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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 19 marzo 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    in base ai rapporti e ai documenti elaborati da EgyptWide for human rights, organizzazione italo egiziana per i diritti-umani:

     a) tra il 2013 e il 2021 l'Italia ha esportato in Egitto armi piccole e leggere (Salw) per un valore compreso tra i 18.900.000 e i 19.223.000 euro, di cui 30.120 revolver e pistole, 3600 fucili e 470 fucili d'assalto;

     b) tra il 2013 e il 2021 è stato esportato un numero imprecisato di carabine, mitragliatrici, munizioni, parti di ricambio e attrezzature per la direzione del tiro;

     c) l'Egitto è stato inoltre nel corso degli anni destinatario di tecnologie Afis per l'identificazione delle persone e di corsi di formazione, destinati alle forze di polizia e di sicurezza;

    negli ultimi dieci anni l'Egitto ha assistito a un sensibile peggioramento dello Stato di diritto e della tenuta democratica delle sue istituzioni, di pari passo con un assoggettamento del potere giudiziario a quello politico presidenziale e militare;

    il 2013 ha visto la caduta del Governo dei Fratelli musulmani di Mohamed Morsi e l'ascesa al potere di el-Sisi e del suo entourage militare, segnando la nascita di una stagione di terrore e il progressivo deterioramento dei diritti umani nel Paese, in tutti gli ambiti: dalla libertà di espressione ai diritti sul lavoro, alla catastrofica guerra al terrore nel Sinai, dall'attacco alla società civile alla crisi finanziaria che ha fatto sprofondare il Paese in una recessione economica con livelli record di povertà;

    nel 2013 armi leggere italiane sono state usate dalle forze di sicurezza egiziane nel massacro di Rabaa Al-Adawiya;

    il 21 agosto 2013 il Consiglio affari esteri dell'Unione europea ha pubblicato le sue conclusioni sul deterioramento della situazione in Egitto. Il Consiglio ha rimarcato la propria «lunga e stretta relazione con il popolo egiziano» e ha espresso solidarietà alla sua «continua ricerca di democrazia, rispetto dei diritti umani, dignità, giustizia sociale e sicurezza». Inoltre, il Consiglio si è espresso in merito alla brutale repressione da parte delle forze di sicurezza egiziane nelle proteste nonviolente a Rabaa Al-Adawiya e Al-Nahda (in cui sono morti 817 civili), osservando che «le recenti operazioni delle forze di sicurezza egiziane sono state sproporzionate e hanno provocato un numero inaccettabile di morti e feriti»;

    considerato ciò, le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea dell'agosto del 2013 (anno di ascesa di el-Sisi) chiedevano di «sospendere le licenze di esportazione verso l'Egitto di qualsiasi materiale che possa essere utilizzato per la repressione interna, di riesaminare le licenze di esportazione oggetto della posizione comune 2008/944/PESC e di riesaminare l'assistenza dell'Unione europea nel quadro della politica europea di vicinato e l'accordo di associazione con l'Egitto»;

    l'anno successivo, l'Italia è stata uno dei primi Stati membri a contravvenire a quella decisione, un'inversione di rotta iniziata con la normalizzazione delle relazioni con l'Egitto e proseguita con un'espansione esponenziale del volume del commercio di armi e della cooperazione strategica, che rende oggi l'Italia uno dei partner principali dell'Egitto nella regione mediterranea;

    nel periodo 2013-2015, l'Egitto è stato al centro di un processo di progressiva soppressione dei diritti e delle libertà fondamentali, che ha posto le basi per la crescente criminalizzazione del dissenso, ivi compresa la disobbedienza civile nonviolenta;

    in particolare, nell'agosto 2015, il Governo di el-Sisi ha emanato la legge antiterrorismo n. 94/2015, che concede alle autorità statali maggiori poteri nella gestione dei casi di terrorismo, svincolandone l'operato dal controllo giudiziario e autorizzando indirettamente le esecuzioni extragiudiziali, garantendo impunità agli agenti delle forze dell'ordine, tanto da non poter essere ritenuti penalmente responsabili per l'uso eccessivo della forza;

    alcuni dei più comuni modelli italiani di armi piccole e leggere esportati nel periodo tra il 2013 e il 2021, come Tactical e Beretta 92FS, sono stati utilizzati in particolare:

     a) da militari e forze di sicurezza egiziane per intimidire e disperdere civili nell'ambito di operazioni di sicurezza urbana;

     b) nel contesto di esecuzioni extragiudiziali nel Sinai settentrionale, dove il Governo egiziano sta combattendo una guerra a bassa intensità contro Wilayat Sinai, il principale affiliato di Daesh nella penisola del Sinai, portando a un forte aumento del tasso di mortalità e a una profonda crisi dei diritti umani nella regione;

     c) in una dura repressione effettuata nei confronti delle proteste antigovernative del 2020 – in seguito a quelle del 2019 – organizzate a causa di un peggioramento della condizione dei diritti umani in Egitto e della democrazia egiziana, dovuto, nello specifico, all'introduzione del divieto pubblico di ogni forma di raduno pubblico, all'estensione della giurisdizione dei tribunali militari e alla concessione di maggiori poteri alle forze dell'ordine;

    indagini condotte da Human rights watch e Al Jazeera riportano che le forze armate egiziane hanno in più occasioni falsificato prove contro le vittime di esecuzioni extragiudiziali, collocando armi accanto ai cadaveri e fotografandoli per dare l'impressione che fossero rimasti uccisi durante uno scontro a fuoco;

    nel febbraio del 2016 Giulio Regeni, un dottorando di ricerca italiano, viene trovato morto al Cairo: il suo assassinio ha aperto una crisi diplomatica senza precedenti e un'ondata di sdegno internazionale per chiedere verità e giustizia per il ricercatore. Regeni stava conducendo una ricerca sui sindacati egiziani indipendenti quando è stato rapito, torturato e ucciso da agenti dell'Agenzia di sicurezza nazionale (Nsa) egiziana. Il suo omicidio rende evidenti i segni distintivi del regime vessatorio e autoritario di el-Sisi, dove misure draconiane, impunità e uso eccessivo della forza sono all'ordine del giorno e spianano la strada alla militarizzazione della sicurezza dello Stato;

    il Governo della Repubblica araba d'Egitto e le autorità giudiziarie egiziane non hanno dimostrato alcuna seria intenzione di collaborare con le autorità italiane sul caso Regeni;

    la mancata collaborazione sul caso da parte del Cairo e la decisione di non fornire la informazioni necessarie per completare le notifiche ai quattro agenti indagati dell'intelligence egiziana sono state definite, da parte del giudice Roberto Ranazzi, una scelta «antidemocratica» e «autoritaria», che crea «un'inammissibile zona franca di impunità»;

    il 16 dicembre 2020 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui chiede alle autorità egiziane di fornire gli indirizzi di residenza degli agenti dei servizi segreti accusati dell'omicidio, nei confronti dei quali le prove raccolte dai magistrati italiani sarebbero «inequivocabili», affinché possa essere tenuto un processo giusto, deplorando il tentativo delle autorità egiziane di ostacolare le indagini e denunciando la «repressione» del regime egiziano, le sparizioni forzate, le torture, le «confessioni forzate» e le detenzioni che farebbero parte di una strategia di «intimidazione delle organizzazioni che difendono i diritti umani». Tale richiesta è stata pubblicamente ribadita il 15 gennaio 2024 dalla Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, in occasione del 36esimo compleanno di Giulio Regeni;

    con l'articolo 1, comma 6, lettere c) e d), la legge n. 185 del 1990 vieta l'esportazione, la fornitura, il trasferimento o il transito di materiale militare e paramilitare verso Paesi: a) «nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea; b) i cui Governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate da competenti organi delle Nazioni Unite, dell'Unione europea o del Consiglio d'Europa»;

    il criterio n. 2, stabilito dall'articolo 2, paragrafo 2, della posizione comune dell'Unione europea 2008/944/PESC contiene la seguente disposizione per il rilascio delle licenze per l'esportazione di armi: «Dopo aver valutato la posizione del Paese destinatario nei confronti dei pertinenti principi stabiliti dagli strumenti internazionali in materia di diritti umani, gli Stati membri: a) rifiutano licenze di esportazione qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna»;

    l'articolo 6, paragrafo 3, del Trattato sul commercio d'armi (Att) dichiara che gli Stati membri sono tenuti a rifiutare l'autorizzazione di trasferimenti di armi convenzionali di cui all'articolo 2, paragrafo 1, all'articolo 3 (munizioni) e all'articolo 4 (parti e componenti), se sono a conoscenza, al momento dell'autorizzazione, «che le armi o gli articoli saranno utilizzati per la commissione di genocidio, crimini contro l'umanità, gravi violazioni della Convenzione di Ginevra del 1949, attacchi diretti contro oggetti civili o civili protetti in quanto tali, o altri crimini di guerra come definiti dagli accordi internazionali di cui è parte»;

    tra il 2013 e il 2021, nonostante le conclusioni del Consiglio affari esteri dell'Unione europea dell'agosto 2013, in aperta violazione della legge n. 185 del 1990, del quadro normativo europeo sull'esportazione di armi (posizione comune dell'Unione europea 2008/944/PESC) e del Trattato sul commercio d'armi (Att) l'Italia non ha mai interrotto la fornitura di armi all'Egitto;

    le potenziali ripercussioni negative in termini di diritti umani dei programmi Itepa I e II sono state portate all'attenzione del Parlamento europeo nel 2020 attraverso un'interrogazione parlamentare presentata dall'eurodeputato Miguel Urbàn Crespo. L'interrogazione mette in discussione l'aspetto etico del programma e richiama le autorità italiane alla responsabilità di porre in essere adeguati meccanismi di prevenzione delle violazioni dei diritti umani all'interno di Itepa;

    in considerazione del carattere sistematico delle violazioni dei diritti umani in Egitto ad opera di agenti e funzionari degli apparati di sicurezza, ogni attività orientata a potenziare le capacità operative e l'equipaggiamento in dotazione al National security agency comporta il rafforzamento del sistema di potere responsabile del deterioramento dello stato di diritto e dei diritti umani in Egitto,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a fermare tutti i trasferimenti e le vendite di armi piccole e leggere (Salw) all'Egitto, in linea con le disposizioni della legge n. 185 del 1990 e con gli altri impegni internazionali dell'Italia in materia di tutela dei diritti umani (nello specifico, ai sensi della posizione comune 2008/944/PESC e dell'Att);

   a interrompere in via temporanea – fino a che non saranno fornite da parte del Governo della Repubblica araba d'Egitto adeguate garanzie del rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto e a seguito di opportune verifiche dell'efficacia di tali meccanismi di garanzia da parte dei competenti organismi delle Nazioni Unite, dell'Unione europea o dell'Unione africana – in particolare la promozione di iniziative in partnership con il settore militare industriale orientate all'incremento della produzione e all'innovazione tecnologica della struttura difensiva;

   a sostenere nelle sedi europee iniziative volte ad adottare un embargo comune sulle armi contro l'Egitto e la cessazione di qualsiasi collaborazione con le forze armate egiziane come descritto al capoverso precedente del dispositivo;

   a solidarizzare con tutte le forze democratiche e progressiste in Egitto nella loro lotta per lo Stato di diritto, la democrazia e i diritti umani.
(7-00206) «Quartapelle Procopio, Schlein, Fratoianni, Della Vedova, Boldrini».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BARELLI, NEVI, ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, MARROCCO, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI, TENERINI e TOSI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza rimane estremamente critica, con il rischio che l'avvio di un'operazione militare a Rafah da parte di Israele aggravi ulteriormente le sofferenze della popolazione civile;

   Governo e Parlamento hanno sollecitato il Governo di Israele ad adottare tutte le misure necessarie volte a ridurre al minimo il numero delle vittime civili nel quadro delle operazioni militari condotte in risposta ai brutali attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023;

   l'Italia è da sempre in prima linea nell'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza; il nostro Paese ha inviato aerei con aiuti umanitari, dislocato in Medio Oriente per due mesi la nave Vulcano che ha accolto a bordo per interventi e cure mediche numerosi feriti, si sono portati in Italia decine di bambini palestinesi per cure mediche insieme alle loro famiglie. Il Governo ha adottato due pacchetti di contributi per interventi umanitari per 20 milioni di euro. Gli aiuti finanzieranno misure per la salute e la sicurezza alimentare della popolazione di Gaza, nuovi progetti delle associazioni italiane in Cisgiordania e interventi di sminamento umanitario, indispensabili per affrontare la ricostruzione;

   l'11 marzo 2023 il Ministro interrogato ha presieduto la prima riunione di un tavolo per la risposta alla crisi umanitaria a Gaza con focus sulla sicurezza alimentare, iniziativa ribattezzata «Food for Gaza». Hanno partecipato ai lavori i vertici della Fao, del Programma alimentare mondiale e della Croce rossa internazionale, con la presenza della Protezione civile e della Croce rossa italiana;

   dopo la riunione di lancio, l'iniziativa è stata presentata ai Ministri degli esteri europei in occasione del Consiglio affari esteri del 18 marzo 2023 e a tutti i principali partner internazionali –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali siano i seguiti che verranno dati dopo l'annuncio dell'iniziativa italiana «Food for Gaza» e quali siano le prossime azioni che il Governo intende intraprendere al fine di alleviare le sofferenze della popolazione civile vittima del conflitto.
(3-01087)


   BOLDRINI, SCOTTO, BAKKALI, FERRARI, GHIO, ORLANDO, SCARPA, ZAN, CASU e FORNARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a Gaza la situazione umanitaria è al collasso: 31.000 morti, di cui tantissimi donne e bambini. L'Organizzazione mondiale della sanità dichiara che, senza il cessate il fuoco, saranno tra i 60.000 e gli 85.000 i morti in più nei prossimi sei mesi solo per le malattie;

   nessuna operazione umanitaria su larga scala è davvero possibile, però, senza il blocco delle ostilità;

   infatti, per gli aiuti umanitari si accumulano file sterminate di camion, tra i 1.500 e i 2.000, fermi a Rafah, come potuto constatare da una delegazione di deputati dei gruppi dell'opposizione che si sono recati al valico e che hanno scritto anche, in merito, tra le altre cose, alla situazione del blocco di questi aiuti alla Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, la quale non ha dato alcuna risposta. Ad essere respinti dalle autorità israeliane sono anestetici, incubatrici, bombole di ossigeno, generatori, ambulanze, depuratori di acque; secondo criteri di assoluta discrezionalità;

   il divieto di ingresso degli aiuti e il conseguente calo drastico che ne deriva sulla popolazione civile è esso stesso equiparabile ad un crimine di guerra;

   il definanziamento e depotenziamento dell'Unrwa, a seguito di accuse ad alcuni dei suoi dipendenti, produrrebbe a Gaza il collasso definitivo del sistema di assistenza;

   l'Italia continua a bloccare il proprio contributo annuale all'Urnwa, mentre l'Unione europea lo ha ripristinato, sbloccando 50 degli 82 milioni di euro previsti, così come fatto da altri Stati. La Presidente della Commissione europea Von der Leyen, ha affermato: «Dobbiamo garantire la sicurezza della distribuzione degli aiuti all'interno di Gaza. Questo rende ancora più importante lavorare con quelle agenzie che hanno ancora una presenza sul campo. Ed è il caso dell'Unrwa»;

   inoltre, sono stati congelati numerosi progetti a Gaza e in West Bank dell'Agenzia della cooperazione italiana allo sviluppo e delle organizzazioni non governative italiane che operano in Palestina e in Israele;

   gli interroganti ritengono urgente assicurare la consegna degli aiuti umanitari all'interno della Striscia alla popolazione civile, anche attraverso una specifica iniziativa dell'Unione europea volta a chiedere allo Stato d'Israele, nell'immediato, lo sblocco dei valichi –:

   quali azioni di competenza stia perseguendo il Governo per favorire il cessate il fuoco a Gaza, sbloccare gli aiuti umanitari e come motivi il blocco dei progetti della cooperazione italiana, così come dei fondi all'Unrwa, stante la decisione dell'Unione europea di ripristinare i contributi, anche alla luce della due diligence che l'Onu ha prontamente effettuato.
(3-01088)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CALOVINI, CAIATA, DI GIUSEPPE, LOPERFIDO, MURA e TREMONTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 17 marzo 2024 si è svolto al Cairo un incontro tra il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e una delegazione europea composta dal Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dal Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, dal Presidente della Repubblica di Cipro Nikos Christodoulidis e i Primi ministri di Belgio, Alexander De Croo, Grecia, Kyriakos Mitsotakis, e Austria, Karl Nehammer;

   il memorandum Unione europea-Egitto prevede finanziamenti per 7,4 miliardi di euro in 3 anni (2024-2027): 600 milioni in sovvenzioni, di cui 200 milioni per la gestione delle migrazioni (sicurezza ai confini, formazione di manodopera qualificata, misure per favorire la migrazione legale e scoraggiare quella illegale); 5 miliardi di euro erogati in forma di prestiti agevolati per progetti bilaterali; 1,8 miliardi di euro supporteranno ulteriori investimenti, a valere sul Piano di investimenti per l'economia del vicino Sud;

   il documento indica 6 priorità: primo, stabilità, democrazia, libertà fondamentali, diritti umani, uguaglianza di genere e pari opportunità; secondo, stabilità economica; terzo, la transizione verde e digitale in campo energetico; quarto caposaldo è quello delle migrazioni, raccordato con il quinto, ovvero quello della sicurezza; sesto punto, formazione e scambi, per preparare manodopera qualificata per Africa ed Europa;

   imponente è anche il pacchetto di interventi nell'ambito del Piano investimenti per il vicino Sud: attraverso 35 milioni di euro in sovvenzioni, l'Unione europea sosterrà l'Egitto nel completamento dell'elettrificazione e in altri ammodernamenti;

   aiuti sono previsti anche per l'agricoltura, che coinvolgerà particolarmente l'Italia: saranno fornite tecnologie per espandere la capacità di stoccaggio e la produzione del grano per far fronte alla mancanza di quello ucraino;

   gli accordi previsti dal memorandum Unione europea-Egitto sono stati preceduti da un colloquio bilaterale tra Italia ed Egitto, al termine del quale il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ed il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi hanno convenuto di stabilire un partenariato tra Italia ed Egitto nel contesto dei grandi progetti agricoli e di bonifica, finalizzati a stabilire una «model farm» e a trasferire le più innovative tecnologie italiane nel settore per contribuire alla sicurezza alimentare della nazione –:

   se il Governo intenda intraprendere iniziative volte a giungere alla massima integrazione tra quanto previsto dal memorandum Unione europea-Egitto e quanto stabilito dal partenariato Italia-Egitto, anche in ragione dei contenuti del «Piano Mattei» per l'Africa.
(3-01089)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO, AMENDOLA, BOLDRINI e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   «Han votato e ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre ragione, ovunque voti». Con queste parole, il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e segretario di una delle tre principali formazioni che sostengono il Governo ha commentato le elezioni farsa che si sono svolte in Russia e che hanno portato all'elezione di Vladimir Putin alla presidenza della Federazione Russa per la quinta volta, con una percentuale dell'87,8 per cento che, per la maggior parte delle Cancellerie occidentali rappresenta il segno di una elezione farsa;

   interrogato dagli organi di informazione, il Ministro Tajani ha commentato: «le elezioni sono state caratterizzate da pressioni forti e anche violente. Navalny è stato escluso da queste elezioni con un omicidio, abbiamo visto le immagini dei soldati nelle urne, non mi sembra che sia un'elezione che rispetta i criteri che rispettiamo noi»;

   e per chiarire ancora più nettamente il proprio punto di vista, il Ministro interrogato ha precisato, in un post sulla piattaforma X, che «Le elezioni in Russia non sono state né libere né regolari ed hanno riguardato anche territori ucraini occupati illegalmente»;

   in precedenza, il Vice Presidente Salvini si era messo in evidenza per dichiarazioni quantomeno ambigue e reticenti riguardanti l'uccisione di Navalny del tipo «saranno medici e giudici ad accertare la responsabilità»;

   è di tutta evidenza come certe prese di posizione, su questioni di cruciale importanza per la sicurezza nazionale e per la credibilità del nostro Paese, mal si concilino con la tradizionale collocazione dell'Italia nel sistema delle relazioni internazionali nonché con l'indirizzo prevalente dell'attuale Governo;

   se la politica estera deve essere un terreno in cui ci si dovrebbe esercitare per ricomporre le fisiologiche divisioni che caratterizzano maggioranza e opposizioni, a maggior ragione agli interroganti appare paradossale una drastica e plateale contrapposizione all'interno della stessa compagine di Governo;

   la stessa credibilità della guida italiana del G7 rischia di esserne compromessa –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere al fine di fugare ogni dubbio riguardo alla posizione dell'Italia nei confronti della opinione pubblica e dei partner internazionali, proprio durante la Presidenza del G7, circa la compressione della democrazia in Russia e la sua politica neo imperiale.
(5-02172)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la recente COP28 di Dubai si è conclusa con un accordo tra le parti che riconosce per la prima volta la necessità di una transizione dai combustibili fossili, il che rende sempre più necessaria l'adozione di azioni risolute per garantire che la nuova capacità di energia pulita sostituisca attivamente l'energia prodotta da carbone, petrolio e gas;

   a livello nazionale lo strumento per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione è il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), la cui ultima versione è stata trasmessa alla Commissione europea il 19 luglio 2023;

   i recenti rilievi mossi della Commissione europea mostrano come il PNIEC non riesca a centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti previsti a livello continentale, ossia -55 per cento al 2030 rispetto al 1990 e per quanto riguarda la penetrazione delle fonti rinnovabili, sebbene la stima del PNIEC garantirebbe per queste ultime il 40,5 per cento dei consumi totali di energia al 2030 a fronte di una richiesta minima del 39 per cento prevista dal regolamento (Ue) 2018/1999 per il nostro Paese, il target non risulta particolarmente ambizioso, dato che la direttiva RED III impone di arrivare – come dato medio Ue – almeno al 42,5 per cento di penetrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico, con l'ambizione di arrivare a quota 45 per cento sempre al 2030;

   secondo il recente rapporto di Legambiente «Scacco matto alle rinnovabili 2024», presentato durante i lavori del K.EY-The energy transition expo di Rimini, nel 2023 sono stati registrati appena 5.677 MW (Megawatt) totali di nuove installazioni di impianti di produzione da rinnovabili, una crescita decisamente lenta rispetto ai numeri di installazioni annuali che servirebbero per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, ossia 90 GW (Gigawatt) di nuove installazioni, pari a quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030;

   a preoccupare, in particolare, è la scarsità dei grandi impianti realizzati nel 2023: secondo i dati di Elettricità futura, infatti, dei 487 MW di eolico, l'85 per cento degli impianti ha una taglia superiore ai 10 MW ma dei 5.234 MW di fotovoltaico il 38 per cento degli impianti ha una potenza inferiore ai 12 kW (kilowatt) e il 78 per cento è sotto il MW;

   al 17 gennaio 2024 sarebbero 1.376 le richieste per l'istallazione di nuovi impianti ancora in fase di valutazione, un dato che dà l'idea di un grande fermento da parte delle imprese ma che non trova ad oggi riscontro nelle autorizzazioni rilasciate, vista la lentezza legata alle procedure;

   anche dal punto di vista normativo si registra un pesante ritardo dei decreti attuativi attinenti al settore energetico e in particolare alle rinnovabili, che il Governo è chiamato ad adottare, come il decreto delle aree idonee o quello per stabilire termini e modalità per il funzionamento della piattaforma digitale, quale servizio di supporto alle Regioni e alle Province autonome nel processo di individuazione delle stesse;

   nonostante i primi segnali positivi arrivati con il decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili (Cer), a cui si è aggiunto il decreto sulle regole attuative, ad oggi sono solo 154 le forme di energia condivisa realizzate in Italia, tra Comunità energetiche rinnovabili e configurazioni di autoconsumo collettivo;

   se e quando il Ministro interrogato intenda adeguare il PNIEC secondo le indicazioni della Commissione europea, rimodulando gli obiettivi di penetrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico per raggiungere la quota di energia prodotta da tali fonti pari ad almeno il 42,5 per cento del consumo complessivo a livello nazionale e quali iniziative intenda assumere per accelerare il rilascio delle autorizzazioni per l'istallazione di nuovi impianti, implementando soprattutto i grandi impianti, anche attraverso lo snellimento degli iter autorizzativi e il completamento dei provvedimenti normativi attuativi di competenza.
(3-01091)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   CAPPELLETTI, PAVANELLI e APPENDINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   a novembre 2023 il costo dell'energia nella borsa elettrica si è ridotto di un 9,3 per cento rispetto ad ottobre 2023 per opera sia della riduzione del costo del gas sia di un deciso incremento della produzione rinnovabile, salita di oltre il 12 per cento grazie a un rimbalzo di idroelettrico ed eolico;

   secondo stime Enea, nel corso del 2022 gli interventi di efficientamento energetico hanno generato un risparmio record di 3 miliardi di euro nella fattura energetica nazionale, nonostante dal calcolo complessivo sia stato escluso il contributo degli impianti fotovoltaici e degli accumuli a questi abbinati installati con il cosiddetto Superbonus anche per merito dei quali nel 2023 l'installato da FER ha raggiunto circa i 6 GW, in forte aumento rispetto al 2022 con un installato di 3 GW;

   i citati dati, tuttavia, non sono sufficienti ad allineate il nostro Paese alle performance degli altri Stati EU ed evidenziano la necessità di installare circa 10-12 GW di impianti a fonti rinnovabili all'anno per poter raggiungere il target 2030 individuato nel PNIEC;

   dal monitoraggio dei provvedimenti attuativi del febbraio 2024, a cura del servizio per il controllo parlamentare della Camera dei deputati, emergono in maniera palese ritardi nell'adozione di svariati provvedimenti concernenti la transizione energetica e, segnatamente, il decreto legislativo n. 199 del 2021 di recepimento della direttiva cosiddetta RED II;

   tra questi, per citarne alcuni, rientrano le modalità di incentivazione per la produzione di energia elettrica di impianti alimentati da fonti rinnovabili (FerX e Fer2); il decreto per l'individuazione delle aree idonee per l'installazione di impianti FER; il testo unico per le procedure di autorizzazione, costruzione ed esercizio degli impianti; il decreto sui termini e le modalità per il rispetto e la verifica dell'obbligo di incremento dell'energia rinnovabile termica nelle forniture di energia; la disciplina della piattaforma di mercato per la negoziazione di lungo termine dell'energia da FER nonché l'istituzione della piattaforma unica digitale per impianti a fonti rinnovabili;

   come noto, i citati provvedimenti sono cruciali per raggiungere i target del Pniec, per rafforzare la sicurezza del Paese, per innovare e rendere competitivo il comparto produttivo oltre che per garantire la riduzione dei costi di energia per i consumatori –:

   quali iniziative intenda intraprendere per accelerare l'emanazione dei provvedimenti citati in premessa, utili a colmare i ritardi presenti nel raggiungimento dei target individuati nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima.
(5-02169)


   PELUFFO e TABACCI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che nelle ultime settimane numerosi utenti di Enel Energia hanno lamentato di aver ricevuto bollette con importi aumentati anche di dieci volte, per il bimestre novembre-dicembre 2023, rispetto alle bollette precedenti;

   gli utenti coinvolti hanno sottoscritto offerte a prezzo fisso a circa 0,60 €/Smc, offerte che sono state unilateralmente modificate da Enel ed aumentate fino a oltre 2,43 €/Smc;

   l'azienda sostiene di aver informato correttamente gli utenti interessati già dal mese di agosto 2023, ossia entro i 90 giorni previsti per legge, cosa che però non sarebbe correttamente avvenuta secondo alcune associazioni di consumatori che hanno denunciato il fatto che «gli utenti non hanno ricevuto alcuna comunicazione da Enel Energia, e si sono accorti della modifica solo al ricevimento della bolletta. Si tratta peraltro di comunicazioni non tracciate, delle quali il Gestore non può provare in modo certo il ricevimento»;

   il codice di condotta commerciale approvato da Arera prevede che siano i clienti a dover dimostrare di non aver mai ricevuto una comunicazione da parte del fornitore, con l'onere della prova che spetterebbe alla parte debole del contratto anche nel caso in cui la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta;

   questa situazione rischia di mettere in difficoltà moltissime famiglie e utenti soprattutto anziani perché, anche se fosse stato comunicato per tempo (come sostiene Enel) ed essendo nelle facoltà di un'azienda modificare le proprie tariffe, l'entità dell'aumento sembra agli interroganti assolutamente disallineato in rapporto ai valori di mercato del periodo. Gli indici fissati da Arera si attestano infatti intorno a 0,30-0,50 euro al metro cubo, molto distanti dai 2,50 fissati da Enel Energia che resta comunque una partecipata in cui lo Stato italiano, tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, rimane il principale azionista –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di dover intervenire, per quanto di competenza, per assicurare che, soprattutto nella fase di passaggio dal mercato tutelato al mercato libero di gas ed energia elettrica, sia applicata una prassi più favorevole al consumatore per i prezzi delle forniture e per le comunicazioni ai clienti.
(5-02170)


   SQUERI, MAZZETTI e CASASCO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva Energy performance of building directive (EPBD), meglio nota come «direttiva Case green» è stata approvata dal Parlamento europeo e approderà il 12 aprile 2024 al Consiglio Ecofin, per l'approvazione definitiva;

   secondo la Commissione Ue, per realizzare gli obiettivi della EPBD negli Stati dell'Unione saranno necessari 152 miliardi di euro di investimenti extra all'anno. Talune risorse sono accantonate (Fondo sociale per il clima, Fondi di coesione), tuttavia gli Stati dovranno ricorrere a risorse aggiuntive proprie;

   nel quadro di sintesi della bozza di Pniec trasmessa a Bruxelles nel giugno 2023 è previsto che il residenziale rappresenti il 52 per cento, del totale dei risparmi attesi –:

   quali impatti avrà sulle imprese dei settori dell'energia e delle costruzioni la nuova politica di efficientamento energetico degli edifici.
(5-02171)

Interrogazione a risposta scritta:


   BRUZZONE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo decennio, in buona parte delle regioni italiane, si assiste all'annuale passaggio della fruizione venatoria attraverso i tribunali amministrativi regionali. Ogni anno, infatti, le regioni sono vincolate per legge a dover redigere e approvare il proprio calendario venatorio, prodromico a regolamentare l'attività venatoria sul proprio territorio di competenza;

   i calendari, ad oggi approvati per via amministrativa, subiscono continue impugnative dalle associazioni anticaccia, dando vita ad un sistema ormai consolidato, mediante il quale i principali detrattori dell'attività venatoria auspicano l'ottenimento di un'eventuale sospensiva emessa dai TAR. Un assurdo e dispendioso circolo vizioso a carico della collettività, che grava sugli uffici pubblici, spesso oberati di pratiche pendenti. L'impugnativa sui calendari venatori si riconduce notoriamente alla contestazione del periodo di apertura e chiusura del prelievo di alcune specie di selvaggina migratoria. Nonostante questi periodi siano ricompresi nell'arco temporale stabilito dalla legge nazionale di riferimento e rispettati dalle singole regioni, subiscono l'influenza di valutazioni contrastanti del parere obbligatorio (ma non vincolante) dell'Istituto superiore per la Ricerca ambientale (Ispra), che suggerisce alle regioni la chiusura anticipata del prelievo di alcune specie di uccelli che andrebbero ad anticipare la propria migrazione pre-riproduttiva, beneficiando così di assoluta tutela;

   pur non essendo il parere Ispra giuridicamente vincolante, ogni impugnativa può portare a sospensive cautelari emesse dai singoli TAR, particolarmente pregiudizievoli nei confronti di un'attività lecita e regolamentata;

   si evidenzia inoltre come le indicazioni di Ispra sui periodi di migrazione, derivino dalle indicazioni fornite dallo stesso nel 2018 per la revisione del documento europeo Key concepts, revisione svoltasi ad avviso dell'interrogante in totale contrasto con le raccomandazioni espresse dalla Commissione europea;

   l'allora Ministero per la transizione etologica non seguì infatti le procedure di concertazione né la scala di priorità nei riferimenti scientifici che la Commissione aveva indicato. Il documento finale Key Concepts uscito nel 2021, riporta nei testi di commento della Commissione che i dati italiani sono fortemente difformi da quelli degli Stati vicini, in molti casi sostenendo la possibilità di confusione fra movimenti invernali e migrazione vera e propria. Addirittura in due casi (beccaccia e codone) la Commissione smentisce i dati italiani, affermando che la migrazione ha inizio in febbraio e non in gennaio come indicato da Ispra;

   si rileva inoltre come l'Istituto abbia allora giustificato le proprie proposte di chiusura anticipata basandosi esclusivamente su dati interni, non ottemperando alle richieste di pubblicazioni di supporto richieste dalla Commissione. Infine, si rende noto che i dati Ispra relativi ai Key concepts per alcune specie di interesse venatorio, risultano diametralmente opposti anche alle risultanze di recenti studi portati avanti dalle Università e dalle associazioni di categoria, ottenuti con la moderna tecnologia della telemetria satellitare, coincidenti con i dati degli altri paesi Unione europea –:

   sulla base di quanto evidenziato, se il Ministro interrogato ritenga opportuno chiarire la tematica, adottando tempestivamente le iniziative di competenza necessarie ad una revisione dei dati italiani Key concepts per consentire alla Commissione la rettifica del documento per il nostro Paese, anche al fine di risolvere buona parte dei contenziosi con la giustizia amministrativa e di uniformare i dati italiani a quelli dei Paesi posti sullo stesso areale di migrazione, come previsto per la corretta gestione degli uccelli migratori a livello transnazionale dalla direttiva 147/2009/CE.
(4-02530)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MARATTIN, FARAONE, GADDA, DE MONTE, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per settimane, su alcune reti televisive nazionali, è stato trasmesso uno spot pubblicitario – indicato come «comunicazione istituzionale» promossa dal Ministero dell'economia e delle finanze – relativo all'ultimo collocamento dell'emissione di Btp valore;

   la narrazione proposta vede due coppie di pensionati sedute a un tavolo, dove una delle due chiede all'altra i propri programmi per la settimana successiva e la seconda delle coppie risponde che «si troverà in crociera», perché ha «comprato Btp valore», il tutto suggerendo anche ad avviso degli interroganti una perniciosa associazione tra tale possibilità di andare in crociera e un'ipotetica «vincita alla lotteria»;

   tale rappresentazione distorce gravemente la capacità remunerativa del prodotto ed è evidentemente idonea a indurre in errore il consumatore medio, falsandone il processo decisionale e incidendo in misura apprezzabile sul comportamento economico del consumatore medio che raggiunge o al quale è diretta;

   nella pubblicità dei Btp valore viene evidenziato in maniera automatica il legame tra sottoscrizione del titolo e, in tempo breve, l'ottenimento delle risorse necessarie per «andare in crociera», senza tra l'altro alcun cenno anche minimale ai rischi che, sebbene in misura del tutto residuale, sono presenti nella sottoscrizione di obbligazioni pubbliche;

   simili circostanze appaiono pienamente riconducibili all'ambito delle pratiche commerciali scorrette sanzionate dagli articoli 21, 22 e 23 del codice del consumo, nonché, per quanto attiene ai professionisti, nell'alveo del divieto di pubblicità ingannevole disciplinato dal decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145;

   importanti forme di incentivazione all'acquisto di titoli di Stato – come agevolazioni e benefìci fiscali e il recente scomputo dal calcolo dell'Isee – trovano fondamento nella necessità di assicurare alla Repubblica risorse indispensabili per il proprio funzionamento, ma non possono in alcun modo giustificare campagne pubblicitarie a giudizio degli interroganti palesemente ingannevoli e che possono pregiudicare la tutela dei consumatori e professionisti, il corretto funzionamento dei mercati e la tutela della concorrenza sotto il profilo della capacità di collocazione dei titoli dei diversi emittenti –:

   per quale motivo il Ministro interrogato abbia ritenuto opportuno – pur nel conseguimento di una finalità istituzionale e auspicabile, quale il collocamento presso la clientela retail di un'emissione obbligazionaria di titoli di Stato ad essa principalmente rivolta – ricorrere a rappresentazioni che appaiono agli interroganti tipicamente riconducibili alle pratiche commerciali scorrette e alle tecniche di pubblicità ingannevole per promuoverne la sottoscrizione.
(3-01081)


   D'ALESSIO, CARFAGNA, BENZONI, BONETTI, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la norma che regolamenta le sanzioni pecuniarie che il cittadino deve versare al comune in caso di versamenti di tributi non eseguiti o in presenza di dichiarazioni omesse o infedeli (decreto legislativo n. 471 del 1997) prevede che: in presenza di versamenti di tributi non eseguiti in tutto o in parte si applichi una sanzione pari al 30 per cento per ogni importo non versato; in caso di omessa o infedele dichiarazione le sanzioni raggiungono il 100 per cento, mentre, in caso di omessa denuncia e omesso versamento, le due sanzioni sono da sommarsi raggiungendo quindi il 130 per cento; in tali situazioni il comune, effettuati i dovuti controlli, notifica un avviso di accertamento e irroga le sanzioni previste;

   mentre il comune irroga immediatamente le sanzioni nella misura minima del 30 per cento, l'Agenzia delle entrate attualmente prima comunica al contribuente di aver riscontrato anomalie invitandolo a sanarle, poi invia una comunicazione di irregolarità con applicazione delle sanzioni nella misura del 10 per cento. Solo successivamente, se il contribuente non adempie dopo i primi due «avvisi», emette un avviso di accertamento con le sanzioni previste dalla normativa;

   il comune è, di fatto, l'istituzione più vicina ai cittadini e, nel caso di specie, è il solo soggetto ad applicare sanzioni così elevate;

   in un momento come quello attuale lo Stato, in tutte le sue articolazioni, dovrebbe tutelare i cittadini intervenendo sulla normativa affinché gli organismi comunali non gravino così pesantemente sulle tasche dei contribuenti attraverso l'irrogazione di sanzioni che possono risultare profondamente sproporzionate, trasformando il comune in una sorta di antagonista nemico del cittadino;

   i comuni, in ragione della connaturata vicinanza alla cittadinanza, avrebbero necessità di un cambio di passo ai fini di una «riappacificazione» tra ente e contribuente;

   si dovrebbe prevedere, derogando alla normativa vigente, la possibilità di richiedere ai cittadini, almeno in prima istanza, esclusivamente i tributi dovuti (la sola sorte capitale), oltre agli interessi maturati per il periodo intercorrente dalla data di scadenza del tributo fino alla data di pagamento dello stesso;

   ciò non inciderebbe sulle previsioni di bilancio dei comuni, in quanto le sanzioni non figurano quali entrate. Si permetterebbe così ai cittadini di versare quanto dovuto e ai comuni di raggiungere, senza alcun danno, il duplice obiettivo di riscossione dei tributi e di segno di vicinanza ai cittadini –:

   se non ritenga di promuovere iniziative di carattere normativo volte a modificare la disciplina menzionata al fine di andare incontro alle esigenze di riscossione dei comuni e di gravare in misura inferiore sui singoli cittadini.
(3-01082)


   GRIMALDI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi tempi il sistema tributario italiano, disattendendo i dettami costituzionali, è diventato fortemente regressivo anche a causa di politiche fiscali che, favorendo i ceti più abbienti, ne hanno sensibilmente ridotto la capacità redistributiva, amplificando le diseguaglianze sociali;

   contemporaneamente, nei primi nove mesi 2023 il settore bancario nel nostro Paese ha segnato oltre 16 miliardi di euro di utili netti, l'80 per cento più dell'anno precedente;

   dai comunicati ufficiali principali istituti di credito quotati, come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, Popolare di Sondrio e Credem, emerge che gli stessi hanno registrato nel corso del 2023 utili per 23 miliardi di euro;

   l'aumento del margine d'interesse, nel primo semestre del 2023, ha superato del 60 per cento quello del 2022, determinato soprattutto dalla decisione della Banca centrale europea di incrementare i tassi di interesse dallo 0,5 per cento al 4,50 per cento, generando un aumento dei costi del denaro per famiglie e imprese;

   il sistema bancario italiano, nell'uniformarsi a tali decisioni, ha applicato i rialzi dei tassi solo sui finanziamenti, portandoli dal 2,13 per cento al 4,76 per cento, lasciando pressoché invariati gli interessi riconosciuti ai depositanti, determinando nell'ultimo biennio una crescita della rata mensile dei mutui a tasso variabile del 50 per cento;

   l'incremento degli utili delle banche definiti «extraprofitti» ha indotto nel 2023 il Governo a imporre al settore un'imposta straordinaria del 40 per cento sulla parte del «margine di interesse», che va oltre il 10 per cento in più della stessa voce relativa all'esercizio 2021;

   il gettito, stimato intorno ai 4 miliardi di euro, sarebbe stato destinato a misure di sostegno per famiglie e imprese;

   è tuttavia intervenuta una disposizione che concedeva la facoltà di destinare l'importo al rafforzamento della struttura patrimoniale, con il risultato che i grandi fondi d'investimento internazionale si divideranno il 60 per cento di quei 28 miliardi di euro di extraprofitti, senza alcun beneficio per la collettività;

   il taglio del cuneo fiscale è stato fino a oggi finanziato in disavanzo, ma per essere messo a regime occorre individuare ulteriori entrate fiscali, così come ai fini del finanziamento del welfare sarà necessario cambiare la struttura attuale del prelievo, nonché rivedere le disposizioni in merito agli extraprofitti delle banche –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente promuovere una revisione della disciplina sul prelievo sugli extraprofitti delle banche e introdurre altre misure redistributive e di giustizia fiscale, al fine di porre un freno alle crescenti disuguaglianze e, allo stesso tempo, di finanziare il taglio del cuneo fiscale, il Servizio sanitario nazionale e la piena occupazione nella transizione ecologica.
(3-01083)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2023 l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità è stato fissato a 3.377,50 euro, ossia più 25,15 per cento rispetto al 2022, determinando un grave impatto sui concessionari;

   il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 2510 del 2023 (ruolo generale n. 4394/2023), ha sospeso in via cautelare l'efficacia di suddetto decreto, mettendo in dubbio proprio la legittimità dell'utilizzo dell'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali in luogo dell'indice dei prezzi all'ingrosso (che l'Istat non diffonde più da gennaio 1998) espressamente previsto dalle norme di legge in tema di adeguamento dei canoni demaniali;

   il decreto 17 dicembre 2023 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha previsto una lieve riduzione del 4,5 per cento, 152 euro. La misura minima di canone è stata, dunque, aggiornata a 3.225,50 euro a decorrere dal 1° gennaio 2024, mantenendo, tuttavia, gli stessi criteri di calcolo;

   inoltre, sul tema rimane ancora pendente la mancata attuazione dei decreti legislativi volti a riordinare e semplificare la disciplina in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per finalità turistico-ricreative e sportive, di cui alla legge n. 118 del 2022. La delega è scaduta più di un anno fa, il 28 febbraio 2023, e da allora non è stato fatto alcun passo avanti;

   in risposta all'interrogazione n. 3-00349, ad aprile 2023, il Ministro interrogato ha dichiarato che avrebbe tenuto in adeguata considerazione le concessioni con finalità di carattere culturale, sociale e sportivo. Tuttavia, nonostante le numerose occasioni legislative presentatesi, il Governo non è intervenuto né ha accettato le modifiche emendative proposte e volte a ripristinare la disposizione valida per il 2021 in base alla quale, per le attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, e per finalità di interesse pubblico individuate e deliberate dagli enti locali territorialmente competenti, l'importo annuo del canone demaniale non poteva essere inferiore a euro 500 –:

   quali iniziative di carattere normativo intenda adottare con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per attività sportive, ricreative, legate alle tradizioni locali, senza fini di lucro e per finalità di interesse pubblico, alla luce della citata ordinanza sospensiva e per sanare con nuovi strumenti la mancata attuazione della delega di cui all'articolo 4 della legge n. 118 del 2022.
(3-01084)


   MOLINARI, BAGNAI, CENTEMERO, CAVANDOLI, GUSMEROLI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CECCHETTI, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018), articolo 1, commi da 35 a 50 (successivamente modificati e integrati dall'articolo 1, comma 678, legge n. 160 del 2019 – legge di bilancio per il 2020), è stata introdotta in Italia la cosiddetta «web tax», un'imposta sui servizi digitali con aliquota pari al 3 per cento, i cui soggetti passivi sono le imprese che operano a livello internazionale e che realizzano congiuntamente:

    a) un ammontare complessivo di ricavi, ovunque realizzati, non inferiore a 750.000.000 di euro;

    b) un ammontare di ricavi derivanti dai servizi digitali, nel territorio dello Stato, non inferiore a 5.500.000 euro;

   la base imponibile dell'imposta è rappresentata dai soli ricavi derivanti dalla fornitura di servizi digitali «localizzati» in Italia e il periodo d'imposta è individuato nell'anno solare; sono escluse dall'applicazione del tributo una serie di fattispecie, quali, tra le altre, la fornitura diretta di beni e servizi nell'ambito di un servizio di intermediazione digitale e la cessione di dati da parte dei soggetti che forniscono taluni servizi perlopiù di carattere finanziario;

   il 2024 è il primo anno di applicazione in Italia delle norme sulla global minimum tax (decreto legislativo n. 209 del 2023, di recepimento della direttiva n. 2022/UE/2523), un sistema coordinato di regole di contrasto all'erosione globale della base imponibile delle imposte societarie sviluppato dall'Ocse (il cosiddetto «Pillar 2») per fronteggiare possibili meccanismi di elusione fiscale internazionale, derivanti dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione dell'economia;

   proseguono, invece, tra molte difficoltà in sede Ocse i lavori del cosiddetto «Pillar 1», finalizzati a introdurre nuovi meccanismi di allocazione dei profitti delle imprese che operano su più mercati, idonei a intercettare le peculiarità dell'economia digitale;

   con comunicato del 15 febbraio 2024, il Ministero dell'economia e delle finanze ha annunciato che Austria, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti hanno deciso di prorogare il compromesso politico stabilito nella dichiarazione congiunta del 21 ottobre 2021 sulla cosiddetta «tregua dalla web tax», concordata dal quadro inclusivo dell'Ocse/G20, fino al 30 giugno 2024;

   considerata la fluidità del quadro normativo internazionale, appare opportuno riflettere a livello multilaterale su come modulare l'ambito soggettivo e oggettivo della web tax e sul livello di tassazione da applicare, tenendo in conto la necessità di ampliare le basi imponibili alla luce del mutato quadro dell'economia globale e della nuova configurazione delle società di servizi –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché la tassazione di cui in premessa venga mantenuta e razionalizzata.
(3-01085)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la sostenibilità del debito pubblico rappresenta un pilastro fondamentale che condiziona l'agibilità di bilancio del Governo, l'adesione alle norme comunitarie in materia di finanza pubblica degli Stati membri, oltre alla percezione dell'affidabilità del Paese come registrata dai mercati finanziari;

   il rapporto «Finanza pubblica: fabbisogno e debito», pubblicato da Banca d'Italia il 15 marzo 2024, segnala che il debito pubblico dell'Italia si è attestato a gennaio 2024 a quota 2.848,7 miliardi di euro;

   il trend del differenziale tra i tassi dei titoli di Stato italiani a dieci anni e quelli dei Bund tedeschi sta segnalando dati confortanti nel primo trimestre 2024, con una diminuzione di oltre quaranta punti base dal mese di gennaio 2024;

   già a novembre 2023, come comunicato da Banca d'Italia, la quota di titoli di Stato in mano a famiglie e imprese aveva raggiunto quota 320 miliardi di euro, pari al 13,4 per cento del totale del debito;

   il 26 febbraio 2024 i risparmiatori italiani hanno potuto iniziare ad acquistare il nuovo «Btp valore», con una raccolta che nella prima giornata ha raggiunto quota 6,44 miliardi di euro, un risultato maggiore delle due precedenti edizioni;

   come comunicato dal Ministero dell'economia e delle finanze il 4 marzo 2024, l'importo complessivamente emesso di Btp valore «è stato pari a 18.316,424 milioni di euro a fronte di 656.369 contratti conclusi, con un taglio medio di 27.906 euro. Si tratta del risultato più elevato di sempre in termini di valore sottoscritto, ma anche per numero di contratti registrati in un singolo collocamento di titoli di Stato per i piccoli risparmiatori (retail), a cui è esclusivamente destinato il Btp valore» –:

   apprezzata la fiducia crescente dei cittadini, espressa anche durante l'ultimo collocamento di titoli di Stato italiani, quali ulteriori iniziative intenda assumere per rafforzare la sostenibilità del debito pubblico del Paese.
(3-01086)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   DEL BARBA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Fastweb SpA è un'azienda di telecomunicazioni operante sul mercato mobile e fisso, a socio unico soggetta all'attività di direzione e coordinamento di Swisscom AG, esercitata attraverso la controllata Swisscom Italia;

   ad inizio 2007 Swisscom acquistò una partecipazione maggioritaria nella società e durante il periodo dell'offerta, dal 10 aprile al 15 maggio 2007, propose di versare 47 euro per ogni azione Fastweb cedutale, portando gli investitori a venderle l'80,7 per cento del capitale azionario di Fastweb;

   nel maggio del medesimo anno Swisscom, già titolare dell'1,7 per cento di azioni Fastweb, deteneva titoli azionari pari all'82,4 per cento dell'intero capitale e negli anni successivi, ha poi completato l'acquisizione delle azioni non ancora in suo possesso;

   Swisscom Sa è la principale società di telecomunicazioni elvetica, il cui pacchetto azionario è composto per il 51 per cento dalla Confederazione Elvetica, per il 39 per cento è posseduta da altri enti e per il restante 9 per cento da soggetti privati;

   il 28 febbraio 2024, con una nota rilasciata poco prima dell'apertura dei mercati, il gruppo Vodafone e Swisscom hanno confermato le indiscrezioni trapelate qualche giorno prima sulla stampa, ovvero l'avvio di una trattativa esclusiva con il gruppo svizzero per la cessione delle attività italiane dell'operatore britannico per un «enterprise value» riconosciuto di 8 miliardi di euro;

   nel comunicato stampa rilasciato da Swisscom, tra le varie, è specificato come «la transazione sarebbe un passo fondamentale per consentire a Swisscom di realizzare il suo obiettivo strategico di creare valore a lungo termine in Italia e sarebbe pienamente conforme agli obiettivi strategici dati del Consiglio federale»;

   il successivo 15 marzo 2024 entrambe le società hanno comunicato di aver raggiunto un accordo vincolante per cui Swisscom acquisirà il 100 per cento degli asset di Vodafone Italia;

   alla luce delle attuali quote sul mercato della telefonia fissa e mobile, la fusione darebbe vita rispettivamente al primo operatore nel segmento mobile e al secondo operatore nel segmento fisso complessivamente inteso, ma primo per quote di mercato in quello «Fiber to the Home», che è la configurazione tecnologica di riferimento per tutti i piani strategici governativi;

   se l'operazione si concludesse positivamente, si avrebbe che il principale operatore di un settore strategico sarebbe controllato da un Governo straniero, neanche appartenente all'Unione europea;

   da fonti stampa si apprende anche la forte preoccupazione dei principali rappresentanti istituzionali della Confederazione federale elvetica, che – a differenza delle Istituzioni italiane che ad oggi non hanno rilasciato alcuna dichiarazione in merito all'operazione – avrebbero convocato i vertici di Swisscom per chiedere ulteriori informazioni circa l'operazione finanziaria;

   sussiste, inoltre, una forte preoccupazione per la tutela del perimetro occupazionale, considerato che in Italia le lavoratrici e i lavoratori di Vodafone hanno attraversato momenti assai complessi, con esternalizzazioni e cessioni di rami d'azienda, senza considerare i 1.000 esuberi dichiarati nel 2023 e poi superati grazie ad un accordo tra azienda e sindacato;

   il rischio che si va prospettando è che l'operazione tra Vodafone e Fastweb, in combinato con quella che TIM sta portando avanti per lo scorporo della propria rete, possano portare ad ulteriori e drammatiche riduzioni di personale in un settore che ormai da oltre 15 anni vive una profonda crisi –:

   se alla luce di quanto esposto, i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, non ritengano di attivarsi, per quanto di competenza, presso la propria controparte elvetica, per comprendere le ragioni alla base di questa scelta e gli obiettivi industriali e quali azioni intendano porre in essere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e di investimento tecnologico.
(4-02527)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   STEFANAZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 marzo 2024, un uomo di 40 anni, già noto alle forze dell'ordine, è stato gambizzato in pieno giorno davanti ad un bar di viale Grassi, a Lecce, a pochi metri di distanza dal comando provinciale dei vigili del fuoco;

   il ferito è stato soccorso da un'ambulanza del 118 e trasportato in codice rosso all'ospedale «Vito Fazzi» di Lecce;

   secondo le prime ricostruzioni, gli autori dell'agguato avrebbero sparato almeno due-tre colpi da una moto in corsa;

   tale episodio rappresenta l'ennesimo fatto criminale accaduto negli ultimi mesi nel territorio salentino;

   una sequenza di accadimenti che suscitano enorme inquietudine presso le comunità locali e rispetto alle quali, per ben due volte nell'ultimo anno l'interrogante ha inteso rivolgere una interrogazione parlamentare al Ministro dell'interno (n. 4-01163 del 15 giugno 2023 e n. 4-02454 del 6 marzo 2024);

   a nessuna delle due interrogazioni è stato dato finora riscontro, malgrado l'escalation di violenza e l'evidente recrudescenza di fenomeni di stampo mafioso che interessano il territorio –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per contenere i fenomeni criminali di cui in premessa e contrastare l'evidente recrudescenza dei gruppi della criminalità organizzata sul territorio;

   se intenda provvedere all'immediata convocazione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, quale idonea sede di concertazione delle azioni più adeguate da intraprendere al fine di tutelare i cittadini e salvaguardare la serenità dell'intera comunità.
(4-02524)


   SCHIANO DI VISCONTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 10 marzo 2024 si è svolta la «celebrazione pubblica» non autorizzata dalle istituzioni e dalle autorità comunali, in piazza Fontana Grande a Castellammare di Stabia, nel giorno della ricorrenza del trigesimo di un 25enne assassinato per camorra il 7 febbraio 2024 a Torre Annunziata;

   il giovane risulta essere un appartenente della famiglia Fontana, che figura in diversi procedimenti giudiziari per la gestione degli affari illeciti nel rione Acqua della Madonna in Castellammare;

   questo evento «fuori dalle regole» preparato da parenti ed amici del defunto, caratterizzato da uno show provocatorio, organizzato con striscioni, motorini in parata e fuochi d'artificio, fumogeni, musica a volume altissimo, immagini di film sui gangster, è una palese dimostrazione di forza del crimine organizzato, un'offesa alle istituzioni e uno schiaffo allo Stato, perpetrato in piena luce del giorno e senza che nessuno intervenisse per fermarlo;

   ancora più inquietante è il fatto che tale manifestazione si sia svolta proprio di fronte alla chiesa dove era stata celebrata la messa in ricordo, simbolo di spiritualità, con un chiaro segno di sfida e disprezzo verso l'autorità dello Stato e le istituzioni religiose;

   le forze politiche di centrodestra di Castellammare di Stabia sono intervenute con un comunicato stampa che ha elevato il livello di attenzione sulla vicenda in questione, mentre a parere dell'interrogante è assordante il silenzio del centrosinistra, soprattutto di quanti in passato si sono esposti come «paladini» della legalità, salvo poi restare zitti dinanzi ad una vicenda così grave;

   solo pochi giorni fa si è tenuto un Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica a Castellammare di Stabia, con la partecipazione del prefetto, a testimonianza dell'impegno dello Stato nel ripristinare la legalità e contrastare la criminalità organizzata –:

   quali azioni concrete intenda intraprendere per contrastare la criminalità organizzata a Castellammare di Stabia e in altre aree colpite da fenomeni simili e quali misure saranno adottate per rafforzare la presenza e l'azione delle forze dell'ordine sul territorio, al fine di prevenire simili atti criminali e garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-02525)


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   alla luce di fonti di stampa si richiama all'attenzione dei Ministri interrogati la situazione attuale che coinvolge l'Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici);

   si evidenzia, in particolare ponendo l'attenzione sulla presidenza dell'Uici, che la candidatura del presidente Mario Barbuto in politica ha causato notevoli tensioni interne all'Uici, sollevando preoccupazioni riguardo possibili conflitti di interesse e violazioni dello statuto dell'organizzazione;

   tali tensioni hanno portato alla sospensione di Barbuto da parte del collegio dei probiviri dell'Uici, una decisione che è stata in seguito delegittimata da Barbuto stesso attraverso una contromossa legale;

   questa situazione ha generato un dibattito sull'efficacia della governance dell'associazione e sulla gestione dei fondi pubblici, creando incertezze sulla capacità dell'Uici di continuare a fornire servizi essenziali alla comunità di persone con disabilità visive;

   il coinvolgimento politico di Barbuto, unito alla sua reazione alle, a giudizio dell'interrogante, misure disciplinari interne, sembrerebbe violare l'impegno apartitico previsto dallo statuto dell'Uici;

   data la natura e la portata di questi eventi, nonché il coinvolgimento di fondi pubblici, è di primaria importanza che i Ministri interrogati intervengano per assicurare che l'Uici continui a operare nel migliore interesse dei suoi membri e della comunità che rappresenta e tutela –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti così come riportati, e abbiano promosso o intendano promuovere verifiche, per quanto di competenza, in ordine alle modalità con cui opera l'associazione, anche in relazione all'attività del presidente Mario Barbuto, e delle sue implicazioni per l'Uici, nonché sulla conformità alle normative vigenti in materia di governance delle organizzazioni no-profit e gestione dei fondi pubblici ed, infine, se si intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative normative per prevenire future situazioni simili in organizzazioni che ricevono fondi pubblici.
(4-02526)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con l'entrata in vigore del decreto-legge 23 maggio 2023, n. 48, convertito dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, dal 1° gennaio 2024 il reddito di cittadinanza è stato soppresso e al suo posto sono state introdotte due misure, il supporto per la formazione e il lavoro, operativo dallo scorso settembre 2023, che finanzia con un importo di 350 euro per un anno la presenza a corsi di formazione lavorativa e la seconda, l'assegno di inclusione (Adi), per un importo medio pari a 620 euro mensili, pensata quale misura di sostegno al reddito rivolta solo a determinate categorie di persone;

   in particolare, l'assegno di inclusione viene riconosciuto, a richiesta di uno dei componenti del nucleo familiare, a garanzia delle necessità di inclusione dei componenti di nuclei familiari con disabilità o presi in carico dai servizi sociali, minorenni o con almeno sessantanni di età, ed è rivolto a chi ha un reddito inferiore a euro 9.360;

   di fatto, ciò ha comportato una notevole riduzione della platea dei beneficiari: rispetto al reddito di cittadinanza che ne contava 1 milione e 367 mila, sono appena 737 mila per l'Adi;

   peraltro risulta che la misura abbia raggiunto concretamente appena 480 mila nuclei familiari, a fronte di una platea potenziale di 737 mila: una imponente quote di domande sarebbero state infatti bocciate o risulterebbero sospese per varie cause;

   da notizie di stampa si apprende inoltre di come si stiano verificando gravi ritardi nell'approvazione delle domande, dovute parrebbe ai disguidi tecnici nella piattaforma per la gestione dei patti per l'inclusione sociale (GEPI), a causa di mancato scambio dei dati fra gli enti interessati: Inps, comuni e Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con la conseguenza che il beneficio previsto dalla legge non sarebbe stato accreditato per tempo e le domande risulterebbero sospese in attesa di verifiche ulteriori;

   inoltre, si starebbero verificando importanti ritardi nell'approvazione delle domande presentate in relazione ai nuclei familiari beneficiari con un componente in carico ai servizi sociali territoriali, per problematiche connesse al rilascio della certificazione di presa in carico rilasciata dai competenti servizi sociali comunali: la presa in carico dei servizi sociosanitari è requisito per la presentazione della domanda, ma la casistica nella quale inquadrare le condizioni di svantaggio sembrerebbe essere insufficiente rispetto al quadro concreto della casistica degli svantaggi e le istruzioni ambigue, di conseguenza numerose amministrazioni comunali starebbero attendendo le precisazioni del Ministero;

   è intuibile che i riscontrati disguidi burocratici e i ritardi nell'evasione delle pratiche rischino di escludere dal beneficio persone in grandi condizioni di disagio sociale e avere ripercussioni anche drammatiche per un numero elevatissimo di persone in condizioni di estrema fragilità;

   considerato che i dati relativi alle famiglie a rischio di povertà ed esclusione sociale certificati dall'Istat anche per il 2023 evidenziano percentuali significativamente più alte rispetto alla media europea, ferma al 22 per cento, quando in Italia il rischio di esclusione sociale è pari al 24,2 per cento (circa 14 milioni 304 mila persone) –:

   quali misure intenda adottare il Ministro interrogato per evitare ulteriori ritardi e ottenere la puntuale erogazione dei beneficio dell'assegno di inclusione per tutti i soggetti che ne abbiano diritto;

   in considerazione dei dati succitati e della drastica riduzione della platea di beneficiari rispetto al reddito di cittadinanza, se non ritenga di dover promuovere le iniziative di competenza per una riforma legislativa degli strumenti vigenti di sostegno al reddito per garantire una distribuzione più equa su tutte le categorie a rischio di esclusione sociale.
(4-02532)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MAIORANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre del 2022 la Azienda sanitaria locale di Taranto ha predisposto, nel rispetto delle linee guida regionali, una deliberazione per l'internalizzazione del «servizio di gestione della logistica dei magazzini e del servizio postale presso l'Asl Taranto» mediante affidamento in-house, previa redazione e presentazione di un business plan da parte del direttore generale agli organi regionali preposti;

   la suddetta procedura era stata autorizzata dall'assessore alla sanità della regione Puglia e concordata anche con i sindacati interessati, dopo un approfondimento avvenuto presso la commissione sanità della regione Puglia nel novembre dello stesso 2022;

   solo due mesi più tardi la medesima ASL ha fatto sapere che per un disguido legato alla nomina del nuovo direttore della società in-house Sanitaservice AslTa e alla conseguente mancata redazione del business plan, non sarebbe stato più possibile procedere all'internazionalizzazione del servizio;

   l'Azienda ha quindi provveduto a indire una procedura di gara di rilevo comunitario, che costerà all'amministrazione circa 15 milioni di euro;

   di contro, i circa sessanta lavoratori dell'attuale servizio di gestione della logistica dei magazzini e del servizio postale presso l'Asl di Taranto, ai quali erano state fornite rassicurazioni anche da parte delle istituzioni regionali, rischiano di veder sfumare la possibilità di stabilizzazione del loro contratto di lavoro;

   va considerata l'imminente scadenza della proroga del contratto dei lavoratori del servizio il 31 marzo 2024;

   va considerata, altresì, la gravità dell'inadempienza di un amministratore della società Sanitaservice AslTa, che, disattendendo le indicazioni provenienti dalle istituzioni regionali, rischia di far spendere all'azienda milioni di euro, violando così i criteri di economicità, efficienza e miglior contemperamento dei vari interessi che devono contraddistinguere l'attività della pubblica amministrazione –:

   di quali elementi dispongono in ordine alle vicende segnalate in premessa e se non ritengano di accertare se sussistano i presupposti per promuovere verifiche ispettive, per quanto di competenza, anche ai sensi dell'articolo 60, commi 5 e 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001.
(4-02528)

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:


   SPORTIELLO, QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i tempi di attesa per una visita o un esame diagnostico nella sanità pubblica sono sempre più lunghi e questo costringe i cittadini a rivolgersi alla sanità privata. In molti, per sostenere i costi, devono necessariamente ricorrere ad un prestito: secondo quanto emerge da un'indagine condotta da Facile.it e Prestiti.it, nel 2023 le richieste di prestiti personali per sostenere le spese mediche hanno rappresentato il 4,8 per cento del totale dei finanziamenti chiesti nella regione Toscana;

   anche nel Lazio e nel resto delle regioni le liste di attesa continuano ad essere troppo lunghe, con la conseguenza di dovere ricorrere in tantissimi casi al privato: da un sondaggio effettuato dalla Cisl Lazio emerge che circa l'80 per cento delle persone dichiara di essersi dovuta rivolgere, negli ultimi anni, alla sanità privata e per il 70 per cento i tempi lunghi ne sono la causa;

   la nota trasmissione televisiva Presadiretta – con la puntata «sanità s.p.a.» – si è occupata qualche giorno fa di sanità, con un focus sulla situazione lombarda, approfondendo diversi aspetti: dai medici a gettone ai camici in fuga fino alla «privatizzazione occulta»; un focus specifico sulla città di Varese ha mostrato come le attese dei pazienti al pronto soccorso e le difficoltà nel prenotare gli esami siano in buona parte riconducibili al mancato funzionamento del centro unico di prenotazione e all'assenza di controlli adeguati sul suo impiego da parte delle strutture private;

   sono sempre più numerosi medici e infermieri che scelgono di lasciare la sanità pubblica e sono stati sostituiti da medici e infermieri a chiamata, comunemente detti «gettonisti», la cui spesa appare sempre più rilevante; la spesa più alta sarebbe in Lombardia con 1.400 liberi professionisti in corsia –:

   se intenda ovviare al perdurante problema delle liste di attesa attraverso idonei interventi normativi che invece di «foraggiare» la sanità privata garantiscano l'assunzione strutturale e a tempo indeterminato di personale sanitario, nonché un efficace funzionamento del centro unico di prenotazione a cui obbligatoriamente dovranno afferire anche tutte le strutture sanitarie private convenzionate.
(3-01090)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa, si è appreso che a Montecchio, si è consumata una tragedia: una donna incinta, di origine indiana, è deceduta di fronte all'ospedale Franchini;

   questo decesso è avvenuto in un contesto di gravi difficoltà e limitazioni nell'accesso alle cure d'emergenza, con un pronto soccorso chiuso durante la notte a seguito dei tagli al settore sanitario. Questa tragica vicenda non è un caso isolato, ma il sintomo di un sistema sanitario in difficoltà, che non riesce a garantire le cure necessarie in momenti critici. La chiusura notturna del pronto soccorso di Montecchio, attiva dal 20 marzo 2020, è solo un esempio delle ripercussioni negative dei tagli continui al finanziamento della sanità pubblica;

   il Sindacato generale di base (Sgb) ha sottolineato come questo incidente tragico sia una diretta conseguenza di queste politiche. È stato rilevato un depotenziamento dei servizi, un aumento dei bacini d'utenza senza una corrispondente espansione delle risorse e una comunicazione inadeguata verso la cittadinanza;

   è fondamentale che vengano prese misure immediate per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini e le cittadine senza eccezioni. L'accesso alle cure d'emergenza è un diritto fondamentale che deve essere garantito sempre e ovunque –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza immediate intenda adottare per garantire che eventi tragici come quello di Montecchio non si ripetano;

   quale sia lo stato attuale della riorganizzazione della rete di emergenza e urgenza, e come si intendano affrontare le criticità emerse;

   quali azioni concrete siano previste per invertire la tendenza dei tagli alla sanità pubblica, e per garantire invece investimenti adeguati e un miglioramento dei servizi offerti.
(4-02523)


   MARIANNA RICCIARDI, BRUNO, CAROTENUTO, CASO, DI LAURO e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione del 9 giugno 2023, n. 1042, esecutiva ai sensi di legge, l'Azienda sanitaria locale Napoli 1 Centro ha indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura, a tempo indeterminato, di n. 8 posti di Dirigente Medico di Medicina Interna; il relativo Bando è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 52 del 10 luglio 2023, e successivamente sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Sezione Concorsi n. 70 del 15 settembre 2023;

   per partecipare a suddetto concorso venivano indicati come requisiti specifici di ammissione:

    1) laurea in medicina e chirurgia;

    2) iscrizione all'albo dell'ordine dei medici chirurghi;

    3) specializzazione nella disciplina a concorso o in disciplina equipollente o affine, nei limiti della normativa vigente;

   ai sensi di quanto previsto dall'articolo 1, commi 547, 548 e 548-bis, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, sono ammessi alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza del ruolo sanitario nella specifica disciplina bandita per dirigente medico specialista i medici in formazione specialistica iscritti a partire dal secondo anno del corso di formazione specialistica;

   con nota del 21 novembre 2023 prot. 560502 la Giunta regionale della Campania – direzione generale per la tutela della salute e il coordinamento del Servizio sanitario regionale specificava «che il procedimento di cui alla legge n. 145 del 2018, prevede che gli specializzandi concorrano nelle procedure concernenti la stessa branca specialistica oggetto di specializzazione, restando esclusa la possibilità di partecipazione nelle discipline affini e/o equipollenti»;

   ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 28 luglio 2000, n. 254, che integra l'articolo 15, comma 7, primo periodo, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, è ammessa la possibilità di accesso alla dirigenza sanitaria mediante concorso pubblico per titoli ed esami con una specializzazione in disciplina affine. Le discipline equipollenti e le discipline affini sono quelle previste dal decreto ministeriale 30 gennaio 1998 e successive modificazioni ed integrazioni;

   quanto dichiarato con nota del 21 novembre 2023 prot. 560502 dalla Giunta regionale della Campania è, ad avviso degli interroganti, in contrasto con la normativa vigente;

   con deliberazione del 21 febbraio 2024, n. 313 l'Azienda sanitaria locale Napoli 1 Centro procedeva all'esclusione dei candidati iscritti frequentanti corso di specializzazione in disciplina affine e/o equipollente, e non nella disciplina oggetto del concorso, ossia medicina interna;

   a quanto consta agli interroganti l'Azienda sanitaria locale Napoli 1 Centro ha attualmente in organico medici in formazione specialistica con contratto a tempo determinato in branche affini ed equipollenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e se non valuti di adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo per chiarire la portata delle disposizioni richiamate in premessa e risolvere le criticità esposte.
(4-02529)


   ZINZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 agosto 2023 e stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministro della salute 23 giugno 2023, con il quale vengono determinate le tariffe massime di riferimento per la remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica, in applicazione dell'articolo 8-sexies, commi 5 e 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;

   il decreto in esame definisce le tariffe delle «nuove» prestazioni introdotte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, di aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA), nella prospettiva di assicurarne l'uniforme erogazione sul territorio nazionale;

   la finalità principale del decreto, ossia l'omogenea implementazione dei Lea sul territorio nazionale, attesa da molti anni, rischia tuttavia di venire compromessa dalla quantificazione delle tariffe in esame, operata in misura insufficiente, in particolare per quello che concerne l'assistenza specialistica ambulatoriale;

   le rappresentanze dei laboratori e delle strutture accreditate hanno contestato, sia in sede giurisdizionale sia a mezzo stampa, l'incongruità delle tariffe in questione e l'impossibilità di garantire attraverso di esse la copertura dei costi effettivamente sostenuti dai centri;

   le riduzioni più significative riguardano, tra le altre prestazioni, gli esami diagnostici, per i quali si prevedono diminuzioni tariffarie sino al 35 per cento. A titolo esemplificativo, per una risonanza muscoloscheletrica si passerà da 177,65 euro a 115,80 euro (-34,8 per cento), per una risonanza della colonna da 154,40 euro a 115,80 euro (-25 per cento) e per la tac del torace da 86,25 euro a 77,65 euro (-10 per cento);

   i tagli tariffari penalizzeranno, in maniera accentuata, gli operatori che lavorano in coerenza con i fabbisogni regionali di assistenza, e non già in base a mere logiche di profitto e/o economie di scala; inoltre, per le strutture medio piccole, l'impatto delle riduzioni potrebbe rivelarsi insostenibile, provocando l'interruzione delle attività, la chiusura dei centri e la conseguente concentrazione degli operatori, con ripercussioni negative dal punto di vista della concorrenza, della ricerca e del progresso scientifico;

   analoghe criticità si prospettano sul piano occupazionale con 36 mila posti di lavoro a rischio in base alle stime dell'Unione ambulatori e poliambulatori (Uap);

   le nuove tariffe troveranno applicazione anche nel comparto della sanità pubblica, già in difficoltà a causa dei tagli perpetrati dai Governi di centro sinistra, con ricadute negative sulle liste di attesa, sui disavanzi regionali e sulla qualità delle prestazioni erogate;

   l'entrata in vigore delle nuove tariffe è prevista per il 1° aprile 2024. Il 14 maggio 2024 si terranno, invece, le udienze di merito dei ricorsi promossi dinanzi al TAR per il Lazio per l'annullamento, in parte qua, del decreto citato –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative per prorogare il termine di entrata in vigore del decreto tariffe;

   se non ritenga urgente avviare un confronto con le rappresentanze dei laboratori e delle strutture accreditate, teso all'individuazione di tariffe congrue e adeguate, scongiurando la produzione degli effetti pregiudizievoli di cui si è dato conto.
(4-02531)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Borrelli n. 5-02166, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 marzo 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grimaldi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato dell'interpellanza urgente Scotto n. 2-00349, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 261 del 13 marzo 2024.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   Gaza, a seguito dell'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2024, è diventata il teatro di un'operazione militare da parte dell'esercito israeliano che ormai dura da più di cinque mesi. A farne le spese sono sempre di più le popolazioni civili che abitano la striscia: ci sono, dall'inizio del conflitto, quasi 31.000 i morti, oltre settantamila i feriti, di cui tantissimi donne e bambini;

   il sistema sanitario è totalmente saltato: sono 342 i medici feriti o addirittura uccisi, 100 quelli fermati, 106 le ambulanze distrutte. Le strutture ospedaliere aperte sono meno di un terzo rispetto a prima del 7 ottobre. Per Medici senza frontiere è tecnicamente impossibile tracciare l'entità del disastro: il 16 per cento dei bambini soffre di grave malnutrizione, 265.000 sono affetti da infezioni all'apparato respiratorio, 210.000 i casi di diarrea, 80.000 i casi di Epatite A dovuta a promiscuità, condizioni igienico-sanitarie minime, acqua non potabile;

   a questi si aggiungono oltre 300.000 malati cronici (diabetici, oncologici, cardiopatici, ipertesi) senza più cure; l'ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari riferisce che il rischio di morire di fame a Gaza colpisce in modo sproporzionato i bambini e le donne incinte. Su 416 donne in stato di gravidanza che si sono rivolte alla clinica del progetto Hope a Deir al Balah tra il 5 e il 24 febbraio 2024, circa un quinto mostrava segni di malnutrizione, una condizione che aumenta i rischi di emorragia post partum, potenzialmente letale, di parto prematuro e di neonati sottopeso; il colera viene considerato altamente probabile se l'assedio a Gaza proseguirà. A cinque mesi dal 7 ottobre 2023 la bomba più pericolosa è quella epidemiologica;

   l'Oms, citando delle proiezioni, frutto degli studi della Hopkins University e dell'Università di Londra, dichiara che senza il cessate il fuoco saranno tra i 60.000 e gli 85.000 i morti in più nei prossimi sei mesi solo per le malattie;

   nessuna operazione umanitaria su larga scala è davvero possibile, però, senza il blocco delle ostilità;

   infatti, per gli aiuti umanitari si accumulano file sterminate di camion che aspettano per giorni: sono tra i 1.500 e i 2.000 i tir fermi a Rafah; all'hub dell'Ocha, gli autisti chiedono di fare qualcosa per sbloccare la situazione, alcuni di loro sono lì da più di un mese. Trasportano cibo in scatola, farina, pacchi di riso, tende e coperte; nel centro logistico della Mezzaluna rossa egiziana si stoccano le merci che non passano il vaglio di sicurezza di Israele. Visitando un paio di capannoni è possibile constatare la mole di aiuti che arrivano da Arabia Saudita, Brasile, Germania, Francia, Australia, Indonesia, Singapore, Unione europea, oltre a Onu e dalle Ong. A essere respinti sono anestetici, incubatrici, bombole di ossigeno, generatori, toilette chimiche, depuratori di acque; secondo criteri di assoluta discrezionalità di Israele;

   il divieto di ingresso degli aiuti e il conseguente calo drastico che ne deriva sulla popolazione civile è esso stesso equiparabile ad un atto di guerra;

   nei giorni scorsi il presidente Biden ha chiesto ad Israele di non ostacolare gli aiuti e ha annunciato una missione umanitaria via mare. Servono tra i 500 e 700 camion al giorno per tamponare l'emergenza umanitaria, mentre ne entrano poche decine;

   anche la soluzione dell'aviolancio degli aiuti umanitari fatti da molti Paesi e previsti anche nella missione italiana Levante non rappresenta una reale alternativa al fabbisogno della popolazione considerando che la quantità di merci con lancio equivale ad un decimo del carico di un solo camion;

   l'Unrwa è nel mirino, il suo definanziamento e il suo depotenziamento produrrebbe per almeno un milione di persone a Gaza il collasso definitivo. Ed è la stessa Unrwa che dice che a Rafah i rifugiati condividono un gabinetto in 600;

   l'Italia continua a bloccare il proprio contributo annuale all'Unrwa, mentre l'Unione europea lo ha ripristinato e, per bocca della presidente della Commissione, ha affermato: «Dobbiamo garantire la sicurezza della distribuzione degli aiuti all'interno di Gaza. Questo rende ancora più importante lavorare con quelle agenzie che hanno ancora una presenza sul campo. Ed è il caso dell'Unrwa. A gennaio, sono state mosse gravi accuse contro alcuni membri del personale dell'Unrwa. Perciò abbiamo deciso di valutare le nostre decisioni di finanziamento alla luce delle azioni intraprese dalle Nazioni unite e dall'Unrwa in risposta a tali accuse. Da allora, l'Onu ha condotto un'indagine interna e ha creato un gruppo di revisione indipendente, guidato da Catherine Colonna. L'Unrwa ha anche accettato un audit da parte di esperti esterni nominati dall'Unione europea. Di conseguenza, procederemo con il pagamento di 50 milioni di euro a sostegno dell'Unrwa»;

   inoltre, sono stati congelati numerosi progetti a Gaza e in West Bank della Agenzia della Cooperazione italiana allo sviluppo e delle Ong italiane che operano in Palestina e in Israele –:

   quali iniziative stia intraprendendo il Governo per assicurare la consegna degli aiuti umanitari all'interno della striscia alla popolazione civile, anche attraverso una specifica iniziativa dell'Unione europea volta a chiedere allo Stato d'Israele, nell'immediato, lo sblocco dei valichi;

   quali azioni di competenza stia perseguendo il Governo per favorire il cessate il fuoco, affinché la situazione della popolazione civile non degeneri ulteriormente;

   per quali motivi il Governo continui a bloccare i fondi all'Unrwa, stante la decisione dell'Unione europea e di altri Governi di ripristinare i contributi, anche alla luce della due diligence che l'Onu ha prontamente effettuato nei confronti della sua agenzia.
(2-00349) «Scotto, Ascari, Fratoianni, Auriemma, Bakkali, Boldrini, Bonelli, Carmina, Carotenuto, Cherchi, Ferrari, Ghio, Grimaldi, Mari, Orlando, Provenzano, Quartapelle Procopio, Quartini, Scarpa, Vaccari, Zan».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Cappelletti n. 3-01072 del 14 marzo 2024.