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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 8 marzo 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    nell'ambito della filiera della mobilità sostenibile, il settore dell'automotive e la sua riconversione riveste ovviamente un ruolo centrale e strategico;

    la produzione di auto in Italia mostra scenari preoccupanti: da quasi un milione e mezzo di veicoli prodotti nel 1999 si è scesi a 473 mila nel 2022; solo a Torino nel 2007 venivano fabbricate 218 mila auto, nel 2019 si è arrivati a 21 mila e quest'anno c'è il rischio che si vada sotto 50 mila;

    tale calo di produzione determina anche la crisi dell'indotto del settore, nella componentistica torinese più di 500 aziende hanno cessato l'attività e 35 mila persone hanno perso il lavoro, le crisi si estendono e si moltiplicano in tutto il Paese, dall'area industriale di Melfi, alle ipotesi di chiusura della Marelli a Crevalcore (Bologna), alla gravissima crisi della Lear a Grugliasco (Torino);

    il mercato italiano delle auto elettriche continua a calare, mentre in Europa cresce; nel 2022 le immatricolazioni di auto elettriche in Italia sono scese del –27,1 per cento (quota di mercato al 3,7 per cento), mentre in tutti gli altri grandi Paesi europei ha registrato una robusta crescita: in Germania +32,3 per cento, nel Regno Unito +40,1 per cento, in Francia +25,3 per cento, in Spagna +30,6 per cento;

    il mancato raggiungimento degli obiettivi sin qui prefissati nel settore automotive si pone in contrasto con gli obiettivi previsti dagli impegni nazionali e comunitari, ostacolando in modo determinante la crescita del comparto, la transizione ecologica e lo sviluppo stesso del mercato dei veicoli elettrici;

    è indispensabile accelerare gli investimenti nella ricerca, sviluppo e produzione per la transizione verso la mobilità elettrica attraverso politiche:

     a) di incentivazione per il rinnovo del parco auto a partire dalle flotte pubbliche e delle partecipate garantendo la produzione nel nostro Paese;

     b) di diffusione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici;

     c) di investimenti e sostegno a tutta la filiera per la riconversione delle produzioni verso la transizione all'elettrico;

     d) di sostegno alle professionalità presenti attualmente nel settore dell'automotive, anche accompagnandole alle trasformazioni in atto, incentivando le nuove professionalità e le imprese legate alla transizione all'elettrico;

    nel frattempo è sempre più preoccupante la situazione di Stellantis. La forza lavoro nazionale del gruppo conta poco più di 40 mila addetti, meno 11 mila e cinquecento unità dal 2015 e il costante ricorso alla cassa integrazione, al contratto di solidarietà e alle uscite incentivate;

    come ha ricordato anche il settimanale «L'Espresso» del 24 novembre 2023, «sono ormai mille i giovani ingegneri del centro ricerche, delle palazzine dedicate alla progettazione del prodotto, dei dettagli, della carrozzeria che hanno lasciato la grande e storica azienda, incentivati "solo dall'incerto futuro di questa azienda"». A tale incertezza si uniscono altresì i copiosi incentivi all'esodo, che nell'autunno del 2023 sono stati estesi a 15000 tra impiegati e quadri per abbandonare l'azienda;

    a ottobre 2023 a Mirafiori la produzione della 500 elettrica si è fermata per due settimane, lo stesso è avvenuto a novembre, con un calo della produzione da 225 vetture assemblate a turno, a 170 auto;

    agli inizi di febbraio 2024 Stellantis ha comunicato alle organizzazioni sindacali il ricorso ad un mese intero di cassa integrazione a marzo alle Carrozzerie di Mirafiori per 2.260 lavoratori. Il ricorso alla cassa integrazione, per i lavoratori che operano sui modelli 500 Bev e Maserati, è stato prolungato dal 2 al 20 aprile 2024, come annunciato dalla stessa azienda il 6 marzo 2024;

    a Mirafiori, le linee della Maserati e della 500 elettrica non si fermeranno completamente ma lavoreranno su un solo turno;

    il periodo di sofferenza per Mirafiori prosegue nonostante le dichiarazioni di Stellantis, la quale ha sempre affermato di voler puntare sullo stabilimento torinese, ma a queste parole non seguono i fatti e non si può che constatare il periodo di difficoltà che sta affrontando il sito in questo momento, in particolare la carrozzeria;

    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo il caso Mirafiori deve assumere rilevanza nazionale, in quanto il caso Stellantis deve assumere rilevanza nazionale. Gli stabilimenti devono essere messi nelle condizioni di avere prospettive occupazionali e produttive certe;

    sul destino di Mirafiori e Pomigliano si rincorrono periodicamente annunci, dichiarazioni e indiscrezioni che non precipitano ancora in una seria trattativa tra Governo, azienda e organizzazioni sindacali, né in azioni concrete per il rilancio degli stabilimenti. L'apertura del battery center e del cosiddetto hub dell'economia circolare denominato Sustainera nel corso del 2023 a Torino non hanno infatti portato a nessuna nuova assunzione;

    l'ultimo annuncio vedrebbe per Mirafiori la produzione di 150 mila vetture elettriche a marchio cinese Leapmotor, di cui Stellantis ha acquisito una quota di partecipazione del 20 per cento nel 2023, affiancate alla produzione della 500 elettrica dal 2026;

    si tratterebbe delle T3, delle utilitarie simili alla Panda e ulteriori indiscrezioni parlerebbero della nascita di Leapmotor International, controllata al 51 per cento da Stellantis e al 49 per cento da Leapmotor, con diritti esclusivi per le esportazioni e le vendite dei prodotti Leapmotor fuori dalla Cina;

    il 2026 non è così vicino e non è immaginabile che i due anni che ci separano da quel momento saranno tamponati con altri due anni di cassa integrazione per le lavoratrici e i lavoratori;

    al tavolo che si è tenuto il 20 febbraio 2024 a Torino con il sindaco, l'assessore regionale del Piemonte, le organizzazioni sindacali e Stellantis non sono emersi impegni concreti da parte dell'azienda se non un vago sostegno a iniziative per Mirafiori nell'ambito del piano Dare Forward 2030, con l'obiettivo di trasformare il sito in un polo innovativo per la mobilità sostenibile entro il 2038. L'ipotesi della linea di produzione Leapmotor non è stata menzionata;

    ormai da troppi anni le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità che vengano individuati nuovi modelli, vengano effettuate assunzioni e abbandonato il ricorso alla cassa integrazione, per non arrivare all'eutanasia dello stabilimento e dell'indotto che, senza il rilancio di Mirafiori, verrà inevitabilmente travolto;

    anche nello stabilimento di Pomigliano vi è forte preoccupazione, da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, per il futuro della fabbrica e i timori nascono dal fatto che le uniche notizie ufficiali sono che il 2027 sarà l'ultimo anno di produzione della Panda, modello che ha consentito la sopravvivenza dello stabilimento;

    anche per Pomigliano la politica degli annunci deve essere accompagnata da atti concreti attraverso la presentazione di un piano industriale che garantisca, nella transizione all'elettrico, la piena occupazione per lo stabilimento, garantendo anche un indotto sempre più in difficoltà;

    è necessario, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, che le parole di Tavares su Pomigliano e Mirafiori si trasformino in atti concreti, ovvero un accordo per investimenti in ricerca, progettazione e produzione, con relativi piani di assunzioni, con le missioni produttive per tutti gli stabilimenti in tempi chiari, tramite un serrato confronto con il Governo e le organizzazioni sindacali;

    considerato il disimpegno del gruppo Stellantis in Italia – che a fronte della contrazione della produzione e, quindi, della occupazione nel nostro Paese e degli investimenti realizzati in Algeria, Marocco, Polonia e da ultimo in Serbia (con la realizzazione di uno stabilimento per la produzione della nuova Panda elettrica) – appare necessario avviare ogni iniziativa al fine di incentivare la presenza nel nostro Paese di almeno un altro costruttore che, nel rispetto delle regole europee e italiane, garantisca un futuro al settore automotive in Italia;

    secondo uno studio di Federcontribuenti, dal 1975 al 2012 Fiat ha ricevuto dallo Stato italiano 220 miliardi di euro per cassa integrazione, sviluppo industriale, sussidi, implementazione degli stabilimenti;

    nel 2020 a Fca sono stati concessi 6,3 miliardi di euro di linea di credito con garanzia Sace: il prestito è stato restituito, ma senza che i livelli di produzione tornassero mai a quelli precedenti la pandemia;

    Stellantis produce in Francia un milione di auto e 15 modelli e quasi tutta la componentistica, mentre in Italia sono prodotte circa 500 mila auto e 7 modelli;

    Stellantis, anche grazie al progressivo passaggio alla produzione di auto elettriche, ha chiuso il 2023 con un utile netto di 18,6 miliardi di euro, in crescita dell'11 per cento sul 2022, e ricavi netti per 189,5 miliardi di euro, annunciando un dividendo di 1,55 euro per azione ordinaria, circa il 16 per cento in più del 2022. Exor, la holding della famiglia Elkann che detiene il 14 per cento delle azioni di Stellantis, incasserà per il 2023 circa 700 milioni di euro di dividendi, contro i 140 milioni di euro del 2020. Tavares nel 2023 ha percepito 23 milioni di euro, pari alla retribuzione di 12.000 dipendenti, mentre le lavoratrici e i lavoratori da tanti anni sono interessati da un massiccio utilizzo di cassa integrazione con incertezze sulla tenuta occupazionale e una significativa decurtazione del salario. Mirafiori ha visto passare gli occupati da 20.000 a 12.000; il disimpegno a Torino, prima della famiglia Agnelli-Elkann e adesso di Stellantis, che non hanno assegnato nuovi modelli di auto, ha generato la chiusura di centinaia di fabbriche nell'indotto con il licenziamento di oltre 35.000 persone, impoverendo così l'intera città di Torino e l'area metropolitana;

    al tavolo per l'auto convocato dal sindaco di Torino i vertici italiani di Stellantis hanno dichiarato che, con l'avvio del nuovo piano incentivi italiano, circa 240 milioni per l'elettrico, per un totale di un miliardo per l'auto, ci sia la possibilità di aumentare la produzione a Mirafiori della 500 elettrica;

    per quanto riguarda Maserati, il calo del mercato cinese, che rappresenta uno dei mercati principali del marchio Maserati con il 21 per cento delle vendite globali, ha influito notevolmente sul marchio. Nel 2017, nel comprensorio torinese se ne producevano 55.000, nel 2023 ne sono state prodotte solo 8.000;

    l'obiettivo dichiarato di Stellantis sarebbe quello di recuperare con le vetture Gran Turismo e Gran Cabrio del programma elettrico Folgore. Quest'ultima verrà lanciata entro la prima metà del 2024 e subito dopo toccherà alla sua versione con motore a combustione mentre non si produrranno più Quattroporte, Ghibli e Levante;

    il percorso verso l'elettrificazione proseguirà nel 2025 con la nuova MC20 Folgore, il nuovo large E-UV Bev nel 2027 e la nuova generazione di Quattroporte Bev nel 2028;

    le parole di Stellantis devono essere accompagnate da scelte concrete. Ogni stabilimento deve avere assegnati nuovi modelli tecnologicamente avanzati e con volumi adeguati a saturare l'occupazione, per questo è fondamentale avere modelli mass market. Senza una vera strategia di sviluppo si rischiano nuove crisi e il declino irreversibile del settore industriale dell'automotive,

impegna il Governo:

1) ad assumere un ruolo centrale e decisivo nel rilancio dell'industria dell'automotive e della produzione di auto in Italia in coerenza con la transizione ecologica e con gli impegni in ambito dell'Unione europea, partendo dal ruolo che deve svolgere il tavolo insediatosi il 6 dicembre 2023 presso il Ministero delle imprese e del made in Italy;

2) a mettere in atto tutte le iniziative volte a incentivare e favorire il passaggio dalla produzione dell'auto endotermica alla produzione sul territorio nazionale dei veicoli elettrici attraverso l'adeguato sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo e produzioni in grado di garantire l'occupazione, nell'ambito delle politiche di rilancio dell'industria dell'automotive, e favorendo le aziende che garantiscono produzione e piena e buona occupazione, escludendo dall'accesso alle risorse pubbliche chi delocalizza;

3) a sostenere e favorire il passaggio alla mobilità elettrica anche attraverso l'incentivazione del rinnovo del parco auto a partire dalle flotte pubbliche e delle partecipate garantendone la produzione nel nostro Paese, nonché la diffusione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e, quindi, accelerare l'ampliamento capillare della rete di ricarica, compresa quella autostradale, al servizio dei cittadini, anche attraverso un indispensabile semplificazione degli iter autorizzativi, ancora troppo articolati e lunghi, tanto che attualmente circa il 18 per cento delle infrastrutture già installate risulta inutilizzabile dagli utenti finali;

4) a sostenere e proporre un piano di rilancio della produzione industriale di autovetture elettriche che, unitamente ai necessari investimenti in ricerca e sviluppo, sostenga anche l'intera filiera della componentistica, promuovendo, insieme alle regioni interessate, iniziative di formazione per le lavoratrici e i lavoratori dell'automotive, affinché possano acquisire le competenze necessarie alla transizione ecologica, utilizzando a tale scopo anche parte del fondo automotive costituito dal decreto-legge n. 17 del 2022, e prevedendo altresì che tutti gli incentivi e le risorse pubbliche impiegati siano condizionati agli impegni e agli obbiettivi che Stellantis deve garantire in termini di prospettive industriali e tenuta occupazionale in tutti gli stabilimenti;

5) ad avviare iniziative per incentivare la presenza in Italia di altri produttori di autoveicoli elettrici, favorendo al contempo allocazione e crescita dei componentistici;

6) a rendere permanente il tavolo automotive e strutturare il lavoro dei 5 gruppi tematici per gestire la transizione e la vertenza Stellantis;

7) ad individuare ammortizzatori sociali specifici per la transizione che, oltre alla tenuta occupazionale e unitamente alla formazione, garantiscano il passaggio anche a nuove professionalità nonché nell'ottica di una riduzione degli orari di lavoro;

8) a concordare con tutti i soggetti interessati, in primo luogo con le parti sociali, le iniziative utili e necessarie per la transizione alla mobilità elettrica già enunciate in premessa (infrastrutturazione del Paese, presenza di tutta la filiera necessaria, sostegno, accompagnamento e ampliamento dell'indotto), tutelando e garantendo i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
(1-00256) «Grimaldi, Zanella, Bonelli, Fratoianni, Mari, Borrelli, Dori, Evi, Ghirra, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Unione europea si è impegnata a diventare una nazione a «impatto climatico zero» entro il 2050;

    il settore dei trasporti contribuisce al prodotto interno lordo europeo per circa il 5 per cento e dà lavoro a oltre 10 milioni di persone. Allo stesso tempo, è un comparto che rappresenta un quarto delle emissioni totali di gas serra della stessa Unione europea e sul quale risulta prioritario intervenire, per raggiungere l'obiettivo europeo di neutralità climatica al 2050, mediante misure di drastica riduzione delle emissioni in grado di garantire al contempo soluzioni ambientalmente sostenibili a prezzi accessibili per tutti i cittadini;

    con particolare riferimento al nostro Paese, il citato settore dipende per il 93,4 per cento da fonti fossili ed è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di gas serra, oltre ad essere tra le cause principali della degradazione della qualità dell'aria nelle città italiane. Tra le diverse modalità di trasporto, nel 2019 quello stradale ha emesso il 92,6 per cento dei 105.1 milioni di tonnellate di CO2eq dell'intero settore, praticamente quanto emesso dall'intera Romania nello stesso anno. Tale valore – in crescita del 3,9 per cento rispetto ai valori del 1990 – deve essere azzerato entro il 2050 per rispettare l'obiettivo della neutralità climatica che l'Europa e l'Italia hanno fissato. In particolare, le emissioni del trasporto su strada costituiscono la parte maggioritaria delle emissioni dei settori non-Ets, per i quali per l'Italia è fissato un obiettivo di riduzione, al 2030, del –43,7 per cento;

    il comparto dell'automotive italiano si presenta piuttosto articolato e composto da numerose realtà: da quelle specializzate nella produzione di autoveicoli fino alla componentistica, segmento quest'ultimo nel quale le imprese nazionali hanno sempre saputo distinguersi. Si tratta di una filiera produttiva in cui operano 5.439 imprese, risultano occupati oltre 272.000 addetti e che genera un fatturato di poco superiore a 100 miliardi di euro, pari al 5,6 per cento del prodotto interno lordo nazionale, con un contributo al gettito fiscale per oltre 76 miliardi (dati Anfia 2023). Si consideri che solo nell'ambito della componentistica per autoveicoli, trovano lavoro 167 mila persone, con quasi 2.200 imprese attive e 55,9 miliardi di euro di fatturato (dati Anfia 2022);

    da una ricerca condotta Cassa depositi e prestiti, Ernst & Young e Luiss business school, emerge come circa il 20 per cento del valore aggiunto generato dalla filiera della componentistica risulti fortemente radicato nei mercati internazionali (la Germania resta il primo cliente nell'Unione europea) e inglobato dai prodotti esportati dagli altri partner commerciali. Nel 2022, il nostro Paese ha esportato il 12,5 per cento di tutte le produzioni manufatturiere nazionali, per un valore di circa 73 miliardi di euro e, con riferimento alla sola componentistica per autoveicoli, circa il 21 per cento per un valore intorno ai quattro miliardi di euro;

    dal suo insediamento, l'attuale Governo ha fatto dei biocarburanti l'asset strategico sul quale puntare non solo per realizzare una strategia di sicurezza ed indipendenza energetica ma per procrastinare l'utilizzo dei motori endotermici. La stessa bozza del nuovo Pniec, inviata all'Unione europea a giugno 2023, assegna infatti ai biocarburanti un ruolo preponderante nel settore dei trasporti prevedendone un impiego troppo ampio per garantire la reale sostenibilità di questi ultimi, oltre a preannunciarne l'utilizzo in settori per i quali esistono già soluzioni tecnologiche migliori, mature, efficienti ed economiche per la decarbonizzazione. Dati del Gse del 2021- relativi ai volumi di produzione, al Paese di origine e alla tipologia delle materie prime dei biocarburanti immessi in consumo nel nostro Paese- indicano chiaramente come oltre l'80 per cento del biodiesel immesso sul mercato italiano derivi da biomasse coltivate di importazione a rischio deforestazione (olio di palma e derivati), mentre altri biocarburanti usano presunti «Uco» (used cooking oil, cioè oli vegetali usati) di origine cinese, oppure grassi animali di classificazione incerta e fraudolenta. Ciò restituisce evidenza di come tale strategia non renda affatto il nostro Paese energeticamente indipendente e di come il contributo di materie prime di origine nazionale per la produzione di biocarburanti sia alquanto marginale (appena il 6 per cento con il restante 94 per cento delle materie prime d'importazione);

    il futuro della mobilità è elettrico, una tecnologia efficiente, capace di consentire un reale affrancamento dall'uso e dalle importazioni di fonti fossili e dunque una reale strategia di indipendenza e sicurezza energetica. Già da tempo, molte case automobilistiche europee hanno deciso di convertire la propria filiera verso un radicale passaggio a questa tipologia di mobilità, anche anticipando, in molti casi, le scadenze previste dalle normative dell'Unione europea;

    secondo la ricerca «La rivoluzione dell'automotive», condotta e realizzata dall'Associazione economisti dell'energia per Federmanager, entro il 2030 i veicoli elettrificati arriveranno a rappresentare oltre il 70 per cento delle vendite in Europa e più del 40 per cento negli Stati Uniti, mentre entro il 2026 il costo totale delle auto elettriche uguaglierà quello dei veicoli a combustione interna;

    in un breve lasso di tempo, pertanto, il comparto italiano dell'automotive dovrà mostrare la sua capacità di raccogliere le sfide legate ai grandi cambiamenti che lo attendono, fornendo nuovi componenti per le auto elettriche, componenti che dovranno essere prodotti secondo protocolli in grado di soddisfare i requisiti di tali veicoli. La crescente attenzione internazionale per forme di mobilità sostenibile si presenta, dunque, come una straordinaria opportunità di rilancio industriale per il nostro Paese, sia per evitare che il settore automobilistico nazionale rischi di ritrovarsi arretrato ed isolato in un contesto europeo ormai lanciato verso un cambio radicale del paradigma della mobilità, sia per completare la transizione energetica e rispettare gli obiettivi fissati dall'Unione europea;

    consapevoli delle complessità e delle difficoltà attuali che il settore dell'auto sta affrontando per poter accelerare un modello di mobilità eco-sostenibile, sollecitato anche dai nuovi target europei sulle emissioni di anidride carbonica dei veicoli, risulta cruciale nel nostro Paese implementare, in primis, una strategia di rilancio industriale del comparto che adotti politiche di cambiamento tecnologico associate a politiche per la domanda che siano coerenti con questo obiettivo. L'intera filiera produttiva dell'automotive va ristrutturata e riconvertita quanto prima verso soluzioni e business più sostenibili, di pari passo con iniziative di formazione e aggiornamento per la salvaguardia, la crescita e la rigenerazione delle competenze dei lavoratori del settore, nonché la predisposizione di ammortizzatori sociali ad hoc, anche al fine di rendere il comparto maggiormente competitivo a livello internazionale nel medio e lungo periodo;

    risulta fondamentale, poi, data la graduale diffusione di veicoli elettrici e l'esigenza di una capillare e diffusa rete di punti di ricarica, uniformare a livello nazionale la disciplina per l'installazione delle citate infrastrutture per le quali, sovente, gli operatori (progettisti, fornitori di servizi e imprese esecutrici) sono costretti ad adeguarsi costantemente alle determinazioni di ciascun ente, anche con riferimento al medesimo territorio regionale, con ritardi e rallentamenti che ne ostacolano la rapida installazione;

    è auspicabile, inoltre, a sostegno del mondo aziendale, intervenire a livello normativo per introdurre, per un periodo almeno di 3 anni, un sistema di agevolazione fiscale per l'acquisto o il noleggio di veicoli a zero emissioni nei principali canali flotte, quali, ad esempio, vetture in pool, ad uso promiscuo, per liberi professionisti e agenti di commercio. Le flotte di veicoli M1 aziendali sono infatti una categoria particolarmente adatta all'elettrificazione per diversi motivi: la media di chilometri per anno è maggiore di quella dei veicoli privati e, inoltre, data la necessaria pianificazione dei percorsi, è più agevole verificare la compatibilità dell'autonomia del veicolo con le tratte di servizio e quindi programmare le ricariche dei mezzi durante la giornata di lavoro o alla fine della stessa;

    gli incentivi statali andrebbero rimodulati al fine di allocare i fondi rimanenti esclusivamente per l'acquisto di autoveicoli a zero emissioni e stimolare maggiormente la domanda dei suddetti, secondo un orizzonte temporale che vada oltre il 2024 e una revisione annuale degli schemi incentivanti in funzione dell'andamento del mercato, dei modelli emergenti e del costo dei veicoli;

    da non sottovalutare, inoltre, il ruolo che, in un contesto che coinvolge tutti i settori e che presuppone dei cambiamenti negli stili di vita verso la sostenibilità, possono rivestire le stazioni di rifornimento grazie alle loro caratteristiche ideali in termini di capillarità e di spazi a disposizione. Riconvertire le stazioni di distribuzione in luoghi multi-servizio e multi-prodotto, infatti, oltre a riqualificare e ammodernare punti vendita altrimenti obsoleti o dismessi, consentirebbe di offrire ai clienti finali un'offerta qualitativamente migliore, nonché spazi e servizi ad hoc che coniughino mobilità sostenibile con soluzioni di efficientamento energetico, di recupero e risparmio delle risorse idriche e produzione di energia da fonti rinnovabili,

impegna il Governo:

1) a promuovere iniziative di concreto sostegno per la risoluzione delle varie crisi aziendali afferenti al settore automobilistico nazionale attraverso un piano industriale atto a rilanciare il comparto nonché il suo indotto che, unitamente ad sistema di incentivi pubblici che favorisca esclusivamente le imprese che non delocalizzano e garantiscono il mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali, alla predisposizione di ammortizzatori sociali ad hoc e allo stanziamento di adeguate risorse per l'istituzione di appositi percorsi di formazione professionale, acceleri, di concerto con le associazioni di categoria, le parti sociali e le case produttrici, la transizione verso la creazione di una filiera automotive a zero emissioni;

2) al fine di incoraggiare l'aggiornamento tecnologico delle imprese quale requisito indispensabile per conquistare nuove quote di mercato, a favorire, tramite risorse strutturali, gli investimenti in ricerca e sviluppo per la progettazione di nuovi modelli di autoveicoli elettrici per il trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano, per la creazione di futuri prodotti e servizi legati alla mobilità elettrica e, segnatamente, all'utilizzo di veicoli elettrici per fornire servizi vehicle-to-grid (V2G) e vehicle-to-home (V2H), nonché per il riuso, il riciclo e lo smaltimento delle batterie di veicoli elettrici per la produzione di nuovi sistemi di accumulo di energia per veicoli, anche favorendo la cooperazione tra settore industriale, associazioni di rappresentanza, istituzioni di formazione e training, centri di ricerca e autorità pubbliche per rimuovere il gap di competenze del settore automotive;

3) a rendere permanente il tavolo automotive, già costituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, al fine di mantenere costante il dialogo tra le parti sociali, i rappresentanti delle regioni, le associazioni di categoria, le case produttrici e le istituzioni;

4) ad adottare idonee iniziative volte a prevedere un sistema di incentivi alla domanda esclusivamente per i veicoli M1 nella fascia di emissioni 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro, su base pluriennale, valutando altresì una progressiva riduzione degli stessi nel tempo, in funzione dei progressi tecnologici, del minor costo delle autovetture, dell'incremento dei volumi di vendita e dell'andamento del mercato;

5) ad adoperarsi per rendere disponibili, utilizzabili e spendibili secondo tempistiche rapide le risorse previste dal sistema incentivante al fine di scongiurare un rinvio degli acquisti e generare la paralisi del mercato italiano dell'auto elettrica;

6) ad adottare le opportune iniziative normative volte a prevedere un meccanismo di finestre temporali, nel corso di ogni anno, finalizzato a valutare l'andamento dell'assorbimento delle risorse stanziate per il supporto al settore che tenga conto, inter alia, dell'esigenza delle case costruttrici di implementare la propria produzione di modelli incentivabili;

7) ad adottare iniziative normative per introdurre un sistema di riscossione dell'imposta parametrata al numero di grammi di biossido di carbonio emessi per chilometro eccedenti la soglia di 161 grammi di anidride carbonica per chilometro (ecotassa), che sia ridotta progressivamente negli anni, seguendo il modello adottato in altri Paesi europei (Spagna, Finlandia, Irlanda, Islanda, Austria e Malta), e sia basata su scaglioni disincentivanti e relativi importi da versare, con lo scopo di utilizzare i proventi per finanziare gli incentivi destinati all'acquisto di auto e veicoli commerciali a zero emissioni di ultima generazione;

8) ad adottare le iniziative di competenza volte ad incrementare le risorse statali per l'acquisto di veicoli commerciali di categoria N1 per la logistica, la consegna e la distribuzione dell'ultimo miglio e M1 speciali a zero emissioni, escludendo da ogni sistema di incentivo o beneficio fiscale tecnologie meno efficienti e più emissive;

9) ad adottare iniziative di competenza per prevedere i necessari strumenti incentivanti volti a stimolare l'acquisto da parte delle imprese private di flotte aziendali (vetture in pool, ad uso promiscuo, per liberi professionisti e agenti di commercio), anche valutando un aumento della deducibilità fiscale e del limite di detraibilità dell'Iva per tutti i veicoli a zero emissioni, ivi incluso un regime di tassazione differenziato tra questi ultimi e gli altri veicoli in fringe benefit;

10) ad istituire una cabina di regia che agisca a livello nazionale per uniformare quanto previsto a livello regionale e locale, anche attraverso la revisione del Piano nazionale delle infrastrutture di ricarica elettrica (Pnire) e dei suoi target di diffusione delle infrastrutture, nonché a semplificare ed armonizzare le procedure autorizzative relative all'installazione di infrastrutture di ricarica elettrica, anche attraverso la predisposizione di un regolamento standard che gli enti locali possano poi adottare, per rendere gli investimenti degli operatori nel settore delle infrastrutture di ricarica pubblica sostenibili nel breve periodo;

11) ad adottare iniziative di competenza per completare, entro il 2026, l'installazione di tutte le infrastrutture di ricarica veloci e ultraveloci finanziate con i fondi Pnrr (Missione 2, Componente 2, Investimento 4.3), vale a dire almeno 7.500 stazioni di ricarica super-veloci per veicoli elettrici su strade extraurbane e almeno 13.755 stazioni di ricarica veloci nei centri urbani, nonché a potenziare la rete di punti di ricarica in autostrada, la cui copertura risulta ancora lontana dal poter servire adeguatamente la mobilità elettrica;

12) ad inserire le infrastrutture di ricarica tra le fattispecie esentate dal canone patrimoniale unico, al fine di ridurre la pressione su un business che, ancora oggi, risulta non sostenibile ed in fase emergente;

13) ad assumere iniziative normative dirette ad anticipare l'introduzione, nel nostro ordinamento, di un meccanismo di credito per l'elettricità rinnovabile caricata nei veicoli elettrici, e dunque immessa in consumo nei trasporti, come previsto dalla nuova direttiva sulle energie rinnovabili (cosiddetta Red III);

14) ad adottare iniziative tese a prevedere i necessari strumenti incentivanti volti a stimolare l'intero sistema industriale della mobilità elettrica e, segnatamente, la relativa catena di valore comprensiva della raffinazione e del processing delle materie prime per ottenere i materiali precursori, la realizzazione dei componenti, delle celle e dei pacchi batteria, il recupero e il reprocessing dei materiali delle batterie dismesse nonché la filiera legata ai sistemi di accumulo quale la produzione di software, l'ampliamento e la digitalizzazione della rete e la realizzazione di nuove infrastrutture, la possibilità di sostenere la crescita delle energie rinnovabili;

15) ad adottare iniziative tese alla ristrutturazione, alla riqualificazione e all'ammodernamento delle stazioni di distribuzione dei carburanti che contemplino non solo la riconversione tecnologica della rete distributiva, anche attraverso il ricorso a strumenti agevolativi e a rimborsi per la bonifica ambientale e il definitivo smantellamento, ma anche l'implementazione di servizi dedicati alla mobilità elettrica, nel rispetto del regolamento (UE) 2023/1804 e di soluzioni di efficientamento energetico, di recupero e risparmio delle risorse idriche e di installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
(1-00257) «Appendino, Cappelletti, Pavanelli, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Francesco Silvestri».


   La Camera,

   premesso che:

    la disciplina del gioco e delle scommesse trova il suo caposaldo nell'articolo 1 del decreto legislativo 14 aprile 1948, n. 496, il quale stabilisce una riserva legale in capo allo Stato per quanto concerne l'organizzazione e l'esercizio di giochi di abilità e di concorsi pronostici, per i quali si corrisponda una ricompensa di qualsiasi natura e per la cui partecipazione sia richiesto il pagamento di una posta in denaro;

    spetta altresì allo Stato decidere con quale modello di gestione esercitare tali attività, se in maniera diretta ovvero tramite concessione di servizio, mediante la quale l'amministrazione affida ad un soggetto privato, prescelto sulla base di selezioni ad evidenza pubblica, nel pieno rispetto della normativa comunitaria, l'esercizio del gioco;

    la scelta di istituire un monopolio pubblico in materia di giochi risiede nella volontà di tutelare la sicurezza pubblica e i diritti dei consumatori, di salvaguardare i minori dalle offerte di giochi a scopo di lucro e di contrastare sia l'infiltrazione di organizzazioni criminali nel settore sia l'offerta di gioco illegale, con la finalità di evitare criticità e gravi conseguenze qualora la materia fosse stata lasciata al libero esercizio di attività a scopo di lucro senza regolamentazioni omogenee;

    da qui discende la necessità di regolamentare in maniera strettamente dettagliata i rapporti nei contratti di concessioni, prevedendo un controllo stretto da parte della pubblica amministrazione tramite l'obbligo di possesso di una licenza rilasciata dall'Agenzia delle dogane e monopoli (Adm) per tutti coloro che intendono svolgere un'attività del settore dei giochi e delle scommesse;

    in Italia esistono due canali di raccolta di giochi pubblici, quello storico, costituito dalla rete di luoghi fisici nei quali è consentito acquistare prodotti di gioco e quello più recente, costituito dai gioco online o a distanza, regolamentato dalla legge 7 luglio 2009, n. 88, all'articolo 24, commi da 11 a 25;

    secondo i dati forniti dall'Agenzia delle dogane e monopoli, il gioco d'azzardo risulta essere un settore in forte crescita: per l'annualità 2022, infatti, la raccolta complessiva da gioco d'azzardo è stata di 136 miliardi di euro, con un aumento preoccupante del 292 per cento dal 2006 al 2022;

    in particolare, nel 2022, la raccolta da gioco tramite rete fisica è stata di 36 miliardi di euro mentre la raccolta tramite rete telematica si è attestata intorno ai 73 miliardi di euro, con un aumento del 373 per cento rispetto al 2012 e considerando che gli incassi nel 2019 sono stati di 36 miliardi;

    se a questi 136 miliardi si aggiungono gli stimati 33 miliardi di scommesse illegali, è chiaro come i cittadini italiani spendano circa il 7 per cento del Pil nazionale per il gioco, rispetto a beni alimentari (160 miliardi annui), salute (128 miliardi) o scuola (52 miliardi);

    inoltre, secondo lo studio campionario Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs (Ipsad), nel 2022 quasi 30 milioni di persone tra i 18 e gli 84 anni hanno giocato d'azzardo almeno una volta nella loro vita, favorendo maggiormente il gioco presso ricevitorie e sale scommesse, mentre il gioco online risulta maggiormente praticato dalle persone più giovani, che lo hanno utilizzato prettamente per scommesse sportive;

    proprio i giovani risultano essere tra i giocatori che presentano caratteristiche di gioco potenzialmente a rischio, non solo a livello patologico, ma anche con possibili ricadute sociali: lo studio campionario European School Survey Project on Alcohol and other Drugs (Espad) condotto nel 2022, infatti, rileva che il 57 per cento degli studenti tra i 15 e i 19 anni, pari a quasi 1 milione 500 mila ragazzi, afferma di aver giocato d'azzardo almeno una volta nella propria vita e tra i giochi maggiormente praticati online vi sono il Totocalcio, il Totogol e le scommesse sportive (47 per cento del totale);

    il settore delle scommesse sportive ha subito un'evoluzione significativa, sia in termini di popolarità, sia di accessibilità, grazie allo sviluppo della tecnologia che ha permesso l'ottimizzazione dei siti per dispositivi mobili disponibili a livello globale, permettendo ai giocatori di effettuare le loro scommesse ovunque e in qualsiasi momento, purché abbiano accesso a internet;

    secondo numerosi studi condotti nel corso degli anni, il numero di scommettitori sportivi italiani è aumentato in modo cospicuo, con una crescita costante sia nel numero di persone coinvolte che nell'ammontare delle scommesse effettuate;

    una ricerca condotta nel 2021 ha stimato che oltre il 30 per cento degli italiani ha scommesso almeno una volta nella propria vita su eventi sportivi, mentre una percentuale ancora maggiore ha dimostrato interesse nel settore delle scommesse online, specialmente dopo l'arrivo delle prime applicazioni ufficiali che consentono di compilare la propria schedina comodamente da casa e, per questo motivo, proprio i giovani risultano essere una potenziale numerosa platea di scommettitori, considerata anche la loro maggiore familiarità con la tecnologia;

    anche dal punto di vista della spesa, i dati confermano il trend in forte crescita: la spesa totale per scommesse sportive online ha raggiunto gli 1,5 miliardi di euro nel 2023, segnando un aumento del 12,5 per cento rispetto agli 1,3 miliardi di euro del 2022;

    a seguito di un preoccupante aumento di giocatori e scommettitori molto giovani, il legislatore è intervenuto adottando norme che potessero arginare e contrastare il fenomeno delle scommesse e del gioco, in particolare nel mondo dello sport, anche al fine di tutelare i più piccoli dai rischi connessi alla diffusione illimitata dei gioco e delle scommesse;

    infatti, con l'adozione del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87 (cosiddetto «decreto dignità»), voluto dal «Governo Conte», all'articolo 9 è stato introdotto il divieto di pubblicizzare, in qualsiasi forma, anche indiretta, giochi o scommesse con vincite di denaro nonché il gioco d'azzardo, su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici, digitali e telematici e i social media;

    inoltre, dal 1° gennaio 2019, tale divieto si applica anche a sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni, programmi, prodotti o servizi e a tutte le forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive e acustiche e la sovrimpressione del nome, marchio, o simboli che possano in qualche modo pubblicizzare giochi o scommesse;

    tale divieto si affianca a restrizioni che risultavano già in vigore sino a quel momento e che la norma introdotta fa salve, come la disciplina che vieta i messaggi pubblicitari concernenti il gioco con vincite in denaro nelle trasmissioni televisive e radiofoniche e nelle pubblicazioni rivolte ai minori (articolo 7, comma 4, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, il cosiddetto «decreto Balduzzi») e quella che impone formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincite in denaro (articolo 7, comma 5 del citato «decreto Balduzzi»);

    anche la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di bilancio per il 2016), all'articolo 1, comma 938, presupponendo la legittimità della pubblicità di giochi e scommesse, ne vieta specifiche modalità, come il divieto di trasmettere pubblicità che incoraggiano il gioco eccessivo o incontrollato, che omettano di rendere esplicite le condizioni per la fruizione di incentivi o bonus o che convincano il giocatore che le scommesse e il gioco possano essere una fonte di guadagno e sostentamento alternativa al lavoro;

    tuttavia, nonostante l'esistenza del divieto generale introdotto dal decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96, tale norma viene costantemente elusa da coloro che considerano la pubblicità di scommesse sportive una delle fonti di finanziamento più redditizie;

    non a caso ogni fine settimana durante lo svolgimento dei match sportivi, in particolare calcistici, compaiono cartelloni a bordo campo con annunci di siti di scommesse, come eurobet.live e pokerstarnews.it, e vengono mandati in onda contenuti in cui si confrontano le quote dei risultati tra i vari siti di scommesse sia prima dell'inizio della partita, sia nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo;

    inoltre, è di notizia recente l'accordo tra l'Inter e Betsson Group, in base al quale il colosso svedese del betting diventerà main sponsor del club nerazzurro a partire dalla prossima stagione;

    questo significherebbe che sulle maglie di uno dei principali club calcistici italiani campeggerà uno sponsor legato al mondo delle scommesse sportive e del gioco d'azzardo, una pratica che sarebbe ad oggi vietata, grazie alla norma introdotta dal «decreto dignità»;

    tali «elusioni» trovano fondamento nelle linee guida pubblicate con delibera n. 132/19/CONS dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), l'autorità indipendente che ha il compito di tutelare i consumatori e garantire la concorrenza nel mercato della comunicazione, sulle modalità di attuazione dell'articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87;

    secondo il documento, infatti, tra le comunicazioni vietate dal provvedimento non rientravano quelle fornite dagli operatori di gioco legale nei siti online o nei punti fisici di gioco che hanno una finalità «descrittiva, informativa ed identificativa», come le quote, le possibili vincite e gli eventuali bonus, ma anche «i servizi informativi di comparazione di quote o offerte commerciali dei diversi competitor, purché effettuate nel rispetto dei principi di continenza, non ingannevolezza e trasparenza»;

    tali definizioni si riferiscono ai cosiddetti «spazi quote», ossia le rubriche ospitate dai programmi televisivi o web sportivi che indicano le quote offerte dai bookmaker, esclusi dal divieto perché considerati semplice informazione e non pubblicità;

    tale interpretazione, però, risulta di difficile comprensione, in quanto è evidente che per come sono impostati, gli «spazi quote» che vanno in onda durante le partite di calcio rappresentano chiaramente una pubblicità agli operatori sopracitati e dovrebbero, dunque, essere vietate e sanzionate, ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge;

    un altro espediente utilizzato per comunicare con il pubblico senza pubblicizzare direttamente il gioco d'azzardo è stato quello di creare appositi siti di intrattenimento e notizie sportive il cui nome, pur senza pubblicare contenuti relativi alle scommesse, richiama inequivocabilmente il nome di agenzie che offrono la possibilità di scommettere su eventi sportivi, come starcasino.sport;

    inoltre, siti simili, come leovegas.news, nato nel 2021 e collegato al casinò online LeoVegas, risultano essere anche sponsor di club calcistici italiani di primo livello, come l'Atalanta e, fino a poco tempo fa, l'Inter;

    tutte queste pratiche, nonostante siano chiaramente tentativi di aggirare il divieto di pubblicità, continuano ad essere utilizzate dagli operatori e dalle agenzie di scommesse senza alcun tipo di sanzione, creando un cortocircuito all'interno di uno dei settori più amati dagli italiani, come lo sport e, in particolare, il calcio, e dove i più giovani sono paradossalmente più esposti al mondo delle scommesse sportive e del gioco d'azzardo proprio nel luogo in cui dovrebbero imparare i valori della sportività, del senso di comunità e, soprattutto, della legalità e del rispetto delle regole;

    le linee guida dell'Agcom sono state pubblicate a seguito di un processo di consultazione dove sono stati auditi soggetti che hanno criticato le misure introdotte dal decreto, chiedendo di escludere le comunicazioni con finalità informative, descrittive ed identificative dall'ambito di applicazione del divieto di pubblicità, appellandosi all'illegittimità costituzionale dell'articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, in quanto in palese violazione della normativa comunitaria (in particolare, della Direttiva Smav del 14 novembre 2018) che tutela il principio di libera concorrenza e in violazione degli articoli 3 e 41 della Costituzione, ossia in contrasto con il principio di legittimo affidamento e proporzionalità, nonché della libertà di iniziativa economica;

    tuttavia, il Tar Lazio, con sentenza n. 10814 pubblicata il 21 ottobre del 2021, ha respinto un ricorso presentato dalla società Il Giunco S.r.l., che possiede il sito internet Il Giunco.net Il Quotidiano online della Maremma, la quale si era appellata alla presunta illegittimità costituzionale dell'articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, a seguito di una sanzione comminata dall'Agcom per aver pubblicato sul sito un apposito collegamento ipertestuale alla pagina web Wisecasino.net, ritenuta dall'autorità indipendente un'attività promozionale del gioco a pagamento e quindi in contrasto con la normativa;

    il giudice amministrativo ha infatti escluso una possibile violazione della normativa comunitaria relativa alla tutela della concorrenza, in quanto ricorda che la Corte di giustizia dell'Unione europea ha ribadito in più pronunce che «si ritengono legittime le restrizioni alla libertà di stabilimento e alle libertà di prestazione di servizio, per ragioni di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di sanità pubblica, (...) o anche per motivi imperativi di interessi generali, tra i quali la tutela dei consumatori»;

    ne discende, dunque, la discrezionalità del legislatore nel decidere le azioni per contrastare i disturbi da gioco d'azzardo e, pertanto, il sopracitato articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87 non è in contrasto con le libertà richiamate, bensì si pone a tutela del consumatore e della salute pubblica;

    inoltre, per quanto concerne la violazione della normativa nazionale e, in particolare, degli articoli 3 e 41 della Costituzione, il giudice richiama la sentenza n. 185 del 2021 della Corte costituzionale, la quale, ricostruendo il quadro delle diverse e numerose misure legislative intese a contrastare il fenomeno della dipendenza dal gioco d'azzardo, riconosce «che la scelta del legislatore del 2018 di inasprire la risposta sanzionatoria al crescente fenomeno del gioco d'azzardo, fino al punto di vietarne ogni forma di pubblicità, risponde ragionevolmente all'esigenza di garantire una tutela maggiormente efficace al consumatore, inteso come soggetto debole»;

    pertanto, secondo il giudice, «la pure denunciata violazione del legittimo affidamento perde di consistenza, atteso che, come detto, il divieto in esame si inserisce nel solco già tracciato dai legislatore con diverse misure di marcata e più stringente severità, tutte atte a contrastare la diffusione dei disturbi da gioco, con l'obiettivo specifico di rafforzare il sistema di tutele del consumatore dai rischi derivanti da una pubblicità sempre più pervasiva»;

    infine, in merito alla violazione dell'articolo 41, «si osserva che è un principio più volte ribadito dalla giurisprudenza costituzionale quello secondo cui non è configurabile una lesione della libertà di iniziativa economica privata – la cui tutela costituzionale non è assoluta – allorquando l'apposizione di limiti di ordine generale al suo esercizio corrisponda all'utilità sociale, come sancito dalla stessa disposizione costituzionale, purché l'individuazione di questa non appaia arbitraria e gli interventi del legislatore non la perseguano mediante misure palesemente incongrue. (...) Circostanze che, alla luce delle considerazioni sopra svolte, non si ravvisano nel caso in esame»;

    le eccezioni previste dalle linee guida dell'Agcom hanno, secondo alcuni esperti dei settore, generato ulteriore confusione e hanno permesso a molte società di gioco di continuare a pubblicizzarsi attraverso le strategie alternative precedentemente menzionate;

    da ultimo, le dichiarazioni dei Ministro dello sport e i giovani, Andrea Abodi, in un'intervista a Il Corriere della Sera del 12 dicembre 2022 lasciavano presupporre che l'intenzione del Governo fosse quella di «rendere nuovamente legali pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende del betting, anche per tutelare il gioco legale e responsabile», superando quindi, di fatto, le restrizioni introdotte nel 2018 dal «decreto dignità»;

    una posizione poi definitivamente sancita dalla trasmissione alle Camere dello schema di decreto legislativo recante «Disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza, ai sensi dell'articolo 15 della legge 9 agosto 2023, n. 111», il quale, all'articolo 3, tra i principi ordinamentali del gioco, in Italia, inserisce «la promozione del gioco responsabile, diretto ad evitare forme anomale o distorte delle giocate» e «l'utilizzo della pubblicità del gioco pubblico funzionale alla diffusione del gioco sicuro e responsabile, comunque coerente con l'esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili»;

    tale disposizione, finalizzata chiaramente a ridimensionare il divieto di pubblicità di giochi o scommesse, è stata oggetto di osservazioni anche da parte della Conferenza unificata, la quale ha invitato il Governo a «valutare il mantenimento del divieto di pubblicità»;

    il ritorno della pubblicità delle scommesse e dei gioco d'azzardo nel mondo del calcio e dello sport in generale cancellerebbe gli sforzi fatti in questi anni per tutelare al meglio i consumatori e soprattutto i più giovani, i quali, come testimoniato dai recenti episodi di scommesse illegali da parte di calciatori molto giovani come Nicolò Fagioli, Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali, possono essere influenzati negativamente dal business delle pubblicità di scommesse e giochi nel settore sportivo;

    il divieto aveva, infatti, lo scopo di ridurre la pressione delle piattaforme di scommesse sportive sui consumatori giovanissimi, i quali, purtroppo, ammettono di iniziare a scommettere ad età sempre più precoci;

    non a caso, è stata recentemente approvata la risoluzione n. 2520 (2023) da parte dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa dal titolo «Prevenire i comportamenti che provocano dipendenza nei bambini», la quale invita gli Stati membri del Consiglio d'Europa a «vietare qualsiasi forma di pubblicità online di offerte di gioco d'azzardo e scommesse online ai minori» e a «realizzare campagne di prevenzione online adatte ai minori sul tema»;

    intervenire sulla prevenzione per arginare un fenomeno in costante crescita è urgente e fondamentale, al fine di evitare che le scommesse sportive possano diventare l'intrattenimento principale delle nuove generazioni e che ciò evolva non soltanto in un rischio per l'incolumità e la salute pubblica, ma soprattutto in un problema di carattere sociale,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, necessarie a rendere effettivo il divieto di pubblicità in qualsiasi forma, anche indiretta, di giochi o scommesse con vincite di denaro nonché il gioco d'azzardo, con qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici, digitali e telematici e i social media, sancito dal decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2018, n. 96;

2) ad adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta a rimuovere qualsiasi elemento che permetta l'elusione dei divieti di pubblicità appena citati, come:

  a) la distinzione tra le pubblicità e le «comunicazioni che hanno un'esclusiva finalità descrittiva, informativa ed identificativa», introdotta per distinguere il gioco legale da quello illegale, ma che in realtà ha permesso una continua pubblicizzazione delle scommesse e dei giochi con vincite di denaro tramite strategie alternative;

  b) la possibilità di trasmettere servizi informativi di comparazione di quote o offerte commerciali dei diversi competitor, ossia i cosiddetti «spazi-quote»;

  c) la possibilità di pubblicare le informazioni limitate alle caratteristiche dei prodotti e servizi di gioco offerti, rilasciate nel contesto in cui si offre il servizio di gioco a pagamento, quali quote, jackpot, probabilità di vincita, puntate minime, eventuali bonus offerti;

  d) l'utilizzo di marchi che identifichino servizi giochi con vincite in denaro o d'azzardo, anche laddove venga utilizzata la denominazione del fornitore, come per le sponsorizzazioni delle maglie dei club sportivi da parte dei concessionari di giochi d'azzardo;

  e) la pubblicizzazione del gioco d'azzardo e dei siti di scommesse sportive tramite appositi siti di intrattenimento e notizie sportive, i quali, pur senza pubblicare contenuti relativi alle scommesse, richiamano inequivocabilmente le stesse tramite l'utilizzo di nomi di agenzie che offrono tale possibilità;

3) ad adottare urgentemente le iniziative di competenza affinché il mondo dello sport e quello dei giochi d'azzardo e delle scommesse sportive rimangano separati e distinti, eliminando la possibilità di pubblicizzare il gioco tramite il concetto di «gioco responsabile», soprattutto sui social media;

4) a promuovere iniziative nelle istituzioni scolastiche del Paese volte a sensibilizzare le studentesse e gli studenti sui rischi connessi al gioco d'azzardo e alle scommesse sportive, rimuovendo qualsiasi ambiguità che la sponsorizzazione delle stesse nelle attività sportive ha contribuito a creare;

5) a realizzare e diffondere campagne di prevenzione volte a contrastare il fenomeno in costante crescita delle scommesse sportive, soprattutto per salvaguardare le nuove generazioni dai rischi sociali generati da tali attività.
(1-00258) «Amato, Caso, Orrico, Francesco Silvestri, Barzotti, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Quartini, Morfino, Ilaria Fontana, Traversi, D'Orso».


   La Camera,

   premesso che:

    in Italia vivono circa 3 milioni e 800 mila persone anziane non autosufficienti. Diventeranno 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050;

    in Italia esistono diverse tipologie di residenze sanitarie assistenziali (RSA) rivolte ad anziani e malati. Queste strutture si differenziano tra loro per la natura pubblica o privata, l'accreditamento o meno con la regione di riferimento, la forma giuridica con o senza scopo di lucro, nonché per la tipologia di pazienti e le esigenze di cura e assistenza di ciascuno;

    le residenze sanitarie assistenziali hanno fatto la loro apparizione in Italia a metà degli anni Novanta. Si tratta di strutture non ospedaliere a carattere sanitario che ospitano per un periodo definito di tempo (o a tempo indeterminato) persone non autosufficienti, che possono essere assistite in casa e non in ospedale e che hanno bisogno di specifiche cure; oggigiorno, a fianco delle strutture a carattere privato, sussistono le residenze sanitarie assistenziali gestite dalle aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) previste dalla legge n. 328 del 2000 e dal decreto legislativo 207 del 2001 che ha disposto la trasformazione degli istituti di pubblica assistenza e beneficenza (IPAB) in aziende pubbliche di servizi alla persona;

    in Italia, secondo la banca dati istituita dal Garante nazionale per la geolocalizzazione delle strutture sociosanitaria assistenziali, vi sono 4.629 strutture distribuite su tutto il territorio nazionale (ma con una maggiore concentrazione al Centro-Nord del Paese);

    in considerazione del generale invecchiamento della popolazione, queste strutture sono numericamente in crescita, così come sono in crescita le strutture di natura privata;

    le residenze sanitarie assistenziali, da diversi anni, vivono una profonda crisi gestionale dovuta a un limitato riconoscimento del valore dei servizi forniti alla comunità, da cui consegue un insufficiente adeguamento degli aiuti economici per la non autosufficienza;

    la crisi gestionale è dovuta principalmente alla mancanza di risorse economiche, ma si sta evidenziando anche il problema legato alla mancanza di personale;

    la crisi energetica ha ulteriormente messo in difficoltà il settore delle case di riposo, già duramente provato dalla pandemia: inflazione e aumenti incontrollati dei costi dell'energia rischiano di mettere in ginocchio il settore dell'assistenza residenziale e diurna agli anziani non autosufficienti;

    il supporto finanziario previsto dal Governo nazionale per il contrasto al «caro energia», con gli stanziamenti per gli enti gestori di servizi e strutture per anziani, disabili e persone svantaggiate, va nella direzione corretta: si ricordano, ad esempio, i 270 milioni di euro per il «contributo energia» a sostegno delle residenze sanitarie assistenziali e del terzo settore;

    a fronte di tali criticità, valorizzando le proprie competenze e mantenendo la propria missione, le residenze sanitarie assistenziali continuano a svolgere un'assistenza socio-sanitaria sempre più complessa, coerente con l'approccio gerontologico e geriatrico, per preservare la qualità di vita della persona anziana sotto il profilo psico-fisico, cognitivo, spirituale, sociologico e culturale;

    le residenze sanitarie assistenziali rivestono un ruolo fondamentale anche per ridurre il sovraccarico sul sistema sanitario nazionale;

    le residenze sanitarie assistenziali sono strutture cruciali per l'assistenza della persona anziana fragile nella sua interezza e devono garantire il raggiungimento dell'efficace equilibrio tra tutela sanitaria, qualità della vita, livello assistenziale e intervento relazionale;

   l'invecchiamento è un momento dell'esistenza che deve essere ancora animato da autodeterminazione, desideri, interesse relazionale e affettività;

    è necessario attuare in tutte le residenze sanitarie assistenziali un approccio gerontologico e geriatrico inteso come approccio olistico alla persona;

    è indispensabile che i requisiti dell'assistenza in residenze sanitarie assistenziali siano definiti sulla base di criteri gerontologici e geriatrici, finalizzati al benessere psicofisico e alla qualità della vita degli anziani fragili. A tal fine, è importante che si sviluppi in modo strutturale la presenza dei geriatri e la diffusione di competenze geriatriche e gerontologiche nelle residenze sanitarie assistenziali e in tutti gli altri ambiti di assistenza agli anziani;

    le residenze sanitarie assistenziali debbono essere messe nelle condizioni di svolgere un ruolo centrale per il territorio, in riferimento non solo alla residenzialità ma anche all'assistenza domiciliare e al co-housing, valorizzando la filiera dei servizi e le proprie competenze;

    il modello di riferimento per la residenzialità in residenze sanitarie assistenziali deve essere specifico e diverso da quello ospedaliero, qualificandosi per un alto contenuto relazionale e protesico;

    alla luce dell'approvazione della legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane (legge n. 33 del 23 marzo 2023), è urgente sviluppare e completare il quadro normativo nazionale sulla non autosufficienza con una particolare attenzione al mondo delle residenze sanitarie assistenziali, per favorire l'approccio gerontologico e geriatrico e garantire standard di assistenza omogenei per il benessere della persona anziana e dei loro caregiver;

    risulta concluso, presso la XII Commissione della Camera dei deputati e presso la 10a Commissione del Senato della Repubblica, l'esame dell'atto del Governo n. 121, in attuazione delle deleghe legislative previste e disciplinate dagli articoli 3, 4 e 5 della legge 23 marzo 2023, n. 33. Tale decreto legislativo reca disposizioni finalizzate a promuovere la dignità e l'autonomia, l'inclusione sociale, l'invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità della persona anziana,

impegna il Governo:

1) a istituire un tavolo di lavoro, presso il Ministero della salute, con il coinvolgimento delle principali categorie di rappresentanza delle residenze sanitarie assistenziali, sia pubbliche che private, con o senza scopo di lucro, nonché con i rappresentanti delle regioni, al fine di definire obiettivi, linee guida e buone prassi finalizzate ad un elevato standard qualitativo di presa in carico della persona anziana e coerenti con il sapere e l'approccio gerontologico e geriatrico;

2) a sviluppare la presenza dei geriatri e la diffusione di conoscenza e competenze geriatriche e gerontologiche nelle residenze sanitarie assistenziali e in tutti gli altri ambiti di assistenza agli anziani fragili;

3) a valorizzare, anche tramite specifici contributi economici, le potenzialità delle residenze sanitarie assistenziali rispetto al loro ruolo nella presa in carico degli anziani fragili del territorio di riferimento, con l'obiettivo di correlare l'erogazione dei contributi al contenimento delle rette in favore degli anziani residenti nelle residenze sanitarie assistenziali e dei loro familiari;

4) ad adottare iniziative di competenza per consentire il miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti delle residenze sanitarie assistenziali, riducendo le sperequazioni retributive e contrattuali con i colleghi della sanità pubblica;

5) ad adottare iniziative volte a introdurre misure fiscali di vantaggio rispetto alle figure professionali che assistono in casa, spesso in coabitazione, le persone anziane;

6) ad adottare iniziative per prevedere, in favore delle residenze sanitarie assistenziali pubbliche nonché di quelle private senza scopo di lucro diverse da quelle previste dal comma 10-bis, dell'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, escluse dal bonus 110 per cento, un sostegno economico mirato all'efficientamento energetico delle strutture, che, incidendo positivamente sul contenimento delle spese energetiche, consentirebbe di limitare gli aumenti delle rette a carico degli anziani non autosufficienti.
(1-00259) «Comaroli, Molinari, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».

Risoluzioni in Commissione:


   La VI Commissione,

   premesso che:

    la legge 13 giugno 2023, n. 83 ha autorizzato la ratifica dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e scambio di Lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020;

    l'articolo 2, lettera b), dell'Accordo, definisce quale «lavoratore frontaliere», ai fini dell'accordo: un residente di uno Stato contraente che:

     a) è fiscalmente residente in un Comune il cui territorio si trova, totalmente o parzialmente, nella zona di 20 km dal confine con l'altro Stato contraente;

     b) svolge un'attività di lavoro dipendente nell'area di frontiera dell'altro Stato contraente per un datore di lavoro residente, una stabile organizzazione o una base fissa di detto altro Stato;

     c) ritorna, in linea di principio, quotidianamente al proprio domicilio principale nello Stato di residenza ai sensi del punto i);

    il successivo articolo 3, definisce come verranno tassati i redditi di quei frontalieri che hanno iniziato a lavorare nell'area di frontiera svizzera dopo l'entrata in vigore dell'Accordo;

    come noto, l'articolo 9 del richiamato Accordo del 2020, disciplina un regime transitorio in favore dei cosiddetti «vecchi frontalieri». In particolare viene specificato al paragrafo 1 che: «restano imponibili soltanto in Svizzera» quei «lavoratori frontalieri residenti in Italia che alla data di entrata in vigore svolgono oppure che tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore hanno svolto un'attività di lavoro dipendente nell'area di frontiera in Svizzera»;

    in base dunque alle disposizioni fin qui richiamate, con «vecchi frontalieri» dovremmo intendere tutti quei lavoratori che erano già attivi per lavoro in Ticino/Grigioni/Vallese, tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023 e con residenza fiscale in un comune italiano il cui territorio si trovi, totalmente o parzialmente, nella zona di 20 km dal confine svizzero, in linea con quella che è sempre stata la visione italiana del tema;

    tale pregressa interpretazione, anche a seguito di atti di indirizzo di natura parlamentare, fu allora ribadita con risoluzione dell'Agenzia delle Entrate – Direzione Centrale Normativa, con la risoluzione 38/E del 28 marzo 2017;

    in particolare, l'ADE ha chiarito che per l'Italia esisteva un unico elenco dei comuni di confine, formato da tutte quelle località che erano poste entro i venti chilometri tra i due Stati, senza dunque il requisito ulteriore che il comune fosse limitrofo al Cantone in cui lavorava il frontaliere (cosiddetto «Cantone frontista»). Per questa ragione, un frontaliere che, ad esempio, viveva a Sondrio (comune posto entro i venti chilometri dal confine con il Grigioni) e lavorava in Ticino, veniva considerato dall'erario italiano come un frontaliere avente diritto alla tassazione esclusiva del reddito in Svizzera, in linea sia con l'articolo 1 dell'Accordo sulla tassazione dei frontalieri del 1974, sia con i citati articoli 2 e 9 del nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri del 2020;

    si evidenzia, altresì, che il 23 dicembre 2023 le Autorità di Italia e Svizzera hanno siglato un «Accordo amichevole» definendo con esattezza l'elenco dei comuni svizzeri e italiani di confine, includendo appunto tra essi tutte quelle località poste entro i venti chilometri dal confine tra i due Stati, dunque in perfetta ottemperanza del dettato dell'articolo 2;

    tuttavia, i tre Cantoni svizzeri, nelle proprie direttive d'applicazione, hanno indicato che andranno a considerare quali «vecchi frontalieri» soltanto coloro che vivono in un comune posto entro i venti chilometri dal confine tra l'Italia ed il Cantone specifico nel quale hanno già lavorato nel periodo indicato, creando la situazione in cui, ad esempio, i frontalieri della provincia di Sondrio che lavorano da anni in Canton Ticino con il rientro giornaliero si vedono inquadrati all'improvviso come dei «nuovi frontalieri», in virtù non della distanza dal confine svizzero, come previsto dall'articolo 2 dell'Accordo ma dal confine del Cantone presso cui prestano attività lavorativa;

    di fatto, il Canton Ticino ha emesso la lista (Allegato A) dei comuni di frontiera escludendo tutti i comuni della provincia di Sondrio;

    la distorsione è resa poi ancora più gravosa dall'articolo 7 del nuovo Accordo, il quale, prevede lo scambio di dati tra Autorità fiscali limitatamente ai «nuovi frontalieri». Se i soggetti di cui sopra non verranno riconosciuti quali «vecchi frontalieri» dai Cantoni svizzeri, essi verranno pertanto imposti fiscalmente in Svizzera all'80 per cento delle aliquote ordinarie, con poi l'invio dei dati reddituali all'Agenzia delle Entrate, utili per la tassazione del reddito in Italia;

    tenuto conto che:

     la risposta alla interrogazione n. 5-02061 a firma del sottoscritto, resa il 27 febbraio in Commissione dal Sottosegretario Savino, conferma la validità della definizione declinata nella cennata risoluzione ADE n. 38 del 2017 ai fini dell'individuazione dei vecchi frontalieri come coloro i quali esercitano un'attività dipendente sul territorio di uno dei cantoni del Ticino, del Grigioni e del Vallese, e non si richiede l'ulteriore condizione che l'attività sia prestata in un Cantone «frontista» rispetto al comune di residenza;

     al tempo stesso, la medesima risposta presta il fianco ad una interpretazione inversa e contraria quando, nelle conclusioni, afferma che «la risoluzione n. 38 del 2017, non è da sola sufficiente a qualificare i vecchi frontalieri, occorrendo altresì, a tal fine, in coerenza con la prassi applicativa dell'Accordo previgente, che il comune di residenza del lavoratore, oltre ad essere compreso nella fascia dei 20 Km dal confine, risulti inserito nelle liste redatte dai tre Cantoni della Svizzera»;

    osservato che:

     tale pericolosa discrasia di interpretazioni che sta avvenendo tra le Autorità fiscali di Italia e Svizzera, circa la corretta definizione dei «comuni di confine» e della platea di soggetti che avranno diritto alle disposizioni del «regime transitorio» contenuto all'articolo 9 del nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri del 23 dicembre 2020, cioè circa il principio della tassazione esclusiva del reddito da lavoro in Svizzera, potrebbe avere pesanti impatti sui redditi dei transfrontalieri italiani che sono già attivi in Svizzera per lavoro da anni, oltre che sul diritto ai ristorni fiscali in favore dei comuni di confine,

impegna il Governo:

   ad intervenire al fine di chiarire che, in riferimento ai «Vecchi frontalieri», i cui redditi resteranno quindi soggetti a tassazione imponibile soltanto in Svizzera, resta confermata la definizione, peraltro coincidente con quella prevista dal richiamato articolo 2 dell'Accordo sottoscritto in data 23 dicembre 2020 e oggetto di ratifica con legge n. 83 del 2023, contenuta nella citata risoluzione dell'Agenzia delle Entrate n. 38 del 2017, ovvero che i vecchi frontalieri continuano a considerarsi tali in virtù della distanza dal confine svizzero e non dal confine del Cantone presso cui prestano attività lavorativa;

   ad adoperarsi per l'urgente convocazione della «Commissione mista» prevista dall'articolo 6, paragrafi 1 e 2, del nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri, al fine di escludere ogni dubbio in merito alla suddetta interpretazione.
(7-00201) «Del Barba».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    Latina è una delle più giovani città d'Italia, essendo una città di fondazione nata col nome di Littoria durante il ventennio fascista, a seguito della bonifica integrale dell'Agro Pontino, e inaugurata il 18 dicembre 1932. Il territorio comunale apparteneva precedentemente ai comuni di Cisterna, Sermoneta, Sezze e Nettuno e comprendeva zone paludose e macchia, piccoli nuclei abitati preesistenti e zone abitate solo stagionalmente a causa del territorio poco ospitale e della malaria;

    la città assunse nel 1944 la denominazione di Latinia e, successivamente, quella attuale di Latina il 7 giugno 1945 a seguito della pubblicazione del decreto luogotenenziale del 9 aprile 1945, n. 270. In questo modo il toponimo fascista veniva sostituito da un nuovo nome pertinente alla localizzazione geografica (nel Lazio) e storica (popoli e città latine) e aveva il vantaggio di consentire il mantenimento della sigla già esistente ed utilizzata della provincia;

    il centro si è sviluppato intorno a due piazze: Piazza del Popolo e Piazza della Libertà. Piazza del Popolo (Piazza del Littorio all'epoca della fondazione), sede del municipio con la caratteristica Torre Civica con orologio, alta 32 m, e la cosiddetta Fontana della Palla al centro. Su un lato della piazza si sviluppa invece il porticato dell'Intendenza di finanza. L'altra piazza è Piazza della Libertà (Piazza XXIII Marzo all'epoca della fondazione), dove c'è il Palazzo della Prefettura (vecchio palazzo del Governo). Piazza del Popolo è tagliata dal Corso della Repubblica che lambisce Piazza San Marco (Piazza Savoia alla fondazione), su cui si affaccia la cattedrale di San Marco. Sulla stessa piazza nell'edificio dell'ex Opera Nazionale Balilla c'è il Museo civico Duilio Cambellotti. Altro edificio caratteristico della città di fondazione è il Palazzo delle Poste di Angiolo Mazzoni che progettò anche la Stazione ferroviaria. L'edificio delle Poste, situato in Piazzale dei Bonificatori (Largo XXVIII ottobre all'epoca della fondazione), è una delle opere più conosciute di Mazzoni che conciliava l'architettura razionalista con richiami all'avanguardia futurista. Piazza Roma è invece caratterizzata da condomini di impianto futurista realizzate nei primi anni quaranta. Palazzo M, oggi sede del comando provinciale della Guardia di Finanza, è una costruzione voluta dal fascismo dalla caratteristica che ricalca la forma della lettera «M», iniziale di Mussolini. Nel Palazzo della Cultura, in Viale Umberto I, si trova la Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Latina, originariamente istituita nel 1937 con il nome di Pinacoteca di Littoria. La collezione, in parte dispersa nel periodo terminale della seconda guerra mondiale, è stata ricostituita ed ampliata e contiene dipinti di artisti dal XIX al XXI secolo. E ancora sono degni di menzione il palazzo dell'Intendenza di Finanza; l'Istituto Vittorio Veneto; il Palazzo di Giustizia; il Palazzo dell'Agricoltura; la Banca d'Italia; il Garage Ruspi; la Casa del Combattente; lo Stadio Comunale; le architetture residenziali INA, INCIS e ICP del Quartiere Nicolosi; Piazza del Quadrato; Piazza Dante i cui progetti sono presenti nell'Archivio «Oriolo Frezzotti» (architetto e urbanista);

    è doveroso sottolineare anche il valore delle opere artistiche di Duilio Cambellotti (scultore, pittore, illustratore, scenografo, grafico e designer) che raccontano attraverso pittura, scultura e incisione l'epopea della bonifica e la nascita delle Città Nuove;

    il recupero dei centri cittadini, il loro mantenimento, rappresenta un volano di sviluppo economico dalle enormi potenzialità. Esso può determinare un inesauribile programma di interventi mirati a garantire la vivibilità di intere aree urbane a vantaggio dei residenti, delle aziende coinvolte nei lavori. Un'azione del Governo, in tal senso, rappresenterebbe una fonte di valore aggiunto per l'economia dell'intera nazione;

    sulla base della Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale e adottata nel 1972, l'Unesco riconosce che alcuni luoghi e alcune tradizioni sulla Terra sono di «eccezionale valore universale» tanto da far parte del patrimonio comune dell'umanità in quanto la loro perdita rappresenterebbe un danno irrecuperabile per tutta l'umanità;

    tale Convenzione, per ciò che concerne il patrimonio «materiale», è stata recepita nell'ordinamento italiano dalla legge n. 184 del 1977 «Ratifica della Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale, culturale, naturale dell'umanità»; mentre il decreto ministeriale n. 4195 del 24 maggio 2007 disciplina la composizione, i compiti e le funzioni della Commissione nazionale italiana per l'Unesco;

    l'inserimento degli edifici di fondazione di Latina nell'elenco dei siti patrimonio dell'umanità Unesco porterebbe ad una maggiore attenzione per il suo valore artistico e storico agevolandone la valorizzazione e la protezione;

    entrare all'interno di un circuito riconosciuto a livello internazionale consentirebbe una straordinaria visibilità al sito, sviluppando una maggiore capacità attrattiva a livello turistico;

    tale riconoscimento per la città di Latina potrebbe costituire il primo tassello per il riconoscimento del prezioso percorso delle città di fondazione, ovvero tutte quelle dislocate a breve distanza l'una dall'altra che hanno condiviso la stessa sorte: Pontinia, Sabaudia, Aprilia e Pomezia,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza volte a includere gli edifici di fondazione del comune di Latina quali sito del patrimonio mondiale Unesco.
(7-00202) «Miele».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   CALDERONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le notizie di stampa di questi giorni hanno abbondantemente dato informazioni su quello che pubblicisticamente è stato ribattezzato come «caso dossier» consistente in una lunga raccolta di informazioni tramite accessi non autorizzati alle banche dati per le segnalazioni di operazioni sospette nella disponibilità della Direzione nazionale antimafia, sulle quali è stata aperta un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Perugia;

   come riportato dalle cronache, oggetto di questa raccolta di informazioni sono esponenti del mondo della politica, dello sport e altri personaggi pubblici;

   data la delicatezza e la gravità della questione, ad avviso dell'interrogante andrebbe altresì chiarito se, oltre a quelle riguardanti personaggi pubblici di vari settori, siano state acquisite con le stesse modalità informazioni relative a privati cittadini e a quale fine –:

   di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda e, se intenda valutare la promozione di iniziative ispettive in relazione a quanto esposto in premessa.
(3-01052)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nell'audizione recente (21 febbraio 2024) del capo del Dap dott. Russo in Commissione giustizia alla Camera dei deputati è emerso che a causa dei nuovi 15 reati introdotti recentemente dal Governo, gli Istituti penitenziari minorili (Ipm) stanno registrando un considerevole aumento di internati;

   mercoledì 6 marzo 2024 la Premier e il Ministro dell'interno, nell'incontro tenutosi con i rappresentanti delle forze dell'ordine per fare il punto, anche dopo il richiamo del Presidente della Repubblica, sullo scandalo delle manganellate agli studenti di Pisa e Firenze, hanno annunciato che è allo studio una nuova «stretta» come: aumenti delle pene per resistenza a pubblico ufficiale, droni per riprendere le manifestazioni, presenza del magistrato di turno ai cortei più delicati, arresti obbligatori anche in flagranza differita per chi supera gli sbarramenti e il divieto di scendere in piazza per i violenti tipo Daspo, come se il diritto di manifestare fosse equiparabile a quello di andare allo stadio. Si dimentica, tra l'altro, che il Daspo è una misura amministrativa di prevenzione, molto difficilmente applicabile alla manifestazione del dissenso in luoghi pubblici e aperti, costituzionalmente tutelata, dissenso che nemmeno un «maestro del terrore» come Putin è riuscito a contenere nel ricordo dell'uccisione di Navalny, di fatto sepolto sotto una montagna di fiori;

   pertanto, si ipotizzano integrazioni all'atto Camera 1660 in materia di sicurezza pubblica: provvedimento, a giudizio dell'interrogante già pregno di propaganda e populismo;

   una sede del tutto irrituale, quella del confronto tra Governo e sindacati, per discutere di regole della gestione della piazza che attengono all'esclusiva responsabilità del Viminale, del Capo della polizia e, in sede locale, del questore e del prefetto; nello stesso tempo si promettono soldi per la formazione, gli straordinari e il rinnovo del contratto scaduto da oltre 800 giorni: si tratta di un miliardo e mezzo di euro stanziato che permetterà di avere aumenti medi del 5,78 per cento: cioè poco meno di 190 euro lordi al mese, ben al disotto dell'inflazione;

   nello stesso tempo la Premier evoca un «clima che non mi piace e mi preoccupa nell'anno del G7: vedo toni che mi ricordano anni molto difficili per la nostra nazione» e i ragazzini manganellati a Pisa non li cita più nessuno se non per adombrare quello che sarà il leit motiv delle prossime settimane: l'allarme lanciato dal Ministro dell'interno sui «possibili tentativi di infiltrazione da parte di soggetti di area antagonista o estremista, ancor di più nelle iniziative alle quali partecipano ragazzi di giovane età», si confida nel fatto che se il Ministro dell'interno ha notizie così specifiche al riguardo, potrà intervenire preventivamente per vigilare e isolare questi soggetti;

   nel mentre, liberi cittadini vengono identificati dalle forze dell'ordine laddove compiono gesti del tutto pacifici, come portare fiori in una piazza o davanti al Consolato russo; azioni che, se pur giuridicamente legittime, possono essere percepite dalla cittadinanza come atti intimidatori verso qualsiasi azione dimostrativa, costituzionalmente garantita;

   eppure i dati del Ministero dell'interno dicono che, se si confronta il primo bimestre del 2023 con l'analogo periodo del 2024, le manifestazioni sono aumentate del 40 per cento, ma le criticità sono in netto calo: dal 3,5 per cento all'1,6 per cento. In sintesi: ci sono più proteste ma meno violenze;

   questa consuetudine di convocare le sigle sindacali delle forze di polizia e forze armate rischia, ad avviso dell'interrogante, di politicizzare ancor di più la gestione dell'ordine pubblico, mettendo a rischio la neutralità delle forze dell'ordine: il parallelismo con il G8 di Genova è politicamente pericoloso e dannoso per l'intero Paese –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative di competenza al fine di rassicurare l'opinione pubblica e le forze politiche e sociali circa l'intangibilità del diritto costituzionale a manifestare.
(4-02470)


   PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   la legge 6 ottobre 2017 n. 158, «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni», è volta a favorire l'adozione di misure in favore dei residenti nei piccoli comuni e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi essenziali, per contrastarne lo spopolamento e incentivare l'afflusso turistico;

   a tal fine si istituisce un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, destinato al finanziamento di investimenti diretti alla tutela dell'ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all'insediamento di nuove attività produttive;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 luglio 2021 è definito l'elenco dei piccoli comuni che possono beneficiare dei finanziamenti concessi della suddetta legge. Con il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, del 16 maggio 2022, è disciplinata la «Predisposizione del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni», individuando le regole per l'assegnazione dei relativi fondi;

   il 15 luglio 2023 è stato pubblicato il «Bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni», predisposto dal dipartimento casa Italia (in considerazione dell'affinità delle finalità sottese al Piano con le attribuzioni dello stesso dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri), che fissa i termini di presentazione della domanda di inserimento dei progetti di investimento pubblico nel Piano e i criteri per la selezione degli stessi;

   il termine per la presentazione delle domande di partecipazione, inizialmente fissato all'11 settembre 2023, è stato prorogato al 25 ottobre dello stesso anno, per poi essere ulteriormente rinviato al 15 novembre, data di conclusione della fase 2 e avvio della fase di verifica dei progetti presentati – 2638 con la partecipazione 3359 comuni (60,9 per cento dei comuni ammessi) – che si concluderà con l'adozione della graduatoria finale tramite decreto della Presidenza del consiglio;

   il 21 novembre 2023 si è riunita la commissione di valutazione, per fornire indicazioni sulle modalità e i tempi di lavoro della stessa nonché della segreteria tecnico-amministrativa di supporto. In tale occasione è stato stabilito il calendario per giungere all'adozione della graduatoria, presumibilmente entro l'estate prossima;

   tuttavia, il trascorrere del tempo, ormai quattro mesi dalla chiusura del bando, e l'indicazione di un termine approssimativo per la definizione della graduatoria, destano perplessità e preoccupazione dal momento che si rischia una variazione dei prezzi e un «invecchiamento» dei progetti presentati, tenendo conto anche delle tempistiche di realizzazione degli stessi –:

   se si intenda indicare con precisione la data di pubblicazione della graduatoria definitiva, adoperandosi affinché vi sia una velocizzazione del procedimento di definizione dei progetti selezionati.
(4-02475)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, istituisce, al Capo III, la ZES unica comprendente i territori delle regioni del Mezzogiorno;

   all'articolo 11, comma 1, si dispone che «il Piano strategico della ZES unica [...] definisce [...] la politica di sviluppo della ZES unica, individuando [...] i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari [...] e le modalità di attuazione»;

   ai commi 2 e 3 si specifica che spetta alla Struttura di missione predisporre lo schema di Piano strategico della ZES unica, il quale è poi approvato con Dpcm su proposta del Ministro interpellato; all'articolo 14 si stabilisce, inoltre, che «i progetti inerenti alle attività economiche ovvero all'insediamento di attività industriali, produttive e logistiche non soggetti a SCIA [...], ovvero in relazione ai quali non è previsto il rilascio di titolo abilitativo, sono soggetti ad autorizzazione unica, rilasciata ai sensi dell'articolo 15»;

   l'articolo 15 dispone che l'autorizzazione unica può essere richiesta, su istanza da presentare allo sportello unico digitale ZES, da «coloro che intendono avviare attività economiche, ovvero insediare attività industriali, produttive e logistiche all'interno della ZES unica»;

   in data 28 febbraio 2024 il Coordinatore della Struttura di missione ZES ha trasmesso ai sindaci dei comuni della ZES Unica una lettera recante «Orientamenti operativi sulla applicazione delle linee guida approvate dalla Cabina di Regia ZES», che «si ritiene necessario» fornire nelle more dell'approvazione del suddetto Piano strategico;

   la comunicazione chiarisce che «utilizzando i criteri generali che definiscono "investimento" la spesa finalizzata alla creazione di un nuovo stabilimento industriale, produttivo o logistico, potranno accedere al regime semplificato dell'autorizzazione unica, fino all'approvazione del Piano strategico della ZES unica:

    1) i progetti di investimento relativi ai territori ricadenti in una delle aree comprese nelle preesistenti otto ZES regionali o interregionali, se coerenti con il Piano di sviluppo strategico della ZES già adottato con riguardo a detta area;

    2) i progetti d'investimento relativi a territori diversi dalle aree comprese nelle preesistenti otto ZES regionali o interregionali, da localizzarsi prevalentemente in aree industriali o destinate a insediamenti industriali e produttivi, se diretti a conseguire almeno uno dei seguenti risultati:

     a) realizzazione di nuovo stabilimento;

     b) ampliamento di uno stabilimento esistente o della relativa capacità produttiva;

     c) riconversione ovvero diversificazione della produzione di uno stabilimento esistente»;

   al contempo, si aggiunge che per i restanti progetti di investimento «restano ferme le competenze e le funzioni del SUAP comunale del territorio di riferimento»;

   in sostanza, facendo leva su una definizione limitante di «investimento», si opera ad avviso dell'interrogante una restrizione del tutto discrezionale dell'ambito soggettivo delle disposizioni che individuano le tipologie di progetti di investimento soggetti ad autorizzazione unica, nonché una implicita restrizione del territorio stesso della ZES Unica;

   invero, mentre le norme richiamate consentono esplicitamente la possibilità di richiedere l'autorizzazione unica anche per l'avvio di attività economiche, la lettera del Coordinatore circoscrive tale facoltà, relativamente ai territori diversi dalle aree comprese nelle preesistenti otto ZES, ai soli progetti volti a realizzare ex novo, riconvertire o ampliare uno stabilimento;

   non solo tale indicazione non trova alcun fondamento nella legge istitutiva della ZES unica, né in successive disposizioni di legge, ma si pone addirittura in contrasto con lo stesso decreto n. 124 del 2023, nella misura in cui esclude de facto la possibilità di accedere alle semplificazioni per coloro che intendono avviare un'attività indipendentemente dalla realizzazione, ampliamento o riconversione di uno stabilimento. Parimenti, autorizzare solo i progetti «da localizzarsi prevalentemente in aree industriali o destinate a insediamenti industriali e produttivi» si traduce nell'esclusione diretta di una serie di settori, come ad esempio quello turistico, che pure risultano centrali in altri strumenti di programmazione degli investimenti nazionali e comunitari;

   riguardo ai progetti relativi alle aree delle preesistenti ZES, rilevano due questioni:

    un ostacolo implicito all'accesso al regime semplificatorio, a causa della scarsa disponibilità di lotti e particelle in cui realizzare nuovi insediamenti. Una criticità talmente nota che il legislatore, già con il decreto-legge n. 36 del 2022, aveva acconsentito a un allargamento della loro perimetrazione;

    uno esplicito, in quanto non può assumere alcuna rilevanza la coerenza dell'investimento con «il Piano di sviluppo strategico della ZES già adottato», in quanto tali piani hanno perso ogni cogenza proprio in virtù dell'entrata in vigore del decreto n. 124;

   inoltre, nelle more dell'approvazione del Piano strategico, nessun progetto di investimento potrà essere considerato, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, di pubblica utilità, indifferibile e urgente;

   vista la capacità derogatoria di molte indicazioni ivi contenute, l'interrogante ritiene che la reale portata della lettera vada ben oltre il dichiarato intento di fornire istruzioni operative e di agevolare al massimo la presentazione delle istanze. Al contrario, oltre all'evidente contrasto con la legge, talune indicazioni sarebbero persino capaci di generare gravi discriminazioni e restringere oltremodo, per molte imprese, la concreta possibilità di accesso al regime semplificatorio introdotto dal decreto;

   in più, le responsabilità amministrative che il Coordinatore affida – secondo l'interrogante – abusivamente ai comuni (quando richiama le competenze e le funzioni del SUAP) porterà, nei fatti, all'emissione di autorizzazioni illegittime in quanto adottate da organi privi di competenza o, al contrario, alla paralisi dei procedimenti in corso e delle istanze future per il rigetto dei comuni proprio in ragione dell'incompetenza a provvedere l'applicazione delle indicazioni della lettera, infine, precluderebbe qualsiasi intervento in variante allo strumento urbanistico, impedendo l'avvio degli investimenti quantitativamente e qualitativamente più importanti per i territori;

   infine, la circostanza per la quale il decreto ministeriale cui l'articolo 16, comma 6, demanda la definizione delle modalità di accesso e di fruizione del credito d'imposta ZES non risulti ad oggi ancora adottato costituisce un ulteriore fattore di depotenziamento dell'intero regime speciale –:

   se non ritenga che i contenuti della lettera di cui in premessa si pongano in evidente contrasto con la legge istitutiva della ZES unica;

   se intenda fornire esaustivi chiarimenti con riguardo ai ritardi nell'adozione del decreto ministeriale per la fruizione del credito di imposta ZES e una stima delle tempistiche attese per l'adozione.
(2-00343) «Stefanazzi, Ubaldo Pagano, De Luca, Lacarra, Provenzano, Serracchiani, Toni Ricciardi, Barbagallo, Sarracino, Graziano, Stumpo, Tabacci, Gribaudo, Scotto, Fassino, Merola, Malavasi, Orfini, Cuperlo, Forattini, Marino, Fossi, Carè, Manzi, Iacono, Simiani, Gianassi, Vaccari, Curti, Furfaro, Ghio, Girelli, Andrea Rossi, Casu, Berruto, Gnassi, Lai, Bakkali, Laus».

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha emanato il 30 marzo 2023 il decreto-legge n. 34, che all'articolo 15-ter indica come accedere ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e alle funzioni di specialista ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale nonché di attività di medicina estetica;

   il decreto-legge è stato convertito con la legge n. 56 del 26 maggio 2023, pertanto per i laureati in odontoiatria e protesi dentaria e per i laureati in medicina e chirurgia abilitati all'esercizio della professione di odontoiatra è abolito il requisito della specializzazione ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e ai fini dell'accesso alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale;

   il tribunale di Sassari, con l'ordinanza n. 1491 del 16 Dicembre 2021 aveva dichiarato illegittimo escludere gli odontoiatri dal concorso per la specialistica ambulatoriale del SSN;

   succede invece che la Sisac (Struttura interregionale sanitari convenzionati), violando il principio della gerarchia delle fonti, ha sottoscritto per conto della Conferenza Stato-regioni un Accordo collettivo nazionale dove all'articolo 19, comma 4, norma i requisiti per accedere alle graduatorie delle Aziende sanitarie locali del SSN richiedendo ancora per gli anni 2024 e 2025 il titolo della specializzazione abrogato dalla legge n. 56 del 26 maggio 2023;

   infatti nell'Accordo collettivo nazionale del 31 marzo 2020, nella dichiarazione a verbale n. 3, è sancito che: «Le parti firmatarie del presente Accordo dichiarano la volontà a incontrarsi nuovamente qualora dovessero realizzarsi le condizioni che richiedono un adeguamento negoziale normativo ed economico in attuazione di uno specifico atto di indirizzo emanato dal Comitato di Settore. In particolare, per garantire l'omogeneità degli istituti negoziali relativi agli assetti organizzativi dell'assistenza territoriale, le parti si impegnano all'adeguamento del presente Accordo con quanto deriverà dai successivi Accordi per la medicina generale e per la pediatria di libera scelta. Tale impegno ha validità anche in riferimento ad eventuali modifiche normative inerenti ai titoli professionali per l'iscrizione in graduatoria ai sensi della legge 8 novembre 2012, n. 189» –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano intraprendere affinché sia applicata, già dall'anno 2024, la normativa vigente, per evitare così la drastica diminuzione dei servizi odontoiatrici del territorio, dovuta alla carenza di odontoiatri specialisti impossibilitati ad accedere a pubblico servizio vista la mancanza di applicazione della legge sopra citata, facendo presente che gran parte dei casi che hanno presentato ricorso nei confronti delle Asl hanno ottenuto esito positivo con conseguenti ingenti spese giudiziarie per l'amministrazione pubblica.
(3-01051)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 28 dicembre 2022 il Comando generale dell'Arma dei carabinieri ha indetto il corso di specializzazione in «Addetto al Comando CC tutela agroalimentare», diretto a 119 militari appartenenti ai ruoli ispettori, sovrintendenti, appuntati e carabinieri, ivi compresi i Carabinieri forestali;

   il 9 marzo 2023 ha preso il via il citato corso, che si è svolto presso la Scuola forestale carabinieri di Cittaducale (Rieti) e che si è concluso il 27 aprile del 2023;

   i frequentatori del corso erano da destinare ai reparti carabinieri agroalimentari già esistenti e ai nuclei di Bergamo, Bari, Verona, Oristano, Firenze, Avezzano e Reggio Calabria, in via di istituzione;

   il 12 giugno 2023, il Comando generale arma ha determinato il trasferimento dei militari specializzati «in data certa nelle sedi preesistenti», e «ad avvenuta attivazione» negli istituendi nuclei;

   la Legge di bilancio 2023 (legge n. 197 del 2022), all'articolo 1, commi 666-667, ha previsto il potenziamento dei reparti della specialità agroalimentare a decorrere dal mese di settembre 2023;

   notizie di stampa informano che alla fine del 2023 non sarebbero ancora stati disposti i trasferimenti nei nuovi nuclei, nonostante, sempre da notizie di stampa, si apprenda che essi sarebbero logisticamente già pronti ma non ancora attivi per carenza di fondi da utilizzare allo scopo. Al momento sarebbero settantadue i militari che dovrebbero esser trasferiti e che attenderebbero ancora la propria destinazione;

   se confermato, il ritardo in oggetto sarebbe inspiegabile sia per i disagi cui sarebbero sottoposti i militari, sia per la mancanza di importanti risorse volte alla tutela del made in Italy, al contrasto alle frodi comunitarie, alla Politica agricola comune (Pac) e alle normative di settore riferite ai controlli delle diverse filiere (vitivinicola, olearia, lattiero casearia eccetera) –:

   se ai Ministri interrogati consti quanto sopra esposto ed, in caso affermativo, quali iniziative intendano adottare per risolvere una questione che appare francamente inspiegabile, stante la sicura importanza dell'opera che andrebbero a svolgere quelle che dalla stampa sono state definite «sentinelle della qualità agroalimentare».
(5-02124)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 15-bis del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 25, ha introdotto fino al 30 giugno 2023 un meccanismo di compensazione a due vie sul prezzo dell'energia elettrica immessa in rete da impianti fotovoltaici e da impianti di potenza superiore a 20 chilowatt alimentati da fonte solare, idroelettrica, geotermoelettrica ed eolica, i quali non accedono a meccanismi di incentivazione tariffaria;

   il prezzo fissato non teneva, però, conto della circostanza che, nel frattempo, alcuni oneri di gestione erano aumentati per effetto di severe dinamiche inflattive;

   l'articolo 1, comma 30, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, recante la legge di bilancio 2023 ha introdotto un tetto di 180 euro/Mwh ai ricavi ottenuti dalla produzione di energia elettrica per gli impianti non soggetti al citato meccanismo di compensazione con efficacia da dicembre 2022 a giugno 2023 e un contributo di solidarietà straordinario (comma 115) per il 2023, pari al 50 per cento dell'incremento dell'imponibile 2022 rispetto alla media dei redditi complessivi conseguiti nei quattro periodi d'imposta precedenti al 2022 senza distinguere la natura dei profitti, se derivanti dal rincaro dei prezzi o da investimenti;

   mentre il citato comma 30 appare in linea con quanto previsto dal regolamento EU1854/2022, il contributo di solidarietà di cui al comma 115, ad avviso dell'interrogante confligge con l'articolo 14 del citato regolamento che prevede l'introduzione da parte degli Stati membri del contributo solo per società operanti nei settori del petrolio, gas, carbone e raffinazione;

   della stessa idea il Tar Lazio che ha rimesso alla Corte costituzionale l'esame delle disposizioni sul «contributo 2023» sugli extraprofitti delle aziende energetiche, prospettando, appunto, la violazione del citato regolamento europeo, poiché la legge ha previsto che il contributo debba essere pagato anche dagli operatori diversi da quelli indicati dal regolamento stesso, «peraltro escludendo le imprese che svolgono attività di estrazione del petrolio, invece contemplate a livello sovranazionale»;

   inoltre, avendo il contributo natura tributaria, il Tar ha sollevato ulteriori questioni di legittimità costituzionale in relazione agli articoli 3 e 53 della Costituzione, rilevando criticità nelle disposizioni che hanno fissato i criteri di calcolo della base imponibile del contributo, in quelle che hanno precisato cosa debba essere inteso come «effettivi extraprofitti» ed in quelle che hanno previsto la non deducibilità del contributo, potendosi ravvisare così una «doppia tassazione»;

   tali misure, che hanno riguardato anche gli impianti a fonte rinnovabili, hanno avuto un impatto devastante, in particolare, sul comparto delle biomasse solide; un settore industriale che impiega oltre 5.000 persone e utilizza oltre 2,5 milioni di tonnellate di biomassa proveniente da materiale residuale o di scarto di provenienza italiana: sottoprodotti dell'agricoltura, come le vinacce esauste, residui della pulizia degli argini, delle potature e della pulizia dei boschi che in Italia crescono del 7 per cento ogni anno e hanno bisogno di una adeguata manutenzione per contenere sia i numerosi incendi che ogni anno flagellano le nostre regioni sia il rischio idrogeologico;

   il crollo dei prezzi energetici e l'assenza di incentivi stanno generando per i produttori di energia da biomasse solide delle «extraperdite», con i costi variabili di produzione che non riescono a coprire i ricavi, e con l'effetto che molti impianti hanno fermato la produzione per limitare le perdite ai soli costi fissi –:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere a sostegno degli impianti a fonte rinnovabili, in particolare per i produttori di energia da biomasse, a tutela della competitività e dei livelli occupazionali, anche considerando la prospettiva di una possibile dichiarazione di incostituzionalità della tassa sugli extraprofitti 2023.
(5-02120)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   Punta San Vigilio è una penisola sul lago di Garda, facente parte del comune di Garda, in provincia di Verona, attualmente di proprietà dei conti Guarienti di Brenzone;

   si tratta di uno dei punti più suggestivi sul Garda dalla grande valenza culturale che ha ospitato personaggi come Laurence Olivier, Vivien Leigh, Winston Churchill, Carlo d'Inghilterra, Juan Carlos de Borbone;

   destano pertanto particolare preoccupazione gli scavi avviati a San Vigilio nel novembre 2017 per la costruzione di una piscina e di un bar, realizzati dalla società Regina Srl;

   a quanto consta all'interrogante, a seguito delle autorizzazioni concesse dall'amministrazione comunale, sono entrati in azione escavatori e gru, aggredendo un'area unica al mondo;

   ampie sono state fin da subito le critiche mosse dalla popolazione e dalle associazioni ambientaliste che si mostrano fortemente contrarie all'opera che si pone in un contesto da preservare a livello naturale, ambientale e paesaggistico, tanto che alcuni cittadini hanno dato avvio a fine febbraio 2024 a una petizione per fermare l'opera;

   nonostante le polemiche, l'amministratore unico della Regina srl, comproprietario dell'area, aveva già affermato: «vogliamo terminare entro giugno e aprire il parco a cittadini e turisti, con biglietto d'ingresso»;

   secondo quanto riportato dalla stampa, il progetto avrebbe incredibilmente ottenuto il parere favorevole di Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e del comune di Garda, nonostante gli evidenti e devastanti impatti ambientali e paesaggistici;

   sulla piattaforma Change.org è stata lanciata una petizione che in pochi giorni ha già raccolto centinaia di firme da parte di cittadini, con lo scopo di bloccare gli scavi di Punta San Vigilio –:

   se i Ministri interrogati siano, al corrente di quanto esposto in premessa e se intendano intervenire, per quanto di competenza e in raccordo con il comune di Garda, per impedire la realizzazione di un progetto che comprometterebbe per sempre un'area di alto pregio ambientale e culturale e per comprendere come sia possibile che il progetto abbia ottenuto il parere favorevole dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.
(4-02473)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO, MARINO e IACONO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Corriere della Sera nella pagina cultura, qualche giorno fa, racconta lo stato di abbandono dei mosaici, patrimonio Unesco, di Piazza Armerina in Sicilia;

   mega restauri episodici e nessuna manutenzione, muschio, sfregi e l'effetto serra dovuto al plexiglas assediano la villa del IV secolo nel cuore della Sicilia, che vent'anni fa ospitava 600 mila visitatori l'anno, ridotti della metà nel 2023 metà dei quali ospiti gratuiti per un incasso totale di 2.053.478 euro;

   diciotto milioni furono stanziati, pochi anni fa, per i restauri della maestosa residenza del IV secolo nel cuore della Sicilia, scoperta alla fine dell'Ottocento, scavata in modo sistematico a partire dal 1929, amata dal mondo intero e tutelata dal 1997 dall'Unesco per la ricchezza e la qualità dei suoi mosaici in perfetto stato di conservazione;

   nel 1957 l'architetto Franco Minissi, decise di proteggere la villa con una copertura in plexiglas destinata a rivelarsi una sciagura. Nell'agosto 1991, arriva la denuncia di «Italia Nostra» all'Ansa: «I mosaici del pavimento della villa di Piazza Armerina si stanno staccando in vari punti a causa dell'eccessivo caldo e dell'umidità» per la copertura che «crea di giorno un effetto serra e fa salire sensibilmente la temperatura»;

   di anno in anno le cose si trascinano tra sfregi criminali, fino al clamoroso appello nel 1998 di Legambiente, da sempre la più attiva col dossier archeomafie, per un provvedimento del Governo che sottragga alla competenza regionale i siti archeologici patrimonio dell'Unesco;

   nell'estate 2004, il governatore regionale dell'epoca, affida il restauro della Villa, come commissario, a Vittorio Sgarbi, che due settimane dopo annuncia: «Da settembre in azione dieci restauratori, per la manutenzione saranno impiegati il 30 per cento dei fondi ricavati dai biglietti d'ingresso»;

   tanti buoni propositi in questi anni, ma tutto finisce nel dimenticatoio molto presto, la villa di fatto è abbandonata non c'è manutenzione ne tutela del parco archeologico;

   la Regione Siciliana ha la piena autonomia nella gestione dei beni culturali, ma viste le lungaggini nel cercare soluzioni che di fatto, ad oggi, non hanno migliorato la situazione –:

   se sia a conoscenza dei gravi fatti esposti, quali iniziative di competenza intenda assumere per salvaguardare questo importante patrimonio e se non ritenga sussistano i presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi di cui all'articolo 155 del decreto legislativo n. 42 del 2004, visto che la regione sembra risultare palesemente inadempiente.
(5-02128)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Enel è una società quotata dal 1999 sul mercato Euronext Milan organizzato e gestito da Borsa Italiana Spa, nella cui compagine sociale figurano i principali fondi d'investimento internazionali, compagnie di assicurazione, fondi pensione e fondi etici. Il Ministero dell'economia e delle finanze possiede quasi 2,4 miliardi di azioni, corrispondenti a una quota del 23,6 per cento del capitale sociale di Enel;

   nei giorni scorsi, le segreterie nazionali delle Federazioni sindacali del comparto energia, Fitctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, hanno inviato ai Presidenti delle Camere e ai membri delle Commissioni parlamentari competenti la posizione sindacale sulla proclamazione dello sciopero organizzato per l'8 marzo 2024, riguardante tutto il personale del gruppo Enel;

   nel documento, i sindacati hanno lanciato un monito sull'operato di Enel facendo presente quali siano i pericoli del piano industriale dell'azienda rispetto alla tenuta dei livelli occupazionali e all'opportunità di rilanciarne il suo ruolo affinché possa essere protagonista nel nostro Paese nella transizione energetica;

   in particolare viene denunciato che «l'Enel ha deciso di abbandonare le attività elettriche, tutte. Gli investimenti per le fonti rinnovabili passano dai 5,5 miliardi a 2,9 miliardi di euro in tre anni (1 Gw di maggior potenza rispetto ai 70 che il nostro Paese dovrà raggiungere al 2030). Non c'è traccia di investimenti nel settore idroelettrico né sulla geotermia.»;

   i lavoratori ritengono che «Enel non ha il coraggio di compiere le scelte necessarie per lo sviluppo del Paese. Nessun piano industriale di sviluppo e creazione di valore, nessuna idea su come affrontare il superamento del fossile e la messa a terra delle nuove tecnologie green»;

   nel documento viene inoltre fatto presente che l'azienda vive grazie a una concessione con costi riconosciuti per le attività regolate che sono sostanzialmente finanziate con le bollette degli italiani;

   in capo ad Enel ci sono importanti asset di rilevanza strategica per garantire la sicurezza del Paese che non possono essere indeboliti;

   gli investimenti nella transizione energetica sostengono la crescita, l'innovazione e la competitività delle imprese e contribuiscono a rafforzare la sicurezza del Paese. Alla presentazione dello studio «La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030» di Enel Foundation, realizzato con Althesys ed Elettricità Futura, è stato esposto il Piano 2030 del settore elettrico, nel quale si prevede che a fronte di un investimento di 320 miliardi di euro si determinano oltre 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, 540.000 nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale nel 2030 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intendano intraprendere affinché la strategia dell'azienda sia indirizzata a sostenere investimenti nella transizione energetica, anche al fine di garantire e incrementare i livelli occupazionali.
(3-01050)


   CALDERONE e GIAGONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Perugia sul cosiddetto «caso dossier» uno degli indagati risulta essere un ufficiale della Guardia di finanza;

   da quanto dichiarato dal Procuratore della Repubblica di Perugia Raffaele Cantone, nel corso dell'audizione svolta presso la Commissione Antimafia, l'ufficiale della Guardia di finanza, nel periodo che va da gennaio 2019 al novembre 2022, ha consultato 4.124 segnalazioni di operazioni sospette (Sos), all'interno delle quali ha consultato 171 schede di analisi e 6 schede di approfondimento, digitando il nominativo di 1.531 persone fisiche e 74 persone giuridiche. Lo stesso ha inoltre effettuato ricerche su 1.123 persone tramite la banca dati Serpico dell'Agenzia delle entrate e 1947 ricerche alla banca dati Sdi, in uso alle forze dell'ordine, per un totale di 10.000 accessi, sempre a quanto riferito dal procuratore Cantone –:

   se i vertici della Guardia di finanza, alla luce dell'inchiesta attivata dalla Procura della Repubblica di Perugia e delle notizie riportate da organi di stampa e da ultimo confermate in sedi istituzionali, abbiano assunto misure disciplinari di competenza, anche in via cautelativa, nei confronti dell'ufficiale indagato.
(3-01053)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ha dell'incredibile la storia di Marco Lerario, la cui unica colpa è di aver amato la sua famiglia ed essersi preso cura della moglie e dei figli di quest'ultima, avuti da un precedente matrimonio;

   in particolare, come denunciato dalla trasmissione «Punto di Vista» del TG2, l'Agenzia delle entrate ha chiesto a Marco la restituzione di tutte le spese sostenute per i ragazzi, per istruzione, sport o terapie sanitarie, e detratte dal 2009 al 2016 per un importo totale di quasi 50.000 euro;

   la moglie, deceduta nel 2016, non lavorava e, pertanto, lei e i loro figli, uno dei quali invalido al 100 per cento, sono sempre risultati nello stato di famiglia di Marco e nella sua dichiarazione dei redditi;

   secondo il fisco, le spese sostenute per i due figli della moglie spetterebbero in detrazione solo a quest'ultima, nonostante la stessa non avesse un proprio reddito da lavoro e, pertanto, fosse anche lei a carico di Marco;

   l'articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) prevede la detrazione per carichi del coniuge non legalmente ed effettivamente separato e per ciascun figlio, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi o affidati, ma non anche per i figli del coniuge, che, paradosso dei paradossi, rientrano nello stato di famiglia e, quindi, nell'attestato Isee di Marco Lerario, ma non rilevano ai fini delle detrazioni fiscali;

   la stessa Commissione tributaria regionale del Lazio (sentenza n. 8121/2018), accogliendo il ricorso del signor Lerario avverso una cartella di pagamento relativa all'anno 2008, ha sancito quello che dovrebbe essere un principio sacrosanto di uno Stato di diritto, ovvero «ritiene, attraverso un'interpretazione costituzionalmente orientata alla tutela di minori ed al principio di solidarietà di cui all'art. 2 della Costituzione che l'art. 12 Tuir, possa essere inteso nel senso di consentire il superamento formale del dato normativo»;

   della stessa opinione altre sentenze dei giudici amministrativi (sentenza n. 2798/2017) che hanno riconosciuto come Marco Lerario fosse «l'unico soggetto sul quale grava l'onere di mantenimento dei figli», tanto da percepire del tutto legittimamente i relativi assegni familiari;

   quello di Marco Lerario è un tipico caso all'italiana, in cui la burocrazia, una «piaga» che non si riesce a debellare e che si dimostra incapace di parlare la lingua della gente comune, diventa prigioniera delle proprie ossessioni e si aggroviglia con le proprie norme e circolari, spesso prive di quel buon senso che, invece, dovrebbe prevalere –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere in merito ai fatti di cui in premessa, per garantire che l'Agenzia delle entrate rinunci a qualunque pretesa erariale nei confronti di Marco Lerario per l'avvenuta e, a parere dell'interrogante, legittima detrazione delle spese sostenute per il mantenimento dei figli di sua moglie, dei quali è sempre stato padre, di fatto.
(4-02468)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il giorno 12 febbraio 2024 l'interpellante ha fatto visita al carcere di Trento, accompagnata dalla Garante dei detenuti;

   la direttrice e la comandante della polizia penitenziaria hanno illustrato una situazione di grave sovraffollamento dell'istituto penitenziario, rispetto ai numeri per il quale è stato costruito in anni recenti dalla provincia di Trento in accordo con lo Stato, e simultaneamente la drammatica carenza di personale di cui soffre la struttura;

   si tratta di una struttura che al momento ospita 370 detenuti di cui 27 donne, tra cui quelli/e di origine straniera sono 202; il numero di agenti di polizia penitenziaria si ferma a 157, quando per la copertura della pianta organica – tarata sui 240 posti pattuiti tra Ministero e provincia autonoma di Trento – ne servirebbero almeno 227, visto l'importante sovrannumero di detenuti. Sono dunque almeno 70 le unità di personale ufficialmente vacanti in organico;

   la vita reale in carcere a Trento non è dissimile da quella di tante altre realtà carcerarie, pur in presenza di una struttura nuova e potenzialmente adatta allo svolgimento di tante attività che potrebbero concorrere a rendere la detenzione più sopportabile e capace di offrire reali opportunità di educazione e formazione, per adempiere alla finalità rieducativa della detenzione, come da mandato costituzionale;

   a quanto consta all'interpellante, per superare formalmente il rischio di infrangere il rispetto dello spazio individuale di 3 metri quadri, a causa del numero di detenuti in aumento, e trovarsi così a violare l'articolo 3 della CEDU, l'amministrazione carceraria, anziché agire sulla capienza, ha provveduto a far eliminare dalle singole celle il piano di acciaio infisso nei pavimento, ad uso cucina/antibagno;

   a tale situazione si è aggiunto nell'ultimo periodo, rispetto alle attività culturali, un problema che ha acceso il dibattito a mezzo stampa nella comunità trentina; il dottor Bortolotti, volontario in carcere da 10 anni e responsabile di attività culturali tra cui il progetto di pubblicazione del giornale «Non solo dentro», che da anni usciva in allegato al settimanale diocesano «Vita trentina», sostenuto dall'associazione Apas, non ha avuto il rinnovo dell'autorizzazione ad entrare in carcere per il 2024;

   a parere dell'interpellante si tratterebbe di una scelta forzata, perché, il giornale parrebbe non più gradito in ragione di alcuni articoli critici scritti da detenuti e pubblicati nel giornale; il progetto, che si conta tra i soli cinque in Italia, e che cerca di dare voce ai detenuti coinvolgendoli nella redazione degli articoli attraverso il confronto e l'incontro tra il dentro e il fuori, rischia di essere compromesso in parte in toto in caso di sua mancata partecipazione;

   a questa notizia hanno fatto seguito moltissimi messaggi di solidarietà e denuncia a mezzo stampa del rischio di interrompere un rapporto costruttivo e positivo tra la realtà carceraria e la comunità trentina in cui essa è inserita;

   purtroppo non solo il sistema carcerario oggi non riesce a promuovere l'obiettivo costituzionale, ex articolo 27, della «rieducazione» dei detenuti; i tagli al personale della giustizia, in particolare al personale del circuito dell'esecuzione penale, e cioè al personale del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria e al personale del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, e un sostanziale disinvestimento nel sistema carcere da parte di questo Governo, stanno facendo vivere una situazione di grave difficoltà anche agli agenti di custodia e a tutto il personale, comprese le direzioni che si trovano a sopportare uno stato di sotto organico; altrettanto si può dire dei funzionari giuridico-pedagogici – educatori – e del personale sanitario, psicologi, medici, infermieri, Terp – tecnici della riabilitazione psichiatrica;

   le carceri di Trento e Bolzano rientrano ad oggi nella competenza del provveditorato di Padova, che è troppo distante per poter garantire con tempestività risposte adeguate al raggiungimento del fine rieducativo della pena. Il Consiglio regionale già nel gennaio 2018 ha approvato una mozione per l'istituzione di un ufficio penitenziario territoriale per la regione Trentino-Alto Adige, nel riconoscimento della sua speciale autonomia –:

   quali iniziative intenda porre in atto per risolvere il pesante stato di sovraffollamento della struttura penitenziaria di Trento e la grave carenza di personale tra gli operatori della polizia penitenziaria;

   se non ritenga necessario, proprio in ottemperanza al dettato costituzionale, adottare iniziative di competenza al fine di promuovere un cambiamento culturale, e quindi normativo, rispetto alla giustizia e al ruolo della pena, immaginando quella della detenzione come extrema ratio per i delitti più gravi, sostenendo maggiormente la funzione riabilitativa della pena detentiva e salvaguardando in ogni caso la dignità e diritti di chi viene recluso e degli operatori;

   se intenda sostenere la richiesta territoriale dell'istituzione di un provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria;

   se non ritenga opportuno adoperarsi per pervenire alla rapida risoluzione della questione inerente al progetto culturale di educazione e informazione del giornale «Non solo dentro».
(2-00342) «Ferrari».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIANASSI e CURTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il bacino di utenza del tribunale di Ascoli Piceno è vasto e differenziato e comprende 30 comuni del territorio;

   il palazzo, inaugurato nel 1954, ospita da quasi 70 anni il tribunale e la procura della Repubblica di Ascoli. Il contratto di affitto è scaduto a fine 2022 e la somma richiesta dalla proprietà per il rinnovo era stata ritenuta eccessiva dall'Agenzia del demanio, che aveva manifestato interesse solo in caso fossero state applicate le stesse condizioni. A seguito di tale decisione la società proprietaria del locale (InvestiRE Sgr) ha avviato l'iter per ottenere il rilascio dell'immobile;

   con la sentenza emessa in 5 febbraio 2024 il tribunale di Ascoli Piceno ha respinto l'opposizione proposta dall'Agenzia del demanio, ritenendo fondata e quindi legittima l'azione per la convalida di licenza di finita locazione intrapresa dalla società locatrice;

   il giudice del tribunale di Ascoli Piceno, Paola Mariani, ha accolto quindi la richiesta della società di gestione di fondi immobiliari InvestiRE Sgr, che aveva chiesto rilascio e liberazione dell'immobile per fine contratto;

   tale situazione sta allarmando gli enti e la comunità locale che si troveranno di fatto dal 2027 senza una sede del Tribunale;

   l'Ordine degli avvocati di Ascoli Piceno ha reso noto recentemente che «segue con estrema preoccupazione le vicende che, nostro malgrado, stanno coinvolgendo l'immobile ove è ubicato il tribunale di Ascoli Piceno» e «provvederà nei prossimi giorni a interessare il Consiglio nazionale forense affinché avvii interlocuzioni dirette con il Ministro della giustizia al precipuo scopo di risolvere definitivamente una tale inaccettabile situazione»;

   secondo gli avvocati della provincia di Ascoli, «ciò che forse sfugge a chi è deputato a confrontarsi con la società locatrice per dipanare le problematiche relative all'utilizzo del palazzo del tribunale», è che «una tale inqualificabile situazione mette a rischio lo svolgimento nel territorio piceno di una funzione pubblica necessaria e indispensabile per preservare l'ordinamento democratico». Nonostante i reiterati sforzi e le continue interlocuzioni con il presidente del tribunale, il procuratore e, non ultima, con l'amministrazione comunale, «non sembra vi sia effettiva contezza della gravità della situazione da parte dell'Agenzia del demanio»;

   l'Agenzia del demanio per mezzo della propria Avvocatura distrettuale ha disertato il primo incontro di «mediazione demandata disposta dal giudice assegnatario del procedimento di sfratto, ottenendo ad oggi un ordine di liberazione dell'immobile entro e non oltre il 29 dicembre 2026» –:

   se quanto espresso in premessa corrisponda al vero e quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere al fine di garantire al tribunale di Ascoli Piceno, anche dopo il 29 dicembre 2026, una permanenza definiva all'interno dell'immobile sito in Piazza Orlini o, in subordine, una sede adeguata e funzionale dal punto di vista logistico e amministrativo, capace di soddisfare le esigenze del territorio.
(5-02118)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MALAVASI, SERRACCHIANI, DI BIASE, GIANASSI, LACARRA, ZAN, ANDREA ROSSI, DE MARIA e MEROLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale per i minorenni di Bologna soffre, da tempo, di una carenza di organico di circa del 52 per cento rispetto all'effettivo fabbisogno; ci si riferisce infatti ad un'utenza che copre quella dell'intera regione Emilia-Romagna, con un bacino di circa 4 milioni e mezzo di persone;

   sono circa 3.500 i minori in carico al distretto bolognese, numeri che comprendono anche le adozioni, con relative richieste e procedure legate all'adottabilità, nonché i procedimenti relativi alla responsabilità genitoriale;

   si apprende che la presidente del tribunale di Bologna ha chiesto al Ministero della giustizia un ampliamento dell'organico, poiché i numeri riferiti al personale attualmente in servizio non sono proporzionati minimamente alle esigenze del distretto;

   il personale di cancelleria che terminava la funzione per pensionamento non è stato sostituito; i magistrati assegnati sono pochi rispetto all'aumento dei procedimenti avviati; la carenza di risorse è divenuta strutturale e ha creato l'effetto perverso del rallentamento della durata dei procedimenti, con la conseguente difficoltà nella gestione dei fascicoli, e i procedimenti hanno subìto un rallentamento nella definizione in particolare in seguito all'entrata in vigore della riforma del processo telematico;

   dal 1° luglio 2023 la migrazione dal sistema Sigma al sistema Sicid ha costituito un passaggio tutt'affatto semplice, e purtroppo, a causa dei non adeguati stanziamenti di risorse sia finanziarie sia di personale necessarie alla transizione digitale, si è assistito ad un peggioramento della situazione, denunciato in particolare dagli avvocati, che lamentano una limitazione dell'accesso fisico alle cancellerie a fronte di un malfunzionamento del deposito degli atti e della presa di visione dei fascicoli tramite Processo civile telematico (Pct), il che avrebbe rallentato ulteriormente la lavorazione degli stessi fascicoli da parte delle cancellerie e la possibilità di visura/visibilità da parte degli avvocati, che lamentano, inoltre, la limitazione a soli due giorni alla settimana di apertura per le cancellerie civili e adozioni e un giorno alla settimana per quella deputata ai procedimenti di ricongiungimento familiare, a cui sarebbe seguita una chiusura totale di fatto sia all'utenza sia agli avvocati, oltre ad aver causato problemi con l'inserimento delle relazioni socio-sanitarie nei fascicoli sociosanitari e altre disfunzioni –:

   quali misure urgenti il Ministro abbia adottato e quali intenda ancora predisporre al fine di colmare le gravi carenze di personale e di risorse necessarie al pieno funzionamento del Processo civile telematico (Pct), al fine di garantire al meglio il servizio della giustizia minorile presso il tribunale per i minorenni di Bologna, in tempi che non pregiudichino diritti dei cittadini, in particolare quelli dei minori.
(4-02469)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo il «Primo rapporto sulle donne detenute in Italia» elaborato dall'Associazione Antigone, la presenza delle donne detenute nelle carceri italiane si attesta da molti anni poco sopra il 4 per cento del totale della popolazione detenuta;

   secondo il predetto report di Antigone, le donne presenti negli istituti penitenziari italiani al 31 gennaio 2023 erano 2.392, di cui 15 madri con 17 figli al seguito;

   le quattro carceri femminili presenti sul territorio italiano sono quelle di Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia e ospitavano 599 donne, pari a un quarto del totale;

   nei quattro Icam (Istituti a custodia attenuata) in funzione di Venezia Giudecca, Lauro (Av), Milano San Vittore e Torino erano presenti in totale 14 madri detenute;

   le altre 1.779 donne erano distribuite nelle 44 sezioni femminili ospitate all'interno delle carceri maschili;

   alla fine del 2021, ultimo dato disponibile, delle 1.598 donne condannate presenti in carcere 355 avevano una condanna fino a tre anni di carcere, di cui 65 fino a un anno. Le detenute ergastolane erano 30, di cui 16 ostative, mentre 72 avevano una condanna a oltre 20 anni di carcere;

   per quanto riguarda i reati ascritti alla popolazione femminile detenuta, i reati contro il patrimonio erano di gran lunga i più rappresentati: 29,2 per cento reati contro il patrimonio; 18,3 per cento reati contro la persona; 14,8 per cento legge sulla droga; 6,8 per cento contro l'amministrazione della giustizia;

   alla data del 31 gennaio 2023 erano 17 i bambini di età inferiore a un anno che vivevano in carcere con le loro 15 madri detenute: il nucleo più cospicuo, composto da 8 donne con 9 bambini, si trovava all'interno dell'Icam di Lauro, seguito da 3 donne e 3 figli nell'Icam di Milano San Vittore e da una donna con 2 bambini nell'Icam della Casa di reclusione femminile di Venezia. Vi sono poi tre nuclei composti solo da una madre e un bambino all'interno dell'Icam della Casa circondariale di Torino, nella sezione nido di Rebibbia femminile e nella sezione femminile della Casa circondariale di Lecce;

   i bambini detenuti insieme alle loro madri possono essere ospitati in 4 differenti strutture: sezioni «nido» presso gli Istituti penitenziari ordinari, per madri detenute con figli fino a 3 anni di età; spazi ricavati entro i reparti femminili delle carceri ordinarie, pensati come soluzione temporanea e di emergenza; gli Icam, pensati per ospitare donne incinte o con prole sotto i sei anni, qualora il giudice ritenga che le esigenze cautelari lo consentano, per un totale di 60 posti disponibili; case famiglia protette, previste dalla legge n. 62 del 2011, per andare incontro alle difficoltà incontrate nell'accedere ad alternative al carcere da detenute madri prive di un domicilio ritenuto adeguato dalla magistratura;

   in Italia le case famiglia protette sono solo due, a Milano (associazione «Ciao ...un ponte tra carcere, famiglia e territorio») e a Roma (Casa di Leda);

   secondo gli ultimi dati pubblicati dal Consiglio d'Europa, nel gennaio 2021 l'Italia si collocava al secondo posto per numero di bambini in strutture carcerarie dopo la Polonia;

   dal mese di marzo 2014, in Italia esiste la Carta nazionale dei figli di genitori detenuti che tutela i bambini in attuazione della Convenzione Onu sulla tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti, agevolando e sostenendo i minori nei rapporti con il genitore detenuto e indicando adeguate forme per la loro accoglienza in carcere –:

   se il Ministro interrogato intenda rendere noti quanti siano alla data odierna le madri detenute e i loro figli presso gli istituti penitenziari italiani, presso gli Icam e presso le case famiglia protette e il dettaglio preciso dei reati per i quali le stesse sono recluse.
(4-02471)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   da anni ormai residenti, turisti e lavoratori denunciano lo stato di intollerabile abbandono e conseguente degrado in cui versano le aree attigue ai valli ferroviari, aree demaniali o aree concesse, le stazioni ferroviarie, le autostrade e i viadotti, compromettendo il decoro urbano, il paesaggio e l'immagine complessiva dell'Italia e offrendo un pessimo biglietto da visita per le grandi aree metropolitane a visitatori e pendolari;

   tale situazione si registra, in particolar modo, nelle grandi città, ancorché le stesse rappresentino città d'arte o aree urbane dove maggiormente si concentrano attività economiche del terziario, con conseguente maggiore afflusso di utenti: Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna, Torino, solo per fare alcuni esempi;

   il degrado generato si trasforma in crollo dei coefficienti di sicurezza, trasformando aree e manufatti di proprietà dello Stato, concessi a soggetti terzi, in ricettacolo di rifiuti speciali, in obiettivi per occupazioni abusive da parte di sbandati e senza fissa dimora, in luoghi utili all'esercizio di attività illegali come spaccio e stoccaggio di droga e armi, prostituzione, basi logistiche per il controllo di attività criminose; pezzi di città assaliti da ogni forma di declino sociale e urbano fino alla quotidiana attività di graffitari che deprezzano i valori immobiliari e aggiungono al degrado sociale e ambientale un danno economico per i residenti e per le attività economiche;

   in particolare, l'area a Roma che parte dalla stazione Tuscolana e attraversa piazza Ragusa proseguendo per Via della Stazione Tuscolana, è totalmente fuori controllo con proprietà demaniali, di competenza del gruppo Ferrovie dello Stato, dove persistono manufatti edilizi e baracche mai manutenuti, con coperture in Eternit mai rimosse, a quanto risulta all'interpellante, mai bonificate, abitate abusivamente da persone dedite ad attività criminali che mettono in pericolo l'incolumità di residenti e operatori economici con furti in appartamento, furti d'auto, scippi, aggressioni, atti di vandalismo di intensità sempre crescente. Talvolta, per ostacolare ispezioni da parte delle forze dell'ordine a tutela della attività criminosa, vengono erette barriere in cemento armato tipo «New Jersey», chiusi i cancelli con inespugnabili catene adibite a protezione delle attività illegali, strade e piazzali sono trasformati in discariche a cielo aperto e in luoghi di selezione e smistamento per droga e refurtiva;

   la situazione è di allarme continuo, tale da poter sfociare in qualunque momento in tragedia nel caso qualche vittima di aggressioni reagisca;

   a nulla sono valse fin qui le rimostranze e le iniziative dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni locali, che si sono organizzati anche in comitati, per cercare di affrontare le problematiche della zona, trasformata in un indecente e infrequentabile quartiere sudicio, pericoloso e fuori controllo;

   tale situazione è stata denunciata con precedenti atti di sindacato ispettivo, a cui non sono mai, seguiti interventi di bonifica né dalle forze dell'ordine né tantomeno dalle Ferrovie dello Stato, che addirittura avevano subordinato l'intervento sulle aree di propria competenza all'approvazione di un accordo di programma teso a trasformare i terreni con una gigantesca speculazione nella quale si moltiplicherebbero le cubature, rinunciando al proprio specifico compito di custodire e manutenere i propri immobili, persistendo e aggravandosi la condizione descritta con l'occupazione abusiva di tre edifici cielo terra in Via della Stazione Tuscolana e in Via Casilina vecchia, secondo quanto riferito all'interpellante e personalmente riscontrato;

   a quanto consta all'interpellante, taluni insediamenti svolgerebbero attività commerciali mascherate da aggregazioni ludiche e sociali, facendo concorrenza sleale ad analoghe attività svolte da imprenditori che, invece, pagano affitti, tasse, personale, bollette;

   nei volantini distribuiti nella zona si fa riferimento allo spolveramento delle coperture in Eternit incustodite da parte di Rfi;

   a parere dell'interpellante non si può più continuare a rinviare il problema, ma è necessario intervenire immediatamente anche per scongiurare tragedie fortuite o premeditate con conseguenti onerose richieste di risarcimento a danno di Rfi, ovvero l'esplosione di conflitti sociali sul territorio –:

   se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per sanare la grave situazione esposta in premessa, garantendo la riqualificazione immediata dell'intera area, la rimozione del materiale in amianto rilevato, con annessa bonifica a garanzia di livelli minimi di qualità della vita;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini residenti nelle zone degradate adiacenti alle aree ferroviarie, dislocate in tutta Italia, e, nello specifico, nell'area della stazione Tuscolana di cui in premessa, deturpata da scritte murali e teatro di violenze, occupazioni e attività commerciali abusive, discariche a cielo aperto, attività di spaccio e traffico di droga.
(2-00344) «Rampelli».

Interrogazione a risposta orale:


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto 3 gennaio 2020, n. 1, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, è stata disposta l'assegnazione di risorse a favore delle città metropolitane, delle province territorialmente competenti e dell'Anas Spa, per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza nel Bacino del Po. Tale decreto, che caratterizza il ponte di Bressana per un livello di degrado strutturale alto, un traffico giornaliero medio totale pari a 24.000 veicoli e una popolazione residente totale di 545.810 abitanti, attribuisce la cifra di 4 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria;

   la DGR n. XI/3359 del 14 luglio 2020 assegna alla provincia di Pavia un cofinanziamento regionale di 90.000 euro, ripartito sugli anni 2021 e 2022, per lavori sul ponte di Bressana consistenti in interventi di ripristino della muratura e manutenzione straordinaria del manto stradale, di importo complessivo pari a 120.000 euro;

   la direttrice ferroviaria che interessa la tratta tra Bressana Bottarone e Pavia, rientra nell'insieme dei progetti a supporto del corridoio Reno-Alpi, che già vede tra gli interventi programmati da Rfi, il quadruplicamento Milano Rogoredo-Pavia (suddiviso in due fasi funzionali con previsione di attivazione della prima fase a giugno 2024) e quello tra Voghera e Tortona;

   il 26 novembre 2020 è stata votata all'unanimità da tutte le forze politiche la risoluzione regionale n. 42 presentata dal consigliere Simone Verni, che prevedeva l'istituzione di un tavolo di confronto tra regione Lombardia, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Rfi, provincia di Pavia e i comuni, finalizzato alla definizione di un percorso condiviso in termini di tempi, modalità e finanziamenti necessari per l'eventuale programmazione e realizzazione: dell'intervento di riqualificazione della strada provinciale ex SS n. 35 «dei Giovi» nella tratta tra Bressana Bottarone e San Martino Siccomario e di un nuovo ponte sul Po, oltre che la realizzazione della variante denominata «variante di Cava Manara», al fine di unire il ponte sul Po alla tangenziale di Pavia e per consentire un regolare scorrimento del traffico, liberando la viabilità locale da lunghe code e dal relativo inquinamento;

   il quadruplicamento ferroviario Milano Rogoredo-Pavia finalizzato alla separazione dei traffici suburbani e regionali da quelli interregionali, lunga percorrenza e merci, è finalizzato ad incentivare il transfer modale su ferro dei passeggeri e si inserisce nella strategia di Rfi e del Gruppo FS per il potenziamento dei collegamenti ferroviari favorendo l'intermodalità e il rilancio del turismo. Gli investimenti complessivi per le opere da realizzare in questa prima fase, che vedono il quadruplicamento ferroviario da Milano Rogoredo a Pieve Emanuele, sono di 318 milioni di euro, finanziati anche con i fondi del PNRR. Il progetto è compreso tra quelli in carico al Commissario straordinario di Governo Vera Fiorani –:

  se intende fornire un aggiornamento in merito alle attività del tavolo tecnico tra regione Lombardia, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Rfi, provincia di Pavia e i comuni;

   quali siano le iniziative di competenza che il Ministro interrogato intende adottare per garantire il superamento delle criticità legate alla vetustà delle infrastrutture, nello specifico del ponte di Bressana e del grande traffico al quale sono sottoposti;

   quale sia lo stato avanzamento lavori in merito al quadruplicamento ferroviario della linea Milano Rogoredo-Pavia e i susseguenti step di completamento dell'opera tra Voghera (PV) e Tortona (AL) e tra Voghera (PV) e Pavia (PV);
(3-01054)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   risulta da varie segnalazioni ed articoli di stampa che, successivamente alle recenti alluvioni, la strada regionale 325, coinvolta da una serie di frane, è divenuta pressoché inagibile; uno smottamento fra le frazioni di Sasseta e Montepiano (Vernio) ed uno fra la Cartaia e Camino (Vaiano) hanno bloccato la viabilità e l'accesso di qualsiasi mezzo. Solo recentemente è stato aperto un varco dal bolognese, in zona Castiglion de' Pepoli, per far passare, in orario diurno, i camion coi primi rifornimenti di viveri e carburante alle popolazioni della valle del Bisenzio;

   sono migliaia le persone bloccate o limitate nei movimenti e negli spostamenti essenziali. Un abitante della Val Bisenzio (Vernio, Cantagallo, Vaiano), per scendere per lavoro o studio nella piana pratese, deve affrontare un percorso inconcepibile, lungo il Monte Javello, per scendere a Prato. Occorre poi costeggiare i monti della Calvana per arrivare a Vaiano. Il tutto lungo strade dissestate e prive di reale e sistematica manutenzione. Praticamente assenti i collegamenti di servizio pubblico; i bus, e il raro treno straordinario orario istituito dalla regione, sono a pagamento;

   il problema è ricorrente; ad ogni pioggia le strade finiscono in difficoltà e, nonostante il problema sia oramai endemico, i comuni non intervengono per la messa in sicurezza. Se i problemi vi sono in casi di spostamenti fisiologici, nel caso di necessità e urgenza (la richiesta di un'ambulanza), i tempi per raggiungere l'ospedale di Prato diventano incompatibili con ogni patologia insorta e tempo dipendente. Le attività produttive, centinaia, rischiano dal canto loro la paralisi completa;

   la scarsità di infrastrutture e programmazione, con cui ha convissuto una urbanizzazione selvaggia, rende così le zone, oltre che isolate ad ogni evento atmosferico, sistematicamente non in grado di riprendersi dagli eventi atmosferici estremi sempre più frequenti, arrivando quindi a costituire degli aggregati a rischio di soffocamento industriale e di collasso sociale, economico e sanitario –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare corretti investimenti volti a rendere la strada regionale 325, ed in generale le diverse infrastrutture, resilienti a fronte dei futuri eventi atmosferici, assicurando sicurezza e continuità nei trasporti, negli approvvigionamenti e nei servizi.
(5-02122)


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il raddoppio e il potenziamento della linea ferroviaria Pescara-Roma, inserita nel piano ministeriale «Italia veloce» del 2020, e considerato intervento infrastrutturale di rilevanza strategica e prioritaria, è un'opera importante non solo dal punto di vista della mobilità, ma anche sotto l'aspetto ambientale, in quanto costituisce una valida alternativa al traffico su gomma, favorendo lo spostamento di merci e persone su ferro;

   il potenziamento della suddetta tratta rappresenterebbe un importantissimo volano di sviluppo per la regione Abruzzo, necessario a garantire e migliorare i collegamenti con la città di Roma in tempi assai ridotti e per la crescita dei flussi turistici;

   il progetto prevede infatti di collegare Pescara con Roma in due ore, una sorta di linea veloce di cui si gioverebbero soprattutto i pendolari che si spostano quotidianamente dall'Abruzzo per raggiungere la capitale. Insomma una più che valida alternativa all'attuale unica soluzione di trasporto efficiente, l'autostrada A24-A25: un'infrastruttura molto importante e attesa nel territorio da oltre venti anni;

   il 29 febbraio 2024, il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), ha approvato una delibera di assegnazione delle risorse per la realizzazione della Roma-Pescara con uno stanziamento di 720 milioni di euro, provenienti dalla quota statale del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il «potenziamento infrastrutturale direttrice Roma-Pescara» considerata «di primaria rilevanza al fine di stabilire un efficiente collegamento trasversale appenninico e sanare l'inadeguatezza delle linee ferroviarie attualmente presenti nei territori interessati»;

   al contempo, il Governo Meloni ha annunciato lo stanziamento di fondi per i lavori sulla ferrovia Roma-Pescara, la cui realizzazione era in realtà già oggetto di progettazione e finanziamento nell'ambito del PNRR. A luglio 2023, però, i fondi destinati all'opera erano finiti tra quei 2,5 miliardi di euro spostati e destinati ad altri interventi giudicati più urgenti. Ora, in prossimità delle elezioni regionali in Abruzzo, il Governo sembra aver mutato avviso e la ferrovia Roma-Pescara è ritornata improvvisamente ad essere un'opera strategica, anche se a stralciarla dalle priorità e definanziarla, l'estate scorsa, era stato lo stesso Governo in carica;

   infatti, risulta all'interrogante che tra giugno e luglio 2023 la revisione del PNRR aveva sottratto all'Abruzzo 1 miliardo, 465 milioni 170 mila euro. Lo stanziamento previsto di 720 milioni sarebbe quindi pari a meno della metà dei fondi tagliati, e occorrerebbero ancora 5 miliardi, 585 milioni per completare il finanziamento dell'intera tratta;

   peraltro, l'ultima revisione del PNRR approvata dall'Unione europea a fine novembre ha spostato dall'Abruzzo 555,4 milioni, annullando ben 1.861 progetti;

   va considerato che le risorse per il potenziamento della linea ferroviaria Pescara-Roma, come detto inizialmente, previste e stanziate con il PNRR, sono ora reperite a valere sul Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 e che l'annuncio, da parte della Premier, del nuovo stanziamento è avvenuto, a parere dell'interrogante, non certo casualmente a pochi giorni dalle elezioni regionali in Abruzzo, dove si voterà il prossimo 10 marzo –:

   quale sia il criterio di priorità adottato a luglio 2023 nella selezione dei progetti finanziati in occasione della prima revisione del PNRR, che ha comportato il definanziamento della linea ferroviaria Pescara-Roma e quali invece siano i nuovi e diversi criteri di priorità che oggi consentano lo stanziamento delle risorse necessarie al potenziamento della linea ferroviaria citata;

   se un così imponente stanziamento a valere sul Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 intacchi o meno la realizzazione di altre opere, quali siano nello specifico e come intenda il Governo attuarne il compimento.
(5-02123)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Federazione nazionale Stella Maris nasce nel 2006, per volontà delle associazioni Stella Maris nei diversi porti italiani, allo scopo di creare un ente di supporto tecnico-pratico-logistico allo svolgimento delle attività e dei servizi per la «gente di mare», consentendo a cappellani e volontari un maggior impegno pastorale, senza troppi carichi a livello burocratico;

   la nascita dell'ente ha consentito di avere una struttura dedicata a sviluppare attività e servizi per gli associati che nessuna associazione avrebbe potuto, individualmente, realizzare. In particolare, la creazione di supporti informativi elettronici comuni e il lavoro di coordinamento degli interventi per i marittimi abbandonati;

   le associazioni che la compongono sono presenti nei porti italiani di Ancona, Augusta, Bari, Cagliari, Genova, Gioia Tauro, Ischia, La Spezia, Livorno, Milazzo, Monfalcone, Napoli, Palermo, Piombino, Porto Nogaro, Ravenna, San Benedetto Del Tronto, Salerno, Savona, Siracusa, Taranto, Trieste, Torre del Greco;

   tali associazioni sostengono autonomamente i costi dei locali dove svolgono attività nei porti del demanio marittimo;

   tali canoni, come previsto dall'articolo 39, secondo comma, del codice della navigazione (regio decreto 30 marzo 1942, n. 327) sono fissati, «nelle concessioni a enti pubblici o privati, per fini di beneficenza o per altri fini di pubblico interesse» nella misura del «mero riconoscimento del carattere demaniale dei beni»;

   insomma, i costi sostenuti dalle associazioni corrispondevano al mero canone ricognitorio previsto in favore del concessionario che propone, quali fini delle attività poste in essere, la beneficenza o il pubblico interesse, ossia finalità tali che non consentano al concessionario stesso di trarre dai beni demaniali alcun lucro o provento;

   mentre all'articolo 100, comma 4, primo periodo, del decreto-legge n. 104 del 2020, si è stabilito in 2.500 euro il limite minimo dell'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime, al secondo periodo del medesimo comma, (come modificato dall'articolo 6-bis, del decreto-legge n. 73 del 2021), si è previsto che «l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime per attività [...] svolte [...] senza scopo di lucro, e per finalità di interesse pubblico [...] non può essere inferiore a euro 500»;

   il decreto direttoriale del 17 dicembre 2023 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, recante «aggiornamenti, relativi all'anno 2024, delle misure unitarie dei canoni per le concessioni demaniali marittime», ha previsto un significativo incremento dei canoni annui relativi alle concessioni demaniali marittime, fissando la misura minima del canone, a decorrere dal 1° gennaio 2024, a euro 3,225,50;

   tale incremento si riferisce esplicitamente all'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime di cui al primo periodo dell'articolo 100, comma 4, del decreto-legge n. 104 del 2020, mentre nulla è previsto con riguardo al canone minimo di cui al secondo periodo;

   le suddette associazioni segnalano che le autorità competenti sembrano intenzionate ad applicare tale canone (di gran lunga superiore rispetto a quello richiesto in precedenza) anche ai locali dati in concessione alle suddette associazioni nei porti del demanio marittimo –:

   se intenda, per quanto di competenza, chiarire se i canoni previsti per l'anno 2024 costituiscano la misura minima da applicare anche alle associazioni che svolgono attività senza scopo di lucro e per finalità di pubblico interesse nei porti del demanio marittimo, ovvero se in favore delle stesse debbano continuare ad applicarsi canoni analoghi a quelli previsti dall'articolo 100, comma 4, secondo periodo, del decreto-legge n. 104 del 2020.
(4-02472)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRANCESCO SILVESTRI e ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   preme agli interroganti segnalare il perdurante diniego dell'utilizzo della pubblica piazza Montecitorio antistante la fascia di pertinenza del Palazzo della Camera dei deputati per manifestazioni, dimostrazioni o sit in, come usualmente è stato, fatto salvo il periodo dell'emergenza pandemica, fino al novembre dell'anno 2021, anno in cui una direttiva dell'allora prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, ivi vietava qualsiasi manifestazione;

   per rendere un esempio concreto tra i tanti, gli interroganti rammentano che nel settembre 2019, in piazza Montecitorio, si teneva il raduno di protesta contro il Governo Conte II – contestualmente, l'Assemblea della Camera dei deputati era impegnata a votarne la fiducia – organizzato da Fratelli d'Italia, con centinaia di persone, bandiere, striscioni, palloncini e maxischermo montato a lato della piazza;

   la nostra Carta costituzionale tutela il diritto di manifestare, anche senza autorizzazione – questione che il Governo sembra ignorare – e, ferma restando, ovviamente, la necessità di impedire gravi turbative ai lavori o all'esercizio, delle funzioni parlamentari, è oscuro a quali ragioni possa sottostare il diniego ai cittadini – vale a dire, «il popolo sovrano» – di manifestare ed esprimere liberamente il proprio pensiero di fronte alle sedi ove i rappresentanti del popolo assumono decisioni e determinano le politiche pubbliche in loro nome e per loro conto;

   il predetto diniego è brandito, ad avviso degli interroganti, non nel nome di una determinata circostanza, di motivazioni straordinarie o per un periodo temporale definito, ma è semplicemente, immotivatamente e permanentemente opposto –:

   se non intenda illustrare e chiarire le ragioni che hanno impedito ed impediscono tuttora l'esercizio delle libertà democratiche di manifestazione ed espressione del pensiero da parte dei cittadini nella parte della pubblica piazza citata in premessa e se non intenda adottare tempestivamente le misure necessarie ai fini della sua riapertura.
(5-02126)


   CASU, DI BIASE, MANCINI, MORASSUT e ORFINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 20 maggio 2023 presso ii circolo «il Borghetto» ubicato presso via Fiesole 28, in Roma, si sarebbe dovuta tenere la «festa concerto» del gruppo nominato «Spqr Skin», dichiaratamente di estrema destra e nello stesso concerto era stata annunciata la presenza di un gruppo, nominato «Gesta Bellica» nel cui repertorio risulta esservi un brano dedicato a Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine;

   notizie di stampa riportavano il fatto che il civico (28, numero di per sé evocativo ad avviso degli interroganti nell'ideologia fascista) presso il quale si sarebbe dovuto svolgere la citata «festa concerto» sarebbe stato lo stesso della sede dell'associazione «Gruppo Idee», fondata dall'ex Nar Luigi Ciavardini condannato per la strage di Bologna e presieduta dalla moglie Germana De Angelis;

   su quanto sopra esposto il gruppo Partito Democratico presentò un'interrogazione (n. 5-00877, del 16 maggio 2023) al Ministro dell'interno. Dopo numerosi interventi della cittadinanza, delle associazioni antifasciste e dei partiti la «festa concerto» venne annullata;

   risulta, però, da notizie di stampa che anche quest'anno, nella medesima sede, sia previsto un altro evento chiaramente apologetico del fascismo;

   infatti, il 9 marzo 2024 si dovrebbe tenere, secondo la stampa, il cosiddetto «Memorial Massimo Morsello», manifestazione che ogni anno ricorda l'ex membro dei Nucleo armati e rivoluzionari e fondatore di Forza Nuova;

   anche a questo «evento» dovrebbero prendere parte vari gruppi musicali di chiara matrice fascista quali Nessun Pentimento, Quen Reborn, Ventis Adversis e la Vecchia Sezione, oltre ad un membro della band «270-bis», – che avrebbe nel proprio repertorio anche un brano antisemita e della quale era front man l'ex senatore di An Marcello De Angelis, ex capo della comunicazione della regione Lazio allontanato a seguito delle sue dichiarazioni sulla strage di Bologna, oltre che cognato di Ciavardini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda urgentemente adottare per prevenire e contrastare eventi, come quello di cui in premessa, che dichiaratamente portano avanti idee di matrice fascista, contrarie alla nostra Costituzione, che evidentemente sono in grado di mettere in pericolo l'ordine e la sicurezza pubblica e che, oltretutto, non rispettano il dolore dei parenti delle vittime della strage di Bologna e dei numerosi attentati condotti dai Nar negli anni '70.
(5-02127)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 2 marzo 2024, a Casarano, in provincia di Lecce, in pieno giorno e in una piazza centrale molto affollata della città e con il pericolo di coinvolgimento di terzi estranei, è stato compiuto un omicidio che ha scosso l'intera cittadinanza;

   l'omicidio, da quanto risulta, sarebbe maturato in un contesto di elevata consistenza criminale nella quale sia il killer che la vittima appaiono pienamente inseriti e bisognerà verificare in quale misura vecchie vicende, che traggono origine da fatti datati come l'omicidio del boss locale Augustino Potenza nel 2016, abbiano avuto ripercussioni su questo ultimo episodio;

   il delitto è avvenuto in un territorio da sempre al centro di equilibri instabili della criminalità organizzata e non si possono escludere, dopo quanto avvenuto, rischi di rappresaglie e vendette incrociate;

   sulla vicenda sta indagando la Direzione distrettuale antimafia perché il contesto in cui si è verificato il delitto pare indubbiamente contraddistinto da contatti dei protagonisti con la Sacra corona unita;

   già nel 2022 Casarano era finita al centro delle cronache per una serie di attentati incendiari e intimidatori, che avevano portato ancora una volta alla luce l'esistenza di fibrillazioni tra vari gruppi criminali e ad una guerra per la supremazia in atto, ricondotta dagli esperti proprio alla mancanza di un successore al vertice dopo l'omicidio del boss Augustino Potenza e il pentimento di un altro elemento di spicco della criminalità locale, Tommaso Montedoro, a capo del gruppo criminale nato dopo la scissione con Potenza e poi divenuto collaboratore di giustizia;

   l'attività investigativa diretta in questi anni dalla Direzione distrettuale antimafia ha consentito di accertare l'esistenza di due articolate e ben strutturate associazioni criminali, nate sulla scia della scissione dell'originario gruppo casaranese (avvenuta dopo l'omicidio del boss Augustino Potenza) facente parte dell'organizzazione mafiosa denominata Sacra corona unita;

   imprenditori e cittadini lamentano di essere rimasti inascoltati dopo le denunce e le richieste alle istituzioni preposte dirette ad ottenere maggiore sicurezza e controllo dell'intero territorio, che nell'ultimo decennio ha riacquistato nuova linfa consentendo alla città una rinascita economica e sociale senza però riuscire a liberarsi del tutto dalla presenza di una criminalità che tenta di riemergere generando paura e sofferenza;

   un'operazione antidroga compiuta dai Carabinieri a pochi giorni di distanza dall'omicidio ha portato all'arresto di tredici persone e vede tra le persone coinvolte dall'inchiesta anche la vittima dell'agguato di sabato 2 marzo, ucciso con tre colpi di pistola;

   a parere dell'interrogante siamo di fronte ad una vera e propria emergenza criminale a Casarano e occorre da subito individuare tutti gli strumenti e le risorse utili a contrastare efficacemente questo fenomeno –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per rafforzare il contrasto e la lotta alla criminalità organizzata a Casarano, anche alla luce dell'ultimo evento delittuoso avvenuto nei giorni scorsi per ristabilire la legalità e rispondere concretamente agli allarmi della società civile, del mondo produttivo e di tutti cittadini e le cittadine di Casarano.
(4-02476)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano la Repubblica del 6 marzo 2024 riporta la vicenda di un provvedimento, con il quale il consiglio di classe dell'istituto comprensivo «Corrado Melone» nel comune di Ladispoli (Roma) disponeva l'allontanamento di un bambino di 6 anni dalla comunità scolastica dal 28 febbraio al 21 marzo 2024;

   il bambino, come accertato dalle competenti strutture sanitarie è affetto da disturbo da deficit di attenzione con iperattività (ADHD), di tipo combinato associata a marcata difficoltà nella regolazione degli aspetti emotivi comportamentali e aggressività, e presenta, inoltre, deficit visivo e difficoltà nei primi apprendimenti scolastici, conseguentemente la competente struttura sanitaria richiedeva, per la frequenza scolastica, l'aumento delle ore di sostegno e l'affiancamento di un operatore educativo per l'autonomia, per permettere la corretta integrazione del bambino alle attività didattiche al gruppo di classe;

   la scuola frequentata dal bambino provvedeva il 14 febbraio 2024 a redigere il piano educativo individualizzato;

   solo poco dopo, il 27 febbraio 2024, veniva inviato al padre del bambino il provvedimento di sospensione sopra indicato;

   i genitori, entrambi lavoratori a tempo pieno, ricorrevano al tribunale amministrativo regionale per l'annullamento previa sospensiva dell'efficacia;

   il tribunale amministrativo regionale, con provvedimento pubblicato il 4 marzo 2024, notificato nello stesso giorno all'istituto, accoglieva l'istanza cautelare e disponeva, inoltre, che l'istituto scolastico, provvedesse alla assegnazione al minore del numero di ore di sostegno come dallo stesso tribunale indicate;

   nonostante tale provvedimento, il 5 marzo 2024 il padre del bambino si vedeva impedito l'accesso del figlio all'istituto e alle sue legittime insistenze gli veniva semplicemente comunicato che l'istituto non intendeva riammettere il bambino;

   tale illegittimo e immotivato comportamento non lasciava al padre del bambino altra strada che presentare esposto-denuncia;

   il dirigente scolastico, come riportato dal quotidiano citato, avrebbe messo in discussione la veridicità del provvedimento del tribunale amministrativo regionale e inoltre avrebbe affermato che l'allontanamento «non è da vedere come una punizione», ma piuttosto come «una metodologia di insegnamento», affermando, inoltre «se si sta in una comunità si deve imparare a rispettare le regole, così poi si torna rispettando le regole»;

   a parere dell'interrogante i provvedimenti, i comportamenti e le esternazioni del dirigente scolastico appaiono gravissimi, infatti, lo stesso dispone l'allontanamento per 21 giorni di un bambino di «appena sei anni», come rileva il tribunale amministrativo regionale, affetto da disabilità certificata, si disinteressa dell'attuazione e della verifica del piano educativo individualizzato redatto dallo stesso Istituto, si rifiuta di dare seguito ad un provvedimento del tribunale amministrativo regionale di cui mette addirittura in discussione la veridicità ed eleva l'esclusione, si ribadisce, di un bambino di sei anni affetto da disabilità certificata, a «metodologia di insegnamento»;

   appare, inoltre, sconcertante all'interrogante che lo stesso dirigente scolastico pubblichi l'articolo de La Repubblica sul proprio profilo Facebook, aprendo ad un dibattito sullo stesso;

   una nota di agenzia dell'ANSA del 6 marzo 2024 informa che da «fonti ministeriali qualificate» si apprende che l'ufficio scolastico regionale avrebbe disposto, su richiesta del Ministro interrogato, una ispezione sulla vicenda;

   prescindendo dalla conferma e dall'esito della attività ispettiva, è urgente e indifferibile che l'istituto comprensivo «Corrado Melone» adempia, come per legge, al provvedimento del tribunale amministrativo regionale e sia riconosciuto, ad un bambino di 6 anni affetto da disabilità certificata al primo anno della scuola primaria, il diritto all'istruzione –:

   se il Ministro interrogato possa confermare che l'ufficio scolastico regionale abbia avviato un'ispezione sulla vicenda esposta in premessa e quali urgenti e indifferibili iniziative di competenza abbia assunto, anche tramite il suddetto ufficio, per l'immediata esecuzione di quanto disposto dal tribunale amministrativo regionale e, quindi, non solo la riammissione del bambino, ma anche l'assegnazione al minore delle ore di sostegno necessario, nonché rispetto alla valutazione dell'idoneità del dirigente scolastico, stanti i suoi comportamenti e le sue dichiarazioni, a conservare le sue funzioni e mansioni.
(4-02465)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   ROSCANI e LA PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati recentemente diffusi dall'Istat nel 2021, la povertà assoluta in Italia conferma i massimi storici raggiunti in periodo di pandemia, toccando ben 1,4 milioni di bambine e bambini – pari al 14,2 per cento – e 762 mila famiglie con minori;

   una situazione che si riflette anche nei consumi delle famiglie, con possibili ripercussioni anche nell'accesso a beni e servizi, tra cui assistenza sanitaria e istruzione gratuite e di qualità, condizioni abitative dignitose e alimentazione adeguata, in linea con i princìpi e le norme della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

   in Italia, così come in altri Stati europei, la garanzia europea per l'infanzia «EU Child Guarantee», di cui alla raccomandazione (Ue) 2021/1004 del 14 giugno 2021, si propone di colmare questo divario e promuovere modelli di intervento che si sono rivelati promettenti;

   in attuazione della raccomandazione sulla Child guarantee, in Italia nel marzo 2022 è stato adottato il Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (Pangi), con l'obiettivo di contrastare i fenomeni di povertà ed esclusione sociale di bambine, bambini, adolescenti e giovani fino ai 21 anni, garantendo maggiori opportunità di fruizione e di accesso ai servizi soprattutto a beneficio di alcuni target di popolazione particolarmente vulnerabili, ridurre la povertà minorile e favorire l'inclusione sociale;

   le politiche per l'infanzia e l'adolescenza sono un fondamentale capitolo del Programma nazionale inclusione e lotta alla povertà 2021-2027, approvato dalla Commissione europea il 1° dicembre 2022, di cui il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è autorità di gestione –:

   quali iniziative siano state assunte per dare concreta attuazione alla EU Child guarantee e per dare concretezza alle importanti risorse del piano nazionale inclusione;

   se siano stati adottati bandi o iniziative volti al rafforzamento delle tutele per l'infanzia e l'adolescenza, anche tenendo conto dei preoccupanti dati Istat, che emergono soprattutto dopo il periodo della pandemia;

   quali azioni immediate e di sistema si abbiano in programma per dare una risposta soddisfacente a una platea così ampia e sofferente di nuove generazioni.
(3-01055)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 5 marzo 2024 in occasione del sopralluogo organizzato presso il cantiere attivato dalla Asl di Pescara per il centro erogazione servizi (cers) presso il comune di San Valentino in Abruzzo Citeriore, è stata riscontrata la completa assenza di elementi che facessero pensare alla presenza di un «cantiere»;

   questa condizione anomala induce l'interrogante a richiedere alle autorità preposte la verifica delle condizioni di sicurezza, del piano di montaggio e smontaggio dei ponteggi, della valutazione dei rischi;

   la sicurezza sui luoghi di lavoro è elemento imprescindibile per qualsiasi cantiere anche in considerazione della drammatica frequenza di incidenti, spesso purtroppo anche mortali, che si registrano nel Paese –:

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano attivare per la verifica delle condizioni di sicurezza relative al suddetto cantiere al fine di scongiurare rischi per i lavoratori e per una oggettiva esigenza di trasparenza.
(5-02121)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MARINO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Maurizio Croce resta in consiglio comunale, questo si apprende a mezzo stampa, dopo l'avvio dell'iter di decadenza per causa di ineleggibilità o incompatibilità sopravvenuta per il doppio incarico di consigliere comunale e soggetto attuatore per il dissesto idrogeologico;

   in particolare, è stata respinta da una maggioranza, di centrodestra, nel consiglio comunale di Messina di ieri, 6 marzo 2024, la proposta di decadenza del consigliere per il doppio incarico di soggetto attuatore per il dissesto idrogeologico, avendo la stessa maggioranza ritenuto di accogliere positivamente le controdeduzioni presentate dallo stesso Croce;

   l'avvocatura dello Stato, con un parere reso noto soltanto un mese fa, si era pronunciata per la decadenza di Croce, mentre Anac aveva dato ragione all'esponente politico;

   eletto in Consiglio alle amministrative 2022, «accusato» di ineleggibilità per la carica di commissario governativo per il dissesto idrogeologico, il caso burocratico per adesso resta fermo e intanto Croce, nonostante le assenze, pare manterrà il doppio incarico –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano assumere a riguardo.
(4-02477)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   GATTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Gargano è un'area geografica della provincia di Foggia dalle particolari caratteristiche orografiche e carenze infrastrutturali, che la rendono estremamente disagiata sul piano della viabilità e mobilità;

   in tale area vi sono comuni a forte vocazione turistica (nel periodo estivo, nella sola Vieste si registrano oltre 2 milioni di presenze);

   negli anni, la regione Puglia, nonostante le difficoltà del territorio e la forte pressione antropica specie nei periodi estivi, ha operato una serie di tagli al servizio sanitario tali da compromettere l'efficace assistenza agli utenti;

   i tagli in questione concorrono, a giudizio dell'interrogante, a rendere non sicura la risposta in alcune strutture. Si pensi che a Manfredonia, «Porta del Gargano», nel pronto soccorso del nosocomio cittadino (che serve un comprensorio di quasi centomila unità, vale a dire la popolazione della stessa città, oltre che di Zapponeta, Monte Sant'Angelo, Mattinata e Vieste), vi è scarsità di anestesisti nei giorni festivi, nelle ore notturne e sovente anche nel pomeriggio;

   a Vieste, poi, è in atto un vero e proprio smantellamento del servizio sanitario: non ci sono più laboratori di analisi e sono state chiuse numerose attività poliambulatoriali, nonostante vi siano locali idonei ad ospitarle. Sempre nel suddetto centro garganico, capitale del turismo in Puglia, si paventa la chiusura del punto di primo intervento, con gravissima carenza di personale medico sia nel predetto punto di primo intervento che nel servizio del 118;

   date le condizioni della rete stradale e del territorio, risulta particolarmente difficoltoso raggiungere da Vieste gli ospedali più vicini (Manfredonia e San Giovanni Rotondo) per accedere ai servizi sanitari, con gravissimi disagi e rischi per la salute e la vita degli utenti;

   in molti distretti sanitari, i livelli essenziali di assistenza, da cui si misura l'efficienza del servizio sanitario regionale, non possono essere erogati e garantiti; pertanto, risulta elevata la mobilità passiva sia in ambito regionale, da provincia a provincia, che in ambito extra-regionale, con il conseguente aggravio del bilancio della regione Puglia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dello stato del servizio sanitario in provincia di Foggia, segnatamente dell'area garganica, e se intenda assumere iniziative di competenza al fine di tutelare il diritto alla salute dei cittadini.
(3-01049)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GIRELLI e MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i criteri di nomina delle figure apicali dei Ministeri devono sempre essere improntanti in primo luogo ad una valutazione delle concrete capacità dei soggetti prescelti per svolgere ruoli delicatissimi, specialmente per quel che riguarda il Ministero della salute e le agenzie da questo dipendenti;

   il principio del cosiddetto «spoil system», infatti, non può in alcun modo prevalere sulle competenze. Men che meno deve essere considerata prevalente l'appartenenza politica;

   da notizie di stampa, invece, sembra che la situazione sia estremamente preoccupante per quel che riguarda, come detto, il Ministero della salute, dove, sempre a detta della stampa, le nomine sarebbero praticamente tutte decise con criteri politici, con la promozione anche di persone che non sembrano possedere curricula adatti, come, per esempio, per Aifa o per la guida dei nuovi dipartimenti nei quali sono inserite ora le direzioni generali;

   si tratta, se confermate, di notizie preoccupanti perché il Ministero della salute e le agenzie che da questo dipendono sono essenziali per il corretto funzionamento del sistema sanitario nazionale, a maggior ragione vista la riduzione della spesa sanitaria in rapporto al prodotto interno lordo, che in Italia è pari al 6,1 per cento mentre nei maggiori Paesi europei oscilla dall'8 al 10 per cento –:

   se al Ministro interrogato consti quanto sopra esposto e, in caso positivo, cosa intenda fare, per quanto di competenza, per assicurare che le nomine ai vertici di istituzioni strategiche legate al Ministero, oltre che dei vertici del Ministero stesso, siano determinate dalla competenza e non da mere scelte di partito.
(5-02119)


   MALAVASI, FURFARO e GIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa progressiva dell'età adulta, determinata dalla perdita dei motoneuroni spinali, bulbari e corticali, che conduce alla paralisi dei muscoli volontari fino a coinvolgere anche quelli respiratori, portando così alla morte del paziente;

   l'incidenza della patologia nei Paesi occidentali è stimata in circa 1,5-2,4 casi su 100.000 abitanti (con 3 nuove diagnosi ogni giorno). Il numero di persone che convive con la SLA è circa 4-8 casi ogni 100.000 abitanti, ma è in continuo aumento, soprattutto grazie ai miglioramenti nella diagnosi della malattia, nell'assistenza e nelle condizioni di vita dei pazienti; in Italia vengono diagnosticati circa 1.000 nuovi casi all'anno;

   sebbene le cause della SLA non siano ancora completamente conosciute, è possibile affermare che le mutazioni genetiche giochino spesso un ruolo primario nello sviluppo della patologia;

   oggi si conoscono i quattro geni principali coinvolti nell'insorgenza della SLA (SOD1, TDP-43, FUS, C9orf72) e più di 15 altri geni minori. Grazie alle nuove tecnologie di analisi del DNA, la velocità con la quale nuovi geni correlati alla SLA vengono identificati è notevolmente aumentata;

   il Piano nazionale malattie rare 2023-2026, approvato lo scorso 24 maggio dalla Conferenza Stato-regioni, prevede, come primo obiettivo, la diminuzione dei tempi medi di diagnosi;

   la legge 30 dicembre 2023, n. 213, ai commi 556 e 557, ha istituito il «Fondo per i test di Next-Generation Sequencing per la diagnosi delle malattie rare» con una dotazione pari ad un milione di euro per il 2024;

   la diagnosi di SLA è complessa, e in media richiede circa un anno per essere ottenuta a valle di numerose indagini cliniche e diagnostiche;

   in questo contesto, l'analisi genetica può avere un ruolo fondamentale, poiché permette ad un paziente con diagnosi di SLA di conoscere la propria condizione genetica e iniziare quanto prima il proprio percorso terapeutico, con una presa in carico adeguata e multidisciplinare;

   pur essendo l'Italia molto avanti rispetto ad altre nazioni, l'accesso ai test non è omogeneo su tutto il territorio nazionale, con tempi di refertazione che possono arrivare a 77 giorni e talvolta senza il necessario supporto scientifico e psicologico di un medico specialista nell'interpretazione dei risultati; mancano infatti linee guida nazionali per standardizzare i metodi di analisi e i tempi di consegna dei risultati;

   la ricerca ha fatto grandi progressi nello studio delle cause genetiche di questa malattia e nel prossimo futuro potrebbero essere introdotte terapie che agiscono proprio su quelle forme di SLA che presentano mutazioni genetiche;

   è fondamentale che il sistema sia in grado di andare di pari passo con i progressi della scienza e le legittime aspettative della comunità di pazienti, che potrebbe tradursi anche in un incremento delle richieste di test –:

   se il Ministro interrogato non intenda avviare una mappatura dei laboratori di analisi geniche e dei dipartimenti di genetica presenti sul territorio nazionale per valutarne la dotazione strumentale e di personale per effettuare i test e garantire il giusto supporto ai pazienti, anche per una corretta interpretazione dei risultati del test stesso;

   se non intenda adottare iniziative di competenza per predisporre dei protocolli accelerati per la restituzione di analisi genetiche e molecolari su mutazioni per cui è riconosciuta evidenza e appropriatezza e per cui sono disponibili terapie;

   se non intenda destinare parte delle risorse del «Fondo per i test di Next-Generation Sequencing» al potenziamento della diagnosi clinica di SLA.
(5-02125)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BICCHIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 marzo 2024 i carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità di Salerno hanno eseguito un'ordinanza applicativa della misura cautelare interdittiva disposta dal G.i.p. del tribunale di Salerno, su richiesta della procura della Repubblica, nei confronti di Enrico Coscioni, il cardiochirurgo primario dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno e direttore del dipartimento di cardiochirurgia dell'Azienda ospedaliera, sospendendolo per un anno dalla processione medica;

   la notizia pubblicata da diverse fonti stampa come: «Il Mattino», «Salerno Today» e «Repubblica» del 6 marzo 2024, riporta che i professionisti, componenti dell'équipe chirurgica presieduta e coordinata dal primario e primo operatore, il dottore Coscioni, sarebbero indagati nell'ambito del decesso di un paziente sottoposto ad un intervento chirurgico di «sostituzione valvolare aortica con bioprotesi e rivascolarizzazione coronarica» il 20 dicembre 2021;

   in particolare, secondo l'impostazione accusatoria, che dovrà trovare conferma nei successivi gradi di giudizio, sul piano pre-operatorio, in violazione delle linee guida di settore, non sarebbe stato convocato il cosiddetto «heart team», che avrebbe dovuto prevedere le complicanze insite nell'intervento e orientare il trattamento verso una procedura di cardiologia interventistica piuttosto che verso un intervento cardiochirurgico; sotto il profilo strettamente operatorio, poi, l'inatteso riscontro da parte dell'équipe medica di una estesa calcificazione dell'aorta ascendente, avrebbe dovuto suggerire, secondo le linee guida, di sospendere l'intervento, cosa ignorata o sottovalutata;

   con riguardo all'ultimo profilo, l'ordinanza cautelare ha evidenziato che, concluso l'intervento di sostituzione valvolare aortica, l'équipe avrebbe dimenticato un lembo di garza di 8 centimetri e il paziente sarebbe stato fatto uscire dalla sala operatoria, nonostante potessero essere svolti ulteriori accertamenti necessari al rinvenimento della garza, e senza una corretta gestione delle consegne ai colleghi della rianimazione; nella documentazione sanitaria, peraltro, non vi sarebbe traccia della effettiva scansione temporale verificatasi in sala operatoria;

   alla luce di tali fatti, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei cinque indagati applicando la misura interdittiva del divieto di esercizio della professione medica, inibendo loro ogni attività medica e tutte le attività ad esse inerenti, per la durata di dodici mesi a carico del primario Coscioni e di nove mesi a carico dei colleghi di équipe;

   nonostante il grave quadro accusatorio, Enrico Coscioni continua a ricoprire la carica di presidente dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), ente pubblico non economico di rilievo nazionale ed organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale –:

   se il Ministro interrogato, ritenga sussistano i presupposti per assumere le iniziative di competenza volte a sospendere e/o rimuovere il dottore Enrico Coscioni dall'incarico di presidente dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in attesa che il grave quadro indiziario ricostruito dal giudice venga accertato in giudizio.
(4-02466)


   MALAVASI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli alimenti a fini medici speciali, (cosiddetti Afms sono destinati al trattamento nutrizionale di soggetti affetti da patologie che comportano una difficoltà a ingerire i comuni alimenti, sono utilizzati sotto il controllo medico e sono consumati in ambito sanitario. Essi vengono utilizzati principalmente nella nutrizione dei pazienti oncologici e per fronteggiare la malnutrizione e l'indebolimento muscolare dell'anziano;

   la direttiva del 5 giugno 2019 n. 2019/904/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente ha introdotto soluzioni mirate ad arginare la crescente produzione di imballaggi e contenitori monouso di materie plastiche;

   tale direttiva, agli articoli 6 (parte C e F) e 9 (parte F), ha escluso dalla sua portata gli alimenti a fini medici speciali;

   l'articolo 1, commi 634-658, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022», ha introdotto un'imposta di consumo sui prodotti in plastica monouso, cosiddetti Macsi, fissata a 0,45 euro al chilo. Tale imposta, per espressa previsione normativa, non si applica alla plastica compostabile/riciclata, ai dispositivi medici e alla plastica utilizzata per contenere e proteggere preparati medicinali;

   la disposizione sopra citata non chiarisce cosa si intenda per preparato medicinale e, conseguentemente, non è chiaro se gli alimenti a fini medici speciali possano essere ricondotti nell'ambito di tale definizione pur essendo spesso dispensati mediante dispositivi medici;

   allo stato attuale, l'articolo 1, comma 44, lettera a), della legge di bilancio per il 2024 (legge 30 dicembre 2023, n. 213 recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026) ha posticipato al 1° luglio 2024 il termine di decorrenza dell'efficacia della cosiddetta imposta Macsi;

   gli elementi a fini medici speciali sono utilizzati prevalentemente nelle strutture ospedaliere in cui il rischio di dispersione nell'ambiente del relativo imballaggio è del tutto assente;

   per tali prodotti l'utilizzo di un imballaggio in plastica è assolutamente indispensabile per ragioni di sicurezza alimentare, di sterilità e idoneità all'uso negli ospedali, nonché per la conservazione dei nutrienti essenziali per tutto il periodo di validità;

   in ragione delle motivazioni di cui sopra e in vista della imminente entrata in vigore dell'imposta sui cosiddetti Macsi, appare necessario escludere gli alimenti a fini medici speciali dal relativo ambito di applicazione –:

   alla luce della normativa attuale se gli alimenti a fini medici speciali siano ricompresi nel concetto di preparato medicinale di cui all'articolo 1, commi 634-658, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022» e, quindi, se siano esclusi dall'ambito di applicazione dell'imposta sui cosiddetti Macsi e, qualora i suddetti prodotti non dovessero rientrare nell'ambito della definizione di «preparato medicinale», quali iniziative di competenza, anche normative, si intendano adottare al fine di escludere gli alimenti a fini medici speciali dall'applicazione dell'imposta sui Macsi.
(4-02467)


   TASSINARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 1° gennaio 2024 è aumentato l'importo del contributo obbligatorio per l'assistenza sanitaria per i religiosi di nazionalità estera;

   per usufruire in Italia delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, oltre all'iscrizione personale, è dovuto anche un contributo annuale (in alternativa a una polizza sanitaria);

   questo sistema, in corso da diversi anni (decreto legislativo n. 286 del 1998), rischia di sconvolgere l'economia delle case religiose, perché il precedente importo del contributo al Servizio sanitario, stabilito fino al 2023 in 387,34 euro, è ora dovuto in 2000 euro per ogni singolo religioso;

   l'articolo 32 della Costituzione tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività;

   il considerevole aumento del contributo da versare rischia di rivelarsi un concreto ostacolo all'accesso alle cure da parte dei soggetti coinvolti;

   gli enti del settore (Usmi-Unione superiori maggiori italiane, Cism-Conferenza italiana superiori maggiori, Cnec-Centro nazionale economi di comunità) sono alla ricerca di una soluzione comune per uscire dalla difficile situazione –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda promuovere per far fronte alle criticità esposte in premessa.
(4-02474)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si legge da fonti di stampa (La Nazione, Arezzo, 9 gennaio 2024. «Cambia il test di medicina, l'appello di una studentessa: "Non danneggi chi lo ha superato"») dell'emergere di una potenziale contraddizione insita nella futura formulazione dei test di ammissione alla facoltà di medicina, da sempre al centro di contenziosi e critiche relative alla loro capacità di valutare correttamente e premiare gli studenti maggiormente idonei, stante l'attuale numero chiuso, a frequentare i corsi;

   recentemente, i test di ammissione per la facoltà di medicina sono stati «aperti» anche a chi frequentava il penultimo anno delle superiori; l'idea poteva anche permettere di stimare i numeri per il futuro e di misurare l'affidabilità degli stessi test in relazione alla preparazione media degli studenti. Il risultato per chi avesse deciso di sostenerli, considerando i test in tutto e per tutto di prove reali, era utilizzabile, in caso positivo, per l'ammissione alla facoltà;

   a fronte di tale legittimo affidamento, tutelato anche da un sistema normativo-amministrativo, la possibilità concreta di accedere alla facoltà con le prove di quarta potrebbe essere vanificata dalle modifiche in programma ai medesimi test, volti a renderli meno permeabili ai ricorsi e maggiormente funzionali, superando i punti critici. Si tratta di una ipotesi, quella della inutilizzabilità dei test di quarta superiore, che deve essere scongiurata fin dalle fasi embrionali della riforma. Ciò, sia al fine di evitare un emergere di contenziosi ulteriori per tipologia e numero, sia perché si tratterebbe di una incompatibilità sopraggiunta, e palesemente priva di legittimità in relazione a delle prove sostenute all'ombra del principio di legalità e, in quanto tali, da considerare valide fino al momento dell'immatricolazione degli studenti che le hanno superate –:

   se sia al corrente di quanto esposto in premessa;

   come intenda attivarsi per assicurare che gli studenti che hanno superato con successo la prova in quarta superiore possano accedere alla facoltà senza ulteriori passaggi, valorizzando anche le possibilità di scelta loro assegnate in base al punteggio ottenuto.
(3-01048)

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   le adozioni internazionali hanno subito una drastica riduzione nel corso dell'ultimo decennio, come evidenziato dal report statistico 2023 della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), che attesta l'ingresso in Italia di solo 698 minorenni nel 2022, contrassegnando una riduzione del 77,5 per cento rispetto al 2012;

   è emersa l'esigenza di rilanciare l'accoglienza nel settore delle adozioni internazionali, come parte dello spirito di cooperazione, confermato dall'accordo di collaborazione tra la Cai e l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), firmato il 7 ottobre 2021;

   Il gruppo CRC, un coordinamento di oltre 100 enti per la difesa dei diritti dell'infanzia, sottolinea da anni la necessità di stipulare accordi bilaterali con i Paesi di origine dei minori adottati, specialmente quelli non aderenti alla Convenzione dell'Aja del 1993;

   la Repubblica Democratica del Congo (RDC), importante Paese di provenienza per le adozioni verso l'Italia, richiede ora specifici accordi o convenzioni internazionali per consentire adozioni internazionali, in seguito alla riforma del Codice della famiglia nel 2016;

   la Commissione per le adozioni internazionali ha avviato il processo per un accordo bilaterale con la RDC, del quale esiste un testo in esame e attesa di approvazione;

   la situazione dei bambini orfani, in particolare in Africa, è critica, con milioni di bambini orfani a causa del virus dell'HIV, come riportato nel «2021 HIV and AIDS Global Snapshot» dell'UNICEF;

   la riduzione delle adozioni dall'Africa, con solo 46 bambini adottati nel 2022, rispetto ai 54 del 2021, sottolinea la necessità di intervenire in questo ambito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della fase del procedimento in cui si trova attualmente l'accordo bilaterale con la Repubblica Democratica del Congo in materia di adozione internazionale e da cosa dipenda la sua mancata conclusione;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per giungere alla celere conclusione dell'accordo anzidetto, al fine di consentire che un Paese così importante e toccato dall'abbandono minorile rientri a pieno titolo tra i percorsi di adozione internazionale aperti alle coppie italiane o residenti in Italia.
(4-01952)

  Risposta. — Nel 2013 la Repubblica democratica del Congo (RDC) ha sospeso la cooperazione bilaterale in materia di adozioni internazionali con tutti i Paesi, a seguito di episodi controversi. Nel 2016 il Paese africano si è dotato di una legge in materia, che ha previsto l'istituzione di un'autorità centrale incaricata di controllare le procedure di adozione sia in fase istruttoria, sia di monitoraggio, similmente all'Italia.
  Nel giugno 2019 si è tenuto a Roma un incontro tra la commissione adozioni internazionali e una delegazione congolese, volto a esaminare le prospettive di ripresa della cooperazione bilaterale sul tema. In quell'occasione da parte italiana è stata presentata una proposta di accordo bilaterale in materia di adozioni internazionali. La parte congolese ha fatto pervenire all'Italia il 3 febbraio 2020, per vie diplomatiche, una nuova versione.
  A novembre 2021 le Autorità congolesi, prima che fosse completato l'esame del testo precedente da parte delle autorità italiane, hanno trasmesso una nuova proposta di accordo e annunciato l'invio a Roma, nello stesso mese di novembre, di una delegazione di esperti per definire gli ultimi dettagli. La parte italiana ha chiesto di rimandare detto incontro, al fine di poter completare l'analisi del nuovo testo.
  Il Governo italiano ha sottoposto nel gennaio 2022 alla controparte congolese una nuova bozza di accordo, approvata in sede di consultazioni inter-ministeriali e comprendente un allegato sulla protezione dei dati personali, in linea con gli obblighi derivanti dalla legislazione italiana ed europea, come ricordati dallo stesso Garante della
privacy.
  Da allora, il Governo congolese continua a rappresentare particolari difficoltà ad accettare il nuovo testo, per la circostanza che la Repubblica democratica del Congo non è ad oggi dotata di una legislazione in materia di protezione dei dati personali.
  In un recente colloquio con l'ambasciatore d'Italia a Kinshasa, la direttrice del servizio giuridico del Ministero degli affari esteri congolese ha proposto di organizzare in tempi brevi una missione a Roma per affrontare la questione, includendo nella delegazione congolese un esperto di protezione di dati personali. Si tratta di uno sviluppo che vediamo con favore.
  Nel condividere l'importanza del rilancio dell'accoglienza nel settore delle adozioni internazionali, in particolare a beneficio dei minori provenienti dai contesti più difficili, da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della commissione adozioni internazionali resta ferma la volontà di concludere l'accordo, addivenendo ad un testo pienamente in linea con la legge italiana ed europea.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   BAKKALI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 la società C.M. Solar srl ha presentato un progetto relativo ad un impianto fotovoltaico flottante sullo specchio d'acqua dell'ex cava Manzona, nel comune di Ravenna, di potenza nominale pari a 31 mwp. Nel novembre dello stesso anno è avviato l'iter autorizzativo con la definizione del contratto di acquisto ex cava e richiesta connessione;

   in relazione a tale progetto, in data 7 dicembre 2021, è stata depositata istanza di valutazione impatto ambientale (PNIEC-PNRR) – codice procedura 7746;

   a seguito della prima conferenza dei servizi (passaggio alla fase tecnica della VIA nazionale) avvenuta nel luglio 2022, la società ha provveduto al deposito delle integrazioni volontarie alla Via presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica nel giugno 2023 sulla base delle richieste degli enti partecipanti alla conferenza dei servizi di luglio 2022;

   si ricorda che il progetto ricade in aree idonee all'installazione di impianti di energia rinnovabile ai sensi dell'articolo 20, comma 8, lettera c) del decreto legislativo n. 199 del 2021 in quanto trattasi di cava cessata in cui l'attività estrattiva si è conclusa correttamente;

   tale progetto, che concorre al raggiungimento degli obiettivi climatici di riduzione delle emissioni climalteranti, è molto innovativo in quanto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico senza che ciò comporti alcun consumo di nuovo suolo ma utilizzando uno specchio d'acqua ad oggi inutilizzato;

   il progetto risulta ancora in «Istruttoria tecnica CTPNRR-PNIEC»;

   si ricorda che per lo svolgimento delle procedure di valutazione ambientale di competenza statale dei progetti delle opere necessarie per l'attuazione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) è stata istituita la Commissione tecnica PNIEC (oggi PNRR-PNIEC), posta alle dipendenze funzionali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   per gli interventi indicati nell'allegato 1-bis del codice dell'ambiente (opere, impianti e infrastrutture necessarie al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) è stata prevista una cosiddetta Via fast-track con tempistiche stringenti di conclusione del procedimento –:

   quale sia lo stato dell'iter del procedimento di Via di cui in premessa e se ritenga di adottare tutte le opportune iniziative di competenza per una rapida conclusione dello stesso in considerazione del fatto che lo stesso è stato avviato nel 2021.
(4-01603)

  Risposta. — Con riguardo all'interrogazione in esame, sulla scorta degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Il progetto in esame rientra nella tipologia elencata nell'allegato II alla parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006; nello specifico, in quella di cui al punto 2, ossia «impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica con potenza complessiva superiore a 10 MW» (fattispecie aggiunta dall'articolo 31, comma 6, della legge n. 108 del 2021), nonché nell'ambito dei progetti ricompresi nel Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC).
  Come evidenziato dall'interrogante, l'istanza è stata presentata in data 7 dicembre 2021.
  Tuttavia, solo in data 26 settembre 2022, a seguito del perfezionamento della documentazione presentata, è stato possibile comunicare la procedibilità dell'istanza e avviare la consultazione del pubblico e degli enti interessati.
  Difatti, in conformità con quanto previsto dalla normativa in vigore, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, dalla data di comunicazione di pubblicazione dell'avviso al pubblico sul sito web del Ministero, gli interessati hanno presentato proprie osservazioni concernenti la valutazione di impatto ambientale, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi; ai sensi del predetto comma, entro il termine previsto dalla normativa, sono stati, altresì, acquisiti in via telematica i pareri delle amministrazioni pubbliche e degli enti pubblici coinvolti.
  In seguito all'emissione degli atti endo-procedimentali, a firma del Ministero per i beni culturali, è stata formulata da parte di quest'ultimo, in data 12 dicembre 2022, la richiesta di integrazioni documentali necessarie all'istruttoria del progetto, in particolar modo è stata richiesta la relazione paesaggistica, considerato che l'area rientra tra quelle ricadenti nella parte terza - beni paesaggistici, di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004.
  Ad oggi tali integrazioni non risultano pervenute nelle forme tipizzate.
  Gli uffici competenti di questa amministrazione seguono con la dovuta attenzione il procedimento in esame, attualmente in fase di istruttoria presso la competente commissione tecnica PNIEC-PNRR, che, nella trattazione dei procedimenti, applica i criteri stabiliti dall'articolo 8, comma 1 e seguenti del decreto legislativo n. 52 del 2006.
  In particolare, per i procedimenti di propria competenza ai sensi della normativa vigente, la Commissione dà precedenza ai progetti aventi un comprovato valore economico superiore a 5 milioni di euro, ovvero una ricaduta in termini di maggiore occupazione attesa superiore a quindici unità di personale, nonché ai progetti cui si correlano scadenze non superiori a dodici mesi, fissate con termine perentorio dalla legge o comunque da enti terzi, e ai progetti relativi ad impianti già autorizzati, la cui autorizzazione scade entro dodici mesi dalla presentazione dell'istanza.
  Si evidenzia, infine, che l'attività valutativa condotta dalla commissione costituisce un essenziale e complesso segmento istruttorio di un procedimento molto articolato che coinvolge, nel processo decisionale, altri soggetti, di natura pubblica e privata, secondo quanto previsto dalla normativa vigente.
  

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   BICCHIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale di Vibo Valentia, sezione civile e lavoro, e il giudice di pace di Vibo Valentia versano in un grave stato di criticità a causa della carenza di organico dovuto anche a frequenti trasferimenti fra sezioni;

   il risultato delle mancanze di organico si traduce in continui rinvii delle udienze in deroga a quanto auspicato dal Ministero della giustizia sulla celerità dei processi;

   nello specifico il presidente del tribunale, per far fronte alla carenza di magistrati, ha adottato un provvedimento con il quale si dà atto che sino alla prossima primavera non sarà possibile formare i collegi giudicanti in materia civile;

   il Consiglio dell'ordine degli avvocati di Vibo Valentia, a seguito delle ripetute segnalazioni al tribunale di Vibo Valentia, ha pubblicamente denunciato tale situazione, che comporta una progressiva, quanto già allarmante, perdita di fiducia del cittadino nelle istituzioni;

   a dicembre 2023 la classifica stilata dal «Il Sole 24 Ore» sulla qualità della vita, inseriva Vibo Valentia tra gli ultimi posti a causa della lentezza dei processi;

   a seguito della denuncia, come riportato dal quotidiano «La C news» del 23 dicembre 2023 il presidente del tribunale di Vibo Valentia, dottor Antonio Di Matteo, dopo aver ammesso che la sezione civile dell'ufficio versa in gravi condizioni, ha replicato al Consiglio dell'ordine degli avvocati di Vibo Valentia asserendo che: «Alla luce delle considerazioni svolte, si segnalano i caratteri di indeterminatezza e di genericità del contenuto della delibera del Coa che, senza tener conto della complessiva condizione di emergenza nei termini sopra indicati, ha di fatto determinato, a seguito del conseguente risalto mediatico, valutazioni denigratorie che hanno riguardato indiscriminatamente l'intera attività giudiziaria del Tribunale, con conseguenze oggettivamente delegittimanti dell'istituzione giudiziaria e con svalutazione dell'impegno profuso dai magistrati in servizio, molti dei quali, seppure di prima nomina, hanno dato dimostrazione di altissima professionalità e di elevato spirito di servizio»;

   si rileva che la situazione è anche sotto stretta osservazione regionale per il tramite del consigliere Talerico che in qualità di consigliere regionale e di consigliere nazionale forense ha deciso di voler dar seguito a quanto denunciato dagli avvocati al fine di garantire una maggiore celerità dei processi a tutela dei cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza di questa situazione e se siano in essere delle iniziative di competenza volte a risolvere il problema della carenza di organico degli uffici giudiziari di Vibo Valentia anche a fronte dei provvedimenti adottati dal presidente del tribunale.
(4-02200)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che, allo stato, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Vibo Valentia non risulta alcuna scopertura nella pianta organica; al tribunale di Vibo Valentia risultano scoperti unicamente 3 posti di giudice onorario di tribunale (sui 10 previsti dalla pianta organica); all'ufficio del giudice di pace di Vibo Valentia risultano scoperti 3 posti (sugli 8 previsti dalla pianta organica).
  Per quanto concerne i provvedimenti di natura organizzativa adottati dal presidente del tribunale di Vibo Valentia segnalati nell'atto di sindacato ispettivo in esame, il citato organo direttivo, nella relazione trasmessa in data 2 febbraio 2024, ha rimarcato che:

   il tribunale di Vibo Valentia è «...destinatario di numerosi e contestuali processi a carico di centinaia di imputati, molti dei quali detenuti, aventi ad oggetto gravi fatti di criminalità organizzata istruiti dalla D.D.A. di Catanzaro...»;

   tali processi (tra cui quello conosciuto con il nome di «Rinascita Scott», iscritto a carico di 338 imputati, di cui 130 sottoposti a misure cautelari, per 341 imputazioni totali) «...hanno imposto l'adozione di soluzioni organizzative... che hanno avuto un impatto significativo sugli assetti complessivi di tutto l'Ufficio...»;

   le soluzioni organizzative adottate hanno consentito la recentissima conclusione (in data 10 novembre e in data 1 dicembre 2023), nel rispetto dei termini di custodia cautelare, dei menzionati processi, per la cui definizione «...si è resa necessaria la celebrazione di centinaia di udienze, con frequenza pressoché quotidiana e orari che non di rado hanno superato le 10 e anche le 12 ore...»

   è stata «...nel contempo garantita la piena funzionalità dell'intero settore penale ordinario che ha visto incrementare le definizioni e ridurre significativamente le prescrizioni...»;

   «...l'organico di soli 22 giudici – compresi il Presidente del Tribunale e il Presidente di Sezione – e la necessità di trattazioni dibattimentali serrate, per prevenire i rischi di scadenza dei termini di custodia cautelare, hanno determinato la necessità di esonerare da altre attività i Collegi preposti a trattazioni dibattimentali di particolare complessità...» con «...inevitabili quanto imprevedibili conseguenze su altri settori...» della giurisdizione;

   il «...settore civile ha scontato anche gli effetti negativi della scopertura di 3 ruoli determinatasi a seguito di intervenuti trasferimenti...»;

   «...nell'arco temporale di poco più di 1 anno, dall'ottobre 2021 al novembre 2022, vi è stato un avvicendamento di giudici del Tribunale di Vibo Valentia che ha interessato ben 16 unità sulle 20 previste in pianta organica...», avvicendamento che ha costretto l'Ufficio Giudiziario ad «...operare costantemente e anche per periodi prolungati al di sotto dell'organico...»;

   il tribunale di Vibo Valentia, dalla primavera dell'anno 2023, «...è stato costretto ad operare con 4 scoperture, delle quali 3 hanno interessato ruoli civili...»;

   gli interventi adottati dal presidente del tribunale «...hanno consentito il regolare funzionamento del processo civile nei fondamentali settori della famiglia, della volontaria giurisdizione, delle esecuzioni mobiliari, immobiliari, dei fallimenti e dei procedimenti di urgenza, assegnando la trattazione di questi ultimi – provenienti dai ruoli scoperti – a un solo magistrato...»;

   al fine «...di compensare l'impegno spropositato richiesto al magistrato sul quale sono stati convogliati tutti i provvedimenti urgenti provenienti dai ruoli scoperti si è reso necessario il differimento di 2 udienze civili del Collegio ordinario...»;

   la predetta soluzione è stata «...adottata per un limitato periodo di tempo e la situazione risulta attualmente in via di superamento, a seguito dell'immissione in possesso di 4 Magistrati Ordinari in Tirocinio a partire dal 22 gennaio 2024...»;

   le «...soluzioni prescelte, ritualmente affidate ai controlli del Consiglio Giudiziario e del Consiglio Superiore della Magistratura, sono state sempre discusse e condivise tra i colleghi dell'Ufficio e spesso conseguenti anche al confronto con il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati, al quale il Tribunale non si è mai sottratto...».

   Emerge, quindi, che i richiamati provvedimenti di natura organizzativa adottati dal presidente del tribunale di Vibo Valentia, con specifico riferimento al ruolo collegiale civile, hanno riguardato il differimento di un circoscritto e limitato numero di udienze ed è stato giustificato dalla necessità di equilibrare il gravoso impegno richiesto in quel lasso di tempo «...al magistrato sul quale sono stati convogliati tutti i provvedimenti urgenti provenienti...» dai 3 ruoli civili scoperti e di garantire al contempo «...il regolare funzionamento del processo civile nei fondamentali settori della famiglia, della volontaria giurisdizione, delle esecuzioni mobiliari, immobiliari...» nonché «...dei fallimenti...».
   Pertanto non possono essere ravvisate anomalie, tantomeno astrattamente rilevanti sotto il profilo disciplinare, in siffatti provvedimenti, ampiamente giustificati dalla contemporanea assegnazione al tribunale di Vibo Valentia di numerosi e complessi procedimenti penali in materia di criminalità organizzata, che hanno inevitabilmente comportato ricadute negative su altri settori della giurisdizione (anche al fine di prevenire i rischi di decorrenza dei termini di custodia cautelare), e dal
turn over dei magistrati (ben 16 giudici sui 20 previsti nella pianta organica), ciò che ha obbligato il capo dell'ufficio ad adottare continui provvedimenti di variazione tabellare che «...hanno snaturato l'originario assetto organizzativo...».
   Giova, infine, rappresentare che nel perseguimento delle politiche assunzionali intraprese dall'amministrazione della giustizia, funzionali ad assicurare efficienza agli uffici giudiziari e a colmare le gravi carenze di organico esistenti (soprattutto in alcuni territori del nostro Paese – come quello calabrese –), è in corso un'intensa attività di reclutamento del personale di magistratura.
   In particolare, si stanno svolgendo le prove orali del concorso a 500 posti di magistrato ordinario, indetto con il decreto ministeriale dell'1° dicembre 2021, destinate a concludersi entro il mese di agosto dell'anno 2024.
   Sono altresì in corso le operazioni di correzione delle prove scritte, conclusesi il 19 maggio 2023, nell'ambito della procedura concorsuale a 400 posti di magistrato ordinario indetta con il decreto ministeriale del 18 ottobre 2022, che dovrebbero concludersi entro la primavera dell'anno 2024, sì da iniziare le prove orali nei successivi mesi di giugno/luglio.
   Per entrambe dette procedure concorsuali, in forza di quanto previsto dall'articolo 10 del decreto-legge n. 13 del 2023, il Ministro della giustizia ha la facoltà (che sarà con ogni probabilità esercitata) di chiedere al Consiglio superiore della Magistratura di assegnare ai concorrenti dichiarati idonei un numero di ulteriori posti non superiore al doppio del decimo di quelli messi a concorso, in deroga a quanto previsto dall'articolo 8 comma 3
-bis del decreto legislativo n. 160 del 2006.
   Può dunque ritenersi che, entro la fine dell'anno 2024, saranno verosimilmente immessi negli uffici giudiziari italiani circa 1000 nuovi M.o.t.
   Sono state infine avviate le operazioni propedeutiche alla correzione degli elaborati scritti dell'ulteriore concorso a 400 posti di magistrato ordinario indetto con il decreto ministeriali del 9 ottobre 2023, le cui prove si sono svolte dal 22 al 26 gennaio 2024.
   

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   CANTONE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con l'atto di sindacato ispettivo 3-02859, a prima firma del senatore Anastasi, si erano chieste iniziative con riferimento all'eruzione del vulcano Etna del 2021 che aveva ricoperto di materiale piroclastico i comuni pedemontani;

   si sono susseguite decine di eruzioni di varia entità, che hanno ricoperto tetti, strade, auto, fino ad entrare nelle abitazioni e nei negozi dei comuni della fascia ionica e di quella pedemontana vicina all'Etna, provocando danni enormi alle comunità colpite dagli eventi parossistici;

   con la modifica alla normativa sul trattamento delle ceneri vulcaniche introdotta dal cosiddetto «decreto semplificazioni» (decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77), la cenere non è più trattata come rifiuto ma come risorsa in ambito agricolo ed edilizio;

   a fronte della nuova normativa sulla cenere, i comuni e gli enti locali coinvolti non conoscono tuttavia le modalità di rimozione, raccolta, stoccaggio e conferimento negli appositi centri di trattamento degli inerti a causa della mancata adozione dei necessari decreti attuativi;

   a loro volta, vi è incertezza da parte di tali centri di trattamento di rifiuti inerti su come ricevere e trattare la cenere vulcanica, non essendovi una regolazione di attuazione che fornisca alle amministrazioni ulteriori chiarimenti sull'applicazione concreta della disciplina –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica oggetto del presente atto;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare relativamente alle modalità di rimozione, raccolta, stoccaggio e conferimento della cenere vulcanica con l'obiettivo di favorire soluzioni univoche e certe da parte dei comuni, degli enti locali e di tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni.
(4-01896)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Come rilevato dall'Onorevole interrogante, il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, ha introdotto nell'articolo 185 del decreto legislativo n. 152 del 2006 un preciso riferimento alle ceneri vulcaniche, disponendo, che «le ceneri vulcaniche, laddove riutilizzate in sostituzione di materie prime all'interno di cicli produttivi, mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente né mettono in pericolo la salute umana» siano escluse, a determinate condizioni, dall'ambito di applicazione della parte quarta del medesimo decreto legislativo. Nel rispetto di tale disposizione, le ceneri vulcaniche non sono da considerare un «rifiuto», bensì materiale che, in un'ottica di utilizzo circolare delle risorse, può essere utilizzato nei cicli produttivi, in sostituzione di materie prime, purché i processi o metodi utilizzati non arrechino danni all'ambiente e/o alla salute umana.
  Come già segnalato in risposta all'atto di sindacato ispettivo 3-02859 della XVIII legislatura, citato nell'interrogazione in oggetto, al fine di rendere effettiva la possibilità di utilizzo delle ceneri vulcaniche introdotta dalla norma, nel rispetto delle condizioni previste nel suddetto articolo 185, risulta di particolare importanza l'attivazione di una collaborazione tra gli enti locali interessati e gli operatori che possono mettere in atto processi di reimpiego di tale materiale. Tale indicazione è stata confermata dal Ministero anche nel riscontro all'interpello ambientale ai sensi dell'articolo 3-
septies del decreto legislativo n. 152 del 2006 presentato dal comune di Zafferana Etnea e pubblicato sul sito istituzionale del Ministero, dove è riportato che «nell'ottica di una circolarità nell'uso delle risorse, ma anche in previsione di un abbattimento dei costi che gravano sui Comuni per lo svolgimento di attività quali la raccolta delle ceneri, e il trasporto delle stesse», è possibile la stipula di «accordi tra il settore pubblico e i soggetti privati (ad esempio imprese agricole, imprese di costruzione, produttori di fertilizzanti), al fine di organizzare e programmare le successive lavorazioni del materiale prodotto dalle eruzioni vulcaniche».
  Nel medesimo riscontro, il Ministero ha inoltre chiarito che, fermo restando quanto indicato circa la stipula di accordi, le procedure tecnico-amministrative da utilizzare per procedere al recupero e/o al riutilizzo delle ceneri vulcaniche dipendono dal ciclo produttivo in cui le stesse sono impiegate come materie prime (es. dichiarazione di utilizzo, VIA, AIA, e altro), nonché dalle caratteristiche specifiche del sito presso il quale il prodotto finale sarà adoperato (es. destinazione urbanistica).
  Si evidenzia infine che in merito alla mancata adozione dei necessari decreti attuativi, secondo quanto dichiarato dall'Onorevole interrogante, utili a consentire l'utilizzo delle ceneri vulcaniche in luogo delle materie prime nei cicli produttivi, non è previsto nessun provvedimento da parte di questo Dicastero ai fini dell'esclusione dall'ambito di applicazione della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
  

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   CAVANDOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il cyberstalking (diffamazione a mezzo web) è un tema di grande attualità presentandosi come forma aggravata dei più «generali» delitti di diffamazione ex 595 codice penale e di stalking ex articolo 612-bis codice penale. Si realizza con reati che possono produrre nella vittima un grave stato di ansia e di paura (sia per sé che per le persone care), costringendo spesso addirittura a comportamenti di modifica delle abitudini di vita;

   per limitare i danni che tali fenomeni provocano (distruzione della reputazione personale principalmente, ma anche danni alla salute fisica, psicologica, morale delle vittime nonché all'economia personale delle stesse) è quanto mai essenziale intervenire prontamente sui gestori dei servizi, chiedendo loro di cancellare celermente i contenuti multimediali e testuali molesti;

   la previsione di profili di responsabilità in capo a provider e titolari di siti web, in caso di mancata rimozione di espressioni o contenuti segnalati come hate speech (o molestie) dalle vittime, già più volte accertata a partire dal celeberrimo caso Costeja-Google, viene tuttora per quanto consta all'interrogante, per lo più ignorata dalle procure italiane, malgrado il citato intervento della Cedu;

   in alcune giurisdizioni, quali Finlandia, Francia, Ungheria, Portogallo, Russia, Spagna e Turchia, il legislatore è intervenuto al fine di istituire una disciplina ad hoc, finalizzata alla regolamentazione di internet e di altri media digitali, prevedendo le fattispecie di blocco, filtraggio e rimozione dei contenuti illeciti;

   all'interrogante preme segnalare il caso della procura di Parma, dove il procuratore capo, interessato di un caso specifico riguardante plurime diffamazioni a mezzo internet, datate addirittura 14 novembre 2006, non solo non ha ritenuto e, a oggi, non ritiene di agire, ma ha proceduto a iscrivere un dettagliato e preciso atto di denuncia a «modello 45» («atti non costituenti notizie di reato»): il caso n. 79 del 2023;

   la vittima in questione, L.B. ha già agito anche in via civile presso il tribunale di Milano per ottenere la cancellazione di tale attività di cyberstalking (tuttora mai terminata, stante la costante presenza e leggibilità su internet dei contenuti segnalati) nei confronti del gestore interessato (Google) che, dopo aver ignorato per anni decine di richieste di cancellazioni, ha da ultimo anche tentato quello che appare all'interrogante una vera e propria estorsione volendo imporre alla vittima di sottoscrivere la rinuncia a qualsiasi richiesta di risarcimento in cambio della doverosa rimozione dei contenuti segnalati;

   lo stesso Procuratore Capo della Repubblica di Parma nel suo documento del 20 gennaio 2023 ha sostanzialmente accusato la vittima di aver esercitato essa stessa un'estorsione per non essersi piegata alla richiesta di controparte (la suddetta espressa rinuncia al risarcimento richiesto per non aver mai cancellato l'attività di cyberstalking per oltre 16 anni);

   va considerato che per alcune Procure, tra le quali quella di Milano, il problema dell'effettivo seguito delle denunce relative a diffamazione aggravata via internet può assumere dimensioni particolarmente rilevanti in ragione del fatto che nel relativo ambito territoriale di competenza hanno sede italiana alcuni dei più importanti service provider mondiali responsabili della gestione e della pubblicazione di contenuti internet, come Google e Facebook –:

   considerata l'importanza della tematica del cyberstalking e la necessità di rimozione tempestiva dei contenuti illeciti, quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di porre rimedio alle criticità espresse, atteso che il fenomeno – per cui molto difficoltosamente viene dato seguito alle denunce di diffamazione aggravata via internet e/o alle richieste di immediata rimozione di contenuti diffamatori – sembra riguardare svariate Procure.
(4-02073)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, ripercorsa una peculiare vicenda di cronaca ed evidenziate le criticità in tema di cyberstalking, in particolare in relazione alle difficoltà riscontrate a fronte delle richieste di immediata rimozione di contenuti diffamatori, nonché circa la non condivisione dell'operato della stessa Autorità giudiziaria inquirente che si è occupata della vicenda, si avanzano quesiti circa i fatti esposti ed in ordine ad eventuali iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate a porre rimedio alle criticità espresse.
  Orbene, onde verificare gli esatti contorni della vicenda narrata è stata acquisita dettagliata relazione informativa stilata dalla competente procura della Repubblica presso il tribunale di Parma, dalla quale emerge che: «La vicenda che forma oggetto della interrogazione parlamentare (...) costituisce uno dei frequenti tentativi – da parte di persone danneggiate (...) da condotte illecite poste in essere da terzi – di “dirottare” in sede penale questioni che appaiono invece di mera rilevanza civilistica; di qui la denunzia da cui è sorto il procedimento n. (...) R.G. modello 45. (...) la vicenda è attualmente al vaglio della Corte di Appello di Milano, che deve pronunziarsi sulla richiesta di (...) di ottenere da
Google la cancellazione integrale di post asseritamente diffamatori che ancora si trovano in rete, nonostante pregressi interventi della stessa Google (...).
  Con la denunzia presentata alla Procura di Parma, il sig. (...), per un verso, chiede alla Autorità Giudiziaria penale di imporre a
Google la “cancellazione e o l'occultamento dei numerosi messaggi” ancora rimasti in rete (ovvero la stessa cosa su cui deve pronunziarsi la Corte di Appello civile) e, per altro verso, si avventura nell'ipotizzare una serie di reati (estorsione, trattamento illecito di dati, favoreggiamento) a carico di Google e del difensore di quest'ultima in sede civile. (...)».
  Quanto alle doglianze inerenti l'operato dell'autorità giudiziaria inquirente, va invero rammentato che la scelta del modello in cui disporre l'iscrizione della potenziale notizia di reato, ovvero contro ignoti, noti o modello 45 (fatti non costituenti reato) è di pertinenza del pubblico ministero e non già della polizia giudiziaria o del privato, che naturalmente ben posso ipotizzare o consigliare una diversa prospettazione.
  Laddove non sia condiviso l'operato dell'autorità giudiziaria inquirente, così come le eventuali decisioni assunte da quella giudicante, l'ordinamento appronta precipui rimedi, attribuendo il diritto di reclamo, opposizione e di impugnazione che meglio si addice al caso concreto.
  Non è invece consentito, come noto, ed in ragione della suddivisione dei poteri, all'autorità di Governo di interferire nelle singole vicende.
  Quanto al peculiare e complesso caso narrato, emerge allora come le plurime doglianze evidenziate ben siano state portate, tutte, al vaglio delle competenti autorità giudiziarie cui solo spetta il prudente scrutino delle questioni demandate.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   D'ATTIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono circa 1500 le lavoratrici e i lavoratori «addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali» attualmente operanti nei tribunali di tutta Italia: si tratta di personale tecnico – fonici, trascrittori e stenotipisti – che svolgono un servizio fondamentale di trascrizione di tutta la documentazione degli atti processuali;

   il Ministero della giustizia si avvale di tale personale, altamente specializzato, tramite appalti di servizi rinnovati biennalmente;

   da un lato, la cosiddetta riforma «Cartabia» del processo penale telematico, attraverso il software TReX Recorder potrebbe sostituire l'operato degli addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali e, dall'altro, i tagli alle spese del Ministero della giustizia previsti nella legge di bilancio 2024, in vista della prossima scadenza dell'appalto, potrebbero avere gravi ripercussioni sui livelli occupazionali e salariali attuali;

   fonici, trascrittori e stenotipisti forensi sono in stato di agitazione in queste settimane per la loro delicata condizione lavorativa, ma gli ultimi incontri con il dicastero di via Arenula non sembrano aver fugato le criticità prospettate da tali lavoratori;

   pare improcrastinabile che il Ministero della giustizia affronti le problematiche dei 1500 addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali, tramite misure atte a preservare tanto le indiscusse professionalità – che in vista dell'attuazione del processo penale telematico potrebbero e dovrebbero essere valorizzate – quanto i livelli occupazionali e salariali –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per risolvere celermente la condizione d'incertezza lavorativa degli addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali, così come descritta in premessa.
(4-02157)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che questo Dicastero – a mezzo del Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l'analisi statistica e le politiche di coesione – ha avviato un progetto per l'installazione nelle aule di udienza penale di un moderno sistema di fonoregistrazione (tramite il software Televic T-REX), utilizzando la strumentazione di conference system attualmente in uso nelle aule predisposte alla multi video conferenza (MVC1), pari a 385 rispetto a un totale di 1000.
  Il progetto assolve ad una duplice finalità: sostituire gli apparati di fonoregistrazione RT7000, oramai ritenuti obsoleti, conservando le principali funzionalità già presenti; fornire un migliore e più elevato livello di affidabilità e qualità del servizio senza intervenire nella delicata fase di trascrizione, attività quest'ultima svolta da personale munito di specifica preparazione e oggetto di un contratto di appalto stipulato dalla Direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi (la quale ha in proposito affermato che «...nulla impedisce che alla prossima scadenza dell'appalto il servizio attuale sia nuovamente assicurato...»).
  Nel dettaglio, il software Televic T-REX registra e monitora in tempo reale l'udienza e permette il controllo della relativa fonoregistrazione (inizio, pausa e fine).
  Al tempo stesso questo software consente di controllare, configurare, gestire e personalizzare ciascuna sessione di fonoregistrazione delle udienze in modo intuitivo e con modalità user friendly.
  Infine, grazie ad una integrazione con il sistema di conference system il software genera automaticamente dei file marker al fine di contrassegnare tutti gli eventi rilevanti verificatisi durante le udienze penali.
  Invero il software prevede l'integrazione con gli attuali sistemi microfonici installati nelle aule di udienza penale, così da inserire automaticamente i marcatori all'accensione e allo spegnimento di un qualsiasi microfono presente nell'aula.
  Al termine della registrazione il sistema di fonoregistrazione procede a salvare automaticamente i file di tutte le tracce più il file marker (che potrà essere aperto con qualsiasi programma di testo) all'interno dei personal computer dedicati, rimanendo la competenza per la fase di trascrizione in capo a personale munito di specifica preparazione.
  Il pacchetto comprende anche il software TReX Player, indispensabile per il riascolto dei canali registrati e per la consultazione dei file marker.
  Tutte le attività descritte vengono svolte tramite personal computer, non collegati alla rete Rug (Rete unica giustizia) appositamente dedicati alla gestione delle fonoregistrazioni.
  Pertanto non sussiste, allo stato, alcun progetto volto a sostituire «...l'operato degli addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali...» con l'impiego di software di qualsivoglia genere.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GHIRRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 agosto 2022 e successive integrazioni pervenute in data 17 ottobre 2022 e in data 29 novembre 2022, la Società Avenhexicon s.r.l. ha avanzato all'allora Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili – Dipartimento per la mobilità sostenibile – Direzione generale per la vigilanza sulle autorità di sistema portuale, il trasporto marittimo e per vie d'acqua interne – un'istanza tesa a ottenere il rilascio, per la durata di anni 30 (trenta), di una concessione demaniale marittima per la realizzazione e l'esercizio di un impianto eolico off-shore di tipo floating nella zona di mare territoriale antistante la costa meridionale della Sardegna, nel tratto di mare antistante Capo Teulada e Capo Spartivento;

   come si legge nella relazione «L'impianto eolico offshore in progetto denominato “SARDINIA SOUTH_2”, si sviluppa a largo della costa meridionale, nel tratto di mare antistante Capo Teulada e Capo Spartivento. Esso è composto da n. 15 strutture di fondazione galleggianti a forma triangolare ancorate al fondale, dotate ciascuna di n. 2 aerogeneratori, ciascuno con potenza nominale di 25 MW, per un numero totale di aerogeneratori pari a 30 ed una potenza totale dell'impianto di 750 MW. Per quanto riguarda l'energia prodotta e trasformata su due SSE offshore galleggianti da 150 a 380 kV alternata, si propone con il presente progetto l'immissione della energia prodotta sulla rete nazionale di Terna in corrispondenza della nuova SE “Sulcis 3” a 380 kV di Terna che sarà ubicata nel territorio del Comune di Perdaxius (Carbonia-Iglesias) in contrada “Serra de Su Pranu”. Tale ipotesi potrà essere successivamente confermata o modificata in funzione alla STMG che sarà fornita da Terna. Il trasporto di tale energia avverrà tramite una terna di cavidotti subacquei HVAC a 380 kV per una lunghezza di 47 km fino al litorale della spiaggia di Tuerredda situato tra Capo Malfatano e Capo Spartivento, e successivamente, attraverso una terna di cavidotti terrestri, che percorreranno la rete stradale esistente fino alla SE Sulcis 3 per una lunghezza di circa 58 km»;

   sempre nella relazione si legge che l'ubicazione degli aerogeneratori su circa 170 chilometri quadrati di mare, le cabine elettriche a terra a Cagliari, Quartu Sant'Elena e Selargius, il percorso del cavidotto di collegamento offshore e il percorso di collegamento interrato «non interessano aree della rete Natura 2000 (a meno di un breve tratto del cavidotto terrestre posato su strada, attraversante la ZSC denominata “Stagno di Piscinni”, che potrà essere successivamente modificato in seguito alla definizione della Soluzione di connessione da parte di Terna)»; un'immagine inserita nel fascicolo fotografico del cavidotto mostra, però, che il tratto iniziale passerebbe proprio sulla spiaggia di Tuerredda, uno dei gioielli del Mediterraneo, aggredito da tempo da un turismo balneare sovradimensionato, limitato solo negli ultimi anni dall'introduzione del numero chiuso;

   la procedura, avviata il 4 agosto 2023, è attualmente in corso presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica - Direzione generale valutazioni ambientali;

   come si apprende da notizie di stampa, l'associazione Gruppo di intervento giuridico ha chiesto il diniego della concessione demaniale in assenza di pianificazione e di procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) e di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.);

   la non più rinviabile transizione ecologica e la fondamentale installazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili devono necessariamente essere accompagnate dal rispetto per l'ambiente e il paesaggio –:

   se siano a conoscenza di quanto in premessa e quali iniziative di competenza intendano portare avanti al fine di tutelare la spiaggia di Tuerredda.
(4-01556)

  Risposta. — Con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto di seguito.
  Allo stato, presso la competente direzione generale di questo Ministero, non risulta presentata alcuna istanza di valutazione di impatto ambientale, in quanto la società Avenhexicon, in data 4 agosto 2023, ha presentato un'istanza per l'avvio della procedura per la definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (
scoping), relativa al progetto di parco eolico offshore di tipo floating, al largo della costa meridionale della Sardegna e segnatamente al largo di Capo Spartivento, denominato «Sardinia South 2», di potenza pari a 750 megawatt.
  Tale istanza è stata processata con il codice ID 10165 e trasmessa alla commissione tecnica PNRR-PNIEC per l'avvio delle valutazioni istruttorie di merito tecnico, tuttora in corso.
  Risulta, altresì, che la medesima società, in pari data, ha trasmesso un'ulteriore istanza per l'avvio della procedura per la definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale, per un differente progetto eolico
off-shore limitrofo, denominato «Parco eolico offshore di tipo floating, al largo della costa meridionale della Sardegna, al largo di Capo Teulada, denominato "Sardinia South 1" dalla potenza di 1600 MW», che con il primo condividerebbe le opere di connessione alla rete di trasmissione nazionale (RTN).
  Tale istanza è stata processata con il codice ID 10164 e trasmessa alla commissione tecnica PNRR-PNIEC per le attività istruttorie di competenza, parimenti tuttora in corso.
  Per entrambi i progetti citati, agli atti degli uffici di questo Ministero non risultano pervenute note di osservazione da parte dell'associazione Gruppo di intervento giuridico.
  Si precisa che la procedura di
scoping di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 152 del 2006 consente al proponente di richiedere una fase preliminare di consultazione con l'autorità competente in materia ambientale, volta a definire la portata delle informazioni, il relativo livello di dettaglio e le metodologie da adottare per la predisposizione dello studio di impatto ambientale, documento principale della procedura di valutazione di impatto ambientale riguardante gli aspetti ambientali e gli impatti del progetto.
  In seguito alla pubblicazione della documentazione sul sito dell'autorità competente, le amministrazioni e gli enti territoriali potenzialmente interessati hanno espresso le proprie osservazioni e compiuto valutazioni sugli aspetti tecnici di competenza.
  Segnatamente:

   1) Per il procedimento ID 10164 si sono espressi:

    regione autonoma della Sardegna – direzione generale ambiente;

    regione autonoma della Sardegna – assessorato della difesa dell'ambiente;

    regione autonoma della Sardegna – Presidenza – direzione generale Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna;

    Ministero della cultura – soprintendenza speciale del PNRR;

    Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna – ARPAS – direzione tecnico-scientifica.

   2) Per il procedimento ID 10165 si sono espressi nei mesi di settembre e ottobre 2023:

    Ministero della cultura;

    regione Sardegna – direzione generale Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna;

    regione Sardegna – direzione generale dei lavori pubblici – servizio del genio civile di Oristano (comunicando che non ci sono aspetti di competenza da rilevare);

    comune di Domus De Maria (parere contrario);

    ARPA Sardegna;

    regione Sardegna – direzione generale ambiente.

  Alla luce di quanto sopra esposto, i procedimenti sono tuttora in corso, ai sensi della normativa vigente, e nell'ambito di essi verranno altresì vagliate le osservazioni sopra indicate, consultabili sul portale VA del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (https://va.mite.gov.it), nella sezione «Procedure in corso», sottosezione «Valutazione di impatto ambientale» – «Verifica di assoggettabilità a VIA».
Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con l'entrata in vigore della cosiddetta riforma Cartabia (decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150) il legislatore ha espresso chiaramente la volontà di ampliare i trattamenti penali non carcerari sia in quanto finalizzati a effettiva rieducazione e reinserimento sociale, sia in quanto misure meno incisive sulla libertà personale; nel provvedimento sono state previste novità in tal senso sia sul piano sostanziale, quanto alla tipologia e ai presupposti di applicabilità delle misure, sia sul piano processuale, quanto a procedimento, tempi di attivazione, revoca e sostituzione in caso di inadempimento;

   la scelta di incentivare il ricorso alla sostituzione delle pene detentive brevi come strumento speciale preventivo e di reinserimento sociale anche in casi applicativi prima sottratti a questi strumenti, e oggi invece sottratti alla concorrenza della più attrattiva sospensione condizionale della pena, ha importanti ripercussioni anche in senso deflattivo del sistema carcerario, che – com'è noto – in Italia soffre da anni condizioni di sovraffollamento tali da compromettere i diritti fondamentali dei detenuti;

   da notizie di stampa si apprende dei fortissimi disagi rilevati in Sardegna, in particolare nel distretto della Corte d'appello di Cagliari, nell'ambito del quale appena 300 enti si sarebbero resi disponibili ad accettare di accogliere i condannati e consentire loro di convertire le pene in ore di lavoro;

   la situazione sarebbe così gravosa da rendere molti comuni in provincia di Cagliari del tutto sguarniti di enti no profit, enti pubblici ed enti del terzo settore disponibili, con la conseguenza che il disposto della riforma rimanga del tutto inattuato;

   sulle pene sostitutive, come più in generale sulle pene alternative, a parere dell'interrogante, lo Stato dovrebbe investire risorse adeguate per non vanificare gli intenti lodevoli della riforma, nell'ottica del pieno rispetto dei principi costituzionali del reinserimento sociale e della riduzione dell'intollerabile sovraffollamento carcerario;

   gli uffici sardi di esecuzione esterna, già sovraccarichi per le misure alternative e per la messa in prova, si trovano a parità di mezzi e di risorse, a gestire anche l'enorme carico di lavoro connesso alle nuove pene sostitutive;

   il 18 aprile 2023, in seguito all'entrata in vigore della citata riforma Cartabia, l'ordine forense di Cagliari ha sottoscritto un protocollo d'intesa con il tribunale di Cagliari, la Corte di appello di Cagliari, il tribunale di sorveglianza di Cagliari e l'ufficio interdistrettuale per l'esecuzione penale esterna della Sardegna, poi esteso all'Anci, finalizzato a semplificare e razionalizzare il procedimento applicativo delle pene sostitutive delle pene detentive brevi e a sollecitare la partecipazione degli enti locali ai progetti di lavori di cosiddetta «pubblica utilità» indirizzati ai condannati con pena sostitutiva, che purtroppo al momento non ha risolto la problematica evidenziata;

   da mesi sarebbe stato attivato altresì un tavolo anche fra l'Uepe (Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna Cagliari), l'assessorato al lavoro della regione e gli uffici distrettuali del distretto finalizzato a creare un apposito sportello presso il palazzo di giustizia, del quale comunque a oggi non si conoscono gli esiti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e quali iniziative di competenza abbia intenzione di intraprendere per dare concreta attuazione alla riforma Cartabia in tema di pene sostitutive soprattutto nei territori – come quello sardo – in cui si sono registrate difficoltà attuative.
(4-02102)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si avanzano specifici quesiti con riguardo alle iniziative intraprese dal Ministero della giustizia per assicurare l'attuazione dei trattamenti penali non carcerari, introdotti con il decreto legislativo 10 ottobre 2022 n. 150, in particolare per quanto concerne la regione Sardegna.
  Con riferimento all'esecuzione penale esterna ed alle misure e sanzioni di comunità per adulti va ricordato l'impegno di questo Ministero volto ad incrementare le metodologie di lavoro che pongono l'operato degli uffici di esecuzione penale esterna a stretto contatto con le autorità giudiziarie, per realizzare e progettare percorsi rieducativi che garantiscano la puntuale esecuzione delle misure penali.
  In questo senso è in corso un'attività volta al consolidamento della rete degli sportelli di prossimità o presidi presso gli uffici giudiziari nonché alla diversificazione delle opportunità di svolgimento con il lavoro di pubblica utilità, attraverso la stipula di convenzioni e protocolli nazionali.
  Si evidenzia che nel corso del 2023 sono stati attivati ventisei sportelli di prossimità per la messa alla prova che si aggiungono ai trenta sportelli già operanti all'inizio dell'anno e vi è la prospettiva che l'incremento sarà confermato anche per il 2024.
  È inoltre in corso di realizzazione un programma, a supporto dei tribunali e degli uffici per l'esecuzione penale esterna, denominato «Progetto LPU», che ha come obiettivo la digitalizzazione dei processi e delle informazioni legate ai lavori di pubblica utilità, sia nella forma di sanzione sostitutiva, sia relativamente ai lavori di messa alla prova.
  Per far fronte all'incremento del carico di lavoro determinato dagli interventi contenuti nel decreto legislativo 10 ottobre 2022, è stata prevista la rideterminazione della pianta organica del dipartimento di giustizia minorile e di comunità, con un aumento del personale non dirigenziale, nonché l'ampliamento della pianta organica del personale dirigenziale.
  Con i fondi destinati al PNRR è stata autorizzata anche l'assunzione di 327 unità di personale a tempo determinato per 24 mesi destinato alle attività di supporto amministrativo e di implementazione dei sistemi informativi necessari per la gestione delle persone sottoposte a sanzioni sostitutive o in messa alla prova.
  Per ciò che riguarda, le iniziative riguardanti gli uffici per l'esecuzione penale esterna della regione Sardegna si segnala quanto segue.
  È in via di perfezionamento la stipula delle convenzioni per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità sostitutivo che, in via transitoria, prevede che il lavoro sostitutivo possa essere svolto anche presso un ente già convenzionato ai sensi dell'articolo 54 del decreto legislativo 289 agosto 2000 n. 274 nonché ai sensi dell'articolo 8 della legge 28 aprile 2014, n. 67.
  Inoltre, gli enti convenzionati hanno stipulato con tribunali della regione Sardegna, le seguenti convenzioni: U.I.E.P.E. Cagliari: n. 306 convenzioni stipulate con il tribunale ordinario di Cagliari, delle quali n. 67 con i comuni e n. 239 con associazionismo/terzo settore U.D.E.P.E., Sassari: n. 90 convenzioni stipulate con il tribunale ordinario di Sassari, di cui n. 37 con i comuni e n. 53 con associazionismo/terzo settore; n. 69 convenzioni stipulate con il tribunale di Tempio Pausania, di cui n. 16 con i comuni e n. 53 con associazionismo/terzo settore; U.L.E.P.E. Oristano: n. 73 convenzioni stipulate con il tribunale ordinario di Oristano, delle quali n. 43 con i comuni e n. 30 con associazionismo/terzo settore; U.L.E.P.E. di Nuoro: n. 112 convenzioni stipulate con il tribunale ordinario di Nuoro, delle quali n. 34 con enti pubblici e n. 78 enti associazionismo/terzo settore.
  È stato sottoscritto il 3 aprile 2023 il protocollo per l'applicazione delle pene sostitutive delle pene detentive brevi, tra l'ufficio E.P.E. di Cagliari ed i presidenti della corte di appello, del tribunale ordinario, del tribunale di sorveglianza e dell'ordine degli avvocati di Cagliari, unitamente all'
Addendum del 18 aprile 2023, cui seguirà, nel breve termine, un protocollo aggiuntivo con le procedure operative.
  Gli uffici per l'esecuzione penale esterna di Oristano e Nuoro hanno istituito un presidio presso i rispettivi tribunali, mentre per il territorio di competenza dell'ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna di Cagliari è in atto una proposta volta a realizzare una sede all'interno del palazzo di giustizia.
  È stato avviato un tavolo di confronto e cooperazione tra l'ufficio esecuzione penale esterna di Cagliari, il tribunale di sorveglianza e l'assessorato al lavoro della regione Sardegna per realizzare una piattaforma informatica su cui inserire i profili degli aspiranti ai lavori di pubblica utilità a cui possano accedere agilmente gli enti interessati alla presa in carico.
  La fase sperimentale interesserà, inizialmente, le posizioni di coloro che saranno inviati dal tribunale di sorveglianza di Cagliari, con l'obiettivo di estendere l'esperienza, in caso di esito positivo, a tutti gli altri uffici della regione Sardegna.

  L'ufficio per l'esecuzione penale esterna di Cagliari è in procinto di avviare un'interlocuzione con l'università, tesa alla realizzazione di un applicativo informatico per la rilevazione automatizzata delle presenze dei soggetti in esecuzione del lavoro di pubblica utilità.
  Si segnala l'avvio negli uffici per l'esecuzione penale esterna della Sardegna del progetto «Construere: progetti educativi per percorsi penali inclusivi e risocializzanti», finanziato da Cassa delle ammende, che avvalendosi di esperti pedagogisti, opera nei procedimenti di
probation giudiziaria, messa alla prova e nuove pene sostitutive.
  Inoltre, è in via di perfezionamento la convenzione tra il Presidente della regione Sardegna e il Ministro della giustizia per la promozione dei lavori di pubblica utilità nelle sedi della protezione civile regionale. Analogamente, sono in corso interlocuzioni con gli atenei di Cagliari e Sassari per la stipula delle convenzioni per imputati in messa alla prova, discendenti dal protocollo di intesa tra il Ministero della giustizia e la conferenza nazionale universitaria dei poli penitenziari.
  Infine, è in fase di perfezionamento l'accordo tra il tribunale di Cagliari e l'associazione familiari e vittime della strada che garantisce disponibilità ad accogliere imputati in messa alla prova mediante una stretta collaborazione con la polizia locale di Cagliari.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   LAI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le carceri della Sardegna sono da tempo in una situazione di carenza di organico che riguarda ogni livello operativo; all'inizio del 2023 è già stata presentata un'interrogazione, a prima firma dell'interrogante sulla condizione del personale della casa circondariale «Giovanni Bacchiddu» di Bancali, a Sassari, con la quale si segnalava in particolare che: su 5 funzionari previsti in organico non ne risultava alcuno assegnato; su 29 ispettori uomini solo 6 erano presenti nella struttura, mentre solo 2 ispettrici donne erano presenti sulle 6 previste; su 40 sovrintendenti uomini previsti solo 4 erano presenti; su 5 sovrintendenti donne solo 2 erano presenti, con una carenza di organico complessiva di 71 persone su 85;

   sempre a Bancali era presente un direttore e un capo degli agenti penitenziari a scavalco con titolarità in altre carceri e, pertanto, con una limitazione del tempo disponibile per la struttura di Sassari;

   anche per quanto riguarda i direttori delle strutture la situazione complessiva non è molto diversa, tanto che il 12 novembre 2023 sono stati nominati 6 nuovi direttori di struttura per i 6 posti vacanti nelle carceri sarde, a cui, però, sono seguite le immediate dimissioni di 3 tra i direttori appena nominati;

   un tale stato di cose rende di fatto impossibile per gli agenti garantire la sicurezza interna, evitare episodi di violenza e autolesionismo, oltre che condurre al «burn out» il personale di custodia, come denunciato ripetutamente da diverse organizzazioni sindacali –:

   se il Ministro interrogato, portato a conoscenza già da tempo della situazione del carcere di Sassari, sia intervenuto per colmare le gravissime carenze di organico nonché quale sia la condizione di organico delle carceri sarde, struttura per struttura, e quali siano le prospettive riguardanti l'inserimento di nuove risorse umane;

   quali iniziative siano state poste in essere rispetto alle rinunce dei direttori appena nominati.
(4-02013)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si avanzano specifici quesiti in ordine alla distribuzione del personale del Corpo di polizia penitenziaria nella regione Sardegna.
  In tema di organici va, innanzitutto, ricordato che la riduzione complessiva operata dalla cosiddetta legge Madia e rivista altresì da successivi interventi normativi ha rimodulato al ribasso la dotazione complessiva del Corpo della polizia penitenziaria.
  È stata, pertanto, reimpostata una politica di implementazione, di cui l'incremento della dotazione di 1.000 unità del ruolo agenti/assistenti a mezzo della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025) costituisce un primo passo.
  Inoltre, nell'arco del quinquennio 2021-2025, è autorizzata, oltre al
turnover, l'assunzione straordinaria di ulteriori complessive 2.804 unità.
  Va anche ricordato che sono avvenute le assegnazioni degli agenti del 181° corso che sono andate a integrare la dotazione organica del Corpo di polizia penitenziaria per ciascun distretto.
  Ciò premesso, l'Amministrazione, a mezzo del preposto dipartimento affari penitenziari determina il fabbisogno di personale di ciascuna struttura penitenziaria sulla base di specifici criteri, ovvero la presenza media di detenuti, la tipologia e il numero dei circuiti detentivi, le caratteristiche architettoniche ed estensione territoriale dell'istituto, l'attivazione o prossima attivazione di nuovi reparti detentivi, il
trend dei collocamenti in quiescenza.
  In tal modo i disallineamenti più rilevanti in termini di organico sul territorio nazionale o a livello locale rispetto all'organico
standard risultano ben verificabili e suscettibili di intervento perequativo.
  Ciò precisato, con decreto ministeriale 12 luglio 2023 sono state stabilite nuove dotazioni organiche e, l'organico di polizia penitenziaria previsto per il provveditorato regionale della Sardegna è pari a n. 1.791 unità, con un incremento della dotazione organica di n. 3 unità.
  Venendo alla dotazione organica presso gli istituti penitenziari della Sardegna si riferisce come segue.
  Nella casa circondariale di Cagliari, a fronte di un organico previsto in 421 unità, ne risultano concretamente presenti 322, comprese le 32 unità distaccate in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo dei funzionari (-2), degli ispettori (-24), sovrintendenti (-39) e degli agenti/assistenti (-2).
  Nella casa circondariale di Lanusei a fronte di un organico previsto in 42 unità, ne risultano concretamente presenti 34 cui vanno aggiunte le 3 in entrata.
  Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo degli ispettori (-1), dei sovrintendenti (-7) e degli agenti/assistenti (-3).
  Nella casa circondariale di Nuoro a fronte di un organico di 205 unità, ne risultano concretamente presenti 152 cui vanno aggiunte n. 4 unità distaccate in entrata e sottratte n. 17 unità distaccate in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo dei funzionari (-2), ispettori (-19) e sovrintendenti (-20); di contro, il ruolo agenti/assistenti risulta in esubero di n. 3 unità.
  Nella casa Circondariale di Oristano a fronte di un organico di 211 unità, ne risultano concretamente presenti 161, va aggiunta n. 1 unità distaccata in entrata e sottratte e n. 6 unità distaccate in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo nei ruoli dei funzionari (-1), degli ispettori (14), dei sovrintendenti (-24) e degli agenti/assistenti (-6).
  Nella casa circondariale di Sassari a fronte di un organico di 400 unità, ne risultano concretamente presenti 287 cui vanno aggiunte n. 3 unità distaccate in entrata e sottratte n. 27 unità distaccate in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nei ruoli dei funzionari (-5), degli ispettori (-29), dei sovrintendenti (-39) e degli agenti/assistenti (-16).
  Nella casa circondariale di Tempio Pausania a fronte di un organico di 161 unità, ne risultano concretamente presenti 112, cui vanno sottratte n. 6 unità distaccate in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nei ruoli dei funzionari (-1), degli ispettori (-20) e sovrintendenti (-26), di contro, il ruolo agenti/assistenti risulta in esubero di n. 4 unità.
  Nella casa circondariale di Alghero a fronte di un organico di 90 unità, ne risultano concretamente presenti 75 cui va aggiunta n. 1 unità distaccata in entrata e sottratta n. 1 unità distaccata in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo degli ispettori (-1), dei sovrintendenti (-3) e degli agenti/assistenti (-11).
  Nella casa circondariale di Arbus Is Arenas a fronte di un organico di 88 unità, ne risultano concretamente presenti 64, cui va aggiunta n. 1 unità distaccata in entrata e sottratte n. 4 unità distaccate in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo dei funzionari (-1), degli ispettori (-4), dei sovrintendenti (-8) e degli agenti/assistenti (-8).
  Nella casa circondariale di Isili a fronte di un organico di 81 unità, ne risultano concretamente presenti 67 ci va aggiunta n. 1 unità distaccata in entrata e sottratta n. 1 unità distaccata in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nei ruoli dei funzionari (-1), degli ispettori (-3), dei sovrintendenti (-8) e degli agenti/assistenti (-2).
  Nella casa circondariale di Lodè Mamone a fronte di un organico di 116 unità, ne risultano concretamente presenti 86 cui va aggiunta n. 1 unità distaccata in entrata e sottratte n. 6 unità distaccate in uscita.
  Le carenze maggiori si rilevano nei ruoli dei funzionari (-1), degli ispettori (-11) e dei sovrintendenti (-15); di contro, il ruolo agenti/assistenti risulta in esubero di n. 2 unità.
  Quanto alle iniziative adottate per ridurre le carenze degli organici degli istituti penitenziari della regione Sardegna, si evidenzia che molteplici sono le procedure concorsuali in atto, all'esito dei quali si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
  In particolare, quanto al ruolo dei funzionari, è in essere il corso per 120 posti elevato, successivamente a 132 posti.
  Inoltre, con provvedimento del 18 aprile 2023 sono stati indicati i posti disponibili per l'incarico di comandante del reparto di istituti penitenziari di incarico superiore, di 1° e 11° livello, tra i quali la casa circondariale di Nuoro, la casa circondariale di Sassari e la casa reclusione di Mamone.
  Al riguardo, si rappresenta che, con provvedimento del 22 giugno 2023, è stato conferito l'incarico di comandate di reparto della C.R. Mamone; per quanto riguarda la casa circondariale di Nuoro e la casa circondariale di Sassari, si procederà all'affidamento degli incarichi in questione ai sensi del comma 2, dell'articolo 3, del provvedimento del capo del dipartimento 8 marzo 2023.
  Con riferimento al ruolo degli ispettori, conclusosi il VII corso relativo al concorso a complessivi n. 691 posti l'organico degli istituti penitenziari della Sardegna ha avuto un incremento del ruolo degli ispettori, nei seguenti termini: 4 unità alla casa circondariale di Cagliari, 2 alla casa circondariale di Nuoro, 3 alla casa circondariale di Oristano, 3 alla casa circondariale di Sassari ed 1 alla casa di reclusione di Alghero.
  La casa circondariale di Cagliari ha poi visto un ulteriore incremento di 2 unità.
  È poi in essere ulteriore procedura per 411 posti.
  Relativamente al ruolo dei sovrintendenti, in relazione alla procedura a n. 583 posti l'amministrazione ha assegnato presso gli istituti penitenziari sardi le unità di seguito indicate, che hanno raggiunto le rispettive sedi nel mese di novembre 2023.
  In particolare, 10 unità a Cagliari, 1 a Nuoro, 5 ad Oristano, 3 a Sassari, 1 a Tempio Pausania, 1 ad Alghero, 3 ad Arbus Is Arenas, 3 ad Isili e 6 a Lodè Mamone.
  Per quanto riguarda il ruolo agenti/assistenti, gli organici dei penitenziari sardi sono stati incrementati, nel mese di luglio 2023, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 181° corso, con le seguenti unità: 12 a Cagliari, 1 a Lanusei, 10 a Nuoro, 8 ad Oristano, 14 a Sassari, 5 a Tempio Pausania, 5 ad Alghero, 4 ad Arbus Is Arenas, 4 ad Isili e 5 a Lodè Mamone.
  In relazione alla dirigenza penitenziaria della regione Sardegna si evidenzia che sul territorio sardo, a fronte di una previsione organica di n. 14 unità (compreso il provveditore regionale), sono presenti 9 dirigenti penitenziari, di cui 6 neo assunti che hanno preso servizio nel mese di novembre 2023 presso gli istituti di Alghero, Cagliari, Is Arenas, Mamone Lodè, Lanusei e Tempio Pausania.
  In sede di scelta da parte dei consiglieri penitenziari, vi è stata una sola rinuncia che ha riguardato la sede di Isili.
  Con decreto ministeriale 4 ottobre 2023, è stato conferito l'incarico di provveditore regionale per la Sardegna.
  Venendo, infine, all'organico nelle singole sedi penitenziarie, si evidenzia che la direzione della casa reclusione Alghero «Giuseppe Tomasiello» è ricoperta da un dirigente penitenziario nominato con provvedimento del direttore generale 22 novembre 2023 il cui incarico è destinato a durare tre anni.
  Per quanto riguarda l'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica, la pianta organica risulta soddisfatta.
  In relazione al profilo del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, l'unica unità prevista in organico non è presente e sarà verosimilmente coperta con la procedura di assunzione di personale idoneo di graduatorie di concorsi espletati da altre amministrazioni, il cui elenco sedi comprende un posto per l'istituto in argomento.
  La pianta organica relativa al funzionario contabile risulta pienamente soddisfatta, con la presenza di n. 3 unità.
  Quanto all'area funzionale degli assistenti, profilo professionale contabile, è in corso di predisposizione una nuova procedura concorsuale.
  Circa il profilo professionale dell'assistente amministrativo, si auspica di colmare la scopertura esistente con la procedura di assunzione di personale idoneo di graduatorie di concorsi espletati da altre amministrazioni.
  La casa Circondariale «Cagliari Ettore Scalas» è sede di n. 3 posti di funzione dirigenziale; la direzione è stata rinnovata con provvedimento del direttore generale 6 novembre 2020 per la durata di anni 4. Un posto di funzione da vice direttore è stato ricoperto da un neo dirigente penitenziario con provvedimento del direttore generale 22 novembre 2023, per la durata di anni tre.
  L'area dei funzionari, con riferimento alle figure del funzionario giuridico pedagogico e del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, vede soddisfatte le relative piante organiche.
  In relazione al profilo del funzionario contabile, i presenti effettivi risultano essere n. 4, a fronte di un organico previsto di n. 5 unità.
  Il 13 novembre 2023, è stato pubblicato il bando per lo svolgimento di un concorso a n. 107 posti di funzionario contabile e, all'esito dello stesso, potranno essere verosimilmente sopperite le vacanze organiche nel profilo di riferimento.
  L'area funzionale degli assistenti, profilo professionale contabile, risulta coperta.
  In relazione alla figura dell'assistente amministrativo, risultano presenti n. 3 unità; si auspica di colmare parzialmente tale scopertura con la procedura di assunzione di personale idoneo di graduatorie di concorsi espletati da altre amministrazioni, il cui elenco sedi comprende n. 3 posti per l'istituto in argomento.
  La casa reclusione Is Arenas Arbus è sede di un posto di funzione dirigenziale ed è ricoperto da un neo dirigente penitenziario, nominato con provvedimento del direttore generale 22 novembre 2023, per la durata di anni tre.
  Per quanto riguarda l'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica, risultano presenti n. 3 unità; una ulteriore unità dovrà prendere servizio presso la sede in esame entro il 1° marzo 2024, poiché risultata vincitrice dell'interpello straordinario nazionale di assestamento.
  L'ulteriore posto da coprire sarà destinato ai vincitori del concorso di cui al decreto 18 ottobre 2022, a 104 posti, elevati a 233, di funzionario della professionalità giuridico-pedagogica, che prenderanno servizio, presumibilmente, nel mese di febbraio 2024, consentendo il completamento del relativo organico.
  Con riferimento al profilo del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, la pianta organica risulta essere scoperta, non essendo presente l'unità prevista.
  Quanto al profilo dei funzionari contabili risulta presente n. 1 unità.
  Il 13 novembre 2023, è stato pubblicato il bando per lo svolgimento di un concorso a n. 107 posti di funzionario contabile e si auspica che, all'esito dello stesso, possano essere sopperite le vacanze organiche nel profilo di riferimento.
  Con riferimento all'area funzionale degli assistenti, profilo professionale assistente amministrativo, è presente n. 1 unità; si auspica di colmare parzialmente tale scopertura con la procedura di assunzione di personale idoneo di graduatorie di concorsi espletati da altre amministrazioni.
  Nella casa di reclusione Isili, la direzione dell'istituto, allo stato vacante è retta dal direttore della casa circondariale di Oristano, con P.d.P. 23 novembre 2023, fino al 13 gennaio 2024.
  Si ricorda che la sede di cui trattasi, pur essendo stata posta in disponibilità ai neo dirigenti penitenziari, non è stata oggetto di scelta.
  Per quanto riguarda l'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica risultano presenti n. 3 unità; il posto da coprire sarà destinato ai vincitori del concorso summenzionato.
  La pianta organica relativa al profilo del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, risulta essere più che soddisfatta, considerate le n. 2 unità presenti a fronte di n. 1 prevista in organico.
  In relazione al profilo del funzionario contabile, a fronte di una previsione organica di n. 4 unità, ne risultano presenti n. 2 ma si auspica che all'esito del citato concorso a n. 107 posti si possa sopperire alle vacanze.
  L'area funzionale degli assistenti, profilo professionale contabile, risulta coperta.
  Diversamente, per la figura dell'assistente amministrativo, risultano presenti n. 2 unità.
  La direzione dell'istituto penitenziario Lanusei «San Daniele», sede di un posto di funzione dirigenziale, è ricoperta dal dirigente penitenziario, nominato con provvedimento del direttore generale 22 novembre 2023, per la durata di anni tre.
  Per quanto riguarda l'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica, la pianta organica risulta soddisfatta.
  La pianta organica relativa al profilo professionale del funzionario contabile risulta coperta, essendo presente in sede l'unica unità prevista in dotazione organica.
  L'area funzionale degli assistenti, profilo professionale contabile, risulta scoperta. A breve, sarà emanata una nuova procedura concorsuale riferita al profilo in argomento.
  Il profilo professionale dell'assistente amministrativo, non presenta scoperture.
  La direzione dell'istituto Mamone-Lodè è ricoperta dal dirigente penitenziario, nominato con provvedimento del direttore generale 22 novembre 2023, per la durata di anni tre.
  Con riferimento all'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica risultano presenti n. 4 unità; i due posti da coprire saranno destinati ai vincitori del concorso già menzionato.
  In relazione al profilo del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, l'unità prevista in organico non è presente.
  In merito al profilo del funzionario contabile, a fronte di una previsione organica di n. 4 unità, ne risulta presente n. 1. ma si auspica che all'esito del citato concorso a n. 107 posti si possa sopperire alle vacanze.
  Quanto all'area funzionale degli assistenti, profilo professionale contabile, le n. 2 unità previste in organico non sono presenti è di prossima pubblicazione il bando per una nuova procedura concorsuale riferita al profilo in argomento.
  Per la figura dell'assistente amministrativo, a fronte di una previsione in pianta organica di n. 3 unità, ne è presente n. 1; si auspica di colmare parzialmente tale carenza con la procedura di assunzione di personale idoneo di graduatorie di concorsi espletati da altre amministrazioni.
  La casa circondariale di Nuoro è sede di un posto di funzione dirigenziale, allo stato vacante, a seguito del decesso del relativo dirigente avvenuto il 31 ottobre 2023; la direzione è retta dal dott. M.P., nominato con P.d.P. 20 ottobre 2023, fino a nuove determinazioni.
  Per quanto riguarda l'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica, risultano presenti n. 4 unità, di cui una cesserà dal servizio nei prossimi mesi. I due posti da coprire saranno destinati ai vincitori del concorso già citato.
  La pianta organica relativa al profilo del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni risulta essere soddisfatta.
  In relazione al profilo del funzionario contabile, risultano presenti n. 2 unità ma si auspica che all'esito del citato concorso a n. 107 posti si possa sopperire alle vacanze.
  In relazione all'area funzionale degli assistenti, profilo professionale contabile, risulta presente n. 1 unità. A breve, sarà emanata una nuova procedura concorsuale riferita al profilo in argomento.
  Per la figura dell'assistente amministrativo, a fronte di una previsione di n. 4 unità, ne risultano presenti n. 2 ma si auspica di colmare tale carenza con la procedura di assunzione di personale idoneo di graduatorie di concorsi espletati da altre amministrazioni.
  La direzione della casa reclusione Oristano «Salvatore Soro» è ricoperta dal dirigente nominato, con provvedimento del direttore generale 17 febbraio 2023, per la durata di anni tre.
  Per quanto riguarda l'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica, risultano presenti n. 4 unità. I due posti da coprire saranno destinati ai vincitori del concorso già citato.
  Con riferimento al profilo del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, l'unità prevista in organico non è presente.
  In relazione al profilo del funzionario contabile, sono presenti n. 2 unità rispetto alle n. 3 previste in organico ma si auspica che all'esito del citato concorso a n. 107 posti si possa sopperire alle vacanze.
  L'area funzionale degli assistenti, profilo professionale contabile, risulta coperta.
  Con riguardo alla figura dell'assistente amministrativo, a fronte di una previsione organica di n. 5 unità, ne risultano presenti n. 4.
  La casa circondariale Sassari «Giovanni Bacchiddu» è sede di un posto di funzione dirigenziale allo stato vacante; la direzione è retta dal dott. M.P., nominato con P.d.P. 10 novembre 2023, fino al 13 gennaio 2024. Il posto di funzione è stato messo a bando mediante le due procedure di interpello del 15 giugno 2022 e del 21 giugno 2023, entrambe andate deserte per mancata presentazione delle relative istanze.
  Per quanto riguarda l'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica, ne risultano presenti n. 6; i tre posti da coprire saranno destinati ai vincitori del concorso già citato.
  Il funzionario dell'organizzazione e delle relazioni previsto in organico non è presente. Risulta essere soddisfatta la previsione organica dei funzionari contabili.
  L'area funzionale degli assistenti, profilo professionale contabile, risulta coperta.
  Diversamente, in merito alla figura dell'assistente amministrativo, è presente 1 unità; si auspica di colmare parzialmente tale carenza con la procedura di assunzione di personale idoneo di graduatorie di concorsi espletati da altre amministrazioni.
  La direzione dell'istituto casa circondariale Tempio Pausania «Paolo Pittalis» è sede di un posto di funzione è ricoperta da un dirigente penitenziario, nominato con provvedimento del direttore generale 22 novembre 2023, per la durata di anni tre.
  Per quanto riguarda l'area dei funzionari, profilo della professionalità giuridico-pedagogica, ne risultano presenti n. 4.
  La pianta organica del funzionario dell'organizzazione e delle relazioni risulta completa.
  Con riferimento al profilo del funzionario contabile, risultano presenti n. 2 unità ma si auspica che all'esito del citato concorso a n. 107 posti si possa sopperire alle vacanze.
  Per quanto riguarda l'area funzionale degli assistenti, profilo professionale di contabile, l'unica unità prevista in organico non è presente. A breve, sarà emanata una nuova procedura concorsuale riferita al profilo in argomento.
  In merito alla figura dell'assistente amministrativo, risulta presente un'unità; si auspica di colmare parzialmente tale scopertura con la procedura di assunzione di personale idoneo di graduatorie di concorsi espletati da altre amministrazioni.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   LA PORTA e DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 gennaio 2023 è stata depositata l'interrogazione a risposta scritta n. 3-00099 per porre all'attenzione del Ministro della giustizia i numerosi rinvii subiti dal procedimento denominato «China Truck» presso il Tribunale di Prato;

   il procedimento, infatti, riveste un'importanza cruciale nel sistema giudiziario italiano per via dei capi di imputazione a carico degli imputati di nazionalità cinese accusati, per la prima volta in Italia, del reato associativo di stampo mafioso di cui all'articolo 416-bis del codice penale nonché di estorsione, usura e sfruttamento della prostituzione;

   i fatti, come noto, risalgono all'anno 2011 quando all'interno della comunità cinese in Toscana si verificarono numerosi casi di cronaca tra la periferia nord di Firenze e la città di Prato; in quei territori, dove insiste la più grande comunità cinese d'Italia, si susseguirono numerosi casi di omicidio, estorsione e usura, nonché di traffico di stupefacenti e di esseri umani riferibili direttamente e indirettamente alla comunità cinese. A seguito di un duplice omicidio eseguito barbaramente a colpi di machete, la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze avviò le indagini che portarono, nel 2018, all'inchiesta «China Truck»;

   come già integrato nel precedente atto di sindacato ispettivo la prima udienza, a causa della sparizione dei 56 fascicoli del settembre 2022 ed errori di traduzioni, è stata calendarizzata soltanto a novembre dello stesso anno, rinviata poi al 10 marzo 2023;

   in data 7 marzo 2023 veniva resa la risposta all'interrogazione nella quale si affermava come i fatti di cui in premessa fossero da considerarsi «casi isolati», che la mole di lavoro del Tribunale di Prato impedisse una calendarizzazione serrata di udienze e che, comunque, il procedimento si trovasse in monitoraggio istruttorio da parte dell'Ispettorato;

   durante l'udienza del marzo 2023 si rendeva necessario un ulteriore slittamento giustificato, come si apprende da fonti di stampa, da un difetto di notifica attribuibile alle Questure di Prato e Milano che non avrebbero correttamente notiziato gli imputati dell'udienza;

   tale gravissimo inconveniente imponeva che la celebrazione della prima udienza con relative eccezioni preliminari avvenisse solo il 26 maggio 2023, andando così a procrastinare la celebrazione di un dibattimento che affonda le radici nell'anno 2011 e con l'ipotesi concreta dell'estinzione del reato per prescrizione;

   l'udienza del 26 maggio 2023, anch'essa rinviata, precedeva quella celebratasi in data 17 luglio nella quale era previsto il conferimento incarico finalizzato alla trascrizione delle centinaia di intercettazioni telefoniche in lingua cinese, fulcro dell'impianto probatorio. Tale attività istruttoria, si apprende da fonti, non è stata portata a termine perché l'elenco delle telefonate intercettate non era presente nel fascicolo di udienza, con obbligato rinvio al 16 ottobre 2023 e mancata apertura dibattimentale;

   i ritardi accumulati rischiano di portare al clamoroso fallimento della giustizia italiana e all'inaccettabile mortificazione delle esigenze di giustizia dei cittadini pratesi, flagellati dalle attività criminali condotte dalla mafia cinese e dall'illegalità diffusa in cui operano le aziende che fanno capo alla locale comunità asiatica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti riferibili all'udienza del 17 luglio 2023;

   se il Ministro interrogato intenda valutare se, alla luce dell'ennesimo rinvio di udienza, nell'ambito del monitoraggio dell'Ispettorato richiamato in premessa, sussistano ora i presupposti per adottare ulteriori e più incisive iniziative ispettive in relazione a quanto esposto in premessa.
(4-01369)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame deve essere innanzitutto ricordato che nella risposta all'interrogazione n. 3-00099 presentata dai medesimi deputati in data 17 gennaio 2023 si poneva in risalto che l'indagine denominata China Truck generava il procedimento penale contrassegnato dal n. 11520/2011 R.G.N.R.P.M. Trib. Firenze.
  Da tale procedimento venivano separate le posizioni dello Zheng Wenhua + 5 (confluite nel procedimento penale contrassegnato dal n. 7460/2018 R.G.N.R.P.M. Trib. Firenze) in seguito alla richiesta di giudizio immediato cautelare (trattandosi di imputati sottoposti a misura coercitiva di natura custodiale) avanzata dalla parte pubblica ai sensi dell'articolo 453 comma 1-
bis del codice di procedura penale, il Gip del Tribunale di Firenze emetteva in data 12 luglio 2018 il relativo decreto, con il quale gli imputati venivano rinviati al giudizio del Tribunale di Prato in composizione collegiale in relazione a vari reati, tra cui quelli di estorsione tentata, lesione personale, favoreggiamento personale, usura, gestione di una casa di prostituzione e cessione di sostanze stupefacenti.
  Trattandosi di un processo nei confronti di imputati detenuti, la celebrazione dello stesso avveniva con criteri di priorità, che consentivano una adeguata programmazione; non essendo possibile tenere udienze straordinarie in ragione delle esigue risorse di assistenti amministrativi in servizio al Tribunale di Prato e della contemporanea pendenza, dinanzi al medesimo collegio, di altri maxiprocessi (denominati
Money Transfer e Terracciano), si provvedeva al rinvio in udienza dei dibattimenti già calendarizzati (in modo da evitare ulteriori adempimenti a carico della cancelleria) la cui celebrazione sarebbe stata incompatibile con l'istruzione dibattimentale del processo Zheng Wenhua + 5, nell'ambito della quale veniva effettuata anche la perizia trascrittiva delle numerose conversazioni intercettate.
  Il Tribunale di Prato in composizione collegiale in data 19 settembre 2022 emetteva sentenza di condanna nei confronti dello Xue Bin alla pena di anni 8 di reclusione e del Lin Bingzhong alla pena di anni 6 di reclusione e di assoluzione e dichiarazione di non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti degli altri imputati (tra i quali lo Zhang Naizhong). La motivazione di tale provvedimento veniva depositata in data 12 dicembre 2022.
  Per quanto concerne, invece, il procedimento principale contrassegnato dal n. 11520/2011 R.G.N.R.P.M. Trib. Firenze, in data 10 giugno 2021 il Gup del Tribunale di Firenze emetteva il decreto che dispone il giudizio nei confronti di 55 imputati, rinviati al giudizio del Tribunale di Prato in composizione collegiale per l'udienza del 16 febbraio 2022 in relazione a vari reati, tra cui quelli di associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere, omicidio tentato, estorsione consumata e tentata, lesione personale, usura, gestione di una casa di prostituzione, intestazione fittizia di beni e cessione di sostanze stupefacenti.
  Nel corso di tale udienza Porgano giudicante rilevava, tra l'altro, la nullità della notifica del decreto di rinvio a giudizio nei confronti di numerosi imputati e disponeva la rinnovazione della stessa per l'udienza del 23 settembre 2022. All'udienza celebrata in data 23 settembre 2022, tuttavia, il Tribunale di Prato in composizione collegiale faceva presente che il fascicolo processuale non era stato rinvenuto nella cancelleria e rinviava pertanto il processo all'udienza dell'11 novembre 2022.
  A tale udienza l'organo giudicante rilevava la nullità della notifica del decreto di rinvio a giudizio nei confronti di alcuni imputati e disponeva le ricerche degli stessi tramite la polizia giudiziaria.
  Il processo veniva quindi rinviato all'udienza del 10 marzo 2023 per la verifica della regolarità della notifica del decreto di rinvio a giudizio nei confronti degli imputati per i quali era stata disposta la rinnovazione all'udienza precedente e, in caso di verifica positiva, per la disamina delle questioni preliminari e la conseguente dichiarazione di apertura del dibattimento, con calendarizzazione dell'istruzione.
  Nessuno degli imputati del procedimento penale contrassegnato dal n. 11520/2011 R.G.N.R.P.M. Trib. Firenze era sottoposto a misura cautelare di natura custodiale e, all'unico soggetto giunto dall'udienza preliminare con misura cautelare non custodiale (obbligo di dimora nel territorio della regione Toscana), il Tribunale di Prato in composizione collegiale con ordinanza emessa in data 11 novembre 2022 revocava l'indicato provvedimento.
  Alla luce della fattuale ricostruzione della vicenda processuale tratteggiata nell'atto di sindacato ispettivo – ricostruzione operata in base alle informazioni acquisite dalla articolazione ministeriale incaricata delle doverose verifiche – non sono emersi a carico dei magistrati del Tribunale di Prato che si sono occupati dei procedimenti penali sopra indicati condotte oggettivamente idonee ad integrare illeciti disciplinari.
  In particolare, quanto alla assoluzione dell'imputato Zhang Naizhong disposta con la sentenza emessa in data 19 settembre 2022 nell'ambito del procedimento penale contrassegnato dal n. 7460/2018 R.G.N.R.P.M. Trib. Firenze, ci si trova al cospetto di una valutazione che attiene al merito delle determinazioni discrezionali dell'Autorità Giudiziaria, le quali sono, come tali, intangibili da interferenze extraprocessuali in ragione del chiaro disposto di cui all'articolo 2 comma 2 del decreto legislativo n. 109 del 2006, che recita «...l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare...».
  Quanto, poi, alla protrazione del procedimento penale contrassegnato dal n. 11520/2011 R.G.N.R.P.M. Trib. Firenze è emerso che i sopra ricordati rinvii sono stati determinati dalla necessità di assicurare la regolarità del contraddittorio nei confronti di numerosi imputati (tutti liberi), dovendosi anche tenere conto della situazione di obiettiva difficoltà in cui si è trovato a operare il Tribunale di Prato, di piccole dimensioni, a causa della contemporanea pendenza di più giudizi di particolare complessità.
  L'evento costituito dal mancato rinvenimento del fascicolo in occasione dell'udienza celebrata in data 23 settembre 2022 non può imputarsi ai giudici del Tribunale di Prato, riguardando compiti del personale di cancelleria, sul cui operato sono stati disposti gli opportuni accertamenti.
  Dalla recente nota estesa dal Presidente del Tribunale di Prato, all'udienza celebrata in data 26 maggio 2023 il Collegio giudicante esaminava e decideva le questioni preliminari prospettate dai difensori degli imputati e altresì dichiarava aperto il dibattimento e invitava le parti a formulare le richieste istruttorie.
  Venivano ammesse le prove richieste dalle parti, riservando la decisione sulla perizia trascrittiva delle telefonate oggetto di captazione elettronica (richiesta dal Pubblico Ministero) all'esito del deposito dell'elenco dei progressivi, dei decreti autorizzativi e dei decreti di proroga dei RIT relativi ai colloqui di cui veniva domandata la trascrizione.
  In data 26 giugno 2023, il P.M. presso il Tribunale di Firenze trasmetteva al Tribunale di Prato, a mezzo posta certificata, l'elenco delle telefonate da trascrivere, corredato dall'indicazione dei RIT e del numero progressivo.
  All'udienza celebrata in data 17 luglio 2023 il P.M. insisteva per l'ammissione della perizia trascrittiva sicché il Tribunale di Prato in composizione collegiale, ammesso l'incombente istruttorio richiesto dalla parte pubblica, differiva all'udienza del 16 ottobre 2023 per il conferimento dell'incarico al perito, da individuare fuori udienza.
  Il differimento del processo non è dipeso dall'omesso deposito dell'elenco delle telefonate di cui era chiesta la trascrizione, bensì dalla necessità, fisiologica nel processo penale, di conferire in udienza e nel contraddittorio delle parti l'incarico al perito trascrittore.
  Né l'individuazione del perito poteva avvenire prima della formale ammissione, da parte del Tribunale, della prova richiesta dalla parte pubblica.
  Invero, solo tramite il deposito dell'elenco delle telefonate oggetto di captazione elettronica da trascrivere, corredato dalla indicazione dei decreti autorizzativi e di quelli di proroga, i difensori degli imputati sono stati messi in condizione di sollevare eccezioni (ad esempio di inutilizzabilità), sebbene poi queste non siano state sollevate. Il Tribunale di Prato in composizione collegiale procedeva così alla pronuncia del provvedimento di ammissione della prova e alla conseguente nomina del perito trascrittore.
  In conclusione, dall'istruttoria è emerso che la tempistica del procedimento penale contrassegnato dal n. 11520/2011 R.G.N.R.P.M. Trib. Firenze non è stata determinata da condotte negligenti del Collegio, bensì dal necessario svolgimento di incombenze prodromiche e/o funzionali al regolare svolgimento della fase dibattimentale. È per questa ragione che l'Ufficio di Gabinetto in data 19 gennaio 2024 disponeva «...l'archiviazione della pratica...» sul presupposto della insussistenza «...a carico di magistrati...» di «...comportamenti idonei ad integrare, sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo, gli elementi costitutivi di alcuno degli illeciti disciplinari funzionali tipizzati dal decreto legislativo n. 109/2006...».

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   MARCHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono 87 le donne uccise da familiari, partner o ex partner dall'inizio dell'anno. Costituiscono l'82 per cento delle donne uccise complessivamente (106) e il 29 per cento di tutti gli omicidi sia di uomini che di donne (295). Si tratta, dunque, di un fenomeno davvero allarmante;

   Elga Profili, personaggio pubblico, residente a Foligno, ha denunciato un uomo, F.B., dirigente pubblico, con cui ha avuto una relazione per un breve periodo, per il reato di atti persecutori. Il processo, in corso, deve ancora concludersi. In attesa della sentenza il giudice, ravvisando un pericolo per la vittima, ha disposto alcune misure cautelari nei confronti dell'uomo: indossare il braccialetto elettronico e non avvicinarsi all'abitazione e ai luoghi frequentati dalla donna;

   nonostante queste misure però, come si legge negli atti giudiziari, le persecuzioni sono continuate in più occasioni, con violazioni ripetute anche più volte al giorno. Motivo per cui a seguito delle denunce di Profili, il pubblico ministero ha chiesto l'aggravamento delle misure cautelari chiedendo gli arresti domiciliari per l'imputato. La richiesta è stata tuttavia rigettata dalla giudice, Maria Silvia Festa che ha aggiunto al divieto di avvicinamento l'obbligo di firma presso la Polizia, ma non i domiciliari;

   nonostante le denunce, il divieto di avvicinamento, il braccialetto elettronico che funziona poco e male o il processo a Spoleto, nonostante gli arresti domiciliari poi revocati, l'uomo continua a perseguitare Elga Profili da sette mesi continuando a seguirla e a comparire dove non dovrebbe essere per ordine del giudice;

   le ripetute condanne ricevute dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (dal caso Talpis nel 2017 ai casi Landi c. Italia, De Giorgi c. Italia e M.S. c. Italia nel 2022) mostrano in modo evidente il perdurare nel nostro Paese di una situazione di grave sottovalutazione del rischio di escalation delle aggressioni, nei casi di violenza sulle donne (e di violenza nel rapporto di coppia in particolare), ad opera della magistratura. È del resto una constatazione costante, nei casi di femminicidio, che la vittima avrebbe potuto essere salvata se fossero stati colti i segnali d'allarme (spesso lampanti);

   quello che più sorprende è lo scarso o comunque inadeguato ricorso alle misure cautelari, sulla base di una valutazione prognostica circa la maggiore o minore probabilità di una nuova aggressione: una stima che non può mancare proprio nei casi di violenza di genere che, per le sue radici culturali, ha carattere ripetitivo e va intensificandosi nel corso del tempo. Se già la Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma aveva registrato elevati livelli di inefficienza in questo ambito, sottolineando che, se in molti casi la valutazione del rischio è del tutto assente, in altri casi gli ufficiali di polizia valutano il rischio in base alle proprie esperienze e capacità intuitive e non in base a parametri strutturali e standardizzati, anche l'attività di monitoraggio svolta dal Consiglio superiore della magistratura nel maggio 2018 ha fatto emergere che «meno del 20 per cento delle procure e solo l'8 per cento delle cancellerie hanno adottato dei criteri di valutazione del rischio per consentire alle forze dell'ordine, alle autorità giudiziarie ed ai tribunali penali o civili di prevenire casi di recidività e l'aumento della violenza» –:

   se il Ministro interrogato non intenda promuovere ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, al fine di rendere più efficace il contrasto alla violenza di genere;

   se non ritenga comunque di valutare la sussistenza dei presupposti per intraprendere un'attività ispettiva con riferimento a quanto esposto in premessa.
(4-01960)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che, come emerge dalla relazione estesa dalla Corte di appello di Perugia, il procedimento penale contrassegnato dal n. 1193/2023 R.G.N.R.P.M. Trib. Spoleto traeva origine dalla denuncia querela sporta in data 19 maggio 2023 da E.P. nei confronti di F.B. (al quale la donna era stata in precedenza sentimentalmente legata); nella fase delle indagini preliminari F.B., con l'ordinanza emessa il 26 maggio 2023 dal Gip del Tribunale di Spoleto, veniva sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi da costei frequentati con il connesso divieto di comunicare con la stessa con qualsiasi mezzo e con l'obbligo di tenersi a una distanza di almeno 250 metri dalla parte lesa.
  In seguito E.P. presentava plurimi esposti nei quali segnalava alcuni episodi di violazione della misura cautelare ad opera di F.B., ciò da cui derivava la richiesta del P.M. presso il Tribunale di Spoleto di aggravamento della misura cautelare originariamente imposta e il conseguente provvedimento del Gip del 9 giugno 2023 di applicazione del dispositivo di controllo elettronico con mantenimento del divieto di avvicinamento alla persona offesa ed aumento dell'obbligo di distanza dalla stessa, fissato in almeno 300 metri.
  Con decreto emesso in data 6 luglio 2023 il Gip del Tribunale di Spoleto disponeva il giudizio immediato nei confronti di F.B. in relazione al reato previsto e punito dall'articolo 612
-bis codice penale avendo egli posto in essere una serie di condotte nei confronti di E.P. a far data dal mese di marzo dell'anno 2023, consistite essenzialmente in reiterate telefonate, messaggi di insulti e minacce, appostamenti nei pressi dell'abitazione della donna e pubblicazioni sui social di materiali fotografici e video che lo ritraevano insieme alla persona offesa.
  La prima udienza dibattimentale di tale processo – nell'ambito del quale E.P. si costituiva parte civile – veniva celebrata in data 28 settembre 2023 innanzi al Tribunale di Spoleto in composizione monocratica.
  In data 21 novembre 2023 il P.M. presso il Tribunale di Spoleto presentava richiesta di aggravamento della misura cautelare in esecuzione nei confronti di F.B. mediante sostituzione della stessa con quella degli arresti domiciliari; ciò sulla scorta della testimonianza resa dalla E.P. nel corso del dibattimento e della relativa memoria depositata dalla difesa di costei, in cui si evidenziava in particolare la condotta trasgressiva realizzata dall'imputato l'8 novembre 2023.
  Con ordinanza emessa in data 24 novembre 2023 il Tribunale di Spoleto in composizione monocratica, in parziale accoglimento della domanda cautelare, aggiungeva nei confronti di F.B. la misura cautelare dell'obbligo di presentazione quotidiano alla polizia giudiziaria, illustrando in maniera articolata ed esauriente le ragioni poste a fondamento di siffatta decisione.
  Tale provvedimento non veniva impugnato dalle parti a tanto legittimate.
  Il dibattimento in corso nei confronti di F.B. ha già visto la celebrazione di 6 udienze, «...una sola rinviata per il legittimo impedimento del difensore dell'imputato, ...è attualmente in corso l'istruttoria, connotata da particolare onerosità e complessità – con circa 30 testimoni da escutere complessivamente, come indicati nelle liste presentate dal Pubblico Ministero, dalla parte civile e dalla difesa dell'imputato –, per la quale è stata assicurata una serratissima calendarizzazione delle udienze, nonostante le difficoltà dovute ai carichi di ruolo, alle ulteriori urgenze sopravvenute e ai concomitanti impegni addotti dai difensori in fase di programmazione del calendario...».
  Alla stregua di tutto quanto sinora passato analiticamente in rassegna, si ritiene che non sia allo stato ravvisabile alcun profilo di rilievo disciplinare in capo ai magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto e del Tribunale di Spoleto che si sono occupati a vario titolo della vicenda tratteggiata nell'atto di sindacato ispettivo, né anomalie nel loro operato tali da condurre all'attivazione dei poteri ispettivi spettanti a questo Dicastero.
  Invero tutti gli indicati magistrati hanno adottato i provvedimenti di competenza con la possibile celerità, nel rispetto della normativa in materia di cosiddetto Codice rosso.
  L'ordinanza emessa in data 24 novembre 2023 dal Tribunale di Spoleto in composizione monocratica nei confronti di F.B. risulta, inoltre, adeguatamente e diffusamente motivata in merito alle determinazioni assunte nella scelta della misura cautelare applicata, ritenuta dall'organo giurisdizionale pienamente adeguata e proporzionata al contenimento delle esigenze cautelari in concreto ravvisate.
  Questo provvedimento risulta immune da violazioni di legge e/o da travisamento di fatti, sicché le valutazioni compiute dal Tribunale di Spoleto in composizione monocratica in sede cautelare non appaiono al momento suscettibili di sindacato disciplinare in forza della cosiddetta clausola di riserva sancita dall'articolo 2 comma 2 del decreto legislativo n. 109 del 2006, il quale statuisce «...l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare...».
  Su di un piano più generale, deve essere segnalato che è stato recentemente approvato dal Parlamento in via definitiva all'unanimità il disegno di legge n. 2530 (legge n. 168 del 2023, in vigore dal 9 dicembre 2023), recante «Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica», di iniziativa governativa, contenente diversificati interventi, anche sul codice di procedura penale, sul codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (decreto legislativo del 6 settembre 2011 n. 159) e su alcune leggi speciali, che hanno integrato le norme volte a prevenire e reprimere la violenza di genere, con una particolare attenzione ai casi in cui tale fenomeno si manifesti in contesti familiari o nell'ambito di relazioni di convivenza, nella considerazione della particolare vulnerabilità delle vittime, nonché degli specifici rischi di reiterazione. Tra l'altro è stata estesa l'applicabilità dell'istituto dell'ammonimento del Questore ad ulteriori condotte, che possono assumere valenza sintomatica rispetto a situazioni di pericolo per l'integrità psico-fisica delle persone, nel contesto delle relazioni familiari e affettive; è stato previsto (come già avviene per il reato di
stalking l'aumento delle pene dei reati suscettibili di ammonimento quando il fatto è commesso da un soggetto già ammonito e la procedibilità di ufficio per i reati suscettibili di ammonimento ordinariamente procedibili a querela, qualora commessi da un soggetto già ammonito. Il disegno di legge n. 2530 è intervenuto sulla disciplina delle particolari modalità di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici di cui all'articolo 275-bis del codice di procedura penale, in particolare, è stata prevista l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nel caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli strumenti tecnici di controllo disposti con la misura degli arresti domiciliari o nei casi previsti dagli articoli 282-bis (obbligo di allontanamento dalla casa familiare) o 282-ter (divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa) del codice di procedura penale, nonché, con riferimento a queste ultime due misure, la possibilità di applicare una misura più grave, anche congiunta, nel caso di mancato consenso dell'imputato alla applicazione del mezzo di controllo elettronico. È stato inoltre previsto, con riferimento alla disciplina del provvedimento del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, in analogia a quanto già previsto per il provvedimento adottato ai sensi dell'articolo 282-bis del codice di procedura penale, che tale misura possa essere disposta anche al di fuori dei limiti di pena di cui all'articolo 280 del codice di procedura penale. Si è poi stabilita la trattazione spedita degli affari nella fase cautelare e si è previsto l'arresto in flagranza differita.
  Va altresì segnalato che il Ministero della giustizia promuove forme di assistenza mirata e capillare in favore delle vittime anche per assicurarne i diritti di informazione e il sostegno emotivo-psicologico, consistenti nella pubblicazione a cadenza annuale di avvisi di finanziamento diretti alle regioni italiane per la progettazione e la realizzazione di interventi di assistenza di carattere generalista (in cui ben possono dunque ricadere interventi di sostegno alle donne vittime di violenza), programmi o esperienze di giustizia riparativa: obiettivo del finanziamento, in virtù di risorse permanenti stanziate con legge di bilancio canalizzate in procedure non competitive tra le regioni, è il potenziamento di una rete nazionale di servizi di sostegno che prescinda dalla tipologia di reato o dalla tipologia di vittima (rispetto ai servizi specialistici, già operativi in Italia) e dia supporto multidisciplinare e globale alle vittime sin dalla fase del loro primo contatto con le autorità (salvo il re-indirizzamento successivo a servizi specialistici, ad esempio di natura legale, psicologica e sanitaria), nonché durante il processo penale e successivamente alla relativa conclusione. Preme inoltre evidenziare che le iniziative sovvenzionate nel quadro di tali avvisi pubblici puntano a rafforzare una struttura di cooperazione tra il pubblico e il privato sociale, nella quale ben possono trovare spazio interventi formativi, divulgativi e di sensibilizzazione rivolti ai molteplici operatori del ramo socio-assistenziale ma anche a tutti gli attori istituzionali, già impegnati in prima linea nella prevenzione e contrasto agli illeciti, inclusa la lotta ai fenomeni di violenza di genere: le proposte progettuali delle regioni possono infatti estrinsecarsi (anche) in seminari/laboratori diretti alle Autorità di pubblica sicurezza, agli operatori sanitari, alle figure preposte presso enti locali, oltre alle figure del terzo settore operanti nelle strutture di assistenza create o potenziate nelle regioni beneficiarie, nell'ottica di un efficace dialogo tra tutti gli interlocutori coinvolti nel sostegno alle vittime e dell'ulteriore diffusione e proiezione sul territorio della rete di sostegno. Merita invero di essere ricordato come un concetto-chiave delle linee di azione della direttiva 2012/29/UE, sulla cui scia si collocano le attività promosse con le menzionate risorse ministeriali, sia la natura professionale, ma anche gratuita e riservata, dei servizi da fornire alla vittima di (qualsiasi tipologia di) reato, prima, durante e per un congruo periodo di tempo dopo il procedimento penale, con adeguato
focus sulle informazioni funzionali all'esercizio dei diritti difensivi della vittima; appare poi sintomatico, nell'ottica di prevenire la vittimizzazione secondaria, l'impianto tracciato dall'articolo 9 della direttiva che configura i servizi di assistenza alle vittime in termini tali da fornire almeno «...a) informazioni, consigli e assistenza in materia di diritti delle vittime, fra cui le possibilità di accesso ai sistemi nazionali di risarcimento delle vittime di reato, e in relazione al loro ruolo nel procedimento penale, compresa la preparazione in vista della partecipazione al processo; b) informazioni su eventuali pertinenti servizi specialistici di assistenza in attività o il rinvio diretto a tali servizi; c) sostegno emotivo e, ove disponibile, psicologico; d) consigli relativi ad aspetti finanziari e pratici derivanti dal reato; e) salvo ove diversamente disposto da altri servizi pubblici o privati, consigli relativi al rischio e alla prevenzione di vittimizzazione secondaria e ripetuta, di intimidazione e di ritorsioni...». Molti dei progetti ammessi perseguono collaborazioni strutturate tra i servizi territoriali in un'ottica di sinergia virtuosa con le forze dell'ordine, gli uffici giudiziari, l'area sanitaria e gli altri operatori di rilievo, per favorire un approccio integrato di rete e procedure di intervento omogenee ed efficaci in ogni fase (come definite nella direttiva prima, durante e per un congruo periodo di tempo successivo alla conclusione del procedimento penale) sull'intero territorio regionale, sia pure nel rispetto delle reciproche competenze; ove esistenti, vengono segnalate anche opportune azioni di raccordo con i locali centri antiviolenza in vista di iter di collaborazione più incisivi e calibrati e, in generale, di un raccordo efficace con le équipe multidisciplinari, in un confronto costante foriero di buone prassi e di accrescimento delle competenze, grazie anche al monitoraggio dei percorsi di presa in carico. Particolarmente meritori appaiono i percorsi, pure segnalati nell'ambito della reportistica periodica connotante i progetti regionali, che valorizzano il sostegno alle vittime vulnerabili con attività di accoglienza e supporto mirate e l'attivazione, in parallelo, di attività di formazione e sensibilizzazione specifiche in quanto la stessa fonte comunitaria chiarisce che «...alle persone particolarmente vulnerabili o in situazioni che le espongono particolarmente a un rischio elevato di danno, quali le persone vittime di violenze reiterate nelle relazioni strette, le vittime della violenza di genere o le persone vittime di altre forme di reato in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza o in cui non risiedono dovrebbero essere fornite assistenza specialistica e protezione giuridica. I servizi di assistenza specialistica dovrebbero basarsi su un approccio integrato e mirato che tenga conto, in particolare, delle esigenze specifiche delle vittime, della gravità del danno subito a seguito del reato, nonché del rapporto tra vittime, autori dei reati, minori e loro ambiente sociale allargato...». Nel quadro delle azioni in favore delle vittime di reato si segnalano infine le iniziative intese al rilascio di un sito web dedicato (portale di informazione istituzionale in tema di protezione delle vittime di reato), in seno al tavolo di coordinamento per la creazione di una rete integrata di servizi di assistenza alle vittime di reato istituito presso il Ministero della giustizia, volta allo sviluppo di una rete integrata di servizi nel settore, per la sostenibilità ed efficienza degli interventi assistenziali e una migliore fruibilità per l'utenza. Il portare (che sarà disponibile dal primo anno nella versione in lingua italiana e inglese e successivamente anche in lingua francese, spagnola e, qualora possibile, araba) intende offrire alla vittima di reato italiana e straniera un riferimento rapido per le situazioni di emergenza, percorsi chiari e puntuali sull'attuale sistema di assistenza operante in Italia e schede di informazione limpida e facilitata sul tema, al fine di migliorarne la consapevolezza dei diritti di cui la stessa è titolare e individuare le modalità più adeguate di accesso alla giustizia e ai servizi correlati.
  I percorsi informativi in favore delle vittime saranno differenziati e basati sul livello di consapevolezza dell'utente rispetto alla propria esperienza di vittimizzazione, articolandosi in tre sezioni dedicate alle categorie:
a) emergenza (utente che necessiti di contattare con immediatezza autorità e servizi); b) assistenza e supporto (utente bisognoso di notizie sulla rete delle organizzazioni di supporto sul territorio); c) informazioni (utente meno consapevole che necessiti di un primo orientamento e supporto nella comprensione della propria situazione). Si tratta di un sito esterno al dominio giustizia ma con valenza istituzionale, che intende rassicurare l'utente circa l'attendibilità e certezza dell'informazione fornita; nel suo ambito, il Ministero della giustizia persegue un'informazione corretta, trasparente, affidabile e accessibile sui diritti della vittima e i servizi di supporto che compongono le reti territoriali di assistenza alle vittime; il Consiglio nazionale delle ricerche conduce ricerche interdisciplinari su diritto e tecnologie dell'informazione/comunicazione, sui sistemi giudiziari e relative interazioni, con uno studio mirato al concreto funzionamento della giustizia.
  Giova poi dare conto, a riprova della sensibilità verso le iniziative sul tema, dell'avvio da parte del Ministero della giustizia di una complessa attività di studio sul tema della violenza di genere; inoltre nell'alveo della legge del 5 maggio 2022 n. 53, recante «Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere», il legislatore italiano è intervenuto in materia con la precisa finalità (si veda l'articolo 1 della citata legge) di garantire un flusso informativo adeguato per cadenza e contenuti sulla violenza di genere contro le donne al fine di progettare adeguate politiche di prevenzione e contrasto e di assicurare un efficace monitoraggio del fenomeno. Il Ministero della giustizia partecipa, stabilmente, ai seguenti organismi: Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023; Cabina di regia interistituzionale sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari opportunità –; osservatorio nazionale sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari opportunità –. Al fine di fornire un contributo efficace e strutturato agli organismi nazionali, si è istituito un osservatorio permanente interno al Ministero della giustizia (quale struttura dedicata), fondato sulla convinzione della opportunità di un colloquio costante con gli uffici giudiziari, volto a fare emergere le criticità, ma anche le buone prassi diffuse e i modelli organizzativi in grado di dare piena attuazione alle norme sul contrasto alla violenza di genere in ambito sia penale sia civile. Il lavoro dell'osservatorio permanente riguarda anche la raccolta dei dati, quali fonti conoscitive fondamentali sia del fenomeno sia della capacità delle norme esistenti di poterlo fronteggiare sul versante giudiziario.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con nota del 8 agosto 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica – Direzione generale valutazioni ambientali, ha comunicato alla regione Puglia la procedibilità dell'istanza presentata da «Santa Chiara Energia S.r.l.» per il rilascio del provvedimento di Via statale ex articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni in merito al progetto di realizzazione di un parco eolico da realizzarsi nei comuni di Taranto (TA), Lizzano (Taranto) e Torricella (Taranto), con opere di connessione alla RTN e impianto di accumulo che interessano anche i comuni di Carosino (Taranto), Monteparano (Taranto), Fragagnano (Taranto) e Sava (Taranto);

   il progetto dell'impianto eolico prevede la realizzazione di 16 aerogeneratori, di cui 11 di potenza unitaria pari a 7,2 megawatt e 5 di potenza unitaria di 4,2 megawatt, per una potenza complessiva d'impianto pari a 100,2 megawatt;

   nella medesima nota, il Mase, sulla base di quanto dichiarato dalla società Santa Chiara Energia S.r.l., ha comunicato che il citato progetto rientra tra quelli disciplinati dall'articolo 8, comma 2-bis del decreto legislativo n. 15 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, poiché ricompreso tra le categorie progettuali di cui all'allegato II alla parte seconda del citato decreto, di competenza statale, nonché tra i progetti di attuazione del Piano nazionale energia e clima (Pniec) di cui all'allegato I-bis del medesimo decreto;

   per tale progetto, dunque, applicandosi i tempi e le modalità di cui all'articolo 8, comma 2-bis, nonché degli articoli 24 e 25 del decreto legislativo n. 152 del 2006, la regione Puglia ha comunicato ai comuni e agli altri enti pubblici interessati la decorrenza a far data dell'8 agosto 2023 del termine di trenta (30) giorni per l'invio dei pareri;

   la procedura applicata prevede che la regione svolga esclusivamente un'istruttoria tecnica e, al tempo stesso, esclude che il parere «politico» reso dai comuni interessati, in assenza di elementi tecnici di rilievo, possa pregiudicare l'esito positivo del procedimento;

   in sostanza, dunque, soprattutto anche a causa delle ultime semplificazioni introdotte con la conversione in legge del decreto-legge n. 13 del 2023 e n. 34 del 2023, gli enti territoriali sono sprovvisti di strumenti adeguati a far valere il proprio eventuale dissenso alla realizzazione di opere dal forte impatto ambientale e paesaggistico;

   si precisa, infine, che la presenza di diversi errori nella documentazione presentata dalla suddetta società, come ad esempio il riferimento alla città di Lucera (in provincia di Foggia e distante più di 200 km dai comuni interessati dal citato progetto), fa sorgere il sospetto che parti di tale documentazione siano stati prodotti «in serie», ossia senza il dovuto riguardo per le peculiarità dei territori –:

   se ritenga che i procedimenti vigenti a norma di legge tutelino pienamente gli interessi delle amministrazioni e delle comunità coinvolte in progetti come quelli di cui in premessa;

   se intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative volte a verificare il corretto adempimento degli obblighi ricadenti sul soggetto proponente nell'ambito dell'istanza presentata per la realizzazione del parco eolico nel territorio tarantino;

   se intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative di carattere normativo volte ad assicurare alle amministrazioni interessate di esprimere un parere vincolante, anche fondato su considerazioni ulteriori rispetto a meri rilievi tecnici.
(4-01532)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Occorre premettere che il procedimento di valutazione di impatto ambientale si sostanzia non già in una mera verifica di natura tecnica sull'astratta compatibilità ambientale dell'opera programmata, bensì in un giudizio sintetico globale di comparazione tra il sacrificio ambientale imposto e l'utilità socioeconomica derivante dall'opera stessa, anche tenuto conto delle alternative possibili e dei riflessi della cosiddetta «opzione zero».
  Con il provvedimento di valutazione di impatto ambientale è inoltre, esercitata una vera e propria funzione di indirizzo politico-amministrativo, con particolare riguardo al corretto uso del territorio, attraverso la cura e il bilanciamento dei molteplici e spesso contrapposti interessi in gioco, pubblici (urbanistici, naturalistici, paesistici, di sviluppo economico-sociale) e privati.
  Ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, la procedura per il rilascio di detto provvedimento, in relazione al progetto in esame, è tuttora in corso, attualmente in fase di istruttoria presso la competente commissione tecnica PNRR-PNIEC, alla quale sono demandate le valutazioni tecniche di merito.
  In ordine all'attività istruttoria della suddetta commissione – secondo quanto previsto dall'articolo 8, comma 2-
bis, del decreto legislativo n. 152 del 2006 – occorre precisare che, ove per il progetto sia riconosciuto, da specifiche disposizioni o intese, un concorrente interesse regionale, le regioni medesime lo esplicitano attraverso la partecipazione di un proprio rappresentante.
  Gli enti coinvolti esprimono, altresì, i propri indirizzi politici «a monte», sulla base di atti di programmazione strategica e di pianificazione territoriale.
  Nel procedimento di valutazione di impatto ambientale, dunque, tenendo in considerazione l'avviso delle amministrazioni, degli enti pubblici coinvolti e tutte le osservazioni eventualmente presentate dai cittadini, potrà essere valutata l'efficacia del progetto e l'effettiva compatibilità dello stesso con il territorio.
  

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   PAVANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il progetto denominato «Nodo stradale di Perugia» consiste nella realizzazione di una bretella di sette chilometri tra Collestrada e Madonna del Piano che dovrà essere realizzata all'interno del «Bosco a Farneto»;

   nel dettaglio, il tracciato si sviluppa complessivamente per 7,7 chilometri. Dalla località di Madonna del Piano, oltre le rampe, è previsto un rilevato che raggiunge in salita il viadotto di attraversamento del fiume Tevere che sviluppa circa 660 metri. Il tracciato prosegue in rilevato e si inserisce in galleria in corrispondenza del rilievo di Collestrada, dove tale viabilità lunga circa 2,2 chilometri sottopassa il «Bosco a Farneto» zona ZSC. La nuova viabilità prosegue a nord fino allo svincolo di Collestrada dove sono previsti adeguamenti delle rampe esistenti;

   il suddetto progetto cosiddetto «Nodino» ha suscitato diverse preoccupazioni tra i tecnici del comune di Perugia che ne hanno rilevato le numerose criticità, in particolare con riferimento all'impatto sull'ambiente, alla viabilità, all'inquinamento e alla compresenza, nella medesima area, della centrale di stoccaggio del metano cittadino;

   come reso noto dall'articolo dal titolo «Nodino, tutte le criticità. I paletti del Comune "Impatto insostenibile"» pubblicato su lanazione.it, a parere del dottor Agr. Roberto Regnicoli (U.O. Ambiente ed Energia) «desta preoccupazione il tracciato in rilevato che rappresenta un'interruzione della continuità dei corridoi ecologici che collegano fiume, aree di pianura e colline, riducendo la possibilità di mobilità della microflora, della microfauna e della mesofauna tellurica che ha grande influenza sulle proprietà biologiche del suolo. Tale discontinuità riduce peraltro le possibilità di mobilità della fauna selvatica terrestre e rappresenta un pericolo per gli utenti della strada». A destare preoccupazione anche la presenza della centrale di stoccaggio del metano cittadino: secondo l'ingegnere Daniele Volpi (P.O. Energia e impianti) «la distanza di sicurezza che la viabilità in progetto dovrà rispettare dal serbatoio facente parte dell'impianto di stoccaggio più prossimo al tracciato stradale da realizzare, dovrà essere superiore a 50 metri». A quanto già evidenziato, si aggiungono le criticità segnalate dal dirigente dell'U.O. Mobilità e infrastrutture, ingegnere Margherita Ambrosi, tra cui l'inadeguatezza della viabilità locale a sostenere gli effetti diretti (usura del fondo, congestione stradale) e indiretti (inquinamento acustico e ambientale) del consistente transito dei mezzi pesanti che il progetto definitivo individua;

   da ultimo, l'ingegnere Gabriele A. De Micheli dirigente dell'Area governo del territorio e Smart city ha rilevato le criticità connesse all'inquinamento acustico ponendo in rilievo la presenza di numerosi ricettori (ad esempio la scuola elementare di Collestrada) lungo il tratto stradale che richiederebbe un monitoraggio acustico volto a verificare la necessità di installazione di ulteriori barriere fonoassorbenti, di barriere acustiche naturali o la posa di asfalto fonoassorbente per l'intero tratto stradale;

   la realizzazione della galleria, collocata in corrispondenza di un'area boschiva di 4,35 ettari, richiederà l'abbattimento di 4.400 alberi sani di circa trent'anni. Inoltre, per la realizzazione della galleria naturale sono previste cariche esplosive con frequenza ogni 3/6 ore con ignoto impatto sull'avifauna che popola l'adiacente ZSC Ansa degli Ornari;

   nonostante quanto evidenziato, il Ministero interrogato ha fornito parere favorevole all'opera –:

   quale sia l'iter logico seguito dal Ministro interrogato che ha determinato il suddetto parere favorevole nonostante le numerose criticità evidenziate;

   se non intenda effettuare una nuova valutazione sull'impatto ambientale del progetto relativo al Nodo stradale di Perugia.
(4-01507)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Innanzitutto, si fa presente che la delibera Cipe 156 del 22 dicembre 2006 ha approvato il progetto preliminare dell'opera in argomento, all'interno della quale sono state effettuate le valutazioni di impatto ambientale necessarie ai sensi delle norme speciali in attuazione della Legge obiettivo n. 443 del 2000.
  In tale contesto, l'
iter preliminare a detta delibera ha visto la pubblicazione del provvedimento di avvio del procedimento di richiesta di compatibilità ambientale, effettuato mediante annuncio su un quotidiano a carattere nazionale, in data 12 marzo 2003, e su uno a carattere locale, in data 10 marzo 2003; inoltre, la regione Umbria, con delibera 10 novembre 2004, n. 1723, ha espresso parere favorevole sul progetto, formulando prescrizioni di carattere ambientale ed urbanistico-territoriale, cui il soggetto aggiudicatore doveva attenersi nella fase di progettazione definitiva.
  Questo Ministero, a seguito delle attività istruttorie nell'ambito delle quali sono state formulate alcune richieste di integrazioni e varianti, oggetto di ulteriore pubblicazione, ha espresso, con nota 6 maggio 2005, parere favorevole con prescrizioni.
  Per la stesura del progetto definitivo, si è proceduto all'aggiornamento del quadro ambientale e programmatico che, relativamente ai vincoli e tutele, ha dato conferma del precedente quadro di riferimento già valutato in sede di Via sul progetto preliminare, solo evidenziando il passaggio da Sir a Sic dell'area «Boschi a Farnetto di Collestrada».
  Con il progetto definitivo, come ricordato, sono state avviate, a febbraio 2023, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le procedure di legge obiettivo per l'approvazione del progetto, anche ai fini urbanistici e per l'ottemperanza alle prescrizioni Cipe.
  La citata procedura di legge obiettivo prevede l'acquisizione diretta, da parte del citato Ministero, dei diversi pareri e la formulazione al Cipess di una proposta di approvazione del progetto definitivo, condizionata al rispetto di prescrizioni e raccomandazioni e subordinata al finanziamento dell'intervento.
  Nell'ambito di tale procedura, nella quale il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti procederà alla indizione della conferenza dei servizi, risultano ad oggi essere stati emessi i seguenti pareri ed atti endo-procedimentali:

   parere della regione Umbria, reso con determinazione di giunta regionale del 12 luglio 2023;

   parere del Ministero per i beni culturali, di concerto con la competente Soprintendenza per gli aspetti di archeologia e paesaggio, del 1° giugno 2023;

   È stata altresì avviata la procedura di verifica di ottemperanza da parte della commissione tecnica Via-Vas di questo Ministero, ai sensi dell'articolo 185 del decreto legislativo n. 163 del 2006.

  La predetta commissione, in data 8 agosto 2023, ha emesso parere positivo n. 813, con il quale ha stabilito che:

   sussiste una sostanziale coerenza del progetto definitivo «E45 Nodo stradale di Perugia. Tratto Madonna del Piano-Collestrada» con il progetto preliminare, come approvato con la richiamata delibera Cipe 156 del 22 dicembre 2006;

   è verificata l'ottemperanza del progetto definitivo «E45 Nodo stradale di Perugia. Tratto Madonna del Piano-Collestrada» alle prescrizioni e raccomandazioni contenute nella delibera Cipe 156/2006 di approvazione del progetto preliminare, come da tabella riportata;

   il progetto esecutivo dovrà ottemperare, oltre a quanto già previsto nella delibera Cipe in parola, anche alle condizioni riportate nel medesimo parere.

   Con riferimento alla valutazione di incidenza, la commissione ha espresso parere positivo con riguardo al livello II, potendosi concludere che il progetto non determinerà incidenza significativa sugli specifici obiettivi di conservazione di habitat e specie.
   Inoltre, in tale contesto, anche la regione Umbria ha espresso «parere favorevole al progetto definitivo dell'intervento E45 Nodo stradale di Perugia-Tratto Madonna del Piano-Collestrada» con le prescrizioni, condizioni e osservazioni specificate nei pareri dei servizi regionali competenti, resi in merito al progetto in questione; in particolare, è intervenuta la determina dirigenziale n. 6104 del 7 giugno 2023, con cui il servizio foreste, montagna, sistemi naturalistici e faunistico-venatori della direzione regionale sviluppo economico, agricoltura, lavoro, istruzione, agenda digitale – in qualità di ente gestore dei siti Zsc interessati dagli interventi – ai sensi della direttiva 92/43/CEE, del decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 e successive modifiche e integrazioni e della legge regionale n. 1 del 2015, ha espresso «parere favorevole sotto il profilo degli effetti diretti ed indiretti dell'attuazione degli interventi, sugli habitat e sulle specie per i quali i siti sono stati individuati».
   A seguire, in data 8 settembre 2023, è stato emanato il decreto direttoriale n. 413, sulla base delle motivazioni di cui al parere n. 813 dell'8 agosto 2023 della commissione tecnica, (parte integrante del decreto stesso), in merito agli aspetti ambientali di competenza, considerando che sussiste una sostanziale coerenza del progetto definitivo in questione con il progetto preliminare approvato con la delibera Cipe n. 156 del 22 dicembre 2006, verificando in tal modo l'ottemperanza alle prescrizioni della delibera con vari esiti.
   Si rappresenta che, nel quadro progettuale ed autorizzativo su delineato, a seguire dall'attraversamento del fiume Tevere, il tracciato si porta in galleria in corrispondenza della SP401, e che l'insieme della galleria naturale e il tratto in artificiale (circa 2,2 chilometri), progettate in continuità ed in linea con le prescrizioni Cipe del 2006, consente l'attraversamento del sovrastante «Bosco a Farnetto di Collestrada», senza interferenze con gli
habitat sovrastanti, grazie all'eliminazione del tratto a cielo aperto, precedentemente previsto nel progetto preliminare.
   Con riguardo all'attraversamento delle due zone Zsc «Ansa degli Ornari» e «Bosco a Farnetto di Collestrada», si segnala che la regione Umbria ha già espresso il proprio parere positivo, come sopra ricordato.
   Per quanto attiene, invece, alla presenza della centrale di stoccaggio del metano, si osserva che il progetto è stato redatto in ossequio alle normative di settore e che le osservazioni segnalate – evidenziate dal comune nell'ambito della procedura in corso – sono in fase di approfondimento e verifica.
   Per quanto concerne i paventati pericoli di inquinamento acustico ed atmosferico e di interferenza con l'area boschiva, la documentazione progettuale redatta e presentata agli enti comprende tutti gli studi, le analisi ed i documenti riguardanti i temi evidenziati, ai fini della loro valutazione per il rilascio delle autorizzazioni nei termini sopra evidenziati.
   Ancora, con riferimento alle problematiche sollevate, concernenti la costruzione della galleria, si fa presente che il progetto non prevede l'utilizzo di esplosivi – come attestato da tutti gli elaborati e le relazioni tecniche di progetto – fatto salvo per un refuso presente nella relazione generale che ANAS sta provvedendo a rettificare.
   Infine, per quanto attiene alle specifiche motivazioni sottese alle valutazioni effettuate da questo Ministero, per quanto di competenza, esse sono desumibili dal decreto direttoriale e dal parere della commissione Via-Vas, pubblicati sul portale delle valutazioni ambientali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica.

Il Ministro per l'ambiente e la sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   TONI RICCIARDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto consta all'interrogante l'ambasciata italiana di Berna, in Svizzera, nel settembre 2023 ha prodotto una documentazione sulla situazione delle retribuzioni nella Confederazione Elvetica per mansioni ausiliari e di concetto nella soglia di rischio di povertà;

   da tale report sarebbe emerso, tra le altre cose, che per alcune categorie di lavoratori, pagati in euro – come ad esempio per i dipendenti contrattisti dell'ambasciata italiana in Svizzera stessa – con salari già inferiori in confronto alle retribuzioni dei lavoratori di pari grado di aziende elvetiche, la svalutazione dell'euro rispetto al franco svizzero – dal 2007 ad oggi pari al 42 per cento – ha comportato e comporta un'erosione continua e drammatica degli stipendi suddetti;

   per queste categoria di lavoratori, le retribuzioni di fatto subiscono una costante riduzione mentre le spese da sostenere in franchi svizzeri per il costo della vita aumentano in maniera considerevole;

   in particolare, le retribuzioni previste da contratti stipulati prima del 2007, quando l'euro era più forte del Franco svizzero, non corrispondono più a quelle reali, nonostante gli aumenti previsti al fine di fronteggiare la costante svalutazione –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per consentire il più rapidamente possibile di effettuare operazioni in valuta estera per le disponibilità esistenti nei conti costituiti presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari, per le spese connesse alle esigenze di funzionamento, quali soprattutto gli emolumenti dei dipendenti.
(4-01847)

  Risposta. — Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per rispondere agli effetti negativi del processo di svalutazione dell'euro rispetto al franco svizzero, si è fatto parte attiva per porre rimedio alla perdita del potere di acquisto da parte del personale a contratto retribuito in euro in servizio presso le sedi accreditate nella Repubblica elvetica.
  
In primis, nel 2013, nel 2015, nel 2018 e nel 2021, l'amministrazione ha disposto quattro aumenti retributivi per questa categoria di personale, sempre al fine di contenere la perdita del potere di acquisto.
  Con l'adozione del decreto interministeriale 5116/38 dell'8 gennaio 2024, promosso dalla Farnesina, a decorrere dal 1° gennaio 2024 le retribuzioni di tutto il personale a contratto in servizio in Svizzera vengono corrisposte in valuta locale.
  Il provvedimento giunge al termine di un laborioso
iter, necessario per integrare quanto disposto dalla normativa vigente in materia. In Svizzera, successivamente all'entrata in vigore dell'euro e del Decreto interministeriale n. 033/5949 del 31 dicembre 2002, il personale a contratto ha potuto esercitare volontariamente un diritto di opzione per la valuta di corresponsione delle retribuzioni.
  Molti avevano optato per l'euro. Fino al 31 dicembre scorso, dei 67 impiegati a contratto in servizio, 22 erano retribuiti in franchi svizzeri, 45 in euro. Il processo di svalutazione dell'euro nei confronti del franco svizzero ha fatto emergere le criticità legate a tale sistema retributivo e ha portato all'attenzione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale la necessità di valutare un cambiamento. Oggi tali distorsioni possono considerarsi definitivamente risolte, alla luce dell'adozione del summenzionato decreto interministeriale n. 5116/38 dell'8 gennaio 2024.
  In merito alle spese per il funzionamento, le sedi – nell'ambito della propria autonomia gestionale – hanno la facoltà di richiedere i fondi nella valuta ritenuta più opportuna. Ambasciata e consolati in Svizzera richiedono e ricevono regolarmente finanziamenti in franchi svizzeri.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   ROSATO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Puglia, con i suoi 800 km di litorale, vanta lo sviluppo costiero più lungo d'Italia e conserva numerosi ambienti di grande valore naturalistico di rilievo nazionale e internazionale. La costa è molto diversificata, sono presenti zone umide, alte falesie rocciose, lunghe spiagge sabbiose accompagnate da cordoni dunari coperti da pinete e boschi a ginepro, basse scogliere, interrotte da piccole cale sabbiose;

   alcune aree costiere negli ultimi anni sono state oggetto di misure di tutela nel rispetto delle norme dettate dall'Unione europea e di convenzioni internazionali, al fine di tutelare l'elevato livello di biodiversità che le stesse racchiudono e nello stesso tempo i tratti più identitari della regione;

   si può constatare come la Puglia, pur avendo una superficie molto piccola e un'alta densità abitativa, mostri un'elevata biodiversità rispetto alle altre aree di riferimento;

   rispetto al valore nazionale, in Puglia troviamo il 43 per cento degli habitat individuati dalla direttiva «Habitat», il 65 per cento degli uccelli nidificanti, il 44 per cento dei mammiferi, dati che evidenziano l'enorme ricchezza della Puglia e la necessità di adottare misure concrete per conservare questo patrimonio; questa importanza ecologica è confermata da un sistema delle aree protette che, secondo diversi livelli normativi, protegge circa il 13 per cento del territorio regionale;

   il sistema regionale delle aree protette è formato da un mosaico complesso di aree con diversi livelli di protezione. Sono presenti 2 parchi nazionali (il Parco nazionale del Gargano e il Parco nazionale dell'Alta Murgia), 3 aree marine protette (Torre Guaceto, Isole Tremiti e Porto Cesareo), 16 riserve naturali dello Stato, oltre a un sistema di 18 aree protette regionali;

   nel 2004 è stato promosso ufficialmente il progetto dell'istituzione di una quarta area marina protetta (Amp) situata lungo le coste del Canale d'Otranto dove c'è anche una delle grotte carsiche del Mediterraneo di maggior interesse turistico, la grotta Zinzulusa, meta di oltre centomila visitatori all'anno, con punte massime giornaliere che superano le tremilacinquecento presenze;

   tutto ciò conferma l'eccezionale diversità e ricchezza biologica della grotta Zinzulusa che a tutt'oggi annovera, tra specie terrestri e acquatiche, oltre 60 taxa, per la maggior parte stigobionti e di antichissima origine;

   già nel 2004 l'area che va da Capo Otranto e si estende alle grotte Zinzulusa e Romanelli è stata inserita nel progetto relativo all'istituzione della quarta area marina protetta regionale, vista con favore da tutti i comuni interessati, quello di Otranto in primis;

   con la legge di bilancio per il 2018 sono state individuate le risorse finanziarie necessarie all'istituzione di una riserva marina nell'area Capo d'Otranto – grotte Zinzulusa e Romanelli – Capo di Leuca, già denominata Penisola Salentina (Grotte Zinzulusa e Romanelli), individuata, ai sensi dell'articolo 36, comma 1, della citata, legge n. 394 del 1991, come area marina di reperimento, primo passo dell'iter per l'istituzione di una Amp;

   risulta oramai improcrastinabile la predisposizione di uno strumento normativo statale per la salvaguardia di un sito biospeleologico di assoluta unicità –:

   quali siano gli intendimenti in relazione all'istituzione della citata area marina protetta (Amp) Capo d'Otranto – grotte Zinzulusa e Romanelli – Capo di Leuca;

   quale sia lo stato dell'arte relativo all'iter di istituzione della citata Amp Capo d'Otranto – grotte Zinzulusa e Romanelli – Capo di Leuca e quali tempestive iniziative di competenza intenda predisporre per velocizzare l'istituzione della citata area marina protetta.
(4-01185)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla scorta degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  L'area in questione, che comprende la porzione meridionale della costa adriatica della penisola Valentina, interessando undici comuni e 73 km di costa in provincia di Lecce, è individuata come area marina di reperimento secondo quanto indicato dall'articolo 36, comma 1, della legge 6 dicembre 1991, n. 394.
  Il nome dell'area marina di reperimento, con legge 27 dicembre 2017, n. 205 (o legge di bilancio 2018), è stato modificato, dall'originario «Penisola Salentina — Grotte Zinzulusa e Romanelli», nell'attuale «Capo d'Otranto - Grotte Zinzulusa e Romanelli – Capo Leuca».
  Il procedimento istruttorio per l'istituzione di un'area marina protetta, seguito dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, ha fatto emergere, in una prima fase, alcune differenze di orientamento in merito fra gli undici comuni e un parziale disinteresse da parte di un certo numero di questi.
  Tale orientamento è gradualmente cambiato solo nell'ultimo anno, in quanto i comuni interessati si sono dimostrati motivati e collaborativi rispetto all'istituzione, come confermato anche in una riunione con questo Ministero.
  Al riguardo, è bene evidenziare che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica – in particolare Ispra – sta conducendo le opportune attività di studio propedeutiche all'istituzione delle aree marine protette «Costa d'Otranto — Grotta Zinzulusa e Romanelli — Capo Leuca» «Isola di Capri», «Costa di Maratea», «Isola di San Pietro», «Isole Cheradi e Mar Piccolo» – Pr L00HBT11, prorogata sino al 30 novembre 2024.
  Con i Fondi europei affari marittimi pesca e acquacoltura (FEAMPA) è stato, altresì, finanziato il progetto CORISMA «Scenari di conservazione e gestione delle risorse biologiche marine per il miglioramento della sostenibilità della pesca e delle altre attività connesse all'uso del mare dell'area Marino-Costiera Otranto — Santa Maria di Leuca», che ha tra i suoi obiettivi principali la raccolta, l'analisi e la valutazione delle informazioni sullo stato ambientale e sulle caratteristiche territoriali e urbanistiche dell'area e della relativa componente socioeconomica, nonché la produzione di cartografi Gis.
  Si sottolinea, in merito, che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha posto in essere azioni sinergiche con quelle del progetto CORISMA, per definire il quadro conoscitivo dell'area; in particolare Ispra ha fornito supporto per delineare le esigenze conoscitive funzionali alla perimetrazione e zonazione della futura area marina protetta (AMP).
  Tale collaborazione ha lo scopo di creare e arricchire un sistema di conoscenza a sostegno del processo di costituzione dell'AMP, anche accelerando il reperimento di elementi di dettaglio, a garanzia della qualità della futura pianificazione e perimetrazione dell'area, considerata anche la vastità della stessa.
  Il 30 settembre 2023, a Tricase, il CIHEAM (
Centre International de Hautes Études Agronomiques Mediterranéennes) ha, inoltre, presentato i primi risultati del progetto CORISMA; l'evento ha visto l'interessata partecipazione dei Sindaci, o dei loro delegati, e di tutti i comuni territorialmente coinvolti, che hanno rappresentato di essere tutti favorevoli all'istituzione dell'AMP, impegnandosi, a fine giornata, a far confluire detto impegno in apposite delibere, la prima delle quali, emessa dal comune di Andrano, è pervenuta alla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in data 29 novembre 2023.
  Dall'inizio di ottobre 2023, il CIHEAM ha, poi, cominciato a trasferire i dati raccolti nell'ambito del progetto a Ispra che sta effettuando la relativa validazione ed elaborazione.
  Pertanto, sulla base dei recenti confronti e della comune volontà, si può confermare la piena determinazione da parte di questo Ministero ad arrivare, in tempi brevi, alla predisposizione di una prima proposta di perimetrazione e zonazione, che possa acquisire i preliminari pareri dei comuni interessati per un suo perfezionamento.
  A seguire, la proposta potrà essere illustrata a tutti i soggetti interessati, per l'acquisizione delle loro osservazioni, nonché per un'attività di informazione e partecipazione, propedeutica alla predisposizione dello schema di decreto d'istituzione dell'AMP.

Il Ministro per l'ambiente e la sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   RUBANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il provveditorato Dap della regione Campania, in attuazione della distribuzione della dotazione organica definita con decreto ministeriale 12 luglio 2023, ha provveduto alla elaborazione della pianta organica regionale distinta per singolo istituto penitenziario e per singolo nucleo traduzioni e piantonamenti della regione Campania;

   in particolare, secondo quanto consta all'interrogante, il provveditorato regionale avrebbe proceduto ad elaborare un'ipotesi di pianta organica di ciascun nucleo, scorporando il numero di personale dei nuclei traduzioni e piantonamenti da quello degli istituti che provvedono al relativo conferimento di risorse umane;

   per quanto attiene ai singoli istituti penitenziari, è stata elaborata la proposta di pianta organica regionale tenendo presenti, primariamente, i seguenti criteri: presenza di detenuti, flusso di ingressi, caratteristiche architettoniche ed estensione territoriale, attivazione di nuovi reparti;

   a seguito di analisi condotta sui singoli istituti sulla base dei citati criteri, anche relativamente alla dotazione organica attuale, è stato osservato come in alcuni casi essa risulterebbe sovradimensionata rispetto alle reali esigenze, così come palesemente inadeguata in altri;

   nello specifico, le risultanze di tale analisi avrebbero rilevato che gli istituti dove la pianta organica preesistente è del tutto inadeguata rispetto al numero di detenuti, sarebbero la C.C.S. Maria Capua Vetere e la C.R. Carinola, oltre alla C.R. di Aversa. Di contro, la C.C. Benevento, la C.C. Pozzuoli e la C.R. Arienzo avrebbero, a parer di tale provveditorato, una pianta organica sovradimensionata rispetto ai parametri considerati, tale per cui si è pensato di attingere a tali istituti per far fronte all'incremento organico dei nuclei traduzioni e piantonamenti;

   come denunciato da alcune sigle sindacali di categoria, la situazione delle carceri campane pare invece essere caratterizzata da significative deficienze organiche, organizzative e di sicurezza interna, come evidenziano i dati dei soli primi sei mesi del 2023 che ha registrato, complessivamente, 694 atti di autolesionismo, 2 suicidi, 71 tentativi di suicidio sventati dalla polizia penitenziaria, 649 colluttazioni e 45 ferimenti, oltre a numerose manifestazioni di protesta di detenuti: 494 scioperi della fame e della sete, 372 danneggiamenti di beni dell'amministrazione (cioè dello Stato), 246 rifiuti del vitto –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare, al fine di evitare, che la rideterminazione delle piante organiche, così come prospettata dal provveditorato della regione Campania, possa compromettere l'efficace funzionamento dell'intero sistema penitenziario campano e, in particolare, di quegli istituti come la casa circondariale di Benevento «Capodimonte», valutati come «sovradimensionati», avuto anche riguardo ai potenziali profili di rischio per la sicurezza interna.
(4-01916)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si avanzano specifici quesiti in ordine alla distribuzione del personale del Corpo di polizia penitenziaria tra gli istituti di pena della regione Campania nonché circa i criteri adottati.
  Orbene, in tema di organici va, innanzitutto, ricordato che la riduzione complessiva operata dalla cosiddetta legge Madia e rivista altresì da successivi interventi normativi ha rimodulato al ribasso la dotazione complessiva del Corpo della polizia penitenziaria.
  È stata, pertanto, reimpostata una politica di implementazione, di cui l'incremento della dotazione di 1.000 unità del ruolo agenti/assistenti a mezzo della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025) costituisce un primo passo.
  Si rammenta poi l'autorizzazione all'assunzione straordinaria, oltre al
turnover, di ulteriori complessive 2.804 unità nell'arco del quinquennio 2021-2025.
  Ciò premesso, l'Amministrazione, a mezzo del preposto dipartimento affari penitenziari ha il compito di determinare il fabbisogno di personale di ciascuna struttura penitenziaria sulla base di specifici criteri, ovvero la presenza media di detenuti, la tipologia ed il numero dei circuiti detentivi, le caratteristiche architettoniche ed estensione territoriale dell'istituto, l'attivazione o prossima attivazione di nuovi reparti detentivi, il
trend dei collocamenti in quiescenza.
  In tal modo i disallineamenti più rilevanti in termini di organico sul territorio nazionale o a livello locale rispetto all'organico
standard risultano ben verificabili e suscettibili di approfondimento/intervento perequativo.
  Ciò precisato, passando distribuzione della dotazione organica del Corpo di polizia penitenziaria della regione Campania, va segnalato che essa è stabilita con decreto ministeriale 12 luglio 2023, in via di definizione.
  Per effetto di tale decreto, la dotazione organica del provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria per la Campania – ad esclusione del ruolo direttivo – è passata dalle 3.958 unità di cui al decreto ministeriale 2 ottobre 2017, alle 4.070 unità, con ciò determinando un incremento pari a complessive 112 unità, suddivise tra i vari ruoli.
  Poiché i nuovi organici devono essere destinati a sopperire le esigenze di tutti gli istituti di pena della regione Campania, il provveditorato regionale di Napoli ha comunicato che, in sede di stesura della proposta di distribuzione della dotazione organica degli istituti di quel distretto, ha ritenuto di non dover incrementare l'organico delle C.C. di Benevento, C.C.F. di Pozzuoli e C.C. di Arienzo che, secondo i parametri stabiliti per l'elaborazione delle piante organiche di sede, risultano gli istituti di pena che registrano minori criticità.
  Naturalmente, ove risultasse utile, nel tempo, ben potranno essere rivalutati i parametri, così da addivenire ad una sempre maggior coincidenza tra quanto ipotizzato e quanto concretamente necessario.
  Infine, merita evidenziare che una parte delle nuove risorse sarà destinato ai nuclei traduzioni e piantonamento che, per la prima volta, sono compresi nella distribuzione della dotazione organica.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA e ZAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 12 ottobre del 2022 Stefano Dal Corso, romano di 42 anni, fu trovato morto nella sua cella nel carcere di Oristano;

   la prima ipotesi della procura fu suicidio, e il caso venne archiviato;

   le indagini, però, sono state riaperte, anche in seguito alle denunce della sorella di Stefano Dal Corso, a cui mancava poco per uscire dal carcere;

   adesso, si apprende dalla stampa, sarebbero emersi nuovi, gravissimi, elementi che potrebbero, qualora accertati e verificati, stravolgere la ricostruzione riguardante la morte di Dal Corso;

   un testimone anonimo, che dice di essere un «ufficiale esterno della Polizia penitenziaria», dichiara di essere in possesso di video e prove in grado di dimostrare che Stefano Dal Corso sia stato pestato con spranghe e manganelli e ucciso: «hanno modificato le relazioni, hanno cambiato medico legale, lo hanno vestito con indumenti della Caritas e hanno fatto sparire quelli sporchi di sangue con le prove e le impronte» e prosegue «Stefano era al posto sbagliato nel momento sbagliato. Tutto è partito per una cosa minima, per darle una lezione ma è degenerata». La vittima avrebbe visto qualcosa che non doveva;

   sul corpo del detenuto risulta non sia stata effettuata un'autopsia –:

   il se il Ministro interrogato, nel pieno rispetto dell'azione della magistratura, non ritenga, per quanto di competenza, di dover con immediatezza adottare iniziative per contribuire a fare piena luce sui fatti esposti, i quali, laddove dovessero rispondere al vero, rappresenterebbero un vulnus di incredibile gravità al sistema di gestione dell'esecuzione della pena da parte dello Stato, rispetto al quale è necessario individuare ogni singolo passaggio nella catena delle responsabilità.
(4-02050)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, riferito al decesso per suicidio di D.C.S., ristretto ospitato presso l'istituto di Oristano, si avanzano quesiti in ordine alle iniziative adottate per fare chiarezza sulla vicenda e per contrastare il fenomeno dei suicidi sospetti in carcere.
  L'evento critico verificatosi il 12 ottobre 2022 presso il carcere di Oristano riguarda il sig. D.C.S., deceduto a seguito di impiccagione a una delle grate della finestra della camera di pernottamento.
  Doverosamente, al momento del rinvenimento veniva allertato e richiesto l'intervento del personale sanitario e di sorveglianza generale, nonché informate la competente autorità giudiziaria nella persona del pubblico ministero di turno, il direttore dell'istituto, il magistrato di sorveglianza, il provveditorato regionale di Cagliari ed il magistrato di turno presso il Dap nonché, naturalmente, i familiari e gli avvocati di fiducia.
  Il 14 ottobre 2022, risulta effettuata la visita necroscopica a cura del personale medico dell'ASL di Oristano, ed in pari data, su disposizione del magistrato di turno, la salma del detenuto veniva consegnata, senza vincoli giudiziari, ai familiari, per il tramite dell'agenzia funebre dagli stessi indicata.
  Per completezza, si riferisce che il sig. D.C.S. era ristretto da poco presso la casa circondariale di Oristano, ove era giunto il 4 ottobre 2022, trasferito dalla casa circondariale di Roma Rebibbia Nuovo Complesso per presenziare a un'udienza presso il tribunale di Oristano fissata per il giorno 6 ottobre 2022 e durante il periodo di permanenza non aveva dato adito a comportamenti tali da rendere necessaria l'adozione di precauzioni.
  Fermi gli accertamenti dell'autorità giudiziaria, è comunque stata disposta l'indagine ispettiva – in carico al provveditorato regionale di Cagliari – volta ad accertare le cause, le modalità, le circostanze dell'evento ed a verificare se siano state attivate tutte le procedure per cogliere i possibili rischi suicidari.
  Ancora, è stata acquisita precipua relazione stilata dalla autorità giudiziaria interessata, ovvero la procura della Repubblica presso il tribunale di Oristano dalla quale, nei limiti di quanto ostensibile in ragione della fase del procedimento emergeva l'esclusione dell'ipotesi (...
omissis...) che il decesso del detenuto potesse essere opera di terzi e per tale ragione non si è ritenuto opportuno procedere allo svolgimento di un esame autoptico, dovuto ex articolo 166 disp. att. unicamente qualora sorga «un sospetto di reato», che, appunto, nella specie non si era palesata.
  Successivamente, tuttavia, in seguito alla richiesta presentata dai familiari di D.C.S., venivano riaperte le indagini (...
omissis...) per accertare l'identità dell'anonimo interlocutore cui si fa riferimento nel testo dell'atto di sindacato ispettivo nonché incaricato un collegio peritale dell'accertamento delle cause del decesso.
  Evidenzia, inoltre, l'autorità giudiziaria, che «(...)
a) non risulta in alcun modo che ai familiari/prossimi congiunti del D.C. sia stato impedito di vedere la salma di quest'ultimo. In particolare, M.D.C. non è venuta in Sardegna al momento della morte del fratello e mai si è lamentata nei numerosi scritti e memorie presentati anche tramite l'Avv. (...) che le sia stato impedito di vedere la salma di suo fratello; analogamente la ex fidanzata del deceduto ha chiaramente affermato a verbale di sommarie informazioni di aver visto personalmente la salma del nominato non riscontrando sulla stessa alcun segno di violenza. È chiaro che D.C. è stato mostrato a lei vestito, ma non risulta in alcun modo che la donna abbia chiesto di ispezionare il cadavere e tanto meno risulta che sia prassi, nel caso di riconoscimento della salma ad opera dei prossimi congiunti, di mostrarlo nudo. b) per quanto riguarda la problematica del circuito di videosorveglianza all'interno della Casa di Reclusione di Oristano-Massama, come già relazionato a seguito dell'interrogazione del Deputato Giacchetti, si osserva quanto segue: – non è mai stata avanzata da parte della difesa di M.D.C. alcuna richiesta di acquisizione dei relativi filmati allo Scrivente Ufficio; – solo in data 07/04/23 con l'atto di opposizione alla richiesta di archiviazione è stata richiesta al GIP l'acquisizione dei filmati delle telecamere, richiesta questa che il GIP, con l'accoglimento della richiesta di archiviazione, di fatto rigettava; – come appurato dalla Squadra Mobile di Oristano con relazione del 31/10/23, dal 2017 ad oggi nessun intervento di manutenzione significativo è stato posto in essere sul sistema di videosorveglianza dell'istituto Penitenziario per incidere sul funzionamento delle telecamere; nel 2017 ne funzionavano 45 su 295; non risultano istallate telecamere all'interno delle celle detentive nella Casa di Reclusione di Oristano-Massama e in particolare nelle celle del reparto infermeria; per quanto riguarda il reparto infermeria e per quanto di interesse in relazione al decesso di D.C.S., esiste una telecamera che inquadra il corridoio della stessa e dove in lontananza nella ripresa si intravede l'entrata della cella dove era detenuto il D.C., ma tale telecamera è malfunzionante. Come testualmente riportato nella relazione dalla Squadra Mobile, la telecamera in questione “al monitor, sul canale che la gestisce, restituisce immagini alternate in modo discontinuo dell'area che dovrebbe riprendere, le riprese risultano penalizzate da persistente sfarfallio e da una predominante schermata di colore blu caratterizzata da una scritta fissa al centro relativa all'errore di sistema no signal input”. – come relazionato il 30/10/23 (...), il sistema è in grado di memorizzare circa 45 giorni di registrazione al termine dei quali sovrascrive le registrazioni, c) in relazione ai dubbi sollevati dai consulenti interpellati dalla persona offesa, che hanno potuto verificare solo le fotografie presenti agli atti, si rimanda a quanto indicato dal GIP nel provvedimento di archiviazione richiamate a pag. 4-5 della presente relazione. Tuttavia, visto l'evolversi della vicenda dopo l'originaria archiviazione disposta dal GIP, con la comparsa seriale di supertestimoni, ciascuno portatore di una propria verità sui fatti, e il conseguente clamore mediatico sviluppatosi; ritenuto che sia altamente ipotizzabile che in futuro spuntino ulteriori “supertestimoni” che forniscano una nuova versione dei fatti e la conseguente necessità di svolgere di volta in volta ulteriori accertamenti; si è deciso in ogni caso di incaricare un collegio peritale composto da cinque professori esperti nel settore per svolgere ogni possibile accertamento sulla salma di D.C.S. ed eliminare ogni possibile dubbio sulle cause del suo decesso. Il conferimento dell'incarico è avvenuto il 4 gennaio c.a. e gli accertamenti in questione sono stati aperti ovviamente anche alla partecipazione dei consulenti indicati dall'Avvocato di M.D.C.».
  In definitiva, dei fatti oggetto dell'interrogazione risulta pienamente investita l'autorità giudiziaria, il cui scrutinio e la valutazione giuridica restano alla stessa demandati.
  Ciò precisato, sul tema, va segnalato che, nel tempo, molteplici numerosi sono stati gli interventi del Dap volti proprio all'adozione di misure mirate alla prevenzione del rischio di suicidio.
  Merita rammentare, quanto agli interventi non eccessivamente lontani nel tempo, l'accordo del 19 gennaio 2012 sulle «Linee di indirizzo per la riduzione del rischio autolesivo e suicidano dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale», che ha delineato un sistema integrato di interventi tra l'Amministrazione penitenziaria e il Servizio sanitario nazionale, proprio al fine di migliorare la capacità di individuare precocemente il disagio delle persone detenute.
  Con circolare datata 11 ottobre 2017 sono poi state divulgate ai provveditorati regionali e a tutte le direzioni degli istituti penitenziari precise indicazioni fornite dall'accordo della conferenza unificata, ove si prevede, tra l'altro, il modello di lavoro interdisciplinare e la presa in carico congiunta, con le quali le varie figure professionali collaborano sinergicamente, al fine di lenire il disagio della persona, offrendo vicinanza e supporto sociale.
  Successivamente, con circolare 3 maggio 2019 recante: «Interventi urgenti in ordine all'acuirsi di problematiche in tema di sicurezza interna riconducibili al disagio psichico», sono stati ribaditi i concetti di cui sopra, evidenziando la necessità di una fattiva collaborazione tra le varie amministrazioni, con il coinvolgimento anche dei garanti delle persone private della libertà personale e delle autorità giudiziarie che, attraverso un tavolo paritetico, possano avere un confronto congiunto sulle tematiche derivanti dal disagio dei ristretti e, comunque, migliorare l'agire comune.
  Ancora, con nota 2 luglio 2020 a firma del direttore generale dei detenuti e del trattamento indirizzata alle direzioni e al provveditorati regionali, viene raccomandato di rendere più ampia l'assistenza psicologica, ponendo attenzione ai segni percepibili di disagio o di alterazione che si manifestino nei ristretti, anche se non ritenuti pericolosi.
  In considerazione dell'aumento dei suicidi nell'anno 2022, rispetto allo stesso periodo dell'anno passato, a seguito di una riflessione condivisa con i provveditori e i direttori d'istituto del territorio nazionale, con circolare 8 agosto 2022, viene ribadito a tutti i provveditori e direttori d'istituto la necessità di rafforzare le iniziative, nonché di verificare l'attuazione dei piani regionali di prevenzione.
  Allo stato, l'obiettivo della sottoscrizione degli accordi è stato raggiunto quasi ovunque e costante è stata l'attività di monitoraggio e impulso operata dalla competente direzione generale dei detenuti e del trattamento.
  Sono stati definiti, altresì, gli ambiti potenzialmente critici verso i quali tutti gli operatori addetti alla gestione della persona detenuta devono essere adeguatamente indirizzati per cogliere eventuali segnali di pericolo (ingresso e accoglienza, colloqui con i familiari, flusso di corrispondenza, fasi
pre e post processuali, comunicazioni di eventi traumatici, comportamenti anomali, tendenza all'isolamento, prossima dismissione, etc.).
  È stata evidenziata l'importanza di instaurare collaborazioni con l'Ordine degli avvocati – al fine di stimolare un canale diretto di comunicazione con l'istituto nel caso emergano situazioni di rischio per le persone detenute, anche sulla base di quanto il difensore abbia appreso dalle famiglie dei detenuti – nonché, a livello locale, con la magistratura e i garanti.
  Inoltre, atteso l'andamento crescente degli eventi suicidari è stato istituito un Gruppo di lavoro sul rischio suicidario, coordinato dal direttore generale dei detenuti e del trattamento e composto da varie professionalità qualificate del Dap, affiancate, da esperti indicati dal dipartimento di psicologia dell'Università Lo Sapienza di Roma e da due esperte del consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi.
  L'attività di tale gruppo è orientata all'analisi sistemica del fenomeno suicidario, al fine di definire protocolli operativi e attività formative che saranno di supporto agli operatori penitenziari, oltre che all'approfondimento delle dinamiche dei vari eventi anche dal punto di vista psicologico.
  Per completezza, si evidenzia che il
budget relativo al capitolo 1766 «Onorari degli esperti ex articolo 80 o.p.» è stato arricchito da un finanziamento pari a 2.700.000 euro, finalizzato a incrementarne la presenza e l'operatività all'interno degli istituti di pena.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'8 novembre 2023 il viceministro Gava annunciava l'invio alla firma di undici decreti ministeriali con l'obiettivo di finanziare interventi di contrasto al dissesto idrogeologico in favore delle regioni italiane primariamente coinvolte da questo fenomeno;

   i decreti stanziano risorse, per un totale di quasi 120 milioni di euro, per cinquantasei interventi di contenimento del rischio idraulico e di messa in sicurezza di numerosi territori delle regioni maggiormente colpite quali Lombardia, Piemonte, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia;

   con particolare riferimento alla regione Abruzzo, si apprende da fonti di stampa che questa riceverà in totale 7 milioni di euro per la realizzazione di nove opere interessanti centri abitati e corpi idrici ricadenti nelle province di Chieti, Pescara e L'Aquila;

   l'Abruzzo è la quarta regione in Italia per numero di comuni a rischio idrogeologico «molto elevato». Da un punto di vista numerico, la provincia di Teramo presenta 9 comuni a rischio «molto elevato», quasi il 20 per cento del totale provinciale, e 38 comuni con rischio «molto elevato» ed «elevato», corrispondente all'80 per cento del totale provinciale;

   secondo l'ultimo Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia redatto dall'Ispra, Teramo rientra inoltre tra le province più colpite da eventi franosi nel corso degli ultimi anni;

   da quanto si apprende, la provincia di Teramo sembrerebbe essere esclusa da questi importanti stanziamenti di risorse nonostante abbia un territorio particolarmente fragile ed esposto ai rischi idrogeologici;

   occorre la consapevolezza che, tra i rischi che caratterizzano il nostro Paese, quello idrogeologico – secondo solo a quello sismico – sia tra quelli comportanti un maggior impatto sia sociale che economico –:

   se corrisponda al vero l'esclusione dei comuni della provincia di Teramo dai finanziamenti e con quali criteri si sia proceduto alla ripartizione di tali fondi.
(4-01881)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame sulla scorta degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In base alla ripartizione delle risorse disponibili sui pertinenti capitoli del bilancio 2023 del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, effettuata applicando gli indicatori di riparto di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2016, alla regione Abruzzo sono stati assegnati circa 7 milioni di euro.
  Ai fini della programmazione e del relativo finanziamento, i progetti di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, proposti dalle regioni e dalle province autonome attraverso il
database online ReNDiS (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo-ISPRA), vengono selezionati secondo la procedura ed i criteri stabiliti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 settembre 2021, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 15 novembre 2021 n. 272, recante «Aggiornamento dei criteri, delle modalità e dell'entità delle risorse destinate al finanziamento degli interventi in materia di mitigazione del rischio idrogeologico ai fini dell'ammissione a finanziamento».
  Tali criteri tengono conto, tra l'altro, della pianificazione svolta dalle competenti Autorità di bacino distrettuali, in relazione al rischio da frana (piani di assesto idrogeologico - PAI) e al rischio da alluvioni (piani di gestione del rischio da alluvioni - PGRA).
  Acquisito il parere dell'Autorità di bacino distrettuale competente, il sistema ReNDiS calcola, automaticamente, secondo i criteri di priorità stabiliti dal citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il punteggio attribuito all'intervento, inserendolo in una specifica graduatoria per ciascuna regione/provincia autonoma (Graduatorie Regionali delle Richieste di Finanziamento).
  Alla data di presentazione della proposta da parte della regione Abruzzo, acquisita agli atti con protocollo Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica 10 ottobre 2023 n. 160551, nella suddetta graduatoria, non risultavano interventi di prevenzione e mitigazione contro il dissesto idrogeologico ricadenti nei comuni della provincia di Teramo.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 31 luglio 2023 la Giunta regionale della regione Puglia ha approvato un accordo di programma, in fase di ratifica da parte dei comuni di Nardò e di Porto Cesareo, per l'attuazione del Piano di Sviluppo da 450 milioni di euro proposto da Porsche per incrementare le strutture interne al suo centro prove di Nardò, ma che comprende anche la realizzazione di opere compensative dichiarate di «interesse pubblico prevalente»;

   il progetto di ampliamento e riqualificazione del Nardò Technical Center, circuito prove di proprietà Porsche e gestito da Porsche Engineering, prevede infatti sia la costruzione di nuove piste e strutture tecniche sia il rinnovamento e l'ampliamento di alcuni circuiti già esistenti, mentre l'utilità pubblica sarebbe legata alla realizzazione di un eliporto, che verrebbe affidato alla sanità pubblica, e ad opere compensative che, però, comporterebbero l'esproprio di centinaio di ettari di terre, molte delle quali sono a servizio degli operatori del settore zootecnico e caseario che, data la vocazione agricola del territorio, operano da decenni nella zona di Boncore con vere e proprie punte di eccellenza;

   è bene sottolineare che le previste opere compensative non varrebbero certo a ripagare l'ambiente per il danno che si verrebbe a creare con la distruzione delle aree a verde situate nella proprietà Porsche, che rappresentano un unicum per la loro valenza naturalistica al punto da essere tutelate attraverso numerosi vincoli ma anche per il fatto che quella zona ospita una fauna selvatica che andrebbe sicuramente dispersa una volta distrutto l'habitat naturale. Le opere a compensazione, infatti, non potrebbero che essere utili agli animali selvatici solo fra decenni;

   la onlus «Verdi ambiente e società» avrebbe trasmesso alla procura della Repubblica un esposto sulla vicenda affinché si accenda un faro sulla questione e vengano valutate eventuali violazioni di legge a danno delle tante aziende agricole ma anche e soprattutto a difesa degli animali, della vegetazione e del paesaggio della zona;

   un ulteriore riduzione delle zone verdi con il conseguente restringimento degli spazi di pascolo per numerosi capi di bestiame, costituirebbe un pericolo per il benessere alimentare, deambulativo e sanitario degli animali;

   è sicuramente opportuno, altresì, salvaguardare il paesaggio costituito essenzialmente da macchia mediterranea che negli ultimi anni ha già subito una significativa riduzione a causa di incendi dolosi con conseguente compromissione dell'habitat, della fauna selvatica;

   sulla vicenda si sono registrate anche le proteste di diversi privati coinvolti nella prevista procedura di espropriazione, alcuni dei quali hanno annunciato l'intenzione di opporsi agli espropri attraverso il ricorso alle vie giudiziarie –:

   se, alla luce dei fatti esposti, il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, a salvaguardia del paesaggio e dell'ambiente, valori difesi dalla nostra Costituzione e affidati alle competenze nazionali.
(4-01636)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Il progetto in esame interessa il sito Natura 2000 – ZSCIT9150027 «Palude del Conte, dune di Punta Prosciutto».
  La regione Puglia, nell'ambito della propria discrezionalità tecnica, ha espletato, ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 3, della direttiva 92/43/CEE, la procedura di valutazione di incidenza, conclusa al livello III della VIncA, con definizione delle misure di compensazione, con determinazione n. 176 del 12 maggio 2023, recante «Procedimento ID VIA 630 – PAUR Piano di sviluppo industriale di NTC – Masterplan fasi 1-4, sito in agro di Nardò (LE), località Fattizze. Proponente: Nardò
Technical Center Porsche Engineering (NTC). Procedura ex articolo 6.4 della Direttiva Habitat – Livello III della Valutazione di incidenza. Presa d'atto nota MASE prot. 4104 del 12 gennaio 2023. Aggiornamento della DD 389/2022».
  Con la determinazione n. 176 del 12 maggio 2023 è stato revisionato ed aggiornato il precedente parere di livello III di VIncA di cui alla determinazione n. 389 del 16 novembre 2022.
  Inoltre, con delibere di giunta regionale n. 53 del 31 febbraio 2022 e n. 600 del 3 maggio 2023, è stato dichiarato il rilevante interesse pubblico del piano di sviluppo del Nardò
technical center e promosso il percorso amministrativo per la sottoscrizione di un accordo di programma, ex articolo 34 del decreto legislativo n. 267 del 2000, tra regione Puglia, comune di Nardò, comune di Porto Cesareo e consorzio ASI di Lecce, finalizzato alla approvazione del suddetto piano, comprensivo delle opere di interesse pubblico e del loro piano di gestione.
  Tra le opere, si segnalano, in particolare:

   realizzazione di un centro di elisoccorso con eliporto e annesse strutture sanitarie; rinaturalizzazione e forestazione naturalistica, volte alla valorizzazione paesaggistica ed ecologica del territorio;

   realizzazione di un centro polifunzionale, con attrezzature audiovisive e multimediali nonché di corridoi ecologici connessi a itinerari ciclopedonali ai fini di uno sviluppo eco-compatibile;

   implementazione di un centro di sicurezza antincendi, sia al servizio del centro prove che per le aree boscate e quelle protette, unitamente a un sistema di prevenzione incendi.

  Specificamente, l'iter procedimentale concernente il piano di sviluppo del Nardò technical center si è snodato nei termini che seguono.
  A partire dal mese di agosto 2022 e fino al mese di novembre dello stesso anno, si sono svolte riunioni della conferenza di servizi per l'approvazione del progetto, approvato all'unanimità nella seduta del 17 novembre 2022.
  Con la già citata determina n. 389 del 16 novembre 2022 il servizio Via/VIncA ha valutato positivamente le misure di compensazione, notificando il provvedimento, con allegati, all'allora Ministero della transizione ecologica.
  Il parere motivato di valutazione ambientale strategica è stato rilasciato dalla sezione autorizzazioni ambientali con determina dirigenziale n. 412 del 1° dicembre 2022, mentre l'autorizzazione paesaggistica è stata emessa dalla sezione tutela e valorizzazione del paesaggio con determina dirigenziale n. 11 del 24 gennaio 2023.
  Questo Ministero ha espresso le proprie osservazioni con nota protocollo n. 4104 del 12 gennaio 2023.
  Inoltre, con nota Mase n. 81624 19 maggio 2023, si è provveduto, ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 4, parte prima, della direttiva 92/43/CEE «
Habitat», alla trasmissione del progetto e delle relative misure di compensazione alla Commissione europea.
  Si sottolinea che le linee guida nazionali per la valutazione di incidenza (
Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 2019) prevedono che: «I tempi stabiliti per l'attuazione delle Misure di Compensazione devono consentire la continuità dei processi ecologici necessari per il mantenimento delle caratteristiche strutturali e funzionali della rete Natura 2000. Le Misure di Compensazione vanno dunque concordate e attuate antecedentemente rispetto all'inizio degli interventi che possono interferire negativamente sul sito. Alcune eccezioni sui tempi di realizzazione sono comunque valutabili qualora sia effettivamente dimostrabile che le azioni legate all'attuazione del P/P/P/I/A, possano interferire negativamente con le Misure di Compensazione adottate. Solo in questo caso è possibile attuare le Misure di Compensazione, successivamente alla realizzazione del P/P/P/I/A».
  Al riguardo, con la già richiamata nota ministeriale n. 81624 del 19 maggio 2023, è stato espressamente evidenziato che «Per quanto concerne l'attuazione della procedura di deroga all'articolo 6, paragrafo 3 della Direttiva 92/43/CEE, la Regione, in qualità di autorità competente per la gestione dei siti Natura 2000 ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 ed in ottemperanza a quanto prescritto dalle Linee guida nazionali per la Valutazione di Incidenza (
Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 2019), con la trasmissione della proposta a questo Ministero ha assunto diretta responsabilità in merito all'attivazione della procedura di attuazione delle Misure di Compensazione, avendo accertato la sussistenza di tutti i requisiti previsti dall'articolo 6, paragrafo 4».
  La regione Puglia dovrà, dunque, garantire l'attuazione delle ridette misure e, conseguentemente, la competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, con nota protocollo Mase n. 157342 del 3 ottobre 2023, ha richiesto alla regione informazioni circa tale garanzia.
  In riscontro, quest'ultima, con nota protocollo n. 9504 del 12 ottobre 2023, ha evidenziato che, a seguito della trasmissione (con la menzionata nota ministeriale del 19 maggio 2023) alla Commissione europea del formulario
ex articolo 6, paragrafo 4, parte prima, direttiva 92/43/CEE, la sezione autorizzazioni ambientali regionale, con determina n. 197 del 26 maggio 2023 ha rilasciato il provvedimento autorizzativo unico regionale (PAUR), ai sensi dell'articolo 27-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, per il «Piano di Sviluppo industriale di NTC – Masterplan Fasi 1-4».
  Quanto all'attuazione delle misure di compensazione, sempre la regione ha rappresentato che, con nota protocollo n. 6094 del 17 luglio 2023, il dipartimento agricoltura, sviluppo rurale e ambientale ha chiarito «... che per ogni intervento di trasformazione boschiva dovrà essere attivata una specifica polizia assicurativa che deve prevedere una serie di clausole atte a portare a buon fine l'intervento compensativo la cui somma, se escussa, in caso di inadempienza parziale o totale del beneficiario della trasformazione boschiva, deve consentire alla Regione di sostenere, tramite le proprie strutture (Sezione Gestione Sostenibile e Tutela delle Risorse Forestali e Naturali, Servizi Territoriali e Agenzia Regionale Attività Irrigue e Forestali), l'impegno finanziario necessario a portare a termine l'imboschimento compensativo e provvedere alle cure colturali successive, anche oltre il quinquennio della polizia».
  Successivamente, con deliberazione della giunta regionale n. 1096 del 31 luglio 2023, la giunta regionale ha approvato lo schema di accordo di programma, autorizzando il Presidente della giunta alla sua sottoscrizione, intervenuta in data 29 agosto 2023.
  In data 26 settembre 2023 e 28 settembre 2023, è avvenuta la ratifica dell'accordo in parola, rispettivamente da parte del comune di Porto Cesareo e del comune di Nardò.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.