Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 24 maggio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la riforma del quadro di governance economica dell'Unione europea entrata in vigore il 30 aprile 2024 con la pubblicazione dei testi legislativi sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, rappresenta un compromesso tra le diverse posizioni espresse dagli Stati membri nel corso del negoziato e definisce un assetto che, pur confermando, in coerenza con la disciplina del Trattato, gli obiettivi della disciplina di bilancio e della sostenibilità del debito, intende promuovere una crescita sostenibile e inclusiva;

    il nuovo quadro introduce semplificazioni e innovazioni agli indicatori di riferimento per il monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica degli Stati membri, agli strumenti di programmazione economica e alle procedure relative all'aggiustamento delle posizioni di bilancio;

    nel nuovo assetto gli Stati membri definiranno gli obiettivi di politica economica di medio periodo attraverso il «Piano strutturale di bilancio di medio termine» (Medium-term fiscal-structural plan) che, per l'anno in corso, dovrà essere presentato al più tardi entro il 20 settembre, salvo eventuale proroga in accordo con la Commissione;

    il Piano avrà durata quinquennale (in considerazione della durata ordinaria della legislatura), e prevedrà un profilo di aggiustamento fiscale con un orizzonte che può andare da quattro a sette anni, che ciascuno Stato definisce e concorda con le autorità europee; in particolare, nel caso in cui lo Stato membro si impegni a realizzare una serie di riforme e di investimenti volti a migliorare la sostenibilità del debito e in linea con le priorità strategiche europee, il periodo di aggiustamento può essere prorogato fino a sette anni; il Governo ha chiarito che coinvolgerà attivamente il Parlamento in tale processo;

    nel periodo di funzionamento del dispositivo per la ripresa e la resilienza, istituito dal regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, in sede di elaborazione dei piani nazionali strutturali di bilancio di medio termine gli Stati membri dovranno tener debitamente conto degli impegni assunti nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza; sul punto, il Governo ha già precisato che il nuovo Piano partirà dai risultati già conseguiti con il Pnrr, consolidandone gli investimenti e le riforme in maniera coerente con le sfide della transizione ecologica e digitale;

    in base alle nuove regole, l'aggiustamento prospettato nel Piano sarà espresso da un unico indicatore: la spesa primaria netta finanziata con risorse nazionali, che esclude, in particolare, dalla spesa totale, quella per interessi, le misure discrezionali sul lato delle entrate, la spesa per i programmi dell'Unione europea interamente finanziata dai fondi dell'Unione, le spese di co-finanziamento nazionale sostenute per i progetti finanziati dalla Unione europea, le spese legate alla componente ciclica dei sussidi di disoccupazione, le misure una tantum e le altre misure temporanee. In tal modo, assumerà un importante rilievo l'elaborazione di alcune politiche finanziate con il bilancio e il rafforzamento delle procedure di monitoraggio dell'andamento della spesa, strumentali al rispetto del limite della spesa primaria netta concordato con le Autorità europee;

    alcune simulazioni sullo sforzo di aggiustamento connesso alle nuove regole, come ad esempio quelle illustrate dall'Ufficio Parlamentare di bilancio nel corso dell'audizione tenutasi il 7 maggio 2024 nell'ambito dell'indagine conoscitiva dinanzi le Commissioni Bilancio di Camera e Senato in sede congiunta sulla riforma delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio in relazione alla riforma della governance economica europea, evidenziano come l'andamento del deficit e del saldo primario risultanti dall'applicazione delle stesse siano pari, se non meno stringenti rispetto a quelli che risulterebbero dall'applicazione delle regole precedenti, che, in assenza della riforma, sarebbero tornate in vigore a partire dal 1° gennaio del 2024;

    i dati relativi al 2023 hanno confermato la solidità e la competitività dell'economia italiana, che, a dispetto di un contesto geopolitico ed economico connotato da notevole instabilità, elevata inflazione, debolezza della domanda estera e, da ultimo, un ciclo restrittivo di politica monetaria, è riuscita a conseguire ancora una volta un risultato positivo in termini di crescita economica, portando il Pil a un livello superiore di 4,2 punti percentuali rispetto a quello pre-Covid;

    nel primo trimestre dell'anno in corso, i dati rilasciati recentemente da Istat confermano il buon andamento dell'economia, cresciuta in linea con la media europea; anche per effetto di questo risultato, la Commissione europea ha rivisto al rialzo le stime di crescita per l'anno in corso e per il 2025 che, rispettivamente pari allo 0,9 e all'1,1 per cento, risultano leggermente inferiori alle stime riportate nel Def 2024;

    quanto alla finanza pubblica, le stime di consuntivo relative al 2023 mostrano una riduzione del deficit che, rispetto all'8,6 per cento del 2022, si è attestato al 7,4 per cento, un risultato superiore alle attese dello scorso autunno per via dei maggiori costi legati al superbonus;

    a seguito della disattivazione della clausola generale di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita, che ha operato dal 2020 al 31 dicembre 2023, la Commissione valuterà se aprire una procedura per disavanzo eccessivo per quegli Stati membri il cui disavanzo pubblico nel 2023 è stato superiore al livello di riferimento del 3 per cento del Pil previsto dal Trattato;

    la procedura, che tiene in considerazione i risultati di consuntivo relativi a deficit e debito in termini di rapporto sul PIL riportati nell'anno precedente a quello in cui si effettua la verifica, è disciplinata dal regolamento (UE) 1467/97, come modificato da ultimo dal regolamento (UE) 2024/1264 del Consiglio del 29 aprile 2024;

    al momento non è ancora chiara la tempistica con la quale la Commissione procederà, poiché, nel corso di una recente conferenza stampa, il Commissario all'economia, Paolo Gentiloni, ha rinviato alle comunicazioni che saranno effettuate il 19 giugno 2024;

    lo stesso Commissario ha tenuto a precisare che, in ogni caso, gli Stati membri, nell'ambito delle procedure previste, dovranno affrontare «un percorso di aggiustamento dei bilanci e delle politiche di bilancio molto graduale, molto sostenibile; molto più graduale e più sostenibile di quello che avremo avuto davanti a noi con le regole precedenti [...]»,

impegna il Governo:

1) a individuare, nel rispetto delle disposizioni eurounitarie e informando adeguatamente il Parlamento, un percorso di spesa primaria netta ai fini della redazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine, compatibile con la necessaria sostenibilità del debito e il mantenimento di un adeguato profilo di crescita economica nel periodo di riferimento;

2) a presentare in tempi congrui al Parlamento, per consentirne l'esame e l'approvazione nei termini previsti dalla normativa europea, il Piano strutturale di bilancio a medio termine che, nelle more della definizione del nuovo quadro normativo nazionale di contabilità pubblica, costituirà il principale documento di programmazione economica e di bilancio.
(1-00288) «Comaroli, Lucaselli, Pella, Romano, Barabotti, Cannata, Cannizzaro, Cattoi, Giorgianni, D'Attis, Frassini, Mascaretti, Mangialavori, Ottaviani, Rampelli, Angelo Rossi, Trancassini, Tremaglia».

ATTI DI CONTROLLO

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI e MEROLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 15 della legge n. 11 del 2023 (Princìpi e criteri direttivi per il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici) ha delegato il Governo ad attuare, con relativi decreti legislativi, il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici;

   il riordino è effettuato nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi individuati dal comma 2 dello stesso articolo 15 e tra questi, alla lettera p), figura la previsione dell'accesso, da parte dei soggetti pubblici e privati che svolgono attività di prevenzione e cura della patologia da gioco d'azzardo, ai dati concernenti la diffusione territoriale, la raccolta, la spesa e la tassazione dei giochi autorizzati di qualsiasi tipologia e classificazione;

   in attuazione della delega prevista dall'articolo 15 della legge n. 11 del 2023 è stato emanato il decreto legislativo 25 marzo 2024, n. 41, il quale non contiene alcun criterio direttivo o principio relativo alla suddetta lettera p);

   il decreto legislativo n. 41 del 2024 evidenzia un'impostazione incentrata in via prioritaria sugli interessi dell'erario e della filiera che gestisce i punti di offerta di giochi pubblici. Scarsa attenzione e fortissime preoccupazioni destano le insufficienti misure per il contrasto al gioco d'azzardo e alla ludopatia –:

   quali iniziative normative intenda intraprendere in ordine alla questione esposta in premessa al fine di pervenire con estrema urgenza ad un adeguamento della disciplina in materia di giochi pubblici volto a risolvere il vulnus normativo che si è verificato in questa vicenda
(5-02422)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Busto Arstizio si trova da anni in situazioni strutturali particolarmente complesse: le infiltrazioni presenti in quasi tutti i piani rendono molti spazi ed una semi-sezione completamente inagibili, mentre l'ascensore risulta fuori servizio da molto tempo;

   al problema strutturale si aggiunge una situazione di sovraffollamento costante. Al 21 maggio 2024, in occasione di una visita ispettiva effettuata dall'interrogante, le presenze erano 431 a fronte di una capienza regolamentare di 240 posti, con un tasso di sovraffollamento pari al 180 per cento, tra i più alti in Italia;

   all'interno della struttura si possono osservare celle stipate, letti a castello anche su tre piani e spazi ristretti. Da quello che è stato raccontato all'interrogante, risultano contatti difficili se non impossibili con le famiglie, lentezze burocratiche esasperanti e si respira un pesante senso di abbandono;

   si segnala inoltre un'alta presenza di detenuti stranieri, il 52 per cento circa, nonché un'alta percentuale di detenuti in trattamento per le dipendenze;

   esiste un problema legato alla pressoché totale assenza di medici specialisti e di infermieri in carcere;

   nonostante sia presente un reparto a trattamento avanzato, rimangono ancora molto limitate le attività trattamentali offerte;

   la carenza di personale è ormai cronica e quindi trasversale a tutte le figure che operano all'interno del carcere. In particolare, per quanto concerne gli agenti penitenziari, i vuoti negli organici, a maggior ragione con il sovraffollamento, comportano carichi di lavoro insostenibili, che vengono anche aggravati da persone detenute con problemi di salute mentale, che portano al fenomeno delle aggressioni dentro le celle anche a danno degli agenti della polizia penitenziaria, quando non ad atti di autolesionismo o di violenza contro cose e anche a danno ambienti –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per superare le criticità espresse in premessa che riguardano la casa circondariale di Busto Arstizio.
(4-02878)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ex velista trentino Chico Forti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Dale Pike del 15 febbraio del 1998, è rimasto in carcere in Florida per 24 anni;

   il 18 maggio 2024 è rientrato in Italia, a Pratica di Mare, a bordo di un Falcon dell'Aeronautica militare;

   in aeroporto ha incontrato, tra gli altri, la premier Giorgia Meloni, poi è stato accompagnato al carcere di Rebibbia, dove ha trascorso una notte in attesa di essere trasferito a quello di Montorio, a Verona;

   come ha precisato il Dipartimento di Stato statunitense a Repubblica, Chico Forti è stato trasferito in Italia «per scontare lì il resto della sua pena»;

   sono passati pochi giorni dal suo arrivo e già nel penitenziario veronese si parla di un possibile trattamento privilegiato a vantaggio di Chico Forti rispetto agli altri reclusi;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, i familiari degli altri carcerati riferirebbero di malumori per il trattamento di favore nei confronti di Forti;

   va ricordato che il carcere di Montorio è tristemente famoso in quanto si sono verificati 5 suicidi in soli tre mesi, tra il 10 novembre 2023 ed il 3 febbraio 2024;

   Marco Costantini, portavoce del movimento «Sbarre di zucchero», avrebbe affermato alla stampa: «Sono molto felice che Chico Forti sia tornato in Italia e che abbia potuto riabbracciare la mamma, ma come mai non c'è questa sollecitudine anche con gli altri detenuti? C'è gente che aspetta da 5 anni per andare a trovare la madre. E a volte c'è chi non riesce ad arrivare nemmeno in cimitero, per salutare il proprio caro deceduto. Perché con lui è tutto così veloce? In un carcere già problematico come Montorio non ci possono essere detenuti di serie A e altri di serie Z»;

   come riferito da fonti di stampa, nei giorni scorsi un parlamentare di Fratelli d'Italia in visita in carcere a Chico Forti si sarebbe scattato una fotografia all'interno del carcere assieme a Forti. Nonostante la direzione del carcere di Montorio abbia precisato che sarebbe stato un agente penitenziario a scattare quella foto e non lo stesso parlamentare, il segretario generale dell'Spp (sindacato polizia penitenziaria), Aldo Di Giacomo, avrebbe precisato: «Il carcere non è un palcoscenico nel quale le star possano fare il loro show e avere trattamenti e benefìci di grande riguardo. Chiariamo subito che il personale non fa il fotografo, ma ha compiti ben più seri a cui pensare. Ognuno si assuma le sue responsabilità: ci aspettiamo che l'amministrazione penitenziaria individui ogni responsabilità nell'interesse della legalità, per allontanare l'immagine che in tutto il mondo si sono fatti delle carceri italiane, come l'ennesima barzelletta italiana» –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa circa le condizioni di detenzione di Chico Forti e se intenda adottare le iniziative di competenza volte a verificare le modalità con le quali sarebbe stata scattata una fotografia, poi divulgata, in carcere in compagnia del detenuto Chico Forti.
(4-02880)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELUFFO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i dipendenti di Nielsen Media Italia, azienda che misura i dati Auditel e che ha il quartier generale nel centro direzionale di Assago Milanofiori, sono in mobilitazione contro una procedura di mobilità che prevede una sessantina di esuberi a Milano;

   le organizzazioni sindacali sottolineano che l'azienda è la terza volta in poco più di un anno che mette in essere procedure di mobilità con la sola finalità di massimizzare i profitti a scapito dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori: «paradossalmente, per stessa ammissione aziendale, le realtà impattate dalla ristrutturazione non sono necessariamente in perdita, ma il solo criterio applicato è la riduzione dei costi senza alcuna considerazione nei riguardi della qualità del lavoro svolto né del know-how accumulato»;

   ogni anno Nielsen fornisce alla Rai l'elenco nominativo delle lavoratrici e dei lavoratori che garantiscono la rilevazione e la produzione del dato sia per quanto riguarda il dato di ascolto che per tutto ciò che concerne la rilevazione dei messaggi pubblicitari all'interno dei palinsesti giornalieri. Il dato è quotidiano ed è rilevato sulle 24 ore di programmazione;

   il rischio insito nella procedura di mobilità è che vengano trasferiti, fuori dal territorio italiano, parte del know-how, gli strumenti, le metodologie del servizio di rilevazione dei dati, causando la perdita di professionalità altamente specialistiche difficilmente recuperabili e ricostruibili, e che tali professionalità, che sono la garanzia dello sviluppo del marcato pubblicitario italiano, consolidate da anni di esperienza, vengano trasferite in un'altra azienda non facente parte del gruppo Nielsen e ubicata in Albania, con inevitabili ricadute sulla qualità del servizio offerto visto che normalmente per formare un operatore occorrono dai 12 ai 18 mesi data la complessità dei messaggi pubblicitari tipica del mercato italiano;

   inoltre c'è il rischio che la nuova azienda scelta dalla corporate possa utilizzare i dati che rileverà per fornire ad altri stakeholder di questo mercato le informazioni rilevate;

   infine, c'è il rischio che venga messa in discussione l'unicità della relazione tra il dato di ascolto e la rilevazione del dato pubblicitario in quanto complementari tra loro. La rilevazione deve essere gestita in un unico ambiente, quello locale, quello italiano. Probabilmente Auditel, che è parte integrante di questo processo in quanto committente unico del dato di ascolto dovrebbe riflettere meglio sull'autorizzare Nielsen a fornire e gestire questi dati ad un altro Paese –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e cosa intendano fare per evitare che l'azienda esternalizzi funzioni e reparti sostituendo il personale locale con lavoratrici e lavoratori con meno diritti e, in sostanza, più ricattabili, favorendo una situazione di dumping sociale.
(5-02421)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alla manifestazione milanese per la Festa della Liberazione, giovedì 25 aprile 2024, la Brigata ebraica e nello specifico i portatori di uno striscione con la scritta «due popoli due Stati», sono stati attaccati da un gruppo di giovani ragazzi;

   gli aggressori hanno tagliato lo striscione e ferito due volontari con un coltellino e un bastone;

   una persona è stata arrestata e nove sono state denunciate per istigazione all'odio razziale;

   l'ordine pubblico nella manifestazione milanese per la Festa della Liberazione è gestito dalla Polizia di Stato, in accordo con il Comitato permanente antifascista;

   risulta all'interrogante che la polizia sia intervenuta solo alcuni minuti dopo l'aggressione, nonostante varie camionette distassero pochi metri dal luogo in cui è avvenuta –:

   per quali motivi la polizia non sia riuscita a proteggere la Brigata ebraica durante l'intero percorso e perché ci sia stato un ritardo nell'intervento.
(4-02879)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   continuano le proteste in diverse città e molti atenei italiani in chiave pro Palestina e contro le collaborazioni delle università con Israele, con gravi ripercussioni in termini di disagi e sicurezza per i cittadini;

   a Pisa, il 22 maggio 2024, venti tende e gazebo sono state montate lungo un tratto dei lungarni pisani di fronte al rettorato, bloccando per circa due ore il traffico cittadino e, di conseguenza, rendendo caotica la viabilità in centro città;

   in precedenza, il 15 maggio 2024, all'interno della Biblioteca di antichistica si è consumata un'aggressione, sia verbale che fisica, ai danni di tre ragazzi che si trovavano sul luogo per la lettura di un comunicato volto ad esprimere democraticamente il dissenso degli studenti verso l'illegittima occupazione di una sede universitaria centrale, e solo poche settimane prima un altro gruppo di studenti era stato aggredito al Polo San Rossore da militanti dell'estrema sinistra;

   tali manifestazioni ed accampamenti sono organizzati dal movimento giovani palestinesi Italia insieme ai collettivi universitari, sul modello della mobilitazione portata avanti negli Stati Uniti e in molti Paesi europei, al fine di chiedere il cessate il fuoco immediato in Palestina e con l'obiettivo di indurre le università a prendere posizione in merito al conflitto israelo palestinese e rescindere l'Accordo bilaterale di cooperazione nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico tra Italia e Israele;

   per l'interrogante il sacrosanto principio di manifestare liberamente le proprie idee ed il proprio pensiero, che la nostra Carta costituzionale tutela, non può più confondersi con strumentalizzazioni da parte di alcuni gruppi di pressione che istigano all'odio e alla violenza, la divergenza di opinioni e visioni politiche non possono in alcun modo sfociare in episodi del tutto violenti e antidemocratici;

   peraltro, come evidenziato anche in occasione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, è palese il pericolo che soggetti estranei al mondo universitario possano infiltrarsi in occasione di tali manifestazioni al solo scopo di strumentalizzare il dissenso, alimentando forme di violenza che, per loro natura, sono incompatibili – appunto – con la libera manifestazione del pensiero;

   la situazione è oramai intollerabile e tali manifestazioni studentesche non rappresentano più, per molti, l'espressione di un pensiero critico ed il solo fatto che oramai si parla di «intifada studentesca» deve sollevare non poche preoccupazioni di ordine pubblico –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di porre un freno alla connotazione antisemita che le mobilitazioni di cui in premessa stanno assumendo, garantendo l'ordine e la sicurezza pubblica.
(4-02881)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 maggio 2024 a Roma tre giornalisti sono stati fermati, identificati e successivamente condotti in commissariato, perquisiti e trattenuti per ore dalla polizia mentre, per lavoro, stavano seguendo un'azione dimostrativa di Ultima Generazione;

   la videomaker collaboratrice de ilfattoquotidiano.it Angela Nittoli, il fotografo del Corriere della Sera Massimo Barsoum e il videomaker freelance Roberto Di Matteo, al seguito del gruppo di attivisti, sono stati fermati nella zona di via XX Settembre a Roma da una decina di poliziotti, alcuni in divisa, altri in borghese che hanno chiesto loro di mostrare i documenti;

   i giornalisti raccontano di essersi identificati immediatamente come appartenenti alla stampa, mostrando, oltre alle carte d'identità, anche i tesserini dell'ordine dei giornalisti:

   secondo la versione della questura, invece, i giornalisti sottoposti ad identificazione non avrebbero dichiarato o dimostrato di essere giornalisti;

   anche il dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ha emesso un comunicato nel quale dichiara che non vi è alcuna direttiva operativa che preveda l'identificazione di giornalisti e operatori dell'informazione in occasione di manifestazioni pubbliche e che singoli episodi che hanno portato all'identificazione sono avvenuti in contesti dove la qualifica di giornalista non era stata dichiarata o dimostrata;

   ad avviso dell'interrogante su tale discordanza rispetto alle versioni fornite dai giornalisti e dalla questura, nonché dal dipartimento di pubblica sicurezza occorre fare massima chiarezza perché non è ammissibile che tre giornalisti, nell'esercizio della propria professione, vengano prima trattenuti per mezz'ora sul ciglio della strada senza che la loro qualifica venga chiarita, poi venga loro vietato l'utilizzo dei cellulari e successivamente vengano condotti in commissariato su una volante della polizia;

   appare peraltro all'interrogante del tutto inverosimile e irragionevole nella ricostruzione della questura di Roma che dei giornalisti fermati da rappresentanti delle forze dell'ordine non si siano qualificati prontamente come giornalisti;

   una volta giunti al commissariato di Castro Pretorio, i giornalisti sono stati perquisiti e condotti in quella che gli stessi poliziotti avrebbero definito una «celletta», ovvero una stanza di massimo 2 metri per 3 con la porta blindata tenuta aperta, ma sorvegliata;

   dopo circa due ore ai giornalisti sono stati restituiti i loro documenti ed è stato permesso loro di uscire;

   non è la prima volta che dei giornalisti vengano fermati, identificati e trattenuti in questura per ore in occasione di azioni dimostrative organizzate da Ultima Generazione, era già accaduto a Messina ad un cronista di Repubblica e a Padova ad un giornalista de Il Mattino e ciò dimostra un comportamento delle forze dell'ordine ormai insostenibile e che va stigmatizzato e fermamente condannato;

   non è pensabile infatti che in uno Stato democratico giornalisti e fotografi vengano trattenuti dalle forze dell'ordine così che venga loro impedito di poter liberamente svolgere il loro lavoro di operatori dell'informazione;

   si tratta, ad avviso dell'interrogante, di episodi di carattere intimidatorio e di strisciante condizionamento, in violazione della libertà di informazione e della dignità professionale dei giornalisti coinvolti;

   ogni giornalista ha il dovere e non solo il diritto di seguire i fatti di cronaca e il loro lavoro non può essere impedito senza validi e fondati motivi dalle forze dell'ordine –:

   se intenda accertare, per quanto di competenza, come si siano svolti i fatti riportati in premessa così da fare massima chiarezza anche rispetto alle versioni divergenti fornite dai giornalisti rispetto alla questura e al dipartimento di pubblica sicurezza e, qualora venisse accertata l'infondatezza del fermo posto a carico dei tre giornalisti, possano essere assunti i provvedimenti necessari nei confronti degli autori del fermo, dal momento che lo stesso sembra configurarsi come un abuso, nonché un impedimento, da parte delle forze dell'ordine, all'esercizio dell'attività giornalistica e di informazione garantita dalla Costituzione.
(4-02882)


   ASCARI, PAVANELLI, FERRARA, QUARTINI, BRUNO, CASO, ORRICO, CHERCHI, APPENDINO, ILARIA FONTANA, BARZOTTI, D'ORSO, BOLDRINI, SCARPA, SCOTTO, FERRARI, FURFARO e ROGGIANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa del caso del cittadino algerino Seif Bensouibat, rifugiato politico, in Italia dal 6 dicembre 2013 educatore apprezzato da numerosi anni del liceo francese Chateaubriand, laico, incensurato e privo di carichi pendenti;

   a seguito della visione quotidiana dei filmati provenienti dalla striscia di Gaza, il Sig. Seif Bensouibat, scioccato per il numero di civili inermi uccisi dalle bombe israeliane e dalle tragiche immagini dei bambini mutilati, nel gennaio 2024 scriveva alcuni post rabbiosi, carichi di risentimento per la potenza coloniale israeliana e nei confronti dei suoi alleati paesi occidentali;

   si tratterebbe di post pubblicati su una chat chiusa alla quale partecipavano amici e colleghi dello stesso, mai su Facebook e/o su siti aperti;

   in conseguenza di tali esternazioni giunte a conoscenza dell'istituto francese e prontamente da questo comunicate alla Digos veniva dapprima sottoposto a perquisizione domiciliare alla ricerca di armi ed esplosivi, per un post, e successivamente a distanza di pochi giorni convocato in Questura e informato dell'avvio a suo carico di una indagine penale e del procedimento di revoca dello status di rifugiato con relativa convocazione innanzi alla Commissione territoriale per il 1o febbraio 2024;

   trascorsi oltre due mesi in totale libertà nel corso dei quali ha proseguito a svolgere le sue ordinarie mansioni, tranne quella lavorativa essendo stato nel frattempo licenziato dal liceo francese sempre a causa dei medesimi post, nella giornata del 17 marzo 2024 facevano ingresso nella sua abitazione numerosi agenti di polizia per notificargli il provvedimento di revoca dello status di rifugiato e la sua espulsione dal territorio nazionale perché ritenuto persona pericolosa per la sicurezza dello Stato italiano con conseguente trattenimento nel Centro di permanenza per i rimpatri di Ponte Galeria –:

   se il Ministro dell'interno sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali siano stati i criteri specifici utilizzati per classificare i post di Seif Bensouibat come una minaccia tale da giustificare la revoca del suo status di rifugiato;

   se possa fornire elementi, per quanto di competenza, circa la perquisizione domiciliare di Seif Bensouibat alla ricerca di armi ed esplosivi, che sembrerebbe basata esclusivamente su post scritti in una chat privata;

   se sia stata valutata la proporzionalità dell'azione di revoca dello status di rifugiato e dell'espulsione, considerando il contesto emotivo e personale in cui i post sono stati scritti e quali misure intenda adottare il Ministro per garantire che le espressioni di dissenso politico non portino automaticamente a misure severe come la revoca dello status di rifugiato e l'espulsione, soprattutto quando non ci sono evidenze di attività criminale;

   se gli sia stato offerto supporto legale per contestare questa decisione;

   se non si ritenga che possano esserci gravi effetti di queste azioni sulla reputazione internazionale dell'Italia in termini di protezione dei diritti umani e del diritto di asilo;

   quali iniziative di competenza intenda prendere il Governo per rivedere o modificare le politiche attuali in modo che non compromettano i diritti fondamentali degli individui protetti sotto lo status di rifugiato.
(4-02883)


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   nella provincia di Latina i casi di caporalato sono all'ordine del giorno;

   migliaia di donne e uomini, spesso immigrati, sono obbligati a vivere condizioni di lavoro e di emarginazione particolarmente gravi. Condizioni diffuse in particolare, ma non in maniera esclusiva, nel settore agroalimentare;

   diverse importanti operazioni contro sfruttamento, padronato e caporalato condotte dalle forze dell'ordine e dalla magistratura hanno spesso disvelato la complicità di professionisti e dirigenti pubblici, che intervengono a vantaggio di sfruttatori e imprenditori criminali rendendo più sofisticato e articolato il sistema agromafioso vigente;

   la recente operazione condotta dal Nucleo investigativo del gruppo carabinieri forestali di Frosinone ha addirittura ipotizzato il reato di corruzione per un dirigente della regione Lazio a capo dell'area decentrata agricoltura Lazio Sud e dell'area decentrata agricola di Latina, insieme a otto imprenditori;

   uno dei filoni di inchiesta finito alla procura di Latina ha visto indagato per corruzione impropria un senatore, in passato membro della Commissione bicamerale antimafia e attualmente presidente della Commissione ambiente del Senato;

   ennesima dimostrazione di un settore che sviluppa forme di corruzione ampie che, se confermate in sede di giudizio, arrivano a coinvolgere i vertici della politica locale e nazionale;

   molti studi, ricerche e inchieste, condotte ad esempio da Eurispes, In Migrazione, Cgil, Legambiente, Medu, Emergency, Nazioni Unite e altre organizzazioni denunciano il persistere di forme organizzate di sfruttamento e violenza nei riguardi in particolare dei braccianti di origine straniera che, a partire dall'assunzione di sostanze dopanti per reggere lo sfruttamento, arrivano fino a condizioni di segregazione e schiavitù;

   tra le più inquietanti costrizioni cui sono costretti i braccianti, si annovera l'obbligo, imposto dal datore di lavoro o dal caporale indiano, di abbassare il capo o fare il saluto romano dinanzi all'effige o busto del dittatore Mussolini presente in alcune aziende agricole pontine;

   si tratta di una forma di un'umiliazione che indica la precisa collocazione di alcuni imprenditori nel quadro di un «fascismo agrario» che è, come sempre, in chiara contraddizione con lo Stato democratico vigente;

   a quanto si apprende, il loro scopo sarebbe quello di «insegnare», come è stato più volte riferito, l'ordine superiore al quale i lavoratori stranieri devono sottostare, ricordando loro che «in Italia comandano gli italiani» e che «il fascismo è la fede politica nella quale credono i padroni»;

   in alcune di queste aziende, inoltre, secondo alcune testimonianze, sarebbero nascoste armi come pistole e fucili, alcune regolarmente detenute, utilizzate per ricattare e/o impaurire i braccianti stranieri e ricordare loro chi comanda e cosa è in grado di fare se gli ordini imposti non vengono eseguiti correttamente;

   queste condizioni non possono continuare a essere tollerate, a tutela dei diritti del lavoro, della dignità umana, della democrazia che è sempre e per sempre antifascista;

   i fatti narrati sono tutti riportati da organi di stampa nazionale, come l'articolo del «Domani» dal titolo «Braccianti obbligati a fare il saluto romano o minacciati con le armi: la lotta al caporalato torni una priorità» di Marco Omizzolo e Sandro Ruotolo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere al riguardo; se non ritenga che il contrasto allo sfruttamento, al padronato e al caporalato nell'Agro Pontino, come nel resto del Paese, debba tornare a essere una priorità per la politica nazionale a tutela della dignità di tutti i lavoratori e le lavoratrici, come anche il fondamentale contrasto alle mafie e ad ogni loro declinazione, fino alla loro definitiva sconfitta, e se non ritenga di assumere una ferma iniziativa anche nei confronti dell'inquietante inneggiamento al fascismo che viene perpetrato nei territori del basso Lazio.
(4-02884)


   GATTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano online «l'immediato» ha recentemente pubblicato una foto di Domenico La Marca, candidato sindaco della coalizione di sinistra «Insieme per Manfredonia» – sostenuta dal Partito Democratico – che lo vede ritratto sulla scalinata della Chiesa del Carmine assieme a numerosi dipendenti e dirigenti comunali in servizio presso il comune di Manfredonia. Detta foto sarebbe stata condivisa sul profilo Facebook del Partito Democratico;

   tra i dipendenti e dirigenti dell'amministrazione comunale di Manfredonia compaiono anche esponenti locali del Partito Democratico: tutto ciò a meno di un mese dalla competizione elettorale per l'elezione del sindaco e del Parlamento europeo;

   il regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici – decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62 – prevede che il dipendente debba conformare la sua condotta al «dovere costituzionale di servire esclusivamente la Nazione con disciplina ed onore e di rispettare i princìpi di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione» e che «il comportamento del dipendente deve essere tale da stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione tra i cittadini e l'amministrazione» (articolo 2, commi 1 e 5). Il dipendente svolge i propri compiti nel rispetto della legge, perseguendo l'interesse pubblico senza abusare della posizione o dei poteri di cui è titolare. È altresì richiesto al dipendente di rispettare i principi di integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza e di agire in posizione di indipendenza e imparzialità (articolo 3 commi 1 e 2);

   d'altro canto, i dirigenti sono obbligati a tenere «comportamenti leali e trasparenti» e ad adottare «un comportamento esemplare, in termini di integrità, imparzialità, buona fede e correttezza, parità di trattamento, equità, inclusione e ragionevolezza e imparziale nei rapporti con i colleghi, i collaboratori e i destinatari dell'azione amministrativa» (articolo 13, comma 4);

   tali doveri costituiscono il precipitato dei principi costituzionali in tema di pubblica amministrazione, il primo dei quali è l'articolo 97, che pone l'imparzialità come suo valore fondante: tale disposizione è stata introdotta per avere «un'amministrazione obiettiva della cosa pubblica e non un'amministrazione dei partiti» (atti della Costituente, II sottocommissione, Sez. I, 14 gennaio 1947). A tale fondamentale principio sono strettamente connessi i precetti contenuti nell'articolo 54, che pone in capo ai funzionari pubblici il dovere di adempiere le funzioni pubbliche loro affidate «con disciplina ed onore», e nell'articolo 98 che prevede che essi sono «al servizio esclusivo della Nazione»;

   non pare all'interrogante che le condotte dei dipendenti e dirigenti del comune di Manfredonia possano in alcun modo esser ritenute conformi a quanto dettato dalla legge e dalla Costituzione in materia, piuttosto esse si connotano nella direzione opposta e contraria, lasciando intuire come a Manfredonia ci sia il forte rischio di una amministrazione dei partiti, anzi di un partito, il Partito Democratico, e non un'amministrazione obiettiva della cosa pubblica –:

   se e quali misure si intendano adottare per quanto di competenza, anche per il tramite dell'ispettorato della funzione pubblica, per salvaguardare nella situazione descritta in premessa, l'imparzialità della pubblica amministrazione anche in considerazione delle imminenti competizioni elettorali, amministrative ed europee.
(4-02887)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 21 maggio 2024 nonostante il bando non ne prevedesse la pubblicazione, sono stati diffusi sul sito del Ministero dell'istruzione e del merito i quadri di riferimento per la prova preselettiva del concorso per dirigenti scolastici che comincia oggi 23 maggio 2024;

   i quadri di riferimento contengono l'elenco degli argomenti sulla base dei quali è stata elaborata la batteria di test per gli aspiranti dirigenti;

   a gennaio 2024, con la pubblicazione del bando e in seguito alla chiusura della presentazione delle domande è risultato necessario avviare il procedimento per svolgere la prova preselettiva;

   a differenza dei precedenti concorsi, tuttavia, non è previsto che venga pubblicata alcuna batteria di test, per la prova preselettiva. I quadri di riferimento sono previsti esclusivamente per la prova scritta;

   non si comprendono le ragioni della pubblicazione dei quadri di riferimento, peraltro non prevista dal bando, a poche ore allo svolgimento della prova preselettiva;

   tale decisione ha generato ansia e preoccupazione in molti aspiranti dirigenti, molti dei quali già in viaggio per lo svolgimento della prova –:

   per quali motivazioni i quadri di riferimento degli argomenti siano stati pubblicati 36 ore prima dell'inizio della prova preselettiva nonostante il bando non lo prevedesse.
(5-02420)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 giugno 2023 il signor R.E. ha presentato richiesta di pensione anticipata flessibile ai sensi dell'articolo 1, commi 283-285, della legge n. 197 del 2022 (Legge di Bilancio 2023), la quale ha introdotto la cosiddetta «quota 103», che si consegue con un'età anagrafica di almeno 62 anni e con un'anzianità contributiva di almeno 41 anni da perfezionare entro il 31 dicembre 2023;

   in data 14 gennaio 2024, tuttavia, la richiesta in oggetto è stata rigettata per insufficienza della contribuzione complessiva: nel corso della valutazione, infatti, l'ufficio Inps competente ha comunicato al patronato istituto nazionale confederale di assistenza Inca (che aveva presentato la domanda su delega del signor R.E.) una problematica relativa alla contribuzione dell'anno 2003, totalmente mancante;

   per tali ragioni, nei giorni successivi, il signor R.E. si è immediatamente attivato presso il proprio datore di lavoro («Azienda agraria Castel di Guido» del comune di Roma), il quale, all'esito delle verifiche interne, ha confermato il regolare versamento della contribuzione per l'anno 2003;

   di conseguenza, il datore di lavoro ha formulato, con comunicazione Prot. GB/2024/0012990 del 21 febbraio 2024, richiesta di correzione e di aggiornamento della posizione contributiva del signor R.E. e del relativo estratto contributivo;

   ad oggi, tuttavia, sull'estratto contributivo del signor R.E. i contributi relativi all'anno in questione risultano ancora mancanti, in quanto l'Inps non avrebbe provveduto tempestivamente alla correzione, non permettendo così al signor R.E., sessantatreenne con oltre 41 anni di contributi, di poter usufruire della pensione anticipata flessibile a causa di un mero errore contabile a lui non imputabile –:

   se, nelle more del ricorso presentato dal signor R.E. tramite il suo legale di fiducia avverso il provvedimento di reiezione della domanda di pensione anticipata flessibile, il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché la situazione contributiva del richiedente possa essere sanata.
(4-02888)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'area dei Campi Flegrei è interessata da molti mesi da costanti eventi sismici che, come nei giorni scorsi, in alcune fasi raggiungono picchi di particolare intensità, che causano nella popolazione ivi residente ansia e preoccupazione, nonché notevoli disagi pratici a causa delle necessarie evacuazioni dalle proprie abitazioni e simili misure di sicurezza;

   sono presenti, nel Rione Traiano, immobili degli anni Sessanta, di Edilizia residenziale pubblica del comune di Napoli affidati alla Napoli Servizi e immobili dell'Agenzia campana per l'edilizia residenziale di proprietà della regione Campania;

   nel territorio della IX Municipalità sono inoltre presenti i fabbricati pesanti ex legge n. 219 del 1981 di Soccavo e di Pianura che, non essendo mai stati interessati da interventi manutentivi adeguati, sono ormai in stato di preoccupante vetustà;

   i cittadini hanno espresso la propria preoccupazione per lo stato degli immobili sopra citati, in particolare in termini di sicurezza e di stabilità degli edifici, che versano da anni in condizione di degrado e di abbandono;

   a seguito degli eventi del 20 maggio 2024, in particolare, si sono riunite la 2a e la 4a Commissione della IX Municipalità (Soccavo e Pianura) del comune di Napoli, che hanno incontrato numerosi cittadini del territorio di competenza;

   la Commissione, con missiva n. PG 469142 del 22 maggio 2024, avente ad oggetto «Verifiche patrimonio ERP e Acer» ha inviato una richiesta, tra gli altri, al Ministero interrogato rappresentando una serie di questioni, fra cui segnatamente di considerare «tale realtà territoriale e di intervenire per la messa in sicurezza degli immobili, al fine di garantire l'incolumità degli individui»;

   considerato che i suddetti immobili si trovano a poche centinaia di metri dalla linea bradisismica individuata dall'INGV e dalla Protezione civile –:

   quali iniziative intenda intraprendere – per quanto di competenza – al fine di fornire un'immediata risposta alle legittime preoccupazioni dei cittadini ivi residenti e se non ritenga di dover intraprendere un piano straordinario di manutenzione dell'edilizia pubblica in capo a comune di Napoli e regione Campania.
(4-02886)


   CESA. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   come è ben noto l'area Flegrea e Pozzuoli sono flagellati dagli sciami sismici e dal bradisismo, fenomeni ormai perenni. Questi gravi eventi sono ora in acuta fase di recrudescenza con scosse quotidiane come quelle del 22 maggio 2024 che hanno addirittura raggiunto il 4.4 della scala Richter;

   costeggiando l'area portuale non passa inosservato, un costone pericolante chiamato «La Starza», che potrebbe franare da un momento all'altro compromettendo la viabilità della via Domitiana e causando gravi danni allo stato dei luoghi;

   infatti tale sito, oltre ad essere interessato dai fenomeni di bradisismo, come detto, recentemente intensificatisi, per la sua conformazione acclive è sensibile alle precipitazioni meteoriche. In particolare si evidenzia che, data la tipologia dei terreni, in caso di intensificazioni delle precipitazioni, si potrebbero innescare movimenti meccanici verso valle che potrebbero arrecare pregiudizio al traffico veicolare a monte e metropolitano di superficie a valle. È inoltre da evidenziare che, in caso di distacchi del terreno improvvisi, innescati, da fenomeni bradisismici – come peraltro sta avvenendo da qualche tempo – su un costone appesantito dalle acque meteoriche si potrebbero verificare gravi e potenziali rischi per la pubblica e privata incolumità delle persone o dei beni, con effetti che potrebbero risultare disastrosi;

   la messa in sicurezza del territorio, che dipende dal Commissario straordinario di Governo per il bradisismo, sembra che sia ferma da almeno due anni;

   è del tutto evidente che la messa in sicurezza del sito è necessaria affinché non si aggravi una situazione di per sé già critica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della gravità della situazione e quali iniziative intenda adottare per garantire la sicurezza dei cittadini e prevenire eventuali catastrofi legate a quanto detto in premessa;

   quali iniziative intenda adottare per sollecitare il commissario straordinario – per legge, il presidente della regione Campania – ad una urgente e rapida messa in sicurezza del territorio indicato in premessa e per verificar e la regione Campania abbia delle responsabilità in merito alla gestione e alla manutenzione di questa area.
(4-02889)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   NEVI e TENERINI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio regionale della Puglia ha approvato una legge che istituisce la struttura di riabilitazione ospedaliera di Ceglie Messapica, di proprietà della Asl Brindisi e attualmente in esercizio con funzioni limitate di riabilitazione, quale Centro regionale di riabilitazione pubblica ospedaliera di Ceglie Messapica;

   il centro diventerà di proprietà e gestione interamente pubblica, rientrando nell'organizzazione funzionale della Asl di Brindisi;

   il passaggio alla gestione interamente pubblica della struttura avrà un impatto sulla spesa sanitaria, aumentandone gli oneri; si consideri a titolo di esempio che a quanto risulta all'interrogante l'attuale gestore versa annualmente alla Asl di Brindisi circa 1,5 milioni di euro;

  la regione Puglia è sottoposta a piano di rientro dal deficit sanitario e l'articolo 2, comma 80, della legge 191 del 2009 prevede che gli interventi individuati dal piano siano vincolanti per la regione che è obbligata a rimuovere i provvedimenti, anche legislativi, e a non adottarne di nuovi, che siano di ostacolo alla piena attuazione del piano di rientro;

   ulteriore criticità riguarda il futuro del personale sanitario attualmente impiegato nella struttura, poiché non è chiaro se il transito sia previsto per tutte le unità o se per parte di esse vi sia il rischio di licenziamento, disperdendo un patrimonio professionale rappresentato dall'impiego di professionisti con più di 25 anni di esperienza e costantemente aggiornati con oltre 30.000 ore di formazione continua –:

   se la legge di cui in premessa, anche alla luce dell'articolo 2, comma 80, della legge 191 del 2009, sia compatibile con il piano di rientro dal deficit sanitario cui è assoggettata la regione Puglia e se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza al fine di evitare un ulteriore aggravio del deficit della sanità pugliese.
(4-02885)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Matone n. 4-02183 del 22 gennaio 2024.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BARABOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la città di Carrara è sede di un ateneo pubblico per lo studio delle arti visive (Afam), noto come Accademia di belle arti, con sede nel Palazzo Cybo Malaspina;

   il complesso, edificato nei primi decenni del XVI secolo, è fra i più importanti edifici della città per pregio artistico e storico, dimora principesca fino al 1805 e quindi destinato da Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, a sede dell'Accademia di Belle Arti;

   da molti anni, nell'apparente indifferenza di coloro che sono chiamati a guidare l'Accademia di Belle Arti di Carrara, parte della facciata dell'edificio è ricoperta da scritte vergognose, ingiuriose e minacciose o addirittura prive di senso e di rivendicazione che, in tutti i casi, feriscono un luogo così ricco di cultura, storia e bellezza;

   è di tutta evidenza che tali brutture mal si conciliano con il decoro della città, ma queste assumono un significato particolarmente grave e negativo dal momento che compaiono sulla sede di un istituto prestigioso che ha proprio l'altissimo compito di conservare e tramandare arte, bellezza e cultura alle nuove generazioni e all'intera comunità;

   a distanza di oltre tre anni dalla comparsa dalle ultime scritte e dagli ultimi imbrattamenti, il direttore dell'accademia a mezzo stampa ha reso noto che «è pronto da tempo un progetto di restauro la cui esecuzione deve essere sottoposta al necessario iter approvativo», chiedendo al contempo un aiuto alle istituzioni nazionali per far fronte ad una gestione di grande complessità, in considerazione del valore storico e culturale dell'immobile in cui ha sede l'Accademia –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda intraprendere per assicurare che sia ripristinato al più presto il decoro delle facciate dell'istituto e se si intenda accertare cause e responsabilità del ritardo sin qui occorso.
(4-02577)

  Risposta. — Ringrazio l'onorevole interrogante per il quesito sottoposto che mi consente di evidenziare l'impegno del Ministero dell'università e della ricerca nei confronti delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, in particolare, nelle azioni di promozione e valorizzazione del patrimonio artistico ed immobiliare di tale comparto.
  Le AFAM costituiscono un elemento portante del sistema di infrastrutture creative del nostro ordinamento, con un grande valore educativo e, al contempo, con un enorme potenziale economico. Un veicolo culturale e identitario, capace di intercettare il desiderio, diffuso nel mondo, di avvicinarsi alla nostra cultura e al nostro capitale umano e di esperienze.
  Con specifico riguardo alle iniziative avviate dal Ministero dell'università e della ricerca per il sostegno all'edilizia e all'ammodernamento degli edifici delle istituzioni AFAM si evidenzia che, con la legge 30 dicembre 2023, n. 213 (Legge di bilancio 2024), sono stati stanziati 206 milioni di euro: 6 milioni di euro per il 2025 e 20 milioni per ciascuna annualità dal 2026 al 2035. Tali risorse sono destinate a interventi di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico di conservatori e accademie di belle arti.
  Oltre a questo, il Ministero ha previsto, con il decreto ministeriale n. 338 del 1° aprile 2022, di attuazione dell'articolo 1, comma 549, della legge 30 dicembre n. 178 (Legge di Bilancio 2020), un ulteriore stanziamento di risorse pari ad un importo complessivo di euro 168 milioni fino al 2035. Le principali linee di finanziamento riguardano la tutela di strutture di particolare rilievo storico e architettonico delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, oltre a programmi d'intervento di ammodernamento strutturale e tecnologico aventi carattere di urgenza e indifferibilità finalizzati prioritariamente all'adeguamento alla normativa antincendio degli edifici di proprietà pubblica destinati alle funzioni delle AFAM, ovvero relativi all'edilizia sostenibile o all'acquisizione di attrezzature didattiche e strumentali di particolare rilevanza, necessari allo svolgimento delle attività didattiche.
  Con particolare riguardo all'accademia di belle arti di Carrara, oggetto del presente quesito, si evidenzia che sono stati richiesti i fondi per l'adeguamento del fabbricato storico alle vigenti norme antincendio, la sostituzione, integrazione e modifica degli infissi esterni, il rifacimento dei lucernai di copertura al fabbricato, per un costo complessivo di 1.650.000 euro, di cui 387.368 sono stati finanziati dal Ministero a valere sulle risorse di cui al citato decreto ministeriale n. 338 del 2022.
  Posti in essere questi importanti interventi di ripristino delle facciate della sede dell'accademia, si fa presente che il Ministero si adopererà per supportare in toto l'amministrazione dell'istituto nel riportare allo splendore originale il Palazzo Cybo Malaspina, edificato nei primi decenni del XVI secolo, che è fra i più importanti edifici della città per pregio artistico e storico.
  Nel confermare, pertanto, la massima attenzione del Ministero sulle istituzioni AFAM, si ribadisce l'impegno ad investire su tale prestigioso patrimonio immobiliare e artistico.

Il Ministro dell'università e della ricerca: Anna Maria Bernini.


   GHIRRA e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo n. 4-02381, del 26 febbraio 2024, presentato dai deputati Ghirra e Dori, si sono chieste delucidazioni al Ministro interrogato sulle conseguenze dell'entrata in vigore del cosiddetto decreto Caivano, decreto-legge n. 123 del 2023 convertito nella legge 13 novembre 2023, n. 159;

   in particolare, si è riferito dell'allarmante bilancio reso noto dal report sulla giustizia minorile pubblicato il 20 febbraio 2024 dall'associazione Antigone che evidenziava come all'inizio del 2024 fossero 496 i detenuti e le detenute nelle carceri minorili italiane: solo nel primo mese del 2024, si sarebbe raggiunta la metà delle detenzioni totali dello scorso anno, evidenziando altresì il fatto che ben il 51,2 per cento delle presenze fosse straniero. Si sottolineavano inoltre i dati relativi alle collocazioni degli Ipm, dei quali ben 11 su 17 si trovano al Centro-Sud;

   il Ministro interrogato ha risposto all'interrogazione citata riferendo di un «notevole mutamento nelle manifestazioni delle devianze minorili, che sarebbero sempre più correlate a forme di disagio psichico o psicologico nonché alla poli-assunzione di sostanze stupefacenti e psicofarmaci; problematiche comportamentali, queste, che spesso non vengono preventivamente intercettate dai servizi territoriali.

   A tali forme di disagio si aggiungono quelle, peculiari, di cui è talora portatrice l'utenza straniera, caratterizzata anche da gravissime forme di disturbo post traumatico da stress dovute alle devastanti esperienze di vita subite sin dalla primissima infanzia (anche a seguito delle peripezie affrontate nel viaggio che li porta in Italia), su cui si stratificano altrettanto gravi disturbi da poli-assunzione di sostanze stupefacenti e/o alcoliche, che determinano quadri estremamente complessi da trattare.

   Rispetto a tali situazioni di disagio appare opportuna, sin dalle fasi di prima accoglienza, l'individuazione di appropriate e specifiche strategie di intervento che consentano, per quanto possibile, di prevenire il successivo verificarsi di eventi delittuosi. Su questo fronte l'impegno del Ministero è massimo, attraverso l'investimento di grandi risorse in percorsi di rieducazione e di risocializzazione dei minorenni e giovani adulti (sia italiani che stranieri), favorendo interventi di équipe multidisciplinari costituite da psicologi, psichiatri e finanche da etno-psicologi.»;

   il Ministro riporta altresì dell'apertura «di nuove comunità integrate per persone minorenni immesse nel circuito penale, socio-educative e terapeutiche, che costituisce una priorità strategica per l'amministrazione, come dimostrano i primi risultati progettuali ed operativi prodotti dalle interlocuzioni istituzionali avviate con le regioni»;

   a parità di reato, i minori immigrati sono più spesso condannati, ricevono molto più frequentemente misure cautelari detentive, rimangono per più tempo in carcere, mentre con molta meno frequenza sono destinatari di misure diverse, quali ad esempio il collocamento in comunità-alloggio o in famiglia: nell'ultimo anno, solo il 20 per cento dei provvedimenti di messa alla prova adottati nel 2023 hanno riguardato ragazzi stranieri;

   come evidenziato dallo stesso Ministro interrogato, si tratta sovente di minori stranieri non accompagnati con disturbi comportamentali, problemi di dipendenze da sostanze, psicofarmaci e alcool, solitudine, violenze subite durante i percorsi migratori: adolescenti con vissuti faticosi alle spalle, privi di riferimenti affettivi e poco consapevoli di quanto va loro accadendo, che spesso entra in carcere con l'accusa di un singolo reato e lì ne colleziona molti altri (oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, rissa, rivolta), in un circolo vizioso che se non interrotto dalla opportune misure alternative rischia di produrre adulti delinquenti e non integrati –:

   quali siano nel dettaglio le citate grandi risorse investite in percorsi di rieducazione e di risocializzazione dei minorenni e giovani adulti (sia italiani che stranieri), che favoriscano gli interventi di équipe multidisciplinari costituite da psicologi, psichiatri e finanche da etno-psicologi;

   quali siano nel dettaglio le nuove comunità integrate per persone minorenni immesse nei circuito penale, socio-educative e terapeutiche, costituenti priorità strategica per il Ministero e ancora in fase di realizzazione.
(4-02552)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame gli interroganti tornano su un tema, quello delle conseguenze prodotte dal cosiddetto decreto Caivano sugli ingressi dei minori e giovani adulti presso gli istituti penali per i minorenni italiani, già affrontato con la risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-02381 del 26 febbraio 2024 (pure richiamato dagli interroganti), chiedendo al Ministro, nel dettaglio, quali risorse siano state investite in percorsi di rieducazione e risocializzazione dei minori e dei giovani adulti e quali siano le nuove comunità integrate per persone minorenni immesse nel circuito penale, socio-educative e terapeutiche cui si è fatto cenno nella predetta risposta.
  Quanto al primo quesito, nel corso del 2023 il Dicastero ha destinato parte dei finanziamenti ottenuti nell'ambito del fondo asilo migrazione e integrazione (FAMI) del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno alla realizzazione di attività progettuali atte ad incrementare ed indirizzare le azioni trattamentali e i progetti educativi rivolti ai minori e giovani adulti stranieri. L'obiettivo è quello di fornire loro prospettive di
empowerment individuale e di integrazione sociale, in modo che una volta usciti dal circuito penale riescano ad inserirsi nel tessuto sociale perdendo interesse per l'attività criminale.
  In particolare, il primo progetto sperimentale realizzato, con cui si è data attuazione al punto
a) capacity building dell'obiettivo specifico 2 «Migrazione legale e integrazione» del programma di sostegno all'Italia, approvato dalla Commissione europea nell'ambito del FAMI 2014-2020, ha visto il coinvolgimento diretto degli uffici di servizio sociale per i minorenni (U.S.M.M.) e degli istituti penali per i minorenni (I.P.M.) di Acireale, Catania, Catanzaro, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino.
  Il progetto si è articolato lungo tre assi principali:

   una dimensione conoscitiva, rivolta ad incrementare negli operatori il grado di conoscenza delle specificità del variegato fenomeno dei minori/giovani adulti stranieri che entrano in contatto con il circuito penale;

   una dimensione formativa, tesa ad accrescere le competenze tecniche specifiche degli operatori e a sviluppare strategie di intervento adeguate, ad esempio nella gestione dei comportamenti problematici e delle conflittualità;

   una dimensione rafforzativa, finalizzata ad integrare i relativi percorsi trattamentali e i progetti educativi e di reinserimento, destinati ai giovani stranieri.

  A fronte dei risultati positivi prodotti dalla sperimentazione, si è deciso di replicare l'esperienza potenziandola attraverso due ulteriori progetti, a valere sulla dotazione FAMI 2021-2027, per un impegno finanziario complessivo di due milioni di euro.
  Questi progetti, attualmente in fase di definizione, faranno tesoro delle maggiori conoscenze acquisite in merito alla popolazione straniera presente nel circuito penale, implementando il ricorso alle risorse specialistiche (psicologi, psichiatri, etno-psichiatri e mediatori linguistico-culturali, di cui ci si è già avvalsi nel primo progetto), con conseguente ampliamento delle competenze specifiche presenti nelle
équipe trattamentali, sia in ambito detentivo che in area penale esterna.
  Infine, per l'anno 2024, questa amministrazione ha destinato ulteriori 267.575,00 euro ad attività di mediazione linguistico-culturale, e ciò ha fatto conoscendo il ruolo che tale servizio gioca nella risocializzazione del giovane straniero, stante la centralità a questi fini della convinzione con la quale l'interessato accede al programma trattamentale.
  Con riferimento poi alle nuove comunità integrate per persone minorenni il Dicastero, ben consapevole che le personalità dei minori collocati nell'area penale (e non solo) delle comunità, ministeriali e private, orbitano spesso lungo una sottile linea di confine tra il disagio sociale e il disturbo psichico, richiedendo un sistema integrato di interventi che garantisca loro il diritto alla salute nelle sue diverse espressioni, attraverso la definizione di progetti individualizzati multi-disciplinari, realizzati in stretta sinergia fra i servizi minorili della giustizia, servizi sociali territoriali e servizi sanitari preposti alla presa in carico degli adolescenti e giovani adulti, si è reso da tempo promotore di una profonda riflessione sulle attuali manifestazioni del disagio minorile.
  In particolare, nell'ambito del tavolo di consultazione permanente sulla sanità penitenziaria è stata riconosciuta la necessità di costituire, inizialmente in via sperimentale, nuove tipologie di strutture residenziali che possano garantire interventi specifici, contemperando le componenti socio-educative con quelle sanitarie. L'obiettivo è quello di offrire un'appropriata risposta all'utenza penale in carico ai servizi minorili.
  Si è così giunti alla stesura di un accordo per l'istituzione di almeno tre «comunità socio-terapeutiche ad alta intensità sanitaria» (una al nord, una al centro e una al sud), deputate ad ospitare minori/giovani portatori di un disagio psico-sociale per accompagnarli e sostenerli nei percorsi di riabilitazione e risocializzazione.
  Sulla base dell'accordo iniziale, il tavolo ha elaborato specifiche linee di indirizzo, delineandone i requisiti funzionali, organizzativi e strutturali, che sono stati poi fatti propri dalla Conferenza unificata Stato-regioni attraverso l'accordo sottoscritto ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali. Tali strutture nasceranno con l'esplicito intento di inserirvi minori e giovani dell'area penale e saranno organizzati secondo un modulo di gestione che integra approccio sociale e approccio sanitario.
  Con determina del 9 febbraio 2023 l'amministrazione ha deliberato di procedere all'individuazione di soggetti
partner interessati alla presentazione di una proposta in tal senso, da selezionare tramite avviso pubblico, e sta seguendo costantemente i rispettivi percorsi di avvio della procedura di selezione presso le regioni che hanno accettato di partecipare alla sperimentazione fornendo la loro disponibilità all'insediamento di tali comunità nei propri territori.
  I primi
feedback sono già arrivati dalle regioni Campania, Lombardia, Lazio, Toscana e Sardegna.
  Con la Campania, in particolare, è stato sottoscritto un accordo di programma, finalizzato alla realizzazione di una struttura comunitaria sperimentale poli-modulare di tipo socio-sanitario ad elevata integrazione sanitaria, sotto la direzione della U.O.C «Tutela della Salute in Carcere» dell'azienda sanitaria locale di Caserta, per l'inserimento di minori e giovani adulti con disagio psichico e/o problematiche di dipendenza, grazie ad un'innovativa collaborazione interistituzionale che integra attività e procedure, sia gestionali che assistenziali, superando il consueto quanto inappropriato ricorso settoriale, non integrato, ai soli servizi sanitari sociali.
  Gli attori coinvolti sono rappresentati da tutte le figure istituzionali che svolgono un ruolo nel circuito penale minorile e nella rete dei servizi territoriali, dal giudice minorile al magistrato di sorveglianza minorile, passando per l
'équipe tecnica multidisciplinare dei servizi della giustizia minorile e sino a giungere alla direzione generale per la tutela della salute e coordinamento del sistema sanitario regionale.
  Anche la giunta regionale della Lombardia ha emanato una propria delibera che prevede la realizzazione di una «comunità filtro» presso l'ospedale di Niguarda, oltre che di due strutture ad alta intensità sanitaria.
  Oltre a prevedere la creazione di apposite cabine di regia per il coordinamento delle attività e delle scelte inerenti alla gestione delle comunità, in cui riservare un ruolo anche a rappresentanti del Dicastero, le delibere regionali stabiliscono altresì le modalità e le quote di concorso dell'amministrazione statale al pagamento delle rette per ciascun ragazzo gravato da provvedimento dell'autorità giudiziaria minorile che venga inserito in tali strutture.
  Per quanto riguarda, infine, le comunità socio-educative del settore privato già esistenti ed accreditate, è attualmente in via di definizione un nuovo progetto di collaborazione che intende offrire ulteriore supporto specializzato nell'ambito della gestione dei ragazzi che gravitano nell'area penale, nonché potenziare le risorse fruibili sotto forma di progetti individualizzati, in favore di minori e giovani adulti, favorendone reali percorsi di inclusione lavorativa e sociale.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIAGONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è necessario un intervento urgente a tutela della minore Victoria M. (nata in Italia nel dicembre 2018) sottratta dalla madre della bambina alla responsabilità genitoriale affidata in via esclusiva al padre;

   l'illecita condotta di sottrazione della minore per lasciare l'Italia e raggiungere l'Ucraina, ove attualmente si trova, si è tenuta senza il consenso del curatore speciale designato, senza il consenso del padre e in dispregio dei provvedimenti emessi dal tribunale di Tempio Pausania, oltreché di norme di valenza sovranazionale. Infatti, i documenti italiani a suo tempo ottenuti per la minore sono scaduti e, quindi, non sarebbe stato possibile lasciare il Paese con tali documenti (passaporto italiano e carta d'identità italiana);

   con un secondo provvedimento cautelare emesso dal presidente del tribunale di Tempio Pausania, il 15 settembre 2023, è stata sospesa la responsabilità genitoriale di S.S. (nata e residente in Ucraina), madre della minore;

   la minore è stata affidata in via esclusiva al padre D.M. (nato in Italia, con abitazione e residenza della minore Victoria presso quest'ultimo in Tempio Pausania), autorizzando lo stesso ad assumere ogni decisione sia riguardo all'ordinaria che alla straordinaria amministrazione, sentito il curatore speciale;

   è stato ordinato alla madre della minore di riportare immediatamente Victoria dal padre ed è stato altresì disposto, a tutela della serenità e del benessere della figlia, di evitare di andare nei luoghi abitualmente frequentati dalla figlia e dal padre ed evitare di avvicinarsi a meno di metri 200 alla figlia e al padre;

   parallelamente è stato richiesto l'intervento dell'autorità centrale per far rientrare la minore in Italia, ma ad oggi non si hanno informazioni concrete, nonostante il Governo ucraino abbia confermato di avere ricevuto tutto e di aver assegnato l'incarico già dal 20 ottobre 2023, ma da tale data non si hanno notizie dall'Ucraina;

   vi è la necessità di un intervento urgente a tutela della minore per tre diversi motivi:

    innanzitutto i rapporti che caratterizzano le relazioni tra Italia e Ucraina e, in questo ambito, anche la circostanza, nota a tutti, che ha avuto inizio la procedura di ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea. Può sembrare ultroneo ma in tanto vi può essere reciprocità di legami in quanto tale reciprocità sia effettiva e concreta, soprattutto quando la reciprocità è relativa al rispetto dei diritti dell'uomo, che in questo caso coinvolgono direttamente i minori. Nel caso specifico, un Tribunale della Repubblica ha agito con esemplare tempestività e, dal canto suo, l'Autorità centrale istituita dalla Convenzione dell'Aja (alla quale l'Ucraina ha aderito) del pari ha messo in moto ogni potere istituzionale per esercitare il proprio ruolo. Ora si tratta di capire quanto il nostro Ministero degli affari esteri possa incisivamente adoperarsi per comprendere se, nel caso di cui al presente atto esista ostruzionismo da parte delle autorità ucraine;

   altro aspetto increscioso è il fatto che la polizia di frontiera, nonostante l'intervento immediato rispettivamente del curatore della minore e del difensore del padre, non abbia in alcun modo svolto attività finalizzate ad impedire la sottrazione della minore. Sarebbe indispensabile avviare, da parte del Ministero dell'interno, ogni doverosa verifica finalizzata a comprendere i presunti motivi che hanno consentito la fuga all'estero, in Ucraina, della madre e la contestuale sottrazione della minore. Sembrerebbe che la signora abbia utilizzato passaporti accreditati dalla Santa Sede per uscire dal Paese con la minore –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per risolvere la situazione esposta in premessa.
(4-02080)

  Risposta. — La minore V.M. è nata a Olbia il 7 dicembre 2018 dal matrimonio tra il signor D.M. e la cittadina ucraina S.S. Nel 2019, l'intero nucleo familiare risultava residente in Ucraina. Nel febbraio 2022, poco prima dello scoppio delle ostilità in Ucraina, il signor D.M. con la signora S.S. e la bambina si trasferivano in Italia, a Tempio Pausania (Sassari). Il 29 dicembre 2022, all'insaputa del signor D.M., la madre, la bimba e la nonna materna rientravano in Ucraina.
  Il giorno seguente, 30 dicembre 2022, il signor D.M. sporgeva denuncia presso il commissariato della Polizia di Stato di Tempio Pausania, poi integrata il 4 maggio 2023. In tale sede, il signor D.M. dichiarava di aver divorziato in Ucraina dalla moglie e di aver avviato un procedimento di separazione in Italia.
  Nel giugno 2023, la signora S.S. tornava a Tempio Pausania con la bambina; nel successivo mese di luglio 2023, il Tribunale di Tempio Pausania, nell'ambito del giudizio di separazione coniugale in corso in Italia, emetteva alcuni provvedimenti cautelari tra cui l'affido della bambina al padre, incontri sorvegliati madre-figlia e la nomina di un curatore speciale. Il 2 agosto 2023, anche in considerazione di alcune trattative tra le parti per giungere ad un accordo, il medesimo Tribunale disponeva il divieto di espatrio della minore, ordinava il suo collocamento presso la madre e la frequentazione alternata con il padre.
  Il 1° settembre 2023, la signora S.S. ritornava in Ucraina con la bimba, in violazione del suddetto divieto di espatrio. Preso atto di ciò, il Tribunale di Tempio Pausania, il 15 e 23 di settembre 2023, disponeva in via d'urgenza il rientro della minore in Italia, l'affido esclusivo al padre, con la sospensione della responsabilità genitoriale materna e ordinava alla madre di riportare la bambina in Italia.
  Alla luce dell'accaduto, il 26 settembre 2023, il padre D.M. presentava istanza cautelare di rimpatrio della figlia minore, ai sensi della Convenzione de L'Aja del 25 ottobre 1980 sugli effetti civili della sottrazione della minore. Il procedimento è tuttora in corso ed è seguito dall'Autorità centrale italiana, incardinata presso il Ministero della giustizia, e dall'Autorità centrale dell'Ucraina. Quest'ultima, secondo le informazioni fornite dal nostro Ministero della giustizia, informava il 21 dicembre 2023 circa l'avvenuta individuazione del luogo in cui era stata condotta la minore V.M. e sull'invito rivolto alla madre S.S. di consentire il ritorno volontario della bambina in Italia.
  Naturalmente, laddove il tentativo di composizione amichevole della controversia promosso dall'Autorità centrale dell'Ucraina non avesse gli esiti sperati, il padre D.M. potrà esercitare l'azione di rimpatrio dinanzi al competente organo giudiziario dello Stato di rifugio, con il patrocinio del difensore. L'esecuzione all'estero della suddetta decisione provvisoria del 15 settembre 2023 pronunciata dal Tribunale di Tempio Pausania potrebbe anche essere richiesta in via autonoma dinanzi all'Autorità giudiziaria ucraina.
  La minore V.M., oltre ad essere cittadina italiana, è anche cittadina ucraina e, in difetto di un accordo genitoriale, si dovrà quindi attendere la definizione del procedimento di ritorno ai sensi della summenzionata Convenzione de L'Aja del 1980.
  La vicenda è seguita e continuerà ad essere seguita con attenzione dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dalla nostra ambasciata a Kiev, la quale ha stabilito un contatto con la signora S.S. e resta disponibile a prestare ogni possibile assistenza consolare, qualora il signor D.M. voglia ad essa rivolgersi.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   GRIMALDI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il CalendEsercito del 2024, calendario dell'esercito italiano, si presenta col titolo: «Per l'Italia sempre. Prima e dopo l'8 settembre»;

   a parere dell'interrogante, chi è attento al significato delle parole e ai fatti della storia non può non notare quel «prima e dopo l'8 settembre 1943», ovvero contro il fascismo, ma anche durante il fascismo;

   tale impostazione viene rimarcata anche nella descrizione del contenuto, pubblicata anche sui sito del Ministero della difesa: il calendario ricorda uno dei periodi storici più drammatici del nostro Paese e rende omaggio agli uomini che vi parteciparono con «l'assoluta consapevolezza di servire la Patria, sia prima sia dopo l'8 settembre 1943», «gli stessi uomini, gli stessi Eroi. Per l'Italia sempre!»;

   è vero che scorrendo i nomi degli ufficiali, sottufficiali e soldati insigniti della medaglia d'oro al valor militare riportati nel calendario, si tratta nella maggior parte dei casi di figure che si sono distinte nella lotta di liberazione e in gran parte aderenti alla Resistenza, ma compare anche il nome di Giuseppe Izzo, che nel settembre 1938 partì volontario per la guerra di Spagna a fianco dei franchisti;

   tuttavia, a parere dell'interrogante il titolo del calendario, «prima e dopo l'8 settembre» si pone nel solco del tentativo di riabilitazione del Ventennio e dell'amnesia sulle responsabilità, tutte italiane, del fascismo;

   i calendari dei reparti dell'esercito italiano esistono da fine '800 e dal 1997 lo Stato Maggiore ha disposto la realizzazione di un solo calendario di Forza Armata e ci sono già state edizioni dedicate a rievocazioni di fatti storici, chiaramente in concomitanza di anniversari (nel 2023 l'armistizio del 1943, nel 2017 innovazioni della Grande Guerra nel 1917); questa volta però, pur non ricorrendo nessun anniversario, appare evidente e arbitrario a giudizio dell'interrogante l'intento di normalizzare il periodo storico della dittatura fascista, inaccettabile per una Repubblica democratica nata dalla Resistenza e fondata sui valori dell'antifascismo –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato rispetto ai fatti esposti in premessa e se non intenda, per quanto di competenza, adoperarsi affinché venga modificato il titolo e la descrizione del calendario rimuovendo qualsiasi riferimento teso a sminuire il periodo della dittatura fascista e affinché vengano ritirate le copie del calendario disponibili in commercio.
(4-02164)

  Risposta. — In merito all'interrogazione in argomento, mi duole innanzitutto constatare come un'ideologia, quale essa sia, possa indurre a travisare i contenuti di una pubblicazione il cui solo fine è quello di ripercorrere e far conoscere le vicende di un'istituzione come l'Esercito Italiano che, anche nel periodo forse più buio, funesto e tormentato che la nostra Nazione ha conosciuto, ha saputo, coerentemente con la sua storia e con la sua tradizione, mantenere chiaro, nello sbando generale, quale fosse il proprio dovere e salda la determinazione per assolverlo.
  Peraltro, sulla specifica questione il 18 gennaio 2024 il Ministero della difesa, con due comunicati stampa, ha definito con precisione il proprio punto di vista sulla questione, rendendo un'«interpretazione autentica» dello spirito e delle finalità del prodotto editoriale.
  Il tema ed il titolo del calendario sono, infatti, frutto di una scelta editoriale dell'Esercito che non intende, in alcun modo, interpretare in maniera surrettizia l'oggettività dei fatti storici, né tantomeno riabilitare la dittatura fascista.
  Il calendario si inquadra in un progetto editoriale storico che vuole evidenziare esclusivamente l'impegno e il valore degli italiani e dei nostri militari nella guerra di liberazione, nella consapevolezza che, come quelli di allora, anche i soldati di oggi, con il giuramento che prestano, si impegnano a servire il Paese e le sue istituzioni repubblicane.
  Il «prima e dopo» l'8 settembre 1943 indica quindi la coerenza e il valore dell'impegno coraggioso di chi scelse di servire la Patria, onorando il giuramento prestato, fino al sacrificio della vita o continuando, a sprezzo del pericolo, a combattere per la rinascita dell'Italia, sia nelle formazioni regolari dell'Esercito di liberazione, che combatté al fianco degli alleati, sia di chi combatté direttamente nelle formazioni partigiane.
  È a questi eroi, tutti premiati con medaglie d'oro al valor militare e che quasi tutti sacrificarono la loro vita, che il calendario rende merito ed omaggio, ricordandoli uno ad uno.
  Moltissimi soldati, sopravvissuti a tre anni di durissima guerra, non ebbero dubbi, dopo l'8 settembre 1943, su quale fosse il loro dovere e quale posizione l'Esercito Italiano dovesse assumere.
  Non a caso, tutti i militari presenti nel calendario sono stati scelti perché il loro coraggio è stato d'esempio sia prima dell'armistizio sia, con uguale impegno e determinazione, durante la guerra di liberazione, combattendo nelle fila del Regio Esercito o delle formazioni partigiane, fino all'estremo sacrificio.
  Basta leggere le motivazioni di conferimento delle medaglie d'oro al valor militare.
  Per quanto riguarda, infine, la figura del tenente colonnello Giuseppe Izzo, si rende noto che l'ufficiale, al comando del V battaglione del 186° reggimento paracadutisti, si distinse in Africa settentrionale sul fronte di El Alamein. Dopo l'armistizio, inquadrato nel gruppo di combattimento «Folgore», fu protagonista negli aspri combattimenti per la liberazione di Bologna dai nazi-fascisti e combatté eroicamente nel 1940-43, così come lottò, con ardimento, nella guerra di liberazione nel 1943-45, restando sempre fedele al giuramento prestato.
  Da tutto ciò, credo emerga in maniera cristallina – ovviamente, a condizione di riuscire a superare qualsivoglia condizionamento di natura ideologica – come né il titolo, né la descrizione del CalendEsercito 2024 siano in alcun modo associabili a tentativi di riabilitazione di periodi storici come il fascismo e ad amnesia sulle responsabilità dei regimi che li hanno caratterizzati, bensì siano centrati a celebrare solo chi, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, ha scelto di continuare a combattere per la liberazione dell'Italia dall'occupazione e dalla dittatura e, dunque, per la piena rinascita democratica.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   GRIMALDI e DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 9 gennaio 2024 un detenuto di 47 anni, Andrea Pagani Pratis, è deceduto nel carcere di Ivrea (Torino) mentre stava scontando una lunga condanna detentiva;

   l'uomo scriveva sulla rivista online del carcere di Ivrea «La Fenice», dove si firmava con lo pseudonimo Vespino;

   la rivista nei giorni scorsi ha parlato di «morte evitabile», evidenziando il fatto che il detenuto non avrebbe ricevuto un'assistenza sanitaria adeguata;

   secondo i compagni di carcere l'uomo accusava dei malori da una settimana e avanzano il dubbio che il caso in questione sia stato sottovalutato e trattato come una semplice influenza, anche se Pratis in quei giorni faceva fatica a camminare, respirare, muoversi, aveva dolori in ogni parte del corpo e in più, negli ultimi giorni, aveva un colorito sempre più bianco/giallastro e le labbra viola, come hanno scritto i redattori della «Fenice», aggiungendo che il giorno prima di morire Pratis era andato in infermeria dove un medico gli aveva prescritto una Tachipirina e un Brufen;

   sempre sulla rivista online «La Fenice», alcuni detenuti hanno scritto che Pratis aveva compilato anche una domandina, un piccolo prestampato con il quale i detenuti avanzano le proprie richieste alla direzione carceraria o sanitaria, dove esprimeva la volontà ed appunto la richiesta di poter essere ricoverato;

   non essendo chiare le cause della morte, la procura di Ivrea, che ha aperto un'inchiesta sul decesso, senza ipotesi di reato né indagati, ha richiesto che venisse effettuata una autopsia sul corpo del detenuto;

   secondo un articolo pubblicato su Torinotoday il 19 gennaio 2024, l'autopsia eseguita sul corpo dell'uomo avrebbe stabilito che Andrea Pagani Pratis sarebbe morto per un edema polmonare che gli ha provocato l'arresto cardiaco risultatogli fatale;

   se fosse confermato che la causa della morte sia stata un edema polmonare verrebbe avvalorata la tesi sostenuta dagli altri detenuti del carcere che Pratis non avrebbe ricevuto un'adeguata assistenza sanitaria e se fosse stato sottoposto a controlli più approfonditi probabilmente la morte sarebbe stata evitabile –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, affinché venga accertato se Andrea Pagani Pratis, deceduto nel carcere di Ivrea, abbia ricevuto un'adeguata e scrupolosa assistenza sanitaria, se vi sia stata una sottovalutazione dei sintomi accusati dal detenuto nei giorni antecedenti il decesso da parte della direzione carceraria e/o sanitaria e se controlli medici più approfonditi avrebbero potuto evitarne la morte in carcere;

   se risponda al vero che il detenuto Andrea Pagani Pratis aveva avanzato richiesta scritta, attraverso la compilazione dell'apposito modulo, dove esprimeva la volontà e la richiesta di poter essere ricoverato e se la direzione carceraria e/o sanitaria abbia preso in debita considerazione la suddetta richiesta.
(4-02211)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si affronta la vicenda del detenuto A.P.P., deceduto il 7 gennaio 2024 (non il 9 gennaio 2024, come indicato nel testo dell'interrogazione), nel carcere di Ivrea, per cause non ancora accertate.
  Dalla relazione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ivrea emerge che immediatamente veniva iscritto un procedimento penale e venivano disposti tutti gli accertamenti tecnici del caso, volti a chiarire le cause della morte del detenuto A.P.P.; si precisa che le indagini sono tuttora in corso.
  Con riferimento ai fatti occorsi in data 7 gennaio 2024, si rappresenta che la direzione della casa circondariale di Ivrea comunicava nell'immediatezza al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria l'avvenuto decesso di A.P.P., allocato presso la sezione protetti promiscui. Dalla documentazione agli atti, risulta che verso le ore 8:15 circa, il detenuto riferiva di non sentirsi bene; poco dopo veniva trovato disteso sul letto. Lo stesso veniva portato in barella presso i locali dell'infermeria, ove il medico di guardia provvedeva a praticare le prime manovre di rianimazione; successivamente, alle ore 9:05, all'arrivo del 118 ne veniva constatato il decesso.
  Si evidenzia, per completezza, che, sulla scorta delle informazioni rese dal referente aziendale ASL per la sanità penitenziaria, con relazione 29 febbraio 2024, il detenuto alla visita di primo ingresso non presentava patologie organiche o infettive, non veniva rilevato alcuno stato di dipendenza; neanche dalla consultazione del fascicolo personale risultano richieste di ricovero presso luoghi esterni di cura.
  Ciò premesso sul caso specifico menzionato dall'interrogante, più in generale, con riguardo all'assistenza sanitaria, ai detenuti e ferme restando le prerogative regionali sull'implementazione delle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, questa amministrazione sta proseguendo con la sottoscrizione di appositi protocolli con il Ministero della salute, con l'obiettivo di consolidare i presidi ospedalieri all'interno degli istituti penitenziari.
  Inoltre, si sta portando avanti l'implementazione della rete di assistenza sanitaria protetta in grado di farsi carico in sicurezza della cura dei detenuti sottoposti ai regimi detentivi di maggiore rigore.
  Occorre sottolineare che si sta lavorando per migliorare le condizioni di detenzione anche attraverso una costante attenzione all'innovazione e alla modernizzazione delle strutture penitenziarie e mediante la costruzione di nuovi padiglioni e nuovi istituti ad elevata azione trattamentale.
  Infine, deve rimarcarsi che questo Ministero ha recentemente emesso un decreto che prevede per il corrente anno l'assegnazione di 5 milioni di euro all'amministrazione penitenziaria per il potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti, attraverso il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni all'amministrazione. Detto stanziamento annuale di bilancio – pari a oltre il doppio di quanto stanziato in precedenza –, destinato alle finalità di prevenzione del fenomeno suicidario e di riduzione del disagio dei ristretti, conferma l'impegno da parte del Governo nella pronta adozione di misure necessarie per migliorare le condizioni detentive negli istituti penitenziari, anche in vista di un intervento più strutturato e duraturo nel tempo da proporre come priorità nella prossima legge di bilancio.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   MAGI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo apparso il 31 gennaio 2024, il quotidiano Domani ha riportato un'intervista all'ambasciatore italiano in Ungheria, Manuel Jacoangeli, il quale ha sostenuto che i detenuti italiani presso le carceri del Paese magiaro fossero in totale nel numero di undici e tutti seguiti da vicino dalla nostra sede diplomatica a Budapest;

   l'annuario statistico 2023 del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, riporta tuttavia dei dati diversi rispetto a quanto presentato dall'ambasciatore nel corso dell'intervista. In particolare, sarebbero trentatré i detenuti italiani in Ungheria, di cui venti in attesa di giudizio e tredici già condannati –:

   quale sia il numero esatto dei cittadini italiani detenuti in Ungheria e quali le rispettive situazioni giudiziarie, nonché quali siano modalità e frequenza con cui il Ministero e l'ambasciata monitorano le situazioni specifiche, con particolare attenzione al rispetto dei diritti umani fondamentali e delle normative europee.
(4-02481)

  Risposta. — Dai dati estratti dal portale M.I.R.T.A. (monitoraggio in rete tutela e assistenza consolare), costantemente aggiornato direttamente dalle nostre rappresentanze diplomatico-consolari all'estero, il numero dei detenuti italiani in Ungheria al 21 marzo 2024 risulta essere 10, dei quali 2 condannati in via definitiva e 8 in attesa di giudizio. I detenuti erano 11 a gennaio 2024.
  I dati riportati nell'annuario statistico del 2023 indicano per la sede di Budapest un numero pari a 33 persone e fanno riferimento al numero di connazionali detenuti rilevato a mezzo dello stesso portale al 31 dicembre 2022. L'aumento delle detenzioni rispetto all'anno precedente (2021) è ascrivibile in larga misura all'azione di contrasto al reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina a cui si era assistito in Ungheria nel corso del 2022 e che aveva portato al fermo di molti connazionali, tra cui diversi con doppia cittadinanza.
  Il 27 aprile del 2023, il Governo ungherese, al fine di risolvere il problema del sovraffollamento all'interno delle carceri, ha provveduto a emanare il decreto n. 148 del 2023, provvedimento che si avvale della cosiddetta «custodia reintegrativa», misura che si applica ai soli reati di minore gravità con una pena non superiore ai 5 anni e che prevede la sospensione della pena per i soli detenuti stranieri condannati per reati collegati al traffico di esseri umani. Questo intervento normativo da parte del Governo magiaro ha determinato la scarcerazione di molti nostri connazionali e, di conseguenza, la sostanziale diminuzione di detenuti di nazionalità italiana, fino a giungere al dato di 10 connazionali detenuti a marzo 2024.
  L'assistenza costante e puntuale ai connazionali detenuti fuori dai confini nazionali rientra nel quadro dei servizi consolari offerti dalle nostre ambasciate e consolati. Nell'ambito delle prerogative riconosciute dalla Convenzione di Vienna, le nostre rappresentanze diplomatico-consolari definiscono un calendario di visite consolari a intervalli regolari e con una frequenza adeguata, in modo tale da poter valutare in generale le condizioni delle strutture detentive, le condizioni psichiche e fisiche dei detenuti, il rispetto dei diritti di visita da parte degli appartenenti alla sfera familiare e affettiva e dei diritti di difesa.
  Laddove le circostanze verificate non rispondano ad adeguati standard di rispetto della dignità della persona, le nostre rappresentanze, in stretto raccordo con la Farnesina, intervengono prontamente, e se necessario, ripetutamente presso le locali autorità. Le sedi esperiscono ogni utile iniziativa volta a riconoscere misure alternative al carcere ai connazionali detenuti all'estero, d'intesa con i legali e i connazionali direttamente interessati.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   ONORI, SANTILLO, SCERRA, LOMUTI, AURIEMMA, DONNO, CARMINA, ASCARI, ALIFANO, FEDE, CAPPELLETTI, TORTO, DELL'OLIO, PENZA, ILARIA FONTANA, PAVANELLI, L'ABBATE, CHERCHI, DI LAURO, QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI, AIELLO, BARZOTTI, CARAMIELLO, ORRICO e APPENDINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in occasione del Consiglio dei ministri del 16 ottobre 2023 è stato approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale. In base al comunicato stampa, il testo introduce anche norme teoricamente volte a conformare il sistema d'imposizione sul reddito a una maggiore competitività sul piano internazionale, anche attraverso specifiche norme di vantaggio per i lavoratori impatriati e per le imprese o attività produttive che ritornano a investire in Italia (reshoring);

   nel contesto, si assiste a un netto ridimensionamento della portata del regime agevolativo a favore dei lavoratori impatriati previsto dall'articolo 16 del decreto legislativo n. 147 del 2015, a cui si aggiunge una mancanza di chiarezza in merito al potenziale effetto retroattivo della nuova disciplina;

   infatti, dopo la decisione di cui sopra del Governo, come emerso da numerosi articoli pubblicati sul tema, in molti hanno iniziato a porsi domande sostanziali in primo luogo per quel che concerne proprio la retroattività o meno della citata normativa;

   gli interroganti sono, inoltre, a conoscenza di un numero importante di email inviate da cittadini italiani all'estero in preda a forte agitazione per i potenziali effetti negativi, di grande impatto nelle loro vite, di cui la nuova normativa sarebbe potenzialmente foriera se davvero provvista di natura retroattiva;

   lo scenario delineato appare, dunque, confuso e incerto nei confronti degli italiani residenti all'estero, nonché potenzialmente dannoso nei confronti di chi è in procinto di ritornare nel Paese –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dello stato di agitazione che serpeggia nella comunità degli italiani Aire, in particolar modo tra coloro che sono in procinto di rientrare in Italia nel breve termine, così come tra coloro che sono già tornati nell'arco del 2023 facendo affidamento su una normativa che ora si va a modificare;

   se, date le descritte circostanze, non ritengano opportuno, nell'ambito delle rispettive competenze, adoperarsi affinché venga tempestivamente chiarita l'effettiva portata della nuova disciplina in primis per quel che concerne il potenziale effetto retroattivo.
(4-01791)

  Risposta. — Il decreto legislativo n. 209 del 2023 ha modificato profondamente la normativa degli incentivi fiscali per il ritorno dei cosiddetti «cervelli in fuga». La nuova disciplina si applica solo ai lavoratori autonomi o dipendenti in possesso dei requisiti di elevata qualificazione e specializzazione che si trasferiscono in Italia dopo un minimo di 3 anni di permanenza all'estero come iscritti Anagrafe italiana residenti all'estero, e che si impegnino a rimanere residenti nel nostro Paese per 5 periodi d'imposta. Il tetto massimo di reddito agevolabile è pari a 600.000 euro, per evitare che a beneficiarne siano soggetti già abbienti.
  Il rientro in Italia del lavoratore impatriato è subordinato a un nuovo rapporto di lavoro; tuttavia, può usufruire del nuovo regime anche chi mantiene il rapporto di lavoro preesistente al trasferimento all'estero, se assente dall'Italia per un periodo di almeno 6 o 7 anni, a seconda dei casi. La normativa riserva l'applicazione delle nuove disposizioni ai soli soggetti che conseguono la residenza fiscale in Italia a decorrere dal periodo d'imposta 2024.
  In precedenza, non erano previsti i requisiti di elevata qualificazione, il periodo minimo di permanenza all'estero era di 2 anni, l'impegno al mantenimento della residenza italiana era di 2 anni e non era previsto alcun limite massimo reddituale.
  Il testo finale del decreto ha recepito in parte le istanze dei connazionali relative alle limitazioni del nuovo regime e alla sua potenziale retroattività. In particolare, tra le novità rispetto alla prima formulazione del decreto, si segnalano:

   a) la possibilità — come detto — di usufruire del nuovo regime anche per chi mantiene il rapporto di lavoro preesistente al trasferimento all'estero, purché il requisito della permanenza precedente all'estero sia, a seconda dei casi, di 6 o 7 periodi d'imposta. Ciò al fine di evitare che un lavoratore impiegato in Italia ottenga il trasferimento all'estero dal proprio datore di lavoro (presso una sede estera dello stesso datore di lavoro o gruppo) per il periodo minimo di residenza fiscale richiesto dalla norma, per poi rientrare in Italia alle medesime dipendenze beneficiando dell'agevolazione;

   b) l'applicabilità della nuova disciplina solo alle persone fisiche che trasferiscono la residenza fiscale in Italia a partire dal periodo d'imposta 2024, salvi due casi. A chi ha trasferito la propria residenza anagrafica in Italia entro il 31 dicembre 2023 continuerà ad applicarsi il vecchio e più favorevole regime. È fatto salvo anche il caso di chi trasferirà la residenza anagrafica solo nel 2024, ma ha già acquistato un immobile destinato ad abitazione principale in Italia entro il 31 dicembre 2023, per ragioni ad esempio amministrative, burocratiche o meramente personali. Per costoro è previsto un regime transitorio, di durata pari a 3 periodi d'imposta, in cui i redditi da lavoro autonomo o dipendente peseranno solo per il 50 per cento del loro ammontare.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   la legge 6 ottobre 2017 n. 158, «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni», è volta a favorire l'adozione di misure in favore dei residenti nei piccoli comuni e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi essenziali, per contrastarne lo spopolamento e incentivare l'afflusso turistico;

   a tal fine si istituisce un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, destinato al finanziamento di investimenti diretti alla tutela dell'ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all'insediamento di nuove attività produttive;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 luglio 2021 è definito l'elenco dei piccoli comuni che possono beneficiare dei finanziamenti concessi della suddetta legge. Con il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, del 16 maggio 2022, è disciplinata la «Predisposizione del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni», individuando le regole per l'assegnazione dei relativi fondi;

   il 15 luglio 2023 è stato pubblicato il «Bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni», predisposto dal dipartimento casa Italia (in considerazione dell'affinità delle finalità sottese al Piano con le attribuzioni dello stesso dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri), che fissa i termini di presentazione della domanda di inserimento dei progetti di investimento pubblico nel Piano e i criteri per la selezione degli stessi;

   il termine per la presentazione delle domande di partecipazione, inizialmente fissato all'11 settembre 2023, è stato prorogato al 25 ottobre dello stesso anno, per poi essere ulteriormente rinviato al 15 novembre, data di conclusione della fase 2 e avvio della fase di verifica dei progetti presentati – 2638 con la partecipazione 3359 comuni (60,9 per cento dei comuni ammessi) – che si concluderà con l'adozione della graduatoria finale tramite decreto della Presidenza del consiglio;

   il 21 novembre 2023 si è riunita la commissione di valutazione, per fornire indicazioni sulle modalità e i tempi di lavoro della stessa nonché della segreteria tecnico-amministrativa di supporto. In tale occasione è stato stabilito il calendario per giungere all'adozione della graduatoria, presumibilmente entro l'estate prossima;

   tuttavia, il trascorrere del tempo, ormai quattro mesi dalla chiusura del bando, e l'indicazione di un termine approssimativo per la definizione della graduatoria, destano perplessità e preoccupazione dal momento che si rischia una variazione dei prezzi e un «invecchiamento» dei progetti presentati, tenendo conto anche delle tempistiche di realizzazione degli stessi –:

   se si intenda indicare con precisione la data di pubblicazione della graduatoria definitiva, adoperandosi affinché vi sia una velocizzazione del procedimento di definizione dei progetti selezionati.
(4-02475)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi pervenuti, si rappresenta quanto segue.
  La legge 6 ottobre 2017, n. 158 reca misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni e detta specifiche disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei relativi centri storici.
  La disciplina così introdotta sostiene lo sviluppo socioeconomico, ambientale e culturale dei piccoli comuni, nonché mira a favorire la residenzialità delle comunità locali e a sostenere il riequilibrio demografico nazionale. Altro aspetto preso in considerazione dalla legge riguarda la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico dei comuni di piccole dimensioni.
  Sono state anche previste misure per contrastare lo spopolamento e incentivare l'afflusso turistico dei luoghi visti come risorsa a presidio del territorio: in particolare, si fa riferimento alle attività di contrasto del dissesto idrogeologico e alle attività di piccola e diffusa manutenzione e tutela dei beni di utilità comune.
  Le disposizioni della legge non hanno avuto attuazione fino al 2021.
  Dapprima, si è dovuto attendere un decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo: tale decreto, sentito l'ISTAT, è stato adottato il 10 agosto 2020 e ha definito i parametri occorrenti per la determinazione delle tipologie dei piccoli comuni che possono beneficiare dei finanziamenti concessi in base alla norma legislativa.
  Successivamente, sono stati adottati due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Il primo, datato 23 luglio 2021, ha individuato l'elenco dei piccoli comuni che possono beneficiare dei finanziamenti concessi dalla suddetta legge, tenuto conto dei parametri definiti dal citato decreto del Ministro dell'interno del 10 agosto 2020.
  Con il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 maggio 2022, è stata disciplinata la «Predisposizione del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni».
  Fin dal suo insediamento questo Governo si è tempestivamente attivato per dare concreta e rapida attuazione alla norma e, all'esito della procedura di consultazione delle regioni e degli enti locali, il 15 luglio 2023, ha provveduto alla pubblicazione del «Bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni», che è stato predisposto dal dipartimento casa Italia della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Occorre evidenziare, tuttavia, che gli stessi comuni, per poter predisporre i progetti del «Bando», hanno chiesto, per ben due volte, la proroga del termine per la presentazione delle domande che, pertanto, è stato protratto al 15 novembre 2023 in luogo dell'11 settembre 2023 originariamente previsto.
  Alla scadenza del termine previsto per la presentazione delle candidature sono state presentate n. 2.638 domande, di cui n. 72 riconducibili a unioni di comuni, come prevedeva il bando, n. 306 a comuni in convenzione e n. 2.260 a comuni singoli. In totale i comuni coinvolti sono oltre n. 3.300.
  Con tempestività, il 21 novembre 2023 è stata nominata la commissione di valutazione, che ha lavorato e sta lavorando con la massima celerità.
  Questa attività deve essere svolta, peraltro, con la massima attenzione, non solo per l'aspettativa che tale iniziativa ha prodotto presso i piccoli comuni, ma anche perché la graduatoria approvata avrà una efficacia triennale e quindi potrà essere eventualmente utilizzata, in presenza delle necessarie risorse finanziarie, anche successivamente a questa prima edizione.
  Ad oggi, è stata esaminata circa la metà delle istanze presentate. Il dipartimento conta di concludere l'attività istruttoria tra la fine del mese di maggio e la prima metà del mese di giugno 2024. Subito dopo la pubblicazione della graduatoria, si provvederà, per competenza del Ministero dell'interno, all'erogazione delle relative risorse.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   PAVANELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il liceo scientifico – sezione a indirizzo sportivo – rappresenta un'opportunità per coniugare un'approfondita e armonica cultura, sia in ambito umanistico sia scientifico, attraverso la promozione del valore educativo dello sport;

   la sezione a indirizzo sportivo si inserisce strutturalmente, a partire dal primo anno di studio, nel percorso del liceo scientifico di cui all'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, n. 89, nell'ambito del quale propone insegnamenti e attività specifiche. Con il decreto del Presidente della Repubblica 5 marzo 2013, n. 52, è stato adottato il «Regolamento di organizzazione dei percorsi, della sezione a indirizzo sportivo» del sistema dei licei, a norma dell'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89;

   ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 52, le sezioni ad indirizzo sportivo di ciascuna regione non possono essere istituite in numero superiore a quello delle relative province, ma tale norma è talvolta derogata a condizione di non mutare l'organico e, dunque, senza aggravio di costi;

   attualmente, in Umbria esistono tre sezioni a indirizzo scientifico sportivo: a Gubbio presso il polo liceale «Giuseppe Mazzatinti», a Foligno presso il liceo «G. Marconi», e a Narni al liceo scientifico «Gandhi» a fronte di un numero di iscritti ben superiore di quello ragionevole per l'unica classe consentita: addirittura superiore alle sessanta adesioni al primo anno nel caso del liceo folignate;

   in assenza di apposite deroghe – finora non accolte dall'Ufficio scolastico regionale – diversi studenti saranno costretti a cambiare indirizzo rinunciando alle proprie aspirazioni e ambizioni;

   più in generale, ii taglio delle classi promosso dal Ministero, se operato trasversalmente non tiene conto di talune realtà particolari riguardanti, ad esempio, le frazioni montane o piccole comunità alle prese con il progressivo e continuo spopolamento. Emblematico il caso della scuola secondaria di primo grado di Costacciaro (nell'ambito dell'Area interna Umbria Nord-Est), che prevederà l'accorpamento di due classi in un'unica pluriclasse con ventuno alunni, di cui tre con disabilità a partire dal prossimo settembre per l'anno scolastico 2024-2025 –:

   se non intenda adottare iniziative, anche normative, per favorire la concessione di apposite deroghe al fine di esaurire il numero di domande volte all'iscrizione presso le sezioni a indirizzo scientifico sportivo presenti in realtà territoriali come quella descritta in premessa della regione Umbria;

   se non ritenga che le esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica che si concretano nel contenimento del numero delle classi debbano tenere conto di talune realtà particolari riguardanti, ad esempio, le frazioni montane o piccole comunità alle prese con il progressivo e continuo spopolamento.
(4-02671)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
  Il liceo sportivo costituisce un'importante opportunità per coniugare una approfondita e armonica cultura, sia in ambito umanistico sia scientifico, attraverso la promozione del valore educativo dello sport.
  Si tratta di un percorso di studio che riconosce il valore aggiunto della pratica sportiva nei processi formativi per la costruzione di competenze e di personalità dove si vuole sottolineare l'unicità del fenomeno sport, non in termini addestrativi, né ricreativi, ma in una dimensione pedagogica e culturale.
  Tanto premesso, si ricorda che con decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2013 è stato adottato il «Regolamento di organizzazione dei percorsi della sezione ad indirizzo sportivo del sistema dei licei, a norma dell'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89», con il precipuo fine di guidare lo studente verso lo sviluppo delle conoscenze e delle abilità, nonché delle competenze necessarie per individuare le interazioni tra le diverse forme del sapere, l'attività motoria e sportiva e la cultura propria dello sport, assicurando la padronanza dei linguaggi, delle tecniche e delle metodologie relative.
  Il comma 5, dell'articolo 3, del citato regolamento, dispone che nel rispetto delle competenze delle regioni in materia di programmazione dell'offerta formativa e tenuto conto della valutazione effettuata dall'ufficio scolastico regionale, le sezioni ad indirizzo sportivo di ciascuna regione non possono essere istituite in numero superiore a quello delle relative province, evitando comunque che l'attivazione di tali sezioni possa determinare esuberi di personale in una o più classi di concorso.
  Invero, il comma 6 del richiamato articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2013 prospetta la possibilità di istituire eventuali sezioni aggiuntive di liceo a indirizzo sportivo, ma soltanto laddove le risorse di organico annualmente assegnate lo consentano e sempreché ciò non determini la creazione di situazioni di esubero di personale.
  Per ciò che concerne invece le dotazioni a livello di singola scuola, annualmente, il Ministero dell'istruzione e del merito dirama due circolari: la prima inerente alle iscrizioni alle scuole di ogni e ordine e grado, emanata da ultimo, con nota n. 40055 del 12 dicembre 2023, secondo la quale, anche per l'anno scolastico 2024/2025, sarà consentita, l'attivazione di una sola classe prima per ciascuna istituzione scolastica; la seconda inerente alle dotazioni organiche del personale docente, emanata da ultimo, con nota n. 43464 del 28 marzo 2024 che ha disposto che per quanto riguarda le sezioni a indirizzo sportivo dei licei scientifici, sarà consentita, anche per l'anno scolastico 2024/2025, l'attivazione di una sola classe prima per ciascuna istituzione scolastica.
  Tanto premesso, con riferimento al caso specifico segnalato dall'onorevole interrogante, si rappresenta che l'ufficio scolastico competente ha riferito che nel rispetto delle sopra richiamate circolari, per ciascuna delle tre istituzioni scolastiche presenti in Umbria in cui è presente il liceo scientifico ad indirizzo sportivo è stata attivata una sola classe prima.
  L'ufficio scolastico regionale per l'Umbria precisa, altresì, che in riferimento alla scuola secondaria di primo grado di Costacciaro, è stata costituita una pluriclasse con 18 alunni (6 in prima, 6 in seconda, 6 in terza), di cui 2 diversamente abili quindi nel rispetto dei parametri indicati nella vigente normativa e non di 21 alunni, di cui 3 diversamente abili, come erroneamente riportato nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto.
  Si segnala, peraltro, che il dimensionamento delle istituzioni scolastiche avviene attraverso l'adozione annuale di una deliberazione della giunta regionale recante il piano regionale di dimensionamento, tramite il quale si compiono operazioni di aggregazione, soppressione e trasformazione delle istituzioni stesse, nonché di arricchimento dell'offerta formativa attraverso l'attivazione di nuovi indirizzi di studio presso le istituzioni del secondo ciclo di istruzione.
  Pertanto, il quadro normativo sopra delineato conferisce alle realtà territoriali le eventuali valutazioni in ordine all'opportunità e alla concreta possibilità di incrementare il numero delle sezioni ad indirizzo sportivo in funzione dei bisogni formativi emersi.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da un'inchiesta giornalistica pubblicata nei giorni scorsi su La Repubblica Palermo, la procura di Palermo ha avviato un'indagine nei confronti dei vertici e dei legali rappresentanti del dipartimento di studi europei italo-bosniaco Jean Monnet che in questi anni avrebbe operato in convenzione con l'ateneo bosniaco di Gorazde e concesso titoli universitari in medicina e professioni sanitarie non riconosciuti nel nostro Paese a centinaia di studenti;

   nella rete di questa sedicente università, mai accreditata come istituzione estera operante in Italia dal Ministero dell'università e della ricerca, sono finiti giovani siciliani, campani, calabresi, toscani e lombardi;

   da quanto emerge, gli studenti dell'ateneo non avrebbero mai firmato alcun contratto con l'università bosniaca Goradze, né con il Jean Monnet, ma li avrebbero siglati con una fondazione Svizzera e, nelle polizze assicurative degli studenti per la copertura del rischio di responsabilità civile e per gli infortuni, durante i tirocini comparirebbe il nome ancora di un'altra società con sede a Roma;

   inoltre, gli studenti non figurerebbero nelle liste dell'università Goradze, che peraltro risulta oggi priva di accreditamento anche in Bosnia;

   le lauree concesse dal dipartimento Jean Monnet dunque non hanno alcun valore legale in Italia e non sono nemmeno abilitanti;

   a giudicare da quanto sta emergendo dall'inchiesta giornalistica, molto probabilmente si è di fronte ad una gigantesca truffa a danno degli studenti e delle loro famiglie che hanno pagato rette annuali tra i 6.500 e i 20 mila euro per conseguire una laurea che ovviamente non consente loro di esercitare la professione;

   ciò che risulta incomprensibile è come sia possibile che il dipartimento possa vantare collaborazioni con aziende sanitarie convenzionate con il Sistema sanitario nazionale, dove gli studenti praticano il tirocinio e esami pratici, in assenza di accreditamento con il Ministero dell'università e della ricerca;

   nell'elenco delle collaborazioni figurerebbero le Asp di Palermo, Caltanissetta, Agrigento e Trapani, sette tra ospedali e cliniche siciliane;

   tra i docenti, i cui corsi venivano svolti esclusivamente online, figurano anche professionisti palermitani, dirigenti regionali, professori universitari, direttori generali e amministrativi delle aziende sanitarie;

   ad oggi sarebbero un centinaio gli studenti in possesso di una laurea conseguita, ma di fatto, inutilizzabile perché non riconosciuta;

   da quanto si apprende, il Ministero dell'università e della ricerca nel 2018 aveva rigettato la domanda di filiazione dell'ateneo bosniaco Goradze in Italia e lo diffidava a cessare ogni attività illegittimamente, intrapresa;

   nel 2021 il Ministero dell'università e della ricerca aveva inviato una nota alla Conferenza dei rettori delle università italiane con la quale informava di aver appurato che in alcuni atenei erano stati riconosciuti degli esami sostenuti alla Goradze e buona parte degli studenti aveva ottenuto l'iscrizione al secondo anno, anche in aggiramento della normativa sull'accesso programmato;

   nonostante l'allarme del Ministero dell'università e della ricerca le singole realtà accademiche non hanno vigilato sulla correttezza delle immatricolazioni e dunque c'è stato un numero indefinito di studenti provenienti dalla Goradze e dal Jean Monnet che hanno avuto accesso alle facoltà di medicina con materie erroneamente validate;

   appare incredibile che, nonostante gli allarmi del Ministero dell'università e della ricerca docenti delle università pubbliche, funzionari e dirigenti delle Asp abbiano continuato a collaborare e dirigere settori di questa università fantasma e che ospedali pubblici, cliniche e Asp abbiano permesso che studenti della Monnet potessero effettuare addirittura il tirocinio nei loro reparti –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere per chiarire come sia stato possibile che la Jean Monnet abbia potuto operare in assenza di accreditamento e se non intendano appurare se e quali verifiche e provvedimenti abbiano assunto gli atenei e le strutture sanitarie dopo i richiami del Ministero dell'università e della ricerca sull'università bosniaca Goradze e il dipartimento Jean Monnet.
(4-02443)

  Risposta. — In riferimento al quesito posto dall'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
  Il Ministero è a conoscenza delle situazioni emerse recentemente in merito al rilascio di titoli di formazione superiore da parte di alcune istituzioni con modalità non conformi alla normativa italiana vigente.
  In particolare, per quanto riguarda il «Dipartimento di studi europei Jean Monnet» e la «Università Internazionale di Gorazde» della Bosnia ed Erzegovina, già nel 2018, con nota protocollo n. 31819 del 16 novembre, il Ministero ha negato la richiesta di filiazione sul territorio italiano presentata dalla suddetta istituzione, al contempo diffidandola a cessare immediatamente ogni attività illegittimamente intrapresa. L'istanza è stata definitivamente rigettata con nota n. 1031 del 14 gennaio 2019.
  A ciò è seguita una segnalazione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per le opportune valutazioni di competenza (nota MIUR n. 3124 del 30 gennaio 2019), con la quale si evidenziava la presenza di informazioni fuorvianti ed in contrasto con la normativa italiana vigente all'interno del sito
web della «Università Internazionale di Goradze», richiedendo la valutazione e successiva adozione di opportuni provvedimenti e/o attività da intraprendersi a tutela dei consumatori.
  Nel luglio 2020, il MUR ha acquisito, inoltre, una nota rilasciata dal centro ENIC-NARIC nella quale si dava conto del legame esistente tra l'istituzione Jean Monnet, operante, però, in Svizzera, e la suddetta università.
  Una ulteriore nota ministeriale del 7 maggio 2021, protocollo n. 0013665, è stata inviata alla conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), dove si invitava la conferenza ad informare i propri associati, ovvero le università italiane, a non collaborare con l'università internazionale di Gorazde e a non accettare studenti provenienti da quest'ultima, indicando come tale istituzione fosse priva di accreditamento in Italia e all'estero; infatti nella nota si legge che: «Tale istituto risulta essere un ente di istruzione superiore privato ad oggi ancora privo di accreditamento presso il sistema di educazione statale della Bosnia Erzegovina.». La CRUI ha provveduto successivamente a diffondere tale messaggio presso tutti gli atenei italiani al fine di condividere la posizione espressa dal Ministero. In data 22 febbraio 2024, il MUR ha inviato un'ulteriore nota al «Dipartimento Jean Monnet», facendo riferimento a quanto pubblicato sul sito
internet del dipartimento, relativamente alla attivazione e al rilascio di titoli accademici per corsi di laurea e di specializzazione di area medico sanitaria e il rilascio di titoli accademici sulla base di un partenariato con non meglio precisati atenei e con la «Università internazionale di Gorazde».
  In particolare, nella nota ministeriale, si evidenzia che: «soltanto le Università degli studi possono attivare i predetti corsi di studio e rilasciare il titolo accademico. Inoltre, ai sensi dell'articolo 10, del decreto-legge 1° ottobre 1973, n. 580, convertito con modificazioni dalla legge 30 novembre 1973, n. 766 le denominazioni di università, ateneo, politecnico, istituto di istruzione universitaria, possono essere usate soltanto dalle università statali e da quelle non statali riconosciute per rilasciare titoli aventi valore legale a norma delle disposizioni di legge».
  Le università estere non risultano certo escluse dalla possibilità di fare domanda per l'istituzione di un ateneo in Italia. La nota dispone che: «queste possono richiedere di aprire una sede nel nostro Paese, al di fuori delle regole della programmazione del sistema universitario, rispettando le procedure, ai sensi del decreto del Ministro dell'università e della ricerca 26 aprile 2004, n. 214, che prevedono l'adozione di un apposito decreto ministeriale su conforme parere dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), del Comitato Regionale di Coordinamento e del Consiglio Universitario Nazionale, relativo all'accertamento del possesso dei requisiti indicati dalla norma stessa». Le stesse devono, altresì, acquisire il parere del Ministero dell'interno e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in relazione alla costituzione da parte di un soggetto estero di una propria sede sul territorio italiano. Sulla base del predetto decreto ministeriale, i titoli rilasciati dalla sede italiana sono quindi ammessi alle procedure di riconoscimento al pari dei titoli rilasciati dalla sede del paese d'origine.
  In particolare, secondo quanto previsto dall'articolo 2, comma 2, del citato decreto ministeriale n. 214 del 2004, le suddette istituzioni estere, per essere riconosciute in Italia, devono possedere, tra l'altro, i seguenti requisiti: «
a) essere istituti riconosciuti facenti parte del sistema di istruzione superiore del proprio Paese, ai sensi dell'articolo VIII.2, lettera b), della Convenzione; b) essere istituti di istruzione superiore di particolare rilevanza scientifica sul piano internazionale».
  In merito, si evidenzia che nessuno dei due sopraindicati requisiti risulta essere posseduto dalla istituzione denominata «Università di Gorazde», in quanto, come comunicato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dall'ambasciata d'Italia in Sarajevo, in data 31 ottobre 2023, tale istituzione ha goduto fino al mese di settembre 2023 di un accreditamento solo
«condizionale» da parte delle competenti autorità bosniache e tale accreditamento è venuto meno lo scorso 7 settembre 2023.
  In conclusione, nella sopracitata nota del 22 febbraio 2024, il MUR ha evidenziato che non ha mai autorizzato il «Dipartimento Jean Monnet» e la «Università internazionale di Gorazde» ad attivare corsi universitari e a rilasciare titoli accademici, sottolineando che i titoli eventualmente rilasciati da tali istituzioni non hanno alcun valore né a fini accademici né ai fini professionali, non essendo riconosciuti né da altro ateneo né da altra autorità pubblica. Il Ministero ha altresì diffidato il dipartimento dal porre in essere ogni attività non conforme all'ordinamento universitario o che possa anche rivelarsi una pubblicità ingannevole nei confronti degli studenti circa un'eventuale possibilità di rilasciare titoli che, allo stato, sono privi di ogni valore e possibilità di riconoscimento.
  Ad integrazione di quanto riportato, si sottolinea che, secondo l'interpretazione formulata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nemmeno atti di natura internazionale, come l'accordo di cooperazione nel campo della cultura, dell'istruzione e dello sport tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Bosnia ed Erzegovina, stipulato a Mostar il 19 luglio 2004 e ratificato con legge del 10 febbraio 2015, n. 14, può essere interpretato come una norma che sancisca l'equipollenza dei titoli accademici tra la Repubblica italiana e la Repubblica della Bosnia ed Erzegovina o che preveda comunque alcuna automaticità nel riconoscimento dei titoli di studio bosniaci in Italia.
  L'articolo 9 dell'accordo si limita, infatti, a stabilire che i titoli di studio fra Bosnia e Italia possano essere riconosciuti sulla base di un successivo apposito accordo bilaterale da stipulare tra i due Paesi. Ad oggi tale accordo non è stato mai stipulato.
  In merito, altresì, alle procedure per il riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite in Paesi dell'Unione europea, ai sensi del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, e conseguiti in Paesi non comunitari, ai sensi degli articoli 49 e 50 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, il Ministero della salute ha sottolineato che non risultano pervenute richieste di riconoscimento di titoli professionali sanitari, conseguiti presso la «Università Internazionale di Gorazde». Inoltre, nel mese di febbraio 2024, il Ministero ha richiesto alla Regione Siciliana di effettuare ogni necessario accertamento in merito all'operato di tutte le aziende e le strutture sanitarie territoriali coinvolte come sedi dei tirocini dei suddetti corsi di laurea. La Regione Siciliana, con nota del 4 marzo 2024, ha provveduto ad attivare le verifiche richieste ed ha contestualmente disposto la sospensione di tutte le attività di tirocinio eventualmente riconducibili alla
«Università Internazionale di Gorazde», per il tramite del competente assessorato – dipartimento regionale per le attività sanitarie ed osservatorio epidemiologico.
  In conclusione, si evidenzia che il Ministero dell'università e della ricerca, sulla base di quanto stabilito dalla convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all'insegnamento superiore nella regione europea, sottoscritta a Lisbona l'11 aprile 1997, ha avviato una ricognizione tramite il CIMEA (centro di informazione sulla mobilità e le equivalenze accademiche) per verificare la eventuale presenza di istituzioni operanti sul nostro territorio prive di idoneo accreditamento o riconoscimento e che rilasciano titoli accademici in violazione della normativa italiana. A seguito di tale ricognizione, che è ancora in corso, il Ministero ha provveduto a segnalare le irregolarità all'autorità giudiziaria per le opportune verifiche ed ha inviato un'informativa all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per gli eventuali profili di pubblicità ingannevole.
  Si conferma, pertanto, l'impegno del Ministero dell'università e della ricerca nella vigilanza sulla correttezza delle procedure di accreditamento e di riconoscimento accademico di titoli di studio stranieri, al fine di tutelare il diritto allo studio e garantire
standard formativi e qualitativi elevati e accessibili a tutti.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Anna Maria Bernini.


   TONI RICCIARDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il blocco dei permessi di lavoro da parte delle autorità britanniche determinerà, entro la fine del 2024 l'espulsione di quasi tutto il personale scolastico italiano di ruolo inviato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e assegnato alle nostre autorità diplomatiche e consolari per insegnare nei corsi di italiano nelle scuole inglesi, previsti dagli accordi bilaterali sottoscritti tra i due Paesi;

   dopo il congelamento di sette cattedre di lingua italiana di scuola primaria, di scuola secondaria di primo grado e tre lettorati di italiano nelle università inglesi, nonostante i continui sforzi dell'ambasciata italiana attraverso interlocuzioni con il Foreign Office, le autorità inglesi non intendono garantire ai docenti statali italiani alcuna salvaguardia, considerandoli alla stregua delle altre categorie di lavoratori stranieri, ai quali vengono richiesti, per la concessione del visto di lavoro, fondi sufficienti per mantenersi nel Regno Unito e i costi per l'assistenza sanitaria;

   come si legge da notizie apparse sulla stampa, la denuncia arriva dalla Uil, secondo cui è «assolutamente urgente, da parte del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Tajani, di concerto con il Ministro dell'istruzione e del merito, Valditara, individuare al più presto le soluzioni idonee a garantire la permanenza del nostro personale scolastico di ruolo nel Regno Unito. Sono docenti, amministrativi e dirigenti inviati in missione nelle realtà scolastiche britanniche per svolgere la loro funzione essenziale nell'ambito della promozione e diffusione della nostra lingua e della nostra cultura»;

   è del tutto evidente che vada evitato lo smantellamento dei corsi di lingua italiana, con tutte le gravi conseguenze che ne deriverebbero, sia per la nostra comunità nel Regno Unito, sia per le migliaia di studenti inglesi che verrebbero privati del percorso scolastico oggi garantito dal personale italiano –:

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza volte a considerare – in attesa della definizione di un accordo bilaterale che garantisca il mantenimento dei nostri strumenti di promozione della lingua italiana nel Regno Unito – specifiche forme di accreditamento per il personale scolastico statale italiano a tutti gli effetti assegnato alla nostra rappresentanza diplomatica in Gran Bretagna.
(4-02222)

  Risposta. — Ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo n. 64 del 2017, i contingenti delle categorie di personale da destinare all'estero sono stabiliti su base triennale dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), con decreto adottato di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) e con il Ministero dell'istruzione e del merito (MIM).
  A seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e delle connesse misure relative al movimento di cittadini europei sul territorio britannico, sono emerse difficoltà per l'invio di personale della scuola all'estero sui posti di contingente previsti nel Regno Unito; ai sensi della normativa ministeriale, tale personale non può essere notificato nella lista diplomatica o del personale tecnico-amministrativo, pertanto, a chi è arrivato nel Regno Unito dal primo gennaio 2021, si applica il regime migratorio britannico valido per tutti gli stranieri.
  Questo regime prevede la possibilità di entrare senza visto di ingresso e di permanere nel Regno Unito senza lavorare (come un turista) per un periodo massimo di 6 mesi consecutivi. Chi svolge attività lavorativa, necessita di uno sponsor che deve farsi carico di eventuali tasse ed imposte, dovendo tale personale ricorrere ad uno «
skilled worker visa».
  Il problema della permanenza dei docenti in Gran Bretagna – comune peraltro agli altri Stati membri dell'Unione europea che inviano proprio personale docente nel Regno Unito – ha portato ad una necessaria riprogrammazione degli avvicendamenti e, in alcuni casi, al congelamento di nuove assegnazioni. Va precisato che il problema riguarda solo le nuove nomine ma non investe il personale scolastico già presente e operante nel Regno Unito, che potrà completare il proprio mandato sino alla scadenza prevista.
  La questione, su cui il Ministero degli esteri mantiene alta l'attenzione, è stata ed è tuttora oggetto di confronto con le Autorità britanniche, sia sul piano bilaterale che in sede di coordinamento tra le ambasciate a Londra dei Paesi UE, dato l'impatto generalizzato che essa sta avendo sulle politiche scolastiche dell'Italia e degli altri partner europei nel Regno Unito.
  I contatti già avviati con le autorità britanniche proseguiranno in tutte le sedi opportune, con l'obiettivo di individuare soluzioni che facilitino l'invio nel Regno Unito di personale docente di nomina ministeriale, superando le attuali criticità che incidono sull'operatività del sistema della formazione italiana nel mondo in uno dei Paesi più importanti per tradizione e bacino d'utenza.

La Sottosegretaria di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Maria Tripodi.


   RUBANO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 18 gennaio 2023 la Ministra Bernini, con decreto di nomina triennale, ha designato il professore Pietro Mandia, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Padula, quale presidente del Consiglio di amministrazione del Conservatorio di musica Giuseppe Martucci di Salerno;

   il professore Mandia, che ha rinunciato alla nomina dopo meno di una settimana dalla nomina, era stato proposto nella terna dei candidati alla carica di presidente. La terna è stata sottoposta al Ministro dal Senato accademico il quale, tuttavia, a quanto si apprende dalla stampa, aveva individuato come candidato ottimale l'avvocato Franco Massimo Lanocita, past President nonché vicepresidente con nove anni di presenza fattiva nel conservatorio;

   il dirigente scolastico Pietro Mandia avrebbe rassegnato le dimissioni proprio dopo un incontro con il vice presidente Franco Massimo Lanocita;

   non è la prima volta che il Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno si trova al centro di difficoltà di gestione: nel 2009 proprio l'attuale direttore Fulvio Maffia, allora direttore del Conservatorio di Potenza, fu nominato commissario straordinario al fine di mettere ordine a una situazione che si presentava difficile;

   nel 2011 lo stesso Maffia – che intanto era diventato direttore del Conservatorio – è stato oggetto di indagine per una presunta irregolarità nella gestione non corretta della pianta organica che ha rischiato di portare a un nuovo commissariamento dell'ente;

   in seguito alle dimissioni del professor Mandia si allungheranno i tempi di individuazione di una figura di fondamentale importanza per il funzionamento dell'istituto in quanto, per l'individuazione del nuovo presidente, il senato accademico dovrà individuare una nuova terna di nomi ed attendere la scelta del Ministro;

   il dilazionarsi dei tempi di nomina potrebbe comportare problemi in merito alla realizzazione di progetti in itinere quali, per esempio, l'affido dell'auditorium –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare iniziative di competenza, al fine di accertare la veridicità dei fatti esposti in premessa e di valutare la sussistenza dei presupposti per iniziative di carattere ispettivo; quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di velocizzare la procedura di nomina del nuovo presidente del Consiglio di amministrazione del Conservatorio di Salerno.
(4-00395)

  Risposta. — Ringrazio l'onorevole interrogante per il quesito sottoposto, che mi consente di approfondire un tema essenziale per l'azione del Ministero dell'università e della ricerca.
  Il Ministero ha sempre sostenuto, con profonda convinzione, le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, che rappresentano un'anima fondamentale del Dicastero, al pari dell'università e della ricerca.
  L'arte e la scienza sono i due pilastri che fondano la nostra identità e connotano il nostro Paese. Il settore dell'alta formazione merita quella fiducia e attenzione che troppo spesso in passato non gli è stata riconosciuta. Con questa consapevolezza, sul mio impulso, il Ministero che mi onoro di rappresentare ha posto il settore AFAM (Alta formazione artistica, musicale e coreutica) al centro della propria azione, portando finalmente a compimento e dando piena applicazione alla riforma avviata nel lontano 1999 per l'avvicinamento del sistema AFAM a quello universitario.
  Con specifico riferimento al quesito posto dall'onorevole interrogante, che attiene alle procedure di nomina del nuovo presidente del consiglio di amministrazione del conservatorio di Salerno, si rappresenta che, nel febbraio 2023, il Ministero dell'università e della ricerca ha provveduto a nominare il nuovo presidente del conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno, Luciano Provenza, scegliendo tra una rosa di nomi individuata dal senato accademico.
  Si tratta di una nomina di particolare rilevanza e prestigio che attesta ulteriormente la volontà del Ministero di mettere in campo la migliore competenza ed esperienza al servizio di una realtà, come quella del conservatorio di Salerno, che ha costituito negli anni una vera fucina di talenti, allievi che si sono affermati anche a livello internazionale sotto la guida di straordinari maestri.
  L'obiettivo del Ministero è di valorizzare tutti i luoghi di eccellenza dell'alta formazione, rendendoli sempre più competitivi e attrattivi, forti della nostra storia e sempre più consapevoli delle nostre capacità nel campo artistico.

Il Ministro dell'università e della ricerca: Anna Maria Bernini.


   SCERRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni del 9 e 10 febbraio 2023 la Sicilia è stata colpita da un'ondata di maltempo che ha interessato soprattutto i comuni della costa orientale, provocando ingenti danni e all'agricoltura e alle attività commerciali;

   da articoli di stampa locale si apprende, inoltre, che le impetuose mareggiate hanno provocato criticità sia al patrimonio pubblico che privato, interessando assi viari di fondamentale importanza, porti, moli e infrastrutture ferroviarie e anche muri di contenimento e abitazioni private;

   tra Siracusa ed altri comuni della provincia, a causa delle incessanti piogge numerosi abitanti si sono ritrovati senza utenze elettriche e, purtroppo, alcuni con le abitazioni allagate e sfollati;

   nel ragusano la rottura degli argini del fiume Ippari ha creato allarme per la diga Santa Rosalia e Dirillo che ha raggiunto volumi preoccupanti e numerosi tratti di strada sono risultati impercorribili anche a causa della presenza di alberi sulla carreggiata, stessa situazione con lo straripamento, nel territorio di Carlentini, del fiume san Leonardo;

   la situazione generale è risultata critica al punto da indurre la deputazione regionale dei territori a richiedere lo stato di calamità naturale al Governo regionale –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere al fine di fronteggiare l'attuale stato di emergenza, anche infrastrutturale, in cui versa tutto il territorio siciliano interessato dal nubifragio del 9 e 10 febbraio 2023;

   se non ritenga opportuno attivare immediatamente tutte le procedure del caso per sostenere l'immediata ripresa delle attività economiche colpite dagli eventi climatici avversi, anche eventualmente valutando la possibilità di dichiarare l'esistenza del carattere emergenziale degli eventi calamitosi verificatasi nella Regione Siciliana.
(4-02479)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi forniti dagli uffici, si rappresenta quanto segue.
  Il presidente della Regione Siciliana, con nota del 17 febbraio 2023, ha trasmesso al dipartimento della protezione civile la deliberazione n. 99 del 15 febbraio 2023 della giunta regionale siciliana di richiesta della dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale, per la durata di mesi dodici.
  Conseguentemente, il dipartimento della protezione civile, al fine di avviare tempestivamente la relativa istruttoria, ha chiesto alla Regione Siciliana – con nota del 27 febbraio 2023 – la trasmissione degli elementi integrativi necessari.
  Successivamente, il presidente della Regione Siciliana ha trasmesso, con nota del 27 marzo 2023, l'ulteriore deliberazione di giunta n. 123 del 21 marzo 2023, con cui è stato chiesto che la dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale fosse estesa anche a territori della regione interessati dai medesimi eventi calamitosi; nel dettaglio, i comuni di Naso, Oliveri, Roccafiorita, Novara di Sicilia, Graniti, Librizzi e Sinagra, tutti ricadenti nella città metropolitana di Messina.
  Con nota del 12 aprile 2023, il dipartimento della protezione civile della Regione Siciliana ha altresì prodotto una serie di elementi integrativi a supporto delle richieste sopra formulate.
  Nel corso del mese di maggio 2023 sono stati effettuati i sopralluoghi finalizzati alla verifica della sussistenza dei requisiti necessari per la richiesta deliberazione.
  All'esito, in data 6 luglio 2023, il Consiglio dei ministri ha deliberato, per dodici mesi, lo stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei giorni 9 e 10 febbraio 2023 nel territorio dei liberi consorzi di Ragusa e di Siracusa, della città metropolitana di Catania e dei comuni del litorale ionico della città metropolitana di Messina.
  Per l'attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento in rassegna, sono state stanziate risorse nel limite di euro 9.000.000,00 a valere sul fondo per le emergenze nazionali.
  Con ordinanza n. 1014 del 25 luglio 2023, è stato nominato commissario delegato il presidente della Regione Siciliana, il quale, in data 3 novembre 2023, ha predisposto i piano degli interventi urgenti.
  In data 22 dicembre 2023, all'esito delle attività istruttorie di competenza, il dipartimento della protezione civile ha approvato detto piano per la somma di euro 3.777.584,22, ritenendo ammissibili nel complesso n. 27 misure
ex articolo 25, comma 2, lettera a), del decreto legislativo n. 1 del 2018 e n. 138 interventi ex articolo 25, comma 2, lettera b), del decreto citato, dei quali n. 136 già eseguiti o in corso di esecuzione. Inoltre, il dipartimento medesimo ha chiesto al commissario delegato di fornire informazioni integrative al fine di consentire l'approvazione della restante parte del piano.
  Successivamente, in data 26 gennaio 2024 il commissario delegato ha trasmesso la ricognizione delle ulteriori misure di cui alle lettere
a) e b) del citato articolo 25 decreto legislativo n. 1 del 2018, che risultano necessarie per il superamento dell'emergenza in atto, nonché degli interventi più urgenti di cui al comma 2, lettere c) e d), del medesimo articolo 25.
  Sono in corso l'acquisizione degli elementi integrativi e dei chiarimenti circa gli ulteriori fabbisogni richiesti, nonché la programmazione di una dedicata campagna di sopralluoghi nei siti ritenuti più significativi, con conseguente valutazione dell'effettivo impatto degli eventi in parola.
  Quanto alle conseguenze derivanti dagli eventi in rassegna, sono stati registrati, altresì, ingenti danni sulle strade statali della Sicilia orientale.
  Quelli più rilevanti sono stati causati dallo straripamento del torrente «Ficuzza» sulla strada statale 115 «Sud Occidentale Sicula» all'altezza del km 281+560, che ha comportato la chiusura della statale dal km 280+100 al km 285+385 e la conseguente deviazione del traffico sulla strada provinciale 87.
  La chiusura è stata mantenuta per tutta la giornata del 10 febbraio 2023.
  Dal giorno successivo Anas ha provveduto alla pulizia del piano viabile, riaprendo la statale al transito. In data 6 marzo 2023 si è dato inizio ai lavori di pulizia dell'alveo ed alla riprofilatura delle scarpate del torrente «Ficuzza» ad opera del genio civile di Ragusa.
  I lavori sono stati ultimati in data 8 aprile 2023.
  La strada statale 194 «Ragusana» è stata oggetto, nella medesima giornata del 10 febbraio 2023, di una frana con deposito di materiale sul piano viabile al km 55+450. Anche in questo caso Anas ha provveduto immediatamente alla chiusura temporanea della strada con emissione delle ordinanze n. 31 e n. 46 del 2023.
  Si è quindi proceduto con i lavori di rimozione del suddetto materiale, che copriva l'intera sede stradale, e con la riprofilatura della scarpata posta a monte e a valle della strada statale 194.
  Considerata la molteplicità dei dissesti e delle frane che sono state rilevate nel territorio compreso tra Ragusa, Gela, Caltagirone, Lentini e Carlentini, Anas ha predisposto una prima serie di interventi per il ripristino dei danni causati dagli eventi in parola per un investimento complessivo di circa euro 870.000,00.
  Con riferimento alla sicurezza delle dighe, essa è stata gestita dal sistema di protezione civile già a partire dagli avvisi diramati per il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico del giorno 7 febbraio 2023.
  In merito alla diga Santa Rosalia è stata attivata la fase di vigilanza rinforzata e non sono state segnalate particolari criticità. Per la diga Dirillo sono stati comunicati allagamenti lungo l'asta fluviale di valle, prima dell'inizio delle operazioni di sfioro dalla diga: tali allagamenti sono conseguenti alle sole portate del bacino imbrifero del fiume a valle della diga. La presenza della diga Dirillo ha contenuto e laminato alla massima potenzialità gli effetti degli eventi meteo e quindi della piena a valle; raggiunta la quota massima, è iniziato lo sfioro naturale dalla diga senza azionamento volontario degli scarichi.
  Quanto alla tutela delle imprese agricole, si rileva che, ai sensi del decreto legislativo n. 102 del 2004, gli interventi compensativi per il sostegno agli operatori economici colpiti da avversità atmosferiche eccezionali possono essere attivati sempre che le avversità, le colture e le strutture agricole colpite non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate.
  Le assicurazioni agricole agevolate, a cui sono stati destinati finanziamenti superiori a 1,5 miliardi di euro per il periodo 2023-2027, rappresentano il principale strumento di intervento per fronteggiare le pesanti perdite di reddito, a cui vanno incontro le imprese agricole in caso di calamità naturali.
  Nell'ambito dell'attuale piano strategico nazionale, finanziato con le risorse dell'Unione europea, è stato attivato un nuovo strumento di intervento «
ex ante» sotto forma di fondo di mutualizzazione nazionale, cui potranno accedere tutte le imprese agricole, per fronteggiare i danni a carico delle colture in caso di eventi catastrofali.
  Inoltre, si ricorda che, nell'ambito del complemento di programmazione regionale del piano strategico nazionale della politica agricola comune (piano strategico PAC) 2023-2027, le regioni possono usufruire della misura per il ripristino del potenziale produttivo.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   SCERRA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   notizie di giornale riportano l'ennesimo caso giudiziario di un nostro connazionale detenuto all'estero, in condizioni di custodia in contrasto con i diritti umani;

   questa volta si tratta di un 29enne, Filippo Mosca, che da 9 mesi si trova nel carcere di Porta Alba in Romania. Il giovane, secondo quanto denunciato dai suoi legali e dalla madre, da mesi infatti si trova ad affrontare una vita nel penitenziario rumeno con trattamenti discutibili rispetto ai dettami della Convenzione dell'Onu dei diritti dell'uomo;

   questa vicenda, come quella di Chico Forti, che l'interrogante in una sua interrogazione del 9 febbraio 2024 ha avuto modo di denunciare, pone l'accento sulla mancata osservanza in molti Paesi delle norme in materia di diritti umani in ambito carcerario;

   tale spregio dei diritti dei carcerati diventa più grave, ad avviso dell'interrogante, quando avviene nei Paesi europei, la cui premessa maggiore per l'appartenenza all'Unione europea è proprio un certo grado di civiltà nelle libertà e nei diritti, giacché tutti gli Stati membri hanno aderito alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il regime di detenzione di Ilaria Salis in Ungheria e di questo ragazzo in Romania, rendono drammaticamente urgente una riflessione a livello europeo sulla questione di quanto effettivamente gli Stati membri siano coerenti, nei loro ordinamenti interni, con i principi capisaldi su cui l'istituzione europea si regge. Risulta fondamentale che l'Italia ponga il tema all'ordine dei lavori a Bruxelles per pretendere il rispetto della Convenzione, pena la comminazione di sanzioni per gli Stati membri dell'Unione inadempienti;

   l'annuario statistico del Ministero degli affari esteri, riporta che oltre 2.000 persone di cittadinanza italiana si trovano negli istituti penitenziari di altri Stati. In particolare 232 in Paesi europei extra-UE, 217 nelle Americhe, 24 nell'area del Mediterraneo e del Medio oriente, 12 nei paesi dell'Africa subsahariana e 114 tra Asia e Oceania. La maggior parte, 713, è rinchiusa nelle carceri tedesche, seguono poi quelle francesi, spagnole e croate, con 230, 229 e 157. Fuori dall'Unione, i Paesi con più detenuti italiani sono il Regno Unito con 126, la Svizzera con 73, il Brasile e gli Stati Uniti con 33 e 31 e l'Australia con 27 –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare, nel breve periodo, iniziative volte ad accertare le condizioni di vita del nostro connazionale Filippo Mosca, richiamando le autorità rumene all'osservanza dei diritti umani nel regime detentivo a lui riservato;

   se, nell'ambito delle sue competenze e nel corso dello svolgimento pro tempore del suo incarico, abbia programmato un'attività di monitoraggio di tutti i casi giudiziari che vedono detenuti i nostri connazionali all'estero, verificando periodicamente le loro condizioni di vita nei penitenziari affinché siano rispettati i diritti umani da parte delle autorità straniere, nonché se il Governo abbia in programma, vista la copiosa casistica indicata, di portare almeno sul tavolo europeo il tema del rispetto dei diritti umani, in modo da rendere effettivi negli istituti penitenziari dei Paesi europei i principi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
(4-02492)

  Risposta. — Il signor Filippo M. è stato fermato in Romania il 3 maggio 2023 insieme ad altri due connazionali – Eleonora C. e Luca C. – con l'accusa di traffico di stupefacenti ad alto rischio, detenzione e consumo di droga. I tre connazionali si trovano attualmente presso il penitenziario di Poarta Alba (Constanza). Durante l'udienza del 22 dicembre 2023 il signor Filippo M. e la signora Eleonora C. sono stati condannati a 8 anni e 3 mesi di reclusione, mentre il Signor Luca C. ha ottenuto 8 anni e 2 mesi. Tutti e tre hanno presentato istanza d'appello. La prossima udienza è stata programmata per il 19 aprile 2024.
  La vicenda dei cittadini italiani ristretti a Poarta Alba è stata sollevata con le autorità romene dai vertici politici italiani. Lo scorso 15 febbraio, in occasione del terzo vertice intergovernativo italo-romeno, il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, ha sensibilizzato la Ministra degli esteri romena Odobescu e, la Ministra della giustizia Gorghiu riguardo alle condizioni detentive dei connazionali. Il 12 marzo 2024 il Ministro della giustizia Nordio ha consegnato a quest'ultima un promemoria sulla vicenda.
  Sin dall'inizio della vicenda, l'ambasciata d'Italia a Bucarest si è prontamente attivata per prestare ogni necessaria assistenza a signor M. e agli altri connazionali detenuti a Poarta Alba, sensibilizzando le autorità locali per la concessione di un regime detentivo in linea con i principi dell'Unione europea. Al riguardo, l'ambasciatore d'Italia a Bucarest ha appositamente incontrato il Primo Ministro romeno e la Ministra della giustizia.
  L'ambasciata d'Italia a Bucarest ha effettuato sei visite consolari, l'ultima, il 5 aprile, effettuata dall'ambasciatore insieme all'eurodeputata, onorevole Francesca Donato. Nel corso della visita si è potuto osservare il generale buono stato di salute dei tre connazionali e il graduale miglioramento delle loro condizioni detentive.
  L'assistenza costante e puntuale ai connazionali detenuti fuori dai confini nazionali rientra nel quadro dei servizi consolari offerti dalle nostre ambasciate e consolati. Nell'ambito delle prerogative riconosciute dalla Convenzione di Vienna, le nostre rappresentanze diplomatico-consolari definiscono un calendario di visite consolari a intervalli regolari e con una frequenza adeguata, in modo tale da poter valutare in generale le condizioni delle strutture detentive, le condizioni psichiche e fisiche dei detenuti, il rispetto dei diritti di visita da parte degli appartenenti alla sfera familiare e affettiva e dei diritti di difesa.
  Laddove le circostanze verificate non rispondano ad adeguati standard di rispetto della dignità della persona, le nostre rappresentanze, in stretto raccordo con la Farnesina, intervengono prontamente, e se necessario, ripetutamente presso le locali autorità. Le sedi esperiscono altresì ogni utile iniziativa volta a riconoscere misure alternative al carcere ai connazionali detenuti all'estero, d'intesa con i legali e i connazionali direttamente interessati.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   TOCCALINI, CECCHETTI, IEZZI, RAVETTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel maggio 2019 venivano arrestati il sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, il vicesindaco e un assessore, poi tutti condannati in primo grado per i reati di turbativa di gara (e di corruzione elettorale il solo Fratus); dai primi passi dell'indagine conseguiva la caduta della giunta di centrodestra, il commissariamento del comune (60 mila abitanti), e il ritorno alle urne, dalle quali usciva vincente l'attuale amministrazione di centrosinistra;

   il 19 gennaio 2024 la Corte d'appello di Milano, su richiesta di assoluzione anche della Procura generale (tranne per la corruzione elettorale), ha ritenuto l'insussistenza dei reati sia di turbativa di gara sia di corruzione elettorale; la sentenza di condanna dell'ex sindaco di Legnano Fratus (2 anni e 2 mesi) inflitta dal tribunale di Busto Arsizio nel 2020 è stata riformata in senso assoluto (ciò con riguardo anche agli altri due coimputati);

   nell'ottobre 2017 Fratus si presentava davanti al pubblico ministero di Busto, dottoressa N.A. Calcaterra, consegnando un esposto che riproduceva il contenuto di un dossier anonimo su presunti illeciti commessi nella gestione della società municipalizzata Amga Legnano; era – tuttavia – l'utenza telefonica dello stesso Fratus (e di altri) ad essere poi sottoposta ad intercettazioni (maggio 2018);

   le richieste di proroghe di intercettazioni venivano autorizzate dal giudice per le indagini preliminari, dottoressa P. Bossi, ad avviso dell'interrogante, in assenza di elementi di reato emergenti dalle conversazioni captate;

   nel maggio 2019 Fratus (e gli altri due coindagati) veniva sottoposto agli arresti domiciliari, protrattisi per sette mesi (poi sostituiti con il divieto di dimora in Legnano per cinque mesi per il solo Fratus), sul presupposto della sussistenza di gravi indizi di colpevolezza dei reati di turbativa di gara;

   in due occasioni (maggio e giugno 2019) il suddetto giudice per le indagini preliminari respingeva altrettante richieste di revoca – da parte dei difensori di Fratus – della misura coercitiva argomentando che la mancata «resipiscenza» da parte dell'ex sindaco rispetto alla «rilevanza penale delle condotte tenute» (parole testuali) costituiva fattore ostativo per la revoca e/o sostituzione della misura coercitiva;

   a dibattimento iniziato (ottobre 2019) le richieste di revoca degli arresti domiciliari nei confronti dei tre «colletti bianchi» venivano respinte, per due volte consecutive, dal tribunale monocratico (dottoressa D. Frattini), rimandando a precedenti valutazioni del giudice per le indagini preliminari circa la permanenza delle esigenze cautelari;

   i difensori degli imputati sono stati oggetto di pressioni da parte del pubblico ministero (maggio-settembre 2019) affinché convincessero i propri assistiti a «patteggiare» la pena della reclusione (in cambio della disponibilità del pubblico ministero a rilasciare parere positivo per la revoca degli arresti domiciliari;

   la quantificazione della pena proposta dal pubblico ministero a Fratus fu di mesi undici di reclusione (per reati, si ribadisce, dichiarati non sussistenti in appello);

   a parere dell'interrogante la vicenda è di estrema gravità per la città di Legnano (privata, come effetto di un'indagine penale, di una giunta democraticamente eletta), per la libertà e per le vite (nonché le carriere professionali e politiche) degli accusati –:

   se il Ministro interrogato non convenga sull'opportunità di valutare i presupposti per promuovere un'iniziativa ispettiva in relazione all'operato degli uffici giudiziari di Busto Arsizio che si sono occupati del caso.
(4-02320)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante – premessa la vicenda giudiziaria che ha riguardato il sindaco, il vicesindaco e un assessore del comune di Legnano negli anni in cui detto comune era amministrato da una giunta di centrodestra, definita in appello con una sentenza assolutoria – chiede al Ministro della giustizia se «sia intervenuto con attività ispettive e, in caso affermativo, con quali esiti».
  La vicenda giudiziaria si è innestata nell'ambito di una crisi in atto presso l'amministrazione comunale, generata dalle dimissioni presentate da vari consiglieri (sia di maggioranza che di opposizione) in numero sufficiente a determinare la mancanza del numero legale dei componenti l'assemblea.
  In proposito è possibile riferire che, in base alle relazioni trasmesse dal presidente della Corte d'appello di Milano e dal Procuratore generale presso la stessa Corte d'appello, le indagini sono state avviate in seguito all'acquisizione di un esposto del medesimo sindaco di Legnano e da una denuncia cui si è aggiunto un
dossier anonimo e sono consistite anche in attività captativa.
  Sono noti gli esiti dell'inchiesta, conclusasi con l'assoluzione in appello di tutti gli imputati, ivi compresi quelli nei cui confronti erano state applicate misure cautelari.
  Ora, le informazioni assunte non hanno evidenziato comportamenti idonei ad integrare illeciti disciplinari.
  Né, d'altro canto, potrebbero ipotizzarsi potenziali profili di rilevanza disciplinare in ragione del merito delle determinazioni assunte dall'autorità giudiziaria nell'ambito di quei procedimenti, determinazioni rispetto alle quali, com'è noto, opera la clausola di salvaguardia di cui all'articolo 2, comma 2, decreto legislativo n. 109 del 2006, a mente del quale «l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare».
  Peraltro, la circostanza che gli imputati siano stati dapprima condannati in primo grado e poi assolti in appello da tutti i reati loro contestati rientra nel fisiologico sviluppo del processo di tipo accusatorio, in cui la «prova» si forma in dibattimento attraverso lo sviluppo della dialettica tra le varie parti processuali.
  Nondimeno, la vicenda giudiziaria richiamata dall'interrogante rappresenta l'ennesimo caso in cui il giudizio cautelare ha trovato smentita in sede processuale, dopo che nelle more del giudizio la vita personale, familiare e professionale di chi è finito nell'enfasi mediatica è stata irrimediabilmente pregiudicata.
  Una situazione obiettivamente intollerabile, che non tollera strumentalizzazioni in funzione di contingenze politiche e che dovrebbe vedere impegnate tutte le forze parlamentari nella ricerca di soluzioni improntate ad un maggior garantismo.
  È per questo che il Governo, particolarmente sensibile alla questione, sin dal primo momento della illustrazione del piano per la riforma della giustizia ha posto in rilievo la necessità di interventi normativi di stampo garantista, finalizzati a rendere effettivo il principio della presunzione di non colpevolezza e ad evitare le negative ripercussioni, processuali e personali, del cosiddetto processo penale mediatico, divenuto ormai un vero e proprio «circuito giudiziario» parallelo a quello della giustizia penale ordinaria, che negli ultimi anni ha visto coinvolti tanti cittadini, più o meno famosi, più o meno esposti.
  Dunque, pur non si ravvisandosi nel caso specifico margini per iniziative e/o censure di carattere disciplinare a carico dei magistrati occupatisi della vicenda, l'interrogazione offre l'occasione per ribadire che per questo Governo l'effettività della garanzia della presunzione di non colpevolezza rappresenta una battaglia di civiltà giuridica, una rivoluzione culturale di stampo garantista, dalla quale non vogliamo e non possiamo recedere.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 il Ministero della giustizia, regione Lazio e Roma capitale hanno sottoscritto un protocollo che prevede l'ampliamento della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio;

   la proposta consiste nella costruzione su una superficie di 24 mila metri quadri di edifici destinati ad archivi e per nuovi uffici giudiziari;

   la suddetta area, individuata quale ottimale per la collocazione del nuovo edificio in ampliamento della città giudiziaria di Piazzale Clodio, ricade nel Sistema ambientale e agricolo – Parchi istituiti e tenuta Castel Porziano, di cui agli articoli 8 e 69 delle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale;

   per quanto riguarda la rete ecologica, la medesima area ricade nella componente primaria A (di cui all'articolo 72 – titolo III – Sistema ambientale e agricolo del piano regolatore generale: ossia gli ecosistemi a più forte naturalità; aree naturali protette, i parchi agricoli ed altro);

   la Carta per la qualità inserisce la medesima area negli edifici e complessi edilizi moderni: opere di rilevante interesse architettonico o urbano;

   l'area in questione, altresì, rientra nella riserva naturale regionale Monte Mario, di cui Roma natura è l'ente gestore;

   nei pressi di piazzale Clodio è stata acquisita la caserma Luciano Manara in viale Giulio Cesare per ospitare il giudice di pace e la corte d'appello civile ed altre caserme nella zona potrebbero essere trasformate in uffici giudiziari;

   la digitalizzazione degli archivi e l'adozione del lavoro agile hanno ridotto significativamente le esigenze di spazio, riducendo nei fatti l'effettiva urgenza dell'ampliamento –:

   se, alla luce dei fatti esposti, non si ritenga opportuno rivedere, per quanto di competenza, il protocollo al fine di preservare l'area verde che rappresenta un unicum che necessita della massima tutela.
(4-02519)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, premesso il riferimento ad un protocollo siglato nel 2019 tra Ministero della giustizia, regione Lazio e Roma capitale per l'ampliamento della cittadella giudiziaria di Piazzale Clodio, si chiede se «non si ritenga opportuno rivedere, per quanto di competenza, il protocollo al fine di preservare l'area verde che rappresenta un unicum che necessita della massima tutela».
  In proposito è possibile riferire che il Dicastero sta lavorando, insieme regione Lazio e Roma capitale, alla stesura di un nuovo protocollo con il quale si intende realizzare l'ampliamento dell'area che attualmente accoglie gli uffici della città giudiziaria di Piazzale Clodio, inglobando terreni del demanio ad essa adiacenti.
  L'iniziativa intende rispondere all'accresciuto fabbisogno di nuovi locali adatti ad ospitare gli uffici del palazzo di giustizia, oltre che alla necessità di rinnovare e ristrutturare gli edifici di cui oggi esso si compone garantendo, al contempo, la piena operatività degli uffici per il periodo necessario a realizzare detti lavori.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.