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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 20 maggio 2024

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIOCCHETTI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. – Per sapere – premesso che:

   come si apprende da fonti di stampa, nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali di tutto il personale del gruppo Rai e delle aziende del mercato audiovisivo e multimediali che gravitano nello stesso settore, avrebbero dichiarato il proprio stato di agitazione e l'avvio di una grande mobilitazione;

   anche l'Associazione dirigenti Rai (Adrai) osserva con preoccupazione gli evidenti segnali di allarme sulle prospettive di sostenibilità del servizio pubblico radio-televisivo;

   in particolar modo vengono segnalate carenze strutturali, caos organizzativo, arretratezze tecnologiche, ridimensionamento nei ruoli di organico e mancato reintegro dei quadri aziendali, nei centri di produzione tv di, Milano, Roma, Napoli e Torino;

   a fronte di tutto ciò l'azienda dimostra solo di incrementare risorse senza ottimizzare le attività giornalistiche ma solo per tagli lineari di spesa, come dimostra la cancellazione di edizioni della Tgr, anche in virtù della vistosa assenza di un vero piano di rilancio dell'informazione di prossimità, in grado di coinvolgere le sedi regionali, che restano realtà produttive strategiche per il servizio pubblico;

   sul piano economico e finanziario l'approvazione con soli 3 voti su 7 del budget 2023 attesterebbe un sostanziale stato di crisi del Cda. Il piano industriale ancora non è stato sviluppato in tutte le sue linee eppure si poggia sul piano immobiliare che, complice la crisi generale ma anche la lentezza decisionale, vede il rischio concreto di ridimensionare il valore delle cessioni previste;

   ad avviso dell'interrogante la sbandierata riforma per generi per ora ha prodotto confusione di ruoli e problemi di gestione dei budget senza dare produzioni ed editoriali degni di futura memoria;

   da troppo tempo non viene affrontato il rapporto con gli agenti e i produttori di intrattenimento che sembrano essere i veri signori della tv spingendo il sistema verso un sempre maggior ricorso ad appalti esterni;

   destano preoccupazione episodi come, ad esempio, l'esitante e confusa gestione del messaggio del Presidente Zelensky (prima video, poi audio e poi testo) e altri recenti eventi che hanno evidenziato apparente superficialità e disattenzione;

   viene denunciato un evidente e pericoloso aumento del deficit, il calo delle entrate pubblicitarie, l'assenza di un piano industriale e editoriale degno di menzione, l'assenza un futuro certo per Rai Way e per le sedi regionali;

   a tutto questo si aggiungano infine le risposte evasive ricevute dal personale in tema di accantonamento in bilancio delle somme per rinnovare il contratto di lavoro scaduto;

   alla luce di quanto sin qui esposto è facile intuire che senza correzioni immediate, con le quali adottare decisioni e misure atte a riportare ordine nei conti ed efficienza nell'attività produttiva, l'attuale difficile situazione nella quale si trovano lavoratrici e lavoratori potrebbe compromettere in modo serio la stessa continuità operativa del servizio pubblico radiotelevisivo, il cui stato critico è sempre più evidente –:

   se non intendano adottare le iniziative di competenza al fine di aprire un confronto costruttivo con le organizzazioni sindacali e con Adrai per affrontare le gravi questioni che rischiano di compromettere il futuro della Rai;

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere, nel quadro dei vincoli derivanti dal contratto di servizio, per garantire a tutti i cittadini abbonati un servizio pubblico radiotelevisivo all'altezza delle aspettative, ritenendo la Rai una risorsa culturale e servizio pubblico essenziale che va valorizzata, anche salvaguardandone il capitale umano.
(4-02843)


   BONELLI e FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il Coordinamento nazionale mare libero (Co.Na.Ma.L.) è impegnato da anni con iniziative in diverse regioni del nostro Paese, per contrastare e contestare le proroghe illegittime delle concessioni balneari. Proroghe che la giurisprudenza ha già ampiamente confermato essere contrarie al diritto dell'Unione europea;

   l'intento del Co.Na.Ma.L. e di altre associazioni e comitati già attivi da anni in molti territori italiani è quello di intervenire sulle istituzioni nazionali per chiedere di assumersi finalmente la responsabilità di applicare le leggi europee e nazionali e di riaffermare la proprietà pubblica del demanio marittimo come bene collettivo, e per contrastare i provvedimenti illegittimi delle amministrazioni comunali di tutto il Paese, quasi sempre più favorevoli agli interessi privati dei concessionari gestori degli stabilimenti che ai diritti dei cittadini;

   il 13 maggio 2024 il Co.Na.Ma.L. ha ricevuto una diffida da parte di Associazioni di categoria Concessionari demaniali marittimi a uso turistico ricreativo dell'Emilia-Romagna, che contestano l'uso, del tutto legittimo secondo gli interroganti, di comunicazioni diffuse anche via social da parte dal Coordinamento mare libero, sul tema della durata delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo; nella suddetta diffida si fa riferimento alle comunicazioni diffuse via social da parte del Coordinamento, addirittura come «foriere di potenziali lesioni dell'ordine pubblico», e si chiarisce la possibilità di, richiedere un «risarcimento di tutti i danni subiti e subendi in ragione delle suddette condotte, ivi compresi quelli che dovessero derivare da richieste di terzi ai concessionari, quali il settore alberghiero e ricettivo»;

   nella lettera di diffida, infine, si chiede di comunicare «per conto di quali e quanti soci agisca l'Associazione mare libero, atteso che le comunicazioni predette sono state inviate in ragione di una supposta e non provata rappresentatività della stessa di interessi diffusi, di cui non vi è traccia negli atti pubblici relativi alla medesima». Anche in risposta a questa richiesta contenuta nella diffida, giova sottolineare che il 16 maggio 2024, il Coordinamento ha ricordato che «la rappresentatività del Co.Na.Ma.L. è stata riconosciuta in giudizio dal TAR Campania, VII, 4282-2023: "Con specifico riferimento alle Associazioni di Promozione Sociale, il Consiglio di Stato, ha affermato che 'gli enti collettivi e in primo luogo le associazioni, ove presentino determinati requisiti da accertare caso per caso (effettiva rappresentatività, finalità statutaria, stabilità e non occasionalità e, in talune circostanze, anche collegamento con il territorio), sono legittimati all'impugnazione a tutela di interessi collettivi, a prescindere da una specifica disposizione legislativa' (sezione terza, sentenza n. 7850/no2020)"». A tal fine, è espressamente previsto che l'Associazione svolga l'attività di «promozione di procedimenti giudiziari, ricorsi, esposti, denunce, rivolti alla tutela dell'ambiente e dei diritti dei fruitori delle spiagge»;

   per come scritta e pensata, la citata diffida al Co.Na.Ma.L., sembra essere più che altro una sorta di intimidazione verso il Coordinamento e più in generale verso legittime iniziative di sensibilizzazione e protesta di attivisti e liberi cittadini –:

   se il Governo risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, si intendano mettere in atto al fine di tutelare e garantire pienamente la partecipazione democratica e la libera attività svolta pacificamente da associazioni, comitati e liberi cittadini, contrastando conseguentemente le diffide «bavaglio» e le querele temerarie presentate sempre più spesso nei loro confronti e a fini frequentemente intimidatori da parte di portatori di interesse.
(4-02845)


   ENRICO COSTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto annunciato da un comunicato stampa ufficiale della Corte dei conti, il 4 gennaio 2024, a seguito di un'adunanza straordinaria tenutasi nello stesso giorno, il Consiglio di Presidenza della stessa Corte «ha preso atto di quanto emerso da plurime notizie di stampa in merito a» un magistrato contabile finito al centro di aspre critiche da più parti per aver pubblicato il 30 dicembre 2023 un post sul social network «X» contenente esplicite critiche politiche;

   nello specifico, il Consiglio di Presidenza avrebbe disposto «l'invio immediato degli atti al Procuratore generale della Corte dei conti, cui esclusivamente sono rimesse le funzioni inerenti alla promozione dell'azione disciplinare»;

   da quanto si ha avuto modo di apprendere da alcuni articoli di stampa, non è nota, a distanza di mesi, la sorte di tale segnalazione disciplinare, né quali siano state le determinazioni del se ritenga adeguata la normativa che non consente, a distanza di mesi, la conoscenza delle determinazioni del Procuratore generale –:

   se ritenga adeguata la normativa che non consente, a distanza di mesi, la conoscenza delle determinazioni del Procuratore generale conseguenti alle segnalazioni disciplinari mosse dal Consiglio di Presidenza e dello stato dei relativi procedimenti, e se non ritenga di avviare iniziative normative in merito.
(4-02846)


   D'ALFONSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Sogin spa è la società pubblica, con unico azionista il Ministero dell'economia e delle finanze sotto la vigilanza istituzionale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare, nonché della realizzazione del deposito nazionale;

   a giugno 2022, visto l'articolo 34 del decreto-legge n. 73 del 2022, convertito, con modificazioni dalla legge n. 122 del 2022, è stato disposto il commissariamento di Sogin e, il 4 agosto 2023 è stato nominato un nuovo consiglio d'amministrazione e designato il dottor Gian Luca Artizzu amministratore delegato;

   con interrogazione a risposta scritta n. 4-01872, successivamente ritirata e presentata come interrogazione a risposta immediata n. 5-01930 in Commissione VIII ambiente, territorio e lavori pubblici, svolta il 31 gennaio 2024, veniva riferito della situazione della Sogin, evidenziando la gestione poco trasparente del dottor Gian Luca Artizzu, che, sin dal proprio insediamento quale amministratore delegato, a giudizio dell'interrogante ha perpetrato arbitrarie discriminazioni delle competenze ed esperienze dei dipendenti con demansionamento di alcune figure dirigenziali e, in assenza di evidenza pubblica, ha assegnato una posizione di elevata strategicità ad un soggetto esterno, Giuseppe Bono, di dubbia adeguatezza per il profilo curriculare;

   fonti giornalistiche riportano che i nomi di Artizzu e Bono compaiono nel fascicolo dell'inchiesta condotta da un Nucleo speciale della Guardia di finanza, su delega della procura della Repubblica di Roma, sulle plurimilionarie spese ingiustificate sostenute dalla Sogin dal 2010 al 2020 per l'ambito del deposito nazionale delle scorie radioattive. In particolare, come da decreto del 9 febbraio 2023, per le vicende investigate, l'autorità giudiziaria, confermando quanto già accertato dall'Arera, è dall'Anac, ha rilevato prassi illecite, condotte irregolari e massicce inosservanze del codice degli appalti, rilevando tuttavia l'intervenuta prescrizione delle fattispecie risalenti a diversi anni prima e comunque prendendo atto delle misure e azioni interne di self-cleaning avviate da Sogin nel 2021;

   sempre da fonti di stampa, tra le captazioni telefoniche agli atti del procedimento penale R.G.N.R. n. 45447/2021 risulterebbe il colloquio tra un appaltatore e Bono in cui quest'ultimo definiva come «una manfrina» il complesso dei controlli interni e delle autorità che hanno consentito di scoperchiare la malagestio societaria del passato, descritta nel corso dello svolgimento di un atto di sindacato ispettivo alla Camera il 31 marzo 2023 da parte del Sottosegretario del Ministero dell'economia e delle finanze, Lucia Albano;

   altre fonti giornalistiche riferiscono che l'attuale gestione della Sogin affidata all'amministratore delegato Artizzu avrebbe contestato, avvicendato e sanzionato tutti i dipendenti che nel 2021 furono assegnati dalla stessa Sogin alle verifiche interne sugli appalti degli ultimi dieci anni riferiti al deposito nazionale, nonché avrebbe addirittura estromesso un soggetto riconosciuto come «whistleblower» in relazione a procedimenti presso Anac –:

   per quanto di competenza, se abbiano già promosso le doverose verifiche sull'operato dell'amministratore delegato Gian Luca Artizzu in relazione alla asserita discriminazione dei dipendenti in servizio, in danno dei dirigenti invisi e ad incremento dei costi del personale, suscettibile di integrare per l'interrogante diverse ipotesi di danno erariale, compreso il mancato rispetto delle regole comparative per le nomine dirigenziali disposte a poche settimane dal suo insediamento;

   se sia stata valutata la necessità dell'allontanamento dell'amministratore delegato Artizzu, tenuto conto del nefasto processo di riabilitazione del passato che, a parere dell'interrogante, egli sta conducendo in qualità di rappresentante legale di una società pubblica chiamata a garantire la sicurezza dei cittadini, la salvaguardia dell'ambiente e la tutela delle generazioni future, senza riuscire ad assicurare adeguata trasparenza, correttezza, buona fede, imparzialità e buon andamento della propria azione, nonché il rispetto delle istituzioni e dei diritti dei lavoratori tutti.
(4-02847)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZINZI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con precedente atto di sindacato ispettivo n. 5-00962, l'interrogante ha evidenziato una serie di ricorsi al Tar-Campania per criticità, anche finanziarie, negli atti di affidamento del servizio idrico integrato dell'ambito distrettuale di Caserta, ad Idrico Terra di Lavoro Spa (Itl), da parte del Gestore ente idrico campano (Eic), chiedendo al Ministro di adottare iniziative specifiche, anche attraverso l'esercizio di poteri di controllo e sostitutivi, affinché sia garantita ai cittadini l'efficienza del servizio idrico integrato;

   il Ministro, in attesa degli esiti dei ricorsi, ha promesso di mantenere «l'attenzione sulla vicenda al fine di assicurare la salvaguardia della qualità del servizio e della risorsa idrica a tutela dei cittadini»;

   recentemente, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha pubblicato il decreto direttoriale n. 203 del 6 maggio 2024, che assegna 1.024 milioni di euro aggiuntivi, oltre ai 900 milioni iniziali, alla «Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti» di cui alla misura M2C4 – I 4.2 del PNRR;

   tra le poche istanze non ammesse al finanziamento vi è quella presentata dall'Eic, con attuatore Itl, relativa al progetto: «Interventi digitalizzazione e distrettualizzazione reti di distribuzione ambito distrettuale Caserta per controllo ottimale e implementazione azioni finalizzate alla riduzione delle perdite idriche», per euro 49.993.740,00;

   il rigetto è dovuto alla mancanza di requisiti di ammissione, di cui all'articolo 4, lettera d), dell'Avviso di gara, ed in particolare per l'assenza della convenzione di gestione, come risultante dalla valutazione originaria dell'istanza, trattandosi, pertanto, di un atto amministrativo obbligatorio ai fini della gestione;

   secondo l'interrogante, si tratta di un inaccettabile, cattiva amministrazione che, per irregolarità gestionali, fa perdere alla comunità del distretto di Caserta circa 50 milioni di euro di opere per la sistemazione delle reti, in una situazione di estrema necessità, vista la situazione disastrosa in cui versano le condutture e l'ammontare delle perdite esistenti;

   la vicenda che si aggiunge ad un lungo elenco di disservizi e situazioni al limite dell'illegittimità, già evidenziate nella sopraccitata precedente interrogazione, ha fatto grande scalpore sui media e richiamato le critiche dei contribuenti, che chiedono l'accertamento delle responsabilità e l'assunzione delle determinazioni consequenziali –:

   se il Ministro interrogato non intenda avviare l'esercizio delle attività di controllo e sostitutive di competenza, previste dall'articolo 152 del decreto legislativo n. 152 del 2006, affinché, attraverso un commissario ad acta, sia garantita ai cittadini del distretto di Caserta l'efficienza del servizio idrico integrato.
(5-02396)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   D'ALFONSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 3-00316 l'interrogante richiedeva un sollecito intervento del Ministro sull'istituto delle case di lavoro, che, nate con l'intento di favorire, attraverso il lavoro, il reinserimento sociale di persone che hanno commesso reati ed espiato una pena ma sono ritenute ancora pericolose per la società, di fatto sono del tutto inadatte e prive di personale numericamente e professionalmente adeguato;

   recentemente, gravi fatti sono accaduti nella casa di lavoro di Vasto in Abruzzo, dove risulta che i poliziotti penitenziari e altri operatori sono state vittime di ripetute violente aggressioni;

   la struttura penitenziaria di Vasto è nata nel 1987 per ospitare, in 25 celle distribuite su tre piani, 75 detenuti di media sicurezza; poi il numero è stato elevato a 150 detenuti e poi ancora a oltre 180;

   nel 2013, con decreto ministeriale l'istituto è stato trasformato in casa di lavoro con annessa sezione circondariale, senza, però che venissero determinate le auspicate condizioni, normativamente orientate dalla legge n. 81 del 2014, di configurazione delle nuove attività lavorative destinate agli internati e volte al reinserimento sociale degli stessi;

   progressivamente, negli anni, la casa di lavoro ha subito un vero e proprio depauperamento di risorse umane e, quindi, di servizi erogati che ha comportato una carenza dell'organico del personale di polizia penitenziaria, costringendo gli agenti in servizio a svolgere turni prolungati, ben oltre le otto ore contrattualmente definite, carenza dei servizi specialistici di assistenza, mancata assegnazione di un direttore titolare della sede penitenziaria, che ha comportato successive designazioni ad interim da parte di titolari di altre sedi;

   la carenza di personale, in particolare di figure specializzate in assistenza ai detenuti, ai malati psichiatrici o ai tossicodipendenti acuisce in maniera particolare le problematiche all'interno di questi centri e rende estremamente difficoltoso gestire episodi, sempre più numerosi, di intemperanze commesse da parte degli internati;

   è evidente che l'amministrazione comunale di Vasto non può essere lasciata sola nel cercare di effettuare, nei limiti delle sue competenze, qualche intervento che migliori la fruibilità della struttura, come ha fatto fino adesso, ma è quanto mai urgente un intervento radicale da parte di tutti i livelli istituzionali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, per quanto di competenza, come intenda attivarsi affinché vengano assicurate condizioni adagiate nella casa di lavoro di Vasto, restituendole dignità e garantendo la sicurezza di tutte le componenti della comunità penitenziaria attraverso la dotazione di una direzione titolare, il rafforzamento delle forze di polizia penitenziaria e delle unità dedicate ai servizi specialistici di assistenza alla persona e, nel contempo quali iniziative normative intenda adottare per una riforma dell'istituto delle case del lavoro finalizzate a consentire un effettivo reinserimento degli internati nella società dando piena attuazione all'articolo 27 della Costituzione.
(3-01216)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il problema dei tempi dei processi risulta collegato in modo determinante alla scopertura di organico di personale amministrativo e di magistratura;

   nelle leggi di bilancio passate, quando alla guida del Ministero di giustizia vi era il Movimento 5 Stelle con Alfonso Bonafede, il finanziamento di personale amministrativo per i tribunali, fuori da quello del PNRR, è stato di oltre 16.000 unità, un piano che non si era mai visto negli ultimi 30 anni;

   non risultano, alla data odierna, investimenti del Governo in materia di assunzioni straordinarie nel campo del personale amministrativo per i tribunali, nonostante le feroci critiche passate; il divario tra i due Governi risulta impietoso;

   nonostante si stiano portando avanti con assunzioni i precedenti finanziamenti nel mondo della giustizia, sarebbe necessario procedere a nuovi investimenti perché le scoperture e le necessità sono ancora troppo alte;

   all'appello mancano ufficiali giudiziari, assistenti tecnici, assistenti alla vigilanza di locali e automezzi, assistenti linguistici, direttori, assistenti giudiziari, operatori ed in particolare carente è la figura dei cancellieri –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per sopperire ai vuoti di organico del personale della giustizia e perché non si siano ancora attivati per nuovi investimenti straordinari in tale settore.
(4-02842)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   FOSSI, SARRACINO, SIMIANI e BOLDRINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo l'Unione europea nei giorni scorsi anche l'Antitrust del Regno Unito ha approvato la fusione della attività di Whirlpool in Europa con quelle di Arçelik in Beko Europe;

   secondo indiscrezioni di stampa il nuovo gruppo verrebbe a sviluppare un giro d'affari da 6 miliardi di euro. Arçelik acquisirà infatti, tramite una nuova società di cui deterrà il 75 per cento, tutti gli stabilimenti Whirlpool dell'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). Il restante 25 per cento resterà in capo a Whirlpool. La multinazionale americana sottolinea come «la transazione avrà un impatto positivo sulla concorrenza e che l'entità combinata sarà in una buona posizione per offrire valore ai consumatori attraverso marchi attraenti, produzione sostenibile, innovazione del prodotto e servizi ai consumatori». La finalizzazione della transazione è attesa per il primo aprile mentre Beko Europe inizierà a operare dal 2 aprile;

   dalla Whirlpool non sono arrivati commenti ufficiali, anche se è stata inviata una comunicazione interna (riportano i media), con la quale si evidenzia che tutta l'operazione rappresenta «una pietra miliare fondamentale» e che «la combinazione delle due attività porterà vantaggi significativi a clienti e consumatori, attraverso marchi attraenti, produzione sostenibile, innovazione di prodotto e servizi ai consumatori»;

   in Italia sono coinvolti dall'operazione gli stabilimenti di Siena (congelatori), Comunanza (Ascoli Piceno, lavatrici e lavasciuga), Melano (Ancona, piani cottura), Cassinetta (Varese, frigoriferi, forni a microonde da incasso) mentre nel sito di Carinaro (Caserta) Whirlpool ha un magazzino logistico e un centro di ricondizionamento dei prodotti danneggiati. In tutto sono oltre 5.000 i dipendenti coinvolti in Italia;

   i sindacati chiedono da tempo rassicurazioni circa le prospettive future del sito di Siena, anche perché il gruppo Arçelik non investe in maniera significativa su stabilimento da ormai 10 anni, mentre possiede stabilimenti in Polonia e Romania dove vengono prodotti frigoriferi. A Siena sono infatti oltre quindici anni che sono stati attivati gli ammortizzatori sociali e ad oggi sono 9 i giorni lavorativi di stop al mese;

   «Apprendiamo positivamente del parere dell'Antitrust inglese, uscito con 20 giorni di anticipo. Ma questa accelerazione, non tanto della fusione che richiede tempi tecnici, ci fa ben sperare per l'incontro con il gruppo sul nuovo piano industriale e con il Governo rispetto alla vertenza Whirlpool per conoscere eventuali strategie alternative da mettere in campo. La priorità è salvaguardare il sito senese e i livelli occupazionali. Si parla infatti di 300 lavoratori: faremo di tutto affinché siano traghettati tutti nella newco»: ha commentato Daniela Miniero, Fiom Cgil Siena;

   «Attendiamo di conoscere il piano industriale dei turchi. Solo da lì si potranno conoscere le prospettive future del sito di Siena. Resta fondamentale anche l'incontro con il Governo, che dovrà avere un ruolo di garante»: ha affermato Giuseppe Cesarano, Fim Cisl Siena;

   per Massimo Martini, Uilm Siena, «il via libera alla newco determina il fatto che Whirlpool chiuderà la propria attività entro il primo aprile. Come Uilm siamo pronti ad andare al Ministero per capire il piano industriale della nuova proprietà, perché questo significa il futuro dello stabilimento di Siena. Ormai i giochi sono fatti. Ora ci sono le condizioni per aprire una discussione sul piano industriale. Siena ha bisogno di continuare a lavorare e crescere con investimenti reali»;

   un tavolo istituzionale presso il Ministero delle imprese e del made in Italy sulla vicenda è stato richiesto da mesi da regione Toscana, istituzioni locali e sindacati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei progetti di Beko Europe sul futuro dello stabilimento di Siena e conseguentemente quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di sostenere il rilancio del sito produttivo e la sua piena continuità occupazionale, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale già richiesto da enti locali, sindacati e regione Toscana.
(3-01215)

Interrogazione a risposta scritta:


   APPENDINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le radici della tradizione radiotelevisiva, e della ricerca tecnologica a questa associata, trovano sede naturale nella città di Torino e nel Piemonte;

   Torino ne è protagonista dal 1896, con la prima proiezione in Italia dei Fratelli Lumière ed oggi set di numerose produzioni radiotelevisive e cinematografiche, grazie ad una filiera altamente specializzata;

   il Centro di produzione Rai di Torino è uno dei 4 centri di produzione televisiva e radiofonica della Rai, insieme a quelli di Roma, Milano e Napoli;

   questo centro occupa lavoratrici e lavoratori di alta professionalità per tutti quei settori necessari a sviluppare e supportare la produzione di prodotti televisivi, e diverse altre migliaia in un indotto che risiede ed opera in tutto il territorio regionale;

   attualmente non è noto un piano industriale dell'azienda e come, all'interno di questo piano, sia coinvolto il Centro di produzione Rai di Torino;

   si rileva, infatti, la necessità e l'urgenza di una prospettiva che coinvolga questo Centro di produzione dal punto di vista immobiliare, degli investimenti sull'innovazione tecnologica, della produzione e, non ultimo, del personale;

   il centro infatti dispone di spazi sottoutilizzati e tecnologia all'avanguardia necessaria alla produzione televisiva o a possibili specializzazioni;

   questo rende quindi realizzabile, e necessario, anche un aumento le produzioni a tutto campo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza, per quanto di competenza, del nuovo piano industriale della Rai e nello specifico come verrà coinvolto il Centro di Torino;

   se siano conoscenza di progettualità future che riguardano il suddetto Centro dai vari punti di vista già descritti in premessa;

   se intendono avviare in maniera urgente un tavolo di confronto presso il Centro di produzione Rai di Torino.
(4-02840)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GHIO, BARBAGALLO, BAKKALI, CASU e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è da tempo in corso una riflessione circa la necessità per il settore portuale di essere sempre più un sistema aperto, competitivo e regolato costituendosi come asset strategico per l'economia nazionale;

   il Governo da oltre due anni annuncia sui media e negli incontri di settore l'intenzione di riformare la governance portuale e di voler mettere in atto misure per il sostegno alla portualità. Tuttavia, ad oggi, il Parlamento si è occupato di portualità solo in occasione della discussione delle risoluzioni presentate in Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) alla Camera dei deputati in cui sono stati dedicati svariati mesi all'ascolto delle esigenze dei soggetti più rappresentativi del settore;

   nello specifico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti insieme con il vice Ministro hanno illustrato in occasioni pubbliche e a mezzo stampa la propria intenzione di riformare il sistema della portualità prevedendo la creazione di una struttura centrale sul modello spagnolo, la riduzione del numero di autorità di sistema, il maggiore coinvolgimento degli enti regionali, l'applicazione ai porti delle misure che potrebbe prevedere la legge sull'autonomia differenziata, senza tuttavia adottare una tempistica certa per la realizzazione della riforma, ma, al contrario, rimandandone continuamente la messa in atto;

   tale situazione di stallo ha creato molta preoccupazione nel cluster portuale la cui principale richiesta, nelle audizioni citate relative alle risoluzioni sulla portualità, è stata quella di avere con urgenza misure di semplificazione per quel che concerne le competenze e la chiarezza delle procedure;

   l'articolo 12 del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 dicembre 2022, n. 204 recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, ha novellato il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, prevedendo, all'articolo 4-bis l'attribuzione al Presidente del Consiglio dei ministri delle funzioni di indirizzo e coordinamento e di promozione dell'azione strategica con riferimento alle politiche del mare. Il medesimo articolo 4-bis ha previsto poi l'istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare (Cipom), presieduto dal Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, quale organismo operativo per assicurare il coordinamento e la definizione strategica delle politiche del mare tra le quali, al comma 3, lettera c), viene esplicitata la competenza del comitato per quel che concerne lo sviluppo del sistema portuale;

   con il recente decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale, adottato su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri competenti, viene istituito, all'articolo 12, il Dipartimento per le politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che dovrà curare le attività previste dal citato articolo 4-bis del decreto legislativo n. 303 del 1999, ovvero anche lo sviluppo del sistema portuale nazionale;

   emerge quindi una competenza concorrente rispetto a quella del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sul sistema portuale e sulla responsabilità della riforma in oggetto che crea forti preoccupazioni anche alla luce di alcuni elementi contenuti nel Piano del mare del Cipom che vanno nella direzione di una accentuata spinta su forme di privatizzazione;

   ad avviso degli interroganti la duplicazione delle competenze sopra descritta rischia di generare una minore chiarezza e un appesantimento degli interlocutori istituzionali deputati a decidere sull'evoluzione della portualità –:

   quali competenze restino in capo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito alla più volte annunciata riforma della portualità, a seguito dell'istituzione del dipartimento per le politiche del mare;

   se il Ministro ritenga che questo nuovo assetto inciderà sulla tempistica dei provvedimenti normativi annunciati in materia di riordino della disciplina del settore portuale.
(5-02394)


   BRAGA, SIMIANI, CURTI, FERRARI e SCARPA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   si evince da articoli di stampa nazionale, tra i quali si cita quello apparso sul Domani il 6 maggio 2024, che la Commissione dell'Unione europea abbia deciso di allocare la somma di 1,4 miliardi di euro per la riqualificazione energetica delle abitazioni di edilizia pubblica e sociale e contro la povertà energetica di persone a basso reddito; risulta in proposito che il Governo Meloni non abbia ancora previsto se e come utilizzerà le risorse per questi interventi, previsti dal regolamento (UE) 2023/435 (Repower EU) entro il termine della prossima estate nel corrente anno;

   l'investimento 17 del regolamento (UE) 2023/435 rappresenta proprio uno strumento finanziario ad hoc per l'efficientamento dell'edilizia residenziale pubblica e sociale, volto a contribuire al contrasto della povertà energetica e finalizzato all'efficientamento energetico soprattutto nelle abitazioni dei condomini popolari, spesso situati nelle periferie urbane, dove vivono persone anziane o incapienti che non hanno potuto beneficiare di altri strumenti o incentivi per la riqualificazione degli alloggi;

   i citati progetti devono essere sviluppati in collaborazioni pubblico-private, coinvolgendo Banca europea per gli investimenti e Cassa depositi o prestiti;

   la stessa Commissione europea propone inoltre il coinvolgimento di operatori privati – le cosiddette Esco – al fine di ottimizzare gli interventi di efficientamento energetico e di autoproduzione di energia rinnovabile, per cofinanziare gli interventi;

   come certificato dalle più importanti associazioni edilizie e ambientaliste, compresa Federcasa, il patrimonio edilizio sociale e pubblico nazionale necessita di importantissimi interventi di riqualificazione energetica e antisismica: in Italia sono presenti oltre 836 mila alloggi gestiti da enti diversi di cui circa un terzo in condizioni di degrado strutturale; sarebbero invece necessari 250.000 alloggi per soddisfare la domanda di casa di famiglie in condizioni di difficoltà abitativa –:

   quale sia il cronoprogramma degli interventi previsti per l'implementazione «dell'investimento 17» del regolamento Repower EU nonché le caratteristiche del citato piano di riqualificazione energetica degli alloggi pubblici e se non si intendano adottare iniziative di competenza volte a favorire, al fine di ottimizzare lo sviluppo degli interventi, come proposto anche dalla Commissione dell'Unione europea, il coinvolgimento di operatori istituzionali e privati.
(5-02395)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMENDOLA, SARRACINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto consta all'interrogante, lungo la strada statale 407 Basentana nel tratto compreso tra la stazione di Ferrandina e Borgo Macchia in agro di Ferrandina, in entrambe le direzioni, capita sempre più di frequente di imbattersi in pedoni prevalentemente immigrati che non solo percorrono la pericolosa arteria;

   diverse sono state le segnalazioni alle forze dell'ordine da parte di automobilisti che hanno visto diversi immigrati scavalcare lo spartitraffico centrale per raggiungere il versante opposto o addirittura in bicicletta contro mano e questo anche dopo il tramonto, quando la situazione diventa ancor più pericolosa sia per loro che per gli automobilisti in transito;

   diversi immigrati risultano ospiti dell'Hotel Diamante, dove vi è un centro collettivo di accoglienza per richiedenti asilo che è proprio a pochi metri dall'accesso alla suddetta arteria stradale;

   la mancanza di mezzi di trasporto e la distanza dai principali centri abitati fa sì che gli ospiti si avventurino a piedi o in bici o anche in monopattino lungo l'importante arteria stradale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di monitorare adeguatamente la suddetta situazione, responsabilizzando innanzitutto i gestori del richiamato centro di accoglienza, innalzando i livelli di controllo anche da parte delle forze dell'ordine e verificando la possibilità di consentire un minimo di mobilità anche agli ospiti della struttura, scongiurando così il rischio di incidenti lungo la strada statale 407 Basentana considerato quanto riportato in premessa.
(4-02841)


   PASTORELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) sono strutture destinate a ospitare temporaneamente i migranti irregolari in attesa di rimpatrio, ma presentano numerose criticità, tra cui sovraffollamento, condizioni igienico-sanitarie inadeguate, mancanza di assistenza psicologica e medica adeguata, episodi di violenza e autolesionismo;

   secondo alcune associazioni del terzo settore, sarebbero quaranta le persone che si sono tolte la vita all'interno dei centri di permanenza per i rimpatri dal momento della loro istituzione, ultimo dei quali Ousmane Sylla, ragazzo guineano di 22 anni, detenuto nel centro di permanenza per i rimpatri di Ponte Galeria (Roma), che non poteva essere rimpatriato a causa della mancanza di accordi tra Italia e Guinea. Non risultano, invece, dati chiari sul numero di tentativi di suicidio;

   nell'ultimo anno, due dei dieci centri di permanenza per i rimpatri, quello di Torino e quello di Trapani, sono stati chiusi dopo alcune proteste da parte delle persone recluse a causa delle condizioni di detenzione;

   nella città di Milano, in particolare, è stato annunciato di voler ampliare il centro di permanenza per i rimpatri di Via Corelli, noto per le condizioni di particolare degrado e le condizioni di vita inaccettabili per le persone detenute, senza aver compiuto un reato, all'interno della struttura. È utile ricordare come l'operato della società cui il Ministero dell'interno aveva affidato la gestione del centro di permanenza per i rimpatri di via Corelli sia stato oggetto di un'indagine della magistratura e che a dicembre 2023 il consiglio comunale di Milano ha chiesto la chiusura del centro di permanenza per i rimpatri tramite l'approvazione di un apposito ordine del giorno;

   nello stesso comune di Milano, il Sottosegretario Molteni ha annunciato il piano di costruzione di un nuovo centro di permanenza per i rimpatri, peraltro senza essersi confrontato in alcun modo con la giunta ed il consiglio comunale sul tema;

   in aggiunta, oltre alle degradanti condizioni che i detenuti subiscono, i dati Eurostat evidenziano che l'Italia ha eseguito solo il 12 per cento dei provvedimenti di espulsione previsti (dati riferiti ai primi 6 mesi del 2023);

   le ultime relazioni al Parlamento redatte dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e dalla Corte dei conti hanno mostrato una grande sproporzione tra i costi molto alti sostenuti dal Governo per mantenere le strutture e i risultati effettivamente raggiunti;

   i dati e i report evidenziano come i centri di permanenza per i rimpatri siano un sistema detentivo disfunzionale, in cui i migranti vengono privati della libertà in condizioni disumane in attesa di rimpatri che spesso non potranno nemmeno essere eseguiti per la totale mancanza di accordi di rimpatrio tra l'Italia e i Paesi di origine;

   il Ministro interrogato ha annunciato un piano di ampliamento del numero di centri di permanenza per i rimpatri sul territorio italiano. Tuttavia, tale piano potrebbe portare a un aumento delle violazioni dei diritti umani, senza risolvere le problematiche strutturali esistenti;

   l'Italia ha una lunga tradizione di accoglienza e solidarietà, e necessita di una politica migratoria che risponda alle esigenze di sicurezza rispettando sempre la dignità e i diritti umani di ogni individuo;

   è fondamentale investire in politiche di integrazione e inclusione sociale, oltre che in una migliore gestione dei corridoi umanitari e dei canali di migrazione legale per controllare i flussi migratori, piuttosto che aumentare il numero di strutture detentive –:

   quali siano le reali motivazioni alla base della decisione dell'aumento del numero dei centri di permanenza per i rimpatri sul territorio italiano e quali misure concrete si preveda di adottare per migliorare le condizioni detentive all'interno di queste strutture, a fronte delle gravi problematiche esistenti e della necessità di assicurare in via prioritaria il rispetto dei diritti umani.
(4-02844)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI e ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che il Ministero dell'istruzione e del merito e l'Ufficio scolastico regionale del Lazio avrebbero aperto un procedimento disciplinare contro Christian Raimo, insegnante, scrittore e adesso candidato alle elezioni europee con Alleanza Verdi Sinistra;

   la ragione di tale misura sta nella presunta violazione del «codice etico» a causa di un post social nel quale il docente lamentava il silenzio del Ministro verso gli striscioni di minaccia neonazisti contro lo stesso insegnante;

   una condotta questa che «costituisce di per sé illecito disciplinare, tenuto conto degli obblighi sopra richiamati; nello specifico, emergono atti non conformi alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione», si legge nella lettera recapitata a Raimo;

   l'articolo 10 del codice di comportamento nazionale dei dipendenti pubblici – in particolare – recita così: «nei rapporti privati, comprese le relazioni extralavorative con pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, il dipendente non sfrutta, né menziona la posizione che ricopre nell'amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino e non assume nessun altro comportamento che possa nuocere all'immagine dell'amministrazione»;

   si ritiene preoccupante tale decisione poiché sembrerebbe punire l'opinione di un docente che ha messo in evidenza il silenzio del Ministro di fronte a minacce ricevute;

   il Ministro interrogato, tra l'altro, si è spesso pronunciato a difesa degli insegnanti che ricevono minacce o subiscono violenze e sarebbe stato auspicabile che, anche in questo caso, esprimesse vicinanza e solidarietà, evitando di attaccare il docente perché in disaccordo con le politiche adottate dal Governo;

   sarebbe grave se si trattasse di un modo per mostrare a tutti i docenti che l'espressione del dissenso non è consentita o tollerata –:

   se intenda fornire maggiori chiarimenti in merito al procedimento disciplinare avviato contro Christian Raimo poiché a giudizio degli interroganti non si ravvisano elementi tali per definire la sua condotta illecito disciplinare.
(5-02393)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha stipulato nel corso degli anni numerose convenzioni bilaterali e multilaterali di sicurezza sociale con i Paesi di emigrazione italiana per garantire ai nostri connazionali emigrati la tutela dei loro diritti previdenziali e sanitari;

   alcuni Paesi di emigrazione italiana nei quali vivono e lavorano importanti e storiche collettività di nostri connazionali sono stati esclusi dal sistema di assicurazione previdenziale bilaterale dello Stato italiano;

   in particolare tra Italia e Cile non esiste attualmente un accordo che regoli i rapporti in materia di sicurezza sociale – si tratta di una lacuna che finora non ha consentito a migliaia di cittadini italiani residenti in Cile e di cittadini cileni residenti in Italia (o rientrati in Cile dopo la fine della dittatura) di maturare un diritto a prestazione pensionistica sebbene essi abbiano versato i contributi assicurativi in entrambi i Paesi;

   le convenzioni di sicurezza sociale garantiscono la parità di trattamento dei lavoratori che si spostano o si sono spostati da un Paese all'altro, l'esportabilità delle prestazioni previdenziali e soprattutto la totalizzazione dei contributi ai fini del perfezionamento dei requisiti contributivi minimi previsti dalle due legislazioni per la maturazione di un diritto a prestazione;

   con il Cile una convenzione di sicurezza sociale era stata firmata addirittura nel lontano 5 marzo 1998, che il Parlamento cileno aveva poi approvato, ma che manca l'approvazione del Parlamento italiano per la sua entrata in vigore;

   è presumibile che la vecchia convenzione non ratificata dal Parlamento italiano per ragioni che sfuggono alle logiche politiche, sociali ed anche economiche visti i costi limitati, debba ora essere rivista e rielaborata alla luce del tempo passato e delle modifiche intervenute nei due sistemi previdenziali;

   il Ministero degli affari esteri italiano nelle scorse legislature in risposta alle interrogazioni dell'interrogante aveva ribadito che erano stati avviati gli approfondimenti tecnici con il Ministero del lavoro e con il Ministero dell'economia e delle finanze al fine di valutare le modifiche da eventualmente apportare alla convenzione di sicurezza sociale firmata ma non approvata e di stimare in maniera corretta gli oneri finanziari della ratifica e di individuare una adeguata copertura per gli oneri a regime di concerto interministeriale con i Dicasteri competenti per la presentazione della legge di ratifica in Parlamento;

   l'entrata in vigore della Convenzione con il Cile, oltre a garantire la protezione sociale nei confronti della comunità italiana residente in Cile, avrebbe senza dubbio un impatto positivo sugli investimenti delle imprese italiane operanti nel Paese che ha conosciuto negli ultimi anni una robusta crescita economica, con una legislazione che favorisce l'imprenditorialità e che ha lanciato interessanti progetti di sviluppo delle infrastrutture e nel settore energetico;

   l'abbandono della gestione delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale non consente di esercitare una doverosa tutela dei diritti e un rigoroso controllo dei doveri socio-previdenziali di una parte non marginale delle nostre comunità all'estero costituite da anziani che spesso vivono in realtà (come l'America Latina) dove i sistemi di protezione sociale non assicurano livelli di tutela adeguati –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda intraprendere per onorare gli impegni presi con il Cile al fine di stipulare la convenzione di sicurezza sociale e perfezionare il quadro degli accordi bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall'Italia con i maggiori Paesi di emigrazione ed in particolare di tutelare finalmente i lavoratori italiani emigrati in Cile ed i lavoratori cileni emigrati in Italia, consentendo così a coloro i quali hanno versato contributi nell'assicurazione generale obbligatoria italiana e nell'assicurazione cilena, anche in anni remoti, di non perdere la contribuzione versata e di maturare un diritto ad una prestazione socio-previdenziale italiana e/o cilena.
(4-02849)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   STEFANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 maggio 2021 è stato siglato un protocollo tra il Ministero della salute e il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, della durata di tre anni, per la ricognizione delle residenze socio-assistenziali presenti sul territorio nazionale;

   il testo è frutto del lavoro della Commissione per l'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana congiuntamente alla Direzione generale della programmazione del Ministero della salute e le aree di collaborazione riguardano «la mappatura, a livello comunale, delle residenze socio-assistenziali e la realizzazione di una anagrafe delle residenze con capacità recettiva, le modalità organizzative ed ogni altro aspetto d'interesse»;

   nello specifico, all'articolo 1 (Ambiti di collaborazione) del sopraccitato protocollo si prevedeva che le aree di collaborazione dell'Arma avrebbero riguardato:

    1. a) la mappatura, a livello comunale, delle residenze socio-assistenziali variamente denominate (case di riposo, case alloggi, case famiglia) presenti sull'intero territorio nazionale;

    2. b) la realizzazione di una anagrafe delle residenze socio-assistenziali, recante il numero di strutture operative, la rispettiva capacità recettiva, le modalità organizzative ed ogni altro aspetto d'interesse;

   al successivo articolo 5 (Durata, integrazioni e modifiche) del Protocollo si disponeva che:

    «1. Il presente Protocollo ha la durata di tre anni, a decorrere dalla data della sua sottoscrizione.

    2. Ciascuna delle Parti potrà recedere in qualunque momento dando preavviso scritto all'altra Parte di almeno 60 giorni.

    3. Il presente Protocollo potrà essere, di comune accordo tra le Parti firmatarie, modificato, anche prima della scadenza, sulla base di ulteriori aspetti nel corso dell'attività, nonché dell'esigenza di precisare strumenti e modalità di collaborazione» –:

   se nell'arco del triennio di validità del Protocollo lo stesso abbia subito delle modifiche, come visto nei punti 2 e 3 dell'articolo 5 e, in caso di risposta positiva, quali delle parti firmatarie abbiano proposto modifiche ed in che termini;

   se, data l'importanza della mappatura relativa alle residenze socio-assistenziali, non ritenga opportuno trasmettere copia di tutto il lavoro di mappatura svolto dall'Arma, in particolare quello riguardante le Rsa, e le relative conclusioni tratte dell'analisi dei dati prodotti dall'Arma dei Carabinieri, alle competenti commissioni parlamentari.
(4-02848)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Casasco n. 2-00378, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 294 del 17 maggio 2024.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   con l'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013 è stato introdotto un credito d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo (R&S). Dal 2014 al 2019 tale strumento, di natura aggiuntiva rispetto alle spese classificate R&S già in essere, è stato utilizzato ampiamente dalle piccole e medie imprese, sulla base delle istruzioni disponibili;

   nel 2018 il Ministero dello sviluppo economico (MISE) ha precisato che le attività agevolabili dovevano ricondursi ai parametri dettati dal cosiddetto «Manuale di Frascati», un protocollo d'intesa a livello europeo, da utilizzare come documenti di prassi, al quale si rifanno gli Stati membri per stabilire i parametri per valutare quali progetti possano essere ricondotti ad attività di ricerca e sviluppo;

   a partire da quella data l'Agenzia delle entrate, applicando retroattivamente le indicazioni del manuale, ha iniziato ad inviare atti di recupero alle aziende, andando a disconoscere totalmente le spese da esse sostenute e applicando sanzioni per indebita compensazione dei crediti non spettanti o inesistenti;

   con il decreto-legge n. 146 del 2021, nell'ipotesi di indebita fruizione del credito d'imposta, si è stabilito che i soggetti che intendevano riversare il credito indebitamente utilizzato tra il 2014 e il 2019 e compensato fino al 22 ottobre 2021 potessero regolarizzarsi riversandolo, senza l'applicazione delle sanzioni e degli interessi;

   in considerazione della crisi Covid in atto, i termini per il riversamento sono stati più volte spostati in avanti. Con il «decreto-Anticipi» (decreto-legge n. 145 del 2023), la nuova scadenza per la presentazione dell'istanza è stata fissata al 30 luglio 2024, mentre il relativo versamento va effettuato entro il 16 dicembre 2024 (unica soluzione o prima rata di tre). Da ultimo nel decreto-legge n. 39 del 2024, in fase di conversione, è stato previsto lo spostamento al 31 ottobre 2024 del termine per la presentazione dell'istanza;

   la procedura non può essere utilizzata per il riversamento dei crediti il cui utilizzo in compensazione sia già stato accertato con un atto di recupero crediti, ovvero con altri provvedimenti impositivi, divenuti definitivi alla data del 22 ottobre 2021;

   pur apprezzando l'impulso tecnico offerto dal Ministero del made in Italy, deve essere chiarita la controversa applicazione dei crediti di imposta R&S 2014-2019. Il cambiamelo delle regole nel 2018 ha imposto alle aziende di dimostrare il superamento di incertezze scientifiche o tecnologiche non facilmente risolvibili;

   le piccole e medie imprese non sono istituti di ricerca. Pertanto a giudizio dell'interpellante è un controsenso stabilire che (come recita il decreto ministeriale del 26 maggio 2020) «ai fini dell'ammissibilità al credito d'imposta, assumono rilevanza le attività di ricerca e sviluppo che perseguono un progresso ... delle conoscenze e delle capacità generali in campo scientifico o tecnologico e non già il semplice progresso o avanzamento delle conoscenze o delle capacità proprie di una singola impresa». Una previsione siffatta contrasta anche concettualmente con la natura aggiuntiva della misura, che appariva invitare le imprese a proseguire con maggiore decisione per strade già intraprese;

   la questione ha un particolare rilievo nel settore Moda: con la circolare 5/E/2016 del MISE, le attività di ricerca e sviluppo nel settore tessile e della moda erano incluse nel credito di imposta, che è stato investito in nuovi campionari e collezioni. Poi, con la risoluzione ADE 41/E del 26 luglio 2022, le regole sono cambiate, imponendo alle aziende di dimostrare miglioramenti scientifici o tecnologici. L'Agenzia delle entrate oggi chiede alle aziende di riversare in modo spontaneo quello che il Ministero aveva prima ritenuto ammissibile;

   l'Albo dei Certificatori, atteso dal settembre 2023, cui le aziende possono rivolgersi per far certificare i loro progetti ottenendone la validazione tecnica in termini di R&S, risulta pubblicato solo il 15 maggio 2024 con l'annuncio che entro fine maggio saranno emessi gli schemi di certificazione e le linee guida, con caricamento delle certificazioni possibile a partire dal 5 giugno 2024;

   ai sensi del comma 2 dell'articolo 23 del decreto-legge n. 73 del 2022, le imprese che abbiano effettuato o intendano effettuare investimenti in attività per il riconoscimento dei crediti d'imposta potranno rivolgersi ai certificatori per farsi validare progetti e sotto progetti relativi a:

    ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, innovazione digitale 4.0 e transizione ecologica, design e innovazione estetica (articolo 1, commi 200-202, legge n. 160 del 2019), applicabili dal 2020 in avanti;

    ricerca e sviluppo (articolo 3, decreto-legge n. 145 del 2013), relativi al quinquennio 2015-2019, che viceversa in caso di incertezze possono essere oggetto di riversamento spontaneo;

   in questa fase economica e geopolitica complessa è opportuno che le aziende, in specie quelle appartenenti ai settori di punta del Made in Italy manifatturiero, non siano poste di fronte al dilemma di avviare la procedura di riversamento spontaneo o affrontare accertamenti dall'imponderabile esito fiscale e anche penale e, più in generale, esposte al rischio di incorrere sia in default aziendali sia nel moltiplicarsi di contenziosi con l'Agenzia delle entrate –:

   se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a:

    a) riconoscere alle aziende margini più ampi ed effettivi per usufruire degli strumenti resi disponibili per valutare l'aderenza al disposto di legge dell'investimento effettuato anche alla luce della riforma degli incentivi e delle sanzioni tributarie, nonché degli esiti dei procedimenti giudiziari in corso;

    b) prevedere una conseguente sospensione della emissione dei processi verbali di constatazione (PVC) ivi compresi quelli in fase istruttoria, da parte dell'Agenzia delle entrate relativi alle spese per R&S del periodo 2014-2019, riducendo la pressione sulle aziende;

    c) implementare il numero di certificatori iscritti all'albo e prevedere tempi congrui per valutare i progetti da esaminare;

    d) valutare l'accesso a un'ipotesi di «saldo e stralcio» sull'importo del credito d'imposta, per consentire alle aziende in contestazione di rateizzare o di riversare solo una parte del credito usufruito senza rischiare crisi finanziarie;

    e) prevedere che per il settore tessile, moda, calzaturiero occhialeria oreficeria, mobile-arredo e ceramica non sia applicata la risoluzione ADE 41/E del 26 luglio 29022, ma solo la circolare MISE 5/E del 2016, di cui in premessa.
(2-00378) «Casasco, Nevi, Squeri, Battilocchio, De Palma».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Fossi n. 5-00435 del 27 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Fossi n. 5-01554 del 30 ottobre 2023.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta orale Ciocchetti n. 3-00175 del 14 febbraio 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02843;

   interrogazione a risposta orale Appendino n. 3-00257 del 17 marzo 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02840;

   interrogazione a risposta in Commissione D'Orso n. 5-01682 del 29 novembre 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02842;

   interrogazione a risposta orale Amendola e Sarracino n. 3-00954 del 30 gennaio 2024 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02841;

   interrogazione a risposta in Commissione Fossi e altri n. 5-02150 del 14 marzo 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01215;

   interrogazione a risposta scritta D'Alfonso n. 4-02545 del 21 marzo 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01216.