XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
SOUMAHORO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
«Non capisco niente, sono stordito, ho il cuore che batte a mille e il cervello che non smette di pensare. Mi sento trattato come un animale, un sacco nero da buttare via». Queste sarebbero le prime parole rilasciate alla testata giornalistica Fanpage da Seif Bensouibat dal Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma;
Bensouibat ha 38 anni ed è di origini algerine, dieci anni fa è arrivato regolarmente in Italia dove lavorava come insegnante nella scuola francese Chateaubriand di Roma;
a gennaio 2024 aveva subìto una perquisizione da parte della Digos di Roma, come conseguenza della denuncia fatta dalla scuola presso cui lavorava, che lo ha successivamente licenziato;
il motivo del licenziamento e della perquisizione, e scoprirà dopo anche del ritiro dello status di rifugiato nonché del provvedimento di espulsione dall'Italia, sono dei post pubblicati sul suo profilo privato di Instagram, in cui Bensouibat commentava la guerra in corso Gaza e la complicità occidentale con Israele;
secondo quanto si apprende dallo stesso Bensouibat: «Giovedì hanno bussato alla mia porta, erano agenti di polizia che mi hanno detto che dovevano darmi una notifica. Mi hanno chiesto di seguirli, ma non mi hanno detto dove mi avrebbero portato», racconta, «Io ho un cane a casa, con cui vivo da tanti anni. Avrebbero potuto dirmi che quella notte non sarei tornato a casa, avrei lasciato più acqua e più cibo al cane, invece non mi hanno detto niente. Sapevo solo che avrei dovuto ritirare una notifica all'ufficio immigrazione». Ma la notifica che gli viene data è una notifica di espulsione dal territorio nazionale. Bensouibat passa qualche ora nell'ufficio immigrazione di via Patini, e poi viene direttamente trasferito nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria;
Bensouibat è incensurato sia in Algeria che in Italia, ma adesso è indagato per istigazione all'odio etnico, religioso e razziale, ai sensi della legge 25 giugno 1993, n. 205 cosiddetta Mancino;
«Dentro il Cpr tutti mi chiedono che ci faccio qui, sono tutti stupiti che io sia stato chiuso qui dentro. Io mi sento tradito dalla terra che dieci anni fa mi aveva accolto, mi sento perseguitato, vittima di una grande ingiustizia. Sono un essere umano ma qui non valgo niente. Mi hanno tolto tutto, il mio lavoro, la mia casa, il mio cane. Sono stato accusato di cose gravi, hanno rovinato la mia immagine, cosa vogliono farmi di più?»;
il 20 maggio 2024 i giudici non hanno tuttavia convalidato l'ordinanza di trattenimento, disponendo la liberazione Seif Bensouibat dal Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma;
nel frattempo su Change.org un gruppo di genitori del liceo Chateaubriand ha lanciato una petizione a sostegno di Seif, che fino a pochi mesi fa lavorava con ragazze e ragazzi di via di Villa Patrizi senza mai una lamentela da parte di nessuno: «Seif è stato un sorvegliante sempre apprezzato da tutti coloro che lo hanno conosciuto – si legge nell'appello –. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Seif in questo incubo che sta vivendo e auspichiamo che la giustizia italiana permetta a Seif di lasciare il Centro permanente di rimpatrio il più rapidamente possibile per avere l'opportunità di difendersi durante un giusto processo». Ad oggi la petizione ha raccolto quasi 600 firme. Analoga iniziativa da parte di un gruppo di studentesse e studenti –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative, di competenza, intenda urgentemente assumere quantomeno per capire come sia stato possibile, e in base a quale procedura, giungere al ritiro dello status di rifugiato nonché al provvedimento di espulsione.
(4-02855)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PORTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, AMENDOLA e PROVENZANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da alcune settimane studenti e docenti universitari in Argentina manifestano contro il piano di tagli alle università pubbliche;
numerosi studenti e docenti universitari sono stati vittime di gravi atti intimidatori e di minacce;
tra le vittime di queste intimidazioni vi è anche una cittadina italiana e argentina, Violeta Finocchiaro, Presidente del «Centro de Estudiantes de Humanidade y Artes» dell'Università nazionale di Rosario in Argentina, che ha ricevuto minacce di morte e lettere minatorie da parte di settori riconducibili ai sostenitori dell'attuale Governo argentino;
occorre garantire la sicurezza dei nostri cittadini all'estero, in particolare in contesti di instabilità politica e sociale –:
se il Ministro interrogato sia in possesso di elementi informativi riguardo alla natura delle minacce rivolte alla nostra connazionale;
se intenda intraprendere misure di monitoraggio per garantire la massima attenzione in relazione a questi eventi, soprattutto al fine di tutelare la sicurezza e la protezione degli studenti italiani presenti negli atenei argentini, con particolare riferimento a quelli impegnati in programmi di scambio tra le università dei due Paesi.
(5-02399)
CAPPELLETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da molti anni per numerosi cittadini extracomunitari si riscontrano difficoltà nell'accesso alle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all'estero ed in particolare agli uffici preposti al rilascio di visti d'ingresso. Le associazioni di accoglienza del nostro Paese hanno raccolto le segnalazioni che riguardano in particolare gli uffici che si trovano in molti Paesi in via di sviluppo, dai quali proviene la maggior parte degli stranieri immigrati nel nostro territorio nazionale;
in risposta alle segnalazioni, su iniziativa dei Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, On. Antonio Tajani, nell'agosto del 2023 si è tenuta un'ispezione nelle ambasciate in Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan per verificare le procedure applicate nei rilascio di visti di ingresso per l'Italia da cui è emerso la presenza di un contesto ambientale estremamente difficile, anche a causa dell'elevato numero di documenti falsi che quotidianamente vengono presentati a tutte le ambasciate dei Paesi Schengen per ottenere l'ingresso in Europa;
le iniziative tenute dal Ministro, nonostante le aspettative, non hanno determinato la risoluzione delle difficoltà che continuano a permanere ancora per i cittadini extracomunitari, in particolare verso le attività dell'Ambasciata d'Italia a Islamabad in Pakistan sulle quali si è pronunciato con diverse sentenze il Tribunale ordinario di Roma – Sezione diritti della persona ed immigrazione civile;
il Tribunale di Roma, nella sentenza del 4 aprile 2024, evidenzia le diverse criticità presenti che affliggono il sistema di prenotazione degli appuntamenti presso l'Ambasciata italiana in Islamabad riscontrando un «fatto notorio che il sistema di prenotazione degli appuntamenti e di concessione dei visti di ingresso da parte dell'Ambasciata d'Italia a Islamabad ha ormai da anni serie problematiche, al punto che è stata predisposta una ispezione dal Ministero degli esteri» e osservava che «risulta inspiegabilmente difficile, se non impossibile, effettuare una prenotazione di appuntamento attraverso le società concessionarie appositamente delegate ("canale ordinario")». Ciò premesso, il Tribunale conclude ordinando la fissazione dell'appuntamento per la legalizzazione dei documenti e per la formalizzazione della domanda di visto entro 7 giorni dalla comunicazione del provvedimento;
si riscontra l'impossibilità di ottenere la fissazione di un appuntamento presso l'Ambasciata d'Italia a Islamabad per il rilascio del visto di ingresso, tanto che i cittadini sono costretti a dover risolvere per vie legali attraverso ricorsi;
è importante tener presente che non sempre i cittadini extracomunitari hanno la forza di agire per vie legali e spesso vengono ad essere vittime di ritorsioni da parte di individui senza scrupoli di organizzazioni criminali che inducono gli extracomunitari a risolvere per vie illegali;
all'interrogante sono pervenute segnalazioni sull'utilizzo infruttuoso del sito internet (http://blsitalypakistan.com/) dedicato agli appuntamenti dell'Ambasciata pakistana: nei casi esposti viene mostrato che il sistema informatico non dà alcuna disponibilità all'appuntamento nemmeno a lungo termine –:
quali iniziative intenda mettere in atto per instaurare rapporti con i Paesi di provenienza degli extracomunitari per rendere trasparente il rilascio di visti d'ingresso ed impedire il verificarsi delle difficoltà riscontrate e se non consideri opportuno valutare anche la risoluzione contrattuale con la BLS International Services Ltd, società alla quale è stata affidata da parte dell'Ambasciata d'Italia in Pakistan la gestione delle attività amministrative e non giudiziarie relative al trattamento delle domande di visto.
(5-02404)
AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR
Interrogazione a risposta in Commissione:
ROGGIANI e FORATTINI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) rappresenta una delle principali iniziative per il rilancio economico e sociale del Paese, prevedendo investimenti significativi in opere pubbliche e infrastrutture fondamentali;
il 2024 rappresenta l'anno in cui gli enti locali, in particolare i comuni, beneficiari dei contributi previsti dal PNRR dovranno iniziare a realizzare concretamente i lavori della gran parte delle opere previste;
la Corte dei conti nell'ultimo rapporto semestrale sullo stato di attuazione del PNRR ha rilevato diverse difficoltà realizzative connesse ai rapporti con gli enti territoriali, che impattano sia sulla fase di programmazione sia su quella esecutiva degli interventi;
negli ultimi mesi diversi comuni in tutta Italia stanno riscontrando gravi ritardi nei trasferimenti dei fondi PNRR da parte dello Stato, denunciando di stare per entrare in crisi di liquidità che si stanno generando a causa dei ritardi con cui avvengono i trasferimenti da parte dei diversi Ministeri;
la situazione sta causando notevoli difficoltà finanziarie ai comuni, i quali sono costretti ad anticipare fino al 30 per cento dei costi delle opere alle aziende vincitrici degli appalti, con il rischio concreto di compromettere la stabilità dei bilanci comunali;
a queste criticità si aggiunge il problema della normativa attuale, che prevede che le aziende possano richiedere un'anticipazione del 30 per cento dell'importo complessivo prima dell'inizio dei lavori, ma i fondi del PNRR non vengono trasferiti automaticamente e ogni ente deve presentare richieste specifiche per ogni progetto;
tale situazione sta penalizzando in particolare i comuni virtuosi, che, nonostante una gestione finanziaria oculata, non possono sostenere da soli l'onere di coprire anticipi così elevati;
il vicepresidente dell'A.N.U.T.E.L. (Associazione Nazionale Uffici Tributi Enti Locali) in un contributo del 28 febbraio 2024 pubblico su un sito de Il Sole24ore ha dichiarato che da parte degli enti locali si sta alzando un grido di allarme per le crisi di liquidità che si stanno generando a causa dei ritardi con cui avvengono i trasferimenti da parte dei diversi Ministeri –:
quali iniziative urgenti di competenza i Ministri interrogati intendano adottare per supportare i comuni in difficoltà nel rispettare gli impegni finanziari con le imprese appaltatrici a causa dei ritardi nei trasferimenti dei fondi PNRR e per garantire il tempestivo trasferimento delle risorse, al fine di evitare il blocco dei cantieri e la conseguente interruzione delle opere pubbliche già avviate; se intendano introdurre meccanismi di salvaguardia per i comuni virtuosi che rischiano di andare «in rosso» dovendo anticipare fondi per opere pubbliche e se siano previste iniziative anche di carattere normativo per semplificare le procedure al fine di ridurre la burocrazia.
(5-02398)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazioni a risposta immediata:
RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
ai sensi di quanto disposto dal decreto-legge n. 91 del 2014 (articolo 1, commi 1 e 2), il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 22 luglio 2015 ha istituito il Registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole (Ruci);
più precisamente, il Registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole è uno strumento di supporto alle amministrazioni pubbliche per effettuare e registrare i controlli e le ispezioni di propria competenza e per una più razionale programmazione degli stessi, ferma restando l'attuazione dei controlli straordinari ed urgenti. Consiste in un archivio informatico contenente, per ogni controllo, diversi elementi: data; anno di riferimento; ente competente; ente esecutore; nominativo del controllore; impresa agricola controllata; settore; tipologia; documentazione controllata o riproduzione elettronica dei verbali; esiti; estremi dei verbali o riproduzione elettronica dei verbali;
in esso confluiscono, quindi, i dati concernenti i controlli effettuati da parte di organi di polizia, organi di vigilanza, organismi pagatori, nonché da organismi privati autorizzati allo svolgimento di controlli a carico delle imprese agricole e, essendo costituiti analoghi registri anche a livello regionale, è possibile una condivisione di informazioni in maniera costante e con stretto coordinamento;
le finalità e gli obiettivi di tale registro consistono nell'evitare la duplicazione di controlli nelle aziende e nel rendere maggiormente efficiente il lavoro degli organismi che svolgono le verifiche;
tuttavia, a distanza di quasi dieci anni dal citato decreto ministeriale che lo ha istituito, sul piano operativo il Registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole non è mai stato implementato;
tale mancata applicazione si ripercuote negativamente sia sulle imprese agricole stesse, perché non possono sottrarsi ad una «intensa» burocrazia costituita dalla conseguente ripetitività di controlli, sia sulla pubblica amministrazione poiché si moltiplicano i costi per controlli che, in realtà, sono superflui – a detrimento sia dell'iniziativa d'impresa privata che della collettività;
per consentire al settore agricolo di essere più competitivo, senza mai abbassare la guardia sulla necessità di tutele e sicurezze, anche la semplificazione amministrativa rappresenta un imperativo e un'effettiva messa in funzione del Registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole procederebbe sicuramente in questa direzione –:
quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di favorire una rapida e diffusa implementazione del Registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole da parte di tutte le amministrazioni pubbliche interessate, prevedendo altresì misure di semplificazione ovvero di esenzione per le aziende di dimensioni inferiori a 10 ettari.
(3-01223)
CASTIGLIONE, GATTA, NEVI, ARRUZZOLO e BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
secondo il servizio agro-meteorologico regionale in Sicilia, la seconda metà del 2023 è stata la più arida da oltre un secolo: il 2023 che si è chiuso con 588 millimetri di altezza pluviometrica, il 22 per cento in meno rispetto alla media degli ultimi vent'anni;
la situazione si è ripetuta nel 2024: il 6 maggio 2024 il Governo ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per 12 mesi, in relazione alla siccità in atto nella regione Sicilia, stanziando 20 milioni di euro;
nelle campagne siciliane, la situazione si sta facendo drammatica. Le stime per il 2024 parlano di un calo del 70 per cento del raccolto, ma se la situazione dovesse perdurare c'è il concreto rischio di un vero e proprio azzeramento;
nelle aree interne, ormai arse, con campi di grano e pascoli completamente secchi, gli allevatori non riescono più a sfamare i propri animali, per la mancanza di acqua e di foraggio bruciato dalla siccità. La solidarietà offerta dalle associazioni agricole, con trasporto di acqua e foraggio, è lodevole, ma ormai insufficiente;
altrettanto grave è la situazione in Puglia. Un litro d'acqua su cinque perso nel 2023, 118 milioni di metri cubi di acqua in meno negli invasi nei primi quattro mesi del 2024, i più caldi di sempre, con quasi 2 gradi in più rispetto alla media storica;
colpiti dalla carenza di pioggia, pozzi artesiani, campi e stalle. Il fenomeno impatta sulla produzione di grano, per cui si stima un calo del 20-30 per cento degli altri cereali e dei legumi e, in vista dell'estate, si temono conseguenze sui frutti di stagione –:
quali iniziative di competenza intenda assumere, con somma urgenza, per rispondere all'emergenza idrica che sta interessando la Sicilia e la Puglia e se non valuti opportuno, oltre ai sostegni diretti, adottare iniziative di competenza finalizzate a sospendere alcuni termini tributari e contributivi nei confronti degli imprenditori impegnati nel comparto agroalimentare delle due regioni.
(3-01224)
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CERRETO, ALMICI, CARETTA, CIABURRO, LA PORTA, LA SALANDRA, MALAGUTI, MARCHETTO ALIPRANDI e MATTIA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
secondo le rilevazioni dell'Istituto superiore per la protezione e per la ricerca ambientale (Ispra), il costante processo di consumo del suolo rilevato in Italia negli ultimi anni, con particolare incidenza del 2022 rispetto al 2021, ha portato ad una costante diminuzione della disponibilità di aree agricole eliminando in 12 mesi 4.500 ettari, il 63 per cento del consumo di suolo nazionale;
la possibilità di installazione indiscriminata di pannelli fotovoltaici a terra su suolo agricolo ha portato all'emersione di pratiche speculative causate da una vera e propria installazione selvaggia di pannelli a terra, sottraendo suolo agricolo fertile e produttivo all'agricoltura nazionale, pregiudicando la sovranità alimentare nazionale e la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari;
questo fenomeno, inoltre, concorre ad incrementare la dipendenza da importazioni straniere di materie prime agricole;
con il decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, il Governo Meloni ha proibito, di fatto, l'installazione di pannelli fotovoltaici a terra su suolo agricolo, ponendo fine al consumo indiscriminato del suolo e valorizzando installazioni più virtuose come agrivoltaico avanzato ed agrisolare;
nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per quanto attiene alle misure del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, la misura 2, componente 1, investimento 2.2 (M2C1-I.2.2) «Parco agrisolare», prevedeva uno stanziamento iniziale di 1,5 miliardi di euro, ma grazie alle modifiche introdotte dal Governo Meloni, che hanno determinato uno straordinario successo della misura nel secondo bando, la Commissione europea ha assegnato un'ulteriore dotazione di 850 milioni di euro, portando così la dotazione complessiva a 2,35 miliardi di euro;
in particolare, la misura prevede l'erogazione di contributi a fondo perduto per l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei fabbricati produttivi del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale, al fine di rimuovere e smaltire i tetti esistenti e costruire nuovi tetti isolati, creare sistemi automatizzati di ventilazione e/o di raffreddamento e installare pannelli solari e sistemi di gestione intelligente dei flussi e degli accumulatori;
la misura è premiante per il mondo agricolo, poiché consente l'installazione di pannelli solari senza pregiudicare la fruibilità del suolo, permettendo di contemperare l'esigenza di coltivazione e produzione agricola con quella dell'approvvigionamento energetico, garantendo la sovranità alimentare nazionale e l'implementazione della produzione di energia da fonti rinnovabili –:
se il Ministro interrogato intenda delineare la politica di tutela della sovranità alimentare e di contrasto al consumo del suolo agricolo in relazione ai risultati della misura citata in premessa.
(3-01225)
DIFESA
Interrogazioni a risposta immediata:
FRANCESCO SILVESTRI, PELLEGRINI, RICCARDO RICCIARDI, BALDINO e LOMUTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
recenti notizie di stampa hanno riportato le preoccupanti dichiarazioni del Ministro della difesa britannico, Grant Shapps, secondo il quale l'Italia avrebbe fornito all'Ucraina, al pari di Regno Unito e Francia, i missili Storm Shadow/Scalp Eg impiegati per colpire in profondità obiettivi nelle retrovie delle forze russe in Crimea e nei territori ucraini sotto il controllo di Mosca;
il Ministro britannico avrebbe aggiunto che «queste armi stanno facendo una differenza molto significativa» e inoltre sono dotate di «un'efficacia devastante». I missili Storm Shadow infatti hanno un raggio di azione e una capacità distruttiva nettamente superiore anche alle armi fornite dagli Stati Uniti: sono in grado di colpire a quasi 500 chilometri di distanza, carichi con quasi 450 chili di esplosivo;
nel documento programmatico pluriennale della difesa per il triennio 2023-2025 si sottolineano le capacità deep strike del missile descritto, specificando che «tale capacità costituisce uno dei fondamentali elementi della deterrenza convenzionale, nonché decisivo game changer nelle operazioni militari, in grado di elevare marcatamente il rango e il peso politico del Paese»;
destano particolare preoccupazione le attività di preparazione per l'uso di tali missili che risulterebbero particolarmente complesse per i tecnici ucraini e, secondo indiscrezioni riportate da fonti di stampa, verrebbero svolte sul campo in Ucraina da specialisti britannici e francesi;
la conferma dell'invio di tali armi strategiche posizionerebbe il nostro Paese in un ruolo decisamente diverso nella cornice del conflitto russo-ucraino;
il Ministro interrogato, durante le comunicazioni del 10 gennaio 2024 in merito all'ottavo pacchetto di aiuti militari, ha affermato che era costituito «da equipaggiamenti e sistemi d'arma volti a rafforzare solo e soltanto le capacità difensive delle forze armate ucraine»;
secondo la normativa vigente, gli allegati dei decreti interministeriali contenenti il dettaglio delle forniture di armamenti inviati all'Ucraina sono considerati «documenti classificati» e illustrati dal Governo in seno al Copasir. Tale elemento di segretezza è stato mantenuto solo dall'Italia a differenza degli altri Paesi che inviano armi all'Ucraina –:
al fine di garantire la trasparenza nonché il rispetto dei principi democratici e costituzionali, in particolare dell'articolo 11 della Costituzione, se non ritenga urgente comunicare alle Camere la situazione in merito al potenziale offensivo degli armamenti inviati e al mutato coinvolgimento dell'Italia nel conflitto russo-ucraino, riconsiderando la classificazione degli allegati di cui in premessa, coinvolgendo pienamente ciascuna Camera, nelle rispettive Assemblee, nelle eventuali future autorizzazioni di invio di armamenti.
(3-01221)
LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
le Forze armate rappresentano una garanzia fondamentale per la sicurezza e la difesa del Paese, soprattutto nel contesto attuale di instabilità e incertezza internazionale, come si evince dai recenti conflitti scoppiati in Europa, Medio Oriente e Sahel;
l'articolo 2 della legge 28 novembre 2023, n. 201, recante «Disposizioni in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale, nonché disposizioni in materia di termini legislativi», introduce il rinnovo di ventiquattro mesi per la delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per la revisione dello strumento militare nazionale;
le deleghe danno la possibilità di reclutare personale destinato alle attività operative, introducendo una maggiore gradualità nel conseguimento degli obiettivi di riduzione del personale che erano stati stabiliti dalla legge 31 dicembre 2012, n. 244;
il 3 maggio 2024 il generale di corpo d'armata Carmine Masiello, Capo di Stato maggiore dell'Esercito italiano, ha dichiarato a Il Corriere della Sera: «L'Esercito attuale deve essere rivisto sotto diversi profili. (...) Vanno rivisti soprattutto i principali sistemi d'arma, potenziati gli strumenti, ma anche adeguate le strutture, i sistemi addestrativi, le procedure d'impiego»;
il 12 maggio 2024 il Ministro interrogato ha dichiarato all'Ansa: «le Forze armate non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola. Le Forze armate servono per fare professionisti, che difendono le istituzioni e la pace»;
il 15 maggio 2024 è stata presentata alla Camera dei deputati la proposta di legge «Istituzione del servizio militare e civile universale territoriale e delega al Governo per la sua disciplina», che prevede il servizio militare obbligatorio per sei mesi nella propria regione di residenza per tutti i cittadini italiani tra i 18 e i 26 anni di età –:
quali ulteriori iniziative intenda assumere per garantire il reclutamento del personale delle Forze armate in misura e con criteri adeguati all'evoluzione dei sistemi di difesa e del contesto internazionale.
(3-01222)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
AMENDOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
vi è forte preoccupazione tra le istituzioni, cittadini e organizzazioni di categoria economiche e sociali, circa la possibile chiusura dello sportello dell'Agenzia delle entrate presso il comune di Lagonegro;
si tratta di un presidio molto importante che serve un comprensorio di circa 60 mila persone che in alternativa sarebbero costrette a rivolgersi o presso il Capoluogo, Potenza, o presso la sede di Policoro, entrambe molto distanti considerata anche l'orografia territoriale lucana;
come denunciato a mezzo stampa anche dal sindaco del comune di Lagonegro, risulterebbero di difficile applicazione anche le prospettate soluzioni di videoconsulenza anche in relazione all'età media della popolazione e alle non certo ottimali competenze digitali;
qualora confermata si tratterebbe di una decisione che andrebbe a penalizzare un comprensorio già in serie difficoltà rispetto al presidio dei servizi pubblici e infliggerebbe un durissimo colpo a un'area interna che ha visto nel corso degli ultimi anni una progressiva desertificazione di servizi essenziali –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di mantenere in servizio lo sportello dell'Agenzia delle entrate presso il comune di Lagonegro evitando una ulteriore penalizzazione del territorio, dei cittadini e di tutto il sistema economico e sociale a cui fa riferimento.
(5-02402)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta scritta:
FENU, GUBITOSA, LOVECCHIO, RAFFA, CAPPELLETTI e PAVANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il programma transizione 5.0 mira a sostenere gli investimenti nella transizione green delle imprese attraverso il riconoscimento di crediti d'imposta;
in particolare, alle aziende verrà concesso un credito d'imposta, indipendentemente dalle dimensioni dell'impresa, dal settore di attività o dalla localizzazione, in relazione agli investimenti in beni materiali e immateriali, già agevolati con il piano transizione 4.0, a condizione che si raggiunga una riduzione dei consumi energetici dell'unità produttiva pari almeno al 3 per cento (o al 5 per cento se calcolata sul processo interessato dall'investimento);
inoltre, saranno ammessi anche investimenti in nuovi beni strumentali necessari all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e spese per la formazione del personale dipendente;
quanto alle modalità di fruizione, si prevede la compensazione del credito spettante presentando il modello F24 in un'unica rata; l'eventuale eccedenza non compensata entro il 31 dicembre 2025 potrà essere compensata in cinque rate annuali di pari importo;
con riferimento alle modalità di accesso all'incentivo, in considerazione anche del carattere a «rubinetto» della misura, si prevede la presentazione di un'istanza con la quale l'impresa potrà prenotare il credito e sottoporre al gestore del piano, individuato nel Gestore servizi energetici, una preliminare valutazione del progetto di investimento;
gli incentivi sono riconosciuti per il periodo dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025;
in merito alle modalità attuative delle nuove disposizioni si prevede l'adozione di un decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica;
il decreto dovrà stabilire importanti prescrizioni, tra cui le modalità e i termini di trasmissione delle comunicazioni, delle certificazioni e dell'eventuale ulteriore documentazione atta a dimostrare la spettanza del beneficio nonché i criteri per la determinazione del risparmio energetico conseguito e l'esistenza degli ulteriori requisiti tecnici correlati agli investimenti;
l'adozione del decreto, prevista entro il trentesimo giorno dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 19 del 2024, è importante per le imprese ai fini dell'accesso al beneficio e programmare adeguatamente gli investimenti;
da alcune indiscrezioni riportate da fonti di stampa in merito al contenuto del decreto in corso di predisposizione presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, si apprende dell'intenzione di ancorare al termine ultimo del 31 dicembre 2025 la messa in funzione del bene ovvero l'integrazione all'interno del sistema di produzione;
con le modifiche introdotte durante la conversione del decreto-legge n. 39 del 2024, si ribadisce peraltro la condizione di completare l'investimento entro il termine del 31 dicembre 2025, introducendo al contempo la comunicazione in merito all'effettuazione degli ordini con pagamento di acconto in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione –:
quale siano le tempistiche di adozione del decreto ministeriale di cui al comma 17 dell'articolo 38 del decreto-legge n. 19 del 2024, necessario ai fini dell'attuazione del piano transizione 5.0;
se non ritenga opportuno, nel definire il concetto di completamento dell'investimento, riconoscere l'incentivo anche per gli ordinativi conclusi entro il 31 dicembre 2025, che non riescano a garantire la messa in funzione degli investimenti entro il predetto termine e che prevedano in ogni caso la messa in funzione entro un ristretto arco temporale, e comunque non oltre il 30 giugno 2026, anche alla luce di analoghe misure di favore in tal senso previste per i gli investimenti in beni strumentali 4.0.
(4-02853)
D'ALESSIO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Industria italiana autobus s.p.a., nota anche attraverso l'acronimo Iia è un'azienda italiana produttrice di autobus. Fino a ora è stata controllata dalle società pubbliche statali Invitalia e Leonardo, e ha due centri produttivi, uno a Bologna e un altro a Flumeri, nella provincia di Avellino;
Iia ha all'attivo circa seicento dipendenti e un migliaio di autobus in portafoglio da consegnare entro tempistiche brevi, tuttavia, è a un passo dal finire nelle mani – a seguito di criteri di assegnazione poco chiari – della holding Seri Industrial S.p.A. della famiglia Civitillo, imprenditori campani attivi nel settore degli accumulatori di energia;
oltre al Gruppo Seri, aveva manifestato il proprio interesse una cordata di quattro soci (Valerio Gruppioni, Maurizio Stirpe, Nicola Benedetto e Maurizio Marchesini) produttori di autobus già presenti sul territorio e la cui offerta è stata, però, declinata;
il 23 aprile 2024, a seguito dell'ultimo sciopero indetto dai lavoratori attraverso le organizzazioni sindacali di categoria, il Ministero delle imprese e del made in Italy aveva affermato che l'unica offerta congrua sarebbe stata quella del Gruppo Seri;
tuttavia, il Gruppo Seri, oltre a operare in settori interamente estranei a quello della produzione di autobus (come fotovoltaico, accumulatori e riciclo di materie plastiche), non vanta una storia imprenditoriale di continuità (sia sotto il profilo economico che finanziario) e di rispetto dei lavoratori, ma più caratterizzata da fallimenti e liquidazioni;
tale profilo, quindi, preoccupa in considerazione di un'ipotetica assegnazione di Iia a un privato non del settore e che, a quanto pare, non possiede le condizioni, l'esperienza e le capacità per un'impresa di tale portata;
sino a ora, nel corso degli anni, sono state impiegate ingenti risorse economiche per sventare il fallimento di questa impresa, ma è stato fatto in una protratta logica di emergenza, senza mai implementare un effettivo piano di rilancio industriale: è evidente come ciò sia paradossale per un'impresa in mano pubblica e, ancor di più, per un'industria operante in un settore in espansione (e a maggioranza di commesse pubbliche) come l'autotrasporto;
Iia rappresenta un'impresa chiave per la transizione verso un efficiente mobilità pubblica: è un'azienda strategica nei confronti della quale il Governo deve assumersi la responsabilità di garantirne la continuità produttiva e occupazionale;
non si tratta solo di difendere il lavoro e il futuro di numerosissime famiglie, ma anche di dare attivamente forma e sostanza al made in Italy e alla transizione verso una mobilità pubblica valida e green;
la Sottosegretaria Bergamotto, in risposta a un'interpellanza urgente il 10 maggio 2024, ha affermato che il Ministero segue con grande attenzione la vicenda verificando, altresì, che l'accordo per la cessione di Iia, concordato tra i soci attuali, Invitalia e Leonardo, e il Gruppo Seri, preveda clausole volte a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e a riconoscere ad Invitalia il diritto di veto per opporsi a qualsiasi delibera contraria all'accordo, all'oggetto sociale o all'interesse sociale di Iia –:
se, anche in vista del tavolo plenario convocato per il 23 maggio 2024, non ritenga necessario sostenere che la partecipazione di controllo resti in mano pubblica ovvero, in alternativa, che l'impresa sia prima risanata e rilanciata e successivamente ceduta, al fine di preservarne i livelli produttivi e occupazionali;
se non intenda fare chiarezza in merito ai criteri di assegnazione che hanno visto favorito il Gruppo Seri così da scongiurare dubbi in merito alla sua affidabilità, alla capacità industriale di sostenere un settore così cruciale nonché alla sostenibilità del futuro piano industriale di rilancio e sviluppo dell'azienda.
(4-02854)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata:
BONELLI, ZANELLA, GHIRRA, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, nell'allegato IV, punto 10, il legislatore inseriva la nuova diga foranea di Genova tra le dieci opere pubbliche di particolare complessità o di rilevante impatto, finanziate con risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
l'opera prevede la realizzazione di una nuova diga foranea, con demolizione di parte di quella esistente, ubicata su fondali maggiori rispetto all'esistente, fino a 50 metri di profondità, per uno sviluppo, da realizzare in 2 fasi, pari a 6.200 metri, il cui costo iniziale previsto ammonta a 1,3 miliardi di euro, con una prima fase del cantiere da ultimare entro il 2026;
da quanto si apprende da organi di stampa un'indagine dell'Ufficio del Pubblico ministero europeo (Eppo) sarebbe stata avviata per la presunta irregolarità riguardante l'utilizzo dei fondi erogati dall'Unione europea;
nell'ambito del procedimento di vigilanza l'Autorità nazionale anticorruzione, con delibera n. 142 del 20 marzo 2024, ha rilevato numerose criticità e anomalie in merito all'applicazione della disciplina in materia di appalti pubblici per la gara e l'affidamento dell'appalto integrato per la diga di Genova;
nell'ambito dell'inchiesta della direzione distrettuale antimafia e della Guardia di finanza, che vede tra gli altri coinvolti il presidente della regione Liguria, l'ex presidente dell'autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale (autorità portuale) e commissario straordinario per la diga foranea, Paolo Emilio Signorini, in carica fino all'estate del 2023, nonché l'attuale commissario, sarebbero decine le intercettazioni telefoniche e ambientali dalle quali emerge come il progetto della nuova diga foranea fosse al centro di pressioni e forti interessi da parte di imprenditori portuali coinvolti nell'inchiesta;
quanto richiamato pone in evidenza, in merito all'avanzamento dell'opera, forti criticità non solo di natura procedurale e giudiziaria, ma anche significativi dubbi riguardo agli impatti ambientali e alla fattibilità tecnica del progetto, posti in evidenza dallo stesso Cnr-Igag nel parere n. 233 del 28 marzo 2022 rilasciato nell'ambito dell'istruttoria di valutazione di impatto ambientale del progetto;
il 24 maggio 2024 è prevista la posa in opera del primo cassone in cemento prefabbricato di 22 metri di altezza sulla dorsale della nuova diga, benché, da quanto si apprende da notizie stampa, non siano stati eseguiti i necessari test di prova –:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario, per quanto di competenza, disporre l'immediata sospensione delle opere relative alla diga di Genova, avviando un'inchiesta approfondita sull'operato dell'autorità portuale al fine di garantire la massima trasparenza e legalità nel processo decisionale e nell'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-01217)
ORLANDO, GHIO, BARBAGALLO, BAKKALI, MORASSUT, FERRARI e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
a seguito dell'indagine su presunti atti di corruzione e altri gravi atti illeciti riguardanti la regione Liguria e l'autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale, che vede agli arresti Paolo Emilio Signorini, già presidente dell'autorità di sistema portuale, Giovanni Toti, presidente della regione Liguria, Matteo Cozzani suo capo di gabinetto e in cui sono iscritti al registro degli indagati diversi imprenditori;
si apprende, a mezzo stampa e dalle parole del Vice Ministro Rixi, che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti invierà una commissione ispettiva negli uffici dell'autorità portuale di Genova per una verifica sugli atti prodotti dalla medesima autorità;
sono attualmente in corso, in ambito portuale, importanti investimenti, finanziati con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il fondo complementare e altri, fra cui è ricompreso il progetto di realizzazione della diga di Genova del valore di 1,3 miliardi di euro e sul quale il sindaco di Genova, Marco Bucci, esercita il ruolo di commissario;
l'autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale è commissariata a seguito delle dimissioni del presidente Signorini, che ha assunto la carica di amministratore delegato di Iren, e l'attuale commissario Paolo Piacenza risulta indagato nell'ambito dell'inchiesta che ha coinvolto il presidente Toti;
il Vice Ministro Rixi ha affermato che non sarebbe possibile procedere alla nomina di un nuovo presidente dell'autorità di sistema portuale, non essendo praticabile la definizione dell'intesa prevista dalla legge per effettuare la nomina, con il presidente della regione in quanto attualmente agli arresti, anche se l'attuale vice presidente facente funzioni, Piana, è nel pieno dell'operatività, come afferma la giunta ligure, e dovrebbe valere anche per sottoscrivere l'intesa per la nomina del nuovo presidente dell'autorità di sistema portuale;
in questo contesto complesso, gli interroganti sono fortemente preoccupati per le sorti del porto, per il quale sarebbe necessaria un'autorità nel pieno delle sue funzioni che tuteli, in una posizione di terzietà rispetto alle indagini, l'attuazione degli investimenti e i posti di lavoro dei lavoratori delle banchine –:
quale sarà il perimetro di intervento della commissione ispettiva ministeriale – con particolare riferimento all'inclusione o meno delle procedure per la diga di Genova – e se il Ministro interrogato ritenga che il vice presidente della regione facente funzioni, Piana, possa sottoscrivere l'intesa per la nomina, già attesa da quasi nove mesi, del nuovo presidente dell'autorità di sistema portuale per tutelare una realtà importantissima per la città di Genova e per il Paese, come quella portuale.
(3-01218)
DE MONTE, FARAONE, GADDA, DEL BARBA, MARATTIN, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nelle grandi città le aggressioni su treni e sui mezzi di trasporto pubblico, a danno di cittadini e viaggiatori, sono in costante e preoccupante crescita. Furti, risse, rapine, minacce, percosse, violenze e molestie sessuali risultano quasi all'ordine del giorno in tutti i principali nodi ferroviari e metropolitani del Paese – con picchi nelle ore notturne – come testimonia l'aggressione dell'8 maggio 2024 avvenuta nei confronti del vice ispettore di polizia Christian Di Martino, accoltellato alla stazione di Lambrate;
nella maggior parte dei casi, la scoperta della mancanza del titolo sfocia in aggressioni fisiche e verbali da parte dei passeggeri irregolari nei confronti del personale di bordo;
si registrano inoltre, ai danni delle banchine, sempre più atti vandalici i quali, oltre a degradare le stazioni ferroviarie, rappresentano un costo per la finanza pubblica;
dal 1° febbraio 2024 l'operatore ferroviario Trenord ha dato il via alla terza fase del progetto «assistenza e controllo» volto ad arginare l'evasione del titolo di viaggio e limitare le situazioni di pericolo a bordo dei treni, mediante un «filtro a terra»;
il progetto consiste in 139 operatori che effettuano controlli nelle principali stazioni di competenza Trenord, considerato che il 95 per cento dei problemi di sicurezza in treno è causato da persone salite sui vettori senza biglietto;
sarebbe auspicabile che controlli simili a quelli citati venissero svolti su tutta la rete ferroviaria italiana, considerato il trend in aumento dei fatti qui segnalati –:
quante siano le segnalazioni del personale di bordo treno e i verbali emessi annualmente per mancanza del titolo di viaggio, se conseguentemente il Governo intenda attivarsi presso i gestori delle stazioni ferroviarie italiane per assicurare il controllo del titolo di viaggio prima dell'accesso ai binari da parte dei passeggeri e se intenda adottare iniziative per introdurre la sanzione del divieto di accesso ai mezzi pubblici per un determinato periodo di tempo nel caso di accertate aggressioni al personale di bordo o altre misure per incrementare la sicurezza nei trasporti pubblici e nelle stazioni.
(3-01219)
MACCANTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
i dispositivi elettronici di controllo della velocità (autovelox) hanno la finalità di limitare gli incidenti stradali nelle zone più sensibili e a rischio delle strade, tuttavia, anche rispetto a quanto emerso dagli organi di stampa negli ultimi anni, occorre evitare che si trasformino in una vessazione per gli automobilisti, che spesso, oltre alle buche, alle strade dissestate, alla mancanza di cartelli, incorrono in pesanti contravvenzioni e sanzioni a causa di sistemi di controllo disseminati nei punti meno opportuni;
il principale problema che si riscontra nelle prassi amministrative quotidiane è che alcuni dei dispositivi utilizzati dai comuni non sono omologati, ma semplicemente approvati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e questo rende poco chiaro e uniforme il loro utilizzo;
da 13 anni si attende il decreto attuativo che disciplini l'armonizzazione di tali dispositivi e ne impedisca un utilizzo distorto da parte di alcune amministrazioni locali;
in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 3-00450, sottoscritta dagli interroganti, il Ministro interrogato ha dichiarato che il Ministero sta lavorando a misure volte ad armonizzare i dispositivi e le apparecchiature di rilevamento della velocità in tutta Italia e a definire le condizioni per l'installazione e l'esercizio dei dispositivi di controllo uniformi in tutti i comuni, con definizione di regole certe, sanzioni giuste ed efficaci e diritto alla difesa per i cittadini;
la recente ordinanza della Corte di cassazione n. 10505 del 2024, pronunciata in data 18 aprile 2024, ha stabilito che, allo stato normativo attuale, l'approvazione del dispositivo non è equiparabile all'omologazione e che solo l'omologazione completa rende legittimi gli accertamenti effettuati tramite autovelox, in quanto le due procedure hanno «natura e finalità» diverse: l'approvazione è propedeutica all'omologazione, che è un accertamento di natura tecnica in alcun modo aggirabile;
tale pronuncia rende quanto mai urgente un intervento normativo che renda uniformi i dispositivi e garantisca certezza e chiarezza circa il loro utilizzo a beneficio di tutti gli utenti –:
se intenda fornire il numero di autovelox presenti sul territorio nazionale e, alla luce della pronuncia citata in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di rendere tali dispositivi utili per cercare di limitare gli incidenti stradali, evitando che costituiscano una vessazione nei confronti degli utenti.
(3-01220)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BERRUTO e SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
si apprende dalla stampa che il comune di Groscavallo (nella città metropolitana di Torino), con soggetto capofila l'Unione Montana Alpi Graie, avrebbe presentato nuovamente un progetto che prevede la realizzazione di una strada larga circa 2,5 metri nel Vallone di Sea;
sono veramente poche le realtà territoriali dell'intero arco alpino che possono vantare un insieme di caratteristiche storico-paesaggiste tali da renderle uniche, il Vallone di Sea è una di queste, un paradiso selvaggio, stretto tra alte montagne e pareti vertiginose;
secondo tale progetto «l'intervento prevede la realizzazione di un nuovo percorso volto al raggiungimento dell'alpeggio di proprietà del comune di Groscavallo denominato Alpeggio "Gias Balma Massiet" sito nel comune di Groscavallo a una quota di circa 1500 metri»;
sempre secondo i media l'opera (che ha suscitato da sempre reazioni contrarie nella comunità territoriale) presenterebbe gravi e note criticità, in particolare:
per quanto riguarda l'aspetto funzionale e la fruizione: la ridotta dimensione a pascolo e la limitata fruibilità annuale, dovuta all'orografia stessa del Vallone di Sea, porterebbe ad avere un utilizzo limitato dell'opera. Senza dimenticare il pericolo valanghe che hanno colpito recentemente la zona;
per l'impatto della cantierizzazione sul paesaggio: il nuovo percorso comporterebbe l'utilizzo di esplosivi per eliminare ampie pietraie e la sua realizzazione avrebbe quindi un ingiustificabile tributo ambientale e paesaggistico. In questo contesto va aggiunto come fa cantierizzazione già realizzata per lavori manutentivi del sentiero già esistente e permetterebbe di bypassare zone già oggetto di frane con impatti molto più limitati;
per problemi di carattere idrogeologico: l'area oggetto di intervento del nuovo progetto è sottoposta a Vincolo idrogeologico;
per vincoli paesaggistici: l'intera area di intervento è sottoposta a vincolo di tutela paesaggistici-ambientale. Verrebbe quindi distrutto un contesto ambientale di pregio e di interesse pubblico che potrebbe essere viceversa valorizzato in funzione del turismo outdoor;
appare quindi incomprensibile, per i motivi sopra esposti, la realizzazione della nuova strada mentre sarebbe auspicabile la manutenzione e la messa in sicurezza del sentiero esistente –:
se siano a conoscenza del progetto del comune di Groscavallo esposto in premessa e se non ritengano, in virtù delle gravi e comprovate criticità emerse, adottare urgentemente iniziative di competenza al fine di evitare la realizzazione della nuova strada nel Vallone di Sea, considerando che questo cingolo del Piemonte è considerato un paradiso naturalistico, veramente unico proprio per non essere mai stato antropizzato.
(5-02403)
Interrogazione a risposta scritta:
BALDELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
le Marche scontano un gap infrastrutturale ultradecennale che ha limitato rilevantemente lo sviluppo economico e la mobilità di merci e persone, tanto che, nel 2018, la regione è stata declassata dall'Unione europea da regione «sviluppata» a regione «in transizione»;
l'attuale amministrazione regionale, insediatasi a fine del 2020, ha intrapreso una nuova politica infrastrutturale che ha portato all'approvazione del Piano delle infrastrutture «Marche 2032», fondato su 4 principi (sostenibilità, sicurezza, inter-multimodalità, interconnessione), con una disponibilità di 4 miliardi di euro fino al 2032 con il fondamentale apporto del Governo Meloni;
il Piano delle infrastrutture mira a recuperare il declassamento a regione «in transizione» e a riconnettere il capoluogo di regione col resto del territorio regionale e le Marche con l'Italia e l'Europa tramite: la realizzazione del nuovo corridoio europeo TEN-T diagonale che colleghi i Balcani e l'Oriente con la Penisola iberica e l'Atlantico, la creazione di una rete infrastrutturale «a maglia» su gomma e ferro, la realizzazione di infrastrutture moderne ed efficienti per uno sviluppo sostenibile, il raddoppio della linea ferroviaria Orte-Falconara rientra fra gli obiettivi di modernizzazione infrastrutturale perseguita dall'attuale amministrazione regionale;
sarebbe dunque all'interrogante pienamente condivisa la scelta dei lavori per il raddoppio e la modernizzazione della linea ferroviaria in questione, non anche le modalità di loro comunicazione, tardiva e incompleta, e l'assenza di mitigazione dei disagi;
il cantiere in corso sta causando interruzioni del servizio ferroviario e aggravi significativi: sospensione del servizio di Freccia Argento, unico collegamento diretto e veloce con la capitale, dal 4 maggio al 7 giugno 2024, aumento dei tempi di percorrenza, anche raddoppiati, degli altri treni;
cambi tra treni e autobus lungo il percorso un aggravio tariffario, superiore anche del 400 per cento, per gli utenti costretti a usare la tratta che congiunge le Marche a Roma via Bologna, sempre che, per l'aumento dell'utenza su tale ultima tratta, si riesca ad acquistare il biglietto nell'orario di interesse;
a quanto consta all'interrogante, nella riunione convocata dal gruppo Fs il 23 aprile 2024 – ossia solo qualche giorno prima dell'inizio dei lavori – alla presenza di Rfi, Trenitalia e Anas, la regione Marche, rappresentata dagli Assessori ai trasporti e alle infrastrutture, ha eccepito il ritardo e l'incompletezza della comunicazione e rilevato criticità, proponendo misure di mitigazione e di risarcimento per l'utenza, senza riscontrare quella collaborazione istituzionale che aveva in precedenza caratterizzato i reciproci rapporti –:
se sia stato compiutamente valutato l'impatto dei lavori in questione sulla qualità del servizio ferroviario offerto ai cittadini marchigiani e umbri e quali siano state le risultanze della valutazione;
quali azioni risulti siano state adottate e si intendano adottare, da parte di Trenitalia, per migliorare la comunicazione, affinché l'utilità dei lavori – necessari e attesi da decenni – sia compresa dagli utenti e questi ultimi possano pianificare i loro spostamenti nei giusti tempi e modi;
quali azioni concrete risulti siano state adottate e si intendano adottare, da parte di Trenitalia e per quanto di competenza dal Ministro interrogato, per mitigare i disagi attuali ma anche quelli che deriveranno dai cantieri futuri, inclusa l'adozione di una politica tariffaria favorevole per gli utenti che continuano a utilizzare la linea interessata dai lavori e che tenga anche conto dei notevoli aggravi di costo per gli utenti costretti a scegliere, ad esempio, il collegamento ferroviario con la capitale via Bologna, la possibilità di organizzare un piano di supporto più efficace per i pendolari durante i periodi dei lavori sulla tratta Orte-Falconara, potenziando i servizi sostitutivi sulla relazione diretta con la capitale e aumentando il numero dei posti a disposizione sui convogli del collegamento via Bologna.
(4-02857)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la situazione delle questure, per quanto riguarda i rilasci di permesso di soggiorno per protezione internazionale, o protezione speciale (articoli 18 e seguenti del Testo unico immigrazione), è diventata da tempo ingestibile;
la questura di Firenze – a quanto risulta all'interrogante – rilascia solo 5 tagliandi numerici al giorno (con nominativi annotati su post-it) per «prendere appuntamento» negli uffici ed avviare l'iter di rilascio; questo fa sì che le attese siano diventate ormai umanamente insostenibili;
dato il numero esiguo di appuntamenti ogni notte, le persone, a volte interi nuclei familiari con figli minori, sono costrette a sostare fino all'apertura degli sportelli, per sperare di ottenere la prenotazione, gli stessi poi, dovranno poi tornare per formalizzare l'iter, anche dopo un anno o 18 mesi;
questa situazione scatena ogni notte, con qualunque temperatura, disordini e resse tra il marciapiede antistante l'ingresso della questura (zona, pare, controllata dai nigeriani) e quello di fronte, (zona sembra dei sudamericani);
dal 2021 il comune di Firenze affianca la questura competente per favorire il percorso di integrazione cittadina, tuttavia può fare ben poco per limitare i danni, in quanto l'iter dei permessi e l'ordine pubblico sono di competenza del prefetto, ovvero ufficio decentrato del Ministero interrogato;
le direttive stringenti del Governo in carica sull'iter dei permessi di soggiorno a parere dell'interrogante ha paradossalmente incrementato il racket dei permessi: da una parte i «sostituti» per le code notturne, che costano dai 50 ai 200 euro, dall'altra la strumentalizzazione da parte delle forze politiche «antagoniste», interessate a mantenere detto stallo utile ad accusare di mala gestio locale gli attuali amministratori;
queste situazioni si verificano non solo in Toscana ma anche a Roma, Milano, Torino ed altre macroaree;
le situazioni descritte, oltre ad essere fonte di gravissimo pregiudizio per ogni singolo, creano incertezza di lungo periodo sul loro status giuridico, con l'enorme difficoltà di accedere alle cure mediche, agli uffici, agli alloggi, ai contratti di lavoro e a tutti quei servizi che richiedono un permesso di soggiorno;
questo grave disservizio, oltre a non essere degno di un Paese civile come l'Italia comporta anche uno sperpero di risorse lavorative e sociali, tenendo ai margini queste persone che arrivano intenzionate a essere incluse e non rifiutate dalla società «civile» –:
quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere per far fronte ai fatti descritti e se non ritenga di dover porre in essere ogni iniziativa utile ad incrementare il numero di prenotazioni giornaliere per il rilascio dei permessi al fine di evitare le situazioni disumane sopra descritte.
(4-02850)
PRETTO, ANDREUZZA, BISA e COIN. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in data 5 settembre 2023 all'interno dell'Hotel Excelsior del Lido di Venezia, presso gli spazi riservati alla regione Veneto, in occasione dell'ottantesima Mostra internazionale di arte cinematografica, era prevista la presentazione alla stampa del docufilm «Le Pasque veronesi», storia delle insorgenze antinapoleoniche avvenute a Verona e dintorni nel 1797, prodotto dal «Comitato per la celebrazione delle Pasque veronesi» e diretto da Tommaso Giusto. L'evento risultava articolato in due momenti salienti separati: una serie di incontri al mattino e una conferenza stampa nel pomeriggio;
il «Comitato per la celebrazione delle Pasque veronesi» aveva inviato con anticipo e per iscritto alla questura di Venezia e alla competente Digos le generalità dei figuranti che, in uniformi storiche veneziane e veronesi, avrebbero dovuto partecipare ai due specifici momenti in cui si articolava la presentazione del suddetto docufilm;
a ridosso dell'evento, la Digos veneziana inviava delle prescrizioni scritte secondo le quali i figuranti, fra le altre cose, non avrebbero potuto transitare davanti all'Hotel Excelsior indossando le uniformi d'epoca o stazionare innanzi allo stesso stabile, né avrebbero dovuto esibire le armi storiche – peraltro consistenti in innocue imitazioni lignee – né avrebbero dovuto realizzare alcun tipo di parata o sostare per delle foto di gruppo. Prescrizioni incomprensibili che hanno trasformato un evento culturale in un inesistente caso di ordine pubblico – questione peraltro ripresa anche da diversi media locali – scuotendo la comunità veneta legata alla tradizione storica culturale ed identitaria di questo territorio;
l'attuazione di tali prescrizioni, visti i tempi ristretti e le difficoltà logistiche riscontrate il giorno stesso dell'evento, ha reso impossibile nei fatti l'accesso dei figuranti all'Hotel Excelsior per gli incontri previsti durante la mattinata. Lo stesso accesso è stato infine consentito solamente alle ore 15:00, dopo varie ore di attesa, appena in tempo per poter partecipare alla prevista conferenza stampa pomeridiana, purché esso avvenisse «non in formazione da parata e senza gridare “Viva San Marco”», secondo le ultime disposizioni verbali ivi impartite –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di queste vicende e quali siano le motivazioni per le quali sono state imposte restrizioni evidentemente eccessive ai figuranti in divisa storica impedendo loro di presenziare seppur parzialmente ad un momento culturale già programmato, che ha saputo raccogliere l'apprezzamento di cittadini, giornalisti ed appassionati.
(4-02851)
MANZI e MAURI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
secondo i dati ufficiali del dipartimento della pubblica sicurezza – alla data del 31 dicembre 2023 – le carenze organiche complessive della Polizia di Stato ammontavano a 10.271 unità, pari al 9 per cento della dotazione organica prevista dalla legge, risultante dalla differenza tra una dotazione organica di 109.408 unità e una forza effettiva di 99.137 unità;
in particolare, la situazione della provincia di Macerata presenta gravi criticità con una carenza di organico in crescita nel 2024 per la mancanza di assegnazioni di nuovi agenti e tanti pensionati;
entro l'estate 2024 arriveranno soltanto 15 poliziotti appartenenti ai ruoli di agenti e assistenti: un numero insufficiente a migliorare la situazione dal momento che nel 2024, in questura e in commissariato, andranno in pensione 19 unità e considerando che sarà l'unico movimento per tutto il 2024, verranno a mancare 4 unità;
queste 4 unità si andranno a sommare a quelle che dal 2020 sono state perse, per un totale di 30 unità in meno;
a ciò si aggiunga che anche la polizia stradale, che dovrebbe controllare nell'arco delle 24 ore un territorio che va da Camerino a Macerata e a Civitanova, con frequenti incursioni lungo l'autostrada A14 ad integrare il lavoro dell'autostradale, con sole 60 unità non riesce ormai da tempo a svolgere servizi sulle 24 ore;
il territorio maceratese soffre da tempo di carenze organiche importanti che non riguardano solo la questura, ma interessano tutti quei presidi di sicurezza che garantiscono ogni giorno il controllo del territorio e la prevenzione dei reati;
la carenza di personale è un fenomeno che riguarda anche le altre forze di polizia e si unisce all'elevata età media e alle criticità legate alle strutture e ai mezzi;
l'attuale Esecutivo, in molte circostanze, ha promesso significativi investimenti sul reparto sicurezza di cui, ad oggi, non vi è traccia: non sono state previste assunzioni straordinarie, non sono state stanziate risorse adeguate al rinnovo del contratto di lavoro che le lavoratrici e i lavoratori in divisa aspettano ormai da oltre 850 giorni;
tutto questo influenza anche il benessere organizzativo e lavorativo del personale –:
come si intenda potenziare il numero di agenti e assistenti nella provincia di Macerata che soffre una grave carenza di organico;
quali iniziative di competenza si intendano mettere in campo per incrementare gli organici dei comparti della sicurezza, dando risposte concrete alle legittime aspettative di coloro che ogni giorno, con sacrificio e professionalità, operano a protezione dei cittadini.
(4-02852)
GHIRRA, DORI, GRIMALDI e ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il cittadino algerino Seif Bensouibat, rifugiato politico in Italia dal dicembre 2013, da numerosi anni apprezzato educatore presso il liceo francese Chateaubriand di Roma, laico, incensurato e privo di carichi pendenti, dal gennaio 2024 e sottoposto ad atti e provvedimenti di pubblica sicurezza;
la vicenda che lo riguarda è relativa alla pubblicazione su una chat, condivisa con colleghi di lavoro, di immagini di bambini palestinesi mutilati dai bombardamenti a Gaza accompagnate da espressioni di sdegno e risentimento;
quale conseguenza di tali esternazioni Bensouibat si vedeva sospendere il rapporto di lavoro con il liceo Chateaubriand e il 17 gennaio 2024 la Digos della questura di Roma sottoponeva a perquisizione la sua abitazione ai sensi dell'articolo 41 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza alla ricerca di armi ed esplosivi peraltro senza esito;
il 26 gennaio 2024 gli veniva altresì notificato l'avvio del procedimento di revoca dello status di rifugiato ex articolo 13, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 251 del 2007, con contestuale invito di convocazione per il 1° febbraio 2024 presso la Commissione per il diritto di asilo, nonché verbale di elezione di domicilio per il reato ex articolo 612 del codice penale e l'articolo 604-ter del codice penale;
tali provvedimenti sono stati oggetto dell'atto 4-02276 pubblicato il 6 febbraio 2024 a prima firma del deputato Devis Dori;
dopo oltre tre mesi, in seguito alla notifica del provvedimento di revoca dello status di rifugiato, è stato tradotto nel centro di permanenza per i rimpatri di Ponte Galeria;
il provvedimento motiva la pericolosità dell'uomo connettendo il contenuto dei post al terrorismo religioso di matrice jihadista, in particolare con il fenomeno dei cosiddetti lupi solitari, evidentemente ritenendo che moti di sdegno per quanto avviene a Gaza, se pur espressi con toni di forte risentimento, devono comunque e necessariamente essere ricondotti ad appartenenze al cosiddetto radicalismo islamico;
dalle agenzie di stampa si apprende che l'autorità giudiziaria competente non ha convalidato l'ordinanza di trattenimento dell'educatore algerino presso il centro di permanenza per i rimpatri;
ad avviso degli interroganti anche il provvedimento di revoca dello status di rifugiato e di espulsione dal territorio nazionale risulta del tutto abnorme rispetto ai fatti contestati ed emesso in violazione del diritto fondamentale alla libertà di manifestazione del pensiero –:
se sia a conoscenza degli eventi esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, promuovere opportune verifiche in relazione alle motivazioni poste alla base del provvedimento di revoca dello status di rifugiato, con conseguente provvedimento di espulsione dal territorio nazionale, giudicato dagli interroganti del tutto abnorme rispetto ai fatti contestati ed emesso in violazione del diritto fondamentale alla libertà di manifestazione del pensiero, attivando contestualmente tutte le iniziative di competenza volte ad annullare la procedura di revoca dello status di rifugiato nei confronti del cittadino algerino Seif Bensouibat;
quali iniziative di competenza intenda assumere per ogni persona presente sul territorio nazionale il rispetto dei suoi diritti fondamentali.
(4-02856)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
con la precedente interpellanza del 18 ottobre 2023, gli interpellanti hanno già posto all'attenzione dei Ministri interrogati le vicende del fondo pensione per il personale dell'ex Banca di Roma (di seguito «Fondo»);
il Fondo ha circa 18.362 iscritti al 31 dicembre 2023, di cui circa 3.000 in servizio nel gruppo Unicredit, 1.000 esodati, 1.000 differiti e oltre 15.000 pensionati, a suo tempo dipendenti delle aziende confluite nell'ex Banca di Roma, poi Capitalia e oggi Unicredit;
si ricorda che la finalità del Fondo era quella di assicurare una pensione integrativa, correlata alla retribuzione, da godere all'atto del pensionamento e da adeguare annualmente;
sennonché, a seguito delle modifiche statutarie introdotte nel 2015 dalle fonti istitutive (Unicredit e sindacati), con le quali è stato sostituito l'adeguamento annuale di perequazione Inps con una rivalutazione in funzione del rendimento conseguito dal Fondo, l'assegno è diminuito di circa il 75 per cento;
il rendimento annuo del Fondo, infatti, è stato quasi sempre inferiore ai valori di mercato, soprattutto in conseguenza di discutibili operazioni di investimento;
a parte le operazioni in prodotti finanziari derivati per le quali la commissione di vigilanza sui fondi pensione ha sanzionato amministratori, sindaci e direttore per circa 500.000 euro (sempre a carico della gestione del Fondo), sono state realizzate diverse operazioni immobiliari dal rendimento negativo;
la gestione immobiliare è stata resa peraltro ancor più complessa a seguito delle richieste della commissione di vigilanza sui fondi pensione che ha imposto di ridurre il valore degli investimenti in strumenti illiquidi entro il limite del 30 per cento;
la gestione controversa degli investimenti immobiliari da parte del Fondo è venuta nuovamente alla luce a seguito dei recenti sviluppi relativi alla vendita del patrimonio immobiliare di cui al Fondo Aurora, veicolo contenente gli investimenti immobiliari del Fondo;
l'operazione è ampiamente descritta nella relazione al bilancio 2023;
in sostanza, Unicredit ha acquistato tutte le quote del Fondo Aurora;
Unicredit sarebbe intervenuta proprio a causa delle difficoltà nella ricerca di un acquirente e per soddisfare le richieste dei pensionati, che domandano da tempo di ricevere in una sola soluzione l'assegno integrativo;
dalla relazione al bilancio si legge che, per quanto riguarda la Parte D) della sezione a prestazione (derivante dall'ex Fondo ex Banca di Roma), l'attività degli organi di governo del Fondo è stata assorbita da un percorso di ricerca di una soluzione che consentisse di ripristinare la liquidabilità del patrimonio di pertinenza, cercando di valorizzarne in particolar modo la componente immobiliare;
al fine di conseguire tale risultato, il Fondo si sarebbe avvalso della collaborazione di Lazard & Co. S.r.l., advisor internazionale – per la gestione di una procedura competitiva per la vendita integrale delle quote del fondo Aurora, e che ha condotto un processo di selezione, protrattosi per oltre sei mesi, con il coinvolgimento di 78 investitori internazionali, nessuno dei quali, tuttavia, ha inteso avanzare proposte di acquisto in linea con i valori ed i parametri economici e finanziari attesi;
le difficoltà nel liquidare il patrimonio immobiliare sono state giustificate – si legge nella relazione – in conseguenza del «diretto effetto negativo del contesto macroeconomico caratterizzato da inflazione e tassi di interesse elevati, che hanno concorso a determinare una significativa riduzione del volume delle transazioni immobiliari, in tutte le classi di investimenti e geografie»;
per le ragioni suddette, UniCredit ha avanzato la proposta di acquisto della totalità delle quote del citato fondo Aurora, che è stata accolta dal Fondo;
la vendita è stata perfezionata il 2 gennaio 2024 con un valore di cessione pari a centosedici milioni di euro;
in sostanza, emerge come vi sia stata una forte svalutazione del patrimonio immobiliare come si evince dai bilanci pubblicati dal Fondo;
di tale svalutazione se ne dà atto anche nel bilancio 2023 ove, nella parte riferita alla gestione della Parte D) della Sezione a Prestazione (derivante dall'ex Fondo ex Banca di Roma), si rileva sia il saldo negativo della gestione previdenziale (ovvero la differenza tra contributi e prestazioni pagate), pari ad euro 25.267.618, sia la ulteriore svalutazione delle quote del fondo immobiliare Aurora pari ad euro 48.719.162 (rispetto al 2022), generando pertanto il risultato negativo dell'esercizio del 2023 per euro 40,6 milioni, con una riduzione del 53,23 per cento rispetto a quello sempre negativo registrato nel 2022 e pari ad euro 87 milioni circa;
la svalutazione del patrimonio immobiliare la gestione negativa del Fondo inciderà inevitabilmente sulle legittime aspettative dei pensionati, che da tempo chiedono una soluzione della vicenda attraverso la liquidazione definitiva di quanto spettante;
nel rispondere alla precedente interpellanza, il Ministero ha rinnovato l'impegno, nei limiti della propria competenza, affinché siano tutelate tutte le posizioni, nel rispetto delle prerogative delle parti e del ruolo che difatti svolge la commissione di vigilanza sui fondi pensione –:
alla luce dell'impegno assunto in risposta alla precedente interpellanza del 18 ottobre 2023, quali iniziative siano state poste in essere per tutelare i pensionati e gli iscritti al Fondo pensioni per il personale ex Banca di Roma, attualmente UniCredit;
se, alla luce dei nuovi fatti sopra esposti, i Ministri interpellati ritengano opportuno avviare un tavolo di confronto tra i Ministeri, Unicredit, i pensionati e le organizzazioni sindacali, ai fini dell'individuazione di una soluzione che soddisfi le legittime aspettative degli iscritti al fondo pensioni;
se, alla luce della conclamata svalutazione immobiliare ai danni delle pretese dei pensionati, non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza atte a tutelare il risparmio degli iscritti.
(2-00380) «Francesco Silvestri, Fenu, Gubitosa, Lovecchio, Raffa, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Aiello, Carotenuto, Tucci, Amato, Appendino, Cantone, Cappelletti, Caso, Lomuti, Orrico, Pavanelli».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FOSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 27 dello Statuto dei lavoratori dispone che: «Il datore di lavoro nelle unità produttive con almeno 200 dipendenti pone permanentemente a disposizione delle rappresentanze sindacali aziendali, per l'esercizio delle loro funzioni, un idoneo locale comune all'interno della unità produttiva o nelle immediate vicinanze di essa. Nelle unità produttive con un numero inferiore di dipendenti le rappresentanze sindacali aziendali hanno diritto di usufruire, ove ne facciano richiesta, di un locale idoneo per le loro riunioni»;
si apprende dalla stampa che l'azienda dolciaria Biancoforno spa nel comune di Calcinaia (provincia di Pisa) non conceda ai lavoratori locali idonei per tenere l'assemblea all'interno della azienda (nonostante la struttura si estenda in uno spazio di 21 mila metri quadri);
le associazioni sindacali lamentano altre criticità e, in particolare, la comunicazione dei turni di lavoro soltanto il giorno prima e solo con l'orario di entrata e non con quello di uscita: un'imposizione unilaterale che impedisce ai lavoratori la corretta organizzazione dei tempi di conciliazione;
sempre secondo i sindacati, i lavoratori che vorrebbero intervenire per rivendicare i propri diritti otterrebbero in cambio accuse e ostilità da parte della dirigenza;
qualora questa situazione fosse appurata si tratterebbe di comportamenti gravissimi da parte della azienda che impedirebbe di fatto la corretta attività sindacale nel proprio stabilimento e lederebbe addirittura i diritti e la dignità dei lavoratori –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere al fine di verificare che nell'azienda Biancoforno spa di Calcinaia vengano realmente garantiti i diritti sindacali e dei lavoratori.
(5-02397)
SARRACINO, SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
già in occasione dell'esame della legge di bilancio 2023 è stato posto, con un apposito ordine del giorno (9/643-bis-AR/38), il tema della situazione degli ex lavoratori Montefibre di Acerra (un impianto che per molti anni ha rappresentato un punto di riferimento del tessuto industriale campano e della provincia di Napoli) i quali, nonostante siano stati esposti per anni alla pericolosità dell'amianto risultano non essere nelle condizioni di poter accedere alla normativa vigente in materia;
una parte rilevantissima degli stessi presenta malattie da esposizione e purtroppo si riscontra un elevato numero di decessi per patologie correlate all'esposizione all'amianto, registrati nel corso del tempo;
a tutt'oggi, la battaglia contro l'amianto è ancora lunga, nonostante siano passati ormai più di 30 anni dalla entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, sia per quanto riguarda il censimento e la mappatura dei siti e la loro bonifica, sia per quanto concerne i tanti lavoratori che, purtroppo, risultano esclusi dall'accesso al beneficio previdenziale;
su tutto il territorio nazionale, ancora troppi lavoratori già esposti all'amianto non riescono a farsi riconoscere tale tragica condizione lavorativa e rimangono esclusi dai benefici della citata legge n. 257 del 1992 –:
quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di attivare, con la massima sollecitudine, un tavolo tecnico istituzionale, con la partecipazione delle organizzazioni sindacali e delle amministrazioni territoriali interessate, al fine di individuare una soluzione normativa che, così come avvenuto già in passato, possa consentire anche agli ex lavoratori MonteFibre di Acerra di accedere ai benefici previdenziali da esposizione all'amianto, secondo uno schema che possa rappresentare un modello anche per le altre situazioni analoghe ancora pendenti.
(5-02400)
SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'attività dei lavoratori ceramisti è quotidianamente caratterizzata dall'essere a contatto con vernici, smalti e polveri di silice, nonché duri carichi di lavoro;
una condizione che è stata al centro di numerose iniziative sindacali e delle amministrazioni delle aree dove detta attività è più diffusa, per il riconoscimento di tali mansioni come usuranti ai fini previdenziali;
come noto, ai sensi del decreto ministeriale 5 febbraio 2018, per i ceramisti è stata riconosciuto l'inserimento della categoria tra le attività gravose;
a dicembre 2025 in occasione dell'esame della legge di bilancio, sono stati accolti con parere favorevole del Governo, due ordini del giorno, uno al Senato della Repubblica (OdG G/926/111/5) e uno alla Camera dei deputati (9/1627/133), presentati da parlamentari della maggioranza, volti a richiedere il riconoscimento, con apposito provvedimento normativo, delle attività dei ceramisti tra le categorie usuranti;
tali iniziative parlamentari hanno indotto una grande aspettativa tra i lavoratori del settore e, a volte a livello locale, sono state impropriamente annunciate come risolutive dell'annoso problema che vive tale categoria di lavoratori;
nonostante i richiamati pronunciamenti parlamentari, a tutt'oggi, non risulta ancora adottata alcuna misura finalizzata ad estendere anche ai ceramisti il regime previdenziale riconosciuto per le attività usuranti;
al contrario, nell'ultima legge di bilancio sono state introdotte tutta una serie di restrizioni per il pensionamento anticipato di diverse categorie di lavoratori e lavoratrici, basti pensare alla quasi eliminazione di opzione donna o all'innalzamento di 5 mesi del requisito anagrafico per l'accesso all'ape sociale, quindi, anche per i ceramisti –:
quali urgenti iniziative si intenda adottare per chiarire se ci siano le condizioni per dare corso agli ordini del giorno richiamati in premessa e, finalmente, riconoscere anche per i lavoratori ceramisti l'inclusione tra le attività usuranti.
(5-02401)
SALUTE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
a seguito della conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 (cosiddetto decreto-legge PNRR), come noto, è stata introdotta nel nostro ordinamento una norma che autorizza le regioni ad organizzare le attività consultoriali anche con il coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità, consentendo di fatto anche alle associazioni antiabortiste di entrare nei consultori;
i sostenitori della suddetta novella normativa, a difesa della norma approvata, sostengono che la legge 22 maggio 1978 n. 194 di fatto già consentiva alle associazioni antiabortiste di entrare nei consultori;
in realtà, come emerso da numerose inchieste giornalistiche, l'ingresso di questo tipo di associazioni nei consultori o nelle strutture sanitarie dove si svolgono le interruzioni di gravidanza sembrerebbe già essere di fatto consentito in alcune realtà territoriali, attraverso discutibili forzature nell'applicazione della normativa vigente;
ad esempio la testata online Skytg24, con un articolo del 9 maggio 2024, ha riportato che «I Cav, Centri di aiuto alla vita, sono presenti già in numerosi ospedali italiani: 4 in Piemonte, 1 in Sardegna, 1 in Friuli, 3 in Sicilia, 1 in Liguria. A Milano, oltre a quello del Buzzi, sono presenti al Policlinico nella Mangiagalli, uno degli ospedali dove nascono più bambini in Italia.»;
un altro articolo sulla testata online Il Post, del 18 aprile 2024, riporta che «Nel 2020 si era parlato molto del caso del Piemonte, dove su iniziativa di un consigliere di Fratelli d'Italia e con il sostegno del presidente Alberto Cirio di Forza Italia, la regione aveva diramato una circolare, che citava esplicitamente l'articolo 2 della legge 22 maggio 1978 n. 194, che finanziava e rafforzava l'ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori e negli ospedali pubblici. Questo avveniva attraverso l'attivazione di “sportelli informativi” di ascolto e la delibera citava, a titolo esemplificativo delle associazioni che avrebbero potuto ricoprire questo ruolo, il Movimento per la vita e i Centri di aiuto alla vita (Cav) ad esso collegati. Altri casi di associazioni antiabortiste dentro ai consultori sono stati documentati in Campania e in Lombardia e proposte simili a quella del Piemonte sono state fatte nel Lazio e in Liguria.»;
le diverse inchieste giornalistiche della nota trasmissione televisiva Piazza pulita hanno documentato come sia quasi impossibile abortire in alcuni territori del nostro Paese; l'ultima di tali inchieste ha documentato come la regione Piemonte, che vieta la distribuzione della pillola Ru486 per l'aborto farmacologico (e non chirurgico) nei consultori, in contraddizione con le linee guida nazionali, stia anche predisponendo, all'ospedale Sant'Anna di Torino, la cosiddetta «stanza dell'ascolto», dove le associazioni pro-vita potranno avvicinare le donne che vogliono abortire per esercitare pressioni nei loro confronti, associazioni che, in Piemonte, hanno ricevuto negli ultimi tre anni circa due milioni di euro di fondi pubblici;
l'utilizzo dell'acronimo Cav (Centri aiuto per la vita) crea una gravissima confusione con i Centri antiviolenza, denominati «Cav», erogano servizi di prevenzione e accoglienza alle donne vittime di violenza maschile o che si trovino esposte a tale rischio, e tale confusione rischia di mettere in pericolo le donne e le famiglie che intendono rivolgersi ai centri antiviolenza;
i Centri di aiuto alla vita (Cav) sono invece associazioni di volontari che fanno parte del Movimento per la vita, finalizzate a contrastare la libera scelta di abortire per motivazioni ideologiche; secondo quanto si apprende dal Movimento per la vita sul territorio italiano dovrebbero esserci circa 315 centri di aiuto alla vita e la maggior parte sono Onlus (organizzazioni non lucrative di utilità sociale), e alcuni di loro sono convenzionati con le aziende sanitarie e con i servizi sociali territoriali;
la denominazione usata in realtà non è sempre la stessa e talvolta tale tipologia di organizzazione non è riconducibile al Movimento per la vita ma ad analoghe organizzazioni comunque ideologicamente contrarie alla libera scelta di abortire –:
se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e possa fornire puntuali elementi sia:
a) quali regioni o province autonome abbiano attivato forme di collaborazione, attualmente in vigore ovvero avviate in passato e poi concluse, con i centri aiuto per la vita o con analoghe associazioni in riferimento alle attività dei consultori familiari o delle strutture sanitarie riconducibili all'interruzione volontaria di gravidanza e se abbiano anche destinato specifiche risorse per tali collaborazioni;
b) quali consultori familiari o strutture sanitarie all'interno di ciascuna regione abbiano attivato forme di collaborazione, attualmente in vigore ovvero avviate in passato e poi concluse, con i centri aiuto per la vita o con analoghe associazioni in riferimento alle attività dei consultori familiari o delle strutture sanitarie riconducibili all'interruzione volontaria di gravidanza e se abbiano anche destinato specifiche risorse per tali collaborazioni;
c) quale sia la quantificazione delle risorse destinate in ciascuna regione o realtà territoriale alle collaborazioni di cui alle lettere a) e b).
(2-00379) «Sportiello, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Francesco Silvestri».
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Cappelletti e altri n. 5-02363, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fenu.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Squeri n. 5-02361 del 14 maggio 2024.