Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 3 giugno 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono composti chimici utilizzati in campo industriali per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all'acqua e ai grassi. I Pfas vengono impiegati dagli anni '50 per la produzione di numerosi prodotti commerciali: impermeabilizzanti per tessuti; tappeti; pelli; insetticidi; schiume antincendio; vernici; rivestimento dei contenitori per il cibo; cera per pavimenti e detersivi. L'utilizzo più noto di questi composti è probabilmente per il rivestimento antiaderente delle pentole da cucina (teflon) e nella produzione dei tessuti tecnici (Gore-tex, Scotchgard);

    i Pfas sono una classe di composti organici costituiti da una catena alchilica idrofobica completamente fluorurata di varia lunghezza (in genere da 4 a 14 atomi di carbonio) e da un gruppo funzionale idrofilico, generalmente un acido carbossilico o solfonico. Gli acidi perfluorurati sono i composti fluorurati maggiormente riscontrati nei campioni ambientali;

    tra gli acidi perfluorocarbossilici i più diffusi sono l'acido perfluoroottanoico (Pfoa), il quale ha numerose applicazioni sia industriali che commerciali, e l'acido perfluorottanosulfonato (Pfos), intermedio chimico impiegato nella produzione di polimeri fluorurati e come tensioattivo nelle schiume degli estintori;

    i Pfas sono definiti «inquinanti eterni» in quanto una volta dispersi nell'ambiente si degradano in tempi lunghissimi e possono contaminare fonti d'acqua e coltivazioni. Tali sostanze, dotate di elevata persistenza nell'ambiente e di capacità di bioaccumulo, vengono assorbite da parte dell'organismo umano prevalentemente per via orale tramite il consumo di acqua potabile e di alimenti. Ciò significa che, assunte anche in piccole quantità per un lungo periodo, esse si accumulano nei tessuti e negli organi vitali;

    innumerevoli ricerche scientifiche hanno evidenziato come un'elevata esposizione a Pfos e a Pfoa può avere conseguenze dannose per la salute della popolazione, in quanto essi sono neurotossici oltre che interferenti endocrini;

    è ormai dimostrato che tali sostanze producono effetti dannosi negli organismi, in habitat sia acquatici che terrestri, soprattutto a carico del fegato, della tiroide e della fertilità ed esse sono in fase di classificazione da parte dell'International agency for research on cancer come «sospetti cancerogeni per l'uomo»;

    i Pfoa, Pfos e altri composti simili hanno mostrato infatti di poter interferire anche con la comunicazione intercellulare, fondamentale per la crescita della cellula, aumentando così la probabilità di crescite cellulari anomale con conseguente formazione di tumori, specie in caso di esposizione cronica;

    recenti ricerche hanno inoltre messo in luce l'incremento delle patologie neonatali e delle donne in gravidanza nelle aree più contaminate: diabete gestazionale, neonati più piccoli e sotto peso rispetto alla media e altre malformazioni maggiori tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche;

    la pericolosità di tali sostanze è segnalata anche nella pubblicazione «Conosci, riduci, previeni gli interferenti endocrini», un decalogo per il cittadino a cura del Ministero dell'ambiente e dell'Istituto superiore di sanità (pubblicazione del 2012, oggetto di revisione nel 2014);

    nel 2005, uno studio di biomonitoraggio familiare condotto in tutta l'Unione europea ha rilevato la presenza di Pfoa e/o Pfos nel sangue di tutti i bambini partecipanti. Uno studio del 2017 di Santé publique France ha trovato Pfas nel siero di tutte le donne francesi in gravidanza. Un'indagine ambientale tedesca, condotta nel 2014 e nel 2017, ha rilevato la diffusione di Pfos e Pfoa tra bambini e adolescenti (rispettivamente il 100 per cento e l'86 per cento), nonostante le restrizioni globali imposte dalla Convenzione di Stoccolma per i Pfos del 2009;

    nel 2022, l'iniziativa europea di biomonitoraggio umano HBM4EU ha riportato risultati che indicano che oltre il 14 per cento degli adolescenti europei analizzati aveva livelli di Pfas nel corpo superiori alle linee guida dell'Efsa;

    nel nostro Paese la contaminazione da Pfas delle matrici ambientali, in particolare le acque interne superficiali e di falda, ha purtroppo raggiunto un livello allarmante soprattutto nel Veneto, interessando un'area di circa 180 chilometri quadrati (dato dell'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto 2015), con settanta comuni interessati e oltre 300.000 persone coinvolte. È stata compromessa la seconda falda freatica più grande e importante d'Europa: la falda di Almisano;

    i dati sul Piano di campionamento degli alimenti per la ricerca di sostanze perfluoroalchili eseguito dalla regione Veneto nel 2016-2017 nei comuni dell'area rossa, la più contaminata da Pfas nelle province di Vicenza, Padova e Verona, dicono che sono state rinvenute altre molecole oltre a Pfoa e Pfos sia a catena lunga che a catena corta di più recente utilizzo, la cui pericolosità è tra i principali motivi per i quali sono stati fissati nuovi limiti da parte dell'Unione europea;

    una recente ricerca condotta da scienziati e ricercatori dell'università di Padova, in collaborazione con il Registro tumori dell'Emilia-Romagna, il servizio statistico dell'Istituto superiore della sanità (Iss) pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica americana Environmental health ha rilevato che, nell'arco di quasi 35 anni, si è verificato un aumento di decessi per tutte le cause nella popolazione dell'area rossa, dimostrando per la prima volta un'associazione causale tra l'esposizione ai Pfas e un rischio elevato di morte per malattie cardiovascolari ed evidenziando un aumento del rischio di insorgenza di malattie tumorali al diminuire dell'età;

    nel gennaio 2024 Greenpeace Italia ha eseguito un monitoraggio di alcuni fiumi della Toscana, ubicati in aree interessate dagli scarichi del distretto tessile, conciario, cuoio, cartario e florovivaistico, prelevando campioni dei corsi d'acqua sia a monte che a valle dello scarico dei depuratori o di distretti industriali. I risultati dell'indagine confermano quanto già noto dai dati di un'indagine del 2013 del Cnr-Irsa che aveva evidenziato diverse criticità sulla contaminazione ambientale da Pfas in Toscana. Già più di dieci anni fa erano emerse contaminazioni rilevanti riconducibili al distretto tessile (Prato) e conciario (provincia di Pisa). I monitoraggi periodici effettuati dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) negli anni successivi non solo hanno confermato i dati rilevati dal Cnr, ma anche permesso di ricostruire quanto e dove la contaminazione nella regione sia diffusa;

    la recente inchiesta giornalistica Forever Pollution Project che ha coinvolto 17 testate in tutto il continente europeo, guidate dalla francese Le Monde ha permesso di individuare più di 1600 siti in Italia, oltre 17.000 in tutta Europa, contaminati da Pfas, ovvero con una concentrazione superiore a 10 nanogrammi per litro;

    sono molte le istituzioni, nazionali e internazionali, che in questi anni sono intervenute nel merito, sia per orientare a livello legislativo sia per promuovere campagne di monitoraggio, sia per fissare limiti di concentrazione nelle diverse matrici, come l'Agenzia statunitense per la protezione ambientale;

    il decreto legislativo 13 ottobre 2015, n. 172, recante attuazione della direttiva 2013/39/UE, che modifica le direttive 2000/60/CE e 2008/105/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque, ha identificato i Pfos quali sostanze pericolose prioritarie;

    nel 2020, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha rivalutato le prove sulla tossicità di Pfoa e Pfos, concludendo che parte della popolazione europea ha già superato i nuovi livelli di assunzione tollerabile a causa della diffusa contaminazione di alimenti e acqua potabile e i bambini piccoli sono quelli maggiormente esposti a causa dell'assunzione di tali sostanze durante il periodo di gestazione e di allattamento;

    è preoccupante che, con il progredire delle conoscenze scientifiche, si accumulino sempre più prove dei danni associati all'esposizione ai Pfas, senza che si prendano provvedimenti drastici per la loro eliminazione;

    nel 2021, l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (Epa) ha ridotto la dose di riferimento di Pfoa di oltre 13.000 volte rispetto al 2016. Una tendenza simile si osserva per il GenX (un Pfas comunemente usato come sostituto del Pfoa), per il quale l'Epa nel 2021 ha abbassato la dose di riferimento di 26 volte rispetto al 2018;

    il regolamento (UE) 2022/2388, in vigore dal 1° gennaio 2023, fissa i limiti massimi in microgrammi/chilogrammi in peso fresco di alimento per Pfos, Pfoa, Pfna e PfhxS e la loro somma, anche sulla base del terzo, «considerando» che recita: «Il 9 luglio 2020 l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha adottato un parere sul rischio per la salute umana connesso alla presenza di sostanze perfluoroalchili negli alimenti»;

    una novità positiva, ma insufficiente, oltreché tardiva, visto che la Commissione europea si è finora limitata a raccomandare il monitoraggio, anziché vietare o comunque definire soglie invalicabili di contaminazione alla luce della forte revisione al ribasso dei parametri di sicurezza indicati dall'Ente europeo per la sicurezza alimentare già nel 2018 e successivamente nel 2020, che ha drasticamente ridotto la soglia di inquinamento da Pfas tollerabile negli alimenti;

    il 10 aprile 2024 l'Epa, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente, negli Usa ha stabilito nuovi limiti legalmente vincolanti per l'acqua potabile per un gruppo dei composti Pfas più pericolosi, definendo per ciascuno un limite di 4 nanogrammi per litro, limite decisamente più basso rispetto a quelli vigenti sia in Veneto che in Italia;

    sebbene i limiti fissati dall'Epa statunitense non garantiscano ancora una piena tutela della salute delle persone, sicuramente indicano la necessità da parte del nostro Paese di un primo intervento di forte riduzione dei limiti di presenza dei Pfas nell'ambiente e negli alimenti per arrivare alla loro totale messa al bando;

    appare quanto mai necessario ed improrogabile che il Governo adotti iniziative immediate per ridurre il potenziale rischio per l'intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dalle aree contaminate da Pfas in Veneto come nel resto del Paese;

    è necessario, altresì effettuare nuovi screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta, includendo ulteriori matrici di produzione agroalimentare al fine dell'adozione di iniziative per ridurre il potenziale rischio per l'intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dall'area contaminata da Pfas, in Veneto e nel resto del Paese;

    è fondamentale procedere con decisione nel percorso che porti progressivamente alla eliminazione di tutti i Pfas utilizzati nei prodotti di consumo, partendo dall'impegno di Danimarca, Germania, Norvegia, Svezia e Paesi Bassi che sostengono la revisione della normativa Reach in materia di Pfas, per arrivare a una proposta forte ed efficace per una restrizione universale dei Pfas in tutta l'Unione europea,

impegna il Governo:

1) ad adottare immediate iniziative, anche di carattere normativo, per garantire la diminuzione dell'immissione nell'ambiente delle sostanze polifluoroalchiline (Pfas), attraverso la loro graduale sostituzione, fino a giungere alla loro completa eliminazione, nei processi produttivi e nei prodotti industriali;

2) ad adottare opportune iniziative anche di carattere regolamentare affinché la sostituzione dei Pfas avvenga attraverso sostanze certificate sicure per la salute umana e per l'ambiente;

3) ad adottare e rendere disponibili linee guida tecniche sui metodi analitici per il monitoraggio dei Pfas, con riferimento ai parametri «Pfas-totale» e «somma di Pfas», compresi i limiti di rilevazione, i valori di parametro e la frequenza dei campionamenti;

4) ad adottare immediati interventi, anche di carattere normativo, per l'introduzione di nuovi limiti vincolanti per l'acqua potabile per il gruppo dei composti Pfas più pericolosi, definendo per ciascuno un limite secondo le soglie di sicurezza sanitaria raccomandate dall'Ente europeo per la sicurezza alimentare, che indica in 0,63 nanogrammi per chilo di peso di una persona la soglia giornaliera di sicurezza sanitaria per la somma di 4 tipi di Pfas;

5) ad attivarsi in sede di Unione europea per avviare il percorso di abbandono dell'utilizzo dei Pfas sostenendo la revisione della normativa Reach, in merito ai Pfas;

6) a sostenere immediate azioni di bonifica delle varie aree contaminate in Italia adottando e applicando il principio «chi inquina paga»;

7) ad adottare iniziative di competenza volte ad effettuare, d'intesa con le regioni interessate, in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale, screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta, includendo ulteriori matrici di produzione agroalimentare, al fine di definire un quadro certo della presenza di Pfas.
(1-00293) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   CASO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da un comunicato stampa dei 24 maggio 2024, pubblicato sul sito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, si apprende dell'approvazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri contenente una disposizione che permetterebbe al personale scolastico in servizio all'estero di optare per un periodo continuativo di nove anni, sia nelle scuole italiane, sia nelle scuole europee;

   la modifica interverrebbe sull'articolo 21 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64, il quale dispone che «la permanenza all'estero non può essere superiore, nell'arco dell'intera carriera, a due periodi ciascuno dei quali di sei anni scolastici consecutivi, inclusi gli anni in cui ha luogo l'effettiva assunzione in servizio all'estero. I due periodi sono separati da almeno sei anni scolastici di effettivo servizio nel territorio nazionale»;

   pertanto, secondo la disposizione approvata, coloro che sono attualmente in servizio presso scuole italiane all'estero o scuole europee e che stanno per terminare il mandato sessennale, vedrebbero il proprio contratto prorogato di ulteriori tre anni;

   secondo il Ministro Tajani la riforma risulta necessaria per garantire «la continuità didattica a vantaggio degli alunni delle scuole europee e per sanare una disparità di trattamento fra docenti italiani presso il sistema delle scuole europee e i docenti provenienti da altri Paesi Ue, il cui mandato è fissato in nove anni»;

   tuttavia, nonostante la corretta necessità di equiparare il mandato dei docenti italiani in servizio presso le scuole europee, non si comprende perché la modifica interessi anche i docenti in servizio presso le scuole italiane all'estero, in quanto queste professionalità vengono selezionate in maniera differente e sono regolamentati da normative diverse;

   infatti, coloro che sono in servizio presso le scuole europee vengono designati dagli Stati membri secondo le direttive del Consiglio Superiore delle scuole europee, un ente intergovernamentale fondato con la «Convenzione recante statuto delle scuole europee», ratificata dalla legge 6 marzo 1996, n. 151, mentre coloro che prestano servizio presso le scuole italiane all'estero, presenti in tutto il mondo e non solo in Europa, vengono selezionati da una graduatoria di merito formata a seguito della pubblicazione di un bando da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   la modifica introdotta unificherebbe il mandato per tutti i docenti in servizio all'estero, senza distinzione tra scuole europee e scuole italiane all'estero, bloccando, tuttavia, il turn over previsto per legge per quest'ultimi, in quanto proprio a gennaio 2024 sono stati pubblicati i decreti direttoriali n. 4815/1762 e n. 4815/1763 per selezionare dirigenti scolastici, docenti e personale ATA da inviare all'estero, ma, a seguito della proroga introdotta nel sopracitato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, i posti disponibili risulteranno molti di meno rispetto al fabbisogno stimato a inizio anno e, pertanto, i vincitori vedranno la propria possibilità di partire vanificata, nonostante abbiano partecipato e vinto un concorso, così come previsto a legislazione vigente –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei profili suesposti e delle gravi conseguenze che la proroga introdotta senza distinzioni provocherà per tutti coloro che sono inseriti in graduatoria e sono in attesa di partire per poter prestare il proprio servizio all'estero;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere affinché venga garantito il turn over sessennale per coloro che prestano servizio presso le scuole italiane all'estero, così come previsto dall'articolo 21 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64.
(3-01244)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   SCUTELLÀ. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del PNRR sono stati programmati in Calabria progetti infrastrutturali per un investimento complessivo pari a 5,23 miliardi di euro;

   quasi metà di tale importo riguarda la sola opera della nuova alta velocità, di 2,76 miliardi di euro (1,8 fondi PNRR) che rientra nell'intervento complessivo della Salerno-Reggio Calabria, relativa al lotto 1a Battipaglia-Romagnano;

   dai dati elaborati dall'Ance, in Calabria è stato avviato soltanto il 29 per cento dei cantieri a due anni dal termine fissati, a causa delle riprogrammazioni che rallentano il corso di numerosi interventi sui quali le imprese sono già in parte impegnate;

   secondo l'autorevole rapporto Ance, le difficoltà nel Mezzogiorno sono dovute nella maggiore presenza di lavori di importo elevato, con lunghi tempi di avvio dei cantieri, e nella presenza dei nuovi progetti che necessitano più tempo sia per programmazione e ripartizione dei fondi che per le fasi di progettazione, affidamento e avvio dei cantieri;

   l'unico intervento avviato in Calabria riguarda il raddoppio delle Gallerie Santomarco, finanziato con il fondo complementare;

   i progetti infrastrutturali che insistono sulla Calabria hanno subito un notevole ritardo rispetto allo stato di avanzamento previsto;

   l'avanzamento dell'elettrificazione della ferrovia jonica doveva essere al 52,5 per cento, ma è fermo al 12,5; l'avanzamento dei cantieri delle ciclovie doveva essere al 74 per cento, ma è fermo al 14 per cento;

   l'avanzamento degli interventi di efficientamento energetico di alcuni musei e teatri, doveva essere all'80 per cento, ma è fermo al 40;

   il grave ritardo sull'attuazione del PNRR in Calabria è ancora peggiore in termini di valore nel Sud dove il 46 per cento del Mezzogiorno contro il 18 per cento della regione calabrese rappresenta ad avviso dell'interrogante plasticamente il grave disastro dell'amministrazione a guida centrodestra e dell'intera filiera istituzionale;

   l'attuazione e definizione dei progetti del PNRR in Calabria rappresenta, non solo per il Mezzogiorno, ma per l'Italia intera, una grande ed irripetibile occasione di sviluppo e di crescita;

   i drammatici dati raccolti dall'Ance prefigurano un grave ed epocale fallimento dell'attuazione e realizzazione delle opere del PNRR –:

   in che modo si intenda intervenire, per quanto di competenza, per recuperare il ritardo ad oggi accumulato nello stato di avanzamento dei lavori, degli interventi e delle opere del PNRR, definendo tempi precisi, modalità ed efficacia dei mezzi di intervento, nella chiara ed evidente consapevolezza delle difficoltà già enormemente procurate dal ritardo.
(4-02915)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta orale:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 16 novembre 2010 la Dieta Mediterranea viene iscritta nella prestigiosa Lista del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO. Un riconoscimento che ha contribuito a dare visibilità su scala planetaria ad una pratica culturale sviluppatasi nel corso dei secoli nel nostro Paese e nel bacino mediterraneo grazie ad apporti culturali e a materie prime della più disparata provenienza e che rappresenta oggi un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite;

   il riconoscimento è accompagnato dalla seguente dichiarazione: «La Dieta Mediterranea costituisce un insieme di abilità, conoscenze, pratiche e tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola, che comprendono le coltivazioni, il raccolto, la pesca, la conservazione, lavorazione, la preparazione e, in particolare, il consumo degli alimenti»;

   la Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, che consiste principalmente di olio d'oliva, cereali, frutta e verdura fresca o secca, una quantità moderata di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, nel rispetto delle credenze di ogni comunità;

   al riconoscimento si arriva grazie al sostegno di tante personalità tra i quali Angelo Vassallo, un eroe civile ucciso in un attentato terroristico per mano della camorra, sindaco pescatore di Pollica, città del Cilento epicentro degli studi sui regimi alimentari mediterranei;

   la Dieta Mediterranea viene considerata come la migliore dieta al mondo dalla Best Diets Overall di U.S. News & World Report perché rappresenta un modello nutrizionale generato dal dialogo millenario tra le donne, gli uomini, il clima, il terreno, il piacere della convivialità, il lavoro fisico, la consapevolezza che la salute si costruisce, giorno per giorno, con i gesti semplici e regolari che si accompagnano ai ritmi della natura. Il contrario di quei modelli alimentari che si sono imposti lontano dalle sponde del Mediterraneo e che sono ricchi di zuccheri, grassi e alimenti processati;

   la Dieta Mediterranea è oggi sotto attacco da parte di alcune imprese multinazionali le quali, con campagne mirate e globali, stanno cercando di svilire questo nostro patrimonio per accreditare la strada commerciale del cibo omologato anche attraverso la promozione di progetti per la produzione di latte e prodotti lattiero caseari artificiali il cui uso sarebbe destinato al comparto dei gelati. Le stesse imprese sostengono a livello europeo il Nutri-Score, il sistema delle etichette a semaforo che avrebbe come risultato, tra gli altri, l'indicazione dell'olio extravergine di oliva come alimento dannoso per la salute, essendo composto al 100 per cento da grassi;

   queste multinazionali per accreditare il loro percorso hanno creato una associazione chiamata «Mediterranea» con l'evidente rischio, ad avviso degli interroganti attraverso una operazione di marketing, di sovrapposizione con la Dieta Mediterranea creando quantomeno confusione nelle scelte dei consumatori sempre più, di contro, legate al made in Italy e alle sue eccellenze;

   per questa operazione di marketing si utilizzano parole accattivanti come «naturale, genuino, tradizionale e sostenibile» con l'obiettivo di indurre a pensare che i cibi super processati siano migliori di quelli che dal produttore contadino arrivano direttamente sulle nostre tavole senza operazioni di laboratorio –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto esposto in premessa e se non intenda acquisire ulteriori informazioni che consentano di attivare maggiori tutele verso i nostri produttori agricoli, al fine di tutelare la salute dei cittadini, con la chiarezza che si deve verso i consumatori, e di salvaguardare il grande patrimonio della Dieta Mediterranea.
(3-01242)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BERRUTO e FORNARO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   veicolare messaggi salutari sull'alimentazione e sullo sport, anche attraverso campagne di comunicazione volte alla promozione di stili di vita salutari e una corretta alimentazione, anche in occasione delle maggiori competizioni sportive agonistiche nazionali e internazionali, è assolutamente condivisibile;

   da recenti articoli di stampa, analizzati i costi degli ultimi due anni, sembrerebbe che, sotto forma di campagne promozionali, al fine di promuovere il cibo made in Italy nel corso di eventi sportivi, la cifra sia raddoppiata;

   dalle delibere dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) risultano siglati diversi accordi promozionali: nel settembre 2023 il Ministero dell'agricoltura avrebbe assegnato 100 mila euro a favore della Federazione italiana golf per sponsorizzare la frutta a guscio italiana, in occasione della Ryder Cup; nel luglio del 2023, invece, risulta siglata una partnership con la Federazione italiana pallavolo, per promuovere la filiera della pasta italiana con un investimento di circa mezzo milione; alla Federazione italiana rugby, per uno spot di 30 secondi, che magnifica l'energia fornita dalle noci e dai pistacchi made in Italy risultano investiti ben 113 mila euro; a maggio 2024, invece, l'accordo del Ministero di Lollobrigida con l'azienda pubblica Sport e Salute in occasione gli Internazionali di tennis a Roma per distribuire prodotti tipici nei ristoranti dei giocatori e degli ospiti e l'installazione di un maxi stand all'ingresso del Foro Italico dove conoscere le eccellenze del cibo italico;

   l'istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, da statuto, non ha alcuna competenza specifica in fatto di marketing e comunicazione. Peraltro, trattandosi di un ente pubblico economico, Ismea è un soggetto autonomo, vigilato ma non controllato dal Ministero dell'agricoltura, al quale il Ministero non potrebbe versare direttamente, da quanto denunciato dagli articoli di stampa, risorse da gestire;

   ribadendo l'importanza delle campagne di sensibilizzazione, il Ministero, per una maggiore trasparenza e per realizzare progetti di comunicazione anche più efficaci, avrebbe dovuto avviare gare pubbliche e rivolgersi, probabilmente a prezzi più contenuti, ad aziende specializzate presenti sul mercato –:

   se il Ministro interrogato non intenda fare chiarezza sulle modalità di erogazione dei fondi pubblici destinati per diverse sponsorizzazioni sportive e sulle competenze in merito dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA).
(5-02456)

Interrogazione a risposta scritta:


   PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   le specie dei piccoli pelagici come l'acciuga e la sardina costituiscono più di un terzo della pesca marina complessiva e sono il pescato della cosiddetta pesca costiera, che vengono catturati con reti a circuizione;

   la pesca dei piccoli pelagici comporta mantenere vive le tradizioni del comparto della piccola pesca costiera che rappresenta un segmento fondamentale dell'economia ittica italiana (circa l'80 per cento) delle imbarcazioni italiane dedite, circa 10 mila addetti);

   la piccola pesca costiera è da salvaguardare e tutelare, in quanto, soprattutto rispetto agli altri metodi di pesca, utilizza attrezzi selettivi e a basso impatto ambientale. La piccola pesca costiera non danneggia i fondali ed evita sprechi, catture accidentali e rigetti;

   i decreti direttoriali del Masaf del 26 giugno 2023 (n. 331729 – n. 331743 – n. 331768) relativi alle unità autorizzate alla cattura al bersaglio dei piccoli pelagici (alici e sardine) stanno creando non pochi problemi alle piccole unità pesca a circuizione;

   i succitati decreti direttoriali prevedono che le grandi unità da pesca a circuizione (tonnare), nonostante siano abilitate alla pesca del tonno rosso, per essere confermati nell'elenco delle unità da pesca autorizzate a pescare nell'anno successivo devono registrare 30 giornate di pesca di piccoli pelagici;

   le grandi unità, che operano sia nel mar Tirreno che nel mar Adriatico, catturano anche grosse quantità di alici, spesso di piccola taglia, creando concorrenza sleale verso le piccole circuizioni, che possono pescare solo piccole quantità di alici, con la conseguenza di deprimere il mercato perché i grossi quantitativi immessi sul mercato abbattono il prezzo del prodotto stesso, e questo sta suscitando non poche tensioni tra gli operatori che pescano la medesima risorsa e negli stessi areali;

   per le grandi circuizioni l'abbattimento del prezzo delle alici non influisce in modo significativo sul loro reddito in quanto la principale fonte di reddito deriva dalla pesca del tonno rosso; invece per le piccole e medie circuizioni si tratta dell'unica attività possibile e quindi dell'unica fonte di reddito, che in questo modo viene penalizzata;

   inoltre, l'attività delle grandi circuizioni produce un forte aumento dello sforzo di pesca sulla risorsa che già non si trova in un buon stato dal punto di vista biologico;

   sarebbe opportuno permettere agli armatori di effettuare annualmente una scelta tra svolgere l'attività di pesca dei «piccoli pelagici», oppure dei «grandi pelagici», al fine di limitare, da un lato, lo sforzo di pesca sulla risorsa dei piccoli pelagici da parte delle grandi circuizioni, che comunque conserverebbero il diritto di pescarli, e dall'altro una maggior efficienza/efficacia complessiva, in quanto contempererebbe al meglio gli interessi di tutte le parti interessate;

   ad esempio, in Francia le imbarcazioni da pesca superiori a 18 metri, abilitate alla pesca del tonno rosso, non possono esercitare la pesca dei piccoli pelagici, così come a Malta le grandi imbarcazioni non possono esercitare la pesca dei piccoli pelagici nella zona protetta di 25 miglia, proprio per favorire le piccole imbarcazioni a circuizione –:

   se non intenda procedere alla modifica dei suddetti decreti al fine di limitare la conflittualità tra operatori del settore della pesca, salvaguardare la risorsa ittica dei piccoli pelagici, ridurre la competizione sleale nei confronti della piccola pesca a circuizione nonché salvaguardarne il reddito.
(4-02916)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   con avviso pubblico del 31 maggio 2023 la società Enel produzione SpA (Enel) ha comunicato di aver presentato in data 1° Giugno 2023 al Ministero della transizione ecologica (ora Mase), istanza per l'avvio del procedimento di Via del progetto «Pizzone II» – Impianto di generazione e pompaggio, ricompreso nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec);

   ai sensi dell'articolo 10, comma 3 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni il procedimento di Via comprende la valutazione di incidenza (VIncA) di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 in quanto il progetto interferisce con aree naturali protette come definite dalla legge n. 394 del 1991 e siti della Rete Natura 2000;

   il progetto è localizzato nelle regioni Molise ed Abruzzo e precisamente nella provincia di Isernia – comuni di Castel San Vincenzo, Pizzone e Montenero Valcocchiara – e nella provincia dell'Aquila – comune di Alfedena;

   l'intervento di progetto prevede la modifica/potenziamento della centrale all'aperto esistente di Pizzone, che attualmente insiste sui due invasi di Montagna Spaccata e di Castel San Vincenzo, tramite la realizzazione di una nuova centrale in caverna da circa 300 MW che si affiancherà all'esistente;

   gli interi territori comunali di Castel San Vincenzo e Pizzone in provincia di Isernia sono stati dichiarati di notevole interesse pubblico ex legge n. 1497 del 1939 con decreto ministeriale 28 luglio 1976 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 252 del 22 settembre 1976;

   l'area interessata ricade nel perimetro del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), territorio sottoposto, ai sensi della legge n. 394 del 1991 (legge quadro sulle aree protette), ad uno speciale regime di tutela e di gestione, allo scopo di perseguire, tra l'altro, la conservazione di specie animali e vegetali, di habitat, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici nonché la difesa e la ricostituzione degli equilibri idraulici (articolo 1 legge n. 394 del 1991);

   in sede di consultazione pubblica, sono pervenute una serie di osservazioni da parte di enti e soggetti interessati dalla realizzazione del progetto, tra cui quella del direttore dell'Ente di gestione del Pnalm, con la quale l'istanza della Società Enel produzione SpA, deve ritenersi assolutamente improcedibile, così come si sono espressi in senso negativo anche la regione Molise, la comunità del Pnalm, le amministrazioni comunali ricadenti nel parco, nonché le associazioni e comitati;

   secondo quanto posto in evidenza dai numerosi contributi e osservazioni pervenute nella fase pubblica, ai sensi dell'articolo n. 24, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, il progetto prevede la realizzazione di opere quali gallerie, condotte forzate, pozzi piezometrici, prese e restituzioni, cavi aerei e strade di servizio, interventi che comporterebbero il taglio di diversi ettari di bosco, l'asportazione e la movimentazione di 975.000 metri cubi di roccia per scavi e sbancamenti, la cementificazione del suolo e, non da ultimo, cantieri con durata di almeno 6 anni;

   con richiesta del 13 settembre 2023 indirizzata all'autorità procedente della procedura di Via, Enel ai sensi dell'articolo n. 24 comma 4, del decreto legislativo n. 152 del 2006, chiedeva di disporre la sospensione dei termini di 120 (centoventi) giorni, in ragione della particolare complessità tecnica del progetto, affinché la proponente possa dare seguito alle osservazioni e produrre eventuale documentazione integrativa al Progetto;

   secondo quanto si apprende da organi di stampa il 17 gennaio 2024 l'autorità procedente avrebbe prorogato la sospensione del procedimento di Via richiesto da Enel fino al 31 agosto 2024, concedendo ulteriori 231 giorni al proponente oltre ai 120 giorni già trascorsi;

   i comuni di Rocchetta a Volturno, Barrea, Alfedena e l'associazione «Terra Sancti Vincentii», avrebbero proposto ricorso al Tar del Lazio per l'annullamento del provvedimento di proroga disposto dal Mase, in quanto in contrasto con le disposizioni di cui al comma 4, articolo 24 del decreto legislativo n. 152 del 2006, che stabiliscono come su richiesta motivata del proponente l'autorità competente può concedere, per una sola volta, la sospensione dei termini per la presentazione della documentazione integrativa per un periodo non superiore a sessanta giorni ovvero a centoventi giorni nei casi di integrazioni che richiedono maggiori approfondimenti su motivata richiesta del proponente in ragione della particolare complessità tecnica del progetto o delle indagini richieste. Nel caso in cui il proponente non ottemperi alla richiesta entro il termine perentorio stabilito, l'istanza si intende respinta ed è fatto obbligo all'autorità competente di procedere all'archiviazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti richiamati in premessa, se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza affinché l'autorità procedente, nel rispetto delle richiamate procedure di legge, proceda all'archiviazione dell'istanza per l'avvio del procedimento di Via del progetto «Pizzone II» – Impianto di generazione e pompaggio, anche in considerazione del parere del direttore dell'ente di gestione del Pnalm, con il quale l'istanza della Società Enel produzione SpA, deve ritenersi assolutamente improcedibile.
(2-00388) «Zanella».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   con l'entrata in vigore del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 febbraio 2024, n. 11, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 febbraio 2024, n. 31, vengono introdotte nell'ordinamento nazionale le «Misure per il rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale e la relativa flessibilità», volte all'incremento della produzione nazionale di gas naturale da destinare, a prezzi calmierati, ai clienti finali industriali a forte consumo energetico;

   con la novella del decreto-legge n. 17 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 34 del 2022, viene ripreso lo sfruttamento delle vecchie concessioni e l'apertura relativa a nuove attività di coltivazione di idrocarburi (che abbiano una riserva certa superiore ai 500 milioni di metri cubi per un approvvigionamento a lungo termine), nell'Alto Adriatico e nelle aree marine protette, in deroga rispetto ai vincoli normativi a tutela ambientale e al divieto delle attività upstream nella zona di mare, che dista almeno 9 miglia marine, dell'Alto Adriatico ricompresa tra il quarantacinquesimo parallelo (Taglio di Po, provincia di Rovigo) e il parallelo distante da quest'ultimo 40 chilometri a sud (Comacchio, provincia di Ferrara);

   dalla memoria del Wwf, presentata nell'ambito dell'esame del provvedimento tenuto nella X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati, emerge che nell'area individuata dal Governo per le trivellazioni persiste il rischio subsidenza oltre ad esserci due importanti Sic marini, entrambi tra le 6 e le 12 miglia dalla costa: il Sito di interesse comunitario «Adriatico Settentrionale Veneto – Delta del Po» – IT3270025 (estensione complessiva 22.500 ettari) e il SIC «Adriatico settentrionale Emilia Romagna» – IT4060018 (estensione complessiva 31.500 ettari), in cui sono vietati gli interventi, le attività e le opere che possano compromettere la salvaguardia dell'ambiente marino tutelato con particolare riguardo alle specie di interesse comunitario di cui alla direttiva Habitat; nello specifico la tartaruga marina (Caretta caretta) e il delfino tursiope (Tursiops truncatus);

   l'associazione ambientalista ritiene inoltre che le deroghe sono «ancor più gravi» se si considera come il divieto di attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi in Alto Adriatico è legato proprio alla presenza del rischio di subsidenza, che rappresenta un fenomeno particolarmente critico per la fascia costiera contribuendo ad accentuare i fenomeni di erosione costiera e ingressione marina;

   nell'ottobre del 2003, un articolo pubblicato dal Corriere Veneto a firma di Martina Zambon, dal titolo «Trivelle, il no degli scienziati: “In Adriatico rischi di subsidenza inaccettabili”», vengono sollevati i pericoli che gli effetti delle perforazioni per l'estrazione del gas alimentano rispetto all'ambiente marino e costiero del Polesine e del delta del Po;

   a parere dell'interrogante è inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico il minimo incremento del rischio di subsidenza legato all'estrazione del gas metano in Alto Adriatico. Le carenze conoscitive non consentono, ad oggi, di escludere effetti significativi sull'ambiente marino e costiero del Polesine e del delta del Po;

   anche il fronte dei sindaci è compatto contro questa linea. Stessa cosa dicasi per la popolazione, che ha comunque sotto gli occhi l'abbassamento del terreno causato dalle estrazioni avvenute nel secolo scorso (svariate porzioni del territorio sono sotto il livello del mare);

   nella citata novella viene consentita, per la durata di vita utile del giacimento, la coltivazione di gas naturale sulla base di concessioni esistenti ovvero di nuove concessioni rilasciate ai sensi della norma, nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo Nord e il parallelo distante da quest'ultimo 40 chilometri a sud e che dista almeno 9 miglia marittime dalle linee di costa, a condizione che, i titolari di concessioni esistenti o i soggetti richiedenti nuove concessioni, aderiscano alle procedure per l'approvvigionamento di lungo termine, abbiano presentato analisi tecnico-scientifiche e di programmi dettagliati di monitoraggio e verifica dell'assenza di effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa, da condurre sotto il controllo del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase), senza affidare allo stesso un reale esercizio di potere nell'ambito di una procedura;

   l'interrogante ritiene che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica debba esercitare concretamente il potere di controllo nel merito delle analisi e dei programmi rispetto all'assenza degli effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa che possono essere presentati dai concessionari. L'esercizio del potere di controllo del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica deve essere pertanto circoscritto ed avvenire con l'espressione di un parere valutato nell'ambito di una procedura trasparente nella quale siano coinvolti i territori interessati dalle attività –:

   se, al fine di non arrecare ai territori interessati nuovi rischi di subsidenza, non intenda adottare iniziative volte a sospendere le autorizzazioni per le trivellazioni nell'Alto Adriatico;

   quante siano le istanze e quali le aree interessate dalla verifica dell'assenza di effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa, e se, al fine di garantire la sicurezza delle popolazioni coinvolte, non ritenga opportuno intervenire con iniziative di carattere normativo per affidare al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica un potere reale di controllo sugli effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa.
(2-00389) «Cappelletti».

Interrogazioni a risposta scritta:


   PASTORELLA e BENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 16 maggio 2024 due importanti frane in località Porto d'Adda nel comune di Cornate d'Adda hanno interrotto la strada alzaia che costeggia il naviglio di Paderno, in un tratto in gestione al Consorzio Est Ticino Villoresi, rendendo il transito impossibile;

   in particolare, tra le conseguenze si rileva il cedimento del muro di contenimento del versante della valle e la compromissione strutturale di parte della strada, i cui interventi di ripristino e messa in sicurezza sono stati stimati dal comune di Cornate superiori a 400.000 euro;

   dal 16 maggio è stata, quindi, disposta l'interdizione del traffico ciclopedonale e motorizzato del tratto di alzaia in questione. Oltre al blocco della strada di servizio al naviglio, ciò comporta anche l'interruzione di una connessione molto frequentata che unisce, in sede protetta e ciclabile, le province di Lecco e Monza-Brianza con l'alzaia della Martesana e quindi con Milano. Si evidenzia, quindi, una drammatica cesura nel percorso turistico ciciopedonale denominato «Adda», riconosciuto come Percorso ciclabile di interesse regionale (Pcir 3), parte della ciclovia nazionale Bicitalia n. 17 e incluso nel cammino di Sant'Agostino;

   tale percorso, situato all'interno del parco regionale Adda Nord, permetteva di connettere luoghi di grande interesse come il Ponte San Michele, il naviglio di Paderno d'Adda, le storiche centrali idroelettriche Taccani, Esterle, Bertini e Semenza, il Santuario della Madonna della Rocchetta, l'Ecomuseo Adda di Leonardo e il Traghetto leonardesco, rendendo fruibile un territorio di alto valore turistico, culturale e ambientale;

   in prossimità del luogo in cui è avvenuta la frana è situato lo Stallazzo, unico punto di ristoro del tratto di alzaia, gestito dalla cooperativa sociale «Solleva». Come denunciato dalla Presidente Erika Grandi e dal direttore Cavaliere Luigi Gasparini, la chiusura del percorso ciclopedonale causato dalla frana ha cagionato una fortissima riduzione del transito. Le perdite derivanti stimate sono di circa 70 mila euro all'anno, e si prospetta il rischio di dover chiudere la cooperativa stessa, nella quale prestano lavoro oltre 50 dipendenti, in buona parte soggetti fragili e appartenenti a categorie protette;

   alle frane del 16 maggio si aggiungono ulteriori problematiche che stanno interessando la valle dell'Adda e che stanno mettendo in seria difficoltà i comuni circostanti: RFI, proprietaria del Ponte San Michele di Paderno d'Adda, di valore monumentale, ha annunciato che il traffico ferroviario e su gomma su tale struttura dovrà cessare entro i prossimi sette anni. Tuttavia, al momento non si ha ancora notizia dell'avvio della progettazione di uno o più nuovi ponti destinati a sostituire quello esistente. L'alternarsi di crisi idriche e piene degli ultimi anni sta mettendo in difficoltà l'operatività del traghetto di Leonardo, di proprietà del comune di Imbersago, unico mezzo che consente di attraversare il fiume in modo del tutto ecologico e senza l'utilizzo di carburanti, e del natante ecologico a impatto zero «Addarella» di proprietà del Parco Adda Nord, ad oggi sprovvisto di gestore;

   ne consegue che la ricettività e l'attrattività dell'alzaia dell'Adda è fortemente compromessa e rischia di essere estremamente limitata e inadeguata rispetto al valore dei luoghi e alle esigenze dei cittadini e dei turisti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare anche in raccordo con gli enti competenti (in primis il Consorzio Est Ticino Villoresi e il Parco Adda Nord di regione Lombardia) per mettere in campo sollecitamente una soluzione di ripristino del tratto di alzaia compromesso dalle frane del 16 maggio, e quali iniziative si intendano adottare per contribuire, anche economicamente, al ripristino dello stesso tratto e alla rimessa in funzione dei servizi dell'Adda colpiti dalle problematiche sopra esposte, di concerto con gli enti competenti e coinvolgendo i comuni interessati.
(4-02908)


   ILARIA FONTANA, QUARTINI e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il keu è un sottoprodotto generato dalla lavorazione del cuoio, in particolare dalla concia delle pelli, attività molto diffusa nella regione Toscana e in modo particolare nell'area empolese Valdarno Superiore. Tale sottoprodotto presenta inquinanti chimici e metalli pesanti, come ad esempio il cromo, derivanti dai processi produttivi legati alla concia delle pelli;

   negli anni passati è stata rilevata una contaminazione delle matrici ambientali dovuta a smaltimenti illeciti di keu, che veniva utilizzato come riempimento in almeno 13 cantieri, tra i quali anche quello della strada regionale n. 429 ad Empoli;

   la regione Toscana ha stanziato con legge regionale n. 25 del 2023 15 milioni di euro per gli interventi volti al ripristino ambientale dei siti soggetti a potenziale contaminazione generata dai rifiuti abbancati sui siti produttivi nonché dall'improprio utilizzo in ambiente dell'aggregato riciclato, contenente keu e altri rifiuti inidonei;

   recenti articoli di stampa hanno indicato che dalle indagini sarebbero emerse decine di altre aree in cui il keu sarebbe stato smaltito illecitamente, per oltre 60 siti;

   l'articolo 250 del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede, al comma 1, che «Qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli adempimenti disposti dal presente titolo ovvero non siano individuabili e non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, le procedure e gli interventi di cui all'articolo 242 sono realizzati d'ufficio dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione, secondo l'ordine di priorità fissato dal piano regionale per la bonifica delle aree inquinate»;

   l'articolo 43 del decreto-legge n. 152 del 2021 ha esteso le funzioni e le attività del Commissario unico per la bonifica delle discariche abusive di cui all'articolo 5 del decreto-legge n. 111 del 2019, prevedendo che esse sono estese su richiesta delle singole regioni agli interventi di bonifica o messa in sicurezza delle discariche e dei siti contaminati di competenza regionale, nonché su richiesta del Ministero dell'ambiente agli interventi di bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale, limitatamente ai soli interventi per i quali sono stati già previsti finanziamenti a legislazione vigente;

   con la deliberazione del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2023, a fronte della necessità di intervenire tempestivamente per eseguire gli interventi di bonifica dei siti contenenti keu nella regione Toscana, è stato attribuito al Commissario straordinario il compito di realizza il prosieguo delle attività di bonifica inerenti gli impianti di gestione rifiuti inerti «LEROSE Srl» nel comune di Bucine e nel comune di Pontedera ed il lotto V Empoli-Castelfiorentino della strada regionale n. 429 Val d'Elsa nel comune di Empoli –:

   se sia a conoscenza di ulteriori elementi circa nuovi siti nei quali sarebbe stato smaltito il keu;

   quali iniziative di competenza siano state intraprese al fine di coadiuvare la regione Toscana e il Commissario straordinario per le citate attività di bonifica.
(4-02919)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANELLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo 3-00822, cui non è stata data alcuna risposta, lo scorso 27 novembre 2023 veniva chiesto al Ministro interrogato, a fronte dei danni per milioni di euro all'ingente patrimonio bibliotecario e archivistico derivanti dai gravi eventi alluvionali di maggio 2023 in Emilia-Romagna, se fossero stati autorizzati, dopo tali eventi, da parte delle Soprintendenze la collocazione di beni culturali, bibliotecari o archivistici in locali interrati o seminterrati di nuovi edifici od esistenti e, nel caso, se non ritenesse di adottare provvedimenti di propria competenza per annullare in autotutela eventuali autorizzazioni in merito e di dover agire prontamente, emanando precise direttive al fine di impedire il ripetersi dell'uso improprio di locali interrati o seminterrati dove collocare archivi, biblioteche o musei, a tutela del patrimonio storico e culturale del Paese;

   come ricordato nel citato atto di sindacato ispettivo, l'alluvione nella città di Forlì ha investito i due maggiori siti, l'archivio storico di Forlì e l'antica Biblioteca del Seminario vescovile, dove erano collocati centocinquantamila volumi, un terzo dei quali antichi e di grande valore storico;

   non risulta che il Ministero della cultura abbia ad oggi dettato alcuna disposizione ai propri organi periferici affinché non sia più autorizzata la collocazione di beni culturali, bibliotecari e archivistici in locali interrati o seminterrati;

   nella precedente interrogazione veniva poi posto in evidenza come la Soprintendenza Abap di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini avesse addirittura autorizzato, dopo gli eventi calamitosi del maggio 2023, la realizzazione dell'edificio di chiusura del secondo chiostro dell'ex Chiesa e Convento di San Domenico, costituenti il Complesso museale della città, prevedendo la collocazione di un intero museo archeologico in locali che possono essere sommersi dalle acque, non considerando i rischi cui potrebbero essere esposti preziosi beni archeologici;

   risulta che la stessa Soprintendenza avrebbe respinto, senza fornire alcuna motivazione, le richieste di annullamento in autotutela delle proprie autorizzazioni riguardanti l'utilizzo dei locali interrati di palazzo Romagnoli e dell'ex Santarelli formulate dalla associazione Italia Nostra;

   nella giornata di sabato 25 maggio 2024 un violento evento meteorico ha provocato un nuovo allagamento della città di Forlì, con interi quartieri ancora una volta sommersi dall'acqua, che sarebbe penetrata anche al piano terra del Convento di San Domenico, mentre non si sa se l'acqua abbia raggiunto anche gli antichi sotterranei e ciò che in essi è depositato;

   le conseguenze più gravi hanno riguardato i quartieri storici e il nuovo disastro ha lambito le zone ove sorgono l'ex Santarelli e il palazzo Romagnoli, nei sotterranei del quale sono già stati trasferiti oltre 80 mila libri –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se non ritenga di stigmatizzare la persistente collocazione in locali interrati a fortissimo rischio di alluvione di preziosi beni bibliotecari e archivistici e se non ritenga di dover adottare urgentemente iniziative di competenza per annullare in autotutela le autorizzazioni in merito e di dover finalmente agire con precise direttive al fine di impedire il ripetersi dell'uso improprio di locali interrati, o seminterrati, dove collocare archivi, biblioteche o musei, a tutela del patrimonio storico e culturale del Paese.
(3-01243)

Interrogazione a risposta scritta:


   VINCI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   dal 1925 è custodito a cura della Camera dei deputati, un dipinto realizzato con la tecnica dell'olio su tavola trasportato su tela, consistente in un ritratto femminile, detta la Gioconda, realizzato da un anonimo ma sicuramente proveniente dalla bottega di Leonardo da Vinci e quasi certamente ottenuto con l'intervento del medesimo Leonardo da Vinci;

   si tratta della Gioconda Torlonia di proprietà delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, donata nel 1892 dalla famiglia Torlonia allo Stato italiano e dal 1925 collocata nei depositi di Montecitorio. L'opera, dopo anni di oblio ed indifferenza, è stata restaurata negli anni 2019-2020 ed attualmente è esposta presso la Sala Aldo Moro Camera dei deputati;

   la Gioconda di Torlonia è una copia del famoso dipinto di Monna Lisa del Giocondo di Leonardo da Vinci ed è annoverata al ventunesimo posto fra le 61 copie più famose ed importanti della Gioconda nell'elenco stilato in occasione del cinquecentenario della nascita di Leonardo. Per rintracciare le origini e gli eventi che riguardano il dipinto, bisogna spingersi almeno agli inventari ufficiali relativi alla collezione Valenti Gonzaga del 1756, dovendo ad ogni modo nutrire molte incertezze sull'ufficialità di detta data. In effetti, gli studi condotti dall'Accademia Nazionale dei Lincei hanno dimostrato che è «certa la presenza di una Gioconda nel Seicento a Roma, a Palazzo dal Pozzo», e quella Gioconda potrebbe essere proprio quella poi acquisita dai Torlonia;

   nel 2019 il dipinto è stato restaurato dalla qualificatissima esperta delle opere di Leonardo, Cinzia Pasquali, formatasi all'Istituto Centrale per il Restauro ed attualmente lavoratrice del Louvre. Secondo la restauratrice, la Gioconda Torlonia appartiene alla scuola leonardesca e potrebbe avere un elevato valore economico visto che alcune copie della Monna Lisa di epoche successive sono state vendute a cifre considerevoli. Un esempio è The Hekkinq Mona Lisa, del XVII secolo e di scuola italiana, acquistata all'asta di Christie's per 2,9 milioni di euro. Anche lo storico d'arte Antonio Forcellino, curatore della mostra «Leonardo a Roma» organizzata dall'Accademia dei Lincei dal 3 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020, ha confermato il valore del dipinto, ritenuto incredibile e prezioso, e che potrebbe valere almeno 10 milioni di euro;

   nonostante abbia tali importanti attributi artistici ed elevate valutazioni economiche, l'opera è tuttora poco studiata, assai sconosciuta al pubblico ed ancora meno vista –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere per sottoporre a tutela e protezione culturale la Gioconda Torlonia di cui in premessa.
(4-02921)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZI e BRAGA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come si evince da alcuni recenti articoli di stampa locale e quotidiani online, ad esempio il sito Cronache Maceratesi, la locale stazione dei Carabinieri di Ussita – in provincia di Macerata – sta per essere chiusa definitivamente;

   quanto sopra descritto risulta in contrasto con il crescente degrado delle condizioni di sicurezza in quell'area dei Sibillini, peraltro già gravemente colpita dal terremoto del Centro-Italia del 2016;

   sono infatti numerosi i furti segnalati nelle case in stato di rovina, inagibili o pericolanti compiuti sovente da maestranze impegnate nei cantieri della ricostruzione: tra cui mobili, suppellettili, anche di valore e non solo affettivo, elettrodomestici, televisori, materiale edile e perfino gruppi elettrogeni usati per l'emergenza;

   è stata sporta anche denuncia per un'ipotesi di reato di ricettazione;

   è necessario poi considerare che il lento ritorno del turismo, vitale per il rilancio di quei territori, nonché il lento rientro dei cittadini – sovente anziani – nelle proprie abitazioni e la villeggiatura estiva richiedono, anche a fronte dei fatti esposti, una presenza costante e capillare delle Forze dell'ordine –:

   se siano a conoscenza dei fatti rappresentati e se non si ritenga opportuno rivedere la decisione della chiusura della caserma dei Carabinieri di Ussita o almeno di posticiparla sino al termine della ricostruzione post-sisma, come richiesto da Enti locali, comunità e associazioni di liberi cittadini.
(4-02912)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   ROGGIANI, BERRUTO, CASU e SARRACINO. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane, le persone disabili sono quasi 13 milioni (il 22 per cento della popolazione) e di queste oltre 3 milioni sono in condizione di grave disabilità;

   il Governo ha recentemente individuato le province nelle quali verrà sperimentato il sistema di assistenza alle persone con disabilità denominato «Progetto di vita», un nuovo strumento per realizzare gli obiettivi delle persone e migliorarne le condizioni di salute e personali;

   dall'elenco delle province individuate per l'avvio della sperimentazione, Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste, si nota che quattro delle principali città italiane, ovvero Roma, Milano, Napoli e Torino, siano state inspiegabilmente escluse dalla sperimentazione;

   l'esclusione delle città più grandi appare incomprensibile in quanto il criterio di selezione previsto dal decreto legislativo per l'inclusione in tale sperimentazione prevede la «differenziazione di dimensioni territoriali»;

   Roma, Milano, Napoli e Torino presentano caratteristiche distintive rispetto ad altri centri urbani, sia in termini di demografia, con una significativa densità di popolazione, sia in relazione all'articolazione dei servizi pubblici;

   queste quattro città metropolitane sono tra i maggiori centri urbani del Paese, caratterizzati da una numerosa presenza di persone con disabilità che necessitano di servizi adeguati e personalizzati –:

   quali siano le ragioni che hanno motivato la selezione delle province per l'avvio della sperimentazione e le motivazioni tecniche che hanno indotto alla scelta di escludere Roma, Milano, Napoli e Torino; quali iniziative il Governo intenda intraprendere e quali siano le strategie per garantire che le necessità delle famiglie e delle persone con disabilità residenti nelle quattro città più grandi siano adeguatamente considerate e soddisfatte.
(4-02909)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU, ROGGIANI e UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono ben noti i numerosi compiti che il personale della Guardia di Finanza svolge quotidianamente, non solo relativamente al contrasto all'evasione fiscale, a quello contro la criminalità economica e finanziaria, al concorso alla sicurezza interna ed esterna del nostro Paese, ma anche collaborando attivamente con moltissime pubbliche amministrazioni;

   durante l'audizione in Commissione difesa della Camera dei deputati del 21 marzo 2023, il Comandante generale della Guardia di Finanza ha, tra l'altro, sottolineato la grave carenza di organico, pari a circa seimila unità di personale in meno rispetto alla forza prevista;

   appare evidente, quindi, proprio per i compiti che le sono affidati, che la Guardia di Finanza necessiti di ogni possibile rafforzamento del suo organico, sia tramite nuovi concorsi ma anche con lo scorrimento di tutte le graduatorie in essere;

   in Gazzetta Ufficiale, 4a s.s. – Concorsi ed Esami – n. 95 del 2 dicembre 2022, è stato pubblicato il bando per il Concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di 1410 allievi finanzieri – anno 2022, indetto con decreto del Comandante generale della Guardia di Finanza del 28 novembre 2022;

   il 14 luglio 2023 sono state pubblicate le graduatorie finali del concorso che proclamano i vincitori delle varie categorie nelle quali era diviso il concorso. Osservando le citate graduatorie si nota che il numero totale tra vincitori ed idonei non vincitori è pari a 1958;

   per quanto sopra esposto, sembra necessario procedere allo scorrimento delle graduatorie che sarebbe certamente utile a rafforzare il Corpo della Guardia di Finanza con personale pronto ad entrare in servizio per svolgere i suoi numerosi e fondamentali compiti –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché la graduatoria citata sia prorogata per evitare che vengano perdute risorse umane preparate ed importanti per il nostro Paese, e utilizzate, tramite scorrimento integrale degli idonei, in modo da rafforzare in tempi rapidi l'organico della Guardia di Finanza.
(5-02454)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 15-bis del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, stabilisce che: «È assicurato, alle condizioni stabilite nel presente capo, il patrocinio a spese dello Stato alla parte non abbiente per l'assistenza dell'avvocato nel procedimento di mediazione nei casi di cui all'articolo 5, comma 1, se è raggiunto l'accordo di conciliazione»;

   l'articolo 8 del predetto decreto legislativo, al comma 5, stabilisce che nei casi previsti dall'articolo 5, comma 1, ovvero quando è condizione di procedibilità della domanda, e quando la mediazione è demandata dal giudice, le parti sono assistite dai rispettivi avvocati;

   l'articolo 11-bis del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, prevede che: «È assicurato, alle condizioni stabilite nella presente sezione, il patrocinio a spese dello Stato alla parte non abbiente per l'assistenza dell'avvocato nel procedimento di negoziazione assistita nei casi di cui all'articolo 3, comma 1, se è raggiunto l'accordo»;

   la cosiddetta riforma Cartabia ha introdotto modifiche sia al decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, in materia di mediazione, sia al decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 novembre 2014, n. 162, in materia di negoziazione assistita, riguardanti il patrocinio a spese dello Stato, se è raggiunto l'accordo;

   in particolare l'articolo 15-quinquies del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, e l'articolo 11-quinquies del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, stabiliscono che chi è ammesso al patrocinio può nominare un avvocato scelto tra gli iscritti negli elenchi degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato, istituiti presso i consigli dell'ordine del luogo dove ha sede l'organismo di mediazione competente o del luogo in cui ha sede il tribunale che sarebbe competente a conoscere della controversia;

   le due disposizioni citate non appaiono conformi a quanto disposto dall'articolo 80, comma 3, del testo unico in materia di spese di giustizia (decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002), il quale prevede espressamente che colui che è ammesso al patrocinio può nominare un difensore iscritto negli elenchi degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato scelto anche al di fuori del distretto di corte d'appello nel quale ha sede il magistrato competente a conoscere del merito o il magistrato davanti al quale pende il processo;

   non essendo espressamente richiamata la possibilità di nominare un difensore iscritto negli elenchi degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato scelto anche al di fuori del distretto di corte d'appello nel quale ha sede il magistrato competente a conoscere del merito o il magistrato davanti al quale pende il processo, il soggetto istante deve necessariamente – e diversamente da quanto previsto dall'articolo 80, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 – nominare un avvocato iscritto negli elenchi istituiti presso i consigli dell'ordine del luogo dove ha sede l'organismo di mediazione competente sacrificando il rapporto di fiducia;

   tale limitazione nella nomina del difensore determina ad avviso dell'interrogante un'irragionevole disparità di trattamento tra il soggetto non abbiente e la sua controparte nella libera scelta del difensore –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda risolvere le predette criticità con iniziative di natura normativa, al fine di salvaguardare il rapporto di fiducia fra difensore e assistito anche nei procedimenti di mediazione e negoziazione assistita e per garantire il corretto funzionamento dell'istituto del gratuito patrocinio.
(4-02911)


   DELLA VEDOVA e MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la giovane regista e attivista curda per i diritti umani Maysoon Majidi è arrivata in barca sulle coste calabresi il 31 dicembre 2023, dopo un viaggio cominciato nell'Iran in cui era perseguitata e proseguito nei campi profughi in Iraq, poi in Turchia e infine in una lunga traversata via mare in barca a vela con altri circa 80 compagni di viaggio;

   Majidi si trova da cinque mesi nel carcere di Castrovillari, accusata di aver collaborato con il capitano dell'imbarcazione e quindi di essere a sua volta una «scafista»;

   l'accusa si fonderebbe, per quel che si apprende da alcuni approfondimenti giornalistici, dalla testimonianza di due suoi compagni di viaggio nella traversata in barca alla polizia italiana, i quali hanno successivamente smentito – anche ai microfoni della trasmissione televisiva «le Iene» – l'interpretazione che è stata data dagli inquirenti alle loro parole;

   le condizioni di salute di Majidi sono col tempo peggiorate, ha perso peso e non comprende le ragioni della sua detenzione in carcere;

   Majidi alcuni giorni fa ha annunciato di aver cominciato uno sciopero della fame per protestare la sua innocenza, sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni italiane sul suo caso, e ottenere che i magistrati chiariscano celermente la sua posizione;

   il movimento iraniano «Donna, Vita, Libertà», al quale Majidi aderisce, lotta da mesi contro i soprusi e le violenze intollerabili che il regime degli Ayatollah opera ai danni dei giovani e delle donne che chiedono il rispetto dei diritti umani e pari diritti tra uomini e donne, e molti attivisti sono stati arrestati, perseguitati, torturati e messi a morte in Iran a seguito delle proteste cominciate dopo l'assassinio di Masha Amini –:

   se non ritenga di attivare i propri poteri ispettivi in relazione alla vicenda segnalata in premessa.
(4-02923)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELUFFO e ROGGIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 5 aprile 2024 la Flowserve, multinazionale americana con sede a Mezzago (Brianza) ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 61 lavoratori su 179, procedura che terminerà il 19 giugno 2024, data a partire dalla quale l'azienda potrà procedere con i licenziamenti;

   l'azienda opera nel settore dell'Oil&Gas, con la produzione e commercializzazione di valvole a sfera («on-off» per condutture, per il controllo fluidi) e attuatori di potenza fluida, a gas e idraulici: già dall'inizio dell'anno l'azienda ha manifestato forti preoccupazioni e difficoltà sull'andamento economico aziendale e criticità sui costi;

   ormai da mesi sono in corso mobilitazioni dei lavoratori contro questa decisione di delocalizzare la produzione di parte degli attuatori e dell'intera attività produttiva delle valvole in India ed in altri Paesi, senza dare rassicurazione sulla permanenza della multinazionale a Mezzago: tutto questo mentre il Ceo di Flowserve corporation invia messaggi a tutti i dipendenti, compresi coloro che vogliono licenziare – riferiscono Fiom Cgil e Fim Cisl – vantando un andamento ottimo delle attività e dei risultati finanziari nel primo trimestre 2024 e prevedendo una chiusura del 2024 in crescita rispetto all'anno precedente;

   il tavolo di concertazione attivato a livello regionale per ricercare una soluzione condivisa sulla vertenza aperta a tutela dei livelli occupazionali e della continuità aziendale, anche attraverso le politiche di investimento supportate dalla regione e l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, non ha dato i risultati sperati e la situazione rimane critica, sia per quanto riguarda i licenziamenti che sulla prospettiva futura di quanto, a detta dell'azienda, rimarrà in Italia;

   è necessario continuare, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni locali, regionali e nazionali, la ricerca di una soluzione a questa drammatica vertenza industriale ed occupazionale, una soluzione che partendo dalla responsabilità sociale d'impresa, preveda il mantenimento del presidio industriale e punti ad investire su innovazione e sostenibilità ambientale preservando i posti di lavoro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano porre in essere per assicurare il rilancio del sito industriale di Mezzago e la salvaguardia dei posti di lavoro.
(5-02453)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 1982 a Cinisello Balsamo (Milano), sopra il condominio in via Fulvio Testi 176, è presente il traliccio di un trasmettitore radio, alto 22,7 metri, divulgatore del segnale di «Radio Mater» e di «Rtl 102.5», attualmente gestito dalla ditta Rf com;

   nel 2020, i condomini, a causa delle forti vibrazioni provenienti dalla soffitta nella quale sono posizionati i macchinari di alimentazione dell'antenna, hanno scoperto che tali macchinari sono stati raddoppiati e ciò senza alcuna autorizzazione;

   infatti, nonostante le varie richieste di documentazione avanzate da diversi enti preposti, la ditta non ha mai fornito documenti che dimostrino la regolarità dell'impianto e, nel febbraio 2022, lo stesso Ministero delle imprese e del made in Italy ha concluso la sua istruttoria affermando che «il traliccio è senza permessi edilizi e non ha idonee autorizzazioni a trasmettere»;

   il condominio ha risolto il contratto con la società Rf com il 6 aprile 2022 per «inadempimento grave del conduttore», violazione delle norme di sicurezza e mancanza di certificazione che ne comprovi l'idoneità;

   in ogni caso, l'antenna radio risulta instabile, e quindi pericolosa, poiché priva di segnaletica luminosa, nonostante sfori il piano di volo, e posta su un parapetto inidoneo a sostenerla, di facile crollo in caso di forti eventi meteorologici, motivi per il quale i condomini ne richiedono la rimozione;

   inoltre, l'antenna è priva di messa a terra, motivo per il quale tutto il condominio potrebbe rimanere danneggiato, o addirittura prendere fuoco, a seguito di un'eventuale scarica derivante da un fulmine;

   per tali motivi, in data 19 maggio 2022, il comune di Cinisello Balsamo ha emesso un ordine di demolizione del traliccio e, successivamente, ha emesso un'ordinanza di messa in sicurezza diretta sia ai condomini, sia alla Rf com;

   dall'anno 2022 l'antenna non solo non è stata demolita, ma nulla è stato fatto per migliorarne la stabilità, in tal modo costituendo un grave pericolo per i condomini, i vicini, nonché per tutti i passanti –:

   quali elementi possa fornire il Ministro interrogato rispetto a quanto riferito in premessa e se non ritenga di adottare le iniziative di competenza, quanto prima, in raccordo con gli enti competenti, in particolar modo con il comune di Cinisello Balsamo, al fine di garantire la sicurezza e l'incolumità di tutti i cittadini anche mediante rimozione dell'antenna.
(4-02922)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZINGARETTI, BARBAGALLO, CASU, BAKKALI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la pianificazione delle infrastrutture di trasporto è una leva decisiva ed una tecnica irrinunciabile quale fattore trainante per la definizione delle priorità strategiche nelle scelte pubbliche per favorire la competitività del Paese;

   purtroppo, oggi, con il novellato articolo 39 del nuovo codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 36 del 2023), il solo riferimento di lungo periodo per il sistema delle infrastrutture di trasporto italiano, resta la rete, transeuropea dei trasporti (TEN-T) quale pilastro principale della politica delle infrastrutture di trasporto della UE in cui l'insieme delle infrastrutture di trasporto integrate sono pensate per sostenere il mercato unico, rafforzare la crescita, l'occupazione e la competitività dell'Unione europea, garantendo la libera circolazione delle merci e delle persone ed in cui le città diventano attrici protagoniste delle connessioni transeuropee sostenibili di lunga e breve distanza per consentire uno shift modale sempre più avanzato;

   le città presenti sui 9 corridoi TEN-T – grazie al nuovo regolamento sulla rete TEN-T – sono diventate vere e proprie «Autorità di nodo» con obiettivi precisi e ambiziosi da raggiungere da qui al 2030 senza tuttavia inserirle nella interlocuzione tra il coordinatore di corridoio e gli Stati membri finalizzata alla pianificazione dei progetti da realizzare;

   così accade che, nel caso del corridoio Scan-Med di cui Roma Capitale è protagonista, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini indichi al coordinatore di corridoio, l'irlandese Mr. Pat Cox, come priorità nazionale, il finanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina, senza fare nessun cenno dei numerosi progetti di mobilità che l'autorità di nodo aveva accuratamente segnalato come fondamentali per collegare meglio nella breve distanza il passaggio del corridoio europeo con l'area funzionale urbana dei singoli nodi;

   nello specifico, il comune di Roma, nel 2022, interpellato dagli advisor del coordinatore Cox su quali fossero i progetti ritenuti essenziali per garantire le migliori connessioni di breve distanza tra l'arrivo della dorsale e l'Area funzionale dell'area metropolitana di Roma (Fua), aveva indicato una serie di priorità infrastrutturali tra le quali erano ricomprese la prosecuzione della Metropolitana B da Rebibbia a Casal Monastero, l'upgrading del Filobus 90 express in BRT con un ampliamento della flotta, la realizzazione del nodo di scambio tra il Grande Raccordo Anulare all'uscita Casilina e la stazione di Metro C Giardinetti, interventi di miglioramento sull'intermodalità in diverse stazioni (Garbatella, Libia/Nomentana, Ponte Lungo-Tuscolana), l'ampliamento della flotta con 60 bus elettrici per il centro storico, i due corridoi tangenziali tranviari non finanziati Marconi-Subaugusta e Ponte Mammolo-Ionio-Sant'Andrea, e l'estensione del filobus Laurentina-Tor Pagnotta al Campus Biomedico e Trigoria. Insomma, come si può vedere non cose di poco conto;

   a fronte di queste ed altre priorità segnalate, al tavolo tra il coordinatore del Corridoio e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini l'unica richiesta dell'Italia è stata sul Ponte sullo Stretto a cui ha fatto seguito una misera concessione di aiuto nel co-finanziamento di alcuni studi progettuali sul Ponte;

   è fondamentale chiarire il ruolo e le responsabilità delle autorità dei nodi urbani, dando loro un posto nei tavoli decisionali dei grandi piani di investimento nei trasporti che hanno un impatto diretto o indiretto sui loro territori –:

   se corrisponda al vero che il Ministro interrogato abbia segnalato al coordinatore Cox come priorità per il corridoio Scan-Med il solo finanziamento del Ponte sullo Stretto e quali siano i motivi per cui non sono state confermate le richieste dell'autorità di nodo della città di Roma segnalate dal 2022;

   se non ritenga importante garantire la piena operatività delle autorità di nodo nella realizzazione delle infrastrutture fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi richiesti dall'Europa in relazione ai 3 corridoi TEN-T afferenti all'Italia favorendo la loro presenza nei tavoli decisionali.
(5-02458)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 100 (Bari-Taranto) è una tra le arterie stradali più trafficate della Puglia ed è purtroppo teatro di gravi incidenti, spesso mortali;

   proprio a fronte della preoccupante frequenza di incidenti mortali, in un'audizione in Commissione trasporti del consiglio regionale pugliese, Anas ha annunciato «interventi di mitigazione del rischio»;

   il 30 maggio 2024 è stata completamente riaperta al traffico la Galleria «Mauro» al termine dei lavori di miglioramento strutturale e di nuova illuminazione;

   da una nota dell'Anas sull'intervento riportata da fonti di stampa si apprende che «entrambe le pareti laterali sono state ristrutturate completamente con interventi sulle strutture metalliche dalle basi, mentre resta da intervenire in alcuni punti con le impermeabilizzazioni, lavori questi che riprenderanno nei prossimi mesi e che interesseranno anche il rifacimento dei due ponti subito vicini alla galleria»;

   resta improrogabile la necessità di intervenire al più presto su altri punti della strada statale 100, ripristinando i fondi che erano stati stanziati in precedenza proprio a tal fine e che il Ministro interrogato ha sostanzialmente deciso di distrarre verso altre finalità –:

   quali ragioni siano alla base della decisione di sospendere i lavori di impermeabilizzazione e riaprire la Galleria «Mauro», prevedendo una nuova chiusura tra qualche mese per effettuare i suddetti interventi.
(4-02913)


   PICCOLOTTI e GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ancora una volta il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha deciso di precettare uno sciopero proclamato dalle organizzazioni sindacali del trasporto ferroviario per domenica 19 e lunedì 20 maggio 2024;

   secondo il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, lo sciopero, visto il concomitante Gran premio di Formula 1 a Imola, e il grande afflusso di pubblico previsto, avrebbe aumentato i disagi negli spostamenti;

   gli scioperi previsti per il 19 e 20 maggio erano stati proclamati dalle organizzazioni sindacali sin dal 1° e dal 6 aprile;

   non è la prima volta che il Ministro interrogato interviene solo a ridosso delle date degli scioperi per disporne la precettazione, nonostante le organizzazioni sindacali proclamino le mobilitazioni con largo anticipo e nei modi e nelle forme previste dalla legge;

   sia a luglio che a novembre e dicembre 2023 le ore di sciopero sono state ridotte rispetto a quelle proclamate dalle organizzazioni sindacali e sempre con le stesse modalità: pochi giorni prima dell'inizio e con argomentazioni dirette a minimizzare le ragioni delle proteste;

   gli scioperi, indetti per rivendicare migliori condizioni retributive e di lavoro, dovrebbero ricevere la dovuta attenzione da parte del Ministro interrogato, che dovrebbe inoltre favorire le relazioni tra le aziende ferroviarie e le organizzazioni sindacali, invece di banalizzare le proteste e utilizzare puntualmente la precettazione, peraltro con tempistiche che rendono di fatto impossibile alle organizzazioni sindacali di ricorrere alle autorità o al giudice competente in tempi utili per accertarne l'illegittimità;

   come nel caso dell'ordinanza di precettazione del 12 dicembre 2023, con la quale era stata ordinata la riduzione a quattro ore di sciopero nazionale del settore trasporto pubblico locale previsto per il giorno 15 dicembre 2023 e proclamato per una durata di 24 ore, annullata dal Tar del Lazio il 28 marzo 2024;

   nel pronunciamento del Tar si può leggere che «l'ingerenza politica è contemplata unicamente nei casi in cui, oltre al fondato pericolo di un pregiudizio grave ed imminente dei diritti, sussistano e vengano adeguatamente esplicitate nel relativo provvedimento la necessità e l'urgenza di provvedere»;

   il sistematico ricorso allo strumento della precettazione rappresenta, ad avviso delle interroganti, un'iniziativa sbagliata e spesso illegittima, che comprime il diritto costituzionale di sciopero che, peraltro, soprattutto nel settore del trasporto, è regolamentato con norme stringenti proprio per garantire anche i diritti degli utenti;

   infine, ad avviso delle interroganti, al fine di garantire la massima imparzialità nelle decisioni da assumere, sarebbe necessario che la Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali venisse ricondotta a nove membri, scelti e nominati con i medesimi criteri già previsti dalla legge, ma previo parere favorevole delle Commissioni parlamentari permanenti competenti in materia di lavoro pubblico e privato espresso con maggioranza dei due terzi dei componenti –:

   se il Ministro interrogato, per il futuro, a fronte della proclamazione di scioperi non intenda attivarsi tempestivamente per favorire il raggiungimento di una intesa tra le stesse organizzazioni sindacali e le aziende del settore coinvolte, evitando di adoperarsi soltanto a ridosso delle annunciate astensioni e, soprattutto, di ricorrere sistematicamente alla precettazione, privilegiando il dialogo e la concertazione con le organizzazioni sindacali e per consentire alle stesse di esperire in tempo utile i rimedi e le tutele giurisdizionali per vedersi eventualmente riconosciuto il diritto ad esercitare gli scioperi nelle date e nelle forme individuate all'atto della proclamazione degli stessi;

   se il Governo non intenda promuovere iniziative di natura normativa, come auspicato dalle interroganti, dirette alla modifica della composizione e delle modalità di nomina della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, al fine di garantirne la massima imparzialità.
(4-02920)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, stabilisce che «le liste elettorali possono essere rilasciate in copia per finalità di applicazione della disciplina in materia di elettorato attivo e passivo, di studio, di ricerca statistica, scientifica o storica, o carattere socio-assistenziale o per il perseguimento di un interesse collettivo o diffuso»;

   l'utilizzo dell'espressione «possono essere rilasciate» provoca di fatto una notevole discrepanza nell'applicazione della norma da parte dei singoli comuni;

   mentre alcuni comuni rilasciano le liste gratuitamente, in altri viene richiesto il pagamento di un significativo importo, in forza di una delibera di giunta;

   come si legge in una lettera pubblicata il 18 maggio 2024 su La Gazzetta di Mantova, il comune di Porto Mantovano concede, a richiesta, gli elenchi in modo del tutto gratuito ed altri, come il comune di Curtatone, chiedono la non modica somma di euro 100. Si può ben capire che se tutti applicassero la medesima disposizione in occasione di elezioni provinciali, occorrerebbero 6.400 euro; arrivando fino a 300 mila euro nel caso di elezioni europee nella sola circoscrizione Nord-Ovest;

   si precisa inoltre che nella maggior parte dei casi l'invio avviene in modo esclusivamente digitale tramite posta elettronica, pertanto non vi è alcun costo di produzione materiale;

   l'applicazione di una tariffa per il rilascio in copia delle liste elettorali penalizza di fatto coloro che hanno minori disponibilità economiche, compromettendo conseguentemente la stessa libera campagna elettorale in occasione della quale si potrebbe decidere di inviare agli elettori del materiale elettorale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se intenda attivarsi, anche con iniziative di natura normativa, al fine di rendere sempre gratuito il rilascio in copia delle liste elettorali per scopi elettorali.
(4-02910)


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle funzioni attribuite al Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, è noto che esista quello di tenere e aggiornare il Registro nazionale dei cadaveri non identificati. Tuttavia, si osserva come tale registro non preveda la centralizzazione delle fotografie dei cadaveri non identificati. Questa lacuna rappresenta un ostacolo significativo nella risoluzione dei casi di persone scomparse, poiché impedisce un efficace e rapido confronto tra i dati disponibili;

   il modello operativo statunitense, implementato attraverso il National missing and unidentified persons system (NamUs), dimostra l'efficacia della centralizzazione delle foto dei cadaveri non identificati, permettendo confronti sistematici con le immagini delle persone scomparse. Questo sistema ha mostrato di poter migliorare significativamente la velocità e l'efficienza nell'identificazione;

   un miglioramento nelle procedure di identificazione potrebbe portare alla risoluzione di numerosi casi irrisolti, portando sollievo alle famiglie delle persone scomparse –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali siano le ragioni per cui, a differenza del sistema americano NamUs, in Italia non sia stata ancora adottata una procedura simile per la centralizzazione delle foto dei cadaveri non identificati;

   se sia prevista l'implementazione di una riforma che preveda l'invio sistematico, da parte degli uffici di medicina legale, delle fotografie dei cadaveri non identificati al Registro nazionale, al fine di facilitare il confronto con le immagini delle persone scomparse e accelerare così le procedure di identificazione.
(4-02914)


   D'ALFONSO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del capo dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze del 18 luglio 2022 sono stati assegnati al comune di Francavilla al Mare i fondi di cui alla legge n. 145 del 2018, articolo 1, comma 139 e successivi, per complessivi euro 4.997.5000,00, distribuiti in 5 progetti di mitigazione del rischio idraulico e di prevenzione del dissesto idrogeologico;

   nonostante l'avvio dell'attività amministrativa relativa alle procedure di affidamento dei lavori sia coincisa con l'entrata in vigore delle disposizioni relative alla digitalizzazione degli appalti pubblici di cui al decreto legislativo n. 36 del 2023 che, come noto, ha reso complicata ad avviso dell'interrogante alle stazioni appaltanti la pubblicazione delle gare e nonostante la necessità di acquisire, per i progetti in questione, plurimi pareri vincolanti da parte di enti terzi (ANAS, Ente Regionale per il Servizio Idrico Integrato, Azienda Consortile Acquedottistica, R.A., Demanio idrico e fluviale) dei quali alcuni hanno comportato la necessità di operare delle varianti rispetto all'impianto originario, il comune ha approvato gli stadi di progettazione e stava avviando le procedure di affidamento dei lavori, quando il blocco del sistema operativo del portale Bdap – Mop non ha consentito l'avanzamento delle attività;

   in riscontro alla richiesta da parte del comune di Francavilla al Mare di consentire la prosecuzione delle attività amministrative, il direttore generale del Dipartimento degli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno rispondeva che stante il disposto dell'articolo 1, comma 143, della legge n. 145 del 2018, per i progetti il cui valore era compreso tra gli euro 750.001,00 e euro 2.500,000,00, in caso di ricorso alla Centrale Unica di Committenza/Stazione Unica Appaltante, l'affidamento dei lavori doveva avvenire entro 18 mesi dalla data di pubblicazione del decreto, quindi entro il 18 gennaio 2024, e detto termine, normativamente previsto, non era suscettibile di proroga in sede amministrativa;

   poiché la lettura testuale del dato normativo lascerebbe intendere, come ha inteso l'amministrazione comunale, un diverso termine di scadenza, e cioè quello del 18 aprile 2024, non si comprende come il dipartimento in questione abbia invece considerato quale termine ultimo il 18 gennaio 2024;

   l'Anci aveva avanzato una proposta emendativa al disegno di legge di conversione del decreto-legge del 2 marzo 2024 n. 19 recante «Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del PNRR» – A.C. 1752 – articolo 32, comma 1, lettera f), punto 2) e comma 143, articolo 1, della legge n. 145 del 2018 che mirava proprio a facilitare l'attuazione delle misure relative alle «opere medie» in corso di svolgimento ma a rischio di revoca del contributo per effetto di ritardi lievi rispetto ai termini previsti, generalmente proprio per effetto di imprevisti connessi all'esigenza di conferenze di servizio o di adeguamenti nei prezzi delle opere rispetto al quadro finanziario iniziale;

   purtroppo la legge di conversione n. 56 del 29 aprile 2024, non ha recepito tale emendamento e per tutti quei comuni che si trovano nella stessa situazione del comune di Francavilla al Mare, nella denegata ipotesi in cui la lettura della norma (comma 143, articolo 1, legge n. 45 del 2018) dovesse far propendere per l'avvenuto spirare dei termini, si prospetta ora l'eventualità che i contributi già assegnati vengano revocati con ovvio grave pregiudizio per gli enti che si trovano in una fase avanzata delle attività, oltre che con dispersione dell'azione amministrativa ormai pervenuta alla sua finalizzazione –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo i Ministri interrogati intendano assumere perché si adottino gli atti necessari a stabilire che il superamento dei termini previsti dalla legge n. 145 del 2018 non costituisce motivo di revoca dei contributi già assegnati nel caso in cui si tratti di ritardi non rilevanti ai fini della conclusione delle opere e dovuti a complicazioni procedurali nei casi di coinvolgimento di altre amministrazioni o a difficoltà connesse agli obblighi di abilitazione delle piattaforme informatiche di e-procurement.
(4-02917)


   VINCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la pari libertà delle confessioni religiose è riconosciuta dalla Costituzione e garantisce il diritto di organizzarsi secondo propri statuti; il diritto di professare la propria fede assicura a cittadini, stranieri e apolidi, di poterne fare propaganda ed esercitare il relativo culto, alla sola condizione che si tratti di riti non contrari al buon costume;

   di rilievo è l'osservanza degli articoli 3, 8 e 19 della Costituzione che concernono: l'eguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di religione; la pari libertà delle confessioni religiose che hanno diritto di organizzarsi secondo propri statuti e i cui rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di «intese»; il diritto di tutti i cittadini di professare la propria fede, farne propaganda ed esercitare il relativo culto alla sola condizione che si tratti di riti non contrari al buon costume;

   la normativa di base da applicare per le suddette fattispecie resta ancora la norma sui «culti ammessi» di cui alla legge 24 giugno 1929, n. 1159, e il relativo regolamento di attuazione, di cui al regio decreto 28 febbraio 1930 n. 289, che la Corte costituzionale ha reso conforme alla nostra Costituzione;

   l'articolo 2 della legge n. 1159 del 1929 dispone che «gli istituti di culti diversi dalla religione di Stato possono essere eretti in ente morale»;

   il riconoscimento della personalità giuridica di istituti (enti, associazioni o fondazioni) di tali confessioni è condizionato dall'essere religioni i cui princìpi e le cui manifestazioni esteriori (riti) non siano in contrasto con l'ordinamento giuridico dello Stato; il riconoscimento consente all'ente di culto di divenire soggetto di diritto;

   l'istanza di riconoscimento della personalità giuridica deve essere presentata alla prefettura competente e deve essere corredata dello statuto dell'ente, da cui risultino lo scopo, gli organi dell'amministrazione, le norme di funzionamento, i mezzi finanziari per il raggiungimento dei propri fini (articolo 10, secondo comma, regio decreto n. 289 del 1930);

   il riconoscimento è concesso, dopo attenta e articolata istruttoria dell'ufficio competente, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, uditi il Consiglio di Stato e il Consiglio dei ministri;

   con atto notarile registrato a Venezia al n. 8409 del 4 aprile 2022, è stata costituita l'Associazione SIKH Italia-USI; l'associazione ha sede a Novellara (RE), in Via Amerigo Vespucci n. 37 e ha l'essenziale fine di religione, culto, istruzione, assistenza e beneficenza, senza finalità lucrative e politiche;

   gli obiettivi dell'ente concernono, tra l'altro, la promozione e organizzazione del culto sikh, la conoscenza e la pratica dei suoi insegnamenti, riunire, assistere e rappresentare i diversi gruppi sikh italiani aderenti, contribuire alla diffusione degli insegnamenti e delle pratiche sikh, con azioni di sostegno, incoraggiamento e coordinamento delle iniziative dei diversi gruppi nella comune appartenenza al popolo dei credenti sikh, sviluppare la collaborazione fra i gruppi sikh sul territorio italiano, favorire il dialogo con altre comunità religiose sul territorio italiano, favorire lo svolgimento di attività sociali, coltivare i rapporti con le associazioni sikh europee e mondiali, gestire o promuovere attività didattiche sulla religione sikh;

   nel rispetto delle norme sopra richiamate, nel 2022, giusta nota della prefettura Reggio Emilia – area IV – prot. uscita N. 0044657 del 10 agosto 2022, la suddetta Associazione ha chiesto di essere eretta in ente morale degli istituti dei culti diversi dalla religione dello Stato; tuttavia, da tale data a oggi alcun riscontro è stato fornito alla precitata istanza –:

   quali informazioni possa fornire sullo stato di avanzamento dell'iter di erezione in ente morale dell'Associazione SIKH Italia-USI;

   se non intenda intraprendere le iniziative di merito finalizzate alla conclusione positiva ed in tempi rapidi dell'istanza di cui sopra.
(4-02918)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZINGARETTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   gli ultimi dati forniti dal XXIII report di Legambiente «Ecosistema Scuola», realizzato su 6.343 edifici scolastici, di competenza di 93 comuni capoluogo di provincia (sui 110 esistenti, pari quindi all'85 per cento), frequentati da oltre 1,2 milioni di studenti, registrano un ritardo cronico su riqualificazione edilizia e servizi scolastici;

   nonostante nell'ambito dei finanziamenti PNRR, ciascun ente locale abbia svolto un'attività istruttoria tecnico amministrativa sul proprio patrimonio edile scolastico, volta a permettere la cantierizzazione in tempi brevi di numerosi lavori di messa in sicurezza dei medesimi plessi scolastici in presenza di una idonea copertura finanziaria, come emerge dal report di Legambiente, le risorse non vengono adeguatamente sfruttate e più del 40 per cento degli interventi risulterebbero bloccati nella fase iniziale del progetto;

   la messa in sicurezza del patrimonio edile scolastico rappresenta una priorità politica, sociale e morale che impone azioni tempestive finalizzate allo stanziamento di ulteriori risorse finanziarie volte a supportare tale attività di messa in sicurezza delle infrastrutture interessate;

   l'articolo 24, comma 1, del decreto-legge 24 febbraio 2023 n. 13 ha stabilito che: «Al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi e dei target del PNRR e per fronteggiare l'incremento dei prezzi, relativi agli interventi di edilizia scolastica, compresi quelli ad ogni titolo rientranti fra i progetti PNRR, di titolarità del Ministero dell'istruzione e del merito, è consentito l'utilizzo per ciascun intervento da parte degli enti locali beneficiari dei ribassi d'asta riguardanti il medesimo intervento, laddove ancora disponibili»;

   il Ministero dell'istruzione e del merito, con nota del 29 dicembre 2023, ha fornito indicazioni circa l'utilizzo delle economie derivanti dai ribassi d'asta nei finanziamenti PNRR, che potranno essere autorizzati esclusivamente in presenza di alcune specifiche fattispecie. In tal senso, in nessun caso le somme derivanti da ribasso d'asta potranno essere utilizzate dagli enti cui sono destinate per opere aggiuntive sul medesimo immobile scolastico, con eccezione di quelle derivanti da circostanze impreviste ed imprevedibili, ovvero su altri edifici aventi il medesimo vincolo di destinazione d'uso;

   il riutilizzo da parte di ciascun ente locale delle somme a qualunque titolo disponibili nei quadri economici dei singoli interventi, secondo procedure autorizzative snelle, permetterebbe, invece, di attuare rapidamente importanti lavori di messa in sicurezza degli immobili scolastici;

   in tale direzione arrivano sollecitazioni da parte degli enti locali come la mozione, approvata, lo scorso 5 marzo 2024, dall'Assemblea capitolina per promuovere, presso i competenti Ministeri e la Presidenza del Consiglio, l'iter tecnico legislativo necessario a permettere da parte dei singoli enti locali di poter chiedere il riutilizzo delle somme, a qualunque titolo disponibili, presenti nei quadri economici degli interventi finanziati con fondi PNRR ormai conclusi –:

   se il Ministro interrogato – dando seguito a quanto sollecitato dagli enti locali – non ritenga necessario adottare le iniziative di carattere normativo per consentire di utilizzare mediante procedure semplificate i ribassi d'asta anche per la realizzazione di ulteriori lavori aggiuntivi o di completamento per la messa in sicurezza e l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio ad uso scolastico da parte degli enti locali beneficiari dei singoli finanziamenti.
(5-02455)


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza ministeriale n. 88 del 16 maggio 2024 è stato disposto per il biennio 2024/2026 l'aggiornamento, trasferimento e nuovo inserimento nelle graduatorie provinciali per le supplenze e nelle graduatorie di istituto su posto comune e di sostegno, nonché l'attribuzione degli incarichi a tempo determinato del personale docente nelle istituzioni scolastiche statali, su posto comune e di sostegno, e del personale educativo;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2023 ha previsto più tipologie di corsi abilitanti in base al bisogno: da 30 crediti formativi universitari (per chi è già abilitato o specializzato), 30 crediti formativi universitari (per chi ha tre anni di lavoro alle spalle), 36 crediti formativi universitari (per chi ha i 24 crediti formativi), 60 crediti formativi universitari per chi inizia ex novo;

   l'abilitazione all'insegnamento costituisce il «titolo di accesso» per le graduatorie provinciali di supplenza di I fascia della relativa classe di concorso;

   l'inserimento nella I fascia delle graduatorie provinciali di supplenza per posto comune può avvenire con riserva purché il titolo di abilitazione venga conseguito entro il 30 giugno. Di qui la corsa di molte università ad attivare velocemente i percorsi abilitanti da 30 crediti formativi universitari in modo da riuscire a concluderli entro il 30 giugno 2024;

   la riserva è sciolta negativamente qualora il titolo non venga conseguito entro tale data, determinando l'inserimento dell'aspirante nella fascia spettante sulla base dei titoli effettivamente posseduti;

   ciò premesso, a febbraio 2024, invece di far partire in contemporanea tutti i percorsi abilitanti, sono stati autorizzati solo i corsi riservati a coloro che sono già abilitati su altra classe di concorso o sono specializzati sul sostegno;

   non sono stati attivati i corsi abilitanti per i triennalisti, ovvero i docenti che possiedono almeno tre anni di servizio e che non avranno la possibilità di inserirsi nella prima fascia delle graduatorie provinciali di supplenza, nemmeno con riserva;

   infatti, solamente alla fine del mese di maggio 2024, sono stati pubblicati i bandi riservati a tali docenti, ma ormai è tardi per l'aggiornamento delle graduatorie provinciali di supplenza e la possibilità di inserimento in prima fascia;

   tali insegnanti, nella migliore delle ipotesi, potranno inserirsi solamente negli elenchi aggiuntivi alla prima fascia delle graduatorie provinciali di supplenza nel giugno 2025;

   non si comprendono le ragioni per cui i percorsi abilitanti non siano stati fatti partire contemporaneamente, creando ad avviso dell'interrogante un'evidente disparità tra docenti;

   ciò determina il grave rischio che molti insegnanti triennalisti non potranno lavorare nel prossimo anno scolastico per la mancata attivazione in simultanea dei percorsi abilitanti –:

   quali iniziative intenda attivare per tutelare i docenti triennalisti che non hanno avuto l'opportunità di essere inseriti nella prima fascia delle graduatorie provinciali di supplenza a causa del ritardo con cui sono stati attivati i percorsi abilitanti a loro destinati.
(5-02457)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il sistema della logistica e del trasporto secondo i dati forniti nel gennaio 2024 da Confindustria nel documento «Industria, Trasporti, Logistica e Infrastrutture: INSIEME per la competitività del Paese» cresce da diversi anni, a ritmi ben superiori rispetto a quelli del Prodotto interno lordo. Secondo la stessa fonte il valore totale delle attività logistiche in Italia nel 2023 è di 135,4 miliardi di euro, l'8,2 per cento del Prodotto interno lordo Italiano ed impiega complessivamente 1.400.000 addetti operanti nel settore;

   questi dati evidenziano l'importanza cruciale del sistema della logistica per la crescita economica, sociale ed occupazionale del nostro Paese. Purtroppo si devono registrare, grazie alle frequenti denunce delle organizzazioni sindacali che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori, crescenti fenomeni di illegalità diffusa e di aggiramento delle norme, come evidenziato in maniera molto significativa anche dallo stesso testo del Contratto collettivo nazionale lavoratori della logistica;

   in particolare, l'articolo 42 del CCNL, «Appalti di lavoro, di logistica, facchinaggio, movimentazione – Cambi di appalto – Clausola sociale»; al comma 1 sottolinea infatti come: «Le parti consapevoli dei crescenti fenomeni di illegalità diffusi nelle attività di logistica, facchinaggio e movimentazione delle merci, si impegnano a contrastare tali fenomeni attraverso ogni utile strumento atto a garantire il pieno rispetto della normativa della disciplina sugli appalti»;

   il successivo comma 2 aggiunge «Ai fini del presente articolo, gli ambiti oggetto di esternalizzazione, attraverso l'utilizzo di appalti, sono riferiti ad attività quali logistica, facchinaggio, movimentazione, magazzinaggio delle merci, all'interno dei processi produttivi. Le attività per la gestione delle operazioni di cui sopra saranno affidate solo ad imprese che applicano il presente CCNL e non possono essere oggetto di subappalto. L'assegnazione di un appalto da parte di un consorzio ad impresa associata non costituisce subappalto»;

   risulta quindi evidente quanto frequentemente venga aggirato il fondamentale divieto di subappalto;

   è, inoltre, in corso la trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale lavoratori della logistica scaduto nel marzo del 2024. Al riguardo si osserva come nella piattaforma per il rinnovo i sindacati maggiormente rappresentativi indichino espressamente la necessità di favorire il processo di internalizzazione delle attività affidate in appalto anche al fine di contrastare le infiltrazioni illegali all'interno del settore, oltre a contrastare le forme di evasione ed elusione fiscale –:

   quali azioni di competenza abbia intrapreso il Ministro interpellato per monitorare il pieno rispetto di quanto già previsto dall'articolo 42 del Ccnl ed evitare la compressione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori per quel che riguarda il salario e la sicurezza nei luoghi di lavoro, oltre che l'attuale grave distorsione del mercato che sta danneggiando proprio le imprese rispettose della legalità.
(2-00390) «Casu, Barbagallo, Ghio, Bakkali, Morassut, Zingaretti».

Interrogazione a risposta scritta:


   ROGGIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione dell'articolo 45 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) che assicura la libera circolazione dei lavoratori, il regolamento dell'Unione europea n. 589 del 2016 impone a tutti gli Stati membri di rendere disponibili sul portale Eures «tutte le offerte di lavoro rese pubblicamente disponibili dai servizi per l'impiego»;

   le offerte di lavoro sul portale Eures sono attualmente circa 4,5 milioni, divise per singolo Paese;

   in data 22 aprile 2024 fonti di stampa hanno riportato notizia del gap dell'Italia nella partecipazione alla mobilità lavorativa all'interno dell'Unione europea;

   secondo quanto riportato, a fronte di 798.072 offerte di lavoro della Germania, di 650 mila della Francia, l'Italia propone sul portale Eures solo 45 proposte di lavoro;

   la mobilità lavorativa all'interno dell'Unione europea rappresenta un elemento fondamentale per favorire la circolazione dei cervelli e l'arricchimento reciproco delle competenze e delle conoscenze tra i Paesi membri –:

   se il basso dato di sole 45 proposte di lavoro derivi dalle scarse opportunità disponibili in Italia oppure da una mancanza di aggiornamento della piattaforma e, nel caso in cui sia questa la causa, perché la piattaforma non venga aggiornata; quali misure di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per ridurre il gap italiano con i Paesi dell'Unione europea in tema di circolazione dei lavoratori e se esiste una strategia specifica per potenziare la partecipazione italiana nella rete Eures.
(4-02907)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   AMBROSI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra il 2018 e la prima metà del 2020, nei reparti di terapia intensiva neonatale e pediatrica dell'ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona, si sono verificate circa 100 infezioni da citrobacter koseri che hanno portato alla morte di 4 neonati, mentre altri 9 bambini hanno riportato gravi danni cerebrali;

   i suesposti avvenimenti, hanno determinato prima l'avvio di un'indagine sanitaria, per verificare quanto effettivamente accaduto e successivamente un procedimento penale, attualmente in corso;

   numerose famiglie inoltre, hanno subito danni gravissimi sia morali che economici, con la richiesta di un risarcimento nel più breve tempo possibile;

   l'interrogante segnala che venerdì 3 maggio 2024, a seguito di una campagna di screening presso il reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale di Borgo Trento a Verona, 3 neonati prematuri sono risultati affetti da citrobacter;

   a scopo prudenziale, l'ospedale di Borgo Trento ha applicato i protocolli d'isolamento e innalzamento dei livelli di sicurezza nel reparto di terapia intensiva neonatale, prevedendo la sospensione dell'accoglimento delle donne in gravidanza al di sotto della trentatreesima settimana, essendo queste ultime, potenziali partorienti di un neonato prematuro;

   le decisioni assunte dall'ospedale interessato, pur risultando indispensabili per garantire la sicurezza dei nascituri, stanno comportando in questi giorni notevoli disagi alle donne in gravidanza costrette, in caso di bisogno, a rivolgersi a strutture site in altre province;

   quanto suesposto ha interessato numerosi esperti, compresi infettivologi di fama nazionale, i quali hanno consigliato di sospendere l'attività di terapia intensiva neonatale, smantellare gli impianti presenti e trasferire il reparto presso un altro ospedale in attesa di comprendere le cause del proliferarsi del batterio presso l'ospedale di Borgo Trento e di adottare le opportune contromisure;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia che, al fine di contenere i disservizi generati delle necessarie misure preventive adottate dall'ospedale di Borgo Trento, nonché per l'erogazione del servizio di terapia intensiva neonatale in piena sicurezza, risulta indispensabile, in ragione delle osservazioni suesposte, l'individuazione di un'altra struttura ove trasferire il reparto;

   la suesposta vicenda, a parere dell'interrogante, desta sconcerto e preoccupazione in relazione agli effetti che il batterio citrobacter koseri, può provocare, non soltanto a livello territoriale, all'interno della comunità veronese, ma anche in ambito nazionale, valutati gli effetti altamente pericolosi che può determinare nei riguardi dei neonati, nei bambini e negli adulti immunodepressi –:

   quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se condivida le criticità in precedenza richiamate, in relazione sia a quanto accaduto all'interno dell'ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona, che alle conseguenze derivanti dalla diffusione del batterio, in particolare all'interno della struttura ospedaliera;

   in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di tutelare i pazienti in degenza presso il predetto ospedale, oltre che di sconfiggere il batterio citato in premessa.
(3-01241)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Zanella n. 4-02874, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 maggio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Madia.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Amich n. 5-02450 del 29 maggio 2024.