fondamentale per l'Europa stessa di fronte all'aggressione da parte della dittatura russa;

   soprattutto alla luce dell'inerzia del Congresso americano denunciata dallo stesso Presidente Biden, bisogna assolutamente rinnovare e intensificare il nostro supporto militare all'esercito ucraino, pena la sconfitta certa di fronte ad una rinnovata capacità bellica russa e ad una guerra di logoramento insostenibile nel medio e lungo periodo –:

   quale piano di sviluppo dell'industria bellica nazionale intenda implementare al fine di garantire all'Ucraina, anche attraverso gli strumenti comunitari, le munizioni necessarie a sostenere il conflitto scatenato dall'illegale invasione russa.
(3-01018)


   ZARATTI, ZANELLA, BONELLI, FRATOIANNI, BORRELLI, DORI, EVI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e PICCOLOTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con l'ultima legge di bilancio, per l'anno 2024 il bilancio proprio del Ministero della difesa supera per la prima volta i 29 miliardi di euro (29.161 milioni per la precisione) con una crescita di ben 1.438 milioni di euro (+5,1 per cento rispetto al 2023) che fa seguito ad un aumento di circa 1,8 miliardi già realizzato tra il 2022 e il 2023. In definitiva in due anni il bilancio della Difesa ha sperimentato un aumento di circa il 12,5 per cento (oltre 3,2 miliardi in termini monetari) e, diversamente da quanto successo lo scorso anno, deriva il proprio aumento quasi esclusivamente da nuovi fondi a disposizione per l'acquisizione di armamenti;

   la scorsa settimana, con l'approvazione del parere sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R nr. SMD 13/2023, denominato «Rinnovamento della componente corazzata (Main Battle Tank Leopard 2 e piattaforme derivate) dello Strumento Militare Terrestre», le Commissioni competenti di Camera dei deputati e Senato della Repubblica hanno dato il via libera all'acquisto di 132 carri armati tedeschi Leopard 2, per un costo stimato in 8 miliardi e 246 milioni di euro, e di un satellite per le comunicazioni militari, oltre a ulteriori navi e missili, per una cifra totale di 12 miliardi di euro;

   sempre la scorsa settimana, il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge che autorizza modifiche alla legge n. 185 del 1990, che ora si attende alla Camera, relativa alla produzione ed esportazione di armi, prevedendo – tra le altre cose – la soppressione del comma 4 dell'articolo 27 e che elimina l'obbligo che imponeva di inserire nella relazione annuale «un capitolo sull'attività degli istituti di credito operanti nel territorio italiano» in merito alle operazioni disciplinate dalla legge n. 185 del 1990. Non si saprà quindi quali saranno le banche nazionali ed estere operative nel settore dell'import-export di armamenti italiani;

   abbandonato il progetto di una Unione europea di pace per realizzare quello di sicurezza (senza una vera unità in politica estera e di difesa), con la guerra in Ucraina si è trovato il pretesto per sostenere l'aumento della produzione militare con grande soddisfazione delle industrie della difesa –:

   se il Ministro interrogato non intenda escludere per il futuro un ulteriore aumento delle spese militari, rinunciando all'obiettivo del 2 per cento della spesa pubblica destinata a queste spese, e rivedere i programmi già approvati in modo da destinare queste risorse alla transizione ecologica e al sostegno dei settori più fragili della nostra società.
(3-01019)


   PELLEGRINI, RICCARDO RICCIARDI, BALDINO e LOMUTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2024 si è svolta l'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, on. Antonio Tajani, presso le Commissioni riunite Affari esteri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, volta ad informare il Parlamento della volontà governativa di siglare un accordo di cooperazione bilaterale di sicurezza con l'Ucraina volto a ribadire l'indipendenza del territorio ucraino e la condanna dell'aggressione russa;

   il 24 febbraio 2024 a Kiev, a margine della prima riunione dei Capi di Stato e di Governo in seno al G7 sotto la Presidenza italiana, è stato firmato l'Accordo di cooperazione in materia di sicurezza tra Ucraina e Italia;

   il testo dell'Accordo suscita non poche perplessità soprattutto con riferimento alla «Parte I. Sicurezza e assistenza militare». Dal testo si evince una centralità dell'impegno italiano sul piano militare declinato nell'intenzione di continuare a inviare materiali di armamento all'Ucraina mantenendo il livello dei pacchetti di aiuti militari del 2022 e 2023, come specificato al paragrafo 6 dell'articolo 1, nonché una maggiore cooperazione tra industrie della difesa italiane e ucraine anche nell'ottica di aumentare le partnership industriali nel settore della difesa volte ad individuare le aree di investimento di maggiore impatto, come riportato dall'articolo 3;

   l'articolo 1, paragrafo 4, dell'Accordo prevede, inoltre, che l'Italia fornirà all'Ucraina assistenza tempestiva in materia di sicurezza, equipaggiamenti militari moderni e armi in tutti i domini terrestre, aereo, marittimo, spaziale e cibernetico. Il paragrafo 7 del medesimo articolo prevede un impegno relativo al sostegno militare di durata decennale;

   quanto sopra riportato, se interpretato in combinato disposto tra l'articolo 1 e l'articolo 3 dell'Accordo, non fa che confermare e, anzi, aumentare l'impegno dell'Italia nel conflitto in Ucraina in senso unicamente bellicista con, in aggiunta, una prospettiva non più a breve termine ma addirittura decennale, prevedendo altresì una stretta cooperazione industriale a giudizio degli interroganti cinicamente volta all'aumento di produzione e di cessione di armi e munizioni da parte dell'Italia, e alla crescita degli investimenti nell'intero settore dell'industria della difesa –:

   con quali materiali d'armamento intenda sostenere il supporto di carattere militare all'Ucraina per l'anno in corso nonché per la durata decennale dell'Accordo, di cui in premessa, con particolare riferimento alla sua sostenibilità economica e finanziaria, compresa l'eventuale produzione di detto materiale.
(3-01020)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BRUZZONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso dall'interrogante, anche da atti di sindacato ispettivo pubblicati, la direzione provinciale di Pavia dell'Agenzia delle entrate (Ade), ha effettuato accertamenti fiscali ad alcune aziende agricole titolari di impianti a biogas incentivati con la tariffa omnicomprensiva, di cui al decreto ministeriale 18 dicembre 2008, applicando il coefficiente di redditività previsto dalla norma, all'intero valore della tariffa omnicomprensiva corrisposta al produttore (euro 0,28/Kwh per impianti di biogas);

   Ade ritiene che, qualora l'azienda agricola opta per il riconoscimento della To, la stessa si configura come corrispettivo, essendo corrisposta unitariamente, a fronte dell'immissione in rete dell'energia elettrica prodotta e non autoconsumata e, fiscalmente, tale tariffa, composta sia dalla componente prezzo che dalla componente incentivante, si configura come corrispettivo in quanto è corrisposta unitariamente;

   la normativa di settore, ex articolo 1, comma 423, della legge n. 266 del 2005 (finanziaria 2006), come modificata dalla legge n. 208 del 2015, prevede che la produzione e la cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agroforestali, sino a 2.400.000 kWh/anno e fotovoltaiche, sino a 260.000 kWh/anno, nonché di carburanti e prodotti chimici di origine agroforestale provenienti prevalentemente dal fondo, effettuate dagli imprenditori agricoli, costituiscono attività connesse ai sensi dell'articolo 2135, terzo comma, del codice civile e si considerano produttive di reddito agrario;

   fino a 2.400 MWh/anno di produzione elettrica non è dovuta alcuna imposta, mentre sulla quota eccedente viene calcolato un reddito imponibile sulla base del 25 per cento del fatturato riferiti alla sola quota di energia, escluso incentivo. La «Relazione tecnica alla Legge di Stabilità 2016 – Legge 28 dicembre 2015 n. 208» ha precisato che il prelievo fiscale debba essere limitato indipendentemente dalla fonte rinnovabile o dallo specifico incentivo (certificato verde/tariffa omnicomprensiva), ai corrispettivi della vendita dell'energia, con esplicita esclusione della quota incentivo;

   inoltre, la circolare Ade32 del 6 luglio 2009 ha stabilito i criteri per valutare la connessione dell'attività di produzione energetica a quella agricola;

   in conseguenza degli accertamenti sopra esposti, a partire da marzo 2023, secondo quanto appreso dall'interrogante sono giunte al GSE diverse richieste da parte di operatori, per conoscere l'esatta identificazione della componente riconducibile alla valorizzazione dell'energia ceduta, con esclusione della quota incentivo;

   sembrerebbe che il GSE, abbia risposto che occorre valorizzare la componente energia sulla base dei prezzi relativi alla zona dei mercato elettrico in cui è situato l'impianto, ponendo per differenza, rispetto alla To, la quota incentivo. Inoltre, il GSE ha proceduto ad alcune interlocuzioni con Ade, precisando, tuttavia, che il documento fornito ai produttori agricoli ha avuto natura meramente commerciale, per consentire la corretta rappresentazione della tariffa omnicomprensiva, e non ha costituito certificazione di somme soggette a ritenuta, non entrando nel merito della disciplina fiscale e garantendo la terzietà imposta dal proprio ruolo;

   la presenza di due componenti all'interno della To è desumibile anche dal decreto ministeriale 6 novembre 2014 (rimodulazione della tariffa da riconoscere agli operatori) e dalla deliberazione di ARERA ARG/ELT 1 del 2009 (in cui si distingue tra parte incentivata con To e parte remunerata tramite ritiro dedicato) dalle quali sono deducibili anche le modalità con cui impostare il trattamento fiscale –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per chiarire la quota della tariffa omnicomprensiva (To) in cui si applica il coefficiente di redditività per gli impianti a biogas degli imprenditori agricoli, al fine di evitare interpretazioni arbitrarie come quella effettuata dall'ufficio Ade di Pavia, che non appare supportata da alcuna norma tributaria e sembra in contrasto con le metodologie adottate da GSE e ARERA.
(4-02394)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI e ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la «Casa di Leda» è una casa protetta inaugurata a Roma nel 2017 che ospita donne detenute con figli da 0 a 6 anni per assicurare il benessere dei bambini e accompagnare le madri nelle loro funzioni genitoriali;

   il servizio è stato avviato dal comune di Roma su proposta di Lillo Di Mauro, allora presidente della Consulta penitenziaria di Roma, a seguito della firma di un Protocollo d'intesa tra il Ministero della giustizia, il comune di Roma e Fondazione Poste insieme onlus;

   fin dalla sua nascita è stato gestito in collaborazione con l'ATI composta dalla Cooperativa Cecilia, l'Associazione di Volontariato «Roma Insieme», «P.i.D.» – pronto intervento disagio cooperativa sociale Onlus, e l'Associazione di Volontariato «Ain Karim» in convenzione con l'Azienda pubblica di servizi alla Persona;

   successivamente il progetto è stato reso strutturale nel 2019 subentrando nella collaborazione anche il Raggruppamento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (II.PP.A.B.), Pio Istituto SS. Annunziata, Opera Pia Lascito Giovanni Margherita Achillini e Opera Pia Asilo Savoia nonché la regione Lazio. Quest'ultima ha supportato economicamente il progetto con l'utilizzo dei fondi derivanti dalla Cassa delle ammende dopo che Poste Italiane, impegnata a finanziare il progetto per tre anni secondo l'accordo sottoscritto con il comune di Roma, dopo solo un anno, si era ritratta;

   «Casa di Leda» rappresenta il primo progetto di convivenza nato sulla scorta della legge n. 62 del 2011 relativa al diritto dei bambini a vivere con i propri genitori ed è oggi un'eccellenza non solo in Italia ma anche all'estero;

   nel corso degli anni si sono recati in visita importanti personalità, tra cui Papa Francesco nel marzo 2018 e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel dicembre 2023;

   il servizio offerto da «Casa di Leda» si propone di intervenire su tre livelli: il bambino, la madre in quanto donna e in quanto genitore e la relazione madre-figlio, figurando concretamente come una importante forma di aiuto socioassistenziale-educativo;

   da quanto appreso dall'interrogante, la regione Lazio sarebbe intenzionata a cambiare soggetto gestore a partire dal prossimo 31 marzo lasciando direttamente ad ASP Asilo Savoia la cura del servizio, seppur in mancanza di motivi o disservizi da parte delle associazioni attualmente impegnate nella gestione della struttura e senza peraltro, da quanto attenzionato all'interrogante, averla concordata con il comune di Roma;

   un improvviso cambio di gestione potrebbe mettere a serio rischio il servizio svolto in questi sette anni dalle realtà associative che hanno nel tempo creato una forte rete di relazioni territoriali con tutto il panorama connesso: municipio, Aassll, ufficio immigrazione, tribunale per minori, magistratura di sorveglianza, Uepe, stazioni di Polizia e Carabinieri, enti di formazione e cooperative di lavoro;

   ciò comporterebbe anche rallentamenti alle attività e ricadute negative sui nuclei famigliari seguiti da anni da operatori specializzati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adoperarsi, in raccordo con la regione Lazio e comune di Roma, per salvaguardare un'eccellenza italiana quale è la casa protetta «Casa di Leda».
(4-02401)


   SERRACCHIANI, GIANASSI, ZAN, DI BIASE e LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un ventitreenne di Mestre di origini romene detenuto nel carcere di Montorio Veronese è stato portato d'urgenza all'ospedale Borgo Roma con fratture e un'emorragia interna in corso; dopo un delicato intervento all'addome è rimasto tre giorni in terapia intensiva;

   al suo risveglio, così come denunciato dalla madre del ragazzo, ha dichiarato di «essere stato selvaggiamente picchiato da agenti della polizia penitenziaria della casa circondariale di Santa Maria Maggiore a Venezia»;

   si apprende che il Garante dei detenuti si sia attivato, e che la Procura di Venezia, competente per territorio, abbia già iniziato gli accertamenti;

   la madre del ragazzo, che sta scontando una pena di 7 anni e sei mesi per una rapina, dichiara che «già in qualche altra occasione qualcuno lo aveva picchiato, ma erano stati episodi meno gravi.». Inoltre dichiara che il 19 febbraio 2024 alle 13.40, sarebbe stato portato in una stanza e percosso, dopodiché sarebbe stato «lasciato così senza dargli il permesso per le cure né per avvertire la mamma o l'avvocato. Quando hanno visto che era in condizioni abbastanza gravi lo hanno trasferito a Verona. E lì lo hanno subito portato in ospedale. Io – conclude – ho chiamato in carcere a Venezia – e ho chiesto spiegazioni e nessuno me ne ha date»;

   il Garante dei detenuti di Verona, Carlo Vinco, ha confermato la versione della madre e confermato i contatti con l'Autorità giudiziaria: «Sono andato a trovare il giovane detenuto»; l'avvocatessa Osti dichiara che «è una persona capace di intendere e di volere, e per questo non può essere rinchiuso in una struttura psichiatrica, ma non può essere neppure rinchiuso in un carcere perché l'assistenza che riceve non è adeguata al suo stato. Farò di tutto per far trovare un'alternativa decente per lui»;

   per il detenuto, che pare avesse delle fragilità già all'epoca della condanna, i legali avevano provato ad evitargli la carcerazione, chiedendone il recupero e la riabilitazione in una struttura alternativa, ma non la ottennero;

   si apprende dalla stampa che gli organi della polizia penitenziaria avrebbero già fatto esposto in Procura per chiedere che sui fatti esposti venga fatta piena luce –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare le misure di competenza necessarie a fare chiarezza sui fatti esposti ed eventualmente adottare le conseguenti iniziative, anche di carattere disciplinare.
(4-02402)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   SIMIANI e D'ALFONSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale strada regionale 479 Sannite è tornata nuovamente alle cronache per l'ennesimo evento franoso;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 febbraio 2000, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 13 giugno 2000, n. 136, ha attribuito alla regione Abruzzo, fra le altre, la competenza sulla ex «SS 479 Sannite», declassandola di fatto a strada regionale;

   al fine di garantire la manutenzione del sistema viario che, a causa delle scarse risorse finanziarie delle province, è ridotto al minimo necessario, nel 2017 si è avviato in Abruzzo un processo di riclassificazione del sistema viario regionale che ha interessato 24 strade gestite dalle amministrazioni provinciali, per un totale di circa 552,758 chilometri, con la finalità di far tornare nella competenza statale, e quindi nella gestione di Anas, tali strade;

   tale riorganizzazione non ha ricompreso la ex SS 479 Sannite che, per la sua natura, risulta avere tutti i criteri necessari ad una sua classificazione a strada statale come stabilito dal Codice della strada, decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, all'articolo 2, comma 6, lettera a);

   la ex SS 479 Sannite costituisce da e verso i comuni della zona l'unico collegamento diretto con la rete autostradale nazionale A24; è collegamento fondamentale verso l'ospedale SS. Filippo e Nicola di Avezzano e l'ospedale SS. Annunziata di Sulmona; costituisce l'unica porta d'accesso a nord, dall'A24, del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise;

   nonostante le molteplici iniziative del commissario straordinario della Comunità montana Peligna volte ad assumere da parte delle istituzioni locali azioni per la riclassificazione della ex SS 479 Sannite e la conseguente apertura di un fascicolo manutentivo, in ragione della sua importanza, nulla ancora è stato fatto;

   in considerazione di quanto sopra la riclassificazione della SR 479 Sannite in strada statale risulta essere necessaria per una maggior tutela dei cittadini dei comuni serviti dall'arteria stradale e favorire lo sviluppo e l'ammodernamento della stessa, oltreché potenziare lo sviluppo economico e turistico della comunità, anche in chiave di lotta allo spopolamento delle aree interne –:

   se intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative volte ad aprire per la ex SS 479 Sannite un fascicolo manutentivo per l'elevato rischio sicurezza in cui versa in questo momento e arrivare ad una soluzione definitiva anche attraverso la riclassificazione della SS 479 Sannite a strada di interesse nazionale.
(5-02067)


   MATTIA e GAETANA RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 136 del 2023 ha convertito il cosiddetto decreto-legge Asset introducendo talune disposizioni per dare sostegno agli enti locali in tema di infrastrutture, per interventi per la messa in sicurezza di tratti stradali, ponti e viadotti di propria competenza;

   il decreto istituisce fino al 2025 un fondo complessivo di 50 milioni di euro, suddivisi in 18 per il 2023, 20 per il 2024 e 12 per il 2025, per garantire la sicurezza di strade, ponti e viadotti, con affidamento diretto dei lavori con importo inferiore a 150.000 euro;

   per il 2023 la priorità ha riguardato gli stati di emergenza dei comuni che lo abbiano dichiarato nel medesimo anno ai sensi del «codice della protezione civile», dimostrando l'impegno del Governo verso le aree maggiormente bisognose di intervento;

   il 30 ottobre, forti precipitazioni in provincia di Parma hanno causato il crollo del ponte di Ozzanello sul torrente Sporzana, unica via di accesso ai comuni di Fornovo e Terenzo che hanno attivato lo stato di emergenza, conformemente alla previsione della normativa;

   l'articolo 19 del cosiddetto decreto-legge Asset precisa che entro il 15 ottobre 2023, il Ministero interpellato avrebbe dovuto emanare il decreto contenente i requisiti per accedere al Fondo e l'importo massimo del contributo, definendo i requisiti per presentare le istanze di accesso al fondo; l'importo massimo del contributo complessivamente concesso a ciascun comune rispettando le soglie previste all'articolo 50 Codice dei contratti; i contenuti e le modalità di presentazione dell'istanza; i criteri e i parametri per l'elaborazione della graduatoria, nonché le modalità di scorrimento della medesima graduatoria; le procedure di erogazione, monitoraggio, revoca e rendicontazione delle risorse assegnate;

   a causa della mancata emanazione del decreto, per i piccoli comuni, con bilanci esigui, è difficile anticipare dei fondi necessari per il ripristino dei tratti stradali, che saranno poi erogati dallo Stato. Inoltre si deve disporre di un termine iniziale per garantire la procedura. Ciò è doveroso e renderebbe meno gravosa la momentanea interruzione viaria, come nel caso specifico di Terenzo e Fornovo –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministero abbia adottato, anche di concerto con altri Ministeri e associazioni di enti locali, per predisporre la piattaforma di accesso al sostegno economico disciplinato dall'articolo 19 del cosiddetto decreto-legge Asset, e per l'emanazione da parte del Ministro interrogato del decreto attuativo in premessa.
(5-02068)


   ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   fenomeni di siccità ed episodi di carenza idrica sono sempre più ricorrenti nel nostro Paese, intensificati dai cambiamenti climatici in atto;

   secondo l'Osservatorio dell'ANBI sulle Risorse Idriche, già a gennaio 2024 la Sicilia si trovava in stato di crisi idrica, e, nello stesso periodo, in Sardegna gli invasi regionali registravano un deficit idrico dei 50 per cento, con 440 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2023, situazione altrettanto allarmante anche in Puglia e Basilicata;

   è dunque essenziale aumentare la sicurezza dell'approvvigionamento idrico, così da migliorare la qualità dell'acqua e garantire la continuità del rifornimento nelle importanti aree urbane e nelle grandi aree irrigue. A tale scopo il PNRR ha previsto lo stanziamento di 2 miliardi di euro per il potenziamento, il completamento e la manutenzione straordinaria delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura idrica primaria in tutto il Paese;

   il Consiglio dei ministri, nella seduta dello scorso 19 dicembre, ha deliberato la proroga, per il 2024, dell'incarico di Commissario straordinario di cui all'articolo 3 del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, conferito al dottor Nicola Dell'Acqua, e, contestualmente, della Struttura di missione per ii contrasto alla scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche;

   come noto, il citato decreto è stato adottato su presupposto della straordinaria necessità e urgenza di contenere gli effetti negativi della crisi nel settore idrico, prevedendo misure finalizzate ad individuare ed accelerare la realizzazione delle infrastrutture idriche primarie, nonché degli interventi di ammodernamento volti al contenimento e alla riduzione delle perdite;

   tuttavia, a distanza di quasi un anno, non sono disponibili dati aggiornati sull'operato del Commissario straordinario e della cabina di regia, presieduta dal Ministro interrogato, e sull'entità delle risorse messe a disposizione per la rete idrica in attuazione del citato decreto emergenziale, fatta eccezione per un investimento di circa 100 milioni di euro per i primi interventi nelle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio, reso noto all'esito della seduta della medesima cabina di regia dei maggio 2023 –:

   per quanto di competenza quali interventi, con le relative tempistiche, risultino programmati e finanziati dalla struttura commissariale di cui in premessa per contrastare la scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche.
(5-02069)


   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) ha stanziato un finanziamento di 12 milioni di euro per l'intervento denominato «Aeroporto di Parma interventi sulle infrastrutture Fase 1 e Fase 2» promosso da Enac e dalla società di gestione So.Ge.A.P. s.p.a. quale soggetto beneficiario e attuatore;

   nel dicembre 2019 è stata sottoscritta tra Mit, Enac e So.Ge.A.P. una convenzione che disciplina le condizioni, i tempi e le modalità di erogazione del finanziamento di 12 milioni di euro dettagliando le due fasi di intervento;

   l'articolo 8 della convenzione dispone che «il Soggetto Attuatore si impegna ad assumere l'obbligazione giuridicamente vincolante, inerente alla Fase 1 e alla Fase 2 dell'intervento il 31 dicembre 2021, pena la revoca delle risorse assegnate. L'obbligazione giuridicamente vincolante s'intende assunta allorquando sia intervenuta la proposta di aggiudicazione di appalti di lavori»;

   con interrogazione 5-01632 l'interrogante, lo scorso 15 novembre 2023, chiedeva al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti se fosse stato mantenuto il termine del 31 dicembre 2021 per l'assunzione, da parte del soggetto attuatore So.Ge.A.P., delle obbligazioni giuridicamente vincolanti per la fase 1 e la fase 2 dell'intervento denominato «Aeroporto di Parma interventi sulle infrastrutture Fase 1 e Fase 2» e, in caso contrario, quali atti e provvedimenti fossero intervenuti per prorogare tale termine e a quale data;

   in risposta all'interrogazione il 16 novembre 2023 veniva posto in evidenza come, in riferimento alla fase 1, si intendevano rispettate le obbligazioni giuridicamente vincolanti previste dalla convenzione e pertanto le risorse erano da ritenersi definitivamente assegnate;

   nella medesima risposta veniva evidenziato, con riferimento alla fase 2, come fosse invece in corso una ricognizione che interessa tutti gli interventi finanziati a valere sul Piano Sviluppo e Coesione, tra cui l'aeroporto di Parma, per verificare il conseguimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti e che i risultati della ricognizione sarebbero stati condivisi entro fa fine dell'anno con il Dipartimento per le Politiche di coesione per definire un quadro organico delle conseguenti azioni da porre in essere –:

   se, in esito alla menzionata ricognizione, sia stato verificato o meno il conseguimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti nei termini previsti per la concessione del finanziamento della fase 2 dell'intervento denominato «Aeroporto di Parma interventi sulle infrastrutture Fase 1 e Fase 2», confermando o meno l'assegnazione delle relative risorse stanziate.
(5-02070)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa, che trovano conferma sul sito di Trenitalia, si apprende che a partire dal 1° marzo 2024 a bordo dei treni Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca si potrà trasportare gratuitamente una bicicletta (di tutte le tipologie, purché smontata e/o pieghevole) o un monopattino elettrico, nei limiti di un dispositivo a passeggero e a condizione che sia opportunamente chiuso, spento e riposto nell'apposita sacca, le cui dimensioni non siano superiori a centimetri 80x110x45;

   inoltre, la bicicletta o il monopattino elettrico dovranno essere collocati esclusivamente negli appositi spazi dedicati ai bagagli e non sarà consentito riporre la sacca contenente il dispositivo in prossimità delle porte di accesso al treno, nei vestiboli e nei corridoi di transito;

   in caso di inadempienza delle disposizioni previste, si dovrà scendere dal treno alla prima stazione in cui si effettua fermata ed essere regolarizzati con il pagamento di una penalità di 50 euro;

   fino al 29 febbraio sui treni del servizio nazionale si potrà portare gratuitamente una sola bicicletta purché sia smontata e contenuta in una sacca o si tratti di una bici pieghevole opportunamente chiusa; in entrambi i casi le dimensioni non dovranno essere superiori a centimetri 80x110x45, pena la regolarizzazione con il pagamento di una penalità di 10 euro e l'obbligo di scaricare il mezzo nella prima stazione in cui il treno effettua fermata;

   si potrà trasportare la bicicletta montata solo su alcuni treni Intercity, nell'apposita carrozza attrezzata e limitatamente ai posti disponibili, acquistando il relativo supplemento al prezzo di 3,50 euro;

   a parere dell'interrogante, le nuove disposizioni, oltre a disincentivare la mobilità intermodale, saranno di difficile applicazione, considerato che i vagoni di 2a classe sono del tutto sprovvisti di bagagliai che possano ospitare bici pieghevoli, monopattini, passeggini per bimbi e carrozzine per persone con disabilità: non appare chiaro quindi se la nuova normativa intenda configurarsi o meno come un divieto assoluto;

   inoltre i limitati spazi dedicati ai bagagli siti nella 1a classe rischiano di essere del tutto insufficienti e poco pratici per ospitare le bici di un intero treno, con la conseguenza che si creerebbero enormi disagi ai viaggiatori che rischierebbero di salire su un treno privo di posto nel bagagliaio ed incorrere quindi nella sanzione di 50 euro e dover peraltro abbandonare il treno alla prima stazione utile, oppure di non poter salire pur avendo magari già acquistato il biglietto;

   le nuove norme reintroducono, peraltro, l'utilizzo della sacca di contenimento che la stessa Trenitalia, a seguito del lancio di una bici pieghevole con il proprio marchio, nel 2012, abolì per incentivare l'utilizzo del nuovo mezzo; a parere dell'interrogante, per un pendolare che usa la bici pieghevole più volte al giorno, l'obbligo di utilizzo della sacca appare punitiva e disincentivante;

   la regolamentazione citata sembrerebbe porsi, inoltre, in contrasto anche con il regolamento europeo 2021/782 che in più punti stimola e obbliga le società nazionali di trasporto ad agevolare l'uso delle bici;

   la società Italo sta, invece, in modo logico e lungimirante, portando avanti una politica differente, grazie all'acquisto di treni con spazi adeguati per il ricovero di bici, monopattini, passeggini e carrozzine –:

   se sia a conoscenza delle nuove disposizioni di Trenitalia, se non ritenga si tratti di un vero e proprio disincentivo alla mobilità intermodale e una limitazione all'accessibilità del mezzo ferroviario;

   quali opportune iniziative di competenza intenda promuovere al fine di consentire agli utenti la più ampia accessibilità del mezzo ferroviario e il regolare trasporto di bici, monopattini, passeggini e carrozzine.
(4-02395)


   D'ALFONSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro del turismo, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   in Abruzzo gli impianti sciistici di Passolanciano-Maielletta costituiscono una risorsa importante per l'economia locale e regionale, ma i disagi denunciati da anni, dovuti alla carenza della viabilità, all'assenza di bus navetta per accedervi e alla scarsità di parcheggi compromettono seriamente l'affluenza turistica e la vitalità economica della zona;

   purtroppo l'amministrazione regionale, ora in scadenza, ha completamente dimenticato il comprensorio turistico della Majelletta, nonostante abbia ereditato ben 22.2 milioni di euro dalla Giunta che l'ha preceduta;

   la vicenda inizia nel 2016 allorché la regione Abruzzo, con delibera di giunta n. 229 del 19 aprile, nell'ambito del Masterplan Abruzzo – Patto per il Sud, ha approvato la strategia di interventi operativi verificati su base progettuale per lo sviluppo e la crescita della regione Abruzzo, con la quale sono stati finanziati interventi per 20,2 milioni di euro sulle infrastrutture funzionali alla valorizzazione turistica delle stazioni invernali Passolanciano-Majelletta;

   il 20 febbraio 2018 con delibera n. 83, la giunta regionale ha poi individuato come priorità il completamento e la valorizzazione dell'accesso pescarese al versante occidentale della Majella – passando per la strada provinciale 64 – per un importo ulteriore di 2 milioni di euro;

   con l'arrivo dell'attuale giunta regionale, invece, tutto ad avviso dell'interrogante inspiegabilmente si è bloccato e il comprensorio turistico della Majelletta è stato dimenticato a discapito del rilancio del turismo e senza considerare che l'aumento dei prezzi dei materiali nel tempo riduce la capacità realizzativa di quelle risorse già finanziate mediamente del 20/25 per cento ogni anno;

   purtroppo a nulla sono valse le ovvie rimostranze degli amministratori del comprensorio in merito ai lavori mai partiti e gli stessi disagi denunciati da anni si sono verificati per l'ennesima volta anche quest'anno: ogni fine settimana e soprattutto nei giorni festivi, la strada 614 che da Lettomanoppello porta alle piste da sci di Passolanciano e della Maielletta, a causa dell'affollamento in quota, deve essere chiusa già dalla metà della mattinata allo scopo di consentire la gestione ottimale di afflusso, deflusso e interventi di soccorso. La chiusura al traffico lascia così centinaia di macchine incolonnate per chilometri senza avere la possibilità di salire alle piste, impedisce anche a coloro i quali vengono da fuori regione di accedere agli impianti di risalita se non prima di due o tre ore di attesa estenuante e mandano ovviamente in tilt anche la viabilità locale –:

   quali iniziative di competenza intendano promuovere:

    a) al fine di supportare la regione Abruzzo, perché venga rimosso ogni eventuale impedimento alla realizzazione degli interventi infrastrutturali necessari per facilitare l'accesso al comprensorio turistico di Passolanciano-Majelletta;

    b) al fine di velocizzare la messa a terra dei 22,2 milioni di euro già disponibili, che attendono da circa 80 mesi di essere trasformati in appalti per la messa in cantiere delle opere;

    c) perché si intervenga, nel frattempo, tempestivamente, almeno con la messa a disposizione di bus navetta per limitare il più possibile i disagi nella stagione sciistica in corso.
(4-02399)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   CARFAGNA e PASTORELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con «nomadi digitali» e «lavoratori da remoto» si intendono anche i cittadini di un Paese extra-UE che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l'utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto in via autonoma o per un'impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano;

   con l'articolo 6-quinquies, del decreto-legge n. 4 del 2022 (cosiddetto «Sostegni-ter») si introduceva la procedura semplificata per l'ottenimento del visto e del permesso di soggiorno, della durata massima di un anno, per i nomadi digitali e i lavoratori da remoto che vogliano trasferirsi in Italia;

   lo stesso articolo stabilisce che con «decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Ministro del turismo e con il Ministro dei lavoro e delle politiche sociali, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della disposizione, sono definiti le modalità e i requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno ai nomadi digitali, ivi comprese le categorie di lavoratori altamente qualificati che possono beneficiare del permesso, i limiti minimi di reddito del richiedente nonché le modalità necessarie per la verifica dell'attività lavorativa da svolgere»;

   a quasi due anni ormai dall'entrata in vigore del provvedimento, il suddetto decreto interministeriale non è ancora stato emanato. Attualmente, quindi, per i nomadi digitali e i lavoratori da remoto non è ancora possibile richiedere il visto e ottenere il permesso di soggiorno in Italia;

   il ritardo nell'emanazione del decreto attuativo necessario alla messa in atto del visto per i nomadi digitali appare come un differimento immotivato dell'entrata in vigore di procedure semplificate che consentiranno un agevole ingresso di professionisti e lavoratori altamente qualificati nel nostro Paese;

   tale ritardo risulta, inoltre, come un ingiustificato rinvio della possibilità di beneficiare di tali professionisti come risorse di innovazione sul nostro territorio che potrebbero essere chiamati a operare anche al servizio di imprese italiane, svolgendo nel nostro Paese l'attività lavorativa da remoto –:

   quali siano i motivi del ritardo nell'emanazione del suddetto decreto interministeriale attuativo di quanto previsto dal decreto-legge n. 4 del 2022, convertito con modificazioni dalla legge n. 25 del 2022 e quando si preveda che verrà emanato, così da rendere finalmente concreta la possibilità di richiedere il visto e ottenere il permesso di soggiorno per i nomadi digitali.
(5-02077)


   BONAFÈ, MAURI, TONI RICCIARDI, BAKKALI, GNASSI, CUPERLO e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 24 del 2023 ha previsto l'adozione di un piano straordinario per la realizzazione di nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio, noti come C.p.r., prevedendo che ne siano istituiti almeno uno in ogni regione;

   da notizie a mezzo stampa si è appresa l'intenzione del Ministro dell'interno, con riferimento alla regione Emilia-Romagna, di realizzare il C.p.r. nell'area dell'ex aeroporto militare di Ferrara;

   da notizie a mezzo stampa si è appreso altresì che numerose realtà sodali e associative ferraresi hanno dimostrato il loro dissenso contro la volontà del Ministero dell'interno di realizzare il C.p.r. nella città di Ferrara, organizzando molteplici manifestazioni e coordinando attività di mobilitazione;

   a seguito delle suddette proteste della società civile, il senatore di Fratelli d'Italia, Alberto Balboni, ha comunicato alla stampa di aver interloquito con il Ministro dell'interno relativamente alla possibilità di un ricollocamento del C.p.r. in un luogo diverso dalla città di Ferrara, mentre per le vie di Ferrara veniva affisso un manifesto politico con il quale si comunicava che grazie a Fratelli d'Italia nessun C.p.r. sarebbe stato realizzato a Ferrara;

   a parere degli interroganti desta grosse perplessità la posizione, decisamente poco coerente, da parte di alcune forze politiche che chiedono e fanno propaganda sulla moltiplicazione dei C.p.r., mentre poi non ii vogliono sul proprio territorio –:

   se il Ministro interrogato confermi quanto riferito in premessa circa il ricollocamento del C.p.r. e, in tal caso, quale sarà il luogo previsto dai Governo per la costruzione del predetto centro.
(5-02078)


   URZÌ, MAIORANO e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante: «Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici.» (cosiddetto Sblocca cantieri) convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, all'articolo 5-septies, comma 1, ha previsto l'erogazione a favore dei comuni di risorse finanziarie per l'installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso presso le aule delle scuole per l'infanzia, nonché per l'acquisto di apparecchiature finalizzate alla conservazione delle immagini;

   per le suddette finalità il medesimo comma ha stabilito nello stato di previsione del Ministero dell'interno l'istituzione di un fondo con una dotazione di 5 milioni di euro per l'anno 2019 e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024;

   il comma 3 dello stesso articolo ha previsto di dare attuazione agli interventi previsti dal comma 1 con apposito provvedimento normativo;

   non si rinviene alcun provvedimento attuativo della citata previsione di legge;

   va considerato, altresì, che la previsione del comma 2 del medesimo articolo 5-septies, speculare nella formulazione e nella quantificazione delle risorse stanziate a quella del citato comma 1, ma indirizzata all'installazione di sistemi di videosorveglianza nelle strutture per anziani, ha invece ricevuto attuazione con decreto ministeriale del 31 dicembre 2021 del Ministro della salute –:

   quale sia lo stato di attuazione delle previsioni di legge dei succitati commi 1 e 3 dell'articolo 5-septies, in ordine all'erogazione a favore dei comuni di risorse finanziarie per l'installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso presso le aule delle scuole per l'infanzia.
(5-02079)


   BOSCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) opera presso il dipartimento della pubblica sicurezza, direzione centrale della polizia criminale, anche per monitorare la diffusione dei reati a sfondo discriminatorio (hate crime o crimini d'odio) e, se del caso, agevolare la presentazione di denunce e favorire l'emersione di quei reati;

   il Ministero interrogato, inoltre, attraverso le sue articolazioni e Dipartimento pubblica sicurezza è in grado di monitorare e verificare l'aumento di reati e atti discriminatori nei confronti di fasce determinate della popolazione;

   dopo i fatti del 7 ottobre 2023 accaduti in Israele, sembra essere emersa una nuova ondata di antisemitismo, anche, ma non soltanto, nei confronti della popolazione italiana di religione ebraica –:

   se il Ministro interrogato, attraverso il Dipartimento pubblica sicurezza, l'Oscad e il monitoraggio che esercita sul territorio, sui social e sugli organi di diffusione di massa, sia in grado di confermare un aumento del fenomeno dell'antisemitismo sul territorio nazionale e, in caso affermativo, quali provvedimenti di competenza intenda adottare.
(5-02080)


   ALESSANDRO COLUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel report sulla qualità della vita stilato a dicembre 2023 da Il Sole 24Ore, la città di Roma occupa il terzo posto nell'indice della criminalità;

   l'indice dimostra come il 2023 si sia concluso con un totale di 5485,4 denunce/100 mila abitanti. Un numero in crescita del 5 per cento rispetto al 2019 ed in controtendenza con il calo nazionale;

   in particolare non risultano essere colpite solamente le zone del centro storico, ma la criminalità si estende in modo capillare su tutta la superficie comunale;

   non da ultimo il 22 febbraio 2024 il presidente del V municipio ha incontrato il prefetto di Roma per denunciare le gravi situazioni di furti e vandalismo anche presso gli istituti scolastici;

   ad ottobre 2023, per far fronte alla crisi della criminalità sul tutto il territorio nazionale, era stato annunciato un piano di aumento delle unità di militari riservate al programma «strade Sicure», in particolare sarebbero state destinate alla città di Roma 105 unità «per rafforzare l'azione di vigilanza e di contrasto ai fenomeni criminali avviata nelle principali stazioni ferroviarie del Paese.»;

   dal dicembre 2024, con l'apertura della Porta Santa, avrà inizio il Giubileo, che si stima porterà a Roma oltre 30 milioni di pellegrini;

   il 26 febbraio 2024 il comandante dei vigili urbani di Roma, Mario De Sclavis, in audizione presso la Commissione capitolina Giubileo, ha dichiarato la prossima installazione di mille telecamere di video sorveglianza e la costituzione di un centro eventi interforze al fine di rendere la città più sicura;

   sono stati stanziati 18 milioni di euro, proposti e gestiti da Grandi Stazioni, per la messa in sicurezza della zona di Stazione Termini e Piazza dei Cinquecento;

   è necessario garantire le condizioni più alte di sicurezza per i visitatori ed i cittadini di Roma –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire la sicurezza della città di Roma, in particolar modo durante le celebrazioni del Giubileo, valutando anche la possibilità di stanziare fondi per lo scorrimento della graduatoria di assunzioni dei vigili urbani del comune di Roma.
(5-02081)


   BORDONALI e IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   notizie stampa riferiscono che, verso le ore 19 di venerdì 23 febbraio 2024, è stata compiuta una rapina a mano armata nella gioielleria in via X Giornate a Brescia in presenza della titolare e del figlio, colpito al volto da uno dei rapinatori;

   già il 5 dicembre nella gioielleria di Corsetto Sant'Agata e il 10 gennaio in via Orzinuovi erano state effettuate altre due rapine;

   negli ultimi mesi la città di Brescia è stata più volte teatro di disordine e violenza anche per mano di baby gang;

   il 17 dicembre un ragazzo è stato stordito con lo spray urticante e derubato da una banda di giovanissimi presso il piazzale della stazione ferroviaria; il 26 gennaio un ragazzo, armato di coltello, ha tentato di rapinare un coetaneo presso il piazzale della stazione degli autobus di via Solferino; il 7 febbraio un gruppo di ragazzi neomaggiorenni armati è stato protagonista di una rissa in Piazza Vittoria; il 10 febbraio un 57enne è stato aggredito e rapinato da 7 ragazzi di età compresa tra i 17 e i 20 anni alla fermata della metropolitana Bresciadue, riportando fratture in volto; il 24 febbraio un'aggressione è sfociata in una rapina ai danni di un 16enne presso la fermata della metropolitana Volta; da ultimo, il 26 febbraio un ragazzo è stato accoltellato fuori da un bar in Via Milano;

   a parere degli interroganti le forze dell'ordine hanno messo in campo tutte le misure a loro disposizione;

   al termine di un Comitato straordinario su ordine e sicurezza, il prefetto ha annunciato l'arrivo di reparti speciali di polizia e l'aumento di pattuglie nei centro storico;

   fondamentale nell'assicurare tempi rapidi di risposta al verificarsi di episodi di violenza è stato il cosiddetto Daspo Willy, il quale consente al Questore di vietare l'accesso a pubblici esercizi o luoghi di intrattenimento ovvero nelle immediate vicinanze degli stessi dove si è commesso un reato per un periodo fino a tre anni;

   il questore può far ricorso altresì al Daspo urbano, il quale prevede l'allontanamento di chiunque ponga in essere condotte che impediscono l'accessibilità e la fruizione di determinate infrastrutture cittadine, ma per attivarlo è necessario un preventivo provvedimento del sindaco –:

   se, alla luce dell'escalation di episodi criminali nella città di Brescia, non convenga sulla necessità che vi sia una piena applicabilità del Daspo urbano e che le polizie locali operanti sul territorio siano dotate di taser.
(5-02082)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELLA VEDOVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 febbraio 2024 si sono svolte, a Pisa e Firenze, due manifestazioni partecipate e animate principalmente da studenti;

   tali manifestazioni sono state organizzate e si sono svolte in modo pacifico da parte dei manifestanti;

   durante gli eventi non si è manifestato nessun pericolo per i presenti e per le forze dell'ordine, né è stato causato alcun danno a cose;

   le forze dell'ordine presenti, molte delle quali in tenuta antisommossa, hanno caricato i cortei e manganellato alcuni dei presenti;

   tra Pisa e Firenze si contano 18 feriti, 10 dei quali minorenni;

   i video e le riprese hanno subito reso evidente che le modalità di azione delle forze di polizia sono state non necessarie e ingiustificabili;

   in data 24 febbraio 2024 il Presidente della Repubblica è intervenuto con una nota che definisce «un fallimento» l'uso dei manganelli con i ragazzi –:

   come intenda agire, anche considerando il richiamo del Capo dello Stato, affinché le forze dell'ordine garantiscano, nel rispetto della sicurezza di tutti, manifestanti compresi, il diritto di manifestare liberamente e pubblicamente le opinioni.
(4-02398)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il primo comma dell'articolo 24 della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione europea recita: «I bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Essi possono esprimere liberamente la propria opinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità.»;

   la disforia di genere è definita come una condizione di intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso anatomico;

   la triptorelina, utilizzata soprattutto per la cura del tumore alla prostata e anche per la cura della disforia di genere, è un farmaco che ferma lo sviluppo della pubertà bloccando la produzione degli ormoni;

   l'articolo 2 della Determina dell'Agenzia italiana del Farmaco del 25 febbraio 2019 stabilisce che il farmaco triptorelina «è erogabile a totale carico del Servizio sanitario nazionale per l'impiego in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l'identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da una équipe multidisciplinare e specialistica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva»;

   secondo i dati forniti dalla regione Toscana alla stampa, all'Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi nel 2023 è stato somministrato il farmaco triptorelina a giovani di età media pari a 15 anni, ma che numerosi pazienti avevano un'età di appena 11 anni;

   un'inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera nel mese di dicembre 2023 riporta dichiarazioni di due esperte dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, la psicologa Jiska Ristori e l'endocrinologa Alessandra Fisher, che avrebbero rispettivamente affermato: «La presa in carico per i percorsi di affermazione di genere non prevede una psicoterapia». E ancora: «Al Careggi non esiste la neuropsichiatria infantile, c'è la psichiatria che però va bene per chi ha compiuto i 16 anni»;

   il documento «Mental health in adolescents with incongruence of gender identity and biological Sex» pubblicato a febbraio dall'American College of Pediatricians, redatto come prima firma dalla vicepresidente Jane E. Anderson, afferma: «Non esistono studi a lungo termine che dimostrino benefìci né studi che valutino i rischi associati agli interventi medici e chirurgici forniti a questi adolescenti. Non ci sono prove a lungo termine che i problemi di salute mentale siano diminuiti o alleviati dopo la terapia di affermazione del genere»;

   diversi Stati esteri pionieri nelle terapie per la cura della disforia di genere attraverso la somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà, tra cui Australia, Finlandia, Nuova Zelanda, Olanda, Regno Unito, Svezia e Stati Uniti, hanno avviato recentemente una revisione dei protocolli e delle linee guida approvate negli anni passati, preferendo la psicoterapia e la terapia psichiatrica, o anche vietando la somministrazione dei farmaci bloccanti sotto i 16 anni di età;

   a seguito dell'ispezione condotta dal Ministero della salute all'Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi su cartelle cliniche a campione di pazienti minorenni sottoposti a terapie per la cura della disforia di genere, il 24 gennaio 2024 il capo della segreteria tecnica del Ministro, dottoressa Mara Campitiello, ha dichiarato all'Ansa che la relazione degli esperti sarebbe stata consegnata al Ministro entro 15 giorni –:

   quali siano i risultati della relazione degli esperti del Ministero sull'ispezione condotta a gennaio all'Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire il diritto alla salute dei minori.
(2-00334) «Lupi».

Interrogazioni a risposta immediata:


   PATRIARCA, CAPPELLACCI e BENIGNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno della «fuga dei cervelli» sta colpendo numerosi settori del nostro Paese: un settore nevralgico è quello sanitario, nell'ambito del quale arginare la fuga dei cervelli significa dare ai giovani che si formano nei nostri atenei una prospettiva di immediato inserimento a supporto dell'erogazione delle cure e della prevenzione;

   carenze di opportunità, complessità burocratiche nel reclutamento, salari inadeguati e scarse prospettive di carriera sulla base di risultati misurabili hanno allontanato migliaia di medici: le giovani leve cercano all'estero prospettive di carriera in grado di remunerare professionalmente ed economicamente gli sforzi fatti nel lungo percorso di studio;

   la carenza di personale medico negli ospedali e nei servizi territoriali è un fenomeno destinato a crescere: secondo uno studio Anaao da oggi al 2025 mancheranno al Servizio sanitario nazionale almeno 16.500 medici specialisti;

   a ciò si aggiunga che in Italia, a causa dell'invecchiamento della popolazione – secondo l'Iss attualmente circa il 20 per cento supera i 65 anni di età e, secondo l'Istat, nel 2050 circa l'8 per cento avrà più di 85 anni – la domanda di assistenza sanitaria è destinata a salire;

   il decreto legislativo n. 209 del 2023 ha attuato la riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale, abrogando l'articolo 16 del decreto legislativo n. 147 del 2015 in materia di incentivi fiscali per i vecchi impatriati, e l'articolo 5, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, del decreto-legge n. 34 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 58 del 28 giugno 2019 riguardante la proroga di tali incentivi;

   con l'articolo 5 del decreto legislativo n. 209 del 2023 sono stati approvati i nuovi incentivi per il rientro dei cervelli e, in particolar modo, per i lavoratori impatriati, operando una restrizione dell'ambito di applicazione di tale incentivo attraverso l'introduzione di nuove regole;

   tali modifiche non riguardano anche gli incentivi fiscali per i «docenti e ricercatori» che rientrano a lavorare in Italia, per i quali continua ad applicarsi l'articolo 44 decreto-legge n. 78 del 2010 –:

   se il Ministro interrogato non intenda intraprendere iniziative, per quanto di competenza, atte a estendere l'applicabilità degli incentivi per docenti e ricercatori al personale medico, al fine di sopperire alla grave carenza di personale del Servizio sanitario nazionale, così rafforzandone la dotazione organica e, al contempo, aumentandone la resilienza al fine di fornire risposte efficaci alle istanze di assistenza sanitaria attuali e future della popolazione.
(3-01021)


   ZINZI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO e ZOFFILI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   continua a suscitare polemiche la gestione della brucellosi (Brc) e della tubercolosi bovina e bufalina (Tbc) nel Sud dell'Italia. Gli allevatori e gli imprenditori agricoli contestano gli abbattimenti degli animali previsti dai piani regionali, la cui applicazione ha provocato ingenti danni a un comparto strategico per l'economia nazionale;

   nella regione Campania la situazione, confermata dagli allevatori, è quella di un fallimento delle misure adottate dalla regione con il piano straordinario per il controllo delle malattie infettive della bufala mediterranea italiana e dal successivo programma obbligatorio di eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina;

   nel 2021, in provincia di Caserta, la prevalenza di brucellosi bufalina rilevata era del 18,71 per cento, mentre la consistenza dei capi 189 mila unità circa. I dati di dicembre 2023 indicano che i comuni «cluster d'infezione» sono passati da 7 a 5 e la prevalenza è scesa all'11,5 per cento (-7,21 per cento) e gli animali presenti nel medesimo territorio sono 184 mila (-2,65 per cento). Gli abbattimenti sono passati da 12 mila circa nel corso del 2021, pari al 6,34 per cento di tutte le bufale presenti negli allevamenti Casertani, a 6 mila nel 2023, che rappresentano solo il 3 per cento circa del patrimonio bufalino della provincia, con un 50 per cento in meno di abbattimenti rispetto al 2021. Prosegue senza sosta la campagna vaccinale, che il commissario straordinario ha inteso mantenere anche nei comuni «ex cluster», allo scopo di massimizzare tale profilassi. Ma si è ancora lontani dall'obiettivo del piano di eradicazione della regione Campania che si poneva l'obiettivo di arrivare ad una prevalenza dell'1,62 per cento entro il 31 dicembre 2023;

   con sentenza n. 2460 del 17 novembre 2023 il Tar Campania ha respinto il ricorso promosso dall'Unione provinciale degli agricoltori di Caserta e da alcuni allevatori, avverso il piano di eradicazione della brucellosi bufalina adottato dalla regione Campania e in corso di attuazione sotto il coordinamento del commissario regionale. Con una lunga ed articolata pronuncia, il tribunale ha rilevato che il piano regionale, adottato d'intesa con il Ministero della salute, costituisce corretta attuazione della normativa dell'Unione europea e delle circolari ministeriali sotto tutti i numerosi profili esaminati –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere in merito alla preoccupante situazione degli allevamenti e del patrimonio bufalino nelle regioni del Sud Italia, ivi inclusa l'ipotesi di nomina di un commissario ad hoc, al fine di superare le gravi criticità riscontrate fino ad oggi.
(3-01022)


   FARAONE, GADDA, DE MONTE, DEL BARBA, MARATTIN, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la riforma organica dell'assistenza agli anziani riguarda più di 3,8 milioni di anziani con gravi limitazioni motorie, sensoriali o cognitive, un numero destinato a crescere molto con l'invecchiamento della popolazione e naturalmente riguarda anche, molto da vicino, tutte le loro famiglie;

   la riforma è una di quelle legate all'attuazione del Pnrr, ma è indiscutibile che risulti indispensabile a prescindere dai fondi connessi al piano richiamato;

   il Parlamento ha approvato la legge 23 marzo 2023, n. 33, recante «Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane», e il 25 gennaio 2024 il Governo Meloni ha licenziato lo schema di decreto legislativo delegato all'attuazione della riforma, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute;

   il documento, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della richiamata legge 23 marzo 2023, n. 33, è stato sottoposto per l'intesa alla Conferenza delle regioni e delle province autonome, la quale ha espresso la mancata intesa, perché «la mancata previsione di risorse finanziarie aggiuntive e strutturali, inficia la portata innovativa della riforma depotenziandone l'efficacia sia nel processo di ampliamento dell'accesso ai servizi, sia nell'intensità e nella durata dei servizi offerti»;

   la Premier aveva garantito l'aumento del 200 per cento dell'indennità di accompagnamento, ma l'ipotesi riguarderà soltanto gli over 80 non autosufficienti e con Isee sotto i 6 mila euro, quindi appena 29 mila anziani su un totale di 1,4 milioni già di percettori dell'indennità (532 euro al mese);

   naturalmente lo schema di decreto legislativo non poteva che essere bocciato dalla Conferenza delle regioni per «mancata previsione di risorse finanziarie aggiuntive e strutturali». Con uno stanziamento del Governo di appena 250 milioni, neppure strutturali, ma stanziati su appena due anni (2025 e 2026);

   appare dagli atti fin qui adottati che il Governo non è stato in grado di reperire le risorse necessarie all'attuazione della delega e, senza l'intesa con le regioni, la riforma, ad un anno dall'approvazione della legge, è ancora lontana dalla sua attuazione –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere al fine di reperire le risorse necessarie, tanto ad acquisire il consenso della Conferenza delle regioni e delle province autonome, quanto, soprattutto, all'attuazione effettiva della riforma attesa da tanti anziani e pilastro fondamentale nell'ambito del settore della spesa sociale e sanitaria.
(3-01023)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   FARAONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la disponibilità e fruibilità dei dati di interesse collettivo legato alla tutela della salute, è di fondamentale importanza;

   nel sito internet del Ministero della salute, importanti dati ed indicatori risultano aggiornati al 2021, quali ad esempio i dati relativi alle «Vaccinazioni dell'età pediatrica e dell'adolescenza – Coperture vaccinali», che come riportato su detto sito internet, «In Italia le coperture vengono monitorate annualmente, in maniera routinario, richiedendo alle Regioni e Province Autonome i dati, relativi ad alcune specifiche coorti di nascita, al 31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui viene effettuata la richiesta. I dati autodichiarati dalle Regioni e Province Autonome vengono, poi, elaborati dall'Ufficio 5 della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria»; o ancora i dati relativi al personale delle Asl e degli Istituti di ricovero pubblici ed equiparati – di competenza del Ministero della salute – Direzione generale delle digitalizzazioni del sistema Informativo sanitario e della statistica – Ufficio di Statistica;

   la situazione determinatasi è assai grave e necessita di essere affrontata con la massima urgenza –:

   quali siano i motivi del mancato aggiornamento di detti dati nel sito del Ministero della salute e, conseguentemente, quali siano gli ultimi nella disponibilità del Ministero della salute, tanto quelli relativi alle coperture vaccinali che quelli inerenti al personale delle Asl e degli Istituti di ricovero pubblici ed equiparati.
(5-02071)


   CIOCCHETTI, VIETRI, CIANCITTO, LANCELLOTTA, MORGANTE e ROSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel contesto normativo che regola il regime di applicazione dell'Iva con riferimento alle prestazioni sanitarie rese dalle professioni sanitarie operanti sul territorio nazionale, si ha la professione del massofisioterapista iscritto negli elenchi speciali ad esaurimento istituiti con la legge n. 145 del 2018, il cui operato è spesso oggetto di contenziosi o rivalse con gli organi ispettivi della Guardia di finanza;

   oggetto della contestazione è l'assenza della figura del massofisioterapista iscritto in tali elenchi nell'elenco delle professioni citate nel decreto ministeriale del 29 marzo 2001 del Ministero della salute; da una ricostruzione storica del percorso normativo si evince che le prestazioni del massofisioterapista erano già elencate tra quelle esenti dall'Iva nel decreto ministeriale 21 gennaio 1994 emanato dal Ministero della sanità, in concerto con il Ministero delle finanze;

   successivamente anche il decreto ministeriale 17 maggio 2002 «Individuazione delle professioni sanitarie esenti dall'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto», riprende net testo «ritenuto di confermare l'esenzione per gli operatori sanitari indicati nel richiamato decreto interministeriale del 21 gennaio 1994» confermando sopraddetta esenzione dell'Iva dalle prestazioni erogate dai massofisioterapisti;

   l'Agenzia delle Entrate ha evidenziato nella Circolare 19/E dell'8 luglio 2020 e nella risposta all'interpello n. 857 del 2021 come le prestazioni erogate dal massofisioterapista iscritto negli elenchi speciali ad esaurimento, rientrino di diritto tra quelle beneficiarie del regime fiscale applicabile alle prestazioni sanitarie. È evidente che tale situazione è stata generata da una non completa ed esaustiva ricognizione delle professioni operanti sul territorio nazionale nell'atto di stesura del decreto ministeriale 29 marzo 2001 e da un mancato adeguamento in epoca successiva alla creazione degli elenchi speciali;

   la figura del massofisioterapista opera fin dalla propria istituzione (legge n. 403 del 1971) erogando prestazioni sanitarie presso strutture pubbliche del Ssn, studi privati e strutture private convenzionate. Attualmente il quadro generato dalla carenza normativa precedentemente enunciata, crea notevoli ripercussioni negative sul proseguimento stesso dell'attività lavorativa -:

   se non ritenga opportuno adottare un provvedimento che completi l'elenco delle professioni già indicate nel decreto ministeriale 29 marzo 2001, comprendendo la figura del massofisioterapista iscritto negli elenchi speciali ad esaurimento tra quelle eroganti soggettivamente ed oggettivamente prestazioni sanitarie esenti dall'applicazione dell'IVA.
(5-02072)


   LOIZZO, PANIZZUT, LAZZARINI e MATONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sclerosi multipla è una malattia autoimmune infiammatoria cronico degenerativa ingravescente che colpisce il sistema nervoso centrale, caratterizzata da un'infiammazione cronica e dalla demielinizzazione dei nervi;

   la sclerosi multipla può portare a una vasta gamma di sintomi e disabilità, tra cui i più diffusi sono: difficoltà motorie, disturbi visivi, perdita di equilibrio, spasticità, mancanza di forza, fatica, dolore neuropatico, disturbi delle sensibilità, disturbi sessuali, disturbi cognitivi, disturbi dell'umore;

   la malattia colpisce circa 137.000 persone in Italia con una diffusione doppia nelle donne rispetto agli uomini e si stimano più di 3.600 nuovi casi l'anno. La patologia è diagnosticata nella maggior parte dei casi tra i 20 e i 40 anni di età;

   per la sclerosi multipla esiste una soluzione terapeutica a base di cladribina, la cui somministrazione è ammessa al rimborso dal Servizio sanitario nazionale per i primi due cicli di terapia, ciascuno di due anni; tuttavia, per il prosieguo della somministrazione oltre ai primi due cicli di terapia attualmente manca il supporto per la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale;

   l'esperienza internazionale e il parere di importanti clinici italiani in materia (Centonze D et al. Ther Adv Neurol Disord 2023) suggeriscono il vantaggio clinico nel poter avvalersi del prosieguo della cura attraverso il trattamento con la cladribina compresse;

   nel concreto, gli esiti terapeutici positivi ottenuti con l'impiego di cladribina suggeriscono di considerare, sulla base della valutazione del medico, un approccio di continuazione del trattamento per alcuni pazienti anche al quinto anno;

   garantire ai pazienti con sclerosi multipla la continuità del trattamento con cladribina compresse consentirebbe di tutelare la loro salute e di evitare la necessità di intraprendere percorsi terapeutici alternativi, specialmente quando si è registrata una buona risposta al trattamento con cladribina compresse –:

   se non ritenga opportuno e urgente adottare iniziative di competenza per individuare soluzioni che consentano il proseguimento del trattamento con cladribina compresse, sulla base della valutazione del medico, anche attraverso l'aggiornamento della scheda di prescrizione da parte di Aifa.
(5-02073)


   QUARTINI, FRANCESCO SILVESTRI, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Camera dei Deputati ha concluso l'esame dell'Atto del Governo n. 116, recante lo «Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza»;

   il predetto provvedimento testimonia di un approccio a giudizio degli interroganti assolutamente non adeguato al perseguimento degli obiettivi di cui alla legge delega con riferimento alla tutela dei soggetti vulnerabili e alla prevenzione dei fenomeni di disturbi da gioco;

   l'impianto normativo poggia infatti sul concetto di «gioco responsabile» e non persegue l'obiettivo di ridurre il più possibile l'accesso al gioco ma quello di «educare» il giocatore, sottovalutando l'aspetto patologico del fenomeno del gioco e trasmettendo un'immagine positiva del gioco;

   in particolare la nuova normativa: legittima nuovamente l'utilizzo della pubblicità superando il divieto assoluto di pubblicità introdotto con il decreto-legge n. 87 del 2018 (cosiddetto decreto dignità);

   attribuisce al concessionario, ovvero il diretto controinteressato, il controllo sul grado di partecipazione al gioco dei giocatori più esposti al rischio di gioco patologico; smantella un organo di monitoraggio indipendente, come l'osservatorio sull'azzardo, per sostituirlo con una consulta della quale fanno parte i soggetti privati ad avviso degli interroganti in palese conflitto d'interesse;

   paradossale è poi l'avocazione di ciò che resta della funzione pubblica di «tutela della salute del giocatore» da parte del Mef: una distorsione disfunzionale, considerato che l'impatto ed i costi ricadranno poi sul Ssn;

   sul piano costituzionale e ordinamentale, i princìpi di tutela della salute, della famiglia, del risparmio e della sicurezza debbono intendersi sovraordinati all'interesse erariale, come in più occasioni evidenziato dalla Corte costituzionale;

   le misure in materia di giochi hanno indubbi, gravi e rilevanti riflessi sulla tutela della salute delle persone -:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per assicurare, attraverso successivi provvedimenti, l'adempimento da parte dello Stato del dovere, costituzionalmente protetto, di tutela della salute, impedendo in primis che il gioco d'azzardo venga reso oggetto di promozione pubblicitaria e che il Ministero della salute sia estromesso dall'importante ruolo di tutelare i cittadini dal gioco d'azzardo patologico.
(5-02074)


   ZANELLA e GRIMALDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il glucagone Baqsimi è il farmaco salvavita che, in caso di ipoglicemia grave, ristabilisce il livello di zuccheri nel sangue del paziente con uno spruzzo nel naso, al posto di un'iniezione intramuscolare;

   tale formulazione può facilitarne significativamente la somministrazione, anche in contesti extra clinici, soprattutto quando i malati di diabete sono minori;

   il Baqsimi è indicato nei trattamento dell'ipoglicemia severa negli adulti, negli adolescenti e bambini di età dai 4 anni con diabete mellito, che garantisce efficacia e sicurezza di intervento terapeutico in emergenza, nonché facilità di somministrazione per i minori da parte di genitori e insegnanti;

   in Italia dal 2020, l'Aifa ha autorizzato la società Lilly Nederland BV all'immissione in commercio dei medicinale «Baqsimi». Nel 2021 l'Aifa, a seguito della valutazione della Commissione prezzi e rimborso, ha disposto la classe di rimborsabilità «A», permettendone ai pazienti diabetici l'accesso gratuito;

   dal 24 ottobre 2023 il glucagone Baqsimi è tornato in classe di rimborsabilità «C», al costo di 84,17 euro per confezione monodose, escludendo la rimborsabilità;

   tale riclassificazione sembrerebbe essere una misura temporanea in quanto il farmaco è stato venduto dalla predetta società, che non ha una sede in Italia e questo preclude la rinegoziazione dei prezzo con Aifa;

   questo sta generando allarme tra i pazienti che utilizzano il farmaco dal momento che lo stesso non è più considerato essenziale e rimborsato dal SSN, ma a carico del paziente;

   regioni, come l'Emilia-Romagna e Toscana, si sono fatte carico del costo del glucagone Baqsimi e reso disponibile gratuitamente per i bambini e gli adolescenti con diabete di tipo 1 e per pazienti adulti con diabete mellito;

   a parere degli interroganti occorre continuare ad assicurare ai pazienti diabetici l'accesso a un farmaco che può contribuire, a migliorare la qualità della vita, poiché non può essere demandata alle singole regioni la scelta di garantire ai pazienti diabetici la gratuità dello Baqsimi perché creerebbe disparità di trattamento nelle cure;

   a parere degli interroganti Aifa deve rivalutare quanto prima la classificazione di questo medicinale salvavita in fascia «A», per garantirne la gratuità ai pazienti a rischio di ipoglicemia-:

   per quali ragioni il farmaco glucagone Baqsimi, pur considerato «salva-vita», sia stato riclassificato dall'Aifa dalla fascia «A» alla fascia «C» e pertanto, quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare ai pazienti l'accesso gratuito al farmaco sul territorio nazionale senza che si producano disparità di trattamento e penalizzazioni tra pazienti su base regionale.
(5-02075)


   MALAVASI, FURFARO, CIANI, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la febbre dengue è una malattia infettiva tropicale, trasmessa all'uomo dalla puntura di zanzare. La dengue causa disturbi simili-influenzali ma, a volte, può manifestarsi in una forma più grave, chiamata dengue emorragica. Questa forma può essere mortale e colpisce circa 31 persona su 20 che si ammala di dengue;

   al momento, non esiste una cura o trattamenti antivirali specifici né una prevenzione specifica mentre sono allo studio una serie di vaccini tra cui uno, lo Dengvaxia, che è disponibile solo in alcuni Paesi e di cui l'Oms ne raccomanda la somministrazione solo a chi vive in zone ad alta diffusione e che abbia già contratto la malattia, dal momento che le persone che ricevono il vaccino e non sono state precedentemente infettate potrebbero essere a rischio di sviluppare manifestazioni più gravi, se successivamente contraessero tale infezione;

   secondo le parole del professore Gianni Rezza, già direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della salute, l'Italia rischia di diventare un buon habitat per le cosiddette malattie neglette. Una ventina di patologie, fra cui la dengue, considerate finora un nemico lontano perché, sempre secondo Rezza, la globalizzazione da un lato e la tropicalizzazione del nostro clima dall'altro non possono più farci sentire al riparo da infezioni che rischiano di diventare endemiche anche da noi, visto che le zanzare con le quali si trasmettono si aggirano nelle nostre case anche d'inverno;

   le malattie neglette, come precisa Rezza si chiamano così non perché siano rare dato che colpiscono un miliardo e 700 milioni di persone nel mondo e pesano in termini di morti e contagi come i tre «big killer» messi insieme, ossia tubercolosi, Hiv e malaria ma perché sono diffuse in Paesi poveri, che non hanno risorse per acquistare farmaci e vaccini e finiscono per essere trascurare anche dalla ricerca;

   come hanno però già dimostrato proprio la Dengue e Chikungunya, oggi non possiamo più sentirci al sicuro nemmeno alle nostre latitudini -:

   alla luce dei fatti sopraesposti, se non intenda adottare misure, per quanto di competenza, anche di carattere finanziario volte alla ricerca delle malattie neglette, al potenziamento delle reti infettivologiche regionali e al lancio di campagne di sensibilizzazione sulle cause e sugli effetti della dengue affinché siano tutelati i lavoratori e la popolazione che viene a contatto con persone che provengono da Paesi dove la dengue è endemica e questa non diventi una reale minaccia anche in Italia.
(5-02076)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione D'Alfonso n. 5-00226 del 12 gennaio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Pastorella n. 4-01932 del 23 novembre 2023;

   interrogazione a risposta scritta Grimaldi n. 4-02006 del 7 dicembre 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Mauri n. 5-02044 del 21 febbraio 2024.