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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 290 di venerdì 10 maggio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 maggio 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 83, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato Segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge:

Francesco di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:

misure per la tutela dei consumatori nei mercati energetici e la riduzione dei costi accessori nelle bollette elettriche (702) - alla X Commissione (Attività produttive);

iniziative a sostegno dei produttori agricoli, in particolare di grano e uva (703) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

interventi per la prevenzione degli incendi boschivi e per il contrasto del disboscamento abusivo (704) - alla VIII Commissione (Ambiente);

iniziative per limitare la fabbricazione di armi nel mondo (705) - alla III Commissione (Affari esteri);

la riduzione delle imposte di successione (706) - alla VI Commissione (Finanze);

iniziative per impedire interventi delle Nazioni Unite in materia di libertà religiosa e cultura di genere (707) - alla III Commissione (Affari esteri);

iniziative per promuovere la raccolta di acqua piovana e per prevenire la dispersione idrica (708) - alla VIII Commissione (Ambiente);

l'introduzione del divieto di importazione di aglio proveniente dalla Cina e maggiori controlli qualitativi sui prodotti importati dall'estero, per la tutela della salute dei cittadini (709) - alla XII Commissione (Affari sociali);

iniziative in favore dei malati oncologici e a tutela dell'ambiente nel comune di Cancello e Arnone (710) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XII (Affari sociali);

Mariella Cappai e Luigi Cotza, da Monserrato (Cagliari), chiedono di incrementare il personale del Corpo di polizia penitenziaria di almeno 18.000 unità (711) - alla XI Commissione (Lavoro);

Pierluigi Scarpa Grano, da Napoli, e altri cittadini chiedono l'abolizione del canone di abbonamento radiotelevisivo (712) - alla IX Commissione (Trasporti);

Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede modifiche alle disposizioni in materia di illeciti disciplinari dei magistrati nell'interpretazione di norme e nella valutazione dei fatti (713) - alla II Commissione (Giustizia);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede interventi per ridurre le liste d'attesa nella sanità pubblica (714) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Loredana Maio, da Monsummano Terme (Pistoia), chiede la riforma dell'ordinamento della polizia locale (715) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Guido Trentalancia, da Ancona, chiede che l'ordine degli ingegneri sia sottratto alla vigilanza del Ministero della giustizia (716) - alla II Commissione (Giustizia);

Maurizio Scazzeri, da Torchiarolo (Brindisi), chiede norme in materia di valutazione dei crediti formativi universitari ai fini delle graduatorie permanenti per l'insegnamento scolastico (717) - alla XI Commissione (Lavoro);

Dominga Pascali, da Roma, e altri cittadini, chiedono l'installazione di impianti di videosorveglianza negli ospedali (718) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Mauro Manservigi, da Bondeno (Ferrara), chiede la riduzione al 4 per cento dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto sui carburanti (719) - alla VI Commissione (Finanze);

Rosanna Occhiodoro, da Ancona, chiede nuove norme in materia di dichiarazione giudiziale di paternità e maternità al fine di ridurre i rischi di malattie ereditarie (720) - alla II Commissione (Giustizia);

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede:

che gli enti locali siano tenuti a risarcire i danni delle vittime di furti e borseggi in luoghi pubblici compiuti da soggetti noti alle Forze dell'ordine (721) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

norme più restrittive in materia di migranti minorenni non accompagnati (722) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

nuove norme in materia di obblighi di possesso ed esibizione dei documenti di identità (723) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per salvaguardare le opere letterarie tradizionali da tentativi di manipolazione e revisione per motivi ideologici (724) - alla VII Commissione (Cultura);

Alessandro Lepidini, da Roma, e numerosissimi altri cittadini chiedono l'abrogazione delle lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 13 del decreto-legge n. 50 del 2022, in materia di gestione dei rifiuti di Roma Capitale da parte del Commissario straordinario del Governo per il Giubileo, la sospensione della procedura di gara per la realizzazione dell'inceneritore di Roma nonché l'introduzione di una moratoria generale per i nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti e la revisione dei relativi limiti di emissione (725) - alla VIII Commissione (Ambiente).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti del Governo in merito alla cessione delle quote societarie pubbliche di Industria italiana autobus, anche al fine di salvaguardarne i livelli occupazionali - n. 2-00370)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Toni Ricciardi ed altri n. 2-00370 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Toni Ricciardi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretaria Bergamotto, innanzitutto, la voglio ringraziare e - sempre per suo tramite, Presidente - voglio ringraziare il Governo, perché sul tema noi abbiamo depositato un atto di sindacato ispettivo il 6 febbraio 2023, che giace in qualche cassetto della Commissione e per il quale non abbiamo mai ottenuto risposta. E il fatto che lei, Sottosegretaria, sia qui, questa mattina, è già un punto di merito e di plauso; almeno, riusciamo a confrontarci su una questione molto, molto delicata e seria.

Qual è l'oggetto della questione, Presidente? Volendolo riassumere, potremmo definirlo: quale politica industriale ha in testa questo Governo? Industria italiana autobus è, ad oggi, ancora l'unica azienda in Italia, con sedi a Bologna e a Flumeri, in provincia di Avellino, impegnata nella produzione di autobus, con un controllo, con una partecipazione al capitale societario pubblico da parte di Invitalia e Leonardo, le quali hanno dichiarato di uscire da questo capitale. Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di un'azienda strategica, che occupa 600 dipendenti e che ha in pancia un portafoglio di consegne di almeno 1.000 autobus da consegnare a breve scadenza.

Ora, noi sappiamo - in questo Paese - al di là del tasso di sensibilità delle forze politiche rispetto al concetto di transizione ecologica, quanto la mobilità green e sostenibile abbia un impatto e una rilevanza strategica per un Paese come il nostro, che ha un parco di autobus con un chilometraggio ben superiore alla media europea. Sostanzialmente, in molte città vediamo transitare e circolare autobus che potremmo definire, Presidente, del secolo scorso.

Veniamo al dunque. Come è noto, lo scorso 28 marzo scadeva il termine di presentazione dell'offerta di acquisto delle quote societarie pubbliche senza assegnazione definitiva. A quella data avrebbero - e utilizzo il tempo verbale: avrebbero - manifestato interesse il Gruppo Seri Srl, lo ripeto, Srl, di Vittorio Civitillo, e anche una cordata di quattro soci composta da Gruppioni, Stirpe, Benedetto e Marchesini, peraltro produttori di autobus già presenti sul territorio.

Il 23 aprile, a seguito dello sciopero indetto dai lavoratori, attraverso le organizzazioni sindacali di categoria, il MIMIT, il suo Ministero, ha affermato che l'unica offerta congrua è stata quella del Gruppo Seri Srl. Ora, il Gruppo Seri, Sottosegretaria, come lei sa e com'è noto, non si occupa del settore della produzione di autobus, dell'automotive, ma è un'industria, un gruppo, una Srl che si occupa di fotovoltaico, accumulatori e riciclo di materie plastiche e, mi consenta l'eufemismo, Sottosegretaria, sono note tutta una serie di criticità storiche su questo gruppo, che credo che, da sole, giustifichino più di qualche preoccupazione legittima da parte delle lavoratrici e dei lavoratori.

L'elemento che più ci preoccupa, Sottosegretaria, è che noi stiamo parlando di un'azienda strategica e non vorremmo che si assistesse all'ennesimo evento che la storia d'Italia ci ha manifestato in tanti decenni, ovvero che, in un certo qual modo, si consegnino le casse e le chiavi di un'azienda a soggetti che non sono in grado di garantire le giuste garanzie - mi scusi il gioco di parole - per portare, poi, faticosamente e stancamente a liquidazione queste aziende.

Sottosegretaria, noi ci troviamo qui perché lunedì 6 maggio si è svolto ad Avellino un incontro territoriale che ha coinvolto lavoratori e lavoratrici e organizzazioni sindacali di categoria preoccupati per il plesso industriale. Io le consegno questa testimonianza da parte delle maestranze: nessuno tifa o si è innamorato di Invitalia o di Leonardo, non hanno questa preoccupazione, ma hanno la preoccupazione di capire il loro futuro. Lei lo sa meglio di me, stiamo parlando di un'azienda che sta lottando da 11 anni e, se il plesso industriale è ancora lì, lo si deve alle battaglie che le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto in questi anni. La vicenda - per essere chiari, anche nel rispetto istituzionale reciproco - non è politica, perché in 11 anni si sono susseguiti diversi Governi. Si era trovata una soluzione con la partecipazione pubblica e, allora, per questa ragione, noi, come gruppo del Partito Democratico, vorremmo capire quale sia l'orientamento del Governo.

Il 23 o 26 maggio, a fine maggio, ci sarà un appuntamento decisivo per le sorti di questo stabilimento. Pertanto, visto che Invitalia e Leonardo non mi risulta e non ci risulta siano in condizioni di difficoltà economiche e, soprattutto, visto che stiamo parlando di una produzione strategica per la mobilità del Paese in un'area interna - lo stabilimento di Flumeri - e in un'area strategica del Paese - quella di Bologna -, vorremmo capire quale sia l'orientamento e come lei, Sottosegretaria e il suo Dicastero intendiate risolvere o affrontare la questione, per dare garanzie e risposte certe a oltre 600 famiglie di lavoratori che lavorano in quello stabilimento e che chiedono, da parte del Governo e della politica, il rispetto dell'articolo 3 della Costituzione, che sancisce la dignità delle persone. Perché il lavoro non è solo salario, il lavoro è, soprattutto, dignità per le persone.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli interpellanti. Con riferimento a quanto riferito con l'interpellanza urgente in discussione quest'oggi, rappresento in premessa che, nel 2015, la società Industria italiana autobus ha presentato domanda per un contratto di sviluppo nello stabilimento ex Irisbus di Flumeri (Avellino), relativo a un programma di sviluppo industriale con investimenti totali pari a circa 48 milioni di euro e con agevolazioni concesse pari a circa 18 milioni di euro. Orbene, le agevolazioni concesse secondo la citata normativa sono state accompagnate dall'ingresso di Invitalia nel capitale sociale, a norma dell'articolo 8-bis del decreto ministeriale 9 dicembre 2014, che ha previsto che la citata partecipazione non potesse essere detenuta per un arco temporale superiore ai 5 anni. Conseguentemente, Invitalia è stata tenuta a dismettere tale partecipazione, considerato che l'autorizzazione all'ingresso nel capitale di Industria italiana autobus risale al 24 gennaio 2019.

A ciò si aggiunge il fatto che Leonardo, società quotata in borsa, e che pertanto è soggetta a regole di mercato diverse e più rigorose, già alla fine del 2023 aveva deliberato di dismettere la sua partecipazione in Industria italiana autobus per orientare la propria attività su settori maggiormente attinenti al proprio core business.

Per le sopra esposte ragioni, i soci hanno avviato un processo di individuazione di un partner industriale al quale affidare la guida di Industria italiana autobus. All'esito del citato processo, sono state presentate diverse manifestazioni di interesse e solo 2 si sono concretizzate in vere e proprie offerte.

Tuttavia, una di queste è stata ritenuta non congrua dagli advisor incaricati dai soci stessi. Tengo a precisare che, nel corso degli anni, il Governo ha più volte autorizzato Invitalia, in qualità di socio, ad effettuare interventi di supporto finanziario volto a garantire la continuità aziendale di Industria italiana autobus. In questi mesi, il MIMIT, infatti, è intervenuto attivamente per consentire la prosecuzione dell'attività produttiva di Industria italiana autobus: solo in questo inizio anno Invitalia è stata autorizzata ad effettuare un conferimento soci pari a circa 12 milioni di euro.

Inoltre, sono stati effettuati diversi tentativi di negoziato con le 2 cordate che avevano presentato le manifestazioni di interesse per rilevare Industria italiana autobus. Tuttavia, l'accordo tra le 2 cordate, seppur auspicabile per garantire l'integrazione verticale con società rientranti nella catena del valore del settore automotive, non si è dimostrato percorribile, attesa l'accertata impossibilità di addivenire a una soluzione condivisa, in termini di configurazione della governance e delle strategie di sviluppo industriale dell'azienda, tra i diversi imprenditori contattati.

A conclusione di questa complessa e delicata fase di negoziazione, informo che il testo finale dell'accordo per la cessione di Industria italiana autobus, concordato tra i soci attuali, ovverosia Invitalia e Leonardo, e il Gruppo Seri, sarà sottoposto proprio quest'oggi al consiglio di amministrazione di Invitalia. In caso di deliberazione positiva, esso sarà poi trasmesso al Ministero delle Imprese e del made in Italy e lì saranno effettuate tutte le opportune valutazioni relative all'operazione. In generale, risulterebbe che l'offerente, con la propria proposta di acquisto, si è impegnato a immettere nuova liquidità da destinare a investimenti ulteriori rispetto a quelli previsti dal piano industriale 2023-2026.

Il Governo verificherà che il citato accordo preveda clausole volte a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e a riconoscere ad Invitalia il diritto di veto per opporsi a qualsiasi delibera contraria all'accordo, all'oggetto sociale o all'interesse sociale di Industria italiana autobus. In attesa di effettuare le citate ulteriori considerazioni, tengo a precisare che il MIMIT continuerà a seguire con grande attenzione la vicenda in parola, come ribadito alle organizzazioni sindacali in occasione dell'incontro tenutosi lo scorso 23 aprile.

A tal fine, è stato concordato un confronto tra le organizzazioni sindacali nazionali e Invitalia entro il corrente mese e la successiva convocazione di un tavolo plenario.

PRESIDENTE. Il deputato Toni Ricciardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretaria, la ringrazio per averci ricordato tutti i passaggi, però, in tutta onestà, lei mi permetterà, con il garbo personale, politico e istituzionale che le devo, di dichiararci completamente insoddisfatti. Le spiego anche il perché, Sottosegretaria.

Le vicende accadute le conosciamo. I lavoratori, le lavoratrici e le sigle sindacali le conoscono. Capisco Leonardo, la quale nel 2023 già aveva messo in bilancio il fatto che stesse cedendo il ramo d'azienda, mi passi la definizione impropria, ma per farci capire. Quindi, stiamo facendo una discussione quando uno dei soci principali, con capacità economica, ha già dichiarato nei propri bilanci che ha ceduto la partecipazione a un'azienda che riteniamo strategica per il Paese, e la vicenda è passata sotto silenzio.

Quando lei sottolinea il fatto dei cinque anni di Invitalia, è vero, però è pur vero che lo Stato deve poter garantire, e lei sa meglio di me che, per prassi storica consolidata in questo Paese, lo Stato, un Governo rispetto a sé stesso - mi passi il termine improprio, ma per farmi capire - può immaginare di derogare, di prolungare, di cambiare e di fare e di dire, pur di garantire la produzione e quel plesso.

La cosa che più sconvolge sa qual è? È che si sta affidando - perché, di fatto, lei, questa mattina, ci ha detto questo - la sorte di uno stabilimento, come l'ex Irisbus, attuale fabbrica italiana autobus di Flumeri in un territorio strategico in prospettiva: è lo stesso territorio dove si stanno completando i lavori della Napoli-Bari dell'alta velocità-alta capacità, un triangolo territoriale nel quale prima o poi - si spera - si possa concretizzare anche la piattaforma logistica, ossia un hub di interscambio, un luogo baricentrico tra le due città meridionali di Napoli e Bari. Credo che lo capisca chiunque che ci siano interessi, in prospettiva, su capannoni terreni e quant'altro.

Lo dico, Sottosegretaria, sa perché? Perché quello è un territorio che ha già vissuto storie del genere, ha già vissuto storie non di imprenditori, ma di “prenditori”; abbiamo almeno 40 anni di storia in tal senso dopo il 1980.

Allora, guardi, dire che il Governo e lei stessa - lo so - vi siete impegnati per far ragionare le parti, ve ne do atto, ma siamo qui a chiedere un ulteriore supplemento di pazienza e di lavoro sul tema. Perché qualcuno ci deve spiegare come si fa a cedere un'azienda, che ha ricevuto dallo Stato 48 milioni di euro, ad una Srl, questo qualcuno ce lo deve spiegare, Srl che si occupa di fare completamente tutt'altro. Voi avevate l'obbligo e il dovere, in qualità di Governo, di dire se questo Paese nelle proprie politiche industriali riteneva che non si dovessero più produrre pullman in questo Paese. Allora basta avere il coraggio di dire: guardate gli autobus prodotti in Italia non li vogliamo più; prendiamo 600 operai e operaie e li dislochiamo e collochiamo, in parte in pensionamento anticipato, per gli altri cerchiamo di trovare una soluzione. Un Governo che ha la responsabilità rispetto a queste persone fa una cosa del genere.

Ma se il Governo, come lei questa mattina ha ricordato, ha investito 48 milioni di euro e, dopo 5 anni, immagina di cedere quella attività industriale a una Srl, io ho la sensazione, Sottosegretaria - per essere chiari, non ci credo e non ci voglio credere - che noi corriamo il rischio di rivedere una delle tante pagine della storia di questo Paese, perché poi si fa un gran bel parlare dell'impossibilità di un processo di industrializzazione nel Mezzogiorno e nelle aree interne del Mezzogiorno; peccato, però, che, soprattutto in una fase storica come questa che stiamo vivendo, soprattutto con la possibilità di liquidità economica che ci viene fornita dal PNRR, soprattutto perché stiamo parlando, nel caso di Flumeri, di un pezzo della provincia di Avellino attenzionato da interventi e da progetti trentennali che trovano finalmente concretizzazione da qui al 2026, non riusciamo a capire come non si possa agire con una certa sensibilità e con un livello di investimento in prospettiva. Lo Stato sta realizzando la stazione Hirpinia dell'alta capacità/alta velocità proprio in quel territorio. Il Ministro Fitto, nella ridefinizione del PNRR, ha stralciato la piattaforma logistica, che noi speriamo si possa ripristinare. Stiamo parlando di un luogo a concentrazione di investimenti.

Qualcuno ci deve far capire, Sottosegretaria, perché io le porto la testimonianza, l'amarezza e la preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori che, in ultimo, ho incontrato il 6 maggio e quando sono venuti da lei. Noi, come Partito Democratico, continueremo a stare al loro fianco, Sottosegretaria, non per speculare politicamente contro il Governo, ma per spingere a un supplemento di indagine, di analisi e di verifica rispetto alla scelta che lei sta compiendo, Sottosegretaria.

Allora - e chiudo - noi la invitiamo veramente e concretamente a intraprendere un'azione in merito, perché quelle sono persone che io conosco da decenni e le ho viste lottare per 11 anni per quello stabilimento. Le posso garantire che non sono persone che hanno la paura della lotta per il proprio posto di lavoro, perché stiamo parlando di un territorio, Sottosegretaria, che sta vivendo una desertificazione e uno spopolamento senza precedenti. La provincia di Avellino ha avuto uno spopolamento che ha riportato quel territorio a un peso demografico ante Unità d'Italia. Questa, o diventa una questione nazionale - perché è l'unico stabilimento che produce autobus - oppure non so quanto malessere questa situazione possa generare tra le maestranze.

Quindi, Sottosegretaria, lei sappia che ha la nostra massima disponibilità, testimoniata anche dalla presenza, questa mattina, della capogruppo del Partito Democratico in Aula, per collaborare per trovare una soluzione. La invitiamo a non trovare soluzioni che già sappiamo dove porteranno, con il rischio della chiusura definitiva di una storia industriale in quel pezzo di territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Primo Levi, di Sant'Egidio-Ancarano, in provincia di Teramo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).

(Iniziative di competenza per l'operatività della piattaforma per la raccolta digitale delle firme degli elettori per la presentazione di referendum e di progetti di legge di iniziativa popolare, alla luce della prossima scadenza del gruppo di lavoro preposto - n. 2-00358)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Magi e Schullian, n. 2-00358 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Magi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente, la illustro. Questa mattina, ci troviamo ad affrontare, ancora una volta, una questione incresciosa ed estremamente grave, sotto il profilo del rapporto tra il Parlamento e il Governo e sotto il profilo del rispetto della legge da parte del Governo di questo Paese, una questione che tocca da vicino l'esercizio dei diritti politici dei cittadini, quindi di primaria importanza.

Questo Parlamento ha approvato due leggi: una era la legge di bilancio approvata nel dicembre 2020 - il bilancio di previsione per l'anno 2021 - e poi il cosiddetto decreto Semplificazioni del 2021. Queste leggi contenevano norme estremamente chiare, che hanno impegnato la Presidenza del Consiglio dei ministri a realizzare una semplicissima infrastruttura digitale per consentire ai cittadini di questo Paese di sottoscrivere referendum, proposte di referendum e leggi di iniziativa popolare con modalità digitale, quindi con sistemi di identificazione di riconoscimento della propria identità in linea con tutti i sistemi che vengono utilizzati in ambito giudiziario, in ambito fiscale e che i nostri cittadini hanno imparato a conoscere e a utilizzare per consentire di semplificare tutti i rapporti con la pubblica amministrazione.

Queste norme indicavano il termine del 31 dicembre 2021, entro il quale il Governo avrebbe dovuto assicurare l'entrata in funzione di questa piattaforma, nonché emanare un proprio decreto che definisse le caratteristiche tecniche, i requisiti di sicurezza e le modalità di funzionamento della stessa.

Il decreto del Presidente del Consiglio è stato emanato in data 9 settembre 2022. Successivamente, vi è stata una serie di atti tra la Presidenza del Consiglio e il Ministero della Giustizia: è stato disposto il passaggio della titolarità di questa piattaforma dalla Presidenza del Consiglio al Ministero della Giustizia; è stato istituito un gruppo di lavoro tra queste due amministrazioni, che avrebbe dovuto, in termini rapidi, portare alla soluzione di tutte le problematiche tecniche. Fatto sta che, a due anni e mezzo dal termine che la legge indicava, la piattaforma ancora non è entrata in funzione.

Qual è l'aspetto scandaloso di tutta questa vicenda? L'aspetto scandaloso è che la stessa norma che prescriveva la realizzazione di questa piattaforma prevedeva anche, in via transitoria, la possibilità di sottoscrivere i referendum con firma digitale a carico dei comitati promotori rivolgendosi a soggetti privati, cioè ai fornitori di servizi digitali che vengono utilizzati normalmente, ad esempio, dai Ministeri, da altre articolazioni delle amministrazioni, dall'INPS, e che forniscono questi servizi. Quando un comitato promotore, come quelli di cui ho fatto parte, si è rivolto al soggetto privato per realizzare questa piattaforma, la piattaforma è stata realizzata in due settimane e rispettava tutti i canoni, dal punto di vista della sicurezza, della tutela, della privacy dei soggetti che firmavano, ripeto, tutti i canoni prescritti dalla legge. Quello che in questo Paese un soggetto privato, pagato direttamente dal comitato promotore, è riuscito a fare in due settimane, il Governo non è riuscito a farlo in due anni e mezzo. C'è qualcosa che non va, c'è qualcosa che non funziona.

Allora, o noi ci diciamo che il Governo ha cambiato idea e vuole scientemente, consapevolmente, assumersi la responsabilità di violare la legge che questo Parlamento ha approvato; oppure dovete spiegarci, in quest'Aula - questo è il terzo atto di sindacato ispettivo che presento in questa legislatura e altrettanti ne ho presentati nella precedente legislatura, quindi rivolti a un altro Governo, non a quello in carica: quindi, non è una questione di colore politico della maggioranza, è una questione che riguarda i diritti politici dei cittadini -, qual è la differenza fra la modalità transitoria, che noi abbiamo attivato con un soggetto privato in due settimane, e la piattaforma che dovrebbe mettere in atto, in funzione il Governo.

È presto detto: la modalità transitoria ha costi a carico del comitato promotore e si tratta di costi compresi tra un euro e un euro e mezzo circa a firma. Questo significa che per quanto riguarda il referendum in questo Paese, se si utilizza la modalità digitale - ripeto, modalità che tutti i cittadini utilizzano quando devono fare atti giudiziari, quando devono interloquire con l'Agenzia delle entrate, purtroppo per loro e purtroppo per noi, lo si deve fare pagando tra i 500.000-600.000 euro e 1.000.000, perché il Governo non rispetta la legge.

Allora, non sappiamo più come fare. Intanto, ascoltiamo la risposta che il Governo ci darà questa mattina perché è evidente che, altrimenti, dobbiamo alzare il livello del confronto e dello scontro politico con il Governo.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole. Rispondo per il Ministero della Giustizia che riferisce. Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, gli interpellanti chiedono di sapere quale sia lo stato di avanzamento dell'operatività della piattaforma governativa per la raccolta delle firme per i referendum e per le proposte di legge di iniziativa popolare. Si ricorda che, a decorrere dal 1° gennaio 2024, è stata attribuita al Ministero della Giustizia la titolarità della cosiddetta piattaforma referendum per la raccolta in modalità digitale delle sottoscrizioni, da parte dei cittadini, delle proposte di legge di iniziativa popolare, di referendum abrogativi e di referendum costituzionali. L'applicativo è stato sviluppato, nel corso dell'anno 2021, dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri ed è stato adeguato, dalla fine dello scorso mese di ottobre, con gli interventi tecnici necessari a garantire la conformità alle disposizioni del DPCM del 9 settembre 2022.

Si segnala che, per rendere operativa la piattaforma, il Ministero della Giustizia ha opportunamente sollecitato con nota del 23 novembre 2023 al Garante per la protezione dei dati personali il parere, previsto ai sensi dell'articolo 36, paragrafo 4, del Regolamento (UE) 2016/679. Sono seguite, quindi, una serie di interlocuzioni con il Garante per la protezione dei dati personali, tramite le quali il Ministero della Giustizia ha fornito i chiarimenti richiesti in merito alla valutazione di impatto sulla protezione dei dati personali, cosiddetto DPIA. In particolare, il 18 gennaio 2024 il Ministero della Giustizia, facendo seguito alle segnalazioni ricevute dal Garante, ha inoltrato una versione aggiornata della valutazione di impatto sulla protezione dei dati personali relativa alla piattaforma referendum ed il 16 febbraio 2024, all'esito di ulteriori chiarimenti, ha trasmesso, per la consultazione preventiva dell'autorità, una nuova versione della valutazione d'impatto.

Con la nota del 18 marzo 2024, il Garante per la protezione dei dati personali ha segnalato la disponibilità ad avviare un confronto con il competente ufficio tecnico del Ministero della Giustizia e, pertanto, dal 2 aprile si sono svolti diversi incontri finalizzati al superamento degli aspetti segnalati. Allo stato si è, dunque, in attesa del rilascio del prescritto parere del Garante per la protezione dei dati personali che, come si è appreso a seguito di interlocuzioni informali, verrà esaminato nell'adunanza del collegio fissata per la giornata di ieri (9 maggio 2024). Resta inteso che, una volta che il parere verrà acquisito e che verranno eseguiti gli adeguamenti dell'applicativo che l'autorità garante dovesse prescrivere, la piattaforma referendum potrà essere utilizzata per la raccolta delle firme dei sottoscrittori dei referendum in modalità digitale.

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria, ma non posso che dichiararmi completamente insoddisfatto dalla risposta perché, Sottosegretaria, la storia non inizia dal gennaio 2024, quando è avvenuto l'ennesimo rimpallo all'interno del Governo. La decisione della Presidenza del Consiglio di trasferire la titolarità di questo embrione di piattaforma - chiamiamolo così - al Ministero della Giustizia è una decisone del tutto discrezionale del Governo. La legge, approvata dal Parlamento, affidava alla Presidenza del Consiglio questo compito, e ciò non può diventare motivo di ulteriore ritardo nella realizzazione. Quando nell'estate del 2021 sono state raccolte, per la prima volta in questo Paese, grazie alla norma transitoria a cui facevo riferimento prima, delle firme su due proposte di referendum con modalità digitale, queste sono state accettate dall'ufficio della Cassazione che riceve le firme.

Per la prima volta in questo Paese è avvenuto che milioni di firme di cittadini che chiedono che si tenga un referendum sono state accettate in versione digitale. La domanda che io continuo a fare a questo Governo è una sola: come è possibile che ciò sia avvenuto nell'arco di due settimane, che si sia realizzata un'infrastruttura per la raccolta delle firme che rispetta tutti i canoni di legge, mentre il Governo non riesce a fare la stessa cosa in due anni e mezzo? È una cosa che ha dell'incredibile, cioè vuol dire che il Governo sta cercando tutte le vie, tutti i modi, per non rispettare la legge.

Avete paura che in questo Paese si renda finalmente semplificata la possibilità di raccogliere le firme per i referendum? Evidentemente sì. Leggo questo, Sottosegretaria e Presidente: il Comitato dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, nel novembre del 2019, nella decisione relativa al caso Staderini-De Lucia contro il Governo italiano, ha dichiarato che l'Italia ha violato il diritto politico a promuovere il referendum ai sensi dell'articolo 25 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, a causa della presenza nella legge n. 352 del 1970 (che disciplina la procedura referendaria) di restrizioni irragionevoli al diritto dei cittadini. In particolare, ha osservato che la raccolta firme è impedita dalla previsione di un obbligo, per i promotori, di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, senza però che la legge garantisca ai promotori la disponibilità di quei pubblici ufficiali. Nella stessa decisione, il Comitato per i diritti umani dell'ONU ha chiarito che l'Italia ha l'obbligo di risarcire integralmente le persone i cui diritti derivanti dal patto siano stati violati, e ha l'obbligo di evitare il ripetersi di simili violazioni. La piattaforma serviva esattamente a questo, cioè a rendere finalmente accessibile lo strumento referendario.

Riflettiamo su una cosa. Questo è il Governo che ci sta dicendo di voler rafforzare la volontà diretta dei cittadini, addirittura nell'investire, nell'esprimere direttamente il Capo del Governo, però non realizza una piattaforma per consentire ai cittadini di utilizzare quello strumento che la Costituzione prevede per l'espressione diretta della volontà dei cittadini nel promuovere un referendum che poi viene messo ai voti. Quindi per noi non solo è completamente insoddisfacente questa risposta, ma la inseriamo (questo è il sesto atto di sindacato ispettivo, tre in questa legislatura e tre nella precedente) in un fascicolo in cui metteremo tutte le risposte dei Governi per dimostrare come tutte le motivazioni che abbiamo ascoltato oggi sono tecnicismi, che però hanno una gravità assoluta dal punto di vista politico, perché il Governo sta dicendo: noi continuiamo con il rimpallo Presidenza del Consiglio, Ministero della Giustizia, Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, Garante privacy, ma, in realtà, questa piattaforma non vogliamo realizzarla; soprattutto, non vogliamo realizzarla perché possa entrare in funzione quest'anno, per consentire ai cittadini di raccogliere le firme quest'anno, perché la legge prevede che le firme per i referendum si depositino ogni anno entro il 30 settembre.

Allora, a questo punto, utilizzeremo tutti gli strumenti del diritto, della democrazia e della lotta non violenta contro questo sopruso del Governo anche dal punto di vista degli strumenti giudiziari, partendo con denunce per omissione d'atti d'ufficio e per attentato ai diritti politici dei cittadini, fino a rivolgerci, in ogni occasione utile, al Governo e alla Presidente del Consiglio, che nel nostro Paese è campionessa - o forse preferirebbe campione - dell'espressione diretta della volontà popolare.

Com'è bella la volontà popolare, soprattutto quando è riferita a un plebiscito su una persona, ma non deve essere e non può essere esercitata per attivare lo strumento referendario, che è quello che la nostra Costituzione prevede (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

(Chiarimenti in ordine alle attività poste in essere dalle forze di polizia durante le recenti manifestazioni di stampo fascista a Dongo e Giulino di Mezzegra (Como), con particolare riferimento alle procedure di identificazione dei partecipanti - n. 2-00366)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Braga e Fornaro n. 2-00366 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Braga se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signora Sottosegretaria, l'interpellanza che vogliamo discutere oggi riguarda i fatti che si sono verificati lo scorso 28 aprile 2024 nelle località in provincia di Como, che sono state ricordate, a Dongo e a Giulino di Mezzegra, dove si sono svolte, nella mattinata e nel pomeriggio, due manifestazioni di chiaro stampo neofascista.

La natura di questi eventi, come ho dato conto nell'interpellanza, è stata diversa: a Giulino di Mezzegra è prevalso l'aspetto commemorativo della morte di Benito Mussolini, sul luogo della sua morte una celebrazione religiosa non meno inquietante, viste le modalità e i numeri della partecipazione; mentre a Dongo, la manifestazione, a cui hanno partecipato circa 50 neofascisti in divisa nera, inquadrati militarmente, ha assunto un carattere più strettamente politico, anche in considerazione del fatto che, insieme a quella manifestazione, contemporaneamente, intorno a metà mattinata, alle 10 sul lungolago adiacente piazza Paracchini - un martire della Resistenza comasca, ucciso proprio negli ultimi giorni della guerra, lì a Dongo - si è svolta una manifestazione antifascista, a cui anche io e il collega Fornaro abbiamo partecipato con altre forze politiche e sociali, e si è svolto un discorso della vicepresidente dell'ANPI e della presidente dell'Istituto Cervi, Albertina Soliani, alla presenza di circa 500 cittadini antifascisti.

In contemporanea, a partire da quell'orario, a Dongo, sul luogo delle due manifestazioni, abbiamo registrato una presenza importante di persone appartenenti alla Polizia di Stato e all'Arma dei carabinieri, che erano schierate per impedire il contatto tra i manifestanti e che, va detto, hanno garantito efficacemente l'ordine pubblico, anche nei momenti di tensione che pure ci sono stati. La presenza delle Forze di Polizia è stata documentata anche durante la celebrazione, la commemorazione - chiamiamola così - a Giulino di Mezzegra.

Ribadisco un aspetto, perché non vorrei che passasse sotto tono e che non fosse sufficientemente considerato: in entrambe le manifestazioni, i manifestanti neofascisti - alcuni appartenenti anche al gruppo neonazista Do.Ra, della vicina Varese - si sono presentati, come dicevo, in uniforme di tipo paramilitare, inquadrati militarmente, rispondendo a ordini superiori gerarchici, hanno ripetuto espressioni, chiamandosi l'un l'altro come camerata e hanno ripetuto, con chiamata, il saluto fascista.

Sappiamo come la giurisprudenza di merito e di legittimità, salva la verifica di circostanze particolari di fatto, considera reato queste manifestazioni. Purtroppo, non è la prima volta e, tuttavia, il ripetersi di queste manifestazioni, nell'indifferenza anche mi pare, è un elemento che ci preoccupa particolarmente, ma ci interroga anche su un punto che è il centro della nostra interpellanza. Vogliamo capire, sapere e conoscere, da parte del Governo, se gli appartenenti alle Forze di Polizia, che erano presenti quella mattina e quel pomeriggio su quei luoghi, in particolare a Dongo, abbiano provveduto all'identificazione dei manifestanti neofascisti, in particolare a Dongo, dove - come ho potuto verificare con i miei occhi - la situazione dei luoghi aperti pubblici e il numero limitato di persone lo avrebbero sicuramente consentito.

A fronte di questa domanda e della risposta che, cortesemente, la Sottosegretaria ci fornirà, vogliamo capire se, in caso di mancata identificazione, questo invece sia avvenuto sulla base di specifiche direttive da parte delle autorità governative o di Polizia. Questo anche in ragione del fatto che, in questi ultimi mesi, abbiamo assistito a procedure di identificazione particolarmente solerti: penso al caso del cittadino che, in occasione della prima al Teatro alla Scala a Milano, ha semplicemente urlato “Viva l'Italia antifascista” o ai cittadini che sono stati identificati, sempre a Milano, in occasione di una delle manifestazioni in memoria di Navalny.

Vorremmo capire se il Ministro dell'Interno abbia, invece, impartito, magari, direttive che non hanno portato le Forze di Polizia a compiere l'identificazione e che si configurerebbero, a nostro avviso, come direttive di tutela di espressioni politiche neofasciste. E vorremmo anche capire - e questo è il motivo per cui la nostra interpellanza è rivolta e indirizzata non solo al Ministro Piantedosi, ma anche al Ministro Nordio - se tra gli appartenenti alle forze di polizia, che erano presenti in quei luoghi, ci fossero anche soggetti rivestiti della qualifica di ufficiale di Polizia giudiziaria, e se, in tal caso, alcuni di loro abbiano proceduto, come ci aspettiamo, alla redazione e all'inoltro di notizie di reato.

Come vede, Presidente, l'interpellanza è molto circoscritta, vuole comprendere qual è il comportamento delle forze di polizia rispetto a episodi ripetuti di questa natura e, soprattutto, vogliamo conoscere se, a fronte del manifestarsi ripetutamente di episodi che sono cresciuti in questo ultimo periodo, ci sia un atteggiamento di particolare tolleranza, mi viene da dire, del Ministero dell'Interno. Vorrei inoltre capire, alla luce di questa interpellanza, qual è il modo in cui operano le nostre Forze di Polizia e com'è stata gestita, in particolare, questa manifestazione, sulla quale ovviamente il mio giudizio politico è chiaramente evidente, da parte delle Forze incaricate, che, comunque, erano presenti in entrambe le manifestazioni in quella giornata.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Signor Presidente, onorevoli deputati, con riferimento all'atto di sindacato ispettivo presentato dagli onorevoli interpellanti il Ministero dell'Interno ha riferito quanto segue.

Va premesso che da oltre trent'anni, nella domenica più prossima al 28 aprile, a Giulino di Mezzegra, nel comune di Tramezzina, si svolge una commemorazione dedicata a Benito Mussolini e Claretta Petacci, mentre sul lungolago di Dongo viene svolta una manifestazione nel corso della quale si ricorda la fucilazione di alcuni gerarchi della Repubblica sociale italiana.

Negli ultimi anni, a Dongo, nella stessa giornata, si svolge anche una manifestazione antifascista, promossa dalla sezione dell'ANPI di Como.

Anche per l'anno in corso, sono state preavvisate alla questura di Como, ai sensi dell'articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, le manifestazioni a cui ho fatto riferimento, tutte programmate per la mattinata di domenica 28 aprile.

Le predette iniziative sono state oggetto di un incontro tra il prefetto di Como, il questore e il presidente provinciale dell'ANPI, nonché esaminate nel corso di una riunione tecnica di coordinamento delle Forze di polizia.

Con specifico riferimento a quanto segnalato dagli interpellanti, evidenzio che il questore ha adottato appositi provvedimenti, notificati agli organizzatori, con cui sono state imposte specifiche prescrizioni finalizzate, in particolare, ad evitare ogni forma di apologia del fascismo, ivi compreso il divieto di esporre labari, bandiere o altri simboli, di evidenziare atteggiamenti marziali e di effettuare il cosiddetto “saluto romano”.

All'atto della notifica, agli organizzatori è stato perentoriamente rappresentato che ogni violazione di legge - come avvenuto anche in occasione delle commemorazioni degli scorsi anni - sarebbe stata puntualmente segnalata all'autorità giudiziaria.

Inoltre, in considerazione della prevista partecipazione di sostenitori di estrema destra provenienti anche da contesti esterni alla provincia lariana e della concomitanza di presìdi di opposta ideologia, è stato predisposto un articolato servizio di ordine pubblico, con il supporto di un contingente di rinforzo dei reparti inquadrati inviati dal Dipartimento della pubblica sicurezza, che ha consentito di garantire efficacemente l'ordine pubblico.

Come avvenuto nelle manifestazioni organizzate nel passato, personale della locale DIGOS, intervenuto anche in presenza di ufficiali di Polizia giudiziaria supportati da operatori della Polizia scientifica, ha assicurato un servizio di osservazione e documentazione tecnica prodromico all'identificazione di partecipanti all'accertamento di eventuali condotte penalmente sanzionabili e all'individuazione dei relativi responsabili. L'attività posta in essere dalla questura ha consentito di identificare tra i partecipanti 34 aderenti a gruppi di estrema destra, già noti alle Forze dell'ordine, e di deferire 12 persone alla competente autorità giudiziaria per i reati di cui all'articolo 2 della legge n. 205 del 1993, la cosiddetta legge Mancino, e all'articolo 5 della legge n. 645 del 1952, cosiddetta legge Scelba. Sono tuttora in corso le analisi delle riprese video acquisite, finalizzate all'identificazione di ulteriori soggetti intervenuti e a verificare eventuali condotte penalmente sanzionabili. La questura ha altresì riferito che, nel contesto del servizio di osservazione e delle attività di videoripresa, sono stati acquisiti numerosi altri elementi informativi riconducibili ai partecipanti, il cui materiale è stato condiviso con altre questure del territorio nazionale per risalire anche all'identificazione dei manifestanti provenienti da altre province.

Concludo dicendo che, secondo quanto affermato dal Ministero dell'Interno, le Forze di polizia svolgono una costante attività di impulso, analisi e coordinamento per la prevenzione e il contrasto di illeciti riconducibili a ogni forma di estremismo politico a tutela dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.

PRESIDENTE. La deputata Braga ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non posso dichiararmi soddisfatta, per un semplice motivo: la Sottosegretaria, pur nella sua cortesia, ha fornito una risposta burocratica alla nostra interpellanza, limitandosi a descrivere, in maniera abbastanza lineare, la presa d'atto dei fatti che si sono verificati e le situazioni che si sono manifestate.

Io devo dire, ringraziandola, ovviamente, per la sua disponibilità, che considero quantomeno inopportuno che la risposta a un'interpellanza di questa natura e con questi contenuti, rivolta a due Ministri, il Ministro dell'Interno e il Ministro della Giustizia, che dispongono entrambi di ben tre Sottosegretari, sia stata in qualche modo delegata - pur come, ovviamente, il nostro Regolamento prevede e ammette - alla risposta di una Sottosegretaria che si occupa di imprese e made in Italy. Evidentemente, la difficoltà per i Ministri e forse anche per qualche Sottosegretario di venire a confrontarsi in quest'Aula su questi temi è il segno di una certa reticenza o della volontà di non dare un dispiacere a un pezzo di mondo che continua imperterrito ripetutamente a esercitare questi comportamenti. Questo, ovviamente, è un mio giudizio, ma credo che sia supportato anche da elementi che, in questi mesi, abbiamo registrato, vista la difficoltà, per molti componenti di questo Governo, anche con ruoli apicali, di dichiararsi antifascisti, come prevede la nostra Costituzione.

Devo dire che la risposta che è stata fornita ci ha dato alcuni elementi che danno conto certamente di un'attività attenta da parte delle Forze di polizia. Devo dire anche che alcune espressioni mi hanno lasciata un po' perplessa, perché credo che non si possano mettere sullo stesso piano, come opposte ideologie, le manifestazioni che ci sono state, quelle di nostalgici del fascismo e quelle di cittadini e cittadine che hanno ribadito i valori della Resistenza e della Costituzione. Credo che le informazioni che ci ha fornito la Sottosegretaria, con un'attività di identificazione postuma, fatta sulla base dell'osservazione di 34 aderenti a questi gruppi di estrema destra e l'iniziativa, per 12 di loro, dell'iscrizione nel registro delle notizie di reato da parte dell'autorità giudiziaria, sia il segno che quanto si verifica a Dongo e a Giulino di Mezzegra non è una goliardata, come qualcuno forse vuole rappresentare, ma si scontra con la legislazione del nostro Paese, con il fatto che queste manifestazioni diano continuamente un segnale preoccupante che, appunto, contrasta con la legge vigente, con la legge Scelba, come è stato detto. Infatti, si manifestano, si assumono atteggiamenti che hanno chiaramente un richiamo all'epoca fascista, all'ideologia fascista e mi auguro, davvero, che, dopo questa risposta - avendo avuto notizia di soggetti identificati, alcuni dei quali anche deferiti all'autorità giudiziaria -, venga impedito che, attraverso queste persone, preventivamente, di nuovo si realizzino e si verifichino episodi di questo genere.

Presidente, mi avvio a concludere. Io credo che ci sia un segnale molto preoccupante di tolleranza eccessiva nel nostro Paese rispetto a queste manifestazioni. Mi auguro che ci sia, invece, fermezza nell'impedire che si possano ripetere, in futuro, manifestazioni che, anche quest'anno, come è stato dimostrato, hanno violato in maniera esplicita prescrizioni che le autorità avevano dato per lo svolgimento delle stesse.

C'è bisogno di agire preventivamente, perché le nostre interpellanze e le nostre interrogazioni arrivano sempre dopo, quando il fatto si è consumato, quando quei territori, che hanno dato una prova straordinaria nella lotta al fascismo, nella Resistenza, sono stati sfregiati - e utilizzo questa espressione volutamente - per l'ennesima volta da comportamenti, atteggiamenti e manifestazioni di questo genere.

Voglio chiudere ricordando le parole che la vicepresidente dell'ANPI, Albertina Soliani, ha pronunciato proprio quella domenica, quella mattina, perché credo siano importanti: c'è una strada che ci divide, è quella che divideva le due manifestazioni: da una parte c'è l'onore dell'Italia, dall'altra la vergogna, i fascisti che sapevano che da tempo avrebbero perso, ma hanno continuato ad uccidere e a esercitare una violenza del regime, che non possiamo accettare.

Tra qualche settimana quest'Aula celebrerà la memoria, proprio qui, il 30 maggio, di Giacomo Matteotti. Credo che la fermezza delle istituzioni e l'impegno reale e concreto di aderenza ai valori dell'antifascismo e della nostra Costituzione siano un dovere che tutti noi dobbiamo affermare, con grande forza e convinzione.

PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i professori dell'Istituto di istruzione superiore Vincenzo Moretti, di Roseto degli Abruzzi, in provincia di Teramo. Benvenuti alla Camera dei deputati.

(Chiarimenti in merito alla possibile locazione di un immobile da adibire a uffici da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e al relativo risparmio di spesa - n. 2-00360)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cantone ed altri n. 2-00360 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Francesco Silvestri se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. È notizia recente che il Ministero guidato da Matteo Salvini stia cercando un immobile in affitto a Roma, per quanto il Ministero ne abbia già tre, a suo utilizzo, e, soprattutto, gratuiti. A nostro avviso, la cosa sconcertante di questa vicenda è che questo immobile in affitto peserà per circa 7,5 milioni di euro annui, da moltiplicare per 9 anni, rinnovabili per altri 9 anni. Quindi, parliamo di una spesa, fondamentalmente inutile, di quasi 70 milioni per i primi 9 anni, ampliabili di altri quasi 70 milioni di euro. Mi spiego un po' meglio per chi ci ascolta. Il 15 marzo è stato pubblicato sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti un avviso di ricerca di immobile ad uso ufficio con caratteristiche molto precise, dal mio punto di vista, cioè, doveva ospitare almeno 750 postazioni, essere distante non più di 500 metri dalla sede centrale del Ministero e avere un tot di sale riunioni. Di fatto, per come la leggo io - in tanti anni, ho visto tante situazioni -, manca il nome del proprietario. La presa in giro delle prese in giro - ed è qui che poi nasce l'indignazione totale, oltre lo spreco - è nel leggere l'impegno di spesa in legge di bilancio.

In legge di bilancio sono stati appostati questi 7,5 milioni di euro e l'impegno di spesa di questi 7,5 milioni di euro buttati è: razionalizzare l'assetto logistico e conseguire un risparmio di spesa nella gestione degli immobili destinati alle proprie sedi. Tradotto per chi ci ascolta: si spendono 70 milioni inutilmente, per un palazzo in affitto in 9 anni e nella legge di bilancio ci dite che questo è un risparmio di spesa. Dal nostro punto di vista, in una situazione del genere, è uno schiaffo a chi è fuori da questi palazzi, dal Parlamento, da chi vive la vita reale, da chi, in questo momento, ha un problema relativo alla casa, all'aumento dei mutui.

Ieri o l'altro ieri, abbiamo presentato un question time, con riferimento al quale abbiamo interrogato il Ministro Giorgetti, per sapere, proprio sulla grande politica degli extraprofitti che questo Governo ha fatto, quanto il Governo avesse incassato da queste grandi politiche, da quel provvedimento tanto sbandierato da Meloni, dallo stesso Salvini, questa lotta alle banche, agli utili delle banche sulla pelle dei cittadini. Ebbene, abbiamo chiamato il Ministro Giorgetti, visto che avevamo contestato proprio la sua legge, e il Ministro Giorgetti ci ha detto che abbiamo fatto zero euro di entrate per lo Stato sulla tassa degli extraprofitti. Questi sono continui schiaffi.

Io penso anche a chi ha altre difficoltà: ci sono polemiche proprio sulla compravendita di palazzi, penso, per esempio, ai 20.000 pensionati del Fondo ex Banco di Roma. Anche qui, ho presentato un'interpellanza, per chiedervi di fare da interlocutori con le banche, per cercare di aiutare dei pensionati che avevano un fondo, prendevano 370 euro e adesso ne prendono 70 semplicemente per speculazioni che non avevano capo né coda. Io penso anche a chi, proprio in questa situazione, ha problemi a pagare casa, con riferimento al Fondo per la morosità incolpevole, che è stato svuotato da questo Governo, mentre, poi, ci ritroviamo milioni di euro spesi per un palazzo in affitto e ci dite anche, in legge di bilancio, che è un risparmio.

Io, adesso, vorrei capire dal Governo, in questa sede, come mai pensate che una spesa di 7,5 milioni di euro per un palazzo in affitto, quando ne avete già tre gratuiti, sia un risparmio per lo Stato, cioè quale è il ragionamento logico con il quale avete confezionato questo impegno di spesa.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole interpellante, rispondo per il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. L'articolo 1, comma 76, della legge di bilancio 2024 autorizza il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti a stipulare contratti di locazione di immobili da destinare a sedi degli uffici dell'amministrazione centrale. In caso di esito positivo della ricerca di mercato per il nuovo immobile, le sedi attualmente in uso al MIT saranno restituite all'Agenzia del demanio, al fine di essere utilizzate per altre esigenze istituzionali pubbliche.

Come previsto dalle norme vigenti, prima di procedere alla ricerca di mercato per il reperimento di un nuovo immobile, il MIT ha avanzato la richiesta formale di disponibilità di spazi lavorativi presso edifici demaniali ovvero di proprietà di istituzioni pubbliche. Poiché tale indagine ha avuto esito negativo, ha avviato la ricerca di mercato, mediante la pubblicazione dell'avviso pubblico citato dall'onorevole interpellante. Eventuali adesioni ovvero manifestazioni di interesse in risposta all'avviso pubblico, oltre ad essere valutate dal MIT senza alcun impegno o responsabilità contrattuale o precontrattuale, verranno sottoposte all'approvazione dell'Agenzia del demanio, che dovrà valutare la congruità economica richiesta, il rispetto dei prescritti parametri di spazio-persona e, solo all'esito positivo dei riscontri previsti dalle norme per le locazioni di uffici pubblici, rilascerà l'autorizzazione alla stipula di eventuali contratti.

L'esigenza di razionalizzare l'assetto logistico e conseguire un risparmio di spesa nella gestione degli immobili destinati alle proprie sedi istituzionali site nel territorio di Roma Capitale deriva da differenti motivazioni, concernenti l'utilizzo e lo stato di manutenzione degli immobili attualmente in uso al Dicastero. Infatti, non soltanto l'attuale stato funzionale delle sedi di via Caraci e di via dell'Arte richiederebbe ingenti investimenti, per il ripristino di adeguati livelli di efficienza, ma anche l'occupazione degli spazi di suddette sedi risulta non razionale e ottimale. Inoltre, la localizzazione attuale, ereditata, in quanto gli edifici erano sedi originarie di distinti Dicasteri, ovvero Lavori pubblici, Trasporti e Marina mercantile, comporta spostamenti di dipendenti che, per esigenze di lavoro, devono quotidianamente recarsi da una sede all'altra. Per quanto concerne la sede di via Caraci, l'Agenzia del demanio ha rilevato che tale sede è sovradimensionata per le attuali esigenze ministeriali, e pertanto i costi di gestione non rispondono ai prescritti criteri di economicità. Per quanto concerne, invece, gli edifici di via dell'Arte, la presenza del Ministero è limitata a una sola direzione generale e ad alcuni uffici informatici. Ciò non giustifica, soprattutto in termini di economicità, il sostenimento delle spese di funzionamento che tale sede richiederebbe.

Considerato quanto sopra, risulta pertanto evidente la necessità di provvedere a una razionalizzazione della spesa e dell'utilizzo degli spazi in uso, soluzione che sarebbe perseguibile mediante il reperimento di una sede idonea, in prossimità della sede centrale, in cui far convergere gli uffici attualmente dislocati nelle sedi di via Caraci e via dell'Arte. Come previsto nella citata legge di bilancio, qualora l'indagine di mercato per il reperimento di una nuova sede avesse esito positivo, l'amministrazione provvederebbe alla restituzione delle sedi di via Caraci e di via dell'Arte all'Agenzia del demanio, che ne è l'attuale proprietaria. L'Agenzia avvierebbe, quindi, i conseguenti piani di utilizzo degli immobili, anche a fronte delle esigenze di locazione manifestate da altre pubbliche amministrazioni. La ricerca di una sede ministeriale nelle vicinanze di quella attuale e il rilascio all'Agenzia del demanio delle sedi ubicate in via Caraci e via dell'Arte, oltre a eliminare le evidenti diseconomie di funzionamento e di svolgimento delle attività istituzionali, costituirebbe un innegabile risparmio, atteso che gli uffici dell'amministrazione centrale sarebbero concentrati non più in tre, ma in due sedi.

Per quanto concerne lo stanziamento di 7,5 milioni di euro annui previsto, si tratta di un importo massimo di autorizzazione alla spesa, determinato sulla base dei valori di riferimento per la locazione di immobili a uso ufficio localizzati nelle vicinanze dell'attuale sede centrale del Dicastero. Con riferimento agli oneri accessori, non è possibile, al momento, determinarne il relativo importo in quanto, come previsto dall'avviso pubblico relativo all'indagine di mercato, gli stessi saranno dettagliati dagli offerenti, nelle singole proposte e saranno oggetto di valutazione da parte dell'amministrazione e dell'Agenzia del demanio. L'importo di tali oneri dovrà, in ogni caso, rientrare nella disponibilità dei pertinenti capitoli di bilancio.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Silvestri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). No, purtroppo no, e le spiego anche perché, ovviamente. Intanto ringrazio la Sottosegretaria, anche perché si è prestata a una risposta di un Ministero che non è il suo e che non capisco perché oggi non sia in sede, visto che l'interpellanza urgente richiedeva proprio la presenza, perché si parla di una cosa strettamente connessa al Ministero. Quindi, mi dispiace molto e ringrazio comunque la Sottosegretaria. Il punto è questo: lei, Sottosegretaria, mi sta dicendo che molti palazzi avevano bisogno di un ammodernamento. Quindi, per non investire in un ammodernamento, per non ristrutturare dei nostri palazzi, si spendono 7,5 milioni, per affittarne un altro.

Tra l'altro, non ho capito la necessità logistica di questo aspetto e quali siano le esigenze pubbliche di questo investimento, anzi di questo spreco, a mio avviso. Non sono l'unico a non averlo capito: ad esempio, un altro organo che non l'ha capito è il Servizio bilancio della Camera dei deputati. Il dossier del Servizio della Camera del dicembre 2023, rispetto a quello che per voi è un risparmio, sostiene un'altra cosa e gliela leggo: “sebbene l'intenzione del Ministero sia quella di individuare un immobile da locare a un prezzo comprensivo anche degli oneri accessori, l'ammontare della spesa derivante dalla stipula del contratto di locazione, di cui alla norma, potrebbe essere ridotto tenendo conto del suo valore medio annuo della locazione, potendo gli oneri accessori gravare sui pertinenti capitoli di bilancio del Ministero”. In sintesi, sempre per chi è fuori da questi palazzi: non ci sarà un risparmio di spesa, anzi, state spendendo troppo per una cosa che non serve. Questo lo aggiungo io, non lo ha detto il Servizio di bilancio della Camera.

Fra l'altro, mi rispondete che abbiamo strutture su cui dovevamo fare investimenti per ristrutturazioni. Anche qui, il Servizio bilancio dice che, all'incirca due anni fa, sono stati spesi circa 6 milioni di euro per ristrutturare e adeguare la sede di via Caraci che, alla luce di quanto esposto dalla stampa, verrebbe parzialmente svuotata. Se impegniamo fondi e soldi per ristrutturare immobili e si pensa che questo magari possa non bastare e che si debbano ristrutturare altri immobili dello Stato, che senso ha spendere 7,5 milioni di euro per un locale in affitto, quando si potrebbero risparmiare tranquillamente e investire quei 7,5 milioni di euro per ristrutturare dei beni pubblici?

Certo, questo vorrebbe dire avere una mentalità diversa e di certo il Ministro Salvini, tra il ponte sullo Stretto e tanti altri suoi modi di fare politica in quel Ministero, non ha mai pensato al risparmio. Ripeto il ponte sullo Stretto è semplicemente l'esempio più eclatante; parliamo di miliardi di euro spesi per una cosa che non porterà alcun tipo di valore. Ma in piccolo, anche nelle cose più piccole, emerge una mentalità di sperpero dei fondi pubblici che è tornata così come noi l'avevamo presa.

Avevamo cercato, anche qui alla Camera dei deputati, con il Questore Fraccaro di far risparmiare sull'affitto di immobili che non ritenevamo fossero utili, facendo risparmiare proprio alla Camera dei deputati milioni di euro. Quindi è nel nostro DNA, come MoVimento 5 Stelle, guardare ai soldi pubblici con il giudizio del buon padre di famiglia, pensando che quei soldi sono il sudore delle tasse degli italiani e di chi lavora ed ha un esercizio commerciale e non possono essere sperperati in questa maniera.

Ecco perché 7 milioni di euro per 9 anni, che si possono estendere per altri 9, per un immobile in affitto, quando poi ci viene risposto che era necessario ammodernare altri immobili, non è altro che - non può essere chiamato in maniera diversa - sperpero di soldi pubblici.

Noi contestiamo questa mentalità, contestiamo che tanti fondi importanti - ne ho citato prima uno, quello per la morosità incolpevole che colpisce persone che stanno vivendo la crisi sulla propria pelle - sono stati svuotati. Ecco, togliamo milioni ai fondi per chi non riesce a pagare l'affitto di casa e, poi, diamo 7 milioni non so a chi: lo andremo a vedere, ma è una vicenda che seguiremo con molto interesse. Diamo 7,5 milioni all'anno perché nel 2024, ovviamente, alcune persone devono per forza spostarsi nelle vicinanze e non possono organizzare una call.

Io credo che questa logistica poteva essere organizzata in maniera diversa e che siamo davanti all'ennesimo esempio di una mentalità di gestione della cosa pubblica che non ci rappresenta.

(Chiarimenti in ordine agli atti negoziali e progettuali relativi alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, con particolare riferimento ai rapporti tra la società S.d.M. e il contraente generale consorzio Eurolink - n. 2-00371)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bonelli e Zanella n. 2-00371 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Bonelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANGELO BONELLI (AVS). La illustro. Signora Sottosegretaria, il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, con numerose interrogazioni, ha chiesto al Governo di avere contezza riguardo le procedure che si stanno determinando per autorizzare la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.

In particolar modo, abbiamo chiesto non solo al Governo, ma anche alla società Stretto di Messina di rendere pubblici gli atti negoziali - che la legge definisce prodromici - attraverso i quali si è determinata la procedura. Mi riferisco alla relazione del progetto, vecchio di 15 anni, che è stato riesumato (e con esso anche la relativa gara d'appalto del 2004) sulla base di un decreto. Sono circa 20 anni di distanza; e tutto ciò ha portato a resuscitare questo progetto.

Nello specifico, come lei saprà, signora Sottosegretaria, la società Stretto di Messina è una società in-house providing, ovvero è soggetta all'esercizio del controllo analogo da parte del Governo su tutte le attività che ha compiuto dal momento della sua rideterminazione con il decreto-legge n. 35 del 2023.

Ebbene, il controllo analogo non è stato esercitato se non quando, circa tre mesi fa, il Governo ha approvato un decreto. Quindi, per un anno, la società Stretto di Messina non è stata sottoposta ad alcun tipo di controllo da parte del Governo stesso.

Vengo al dunque dell'interpellanza, signora Sottosegretaria. Come gruppo Alleanza Verdi e Sinistra intendiamo conoscere - o, meglio, sapere - se il Governo intenda esporre i contenuti dell'atto negoziale non oneroso tra la società Stretto di Messina e il Consorzio Eurolink, redatto il 29 settembre 2023, con particolare riferimento alle obbligazioni contrattuali.

Noi vogliamo sapere quali sono le obbligazioni contrattuali che sono alla base di questo accordo, perché sono in ballo 14 miliardi di soldi pubblici e gli italiani hanno il diritto di sapere come questi soldi vengano spesi.

Seconda questione: vogliamo sapere se, come le dicevo prima, intenda rendere noti integralmente gli atti negoziali prodromici alla determinazione del contenuto degli atti aggiuntivi di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto-legge n. 35 del 2023, e se il Governo ritenga di dover trasmettere la relazione del progettista, di aggiornamento del progetto definitivo e lo stesso progetto definitivo al Consiglio superiore dei lavori pubblici, per l'acquisizione del parere, ai sensi dell'articolo 127, comma 3, del decreto legislativo n. 163 del 2006.

Un'ultima domanda, signora Sottosegretaria: da quale organismo tecnico il Governo intenda avere un parere rispetto all'approvazione definitiva del progetto sul ponte sullo Stretto? Perché, ad oggi, non c'è alcun organismo tecnico della Repubblica italiana che potrà verificare se tutte le condizioni progettuali economiche siano soddisfatte. Non può essere la società che costruisce il ponte, non può essere la società Stretto di Messina, che non è un organismo tecnico, quindi, la domanda - su cui noi, ovviamente, puntiamo e teniamo molto - è questa.

La informo, signora Sottosegretaria, che proprio ieri ho ricevuto una risposta dall'amministratore delegato Ciucci, che ritengo estremamente preoccupante e di cui informerò personalmente la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Alla medesima richiesta - che le ho appena formulato - di avere contezza di quali siano le condizioni contrattuali, ovvero di quali siano le condizioni sulla base delle quali verranno determinati questi 14,5 miliardi di euro, la risposta della società Stretto di Messina è stata la seguente: ovvero, che gli atti oggetto della richiesta di accesso di cui trattasi hanno stretta attinenza ai rilevanti interessi economici e commerciali della scrivente società di progetto.

Ne consegue che la divulgazione di tali atti può comportare significative lesioni ai menzionati interessi, con particolare, ma non esclusivo, riferimento ai contenuti dell'offerta tecnica ed economica a suo tempo presentata, ai documenti negoziali, alle elaborazioni progettuali successive, che, anche in considerazione dell'investimento allo scopo compiuto, costituiscono patrimonio esclusivo della scrivente società di progetto.

In Aula si sta svolgendo l'esame di interpellanze urgenti - lo dico anche per gli studenti e le studentesse che oggi sono qua - ed è normale che si presenti così. Però, signora Sottosegretaria, 14,5 miliardi di euro, che rappresentano soldi di italiani pagati con il livello della tassazione, non sono patrimonio esclusivo di una società privata, sono un patrimonio pubblico.

Quindi, le chiedo formalmente di dire agli italiani quali sono le condizioni contrattuali, perché non c'è segreto alcuno che possa essere apposto nel momento in cui ci sono 14 miliardi di euro che saranno gestiti da una società pubblica. Non è un affare privato tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie Presidente, grazie onorevole. Rispondo in base alle informazioni fornite dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

In riferimento ai quesiti posti, rappresento quanto segue.

In merito all'atto negoziale non oneroso intercorso tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, sottoscritto il 29 settembre 2023, si evidenzia che questo contiene quanto previsto dall'articolo 4 del decreto-legge n. 35 del 31 marzo 2023. Tale norma, in particolare, autorizza la società a sottoscrivere atti non onerosi prodromici alla determinazione del contenuto degli atti aggiuntivi, aventi ad oggetto la predisposizione della relazione di adeguamento del progetto definitivo alle prescrizioni indicate dall'articolo 3, comma 2, del citato decreto legge n. 35, l'aggiornamento del piano delle espropriazioni e degli studi di impatto ambientale, nonché la predisposizione del programma anticipato di opere e servizi, di cui all'articolo 3, comma 10, del decreto-legge n. 35.

Alla luce del quadro normativo, la definizione dei contenuti e la sottoscrizione dell'atto prodromico che regolamenta lo svolgimento di tale attività rappresentano un atto coerente con il disposto normativo e necessario al fine di consentire il riavvio delle attività progettuali secondo il percorso indicato dalla legge.

Nell'ambito dell'atto prodromico, non viene disciplinata l'applicazione di penali in caso di aumenti di costi e ritardi nella fase realizzativa dell'opera, avendo lo stesso ad oggetto i contenuti specificati dalla legge, relativamente alla fase di riavvio dell'iter approvativo del progetto definitivo da parte del CIPES e agli impegni del contraente generale rispetto alle attività indicate dall'articolo 4, comma 4, del decreto n. 35 nella tempistica indicata dalla legge.

Inoltre, rappresento che l'atto negoziale segue le disposizioni di cui all'articolo 72 della direttiva 2014/24/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio e le relative norme interne di attuazione.

In riferimento alla richiesta di pubblicazione degli atti negoziali prodromici alla determinazione del contenuto degli atti aggiuntivi tra la società Stretto di Messina e il contraente generale, preciso che tale adempimento non è previsto a normativa vigente e che il MIT ha acquisito tali atti nell'ambito del controllo analogo.

In merito agli atti aggiuntivi alla convenzione tra Stretto di Messina e Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, segnalo che al momento sono in corso le attività istruttorie volte alla definizione dei loro contenuti, in coerenza con le prescrizioni dell'articolo 2, comma 8, sempre dello stesso decreto n. 35 e pertanto la loro divulgazione avverrà alla conclusione del procedimento secondo le modalità indicate dalla legge.

Per quanto concerne l'eventuale trasmissione del progetto definitivo e della relazione del progettista al Consiglio superiore dei lavori pubblici, per l'acquisizione del parere previsto dall'articolo 127, terzo comma, del decreto legislativo n. 163 del 2006, preciso che l'iter procedurale per l'approvazione del progetto definitivo del Ponte si svolge ai sensi dell'articolo 3, sempre dello stesso decreto-legge n. 35, che, quale norma speciale di disciplina del procedimento approvato dell'opera, non fa riferimento al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Lo stesso stabilisce che l'approvazione del progetto da parte del CIPESS sostituisce ogni altra autorizzazione, approvazione e parere, comunque denominati, e consente la realizzazione e, per gli insediamenti produttivi strategici, l'esercizio di tutte le opere, prestazioni e attività previste nel progetto approvato.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti del Liceo Scientifico e Classico “Socrate” di Roma che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Il deputato Angelo Bonelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANGELO BONELLI (AVS). Assolutamente insoddisfatto, signor Presidente, non perché sono all'opposizione. Se lei fosse al mio posto, sarebbe analogamente insoddisfatto come me. Ho una capacità telepatica: so che lei la penserebbe come me. La pensa come me. Chiudo questo capitolo, perché non voglio metterla ulteriormente in difficoltà per il ruolo che riveste.

Signora Sottosegretaria, lei non mi ha risposto all'ultimo punto della domanda. So che le mandano un documento da leggere, ma faccio presente che il Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture dovrebbe avere il dovere, signor Presidente della Camera, di rispondere alle domande dei deputati.

Parto dall'ultimo quesito: ho chiesto di sapere qual è l'organismo tecnico della Stato italiano che valida il progetto. Non mi è stata data risposta.

Signora Sottosegretaria, il CIPESS, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, approva i progetti, ma è un organismo politico. Come Lei sa, il CIPESS è formato dalla Presidente del Consiglio dei Ministri, dal Vice Premier e dal Ministro dell'Economia e delle finanze. Quindi, da questo punto di vista, non c'è risposta alla domanda. Guardate che è un punto di non poco conto, perché, rispetto a un'opera così importante e così criticata anche negli aspetti progettuali, non c'è una risposta alla domanda di quale sia l'organismo che la analizza dal punto di vista tecnico. Ad oggi, non c'è una risposta, perché, a questo punto, sembrerebbe una partita privata tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, i quali non forniscono documenti.

Inizio dalla sua risposta iniziale. Prendo atto che anche il Governo ritiene di non rendere pubblico l'atto negoziale del 29 settembre 2023. Tanto per far capire a chi ci ascolta - perché sembrerebbe un argomento estremamente tecnico e lo semplifico al massimo -, l'atto negoziale è quell'accordo tra la società privata e la società Stretto di Messina, nominata dal Governo, attraverso il quale si definisce tutta una serie di accordi che poi porta all'aggiornamento del progetto. Perché non si può leggere questo atto negoziale? Perché deve essere segreto?

Lei ha detto che il Ministero ne ha copia. Per quale ragione il Ministero dei Trasporti non trasmette al Parlamento italiano questo atto negoziale?

Per quanto riguarda, invece, il riferimento al Consiglio superiore dei lavori pubblici, è vero che non se ne fa menzione, ma è anche vero che non è stato abrogato l'articolo 127 del decreto legislativo n. 163 del 2006, che prevede il parere consultivo obbligatorio del Consiglio superiore dei lavori pubblici, dove vi sono ingegneri e tecnici che possono analizzare il progetto per dare garanzie massime, rispetto alla fattibilità del progetto stesso.

Parliamoci chiaro: c'è anche la risposta dell'amministratore delegato della società Ponte sullo Stretto di Messina, che continua a negare questi documenti.

Tra l'altro, signor Presidente, io scriverò al Presidente della Camera perché è stato obiettato che un deputato della Repubblica non possa accedere ad atti amministrativi che riguardino il tema del progetto, perché non avrebbe un interesse personale. Ma io non esercito un interesse personale, bensì una funzione pubblica di controllo, se mi è consentito; questa è una funzione pubblica che dovrebbe, secondo me, esercitare anche un parlamentare della maggioranza.

Quindi, questo continuo diniego di tali atti è veramente inammissibile e chiederò, per la seconda volta, al Presidente della Camera, di poter intervenire. Sta di fatto, però, che rispetto a quest'opera così imponente, che impegna una quantità di risorse così ingenti da parte del Governo e dello Stato nelle sue articolazioni - perché anche le regioni Sicilia e Calabria sono impegnate per diversi miliardi di euro - c'è una segretezza su alcuni passaggi, su alcuni atti fondamentali, e occorre capire come si sta gestendo la procedura per arrivare alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.

Per queste ragioni, oggi non mi ritengo soddisfatto e sono preoccupato di questa risposta da parte del Governo. Scriverò, a questo punto, alla Premier Meloni, perché io non so se sia al corrente che il Ministro Salvini sta gestendo in questo modo la partita del ponte sullo Stretto, con contratti che si ritengono segreti e riservati. Io non penso proprio e faccio fatica a pensare che possa anche essere d'accordo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 9 maggio 2024, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla IV Commissione (Difesa): “Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2024, n. 61, recante disposizioni urgenti in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, personale militare e civile del Ministero della Difesa e operatività delle Forze armate” (1854) - Parere delle Commissioni, I, III, V e XI.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella giornata di martedì 14 maggio, la parte pomeridiana della seduta avrà inizio alle ore 14,30 anziché alle ore 14.

Avverto altresì che nella giornata di mercoledì 15 maggio alle ore 9, sarà convocato il Parlamento in seduta comune, per procedere alla votazione per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Organizzazione dei tempi di esame di progetti di legge.

PRESIDENTE. Avverto, infine, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A) sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti argomenti: disegno di legge 1717-A - Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici; proposta di legge 536-B - Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 13 maggio 2024 - Ore 16:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici. (C. 1717-A​)

Relatori: NAZARIO PAGANO, per la I Commissione; MASCHIO, per la II Commissione.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Casu ed altri n. 1-00280 e Iaria ed altri n. 1-00281 concernenti iniziative in materia di trasporto pubblico locale .

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

DORI e D'ORSO; PITTALIS ed altri; MASCHIO ed altri: Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 536​-891​-910-B​)

Relatori: DONDI e DORI, per la II Commissione; CIANI e MATONE, per la XII Commissione.

La seduta termina alle 11,15.