XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
l'Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, definiti all'articolo 2 TUE e rispecchiati nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nonché integrati nei trattati internazionali in materia di diritti umani;
in Ungheria negli ultimi anni si sta assistendo ad un progressivo deteriorarsi dello Stato di diritto a seguito delle azioni sistematiche del Governo ungherese nei confronti di vari gruppi vulnerabili, in particolare donne, persone LGBTIQ+, rom, migranti, richiedenti asilo e rifugiati, situazione che è stata denunciata a più riprese dalle istituzioni europee, a partire dall'approvazione della risoluzione del Parlamento europeo del 15 settembre 2022;
da ultimo, a seguito dell'adozione della c.d. legge sulla «protezione della sovranità nazionale» recentemente adottata dal Parlamento ungherese, in una risoluzione votata nel gennaio 2024, il Parlamento europeo ha confermato la propria preoccupazione per l'erosione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria;
a questo allarmante contesto va ricondotta anche la vicenda della cittadina europea Ilaria Salis, attualmente in stato di arresto da 13 mesi in esecuzione di una misura cautelare in Ungheria, in attesa di giudizio e sottoposta a trattamenti degradanti della dignità della persona, come dimostrano le immagini diffuse lo scorso 29 gennaio che la vedono condotta in catene in un'aula di udienza davanti al Tribunale ungherese, in palese contrasto con i richiamati princìpi e i valori fondanti dell'Unione di cui l'Ungheria è Stato membro;
nella seconda udienza del 28 marzo 2024, esattamente come accaduto nella precedente udienza del 29 gennaio 2024, Ilaria Salis è stata nuovamente condotta in Tribunale con manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come fosse un guinzaglio. In tale occasione, presente una delegazione di parlamentari italiani della sola opposizione, tra cui la firmataria del presente atto di indirizzo, il giudice ungherese ha nuovamente negato gli arresti domiciliari ad Ilaria, rigettando ancora una volta la richiesta;
come noto, il principio del reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare tra gli Stati membri dell'Unione europea è regolato dalla decisione-quadro 2009/829/GAI del Consiglio del 23 ottobre 2009, alla quale è stata data attuazione in Italia con il decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 36, recante «Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2009/829/GAI del Consiglio, del 23 ottobre 2009, sull'applicazione tra gli Stati membri dell'Unione europea del principio del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare»;
secondo l'orientamento maggioritario in giurisprudenza, la misura cautelare degli arresti domiciliari può trovare esecuzione nello Stato membro dell'Unione europea di residenza dell'interessato, in quanto tale misura rientra nell'ambito di applicazione della decisione quadro 2009/829/GAI trattandosi di misura che, imponendo l'obbligo di rimanere in un luogo determinato, rientra nelle ipotesi di cui all'articolo 4, lettera c), del predetto decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 36;
se il rispetto da parte di uno Stato membro dei valori sanciti dall'articolo 2 TUE costituisce un requisito per poter beneficiare di tutti i diritti derivanti dall'applicazione dei trattati a tale Stato membro, allo stesso tempo, a norma dell'articolo 7 TUE, sulla protezione dei valori UE, l'Unione europea può valutare l'esistenza di un evidente rischio di violazione o constatarne l'esistenza grave e persistente da parte di uno Stato membro dei medesimi valori di cui al richiamato articolo 2;
il deterioramento dello Stato di diritto in Ungheria rappresenta un rischio significativo per la tutela degli interessi finanziari dell'Ue e per l'esecuzione del bilancio dell'Unione europea in Ungheria, da ultimo, nel dicembre 2023 la Commissione europea ha riesaminato la situazione dell'Ungheria e ha confermato che il rischio per il bilancio dell'Unione è rimasto invariato dal dicembre 2022;
l'Ungheria sarà il prossimo Stato membro a ricoprire la Presidenza del Consiglio dell'Ue, da luglio a dicembre 2024, ed è evidente come tale Presidenza influenzerà il lavoro legislativo del Consiglio sulla legislazione dell'Ue, nonché l'agenda europea e le relazioni dello stesso Consiglio con le altre istituzioni dell'Ue,
impegna il Governo:
1) a condannare fermamente, nelle opportune sedi nazionali ed europee, la condotta dell'Ungheria nei confronti della nostra concittadina europea Ilaria Salis, sottoposta a trattamento degradante e lesivo della dignità umana, in aperto contrasto con i valori e i princìpi del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani su cui si basa l'Unione europea, così come definiti all'articolo 2 TUE e rispecchiati nella Carta;
2) ad adottare iniziative volte ad assicurare ad Ilaria Salis, alla sua famiglia e ai suoi legali ogni forma di assistenza e necessario supporto affinché sia riconosciuta ad Ilaria Salis l'applicabilità di misure alternative alla detenzione in carcere, da eseguirsi nel nostro Paese, in linea con la normativa europea, ai sensi della decisione quadro 2009/829/GAI del Consiglio del 23 ottobre 2009 sull'applicazione tra gli Stati membri dell'Unione europea del principio del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare, anche alla luce dell'orientamento giurisprudenziale maggioritario in materia, al fine di addivenire ad una corretta e rapida soluzione di tale vicenda giudiziale;
3) a fronte del rischio di grave violazione dei valori fondanti dell'Unione da parte dell'Ungheria, con particolare riferimento alla situazione dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, ad intraprendere e sostenere tutte le opportune iniziative in sede unionale, anche in previsione delle prossime riunioni del Consiglio europeo, affinché gli Stati membri si dotino di tutti gli strumenti a loro disposizione, a tutela dei valori e del bilancio dell'Ue, incluso il ricorso alla sospensione nei confronti dell'Ungheria dell'erogazione dei finanziamenti dell'Ue, con particolare riguardo ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e ai fondi della politica di coesione.
(1-00267) «Ascari, D'Orso, Riccardo Ricciardi, Scutellà, Cappelletti».
Risoluzione in Commissione:
La III Commissione,
premesso che:
nell'aprile 2024 ricorrerà il primo anniversario del conflitto in Sudan, iniziato nel 2023 tra l'esercito regolare guidato dal presidente del Consiglio sovrano di transizione al-Burhan e le Forze di sostegno rapido (RSF) che rispondono al generale Mohamad Hamdan Dagalo, ex vice di al-Burhan e noto come Hemedti;
nel giro di dieci mesi, il Sudan sta affrontando una delle crisi più gravi a livello globale, con bisogni senza precedenti emersi in un periodo così breve. Nel Paese oggi si contano 25 milioni di persone – di cui 14 milioni sono bambini – che hanno bisogno di un'assistenza umanitaria; più di 8 milioni – ovvero il 15 per cento della popolazione – è scappata dalle proprie case per trovare rifugio all'interno del Paese o nei Paesi limitrofi (in particolare in Ciad, Egitto, Etiopia, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana);
a causa del conflitto, oggi il 65 per cento della popolazione non ha accesso a nessun tipo di assistenza sanitaria, in un contesto in cui si sono già registrati 10.500 casi di colera. Coniugato a un tracollo del tessuto sociale ed economico, a causa del conflitto 17,7 milioni di persone soffrono la fame – ovvero quasi il 40 per cento della popolazione. Se la guerra continuerà, il Paese rischia di dover affrontare una vera e propria carestia;
il Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede che il Prodotto interno lordo (Pil) reale del Sudan si ridurrà probabilmente del 18,3 per cento nel 2023. Secondo la Banca Mondiale, l'economia si è contratta del 12 per cento nel 2023: il conflitto ha distrutto i servizi commerciali e finanziari;
la guerra in Sudan rischia di far implodere un Paese che è un punto nevralgico tra Sahel e Corno d'Africa, mondo arabo e mondo africano, islam e cristianesimo; i Paesi della regione come il Ciad, il Centrafrica, il Sud-Sudan e l'Etiopia sono già estremamente destabilizzati al loro interno e, come nel passato, la guerra in Sudan, rischia di creare ulteriori instabilità all'interno di questi Paesi, in primis attraverso in rifugiati, la destabilizzazione economica e le rivalità regionali;
il conflitto avviene dopo che nel 2019, grazie a una mobilitazione spettacolare del popolo sudanese, Omar al-Bashir era stato deposto dopo trent'anni al potere. L'annuncio di volersi candidare a un terzo mandato e l'aumento dei prezzi del cibo aveva spinto centinaia di organizzazioni civiche e politiche a riunirsi e resistere, in maniera non-violenta, al potere. Tuttavia, alcuni fattori hanno arrestato la transizione democratica del Paese e, nell'ottobre 2021, Burhan e Hemedti hanno condotto un colpo di Stato mettendo fine alla transizione democratica senza però mettersi d'accordo sulla spartizione del potere – in particolare della riorganizzazione dell'Esercito;
da quando è iniziato il conflitto ci sono state diverse iniziative di mediazione condotte dall'Arabia Saudita, Stati Uniti, organizzazione regionale IGAD, Unione Africana, senza però ottenere nessun risultato tangibile,
impegna il Governo:
ad attivarsi, presso le sedi europee e nei consessi internazionali, per sollecitare le due fazioni contendenti ad una tregua nel conflitto che consenta gli accessi umanitari per dare assistenza alla popolazione;
ad adottare iniziative, in coordinamento con l'Unione europea e i partner internazionali, sia nei confronti delle due fazioni contendenti, sia dei Paesi terzi, volte ad esercitare una forte presenza e influenza in Sudan, al fine di contribuire agli sforzi di de-escalation e pervenire al più presto alla cessazione delle ostilità e al ritorno di una transizione guidata dai civili che supporti le legittime aspirazioni democratiche della popolazione.
(7-00215) «Provenzano, Amendola, Porta, Boldrini».
ATTI DI CONTROLLO
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
SCOTTO e GHIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
Music for Peace osc è un'organizzazione umanitaria con sede a Genova che dal 1994 effettua la sua attività di solidarietà a livello internazionale; Music for Peace attualmente ha attivi oltre 30 interventi di emergenza in varie parti del Mondo, interventi sul territorio nazionale, 1.492 tonnellate di generi di prima necessità distribuiti nel mondo, 5 tonnellate mensili alle famiglie sul territorio locale, 20.000 gli studenti incontrati in un anno, 4.000 m2 di sede riqualificata con materiale di riciclo e recupero, 1 evento poliedrico unico in tutta Italia con 80.000 fruitori in 10 giorni, 64 volontari, 70 partenariati nazionali e internazionali;
il 26 marzo 2024, alle ore 6, lo staff di missione – con destinazione Striscia di Gaza – parte da Genova, il team è composto dal Presidente della OSC Stefano Rebora, Matteo Di Domenico e Matteo Montaldo; alle ore 11:45 l'aereo decolla dall'Italia per atterrare in Egitto alle 15:50 orario italiano, i cooperanti vengono trasportati con il bus al terminal 3, luogo in cui si premurano di cambiare gli euro in moneta locale per procedere con l'acquisto e l'applicazione della vignetta per i visti; vengono fatti uscire Matteo Montaldo e Matteo Di Domenico, Stefano Rebora viene trattenuto. Il personale di polizia locale lo invita ad accomodarsi sulle postazioni antistanti i gabbiotti e chiedono di attendere «un minuto» per alcune verifiche e controlli; alle 16:15 due uomini della polizia richiedono di essere seguiti, da quel momento Rebora scompare dal campo visivo degli altri due componenti dello staff di missione; alle 16:50 egli risulta essere già trattenuto in una delle stanzette, all'interno dell'infrastruttura, utilizzate per scopi di momentaneo «fermo». Si specifica che queste stanze, come vengono definite dagli egiziani, sono delle celle di detenzione, fornite di letti a castello in legno e con la porta che può essere aperta solo dall'esterno; a Rebora viene ordinato di sfilare le scarpe, la felpa, vengono sottratti tutti gli apparecchi elettronici o metallici e lo zaino personale. Rebora riesce a mantenere il possesso del cellulare, che rimane all'interno della tasca della divisa;
viene quindi attivata, dall'ufficio di segreteria di Music for Peace, la procedura di emergenza con innumerevoli contatti, in primis con l'Ambasciata Italiana al Cairo. Quest'ultimo interpella il Consolato;
Matteo Di Domenico e Matteo Montaldo, per ovvie ragioni di sicurezza, lasciano in breve tempo l'aeroporto per raggiungere all'esterno il referente locale;
alle ore 19 Stefano Rebora, ancora in possesso del cellulare, fondamentale in queste situazioni per comunicare con il mondo esterno, richiede attraverso un vocale inviato sottovoce di essere contattato dall'Ambasciata;
alle ore 19:20 viene revocata la possibilità di utilizzo dell'apparecchio telefonico e Rebora richiede di poter chiamare la propria ambasciata, tale diritto viene negato con la sottrazione immediata del cellulare;
da quel momento trascorrono 3 ore e 10 minuti senza avere notizia alcuna;
alle ore 22:30 Rebora viene condotto all'esterno della stanza e viene restituito il cellulare, accerchiato da 5 poliziotti, per severo controllo, viene fatto accomodare sulle panche della sala di attesa, gli viene comunicato che non potrà entrare in territorio egiziano e che, a seguito della presenza del suo nome in una black list, verrà espulso e rimandato in Italia con il primo volo disponibile;
alle ore 00:35 un referente del Consolato italiano incontra nella hall dell'aeroporto Rebora sempre sotto il controllo costante della polizia, alle 00:45 viene condotto in un'altra stanza nelle vicinanze del gate di imbarco;
alle ore 7:20 viene condotto in aereo, con una prima comunicazione si rendeva noto che il passaporto sarebbe stato trattenuto dalle Autorità Egiziane. Dopo pochi minuti si comunicava che il passaporto sarebbe stato consegnato alle Autorità Italiane e quindi consegnato al personale dell'aereo;
alle ore 11:20 Rebora atterra a Orio al Serio – Bergamo, viene comunicato che non potrà scendere dall'aereo fino a che la polizia italiana non lo verrà a prendere alle ore 11:50. Infine Rebora viene rilasciato ed esce dall'aeroporto –:
qual è la ricostruzione dei fatti del Governo italiano in merito alle vicende narrate e quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere al fine di tutelare i cittadini italiani e nel caso specifico di tutelare Stefano Rebora, presidente di una Ong riconosciuta dal Maeci, in relazione al trattamento ricevuto dalle autorità egiziane.
(4-02618)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
la multinazionale francese TotalEnergies ha espresso l'intenzione di riprendere i lavori di costruzione per il progetto Mozambique LNG, un'infrastruttura di liquefazione di gas naturale in Mozambico;
i lavori erano stati precedentemente interrotti ad aprile 2021, poiché le violenze iniziate nella provincia di Cabo Delgado nel 2017 avevano aumentato il rischio a livelli non accettabili;
il progetto consta della partecipazione di Saipem e, prima della sua interruzione, prevedeva il coinvolgimento anche di Sace e Cassa Depositi e Prestiti (CDP), entrambe partecipate statali, rispettivamente tramite garanzia di 950 milioni di dollari e prestito di 650 milioni, e in un rapporto CDP avrebbe affermato che il progetto avrà impatti negativi sull'ambiente e sui rischi di violenza da parte di gruppi armati;
il progetto Mozambique LNG potrebbe aumentare l'instabilità dell'area, come evidente da un rapporto commissionato dalla stessa TotalEnergies e presentato a maggio 2023, che afferma che i gruppi ribelli sfruttano il senso di frustrazione diffuso tra le comunità impattate dall'espansione dell'industria estrattiva, e che i siti estrattivi potrebbero essere obiettivo di attacchi terroristici. Dunque, il progetto stesso potrebbe non arrivare a compimento, con la conseguente perdita degli investimenti effettuati;
l'infrastruttura inoltre contribuisce alle emissioni di gas serra, aumentando le emissioni globali causa della crisi climatica;
nel giugno 2021, l'associazione ReCommon aveva richiesto l'accesso ai documenti concernenti le valutazioni interne di tipo ambientale e sociale utilizzate da Sace per emettere le garanzie a favore di Saipem. Nonostante il giudice amministrativo di primo grado e finanche il Consiglio di Stato abbiano riconosciuto a marzo 2023 il loro diritto di accesso ai documenti, più di un anno dopo non risultano ancora essere stati consegnati a ReCommon –:
se Sace e CDP parteciperanno finanziariamente al progetto Mozambique Lng di TotalEnergies;
quali iniziative intendano assumere affinché Sace adempia all'obbligo di legge e renda pubblica la valutazione interna sugli impatti ambientali e sociali, necessaria per l'emissione della garanzia sul progetto.
(5-02241)
Interrogazione a risposta scritta:
LA PORTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 149 del 2011 entro il termine di 60 giorni antecedenti alla scadenza del proprio incarico, il sindaco deve provvedere alla relazione di fine mandato contenente un elenco tassativo e dettagliato di elementi riguardanti l'operato inerente alle principali attività normative e amministrative svolte;
tra i vari elementi richiesti ex lege, la relazione deve contenere la descrizione particolareggiata di eventuali rilievi della Corte dei conti, di azioni intraprese per il rispetto dei vincoli di bilancio e della relativa situazione finanziaria e patrimoniale;
il primo cittadino del comune di Prato per il suo adempimento di fine mandato, che coincide con il mese di giugno 2024, con la determina n. 3636 del 14 dicembre 2023, ha impegnato nei bilanci 2023 e 2024 la somma totale di 47.580 euro per affidare la relazione di fine mandato ad un'agenzia di comunicazione esterna alle istituzioni;
a tale operazione deve essere aggiunto che il sindaco di Prato, nonché presidente di Anci Toscana, ha organizzato una serata evento in data 2 aprile 2024 presso il Teatro Metastasio, verosimilmente locato, per l'esposizione di quanto realizzato e di come è stata amministrata la città nel corso dei due mandati consecutivi con costi per la città –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se si intendano adottare verifiche, per quanto di competenza, in ordine all'adempimento di cui al decreto legislativo n. 149 del 2011 tramite l'affidamento ad una società esterna al comune per la redazione della relazione di fine mandato, con una spesa di quasi 50.000 euro, nonché in ordine alle ulteriori spese connesse alla sua presentazione.
(4-02623)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi ad Ispica, in Sicilia, degli ignoti hanno dato alle fiamme l'auto dell'architetto Stefano Marina e della professoressa Anna Alì, esponenti del mondo ambientalista; nei mesi precedenti si erano verificati altri episodi simili ai danni dei veicoli di un amministratore comunale e di un'impresa; si tratta dunque di un ulteriore episodio inquietante, un vile gesto intimidatorio che questa volta ha coinvolto due persone entrambe attive nel circolo Sikelion di Legambiente di Ispica, di cui Anna Alì è presidente, a dimostrazione del possibile tentativo di infiltrazione di organizzazioni criminali nel tessuto cittadino attraverso note condotte intimidatorie;
tale circostanza dovrebbe indurre a potenziare immediatamente le indagini per comprendere se l'incendio doloso sia diretto al tentativo di minacciare i due ambientalisti per le loro coraggiose battaglie ecologiste, in difesa dei beni comuni e a tutela della legalità;
le indagini degli inquirenti chiariranno i contorni di questa vicenda inquietante, ma nel caso si tratti di un attentato intimidatorio di matrice mafiosa l'incolumità delle due persone coinvolte potrebbe essere in pericolo ed è dunque necessario garantire loro la massima protezione; è necessario ribadire che le battaglie per la difesa del nostro prezioso ambiente naturale, la lotta contro la speculazione che devasta i territori e la cementificazione selvaggia non possono di certo subire battute d'arresto a causa di vigliacche intimidazioni, come quella messa in atto nei confronti degli esponenti del circolo di Legambiente Sikelion di Ispica –:
quali urgenti iniziative di competenza, in raccordo con la prefettura e la questura competente, intenda assumere per garantire la dovuta protezione ai due esponenti del mondo ambientalista di Ispica vittime dell'attentato intimidatorio riportato in premessa e all'intero circolo di Legambiente Sikelion, da sempre impegnato in compiti di osservazione e denuncia delle illegalità e degli abusi sull'ambiente.
(4-02616)
MACCANTI e BENVENUTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come riportato dal quotidiano La Stampa di Torino del 14 marzo 2024, il problema delle baby gang e della sicurezza a Torino è sempre più dilagante;
dalla scorsa estate si sono rilevati picchi altissimi di reati commessi da giovani e giovanissimi nei confronti dei loro coetanei. Lo schema adottato è ormai un rituale: gruppi molto numerosi e dediti alla delinquenza attendono i ragazzi che si muovono da soli per poterli poi rapinare. Uno dei luoghi più sensibili è piazza XVIII dicembre, punto di incontro per molti ragazzi e proprio nelle vicinanze della piazza sorge il Liceo scientifico «Volta» che è stato, recentemente, scenario di molte azioni criminali;
la preside Maurizia Basili ha deciso di rispondere alle aggressioni: prima ha inviato le segnalazioni alla polizia, chiedendo «come deterrente» di intensificare il passaggio delle volanti all'uscita da scuola intorno alle 14. Poi si è rivolta ai ragazzi con l'appello a denunciare le aggressioni;
nel corso degli ultimi anni il fenomeno delle baby gang ha avuto un'evoluzione rapidissima: aggressioni sempre più violente ed immotivate, compiute da ragazzi sempre più giovani, che si perpetrano su tutto il territorio nazionale, destando preoccupazione e allarme per il disagio sociale e psicologico che si nasconde dietro ragazzi giovanissimi che compiono pestaggi, rapine, furti, aggressioni, per il solo gusto di farlo e pubblicarlo sui social media;
gli effetti del cosiddetto decreto «Caivano» voluto dal Governo potrebbero avere un impatto molto pregnante in città, dove sono frequenti gli episodi di violenza e rapina per mano di ragazzi giovanissimi: il capoluogo piemontese nel 2022 si collocava al terzo posto in Italia, dopo Milano e Roma, per reati commessi da minori –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere con riguardo a quanto illustrato in premessa al fine di risolvere la grave situazione creatasi, segnalata in premessa, e in particolare nella zona circostante piazza XVIII dicembre.
(4-02621)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta in Commissione:
SASSO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
venerdì 29 marzo 2024, la trasmissione «L'Aria che tira», sul canale La 7 , era incentrata sul caso di Ilaria Salis e sulla conferma da parte del Tribunale di Budapest che la donna, in carcere da oltre un anno perché accusata di lesioni aggravate ai danni di due neonazisti, non potrà lasciare l'Ungheria per tornare in Italia e vedeva fra gli ospiti anche Christian Raimo;
nell'esprimere la propria opinione sul merito della vicenda, Raimo ricorda il terribile caso giudiziario di Sacco e Vanzetti, e tornando al caso in esame afferma: «qua c'è un'antifascista che va in Europa, quindi a casa nostra, a picchiare dei neonazisti. Cosa bisogna fare con i neonazisti? Secondo me bisogna picchiarli, ha fatto bene»;
nonostante l'evidente imbarazzo del conduttore e degli altri ospiti presenti, Raimo continua: «Lo insegno a scuola ai miei studenti...», viene interrotto dal conduttore che gli chiede bruscamente: «Mica insegnerà a picchiare i fascisti?» e lui replica: «Beh sì, picchiare i neonazisti penso che sia giusto, io insegno ai miei studenti che la democrazia è arrivata dopo un'opposizione seria di fronte al nazismo» e, dopo la visione delle immagini dello scontro per cui è accusata la Salis, prosegue: «quando ci sono milizie armate paramilitari neonaziste colluse col Governo in cui non c'è alcuna separazione dei poteri, cosa bisogna fare per contestare quel tipo di ferita alla democrazia? Si può solo contestarla in qualsiasi modo. La nostra Repubblica si fonda su una violenza giusta e siccome l'Ungheria ha dei legami talmente organici tra Governo e forze paramilitari naziste, a un certo punto cosa bisogna fare per cercare di difendere la democrazia?»;
la gravità di tali affermazioni che inneggiano all'apologia della violenza è di tutta evidenza ma ciò che le rende davvero intollerabili è che provengano da un docente. Christian Raimo, infatti, oltre ad essere scrittore ed editorialista di Domani, coordinatore del blog collettivo Minima & Moralia e curatore della sezione dei reportage del sito della rivista L'Internazionale, insegna filosofia e storia presso il Liceo classico «Dante Alighieri» di Roma in qualità di docente di ruolo dal 2012;
la centralità degli insegnanti nel determinare le sorti educative della nazione è indubbia poiché è loro demandata non solo la trasmissione del sapere ma anche la formazione di cittadini responsabili e consapevoli;
alla scuola repubblicana è richiesto di trasmettere il sapere in modo oggettivo, critico e pluralista perché la scuola è un'amministrazione pubblica e, come tale, deve essere imparziale verso tutti i cittadini senza distinzioni di religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali;
ciò non vuol dire che ai singoli professori sia interdetta qualsiasi manifestazione di convinzioni personali, religiose o politiche, nella scuola e anche nell'insegnamento, ma un simile comportamento deve essere censurato quando assume connotazioni antigiuridiche e quando le concrete modalità del suo svolgimento sono tali da mettere a rischio la finalità, già indicata, che il sapere sia trasmesso agli studenti, nel suo complesso, in modo oggettivo, critico e pluralista;
ogni docente dovrebbe coltivare il pensiero critico negli studenti, evitando la diffusione di fake news e l'indottrinamento politico così da assicurare la promozione di un ambiente di apprendimento pluralistico, dove vengono esposte diverse opinioni senza imporre verità assolute, tranne nei casi di fatti storici indiscutibili, e così preparare gli studenti ad affrontare le sfide del mondo moderno –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare che il principio della libertà di insegnamento e l'autonomia didattica non diventino scudo per eludere il dovere di neutralità che ogni docente deve osservare al fine di garantire a tutti gli studenti un'istruzione che rispetti la diversità di pensiero e promuova il dialogo costruttivo.
(5-02242)
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'associazione studentesca «Primavera degli studenti» ha presentato un documento che evidenzia molte criticità presenti nell'ultima riforma che disciplina l'accesso all'insegnamento, la «Riforma Bianchi», nota come 60 CFU, introdotta nel 2022 e completata con la pubblicazione del decreto attuativo del 4 agosto 2023;
per accedere all'insegnamento non sarà più sufficiente, oltre al possesso di una laurea triennale e di una magistrale, il percorso formativo da 24 CFU previsto dai decreti del 2017 ma, con la nuova normativa, sarà necessario iscriversi a un percorso di 60 crediti formativi, di cui alcuni dovranno essere acquisiti tramite tirocinio non retribuito;
a quanto detto si aggiunge una prova finale, previo pagamento di un'ulteriore quota di iscrizione, superata la quale si otterrà un'abilitazione che non consentirà direttamente l'accesso all'insegnamento ma solo la possibilità di partecipare a un concorso che, se superato, permetterà ai vincitori di svolgere un ulteriore anno di prova, retribuito, prima di ottenere l'assunzione definitiva a tempo indeterminato;
il percorso di formazione dei docenti, negli ultimi venti anni è stato fortemente burocratizzato, con un considerevole aumento dei costi a carico dei giovani aspiranti insegnanti e delle loro famiglie;
giovani laureate e laureati sono sottoposti a dispendiose procedure che ne ritardano l'accesso al mondo del lavoro, impoverendo ulteriormente una generazione già economicamente in difficoltà;
ad avviso dell'interrogante la «Riforma Bianchi», prevedendo una vera e propria tassa piatta all'ingresso, contribuisce ad accentuare le preesistenti disparità economiche, alimentando una formazione di tipo classista;
a parere dell'interrogante, il percorso di formazione dei docenti deve essere innanzitutto economicamente sostenibile e i costi massimi a carico degli interessati fissati previsti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 agosto 2023 non rispondono a tale principio;
i costi massimi fissati a carico dei partecipanti ammontano a 2.000 euro per coloro che sono iscritti regolarmente alle università e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) che si occupano dell'erogazione dei percorsi formativi e 2.500 euro per coloro che invece non sono regolarmente iscritti. A tali costi si aggiungono 150 euro di costo massimo per partecipare alla prova finale;
è evidente come il pagamento delle suddette somme, senza la previsione di una progressività su base reddituale, non risulta accessibile a tutte e tutti, tenuto anche conto che la maggioranza degli interessati proviene da una condizione economica precaria, sia personale che familiare;
tale selezione su base economica, oltre a rappresentare una inaccettabile ingiustizia sociale per chi rientra nelle fasce reddituali medio-basse, può portare ad un modello educativo non inclusivo e dunque alla propagazione di un sapere elitario;
a parere dell'interrogante è necessario dunque procedere quantomeno ad una revisione dei costi massimali, previsti, all'introduzione di una no-tax area e alla previsione di un regime di tassazione agevolato fino ad una certa soglia reddituale, così da consentire pari opportunità a chi vuole accedere all'insegnamento, pur ribadendo che un percorso formativo così disegnato dovrebbe essere totalmente gratuito per tutti e tutte;
altra criticità riguarda l'assenza di differenziazione nella contribuzione per i percorsi che richiedono l'acquisizione di un numero di CFU inferiore a 60, infatti, sia i massimali sia il costo di iscrizione per la partecipazione alla prova finale non sono parametrati sulla base del numero effettivo di CFU che gli iscritti e le iscritte, sostengono nel percorso di abilitazione all'insegnamento –:
se non intendano adottare iniziative di competenza volte a rivedere i massimali di spesa previsti a carico di coloro che sostengono il percorso di abilitazione all'insegnamento rendendoli meno onerosi, valutando almeno l'introduzione di una no-tax area e di un regime di tassazione agevolato per i redditi più bassi, così da consentire un accesso più inclusivo all'insegnamento.
(4-02615)
CAVANDOLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
nella puntata di «L'Aria che tira», sul canale La 7, del 29 marzo 2024, lo scrittore e insegnante Christian Raimo, ospite in studio chiamato a rispondere sul caso di Ilaria Salis, dopo aver ricordato il caso giudiziario di Sacco e Vanzetti e fatto un parallelismo tra le due vicende, ha affermato che «i neonazisti vanno picchiati, io insegno a scuola e penso sia giusto picchiarli»;
un commento che ha provocato evidente imbarazzo del conduttore e gelo in studio tra gli altri ospiti, che ne hanno preso subito le distanze: «Non si picchia nessuno». Parenzo ha aggiunto: «Nessuno era mai arrivato a dire in diretta televisiva io insegno agli studenti a picchiare i neonazisti, questo non si può dire». Un pensiero quello espresso ad alta voce che, Raimo ha chiarito subito dopo, «è una provocazione. Ai miei studenti insegno che la democrazia è arrivata dal momento in cui c'è stata un'opposizione seria al nazismo»;
tali dichiarazioni hanno creato reazioni nell'opinione pubblica e tra gli utenti dei social network;
Raimo, si ricorda, oltre ad essere scrittore ed editorialista di Domani, coordinatore del blog collettivo Minima & Moralia e curatore della sezione dei reportage del sito della rivista L'Internazionale, nel 2008 ha conseguito l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole secondarie di filosofia e storia con le SSIS, disciplina che ha insegnato in diversi licei romani e dal 2012 insegna filosofia e storia presso il Liceo classico «Dante Alighieri» di Roma in qualità di docente di ruolo;
l'assurdo, ad avviso dell'interrogante, è che Raimo non solo non ha ritrattato alcunché ma, addirittura, sempre su La7, intervenuto a L'Aria che Tira nella puntata del 4 aprile, ha rincarato dichiarando che «di fatto difendevo che oggi in Europa esiste un ritorno non al fascismo, ma al nazismo», giustificando che sia giusto picchiare e rompere la testa, perché «non lo dico io, lo dicono i programmi scolastici»;
la gravità di siffatte affermazioni, per l'interrogante al limite del delirio, sta non solo nel significato in esse contenute, ovvero un inno alla violenza, ma anche e soprattutto nel fatto che a pronunciarle è un docente, in sfregio al dovere di perseguire l'interesse pubblico e di ispirare i propri comportamenti alla cura dell'interesse pubblico che gli è affidato;
non può ignorarsi, difatti, che al corpo insegnante è affidata la formazione culturale ed educativa ma anche caratteriale e di vita dei propri studenti, ragazzi che, anche e soprattutto attraverso gli insegnamenti e gli esempi che ricevono tra i banchi di scuola, si preparano ad essere gli uomini del domani –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con urgenza in merito alle vicende esposte in premessa, affinché, pur nel rispetto del principio della libertà di insegnamento e dell'autonomia didattica, siano precluse docenze che inneggiano alla violenza.
(4-02619)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
DE MICHELI, MALAVASI, DE MARIA, GNASSI, MEROLA, ORLANDO, ANDREA ROSSI, STUMPO, PASTORELLA e VACCARI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
con il decreto-legge n. 148 del 2017, dal 1° gennaio 2018, è stato disposto l'avvio della liquidazione coatta amministrativa dell'Ente strumentale alla Croce Rossa Italiana. Ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 178 del 2012, era previsto che la procedura liquidatoria fosse affidata ad un commissario liquidatore e ad un comitato di sorveglianza. Nella medesima norma era stabilito che il commissario liquidatore si avvalesse, fino alla conclusione della gestione liquidatoria, del personale individuato a tal fine con provvedimento del presidente dell'Ente; la chiusura definitiva dell'Ente è stata reiteratamente posticipata, finché il decreto-legge n. 198 del 2022 ne ha fissato il nuovo termine al 31 dicembre 2024; ogni anno, con decreto ministeriale, vengono stanziate, per le spese del personale dedicato alla gestione liquidatoria, le risorse necessarie, pari per il solo anno 2022 a euro 4.100.112,90; da ultimo, con decreto del 7 aprile 2023, il Ministro «ritenuta la necessità di dare impulso alla gestione liquidatoria, al fine di consentire la conclusione delle relative attività in tempi compatibili con la proroga normativamente fissata al 31 dicembre 2024» ha nominato un commissario liquidatore ed un sub-commissario «che coadiuvi il primo al fine di agevolare la liquidazione e contenerne i tempi», passando di fatto da uno a due commissari; i suddetti commissari si dovrebbero avvalere, tra gli altri, anche della collaborazione del dirigente Claudio Malavasi, capo dipartimento gestione liquidatoria, che – a quanto consta agli interroganti – risulta ricoprire ulteriori numerosi incarichi. Oggi, infatti, alla gestione della fase liquidatoria di Esacri risultano dedicati diversi dipendenti ed un dirigente di prima fascia, il capo dipartimento dell'attività gestione liquidatoria, che svolge contemporaneamente una intensa attività extra istituzionale, come revisore dei conti per diversi enti, e ricopre, da tempo, come evincibile dai relativi Albi Pretori, il ruolo di responsabile finanziario del comune di Belgioioso (PV), del comune di Filighera (PV) e dell'Unione di comuni Lombarda Terre Viscontee Basso Pavese (ruoli che però non si evincono dal curriculum pubblicato sul sito di Esacri, né sul sito dei rispettivi enti locali, lasciando dubbi sul numero effettivo degli incarichi ricoperti dal medesimo dirigente); con riferimento al medesimo dirigente, si evidenzia inoltre come lo stesso sia stato nominato dal presidente della regione Lazio, con decreto del 23 gennaio 2024, anche commissario straordinario dell'ASP «Disabile visiva Sant'Alessio Margherita di Savoia» di Roma –:
alla luce dei fatti sopra esposti, se la duplicazione delle figure commissariali per la spedita conclusione della gestione liquidatoria di Esacri sia necessaria per supplire all'assenza del dirigente capo dipartimento gestione liquidatoria, occupato in numerose altre attività, come sopra richiamato;
se non ritenga necessario far svolgere le opportune verifiche sul dirigente capo dipartimento, che attualmente svolge compiti di amministrazione attiva con rilevanza esterna per numerosi enti, per verificare la legittimità e la compatibilità di tali incarichi, sempre che siano stati regolarmente autorizzati da Esacri, proprio per il ruolo strategico ricoperto in questa fase conclusiva della gestione liquidatoria, anche in relazione al divieto di cumulo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 165 del 2001, nonché la correttezza e completezza dei dati pubblicati sul sito di Esacri (dove non risultano gli ultimi emolumenti), come richiesto dal decreto legislativo n. 33 del 2013, anche ai fini sanzionatori, di cui all'articolo 47 del citato decreto;
se non ritengano di valutare l'attivazione dell'Ispettorato istituito ai sensi dell'articolo 60, comma 6, decreto legislativo n. 165 del 2001 ed effettuare una visita ispettiva in loco;
quali strumenti il Governo abbia previsto per monitorare e garantire la conclusione della procedura liquidatoria entro il termine del 31 dicembre 2024.
(4-02617)
EVI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con il decreto del Ministero della salute del 7 marzo 2023, i rifugi permanenti (cosiddetti «santuari») per il ricovero di animali diversi da cani, gatti e furetti hanno trovato un riconoscimento giuridico, seppur insoddisfacente, all'interno del nostro ordinamento. Il manuale operativo per la gestione del sistema di identificazione e registrazione degli animali ne consente ora la registrazione come strutture all'interno delle quali gli animali sono ospitati per motivi diversi dalle esibizioni, dagli usi zootecnici e dalla produzione di alimenti;
va comunque segnalato che detto intervento lascia un vuoto normativo, mancando di riconoscere la reale natura di questi luoghi, in assenza di una disciplina speciale che definisca, tra l'altro, le misure da adottare per la gestione di situazioni epidemiche;
i «santuari» sono quindi nettamente distinti dagli allevamenti e tale distinzione dovrebbe essere debitamente considerata anche nella gestione dell'epidemia di Peste suina africana (Psa);
l'esigenza di adottare misure ad hoc per i cosiddetti «santuari» era emersa in occasione dell'ingresso della Peste suina africana in un rifugio del pavese, dove erano ospitati decine di suini risultati infetti dal virus della Psa;
si ricorda infatti che il 20 settembre 2023, le autorità hanno proceduto all'abbattimento di tutti i suini ospitati nel Rifugio Cuori Liberi di Sairano (PV) dov'era stato registrato un focolaio di Psa. L'intervento fu eseguito con l'uso della forza pubblica contro i volontari che manifestavano pacificamente;
anche in conseguenza dei suddetti avvenimenti, il 21 febbraio 2024, con decreto del Ministero della salute, è stato istituito un tavolo tecnico, affidandone il coordinamento al Direttore generale della ex Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (ex) Dgsaf, o suo delegato. Detto tavolo è finalizzato a definire criteri volti a prevenire e mitigare il rischio di introduzione e diffusione delle malattie infettive degli animali nei rifugi permanenti. Il tavolo è altresì incaricato di definire i requisiti di biosicurezza dei rifugi permanenti relativamente alle specie animali detenute;
progettare, programmare e realizzare interventi di formazione per i gestori e agli operatori dei rifugi permanenti e anche attività di comunicazione del rischio volte a sensibilizzare tutti i portatori di interesse sulla prevenzione dell'introduzione e diffusione di malattie infettive degli animali nei rifugi permanenti;
colpisce che tra i numerosi soggetti partecipanti al suddetto tavolo tecnico non sia presente un rappresentante della Rete dei santuari di animali liberi;
nei mesi scorsi la Rete dei santuari di animali liberi in Italia ha lanciato su change.org., una petizione per chiedere che ai santuari, ai rifugi e ai privati che ospitano animali al di fuori di logiche di sfruttamento, vengano applicati protocolli diversi anche in caso di emergenza sanitaria, essendo gli stessi riconosciuti come rifugi permanenti e non allevamenti dal decreto legislativo n. 134 del 2022;
la medesima petizione chiede inoltre che venga aperta un'indagine in merito ai pestaggi effettuati dalle forze dell'ordine nei confronti dei pacifici manifestanti che stavano effettuando un atto di disobbedienza civile e resistenza passiva –:
se non ritengano indispensabile integrare i soggetti partecipanti al tavolo tecnico di cui in premessa, al fine di ricomprendere anche un rappresentante della Rete dei santuari di animali liberi;
se i Ministri interrogati non intendano, per quanto di competenza, dare seguito alle richieste contenute nella petizione lanciata da Rete dei santuari di animali liberi in Italia.
(4-02620)
BARBAGALLO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
si apprende a mezzo stampa che la procura di Palermo e i carabinieri del Ros stanno stringendo il cerchio attorno alla rete che ha protetto l'ultimo padrino delle stragi, Matteo Messina Denaro;
a diversi mesi dalla sua morte, qualche giorno fa un blitz ha portato a nuovi arresti tra il personale sanitario;
nel mirino, l'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo; da annotazioni su un'agenda ritrovata e poi sequestrata, presso la struttura ospedaliera, emerge un'altra sanità, quella pubblica, a disposizione del padrino che sistematicamente riusciva a saltare le lunghe liste d'attesa;
le meticolose indagini della procura di Palermo stanno svelando il circuito che ha coperto e reso possibile la trentennale latitanza di Messina Denaro, anche se, ancora oggi, una totale omertà avvolge tutto ciò che è esistito attorno a questa figura, ai suoi contatti, agli spostamenti e alle relazioni che ha intrecciato nei lunghi anni di clandestinità;
secondo la procura, il quadro di connivenze in favore del boss, fuori e dentro le strutture sanitarie, sta assumendo dimensioni allarmanti e ciò imporrà alla procura ulteriori approfondimenti che saranno svolti in un contesto che fino ad ora non ha mostrato alcuno spirito collaborativo;
si sta indagando non soltanto su strutture sanitarie pubbliche di Palermo e Trapani, ma anche su professionisti che nei loro studi avrebbero accolto il latitante;
a parere dell'interrogante, è intollerabile che Matteo Messina Denaro, in piena emergenza Covid, sia riuscito ad essere ricoverato in un ospedale pubblico e, cosa più incredibile ancora, ad essere sottoposto a una Tac programmata per un giorno e ampiamente anticipata;
tutto questo è assurdo in una regione come la Sicilia dove la sanità pubblica ha grossi problemi dove è impossibile per il «comune cittadino malato di cancro» poter effettuare accertamenti ed esami clinici in tempi brevi viste le lunghe liste d'attesa –:
se e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, il Governo intenda assumere al fine di accertare le responsabilità, nonché con riferimento al regolare rispetto delle liste d'attesa.
(4-02622)
Apposizione di firme a mozioni e modifica dell'ordine dei firmatari.
Mozione Casasco e altri n. 1-00253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 febbraio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Caramanna, Mantovani, Ambrosi, Antoniozzi, Caiata, Colombo, Comba, Di Maggio, Donzelli, Giordano, Giovine, Maerna, Pietrella, Rotondi, Schiano Di Visconti, Zucconi, Paolo Emilio Russo, Cavo e Semenzato.
Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato «Casasco, Caramanna, Andreuzza, Cavo, Cortelazzo, Mantovani, Gusmeroli, Semenzato, Squeri, Ambrosi, Barabotti, Rossello, Antoniozzi, Di Mattina, Mazzetti, Caiata, Toccalini, Polidori, Barelli, Molinari, Angelucci, Bagnai, Battilocchio, Bellomo, Benvenuto, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattaneo, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Colombo, Comaroli, Comba, Crippa, Dara, Davide Bergamini, Di Maggio, Donzelli, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Giordano, Giovine, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Maerna, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Paolo Emilio Russo, Pierro, Pietrella, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Rotondi, Sasso, Schiano Di Visconti, Stefani, Sudano, Ziello, Zinzi, Zoffili, Zucconi».
Mozione Scotto e altri n. 1-00265, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Barzotti, Francesco Silvestri, Aiello, Carotenuto, Tucci, Alfonso Colucci.
Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato «Scotto, Barzotti, Braga, Francesco Silvestri, Guerra, Gribaudo, Fossi, Laus, Sarracino, Aiello, Carotenuto, Tucci, Alfonso Colucci».
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione Porta e Toni Ricciardi n. 5-02222, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 aprile 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Sanzo.