XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 271 di mercoledì 27 marzo 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9,30.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” (A.C. 1435-A) e delle abbinate proposte di legge: Brambilla; Gusmeroli ed altri; Comaroli ed altri; Vinci; Vinci; Berruto ed altri; Mule'; De Luca; Consiglio regionale della Lombardia; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Care'; Santillo ed altri; Consiglio regionale del Veneto; Consiglio regionale del Veneto; Iaria ed altri; Rosato; Mascaretti ed altri; Consiglio regionale della Puglia; Deidda ed altri; Morassut ed altri; Rosato; Cherchi; Consiglio regionale del Veneto; Gianassi ed altri (A.C. 41-96-195-411-412-526-529-578-634-684-686-697-718-865-874-892-985-1030-1218-1258-1265-1303-1398-1413-1483).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1435-A: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” e delle abbinate proposte di legge nn. 41-96-195-411-412-526-529-578-634-684-686-697-718-865-874-892-985-1030-1218-1258-1265-1303-1398-1413-1483.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1435-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.
LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente e signor Vice Ministro. Preannuncio il voto contrario della componente di cui faccio parte, che va a certificare, a mio modo di vedere, anche le difficoltà applicative che questo provvedimento andrà a determinare a livello di pianificazione territoriale e di applicazione della norma a livello di amministrazioni comunali. Mi pare che sia una riforma molto annegata o offuscata dall'ideologia, da proclami che abbiamo sentito più volte pronunciare dal Ministro Salvini in televisione su norme che esistono già, ma che vengono comunque riarticolate a seconda del messaggio che si vuole dare.
Quindi, si tratta di una riforma disomogenea perché, nella prima parte del provvedimento, se, da un lato, si inaspriscono le pene, dall'altro, invece, si strizza un po' l'occhio a quelli che fanno fatica a rispettare le regole; si introduce la possibilità di aumentare il limite di velocità, si riduce l'uso degli autovelox che, a mio modo di vedere, è uno strumento che serve, ma andava corretto in alcune sue storture; si limitano le zone a traffico limitato, le piste ciclabili e la loro sicurezza e soprattutto - questo è sempre stato il mio punto di vista e oggetto delle mie osservazioni - si limitano moltissimo le prerogative del comune.
Per quanto riguarda l'inasprimento delle pene, se comunque la base di partenza è la discussione sobria e laica che c'è stata in Commissione circa la necessità di porre rimedio alle principali cause degli incidenti - ovvero l'uso del telefonino, l'uso delle sostanze alcoliche, eccetera -, qui si va oltre; infatti, la riforma elimina il nesso causale tra il consumo della sostanza e l'effetto alterante sull'organismo, che viene sostituito con un nesso cronologico.
Oggi commette reato chi guida in stato di alterazione psicofisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti per esempio. Con la riforma per ritirare la patente basterà dimostrare che il guidatore abbia assunto la sostanza anche diverse ore o giorni prima, indipendentemente dall'essere o meno sotto l'effetto stupefacente di quella sostanza, quindi la differenza è sostanziale.
Mi sono permesso, nel corso della discussione, di sottolineare qualche aspetto che appartiene più alla mia esperienza di amministratore locale, ovvero l'introduzione di tre principi che ho descritto “a fisarmonica”.
Per esempio, con riferimento all'obbligo, ai sensi dell'articolo 15 del codice attuale, di dare la precedenza ai velocipedi su strade urbane ciclabili, questo concetto viene sostituito da un altro che dice di prestare la massima attenzione. Capite bene che, anche dal punto di vista dell'applicazione di questa norma, si farà molta fatica. In più, c'è un'incongruenza perché sulle corsie ciclabili viene lasciata la precedenza ai velocipedi solo se c'è la striscia discontinua, mentre in un'altra parte del testo viene eliminata la presenza di segnaletica orizzontale all'interno del provvedimento.
Il secondo principio “a fisarmonica” è quello dell'adeguatezza nell'individuazione delle aree dedicate alla sosta non a pagamento e, in terzo luogo, nella definizione delle zone a traffico limitato - che viene veramente compressa dal punto di vista della potestà dei comuni -, vengono individuate aree proporzionali e adeguate. Anche lì, bisognerà capire dove si andrà a finire.
PRESIDENTE. Concluda.
LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Al di là del voto contrario - e concludo, Presidente -, mi permetto di sottolineare, per l'ennesima volta, come questo provvedimento presenti delle storture e comporterà seri problemi di applicazione da parte delle amministrazioni locali e anche di potenziale e forte difficoltà da parte dei cittadini, abituati ad altre norme ormai consolidate nel tempo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.
MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. In questo provvedimento ci sono molte disposizioni di buonsenso che condividiamo, tra cui alcune la cui approvazione auspichiamo da tanto tempo. Mi riferisco, in particolare, all'articolo 27, comma 2, che consentirà di derogare, tramite un decreto ministeriale, in particolari condizioni, al divieto di edificabilità nelle fasce di rispetto autostradali, cioè i 60 metri, o, all'articolo 25, che consente l'istituzione di zone a traffico limitato territoriali fuori dai centri abitati, negli ambiti di rilevanza culturale e paesaggistica o naturalistica tutelati dall'UNESCO.
Condividiamo anche la delega al Governo per la revisione organica del codice della strada, che sente ormai il peso degli anni che ha sulle spalle. Nelle ultime legislature si è tentato più volte di ritoccare il codice in maniera organica, ma nessuno di questi tentativi è andato a buon fine. Auspichiamo, pertanto, che questa possa essere la volta buona. Mi sia, tuttavia, consentito di rilevare una problematica di fondo che anche questo disegno di legge non risolve, ma, forse, in parte, accentua. In tantissimi casi, si fanno norme per reagire ai singoli casi di cronaca, si prevedono sanzioni draconiane per determinate violazioni, ma, allo stesso tempo, si complica l'accertamento delle stesse. Insomma, in tanti casi, invece di fare nuove norme, sarebbe sufficiente applicare con decisione quelle già esistenti, ma questa problematica, intendiamoci, non riguarda solo il codice della strada. Nel complesso, comunque, riteniamo che sia un provvedimento condivisibile e preannunzio il voto favorevole della componente Minoranze linguistiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, colleghi e colleghe, siamo alla quarta settimana d'Aula. Ricordo, infatti, che la discussione generale è iniziata il 1° marzo, quindi, sicuramente, con i tempi consueti che ci detta l'Aula, però, al tempo stesso, evidentemente, qualche problemino, forse, anche all'interno della maggioranza c'è stato sul fatto di condividere i contenuti di questo provvedimento.
Noi riteniamo che aggiungere fretta in questo momento non sia utile, perché, invece, pensiamo che i temi della sicurezza delle persone e della gestione delle politiche territoriali legate alla mobilità siano una cosa seria e non ci possa essere un impeto momentaneo, perché siamo già - e lo sappiamo bene - in periodo di campagna elettorale. Il dibattito in quest'Aula ha dimostrato che il testo ha ampi margini di miglioramento, quindi noi abbiamo presentato - come le altre opposizioni - alcune proposte, che sono state quasi tutte respinte. Per cui confidiamo, perlomeno, in modo costruttivo, che ci possa essere un miglioramento nella lettura al Senato. Vorrei passare ad alcune considerazioni puntuali. Si parla di autonomia dei comuni, si parla di autonomia dei sindaci. Ebbene, rispetto a questo - ciclabili, ZTL, chiusure al traffico -, noi pensiamo che sia anche giusto prevedere armonizzazioni a livello nazionale affinché non ci siano situazioni a macchia di leopardo, però, al tempo stesso, dobbiamo anche tener conto del fatto che vi sono peculiarità territoriali di cui tener conto e, soprattutto, del rapporto di sussidiarietà, per cui ciò che si può fare a livello locale non deve essere fatto a livello nazionale. Assistiamo, per così dire, a un neocentralismo salviniano, a dispetto della Lega dei territori di cui abbiamo sentito parlare per molto tempo, e oggi abbiamo situazioni e approcci molto diversi per quanto riguarda le ZTL e anche i cosiddetti “cuscini berlinesi”.
Passo al tema delle multe per autovelox. Si è detto che non devono servire a fare cassa - questo lo si dice, a dire il vero, da anni - e non devono servire a coprire le spese generali. Effettivamente, queste spese devono essere destinate - dovrebbero essere destinate, è il caso di dire - alla sicurezza stradale, però un dato che ci deve far riflettere è quello dei dispositivi: infatti, noi, Italia, siamo al primo posto come dispositivi di autovelox in Europa e siamo al terzo posto nel mondo, quindi è un primato particolare. Complessivamente, dovremmo ribadire un principio che dovrebbe essere sacrosanto ed osservato e, cioè, che gli incassi devono essere destinati alla manutenzione e al miglioramento della sicurezza. In realtà, sappiamo bene, signor Presidente, che questo non sempre è vero perché, in alcuni casi, queste somme vengono addirittura destinate alla previdenza degli agenti di Polizia locale.
Arrivo, dunque, alle proposte, che sono chiare: obbligare a spendere davvero queste somme per la sicurezza stradale, semplificare le procedure, ma, soprattutto, i pagamenti attraverso bollettini, senza spese aggiuntive e, al tempo stesso, denunciare gli abusi e verificare la reale necessità di installazione di questi autovelox. Veniamo, ora, alle proposte ulteriori. Perché non pensare, ad esempio, ai tutor nelle strade più delicate, nelle strade più insicure, dove si verifica una maggiore incidentalità? Perché non pensare a dispositivi di tipo diverso, non sanzionatori, ma regolatori, per cui si possa rallentare il traffico laddove ci siano situazioni che diventano pericolose? Noi, oggi, lanciamo anche una sfida di trasparenza: se incassi di più con le multe - anche se il termine sappiamo essere improprio -, dimostrami, però, che stai intervenendo anche nella sicurezza del tuo territorio, cioè se la sicurezza è davvero migliorata oppure no. Quindi, istituiamo osservatori di sicurezza in ciascuna città, perché l'obiettivo deve essere chiaro: sanzioni il cittadino, ma devi anche rispettare il cittadino ed essere conseguente rispetto alle scelte. Poi c'è un altro tema, quello dei costi di riscossione, che è stato posto anche con apposito emendamento dal collega Lupi. A volte, abbiamo davvero spese sproporzionate, perché fisse rispetto all'importo da incassare per contravvenzione, quindi servirebbero dei correttivi. Come dicevo, sicuramente il tema è aperto anche in questo senso.
Vengo al tanto dibattuto tema della mobilità dolce, che, certamente, non può esaurirsi così seccamente nel tema delle biciclette e dei monopattini. Io chiedo al Vice Ministro, che è qui presente, che fine hanno fatto gli investimenti nelle ferrovie, perché alcuni investimenti piccoli sono stati fatti, però, se dobbiamo intervenire sulla sicurezza, dobbiamo fare in modo che ci possa essere un rafforzamento in questo senso. I dati più recenti, però - vorrei dire questo -, ci dicono che non dobbiamo sottovalutare quello che accade nelle realtà urbane, e questo è un tema per il quale anticipo il nostro voto contrario. Alcuni anni fa, venne approvata un'apposita risoluzione a livello europeo che evidenziò come gli incidenti più gravi si verificassero proprio nelle realtà urbane, quindi non come possiamo pensare noi nelle autostrade. Abbiamo dati molto preoccupanti che ci consegnano un quadro allarmante in merito all'incidentalità che riguarda pedoni e ciclisti. Un altro aspetto è quello del rinnovo del parco macchine e anche dei mezzi di lavoro, quindi di un sostegno agli investimenti. Sono tutte proposte che consideriamo costruttive, che vanno nella direzione che dovrebbe realizzare questo provvedimento. Poi, per le persone che si occupano e che hanno a cuore il tema della tutela degli animali c'è l'annosa questione delle cosiddette carrozze turistiche o “botticelle”, che è rimasta tuttora irrisolta.
Allora, a me dispiace riscontrare che, soprattutto nell'ambito della Lega, c'era un punto nel programma - direi esemplare, questo lo riconosco - delle politiche nel 2022, ma è rimasto, purtroppo, un punto morto.
E, ancora, la nostra proposta è stata anche quella di istituire fondi in merito alla facilitazione del parcheggio per i disabili con un sostegno anche ai comuni, perché vi è stata una proposta di legge proprio del nostro gruppo, della collega Gadda, approvata la scorsa legislatura, ma la sua azione non è ancora omogenea, perché vi sono sindaci e comuni virtuosi e altri che, in realtà, non hanno realizzato questo punto. Anche questo non è un motivo che ci spinge a votare a favore.
Riconosco che vi sono proposte condivisibili. Ieri il Vice Ministro ha detto che comunque si è fatto un passo in avanti, ci sono restrizioni maggiori, ci sono sanzioni più salate, in particolare, per l'uso dei cellulari, anche se solo per i soggetti recidivi, però ci sono anche modifiche che non consideriamo condivisibili. Faccio particolare riferimento a tutto quanto è stato evidenziato dalle associazioni delle vittime della strada, che hanno sottoposto temi che, purtroppo, sono rimasti inascoltati e hanno correttamente evidenziato come si sia intervenuti in un'ottica fortemente repressiva, in tema di alcol e sostanze stupefacenti, mentre, invece, purtroppo non si è intervenuti su aspetti che avrebbero realmente determinato una riduzione degli incidenti. Faccio alcuni numeri a questo proposito proprio su droghe e alcol.
Il primo aspetto è che questi fattori determinano il 5 per cento degli incidenti, non sono la causa predominante. Lo stesso Vice Ministro ieri l'ha detto: spesso, anzi, nella maggior parte dei casi, sono determinati dalla distrazione dall'uso del cellulare. Ebbene, in alcuni casi si tenta di dare la risposta rispetto a questi fattori, in realtà, senza considerarne, in maniera più forte, altri. La seconda, se pensiamo che questo possa fare da deterrente, siamo un po' fuori strada. Purtroppo - e dico purtroppo -, abbiamo a che fare con situazioni anche di dipendenze che non possono essere fermate con l'aumento delle sanzioni. Tutti noi vorremmo che fosse così, ma in realtà non è questo che si realizza.
Infine, per concludere, signor Presidente, ritengo che la grossa lacuna sia culturale. Non è prevista una vera campagna educativa importante. Era stato proposto di inserire l'educazione stradale nell'educazione civica, ma questa proposta non è stata accolta. Questo dispiace, perché gli obiettivi europei, di cui dobbiamo tener conto, prevedrebbero che, nel 2030, ci sia il dimezzamento delle vittime sulla strada e, entro il 2050, sia previsto l'azzeramento delle vittime sulla strada. Certamente, si tratta di obiettivi ambiziosi, difficili da realizzare, ma riteniamo che questo provvedimento non sia idoneo a realizzare questi ambiziosi obiettivi.
Vogliamo essere costruttivi in questo voto, che è contrario, nella speranza che possa esserci una lettura più favorevole al Senato, ma, al momento, non riscontrando elementi sufficienti, purtroppo, il nostro voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Nel mondo di oggi, ogni anno, muoiono 1.300.000 persone a causa di incidenti stradali e 50.000.000 rimangono ferite. Il costo economico degli infortuni del traffico stradale ammonta al 3 per cento del PIL della maggior parte dei Paesi industrializzati. All'interno dell'Unione europea, nel 2022, 20.600 persone hanno perso la vita a causa di un incidente stradale, segnando un aumento del 3 per cento rispetto al 2021. In Italia, nei primi mesi del 2024, sono già decedute 30 persone a causa di un incidente, segnando un indice in costante crescita. A seguito di un incidente stradale, si ricerca subito un colpevole, un deterrente, stanchezza, inesperienza, uso di alcol e stupefacenti, fattori che coinvolgono tutti gli utenti della strada.
La frase che sovente da genitori ripetiamo più frequentemente ai nostri figli, prima di mettersi alla guida, è: “fai attenzione, non solo per te, ma anche e soprattutto per gli altri”. Ed è anche con questa diligenza, con la diligenza del buon padre di famiglia, che questo Parlamento è chiamato ad esprimersi oggi sul provvedimento voluto dal Governo 6 mesi fa. Questo testo, infatti, si è reso necessario in ragione della persistenza nel nostro Paese di livelli troppo elevati di incidentalità, che si è brevemente estesa anche alla forma di trasporto costituita da veicoli di micromobilità ed elettrici. L'obiettivo di questo testo, infatti, vuole essere quello di rendere le strade più sicure e assicurare alla giustizia, con pene che siano correttamente severe, chi commette o addirittura reitera reati stradali.
Non esistono vie di mezzo quando si parla di sicurezza stradale, ma anzi si parla di una vera e propria cultura civica, che deve essere insegnata ancor prima di mettersi alla guida o affrontare la strada. Per questo motivo, questo testo affianca, alla ridefinizione dei reati stradali, anche un approccio educativo che è volto all'istruzione, già nei licei, della sicurezza stradale.
Vedete, non è banale - ci tengo a soffermarmi su questo punto - preparare i ragazzi e le ragazze, sin da subito, a una cultura rispettosa della strada e delle sue regole: ne va della loro vita, ne va della vita di tutti gli utenti della strada. Questo testo interviene in maniera decisa sulla sicurezza e soprattutto su chi utilizza alcol, su chi utilizza stupefacenti e subito dopo si mette alla guida degli autoveicoli. Questo testo introduce anche sistemi tecnologici all'avanguardia all'interno dei veicoli, che ne impediscono il funzionamento. Se, da una parte, si interviene sui reati, dall'altra parte, si vuole tentare di dare ai cittadini città sempre più vivibili e sostenibili, ma al contempo sicure. Ed è per questo che il testo in votazione interviene sulla micromobilità e sulle nuove forme di mobilità. Finora queste modalità sono state poco normate e poco sicure, non solamente per chi guida, ma anche per chi subisce l'impatto della micromobilità.
Come Noi moderati, abbiamo voluto dare un contributo concreto in Commissione e ci siamo schierati, ancora una volta, dalla parte dei cittadini. Abbiamo ricevuto moltissime segnalazioni di cittadini vessati dalle more delle multe che magari dimenticavano di pagare, anche per un semplice ritardo nella consegna della multa, con conseguenti more, che raggiungevano cifre altissime o addirittura spropositate rispetto all'infrazione stessa.
Siamo voluti intervenire a sostegno di chi correttamente vuole pagare la multa, ponendo un tetto massimo alla maggiorazione e garantendo così che più cittadini possano pagare con maggiore facilità, senza essere inutilmente vessati.
Siamo intervenuti sulla sicurezza, garantendo un maggiore intervento in materia di sicurezza all'interno delle gallerie ferroviarie, che devono essere accessibili in caso di necessità ai Vigili del fuoco per prestare immediato soccorso, in una situazione di maggiore pericolo (recentemente, c'è stato un incidente che ha portato alla morte purtroppo diversi nostri concittadini). Questo Governo non ha mai negato - e questo testo ne è la prova - di avere a cuore la vita dei cittadini e la sicurezza stradale e per questo annunciamo il voto favorevole di Noi moderati a questo testo che, finalmente, mette un punto per partire, non è un punto conclusivo, perché riteniamo che la sicurezza stradale non abbia un colore, non può essere una battaglia politica ed è opportuno coinvolgere tutte le forze, affinché si raggiunga questo obiettivo. Annuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo Noi moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Vice Ministro, io ho la sensazione che vi pentirete amaramente di queste modifiche al codice della strada. Abbiamo cercato in tutti i modi di dissuadervi dal fare molte delle scelte che vi ostinate a portare avanti e che non rafforzano affatto i livelli di sicurezza nelle nostre strade e non eviteranno nuove vittime, purtroppo. Per ora non c'è stato nulla da fare, non siamo riusciti a farvi ragionare né a farvi cambiare idea, eppure, sapete bene che le principali cause di morte sono l'alta velocità, la guida distratta, il mancato rispetto degli attraversamenti pedonali e il mancato rispetto della distanza di sicurezza.
Voglio ricordare ancora una volta i dati terrificanti delle morti sulle nostre strade: nel 2022 ci sono stati oltre 165.000 incidenti, 223.435 feriti, di cui 15.900 gravi, e 3.159 morti. Praticamente, ogni giorno, avvengono oltre 450 incidenti, con 8,7 morti e 612 feriti. Il tasso di mortalità stradale italiano è nettamente peggiore di quello medio europeo. In trent'anni sono morte 163.052 persone, l'equivalente della popolazione di una media città italiana, e 23.935 erano pedoni.
Tuttavia, queste modifiche non serviranno a migliorare le cose, anzi. Piuttosto che disincentivare l'uso dell'auto privata e la velocità sostenuta a tutela della sicurezza sulle nostre strade, avete deciso che il nemico sono i mezzi di micro-mobilità elettrica e le biciclette.
Siete i promotori dell'autonomia differenziata, ma con questo provvedimento accentrate tutti i poteri sul Ministero, che si tratti di definire e progettare infrastrutture stradali o di pianificare zone a traffico limitato, aree di sosta, installare autovelox o strumenti di calmieramento del traffico, stabilendo che i comuni non devono avere alcun ruolo.
Lo sottolineo ancora una volta: l'eccesso di velocità è la prima causa in assoluto di incidenti mortali, nonché la prima causa di morte per i giovani sotto i trent'anni. Sappiamo che oltre il 73 per cento degli incidenti avviene nelle strade urbane; se i limiti di velocità venissero ridotti da 50 a 30 chilometri, il tasso di mortalità scenderebbe dal 90 allo 0,5 per cento, con un'importante riduzione anche dei costi sociali, quantificati per il 2022 in 17,9 miliardi di euro, che è lo 0,94 per cento del PIL.
Non è, quindi, comprensibile la nuova politica messa in atto dal Ministro Salvini verso quei sindaci che hanno deciso di trasformare i propri comuni in “città 30”. Nei primi due mesi di “città 30”, sulle strade urbane di Bologna sono stati rilevati una riduzione del 17 per cento degli incidenti totali, rispetto allo stesso periodo del 2022, e il 19 per cento in meno di persone ferite. Il Ministero dovrebbe incentivare le “città 30” piuttosto che scoraggiarle. È chiaro, infatti, anche se il Ministro cerca di negarlo, che l'introduzione delle “zone 30” ha effetti positivi non solo sulla sicurezza, ma anche sull'ambiente. A Berlino, la riduzione della velocità da 50 a 30 chilometri ha determinato un abbattimento del 40 per cento delle emissioni di ossidi di azoto e del 10 per cento delle polveri sottili. Eppure, sembra proprio che non vogliate capire che la sicurezza stradale è strettamente connessa alla mobilità sostenibile e che, quindi, bisognerebbe sviluppare politiche di educazione alla mobilità sostenibile, a partire dalle scuole dell'infanzia, ripensare le infrastrutture urbane in un'ottica di mobilità sostenibile, promuovere campagne sulla sicurezza stradale, incentivando lo sviluppo delle “città dei 15 minuti” e di una mobilità urbana caratterizzata da mezzi di micro-mobilità, car sharing, potenziamento del trasporto pubblico locale, e non certo penalizzarli. Ma, purtroppo, anche per quanto riguarda il rafforzamento dell'educazione stradale nelle scuole, tutto viene ricondotto al bonus di 2 punti sulla patente per i ragazzi che abbiano frequentato corsi sulla sicurezza stradale, mentre temi quali la mobilità sostenibile non vengono neanche ipotizzati.
Questo provvedimento sembra voler andare in direzione ostinata e contraria rispetto a quanto sarebbe necessario, disincentiva la mobilità urbana e sostenibile a vantaggio dell'utilizzo della cara, vecchia, inquinante e insicura auto privata, a discapito della sicurezza, della salute delle persone e dell'ambiente. Il disegno di legge, infatti, non tiene in nessuna considerazione le connessioni tra sicurezza stradale e decarbonizzazione, introducendo anzi restrizioni e limitazioni per la cosiddetta micro-mobilità elettrica, per cui viene introdotto l'obbligo di targa e assicurazione, rafforzato il divieto di uso in aree extra urbane e sono previsti l'equiparazione a motocicli e ciclomotori, il casco obbligatorio per tutti, il divieto di sosta, il sequestro. Tutto ciò, nonostante il fatto che i controlli siano bassi in tutta Italia e che le norme già esistenti molto spesso non vengano rispettate.
Per quanto riguarda la ciclabilità, il disegno di legge parla di Piano Salva ciclisti. In realtà, l'unico provvedimento che va in questa direzione è il divieto di sorpasso delle biciclette a meno di un metro e mezzo di distanza, reso però vago e, quindi, inapplicabile dalla precisazione: ove le condizioni della strada lo consentano. Per il resto le norme sulla ciclabilità indeboliscono tutti i provvedimenti migliorativi che erano stati introdotti nel codice nel 2020, con il decreto Semplificazioni. La corsia ciclabile può essere realizzata solo se c'è lo spazio per una pista ciclabile, il doppio senso ciclabile anche, e viene cancellato l'obbligo per gli automobilisti di dare la precedenza alle bici se la strada è stretta. La casa avanzata viene sostituita da una zona di attestamento ciclabile ammessa solo su carreggiata con unica corsia per senso di marcia e solo se c'è una pista o corsia ciclabile, la strada urbana ciclabile non è più identificabile con la segnaletica orizzontale e tutte queste disposizioni vengono, infine, sospese in attesa di un futuribile regolamento di attuazione. Anche la nuova zona ciclistica va nel senso di confinare le biciclette in riserve protette, un'impostazione esattamente opposta a quella delle “città 30” che si basa sulla condivisione rispettosa dello spazio stradale urbano. Più che un Piano Salva ciclisti ci sembra, quindi, un “Piano Scoraggia ciclisti”.
Il disegno di legge riduce l'autonomia dei comuni anche nell'istituzione e regolamentazione delle ZTL, da decenni leva fondamentale di gestione della mobilità urbana e dello spazio pubblico delle città, modificando il regime sanzionatorio e consentendo ai conducenti di veicoli non autorizzati di entrarvi anche ripetutamente nella stessa giornata al costo di una sola sanzione.
Così come, per quanto riguarda la tariffazione e regolazione della sosta, l'autonomia dei comuni è assolutamente compressa e questa è una tipica ed efficace leva di gestione della mobilità urbana e del suolo pubblico, che è propria delle competenze comunali. È inutile dire che per garantire maggiore sicurezza occorrerebbe investire sul trasporto pubblico locale e sulla manutenzione delle strade, interventi che questo Governo, al momento, non sembra intenzionato a sostenere, così come non si promuove in nessun modo l'intermodalità.
È stato più volte detto dal Ministro Salvini: tolleranza zero per ubriachi o drogati. È vero che sono state inasprite le pene per chi guida in stato di ebbrezza, ma noi abbiamo fortemente contestato le nuove norme per chi guida dopo l'assunzione di sostanze stupefacenti, perché troviamo la nuova formulazione irragionevole, illegittima e difficilmente applicabile e, soprattutto, non tiene conto dei pazienti in cura con cannabis terapeutica.
È, poi, del tutto incomprensibile la ragione per cui non avete voluto accogliere, se non parzialmente, alcune norme sull'abbandono degli animali e le nostre proposte emendative sulla loro tutela. La realizzazione di corridoi faunistici contribuirebbe a ridurre gli incidenti stradali, salvaguardando la vita delle persone che percorrono le nostre strade e della fauna selvatica. Sono 179 gli incidenti stradali registrati nel 2022 che hanno coinvolto animali e comportato la morte di 16 persone e il ferimento di altre. Di questi, 163 casi coinvolgevano animali selvatici. Non si capisce perché vi rifiutate di tutelare loro e l'incolumità delle persone che percorrono le nostre strade realizzando tali corridoi, così come è incomprensibile la vostra negazione dell'introduzione del divieto delle carrozze turistiche trainate da cavalli che sarebbe stata, a nostro avviso, fondamentale in questo momento; invece continuate a voler sottoporre questi animali a stress e maltrattamenti.
Per concludere, non solo all'interno del testo, ma neanche nella delega, avete accettato di introdurre norme volte a sanare alcune profonde ingiustizie, come quelle che riguardano la diversità di trattamento tra taxi e NCC, con un impegno vago per un prossimo provvedimento che si occuperà del servizio di trasporto pubblico non di linea. Nel frattempo, il Ministero è in procinto di emanare un decreto che renderà impossibile svolgere regolarmente il servizio di trasporto pubblico non di linea, favorendo la proliferazione di abusivi e smantellando un settore che conta centinaia di imprese e migliaia di lavoratrici e lavoratori che garantiscono un servizio indispensabile in molte regioni del nostro Paese.
Prevedete, da un lato, norme assurde e punitive per la non tutela della sicurezza stradale, inasprendo le sanzioni, rivedendo le modalità di installazione degli autovelox, della progettazione delle infrastrutture stradali e della disciplina per la circolazione di bici e dispositivi di micro-mobilità elettrica, esautorando le amministrazioni locali e penalizzando l'utenza più vulnerabile delle nostre strade e, dall'altro, ipotizzate aumenti dei limiti di velocità - lo ricordo ancora una volta -, prima causa di incidentalità.
Insomma, questo disegno di legge è l'ennesima occasione mancata di questo Governo, un provvedimento che andrà a peggiorare la sicurezza sulle nostre strade, la qualità della vita delle nostre città, su cui i nostri sindaci avranno sempre meno potere di intervento.
Per tutte queste ragioni, il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra esprimerà voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giulia Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. La mia forza politica, Azione, valuta sempre nel merito le proposte, che siano del Governo o dell'opposizione, e così abbiamo fatto anche con questo provvedimento. Quindi, il nostro atteggiamento è sempre stato costruttivo e anche quello dei relatori ma, purtroppo, devo annunciare il voto contrario, e sarà convintamente contrario, ahimè. Non siamo solo noi a dirlo, non sono solo le opposizioni a ritenere questo provvedimento inefficace e potenzialmente dannoso ma sono le vittime della strada e le vittime della strada non sono di destra o di sinistra. I sindaci - alcuni sono di destra, alcuni di sinistra - sono tutti molto preoccupati. Quindi, cercherò, in uno spirito sempre costruttivo, di riconoscere quelli che possono essere alcuni meriti di questo provvedimento ma poi, purtroppo, la maggior parte del mio intervento sarà su quello che non funziona, sperando che vada, poi, a essere migliorato.
Gli aspetti positivi sono sicuramente marginali ma non poco importanti. Penso alla questione dell'abbandono degli animali, penso alle norme per evitare le sanzioni multiple, su cui siamo d'accordo se non fosse che queste sanzioni multiple possono essere date anche per eccesso di velocità e lì, invece, si crea un problema. È vero che la sospensione breve può essere un buon deterrente e che la formazione a scuola è una cosa positiva ma - ripeto - sono tutte parti marginali di questo codice. Un altro aspetto che mi piace ricordare, perché è un settore importante in grave carenza di risorse umane, è la questione dell'abbassamento dell'età per la patente per i mezzi pesanti, emendamento che abbiamo anche noi proposto e che per fortuna è stato accettato. Quindi, almeno riconosciamo che questi sono argomenti positivi.
Perché questo codice non funziona? Il codice della strada, della sicurezza sulla strada, dovrebbe fare tre cose: occuparsi di sicurezza ma anche occuparsi di mobilità e vivibilità delle nostre strade e delle nostre città e, infine, anche essere pronto per il futuro, quindi prepararsi a quelle che saranno le innovazioni e a quello che succederà nei prossimi anni. Su questi tre aspetti fondamentali il codice, purtroppo, è carente.
Partiamo dalla sicurezza. La sicurezza dovrebbe essere assicurata guardando ai mezzi che causano incidenti e alle cause degli incidenti. Mi piace ricordare la questione angoli ciechi, perché è qualcosa su cui veramente non capiamo la resistenza del Governo. La questione sensori per gli angoli ciechi per i mezzi in circolazione è trasversalmente ritenuta qualcosa di utile, qualcosa che i nostri sindaci stanno già portando avanti in maniera indipendente e che questo Governo - senza capire il perché - invece ha deciso di non perseguire. C'è anche la questione degli autovelox. Per carità, non vogliamo che siano usati per fare cassa, però anche rendere il loro utilizzo così complesso e l'autorizzazione così lunga e complicata non può che portare a meno sicurezza, perché ci saranno più infrazioni. Le limitazioni ad altri mezzi di rallentamento e ai dossi si legano anche con le competenze dei sindaci, che sono state decurtate. Questo anche potrebbe portare a minore sicurezza, così come anche - sono già state ricordate dai miei colleghi - tante definizioni vaghe all'interno del codice della strada su concetti fondamentali come il veicolo a cui dare la precedenza. Non ci può essere semplicemente un'attenzione al dare, forse, la precedenza ma deve essere chiaro se si deve dare o non dare la precedenza, altrimenti si crea maggiore insicurezza. Soprattutto, non c'è un chiaro miglioramento del pur difficile accertamento della questione della guida in stato di alterazione psicofisica. Io mi rendo conto che fosse qualcosa di difficile da provare, ma la soluzione trovata dal Governo crea altre difficoltà, soprattutto per pazienti - e non solo - che prendono cannabis terapeutica o che prendono anche altre medicine, con un impianto, dietro, che non permette loro di avere la certezza di poter continuare a utilizzare il mezzo. Quindi, la parte sicurezza è veramente tutta incentrata sulla questione punitiva posteriore, a valle, e molto poco sugli strumenti per prevenire.
Poi, c'è la parte relativa alla mobilità e alla vivibilità, perché - ripeto - la sicurezza nelle strade dev'essere anche mirata a rendere le nostre strade più vivibili, con una viabilità più fluida, nessuno vuole il traffico. La stretta veramente inconcepibile sulla mobilità cosiddetta micro e dolce creerà, invece, molti problemi nelle nostre strade, all'aria e al traffico, perché meno monopattini e bici verranno usati, perché con questo codice vengono puniti soprattutto i monopattini in sharing con delle richieste di casco o RCA assolutamente incomprensibili. Dunque, meno la nostra aria sarà buona e meno il nostro traffico sarà buono e, quindi, chi dice di voler difendere le macchine contro i monopattini selvaggi non si rende conto che poi vivrà una vita peggiore, perché le nostre strade saranno più intasate. Inoltre, si punisce una categoria, quella dei monopattini in sharing, senza, invece, cercare di trovare soluzioni alternative a problemi che, per carità, ci sono, perché i monopattini che sfrecciano, che parcheggiano sui marciapiedi, eccetera sono un problema delle nostre città. Tuttavia, invece di essere collaborativi e cercare di trovare delle soluzioni, a cui gli operatori sono dispostissimi, si decide di letteralmente ammazzare una categoria con obblighi assolutamente difficili. Soprattutto, si torna indietro rispetto a un mix di mobilità nelle nostre città che andava nella direzione giusta e che stava dando i primi risultati.
A proposito di mix di mobilità, la questione trasporto pubblico non di linea è assolutamente centrale e ne abbiamo già parlato tanto. Perché non equiparare e non cercare di essere più giusti nei confronti delle auto bianche e delle auto nere? Entrambe svolgono un ruolo fondamentale, entrambe vanno combattute quando hanno comportamenti scorretti e illegali - gli abusivi non sono tollerabili in nessuna categoria - ma qui c'è un intento veramente punitivo e soprattutto non equo nel trattamento che anche i decreti attuativi, al momento in discussione al tavolo ministeriale, non sembrano migliorare, anzi, al contrario, sembrano peggiorare la situazione. Quindi, lungi dal difendere - ripeto - chi si comporta in maniera abusiva, forse dovremmo, però, creare delle regole che facciano sì che non ci sia bisogno di diventare abusivi per riuscire a fare il proprio mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). È una questione che non interessa solo i trasporti, ma il nostro Paese, il turismo e questi signori, che sono, comunque, delle imprese.
Finisco con il futuro e l'innovazione. Di che cosa si parla qui? Il futuro è un futuro in cui i sindaci non decideranno praticamente più niente. La mobilità è una delle aree fondamentali che i sindaci possono utilizzare per dare una visione della città e, quindi, per giustificare il loro mandato elettorale e convincere gli elettori ma la questione è anche e proprio quale tipo di città vogliamo. Invece, tutto deve passare per il Ministero. Oggi il vostro Ministero impedirà le zone 30 e le ZTL, forse domani al Ministero ci sarà qualcun altro e allora rendetevi conto che vi siete preparati un futuro in cui, magari, tutto sarà fatto a zone 30, perché il prossimo Ministro sarà qualcuno di quella scuola. Noi siamo contrari a zone 30 a tappeto in intere città, come è stato fatto dall'oggi all'indomani in alcune delle nostre città, tuttavia riteniamo che siano i sindaci che possono sapere meglio di chiunque altro dove è necessaria la ZTL, dove sono necessarie le zone 30, che tipo di parcheggi e che tipo di piani sono necessari (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Questo viene tolto ed è un problema per adesso e per il futuro.
Finisco sulla questione futuro e innovazione. Abbiamo discusso tanto con i relatori su tutte le vere novità tecnologiche a nostra disposizione. Penso ai simulatori, che sono usati per gestire macchinari complessi come un aereo, che sono usati per allenare i piloti e che potrebbero essere usati per “allenare” anche i nostri futuri guidatori e, invece, sono stati relegati a una vaga dicitura in delega. Idem per quanto riguarda la guida autonoma, innovazione che in tanti altri Paesi è già stata presa non solo in considerazione ma sono già stati fatti tutti i cambiamenti normativi necessari per recepirla. Noi siamo, invece, ancora su una vaga dicitura, anche lì in delega, su progetti pilota e vedremo che cosa succederà. Mi fa piacere che il mio ordine del giorno su questo tema sia stato accolto come raccomandazione, ma raccomandazione e delega sappiamo bene che sono strumenti molto deboli e, quindi, mi auguro che ci sia una vera volontà di abbracciare questa novità, questa tecnologia che può cambiare davvero la nostra vita.
Infine, c'è poca digitalizzazione, c'è poca comprensione del fatto che, al di là dei progetti PNRR su MAAS e Living lab, utilizzare i dati e la digitalizzazione in tutti gli aspetti del trasporto, dalla gestione del traffico al trasporto pubblico locale, ma anche per avvisare i conducenti di eventuali infrazioni è qualcosa che non è futuro ma è presente e, purtroppo, in questo codice di tutto questo c'è molto poco.
Quindi, dovendo concludere e spiegare in poche parole il nostro voto contrario, dico che questo è un provvedimento che non assicura più sicurezza e che punisce settori che, invece, stavano facendo del bene alle nostre città e alla nostra circolazione. Penso alla micromobilità, su cui si è creato un dibattito ideologico. Il Vice Ministro Rixi ha detto di essere uno che va in bici e anch'io vado in bici. La bici non è né di destra né di sinistra e non si capisce perché siate così contrari all'utilizzo della bici come mezzo veramente di trasporto e non semplicemente per fare qualche gita domenicale. Soprattutto, è un provvedimento che è punitivo e non risolutivo. Quindi, per questo noi voteremo convintamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e del deputato Casu).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tosi. Ne ha facoltà.
FLAVIO TOSI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ringrazio innanzitutto per il lavoro e per lo sforzo profuso dai relatori, quindi dalla collega Maccanti e dal collega Caroppo (Applausi del deputato Deidda), che hanno lavorato con grande impegno, insieme al presidente Deidda, perché c'è stato veramente un lavoro di squadra, e credo che vada dato atto dell'impegno perché non era un provvedimento facile da affrontare e da gestire in maniera così analitica e puntuale in tempi così ristretti. Ringrazio anche il Sottosegretario Ferrante e il Vice Ministro Rixi, coloro che hanno collaborato con la Commissione al fine di arrivare a questo risultato, che è un risultato importante. Si può ovviamente vederla in modo diverso, ma, dopo 30 anni, arrivare finalmente a una riforma organica del codice della strada credo sia un risultato importante per quest'Aula e per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Ringrazio anche i colleghi delle minoranze perché penso che in Commissione ci sia stato un atteggiamento costruttivo, nel senso che si è cercato tutti di portare un contributo, talvolta magari meno di quello che avremmo voluto. Abbiamo potuto ascoltare i suggerimenti dei colleghi e c'è tutta la parte della delega che non va sminuita, perché quella della delega è una parte dove ci sono dei tempi certi di attuazione, un procedimento più snello, meno farraginoso e meno complesso di quello che stiamo seguendo ora. Delega che poi porterà dei provvedimenti all'attenzione della Commissione, e tutto, in ogni caso, verrà condiviso dai parlamentari di maggioranza e di minoranza.
Dicevo, stiamo riformando il codice della strada dopo 30 anni con un equilibrio tra varie sensibilità e necessità, perché ovviamente ci sono delle norme restrittive rispetto a determinati comportamenti e si va sempre verso una maggiore prevenzione ed educazione stradale. Il codice della strada non deve essere vessatorio, quindi si è cercato un equilibrio anche su questo, anche perché oggi, rispetto a un passato dove l'Italia viaggiava sugli 8.000 morti l'anno, ahimè, per incidentalità stradale, oggi viaggiamo a poco più di 3.000, che non vuol dire che bisogna abbassare la guardia o bisogna rinunciare, però non serve fare uno strumento che sia vessatorio o eccessivo nelle sanzioni, ma serve uno strumento che sia equilibrato in questo senso. (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Quindi bene l'introduzione dell'alcolock per il recidivo, in modo che non possa mettersi alla guida dopo avere nuovamente assunto sostanze. Bene che sia stato tolto l'obbligo di dimostrare la correlazione tra lo stato di alterazione psicofisica e l'assunzione delle sostanze, perché oggi andava dimostrata. Molto bene l'introduzione della sospensione breve, perché è uno strumento agile, che non è vessatorio, ma va a colpire alcune categorie e alcuni comportamenti. Alcune categorie vuol dire chi ha meno di 20 punti sulla patente, e alcuni comportamenti gravi come la guida contromano, la mancata precedenza, l'attraversamento con il semaforo rosso. Quindi va a colpire con una sanzione breve, ma che è significativa e che fa in modo di essere educativa, perché poi evidentemente il codice ha anche questo scopo ossia di educare chi sta alla guida a comportamenti migliori. Molto bene l'inasprimento rispetto all'utilizzo del cellulare alla guida (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché oggi davvero, al di là dell'eccesso di velocità, al di là delle sostanze stupefacenti, l'uso del cellulare alla guida è una delle principali, se non la primissima causa dell'incidentalità, e quindi anche lì scatta la sospensione breve. Sospensione breve che viene giustamente aumentata nella misura nel momento in cui, oltre a utilizzare il cellulare alla guida, si provoca un incidente o si manda fuori strada un veicolo. Bene la scelta di andare nella direzione richiesta da tutte le aziende del settore dell'autotrasporto, in particolare delle persone, ma non solo, ed è una cosa che ovviamente andrà poi approfondita anche in delega, cioè il fatto di abbassare l'età necessaria, in alcuni casi, per accedere a questo tipo di titoli per la guida perché c'è una carenza ormai cronica, impressionante, di autisti, e quindi bisognava semplicemente andare verso l'Europa, perché poi già l'Europa è andata in questa direzione. Così come è un'indicazione europea quella, che è stata ratificata anche da noi, di abbassare ai 120 centimetri cubici, oppure ai 6 chilowatt, se il motore è elettrico, la possibilità di circolare anche in autostrada e nelle strade principali.
Vi è poi una dimostrata, ulteriore sensibilità, con l'inasprimento delle pene, contro chi abbandona gli animali in strada, perché oggi finalmente non c'è più la concezione che l'animale sia un bene di possesso, ma l'animale è un essere senziente, che prova anche lui sentimenti e dolore, e quindi è giusto che non venga trattato come un oggetto, come fanno quelle persone che assumono dei comportamenti criminali nell'abbandonarli per strada, abbandonandoli al loro destino, abbandonandoli alla sofferenza e spesso anche causando incidentalità stradale.
Poi c'è tutta una parte importante della delega, che riguarda la disabilità, la gravidanza, quindi le fasce più deboli che sono alla guida. A questo riguardo, il Governo viene delegato a impostare tutta una serie di provvedimenti a favore, a tutela, anche per quanto riguarda il conseguimento delle patenti, in modo tale da ordinare questa materia. Questo, giustamente, va fatto con la delega perché non era tecnicamente pensabile, con i tempi a disposizione, inserirlo in questo provvedimento. Altra misura che va nel senso di non vessare il contribuente guidatore è il fatto che il massimo della maggiorazione dell'interesse sulle multe, perché spesso capita che ti arrivi una contravvenzione a distanza di mesi o di anni potentemente maggiorata, non potrà essere superiore al 60 per cento. Questo dà un po' più di serenità ai contribuenti, ai cittadini e alle famiglie, per i quali, fra l'altro, spesso affrontare il costo di una multa diventa anche difficile, in particolare in un momento di crisi come questo. Benissimo la stretta sui monopattini. I monopattini, che sono sicuramente uno strumento moderno, devono anche essere regolamentati perché erano assolutamente soggetti a deregulation. Il fatto che ci sia l'obbligo del contrassegno, l'obbligo del casco, il divieto di uscire dai centri abitati e l'obbligo dell'assicurazione finalmente regolamenta anche questo settore, perché poi a pagarne le conseguenze erano anche gli altri utenti della strada, i pedoni, gli automobilisti, perché c'era un settore che era assolutamente fuori dalle regole, che era quello dei monopattini.
Nella stessa direzione di non incidere negativamente su chi guida e sulle casse familiari è il fatto di prevedere che, se uno stesso ente gestore commina più multe nell'arco di un'ora per eccesso di velocità, non venga pagata una serie di multe - parliamo del tutor, evidentemente -, ma solo la multa più importante, maggiorata di un terzo, perché, ripeto, lo strumento non deve essere vessatorio. Un altro strumento che va nella direzione della tutela della sensibilità ambientale è il cosiddetto “barcavelox”, che abbiamo proposto in Commissione e che è stato accolto favorevolmente anche dal Governo, perché in generale per la navigazione, in particolare in siti come quello di Venezia, città UNESCO, dove la navigazione interna deve essere controllata e misurata, fino a oggi era impossibile contestare l'eccesso di velocità a un'imbarcazione perché tecnicamente questa parte non era stata normata. Questa modifica del codice introduce, invece, anche questa innovazione nel dare la possibilità - perché tecnicamente c'è, mancava la normativa - di sanzionare chi alla guida di un'imbarcazione non rispetta i limiti rigorosi che devono essere rispettati. Ahimè, abbiamo visto anche recentemente alcune tragedie del mare proprio dettate da cattivi comportamenti. Sempre nella direzione della sensibilità e dell'educazione è la norma che prevede che nelle nuove installazioni semaforiche sia prevista una durata minima per la luce gialla, ma soprattutto la visualizzazione del tempo residuo di accensione della luce. In alcune città, in alcune grandi città questo è già esistente a livello sperimentale. Il fatto che diventi norma e che per le nuove installazioni si vada in questa direzione credo che anche questo sia un segno di modernità, perché oggi è possibile - chiudo, Presidente - ed è un fatto di civiltà.
Altra questione che riguarda la civiltà e il rispetto del territorio è la possibilità di istituire zone a traffico limitato territoriali per non più di 5 mesi all'anno. Il caso classico sono le località turistiche, che rischiano di venire invase da autovetture in alcuni periodi dell'anno, con poco rispetto per l'ambiente, e anzi, in alcuni casi creando dei veri e propri ingorghi in località meravigliose del nostro territorio. Il fatto di dare la possibilità di tutelare quei siti con una regolamentazione del traffico in determinati periodi dell'anno va nella direzione di tutelare sempre di più l'ambiente e il territorio italiano. Quindi, e chiudo, la sicurezza, la tutela dell'ambiente, la tutela della salute e delle persone, coniugate con la modernità, l'efficienza, la sicurezza, la sostenibilità e l'attenzione ai soggetti fragili.
Questi sono i cardini di questa riforma. Questa è la battaglia che, come Forza Italia, abbiamo cercato di portare all'interno di questo provvedimento, che, quindi, come gruppo consiliare, voteremo convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luciano Cantone. Ne ha facoltà.
LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Oggi siamo arrivati al voto finale sul codice della strada, un provvedimento che incide sulla vita quotidiana di tutti i cittadini italiani. Il contesto è quello del Paese europeo con il più alto numero di vetture private circolanti, dove esiste un problema reale di sicurezza stradale, con un numero di incidenti spaventoso e con un codice della strada esistente che non tutela gli utenti più deboli.
Il compito del legislatore, in questo caso, sarebbe stato quello di analizzare i problemi, comprenderne le cause e cercare le soluzioni, dando priorità a quelle più importanti.
Secondo l'ultimo rapporto ACI-Istat, le cause principali degli incidenti stradali nel nostro Paese sono tre: eccesso di velocità, distrazione alla guida e mancato rispetto della precedenza. A tutto questo come risponde il Governo? Riducendo le tutele per gli utenti più deboli, allargando le maglie sanzionatorie e introducendo le multe cumulative - che dopo spiegheremo meglio -, di fatto, portando il Paese indietro di cinquant'anni, coerentemente con la vostra visione politica, vessando anche quei cittadini, quei lavoratori e quelle imprese che non stanno nelle vostre grazie, come, ad esempio, gli NCC (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Inoltre, il Ministro Salvini, negli ultimi 6 mesi, ha prodotto una quantità di post, comunicazioni e agenzie stampa completamente sconclusionati e contrastanti, quotidianamente, distanti anni luce dai princìpi di equilibrio e proporzionalità che dovrebbero essere i perni su cui costruire un provvedimento così ampio e complesso.
Ma veniamo al merito del provvedimento. Viene spontaneo chiederselo: come si concilia questa esigenza, tanto sbandierata anche dal Ministro Salvini, di sicurezza stradale, con la possibilità per i neopatentati - cioè una delle categorie più colpite da incidenti stradali, che, quindi, incide nella vita quotidiana di milioni di italiani - di avere, sin da subito, vetture più potenti? Ancora peggio, avete fatto con le sanzioni cumulative - questa è una follia! -, introducendo, in questo codice, la possibilità di avere una sola sanzione per superamento dei limiti di velocità rilevata con autovelox entro un'ora, anche nel caso in cui si infranga il limite più e più volte. Ma questa è una follia! State dicendo al cittadino che può correre e accelerare impunemente per 50 minuti dopo la prima multa con l'autovelox. Allora, vi rifaccio la domanda: come si può conciliare tutto ciò con l'esigenza di sicurezza stradale che abbiamo in questo Paese, alla luce delle centinaia di migliaia di incidenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
La verità è che a voi non interessa la sicurezza stradale. Voi state strizzando l'occhio ai vari Fleximan e state portando avanti la cultura della trasgressione, implicitamente, con la vostra becera propaganda. Quindi, non affrontate il tema per risolverlo seriamente, ma riempite il codice di misure spot, che niente hanno a che fare con la sicurezza stradale.
Ancora, non si capisce come possa essere utile obbligare i monopattini all'utilizzo di targhe: una modifica che complica la vita a lavoratori e aziende che offrono questo servizio importantissimo nelle grandi città, con un aumento dei costi di gestione insostenibile, che sicuramente porterà alla riduzione consistente, fino all'inevitabile chiusura di queste aziende, in barba alla mobilità dolce, un concetto che voi proprio non riuscite a digerire, perché è bello andare sui social e attaccare i monopattini così, a caso, quotidianamente.
Poi non avete accettato i nostri emendamenti sui limiti di velocità e, contestualmente, avete iniziato una battaglia mediatica sulle “zone 30”. Ora, io dico: ma com'è possibile? Il partito dei sindaci, i vostri tanto amati amministratori locali, a cui state togliendo la possibilità di decidere autonomamente sulle “zone 30”! Molti dei vostri sindaci del centrodestra amministrano città in cui le “zone 30” sono una realtà: Olbia, Verona, Vicenza. Vogliamo vedere i numeri? Nella città di Bologna, la tanto contestata città di Bologna, nelle prime settimane di istituzione della “zona 30”, il numero di incidenti stradali è diminuito di oltre il 20 per cento. Zone che hanno una grande presenza di utenza fragile, come strade con ospedali e scuole, giustificano la scelta dei 30 chilometri orari: queste non sono parole mie, né di un altro esponente del MoVimento 5 Stelle; queste sono le parole del presidente dell'Automobile Club d'Italia, Angelo Sticchi Damiani. Inoltre, su questo tema, è lo stesso Ministero delle Infrastrutture a contraddire Salvini.
Nel Piano nazionale sicurezza stradale 2030, pubblicato poco meno di due anni fa, si legge testualmente: dove ci possono essere impatti che coinvolgono veicoli e pedoni, la velocità dovrebbe essere limitata a 30 chilometri orari. Una battaglia mediatica assolutamente ingiustificata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Alla luce di questi 6 mesi di lavoro sul codice della strada, anche in questo provvedimento, ripetete lo stesso schema, cioè distraete l'opinione pubblica, quotidianamente, con una comunicazione social contrastante, e approfittate di questa confusione per inserire alcune vostre bandierine. Una logica devastante, che, in questo provvedimento, non sarebbe dovuta entrare: il codice della Strada non è né di destra, né di sinistra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma dev'essere uno strumento chiaro, moderno, intriso di quei princìpi di equilibrio e proporzionalità, non un'arma da usare ancora una volta contro le opposizioni!
E vengo al tema finale, quello per noi più importante, cioè la delega all'articolo 35, una delega troppo ampia, con margini di discrezionalità, per il legislatore delegato, enormi, e non ridotti, come chiede la Corte costituzionale per un provvedimento di riordino normativo di questa portata. Questo significa che, per i prossimi 12 mesi, vedremo e leggeremo del Ministro Salvini che andrà in giro per l'Italia a sbandierare, ancora una volta, misure sul codice della strada, fregandosene del lavoro che è stato fatto qui, in Parlamento, in questi 6 mesi, fregandosene della sicurezza stradale, della mobilità sostenibile e di tutte quelle aziende e quelle imprese che stanno gridando la loro disperazione contro questo provvedimento cieco e arrogante. Noi non possiamo tollerare tutto questo, non lo accetteremo, ci opporremo e continueremo a opporci in tutte le sedi opportune. Per tutti questi motivi, dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Maccanti. Ne ha facoltà.
ELENA MACCANTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Vice Ministro Rixi, intervengo con particolare orgoglio, oggi, in quest'Aula, a nome del gruppo della Lega, per dichiarare il nostro “sì” convinto a questo disegno di legge e ringraziare, innanzitutto, il Governo e il Ministro Matteo Salvini, per la determinazione e l'impegno che sta dimostrando, ogni giorno, al Ministero, sul fronte della sicurezza sulle nostre strade.
Il disegno di legge che stiamo per approvare in prima lettura è proprio uno dei risultati di questo impegno, perché, dopo anni di inerzia e di interventi spot - quelli sì, propagandistici -, inseriti in decreti-legge emergenziali approvati, a colpi di fiducia, che hanno creato il caos sulle nostre strade, grazie all'iniziativa del Ministro, la sicurezza stradale è tornata centrale in quest'Aula, con un testo di riforma veramente organica, discussa in Parlamento, e centrale anche nel dibattito fuori da quest'Aula. Primo risultato assolutamente raggiunto.
Il lavoro in Commissione, su un testo già oggetto di confronto in sede ministeriale, è stato davvero approfondito: 91 soggetti auditi, 54 ulteriori memorie, 760 emendamenti esaminati, 163 di questi approvati, 72 modifiche complessive al disegno di legge, 30 delle quali con il contributo dell'opposizione. Basti pensare che 18 dei 36 articoli, di cui il provvedimento si compone, sono stati aggiunti in sede parlamentare.
Spiace, quindi, davvero, Presidente, e lo dico con un po' di amarezza, che i colleghi di opposizione non solo abbiano rinunciato a rivendicare la bontà di alcune misure che abbiamo scritto insieme, ma che addirittura, per mera propaganda politica contro il Governo e contro il Ministro Salvini, si siano opposti a interventi rigorosi e di buonsenso, che vogliono contrastare la scia di morti sulle strade e garantire una mobilità più sicura a tutti i cittadini. Ed è proprio questo l'obiettivo del disegno di legge che stiamo per approvare, che innanzitutto contrasta le principali cause di incidenti stradali.
Tolleranza zero - e ne siamo orgogliosi - contro chi, recidivo, continua a mettersi alla guida ubriaco o dopo aver assunto sostanze stupefacenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e pugno duro - anzi durissimo - contro chi usa il cellulare alla guida, che sarà punito con il ritiro della patente da 15 giorni a 2 mesi sin dalla prima infrazione.
Con l'istituto della sospensione breve della patente si rinnova e si rinforza il sistema della patente a punti, ormai vecchio di 20 anni: via, dunque, la patente da un minimo di 7 a un massimo di 15 giorni per chi, recidivo e al di sotto dei 20 punti, dovesse incorrere in alcune delle infrazioni più gravi come il passaggio con il rosso o la mancata precedenza ai pedoni negli attraversamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e del deputato Deidda).
Repressione - ma anche prevenzione, Presidente - perché l'educazione stradale, che già rientra nei programmi dell'educazione civica, che abbiamo reintrodotto grazie a una legge della Lega della scorsa legislatura, di cui saremo sempre orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sarà oggetto di corsi extracurricolari destinati agli studenti delle scuole superiori.
Il disegno di legge contiene poi misure importanti sulla mobilità dolce. Un plauso davvero al Ministro, perché finalmente riportiamo regole chiare e un po' di buon senso sulle nostre strade (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dove oggi, tra segnaletiche orizzontali e verticali confuse e fuori norma, nessun utente del codice della strada sa più qual è il suo posto.
Innanzitutto, regole chiare per i monopattini, con obbligo di casco, targa e assicurazione e norme serie per impedirne il parcheggio selvaggio e la circolazione sui marciapiedi. Siamo favorevoli a piste ciclabili sicure e realizzate con buon senso, ma crediamo che disegnare semplicemente una striscia per terra e chiamarla “corsia ciclabile” non garantisca la sicurezza, innanzitutto degli utenti più vulnerabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
E siamo pienamente soddisfatti - e con noi i lavoratori del trasporto pubblico locale - dell'abrogazione della norma che consentiva alle biciclette di percorrere le corsie riservate, voluta dalla maggioranza giallorossa, con forte pericolo per tutti e ulteriore riduzione della velocità commerciale dei mezzi pubblici.
Con le oltre 70 modifiche approvate in Commissione, che hanno dato seguito a molte proposte avanzate in audizione, siamo riusciti a dare risposte a istanze attese da anni da cittadini e categorie. Penso, ad esempio, all'emendamento che ha abbassato l'età necessaria a guidare i veicoli di trasporto persone per fronteggiare almeno in parte la cronica carenza di autisti; penso all'istituzione del registro telematico delle imprese di consulenza, richiesto dalle associazioni di categoria, alla norma sulle violazioni dei limiti di velocità nella laguna di Venezia, agli obblighi delle campagne di richiamo da parte delle case automobilistiche.
Ancora insieme - e accogliendo le istanze dell'Intergruppo parlamentare per la mobilità motociclistica guidato dalla senatrice Erika Stefani - abbiamo dato risposte serie di sicurezza agli utenti delle due ruote a motore, includendoli tra l'utenza vulnerabile del codice della strada e prevedendo la terza fascia sui guardrail (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
È stato anche frutto di un emendamento, che la maggioranza ha accolto e votato, l'innalzamento davvero minimo della potenza delle auto per i neopatentati, per i quali, nel disegno di legge voluto dal Ministro Salvini, le limitazioni passano da 1 a 3 anni. Si è trattato, anche in questo caso, di un intervento di buon senso che, fermo restando il divieto di guida per auto sportive di grossa cilindrata, non costringe le famiglie in questo momento di difficoltà ad acquistare una seconda auto.
Tra gli emendamenti della Lega, Presidente, voglio ricordare un'altra norma, quella che punisce con pene severe chi abbandona gli animali per strada, fenomeno incivile che, soprattutto in estate, ha raggiunto numeri inaccettabili e che mette a rischio anche la sicurezza degli utenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Così come vorrei anche citare l'emendamento accolto in delega per semplificare il processo di rilascio e rinnovo della patente per le persone con disabilità e quello che prevede i dispositivi di segnalazione acustica ai semafori per agevolare la mobilità delle persone con disabilità visiva.
Ancora due temi, Presidente. Il primo riguarda gli autovelox: nel nuovo codice della strada si ampliano le violazioni che possono essere accertate e sanzionate senza contestazione immediata e viene previsto che i dispositivi da remoto possano accertare anche più violazioni contemporaneamente.
Di più: con un emendamento della Lega abbiamo previsto che la mancata copertura assicurativa possa essere sanzionata anche dai rilevatori ai semafori, ma una cosa deve essere chiara: questi strumenti devono realmente servire a prevenire gli incidenti stradali e non trasformarsi in trappole per automobilisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Proprio in questa direzione, va il decreto ministeriale che il Ministro Salvini, dopo 14 anni - ripeto: 14 anni e almeno tre Ministri del Partito Democratico (Commenti del deputato Casu) - ha sbloccato giovedì scorso con un accordo in Conferenza Stato-città, che contiene regole chiare sull'installazione degli autovelox: complimenti anche per questo ottimo lavoro al Governo e al Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
Nel nuovo codice, nella parte della delega, abbiamo invece previsto l'installazione dei dispositivi per il conto alla rovescia nei nuovi semafori e una durata minima del giallo, perché anche i cosiddetti T-red non si trasformino in semplici bancomat a danno dei cittadini e a solo vantaggio dei bilanci dei comuni. Non è normale che, ad esempio, nella mia città, Torino, ci sia un T-red che, da solo, totalizza un terzo delle multe di tutta la città, registrando quasi 50.000 violazioni in un anno.
Chiudo, Presidente, su un ultimo tema che è quello della velocità nei centri urbani. Anche su questo, nel nuovo codice della strada, si interviene con mano pesante: ritiro immediato della patente da 15 a 30 giorni per chi superi i limiti di velocità tra i 10 e i 40 chilometri orari in un centro abitato per due volte in un biennio. È giusto, Presidente, ma i limiti di velocità devono essere ragionevoli e allora, anche in questo caso, con chiarezza diciamo “sì” - e lo dice anche la direttiva del Ministro Salvini - alle zone 30 vicino ad asili, a scuole, a campi sportivi, ad ospedali, a parchi giochi; “sì” alle zone 30 nelle strade senza marciapiedi o dove c'è intenso traffico di pedoni e ciclisti. Diciamo “no”, invece, a ordinanze ideologiche che vorrebbero imporre i 30 chilometri orari in tutta la città (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), tradendo lo spirito della norma, mettendo in difficoltà i cittadini, senza benefici proporzionali in termini di sicurezza e di riduzione delle emissioni.
Andiamo avanti - lo dico al Vice Ministro Rixi - con interventi rigorosi e di buon senso! Il gruppo della Lega è a fianco del Governo e del Ministro Salvini e, per questo, dichiaro con orgoglio e convinzione il voto favorevole del nostro gruppo a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il nuovo codice della strada, che arriva al voto finale dell'Aula, è una norma spot, che più volte nel corso dell'esame in Commissione e in Aula, non abbiamo esitato a definire lacunosa e contraddittoria. Ci sarebbe piaciuto, signor Presidente, poterci confrontare con l'impegnatissimo Ministro Salvini in quest'Aula, invece constatiamo che, nel lungo iter parlamentare, non ha trovato neanche un attimo per fare una fugace comparsa.
A sottrarsi al confronto è stato soprattutto il Governo: in Commissione, il PD ha proposto 250 emendamenti, nel complesso 5 mesi di lavoro, e diversi emendamenti accolti e riformulati dai relatori. Su tutti, quello che dispone la sospensione breve della patente per l'uso dello smartphone durante la guida, che colpisce una delle maggiori cause di scontri, cioè la distrazione. Utilizziamo il termine “scontri” - ed è stata una delle nostre proposte - perché, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono incidenti casuali o fortuiti, ma diretta conseguenza di azioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Nel complesso, però, resta il taglio di una norma spot, inconcludente e che di problemi certamente non ne risolve. Il nuovo codice della strada o “codice della strage”, come è stato rinominato in questi giorni nelle tantissime manifestazioni spontanee che si sono tenute in varie città italiane - abbiamo visto in piazza studenti, giovani e familiari, ahimè, delle associazioni delle vittime della strada -, è un testo che certamente non coglie le sfide del tempo che viviamo - a proposito dell'innovazione tecnologica e dell'intelligenza artificiale come alleati naturali per migliorare la sicurezza di automobilisti e pedoni -, ma resta ancorato alle logiche del secolo scorso. Altro che nuovo codice della strada! Sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti che prevedevano l'inserimento dell'alcolock e dei dispositivi per il controllo sull'uso di stupefacenti direttamente di serie nelle nuove auto, così come l'inserimento di dispositivi elettronici per regolare, o limitare, la velocità come già avviene per gli autobus.
Ricordiamo che proprio l'elevata velocità rappresenta la principale causa di scontri e morti sulle strade. Respinte le nostre proposte anche per la notifica delle violazioni via PEC o l'immediata contestazione tramite App, che avrebbero semplificato, ogni giorno, adempimenti a carico di enti locali e cittadini. Per non parlare, poi, della vicenda degli angoli ciechi dei mezzi pesanti. Restano inascoltati gli appelli delle associazioni delle vittime della strada e dei sindaci, che chiedevano a gran voce misure concrete ed efficaci per risolvere il problema che, ogni anno, ahimè, ci costa 200 morti. Bocciati, anche in questo caso, i nostri emendamenti persino nella parte relativa alla delega al Governo, su cui ci sarebbe tanto da dire. Nonostante le pronunce della Corte costituzionale sull'eccesso di delega, il Governo si accanisce a prevedere una delega ampia, indiscriminata, che abbiamo l'impressione servirà soltanto al Ministro Salvini per fare la campagna per le elezioni europee e per le elezioni amministrative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Norma spot anche nella parte in cui vi è un evidente accanimento contro i più giovani, che si palesa come una previsione che colpisce, però, in realtà, le famiglie monoreddito, in possesso spesso di una sola auto per tutti i componenti della famiglia e che, spesso, è anche un'auto datata. Accanimento nei confronti dei giovani, ma è un testo che non dice nulla a proposito degli ultraottantenni, degli ultranovantenni, cui viene rinnovata la patente senza uno specifico esame pratico, come il PD ha chiesto sin dall'inizio della trattazione del testo.
Come è noto e come già abbiamo ricordato, Presidente, la principale causa di scontri, oltre all'eccesso di velocità, è proprio la distrazione alla guida. Dopo i 75 anni, il rischio di incidenti aumenta del 20 per cento. Abbiamo chiesto, senza successo, una verifica pratica al compimento dei 75, degli 80 anni, mettendo l'anziano alla guida e verificare se ancora i riflessi sono compatibili con l'uso dell'auto. “No” alla tecnologia, ma “no” anche alla semplificazione amministrativa. Sono norme cervellotiche e di difficile applicazione, come quelle previste per l'accertamento dello stato di ebbrezza o dell'uso di stupefacenti, per cui sono previste centinaia di righe e decine di ipotesi diverse fra di loro, compresa la conduzione coatta in ospedale, che creeranno notevoli grattacapi agli operatori e alle Forze dell'ordine al momento della loro concreta applicazione.
Ed ancora, il nuovo codice della strada non coglie le sfide del tempo che viviamo a proposito della mobilità sostenibile, con riferimento alla realizzazione delle nuove piste ciclabili e della ciclabilità in genere. Nessuna distinzione, come invece era ovvio fare, tra strade urbane ed extraurbane e nessuna distinzione, ahimè, tra monopattini privati e monopattini a noleggio, con una disposizione normativa che manderà sul lastrico 2.400 famiglie e uno dei settori in crescita esponenziale nel nostro Paese. Ancora, nessun incentivo per migliorare il trasporto pubblico locale, le aree pedonali, lo sharing in genere. La mobilità sostenibile bollata come il nuovo nemico del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Investendo sulla mobilità sostenibile si riduce il numero di auto in circolazione, la quantità di emissioni, il numero di scontri: un corollario banale e logico per tutti, tranne per questo Governo che, di fronte a questa sfida, decide di fuggire.
Il testo è, poi, accompagnato da un costante, scomposto, maldestro tentativo di incidere sulle competenze dei comuni. Altro che coinvolgimento dei sindaci, c'è una violazione anche della riforma della Costituzione del 2001. Un insopportabile delegittimazione degli enti locali e delle loro scelte. Proprio dai sindaci di tutte le forze politiche, nelle ultime settimane, è partito un accorato appello a fermarvi. Nove morti e 600 feriti al giorno sono un bollettino di guerra, numeri da bollettino di guerra e, almeno per rispetto all'Associazione familiari e vittime della strada serviva un confronto più approfondito con gli esperti del settore e con le associazioni di categoria per individuare soluzioni vere.
Sono state deluse le aspettative del mondo del noleggio con conducente, che sperava almeno in un rigo, in un articolo, per far cessare ingiustizie e sperequazioni. “Modello Bombay”, così lo abbiamo definito nel dibattito d'Aula, così abbiamo definito la confusione e la prevaricazione che regnano in questo settore e che, ancora una volta, dopo l'occasione persa nello scorso anno con il decreto-legge Asset, vi vede continuare ad assecondare gli abusivi. Abbiamo denunciato con forza - e lo ricordiamo in questa sede - il danno erariale di ben 30 milioni di euro all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) relativo agli abusi delle certificazioni delle auto storiche, ma dal Governo dei condoni, che strizza l'occhio ai furbetti, non potevamo aspettarci di più.
In definitiva, signor Presidente, il testo che l'Aula si appresta a votare è, soprattutto, il codice delle automobili: un testo deludente, che mette al centro la vettura e le sue esigenze e non certo quelle della sicurezza del pedone, dell'abbattimento dei costi per lo spostamento del cittadino, della mobilità sostenibile e della ciclabilità. Nessun accenno, neanche lontano, alla strada come bene demaniale, come spazio pubblico da difendere, da tutelare e da gestire. Una piramide invertita, che incentra tutto sulle esigenze commerciali delle potenti case di produzione e su un inasprimento indiscriminato delle sanzioni che, purtroppo, non risolverà i problemi. Serviva un metodo diverso, quello del confronto e della concertazione con i comuni, della concertazione con le associazioni vittime della strada e con gli esperti della sicurezza stradale, confronto che non avete cercato, voluto, accettato, appiattendovi, invece, sulla fame di like del Ministro Salvini. Per queste ragioni, annuncio il voto contrario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raimondo. Ne ha facoltà.
CARMINE FABIO RAIMONDO (FDI). Grazie, Presidente. Vice Ministro Rixi, Sottosegretario Ferrante, onorevoli colleghi, il disegno di legge che oggi siamo chiamati ad approvare, dopo un lungo lavoro in Aula e, prima ancora, un lungo lavoro in Commissione, nasce dalla necessità di aggiornare le norme del codice della strada a una realtà che, rispetto al testo del 1992 attualmente in vigore, vede un maggior utilizzo delle strade, un aumento degli utenti e, purtroppo, anche degli incidenti, che spesso, troppo spesso, coinvolgono giovani e giovanissimi. Aspetti che sono stati oggetto di grande approfondimento in occasione dei numerosi tavoli di confronto organizzati dal MIT in vista della presentazione del disegno di legge in Consiglio dei ministri e sui quali anche la Commissione trasporti ha svolto una lunga ed approfondita attività conoscitiva, con decine e decine e decine di audizioni. Voglio per questo, innanzitutto, ringraziare il presidente della Commissione, Salvatore Deidda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per la grande attenzione che ha dedicato al provvedimento e per aver saputo coinvolgere sia le forze politiche di maggioranza che le forze politiche di opposizione. Voglio ringraziare - ed è doveroso e giusto - i relatori, onorevoli Elena Maccanti e Andrea Caroppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per il grande lavoro che hanno svolto, ma, soprattutto, per la grande passione e la grande competenza con cui hanno trattato la materia. Mi sia consentito anche un ringraziamento al Vice Ministro Bignami, che per noi è stato un prezioso e puntuale punto di riferimento nella nostra interlocuzione con il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), così come un grazie a tutti i colleghi di Fratelli d'Italia che compongono la Commissione trasporti e, in particolare, alla deputata Gaetana Russo, che è intervenuta nel corso della discussione generale.
Come dicevo in apertura, la necessità dell'intervento normativo risiede sicuramente nell'incidentalità troppo elevata registrata negli ultimi anni, ma anche nel mutamento della modalità di fruizione delle strade. L'aumento dei sinistri si è esteso, infatti, anche alla nuova forma di trasporto costituita dai veicoli di micromobilità elettrica e questo provvedimento non poteva non tenerne conto.
L'obiettivo di questa complessa e articolata riforma è, infatti, quello di tutelare ogni utente della strada, dal pedone all'automobilista. Presidente, forse qualcuno può pensare, dico io sbagliando, che la materia che stiamo trattando in questo momento è una materia tecnica e non politica.
Sbaglia perché si tratta di un provvedimento politico, figlio di una precisa volontà politica che, a differenza di altri provvedimenti legislativi che, di volta in volta, interessano diversi ambiti…
PRESIDENTE. Deputato Raimondo, chiedo scusa, la interrompo un attimo, interrompiamo anche il cronometro. Colleghi, dobbiamo fare silenzio, capisco che si sta avvicinando il momento del voto, quindi c'è anche un movimento fisiologico per prendere possesso della propria postazione, però occorre tacere, per cortesia, e consentire al deputato che sta svolgendo la sua dichiarazione di voto di farla in tranquillità. Chiedo scusa, mi sa che non ci siamo capiti.
Prego, prosegua.
CARMINE FABIO RAIMONDO (FDI). Grazie, Presidente. Dicevo che questo è un provvedimento politico, figlio di una precisa volontà politica, che, a differenza di altri provvedimenti legislativi che, di volta in volta, riguardano diversi ambiti delle nostre vite, questa volta ci riguarda tutti. Da quando la mattina usciamo di casa, fino a quando vi rientriamo la sera, siamo tutti quanti utenti delle nostre strade. Per questo motivo, questa riforma, questo provvedimento, ci riguarda tutti.
Allora, se analizziamo i dati diffusi dall'Istat e dalla Polizia di Stato, osserviamo che le principali cause di incidente stradale sono la distrazione, il mancato rispetto della precedenza, la velocità troppo elevata, mentre la guida in stato di ebbrezza o in stato di alterazione per l'uso di sostanze stupefacenti era e rimane uno dei comportamenti più pericolosi.
Il disegno di legge che oggi siamo chiamati ad approvare risponde a queste preoccupazioni. Con questa riforma il Governo Meloni, in modo fermo e deciso, intende rendere più rigorose le norme che puniscono la guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti e l'utilizzo del telefono cellulare durante la guida.
Ecco perché l'ampio pacchetto di modifiche ruota attorno agli articoli 186 e 187 del codice della strada, novellando anche agli articoli 589-bis e 590-bis del codice penale, che disciplinano l'omicidio stradale e le lesioni stradali. Le innovazioni per chi guida in stato di ebbrezza sono notevoli. I recidivi, cioè coloro che sono già stati condannati per aver guidato con un tasso alcolemico superiore ai limiti imposti per legge, si vedranno apporre sulla patente un codice unionale (si chiama così) che indicherà il divieto assoluto di assumere bevande alcoliche. Nei casi di recidiva più grave, si potrà guidare solo dopo aver installato sul veicolo, a spese dell'interessato, l'alcolock, un dispositivo che impedisce al mezzo di avviarsi qualora venga riscontrato un tasso alcolemico del guidatore anche solo superiore allo zero. Un intervento duro e necessario per la sicurezza stradale che finora nessuno aveva adottato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
In tema di stupefacenti, presentiamo la più grande rivoluzione per la sicurezza stradale degli ultimi anni. Questa riforma del codice della strada consente alle Forze di polizia di avere una maggiore capacità di controllo per affrontare e risolvere le difficoltà operative sorte finora quando si tratta di contestare l'illecito della guida dopo l'assunzione di droga. Gli agenti potranno effettuare direttamente sul posto degli accertamenti preliminari che prevedono anche l'esame della saliva e, in caso di esito positivo, potranno procedere al ritiro della patente, ma soprattutto ci sarà tolleranza zero per coloro i quali dovessero essere sorpresi alla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
La riforma si fonda su un nuovo principio: chi si mette al volante dopo aver assunto sostanze stupefacenti viene punito, perché viene punita la condotta del mettersi alla guida dopo aver assunto droghe, a prescindere dalla verifica dello stato di alterazione derivante dall'assunzione della sostanza, cosa che invece avviene fino ad oggi.
Resto stupito - anzi non resto stupito, signor Presidente - dal corto circuito dell'opposizione, che mentre grida allo scandalo e denuncia come questo provvedimento non intervenga abbastanza sulla sicurezza, in sede emendativa, voleva sopprimere l'introduzione di questo nuovo sistema di rigore nei confronti di chi guida dopo aver assunto droghe. E hanno il coraggio di parlare di “codice della strage” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Per noi chi si droga non si deve mettere al volante. Punto!
E ancora, Presidente, con questa riforma si intendono introdurre importanti novità sulla sospensione della patente. La cosiddetta sospensione breve scatterà, automaticamente, nei confronti di coloro che, con meno di 20 punti, incorrano in gravi violazioni, che oggi sono sanzionate solo con una multa o con la decurtazione di punti. Stessa cosa per chi utilizza i cellulari alla guida, una cattiva abitudine che fatica ad abbandonarci ancora oggi che le auto sono dotate di sistemi bluetooth e di sistemi tecnologici. Con la modifica normativa, chi durante la marcia allontana le mani dal volante per utilizzare un telefono, oltre a una multa, il cui limite viene elevato, subirà la sanzione accessoria della sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi. Questa è la sicurezza stradale.
Oltre a questi necessari interventi punitivi di condotte che compromettono la sicurezza e l'incolumità degli utenti della strada, la riforma prevede tutta una serie di norme che intendono codificare delle regole di buonsenso.
Finalmente, si regolamenta la circolazione dei monopattini, che spesso vediamo sfrecciare per le nostre città, in sfregio ad ogni norma del codice della strada, che troviamo sui marciapiedi, sulle piste ciclabili, che intralciano pedoni e mezzi di soccorso. Ora dovranno, invece, dotarsi di contrassegno, di assicurazione, non potranno uscire dai centri abitati e chi li utilizza dovrà, obbligatoriamente, indossare un casco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Nessun furore ideologico: servivano semplicemente delle regole e noi le abbiamo date.
Con questo provvedimento vengono inasprite le pene nei confronti di chi abbandona gli animali, una condotta incivile che mette a rischio anche la sicurezza degli utenti della strada. Ed è buon senso aver previsto che, qualora vengano accertate violazioni plurime nella stessa zona a traffico limitato o nella stessa area pedonale o sul medesimo tratto di strada, si applichi una sola sanzione per ciascun giorno, senza dunque vessare il cittadino utente della strada al solo fine di impinguare le casse dell'ente proprietario di quella strada. Buon senso.
Questo provvedimento, signor Presidente, si inserisce nel solco dei numerosi interventi già attuati dal Governo Meloni per riformare i settori strategici di questa Nazione. Riforme che solo un Governo solido, con una maggioranza coesa e un orizzonte di legislatura - fatto più unico che raro nella storia repubblicana di questa Nazione - solo un Governo così può compiutamente realizzare.
Il Governo Meloni decide di puntare sulla sicurezza stradale, introducendo premialità per i comportamenti virtuosi, ma anche rigore e risposte severe nei confronti di chi sbaglia.
PRESIDENTE. Concluda.
CARMINE FABIO RAIMONDO (FDI). Le cronache e le statistiche degli ultimi anni in tema di incidenti stradali indicavano chiaramente la necessità di una riforma e il Governo non si è fatto trovare impreparato. Spiace che non tutte le forze politiche abbiano colto la necessità di questo provvedimento. Spiace perché i gruppi parlamentari – Presidente, concludo - che da quei banchi oggi contestano e criticano la nostra proposta, quando erano al Governo, e avrebbero avuto la possibilità di intervenire, si sono contraddistinti per politiche lassiste che, nella migliore delle ipotesi, hanno lasciato le cose come stanno e, nella peggiore, hanno contribuito a determinare caos e spesso impunità.
Per queste ragioni dichiaro il voto favorevole, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 1435-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
Ha chiesto di prendere la parola per un ringraziamento il Presidente della IX Commissione, Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA, Presidente della IX Commissione. Grazie, Presidente. Trovo doveroso ringraziare il Governo, ma mi permetta di ringraziare anche la dottoressa Martuscelli, il dottor Cerase e tutti gli uffici della Commissione della Camera, per il grande lavoro fatto, perché da ottobre a febbraio abbiamo svolto un grande lavoro di esame di questo provvedimento.
Mi permetta di segnalare il comportamento dei componenti della Commissione, con un rapporto leale fra forze di maggioranza e di opposizione, tanti emendamenti e tante audizioni. Nonostante tutto, li abbiamo esaminati tutti, con l'accordo di rispettare la decisione dei capigruppo di arrivare in Aula senza ritardi. Quindi, un grazie alle forze di opposizione e di maggioranza, un grazie ai relatori, Andrea Caroppo ed Elena Maccanti (Applausi).
Mi permetta in piccolo di dare la solidarietà alla mia relatrice Elena Maccanti, in quanto donna e in quanto politica, perché vedere la sua foto in una bara mi ha fatto male (Applausi) e sinceramente, qualsiasi posizione si possa avere, un parlamentare non dovrebbe mai finire in una bara, per qualunque protesta (Applausi).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1435-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1435-A: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Dichiaro così assorbite le abbinate proposte di legge nn. 41-96-195-411-412-526-529-578-634-684-686-697-718-865-874-892-985-1030-1218-1258-1265-1303-1398-1413-1483.
Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Federico Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Vi erano stati un sequestro e, quindi, una confisca molto importanti nei confronti dei fratelli Pellini. Circa 200 milioni di euro di beni erano stati confiscati nell'ambito della misura di prevenzione che era stata portata avanti, in quanto era stata rilevata la sussistenza dei presupposti relativi, appunto, alla pericolosità per reati di disastro ambientale e per reati di traffico illecito di rifiuti nella Terra dei fuochi (Commenti di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Collega, fino a prova contraria, sono io a stabilire se l'intervento è pertinente o meno. Ci è stato preannunciato che ci sarà una richiesta di informativa al Governo, quindi, se permette, stia al suo posto.
La ascoltiamo, prego.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Ad Acerra, nella Terra dei fuochi, vi era stata un'attività di inquinamento gravissima, con grave pericolosità per la salute delle persone.
La Corte di cassazione ha sostanzialmente annullato il provvedimento della corte d'appello di Napoli per il superamento dei termini in relazione alla decisione. I beni sono stati tutti dissequestrati, dopo anni di procedura.
Ecco, noi chiediamo, Presidente, che il Ministro della Giustizia Nordio, possa dare un'informativa chiara e completa su un fatto che ci sembra di estrema gravità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Deputato Furgiuele… Deputato Furgiuele, si contenga.
In questo intervento sull'ordine dei lavori c'è, quindi, la richiesta di un'informativa al Governo, in particolare con la presenza, al riguardo, del Ministro Nordio.
Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Io vorrei soltanto richiamare una questione di metodo in quest'Aula, perché è la seconda volta, nel giro di un mese, che lo stesso collega, Cafiero De Raho, interrompe, di fatto, i lavori con una richiesta sull'ordine dei lavori per chiamare un Ministro a rispondere in ordine a un'iniziativa della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
È successo sulla questione ANAS, riguardo alla quale ha chiesto di far intervenire il Ministro Salvini, e oggi che c'è una sentenza della Cassazione, ci chiede di fare intervenire il Ministro Nordio. Strano che non abbia chiesto l'intervento del Ministro Nordio quando è uscita l'inchiesta di Perugia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Però, devo dire che forse funzioniamo a fasi alterne.
Quello che secondo me è opportuno è che quest'Aula non venga considerata come il quarto grado di giudizio, ovvero il termine del riesame se ci sono misure cautelari, oppure per una valutazione sull'operato della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). L'intervento sull'ordine dei lavori è qualcos'altro.
PRESIDENTE. Deputato Enrico Costa, lei è un deputato esperto. C'è una richiesta e la Presidenza è tenuta, a termini di Regolamento, ad ascoltarla. Ognuno è libero di fare le proposte che vuole, a patto che si attenga al Regolamento e il deputato Cafiero De Raho lo ha fatto. Dopodiché non possiamo aprire un dibattito su questo. Egli ha fatto una richiesta di intervento sull'ordine lavori, il Governo è presente, l'abbiamo registrata. Al massimo si può dire se si sia d'accordo o meno.
Ha chiesto di parlare il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Abbiamo sentito dall'onorevole Cafiero De Raho una richiesta che rappresenta, questa sì, un attacco proditorio contro la magistratura italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), perché chiedere l'intervento del Ministro della Giustizia per sindacare un provvedimento della Corte di cassazione è evidentemente un atto che travalica le competenze e le prerogative anche del singolo deputato, soprattutto quando queste richieste pervengono da una parte politica che ha sempre messo la magistratura al riparo da qualunque richiesta, critica e censura. Mi pare davvero strumentale che questa questione possa approdare con leggerezza nelle Aule del Parlamento ed è la ragione per la quale, signor Presidente, noi riteniamo che questa richiesta vada respinta al mittente, non perché il Ministro Nordio non possa venire in Parlamento anche a dare spiegazioni sull'andamento della giustizia italiana ma perché si tratta di un'intromissione inammissibile nell'operato della Corte di cassazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
Si tratta di un'iniziativa che, invece, non abbiamo sentito né sulla vicenda del dossieraggio né su altre vicende legate alle collusioni con le organizzazioni criminali, oggetto anche della cronaca di questi giorni. È il doppiopesismo che noi respingiamo e non accettiamo lezioni dai giustizialisti che hanno sempre invocato le manette e che oggi vengono anche a criticare i giudici della legittimità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Avrei auspicato che non si aprisse un dibattito su questo, perché la sede è impropria. Comunque, preciso soprattutto al deputato Enrico Costa, che ha fatto questo tipo di rilievo poco fa, che non abbiamo interrotto alcun provvedimento, perché siamo tra un provvedimento e un altro. Oltretutto, ci stiamo organizzando proprio per capire come gestire il successivo punto all'ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare il deputato Bellomo. Ne ha facoltà.
DAVIDE BELLOMO (LEGA). Signor Presidente, io credo che veramente qui abbiamo travalicato ogni decenza, perché tutti quanti noi, e a maggior ragione la parte che ha richiesto questo intervento, diciamo che la magistratura e il potere giudiziario sono autonomi e in nessuna maniera possono essere messi in discussione dall'Aula del Parlamento. Questo è quello che sempre ci è stato detto quando abbiamo fatto interventi normativi sulla legislazione vigente. La Corte di cassazione va rispettata non solo quando pronuncia condanne che si ritengono ingiuste ma va rispettata sempre, perché evidentemente ci sono motivazioni per le quali quel sequestro e quelle misure di prevenzione sono stati ritenuti illegittimi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ognuno può avere la propria idea sugli atti giudiziari e sui fatti, ma se noi oggi chiamiamo il Ministro della Giustizia ogni qualvolta non siamo d'accordo su un provvedimento significa, come ha detto il collega Costa, che questa è forse non la Corte europea ma non so che cosa potrebbe diventare. Noi dobbiamo avere rispetto assoluto. Poi, se i parametri secondo i quali la Corte di cassazione ha annullato un provvedimento non trovano d'accordo il collega De Raho, questi presenterà una norma di legge per cambiare quei parametri, ma noi abbiamo l'obbligo di rispettare le sentenze definitive, perché quella della Corte di cassazione è una sentenza - in questo caso un'ordinanza - definitiva e noi abbiamo l'obbligo di rispettarla, così come più volte ci viene detto quando le sentenze sono definitive. Ci viene addirittura detto che quando sono sentenze di primo grado noi non le possiamo discutere, perché dobbiamo attendere che la magistratura faccia il suo corso.
Quindi, non possiamo - e su questo esprimo il mio diniego - sentire il Ministro della Giustizia, solo perché una sentenza della Corte di cassazione…
PRESIDENTE. Quindi, è contrario alla richiesta avanzata dal suo collega Cafiero De Raho.
DAVIDE BELLOMO (LEGA). Esattamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, io all'intervento sull'ordine dei lavori unisco anche un richiamo al Regolamento, all'articolo 8. Anch'io trovo sconcertante che chi si è fatto paladino - l'onorevole Cafiero De Raho e il gruppo del quale fa parte l'onorevole Cafiero De Raho - dell'indipendenza della magistratura e ci ricorda, per usare un eufemismo, a ogni piè sospinto che noi dobbiamo rispettarla, addirittura anche nel dibattito quando ci troviamo ad affrontare questioni che riguardano direttamente l'attività della magistratura, e ci spiega, in punto di diritto, che è un vulnus chiedere conto di quello che fa la magistratura, poi ci chieda, come il collega Cafiero De Raho, sostanzialmente di trasformare la Camera dei deputati nel quarto grado di giudizio.
Io penso che se ciascuno di noi, che magari ha alcune sensibilità, ogni volta che c'è una sentenza da parte della magistratura in un modo o nell'altro venisse qui a chiedere che il Ministro della Giustizia venga a parlare e a riferire su una decisione della magistratura ciò potrebbe essere un problema. A questo lego il richiamo al Regolamento perché, signor Presidente, lei ha detto una cosa che io, ovviamente, rispetto ma su cui dissento, perché lei ha detto che ognuno che viene qui e ritiene di voler parlare su una cosa e chiede la presenza del Ministro può farlo. Io non credo che sia così, Presidente. Io penso che, ogni volta che ciascuno di noi - non lo penso, funziona così - si avvicina alla Presidenza e dice la ragione per la quale vuole intervenire sull'ordine dei lavori, la Presidenza decide se concedere o meno la parola sull'ordine dei lavori, se quella è una richiesta sull'ordine dei lavori. Non è automatico, perché se viene qualcuno da lei e le chiede che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento venga in Aula a spiegarci perché il Presidente della Repubblica abbia fatto o detto una determinata cosa, lei non gli dà la parola per chiedere che il Ministro dei Rapporti con il Parlamento venga in Aula a parlare su quello che ha detto il Presidente della Repubblica. Lei ha una responsabilità e anche una discrezionalità, all'interno, come dice lei, del Regolamento, per stabilire se è motivata o meno una richiesta di presenza di un Ministro per fornire informazioni su una cosa. Nella fattispecie io non credo che ci sia questa libertà. C'è la libertà di ciascuno di noi, attraverso il sindacato ispettivo, di fare delle interrogazioni e, magari, di chiedere al Ministro un'ispezione attraverso l'interrogazione ma non è automatico che chiunque lo voglia possa chiedere che un Ministro venga qui a parlare e a chiedere di una sentenza di un giudice piuttosto che di un'altra cosa. Non è automatico (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Io so quello che è. Poi, se per te non è così questo è un altro paio di maniche. Ognuno di noi, ringraziando Dio, sa quello che pensa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
Quindi, mi permetto di dirle, Presidente, che se noi attiviamo questa cosa per cui ognuno che vuole che venga un Ministro a parlare prende la parola in Aula e automaticamente lo chiede, perché è un suo diritto, io penso che sia una procedura sbagliata. Lei ha il dovere di valutare la richiesta, altrimenti non c'è una ragione per la quale ogni volta che noi dobbiamo fare richiami al Regolamento i funzionari ci dicono che vogliono sapere di cosa dobbiamo parlare. Il presupposto è che, se lo vogliono sapere, non è automatico che si possa parlare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Deputato Giachetti, ovviamente io le devo una risposta, prima di passare agli interventi successivi. Le faccio presente che quando, comunque, viene avanzata una richiesta di intervento sull'ordine lavori viene fatta apertis verbis e non c'è nessuna nota scritta e non c'è nessun atto. Quindi, si cita l'argomento generale e sull'argomento generale oggi, come sempre, c'è una certa disponibilità all'ascolto. Quindi, io non posso sapere. Poi, se vogliamo modificare le nostre regole (Commenti del deputato Giachetti) io sono qui per far rispettare anche eventuali variazioni di queste regole. Se vogliamo stabilire che prima di fare un intervento sull'ordine dei lavori bisogna presentare una richiesta scritta e argomentata, allora la Presidenza potrà stabilire anche il merito della proposta. Solitamente, fin qui è sempre accaduto che, una volta stabilito il titolo della richiesta di intervento sull'ordine lavori, si ascolta il collega deputato e poi, successivamente alle sue richieste, si interviene, si corregge e si ascoltano anche gli altri colleghi parlamentari (Commenti dei deputati Giachetti e Marattin). Se fosse stato diversamente, diversamente si sarebbe atteggiata la Presidenza di turno della Camera dei deputati.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori e sullo stesso argomento la deputata Maria Carolina Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo per provare a dissipare un po' di confusione che c'è stata su questa richiesta dell'onorevole Cafiero De Raho, perché sembrerebbe che la richiesta - io ho letto, credo, la stessa agenzia che ha letto il collega - verta su una pronuncia della Cassazione. La Corte di cassazione ha annullato un provvedimento poiché questo provvedimento di confisca sarebbe stato depositato oltre il termine di 18 mesi e, dunque, la sentenza di appello viene dichiarata nulla dalla Corte di cassazione.
Io non ho compreso a questo punto, visto che, ancorché non sia stata una studentessa brillante in giurisprudenza, ho un vago ricordo di qualcosa che aveva a che fare con la separazione dei poteri, cosa dovrebbe venire a fare qui il Ministro Nordio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Dovrebbe venire a commentare un ritardo oltre i 18 mesi? Cosa si chiede al Ministro Nordio? Di spiegare in quest'Aula perché un magistrato deposita un provvedimento oltre il termine di 18 mesi? Perché la Corte di cassazione, applicando la legge che fissa quel termine di 18 mesi, dichiara nulla una sentenza consequenziale a quel provvedimento? Io questo francamente non l'ho capito.
Allora, non vorrei che probabilmente la confusione nella quale l'onorevole Cafiero De Raho sta espletando il suo mandato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), pretendendo di occuparsi in Parlamento delle stesse cose di cui si occupava da procuratore, possa essere in qualche maniera trasferita a quest'Aula, cosa che francamente mi dispiacerebbe molto.
Quindi, io credo che la Presidenza, nella piena autonomia e discrezionalità, ovviamente, di valutare questa richiesta, dovrebbe perlomeno comprendere se al Ministro Nordio vengano chieste doti di interpretazione esegetica di una sentenza di Cassazione o semplicemente venga chiesto di commentare, come fossimo al bar, perché un magistrato depositi oltre il termine di 18 mesi un provvedimento e perché la Corte di cassazione correttamente ritenga che il superamento di quel termine dia luogo a nullità. Sono tutte cose che apparirebbero abbastanza normali, tutto sommato, se ci conformassimo sempre e solo alla legge, ma che forse qualcuno pensa di poter distorcere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Quindi, desumo che lei sia contraria alla richiesta di informativa. È giusto, deputata Varchi? Perché ha fatto un intervento sull'ordine dei lavori. Dunque, è contraria alla richiesta di informativa.
Alla Presidenza spetta il compito di ascoltare le proposte che sono rilevate, oltretutto questa è indirizzata al Governo. Il Governo è vivo e vegeto, e quindi sarà in grado di fare le sue considerazioni e, se del caso, potrà eventualmente anche approfittare della richiesta per fare dei chiarimenti. Lo deciderà il Governo, non lo decide, né la Presidenza, né, in questo caso, nella separazione delle funzioni, l'Aula (Commenti del deputato Giachetti). Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Noi siamo per il rispetto dell'autonomia della magistratura sempre, siamo per difenderci non dai processi, ma nei processi. Siamo, ovviamente, per il ruolo di questo Parlamento, un ruolo indipendente, che non chiede conto né ai magistrati né alle procure di quello che fanno. È per questo che noi chiediamo un'informativa urgente non al Ministro Nordio, ma alla Presidente del Consiglio. Sentiamo che la Ministra Santanche' oggi ha dichiarato che si è sentita con la nostra Presidente del Consiglio, si è sentita ed è serenissima (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Così, dopo la richiesta dei giornalisti e delle opposizioni di fare un passo indietro, credo che sia ancora legittimo chiedere che sia opportuno fare un passo indietro dopo quello che è appena successo, cioè il 22 marzo di quest'anno la procura di Milano ha notificato alla Santanche' l'avviso di conclusione dell'indagine per il filone che riguarda la presunta, e dico presunta (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), truffa ai danni dell'INPS messa in atto dalla società Visibilia, di cui la Ministra era amministratrice. Tra il 2020 e il 2022 Visibilia, come lei sa, Presidente, avrebbe ricevuto, avrebbe, dall'Istituto nazionale di previdenza sociale 126.000 euro a titolo di cassa integrazione COVID, destinata a 13 dipendenti, i quali, però, avrebbero continuato a lavorare normalmente. Il punto è: la Ministra sapeva o non sapeva di questa truffa ai danni dello Stato? Nelle prossime settimane, leggiamo, dovrebbero chiudersi anche altre inchieste, fra cui quella condotta proprio a Milano che vede la Santanche' indagata per falso in bilancio.
Lo dico così a chi ci dice che la Ministra è sotto assedio perché è di destra - non cito le parole indegne che ho sentito ieri nei talk show perché siamo in un Parlamento -, credo che il punto non sia lo stile di vita di quella Ministra, credo che, se è indagata e se verrà rinviata a giudizio, lo sarà perché sapeva della truffa ai danni dello Stato, perché ha fatto falso in bilancio e bancarotta. Ci sono tutti gli estremi perché la Presidente del Consiglio venga qui a riferire e tolga le deleghe a quella Ministra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Diciamo che lei si è introdotto con un altro richiamo all'ordine dei lavori, però immagino che sul precedente lei…
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Vergogna (Proteste dei deputati MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Deputato Pittalis, stia al suo posto! Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà. È l'ultimo intervento, poi passiamo alla prosecuzione del nostro ordine del giorno. Prego.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Noi Moderati, chiaramente ci opponiamo a questa richiesta e siamo onestamente meravigliati per due ordini di motivi. Il primo perché viene da un uomo e da un deputato come Cafiero De Raho, che è un magistrato, e che quindi dovrebbe conoscere meglio di tanti altri le regole della magistratura, l'indipendenza della magistratura. Non so se in quest'Aula ci sia mai stato un precedente per una richiesta di informativa su una sentenza, addirittura una sentenza definitiva, ma credo proprio di no. Tra l'altro un'informativa non si capisce per venire a dire cosa, perché è chiaro che il Ministro ci direbbe, giustamente, che lui non può entrare nel merito delle sentenze, così come avviene sempre. E qui, Presidente, mi faccia dire una cosa, è caduto un po' un velo. Il tema non è politico, non riguarda la magistratura, riguarda la cultura. C'è una cultura di questo Paese che ritiene che la politica debba entrare nelle scelte di merito delle sentenze che riguardano una parte politica, che riguardano alcune vicende, e, quando non sono legate alle esigenze di qualcuno, devono essere addirittura discusse. Presidente, questo lo ritengo molto grave, ritengo gravissimo che qualcuno possa pensare che un Ministro, qualunque esso sia, della Giustizia possa venire a giustificare qui dentro una sentenza di un organo indipendente come la magistratura. Oggi ci hanno dimostrato che il tema non è politico, ma è culturale (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, la deputata Auriemma. Ne ha facoltà. La pregherei di non tornare surrettiziamente sulla discussione che abbiamo celebrato con un intervento per ogni gruppo, perché c'è un intervento per ogni gruppo, non di più. Il suo gruppo ha già parlato, la faccio parlare, ma, se lei torna sull'argomento, le tolgo la parola. Prego.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Per dire soltanto che richiedere l'informativa urgente su un fatto gravissimo (Commenti) è prerogativa dei gruppi parlamentari. È evidente che in quest'Aula il problema è che è stata chiesta dal collega Cafiero De Raho…
PRESIDENTE. Lei sta facendo un richiamo al Regolamento.
CARMELA AURIEMMA (M5S). È un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Qual è l'articolo del Regolamento a cui si sta appellando?
CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, articoli 8 e 14. Non sto andando nel merito, perché è evidente, Presidente, che, nel merito della questione, tutti i colleghi, che sono intervenuti, non sanno nulla, perché non sapete di che cosa si tratta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Concluda.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, non sanno nulla, perché non hanno ascoltato neanche le parole del collega Federico De Raho, talmente è tanto il pregiudizio…
PRESIDENTE. Lei sta riaprendo una discussione che abbiamo già celebrato e non sta facendo un richiamo al Regolamento (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, concluda, la faccio concludere, ma deve concludere, altrimenti le tolgo la parola.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, sto intervenendo perché è talmente tanto il pregiudizio nei confronti del collega Cafiero che non hanno ascoltato neanche le parole nel merito (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Non è un richiamo al Regolamento!
CARMELA AURIEMMA (M5S). Articoli 8 e 14!
PRESIDENTE. Allora andiamo avanti. Dovremmo ora passare al progetto di legge in materia di dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani. Tuttavia, il Comitato dei nove della Commissione cultura non ha ancora espresso il prescritto parere sugli emendamenti. Chiedo dunque al presidente della Commissione cultura, il deputato Federico Mollicone, se abbia una proposta su tale questione in merito all'andamento dei lavori dell'Aula. A lei la parola.
FEDERICO MOLLICONE, Presidente della VII Commissione. Sì, grazie, Presidente. Chiedo la sospensione per 20 minuti e convoco il Comitato dei nove, proprio per analizzare quei pochi subemendamenti arrivati e formalizzare gli altri.
PRESIDENTE. C'è una richiesta di sospensione di 20 minuti. Nel frattempo ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Su cosa, collega Giachetti?
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sull'ordine dei lavori, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori perché, a nome del mio gruppo, vorrei chiedere tre informative. Signor Presidente, sono tutte questioni di particolare importanza e hanno suscitato un dibattito sia all'interno del Paese sia all'interno delle nostre istituzioni. La prima riguarda la lettera del Presidente della Repubblica alla scuola di Pioltello a proposito della decisione di lasciare chiusa la scuola, nella sua autonomia, per consentire la celebrazione dell'ultimo giorno del Ramadan per i ragazzi che sono in quella scuola. C'è stata una lettera del Presidente della Repubblica al direttore della scuola ed è intervenuto con una posizione che era chiaramente, Presidente, molto differente dall'atteggiamento che hanno avuto il Governo e la maggioranza rispetto a quella decisione, quasi delle posizioni contrapposte. È inevitabile per noi avere la presenza del Ministro Valditara che venga a dirci cosa pensa, dopo quello che ha detto anche lui, della lettera e del pensiero del Presidente della Repubblica nei confronti di quella decisione.
Quindi, la prima richiesta è che il Ministro Valditara venga a dirci cosa pensa di quello che ha detto il Presidente della Repubblica rispetto a quello che è successo in quella scuola.
Un'altra questione, che oggi è su tutte le pagine dei giornali ed è una cosa di una gravità unica, signor Presidente…
PRESIDENTE. Ha ancora due minuti.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sì, non si preoccupi.
PRESIDENTE. Poiché sono tre le questioni.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Riguarda una decisione che ha preso l'Autorità sportiva rispetto alla non punibilità di Acerbi che avrebbe pronunciato alcune parole contro l'altro giocatore, Juan Jesus (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), per cui, per la prima volta, sostanzialmente, colui che è stato vittima viene colpito e non l'altro. Io chiedo che il Ministro Abodi venga qui a dirci cosa pensa della decisione dell'Autorità sportiva. E questa era la seconda questione.
La terza: vorrei che venisse il Ministro della Giustizia. Anche questa è notizia di oggi: abbiamo letto sui giornali che sarebbe stato l'onorevole Pozzolo a sparare in occasione della festa di Capodanno, grazie alle risultanze balistiche che sono state fatte. Quindi, vorrei che venisse il Ministro della Giustizia a dirci se le cose stanno effettivamente così. Poi ci saranno altre questioni in corso d'opera (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il Governo è qui presente e quindi potrà riflettere sulle sue richieste.
Saluto studentesse, studenti e insegnanti del liceo Giuseppe Peano, di Tortona, in provincia di Alessandria, che sono presenti qui in tribuna ad assistere ai nostri lavori. Li ringraziamo per la loro presenza (Applausi).
A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12.
La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 12,05.
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Vinci; Foti; Giovine ed altri; Zanettin ed altri; Amorese; Messina; Loizzo ed altri; Andreuzza: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani (A.C. 982-1214-1347-1584-1639-1677-1685-1754-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 982-1214-1347-1584-1639-1677-1685-1754-A: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani.
Ricordo che, nella seduta del 18 marzo, si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli - Testo unificato - A.C. 982-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per princìpi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, i gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Lega-Salvini Premier sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 982-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, io credo che sia giusto fare una riflessione preliminare e che, quindi, il luogo regolamentare sia questo, sul complesso degli emendamenti; e faccio un richiamo che non è politico o di parte, ma è al nostro ruolo di legislatori.
Questo testo unificato nasce per iniziativa di diversi colleghi. Il primo provvedimento, per esempio, era del collega Foti, sulla dichiarazione di monumento nazionale del Teatro municipale di Piacenza: nulla da eccepire. Il successivo e altri due individuano, anche in questo caso, un monumento, con riferimento alla città di Venezia. E poi ce ne sono altri. Ma sono tutte proposte di legge mirate a dare questa classificazione a un singolo monumento. Ci ritroviamo un testo unificato che ne individua 46. La domanda che rivolgo da legislatore è: sulla base di quali criteri sono stati ampliati fino a 46 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)? Perché non 66, 96, 106? Io, da questo punto di vista - ma lo pongo anche da un punto di vista regolamentare -, vorrei capire come si prosegue, avendone individuati 46 e, poi, rimandando a un futuro possibile decreto del Ministero un ulteriore ampliamento.
Ma allora il legislatore avrebbe dovuto fare un'altra cosa, ossia definire i criteri per i quali un edificio diventa monumento nazionale: tale classificazione può essere relativa alla vetustà dell'edificio, cioè riguardare quelli più antichi, può essere legata a un fatto particolare svoltosi in quel luogo, e a quel punto, successivamente, ogni singolo ente avrebbe potuto chiedere questa sorta di accreditamento. Ma francamente - e lo dico non perché ci sia un parere ostativo ideologico - così non si legifera! Questo è il punto.
Io trovo veramente non condivisibile questo modo di interpretare il nostro ruolo di legislatore e chiedo formalmente che questo testo ritorni in Commissione e si trovi una diversa modalità, perché altrimenti - lo dico qua - avremo questo spettacolo: comunicati di colleghi che hanno ottenuto l'inserimento del teatro x (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e comunicati di colleghi che, a questo punto, vedendo uno dei loro teatri proposto e bocciato, diranno che la maggioranza è contraria a definire quel teatro monumento nazionale.
Diamo uno spettacolo indecoroso dal punto di vista politico e parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Lo dico ai colleghi: fermiamoci, non si può procedere in questo modo! Nella mia regione trovo due monumenti nazionali: uno è indiscutibile, il Teatro Regio, l'altro è di una città a cui tengo molto. Ma perché non considerare monumento nazionale il teatro di un'altra città, il cui edificio magari è anche più vecchio e più storico? Come lo spiego? Dicendo che qualcuno è riuscito a far inserire il teatro della sua città, mentre io sono stato incapace di far inserire quello della mia provincia? Ma siamo ridotti a questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)? Stiamo legiferando! Stiamo legiferando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), è un punto di dignità del Parlamento.
Davvero mi appello alla sensibilità di tutti, indipendentemente da maggioranza e opposizione: fermiamoci, riflettiamo, rimandiamo il provvedimento in Commissione! Troviamo una soluzione decorosa!
Poi, si potranno fare anche delle scelte, ma troviamo dei principi generali, perché altrimenti anche il nostro ruolo finisce per essere svilito. Scusate l'enfasi: è un tema che normalmente non mi appassiona, ma mi appassiona fino in fondo il nostro ruolo di parlamentari della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Mi perdoni, deputato Fornaro. Nel corso delle sue argomentazioni, lei ha fatto una richiesta di rinvio in Commissione. Formalizza questa richiesta?
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). La formalizzo, ma - ci tengo a sottolinearlo - non con spirito ostruzionistico. Io credo che la Commissione possa individuare una strada compatibile con la definizione di criteri generali e che possa consentire a tutti di essere sulla stessa linea di partenza, perché altrimenti - e chiudo Presidente - noi avremo 46 teatri che hanno già la dichiarazione di monumento nazionale e gli altri che invece dovranno fare la loro strada. La domanda è: perché quei 46 sì e gli altri no?
PRESIDENTE. Il messaggio è chiaro.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Quindi, io credo che il rinvio in Commissione sia una cosa seria - ripeto -, non di tipo ostruzionistico.
PRESIDENTE. Lo aveva già spiegato bene nel corso del suo intervento.
Qual è il parere del relatore sulla proposta di rinvio in Commissione?
ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Grazie, Presidente. Noi siamo contrari al rinvio in Commissione. Questo provvedimento arriva dopo mesi: se siamo qua oggi - ed è un riscontro politico che noi facciamo - è grazie a coloro che, mesi fa, hanno studiato e hanno depositato delle proposte di legge che poi sono state abbinate ed erano d'accordo anche gli altri gruppi. Ci sono stati dei ragionamenti e c'è stato un percorso che ci ha portato oggi, nella giornata nazionale dei teatri, a esprimere anche dei criteri. Quello che il collega Fornaro esprime e sottolinea - e a cui ci esorta - è già presente nel provvedimento che oggi viene in Aula. Nessuno vuole escludere nulla che meriti di essere nominato e riconosciuto come monumento nazionale.
PRESIDENTE. Dopo aver ascoltato il parere del relatore possono intervenire, con riguardo alla proposta di rinvio in Commissione, un deputato a favore e uno contro.
Ha chiesto di parlare a favore della proposta di rinvio in Commissione la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Io credo che la proposta dell'onorevole Fornaro vada accolta e che questo testo debba tornare in Commissione. È una posizione che abbiamo anche esplicitato ora nel Comitato dei nove, nella riunione del Comitato di ieri e in tutte le riunioni della Commissione.
Vorrei chiarire all'Aula che c'è la possibilità di approvare questo testo all'unanimità, cioè facendo un lavoro comune per individuare e vagliare al meglio i criteri con cui comporre la lista e c'è anche la volontà di andare insieme sul percorso della valorizzazione e del riconoscimento del valore dei teatri italiani.
Purtroppo, il metodo seguito - voglio specificare che noi avevamo già segnalato nella prima riunione che sarebbe stato necessario fare un lavoro diverso - ha reso impossibile ai deputati svolgere un lavoro accurato. Esplicito in particolare questo punto. I criteri, di cui parlava il relatore, in particolare quello dei 100 anni, sono stati inseriti ieri e non è stata data la possibilità ai parlamentari di modificare i propri emendamenti oppure di integrarli seguendo i criteri che il relatore aveva proposto e che la Commissione ha inserito nella legge.
Questa notte abbiamo avuto l'opportunità solo di fare subemendamenti a quell'articolo sui criteri, ma non di rivedere la lista dei teatri o di modificare gli emendamenti che avevamo già presentato quando i criteri non erano noti e non erano conosciuti. Quindi, non siamo stati messi nella condizione di fare quel lavoro unitario che volevamo fare.
Allora, la domanda che faccio alla maggioranza oggi è: considerato l'orario, considerato che alle 13,30 sono convocate le Commissioni e che, quindi, non riusciremo a portare a conclusione l'approvazione di questa legge, considerato che c'è la disponibilità di tutte le forze dell'opposizione a fare un lavoro unitario, qual è la ragione per cui ci negate la possibilità di riaprire il termine degli emendamenti e migliorare il testo? Non c'è alcuna ragione, se non un incaponimento. Allora è oggettivo quello che ha detto il collega Fornaro: se dobbiamo svilire la nostra attività legislativa per una questione di incaponimento, questo davvero è inaccettabile, è un danno all'autorevolezza di questo Parlamento e metterà in difficoltà anche la maggioranza perché la lista dei teatri che andiamo ad approvare è necessariamente e oggettivamente arbitraria; non è colpa di nessuno. Una lista di teatri che ne inserisce alcuni e ne esclude altri, senza criterio ma solo su proposta dei singoli deputati, è oggettivamente e necessariamente arbitraria per cui ci saranno città che si sentiranno escluse e ci saranno regioni dove non c'è alcun teatro riconosciuto monumento nazionale.
A che cosa serve andare avanti oggi con questa foga? Io credo che potremmo fare tutti dichiarazioni sull'importanza del teatro, visto che oggi è la Giornata nazionale del teatro, dare a questo Parlamento l'opportunità di discutere di questa straordinaria e fondamentale arte, che ha animato la cultura del nostro Paese e prenderci però il tempo che serve per sistemare un testo unificato che oggettivamente è scritto in un modo che lascia molti dubbi, molte perplessità e creerà problemi a tutti, sia alla maggioranza che alle minoranze (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Latini. Ne ha facoltà.
GIORGIA LATINI (LEGA). Grazie, Presidente. Il mio intervento è contro il rinvio perché comunque è stato deciso di portare oggi il provvedimento in Aula dopo un percorso condiviso. È vero che i criteri ci sono e in base a tali criteri anche gli emendamenti dell'opposizione verranno approvati, perché ci sono emendamenti che rientrano in questi criteri; e quindi non c'è una volontà politica di fare distinguo sulle appartenenze di partito, ma c'è una volontà di far rientrare tutti quei teatri che rispettano quei criteri. È ovvio che ci sono emendamenti, maxi emendamenti nei quali sono inseriti teatri che non rispettano questi criteri e quindi dobbiamo esprimere un parere contrario. Però questo è l'inizio. Questo testo unico, che ha messo insieme alcune proposte abbinate, è l'inizio di una progettualità per rendere questi teatri monumenti nazionali e quindi nessun teatro italiano verrà escluso. Ci sono tanti altri teatri della mia regione che hanno i requisiti, che magari non verranno dichiarati oggi monumenti nazionali, ma presto potranno avere questo titolo perché hanno i requisiti richiesti. Quindi, è inutile polemizzare, perché non si esclude nessuno, ma è volontà di inserire tutti i bellissimi teatri che meritano questo riconoscimento di monumento nazionale. Queste sono le motivazioni per cui il nostro voto è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione avanzata dal deputato Fornaro.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 42 voti di differenza.
Torniamo, dunque, agli interventi sul complesso delle proposte emendative.
Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sul complesso degli emendamenti a questo provvedimento che poteva sicuramente trovarci d'accordo come forza politica, perché crediamo nel ruolo che i teatri e tutti i presidi di cultura possono e devono avere sul nostro territorio nazionale. Anche semplicemente nell'immaginario collettivo sapere che il teatro della propria città è riconosciuto come monumento nazionale crea quel senso di appartenenza, quel senso di cittadinanza che sicuramente aiuta a far maturare comportamenti responsabili, di affetto nei confronti del patrimonio culturale e, quindi, anche di rispetto, di salvaguardia e di tutela.
Peccato che questo testo unificato sia inciampato, direi così, in maniera molto politically correct, in una serie di questioni e di tematiche sulle quali, purtroppo, il centrodestra ha fatto una serie di figuracce.
Annuncio che su tutti gli emendamenti che riguardano l'inserimento come monumento nazionale di una lista più o meno variegata di teatri il MoVimento 5 Stelle si asterrà non perché non crediamo nell'importanza, come dicevo prima, che i nostri teatri abbiano questo riconoscimento, ma perché crediamo che la scelta e il riconoscimento di monumento nazionale non possano passare dalla politica attraverso le cosiddette “marchette” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vale a dire io sono la deputata di Cosenza e inizio a presentare emendamenti in cui inserisco tutti i teatri della provincia di Cosenza, della Calabria e via dicendo. Non può essere questo il metodo.
Sono contenta che la collega Latini ricordi che nel testo unificato siano state fatte modifiche in tal senso; peccato, collega, che lei non dica la verità, perché le modifiche ci sono state grazie al MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché siamo noi ad aver proposto un emendamento - per carità, recepito dalla maggioranza - nel quale diciamo una cosa molto semplice, molto banale, ma devo dire, purtroppo, non scontata con i tempi che corrono: deve essere il Ministero della Cultura, con un regolamento fatto da esperti, tecnici, dirigenti e funzionari che fanno questo come mestiere da una vita e non la politica a definire i criteri oggettivi sulla base dei quali dare il riconoscimento di monumento nazionale ai teatri sparsi per il nostro territorio nazionale.
Vi è un'altra cosa molto importante che abbiamo provato a dire e che si ritrova negli emendamenti presentati a firma mia, del collega Amato e del collega Caso. Abbiamo provato a dire a questa maggioranza di centrodestra che, sì, è bello riconoscere ai nostri teatri il titolo di monumento nazionale, ma, se non ci mettete un euro di finanziamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mi spiegate come questi teatri possano essere restaurati e resi qualitativamente migliori per questo riconoscimento di monumento nazionale? Poi, succede che riconosciamo a un teatro il titolo di monumento nazionale e quel teatro cade a pezzi. Bravi, complimenti, mi sembra veramente un tocco di genialità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
A tutto questo aggiungiamo che, invece di mettere fondi per la tutela dei nostri teatri, tagliate le risorse nell'ultimo decreto PNRR, tagliate i finanziamenti per la tutela e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma di cosa stiamo parlando? Di niente, dell'utilità dell'inutile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore d'arte Don Milani, di Civitavecchia, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per un richiamo all'articolo 8, che riguarda anche il suo ruolo. Se non ho capito male - se ho capito male, da deputato semplice, ovviamente ritiro la richiesta -, è stata data, come sempre, una data per la presentazione degli emendamenti su un testo che non conteneva i criteri. Quindi, il sottoscritto ha firmato, con il collega Berruto, una serie di richieste di inserimento in questo elenco per quel che riguarda la regione Piemonte, senza, ovviamente, conoscere i criteri, che non c'erano. Successivamente alla data limite, viene presentato, dal presidente della Commissione, l'emendamento 1.500, che definisce dei criteri: 100 anni. È stato correttamente dato il tempo per i subemendamenti, ma ho appreso dalla collega che ha fatto la dichiarazione di voto contraria - la collega Latini, se non ricordo male - che una serie di emendamenti verrà bocciata perché contengono teatri che non rispondono a questi criteri.
Allora, faccio la domanda all'Aula e a lei, Presidente: ma io come facevo a saperlo prima (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Avevo un potere di preveggenza per saperlo?
Chiedo che vengano riaperti i termini perché sia data la possibilità, a questo punto, di correggere: se io so che sono 100 anni, andrò a rivedere il mio elenco e toglierò quelli che non hanno 100 anni. Mi allineo, da questo punto di vista, perché io sono rispettoso dei criteri. Altrimenti, rischiamo che venga introdotto un principio che, se applicato in altri provvedimenti, lede profondamente il diritto del parlamentare a emendare. Davvero, Presidente, la invito a riflettere su questo aspetto, perché c'è un'incongruenza delle date e nei comportamenti che impedisce al singolo parlamentare di svolgere fino in fondo il diritto a emendare. Questo è il punto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Io vorrei associarmi alla richiesta del collega Fornaro sulla riapertura dei termini, perché è del tutto evidente che l'introduzione di questo emendamento della Commissione compromette il corso dei lavori che è stato fatto rispetto a questo provvedimento. Credo che questa discussione che stiamo facendo, senza la disponibilità dei relatori per il rinvio in Commissione, sia ancor più mortificante oggi, proprio perché è la Giornata mondiale del teatro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). E, se vogliamo avere rispetto dei nostri teatri e di tutti gli operatori culturali nel nostro Paese e riconoscere il merito di realtà che hanno reso grande l'Italia, io credo che sia davvero opportuno e doveroso riaprire i termini perché possa essere rivisto, con calma e serenità, l'elenco che è stato fatto, come diceva la collega Piccolotti, in maniera del tutto arbitraria, visto che quando è stato predisposto i criteri non erano contenuti, ma si rinviava a un decreto del Ministro la possibilità di introdurne di nuovi, e invece non sia stato possibile fare un ragionamento rispetto a quelli che ci dovessero essere a monte.
Quindi, davvero Presidente, la invito a rivedere la possibilità di concederci di presentare emendamenti, alla luce dell'1.500 della Commissione, davvero per rendere merito, non solo al lavoro di quest'Aula parlamentare, ma anche dei nostri teatri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento solo per aggiungere un contributo. L'iter seguito da questo provvedimento è effettivamente un po' anomalo, riassunto anche per il comprensibile e legittimo obiettivo di arrivare oggi con un risultato. Quindi, noi siamo partiti da proposte di leggi singole, che istituivano e qualificavano singoli teatri come monumento nazionale, che poi sono state accorpate; di fronte ai rilievi dell'opposizione in Commissione, che segnalavano l'impossibilità di inserire nuovi teatri, è stato - e lo apprezziamo - formulato dalla maggioranza un articolo che consentirà a nuovi monumenti - creando monumenti di serie A, che ci sono dall'inizio, e monumenti di serie B, che ci saranno dopo -, a nuovi teatri di entrare nella lista.
Detto questo però, dal momento che noi abbiamo saputo questi criteri solo ieri, come è stato illustrato, non abbiamo potuto fare emendamenti pensati con i soggetti, con gli enti locali, con tutti coloro che potevano aiutarci a fare emendamenti calibrati, e completare questo provvedimento in modo omogeneo.
Quindi, a cosa ci esponiamo, come Parlamento? Che da domani, non solo un teatro, un comune o una regione che sono stati tenuti fuori, potranno eccepire l'impianto della legge, come dicevamo già in premessa, ma soprattutto che c'è un vulnus normativo per cui potrà dar luogo a ricorsi per le modalità del processo con cui siamo arrivati alla fine di questo percorso.
Ritengo che riaprire i termini per gli emendamenti e consentire di completare questa norma da parte di colleghi della maggioranza, colleghi dell'opposizione, nella prossima settimana e nei prossimi, strettissimi, giorni, non crea alcun problema e viceversa consente di perfezionare la norma. Quindi, vi chiediamo di farlo.
PRESIDENTE. Faccio questa proposta, ritenendo comunque che l'intervento della deputata Latini fosse di carattere politico e, quindi, la sua risposta in ordine alla proposta di rinvio in Commissione, in rappresentanza della maggioranza, fosse una risposta negativa, argomentata politicamente; purtuttavia, i richiami al Regolamento che si sono susseguiti fin qui aprono scenari che vorremmo approfondire, anche con il sostegno degli uffici, nei prossimi minuti. Quindi, io direi di andare avanti comunque - se siamo d'accordo così - con gli interventi sul complesso degli emendamenti (è iscritto il deputato D'Alessio). Nel frattempo, noi facciamo gli approfondimenti per capire se c'è una risposta più puntuale, che si possa offrire anche sui richiami al Regolamento che sono stati avanzati.
Ha chiesto di intervenire il deputato D'Alessio. … Chiedo scusa, c'è un'altra richiesta di intervento per richiamo al Regolamento. Quindi, aspettiamo prima di dare la parola al deputato D'Alessio, il richiamo al Regolamento ha precedenza.
Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il presidente Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Scusi, Presidente, non ho difficoltà a dire che, giustamente, bisogna che gli Uffici si riferiscano alle argomentazioni che sono state prima sviluppate, però mi consenta anche di dire una cosa. Se una fase emendativa riguarda un articolo e un criterio riguarda un altro articolo, non si può andare a posteriori, perché il problema è riferito a un emendamento all'articolo 2, mentre gli elenchi sono sull'articolo 1.
Voler correlare, sì, queste due cose è difficile da coniugare. Se fosse addirittura che si riferiscono tutti all'articolo 1, allora dirò che sono preclusi, perché l'approvazione di un criterio, che dovesse espungere alcuni, significa che sono preclusi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, in ognuno dei due casi non sosterrei tesi che sono ardite.
Penso che la prudenza voglia di voler verificare, solo ed esclusivamente, la prima fattispecie che ho illustrato, perché sulla seconda non ci piove: abbiamo migliaia di precedenti, dove l'approvazione di un emendamento preclude altri che avevano un contenuto diverso. Su questo, non ci piove (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sul complesso degli emendamenti, il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti e anche sul merito, se vogliamo. Io sono molto fiducioso che i colleghi Amorese e Latini facciano un attimo di riflessione, perché qui sono davanti a un bivio: o si forza la mano, anche politicamente, o si accompagna un processo di condivisione, dove si arriva e si fa un punto, anche politico. Quindi, anche politicamente, saranno stati capaci di portare l'Aula all'unanimità.
Qui vi è un problema di approccio metodologico. Si fanno prima i criteri e poi le selezioni; in questo caso, è stato completamente sovvertito, si è fatta la selezione e poi si sono cercati i criteri per salvare quella selezione. Mi pare una cosa fuori dal percorso corretto. Ovviamente, non c'erano indicatori, criteri e parametri, che sono stati creati dopo e che, invece, vanno creati prima. Ricordo a me stesso che anche in diritto c'è la bipartizione tra la discrezionalità e l'arbitrio. La discrezionalità è la libertà dei criteri che vanno scelti; successivamente ai criteri, si fa ogni forma di selezione. Se, invece, la selezione viene fatta senza criteri, sfociamo nell'arbitrio, che è illegittimo.
Allora, veramente sul complesso degli emendamenti, ma anche sul percorso politico: non ci dividiamo sui teatri. Facciamo un attimo di riflessione. Non sarà una sconfitta per chi ha portato avanti finora, con tanto garbo e attenzione, un percorso di valutazione. La sconfitta è se si forza sul criterio di questo tipo. Se, invece, con un attimo di riflessione, rinviamo alla Commissione e arriviamo a un provvedimento condiviso all'unanimità, secondo me, è una vittoria della politica e dell'autorevolezza di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Deputato Fornaro, lei vuole fare un secondo richiamo al Regolamento? Spero su un altro articolo.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). No, signor Presidente, in riferimento anche all'intervento del collega Foti, che poneva un passaggio che ha una sua logica - lo dico per gli Uffici -, però il punto è che, così facendo, crolla completamente tutto il provvedimento, questo è il punto.
Questo non è un provvedimento che ha diversi articoli e diversi principi, questo è un provvedimento che stabilisce che sono dichiarati monumenti nazionali e fa un elenco. Ovviamente, il parlamentare, a quel punto, secondo me legittimamente, presenta un emendamento per inserire anche il teatro xy. Se i criteri vengono individuati a posteriori, intanto ci sono due problemi. Tutti questi 46 rispondono ai criteri? Primo punto di domanda. Secondo, a questo punto, avendo io deputato conosciuto i criteri a posteriori, dovrei essere messo nelle condizioni, per evitare la preclusione, di riformularlo, cioè di proporre al relatore tutti quelli della mia regione che rientrano in quei criteri. Ecco perché avevo chiesto più tempo, perché, conosciuta l'approvazione dei criteri, è evidente che, se ho fatto la proposta del Teatro della Juta, di Arquata Scrivia, che non ha 100 anni, lo tolgo: io mi attengo ai criteri. Il problema è l'impossibilità di attenersi ai criteri in via preventiva. Se la logica è la preclusione, allora, ci mettiamo 30 secondi: approviamo direttamente i 46 teatri previsti.
Segnalo un problema: in uno di questi 46, c'è il Teatro Politeama di Catanzaro, che venne costruito nel 1830, distrutto e abbattuto nel 1938 e inaugurato nel 2002. Questo teatro ha 100 anni, per esempio? Non ho niente contro il Teatro Politeama di Catanzaro, sia ben chiaro, e questo vale per molti altri, però, credetemi, in questo modo, è difficile intanto emendare e salvaguardare un diritto del singolo deputato. Se riapriamo i termini, tanto sono le 12,35, non credo che cambi il mondo e, a questo punto, ogni deputato farà le sue valutazioni e farà la sua selezione sulla base dei criteri, evitando anche al relatore, a quel punto, di votare contro il riconoscimento di teatri che hanno, invece, i criteri poi approvati dall'emendamento 1.500 della Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI (PD-IDP). Presidente, intervengo anch'io sul complesso degli emendamenti, per rimarcare, in realtà, quanto è stato evidenziato anche dai colleghi. Un elemento in più: è stato dato in Comitato dei nove il parere, tra l'altro, sugli emendamenti dei colleghi, anche dei 5 Stelle, che prevedevano risorse a favore di questo provvedimento e soprattutto dei teatri che vengono riconosciuti, anche perché, oggi, vorremmo celebrare la Giornata del teatro, ma senza risorse e senza strumenti - basterebbe ricordare l'ultima legge di bilancio in materia di cultura - è ben difficile proclamare e festeggiare una giornata solo con una dichiarazione.
Nei fatti, anch'io, mi autodenuncio, ho fatto proposte di legge che riguardavano il riconoscimento di un monumento nazionale, ma, oggi, abbiamo un'opportunità davanti a noi. In mancanza di norme e misure che prevedessero un riconoscimento, fino ad ora, si è andati avanti un po' singolarmente e individualmente, mentre, oggi, abbiamo l'opportunità - e condivido la proposta del collega Fornaro di richiedere una riapertura, tra l'altro, del termine per gli emendamenti - di mettere insieme criteri e togliere dal confronto i singoli emendamenti. Io mi metto anche nei panni dei colleghi della maggioranza, che si troveranno a votare contro liste di teatri, elenchi di teatri, che sono ricompresi anche nei loro territori e va bene che poi dopo l'approvazione della legge ci si potrà comunque iscrivere per chiedere il riconoscimento del monumento nazionale, ma, in questo momento, sui vostri territori, voi dovrete dire che questi monumenti, quelli che rispondono anche a quei criteri che l'emendamento della Commissione prevede, in realtà, non possono essere dichiarati monumenti nazionali, e perché? Perché il procedimento legislativo è stato un procedimento in cui, non è che non si sia studiato, ma è confuso e piuttosto accidentato e che, forse, oggi, avremo la possibilità di rimettere su un giusto binario.
Anche perché voglio ricordare una cosa: oggi ci vantiamo di riconoscimenti importanti, ma il riconoscimento del monumento nazionale è un titolo onorifico, di fatto, e non di più, e in assenza di risorse, che dovrebbero andare a beneficio di quei beni culturali importanti - l'Italia è una terra di teatri, a tutti gli effetti, teatri prestigiosi, piccoli o grandi che siano -, in questo caso, in questo momento, rischiamo solo di dare una medaglia di cartone a favore di questi teatri e penso che in questo momento sarebbe un segnale importante, in una giornata, tra l'altro, così importante e significativa, poter prendere una curva diversa, far prendere una strada diversa a questo provvedimento, anche cercando di ovviare a quegli errori, a quelle parzialità che, sin dall'inizio in Commissione, sono stati evidenziati e denunciati e che, anche provocatoriamente, con i nostri emendamenti, abbiamo voluto segnalare, perché, in assenza di criteri, tutti i teatri avrebbero la possibilità, anche nella contemporaneità, di essere monumenti nazionali.
Quindi, invito i colleghi a riconsiderare anche le decisioni assunte fino ad ora e a riaprire un dibattito e una discussione che possano portare a un buon provvedimento approvato, peraltro, all'unanimità, in quel caso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Tramite lei, vorrei dire all'onorevole Foti che il mio intervento di poco fa, con un gesto teso a dire che non era così, si riferiva al fatto che - come l'onorevole Foti ricorderà, spero - quando questo provvedimento è stato portato in Commissione per la prima volta aveva solamente il nome di un teatro come riconoscimento di monumento nazionale, non c'era nulla che permettesse di capire secondo quali regole quel teatro potesse essere monumento nazionale.
Fui proprio io a metterlo in discussione e a dire: creiamo una struttura che possa valere per tutti. Mi si disse di no. Siamo andati avanti, è vero, per mesi, come ha detto il collega Amorese, ma siamo andati avanti per mesi a fare un elenco di teatri. A quella proposta dell'onorevole Foti se ne sono aggiunte altre che parlavano di un singolo teatro. Nessuna di quelle proposte conteneva all'interno - e sfido chiunque a dire che non era così, si può controllare - una minima regola su quello che poteva essere un monumento nazionale. Faccio un esempio: il Teatro San Ferdinando di Napoli, un teatro del Settecento, il teatro di Eduardo, non è incluso in questo elenco. Certo, non si potevano includere tutti in questo elenco, perché l'Italia conta 3.500 teatri, su un totale di oltre 7.000 comuni, possiamo parlare di un teatro ogni due comuni, ma noi come facciamo a fare un elenco e a dire: questo “sì” e quello “no”? Ma noi abbiamo tracciato delle linee guida, sì, ieri sera; ieri sera, sono arrivate le linee guida, al punto che all'interno di questo elenco di emendamenti ce n'è uno che boccia il Teatro Regio di Parma e sapete perché lo boccia? Perché c'è un'altra proposta di legge che prevede che il Teatro Regio di Parma diventi monumento nazionale. Allora, cerchiamo di capire: stiamo per perdere tempo, è un passaggio politico per ingraziarsi i territori, per dire al nostro amico del teatro che l'abbiamo fatto nella Giornata mondiale del teatro? Io credo che stiamo solo facendo un danno all'immagine del teatro. Il teatro è uno di quegli argomenti che poteva unire, potevamo votare tutti all'unanimità, è successo già con lo sport in Costituzione, sono quegli argomenti dove la politica conta poco, conta il sentirsi vicini alla cultura. La nostra Nazione è patria di teatri, da millenni, dagli anfiteatri romani di Ostia Antica, di Paestum, di Pompei, di Siracusa, ai teatri più o meno noti, a quelli delle piccole città, dove ci sono dei piccoli gioielli, come il teatro della Rocca di Novellara che è straordinario, è un gioiellino, teatri che nessuno conosce. E noi cosa facciamo? Facciamo un elenco, aspettando che qualcuno del posto, un giorno, capisca che c'è questa legge e faccia una richiesta per vedere riconosciuto un giusto teatro come monumento nazionale. Allora, Presidente, credo che, se vogliamo davvero che questo sia un provvedimento - tra virgolette -, mi perdoni se uso questo termine, “serio” e non una puntata in avanti per far vedere che siamo bravi, che lo abbiamo approvato nel giorno della festa mondiale del teatro, andrebbe, al momento, fermato, andrebbe rimandato in Commissione per essere approvato all'unanimità in una prossima seduta, altrimenti sarà un provvedimento monco, zoppo, approvato solo da una parte di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il presidente Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, io vorrei che fosse chiara una cosa: l'attività emendativa è un'attività emendativa, non possiamo pretendere che gli emendamenti, tra di loro, si possano coordinare, anche perché possono essere presentati con impostazioni del tutto opposte. Quando noi leggiamo l'emendamento della Commissione, che, torno a ripetere, è un emendamento e, quindi, non è nel testo base, il pensare che lo stesso si possa coordinare con elenchi precedenti non ha senso. Dico soltanto il perché: perché se prendessimo per buono solo questo emendamento eventualmente ve ne potrebbe essere uno, che riaprendo i termini, passa da 100 a 80 anni e, quindi, comunque tutti gli elenchi successivi impostati sui 100 non avrebbero senso. Non ci sono precedenti al riguardo, Presidente. Non ci sono precedenti al riguardo perché è impossibile trovare un precedente di questo tipo, perché il coordinamento tra emendamenti non esiste. Esiste un criterio logico che li pone nella loro successione perché non abbiano contraddizione nel momento in cui vengono posti in votazione, ma nel merito non può esistere questo, perché se esistesse questo vorrebbe dire che noi dovremmo fare, sempre e comunque, dei testi blindati. Mi scusi: dove esiste una situazione per la quale noi pretendiamo che si debbano riaprire dei termini in relazione a un emendamento perché questo emendamento, se approvato, andrebbe a escludere eventuali cose o criteri successivi o diversi? Sì, perché l'emendamento della Commissione è chiaro. Quello che ha detto il collega Fornaro è chiaro. Lui dice: la Commissione introduce dei criteri i quali, di fatto, escludono o possono escludere dei teatri che io avevo inserito nell'elenco precedente e che, quindi, non avrei inserito. Questo cosa vuol dire? Dove sta scritto, in qualsiasi regolamento - ma parlo di un quartiere, non della Camera dei deputati -, che l'attività emendativa va coordinata secondo la presentazione degli emendamenti, non per quanto riguarda la logica degli stessi ma il merito degli stessi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma se facessimo così non riusciremmo mai a mandare avanti un provvedimento. Io penso, signor Presidente, che, al di là di tutte le legittime osservazioni che si possono fare, la procedura è questa. Poi, se non si è d'accordo nel merito questo è un altro paio di maniche e si possono fare altre valutazioni, ma voler legare una riapertura dei termini a questo emendamento non sta in piedi - scusatemi - sotto il profilo del Regolamento. Se poi si vuole fare una deroga al Regolamento, si vogliono aprire altre fasi e si possono fare altre fasi di consultazione, io non entro nel merito: c'è un Comitato dei nove, c'è una Commissione, e dica la Commissione all'Aula cosa voglia fare, ma non si vada a voler aprire una questione di natura regolamentare perché questa diventa pericolosa sotto tutti i profili, perché costituirebbe un precedente che non ha una logica nei lavori della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È ovvio che non abbiamo anticipato ancora alcun tipo di conclusione a questa conversazione simmetrica. Ha chiesto di parlare sempre su un richiamo al Regolamento il collega Fornaro. Poi ci sono ancora altri interventi. Nel frattempo, comunque, siamo in condizioni di elaborare una risposta finale. Prego, collega Fornaro.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). È un richiamo al Regolamento molto breve. Per suo tramite, faccio notare al collega Foti, in via di principio, che quello che lui ha sottolineato ha fondamento se lo applicassimo ad altri provvedimenti. Invito, però, il collega Foti e tutti noi a riflettere sul carattere particolare e unico di questo provvedimento, perché quello che lui ha giustamente sottolineato, cioè l'impossibilità di coordinare emendamenti, ha un tallone d'Achille nel fatto che la Commissione non ha individuato dei criteri, ma, prima di approvare i criteri, ha individuato 48 teatri. Questo è il punto, perché è su quella base che si sono fatti gli emendamenti, perché avrebbe ragione fino in fondo anche su questo provvedimento il collega Foti se, a riprova, questo emendamento 1.500 della Commissione noi lo votassimo subito come primo emendamento e, invece, lo votiamo alla fine e conseguentemente noi abbiamo una incongruità e una difficoltà che sta in questo provvedimento.
Quindi, io sono d'accordo, signor Presidente, a non considerarlo un “precedente” applicabile alla normalità dei provvedimenti, ma ribadisco il carattere unico di questo provvedimento e, per come è stato scritto e per le scelte compiute dalla Commissione, legittima, rende di fatto impossibile al singolo deputato conoscere i criteri, che sono stati posposti. Se i criteri ci fossero già stati nulla quaestio. Questo è il problema. Quindi, io invito davvero ancora la Presidenza a riflettere sull'unicità di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zingaretti. Ne ha facoltà.
NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con uno spirito totalmente costruttivo e per tentare di trovare una soluzione che porti questo Parlamento a un'assunzione di un provvedimento all'unanimità su un tema che ci riguarda tutti, io, però, ritorno sull'esigenza di una scelta politica e di buonsenso, perché questo provvedimento, per la prima volta, quando è arrivato in Commissione, conferiva un titolo dello Stato senza indicare criteri che permettessero di conferire tale titolo. Sulla base di una discussione, è stato successivamente indicato un criterio, i 100 anni, ma intanto gli emendamenti delle opposizioni, senza alcun criterio, sono stati presentati. Oggi noi ci troviamo nella situazione stravagante, che non fa bene ad alcuno - parlo per la mia città - che ci sono emendamenti che chiedono il riconoscimento al teatro Ambra Jovinelli, al teatro Brancaccio, al teatro dell'Opera di Roma, al teatro Quirino di Roma, cioè dei pilastri storici della cultura italiana che, a seconda di questo emendamento, ora farebbero anche parte dei criteri, ma presentati in emendamenti dove, invece, ci sono altri teatri che non hanno questo criterio.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). C'è nel testo, leggilo!
NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Quindi, se noi andiamo avanti come se niente fosse noi ci troveremmo a cancellare, a cassare dall'elenco dei teatri storici alcuni teatri che indubbiamente fanno parte della cultura italiana, che, dopo l'emendamento sui 100 anni, rispondono addirittura ai criteri adottati, ma li bocciamo perché oggetto di emendamenti dove ce ne sono altri che quei criteri, che non conoscevamo, non li hanno.
Quindi, si tratta di buonsenso, di salvare le prerogative di questo Parlamento, di non accusare nessuno, di assumere la totale buona volontà di fare un atto a favore del teatro italiano, di sospendere l'esame del provvedimento e ritornare a ragionare nel merito affinché, in pochissime ore, su un'idea della maggioranza che nessuno le toglie, tutto il Parlamento possa produrre un buon testo legislativo. Altrimenti, noi saremmo costretti, perché è il gioco della democrazia, a dire ai romani o alle città in tutta Italia che il teatro dell'Opera di Roma o il teatro Brancaccio o il teatro Ambra Jovinelli o il teatro Quirino, per un motivo che io non capisco, non devono avere il riconoscimento di monumento storico in un atto parlamentare. Evitiamo un pasticcio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orfini. Ne ha facoltà.
MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il relatore Amorese ha detto una cosa vera e l'hanno detta anche altri colleghi della maggioranza: questo provvedimento ha seguito un percorso abbastanza lungo, e ne abbiamo discusso. Però, è anche vero che le obiezioni che noi stiamo facendo qui, in Aula, le abbiamo fatte anche in Commissione. Abbiamo provato, in modo costruttivo, a trovare una soluzione per aggiustare un provvedimento che nasceva abbastanza male.
La genesi del provvedimento è stata ricordata da vari colleghi, ma una premessa voglio ribadirla: la dichiarazione di monumento nazionale è un titolo onorifico, come ha detto la collega Manzi, cioè non porta più risorse, non porta nulla, se non l'onore a quei teatri. Noi siamo partiti in una discussione che aveva un elenco totalmente arbitrario di teatri, scelto non si sapeva in base a quali criteri, e abbiamo posto, come è stato, anche questo, ricordato, il tema dell'introduzione dei criteri. Alla fine, grazie a questo dialogo che si è sviluppato, fino a qualche ora fa, in Commissione, che ora non capisco perché si sia deciso di interrompere, sono stati inseriti dei criteri. Mi permetto di entrare anche nel merito di quei criteri, che sono oltremodo discutibili. È vero che ci sono, però sono pure sbagliati, perché la dichiarazione di monumento nazionale riguarda la storia di un teatro, quello che è stato quel teatro. Noi inseriamo criteri che parlano di quello che, in questo momento, quel singolo teatro sta facendo. Che senso ha valutare se ha il merito di stare dentro i criteri di monumento nazionale in base al fatto che si prendano o meno oggi i finanziamenti statali? E perché statali e non regionali o non comunali? Anche nella selezione e definizione di quei criteri si è fatto un discreto pasticcio, tanto che oggi noi stiamo per votare una norma che prevede un elenco di teatri di cui alcuni non rientrano nei criteri che successivamente, all'articolo successivo, vengono definiti, per il povero Sottosegretario Mazzi, che dovrà, al Ministero, redigere una lista in base a criteri che il Parlamento non ha rispettato nella definizione della lista iniziale. È noto che non ho particolare amicizia con il Sottosegretario, però esprimo, in questo caso, solidarietà a lui e al Ministero, che dovranno trovarsi in questa condizione, piuttosto assurda. Noi siamo ora a questo punto, cioè nell'evidente condizione pasticciata alla quale siamo arrivati per la volontà di forzatura. Mi permetto di dire - lo dico al presidente Mollicone, che è il padre di questa norma - che noi siamo in una Commissione in cui spesso siamo riusciti a superare le divisioni, cercando e arrivando a soluzioni unitarie. Lo abbiamo fatto, Presidente Rampelli, pensi, persino nella passata legislatura, quando il presidente Mollicone era all'opposizione. Noi riuscivamo addirittura a votare le cose all'unanimità, con Mollicone nella sua versione di opposizione. Abbiamo, anche in queste ore, cercato di produrre questo risultato, cioè correggere costruttivamente una norma per arrivare a una soluzione condivisa, che si può raggiungere in pochissimo tempo o espungendo la lista dei teatri e delegando al Ministero, in base a quei criteri, la scelta di chi rientra nei criteri e chi no, che è la cosa più pulita.
È come si legifera, si fissano criteri e standard, e poi, con un decreto, il Ministero fa il lavoro del Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e vede chi rientra - lui, non noi in Parlamento - in quei criteri. Così si dovrebbe fare, questa sarebbe la soluzione migliore. Se proprio non si vuole fare questo, ci sediamo, presidente Mollicone, ci mettiamo 2 ore, lo sa pure lei, e insieme stabiliamo - se si possono aggiustare quei criteri è meglio, ma, altrimenti, persino con quei criteri - quali teatri rientrano e quali no, e li scriviamo uno per uno, senza far arrabbiare nessuno, senza favorire nessuno, perché, ripeto, in quella lista c'è chi non rientra in quei criteri che voi avete fissato, e produciamo una norma pulita, condivisibile e votabile da tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Intanto abbiamo una risposta, colleghi, sulla base della valutazione del Presidente della Camera, che ovviamente ho interpellato, nel frattempo. Faccio presente che, ad avviso della Presidenza, non sussistono i presupposti per accogliere la richiesta, formulata dal presidente Fornaro, di riapertura del termine per la presentazione degli emendamenti. Ciò posto, resta la possibilità, ove lo ritenga, per la Commissione, in sede di Comitato dei nove, di valutare opportune iniziative volte a proporre soluzioni di carattere emendativo volte a risolvere la questione.
Ha chiesto di parlare il presidente Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE, Presidente della VII Commissione. Grazie, Presidente, solo per rispondere pacatamente alle considerazioni fatte dai colleghi dell'opposizione, e poi lascerò la parola al relatore con la proposta che formuleremo.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, presidente Mollicone, siamo sul complesso degli emendamenti e gli interventi non sono ancora esauriti. Quindi, se era sull'ordine dei lavori, e cioè sulla base di quello che ho appena letto, sarebbe stato pertinente il suo intervento, che ovviamente può ancora correggere. Ma se vuole, invece, intervenire nel merito, deve attendere l'intervento degli altri colleghi che sono iscritti.
FEDERICO MOLLICONE, Presidente della VII Commissione. Assolutamente, lo faccio nel merito rispetto a quello che è stato annunciato come interpretazione.
Colleghi, innanzitutto, intervengo proprio per spiegare all'Aula che c'è la volontà, su un tema così alto e bello, nella Giornata nazionale del teatro, di trovare una sintesi, ma alcune cose che sono state dette non sono corrette, né sull'ordine dei lavori tenuti né sui criteri stabiliti, in merito a come e quando. Però, alla luce del parere espresso dal Presidente della Camera - che peraltro dà ragione rispetto alla modalità con cui vorremmo condurre i lavori - e nella volontà, anche alla luce degli ultimi interventi ascoltati, di trovare una sintesi che mantenga il provvedimento in Aula e dia la possibilità da subito di effettuare ulteriori inserimenti in questo provvedimento di legge - che, ricordo, è stato fatto proprio per uscire dallo spontaneismo parlamentare (fermo restando che l'iniziativa parlamentare di ciascuno, di maggioranza e opposizione, è un merito, collega Orrico, non un demerito, tra parentesi) - su questo la Commissione convocherà il Comitato dei nove per analizzare l'emendamento, quel maxi-elenco presentato dall'opposizione, e proporrà una riformulazione, alla luce dei criteri stabiliti. Ciò in modo da creare una sintesi e in modo che tutti quei teatri di quel maxi-elenco, che ad oggi verrebbe respinto, che invece hanno i requisiti, vengano accolti già da subito, fermo restando, collega Zingaretti, che, in primo luogo, il Teatro dell'Opera è già inserito, quindi la inviterei a leggere i testi che vota; in secondo luogo, che nessun teatro di quelli che lei ha elencato, né di quelli che sono nel maxi-elenco e che hanno i requisiti o che non sono stati neanche inseriti in quell'elenco, ma che esistono in Italia, sul territorio, verrà minimamente escluso.
Quindi, la sintesi è, proprio per mantenere oggi, Giornata nazionale del teatro, incardinata la legge. Riuniamo il Comitato dei nove, facciamo la verifica su quell'elenco, e tutti quei teatri che hanno i requisiti posti e formalizzati dalla Commissione saranno inseriti immediatamente. Poi ci sono tutti quelli che non ce li hanno; mi riferisco ovviamente ai 100 anni, alla storicità, al valore artistico, anche dell'immobile, e non solo al finanziamento pubblico o all'attività artistica tuttora in essere, perché ci sono teatri che sono stabili di pregio storico e hanno 100 anni o più di 100 anni, ma non sono più in attività, e comunque l'edificio ha un valore che va assolutamente tutelato: questi verranno inclusi da subito, venendo incontro, quindi, alla principale obiezione dell'opposizione. In questo modo è - ripeto - una sintesi, penso, di valore, che ritengo e spero i colleghi accetteranno.
PRESIDENTE. Sulla base di quanto abbiamo appena ascoltato, ci sono ancora due interventi sul complesso degli emendamenti. Se vengono confermati, li ascoltiamo, altrimenti accediamo alla sospensione che è stata proposta e alla convocazione del Comitato dei nove. Abbiamo la collega Ghirra e il collega Tabacci, che devono offrirci una risposta. Volete parlare subito o volete parlare dopo la riunione del Comitato dei nove?
Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente, intanto perché mi ha dato la parola. Volevo cercare di fare una considerazione molto semplice: la questione non è, come ha detto il collega Foti, di natura regolamentare. È la qualità della legislazione con cui stiamo caratterizzando questa iniziativa che è in discussione. Immaginare una legge che parte da un elenco non è una buona indicazione.
Devo dire che, tra l'altro - il collega Foti conosce benissimo i territori perché siamo quasi conterranei - ad esempio, in questo elenco non ho trovato, nelle mie antiche frequentazioni, il Teatro Scientifico Bibiena di Mantova, inaugurato da Mozart nel 1769, quando Mozart aveva 14 anni. Ma non ho neppure trovato il Teatro ligneo di Sabbioneta, realizzato nel 1590, a cavallo tra Mantova e Parma. Quindi, che senso ha? Non è che mi arrabbio perché non sono inclusi, né intendo proporli, ma che senso ha fare una legge facendo un elenco che è palesemente contraddittorio? Fissiamo dei princìpi e poi deleghiamo il Governo a mettere anche dei quattrini, perché è chiaro che qui non si sta a dire quelli che sono in campo. E la funzione architettonica? La funzione di recupero? Alcuni di questi teatri hanno fatto la storia dell'antico teatro. Ora, l'idea che noi possiamo dimenticare questo, facendo la cosa dell'oggi, è totalmente sbagliata. Quindi, la qualità della legislazione non cammina nella direzione giusta. Un Parlamento che opera così non fa l'interesse del Paese e neppure mette in evidenza la sua qualità. È questo che mi preoccupa, non il resto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il collega Giachetti. Ne ha facoltà. Non sapevo che avesse trasformato in gesti i richiami al Regolamento.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Proverò a fare uno schemino, Presidente, non so come fare, stavo urlando “Regolamento”. Presidente, le volevo chiedere una cosa, se lei mi aiuta. Premesso che io, nella sostanza, sono assolutamente d'accordo sull'arrivare a trovare una soluzione che ci faccia uscire da questa situazione, però le chiederei, signor Presidente, come funziona la questione dal punto di vista formale. La riunione del Comitato dei nove, di fatto, è un ritorno in Commissione, nel senso che noi interrompiamo il provvedimento, si riunisce il Comitato dei nove ed è, di fatto, un ritorno in Commissione. E noi abbiamo votato pochi istanti fa…
PRESIDENTE. La interrompo soltanto per precisare: non è un rinvio in Commissione…
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). E che cos'è?
PRESIDENTE. È un rinvio al Comitato dei nove, il provvedimento rimane all'ordine del giorno dell'Aula. Il Comitato dei nove si determinerà per la prosecuzione dei lavori.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Quindi, noi stiamo semplicemente sospendendo per la riunione del Comitato dei nove e poi riprendiamo immediatamente la seduta con il provvedimento: questo mi sta dicendo?
PRESIDENTE. Allora…
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Noi abbiamo votato contro. L'Assemblea plenaria ha votato contro la sospensione del dibattito per il ritorno in Commissione.
PRESIDENTE. La sospensione è fino a mercoledì prossimo.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Noi abbiamo votato prima. Se non ho capito male, c'era la richiesta di un ritorno in Commissione…
PRESIDENTE. Che è stata respinta. Quindi, il provvedimento non torna in Commissione, va al Comitato dei nove. Il Comitato dei nove ha bisogno di più tempo per poter comporre questo accordo e quindi, presumibilmente, anche a causa del fatto che c'è l'imminente festività pasquale, si tornerà in Aula direttamente alla ripresa.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). No, Presidente, solamente per capire. Noi abbiamo votato contro la sospensione per il ritorno in Commissione e adesso stiamo decidendo che rimandiamo al Comitato dei nove, che si prende 5 giorni? Cioè rimane in Aula? Nel senso che non torna in Commissione, ma rimane in Aula per 5 giorni fino a che non ritorniamo con il provvedimento e con gli accorgimenti del Comitato dei nove? Fisicamente accade questo? Solo per sapere, siccome ho ancora altre 3 richieste sull'ordine dei lavori…
PRESIDENTE. Sì, affermativo, con le decisioni del Comitato.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Quindi noi sappiamo che, da qui a mercoledì, ci sarà il Comitato dei nove chiuso dentro l'Aula a lavorare sul provvedimento: questo mi sta dicendo? No, perché siccome abbiamo votato…
PRESIDENTE. Guardi, io sto anticipando la comunicazione perché lei mi fa domande precise e io cerco di rispondere, ma in realtà lo avremmo comunicato alla fine…
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Poi mi taccio. Io le sto chiedendo una cosa: noi abbiamo votato, l'Assemblea ha votato contro il ritorno in Commissione, nelle sue articolazioni, compreso il Comitato dei nove. Adesso noi stiamo decidendo che sospendiamo il dibattito, come sarebbe stato con il voto in Commissione, e il Comitato dei nove - che è un'articolazione della Commissione e, quindi, di fatto, è un ritorno in Commissione - starà fino a mercoledì a discutere di questo provvedimento.
Quando io le ho chiesto se il provvedimento torna in Commissione, lei mi ha detto: no, in Aula. Io le ho chiesto semplicemente se il Comitato dei nove rimane riunito in Aula per 4 giorni, oppure, come inevitabile, ritorna in Commissione, e quindi stiamo andando formalmente contro quello che abbiamo votato poco fa. Questa è la mia opinione, ovviamente lei ha sicuramente dei consigli migliori dei miei.
PRESIDENTE. C'è una differenza - che a lei, attento conoscitore del Regolamento, non sfuggirà - tra un rinvio in Commissione e un rinvio dell'esame ad altra seduta. Il Comitato dei nove farà un lavoro (Commenti del deputato Giachetti)… Stiamo cercando di capire se c'è un accordo generalizzato, come ci era stato prospettato dal presidente della Commissione, su questo tipo di soluzione. Quindi, se ci lasciate lavorare, magari riusciamo anche a dare una conclusione.
Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, non mi sembra ci siano le condizioni. Rinuncio, chiedendole di poter intervenire quando verranno ripresi i lavori, la prossima settimana.
PRESIDENTE. Al fine di consentire lo svolgimento dell'istruttoria prospettata dal presidente della Commissione, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla prossima settimana, nella quale sarà esaminato quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 3 aprile.
Sospendo, dunque, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Difesa, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'Economia e delle finanze.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Chiarimenti in ordine alla vendita di materiali di armamento alle autorità ucraine da parte di imprese aventi sede in Italia – n. 3-01095)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Pellegrini ed altri n. 3-01095 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Pellegrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Crosetto, un articolo del settimanale l'Espresso, qualche giorno fa, il 22 marzo, ha riportato la notizia per cui ci sarebbero - anzi, ci sono - vendite dirette da parte dell'Italia e di industrie italiane di armi ed equipaggiamenti militari all'Ucraina. Peraltro, questo dato è stato confermato dalla relazione che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso alle Camere il 25 marzo, quindi 3 giorni dopo.
Noi le abbiamo presentato questa domanda, quindi vorremmo sapere da lei qual è la base giuridica su cui poggerebbero questa vendita, queste cessioni di armi, posto che il decreto-legge n. 14 del 2022, all'articolo 2-bis, identifica esattamente le modalità di cessioni di armamenti e di equipaggiamenti militari da parte dell'Italia al Governo ucraino e non ne prevede di diverse.
PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.
GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, signor Presidente. Onorevole Pellegrini, io prendo atto con stupore, per l'ennesima volta, della perdurante tendenza a rivolgere alla Difesa quesiti che, in buona parte, esulano dalle competenze della Difesa, però mi sono quasi abituato. Anche nell'articolo menzionato da lei, in tema di materiali di armamento, si chiarisce la distinzione tra la cessione, che è pertinenza del Dicastero della Difesa per quanto riguarda i pacchetti di aiuti che sono stati fatti, e la vendita, che è un tema totalmente estraneo alla Difesa e che, come lei dovrebbe sapere, onorevole Pellegrini, è di competenza di UAMA, cioè di un altro Ministero. Quindi, avrebbe dovuto rivolgere il quesito al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, che è titolare della materia.
Tra l'altro, ho già avuto modo di ribadire come tanto la posizione comune dell'Unione europea n. 944 del 2008, quanto il Trattato sul commercio delle armi prevedono che l'autorizzazione all'esportazione sia determinata sulla base di precise ed esaustive valutazioni sul rischio che i singoli materiali possono rappresentare in funzione del loro utilizzo. Anche quando il Trattato, nei casi più gravi, prevede esplicitamente il divieto di esportazione, questo è riferito a specifici materiali e non a valutazioni o previsioni generali sulla condotta di uno Stato.
Nel caso specifico dell'Ucraina, diversamente da quanto prospettato da lei, la fornitura di armi a Kiev, che sta esercitando il diritto all'autodifesa previsto dall'articolo 51 della Carta ONU, non è vietata dalla legge n. 185 del 1990. Già all'indomani dell'aggressione russa del febbraio 2022, pertanto, sono state autorizzate diverse esportazioni da parte di aziende italiane ai sensi della legge n. 185 del 1990. Le do questi dati, che ho chiesto al Ministero degli Affari esteri, per poter essere gentile e cortese e rispondere alla sua interrogazione. Nel 2023, il valore delle esportazioni autorizzate verso Kiev ha, dunque, raggiunto un valore di 417 milioni di euro. I dati analitici relativi alle operazioni autorizzate nel 2023, nel rispetto della normativa vigente, come lei sa, sono state comunicati al Parlamento, come lo sono stati quelli relativi allo stesso tipo di esportazioni nel 2022.
Quanto, infine, ai presunti fini strumentali cui sottenderebbe la riforma della legge n. 185 del 1990, mi tocca puntualizzare che il disegno di legge di modifica approvato dal Senato in prima lettura il 21 febbraio scorso riflette, semmai, l'impegno a rendere tale legge più efficace e, soprattutto, molto più trasparente. La reintroduzione dei comitati interministeriali è, tra l'altro, in linea con gli indirizzi contenuti nella relazione conclusiva, approvata, all'unanimità, dalla Commissione difesa del Senato nel giugno 2021. Anche questo ho già avuto occasione di esporlo.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Concludo. Pienamente rispettoso del ruolo del Governo e felice tutte le volte che vengo chiamato a rispondere, auspico, in futuro, di essere coinvolto su quesiti che siano di pertinenza del mio Dicastero.
PRESIDENTE. Il Governo risponde nella sua collegialità, in questo caso.
Il deputato Pellegrini ha facoltà di replicare.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dalla cortese risposta del Ministro Crosetto, che, però, dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, non ha centrato qual è il dato politico. Questo Parlamento, nel 2022, ha deciso di derogare alla legge n. 185 del 1990, che vieta la vendita e la cessione di armi a Paesi belligeranti e a Paesi in conflitto. Questa deroga fu fatta proprio per consentire all'Ucraina il suo legittimo diritto di difendersi. Questo è ormai pacifico, non c'è bisogno di ritornarci.
Noi stiamo interrogando lei, stiamo interrogando il Governo su un'altra questione, che è una questione politica e, cioè, questo Parlamento intende essere informato sulle cessioni e anche sulle vendite che vengono fatte all'Ucraina, perché pretende, questo Parlamento, pretende questo gruppo politico il rispetto della legge n. 185 del 1990. Varie ipotesi di riforma della stessa legge che lei ha qui brevemente illustrato, se mi permette, Ministro, non ci interessano, perché noi stiamo trattando a normativa vigente e, a normativa vigente, non è possibile fare quel tipo di cessione. Questo Parlamento aveva perimetrato esattamente come dovevano essere fatte quelle cessioni di armi al Governo ucraino, al Governo di Kiev, e, quindi, non è possibile che siano state fatte in questo modo, in maniera differente.
In questo modo, con questa vendita, si è tradito lo spirito che aveva deciso di seguire questo Parlamento, nel 2022. Quindi, non solo mi dichiaro completamente insoddisfatto della sua risposta, ma preannuncio la prosecuzione della nostra attività di sindacato ispettivo, chiedendo anche una informativa alla Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative di competenza in relazione ad una campagna di comunicazione della regione Campania, con particolare riferimento all'utilizzo di risorse pubbliche e alla tutela del ruolo del Governo – n. 3-01096)
PRESIDENTE. Il deputato Ruspandini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01096 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
MASSIMO RUSPANDINI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, vorrei chiedere quali iniziative il nostro Governo intende intraprendere rispetto a questa azione incredibile del presidente della regione Campania che, in queste settimane, si è lasciato andare a una campagna senza precedenti di affissioni su tutto il territorio della regione. All'interno di questi manifesti, il Governo Meloni viene accusato di ogni nefandezza possibile, dal blocco dei fondi per la cultura fino al dissesto dei comuni campani.
Ma ciò che è più grave, ciò che noi riteniamo davvero intollerabile è che su questi manifesti campeggi il logo istituzionale della regione Campania, logo che dovrebbe essere usato per comunicazioni ufficiali da dare alla cittadinanza e che, invece, sta a significare che questa campagna pubblicitaria viene fatta con i soldi dei cittadini campani, con grave esborso dell'erario pubblico. È vergognoso, per noi, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti. In relazione alla vicenda riportata nell'interrogazione, sulla base di una verifica da parte del Ministero dell'Interno - peraltro, già oggetto di altre interrogazioni - svolta tramite le questure competenti, risulta che i suddetti manifesti, recanti simbolo e logo dell'ente regione, siano effettivamente collocati in diverse aree del capoluogo e delle altre province campane. Risulta, inoltre, che la questione sia stata portata all'attenzione del consiglio regionale campano.
In particolare, nella seduta pubblica dello scorso 13 marzo, l'assessore regionale con delega alle attività produttive, lavoro e patrimonio, in risposta a un'interrogazione presentata sulla vicenda, ha riferito che “per quanto riguarda l'autonomia regionale differenziata, l'azione comunicativa della giunta regionale è stata finalizzata a rendere noti i contenuti della stessa e i rischi a carico della popolazione campana”, aggiungendo che “per la Campania è stata impiegata la somma di 121.000 euro, più IVA”. La correttezza dell'importo indicato è stata contestata, in sede di replica, da parte dell'interrogante, che ha indicato un importo ben superiore, credo superiore ai 150.000 euro. Segnalo, inoltre, che sulla vicenda il presidente dell'associazione Noi consumatori Movimento anti-Equitalia ha presentato un esposto alle autorità competenti, ipotizzando anche fattispecie di reato.
Nonostante il tema dell'autonomia differenziata venga richiamato dall'assessore competente in sede di risposta all'interrogazione presentata in consiglio regionale, esso non risulta esplicitamente menzionato nei manifesti affissi. Sul medesimo punto, rilevo come la regione Campania abbia potuto esprimere la sua contrarietà alla riforma in corso nelle sedi istituzionali competenti, a partire dalla Conferenza unificata, nella quale le regioni, a stragrande maggioranza, hanno espresso parere favorevole. Non posso, inoltre, esimermi dall'osservare come la stessa regione Campania abbia, in passato, peraltro, adottato iniziative finalizzate all'avvio del percorso per il riconoscimento di ampie forme di autonomia differenziata, anche in materia della tutela della salute, sin dalla mozione del consiglio regionale 30 gennaio 2018.
Concludendo, rassicuro, infine, gli interroganti sul fatto che il Governo intende seguire gli sviluppi della vicenda, in particolare, con il riferimento al tema della correttezza dell'uso delle risorse pubbliche e mi riservo di chiedere, in uno spirito di leale collaborazione, eventuali e ulteriori chiarimenti alla regione Campania, anche ai fini dell'adozione, con il coinvolgimento degli organi preposti, di iniziative di competenza.
PRESIDENTE. Il deputato Urzì ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO URZI' (FDI). Grazie, Presidente. Devo riconoscere che ho provato, come tutti gli italiani, proprio in quanto italiano, una profonda indignazione di fronte alla campagna dei manifesti di cui abbiamo parlato. A dire la verità, dovremmo parlare delle campagne di manifesti, perché il Presidente De Luca, per nulla intimorito dalle prime contestazioni, ne ha lanciate diverse, compresa quella con cui ha accusato il Governo Meloni di chiudere i pronto soccorso in Campania. Cioè, tutto chiaro: la regione governa l'organizzazione della sanità campana, però la chiusura dei pronto soccorso è responsabilità del Governo.
Comprendiamo bene, Presidente, come il presidente De Luca si senta totalmente inadeguato ad affrontare la sfida dell'autonomia, Ministro Calderoli, perché, se questo è il bilancio dei 9 anni del suo Governo come presidente della regione, siamo noi a sperare, per l'interesse dei cittadini campani, che la Campania, con questa maggioranza regionale, non richieda mai l'esercizio di responsabilità di Governo autonomo, appunto con questa maggioranza.
Sono rimasto indignato, Presidente, perché la campagna di manifesti ha rivendicato spocchiosamente il diritto di considerare le casse pubbliche come un'estensione di propri fondi personali ed è lo stesso presidente De Luca, Presidente, che, sprofondato nei divanetti buoni che lo ospitavano, proprio qui alla Camera, si lasciava andare a insulti irripetibili nei confronti del Presidente del Consiglio, vantando una impunità anche morale, lo stesso che evocava l'appello alla lotta armata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
I manifesti di De Luca, Presidente, pagati con i soldi dei campani, per sostenere una battaglia di De Luca contro il Governo, sono il segno di una deriva che va frenata, per lo meno indagata, per rispetto e amore verso i campani, che sono le prime vittime del presidente De Luca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative urgenti in relazione al fenomeno dei suicidi in carcere – n. 3-01097)
PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01097 (Vedi l'allegato A).
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, da inizio gennaio usiamo il fine seduta, in quest'Aula, per ricordare i suicidi in carcere, settimana dopo settimana. Lo facciamo perché crediamo che, oltre a quella del Governo e oltre la sua, ci sia una responsabilità sia politica che morale, anche di quest'Aula, molto forte, nei confronti di una vera e propria emergenza. In soli 3 mesi, siamo a 27 persone che si sono tolte la vita nei penitenziari italiani, a cui vanno aggiunte le 3 guardie penitenziarie che hanno fatto lo stesso. È lo stesso Presidente della Repubblica che, incontrando la Polizia penitenziaria, ha ricordato l'importanza di porre il tema al centro del dibattito politico, non solo nel rispetto della Costituzione, ma anche nel rispetto dei detenuti e di chi in carcere ci lavora.
Allora, le chiediamo quali siano le iniziative urgenti che lei intende adottare per combattere questa piaga, che è davvero un'emergenza sociale italiana (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente, grazie collega. Una volta di più, affrontiamo, in pochi mesi, quello che ho già definito un fardello di dolore. Si è sedimentato nel corso di questi anni, non è purtroppo nuovo ora. Naturalmente, non è facile porre un rimedio rapido a un fenomeno che si è, appunto, sedimentato, però qualcosa stiamo facendo. Stiamo portando avanti molteplici attività per garantire un maggiore innalzamento dei livelli di presìdi.
Il DPCM 1° aprile 2008, come sapete, ha trasferito la sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale e queste proposte operative sono state demandate alla Conferenza unificata Stato-regioni, istituita con il decreto legislativo n. 281 del 1997. Qui è prezioso l'apporto fornito dalla Conferenza unificata che, con l'accordo del 2012 sulle linee di indirizzo per la riduzione del rischio autolesivo e suicidiario, ha delineato un sistema integrato di interventi tra l'amministrazione penitenziaria e il Servizio sanitario nazionale, proprio al fine di migliorare la capacità di individuare precocemente il disagio delle persone detenute.
In considerazione proprio dell'aumento dei suicidi nell'anno 2022, questo Ministero, attraverso il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha ribadito a tutti i provveditorati e direttori di istituto la necessità di rafforzare le iniziative attuate in questo ambito. Si è avviato un percorso nazionale di intervento continuo, attraverso questo Dipartimento, i provveditorati e gli istituti penitenziari; sono tutti organismi coinvolti, in una prospettiva di rete, nella prevenzione di questi eventi drammatici. In particolare, è stato chiesto ai provveditorati di verificare se nei distretti di competenza siano stati stipulati i piani regionali di prevenzione, anche al fine di sollecitarne la pronta approvazione, attraverso le interlocuzioni con le rispettive autorità sanitarie.
Si tratta, come vedete, di una bipartizione di competenze che richiede una sinergia, un coordinamento e anche una certa esperienza nel settore. Per monitorare la presenza dei piani regionali e la successiva sottoscrizione dei piani locali di prevenzione del suicidio la Direzione generale dei detenuti del DAP ha modificato la funzionalità dell'applicativo informatico n. 12, quello sui presìdi sanitari negli istituti penitenziari, in modo da ampliare la possibilità di raccolta dei dati informativi relativi appunto ai presìdi sanitari degli istituti penitenziari.
PRESIDENTE. Ministro, dovrebbe concludere, per favore.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Sì. Concludo dicendo che, in data 20 ottobre 2022, è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Consiglio nazionale degli psicologi e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per definire un diverso e più strutturato coinvolgimento degli esperti. Sono stati coinvolti il Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi, il gruppo di lavoro per lo studio degli eventi suicidari e un gruppo di lavoro che ha già reso una relazione finale. Ripeto, sono tutti organismi attraverso la cui sinergia, speriamo, si possa ridurre, se non proprio del tutto evitare, questo fenomeno drammatico.
PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di replicare.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, non posso sicuramente essere soddisfatto della sua risposta, perché sicuramente qualcosa si è fatto.
Sicuramente non è una responsabilità di questo Governo, ma lei ha risposto come se non fosse un'emergenza. Qualcosa si è fatto, ma i numeri di quest'anno, se il trend va così, dicono che raddoppiamo quasi i suicidi dell'anno scorso. Siamo di fronte a un'emergenza e vanno benissimo il codice, il protocollo e le regioni, ma forse qualcosa si deve fare anche in funzione di un sistema, di un piano carceri che vada ad agire a tutti i livelli, non solo a prevenire i suicidi, ma anche a limitarli e a capire perché questi avvengono. Infatti, sarebbero molti di più i suicidi se non ci fossero le associazioni che in carcere lavorano, il personale della Polizia penitenziaria, che fa gli straordinari perché in numero non adeguato, o il personale medico che fa dei turni estenuanti.
Tuttavia, dietro a tutto ciò c'è un sistema carcerario con delle strutture antiquate e non adeguate a un sistema di detenzione moderno, come quello di un Paese dignitoso e civile che non siamo, viste le carceri che abbiamo. Ci sono le politiche di formazione che non riescono a entrare nelle carceri e anche dove trovi un direttore che le voglia introdurre non ci sono gli spazi per poterle fare o non sono adeguati. Non c'è una politica di reinserimento nel lavoro in tutte le carceri italiane che permetta di uscire e di essere reintegrati, cosa che il carcere dovrebbe fare, non c'è un piano carceri per costruire carceri nuove in tutta Italia, cosa di cui c'è necessità, e non c'è un piano di assunzioni, con una mancanza di guardie carcerarie che è davvero sbalorditiva.
Io visito le carceri, lo facciamo anche con i colleghi e so che lo fa anche lei, ci sono delle situazioni che sono davvero fuori dalla civiltà e fuori da un Paese che vuole essere civile. In più, c'è il tema della droga e delle tossicodipendenze all'interno, che va affrontato e va affrontato in modo serio, e c'è il problema del disagio psichiatrico. Lei dice: andiamo a prevenire. Però, dietro a ognuno dei suicidi c'era una storia, c'erano delle segnalazioni, c'erano delle attenzioni eppure i suicidi sono avvenuti, anche nei giardini di un carcere. Qualcuno si è suicidato il giorno del suo compleanno a vent'anni, altri l'hanno fatto a due settimane dalla scarcerazione. Si tratta, evidentemente, di un'emergenza a cui noi le chiediamo di mettere fine (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
(Intendimenti del Governo in merito alla modifica della cosiddetta legge Severino in relazione alle fattispecie di sospensione di amministratori regionali e locali a seguito di sentenze non definitive – n. 3-01098)
PRESIDENTE. Il deputato Pittalis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01098 (Vedi l'allegato A).
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro della Giustizia, da fine giurista lei conosce il contenuto del decreto legislativo n. 235 del 2012, la cosiddetta legge Severino, che interviene sulla materia dell'incandidabilità, sul divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo e sulla sospensione di amministratori comunali e regionali a seguito di sentenze non definitive. Numerosi sono stati, nel corso degli anni, i casi di amministratori locali condannati in primo grado e poi assolti e tale discrasia mostra, dal nostro punto di vista, i suoi aspetti di maggiore gravità in relazione alla circostanza che nel 97 per cento dei casi l'azione penale si risolve in un nulla di fatto. Poiché dal nostro punto di vista - lo ribadisco - è evidente che questo meccanismo debba essere rivisitato, al fine di allineare le disposizioni previste dalla cosiddetta legge Severino al principio costituzionale della presunzione di innocenza, le chiediamo quali siano gli intendimenti del Governo, tenuto conto che il gruppo Forza Italia ha già depositato una proposta di legge che è incardinata nella I Commissione e che richiede sicuramente anche un parere autorevole da parte sua, signor Ministro, e del Governo.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Questo è un tema al quale siamo particolarmente sensibili, come voi sapete, perché sin dal primo momento dell'illustrazione del piano per la riforma della giustizia abbiamo manifestato un orientamento di stampo garantista, finalizzato a rendere effettivo il principio di presunzione di non colpevolezza. Naturalmente, qui, si impone subito una precisazione, nel senso che siamo perfettamente consapevoli che la criminalità organizzata è in grado di insinuarsi nel tessuto sociale a tutti i livelli, con sistemi molto più raffinati e anche meno cruenti, apparentemente, rispetto a quelli di una volta. Quindi, mi occorre prima di tutto ribadire che il Governo non cederà di un passo nei confronti della lotta contro la corruzione, contro la criminalità organizzata, contro tutte le forme di malagestione della cosa pubblica e anche di spreco, oltre che di corruzione e di “mazzette”, come si chiamano, perché teniamo anche conto che lo spreco qualche volta è ancora più pernicioso, in termini quantitativi, dell'entità della corruzione.
Detto questo, non possiamo certo sottacere che l'attuale disciplina normativa necessita di una rimeditazione che sia finalizzata alla ricerca di un miglior punto di equilibrio tra valori di pari dignità. Come avete opportunamente ricordato voi, negli ultimi anni sono stati numerosi i casi di amministratori che sono stati messi alla gogna mediatica, prima ancora che a quella giudiziaria, attraverso la diffusione pilotata dell'informazione di garanzia, magari rivolta per reati inconsistenti. Sapete che è all'esame di questa Camera - speriamo che abbia una sollecita approvazione - la riforma per l'abolizione del reato di abuso di atti d'ufficio, la rimodulazione del traffico di influenze e anche l'enfatizzazione della presunzione di innocenza, attraverso la privacy dell'informazione di garanzia. Certo, anche per quanto riguarda la legge che lei ha richiamato noi riteniamo che sia necessaria una rimeditazione. Non è all'ordine del giorno ma sicuramente fa parte del nostro interesse.
PRESIDENTE. Deputato Pittalis, prima di andare avanti, mi consenta di salutare le studentesse, gli studenti e i professori dell'Istituto comprensivo Brigata Sassari, di Sassari, in Sardegna, regione a lei cara. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).
Il deputato Pittalis ha facoltà di replicare.
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, mi conforta quanto lei ha testé riferito, perché siamo tutti d'accordo sul contrasto alla corruzione, questo lo dimostrano anche gli atti di Governo e della maggioranza posti in essere in questa prima fase della legislatura. Noi guardiamo, però, anche alle vittime - le chiamo “vittime” - della legge Severino, un obbrobrio giuridico, dal mio punto di vista, che, pur essendo stato salvato dalla Corte costituzionale in nome della tutela dell'immagine dell'amministrazione, ha attribuito di fatto alla magistratura un ulteriore potere di condizionamento del funzionamento di organi democraticamente eletti sulla base di sentenze di condanna soltanto provvisorie. Si tratta di una previsione di legge aberrante, che ha colpito e tradito lo spirito stesso della Costituzione, laddove afferma che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Ci sono sindaci e consiglieri regionali vittime di questo meccanismo infernale, quindi non solo in evidente violazione del principio della presunzione di innocenza ma con una evidente disparità di trattamento anche rispetto al regime riservato ai parlamentari, ai quali la legge Severino si applica solo in presenza di una sentenza passata in giudicato. È lungo l'elenco degli amministratori locali e dei consiglieri regionali, di ogni parte politica, per poterli citare tutti nominativamente. Cito per tutti, però, il caso davvero emblematico del consigliere regionale sardo Antonello Peru, condannato in primo grado per una tentata concussione, sospeso immediatamente dalla carica elettiva e reintegrato dopo oltre un anno, a seguito della sentenza della corte d'appello di Sassari che lo ha assolto perché il fatto non sussiste.
Allora, e concludo, io penso che noi dobbiamo evitare questi automatismi delle decisioni dei magistrati, che devono esprimersi in nome del popolo italiano e non in sostituzione del popolo italiano. Quel gigante del pensiero giuridico che fu Satta, a proposito del fatto che sono presenti anche i miei corregionali, riferì l'opinione di un altro grande, Carnelutti, secondo cui ogni sentenza di proscioglimento in qualche modo è la confessione di un errore giudiziario. Questo noi vorremmo, per il futuro, evitare.
(Intendimenti e tempistiche circa la presentazione della riforma in materia di separazione delle carriere dei magistrati – n. 3-01099)
PRESIDENTE. La deputata Bisa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01099 (Vedi l'allegato A).
INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Nordio. Da diverso tempo, anche nella sua relazione al Parlamento del 17 gennaio scorso, ha annunciato in tempi brevi la presentazione di un cronoprogramma con scadenze puntuali su alcune riforme importanti da realizzare.
Dalle ultime notizie di stampa si apprende che la settimana dopo Pasqua in Consiglio dei Ministri approderà quello che viene annunciato come un corposo pacchetto di misure in materia di giustizia, a partire dall'argomento più delicato di tutti, ossia la separazione delle carriere dei magistrati. La separazione delle carriere è la madre della riforma della giustizia, molto importante per la Lega. È una riforma costituzionale necessaria per equilibrare il nostro sistema giustizia, per garantire l'effettiva parità tra accusa e difesa nel processo, trattandosi di una battaglia di civiltà. Vogliamo, quindi, chiederle quali tempistiche sono previste per l'emanazione e l'approvazione della suddetta riforma.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente, e grazie collega. Come sapete, la separazione delle carriere è nel programma di Governo e abbiamo più volte ribadito il concetto che essa sarà presentata. Aggiungo che la separazione delle carriere è consustanziale a una riforma, peraltro, forse, ancora più importante, che è quella del Consiglio superiore della magistratura, in quanto per ovvie ragioni una separazione delle carriere comporta due Consigli superiori della magistratura separati, sulla cui formazione e sul cui modo e criterio di elezione vi sarà poi un dibattito successivo.
Si tratta di attuare in pieno quello che è il principio fondamentale del codice accusatorio, voluto, a suo tempo, da un eroe della Resistenza pluridecorato, il senatore Vassalli che, con il suo codice accusatorio, ne aveva posto le premesse, perché, senza separazione delle carriere e senza composizione diversa del Consiglio superiore della magistratura, questo codice, che già è stato menomato, alterato, demolito e che noi intendiamo ricostruire e riproporre, non avrebbe significato.
I tempi più o meno sono quelli che ha detto lei. Naturalmente, trattandosi di una revisione costituzionale - perché per fare la riforma radicale occorre cambiare questi articoli della Costituzione - l'iter sarà ovviamente più lungo, come sapete, per di più intersecandosi con quello sulla riforma del premierato. Però, se lei mi chiede quando sarà presentato, io dico che, con ragionevole probabilità e quasi certezza, lo sarà entro il mese di aprile o al massimo di maggio di questo stesso anno.
PRESIDENTE. La deputata Bisa ha facoltà di replicare.
INGRID BISA (LEGA). Grazie, Ministro, per la risposta. Come lei ha detto, è una riforma importante e lo è anche per la Lega. La Lega, a gran voce, ha da sempre affermato l'importanza della riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati e lo ha ribadito nel proprio programma elettorale alle elezioni politiche del 2022, facendosi poi promotrice del referendum popolare abrogativo del giugno 2022 - vedo anche qui in Aula il Ministro Calderoli - volto a incidere su alcuni degli aspetti più significativi e al tempo stesso controversi del sistema giustizia del nostro Paese e tra questi vi è anche, appunto, la separazione delle carriere dei magistrati.
Abbiamo sempre affermato con chiarezza che per far sì che la magistratura sia davvero libera dalle pressioni delle correnti la separazione delle carriere deve necessariamente essere accompagnata da un nuovo sistema elettorale con sorteggio mediato. Vi è, quindi, la necessità di una riforma costituzionale, come lei ha detto, ma deve essere organica e non a “spezzettoni” dell'ordinamento giurisdizionale, che prevede modifiche su assetto, struttura e funzionamento del CSM, garantendo effettiva autonomia e indipendenza del pubblico ministero rispetto al giudice.
Come Lega abbiamo depositato due proposte di legge costituzionale sulla modifica dell'articolo 87 e al Titolo IV della Parte seconda della Costituzione, una al Senato, la n. 504, e l'altra alla Camera, la n. 824, e auspichiamo che nella riforma che il suo Ministero sta portando avanti ne venga tenuto in considerazione il contenuto.
Io sono anche componente della Giunta per le autorizzazioni qui alla Camera ed è impensabile continuare a vedere, in uno Stato di diritto, situazioni in cui si palesa un fumus persecutionis oggettivo e soggettivo. Ministro, questo è un argomento su cui lei ha messo l'attenzione ancor prima di diventare Guardasigilli, perché nel suo libro “Giustizia. Ultimo Atto”, che io ho letto, lei ha messo nero su bianco le problematiche. Ora queste problematiche necessitano di soluzioni. Come Lega abbiamo le idee molto chiare sulla direzione da prendere: un nuovo sistema elettorale con sorteggio, seppur mediato.
PRESIDENTE. Concluda.
INGRID BISA (LEGA). Confidiamo, quindi, di vedere quanto prima la riforma, come lei ha annunciato, e che vada in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Iniziative urgenti per la costituzione dei consigli di aiuto sociale nell'ambito del settore dell'assistenza penitenziaria e post-penitenziaria - n. 3-01100)
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01100 (Vedi l'allegato A).
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Nordio, la legge n. 354 sull'ordinamento penitenziario istituisce i cosiddetti consigli di aiuto sociale con la funzione, appunto, di prestare assistenza all'interno delle carceri e soprattutto post-detenzione. Questi istituti sono fondamentali per andare nella direzione dell'inclusione delle persone e del benessere delle persone detenute, ma soprattutto della diminuzione della recidiva. Ebbene, sono stati istituiti nel 1975 sulla carta, ma sono rimasti inattuati e, quindi, molto male.
Le chiedo, signor Ministro, a nome del gruppo di Italia Viva, cosa si intende fare, se intende dare senso e attuazione a questa norma, che è vigente, oppure se ha da mettere sul tavolo altre proposte in merito, perché la situazione all'interno delle carceri per le persone detenute ma anche per le persone che vi lavorano sta diventando ormai insostenibile.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie a lei. In effetti per effetto della riforma del Titolo V della Costituzione queste norme non sono state attuate e questo Ministero - il mio Ministero - per raggiungere le stesse finalità che avrebbero dovuto conseguire questi consigli ha potenziato gli interventi finalizzati al reinserimento sociale delle persone detenute stringendo numerose intese con la rete locale. Da un lato, vi è la Cassa delle ammende che, in forza del nuovo mandato istituzionale declinato dallo statuto n. 102 del 2017, è chiamata, assieme ai dipartimenti preposti alla gestione dell'esecuzione penale, a porre in essere quanto necessario per attuare un nuovo modello di esecuzione penale volto al reinserimento sociale. Questo deve essere realizzato attraverso la collaborazione con gli enti pubblici e privati coinvolti in vari settori.
È stata anche prevista l'istituzione di una cabina di regia interistituzionale presso ciascuna regione per realizzare la programmazione triennale integrata e condivisa al fine di garantire servizi rispondenti alle esigenze differenziate delle persone e dei contesti territoriali di riferimento per favorire la realizzazione di un nuovo modello di giustizia di comunità.
Vado veloce, perché voglio dare alcuni dati. Nel corso del 2022 sono stati approvati 5 programmi triennali regionali per un importo complessivo pari a euro 6.116.000 e i destinatari dovrebbero essere circa 4.000. Nell'anno 2023, in attuazione di quanto programmato nei piani di azioni triennali, sono stati approvati e sono in corso di realizzazione 8 piani triennali per un importo complessivo di 22.000.000 di euro. I destinatari che si prevede di raggiungere nel triennio sono circa 12.500. In particolare, c'è stato il rafforzamento della complementarietà dell'azione con la Direzione generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per l'esecuzione esterna e la messa in prova, soprattutto per quanto riguarda la giustizia minorile.
Aggiungo, per conto mio, che stiamo lavorando molto alacremente su questo, sia per portare il lavoro in carcere sia, soprattutto, per trovare accordi con delle benemerite associazioni - primo sarà il CNEL, ma ci sono anche associazioni private - per trovare il lavoro ai detenuti una volta liberati. Non è sufficiente che imparino un lavoro in carcere; occorre che una volta liberati si liberino a loro volta - scusate il bisticcio - del marchio di Caino del detenuto e vengano assorbiti nella società civile, possibilmente attraverso un lavoro che già hanno appreso in carcere. Questo ubbidisce a un criterio etico, ubbidisce a un criterio costituzionale che è volto alla rieducazione del condannato, e, se mi permettete, ubbidisce anche a un criterio utilitaristico, perché molte di queste persone imparano in carcere e poi possono eseguire al di fuori del carcere, una volta liberate, dei lavori di cui oggi l'imprenditoria italiana sente particolarmente il bisogno.
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Signor Ministro, io apprezzo le sue parole e la sensibilità. Il problema è che non ci sono i fatti. Le cifre che lei ha ricordato sono totalmente irrisorie e soprattutto non credo che possiamo pensare che il CNEL possa trovare lavoro alle persone detenute. La funzione dei consigli di aiuto sociale è esattamente questa.
Quindi, probabilmente, si potrebbe cogliere l'occasione di un veicolo legislativo esistente per riempirlo di contenuto, perché questo istituto sta in un'ottica di coordinamento territoriale. Infatti, è vero che ci deve essere un'autonomia territoriale, ma, nella risposta al bisogno, ci deve essere anche un coordinamento; e insieme ci dobbiamo intendere, se la detenzione deve avere un senso, se per tutti noi, legislatori, Governo e società, in termini generali, ha senso o no diminuire la recidiva.
E, allora, insieme dobbiamo capire quali siano le soluzioni più opportune. Questi istituti, i consigli di aiuto sociale servono per fare un'attività all'interno del carcere, soprattutto per conoscere quelle situazioni di povertà educativa, di povertà personale. E poi, soprattutto, servirebbero in un'ottica di amministrazione condivisa, come abbiamo scritto qualche anno fa nella riforma del Terzo settore, per coinvolgere profit, no profit e istituzioni, per costruire quei percorsi che limitano e azzerano, in tanti casi, la recidiva.
Perché il lavoro è una delle risposte, ma, quando le persone escono dal carcere, non hanno nessuno e non hanno casa - mi scusi, Ministro, se banalizzo in questi termini di vita quotidiana - forse bisogna mettere in campo anche soluzioni che coinvolgano gli assistenti sociali, tutte le forze che possiamo mettere in campo sui territori, perché la persona, se non si trova nelle condizioni idonee di vita, si trova a compiere di nuovo il reato. Questo non credo sia un atto di intelligenza nei confronti delle persone detenute, che sono un costo anche economico per la società, ma soprattutto sono un costo sociale che non ci possiamo permettere.
Chiudo, Presidente, ricordando, come è stato detto dai colleghi di prima, la situazione nelle carceri in termini di suicidi di detenuti - 27, a cui, probabilmente, se ne aggiunge uno di queste ore, più i 3 agenti di Polizia penitenziaria - e i numeri del sovraffollamento. Se continuiamo a mantenere i trend che abbiamo, rispetto ai 47.000 posti disponibili siamo già ampiamente oltre i 65.000, e quindi forse è opportuno mettere in campo soluzioni più concrete, più vere e più fattive (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
(Iniziative in materia di diritto all'affettività delle persone detenute, anche in relazione a una recente sentenza della Corte costituzionale – n. 3-01101)
PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01101 (Vedi l'allegato A).
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ministro Nordio, come lei sa, da molto tempo le carceri italiane sono ridotte a luoghi di pura afflizione per i detenuti e di negazione della dignità umana. Una parte di questa afflizione è dovuta al fatto che è completamente negato il diritto alla vita affettiva e alla sessualità alle persone detenute. Da questo punto di vista, l'Italia è un caso raro in Europa, perché molti altri Paesi, la maggior parte degli altri Paesi, regolamentano la possibilità di esercitare questo diritto.
La Corte costituzionale, nel gennaio scorso, con la sentenza n. 10, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 18 dell'ordinamento penitenziario proprio nella parte in cui non prevede la possibilità per le persone detenute di avere colloqui con il coniuge o con la parte dell'unione civile o con il partner in genere senza il controllo a vista del personale di custodia. Alla luce di questa sentenza, cosa ha fatto, cosa sta facendo il Governo per rendere effettivamente godibile ed esecutiva quella sentenza e godibile il diritto all'affettività e alla vita sessuale per le persone detenute?
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Effettivamente, questo diritto è sancito, dovrei dire, dall'etica, dal buonsenso e, da un punto di vista del diritto positivo, dalla sentenza della Corte costituzionale che lei ha citato. Converremo, però, tutti che si tratta di dare esecuzione a un principio che, ripeto, io stesso condivido, ma che nella pratica non è così facile da realizzare per varie ragioni logistiche e di sicurezza, vorrei dire anche di stessa tradizione del nostro carcere. Comunque, stiamo facendo di tutto. Che cosa?
Noi abbiamo istituito un gruppo di lavoro multidisciplinare che prevede, come componenti, appartenenti del nostro Ministero, del Garante nazionale per i detenuti, questa è una figura estremamente importante, della magistratura di sorveglianza, altrettanto importante, e dell'architettura penitenziaria. Questo direi che è più importante di tutti, perché, senza strutture, dovremo convenire che questa novità, che, ripeto, condivido, ma non è di facilissima applicazione, sarebbe ancora più difficile da realizzare.
Vi saranno anche appartenenti del Consiglio nazionale forense e del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi. Anche questa è una presenza estremamente importante. Bisognerà tenere conto, come ho detto prima, innanzitutto del comportamento della persona detenuta in carcere, delle ragioni di sicurezza e, ovviamente, delle esigenze di mantenimento dell'ordine e della disciplina. Dovranno essere creati appositi spazi all'interno degli istituti penitenziari; stiamo già iniziando a farlo, ma non è una cosa che si possa fare dall'oggi al domani.
Ovviamente, anche il personale deve essere addestrato su questo, perché anche questa è una novità. Quello che posso dire è che questo Ministero è perfettamente consapevole dell'importanza della questione, è deciso a dare pienissima attuazione alla sentenza della Corte costituzionale. Purtroppo, la novità, perché sappiamo tutti che si tratta di una novità, sia pure encomiabile, sia pure in linea, come ha detto lei, giustamente, con gli altri ordinamenti europei, o quantomeno con molti ordinamenti europei, non è una cosa che si possa fare dall'oggi al domani, ma cercheremo di farla nel più breve tempo possibile.
PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di replicare.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Ringrazio il Ministro Nordio per la risposta e, ovviamente, siamo lieti di avere ascoltato che c'è una volontà da parte del Governo - mi viene anche da dire che ci mancherebbe altro - di rispettare la sentenza della Corte costituzionale. Forse, Ministro, si potrebbe partire con alcune visite, magari organizzate da questo tavolo multidisciplinare, come lo ha definito lei, o dal DAP, nei Paesi nei quali oggi già avviene la possibilità per le persone detenute di vivere la propria vita affettiva e anche la vita sessuale: Austria, Belgio, Svezia, Svizzera, Francia, Germania, Norvegia, Danimarca, Croazia, Finlandia, Olanda, Spagna, Albania. Scegliete voi da quale iniziare. Questo per dire che la novità è percepita come una novità nel nostro ordinamento, perché il nostro ordinamento e la nostra cultura sono estremamente arretrati da questo punto di vista. Se, in molti consessi, anche di persone che si ritengono avanzate e colte da un punto di vista giuridico, provate a parlare della sessualità nelle carceri, vi sarà un senso un po' ipocrita anche di risolini o di battute, della serie: “sì, adesso ci mancherebbe altro”.
Il punto è proprio questo: le nostre carceri vanno completamente riformate. E questo aspetto della vita affettiva in carcere è proprio un punto da cui partire, perché la negazione della libertà è la pena, ma la negazione della libertà non può estendersi alla negazione del diritto alla vita affettiva; è qualcosa di inaccettabile per la nostra cultura giuridica. Quindi, facciamo e fate lo sforzo di ribaltare i termini e di provare a mettere questa esigenza tra le prime per riformare il carcere.
Cominciate a immaginare in quali luoghi degli attuali istituti penitenziari questo si può fare. In altri Paesi europei, dove hanno pure il grave problema del sovraffollamento, che noi abbiamo e che è aggravato dalle politiche di questo Governo - il capo del DAP ci ha parlato di 400 nuovi ingressi in carcere: andate a vedere quanti di questi sono dovuti al decreto Caivano e alle norme sui reati di lieve entità -, ripeto, anche in Paesi, in cui c'è la piaga del sovraffollamento penitenziario, è garantito il diritto all'affettività e alla vita sessuale dei detenuti. Bisogna avere coraggio, Ministro.
(Iniziative volte a favorire le attività di studio e di lavoro nelle carceri – n. 3-01102)
PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01102 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro Nordio, già lo scorso anno abbiamo segnalato in quest'Aula la situazione di emergenza della popolazione carceraria. È una condizione che, purtroppo, si è aggravata ulteriormente negli ultimi mesi.
Come è stato ampiamente dimostrato, la possibilità di studiare e di lavorare in carcere rappresenta un fattore decisivo per agevolare il reinserimento sociale dei detenuti e abbassare il tasso di recidiva.
I detenuti che frequentavano un corso universitario all'interno degli istituti penitenziari al 31 dicembre erano circa 1.200 su una popolazione carceraria di 60.000 persone.
Il 1° febbraio, lei, signor Ministro, insieme al presidente della Rai, ha presentato, alla casa circondariale di Civitavecchia, il progetto “La scuola, un esercizio di libertà”, con cui la Rai ha reso fruibile a 20.000 detenuti oltre 1.800 video-lezioni della scuola in TV, grazie a una donazione di 400 computer che ha interessato 190 istituti penitenziari.
Pertanto, le chiediamo, signor Ministro, quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di rafforzare lo studio e il lavoro nelle carceri con l'obiettivo proprio di favorire il reinserimento dei detenuti.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie Presidente, grazie collega. Come ho già detto varie volte - e lo ripeto - tre parole d'ordine per la rieducazione del detenuto secondo l'orientamento e il dettato costituzionale: l'educazione, lo sport all'interno delle carceri e il lavoro.
Per quanto riguarda l'istruzione leggerò alcuni dati; innanzitutto, noi il 23 novembre 2023 abbiamo firmato un protocollo tra il nostro Ministero e il Ministero dell'Istruzione per l'attuazione di un programma speciale per l'istruzione e la formazione negli istituti penitenziari e nei servizi minorili della giustizia. Vi sono corsi di formazione professionale e corsi di livello universitario. Alcune cifre: sono stati organizzati 952 corsi scolastici di primo livello cui hanno partecipato 11.025 detenuti, sono stati promossi alla classe successiva 4.410 detenuti; nell'anno scolastico 2022-2023 sono stati attivati 808 corsi di secondo livello cui hanno partecipato 8.300 detenuti, sono stati promossi alla classe successiva oltre 5.000 di loro; il numero complessivo dei detenuti coinvolti in percorsi di istruzione nell'anno scolastico 2022-2023 è pari a 19.372, con un incremento rispetto all'anno scolastico precedente di oltre 2.000 unità. Per quanto riguarda gli studi universitari, nel 2022 608 detenuti risultavano iscritti a corsi universitari e sempre nel 2022 hanno conseguito la laurea 39 detenuti. Per quanto riguarda i corsi di formazione professionale, nel 2023 sono stati attivati 274 corsi professionali cui sono stati iscritti 3.359 detenuti; i detenuti impiegati alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria risultano essere 17.042, mentre i detenuti impiegati non alle dipendenze risultano essere 2.800 e passa, i fondi assegnati per le retribuzioni per i detenuti lavoranti sono una cifra buona, pari a 123 milioni di euro.
Come vedete stiamo facendo qualcosa, è abbastanza? Forse, no, non sarà mai abbastanza per rieducare e soprattutto provare a reinserire i detenuti nella vita sociale. Ho detto prima e lo ribadisco, non è sufficiente istruire e far imparare un lavoro a chi sta dentro il carcere, occorre porre le basi affinché una volta liberati dalla prigione non vengano più inseguiti dal marchio di Caino del detenuto, ma trovino possibilità di reinserimento nella società civile. Questo si può fare, ripeto, attraverso l'istruzione, l'educazione, l'informazione, l'apprendimento di un lavoro e, momento finale, anche la possibilità di trovare interlocutori che già offrano un lavoro a queste persone. Questo noi lo stiamo già facendo, come ho detto prima, con vari istituti pubblici e privati.
PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la ringraziamo perché la sua risposta rappresenta un po' non solo la concezione di Noi Moderati, tra l'altro, anche plasticamente, il Governo è rappresentato da lei, dal Ministro Calderoli e dal Vice Ministro Sisto.
Da una parte la certezza della pena, ma dall'altra l'obiettivo è sempre la rieducazione. Lei viene da una regione, il Veneto, e certamente si ricorderà quella scritta davanti al portone d'ingresso del carcere di Padova, che era poi la scritta voluta dalle guardie penitenziarie, dagli agenti penitenziari: “Vigilando redimere”. Non dobbiamo mai dimenticarcelo ed è per questo che periodicamente il nostro gruppo pone queste domande proprio per dare la possibilità di raccontare dei passi concreti in avanti che si stanno facendo per raggiungere quell'obiettivo. Educare, educazione, sport e lavoro: è la strada da percorrere per evitare che si ritorni a quel marchio di infamia, per chi ha scontato la sua pena, perché la pena va scontata, e possa avere l'opportunità, una volta uscito, di essere reinserito nella società.
Concludo, raccontandole un'esperienza che lei e i parlamentari vivono ogni giorno quando vanno a visitare le carceri. A Natale sono stato nel carcere di Como, una delle situazioni più difficili, c'era appena stata una sommossa, una rivolta il 9 dicembre e tanti suicidi; quello che più mi ha colpito è l'azione di una piccolissima cooperativa, si chiama Homo Faber, che mi ha fatto incontrare i pochi, purtroppo ancora, detenuti che potevano partecipare al lavoro dentro le carceri. Guardare quegli uomini che avevano la coscienza dell'errore che avevano fatto, ma la possibilità, lavorando, di poter ritornare ad avere quella dignità di uomini, credo ci indichi la strada. Per questo prosegua nel lavoro che sta facendo con forza, avrà l'appoggio non solo del nostro gruppo parlamentare, non solo del Governo, non solo della maggioranza ma di tutto il Parlamento, perché questa è la dignità che le istituzioni e la politica devono tornare a dare: certezza della pena, chi delinque deve scontare la sua pena, ma redenzione, la possibilità di ritornare ad essere uomini, e a qualcuno consiglierei tanto di rileggere i grandi romanzi di Dostoevskij (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
(Iniziative a tutela del pluralismo dell'informazione in relazione a notizie di stampa concernenti una trattativa in corso per la cessione dell'agenzia AGI da parte di ENI - n. 3-01103)
PRESIDENTE. Il deputato Graziano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Provenzano ed altri n. 3-01103 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Illustre Ministro, noi abbiamo presentato questa interrogazione per sapere, rispetto alle notizie di stampa che si susseguono senza una smentita, se l'agenzia AGI, una delle principali agenzie di informazione primaria del Paese di proprietà dell'ENI, quindi di proprietà pubblica, sarà venduta. Ma soprattutto ci desta particolare allarme il fatto che ci siano 70 giornalisti che hanno dichiarato lo sciopero, che sono molto preoccupati, e la seconda cosa, a nostro avviso, molto grave è che questa eventuale vendita sia fatta a un parlamentare di centrodestra del suo stesso partito, che già di per sé è editore ed ha una grande concentrazione dal punto di vista editoriale, cioè il contrario di quello che sostanzialmente ha deliberato l'Europa proprio qualche settimana fa nel Media Freedom Act.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 15,58)
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Le chiediamo con chiarezza, senza tecnicismi, senza giri di parole, di dire se l'indirizzo del Governo è quello di vendere AGI o di non venderla e se di venderla di darla a un parlamentare di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, con riferimento al quesito posto in merito all'esistenza di una presunta trattativa tra ENI e Angelucci per la cessione di AGI, mi pare doveroso sottolineare in primo luogo che il Ministero dell'Economia e delle finanze, che ha appreso da fonti di stampa la notizia, non è l'autorità deputata a rispondere a tale domanda. Infatti, seppure il Ministero dell'Economia e delle finanze abbia una partecipazione in via diretta e indiretta nel capitale della società ENI, pari complessivamente a circa il 30 per cento, ricordo che a tale partecipazione non corrisponde alcun potere in merito a decisioni come quelle richiamate dall'interrogante in quanto aventi natura squisitamente gestionale. Inoltre, è questione di per sé delicata che una società partecipata dallo Stato possegga un'agenzia di stampa, poiché questo potrebbe alimentare dubbi sull'effettiva libertà di informazione della stessa. Io posso garantire che non c'è stata e non ci sarà nessuna influenza nel corso del mio mandato, ma non potete chiedere a me conferma in tal senso né per il passato né per il futuro.
Comunque, certamente noto anche gli interroganti, alla luce del comunicato stampa diffuso ieri dall'assemblea di redazione dell'AGI, è stato chiarito che: “ENI Spa ha ricevuto una manifestazione non vincolante di interesse e non sollecitata da parte di un soggetto interessato ad AGI Spa i cui contenuti sono soggetti a impegni di riservatezza. A tale manifestazione ha seguito l'interlocuzione preliminare. A oggi non c'è un negoziato in corso e pertanto non è stato sottoscritto alcun accordo di vendita”. Inoltre, ENI ha comunicato che “è in fase di valutazione della manifestazione di interesse ricevuta da un soggetto terzo, nel contesto di una interlocuzione preliminare, e qualsiasi indiscrezione stia emergendo sull'ipotesi di cessione o sui relativi termini è da ritenersi infondata, poiché prematura rispetto allo stato del confronto con la controparte e della relativa valutazione”.
Alla luce di tali comunicazioni per la richiesta di valutazione in merito agli asseriti conflitti di interesse ricordo esistono autorità istituzionalmente preposte.
PRESIDENTE. Il deputato Provenzano ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, dica qualcosa di liberale, dica qualcosa anche di non liberale, di civiltà. Ministro, dica qualcosa, dica una cosa. Lei è venuto a dirci che di questa trattativa non sa nulla. Sa qual è il dramma, Ministro? Che noi le crediamo. Non perché sia un'operazione di mercato o un'attività gestionale, perché è un'operazione politica che è passata sulla sua testa, concepita in un banco vuoto di quest'Aula, quello dell'onorevole Angelucci, e nelle alte stanze di Palazzo Chigi, che la farà passare come l'autore di una svendita dell'interesse economico del Paese e di un pezzo di democrazia.
Però, adesso, Ministro, lei sa e noi le chiediamo di fare il suo mestiere, che è quello non di interferire ma di esercitare la sua responsabilità, perché è sua responsabilità, in qualità di Ministro dell'Economia, non permettere che una grande azienda partecipata come l'ENI, con la sua storia gloriosa, si riduca a fare favori alla maggioranza attuale e al Governo in carica, magari alla vigilia di tornate di nomine di altre partecipate. È sua responsabilità non permettere una svendita in un coacervo di conflitti di interesse che, al di là di quelli di Angelucci, la riguardano direttamente, perché lei è vice segretario del partito di cui farebbe parte l'acquirente. È una pratica, Ministro, da oligarchi alla fine della dissoluzione dell'Unione Sovietica, pezzi di partito che spolpano pezzi di Stato. È sua responsabilità, di uomo che ha giurato sulla Costituzione, non assecondare - come diceva il collega - una concentrazione di potere editoriale senza precedenti, in contrasto con tutti i princìpi europei, recentemente riaffermati, di pluralismo dell'informazione e di libertà dell'informazione, che l'agenzia AGI, la seconda agenzia di stampa del Paese, ha sempre assicurato e di cui lei, in quest'Aula, ha dubitato. La garantirebbe un parlamentare del suo partito, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
PRESIDENTE. Concluda.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Ai giornalisti, che in questo momento scioperano, l'agenzia, solo qualche settimana fa, in un accordo sindacale, aveva assicurato che non c'era volontà di vendita e l'ENI aveva sborsato milioni di euro, che si aggiungono a quelli pubblici, di cui ora beneficerebbe un privato. Essi non lo racconteranno, perché stanno lottando per i propri diritti, lo faranno altri, perché sono molti, molti più di quelli che pensate, quelli che nel Paese non accettano che vi comportiate come i padroni dell'Italia. Lo dica alla Presidente del Consiglio, Ministro. Se non lo farà, lei sarà più responsabile degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Chiarimenti e iniziative di competenza in ordine all'esistenza di una trattativa per la cessione dell'agenzia AGI da parte di ENI, in relazione ad un asserito conflitto di interessi - n. 3-01104)
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01104 (Vedi l'allegato A).
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, riprendiamo l'argomento. È notizia ormai di dominio pubblico la cessione probabile dell'AGI, un'agenzia di stampa, la seconda agenzia più importante d'Italia, di proprietà, in parte importante, della maggior partecipata pubblica, l'ENI, come lei stesso ha sottolineato. Acquirente probabile è un imprenditore sanitario, Antonio Angelucci, nonché deputato della Lega non molto presente in quest'Aula, nemmeno molto attivo - va detto - ma esponente potente, molto potente ed evidentemente anche molto influente. È vero, non individua conflitti di interesse una lesione all'indipendenza e all'autonomia dell'agenzia e dell'informazione primaria in generale e una violazione dello European media freedom act, con cui l'Europa ha rinnovato la volontà di tutela e promozione della libertà di stampa.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ovviamente rimane fermo quanto ho detto in precedenza. In riferimento alla richiesta formulata dagli interroganti su quali azioni il Governo intenda mettere in campo a tutela del pluralismo dell'informazione, anche alla luce dei chiarimenti già forniti, il vero quesito da porsi - lo ribadisco - è se sia corretto che società partecipate dello Stato posseggano un'agenzia di informazione.
In senso stretto, il Ministero dell'Economia e delle finanze, come azionista di ENI, non ha un interesse a detenere alcuna forma di partecipazione in un'agenzia di stampa. Al limite, potrebbe esigere la massimizzazione del valore economico in merito a un'eventuale alienazione, tenuto conto anche del fatto che le agenzie di stampa sono assegnatarie di corrispettivi da parte dello Stato. Le procedure in tal senso devono sia soddisfare i requisiti di trasparenza sia essere a carattere competitivo sia garantire, evidentemente, i livelli occupazionali. Altri aspetti inerenti conflitti di interessi, concentrazione di poteri inerenti all'informazione e incompatibilità parlamentari non attengono, evidentemente, alle competenze di questo Ministero.
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di replicare.
LUANA ZANELLA (AVS). Non ne abbia, Ministro, ma la risposta mi sembra veramente pilatesca e non da lei, non da voi, diciamo la verità. Qui si tratta, intanto, di aver presente la storia dell'AGI, un'agenzia indipendente che ha prodotto un lavoro molto importante, anche storicamente collaudato a livello di informazione primaria. È sotto gli occhi di tutti. Vi è preoccupazione perché è stata ventilata una riduzione del personale, con prepensionamenti e quant'altro, quindi grande preoccupazione, mentre sarebbe necessaria la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. Posto anche che abbiate ragione - che l'ENI sia proprietario di un'agenzia di stampa magari non ci sta - mi chiedo come si possa pensare di venderla a un deputato di questa Camera, non dico a un deputato della Lega o a un deputato della maggioranza, che è già proprietario di un bel gruppo di network nonché editore di importanti giornali e testate che fanno riferimento, soprattutto politicamente, al centrodestra. Ripeto, è un deputato. Ma in quale altro Stato poteva succedere una cosa del genere? Io credo che questo non sia solo il segnale di una politica - come ha dimostrato anche lei, oggi - che non si occupa degli aspetti fondamentali del nostro Stato ma anche il segno evidente e davvero preoccupante di una crisi della democrazia. Se si pensa che si possa vendere un'agenzia con questa importanza e con questa forza - chiudo, Presidente - ad un deputato, dove siamo? In che Stato siamo? Dove ci volete portare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di aprile 2024 e conseguente aggiornamento del programma.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito il seguente calendario dei lavori per il mese di aprile 2024:
Mercoledì 3 aprile (ore 10)
Discussione sulle linee generali della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-164 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del turismo, Daniela Garnero Santanche'.
Mercoledì 3 (ore 13-14,45 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 4 aprile (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 5 aprile)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 982-1214-1347-1584-1639-1677-1685-1754-Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1532-ter - Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 851 - Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.
Seguito dell'esame della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-249 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.
Seguito dell'esame della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-164 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del turismo, Daniela Garnero Santanche'.
Mercoledì 3 aprile (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Venerdì 5 aprile (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Lunedì 8 aprile (ore 15)
Discussione sulle linee generali della mozione Casasco ed altri n. 1-253 in materia di revisione dei meccanismi di tassazione delle emissioni di carbonio (CBAM) per le importazioni a tutela della competitività delle aziende europee.
Discussione sulle linee generali della mozione Scotto ed altri n. 1-265 in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato.
Martedì 9 aprile (ore 11)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Martedì 9 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 10 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 11 aprile (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 12 aprile)
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 836 - Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive.
Seguito dell'esame della mozione Casasco ed altri n. 1-253 in materia di revisione dei meccanismi di tassazione delle emissioni di carbonio (CBAM) per le importazioni a tutela della competitività delle aziende europee.
Seguito dell'esame della mozione Scotto ed altri n. 1-265 in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato.
Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione al sequestro di corrispondenza concernente i deputati Bonifazi e Boschi, nonché Luca Lotti (deputato all'epoca dei fatti) nell'ambito di un procedimento penale (Doc. IV, n. 2-A).
Mercoledì 10 aprile (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Venerdì 12 aprile (ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 16)
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1018 - Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.
Esame del disegno di legge n. 1752 - Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (da inviare al Senato – scadenza: 1 maggio 2024).
Lunedì 15 (ore 14-20, con prosecuzione notturna), martedì 16 (ore 12-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 17 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 18 aprile (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 19 aprile)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1752 - Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (da inviare al Senato – scadenza: 1 maggio 2024).
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1018 - Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.
Martedì 16 aprile (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Mercoledì 17 aprile (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Venerdì 19 aprile (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Lunedì 22 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 552 – Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.
Martedì 23 aprile (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Nella giornata di martedì 23 aprile alle ore 12,30 sarà convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale (terzo scrutinio). La chiama avrà inizio dai senatori.
Martedì 23 (ore 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 24 aprile (ore 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 304 - Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 552 – Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.
Mercoledì 24 aprile (ore 9-14,30)
Documento di economia e finanza 2024 (ove trasmesso alle Camere).
Mercoledì 24 aprile (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Lunedì 29 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1665 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 1063 e 1057 - Istituzione di un fondo per il concorso dello Stato al finanziamento della spesa per la partecipazione a viaggi di istruzione.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 400-1080-1202-1286 - Istituzione del Consorzio per la gestione e la salvaguardia della laguna di Orbetello.
Martedì 30 aprile (ore 11)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Giovedì 2 maggio (ore 13,30-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 3 maggio)
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1665 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).
Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 1063 e 1057 - Istituzione di un fondo per il concorso dello Stato al finanziamento della spesa per la partecipazione a viaggi di istruzione.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 400-1080-1202-1286 - Istituzione del Consorzio per la gestione e la salvaguardia della laguna di Orbetello.
Venerdì 3 maggio (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Nella seduta di mercoledì 10 aprile, alle ore 16,15, si svolgerà la commemorazione dell'anniversario del disastro della nave “Moby Prince”.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A). L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 433 e abbinata, n. 1018, n. 30 e abbinate, n. 1691, n. 552, n. 1665, nn. 1063 e 1057 e n. 400-1080-1202-1286 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.
L'organizzazione dei tempi per l'esame del Documento di economia e finanza (DEF) per il 2024 sarà definita dopo la sua presentazione.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Bruzzone. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO BRUZZONE (LEGA). Grazie, Presidente. Io intervengo per denunciare all'Aula quanto avvenuto durante la trasmissione Indovina chi viene a cena di Rai 3, qualche sera fa. La conduttrice, che non voglio nominare, ha voluto affiancare e confondere i cacciatori con i bracconieri, come se si volessero confondere gli impiegati di banca con i rapinatori. È stato arrecato un danno di immagine irreparabile a una categoria di gente perbene, come sono i cacciatori. Una vergogna, per usare lo stesso termine usato dalla conduttrice.
La conduttrice ha mortificato culture locali ultrasecolari.
A Brescia e nel bresciano si usa mangiare lo spiedo, a Bergamo e nella bergamasca si usa mangiare la così chiamata polenta e osei. Ha fatto bene, molto bene, la regione Lombardia a tutelare i propri usi culturali e alimentari. Se qualcuno vuol mangiare la carne chimica, che questa Europa ci propina, lo faccia pure. A Brescia e a Bergamo continueranno a mangiare spiedo e polenta e osei, anche perché, Presidente, il canone della RAI - questo è un vecchio bollettino del canone RAI - lo pagano anche loro, lo pagano anche i cittadini bresciani e bergamaschi, lo pagano anche quei 500.000 cittadini italiani che sono costantemente trattati in modo vergognoso da tante televisioni, anche quelle di Stato, purtroppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà, per due minuti.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Com'è stato detto oggi in Aula, la Cassazione restituisce 222.000.000 ai fratelli Pellini, condannati, con sentenza passata in giudicato, per disastro ambientale ad Acerra e nella provincia di Napoli.
Questa restituzione pone quesiti che non sono quelli che ha voluto strumentalizzare, ahimè, la maggioranza sulla legittimità di una pronuncia in Cassazione, ma su altri aspetti che riguardano, innanzitutto, l'intervento che dobbiamo necessariamente fare sulla normativa. Non è possibile che un vizio di forma, di fatto, vada a ledere il diritto fondamentale dei cittadini (parliamo di centinaia e migliaia di cittadini) di ottenere la bonifica di quei luoghi. Pone quesiti sullo svolgimento dei lavori all'interno dei tribunali, quindi capire perché il provvedimento di confisca è arrivato oltre il termine dei 18 mesi. Occorre, pertanto, chiederci cosa possiamo fare, cosa dobbiamo fare, affinché non ci siano pronunce che vanno a ledere il diritto sostanziale dei cittadini.
Il terzo quesito è se effettivamente sia possibile un nuovo sequestro. Faccio presente che il maggior creditore che viene penalizzato è proprio lo Stato: è costituito il Ministero dell'Ambiente, proprio perché doveva ottenere le risorse per procedere alle bonifiche. I presupposti per il sequestro ci sono ancora, perché quei luoghi non sono mai stati bonificati e perché i danni di quegli sversamenti ci sono ancora. I medici dell'ISDE denunciano che ad Acerra e nella provincia c'è un record di morti per tumori. Su tutto questo, lo Stato non può non dire nulla, lo Stato non si può arrendere. Abbiamo la necessità e l'obbligo politico di far chiarezza su questa questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Prima dell'intervento, mi permetta di dire che, probabilmente, il collega della Lega, che è intervenuto prima, non si riferiva ai bracconieri, perché sono cacciatori di frodo, quindi fanno un'attività illegale, ma credo si riferisse ai cacciatori, perché i bracconieri non sono previsti nell'ordinamento e non hanno alcun tipo di legittimità, se non quella illegale.
Io intervengo sulla stessa vicenda della collega Auriemma. Ieri ero intervenuto in Aula per preannunciare quello che sarebbe potuto succedere e poi è successo con l'intervento della Corte di cassazione. Poco fa, ho fermato il Ministro Nordio che, incredibilmente, non era informato di questa cosa e l'ho informato. Ovviamente, non si possono fare norme retroattive, però tre domande a quest'Aula dobbiamo porle, soprattutto dobbiamo decidere come intervenire. La prima cosa da domandarsi è: nel momento in cui soggetti, in questo caso i fratelli Pellini di Acerra, condannati in via definitiva per disastro ambientale colposo, riottengono i proventi della loro azione criminale, cosa andremo a dire alle famiglie delle vittime della Terra dei fuochi, ai contadini che hanno dovuto abbandonare le loro terre, agli allevatori che hanno visto morire i propri animali o nascere deformi? Cosa gli diciamo? Cosa possiamo mai dire a queste persone? La seconda: in questo caso specifico, c'è una responsabilità oggettiva da parte del sistema giudiziario. Non è possibile e non è credibile che siano passati 4 anni, invece di un anno e 6 mesi, come previsto dalle norme, per confermare o non confermare il sequestro di 222.000.000 di euro.
Da questo punto di vista credo che invece un atto vada fatto: va fatta una verifica e vanno mandati ispettori. In questo caso, penso, in modo unanime, saremo tutti quanti d'accordo.
La terza e ultima cosa, ha ragione la collega Auriemma a dire - concludo subito, Presidente - non sappiamo se si possa fare un altro sequestro. Dobbiamo chiedere al capo della procura, con una denuncia formale, che si reintervenga perché, non essendo stata realizzata alcuna bonifica ed essendo reiterato oggi questo reato, è impensabile che noi diamo a delinquenti ambientali 222.000.000 di euro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per fare un appello, l'ennesimo, a Giorgia Meloni e al Ministro Tajani in merito alla crisi umanitaria in corso in Palestina. La situazione nella Striscia di Gaza è estremamente catastrofica, usando le parole di Save the Children. A Rafah sono stipate 1.500.000 persone in un territorio che ne ospitava, sì e no, 200.000. Sono senz'acqua, senza cibo e medicine e non per carestie, perché fuori dal valico di Rafah i nostri occhi hanno visto centinaia di TIR carichi fino all'orlo di cibo, in attesa di un permesso di Israele affinché possano entrare. Un permesso che non arriva perché c'è una scelta precisa di Israele: utilizzare la fame e le epidemie come arma di guerra. E questo viola ogni trattato internazionale, ogni principio umano.
In questo quadro, non solo la sentenza della Corte internazionale dell'Aja prescrive a Paesi terzi, come il nostro, di evitare ogni atto che possa porre in essere una complicità con le politiche, probabilmente genocidarie, del Governo Netanyahu, motivo per il quale abbiamo chiesto più volte che si riattivino i fondi promessi all'UNRWA, ma la risoluzione dell'ONU appena approvata consente all'Italia di sanzionare Israele alla luce del mancato rispetto del cessate il fuoco ordinato dalla risoluzione.
È ora di dire basta a questo sterminio e che il Governo Meloni si assuma la responsabilità di rappresentare lo sdegno del nostro Paese, della maggioranza degli italiani di fronte a questa immane tragedia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 3 aprile 2024 - Ore 10:
1. Discussione sulle linee generali della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del turismo, Daniela Garnero Santanchè .
(ore 13 e ore 16,15)
2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
VINCI; FOTI; GIOVINE ed altri; ZANETTIN ed altri; AMORESE; MESSINA; LOIZZO ed altri; ANDREUZZA: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani.
(C. 982-1214-1347-1584-1639-1677-1685-1754-A)
Relatore: AMORESE.
3. Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023). (C. 1532-ter-A)
Relatore: CIOCCHETTI.
4. Seguito della discussione della proposta di legge:
DAVIDE BERGAMINI ed altri: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.
(C. 851-A)
Relatrice: MARINO.
5. Seguito della discussione della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini .
6. Seguito della discussione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del turismo, Daniela Garnero Santanché .
(ore 15)
7. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 16,30.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 le deputate De Micheli e Cherchi hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 1 i deputati Zinzi e Sasso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 1435-A E ABB - VOTO FINALE | 270 | 270 | 0 | 136 | 163 | 107 | 69 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.