XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 284 di mercoledì 24 aprile 2024
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA
La seduta comincia alle 9.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARIA CAROLINA VARCHI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione del Documento di economia e finanza 2024 (Doc. LVII, n. 2).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento di economia e finanza 2024 (Doc. LVII, n. 2).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 10 aprile 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 10 aprile 2024).
Ricordo, inoltre, che, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, le risoluzioni riferite al Documento di economia e finanza devono essere presentate nel corso della discussione. Si vota per prima la risoluzione accettata dal Governo e, in caso di approvazione di quest'ultima, le altre saranno dichiarate precluse.
(Discussione - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Giovanni Luca Cannata.
GIOVANNI LUCA CANNATA , Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Assemblea è chiamata oggi ad esaminare il Documento di economia e finanza 2024, all'esito dell'esame svolto in sede referente presso la Commissione bilancio, che è stato preceduto, nella giornata di lunedì 22 aprile, dallo svolgimento di un ampio ciclo di audizioni delle parti sociali e delle istituzioni competenti in materia economica e finanziaria, concluso con l'audizione del Ministro dell'Economia e delle finanze.
In via preliminare, evidenzio come il Documento di economia e finanza 2024 presenti una struttura più sintetica rispetto ai precedenti Documenti di economia e finanza. Nella premessa del Documento si evidenzia come tale scelta sia motivata dall'attuale fase di transizione verso le nuove regole della governance economica europea, che ha visto la Commissione europea, il Consiglio Ecofin e il Parlamento europeo raggiungere un accordo, in sede di trilogo, sul testo delle proposte legislative volte a riformare il Patto di stabilità e crescita, sulle quali, nella giornata di ieri, si è espresso il Parlamento europeo.
In vista dell'imminente entrata in vigore del nuovo quadro normativo della governance economica europea, il Governo ha quindi tenuto conto dell'indicazione della Commissione europea di presentare, per l'anno 2024, programmi di stabilità sintetici e di concentrare ogni sforzo sull'elaborazione del piano strutturale di bilancio di medio termine, che rappresenterà, nell'ambito della nuova disciplina, il nuovo documento di riferimento della programmazione economico-finanziaria pluriennale.
Coerentemente con tali indicazioni, il Documento all'esame dell'Assemblea, conformemente alle regole del Patto di stabilità e crescita attualmente vigente, reca pertanto dati e informazioni aggiornati sull'andamento tendenziale del quadro macroeconomico e delle principali grandezze di finanza pubblica. Al contempo, il Documento in esame reca una stima delle cosiddette politiche invariate per il prossimo triennio, all'interno delle quali sarà data priorità al rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro.
In attesa della predisposizione e della presentazione entro il prossimo 20 settembre del piano strutturale di bilancio di medio termine, il Governo non ha ritenuto necessario definire nel Documento in esame obiettivi di finanza pubblica diversi dalle grandezze che emergono dal quadro tendenziale a legislazione vigente, che sono sostanzialmente allineate con il quadro programmatico della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. In linea con questa impostazione, gli obiettivi di politica economica dei prossimi anni saranno definiti nel predetto piano strutturale di bilancio di medio termine, i cui contenuti dovranno essere definiti in coerenza con le nuove regole della governance economica europea e sulla base delle indicazioni contenute nella traiettoria di riferimento dell'andamento dell'indice della spesa primaria netta, che la Commissione europea trasmetterà a ciascun Stato membro entro il prossimo 21 giugno.
Com'è noto, nel nuovo sistema di regole, i cui contenuti sono riassunti in due focus contenuti all'interno del Documento, l'indicatore per la sorveglianza di bilancio, che sarà condotta dalla Commissione europea, è individuato nella crescita della spesa primaria netta. Tale aggregato è costituito dalla spesa totale delle amministrazioni pubbliche al netto delle spese per interessi, della spesa per programmi dell'Unione interamente finanziati da fondi europei, della spesa nazionale per il cofinanziamento di programmi europei, delle misure discrezionali sul lato delle entrate, della componente ciclica della spesa per le indennità di disoccupazione e delle misure una tantum e temporanee.
In proposito segnalo che nel Documento si evidenzia come nel procedimento di predisposizione dei piani, anche in assenza di una specifica disciplina, il Governo assicurerà il pieno coinvolgimento delle Camere. Al riguardo sottolineo che le Commissioni bilancio di Camera e Senato hanno recentemente avviato un'indagine conoscitiva sulle prospettive di revisione delle procedure di programmazione economica, finanziaria e di bilancio in relazione alla riforma della governance economica europea anche al fine di valutare le possibili modifiche legislative da introdurre alla legislazione attuativa delle disposizioni dell'articolo 81 della Costituzione e alla normativa in materia di contabilità e finanza pubblica.
Quanto agli indirizzi per la definizione delle politiche di bilancio per l'anno in corso, segnalo come già le raccomandazioni specifiche per il 2024, approvate dal Consiglio Ecofin il 16 giugno 2023 e dal Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023, abbiano indicato agli Stati membri di impostare la programmazione di bilancio di medio periodo in modo coerente con i criteri che avrebbero ispirato la riforma della governance economica europea. La richiesta, rivolta agli Stati membri, che, come l'Italia, non avevano ancora raggiunto il proprio obiettivo di medio termine, era quella di intervenire sulla spesa primaria netta per il 2024.
Il Documento in esame sottolinea come l'indicatore di riferimento per la sorveglianza di bilancio di quest'anno sia costituito dalla spesa finanziata a livello nazionale al netto delle spese per interessi, delle spese relative ai programmi dell'Unione interamente coperte dai trasferimenti provenienti dall'Unione europea, della componente ciclica della spesa per le indennità di disoccupazione, delle misure discrezionali sul lato delle entrate e delle misure una tantum e temporanee. Si tratta di un indicatore sostanzialmente coincidente con quello che si applicherà quando entrerà in vigore la riforma della governance economica europea, che consentirà l'esclusione dal computo della spesa primaria netta anche della spesa per cofinanziamenti nazionali di programmi europei.
Secondo le citate raccomandazioni, il livello massimo di crescita della spesa primaria netta raccomandato per l'Italia per il 2024 è pari all'1,3 per cento ed è compatibile con un miglioramento del bilancio strutturale di 0,7 punti percentuali del PIL. Al riguardo, sottolineo che in base all'aggiornamento delle previsioni di finanza pubblica recato dal Documento in esame, nel 2024 gli andamenti della spesa primaria netta e del saldo del bilancio strutturale riportati nel quadro tendenziale possono ritenersi conformi alle menzionate raccomandazioni specifiche. Il tasso di crescita nominale annuo della spesa primaria netta si colloca, infatti, al di sotto dell'obiettivo raccomandato, risultando negativo. A tale dato corrisponde un miglioramento del saldo di bilancio strutturale pari al 3,2 per cento rispetto all'anno 2023 (contro gli 1,1 punti percentuali previsti nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2023 e nel Documento programmatico di bilancio 2024).
Passando all'esame dei contenuti del Documento, ricordo, in primo luogo, che la prima sezione reca lo schema del programma di stabilità.
In tale ambito, per quanto concerne lo scenario nazionale, il Documento espone un'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2023, le previsioni tendenziali per il 2024 e per il triennio successivo. Il Documento evidenzia che il PIL nel 2023 è cresciuto dello 0,9 per cento, mentre la Nota di aggiornamento del DEF 2023 aveva prefigurato una crescita dello 0,8 per cento. L'economia italiana, dopo la pausa della crescita del secondo trimestre 2023, ha ripreso a espandersi intorno a due decimi di punto ogni trimestre, sostenuta, in particolare, dalla crescita dei servizi e delle costruzioni.
In relazione all'andamento del prodotto interno lordo nel triennio 2021-2023, il Documento in esame sottolinea come, dopo la caduta del 2020, il PIL reale sia aumentato di 4,2 punti percentuali rispetto al livello pre-COVID registrato nel quarto trimestre dell'anno 2019. Nel complesso la crescita dell'anno 2023 è stata trainata dalla domanda interna che ha fatto registrare una crescita di 4,6 punti percentuali, unitamente alla ripresa della domanda estera netta.
Per quanto riguarda i dati relativi al mercato del lavoro, si registrano un nuovo incremento dell'occupazione e la graduale riduzione del tasso di disoccupazione, in linea con l'elevata capacità di resilienza registratasi a partire dal periodo post-pandemico. Durante lo scorso anno si è osservata, inoltre, una ripresa della dinamica salariale, anche in risposta agli elevati tassi di inflazione registrati nel corso degli ultimi due anni.
Per quanto concerne il tasso di occupazione, anche in virtù delle politiche adottate dal Governo, a partire dalla riduzione del cuneo fiscale nel 2023, si evidenzia un ulteriore incremento al 61,5 per cento, con una crescita dell'1,3 per cento rispetto al 2022 e un aumento del numero di occupati del 2,1 per cento, corrispondente, in valore assoluto, a 481.000 unità. Appare significativo che tale incremento abbia riguardato maggiormente i lavoratori dipendenti rispetto a quelli autonomi.
I risultati positivi hanno riguardato anche il tasso di disoccupazione che a gennaio 2024 ha raggiunto il valore minimo degli ultimi 15 anni, pari al 7,2 per cento. Parimenti in diminuzione rispetto al 2022, di circa un punto percentuale, il tasso di disoccupazione dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, che si è attestato, nel 2023, al 22,7 per cento.
Per quanto riguarda la dinamica delle retribuzioni, il Governo sottolinea la ripresa delle tendenze registrate nel 2023, riscontrandosi una crescita delle retribuzioni di fatto per dipendenti del 3 per cento rispetto allo 0,3 per cento del 2022.
Per quel che concerne l'andamento dei prezzi, lo scorso anno è stato segnato da un progressivo rientro dell'inflazione al consumo, con una dinamica più rapida delle aspettative. In relazione al quadro tendenziale lo scenario a legislazione vigente esposto nel Documento in esame riflette, dunque, un quadro economico ancora condizionato dall'incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche, che restano elevate, ma orientato verso una fase di graduale rafforzamento della crescita.
Sulla base di questi andamenti congiunturali, la crescita tendenziale del PIL per il 2024 è attesa all'1 per cento, con una marginale revisione al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto allo scenario programmatico della Nota di aggiornamento di economia e finanza del 2023, che stimava una crescita dell'1,2 per cento, legata a una scelta prudenziale dato l'elevato grado di incertezza che caratterizza il contesto internazionale e il protrarsi di tensioni geopolitiche.
L'espansione del PIL per l'anno in corso sarebbe principalmente guidata dall'incremento della domanda interna, che contribuirebbe per circa lo 0,9 per cento, in particolare grazie al rientro dell'inflazione e a un rallentamento graduale delle condizioni monetarie e del costo del credito, nonché dal contributo positivo delle scorte, pari a circa lo 0,2 per cento.
Guardando all'intero periodo di previsione per il 2025, le previsioni tendenziali, contenute nel Documento, prospettano una crescita del PIL pari all'1,2 per cento, più sostenuta rispetto al 2024 ma leggermente inferiore rispetto all'1,4 per cento previsto nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2023. Per i due anni successivi la previsione di crescita è fissata rispettivamente all'1,1 per cento per il 2026 e allo 0,9 per cento per il 2027. In questo contesto il Documento in esame evidenzia come tali previsioni di crescita non considerano integralmente, per ragioni prudenziali, gli effetti espansivi derivanti dal PNRR, con particolare riferimento alla misurazione dell'impatto positivo sull'economia derivante dalle riforme strutturali previste nell'ambito del Piano.
Segnalo, inoltre, che, malgrado le nuove ipotesi sulle variabili esogene alla previsione avrebbero consentito di operare una revisione verso l'alto delle previsioni di crescita rispetto alla Nota di aggiornamento dello scorso settembre, nel Documento in esame si è valutato prudenzialmente di non procedere in tale direzione. Per quanto riguarda le grandezze di finanza pubblica, nel 2023 il rapporto tra l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e il PIL si è attestato, sulla base delle stime diffuse dall'Istat nel conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche del 5 aprile 2024, al 7,2 per cento. Si tratta di un livello superiore di 1,9 punti percentuali rispetto all'obiettivo programmatico fissato dalla Nota di aggiornamento del DEF 2023 pari al 5,3 per cento ma in riduzione rispetto all'8,6 per cento, come registrato nel 2022. Il peggioramento del dato per il 2023 rispetto a quanto previsto lo scorso settembre è da imputarsi ai maggiori oneri emersi rispetto a quanto allora stimato per il superbonus in misura pari all'1,9 per cento del PIL per Transizione 4.0 e in misura pari allo 0,2 per cento del PIL a fronte di una concomitante riduzione di 0,2 punti percentuali dell'incidenza della spesa corrente. Segnalo che nella notifica dell'indebitamento e del debito delle amministrazioni pubbliche per il periodo 2020-2023, resa disponibile dall'Istat il 22 aprile scorso, il valore del rapporto tra l'indebitamento netto e il PIL nel 2023 è stato aggiornato al 7,4 per cento, al fine di tenere conto dei dati più aggiornati riferiti all'andamento dell'utilizzo del superbonus. Tale aggiornamento non inficia peraltro in alcun modo le previsioni riferite al periodo 2024-2027. Sulla base dell'aggiornamento del quadro di finanza pubblica a legislazione vigente contenuto nel quadro tendenziale del DEF 2024, il rapporto tra deficit e PIL è previsto ridursi al 4,3 per cento nel 2024, al 3,7 per cento nel 2025, al 3 per cento nel 2026 e al 2,2 per cento nel 2027. Anche in considerazione del progressivo esaurirsi degli effetti delle misure adottate per fronteggiare l'emergenza pandemica ed energetica, il deficit primario si ridurrebbe allo 0,4 per cento del PIL nel 2024 mentre, a partire dall'anno 2025, si registrerebbe un avanzo primario che passerebbe dallo 0,3 per cento dello stesso 2025 al 2,2 per cento del 2027. Per quanto concerne invece il rapporto tra debito e prodotto interno lordo si segnala, anzitutto, come le più recenti revisioni operate dall'Istat alla serie del PIL nominale abbiano dato luogo, a loro volta, a una revisione al ribasso del medesimo rapporto nell'anno 2022 dal 141,7 al 140,5 per cento. Per il 2023 i primi dati ufficiali indicano una ulteriore discesa di tale rapporto al 137,3 per cento rispetto al picco massimo registrato nel 2020, pari al 154,9 per cento. La riduzione cumulata nei tre anni successivi è stata pari a 17,6 punti percentuali. Il dato registrato a consuntivo relativamente al 2023 risulta altresì inferiore di quasi 3 punti percentuali rispetto a quello previsto nella NADEF 2023, pari al 140,2 per cento. Nello scenario tendenziale riportato nel Documento in esame il rapporto tra debito e PIL è previsto collocarsi su un sentiero di lieve aumento dal 137,8 per cento del 2024 al 138,9 per cento nel 2025 e al 139,8 per cento nel 2026 per poi riprendere una dinamica di discesa al 139,6 per cento nel 2027. In base a quanto riportato nel documento, la dinamica del rapporto tra debito e PIL sarà influenzata, fino al 2026, dalle minori entrate dovute al flusso di crediti di imposta relativo ai bonus edilizi utilizzati in compensazione, in particolare a seguito della revisione al rialzo dell'impatto del superbonus. Il rapporto tra debito e PIL si avvierà, peraltro, su un livello coerente con l'obiettivo enunciato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 al termine dell'orizzonte di previsione, fino a ritornare alla fine del decennio a un livello allineato a quello pre-pandemico.
In aderenza a quanto richiesto dalla legislazione vigente in materia di contabilità e finanza pubblica, il documento in esame reca, peraltro, le previsioni a politiche invariate che indicano un differenziale, in termini di rapporto tra indebitamento e PIL, pari a 0,9 punti percentuali per il 2025, a 1 punto percentuale nel 2026, a 1,1 punti percentuali nel 2027. Il DEF precisa, peraltro, che gli interventi da adottare e la loro dimensione per i settori economico-sociali interessati saranno valutati concretamente in sede di definizione del quadro programmatico di finanza pubblica. Ricordo, inoltre, che la seconda sezione del DEF, dedicata all'analisi e alle tendenze della finanza pubblica, illustra l'analisi del conto economico delle amministrazioni pubbliche a legislazione vigente per il periodo 2024-2027, integrato con le informazioni relative alla chiusura dell'esercizio 2023. La terza sezione del Documento in esame reca, infine, lo schema del Programma nazionale di riforma che anche per il 2024 si inserisce nel più ampio programma di riforma, innovazione e rilancio degli investimenti rappresentato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Al riguardo ricordo che, con decisione di esecuzione del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, ha avuto luogo la modifica del PNRR originariamente presentato dal nostro Paese. La revisione ha determinato, tra l'altro, l'aggiunta di una nuova Missione nella programmazione originaria del PNRR, la Missione 7, recante le riforme e gli investimenti previsti nell'ambito dell'attuazione del capitolo italiano delle iniziative europee REPowerEU. In questo ambito, si riporta anche una stima dell'impatto macroeconomico delle spese e delle principali riforme previste dal PNRR che tiene conto della recente revisione del Piano e aggiorna quella elaborata dal Governo in occasione della sua stesura iniziale, aggiornata sulla base delle informazioni sull'andamento delle spese e sull'attuazione del Piano stesso nei documenti di finanza pubblica succedutesi nel tempo. Per quanto riguarda gli impatti a livello settoriale per Missione, il Governo valuta, nel periodo 2021-2026, un impatto medio del PNRR sul livello del PIL pari all'1,7 per cento, che corrisponde a un incremento cumulato, ovvero la somma degli scostamenti annuale del PIL rispetto allo scenario base, di 10 punti percentuali.
Per un'ampia descrizione del contenuto del documento in esame, a questo punto, rinvio al testo della relazione scritta, che chiedo di essere autorizzato a depositare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire successivamente.
È iscritto a parlare il deputato Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. È stato detto nelle audizioni in Commissione, anche dai colleghi, che questo DEF è molto particolare - saluto anche il signor Ministro, che non avevo visto, e mi scuso per il ritardo - perché il DEF dovrebbe essere il principale documento di programmazione economica per il nostro Paese ma in questo DEF non c'è la parte della programmazione. Quindi, c'è la parte dei dati tendenziali, di quei dati e di quei risultati che si otterrebbero a politiche economiche invariate, senza che sia prevista alcuna nuova misura di politica economica e fiscale. Il Ministro ha giustificato questa formazione del DEF con il fatto che esistono nuove regole sul Patto di stabilità, quindi di contabilità economica, quelle decise in sede europea, e che prima di applicare le nuove regole si voleva in qualche modo conoscerle meglio. Questa è la giustificazione che è stata data. Io credo, invece, che il motivo per cui si sia deciso di fare un DEF soltanto sui dati tendenziali è abbastanza semplice, anche banale, se vogliamo: tra poco ci sono le elezioni europee e si vuole evitare di dire a cittadini, imprese e famiglie che alcune misure difficilmente verranno prorogate, come, ad esempio, il taglio del cuneo fiscale, e, qualora dovessero essere prorogate, lo si farà aumentando imposte da alcune parti o tagliando spese da altre parti. L'aumento delle imposte, in realtà, già si sta facendo e si è fatto nel 2023 perché, nonostante i proclami di vari esponenti di questo Governo, in primis dalla Presidente del Consiglio Meloni, di voler ridurre la pressione fiscale, in realtà l'Istat ci ha detto, pochi giorni fa, che nell'ultimo trimestre del 2023 la pressione fiscale è aumentata dell'1,2 per cento.
Quindi, in realtà, già si sta portando avanti questa politica economica di aumento della pressione fiscale, ma si vuole cercare di nasconderla ancora un po', fino alla scadenza delle elezioni europee. Quindi, questo è il vero motivo e anche in questo DEF è presente quella che sembrerebbe un'ossessione di questo Governo, ossia il tema del superbonus. Quindi, ha detto bene il Ministro in audizione avantieri, ossia che, prima o poi, riusciremo a fare un'analisi di questa misura, che sia depurata in qualche modo dalle convenienze politiche temporanee. Spero che prima o poi lo si faccia, che prima o poi si ripeschino gli effetti positivi di questa misura che sono stati registrati e che purtroppo si sta cercando di nascondere disperatamente, anche quando alcuni dati emergono dagli stessi documenti del Governo.
Ricordo la crescita del PIL del 13 per cento e la riduzione del rapporto debito-PIL del 17 per cento, però, visto che si è parlato nei mesi scorsi di contrasto all'evasione fiscale, c'è anche un altro dato significativo che è emerso credo per sbaglio e che credo sia sfuggito o non si sia fatto in tempo a cancellare dall'ultima relazione sull'economia sommersa: è scritto esplicitamente che, negli anni 2019-2021, grazie ai bonus edilizi, c'è stata un'emersione dell'evasione di sola IVA - ripeto: di sola IVA -, pari al 2,6 per cento del PIL, quindi stiamo parlando circa di una cinquantina di miliardi.
Ho chiesto in Commissione in quest'ultimo anno tutti i dati - ma difficilmente mi vengono forniti - e ho chiesto se era possibile avere i dati relativi anche alle altre imposte, sull'emersione dell'evasione fiscale, e mi è stato detto che non si possono ricavare i dati relativi a un solo settore. Quindi quel dato presente nella relazione sull'evasione non so se sia un refuso - ma è un po' troppo preciso per essere un refuso - oppure se sia stato inventato. Dicevo che quella del superbonus appare un'ossessione, ma io la penso un po' diversamente: credo che, con il superbonus, vi siate costruiti il più grande e il migliore alibi, l'alibi perfetto per imputare a questa misura, nascondendo gli effetti positivi, tutte le colpe e nascondere così le vere colpe del Governo e soprattutto la vera ossessione del Governo, che - com'è scritto in questo DEF in diversi passaggi e, molto più esplicitamente, nel DEF dello scorso anno - consiste nella moderazione salariale, quindi nella volontà di tenere bassi i salari, quindi di agire contro le spinte inflazionistiche, non controllando ad esempio i vari monopoli e oligopoli che esistono nel nostro Paese - giusto per fare un esempio -, ma cercando di tenere bassi i salari, come se non fosse vero il fatto che in Italia i salari sono fermi da 30 anni, fermi perché parliamo di una riduzione del valore reale dello 0,2 per cento, mentre sono aumentati mediamente del 30 per cento nel resto dell'Europa, mentre l'Italia comunque persegue questa scelta politica ben precisa.
Presidente, vorrei concludere - non so quanto tempo ho ancora a disposizione: poco, ok -, dicendo che le scelte economiche non sono scelte ineluttabili, non sono dovute a regole di una scienza esatta, ma sono scelte politiche ben precise e qua la scelta politica è proprio questa, la moderazione salariale, non per strizzare l'occhio alle imprese - perché la moderazione salariale causa recessione e declino economico, così come è stato negli ultimi 30 anni, quindi alla fine anche le imprese ci perdono -, ma per salvaguardare i detentori dei grandi capitali e quindi il valore dei grandi capitali.
Presidente, visto che il tempo a disposizione non è sufficiente, se posso, vorrei terminare citando un passaggio dell'ultimo libro dell'economista Clara Mattei, che si intitola: L'economia è politica. “Il capitalismo dell'austerità non significa meno Stato, quanto piuttosto uno Stato che mantiene un ruolo cruciale nel fortificare il mercato e agisce secondo la logica dell'espropriazione di risorse sottraendole ai molti a favore dei pochi. Per di più l'austerità fiscale (…) va spesso a braccetto con politiche monetarie di aumento dei tassi di interesse che ingrossano le rendite dei proprietari di capitali, mentre i lavoratori vengono doppiamente colpiti: dagli aumenti esorbitanti dei mutui e dalla perdita di posti di lavoro. Nel frattempo, lo Stato privatizza, precarizza il mercato del lavoro e indebolisce i sindacati. È questa la trinità dell'austerità che chiaramente ha ben poco di ‘tecnico' e ha molto a che fare con il mantenimento di una società di pochi vincitori e di molti vinti, sempre più isolati e intrappolati in condizioni materiali che impediscono di ritagliarsi il tempo e lo spazio collettivo per immaginare un modello sociale differente. Creare lavoratori più docili e ricattabili: è questo il vero obiettivo dell'austerità” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Saluto il Governo ed il Ministro Giorgetti, che è sempre attento a queste fasi di lavoro d'Aula e di dibattito, che, sul Documento di economia e finanza, sono certamente preziose per fare il punto della situazione e soprattutto per sottolineare le difficoltà in cui il Governo si sta muovendo per garantire una prospettiva di sostegno e di supporto al tessuto economico produttivo, alle famiglie e alle imprese, in un contesto europeo sicuramente complesso. Ma grazie a questo Governo, grazie al lavoro del Ministro Giorgetti, certamente, il nostro Paese vive una condizione diversa di chiarezza, di stabilità e di solidità e anche il modo in cui è stato affrontato il Documento di economia e finanza è esattamente il modo di serietà e correttezza con cui il Governo ha intenzione di presentarsi sempre agli italiani.
È sottolineata nel Documento di economia e finanza la previsione di crescita del PIL dell'1 per cento ed è ancora importante la sottolineatura della forza del nostro tessuto economico produttivo, che è in grado di resistere a qualsiasi elemento di difficoltà, perché sappiamo bene che il nostro Paese è al centro delle questioni politiche internazionali e non può essere indifferente a ciò che avviene nel contesto geopolitico, per quanto riguarda i conflitti in Ucraina, a quanto recentemente avvenuto in Medioriente nella Striscia di Gaza e certamente a tutto ciò che comporta l'incremento del costo delle merci e delle materie prime attraverso le tensioni presenti nel Mar Rosso. Nonostante questo, la nostra economia dimostra sempre forza, solidità e quella resilienza che nel DEF è stata ben sottolineata.
Ovviamente, abbiamo una zavorra pesante: si può dire quello che si vuole - ho sentito anche l'intervento del collega che mi ha preceduto -, ma in tutti i contesti viene sempre sottolineato quanto il tema che evidenziamo sui bonus edilizi sia utilizzato un po' come uno strumento per coprire le difficoltà di Governo. Questo è assolutamente falso: non è possibile fare affermazioni di questo tipo, perché è evidente che il bonus edilizio è una zavorra pesantissima. È stata una gravissima irresponsabilità varare provvedimenti che hanno determinato una spesa di miliardi di euro - in totale, abbiamo crediti da bonus edilizi di 219 miliardi ed oltre, quasi 220 - e un importo che si riferisce, per 160 miliardi e mezzo, a crediti concessi per superbonus ed ecobonus e super sisma bonus, mentre la quota relativa agli altri bonus edilizi ammonta a 59 miliardi. Buonissima parte di questi miliardi poteva essere spesa in modo diverso, ma facciamo un esempio di quello che ha fatto questo Governo per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale: con 11 miliardi siamo riusciti a intervenire sul taglio del cuneo fiscale, dopo che per decenni tante forze politiche hanno lanciato questo messaggio, hanno lanciato questa prospettiva politica sul segnale che si doveva dare ai lavoratori e alle imprese per incentivare il lavoro dato dall'impresa e quindi confortare gli imprenditori su uno degli elementi più gravi per l'attività d'impresa in questo Paese, che è il costo del lavoro. Con 11 miliardi abbiamo fatto quello che per 30 anni si è tentato di fare in Italia e, invece, miliardi di euro sono stati buttati in bonus che sono intervenuti sul 4 per cento delle abitazioni del nostro Paese, ripeto: il 4 per cento.
Credo che non si possa dire che questa sia una banale scusa del Governo, ma mi sembra assolutamente evidente che sia una zavorra molto grave. Purtroppo, questi importi impattano ovviamente anche sul rapporto tra il debito pubblico e il PIL che, sempre per la serietà di questo Governo, è il principale obiettivo; è l'obiettivo fondamentale su cui il Ministro Giorgetti sta lavorando con grande determinazione.
Allora, credo che un altro elemento che è bene sottolineare nel DEF sia quello delle risorse a disposizione del nostro Paese per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Parliamo di 194 miliardi che sono esattamente lo strumento di prospettiva che possiamo avere sul nostro territorio sia per la spesa pubblica, sia per il mondo delle imprese. Un quarto della dotazione complessiva, 45 miliardi, è già stato recepito dal nostro Paese e nei prossimi mesi è veramente rilevante e cruciale assicurare la tempestiva efficacia e implementazione del PNRR, ma mi sembra che su questo ci sia stata, anche in questo caso, concretezza da parte del Governo. Il Ministro Fitto su questo tema, lavorando con un rapporto costruttivo con la Commissione europea, con l'Europa, ha permesso di modificare i criteri applicativi delle risorse del PNRR semplicemente per rendere coerenti gli obiettivi che si devono raggiungere con il PNRR alle caratteristiche del nostro Paese, perché è assolutamente necessario evitare che si ottengano risorse, ma che non ci siano le condizioni per metterle a terra. Quindi, abbiamo grande fiducia, perché il programma definito dal Governo e contenuto anche all'interno del DEF possa trovare concretezza.
È importante sottolineare che la crescita del nostro Paese ha sorpreso in positivo nel 2023, arrivando a quasi l'1 per cento, nonostante il tema dei tassi, che sappiamo benissimo quanto abbia pesato sulle spalle di famiglie e imprese, e dell'inflazione, perché oltre alle difficoltà legate a scelte di Governi precedenti profondamente sbagliate, come i bonus edilizi, dobbiamo anche pensare al peso che alcuni elementi relativi al tema economico nazionale ed internazionale possono avere sulla nostra economia e sul nostro Paese.
L'economia italiana è cresciuta a un passo ben più elevato di quella di altri Paesi. Nonostante queste difficoltà e nonostante vengano descritti alcuni coefficienti come profondamente negativi - che mettono in evidenza, secondo alcuni colleghi dell'opposizione, l'incapacità del Governo di gestire la crescita del Paese -, mi sembra che i dati che sto fornendo, soprattutto se confrontati con quelli di altri Paesi, dimostrino esattamente il contrario. Il Governo ha sostenuto e aiutato le imprese nel miglior modo possibile, con i dati che sono stati forniti, al punto tale che l'Italia cresce più di qualsiasi altro Paese dell'eurozona, inclusi Paesi così stimati e apprezzati, da alcuni, come Francia e Germania che in questo caso hanno solo da imparare, arrivando, relativamente al tasso di occupazione - anche questo non viene mai detto, perché ovviamente si fa sempre a gara a parlare male del proprio Paese, solo perché si fa parte dell'opposizione -, ad avere 23.800.000 occupati in Italia, che è un record storico assoluto.
Va tutto bene? Certamente, no, ma è chiaro che all'interno di un contesto così complesso il Governo stia facendo il meglio che può e anche il DEF, caratterizzato e strutturato in questo modo, mi sembra che sia esattamente la dimostrazione di come si vogliono fare le cose.
Il centrodestra sostiene con forza il lavoro del Governo, anche perché purtroppo la parola “crisi” è entrata a pieno diritto nel nostro vocabolario: non possiamo dimenticare, fino a qualche tempo fa, la crisi pandemica, che ha determinato una crisi economica rilevante, e la crisi energetica, su cui il Governo è intervenuto con una serietà straordinaria. Invece di ricorrere all'indebitamento per riuscire a garantire un abbassamento delle imposte sul carburante, si è fatto quello che deve fare un grande Paese, un Governo serio, in grado di relazionarsi con i fornitori di energia nel mondo, perché, poi, purtroppo, a furia di fare sull'energia le battaglie ideologiche dell'ambientalismo finalizzate solo a recuperare qualche voto, si è rimasti ancorati al fossile e, inevitabilmente, ai fornitori di energia, su questo tema, dall'estero.
Allora, il Governo sta lavorando egregiamente sulla transizione ecologica, sulla possibilità di avere un mix energetico fatto di energia prodotta da fonti rinnovabili e di nucleare (solo questo può emanciparci dai fossili), e nel frattempo, vi è un grande lavoro nei rapporti internazionali, così come vi sono la capacità, la forza e l'autorevolezza di mettersi sui tavoli internazionali per affrontare la crisi internazionale. Oggi, il Governo, il Presidente Meloni guida il G7; mi sembra che con quella capacità, con l'abilità di questo Governo, si stia dando anche una linea importante sul tema delle crisi internazionali.
Vorrei proseguire, Presidente, ma mi ha già fatto cenno che devo arrivare alle conclusioni. In estrema sintesi, di fronte a queste incertezze, sia internazionali sia in termini di crisi economica, credo si sia fatto veramente più di quanto si potesse immaginare. Il Governo è riuscito a sostenere i conti pubblici e a dare conforto alle imprese e alle famiglie, nonostante i pesi del superbonus e di tutte le scelte politiche sbagliate fatte nel passato, e mi sembra che la prospettiva sia assolutamente interessante. Ovviamente, dobbiamo dare grande fiducia al PNRR, al riequilibrio dei conti pubblici su cui il Ministro Giorgetti sta lavorando bene; noi abbiamo assoluta fiducia, perché non serve più la politica delle urla, la politica degli slogan, ma la politica della concretezza. Al riguardo, il Governo ha dimostrato che la politica è tornata credibile e credo che anche gli ultimi risultati elettorali dimostrino la fiducia dei cittadini e confermino la fiducia a un centrodestra e a una maggioranza che, forse, avendo imparato la lezione del passato, hanno deciso di essere concreti, di fare le cose che servono, senza grandi proclami, ma migliorando la qualità della vita delle persone e mi sembra che i dati economici ci diano questo ritorno.
Quindi, andiamo avanti su questa strada e sono certo che l'intelligenza con cui il DEF è stato affrontato rappresenti la serietà con cui ci si presenta sempre al Parlamento che rappresenta gli italiani e che è giusto abbiano chiarezza e non le favole o DEF, formulati a volte in modo fin troppo positivo rispetto alla realtà, che, poi, non hanno portato i risultati raccontati all'interno di questi documenti. Quindi, buon lavoro e grazie di questo impegno che sono sicuro ci porterà una prospettiva importante per le famiglie italiane e le imprese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è un Documento di economia e finanza parecchio anomalo, perché principalmente omette, non dice. Quello che il Ministro Giorgetti ha chiamato un “DEF asciutto” è più un documento scritto per non farsi del male, che per spiegare agli italiani lo stato di salute del Paese e, soprattutto, le intenzioni che il Governo ha per il prossimo futuro. Insomma, che si navigasse a vista era chiaro un po' a tutti, ma ora vi siete messi anche, nero su bianco, ad ammetterlo, preferendo tacere sui contenuti programmatici e sulle scelte che intendete fare di qui in avanti. Probabilmente, aspettate le elezioni europee; poi, forse, si vedrà.
D'altronde, non va meglio nel quadro macroeconomico tendenziale; qui, si passa dal non detto a chi la spara più grossa. Prevedete, infatti, una crescita per quest'anno dell'1 per cento, malgrado Banca d'Italia, Unione europea e Fondo monetario internazionale vi dicano che non si andrà oltre una stima dello 0,7. A noi pare lo stesso giochino che avete fatto con la NADEF dello scorso autunno, quando con identico e incauto ottimismo prevedevate una crescita dell'1,2 per cento nel 2024, un meccanismo che ha molto più a che vedere con la cartomanzia che con l'oggettività dei fatti, ma presto o tardi i nodi verranno al pettine e quel giorno scopriremo quali nuovi giochi di prestigio dovrete fare alla Commissione europea per tenere assieme le promesse sulla riduzione del deficit con le promesse fatte agli italiani, le troppe promesse fatte agli italiani. Deficit sulla cui stima, peraltro, ballano diversi miliardi, come ha puntualmente fatto notare l'Istat, un altro numero truccato in questo DEF tutto all'arrembaggio.
Una verità è che questo non è il modo di governare l'ottava economia del mondo, come ha detto in audizione l'UPB.
La procedura per deficit eccessivo è lì che ci aspetta; le nuove regole del Patto di stabilità, che prima avete condiviso con la responsabilità di Governo e che solo ieri avete disconosciuto, ci legheranno mani e piedi e, soprattutto, in legge di bilancio sarete costretti a tagliare la spesa pubblica, chissà se pensioni, sanità o cos'altro, anche solo per rifinanziare le misure attualmente previste, a partire dal taglio dell'Irpef e del cuneo fiscale. E non sarebbe la prima volta che, con la destra al Governo, lo Stato fa subire al welfare un forte ridimensionamento e quanto sta accadendo alla sanità è un esempio cristallino della vostra indifferenza verso chi ha più bisogno.
I dati che leggiamo nel DEF sono allucinanti, con la sanità pubblica che continua a fare pericolosi passi indietro: nel prossimo triennio, la spesa in rapporto al PIL tornerà al 6,2 per cento, ossia addirittura a livelli inferiori a quelli pre-COVID. Torniamo fanalino di coda in Europa e gli stanziamenti aggiuntivi su 2024 non saranno nemmeno sufficienti a coprire il fabbisogno, figuriamoci a fare gli investimenti che servono. Al contempo, ci dobbiamo anche sorbire la presa in giro dei 7 miliardi in più sull'anno in corso, come detto in pompa magna dalla Premier Meloni: ciò è stato presentato come la panacea di tutti i mali in un quadro oggettivo di crescita degli investimenti in sanità. Peccato che si tratta di risorse previste per i rinnovi contrattuali che, invece di contabilizzare nel 2023, state spostando nel 2024: così aumentate semplicemente la percentuale, ma le risorse sono le medesime.
E, mentre il buon Ministro Schillaci esulta per non si sa quale ragione, nel 2023, ci dice l'Istat che ben 4,5 milioni di italiani e di italiane hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per ragioni legate a problemi economici. Nell'audizione della Corte dei conti si è parlato di decadimento dell'assistenza sanitaria: questo è, evidentemente, il titolo più tombale verso la vostra propaganda che provate a far passare attraverso media accomodati.
Ma il punto vero è un altro: non avete un'idea di futuro per questo Paese, né siete in grado di attuare l'opportunità migliore che abbiamo avuto negli ultimi 50 anni. Il PNRR è fermo al palo e la tanto osannata rimodulazione, così come la riforma della governance, tanto voluta dal super-Ministro Fitto, ha portato più guai che benefici. Non lo dico io, lo dicono i dati al 31 dicembre scorso: avevamo speso solo il 22 per cento delle risorse disponibili. Un dato ancora più preoccupante se pensiamo che gli unici investimenti che avete previsto per i prossimi anni e su cui si regge la prospettiva di crescita che avete preventivato sono semplicemente legati all'attuazione del PNRR. Ma, evidentemente, il Governo ha altro a cui pensare, ad esempio al Ponte sullo Stretto, un'opera monster, su cui, però, ci sono più di 13 miliardi di euro di dubbi, una bandierina elettorale che fa pagare un prezzo enorme a tutto il resto del Paese.
La completa mancanza di nuovi finanziamenti per tutte le opere che, invece, occorrerebbe fare per mettere in sicurezza il Paese è ferma al palo e, soprattutto, al Sud questo si sente particolarmente.
Per concludere, Presidente, al netto di tutti i consapevoli tentativi di omissione presenti in questo DEF, l'immagine che ci viene innegabilmente restituita è quella di un Paese che non sta sfruttando le sue occasioni di crescita e che, a breve, dovrà tornare alle manovre lacrime e sangue per restare in piedi. Siete stati, evidentemente, più bravi di quello che avevo preventivato all'inizio di questa legislatura: in meno di 2 anni, la destra italiana ha dato ampia dimostrazione della sua incapacità e della sua inadeguatezza al governo dei processi economici del Paese. Se avete avuto la saggezza di imparare una lezione dalla storia recente, che peraltro vi ha visti protagonisti - e mi riferisco segnatamente al 2011 - dovreste avere il coraggio di rimettere il mandato agli italiani prima che i vostri disastri diventino la pietra tombale delle aspirazioni di crescita di un Paese che non ci sta a sentirsi ancora fanalino di coda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Tenerini. Ne ha facoltà.
CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro, Sottosegretario, colleghi deputati, il dibattito sul Documento di economia e finanza cade all'interno di uno scenario economico e politico internazionale complesso, che rende ancor più imprevedibile gli scenari a causa di fattori variabili che, a seconda della loro evoluzione, possono avere un impatto più o meno positivo sulla congiuntura economica. Questo perché lo scenario globale è fortemente influenzato da due guerre: quella ormai di lungo periodo in Ucraina e quella che si sta verificando in Medio Oriente tra Israele e Hamas, crisi che, come abbiamo potuto vedere nei giorni scorsi e come tutti scongiurano, rischia di ampliarsi ulteriormente con un coinvolgimento diretto dell'Iran. Si tratta di fattori che, ovviamente, incidono fortemente sull'economia. Si pensi, ad esempio, all'impossibilità di attraversare il Mar Rosso a causa degli attacchi dei ribelli Houthi per la maggior parte delle navi cargo che dall'Asia devono raggiungere i porti europei. La necessità di circumnavigare l'Africa aumenta i costi di trasporto che si ripercuotono sui costi di produzione e, successivamente, sui costi alla vendita.
Come è ampiamente noto, il DEF di quest'anno è a legislazione vigente, limitandosi a fornire le previsioni tendenziali prodotte dalle misure già in essere, senza le abituali previsioni programmatiche che, di fatto, pongono le basi per la manovra di finanza pubblica di fine anno. Il Governo ha, a nostro avviso, giustamente adottato questa scelta, perché la pubblicazione del DEF cade in un momento di transizione che segna il passaggio dal vecchio Patto di stabilità a quello nuovo. Le nuove regole di bilancio sono sostanzialmente già state decise, ma, in attesa dell'approvazione definitiva, ad oggi operano ancora quelle decise nel 2017. Inoltre, non è stata ancora indicata la traiettoria tecnica di riduzione del debito e del deficit, indispensabile per avere contezza dei reali margini di bilancio su cui il Governo potrà contare per realizzare la manovra di finanza pubblica pluriennale.
Per chi, come Forza Italia, ritiene che, soprattutto nei periodi difficili, sia doveroso guardare alle politiche di bilancio con un surplus di realismo, aver scelto di aspettare di avere tutti i dati necessari prima di effettuare valutazioni e previsioni di natura programmatica è stato semplicemente doveroso. Una scelta pienamente avallata dalla Commissione europea che, con grande serenità e correttezza, ha specificato che l'Italia non sarà certamente l'unico Paese dei 27 a scegliere questa strada. Eppure, spiace dover registrare che, anche su questo, vi sia stata qualche polemica all'interno del nostro Paese, forse da parte di chi era abituato ai DEF che ad aprile facevano previsioni di crescita generose che, poi, immancabilmente, venivano corrette al ribasso con la NADEF di settembre.
Dobbiamo dircelo chiaramente: in passato, il DEF è stato più che altro un libro dei sogni, smentito, poi, dalla realtà. Il Documento che discutiamo oggi, invece, esprime la cautela e il senso di responsabilità che devono caratterizzare l'azione di Governo. Questo, però, non ha impedito di indicare chiaramente le priorità della prossima manovra, a partire dalla conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi da lavoro medio-bassi fino a 35.000 euro e dalla conferma dell'accorpamento delle prime due aliquote dell'Irpef. Queste due misure, che si sono rivelate fondamentali per l'impatto concreto e tangibile che hanno avuto sui redditi dei lavoratori e delle famiglie, lo saranno anche per il futuro. Per questo, la politica economica che vogliamo portare avanti sarà realizzata in modo da rafforzare la crescita del Paese e, al contempo, salvaguardare la coesione sociale. Vogliamo, dunque, rafforzare il percorso che abbiamo già avviato. I dati riportati nel DEF consentono un'analisi - risultati alla mano - di quanto è stato realizzato fino ad oggi.
Con riferimento all'anno 2023 ritengo sia estremamente interessante sottolineare il dato che riguarda le entrate, che sono aumentate del 5,8 per cento. L'aumento di gettito fiscale ha, però, lasciato invariato il dato della pressione fiscale complessiva, che è rimasto fermo al 42,5 per cento. L'aumento delle entrate, quindi, è stato favorito dal contrasto all'evasione fiscale, che registra il miglior risultato da 6 anni a questa parte: ben 24,7 miliardi riscossi nel 2023. Scusate se è poco per un Governo e una maggioranza che vengono costantemente accusati di fare l'occhiolino agli evasori. Quasi 25 miliardi di euro recuperati grazie al nuovo rapporto che abbiamo instaurato tra cittadini e fisco, basato sulla collaborazione e non sulla vessazione.
Quando gli slogan e la propaganda lasciano il campo alle misure concrete, i risultati sono evidenti. Mi rivolgo al MoVimento 5 Stelle e al PD, sempre inclini al giustizialismo fiscale. Se raffrontiamo i dati del 2023 con quelli del 2019, anno nel quale vi è stato il Governo guidato da Giuseppe Conte e non vi erano ancora gli effetti della pandemia, vediamo che il contrasto all'evasione fiscale svolto da questo Governo ha garantito il recupero di 5 miliardi in più.
Abbiamo fatto di più e abbiamo fatto di meglio, sono i numeri. Altro dato estremamente positivo che si è registrato nel corso del 2023 è quello che riguarda il mercato del lavoro. L'occupazione ha fatto registrare un ulteriore aumento rispetto all'anno precedente pari ad 1,3 punti percentuali, portando il tasso di occupazione al 61,5 per cento e riducendo il tasso di disoccupazione al 7,7 per cento, il dato più basso registrato nelle serie degli ultimi 15 anni. Senza sussidi il lavoro riparte, riparte grazie alle politiche attive che stiamo mettendo in campo, riparte grazie a una nuova politica, di cui siamo espressione, che punta a valorizzare le risorse del Paese e non a varare misure di puro assistenzialismo.
Nell'ambito del generale aumento dei posti di lavoro mi preme sottolineare un ulteriore dato positivo: la crescita del tasso di partecipazione femminile, in aumento dell'1,3 per cento. Il dato complessivo del 57,7 per cento è la dimostrazione che le misure a sostegno del lavoro femminile stanno dando i loro frutti. E ancora, nel 2023 l'obiettivo previsto dal PNRR in materia di sostegno finanziario alle imprese a prevalente partecipazione femminile era fissato in 700 imprese. Il risultato è andato ampiamente oltre questo target, con finanziamenti riconosciuti a 925 imprese.
Ulteriori misure sono state previste dall'ultima legge di bilancio, come, ad esempio, la decontribuzione al 100 per cento per il triennio 2024-2026 a favore delle lavoratrici dipendenti con figli. Una misura che dovrebbe avere impatto su circa il 7 per cento della platea delle lavoratrici, con un beneficio economico quantificabile in circa 150 euro al mese. Il sostegno delle donne non è un principio astratto, buono solo per i salotti televisivi, richiede misure concrete, in grado di contrastare le diseguaglianze di genere, garantire pari opportunità e, soprattutto, contribuire in maniera determinante alla crescita del Paese.
Guardando ai dati macroeconomici, le previsioni tendenziali individuano una crescita del PIL che per il prossimo triennio oscilla intorno all'1 per cento. Dunque, si prevede il consolidamento del percorso che abbiamo avviato. Il superbonus, però, grava sui conti pubblici in maniera gigantesca. Il costo complessivo dei crediti di imposta giallo-rossi è di 170 miliardi, che arrivano a 219 miliardi se si considerano nel loro insieme tutti i crediti generati dai vari bonus edilizi esistenti. Il sostegno all'edilizia e allo sviluppo sostenibile sono concetti senza dubbio condivisibili ma la misura messa in campo da PD e MoVimento 5 Stelle ha creato effetti controproducenti che pesano come un macigno sui conti pubblici. Noi ci stiamo facendo carico di tutelare cittadini e imprese che hanno investito su questa misura, ma dobbiamo ricordare che l'effetto del superbonus sulla finanza pubblica è duplice, incidendo sul deficit nell'anno di attivazione e, poi, sul debito negli anni successivi.
Davanti a queste considerazioni l'obiettivo deve essere quello di chiudere la falla creata dal superbonus, salvaguardando, al contempo, chi rischia di subire penalizzazioni inaccettabili a causa degli effetti di questa misura. Parlando di previsioni triennali, e dunque con orizzonte al 2026, appare ancora una volta evidente come la realizzazione degli obiettivi del PNRR sarà fondamentale ai fini della crescita. Alla luce della rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza operata dal Governo, e approvata in sede Ecofin, la sua attuazione determinerà un incremento del 3,4 per cento del PIL nel 2026 rispetto allo scenario base. Anche in questo caso i fatti e i numeri, in particolare quelli delle rate incassate, ci dicono che i target previsti di volta in volta sono stati tutti centrati. L'Italia è al momento il Paese europeo che ha già incassato più risorse e, quindi, continuare a sostenere la tesi del ritardo non è più francamente credibile.
Anche sulla percentuale di risorse messe a terra i toni allarmistici delle opposizioni sono del tutto privi di fondamento. I dati ci dicono che le risorse utilizzate nell'anno 2023 sono state il doppio di quelle complessivamente messe a terra nei 2 anni precedenti. Anche in questo caso, quindi, la tendenza è positiva, se si guarda ai dati e ai risultati e non alle esigenze di campagna elettorale che, mi spiace dirlo, non sta andando benissimo per la sinistra. I cittadini, invece, dimostrano di premiare la politica del fare, la concretezza e il buon governo che stiamo portando avanti.
Presidente, quindi, per concludere, sottolineando che il DEF traccia la giusta direzione per la nostra politica economica, ribadiamo che il nostro obiettivo è quello di rilanciare le misure già messe in campo che dimostrano di funzionare, come il taglio del cuneo fiscale o il bonus mamme. Forza Italia continuerà a lavorare con pragmatismo e buonsenso, con l'equilibrio e la capacità di visione necessaria per chiudere la stagione delle politiche fallimentari e premiare chi lavora e produce per far finalmente ripartire questo Paese.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Giorgetti, a una persona della sua competenza non sarebbe necessario, non è necessario ricordare la funzione del Documento di economia e finanza e, in particolare, il ruolo che avrebbe potuto avere, che avrebbe dovuto svolgere nel contesto del semestre europeo, dove avrebbe dovuto tracciare una prospettiva di medio e lungo termine degli impegni sul piano della politica economica e della programmazione finanziaria e degli indirizzi sul versante delle diverse politiche pubbliche - ne abbiamo accennato e ne hanno parlato i colleghi che mi hanno preceduto - della sanità e, aggiungo, della scuola, della formazione, degli investimenti, della cultura. Ci arriverò.
Alla fine l'obiettivo per il quale si fa questo Documento è quello di promuovere il coordinamento e la convergenza delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea e garantire la stabilità. È complesso valutare per noi parlamentari - poi arriveremo alla fase che stiamo vivendo, invece, in Europa - e diventa complesso capire se le sue proposte, se la sua visione, se i progetti di questo Governo per i prossimi anni siano convincenti per noi, siano idonei a raggiungere gli obiettivi che vi prefiggete e idonei anche a stare in quel quadro di stabilità europea, se non ci raccontate davvero che cosa avete in mente affiancando al Documento la necessaria programmazione e, aggiungo, anche la necessaria visione, la necessaria narrazione del Paese che avete in mente.
Invece, ci consegnate un Documento, che ci è stato trasmesso il 9 aprile, privo del profilo programmatico. Lei ce lo ha presentato come un Documento leggero. Ci si limita per la prima volta - poi lei ci ha detto che ci sono dei precedenti, ma arriveremo anche a questo - unicamente ai dati di bilancio tendenziale, in contraddizione con la stessa natura del Documento che, come dicevo, ha la finalità proprio di disegnare il quadro programmatico di finanza pubblica. Sebbene lei ci abbia spiegato come la scelta di limitare il DEF al quadro tendenziale abbia dei precedenti, noi non possiamo che dirvi questo - lo ripeto - non con spirito polemico ma perché, quando avete gioito, all'indomani delle elezioni, del fatto che ci fosse finalmente un Governo politico che poteva attuare un programma e che nei prossimi anni avrebbe dato corpo a quegli obiettivi che si era dato e per i quali aveva vinto le elezioni, noi, che eravamo usciti sconfitti e che per il Paese avevamo un altro progetto per i prossimi anni, ci siamo messi dal lato dell'opposizione, per vedere. Fra l'altro, è nota la posizione di Azione da questo punto di vista. Abbiamo valutato provvedimento per provvedimento, si trattasse di provvedimenti finanziari o di provvedimenti di altra natura, per vedere quali iniziative del Governo ci convincessero o meno. Ma, se il Governo si rifiuta, nasconde e occulta i suoi progetti, i suoi interventi e l'ambito nel quale gli interventi si collocano, diventa per noi molto complesso fare un'opposizione costruttiva.
Purtroppo, quello che non c'è, è pesante, e ci arriveremo. E neanche ci convince - e poi finisco la digressione sulla poca articolazione del Documento - la giustificazione della natura asciutta in considerazione della prossima presentazione del Piano fiscale e strutturale, previsto dalle nuove regole della governance economica europea. Intanto, perché ancora non conosciamo tutti i dettagli applicativi del nuovo modello, ma poi soprattutto per un dato sostanziale, cioè che il Governo ha un obbligo di riferire al Parlamento e, soprattutto, ai cittadini che il Parlamento rappresenta, in vigenza del quadro normativo nazionale, sul processo di formazione di bilancio. E ripeto, non è un obbligo formale, è un obbligo sostanziale, perché farsi un giudizio sulla base delle dichiarazioni, peraltro in settimane di campagna elettorale dove si dichiarano cose che poi non stanno nei numeri, diventa estremamente complesso.
In particolare, in una situazione economica e di finanza pubblica incerta, delicata ed apparentemente inadeguata ad invertire la preoccupante tendenza al ritorno a stagioni segnate dalla stagnazione e dall'erosione degli stipendi a causa del carovita e della riduzione delle prestazioni sociali effettive, ci saremmo aspettati un progetto che poteva essere diverso dal nostro. Ripeto, noi abbiamo un'altra idea - l'abbiamo detto più volte - sulla sanità, sulla formazione, sulla scuola, su quali siano i pilastri su cui investire in questo momento, e invece non troviamo niente.
Che cosa ci saremmo aspettati? Intanto, ci saremmo aspettati risposte sulla povertà. La povertà in Italia è ormai un fenomeno strutturale: l'origine del problema non è di questo Governo, ma è di questo Governo l'obbligo di affrontarlo; tocca quasi 1 persona su 10, tra quelle che vivono nel nostro Paese secondo gli ultimi dati Istat, e parliamo di persone in condizione di povertà assoluta. Parliamo di 5 milioni di persone che non hanno i beni di primissimo sostentamento.
Se poi guardiamo le persone, invece, con una situazione di povertà relativa, arriviamo a parlare di 1 nostro connazionale, anzi di 1 persona - perché poi la Costituzione per fortuna si occupa dei poveri in quanto persone, non in quanto cittadini - su 3, fra quelle che stanno in Italia. E non vediamo risposte strutturali sulla sanità.
È stato lungamente richiamato anche il passaggio della Corte dei conti, che ha denunciato il decadimento dell'offerta sanitaria, ma, ahimè, non ci serviva la Corte dei conti. In quest'Aula, Azione, a più riprese, anche con delle proprie mozioni e iniziative legislative, ha cercato di formulare una proposta, non solo per quel che riguarda la presa in carico, le liste d'attesa e il sostegno alle persone più fragili, alle persone temporaneamente o strutturalmente malate o con disabilità.
Ma non ci sono neanche, nei progetti di riorganizzazione della governance del sistema sanitario, risorse per la prevenzione e per la presa in carico globale di una popolazione il cui invecchiamento è sempre più preoccupante e i cui bisogni sanitari continuano a crescere.
Nonostante i proclami della Presidenza del Consiglio, mancano gli investimenti. Non ci viene raccontato niente di ciò che si pensa di fare sull'altro pilastro - per quel che riguarda il nostro punto di vista - della spesa pubblica, ossia la scuola e l'istruzione. Non ci viene detto dove si pensa di reperire le risorse per affrontare tanti temi che ci hanno visto discutere e confrontarci, in questi anni: sul tema della scuola, per esempio, pensiamo al mandato che ci siamo dati a più riprese e su cui si sono detti favorevoli anche i colleghi di maggioranza, salvo poi non sostenere mai le nostre innovazioni, ossia cercare di portare al 5 per cento del PIL l'investimento in istruzione, educazione e formazione; ma pensiamo anche alla risoluzione di problemi contingenti, quali il personale ATA, i vincitori del concorso 2020, la situazione degli asili nido. Sono tutti temi che sono stati affrontati, temi che non sono minori e che, a mio avviso, stanno nel cuore di una visione finanziaria di un Governo.
Non ci deve stupire che, nelle grandi campagne elettorali mondiali, pensiamo agli Stati Uniti e a tanti altri Stati che vanno al voto quest'anno, si stiano confrontando proprio su cosa pensano di mettere e di investire sul welfare familiare, sul welfare per i più fragili, sul welfare per gli anziani. Noi, in questo Documento, non sappiamo nulla di come si intenda qualificare questo investimento.
In ultimo, e questo mi sembra un tema presente dall'inizio nelle politiche finanziarie del Governo, duole vedere che, anche questa volta, non si racconta nulla su che tipo di investimenti si pensa di fare sulla cultura, che, ahimè, viene trattata così, non da lei, Ministro Giorgetti, che su questo ha solo l'onere o l'onore di decidere il bilancio che viene allocato, ma proprio in generale nelle politiche di investimento che vengono fatte sulla cultura. La cultura si continua a trattare - e concludo, Ministro - da parte di questo Governo, come un investimento in tempo libero: poi diamo qualcosa pure per quella cosa “da cui non si mangia”, e cito parole a voi care, ma di qualche legislatura fa.
Ebbene, ricordiamolo, e lo ricordo a lei che si occupa di numeri, sperando che lo possa ricordare al suo collega Ministro della Cultura, che l'investimento nel comparto del settore dell'audiovisivo ha un ritorno del 3,5 per cento (dato CDP), quindi vuol dire, finanziariamente, che ogni euro che viene messo sulla cultura ha un ritorno di 3,50 euro. Quindi, quando il Ministro Sangiuliano le scrive lettere - mi ricordo in occasione del DEF dello scorso anno - in cui dice ‘possiamo togliere i soldi da lì e metterli su quell'altro progettino che avevo in mente', come se fosse un argent de poche che viene dato al Ministro, non è così. Ci aspettiamo presto che venga fatto un investimento strutturale su quello che è, forse, il settore principale su cui questo Paese deve iniziare a guadagnare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti del liceo scientifico “Rainerum”, di Bolzano, che stanno seguendo i nostri lavori dalle tribune. Benvenuti (Applausi).
È iscritta a parlare l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.
SILVANA ANDREINA COMAROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Questo Documento di economia e finanza è privo della parte programmatica, cioè non considera gli interventi che entreranno nella manovra del 2025. Un DEF, quindi, limitato al cosiddetto tendenziale, ossia che calcola l'andamento dei principali indicatori economici, in assenza di qualsiasi nuova misura da parte del Governo. Ovviamente, è stata una scelta che l'opposizione ha criticato, gridando al fatto che si comprometteva la credibilità del Paese di fronte ai mercati finanziari. Sì, però, se noi andiamo a vedere invece quello che sta succedendo, constatiamo che lo spread è rimasto stabile, le agenzie di rating hanno confermato il loro giudizio precedente e anche il collocamento e il rendimento dei titoli di Stato non hanno registrato particolari cambiamenti. Un chiaro segnale che gli investitori non hanno giudicato in maniera negativa la decisione del Governo, al contrario delle opposizioni, ma è il loro lavoro.
Ad ogni modo, la ragione di questa scelta è presto detta: a breve saranno cambiate le norme sulla gestione dei conti pubblici. Quindi, cosa succede? Succede che il Governo non abbia, giustamente, voluto impegnare le spese senza conoscere le nuove regole, perché ha ritenuto che è meglio sapere quali siano le regole del gioco, prima di iniziare a giocare, giustamente.
Ricordo, tra l'altro, che non è solo l'Italia ad aver presentato un Documento di economia e finanza senza il programmatico, perché quasi tutti i Paesi appartenenti all'Unione europea hanno seguito questa strada e solo in due, invece, hanno ritenuto di presentarlo con le vecchie regole.
Ma, come detto, questo Documento è molto importante, perché ci permette di capire l'andamento della finanza e dei nostri conti senza le nuove azioni che il Governo vuole mettere in atto. È davvero una specie di fotografia: noi abbiamo fatto delle azioni e vediamo fino a oggi quali effetti stanno avendo queste nostre azioni. In modo particolare, ci sono due indicatori importanti: il debito pubblico e il PIL. Purtroppo, il peso del debito quest'anno cresce dello 0,5 del PIL, cioè di circa 11 miliardi, e proseguirà, purtroppo, la propria salita nel prossimo biennio. Però, cosa succede? A che cosa è dovuto questo enorme aumento del nostro debito? All'effetto devastante del superbonus, come hanno già detto anche alcuni colleghi che mi hanno preceduta. Con l'ultima tornata delle comunicazioni del 4 aprile, il contatore del bonus del mattone è arrivato a 220 miliardi, di cui solo 160 miliardi dovuti al superbonus.
Sono cifre mostruose, a mio modo di vedere. Sicuramente il superbonus e altri bonus edilizi hanno aiutato tutte le aziende di costruttori e tutto il mercato dell'edilizia. Però, il problema in cosa è consistito? È stato speso troppo rispetto al moltiplicatore dell'investimento di tutti i nostri soldi, dei soldi dei nostri cittadini, e a quanto avrebbe dovuto produrre. Quindi, è stata una spesa che non ha prodotto quello che avrebbe dovuto produrre ai fini della crescita economica. Anzi, purtroppo, abbiamo utilizzato un sacco di miliardi con cui, invece, forse avremmo potuto fare qualcos'altro. Pensiamo solo al fatto, magari, di usare una parte di questi fondi per risolvere il problema della sanità. Però il precedente Governo giallo-rosso ha fatto un'altra scelta. Ciò vale soprattutto se andiamo a vedere che la Corte dei conti ha certificato che le ingenti risorse messe ai fini dell'efficienza energetica con il superbonus hanno permesso di intervenire su meno di 400.000 immobili, ovvero su meno dell'1 per cento delle unità immobiliari presenti nel nostro Paese, che sono pari a 57 milioni. Ricordiamo che fra queste ci sono anche i castelli.
È una situazione drammatica, quindi, quella dei conti pubblici, che richiederà scelte importanti come, appunto, quella fatta dal Governo di spalmare l'utilizzo dei crediti di imposta nati dalle spese del superbonus in 10 anni anziché in 4, come prevedono le norme attuali. Però, questo che cosa consente? Se non verrà fatta questa norma il debito quest'anno salirà dal 137,3 al 137,8 del PIL, mentre con lo spalma crediti si fermerà al 137,2, confermando, quindi, addirittura la mini-discesa ipotizzata dal Governo a fine settembre con la NADEF. A chi ha fatto della gratuità il proprio mantra - era gratis il superbonus, era gratis il reddito di cittadinanza, era gratis il PNRR - ricordo che le cifre che ho appena elencato sono debito maturato che lo Stato dovrà pagare e il debito genera oneri e sottrae risorse a cose più importanti. Se questo Governo non avesse dovuto fare i conti con le politiche scellerate del Governo giallo-rosso forse oggi avremmo potuto parlare di spazi di manovra ben maggiori di quelli che abbiamo e con cui, purtroppo, dovremo fare i conti anche nei prossimi anni.
L'altra variabile importante è il PIL; questo PIL che, però, ci dice molto. È vero che le opposizioni, anche in questo caso, ci hanno criticato dicendo: voi l'avete sovrastimato rispetto alle previsioni dei vari enti che certificano l'andamento del PIL. Però, abbiamo visto, anche nel passato, che molte volte queste previsioni non hanno avuto riscontro rispetto a quello che è stato, poi, l'andamento reale. Una parte consistente di questo PIL è dovuta all'attuazione del PNRR, tra l'altro PNRR la cui rivisitazione abbiamo approvato la settimana scorsa.
Abbiamo dovuto rivedere il PNRR perché al suo interno erano previsti degli investimenti che non avrebbero rilanciato la nostra economia, cosa di cui, invece, abbiamo assolutamente bisogno. Faccio gli esempi dei bocciodromi, degli ippodromi, dei 4 milioni destinati ad aggiungere 6 buche a un campo da golf che ne aveva già 12, del centro di briscola per anziani e delle piste sintetiche di sci. Sono sicuramente tutte cose che possono aiutare il tempo libero delle persone ma sicuramente - sicuramente! - non servono a rilanciare la nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, ci siamo trovati con questo Piano contraddistinto da migliaia di piccoli progetti, con una strategia a pioggia che, però sicuramente non era linfa per la nostra economia e per il nostro Paese. Invece, noi che cosa abbiamo fatto con queste risorse e con la revisione del PNRR? Abbiamo stanziato dei fondi per Transizione 5.0, cioè per le nostre imprese che già si trovano costrette ad affrontare questa crisi monetaria e, quindi, fanno fatica. Dunque, le risorse che erano destinate ai bocciodromi noi abbiamo scelto di destinarle alle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
All'interno del DEF, però, troviamo anche alcune questioni importanti e, in modo particolare, la questione femminile. Però, partiamo dai numeri pubblicati dall'Istat che segnala una crescita di quasi 260.000 donne occupate. Abbiamo raggiunto il livello record del superamento dei 10 milioni di lavoratrici. C'è ancora tanto da fare, però sicuramente qualcosa abbiamo fatto. Vediamo anche, con la decontribuzione, che ci sono risorse che sono andate alle mamme lavoratrici. Considerato l'importo della retribuzione media del settore privato, il beneficio effettivo che potranno avere queste mamme lavoratrici è di circa 150 euro al mese. Abbiamo anche dato un sostegno finanziario a 2.400 imprese a prevalente partecipazione femminile e ricordo, a questo riguardo, che sono almeno 925 le imprese, a fronte dell'obiettivo di 700, che hanno ricevuto questo sostegno.
Un altro problema serio che noi stiamo cercando di affrontare è il problema della natalità. Purtroppo, abbiamo registrato un calo di 7.000 nascite rispetto al 2021 e se in Italia non torniamo a fare figli non può reggere il sistema della protezione sociale, non può reggere il sistema pensionistico, non può reggere il sistema sanitario. Anche se la sinistra ritiene che la soluzione a questo crollo demografico sia l'immigrazione di massa, noi riteniamo, invece, che serva aiutare le famiglie a fare figli. Fra queste misure ricordo le principali, ossia il potenziamento dell'assegno unico, l'innalzamento a 3.600 euro del bonus per il pagamento delle rette per la frequenza di asili, i contributi previsti a favore dei comuni proprio per l'erogazione del servizio di asilo nido e ricordo che anche per il 2024 è stato confermato il congedo parentale.
Sicuramente, bisogna fare ancora di più, però intanto, ripeto, abbiamo già fatto qualcosa. Altro fattore che incide sul nostro PIL è la questione dei costi di approvvigionamento energetico. Le nostre imprese hanno pagato il 70 per cento in più rispetto a quelle francesi, per cui sono state stanziate circa la metà delle nostre risorse. La questione è semplice: noi non abbiamo diversificato le nostre fonti di energia. Noi non abbiamo centrali nucleari, al contrario degli altri Paesi del G8 e le abbiamo a poca distanza. Invece, bisogna ricominciare a pensare al nucleare, bisogna pensare a quello che ci può dare, come ha detto la stessa Unione europea, che ha inserito il nucleare nella tassonomia degli investimenti sostenibili, bisogna pensare in quella direzione, se si vuol veramente cambiare la questione del carbone, come dicono, perché sicuramente è l'unica che può produrre energia in modo continuo e non altalenante, invece, come farebbero il fotovoltaico e l'eolico.
Sul mercato del lavoro, il DEF anche qui evidenzia che il tasso di disoccupazione è sceso, i tassi di disoccupazione hanno raggiunto i livelli più bassi degli ultimi anni, l'occupazione nel quadriennio è attesa in aumento, portando il numero di occupati a 24,4 milioni a fine periodo. Il buon andamento del mercato del lavoro, anche a questo proposito, va ricondotto alle azioni del Governo, a tutto quello che ha fatto, stanziando ulteriori risorse per partecipare ai corsi per favorire il reinserimento lavorativo, al decreto Lavoro fatto al fine di favorire l'assunzione dei soggetti percettori dell'assegno di inclusione, agli sgravi contributivi per l'assunzione dei giovani. Ma ritengo che il maggior merito sia dovuto al fatto che è stato tolto il reddito di cittadinanza. I problemi che questo strumento ha creato al Paese sono sotto gli occhi di tutti e, senza citare le molteplici truffe che hanno contraddistinto tale misura, vorrei concentrarmi su un dato. Nel 2019, anno in cui ha iniziato a far girare i motori il reddito di cittadinanza, i lavoratori che le imprese non riuscivano a trovare erano circa 1,2 milioni. Nel 2022, dopo 3 anni, sono diventati 2,1 milioni Quindi, il reddito di cittadinanza, non solo non ha abolito la povertà, ma ha anche raddoppiato il numero dei posti che restano vuoti per mancanza di candidati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Vorrei passare alla questione della sanità, anche a proposito della quale tante critiche ci hanno rivolto, però sicuramente una cosa importante è che - e lo evidenziano i dati - non si può non dire che questo Governo non ha messo risorse sul sistema sanitario: è il Governo che ha messo le maggiori risorse rispetto a tutti gli altri. È vero, c'è comunque un'emergenza sanità, però andiamo a vedere cos'è questa emergenza: è dovuta al fatto che, purtroppo, non abbiamo medici e infermieri. Però, abbiamo cercato, anche qui, di incentivare questi lavoratori e abbiamo riconosciuto loro il pagamento degli straordinari, 100 euro l'ora per i medici e 60 per gli infermieri, come abbiamo rivisto il tetto per le acquisizioni delle prestazioni sanitarie. Tuttavia, al di là di qualsiasi cosa si voglia fare per curare i sintomi di questa malattia, il problema è proprio questa mancanza di personale. Le stime più prudenti dicono che servono 20.000 medici e almeno 70.000 infermieri. Questa ragione è semplice ed è legata al “tappo” delle assunzioni introdotto nell'era della spending review che addirittura, con questo sistema, aveva bloccato le assunzioni a un tetto che è il 50 per cento della spesa del 2009. Voi capite le difficoltà, quindi, a poter dare le risposte che giustamente i cittadini si meritano. Noi, come Lega, abbiamo cercato anche qui di porre rimedio e abbiamo fatto un emendamento al PNRR, dove, invece, grazie a questo Governo, che ha approvato il nostro emendamento, abbiamo raddoppiato la spesa prevista rispetto al taglio del 2009. Però, non basta mettere risorse ed è evidente che bisogna ripensare al nostro sistema sanitario, verificare attentamente come utilizzare questa spesa, così basilare e, soprattutto, verificare anche la stessa efficienza ed efficacia di spesa nelle diverse regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ancora due questioni, Presidente, e termino. Abbiamo cercato anche di fare qualcosa per la pressione fiscale; anche qui non riesco a capire: le opposizioni dicono che non facciamo la lotta all'evasione e guarda caso, però, i dati dimostrano che le maggiori entrate rispetto agli anni precedenti per il recupero dell'evasione sono state fatte da questo Governo. Anche sulla questione della pressione fiscale, questo Governo ha introdotto sistemi che vanno ad alleggerire le tasse dei cittadini. Pensiamo a quello più importante, il taglio contributivo che è stato fatto, dal costo di 13 miliardi, cosa che mai è stata fatta, anche se se ne è sempre parlato, le opposizioni lo gridavano e la CGIL chiedeva di fare il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori. Ecco, noi l'abbiamo fatto però, ovviamente, la CGIL ci attacca lo stesso, non si sa perché (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oltre a questo taglio, abbiamo fatto anche altro; abbiamo ridotto il numero degli scaglioni di reddito e delle relative aliquote e tale rimodulazione permetterà una riduzione del carico fiscale a circa 25 milioni di contribuenti e, con la combinazione di questi interventi, si prevede un beneficio di quasi di 1.000 euro annui per circa 30 milioni di lavoratori.
Queste misure sono fondamentali proprio per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie dei lavoratori, mitigare le tensioni inflattive ed evitare distorsioni e inefficienze della tassazione.
Concludo, Presidente. Il 2024, da un punto di vista economico, non è e non sarà certamente un anno semplice per l'economia italiana, ma, come è già successo nel 2022 e nel 2023, sono vari gli elementi che al di là delle previsioni di tutti gli osservatori istituzionali ci fanno ritenere che andrà meglio di quanto essi stimino ad oggi. Considerando, infatti, che c'è stata una revisione al rialzo della crescita complessiva, possiamo notare che, per il terzo anno consecutivo, l'Italia è cresciuta più di Francia, Germania e Gran Bretagna. Una volta eravamo il fanalino di coda, in quanto a crescita, oggi, invece, siamo davanti. Quindi, confidiamo che anche per il 2024 questo scenario di maggior crescita possa ripetersi e lo dico alla luce di alcuni aspetti molto positivi. Quest'anno abbiamo registrato importanti incrementi dell'export verso alcuni mercati, come gli Stati Uniti (più 14 per cento), il Giappone (più 20 per cento) e l'area del Sud-Est asiatico (più 26 per cento). Poi c'è il tema dell'occupazione: nel 2023, più 481.000 occupati e un tasso di disoccupazione che scende al 7,7 per cento e i dipendenti a tempo indeterminato che aumentano di 491.000 unità.
Voi capite bene che, con i problemi accumulati post-COVID, per un Governo che può spendere poco, perché poco ha, avendo sulle spalle un macigno di decine di miliardi legati all'eredità del superbonus di Conte, con i costi dell'energia alle stelle, i risultati ottenuti in un anno e mezzo veramente vanno oltre le aspettative (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, signor Ministro Giorgetti, buongiorno. Ci accingiamo a discutere un DEF - l'hanno sottolineato tutti - senza la parte programmatica. Avete deciso di guidare a fari spenti nella notte e in questo vi dimostrate sicuramente coraggiosi. Peccato che, in questo modo, non ci date assolutamente occasione di capire dove volete guidare. Non sappiamo se queste tasse che il tendenziale mostra e che aumenteranno le toglierete davvero oppure no e la scusa sarebbe quella delle regole europee. Noi però quello che osserviamo è che queste regole europee che sono arrivate non sono forse così soddisfacenti, sono più opache, sono una notte nella notte tra quelle che ci offrite, non ci danno luce in questo percorso che non viene illuminato. Osserviamo, quindi, una guida che sbanda. Però, Ministro, io che la conosco so che lei è un ottimo guidatore. Pertanto, non credo che il problema stia nel pilota ma credo che stia nella macchina o nelle istruzioni che il pilota ha ricevuto. Le regole europee non sono il problema, ma lo sono le elezioni europee, è evidente, elezioni rispetto alle quali volete nascondere le vostre reali intenzioni. Allora, io cerco di usare un tema su tutti per dimostrare che questa guida sbanda ed è una guida che nasconde le reali intenzioni e che quindi non è trasparente e non è sincera. Non siete trasparenti e non siete sinceri, non lo siete in particolare sul tema più significativo che tutti evocate, cioè quello del superbonus. Io già una volta vi ho detto che su questo tema siete stati risoluti - ve ne abbiamo dato atto - ma non risolutivi e ve lo ripeto. Ve lo dice qualcuno che ha detto queste stesse parole al Ministro che l'ha preceduta, al Ministro Franco, quindi in tempi non sospetti. Io stesso dicevo, sempre in tempi non sospetti, ai costruttori: guardate che questa storia che esistono pasti gratis in economia non mi convince, non è possibile che il superbonus generi più entrate delle uscite. Però dateli, fornite questi dati, perché è importante che si discuta di quello che realmente ha prodotto il superbonus in questo Paese. Il problema è che la scena del delitto è inquinata, è inquinata dai vostri interventi che sono stati tanti e risoluti ma non risolutivi e, da questo punto di vista, negativi. Voglio ricordare - perché troppo poco lo si ricorda - che il Governo Draghi cadde proprio su questo e chi c'era come lei al Senato quel giorno ricorderà che Draghi sarebbe stato disponibile a un Draghi-bis il cui presupposto sarebbe stato proprio quello di togliere il superbonus. Quindi, in noi trova una forza politica che ha le idee chiare su questo argomento e che la sta osservando con grande attenzione rispetto a come si muove. Lei venne in quest'Aula con una frase sibillina che io registrai, ricordando che la cessione del credito era una facoltà e non un diritto, e aveva ragione. Io ho inteso quella frase come un avviso ai naviganti sul fatto che dopo un po' avreste tolto la cessione del credito, e lo avete fatto. Siamo stati con voi e avete fatto bene. Peccato che, in quella circostanza, tutti abbiamo sottolineato - lo ha sottolineato Forza Italia anche poco fa in Aula - che accanto al termine della cessione del credito andavano tutelati i diritti, l'affidamento dei cittadini e delle imprese e nel pieno di quella discussione - qui viene la prima insincerità e mancanza di trasparenza - è piombata la notizia che ci diceva che il Ministro Giorgetti stava lavorando o osservando un veicolo che, se non avesse ottenuto gli effetti che chiedevamo noi con gli F24, sostanzialmente, avrebbe però tutelato questi diritti, veicolo che non si è visto e che effettivamente quindi pone famiglie e imprese nelle condizioni di non essere tutelate nei propri diritti. Ci sono imprese che ancora oggi vantano decine di milioni di crediti nei confronti dello Stato che non vedranno e che falliranno. È evidente che dietro c'è un calcolo, oppure un'impossibilità che non svelate con sincerità e che vi chiediamo di svelare con sincerità assieme a tutti i dati. Il calcolo è quello di dire che in fondo conviene di più far fallire queste imprese e incassare quello che avrebbero incassato loro piuttosto che intervenire. Questo è un calcolo molto duro che meriterebbe sincerità e franchezza. C'è stata anche la vicenda dei payable e non-payable, è stato riclassificato il bilancio e questi 160 miliardi che avrebbero prodotto un'accumulata negli anni - che sostanzialmente oggi vi impedirebbe di presentare questo DEF, se fosse rimasta tale, perché per il 2025 avrebbe proposto svariate decine di miliardi in più di uscite o, meglio, di mancate entrate - sono stati riclassificati e buttati nel passato. In altre parole, una riclassificazione tecnica, non una scelta politica, vi ha liberato spazi di bilancio. Ebbene, questa sarebbe la vostra opportunità di dimostrare che non vi volete accanire su famiglie e imprese. Se è vero che la cassa non mente nonostante la riclassificazione, perché evidentemente quelle entrate mancheranno mentre le spese sono certe e quindi per cassa bisognerà fare debito, è chiaro che quindi il debito dalla riclassificazione non viene intaccato ma è altrettanto vero che gli spazi di bilancio che vi si liberano potrebbero non essere saturati con uno sforzo da parte del Governo. Invece, voi li saturate e andate a prendere i soldi da famiglie e imprese, dimostrandovi in questo modo il Governo delle tasse, i nuovi Dracula di famiglie e imprese e della casa. Su questo allora è abbastanza incomprensibile sentire pronunciare pochi minuti fa da Forza Italia che occorre chiudere la falla del superbonus salvaguardando a tutti gli effetti chi rischia di subire ingiustamente le conseguenze. È pura ipocrisia, è pura ipocrisia andare in campagna elettorale - come è stato fatto nel 2022 sempre da parte di quel partito, per bocca del suo leader - dicendo che bisogna prorogare addirittura il superbonus e oggi venire qui a dire che bisogna salvaguardare gli interessi, ma non fare nulla per farlo. Ma c'è di più. La prova che voi vi volete accanire sui cittadini e sulle imprese risiede nell'ultima legge di bilancio su questo tema, laddove vi siete inventati una tassa iniqua, discriminatoria e sicuramente anche difficilmente calcolabile: la tassa sulle case. Incredibilmente, siete andati a tassare le case, ma quali case? Quelle che in passato hanno ricevuto il bonus. È veramente una scelta bizzarra, come se un domani decidessimo di tassare le case con quattro camini. Non c'è alcuna ragione politica comprensibile se non quella di volersi accanire su cittadini e imprese che non hanno alcuna colpa, se non quella di aver creduto allo Stato, a uno Stato che voleva la ripresa dell'economia, che voi certificate. Noi siamo contenti che il PIL italiano sia stato tra i più alti, ma dobbiamo anche riconoscere che questa misura ha contribuito e noi che l'abbiamo criticata lo diciamo. Ma allora - lo dico per questo - non possiamo colpevolizzare i cittadini. Avete detto che il colpevole è Conte. Bene, dirò di più. Io sono tra coloro che hanno sostenuto che andrebbe creata una commissione d'inchiesta sul superbonus, sullo strano rapporto tra tecnici e politica, sul ricatto che verosimilmente ha costretto alcuni Governi a mantenere in essere certe misure, su quello che è accaduto il 20 e il 21 luglio 2022, però non possono essere i cittadini i colpevoli e i capri espiatori di questa situazione, che è tutta di responsabilità politica. Voi avete introdotto una tassa sulle banche. Chi vi parla, sfidando l'impopolarità, il giorno stesso intervenne dicendo che era una tassa ingiusta, iniqua, incomprensibile e illiberale, che peraltro andava a tassare un concetto, quello di profitto, di nuovo profitto, di iperprofitto che era incomprensibile. Avete capito l'errore e l'avete eliminata. Fate la stessa cosa per cittadini e imprese! Questa tassa sulla casa è iniqua da molti punti di vista, è un errore politico, è il tentativo di gettare responsabilità politiche e colpe su chi colpe non ha.
Concludo, Presidente. Come dicevo all'inizio, non è lei che sta facendo sbandare quest'auto, non avevo dubbi, perché la conosco e so che guida sempre con sobrietà. Probabilmente, lei sta cercando di coprire gli errori di questo Governo, di portarlo al traguardo delle europee, cercando di evitare di far conoscere il futuro di tasse che state preparando per i cittadini e che, come un famelico Pac-Man, si sta purtroppo scaraventando anche sulle tasche di famiglie e imprese.
Allora, le chiedo se sta guidando con perizia quest'auto, facendo lo slalom tra gli ostacoli che la sua maggioranza le pone in essere, per favore, non investa i pedoni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, il DEF 2024 si presenta al consueto appuntamento con l'esame parlamentare in una veste piuttosto inedita: asciutto, azzardatamente scarno, poco coraggioso, privo di quei dettagli indispensabili per delineare la traiettoria di finanza pubblica e con il solo quadro tendenziale, rinviando la definizione degli obiettivi programmatici all'atto della presentazione del nuovo piano strutturale nazionale di bilancio a medio termine, mettendo in tal modo a rischio la credibilità e la reputazione dell'Italia sul fronte dei mercati finanziari. È davvero curioso, perché la sensazione che abbiamo, anche pensando a quanto è accaduto lo scorso anno, quando proprio sul DEF siete andati sotto, è che non attribuiate a questo importante atto il valore che merita, forse perché, come tutte le cose complesse, non si presta alla vostra propaganda. Il vostro atteggiamento corrisponde a quello che in passato hanno avuto esclusivamente Governi dimissionari, speriamo sia di buon auspicio.
L'atteggiamento che pervade ogni pagina del DEF suona come un alibi. Secondo il Governo, sarebbe prematuro adottare una programmazione economico-finanziaria mentre la nuova governance economica europea non è ancora operativa e senza conoscere l'impatto definitivo sui conti pubblici del superbonus. In attesa che in Europa possiate trovare nuovi alleati sovranisti, il DEF viene meno al compito di delineare un quadro programmatico per i prossimi tre anni, limitandosi a confermare il quadro tendenziale prospettato con la NADEF dello scorso anno, facendo emergere che dovrete ricorrere all'indebitamento, a meno che non vogliate ulteriormente appesantire il disavanzo o, peggio, adottare politiche compensative impopolari, che comporteranno maggiori tasse e una contrazione della spesa.
Così com'è evidente che stiate rinviando ogni scelta che potrebbe compromettere un buon risultato elettorale alle forze di Governo. La vostra ansia pre-elettorale è emersa in maniera dirompente ieri, quando, astenendovi sul Patto di stabilità, avete sfiduciato, davanti all'Europa, il Ministro Giorgetti.
Il DEF non dà alcuna rassicurazione sulla manchevole e inadeguata gestione del PNRR né del superbonus, eppure, gli allarmi lanciati a più riprese dal Ministro sulla misura del 110, che avrebbe gonfiato a dismisura i conti pubblici, sembrano già rientrati, mentre preme sottolineare che, affinché il PNRR si trasformi in uno strumento di effettivo rilancio e rafforzamento della struttura economica italiana, capace di innescare politiche di trasformazione radicale dei processi di produzione, servirebbero una visione e una programmazione, cui il DEF e, più in generale, l'attuale Governo, esplicitamente rinunciano.
È, quindi, difficile credere che siano le nuove regole europee a frenare il Governo dal varare un DEF completo. Infatti, la legge di bilancio 2024 contiene una serie di provvedimenti una tantum, finanziati soltanto per quest'anno, come il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35.000 euro - un provvedimento a nostro avviso insufficiente, la cui mancata proroga nel 2025 determinerebbe, come hanno sottolineato anche i sindacati, una situazione di grave incertezza per 17 milioni di lavoratori, che arriverebbero a perdere 100 euro in busta paga ogni mese -, l'accorpamento dei due scaglioni inferiori dell'IRPEF, il differimento di alcune tasse e il taglio del costo del canone Rai, il credito d'imposta per le aziende del Mezzogiorno e il rifinanziamento della legge Sabatini per gli investimenti delle imprese o, ancora, la detassazione del welfare aziendale.
Non vi ponete minimamente il problema che con le modifiche che avete apportato al nostro sistema tributario saranno favoriti solo i redditi più alti. Non vi ponete il problema, perché l'obiettivo che volete raggiungere è proprio questo ed è proprio per questo che continuate ostinatamente sulla strada della flat tax e dei condoni. E mentre nell'Unione europea 22 Paesi su 27 hanno stabilito un salario minimo mensile, voi avete deciso di delegare ogni scelta al Governo, senza alcuna certezza sui tempi e sulla garanzia del diritto di lavoratrici e lavoratori di vedersi corrisposta una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alle proprie famiglie un'esistenza libera e dignitosa, come sancito dall'articolo 36 della nostra Costituzione. Non prevedete alcuna implementazione di risorse per il rinnovo dei contratti pubblici o per nuove assunzioni, nessuna misura per la qualità, la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, nessuna misura per incentivare l'occupazione femminile e giovanile, della componente più vulnerabile del mercato del lavoro e delle persone con disabilità o, ancora, per abbattere i tassi di lavoro sommerso. Il superamento della legge Fornero non viene previsto neanche come ipotesi, né, tanto meno, la proroga di misure di anticipo pensionistico come “quota 103”, “Opzione donna” o Ape sociale, dopo che queste ultime sono state fortemente ridimensionate con l'ultima legge di bilancio.
Non si interviene in maniera adeguata sulle condizioni drammatiche del Servizio sanitario nazionale e ci preoccupano le previsioni per il triennio 2025-2027, per il quale si aggrava ulteriormente l'inadeguatezza dell'incidenza della spesa sanitaria sul PIL, che dal 6,4 per cento del 2024, valore già molto basso, scenderà fino al 6,2 per cento del 2027, manifestando un'ulteriore propensione del Governo a non investire sulla sanità e sulla sanità pubblica in particolare. Per non parlare del totale abbandono in cui versano i consultori familiari e la medicina di genere in generale, che da anni subiscono un continuo depauperamento e il cui personale è stato umiliato e svilito anche di recente. Proprio ieri, il Senato ha approvato la norma che incentiva l'accesso degli antiabortisti nei servizi consultoriali, come se questi ultimi non svolgessero già quel delicato compito di supporto alle donne che optano per questa scelta dolorosa e complicata. Ma il vostro obiettivo non è tutelare la salute delle donne e dare piena attuazione alla legge n. 194 del 1978, quanto piuttosto colpevolizzare le donne che decidono di interrompere la gravidanza, tanto che consentite a una dirigente della Rai di affermare che l'aborto non è un diritto, ma un delitto, un omicidio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Si tratta di parole davvero incommentabili, che ledono i diritti conquistati dalle donne attraverso lotte durissime.
Un costante assillo della politica e di un Governo responsabile dovrebbe essere poi quello di garantire un'educazione di qualità e di far sì che la scuola diventi un formidabile ascensore sociale. Invece, non solo, non investite sui servizi scolastici ma, anche quando avreste la possibilità di intervenire su questo prezioso e delicato settore, optate per scelte inutili e dannose, come l'assegnazione dei fondi del PNRR ai privati, piuttosto che intervenire in maniera strutturale per dare risposte all'emergenza abitativa degli studenti.
Peggio mi sento se parliamo di siccità, bombe d'acqua, ondate di calore, scioglimenti dei ghiacciai, perdita di biodiversità, tutti fenomeni connessi e correlati con la crisi climatica in atto che continuate a negare e ad agevolare con le vostre politiche “climafreghiste”. Servirebbe un fondo sociale per il clima, ma, non solo, non vi adoperate in questo senso, ma vi ostinate a portare avanti i modelli dannosi dal passato, promuovendo l'uso delle fonti fossili e di tutti gli apparati energivori e climalteranti esistenti. Se pensiamo al tema dei trasporti, poi, è davvero incomprensibile constatare quanto poco vi interessi investire sul trasporto pubblico locale e sui mezzi di mobilità sostenibile o di micro mobilità, anzi, avete deciso di penalizzare l'utilizzo di bici e monopattini, avete scelto di ostacolare i comuni che vogliano potenziare zone pedonali e zone a traffico limitato, zone 30 e strumenti di calmierazione del traffico. Come abbiamo detto diffusamente durante il dibattito sul nuovo codice della strada, altro che tutela della sicurezza e riduzione delle vittime; le nuove regole vanno in tutt'altra direzione. E piuttosto che rafforzare le infrastrutture esistenti, quelle ferroviarie in particolare e in particolare al Sud, in Sicilia, in Calabria o nella mia Sardegna, decidete di buttare oltre 15 miliardi di euro per l'inutile e irrealizzabile ponte sullo Stretto, una decisione irresponsabile, presa esclusivamente per soddisfare l'ego del Ministro Salvini. Poi, non veniteci a dire che non ci sono risorse per adeguare gli stipendi o rafforzare la sanità, dovreste solo vergognarvi. Non un euro per favorire i trasporti da e per le isole, dare attuazione al principio di insularità e garantire finalmente a tutte e a tutti il diritto alla mobilità. Niente neanche per il comparto agricolo e le filiere produttive.
Insomma, ci troviamo un DEF privo di contenuti e di visione, l'ennesima occasione mancata di questo Governo. Noi proponiamo, invece, una serie di politiche diametralmente opposte a quanto state portando avanti sul fronte della politica di bilancio, sul fronte fiscale, sul fronte occupazionale e previdenziale o sociosanitario, sul fronte della conoscenza, su quello ambientale, su mobilità e trasporti, su agricoltura e difesa. Nel 2023, la spesa militare mondiale ha raggiunto il massimo storico di 2.200 miliardi di dollari, con un aumento del 9 per cento, ed è già prevedibile un ulteriore aumento nel 2024. Ma, piuttosto che spingere per politiche di mediazione e pacificazione che portino a un cessate il fuoco immediato, continuate a inviare armi e rafforzare le politiche di guerra, in barba a quanto sancito dall'articolo 11 della Costituzione e a ogni logica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Noi, pur sapendo che non accoglierete alcuna delle nostre proposte, vogliamo ribadire, ancora una volta, la nostra visione del mondo, orientata alla giustizia sociale e ambientale, perché siamo orgogliosamente pacifisti, ecologisti, buonisti e, soprattutto, antifascisti. Buona festa della Liberazione a tutte e a tutti. Viva l'Italia antifascista (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
PRESIDENTE. Recuperiamo l'intervento dell'onorevole Testa.
È iscritto a parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.
GUERINO TESTA (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno a lei, buongiorno al Ministro Giorgetti, al Sottosegretario Savino, ai colleghi onorevoli. Mi scuso per l'assenza di prima, ma ero in Commissione, per un voto. Il Documento di economia e finanza per l'anno 2024, che costituisce sicuramente il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, traccia, in una prospettiva di medio e lungo termine, gli impegni sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche e gli indirizzi sul versante delle diverse politiche pubbliche che sono state adottate dall'Italia per il rispetto del Patto di stabilità e crescita europeo.
Il Documento che oggi atterra in questa Assemblea e sarà votato è l'ultimo presentato in questa versione. Infatti, come prevede la normativa dell'Unione europea, sarà sostituito dal Piano fiscale-strutturale di medio termine e dal Rapporto di monitoraggio annuale, che indicheranno gli obiettivi programmatici di legislatura, in conformità a quanto previsto dalle nuove regole europee, attualmente oggetto della proposta di riforma della governance economica europea. La tempistica stabilita nelle norme transitorie prevede, come è stato già evidenziato più volte nel corso delle audizioni svolte e, in particolare, dal Ministro Giorgetti, che ringrazio ancora, che il Piano sia approvato entro il 20 settembre prossimo. In attesa di queste tempistiche e della definizione della traiettoria di riferimento per la spesa primaria netta - nuovo indicatore univoco alla base della nuova governance -, il DEF non riporta il profilo programmatico e viene presentato, com'è noto, a pochi mesi dall'elezione del nuovo Parlamento europeo, che coincide con un anno di transizione molto importante in tema di governance economica europea.
Proprio in tema di governance, la riforma del Patto di stabilità approvata ieri dal Parlamento europeo, che ha disegnato le nuove regole di bilancio, con l'astensione di Fratelli d'Italia e di tutto il centrodestra, sebbene sia stata migliorata rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro del Governo italiano, manca di quel coraggio indispensabile a cambiare un modello economico ancora troppo legato all'austerity. Il testo, che - ne siamo certi - sarà oggetto, nell'imminente nuova legislatura europea, di nuovi interventi migliorativi da parte della nostra delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo, presenta ancora alcuni punti critici, fortemente voluti dai cosiddetti Paesi frugali, come la salvaguardia di sostenibilità del debito, che comporterà meno flessibilità di quella attesa nei prossimi anni. Per fortuna, il Governo italiano è riuscito a inserire nel Patto lo scorporo del cofinanziamento e la clausola transitoria, che consentono, nel primo ciclo di applicazione, di attenuare o rinviare parzialmente le correzioni di bilancio richieste. Sarà prioritario il nostro impegno, quello di Fratelli d'Italia e di tutto il centrodestra nella prossima legislatura, a lavorare come maggioranza di centrodestra unita a una modifica sostanziale del Patto, che tenga conto delle esigenze finanziarie degli Stati membri, attraverso un approccio che vada nella direzione di una maggiore flessibilità. In questo contesto, l'anno attuale, il 2024, rappresenta un anno sicuramente di transizione, come dicevo in precedenza, considerato che tra pochi mesi entreranno in vigore altre regole europee sulla gestione dei conti pubblici, in vigore dal 1° gennaio 2025.
Pertanto, il Governo guarda al Piano programmatico con senso di responsabilità e serietà, in considerazione di un quadro economico ancora condizionato dalle incertezze dovute alle forti tensioni geopolitiche, nonché dal pesante condizionamento determinato dai riflessi per cassa del superbonus, che ha pregiudicato, probabilmente per l'intera legislatura, le previsioni e i programmi di crescita e di sviluppo che il Governo Meloni aveva inizialmente previsto prima che si scoperchiasse una voragine nei conti pubblici, che peserà sul debito pubblico fino al 2026. Voglio fare un piccolo inciso, tramite lei, Presidente. Ho sentito prima parlare di alibi, di ossessione, ma, ahimè, è una triste realtà ciò che ha provocato il superbonus in relazione ai conti pubblici.
Un Documento di economia e finanza per il 2024 che riflette il quadro internazionale geopolitico preoccupante e complesso, in cui permangono rischi ancora elevati, sebbene il quadro di crescita dell'economia mondiale e le condizioni finanziarie siano lievemente più favorevoli rispetto alla visione su cui si basava la NADEF. Il DEF evidenzia, infatti, come l'economia italiana, nel corso del 2023, abbia dimostrato una resilienza superiore alle attese, nonostante un quadro macroeconomico connotato da instabilità politica, elevata inflazione e da un ciclo restrittivo di politica monetaria, registrando un incremento del PIL dello 0,9 per cento, in decelerazione rispetto al 2022, ma superiore a quello della media dell'area euro, più 0,4 per cento.
Sulla base dei più recenti andamenti congiunturali, la crescita tendenziale del PIL per il 2024 è attesa all'1 per cento, con una marginale revisione al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto allo scenario programmatico esposto nella NADEF 2023. La nuova proiezione macroeconomica tendenziale per il 2024 si caratterizza, altresì, per un tasso di inflazione significativamente inferiore a quanto previsto nella NADEF 2023, e questo è un ulteriore dato da mettere in evidenza, da rilevare, frutto di un lavoro importante del Governo Meloni.
Guardando all'intero periodo di riferimento delle previsioni economiche, si prospetta una crescita del PIL, per il 2025, dell'1,2 per cento. Si tratta di un livello di crescita più sostenuto rispetto al 2024, ma al ribasso rispetto all'1,4 per cento previsto nella NADEF. Per i due anni successivi, la previsione di crescita è posta all'1,1 per cento per il 2026 e allo 0,9 per cento per il 2027. Queste stime realistiche sono confortate anche da Confindustria, a cui si affiancano organismi internazionali certamente non di parte, come l'OCSE che, fotografando gli ultimi dati economici e del lavoro, confermano come il nostro Paese sia tra i Paesi che hanno segnato la performance migliore fino al 2023, fino a segnare l'ennesimo record con riferimento al tasso di occupazione cresciuto, pari al 62,1 per cento nel quarto trimestre 2023. E, anche qui, voglio evidenziare come siano state scongiurate le Cassandre che volevano prefigurare per l'Italia momenti difficili, specialmente per quanto riguarda l'occupazione. L'economia italiana sta dimostrando, pertanto, ancora una volta, una resilienza superiore alle attese, come ha giustamente ricordato il Ministro dell'Economia Giorgetti.
E, sebbene l'instabilità internazionale e le politiche monetarie restrittive inducano a intravedere margini di crescita, utilizzando spazi finanziari per ridurre il cuneo fiscale - cosa che non era mai capitata in Italia negli ultimi decenni -, andando avanti con le riforme fiscali già annunciate dal Governo, il quadro complessivo, nel breve e medio periodo, nonostante le debolezze dettate dalla contrazione dei consumi, indeboliti dagli effetti dell'elevata inflazione, ci induce ad essere ottimisti. Aggiungo ancora come Banca d'Italia delinei positivamente gli andamenti macroeconomici delineati dal DEF, sostenendo come le stime del Governo non siano differenti dalle loro previsioni e che, nel complesso, le prospettive di via Nazionale sono ricomprese nel ventaglio delle proiezioni dei principali previsori, collocandosi fra quelli più positivi, i cui rischi della crescita rimangono prevalentemente orientati al ribasso.
Il futuro piano strutturale di bilancio di medio termine da sottoporre all'Unione europea non potrà che partire dai risultati già conseguiti con il PNRR. Anche qui il centrosinistra racconta una realtà che non è una realtà, perché la realtà è quella che ha fotografato il Ministro Fitto, più volte, in quest'Aula, consolidando gli investimenti e le riforme sulla transizione ecologica e digitale, e rispondendo alle esigenze di investimento della difesa e agli imprescindibili obiettivi di miglioramento dell'equità sociale e di ripresa demografica.
In questo contesto, cari colleghi, il Documento di economia e finanza per il 2024 fornisce un quadro realista e puntuale, e indica gli obiettivi del Governo in maniera coerente, con informazioni aggiornate sugli andamenti di finanza pubblica a legislazione vigente, da cui emerge un sostanziale allineamento con il quadro programmatico della Nota di aggiornamento dello scorso settembre, come ricordavo in precedenza.
L'auspicato taglio dei tassi nei prossimi mesi da parte della Banca centrale europea, che dovrebbe sostenere gli investimenti e i consumi, e l'impatto degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il cui ammontare di risorse da spendere per investimenti e riforme è pari per il 2024 e 2025, rispettivamente, a 42 e 58 miliardi di euro costituiranno, a nostro avviso, nel breve periodo, una leva di crescita molto importante, che contribuirà a spingere la ripresa dei consumi e gli investimenti nel nostro Paese in favore delle famiglie e delle imprese. Il DEF stima, infatti, un impatto nelle risorse aggiuntive del PNRR post-rimodulazione complessivamente pari a 3,4 punti percentuali in più nel 2026 rispetto a uno scenario base senza PNRR nel periodo 2021-2026. Aggiungo ancora come l'attuazione della riforma fiscale, anche qui una delle riforme più importanti e più impattanti positivamente per il sistema Italia, ha rappresentato una revisione del sistema tributario che definiamo sicuramente storica, e non è certo un'esagerazione, per alleggerire la tassazione sul lavoro e per semplificare il sistema, a cui si affianca il proseguimento della riduzione del cuneo fiscale.
Siamo certi, quindi, che tutto ciò contribuirà a incrementare i livelli di crescita del Paese e a uscire dalle sabbie mobili, dagli effetti disastrosi per le casse dello Stato determinati dal macigno del superbonus, costato più di 219 miliardi di euro, di ben 219 miliardi di euro. Signor Presidente, cari colleghi, lo scenario tendenziale presentato dal DEF va interpretato non più come una semplice previsione dell'evoluzione dell'economia nei 3 anni esplicitamente considerati; piuttosto, deve essere valutato in una prospettiva di programmazione pluriennale quale quella che il Governo dovrà adottare nel dialogo con le autorità europee, e cioè con riferimento all'intero arco temporale dei 7 anni del piano di rientro previsto dal Patto di stabilità e crescita.
Pertanto le polemiche, aggiungerei consuete e spesso snervanti, dell'opposizione sulla decisione del Governo di presentare un DEF sostanzialmente privo di programmazione - addirittura la sinistra ha sostenuto come tale decisione abbia precedenti esclusivamente in Governi dimissionari, c'è davvero da sorridere - non considerano la realtà dei fatti e che in precedenza ho avuto modo di esporre, sperando di essere stato chiaro. Tale scelta è stata una decisione seria e responsabile - e anche qui voglio mettere in rilievo come la serietà e la responsabilità siano due fattori fondamentali e costanti nel Governo Meloni, in un contesto nel quale il Governo sarà chiamato, a settembre, a presentare il piano fiscale strutturale previsto dal nuovo impianto di regole UE, del quale oggi non sono ancora noti tutti i dettagli applicativi - e va giudicata, a nostro avviso, invece, come una forma di rispetto nei confronti del Parlamento.
Il quadro programmatico sarà pertanto contenuto nel nuovo piano fiscale strutturale di medio termine, la cui scadenza, come già detto anche in precedenza, è prevista per il 20 settembre prossimo. In un contesto del genere, quale quello che ho descritto inizialmente, avventurarsi in un programma nuovo di zecca e magari in uno scostamento avrebbe significato tracciare un sentiero destinato, con ogni probabilità, a cambiare anche profondamente in pochi mesi.
Pertanto, signor Presidente, avviandomi alla conclusione, il DEF si concentra su un quadro tendenziale che contiene una componente cruciale di programmazione nel PNRR e prefigura un quadro programmatico di medio-lungo termine basato sulla possibile continuazione del PNRR secondo un disegno di programmazione strutturale. La centralità che il Piano nazionale di ripresa e resilienza riveste ai fini dell'andamento della crescita economica del Paese, unitamente alle politiche fiscali e di crescita che il Governo Meloni sta, con grande apprezzamento, anche in ambito internazionale, portando avanti - e anche questo voglio mettere in rilievo, la grande attenzione che il mondo sta riservando nei confronti del Governo Meloni - contribuiranno, nonostante le difficoltà dettate dal peso del debito pubblico ereditato e dagli effetti sull'indebitamento causati dal superbonus sui conti pubblici, all'avvio di una dinamica virtuosa, in termini di produttività e di crescita del sistema economico italiano.
Fratelli d'Italia ha ben chiaro quali siano le priorità del Paese. Questo Documento di economia e finanza ha dovuto necessariamente tenere conto delle possibili ripercussioni del complesso contesto geopolitico e internazionale, basando le previsioni su un principio di cautela e prudenza. Il Governo, specie nelle imminenti elezioni europee, avrebbe potuto impostare tale Documento su false promesse, manifesti propagandistici e spot elettorali, invece, niente di tutto questo. Con serietà e rigore, verso gli italiani prima di tutto, si è voluto predisporre un DEF per il 2024 che rispecchia perfettamente la situazione economica attuale, certamente non facile, ma ampiamente alla nostra portata, per centrare gli impegni e le scadenze del nuovo piano fiscale strutturale di medio termine, che, siamo certi, non mancheremo di onorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, ringrazio anche lei di essere qui, in Aula, oggi. Parto subito con una constatazione: purtroppo, ci delude molto il fatto che sanità, istruzione, prestazioni sociali, contrasto alla povertà, transizione ecologica non siano priorità per questo Governo. Lo abbiamo visto in maniera molto chiara in questo non progetto, di fatto, con tutti i tempi che lo stesso Ministro si è riservato di prendere anche per fare eventuali modifiche a questo DEF. La narrazione del Governo, dal nostro punto di vista, è spregiudicata in termini di capacità menzognera. C'è una sorta di racconto per cui si sta investendo molto di più in sanità, quando sappiamo bene che, al minimo, ci vorrebbero almeno 10 miliardi solo per riportare la spesa sanitaria a livello del 2022 e per recuperare rispetto all'inflazione che ha eroso il valore degli ultimi 4 anni. Con questi 10 miliardi si farebbe manutenzione di un sistema stremato, di un sistema già al collasso, e sappiamo bene che, ad oggi, rispetto alla spesa sanitaria, siamo ai minimi dal 2007, soprattutto in relazione alla spesa sanitaria rispetto al PIL.
È evidente che il Governo Meloni ha tagliato la spesa sociale e la spesa sanitaria. Non lo diciamo solo noi, non lo diciamo solo noi come MoVimento 5 Stelle, come opposizioni. Lo dice questo DEF, questo Documento di economia e finanza appena approvato, lo dicono i dossier di Camera e Senato sullo stesso DEF, lo dice Bankitalia, lo dice la Corte dei conti.
La Corte dei conti ci dice che siamo fanalino di coda in Europa: nel 2022, la Francia ha speso 271 miliardi, il doppio abbondante dei nostri 130, pari al 10,3 per cento del PIL francese, contro il nostro 6,8 per cento; la Germania ha speso 423 miliardi, il 10,9 per cento del PIL; il Regno Unito 230 miliardi, il 9,3 per cento del PIL; anche la Spagna fa meglio di noi, con il 7,3 per cento del PIL. Noi stiamo andando verso il 6,2 per cento del PIL, scendiamo ben al di sotto del 7 per cento pandemico, unica fase in cui c'è stata discontinuità, anche rispetto ai Governi precedenti, grazie al Governo Conte, unico momento possibile di riqualificazione del Servizio sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
È vero, il Servizio sanitario nazionale ha un credito di 40 miliardi negli ultimi vent'anni, al minimo. Ed è vero che non è solo responsabilità dell'attuale Governo. Ma questo attuale Governo deve assumersi la responsabilità di cambiare rotta e non continuare a mentire con il gioco delle tre carte, perché siamo in una fase davvero complicata: liste d'attesa infinite, viaggi della speranza dal Nord al Sud per potersi curare; si prendono prestiti e ci si indebita per curarsi, 6 milioni di famiglie che o rinunciano alle cure o si indebitano per curarsi (e sono stime minime), zero assunzioni, ancora non si tocca il tetto per le assunzioni, nel contempo, i medici in corsia diventano sempre più anziani e, addirittura, si è fatta una deroga per rimanere fino a 72 anni per non vedersi tagliata la pensione, come ultimo regalo di Palazzo Chigi nell'ultima legge di bilancio.
Allora io dico: è una questione di scelta politica, quando ci si assume la responsabilità, perché i soldi per produrre armi, li troviamo, per esempio. Per fare il ponte di Messina, i soldi li troviamo. Per non tassare gli extraprofitti, ci inchiniamo nei confronti dei potenti, e quindi extraprofitti bancari che sono stati salvati, quelli delle armi, delle assicurazioni, delle aziende farmaceutiche. E quello che viene detto in questo DEF è illusorio. Qui c'è anche un'altra modalità di mentire: si dice che ci sarebbero 138,8 miliardi previsti, ma, in realtà, è una partita di giro, è il solito gioco delle tre carte, perché qui sono stati spostati i soldi previsti per il 2023 per il rinnovo del contratto del personale dirigente, che sventolavate come una conquista. In realtà, per far cassa, avete trasferito questi denari in un contesto di bilancio. Addirittura, le risorse per la sanità crescono meno rispetto a quanto sta crescendo il PIL. Quindi, è evidente che siamo di fronte a un DEF che è assolutamente irricevibile da parte nostra. Anche perché voglio ricordare che, nella stessa capacità di questo Governo di investire sulla non autosufficienza, ha preso in giro 4 milioni di bisognosi, perché verranno aiutate al massimo 25.000 persone anziane povere, per gli altri non ci sarà niente. Alla medicina del territorio abbiamo un affidamento a un PNRR fantasma, che, peraltro, ha tagliato 1,2 miliardi per la messa in sicurezza degli ospedali, 400 case della comunità, 100 ospedali di comunità, 1.800 posti letto fra terapie intensive e subintensive e 100.000 posti negli asili nido.
PRESIDENTE. Concluda.
ANDREA QUARTINI (M5S). Infine e concludo davvero, avete raso al suolo qualunque misura di sostegno sociale, smantellando il reddito di cittadinanza. Ve la siete presa e avete fatto cassa sui poveri, addirittura anche bloccando e limitando il percorso di transizione ecologica, che, lo voglio ricordare, in termini sanitari, riguarda i due determinanti più preoccupanti in termini di cattiva salute: la povertà e l'inquinamento. Il DEF, così concepito, è assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo G. Marconi di Palagianello (Taranto), che seguono i nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti.
È iscritto a parlare l'onorevole Tremaglia. Ne ha facoltà.
ANDREA TREMAGLIA (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio, innanzitutto, in apertura, per la presenza, il Ministro Giorgetti, che stamattina ha seguito e sta seguendo tutta questa discussione generale, e con lui il Sottosegretario Savino, così come mi sento di ringraziare anche il nostro relatore, l'onorevole Cannata, che ha seguito questo provvedimento in Commissione, qui alla Camera.
Presidente, lei ha appena salutato una classe di giovani che ci seguono. Sono sempre felice e credo che siamo tutti sempre molto felici quando bambini, ragazzi, arrivano a Roma, visitano i luoghi e i palazzi del potere e visitano la Camera. Certo, oggi, vista la discussione e il Documento che stiamo esaminando, e viste - poi spiegherò meglio tra poco - le tante luci e le pur presenti ombre della situazione economico-finanziaria che esaminiamo tramite questo DEF, viene da domandarsi quali debiti lasceremo ai nostri giovani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Infatti, è stato ricordato pochi minuti fa, alla rovescia: signori, quando ci viene detto che potremmo investire in qualsiasi cosa, che mancano sempre soldi, siamo d'accordo, fa parte, anche qua, del gioco delle parti ricordarlo, ma ci si dimentica, in maniera incredibile, che, ogni volta che riaggiorniamo le stime della voragine del superbonus, sono stime peggiorative, siamo arrivati a 219 miliardi tra tutti i bonus edilizi, ossia il 10 per cento del PIL, 200 miliardi che sono stati lasciati in eredità da questo Governo e che lasciamo in eredità ai ragazzi che ci seguono in quest'Aula e ai ragazzi, ai nostri figli e ai nostri nipoti, che ci seguono da casa.
Detto questo, fuori programma, i colleghi prima di me hanno ricordato efficientemente come buona parte delle polemiche che abbiamo sentito in questi giorni siano ingiuste o semplicemente strumentali, perché, quando si dice che questo DEF è monco e manca un pezzo, il pezzo manca, perché - ce ne siamo tutti resi conto - negli ultimi mesi le regole europee sono cambiate, stanno cambiando e sono in fase di definizione. Penso che basti - l'ha ricordato la collega, onorevole Comaroli - un'analisi comparativa di quello che stanno facendo gli altri Stati europei per renderci conto che quello che facciamo qua è quello che stanno facendo la maggior parte degli altri Stati dell'Unione europea, cioè stanno aspettando di capire bene, a regime, che cosa ci imporranno e che cosa ci diranno le nuove regole del Patto di stabilità europeo per quel che riguarda la contabilità e la programmazione.
Ciò detto, il DEF, senz'altro, ogni volta, così come la NADEF e come il bilancio, sono, a mio avviso, occasioni preziose e utili per fare il punto di quello che si farà - e in questo caso, abbiamo detto che abbiamo da aspettare qualche precisazione in più - ma anche di quello che è stato fatto. Infatti, così come i colleghi, ricordo bene come, nell'estate del 2022, la sinistra spiegava agli italiani che l'avvento del centrodestra, della destra al Governo della Nazione, avrebbe comportato, al di là di altre nefaste conseguenze, anche una crisi, un'apocalisse economico-finanziaria internazionale, che di lì a poco ci avrebbe messo in grave difficoltà.
Allora, sono andato a prendermi alcuni dati, perché, come sempre, le parole sono parole e i numeri vanno al di là delle strumentalità e, quindi, possiamo forse fare il punto in maniera più efficace con i numeri che con le parole. Iniziamo dalla fiducia dei mercati, che sarebbe dovuta a crollare. L'indice principale della Borsa italiana, il FTSE MIB, era, a settembre 2022, a 21.200 punti e rotti, mentre ieri sera ha chiuso a 34.000 punti. Questo vuol dire, mal contato, un più 50 per cento. Ricordo, poi, che lo spread, in tempi non lontani, mandava a casa i Governi ed era ritenuto uno strumento di indiscutibile valutazione politica ed economica dell'operato dei Governi, mentre questa volta se ne parla un po' di meno, forse perché il Governo è un Governo che non piace a chi ne parlava all'epoca. Dunque, come dicevo, lo spread era a 251 punti nel settembre 2022, quando si è votato, mentre l'ultima volta che abbiamo controllato era a 130 punti, cioè la metà di quello che abbiamo trovato. Poi, c'è il PIL, che pure è un dato fondamentale. L'Italia si sarebbe fermata una volta che il Governo di centrodestra si fosse messo all'opera. Se avesse fermato quella grande operazione di sostegno all'economia reale che era il reddito di cittadinanza, ci saremmo trovati tutti in grande difficoltà secondo qualcuno. Invece, il PIL è aumentato dello 0,9 l'anno scorso, cioè mezzo punto in più dell'Eurozona.
Noi vogliamo crescere sempre di più, ma è evidente che tutti questi dati avvengono in un contesto internazionale estremamente complicato e, purtroppo, in questo anno e mezzo in via di complicazione, perché alla tragedia della guerra e dell'invasione russa in Ucraina si sono aggiunti - lo sappiamo e non lo ricordiamo qui adesso - altri scenari foschi, che influiscono direttamente e indirettamente sull'Europa e sull'Italia. L'ultimo dato che voglio ricordare, da questo punto di vista e per concludere, è quello sull'occupazione. Anche qui si parla di precariato e del problema dell'occupazione e del lavoro. Il delta positivo dell'ultimo anno segna, da quel che vedo, un record forse di sempre per quel che riguarda gli occupati a tempo determinato - quindi, non i precari, non i part time soltanto, ma tutti gli occupati a tempo determinato -, con più 600.000 persone, nell'ultimo anno. Allora, di nuovo mi ricordo le trasmissioni e i giornali, oltre che i politici, che dicevano: oddio, adesso arriva la destra al Governo; cosa succede? Ecco quello che succede: in un anno e mezzo di destra al Governo, è cresciuto il PIL, è sceso lo spread, sono cresciute le borse ed è cresciuta la fiducia nei confronti del nostro Paese da tutti i nostri partner internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anche questa è una cosa che non viene ricordata abbastanza, ma fa molta differenza, soprattutto quando si parla di economia e quando si parla di relazioni in un mercato unico, complesso e connesso come quello europeo.
Insomma, noi abbiamo avuto due anni di “al lupo al lupo”, abbiamo sentito la sinistra, per due anni, urlare “al lupo al lupo” a ogni occasione e a ogni appuntamento, ma il lupo è da due anni che non lo vediamo. Ci domandiamo dove sia finito questo lupo: sarà forse in vacanza con il campo largo? Ovunque siano possono rimanerci entrambi e speriamo che gli elettori li lascino là dove sono. Non c'è da stupirsi, d'altronde, se questo è l'atteggiamento di una sinistra che sta diventando sempre di più la sinistra dei monologhi tristi. Peraltro, sono monologhi perché è una sinistra che ci ha abituato, da tempi non sospetti e soprattutto in questi ultimi mesi, a parlare da sola, a cantarsela e a suonarsela da sola, a irritarsi se qualcuno la interrompe o la smentisce, anche quando a smentirla è la realtà, come testimoniano i dati della crescita economica di questi ultimi mesi, in Italia. Noi, invece, siamo felici - per carità - se la sinistra continua a parlare da sola. Noi preferiamo parlare con gli italiani, preferiamo parlare, in particolare, con quegli italiani e con quella parte d'Italia, così come sta facendo il Governo Meloni, che lavorano, che producono e che investono sul proprio futuro e sulla propria Nazione.
Ciò posto, chiedevo all'inizio, rivolgendomi ai ragazzi che ci seguono qui e da casa, in particolare, se va tutto bene. No, è evidente che non vada tutto bene. È evidente che non c'è il lupo che viene evocato da due anni, ma c'è un elefante nella stanza; l'elefante nella stanza, che giustamente è stato citato in tutti gli interventi, è l'elefante piuttosto ingombrante dei bonus edilizi. Chi vi parla non ha alcun tipo di preclusione preconcetta nei confronti dei bonus edilizi, però è evidente - e mi sembra chiaro ormai a tutti - che la situazione sia un po' scappata di mano, perché se parliamo di un combinato di 219 miliardi di debito che stiamo lasciando sui conti dello Stato - quindi sui nostri cittadini e soprattutto sui più giovani - è evidente che qualcosa è scappata di mano. Noi non abbiamo alcun problema, né lo abbiamo avuto, a intervenire anche in maniera politicamente e umanamente complicata, perché questa è la verità. Infatti, tanti cittadini si sono affidati a quello che lo Stato diceva loro, tanti cittadini si sono affidati a quello che le istituzioni dicevano loro, tanti cittadini - non tantissimi, per fortuna - si sono fidati di chi andava in giro per l'Italia, in campagna elettorale, a spiegare urbi et orbi che si poteva fare casa ex novo gratuitamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È stato un gratuitamente un po' affrettato, perché ogni volta che andiamo ad aggiornare questo gratuitamente c'è qualche decina di miliardi in più. Dunque, il più grande caffè sospeso della storia probabilmente o, più tristemente, la campagna elettorale più costosa della storia, ma, fortunatamente per gli italiani, una campagna elettorale che, per chi la faceva in questo modo, non ha portato molta fortuna.
Detto questo, Fratelli d'Italia accetta e ha accettato molto volentieri l'onere e l'onore di governare l'Italia anche in questa congiuntura difficile, anche con questa eredità, in termini di conti pubblici, molto pesante. Ci siamo rimboccati le maniche da subito e continueremo a farlo per cercare di sistemare e di riaggiustare la nostra Italia e, se gli italiani e gli europei ci aiuteranno, aggiustare anche questa Europa, dal 9 giugno in poi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sul sito del Ministero dell'Economia è spiegato chiaramente che il Documento di economia e finanza è uno strumento di programmazione economica: “contiene le politiche economiche e finanziarie decise dal Governo”. I documenti programmatici, dice sempre il MEF, “svolgono una delicata e importante funzione informativa a livello nazionale, comunitario e internazionale in grado di rendere pienamente visibili le scelte di policy”. Il documento che oggi discutiamo non è, quindi, a tutti gli effetti, un Documento di economia e finanza. Infatti, non rende visibili le scelte di policy e, al contrario, tace e le occulta. È un documento reticente o, meglio, un documento codardo. Una scelta, quella compiuta dal Governo Meloni, che non ha precedenti o, meglio, li ha nel caso di Governi dimissionari e in scadenza, che, come tali, non avevano possibilità di programmare. Una scelta incomprensibile per un Governo che si dice di legislatura, che viola apertamente le leggi italiane relative alla formazione del bilancio. È vero che il Governo sarà chiamato, a settembre, a presentare il piano strutturale previsto dai nuovi patti europei, ma questa non è una ragione, né formale né sostanziale, per venir meno al dovere, nei confronti dei cittadini e del Parlamento, di dare le indicazioni di fondo sulle politiche che si intendono seguire, indicazioni particolarmente necessarie proprio in ragione delle aspettative create dalla scelta che questo Governo ha compiuto, cioè quella di infarcire la legge di bilancio per il 2024 con un numero rilevante di misure una tantum, valide, cioè, per un anno soltanto. Questa scelta di brevissimo respiro, compiuta pochi mesi fa, lascia ora il Governo di fronte al dovere di dire cosa intende fare di quelle misure: le vuole rinnovare o no? Se sì, con quali risorse? Si tratta, come dice il DEF, di circa 20 miliardi per il solo 2025. Avevamo avvisato il Governo che le politiche pensate per un anno solo poi condizionano le manovre di bilancio successive, ma non ci ha dato retta.
Faccio allora io qualche domanda per un vero DEF che chiediamo al Governo. Prima domanda: vuoi tu Governo confermare nel 2025 l'esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti per 10.790.000.000? Non basta dire di sì in conferenza stampa e in audizione, bisogna dire come si fa. Vuoi confermare il credito d'imposta per il Sud per 1.900.000.000, preso atto che quello che però hai finanziato per il 2024 lo stai tenendo bloccato, creando una situazione disastrosa per le imprese al Sud? Vuoi finanziare o meno, confermandola, la riduzione da 90 a 70 euro del canone RAI, confermare la riduzione da 4 a 3 delle aliquote dell'IRPEF che hai introdotto nel 2024, APE sociale, Opzione Donna, quota 103?
La seconda domanda riguarda la sanità nel triennio 2025-2027, la spesa sanitaria si riduce ulteriormente dal 6,4 in rapporto al PIL del 2024 al 6,2 del 2027. Un calo che non può che acuire le difficoltà enormi che il nostro Servizio sanitario nazionale sta affrontando, con un rischio evidente di approfondimento delle diseguaglianze più odiose, quelle relative al diritto alla salute. Un calo che ci preoccupa molto, specie se lo si legge insieme al taglio di 1.200.000.000 che riguarda la spesa in conto capitale appena operata con il decreto n. 19 sul PNRR, relativamente al programma Ospedale sicuro e - vorrei dire, colleghi - certificato, scritto nero su bianco, leggetevelo, anche sul DEF e ve lo dico io alla tavola 5.1, a pagina 116, piantatela di dire che non è vero: c'è scritto lì, basta leggere. Quindi, la seconda domanda al Governo è: vuoi tu, Governo, invertire la tendenza alla caduta della spesa sanitaria, destinando risorse adeguate, a partire da quelle necessarie a recuperare la riduzione indotta dall'inflazione?
La terza domanda riguarda un elemento programmatico, che sembra invece far capolino fra le righe. Nel DEF viene, infatti, confermata l'intenzione di ottenere proventi dalle privatizzazioni. Nella manovra per il 2024 si parlava di un punto di PIL nel triennio 2024-2026, ora di 0,7 decimi di PIL nel triennio 2025-2027. Cosa si nasconde dietro questi numeri? Se il Governo li scrive è perché ha qualche idea più precisa, qualche idea programmatica di che cosa voglia fare degli asset pubblici e su quali voglia intervenire. Potrebbe, cortesemente, raccontarci questi programmi quando riscriverà il DEF, come stiamo chiedendo? Infine, un suggerimento al Governo, un suggerimento programmatico, che non ha bisogno di finanziamenti e riguarda i salari. Il DEF continua a sostenere la tesi che la tragica caduta in termini reali di potere d'acquisto dei salari si contrasta con riduzioni fiscali e contributive e non importa, aggiungo io, se riduzioni temporanee, estemporanee o casuali. Ma poi ci dice anche una grande verità e ci parla dei forti aumenti dei margini di profitto verificatisi nel 2021-2022, ci parla di un aumento medio del mark-up nel 2023 dell'1,2 per cento, ci parla di un aumento della quota dei profitti sul valore aggiunto di 1,5 per cento, a scapito, quindi, di salari, ci dice che l'attuale livello medio dei margini di profitto è ben al di sopra del valore precedente la pandemia. Se il quadro è questo ed è questo - ce lo dice persino il DEF -, vuole il Governo capire che è in gioco una necessità di riequilibrare la distribuzione primaria, quella che si realizza sul mercato e che se vuole, come tante volte la Presidente Meloni ci ha detto di voler rafforzare la contrattazione, è necessario porre un freno a questa caduta dei salari, introducendo almeno un salario minimo? Vuole il Governo comprendere che i Paesi che hanno un salario minimo hanno visto in questo uno strumento di tutela per impedire un'erosione troppo forte dell'inflazione nei confronti dei salari? Vuole, quindi, tornare indietro dalla sua dissennata opposizione verso questa nostra proposta, che non abbiamo affatto abbandonato e che rilanceremo presto con una legge di iniziativa popolare?
Come vede, Presidente, sono domande a cui un Governo responsabile dovrebbe essere in grado di rispondere oggi, senza nascondersi dietro ridicoli pretesti, senza aspettare che passino le elezioni europee e poi vedere cosa succede. Questo però non è un Governo responsabile, è solo un governicchio che naviga a vista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbiamo la sensazione che questa maggioranza stia vivendo in una bolla. Sì perché sembra che tutto vada bene e tutto sia magnificamente provato. Intanto, la povertà in Italia è un fenomeno strutturale, visto che tocca quasi un residente su dieci. Il 9,4 per cento della popolazione residente, sempre secondo l'Istat, vive in una condizione di povertà assoluta. In termini assoluti si contano in Italia più di 5.000.000 di persone in stato di povertà.
Lei è impegnato in Aula, quindi, molto probabilmente, sia lei che il collega Tremaglia non avete avuto modo di leggere quanto pubblicato dall'Ansa alle 11,14, quindi, praticamente mezz'ora fa. Ad aprile peggiora fiducia di consumatori e imprese: il collega Tremaglia parlava di grande fiducia dei consumatori e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'indice consumatori segna un valore più basso da novembre 2023. Ad aprile, peggiora il clima di opinione sia dei consumatori, sia delle imprese. L'indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce da 96,5 a 96,2 e l'indicatore composito del clima di fiducia delle imprese scende da 97,0 a 95,8, sempre l'Istat. Non vado avanti, anche perché sicuramente quest'ANSA la troverà, la potrà leggere e magari la consiglia al collega Tremaglia, quindi, informa anche lui di questa cosa.
Infatti, solo voi del Governo sembrate non accorgervi di quanto la situazione sia assolutamente in caduta libera. Tutto va ben, madama la marchesa. Infatti, la collega Comaroli, poco fa (l'ha sentito anche lei), parlava di 1.000 euro l'anno per 30.000.000 di italiani. Cioè, avete stanziato 30.000.000.000 di euro e non l'abbiamo letto? Non ci risulta fosse scritto da qualche parte. Avete per caso riscoperto il click famoso della Presidente Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Sarebbe una gran cosa se l'aveste fatto! Quindi, chiederei alla collega Comaroli di dirci dove ha preso questi dati.
I vostri Ministri continuano, a chiacchiere, a distribuire fondi nei vari comparti di loro competenza. Ogni giorno, il Ministro Valditara ci regala una perla di fondi assegnati, sempre solo a chiacchiere, però, a questa o a quella zona del paese. Spopola l'Agenda Sud, deve essere la stessa agenda di Draghi, quella inesistente, a cui avete cambiato la copertina, probabilmente. Prima, firmate, in Europa, il Patto di stabilità e poi fate astenere i vostri parlamentari sulla votazione finale, Ministro. Avete per caso paura che gli italiani scoprano quello che sta succedendo? Lo stanno già scoprendo, lo dice l'ANSA di mezz'ora fa. Non riuscite a focalizzare che i settori della conoscenza rappresentano il volano per il progresso di una società e di conseguenza bisogna investire, Ministro, su scuola, università, ricerca e cultura. Nel DEF non c'è nulla di tutto questo che dovrebbe essere la priorità di ogni Governo e, invece, sono toccati da interventi limitati, critici, irrilevanti, inconcludenti e forieri di possibili conseguenze peggiorative.
Nel documento finale fate riferimento alle riforme previste dal PNRR. Continuate a vantarvi di essere tra i primi ad utilizzare i fondi, ma solo sulla carta. Infatti, c'è da dire che noi, un primato, in Italia lo abbiamo, è quello delle truffe: l'83 per cento (sta indagando la UE).
Dicevo che vi vantate di essere i primi sull'utilizzo dei fondi, ma su tutti i progetti siete in terribile ritardo, come quello riguardante il sistema di reclutamento dei docenti, presentato con più di un anno di ritardo e con i decreti attuativi di avvio dei percorsi abilitanti ancora da pubblicare, nonostante le scadenze siano state superate già da diversi mesi, signor Ministro.
Voi dimenticate le scadenze. Non siete stati in grado di programmare la proroga contrattuale del personale ATA, al punto che questi lavoratori, dal 15 aprile, da lunedì scorso, si sono ritrovati senza stipendio. Abbiamo ingrossato le fila degli occupabili e non era una data piovuta dal cielo, signor Ministro, era una data fissata da voi: 15 aprile. Chi li completa i progetti delle scuole relative al PNRR e all'Agenda Sud? Come la ridurrete la sperequazione esistente tra le scuole del Nord e quelle del Sud, per esempio, sul tempo prolungato. Avete in mente una riforma degli istituti tecnici. Ho già esaurito i minuti a disposizione? Quanto mi dispiace. Allora devo andare direttamente alla conclusione.
Vogliamo parlare del dimensionamento scolastico? Vogliamo parlare del settore spettacolo? Vogliamo parlare di tutti i tagli che state apportando?
Il Ministro Sangiuliano continua a dire che ci sono film non visti, il Ministro ha dimenticato che, quando si mette al mondo un bambino - perché il bambino, come quel film, nasce con i soldi del Ministero - lo si accompagna per mano nella crescita e dimentica che in questo momento ci sono coproduzioni televisive, per cui spesso i film vanno in onda in TV, per questo in sala c'è meno gente. Nei decreti attuativi per la discontinuità, che avete emanato e approvato, non c'è nulla a sostegno della filiera artistica e dei suoi protagonisti. Tagliate fondi all'arte, per cui continuate a confondere quello che ritenete solo un lavoro, invece di considerare il servizio sociale che l'arte fornisce alla crescita dell'individuo. Però, per fortuna, Ministro, avete bloccato i rave e stanziato 2.000 euro per le medaglie ai cuochi. Potrei andare avanti per tanto, ma purtroppo non c'è più tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ministro, farete i conti con la vostra coscienza, se ne avete ancora una (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Ministro, mi consenta di esprimerle la mia personale solidarietà: mancano, infatti, solo 6 settimane alle elezioni europee e devo dire che la sua capacità di dissimulare i problemi è notevole, quasi ammirevole. Ma era già chiaro, fin dalla sua audizione di Natale, qui in Parlamento sul Patto di stabilità, qual era la contraddizione in cui avete portato l'Italia. Il Patto di stabilità sottoscritto dal Governo, Ministro, è certamente migliore per l'Italia rispetto a quello che sarebbe avvenuto con la fine delle sospensioni delle clausole decisa durante il COVID. Ma tutti noi sappiamo che per il nostro Paese ci sarebbe bisogno in sede europea di maggiore flessibilità, di maggiore spinta agli investimenti, di una scelta sul debito comune europeo, dell'armonizzazione delle politiche fiscali e di maggiore omogeneità delle regole per le imprese e il lavoro. È per questo - penso - che nessuna grande forza politica italiana, ieri, si è dichiarata a favore nel voto al Parlamento europeo. Ma lei, Ministro, che ha rappresentato l'Italia al tavolo del negoziato sa perfettamente che le resistenze in Europa a condizioni macroeconomiche più favorevoli per il nostro Paese vengono da quelle forze politiche alleate con il suo partito e con quello della Presidente Meloni. È quell'idea nazionalista che avanza nelle destre di tutta Europa il vero problema che non le ha consentito di presentare il programmatico. In quest'Aula, era successo solo a Governi dimissionari o a fine mandato. In effetti, lei appare così, a fine mandato. Si parla di rimpasto da mesi, di promoveatur ut amoveatur, di rinvio delle nomine a dopo il voto per tenere conto dei nuovi equilibri di maggioranza. È una cortina fumogena che il Governo ha messo in piedi e lei lo sa che scadrà il 9 giugno. Dopo ci sarà un altro mondo con cui confrontarsi. Serviranno - servirebbero - nella prossima legge di bilancio, 19 miliardi per rinnovare il taglio del cuneo fiscale e l'accorpamento dei due scaglioni Irpef, la detassazione del welfare aziendale e i premi di produttività, la riduzione del canone Rai, lo spostamento all'anno successivo di plastic e sugar tax, il bonus mamma e il credito d'imposta per gli investimenti della ZES al Mezzogiorno. Per una riduzione del deficit secondo le regole del nuovo Patto di stabilità avremo bisogno, secondo stime ottimistiche, di altri 6 miliardi - altri dicono 10 - e non si potrà fare deficit per trovare queste risorse e quindi è facile immaginare che voi continuerete a scegliere di tagliare i fondi ai comuni, i fondi alle regioni per la sanità e quindi a scaricare l'aumento delle tasse sui più deboli, facendo aumentare sul territorio i ticket sanitari, i biglietti degli autobus, le rette per le mense scolastiche e i nidi. Per concludere, Ministro, lei sa che questi problemi, dopo il 9 giugno, riguarderanno il suo Governo e ha un grande problema, l'inconsapevolezza della sua maggioranza.
L'abbiamo sentita, anche oggi, rivendicare i dati sul PIL, che sono frutto anche delle politiche dei Governi precedenti - non è difficile riconoscerlo - a partire dalle scelte difficili fatte durante la pandemia e c'è una maggioranza che continua a fare propaganda, ma che dopo il 9 giugno si dovrà misurare con la dura realtà, Presidente - e concludo - che il Ministro può dire che riguarderà anche le forze di opposizione. Sicuramente anche noi ci misureremo, dall'opposizione, con le difficoltà che il Paese dovrà affrontare, con i problemi derivanti dal Patto di stabilità e dalla congiuntura internazionale. La differenza - lo sanno gli italiani - è che, quando c'è bisogno, le forze del centrosinistra e il Partito Democratico ci sono sempre stati, mentre molti di voi a destra sono sempre scappati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto Giovanni XXIII, di Barile, in provincia di Potenza, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti (Applausi)!
Sì è così conclusa la discussione.
(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni, che sono in distribuzione: Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00108; Ubaldo Pagano ed altri n. 6-00109; Faraone ed altri n. 6-00110; Richetti ed altri n. 6-00111; Francesco Silvestri ed altri n. 6-00112; Grimaldi ed altri n. 6-00113 (Vedi l'allegato A).
(Replica e parere del Governo - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro dell'Economia e delle finanze, che invito anche a esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Soddisfo subito la sua richiesta: il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00108 ed esprime parere contrario su tutte le altre.
Vorrei replicare brevemente, per chiarire i contorni di questo Documento di economia e finanza. Diversi colleghi hanno contestato il suo contenuto, definito, a volte codardo, reticente, asciutto; io dico che è semplicemente realistico e conforme esattamente, una volta tanto, al realismo che ha indotto la Commissione europea a chiedere ai Paesi di presentare un documento esattamente in questa forma e così hanno fatto tutti i nostri partner europei. Non sfugge ad alcuno, quindi, che abbiamo regole non definite e quindi forse è opportuno e consigliabile - come ha scritto qualcuno e condivido totalmente - l'attesa che, in qualche caso, è meglio dell'incertezza. Qualcun altro ha contestato le previsioni macroeconomiche e di crescita che il Governo ha adottato; altre istituzioni, notoriamente più prudenti e che non sempre centrano le previsioni stesse, hanno avuto un atteggiamento più prudente. Anche in questo caso, io invito tutti a considerare la situazione particolare che viviamo. Io non so quante volte sono state cambiate le previsioni macroeconomiche l'anno scorso, in relazione a eventi che non dipendono, purtroppo, dalla nostra volontà e che - richiamo - hanno un grave impatto anche sulle prospettive e sullo stato dell'economia europea e italiana, in primis la guerra in Ucraina e non solo, ahimè. Terza questione che è stata richiamata più volte, in un senso o nell'altro è la vicenda dei bonus edilizi e del superbonus. Vorrei chiarire qui, in Aula, una volta tanto, e spero definitivamente, la vicenda: i bonus edilizi non sono un elemento nuovo nel nostro ordinamento, esistono almeno dal 1996. Nella forma delle detrazioni di imposta e, in misura ragionevole, hanno contribuito al rinnovamento del patrimonio edilizio italiano e anche alla crescita; nella misura totalmente abnorme e ingiustificata del 110 con lo sconto in fattura alla cessione del credito, hanno creato un mostro, che ha distrutto le condizioni della finanza pubblica in questi anni e nei prossimi a venire (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
E richiamo le osservazioni che da più parti sono arrivate dall'opposizione in merito al mancato finanziamento della sanità, al mancato finanziamento della cultura, al mancato finanziamento della scuola. Che bello sarebbe il superbonus che fa schizzare il PIL in alto; ma che brutto è il superbonus che crea un grave dilemma a chi deve prendere le decisioni: se mettere i soldi sul superbonus o limitare i trasferimenti alla sanità, alla scuola, alla cultura (Commenti); e, purtroppo, chi ha deciso questo tipo di politica ha deciso di mettere i soldi sul superbonus (Commenti) e, in qualche modo, toglierli a qualcun altro. E a proposito di alimentare il debito, e non voglio entrare nel tema debito buono o debito cattivo, ma per scendere al livello di approccio che in qualche intervento richiamava teorie marxiste, ricordo che se io faccio debito nel mio bilancio devo remunerare con interessi la rendita e se metto interessi, se devo coprire gli interessi non ho soldi per finanziare altri tipi di spese assai più meritevoli (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Quindi, chi teorizza il debito va esattamente contro il tipo di (Commenti del deputato Marattin)…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, non si dibatte… lasciamo concludere il Ministro, poi, ogni gruppo potrà fare le sue dichiarazioni di voto.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, sto esprimendo il mio pensiero in modo chiaro e sintetico. Il debito che è stato creato - i famosi 200-150 miliardi - è colpa del Governo? È colpa del Governo non essere preciso, purtroppo anche le istituzioni deputate alla sua contabilizzazione in sede nazionale e internazionale sono rimaste abbastanza sorprese da questo mostro che abbiamo creato in modo inconsapevole e, quindi, vi è difficoltà anche a registrarne esattamente il costo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia… per cortesia…
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Ho quasi finito, Presidente, ma quello che devo dire lo dirò in modo chiaro. È stato contestato: “manca del programmatico qui”, ma il programmatico chi lo vuole lo trova e ringrazio i colleghi che hanno richiamato alcune cose fondamentali nell'approccio e nella visione di questa maggioranza e di questo Governo. La prima riguarda l'andamento del tasso di occupazione, in particolare quello femminile: è un record assoluto, lo ripeto, un record assoluto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Vuol dire che abbiamo investito sul lavoro e non sul sussidio. La seconda cosa che è stata richiamata, ringrazio chi l'ha fatto, riguarda il tema della natalità.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 12,03)
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Nell'ultima legge di bilancio, con grande difficoltà abbiamo trovato risorse supplementari per conciliare soprattutto la maternità col lavoro. Continueremo in questa direzione, perché è fondamentale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), perché con gli indici di natalità di questo Paese non c'è sistema di welfare che possa tenere.
La terza cosa che voglio toccare è che contesto chi ha teorizzato che questo Governo abbia fatto una politica fiscale contro i redditi bassi. È esattamente il contrario. Tutto il nostro sforzo, a partire dalla decontribuzione, è andato esattamente in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti del deputato Pellegrini) a tutela dei redditi medio-bassi e delle famiglie numerose.
Concludo, con riferimento al tema del Patto di stabilità e anche, se volete, al voto di ieri.
Io penso che, per quello che sta facendo, in questo periodo, in un momento molto complicato - ho richiamato il tema dei conflitti in terra d'Europa che, lo ribadisco, hanno una ricaduta sul nostro Paese, sui Paesi europei, ma in particolare sul nostro, che è debitore soprattutto per la fornitura di energia -, questo Governo abbia meritato la fiducia: prima di tutto, in una democrazia, la fiducia del popolo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e, vedendo i risultati elettorali, mi sembra che questa ci sia; in una democrazia parlamentare, la fiducia del Parlamento e mi sembra che questa ci sia; in una democrazia parlamentare con un debito come quello italiano è anche molto importante la fiducia dei mercati, cioè di coloro che sottoscrivono il debito pubblico italiano e questa l'abbiamo meritata (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
MARCO GRIMALDI (AVS). La credibilità in Europa!
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Patto di stabilità: il Patto di stabilità che è stato approvato ieri - alla crescita vengo dopo, adesso parlo del Patto di stabilità - è, sicuramente, un compromesso; non è la proposta italiana, la proposta che il sottoscritto ha portato avanti ripetutamente in sede europea e, ahimè, l'opposizione alla proposta italiana non arrivava da Governi sovranisti, pericolosamente sovranisti, governati dagli amici della Lega o di Fratelli d'Italia in Europa; no, no, tutt'altro, vi correggo, andate a controllare bene, mi sembra che qualcuno faccia riferimento anche a gruppi di riferimento dell'opposizione. Comunque, al netto di questo, perché qui non stiamo discutendo di questo, il Patto di stabilità è un compromesso rispetto a una proposta che avevamo fatto noi e che, lo ribadisco qui, a noi sembrava coerente, perché andava a premiare gli investimenti, che sono esattamente gli obiettivi politici strategici dell'Europa, ripetutamente declamati. Originariamente erano quelli della transizione Green e della transizione digitale. Adesso, si è aggiunto anche quello della sicurezza e, quindi, della difesa. Esattamente la proposta italiana che da un anno e mezzo noi abbiamo ottenuto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). E abbiamo chiesto che per rispettare quegli obiettivi politici decisi in altra sede, a livello economico e finanziario, le regole di bilancio fossero coerenti per raggiungere quegli obiettivi. Ahimè, non lo sono, ma quando si è in 27 a discutere bisogna riuscire a ottenere quello che è possibile e ragionevole: questa è la politica e non è filosofia. E quello che è stato ottenuto è sicuramente un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero entrate in vigore esattamente a partire dall'anno prossimo.
Certamente, e qui vengo alla crescita e chiudo, questo Patto di stabilità e crescita non risponde esattamente ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello “LSD” e cioè: lassismo, debito e sussidi.
Io continuo a pensare che il modello della crescita sia quello che ha fatto grande questo Paese nel dopoguerra (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), che passa attraverso sacrificio, investimento e lavoro. Questo è il pensiero del Ministro dell'Economia e delle finanze e questo è il pensiero del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
(Dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,09).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Dieter Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, il DEF presentato dal Governo impone alcuni seri interrogativi, nessuno dei quali è privo di conseguenze. L'assenza di un quadro programmatico non ha precedenti per un Governo nel pieno del suo mandato e non consente di valutare con trasparenza né quali debbano essere le scelte del Governo in ordine al quadro macroeconomico, né quale attendibilità abbia il quadro tendenziale. Dunque, il primo interrogativo che poniamo è di che cosa stiamo discutendo.
Non è credibile la tesi che il fatto di non aver presentato il quadro programmatico sia stato determinato dall'attesa che le regole del nuovo Patto di stabilità europeo entrino in vigore, non perché questo aspetto sia irrilevante, tutt'altro, quanto perché la definizione ora degli indispensabili obiettivi programmatici delle politiche di bilancio non avrebbe precluso una successiva revisione del DEF. Noi non apparteniamo a coloro che hanno posto in discussione il nuovo Patto di stabilità, sia nel Governo sia nelle opposizioni. Riteniamo il nuovo Patto un equilibrato punto di mediazione in Europa, riteniamo che non vi sia stato, da parte italiana, alcun atto di sottomissione e, a differenza dei loro partiti di riferimento, consideriamo saggio il lavoro del Ministro Giorgetti e del Commissario europeo Gentiloni. Il voto di ieri del Parlamento europeo è certamente un voto strategico per l'Unione europea, ma lo è in primo luogo per quei Paesi, come l'Italia, che - condividiamo quanto ribadito ieri da Gentiloni -, con deficit e debito elevati, devono coniugare politiche di bilancio rigorose con misure di sostegno alla crescita.
La SVP ha votato a favore del nuovo Patto di stabilità, un voto responsabile e coerente con quello del PPE, a differenza dell'astensione o del voto contrario dei partiti italiani di maggioranza o di opposizione, un voto che disconosce l'azione positiva del Ministro e del Commissario italiano.
La Notifica sull'indebitamento netto e sul debito presentata nei giorni scorsi dall'Istat apre ulteriori interrogativi sui saldi di finanza pubblica e lo fa indicando nell'indebitamento netto pari a meno 7,4 per cento il punto più critico rispetto alla previsione del meno 7,2 per cento in ordine al deficit contenuto nel DEF approvato dal Governo. Un dato definitivo? Purtroppo, no. L'Istat rileva come non sia possibile affermare che tale ulteriore revisione, sia rispetto ai valori del DEF 2023 che della legge di bilancio che, infine, del DEF 2024, sia definitiva. La revisione al rialzo di tutti i dati di finanza pubblica ha una causa comune ed evidente: i maggiori oneri derivanti dal superbonus, rispetto a ogni pregressa valutazione da ultimo contenuta nella NADEF relativa al DEF 2023, determinano una spesa pubblica che appare insostenibile. Un disastro annunciato, del quale non hanno responsabilità l'attuale Governo né il Governo Draghi, sappiamo di chi è la responsabilità: il superbonus è stato introdotto dal Governo “Conte 2”. Gli interventi correttivi introdotti da allora non appaiono ancora risolutivi, anche se sarà, forse, obbligato l'orientamento del Governo a prevedere la detrazione dei crediti in 10 anni, anziché in 4.
Il disastro del superbonus è in una misura priva di vincoli, in particolare per la cessione dei crediti edilizi, senza alcuna procedura di autorizzazione, priva dei requisiti indispensabili ai fini della sua sostenibilità finanziaria, di ogni corretto modello di valutazione ex ante dell'impatto che avrebbe avuto in termini di costi per la finanza pubblica, in primo luogo sul debito pubblico, e di un termine perentorio per la sua applicazione. Abbiamo, invece, avuto meccanismi automatici di incremento della spesa e di proroghe. Porre in discussione tali criticità e il disastro che ancora oggi è in via di peggioramento, facendo leva sull'impatto positivo che tale misura avrebbe avuto sul PIL, è privo di ogni serio fondamento. Ancora più se ci si interroga su quanto il relativo aumento del PIL nella prima fase di applicazione sia costato e costi in termini di debito pubblico nel corso degli anni e, come vediamo, in un'ulteriore prospettiva pluriennale. È l'Ufficio parlamentare di bilancio a sottolinearlo.
Molta parte di quanto è stato contabilizzato nel quadriennio 2020-2023 sull'indebitamento netto, in termini di competenza economica relativa al superbonus e bonus facciate inciderà sul debito, principalmente, nel triennio 2024-2026. È la Banca d'Italia ad affermarlo. Sulla base dei dati disponibili, i crediti di imposta maturati fino alla fine del 2022, insieme a quelli dovuti per i bonus facciate, sarebbero stati, complessivamente, pari a circa 90 miliardi. Per il 2023, si può valutare che i crediti maturati per il superbonus siano stati di poco inferiori agli 80 miliardi, per poi concludere che l'ammontare dei crediti di imposta per superbonus, contabilizzati per competenza nei conti del 2023, pubblicati da Istat a inizio aprile, è pari a quasi 3,7 punti percentuali del PIL, 77 miliardi. Si tratta di un valore di oltre 5 volte superiore a quanto il DEF 2023 prevedeva sarebbe maturato nell'anno. Se neppure le nuove restrizioni dovessero frenare l'accumularsi dei crediti, l'unica via che rimarrebbe da percorrere sarebbe l'eliminazione del superbonus prima della sua naturale scadenza, alla fine del prossimo anno.
Il terzo ordine di problemi - e concludo, signor Presidente - che dobbiamo affrontare per una corretta valutazione del DEF 2024 è che l'assenza di un quadro programmatico non consente di valutare quali siano le misure che il Governo intende adottare ai fini della proroga di misure che condividiamo.
PRESIDENTE. Concluda.
DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). La conferma, nella prossima legge di bilancio, del taglio del cuneo fiscale e l'attuazione della delega fiscale ai fini di una revisione delle aliquote Irpef sono scelte che sosteniamo, sapendo che una loro quantificazione non sarà inferiore ai 20 miliardi. Dove saranno individuate le risorse necessarie è la domanda che poniamo al Governo, consapevoli che attuazione del PNRR, quadro macroeconomico, rischi per la crescita prevalentemente orientati al ribasso e incertezze relative alle privatizzazioni, aumento del debito in rapporto al PIL sono punti decisivi. Per tutte queste ragioni, esprimeremo un voto di astensione sul DEF (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbia pazienza, le devo confessare che lei mi è anche molto simpatico, però sulla replica che ha fatto mi ascolti per 10 minuti, anche i colleghi di maggioranza cortesemente, poi, visto che non si può più parlare, ci vediamo fuori e mi dite cosa ne pensate.
Quattro punti chiari. Lei ha detto, signor Ministro, che il programmatico chi vuole, lo trova. Adesso, io non so se l'ha nascosto da qualche parte, ma voi avete presentato un DEF senza il programmatico e, come abbiamo detto in Commissione, per noi questo comporta due problemi. Il primo è giuridico: visto che siamo ancora in uno Stato di diritto e i nostri concittadini le leggi le devono rispettare, io non ho ancora capito perché noi non dobbiamo rispettarle. La legge di contabilità nazionale, all'articolo 10 - per gli amanti dei numeri-, comma 2, lettera e), impone al Governo di fare il programmatico, a meno che non sia un Governo dimissionario. Lei, in Commissione, ci ha detto che non è vero. Lei ha mai visto uno passare con il rosso a un semaforo, essere fotografato e dire che non è vero? Lei non ci ha spiegato perché, giuridicamente, vi sentite in dovere di non presentare un programmatico. Ma usciamo dall'aspetto giuridico e andiamo alla sostanza. Perché è sbagliato politicamente? Perché non disegnare una rotta programmatica - è vero, in presenza di un'incertezza su quale sarà esattamente il parametro deciso dagli atti secondari in Europa - significa dare il messaggio che siamo al timone di una nave che la rotta non ce l'ha. E, siccome ci sono scogli importanti su questa rotta - sarà uno dei punti seguenti -, con 18 miliardi di tasse che rischiano, il 1° gennaio, di colpire famiglie e imprese - 18 miliardi di tasse -, lei aveva il dovere di dire agli italiani cosa succederà alle loro tasche dal 1° gennaio, e non dire che chi lo vuole lo trova oppure “state tranquilli, poi ci pensiamo”, perché questo evidenzia un comportamento di uno che non sa dove sta andando.
Secondo punto. Va bene, abbiamo solo il tendenziale, ma ieri abbiamo capito che è sbagliato, perché, per la prima volta nella storia, a audizioni già iniziate, l'Istat dice: no, il numero che trovate nel DEF sul deficit dell'anno scorso è sbagliato, di 4,5 miliardi. Questo mi fa venire in mente delle cose su come voi governiate questa barca, anche nel rapporto con gli istituti di ricerca che devono guidare la nostra contabilità nazionale.
Ma veniamo al punto cruciale. Il deficit era sbagliato ancora una volta per il superbonus. Un giorno questo Parlamento farà una sessione speciale per discutere del superbonus da maggio 2020 in poi. Io, personalmente, non vedo l'ora, ma qui il punto è un altro, Ministro. Nel 2023, cioè l'anno scorso, al Governo c'eravate voi già da qualche mese e lei era, come è, Ministro dell'Economia. E, quando ha fatto il DEF l'anno scorso, un anno fa, ha detto: “sul superbonus si spenderanno 14 miliardi, quest'anno”. Oggi ci viene a dire che di miliardi ne sono stati spesi 64 nel 2023, e questa è una cosa di cui lei non può dare la colpa ad alcuno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
Sulle colpe del superbonus io non vedo l'ora di discutere, ma sul fatto che, nel 2023, voi stavate al comando di una nave che ha detto “quest'anno spendiamo 14” e adesso ci dice che spendiamo 64, l'unico responsabile è lei. Lei, fra l'altro, signor Ministro è la stessa persona che era Ministro dello Sviluppo economico durante il Governo Draghi, che appoggiavamo tutti quanti, e ho ascoltato, con molta attenzione e molta approvazione, l'espressione “l'LSD”, come era? Sussidi, debito, la “l” me la sono scordata… lassismo, bellissimo, lassismo. Mi chiedo se lei sia lo stesso Giancarlo Giorgetti che, nel Governo LSD per eccellenza, cioè il Governo “Conte 1”, faceva il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Forse l'LSD, diciamo in quel caso lei… Va bene, siamo tutti contro le sostanze psicotrope.
Terzo punto, noi lo abbiamo detto in Commissione; anche lì, colleghi, forse me lo potete spiegare voi, quest'anno la crescita del PIL dite che sarà l'1 per cento, e quest'anno abbiamo in essere 18 miliardi di tagli di tasse, cuneo contributivo, l'Irpef, il bonus mamme, il canone Rai, la maxi-deduzione per i nuovi assunti. Ci sono questi tagli di tasse, in parte li ha ereditati, in parte li avete fatti voi, e si cresce all'1 per cento. Poi dite che l'anno prossimo questi tagli di tasse non ci saranno più, quindi c'è un aumento di tasse di 18 miliardi - stiamo parlando di circa 100 euro al mese a famiglia, lo avete scritto nel DEF -, ma la crescita va all'1,2 per cento. Cioè, avete inventato una situazione in cui si aumentano le tasse di 18 miliardi e si cresce di più. Fantastico. Vi abbiamo chiesto com'è possibile, visto che, fra l'altro, quella stima di 1,2 è superiore a tutte le stime dei principali previsori nazionali e internazionali. Com'è possibile questa cosa? Come è possibile che scriviate, nel DEF, che con 100 euro di tasse in più al mese a famiglia i consumi delle famiglie cresceranno dallo 0,7 all'1,3 per cento?
Aumentate le tasse di 18 miliardi, raddoppiate i consumi delle famiglie e aumentate la crescita economica, com'è possibile? La verità è che voi non avete la più pallida idea di come fare a evitare questi aumenti di tasse, dopo che fate parte di uno schieramento che per 30 anni ci ha fatto una testa così con “meno tasse per tutti”, non essendo stato mai in grado di ridurre la pressione fiscale tutte le singole volte che, in questi 30 anni, è stato al Governo, e sono dati Istat.
Ultimo punto, quello più importante, signor Ministro, su cui spendo pochi minuti. “Il debito costa, e questo costo sottrae risorse ad altre cose più importanti, all'istruzione, alla sanità, e quindi, quando si fa debito, non lo si deve fare a cuor leggero. Quello che trovo inaccettabile è che in tutti questi anni il cosiddetto debito buono si sia in qualche modo declinato come debito a tutti costi. Il debito a tutti i costi non è buono, perché lascia un'eredità pesantissima alle prossime generazioni”. Chi è, Mario Draghi? No, Mario Draghi è per il debito buono. È qualcuno più cattivo di Draghi, è Giancarlo Giorgetti, l'altro giorno, in Commissione bilancio, ma ha ripetuto queste cose adesso. Ora, invece, vi cito un'altra persona: “Quello che fatico veramente a capire è il concetto di debito come fardello per le future generazioni. La prossima generazione non ripagherà niente dell'attuale debito per un motivo molto semplice. A fronte di questo debito, ci sono dei crediti. Non esiste il debito in sé e per sé”. Claudio Borghi, che, anche ieri, al Senato, ha detto che emettere debito è un rimettere in circolo l'economia. Potrei citare anche Bagnai, che dice le stesse cose di Borghi, ma preferisco ascoltarlo dopo, e spero che lo ascolti anche lei. Signor Ministro, Bagnai è responsabile economico della Lega, lei è vicesegretario della Lega, oltre che Ministro dell'Economia, e il suo segretario condivide Borghi e Bagnai. A che punto della storia la politica è diventata una recita tale per cui segretario e vicesegretario di un partito di Governo ci dicono queste cose, opposte, sul debito? La verità, signor Ministro, è che la politica in questo Paese è diventata una grande recita.
Anche l'anno scorso, nella NADEF, lei, vicesegretario di un partito che nasce sotto Salvini per demolire la legge Fornero, scrive che la legge Fornero ha salvato i conti di questo Paese, e a nessuno gliene frega niente, perché siamo diventati tutti attori di una recita per prendere più voti possibili. Allora, signor Ministro, lei è uno di quelli che invece, siccome credo in quello che ha detto, potrebbe aiutare a cambiare questo modo di fare politica. E il motivo per cui non possiamo non cambiare è che siete voi stessi a scrivere che, nei prossimi anni, l'Italia si salva solo se fa manovre da 10-11 miliardi di tagli ogni anno. E le farà se governate voi del centrosinistra, se governate voi del centrodestra, se governiamo noi, e le farà qualsiasi sia la promessa elettorale che facciamo per prendere quei voti. O voi vi mettete in testa che dobbiamo cambiare il modo in cui guardiamo al consenso politico in questo Paese, smettendola di prendere in giro gli italiani con queste cose qui, oppure guardate che i problemi che abbiamo davanti saranno ben superiori a trovare 18 miliardi per non far alzare le tasse, come dovete fare voi adesso. Avremo davanti il problema di un Paese che si va a schiantare, vestiti da attori di teatro, su un palcoscenico che sta crollando (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Presidente, signor Ministro, sapevamo già, quando abbiamo ricevuto il mandato da parte dei cittadini di guidare il Paese, che avremmo dovuto affrontare almeno 2 questioni, tante questioni, ma, per quello che ci occupa oggi, la questione relativa alla rivisitazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e rivedere il superbonus. Non immaginavamo, invece, che avremmo avuto l'amara sorpresa, più che di rivedere il superbonus, di doverlo fermare, non sapendo quanto danno questo avesse prodotto nella sua ancora crescente attività, perché il superbonus agisce nella nostra economia ancora oggi come un'idrovora e sembra impossibile frenare la distruzione che sta portando, nonostante i numerosi interventi che il Governo sta apportando.
Mentre, per quanto riguarda la prima questione, cioè la rivisitazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, fondamento per la crescita del nostro Paese, i più grandi investimenti e la spinta verso la transizione verde e digitale saranno possibili soprattutto per il fatto che questo Governo ha avuto il coraggio e la forza di rivisitarlo, di rivederlo e di intervenire, come fortemente ha voluto e ottenuto il Ministro Fitto. Se da una parte, infatti, posso essere a favore di una politica economica espansiva, che passi anche, prendendone spunto, dall'helicopter money, rispetto a politiche troppo restrittive, che, soprattutto nel breve periodo, risultano difficili per i cittadini, non posso e non potrò mai essere d'accordo con politiche prese sull'onda degli eventi, senza alcun criterio, e che, anzi, incentivano corruzione e malaffare. Un dato per tutti: la verifica sul superbonus ha portato, ad oggi, a circa 16 miliardi di crediti annullati e sequestrati, a vario titolo. Per non parlare poi del fatto che questa politica dei bonus a pioggia abbia inevitabilmente falsato il mercato, provocando una spirale inflazionistica che pagheremo fino al 2028. Oltre a ciò, questo Documento di economia e finanza vede la luce in un momento storico molto particolare. Infatti, se da un lato il protrarsi del conflitto russo-ucraino sta portando a un'importante riflessione sull'indipendenza energetica, dall'altro, la continua escalation delle tensioni in Medio Oriente contribuisce a influenzare la nostra economia e le vite di famiglie e imprese.
Andando nel concreto, possiamo pensare alle tensioni nel Mar Rosso e nel Canale di Suez, che stanno portando a conseguenze nelle spedizioni che si traducono in ritardi sia per le esportazioni che per le importazioni, provocando così perdite per le imprese e per il nostro erario.
In questo contesto geopolitico, a fronte delle politiche ereditate, questo Governo ha deciso di muoversi con prudenza e serietà, avendo come unico obiettivo quello di voler tutelare i cittadini e le imprese. Questa prudenza e questa serietà le ritroviamo tutte in questo Documento di economia e finanza che ci accingiamo a votare.
Questo è un Documento di transizione, che va verso gli obiettivi della nuova governance europea, ossia la riduzione del rapporto debito-PIL degli Stati membri verso livelli prudenti, attraverso la fissazione di obiettivi pluriennali della spesa primaria netta, specifici in ciascun Paese. Al contempo, mira a rafforzare la crescita economica, promuovendo le riforme e gli investimenti necessari ad affrontare le vulnerabilità specifiche di ciascun Paese.
Ieri, il Parlamento europeo ha votato il Patto di stabilità e crescita, una misura che ha visto compattamente astenersi le forze di centrodestra. Ritengo che, se, da una parte, gli effetti reali di questo nuovo Patto saranno riscontrabili nel tempo, dall'altra parte, vada perseguito il lavoro, già portato avanti dal Ministro Giorgetti, di una revisione che aiuti realmente tutti gli Stati membri e sia più flessibile, ma questo è un compito che spetterà alla nuova Commissione.
La nuova governance prevede che, entro il 20 settembre, dovremo presentare il primo Piano strutturale di bilancio di medio termine, che ci viene richiesto dalla riforma, che conterrà un programma di riforme strutturali e investimenti pubblici e dovrà delineare la traiettoria della spesa primaria netta. Il testo che esaminiamo oggi è un documento sintetico - lo ripeto, prudente - e che tiene conto di questa nuova transizione: una fase che inevitabilmente avrà bisogno di un assestamento, ma che non può vederci impreparati a questo appuntamento. E questo il Ministro lo ha chiarito più volte durante l'audizione in Commissione bilancio, sottolineando come, nella redazione di questo Documento, si sia prestata attenzione con lungimiranza a una correzione strutturale del deficit imposta da un'eventuale procedura di infrazione. Nello specifico, la correzione prevista è dello 0,5 per cento e, all'interno del Documento, sono contenuti i margini per lo 0,7 per cento.
Il Ministro ha anche ricordato che questo Governo ha predisposto una serie di meccanismi di monitoraggio dell'andamento dei conti ed è pronto ad adottare misure per un ridimensionamento dei valori in grado di migliorare il rapporto debito-PIL, riducendolo già nel breve periodo.
La riprova che questo Governo stia lavorando bene, attuando delle politiche corrette, non la dà la politica, ma ce lo dimostrano i dati, che evidenziano come nell'area euro l'espansione del PIL italiano si confermi superiore rispetto agli Stati membri, notando anche un calo dell'inflazione.
Il buon lavoro di questo Governo si dimostra anche attraverso l'attenzione al mondo del lavoro, dopo aver tagliato il reddito di cittadinanza, evidenziando una riduzione di un terzo rispetto all'anno precedente dei sussidi salariali e, contestualmente, una crescita costante del tasso di occupazione. E ancora, sta lavorando affinché il dispendio dovuto al superbonus non influisca negativamente sul taglio contributivo e sulle politiche a sostegno delle famiglie.
Tutti questi elementi, ovviamente, vanno affiancati alle politiche di crescita e di sostegno sempre per cittadini ed imprese, che sono il vero motore della nostra economia. Non ci deve, però, sfuggire il monito del Fondo monetario internazionale, che evidenzia come nel nostro Paese vi siano pressioni di spesa associata all'invecchiamento della popolazione. Dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre lo scenario geopolitico e oltre le crisi, ed attuare quanto più possibile politiche coraggiose che aumentino la fiducia nei cittadini, garantendo loro che un futuro solido in Italia è possibile. Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Signor Presidente, il Ministro Giorgetti sostiene che le tensioni geopolitiche e i rischi elevati per le prospettive di crescita di medio periodo rendano praticamente impossibile ogni esercizio di previsione. Ministro, la verità è che nessun Governo che non stesse per rassegnare le dimissioni, si è mai sognato di presentare un DEF in bianco come questo.
Ieri, in Europa, l'hanno sfiduciata. Lei scherzando dice “magari” e, poi, aggiunge “sono stanco”. Devo dire che noi siamo preoccupati. Siamo preoccupati perché la abbiamo sentita stanco, ma siamo molto più preoccupati per il Paese.
Lei ci dice che non si può definire alcun obiettivo prima di conoscere l'impatto definitivo sui conti pubblici del superbonus. Io non so quanti altri anni voleva stare al Governo per capire qualcosa di questa vicenda. E lo dico: salvate il soldato Mazzotta, il suo ragioniere di Stato. A un certo punto, ci dovrà dare dei dati e lo dovrà mettere nero su bianco su un documento: una macchina infernale, un mostro che si è mangiato tutto, soprattutto gli aumenti della spesa sanitaria. Ma ci faccia il piacere! Come se qualcuno, in questo Governo, avesse mai avuto intenzione di aumentare e non tagliare la spesa sanitaria pubblica.
Il Ministro sostiene che non ha senso programmare senza il completamento della procedura di approvazione della governance europea. La verità, Ministro - e lei, oggi, l'ha taciuta - è che il voto europeo è alle porte e sarebbe spiacevole dire all'elettorato che certi sgravi fiscali non si programmeranno più o che si manterranno riducendo servizi e welfare.
Sempre lei sostiene che, sebbene non preveda lo scenario programmatico e fornisca la stima degli oneri connessi alle politiche invariate, dovrebbe rassicurare sul rinnovo delle misure attualmente in vigore. Poi, subito dopo averlo detto, sostiene che, però, i valori riportati in merito sono puramente indicativi, perché una vera valutazione si potrà fare solo nell'ambito del quadro programmatico, quello che doveva essere contenuto nel DEF, per intenderci, un Documento che presentate alle Camere privo di dettagli indispensabili per delineare la traiettoria di finanza pubblica. Solo il quadro tendenziale, la previsione degli effetti sul bilancio, politiche pubbliche invariate. Ogni definizione degli obiettivi programmatici è rinviata alla presentazione del nuovo Piano strutturale nazionale di bilancio a medio termine. Insomma, un bluff, una presa in giro.
La verità è che, in questo Paese, di programmazione economica e finanziaria per il prossimo triennio non ce ne sarà mezza. Ma la prossima legge di bilancio parte già con un fardello di almeno 23 miliardi, e lei lo sa bene: oltre 12-13 miliardi della correzione imposta dal nuovo Patto di stabilità, che lei ha voluto, perché non tutti i gruppi hanno votato a favore, ma soprattutto non tutti la sostengono e l'hanno sostenuta; vanno aggiunti gli altri miliardi, almeno 10, del taglio del cuneo sul costo del lavoro.
Il Ministro Giorgetti, che sostiene tante cose, tante tesi e illusioni, semplicemente non sa dove trovare le risorse e soprattutto non sa come mettere a regime il taglio del cuneo fiscale finanziato fino ad oggi con il disavanzo. Già! Cosa che non potrete più fare.
E se il taglio del cuneo non fosse rinnovato, 17 milioni di lavoratori con redditi fino ai 35.000 euro perderebbero tantissimi soldi in busta paga. Altro che rinunce! Lo hanno detto le forze sindacali: è un Documento reticente, senza indicazioni programmatiche e senza alcun impegno verso quei milioni di lavoratori dipendenti che l'inflazione continuerà a colpire.
Il vostro pseudo DEF elimina dal calcolo del deficit e del debito l'impatto di queste misure: sono 20-25 miliardi di euro, quasi un punto in più di deficit e debito. Se dite di voler confermare le misure una tantum, da dove arriveranno queste risorse?
Ma ripeto, quando si dichiara di volere, allo stesso tempo, anche mantenere nel 2025 gli sgravi fiscali, bisogna dire come. La verità è che, per rispettare il quadro tendenziale dell'indebitamento, dovrete adottare misure compensative impopolari, maggiori entrate e minori spese. Difficile dirlo in campagna elettorale.
Presidente, dopo tante promesse di questa destra, rimarranno solo le chiacchere e i conti da pagare sulle spalle dei cittadini, dei ceti medi e popolari, perché questo documento fake non arriva da solo, segue le vostre imprese su flat tax e condoni, segue la riduzione del numero delle aliquote Irpef con il decreto, senza un allargamento degli scaglioni in una più alta aliquota marginale o un innalzamento di quest'ultima. L'effetto è stato evidente: favorire ancora i redditi più alti.
D'altra parte, avete fatto cassa sul reddito di cittadinanza e sulle pensioni, perché l'onere del prelievo è soprattutto sulle classi medie, in quanto gli unici che dall'Irpef non possono fuggire sono i lavoratori dipendenti, e lei lo sa bene, e sono i pensionati, ossia l'83 per cento di tutti i contribuenti.
Nel corso degli anni, una sartoria tributaria ha sottratto numerose categorie di contribuenti alla progressività e anche al prelievo dell'Irpef regionale e comunale, che è l'imposta di maggior peso del nostro ordinamento, l'unica a cui è affidato il compito di realizzare il principio costituzionale della progressività. La vostra delega fiscale ha confermato e allargato la frammentazione e la cedolarizzazione della tassazione dei redditi.
Mentre nell'Unione europea 22 Paesi su 27 hanno stabilito un salario minimo mensile, voi avete liquidato la proposta delle opposizioni. Non siete stati capaci di agire in maniera seria in materia di salari, di appalti, di contratti e di sicurezza sul lavoro. Il DEF è solo lo specchio di tutto questo. Sul fronte del rinnovo dei contratti pubblici non prevede alcun aumento delle risorse per fronteggiare la perdita di potere d'acquisto degli stipendi. Quindi, “no” al salario minimo, ma nessuna risorsa per i rinnovi.
Sulla previdenza, nonostante i proclami elettorali neanche come ipotesi viene previsto il superamento della legge Fornero. Dove siete finiti? Il Documento non prevede la proroga di Quota 103, di Opzione donna e di Ape sociale, misure già limitate con l'ultima legge di bilancio. Non prevede assunzioni negli ispettorati adeguate al bisogno e alle stragi sul lavoro. Sul capitolo sanità le proiezioni si connotano con il requisito della prudenza, ovvero con una leggera revisione al ribasso e non c'è alcun cambio di rotta.
Poi, non ci sono impegni per garantire un'educazione di qualità a partire dalla prima infanzia, né per contrastare la dispersione scolastica, per rispondere al disagio abitativo degli studenti universitari e per far fronte alla carenza degli insegnanti.
Inoltre, non ci sono impegni per il contrasto alla crisi climatica, per attuare il Piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici, per sostenere le famiglie fragili e le imprese nella riconversione tramite un fondo sociale per il clima. Dichiarate di voler perseguire la transizione energetica con l'abbandono delle fonti fossili mentre continuate a mettere al centro fonti energetiche climalteranti, trivellazioni e rigassificatori. Volete fare di questo Paese un grande hub del gas e volete farlo sulle spalle di tantissimi milioni di migranti climatici, gli stessi che volete, però, tenere lì, facendo cosa? Facendo accordi sciagurati con dei tiranni. Non parlo poi del famigerato Piano Mattei, che vuole fare tutto questo.
Invece, il DEF individua ancora tra le opere strategiche il ponte sullo Stretto di Messina, definito non più rinviabile per l'Italia e per l'Europa nel suo complesso. “Il ponte”, si legge, “sarebbe un vero e proprio simbolo della mobilità del futuro”. Dunque, 13,5 miliardi di euro e più di 1,1 miliardi per le opere complementari e di ottimizzazione delle connessioni ferroviarie, risorse che potrebbero essere utilizzate per il superamento del ritardo infrastrutturale del Mezzogiorno.
Il Documento si occupa anche della riforma organica del codice della strada, soprattutto per limitare la circolazione dei dispositivi di micromobilità elettrica, mentre nulla prevede per lo sviluppo delle ciclovie nazionali, come nulla viene detto e programmato per favorire i trasporti da e per le isole, per garantire finalmente a tutti il diritto alla mobilità.
Ancora una volta siamo di fronte alla volontà di non dare risposte alla crisi sociale, agli effetti della crisi pandemica, alla crisi climatica e ambientale. Siamo di fronte alla volontà di non fermare l'escalation bellica, ritoccando, per esempio, le spese militari. Siamo di fronte alla volontà di non generalizzare sviluppo, né giustizia sociale partendo da un fisco giusto.
Sapete già come la pensiamo e quello che abbiamo scritto nella nostra risoluzione: imposta ordinaria sostitutiva unica e progressiva sui grandi patrimoni; ulteriori aliquote per gli scaglioni di reddito che superano i 100.000 euro l'anno; armonizzazione dei regimi di tassazione del risparmio; contrasto alle condotte speculative; divieto per il futuro di qualsiasi accordo di vantaggio fiscale preventivo tra fisco e imprese multinazionali; livello minimo di imposizione fiscale effettiva della global minimum tax (ho finito, Presidente). Senza lotta all'evasione, ai paradisi fiscali e alle isole del tesoro, senza toccare la ricchezza gli extraprofitti, le rendite e le risorse non compariranno mai. Chiedere poco a chi ha poco, tanto a chi ha tanto, nulla a chi ha nulla; questo è il senso della nostra proposta di sana e robusta costituzione. È divisiva? A quanto pare sì, come la Liberazione e il 25 aprile che quella Costituzione hanno partorito (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), fatti che dividono l'Italia repubblicana dal regime fascista, la democrazia dalla dittatura, la libertà dall'olio di ricino, dai manganelli, dalle fucilazioni e dai campi di sterminio. Insomma, il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista. È grazie alle nostre nonne, ai nostri patrioti ai lavoratori, alle lavoratrici…
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO GRIMALDI (AVS). …e ai partigiani che siamo liberi e che possiamo dire che la nostra Patria è libera e indipendente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, Ministri, colleghe e colleghi, ci troviamo a dibattere e a dare il nostro voto al DEF per il 2024. Le confessiamo, Ministro, che abbiamo assunto il compito di arrivare a questo voto con quell'atteggiamento che riteniamo doveroso, a prescindere dal fatto di essere maggioranza o opposizione, cioè di valutare questo Documento come uno dei pilastri fondamentali della responsabilità che insieme condividiamo, di rappresentare il Paese nella sua interezza e, quindi, il bene e l'interesse del Paese, il bene e l'interesse delle italiane e degli italiani.
Quindi, riteniamo che questo Documento, in quanto Documento che deve dare nella concretezza e nella nettezza dei numeri quell'afflato di visione e di indirizzo programmatico per il Paese, debba essere un Documento che meriti consapevole condivisione, che meriti una valutazione e un dibattito che possano portare anche a quello spirito di unità e di gioco di squadra che più volte abbiamo richiamato come l'elemento necessario per arrivare a uno sviluppo del nostro Paese. Questo a maggior ragione oggi, il giorno dopo, tra l'altro, di quel voto, che è già stato richiamato, sul Patto di stabilità europeo, che anche noi riteniamo non essere all'altezza delle sfide dell'Europa e, quindi, anche degli interessi dell'Italia che solo in un'Europa forte, coesa e competitiva possono essere realizzati.
Dunque, ci sarebbe bisogno di un Paese unito su questi temi, che dia forza al Governo anche rispetto al ruolo che l'Italia deve svolgere in Europa. Noi abbiamo cercato tutto questo in questo Documento e, ci spiace dirlo, non l'abbiamo trovato. Non abbiamo trovato quegli elementi che ci potessero portare a un ragionamento strutturale e anche di condivisione di una responsabilità costruttiva, perché questo Documento dipinge una situazione che mi permetto di definire, diversamente da lei, Ministro, non realistica. È, in qualche modo, una speranza che le cose vadano meglio di come tutti gli altri ci dicono che andranno, ma manca completamente - è già stato richiamato - di quei dati programmatici che ci dicano qual è la sostenibilità del percorso che l'Italia vuole intraprendere. Non so se noi abbiamo cercato abbastanza, ma non li abbiamo trovati e, siccome penso che il tempo della caccia alle uova di Pasqua sia finito, penso che dire che gli elementi programmatici ci sono per chi li sa cercare non sia all'altezza anche della capacità sua personale e della struttura del Ministero di cui lei è guida. Non è realistico perché - e forse io mi ero abituata ad altri stili - i dati sulla crescita e sul deficit che il Governo scrive in questo Documento sono smentiti, invece, dalle previsioni di tutti gli altri istituti. Io non dico che si debba utilizzare la sobrietà di un Governo come quello Draghi, che faceva stime realistiche, ma prudenziali ed era sempre stato smentito dalla realtà in rialzo. Qui siamo al caso in cui il Governo scrive e, mentre scrive, viene smentito al ribasso dalla realtà e anche da istituti governativi come l'Istat. Infatti, mentre questo Documento era in discussione, in Commissione ci veniva detto che il 4,3 per cento del deficit sul PIL del DEF 2023, corretto al 5,3 dalla NADEF di settembre e scritto in questo DEF al 7,2 per il 2023, in realtà era certificato, in quelle ore, dall'Istat al 7,4. Allora, questo ci dice che c'è qualcosa che è sconnesso all'interno di questo Documento, così come ci sono dati incontrovertibili, perché quando la Presidente Meloni dice che abbiamo raggiunto il massimo della spesa storica per la sanità a 134,7 miliardi e il DEF scrive che ne abbiamo spesi, per il 2023, 131,1, vuol dire che di fatto abbiamo speso meno 3,6 miliardi di quel massimo, che in realtà massimo non è, perché è addirittura inferiore a quello dell'anno prima.
Era dal 2016 che non abbiamo avuto un calo in valori assoluti del finanziamento alla sanità, che non l'opposizione ma la Corte dei conti ha certificato essere del tutto inadeguato per la sostenibilità del nostro sistema Paese. Allora, non si può tacere che, certo, ci sono macroscopiche evidenze, ma una grande è che, nell'assenza del dato programmatico, c'è un grande punto di domanda su quello che sarà il taglio del cuneo fiscale, l'accorpamento delle aliquote IRPEF. Noi avevamo detto che fare il taglio delle tasse in deficit e in modo non strutturale apre grandi problematicità e queste stanno emergendo tutte. Allora, la questione è: o non avremo il taglio del cuneo, l'accorpamento IRPEF e gli altri tagli e ciò vuol dire - è già stato detto - che dobbiamo aumentare le tasse di 18 miliardi o poco meno, a seconda di quello che si vuol fare; oppure si confermeranno, com'è stato detto verbalmente dal Ministro anche in Commissione, ma sul DEF c'è scritto che i soldi non ci sono. Quindi, delle due l'una, il dato è che quello che c'è scritto, sicuramente, non è sostenibile, né per i conti pubblici, né per le famiglie italiane.
Non pensiamo di scaricare su questo Governo l'eredità di scelte scellerate, sono d'accordo, come il proseguire sul tema del superbonus, però, per onore di coscienza, quando eravamo insieme nel Governo Draghi, dobbiamo dire che tutti i Ministri che rappresentavano forze politiche in quest'Aula sono stati smentiti dalle forze politiche in Parlamento che hanno ritrattato quella decisione all'interno del Governo di porre fine al superbonus (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). E il primo Ministro è stato il suo segretario, quando il 15 febbraio del 2022 l'ha sconfessata, perché lei è stata uno dei primi a uscire contro il proseguimento del superbonus e l'attuale Ministro Salvini diceva che Giorgetti ha ragione a dire che non è certo l'unica cosa, ma per noi il superbonus è fondamentale e dobbiamo andare avanti. Da lì, sono seguite tutte le altre forze politiche, tutte, compresa la forza politica che allora era all'opposizione della Presidente Meloni. Allora certo che è stato un errore, smettiamo di giocare a chi ha fatto di più o per primo e ci assumiamo la responsabilità di porre fine, definitivamente, a questo modo di usare i soldi delle future generazioni in modo scellerato e inconsapevole.
Se è così, Ministro, non ci venga a raccontare che voi volete investire in natalità e maternità perché, se lo avete fatto, avete fatto male e avete speso, buttato via 900.000.000 per dare un contributo a donne che hanno un secondo figlio, lavoratrici dipendenti con contratto a tempo indeterminato, che sono tra le più tutelate, dimenticandovi completamente di tutte le altre. E non ci dite che la più grande riforma fiscale attesa dal nostro Paese, dopo che lei col Governo Draghi ha tagliato 8 miliardi di tasse strutturali, è quella “fino a 80 o 100 euro nella prossima tredicesima”, ma solo se hai almeno un figlio. Aumenti l'assegno unico, metta mano ai decreti che già stiamo aspettando sul Family Act, faccia qualcosa ma non venda fuffa in questo modo. Non è degno della sua intelligenza e delle sue capacità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e del deputato Marattin). Se questo Governo dismette la retorica della campagna elettorale a tutti i costi e nello stesso tempo porta avanti un'azione di rigore, noi ci siamo, perché nel vuoto tra un presunto rigore, che noi leggiamo nelle carte, ma che non trova corrispondenza nell'azione del Governo, e gli annunci roboanti e vuoti di chi dice che nel nostro Paese possiamo fare - mi dispiace ricordarlo - l'autonomia differenziata, perché tanto finanzieremo tutti i LEP e nel documento che oggi verrà approvato non c'è un euro per finanziare i LEP, c'è tutta la presa in giro di una politica che guarda al Paese e fa credere agli italiani e alle italiane che tutto si può dire, perché tanto nulla accade. Noi a questo modo di fare politica questa volta non ci stiamo ed è per questo che, con convinzione anche se con grande rammarico, voteremo contro il Documento di economia e di finanza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e del deputato Marattin).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente Rampelli. Ministro Giorgetti, Sottosegretario Albano, cari colleghi, nella relazione del Ministro Giorgetti vi sono tre aspetti molto chiari, inconfutabili, che non possono essere attaccati, cari colleghi dell'opposizione. Primo, questa è una maggioranza solida nel Paese, lo dimostrano le elezioni che dall'anno scorso si susseguono nelle regioni e nei territori. Secondo, questo Governo ha e sempre avrà la fiducia totale del Parlamento, di Camera e di Senato, ma soprattutto, per quanto riguarda l'aspetto economico, ha la fiducia dei mercati finanziari che mai e poi mai ha avuto nel corso degli ultimi trent'anni. Questo è dimostrato sia dalla performance della Borsa italiana, ma soprattutto da quanto gli investitori istituzionali credono nel debito pubblico italiano. Questo è sicuramente merito di questo Governo e, in modo particolare, del Ministro Giorgetti che ha operato con tenacia, tenendo fermi i conti, e con l'autorevolezza che ha mostrato nelle discussioni europee e mostra oggi nel rispetto del quadro politico internazionale. Se il DEF presenta una struttura più sintetica e snella rispetto alle precedenti, la riforma della governance economica europea prevede che questo nuovo piano, che sostituirà quindi il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma, dovrà definire in qualche modo un programma di riforme strutturali, di investimenti pubblici e una traiettoria di spesa primaria netta che assicuri una riduzione del rapporto debito-PIL e un disavanzo nominale delle amministrazioni pubbliche al di sotto del 3 per cento del PIL.
Devo dire, anche con riferimento al nostro segretario nazionale Antonio Tajani, a proposito del voto di ieri in sede di Parlamento europeo, noi non abbiamo votato contro, ma ci siamo astenuti perché abbiamo voluto che questo Patto fosse approvato, mandando altresì un chiaro segnale a Bruxelles: noi questo Patto lo dobbiamo in qualche modo migliorare e sicuramente il suo impegno, nello scendere in campo nelle elezioni europee per far diventare Forza Italia un partito importante dal punto di vista elettorale, con un peso sempre più forte a livello europeo nel Partito popolare, è l'indicazione chiara che, attraverso le elezioni, noi vorremmo incidere nella nuova Commissione e nel nuovo Parlamento europeo in quella che dovrà essere la modifica del Patto di stabilità. Quindi, per quanto riguarda l'aggregato composto dalla spesa di tutte le amministrazioni pubbliche, al netto anche degli interessi delle entrate discrezionali e delle spese relative nei programmi dell'Unione interamente coperte dai trasferimenti provenienti dall'Unione stessa, abbiamo visto che comunque ci sono netti quadri di miglioramento. In base alle nuove regole, dobbiamo anche riconoscere che questo regime dovrà in qualche modo prevedere anche tempi diversi, una presentazione entro il 30 aprile di ciascun anno e per l'anno in corso invece sarà applicato un regime transitorio che prevede proprio la presentazione del Piano strutturale di bilancio nel medio periodo alla Commissione europea entro il prossimo 20 settembre.
Passando al quadro macroeconomico italiano esposto nel DEF 2024, nel corso dello scorso anno abbiamo visto come l'economia italiana abbia dimostrato una resilienza superiore alle attese, nonostante uno scenario connotato da instabilità politica, elevata inflazione e da un ciclo restrittivo di politica monetaria, registrando - questo, cari colleghi, non è un'opinione, ma la matematica è un dato certo - un incremento del PIL dello 0,9, dimostrando come l'Italia, per la prima volta, è la locomotiva europea nel miglioramento del quadro.
Lo scenario a legislazione vigente riflette anche un quadro macroeconomico ancora condizionato dall'incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche in atto, ma orientato verso una fase di rafforzamento della crescita. Nel complesso, si confermano la capacità di ripresa dell'economia italiana e della sua domanda interna, il comportamento favorevole del mercato del lavoro e l'incremento degli investimenti, tenuto conto anche dello stimolo fornito dal PNRR.
Proprio secondo le previsioni del DEF, l'espansione del PIL sarà guidata, in particolare, dall'aumento della domanda interna dovuto a un graduale recupero del reddito reale delle famiglie e dall'incremento degli investimenti connessi al PNRR, entrambi naturalmente sostenuti dalla riduzione dell'inflazione e da un allentamento graduale delle condizioni monetarie e del costo del credito. Anche su questo Forza Italia, ancora una volta, è da mesi che sta battagliando a livello europeo per portare la Banca centrale a diminuire i tassi e finalmente uno spiraglio si sta vedendo e questo sicuramente sarà un ulteriore contributo che noi daremo alle nostre famiglie.
Su questo il Governo - cari colleghi, non dobbiamo dimenticarlo - ha risposto: noi avevamo un'inflazione prevista all'8,7 e oggi siamo al 5,7, e 3 punti sono tanti. E nel quadro macroeconomico tendenziale, il tasso d'inflazione, stimato all'1,1 per cento nel 2024, è significativamente inferiore rispetto al 2,5 per cento che avevamo previsto nella NADEF dell'anno scorso.
Ma durante questo periodo di previsione 2024-2027 la maggiore spesa delle famiglie sarà proprio sostenuta anche dal buon andamento del mercato del lavoro, dal rinnovo dei contratti salariali, dalla corresponsione degli arretrati del pubblico impiego. Anche qui: 5 miliardi, cari colleghi, che abbiamo messo in manovra economica per dare quelle risposte che il comparto pubblico si aspettava da tanto tempo.
Anche sull'occupazione nel quadriennio è atteso un aumento, portando il numero di occupati a 24,4 milioni a fine 2027 dai 23,6 previsti. E, come è stato detto molto bene anche dalla collega Tenerini, in modo particolare abbiamo dato una grossa svolta sull'occupazione femminile e giovanile.
Nel periodo 2024-2027, grazie al PNRR che ha offerto una grande possibilità, sono previsti investimenti anche per dare un input allo sviluppo dei territori e rispondere alle richieste che arrivano proprio da regioni, comuni e province; e, anche attraverso il decreto che abbiamo approvato proprio la scorsa settimana sul PNRR, si danno quelle risposte, quelle progettualità e quegli strumenti oggi indispensabili per il rilancio del Paese.
E in valore assoluto il deficit, tanto richiamato e blasonato in questa mattinata, è stato pari a 149,5 miliardi, inferiore di 18,5 rispetto al consuntivo dell'anno precedente: questi sono numeri, non opinioni. Al netto poi dell'impatto sui conti pubblici causato dall'ulteriore aumento dei costi legati al superbonus, le tendenze delle principali grandezze macroeconomiche e di finanza pubblica sono ampiamente in linea con gli andamenti programmatici previsti lo scorso settembre nella Nota di aggiornamento al DEF.
Proprio in vista della stesura del futuro Piano, il Governo effettuerà sin da ora - come ha anche detto molto bene il Ministro Giorgetti - un coinvolgimento del Parlamento. Diciamocelo chiaro: avendo fatto parte - come alcuni di voi - della precedente legislatura, io non ho mai visto un Governo come quello attuale, che anche all'interno delle Commissioni rende partecipe il Parlamento, non solo nell'approfondimento ma in un coinvolgimento totale di stesura, di proposta e di accoglimento degli emendamenti e delle richieste che arrivano dal Parlamento stesso.
A tal fine, sicuramente - come ha detto molto bene il Ministro Giorgetti - l'azione di verifica dei crediti fiscali derivanti dal superbonus ha già portato finora a circa 16 miliardi di crediti annullati, sequestrati a vario titolo. Ma questo ci deve far riflettere sul fatto che quella scelta - che noi come Forza Italia abbiamo sempre sostenuto, ma che abbiamo sempre criticato per come veniva impostata - si è dimostrata utile, ma in qualche modo non corretta per quello che abbiamo riscontrato nei numeri.
Il superbonus - come ho detto - se, da un lato, è stato una misura che ha aiutato la ripresa del settore edilizio, dall'altro, non ha comportato alcun controllo sui crediti fiscali vantati o dichiarati tali. Questo Governo ha voluto farlo - e l'ha fatto bene - e i risultati lo dimostrano in maniera molto chiara.
All'interno poi del Piano sarà data priorità anche agli obiettivi di miglioramento dell'equità sociale, di ripresa demografica del Paese e, in tal senso, è importante la continuità delle politiche a sostegno della natalità e delle famiglie, tema fortemente voluto dal centrodestra e da Forza Italia; sono temi anche contro l'agenda politica degli ultimi anni, proposti al fine proprio di renderli strutturali e strategici nella programmazione degli interventi per contrastare il calo demografico.
Come è stato detto, è importante anche la volontà di continuare a mantenere l'abbattimento del cuneo fiscale e - se mi permette, Ministro Giorgetti - anche i fringe benefit perché abbiamo visto quanto sono stati utili per quelle aziende che li hanno voluti erogare ai propri dipendenti e quanto sono stati apprezzati dai dipendenti, proprio perché hanno dato un contributo importante e significativo nel rilancio del lavoro e anche nella possibilità di avere qualche fondo in più in busta paga.
Presidente Rampelli, concludo dicendo che il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questa risoluzione di maggioranza sul Documento di economia e finanza 2024 che, alla luce delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica aggiornate, impegna il Governo a continuare a fornire sostegno all'economia e agli investimenti, a migliorare la competitività del nostro Paese, a contrastare l'inflazione, a tutelare il potere di acquisto delle famiglie, a contenere il costo del lavoro delle imprese, naturalmente adottando nello stesso tempo una politica di bilancio e fiscale orientata ai principi di prudenza, al fine di assicurare sia il rientro del deficit al di sotto della soglia del 3 per cento già prevista nel 2026, sia un percorso di riduzione duraturo del rapporto debito-PIL. Infatti, questo Governo di centrodestra non vuole solo vincere le elezioni, ma vuole in qualche modo governare e farsi garante di un futuro migliore per l'intera Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianmauro Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie Presidente, Governo, colleghe e colleghi. Ministro, lei ha avuto il pregio o il difetto di avermi fatto buttare il discorso che avevo scritto per la seconda volta; la prima volta è accaduto al Senato, quando parlò il leader di Italia Viva e adesso è successo con lei. Non so se sia un pregio o un difetto - veda lei - ma ha detto alcune cose a cui non posso non replicare.
Ha detto che si tratta di un provvedimento “realistico”: certo è realistico perché c'è solo il riferimento al “tendenziale” - ma il riferimento al “tendenziale” è quasi inutile - e ha detto che l'attesa è meglio dell'incertezza, ma forse ha preso queste parole da una pubblicità. Il problema è che l'attesa non è meglio dell'incertezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): le persone, i cittadini italiani, hanno necessità di sapere cosa succede, i piani vanno fatti e poi vanno rivisti. Lei, quando esce dal porto su una barca, decide in che direzione andare; poi cambierà la rotta strada facendo, ma non rimane fermo lì a farsi cullare dalle onde; una rotta la deve avere e non si può dire che non si presenta una rotta semplicemente perché l'ha chiesto la Commissione europea.
Poi, ha parlato chiaramente del superbonus - stavolta ci ha messo poco a rientrare con la parola - e ha detto che è colpa anche del superbonus se ci sono limitazioni nella sanità. Ma ricordiamoci che voi avevate previsto quello che noi chiedevamo da secoli, cioè la tassa sugli extra profitti bancari, che poi, dopo una telefonata, avete tolto e avete poi rimesso a favore della patrimonializzazione delle banche per dare il credito; patrimonializzazione di cui sinceramente non c'era tanto bisogno, visto che alcune banche italiane sono al top in Europa ed è stato certificato che negli ultimi 12 mesi c'è stata una riduzione del 2,5 per cento; quindi, questo credito non c'è stato.
Difficoltà a contabilizzare il costo? È stato detto prima da un collega che avete fatto una valutazione di 14 miliardi, ma ne avete avuti 64; e l'avete fatto voi - sono 19 mesi che siete al Governo, Ministro - non potete dare responsabilità ad altri, c'è una vostra responsabilità nella valutazione.
Ma la responsabilità maggiore in questo ambito risale a quando, a febbraio del 2023, vi siete inventati il decreto-legge n. 11, quello che ha dato la prima mazzata al superbonus e creato una corsa nell'ambito degli operatori, tant'è vero che i crediti del superbonus sono passati dai 119 circa ai 220 di adesso. Peccato che all'inizio quei crediti del superbonus erano considerati non-payable e, quindi, andavano ad impattare solo sulla parte effettivamente compensata mentre l'Agenzia delle entrate ha stabilito che, al 4 aprile 2024, di quei 220 miliardi solo 40 sono stati compensati, quindi non si può dare ancora la colpa al superbonus.
Avete parlato del fatto che il Governo ha una grande grande fiducia anche per i risultati elettorali. Giusto un inciso: ricordo che voi siete qui al Governo con il 24 per cento dei voti utili degli italiani, perché l'altro 76 per cento o non ha votato per voi o non ha proprio votato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siete qui per una legge elettorale - diciamolo chiaramente -, è una questione di legge elettorale non di maggioranza in Italia.
E poi sul Patto di stabilità ha detto che è un compromesso e ha citato due acronimi: l'LSD lo lascio perdere, ma poi ha citato il SIL: sacrificio, investimento e lavoro, giustissimo. Il problema è il sacrificio, che stanno facendo tutti i cittadini perché non avete risolto i problemi dell'inflazione; per esempio, quello non l'avete proprio toccato ed entrerò nel merito dopo.
Sugli investimenti poco e nulla: nella scorsa legge di bilancio, quanto agli investimenti, avete messo solo garanzie. E sul lavoro cosa avete fatto? Addirittura nel DEF 2023 avete scritto che spingete per la moderazione salariale - l'avete scritto nel DEF, non ce lo siamo inventati - e avete svuotato un disegno di legge delle opposizioni sul salario minimo; l'avete reso legge delega al Governo per metterlo in un cassetto perché non avete avuto il coraggio, come Governo e come maggioranza, di dire agli italiani che non volete il salario minimo e, quindi, non volete tutelare quei cittadini sottopagati in Italia, questa è la realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questo è un DEF fantasma, avete fatto un DEF al buio, perché la parte programmatica, che non c'è, è proprio quella che dovrebbe essere più importante. Perché non l'avete fatta? Non l'avete fatta perché non avete il coraggio, visto che fra due mesi si andrà alle elezioni, di dire agli italiani a cosa si andrà incontro, perché non siete riusciti a nascondere tutto, perché nel DEF avete scritto - tavola III.4, a pagina 72, così siamo chiari - che andando a prendere le misure che avete messo nella scorsa legge di bilancio del 2024, che chiaramente avete finanziato solo per il 2024, dovremo andare a rimettere delle risorse. Quindi, se andiamo a prendere solamente il taglio del cuneo fiscale e le aliquote IRPEF già là andiamo ad impegnare circa 14 miliardi, se ci andiamo a mettere, poi, l'allontanamento dalla plastica o la sugar tax, gli interventi sulle pensioni, le decontribuzioni, il canone Rai e così via, arriviamo a circa 20 miliardi di euro, che voi non sapete dove andare a prendere e non volete dire agli italiani che dovrete mettere nuove tasse e/o andare a tagliare i servizi. Questa è la realtà del perché non c'è un programmatico, signor Ministro; l'hanno detto in tanti, ma è bene ribadirlo, perché altrimenti gli italiani non si renderanno conto di ciò che avete deciso di fare con questo DEF.
La cosa più preoccupante, signor Ministro, è venuta fuori nelle audizioni dei giorni scorsi, mi riferisco alla decretazione del crollo della crescita del PIL. L'hanno detto praticamente tutti, Banca d'Italia, Ufficio parlamentare di bilancio, Corte dei conti. Addirittura, Bankitalia ha sancito uno striminzito 0,6 per cento. Voi avete messo un 1 per cento in questo DEF che, perlomeno, è lontano da quel velleitario 1,2 per cento che avevate messo nella NADEF, che non stava né in cielo né in terra, visto che tutti i principali previsori oscillavano fra lo 0,6 e lo 0,8 per cento. Avete messo un 1 per cento che, tra l'altro, lo ricordo, in buona parte dovrà essere portato avanti e raggiunto solo se viene considerato il PNRR; PNRR che voi avete spostato in avanti, ridotto e spostato in avanti al 2025 e al 2026.
Quindi, di fatto, il ritmo di questa crescita è crollato, non solo è crollato e abbiamo il problema, che abbiamo detto prima, del taglio, ai sensi del decreto-legge n. 11 del 2023, sul superbonus -, ma abbiamo anche la questione della contabilizzazione, signor Ministro, perché, quando è nato il superbonus, i crediti erano non-payable; poi, anche lei è intervenuto e ha ribadito, come è stato anche detto in quest'Aula, l'ha detto chiaro e tondo, che devono essere considerati una possibilità e non un diritto e poi, giustamente, ha agito di conseguenza e avete fortemente limitato e, poi, affossato la misura.
Quindi, se è aumentato il deficit del 2023 non è responsabilità del superbonus, ma è perché voi avete, con tutte le vostre azioni, azzerato questo ritmo di crescita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e l'avete fatto con una precarizzazione del mercato del lavoro, l'avete fatto con un carrello tricolore antinflazione, che è stata solo una misura propagandistica assolutamente inefficace, tant'è vero che lo certificate voi stessi nel DEF, quando andate a dire che i prezzi della spesa sono saliti del 9,5 per cento, quando il massimo raggiunto di inflazione del 2022 è stato dell'8,4 per cento, una misura che ha cristallizzato i prezzi, totalmente volontaria e del tutto inutile.
Della tassa sull'extraprofitti abbiamo già parlato. Oltre a questo, quali sono i risultati delle vostre azioni? Una diminuzione dei redditi reali degli italiani, meno 0,5 per cento nel 2023; la propensione al risparmio degli italiani è al livello più basso dopo il 1995; la percentuale di spesa sanitaria sul PIL al 6,3 per cento, la misura più bassa dal 2007 in avanti; 12 mesi di calo consecutivo della produzione industriale, con il 2023 che accusa il meno 2,5 per cento. Tutto questo, signor Ministro, è responsabilità vostra, perché, lo ripeto, ci siete da 19 mesi. Il 2022 poteva non essere responsabilità vostra, ma il 2023, lo è totalmente. Però, è chiaro, è tutta colpa del superbonus. Lei addirittura ha detto che è un mostro; in realtà, la mostruosità sono tutte le azioni, signor Ministro, che avete fatto come Governo, perché la colpa di queste azioni è totalmente del suo Governo. Voi non potete dirlo, e non potete dire che la colpa sia del superbonus neanche dopo la crescita di circa 140 miliardi di euro di entrate fiscali, una cosa che voi non citate mai, neanche per sbaglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Concluda.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Ho ancora 40 secondi, Signor Presidente.
PRESIDENTE. Era un avviso.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, è stata una scampanellata molto vigorosa.
PRESIDENTE. Per aiutarla a ragionare sulle conclusioni. Resta un minuto soltanto…
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). La ringrazio, Presidente. Signor Ministro - e mi avvio a concludere anche in anticipo - sapevamo che il PNRR dovesse essere il volano di crescita, ma non lo è stato. Poi le vorrei ricordare che il phasing out dal superbonus creerà dei problemi, creerà dei problemi. Un superbonus che, in una forma magari diversa, avreste potuto utilizzare, visto che c'è la direttiva “case green”, visto che avete approvato un Patto di stabilità che ci porterà un taglio di 12 miliardi all'anno per i prossimi 7 anni: o non avete capito quello che stava succedendo, o lo avete capito e siete andati avanti. In entrambi i casi, la situazione è imbarazzante. Quello che importa e che dovreste guardare è la riduzione del rapporto debito-PIL, quello che noi abbiamo ottenuto con quel 17 per cento in quel triennio, e anche un economista mainstream come Giavazzi, consigliere economico del Governo Draghi, a cui lei, Ministro, si ispira, ha detto che non è l'ammontare del debito che si dovrà seguire, ma l'andare a ridurre quel rapporto. Per questo motivo, signor Presidente, e concludo, noi abbiamo presentato una nostra risoluzione molto ampia ed esprimiamo il voto contrario, come MoVimento 5 Stelle, alla vostra risoluzione di maggioranza e al DEF (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alberto Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Il gruppo a cui mi onoro di appartenere sosterrà con un convinto voto favorevole il DEF presentato dal Governo e in questa dichiarazione di voto mi limiterò a inquadrarlo nel contesto macroeconomico attuale, alla luce di alcuni dati, anche per spiegare la solidità della maggioranza che è stata evidenziata dal Ministro e da chi mi ha preceduto.
In premessa, ricordo a me stesso che in un'economia di mercato, nella quale ancora siamo, nonostante l'ansia pianificatrice di Bruxelles, si produce per vendere e si vende per guadagnare, il che significa, in buona sostanza, che il PIL, la spesa, cioè la domanda aggregata, e le remunerazioni dei fattori produttivi, a livello macroeconomico, coincidono, sono esattamente lo stesso numero, un numero che indica il livello di attività economica e che può essere calcolato con tre approcci: produzione, reddito, spesa.
Quindi, dire che il PIL italiano negli ultimi 17 anni è stato fermo, come è stato fermo, significa dire che è stata ferma la spesa degli italiani e che sono state ferme le remunerazioni degli italiani e, quindi, la crescita negata al nostro Paese e la crisi dei salari non sono due fenomeni distinti e non sono neanche due fenomeni correlati, sono esattamente lo stesso identico fenomeno, visto da due lati diversi. Proviamo a guardarlo, allora, dal lato della domanda, della spesa. Lo zero per cento di crescita del PIL dal 2007 ad oggi è la risultante di uno zero per cento di crescita dei consumi, di un 5 per cento di crescita delle esportazioni nette, quindi, di un aumento della spesa del resto del mondo, e di un meno 5 per cento di spesa in investimenti fissi lordi, in acquisto di capacità produttiva. Notate, qui, il paradosso: per anni, ci è stato detto che soffrivano di un problema di competitività, che avevamo la bilancia dei pagamenti in rosso e avevamo debiti verso l'estero, perché eravamo poco produttivi, quindi, a causa della scarsa produttività. Ora, i numeri ci dicono che siamo tornati in surplus di bilancio dei pagamenti e, quindi, siamo tornati competitivi, proprio quando abbiamo tagliato la spesa produttiva per eccellenza, cioè la formazione di capitale fisso, gli investimenti fissi lordi. Sembra un paradosso, ma non lo è, è il risultato di un piano deliberato. Come aveva chiarito già il Premier Monti nel 2013, in un'intervista famosa alla CNN: stiamo distruggendo domanda interna attraverso il consolidamento fiscale, diceva, e questo sta migliorando la nostra competitività. Lo ha ribadito il Presidente Draghi a La Hulpe, il 16 aprile scorso, aggiungendo un interessante dettaglio. Il Presidente Draghi ha detto che per ripristinare la competitività - aperte virgolette - “abbiamo perseguito una strategia deliberata volta a ridurre i costi salariali gli uni rispetto agli altri, combinando ciò con una politica fiscale prociclica”. Politica fiscale prociclica uguale consolidamento fiscale, uguale taglio degli investimenti pubblici in recessione. Il dettaglio aggiunto da Draghi riguarda il taglio dei salari. Lo scopo deliberato - “deliberato”, dice Draghi - era l'abbattimento dei salari.
Quindi possiamo immaginare che il taglio degli investimenti sia servito, innanzitutto, a causare disoccupazione, affinché il potere contrattuale dei lavoratori si indebolisse e fosse possibile portare avanti la svalutazione salariale. Salari più bassi, uguale prezzi più bassi, uguale ripristino della competitività di prezzo. Del resto, nella sua lettera dell'agosto 2011, la BCE chiedeva una riforma delle norme che regolavano il licenziamento. Quindi, tout se tient, riforma che il PD attuò, anche se, poi, chi l'attuò adesso non è più nel PD.
Non era un caso, era la parte di un progetto, un progetto di impoverimento del Paese, dal momento che quella era l'unica strada percorribile per ripristinarne la competitività. Fermare i salari - come Draghi ci ha detto che è stato deliberatamente fatto - voleva dire fermare la domanda, quindi fermare il PIL, quindi fermare la creazione di valore, ma era anche l'unico modo disponibile, in un'unione monetaria, per modificare la distribuzione del valore, cioè per aumentare il flusso di risparmio trasferito all'estero, per rientrare da una posizione debitoria netta verso l'estero che all'epoca era grave. La cura è stata dolorosa, ma efficace: nel 2007 avevamo un debito netto di 501 miliardi di dollari verso l'estero, nel 2022 eravamo in credito per oltre 100 miliardi di dollari, da un deficit di bilancia di pagamento di meno 70 miliardi nel 2010, siamo arrivati a un surplus oltre i 70 miliardi nel 2020, prima della crisi energetica; quest'anno si stimano 20 miliardi e siamo in crescita. Il problema della competitività l'Italia lo ha risolto. Fine della macroeconomia, inizio della politica.
La strategia deliberata di riduzione dei salari, come la chiama Draghi, è stata eseguita dalla sinistra. Nei 4 trimestri successivi al convinto sostegno del PD a Monti - un Governo che, mi dicono le cronache, ci vide all'opposizione -, i salari reali pro capite si ridussero del 3 per cento; nei 4 trimestri successivi all'insediamento di questo Governo sono aumentati dell'1 per cento, nonostante un forte contesto inflattivo. Quello che Draghi, con una certa ingratitudine, ha detto alla sinistra è semplice: la crisi salariale, il lavoro povero di cui vi lamentate siete voi, sono le vostre politiche. Non mancarono, all'epoca, voci che a sinistra denunciavano questo stato di cose: ricordo quella dell'onorevole Fassina, con la sua famosa esternazione, secondo cui si dovevano svalutare i salari, perché non si poteva svalutare la moneta. Sono parole sue.
Questo significa che dobbiamo o vogliamo riportare il tema dell'euro al centro dell'agenda politica? Assolutamente no, perché noi sappiamo la macroeconomia oggi come la sapevamo ieri. Non dico che le istituzioni monetarie non creino problemi all'Europa in questo momento, dico però che il problema esiste, ma non riguarda noi. Oggi noi siamo in surplus nei riguardi dell'estero e, quindi, a noi fa assolutamente comodo, oggi, come faceva assolutamente comodo alla Germania, ieri, un sistema che, fondamentalmente, impedisce ai Paesi in surplus di rivalutare. Sarebbe un assoluto disastro, se, oltre ai tassi esorbitanti che la BCE ci impone per curare un problema che non abbiamo, che è quello dell'inflazione, si aggiungesse anche un cambio forte che ci precludesse i mercati esteri. Dalla parte giusta del dumping valutario adesso ci siamo noi e gli altri, quindi, si trovano dalla parte delle riforme. Sarà interessante vedere come queste riforme potranno essere portate a termine da chi ne ha bisogno oggi, quindi - non me ne vogliano i giornalisti e la libera stampa italiana -, non noi o, comunque, noi meno di altri. Noi abbiamo già dato, la parola passa ora ai trattori olandesi e ai gilet gialli francesi.
Perché questo è il secondo punto politico. Si sta verificando quanto siamo andati dicendo per lunghi anni: ingessarsi una gamba - quella monetaria - non avrebbe portato l'Europa a correre più in fretta, e ora lo vediamo. A che cosa serve creare un mercato unico, se l'unico modo che abbiamo di rispondere a una crisi o, perlomeno, l'unico modo che avevamo finora era quello di togliere soldi dalle tasche dei consumatori, quando c'era bisogno che loro sostenessero, con la loro domanda, le aziende europee? L'attenzione postuma che la Commissione europea pone alla competitività, che non è più un nostro problema, e al mercato unico, che non è mai stato il nostro unico sbocco, perché le aziende italiane si rivolgono al mercato mondiale, è quindi contraddittoria. Chi ha voluto il mercato unico ha anche voluto le regole che lo rendevano inutile come meccanismo di assorbimento degli shock macroeconomici e questo, devo dirlo, perché si è affidato alla leadership di Paesi particolarmente miopi.
Mentre al Nord ci si concentrava sul problema del debito pubblico, e lo si faceva nel modo sbagliato, un problema che non ha causato massicce esternalità, al tempo stesso ci si concentrava su una politica energetica particolarmente inopportuna che, nel nome degli interessi dei Paesi del Nord, ha compromesso la sicurezza strategica dell'intera Unione e, alla fine, ha compromesso anche le economie del Nord.
Perché dico che l'attenzione posta sul tema del debito pubblico è stata male indirizzata? Non è che ci voglia una grande matematica, basta sapere le frazioni improprie, quelle in cui il numeratore è maggiore del denominatore, come, appunto, nel caso del debito pubblico italiano. Se siamo tutti d'accordo che tre mezzi è minore di due interi, capiamo subito perché sottrarre uno al debito per sottrarre uno al PIL farà aumentare il rapporto. Una volta, questo lo dicevano solo alcuni blog di oscuri economisti di provincia, tra cui, sostanzialmente, solo io (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), adesso lo dicono gli allegati online, che vi prego di leggere, al World Economic Outlook dell'aprile 2023. Questo significa che per risolvere il problema del debito basta portare il deficit all'infinito? Già vedo che qualcuno, a bordo pista, si scalda per entrare nell'agone della polemica sterile. No, assolutamente no, perché ci sono ovviamente limiti all'indebitamento e al sostegno che il debito può dare alla crescita del Paese. Sono limiti che dipendono dall'efficienza della macchina amministrativa, dalla quantità di risorse che è fisicamente possibile implementare, eccetera, eccetera, eccetera.
PRESIDENTE. Concluda.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Questo significa, però - concludo, Presidente, approfittando della sua cortesia -, che occorre rimettere nel sistema quella flessibilità che è stata tolta, che questa flessibilità può essere rimessa solo attraverso le regole fiscali e che le regole fiscali che il Governo ha negoziato e sulle quali c'è stato un parere del Parlamento europeo di astensione o di critica, perché si possono ancora migliorare…
PRESIDENTE. Concluda.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). …vanno comunque nella direzione giusta: quella di reinserire nella struttura delle economie europee quella flessibilità che, tolta, è stato possibile curare solo riducendo il Paese in povertà. Questo è stato il lavoro sporco fatto dalla sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ed è per questo che la sinistra ha perso consenso e difficilmente lo ritroverà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche oggi celebriamo una delle tante prime volte del Governo Meloni, questa volta strana davvero: il DEF a tradizione orale. Perché oggi noi non stiamo discutendo e votando un provvedimento vero, ma un provvedimento che è sulla carta, ma come un compito in bianco, un Documento di economia e finanza senza numeri. Per metterci dentro qualche dato, il Ministro Giorgetti ha convocato una conferenza stampa, non per illustrarne il contenuto, ma proprio per produrre un DEF orale, ricco di impegni fumosi e di soluzioni impraticabili. Ha raccontato tante scuse in quella sede: impossibile fornire le cifre di fronte al nuovo Patto di stabilità a causa delle nuove regole europee e in vista dei futuri assetti politici, chiamando in causa precedenti che, alla fine, non lo erano, perché il Governo Meloni, purtroppo, non è dimissionario né di transizione, ma nel pieno delle sue funzioni e del suo mandato.
C'è una sola e vera ragione perché il DEF di quest'anno è solo orale: volete comprare tempo e superare l'appuntamento elettorale delle europee di giugno. E così la Presidente del Consiglio e il Ministro Giorgetti non vogliono svelare quali sacrifici toccheranno agli italiani e alle italiane. Intanto sperano che venga eletta una nuova Commissione europea, magari più tollerante nei confronti della loro finanza creativa e più disponibile sui tempi del PNRR; quel Patto per la ripresa che è stato per noi una grande occasione ottenuta grazie al lavoro dei nostri Governi e che, invece, la Meloni ha sempre digerito male dall'opposizione e mal gestito al Governo, prendendo tempo e subendo anche un Ministro, come quello delle Infrastrutture e dei trasporti e Vicepremier, che, invece di correre a spendere le risorse che ha a disposizione, rallenta e frena. E così, senza un quadro programmatico, il Governo non intende indicare nel DEF la cornice entro cui si collocherà la prossima legge di bilancio e non fornisce nessuna indicazione concreta sulle misure di entrata e di spesa che intende introdurre nei prossimi mesi.
La vera manovra elettorale quest'anno sarà come ingannare gli italiani fino al 9 giugno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non indicare nessuna decisione sulle grandi priorità di politica economica. Noi oggi non sappiamo che politica ha in mente il Governo per la sanità pubblica, per la scuola, il lavoro, l'industria, il trasporto pubblico e gli enti locali. Allora, spetta a noi fare un'operazione di verità, dire ciò che questo DEF non dice, ovvero che per il 2025 non c'è un euro per confermare le risorse che voi avevate promesso agli italiani un anno fa.
Non sapete come prorogare il taglio delle tasse per i redditi fino a 35.000 euro, non sapete come coprire la proroga dell'accorpamento dei 2 scaglioni più bassi dell'Irpef, non c'è un centesimo per la detassazione del welfare aziendale e dei premi di produttività, l'azzeramento dei contributi per le lavoratrici dipendenti, dite forse addio al credito di imposta nelle ZES, che è così in ritardo, e alla legge Sabatini per le imprese. Tutte misure che hanno una copertura finanziaria temporanea solo fino al dicembre 2024, poi chissà!
Non avete il coraggio di dire che non taglierete le tasse, ma che sarete invece costretti a tagliare le misure che ho indicato prima, e che non vi sarà nessun margine, soprattutto, per rafforzare gli interventi a difesa delle famiglie colpite dall'inflazione e per le imprese di fronte alla mancanza assoluta di altre politiche di sviluppo. Sono 20 miliardi di euro circa, quasi un punto di PIL, che non sapete dove recuperare. Non lo avete detto nel DEF per non preoccupare l'Europa e non lo avete scritto perché, alla fine, l'unica strada sarà nuovo debito e tagli.
È così, caro Ministro, saranno sacrificio e lavoro, come ha detto lei, ma quello degli altri, quello sfruttato e malpagato che vi ostinate a difendere, ad aggiustare i vostri disastri. E basta! Basta con l'alibi del superbonus, perché lei era Ministro nei Governi che hanno assunto quelle misure (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che ora demonizzate e che la sua forza politica ha sempre votato e tante volte caldeggiato! E così, questo DEF atipico, snello, leggero, come lo ha definito la Presidente del Consiglio, anzi, leggerissimo, verrebbe da dire, mostra solo scarsa lungimiranza e incompetenza. Pagate il prezzo di scelte ottimistiche nel bilancio del 2024, un prezzo che dopo il 9 giugno farete pagare al Paese.
Siete a caccia di risorse, ma non volete toccare gli interessi di chi dovreste toccare, di pochi protetti, alla faccia della libertà di impresa. Meglio qualche condono, 18 in 18 mesi, qualche concessione a evasori e furbetti, pur di non disturbare chi potrebbe votare per i partiti di Governo alle prossime elezioni!
Noi quelle pagine bianche del DEF le consideriamo un silenzio imperdonabile, perché, anche se non volessimo ripetere le parole di Giuseppe Pisauro, economista ed ex presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che parla di violazione della legge, consideriamo gravissima la decisione di contravvenire a un processo di definizione del bilancio dello Stato che mette in discussione un principio democratico fondamentale, cioè quello che chiede al Governo di rispondere del proprio operato di fronte al Parlamento e di fronte agli elettori, anche a quelli che andranno a votare l'8 e il 9 giugno prossimo.
Esporre i programmi al Parlamento e all'opinione pubblica è un dovere; se si sceglie di non farlo, è perché si hanno idee poco chiare per progetti che comunque, da qui a qualche mese, saranno svelati nel loro errore e nella loro criticità.
Insomma, questo Governo, che avete presentato come il Governo del fare, è diventato il Governo del rimandare. Non è quello che chiedete di fare sul PNRR e non è quello su cui, ad esempio, lavorate per la riforma delle pensioni? Eravate voi quelli che dovevano abolire la legge Fornero. Che fine hanno fatto le vostre proposte agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Vi siete rimangiato tutto, dalle pensioni alle accise, dal blocco dei migranti all'abolizione delle liste di attesa nella sanità! Sono escamotage contabili, virtuosismi, effetti ottici, si possono chiamare in mille modi, ma la verità è una sola: per ora non fate nulla, rinviate a dopo le elezioni una strada che però è già nettamente sbagliata, perché l'unica cosa che dovevate vedere e non avete visto sono le condizioni del nostro Paese dopo un anno e mezzo di Governo, un Paese dove quasi 6 milioni di persone vivono in povertà assoluta!
Un aumento cui avete contribuito con la cancellazione del reddito di cittadinanza e con l'opposizione ostinata al salario minimo, quello strumento che avrebbe potuto dare risposta a 4 milioni di lavoratori poveri che, pur lavorando, vivono nell'indigenza.
Dal DEF “orale” del Ministro Giorgetti abbiamo appreso che il Governo cercherà di confermare qualche bonus, il taglio delle tasse che i lavoratori avevano già ottenuto dai Governi passati, e lo farà andando all'incasso con qualche cessione di patrimonio pubblico. È una strategia sbagliata, disastrosa nel lungo periodo, che forse, però, vi permetterà di avere qualche risorsa nell'immediato. Peccato che non ci sia…
PRESIDENTE. La interrompo un attimo, chiedo scusa, deputata Braga. Aspettiamo un attimo insieme che i colleghi facciano silenzio. Prego, prosegua.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dicevo, peccato che non ci sia alcuna strategia per gli investimenti pubblici, per l'aumento dei salari, per una politica industriale di cui non vediamo traccia. Se ve ne fosse ancora bisogno, l'operazione del DEF del 2024 è la riprova di un Governo in difficoltà e che sempre più sceglie la via della reticenza. Giusto un anno fa, su questo stesso provvedimento, il Governo Meloni prendeva il suo primo schiaffo politico, andando sotto, qui, alla Camera, e non riuscendo a far approvare lo scostamento di bilancio che accompagnava il DEF. Se lo ricorderà, in quell'occasione il Ministro Giorgetti, furibondo, si era rivolto ai colleghi di maggioranza dicendo: o non sanno o non si rendono conto. Ecco, lo stesso dubbio lo abbiamo anche noi oggi che ci rivolgiamo a lei, Ministro: o il suo Governo non sa o non si rende conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché questa è una cosa che la settima potenza mondiale, che cresce meno degli altri Paesi, che ha problemi enormi, di portata strutturale, non può permettersi!
Non sapere o non rendersi conto per chi ha la responsabilità di guidare un Paese non è ammissibile, e per questo motivo il Partito Democratico sa cosa fare e oggi voterà contro questo vostro vuoto Documento di economia e finanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, signori Ministri, colleghi, credo che mi permetterete di fare una piccola deviazione rispetto al dibattito odierno, rispetto al DEF, perché quello che ho sentito in quest'Aula mi ha portato a fare qualche riflessione che vorrei condividere con i colleghi.
Parto da un fatto che, secondo me, riprende un po' il tema che abbiamo ascoltato in quest'Aula, perché oggi abbiamo sentito parlare di paura per il futuro delle prossime generazioni, abbiamo sentito parlare di vuoto, abbiamo sentito parlare di princìpi democratici, e, in virtù di questo, credo che il primo pensiero vada al silenzio assordante da parte delle sinistre rispetto a un fatto gravissimo accaduto oggi, proprio oggi, e che proprio oggi dobbiamo sottolineare.
Perché alla nostra collega senatrice Ester Mieli di Fratelli d'Italia, oggi, in un programma radio della Rai, è stato chiesto durante l'intervento, parlando delle proteste dei ragazzi palestinesi: “Ma lei è ebrea?”.
Se vogliamo parlare di democrazia, di futuro delle generazioni, dobbiamo pensare - lo dico veramente con una particolare sensibilità - a quei giovani, come i miei figli, che ieri sera hanno dovuto festeggiare la loro Pasqua blindati dietro le camionette dell'Esercito italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per paura.
Allora partiamo da questo, perché poi le cose devono essere inquadrate per ciò che sono, perché la sinistra è sempre brava a gridare allo scandalo, poi però i dati non solo dicono altro, questo lo vedremo, lo avete già sentito dai colleghi, ma soprattutto quello che viviamo ci restituisce uno spaccato di realtà molto diverso, perché questo DEF è diverso, sì, lo ha detto il Ministro prima e ha utilizzato la parola “realismo”. A quella parola, Ministro, aggiungerei un'altra parola, che è “coraggio”, perché, a differenza di tutti i Governi precedenti, a differenza dei Ministri dell'Economia che abbiamo avuto sino a questo momento, Ministro Giorgetti, ci vuole sicuramente coraggio a sostituire Gualtieri, a sostituire Tria, a sostituire Franco.
Sì, ci vuole coraggio. Coraggio perché il Ministero che decide delle politiche economiche era stato lasciato in balia di sé stesso, con una serie di favole raccontate agli italiani, che, però, poi non solo non sono state tradotte in realtà, ma che hanno portato oggi l'Italia a vivere una situazione particolarmente delicata. E questo è importantissimo. Dobbiamo riflettere sul perché questo DEF indichi i dati tendenziali. Io ancora non ho capito bene la questione posta dalle opposizioni, perché non capisco se la questione sul DEF tendenziale sia formale o di merito. In entrambi i casi, comunque, la risposta c'è e vi è stata data, ma credo sia importante ribadirla per una maggiore e migliore comprensione. Infatti, se parliamo del merito, colleghi, forse vi è sfuggita la politica economica di questo Governo, attuata dalla prima legge di bilancio. Nella prima legge di bilancio, infatti, così come nella seconda, per il Governo Meloni è stato chiaro un punto: questa parte politica è per le famiglie, per il lavoro, per le imprese. E questo è chiaro. È chiaro perché lo abbiamo già attuato in una serie di politiche. È chiaro dai risultati che ci riporta la vita reale, perché, sì, siamo diversi dai nostri oppositori. E per fortuna, direi, siamo diversi, perché lì dove le opposizioni parlano di reddito di cittadinanza, noi, invece, puntiamo sul lavoro. Lì dove le opposizioni parlano…
PRESIDENTE. Porti pazienza, la interrompo per qualche secondo, perché il brusio è insopportabile e incompatibile con il suo ragionamento. Invito i colleghi a prendere posizione o ad andare a parlare fuori dall'Aula. Prego, riprenda.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Dicevo, Presidente, per fortuna siamo diversi dalle opposizioni e siamo orgogliosi di esserlo, perché lì dove le opposizioni parlano di reddito di cittadinanza, noi, invece, puntiamo sul lavoro. Lì dove le opposizioni parlano di salario minimo, noi puntiamo a mettere più soldi sugli stipendi e nelle tasche degli italiani. Lì dove le opposizioni raccontavano, attraverso il superbonus, di poter realizzare case in ristrutturazione gratis, noi, invece, diciamo agli italiani che bisogna rimboccarsi le maniche tutte le mattine per contribuire, insieme, tutti, al miglioramento di questa Italia che tanto amiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Questo DEF non può non tener conto di un dato fondamentale. Noi siamo persone concrete, siamo abituati a dire la verità, non siamo abituati a raccontare storie per il ritorno elettorale. Siamo abituati a parlare con quell'Italia che ha forza, che ha coraggio, che ha voglia, che ha capacità: la politica oggi ha il dovere di interpretare quelle doti e di fare in modo che possano emergere realmente. Ma come lo possiamo fare? Lo possiamo fare dicendo la verità. E la verità è che, in un quadro geopolitico così compromesso, come quello che abbiamo, non sarebbe stato serio raccontare agli italiani le favole. Abbiamo scelto di non farlo e rivendichiamo questa scelta di coerenza, di coraggio, di forza e di onestà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Qualcuno, un po'di anni fa, gridava questo slogan per le strade. Presidente, noi non siamo abituati a gridare, noi siamo abituati a fare, e con questo dovete fare i conti. Risvegliatevi. Risvegliatevi perché l'Italia ha bisogno di concretezza, di serietà, di certezza, di affidabilità. Stando all'opposizione, abbiamo imparato - e di questo ringrazio personalmente e, credo, a nome di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, il nostro leader, il Premier Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per averci insegnato che non serve, molte volte, argomentare ideologicamente sui temi che sono a cuore agli italiani, perché poi dobbiamo fare i conti con chi la mattina si sveglia e apre una saracinesca, con chi deve andare a fare la spesa, con chi ha disabilità in famiglia -; abbiamo imparato che è con questa realtà che dobbiamo fare i conti, e che i provvedimenti si leggono con attenzione e vanno inquadrati nel momento storico in cui vengono scritti...
PRESIDENTE. Abbiamo fermato il cronometro, quindi, sia serena. Colleghi, capisco che ci si stia tutti affrettando a prendere posizione, lo dico anche ai banchi del Governo, però, per poter svolgere il nostro lavoro, abbiamo bisogno di minime condizioni di silenzio, che, in questo momento, non si ravvedono. Colleghi, devo fare l'appello uno per uno di coloro che stanno chiacchierando? Lo capite che siamo 400 persone. Se ognuno parla con quello che gli sta vicino, non si sente più niente. È un ragionamento banale. Prego, prosegua.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Credo che per alcuni colleghi sia difficile sentirsi dire un po' di verità (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Noi siamo, invece, abituati. E a proposito di verità, credo che, su tutte le bugie che sono state raccontate dalla sinistra, non soltanto su questo Documento di economia e finanza, ma sull'operato del Governo sino a questo momento, una su tutte vada eliminata dal tavolo della discussione. Infatti, delle due l'una: o i colleghi non sanno leggere il Documento di economia e finanza, oppure volutamente raccontano agli italiani cose che non sono vere. Parlo della spesa sanitaria. Ripeto, parlo della spesa sanitaria (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Però, se dovete interrompere ogni volta, diventa veramente complicato poi seguire.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Ma se dici bugie!
YLENJA LUCASELLI (FDI). Colleghi, fino a questo momento ho sentito dire in Aula che il Documento di economia e finanza è il momento più alto della politica economica di una Nazione. Mi dispiace che non abbiate voglia di ascoltare che questo Governo ha portato sulla serie storica nel mondo del lavoro più di 500.000 posti di lavoro. Mi dispiace che non vogliate sentire che, attraverso la nostra politica fiscale, il taglio del cuneo, i fringe benefit e la rimodulazione delle aliquote, abbiamo portato a tantissime famiglie italiane più di 1.000 euro in busta paga (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi dispiace che non vogliate sentirvi dire che abbiamo rivalutato le pensioni minime, cosa che non avete mai neanche pensato di fare, perché per voi i poveri esistono solo sulla bocca, ma poi, quando dovete fare i provvedimenti, in realtà, questo non si vede (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Concluda.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Allora, mi dispiace. Mi dispiace, ma questo è quello che raccontano gli atti. E vorrei ritornare brevemente sulla spesa sanitaria, colleghi, perché è davvero un elemento importante. Il DEF - lo spiego ai più, che probabilmente non hanno contezza di questo - riporta la spesa sanitaria, che non coincide con il finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Sono due cose diverse! All'interno del DEF sono ricompresi il Servizio sanitario nazionale e altre spese della sanità. Quando fate i calcoli, almeno abbiate l'umiltà di farli per bene! Per bene!
PRESIDENTE. Deve concludere. Faccia un'ultima battuta, però sta un minuto fuori, quindi deve chiudere.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Lo so, Presidente, purtroppo, però, con le interruzioni continue si perde il filo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Concluda.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Allora, Presidente, questo Governo e questo DEF hanno due elementi fondamentali: il realismo, sì, ma soprattutto il coraggio, ed è questo coraggio che noi festeggiamo ogni giorno insieme agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.
(Votazione - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00108, accettata dal Governo. Ricordo che, in caso di approvazione di tale risoluzione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
Suggerisco al collega Dori di attendere qualche secondo, che almeno una parte dell'Aula che si sta muovendo defluisca. Colleghi, noi dobbiamo continuare il nostro lavoro, quindi vi prego di uscire dall'Aula in silenzio. Prego, deputato Dori, proviamo.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Questa mattina, come Alleanza Verdi e Sinistra, tramite la nostra capogruppo Luana Zanella e su mia proposta, abbiamo scritto al Presidente della Camera Lorenzo Fontana per chiedere che questo seggio, dal quale Giacomo Matteotti pronunciò il suo ultimo discorso in Aula, possa essere dedicato alla sua memoria, non assegnandolo ad alcun gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Il 30 maggio 1924, proprio dal banco dal quale sto parlando, Giacomo Matteotti tenne il suo ultimo discorso in quest'Aula, in occasione della prima seduta della nuova Camera che era chiamata ad approvare il risultato di quelle elezioni.
Col taglio del numero dei parlamentari moltissimi posti in quest'Aula rimangono vuoti e, quindi, senza alcuna difficoltà…
PRESIDENTE. La interrompo, deputato Dori. Colleghi, si sta oltretutto trattando una materia sensibile. Quindi, faccio appello anche alla vostra sensibilità. Ripristiniamo le condizioni ideali per poter far svolgere l'intervento sull'ordine dei lavori al collega Dori. Ci siamo? Colleghi! Chi deve parlare cortesemente si accomodi fuori dall'Aula subito. Prego, riprenda la parola.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Dicevo che col taglio del numero dei parlamentari moltissimi posti in quest'Aula rimangono vuoti. Quindi, senza alcuna difficoltà la Presidenza potrà valutare la proposta di lasciare proprio questo banco vuoto, cioè di non assegnare questo seggio ad alcun gruppo parlamentare.
Chiaramente, la Presidenza svolgerà ogni valutazione circa le modalità per favorire, anche attraverso questo gesto, la memoria di Giacomo Matteotti, ad esempio attraverso l'applicazione di una piccola targa che possa anche recare parti di quel discorso del 30 maggio 1924.
La richiesta avviene oggi perché siamo alla vigilia della festa della Liberazione, la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, che domani, 25 aprile, si celebrerà in tutta Italia, e perché fra poche settimane ricorrerà esattamente il centenario dall'assassinio di Giacomo Matteotti, rapito dai fascisti il 10 giugno 1924, assassinato dagli stessi e ritrovato oltre due mesi dopo, il 16 agosto 1924.
Da questo banco, quel giorno di 100 anni fa, Matteotti denunciò il clima nel quale si svolsero quelle elezioni, con bastonature alle persone, giornali invasi, tipografie devastate, voti di preferenza scritti sulle schede tutti dalla stessa mano e voti di lista cancellati. Egli da questo seggio affermò: “Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine ebbero in moltissimi comuni, specialmente della Campania, la visita di coloro che erano incaricati di controllare il voto”. Concluse il suo discorso pensando ai tempi bui che avvolgevano l'Italia: “Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano, al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni”. Queste furono le parole di Matteotti.
Quindi, siamo convinti - e qui concludo - che questa proposta possa essere accolta favorevolmente dalla Presidenza e sostenuta da tutti i gruppi parlamentari, alla vigilia del 25 aprile, a 100 anni esatti dal suo ultimo discorso in quest'Aula e dal suo assassinio, come esempio fulgido di attaccamento ai valori della democrazia e della libertà, unici antidoti contro il fascismo, quel fascismo che Matteotti non ebbe alcuna paura di fronteggiare a viso aperto anche a costo della sua stessa vita (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sullo stesso argomento, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Credo che la proposta del collega Dori debba essere assolutamente messa all'ordine del giorno. Ricordo ai colleghi che all'epoca non esisteva il posto assegnato; quindi, c'erano gli spazi dei gruppi parlamentari, e quando parlò Matteotti ci furono anche alcuni problemi legati al fatto che esponenti del listone fascista si erano messi provocatoriamente seduti proprio alle spalle dei deputati del Partito Socialista Unitario e del Partito Comunista, che occupavano questa parte dell'emiciclo. Lo dico per prevenire possibili successive richieste di altre targhe.
Non esisteva, diciamo, il posto fisso. Però, siamo riusciti a ritrovare un'immagine che fissa il fatto che il 30 maggio 1924 Matteotti ha parlato da quella postazione. Quindi, ha questo significato e credo che sia da mettere in evidenza, al di là, evidentemente, del contenuto di quel discorso, che quel discorso fosse innanzitutto una difesa dell'autorevolezza del Parlamento, perché in quell'atto e in quel momento Matteotti intervenne su una proposta del presidente della Giunta delle elezioni che proponeva, alla seconda seduta di apertura della legislatura, l'approvazione e la convalida di oltre 300 deputati in una volta sola, cosa che non era mai successa e mai è avvenuta in seguito.
Quindi, quello fu l'intervento, a difesa della democrazia, per denunciare brogli e violenze che caratterizzarono le elezioni del 6 aprile 1924, ma fu fondamentalmente un discorso a difesa del Parlamento. Penso che questo sia un elemento che possa portare la Presidenza della Camera a valutare questa proposta, che, credo, sarebbe un giusto riconoscimento alla memoria di un uomo straordinario che ha dato la vita per difendere la nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, immagino sullo stesso argomento, il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Presidente, intervengo sullo stesso argomento. Il gruppo del MoVimento 5 Stelle appoggia convintamente la proposta del collega Dori. Credo che davvero sia arrivato il momento di dare il giusto rilievo, anche simbolico, a quel famoso discorso che fece Matteotti, ma anche a tutta la sua attività politica.
Sono passati 100 anni. È un numero tondo e importante e probabilmente questo Parlamento doveva farlo prima, però è sempre il momento giusto per farlo.
Quindi, davvero invitiamo la Presidenza della Camera ad attivarsi, nel tempo più breve possibile, affinché ciò diventi realtà, anche e soprattutto perché, lo ha appena ricordato il collega che mi ha preceduto, quell'intervento così forte era essenzialmente a difesa del Parlamento e della democrazia. Siccome domani celebriamo la liberazione dell'Italia dal giogo nazifascista, questi giorni sono particolarmente importanti e, quindi, crediamo sia davvero - lo ripeto - l'occasione giusta per dare il giusto risalto, giusto merito e giusto riconoscimento a un grandissimo uomo della nostra Italia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per aggiungere la richiesta anche da parte del gruppo di Italia viva. Cogliamo con un grande plauso la proposta che ha fatto il collega, perché sicuramente è un tema importante. Abbiamo avuto in questo Parlamento moltissime figure che meriterebbero e meritano di essere raccontate ogni giorno, che meriterebbero di avere un luogo simbolico in quest'Aula, ma Giacomo Matteotti lasciò la propria vita proprio per un intervento fatto in quest'Aula. Quindi, ci aggiungiamo a questa richiesta e spero e confido che la Presidenza la possa considerare e attuare, nel tempo più rapido possibile, perché sarebbe davvero un elemento molto simbolico e importante, soprattutto per le nuove generazioni, perché la storia deve essere continuamente alimentata, la storia fa parte di noi, la storia fa parte di quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche a nome del gruppo Azione-PER, ci associamo alla richiesta dei colleghi, ringraziamo il collega Dori per averla avanzata, la sosteniamo con forza e auspichiamo che questa proposta trovi una condivisione da parte di tutto l'arco parlamentare in modo tale che la Presidenza possa fare le proprie considerazioni nel pieno esercizio della valutazione autonoma che le compete, ma rafforzata da una richiesta corale dell'intero arco parlamentare.
Giacomo Matteotti si è alzato in piedi, ha difeso la prerogativa democratica del voto e del ruolo che il Parlamento doveva avere e per quel discorso ha pagato con la sua vita e domani celebreremo tutti insieme il valore della Resistenza nella costruzione del processo di liberazione dal nazifascismo della nostra Nazione e sul quale si è fondata la costruzione degli ideali di pace, libertà e democrazia che sono fondativi della nostra Costituzione, che è elemento di unità e di profonda condivisione per l'intera Repubblica. Speriamo, quindi, di poter vedere presto realizzata questa richiesta, nel segno di una memoria che sia condivisa e da trasmettere a chi verrà dopo di noi in questo Parlamento, come scelta importante anche di questo nostro Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento. Ovviamente, sarà mia cura far pervenire questa richiesta al Presidente Fontana, che, comunque, l'ha già ricevuta per le vie brevi e la sta valutando. Fermo restando questo, penso che tutti voi siate consapevoli che sono previste celebrazioni solenni per questo centesimo anniversario dell'assassinio del deputato Giacomo Matteotti.
Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Interno e il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
Invito gli oratori, more solito, ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Chiarimenti in merito ad una direttiva della Guardia costiera relativa a condizioni d'intervento per il soccorso delle imbarcazioni di migranti, ai fini della piena salvaguardia della vita umana in mare - n. 3-01165)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Orfini ed altri n. 3-01165 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Stumpo ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario, per un minuto.
NICOLA STUMPO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministri, colleghi, noi oggi ripartiamo da una vicenda triste, tristissima, una strage avvenuta più di un anno fa sulle spiagge di Steccato di Cutro, di cui pochi mesi fa non in tantissimi, non il Governo, sono andati a ricordare quelle vittime. Vedete, lo facciamo ripercorrendo le informazioni date da una trasmissione televisiva, in ragione di un documento che dà le direttive in caso di avvistamento di barconi. Queste direttive non dicono soltanto cosa bisogna fare. Bisogna anche assumersene le responsabilità. In questo minuto, vede, senza che io ora entri nel merito, perché ho avuto modo di leggere la nostra interrogazione, vorrei ricordare al Governo che, oltre alle direttive e alle leggi che si scrivono, esiste la vecchia legge del mare, non le leggi sul mare, dove il primo compito è salvare le vite umane e quello che noi vi chiediamo è, se dopo aver applicato - forse no - alcune direttive, fino in fondo non vi sentiate responsabili di quello che è successo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la e-mail citata nel quesito non confligge con il quadro normativo vigente, in quanto verte sulla specifica materia di cui al decreto interministeriale del 14 luglio 2003, relativo all'accordo tecnico operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell'immigrazione clandestina, nel cui ambito opera uno specifico tavolo tecnico di coordinamento. Tale quadro normativo è stato integrato dal decreto legislativo n. 177 del 2016 e dal decreto del Ministro dell'Interno del 15 agosto 2017, con i quali sono stati attribuiti alla Guardia di finanza compiti in esclusiva di polizia e di pubblica sicurezza nel mare. Nel giugno 2022, durante uno degli incontri del tavolo, è stato evidenziato il fenomeno ricorrente, quello della incompetenza territoriale, sollevato da diverse procure, che ritenevano viziati gli atti di polizia posti in essere dalla Guardia di finanza nella fascia di mare compresa tra le 12 e le 24 miglia. Per far fronte a tale situazione, si è deciso, nell'ambito del tavolo tecnico, che le unità della Guardia di finanza sarebbero tatticamente riposizionate in modo tale da poter agire all'interno del solo mare territoriale, ossia le 12 miglia di mare dalle linee di base, assicurando comunque un'attività di solo monitoraggio a distanza per la restante zona compresa tra le 12 e le 24 miglia. Nello stesso tavolo, il rappresentante del Comando generale ha ribadito che la Guardia costiera avrebbe continuato a presidiare tutta l'area SAR.
Sempre con riferimento all'e-mail del 24 giugno all'allora capo centrale operativa del Comando generale delle Capitanerie di porto, questa e-mail ha lo scopo di far conoscere alle sale operative delle capitanerie le modalità di gestione delle attività di polizia, che avrebbero potuto coinvolgere, solo in modo concorsuale, anche i mezzi del Corpo, senza minimamente incidere sulla funzione del soccorso e della salvaguardia della vita umana in mare, di diretta competenza della Guardia costiera e disciplinata da norme internazionali e nazionali.
Nel merito, la comunicazione è stata inoltrata con lo strumento informale dell'e-mail, diretta ai capi reparto operativo delle capitanerie interessate e non era che un mero riepilogo di indicazioni operative, in caso di concorso dei mezzi della Guardia costiera in attività di law enforcement nelle diverse zone di mare, di cui al citato decreto interministeriale del 2003. Tutto ciò, fermo restando il richiamo alle esclusive competenze di coordinamento delle attività di ricerca e soccorso e al configurarsi di situazioni di pericolo per la salvaguardia delle vite umane in mare.
Cerco di essere breve, Presidente. Pertanto, il contenuto della suddetta e-mail non incideva in alcun modo sull'esercizio delle fondamentali funzioni di ricerca e soccorso in mare affidate al Ministero delle Infrastrutture, né, tantomeno, sul coordinamento delle relative attività in mare della Guardia costiera che, dal 1992 ad oggi, ha tratto in salvo diverse centinaia di migliaia di persone. La disposizione dell'esercizio di funzioni di polizia in materia migratoria, emersa nel suddetto tavolo, non confligge con le convenzioni internazionali e con le norme nazionali in materia di ricerca e soccorso. Si ritiene, quindi, che l'e-mail in questione non possa essere collegata al tragico evento di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023, le cui dinamiche, peraltro, sono al vaglio della competente autorità giudiziaria.
PRESIDENTE. Il deputato Matteo Orfini ha facoltà di replicare.
MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, anzi, Ministri - visto che c'è anche Piantedosi e mi pare utile che ci sia -, il problema è che nella notte della tragedia di Cutro le cose sono andate esattamente come raccontava quella e-mail, cioè c'è il caso di una nave in difficoltà, stracarica di persone, uomini, donne e bambini, c'è il mare forza 4, c'è una segnalazione alle autorità italiane che c'è necessità di intervenire e nessuno interviene; non interviene la Guardia costiera, interviene, invece, la Guardia di finanza che, però, non ha motovedette in grado di reggere il mare forza 4 e che interviene esattamente in ossequio a quanto scritto in quella e-mail, perché non viene aperto un caso SAR e, quindi, non si ritiene necessario intervenire. L'effetto di questa cosa è che muoiono 105 persone; 105 persone sono morte perché per tre volte si sarebbe potuto uscire per andarle a prendere, ma nessuno è andato a prenderle.
Da un anno noi chiediamo verità su cosa è successo quella notte. L'abbiamo fatto con tutti gli strumenti a nostra disposizione, in Commissione, in Aula, con interrogazioni e, addirittura, con un accesso agli atti firmato da tutte le forze d'opposizione, che ci avete negato, perché su questa cosa non si vuole dire la verità e non si vuole la trasparenza.
Allora, certo, c'è un'indagine della magistratura, però, ci sono anche le responsabilità politiche, perché se da anni si criminalizzano le attività di soccorso in mare e si costruisce un meccanismo che cerca di inibirle, prima o poi, la tragedia accade. E si criminalizzano i migranti; Ministro Piantedosi, lei, in quelle ore, diede la colpa ai morti, del naufragio; mentre noi andavamo a visitare il luogo della tragedia, a incontrare i superstiti, lei aveva dato, poche ore prima, la responsabilità del naufragio a quelli che erano morti.
Allora, quando noi andammo lì, incontrammo i sopravvissuti - e ho finito, Presidente - e si avvicinò a noi uno di loro, un uomo, che ci raccontò di aver perso in quel naufragio la moglie e 3 figli, lo ripeto, 3 figli. Ci guardò negli occhi e ci disse: sapevate tutto di noi, tutto, sapevate dove eravamo, sapevate che il mare era in tempesta, sapevate che la nave era in difficoltà, perché non siete venuti a salvarci? Noi, a quella domanda, non abbiamo saputo dare una risposta, avreste dovuto darla voi, avete avuto un anno, compresa questa occasione, per dire cosa è successo e perché quelle persone sono morte e non l'avete fatto…
PRESIDENTE. Concluda.
MATTEO ORFINI (PD-IDP). La risposta - e ho finito - è semplicissima: perché quei 105 morti voi ce li avete sulla coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Iniziative per un adeguato approfondimento sulla compatibilità ambientale del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina – n. 3-01166)
PRESIDENTE. La deputata Daniela Morfino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01166 (Vedi l'allegato A).
DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Ciriani, la scorsa settimana, i tecnici della commissione VIA-VAS, commissione che fa capo proprio al Ministero dell'Ambiente, ci hanno confermato quello che è già noto a tutti noi e cioè che il progetto del ponte sullo Stretto fa acqua da tutte le parti. Allora, i rilievi della commissione VIA-VAS, Ministro, fanno il paio con i rilievi già fatti dal comitato scientifico nominato da questo Governo. Negli incartamenti mancano le stime sui volumi di traffico, che sono illeggibili proprio nelle tabelle, frutto di un cattivo copia-incolla che è evidente a tutti. Ancora, nella documentazione c'è il caos totale rispetto ai singoli capitoli di spesa. Ad oggi, nessuno può dirci quanto costerà realmente questa inutile infrastruttura.
Allora, alla luce di tutto questo, e concludo, le chiedo, Ministro, perché tutta questa fretta? Non è il caso di fermarsi un attimo per colmare tutte quelle lacune progettuali che ho nominato prima? Ci chiediamo se davvero convenga o meno fare questo ponte e, con questo vostro approccio sbrigativo e propagandistico, vi state assumendo una storica responsabilità. Nulla può essere lasciato al caso, almeno rendetevi conto di questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, onorevoli colleghi, in merito al quesito posto, segnalo in via preliminare quale sia il contesto normativo e regolatorio entro cui la commissione tecnica del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica sta valutando l'istanza del 26 febbraio del proponente società Ponte sullo Stretto di Messina Spa, corredata di circa 10.000 elaborati di dettaglio. Il procedimento ha ad oggetto l'avvio, ai fini del relativo aggiornamento e completamento, della procedura di valutazione di impatto ambientale integrata con quella di valutazione di incidenza ambientale, nonché con la verifica del piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo. Si tratta, quindi, della cosiddetta VIA speciale, ovvero della disciplina speciale per la programmazione, il finanziamento e la realizzazione delle infrastrutture pubbliche e private e degli insediamenti produttivi strategici di preminente interesse nazionale, di cui alla legge n. 443 del 2001.
In tale contesto normativo, la commissione VIA-VAS, a seguito delle consultazioni pubbliche, sta valutando, col supporto di ISPRA, le numerose osservazioni pervenute, molte delle quali particolarmente corpose. In merito all'integrazione e agli approfondimenti di dettaglio richiesti dalla commissione, si segnala come essi siano assolutamente in linea con le procedure per opere assimilabili e finalizzati a poter valutare in modo più rigoroso e oggettivo l'impatto delle opere.
In particolare, la scelta operata dalla commissione è quella di procedere ad una valutazione di impatto ambientale esaustiva e completa, che non si limiti ad integrare la valutazione a suo tempo effettuata, ma provveda a un nuovo esame dei vari profili di interesse ambientale connessi all'intervento. Il proponente potrebbe chiedere una sospensione dei termini per rispondere alla richiesta della commissione. Secondo gli elementi, tuttavia, oggi disponibili, lo stesso ha confermato di essere in grado di fornire nei tempi ordinari previsti dalla procedura risposte a molte delle osservazioni, ferma restando l'esigenza di anticipare alcuni monitoraggi, che richiedono tempi di osservazione e un'indagine tecnica incomprimibili.
Non si ravvedono, pertanto, in questa fase, elementi di criticità, ferma restando la necessità di garantire l'adeguato e dovuto approfondimento istruttorio riguardante i molteplici aspetti ed impatti di un'opera di tale rilevanza.
PRESIDENTE. Il deputato Agostino Santillo ha facoltà di replicare.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Ministro, noi non possiamo essere soddisfatti della sua risposta e nel suo parlare - faremo, vedremo, supporteremo ISPRA - è evidente che lei non ci ha dato alcun tipo di garanzia sull'espressione di un parere favorevole in tempi così ristretti su un'opera così impattante e importante per il nostro Paese, impattante dal punto di vista ambientale. Qui, stiamo parlando, Ministro, di 239 richieste di integrazione documentale. Ciò significa che del ponte sullo Stretto non esiste nemmeno un progetto, questo è poco più di un'idea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e del deputato Fratoianni), perché 239 richieste di integrazioni, nei fatti, sono un progetto che dovete fare.
Tra l'altro, voglio evidenziare come manchino approfondimenti in materia di impatto ambientale, in materia di scenari sismici, in materia di maremoti. Tra l'altro, stiamo parlando della zona di Messina, che è una delle zone a più alta pericolosità sismica al mondo, per non parlare poi, mi consenta, Ministro, dei costi. Come si fa a dire che un'opera che non ha un progetto costi al massimo 14 miliardi?
Allora, ci chiediamo perché stiate correndo come dei pazzi. Andrete a sbattere contro un muro, anche perché sembra quasi che il motivo sia una faida interna. Perché Salvini deve per forza di cose dimostrare di avere preso di più alle prossime elezioni europee rispetto a Forza Italia? È questo il motivo? Una marchetta elettorale? Allora, vi diciamo una cosa: Ministro, c'è una priorità sulle infrastrutture ferroviarie in Italia e sapete quale è? È quella di elettrificare il 27 per cento rimanente di infrastrutture che non lo sono, come, anzi, andare a raddoppiare i binari del 54 per cento delle ferrovie che è a binario unico, oppure state aspettando che il Ministro Salvini, domani mattina, si svegli e voglia realizzare un bel ponte tra Napoli e Ischia? Che cosa farete? Lo asseconderete anche in quel caso?
Allora, noi invece vi chiediamo di fermarvi, di assumervi le vostre responsabilità e di avviare una seria riflessione in tema di mobilità e di trasporti nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Misure a salvaguardia della filiera suinicola e delle connesse esportazioni, in relazione al contrasto della peste suina africana, con particolare riferimento al contenimento della diffusione dei cinghiali – n. 3-01167)
PRESIDENTE. La deputata Maria Chiara Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01167 (Vedi l'allegato A).
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la peste suina africana è arrivata alle porte di Langhirano, il distretto del prosciutto di Parma. Una tragedia, un disastro annunciato, perché il primo caso accertato risale al 2022 e siamo al 24 aprile 2024. La domanda è semplice, ma la risposta deve essere altrettanto chiara. A distanza di due anni, cosa avete fatto? Cosa sta facendo il Commissario per contenere la diffusione del virus? Soprattutto: cosa intendete fare rispetto ai Paesi che importano i nostri prodotti di eccellenza del made in Italy? Già il Canada ha bloccato le importazioni dall'Italia di prosciutto di Parma, un prodotto trainante del made in Italy. Quindi, questa tragedia deve essere fermata, devono essere sostenuti i produttori, ma, soprattutto, i produttori si aspettano da voi risposte concrete.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Colleghi, per fronteggiare il problema dell'eccessiva proliferazione degli ungulati selvatici, il Governo è prontamente intervenuto, a pochi mesi dal suo insediamento, incrementando, fin dalla prima legge di bilancio, le misure di depopolamento dei cinghiali, provvedendo alla nomina di un nuovo commissario straordinario per la peste suina africana, la cui struttura è stata recentemente rafforzata, sia con la nomina di 3 subcommissari, sia con la dotazione di ulteriori 3,5 milioni di euro.
Il nuovo commissario ha elaborato un piano straordinario di cattura, abbattimento e smaltimento dei cinghiali, che persegue l'obiettivo della rimozione annuale tra il 60 e l'80 per cento della popolazione presente, stimata approssimativamente tra 1 milione e 1,5 milioni di esemplari. Tutto questo in un arco temporale dai 3 ai 5 anni. Ricordo che l'attuazione dei piani di abbattimento è delegata alla competenza regionale.
Su proposta del Ministero dell'Agricoltura, è stata avviata anche una collaborazione con l'Esercito, già attiva da diverse settimane. Proseguono, in ogni caso, le attività in coordinamento con la società di gestione degli assi stradali e autostradali per la chiusura dei varchi.
Il Ministero dell'Agricoltura ha ripartito tra le regioni interessate 15 milioni di euro per gli interventi di biosicurezza e impiegato ulteriori 25 milioni in favore delle aziende danneggiate dalle misure di restrizione, al fine di contribuire a salvaguardare il sistema allevatoriale e le industrie di trasformazione dei nostri territori che non hanno mai interrotto la loro produzione. Sono allo studio ulteriori misure di sostegno, che a breve saranno portate all'attenzione del Consiglio dei ministri. Occorre, tuttavia, intervenire anche in ambito europeo ed internazionale, favorendo l'adozione di una normativa che sia rivolta a differenziare in modo netto le misure di gestione della fauna selvatica rispetto a quelle finalizzate alla sicurezza degli allevamenti.
L'Italia si è prontamente attivata affinché siano rispettati i principi internazionalmente riconosciuti del safe commodities, ossia prodotti sicuri in quanto non in grado di diffondere la malattia. È il caso del negoziato con il Giappone, attraverso cui si è arrivati a rimuovere il bando totale dei prodotti italiani da parte di quel Paese, avendo il Ministero della Salute italiano stipulato, nel maggio 2023, un nuovo protocollo e un certificato sanitario per prodotti sottoposti a cottura, ad esempio il prosciutto cotto, la spalla cotta. Tale negoziato prosegue anche in relazione ai prodotti stagionati, come i DOP di Parma e il San Daniele. Medesime negoziazioni sono in corso con tutti gli altri Paesi che hanno adottato bandi sanitari nei confronti di prodotti della salumeria italiana.
In diverse riunioni dell'Agrifish, il Ministro Lollobrigida ha avuto modo di sollevare il problema pandemico della peste suina africana oggi presente in varie aree del continente europeo e dell'Asia. In tale contesto, è stato istituito un tavolo di coordinamento con la Francia per lo scambio delle informazioni utili al contenimento e alla eradicazione del fenomeno.
Ho concluso, Presidente. In queste ore, si è attivato un confronto con la Commissione europea, nell'ambito del quale intendiamo proporre una revisione della normativa finalizzata a inibire l'export solo a quelle aziende che non hanno attuato misure di biosicurezza, superando così l'attuale indirizzo che impone misure di contenimento generalizzate senza tener conto dei rischi reali.
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei ha dato una risposta pienamente condivisibile. Sono misure ordinarie, le misure classiche che abbiamo sentito da anni a questa parte. Il problema è che oggi servono, con il commissario straordinario, interventi e risorse straordinarie, non possono certo bastare i 3,5 milioni di euro che ha citato. Auspichiamo che possano esserne stanziati ancora. Il problema è che abbiamo un comparto che conta, nel nostro Paese, 20 miliardi di euro, con 100.000 addetti tra lavoratori diretti e indiretti. Quindi, servono misure straordinarie rispetto al veicolo maggiore di diffusione della peste suina africana, che è il cinghiale. Lei ha ricordato i numeri - 1 milione, 1,5 milioni -, ma ci sono stime che ne contano addirittura di più. Quindi, sicuramente, l'Esercito non potrà bastare, perché dovete risponderci voi, dovete dirci voi se l'Esercito avrà quelle facoltà e, poi, è necessario avere una task force interna, perché le regioni hanno legiferato in modo disordinato, non tutte hanno agito nello stesso modo e i cinghiali non rispettano i confini regionali, i cinghiali camminano, tant'è che dalla Liguria, al Piemonte, alla Lombardia, sono arrivati fino al Lazio, fino al consorzio del prosciutto di Parma. Quindi, anche sulle esportazioni va fatta la stessa cosa.
Bene aver aperto canali bilaterali con alcuni Paesi, ma dobbiamo evitare l'effetto a catena, perché il danno è anche reputazionale. Se non dimostriamo al mondo che siamo in grado di gestire in modo efficace e repentino - e, ripeto, sono passati 2 anni dal primo caso -, rischiamo che il prodotto che traina il made in Italy non potrà più farlo, quindi rischiamo di riempirci la bocca di made in Italy, ma, poi, di non averlo più nel piatto. Sono proliferati i cinghiali, è proliferata la PSA, sono proliferati i subcommissari e i tavoli di lavoro, ma stiamo assistendo all'azzeramento delle imprese. Quindi, servono risposte più concrete, noi ci siamo per darvi un supporto, ma non ci siamo se le risposte sono burocratiche (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
(Intendimenti in ordine alla sospensione della collaborazione con la guardia costiera libica, anche alla luce di un attacco armato nei confronti di una nave del soccorso civile battente bandiera italiana – n. 3-01168)
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01168 (Vedi l'allegato A).
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Il 4 aprile 2024, la nave Mare Jonio è stata oggetto di un attacco armato da parte della motovedetta 658 Fezzan della guardia costiera libica. Lei, signor Ministro, l'11 aprile di quest'anno, interrogato nell'Aula del Senato a proposito di questo episodio, ha riferito che, secondo le ricostruzioni delle autorità competenti, cioè della cosiddetta guardia costiera, la Mare Jonio sarebbe intervenuta dopo che il soccorso si era completato.
Anche sorvolando sul fatto che la Corte di cassazione, con sentenza n. 4557 del 2024, ha stabilito che la Libia non è un porto sicuro e che facilitare la riconsegna dei migranti alle autorità libiche costituisce reato, anche volendo sorvolare su questo, il punto è che i video, le registrazioni video e i filmati dimostrano, senza possibilità di smentita, che questa ricostruzione è completamente falsa. La Mare Jonio aveva individuato una nave in difficoltà, carica di migranti, è intervenuta per completare il soccorso, successivamente è arrivata la motovedetta, che ha sparato con i mitra per allontanare il rescue boat, costituendo un gravissimo pericolo per i soccorritori, oltre che per i migranti.
Siamo qui a chiederle: in primo luogo, queste verifiche da dove arrivano? Chi le ha fatte, visto che non sono veritiere? Che cosa intendete fare su questo? Che cosa intendete fare per garantire la sicurezza delle navi che battono bandiera italiana, che salvano vite, che sono oggetto di questi attacchi e se non sia arrivato il momento di sospendere, una volta per tutte, la collaborazione con la cosiddetta Guardia costiera libica per concentrarsi davvero sul contrasto al traffico di esseri umani.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. La ricostruzione dei fatti relativi alle operazioni di soccorso che hanno coinvolto la motovedetta libica Fezzan e la nave privata Mare Jonio da me fornita lo scorso 11 aprile al Senato è stata effettuata - e lo ribadisco ancora una volta - sulla base di rapporti ufficiali provenienti dalle autorità competenti internazionali ed italiane. Non poteva e non può essere altrimenti perché, quando un Ministro riferisce in Parlamento, è tenuto a fornire un quadro conoscitivo rispondente alla realtà dei fatti e non a fantasiose ricostruzioni. Nel caso di specie, ci si è attenuti alle informazioni tecnico-operative riferite dalle autorità che hanno operato nelle varie fasi di soccorso in mare. Ed è sempre sulla base della condotta tenuta dalla nave Mare Jonio che sono state applicate dalle autorità competenti le sanzioni previste dal decreto-legge n. 1 del 2023 e il conseguente fermo dell'imbarcazione che - le do una notizia, è di oggi - ha resistito all'istanza giudiziale di sospensione proposta dalla nave privata.
Anche in questa occasione, sottolineo che della vicenda è stata immediatamente informata l'autorità giudiziaria ed è preoccupante, io credo, che la contrapposizione ideologica su un tema di fondamentale importanza, come l'immigrazione, possa dar luogo ad una mistificazione dei fatti.
Il soccorso in mare è un'attività delicata e complessa, che ha le sue regole da rispettare, in quanto ogni forma di spontaneismo o di disordine in tale ambito potrebbe incidere sulla prioritaria esigenza di salvaguardare l'incolumità e la vita delle persone. A questa esigenza risponde il quadro normativo introdotto dal Governo per disciplinare quegli interventi di soccorso ai quali concorrono talvolta assetti navali privati, spesso in acque SAR non italiane, e che, pertanto, devono essere sottoposti al coordinamento degli Stati che ne hanno la responsabilità, secondo specifiche disposizioni normative derivanti proprio da quelle convenzioni internazionali che sovente vengono invocate.
Noi siamo fortemente impegnati a contrastare l'immigrazione irregolare e il vergognoso traffico di migranti, sostenendo, al contempo, l'implementazione di corridoi umanitari e di canali legali di ingresso. Ribadisco che l'approccio del Governo ai temi migratori si fonda su una imprescindibile esigenza, che è il rispetto delle regole e la salvaguardia delle vite umane.
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Ministro, non solo la sua risposta non ci convince, peraltro non ha risposto. Lei si è limitato a ribadire che nel Senato della Repubblica ha risposto sulla base della ricostruzione offertale dalle autorità competenti, la cosiddetta guardia costiera libica. Abbiamo già avuto modo di dire perché quelle autorità competenti non dovrebbero essere considerate competenti a nulla, visto che non sono in grado di offrire porti sicuri ai migranti che catturano, e non salvano, nelle operazioni nelle acque internazionali.
Il punto, però, è che non ha risposto alla domanda decisiva: i video dimostrano che ad arrivare per prima è stata la Mare Jonio. Le do io una notizia, la memoria presentata dall'Avvocatura dello Stato, quindi da voi, da voi, nella vicenda che riguarda il fermo amministrativo della Mare Jonio, dimostra, ammette, nella ricostruzione temporale, che la Fezzan è arrivata dopo. Allora, con questo dovrebbe fare i conti. Sarebbe potuto venire qui dicendo: le autorità libiche ci hanno mentito.
Poteva dire questo. Non sto dicendo che ha mentito lei, signor Ministro, ma lei doveva venire qui oggi a dire che le autorità libiche hanno mentito. Non sarebbe la prima volta, non sarà l'ultima, perché parliamo di una cosiddetta guardia costiera che di giorno indossa i panni della guardia costiera e di notte i veri panni che le sono consoni, quelli dei trafficanti di uomini, con cui noi continuiamo a fare accordi, con cui noi continuiamo a fare affari, in una illogica, ingiusta e insensata guerra contro le organizzazioni non governative, cioè contro chi dovremmo ringraziare perché fa il lavoro al posto nostro, perché va in mare, a rischio della propria vita, a salvare chi invece continuerebbe, come purtroppo accade da troppo tempo, ad affogare, questa è la verità.
Lei poteva fare una gran bella figura oggi, anche dimostrando la sua ottima buona fede, che non metto in discussione, rispetto a quella ricostruzione. Ha scelto anche oggi di non farlo, è un gran peccato. È questo che conferma il posizionamento ideologico, non nostro, signor Ministro, vostro, su questa questione, ed è un grande peccato, oltre che un grande errore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
(Iniziative in relazione alle modalità di inoltro delle domande inerenti ai cosiddetti "decreti flussi" e ai controlli sulla regolarità delle istanze presentate – n. 3-01169)
PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01169 (Vedi l'allegato A).
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il cosiddetto decreto flussi disciplina la modalità per programmare annualmente le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro. Il decreto prevede una procedura telematica attraverso cui è possibile presentare domanda di nulla osta per assumere un lavoratore straniero. L'inoltro della domanda da presentarsi sul portale è stato possibile in alcuni giorni, i cosiddetti click day, a seguito dei quali, però, si sono registrate infinite segnalazioni concernenti gravi episodi di sospetta irregolarità e di malfunzionamento del portale a causa non solo del deficit della procedura telematica, ma anche di una normativa lacunosa, e ciò senza considerare la grave mancanza di un sistema di filtro che verifichi in modo preventivo la regolarità e l'effettiva esistenza del datore di lavoro che invia la richiesta, con possibilità per le associazioni criminali di inserirsi nei circuiti.
Chiediamo quali iniziative si intenda adottare al fine di evitare in futuro i problemi informatici riscontrati e quelli relativi alla mancanza di adeguati controlli preventivi.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. In merito alle asserite criticità del funzionamento del cosiddetto click day per la presentazione delle domande riferite al decreto Flussi di quest'anno dico immediatamente che non risultano essersi verificate disfunzioni del portale dedicato nell'ora di apertura prevista, come conferma il ridotto numero di segnalazioni pervenute all'help desk, pari allo 0,04 per cento, che è una percentuale minima in proporzione al numero di domande inviate. Occorre infatti, secondo me, distinguere due fasi: quella dell'apertura del portale, alle ore 8,35, quando viene consentito all'utenza di iniziare ad accedere alla propria area riservata ed effettuare le operazioni di login, e quella poi del click day, a partire dalle ore 9, quando è possibile inoltrare le istanze precompilate.
Si tratta di una modalità ampiamente resa nota sullo stesso portale e già sperimentata nei click day relativi ai precedenti decreti Flussi. Il diniego dell'accesso ricevuto in qualche caso dagli utenti è da ricollegarsi ad un possibile mancato rispetto delle indicazioni procedurali sulle operazioni da compiere, rese note sul sito del Ministero dell'Interno. Aggiungo che l'invio tardivo delle domande non preclude perciò che la stessa possa comunque collocarsi utilmente in graduatoria.
Quanto alla questione dei controlli preventivi, faccio presente che le misure di semplificazione e accelerazione delle procedure di rilascio del nulla osta al lavoro, introdotte dal Governo con il decreto-legge n. 20 del 2023, hanno messo a regime quanto già previsto in via sperimentale per le quote di ingresso di lavoratori stranieri dei decreti flussi 2021, 2022 e 2023, e a tal fine è stata demandata ad alcune categorie di professionisti e alle organizzazioni dei datori di lavoro più rappresentative sul piano nazionale la verifica dei requisiti per il rilascio dei nulla osta al lavoro.
Chiaramente resta ferma la possibilità da parte dell'Ispettorato nazionale del lavoro, in collaborazione con l'Agenzia delle entrate, di effettuare poi controlli a campione sul rispetto dei requisiti asseverati dal professionista o dall'organizzazione datoriale.
Infine, qualora durante la fase istruttoria delle domande emergano anomalie ovvero indizi di irregolarità o di condotte fraudolente, gli sportelli unici per l'immigrazione provvedono a richiedere alle Forze di Polizia e al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali gli accertamenti necessari.
PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di replicare.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Presidente, signor Ministro, siamo veramente sorpresi da questa risposta perché le segnalazioni pervenute a noi sono tantissime ed evidenziano una difficoltà enorme della prefettura e della questura. Anzi, sul problema dei migranti il Governo ha basato buona parte della campagna elettorale e continua a ostentare posizioni che esterna con grande enfasi, alle quali però sembra non corrispondano strategie e decisioni condivisibili. Al di là del problema informatico, dove in realtà ci sono delle disfunzioni che veramente hanno creato dei problemi reali alle prefetture e alle questure, c'è un altro problema sul quale lei non ha dato una risposta.
Avete eliminato il vaglio delle direzioni provinciali del lavoro, che avevano il ruolo di verificare che le richieste di assunzioni venissero da chi avesse poi davvero la possibilità di assumere. Oggi, invece, quando arrivano richieste fantasma di assunzioni, non si è nelle condizioni di attuare filtri perché prefetture e questure non riescono a istruire le pratiche nei tempi imposti dalla legge, e si verifica che, decorsi i termini, c'è un'approvazione automatica delle domande di assunzione, senza verificare chi le ha inoltrate. E intanto le persone da assumere che sono arrivate sono ormai sul territorio in balia degli eventi, con grande gioia, ovviamente, delle organizzazioni criminali.
Credo che questo problema, evidentemente, continui ad essere sottovalutato, e su questo, signor Ministro, ci aspettiamo repentinamente un cambio di passo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
(Iniziative di competenza volte a scongiurare il trasferimento delle scuole di polizia di Brescia e Piacenza – n. 3-01171)
PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01171 (Vedi l'allegato A).
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, il contratto dello stabile dove è ubicata la scuola di Polizia di Stato Pol.G.A.I. di Brescia è in scadenza. Si era ipotizzato un trasferimento della scuola in una caserma dismessa, isolata rispetto ai centri abitati e oggi in condizioni fatiscenti, la Serini di Montichiari. Ministro, come ho avuto modo, anche in modo informale, e l'opportunità di dirle, anche a seguito di interlocuzioni con il capo della Polizia, prefetto Pisani, tale trasloco rappresenterebbe un problema prima di tutto per gli allievi di Polizia, ma anche per la mia città, per Brescia, che ospita ormai da 50 anni la scuola Pol.G.A.I.
Purtroppo, stessa condizione per la scuola di Piacenza. Le chiedo, Ministro, se ha novità che possano rassicurare me, la Polizia di Stato, gli allievi e i cittadini bresciani.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Innanzitutto, per quanto concerne la scuola di Polizia di Stato di Brescia, informo che l'attuale sede è oggetto di un contratto di locazione tra l'Agenzia del demanio ed una società privata, e che effettivamente, dal mese di maggio 2023, come ho già avuto modo di rappresentare all'onorevole interrogante in una sua precedente sollecitazione, che mi ha rivolto direttamente, in vista dell'approssimarsi della scadenza contrattuale sono state avviate interlocuzioni tra la proprietà, l'Agenzia del demanio e il Ministero dell'Interno per una eventuale nuova collocazione,
In questo contesto, l'Agenzia del demanio ha proposto come sede alternativa l'ex caserma Serini di Montichiari, in provincia di Brescia, e più di recente la proprietà ha formulato una proposta di vendita dell'immobile, che è attualmente in valutazione relativamente alla convenienza economica e ai profili di copertura finanziaria. Ciò al fine di privilegiare la soluzione dell'acquisto, riacquisendo in tal modo il bene al patrimonio dello Stato e mantenendo la scuola presso l'attuale struttura di Brescia. Nelle more di tali trattative, con nota del 15 aprile scorso il Ministero dell'Interno ha comunque confermato all'Agenzia del demanio la necessità di utilizzare l'immobile per le esigenze della scuola anche per il futuro.
L'Agenzia del demanio sta, pertanto, definendo nuove condizioni contrattuali per la permanenza della scuola in quella sede.
Venendo ora alla scuola per allievi agenti di Piacenza, il cui immobile è sempre di proprietà di una società privata, è attivo a Piacenza un contratto di locazione stipulato dall'Agenzia del demanio. Nell'ambito della più generale attività di razionalizzazione dei costi degli immobili di privati destinati ad usi pubblici, sono state svolte indagini e sono tuttora in corso approfondimenti con l'Agenzia del demanio, volti ad individuare eventuali sedi alternative che offrano migliori condizioni di residenzialità e di servizi, preferibilmente, però, nella medesima città. L'obiettivo prioritario è, peraltro, sempre quello del mantenimento delle scuole nelle attuali sedi. Soluzioni alternative, pertanto, sono prese in considerazione solo se rispettano precisi requisiti, che tengano conto del contesto territoriale di riferimento e della necessità di assicurarne la piena operatività in tempi ragionevoli.
PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di replicare.
SIMONA BORDONALI (LEGA). La ringrazio, Ministro. Ancora una volta risponde con puntualità e con soluzioni rapide alle problematiche che le vengono sollecitate dal territorio. La notizia che la Pol.G.A.I. resterà dove è oggi, è una bella notizia per Brescia, innanzitutto, che continuerà ad avere sul territorio centinaia di giovani allievi, motivo di orgoglio ed elemento di sicurezza della città. Comprendiamo la necessità che hanno lo Stato ed il suo Ministero di razionalizzare i costi, ma avere un altro immobile sfitto avrebbe creato un ulteriore problema di rigenerazione urbana per la nostra città e si sarebbe sommato ai tanti problemi che già ci sono in tal senso. Non da ultimo, Ministro, vanno riconosciute le sue attenzioni, le attenzioni che ci sono sempre per gli uomini e le donne della Polizia di Stato, per quegli allievi che sarebbero stati obbligati ad andare in una caserma lontana dal centro urbano e, quindi, con una qualità di vita sicuramente peggiore rispetto a quella che dev'essere riconosciuta loro in un percorso importante come quello per diventare agente della Polizia di Stato. Quindi, Ministro, ancora una volta, io la ringrazio a nome dei cittadini bresciani, ma soprattutto la ringrazieranno gli agenti di Polizia di Stato e quei futuri uomini e donne, che saranno i nostri agenti e che sono il nostro futuro.
(Iniziative di competenza volte a garantire condizioni di sicurezza negli atenei, alla luce di recenti episodi di contestazione e manifestazioni di protesta - n. 3-01170)
PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01170 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'articolo 33 della Costituzione recita: “Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi (…)”. Negli ultimi mesi, in alcuni atenei si è assistito a episodi di contestazione e manifestazioni di protesta contro le operazioni militari condotte da Israele nella Striscia di Gaza, in seguito agli attacchi subiti il 7 ottobre scorso per opera di Hamas. In alcuni casi, si sono verificati anche atti di violenza verbale e fisica, boicottaggi di incontri e dibattiti pubblici, scontri tra manifestanti e Forze dell'ordine. Questo è accaduto nelle città di Roma, Pisa, Napoli, Genova e Torino.
Noi crediamo, Ministro, che la libertà di espressione vada assolutamente tutelata, ma vanno anche garantite tutte le altre libertà: la libertà di chi vuole andare a lezione in università e studiare, la libertà di fare incontri pubblici dentro gli atenei, conferenze e qualsiasi tipo di iniziativa. Ministro, il gruppo di Noi Moderati le chiede quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare la sicurezza degli atenei italiani e di garantire la libertà di tutti gli italiani e gli studenti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Dopo i fatti del 7 ottobre, contestualmente all'innalzamento dei livelli di prevenzione, è stato garantito lo svolgimento di migliaia di manifestazioni dirette tanto a supporto della causa palestinese, quanto a sostegno di Israele. Ciò nell'assoluta convinzione che la libera espressione del pensiero rappresenti un principio fondamentale della nostra democrazia, in uno con gli altri valori e diritti costituzionali. Confermo che il Governo non ha cambiato le regole e le modalità di gestione dell'ordine pubblico, da sempre improntate ad equilibrio e moderazione. Riguardo al mondo universitario, mi preme evidenziare che il proficuo e costante dialogo tra le Forze di polizia e le istituzioni accademiche ha consentito di assicurare ottimali livelli di sicurezza, nel pieno rispetto dell'autonomia degli atenei e dei loro organi di governo.
Ed è in questa direzione che si intende proseguire, nel prudente apprezzamento di ogni contesto e alla ricerca, sempre, di ogni possibile forma di collaborazione e interlocuzione, quanto mai essenziali nell'ambito universitario.
Su un piano più generale, i dati dimostrano come, durante il Governo in carica, vi sia stata una gestione delle manifestazioni di piazza assolutamente rispettosa dei princìpi democratici e dei diritti di libertà. Nel corso del 2023, infatti, sono state più di 11.000 le manifestazioni di interesse per l'ordine pubblico, con 969.770 operatori di Polizia impegnati, quasi 1 milione. Dall'inizio di quest'anno a ieri, si sono svolte 5.050 manifestazioni, con un aumento di circa il 40 per cento rispetto all'analogo periodo del 2023 e le manifestazioni che hanno registrato criticità, quest'anno, sono state appena il 2,3 per cento del totale. È una testimonianza della professionalità delle nostre Forze dell'ordine, tra le migliori al mondo anche nella gestione delle manifestazioni di libero dissenso. A loro io desidero rivolgere la piena fiducia e la profonda gratitudine, mia e dell'intero Governo, per la costante dedizione e il costante impegno infaticabile dimostrato in ogni circostanza. E consentitemi, in conclusione, di esprimere i miei sentimenti di vicinanza agli operatori di Polizia rimasti contusi in occasione degli incidenti verificatisi ieri a Torino.
PRESIDENTE. Il deputato Maurizio Lupi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, il nostro gruppo, Noi Moderati, si dichiara soddisfatto della sua risposta alla nostra interrogazione. L'abbiamo voluta fortemente per evitare qualsiasi equivoco riguardo agli episodi che stanno accadendo e anche a interpretazioni strumentali che avvengono.
Da una parte, ha fatto bene a sottolineare - lo diciamo con molta chiarezza - la libera espressione del pensiero: l'università è il luogo della libera manifestazione del pensiero, dell'insegnamento, della ricerca; l'università prosegue sempre, le nostre università, tutte le nostre università, proseguono nei princìpi dell'inclusione e agiscono contro ogni discriminazione.
Dall'altra parte, ha fatto bene a sottolineare anche la possibilità e il ruolo fondamentale che il Ministero dell'Interno e le Forze dell'ordine rivestono, proprio per garantire e tutelare questa funzione e questo scopo, nel rispetto delle autonomie. Ha usato parole fondamentali per noi, ma credo per tutta la cultura del Governo e anche della coalizione di centrodestra, ma che dovrebbe appartenere alla cultura di tutto il Parlamento: equilibrio e moderazione, professionalità delle Forze dell'ordine, dialogo.
Ci è piaciuto molto quando il Presidente della Repubblica, signor Ministro, la chiamò e fece quella dichiarazione, che non era assolutamente contro le Forze dell'ordine, ma era per richiamare tutti noi al fatto che la strada maestra, nel tutelare esattamente e nel difendere questi princìpi costituzionali, è sempre quella del dialogo, della persuasione, della presenza e della possibilità che tutti possano manifestare liberamente le proprie opinioni, ma rispettando quelle degli altri e la funzione delle istituzioni.
Le dicevo, ci è piaciuta molto la risposta che lei ha dato di fronte al Presidente Mattarella, che diceva che il manganello è sempre una sconfitta, che non è assolutamente l'idea che le Forze dell'ordine non debbano svolgere il proprio dovere, e lo fanno sempre con grande professionalità, ma indica la strada a cui tutti noi vogliamo attenerci e a cui - devo dire e lo dico con molta chiarezza e anche con senso di responsabilità - lei e il Ministero dell'Interno vi state attenendo.
Per questo auspichiamo - e lo diciamo con forza - che gli atenei, nella loro autonomia, e concludo, signor Presidente, continuino a rimanere il luogo per chi vuole manifestare il dissenso e per chi vuole essere protagonista.
PRESIDENTE. Concluda.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Non aveva senso rifiutare la presentazione di un libro di Dostoevskij che rappresenta uno dei capolavori della letteratura, quando c'era l'invasione della Russia nell'Ucraina, e non ha senso, oggi, impedire a Israele di proseguire, nel rapporto con le nostre libere università, questa collaborazione, che è il segno della civiltà occidentale. E dobbiamo sempre ricordarcelo.
Grazie al Governo, per il lavoro che sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative di competenza per favorire il rapido iter del disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, a tutela delle Forze di polizia - n. 3-01172)
PRESIDENTE. Il deputato Mascaretti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01172 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
ANDREA MASCARETTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, purtroppo, sabato scorso, nella mia città, Milano, abbiamo dovuto assistere all'ennesimo atteggiamento di aggressione alle Forze dell'ordine, uomini e donne delle Forze dell'ordine che intervenivano in un caso di aggressione a un cittadino egiziano, aggredito, appunto, da un uomo e da una donna marocchini, in uno dei quartieri periferici di Milano, in via Gabrio Rosa, nel quartiere Corvetto, in un contesto di occupazioni abusive, degrado, spaccio, immigrazione clandestina e ostilità nei confronti delle Forze dell'ordine.
Questo è solo l'ennesimo degli episodi di questo tipo e cito una sua intervista apparsa recentemente su Il Messaggero dove ha dichiarato che, grazie ai controlli effettuati dal 21 ottobre 2023 a oggi, sono stati rintracciati 2.613 stranieri irregolari e, di questi, 1.542 sono stati respinti, 142 sono stati tratti in arresto e 73 sono stati fermati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Allora, le chiedo, signor Ministro, se non ritenga urgente l'approvazione del disegno di legge a tutela delle Forze di Polizia. Mi riferisco al disegno di legge attualmente in esame nelle Commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia in questa Camera, inerente a disposizioni in materia di sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio, nonché vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario, che interviene in merito agli atti di violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale o agente di Polizia giudiziaria.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Il disegno di legge del Governo, ricordato dall'onorevole interrogante, contiene importanti misure per la sicurezza pubblica, che spaziano dalla prevenzione del terrorismo e delle infiltrazioni mafiose alla gestione dei beni sequestrati e confiscati, dalla sicurezza urbana a misure di tutela degli operatori nell'espletamento dei loro compiti. Di particolare rilevanza sono le novità volte a incrementare i livelli di sicurezza dei contesti urbani, andando incontro a specifiche esigenze di tutela fortemente avvertite dai cittadini. Penso, tra le altre, alla nuova fattispecie di reato di occupazione arbitraria degli immobili destinati al domicilio del proprietario, cui si affianca una specifica e accelerata procedura di reintegrazione nel possesso dell'immobile occupato. Evidenzio anche le misure di rafforzamento degli strumenti di deterrenza e di repressione del crescente fenomeno delle truffe agli anziani, nonché di estensione del cosiddetto Daspo urbano a soggetti gravati da precedenti penali per delitti contro la persona o contro il patrimonio.
Un altro pilastro del disegno di legge è dedicato proprio alla tutela degli operatori di Polizia durante lo svolgimento dei loro compiti. Si tratta di misure, soprattutto queste ultime, che io ho fortemente voluto e che ritengo non più procrastinabili, come anche i fatti di ieri, a Torino, dimostrano. Credo che lo dobbiamo alle donne e agli uomini in divisa, che, per adempiere ai loro doveri e per garantire i nostri diritti, sono quotidianamente esposti ad aggressioni, minacce e violenze messe in atto da chi ha l'unico obiettivo di non rispettare le leggi e di provocare disordini.
Come sanno gli onorevoli interroganti, il disegno di legge è in discussione presso la I Commissione di questa Camera e ho già avviato proficue interlocuzioni con i gruppi di maggioranza, finalizzate a una sollecita calendarizzazione dei lavori, nel più ampio rispetto delle prerogative parlamentari.
Confido che questo pacchetto di misure normative, arricchito dal confronto parlamentare, possa proseguire celermente il suo iter e dare risposte in termini di sicurezza ai cittadini, che le attendono, e alle Forze di Polizia, cui è affidato il compito di tutelarli.
PRESIDENTE. Il deputato Riccardo De Corato ha facoltà di replicare.
RICCARDO DE CORATO (FDI). Signor Ministro, io la ringrazio per la risposta, anche perché in questo momento credo che Milano ne abbia bisogno e necessità. Credo che lei conosca le cifre che sono state date dal questore di Milano, qualche giorno fa, alla festa della Polizia. La situazione di Milano è grave. Siamo la città più pericolosa d'Italia, come ci ha classificato Il Sole 24 Ore, e dai dati, quindi, che vengono forniti dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero, e perciò abbiamo necessità di un intervento in merito. Io, come vicepresidente della Commissione, farò il possibile per cercare di portare il più in fretta possibile all'ordine del giorno della I Commissione questo disegno di legge, che è fondamentale.
Le Forze dell'ordine stanno facendo un grande lavoro nella città di Milano, però è evidente che i numeri che ha fornito il questore sono numeri chiari: c'è un'enorme delta, così come è successo in questo caso, perché qui siamo di fronte a un'aggressione a uomini delle Forze dell'ordine da parte di bande di stranieri. Se noi pensiamo, come afferma il questore, che c'è un coinvolgimento di stranieri in rapine commesse su pubblica via a Milano nel 71 per cento dei casi - cioè, nel 71 per cento dei casi si tratta di stranieri - capiamo qual è il livello in cui ormai siamo. Quando si dice che nel primo semestre - concludo, Presidente - sono stati aggrediti 35 agenti di Polizia, ciò testimonia, in maniera chiara ed evidente, che c'è un problema. È necessario, quindi, con questo disegno di legge dare maggiore forza. Sono stati mandati già 156 uomini a Milano e oltre 800 uomini in Lombardia. Però, i dati dell'immigrazione ci dicono che Milano ha 493.000 residenti stranieri su una popolazione di 3 milioni di abitanti - parlo di Milano e della città metropolitana - e, dunque, è evidente che c'è un problema che dobbiamo affrontare, signor Ministro. Io la ringrazio ancora della risposta, ma mi impegno affinché la I Commissione affronti al più presto questo disegno di legge, perché è fondamentale che quello che parte dal Viminale abbia una risposta immediata da parte di quest'Aula.
(Esiti della recente riunione dei Ministri degli esteri del G7 e ulteriori iniziative nel quadro della Presidenza italiana - n. 3-01173)
PRESIDENTE. Il deputato Roberto Bagnasco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01173 (Vedi l'allegato A).
ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 17, 18 e 19 aprile scorsi ha presieduto a Capri la riunione dei Ministri degli Esteri del G7, una straordinaria vetrina per il nostro territorio e un importante momento di confronto nell'ambito della comunità di valori delle democrazie occidentali. Tale riunione è giunta in una fase, purtroppo, particolarmente delicata del quadro politico internazionale, caratterizzata dai conflitti in corso in Ucraina e in Medioriente e dall'assertività di attori che mettono sempre più in discussione l'ordine internazionale.
A Capri, i Ministri degli Esteri del G7 hanno ribadito il sostegno alla resistenza del popolo ucraino e il massimo impegno sul fronte degli aiuti, hanno rinnovato la ferma condanna dell'attacco lanciato dall'Iran contro Israele e, al tempo stesso, hanno invitato tutte le parti a contribuire alla de-escalation delle ostilità. È un termine che lei usa molte volte. Inoltre, si sono impegnati a mettere al centro dell'agenda politica lo sviluppo del continente africano, che è un altro tema estremamente importante e qualificante della nostra azione, e a rafforzare la cooperazione con i partner dell'Indo-Pacifico…
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). …per assicurare la libertà di commercio e di navigazione.
Le chiedo, pertanto, quali siano le prossime iniziative che intende intraprendere alla luce della Presidenza italiana del G7.
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, signor Presidente. La prima ministeriale esteri sotto la Presidenza italiana ha consentito, come diceva l'interrogante, un dialogo approfondito sui principali temi di attualità internazionale. I risultati sono le tre dichiarazioni congiunte dedicate alla situazione in Medioriente, al sostegno all'Ucraina e alle principali sfide globali. A Capri, anche sotto l'incalzare delle notizie dal Medioriente, abbiamo ribadito la ferma condanna dell'attacco dell'Iran e la solidarietà a Israele, abbiamo invitato tutte le parti a evitare ulteriori escalation ed espresso opposizione a un'eventuale operazione militare a Rafah.
Il cessate il fuoco è necessario per l'accesso umanitario e la liberazione degli ostaggi. Abbiamo richiamato l'urgenza di fronteggiare la devastante crisi umanitaria a Gaza e aumentare gli aiuti. L'iniziativa italiana Food for Gaza ha riscosso il sostegno del G7. Dobbiamo in prospettiva lavorare per riavviare un dialogo politico per la soluzione a due Stati. Ho invitato a Roma il nuovo Premier e il Ministro degli Esteri palestinesi. Il G7 ha lanciato un messaggio di forte coesione a sostegno di Kiev e di contrasto alla disinformazione russa. Su questo ho voluto firmare un accordo con gli Stati Uniti che potrà fungere da modello per altri Paesi. Abbiamo riaffermato la condanna dell'aggressione russa e l'impegno per la sicurezza dell'Ucraina, intensificando l'assistenza alla difesa. Alla discussione hanno partecipato il Ministro degli Esteri ucraino e il Segretario generale della NATO. Come Presidenza del G7 continuiamo a lavorare per una pace giusta. L'Italia è in prima linea per la ricostruzione. Il 15 maggio firmeremo, qui a Roma, accordi con Kiev e UNESCO per la ricostruzione di Odessa e della sua cattedrale. Prioritario è anche sostenere il sistema energetico del Paese. Ho voluto altresì dedicare una sessione al rafforzamento del partenariato del G7 con l'Africa. A Capri, abbiamo avuto il Ministro degli Esteri della Mauritania in qualità di presidente di turno dell'Unione africana. Abbiamo discusso - come ricordava l'interrogante - anche di stabilità dell'Indo-Pacifico, regione prioritaria per gli equilibri geopolitici e per il commercio mondiale. La ministeriale è stata aperta da una sessione dedicata al rafforzamento del dialogo con i partner globali. Il contributo delle 7 democrazie liberali ad economia più avanzata è cruciale per il contrasto all'immigrazione irregolare e ai cambiamenti climatici, la resilienza democratica e la sicurezza cibernetica.
In conclusione, le prossime riunioni che presiederò saranno il G7 commercio, il 16 e il 17 luglio a Reggio Calabria, e il G7 sviluppo, il 24 e il 25 ottobre a Pescara. Organizzerò incontri informali con i Ministri degli esteri del G7 a margine di altri appuntamenti internazionali e una seconda ministeriale ufficiale in autunno. a Fiuggi. Il successo di Capri sta nell'aver rafforzato il coordinamento politico tra i G7 in uno scenario internazionale molto complesso. La forza del G7 a presidenza italiana risiede proprio nella sua unità e nell'impegno comune per la stabilità e la pace.
Mi consenta, signor Presidente, un'ultima parola per ringraziare le donne e gli uomini delle Forze dell'ordine che hanno garantito lo svolgimento, nella maniera migliore, del G7. Quindi, ringrazio Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Guardia costiera e Polizia locale (Applausi) perché tutto si è svolto nel migliore dei modi, facendo fare un eccellente figura al nostro Paese, e di questo voglio anche ringraziare il Ministro dell'Interno, Piantedosi.
PRESIDENTE. Il deputato Bagnasco ha facoltà di replicare.
ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua puntuale risposta. Non posso che confermare l'apprezzamento per quanto da lei sostenuto con grande precisione e puntualità. Con la riunione ministeriale del G7 di Capri l'Italia si è confermata grande protagonista della scena mondiale e una realtà forte nell'area del Mediterraneo. Abbiamo condannato il recente attacco sferrato dall'Iran e ribadito la prioritaria sicurezza di Israele ma è bene che tutte le parti lavorino per evitare un'escalation delle ostilità. Anche questo credo che sia un punto molto chiaro dell'azione del suo Governo. Dobbiamo ribadire il nostro impegno a favore del cessate il fuoco immediato, per garantire il rilascio degli ostaggi e l'arrivo di beni e alimenti per la popolazione civile palestinese. Anche in questo senso io credo che il Governo italiano abbia lavorato - non vogliamo fare ovviamente paragoni con altri, perché non sarebbe il caso - in maniera assolutamente positiva e di assoluto livello.
Per quanto riguarda il Mar Rosso, la sicurezza della navigazione e le ripercussioni sulle rotte commerciali sono per noi priorità e sono sicuro che il Governo saprà svolgere un ruolo chiave. È stato il Governo italiano a promuovere la missione europea Aspides - l'ultima - che sta operando in maniera efficace per tutelare il nostro traffico commerciale. Altrettanto prioritaria nell'agenda italiana è l'Africa, come da lei sostenuto in tantissime occasioni. Il Piano Mattei può davvero rappresentare una soluzione apprezzata dagli - uso la parola giusta - amici africani.
Al tempo stesso, ritengo sia importante continuare a sostenere l'Ucraina per una pace giusta e duratura. Aiutare Kiev a difendersi significa salvaguardare i valori dell'Europa e della democrazia e non solamente aiutare questo Paese.
Sono certo che lei e questo Governo farete il possibile per preservare la stabilità internazionale, ripristinare gli equilibri e riportare il nostro Paese al centro degli interessi del Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 89, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 29 aprile-7 maggio 2024.
PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i Gruppi, è stata definita la seguente articolazione dei lavori per il periodo 29 aprile-7 maggio 2024:
Lunedì 29 aprile (ore 10 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna ed eventualmente nella giornata di martedì 30 aprile a partire dalle ore 11,30)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1665 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).
Martedì 30 aprile (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Venerdì 3 maggio (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Lunedì 6 maggio (ore 14, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali della Relazione delle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024 (Doc. XXVI, n. 2) (Doc. XVI, n. 3).
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
n. 1745 - Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023 (approvato dal Senato);
n. 1746 - Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023 (approvato dal Senato).
Martedì 7 maggio (ore 11)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Martedì 7 maggio (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1018 - Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 304 - Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.
Seguito dell'esame della Relazione delle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024 (Doc. XXVI, n. 2) (Doc. XVI, n. 3).
Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
n. 1745 - Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023 (approvato dal Senato);
n. 1746 - Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023 (approvato dal Senato).
Mercoledì 8 maggio (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Nella giornata di martedì 7 maggio sarà convocata la riunione della Conferenza dei presidenti di Gruppo per la predisposizione del calendario di maggio.
Avverto, inoltre, che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale del disegno di legge n. 1665, recante disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
L'organizzazione dei tempi per il seguito dell'esame sarà pubblicata in occasione della relativa calendarizzazione.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole De Corato. Ne ha facoltà.
RICCARDO DE CORATO (FDI). Grazie, Presidente. Lunedì 29 aprile, ricorre il quarantanovesimo anniversario dell'assassinio di Sergio Ramelli e il quarantottesimo anniversario dell'assassinio di Enrico Pedenovi. Lo ricordo perché su Sergio Ramelli, prima di me, il 13 marzo scorso, era intervenuta in quest'Aula la collega Di Maggio, in memoria del giorno in cui fu sprangato, perché Ramelli passò 27 giorni al Fatebenefratelli di Milano, dove morì il 29 aprile 1975. Nessuno poteva immaginarlo, in quel giorno. Lo ricordo perché eravamo nella federazione milanese di via Mancini, insieme a Enrico Pedenovi e ad altri parlamentari eletti nel Movimento Sociale Italiano. Parlavamo del ricordo che dovevamo fare il giorno dopo, il 29 aprile, di Sergio Ramelli, perché non c'era un prete a Milano che era disponibile a ricordare il giovane Sergio Ramelli, 18 anni, massacrato per aver scritto un tema contro le Brigate Rosse all'istituto Molinari di Milano.
Ricordo che fu l'onorevole Servello ad andare dal cardinale Colombo per chiedergli la presenza di un prete in Santa Maria del Suffragio, che era la chiesa dell'area di corso 22 Marzo, a Milano. Finalmente, si riuscì a trovare un sacerdote per celebrare il primo anniversario della morte di quel ragazzo, ammazzato all'Ortica, a Milano, in via Amadeo, da una squadra di Avanguardia operaia, tutti uomini dell'università. Oggi questi esercitano la professione di medico all'ospedale Niguarda, dopo aver ammazzato un ragazzo, perché hanno scontato la pena e sono ritornati in libertà.
Vorrei ricordare, in particolare, Enrico Pedenovi, perché è stato un uomo eletto nelle istituzioni, era un moderato, anzi, molto moderato ed era persona molto perbene; lo hanno colpito perché era esattamente questo. Sono andati a colpo sicuro, perché in quegli anni - è la primavera del 1975 a Milano - era molto facile arrivare davanti all'auto di un consigliere provinciale eletto, che svolgeva la sua funzione, senza nemmeno troppi ricordi o altro. Era una persona, un avvocato, che faceva il suo mestiere, anche in provincia a Milano, a Palazzo Isimbardi, dove poi sono subentrato a lui. Quindi, è con maggior ricordo che parlo di lui, oggi, qui, insieme a Sergio Ramelli. Lo dico, perché si è parlato molto di Sergio, ma non si ricorda molto bene quello che fu e che rappresenta Enrico Pedenovi. Lo ammazzarono. Arrivai qualche minuto dopo all'obitorio e ricordo molto bene il colpo di pistola che aveva qui, in gola. Lo ammazzarono, sparandogli in auto, mentre leggeva il giornale nell'auto, davanti all'edicola, come faceva tutte le mattine in viale Lombardia, che non è periferia, ma siamo a pochi passi da piazzale Loreto.
Ecco perché lo ricordo qui oggi, insieme a Sergio Ramelli, perché nel mio cuore porto il ricordo di queste due persone che ho conosciuto. Sergio all'epoca era un esponente del Fronte della Gioventù e un nostro militante. Ricordo anche la sua povera mamma, Anita, morta 11 anni fa, di dolore, e, 2 anni prima, era morto anche il marito. Noi non possiamo e non potremo mai dimenticare, anche se oggi lo facciamo qui in un'aula, ma rimane nei verbali della Camera, perché molte volte si ricordano, giustamente, vittime di molti anni fa.
Noi parliamo di un'epoca di cui abbiamo ancora le ferite ed è un'epoca ancora troppo vicina per poterla facilmente dimenticare. Il nostro pensiero sarà sempre rivolto a questi due, almeno da parte di Milano. Noi saremo il 29 aprile a Milano, insieme ai rappresentanti di istituzioni, nel giardino in cui, come Amministrazione comunale, abbiamo fatto mettere una un cippo in ricordo di Sergio, e saremo in viale Lombardia davanti alla targa che ricorda il sacrificio di Enrico Pedenovi, due vite spezzate in maniera crudele, in un'epoca in cui tutti parlavano molto di tante cose ma chi poi ha pagato con la vita sono stati soprattutto gli uomini della destra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
ANTONIO BALDELLI (FDI). Illustrissimo signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo appreso in questi giorni dalla stampa come numerosi esponenti del Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra abbiano ricevuto cospicui finanziamenti - si parla di oltre un milione di euro - da associazioni legate al finanziere George Soros. Fra questi nomi spiccano quello del deputato Nicola Fratoianni, finanziato per oltre 110.000 euro, del deputato Grimaldi ma anche dell'ex ministro del Governo Conte 2, oggi deputato del Partito Democratico e responsabile esteri per lo stesso Partito Democratico, Giuseppe Provenzano. Allora, per il suo tramite, signor Presidente, vorrei chiedere le motivazioni e l'opportunità politica di questi finanziamenti, anche se tutto ciò corrisponde all'interesse della Nazione. Ho parlato di opportunità e di interesse della Nazione anche perché tutti ricorderanno come Soros sia stato autore di attacchi speculativi contro la lira e contro altre monete europee e come oggi Soros sia il finanziatore delle attività nel Mediterraneo di molte ONG che trasportano migranti in Italia. Guarda caso, gli stessi deputati finanziati da Soros sono quelli che in questa sede difendono l'attività di queste ONG.
Mi consenta un'ultima notazione sul deputato Provenzano che solo qualche tempo fa attaccava in maniera violenta Matteo Renzi, chiedendo conto e ragione dei finanziamenti che lo stesso riceveva da un altro soggetto estero, in questo caso dal principe saudita Bin Salman, evocando ragioni di opportunità politica e di interesse nazionale. Allora, io mi rifaccio alle stesse considerazioni del deputato Provenzano, quelle considerazioni che Provenzano utilizzava come una clava nei confronti di Matteo Renzi ma che oggi non utilizza nei confronti dei suoi colleghi di partito e, ironia della sorte, nemmeno nei confronti di se stesso.
Quindi, sempre per il suo tramite, desidererei ricevere una risposta ai miei interrogativi e la ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Baldelli. Come sa, il mio tramite, in questo caso, è soltanto di tipo, come dire, fisico, perché c'è lo strumento, che lei conosce, dell'interrogazione che può dar seguito, avendo menzionato peraltro deputati di questa Camera che oggi non sono presenti e che, se fossero stati presenti, avrebbero potuto pure invocare il fatto personale. L'interrogazione, come sa, è lo strumento principe alla quale, se ammissibile, sarà data risposta.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Oggi, 24 aprile, ricorre il 109° anniversario del genocidio degli armeni, un genocidio che ha preso la vita di circa 1.500.000 di persone, secondo le testimonianze dell'epoca, e che scaturì dall'ideologia panturchista, la stessa ideologia che - a volte la storia non ci insegna nulla - sta minacciando tuttora l'esistenza del popolo armeno.
Con piacere, ricordo che la Camera nel 2019, con una mozione bipartisan, ha riconosciuto il genocidio come tale, perché anche solo la pronuncia di questo termine suscita, suscitava e, probabilmente, susciterà le ire di alcuni ambienti. Oggi ci stringiamo a tutti gli armeni nel ricordo di quella tragedia e ci stringiamo anche a tutti gli altri popoli vittime di genocidi e, soprattutto, di genocidi che sono avvenuti in quel secolo, proprio il secolo denominato il secolo dei genocidi che si è aperto con quello degli armeni, a cui si ispirò persino Hitler nel compimento della Shoah, perché fece notare che “a oggi” (1939)- e si parla di poco meno di due decenni più tardi - nessuno parlava più della questione armena. Quindi, bisogna sempre ricordare, perché altrimenti l'umanità rimarrà sempre - concedetemi il termine - al palo.
Detto questo, un altro piacere è il fatto che la Camera abbia sottoscritto un protocollo di collaborazione, proprio ieri, in Spagna, tra il Presidente Fontana e il Presidente Simonyan, presidenti delle rispettive Assemblee.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 29 aprile 2024 - Ore 10:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 615 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (Approvato dal Senato). (C. 1665)
La seduta termina alle 16,20.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: GIOVANNI LUCA CANNATA (DOC. LVII, N. 2)
GIOVANNI LUCA CANNATA, Relatore. (Relazione – Doc. LVII, n. 2). L'Assemblea è chiamata ad esaminare nella giornata di oggi il Documento di economia e finanza 2024, adottato nel quadro del coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea nell'ambito del cosiddetto Semestre europeo, all'esito dell'esame svolto in sede referente presso la Commissione Bilancio, che è stato preceduto, nella giornata di lunedì 22 aprile, dallo svolgimento di un ampio ciclo di audizioni delle parti sociali e delle istituzioni competenti in materia economica e finanziaria, concluso con l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze.
In via preliminare, evidenzio come il Documento di economia e finanza 2024, trasmesso alle Camere lo scorso 9 aprile, presenti una struttura più sintetica rispetto ai precedenti Documenti di economia e finanza. Nella premessa del Documento si evidenzia come tale scelta sia motivata dall'attuale fase di transizione verso le nuove regole delle governance economica europea, che ha visto la Commissione europea, il Consiglio ECOFIN e il Parlamento europeo raggiungere un accordo, in sede di trilogo, sul testo delle proposte legislative volte a riformare il Patto di stabilità e crescita.
In vista dell'imminente entrata in vigore del nuovo quadro normativo della governance economica europea, il Governo ha quindi tenuto conto dell'indicazione della Commissione europea di presentare, per l'anno 2024, programmi di stabilità sintetici e di concentrare ogni sforzo sull'elaborazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine, che rappresenterà, nell'ambito della nuova disciplina, il nuovo documento di riferimento della programmazione economico-finanziaria pluriennale.
Coerentemente con tali indicazioni, il DEF 2024, seguendo la tradizionale struttura discendente dalle regole del Patto di stabilità e crescita attualmente vigente, reca pertanto dati e informazioni aggiornati sull'andamento tendenziale del quadro macroeconomico e delle principali grandezze di finanza pubblica. Al contempo, la stessa premessa al Documento in esame evidenzia la presenza, all'interno di quest'ultimo, di una stima delle cosiddette politiche invariate per il prossimo triennio, all'interno delle quali sarà data priorità al rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro.
In attesa della predisposizione e della presentazione, entro il prossimo 20 settembre, del Piano strutturale di bilancio di medio termine, il Governo non ha ritenuto necessario definire, nel DEF 2024, obiettivi di finanza pubblica diversi dalle grandezze che emergono dal quadro tendenziale a legislazione vigente, che sono sostanzialmente allineate con il quadro programmatico della Nota di aggiornamento del DEF 2023.
In linea con questa impostazione, gli obiettivi di politica economica dei prossimi anni saranno definiti nel predetto Piano strutturale di bilancio di medio termine, i cui contenuti dovranno essere definiti in coerenza con le nuove regole della governance economia europea e sulla base delle indicazioni contenute nella traiettoria di riferimento dell'andamento dell'indice della spesa primaria netta, che la Commissione europea trasmetterà a ciascuno Stato membro entro il prossimo 21 giugno.
Come è noto, nel nuovo sistema di regole, i cui contenuti sono riassunti in due focus contenuti all'interno del Documento, nei quali la nuova disciplina è posta anche a raffronto con le vigenti regole del Patto di stabilità e crescita, l'indicatore per la sorveglianza di bilancio che sarà condotta dalla Commissione europea è individuato nella crescita della spesa primaria netta. Tale aggregato è costituito dalla spesa totale delle Amministrazioni pubbliche, al netto delle spese per interessi, della spesa per programmi dell'Unione interamente finanziati da fondi europei, della spesa nazionale per il cofinanziamento di programmi europei, delle misure discrezionali sul lato delle entrate, della componente ciclica della spesa per le indennità di disoccupazione e delle misure una tantum e temporanee.
In proposito, giova segnalare che nel Documento si evidenzia come nel procedimento di predisposizione dei Piani, anche in assenza di una specifica disciplina, il Governo assicurerà il pieno coinvolgimento delle Camere. Al riguardo, si ricorda altresì che le Commissioni Bilancio di Camera e Senato hanno recentemente avviato un'indagine conoscitiva sulle prospettive di revisione delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio in relazione alla riforma della governance economica europea, anche al fine di valutare le possibili modifiche legislative da introdurre alla legislazione attuativa delle disposizioni dell'articolo 81 della Costituzione e alla normativa in materia di contabilità e finanza pubblica.
Quanto agli indirizzi per la definizione delle politiche di bilancio per l'anno in corso, segnalo come già le Raccomandazioni specifiche per il 2024, approvate dal Consiglio ECOFIN il 16 giugno 2023 e dal Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023, abbiano indicato agli Stati membri di impostare la programmazione di bilancio di medio periodo in modo coerente con i criteri che avrebbero ispirato la riforma della governance economica europea.
La richiesta rivolta agli Stati membri che, come l'Italia, non avevano ancora raggiunto il proprio obiettivo di medio termine, era quella di intervenire sulla spesa primaria netta per il 2024. Il Documento in esame sottolinea come l'indicatore di riferimento per la sorveglianza di bilancio di quest'anno sia costituito dalla spesa finanziata a livello nazionale al netto delle spese per interessi, delle spese relative ai programmi dell'Unione interamente coperte dai trasferimenti provenienti dall'Unione europea, della componente ciclica della spesa per le indennità di disoccupazione, delle misure discrezionali sul lato delle entrate e delle misure una tantum e temporanee. Tale indicatore è sostanzialmente coincidente con quello che si applicherà quando entrerà in vigore la riforma della governance economica europea, che consentirà l'esclusione, dal computo della spesa primaria netta, anche della spesa per cofinanziamenti nazionali di programmi europei.
Secondo le citate Raccomandazioni, il livello massimo di crescita della spesa primaria netta raccomandato per l'Italia per il 2024 è pari all'1,3 per cento ed è compatibile con un miglioramento del bilancio strutturale di 0,7 punti percentuali del PIL. In base all'aggiornamento delle previsioni di finanza pubblica recato dal Documento in esame, nel 2024 gli andamenti della spesa primaria netta e del saldo di bilancio strutturale, riportati nel quadro tendenziale, possono ritenersi conformi alle menzionate raccomandazioni specifiche. Il tasso di crescita nominale annuo della spesa primaria netta si colloca, infatti, al di sotto dell'obiettivo raccomandato, risultando negativo. A tale dato corrisponde un miglioramento del saldo di bilancio strutturale pari al 3,2 per cento rispetto all'anno 2023, contro gli 1,1 punti percentuali previsti nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 e nel Documento programmatico di bilancio 2024.
Passando all'esame in dettaglio dei contenuti del DEF 2024, rilevo anzitutto come la prima sezione, che reca lo schema del programma di stabilità, illustri in primo luogo gli elementi di analisi utili alla ricostruzione del quadro macroeconomico internazionale. Questo, pur a seguito del superamento degli effetti dello shock pandemico, risulta ancora fortemente condizionato da fattori di incertezza, come il protrarsi della guerra in Ucraina, e dall'emergere di ulteriori fronti di crisi geopolitica, come le tensioni diffuse nel Medio Oriente e nell'area del Mar Rosso, che incidono sulla crescita economica globale e sul volume del commercio internazionale. In questo contesto, il tasso di crescita dell'economia globale per il 2023, pari al 3,1 per cento, risulta sostanzialmente invariato rispetto al 2022, quando la crescita era stata del 3,3 per cento. Tuttavia, mentre alcuni Stati, in particolare gli Stati Uniti d'America, la Repubblica Popolare Cinese e il Giappone, hanno registrato un aumento dei tassi di crescita nell'ultimo anno, l'economia dell'area dell'euro è cresciuta dello 0,4 per cento. Si tratta, quindi, di un netto calo del tasso di crescita del PIL dell'area dell'euro rispetto a quello del 2022, quando la crescita era stata pari al 3,4 per cento.
La forte inflazione che ha caratterizzato l'economia di molti Stati negli ultimi due anni sta gradualmente riducendosi verso livelli più contenuti su scala globale. Secondo le stime relative all'area dell'OCSE, nel 2023 l'inflazione mensile si è ridotta dal 9,2 per cento di gennaio al 6 per cento di dicembre, mentre nel mese di gennaio 2024 il dato ha visto un'ulteriore riduzione al 5,7 per cento. La dinamica inflattiva, causata soprattutto dall'incidenza dell'aumento dei prezzi delle materie prime sui costi di produzione e sui prezzi al consumo, si è considerevolmente ridotta. L'andamento decrescente dell'inflazione si rileva anche nell'area dell'euro, dove nel 2023 essa si è attestata in media al 5,4 per cento, in considerazione del calo dei prezzi dell'energia e del comparto alimentare.
Nelle economie occidentali una tale riduzione dell'inflazione è dovuta sia al nuovo andamento dei prezzi delle materie prime, sia al protrarsi delle politiche monetarie restrittive della Federal Reserve, della Banca centrale europea e della Bank of England.
Nell'area dell'euro il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato si è considerevolmente ridotto, ritornando ai valori precedenti alla fase di tensione inflazionistica e all'invasione russa dell'Ucraina. Le informazioni riportate nel DEF segnalano come, da ottobre 2023, lo spread tra il rendimento dei titoli di Stato italiani di durata decennale e quello degli analoghi titoli tedeschi si sia ridotto di 70 punti base.
Nel complesso, il Documento in esame evidenza come le stime delle variazioni del Prodotto interno lordo per il 2024 non si discostino significativamente dai dati registrati nel 2023, avendo il Fondo monetario internazionale previsto una crescita globale del 3,2 per cento e un tasso di inflazione del 5,9 per cento, destinato a ridursi ulteriormente al 4,5 per cento nel 2025. Per l'area dell'euro la crescita è stimata in ripresa, con la previsione di un incremento dello 0,8 per cento nell'anno 2024 e dell'1,5 per cento nell'anno 2025, con un'inflazione più contenuta, pari al 2,4 per cento nel 2024 e al 2,1 per cento nel 2025.
Le principali tendenze economiche manifestatesi nel 2023 potranno peraltro risentire, nel corso del 2024, dei fattori di incertezza presenti nell'attuale congiuntura internazionale, che riguardano prevalentemente alcuni potenziali canali di trasmissione all'economia reale e al sistema finanziario.
In particolare, il Documento richiama, in primo luogo, gli sviluppi delle recenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente, dove è concentrata la produzione di circa il 35 per cento delle esportazioni mondiali di petrolio e il 14 per cento di quelle di gas, e l'insicurezza dovuta all'impatto delle aggressioni subite dalle società di navigazione nell'area di transito del Mar Rosso, con possibili aumenti dei costi del trasporto tramite container nella rotta Asia-Mediterraneo.
Si segnala, inoltre, il pericolo di nuove fasi di deficit dell'offerta delle materie prime e dei beni energetici non direttamente dipendenti da tensioni geopolitiche. A questi fattori si aggiungono, infine, l'incertezza sull'effettivo impatto sull'andamento dell'economia reale delle scelte di politica monetaria restrittiva attuata nelle principali economie occidentali, nonché gli effetti derivanti dal possibile indebolimento della crescita dell'economia cinese e dai rischi connessi al settore immobiliare.
Per quanto concerne, più in dettaglio, lo scenario nazionale, il Documento espone un'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2023 e le previsioni tendenziali per il 2024 e per il triennio successivo. Nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (UE) n. 473 del 2013, il quadro macroeconomico tendenziale presentato nel DEF 2024 è stato validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio il 10 aprile 2024.
Il DEF, richiamando le stime ufficiali dell'ISTAT, evidenzia che il PIL nel 2023 è cresciuto dello 0,9 per cento, mentre la NADEF 2023 aveva prefigurato una crescita dello 0,8 per cento. L'economia italiana, dopo la pausa nella crescita del secondo trimestre 2023, ha ripreso a espandersi, intorno a due decimi di punto ogni trimestre, sostenuta in particolare dalla crescita dei servizi e delle costruzioni.
Secondo i dati forniti dall'ISTAT nei Conti economici trimestrali pubblicati il 5 marzo 2024, nel quarto trimestre 2023 il PIL è aumentato dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,6 per cento nei confronti del quarto trimestre del 2022.
In relazione all'andamento del prodotto interno lordo nel triennio 2021-2023, il DEF sottolinea come, dopo la caduta del 2020, il PIL reale sia aumentato di 4,2 punti percentuali rispetto al livello pre-COVID registrato nel quarto trimestre dell'anno 2019. Nel complesso, la crescita nell'anno 2023 è stata trainata dalla domanda interna, che ha fatto registrare una crescita di 4,6 punti percentuali, unitamente alla ripresa della domanda estera netta.
Per quanto attiene alle diverse componenti del prodotto interno lordo, i consumi delle famiglie nei primi tre trimestri del 2023 sono inoltre cresciuti a un ritmo significativo, registrando una contrazione dell'1,4 per cento nello scorcio finale dell'anno, riconducibile a una minore domanda nel settore dei servizi, ancora caratterizzato da un'inflazione elevata. La situazione patrimoniale delle famiglie si è confermata solida: nel terzo trimestre 2023 il debito delle famiglie si è attestato al 59,3 per cento del reddito disponibile, un livello nettamente inferiore alla media dell'area dell'euro, pari all'89 per cento.
Gli investimenti nell'anno 2023 hanno registrato una maggiore volatilità, mostrando, dopo un deciso incremento del primo trimestre, un andamento più debole, risentendo del peggioramento delle condizioni finanziarie. Nel quarto trimestre dell'anno gli investimenti hanno visto una forte ripresa, sospinti in particolare dal comparto delle costruzioni. In un contesto di generalizzata decelerazione degli scambi internazionali, per gli scambi con l'estero si registra un andamento lievemente positivo delle esportazioni, che crescono dello 0,2 per cento nel 2023, rispetto alla crescita del 12,9 registrata nel 2022, e una diminuzione delle importazioni dello 0,5 per cento rispetto alla crescita del 12,9 per cento del 2022. La domanda estera netta ha comunque fornito un contributo positivo alla crescita del PIL.
Dal lato dell'offerta, l'attività manifatturiera risente della fragilità della domanda mondiale. Dai più recenti dati ISTAT sul fatturato dell'industria e dei servizi, si stima che a gennaio 2024 il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, possa aver registrato un calo congiunturale sia in termini di valore, in misura pari al 3,1 per cento, sia in termini di volume, in misura pari al 2,6 per cento. Il comparto delle costruzioni ha registrato la crescita più ampia tra i settori, con un incremento del 3,9 per cento. Il settore dei servizi ha proseguito la propria fase positiva registrando una crescita dell'1,6 per cento, anche grazie al sostegno derivante dal settore turistico.
Riguardo al commercio estero, l'interscambio commerciale italiano nel 2023 ha risentito dell'incertezza del quadro geopolitico internazionale e della diminuzione della domanda mondiale, nonostante il rientro dei prezzi delle materie prime energetiche. Le statistiche del settore estero confermano comunque la vivacità dell'attività dei servizi nei maggiori Stati europei a forte vocazione turistica, cui si accompagna una moderazione delle esportazioni di beni, ad eccezione della flessione riportata dalla Germania.
Per quanto riguarda i dati relativi al mercato del lavoro, si registrano un nuovo incremento dell'occupazione e la graduale riduzione del tasso di disoccupazione, in linea con l'elevata capacità di resilienza registratasi a partire dal periodo post-pandemico. Durante lo scorso anno si è osservata, inoltre, una ripresa della dinamica salariale, anche in risposta agli elevati tassi d'inflazione registrati nel corso degli ultimi due anni.
Per quanto concerne il tasso di occupazione, anche in virtù delle politiche adottate dal Governo, a partire dalla riduzione del cuneo fiscale, nel 2023 si evidenzia un ulteriore incremento al 61,5 per cento, con una crescita dell'1,3 per cento rispetto al 2022 e un aumento del numero di occupati del 2,1 per cento, corrispondenti in valore assoluto a 481 mila unità. Appare significativo che tale incremento abbia riguardato maggiormente i lavoratori dipendenti rispetto a quelli autonomi. Risultati positivi hanno riguardato anche il tasso di disoccupazione, che a gennaio 2024 ha raggiunto il valore minimo degli ultimi 15 anni, pari al 7,2 per cento. Parimenti in diminuzione rispetto al 2022, di circa un punto percentuale, il tasso di disoccupazione dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, che si è attestato nel 2023 al 22,7 per cento. Quanto alle ragioni che hanno portato a tali risultati, il Documento in esame rileva, tra l'altro, un generalizzato incremento del cosiddetto labour hoarding, con un rafforzamento della tendenza per le aziende, durante i periodi di crisi, a mantenere in servizio i propri dipendenti e di non licenziarli.
Per quanto riguarda la dinamica delle retribuzioni, il Governo sottolinea la ripresa delle tendenze registrate nel 2023, riscontrandosi una crescita delle retribuzioni di fatto per dipendente del 3 per cento, rispetto allo 0,3 per cento del 2022. Tale incremento è stato determinato sia dalla corresponsione di importi una tantum sia dall'innalzamento dei minimi tabellari previsti dalla contrattazione collettiva nazionale.
Per quel che concerne l'andamento dei prezzi, lo scorso anno è stato segnato da un progressivo rientro dell'inflazione al consumo, con una dinamica più rapida delle aspettative. Nel 2023, l'inflazione, misurata dall'indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA), è stata pari in media al 5,7 per cento, con un andamento in discesa rispetto al 2022, quando l'inflazione fu pari all'8,7 per cento. La riduzione del tasso d'inflazione è stata favorita dalla diminuzione dei prezzi di elettricità, gas e combustibili, mentre in senso contrario hanno agito, per buona parte dell'anno, i prezzi dei beni alimentari, cresciuti del 9,5 per cento, a fronte dell'8,4 per cento del 2022. Anche i prezzi dei servizi hanno registrato un'accelerazione, dovuta in particolare ai servizi ricettivi e di ristorazione. L'inflazione di fondo, depurata dall'andamento dei prezzi dei beni energetici e degli alimentari freschi, ha registrato un ulteriore incremento al 5,5 per cento dal 4 per cento del 2022.
In relazione al quadro tendenziale, come già segnalato, lo scenario a legislazione vigente esposto nel Documento in esame riflette un quadro economico ancora condizionato dall'incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche, che restano elevate, ma orientato verso una fase di graduale rafforzamento della crescita.
Nonostante il calo della produzione industriale registrato a gennaio, il DEF 2024 prospetta un graduale recupero dell'attività produttiva nei prossimi mesi, anche in considerazione della crescita del settore delle costruzioni e delle indicazioni favorevoli derivanti dal clima di fiducia dei consumatori e delle imprese nei primi tre mesi dell'anno. Con particolare riferimento al settore industriale, il Documento in esame sottolinea il miglioramento del clima di fiducia delle imprese manifatturiere registrato a marzo, che potrebbe far prefigurare una moderata ripresa del settore già nella prima parte del 2024. L'indice PMI manifatturiero è tornato a marzo sopra la soglia d'espansione, raggiungendo i 50,4 punti, dopo un anno di difficoltà, grazie al miglioramento delle aspettative di crescita e dei nuovi ordini. Anche per quanto riguarda le costruzioni, i dati della produzione nel settore indicano il consolidamento della crescita, prefigurando un rafforzamento dell'attività nella prima metà del 2024. Per quel che concerne la domanda estera, il DEF 2024 sottolinea come le prospettive per l'export siano positive grazie alla ripresa della domanda mondiale.
Sulla base di questi andamenti congiunturali, la crescita tendenziale del PIL per il 2024 è attesa all'1 per cento, con una marginale revisione al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto allo scenario programmatico della Nota di aggiornamento di economia e finanza 2023, che stimava una crescita dell'1,2 per cento, legata ad una scelta prudenziale, dato l'elevato grado di incertezza che caratterizza il contesto internazionale e il protrarsi di tensioni geopolitiche. Sebbene, infatti, lo scenario di crescita dell'economia mondiale e le condizioni finanziarie siano lievemente più favorevoli rispetto al quadro su cui si basava la NADEF 2023, i rischi di natura geopolitica restano, secondo quanto esposto nel Documento in esame, assai elevati. In particolare, nella prima metà dell'anno la crescita del PIL procederebbe alla stessa velocità della seconda parte del 2023, per poi riprendere slancio nel secondo semestre. L'espansione del PIL per l'anno in corso sarebbe principalmente guidata, secondo il DEF, dall'incremento della domanda interna, che contribuirebbe per circa lo 0,9 per cento, in particolare grazie al rientro dell'inflazione e a un allentamento graduale delle condizioni monetarie e del costo del credito, nonché dal contributo positivo delle scorte, pari a circa lo 0,2 per cento.
La nuova proiezione macroeconomica tendenziale per il 2024 si caratterizza, inoltre, per un tasso di inflazione significativamente inferiore a quanto previsto nella NADEF 2023. Nel Documento in esame si stima, infatti, per l'indice NIC, un aumento all'1,1 per cento nel 2024, a fronte del 2,5 per cento ipotizzato nella NADEF, principalmente per via degli effetti della discesa dei prezzi dell'energia e dei prodotti intermedi. Anche il deflatore dei consumi delle famiglie è stimato in rallentamento all'1,6 per cento nel 2024, a fronte del 2,4 ipotizzato nella NADEF, in netta decelerazione rispetto al 5,2 per cento registrato nel 2023. La crescita del deflatore del PIL è prevista al 2,6 per cento nel 2024, rispetto al 5,3 per cento del 2023. La dinamica rallentata dei prezzi al consumo, unitamente all'incremento atteso del reddito disponibile e alla tenuta complessiva del mercato del lavoro, dovrebbe favorire un progressivo recupero del potere d'acquisto delle famiglie, con un impatto positivo sull'evoluzione dei consumi.
Anche gli investimenti, oltre a beneficiare dalle risorse messe a disposizione attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, saranno favoriti dalla riduzione dei costi degli input legata alla discesa dei prezzi energetici e dalla capacità di autofinanziamento delle imprese, accumulata tramite i margini di profitto ottenuti negli ultimi anni.
In un contesto di affievolimento delle tensioni inflazionistiche, nel DEF 2024 si fa presente come l'intenzione, già comunicata dalla Banca centrale europea, di procedere a una riduzione dei tassi di interesse nel corso dell'anno sembri aver già orientato le strategie del sistema bancario. Secondo le ultime proiezioni macroeconomiche elaborate dagli esperti dell'Eurosistema e della Banca centrale europea, riportate nel Documento in esame, la discesa dell'inflazione nell'area dell'euro verso l'obiettivo del 2 per cento porterà, infatti, ad un allentamento graduale delle condizioni monetarie e del costo del credito, innescando una dinamica più favorevole della spesa in consumi, e anche degli investimenti, nella seconda metà dell'anno. Allo stato attuale, i mercati prevedono un primo taglio dei tassi di interesse ufficiali da parte della BCE in primavera o in estate.
Guardando all'intero periodo di previsione, per il 2025 le previsioni tendenziali del DEF prospettano una crescita del PIL pari all'1,2 per cento, più sostenuta rispetto al 2024, ma leggermente inferiore rispetto all'1,4 per cento previsto nella NADEF. La nuova stima si fonda, principalmente, sulla capacità di ripresa dell'economia italiana e della sua domanda interna e sulla tenuta del settore estero in relazione al miglioramento del contesto internazionale. Per i due anni successivi, la previsione di crescita è fissata, rispettivamente, all'1,1 per cento per il 2026 e allo 0,9 per cento per il 2027. In questo contesto, occorre considerare che il Documento in esame evidenzia come tali previsioni di crescita non considerino integralmente, per ragioni prudenziali, gli effetti espansivi derivanti dal PNRR, con particolare riferimento alla misurazione dell'impatto positivo sull'economia derivante dalle riforme strutturali previste nell'ambito del Piano.
Per quanto attiene ai diversi fattori che concorrono alla determinazione del prodotto interno lordo, i consumi, dopo una leggera ripresa nell'anno 2025, in linea con il tasso di crescita del PIL, aumenteranno in media dello 0,8 per cento nel biennio 2026-2027. Per quanto attiene agli investimenti, nel triennio 2024-2026 si prevede una loro crescita a un tasso superiore a quello del PIL, anche grazie alle risorse rese disponibili dal PNRR, facendo crescere il rapporto tra investimenti totali e PIL fino al 21,3 per cento al termine del periodo di previsione. L'industria continuerebbe a crescere a tassi gradualmente più elevati negli anni 2024-2026 anche grazie alla ripresa delle esportazioni, mentre il settore delle costruzioni, che già si colloca molto al di sopra della media storica, seguirebbe una dinamica più modesta. I servizi, dopo un rallentamento nel 2024, registrerebbero una crescita nel 2025, per poi proseguire con un profilo decrescente fino al 2027.
Per quanto riguarda i valori tendenziali del mercato del lavoro, il DEF sottolinea come, nonostante una leggera revisione verso il basso della previsione di crescita rispetto alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, l'occupazione e la disoccupazione confermino un andamento positivo nell'intero periodo analizzato. In dettaglio, il DEF 2024 stima che nel quadriennio 2024-2027, il tasso di disoccupazione, previsto in misura pari al 7,1 per cento nel 2024, scenderà fino al 6,8 per cento nel 2027, in ulteriore diminuzione rispetto alle previsioni della NADEF 2023, che stimava tale tasso al 7,3 per cento nel 2024, al 7,2 per cento nel 2025 e al 7,1 per cento nel 2026. Anche per l'occupazione si attendono miglioramenti nel quadriennio, portando il numero di occupati a 24,4 milioni a fine periodo, da circa 23,5 milioni del 2023, con un incremento costante degli occupati nel corso del periodo di riferimento.
Nel complesso, malgrado le nuove ipotesi sulle variabili esogene alla previsione avrebbero consentito di operare una revisione verso l'alto delle previsioni di crescita, rispetto alla Nota di aggiornamento dello scorso settembre, nel Documento in esame si è valutato di non procedere in tale direzione. Le stime effettuate con il modello econometrico ITEM utilizzato dal Dipartimento del Tesoro indicano che l'impatto cumulato della variazione di tutte le variabili esogene spingerebbe a rivedere verso l'alto la crescita, in misura pari a 0,1 punti percentuali nel 2024 e a 0,3 punti percentuali nel 2025 e nel 2026.
In particolare, incidono positivamente sul nuovo quadro previsionale gli effetti dei ribassi dei prezzi del petrolio e del gas, che determinano un impatto positivo di 2 decimi di punto sul tasso di variazione del PIL nel 2024 e nel 2025, mentre tale impatto diventa nullo nell'anno successivo. Anche il profilo dei tassi d'interesse sui titoli di Stato risulta più favorevole, in particolare nel 2025 e nel 2026, coerentemente con le aspettative di politiche monetarie più accomodanti da parte delle banche centrali, attese già a partire dalla seconda metà dell'anno in corso.
Le esogene sottostanti il quadro tendenziale già scontano gli effetti economici dei conflitti in atto e, in generale, delle tensioni di carattere geo-politico che pervadono lo scenario internazionale. Tuttavia, alla luce del quadro di incertezza che caratterizza tale scenario, il DEF fornisce una valutazione degli effetti sull'economia italiana di alcuni scenari di rischio associati a un inasprirsi delle tensioni geo-strategiche e all'acuirsi della frammentazione globale, riferiti, rispettivamente: all'ipotesi di un'evoluzione meno sostenuta del commercio mondiale; a un andamento dei prezzi delle materie prime energetiche, con particolare riferimento al petrolio e al gas naturale, meno favorevole rispetto a quanto ipotizzato nello scenario di riferimento; a un'evoluzione dei tassi di cambio, con un eventuale apprezzamento dell'euro, nei confronti del dollaro, maggiore rispetto a quanto previsto nello scenario di base; infine, all'eventuale deterioramento delle condizioni dei mercati finanziari.
Per quanto concerne i profili attinenti alle grandezze di finanza pubblica, nel 2023 il rapporto tra l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e il PIL si è attestato, sulla base delle stime diffuse dall'ISTAT nel Conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche del 5 aprile 2024, al 7,2 per cento. Si tratta di un livello superiore di 1,9 punti percentuali rispetto all'obiettivo programmatico fissato dalla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, pari al 5,3 per cento, che segna, in ogni caso, una sensibile riduzione rispetto all'8,6 per cento registrato nel 2022. Il peggioramento del dato per il 2023, rispetto a quanto previsto lo scorso settembre, è da imputarsi ai maggiori oneri emersi, rispetto a quanto allora stimato, per il superbonus, in misura pari all'1,9 per cento del PIL, e per Transizione 4.0, in misura pari allo 0,2 per cento del PIL, a fronte di una concomitante riduzione, per 0,2 punti percentuali, dell'incidenza della spesa corrente. In termini assoluti, l'indebitamento netto si è attestato nel 2023 intorno a 149,5 miliardi di euro, circa 18,5 miliardi in meno rispetto al consuntivo dell'anno precedente. A tale riduzione hanno contribuito, in particolare, il miglioramento del saldo primario, passato da un valore negativo del 4,3 per cento del PIL nel 2022 a un valore negativo del 3,4 per cento nel 2023, e della spesa per interessi, scesa dal 4,2 per cento del PIL nel 2022 al 3,8 per cento lo scorso anno. Si segnala, peraltro, che nella notifica dell'indebitamento e del debito delle amministrazioni pubbliche per il periodo 2020-2023, resa disponibile dall'ISTAT il 22 aprile scorso, il valore del rapporto tra l'indebitamento netto e il PIL nel 2023 è stato aggiornato al 7,4 per cento.
Sulla base dell'aggiornamento del quadro di finanza pubblica a legislazione vigente contenuto nel quadro tendenziale del DEF 2024, il rapporto tra deficit e PIL è previsto ridursi al 4,3 per cento nel 2024, al 3,7 per cento nel 2025, al 3 per cento nel 2026 e al 2,2 per cento nel 2027.
Rispetto a quanto stimato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, si prevede una riduzione della spesa per interessi in tutto il periodo di previsione, in considerazione dell'aggiornamento dello scenario dei tassi di mercato e dell'inflazione.
Anche in considerazione del progressivo esaurirsi degli effetti delle misure adottate per fronteggiare le emergenze pandemica ed energetica, il deficit primario si ridurrebbe allo 0,4 per cento del PIL nel 2024, mentre a partire dall'anno 2025 si registrerebbe un avanzo primario, che passerebbe dallo 0,3 per cento dello stesso 2025 al 2,2 per cento del 2027.
Per quanto concerne, invece, il rapporto tra debito e prodotto interno lordo, si segnala, anzitutto, come le più recenti revisioni operate dall'ISTAT alla serie del PIL nominale abbiano dato luogo, a loro volta, a una revisione al ribasso del medesimo rapporto nell'anno 2022 dal 141,7 al 140,5 per cento. Per il 2023, i primi dati ufficiali indicano una ulteriore discesa di tale rapporto al 137,3 per cento. Tale dato è confermato nella notifica dell'indebitamento e del debito delle amministrazioni pubbliche per il periodo 2020-2023, resa disponibile dall'ISTAT il 22 aprile scorso. Rispetto al picco massimo registrato nel 2020, pari al 154,9 per cento, la riduzione cumulata nei tre anni successivi è stata pari a 17,6 punti percentuali. Il dato registrato a consuntivo relativamente al 2023 risulta, altresì, inferiore di quasi 3 punti percentuali rispetto a quello previsto nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, pari al 140,2 per cento. Ciò è dovuto, da un lato, all'andamento positivo del fabbisogno di cassa, che ha migliorato lo stock del debito rispetto alla previsione e, dall'altro, al rialzo del livello del PIL nominale.
Nello scenario tendenziale riportato nel DEF 2024, il rapporto tra debito e PIL è previsto collocarsi su un sentiero di lieve aumento, dal 137,8 per cento del 2024 al 138,9 per cento nel 2025 e al 139,8 per cento nel 2026, per poi riprendere una dinamica di discesa al 139,6 per cento nel 2027. In base a quanto riportato nel Documento, la dinamica del rapporto tra debito e PIL sarà influenzata, fino al 2026, dalle minori entrate dovute al flusso di crediti di imposta relativi ai bonus edilizi utilizzati in compensazione, in particolare a seguito della revisione al rialzo dell'impatto del superbonus. Il rapporto tra debito e PIL si avvierà, peraltro, su un livello coerente con l'obiettivo enunciato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 al termine dell'orizzonte di previsione, fino a ritornare, alla fine del decennio, a un livello allineato a quello pre-pandemico. Al riguardo si rileva, infine, come un contributo positivo al contenimento della dinamica del debito proverrà da un parziale utilizzo delle giacenze di liquidità del Tesoro nel corso degli anni, consentito sia da una più efficiente gestione di queste ultime, sia soprattutto dai proventi derivanti dalla prosecuzione del piano di alienazioni del patrimonio e degli asset pubblici avviato nel 2023, che proseguirà nel triennio considerato dal Documento in esame.
Come di consueto, il Documento riporta poi alcune analisi di sensitività e sostenibilità della spesa rispetto a scenari di breve e medio periodo, riparametrandone i contenuti in considerazione del fatto che, come già evidenziato, lo schema di programma di stabilità non reca una previsione programmatica, rinviandone la definizione alla presentazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine che dovrà essere presentato entro il prossimo 20 settembre.
In aderenza a quanto richiesto dalla legislazione vigente in materia di contabilità e finanza pubblica, il Documento reca peraltro un'indicazione delle previsioni a politiche invariate, che indica un differenziale in termini di rapporto tra indebitamento e PIL pari a 0,9 punti percentuali per il 2025, a un punto percentuale nel 2026 e a 1,1 punti percentuali nel 2027. Il Documento precisa, peraltro, che gli interventi da adottare, tanto nella dimensione quanto nell'individuazione dei settori economico-sociali, saranno valutati concretamente in sede di definizione del quadro programmatico di finanza pubblica.
La seconda sezione del DEF, dedicata all'analisi e alle tendenze della finanza pubblica, illustra l'analisi del conto economico delle amministrazioni pubbliche a legislazione vigente per il periodo 2024-2027, integrato con le informazioni relative alla chiusura dell'esercizio 2023.
Come già segnalato, i dati riferiti all'ultimo esercizio concluso attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per il 2023 pari, in valore assoluto, a circa 149,5 miliardi di euro, corrispondente al 7,2 per cento del PIL. Come già segnalato, nella notifica dell'indebitamento e del debito delle amministrazioni pubbliche per il periodo 2020-2023, resa disponibile dall'ISTAT il 22 aprile scorso, il valore del rapporto tra l'indebitamento netto e il PIL nel 2023 è stato aggiornato al 7,4 per cento. Per quanto attiene, invece, al confronto con l'esercizio precedente, il dato evidenzia un miglioramento rispetto all'anno 2022, quando il risultato era stato pari a circa 168 miliardi di euro, corrispondente all'8,6 per cento del PIL. La riduzione del deficit dal 2022 al 2023, pari a circa 18,5 miliardi di euro, è dovuta al miglioramento del saldo corrente di circa 35,7 miliardi di euro rispetto all'anno precedente, in parte assorbito da un deterioramento del saldo tra spese e entrate in conto capitale per circa 17,2 miliardi di euro. Il miglioramento dell'indebitamento netto rispetto al 2022 si riflette anche in un saldo primario tra entrate e spese al netto degli interessi passivi che, migliorando di circa 14,2 miliardi di euro, inverte il suo segno, attestandosi su valori positivi.
Sul versante delle entrate, il DEF evidenzia come, dai dati di consuntivo per il 2023, le entrate totali delle amministrazioni pubbliche siano risultate pari a circa 996,6 miliardi di euro, in aumento, rispetto all'anno precedente, di circa 6 punti percentuali e di circa 60 miliardi di euro in valore assoluto. In rapporto al PIL si registra, inoltre, un lieve incremento delle entrate dal 47,7 per cento del 2022 al 47,8 per cento del 2023. In particolare, le entrate tributarie aumentano, in valore assoluto, di circa 44,9 miliardi di euro passando da 572,2 miliardi del 2022 a 617,1 miliardi nel 2023. Le imposte dirette sono cresciute del 10,2 per cento, principalmente per l'aumento dell'IRPEF e dell'IRES, essendosi registrato un incremento anche per le imposte sostitutive sugli interessi e sui redditi da capitale e le ritenute sugli utili distribuiti dalle società. Con riferimento al comparto delle imposte indirette, che hanno registrato un incremento del 5,4 per cento rispetto al 2022, sono stati registrati aumenti significativi del gettito dell'imposta sull'energia elettrica e di quella sugli oli minerali e derivati. Le imposte in conto capitale, risultate pari a 1.608 milioni di euro nel 2023, registrano una riduzione di 99 milioni rispetto al 2022. In rapporto al PIL, l'aggregato evidenzia una ridotta incidenza, pari a circa 0,1 punti percentuali, che rimane invariata nel 2023 rispetto al 2022. Un incremento significativo si registra per le altre entrate in conto capitale, che passano da 15.431 milioni di euro nel 2022 a 22.341 milioni di euro nel 2023, attribuibile, in particolare, ai contributi agli investimenti provenienti dall'Unione europea relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
La pressione fiscale complessiva è risultata pari al 42,5 per cento, invariata rispetto all'anno precedente, per effetto di una crescita del PIL a prezzi correnti, pari al 6,2 per cento, sostanzialmente in linea con quella delle entrate fiscali e contributive, pari al 6,3 per cento.
Per quanto riguarda le altre entrate, ossia le entrate diverse da quelle tributarie e contributive, le entrate correnti sono previste in aumento di 3.773 milioni nel 2024 e di 2.280 milioni nel 2025 e in riduzione nei due anni successivi in misura pari a 3.136 milioni nel 2026 e a 1.840 milioni nel 2027, per effetto, come precisato dal DEF, della dinamica dei contributi a fondo perduto dall'Unione europea per il PNRR.
Con riferimento alle spese, la seconda sezione del Documento rappresenta che le spese totali si attestano nel 2023 a 1.146.067 milioni di euro, in aumento del 3,8 per cento rispetto al dato del 2022, pari a 1.104.268 milioni di euro. L'incidenza delle spese totali rispetto al PIL si riduce, peraltro, dal 56,3 per cento del 2022 al 55 per cento del 2023. Passando all'analisi delle principali voci di spesa, nel 2023 la spesa per prestazioni sociali in denaro è risultata pari a circa 424.491 milioni di euro, corrispondente al 20,4 del PIL. Nel medesimo esercizio 2023 la spesa per redditi da lavoro dipendente registra una riduzione rispetto al 2022, con una flessione dello 0,5 per cento, attestandosi su un valore assoluto di 186.474 milioni. La voce di consuntivo per l'anno 2023 delle altre uscite correnti registra una lieve diminuzione di 6 milioni rispetto all'anno precedente, con un livello di spesa pari a 96.031 milioni di euro. Da ultimo, la spesa in conto capitale del 2023 è risultata pari, in valore assoluto, a 186.065 milioni, con un incremento, rispetto al 2022, quanto tale spesa era stata pari a 162.031 milioni, del 14,8 per cento, pari in valore assoluto a 24.034 milioni.
Venendo alle previsioni tendenziali per il periodo 2024-2027, il DEF espone, anzitutto, l'andamento previsto dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni. Rispetto alle precedenti stime riferite al triennio 2024-2026, incorporate nella Nota tecnico-illustrativa, il DEF formula le nuove previsioni sulla base dei risultati di consuntivo rilasciati dall'ISTAT, del nuovo quadro macroeconomico rappresentato nella Sezione I del medesimo Documento, degli effetti finanziari associati ai provvedimenti legislativi approvati a tutto marzo 2024, nonché di quanto emerso nell'ambito dell'attività di monitoraggio delle entrate e delle uscite.
Il Documento di economia e finanza stima un andamento crescente delle entrate finali in valore assoluto per tutto il periodo di previsione, nel corso del quale l'aggregato passa da 1.011,6 miliardi nel 2024 a 1.094,7 miliardi nel 2027. In termini di incidenza sul PIL, le stime complessive relative alle entrate totali diminuiscono, nel 2024, di un punto percentuale rispetto al 2023, attestandosi al 46,8 per cento, mentre sono previste in aumento nel 2025 di 0,3 punti percentuali e in diminuzione negli anni successivi, fino a raggiungere il 46,2 per cento nel 2027. Per quanto riguarda le entrate diverse da quelle tributarie e contributive, le entrate correnti sono previste in aumento di 3.773 milioni nel 2024 e di 2.280 milioni nel 2025 e in riduzione nei due anni successivi in misura pari a 3.136 milioni nel 2026 e a 1.840 milioni nel 2027, per effetto della dinamica dei contributi a fondo perduto dall'Unione europea per il PNRR, in aumento fino al 2025, in parte compensata da quella degli introiti per dividendi e interessi attivi, in calo nel primo biennio e in leggera crescita nel periodo successivo. In rapporto al PIL, le previsioni mostrano valori decrescenti per tutto il periodo considerato, passando dal 4,2 per cento nel 2024 al 3,8 per cento nel 2027. Le entrate non tributarie in conto capitale registrano, in valore assoluto, una riduzione nel 2024 di 12.078 milioni di euro, un lieve incremento nel 2025 di 328 milioni di euro e un incremento più marcato nel 2026, pari a 3.589 milioni di euro. Nel 2027 si assiste, invece, a una nuova contrazione, pari a 9.446 milioni di euro. Il DEF precisa che anche l'evoluzione delle entrate in conto capitale non tributarie è strettamente collegata alle sovvenzioni per i progetti PNRR che si riducono significativamente nel 2024 rispetto al 2023, rimangono stabili nel 2025 e aumentano nuovamente nel 2026, ultimo anno di attuazione del Piano. In termini di PIL, l'incidenza di tali entrate passa dallo 0,5 per cento nel 2024 allo 0,2 per cento nel 2027.
In conseguenza dei descritti andamenti, la pressione fiscale rimane sostanzialmente stabile durante tutto il periodo di previsione.
Rispetto a quanto considerato in sede di legge di bilancio 2024, le nuove previsioni di spesa scontano il nuovo quadro macroeconomico e considerano gli effetti finanziari associati ai provvedimenti approvati fino a marzo 2024. Il DEF chiarisce, al riguardo, che le previsioni tengono conto anche dell'aggiornamento del profilo temporale delle spese finanziate da sovvenzioni a fondo perduto e prestiti nell'ambito del PNRR, alla luce delle modifiche al Piano approvate dal Consiglio ECOFIN l'8 dicembre 2023.
In valore assoluto, le stime sono pari a 1.105.565 milioni di euro nell'anno 2024 a 1.136.290 milioni di euro nell'anno 2025, a 1.148.400 milioni di euro nell'anno 2026 e a 1.145.778 milioni di euro nell'anno 2027. Rispetto all'esercizio 2023, nel 2024 l'aggregato mostra una riduzione del 3,5 per cento, pari a circa 40,5 miliardi di euro. Nel biennio 2025-2026 la spesa stimata cresce del 2,8 per cento nel 2025, che corrisponde in valore assoluto a circa 30,7 miliardi di euro, dell'1,1 per cento nel 2026, che corrisponde in valore assoluto a circa 12,1 miliardi di euro, mentre nel 2027 si registra una nuova flessione dello 0,2 per cento, pari in termini assoluti a circa 2,6 miliardi di euro. L'incidenza delle spese rispetto al PIL si riduce di quasi 4 punti percentuali nel 2024 rispetto al precedente esercizio, raggiungendo il 51,1 per cento, per poi contrarsi ulteriormente di 0,3 punti percentuali nel 2025, di 1 punto percentuale nel 2026 e di 1,4 punti percentuali nel 2027, anno in cui l'incidenza di tale voce di spesa rispetto al PIL si attesta al 48,4 per cento.
Riguardo alle principali componenti di spesa, si evidenzia che per le spese correnti al netto degli interessi, le cosiddette spese correnti primarie, i dati stimati per gli anni dal 2024 al 2027 sono, rispettivamente, pari a 908.062 milioni di euro, 927.178 milioni di euro, 936.592 milioni di euro e 949.051 milioni di euro, con incrementi su base annua pari al 3 per cento nel 2024, al 2,1 per cento nel 2025, all'1 per cento nel 2026 e all'1,3 nel 2027. In termini assoluti, gli aumenti previsti sono pari a 26,7 miliardi di euro nel 2024, a 19,1 miliardi di euro nel 2025, a 9,4 miliardi di euro nel 2026 e a 12,5 miliardi di euro nel 2027. La stima relativa all'incidenza di tali spese rispetto al PIL diminuisce per tutto il periodo di previsione ad un ritmo medio annuo di oltre mezzo punto percentuale, raggiungendo nel 2027 il 40,1 per cento.
Relativamente alle prestazioni sociali in denaro, risultanti dalla somma della spesa pensionistica e delle altre prestazioni, le nuove previsioni tendenziali stimano per l'aggregato una crescita del 5,3 per cento nel 2024 rispetto all'anno precedente, pari a circa 22,6 miliardi in valore assoluto, riferibile in via maggioritaria alla spesa pensionistica. La previsione complessiva di spesa passa, infatti, da 424.491 milioni nel 2023 a 447.080 milioni nel 2024. Per il 2025 è stimato un incremento del 2 per cento, pari a circa 8,2 miliardi di euro in valore assoluto, mentre negli anni successivi si prospetta un'ulteriore ripresa della crescita. Nell'anno 2026 l'aggregato dovrebbe incrementarsi del 2,6 per cento, pari a circa 11,8 miliardi di euro, mentre nell'anno 2027 si stima una crescita del 2,8 per cento, pari a circa 13,2 miliardi di euro, con una crescita anche in questi casi riconducibile in via prevalente alla spesa pensionistica.
Con specifico riferimento alla spesa sanitaria, il DEF reca per il 2024 una previsione di spesa pari a 138.776 milioni, con un tasso di crescita del 5,8 per cento rispetto all'anno precedente. Nel triennio 2025-2027 si osserva un incremento della spesa per tutto il periodo di previsione, pari al 2,2 per cento nel 2025, al 2,1 per cento nel 2026 e all'1,8 per cento nel 2027. Tale andamento tiene conto degli oneri per i miglioramenti economici per il triennio 2025-2027 e della dinamica dei costi delle prestazioni. A fronte di tale incremento in valore assoluto, che determina una spesa annua nell'anno 2027 superiore di circa 8,6 miliardi di euro rispetto alla spesa dell'anno 2024, l'incidenza della spesa rispetto al PIL passa dal 6,4 per cento del 2024 al 6,2 per cento del 2027, per effetto dalla dinamica del PIL, che è previsto crescere con una media del 3,1 per cento per gli anni 2025-2027.
Per la spesa in conto capitale, riferibile agli investimenti fissi lordi, ai contributi agli investimenti e alle altre spese in conto capitale, i dati stimati per gli anni dal 2024 al 2027 sono rispettivamente pari a 112.737 milioni di euro, 120.464 milioni di euro, 116.303 milioni di euro e 93.176 milioni di euro. L'aggregato mostra nel 2024 una riduzione rispetto all'anno precedente del 39,4 per cento, pari in termini assoluti a 73,3 miliardi di euro. Nel 2025 si prevede un incremento della spesa del 6,9 per cento, pari a circa 7,7 miliardi di euro, mentre nel biennio 2026-2027 la voce di spesa diminuisce rispettivamente del 3,5 e del 19,9 per cento, con una contrazione in termini assoluti di 4,2 miliardi di euro nel 2026 e di 23,1 miliardi di euro nell'anno 2027. L'incidenza di tali spese rispetto al PIL si riduce di circa 3,7 punti percentuali nel 2024, arrivando al 5,2 per cento, a fronte dell'8,9 per cento del 2023. Nel 2025 si registra un marginale aumento di tale incidenza al 5,4 per cento, cui segue un arretramento al 5 per cento nel 2026 fino ad arrivare al 3,9 per cento nel 2027. Nell'ambito dell'aggregato complessivo delle spese in conto capitale, la spesa per gli investimenti fissi lordi aumenta di 1,1 miliardi di euro nel 2024, di 10,1 miliardi di euro nel 2025 e si riduce di 1,6 miliardi di euro nel 2026 e di 6,2 miliardi di euro nel 2027.
La terza sezione del Documento in esame reca, infine, lo schema del Programma nazionale di riforma, che anche per il 2024 si inserisce nel più ampio programma di riforma, innovazione e rilancio degli investimenti rappresentato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si ricorda, a tal proposito, che il 7 agosto 2023 il Governo ha chiesto alle istituzioni europee una modifica del PNRR originariamente approvato nel luglio 2021. A seguito della valutazione positiva da parte della Commissione, con decisione di esecuzione del Consiglio ECOFIN l'8 dicembre 2023 ha avuto luogo la modifica del PNRR originario. La revisione ha determinato, tra l'altro, l'aggiunta di una nuova missione alla programmazione originaria del PNRR, la Missione 7, recante le riforme e gli investimenti previsti nell'ambito dell'attuazione del capitolo italiano dell'iniziativa europea REPowerEU.
Nel DEF 2024 il Governo riporta una stima dell'impatto macroeconomico delle spese e delle principali riforme previste dal PNRR che tiene conto della recente revisione del Piano. Le risorse a disposizione del nuovo PNRR ammontano ora a 194,4 miliardi di euro, dei quali 122,6 miliardi di euro a titolo di prestiti e 71,8 miliardi di euro a titolo di sovvenzioni. Rispetto alla dotazione iniziale di 191,5 miliardi di euro, le risorse aggiuntive provengono dalle nuove sovvenzioni a fondo perduto assegnate all'Italia nell'ambito dell'iniziativa REPowerEU, pari a 2,76 miliardi di euro e dall'aumento del contributo da parte dell'Unione europea, pari a circa 0,16 miliardi di euro. Oltre che di tali risorse, la valutazione del Governo tiene anche conto di quelle destinate al finanziamento di misure strettamente connesse all'attuazione del Piano, vale a dire i 30,6 miliardi del Piano nazionale complementare e i 13,9 miliardi del programma REACT-EU.
L'analisi dell'impatto macroeconomico del PNRR contenuta nel DEF aggiorna, impiegando gli stessi modelli econometrici, quella elaborata dal Governo in occasione della stesura iniziale del Piano ed aggiornata nei successivi documenti di finanza pubblica sulla base delle nuove informazioni riguardo l'andamento delle spese e delle misure. Inoltre, coerentemente con l'approccio adottato precedentemente, al fine di isolare unicamente l'impatto addizionale sull'economia, la valutazione è stata effettuata considerando, tra tutte le risorse citate, solo quelle che finanziano progetti che possono essere considerati aggiuntivi. Si considerano, pertanto, prestiti e sovvenzioni del dispositivo per la ripresa e la resilienza, pari a 137,7 miliardi di euro, fondi riferibili al programma REACT-EU pari a 13,9 miliardi di euro, le risorse anticipate del Fondo per lo sviluppo e la coesione, pari a 14,8 miliardi di euro, e quelle stanziate attraverso il Fondo complementare, pari a circa 30,6 miliardi di euro, per un totale di circa 197 miliardi di euro. Non si tiene, invece, conto delle misure che sarebbero state comunque realizzate in assenza del PNRR.
Per quanto riguarda gli impatti a livello settoriale e per Missione, il Governo valuta, nel periodo 2021-2026, un impatto medio del PNRR sul livello del PIL pari all'1,7 per cento, che corrisponde a un incremento cumulato, ovvero la somma nel tempo degli scostamenti del PIL rispetto allo scenario base, di 10 punti percentuali. In particolare, nel 2025 il PIL risulterebbe più alto del 3,4 per cento rispetto allo scenario base che non considera gli effetti del PNRR.
La terza sezione del DEF 2024 riepiloga anche la strategia di riforma adottata dal Governo nell'ultimo anno in relazione alle raccomandazioni di policy formulate dalla Commissione europea nella sua Relazione per Paese del 2023, che considerano in particolare le seguenti finalità: accrescere il potenziale economico dell'Italia, favorire la transizione digitale ed ecologica, ridurre i divari di genere, età e territorio; migliorare la qualità delle istituzioni e accrescere la competitività del sistema economico per attrarre gli investitori; investire nella transizione digitale ed ecologica. Il DEF dà conto, altresì, delle misure adottate per sostenere la partecipazione femminile al mondo del lavoro, la natalità e la genitorialità, al fine di colmare i divari di genere.
Il Programma nazionale di riforma contenuto nel DEF 2024 fa riferimento anche alle altre politiche attuate nel corso del 2023, richiamando in primo luogo il completamento della riforma del sistema fiscale, le nuove disposizioni per la revisione della spesa pubblica, nonché le misure volte a favorire la crescita e produttività, con interventi nell'ambito delle infrastrutture, dell'istruzione e della ricerca, della semplificazione delle procedure e della promozione della concorrenza. Si richiamano, quindi, le principali direttrici dell'azione di riforma volta a fronteggiare le principali sfide economiche, occupazionali e sociali. In particolare, si espongono puntualmente gli interventi in materia di istruzione, formazione superiore, ricerca e innovazione, gli interventi tesi, in linea con quanto raccomandato all'Italia nel corso degli ultimi anni dal Consiglio dell'Unione europea, ad una maggiore inclusione di donne e giovani nel mercato del lavoro, nonché ad una protezione sociale adeguata, in particolare per i lavoratori atipici. In relazione alle riforme volte a proseguire l'azione di modernizzazione ed efficientamento della pubblica amministrazione, il Governo sottolinea, nel Programma nazionale di riforma 2024, alcuni obiettivi di policy raggiunti e richiama, per il futuro, alcuni traguardi del PNRR, con particolare riguardo all'entrata in vigore delle misure per la riforma del pubblico impiego, al completamento, entro giugno 2026, della semplificazione di seicento procedure amministrative, al fine di istituire un catalogo completo dei procedimenti e dei relativi regimi amministrativi, nonché alla strategia volta a rafforzare la transizione digitale nei servizi pubblici, della pubblica amministrazione e delle imprese.
Per quanto riguarda il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) previsti nell'ambito dell'Agenda 2030, il Programma nazionale di riforma 2024 fornisce un'analisi dello stato di attuazione degli obiettivi maggiormente rilevanti, raggruppati secondo le quattro dimensioni della sostenibilità competitiva, identificabili nella sostenibilità ambientale, nella produttività, nell'equità e nella stabilità macroeconomica, evidenziando le misure previste dal PNRR per il raggiungimento di tali obiettivi.
Si segnala, da ultimo, che, in allegato al Documento in esame il Governo ha presentato sette relazioni previste dalla legislazione in materia di contabilità e finanza pubblica. Si tratta, nello specifico, della relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, delle strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica, della relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra; dell'allegato sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, della relazione circa l'attuazione della razionalizzazione del sistema degli acquisti di beni e servizi, del documento sugli indicatori di benessere equo e sostenibile, nonché delle relazioni dei Ministeri sul grado di raggiungimento degli obiettivi di spesa 2023-2025.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DOC LVII N. 2 - RIS 6-108 | 326 | 323 | 3 | 162 | 197 | 126 | 35 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.