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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 22 maggio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la definizione dell'offerta didattica di lauree e lauree magistrali, incluse quelle a ciclo unico di durata quinquennale e sessennale, degli atenei passa attraverso un procedimento di accreditamento degli stessi atenei, delle loro sedi decentrate e dei singoli corsi di studio la cui parte attuativa è definita ogni tre anni con un decreto del Ministero dell'università e della ricerca in attuazione della normativa vigente. Per il triennio 2021-2023, sono stati adottati il decreto ministeriale 25 marzo 2021, n. 289, e il decreto ministeriale del 14 ottobre 2021, n. 1154, a seguito dei quali l'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca (Anvur) ha adottato le proprie linee guida per l'accreditamento. I criteri di accreditamento dei corsi di studio si distinguono tra criteri di accreditamento iniziale, quando un corso è sottoposto per la prima volta all'accreditamento, e periodico, cioè su base triennale, se non per un periodo inferiore in base al giudizio di accreditamento iniziale espresso da Anvur;

    l'accreditamento, sia iniziale che periodico, avviene con l'adozione di un decreto ministeriale adottato sulla base della valutazione effettuata dall'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca;

    l'Università degli studi di Urbino «Carlo Bo'» ha 518 anni di storia, 16 corsi di laurea, di cui 3 erogati anche in modalità mista, 1 a doppio titolo e 1 inter-ateneo, 18 corsi di laurea magistrale, di cui 2 erogati anche in modalità e-learning, 3 a doppio titolo e 1 inter-ateneo, 5 corsi di laurea magistrale a ciclo unico, 4 corsi di dottorato di ricerca, 15 master universitari di primo e secondo livello (di cui 3 inter-ateneo), 10 corsi di perfezionamento e formazione permanente e ricorrente, 12 summer/winter school;

    la città di Urbino ospita un ospedale per acuti con 206 posti letto suddivisi nei reparti di unità operativa complessa (U.O.C) Cardiologia; U.O.C Chirurgia Generale (U.O.S Chirurgia d'urgenza; U.O.S Day Surgery); U.O.C Ostetricia-Ginecologia; U.O.C Pediatria-Neonatologia; U.O.C Medicina Generale; U.O.C Ortopedia e Traumatologia; U.O.C Medicina e Chirurgia d'Accettazione e d'Urgenza; U.O.C Rianimazione; U.O.C Psichiatria; U.O.C Nefrologia; U.O.C. Oncologia; U.O.C Riabilitazione; UOC Patologia Clinica; U.O.C Diagnostica per immagini; U.O Otorino laringoiatria; U.O.C Oculistica; Centro trasfusionale; ambulatorio di Urologia; ambulatorio di Endoscopia digestiva;

    sul territorio sono presenti: U.O.C Medicina Legale; U.O.C Dipartimento di prevenzione; Distretto Sanitario e Medicina territoriale. Nelle zone limitrofe ci sono un Ospedale per acuti a Pergola (U.O Medicina e U.O di Chirurgia a ciclo breve); a Fossombrone e Cagli ospedali di comunità dedicati alle cure intermedie;

    la sanità rappresenta un settore delicato fra i più importanti per il territorio. Un ruolo che è destinato a diventare centrale con il passare degli anni, l'invecchiamento della popolazione e l'aumento dei bisogni dei cittadini;

    la riduzione del personale sanitario e la difficoltà nel reperirlo rendono sempre più difficile perseguire gli obiettivi di uguaglianza, imparzialità, continuità e universalità che sono alcuni dei princìpi fondamentali del servizio sanitario;

    risulta in corso di discussione al Senato il testo di un disegno di legge delega sul numero chiuso a medicina, licenziato a fine aprile dal comitato ristretto della VII commissione unificando diversi disegni di legge in discussione. I presentatori del presente atto di indirizzo sono consapevoli della necessità di formare nuovi medici e dell'importanza di prevedere un incremento dei posti disponibili del numero programmato nelle facoltà di medicina dai 16 mila attuali ai 30 mila nel 2030, ma ribadisco la loro contrarietà all'ipotesi che il primo semestre di medicina si possa frequentare anche nelle università telematiche. Si ha il timore che aprire alle università telematiche un semestre significhi, in un prossimo futuro, permettere di frequentare tutto il corso di laurea in medicina in una università telematica. In una stagione segnata dalla diffusione di atenei telematici e dalla nascita di modelli formativi ibridi, con una didattica in streaming in atenei in presenza che hanno attivi corsi di laurea in medicina e di area sanitaria, è importante escludere categoricamente ogni deriva volta a introdurre questi modelli didattici in questi corsi di laurea;

    il fabbisogno formativo di nuovi medici non può, sicuramente, essere espletato soltanto dalle facoltà attualmente operanti,

impegna il Governo

a promuovere, per quanto di competenza, l'istituzione di una nuova facoltà di medicina e chirurgia nell'Università degli Studi di Urbino «Carlo Bo'».
(7-00223) «Piccolotti, Zanella».

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   tra i siti di interesse nazionale con decreto ministeriale n. 468 del 2001 è stato classificato il Sin di «Crotone-Cassano-Cerchiara», (Sin CCC) perimetrato con il decreto ministeriale del 26 novembre 2002 e poi sottoposto a nuova perimetrazione con decreto ministeriale del 9 novembre 2017;

   all'interno dell'area Sin Eni rewind è proprietaria di una superficie pari a 71,5 ettari corrispondente agli stabilimenti ex Pertusola, ex Agricoltura ed ex Fosfotec, successivamente dismessi;

   parte dei residui di lavorazione prodotti dai tre stabilimenti venivano stoccati nelle aree adiacenti, poste lungo la fascia costiera oggi identificate come «discariche fronte mare» ex Fosfotec ed ex Pertusola;

   le principali contaminazioni rilevate nell'ambito del Sin calabrese sono da metalli pesanti, come arsenico, cadmio, mercurio, piombo, zinco e non, composti inorganici, composti organici di varia natura, ivi inclusi gli alifatici clorati, materie prime di natura chimica e metallurgica, residui di lavorazione ad elevato contenuto di radioattività;

   con sentenza definitiva del tribunale di Milano del 24 febbraio 2012, Eni Syndial S.p.A. (oggi Eni rewind) venne ritenuta responsabile e quindi condannata per accertato «danno ambientale» causato dal deposito ed occultamento nel sottosuolo di materiale nocivo derivante dalle scorie delle produzioni industriali;

   il 23 febbraio 2023 è stato presentato il VI rapporto «Sentieri» sullo stato di salute della popolazione residente in 46 aree contaminate del Paese, di cui 39 Sin e 7 Sir, per un totale di 316 comuni;

   tra i siti oggetto dell'indagine figura il Sin CCC, nel quale i dati mostrano complessivamente un profilo di salute con diverse criticità e dove si rilevano eccessi di rischio per patologie tumorali e renali, per alcune delle quali è comprovato o sospettato un legame eziologico con i contaminanti rilevati nelle matrici ambientali;

   il 24 ottobre 2019 veniva approvato il progetto operativo di bonifica «fase 2» che prevedeva da parte di Eni, anche su indicazione del provvedimento autorizzatorio unico regionale, l'asporto ed il trasferimento, fuori dalla regione Calabria, di tutti i rifiuti della bonifica pericolosi, tra cui Norm e Tenorm con amianto e, successivamente, con decreto direttoriale n. 7 del 3 marzo 2020 veniva approvato il piano della bonifica «fase 2»;

   nonostante tale accordo, Eni proponeva, in un secondo momento, di lasciare i rifiuti speciali pericolosi nel territorio di Crotone trasferendoli a distanza di pochi chilometri, ovvero in una discarica privata in località Columbra, adiacente a tre zone abitate;

   con atto 0006936 del 18 gennaio 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica indiceva, su richiesta di Eni rewind, la conferenza dei servizi istruttoria (sincrona), con il seguente ordine del giorno: presentazione del documento «Discariche fronte mare e aree industriali di pertinenza Eni rewind s.p.a. progetto operativo di bonifica "fase 2" (decreto dirigenziale della regione Calabria n. 9539 del 2 agosto 2019 e decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prot. n. 7 del 3 marzo 2020). Variante al Pob "fase 2": "Realizzazione di una discarica di scopo per rifiuti Tenorm con amianto derivante dalle operazioni di bonifica della Discarica ex Fosfotec Farina-Trappeto all'interno del sito Eni rewind di Crotone"»;

   in data 11 maggio 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica comunicava il «provvedimento di conclusione negativa del procedimento»;

   una nuova riunione della conferenza dei servizi è stata fissata per il giorno 17 giugno 2024;

   con deliberazione n. 269 del 12 marzo 2024 il consiglio regionale della Calabria ha approvato il piano regionale di gestione dei rifiuti, al cui paragrafo 32.2, «Esclusione dal campo di applicazione dei criteri localizzativi», dispone che: «fatte salve le norme sovraordinate, le previsioni relative ai criteri localizzativi non si applicano ai seguenti casi (...): lettera n) "discariche per la messa in sicurezza permanente e impianti di trattamento dei rifiuti realizzati nell'area oggetto di bonifica e destinati alle operazioni di bonifica dei siti contaminati secondo le procedure del titolo V del decreto legislativo n. 152 del 2008, fermo restando l'obbligo di rimozione degli impianti di trattamento a bonifica conclusa»;

   dette disposizioni potrebbero essere utili ad Eni rewind al fine di perseguire e raggiungere, dopo anni di condotta omissiva, la revoca dell'impegno di smaltire i detti rifiuti al di fuori del territorio della regione Calabria e di creare nuove discariche di scopo per tenorm con amianto all'interno del Sin –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare iniziative di competenza affinché il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nella conferenza dei servizi del 17 giugno 2024, si opponga alla richiesta da parte di Eni rewind di procedere alla revoca dell'impegno gravante sulla stessa di smaltire i rifiuti speciali pericolosi industriali di Crotone fuori dal territorio della regione Calabria e affinché, dopo anni di condotta omissiva, si proceda tempestivamente all'attuazione del piano definito (decreto ministeriale n. 7 del 3 marzo 2020) e degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel Sin CCC.
(2-00381) «Bonelli, Borrelli».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il parco del Matese è un'area naturale che si estende tra le regioni Molise e Campania. Con l'articolo 1, comma 1116, della legge finanziaria n. 205 del 27 dicembre 2017, il parco del Matese è stato aggiunto all'elenco dei parchi nazionali di cui all'articolo 34, comma 1, della legge n. 394 del 1991 (legge quadro sulle aree protette);

   a seguito dell'inserimento del parco al citato articolo 34 della legge n. 394 del 1991, il Ministero dell'ambiente ha chiesto ad Ispra, con nota del 26 giugno 2018, supporto tecnico istruttorio per la perimetrazione del Parco nazionale del Matese;

   l'individuazione delle valenze ambientali da valorizzare si sovrappone ed estende l'attuale perimetro del parco regionale al fine di garantire la conservazione di specie animali e vegetali, di singolarità geologiche ed anche processi naturali, equilibri idrogeologici ed equilibri ecologici, nonché di attuare metodi di gestione atti a garantire l'integrazione tra uomo e ambienta naturale, promuovendo l'educazione ambientale, la formazione, le attività scientifiche e ricreative compatibili con l'area;

   a tal fine, sono stati censiti 40 habitat natura 2000 e aree protette tra i monti del Matese, la Pianura di fondovalle e l'area di collegamento con il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, quali:

    i siti di interesse comunitario/zone speciali di conservazione (SIC/ZSC) denominati «La Gallinola – Monte Miletto – Monti del Matese», «Matese Casertano», «Pendici meridionali del monte Mutria», «Valle Biferno – Torrente Rio», «Sorgente sulfurea di Triverno», «Fiumi Volturno e Calore Beneventano», «Forra di Rio Chiaro», «Alta Valle del Fiume Tammaro», «Valle Porcina – Torrente Vandra – Cesarata», «Fiume Volturno dalle sorgenti al Fiume Cavaliere», «Monte S. Paolo – Monte La Falconara», «Gruppo della Meta – Catena delle Mainarde»;

    le zone di protezione speciale (ZPS) denominate «La Gallinola – Monte Miletto – Monti del Matese», «Matese», «Le Mortine», «Sella di Vinchiaturo», «Invaso del Fiume Tammaro», «Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise ed aree limitrofe»;

   le aree del parco nazionale, così come perimetrate, si estendono su 24 comuni ed ammontano ad oltre 99.678 ettari del Massiccio del Matese e delle aree collinari ed alluvionali bordiere, più altri 7.525 ettari dell'alto corso del fiume Volturno, ed includono i fiumi Biferno, Volturno, Tammaro, Sava, Lete e Cavaliere, oltre a 7 rii, 20 torrenti e i laghi Matese, Letino e Gallo, oltre a varie sorgenti;

   il parco include inoltre marchi di qualità e 181 produzioni agricole e zootecniche di qualità che comprendono cultivar locali e razze in via di estinzione;

   l'istituzione del parco è effettuata, secondo l'articolo 8 della legge n. 394 del 1991 con decreto del Ministro dell'ambiente sentite le regioni;

   non sono pervenuti aggiornamenti negli ultimi anni circa le fasi necessarie alla definizione di norme di salvaguardia previste dalla legge n. 394 del 1991 per addivenire all'istituzione del Parco nazionale del Matese –:

   quale sia lo stato dell'iter di istituzione del Parco nazionale del Matese;

   quali iniziative di competenza abbia assunto il Ministero dell'ambiente per acquisire i pareri delle regioni e degli enti locali coinvolti.
(4-02860)


   CHERCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   lo sciacallo dorato (Canis aureus), o semplicemente sciacallo è un canide lupino di medie dimensioni diffuso in Europa sud-orientale e centrale, Asia Minore, Medio-Oriente e Asia sudorientale e classificato tra le specie a rischio minimo, dato che ha un vastissimo areale dove trova cibo e ripari in abbondanza;

   è una specie sociale che vive in famiglie nucleari che consistono di coppie accompagnate dai loro cuccioli, molto adattabile, capace di sfruttare numerose fonti di cibo, dai frutti e gli insetti fino ai piccoli ungulati;

   lo sciacallo svolge un ruolo importante nel folclore e nella letteratura mediorientale e asiatica, dove viene spesso rappresentato come un ingannatore, analogo della volpe e del coyote nelle fiabe europee e nordamericane;

   nel 1984 la specie fu intercettata nella Provincia di Belluno, mentre l'anno dopo un branco intero fu avvistato nei pressi di Udine e, in seguito, la presenza di sciacalli dorati fu confermata nella provincia di Gorizia e nell'entroterra del Golfo di Trieste;

   nel 2019, due esemplari furono forniti di radiocollari Alberto e Yama e, nel 2020, i ricercatori dell'Università di Udine catturarono un altro sciacallo dorato, soprannominato Pepe;

   ad oggi si stima che in Friuli Venezia Giulia vi siano circa 150 esemplari di sciacallo dorato, prevalentemente distribuiti sul Carso triestino e goriziano, e lungo corsi d'acqua quali il Tagliamento e il Torre;

   il WWF Italia ha dichiarato che, probabilmente, il numero di sciacalli dorati nel nostro Paese è sottovalutato, l'animale stesso risulta una specie protetta da norme internazionali e la presenza sul territorio è un valore aggiunto;

   è notizia delle ultime settimane che un esemplare sia stato ucciso volontariamente lungo la strada che collega Claut a Cimolais, non si conosce in quale forma e poi appeso orridamente al cartello di benvenuto del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane;

   l'animale, protetto da norme internazionali e da alcuni anni presente sul territorio del Friuli Venezia Giulia, è stato vittima e mezzo di palese protesta contro le politiche di conservazione della natura e la presenza crescente di specie carnivore, come lupi, linci, gatti selvatici e codesto gesto va a danneggiare la tutela del marchio regionale «lo sono Friuli Venezia Giulia» –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di proteggere gli animali oggetto di violenze efferate, soprattutto se a scopo politico.
(4-02863)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il CeMiVet (Centro militare veterinario) è una struttura dell'Esercito Italiano che ha sede nel comune di Grosseto, fin dalla metà del secolo scorso;

   costituito in maniera sperimentale nel 1865, in quella che era una tenuta granducale dei Lorena, viene istituito ufficialmente nel 1870 come «Deposito allevamento cavalli di Grosseto». Nel 1924 assume anche il compito di rifornire i muli destinati principalmente ai Reparti Alpini e muta la denominazione in Deposito allevamento quadrupedi. Nel 1972 eredita dalla sezione di Posto raccolta quadrupedi di Persano, l'allevamento della prestigiosa «razza governativa di Persano» di cui è tuttora titolare. Nel 1979 assume la denominazione di Centro militare di allevamento e rifornimento quadrupedi;

   successivamente il CeMiVet il 1° settembre 1996, con la Scuola del corpo veterinario militare di Pinerolo, concorre a dar vita all'attuale Centro militare veterinario, affiancando ai compiti tradizionali anche le competenze formative ed addestrative sul personale del servizio veterinario e, tramite la Scuola di Mascalcia, trasferita dalla storica sede di Pinerolo, continua anche l'effettuazione di corsi di base, di aggiornamento e di riqualificazione per maniscalchi civili e militari;

   dal 2002 inizia l'addestramento delle Unità cinofile dell'Esercito Italiano destinate all'impiego in teatro operativo per la ricerca di ordigni esplosivi;

   il CeMiVet, dislocato attualmente in un'area di oltre 580 ettari, impiega attualmente circa 200 persone tra militari e civili e oltre ad essere uno storico presidio, riveste anche un ruolo rilevante per l'economia indotta ed i livelli occupazionali di un vasto territorio limitrofo;

   Il CeMiVet è ad oggi l'unico centro in tutta Italia in cui si allevano i cavalli che vengono utilizzati dall'Esercito Italiano per scopi istituzionali, dall'attività sportiva agonistica alla rappresentanza militare e all'addestramento degli allievi delle accademie;

   si apprende dalla stampa che sia in atto da parte del Ministero della difesa un progetto di razionalizzazione del comparto equestre che prevede lo spostamento dell'intero parco fattrici e puledri dal CeMiVet di Grosseto e al Centro militare di equitazione di Montelibretti (Lazio), dove peraltro era già stata trasferita negli scorsi anni la scuola equestre di Mascalcia;

   tale scelta, subito contrastata anche dall'amministrazione comunale di Grosseto, comporterebbe un drastico ridimensionamento delle attività del CeMiVet (che andrebbe invece valorizzato) e conseguentemente anche gravissime ripercussioni dal punto di vista economico ed occupazionale;

   a Grosseto si è già costituito un comitato pubblico per opporsi a tale trasferimento –:

  se sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga opportuno, in relazione a quanto espresso in premessa, valorizzare il CeMiVet di Grosseto anziché penalizzare ulteriormente una eccellenza del territorio ed un volano economico ed occupazionale locale.
(5-02408)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa, di una giovane allieva morta suicida il 22 aprile 2024 alla scuola marescialli e brigadieri dei carabinieri di Firenze, dove oltre a questo fatto terribile risulterebbero più di 60 abbandoni di allievi dovuti a presunti abusi e violazioni;

   i testimoni denunciano gravissimi fatti, in particolare la carenza di sonno associata all'impossibilità di recuperare energie psico-fisiche, tempi inadeguati per il riposo e lo svago: libera uscita limitata da rassegne dilatate oltre misura ed estenuanti, pause durante le attività addestrative polverizzate dagli impegni, possibilità di trascorrere il week end a casa (pernotto) condizionato al successo formativo o addirittura al non aver accusato malattia durante il permesso goduto nelle settimane precedenti. In alcuni momenti, la carenza di tempo, secondo le testimonianze, rendeva difficile anche l'igiene quotidiana. Molte ragazze avrebbero sofferto irregolarità mestruali, eccessiva caduta dei capelli e finanche disturbi alimentari;

   il sindacato Unarma pur continuando doverosamente a inoltrare all'autorità giudiziaria ogni scritto che riceve sulla questione, ritiene prioritario condannare un sistema addestrativo anacronistico, smisurato e non inclusivo, promuovendo ogni sforzo per ricondurlo nel perimetro dello spirito democratico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali misure immediate siano state adottate in risposta a questo tragico evento, valutando anche la possibilità di inviare ispettori ministeriali per fare chiarezza sugli eventi recenti, tenendo altresì conto che questo clima vessatorio e aggressivo sia parte di una quotidianità a giudizio dell'interrogante aberrante;

   quali siano le politiche attuali riguardanti il benessere fisico e psicologico degli allievi e delle allieve durante il loro periodo di formazione e come intenda il Ministro interrogato garantire che queste politiche siano adeguate e rispettose della dignità umana;

   in risposta alle denunce di abusi e violazioni, quali azioni specifiche intenda intraprendere il Ministro interrogato per assicurare che tali problemi siano risolti in modo efficace e tempestivo;

   considerato l'importante ruolo dell'Unarma nell'indirizzare queste preoccupazioni all'autorità giudiziaria, quali iniziative di competenza il Ministro per collaborare con il sindacato e altri enti per migliorare le condizioni all'interno della scuola;

   si chiede, infine, quali iniziative specifiche siano previste o siano già state attuate per modernizzare il sistema addestrativo in modo che sia più inclusivo e rispettoso dello spirito democratico, come richiesto dall'Unarma.
(4-02858)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   GIAGONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   nel tessuto urbano della città di Sassari in cui sono concentrati i maggiori impianti sportivi che ospitano squadre blasonate (a esempio quelle ultracentenarie per il calcio e pluridecennali per il basket, c'è una vecchia palestra – che ha fatto la storia della pallavolo e della pallacanestro sassaresi –, di proprietà della società in house «Sport e Salute» (già Coni Servizi S.p.A. fino al 2018), azienda pubblica italiana il cui azionista unico è il Ministero dell'economia e delle finanze;

   la palestra ex Coni in via Coradduzza, intitolata alla stella del volley sassarese Piero Paolo Peru (scomparso nel 2002), da tempo versa in condizioni di totale abbandono: è chiusa dai primi anni Duemila e, proprio a causa delle condizioni disastrose in cui versa, è diventata un rifugio di fortuna per i senzatetto;

   l'edificio fu realizzato in base a un accordo degli anni Cinquanta del secolo scorso tra il Coni e il comune di Sassari, che aveva concesso al comitato olimpico il diritto di superficie sull'area per la costruzione di strutture finalizzate allo sviluppo sportivo;

   negli anni – secondo fonti di stampa locale –, ci sarebbero stati tentativi di acquisto da parte di imprenditori privati, arenatisi a fronte delle richieste avanzate dalla proprietà: la società pubblica Sport e Salute avrebbe chiesto per la cessione 800 mila euro;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della questione esposta in premessa e quali iniziative intendano eventualmente adottare per risolvere la situazione di degrado in cui versa la palestra ex Coni a Sassari, considerato che l'edificio è di proprietà della società partecipata «Sport e Salute», il cui azionista unico è il Ministero dell'economia e delle finanze.
(3-01226)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMICH. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 2017 fino al 2022, l'incentivo fiscale cosiddetto «ferrobonus», utilizzato lungo le percorrenze ferroviarie di 70 chilometri a tratta, come nel caso dei treni Truck Rail, che svolgono servizio andata e ritorno da Genova Voltri a Rivalta Scrivia, pari 2,50 euro per ogni treno per chilometri effettuati, ha inciso mediamente sul 2 per cento del costo totale del treno;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia che, in ragione dei dati suesposti, la misura agevolativa risulta poco efficace per le tratte cosiddetti «brevi», anche a causa dei costi fissi per la formazione di un treno merci, ad esempio i costi di manovra, che risultano eccessivamente onerosi;

   il decreto ministeriale n. 592 del 4 agosto 2010, successivamente modificato dal decreto ministeriale n. 750 del 14 ottobre 2010, in materia di «ferrobonus», presenta, nell'ambito dell'applicazione del beneficio, una serie di limiti, in quanto non contempla eventuali premialità per le differenze morfologiche tra territori regionali, come, ad esempio: il trasporto merci su territori interamente pianeggianti in confronto a quelli dove sono presenti valichi, ed inoltre il medesimo provvedimento, basa l'osservazione dei volumi di traffico merci degli operatori su delta temporali pregressi, premiando, in tal modo, «l'esistente» e non lo «sviluppo»;

   l'interrogante evidenzia, in relazione alle suesposte osservazioni, che in Europa sono presenti ulteriori modalità di incentivazione all'intermodalità (come nel caso della Francia) in cui è previsto il cosiddetto «Terminalbonus» riconosciuto a livello di «filiera logistica» che contempla nell'attribuzione, tutti i soggetti coinvolti nella scelta del trasporto intermodale: committenza (produttore) – MTO – impresa ferroviaria, la cui agevolazione consente di ampliare l'entità dei fondi, che diventerebbero pertanto interministeriali, in quanto la competenza coinvolge sia il Ministero interrogato che quello dell'ambiente;

   in relazione alle suesposte osservazioni, a giudizio dell'interrogante appare più conveniente ed efficace introdurre modifiche al decreto ministeriale in precedenza richiamato, finalizzate a rendere maggiormente adeguato l'incentivo per il sostegno del trasporto combinato e trasbordato su ferro, cosiddetto «ferrobonus», orientate nel senso di incentivare non soltanto il treno in senso lato, ma anche per le «operazioni intermodali» di carico/scarico merci, alle quali aggiungere misure di esonero o agevolazioni fiscali per gli operatori del settore che si occupano delle operazioni di manovra, in coerenza peraltro con quanto avviene in altri Paesi europei –:

   se il Ministro interrogato non ritenga che le misure di aiuto a sostegno del trasporto merci combinato strada-rotaia, denominato «ferrobonus», indicate in premessa, siano sostenibili e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda assumere al fine d'introdurre modifiche al decreto ministeriale citato in premessa.
(5-02406)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIAGONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   fenomeni di siccità ed episodi di carenza idrica sono sempre più ricorrenti nel nostro Paese, intensificati dai cambiamenti climatici in atto;

   secondo l'Osservatorio dell'ANBI sulle Risorse Idriche, già a gennaio 2024 la Sicilia si trovava in stato di crisi idrica, e, nello stesso periodo, in Sardegna gli invasi regionali registravano un deficit idrico del 50 per cento, con 440 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2023, situazione altrettanto allarmante anche in Puglia e Basilicata;

   in altre regioni, come in Veneto e in Lombardia, per contro sono arrivati i nubifragi, che seminano danni e purtroppo anche morte;

   a livello nazionale sono 127 le opere urgenti contro la siccità e le inefficienze nell'utilizzo dell'acqua. Messe tutte insieme valgono complessivamente 3,67 miliardi di euro, opere elencate anche nella seconda relazione del Commissario straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica presentata nella terza seduta della cabina di regia per la crisi idrica che si è tenuta il 19 marzo 2024;

   tale crisi idrica sempre più ingestibile e difficile sta mettendo a dura prova il settore agro-pastorale di tutta la regione Sardegna che ha favorito l'intervento ad opera di tutte le associazioni di categoria che chiedono risposte certe;

   il triste risultato finale è che si coltiva assai meno di quel che si potrebbe e chi si prodiga in tale attività deve fare i conti con l'incubo del razionamento che ogni anno con l'arrivo della primavera in Sardegna si aggira funesto su tutta l'isola;

   l'attuale disponibilità idrica, infatti, consente di irrigare soltanto il 35/40 per cento della superficie attrezzata, avendo a disposizione più acqua consentirebbe di aumentare la superficie irrigata, facendola crescere vorticosamente rispetto agli oltre 58 mila ettari attuali, con ricadute positive per tutta l'economia dell'isola;

   anche durante le annate di minor siccità nell'isola persiste un grave problema di dispersione idrica, a causa di una rete non idonea che porta ad avere perdite di acqua non indifferenti che attualmente sono certificate nel 51,2 per cento: più della metà dell'acqua che ci manda il cielo viene dispersa;

   con il cosiddetto decreto Agricoltura si è previsto uno stanziamento di 102 milioni di euro per tutt'Italia, attraverso la riallocazione di vecchi fondi del 2017, che però non sono assolutamente sufficienti per sopperire alle necessità;

   tale stanziamento è ad avviso dell'interrogante assolutamente insufficiente per sopperire alla tragica situazione che attualmente vive la regione Sardegna che necessiterebbe invece di ben 309 milioni di euro al fine di poter realizzare 14 interventi prioritari già inseriti nel Piano nazionale di interventi infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico (Pnissi) –:

   se sia a conoscenza della situazione sopra esposta e se intenda stanziare le risorse necessarie al fine di procedere con la realizzazione delle opere menzionate che consentirebbero finalmente di aumentare l'affidabilità del sistema e quindi recuperare le perdite che provocano sempre più gravi disagi, specie nelle annate particolarmente siccitose.
(4-02864)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   ZARATTI e ZANELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri ha varato un provvedimento per velocizzare l'immissione, nel Corpo dei vigili del fuoco, di 1.269 capi squadra riducendo però a cinque settimane il corso di formazione, corso indispensabile per l'apprendimento delle misure sulla sicurezza sul lavoro;

   il provvedimento, ad avviso dell'interrogante tardivo e insufficiente, cerca di dare una risposta parziale alle richieste dei sindacati dei vigili del fuoco che da tempo denunciano una carenza strutturale di organico di circa il 30 per cento;

   il personale operativo nel Corpo permane in servizio fino a 62 anni prima della quiescenza, senza un registro delle malattie professionali, privo del riconoscimento di categoria altamente usurante, senza copertura dell'Inail; comunque il personale continua a svolgere giornalmente ed egregiamente il lavoro, anche in situazioni di vero e grave pericolo;

   nonostante l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) abbia da tempo segnalato che la loro esposizione professionale li espone al rischio del cancro e altre patologie legate alla loro professione non esiste un adeguato sistema di monitoraggio;

   eppure il Corpo dei vigili del fuoco è un'eccellenza del Paese, tant'è che il 20 aprile 2022 è stato sottoscritto un Protocollo di intesa tra l'Inail e il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della protezione civile finalizzato allo sviluppo della cultura della sicurezza sul lavoro attraverso specifiche attività di ricerca e prevenzione;

   questo nonostante il quadro normativo in materia di salute e sicurezza sul lavoro (decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e successive modificazioni ed integrazioni - articolo 9) attribuisce all'Inail il compito di svolgere e promuovere programmi di studio e ricerca scientifica e programmi di interesse nazionale nel campo della prevenzione degli infortuni, e delle malattie professionali, della sicurezza sul lavoro e della promozione e tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro, nonché compiti di informazione, formazione, assistenza, consulenza e promozione della cultura della prevenzione, rafforzandone e ampliandone le attribuzioni e le competenze;

   l'Inail gestisce l'assicurazione per la tutela dal rischio infortunistico sul lavoro privilegiando le sinergie con i diversi soggetti del sistema di prevenzione nazionale, in particolare con le amministrazioni pubbliche coinvolte nei processi orientati alla sicurezza del lavoro –:

   se non ritenga adottare tutte le iniziative necessarie affinché l'Inail possa gestire anche per il Corpo dei vigili del fuoco l'assicurazione per la tutela dal rischio infortunistico sul lavoro.
(5-02409)


   CARFAGNA e PASTORELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i Centri di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) presentano numerose criticità, tra cui sovraffollamento, condizioni igienico-sanitarie inadeguate, mancanza di assistenza psicologica e medica adeguata ed episodi di violenza;

   secondo alcune associazioni, sarebbero quaranta le persone che si sono tolte la vita all'interno dei Cpr dal momento della loro istituzione, ultimo dei quali un ragazzo guineano di 22 anni, detenuto nel Cpr di Ponte Galeria. Non risultano, invece, dati chiari sul numero di tentativi di suicidio;

   nell'ultimo anno, due Cpr (Torino e Trapani), sono stati chiusi dopo alcune proteste da parte delle persone recluse a causa delle condizioni di detenzione;

   a Milano è stato annunciato di voler ampliare il Cpr di Via Corelli, noto per il particolare degrado. Peraltro, l'operato della società a cui il Ministero aveva affidato la gestione del Cpr sia stato oggetto di un'indagine della magistratura e, lo scorso dicembre 2023, il consiglio comunale di Milano ne abbia chiesto la chiusura tramite l'approvazione di un ordine del giorno;

   sempre a Milano, il Sottosegretario Molteni ha annunciato il piano di costruzione di un nuovo Cpr senza alcun confronto con giunta e consiglio comunale;

   i dati Eurostat evidenziano che l'Italia, nei primi sei mesi del 2023, ha eseguito solo il 12 per cento dei provvedimenti di espulsione previsti;

   le ultime relazioni al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e dalla Corte dei conti, hanno mostrato una grande sproporzione tra i costi sostenuti per mantenere le strutture e i risultati effettivamente raggiunti;

   i Cpr sono un sistema detentivo disfunzionale, in cui i migranti vengono privati della libertà in condizioni disumane nell'attesa di rimpatri che spesso non potranno nemmeno essere eseguiti;

   il piano di ampliamento del numero di Cpr annunciato dal Ministro interrogato, quindi, potrebbe portare a un aumento delle violazioni dei diritti umani senza risolvere le problematiche strutturali esistenti;

   l'Italia ha una lunga tradizione di accoglienza e solidarietà, e necessita di una politica migratoria che risponda alle esigenze di sicurezza rispettando sempre la dignità e i diritti umani;

   è fondamentale investire in politiche di integrazione e inclusione sociale, oltre che in una migliore gestione dei corridoi umanitari e dei canali di migrazione legale per controllare i flussi migratori –:

   quali siano le reali motivazioni su cui si basa il piano di aumento dei Cpr e quali misure concrete intenda adottare per migliorare le condizioni detentive e per assicurare il rispetto dei diritti umani all'interno degli stessi.
(5-02410)


   IEZZI e MATONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa nazionale e locale, da anni i residenti del rione Esquilino di Roma denunciano lo stato di degrado in cui versa uno dei rioni più antichi della città;

   ammassi di sporcizia a ogni angolo, persone senza fissa dimora che allestiscono i propri rifugi di fortuna direttamente sulla piazza principale del quartiere e nei giardini, incuria nella gestione del verde, con ammassi di rami tagliati e abbandonati a terra, montagne di cartoni accantonati di giorno da sbandati e senzatetto;

   sulle pagine social dei comitati di quartiere e delle associazioni di cittadini le segnalazioni di disservizi, sporcizia e atti di violenza sono all'ordine del giorno, ma nonostante gli appelli rivolti al comune, al municipio e ai diversi enti di competenza, la situazione non sembrerebbe migliorare;

   secondo i racconti dei cittadini nelle strade vengono utilizzate sostanze stupefacenti quali il crack alla luce del giorno, si assembrano ubriachi molesti e si sono verificati episodi di minaccia alle donne di violenza sessuale. I senzatetto, poi, sono diventati una vera e propria emergenza;

   l'insieme delle attività di prevenzione attuate per il controllo del territorio non sarebbero sufficienti e il bivacco ignorato dalle istituzioni cittadine può trasformarsi in un serio problema di ordine pubblico;

   ormai esasperati i residenti, sabato 6 gennaio 2024, hanno deciso di ritrovarsi a piazza Vittorio per manifestare contro le condizioni in cui versa la zona, invasa da senzatetto, sporcizia, spaccio e consumo di stupefacenti, aggressioni e violenze;

   a parere dell'interrogante i problemi di sicurezza e mancanza di igiene debbono essere pertanto risolti nell'immediato –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda mettere in campo al fine di garantire l'effettiva sicurezza per i residenti del territorio, ripristinando le necessarie condizioni di legalità.
(5-02411)


   ALFONSO COLUCCI, ALIFANO, AURIEMMA e PENZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio dell'Unione europea per frodi e malversazioni, su 206 inchieste in corso sul (solo) Next Generation EU, 179 ci riguardano (dai Procura europea);

   dai recenti dati Anac si rileva la preoccupazione per l'exploit degli affidamenti diretti, pari al 90 per cento degli appalti totali sotto i 40 mila euro e al 49,6 per cento per quelli di importo superiore – affidamenti, senza bando o senza gara, a rischio per spesa effettiva e lievitazione dei costi;

   stiamo (ri)vivendo una stagione in cui i casi di corruzione dilagano; dalle inchieste della magistratura emergono imputazioni pesanti e intrecci affaristici sconcertanti tra mondo politico, istituzionale, imprenditoriale unitamente, non in pochi casi, alla criminalità organizzata e, oltre a quanti risultano direttamente coinvolti nelle condotte illecite, occorre non dimenticare coloro che, pur sapendo o avendo visto, non hanno denunciato;

   è inconcepibile ad avviso dei firmatari del presente atto, che il Governo abbia esteso lo scudo erariale per i dirigenti pubblici, sostenga l'abolizione del reato di abuso di ufficio e l'affievolimento del reato di traffico di influenze, allargando sempre di più l'area grigia dell'impunibilità, e la sua maggioranza parlamentare proponga la revisione, si legga alleggerimento, delle funzioni della Corte dei conti;

   preme ai firmatari del presente atto segnalare la presenza di un diffuso problema di legalità, un quadro preoccupante che necessita di un sostegno, al di là di una disciplina legislativa, ai fini del rafforzamento dei presidi di legalità, della tutela della corretta amministrazione nonché dell'attuazione del principio di trasparenza, quali strumenti di prevenzione dal malaffare ed elementi qualificanti dell'azione amministrativa e politica nel periodo in cui gli interessi sui fondi PNRR sono altissimi –:

   se, per quanto di competenza, non intenda assumere iniziative volte a favorire e sostenere, sotto il profilo normativo e amministrativo, strumenti con finalità di prevenzione, quali i Patti di legalità, che i prefetti e i sindaci potrebbero sottoscrivere, avvalendosi della collaborazione dell'Anac, con l'obiettivo di promuovere pratiche e condotte virtuose e codici di autoregolamentazione che consentano il recupero della fiducia nella politica da parte dei cittadini e la loro più ampia partecipazione ai processi decisionali, nonché modelli di controllo preventivo e vigilanza sul concreto operato degli organi di governo e degli amministratori della cosa pubblica, con particolare riguardo alla fase elettorale delle candidature, allo svolgimento del mandato da parte degli eletti, alle procedure inerenti ai contratti pubblici e alle nomine e alle designazioni di competenza
(5-02412)


   URZÌ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione della cerimonia ufficiale per l'ottantesimo anniversario della morte di Emile Chanoux, organizzata a Rovenaud di Valsavarenche in Valle D'Aosta, suo comune natale, alla presenza di numerose autorità locali, tra cui il presidente della regione, Renzo Testolin, che assume su di sé le funzioni di Prefetto, come disciplinato dallo statuto di autonomia della Valle, si è tenuta l'esibizione di Philippe Milleret, cantautore «indipendentista» valdostano che ha intonato una canzone in cui ha definito «Roma nemica» e «Roma spazzatura politica d'Italia» con il corollario «Italia non per noi», così come riportato da vari organi di stampa fra cui il quotidiano La Stampa di martedì 21 maggio;

   il brano intonato da Milleret, a parere dell'interrogante, è un chiaro richiamo al separatismo, inneggiato durante una cerimonia pubblica istituzionale, inammissibile di fronte ai princìpi costituzionali di indivisibilità della Repubblica;

   che la cerimonia avesse il carattere istituzionale è dimostrato, oltre che dalle autorità politiche invitate, anche dalla presenza dei sindaci con la fascia tricolore e dai vessilli presenti, del gonfalone della regione Valle d'Aosta e di quello del comune di Valsavarenche, oltre che di quello del Battaglione alpino Aosta;

   stando a quanto dichiarato da Milleret, il Cerimoniale regionale che ha strutturato la manifestazione, sarebbe stato al corrente dei brani che avrebbe cantato in quella occasione, avendo avuto il programma giorni prima – anche se il Cerimoniale nega di averlo saputo –, e al termine dell'esibizione sempre il Milleret racconta nell'intervista a La Stampa di aver ricevuto alcuni complimenti da alcune autorità istituzionali regionali e da esponenti politici nazionali presenti –:

   se il Ministro interrogato non ritenga ribadire che lo straordinario e complesso percorso che ha portato alla realizzazione dell'autonomia valdostana, che ha come presupposto l'armonioso e solidale equilibrio fra Stato e regione, fra identità nazionale e specificità culturali e linguistiche locali, imponga, in ogni sede istituzionale o che veda coinvolte le istituzioni, la difesa e la valorizzazione di questo rapporto di leale collaborazione e quindi non ritenga che le forme di provocazione antinazionale debbano essere stigmatizzate come foriere di tensioni sociali inutili e pericolose e se, in tal senso, non ritenga di assumere le iniziative di competenza, anche in considerazione delle prerogative prefettizie attribuite dallo Statuto di Autonomia al Presidente della regione.
(5-02413)


   BONAFÈ, CIANI e MANCINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data venerdì 10 maggio 2024 studenti delle scuole superiori e universitari hanno manifestato a Roma protestando contro le politiche del Governo;

   l'iniziativa risultava essere organizzata e ha visto la partecipazione di giovani che aderiscono alle realtà associative Aracne, Zaum, Coordinamento Collettivi Sapienza e studenti delle scuole superiori;

   il corteo di protesta è partito da Piazzale degli Eroi dietro a uno striscione contro gli Stati generali sulla natalità in corso in quei giorni nella capitale e «per un'altra educazione»;

   si sono registrati momenti di forte tensione e scontri nel momento in cui i manifestanti volevano dirigersi proprio verso via della Conciliazione dove si stavano svolgendo i lavori degli Stati generali sulla natalità;

   contatti tra polizia e manifestanti vi sono stati lungo via Leone IV a seguito dei quali una ragazza è stata trasportata dal 118 al Santo Spirito per un trauma cranico e due poliziotti sono stati portati al San Carlo di Nancy per contusioni varie;

   solo dopo un po' di tempo è stato possibile proseguire la manifestazione senza ulteriori scontri –:

   se il Ministro interrogato sia informato rispetto a quanto accaduto e riportato in premessa e se non intenda verificare, per quanto di competenza, l'operato nella gestione dell'ordine pubblico al fine di scongiurare un crescente clima di tensione che rischia di nuocere al tessuto sociale e civile della città e di cui la città stessa non ha assolutamente bisogno.
(5-02414)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in seguito agli eventi recenti nella città di Bologna, emergono preoccupazioni significative riguardanti la sicurezza e l'ordine pubblico;

   zone come quella della Bolognina, della stazione ferroviaria e di piazza Venti Settembre, sarebbero fuori controllo e in mano alla criminalità, soprattutto straniera, dove agirebbero impunemente pusher magrebini e centrafricani;

   da ultimo al Parco della Montagnola un giovane di origine tunisina di 21 anni, incensurato, è morto dopo essere stato colpito da un altro uomo armato di coltello;

   parco della Montagnola è da tempo una delle zone calde di Bologna per quanto riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti e dove sempre pochi giorni fa si è verificato un altro episodio gravissimo di violenza, in quanto una donna è stata violentata due volte mentre urlava disperatamente, chiedendo aiuto. Un venticinquenne tunisino, disoccupato e senza permesso di soggiorno, è stato arrestato dai carabinieri per violenza sessuale e tentata rapina. La risposta delle forze dell'ordine è encomiabile, tant'è che in poche ore grazie al lavoro della squadra mobile e di una pattuglia mista della polizia ferroviaria con l'Esercito è stato individuato il sospetto omicida. Un impegno costante che però viene fortemente penalizzato dalla carenza di risorse;

   in tale contesto, anche numerosi sindacati tra cui il Siulp Bologna rappresentano che in stazione qualche anno fa c'erano 100 agenti, ora a malapena 60 che si traduce in 5/6 operatori per turno;

   si tratta di una vera e propria emergenza organica che mette in evidenza una preoccupante carenza di personale nelle forze dell'ordine, con una mancanza di oltre 10.000 agenti a livello nazionale, aggravata dall'invecchiamento del personale e da carenze infrastrutturali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali misure intenda adottare per affrontare la carenza di personale nelle forze di polizia, specialmente in regioni critiche come l'Emilia-Romagna e in particolare in città come Bologna;

   quali iniziative specifiche siano previste per rafforzare la prevenzione dei reati nelle aree urbane ad alto rischio, come quelle menzionate, evitando l'escalation verso una militarizzazione della risposta alla criminalità;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di affrontare il fenomeno della criminalità straniera in modo Equilibrato, assicurando al contempo il rispetto dei diritti umani e la coesione sociale.
(4-02859)


   BORRELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Mondragone Bene Comune da tempo conduce una campagna e iniziative, anche all'attenzione dei media locali, sui servizi cimiteriali nel comune di Mondragone (CE);

   tutti gli interventi cimiteriali (sepolture, inumazioni, tumulazioni, esumazione, estumulazione, e altro) costituiscono servizi pubblici locali di interesse generale, a domanda individuale e a rilevanza economica, posti dalla legge in capo al comune, che li assolve, svolgendoli direttamente, con personale dipendente dello stesso oppure affidandoli in appalto ad aziende specializzate;

   rientrando quindi – a tutti gli effetti – tra i «servizi a domanda individuale», le tariffe per i servizi cimiteriali sono stabilite dal comune con apposita delibera allegata al bilancio di previsione;

   il comune di Mondragone da almeno 22 anni (e anche nell'ultimo bilancio preventivo) non considera, illegittimamente, tra i servizi a domanda individuale i servizi cimiteriali, non stabilisce quale sia il costo di tali servizi, non determina annualmente le tariffe da applicare ad essi, non incassa – di conseguenza – neppure un euro e non gestisce i servizi cimiteriali né direttamente né attraverso apposita società scelta mediante procedura ad evidenza pubblica;

   di conseguenza, da anni questi servizi vengono effettuati da privati, i quali contrattano direttamente i costi delle prestazioni con gli utenti, con incassi, come denunciato dal Comitato, spesso in «nero», in assenza di qualsiasi controllo o disposizione comunale, determinando non solo un gravissimo nocumento per il bilancio del comune di Mondragone e gravi e quotidiane illegalità, ma costringendo i cittadini in un momento di particolare fragilità per la perdita di un proprio caro ad affidarsi «giocoforza» a ditte che operano in sostanza illegittimamente, le quali hanno il potere di stabilire unilateralmente i costi dei servizi e le modalità di pagamento;

   nonostante le suddette segnalazioni e i tanti articoli apparsi sui giornali locali di denuncia di tale situazione, tuttora i servizi cimiteriali presso il comune di Mondragone vengono gestiti da persone estranee all'amministrazione comunale, mai formalmente incaricate dalla stessa;

   il sindaco del comune di Mondragone in carica da due anni circa (e già vicesindaco con delega al cimitero nella passata consiliatura) in una recente seduta consiliare ha minimizzato la situazione, colpevolizzando i cittadini che a suo dire non pretenderebbero dalle ditte che illegittimamente operano nel cimitero le dovute fatturazioni e ha cercato di giustificare tale grave e perdurante situazione d'illegalità con l'assenza di personale comunale da adibire ai servizi cimiteriali, omettendo i motivi per i quali non si è comunque proceduto ad effettuare regolare gara d'appalto né a deliberare le tariffe per i servizi cimiteriali, lasciando così i cittadini alla mercé dell'abusivismo –:

   se i ministri interrogati intendano adottare ogni opportuna iniziativa di competenza per porre fine alla grave situazione rappresentata in premessa, in cui da anni si svolgono i servizi cimiteriali presso il comune di Mondragone.
(4-02865)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE CORATO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il quartiere Chiaravalle, sito nella periferia meridionale della città di Milano, è privo di asili pubblici su tutto il suo territorio: i genitori dei 40 bambini di età compresa tra gli 0 e i 6 anni che vivono a Chiaravalle, dunque, sono costretti ad accompagnare ogni giorno i propri figli nelle scuole dei quartieri limitrofi;

   nel 2019, infatti, l'edificio di via san Bernardo, che ospitava l'unico asilo comunale del quartiere, è stato definitivamente chiuso e successivamente inserito nel Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari (P.a.v.i.) della città metropolitana di Milano per la messa a bando, in quanto il comune si era dichiarato non più in grado di mantenerlo e ristrutturarlo;

   il bando in questione, tuttavia, non è mai stato pubblicato e ad oggi, l'edificio è passato all'assessorato del welfare che lo ha messo a disposizione delle cooperative che si occupano di minori non accompagnati: nei prossimi giorni, infatti, 30 minori non accompagnati, sotto il controllo della cooperativa «I figli fragili del Mediterraneo», verranno trasferiti proprio in quell'edificio;

   tale scelta ha suscitato non poche polemiche tra i residenti del piccolo borgo di Chiaravalle: i cittadini del quartiere alla periferia sud di Milano avrebbero preferito, senza dubbio, che i soldi stanziati dal comune per rendere accessibile ai 30 minori non accompagnati l'edificio che ospitava l'ex asilo comunale fossero stati investiti, in primo luogo, per soddisfare le esigenze dei residenti ed in particolare dei genitori dei 40 bambini, che sono costretti ad accompagnare quotidianamente i propri figli nelle scuole dei quartieri limitrofi;

   la decisione assunta dal comune di Milano dimostra, in maniera evidente, che esso è in possesso delle risorse economiche per ristrutturare l'ex edificio scolastico, al contrario di quanto aveva dichiarato nel 2019, disponendo la chiusura della scuola, ma ha scelto di farlo per destinarlo ad un altro scopo, a scapito dei bambini di Chiaravalle, che ogni giorno devono percorrere diversi chilometri per andare a scuola –:

   se sia a conoscenza della vicenda in oggetto e se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché siano assicurati sul territorio i livelli essenziali delle prestazioni con riguardo ai servizi di asilo, anche valutando, in raccordo con gli enti competenti, l'opportunità di destinare l'edificio di cui in premessa alla sua funzione originaria.
(5-02405)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2024, come noto, ha introdotto diverse misure sulla materia farmaceutica;

   tali misure intervengono sui tetti della spesa farmaceutica, sul sistema di remunerazione delle farmacie e sul trasferimento di alcuni farmaci dalla farmaceutica ospedaliera a quella convenzionata;

   più in particolare, la legge di bilancio 2024 interviene sul tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti, il quale è rideterminato nella misura dell'8,5 per cento a decorrere dall'anno 2024 (+0,2 per cento rispetto alla disciplina vigente) e ridetermina il tetto della spesa farmaceutica convenzionata nel valore del 6,8 per cento a decorrere dal medesimo anno (-0,2 per cento) rispetto alla disciplina vigente). Infine, conferma espressamente il valore percentuale del tetto per acquisti diretti di gas medicinali già previsto dalla normativa vigente, pari allo 0,2 per cento;

   con la medesima legge si introducono inoltre alcune modifiche alle modalità di distribuzione dei medicinali, disponendo: l'aggiornamento del prontuario della continuità assistenziale ospedale-territorio, finalizzato a incrementare i livelli di assistenza di prossimità, consentendo alle farmacie convenzionate col Servizio sanitario nazionale di dispensare farmaci che attualmente sono reperibili solo presso le farmacie ospedaliere; la definizione un nuovo sistema di remunerazione delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale, con correlata abrogazione di una serie di disposizioni in materia di sconti e demandando ad un apposito tavolo tecnico la sostenibilità economica delle predette innovazioni; l'abrogazione della disciplina in materia di remunerazione aggiuntiva delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale; la predisposizione delle linee guida dirette a definire modalità e tempistiche per l'attuazione della disciplina in materia di aggiornamento dei prontuari terapeutici regionali;

   nella relazione tecnica, allegata alla legge di Bilancio 2024, il Governo dichiara che la disposizione sul prontuario non comporta effetti finanziari, limitandosi a fissare nel 31 marzo 2024 il termine entro il quale l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) provvede alla revisione del prontuario della continuità assistenziale ospedale-territorio, attività che comunque l'Aifa effettua periodicamente ai sensi dell'articolo 1, comma 426, della legge n. 147 del 2013;

   se, dunque, secondo il Governo, le predette misure non avrebbero avuto un impatto finanziario sui bilanci delle regioni, le stesse regioni, invece, lamentano oggi un aggravio di oneri di oltre 600 milioni di euro;

   più in particolare, secondo quanto riportato da diversi organi di informazione, i tecnici della Commissione salute delle regioni e gli assessori delle regioni avrebbero rilevato che il trasferimento della distribuzione di alcuni farmaci dalle farmacie ospedaliere a quelle convenzionate comporta per le regioni un ulteriore esborso di circa 35 milioni, un incremento nella remunerazione delle farmacie convenzionate e un onere maggiore per i cittadini;

   se infatti nella «distribuzione per conto» l'acquisto dei medicinali da parte delle Asl attraverso gare comporta prezzi inevitabilmente più vantaggiosi, nelle farmacie convenzionate l'acquisto avverrà ad un prezzo più alto, il cui costo sarà comunque a carico delle Asl e del Servizio sanitario nazionale; per cercare di recuperare almeno in parte il maggior esborso le regioni dovranno poi rivolgersi alle aziende produttrici per farsi restituire il valore del cosiddetto «sconto confidenziale» che viene applicato nelle gare pubbliche e che l'industria dovrebbe comunque riconoscere;

   con questa operazione sul prontuario farmaceutico, peraltro, i cittadini saranno tenuti a pagare il ticket sulla ricetta non prevista invece per la distribuzione per conto;

   secondo i tecnici della Commissione salute anche il cambiamento del tetto del payback per gli acquisti diretti dei medicinali da parte delle regioni comporta una minore entrata di 400 milioni ed anche il sistema di remunerazione delle farmacie per la distribuzione dei farmaci a carico del servizio sanitario comporta un aumento di spesa di circa 190 milioni –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda documentare i maggiori oneri lamentati dalle regioni;

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere per recuperare le risorse in sostanza sottratte alle regioni, come lamentato dalle stesse, per far fronte alle esigenze del Servizio sanitario nazionale.
(2-00382) «Fenu, Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIRELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane la trasmissione televisiva de La7 «100 minuti» ha dedicato una lunga e documentata inchiesta alla situazione del sistema sanitario nazionale, prendendo le mosse dalla sempre più ampia diffusione della chirurgia estetica;

   l'inchiesta, dal titolo «perfette mai» ha evidenziato pericolose distorsioni in un sistema che sembra privilegiare sempre di più le attività che portano a guadagni facili, magari anche grazie ad evasione fiscale, piuttosto che quelle essenziali di cura, che devono essere garantite per tutti a norma dell'articolo 32 della Costituzione;

   occorre appena precisare che non vi può essere un approccio «giudicante» o «moralistico» nei confronti di chi decide di sottoporsi, per qualunque motivo, ad interventi di carattere estetico. Ciascuno del proprio corpo fa certamente ciò che vuole, ma non per questo deve essere trattato dal punto di vista fiscale come chi è costretto a sottoporsi ad interventi necessari per la salute;

   men che meno, a parere dell'interrogante, è accettabile una situazione che privilegia la «medicina estetica», mentre altri settori rischiano l'asfissia per mancanza di fondi;

   è quanto, ad esempio, accade in Calabria, come rilevato dalla citata inchiesta televisiva, laddove esistono strutture di avanguardia, dotate di macchinari di ultima generazione, pronti all'uso, ma di fatto abbandonati in quanto manca il personale in grado di utilizzarli;

   si tratta di una mancanza dovuta proprio alla scarsità di fondi pubblici impiegati e che causa una vera «fuga di cervelli» verso il settore privato o verso l'estero, come nel caso dell'Albania, dove sorgono strutture, ancora una volta soprattutto di chirurgia estetica, che attirano per la loro disponibilità economica, i migliori talenti italiani;

   questa situazione, evidentemente, accentua il fenomeno dell'emigrazione da una regione all'altra di cittadini costretti ad allontanarsi dal proprio territorio di residenza per potersi curare;

   non si immagina una sorta di «protezionismo» che impedisca al personale medico di andare a lavorare dove vuole, ma certamente lo Stato italiano è chiamato a rendere più attrattive le sue strutture sanitarie, e per questo necessità di fondi ben superiori a quelli che attualmente vengono stanziati;

   al riguardo, non può essere condivisa la scelta che ha spinto il Governo ad inserire tra le prestazioni sanitarie esenti da IVA anche quelle legate alla chirurgia estetica. Come noto, infatti, l'articolo 4-quater del decreto-legge n. 145 del 2023, convertito con modificazioni dalla legge n. 191 del 2023, ha previsto che, qualora ricorrano determinati requisiti, sia, appunto, possibile non applicare l'IVA alle prestazioni legate alla chirurgia estetica;

   si tratta di una scelta discutibile proprio per la carenza di risorse di cui soffre il Ssn. Si può anzi ritenere che proprio lo sviluppo enorme che sta registrando la chirurgia estetica in questi anni, e non solo per interventi dovuti a necessità ricostruttive, potrebbe essere utile strumento per accrescere le dotazioni dell'intero servizio sanitario italiano –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per evitare situazioni come quelle sopra esposte, relative non solo alla Calabria, in modo da rafforzare il Servizio sanitario nazionale, rendendolo attrattivo per i numerosi professionisti che oggi si vedono costretti a preferire il privato, o altri Paesi.
(5-02407)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENZONI e BONETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il nomenclatore tariffario degli ausili e delle protesi attualmente in vigore, emanato con decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332 del Ministero della salute, è stato oggetto di successiva innovazione a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017;

   il «nuovo» nomenclatore dell'assistenza protesica, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 1° gennaio 2025, è stato oggetto di importanti modifiche riguardanti gli elenchi degli ausili e delle protesi; in particolare, sono stati resi di serie, che devono essere applicati da un professionista sanitario abilitato, soggetti a procedure di gara alcuni ausili sino a oggi erogati «su misura» (elenchi 1, 2a, 2b);

   l'inserimento di articoli prodotti per bisogni molto complessi – fino a poco tempo fa realizzati su misura per il singolo paziente o in serie, ma con specifici adattamenti da parte di un tecnico specialista – nella lista dei dispositivi acquistabili con gara pubblica, e quindi in gran numero, comporta l'impossibilità per il paziente di personalizzare l'ausilio e fa venir meno il rilascio di indicazioni chiare sulle modalità di manutenzione continua che era in precedenza realizzata dai laboratori ortopedici sul territorio e in prossimità dei pazienti;

   si tratta, però, di una scelta dannosa e non remunerativa, i cui effetti ricadranno sul sistema sanitario nazionale e, soprattutto, sui pazienti;

   la privazione del diritto dell'assistito di scegliere l'erogatore del dispositivo, a seguito dell'introduzione del ricorso agli appalti pubblici per l'erogazione di tutti i dispositivi di serie, è in netto contrasto con quanto stabilito dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, di riordino della disciplina in materia sanitaria, nella misura in cui afferma in sostanza che l'esercizio del diritto di libera scelta del medico e del presidio di cura deve essere assicurato e favorito per tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione;

   di fatti, una mancata personalizzazione del servizio può portare a complicazioni mediche, dal punto di vista fisico o ergonomico, e a danni psicologici: è stato dimostrato come un maggiore grado di comfort percepito ha un effetto positivo sull'umore del paziente e sul grado di utilizzo dell'ausilio medico, per una guarigione più rapida, nonché l'esistenza di una relazione tra la percezione negativa del lato estetico della protesi e quello del benessere psicologico, con rischi di ricadute psicologiche, di autostima, abbandono o rifiuto dell'ausilio, problemi relazionali;

   inoltre, tale aggiornamento impatta in maniera sfavorevole anche sull'operatività delle 328 piccole e medie imprese italiane che producono protesi ortopediche. Esse, oltre a doversi attenere a tariffe massime prefissate ormai datate, che comportano una diminuzione del fatturato a causa dell'aumento dei costi di materie prime, del personale e da fattori esogeni, saranno sfavorite dall'assegnazione in gara pubblica: la presenza di requisiti stringenti e la necessità di dotarsi di professionalità specifiche in azienda rischiano di limitare la concorrenza nei partecipanti e avvantaggiare in molti casi gli operatori di grandi dimensioni, favorendo possibili forme di oligopolio a totale svantaggio del made in Italy –:

   quali iniziative normative intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di rivedere la disciplina relativa all'attuale nomenclatore tariffario, in particolare all'elenco dei prodotti «su misura» ed erogati a tariffa stabilita, per rimuovere alcuni codici obsoleti e consentire la personalizzazione di protesi e ausili oltre che un'attenta e opportuna selezione delle riparazioni.
(4-02861)


   ROSATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le aziende sanitarie italiane, sia pubbliche che private, si avvalgono massicciamente del contributo di medici operanti in regime di libera professione, esternalizzati tramite una varietà di forme giuridiche quali cooperative, società a responsabilità limitata, e altre. Tali medici stanno rappresentando – nell'ambito della perdurante crisi di personale che coinvolge il Servizio sanitario nazionale – una delle risorse utilizzate per il mantenimento dell'operatività ospedaliera, specie in aree critiche e specializzazioni dove la carenza di personale è più marcata;

   non risultano avviate, allo stato attuale, azioni anche di carattere normativo capaci di far fronte alle esigenze dei presidi ospedalieri nei tempi congrui;

   attualmente, il numero di medici «a gettone» ammonta a circa 5.000 unità, che operano in una fascia variabile dal 10 per cento al 50 per cento nei presidi ospedalieri dove essi sono presenti;

   con l'imminente scadenza della proroga riferita alla facoltà di avvalersi dell'attività di tali professionisti, prevista dall'articolo 10, comma 2, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, una grande parte dei presidi ospedalieri italiani potrebbe trovarsi a fronteggiare gravi problemi assistenziali –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato per garantire la continuità assistenziale nei numerosi ospedali, i quali, finora, si sono avvalsi sovente anche dei medici «a gettone»;

   se non ritenga necessario, nelle more di una soluzione strutturale alle carenze di personale medico nelle strutture ospedaliere, adottare iniziative normative per estendere ulteriormente la proroga di contratti già in corso di esecuzione, in considerazione del potenziale impatto sulla continuità dei servizi ospedalieri essenziali nel breve e medio termine.
(4-02862)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Foti e altri n. 3-01225, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 maggio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Iaia.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Caso n. 5-02315 del 29 aprile 2024;

   interrogazione a risposta orale Ciani n. 3-01212 del 17 maggio 2024;

   interrogazione risposta scritta Pastorella n. 4-02844 del 20 maggio 2024.