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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 29 febbraio 2024

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   il 17 gennaio 2024, il Governo ha esercitato i poteri speciali del golden power, nella sola forma delle prescrizioni, dando il via libera alla cessione della rete fissa di accesso, ora di proprietà di Tim, a una costituenda NetCo. Quest'ultima sarà partecipata al 65 per cento dal fondo speculativo statunitense Kkr (e da altri investitori esteri), come stabilito dagli accordi sottoscritti il 6 novembre 2023, all'indomani della decisione del consiglio di amministrazione di Tim di cedere alcune attività della rete fissa, il Tesoro parteciperà al capitale della NetCo con il 20 per cento;

   la delibera del Consiglio dei ministri – si legge nella nota di Palazzo Chigi – «rappresenta un ulteriore e fondamentale step nell'operazione di acquisizione di NetCo» e recepisce, nelle prescrizioni, gli impegni che le parti Tim e Kkr hanno assunto durante la trattativa. Si tratta di impegni che, a dire del Governo, sarebbero pienamente idonei ad assicurare la tutela dell'interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione;

   come illustrato da Tim, la decisione di vendere la rete fissa di accesso ha l'obiettivo di diminuire l'indebitamento netto (che ammonta a 25,7 miliardi di euro a fine dicembre 2023) ma non è chiaro né quanto, effettivamente, diminuirà detto indebitamento, né quanto investirà Kkr, visto che detto fondo speculativo sta cercando di coinvolgere altri investitori finanziatori, come il fondo sovrano di Abu Dhabi (Adia) o il maggior fondo pensione del Canada (Ccpib), che parrebbero pronti a partecipare;

   né è chiaro l'orizzonte industriale, con particolare riferimento agli investimenti che Kkr e soci faranno per potenziare e ammodernare la rete TLC, per assicurare la sicurezza nazionale e la transizione digitale. In ultimo, non è chiaro quanto dovrà pagare il Tesoro per rilevare la maggioranza della NetCo, come lascerebbe intendere la nota stampa del 17 gennaio 2024;

   similmente non appare chiaro, stanti le sole notizie di stampa sul tema, quale indirizzo politico e strategico a tutela degli interessi nazionali e della sicurezza nazionale il Governo stia mettendo in campo; ci si domanda se e in che termini l'ingresso di investitori speculativi in NetCo (società che detiene sostanzialmente tutte le infrastrutture di rete fissa di Tim) possa tutelare l'interesse nazionale, la garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete fissa primaria di telecomunicazione e in che modo il Governo possa incidere nelle scelte, vista l'esigua partecipazione pari al massimo al 20 per cento, a fronte di un socio di maggioranza che deterrà almeno il 65 per cento ma con concreta possibilità di arrivare a quote superiori;

   mentre il Governo annuncia passi in avanti nella definizione complessiva dell'operazione, secondo le tempistiche annunciate, e si avvicina il rinnovo del consiglio di amministrazione di Tim alla prossima assemblea di bilancio, fissata il 23 aprile 2024, si fa sempre più concreto il rischio di un nuovo caso «Alitalia» ovverosia una nuova Tim ibrida e di vita breve che, laddove pure riducesse il debito, perderebbe però un ruolo primario nel mercato TLC in crisi di fungibilità – prima che di liquidità –, con concorrenti più forti e costi operativi minori;

   in ultimo, non è chiaro quanto dovrà pagare il Tesoro per rilevare la maggioranza della NetCo, dopo la già prevista fuoriuscita di Kkr, come lascerebbe intendere la nota stampa del 17 gennaio 2024 –:

   se e come il Governo intenda garantire la «supervisione strategica affidata allo Stato» nella nuova società NetCo – dichiarata nella nota dei Governo citata – a fronte di una partecipazione al capitale, pari al solo 20 per cento, e prerogative di governance già concordate che assegnano al socio pubblico una mera «minoranza qualificata», per definizione insuscettibile di determinare politiche d'indirizzo del fondo conformi e coerenti rispetto agli interessi nazionali, allo sviluppo economico e tecnologico, così come alla sicurezza e alla difesa ovvero alla transizione digitale e tecnologica e alla salvaguardia del perimetro occupazionale e della lotta all'esclusione sociale.
(2-00336) «Pellegrini, Francesco Silvestri, Barzotti, Aiello».

Interrogazione a risposta scritta:


   BOF. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dal 1991, per effetto di quanto disposto dall'articolo 4 della legge 7 agosto 1990, n. 250, il Dipartimento dell'informazione e dell'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri fino al 31 dicembre 2005 ha corrisposto agli organi di partito un contributo annuo pari al 40 per cento, nonché dal primo gennaio 2006, per effetto di quanto disposto dall'articolo 1, comma 1247, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che riporta: «..., nonché alle imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 250.»;

   l'articolo 44, comma 1, lettera b-bis), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni nella legge n. 133 del 2008, ha prescritto il «mantenimento del diritto all'intero contributo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 250 e dalla legge 14 agosto 1991, n. 278, anche in presenza di riparto percentuale tra gli altri aventi diritto, per le imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 250». L'articolo 1 della legge 7 agosto 1990, n. 230, prevedono inoltre un supplemento di contributo alle imprese che avessero svolto attività di interesse generale ai sensi del citato articolo 4 della legge n. 250 del 1990;

   la legge 30 dicembre 2018, n. 145 ha disposto l'abrogazione dei «contributi diretti» previsti dal citato articolo 4 della legge 7 agosto 1990, n. 250, per tutte le categorie di beneficiari di cui all'articolo 1, comma 1247, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, non del diritto all'intero contributo. Nessuna normativa vigente in materia prevede la concessione di contributi diretti di cui all'articolo 4 della legge 7 agosto 1990, n. 250, solo e soltanto alle imprese radiofoniche che abbiano svolto attività di interesse generale, così come definita dall'articolo 1 della legge 7 agosto 1990, n. 230, la quale prevedeva l'erogazione di un contributo supplementare a chi ha copertura di trasmissioni in ambito nazionale;

   secondo la Corte costituzionale, esiste un «interesse generale» alla informazione «indirettamente protetto dall'articolo 21» della Costituzione che implica «pluralità di fonti di informazione, libero accesso alle medesime, assenza di ingiustificati ostacoli legali, anche temporanei, alla circolazione delle notizie e delle idee» (sentenza n. 105 del 1972); e «i grandi mezzi di diffusione del pensiero (nella più lata accezione, comprensiva delle notizie) sono a buon diritto suscettibili di essere considerati nel nostro ordinamento, come in genere nelle democrazie contemporanee, quali servizi oggettivamente pubblici o comunque di pubblico interesse» (sentenza n. 94 del 1977); inoltre, l'informazione esprime «non tanto una materia, quanto una condizione preliminare» per l'attuazione dei princìpi propri dello Stato democratico (sentenza n. 29 del 1996); e la più recente sentenza della Corte costituzionale n. 206 del 25 luglio 2019, nel considerando n. 2 precisa che «Prima dell'adozione della disposizione censurata, la materia dei contributi all'editoria era regolata in modo sistematico dalla legge 7 agosto 1990, n. 250 [...]»;

   a parere dell'interrogante la legge 7 agosto 1990 n. 230, non conferiva nessun requisito di informazione di interesse generale, erogava solo un contributo supplementare –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza volte a chiarire se una testata giornalistica radiofonica in ambito locale, con gli stessi requisiti di una testata nazionale, possa svolgere attività di informazione generale di cui all'articolo 4, legge 7 agosto 1990, n. 250, o se la stessa sia riservata solamente alle testate nazionali.
(4-02418)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO, PORTA, BOLDRINI e CIANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 aprile 2023, è stato arrestato il leader storico, 82enne, del partito islamico tunisino Ennahdha, Rached Ghannouchi, con l'accusa di «cospirazione contro la sicurezza dello Stato»;

   l'arresto si inserisce in un crescendo di atti di violenta repressione attuati dal presidente, Kaïs Saïed che, in meno di due anni, ha concentrato sempre più potere nelle proprie mani fino ad arrivare alla promulgazione della nuova Costituzione, adottata a seguito di un referendum segnato da un altissimo tasso di astensionismo, che sostituisce la Costituzione del 2014, indubbiamente una delle Carte costituzionali più democratiche nel mondo arabo, con un nuovo testo dai tratti fortemente autoritari;

   dal febbraio 2023, difatti, è in corso una ondata di arresti che sta colpendo diversi esponenti politici dell'opposizione, giornalisti, avvocati, sindacalisti, attivisti ed esponenti vari della società civile;

   arresti accompagnati da una campagna gravemente xenofoba e senza precedenti contro i migranti subsahariani, accusati di programmare una «sostituzione etnica»;

   il 19 febbraio 2024 Rachid Ghannouchi, ha manifestato la sua solidarietà con uno sciopero della fame in sostegno ad altri sei politici in carcere che la settimana prima avevano adottato questa forma di protesta per denunciare i metodi autoritari del presidente Kaïs Saïed;

   negli ultimi mesi in Tunisia si è assistito a un ulteriore deterioramento della situazione interna, sia sul fronte economico, politico e sociale;

   il Paese vive anche una profonda crisi economica, per cui scarseggiano da mesi beni di prima necessità, il tasso di inflazione è oltre il 10 per cento, il tasso di disoccupazione superiore al 15 per cento, il debito pubblico sfiora il 100 per cento del Pil e, dunque, la tensione sociale è molto alta. In tale contesto, si è registrato il rifiuto da parte del Presidente della Repubblica Kaïs Saïed di sottoscrivere l'accordo negoziato dal suo Governo con il Fmi per un prestito di 1,9 miliardi di dollari – prestito che serviva a favorire la stabilità –, mentre la Banca mondiale ha sospeso i dialoghi con la Tunisia, preoccupata per le condizioni della comunità subsahariana;

   stante la situazione di volatilità economica, molti analisti sono preoccupati che il Paese possa proclamare un default sul debito estero. Questo scenario avrebbe gravi ripercussioni anche per l'Unione europea e l'Italia, sia in termini economici che di ulteriori flussi migratori;

   al riguardo si rileva come nella prima metà del 2023 la Tunisia abbia superato la Libia come numero di partenze per l'Italia;

   inoltre, il Presidente Saïed ha intrapreso una campagna anti-migranti senza precedenti nella storia del Paese utilizzando affermazioni gravemente xenofobe che sono state seguite da crescenti violenze e maltrattamenti da parte delle autorità tunisine nei confronti dei migranti subsahariani;

   il 16 luglio 2023 è stato firmato il memorandum d'intesa per una partnership strategica e globale fra l'Unione europea e la Tunisia al fine di ridurre il numero degli arrivi dal Paese, un accordo però privo delle necessarie condizionalità sullo stato di diritto e la tutela dei diritti umani in Tunisia;

   in merito al memorandum, Giorgia Meloni ha affermato che «questo partenariato deve diventare un modello per le relazioni dell'Unione europea con gli altri Paesi del Nordafrica»;

   in realtà sono state espresse parecchie critiche al Mou, in particolare, la commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha dichiarato che: «Gli Stati membri del Consiglio d'Europa dovrebbero insistere sulla chiara salvaguardia dei diritti umani in qualsiasi ulteriore cooperazione in tema di migrazione con la Tunisia. Le tutele di ogni tipo di diritti umani devono essere una parte integrante di ogni attività di cooperazione sulla migrazione tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa e i Paesi terzi, Tunisia inclusa. (...) Le gravi violazioni dei diritti umani recentemente riportate contro rifugiati e migranti in Tunisia rendono solo più stringente che tali tutele siano contemplate» –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, sia in sede bilaterale che nei consessi internazionali, per fare pressione sul Presidente Saïed affinché cessi immediatamente la repressione in Tunisia e sia garantito il ripristino del pluralismo della rappresentanza, nonché il rilascio di tutti i prigionieri politici, degli attivisti e delle attiviste.
(5-02094)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   ORRICO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il festival del cinema di Giffoni, che si tiene ogni anno dal 1971, è la più importante rassegna cinematografica internazionale dedicata ai bambini e ai ragazzi ed ha ospitato fra i più celebri interpreti della settima arte a livello mondiale;

   la manifestazione, negli oltre 50 anni di attività, ha rappresentato un unicum imprenditoriale capace di lanciare alla ribalta internazionale una piccola realtà meridionale di provincia e dunque ha rappresentato per essa un volano di sviluppo economico e sociale;

   il Fondo di sviluppo e coesione rappresenta il principale strumento economico per la rimozione degli squilibri economici e sociali del Paese e le sue risorse sono necessarie non solo per realizzare investimenti destinati a infrastrutture e ambiente, ma sono fondamentali anche per la cultura, il turismo, le politiche sociali e quelle dedicate all'inclusione;

   il Fondo di sviluppo e coesione rappresenta una risorsa economica essenziale per i soggetti che operano e programmano le attività culturali nel Meridione poiché i finanziamenti per la cultura e per le attività produttive della cultura come Giffoni fanno parte di questa linea finanziaria;

   in passato il Nucleo di valutazione e analisi per la programmazione, articolazione del Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, aveva evidenziato l'utilizzo virtuoso delle risorse di cui sopra da parte del festival del cinema di Giffoni poiché con essi è stata realizzata una dotazione infrastrutturale che ha trovato la sua ragion d'essere, esempio unico in Italia, proprio nella presenza della celebre kermesse cinematografica;

   come raccontato dalla stampa e denunciato da molti operatori culturali ed amministratori locali, sussiste ad oggi un inspiegabile blocco dei fondi del Fondo di sviluppo e coesione destinati alle regioni del Sud;

   senza di essi sono a rischio la programmazione e la realizzazione delle attività culturali del festival del cinema di Giffoni e di altre fra le principali realtà culturali del Meridione che comporterebbero, solo in Campania, la perdita di 12 mila posti di lavoro –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per sbloccare la distribuzione delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione che spettano alle regioni del Sud ed evitare così che venga pregiudicata la riuscita di attività e l'esistenza di realtà culturali come il festival del cinema di Giffoni che hanno dato lustro al Paese e prodotto nei territori economia e sviluppo sociale.
(4-02414)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo 4-02318, cui non è stata data alcuna risposta, lo scorso 9 febbraio 2024 veniva chiesto ai Ministri interrogati se per il taglio dei 500 larici secolari facenti parte del Bosco di Ronco, ai piedi delle Tofane, dove dovrebbe essere realizzato il Cortina Sliding Centre, in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale di cui all'articolo 142, comma 1, lettera g), del decreto legislativo n. 42 del 2004 e a vincolo imposto con decreto del Ministro dell'istruzione del 10 giugno 1952, fosse stata acquisita l'autorizzazione paesaggistica e fossero stati valutati i danni ambientali derivanti dal taglio di un patrimonio forestale di grande valore, anche ai fini della tutela delle specie faunistiche ai sensi della Direttiva 2009/147/CE sulla tutela della avifauna selvatica;

   il 21 febbraio 2024 la società LGB forestal service srl, il cui Commissario straordinario ha affidato, ai sensi dell'articolo 50, comma 1, lettera b), del decreto legislativo n. 36 del 2023 senza consultazione di più operatori economici, il servizio di taglio alberi, ivi compreso il trasporto e l'accantonamento del legname, ha dato inizio alle operazioni di taglio;

   secondo i dati riportati nell'ultima versione del progetto della pista da Bob, che la Simico ha appaltato alla Società Pizzarotti, l'area del lariceto che dovrebbe essere abbattuta per far spazio alla pista ammonta a 19.980 metri quadri (circa 2 ettari);

   dall'esame dell'ultimo piano di gestione forestale del comune di Cortina la «provvigione», ovvero il volume di legno presente in quell'area varierebbe tra i 300 e 350 metri cubi ad ettaro, con un numero di piante che si attesterebbe attorno le 280-300 ad ettaro;

   la società LGB forestal service srl, al momento dell'offerta avrebbe stimato in ben 2.200 metri cubi il legname oggetto del taglio presente nell'area, il triplo rispetto ai circa 700 metri cubi che presumibilmente vegetano nei circa due ettari ove era previsto il taglio, il che fa desumere che l'area interessata dal taglio delle piante sarebbe ben più ampia di quanto indicato nel progetto della pista da Bob, coinvolgendo in realtà circa 2000 larici;

   l'intervento del Cortina Sliding Centre ricade in un contesto ambientale e paesaggistico di elevato pregio, con un'area forestale dalla fortissima valenza culturale e sociale, il cui taglio sta determinando fortissima indignazione e protesta da parte delle comunità locali e dell'opinione pubblica –:

   se i Ministri risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza intendano assumere perché sia chiarito da parte della Simico l'esatto numero dei larici interessati dal taglio, se per il taglio dei larici sia stata acquisita l'autorizzazione paesaggistica, se siano stati valutati tutti i danni paesaggistici ed ambientali derivanti dal taglio di un patrimonio forestale di grande valore naturalistico e identitario dei luoghi e se non ritengano necessario intervenire, ciascuno per quanto di competenza, perché vengano verificate possibili alternative al progetto per tutelare al meglio il Bosco di Ronco di Cortina.
(4-02413)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DE CORATO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Codice dell'ordinamento militare prevede, in seguito alle modifiche ad esso apportate dai provvedimenti del cosiddetto «riordino delle carriere», che la carriera dell'ufficiale abbia «sviluppo dirigenziale» (articolo 627, comma 3, del Codice dell'ordinamento militare);

   i predetti provvedimenti di revisione dei ruoli hanno individuato nel grado di maggiore delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare il primo livello dirigenziale, con la conseguente estensione al relativo personale della disciplina economica della dirigenza;

   il riconoscimento dello status dirigenziale per i maggiori e i tenenti colonnelli ha indotto il legislatore a modificare l'articolo 24 della legge n. 448 del 1998 che sancisce il cosiddetto adeguamento retributivo annuale automatico per docenti universitari, dirigenti delle Forze armate e di polizia, della carriera diplomatica e prefettizia, dei magistrati e avvocati dello Stato;

   il riordino del 2017 estende tale meccanismo di adeguamento automatico anche ai Maggiori e ai Tenenti Colonnelli (i discendenti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di adeguamento annuale infatti correttamente motivano l'applicabilità del decreto ai maggiori e ai Tenenti Colonnelli, «in quanto inquadrati nella dirigenza dal 1° gennaio 2018»);

   lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze nel conto annuale del personale pubblico predisposto dalla Ragioneria generale dello Stato inserisce i maggiori e i tenenti Colonnelli nel novero del personale statale dirigente, così come i generali di brigata, di Divisione e di Corpo d'armata inquadrati tra i dirigenti pubblici facenti parte della categoria degli ufficiali generali;

   va rilevato che se un maggiore/tenente colonnello (e gradi corrispondenti della Polizia di Stato) non dovesse risultare più idoneo al servizio militare incondizionato per lesioni dipendenti o meno da causa di servizio questi «può presentare domanda di transito (...) manifestando espressamente il proprio consenso all'inquadramento nella posizione apicale di livello non dirigenziale del Ministero della Difesa»;

   ove non esercitasse tale facoltà, verrebbe posto in congedo assoluto, perdendo il proprio posto di lavoro. I maggiori e i tenenti colonnelli quindi, pur essendo dirigenti pubblici devono prestare il proprio consenso ad essere demansionati ex lege e a venir inquadrati nell'area prevista per i capitani/commissari capo ovvero la terza area funzionale F 4 dei funzionari: altrimenti non rimarrebbe loro che il congedo assoluto;

   analoga e paradossale situazione riguarda i militari nel grado di colonnello in su perché la legge nulla prevede: qualora colonnelli e generali risultassero inidonei al servizio militare incondizionato non potrebbero transitare nei ruoli civili del Ministero della difesa né in altra pubblica amministrazione, di fatto venendo posti in congedo e perdendo il proprio posto di lavoro;

   tale situazione risulta altamente penalizzante in quanto con il sistema contributivo un colonnello (ovvero un primo dirigente della Polizia di Stato) che per sventura risultasse inidoneo al servizio militare potrebbe trovarsi anche a 43 anni senza lavoro e una retribuzione dignitosa. Inoltre, anche sotto il profilo etico e morale appare doveroso che lo Stato riconosca la possibilità di continuare a prestare la propria opera professionale ai propri dirigenti del «comparto difesa-sicurezza», nella piena consapevolezza che lo Stato non abbandona i propri «servitori» che, per i particolari compiti demandati alle Forze armate e di polizia, sono sovente chiamati allo svolgimento di delicati compiti di servizio che comportano la necessità di esporsi a pericoli –:

   se si intenda adottare idonee iniziative normative al fine di sanare le evidenti anomalie di cui in premessa e se si intenda garantire a ufficiali superiori e a ufficiali generali, appartenenti alle Forze armati e alle Forze di polizia, in caso di inidoneità al servizio militare incondizionato per lesioni dipendenti o meno da causa di servizio, il legittimo transito in situazioni di vacanza organica nella dirigenza pubblica ovvero in un apposito ruolo istituito ad hoc.
(4-02412)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, ZAN e LACARRA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il primo comma dell'articolo 39 della Costituzione sancisce la libertà di organizzazione sindacale;

   tale principio è stato reso effettivo anche nei luoghi di lavoro con l'approvazione dello Statuto dei lavoratori (legge 20 maggio 1970 numero 300);

   i criteri di rappresentatività sindacale ai fini della contrattazione collettiva nella pubblica amministrazione sono normati dall'articolo 43 del decreto legislativo n. 165 del 2001;

   apprendiamo da fonti stampa del 27 febbraio 2024, relative ad una nota della Fp Cgil Polizia Penitenziaria, che il Sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, avrebbe «convocato l'Organismo Sindacale (Os), includendo» quindi «in modo inappropriato la partecipazione di un'organizzazione sindacale non rappresentativa e di area vicina allo stesso Sottosegretario»;

   durante l'incontro, lo stesso coordinatore nazionale della Fp Cgil Polizia Penitenziaria Mirko Manna, avrebbe «sollevato obiezioni a questa procedura inusuale, sottolineando che l'assunzione di responsabilità da parte del Sottosegretario Delmastro non è sufficiente a giustificare una tale deviazione dalle norme stabilite»;

   viste le regole in materia rappresentatività sindacale;

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di garantire che le norme sulla rappresentatività sindacale ai fini della contrattazione collettiva nella pubblica amministrazione siano applicate.
(5-02091)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   quella dei suicidi in carcere può essere definita una vera e propria piaga sociale che nel 2024 ha già registrato 20 suicidi e 24 persone detenute sono morte in carcere;

   secondo quanto si apprende a mezzo stampa e grazie al comunicato diramato dalla Commissione carcere Camera penale di Messina «P. Pisani – G. Amendolia» a firma del presidente Avv. Bonaventura Candido, lunedì 19 febbraio 2024, un uomo detenuto di 41 anni, con problemi di ansia, depressione e disturbi della personalità con un fine pena previsto ad aprile 2024 ha ingoiato tre lamette e si trova al momento in coma presso il Policlinico di Messina;

   l'uomo, che al momento si trova in condizioni gravissime e per il quale il personale sanitario non nutre speranze di sopravvivenza, aveva chiesto tramite il proprio difensore di poter espiare il proprio fine pena in una struttura extra carceraria, ma tale richiesta era stata rigettata in quanto ritenuto compatibile con la detenzione intramuraria;

   non è necessario ricordare al Ministro e al Ministero la situazione gravissima in cui versano le carceri italiane, che risultano, utilizzando un eufemismo, sovraffollate, contando presenze per più di sessantamila persone a fronte di una capienza di poco superiore alle cinquantuno mila ai quali andrebbero però sottratti i posti al momento indisponibili;

   facendo inoltre riferimento al caso in oggetto, si segnala che ci sono diverse centinaia di detenuti con quadri multi-patologici che non sono fronteggiabili in carcere e che, nonostante questi quadri, vengono mantenuti all'interno delle case circondariali dove, poi, finiscono col perdere la vita o compiere gesti estremi –:

   se il Ministero sia a conoscenza del caso oggetto della presente interrogazione, se ritenga che il gesto del detenuto fosse evitabile e la ragione per la quale, a fronte di una conclamata situazione di vulnerabilità, non sia stato previsto il ricovero in una struttura specializzata.
(4-02415)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione S. Maria del Castello Onlus svolge attività di assistenza sociale e socio-sanitaria, fornendo servizi socio-assistenziali, sanitari e riabilitativi di tipo residenziale nel territorio della regione Lombardia;

   in data 6 dicembre 2023, la Fondazione ha comunicato tramite Pec al Ministero competente di aver avviato una sperimentazione innovativa per la presa in carico di persone affette da demenza nell'ambito di «Villaggio Alzheimer», una struttura qualificata dove è stato ricreato un ambiente urbano favorevole all'orientamento autonomo delle persone affette da demenza;

   al fine di ottimizzare l'assistenza degli ospiti e di monitorare i risultati della sperimentazione, il «Villaggio Alzheimer» è stato dotato di un sistema tecnologico che sfrutta la Data Science, consentendo la digitalizzazione degli ambienti e l'interconnessione di dispositivi medici indossabili, sensori ambientali, rilevatori di movimento e dispositivi elettromedicali;

   la piattaforma tecnologica collegata ai dispositivi è in grado di interpretare i dati inseriti dall'équipe multidisciplinare, supportando le decisioni riguardanti le cure e la salute degli ospiti;

   la Fondazione ha altresì chiesto al Ministero, tramite la suddette Pec, se i beni strumentali utilizzati nel contesto di implementazione del «Villaggio Alzheimer» potessero essere riconosciuti come beni strumentali 4.0, conformemente a quanto stabilito dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234;

   ad oggi, la Fondazione rileva di non aver ricevuto risposta alla sua richiesta di chiarimento inviata per mezzo Pec –:

   quali siano le tempistiche di invio della risposta alla Fondazione S. Maria del Castello Onlus, considerando anche la natura altamente positiva, sia per i pazienti sia per le rispettive famiglie, del progetto suesposto.
(4-02409)


   ZINZI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio agrario provinciale di Benevento è in liquidazione coatta amministrativa dal 1996 con esercizio provvisorio;

   negli anni alla guida dello stesso Consorzio agrario provinciale si sono succeduti, tra revoche e sostituzioni, diversi commissari liquidatori nominati dal Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;

   l'ultima nomina del commissario liquidatore, in sostituzione del precedente dimissionario per motivi di salute, è avvenuta con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 19 ottobre 2022 con le seguenti motivazioni: «Attese le diverse proposte di affitto dei rami d'azienda pervenute da esaminare, il giudizio penale in corso e la conseguente necessità di procedere alla esatta quantificazione dei danni eventualmente subiti dal Consorzio per la più proficua costituzione in giudizio dello stesso quale parte offesa e da ultimo la recente stipula del contratto di acquisto delle uve vendemmia 2022 (comunicazione del commissario liquidatore del 29 settembre 2022) da parte del Consorzio in corso di esecuzione che diversamente rimarrebbe non presidiato»;

   in data 15 settembre 2021 una società del settore alimentare ha presentato manifestazione d'interesse ed offerta per l'area immobiliare, di proprietà del Consorzio Agrario Provinciale di Benevento, di via XXV Luglio nel territorio del comune di Benevento;

   la stessa società soprarichiamata in data 19 luglio 2022 ha presentato proposta d'acquisto con offerta irrevocabile con contestuale deposito cauzionale, offerta prorogata per ben otto volte;

   in data 8 agosto 2023 il commissario liquidatore ha pubblicato ufficialmente la gara per la vendita di beni del Consorzio Agrario Provinciale di Benevento nella sua interezza o, in subordine, il ramo cantina e il ramo agenzia;

   in data 2 ottobre 2023 la gara è risultata deserta nella vendita del Consorzio nella sua interezza e nel ramo agenzia, viene acquisito solo il ramo cantina;

   in data 2 gennaio 2024 sono scaduti i termini (90 giorni) per una eventuale seconda gara al ribasso così come previsto dall'autorizzazione di vendita ministeriale del 4 agosto 2023 e dallo stesso bando, così come pubblicato dal Commissario che aveva relegato tale ipotesi ad una propria discrezionale valutazione;

   la proposta della società del settore alimentare sarebbe superiore alla perizia di stima della struttura commissariale di circa il 30 per cento;

   i creditori del Consorzio agrario provinciale potrebbero contestare la mancata vendita, e quindi il mancato maggiore introito, nelle modalità sopra evidenziate;

   il progetto presentato dalla società del settore alimentare rivaluterebbe un'intera zona della città di Benevento e garantirebbe 40 nuovi assunti –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere in merito alla preoccupante situazione del Consorzio Agrario Provinciale di Benevento, al fine di superare le criticità evidenziate;

   se non ritenga di adottare iniziative, a fronte della vicenda di cui in premessa, al fine di assicurare, per quanto di competenza e tramite la struttura commissariale, la più ampia trasparenza nella vendita dei beni del Consorzio agrario provinciale di Benevento;

   se risponda a vero che la struttura commissariale voglia procedere ad un nuovo bando, fuori termine, prendendo come base d'asta un'offerta presentata dopo la scadenza del primo bando di vendita;

   perché i commissari non abbiano mai valutato la proposta d'acquisto del compendio di via XXV Luglio a Benevento città presentata per la prima volta nel 2021 e poi prorogata da una società del settore alimentare.
(4-02411)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la notizia del blocco dei camion italiani al passaggio al Brennero, un corridoio attraversato annualmente da più di 50 milioni di tonnellate di merci;

   in particolare, l'Austria e il land del Tirolo hanno introdotto numerosi divieti per il passaggio dei tir nel loro territorio; limitazioni «a scacchiera» che consentono il passaggio solo ad orari prestabiliti, blocco del traffico notturno, limiti alla circolazione di determinate merci, divieto di uscire dall'autostrada, rispetto delle festività. Questo si traduce in decine di chilometri di code per i tir italiani, una situazione peggiorata sensibilmente negli ultimi anni;

   il Brennero è il valico transalpino numero uno per il traffico pesante. Attraverso di questo l'Italia esporta il 32 per cento di tutto l'export verso l'Europa, con un interscambio di merce di circa 170 miliardi l'anno (30 per cento viaggia su ferrovia). Dal Brennero passano oltre 35 milioni di tonnellate di merci su strada e oltre 13 su rotaia;

   secondo un recente studio di Uniontrasporti, elaborato in collaborazione anche con CNA FITA, «Quasi 2,9 milioni di veicoli pesanti, di cui 980mila italiani, subiscono i divieti. Tenendo conto che un veicolo transita al Brennero in media quattro volte al mese per 48 volte l'anno, possiamo quantificare il danno annuale in 168mila euro di aggravio di costi per una piccola impresa e di 310mila euro l'anno per una media impresa. In totale, 251 milioni di euro l'anno di danno per le imprese italiane con mezzi pesanti. Nel periodo 2018-2022, il danno ammonta a 1,25 miliardi di euro. Considerando i danni di filiera, l'impatto economico sull'Italia ammonta a 1,8 miliardi di euro in cinque anni»;

   sempre secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il Ministro in indirizzo, che ha raccolto il disagio degli autotrasportatori, avrebbe chiesto ufficialmente all'Unione europea di aprire una procedura di infrazione verso l'Austria e finalmente gli Stati membri avrebbero deciso di prendere una netta posizione nei confronti degli inaccettabili divieti di circolazione imposti dall'Austria;

   il trasporto su gomma, da tempo messo in ginocchio da problematiche legate alle crisi internazionali, dalla guerra in Ucraina, alla crisi del canale di Suez, ai rincari dei carburanti, è un comparto vitale non solo per l'economia nazionale, ma anche per la sopravvivenza sociale delle comunità, laddove, ad esempio, non arrivano i trasporti;

   come denunciato dal Presidente CNA Fita Veneto, Fantinato, «Non abbiamo alternative, non abbiamo per ora altre possibilità di trasporto merci su rotaia: la rete ferroviaria registra ancora un basso indice di trasporti e ci vorrà ancora tempo perché diventi competitiva come infrastruttura. Quindi non resta che il trasporto su gomma. Questo blocco imposto dall'Austria per i trasporti dei paesi esteri non fa che aggravare l'intero sistema per tutto il Paese. Le piccole e medie imprese hanno inoltre il loro punto di forza nell'affidabilità. Consegnare in ritardo la merce, peraltro assorbendo i maggiori costi, non solo crea un danno irreparabile alle aziende, ma scredita l'intero sistema produttivo italiano»;

   gli ostacoli imposti dall'Austria al transito dal Brennero, così come le difficoltà alla navigazione provocate dagli attacchi degli Houthi dello Yemen contro le navi nel Mar Rosso impongono una riflessione sull'importanza di cogliere l'opportunità del PNRR per modernizzare la logistica nazionale –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per agire sui ritardi strutturali dell'Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità.
(5-02092)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa della questione relativa al progetto di ammodernamento della strada statale SS45 di Val Trebbia, specificatamente nel tratto che va da Rivergaro a Cernusca;

   il progetto, avviato dalla società Anas SpA nel 2016, prevede l'ammodernamento di un tratto di 11 chilometri e ha subito numerose variazioni nel corso degli anni;

   purtroppo il progetto elaborato dall'Anas nel 2017 con un costo di 41.558.405,00 euro interamente finanziato, che aveva avuto l'approvazione della popolazione residente per l'attenzione dimostrata riguardo all'impatto ambientale dell'opera, è stato sostituito da quello oggetto della presente interrogazione con un costo di circa 200 milioni di euro (fonte: SILOS Sistema Informativo Legge Opere Strategiche Scheda n. 225);

   il percorso attuale di tale progetto prevede la costruzione di 7 nuove rotonde e l'ampliamento della strada a 9,5 metri in alcuni tratti, con l'obiettivo di migliorare la sicurezza e la scorrevolezza del traffico, ma comportando un grave impatto ambientale;

   tale progetto, infatti, ha suscitato serie preoccupazioni e disaccordi tra gli enti locali e i cittadini;

   il comune di Rivergaro, ad esempio, ha espresso un «dissenso con motivazioni», mentre i cittadini, tramite l'Associazione per la tutela della Valtrebbia-Residenti e utenti SS45, hanno presentato una relazione con proposte di miglioramento, senza ricevere un adeguato coinvolgimento o risposta;

   Inoltre, nonostante le opposizioni, il progetto è stato approvato a maggioranza il 7 dicembre 2023 dal commissario;

   Il comune di Rivergaro ha in seguito presentato un ricorso, che è stato rigettato, e ora è in corso un ricorso al Tar presentato dai cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali siano le ragioni alla base dell'approvazione del progetto nonostante le significative obiezioni espresse dal comune di Rivergaro e dai cittadini;

   se sia stato valutato un approccio più partecipativo per garantire che le preoccupazioni dei cittadini e delle autorità locali siano adeguatamente prese in considerazione e quali siano i passi previsti per garantire che il progetto soddisfi le esigenze di sicurezza, efficienza e sostenibilità ambientale, considerando le peculiarità del territorio.
(4-02408)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 febbraio 2000, n. 28, recante la disciplina per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica, stabilisce, all'articolo 9, il divieto, dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto, a tutte le amministrazioni pubbliche, di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni;

   il divieto copre ogni forma di comunicazione, con qualsiasi tecnica e a qualsiasi scopo effettuata a partire dalla convocazione dei comizi elettorali: le amministrazioni pubbliche devono astenersi non solo dalle manifestazioni volte ad appoggiare le liste o i candidati impegnati nel confronto elettorale (propaganda elettorale in forma diretta) ma anche da tutte le attività di comunicazione che, avendo come finalità principale la promozione dell'immagine politica o dell'attività istituzionale dell'ente stesso, stimolino una rappresentazione positiva o negativa di una determinata opzione elettorale (propaganda elettorale in forma mediata);

   secondo notizie apprese dall'interrogante, negli spazi dell'Azienda sanitaria locale di Pescara si starebbe organizzando per il prossimo 5 marzo un evento intitolato «Sanità territoriale della Val Pescara. Lavori in corso» durante il quale – si legge nell'invito – sarà effettuato «un sopralluogo itinerante in tre cantieri con lavori in corso della Asl di Pescara»; all'iniziativa, che riguarda i comuni di San Valentino, Tocco da Casauria e Popoli, sono invitati quattro candidati alle imminenti elezioni regionali, tutti di area centrodestra; si tratta in particolare: del presidente Marco Marsilio, del presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, dell'assessore alla salute Nicoletta Verì e del presidente della commissione sanità Leonardo D'Addazio;

   l'iniziativa appare chiaramente in contrasto con la citata disciplina per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e a giudizio dell'interrogante, si tratta in particolare di una strumentalizzazione di spazi istituzionali che priverebbe gli organi decisionali dell'Asl di Pescara della propria autonomia di comportamento, di una «passerella elettorale» organizzata ad arte priva di qualsiasi valenza istituzionale, e come tale proibita dalla legge –:

   quale sia l'orientamento dei Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa, a tal fine stigmatizzando la condotta di chi abusa del proprio ruolo istituzionale in campagna elettorale e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare affinché le pubbliche amministrazioni si attengano alle prescrizioni di cui alla legge n. 28 del 2000, anche in vista delle prossime elezioni regionali in Abruzzo.
(5-02095)


   VACCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la procura di Modena ha riconosciuto il comportamento poco consono da parte della polizia in merito ai fatti accaduti la mattina del 22 dicembre 2020 che hanno coinvolto due giovani fermati dagli agenti di Sassuolo;

   dalla ricostruzione fornita dai legali i due giovani venivano fermati ai tornelli di un supermercato, portati in magazzino e perquisiti. Successivamente venivano portati nel commissariato di Sassuolo per essere nuovamente perquisiti, denudati e sottoposti a invasivi accertamenti fisici;

   i ragazzi, liberati alle 19 inoltrate dopo un passaggio alla questura di Modena, una volta riottenuti i loro cellulari e dall'analisi dei dati scoprono che gli stessi erano stati manipolati. Successivamente decidono di recarsi presso il pronto soccorso dove a uno dei due giovani vengono refertati diversi traumi e diagnosticata una prognosi di venti giorni;

   in seguito alla denuncia dei due giovani le indagini sono state affidate alla polizia di Modena chiamata a investigare sui colleghi di Sassuolo; a ottobre 2023 la procura di Modena ha chiesto l'archiviazione e il GIP ha confermato, riconoscendo tuttavia che l'agente «ha utilizzato un comportamento poco consono e professionale nei confronti della persona offesa»;

   del caso – da quanto si apprende – si occuperà la Corte europea dei diritti dell'uomo chiamata in causa dai legali dei due ragazzi che denunciano di aver subito violenze fisiche e psicologiche, umiliazioni e profilazione razziale e sessuale da parte degli agenti di polizia di Sassuolo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se abbia avviato o intenda avviare un'inchiesta interna, al fine dell'esercizio di tutti i poteri di competenza, in relazione a quanto accaduto nella stazione di polizia di Sassuolo.
(5-02096)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, MORFINO, D'ORSO e CHERCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'agghiacciante mattanza di Altavilla Milicia, ha comprensibilmente riacceso l'attenzione sull'inquietante e diffuso fenomeno del fanatismo religioso e più in generale delle cosiddette «sette», rispetto a cui lo stesso Consiglio d'Europa ha ripetutamente sollecitato gli Stati membri all'adozione di mirate politiche informativo-preventive, ancorché l'Italia non risulti aver mai provveduto in tal senso;

   con la pandemia da SARS-COV-2 il fenomeno ha subito un ulteriore incremento con il moltiplicarsi di asseriti guru della salute, movimenti del potenziale umano e aggregazioni di tipo spirituale, pseudo-terapico o complottista che hanno agevolmente approfittato, soprattutto attraverso la rete internet e social, delle ansie e incertezze dei connazionali;

   sempre di questi giorni, è la sentenza di assoluzione – sconcertante ad avviso degli interroganti – del leader spirituale del centro olistico Anidra di Borzonasca, teatro di drammatici accadimenti che hanno portato al decesso di Roberta Repetto, una giovane donna chiavarese, vittima, secondo la procura, della manipolazione mentale operata dal sedicente maestro. Al riguardo si evidenzia che a causa dei dolori ingravescenti, la donna era stata trattata con tisane zuccherate, bagni purificatori nel fiume e meditazioni e operata a un neo maligno su un tavolo da cucina della menzionata struttura, senza previa valutazione delle condizioni generali, senza anestesia e senza provvedere al necessario esame istologico;

   secondo gli esperti del fenomeno, appare inoltre sempre più preoccupante la significativa infiltrazione di tali realtà nel settore della salute e dell'istruzione, come peraltro confermato anche da fonti ufficiali estere, quali gli annuali Rapporti della Missione interministeriale francese di vigilanza e contrasto alle derive settarie (Miviludes);

   non può più negarsi la necessità impellente di pervenire ad una concreta soluzione in ordine al grave vuoto normativo in materia di manipolazione mentale;

   a parere degli interroganti, l'istituzione nel 2006 di una apposita specialità di polizia (squadra antisette Sas) con funzioni meramente repressive, non può considerarsi che una risposta fortemente limitata rispetto alla pervasività e complessità del fenomeno;

   si rileva infine come a oggi non sia stata condotta – almeno di recente – alcuna indagine conoscitiva nel nostro Paese rispetto all'evoluzione delle cosiddette «sette» –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario adottare, per quanto di competenza, tempestive iniziative di prevenzione volte a una fattiva tutela delle persone e nella fattispecie delle fasce vulnerabili rispetto al fenomeno delle «sette»;

   se, nell'imprescindibile bilanciamento tra tutela della libertà religiosa e difesa dei diritti dell'individuo e delle famiglie, alla luce dei recenti drammatici accadimenti, non si reputi necessario promuovere l'istituzione di una struttura di vigilanza e contrasto al fenomeno analoga alla francese Miviludes e non si ritenga altresì urgente adottare iniziative di carattere normativo finalizzate a fornire una efficace tutela giuridica dell'integrità fisica e psichica dei soggetti deboli inseriti in contesti gruppali coercitivi.
(4-02417)


   MICHELOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a far data dall'11 giugno 2019, con il decreto n. 3 il primo cittadino di Terricciola (Pi) Mirko Bini ha nominato in qualità di Assessore a urbanistica e lavori pubblici la sig.ra Giulia Bandecchi; che risulta, essere legata allo stesso da un vincolo di coniugio nonché dalla condivisa genitorialità di una figlia;

   la questione, di tipo politico e di buon andamento della pubblica amministrazione, va esaminata sotto due distinti ordini di motivi. Alla luce dell'articolo 64 comma 4 del TUEL l'ordinamento prevede una preclusione alla nomina del coniuge, degli ascendenti, dei discendenti, dei parenti e affini entro il terzo grado, del sindaco o del presidente della giunta provinciale, quali componenti della rispettiva giunta o quali rappresentanti del comune e della provincia;

   in tal senso si segnala che anche il comune di Terricciola (Pi) nel proprio statuto prevede all'articolo 49, comma 2 l'incompatibilità per i membri della Giunta comunale in caso di rapporti di parentela e di affinità con il Sindaco;

   si osserva, in proposito, che la citata disposizione in applicazione del principio di imparzialità della pubblica amministrazione sancito dall'articolo 97 della Costituzione, mira a evitare il rischio anche potenziale di commistione tra gli interessi pubblici dell'ente territoriale che il sindaco ha l'obbligo di garantire e gli interessi privati di suoi prossimi congiunti; tale scelta permette di assicurare soprattutto nei confronti di tutti gli amministrati la serenità della scelta amministrativa discrezionale, come da interpretazione letterale della norma e da granitica giurisprudenza (ex multis. Corte di Cassazione, sez. I, sent. n. 1733 del 7 febbraio 2001; Cons. di Stato, Sez. IV, 23 febbraio 2001, n. 1038 (Cassazione Civile, Sez. I, Ord. n. 18064/2023);

   il principio, oltre ad aver lignaggio normativo/e stato confermato nel parere del 17 agosto 2009 a opera del Dipartimento per gli affari interni e territoriali che ne sottolinea l'importanza per la difesa dell'imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare anche valutando la sussistenza dei presupposti di cui all'articolo 142 del TUEL.
(4-02419)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   CURTI e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il dirigente scolastico del liceo classico «Stabili-Trebbiani» di Ascoli Piceno ha vietato ad alcune classi dell'istituto di prendere parte a un incontro con lo storico Eric Gobetti, promosso dall'istituto per la storia del movimento di liberazione provinciale, dedicato al tema delle foibe e dell'esodo Giuliano dalmata;

   si trattava di un'iniziativa assunta dalla scuola nell'ambito della propria autonomia – già deliberata – dai consigli di classe nei mesi scorsi e rientrante in un progetto di Pcto da realizzarsi con l'istituto stesso;

   la decisione unilaterale del dirigente scolastico lede l'autonomia dei consigli di classe e priva i ragazzi della possibilità di ascoltare l'autore di un libro e poterne trarre in modo critico alcune conclusioni, che è esattamente uno dei compiti della scuola;

   si ritiene tale scelta appare agli interroganti incomprensibile e grave poiché apre un precedente su cui è necessario interrogarsi: la libertà di pensiero e di opinione dovrebbe essere a fondamento del percorso formativo dei ragazzi –:

  se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali siano le ragioni che hanno portato il dirigente ad annullare la partecipazione all'incontro di approfondimento di fatto sconfessando le scelte compiute dai consigli di classe.
(4-02410)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   SPORTIELLO, ORRICO, QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2024 (legge n. 213 del 2023) prevede, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, un esonero totale della contribuzione previdenziale per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti dovuta dalle lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile; il riferimento è alle donne lavoratrici dipendenti del settore privato e del settore pubblico con contratto a tempo indeterminato;

   tale decontribuzione è riconosciuta, in via sperimentale, per i periodi di paga relativi all'anno 2024 anche alle lavoratrici madri di due figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo;

   pertanto, possono accedere al beneficio in trattazione le madri: lavoratrici dipendenti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato; con tre o più figli, fino al compimento dei diciottesimo anno di età del figlio più piccolo oppure con due figli, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo (in via sperimentale); per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 nel caso suddetto di madri con almeno tre figli e per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024 nel caso suddetto di madri con due figli; nella misura del 100 per cento dei contributi previdenziali; nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile; restano esclusi i rapporti di lavoro domestico;

   il beneficio sopra descritto è stato denominato «Bonus mamme» e presenta ad avviso degli interroganti diverse criticità: la delimitazione nei tempo e, soprattutto, l'esclusione delle donne lavoratrici che non siano dipendenti e che non abbiano un contratto a tempo indeterminato; in sostanza sono escluse dal cosiddetto «bonus mamme» proprio le donne lavoratrici che più sono deboli nel mercato del lavoro;

   questa delimitazione della platea dei beneficiari ha fatto sì che la misura si applicasse ad una piccola platea di donne occupate e stimate dalla stessa relazione tecnica alla legge di bilancio in circa 800 mila donne; in questa platea non rientrano le madri lavoratrici con un solo figlio, anche se disabile, le lavoratrici domestiche, le lavoratrici a tempo determinato, le libere professioniste, le disoccupate e anche le collaboratrici occasionali;

   per il comparto sanitario, posto che a causa del blocco del turn-over la maggior parte delle madri dipendenti sono quasi tutte over, 55 e con figli adulti, rimangono escluse dal beneficio anche le numerose specialiste ambulatoriali che il più delle volte non hanno un contratto di dipendenza ma un rapporto convenzionale con il SSN –:

   se non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per rimuovere la discriminazione ingiusta tra madri lavoratrici, come descritta in premessa, ampliando la platea delle madri lavoratrici beneficiarie del cosiddetto «bonus mamme», avendo riguardo per tutte quelle lavoratrici con contratto diverso da quello a tempo indeterminato, come ad esempio le madri lavoratrici che lavorano nel SSN con rapporto convenzionale.
(3-01029)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

  il Gioco d'azzardo patologico (GAP), viene definito dal sistema scientifico di codificazione come «un comportamento problematico di gioco d'azzardo persistente o ricorrente che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi» e la sua prevalenza (ovvero la sua diffusione nella popolazione) varia dallo 0,4 per cento al 3,4 per cento negli adulti e i tassi di prevalenza più elevati, dal 2,8 per cento all'8 per cento si raggiungono negli adolescenti e negli studenti universitari;

  nella popolazione più giovane la diffusione è legata ai nuovi prodotti di gioco/scommessa: l'ultima offensiva commerciale in tema di gioco d'azzardo riguarda le applicazioni per smartphone e tablet e ha nel mirino i bambini; sono tante, hanno diversi nomi accattivanti: Slot Jungle, Candy slot, Dino slot, Sweet bingo, Amore cuore, Bingo Pegasus, i Lupi, e ricorrono ad una grafica sbarazzina e accattivante dove fanno capolino cuccioli di leone, luna park, caramelle e lecca-lecca;

  il comparto del gioco online ha conosciuto nel nostro Paese, come nel resto del mondo, una crescita vertiginosa negli ultimi 10 anni, basti pensare che prima della pandemia da COVID-19, quindi nel 2019, aveva già raggiunto un volume di transazioni pari a 34 miliardi di euro. Ma se osserviamo tutto il periodo compreso tra l'anno 2012 e l'anno 2022, il volume si è incrementato del 423 per cento considerato che;

  le commissioni competenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica hanno concluso l'esame dell'Atto del Governo n. 116, recante lo «Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza»;

  il predetto provvedimento a giudizio degli interpellati non reca disposizioni coerenti e adeguate al perseguimento degli obiettivi di tutela dei soggetti vulnerabili e alla prevenzione dei fenomeni di disturbi da gioco poiché introduce una serie di misure che, di fatto, accrescono il potere ed il profitto per i concessionari privati, inibendo i sistemi di controllo sulla crescita del mercato, sui rischi e sui fenomeni negativi sul piano sanitario, sociale, pedagogico;

  i pericoli insiti nel gioco d'azzardo vengono minimizzati anche da scelte terminologiche errate e fuorvianti volte a normalizzare l'azzardo (vietato ai minori e individuato chiaramente nell'ordinamento italiano come fattore di rischio per l'ordine pubblico, la salute, il benessere psicologico) e lo assimila ai giochi veri e propri che sono invece indispensabili per la crescita dei più giovani;

  la conseguenza attesa sarà sul piano culturale un abbassamento della percezione del rischio e sul piano del mercato un aumento di esposizione al rischio e al disturbo da gioco d'azzardo, a maggior danno della popolazione più fragile;

  alla luce di ciò è doveroso chiedersi se sia lecito, a fronte di un aumento di rischi e impatti sulla popolazione, incrementare il profitto puro per i concessionari privati, scaricando i costi, anche sociali e sanitari, sul sistema pubblico, nonché quelli culturali e pedagogici sulle famiglie e sul sistema Paese;

  il gioco d'azzardo, soprattutto quello «on-line», accessibile dovunque da smartphone, e pagabile utilizzando sistemi virtuali di carte di credito, più facilmente comporta la perdita da parte del fruitore della percezione delle somme spese, è già difficilmente controllabile; è in rapida ascesa tra i giovanissimi che, ancora minorenni passano i labili filtri identificativi in vigore;

  la direzione intrapresa finisce per aumentare il vantaggio di potere delle concessionarie private privando le istituzioni, soggetti pagatori, di importanti possibilità di controllo: i profitti da «good company» per i privati aumenteranno, mentre i costi economici e sociali, spesso inestimabili, verranno fatti pagare alla collettività, al pari di una «bad company», il che rappresenta, al di là di ogni considerazione di tipo etico, un peso patrimoniale per l'erario;

  in nessun caso l'ipotesi della reintroduzione di un sistema di promozione pubblicitaria del gioco d'azzardo può essere «coerente con l'esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili», ma, anzi, costituisce una violazione dei doveri di tutela della popolazione e dei suoi diritti da parte delle istituzioni;

  urge ricordare come l'Istituto superiore di sanità già nel 2018 abbia dimostrato che l'80 per cento circa dei ricavi erariali e dei margini di profitto privati provenissero da 5,1 milioni di consumatori abitudinari, di cui oltre un milione e mezzo giocatori d'azzardo patologici;

  sul piano politico, istituzionale e costituzionale, sarebbe gravissimo smantellare le possibilità di controllo ed intervento da parte di comuni e regioni nella stesura di leggi e delibere a tutela dei cittadini: questo, nonostante regioni e comuni siano i soggetti più vicini alle manifestazioni territoriali del fenomeno, e per primi toccati dai danni che questo causa;

  in questo contesto appare altresì agli interpellanti una scelta scellerata quella di smantellare di fatto un organo di monitoraggio e consultazione come l'Osservatorio sull'azzardo costituito presso il Ministero della salute, tanto quanto sostituirlo con una «Consulta permanente dei giochi pubblici ammessi in Italia» nella quale compaiono soggetti privati in palese conflitto d'interesse, caso unico nel panorama di organi analoghi;

  a completare il quadro, e a renderne palesi gli intenti, si aggiunge l'avocazione di ciò che resta della funzione pubblica di «tutela della salute del giocatore» da parte del Ministero dell'economia e delle finanze: una distorsione disfunzionale, considerato che l'impatto ed i costi di quanto disposto ricadranno poi comunque sul Servizio sanitario nazionale –:

  quali iniziative di competenza i Ministri interpellati intendano intraprendere per assicurare, attraverso successivi provvedimenti, l'adempimento da parte dello Stato del dovere, costituzionalmente protetto, di tutela della salute, salvaguardando le competenze specifiche del Ministero della salute, il ruolo indipendente dell'Osservatorio sull'azzardo nonché le funzioni dei comuni e delle regioni, rafforzando altresì il divieto di promozione pubblicitaria del gioco d'azzardo e contrastando l'impoverimento sociale ed economico della popolazione.

(2-00337) «Quartini, Fenu, Sportiello, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Francesco Silvestri».

Interrogazioni a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'epatite Delta è la forma più grave di epatite virale cronica, la quale colpisce i pazienti già affetti da Epatite B e che si caratterizza per una rapida progressione, con un più elevato rischio di evoluzione verso la cirrosi e ulteriori complicazioni, come l'epatocarcinoma;

   l'HDV è una malattia ancora poco conosciuta, in quanto non vi è a livello globale una stima precisa relativa alla sua incidenza, anche a causa della mancanza di standardizzazione nei programmi di screening;

   dagli studi svolti da varie società scientifiche è emerso che soltanto il 26 per cento dei pazienti con infezione da epatite B viene testato anche per HDV e che solo il 51 per cento dei pazienti positivi viene sottoposto conseguentemente al test HDV-RNA, volto a definire l'infezione in corso da HDV, e quindi completando la diagnosi, con una positività rilevata pari al 64 per cento dei casi testati;

   nelle raccomandazioni elaborate da Aisf (Associazione italiana per lo studio del fegato) e Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali), è indicato che tutti i soggetti HBsAg positivi devono essere testati per gli anticorpi anti-HDV almeno una volta nel corso della loro storia clinica e in caso di positività, si raccomanda di eseguire la rilevazione e la quantificazione dell'HDV-RNA sierico;

   nella loro formulazione attuale, i livelli essenziali di assistenza (LEA) nel pacchetto ad esenzione totale 016 relativo all'Epatite cronica attiva vedono inserito soltanto il test sierologico (qualitativo) che consente l'estrazione di DNA/RNA dal sangue, il quale verifica la presenza di anticorpi nel soggetto testato;

   tuttavia, questo contribuisce solamente allo screening dei soggetti affetti, ma non indica la presenza della patologia in corso; per la formulazione della diagnosi è, dunque, necessaria la prescrizione del test HDV-RNA (quantitativo), il quale non dispone di un codice specifico per la sua prescrizione, ma solo di codici generici, né è ricompreso nel predetto pacchetto di esenzione relativo all'epatite cronica;

   questi aspetti determinano una forte disomogeneità territoriale nella diagnosi e cura dei pazienti affetti da epatite Delta, soprattutto in quanto molti di questi appartengono a fasce della popolazione già marginalizzate e di difficile individuazione;

   un efficiente programma di screening e successiva diagnosi della malattia consentirebbero a tutti i pazienti potenzialmente eleggibili di rilevare prontamente la malattia, porterebbero ad una loro adeguata presa in carico e andrebbero a ridurre il numero di ricoveri ospedalieri e i necessari interventi dovuti all'aggravarsi dell'infezione da HDV, con i relativi risparmi per il servizio sanitario che potrebbero arrivare fino a oltre 17 mila euro a paziente dopo il ricovero per epatite Delta –:

   se intenda inserire nel prossimo aggiornamento dei LEA uno specifico codice per il test HDV-RNA, prevedendo altresì il suo inserimento all'interno del pacchetto 016 ad esenzione completa relativo all'epatite cronica attiva, al fine di consentire la corretta diagnosi e cura dei pazienti affetti, nell'ottica dell'eradicazione di qualsiasi forma di epatite nonché di una efficace gestione della spesa sanitaria.
(3-01030)


   SCHIANO DI VISCONTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale «Sant'Anna e Maria SS. della Neve», situato a Boscotrecase (NA), destinato ad un bacino di utenza compreso tra i 150.000 e i 300.000 residenti, presidio ospedaliero degli ospedali riuniti Golfo Vesuviano, dell'azienda sanitaria locale Napoli 3 Sud, effettua prestazioni di rianimazione, emodinamica, chirurgia vascolare, ortopedia, otorinolaringoiatria, oculistica;

   dopo l'attivazione di un Covid hospital, nel marzo 2020, tutte le attività ambulatoriali furono sospese, comprese quelle di ricovero programmate e di emergenza ed urgenza del pronto soccorso;

   con delibera n. 890 pubblicata il 22 settembre 2021 dalla direzione generale della ASL Napoli 3 Sud, la struttura ospedaliera è classificata come DEA di primo livello, dunque, secondo quanto disciplinato dal Ministero della salute, deve eseguire tutti gli interventi previsti per l'ospedale sede di pronto soccorso e svolgere funzioni di accettazione in emergenza, urgenza e rianimazione;

   tuttavia, nonostante nel mese di ottobre 2022 il direttore generale della Asl Napoli 3 Sud avesse disposto in una nota «ogni necessario adempimento finalizzato alla riapertura dei Pronto Soccorso del presidio ospedaliero di Boscotrecase entro non oltre il 15 novembre 2022», ad oggi risultano ancora sospese le attività di emergenza ed urgenza del pronto soccorso;

   sono state presentate nel corso del tempo due interrogazioni parlamentari su questo tema e una interrogazione regionale che hanno sollecitato, dal punto di vista ispettivo, azioni d'impulso governativo volto alla riapertura dello stesso;

   secondo il direttore della Asl Napoli 3 servono medici ma non si riesce a reperirne: i concorsi nel frattempo a tal scopo banditi dall'Asl non hanno fornito il numero di medici sufficiente;

   il 23 dicembre 2023 si è verificata la morte di una bimba di appena 3 mesi respinta al presidio di Boscoreale in quanto disattivo il pronto soccorso, sulle cui cause del decesso e su eventuali responsabilità indaga la procura di Torre Annunziata;

   di continuo vengono organizzati sit-in di disapprovazione nei quali i manifestanti, ormai strutturatisi in movimenti di protesta, chiedono l'intervento prefettizio e paventano l'eventualità di un presidio di lotta permanente fino alla riapertura del pronto soccorso;

   gli ospedali limitrofi sono al collasso, la gente dei posto è disperata e l'unico dato certo è, ad avviso dell'interrogante, l'inerzia e l'inadeguatezza del governo regionale sulle proposte risolutive messe in campo –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda intraprendere, anche di carattere ispettivo, affinché si faccia chiarezza sulle cause e sulle responsabilità della grave situazione connessa alla mancata riapertura del pronto soccorso citato in premessa, chiuso ormai da tre anni;

   se il Governo intenda valutare, stante una situazione oltre l'emergenza sociale, la sussistenza di presupposti per l'esercizio di iniziative di carattere sostitutivo, volte in particolare alla necessaria e tempestiva riapertura del presidio in premessa.
(3-01031)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI, FURFARO, CIANI, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i Livelli essenziali di assistenza, definiti per la prima volta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001 e poi modificati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, la cui entrata in vigore è stata finalmente attuata con il cosiddetto decreto tariffe (decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, del 23 giugno 2023) rappresentano le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento del ticket, con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale;

   la legge 208 del 2015 (commi 556-558), al fine di garantire l'efficacia e l'appropriatezza clinica e organizzativa delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale nell'ambito dei Livelli essenziali di assistenza, anche in relazione all'evoluzione, scientifica e tecnologica, ha istituito la Commissione nazionale per l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza e la promozione dell'appropriatezza nel Servizio sanitario nazionale;

   la Commissione Livelli essenziali di assistenza dura in carica tre anni a decorrere dalla data di insediamento e tra i suoi compiti principali c'è quello di raccogliere e vagliare tutte le richieste di modifica dell'elenco dei Livelli essenziali di assistenza, in termini di inclusione di nuove patologie, modifica di prestazione e/o servizi già in elenco ed esclusione di prestazioni e/o servizi;

   in particolare la commissione svolge le seguenti attività:

    a) procede ad una valutazione sistematica delle attività, dei servizi e delle prestazioni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria a rilevanza sanitaria inclusi nei Livelli essenziali di assistenza, per valutarne il mantenimento ovvero per definire condizioni di erogabilità o indicazioni di appropriatezza;

    b) acquisisce e valuta le proposte di inserimento nei Livelli essenziali di assistenza di nuovi servizi, attività e prestazioni;

    c) per l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza e l'individuazione di condizioni di erogabilità o indicazioni di appropriatezza, si avvale delle valutazioni di Hta su tecnologie sanitarie e biomediche e su modelli e procedure organizzativi;

    d) valuta l'impatto economico delle modifiche ai Livelli essenziali di assistenza;

    e) valuta le richieste, provenienti da strutture del Servizio sanitario nazionale, di autorizzazione all'esecuzione di prestazioni innovative nell'ambito dei programmi di sperimentazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 8, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni;

    f) valuta che l'applicazione dei Livelli essenziali di assistenza avvenga in tutte le regioni con lo stesso standard di qualità e includa tutte le prestazioni previste dagli specifici Livelli essenziali di assistenza;

   dal 2016 al 2020 sono state 187 le richieste di aggiornamento e inclusione dei Livelli essenziali di assistenza e nel 2021 la Commissione ha concluso l'esame di 33 gruppi omogenei di richieste di aggiornamento, corrispondenti a 62 singole richieste;

   si tratta di richieste di inclusione nei Livelli essenziali di assistenza di nuove prestazioni e/o servizi, di modifica di prestazioni e/o servizi già inclusi nei Livelli essenziali di assistenza ma anche di esclusione di prestazioni e/o servizi inclusi nei Livelli essenziali di assistenza e ovviamente di nuove esenzioni per patologia o modifica delle prestazioni erogabili in esenzione;

   il mandato della Commissione nazionale, insediata nel 2020 presso il Ministero della Salute, è scaduto lo scorso 28 luglio 2023;

   il 26 luglio 2023, la Conferenza delle regioni, vista l'imminente scadenza, si è occupata del rinnovo della componente di rappresentanza territoriale, designando 14 membri in totale, di cui sette effettivi e sette supplenti;

   ad oggi, però, dopo oltre 7 mesi dalla scadenza mancano ancora le nomine dei rappresentanti del Ministero della salute, dell'Iss, di Agenas, di Aifa, del Ministero dell'economia e delle finanze e di alcuni delegati regionali, nominati dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome –:

   quali siano i motivi del ritardo del rinnovo della Commissione nazionale dei Livelli essenziali di assistenza nonché quali siano i tempi previsti per il suo rinnovo e se non ritenga, vista l'importanza che la commissione riveste, di adottare urgentemente le iniziative di competenza affinché quanto prima sia insediata la nuova commissione.
(5-02093)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZINZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria territoriale costituisce un'articolazione cruciale dell'assistenza distrettuale che deve assicurare «interventi tempestivi», nonché il trasporto «in condizioni di sicurezza» del paziente ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017;

   nell'Asl di Benevento, il servizio di emergenza territoriale 118, istituito ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992 e della legge n. 2 del 1994 della regione Campania, garantisce l'assistenza su un territorio esteso a 2.080 chilometri quadrati con 277 mila abitanti distribuiti in 78 comuni;

   il contingente del 118 si è assottigliato nel tempo e sulla definita dotazione risulta una carenza di oltre 30 medici. In ogni caso, con il 62 per cento di medici in organico, l'Asl di Benevento potrebbe garantire l'assistenza medica sulle ambulanze attivando l'istituto delle prestazioni aggiuntive;

   il Ccnl dell'Area Sanità, all'articolo 115, comma 2, consente alle aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale di «acquisire prestazioni aggiuntive, soprattutto in presenza di carenza d'organico»;

   l'articolo 11 del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34 (decreto bollette), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2023, prevede che «le Aziende e gli Enti del SSN per affrontare la carenza di personale medico [...] e al fine di ridurre l'utilizzo delle esternalizzazioni possono ricorrere, per il personale medico, alle prestazioni aggiuntive di cui all'articolo 115» citato;

   nonostante tali possibilità, l'Asl di Benevento, inspiegabilmente, già a far data dal 1° luglio 2023, ha avviato la demedicalizzazione di quattro ambulanze su dieci. A breve, la medesima Asl procederà alla demedicalizzazione di tutte le ambulanze del servizio emergenza 118 sull'intero territorio della provincia;

   l'Asl di Benevento non ha mai adottato il servizio di pronta disponibilità, disciplinato dall'articolo 27 del Ccnl di settore, «caratterizzato dalla immediata reperibilità del dirigente e dall'obbligo per lo stesso di raggiungere lo stabilimento nel tempo stabilito nell'ambito del piano annuale adottato, all'inizio di ogni anno, dall'azienda o ente per affrontare le situazioni di emergenza in relazione alla dotazione organica ed agli aspetti organizzativi delle strutture»;

   l'attività del 118 affronta condizioni cliniche e assistenziali ad elevato rischio e il malfunzionamento del sistema di trasporto infermi rappresenta uno degli eventi sentinella di particolare gravità potenzialmente evitabili che devono essere prevenuti in ragione della raccomandazione n. 11 del 2010 del Ministero della salute;

   la demedicalizzazione delle ambulanze contrasta con i princìpi dello «sviluppo dell'assistenza territoriale» e del potenziamento della «rete territoriale di soccorso» dettati dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 e decreto ministeriale n. 77 del 2022;

   la scelta dell'Asl di Benevento, ad avviso dell'interrogante, contrasta anche con l'obiettivo prioritario del Servizio sanitario nazionale che è quello di offrire assistenza di alta qualità ed in condizioni di massima sicurezza;

   con la demedicalizzazione delle ambulanze, mancando la funzione di filtro, aumenteranno i ricoveri dalla rete 118, andando a congestionare ulteriormente una rete ospedaliera, come quella sannita, già molto intasata;

   numerosi sindaci del territorio, l'ordine dei medici e diversi sindacati hanno protestato, anche a mezzo stampa, per la scelta della demedicalizzazione decisa dall'Asl di Benevento;

   dalla rassegna stampa emergono dati preoccupanti, come la morte di pazienti durante i soccorsi per la problematica del trasporto infermi e all'ambulanza senza medico in alcuni comuni della provincia di Benevento (San Bartolomeo in Galdo, Ginestra degli Schiavoni, Cusano Mutri) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza, a tutela della salute pubblica, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive, per verificare la situazione in essere, eventuali profili di responsabilità amministrativa e garantire un adeguato servizio trasporto infermi emergenza 118 nel territorio sannita, nel rispetto delle norme e raccomandazioni nazionali in materia.
(4-02416)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Ciancitto e altri n. 1-00252, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Padovani.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Rossi Andrea e altri n. 5-02090, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 febbraio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Serracchiani.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interpellanza Pellegrini n. 2-00333 del 26 febbraio 2024.