Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 272 di mercoledì 3 aprile 2024

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO BATTISTONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 marzo 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 29 marzo 2024, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze):

«Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria» (1809) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione la senatrice Dafne Musolino, in sostituzione della senatrice Silvia Fregolent, dimissionaria.

Discussione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche'.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 (Nuova formulazione) presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche' (Vedi l'allegato A).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritta a parlare la deputata Emma Pavanelli, che illustrerà la mozione n. 1-00164 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi avrei voluto rivolgermi alla Ministra Santanche' o, comunque, a qualche Ministro, ma, purtroppo, oggi, vediamo che sono assenti. Evidentemente, la maggioranza - anche questa abbastanza assente in Aula - ha preferito tenerla nascosta e ne prendiamo atto, Presidente.

Quello di oggi sembra un assurdo déjà vu. Questa mozione è stata già discussa nel luglio 2023, però c'è una differenza: in questo momento, stiamo discutendo una mozione che è stata totalmente rivista, in quanto le situazioni sono cambiate da allora, anzi, di mese in mese, di settimana in settimana, ci sono fatti nuovi e, pertanto, abbiamo dovuto aggiornare tale mozione. Siamo arrivati, oggi, a 4 procedimenti nei quali, a vario titolo, la Ministra Santanche' risulta coinvolta, per il momento soltanto sfiorata da accuse di concorso in bancarotta e di riciclaggio, mentre è personalmente indagata per falso in bilancio e truffa ai danni dell'INPS. Una situazione, come ho già detto, in continuo aggiornamento.

I fatti, che risalgono alla sua attività prima di diventare Ministra, sono gravissimi e creerebbero imbarazzo, direi, a chiunque, a chiunque tranne che a questo Governo, evidentemente. Ma anche dopo aver assunto l'incarico governativo, in poco tempo è stata capace di effettuare spese irragionevoli, con - lo ricorderemo tutti - la campagna pubblicitaria “Open to Meraviglia”, costata 138.000 euro, guarda caso, proprio 2.000 euro sotto la soglia che consente l'affidamento diretto. E anche qui, c'è la lente di ingrandimento della Corte dei conti per presunto danno erariale.

Mi chiedo, anzi tutti qui ci chiediamo come sia possibile ritenersi meritevole di incarico di Governo così importante per il Paese, nonostante le gravissime accuse a carico di una Ministra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ci chiediamo se non sia più dignitoso, anzi doveroso un passo indietro, nell'attesa che ogni dubbio sia fugato.

Pur senza la dovizia di particolari che il caso imporrebbe, ho l'obbligo di evidenziare alla Ministra - che non c'è - che è accusata di aver truffato lo Stato, di aver preso decine di migliaia di euro durante la pandemia per la cassa integrazione dei suoi dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che, invece, avrebbero continuato a lavorare a spese dello Stato. In buona sostanza, il quadro desolante che viene fuori dalle indagini è quello di un Paese che pativa per la pandemia, mentre lei, secondo l'accusa, lucrava sull'emergenza, utilizzando soldi pubblici e risorse della collettività per i suoi interessi economici privati. È vero, non era ancora Ministra, ma era pur sempre senatrice della Repubblica e, nonostante quel ruolo, aveva pure il coraggio di andare in TV scagliandosi contro chi prendeva il reddito di cittadinanza e per denunciare le poche risorse messe a disposizione degli imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non ci aspettavamo le dimissioni di chi continua a mostrarsi insensibile a ogni minima forma di moralità, ma nemmeno che il Governo e, quindi, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, potessero avallare tutto questo, continuando a difenderla. Sì perché, oggi, davanti ad accuse pesantissime che gettano ombra sul suo operato, vi è l'assordante silenzio del Governo e del suo partito.

Che dire? Avete giurato sulla nostra Costituzione, dove l'articolo 54 parla di svolgere il proprio impegno con disciplina e onore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avete invocato però il garantismo previsto dall'articolo 27 della Costituzione, che in questo caso, permettetemi, è pretestuoso e fuori contesto, perché il garantismo non può valere per chi ricopre le più alte cariche istituzionali e ha il dovere di essere sempre al di sopra di ogni sospetto. Non deve esserci il minimo dubbio sull'integrità e sulla moralità di chi redige e chi attua le leggi. La questione morale è una cosa seria; è proprio ignorandola che avete allontanato i cittadini dalle istituzioni, ma ancora più grave è il mantello di incoerenza che portate addosso, che oggi vi rende immuni davanti ad accuse pesantissime, quando solo poco tempo fa dai banchi dell'opposizione, urlavate chiedendo le dimissioni del già Ministro Bonafede, della già Ministra Luciana Lamorgese, del Presidente Giuseppe Conte, di Pasquale Tridico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), solo per nominare alcuni per i quali avete chiesto le dimissioni, inclusa l'attuale Ministra Santanche'. Eppure, nessuno di loro - nessuno! - aveva procedimenti a loro carico.

Oggi non siamo qui per sostituirci agli organi inquirenti, la sua colpevolezza o innocenza sarà accertata nelle sedi opportune, ma esprimiamo un giudizio di inopportunità, di totale inidoneità a ricoprire un incarico così importante per il quale occorre rifuggire da ogni sospetto. Si dimetta, anzi, fate dimettere la Ministra Santanche' (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per il rispetto dei cittadini, per il rispetto dell'istituzione che rappresenta, ma lo faccia anche per se stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, in ogni relazione umana i tempi, i luoghi e i modi con cui si sceglie di interloquire con l'altro non fanno parte solo della forma, bensì sono sostanza stessa della relazione e funziona soprattutto così in una Repubblica parlamentare, come la nostra. Ci sono tempi e luoghi ben definiti, prerogative e doveri, nel nome di una netta separazione dei poteri, sanciti da una carta comune che è la nostra Costituzione.

Sono principi, questi, fondamentali che non afferiscono solo ai riti e alla forma, ma sono parte integrante della sostanza di una democrazia liberale e, permettetemi di dire, anche di un certo stile nel far politica. Con una battuta verrebbe da dire: è lo Stato di diritto, è una bellezza. E in nome dello Stato di diritto, nel contesto in cui ci troviamo oggi a parlare, non rientrano né i processi mediatici, né quelli giudiziari. E non è questo il luogo per esprimere giudizi di merito relativamente all'attività imprenditoriale di un membro del Governo: nelle Aule parlamentari si parla di politica, dei bisogni della polis, dei bisogni dei cittadini. Il resto, pur rientrando certamente nel dibattito politico, non rientra però tra le prerogative di questo luogo. E la vicenda che riguarda Daniela Santanche' imprenditrice, e non Daniela Santanche' Ministro della Repubblica, non consiste in un giudizio, tanto meno definitivo di terzo grado, ma in un'inchiesta su questioni amministrative relative alla gestione del personale nell'impresa a lei riconducibile, peraltro in un periodo di grande - e dico speriamo irripetibile - confusione come quello pandemico.

Non intendo, comunque, signora Presidente, entrare nel merito della vicenda, perché, come dicevo, ritengo che non sia questo il luogo, non sia questo il modo e non sia questo il tempo per trattare questo tema. Dall'opposizione arriva spesso (e credo che sia anche giusto) la critica relativa ai ritardi con cui determinati provvedimenti arrivano in Aula: in alcuni casi sono critiche fondate e costruttive; altre volte, sono critiche semplicemente pretestuose. Mi meraviglio, pertanto, come dall'opposizione si sia scelto di impiegare i lavori del Parlamento su un tema che non ha nulla a che fare con la necessità del Paese, anche perché sulla vicenda in corso, così come previsto dalla Costituzione, ci sono altre autorità che stanno svolgendo il loro lavoro e a cui va tutto il nostro rispetto.

La Costituzione, signora Presidente, si applica sempre e non si può fare appello alla Costituzione solo quando fa comodo politicamente. È la nostra Carta sempre, non a fasi alterne. In un'Aula parlamentare, pertanto, si esprimono giudizi politici sull'operato di un Ministro nell'esercizio delle sue funzioni e dall'opposizione in tal senso sarebbe legittimo un giudizio negativo, opinabile e, mi permetto di dire, non condivisibile, ma assolutamente legittimo. Improprio, invece, è addurre ipotetiche motivazioni giudiziarie che non riguardano minimamente l'operato da membro del Governo per delegittimare un Ministro e il suo Governo. È chiaro che siamo di fronte a un'operazione dell'opposizione finalizzata a provare a delegittimare il Governo e a provare a spaccare la maggioranza, un'operazione certamente legittima, ma solo se supportata da un tema altrettanto valido che francamente io non riesco proprio a rilevare. Quello che rilevo, invece, è che le opposizioni si presentano ancora una volta divise e frammentate. Non vorrei che con questa mozione lascino pensare di avere esaurito temi, tempi e modi politicamente legittimi per tentare di portare avanti il proprio compito in quest'Aula. Non voglio pensarlo, signora Presidente, sarebbe un giudizio troppo grave nei confronti di forze politiche che da anni portano avanti battaglie anche sul tema del garantismo. Ecco, il garantismo, il nodo gordiano della questione è tutto qui, un nodo che per la verità, ancora una volta, è la nostra Costituzione a sciogliere, scegliendo di garantire la persona fino a prova contraria, basandosi sulla presunzione di innocenza e non di colpevolezza.

Signora Presidente, io personalmente mi fregio di rappresentare una forza politica garantista, che considera sempre valido l'insieme delle garanzie costituzionali atte a tutelare le fondamentali libertà dei cittadini nei confronti del potere pubblico e giudiziario. Noi non siamo garantisti a corrente alternata, a seconda del momento o dell'indagato: lo siamo sempre e lo siamo anche in questo caso nei confronti della Ministra Santanche' (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Io voglio dirlo subito in maniera molto chiara e molto netta: noi voteremo a favore di questa mozione di sfiducia. Voteremo a favore anche per l'atteggiamento del Governo.

Infatti trovo abbastanza incredibile che, di fronte a una vicenda così significativa, di cui il Parlamento sta discutendo da tempo e nell'opinione pubblica si è radicato un giudizio molto forte, tra i banchi del Governo - e voglio ringraziare la Ministra e la Sottosegretaria presenti - non ci sia una grande presenza, non ci sia una grande attenzione di fronte a un fatto oggettivo. Qui c'è una Ministra del Governo che, in questi anni, si è prodigata nel dare lezioni a tutti, soprattutto ai poveri Cristi e, quando poi è toccato a lei dover fare i conti con temi e argomenti molto seri, che riguardano il rapporto tra impresa e Stato, tra bene pubblico e affari privati, non si è nemmeno degnata di venire, questa mattina, in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Io faccio una domanda all'onorevole Bicchielli, di cui ho ascoltato con molta attenzione la sincera difesa della Ministra Santanche'. Voi vi siete presentati - discorso di insediamento della Presidente del Consiglio Meloni - come quelli che dicevano: lasceremo fare, bisogna lasciar fare, bisogna lasciar fare soprattutto agli imprenditori che vogliono investire, che vogliono aiutare la crescita e l'occupazione, che vogliono consentire a questo Paese di essere migliore. Ora, io rivolgo una domanda all'onorevole Bicchielli e a tutti i colleghi del centrodestra: che imprenditore è un imprenditore che, a ogni difficoltà, si rivolge allo Stato per riparare i guai che ha combinato durante la propria azione imprenditoriale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Le cito alcune cose, la mozione parla in maniera abbastanza chiara…

PRESIDENTE. Si rivolga sempre alla Presidenza, collega Scotto.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Primo: la Ministra Santanche' prende Ki Group, un'azienda importante, ne assume la responsabilità, però, poi, dopo qualche tempo, questa impresa passa, in meno di 9 anni, da 35 milioni a 469.000 euro di fatturato. Eppure, la Ministra Santanche' - allora non era Ministra - riesce, da manager, amministratore delegato di questa impresa, ad accumulare oltre 2,5 milioni per le cariche sociali che ha ricoperto. Immaginate se questa cosa l'avesse fatta qualcun altro, assumendo la guida, per esempio, di una squadra di calcio e, in meno di 9 anni, l'avesse fatta retrocedere dalla zona Champions League alla Serie D. Sarebbe stato immediatamente esonerato e, invece, qui troviamo il classico esempio di socializzazione delle perdite e di privatizzazione dei profitti.

Ma andiamo avanti. La Ministra, rispetto a questa impresa, alla fine, per evitare il fallimento e la bancarotta, si è messa d'accordo, comodamente, per un piano di restituzione in 10 anni. Io faccio una domanda: avete istituito un Ministero, cambiando il nome, e lo avete intitolato al merito. Ci avete subissato, in questi anni, di una retorica sulla meritocrazia, senza mai declinarne il significato, il vero significato, quello scritto nella Carta costituzionale, però, poi, questa meritocrazia la applicate solamente nei confronti dei più deboli, dei più fragili, mentre, quando si tratta dei potenti, la meritocrazia non vale mai e non vale, soprattutto, quando ci troviamo di fronte al caso che viene messo in campo, in maniera molto forte, all'interno della mozione. Mi riferisco al caso per cui voi - voi della maggioranza; io vedo lì, signora Presidente, autorevolissimi esponenti di Fratelli d'Italia - avete votato un ordine del giorno, il 23 giugno 2023 - quindi, appena poco meno di un anno fa -, promosso dal Partito Democratico, in cui è citato il caso Visibilia come caso emblematico di episodi che, purtroppo, sono stati molto più diffusi durante la pandemia e la cui incidenza - lo dico senza timore di smentita, signora Presidente - è stata molto superiore rispetto a quella del reddito di cittadinanza, rispetto alle frodi, basta andare a vedere i dati dell'INPS. Assieme a voi, questo Parlamento ha approvato, all'unanimità, un ordine del giorno in cui si chiedeva, a partire dal caso Visibilia, che aveva coinvolto la Ministra Santanche', amministratrice delegata di Visibilia, di potenziare i controlli sull'utilizzo appropriato della cassa COVID, anche attraverso sanzioni e recupero di quei crediti. Parliamo di 120.000 euro, parliamo di dipendenti che hanno detto e spiegato che, durante il periodo del COVID, tra il 2020 e il 2022, la Ministra Santanche' incassava le risorse dello Stato, ma faceva lavorare le persone con cassa integrazione a zero ore. A questa domanda, che l'opposizione ha posto nel corso dei mesi precedenti, la Ministra Santanche' non ha mai risposto, non ha mai detto che questa vicenda era infondata.

Io qui ho un'antologia di dichiarazioni rese dalla Ministra Santanche' nel pieno delle sue funzioni, da Ministra e da deputata, nel corso degli anni - ciascuno di noi ha detto cose -, che in alcuni casi, però, sono state esibite anche in maniera eccessivamente estremista, dal punto di vista dei termini. E, quando si eccede in dichiarazioni estremistiche, ogni tanto può capitare che qualcuno lo ricordi. “Per i lavoratori stagionali c'è stato un incentivo gigantesco: abbiamo tolto il reddito di cittadinanza. Mi sembra il più grande incentivo che il Governo potesse fare; da oggi la situazione migliorerà”. Basta andare a vedere i dati: nel lavoro stagionale, soltanto il 10 per cento degli assunti ha un contratto stabile, il resto è precario o intermittente.

Ha fatto tanto male, ancora, la Santanche' intervenendo a proposito del reddito di cittadinanza: “Hanno dato soldi a chi era occupabile, mentre dobbiamo aiutare i fragili e chi ne ha bisogno”. Ma, signora Presidente, signori del Governo, colleghi della maggioranza, li avete visti anche voi i dati forniti dall'INPS, che parlano di 5,7 milioni di persone che vivono nella povertà estrema, in questo Paese - anno 2024! - e ci dobbiamo sentire le ramanzine moralistiche di questa Ministra. Per non parlare, poi, dei confronti televisivi, in cui la Ministra Santanche' eccelle. Di fronte a un percettore del reddito di cittadinanza, una deputata della Repubblica, nonché Ministra, si è permessa di dire: “Lei, bello paffuto, prende soldi senza lavorare, mentre noi siamo costretti a sbarcare il lunario”. Potrei continuare, ma quella più straordinaria è stata questa: “Stop alla paghetta di Stato per i giovani, bisogna puntare al lavoro e alla dignità”. Sono d'accordo: niente paghetta, diamo il salario minimo a 4,5 milioni di lavoratori che vivono sotto i 9 euro e fermiamo la precarietà in questo Paese che, grazie alle leggi che voi avete fatto, nel corso degli ultimi mesi, è aumentata, eliminando le causali sul lavoro a termine, aumentando i voucher e togliendo qualsiasi tetto al lavoro somministrato.

Altrimenti, risparmiateci i moralismi perché il garantismo per i potenti, per gli approfittatori e per gli evasori è il tratto tipico della destra, mentre siete moralisti con i poveri cristi, con gli sfruttati e con i precari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma c'è di più, c'è un costume, c'è un'idea della società e della politica e ci sono episodi che trasmettono anche un po' di tenerezza, signora Presidente, e che sono anche oggetto di accertamenti della magistratura. Qui si interviene su figure e personalità importanti dello Stato e ogni tanto si decide. Si ricorda, signora Presidente, quella famosa trasmissione televisiva di Mediaset? A proposito di questioni che riguardano il patrimonio, case e ville in Versilia, ogni tanto accade quello che potremmo definire una sorta di gioco delle coppie. Può capitare, in questo Paese di moralisti contro i poveracci e di garantisti per i potenti, la compravendita di una villa in Versilia, acquisita dal marito della Ministra Santanche' e dalla moglie del Presidente del Senato. Viene acquisita alla cifra significativa di 2,45 milioni e rivenduta, meno di un'ora dopo, tramite un altro notaio, con un milione di plusvalenza. Ora, la procura farà quello che deve fare. Qui non siamo di fronte a due cuori e una capanna, signor Presidente, ma siamo di fronte a un dato che racconta di una disinvoltura e di una spregiudicatezza che in altre stagioni, quando si trattava di avversari politici, sono state tutt'altro che risparmiate nei toni e negli argomenti. Voglio richiamare un caso che tutti noi qui ricordiamo e che ricorderanno sicuramente, signora Presidente, i colleghi del centrodestra e anche la Presidente Meloni, e lo ricorderà perché lo ha detto la Ministra Santanche'. Nel 2013, la Ministra Santanche' ha detto: “Cosa penso del caso Idem? Che ci sono sempre due pesi e due misure. Se capita una cosa del genere nel centrosinistra, si fa finta di niente, se fosse capitata nel centrodestra, saremmo già stati cacciati”. Io prendo in parola la Ministra Santanche'. La Ministra Josefa Idem, per un mancato pagamento dell'ICI, dopo un mese dall'incarico si dimise sua sponte, senza bisogno di una mozione di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Signora Presidente, di fronte ad accuse gravissime che riguardano non soltanto la magistratura ma un'idea dello Stato, un'idea della funzione di Governo e un'idea della funzione parlamentare, la Ministra Santanche', dopo un anno e mezzo, sta ancora incollata alla poltrona. Noi chiediamo le dimissioni e pensiamo che la destra stia perdendo la faccia di fronte a una gestione così improvvisata e così arrogante di una truffa ai danni dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della Direzione didattica Don Milani di Terni, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Saluto altresì gli studenti e i docenti dell'Istituto europeo di design di Torino, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, ancora una volta, ci troviamo qui in Aula a discutere della necessità di dimissioni di un componente del Governo. Per la verità, il mio ultimo intervento sul tema è rimasto tra le bozze nel computer perché l'ex Sottosegretario Sgarbi, dopo aver insultato, scalpitato e dichiarato di tutto contro chi lo accusava, ha scelto di dimettersi ammettendo la sua incompatibilità con la dignità delle istituzioni.

Quello che mi chiedo e che ci chiediamo oggi è: a che punto ancora deve arrivare Daniela Santanche' per seguire l'esempio del suo collega Vittorio Sgarbi? L'esito di questa vicenda, infatti, lo sappiamo già: tra qualche settimana o tra qualche mese - è una questione di resistenza - Daniela Santanche' non sarà più Ministra, a prescindere dall'esito del voto di oggi, e quindi quello che dovrebbe fare per tutelare l'autorevolezza delle istituzioni è un passo indietro di sua spontanea volontà. Vede, Presidente, oggi la questione non è semplicemente se una Ministra si debba dimettere o debba essere sfiduciata, oggi stiamo discutendo di qualcosa di più ampio e di più importante, se mi permette, di una delle più gravi malattie del Paese, ovvero di quell'attitudine molto generale a considerare le tasse e gli obblighi imprenditoriali come un fastidio e un intralcio. Non stupisce, infatti, che quest'attitudine, incarnata nella fattispecie da Daniela Santanche', sia stata tollerata fino ad oggi da un Governo che ha come faro quello di non disturbare chi cerca il profitto ad ogni costo, che considera le tasse un pizzo di Stato e che elargisce bonus, regalie e condoni agli imprenditori mentre si negano ai lavoratori diritti e tutele durature, negando prima di tutto una retribuzione dignitosa e commisurata al costo della vita. Il 5 luglio, durante l'audizione al Senato, la Ministra Santanche' mise in fila una serie di falsità, sbugiardate poche ore dopo dai vari fact checking giornalistici. Aver mentito nell'Aula del Senato e di fronte al Paese sarebbe già dovuto essere abbastanza e, proprio per questo, in quei giorni, noi di Alleanza Verdi e Sinistra avviammo una raccolta firme per chiedere le dimissioni della Ministra, che oggi ha superato le 50.000 sottoscrizioni. Quel 5 luglio, però, mancò qualcosa in più oltre alla verità, mancarono le scuse della Ministra nei confronti dei suoi dipendenti ovvero nei confronti di coloro che, con il proprio lavoro, hanno prodotto la ricchezza che le permette di vivere nel lusso e ai quali, dopo aver lasciato in rovina aziende che precedentemente erano in ottima salute, la Ministra non ha sentito nemmeno il dovere di liquidare il trattamento di fine rapporto e di pagare i contributi. Vede, Presidente, da destra, veniamo continuamente richiamati al garantismo, ma è un richiamo che, nel nostro caso, non colpisce nel segno perché noi non voteremo a favore di questa sfiducia con l'argomento della Ministra indagata, noi voteremo questa mozione di sfiducia con l'argomento della Ministra impenitente e sfrontata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che non sente alcuna responsabilità nei confronti delle persone che lavorano nelle sue aziende e non sente quel dovere di empatia e di rispetto che qualifica le persone perbene, quelle sul cui operato si fonda una società giusta e civile. Non possiamo, Presidente, affidare il governo di uno dei settori chiave per l'economia del Paese a una persona così, a una persona come Daniela Santanche', non possiamo affidarlo a una persona che, mentre la sua azienda matura debiti per oltre 3 milioni di euro, incassa per le sue cariche sociali 2,5 milioni e permette al suo socio di incassare 6 milioni di euro. Nel frattempo, mentre la Ministra rimpinguava così il suo conto, altri conti venivano svuotati: sono i conti dei suoi ex dipendenti, per esempio quelli di Ki Group, che si sono ritrovati disoccupati e che hanno raccontato a tanti giornalisti, a Report ad esempio, di non aver ricevuto liquidazioni per un ammontare complessivo di circa 800.000 euro. Ci chiediamo: non potevano la Ministra e il suo socio rinunciare a una parte dei propri guadagni per dare ai lavoratori ciò che spetta loro per legge? Non poteva la Ministra almeno fare un gesto di comprensione nei confronti di persone che si sono trovate in difficoltà a causa sua? Possibile che non ci sia nemmeno un accenno di pudore? Ecco, Presidente, la scomparsa di quel pudore è un manifesto politico, è il manifesto politico della destra e il voto di oggi purtroppo lo confermerà. Per questo noi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. In un Paese normale, oggi, noi saremmo qui a discutere dei quasi 6 milioni di persone che sono in povertà assoluta, saremmo qui a discutere dei 2 milioni di italiani che rischiano di perdere la casa, saremmo qui a discutere del fatto che la produzione industriale cala da 12 mesi consecutivi, in questo Paese, e guardate che è per colpa delle vostre scelte politiche. Invece, non succede e non succede perché dobbiamo presentare una mozione di sfiducia, perché in un Paese normale la Ministra si sarebbe già dimessa, di sua spontanea iniziativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vi dico di più, colleghi e colleghe, la Ministra non sarebbe mai stata nominata Ministra, e perché? Perché il conflitto di interessi tra chi era proprietaria di un noto stabilimento balneare al momento della nomina e il Ministero del Turismo è gigantesco, non serve neanche la lente di ingrandimento per andarlo a cercare. La domanda a me sorge spontanea ogni volta, non so a voi: ma Daniela Santanche', quando siede in Consiglio dei ministri, per chi decide, per gli interessi suoi o per quelli dei cittadini tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Decide per la sua società, che ha costituito quando era Ministra e in cui conferisce i profitti delle sue ex società balneari, o per gli interessi di tutti gli altri? Perché, poi, se vediamo quello che accade, e vediamo che questa maggioranza fa una battaglia per togliere i balneari dalla Bolkestein, ma, invece, reinserisce gli ambulanti e i “mercatari” come se nulla fosse, ebbene, una domanda ce la poniamo legittimamente, colleghi e colleghe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma facciamo un passo in avanti e arriviamo alle vicende giudiziarie di questi mesi. Ora, lo dico a chi, tra i banchi della maggioranza, va in qualche modo a trincerarsi dietro al garantismo, lo dico proprio chiaramente: qui la vicenda non è giudiziaria, qui la vicenda è prettamente politica, con la “P” maiuscola. Ve la metto così: per voi, serve aspettare il rinvio a giudizio o un'eventuale condanna per chiedere le dimissioni di una Ministra che è in conflitto di interessi palese, che ha messo in scena una recita, infarcita di menzogne, in Parlamento e che, quindi, ha mentito agli italiani tutti? Davvero serve qualcos'altro?

SALVATORE DEIDDA (FDI). Non mi pare che ti sei dimessa da sindaco!

CHIARA APPENDINO (M5S). Avreste dovuto esigere le sue dimissioni in quel momento, quando ha mentito, ma siccome, evidentemente, per voi la dignità non esiste, allora, basterebbe leggere il vostro codice etico, quello di Fratelli d'Italia, quello della Presidente Meloni, quello della Ministra Santanche'. Ve lo ricordo, testualmente, lo leggo qui: chi si candida in competizioni elettorali si impegna a non operare mai in conflitto di interessi e a rassegnare le dimissioni in caso di vicende giudiziarie o di condotte incompatibili con l'incarico. È chiaro, no? Chiarissimo, a me sembrerebbe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

MANLIO MESSINA (FDI). Condannata!

PRESIDENTE. Collega Messina…

CHIARA APPENDINO (M5S). Una vicenda che vede la Ministra accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato, utilizzando fondi COVID, quindi in uno dei momenti più difficili della storia, per voi non è grave abbastanza?

Allora, andiamo avanti. “Viviamo in un tempo nel quale la politica, per recuperare la fiducia dei cittadini, deve stare un passo avanti alla società e dare il buon esempio”, così diceva Giorgia Meloni; ma, sì, erano altri tempi, era un'altra Giorgia Meloni, era quella che diceva di essere dalla parte del popolo. Quella Giorgia Meloni, a me sembra evidente, non esiste più, anche se andiamo a cercarla, magari, dietro le tende a Palazzo Chigi, proprio non c'è più, non la troviamo, ne troviamo un'altra di Giorgia Meloni, un'altra, ed è quella che protegge la casta, quella che finanzia le lobby delle armi, quella che china la testa davanti alle banche, perché non vuole tassare gli extraprofitti, quella che del popolo sostanzialmente se ne infischia (Commenti). Ma non c'è da stupirsi e nemmeno da ridere, sorridere o far finta, in qualche modo, di essere infastiditi, colleghi, perché ormai lo abbiano capito, l'arroganza, la supponenza, il sentirvi al di sopra del popolo è proprio il vostro marchio di fabbrica. Penso, ad esempio, al familismo con cui Giorgia Meloni gestisce il potere, piazzando i parenti nei ruoli chiave; allo squallore della vicenda Sgarbi, che si è dimesso solo perché l'opposizione ha fatto sentire la sua voce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); alla spocchia con cui il Ministro Lollobrigida ferma i treni e dice che lo fanno tutti - è pieno di cittadini che fermano i treni, così, dall'oggi al domani, è pieno, in questo Paese - o alla sfacciataggine con cui inserite una norma ad hoc per far sì che il noto Brunetta possa prendere 240.000 euro l'anno, mentre affossate il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma dove vivete? Lo sapete che siamo tutti qui per fare gli interessi dei cittadini e non per proteggere rendite di posizione, amici o qualcuno che, magari, deve essere piazzato qua e là (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

“E lo dico da madre: lei è un pessimo esempio per i suoi figli. Un uomo di 47 anni in buona salute, bello robusto, che prende 950 euro al mese è un motivo in più per toglierlo” - il reddito di cittadinanza - “Lei sicuramente farà dei lavori in nero”. Queste sono le parole con cui, senza ritegno, l'allora senatrice Santanche' si scaraventava contro un percettore di reddito di cittadinanza, un padre di famiglia che faceva fatica ad arrivare a fine mese. In queste parole - e vado a chiudere, Presidente - c'è tutto, c'è l'arroganza di chi si sente superiore ai cittadini, c'è la sfacciataggine di essere sempre in qualche modo consapevoli, di pensare di avere la verità in tasca, c'è il classismo di chi spargeva odio, ritenendo la povertà una colpa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), c'è l'ipocrisia, quell'ipocrisia che fa sì che si potesse elevare a giudice morale senza averne alcun titolo. Allora, sapete qual è il problema? È che, allora, ne ha fatto le spese un povero percettore di reddito di cittadinanza, oggi, ne fanno le spese tutti gli italiani, di questo vostro atteggiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Concludo, Presidente. Ministra - che non è qui, perché ha preferito scappare dall'Aula e nascondersi -, mi auguro che, per dignità, stia seguendo quello che accade in quest'Aula dalla sua tana e, allora, siccome penso che sia così, mi rivolgo a lei, direttamente, e mi permetto di darle un consiglio, Ministra: abbia un sussulto di dignità, si dimetta; lo ripeto, si dimetta, lo faccia una volta, per dimostrare che lei ha a cuore il suo incarico e, soprattutto, che rispetta gli italiani e rispetta il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Matilde Siracusano.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Signora Presidente, sento il dovere di intervenire, per il grande rispetto che nutro nei confronti di questo Parlamento. Sono consapevole del fatto che il Governo è chiamato ad assistere al dibattito parlamentare, ma è ospite nell'Aula del Parlamento e io, proprio per il profondo rispetto che nutro per quest'Aula parlamentare, da componente del Governo e, ancor prima, da componente di quest'assemblea in quanto parlamentare, sento sinceramente di dover esprimere un'opinione - lo ripeto - sincera, perché ci sono alcune questioni poste in questo dibattito e anche alcuni toni utilizzati che non fanno onore al Parlamento, non accrescono l'onore del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e vi spiego perché; perché la tanto invocata separazione dei poteri, che è un principio assoluto e importante, non può essere utilizzata a intermittenza, secondo la convenienza di parte e, soprattutto, la tanto invocata separazione dei poteri dovrebbe indurre il Parlamento a rispettare il lavoro della magistratura, nel silenzio, con sobrietà. Quindi, anticipare un processo - perché, mi spiace, però è questo ciò che ho sentito fare in quest'Aula, oggi, - non significa rispettare il lavoro della magistratura. Anzi, colleghi, vi dico che questa tipologia di dibattito nell'Aula parlamentare può costituire un pericoloso precedente, perché rischia di attribuire alla magistratura una funzione che non è della magistratura, quella di comporre e scomporre i Governi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e non credo che neanche la magistratura voglia che le sia attribuita questa funzione.

Poi, anche, con molta onestà, vi dico che ho partecipato a molti dibattiti in qualità di rappresentante del Governo, ho avuto questo privilegio e ovviamente ho ascoltato sempre critiche, anche piuttosto dure, nei confronti dell'operato dell'Esecutivo e del Presidente del Consiglio e le ho ritenute sempre legittime, perché tipiche della dialettica parlamentare. Oggi, però, vi dico, con molta sincerità, che ho trovato alcune accuse rivolte al Presidente del Consiglio piuttosto lunari, perché c'è una caratteristica, un elemento che ha contraddistinto l'esperienza politica del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e mi riferisco proprio - sia quando era all'opposizione sia oggi che è Presidente del Consiglio - alla grande attenzione posta alla questione morale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È stato proprio un tratto distintivo della sua esperienza politica.

Quindi, lo dico veramente con molto rispetto di questo dibattito, mentre, in altre circostanze, ho constatato che alcune critiche potessero essere legittime, lo ripeto, perché proprie e tipiche dell'attività dell'opposizione, oggi, con molta onestà, ritengo alcune accuse assolutamente irricevibili (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 13.

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 13.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente, per la possibilità che mi dà. Intervengo in quest'Aula per ricordare una persona a me molto cara, a noi molto cara e, soprattutto, molto cara a tutte le italiane e gli italiani nel mondo. Sabato scorso, purtroppo, si è spento Michele Schiavone, Segretario generale del Consiglio generale degli italiani all'estero. Michele è stata la dimostrazione plastica di come la migrazione e la politica, Presidente, possano rappresentare l'ascensore sociale.

Io sono molto legato a Michele, ma c'è stato un paradosso in tutta questa storia. Entrambi siamo arrivati in Svizzera nel 1978. Michele ci arrivò a 18 anni, perché all'epoca vigeva ancora il regime del divieto del ricongiungimento familiare e, come tanti bambini e bambine di quella stagione storica, era cresciuto in Italia, nel Sud d'Italia, nella sua Fasano, e poi girovagando per il Sud si ricongiunse alla famiglia per studiare. Io ci arrivai nel 1978 che avevo 8 mesi, vivendo poi 4 anni in clandestinità perché il divieto di ricongiungimento familiare era ancora presente.

Michele, quando arriva in Svizzera, da subito - lui lo ha sempre detto - con facilità si avvicinò al mondo della sinistra, perché per lui rappresentava la forma massima di difesa degli ultimi, dei marginalizzati. Nel 1978 c'erano ancora le scorie di una diffidenza profonda, di una xenofobia profonda nei confronti degli italiani e soprattutto nei confronti dei meridionali.

Lui visse ancora l'ultima stagione nella quale, in un Paese ricco e democratico come la Svizzera, distribuire l'Unità era vietato e allora la domenica si organizzavano le squadre che distribuivano clandestinamente l'Unità.

È stato militante e dirigente del PCI, del PDS, dei DS, il primo segretario della federazione del PD in Svizzera, la più grande federazione di un partito italiano che ancora oggi esiste all'estero e poi soprattutto il suo mondo è stato il CGIE.

Lui ha combattuto fino agli ultimi giorni in cui la forza gli ha dato la possibilità a favore degli ultimi. Era sempre pronto al telefono e, quando fisicamente non riusciva a raggiungere posti dove organizzavamo iniziative, era sempre collegato.

Il cordoglio in queste ore e in questi giorni si è moltiplicato da tutto l'arco costituzionale, ma soprattutto da tanta, tantissima gente semplice e comune. Tutti a ricordare non lo Schiavone istituzione, non lo Schiavone politico, ma il Michele persona, la persona che aveva sempre un momento per te, la persona che si batteva per dare ascolto, per portare avanti le istanze di quelle persone che erano senza voce.

Michele amava sempre ripetere stancamente una citazione a chiusura dei suoi interventi e, Presidente, questa citazione, per la sua formazione e per il suo credo politico, non poteva che essere di Gramsci. Michele ricordava sempre: “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri”.

Caro Michele, in questo mondo che ancora tarda ad arrivare e con questi mostri che noi vediamo, siamo convinti tutti che avremmo, mai come oggi, bisogno del tuo coraggio, della tua presenza e, soprattutto, della forza e degli insegnamenti che hai trasmesso a un'intera generazione. E sono convinto che resterai sempre con noi. Adelante, Michele (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13,20.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 13,20.

Su un lutto del deputato Giovanni Maiorano.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Giovanni Maiorano è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Vinci; Foti; Giovine ed altri; Zanettin ed altri; Amorese; Messina; Loizzo ed altri; Andreuzza: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani (A.C. 982​-1214​-1347​-1584​-1639​-1677​-1685​-1754-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 982-1214-1347-1584-1639-1677-1685-1754-A: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani.

Ricordo che nella seduta del 27 marzo hanno avuto inizio gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e che il seguito dell'esame del provvedimento è stato rinviato alla seduta odierna al fine di consentire alla Commissione di svolgere un supplemento di istruttoria in sede di Comitato dei nove.

Al riguardo, avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.510 e 1.511, che sono contenuti nel fascicolo n. 5, rispettivamente alle pagine 9 e 46, contestualmente ritirando l'emendamento 1.500.

Avverto altresì che, con riferimento a tali emendamenti, sono stati presentati i subemendamenti Mollicone 0.1.510.1 e Manzi 0.1.511.1 (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto infine che, fuori dalla seduta, gli emendamenti Rubano 1.1035, Manzi 1.1027, 1.1029, 1.1026, 1.1025 e 1.1033, Bakkali 1.1006, Iacono 1.1016, Cuperlo 1.1010, Manzi 1.1011, Berruto 1.1013, Orfini 1.1008, Ascani 1.1019 e Ferrari 1.1018 sono stati ritirati dai rispettivi presentatori.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 982-A​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti la deputata Ghirra. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego di fare un po' di silenzio per consentire alla collega di intervenire.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Devo dire che, nonostante la riunione del Comitato dei nove e alcuni correttivi che sono stati apportati, noi riteniamo che questo testo unificato di proposte di legge abbia seguito un iter metodologicamente errato, nel senso che continuiamo a ravvisare all'interno di questa proposta per la dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani una profonda aleatorietà.

PRESIDENTE. Colleghi, se non facciamo silenzio ci fermiamo qua e aspettiamo che siate comodi a proseguire il dibattito. Prego, collega Ghirra.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie. Come abbiamo sottolineato anche la scorsa settimana, quando il provvedimento è approdato in Aula, il fatto che i criteri siano stati integrati in un testo che ne era privo, successivamente alla definizione del testo base, non ha consentito di individuare un iter adeguato per definire quali possano essere i teatri che hanno la dignità di monumento nazionale, quindi lasciando che ognuna e ognuno di noi potesse intervenire in maniera aleatoria, lo ribadisco, indicando un teatro piuttosto che un altro. Il fatto di poter intervenire sull'emendamento che introduceva i criteri era legato proprio alla necessità di ribaltare un po' il metodo che è stato utilizzato dai colleghi e dalla Commissione, poiché, di fatto, anche gli emendamenti che sono stati depositati a suo tempo non tenevano in considerazione le caratteristiche che sono poi state indicate successivamente, e quindi, ad esempio, che l'edificazione risalga ad almeno 100 anni… Presidente, è complicato.

PRESIDENTE. Colleghi, è impossibile sentire quello che sta dicendo la deputata Ghirra. Capisco che stiamo entrando in Aula e che siamo all'inizio delle votazioni, ma dobbiamo farlo in silenzio. Prego, collega, mi scusi.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Dicevo, il fatto che i criteri siano stati definiti successivamente, anche senza la possibilità di un dibattito in sede di Commissione, rende aleatoria anche la stessa indicazione degli almeno 100 anni dall'edificazione, così come che la programmazione debba avere un concorso finanziario pubblico e che l'edificio sia stato oggetto di verifica di interesse culturale. Nel momento in cui il provvedimento non prevede alcuna copertura finanziaria, il rischio potrebbe anche essere che venga indicato, paradossalmente, come monumento nazionale un teatro avente una struttura diroccata o comunque non adeguatamente conservata.

Noi pensiamo che, piuttosto che fare un elenco di questo genere, in cui probabilmente ci saranno molti teatri indicati come monumenti nazionali, ma tanti altri rimarranno fuori, sarebbe stato più opportuno, soprattutto nel momento in cui l'obiettivo era anche celebrare la Giornata mondiale del teatro, individuare dei fondi per valorizzare queste strutture di pregio che si trovano in tutti i territori del nostro Paese, ma soprattutto indicare adeguate tutele per le lavoratrici e i lavoratori, dei fondi per poter portare avanti le attività, ma, ripeto, in teatri che possano essere adeguatamente valorizzati.

Riteniamo che la scelta di indicare esclusivamente un titolo, che poi è privo di una sostanza alla base e di una concreta volontà, se non quella nominale, di indicare un teatro come monumento nazionale, configuri un'occasione perduta, ancora una volta, da parte di questa Camera. Non ci piace il fatto che ogni deputata o deputato che abbia potuto inserire in questo elenco un teatro appartenente, magari, alla propria città di origine o a lui o a lei vicino per altre ragioni possa mettere una semplice bandierina. Ritengo che questo sia davvero un modo per svilire la cultura del nostro Paese, di cui i teatri fanno assolutamente parte, e che dovremmo portare avanti altre politiche per valorizzare le attività culturali che caratterizzano tutti i comuni italiani, soprattutto nei luoghi della cultura. Quindi, non possiamo essere d'accordo con il metodo e anche con la proposta che è stata fatta. Inviterei, ancora una volta, a ripensare la strategia che è stata messa in atto dalla Commissione, che dovrebbe davvero rivedere a monte proprio i criteri con cui sono state fatte queste scelte, che non garantiscono nessuna qualità e nessun valore, ma semplicemente è una coccarda appuntata sulla facciata di alcuni dei tanti teatri che caratterizzano l'Italia, trascurando, invece, quelli che sono gli aspetti fondamentali della programmazione della cultura del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti 1.1058 Cavo, 1.1021 Sasso e 1.1001 Tassinari, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.501. Sull'emendamento 1.1036 Giachetti c'è un invito al ritiro. Sul subemendamento 0.1.510.1 Mollicone il parere è favorevole e sull'emendamento 1.510 della Commissione si raccomanda l'approvazione. Sugli emendamenti 1.1024 Piccolotti e 1.1059 Pisano c'è un invito al ritiro. Sul subemendamento 0.1.511.1 Manzi il parere è contrario. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.511.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1058 Cavo. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1058 Cavo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… Collega Cavo, voleva chiedere di parlare? Revoco l'indizione della votazione. Prego, collega Cavo.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Mi scusi, non ho capito, se era un parere negativo o un invito al ritiro…

PRESIDENTE. Era un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Accetto l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Va bene, allora non lo votiamo.

Passiamo dunque all'emendamento 1.1021 Sasso, su cui c'era un invito al ritiro o parere contrario. Collega Sasso? Lo ritira? Va bene, però dovete dirmelo, altrimenti li devo mettere in votazione, abbiate pazienza.

Passiamo all'emendamento 1.1001 Tassinari, su cui c'era un invito al ritiro o parere contrario. Collega Tassinari?

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Lo ritiro.

PRESIDENTE. Va bene. Passiamo all'emendamento 1.501 della Commissione. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.501 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.1036 Giachetti, su cui c'era un invito al ritiro o parere contrario. Collega Giachetti?

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Lo ritiro.

PRESIDENTE. Perfetto. Passiamo dunque al subemendamento 0.1.510.1 Mollicone. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.510.1 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo… Collega Amato, vuole intervenire? Colleghi, c'è un po' di confusione, ripristiniamo l'ordine. Revoco l'indizione della votazione. Prego, collega.

GAETANO AMATO (M5S). Presidente, io intervengo su questa proposta emendativa per chiarire com'è stata portata avanti questa proposta di legge. In un emendamento appena ritirato, quello del collega Sasso, si invitava a sopprimere un articolo che parlava del Teatro Regio di Parma quale monumento nazionale. Ma, si dice, ha tutte le caratteristiche per essere monumento nazionale. Sì, è vero, ne ha tutte le caratteristiche. Allora, perché è stato ritirato? Perché il Regio di Parma era oggetto di un'altra proposta di legge per farlo diventare monumento nazionale. In pratica, questa proposta di legge sulla dichiarazione di monumento nazionale dei teatri è fatta per accontentare i parlamentari del territorio, tanto è vero che tutte le regole incluse in questa proposta di legge sono arrivate dopo tante discussioni, ma la proposta di legge in se stessa era il “nome del teatro” e “monumento nazionale”.

Io credo che su un argomento così unitario come il teatro, che racconta la storia della nostra Nazione, non si possa andare avanti così, a testa bassa, volendo far vedere che si opera particolarmente, facendo - e chiedo scusa a lei e all'Aula per il termine - “marchette” per il territorio. Perché di questo si tratta: “marchette” territoriali. Sarebbe stato molto più logico costruire una legge che non facesse i nomi di teatri, ma che stabilisse solamente linee guida a cui tutti avrebbero potuto rapportarsi. Invece, questa proposta di legge è arrivata successivamente. Ed è per questo che noi ci asterremo su tutti i teatri nominati, 400 teatri su 3.000 teatri esistenti in Italia, perché, secondo noi, non è giusto rappresentare solo una parte di questo territorio. Quindi, noi ci asterremo totalmente su questi emendamenti e nella dichiarazione di voto finale vi dirò che voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere la possibilità di sottoscrivere questo subemendamento, che si riferisce all'inserimento del Teatro Carignano di Torino e del Teatro Gobetti di Torino e ne approfitto, dopo aver chiesto di poterlo firmare, naturalmente, per dire qualche cosa che completa quanto ha detto ora il collega Amato.

Questi due teatri - li ripeto, il Teatro Carignano di Torino e il Teatro Gobetti di Torino, rispettivamente inaugurati nel 1753, il Carignano, e nel 1850 circa, il Gobetti, cioè quasi 300 anni fa uno e 200 l'altro - erano rimasti fuori dalla lista per un refuso, per un errore legato a un “copia e incolla” fatto male.

Allora io sono felice che vengano inseriti, ovviamente sottoscrivo la proposta emendativa, sono contento di essermene accorto e di averlo segnalato, e sommessamente faccio notare che, forse, ci sono teatri che non meritano questo tipo di trattamento, perché questi due, storici, per eccellenza, ci sono rientrati, ma chissà quanti altri teatri che meritano di essere in questa lista sono stati dimenticati, anch'essi magari in virtù di un “copia e incolla” fatto male. Credo che la storia del teatro italiano meriti più di questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Io spero di non intervenire fuori tempo massimo, ma mi rivolgo a lei, all'Aula e al presidente Mollicone. Il modo di lavorare di un Parlamento qualifica il senso e la responsabilità con cui interpreta la propria missione. Scusate, ma noi stiamo assistendo, su questo provvedimento, a una cosa che faccio fatica a descrivere. Si alza il deputato che si vede inserito il suo teatro e allora va tutto bene, madama la marchesa, all'interno degli stessi gruppi ci sono posizioni differenti, poi si alza Richetti da Modena, che vede che ci sono Piacenza, Parma, Reggio, un buco, Modena. Ma come ha funzionato questo provvedimento? Ma davvero abbiamo trasformato il Parlamento in un soggetto con richieste e domande individuali? Ma io non lo so. Ma fermiamoci (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)!

Lo capite tutti: qui non c'è un tema di maggioranza e opposizione; qui, a seconda del teatro che compare e soddisfa un territorio di riferimento, il bianco va sul verde o va sul rosso. Ma non si può costruire un provvedimento così. Non si può dire che questo è l'elenco perché oggi, Presidente, le condizioni sono queste, mentre la volta scorsa era più corto, o che, se diamo più tempo, si potrebbe allungare l'elenco, ma, se ci diamo un po' di termini, potrebbe cambiare. Il Parlamento non è questa cosa.

Allora, il mio gruppo si chiamerà fuori, perché altrimenti dovremmo valutare, deputato per deputato, se è soddisfatta la richiesta territoriale oppure no. Questo non è un modo dignitoso di lavorare del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.510.1 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.510 della Commissione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Sottoscrivo, parola per parola, l'intervento del collega Richetti perché, davvero, si sta assistendo a una roba indegna di un Parlamento e indegna come funzione legislativa. Questa cosa serve solo al parlamentare di turno per andare a dire nella propria cronaca locale: “Guardate come sono stato bravo: a Roma, il nostro teatro è diventato monumento nazionale”. È l'unico motivo, perché se il teatro ha bisogno di una cosa in questo Paese, non è una denominazione di monumento nazionale. Ha bisogno di soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e ha bisogno di cambiare un concetto che, purtroppo negli ultimi 20-25 anni è arrivato in questo Paese, ossia che con il teatro e la cultura si debba fare impresa. No, la cultura e il teatro sono un servizio ineguagliabile che diamo a tutti e la cultura e i teatri non hanno necessità di fare impresa, perché un conto è essere gestiti bene e questo è chiaro, ma l'impresa è un'altra roba, il profitto è un'altra roba.

Rispetto a un ragazzo di 13 o 14 anni che va per la prima volta a teatro e vede Shakespeare, come si quantifica il servizio che gli ha dato quel teatro? Come si quantifica economicamente quanto serve il teatro con riguardo a tante persone, soprattutto bambini e bambine, per superare tanti problemi linguistici e tanti problemi psicologici? Infatti, il teatro serve a questo: è tutto il tema del teatro terapia. A questo serve il teatro, non ad avere la targhetta del monumento nazionale, dove l'onorevole di turno si farà la foto o un post, pur non essendo mai andato a teatro in vita sua, oltretutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A ciò serve questa pagina indegna del Parlamento e della cultura italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.510 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Avverto che gli emendamenti 1.1024 Piccolotti, nonché 1.1059 Pisano risultano assorbiti da quello appena approvato.

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.511.1 Manzi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Signora Presidente, prendo la parola sui criteri che questa legge fissa per il riconoscimento dei teatri come monumento nazionale. Al di là dell'elenco parziale (ce ne rendiamo conto noi per primi), la volontà che attraverso i nostri emendamenti avevamo voluto fare emergere era proprio quella di non perdere un'occasione - che questa legge rappresenta di fatto o, per meglio dire, avrebbe potuto rappresentare - per aprire anche un confronto con il mondo della cultura, con il Ministero della Cultura, con gli esperti che operano in questo campo, per fissare, insieme, in modo non frettoloso, quelli che potevano essere i criteri perché si riconoscesse un teatro o un bene o un monumento come monumento nazionale.

In realtà, questa è un'occasione in gran parte mancata, non solo per l'elenco dei 408, anzi dei 410 teatri che questa legge conterrà in sé, ma soprattutto perché gli stessi criteri fissati sono, sostanzialmente, parziali e si limitano esclusivamente al tema dei 100 anni e, per esempio, al fatto che questi teatri siano o meno sovvenzionati da finanziamenti pubblici.

In realtà, nel momento in cui si va a dichiarare un bene “monumento nazionale” non si guarda tanto al contenuto delle attività finanziate o meno che in questo monumento si svolgono, quanto piuttosto al valore che rappresenta per la comunità nazionale e locale in cui questo teatro si colloca. Ecco, sarebbero stati degli elementi da considerare nella redazione dei criteri rispetto al tema dei monumenti nazionali e avremmo voluto davvero - come abbiamo richiesto più volte in Commissione - che questo avvenisse.

Anche in questo caso non è avvenuto, purtroppo, e ce ne rammarichiamo davvero perché - anche con riferimento al tema ineliminabile delle risorse che questo riconoscimento dovrebbe portare con sé, pena purtroppo l'essere soltanto un riconoscimento fondato sulla carta - pensiamo che, nel momento in cui si mette in campo una legge che ha in sé molto di particolare e poco di generale e astratto in questo senso, magari si poteva andare più a fondo, si poteva avere un maggiore coinvolgimento e, forse, si sarebbe arrivati anche a un voto all'unanimità che avrebbe rappresentato sicuramente un bel segnale, trattandosi di interventi in materia di cultura, di spettacolo dal vivo e di teatri.

Questo non è stato ed è un po' una grande responsabilità che anche la maggioranza porta con sé, nel non aver voluto approfondire e non aver voluto prendersi il tempo necessario per redigere insieme dei criteri a beneficio di tutti e non soltanto dei pochi teatri individuati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Signora Presidente, anche questo subemendamento - che non avrebbe migliorato una legge che, come abbiamo detto è stata una somma di iniziative singole e sporadiche dei diversi deputati, prima in Commissione, poi estese anche fuori dalla Commissione - sorprendentemente viene bocciato. È l'unico subemendamento che fa una previsione per il futuro, ove avvenisse quello che è accaduto da ultimo questa mattina, avendo dimenticato di inserire il Teatro Carignano di Torino e il Teatro Gobetti. Quindi, qualora troveremo nuovi teatri dimenticati da questa corsa, non noi (perché voteremo a favore), ma il relatore esprime un parere contrario all'idea che ci sia una commissione di tecnici presso il Ministero che possa fare questa valutazione.

Quindi, cosa pensate di fare in futuro? Ritorniamo in Aula ogni volta che ci dimentichiamo un teatro? E che facciamo? Estendiamo questo metodo ai musei, ai cinema e a tutto il resto del patrimonio culturale? Se uno vuole tutelare un museo fa una legge? E se ne vuole tutelare 10, 100 o 400 come oggi?

Quindi, sottoscriviamo, come gruppo di Azione, il subemendamento che prova a dare dei criteri e invito il relatore e il Governo a riflettere sul fatto che, forse, l'inserimento di un criterio generale non risolve il problema, ma almeno si ottiene un minimo miglioramento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Signora Presidente, anch'io chiedo di sottoscrivere questo subemendamento. Sarà l'unico voto favorevole del Movimento 5 Stelle perché è un subemendamento che parla di regole ed è quello che noi abbiamo chiesto dal primo momento, la Sottosegretaria se ne ricorderà.

In Commissione, siamo stati i primi a dire di mettere delle regole e quegli emendamenti sono stati bocciati: si ricorderà, Sottosegretaria. Per fortuna poi li avete approvati, però non è giusto e non è logico partire con una legge che non abbia dei requisiti. Mi chiedo per quale motivo si vuole bocciare questo subemendamento che fissa una regola e che dice “previa valutazione di una commissione costituita presso il Ministero della Cultura”; non presso il mercato ortofrutticolo, ma presso il Ministero della Cultura.

Noi vogliamo spogliare anche il Ministero della capacità e della possibilità di decidere quale teatro può diventare monumento nazionale. Allora, a me sembra che questa maggioranza, su leggi che davvero potevano essere portate avanti all'unanimità - perché su questi argomenti siamo tutti concordi - voglia correre da sola per far vedere quanto è brava, salvo poi doverci ripensare per strada e aggiungere emendamenti e regole che non aveva previsto.

Tutto ciò solo per poter dire: “Avete visto? Abbiamo fatto i monumenti nazionali anche noi”.

È triste che su argomenti che possono unire la maggioranza e l'opposizione lavorino in maniera separata e riducano questo Parlamento - così come detto dall'onorevole Richetti poco fa - a pulsantiere che eseguono ordini che arrivano dall'alto. Sarebbe bello, sarebbe giusto confrontarsi sulle cose, parlarne e avere un minimo di capacità di farsi convincere o di convincere di questa o di quella ragione o di quell'indirizzo. Invece, vedo che quest'Aula è presa dalle proprie cose - chi è al telefonino, chi parla con il collega - e, ormai, in quest'Aula non si ascolta più quello che si dice. Avrei potuto fare un intervento parlando del nulla, usando un grammelot, e nessuno se ne sarebbe accorto, Presidente, perché in quest'Aula non si ascolta, si esegue quello che arriva dall'alto. È un Parlamento svuotato totalmente di quello che dovrebbe essere il compito primario: decidere in accordo totale sulle cose che possono fare bene alla Nazione, invece che ai singoli parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto a favore di Alleanza Verdi e Sinistra su questo subemendamento. Noi crediamo, oggi, di dover manifestare un certo imbarazzo sia per come è andata la discussione su questa proposta di legge sia per l'esito finale che, alla fine, vede una lunghissima lista di teatri dichiarati monumento nazionale - quasi tutti quelli che hanno i requisiti - e questo, in qualche modo, svilisce anche un po' la portata dell'onorificenza. Forse, sarebbe stato meglio fare in modo che la proposta di legge contenesse solo l'emendamento 1.511 della Commissione, con questo subemendamento della collega Manzi perché, così facendo, avremmo individuato dei criteri e, poi, avremmo lasciato alla valutazione di una commissione costituita presso il Ministero della Cultura le specifiche scelte. Purtroppo così non si è voluto fare. Noi avevamo chiesto, fin dall'inizio, in Commissione di fare un percorso diverso. Però chiederei, comunque, alla maggioranza di non votare in maniera contraria su questo subemendamento, perché stabilisce l'esistenza di una commissione, di cui evidentemente c'è bisogno, per evitare che si proceda come si è proceduto in questa legge, cioè allungando liste in maniera arbitraria, mai esaustiva e senza tenere conto dell'importanza, anche storica, dei singoli teatri e della loro specificità rispetto al territorio, agli avvenimenti e agli eventi storici che sul territorio ci sono stati. Per cui, noi voteremo a favore e facciamo appello a tutti a fare lo stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche noi voteremo a favore di questo subemendamento di un provvedimento del quale, già nella scorsa seduta, avevamo tentato di individuare una genesi un pochino complicata e di trovare anche delle soluzioni per evitare il ripetersi di una procedura che, obiettivamente, non è, anche esteticamente, apprezzabile.

Mi meraviglio che il presidente della Commissione e anche il Governo non siano favorevoli a questo subemendamento perché, tra l'altro, trasferisce la competenza non a un'istituzione in questo momento occupata dall'opposizione ma la trasferisce al Ministero e, quindi, a chi attualmente si trova lì. Ovviamente, speriamo che, presto, chi è lì non ci sia più e ci sia qualcun altro, ma non è una cosa che accadrà domani mattina. Comunque, la ratio è fare in modo che queste decisioni, anziché transitare in Parlamento, dando l'idea di una sorta di suk, possano andare direttamente a trovare composizione in un organo deputato a farlo, che ha le competenze per farlo, che ha la struttura per farlo e dovrebbe avere anche una natura imparziale nel farlo, che si basi, per l'appunto, su criteri che hanno un loro senso e non sono appesi al desiderio di questo o di quell'altro.

Mi stupisce il fatto che sia il presidente della Commissione sia il Governo non siano favorevoli a questo subemendamento. Suggerirei un surplus di approfondimento, perché penso che sarebbe utile alla causa.

Non si preoccupi, Presidente, se si ascolta o non si ascolta non cambia niente, il risultato, lo sappiamo, è lo stesso.

Dicevo che sarebbe utile alla causa. Almeno, rimarrà agli atti per i nostri nipoti, pronipoti e per quelli che verranno dopo che qualcuno ha cercato di suggerire al Governo di fare qualcosa che vada nelle competenze dell'attuale Governo per evitare quello che si è prodotto in quest'Aula e che, sicuramente, poteva essere gestito meglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, il subemendamento 0.1.511.1 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'emendamento 1.511 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 2 - Testo unificato - A.C. 982-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Sull'emendamento 2.1 Orrico, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Conforme al parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 14)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame degli ordini del giorno - Testo unificato - A.C. 982-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Poiché sono in arrivo gli ultimi ordini del giorno, al fine di consentire l'istruttoria degli uffici e del Governo, sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 14,10.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 14,15.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/1 Caso, il Governo esprime parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/2 La Salandra, il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di intervenire”, espungendo le parole da: “nell'ambito” a “nonché” e, di seguito, “compatibilmente con le risorse di finanza pubblica, ad avviare una campagna nazionale di comunicazione, finalizzata a una maggiore coscienza comune del patrimonio culturale, monumentale, locale e nazionale, diretta a sensibilizzare le istituzioni locali e significativamente i comuni e così l'opinione pubblica, affinché vengano avviate iniziative organiche per la valorizzazione e la conoscenza dei patrimoni culturali della città”.

Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/3 Mollicone, il Governo esprime parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/4 Gnassi, espunte le premesse, il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, fatti salvi i criteri del disegno di legge in corso di approvazione, di riconoscere (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/5 Gianassi il Governo, espunte le premesse, esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, fatti salvi i criteri del disegno di legge in corso di approvazione, di riconoscere (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/6 Ghirra, il Governo esprime parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/7 Cannata, il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, fatti salvi i criteri del disegno di legge in corso di approvazione, di riconoscere quale monumento nazionale (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/8 Pellicini, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, fatti salvi i criteri del disegno di legge in corso di approvazione, di riconoscere quale monumento nazionale il Teatro Sociale di Luino”. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/9 Lancellotta, il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, fatti salvi i criteri del disegno di legge in corso di approvazione, di riconoscere quale monumento nazionale (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/10 Cavo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, fatti salvi i criteri del disegno di legge in corso di approvazione, di riconoscere quale monumento nazionale il teatro Gustavo Modena di Genova”. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/11 Ciancitto, il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, fatti salvi i criteri del disegno di legge in corso di approvazione, di riconoscere quale monumento nazionale il Teatro Bellini di Adrano”.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/982-A/1 Caso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Non mi sorprende il parere contrario su quest'ordine del giorno con cui - così come già avevamo fatto durante la discussione di questa proposta di legge -, come MoVimento 5 Stelle, cercavamo semplicemente di dare un po' di serietà alla situazione grottesca che si è venuta a creare con questa proposta di legge.

Giusto per fare un recap veloce, si decide di dare il titolo di monumento nazionale ad alcuni teatri e, quindi, si apre un po' il “mercato delle vacche” - chiamiamolo così -, quindi, qualsiasi città abbia un deputato o un senatore può vantare la possibilità di dare il titolo di monumento nazionale al teatro in loco.

Il MoVimento 5 Stelle, fin da subito, non si è prestato a questo mercato, a questo gioco e, quindi, ha agito in un modo specifico, presentando alcuni emendamenti che - almeno quelli -, fortunatamente, sono stati recepiti nei commi 3 e 4 della proposta di legge, proprio per evitare che passasse la narrazione per cui un teatro è degno di essere monumento nazionale solo se, nel suo collegio, è stato eletto Tizio o Caio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Abbiamo voluto tracciare una strada con regole oggettive e trasparenti, in base alle quali qualsiasi teatro in Italia, che rispetti determinati requisiti stabiliti da una commissione ad hoc presso il Ministero, possa candidarsi - semplicemente quello -, senza il bisogno del parlamentare amico. Quest'ordine del giorno va nella stessa direzione. Però ci troviamo in una situazione assurda ancora una volta, dopo la pantomima fatta nelle sedute precedenti, in cui la proposta è dovuta ritornare in Commissione. Ora ci troviamo davanti a un parere contrario del Governo a un ordine del giorno come questo, in cui semplicemente si chiede che, una volta dato il titolo di monumento nazionale al teatro X o Y, la destinazione di quel teatro rimanga quella. Intanto, si esprime un parere contrario su quest'ordine del giorno, che continua a voler dare semplicemente regole e un po' di senso a una norma, mentre poi vengono espressi pareri favorevoli, con lievi riformulazioni, su tutti gli ordini del giorno che continuano nel gioco di segnalare una cosa, piuttosto che un'altra. Quindi, fino alla fine, questo Governo si è dimostrato ridicolo su quest'ordine del giorno.

Arrivo alla conclusione, Presidente, con un suggerimento, che magari può essere accolto per i prossimi atti. Magari possiamo suggerire a tutti i teatri italiani che diventeranno monumento nazionale di mettere su un'opera diffusa che potremmo chiamare “marchettopoli”, la storia di come i teatri italiani sono diventati monumento nazionale, perché questo si è fatto e non è assolutamente degno di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/982-A/1 Caso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/2 La Salandra, c'è un parere favorevole previa riformulazione, che viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/3 Mollicone, c'è un parere favorevole, va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/4 Gnassi, c'è un parere favorevole, previa riformulazione, che viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/5 Gianassi, c'è un parere favorevole, previa riformulazione, che viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/982-A/6 Ghirra, c'è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Il parere contrario su quest'ordine del giorno è davvero assurdo. L'abbiamo già detto durante il dibattito sul provvedimento che questo era una bandierina da puntare su alcuni teatri, escludendone tanti altri, ma che non c'è stato alcun investimento, né per riqualificarli o valorizzarli, né per tutelare le politiche culturali che si svolgono all'interno dei teatri, né tantomeno le lavoratrici e i lavoratori.

Sappiamo bene che in Italia ci sono circa 1.200 teatri - alcuni fanno rassegna, alcuni fanno sperimentazioni - e che ci sono tantissime lavoratrici e lavoratori che sono specializzati e altamente qualificati, ma che continuano a essere precari, con retribuzioni molto basse, che sono insufficienti a condurre una vita dignitosa in un Paese in cui i costi continuano a crescere. Parliamo di una retribuzione annua di poco più di 11.000 euro, con 96 giornate retribuite e soprattutto di politiche che non riconoscono agli operatori del teatro un'indennità per i periodi di inattività in cui, pur non essendoci spettacoli dal vivo, i professionisti si preparano a mettere in scena nuovi spettacoli. Anche per com'è stata pensata, l'indennità di discontinuità non è accessibile a un'adeguata platea di lavoratrici e di lavoratori e soprattutto non dà adeguate garanzie economiche.

Noi con quest'ordine del giorno chiediamo una cosa semplicissima, che il Governo si impegni a investire adeguate risorse per sviluppare le politiche culturali nel nostro Paese per lo spettacolo dal vivo, per il teatro di tradizione e per quello sperimentale, dando garanzia alle lavoratrici e ai lavoratori del settore di avere adeguati strumenti di welfare per poter continuare a esercitare la propria professione, ma, soprattutto, per poter vivere degnamente in questo Paese.

Questo parere negativo è davvero incomprensibile, pertanto mi sarei aspettata quantomeno un accoglimento come raccomandazione anche perché chiediamo delle cose che sono del tutto banali in un Paese che dovrebbe investire in cultura, che vuole promuovere la propria figura anche a livello internazionale attraverso le politiche culturali. Che non si voglia investire adeguatamente è del tutto inaccettabile. Quindi, Presidente, chiedo, se sia possibile, di accantonare quest' ordine del giorno e rivedere il parere per dare adeguate risposte a un mondo che è in sofferenza e che dovrebbe essere valorizzato da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Chiedo al Governo il parere in ordine alla richiesta di accantonamento.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. No, Presidente. Resta il parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere, a nome del gruppo del Partito Democratico, quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Bene. L'onorevole Grippo sottoscrive l'ordine del giorno. Onorevole, a nome suo o del gruppo?

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Di tutto il gruppo, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/982-A/6 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/982-A/7 Cannata: parere favorevole previa riformulazione. Onorevole Cannata, accetta? Sì, bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/982-A/8 Pellicini: parere favorevole previa riformulazione. Onorevole Pellicini, accetta? Sì, bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/982-A/9 Lancellotta: parere favorevole previa riformulazione. Onorevole Lancellotta, accetta? Sì, bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/982-A/10 Cavo: parere favorevole previa riformulazione. Onorevole Cavo, accetta?

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Accetto la riformulazione, Presidente.

PRESIDENTE. Bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/982-A/11 Ciancitto: parere favorevole previa riformulazione. Onorevole Ciancitto, accetta? Sì, bene. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Sospendo l'esame del provvedimento, che riprenderà a partire dalle ore 16,15 per le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare e il Ministro delle Imprese e del made in Italy.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche in considerazione della diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza volte ad un rapido ripristino delle barriere antirumore sui tratti cittadini genovesi delle autostrade A7 e A10 - n. 3-01113)

PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01113 (Vedi l'allegato A).

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, questa è una storia che parte nel 2019 a seguito di un filone d'indagine sulla tragedia del ponte Morandi, con oltre 13 chilometri di barriere antirumore che vengono rimosse perché considerate non conformi dal punto di vista della sicurezza sulle autostrade liguri e, in particolare, nei dintorni di Genova.

Ecco, siamo nel 2024, di questi chilometri che dovevano essere reinstallati ad oggi ne risulta installato solo uno.

Quindi, le chiediamo quali azioni intenda intraprendere per velocizzare queste opere e, soprattutto, per aggiornare i cittadini e i comitati rispetto a tempistiche certe per ritornare ad avere le barriere antirumore.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio per la concretezza e la chiarezza del quesito, che affronta un tema di particolare importanza, non solo, in Liguria, ma in tutta Italia, quale la messa in sicurezza delle nostre infrastrutture e, in particolare, la riqualificazione delle barriere antirumore per adeguare i livelli delle prestazioni alle più recenti norme tecniche.

Sul tema da lei sollevato, Autostrade per l'Italia ha in corso un piano di adeguamento nel quale rientrano gli interventi sulla rete autostradale ligure per circa 39 chilometri.

Dal momento del mio insediamento, ho chiesto al concessionario le ragioni dei ritardi da lei lamentati in Liguria, dovuti alle caratteristiche di queste tratte autostradali caratterizzate da elevati livelli di traffico, da ridotte dimensioni della piattaforma autostradale e da una forte presenza di ponti e viadotti. Nell'ultimo anno, il 2023, abbiamo dato un significativo impulso per sbloccare la situazione perché la condizione vissuta dai cittadini di Genova - e, oggi, le altre due interrogazioni sulla diga di Genova vanno a ben rappresentare una terra straordinaria, ma molto complessa dal punto di vista logistico e infrastrutturale - rappresenta un disagio assolutamente insostenibile, considerato che attendono queste barriere, come lei ricordava, dal 2019.

Mi sono attivato già da tempo con il gestore per chiedere tempestivamente il ripristino di un clima acustico adeguato, nonché l'invio di un cronoprogramma di dettaglio degli interventi di ricollocazione delle barriere.

Il 26 ottobre 2023, Autostrade per l'Italia ha presentato l'aggiornamento del programma, sviluppato sulla base di priorità di intervento che hanno tenuto conto delle criticità acustiche maggiormente rilevanti e degli esposti presentati dalla popolazione.

Abbiamo, inoltre, attivato presso il Ministero un tavolo di lavoro sulla programmazione e sul monitoraggio dei cantieri sulla rete autostradale ligure per una gestione tempestiva e funzionale di eventuali situazione di criticità. Ricordo, ad esempio, visto che anche in quest'Aula ci sono state diverse interrogazioni, l'armonizzazione delle attività di ricollocazione delle barriere con gli altri cantieri già previsti.

Ho chiesto un aggiornamento al concessionario sugli interventi previsti dal cronoprogramma presentato a ottobre 2023, da cui risulta che sarebbero, anzi, non sarebbero, ma sono conclusi i lavori sul viadotto Torbella, sono in esecuzione i lavori sulle rampe 1, 7 e 8 del nodo Aeroporto-Autostrada A10 e sul tratto di A7 nel comune di Bolzaneto, che saranno completati entro il secondo trimestre del 2024, e sono stati avviati i lavori sul viadotto San Pietro in A10.

Entro il corrente anno 2024, la società conta di risolvere le situazioni di maggiore impatto e stiamo perfezionando una procedura per rendere più celere il ripristino delle protezioni acustiche sulla città di Genova. Stiamo investendo risorse importanti per il suo rilancio, perché è una città che ha sofferto, si è rialzata e merita tutto.

PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di replicare.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Ministro, anche per questo preciso resoconto e per aver sollecitato il concessionario. Dietro queste storie ci sono tante famiglie e tanti cittadini che si trovano in una duplice difficoltà: la prima è quella di trovarsi le proprie finestre di casa davanti a un'autostrada senza barriera e, quindi, c'è un dato relativo al fattore acustico. L'ARPA ha fatto più indagini. Le difficoltà sono tante: c'è quella dell'inquinamento atmosferico dovuto alle polveri sottili che evidentemente ci sono, ma c'è anche un danno economico per queste case, che hanno un valore e, se tolgo una barriera davanti, non ce l'hanno più da quando non c'è. Questi cittadini non chiedono indennizzi, nonostante siano stati completamente abbandonati, perché non c'è indennizzo che possa compensarli. Chiedono semplicemente le barriere.

Lei ha detto bene: c'è un piano delle opere, che vediamo ormai da qualche anno e che ogni anno viene stravolto e rimandato. È fatto di rinvii e di scuse; i cittadini vogliono solo le loro barriere e lei deve garantirci che ci metterà maggiore attenzione e maggior controllo. In questo piano le ultime barriere verranno installate nel 2028, a 10 anni dalla rimozione. Se per fare 10 chilometri di barriere ci impieghiamo 10 anni, immagino quanto ci impiegheremo a costruire il suo ponte sullo Stretto: se questi sono i tempi, penso che lo vedremo fra 150 anni.

Allora, credo che bisogna dare attenzione, perché davvero la storia di queste famiglie è pazzesca e chiudo solo con l'ultima osservazione. Visto che questo è un filone della tragedia avvenuta sul ponte Morandi, anche a seguito di quelle oltre 40 vite perdute, questi cittadini si sono costituiti parte civile nel processo, attraverso il Comitato barriere ligure e attraverso Assoutenti. Non hanno avuto neanche la soddisfazione di essere accettati come parte civile, perché si sono costituiti dopo la tragedia, come se bisognasse costituire un comitato prima di una tragedia per essere parte civile. Io credo che questi cittadini siano “cornuti e mazziati”. Aspettano solo una risposta e aspettano che lei ci metta davvero tanta attenzione e dia risposte concrete e un cronoprogramma che venga rispettato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative di competenza per l'adozione da parte della Commissione europea di un parere motivato nei confronti dell'Austria circa le limitazioni di transito sull'asse del Brennero - n. 3-01114)

PRESIDENTE. L'onorevole Raimondo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01114 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

CARMINE FABIO RAIMONDO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'Austria, in maniera del tutto unilaterale, continua a imporre limitazioni di transito sull'asse del Brennero che penalizzano gravemente la nostra economia, causando danni diretti e indiretti per oltre 2 miliardi di euro.

Lo scorso febbraio l'Italia, giustamente, ha chiesto l'avvio di una procedura di infrazione contro l'Austria e le associazioni del settore dell'autotrasporto e della logistica hanno espresso il loro pieno appoggio alla richiesta del Governo italiano.

Si tratta di divieti che mettono in discussione la libera circolazione delle merci e l'equa concorrenza del mercato, che sono princìpi cardine dell'Unione europea, e a nulla valgono le motivazioni di natura ambientale, perché le limitazioni sembrerebbero non sussistere per il traffico da e verso il Tirolo.

Signor Ministro, chiediamo quali altre iniziative il Governo intenda intraprendere per indurre la Commissione europea ad adottare un parere motivato che inviti l'Austria a rimuovere i divieti tirolesi sull'asse del Brennero.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio l'interrogante perché mi permette di dare un aggiornamento puntuale e concreto su un dossier importante che abbiamo preso in mano sin dal giorno dell'insediamento nell'ottobre 2022. Ho considerato, infatti, assolutamente prioritaria la questione della rimozione dei divieti di transito sull'asse del Brennero, che creano caos, traffico, inquinamento, code e concorrenza sleale da parte di un Paese nei confronti di tutti gli altri cittadini dell'Unione europea. Ho segnalato l'urgenza della questione alla Commissione europea e ho provato in tutti i modi a trovare una soluzione negoziata con il Governo austriaco.

In occasione del Consiglio trasporti in Lussemburgo, insieme al collega tedesco Wissing, visto che su questo il Governo italiano ha costruito una solida alleanza internazionale, ho sollevato il tema, raccogliendo il sostegno di altri Paesi membri. I risultati da parte austriaca sono stati pari a zero.

I divieti unilaterali sono inaccettabili e insostenibili, perché bloccano il principale asse di collegamento tra Nord e Sud Europa, un'infrastruttura essenziale per l'autonomia strategica dell'intera Unione europea.

A fronte dell'inerzia della Commissione pluriennale - e vergognosa - e dell'intransigente posizione austriaca, dopo 4 anni di attesa di una soluzione negoziata, che non è arrivata, insieme al Presidente Meloni, al Ministro Fitto e agli altri Ministri competenti abbiamo, quindi, deciso, per la prima volta nella storia, di attivare formalmente la procedura prevista dall'articolo 259 del Trattato istitutivo dell'Unione europea. Un gesto forte e inusuale ma necessario, che ci ha chiesto tutta la comunità economica e sindacale altoatesina.

La procedura prevede un'audizione in contraddittorio davanti alla Commissione che si terrà già il prossimo 8 aprile (quindi, parliamo della settimana prossima).

Abbiamo predisposto un corposo dossier che raccoglie e analizza tutti i dati scientifici, ambientali ed economici che dimostrano l'infondatezza, l'arroganza e l'ingiustizia della scelta austriaca. Entro il 15 maggio la Commissione dovrà decidere se adottare o meno un parere motivato. Pertanto, nel prossimo mese sapremo se la Commissione europea vorrà finalmente, come uno dei suoi ultimi atti, rendere giustizia agli autotrasportatori e ai cittadini italiani. Indipendentemente dalla decisione o meno della Commissione europea, l'Italia potrà, comunque, decidere, dopo il prossimo 15 maggio, se ricorrere o meno alla Corte. È la prima volta che l'Italia utilizza questo strumento, per cui appare difficile dire quali saranno gli esiti dell'audizione e la decisione della Commissione o della Corte.

Ci aspettiamo - e concludo - a nome del popolo italiano e dei popoli europei che i diritti di tutti gli operatori economici vengano finalmente rispettati e a Bruxelles dovranno scegliere se siamo in una comunità di uguali o in un'unione economica al servizio degli interessi e delle lobby di alcuni.

PRESIDENTE. L'onorevole Giovine ha facoltà di replicare.

SILVIO GIOVINE (FDI). Grazie, Presidente, ma grazie soprattutto al Ministro Salvini per la risposta che riteniamo assolutamente esaustiva, una risposta che ci conforta, che conferma l'impegno del Governo Meloni su un tema che ha destato e continua, ahinoi, a destare forte preoccupazione. Non è un caso in effetti, come ha giustamente ricordato lei, che l'Italia per la prima volta abbia chiesto di ricorrere all'articolo 259 del Trattato e non è un caso neppure il fatto che tutto il panorama delle associazioni di categoria degli autotrasportatori, piuttosto che della logistica, sia stato molto deciso a sostenere questa iniziativa del Governo Meloni. L'abbiamo ricordato prima: questa è una situazione che va a ledere di fatto l'equa concorrenza che mina la libertà di circolazione delle merci e che sta colpendo in modo veramente pesante l'import e l'export della macroregione del Nord-Est.

Peraltro, siamo vicini a un mese, che potrebbe essere esiziale per i nostri autotrasportatori, quello di maggio, dove si aggiungeranno, ai limiti già imposti dallo stop alla circolazione, anche le 15 date dei dosaggi, anche quelli imposti. Abbiamo un problema contingente che riguarda il ponte di Lueg, subito dopo il Brennero, che da oggi al 13 aprile sarà chiuso e avrà aperta solo una corsia in direzione Sud. Quindi, noi veramente siamo confortati dalla risolutezza delle sue parole e attendiamo con fiducia l'8 aprile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza per la realizzazione di un piano di investimenti in infrastrutture strategiche e sistemi di trasporto efficienti per la Basilicata - n. 3-01115)

PRESIDENTE. L'onorevole Furgiuele ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maccanti ed altri n. 3-01115 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, è fondamentale sviluppare una mobilità delle merci e dei trasporti che sia efficace ed efficiente ma soprattutto capace di dare un contributo alla crescita dei territori del Mezzogiorno d'Italia, come, per esempio, la Basilicata, che da troppo tempo sconta un inaccettabile isolamento. La velocità nella realizzazione dei collegamenti per le merci e per le persone è fondamentale per dare anche competitività alle attività imprenditoriali. Per questo il 25 per cento del Fondo di sviluppo e coesione, sottoscritto fra il Governo e la regione, è destinato proprio ai trasporti. Sono molte le opere che sono attese da quei territori. Ricordo la realizzazione della variante nelle gallerie di Acquafredda e di Cersuta di Maratea, opere che vanno ulteriormente incrementate dal punto di vista degli investimenti. Poi ci sono i collegamenti alle reti stradali e ferroviarie nazionali dal punto di vista, per esempio, del collegamento Murgia-Pollino.

Le chiedo se e quali iniziative intenda intraprendere per realizzare un piano di investimenti nelle infrastrutture per quei territori.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito che mi consente di ribadire l'impegno di questi mesi assunto dal Ministero delle Infrastrutture, che ho l'onore di accompagnare, per dare risposte concrete a una regione del Mezzogiorno con grandi potenzialità, qual è la regione Basilicata. Ricordo solo alcuni dei tanti interventi che stiamo facendo avanzare, progettando o accelerando, che riguardano strade, ferrovie e infrastrutture strategiche.

Per quanto attiene alle infrastrutture stradali in primis sono programmati interventi per circa 2,8 miliardi di euro solo per la regione Basilicata, di cui 867 milioni in manutenzioni programmate e 1 miliardo e 900 milioni di nuove opere. In particolare, saranno completati entro quest'anno: il primo lotto della statale 655 Bradanica, da lei accennata, del valore di 77 milioni di euro, con termine dei lavori previsto entro l'estate; i lavori di messa in sicurezza del tratto Potenza-Melfi della statale 658, del valore di 15 milioni di euro, che saranno completati entro il giugno di quest'anno. Questi due interventi si aggiungono alla variante Tito-Brienza, del valore di 108 milioni di euro, che ho avuto l'onore di inaugurare come lavori nel febbraio scorso.

Per quanto riguarda, inoltre, la frana che si è verificata nel novembre 2022 sulla statale 18 a Maratea, ANAS è da tempo al lavoro con il commissario per la realizzazione di un bypass e per la riapertura temporanea della strada esistente con, ovviamente, alcune tassative prescrizioni e misure di sicurezza in vista della stagione estiva.

Grazie al nuovo contratto di programma 2021-2025 deliberato dal CIPESS il 21 marzo sono state avviate le attività di progettazione della Murgia-Pollino e dell'itinerario Salerno-Potenza-Bari. Dalle strade alle infrastrutture ferroviarie, segnalo gli investimenti che saranno completati entro il 2026, come da programma PNRR: la Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto (investimento di 396 milioni di euro) e la linea Ferrandina-Matera La Martella (investimento di 429 milioni di euro), attesa da tempo, oggi in corso di esecuzione, mentre stiamo parlando.

Entro il 2028 saranno inoltre completati i lavori di ammodernamento della linea ferroviaria Potenza-Foggia ed è inoltre in fase di progettazione il potenziamento dell'attuale stazione merci di San Nicola di Melfi. Aggiungiamo altri 16 milioni di euro per il trasporto pubblico locale e rinnovo del parco mezzi, 130 milioni per le infrastrutture idriche e la lotta alla dispersione idrica solo in Basilicata e altri 15 milioni per i piani di rigenerazione urbana.

Taglio altri numeri, ma spero che a quest'Aula e ai cittadini lucani che ci seguono da casa sia chiaro l'impegno che il Governo e il Ministero stanno mettendo per recuperare anni di dimenticanza che ha subito questa splendida terra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Furgiuele ha facoltà di replicare.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua risposta esaustiva e circostanziata rispetto alle criticità che le avevo poc'anzi sottoposto, all'isolamento infrastrutturale della Basilicata. Credo che la strada intrapresa dal Governo, dalla sua azione ministeriale vada nella direzione di riprendere quei progetti e quelle opere che a dir poco erano stati archiviati. Il tutto in coerenza con quella che è una vera e propria offensiva infrastrutturale che il Governo, soprattutto per suo tramite, sta portando avanti contro decenni di immobilismo.

E tutto questo in pochissimo tempo, perché dobbiamo ricordare che dall'inizio di questo Governo è passato soltanto poco più di un anno e mezzo. Le cose sono cambiate: oggi ci troviamo di fronte a un Governo che, per suo tramite, porta avanti la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, un'opera di respiro europeo. Ci troviamo di fronte a ingenti investimenti sulla velocizzazione, sulla rete ferrata, per il Mezzogiorno d'Italia, per il miglioramento dell'alta capacità in Sicilia.

Ci troviamo di fronte a investimenti veri, concreti, su cui tante persone, tanti politici del passato si erano riempiti la bocca, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, come la copertura integrale degli investimenti sulla 106, che serve anche per dare dignità alla Basilicata, per dare dignità alla Calabria. Insomma, c'è molta attenzione soprattutto per il Mezzogiorno d'Italia. Più investimenti, più competitività e, soprattutto, voglia di far crescere un territorio senza il quale non può crescere l'Italia.

Signor Ministro, complimenti, continui così tra tante difficoltà, tra tante perdite di tempo a cui vorrebbero sottoporla uomini e donne delle opposizioni, del centrosinistra. Lei ha con sé il suo popolo, la sua comunità politica e, soprattutto, il benestare di tanti cittadini di tutta Italia che stanno apprezzando sempre di più il suo buonsenso e la sua voglia di fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza volte ad assicurare una rapida realizzazione della Nuova diga foranea di Genova - n. 3-01116)

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01116 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la Nuova diga foranea di Genova rientra già nel Programma straordinario per la ripresa del porto di Genova, prevista in un decreto-legge del 2018.

È stata finanziata con legge del 2021, quella che ha istituito il Fondo complementare al PNRR. Nel maggio 2022 il progetto della diga foranea è stato approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. Nel novembre 2022 il commissario straordinario del porto ha sottoscritto il contratto con i rappresentanti del consorzio PerGenova Breakwater. Ora apprendiamo, notizia ovviamente diffusa, che una delibera di Anac contesta, sostanzialmente, sette profili di criticità per le procedure tecniche adottate nell'assegnazione di gara. Siamo a chiederle quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare la realizzazione in tempi brevi della diga quale opera infrastrutturale di rilevanza strategica per Genova e per lo sviluppo economico dell'intero Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie per la domanda, e la risposta interessa ai cittadini genovesi e liguri, ma all'intero sistema economico italiano, perché la diga di Genova è fondamentale, si farà e rappresenterà uno snodo fondamentale per creare ulteriore lavoro e ricchezza in un territorio straordinario come quello del Nord-Ovest. Mi sento di rassicurare gli interroganti, lei ha fatto una precisa cronistoria. L'opera prosegue e proseguirà nel pieno rispetto del cronoprogramma, tanto che nel mese di maggio avverrà la posa del primo cassone in mare. Ad oggi il termine dei lavori è previsto nei tempi contrattuali, in coerenza con le disposizioni di legge vigenti che hanno individuato l'opera come strategica per il Paese. Ricordo anche che all'opera si applicano procedure semplificate volte all'accelerazione della sua realizzazione, già previste con il decreto-legge n. 77 del 2021, e al rispetto delle milestone relative alle opere del Fondo complementare al PNRR. Per quanto attiene alle lavorazioni già realizzate - veniamo ai numeri - rappresento che si è giunti a un avanzamento del 48 per cento della posa in opera della ghiaia sul fondale della nuova diga, con conclusione prevista per ottobre 2024. Per quanto riguarda il campo prova 1 sono state completate le 852 colonne previste nel progetto ed è attualmente in corso il monitoraggio dei cedimenti, che sarà completato entro luglio di quest'anno. Per il campo prova 2 sono state eseguite 1.027 delle 2.665 colonne previste, mentre il sistema di monitoraggio dei cedimenti sarà completato entro l'agosto sempre di quest'anno. Infine, presso il bacino portuale di Vado Ligure è stata completata la prefabbricazione dei quattro cassoni destinati alla realizzazione del pennello provvisorio di protezione dell'area di cantiere ed entro fine maggio si stima la posa del primo cassone. Ricordo, tra l'altro, che la delibera dell'Anac non interrompe i lavori, tanto che la stessa Anac chiede di essere informata sullo stato di avanzamento degli stessi lavori. Non abbiamo nessuna evidenza di indagini di natura giudiziaria, né di natura penale, né contabile, e la stessa Anac non ha dato conto di alcuna informativa o trasmissione della delibera ad altri organi giudiziari. Quanto al tema della concorrenza, nella scelta dell'impresa esecutrice è doveroso precisare che il tutto si è svolto secondo logiche di assoluta trasparenza. Vi è stata una procedura di gara negoziata senza bando sulla base di un avviso pubblico pubblicato sia sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea che sulla Gazzetta italiana. Le offerte pervenute sono state esaminate da una commissione terza, composta da esperti e professori universitari. L'impresa aggiudicataria ha raggiunto un punteggio tecnico più elevato, oltre ad avere offerto un maggiore ribasso d'asta. La nuova diga di Genova permetterà a grandi navi di portare container, lavoratori e ricchezza a Genova, alla Liguria e all'Italia intera, quindi il nostro obiettivo, mio, come Ministro, e di questo Governo, è di completare i lavori nei tempi prestabiliti.

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Ministro, per questa risposta che ovviamente ci soddisfa, lo dico a nome del gruppo di Noi Moderati, lo dico anche come parlamentare ligure e genovese, ribadendo, ovviamente, la strategicità che questa opera ha per Genova, per la Liguria, per il sistema portuale genovese, ma per l'Italia intera e per lo sviluppo di questo Paese. La ringrazio per la prima frase che ha detto, cioè che questa diga si farà. Lo ha detto in maniera chiara e ha tracciato un cronoprogramma che sostanzialmente viene confermato, ribadendo che l'informativa di Anac non blocca, sostanzialmente, le tempistiche che sono state date per questa importante realizzazione. Ha dato delle notizie importanti, il fatto che c'è sicuramente questa informativa, che però, appunto, non si frappone alla realizzazione dell'opera. Noi siamo con lei, siamo per la realizzazione dell'opera, siamo per la realizzazione delle infrastrutture. Noi siamo con lei, siamo quelli del “sì”. Siamo perché il risultato superi la burocrazia, superi i cavilli, siamo perché prevalga la sostanza sui vizi di forma, siamo perché la collaborazione superi i ricorsi e superi gli stalli. Quindi, andiamo avanti con questo cronoprogramma. Il fatto che, già nel mese di maggio, ci sia la posa del primo cassone è sicuramente un segnale importante, così come altre notizie che ci ha dato, il fatto che non ci sia agli atti neanche un'informativa a organi giudiziari e i criteri di trasparenza, che ha ribadito, sono stati rispettati. È un'opera che servirà per consentire alle grandi navi di portare i container, servirà per implementare lo sviluppo del nostro Paese e per permettere una recettività, che, in questo momento, altrimenti, il porto di Genova non avrebbe e non garantirebbe i traffici all'Italia intera. Grazie, Ministro, per le notizie che ci ha dato e continuiamo, ovviamente, insieme su questa linea, che è una linea di efficienza e di concretezza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Iniziative di competenza volte a garantire la realizzazione della Nuova diga foranea di Genova in relazione ai tempi e alle risorse previsti dal PNRR - n. 3-01117)

PRESIDENTE. La deputata Ghio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Orlando ed altri n. 3-01117 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Torniamo sul tema della diga di Genova, poiché le rassicurazioni non rispondono nel merito ai rilievi fatti da Anac. Anac ha confermato le contestazioni già sollevate in passato su questioni molto rilevanti, come l'assenza di motivazioni per la scelta della procedura negoziata senza bando di gara e l'applicazione del regime di deroga, perché, come rileva Anac, in questo caso non c'erano situazioni d'urgenza. In sostanza, emerge che chi ha realizzato le procedure, ha operato con forzature e illegittimità. E la situazione preoccupa proprio perché si tratta di un'opera che vogliamo portare avanti - la prima opera PNRR in Italia - e desta sconcerto per la mancanza di trasparenza e di correttezza nelle procedure che un progetto di questa entità richiederebbe. Mancanza che mette a rischio 1,3 miliardi di fondi PNRR, che si potrebbero perdere, oltre ad esporre il pubblico a risarcimenti milionari a carico della collettività. Chiediamo, quindi, al Ministro quali siano le valutazioni messe in campo per il rispetto dei tempi dell'opera per evitare risarcimenti milionari e la perdita dei fondi PNRR, che ne pregiudicherebbero la realizzazione.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio gli interroganti e mi ricollego e riprendo la risposta alla domanda precedente per completare la riflessione sulla diga di Genova e fornire elementi di ulteriore tranquillità, oltre a quelli già dati, circa il proseguimento dei lavori e la realizzazione di un'opera simbolo.

Parto da questo punto per sottolineare ai colleghi dell'opposizione che la diga di Genova è un progetto di cui si parla da anni e che ha avuto una condivisione assolutamente bipartisan. Ricordo che i primi finanziamenti sono stati, infatti, previsti da un Ministro del Partito Democratico, che mi ha preceduto, e che i precedenti Governi l'hanno individuata quale opera strategica di accessibilità, in ottica di rilancio e sviluppo, e che è stato il Governo Draghi a voler estendere l'intervento e le procedure accelerate previste per il PNRR. Non parliamo, quindi, di fondi PNRR, ma di procedure PNRR. In ogni caso, per il bene dell'Italia, che ha bisogno di infrastrutture moderne e all'avanguardia, non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno al progetto, anche quando eravamo all'opposizione. Seguendo i princìpi di concretezza e buon senso, il mio Ministero, da quando sono al MIT, ha fatto tutto il necessario per velocizzare l'iter di un intervento fondamentale per tutto il Paese, non solo per Genova e la Liguria.

In riferimento al quesito posto circa il rispetto dei tempi per la realizzazione dell'opera, ho già risposto nel precedente quesito: l'opera prosegue e proseguirà nel pieno rispetto del cronoprogramma previsto. Per quanto riguarda le risorse, allo stato attuale non si registrano incrementi di costo rispetto al valore inizialmente previsto, che era già di 1,3 miliardi di euro quale sommatoria di entrambe le fasi: 950 milioni per la fase A, oltre a 350 milioni per la fase B. In occasione del recente decreto-legge PNRR, abbiamo messo in sicurezza tale finanziamento, rimodulando le risorse assegnate alle due fasi per consentire il completamento dell'intera opera entro il 2026 e anticipare la realizzazione anche della fase B, originariamente non finanziata.

Ricordo una citazione: “La diga foranea di Genova è un'opera necessaria per il porto e per le sue prospettive di sviluppo, anche perché ho grande speranza che il Mediterraneo ritorni centrale nell'ambito dei traffici soprattutto relativi alle merci. (…) Tutti siamo desiderosi di veder realizzata quest'opera. (…) Bisogna volere le opere e siccome la diga la vogliono tutti, vogliamola! Il mio motto è: vogliamo la diga!”. Queste parole sono state pronunciate, appena quattro giorni fa, dall'onorevole Paola De Micheli, che mi ha preceduto al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti in un'intervista a Il Secolo XIX. Le sottoscrivo in pieno e aggiungo che serve questa, come servono altre dighe, penso alla diga di Vetto, servono nuovi ponti, porti e aeroporti più sicuri e moderni, a un Paese che cresce e che non vuole rimanere ostaggio dei professionisti del “no”. Quindi, la ringrazio e spero di avere dato, a lei e ai cittadini che ci stanno seguendo, delle rassicurazioni complete di costi, di tempi e di procedure.

PRESIDENTE. L'onorevole Orlando ha facoltà di replicare.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io non so se ho capito male, ma, evidentemente, Ministro, lei ha avuto un lapsus freudiano, perché ha detto: noi l'abbiamo sostenuta anche quando eravamo all'opposizione. Ma voi facevate parte del Governo che ha varato l'ultima stesura del PNRR! E comunque, anche se così non fosse, lei non ci ha rassicurato sul punto che noi abbiamo posto, che non è se si farà l'opera, che noi vogliamo tanto quanto lei.

La domanda è: le procedure di emergenza che sono state seguite porteranno a ulteriori complicazioni, oppure no? Non nei tempi, ma nel contenzioso. C'è stata già una pronuncia di fronte al TAR, che ha dato ragione parzialmente, pur non bloccando l'opera, agli altri soggetti che avevano partecipato a questa gara. In più, c'è la delibera dell'Anac.

Lei, rispetto al merito dei rilievi che sono stati sollevati, non ha dato alcuna risposta. Se non c'è una risposta, signor Ministro, quello che succede è questo: il soggetto aggiudicatario farà l'opera, magari rispettando anche i tempi, ma quelli che hanno partecipato e sono stati esclusi senza sufficienti ragioni, prenderanno dei soldi senza fare l'opera. Quindi, sostanzialmente, chi paga è Pantalone, sono i contribuenti. Noi rischiamo, sì, forse, di rispettare i tempi, ma, sicuramente, in questo scenario senza argomenti, di non rispettare le previsioni di spesa, tant'è che sono state aggiunte ulteriori risorse. E rispetto a questo, lei non ci ha tolto una pulce che ci ha messo nell'orecchio incredibilmente, non uno strenuo avversario di questa opera, ma il Ministro Crosetto, il quale, in un'intervista di novembre, ci diceva - e questo è un problema di carattere sostanziale -: ma ce la farà il solito soggetto a realizzare l'insieme di opere che oggi gravano su quella struttura imprenditoriale? A questa domanda noi non abbiamo avuto ancora una risposta. Naturalmente, io, tanto quanto lei, mi auguro di sì, ma, capisce che, se la domanda la fa un suo collega di Governo, in qualche modo, la risposta dev'essere un po' più forte di quella che ci ha dato oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Chiarimenti in merito all'esercizio dei poteri di cui al decreto legislativo n. 175 del 2016 sugli obiettivi strategici e sulle decisioni significative della società Stretto di Messina, anche con riferimento alle consulenze e all'affidamento di incarichi - n. 3-01118)

PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01118 (Vedi l'allegato A).

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, solo dopo un anno dall'approvazione del decreto sul ponte dello Stretto di Messina, lei ha firmato il decreto con cui si sarebbe dovuto esercitare il controllo sugli atti della società Stretto di Messina. Secondo l'Autorità nazionale anticorruzione, sono stati fatti, in questo periodo di tempo, affidamenti diretti dalla società Stretto di Messina per un valore totale di 4 milioni di euro, tra cui c'è un contratto di 120.000 euro all'ex capo ufficio stampa del presidente della regione Veneto, Zaia, di 80.000 euro all'ex commissario liquidatore della società Stretto di Messina e di 60.000 euro all'ex direttore della società Stretto di Messina, solo per citarne alcuni. Tutto ciò avviene mentre la società Stretto di Messina afferma di aver avviato le procedure di esproprio: cosa del tutto falsa, perché lei sa benissimo che le procedure di esproprio si affidano solo dopo l'approvazione del progetto definitivo e dopo l'approvazione di una Conferenza dei servizi.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio gli interroganti per l'ennesimo quesito sul tema ponte sullo Stretto di Messina, che mi consente, sempre nella massima trasparenza, di aggiornare quest'Aula sulle attività funzionali alla realizzazione dell'opera.

Parto dal quesito. La direttiva sul controllo analogo sulla società concessionaria Stretto di Messina è stato adottato lo scorso 2 febbraio e registrata dalla Corte dei conti. Nell'ambito del controllo analogo preventivo la direttiva pone l'obbligo in capo alla concessionaria di comunicare al MIT, almeno 20 giorni prima, informazioni sugli atti societari a carattere strategico e programmatici pluriennali, sugli atti di straordinaria amministrazione, sulle convenzioni, gli accordi e i contratti comunque denominati con soggetti pubblici e privati diversi dal Ministero aventi rilevanza strategica. La direttiva prevede, altresì, obblighi informativi successivi, in particolare, relativi all'avanzamento delle attività progettuali ed esecutive sul piano degli espropri. Gli atti e le attività soggetti a questo controllo preventivo e successivo sono stati individuati tenendo conto del vademecum proprio dell'Anac del 9 giugno 2022. Sulla base di tali linee guida, fin dalla fine della gestione liquidatoria, la società Stretto di Messina ha garantito al Ministero un costante aggiornamento sugli obiettivi strategici e sulle decisioni significative della società. Ricordo che questo e non certo l'ordinaria amministrazione costituisce l'oggetto del controllo analogo di cui lei parlava. Da tale ricostruzione emerge che i costi per consulenze e incarichi segnalati dall'interrogazione non rientrano nelle casistiche richiamate, attenendo all'ordinaria amministrazione della società, peraltro, in una fase di riavvio delle attività, dopo quasi un decennio di liquidazione. Aggiungo, comunque, sempre ai fini di trasparenza, che l'80 per cento circa dei costi richiamati nel quesito (4.000.000 di euro su un'opera da alcuni miliardi di euro) attengono a spese per l'acquisizione di beni e servizi informatici, strettamente necessari alla ripresa delle attività operative. Tali acquisti risultano peraltro in buona parte aventi durata pluriennale e al loro approvvigionamento si è provveduto tramite strumenti di acquisto messi a disposizione da centrali di committenza qualificate, come Consip e MEPA.

Concludo con due notizie, fattuali e concrete, sullo stato di avanzamento dell'opera. Proprio oggi è stato pubblicato sui quotidiani nazionali e territoriali l'avviso di avvio del procedimento relativo agli espropri, che consentirà a tutti gli interessati di prendere visione della documentazione e formulare eventuali osservazioni. A tal fine, la società Stretto di Messina ha aperto sportelli informativi sia Messina che a Villa San Giovanni che, a decorrere dall'8 aprile (quindi, la settimana prossima) e per la durata di 2 mesi, forniranno supporto e assistenza nell'analisi della documentazione a tutti i cittadini che lo chiederanno. È stata, inoltre, indetta e convocata la Conferenza di servizi istruttoria, i cui lavori di apertura si svolgeranno il prossimo 16 di aprile alle ore 11. Questa è una risposta che dobbiamo a milioni di siciliani, calabresi e italiani dopo 50 anni di mancate promesse.

PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli ha facoltà di replicare.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, signor Ministro lei conferma che per un anno il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti non ha esercitato nessun controllo sugli atti della società Stretto di Messina. Il suo decreto ha la firma del 2 di febbraio e dovrebbe dire agli italiani la ragione per la quale ha atteso quasi un anno, prima di esercitare questo controllo. Ci ha appena dato due notizie - devo dire, già note -, però la inviterei a essere più prudente sui numeri, quando parla di milioni di siciliani che attendono questa opera. È vero che lei ha problemi sui numeri, perché è passato molte volte a parlare degli occupati in ordine al ponte sullo Stretto, prima erano 120.000 poi, dopo alcune settimane, sono passati a 100.000, dopo altre settimane sono passati a 50.000 per poi arrivare alla conclusione che la società Stretto di Messina parla di 4.000 e rotti posti di lavoro.

Signor Ministro, lei però deve spiegare agli italiani, ma al Parlamento anche, la ragione per la quale la società Stretto di Messina, ancora oggi, nega gli atti aggiuntivi e gli atti negoziali tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink. Perché questi atti sono riservati, signor Ministro Salvini? Perché non possono essere resi pubblici? Perché questi atti negoziali sono un fatto privato tra due società che devono gestire, di fatto, 14 miliardi di euro di soldi pubblici? Perché, il Parlamento italiano non può esercitare nessuna forma di controllo? Perché, ad esempio - lei che parla tanto di investimenti sulle infrastrutture - per andare da Siracusa a Trapani si impiegano 12 ore e 30 minuti, con 5 cambi? È questo il futuro dell'Italia che lei immagina? È questo il futuro che lei immagina per la Sicilia? In assenza di un progetto definitivo, voi pensate di dire agli italiani che sono partiti gli espropri?

Guardi, signor Ministro, lei ha esordito dicendo “l'ennesimo question time”: lei sa bene che non finisce qua, evidentemente, sa benissimo perché. Io e lei - l'ho detto più di una volta e concludo, signor Presidente - la pensavamo allo stesso modo - pensi che sfortuna della storia per lei, la pensavamo alla stessa maniera - poi lei ha cambiato idea sul ponte sullo Stretto.

Dovrebbe spiegare ancora oggi agli italiani la ragione per la quale lei ha cambiato idea. Noi rimaniamo dell'idea che il vero investimento - per il futuro della Sicilia, del Sud e anche del Nord, il suo Nord dove anche la sua stessa Lega lo contesta - è nelle infrastrutture reali, come il trasporto pubblico, la sanità e i depuratori, di cui tra l'altro la Sicilia ha tanto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Chiarimenti ed iniziative circa le contestazioni avanzate in sede europea in ordine al rispetto della direttiva Uccelli e del regolamento sull'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche – n. 3-01109)

PRESIDENTE. L'onorevole Caramiello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01109 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 7 febbraio di quest'anno la Commissione europea ha inviato al Governo italiano una lettera di messa in mora per il mancato rispetto della direttiva Uccelli, che prevede un regime generale di protezione di tutte le specie, del regolamento Reach sull'utilizzo delle munizioni in piombo che, come ben sa, è tossico. Nella documentazione inviata dalla Commissione europea, la stessa ha stigmatizzato le argomentazioni illustrate dallo Stato italiano e ha chiesto, entro il 7 aprile, insomma tra pochi giorni, di rispondere alle contestazioni riportate. La Commissione europea, nel frattempo, ha aperto nei confronti dell'Italia due procedure EU Pilot, cioè due procedure di pre-infrazione riguardanti proprio le modifiche effettuate da questo Governo alla legge n. 157 del 1992, che regola proprio la caccia.

La domanda è, Ministro: come intende rispondere il Governo alla Commissione europea al fine di bloccare la procedura di infrazione e per scongiurare sanzioni all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie Presidente. Con riguardo ai quesiti posti dagli onorevoli interroganti si rappresenta quanto segue. Secondo la Commissione europea il piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, previsto dalla legge di bilancio per l'anno 2023, non sarebbe conforme con il regime giuridico degli abbattimenti previsti dalla normativa unionale. Le posizioni confliggenti potrebbero essere superate mediante l'esplicitazione nella normativa nazionale delle direttive unionali, al fine di assicurare che il piano menzionato, teso essenzialmente a un più efficace controllo della fauna selvatica, non si presuma in contrasto con le disposizioni relative alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, nonché con quelle concernenti la conservazione degli uccelli selvatici, direttiva n. 92/43/CEE. Sul tema sono in corso interlocuzioni con altri dicasteri interessati per giungere rapidamente ad una soluzione concertata.

In relazione al presunto contrasto della normativa nazionale con il regolamento Reach per la nozione di “zone umide” e per un quadro sanzionatorio non dissuasivo per l'uso di munizioni contenenti il piombo, all'interno o in prossimità delle aree stesse, sono in corso interlocuzioni tra il MASE e il MASAF finalizzate a individuare eventuali modifiche di tipo normativo.

Al fine di effettuare una ricognizione delle zone umide sul territorio nazionale il MASE ha istituito un tavolo di confronto con l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l'ISPRA, e il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari (CUFAA), con la partecipazione del Ministero dell'agricoltura, del MASAF, che potrà fornire utili indicazioni anche in vista della definizione di possibili proposte normative volte a superare i rilievi formulati. Nella scelta: o normativamente modificare la norma o chiarire con la Commissione europea qual è la posizione applicativa dell'Italia.

Per consentire i lavori del tavolo e addivenire ad una proposta definitiva, in tutti i suoi aspetti, è stata anche avanzata la richiesta di proroga alla Commissione europea di almeno un mese per l'invio delle osservazioni e delle controdeduzioni richieste dalla Commissione.

PRESIDENTE. L'onorevole Caramiello ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). No, Ministro, la sua risposta è insoddisfacente e le spiego anche il perché. Lei, Ministro, dovrebbe farsi spiegare dalla maggioranza di cui fa parte, dal collega Foti e dal presidente della Commissione agricoltura, Carloni, cosa sono stati capaci di fare in questi mesi. La Commissione europea ha aperto nei confronti dell'Italia due procedure di pre-infrazione. Ministro, tutto ha inizio dall'approvazione in legge di bilancio, nel dicembre 2022, dell'emendamento Foti che modifica la legge n. 157 del 1992 e permette l'abbattimento o la cattura, anche nelle zone vietate per la caccia, comprese le aree protette, anche nei giorni di silenzio e di divieto; va contro le numerose disposizioni della direttiva Uccelli che prevede un regime generale, come dicevo prima, di protezione di tutte le specie.

Ministro, successivamente, sempre questa maggioranza effettua un'ulteriore modifica nel decreto Asset, che va in contrasto con il regolamento Reach, un regolamento dell'Unione europea adottato per migliorare la protezione della salute umana e che stabilisce i limiti all'uso di munizioni di piombo che, come le dicevo, è tossico.

Presidente, dopo un carteggio con la Commissione europea, che va avanti da diverso tempo, la stessa Commissione europea ha smontato, punto su punto, tutte le argomentazioni illustrate dallo Stato italiano e vi ha chiesto di rispondere entro il 7 aprile. Tutto questo, Presidente, in un carteggio riservato che noi abbiamo visionato in Commissione.

Ministro, cosa avete da nascondere? Cosa non volete far sapere ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ve lo dico io, Ministro: a causa delle vostre scelte politiche scellerate, che mettono a rischio la salute dei cittadini, gli stessi cittadini italiani dovranno pagare più tasse e rischiano di essere impallinati in boschi e parchi pubblici.

E, non contenti di tutto questo, Ministro, il collega Bruzzone ha deciso, a tutti gli effetti, di legalizzare politicamente il bracconaggio, portando in Commissione una proposta di legge…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). …che contiene - vado a concludere, Presidente - ad esempio, l'utilizzo di visori termici così, sempre a detta sua, può uccidere più rapidamente e più precisamente.

Quindi, Ministro, anziché rimediare all'ennesima brutta figura fatta con la Commissione europea, ancora una volta il Governo Meloni, con tutti i suoi componenti, ci espone alla vergogna internazionale.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Ministro - vado a concludere -, faccia qualcosa, perché è ora di mettere a freno questa deriva pericolosa, nel rispetto del nostro ambiente e delle future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Tempi di pubblicazione della graduatoria definitiva del bando per il finanziamento dei progetti del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni – n. 3-01110)

PRESIDENTE. L'onorevole Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01110 (Vedi l'allegato A).

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente, grazie signor Ministro. Il tema è quello della legge n. 158 del 2017, la famosa legge Realacci, che ha avuto tempi di gestazione un po' lunghi, finalizzata all'adozione di misure in favore dei piccoli comuni, della riqualificazione dei piccoli comuni dal punto di vista del contenimento del rischio idrogeologico e della riqualificazione urbana, messa in sicurezza di infrastrutture stradali, eccetera eccetera. Il 15 luglio 2023 è uscito il bando tanto atteso, poi la scadenza del bando è stata rinviata più volte e il 21 novembre è stata costituita la commissione di valutazione per valutare appunto le domande pervenute.

Ora, la preoccupazione nei comuni e nelle amministrazioni è quella, appunto, che i tempi, ancorché annunciati, vadano a dilatarsi. Quindi, la domanda è se intenda indicare con precisione la data di pubblicazione della graduatoria definitiva, adoperandosi affinché vi sia una velocizzazione del procedimento di definizione dei progetti selezionati.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Signor Presidente, grazie. Se l'onorevole interrogante è d'accordo, io rinuncerei alla premessa con la quale si è arrivati alla pubblicazione del bando che, peraltro lei, onorevole, con una sintesi compiuta, ha richiamato nel suo intervento.

Ricordo che è stata una fase preliminare molto lunga e articolata; l'ultimo provvedimento è stato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 maggio 2022 con cui è stata disciplinata la predisposizione del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni. Fin dal suo insediamento questo Governo si è tempestivamente attivato per dare concreta e rapida attuazione alla norma e, all'esito della procedura di consultazione delle regioni e degli enti locali, il 15 luglio 2023, ha provveduto alla pubblicazione del bando pubblico, come lei stesso, onorevole, ha ricordato, per il finanziamento dei progetti per il Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni, Piano che è stato predisposto dal Dipartimento Casa Italia della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Occorre evidenziare, tuttavia, che gli stessi comuni, per poter predisporre i progetti del bando, hanno chiesto, per ben due volte, la proroga del termine per la presentazione delle domande, che pertanto è stato protratto al 15 novembre 2023, invece dell'11 settembre 2023 originariamente previsto. Alla scadenza del termine previsto per la presentazione delle candidature, sono state presentate ben 2.638 domande, di cui 72 riconducibili a unioni di comuni, come prevedeva il bando, 306 a comuni in convenzione e 2.260 a comuni singoli; in totale, i comuni coinvolti sono oltre 3.300. Con tempestività, il 21 novembre 2023 è stata nominata la commissione di valutazione, che ha lavorato e sta lavorando con la massima celerità. Dev'essere peraltro svolta, questa attività, con la massima attenzione, non solo per l'aspettativa che tale iniziativa ha prodotto presso i piccoli comuni, come ha pure ricordato l'onorevole interrogante, ma anche perché la graduatoria approvata avrà un'efficacia triennale e quindi potrà essere eventualmente utilizzata, in presenza delle necessarie risorse finanziarie, anche successivamente a questa prima edizione. Ad oggi, è stata esaminata - e concludo - circa la metà delle istanze presentate. Il Dipartimento conta di concludere l'attività istruttoria tra la fine del mese di maggio e la prima metà del mese di giugno 2024. Subito dopo la pubblicazione della graduatoria, naturalmente, si provvederà, per competenza del Ministero dell'Interno, all'erogazione delle relative risorse.

PRESIDENTE. L'onorevole Pastorino ha facoltà di replicare.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Ministro, per la risposta, che magari valuteremo in una successiva interrogazione, nel senso che è chiaro che questo bando, che ha avuto questa gestazione così lunga, ha creato tante aspettative: 2.638 domande so benissimo che sono tante. Ora mi preoccupa un po', facendo un minimo di proporzioni, il fatto che se in 4 mesi ne sono state esaminate la metà, se tanto mi dà tanto, ce ne vorranno altri 4; ecco che quindi si andrà… ma speriamo di no. Dopodiché, il tema non è tanto di mettere pressione su un gruppo di lavoro che, anzi, ringraziamo che lavori, ma che comunque gran parte di questi progetti - almeno dalla zona da cui provengo - erano stati presentati l'11 settembre, poi le due proroghe, come dice lei, sono state richieste evidentemente da qualcuno. Distribuire le risorse idealmente a luglio, agosto o a settembre vuol dire comunque iniziare i lavori potenzialmente nel 2025, con progetti che possono cambiare, nelle loro esigenze, nel momento in cui il dissesto idrogeologico - anche ora, dalle mie parti - ha fatto un sacco di danni, oppure si è registrato un cambiamento dei prezzi, speriamo al ribasso, ma in questi ultimi anni siamo abituati a proporre anche misure per calmierare l'aumento dei prezzi. Io, quindi, le avrei chiesto - e lo ribadisco - se fosse possibile mettere maggiore attenzione su questa commissione, magari rinforzandola nei suoi elementi, in modo tale che i tempi siano veramente rispettati nei termini che ha detto lei e, quindi, tra la fine di maggio e la metà di giugno e mi riservo, in questo senso, con la certezza e la consapevolezza che anche lei è ben dentro l'argomento, di ripresentare un altro quesito, magari alla prima occasione, a ridosso delle scadenze che lei ha indicato.

(Iniziative di competenza volte ad ampliare la lista di materie prime critiche la cui esportazione al di fuori dell'Unione europea è soggetta a notifica, nel quadro di misure volte a favorire il riciclaggio interno di tali materie - n. 3-01111)

PRESIDENTE. La deputata Polidori ha facoltà di illustrare l'interrogazione Squeri ed altri n. 3-01111 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

CATIA POLIDORI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il graduale abbandono delle tecnologie fossili in favore dei nuovi processi di trasformazione sta comportando un sensibile aumento della domanda di materie prime minerali. In Italia risulta incrementato anche il numero di richieste di concessione per attivare o riattivare le miniere di rame, cobalto, litio e zinco, di cui il nostro sistema produttivo ha estremamente bisogno. Il nostro Paese ha già intrapreso iniziative volte a creare condizioni normative, economiche e di mercato tali da assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche, tuttavia, sarebbe opportuno rafforzarne le azioni e diversificare l'approvvigionamento di materie prime essenziali dell'Unione europea.

Le chiedo, pertanto, quali ulteriori iniziative intenda porre in essere il Governo sulle materie prime critiche legate sia alla decarbonizzazione sia ai metalli ed, in particolare, le domando se non ritenga opportuno implementare la lista di materiali da porre sotto controllo nel quadro dell'adozione di ulteriori misure che favoriscano il riciclaggio interno al nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il tema delle materie prime critiche ha visto impegnato il Governo sin dall'inizio della legislatura su più livelli. Abbiamo fornito un contributo significativo al negoziato sullo specifico regolamento, riuscendo ad ampliare la lista anche alla catena del valore della bauxite/allumina/alluminio; inoltre, abbiamo sostenuto l'ampliamento delle liste delle materie prime critiche e strategiche per includere anche materie prime fondamentali per la nostra industria manifatturiera e abbiamo potenziato il ruolo delle materie prime secondarie. In fase negoziale è stato richiesto di dare spazio anche ai rottami ferrosi inseriti nel “Considerando” del regolamento, definendo, quindi, le condizioni di ammissibilità al finanziamento di progetti strategici.

In vista, inoltre, dell'entrata in vigore del regolamento prevista per metà aprile, stiamo predisponendo un decreto-legge sulle concessioni minerarie per assicurare una catena di approvvigionamento delle materie prime critiche sicura e di rapida attuazione, nonché per promuoverne il riciclo. Sono presenti, infatti, in Italia 16 delle 34 materie prime critiche. Oggi, le nuove tecnologie consentono di riattivare le relative miniere che sono state chiuse oltre trent'anni fa - penso alle miniere di cobalto, nichel, rame e argento in Piemonte, di litio nel Lazio o alle terre rare in Sardegna -, nonché di sfruttare i rifiuti minerari accumulati nei decenni passati che ammontano ad almeno 70 milioni di metri cubi.

La strategia europea punta a evitare la dipendenza da Paesi extra UE e a ridurre da 10 a 2 anni i processi di autorizzazione di progetti strategici, lo ripeto, 2 anni. In questo senso si colloca anche la creazione del Fondo strategico nazionale del made in Italy, che avrà una dotazione pubblica iniziale di 1 miliardo e sarà aperto a investitori privati nazionali ed esteri.

Un'ultima considerazione sui rottami ferrosi: essere riusciti nel loro inserimento nella lista delle materie secondarie strategiche rappresenta un tassello fondamentale per creare quel consenso indispensabile alla possibile adozione di limitazioni alle esportazioni, proprio per soddisfare le crescenti esigenze legate alla produzione di acciaio green da forno elettrico. Siamo in costante e costruttivo dialogo con la Commissione su questo punto ed abbiamo fatto valere i nostri argomenti nel recente forum proposto proprio a Bruxelles sul futuro della siderurgia, lo scorso 20 marzo. Si è aperta una finestra molto importante di opportunità che sapremo cogliere.

PRESIDENTE. La deputata Polidori ha facoltà di replicare.

CATIA POLIDORI (FI-PPE). Signor Ministro, come lei ha detto, l'Italia possiede promettenti giacimenti di materie prime minerali, di cui peraltro ha estremo bisogno, sia per favorire la transizione e la decarbonizzazione, sia per implementare la crescita economica, sia per rendere l'Italia sempre più autonoma, anche in considerazione del pericoloso scatenarsi di molteplici tensioni geopolitiche. Giusto per ricordarlo, la Cina detiene pressoché il monopolio delle terre rare: circa il 54 per cento dei capitali investiti in imprese e progetti estrattivi di litio ha origine da soggetti cinesi. Peraltro, in Afghanistan, i talebani hanno appaltato ai cinesi le proprie miniere di litio, stessa cosa per il nichel, dove è in corso una guerra commerciale che vede alleate la Cina e l'Indonesia. L'Australia ha inserito il nichel nell'elenco dei minerali critici e la Germania sta pensando di istituire un fondo nazionale per le materie prime per sostenere il finanziamento di nuovi progetti di estrazione, lavorazione e riciclaggio e la Francia intende fare lo stesso e, peraltro, si stanno coordinando per finalizzare la loro cooperazione.

Quindi, signor Ministro, possiamo solo incoraggiarla a proseguire per questa strada. In passato è mancata completamente una politica mineraria adeguata e, comunque, le azioni intraprese non sono state sufficienti. Ad esempio, i tempi per ottenere le concessioni di coltivazione delle miniere sono lunghissimi. Quindi, la ringraziamo e, da parte del gruppo di Forza Italia, esprimo soddisfazione per la sua puntuale risposta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza volte a tutelare l'occupazione nel settore dei contact center, con particolare riferimento ai lavoratori di Almaviva-Contact – n. 3-01112)

PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01112 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei conoscerà la vicenda, spero, dei 600 lavoratori di Almaviva, 600 su 1.635, che sono stati presi dall'azienda e spostati su un servizio gratuito che lo Stato ha messo a disposizione dei cittadini durante la pandemia per informazioni che andavano dai vaccini allo screening oncologico.

Queste persone sono state spostate su quel servizio, a rispondere al numero “1500”, ma una volta terminata la pandemia Almaviva, mentre svolgevano il loro lavoro, al servizio nostro e della collettività, per quella gravissima pandemia, ha interrotto le commesse con Wind e Sky o le ha ridotte. Queste persone dovevano rientrare in servizio, ma non c'erano più le commesse. Quindi, questi 600 lavoratori sono stati mollati in cassa integrazione. Io le chiedo cosa intenda fare il Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Conosco molto bene la vicenda, perché me ne sono occupato sin dall'inizio della legislatura, con un tavolo istituzionale che ci ha consentito di predisporre in modo consensuale, già un anno fa, una prima norma nel decreto-legge n. 44 del 22 aprile 2023 con cui è stata disposta la proroga del servizio di pubblica utilità “1500”, al fine di evitare appunto azioni traumatiche e non condivise. Inoltre, il 19 dicembre dello scorso anno, è stato sottoscritto presso il nostro Ministero un accordo quadro che ha previsto per i 607 dipendenti coinvolti un nuovo periodo di cassa integrazione per cessazione di attività della durata di 9 mesi, fino a settembre di quest'anno. L'accordo, poi, prevede un monitoraggio mensile tra azienda e organizzazioni sindacali e anche uno trimestrale con il nostro Dicastero.

Nell'incontro del 9 febbraio scorso - come vede, il Ministero segue con attenzione la vicenda - è emersa una significativa riduzione del bacino dei lavoratori che è passato da 607 a 525 unità, in considerazione del piano di fuoriuscite volontarie incentivate, previste dall'accordo.

In generale, sul tema del contact center, il nostro Ministero ha attivato un tavolo specifico insieme al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e alle regioni, che ha individuato una soluzione che potrebbe essere realizzata anche nel caso di Almaviva, ove la holding madre se ne facesse partecipe. Questa soluzione riguarda per il momento le aziende fornitrici di Tim operanti nelle regioni Sicilia, Basilicata, Toscana e Calabria, quali Konecta Italia, Gruppo Distribuzione, Callmat, Youtility Center, Ennova e Abramo, i cui occupati ammontano a 3.500 persone. L'obiettivo è riqualificare questi lavoratori per impiegarli nell'attività di digitalizzazione del Paese, per esempio nella dematerializzazione degli archivi cartacei della pubblica amministrazione, come previsto dal PNRR, e di cui la stessa TIM potrebbe farsi partecipe.

Proprio un modello simile potrebbe avviarsi anche per Almaviva-Contact, la cui holding, peraltro, svolge una specifica attività in tal senso. Il gruppo Almaviva, infatti, è un leader italiano nella ITC con oltre un miliardo di fatturato, realizzato anche con importanti commesse pubbliche, e 46.000 addetti.

Il gruppo potrebbe creare al suo interno percorsi di riqualificazione del personale dei contact center sul modello che stiamo appunto definendo più complesso, perché riguarda più aziende, proprio con TIM e le sue società affidatarie, percorso che il Governo, in tal caso, potrebbe supportare con i propri strumenti al fine di creare competenze nell'ambito digitale sicuramente in grado di aprirsi a nuove possibilità di impiego.

PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di replicare.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Ministro, io da oggi la chiamerò “Adolfo Urso condizionale”, perché il suo intervento è stato proprio condito di tanti “potrebbe”, “dovrebbe”, “sarebbe”. L'unica certezza che hanno questi lavoratori è la cassa integrazione. È stato consentito ad Almaviva di fare quello che ha voluto di 600 lavoratori che non hanno scelto volontariamente di andare a svolgere il servizio “1500”, ma li hanno scelti loro. Hanno detto loro di andare lì temporaneamente per un servizio che lo Stato ci richiede, al servizio della collettività. Noi facciamo gratuitamente questo servizio per gli italiani, dopodiché finita la pandemia, dopo che ci siamo detti: “staremo sempre al vostro fianco e tutto il resto”, quel numero è finito e di quei lavoratori ci siamo tutti dimenticati. Almaviva ha chiuso le commesse e li ha abbandonati.

Lei oggi l'unica certezza che ha dato - bontà sua - è la cassa integrazione. L'ANPAL - compreso tutto il resto - si sta sforzando di trovare collocazioni individuali, ma in condizioni veramente difficili, perché si tratta di lavoratori che sono anche avanti con l'età, molto spesso hanno fatto solo quel mestiere e, quindi, riuscire a riconvertirli ad altro comporta uno sforzo maggiore rispetto al “potrebbe”, al “dovrebbe” che lei oggi ci ha garantito. Naturalmente, saremo costantemente attenti a che i percorsi che lei ha indicato come possibili si compiano e speriamo che il Governo possa avere una parte maggiormente attiva rispetto a quella che ha avuto sino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione del testo unificato n. 982-A.

(Dichiarazioni di voto finale - Testo unificato - A.C. 982-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, il Parlamento, più volte, si è trovato a legiferare al fine di dichiarare monumenti nazionali determinate strutture. Questo è già stato fatto e ancora lo si farà. Se poi questa dichiarazione riguarda i teatri, l'attenzione e la soddisfazione dovrebbe e dovrà essere ancora maggiore. Infatti, l'importanza dei teatri in Italia, il loro valore universale per il riconoscimento dello spirito culturale e della tradizione artistica nazionale costituiscono un unicum nel mondo. Sono moltissimi i teatri italiani che avrebbero le caratteristiche di monumento nazionale per la storia, la tradizione e la cultura che hanno trasmesso e ancora trasmettono di generazione in generazione. Di più, potremmo addirittura affermare che la storia del nostro Paese e la tradizione culturale, musicale e di prosa siano andate dipanandosi nei secoli attraverso i teatri, i quali sono stati e sono di per sé monumento nazionale dell'arte, della musica e della storia, ma anche della memoria. Inoltre, nei teatri italiani si celebrano per tutti, per l'Italia e per il mondo, in particolare nella grandezza della musica, i valori della memoria, della pace e della neutralità rispetto alle divisioni ideologiche.

Si stima che l'Italia concentri, a seconda della definizione di patrimonio culturale, dal 60 al 75 per cento di tutti i beni artistici esistenti nel mondo. Pertanto, il nostro Paese rappresenta un punto di riferimento per chiunque: dagli artisti del Rinascimento agli intellettuali che realizzavano il famoso Grand Tour tra il Settecento e l'Ottocento fino ad oggi.

Inoltre, le opere artistiche italiane coprono un arco temporale che si estende dalla preistoria ai giorni nostri e, spesso, nei secoli, hanno condizionato anche l'arte di tutti gli altri Paesi. Ebbene, sarebbe basilare che, al di là del riconoscimento o meno a questo o a quell'edificio della qualifica di monumento nazionale, venisse anche prevista l'attribuzione delle risorse umane, finanziarie e strumentali necessarie all'utilizzo e alla tutela di tale patrimonio e questo, a maggior ragione, vale per i teatri, in quanto luoghi di aggregazione, di cultura e di funzione sociale sul territorio.

Riguardo alla legge che ci accingiamo ad approvare, essa nasce da un abbinamento di diverse proposte che riguardavano diversi teatri italiani e altre se ne erano aggiunte in fase emendativa. Ebbene, il dubbio che avevamo e che mi è parso che fosse condiviso da molti dei miei colleghi, tanto da quelli di maggioranza quanto da quelli di opposizione, consisteva nel fatto che la legge potesse risultare incompleta e parziale nella sua portata, tanto da spingere l'Aula a prendersi una pausa che ha portato alla presentazione dei due emendamenti della Commissione che abbiamo visto ed esaminato oggi.

Colleghi, Presidente, rappresentante del Governo, sicuramente avremmo preferito che si superasse il mero elenco di monumenti e che ci si orientasse a promuovere una discussione più approfondita sulla procedura di riconoscimento, tuttavia l'elenco è molto ampio e la procedura esiste, pertanto siamo moderatamente soddisfatti del lavoro che il Parlamento ha portato avanti al fine di migliorare il testo.

Per i motivi che ho fin qui esposto, annuncio il voto favorevole del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe, con l'auspicio, però, che il Governo, anche grazie a questo voto favorevole, da domani sia al lavoro per garantire una maggiore tutela dei nostri beni artistici e per supportare e sostenere la cultura e lo spettacolo, perché la civiltà di un popolo, la sua capacità di interazione sociale e la sua apertura mentale si misurano dalla propensione e dalla frequentazione della cultura. Solo valorizzando la cultura potremo essere all'altezza del nostro passato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci accingiamo a votare ha un carattere del tutto particolare fondamentalmente per due ordini di ragioni. In primo luogo, rappresenta una sorta di atto dovuto. Il teatro e tutto il mondo dello spettacolo rientrano tra quei settori che hanno pagato un prezzo altissimo nel corso della pandemia e anche del post-pandemia. Si stima, infatti, che le limitazioni previste dalle misure legate al COVID-19 abbiano determinato una perdita, dal 2019 al 2020, di circa 8 miliardi e del 21 per cento dei lavoratori, di cui il 12,7 erano tecnici dello spettacolo.

Proprio per questo, valorizzare ancora di più i teatri, rendendoli monumenti nazionali, significa accendere un faro su un mondo che rappresenta da secoli un'eccellenza tutta italiana, sia per le strutture storiche esistenti che per gli interpreti. In secondo luogo, rendere monumenti nazionali diversi teatri italiani significa rendere gli stessi ancor più punti di riferimento nel panorama culturale italiano.

Penso ad Agrigento, alla mia terra, che ha legato indissolubilmente il suo teatro a un illustre concittadino, Luigi Pirandello, che divenne celebre proprio grazie al teatro, luogo in cui amava rappresentare la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia e delle convenienze sociali, in modo tale che lo spettatore riuscisse a vedere riflessa in uno specchio la propria immagine, la propria vita, i propri errori, e quindi provare a diventare migliore.

Il Teatro Pirandello di Agrigento, proprio per la sua storia e proprio per il personaggio a cui è legato, non può che essere un monumento nazionale. Agrigento, che, ricordo, nel 2025 sarà capitale italiana della cultura, è solo l'esempio di come il teatro per i centri medio-grandi rappresenti una vera e propria istituzione, un luogo dove, soprattutto in passato, si imparava, dove ci si immedesimava con le storie dei personaggi, e anche un luogo dove fare politica, accendendo molto spesso una luce su fenomeni lontani dai riflettori e dalle istituzioni.

Il teatro, dunque, storicamente ha avuto un valore culturale, ma anche e soprattutto sociale ed educativo, anche tuttora. In un contesto sociale, come quello attuale, sempre più liquido, dove vengono meno i punti di riferimento sociali di base, specie per i territori più periferici del nostro Paese, dare valore al teatro e a quanto in esso accade significa tornare ad indicare lo stesso come punto di riferimento anche per i più giovani, tra i quali, in tal senso, si registra un interesse sempre più crescente.

I teatri sono vere e proprie scuole di espressioni, luoghi in cui è possibile esprimere la propria arte, la propria passione. Fornire punti di riferimento del genere ai più giovani significa mettere nelle loro mani un'ulteriore possibilità per trovare luoghi in cui spendersi, esprimersi e trovare la propria strada. A tal proposito, prendo in prestito una frase di Luigi Pirandello, che così descriveva il teatro: “Che cos'è un palcoscenico? (…) È un luogo dove si gioca a fare sul serio”. Oggi, signor Presidente, abbiamo bisogno di luoghi in cui ci si metta in gioco.

Abbiamo sempre più bisogno di agenzie educative che supportino le famiglie nel difficile compito di accompagnare i propri figli nel percorso della scoperta del proprio valore e del proprio futuro professionale.

Questo provvedimento mira proprio a restituire ulteriore valore simbolico, oltre che culturale. I palcoscenici per le rispettive realtà sono già considerati dei veri e propri monumenti.

Come Noi Moderati siamo al lavoro sin dall'inizio della legislatura per valorizzare il mondo della cultura, in particolare il settore dello spettacolo, come ha dimostrato il lavoro portato avanti sul provvedimento in esame insieme all'onorevole Cavo, che ha portato all'inserimento nell'allegato dei teatri della provincia di Agrigento, come Racalmuto, Canicattì, Licata e Sambuca di Sicilia, e della Liguria, come Camogli, La Spezia e Savona. Per tutte queste ragioni votiamo positivamente al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente, colleghi e colleghe, oggi, con l'approvazione di questa legge, una lunga serie di teatri italiani riceverà il riconoscimento di monumento nazionale. La legge ha avuto un percorso tortuoso in Commissione, e oggi quest'Aula riconoscerà questo riconoscimento a una lista rivista, molto lunga, di teatri, ma pur sempre una lista oggettivamente e inevitabilmente arbitraria, che seleziona, secondo il principio un po' claudicante della segnalazione dei singoli deputati, tra i circa 1.200 teatri italiani che si contano nel nostro Paese, attivi in età moderna, sia d'opera che di prosa.

Questo è accaduto perché la maggioranza ha scelto di seguire un metodo sbagliato, visto che sarebbe stato molto più razionale, come proponemmo in Commissione all'inizio della discussione, individuare in anticipo dei criteri e delle procedure, raccogliendo indicazioni da storici dell'arte e storici del teatro, oltre che dalle sovrintendenze. Invece si è voluto andare avanti senza fare questo lavoro preliminare, salvo poi inserire il criterio dei 100 anni per aprire la porta a quei comuni e a quei cittadini che vorranno proporre il proprio teatro per il riconoscimento. È un piccolo passo avanti rispetto all'impostazione iniziale, questo va riconosciuto, ma resta comunque il problema di un metodo sbagliato, che avremmo potuto evitare dando maggiore dignità al potere legislativo di questo Parlamento. È per questa ragione che oggi, come Alleanza Verdi e Sinistra, ci asterremo sul provvedimento, certamente non perché riteniamo sbagliato assegnare ai tanti teatri che sono nell'elenco, tra i quali ce ne sono alcuni anche proposti da noi, un riconoscimento di monumento nazionale. Ma c'è di più. Ci pare, infatti, giusto proporre a quest'Aula una riflessione più profonda e più ancorata alla realtà sullo stato in cui sono costretti a vivere quegli artisti e quei lavoratori che sono l'anima del teatro, che permettono l'apertura delle porte, l'accensione delle luci, che rendono straordinaria l'epifania dell'attore sul palcoscenico, quell'essere opera d'arte incarnata, unica, collettiva e l'unica capace di sfuggire a quella che Benjamin definiva l'epoca della riproducibilità tecnica dell'arte. Il teatro, i suoi attori, i suoi registi e i suoi tecnici sono tutto questo; mettono in scena un'arte che è vita, respiro, voce, sudore e lacrime dal vivo. Tessono nello spazio del teatro i legami di una relazione umana, emotiva e intellettuale che, a mio parere, ha una forza civile che si incontra solo nel teatro, solo nei tanti teatri italiani.

Allora me lo faccia dire, Presidente, siamo imbarazzati perché, se è vero che i teatri, intesi come spazi fisici, come edifici e come istituzioni, meritano le più alte onorificenze e i più alti riconoscimenti per il ruolo straordinario che hanno avuto nello sviluppo culturale dell'Italia, che, ricordiamolo, è anche la più grande potenza culturale del mondo, dall'altra parte troviamo vergognoso il trattamento che lo Stato italiano riserva agli artisti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), ai lavoratori dello spettacolo e, più in generale, a tutti i lavoratori della cultura, che sono sempre altamente specializzati, che hanno seguito percorsi formativi straordinari e che sono lavoratrici e lavoratori ai quali viene inflitta una precarietà senza fine e senza regole, quella che chiamiamo precarietà strutturale ed esistenziale.

Sono lavoratori che, se si escludono i grandi artisti e le grandi personalità, hanno retribuzioni molto basse e insufficienti ad affrontare le spese della vita quotidiana. Se dovessimo considerare le soglie di spesa utilizzate dall'Istat per definire lo stato di povertà assoluta, dovremmo ammettere che la maggior parte di coloro che lavorano nei nostri teatri sono da considerare dei poveri assoluti. Tutto questo è tollerabile, Presidente? È tollerabile l'ipocrisia di un Paese che, da un lato, si vanta e si fregia della sua cultura in ogni discorso istituzionale e, dall'altro, non riconosce ai lavoratori di questo settore risorse sufficienti a finanziare adeguatamente le produzioni, il lavoro e i tecnici?

Ricordo il Ministro Sangiuliano alla sua prima audizione in Commissione cultura, quella in cui illustrava le sue linee programmatiche. Ebbene, Presidente, parlò per 2 ore senza mai nominare quei lavoratori e quelle lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Allora, nominiamoli noi e diamo qualche numero. Nel 2022 il numero dei lavoratori dello spettacolo con almeno una giornata retribuita nell'anno è stato di 347.411 unità e la retribuzione media annua di queste oltre 300.000 persone è stata di 11.239 euro, per un numero medio annuo di 96 giornate retribuite. Ripetiamolo bene: retribuzione media di 11.239 euro. Lo vogliamo ripetere perché questo è anche il Governo di un profondo tradimento, quello dei decreti attuativi dell'indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, che avrebbero dovuto risolvere il problema dei periodi di non lavoro e invece si sono trasformati in una gigantesca presa in giro, con importi risibili e criteri impossibili. Perché è stato fatto tutto questo? Perché, da un lato, si indicano come monumenti nazionali tutti i teatri italiani e, dall'altro, non si riconosce un aiuto concreto a tanti lavoratori e lavoratrici che dovrebbero aprirli e farli vivere?

Voglio concludere ricordando che ci sono stati però nel mondo esempi di politiche lungimiranti che è bene ricordare a tutti e a tutte. Per il post COVID, molti proposero - anche nel dibattito culturale, e tra essi c'eravamo anche noi - la messa in atto di un piano governativo di supporto agli artisti sul modello di ciò che accadde negli Stati Uniti nell'ambito del New Deal, immediatamente dopo la crisi del 1929. Tra le migliaia di disoccupati della Grande Depressione, infatti, c'erano anche centinaia di artisti, scrittori, musicisti, attori e danzatori e per questo, all'interno di quell'enorme piano di riforme economiche e sociali con cui gli Stati Uniti si salvarono da una crisi profondissima, si trovò spazio anche per un progetto a sostegno delle arti e del teatro. L'obiettivo del progetto era quello di dare lavoro agli artisti e fu attraverso quei progetti che molti americani per la prima volta assistettero a uno spettacolo o ascoltarono un concerto. Io credo, Presidente, che quest'Aula dovrebbe provare a prendere esempio da quanti, nella storia di questo nostro mondo occidentale, hanno indicato la strada per provare a coltivare cultura, conoscenza e consapevolezza. La strada è quella dell'investimento pubblico, della tutela del mondo del lavoro, del sostegno alle produzioni, del tentativo di fare grandi quei nostri teatri, non solo dal punto di vista della bellezza architettonica ma anche e soprattutto dal punto di vista dell'emozione e della cultura che al loro interno, su quei palcoscenici, si possono fare. Purtroppo, questo Governo va in tutt'altra direzione. Siamo qui continuamente a votare giornate celebrative, a votare riconoscimenti e medagliette di carta ma di risorse, di tutele, di investimenti non si vede neanche l'ombra e questo è davvero grave. Per questa ragione oggi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Non nego un certo imbarazzo - l'abbiamo detto in Commissione e lo ripetiamo oggi - nel trovarci a discutere di questo provvedimento che, nella migliore delle ipotesi, non aggiunge nulla, non aggiunge assolutamente nulla. Ci tengo a sottolinearlo, perché le norme sono importanti e la legge di oggi non aggiunge assolutamente nulla alla tutela del teatro italiano. Anzi, toglie un'occasione, perché discutiamo in quest'Aula di teatro e, come cercherò di spiegare, non sciogliamo neanche uno dei nodi che soggiacciono e che, invece, dovrebbero interessarci, dopo la fase pandemica, per il rilancio di un settore vitale per l'industria culturale del Paese. Dichiarare monumento nazionale una struttura teatrale è oggi possibile, non è una novità. Come il codice dei beni culturali e del paesaggio riconosce, qualsiasi teatro che abbia alcune caratteristiche di storicità e di valore culturale può essere riconosciuto e non miglioriamo in alcun modo la sua condizione inserendolo nell'elenco di oggi.

Esistono poi motivi per cui quei teatri vengono comunque riconosciuti e tutelati; esiste la categoria dei teatri stabili, esiste la categoria dei teatri nazionali, esiste la categoria dei teatri di rilevante interesse culturale. Invece, l'impressione è che oggi si parli di teatro come se fino a ieri non ci fosse stato niente. No, esistono molte cose e ne mancano tantissime; ne mancano tantissime sulle quali oggi non mettiamo mano in alcun modo.

È nato tutto quando il deputato Vinci ha presentato una legge per la dichiarazione di monumento nazionale del Teatro municipale Romolo Valli di Reggio Emilia. Poi si è aggiunto il collega Foti che voleva dichiarare monumento nazionale il Teatro municipale di Piacenza. Badate bene, ognuno di loro ha sentito di dover fare una legge perché questo avvenisse. Poi un gruppo di colleghi ha presentato una proposta di legge per la dichiarazione di monumento nazionale del Teatro Olimpico di Vicenza e altri ancora una per dichiarare monumento nazionale il Teatro Guglielmi di Massa. Insomma, svilendo il nostro ruolo - mi perdonino i colleghi ma noi qui siamo chiamati a fare altro - i colleghi hanno ritenuto di buttare lì la tutela di alcuni teatri.

La storia la sapete, siamo andati avanti di teatro in teatro, buttati nel mucchio, e siamo arrivati a 408. Per gli ultimi, oggi pomeriggio si è dovuto riunire di nuovo il Comitato dei nove per buttare dentro altri due teatri. Orbene, è questo il ruolo del Parlamento? No, cari colleghi, il ruolo del Parlamento è fare quello che invece sta facendo il Sottosegretario Mazzi - per il quale, come Parlamento, non veniamo coinvolti - ossia gli incontri per il primo codice dello spettacolo, cosa che stiamo aspettando da tanto tempo. Quello sì che cambierebbe le sorti del teatro italiano, su quello dobbiamo discutere e per quello dobbiamo riunirci.

I teatri hanno già il loro riconoscimento. Il Teatro stabile è un ente autonomo dedicato all'organizzazione teatrale in forma di servizio pubblico. La riforma legislativa del 2014 ha istituito i teatri nazionali, ha previsto anche l'istituzione dei cosiddetti TRIC, teatri di rilevante interesse culturale. Sono teatri che già hanno una serie di requisiti che sono tutti inclusi nel requisito più ampio che ci siamo affrettati a inventare per chiudere questa legge in modo più o meno decente, non aggiungendo nulla.

La domanda, invece, è che cosa stia avvenendo nel teatro italiano, cosa si debba fare per dare attuazione al codice dello spettacolo. Lo aspettiamo da settant'anni, caro Sottosegretario. Cosa possiamo fare per capire cosa sta succedendo in un settore che, dopo la pandemia, non si è più ripreso sul serio, almeno non all'interno delle strutture teatrali? Peraltro, dovremmo forse ascoltare chi dal mondo del teatro fa autocritica e ci dice cosa si sta affermando e cosa invece è vivace. Pensiamo, per esempio, alle numerose esperienze teatrali nelle carceri - sono oltre 180 le compagnie attive dal 2023 - e all'attività teatrale negli ospedali, nelle case per anziani, con i bambini, con gli adolescenti, nei quartieri degradati, nei borghi che si stanno spopolando, con i nuovi italiani, tra i rifugiati, tra i richiedenti asilo.

La cultura e lo spettacolo dal vivo vengono sempre più spesso invocati nei processi di riqualificazione territoriale, ma poi, quando dobbiamo intervenire, ci limitiamo a farlo sul contenitore e a intervenire male. È stato detto dalla collega che mi ha preceduto quanto sia delicato il tema del lavoro nel settore teatrale. È stato detto ed è emerso con drammatica evidenza durante la pandemia, ma rimane a tutt'oggi un nodo irrisolto.

I lavoratori dello spettacolo sono sempre più numerosi, ma sono sempre più poveri e precari. Sono stati date alcune cifre al riguardo. Sappiamo bene che il provvedimento, che è stato buttato dentro la legge di bilancio 2024, è del tutto inadeguato e non risolve neanche lontanamente la questione dell'indennità di discontinuità in favore dei lavoratori del settore.

E cosa dire delle nomine? Nel corso del 2024, con il Ministro Sangiuliano - perché alla fine qui l'unico cambiamento vero che vediamo è quello di uno spoils system un po' tirato là - è stato cambiato il nome al FUS: il Fondo unico dello spettacolo dal vivo è diventato Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo. Non si sono messe più risorse, quindi non si capisce il senso di cambiarne il nome, anzi, si è visto bene di sostituire, a inizio 2024, le commissioni ministeriali, che sarebbero scadute per conto loro a fine 2024 e che erano, appunto, commissioni di tecnici.

Quindi, concludo dicendo questo: noi avevamo un'occasione - che oggi buchiamo completamente - che era quella di guardare al teatro italiano, guardare ai suoi limiti e guardare al suo potenziale, capire perché non riesca ad agganciare grandi circuiti internazionali di innovazione; pensiamo a tutto il lavoro che si sta facendo, per esempio, sull'innovazione in ambito teatrale con il digitale.

Avevamo l'occasione di chiederci cosa fare al riguardo, di parlare con lei, oggi, di quali sono le idee per la riforma del testo unico, che arriva dopo 70 anni e che deve, per forza di cose, non essere solo uno sguardo al passato, ma uno sguardo al futuro. Invece, che facciamo? Buttiamo lì un elenco di teatri, diamo un criterio di 100 anni, buttato lì, con l'accetta, che non cambia nulla, ripeto, perché quei teatri già sono inseriti in alcuni elenchi e, in virtù di quegli elenchi, verranno finanziati e sostenuti, o meno. E lo facciamo per apporre un'etichetta, creando un infelice precedente, sostituendoci a un governo territoriale, a un governo locale, neanche al Ministero, mentre il Ministero si sostituisce a noi, ragionando sulle norme di indirizzo, quelle del codice unico dello spettacolo dal vivo, che, invece, dovrebbero vederci riflettere tutti insieme.

Ecco, colleghi, forse, sulla cultura e anche su altri ambiti, ce lo siamo detti, dobbiamo fare lo sforzo di ritornare a fare i legislatori. Chi opera in questo settore e anche tutti i cittadini, che sono i fruitori del prodotto culturale, si meritano che questo Parlamento faccia leggi, destini risorse e semplifichi la burocrazia, e non che faccia - non voglio usare termini poco consoni all'Aula - messaggi elettorali territoriali per un teatro o per l'altro, i quali, peraltro, non otterranno alcun beneficio da questo intervento.

Per questa ragione, con il gruppo di Azione, voteremo contro questa legge e tutte quelle leggi particolari che istituiscono “giornate” e valorizzano singoli manufatti artistici. Noi vogliamo che qui si facciano le commissioni, che si diano indirizzi e si stabiliscano i criteri. Altri sono coloro, che non hanno a che fare con la politica, che debbono valutare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rita Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie colleghi, il testo approvato dalla Commissione cultura nasce da sei proposte di legge di iniziativa parlamentare, una delle quali a prima firma del senatore Zanettin di Forza Italia, già approvata al Senato, e dall'approvazione di una serie di emendamenti, e individua all'articolo 1 un lungo elenco di teatri italiani che vengono dichiarati monumento nazionale. Prevediamo, inoltre, che ulteriori teatri, oltre a questi, potranno essere dichiarati monumento nazionale con decreto del Ministro della Cultura, solo dopo che lo stesso Ministro della Cultura, sempre con proprio decreto, avrà provveduto a individuare la procedura da seguire e i criteri necessari per arrivare a tale riconoscimento.

Grazie a Forza Italia, il Teatro alla Scala di Milano - parliamo del Teatro alla Scala di Milano -, il Teatro La Fenice di Venezia, sono teatri importantissimi, e il Teatro Petruzzelli di Bari verranno riconosciuti come monumento nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Sono teatri di grandissimo valore - quindi mi tolgo dalle polemiche, perché, quando si parla di teatri come questi, ci si toglie automaticamente dalle polemiche -, vere e proprie istituzioni culturali, conosciute e amate in tutto il mondo. Ricordiamoci che, fin dall'antichità (parliamo di 2.000 anni fa), il teatro simboleggia il luogo centrale della vita di un'intera comunità. I resti architettonici delle civiltà passate, infatti, sono rappresentati soprattutto da teatri e anfiteatri, tipo quelli di Verona, Siracusa, Taormina e Atene, ricordando continuamente l'evidente importanza di quei luoghi nello sviluppo della società passata.

Il teatro, quindi, come importante luogo di aggregazione, di incontro e di scambi di pensiero, è simbolo dell'evoluzione sociale e umana, avendo da sempre una funzione di crescita per le persone, un'esperienza di vita, di riflessione e di emozioni, che ci arrivano anche da artisti lontani, lontanissimi da noi, ma grandi, e arrivano anche nel nostro presente; artisti di tutto il mondo, non solo italiani, che sono rimasti sulla scena per le loro straordinarie interpretazioni, sia che si tratti di musica classica, di musica lirica, di balletti, di opera, possiamo parlare della Callas, di Riccardo Muti, di Carla Fracci, di Nureyev. Va ricordato che questo è il teatro: è cultura. Ricordiamocelo e portiamoci i nostri figli e i nostri ragazzi, perché andando a teatro ci si apre la mente.

Va ricordato che, fra i princìpi fondamentali della nostra Costituzione, c'è anche l'articolo 9, che testualmente recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. E il teatro, come dicevo prima, è sempre stato un valido alleato della cultura, tramandando il sapere nel corso dei secoli e rendendolo accessibile a tutti. Una fonte di conoscenza eterna, un continuo arricchimento della consapevolezza personale, un contributo a edificare la struttura morale della nostra società, il nostro essere uomini. Rispetto, onestà e impegno sono solo alcuni dei valori morali che il teatro riesce, ancora oggi, a trasmettere con grande efficacia, rivestendo uno scopo educativo di formazione umana e di orientamento, soprattutto per i nostri giovani. E non dimentichiamoci che, spesso, il teatro diventa una vera e propria officina di inclusione sociale, promuovendo stili di vita sostenibili, diritti umani, parità di genere, solidarietà, cultura non violenta, diversità culturale e principio della cittadinanza globale.

Oggi, in certi quartieri delle nostre città, il teatro è diventato un punto di riferimento importantissimo. Io, recentemente, sono andata a Tor Bella Monaca per inaugurare la scalinata della legalità con la presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, e, parlando con il direttore del teatro proprio di quel quartiere, ci sono stati forniti dati molto, molto incoraggianti: una media di 45.000 spettatori in un anno; dal 2013 ad oggi, tenendo presenti i 2 anni di COVID, ci sono state 350.000 presenze, con 330.000 biglietti venduti. Questa è una cosa che ci ha colpito moltissimo. Ecco perché, con la presente proposta di legge, sottolineiamo il valore educativo del teatro e il suo ruolo fondamentale nella storia e nell'identità culturale italiana. Forza Italia, quindi, sostiene con fermezza il percorso della valorizzazione e preservazione del nostro ricco patrimonio culturale ed esprime voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gaetano Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, signor Presidente. Il MoVimento 5 Stelle esprimerà voto contrario su questo provvedimento. Questa potrebbe sembrare una mancanza d'affezione verso il tema centrale di questo provvedimento, invece il voto contrario esprime proprio l'amore verso l'oggetto del provvedimento, esprime l'amore verso il teatro. Noi crediamo, infatti, che un voto favorevole sia un voto di disprezzo per quella che è, forse, la più grande istituzione culturale della nostra Nazione: il teatro, il teatro che ha millenni di storia, il teatro che è rappresentato su tutto il territorio nazionale da anfiteatri romani, il teatro che, in una Nazione che conta 7.000 comuni, conta la bellezza di 3.500 teatri, statisticamente 1 a 2. Ebbene, noi, nel rispetto totale che abbiamo verso questo simbolo culturale del nostro Paese, voteremo contro. Voteremo contro, in quanto al teatro - parlo per me, in particolare - ho dedicato gran parte della mia vita, l'ho fatto, calcando quelle assi di legno, quelle scene nei piccoli teatri di periferia, nei piccoli teatri di comuni con 2.000 abitanti che, fortunatamente, avevano un teatro e si sono potuti abbeverare alla cultura che la storia del nostro Paese ha creato. I Pirandello, i De Filippo, i Viviani, gli Scarpetta, i Petito, e potrei andare avanti e indietro nel tempo. È un elenco che non finirebbe mai.

L'Italia ha dato alla storia del teatro mondiale grandi supporti e non è giusto dedicare a questo emblema culturale lo spazio che questa Camera ha dedicato a questo provvedimento, non nel merito, ci tengo a sottolineare, ma nel metodo.

Questo provvedimento nasce con la semplice dichiarazione di monumento nazionale di un teatro e, all'interno di quella proposta di legge, non c'era una sola linea strutturale che servisse a identificare che cosa si intendeva per monumento nazionale, quali erano i requisiti che i teatri dovevano avere per essere dichiarati monumenti nazionali. Non c'era nulla: c'era il nome di un teatro. A quella proposta di legge, se ne sono aggiunte altre, tutte uguali, tutte con il solo nome del teatro. Questo secondo me rappresenta proprio la distanza da quello che vuol dire teatro in Italia, perché questo provvedimento, secondo il nostro parere, avrebbe dovuto lasciare fuori i nomi dei teatri italiani (ne abbiamo approvati 400 su 3.500). Chi non ha avuto un parlamentare di rappresentanza del territorio non ha potuto inserire il nome del teatro della propria zona. Quindi, per il rispetto nei confronti dell'istituzione teatro, non era giusto e non era corretto portare avanti questa proposta di legge in questo modo.

Sin dalle prime riunioni in Commissione, abbiamo chiesto che venissero fissate regole; addirittura ci hanno bocciato due emendamenti nel momento in cui regole non esistevano. Dopo una discussione animata, la maggioranza ha approvato in Commissione solo due nostri emendamenti e hanno cominciato a capire che forse bisognava tracciare una linea, una riga, un identikit che potesse fornire ai proprietari dei teatri lo schema in base al quale chiedere che il proprio teatro potesse essere riconosciuto come monumento nazionale. Ci è stata bocciata perfino la richiesta di istituire un fondo. Pensi un po', signor Presidente: un teatro che diventa monumento nazionale, che ha bisogno di ristrutturazione, in questa ipotesi di legge non è previsto un euro per ristrutturarlo. Questo farebbe capire a chi ci guarda dall'esterno quanta cura abbiamo noi per la nostra cultura e per i nostri monumenti nazionali. Li lasceremo cadere a pezzi, perché non abbiamo previsto un fondo per procedere ad eventuali ristrutturazioni. Invece, abbiamo previsto una serie di nomi. Se andiamo a guardare, ogni parlamentare ha citato due, tre teatri della sua zona; se n'è dimenticato qualcuno, è stato aggiunto dopo.

Ecco, questa sommaria attenzione al teatro ci fa prendere assolutamente le distanze. Noi non possiamo condividere una proposta di legge di questo tipo. Abbiamo cercato di far capire alla Commissione che eravamo disponibili a riscrivere il tutto assieme e, ancora una volta, abbiamo avuto le porte in faccia. Pensate se solo la settimana scorsa avessimo votato questa legge, questo sarebbe avvenuto nella Giornata mondiale del teatro e avremmo trattato il teatro a calci in faccia nella giornata che gli regalava onore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Abbiamo avuto poco rispetto per l'edificio teatro, a coronamento del poco rispetto che abbiamo avuto precedentemente per chi in quell'edificio ci lavora e ci ha lavorato con grandi sacrifici. Qualcuno pensa che la vita dell'attore è rosea, brillante. No, è esattamente il contrario, perché per ogni attore che arriva alla popolarità, al riconoscimento, a traguardi, ce ne sono mille che non arrivano a fine mese, perché hanno creduto di poter fare una professione che io oso definire sociale; il teatro ha uno scopo altamente sociale. Quanta gente sia acculturata vedendo le commedie di Eduardo e quanta gente si è acculturata vedendo Pirandello. Ecco, lo scopo sociale del teatro con questa proposta di legge è stato assolutamente annullato, perché si è pensato a farsi belli sui propri territori, elencando questo o quel teatro, e dimenticando quello che era e doveva essere la base di questa proposta di legge, il riconoscimento di un'istituzione culturale. Dovrei ripetermi all'infinito, Presidente, e forse dovrei occupare tutti i 10 minuti che mi sono concessi. Credo che non sia il caso, perché credo di aver già trasmesso l'amarezza che un provvedimento portato avanti in questo modo infonde in tutti coloro che nella cultura ci credono ancora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Latini. Ne ha facoltà.

GIORGIA LATINI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi arriva in Aula finalmente questo provvedimento che riconosce molti teatri storici italiani monumenti nazionali. L'hanno ricordato, ci sono state varie proposte abbinate e questo sicuramente è un passo importante, un riconoscimento volto a potenziare il valore culturale di questo immenso patrimonio storico. I teatri sono simbolo della nostra storia e della nostra identità e diventano così parte di un vero e proprio circuito virtuoso.

I teatri storici costituiscono, infatti, un patrimonio architettonico d'arte di enorme rilevanza per tutto il territorio nazionale. Il nostro Paese abbonda di città che sono veri e propri tesori dell'arte e all'interno di ogni città c'è un magnifico teatro che rappresenta una ricchezza inestimabile. Questa presenza capillare dei teatri è la testimonianza della forte tradizione teatrale italiana che trova le sue origini sin dall'antichità. Ricordiamoci che i teatri italiani sono i più belli al mondo e per questo dobbiamo esserne davvero orgogliosi come italiani.

È quindi indispensabile che ci sia sempre una maggiore sensibilità da parte delle istituzioni per promuovere questi tesori. Ricordiamoci poi che i teatri rappresentano ancora oggi un punto di riferimento e di aggregazione sociale. Sono stati sempre un punto di incontro delle comunità e proprio per questo che ci sono così tanti teatri in tutti i comuni italiani, anche nei più piccoli, anche nei piccoli borghi. Quindi, il teatro deve ritornare a essere un luogo aperto alle associazioni culturali e alle compagnie locali, proprio per tornare a essere quel luogo di aggregazione per cui è nato. Bisogna sostenere anche il teatro di comunità che ha proprio questo obiettivo.

Con questo provvedimento in Commissione abbiamo fatto sì che numerosi teatri abbiano avuto l'opportunità di diventare monumento nazionale. Ci sono teatri veramente molto prestigiosi come la Fenice di Venezia, il Petruzzelli di Bari, il Rendano di Cosenza, il San Carlo di Napoli, e ce ne sono anche tanti altri. Poi, con l'emendamento presentato dalla Commissione sono stati individuati criteri precisi per dichiarare questi teatri monumenti nazionali: si è previsto che avessero almeno 100 anni dalla loro edificazione, nonché una programmazione di spettacolo dal vivo, con un contributo pubblico, oppure anche una dichiarazione di interesse culturale.

Ecco, abbiamo fatto sì che più teatri italiani abbiano avuto la possibilità di ottenere questo riconoscimento. E, sinceramente, da marchigiana, sono orgogliosa che su 410, riconosciuti con questo provvedimento, il 15 per cento sia rappresentato da teatri marchigiani, proprio perché le “piccole Marche” sono conosciute anche come la regione dei cento teatri, avendo una densità altissima di teatri rispetto al numero degli abitanti e al numero dei comuni. Pensate che nel 1868 vennero addirittura censiti 113 teatri in tale regione; le Marche hanno più teatri di tutta l'Italia meridionale. Per questo, quando ero assessore alla cultura della regione Marche, ho avviato la candidatura UNESCO delle Marche come regione dei teatri e siamo rientrati subito nella tentative list, e sto portando avanti, anche in Commissione, una risoluzione in tal senso.

Però, detto ciò, dobbiamo essere consapevoli che abbiamo veramente un'eredità culturale, che è nostro dovere valorizzare e riconoscere, quindi è innegabile l'importanza dei nostri teatri italiani e il loro valore universale per il riconoscimento dello spirito culturale e della tradizione artistica nazionale.

Pertanto, dopo questo riconoscimento, l'impegno sarà sicuramente quello di far seguire un sostegno concreto per attribuire risorse umane, finanziarie e strumentali, volte all'esercizio dell'attività di conservazione, manutenzione, promozione e valorizzazione sia degli spazi fisici sia dei servizi di aggregazione sociale che ricordavo appunto prima.

Il nostro patrimonio culturale va tutelato e in questa direzione va proprio la legge che è stata da poco approvata, ed è stata voluta fortemente dalla Lega, contro gli atti vandalici contro le opere d'arte e i monumenti nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Finalmente c'è un inasprimento delle sanzioni nei confronti di chi arreca danni al nostro patrimonio culturale in nome di un ambientalismo che, invece di essere propositivo, danneggia le nostre opere d'arte; questa legge è stata proprio fatta per bloccare questa follia e finalmente chi arreca danni al nostro patrimonio culturale paga in prima persona e di tasca propria e questi fondi, che vengono dati al Ministero della Cultura, serviranno proprio per ripristinare i beni danneggiati. Abbiamo sempre detto: tolleranza zero, e così è stato.

Concludo, Presidente, ricordando che, quando abbiamo avviato questo provvedimento in Aula, era proprio il 27 marzo, che è la Giornata mondiale del teatro, istituita dall'International Theatre Institute e da esperti dell'UNESCO per la prima volta nel 1962. Questa data coincideva allora con la cerimonia di inaugurazione del Teatro delle Nazioni, che si svolgeva a Parigi e, da quel giorno, ogni anno, in tutto il mondo viene celebrata la Giornata mondiale del teatro e per l'occasione viene richiesto a una personalità del teatro, della musica o della cultura di scrivere un messaggio, che viene letto nei teatri, nelle scuole, nelle biblioteche, nei luoghi di cultura e di aggregazione in tutto il mondo. Cito il messaggio di quest'anno, del drammaturgo norvegese Jon Fosse, che è stato premio Nobel per la letteratura nel 2023, che richiama in maniera forte e profonda i valori fondativi del teatro rispetto alla comunità globale, sottolineando il valore pacifico e universale dell'arte.

Queste sono le sue parole. “La guerra è la battaglia contro ciò che risiede nel profondo di ognuno di noi: qualcosa di unico. Ed è anche una battaglia contro l'arte, contro ciò che risiede nel profondo di ogni arte. (…). La guerra e l'arte sono opposti, proprio come lo sono la guerra e la pace”. È semplicemente così. L'arte è pace”.

Quindi, con questo buon proposito, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo, Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zingaretti. Ne ha facoltà.

NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Care colleghe, cari colleghi, Abramo Lincoln amava dire: “Tre cose formano una Nazione; la sua terra, il suo popolo e le sue leggi”. Per questo, a volte, siamo pignoli; da forze di opposizione, ci ostiniamo comunque a fare di tutto affinché questo Parlamento promulghi buone leggi, degne della Repubblica italiana, perché amiamo l'Italia, che sentiamo la nostra Patria. L'idea di conferire il titolo di monumento nazionale a molti teatri italiani è stata ed è una buona idea, lo abbiamo detto subito, mettendoci a disposizione per la costruzione di un testo degno del nostro Paese, ma la legge per ottenere questo risultato è pessima, anzi è un pasticcio imbarazzante che, in parte, abbiamo tentato di correggere. Quindi, oggi stiamo discutendo di una buona idea, ma di una brutta legge e di un'occasione sprecata. È una buona idea, lo ribadiamo, perché il teatro - come è stato detto in quest'Aula, ma noi non siamo divisi su questo - è una parte fondamentale della nostra cultura: sui palcoscenici italiani si sono formati donne e uomini che, recitando, hanno contribuito a formare intere generazioni di ragazzi e di ragazze, di donne e di uomini. Mi permetto di dire: il teatro è servito a costruire una coscienza civile. E, poi, il teatro è lavoro, come è stato detto, spesso sfruttato, lavoro precario. Il teatro è un manufatto architettonico e, se ci si fermasse alla data di costruzione, forse il tema oggi sarebbe quello di un premio di architettura, sapendo che però poi non tutti i teatri vecchi - se fosse solo questo - sono teatri belli, che meritano riconoscimento, il titolo storico.

Il teatro è anche ciò che avviene dentro questa architettura, invece, è l'arte che si esprime, è il valore che infonde al territorio dove il teatro si trova. Il teatro merita di essere definito storico, perché, a volte, al suo interno si sono svolti eventi storici, prime che rimangono nella memoria collettiva italiana.

Nel 1931, Eduardo De Filippo diede, per la prima volta, “Natale in casa Cupiello” al Teatro Kursaal di Napoli; oggi, però, quel teatro è un cinema; il teatro si chiama Cinema Filangieri, non è più un teatro; è storico? Non lo so, secondo questa legge. All'Ambra Jovinelli di Roma il palcoscenico ha visto protagonista Ettore Petrolini, ed è storico, ma il Teatro Sistina, che ha prodotto celebri spettacoli, con Garinei e Giovannini, con Aldo Fabrizi, che a Broadway ha tenuto - in italiano! - il cartellone per mesi, è storico? No, secondo questa legge, perché è stato costruito dopo. Purtroppo, il Teatro Orfeo, che ha visto Macario, Totò, dove nacque, dentro un camerino, Pupella Maggio è diventato, all'improvviso, un cinema a luci rosse; eppure ha più di cento anni; è storico? Non lo so, secondo questa legge.

Per questo, diciamo, Presidente, che quando lo Stato, quando questo Parlamento sceglie di conferire un titolo così importante a una parte così importante della nostra identità dovrebbe essere, questo Parlamento, molto rigoroso, molto attento alle cose di cui trattiamo, deve essere assolutamente prudente, per non commettere errori. Dovrebbe aver chiara questa complessità e dare al termine storico il valore che questo termine, almeno in Italia, questa nostra grande Patria, deve avere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per questo, abbiamo proposto, con i nostri emendamenti, non di non fare la legge, ma di introdurre un criterio più sensato.

La legge avrebbe dovuto individuare un titolo, certo, se lo merita il teatro italiano, e dei luoghi di produzione culturale italiana, del luogo storico, avrebbe dovuto indicare criteri chiari, oltre a quello dell'età, sui quali avremmo potuto anche discutere insieme, come il valore artistico o la garanzia di una programmazione dal vivo che continua. Avrebbe dovuto, se sono storici, me lo faccia dire, almeno, garantire un fondo per non farli chiudere, i teatri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché facciamo finta di non sapere che i teatri stanno chiudendo! E lo dice un presidente di regione che è orgoglioso di poter dire nell'Aula di Montecitorio che in 10 anni nel Lazio di teatri chiusi ne abbiamo riaperti oltre 50, senza legge sulla storicità, ma perché amavamo la cultura che i teatri producono. Avremmo potuto pensare a un fondo per le produzioni teatrali, per l'innovazione tecnologica, a un fondo per le tournée, perché agli attori non si pagano più le prove e, quindi, i teatri e le compagnie muoiono. Ecco che cosa si sarebbe potuto fare, perché il teatro, anche quello storico, purtroppo, è una parte della nostra cultura che soffre e andrebbe aiutata.

Quindi, alla fine, una buona legge avrebbe dovuto istituire una commissione e non con i bolscevichi, avremmo dato al Ministro della Cultura di questo Paese il diritto di definire una commissione che, sulla base di criteri, avrebbe poi definito questo termine “storico”, per darlo a chi davvero se lo merita. Invece, si è preferita un'imbarazzante - perché è imbarazzante - lista di nomi che noi proponiamo agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), fatta non ho capito ancora con quali criteri. Ma se fossero stati così oggettivi, i criteri, perché non rimandare tutto a quei criteri, invece di mettere 400 nomi su alcuni fogli di carta? Il motivo lo sappiamo e si chiama propaganda politica e cioè la possibilità di andare con la bandierina nel proprio comune e dire: io ho fatto diventare questo teatro “storico”. Tuttavia, quando questo significa far parte di questa legge, purtroppo, non significa assolutamente nulla, se non un titolo perché si sta dentro una lista.

Per questo, noi, Presidente, e chiudo, ci asterremo su questo provvedimento, perché condividiamo l'idea, ma denunciamo con forza un'occasione persa per il teatro e per la cultura italiana. Il teatro italiano è molto più storico di questa lista che ci proponete e che con alcune modifiche - io sono contento - ci ha impedito di fermarci a pochi metri, l'altra settimana, dal dramma, perché aveva ragione un grande drammaturgo: “Il dramma resta sempre, dall'inizio alla fine, marcatamente politico”, William Shakespeare. Almeno questo, abbiamo provato ad evitarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Finalmente, arriviamo, oggi, alla conclusione e all'approvazione di questo provvedimento, che rappresenta la chiara volontà di dare riconoscimento a quei teatri che rappresentano innanzitutto la tradizione italiana, collega Zingaretti. Strehler diceva che il teatro è la parabola del mondo, il testo segue sicuramente un indirizzo politico e, colleghi, noi siamo il Parlamento italiano e siamo quelli che danno gli indirizzi politici anche ai Ministeri e agli uffici e che stabiliscono i criteri, quindi, respingiamo ovviamente le critiche sulla legge e poi spiegherò perché, perché in realtà su tutto il territorio nazionale c'è una miriade di meravigliosi teatri, storici, artistici, più storici, meno storici e ve lo dice uno che frequenta il teatro sin da bambino.

Prima ho sentito il collega Amato; giustamente ci inchiniamo alla sua scienza artistica, che riconosciamo; certamente ha grande proprietà e legittimità a parlare di teatro, avendolo fatto e facendolo, ma io credo che con questa legge si dia finalmente valore ai teatri e contemporaneamente si doti il Ministero della Cultura di una procedura chiara e riconoscibile di ampliamento della categoria dei teatri come monumenti nazionali. E vi sembra poco? Fino ad oggi questo non accadeva. Se avessimo aspettato la burocrazia italiana - andatevi a vedere l'elenco dei teatri monumento nazionale o di interesse nazionale, andate a vedere quanti sono - questo non sarebbe accaduto. Ovviamente, ci sono distinzioni da fare; i teatri non sono solo luoghi in cui si celebra la grandezza della musica, dell'opera, dello spettacolo italiano, ma rappresentano veri e propri tesori architettonici, storici e artistici, da quelli di tradizione a quelli degli anni Trenta e oltre, perché questa legge - ed è falso dirlo e affermarlo - non si limita e non si limiterà ovviamente ai 100 anni, dal 2024, quindi, dal 1924, ma procederà di anno in anno e tutti i teatri che raggiungono i 100 anni potranno richiedere, se hanno questi requisiti, di farne parte, di avere questo riconoscimento.

Quindi, sono state dette cose false, colleghi, perché prima c'erano le indicazioni puntuali dei singoli colleghi sul territorio; e a noi questo non scandalizza, perché, se il deputato di un territorio vuole valorizzare un teatro storico della propria città, colleghi, non è una “marchetta”! Quello si chiama fare il proprio dovere di rappresentante del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e dovete finirla, per il suo tramite, Presidente, mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione, di definire “marchetta” quando qualche deputato arriva prima, per intuizione, per guizzo, per passione, e presenta una proposta di legge; così in maggioranza, così all'opposizione, colleghi, perché ce ne sono stati anche all'opposizione che lo hanno fatto.

Quindi, dovete smetterla, colleghi, per il suo tramite, Presidente, di fare questa criminalizzazione di chi fa una proposta o ha un'intuizione.

I teatri italiani esaltano le culture locali e sono scrigni di bellezza, dal Teatro Olimpico di Vicenza, il primo teatro coperto italiano, fino, appunto, ai teatri degli anni Trenta. Marcello Mastroianni, di cui ricorrono quest'anno i 100 anni dalla nascita, che oltre a essere stato un grande attore di cinema, era anche un grande attore di teatro, diceva che “il teatro è un tempio, un tempio dove non entra mai il sole”.

Ecco, noi vogliamo dare luce a questi patrimoni diffusi. Secondo il nostro ordinamento, valori come la tutela del patrimonio storico e artistico e la sua libera fruizione da parte dei cittadini appartengono a un'architettura sapiente di diritti che si lega strettamente agli orizzonti dell'identità italiana.

Voglio qui ringraziare il capogruppo Foti per l'impulso e la collega Cavandoli della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che ha agevolato i lavori, permettendo l'assorbimento della sua proposta, un'altra collega a cui va fatto un plauso, non perché ha fatto una “marchetta” al territorio - questo orribile vocabolo forse dovrebbe uscire da quest'Aula -, ma perché semplicemente ha avuto un'intuizione, ed era già passata al Senato, così come tanti altri colleghi. Però, dai banchi dell'opposizione sembra di assistere ai maestri di quell'arte tutta italiana che Umberto Eco magistralmente definì “tetrapiloctomia”, ovvero l'arte di tagliare il capello in quattro. Ecco, siete maestri di tetrapiloctomia, c'è sempre qualcosa che può essere fatto meglio, c'è sempre qualcosa che voi avete detto che sarebbe stato fatto meglio, c'è sempre qualcuno che può farlo meglio del Parlamento, ma ci chiediamo: negli 11 anni di Governo del centrosinistra, in forme alterne, perché non lo avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Quindi, invito l'opposizione a guardare verso l'alto e ad una visione complessiva delle politiche culturali. Insieme abbiamo presentato, quando questo è accaduto colleghi, già diverse proposte di legge, approvate all'unanimità, e questo è bellissimo. Quando il Parlamento si riprende la propria sovranità legislativa è bellissimo, ma lo si fa con una visione alta e non andando sempre a puntare il dito su questo o su quell'aspetto che poteva essere migliorato.

Quindi, non possiamo non ricordare l'indimenticato Giorgio Albertazzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e la sua dura denuncia del tragico scenario delle chiusure dei teatri della Nazione, ben descritto dal documentario prodotto da Rai Documentari e presentato alla Festa del Cinema di Roma, firmato da Strabioli e prodotto da Infascelli. Ebbene, in quel documentario, che la collega Rita Dalla Chiesa conosce bene per avervi partecipato, si diceva proprio questo: che i teatri chiudono, ma chiudono perché nessuno li tutela, nessuno li valorizza e, quindi, diventano supermercati, rischiano di diventare parking o strutture e di essere violate nella destinazione d'uso.

Sappiamo bene che il percorso è diverso, che questo è un riconoscimento della monumentalità. Lo sappiamo perfettamente, ma è un primo passo per istituire un circuito delle meraviglie e mi rivolgo con garbo alla collega Grippo, che stimo e che è molto simpatica nella sua azione istituzionale. Vede, collega Grippo, io non l'ho contraddetta già in Commissione, ma avendolo oggi ripetuto anche qui in Aula mi trovo costretto. Oggi parliamo, in quest'Aula, di tutela e non di programmazione e finanziamento dello spettacolo dei teatri. Questo perché, se non fosse stato compreso, forse possiamo risolverlo allegando un'ermeneutica alle leggi che approviamo.

Quindi, io credo che anche il collega Zingaretti meriti una risposta, al di là della stima istituzionale che gli devo. Collega Zingaretti, qui in Aula lei va agitando un fascicolo con un elenco di teatri che lei definisce scandaloso, ma tutti devono sapere che questo nasce e scaturisce esattamente dall'elenco che il Partito Democratico aveva presentato con un emendamento maxi, definito provocatorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), dove li, sì, c'erano i cinema a luci rosse, i teatri storici trasformati in cinema a luci rosse; e ha costretto questa maggioranza e questi uffici durante il periodo di Pasqua a fare un lungo lavoro per espungere queste proposte spurie e fare un elenco che avesse un senso. Questo perché, sia chiaro, siamo d'accordo su una cosa: a fare la battaglia per riaprire l'Ambra Jovinelli c'era il Movimento Sociale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), insieme al sindaco Veltroni, e non l'ho vista in quell'occasione. Quindi, noi il teatro lo pratichiamo, lo conosciamo, lo amiamo.

Insieme al Sottosegretario Mazzi daremo un nuovo codice dello spettacolo a questa Nazione e ci stiamo lavorando, ma non accettiamo lezioni da nessuno. Siamo qui, siamo la maggioranza, ma siamo aperti e disponibili ad accettare il confronto e la proposta, che non sia ostruzionistica e pretenziosa, dell'opposizione. I dati SIAE mostrano un rilancio generale dello spettacolo e anche questa è una buona notizia. Anche per questo con il Ministro Sangiuliano e con il Sottosegretario Mazzi stiamo lavorando al codice dello spettacolo, che è ormai imminente. Inoltre, stiamo lavorando ai progetti multidisciplinari, portando lo spettacolo dal vivo nelle aree archeologiche, nei musei o rendendo i teatri luoghi di formazione. Colleghi, questo testo…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda per favore.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …non è nato - e vado alla conclusione - da una proposta del sottoscritto o della maggioranza o del Governo, come qualcuno di voi strumentalmente ha detto. È nato dal Parlamento, è nato dal territorio e ha voluto costituire per la prima volta un circuito inclusivo, il circuito delle meraviglie, e bisogna smentire chi dice falsità. Chi dice che verranno esclusi alcuni teatri storici dice il falso. Basterà che i soggetti interessati scrivano al Ministero o al sindaco o al direttore del teatro o a un comitato promotore. Con questi requisiti che abbiamo messo noi nella legge e con i criteri che sono nella legge tutti verranno inseriti - nessuno escluso - purché abbiano i requisiti previsti dalla legge. Quindi, abbiamo preso - e concludo - diverse iniziative puntuali territoriali e le abbiamo trasformate nel circuito delle meraviglie, il circuito dei teatri italiani, da quelli di tradizione fino a quelli degli anni Trenta.

Concludo con le parole di Gabriele Lavia che sicuramente il teatro lo conosce: “Noi pensiamo che il teatro sia il paradigma di ogni attività umana”. Quindi, cominciare col riconoscere la grandezza e la bellezza di tutti i teatri italiani era il minimo che questo Parlamento potesse fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Laura Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Anch'io voglio superare le polemiche e le critiche assolutamente pretestuose che sono state fatte in quest'Aula, per rivendicare il diritto del Parlamento e il diritto dei deputati di parlare di cultura, di cultura in quest'Aula, di teatri e di valorizzazione del territorio. Credo che sia uno dei compiti fondamentali di noi parlamentari parlare di quelle che sono le esperienze virtuose che hanno coinvolto il nostro territorio di appartenenza e che poi possono essere diffuse anche tramite interventi legislativi.

Chiarisco anche la situazione del Teatro Regio di Parma. Ci tengo a dirlo perché era oggetto di una mia proposta di legge che poi è stata approvata dal Senato e che, quindi, aveva avuto un trascorso parlamentare abbastanza lungo. Veniva dalla scorsa legislatura ed era stata approvata al Senato e non alla Camera. Anche adesso è stata approvata dal Senato e ora è riunita nel contenuto a questa iniziativa legislativa e tratta proprio del Teatro Regio di Parma, nato - ci tengo a dirlo - grazie alla richiesta di Maria Luigia d'Austria quando, durante la Restaurazione, fu mandata a gestire, a occuparsi e a reggere il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. È stato inaugurato nel 1829 con un'opera di Bellini ed è uno dei regni del melodramma italiano. La sua attinenza al monumento nazionale si sposa con la vita di Verdi, proprio perché anche la casa natale di Giuseppe Verdi, nel 1901, quindi a ridosso della morte, fu dichiarata monumento nazionale, a testimonianza che non è una qualifica che ha poco conto e che si può intendere superata.

Quindi, Parma merita un teatro monumento nazionale, come anche altre città, anche a completamento del percorso di Capitale italiana della cultura 2020-2021, che prese inizio e ospitò proprio nel Teatro Regio anche la cerimonia di chiusura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - Testo unificato - A.C. 982-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - Testo unificato - A.C. 982-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 982-1214-1347-1584-1639-1677-1685-1754-A: "Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Gianluca Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signor Presidente. A questo punto propongo un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente ai punti 5 e 6 recanti il seguito della discussione, rispettivamente, della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249, volta a richiedere le dimissioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nonché Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, e della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 (Nuova formulazione), volta a richiedere le dimissioni del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche', sul presupposto che, ove il punto 6 non venga trattato nella seduta odierna, sia iscritto quale primo argomento dell'ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. È stata dunque avanzata una richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente ai punti 5 e 6, recanti il seguito della discussione, rispettivamente, della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249, volta a richiedere le dimissioni del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, e della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 (Nuova formulazione), volta a richiedere le dimissioni del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche', sul presupposto che, ove il punto 6 non venga trattato nella seduta odierna, sia iscritto quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di domani.

Su tale richiesta potrà intervenire, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, un deputato contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, mi chiedo che le facciamo a fare le Conferenze dei presidenti di gruppo. Infatti, noi, nella passata riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, avevamo proposto un calendario prevedendo una discussione sulle mozioni di sfiducia a Salvini e a Santanche' che venisse prima rispetto ai provvedimenti che, invece, andremo a trattare, e tutti i colleghi del centrodestra presenti in Conferenza dei presidenti di gruppo ci hanno spiegato, con dovizia di particolari e con grandi approfondimenti, quanto fosse opportuno, invece, trattare prima quei provvedimenti e poi le mozioni.

Non è possibile: noi non siamo nelle disponibilità delle questioni che vengono poste dai capigruppo di maggioranza senza dare alcun decoro a un organismo importante di questa istituzione come la Conferenza dei presidenti di gruppo. Per cui, Presidente, le chiedo di rispettare quello che si costruisce, anche con un dibattito aspro, all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo, e sinceramente mi sembra veramente inopportuno che, invece, la maggioranza oggi decida di cambiare, facendo ciò che in Conferenza dei presidenti di gruppo, immotivatamente, ci aveva detto che non poteva essere fatto. Per questo siamo contrari.

PRESIDENTE. C'è qualcuno che intende parlare a favore? No.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente ai punti 5 e 6, recanti il seguito della discussione, rispettivamente, della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249, volta a richiedere le dimissioni del Ministro Matteo Salvini, e della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 (Nuova formulazione), volta a richiedere le dimissioni del Ministro Daniela Garnero Santanche', nei termini prima indicati.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 168 voti di differenza.

Essendo stata testé approvata la proposta di inversione dell'ordine del giorno, preciso che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta odierna, la sospensione dalle ore 20 alle ore 21, prevista dal vigente calendario dei lavori, non avrà luogo.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prima di passare al seguito della discussione della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249 e al fine di consentire gli adeguamenti tecnici dei terminali di voto del banco della Presidenza necessari per procedere all'appello nominale, darò la parola sull'ordine dei lavori all'onorevole Dario Carotenuto, che ne ha fatto richiesta.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere un'informativa urgente al Ministro Tajani in merito a quanto sta accadendo in Medio Oriente, perché la situazione sembra veramente ormai fuori controllo e sembra che il Presidente Netanyahu si consideri al di sopra di ogni regola.

Abbiamo assistito, nelle ultime ore, a questo barbaro omicidio di 7 cooperanti della World Central Kitchen con alcuni droni, nonostante avessero programmato il loro itinerario con l'esercito israeliano. Ma ci preoccupa anche il bombardamento di Damasco, nel quale sono morti anche alcuni civili. Non si capisce, quindi, quale sia il limite che possiamo avere, penso che si sia superato ogni confine di ciò che è tollerabile. E, allora, chiedere solo trasparenza, chiarimenti su quanto sta accadendo, ci pare francamente troppo poco.

Quindi, chiediamo che il Ministro Tajani venga a riferire in Aula. Penso che dovrebbe prendere magari spunto da quei comitati universitari che si stanno rifiutando di stringere accordi con le università israeliane per fare ricerca sulle armi, come avevano preventivato alcune università, e quindi hanno bloccato quelle iniziative. Prenda spunto da questo, magari cominciamo a ragionare sull'ipotesi di sanzionare Israele, perché è inaccettabile quanto sta accadendo, francamente, da ogni punto di vista lo si voglia vedere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori e sul medesimo argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, qual è il limite? Qual è il limite? Lo chiediamo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, lo chiediamo al Ministro degli Affari esteri Tajani. Gaza è un cimitero a cielo aperto. Gli intensi bombardamenti israeliani, in risposta agli atroci attacchi terroristici guidati da Hamas il 7 ottobre, hanno raso al suolo interi quartieri. Lo diciamo da mesi, prima che il bilancio fosse quello di oltre 30.000 vittime, 30.000 vittime civili, di cui un terzo bambini, di cui 10.000 dispersi, 80.000 feriti gravi.

Presidente, qual è il limite? Lo chiediamo a lei, perché abbiamo visto chi è sepolto nelle macerie, abbiamo visto chi è morto sotto i bombardamenti e chi oggi sta morendo di fame, ma crediamo che basterebbe anche solo questo racconto per chiedere a Israele e al suo Governo di fermarsi e indagare il suo stesso Governo per crimini contro l'umanità. Ma, Presidente, se mi permette, c'è di peggio, c'è di molto peggio, e chi non lo vede è complice.

Bombe israeliane a Gaza uccidono 7 operatori di una ONG che era lì per fare qualcosa che dovremmo fare tutti, cioè dare una risposta a quelle migliaia di persone lì, ferme, dopo che sono state spostate dal Nord di Gaza al Sud, asserragliate, in cerca semplicemente di un pasto. Quelle persone di Word Central Kitchen, semplicemente, per tutta l'umanità, stavano svolgendo una funzione. Ma c'è di peggio: l'attacco a Damasco apre una nuova fase di destabilizzazione del Medio Oriente. Sì, delle bombe sopra un'ambasciata. Lo diciamo da mesi, il fronte ucraino si avvicina a quello mediorientale. L'ISIS rialza la testa con gli attentati in Iran e in Russia, l'escalation militare rischia di alimentare il fondamentalismo islamico e rafforzare la stessa Hamas.

Ci uniamo alle migliaia di persone scese in piazza a Tel Aviv per dire basta. C'è un limite, Presidente, c'è un limite e vorremmo che questo Governo ci dicesse: con noi basta. Quel limite ci pone un'altra domanda: che cosa deve ancora succedere, perché questo Governo, insieme alla comunità internazionale, riconosca la Palestina come Stato e riconosca che Israele è sanzionabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per quei limiti che ha già violato!

Per questo chiediamo al Governo di venire in Aula e unirsi a quello che ha fatto l'ONU, che non è un appello, è una decisione che Israele dovrebbe subito rendere realtà, insieme al rilascio immediato di tutti gli ostaggi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo alla richiesta di informativa del Ministro Tajani per il semplice fatto che anche noi ci chiediamo cos'altro debba accadere, affinché questo Governo apra gli occhi e inizi ad agire di conseguenza rispetto a quanto sta accadendo a Gaza. L'uccisione di 7 operatori internazionali di Word Central Kitchen è la punta di un iceberg, che finora ha visto 171 operatori umanitari delle Nazioni Unite morire, uccisi in questo conflitto, e di molti altri probabilmente non si sa granché, visto che sono palestinesi.

È la punta di un iceberg anche quello che è successo in questi giorni negli ospedali di al-Aqsa e di al-Shifa. Io ricordo che, qualche mese fa, all'inizio di questo conflitto, quando giravano le notizie, ci chiedevamo attoniti se fosse o se non fosse vero e se fosse stato o meno smentito che era stato bombardato un ospedale. Da quello che sappiamo noi, tornati da un viaggio a Rafah, al confine tra Egitto e Palestina, sono molti gli ospedali distrutti e sono molti di meno quelli funzionanti rispetto a quelli non funzionanti, devastati in questo momento. Vediamo sui nostri cellulari le immagini delle macerie dell'ospedale di al-Shifa, con una distesa di cadaveri spianati dai bulldozer. Tutto attorno è in corso una vera e propria distruzione deliberata del sistema sanitario a Gaza e ancora non accade granché da parte da parte del Governo italiano. È la punta di un iceberg la legge contro Al Jazeera, nel momento in cui, da mesi, i giornalisti internazionali hanno difficoltà a entrare a Gaza per riportare quello che succede in un conflitto che ha visto il maggior numero che abbiamo mai registrato in assoluto di uccisioni di operatori di stampa e di giornalisti. Che cos'altro deve accadere? Ci sono oltre 32.000 morti, che sono la punta di un iceberg di un conto disumano che non tiene ancora presente che ci sono 20.000 persone sotto le macerie, e che altre 85.000 persone nei prossimi sei mesi moriranno se non ci sarà un cessate il fuoco immediato. Questo ci dicono le Nazioni Unite e questo ci dicono tutti i più autorevoli interlocutori umanitari internazionali con cui abbiamo avuto modo di parlare. Cos'altro deve succedere, perché il Governo dia finalmente seguito all'approvazione della mozione del Partito Democratico, il cui primo punto chiede un cessate il fuoco immediato. Dov'è l'impegno del Governo a questo fine? Noi, per questo, crediamo che sia urgente che il Ministro Tajani venga in Aula a riferire e chiediamo che accada al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Seguito della discussione della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini (Vedi l'allegato A).

Ricordo che, nella seduta del 25 marzo, si è conclusa la discussione generale.

Per dare ordine ai nostri lavori, procedo, a questo punto, all'estrazione a sorte del nome del deputato da cui avrà inizio la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Barbagallo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. I deputati della Südtiroler Volkspartei si asterranno nella votazione sulla mozione di sfiducia presentata contro il Ministro Matteo Salvini; mozione il cui esito è comunque già scontato. Al contempo, teniamo a esprimere in maniera chiara che non abbiamo apprezzato e non apprezziamo tuttora certe posizioni assunte dal Ministro Salvini. Mi riferisco alle posizioni ambigue sulla Russia, in particolare all'indomani dell'assassinio - perché così va chiamato - di Navalny nonché in riferimento al voto di regime imposto da Putin contro ogni regola democratica. Pur dando atto che sino ad oggi lo stesso Ministro, e con lui il gruppo Lega, ha sostenuto tutte le delibere in sede europea e nazionale a sostegno dell'Ucraina, siamo convinti che certe ambiguità, tra cui quelle denunciate nella mozione di sfiducia, danneggino l'immagine dell'Italia anche sul piano internazionale. La relativa responsabilità, soprattutto politica, deve accollarsi, peraltro, l'autore di queste ambiguità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intanto, come chiederebbe il mio collega Giachetti: ‘ndo sta Salvini? Ci saremmo, infatti, aspettati, visto che discutiamo una mozione di sfiducia nei confronti del Vicepremier Salvini, la sua presenza in Aula. Allo stesso modo, Presidente, visto che discutiamo della mozione di sfiducia nei confronti di un Vicepremier e non di un passante, ci saremmo aspettati - rispetto naturalmente il Ministro Calderoli, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e i Sottosegretari - la presenza del Governo, la presenza della Premier a difendere il Vicepremier. Queste assenze sono inquietanti e anche abbastanza significative. Tra l'altro, il Vicepremier c'era durante il question time. Quindi, o era un ologramma poco fa o se l'è data a gambe. Io credo che ciò non sia rispettoso nei confronti di questo Parlamento. Si può condividere o meno la presentazione di una mozione di sfiducia ma ci si mette la faccia, Presidente, si sta qui, si ascoltano le argomentazioni dei parlamentari e poi magari si dice anche quello che si pensa.

Io credo, Presidente, e in questo caso mi rivolgo, tramite lei, al collega Richetti, che in questa mozione ci siano alcune firme che non ci sarebbero dovute essere. Sono state richieste firme a parlamentari, che reputo intrusi, che non avrebbero dovuto firmare questa mozione o perché non veniva chiesto loro o perché, per decenza, non avrebbero dovuto firmare, visto che negli anni citati da questa mozione - 2015, 2017 e 2019 - non si può notare alcuna differenza nel rapporto tra le forze politiche del MoVimento 5 Stelle e della Lega e la Russia e il partito di Putin. In quegli anni, il MoVimento 5 Stelle e la Lega hanno avuto gli stessi medesimi comportamenti politici. Come possano i colleghi del MoVimento 5 Stelle firmare questa mozione per me è incredibile ed è altrettanto incredibile come possano aver accettato i presentatori della mozione le firme del MoVimento 5 Stelle. Tanto è vero che noi la mozione non l'abbiamo firmata, pur annunciando già da ora il nostro voto a favore. Lo dico con i fatti. Il contratto del Governo “giallo-verde”, Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po' di silenzio, cortesemente. Ascoltiamo il collega Faraone. Mi scusi onorevole, prego.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Dicevo che il contratto del Governo “giallo-verde”, credo il più filorusso della storia della Repubblica, prevedeva al punto 10, nella pagina dedicata agli affari esteri, un passaggio - “giallo-verde” vuol dire MoVimento 5 Stelle e Lega - in cui c'era scritto: a tal proposito è opportuno il ritiro delle sanzioni imposte alla Russia. Questo passaggio, naturalmente, era coerente con comportamenti che sono culminati, in chiusura, con la presenza dei militari russi durante la pandemia in Italia, presenza anche quella inquietante e ancora incomprensibile. Nel mezzo ci stanno una serie di azioni svolte dal MoVimento 5 Stelle in parallelo con la Lega, e cioè, su Internet: oltre a trovare le immagini di Salvini con la maglia di Putin, ormai immagini famose, immagini famosissime, se fate una ricerca su Google, troverete anche le foto Di Battista e Di Stefano sorridenti accanto a due fedelissimi di Putin, con dichiarazioni fatte a favore del partito di Putin due anni dopo che era stata invasa la Crimea. Quindi, neanche si potrà dire che era il Putin buono, quello bello, quello con cui parlavano tutti. Era il Putin che aveva invaso la Crimea qualche mese prima.

Tra l'altro, signor Presidente, nel 2017 - e questo è un passaggio importante, perché poi lo ricollegheremo ai fatti di oggi - veniva fatta un'indagine da parte di importanti quotidiani o, comunque, di TV internazionali, su una rete che veniva indicata come una rete di partiti in ambito europeo, collaterali al partito di Putin e all'azione politica della Russia. E, oltre ai partiti già noti, come Rassemblement National di Marine le Pen, in Francia, o Alternative für Deutschland, in Germania, i partiti che venivano indicati parte di quella rete erano la Lega e il MoVimento 5 Stelle: altra affinità di comportamento. Naturalmente, poi, il MoVimento 5 Stelle, nel 2016, ha partecipato, come delegazione, al congresso del partito di Putin. E Di Battista, possibile candidato alle prossime elezioni europee del MoVimento 5 Stelle, ha accompagnato Grillo all'ambasciata russa. Naturalmente, le dichiarazioni che hanno fatto al congresso del partito di Putin gli esponenti del MoVimento 5 Stelle sono state che l'Ucraina era un Paese fallito, salvato dai soldi dei contribuenti europei. Come si possa firmare questa mozione insieme a questi parlamentari e come questi parlamentari possano accusare Salvini di quello che essi stessi hanno compiuto per me è un grande mistero. Ma tutto è possibile in questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Poi, naturalmente, il comportamento in parallelo di questi due movimenti è stato confermato dai comportamenti e dai voti del MoVimento 5 Stelle: mai, tranne una volta, perché, appena si è capito che il vento cambiava sul sostegno alla resistenza ucraina, il MoVimento 5 Stelle ha cominciato a votare contro l'invio delle armi; la prima volta, invece, aveva votato a favore. Però, chiaramente, questo è un comportamento coerente ad essere un partito filorusso. Anche lì, il Presidente Conte aveva votato il 2 per cento per il finanziamento NATO per la Difesa, in un contesto in cui Crosetto candidamente e forse non tanto opportunamente dice che, se ci fosse un'invasione in Italia simile a quella in Ucraina, noi non saremmo pronti, il MoVimento 5 Stelle, oggi, ci dice che quel 2 per cento andrebbe riportato indietro e non andrebbe rispettata più quell'intesa.

Però, Presidente, al di là del tema delle infrastrutture, che il Vicepremier segue in ambito governativo, Salvini è Vicepremier e, in quanto tale, ha un ruolo politico ed ha accesso ad informazioni sensibili. Per questo un Vicepremier che assume posizioni in parallelo con il MoVimento 5 Stelle e continua a farlo oggi, è un Vicepremier che non può stare in quel posto lì, perché credo che questo imbarazzi il nostro Paese e dovrebbe imbarazzare colei che è silente rispetto ad alcune dichiarazioni del Vicepremier Salvini, ossia la Premier Meloni. Infatti, io credo che quelli che erano considerati nella rete filorussa, qualche anno fa, per quell'indagine e quell'inchiesta a cui ho fatto riferimento poco fa, siano gli stessi che Salvini continua a invitare nei suoi raduni, in Italia e all'estero. Sono sempre gli stessi partiti, che dicono sempre le stesse cose, con la Le Pen che, addirittura in un'iniziativa organizzata da Salvini, ha attaccato frontalmente la Meloni sulla sua politica internazionale. Come diavolo fate a stare nello stesso Governo, quando, su un tema così delicato, Salvini dice quello che Putin vuole che venga detto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)?

E credo che non ci fosse da scrivere, in questa mozione firmata dai parlamentari di alcuni partiti di opposizione, il riferimento soltanto a quegli anni lì. Bisogna dire a Salvini di andare a casa per quello che ha dichiarato in questi giorni. Uno che ne ha fatto una disciplina olimpionica del buttare la chiave, riferendosi alle carceri, per quante volte l'ha detto, invece sulla prigionia in Siberia, l'avvelenamento e la morte di Navalny, si affida alla giustizia. San Salvini si affida alla giustizia e diventa garantista (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)! Per questo deve andare a casa. Non possiamo soltanto riferirci a quegli anni. Così com'è inaccettabile che Salvini, Vicepremier, legittimi, con le sue parole, le elezioni russe. “In Russia” - ha detto - “il popolo si è pronunciato e quando il popolo si pronuncia è una cosa bella perché la democrazia è bella”. Ma di quale democrazia stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)? Sono state l'esercizio dell'autocrazia più violenta, quelle elezioni! E quelle parole, le ha dette mentre era Vicepremier in carica, con la Meloni zitta.

Per cui, Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo a favore di questa mozione di sfiducia nei confronti di Salvini e ci chiediamo come possano votarla i colleghi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signori Ministri, onorevoli colleghi, Noi Moderati voterà contro la mozione di sfiducia al Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, senatore Matteo Salvini, per un'unica ragione, che cercheremo di motivare, riprendendo anche alcuni argomenti che ho sentito dal collega capogruppo di Italia Viva. Si tratta, infatti, con ogni evidenza, di una mozione politicamente strumentale e, quindi, istituzionalmente infondata. Siamo in Parlamento. L'affermazione che il Ministro Salvini - cito testualmente - “non può rappresentare degnamente la Repubblica italiana, ma anzi dimostra di non esercitare appieno le proprie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione” non ha appigli, né nell'articolo 94, né nell'articolo 95 della nostra Costituzione, i due articoli che normano l'istituto della fiducia e della sfiducia al Governo e ai suoi Ministri. Il secondo comma dell'articolo 95 recita testualmente: “I Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri e individualmente degli atti dei loro Dicasteri”. Ora, nel testo della mozione, non si cita un atto che sia uno del Dicastero di cui Matteo Salvini è titolare. Si citano tante dichiarazioni, tante opinioni di Matteo Salvini, e viene il dubbio che, in realtà, si voglia censurare il suo pensiero. I pensieri e le opinioni si contrastano. Come? Con sincerità, lo dico, come tante volte Noi Moderati, con sincerità e lealtà, abbiamo fatto quando non condividevamo alcune affermazioni del collega, Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini. Così come abbiamo condiviso la chiarezza con cui, ieri, sempre Matteo Salvini ha preso una posizione netta e chiara e una distanza netta e chiara su Russia Unita.

Ma il tema non è questo. Qui sta il pregiudizio politico e la strumentalità di questa infondata richiesta di sfiducia. Potremmo finire qui il nostro intervento e dire che abbiamo fatto un atto politicamente voluto dalle opposizioni, ma, da un punto di vista istituzionale, assolutamente infondato. Ma allora, a questo punto, vorremmo argomentare e fare alcune considerazioni un po' più politiche. Perché, se il Ministro Salvini non può rappresentare degnamente la Repubblica italiana a causa di certe sue affermazioni, ci chiediamo e chiediamo ai tanti che si sono espressi negli ultimi 10 anni, nel passato più o meno recente e con valutazioni positive nei confronti di Putin, questi altrettanto non siano o siano degni di rappresentare il popolo italiano nelle Aule del Parlamento? Siamo andati a fare una brevissima ricostruzione degli ultimi 10 anni e vedrete che, da qualsiasi parte politica ci si volga, ci sono state dichiarazioni, sostegni e dialoghi con la Russia e con lo stesso Putin. Per essere molto corretti e non avere assolutamente il problema di essere solo di parte, parto dal novembre 2013, tra l'altro ero Ministro delle Infrastrutture dell'allora del Governo Letta. La Stampa del 27 novembre titolava così: tra Letta e Putin è luna di miele; a Trieste siglati numerosi accordi nei campi della finanza, dell'industria e dell'energia. Veniva sintetizzato così, testualmente dico, il Vertice di Trieste tra Italia e Russia, che veniva definito un successo. Più recentemente, su la Repubblica del 4 luglio 2019, sei anni dopo, si poteva leggere che l'allora Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha sottolineato il valore dei rapporti, anche commerciali, con Mosca. Dice il Presidente del Consiglio di allora: abbiamo confermato l'eccellente stato delle nostre relazioni bilaterali - non era il 2013, era il 2019 -, nonostante il permanere delle condizioni che hanno condotto al deterioramento delle relazioni con la UE e, quindi, delle sanzioni. Altrettanto Putin; in un momento così delicato, Conte chiede addirittura il ritiro delle sanzioni e Putin risponde “siamo grati all'Italia” e al Presidente del Consiglio. La domanda. Il Presidente del Consiglio Conte aveva la dignità di poter rappresentare questo Parlamento o questo Governo? Decidete voi da che parte stare. Se aveva la dignità di rappresentarlo, io contrasto con forza le opinioni del Presidente Conte, ma in un confronto politico, con la dignità di un dibattito parlamentare e politico e nella democrazia, ma altrettanto può e deve essere dato al Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), perché noi non possiamo usare due pesi e due misure.

Ma andiamo avanti. Lo ha citato il collega Faraone, prima: addirittura, nella fiducia che questo Parlamento ha approvato - non noi - al Presidente Conte, nel maggio 2018, questi citava come opportuno il ritiro delle sanzioni imposte alla Russia. Vado avanti e non cito le sfilate dell'Esercito russo, ovviamente, con 100 militari nel marzo 2020, in una situazione tragica, così come Giuseppe Conte è andato avanti, ma vediamo. C'era un Presidente del Consiglio che si chiamava Romano Prodi, che siglò l'accordo con Putin per la creazione del gasdotto South Stream, che avrebbe dovuto collegare Europa e Russia, attraverso il Mar Nero, ma poi il progetto fu abbandonato dopo l'invasione della Crimea del 2014. Vogliamo ricordare la partecipazione del Presidente del Consiglio, sempre nel 2014, alle Olimpiadi invernali di Sochi? Vogliamo ricordare la presenza del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi - ripeto, Matteo Renzi - nel 2016 al Forum economico di San Pietroburgo? Rappresentavano dignitosamente questo nostro Paese e questo Parlamento o non avevano la dignità di rappresentarlo?

Decidete voi da che parte stare, ma tutto quello che stiamo dicendo dimostra veramente come gli strumenti dati da una democrazia parlamentare vanno usati con intelligenza, ma per l'attenzione al valore istituzionale che questi strumenti hanno. In tutti questi vent'anni, non ho mai visto la presentazione di una mozione di sfiducia a un Ministro che ha un'inconsistenza istituzionale come quella che qui viene descritta. È la prima volta che vedo una cosa di questo genere. Potremmo poi parlare di altri casi. Per esempio, c'è una recente indagine che il Parlamento europeo ha fatto - la sto cercando - dove si dice qual è il partito italiano, tra i gruppi parlamentari presenti nel Parlamento italiano, che ha più votato a favore della Russia. Uno potrebbe pensare alla Lega, uno potrebbe pensare al MoVimento 5 Stelle e potrebbe pensare a qualsiasi altro gruppo parlamentare. Guarda caso, tra l'altro, è una ONG indipendente con sede a Bruxelles, che compila i comportamenti di voto dei membri del Parlamento europeo e li presenta in forma grafica e statistica. Secondo questa ONG, su 280 voti al Parlamento UE i deputati Dem e 5 Stelle sono tra gli italiani che hanno sostenuto più volte le posizioni pro Russia. Forza Italia e Fratelli d'Italia, nel 90 per cento dei casi, si sono espressi contro il Cremlino, proponendo addirittura le sanzioni più dure. Allora, potrei andare avanti perché l'elenco è assolutamente lungo, così come non voglio non citare, perché sennò sembrerebbe il nostro, di Noi Moderati, un intervento di parte, anche le posizioni del Presidente Silvio Berlusconi. Non lo dimentico affatto, ma la storia parla.

Ha parlato anche lui, che non ha mai rinnegato il rapporto, ma ha avuto l'onestà di pentirsene. Sono deluso e addolorato delle decisioni di Putin, ha detto alla convention di Forza Italia, il 9 aprile 2022: a Bucha sono stati commessi crimini di guerra e la Russia non può negarlo. Bisogna mettere fine alla brutalità della guerra e l'Italia deve lavorare, perché si arrivi a un compromesso accettabile da tutti.

In sintesi, la storia determina i rapporti con le Nazioni e i Parlamenti esteri. La storia determina i rapporti con i leader, la storia fa emergere anche un giudizio, netto e chiaro, riguardo ai comportamenti di quei Presidenti che rappresentano quelle Nazioni. La storia, in questo momento, ci ha detto che è assolutamente inaccettabile quello che Putin sta facendo con la Russia nell'invasione all'Ucraina e nel portare totalmente la propria opposizione alle elezioni, altro che libere e democratiche, come è successo recentemente per le elezioni in Russia. Ma qui è il tema di fondo: questa è l'assunzione di responsabilità politica da parte di ogni singolo gruppo parlamentare, di ogni singolo partito, che ne risponde in Parlamento, nel confronto democratico e ai propri elettori.

Per questo, Noi moderati voterà contro questa mozione di sfiducia e fa un appello anche alle opposizioni a usare questi strumenti in maniera utile proprio al dibattito parlamentare e, per quanto riguarda Noi moderati, le pietre di questa lapidazione mediatica non abbiamo neanche bisogno di lanciarle o lasciarle cadere a terra, perché, come diceva, in un altro momento della storia, una persona un po' più importante di tanti altri, chi è senza peccato scagli la prima pietra, come abbiamo voluto vedere. Noi preferiamo la politica, preferiamo fare politica e contrastare, come Noi moderati, le idee altrui con la forza e la ragionevolezza delle nostre, non con mozioni di sfiducia, che sono inconsistenti, istituzionalmente non valide e che, permettetemi di dirlo, fanno un po' scendere il valore di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, spero che lei possa far notare a chi mi ha preceduto che una mozione parlamentare viene presentata secondo i regolamenti, secondo ciò che prevede la Costituzione. Sentire in quest'Aula un giudizio di merito per cui l'attività dell'opposizione - nella fattispecie la presentazione di una mozione - faccia cadere il livello, e anche un riferimento alla nostra Costituzione, francamente, è inaccettabile, e noi lo respingiamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Signor Presidente della Camera, non vedo il Ministro Salvini in quest'Aula, non vedo il Ministro Salvini che, opportunamente, a suo diritto, sarebbe potuto intervenire, esprimere un suo punto di vista, e, ovviamente, dire perché non condivide una mozione di sfiducia e aprire, quindi, un sano dibattito politico-parlamentare in quest'Aula.

Il Ministro Salvini ha deciso di non partecipare a questo dibattito e questo lo riteniamo un fatto molto grave, un'assenza di coraggio. Forse è forte dei numeri che questa maggioranza ha, che si unisce nel momento della difficoltà, ma perché è unita solo dal potere e dall'esercizio del potere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e non dall'evidenziare le questioni che, invece, abbiamo di fronte. Ripeto, è molto grave che Salvini oggi non ci sia, perché del resto è quel Salvini che, circa 7 anni fa, più o meno, diceva che avrebbe ceduto due Mattarella per mezzo Putin. Ecco, quella di Salvini, che ci ha abituato a questo linguaggio così forte, poi portato dentro la propaganda dei social, che ha fatto anche la forza dell'attuale Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, è una modalità per noi inaccettabile.

Vedete, chi interviene, parla a nome di un gruppo, Alleanza Verdi e Sinistra, che, in questi mesi, da quando c'è questa legislatura, è stato attaccato per le posizioni che abbiamo assunto sulla pace, perché pensiamo che negoziare, come dice Papa Francesco, non è una resa, ma è assolutamente un modo per portare questo pianeta non nel baratro, ma verso un percorso di pace e salvare vite umane. Ma da lì a dire che qui ci sono i pro Putin e quant'altro... Invece, no, la nostra storia è la storia di chi non ha mai avuto problemi; anzi, con rigore, abbiamo contestato i massacri che la Russia di Putin faceva a Groznyj e ad Aleppo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), quando lo stupro veniva usato come strumento di guerra! Noi stavamo sotto l'ambasciata russa a ricordare che quella era una modalità criminale.

Ricordiamo al Ministro Salvini, che ha accolto la nuova elezione di Putin come un fatto di democrazia, perché quando vince il popolo, vince la democrazia - è incredibile, non so in quale pianeta possa vivere il Ministro Salvini -, che la Russia è un Paese, dove i dissidenti sono stati assassinati, è un Paese dove i militari entrano nei seggi a guardare e a controllare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Questo è un altro aspetto che, francamente, il Ministro Salvini dimentica. Quello è un Paese dove il WWF e Greenpeace sono stati dichiarati organizzazioni indesiderabili e, quindi, fuorilegge, dove il movimento LGBTQI è stato dichiarato indesiderabile, dove la battaglia per il rispetto dei diritti delle comunità omosessuali e lesbiche è un problema serio, perché c'è la repressione e c'è l'arresto. Stiamo parlando di un Paese in cui, da quando c'è Putin, dal 2000, 56 giornalisti sono stati uccisi o arrestati, 25 uccisi e 31 arrestati. Come non ricordare Anna Politkovskaja (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), che ha sacrificato la sua vita, purtroppo, perché il tema del dissenso è qualcosa che non è assolutamente accettato in quel Paese?

Come non contestare il Ministro Salvini, quando la morte di Navalny è stata accolta - per quanto ci riguarda, ci ha pietrificato - con un'affermazione gelida, ovvero che saranno i giudici e i magistrati ad accertare le cause della morte di Navalny, mandato in Siberia a morire? E questo è un fatto che francamente non passa per la mente del Ministro Salvini.

C'è una questione che dobbiamo assolutamente ricordare con grande forza, ossia che la forza, anche social, del Ministro Salvini - da questo punto di vista, per noi è anche una propaganda molto forte -, ricorda, in maniera chiara e sovrapponibile, come hanno evidenziato anche molti professionisti del settore, come ci sia anche una sovrapposizione con la politica della propaganda russa sui social fatta di tanti hacker e troll che lavorano in questa direzione.

Veniamo al dunque della mozione di sfiducia. Il Ministro Salvini ha detto che l'accordo con il partito di Putin, Russia Unita, non ha più alcun valore. Ma chi lo decide che non ha più valore? È lui che ha sottoscritto, nel 2017, questo accordo. Perché il Ministro Salvini non è venuto in quest'Aula a dire: ecco questo è il foglio con il quale ho formalmente ritirato la firma da quell'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)?

C'è una questione che riguarda, a questo punto, non più - non più - il Ministro Salvini, ma riguarda la Premier Meloni, che viene sempre in quest'Aula a ricordare e a bacchettare l'opposizione, dandole lezioni di non so cosa nel rapporto con la Russia, con Putin, come se noi potessimo sembrare coloro i quali non vogliono la pace e l'autodeterminazione del popolo ucraino, quando nel suo Governo c'è chi ha una ambiguità inaccettabile su un accordo politico, tra la Lega di Salvini e Russia Unita. Quell'accordo non è stato disdetto. Noi non sappiamo quali sono i termini di questo accordo, non li conosciamo e, se non è stato disdetto, noi vorremmo anche sapere, visto che il Ministro Salvini ha un ruolo fondamentale e importante nel Governo, se riguarda scambi di informazioni politiche o di altro genere.

Il Ministro Salvini oggi ha ritenuto di non dover venire in Aula, ha mandato i suoi Ministri, adesso è venuto il Ministro Giorgetti. Ma il Ministro Salvini non ha ritenuto di dover venire in quest'Aula a dire e a spiegare le ragioni, a comunicare una notizia che a quel punto - mi rivolgo, per suo tramite all'onorevole collega Lupi - avrebbe reso probabilmente inutile questa mozione, ovvero di venire in Aula per dire: questo è il foglio di disdetta con il quale la Lega non ha più rapporti con Russia Unita. E, invece, non ha fatto tutto ciò.

L'assenza del Ministro Salvini è la dimostrazione di una debolezza, ma di una debolezza e di un'ambiguità che, a questo punto, coinvolge la Premier Meloni in primis perché allora su questa questione è la Premier Meloni a dover dare una risposta, poiché non si tratta solo di un problema di rapporti tra forze politiche di maggioranza: si tratta di un problema che riguarda il rapporto tra componenti di Governo di cui la Premier ha la massima responsabilità. E se la Premier tollera comportamenti così ambigui vuol dire che, a questo punto, anche lei ha una responsabilità rispetto a questo fatto ed è questo il motivo per cui Alleanza Verdi e Sinistra voterà “sì” a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Io ho già avuto modo di intervenire in discussione generale come primo firmatario di questa mozione di sfiducia al Vicepremier Salvini. Lo dico senza alcun elemento polemico: sono dispiaciuto che né in quell'occasione né oggi il Ministro sia a portare le proprie argomentazioni e sono altrettanto dispiaciuto che nell'intervento del collega Lupi si sia definita questa mozione un utilizzo strumentale del dibattito parlamentare, perché tutto è tranne che un generico attacco politico al Ministro Salvini. E non lo è a tal punto che abbiamo sempre ribadito, tutti i firmatari, che, poiché la mozione - scusatemi, ma è di una semplicità quasi imbarazzante - dice che c'è un accordo, a quanto ci risulta, che impegna il Vicepremier, se quell'accordo non c'è più questa mozione viene immediatamente ritirata. È talmente poco strumentale, polemica e definibile in tutti i modi in cui l'ha definita Lupi che, se l'accordo e gli impegni che Salvini ha contratto con il partito di Putin sono venuti meno, la mozione di sfiducia non c'è più.

E, allora, il punto è un altro. Il punto è che non si è voluto, in alcun momento, entrare nel merito del contenuto di questa mozione di sfiducia. Sempre il collega Lupi ha usato il termine “censura”. Ma, scusate, chiedo davvero scusa per l'“inglesismo”: ma chi se ne frega delle idee e delle valutazioni di Salvini. Sono tutte legittime, sono lecite - io le trovo raccapriccianti -, ma non c'è un contenuto della mozione di sfiducia che verte su ciò che ha detto Salvini. E ciò che ha detto Salvini è un elenco lungo: “Lasciatemi dire che Putin è uno dei migliori uomini di governo che ci siano sulla faccia della Terra, insieme a Trump”, “Putin e Le Pen sono due tra i migliori statisti in circolazione”, “Preferisco Putin all'Europa, non ci sono dubbi”, “L'arresto di Navalny è l'ennesima montatura mediatica”, “Meglio la Russia di Putin di questa (…)”; sono io che non lo considero. Non è su queste argomentazioni, non è su queste dichiarazioni.

Il punto è un altro: questo patto - così lo ha definito pubblicamente il partito di Salvini - con Putin esiste o no? Questo impegno, il Vicepresidente del Consiglio, ce l'ha o no? Se non ce l'ha, siamo a posto. Però, il problema è che la prima reazione di Salvini, alla domanda se fosse impegnato - come si legge - a fornire informazioni alla Federazione Russa e avere attività di scambio con la Federazione Russa, è stata: ci risiamo con questi dell'opposizione che mi mandano a processo con Carola Rackete, che sono alla quindicesima mozione di sfiducia. E, a quel punto, gli ha preso proprio male, perché il primo firmatario, ossia chi vi parla, non l'ha mai mandato a processo con nessuno, non gli ha mai presentato mozioni di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) e non gliene può fregare di meno. Quindi, il punto non è colto.

La seconda reazione è stata: no, fermo, Richetti, allora sì, questo accordo c'era, ma dal giorno in cui Putin si è permesso di invadere l'Ucraina questo accordo è da considerarsi superato. L'accordo, però, non è una cosa così, raccontata o scritta all'acqua di rose; è un accordo che, nel 2017, dice: viene rinnovato nel 2022, se nessuna delle parti lo supera.

Nel 2022 l'Ucraina è già invasa da Putin e nessuna delle parti considera o invia comunicazioni che dicono: non possiamo rinnovare quest'accordo per evidenti ragioni. Quindi, non vale neanche l'idea che questo accordo, nei fatti, con l'invasione dell'Ucraina, sia stato superato.

Ma oggi è arrivato in soccorso alla mia limitata capacità di leggere come stanno le cose il collega senatore Romeo, che mi ha spiegato: ma, Richetti, questo accordo non è mai valso nulla, nemmeno un giorno della nostra vita.

Allora, però, mettiamoci d'accordo, perché io pensavo che il parlare a vanvera valesse solo per le promesse elettorali, per l'abolizione della legge Fornero, per la flat tax, per le accise, e, invece, si parla e si scrive a vanvera anche quando si fanno accordi con altri partiti, compreso quello di Putin (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe): forse è la cosa più grave di tutte. Ma qual è il punto? Il punto è che a questo Parlamento, e oggi lo avete dimostrato plasticamente, non verrà mai data la possibilità di un dibattito compiuto su questi elementi.

Questi elementi sono molto seri, perché se le parti si impegnano a una cooperazione multilaterale, alla collaborazione tra la Federazione Russa e la Repubblica italiana, ebbene, il Vicepresidente del Governo italiano è una pedina fondamentale, chiave, di questo accordo; e che informazioni fornisce e riceve dai partner della Federazione Russa? E quando i servizi tedeschi ci dicono che nel 2025 Putin sarebbe addirittura pronto ad attaccare i confini dell'Europa, come la mettiamo con gli scambi di cui sopra? Ma è davvero tutto fatto così, a fini di propaganda? C'è una fondatezza negli impegni che vi siete assunti, che il Vicepresidente Salvini si è assunto? C'è una fondatezza nello scambio di buone prassi legislative? Perché, altrimenti, ve lo faccio io l'elenco delle buone prassi legislative di cui si è caratterizzato il partito gemello rispetto alla Lega Nord: Putin ha firmato una legge per vietare le attività missionarie e il proselitismo religioso in genere, Putin ha firmato una legge che depenalizza le violenze domestiche, Putin ha firmato una legge che vieta temporaneamente a chiunque sia coinvolto in organizzazioni estremiste di candidarsi a una carica elettiva, peccato che sono considerate organizzazioni estremiste tutte le organizzazioni di opposizione esplicita al Governo Putin; e, in ultimo, vi è una legislazione che ha paragonato le organizzazioni LGBT a quelle terroristiche. Cosa vi siete detti nello scambio di buone prassi?

Allora, ha ragione il collega Bonelli. Intanto, devo chiedere scusa - ho un rapporto di amicizia tale che non uso, Presidente, il suo tramite - al collega Faraone, al quale avevo chiesto di firmare questa mozione per il suo contenuto; più che chiedermi cosa ci fanno altre firme, mi chiederei perché non c'è la firma del suo gruppo in una mozione che dice che il Vicepresidente del Consiglio del nostro Governo non può intrattenere questi rapporti (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e sarebbe gravissimo se potesse.

Ma il problema, forse, non è né dell'opposizione, né della maggioranza e, vi dirò, forse, nemmeno della Lega Nord (Commenti)… della Lega e basta, senza Nord, chiedo scusa, collega. Il problema è della Presidente del Consiglio dei ministri che continua ad andare in Europa, continua a dire che siamo al fianco di Zelensky, continua a dire che sosteniamo Kiev e ha un Vicepresidente del Consiglio con un tale livello di ambiguità, che è la ragione per cui noi oggi voteremo convintamente la sfiducia al Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI-PPE). Presidente, colleghi deputati, oggi, la Camera è chiamata a votare una mozione di sfiducia al Ministro Matteo Salvini, che è tutta basata su un accordo, un documento politico sottoscritto nel 2017 tra il partito della Lega e il partito Russia Unita. Il segretario della Lega nel 2017 era lo stesso di oggi, il Ministro Matteo Salvini, così come il leader di Russia Unita, allora, come oggi, è Vladimir Putin. Parliamo, dunque, di un accordo tra partiti politici, un accordo che la stessa mozione di sfiducia, forse nell'unico capoverso che abbia una sua reale concretezza, sente il bisogno di dire che non è mai stato concretamente implementato, rimanendo come una sorta di dichiarazione di intenti. Già questo passaggio ci consente di dire: ma, allora, se, come è evidente nei fatti, questo accordo è rimasto sulla carta, di cosa parliamo? Perché siamo qui a discutere sulla fiducia al Ministro Salvini che Forza Italia accorderà, perché al Ministro Salvini Forza Italia accorderà convintamente la fiducia e, a proposito del 2017, si può parlare di un'era completamente diversa, per quanto riguarda Putin, nel senso che con il leader russo parlava l'intera diplomazia mondiale, alla luce della potenza economica e della rilevanza strategica di quello Stato, così era per l'Italia. È chiaro - ed è giusto che sia stato così - che tutto cambia quando, nel febbraio del 2022, la Russia invade l'Ucraina. In quel momento, Putin e la Russia si mettono fuori dalla legalità internazionale e le relazioni cambiano, sia quelle diplomatiche sia quelle politiche.

Tuttavia, voler attaccare un Ministro di questo Governo per un accordo del proprio partito stipulato nel 2017 è francamente risibile. La storia dei partiti politici è piena di incontri, accordi e alleanze più o meno pletoriche in ambito internazionale. A nostro avviso, c'è una confusione di piani e dimensioni diverse. È vero che il Ministro e Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini è anche il Segretario federale della Lega, ma questo non giustifica, non solo, politicamente, ma neppure logicamente, la richiesta di sfiducia nei suoi confronti. Ogni partito ha una sua indipendenza e autonomia, sia interna sia esterna, come è sempre stato. Il Governo nazionale è un'altra cosa e, lì, la coalizione di centrodestra governa compatta, sulla base di un programma che gli elettori hanno legittimato con il voto. Sono gli atti che il Governo pone in essere e i voti in Parlamento espressi dalla maggioranza che contano e, da questo punto di vista, il Governo Meloni, nel suo complesso, e la sua maggioranza sono stati sempre e convintamente a fianco dell'Ucraina e contro l'invasione russa, cosa che non tutte le forze di opposizione possono rivendicare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Le parole pronunciate ieri dal Ministro Salvini, sul fatto che l'aggressione all'Ucraina ha privato di qualsiasi significato politico l'accordo stipulato nel 2017 tra Lega e Russia Unita, sono nette e, a nostro avviso, sarebbero tutte ampiamente sufficienti ad archiviare questa mozione, come pure il leader di Azione, il senatore Calenda, aveva lasciato intendere.

Il presidente Conte è tra i firmatari di peso di questa mozione; probabilmente deve aver cambiato idea rispetto a quando, non molto tempo fa, diceva: “È chiaro che per noi dire che bisogna perseguire la vittoria militare dell'Ucraina, come c'è scritto nella risoluzione UE, e pensare di dedicare 5 miliardi all'anno in armamenti a Kiev, è una linea insostenibile”. Parole che il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha sottolineato come fossero di fatto identiche a quelle di Putin, quando sostiene che per ottenere la pace basta interrompere il sostegno all'Ucraina.

Anche sul patto tra Lega e Russia Unita, il MoVimento 5 Stelle e il Presidente Conte sembrano aver cambiato idea, visto che nel 2018, quando il patto era stato da poco sottoscritto, hanno governato con la Lega e ora, che non ha più valore, sottoscrivono la mozione di sfiducia. Un Governo, quello guidato dal presidente Conte, che nel suo programma aveva inserito il superamento delle sanzioni alla Russia, come ribadito da lui stesso, nelle due occasioni in cui, nel 2018, ha incontrato il Presidente Putin.

Colleghi dell'opposizione, lo dico con grande rispetto: questa mozione la respingiamo fermamente al mittente. Nel dibattito svolto in discussione generale gran parte delle critiche mosse al Vicepresidente del Consiglio e Ministro Salvini hanno riguardato ben altro, come i limiti di velocità, gli angoli ciechi, il codice della strada e il ponte di Messina, segno che l'obiettivo politico è colpire il Ministro, l'uomo politico in quanto tale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e che l'accordo politico con Russia Unita è un semplice pretesto. È un piccolo segnale, ma identificativo della portata estremamente limitata della base politica sulla quale si è voluta costruire questa mozione di sfiducia, presentata da quasi tutte le opposizioni.

Concludendo, questa mozione, sia per il suo contenuto sia per le enormi contraddizioni tra i firmatari, sembra essere la classica mossa della disperazione, perché non mette in difficoltà la maggioranza, ma pone più di un dubbio sulla coerenza politica di alcuni suoi presentatori.

È per questi motivi che, a nome del gruppo di Forza Italia, dichiaro il voto contrario sulla mozione di sfiducia al Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vittoria Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). La ringrazio, signor Presidente. Presidente, è inutile che ricordi a Faraone che il capo del suo partito era nel board di una società di car sharing russa partecipata, tra l'altro, dalla banca di Stato russa, molto vicina a Putin e proprio per questo punita con sanzioni degli Stati Uniti e dell'Unione europea. È inutile che gli ricordi che prendeva quattrini dal democraticissimo bin Salman, è inutile che gli ricordi che procacciava affari, insieme al suo braccio destro Carrai, anche presso colossi russi, è inutile che glielo ricordi perché oggi parliamo di Salvini e non parliamo di Renzi, anche perché il suo tempo è passato da quando, per fortuna, ha lasciato la politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Dunque, l'assenza del Ministro Salvini non ci stupisce, anche perché diciamo che il suo sport preferito è quello di giocare a nascondino con le sue responsabilità. Lui, per citare un meme, si mimetizza nella siepe come Homer Simpson ogni volta che è chiamato a rispondere delle sue responsabilità da Ministro, né ci conforta - obiettivamente, Presidente, dobbiamo dirlo - la nota stampa diramata qualche giorno fa dalla Lega, dal Partito Lega - cioè, non ci ha messo neanche la faccia su una nota stampa - in cui sembrerebbe prendere le distanze da Russia Unita per dare qualche titolo oggi ai giornali vicini all'area di destra, perché, lo sappiamo, un accordo non si sconfessa con una nota stampa. È evidente a tutti che è un accordo che si rinnova tacitamente e che si è rinnovato nel 2022 è valido, salvo disdetta formale. Quindi, è inutile che ci venga a confortare con note stampa che non hanno per noi alcun valore, anzi avvalorano la nostra tesi, avvalorano la tesi delle opposizioni che chiede conto al Ministro Salvini - ricordiamolo, Vicepremier - dei rapporti politici, evidentemente oscuri, che tuttora intercorrono tra il partito di Putin e il partito di Salvini.

Ma, Presidente, diciamo che questo è un po' il Governo del bis-pensiero orwelliano, dove la neo-lingua vige e dove si è inventato un nuovo conio per scambiare le merci: il baratto. Ed ecco che nel bis-pensiero due espressioni contraddittorie - insegnava Orwell - potevano essere considerate vere. Così è nel Governo Meloni e, quindi, abbiamo una Premier che, forte del suo ruolo di Presidente del G7, va a offrire baciamano al capo della Casa Bianca, si dichiara turbo-atlantista, dichiara, senza se e senza ma, il chiaro – il chiaro - sostegno all'Ucraina e poi, quando crede di non essere sentita, invece, si dichiara stanca di questa guerra e auspica che finalmente le parti si siedano a trattare.

Poi, dall'altra parte abbiamo il Vicepremier, il Vicepresidente del Consiglio che invece elogia la democratica Federazione Russa che è andata alle elezioni qualche tempo fa, che qualche tempo fa dichiarava di cedere volentieri due Mattarella per mezzo Putin, che considerava la Russia un modello di democrazia e di cultura e che, appunto, sottoscriveva un accordo programmatico con il partito di Putin, che aveva come centro nevralgico proprio lo scambio di interessi e di informazioni con il partito di Putin.

Allora, si dirà: le opposizioni stanno facendo un favore al Governo perché in questo modo il Governo si ricompatta, si ricompatta e salva Salvini e Santanche'. Mi dispiace, Presidente, è uno sporco lavoro quello delle opposizioni ma qualcuno deve pur farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siamo qui per porre un dibattito a quest'Aula. Parliamone e non censuriamo quello che a voi non fa comodo parlando, ad esempio, di stemperare nelle classi italiane la presenza di stranieri, annacquando un po' il dibattito e spostando un po' l'attenzione su temi che non interessano. Questa non è una questione di lana caprina, perché gli italiani non dimenticano. Anzi, Presidente, se qui ci fosse un ledwall sarebbe bellissimo proiettare la foto di Salvini in piazza al Cremlino - che qualche Ministro potrebbe confondere con una piazza francese, ad esempio - vestito di tutto punto con la maglia di Putin. Gli italiani non dimenticano. Del resto, Presidente, è la vostra storia, è la storia di questo Governo che ci dice quali sono i modelli a cui vi ispirate: il modello Putin, che uccide gli oppositori politici, reprime ogni forma di dissenso, considera estremista e terrorista la comunità LGBT, si macchia di un'ampia gamma di violazioni dei diritti internazionali e del diritto umanitario aggredendo una Nazione libera, oppure il modello Orbán, quello che è giunto a controllare ogni forma di manifestazione della vita pubblica, l'economia, l'informazione, la scuola, la cultura, che associa l'omosessualità, la pedofilia e la migrazione al terrorismo, che intossica la società diffondendo la paura di chi è diverso, che tratta i detenuti come bestie da macello trattenendoli in catene e privandoli dei più basilari diritti, come stiamo vedendo con la nostra connazionale Ilaria Salis a cui va, ancora oggi, la nostra vicinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questi modelli, del resto, a cui voi vi ispirate e a cui questo Governo si ispira spiegano anche quella vergognosa operazione che vede protagonista una società partecipata dallo Stato - vedo qui il Ministro Giorgetti - attraverso il Ministero dell'Economia e da un deputato della Lega, che noi, in realtà, non abbiamo mai visto, Angelucci, che è già proprietario di tre testate giornalistiche. È una società partecipata dallo Stato che si presta a un'operazione politica vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) offrendo a trattativa privata la seconda agenzia di stampa italiana. Sono questi i modelli a cui vi ispirate, che non si curano del pluralismo dell'informazione che è uno dei pilastri della nostra democrazia. Il MoVimento 5 Stelle è vicino ai giornalisti che stanno protestando contro questa operazione vergognosa e indegna, anzi, degna non dell'Italia ma dei Paesi illiberali a cui voi vi ispirate.

Quindi, a proposito del baratto, voi oggi salverete Salvini e domani salverete Santanche'. Vi salvate a vicenda. Siete in altre faccende affaccendati ed è evidente, ma il popolo italiano chi lo salva? Al popolo italiano chi pensa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Mentre voi scambiate le figurine, gli italiani galleggiano nella morsa dell'inflazione, sempre più famiglie rinunciano a curarsi, a mettere al mondo figli, a pagare le rate del mutuo. Sono sempre di più gli italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta e nella maggior parte dei casi sono famiglie in cui la persona di riferimento è un lavoratore. Quindi, vuol dire che gli italiani - lo sappiamo bene, purtroppo - sono tra i lavoratori più poveri d'Europa ma voi nemmeno ve ne accorgete, perché siete occupati a parlare e a raccontare alla stampa, ridenti e con un bel sorriso smagliante, che va tutto bene mentre con una mano continuate ad aiutare le banche, invece di aiutare i cittadini in difficoltà, e con l'altra mano vi riempite le tasche di quattrini sporchi di sangue perché ottenuti dalla vendita delle armi in Paesi in guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo fate, non contenti, anche mettendo mano alla legge n. 185 e svuotandone il principio di trasparenza e di informazione al Parlamento riguardo al commercio italiano di armi e addirittura mettendo il segreto bancario, cioè facendo in modo che gli italiani non sappiano del coinvolgimento degli istituti di credito nelle operazioni di commercializzazione di armi. Siete questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), siete il Governo delle lobby, delle lobby bancarie e delle società di armi. Quindi fate paura, ci state portando alla Terza guerra mondiale, vi arroccate nei palazzi, vi imbullonate alle poltrone, vi trincerate dietro strenue difese corporative, pur di salvare il vostro deretano e di difendere le vostre rendite di posizione e la vostra sporca sete di potere (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi.

VITTORIA BALDINO (M5S). Fate paura, fa paura la vostra inconcludenza politica, fa paura la vostra mancanza di visione.

Deretano è una parolaccia, Presidente? Non mi pare, ce lo abbiamo tutti (Commenti).

Fa paura la vostra mancanza di visione per un grande Paese che dovrebbe tendere ad un futuro di progresso e, invece, dà forma ad un futuro distopico, che tifa per l'affermazione del motore a scoppio e per la creazione di costosissime infrastrutture, come il cavallo di battaglia del Ministro Salvini, il ponte sullo Stretto, che finora ha portato vantaggio solo ai manager strapagati a cui avete aumentato a dismisura i compensi, mentre nelle regioni del Sud ci muoviamo ancora con la littorina a gasolio, i ponti crollano e i nostri ragazzi devono chiedere un prestito per tornare nelle famiglie di origine, sempre laddove esista un aeroporto. Fa paura la vostra pavidità mascherata da spregiudicatezza, come quella del Ministro Salvini che neanche si presenta in Aula. Non risponde, non fornisce le prove, non parla con i giornalisti. Forse sarà andato a prendere lezioni di democrazia e di cultura alla corte di Putin? Quando torna, magari, spiegategli che ci deve delle spiegazioni. Noi non condanniamo l'amichettismo internazionale, Presidente, perché ognuno ha gli amici che sceglie, ognuno ha gli amici che merita, ma almeno sfruttate l'amichettismo internazionale e le relazioni internazionali per qualcosa di utile al nostro Paese.

Se siete amici di Putin, se siete amici di Orbán, andate da Putin e ditegli: perché non smetti di bombardare l'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Perché non ci sediamo al tavolo e mettiamo fine a questa sciagurata guerra che sta destabilizzando il nostro continente, con le conseguenze che i cittadini italiani ed europei pagano? Le relazioni internazionali hanno un senso se possono essere sfruttate per il benessere e il progresso della propria Nazione, non per regalare, ad esempio, soldi pubblici all'amica Albania…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda, per favore.

VITTORIA BALDINO (M5S). …per occultare qualche migrante agli occhi di qualche italiano e per accreditarsi presso le cancellerie internazionali e ottenere qualche copertina celebrativa. Invece, quello che abbiamo visto fino ad ora è solo una pericolosa attenuazione della presenza dell'Italia a livello internazionale - concludo - e una totale irrilevanza del contributo dell'Italia e del nostro Paese sul piano dello scacchiere politico da quando Meloni e Salvini hanno assunto la guida del Paese. Quindi che cosa ne facciamo di un Ministro così (Dai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier si grida: “Tempo!”)?

PRESIDENTE. Onorevole, la prego, concluda.

VITTORIA BALDINO (M5S). Voi oggi lo salverete, ma non in nostro nome. Noi non saremo compartecipi di questa campagna elettorale perenne del Ministro Salvini, che non rinnega i legami con Putin per rosicchiare qualche voto a Giorgia Meloni in vista delle europee.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Tempo!

VITTORIA BALDINO (M5S). Per noi un Ministro che gioca a dadi con la credibilità del Paese non è degno di essere Ministro, e per questo voteremo a favore di questa mozione di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Per entrare nel merito delle contestazioni che la mozione di sfiducia delle opposizioni fa al Ministro Salvini e alla Lega penso che sia importante inquadrare rapidamente il contesto storico e politico in cui l'accordo tra Lega Nord e Russia Unita è stato sottoscritto, perché questo ci aiuterà poi anche a spiegare, punto per punto, per quale motivo le contestazioni sono assolutamente infondate. Era il 2014 e nel 2014, come tutti sappiamo, la Russia, allora guidata da Vladimir Putin, capo del partito Russia Unita, occupò l'Ucraina, in particolare occupò la Crimea.

A questo seguì una serie di sanzioni a livello internazionale, soprattutto dal punto di vista economico, ma, nonostante questo, ci fu nei Paesi europei un tentativo, visto che quelle sanzioni economiche creavano grande danno all'economia del continente, di riallacciare rapporti quantomeno normali con quel Paese, sempre guidato da Putin e sempre guidato da Russia Unita. Nel 2017, per l'esattezza, anno in cui viene sottoscritto l'accordo tra Lega e Russia Unita, si è svolto a San Pietroburgo lo SPIEF, il forum economico internazionale che, promosso dal Governo italiano che ha partecipato a questo incontro, aveva l'obiettivo, nonostante l'embargo, di sostenere le aziende italiane, rafforzare la collaborazione con i partner russi e potenziare la collaborazione con i colossi dell'energia.

In quella sede, il 3 giugno 2017, a San Pietroburgo, diverse aziende di Stato e soggetti istituzionali italiani, con il patrocinio del Governo del tempo, sottoscrissero 5 accordi economici molto importanti. Parliamo di un accordo tra ENEL e il gestore unico della rete elettrica russa, parliamo di un accordo tra Terna e sempre il gestore unico della rete elettrica russa per uno scambio del know-how, un accordo tra Politecnico di Torino e Gazprom Neft per la ricerca comune, un accordo tra Edison e Gazprom per il programma Poseidon, che, per chi non lo ricordasse, era il programma che pensava di fare un altro gasdotto che portasse il gas dalla Russia al Mediterraneo, e un ulteriore accordo di ENEL sul tema dell'eolico con dichiarazioni che suonavano in questo modo: con questo accordo l'Italia sarà il primo Paese a portare la tecnologia rinnovabile in Russia.

Come commentò il Governo del tempo questo forum, e come lo commentò, in particolare, il Ministro delle attività produttive del tempo? Disse, a margine del forum, che la Russia è un partner fondamentale dell'Italia dal punto di vista energetico, più del 40 per cento del gas e meno del 20 per cento dell'oil viene da qui e queste sono le dimensioni su cui lavorare per sviluppare la cooperazione. Se la memoria non mi fa difetto, il Ministro dello Sviluppo economico del 2017 che disse queste cose e patrocinò questi accordi multimiliardari dovrebbe essere lo stesso leader di Azione.

Dico se non mi fa difetto la memoria perché stare dietro alle dinamiche della leadership del grande centro è complicato anche per noi addetti ai lavori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), però mi pare che quel Ministro sia l'attuale leader di Azione e che quel Ministro che oggi chiede la testa di Matteo Salvini sulla base dell'accordo con Russia Unita sia proprio Carlo Calenda. Quindi oggi noi siamo qui a discutere una mozione di sfiducia proposta dal partito di Carlo Calenda e da Carlo Calenda, che ai tempi andava a San Pietroburgo a fare accordi multimiliardari con la Russia e le aziende russe nel nome dell'interesse pubblico italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Credo che basterebbe già questo per ridurre a farsa la discussione che stiamo facendo, ma, visto che noi invece vogliamo entrare nel merito e abbiamo grande rispetto del luogo istituzionale dove la questione viene posta, cioè il Parlamento italiano, vogliamo andare avanti ed entrare anche nel merito dell'accordo, visto che questo è quello che viene contestato. L'accordo cristallizzava proprio questo rapporto di cooperazione tra Paesi, perché, infatti, il primo punto delle premesse dice che l'accordo veniva sottoscritto basandosi su un partenariato paritario e confidenziale tra Federazione Russa e Repubblica italiana, cioè tra quei rapporti economici che anche i vari Governi italiani del tempo hanno cercato di portare avanti.

Oltre all'esempio di Calenda, se ne possono fare altri: 28 accordi sottoscritti dal Premier Letta, nel 2013 a Trieste con lo stesso Putin, leader di Russia Unita; gli accordi di Renzi, nel 2016 a San Pietroburgo per intese per oltre un miliardo; gli accordi di Sochi, nel 2017, fatti dal Premier Gentiloni. Questi sono sempre fatti, ma c'è anche un altro fatto da tenere in considerazione. Qual è l'unica sede istituzionale in cui due partiti di due continenti diversi, perché la Russia non fa parte dell'Unione europea, potevano avere sede di incontro e di collaborazione?

Nel Consiglio d'Europa. Ebbene, come sapete, il Consiglio d'Europa ha espulso la Russia dopo l'occupazione della Crimea nel 2014, salvo reintegrarla nel 2018. Sarà mica stata colpa di Salvini anche quello (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? È Salvini che ha avuto il potere di far reintegrare nel Consiglio d'Europa la Russia? Quello era l'unico contesto istituzionale in cui i partiti potevano in qualche modo avere una forma di collaborazione.

E capisco che da parte della sinistra ci sia tutta questa attenzione sul cavillo della mancata raccomandata con ricevuta di ritorno per la disdetta dell'accordo, e invece sia sfuggito, ad esempio, che un Capo di Stato appartenente alla famiglia socialista europea, cioè Schröder, Premier del principale Paese europeo, cioè la Germania, si era tramutato in quegli anni in una sorta di lobbista di Putin, perché Schröder, come sappiamo, siede nel CdA di Nord Stream, siede nel CdA di Nord Stream 2, era in procinto di entrare nel CdA di Gazprom ed è dovuto uscire da quello di Rosneft solo per evitare le sanzioni da parte dell'Europa e da parte del suo Paese.

Quindi, mentre la sinistra era così attenta a guardare il cavillo dell'accordo tra Russia Unita e Lega, non si era accorta che un grande leader socialista, Capo di Stato, di fatto, ha condizionato le politiche energetiche europee a vantaggio della Russia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma visto che noi, a differenza vostra, non vogliamo accusare il Partito Democratico italiano di quello che ha fatto un illustre esponente della sinistra europea come Schröder - e vorremmo che lo stesso valesse anche per noi, perché, se non è responsabilità vostra cosa fa Schröder, non è responsabilità della Lega se qualche singolo parlamentare di un partito alleato della Lega in Europa dice qualche sciocchezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma sappiamo che questo vostro doppiopesismo è un marchio di fabbrica -, non volendo accusarvi per quello che ha fatto Schröder, guardiamo cosa è successo in Parlamento, e non così tanto tempo fa, ma a gennaio di quest'anno.

A gennaio di quest'anno, quando si è discusso del finanziamento dell'armamento di Kiev per resistere all'aggressione russa, la sinistra italiana si è spaccata. La sinistra italiana e il Partito Democratico italiano non hanno votato la risoluzione del Governo di centrodestra per finanziare l'armamento a Kiev, l'hanno votata soltanto tre colleghi, a cui va dato merito, cioè il collega Gentiloni, la collega Madia e la collega Quartapelle, rivendicando la coerenza rispetto a quello che il PD aveva fatto nei mesi precedenti. Quindi, il PD che oggi, su temi alti come l'atlantismo e la difesa della democrazia, chiede la testa di Salvini per l'accordo politico del 2017 è il PD che, sull'altare elettorale della grande coalizione di centrosinistra, del campo largo, non ha votato per aiutare l'Ucraina a resistere contro Kiev (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È lo stesso PD, pochi mesi fa, a gennaio.

Ometto i ragionamenti sul MoVimento 5 Stelle perché la risoluzione votata dal MoVimento 5 Stelle a gennaio 2024 metteva nero su bianco addirittura questo: interrompere immediatamente la fornitura di materiali d'armamento alle autorità governative ucraine. Lo stesso MoVimento 5 Stelle che firma oggi la risoluzione e chiede la testa di Salvini dicendo che è filorusso, quello che fa votare in Parlamento di non aiutare Kiev e di non aiutare l'Ucraina a resistere contro Putin (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Anche se manca la ricevuta di ritorno dell'accordo, cosa si deduce da tutto questo? Si deduce che l'accordo è venuto meno nel momento in cui si sono rotti i rapporti internazionali tra i Paesi. Da che parte è stata la Lega mentre si rompevano questi rapporti? Abbiamo visto la confusione che regna a sinistra. La Lega ha fatto parte degli ultimi due Governi, il Governo Draghi e, oggi, il Governo Meloni, che non solo sono sempre stati coerenti sul finanziamento e l'aiuto militare, economico e umanitario a Kiev e all'Ucraina ma che hanno contribuito, con le loro politiche, a ridurre la dipendenza dell'Italia dal punto di vista energetico della Russia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi siamo sempre stati da quella parte, con coerenza. Che cosa dimostra questo? Conteranno di più i voti parlamentari e l'azione di Governo o il famoso accordo del 2017? Vi va male anche se noi andiamo a vedere l'ultimo punto dell'accordo del 2017. Noi abbiamo parlato delle premesse, quindi di un accordo che si svolgeva nel partenariato e nella collaborazione tra Stati. Tuttavia, se leggete l'ultimo punto, non solo quello della ricevuta di ritorno per sciogliere l'accordo, leggerete che lo stesso accordo prevedeva che non era legalmente vincolante - quindi non vale la ricevuta di ritorno, cari colleghi - ed era solo una manifestazione di interesse delle parti nella interazione e cooperazione. Tradotto: se non c'è più la cooperazione e l'interazione tra Paesi - la Lega è artefice ed è protagonista del taglio dei rapporti a difesa dei valori occidentali - viene meno anche l'accordo. Lo dice l'accordo stesso, senza dover esibire alcuna ricevuta di ritorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, Presidente, in conclusione io credo che, a sinistra, più che chiedere la testa del segretario della Lega utilizzando argomenti alti - perché l'atlantismo, la difesa dell'Occidente, la difesa della democrazia e la difesa della libertà sono tutti argomenti alti - forse sarebbe opportuno magari fare un esame di coscienza ai propri leader. Come abbiamo detto, il centrodestra nella quotidianità certamente ha posizioni diverse, certamente a volte battibecca, certamente a volte litiga - perché no? - o magari fa uscire indiscrezioni sui giornali che danno un'idea di divisione, ma la verità è che su questi argomenti, sulla difesa dell'Occidente e dell'identità occidentale e dell'atlantismo, è sempre stato storicamente unito e sempre lo sarà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voi, invece, per la quotidianità, cioè per presentare le liste nei comuni e nelle regioni, sull'atlantismo, sulla posizione su Gaza, sulla posizione sull'Ucraina, sulla difesa dell'Occidente e, magari, scavando sotto sotto, anche sull'appartenenza alla NATO questa unità non l'avete e, quindi, con questa mozione vi siete fatti un clamoroso autogol. Noi pensiamo che il Ministro Salvini potrà serenamente continuare e dovrà serenamente continuare il suo ottimo lavoro da Ministro ma voi non siete assolutamente nelle condizioni di fare la morale a nessuno, visto il nostro passato recente e viste le vostre posizioni politiche. Per questo la Lega voterà contro la mozione di sfiducia al Vicepremier Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier, che si levano in piedi, e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Due punti in premessa per rispondere alle accuse del collega Molinari. Forse anche la Lega dovrebbe stare attenta a chi candida nelle liste locali, considerato che il presidente dell'Associazione Vento dell'Est è stato candidato con la Lega alle elezioni comunali di Pistoia e che altri esponenti di associazioni della galassia filorussa sono stati candidati, come ha dimostrato il Financial Times, nelle liste della Lega nelle elezioni recenti elezioni amministrative. In secondo luogo, mi aspetterei, da parte di un esponente di un partito di Governo, maggiore rispetto per i voti dell'opposizione.

Il Partito Democratico non ha mai fatto mancare il proprio voto sui decreti, anche di questo Governo, per il conferimento delle armi all'Ucraina. Mi aspetterei che i partiti di maggioranza cercassero maggiore unità sulla politica estera piuttosto che sindacare i voti dati dall'opposizione.

Detto questo, l'atteggiamento che noi vogliamo tenere nella discussione di oggi è un atteggiamento serio, perché la discussione di oggi è serissima e a che fare con la sicurezza nazionale, con il posizionamento che il nostro Paese deve avere in un momento così delicato. È davvero un peccato che lo stesso atteggiamento non sia stato tenuto da alcuni partiti di maggioranza e che non sia presente il Ministro Salvini, con cui avremmo voluto confrontarci. La discussione è serissima, perché in questi anni non sono mancati i tentativi di Paesi ostili di influenzare le decisioni dei nostri Paesi e non stiamo parlando dei rapporti tra Capi di Governo. Come hanno detto il presidente Lupi e il presidente Molinari, non sono la stessa cosa il rapporto tra un Primo Ministro e il Presidente di un Paese e il rapporto tra partito e partito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). I rapporti tra Paesi devono essere salvaguardati il più possibile, i rapporti tra partiti implicano una comunanza di visioni e di idee che è altra cosa, ed è di questo che stiamo discutendo oggi.

La discussione è molto seria - anche se c'è qualche esponente della maggioranza che ride sguaiatamente - perché la Russia ha interferito in varie elezioni, ha interferito nelle elezioni nel Regno Unito e ha provato a interferire in Francia e negli Stati Uniti. Inoltre, ha pagato partiti di opposizione, conferendo anche un prestito a Marine Le Pen, ed è notizia di questi giorni che i servizi segreti cechi e belgi indagano sulla possibilità che la Russia abbia provato a corrompere parlamentari di ben 6 Nazioni europee. La maggioranza può cercare - nel dibattito lo ha fatto - di ignorare tutto questo e può cercare di derubricare la mozione di sfiducia come l'ennesima trovata delle opposizioni. Abbiamo ascoltato gli interventi dei colleghi e questo è l'obiettivo. Tuttavia, così facendo state sconfessando la vostra Prima Ministra, perché la Presidente del Consiglio è stata la prima a sollevare problemi sui rapporti tra Russia e Lega.

Noi, oggi, chiediamo di togliere la fiducia al Ministro Salvini e di allontanarlo dal Governo in virtù dei rapporti opachi che ha tenuto e continua a tenere con la Russia, ma la prima fare questa scelta è stata Giorgia Meloni. Non è sfuggito ad alcuno che non ci sono esponenti della Lega nei Ministeri chiave della Difesa, degli Affari esteri e degli Affari europei, non ci sono a livello di Ministro e non ci sono a livello di Sottosegretario di Stato. Perché? Perché Giorgia Meloni è stata la prima a pensare che quel partito avesse rapporti opachi con la Russia e che non ci fosse fiducia rispetto a quel partito in quei luoghi di Governo. Potete non votare la mozione delle opposizioni ma ogni volta che votate la fiducia a questo Governo ribadite la composizione e quindi ribadite la scelta di Giorgia Meloni: la Lega non può occuparsi di Affari esteri, non può occuparsi di Difesa, non può occuparsi di relazioni con i Paesi europei, non può occuparsi di sicurezza nazionale. Questa è la realtà di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), questa è la realtà di questa mozione che voi, con il voto di oggi, cercherete di nascondere.

Capisco la decisione della Presidente del Consiglio. In questi anni, si sono addensate troppe ombre. Non voglio parlare di tweet di dubbio gusto, di magliette indossate al Parlamento europeo o di frasi dal sen fuggite del tipo “mi sento più a casa a Mosca che a Berlino”. Basterebbero le dichiarazioni di questi giorni, di quando Salvini ha detto: chissà cosa è successo a Navalny? Come possiamo sapere noi che cosa è successo Navalny? Questo a fronte dell'assassinio politico in carcere del principale oppositore di Putin (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Salvini ha avuto la faccia tosta, pochi giorni fa, di dire che quando un popolo vota ha sempre ragione. Forse non aveva visto le immagini di un soldato che entrava in una cabina elettorale con un fucile spianato per controllare che i cittadini russi stessero facendo il loro dovere. Queste sono solo frasi, dichiarazioni, ma ci sono i fatti, c'è l'accordo tra Lega e Russia Unita, firmato nel 2017 e tacitamente rinnovato dopo l'invasione dell'Ucraina. Abbiamo preso atto, ieri, con piacere, che la Lega ha sconfessato politicamente quell'accordo e, quindi, chi ha firmato quell'accordo, cioè Matteo Salvini, ma non c'è un atto formale che ritiri la lettera di quell'accordo e senza quell'atto formale quel rapporto non ha avuto fine. Poi ci sono state le dichiarazioni, le campagne contro le sanzioni alla Russia, fatte soprattutto durante il Governo giallo-verde, da cui anche un altro partito in questo Parlamento, il MoVimento 5 Stelle, non può dirsi esente, perché il Governo giallo-verde aveva l'obiettivo cardine di sovvertire i rapporti tra Italia e Unione europea, proprio partendo dallo stringere un rapporto con Mosca.

C'è poi stata la famigerata vicenda del Metropol, quando una persona dell'entourage del Ministro, che era a Mosca come parte della delegazione ufficiale del Ministro, ha chiesto a oligarchi russi vicini a Putin un finanziamento per la campagna elettorale delle europee del 2019 per la Lega. Neanche Marine Le Pen è arrivata a tanto, avendo dovuto ripagare il finanziamento. I magistrati che hanno archiviato quel caso hanno spiegato che la dazione in denaro non c'è stata, ma che l'incontro è avvenuto, e per noi basta questo. Un partito italiano non può chiedere a un Paese ostile come la Russia soldi per fare una campagna elettorale.

C'è poi stato ancora, negli ultimi mesi, il tentativo di farsi pagare un biglietto aereo per andare a Mosca a incontrare Putin, poche settimane dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Mentre gli ucraini morivano per difendere il proprio Paese, mentre l'Europa e l'Occidente si mobilitavano per la difesa dell'Ucraina, Salvini provava a farsi pagare il biglietto dai russi per raggiungere Putin. Per fare cosa? Non lo si sa ancora oggi. Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova, e qui di indizi ce ne sono ben più di tre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Nei rapporti tra Lega e Putin ci sono molti atti - un patto - che dicono una cosa sola: il Ministro Salvini, in questi anni, si è fatto megafono per diffondere la propaganda di un regime totalitario. Salvini non ha mai veramente rotto il proprio rapporto con la Russia di Putin, neanche dopo l'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio 2022, come ha ricordato l'onorevole Casu, in discussione generale.

Per noi, il Ministro Salvini non può esercitare le funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione. Il voto di oggi, il vostro voto di oggi, non cancella l'alone di questi rapporti oscuri e limacciosi tra il Ministro Salvini e la Russia di Putin, e non basta la dichiarazione dell'onorevole Molinari per cancellare questo voto dalle vostre coscienze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. In premessa, un appunto: io ho sentito diverse posizioni in questo dibattito, tutte rispettabili, ma mi permetta di dire che mi sarei aspettata da lei, Presidente, quantomeno un richiamo a una collega che ha accusato questo Parlamento di avere le mani sporche di sangue (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E si riferiva a una mozione precisa, che non è estranea al dibattito in corso e, più in particolare, alla mozione che riguarda il pieno sostegno, da parte di questo Parlamento e di questo Governo, all'Ucraina, invasa ingiustamente dalla Russia. Sostenere l'Ucraina, anche attraverso quella mozione, anche con il nostro voto, anche con le nostre mani che pigiano su questa pulsantiera, non è macchiarsi di sangue, è salvare delle vite, permettere l'integrità dell'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), permettere innanzitutto il rispetto del diritto internazionale, permettere che anche l'Europa non sia minacciata non solo dalla Russia, ma da qualunque Nazione voglia mai invaderla e metterla in pericolo.

Lo dico in premessa, perché qui sta tutto il punto del dibattito e la dimostrazione di quanto questa mozione faccia acqua da tutte le parti. Mi basterebbe richiamare quel “non legalmente vincolante” per sollevarci da ogni arrovellamento rispetto alla sussistenza o meno, alla validità o meno di un accordo sottoscritto da Matteo Salvini in quanto presidente e leader di un partito politico quale la Lega, e sollevare noi, la Lega e tutto questo Parlamento, non solo il Governo, dal dubbio che ci sia qualche ombra con la quale questo Parlamento verrebbe sostanzialmente influenzato dal principale partito sussistente in Russia.

Basterebbe questo. Così come basterebbe - come è già stato fatto e ringrazio - fare l'elenco di tutti i personaggi, non soltanto Capi di Governo, ma contemporaneamente leader di partito che si sono presentati al cospetto russo per plaudire alla grandezza dell'uomo Putin all'epoca. Basterebbe questo. Però - e per suo tramite rispondo alla collega Quartapelle Procopio- io non mi trincero sulle questioni di forma. Vi evidenzio quanto anche le questioni di forma siano insussistenti, ma non mi sottraggo dal vero punto per il quale ritengo questa mozione - uso un eufemismo - interessante, ossia il fatto che si accusi il presidente di uno dei partiti di maggioranza, nonché Ministro, nonché Vicepresidente di questo Governo, di non esercitare appieno le funzioni nell'interesse esclusivo della nostra Nazione. Perché questa accusa è grave e noi la respingiamo con vera fermezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La respingiamo, ripeto, non in punto soltanto di forma, ma di sostanza, perché i fatti contano. Potrei parlare dei voti espressi in questo Parlamento anche nella mozione richiamata. Potrei parlare dei voti espressi in sede europea. Potrei parlare dei voti espressi nel Consiglio d'Europa. Già questi, ancora, andrebbero a supporto di tutte le nostre ragioni per respingere questa mozione. Ma mi fermo e voglio andare oltre.

Perché dopo il 2019 - stiamo parlando dello stesso leader politico - Matteo Salvini, come leader della Lega, andava bene per sostenere il Governo Draghi e non va più bene per sostenere il Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché queste posizioni, che mi sembrano invariate, andavano bene per sostenere un Governo in cui dentro c'erano il PD e il MoVimento 5 Stelle, e invece non dovrebbero andar bene per un Governo in cui, invece, sono esclusi il PD e il MoVimento 5 Stelle? E guardate che, se il problema è l'influenza nella propaganda politica e nel risultato, figlio di quella propaganda, se il problema è il tentativo della Russia o di organi russi di infiltrarsi all'interno dei nostri partiti per assumere posizioni compiacenti nei confronti del nemico, voi in questo Governo avete la dimostrazione che, se qualcuno ha avuto una strana idea di avere un'infiltrazione o di influenzare il nostro voto, le nostre posizioni e la nostra statura in sede italiana, europea e internazionale, non ci è riuscito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E non posso dire lo stesso, non ho la stessa certezza, se, allo stesso modo, devo fare il raffronto con - quelli, sì, contano, certo che contano! - i voti dell'opposizione e il posizionamento dell'opposizione, che è disunita anche oggi, quando va contro il Governo, ma è stata ancor più disunita quando si è trattato di esprimere una posizione netta e chiara nei confronti della Russia rispetto all'invasione dell'Ucraina. Questa posizione unanime dell'opposizione non c'è stata, ancor di più dopo le elezioni.

Proprio dopo le elezioni, si è avuta la dimostrazione, nel risultato elettorale e nella posizione di questo Governo, che nessuna influenza c'è stata e nessun leader dei partiti di maggioranza, ancor più mi riferisco alla posizione del Ministro Salvini, è mai stato compiacente con il partito Russia Unita e il Governo russo. Questa è la dimostrazione vera, il posizionamento del Governo Meloni, la statura del Governo Meloni. Il Governo Meloni, in tema di politica internazionale, è ricordato e riconosciuto come quello più intransigente nei confronti della Russia e nel sostegno all'Ucraina, tanto da essere preso ad esempio da altri Paesi che hanno dovuto riconoscere le proprie lacune proprio su questo terreno.

E allora io credo che poi, alla fine, l'obiettivo non sia stato Matteo Salvini, ma, ancora una volta, il Presidente del Consiglio, che ha le spalle larghe, come sempre ha dimostrato. Se l'obiettivo era quello di cercare una crepa in questo Governo, voi farete anche il vostro lavoro, ma ve lo comunico: non ci siete riusciti assolutamente. Il voto di oggi ve ne darà un'ulteriore dimostrazione.

Voi fate l'opposizione, cercate le crepe, noi facciamo la maggioranza e vi dimostriamo che le crepe non ci sono e che c'è solidità forte nel sostegno all'Ucraina e in una volontà, me lo faccia dire: quella che il Governo Meloni sia il primo Governo nella storia della Repubblica che nasce nelle urne, ma finisce anche nelle urne, e non quel Governo in cui, com'è avvenuto in passato, qualcuno cerca delle crepe per potercisi infilare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.

Indico la votazione per appello nominale sulla mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.

Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo già pervenute.

Ricordo che l'oggetto della deliberazione della Camera è la mozione di sfiducia nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Pertanto, chi intende esprimere un voto di fiducia nei confronti del Ministro deve votare “no”, mentre chi intende esprimere un voto di sfiducia, deve votare “sì”.

Invito i deputati Segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti: ……………….. 343

Votanti: ………………… 340

Astenuti: ……………….. 3

Maggioranza: …………... 171

Hanno risposto : ……… 129

Hanno risposto no: …….. 211

La Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Hanno risposto sì:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amato Gaetano

Amendola Vincenzo

Appendino Chiara

Ascani Anna

Auriemma Carmela

Bakkali Ouidad

Baldino Vittoria

Barbagallo Anthony Emanuele

Barzotti Valentina

Benzoni Fabrizio

Berruto Mauro

Boldrini Laura

Bonafe' Simona

Bonelli Angelo

Bonetti Elena

Bonifazi Francesco

Borrelli Francesco Emilio

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cafiero De Raho Federico

Cantone Luciano

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Care' Nicola

Carfagna Maria Rosaria

Carmina Ida

Carotenuto Dario

Caso Antonio

Casu Andrea

Cherchi Susanna

Ciani Paolo

Colucci Alfonso

Conte Giuseppe

Cuperlo Gianni

Curti Augusto

D'Alessio Antonio

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Micheli Paola

De Monte Isabella

Del Barba Mauro

Dell'Olio Gianmauro

Di Biase Michela

Di Lauro Carmen

Di Sanzo Christian Diego

Dori Devis

D'Orso Valentina

Evi Eleonora

Faraone Davide

Fede Giorgio

Fenu Emiliano

Ferrari Sara

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fossi Emiliano

Fratoianni Nicola

Furfaro Marco

Gadda Maria Chiara

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Giachetti Roberto

Gianassi Federico

Girelli Gian Antonio

Giuliano Carla

Graziano Stefano

Grimaldi Marco

Grippo Valentina

Gubitosa Michele

Guerini Lorenzo

Guerra Maria Cecilia

Iaria Antonino

Lacarra Marco

Lai Silvio

Laus Mauro Antonio Donato

Lovecchio Giorgio

Malavasi Ilenia

Manzi Irene

Marattin Luigi

Mari Francesco

Marino Maria Stefania

Merola Virginio

Morassut Roberto

Morfino Daniela

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pastorino Luca

Pavanelli Emma

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Penza Pasqualino

Piccolotti Elisabetta

Porta Fabio

Provenzano Giuseppe

Quartapelle Procopio Lia

Quartini Andrea

Raffa Angela

Ricciardi Marianna

Ricciardi Riccardo

Ricciardi Toni

Richetti Matteo

Roggiani Silvia

Rosato Ettore

Rossi Andrea

Ruffino Daniela

Santillo Agostino

Sarracino Marco

Scarpa Rachele

Scerra Filippo

Scotto Arturo

Scutella' Elisa

Serracchiani Debora

Simiani Marco

Sottanelli Giulio Cesare

Soumahoro Aboubakar

Stefanazzi Claudio Michele

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Traversi Roberto

Tucci Riccardo

Vaccari Stefano

Zan Alessandro

Zanella Luana

Zaratti Filiberto

Zingaretti Nicola

Hanno risposto no:

Albano Lucia

Almici Cristina

Ambrosi Alessia

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angelucci Antonio

Antoniozzi Alfredo

Arruzzolo Giovanni

Bagnai Alberto

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barabotti Andrea

Barelli Paolo

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Bellucci Maria Teresa

Benigni Stefano

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bergamini Deborah

Bicchielli Pino

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Bof Gianangelo

Bordonali Simona

Buonguerrieri Alice

Calderone Tommaso Antonino

Cangiano Gerolamo

Cannata Giovanni Luca

Caparvi Virginio

Cappellacci Ugo

Caramanna Gianluca

Caretta Maria Cristina

Carloni Mirco

Caroppo Andrea

Carra' Anastasio

Casasco Maurizio

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cavo Ilaria

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cerreto Marco

Cesa Lorenzo

Chiesa Paola Maria

Ciaburro Monica

Ciancitto Francesco Maria Salvatore

Ciocchetti Luciano

Coin Dimitri

Colombo Beatriz

Colosimo Chiara

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Coppo Marcello

Cortelazzo Piergiorgio

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Maggio Grazia

Di Mattina Salvatore Marcello

Dondi Daniela

Donzelli Giovanni

Fascina Marta Antonia

Ferrante Tullio

Ferro Wanda

Filini Francesco

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Freni Federico

Frijia Maria Grazia

Furgiuele Domenico

Gardini Elisabetta

Gatta Giandiego

Gava Vannia

Gemmato Marcello

Giaccone Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgetti Giancarlo

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Gusmeroli Alberto Luigi

Iaia Dario

Iezzi Igor

Kelany Sara

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Lancellotta Elisabetta Christiana

Latini Giorgia

Lazzarini Arianna

Leo Maurizio

Loizzo Simona

Longi Eliana

Loperfido Emanuele

Lucaselli Ylenja

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Maiorano Giovanni

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetti Riccardo Augusto

Marchetto Aliprandi Marina

Marrocco Patrizia

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Maullu Stefano Giovanni

Mazzetti Erica

Mazzi Gianmarco

Messina Manlio

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Milani Massimo

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Montemagni Elisa

Morgante Maddalena

Morrone Jacopo

Mule' Giorgio

Mura Francesco

Nisini Tiziana

Nordio Carlo

Orsini Andrea

Osnato Marco

Ottaviani Nicola

Padovani Marco

Pagano Nazario

Palombi Alessandro

Panizzut Massimiliano

Patriarca Annarita

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pichetto Fratin Gilberto

Pietrella Fabio

Pisano Calogero

Pizzimenti Graziano

Polidori Catia

Polo Barbara

Pozzolo Emanuele

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Rizzetto Walter

Roccella Eugenia

Roscani Fabio

Rossello Cristina

Rossi Angelo

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rubano Francesco Maria

Ruspandini Massimo

Russo Gaetana

Russo Paolo Emilio

Saccani Jotti Gloria

Sala Fabrizio

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Schifone Marta

Semenzato Martina

Silvestri Rachele

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Squeri Luca

Stefani Alberto

Tassinari Rosaria

Tenerini Chiara

Testa Guerino

Toccalini Luca

Tosi Flavio

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Urzi' Alessandro

Varchi Maria Carolina

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Ziello Edoardo

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zucconi Riccardo

Zurzolo Immacolata

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Schullian Manfred

Steger Dieter

Sono in missione:

Brambilla Michela Vittoria

Caiata Salvatore

Calovini Giangiacomo

Candiani Stefano

Cirielli Edmondo

Costa Enrico

Della Vedova Benedetto

Fassino Piero

Fitto Raffaele

Gribaudo Chiara

Letta Enrico

Lollobrigida Francesco

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Manes Franco

Meloni Giorgia

Minardo Antonino

Onori Federica

Pella Roberto

Pellegrini Marco

Rixi Edoardo

Romano Francesco Saverio

Silvestri Francesco

Sportiello Gilda

Sudano Valeria

Tajani Antonio

Tremonti Giulio

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse fra i gruppi, il seguito della discussione degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla seduta di domani, a partire dal seguito della discussione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 (Nuova formulazione) volta a richiedere le dimissioni del Ministro del Turismo Daniela Garnero Santanche'.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Emanuele Loperfido. Ne ha facoltà.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il 3 aprile 1077, in seguito all'umiliazione di Canossa, l'imperatore romano Enrico IV sancì la nascita dello Stato patriarcale friulano, riunendo il Friuli e molti altri territori sotto un unico Governo. La Patrie dal Friul, denominazione in lingua marilenghe, funzionava come un vero e proprio Stato e durò fino al 1420. Retto dal patriarca di Aquileia, dotato di un suo Parlamento, fra i primi in Europa, ebbe una propria Costituzione, una sua lingua, il friulano, una bandiera, il settimo vessillo più antico d'Europa il cui esemplare più celebre e antico, rimasto sulla cattedra di Aquileia dal 1334 al 1350, è esposto nel Museo del Duomo di Udine. Il Parlamento della Patria è stato un istituto di Governo adottato dai patriarchi a partire dalla seconda metà del XIII secolo. L'Assemblea comprendeva rappresentanze dei centri principali, che occupavano la porzione laica dei seggi, unitamente al clero e alla nobiltà. Le funzioni di governo demandate al Parlamento riguardavano la difesa, organizzata su base comunitaria, la fiscalità e, in parte, l'amministrazione della giustizia, rendendolo uno degli Stati più avanzati per l'epoca.

Per il suo significato il 3 aprile rappresenta un momento importante per la comunità friulana, una vera festa per rievocare e ripensare in chiave moderna le forme di autogoverno e rappresentatività che per molto tempo hanno caratterizzato la Patrie dal Friul. Una patria con valori talmente profondi che ha saputo sopravvivere ai regni e agli imperi che hanno solcato quelle terre nella storia e che ha saputo forgiare quei friulani saldi, onesti e lavoratori decantati ne Il Ciant de Filologiche Furlane.

Una cultura, quella friulana, che è diventata patrimonio di chiunque abiti quelle terre, facendola propria seppur proveniente o seppure trasferitesi in altre parti d'Italia o del mondo. Una cultura le cui innate caratteristiche hanno portato a superare la tragedia del disastro del terremoto del 1976, ricostruendo nel segno delle parole dell'allora vescovo friulano Battisti: “Prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese”, trasformando una regione rurale a trazione contadina in uno dei territori locomotive economiche d'Italia, le cui aziende all'avanguardia tecnologica commerciano in tutto il mondo trovando spesso chi, nei fogolars furlans, gestiti da figli di immigrati sparsi in tutto il mondo, è pronto ad accoglierle con il sorriso e a parlare in marilenghe, sentendosi a casa.

Allora, auguri di cuore, Patrie dal Friul, auguri di cuore friulani. Auguri di cuore ai friulani di Australia, delle due Americhe, ai friulani d'oltremare, ai friulani nel mondo. A noi istituzioni il compito di operare per tramandare questa cultura, orgoglio della nostra terra (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauro Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. È l'intervento che non avrei mai voluto fare. Colleghe e colleghi, voglio ricordare oggi nell'Aula della Camera Valentina Paterna, consigliere regionale del Lazio, che lo scorso 26 marzo ci ha lasciati. Per chi non la conosceva, Valentina era presidente della commissione agricoltura e ambiente della regione Lazio, eletta, insieme al capogruppo di Fratelli d'Italia, Daniele Sabatini, un anno fa, nel collegio della provincia di Viterbo. Chi, invece, ha avuto la fortuna di conoscerla, ricorda Valentina come una persona gentile, garbata, solare, ma anche determinata a raggiungere gli obiettivi, mettendo sempre al primo posto il valore dei rapporti umani. Una persona speciale, in grado di rendere positiva, con il suo indimenticabile sorriso, ogni circostanza. Era coordinatrice del circolo di Fratelli d'Italia di Tarquinia, la sua città, dove ricopriva anche la carica di consigliere comunale. È stata militante di Fratelli d'Italia e ha condiviso con tanti amici del nostro partito gioie, rinunce, soddisfazioni e anche qualche delusione.

Poi è arrivata la candidatura alle elezioni regionali, anche questa raccolta come una sfida e un'opportunità, quasi inaspettata. Nonostante la malattia, ha condotto una campagna elettorale entusiasmante, pancia a terra, giorno e notte, come si fa. Ricordo nitidamente quelle settimane, tra un incontro e l'altro con i cittadini e gli amministratori della provincia di Viterbo. In regione, una volta eletta, ha dimostrato impegno e dato prova fin da subito delle sue doti di conciliazione, alla continua ricerca di un punto di contatto, d'intesa, anche se difficile, sempre nell'interesse del suo territorio. Valentina se n'è andata combattendo, programmando l'attività in consiglio regionale fino all'ultimo giorno. Ci resterà sempre impressa nel cuore la grande dignità con la quale ha affrontato la malattia. Impossibile dimenticare la gentilezza del suo animo e la genuinità del suo carattere. Per questo ho ritenuto doveroso tributarle questo ricordo nell'Aula della Camera dei deputati, anche a nome di tutti i colleghi, insieme alla comunità umana e politica di Fratelli d'Italia, ai riferimenti istituzionali del territorio, insieme ai militanti, agli amici, ai familiari, ad Alberto, che le sono sempre stati accanto. Ciao, Valentina (Applausi)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rotelli, anche la Presidenza si unisce al cordoglio. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Trentacinque anni fa, il 3 aprile 1989, alle ore 16,12, un treno proveniente da Bari deragliava nella stazione ferroviaria della mia città, San Severo, e nel disastro ferroviario perdevano la vita 8 persone: Nicola Carafa, Ciro Vasciarelli, Giovanni D'Anello, Antonio Ognissanti, Claudio Padalino, Domenico Iannitti, Michele Capotosto e Luciano Accettulli.

Fu uno degli eventi più tragici della storia della mia città e i corpi delle 8 vittime furono recuperati grazie al lavoro continuo e solerte di Vigili del fuoco, Forze dell'ordine, tra cui all'epoca anche il mio papà, e di tanti concittadini sanseveresi che si rimboccarono le maniche quel pomeriggio. Ripeto, fu uno degli eventi più drammatici che colpì la mia città, che ancora oggi ricorda questa terribile tragedia con profondo dolore. A questo dolore e a questo ricordo voglio che si aggiunga il ricordo e il pensiero della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei portare all'attenzione dell'Aula il problema, oggetto di preoccupazione, dell'attuazione della spesa dei fondi SNAI, fondi che riguardano la Strategia nazionale delle aree interne. Ad oggi vi è proprio mancanza di chiarezza rispetto all'utilizzo di questi fondi. C'è un ritardo nella spesa dei progetti, i numeri sono impietosi: soltanto l'11 per cento dei progetti conclusi, il 4 per cento dei progetti liquidati e il 29 per cento dei progetti non avviati su 1.904 progetti monitorati.

Le aree interne e le aree montane hanno bisogno di fondi, siamo sempre alla ricerca di fondi per proporre progetti innovativi, e questo Governo non sa spenderli. Questa è una cosa molto grave e noi chiederemo nelle sedi competenti e ai Ministri competenti la spiegazione, attraverso interrogazioni, sul fatto che questi fondi non vengono utilizzati. Solo per il Piemonte, su un complessivo di 15 milioni di euro che si possono spendere per le aree interessate, soltanto un milione di euro è stato fino ad oggi liquidato.

Siamo sicuramente consci che, in questo momento storico, avere a disposizione dei fondi e non spenderli è veramente un delitto, quindi, chiederemo veramente spiegazioni importanti, sperando che arrivino in fretta, per i territori interessati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, intervengo perché quest'Aula deve sapere che da ieri, al Ministero delle Imprese e del made in Italy, stanno avvenendo degli incontri molto importanti, parliamo di Stellantis, parliamo di Melfi, di Mirafiori, quindi, parliamo del futuro o, meglio, del cuore dell'automotive italiano.

Una cosa a noi è chiara, e cioè che servono nuove produzioni; purtroppo, questo, invece, non sembra essere chiaro al Governo, perché, al netto delle parole di Stellantis, prima di Tavares e, poi, di Mele, la situazione in realtà è disastrosa. Faccio l'esempio di Mirafiori, Presidente: cassa integrazione sulle linee per la produzione della 500 elettrica fino al 20 aprile; Maserati, un 2024 di contratti di solidarietà, nei giorni scorsi l'azienda ha siglato con alcuni sindacati un accordo per l'uscita volontaria incentivata. Questo è un colpo di grazia a uno stabilimento che sta subendo quello che è sostanzialmente un omicidio, un omicidio fatto con uscite anticipate, fatto con il ricorso sistematico agli ammortizzatori sociali, fatto di mancate assunzioni!

Presidente, l'unico modo per salvare Mirafiori è quello di investire, di tornare quindi a produrre almeno 200.000 unità, di fare nuove assunzioni, perché tra 7 anni sostanzialmente saranno praticamente tutti in pensione, non ci sarà più nulla. Occorre far sì che ci sia lavoro per i tecnici, per gli ingegneri, perché altrimenti perderemo queste competenze.

Vado a chiudere, Presidente. Purtroppo, io conosco bene Torino, ma non è che nelle altre parti d'Italia vada tanto meglio. Da Pomigliano a Melfi, alla tanto pubblicizzata gigafactory di Termoli, il quadro, purtroppo, è veramente desolante, è veramente un qualcosa che deve preoccupare tutti noi, anche considerati gli esuberi che sono stati appena dichiarati.

Sentiamo continuare a sventolare la bandiera del piano industriale, ma ciò che vediamo sono soltanto esuberi, oltre 3.500, sono piani di dismissioni, sono piani di abbandono, perché di questo si parla, di abbandono di Stellantis per quanto riguarda il nostro Paese, abbandono di imprese e abbandono di lavoratori!

Allora, concludo davvero, Presidente, con un appello: la Presidente Meloni e il Ministro Urso battano un colpo e facciano per una volta i patrioti, lo ripeto, facciano per una volta i patrioti, garantiscano che Tavares si presenti al tavolo e garantiscano che l'azienda torni a credere nell'Italia, nei suoi lavoratori e nel suo indotto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Sono terminati gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 4 aprile 2024 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00164 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del turismo, Daniela Garnero Santanché .

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023). (C. 1532-ter-A​)

Relatore: CIOCCHETTI.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

DAVIDE BERGAMINI ed altri: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.

(C. 851-A​)

Relatrice: MARINO.

La seduta termina alle 20,30.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 22 marzo 2024:

- a pagina 2, prima colonna, alle righe dalla ventiquattresima alla ventisettesima, le parole da: "interventi" fino a: "disabilità" si intendono sostituite dalle seguenti: "che venga data piena attuazione alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, prevedendo in particolare misure a favore dell'inclusione dei disabili, maggiori livelli di protezione sociale e un livello maggiore di sensibilizzazione sul tema da parte degli organi d'informazione".

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 6 e 7 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 8 il deputato Casu ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale TU PDL 982 E ABB-A - EM. 1.501 270 227 43 114 225 2 72 Appr.
2 Nominale SUBEM 0.1.510.1 273 231 42 116 231 0 70 Appr.
3 Nominale EM 1.510 274 229 45 115 229 0 69 Appr.
4 Nominale SUBEM 0.1.511.1 279 277 2 139 115 162 68 Resp.
5 Nominale EM 1.511 281 172 109 87 171 1 68 Appr.
6 Nominale ARTICOLO 1 281 181 100 91 172 9 68 Appr.
7 Nominale EM 2.1 281 277 4 139 115 162 68 Resp.
8 Nominale ARTICOLO 2 280 181 99 91 170 11 69 Appr.
9 Nominale ODG 9/982 E ABB-A/1 288 278 10 140 111 167 67 Resp.
10 Nominale ODG 9/982 E ABB-A/6 288 287 1 144 121 166 67 Resp.
11 Nominale TU PDL 982 E ABB-A - VOTO FINALE 283 218 65 110 172 46 59 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.