XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
la decarbonizzazione si presenta come una sfida urgente e non negoziabile nell'attuale scenario climatico, in cui il sesto rapporto di valutazione dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) segnala cambiamenti climatici senza precedenti – e relativi impatti, perdite, danni – dovuti alle emissioni antropogeniche: attualmente i contributi determinati a livello nazionale (ndc), considerati collettivamente, sono di gran lunga insufficienti per far sì che il limite di 1,5 gradi centigradi resti raggiungibile nel XXI secolo, sottolineando nel contempo che sono già disponibili opzioni di adattamento e mitigazione praticabili, efficaci e a basso costo;
l'ultima relazione Global annual to decadal climate update dell'Organizzazione meteorologica mondiale prevede livelli record delle temperature globali nei prossimi cinque anni, stimando al 66 per cento la probabilità che, tra il 2023 e il 2027, la temperatura globale media annua in prossimità della superficie superi di oltre 1,5 gradi centigradi i livelli preindustriali per almeno un anno;
in tale contesto, gli Stati sono chiamati a definire piani nazionali energia e clima per la cessazione dell'uso dei combustibili fossili e per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
il Pniec – Piano nazionale integrato per l'energia e il clima – è lo strumento per definire le politiche e le misure per conseguire gli obiettivi energia e clima degli Stati membri dell'Unione europea e costituisce il quadro di attuazione – a livello nazionale, con cadenza decennale – degli impegni per la riduzione delle emissioni (ndc, nationally determined contribution) in linea con l'Accordo di Parigi. Uno strumento previsto dalla Strategia dell'Unione europea del 2015 che persegue lo scopo di integrare la politica energetica e la politica climatica dell'Unione per il raggiungimento degli obiettivi successivi al 2020, che si struttura intorno a cinque dimensioni tra loro sinergiche: la decarbonizzazione, che comprende lo sviluppo delle rinnovabili – attuazione del regolamento effort sharing e Lulucf più obiettivi rinnovabili, l'efficienza energetica, che riduce la dipendenza dalle importazioni energetiche, diminuisce le emissioni e favorisce la crescita e l'occupazione, la sicurezza energetica, che riduce la dipendenza dalle importazioni e garantisce la sicurezza del sistema elettrico, il mercato interno dell'energia e sua completa integrazione, che comprende lo sviluppo dell'interconnettività, dell'infrastruttura, l'integrazione del mercato e la necessità di affrontare la povertà energetica, la ricerca, l'innovazione, la competitività, a supporto delle innovazioni nel campo delle tecnologie energetiche a basse o zero emissioni, dando priorità alla ricerca nella transizione energetica e migliorando la competitività;
l'Unione europea ha aderito all'Accordo come «soggetto» unico regionale e può presentare obiettivi congiunti, definendo con gli Stati membri le modalità per raggiungerli. L'ultimo di tali impegni prevede la riduzione del 55 per cento di emissioni nette al 2030 ed è stato tradotto in norma mediante il pacchetto Fit for 55. I Piani nazionali integrati per l'energia e il clima, quindi, dovrebbero contenere le strategie degli Stati membri per allinearsi all'obiettivo complessivo dell'Unione europea al 2030 e in prospettiva al net zero 2050. L'attuale revisione deve rivedere gli impegni sulla base di un obiettivo di riduzione dei gas serra (a livello di Unione europea) del -55 per cento al 2030 rispetto al 1990, come declinati dal pacchetto Fit for 55;
nel dicembre 2018 è entrato in vigore il regolamento sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, il primo strumento di pianificazione integrata energia e clima a livello europeo. Attraverso la sua adozione, si è riconosciuta la necessità di includere la variabile climatica nel contesto più ampio della pianificazione energetica, definendo un minimo comune denominatore tra i vari Paesi europei e identificando i principi di una governance comune che andasse a rinforzare i meccanismi di cooperazione tra gli Stati membri e tra questi e la Commissione europea;
dal 2018 ad oggi il regolamento governance e i Piani nazionali integrati per l'energia e il clima hanno mostrato alcuni limiti. Primo fra tutti, la poca flessibilità degli strumenti in relazione all'evolversi delle evidenze scientifiche sul cambiamento climatico e ai molteplici appelli della comunità internazionale per accrescere gli impegni sottoscritti con l'Accordo di Parigi dalle parti mediante i loro ndc (nationally determined contribution). Inoltre, rispetto alla costruzione di un percorso di decarbonizzazione, lo strumento è apparso inefficace nel ricondurre e collegare gli obiettivi di medio termine con quelli di lungo termine. I Piani nazionali integrati per l'energia e il clima si sono mostrati strumenti rigidi anche in relazione all'impossibilità di adattarsi efficacemente agli shock esterni, quali la pandemia o la crisi innescata con l'aumento dei costi dell'energia, esacerbata dal conflitto russo-ucraino;
pur con i limiti evidenziati, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è uno degli strumenti più importanti per accompagnare la trasformazione del nostro sistema economico e produttivo verso la neutralità climatica e gli obiettivi europei del Fit for 55. Serve, però, che questo strumento sia seguito da una fase di attuazione efficace, attraverso strumenti che assicurino un pieno coinvolgimento dei massimi livelli istituzionali, ma anche un dibattito parlamentare che fin qui è mancato. Costruire politiche adeguate per la riduzione delle emissioni e per il raggiungimento degli obiettivi climatici presuppone una forte collaborazione tra istituzioni e forze industriali e associazionistiche e necessita di una forte integrazione tra il lavoro dei vari Ministeri competenti, che sono anche i soggetti con la capacità di monitorare l'efficacia di queste politiche;
la governance del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è l'elemento essenziale per la sua attuazione, a partire dalla sua approvazione, che dovrebbe avvenire attraverso uno strumento normativo attuativo e potendo contare su una struttura di coordinamento e attuazione collocata ai più alti livelli, in stretto dialogo con i diversi livelli di governo, sia centrale che locale, con i portatori di interesse a vario titolo coinvolti nell'attuazione del Piano;
invece, il nuovo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima italiano, che avrebbe dovuto essere presentato alla Commissione europea entro il 30 giugno 2023, è stato pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il 20 luglio 2023 ed è stato elaborato e gestito senza la necessaria trasparenza, senza il coinvolgimento del Parlamento e senza rispettare l'articolo 11 del regolamento (UE) 2018/1999 sulla governance dell'Unione dell'energia, che prevede un dialogo multilivello sul clima e sull'energia – anche in riferimento ai piani integrati per l'energia e il clima – con il coinvolgimento di autorità locali, società civile, parti sociali. Il Governo ha attivato solo una consultazione on line, senza alcun testo di riferimento, nel mese di maggio 2023. Il 18 dicembre 2023 la Commissione europea ha fornito le raccomandazioni all'Italia, evidenziando che il contributo del nostro Paese all'obiettivo della neutralità climatica viene giudicato insufficiente;
la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2023 che l'Italia ha inviato a luglio 2023 è una proposta debole che non presenta azioni, obiettivi o programmi innovativi, che manca decisamente di una visione, dell'ambizione di cambiamento; una proposta che rimane di retroguardia, in continuità con le politiche e gli strumenti in atto da almeno un decennio che andrebbero invece ripensati o riformati, profondamente. I rilievi della Commissione europea evidenziano che l'Italia non raggiunge gli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori «esr» al 2030 (obiettivo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima riduzione del 35/37 per cento rispetto al 2005 – target europeo riduzione 43,7 per cento), non raggiunge gli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori Lulucf (uso del territorio, cambiamenti uso del suolo e silvicoltura), che il consumo energetico finale, previsto dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima al 2030, non rispetta quanto previsto dalla legislazione comunitaria in materia di efficienza energetica (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 94,4 mtoe – target europeo 92,1 mtoe), che le misure e gli obiettivi per arrivare alla completa decarbonizzazione della produzione energetica sono insufficienti, che va migliorato il coordinamento tra i diversi livelli di governance (nazionale/regionale/locale) coinvolgendo le parti sociali e gli stakeholder nella progettazione, nell'attuazione e nelle politiche di investimento, che ci sia poca chiarezza sugli investimenti e sull'adeguatezza delle attività di ricerca e sviluppo per un'industria a zero emissioni;
anche la parte «operativa» del piano viene criticata, stante la mancanza di previsione di semplificazioni autorizzative e di finanziamento per lo sviluppo delle rinnovabili, di politiche, misure e risorse per garantire una transizione giusta e sostenibile sotto tutti gli aspetti, della continuità ai sussidi alle fonti fossili e soprattutto, come confermato anche dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel primo incontro del tavolo di lavoro sugli aspetti occupazionali e sociali del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima del 13 febbraio 2024, della mancanza di risorse per gli investimenti necessari per realizzare le misure previste, condizione che non favorisce la realizzazione degli obiettivi e che mostra l'inadeguatezza della proposta rispetto ai traguardi da raggiungere in termini di efficienza energetica, produzione da fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni di anidride carbonica, sicurezza energetica, mercato unico dell'energia, competitività e sviluppo, mobilità sostenibile;
si tratta di un piano miope e ancora legato a doppia e tripla mandata all'idea di un'Italia hub del gas, invece che motore mediterraneo delle fonti rinnovabili, che si presenta carente in termini di strategia energetica e climatica efficace e che non delinea un percorso coerente per il superamento dell'utilizzo dei combustibili fossili, in particolar modo del gas naturale, fonte che appare eccessivamente valorizzata nella propria continuità d'utilizzo. Quest'idea viene sostenuta con previsioni di potenziamento della capacità di importazione complessiva di gas attraverso la realizzazione della linea adriatica – per le importazioni dal Nord Africa e dall'Azerbaijan – il raddoppio della capacità di trasporto del Tap, il potenziamento della capacità di esportazione verso Austria e Nord Europa, il potenziamento delle importazioni di gas naturale liquefatto con la costruzione di due nuovi rigassificatori, l'incremento della produzione nazionale di gas e biometano, il rinnovo e il potenziamento del sistema di stoccaggio, il rinnovo delle infrastrutture di trasporto obsolete;
un piano carente sul conseguimento degli obiettivi di sostenibilità energetica in vista della neutralità climatica prevista per il 2050 e carente di politiche concrete e mirate per garantire il raggiungimento degli obiettivi legati alle energie rinnovabili, carente come strumento attivo per sbloccare le normative impantanate e per rendere armonizzati e efficaci strumenti che dovrebbero remare nella stessa direzione, come Piano nazionale di ripresa e resilienza, decreto aree idonee e decreto «Fer-X» (dedicato all'incentivazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili non ancora maturi dal punto di vista industriale). Un piano che dovrebbe chiaramente indicare come predisporre semplificazioni autorizzative che velocizzino le soluzioni più codificate e meno impattanti, rassicurando gli investitori e stabilizzando gli indotti;
le criticità evidenziate, con riferimento alla gestione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, vanno esaminate congiuntamente al modo in cui il Governo ha gestito e sta gestendo l'emanazione della disciplina sulle superfici e aree idonee e non idonee all'installazione di impianti Fer: la legge delega europea n. 53 del 2021 dispone che la suddetta disciplina sia varata contestualmente all'emanazione del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea «Red II» n. 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. Invece, nel recepire la citata direttiva, il decreto aree idonee ha demandato la definizione della disciplina in tema di aree idonee e non idonee ad uno o più decreti interministeriali da adottarsi entro 180 giorni dall'entrata in vigore del medesimo provvedimento legislativo (dicembre 2021), conformemente ai quali, ciascuna regione, con legge regionale da adottarsi entro 180 giorni dall'emanazione dei decreti interministeriali, avrebbe dovuto individuare i siti idonei. Tale rinvio (6 mesi +6), nella definizione dei principi e criteri in base ai quali opportunamente localizzare gli impianti Fer, ha fatto sì che i progetti sinora autorizzati e in corso di approvazione possano godere di una vera e propria deregulation, potendo essere realizzati pressoché ovunque e al di fuori di idonea pianificazione territoriale;
oltre al ritardo nell'emanazione del decreto interministeriale, il decreto aree idonee presenta notevoli criticità e lacune e soprattutto non prevede adeguati criteri, omogenei per tutto il territorio nazionale, tali per cui le regioni e gli enti locali possano autonomamente effettuare una corretta pianificazione e individuare con propri strumenti urbanistici le superfici e aree idonee e non idonee all'installazione di impianti Fer;
gli obiettivi di burden sharing, assegnati dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima a ciascuna regione e da raggiungere entro il 2030, costituiscono una sfida irrinunciabile per l'Italia ed è fondamentale il ruolo attivo e il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali nel processo di definizione delle aree idonee, che andrebbe attuato attraverso strumenti di pianificazione tali da garantire, da un lato, il raggiungimento dell'obiettivo assegnato a livello europeo all'Italia e, dall'altro, la tutela del paesaggio, dell'ambiente, del territorio, del patrimonio storico-culturale e della biodiversità;
è quindi cruciale il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali, anche in attuazione del principio costituzionale di leale collaborazione tra amministrazioni, in modo che sia garantito il necessario contemperamento tra interesse alla transizione energetica e interesse alla tutela del paesaggio, dell'ambiente e del territorio, nonché che sia assicurato che gli obiettivi di produzione di energia elettrica da Fer vengano realizzati secondo la corretta logica del «best in my backyard»;
invece, nell'attuale versione del decreto aree idonee viene messa in secondo piano, per non dire del tutto non prevista e trascurata, la cooperazione tra regioni, anche alla luce del fatto che è completamente assente una regolamentazione e gestione delle fattispecie di impianti Fer fisicamente collocati sul territorio di una regione ma ubicati in prossimità dei confini regionali. In tali casi, a maggior ragione data la conformazione dei confini amministrativi tra regioni italiane, gli impatti dell'impianto non possono dirsi limitati al sito prescelto, dovendo estendersi anche ai territori contermini, e si rende necessaria la regolamentazione, anche e soprattutto mediante il coinvolgimento – nelle procedure di valutazione e autorizzazione – della regione confinante, sul cui territorio sono destinati ad estendersi gli impatti, così che la realizzazione dell'impianto avvenga «d'intesa» tra le regioni interessate, anche in virtù di quanto previsto dall'articolo 30 del decreto legislativo n. 152 del 2006: in relazione al suddetto decreto, va ulteriormente evidenziato che in tema di disposizioni transitorie andrebbe modificato nel senso di far salvi, con assoggettamento alla previgente disciplina e comunque all'articolo 22 del decreto legislativo n. 199 del 2021, esclusivamente quei procedimenti avviati in data antecedente alla data di entrata in vigore dei provvedimenti adottati dalle regioni e dalle province autonome che hanno ad oggi impianti ubicati in aree classificate come idonee, come risultava già previsto da una delle precedenti versioni del decreto;
è evidente che c'è chi ancora continua, e non sono i firmatari del presente atto, a ritenere la transizione energetica come una fase «accessoria» e subordinata al vero piano energetico, quello che ha come vettore energetico le fonti non rinnovabili, fossili, in continuità con quello del secolo scorso. Invece, gli investimenti in infrastrutture energetiche che si mettono in campo oggi, alle soglie del 2024, non possono causare un rafforzamento della dipendenza da gas (pur diversificandone modalità e fonti di approvvigionamento) per i prossimi decenni, ma, al contrario, devono essere focalizzati all'uscita da tale dipendenza. Una trasformazione sistemica che va gestita in maniera ordinata e ragionata, accompagnando imprese e cittadini con i giusti strumenti di sostegno e supporto, il prima possibile. Tra questi strumenti è fondamentale che si lavori su una strategia industriale a medio e lungo termine, finalizzata alla costruzione di filiere produttive ad alto valore aggiunto;
è fondamentale che si mettano in campo tanto strumenti di pianificazione territoriale integrata, con un importante ruolo delle regioni, quanto sistemi innovativi di partecipazione, formazione e informazione rivolti alla popolazione, al fine di mettere tutti in condizione di saper discernere gli impianti e le infrastrutture necessarie e urgenti, da quelle da respingere con determinazione, evitando il radicarsi di fenomeni nimby che spesso, per comprensibile timore, si scagliano anche contro progetti necessari;
per raggiungere questo obiettivo è cruciale puntare chiaramente su misure che siano strutturate proprio per essere leve di contrasto alle diseguaglianze, motore di coesione sociale. Fondamentale, in tal senso, è partire da un grande piano nazionale per la rigenerazione urbana delle periferie, con focus specifico nella riqualificazione energetica dell'edilizia pubblica (unico strumento duraturo per contrastare la povertà energetica);
l'efficienza energetica degli edifici rappresenta poi una delle leve più rilevanti per garantire la riduzione delle emissioni nocive nel nostro Paese. Il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima deve conseguentemente prevedere efficaci e concreti obiettivi in termini di efficientamento energetico del patrimonio edilizio anche legata alla componente 3 della missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici», che si pone l'obiettivo specifico di agire su questi aspetti contribuendo al miglioramento delle condizioni abitative dei cittadini. In questo contesto va segnalata la direttiva «case green», Epbd direttiva europea 2024/1275, che delinea tra gli obiettivi il miglioramento della prestazione energetica e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra provenienti dagli edifici all'interno dell'Unione europea per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050;
la direttiva europea sulle case green è un passo importante dal punto di vista ambientale e sociale, visto che l'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare può concretamente contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra: gli edifici risultano essere responsabili del 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all'energia. Il patrimonio immobiliare italiano, così come gli edifici degli altri Stati membri, ha a disposizione 26 anni per mettersi in regola e ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici, fino ad arrivare alla neutralità climatica nel 2050. La direttiva «case green» impone di arrivare a un risparmio del 16 per cento dei consumi energetici degli edifici residenziali entro il 2030: secondo i dati Terna ed Enea questo obiettivo sarebbe già stato raggiunto grazie alle detrazioni edilizie in vigore dal 2020 (in particolare il superbonus) che ha garantito un risparmio energetico totale di 9.050,04 gigawatt per anno, detrazioni che però, il Governo, con il decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2024, n. 67, ha notevolmente ridotto, abbassando addirittura dal 36 al 30 per cento l'aliquota di detrazione delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici sostenute dal 1° gennaio 2028 al 31 dicembre 2033. Una scelta che appare incomprensibile, controproducente e sulla quale il Governo sembrerebbe voler tornare indietro, visto che, accogliendo l'ordine del giorno n. 9/1877/5 il 22 maggio 2024, ha già ammesso la necessità di un innalzamento degli incentivi, impegnandosi a valutare di «prevedere idonei meccanismi di monitoraggio e valutazione delle misure e degli strumenti di pianificazione adottati in relazione agli obiettivi europei sul clima»;
il piano va assolutamente rafforzato sul versante delle politiche industriali, della decarbonizzazione dell'industria manifatturiera, della ricerca e sviluppo, degli investimenti necessari per attuare gli obiettivi proposti, della fiscalità e delle politiche di giusta transizione coerenti con la realizzazione degli obiettivi di decarbonizzazione, appunto, e di salvaguardia sociale e occupazionale. Accelerare la transizione ecologica è una sfida prioritaria a livello globale per contrastare effetti sempre più drammatici della crisi climatica e ambientale e ridurre gli effetti sulla salute dei fattori di crisi ambientale (cambiamento climatico, inquinamento e perdita di biodiversità). A questi si aggiungono anche motivazioni economiche e sociali: la transizione ecologica avrà un saldo occupazionale positivo, aiuta a ridurre la dipendenza energetica (che nel caso dell'Italia si attesta a oltre il 79,7 per cento), riduce strutturalmente i costi energetici aumentando la competitività delle imprese, consente lo sviluppo di nuove filiere produttive;
è fondamentale fornire supporto strutturato alle imprese e ai consumatori per affrontare la sola trasformazione, nell'ottica strategica dell'economia circolare, che ne garantirà lo sviluppo e il potere di acquisto a medio e lungo termine, e per rivedere completamente il sistema di trasporto e mobilità, con importanti investimenti su trasporto ferroviario, trasporto pubblico e condiviso come lo sharing, elettrificazione dei porti. Investimenti che rendano l'auto privata l'ultimo miglio di una trasformazione profonda, improntata al potenziamento tanto delle ferrovie regionali quanto del trasporto pubblico locale nelle città (che può essere reso gratuito per i giovani e gli studenti), spingendo su accessibilità, efficientamento ed elettrificazione e dotare finalmente il Paese di una legge contro il consumo di suolo costruendo strategie di promozione attiva della natura, del suolo e dell'ecosistema, nel solco dei principi di protezione attiva indicati dal pacchetto del «restoration nature EU», unica via per far fronte all'ormai sistemica siccità a cui i territori vanno incontro, con crescente gravità, ogni anno. In tale solco, come per il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, è fondamentale che il piano di adattamento del territorio agli effetti della crisi climatica venga reso più ambizioso e che sia adeguatamente finanziato,
impegna il Governo:
1) a sostenere l'uscita ordinata da tutte le fonti fossili – carbone, petrolio e gas – definendo con trasparenza il fabbisogno complessivo di gas per pianificare la curva della sua riduzione, coerente con l'impegno di abbattere le emissioni del 55 per cento al 2030 e di raggiungere la neutralità climatica al 2050, prevedendo altresì la progressiva eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e promuovendo politiche che favoriscano l'espansione delle energie rinnovabili, anche attraverso la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili, delle reti elettriche, dei sistemi di stoccaggio e dell'efficienza energetica;
2) ad assumere iniziative volte a promuovere la decarbonizzazione dell'economia attraverso politiche e investimenti pubblici in grado di governare la riconversione industriale e produttiva verso filiere strategiche e sostenibili sul piano ambientale e sociale, con particolare attenzione per l'industria manifatturiera, con strumenti finanziari adeguati a gestire le implicazioni sociali della transizione e ad adottare misure di accompagnamento alle imprese e ai lavoratori, anche sul fronte della formazione;
3) a definire un piano pluriennale per il risparmio energetico e l'elettrificazione dei consumi delle abitazioni, a partire dalle aree più degradate e dalle periferie urbane, con misure dedicate alla riqualificazione energetica degli alloggi di edilizia popolare e degli edifici scolastici;
4) ad assumere iniziative volte a promuovere la mobilità sostenibile, integrata e intermodale, privilegiando il trasporto collettivo pubblico, l'elettrificazione, il trasferimento da gomma a ferro e marittimo dei trasporti a lunga percorrenza, la mobilità condivisa e la mobilità dolce;
5) a considerare gli asset idroelettrici nazionali come asset strategici, intervenendo per sbloccare i necessari investimenti di un settore che da solo garantisce quasi il 20 per cento del fabbisogno elettrico nazionale;
6) a identificare le politiche settoriali prioritarie, sulla base di una valutazione esplicita degli effetti finora raggiunti e degli obiettivi strategici che si intendono perseguire, indicando, per ciascuna misura, accanto all'efficacia nella riduzione delle emissioni o nella diffusione delle rinnovabili, il fabbisogno finanziario necessario e come questo viene soddisfatto, nonché gli impatti socioeconomici attesi, almeno in termini di costi e benefici e identificando chiaramente i portatori di interesse e le sedi deputate all'attuazione delle misure e come queste siano incluse nel processo decisionale;
7) ad assicurare, per quanto di competenza, un maggior coinvolgimento del Parlamento e delle Commissioni parlamentari competenti sia in fase di elaborazione che di monitoraggio del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e a prevedere una comunicazione periodica alle Camere che ne definisca lo stato di attuazione;
8) a procedere all'approvazione del nuovo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima solo a seguito di un compiuto esame parlamentare mediante uno strumento attuativo incardinato ai più alti livelli decisionali, come può essere una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess);
9) ad assumere iniziative di carattere normativo volte ad assicurare la valutazione ex ante dell'impatto atteso dei nuovi atti legislativi sugli obiettivi climatici, introducendo riferimenti espliciti del bilancio pubblico rispetto al loro raggiungimento e indicando annualmente nel documento di economia e finanza come le proposte in esso contenute possano contribuire al raggiungimento di tali obiettivi;
10) a prevedere che nel decreto interministeriale previsto dall'articolo 20, commi 1 e 3, del decreto legislativo n. 199 del 2021:
a) sia consentito alle regioni e province autonome la definizione e individuazione, sulla base di principi e criteri chiari e omogenei in tutto il territorio nazionale, delle superfici e aree idonee e non idonee all'installazione di impianti Fer;
b) sia inserita una precipua regolamentazione delle fattispecie di impianti fisicamente collocati sul territorio di una regione ma ubicati in prossimità del o sul confine regionale e i cui impatti, inevitabilmente, si ripercuotono sui territori contermini – anche in linea a quanto già previsto, per gli impianti eolici, dalle linee guida contenute nel decreto ministeriale 10 settembre 2010, allegato A, punto 3.1, lettera b) (buffer zone), prevedendo che le procedure di valutazione e autorizzazione ambientale vengano compiute d'intesa tra le regioni interessate in ossequio al principio costituzionale di leale collaborazione tra amministrazioni, così estendendo a tali fattispecie la previsione normativa già contenuta nell'articolo 30 del decreto legislativo n. 152 del 2006;
c) sia resa applicabile la nuova disciplina e classificazione delle aree idonee e non idonee anche a tutti quei procedimenti, avviati in data antecedente alla data di entrata in vigore delle leggi e dei provvedimenti adottati dalle regioni e province autonome in attuazione dell'articolo 3, commi 1 e 2, dell'emanando decreto, che siano relativi ad impianti ubicati in aree non idonee;
11) ad assumere iniziative di competenza volte a promuovere un approccio inclusivo verso la neutralità climatica, garantendo il coinvolgimento della società civile, la trasparenza nelle politiche ambientali, l'impegno condiviso per la riduzione delle emissioni e per l'adozione di pratiche sostenibili, individuando una forma di governance partecipata nella costruzione, attuazione, monitoraggio e valutazione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che risponda a criteri di giustizia climatica e sociale, in cui devono essere coinvolte le parti sociali, la società civile organizzata, gli enti locali e le comunità.
(1-00296) «Peluffo, Simiani, Casu, De Micheli, Di Sanzo, Curti, Ferrari, Gnassi, Orlando, Scarpa».
Risoluzioni in Commissione:
La IV Commissione,
premesso che:
la legge n. 244 del 2012 sulla revisione in senso riduttivo dello strumento militare, cosiddetta legge «Di Paola», ha inciso profondamente sull'organizzazione delle Forze armate nazionali. Tale provvedimento, in ultima analisi, mirava a incrementare le risorse da destinare al funzionamento e all'ammodernamento dello strumento militare attraverso i risparmi derivanti dalla riduzione progressiva del personale militare e civile, con l'obiettivo di realizzare Forze Armate di dimensioni più contenute ma efficienti, meglio armonizzate nel contesto interforze e pienamente integrabili nell'ambito delle organizzazioni internazionali di riferimento;
in termini concreti, la legge n. 244 del 2012 intendeva conseguire, secondo una precisa tempistica, una riduzione complessiva da 170.000 a 150.000 unità del personale militare delle tre Forze Armate, Arma dei Carabinieri esclusa, da attuare entro l'anno 2024, una riduzione a 20.000 unità del personale civile della Difesa nonché una razionalizzazione del patrimonio immobiliare;
nel corso delle legislature successive è divenuto pian piano sempre più evidente che tale riduzione risultava insostenibile alla luce sia dei compiti assegnati alle Forze Armate a supporto delle Forze di Polizia sia delle situazioni di crisi e di emergenza che si susseguivano in ambito nazionale e internazionale, attualmente confermate dal protrarsi della guerra in Ucraina, dal riaccendersi del conflitto in Medio Oriente e dalle tensioni nell'area del Canale di Suez;
la carenza di personale militare, sottolineata a più voci dai Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate in occasione delle audizioni informali presso le Commissioni di Camera e Senato nella XVIII legislatura, hanno quindi reso necessario un approfondimento, con l'approvazione presso la IV Commissione Difesa della Camera dei deputati di un'indagine conoscitiva sullo stato del reclutamento nelle carriere iniziali. Il documento conclusivo approvato nella seduta del 28 gennaio 2020 richiamava esplicitamente la necessità di una revisione significativa del citato sistema di reclutamento delle Forze Armate;
il 28 agosto 2022 è entrata in vigore la legge n. 119 del 2022 , la quale ha prorogato al 2034 il termine per la riduzione delle dotazioni organiche complessive delle Forze armate prevista dalla legge n. 244 del 2012 ma ha anche previsto, all'articolo 9, una delega al Governo finalizzata, tra le altre cose, a: ridefinire la ripartizione delle dotazioni organiche del personale delle Forze armate (lettera a)); rivedere le dotazioni organiche complessive (lettera b)); prevedere un incremento organico non superiore alle 10.000 unità riservato ai volontari in ferma prefissata iniziale e a personale altamente specializzato (in particolare medici, personale delle professioni sanitarie, tecnici di laboratorio, ingegneri, genieri, logisti dei trasporti e dei materiali, informatici e commissari), per corrispondere alle accresciute esigenze di pregiate professionalità in circostanze di pubblica calamità e in situazioni di straordinaria necessità e urgenza, adottando la necessaria disciplina di adeguamento non superiore alle 10.000 unità (lettera c)); istituire una riserva ausiliaria dello Stato non superiore a 10.000 unità di personale volontario (lettera d)); revisionare la struttura organizzativa e ordinativa del Servizio sanitario militare (lettera g));
la legge n. 119 del 2022 prevede altresì che i decreti legislativi delegati vengano adottati entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore e che, entro due anni dalla data di entrata in vigore di ciascuno di essi, il Governo possa adottare disposizioni integrative e correttive, con le modalità e nel rispetto dei medesimi princìpi e criteri direttivi;
inoltre il 26 aprile 2023 la IV Commissione Difesa della Camera dei deputati ha reputato necessario deliberare una nuova indagine conoscitiva sulle condizioni di lavoro e di vita dei volontari in ferma prefissata dopo la sospensione del servizio di leva obbligatorio e l'ingresso delle donne nelle Forze Armate, nonché a undici anni dalla legge n. 244 del 31 dicembre 2012 sulla revisione dello strumento militare;
con l'atto di indirizzo 2024 il Ministro della difesa ha illustrato gli obiettivi generali da perseguire tra cui il raggiungimento e il mantenimento dell'equilibrio delle consistenze organiche necessarie per assicurare i compiti istituzionali, attraverso: una corretta ripartizione delle dotazioni organiche del personale militare rispetto alle esigenze funzionali; la revisione dei flussi di alimentazione e del bilanciamento tra forze in servizio permanente e ferma prefissata. Inoltre, per quanto attiene nello specifico alle consistenze organiche, occorre superare definitivamente la legge n. 244 del 2012, nata in un contesto geopolitico completamente diverso, e procedere con la definizione di un nuovo modello di difesa attagliato alle sfide che si porranno al Paese nel prossimo futuro;
con il decreto legislativo 23 novembre 2023, n. 185 recante «Disposizioni in materia di revisione dello strumento militare, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, lettera a) e c), e comma 2 della legge n. 119 del 2022» il Governo ha sottoposto al parere delle Camere, dando attuazione a quanto previsto dalla legge n. 119 del 2022, norme intese a incrementare di 10.000 unità l'entità complessiva delle dotazioni organiche dell'Esercito italiano, della Marina militare (escluso il Corpo delle capitanerie di porto), e dell'Aeronautica militare. Il nuovo modello, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2034, prevede infatti un totale complessivo pari a 160.000 unità;
la IV Commissione Difesa, in data 10 ottobre 2023, nell'esprimere parere favorevole al decreto legislativo di cui alla premessa precedente, ha espresso la seguente osservazione: «valuti il Governo l'adozione di tutte le iniziative necessarie volte ad adottare strumenti normativi che, nel superare definitivamente le anacronistiche logiche riduttive dalla legge 31 dicembre 2012, n. 244, ridefiniscano i volumi organici delle Forze Armate adeguandoli alle maggiori esigenze presenti e future, anche in considerazione del rinnovato ruolo dello strumento militare nazionale, pressoché costantemente schierato, al di là delle attribuzioni istituzionali, a supportare a tutto campo il sistema Paese»;
successivamente, con la legge 28 novembre 2023, n. 201, il Governo ha inteso rinnovare di ventiquattro mesi il termine per l'esercizio di alcune delle deleghe concernenti la revisione dello strumento militare nazionale previste dall'articolo 9, comma 1, della legge 5 agosto 2022, n. 119, scadenti il 28 agosto 2023 e, in particolare, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi stabiliti dall'articolo 9, comma 1, lettere b), d), e), f), g) e h), della legge 5 agosto 2022, n. 119;
nei primi mesi del 2024, il Governo ha presentato al Senato il disegno di legge (S. 1020) recante «Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante "Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali"» attualmente in corso di esame in commissione con il quale si considera la possibilità di prevedere in anticipo le possibili «interoperabilità» tra missioni della stessa area e lo spostamento del personale, l'individuazione di forze ad alta e altissima prontezza operativa da impiegare all'estero al verificarsi di crisi o situazioni di emergenza, una procedura accelerata per l'approvazione e la semplificazione della procedura mediante l'eliminazione dell'adozione di uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per la ripartizione delle risorse tra le varie missioni;
nel corso dell'audizione nell'ambito dell'esame della relazione analitica sulle missioni internazionali riferita al 2023 e relativa proroga per il 2024, il Capo di Stato maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha affermato che in funzione degli attuali impegni della Difesa, l'entità delle forze risulta insufficiente: «Oggi siamo assolutamente sottodimensionati: centocinquantamila è improponibile, centosessantamila che è quello che ci è stato approvato è ancora poco e centosettantamila è il limite della sopravvivenza»,
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità di:
a) adottare disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 23 novembre 2023, n. 185 recante «Disposizioni in materia di revisione dello strumento militare, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, lettere a) e c), e comma 2 della legge n. 119 del 2022», nel rispetto dei princìpi già indicati dalla stessa legge e della necessità di una revisione significativa dei volumi organici generali in ragione delle mutate condizioni dello scenario internazionale e del relativo impiego operativo;
b) emanare quanto prima i decreti legislativi delegati concernenti la revisione dello strumento militare nazionale nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi stabiliti dall'articolo 9, comma 1, lettere b), d), e), f), g) e h), della legge 5 agosto 2022, n. 119, anche considerando i provvedimenti di cui al decreto legislativo 23 novembre 2023, n. 185 recante «Disposizioni in materia di revisione dello strumento militare, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, lettere a) e c)», ipotizzando la formazione di assetti sanitari composti da militari in possesso di specifiche qualifiche tecniche e operative e addestrati a operare in ambiente ostile, a elevato rischio e in isolamento logistico, al fine di rafforzare, in linea generale, non solo la sanità militare ma anche il Servizio sanitario nazionale e di salvaguardare la vita del personale al verificarsi di crisi o situazioni di emergenza all'estero;
c) adottare forme di reclutamento innovative e sperimentali che possano favorire processi di integrazione tra le Forze armate, le Forze di Polizia e la società civile nonché processi di ricollocamento del personale militare nel mondo lavorativo attraverso attività di formazione e cooperazione, anche tenuto conto di quanto previsto all'articolo 4-ter del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75 convertito con modificazioni dalla legge 10 agosto 2023, n. 112.
(7-00232) «Bicchielli».
La XII Commissione,
premesso che:
con l'espressione «disforia di genere» o «incongruenza di genere» si indica una forma di disagio depressivo percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso biologico di nascita, cioè non si sente descritto da esso se non esteriormente;
dal 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto la disforia di genere quale disturbo della salute sessuale che si può presentare, quale forma di disagio, anche in età molto giovane;
il percorso per rispondere alla disforia di genere si articola in tre fasi: psicologica, endocrinologica e legale. La prima fase prevede indagini volte ad attestare la presenza di una disforia di genere quale premessa per l'avvio di un ciclo di visite nonché per l'accesso a farmaci e a ulteriori supporti di natura psicologica. La fase endocrinologica prevede interventi mediante una terapia ormonale sostitutiva;
recentemente si è posto il problema dell'accesso a queste terapie da parte di soggetti in età puberale con conseguente ricorso a farmaci detti «bloccanti della pubertà» che impediscono i naturali cambiamenti fisici tipici di questa fase di sviluppo e crescita, con l'idea di dare tempo al soggetto di maturare psicologicamente al fine di comprendere e riflettere sul proprio stato d'animo;
l'accesso ai farmaci bloccanti della pubertà sta sollevando un dibattito approfondito – proprio in virtù dell'abbassarsi dell'età dei soggetti interessati – sulla opportunità di intervenire su persone così giovani evidentemente non in grado di valutare a fondo quanto il disagio percepito sia espressione di un reale disagio e non un dato momentaneo dovuto proprio alla giovane età e alla maggiore possibilità di essere influenzati da altri fattori;
da quanto dichiarato il 25 marzo 2024 con comunicato congiunto dei Ministeri della salute e della famiglia ha preso il via «all'esito di un intenso lavoro istruttorio, un tavolo comune del Ministero della salute e del Ministero della famiglia, promosso dai ministri Orazio Schillaci ed Eugenia Roccella, sulla problematica della disforia di genere dei minori, a partire dall'utilizzo della triptorelina, il farmaco bloccante della pubertà. Il tavolo di tecnici ed esperti, la cui composizione verrà completata nei prossimi giorni, è finalizzato all'elaborazione di nuove specifiche linee di indirizzo, alla luce di una ricognizione della letteratura scientifica e delle esperienze di altri Paesi che, dopo aver promosso una pratica estensiva di questi farmaci, stanno rivedendo le proprie posizioni»;
su tale materia il gruppo parlamentare di Forza Italia è già intervenuto al Senato con più atti di sindacato ispettivo presentati dal senatore Gasparri per chiedere al Ministro della salute chiarimenti sull'utilizzo, nell'azienda universitaria ospedaliera «Careggi» di Firenze, di sostanze bloccanti della pubertà – triptorelina – (primo passo del percorso di transizione), che impediscono sul nascere la crescita del seno e dei testicoli e bloccano il ciclo mestruale, su bambini di età media di 11 anni sulla base di ciò che gli stessi bambini riferivano, senza fornire assistenza psicoterapeutica e psichiatrica e dell'inesistenza del reparto di neuropsichiatria infantile;
il Ministero ha avviato un'ispezione presso l'azienda ospedaliera universitaria Careggi, di concerto con altri soggetti istituzionali e, a seguito dell'attività ispettiva svolta dal Ministero e di esposti presentati da privati, la Procura della Repubblica di Firenze ha avviato un'indagine nei confronti del medesimo ospedale;
all'esito dell'attività ispettiva avviata da parte della Commissione nominata dal Ministro, sono emersi elementi di criticità molto significativi nell'ambito del percorso di presa in carico e gestione di questi pazienti, anche per quanto concerne l'utilizzo della terapia farmacologica con triptorelina e dell'elaborazione di una lista di azioni per il ristabilimento di un percorso sicuro ed efficace e per il miglioramento della situazione generale di presa in carico delle persone in età evolutiva con disforia o incongruenza di genere;
la triptorelina viene prescritta «off label» (fuori etichetta), cioè sotto la diretta responsabilità di un medico e per un impiego diverso rispetto a quello per cui è stata autorizzata e può esporre a potenziali effetti collaterali non ancora documentati. La comunità scientifica internazionale, infatti, è discordante sugli effetti a lungo termine nei casi di prescrizione agli adolescenti in fase pre-puberale;
recentemente, dopo due anni di studi in merito, il governo inglese ha vietato l'utilizzo dei farmaci bloccanti della pubertà in quanto non c'è garanzia sulla loro sicurezza;
in merito si era espresso anche Sarantis Thanopulos, presidente della Spi-Società psicoanalitica italiana, la principale associazione degli psicanalisti italiani, che esprimeva grande preoccupazione per l'uso di farmaci bloccanti ipotalamici, come la triptorelina, nei minori che manifestano disforia di genere;
come sostenuto dal presidente della Spi, «solo una parte minoritaria dei ragazzi che dichiarano di non identificarsi con il loro sesso conferma questa posizione nell'adolescenza, dopo la pubertà»;
alla luce delle criticità emerse e preso atto delle formulazioni prodotte dalla competente direzione della programmazione sanitaria del Ministero della salute,
impegna il Governo:
ad intraprendere ogni iniziativa utile volta ad accertare che i percorsi di presa in carico e gestione di pazienti minori con disforia di genere avvengano nel totale rispetto di quanto stabilito nella determina AIFA in materia e in ottemperanza alle azioni di miglioramento suggerite dal Ministero della salute, prevedendo una attenta e approfondita fase di elaborazione e riflessione, assistita, soprattutto per i soggetti in fase puberale e minori, al fine di giungere ad una scelta matura e non predeterminata, soprattutto non condizionata da questioni ideologiche;
ad intraprendere, nello specifico, ogni azione utile volta a proseguire il monitoraggio dell'Azienda ospedaliera universitaria Careggi in ordine alle forti criticità emerse all'esito dell'ispezione presso la struttura;
a svolgere un attento monitoraggio di tutti i centri che effettuano il trattamento per la disforia/incongruenza di genere presenti nel territorio nazionale, al fine di verificare la correttezza delle procedure e dei percorsi di presa in carico dei minori.
(7-00231) «Benigni, Patriarca».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
D'ALFONSO e SOTTANELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
per il potenziamento della linea ferroviaria Roma-Pescara, fondamentale per le relazioni trasportistiche delle aree interne abruzzesi, inserita nell'Allegato del IV del decreto-legge n. 77 del 2021 (PNRR) fra le opere pubbliche aventi valore strategico e preordinate alla realizzazione della mobilità sostenibile, il Progetto di fattibilità tecnico-economica (Pfte), inerente alla realizzazione del raddoppio delle tratte approvato dalla commissione speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici il 9 febbraio 2022, comprende lotto 1 «Interporto d'Abruzzo – Manoppello» e lotto 2 «Manoppello-Scafa»;
secondo Rfi, proponente del progetto, la realizzazione dei due lotti, del costo complessivo di 720 milioni di euro, richiederebbe circa 3,4 anni e si dovrebbe concludere entro il 2026;
contestualmente all'approvazione del progetto, nell'aprile 2022, la relazione conclusiva è stata inviata alla Commissione nazionale per il dibattito pubblico e alle Conferenze dei servizi per i lotti 1 e 2;
il piano di fattibilità tecnico-economico evidenza immediatamente che il progetto «ingegnerizzato» da Italferr su mandato di Rfi prevede la demolizione di una serie di edifici che comportano di «sfollare» oltre 80 famiglie, alcune realtà economiche e, nel territorio di Alanno, due fabbriche metalmeccaniche con una settantina di lavoratori direttamente impiegati oltre all'indotto;
per questo motivo il dibattito pubblico non si è limitato a discutere il progetto per come presentato, ma, tenuto conto anche delle istanze emerse dal territorio, ha prodotto ipotesi di tracciato alternative, tra le quali la cosiddetta «Variante Plus», che ha rappresentato la soluzione migliore per mitigare fortemente l'impatto dell'infrastruttura sul territorio e superare una serie di ostacoli e di obiezioni che i comuni di Manoppello, Alanno, Scafa, Chieti, Rosciano, il comitato Comferr, avevano prodotto;
la «Variante plus» è stata oggetto di approfondimento anche da parte di Italferr ed è apparsa subito una valida alternativa in grado di bypassare i problemi connessi alla viabilità e agli espropri di fabbricati e alle aree interessate;
mentre in un primo momento la regione Abruzzo, con Dgr n. 312 del 2022 delibera la necessita che Rfi valuti la Variante Plus e garantisca la piena operatività delle attività produttive della zona artigianale, successivamente con Dgr n. 246 del 2023, senza apparenti approfondimenti, sostiene l'impossibilità di perseguire la «Variante Plus»;
in definitiva, le preminenti esigenze di «appaltabilità» delle opere e della relativa realizzazione entro i termini fissati dal PNRR inducono i comuni di Manoppello e Alanno e quindi la regione ad accontentarsi di proposte sommarie di aggiustamento del tracciato e di indennizzi, spianando così la strada a Rfi verso le gare di appalto e le procedure di esproprio;
quando il Governo, nel mese di luglio 2023, annuncia ufficialmente il dirottamento dei fondi PNRR previsti per i due lotti verso altre opere, l'iter di realizzazione dell'infrastruttura subisce un arresto fino al febbraio 2024, quando viene annunciata una nuova assegnazione di 720 milioni di euro di risorse Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027;
è a dir poco sconcertante che sia stata di fatto abbandonata la possibilità di realizzare la «Variante Plus» già verificata e condivisa da tutti i soggetti coinvolti, la sola in grado di fornire, contrariamente al progetto Italferr, una soluzione priva di effetti collaterali negativi su famiglie e imprese locali –:
se siano a conoscenza delle ripercussioni negative sul territorio del tracciato «ingegnerizzato» da Italferr e dell'esistenza della proposta di un tracciato alternativo costituito dalla «Variante plus», dichiarato fattibile anche da Rfi e concordato e pienamente condiviso dalla cittadinanza locale;
se siano a conoscenza di stringenti motivi tecnici e di sicurezza che hanno indotto la regione Abruzzo ad abbandonare la proposta alternativa, non essendo condivisibile che solo il timore di perdere i finanziamenti per ritardi, peraltro, non dipendenti dai cittadini stessi, li penalizzi in maniera così rilevante.
(5-02502)
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
l'inchiesta di «Gioventù Meloniana» di Fanpage.it trasmessa il 13 giugno 2024 durante la puntata di «Piazza Pulita» condotta da Corrado Formigli sul canale televisivo «La7», ha mostrato, grazie ad una giornalista infiltrata per mesi nell'organizzazione giovanile che forma la futura classe dirigente di Fratelli d'Italia, video con inni nazisti, saluti romani, con dichiarazioni che esaltano l'apologia del terrorismo nero, cori sul Duce, inni al fascismo e insulti razzisti e omofobi;
nei loro cori sono «la migliore gioventù», agli eventi istituzionali i «ragazzi stupendi» di Giorgia Meloni, e per tutti «l'anima e il motore» necessari per far vincere Fratelli d'Italia. Ma nelle loro riunioni, asserragliati nelle loro sedi di partito, parlano di scritte che inneggiano al fascismo, partecipano a concerti di estrema destra col braccio teso, rimpiangono l'operato dei terroristi neri, urlano «Duce!» e «Sieg Heil!», cantano «boia chi molla» identificandosi come «legionari», «camicie nere» e «camerati, mica poveri coglioni»;
nell'inchiesta ci sono diversi aspetti che devono essere chiariti a partire dalle dichiarazioni di alcuni esponenti dell'organizzazione giovanile tra cui Flaminia Pace, uno dei dirigenti di Gioventù nazionale, che rivela alcuni escamotage su come utilizzare i fondi del servizio civile per finanziare attività politiche e campagne di propaganda e di apologia del fascismo;
in particolare Flaminia Pace attiva a Casa Italia, circolo di Fratelli d'Italia da lei fondato, e membro della Commissione affari europei e cooperazione al Consiglio nazionale giovani come si vede dal video, afferma che «dal prossimo anno avremo un altro tipo di entrata che ci deriverà dal servizio civile, i soldi vengono dallo Stato. A ogni ragazzo per fare questo volontariato vengono dati 500 euro al mese. Che cosa dobbiamo fare per fare il servizio civile? Nulla. Perché dei 500 euro si gradisce una buona offerta»;
a tali immagini ha risposto Laura Milani, presidente della Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile affermando che così si strumentalizza «il servizio civile, indicato come fonte di finanziamento della militanza a fronte di progettualità fittizie. Niente di più lontano dall'istituto repubblicano del Servizio Civile Universale che per legge ha la finalità di difendere in modo nonviolento la Patria, e quindi i valori costituzionali che sono l'antitesi del fascismo. Il Servizio Civile Universale coinvolge decine di migliaia di giovani l'anno in azioni volte alla tutela del bene comune e alla costruzione della pace» –:
se risulti al Governo che fra gli operatori volontari del Servizio civile nazionale ve ne siano che prestano la propria attività presso le associazioni giovanili in qualche modo riconducibili a FdI, visto che non è prevista la possibilità di operare all'interno di partiti politici, tanto più per attività che appaiono a tutti gli effetti finalizzate all'apologia del fascismo;
quali iniziative intenda adottare per contribuire a fare piena luce sulle dichiarazioni rilasciate da Flaminia Pace in merito al fatto di poter svolgere il Servizio civile presso l'organizzazione giovanile di FdI o organizzazioni in qualche modo riconducibili a quel partito politico e l'affermazione di lasciare «una buona offerta» rispetto ai 500 euro mensili che ciascun ragazzo che svolge il servizio civile riceve al mese per la sua attività.
(5-02505)
Interrogazione a risposta scritta:
UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
in data 11 dicembre 2023 Aran e sindacati hanno sottoscritto, al termine di una complessa trattativa, il rinnovo di contratto dei dirigenti delle funzioni locali;
l'accordo riguarda in particolare i circa 13.640 dirigenti di regioni ed enti locali – nonché segretari comunali e provinciali e dirigenti del ruolo amministrativo, tecnico e professionale della sanità – e prevede un incremento medio di 256 euro per 13 mensilità, pari al 3,78 per cento, a cui si può aggiungere un ulteriore 0,22 per cento del monte salari per incrementare la retribuzione di risultato;
tale accordo, secondo quanto appreso anche da organi di stampa, risulta da tempo trasmesso per gli adempimenti di competenza alla Presidenza del Consiglio dei ministri ma, a oggi, non risulta neanche calendarizzata la discussione;
in seguito alla deliberazione del Consiglio dei ministri, inoltre, per arrivare alla sottoscrizione definitiva del testo si dovrà attendere in ogni caso il passaggio alle sezioni unite della Corte dei conti per la compatibilità dei costi contrattuali;
ad oggi, però, nessuno è in grado di conoscere, anche ufficiosamente, i tempi dell'iter per la sottoscrizione definitiva dell'accordo;
occorre ricordare, infine, che tale accordo riguarda il triennio contrattuale 2019/2021 già scaduto da 30 mesi –:
se intendano fornire chiarimenti sulla tempistica di approvazione in Consiglio dei ministri del suddetto accordo e se intendano indicare le ragioni per le quali non si è proceduto ancora al «via libera».
(4-02992)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta immediata:
ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il 17 giugno 2024 il Consiglio dell'Unione europea con maggioranza qualificata ha approvato il regolamento europeo sul ripristino della natura (Restoration law), uno degli elementi chiave della strategia europea sulla biodiversità che fissa gli obiettivi giuridicamente vincolanti per ripristinare il 20 per cento degli ecosistemi terrestri e marini degradati dell'Unione europea entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050;
la normativa appena approvata intende anche mitigare il cambiamento climatico e gli effetti dei disastri naturali, aiutando l'Unione europea a rispettare i suoi impegni ambientali internazionali;
il via libera finale alla «Restoration law» è il risultato di una massiccia mobilitazione pubblica: negli ultimi anni sono state raccolte oltre un milione di firme e messaggi da parte dei cittadini dell'Unione europea, ripetuti appelli da parte di oltre 6.000 scienziati, 100 imprese, organizzazioni giovanili e della società civile, che da tempo chiede un'azione immediata per affrontare l'allarmante declino della natura che sta danneggiando la salute del pianeta e dei suoi abitanti;
il Governo italiano, nonostante abbia votato contro il regolamento insieme a Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, è chiamato ora a perseguire gli obiettivi giuridicamente vincolanti attraverso un piano di attuazione nazionale, fissando a sua volta obiettivi chiari e misurabili che riguarderanno il recupero e il ripristino degli ecosistemi, dalle zone umide ai pascoli, dalle foreste ai fiumi e ai laghi, fino agli ecosistemi marini come i coralli;
gli Stati membri saranno anche obbligati a migliorare indicatori specifici nei terreni agricoli, forestali e urbani, adottando misure per ripristinare le torbiere prosciugate e per piantare almeno tre miliardi di alberi entro il 2030, oltre a trasformare almeno 25.000 chilometri di fiumi in corsi d'acqua liberi da barriere antropiche;
in questa direzione sarebbe quanto mai auspicabile che il Ministro interrogato si disponga all'apertura di un dialogo costruttivo e partecipato con tutte le parti interessate per intraprendere un percorso comune che porti ad un'effettiva tutela dell'ambiente e della biodiversità del nostro Paese –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per avviare fin da subito l'applicazione degli obiettivi giuridicamente vincolanti sul ripristino della natura stabiliti dalla «Restoration law», anche attraverso l'apertura di un dialogo costruttivo e partecipato con tutte le parti interessate per intraprendere un percorso comune che porti ad un'effettiva tutela dell'ambiente e della biodiversità del nostro Paese.
(3-01270)
Interrogazione a risposta scritta:
PAVANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la mattina dell'8 giugno 2024 è stata avvistata una nuvola densa e scura fuoriuscire da una delle ciminiere della cementeria Barbetti di Gubbio;
in pari data Arpa Umbria e l'azienda sanitaria locale, allertati da un cittadino che segnalava la presenza in un'abitazione situata in località Suelle di materiale ricaduto da una nube proveniente dalla cementeria, hanno effettuato un sopralluogo accertando la presenza di materiale presumibilmente costituito da fiocchi di fibre in più punti della proprietà. Detto materiale è stato consegnato al laboratorio dell'azienda sanitaria locale di Bastia per analizzarne il contenuto;
in seguito al sopralluogo, il sindaco di Gubbio ha emesso un'ordinanza per disporre il divieto di raccolta di frutta e verdura nella zona, intimando alla ditta Cementerie Barbetti s.p.a. :
a) la verifica mediante sopralluoghi approfonditi delle aree interessate dalla ricaduta;
b) la raccolta delle fibre con mezzi idonei a comportare l'aspirazione mediante apparecchiatura dotate di filtro adeguato alle fibre;
c) l'attribuzione della qualità di rifiuto speciale alle fibre raccolte;
d) di operare una stretta vigilanza sulle batterie dei silenziatori, in attesa di una più approfondita verifica sul funzionamento e durata degli stessi;
e) il divieto di raccolta di vegetali per consumo umano e zootecnico;
nei giorni seguenti, Arpa ha effettuato un nuovo sopralluogo nell'area interessata, accertando la presenza di numerosi fiocchi nell'area collinare ricompresa tra il cementificio, via Suelle e via del Castello, a Semonte;
la necessità di garantire l'incolumità dei cittadini e di scongiurare contaminazioni dell'intera area interessata rappresenta un'indifferibile esigenza primaria –:
se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano di dovere effettuare ulteriori accertamenti di competenza per scongiurare l'assenza di un danno ambientale ai sensi dell'articolo 300 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e per accertare, dunque, la salubrità dell'area interessata.
(4-02990)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
Amco è una società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze operante nel settore finanziario, in particolare nel settore della gestione e del recupero di crediti deteriorati;
in occasione della presentazione dei risultati di bilancio dello scorso anno, il Ceo Andrea Munari ha illustrato il nuovo piano quadriennale 2024-2028 dichiarando tra le altre cose che «Il Piano delinea nuovi progetti per la gestione dei crediti deteriorati e focalizza il nostro ruolo sistemico nel settore, per facilitare il riequilibrio finanziario di famiglie e imprese»;
dal comunicato stampa diffuso si evidenzia che il piano si concentrerà sulla generazione di valore dal portafoglio esistente, ottimizzando la performance di recupero grazie a una maggiore efficienza della macchina operativa, che sarà raggiunta attraverso l'evoluzione del modello di gestione del portafoglio in logica data-driven, maggior specializzazione nella gestione in-house e nell'outsourcing e il potenziamento dell'infrastruttura IT e dei processi interni;
nella relazione si mette in risalto anche il dato della solida performance degli incassi e del collection rate che è accompagnata da un approccio proattivo nella gestione del credito: il 94 per cento degli incassi da crediti UTP, secondo le analisi effettuate, sembrerebbe provenire da attività stragiudiziale, così come il 43 per cento degli incassi da crediti Npl;
risalta agli occhi come il collection rate, il tasso di recupero calcolato come rapporto tra incassi e Gbv medio (mensile) di periodo, di Amco del 2023 raggiunge il 4,6 per cento;
Amco, con una massa gestionale complessiva pari a 34,7 miliardi di euro, ha stabilito nei propri Pillar strategici del Piano, al secondo punto, il supporto a progetti per famiglie ed imprese, con particolare riferimento al progetto di RE.Perform per accompagnare la clientela dei mutui retail nel rientro in bonis –:
se intenda adottare iniziative volte a rendere trasparenti i prezzi di cessione che Amco utilizza nelle operazioni di acquisizione dei singoli pacchetti di crediti che gestisce;
se intenda adottare iniziative di carattere normativo volte, altresì, a fornire strumenti che favoriscano Amco nella realizzazione di transazioni extragiudiziali al fine delle definizioni di posizioni pendenti nell'attività del recupero del credito.
(5-02503)
Interrogazioni a risposta scritta:
SCOTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Superjet International spa, azienda del comparto aeronautico con base a Venezia-Tessera, ha una compagine societaria composta al 41 per cento da una società Olandese, al 10 per cento da Leonardo e dal 49 per cento dalla società russa Yakovlev del gruppo UAC;
la quota societaria della società russa (UAC), a seguito delle sanzioni adottate in conseguenza del conflitto russo-ucraino, è attualmente congelata e gestita dal Demanio;
a seguito della pandemia prima, e delle sanzioni poi, i lavoratori impiegati presso la base di Venezia-Tessera sono drasticamente diminuiti, passando da circa 220 a 110 unità;
nel corso di un incontro tenutosi pochi giorni fa, il management di Superjet ha confermato alle organizzazioni sindacali il possibile ingresso, nella compagine societaria, del nuovo socio Mark AB Capital con sede negli Emirati Arabi Uniti;
Mark AB Capital sta attendendo l'approvazione da parte del Comitato di sicurezza finanziaria (CSF), costituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze al fine di verificare il rispetto delle sanzioni nei confronti delle attività di società russe, dello svincolo delle quote congelate per potere dare avvio ad un più ampio riassetto di Superjet International, attraverso un'operazione di circa 500 milioni di euro, tra investimenti in conto capitale e garanzie bancarie;
il predetto riassetto avrebbe come conseguenza un notevole programma di assunzioni, che porterebbe la base di Venezia-Tessera ad uno sviluppo nel settore aeronautico senza precedenti per il territorio e la stessa economia fino a raggiungere le 450 unità;
la base di Venezia-Tessera conoscerebbe pertanto una indubbia riqualificazione, rimanendo impianto privilegiato per il completamento e la commercializzazione dei velivoli, oltre alle attività di ricerca e sviluppo delle nuove configurazioni dell'aeromobile, addestramento piloti e assistenza post vendita;
è interesse di tutti la celere approvazione da parte del Comitato di sicurezza finanziaria dello svincolo delle quote societarie oggi congelate e l'approvazione del progetto così come predisposto, e attualmente al vaglio del Comitato di sicurezza finanziaria, con l'ingresso dei nuovi soci arabi tramite il fondo Mark AB Capital –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, anche nell'ambito del Comitato di sicurezza finanziaria intendano addivenire alla celere approvazione del progetto e conseguente svincolo delle quote del gruppo russo UAC ai fini di consentire il rilancio industriale e occupazionale di Superjet International e poter favorire, con l'ingresso del nuovo socio arabo, la possibilità degli investimenti necessari.
(4-02988)
BICCHIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la legge 8 novembre 1991, n. 362, riguardante il riordino del settore farmaceutico, all'articolo 10 disciplina la formazione consortile intercomunale tra le modalità ammesse per la gestione delle farmacie;
il 20 febbraio 1998 a Salerno è stato firmato dai comuni di Baronissi, Capaccio, Cava dei Tirreni, Salerno e Scafati lo statuto costituente il consorzio farmaceutico intercomunale;
come si legge nello Statuto, ed in particolare all'articolo 5, è prevista una modalità di recesso per i comuni che lo desiderino, almeno tre anni dopo dall'ingresso nel consorzio;
al comma 4 dell'articolo 5 dello statuto si fa riferimento, in caso di recesso, alla modalità di valutazione di risarcimento adottato per la tutela dei dipendenti del consorzio in esubero a causa del ridimensionamento;
nel corso degli anni, ed in particolare tra il 2019 ed il 2020, il consorzio ha subito un ridimensionamento dovuto all'uscita dei comuni di Scafati e Cava dei Tirreni, che ha comportato una ripartizione delle quote ai comuni restanti facendo arrivare il comune di Salerno al 33,33 per cento delle quote rispetto al 16 per cento di partenza;
come riportato dal quotidiano le Cronache di Salerno, del 18 giugno 2024 il bilancio del consorzio si è mostrato negli anni sempre più complesso delineando anche delle voci non idonee;
nello specifico, l'articolo sopracitato fa riferimento alla bozza di bilancio del 2022 rilevando come il bilancio si chiuda con una perdita di esercizio di 11 milioni e 300 mila euro a causa di sopravvenienze passive, nonché di una sovrastima del bilancio negli anni passati, inoltre vengono vantati crediti per un valore di 230 mila euro verso «Tancredi» soggetto non individuabile, nonché 6 milioni di euro di debiti con i fornitori, ed 11 milioni di debiti tributari;
il 13 giugno 2024, come riportato dal quotidiano online «Salerno Today», il consiglio comunale di Salerno, con i soli voti della maggioranza, ha votato la delibera che autorizza il comune ad inviare la richiesta formale, entro la fine del mese di giugno 2024, di recesso dal consorzio farmaceutico intercomunale, recesso che comporterà l'esborso da parte del comune di una somma da quantificare;
come già ravvisato nelle interrogazioni a risposta scritta del 29 marzo 2023, n. 4-00745, e del 14 luglio 2023, n. 4-01343, presentate dall'interrogante, il comune di Salerno versa in una condizione di predissesto dovuto anche ad una cattiva gestione della cosa pubblica, condizione che la fuoriuscita dal consorzio farmaceutico andrebbe ad aggravare;
il comune di Salerno, infatti, ha approvato il bilancio di previsione 2024-2025 ed il consuntivo del 2023 senza un apparente richiamo ai risultati del consorzio;
va considerata la necessità di tutelare i cittadini e contribuenti del comune di Salerno affinché non debbano subire aggravi dovuti ad un aumento delle tasse comunali per scongiurare il dissesto –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere, al fine di tutelare i cittadini del comune di Salerno e fare luce sulle problematiche del consorzio farmaceutico e del bilancio del comune di Salerno.
(4-02995)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in data 4 giugno 2024 alcuni quotidiani veneti hanno dato ampio risalto a una vicenda dai contorni inquietanti. Vicenda nell'ambito della quale sarebbero maturati gravi reati come truffa e bancarotta afferenti a una imponente operazione immobiliare prevista a Jesolo nel Veneziano mai concretizzatasi peraltro: le indagini sul caso di specie però sarebbero state insabbiate da un paio di pubblici ministeri in servizio presso la Procura della Repubblica di Vicenza, sempre sulla base di quanto riportato da fonti giornalistiche;
tali accuse sarebbero riscontrabili peraltro in una serie di denunce indirizzate all'autorità giudiziaria dal trevigiano Fabio Trombini, parte offesa nel procedimento incardinato presso la procura della città palladiana;
ancora, le doglianze dell'ingegner Trombini sarebbero state dettagliatamente sunteggiate in una memoria scritta indirizzata al procuratore capo di Vicenza Lino Giorgio Bruno datata 10 aprile 2024 mentre la denunzia-querela a carico dei pubblici ministeri Claudia Brunino e Alessia Grenna porterebbe la data del 23 aprile 2024;
la vicenda giudiziaria scaturisce anche da alcune pronunce emesse nell'ambito della procedura di omologazione del concordato preventivo cui è stata ammessa la società che doveva occuparsi della realizzazione della suddetta operazione immobiliare, a seguito del decreto di omologazione emesso da un giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Vicenza, nonché nell'ambito della procedura di esecuzione pendente dinanzi al Tribunale ordinario di Venezia, avente a oggetto il pignoramento a tutela dei creditori, tra i quali rientrerebbe anche l'ingegner Trombini, per un credito di ammontare pari a 1,5 milioni di euro;
la vicenda nel suo complesso appare grave, ove vi fosse riscontro delle notizie riportate dai quotidiani veneti in merito alle indagini – di cui il creditore querelante denuncia un insabbiamento – sulla vicenda immobiliare a Jesolo, e in particolare andrebbe chiarito il comportamento tenuto dai pubblici ministeri Claudia Brunino e Alessia Grenna della Procura della Repubblica di Vicenza che, unitamente alla condotta tenuta dai magistrati dei tribunali di Vicenza e Venezia, avrebbe di fatto pregiudicato gli interessi dei creditori coinvolti nella vicenda, in particolare del denunciante al quale – ad avviso dell'interrogante – non sarebbe stato pienamente garantito il diritto di azione in giudizio per far valere i suoi diritti –:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione alla vicenda esposta in premessa e se intenda adottare iniziative al fine di valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di una ispezione ministeriale anche in considerazione della necessità di salvaguardare il pieno rispetto del diritto ad agire in giudizio per la tutela dei propri diritti.
(4-02996)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:
l'industria Italiana Autobus rappresenta un presidio industriale di grande valore, in un settore strategico per il Paese, con gli stabilimenti di Bologna e Flumeri (AV);
il Ministero delle imprese e del made in Italy ha deciso di autorizzare il socio pubblico Invitalia a sottoscrivere l'accordo che comporterà l'ingresso di Seri Industrial nel capitale di Industria Italiana Autobus;
è stato inoltre comunicato l'interesse di fare un accordo con un grande gruppo cinese, che ha già visitato gli stabilimenti, in un momento in cui c'è peraltro una grande opportunità di mercato nel trasporto pubblico locale in Italia, grazie agli investimenti del PNRR e quindi l'evidente interesse nazionale ad avere in campo imprese italiane in questo settore;
la regione Emilia-Romagna, la regione Campania e le Organizzazioni Sindacali, che non sono state chiamate a un incontro con i due Gruppi che hanno presentato delle proposte per discutere dei rispettivi piani industriali, hanno manifestato grande preoccupazione sulla efficacia e sulla credibilità delle decisioni assunte dal Ministero, legata anche alle effettive competenze nel settore dell'acquirente individuato –:
se e quali ulteriori iniziative di competenza in merito il Ministro interrogato intenda assumere.
(2-00396) «Schlein, De Maria, Toni Ricciardi, Braga, De Luca, Merola, Malavasi, Vaccari, Curti, Fornaro, Forattini, Guerra, Manzi, D'Alfonso, Andrea Rossi, Marino, Porta, Serracchiani, Simiani, Girelli».
Interrogazioni a risposta immediata:
DE PALMA, D'ATTIS e CAROPPO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
se l'Italia è oggi il secondo polo manifatturiero d'Europa dopo la Germania, lo è perché a monte c'è stata un'industria siderurgica come Taranto, che ha permesso al sistema produttivo italiano di svilupparsi;
il Governo, sin dal suo insediamento, è intervenuto per assicurare la continuità produttiva dell'ex Ilva, nonché quella delle aziende dell'indotto, da ultimo con il decreto-legge n. 4 del 2024, in cui è confluito il decreto-legge n. 9 del 2024;
con gli articoli 2-bis, 2-ter e 2-quater del decreto-legge n. 4 del 2024 sono state previste misure per le piccole e medie imprese dell'indotto, riconoscendo le condizioni agevolate di accesso al Fondo di garanzia piccole e medie imprese (garanzia diretta all'80 per cento, controgaranzia al 90 per cento) per le imprese che hanno difficoltà a ottenere il credito a causa dell'aggravamento della posizione debitoria di imprese committenti, nonché l'abbattimento al 50 per cento dei tassi sui finanziamenti e la prededucibilità dei crediti vantati dalle imprese dell'indotto verso l'ex Ilva;
dalla stampa si apprende che il decreto applicativo dell'articolo 2-ter, che doveva essere emanato entro il 19 febbraio 2024, è all'esame della Corte dei conti;
nel corso dei numerosi incontri tra Ministro interrogato, rappresentanti dell'indotto di Taranto e parti sociali, è emersa la volontà del Governo di garantire le posizioni creditizie delle aziende coinvolte tramite la cessione dei medesimi crediti pro soluto a istituti bancari con l'intervento di Sace;
nonostante la disponibilità economica di 120 milioni di euro, la condizione della bancabilità posta da Sace ha sin qui escluso dall'accesso al credito la quasi totalità delle aziende interessate, per ragioni non assolutamente a loro ascrivibili (azzeramento dei crediti a seguito dell'insolvenza del debitore), e ha gravemente deteriorato il loro rating bancario;
si apprende dalla stampa che ne sarebbe conseguito il rifiuto delle banche di acquisire i crediti dell'indotto;
anche la prededucibilità appare, all'attualità, non operativa;
il credito maturato nei confronti di Acciaierie d'Italia dalle aziende dell'indotto è stimato in 120 milioni di euro;
tali aziende, circa 150 per un totale di oltre 2.000 lavoratori, rappresentano un'importante quota dell'economia dell'area –:
quali iniziative si intendano adottare per consentire il sollecito pagamento dei crediti vantati dalle imprese dell'indotto degli stabilimenti siderurgici dell'ex Ilva di Taranto.
(3-01274)
LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Acciaierie d'Italia s.p.a. è un'azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, che attualmente gestisce gli impianti siderurgici «ex Ilva»;
il decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy del 20 febbraio 2024 ha ammesso Acciaierie d'Italia s.p.a. alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, e successive modificazioni, nominando commissario straordinario l'ingegner Giancarlo Quaranta, affiancato dal 1° marzo 2024 anche dal professor Giovanni Fiori e dal professor Davide Tabarelli;
il 17 aprile 2024, su istanza dei commissari straordinari di Acciaierie d'Italia, il Ministro interrogato ha esteso la procedura di amministrazione straordinaria anche ad Acciaierie d'Italia holding s.p.a., per consentire ai commissari di gestire in modo unitario e coordinato tutte le attività del gruppo;
il 1° giugno 2024, il Ministro interrogato, in occasione della visita allo stabilimento ex Ilva di Genova Cornigliano e del convegno dei giovani imprenditori di Confindustria a Rapallo, ha dichiarato: «La prossima settimana iniziano le visite cognitive negli stabilimenti dell'ex Ilva da parte di tre importanti attori internazionali»;
il 5 giugno 2024 gli organi di stampa hanno diffuso la notizia delle visite di tre gruppi industriali internazionali a Genova, Novi Ligure e Taranto: Vulcan Steel, Steel Mont e Metinvest –:
quali iniziative intenda assumere per assicurare un investimento qualificato negli stabilimenti cosiddetti «ex Ilva», in grado di rilanciare la produzione, favorire l'occupazione e promuovere l'innovazione sostenibile degli impianti siderurgici.
(3-01275)
PASTORINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Acciaierie d'Italia, la società nota come ex Ilva che gestisce gli stabilimenti di produzione dell'acciaio a Taranto, in Liguria, Piemonte e Veneto, era in crisi da tempo, ma di recente ha iniziato ad avere un grosso problema di liquidità e la maggior parte dei suoi impianti si è gradualmente dovuta fermare. A febbraio del 2024, dopo mesi di tentativi di mediazione, è stata avviata l'amministrazione straordinaria;
nonostante la situazione permanga difficile, dato che il quadro emerso è anche peggiore rispetto a quello stimato, l'approccio verso le organizzazioni dei lavoratori non è più conflittuale. A breve si discuterà anche il nuovo ammortizzatore sociale. Sul tavolo una cassa integrazione straordinaria unica per il gruppo, per ridurla si dovrà aumentare la produzione e ciò sarà possibile unicamente con un articolato programma di manutenzione che rimetta in marcia altiforni e impianti;
per farlo Acciaierie d'Italia dispone di 300 milioni di euro, dovrebbe poi beneficiare di altri 320 milioni di euro, un prestito ponte annunciato ma rimasto in sospeso che potrà essere erogato solo quando l'Unione europea darà il via libera, ossia dopo che l'azienda dimostrerà di essere in grado di restituirlo, fatturando. Un cane che si morde la coda. Inoltre, sul piatto, come riportato da recenti notizie di stampa, c'è una linea di credito da 200 milioni di euro che potrebbe essere concessa da una banca d'affari americana e fornirebbe ossigeno finanziario all'ex Ilva; al riguardo, le trattative sono in corso ma il negoziato sarebbe a buon punto;
a inizio mese il Ministro interrogato, annunciando le visite cognitive da parte di tre importanti attori internazionali (Metinvest, Vulcan Steel e Steel Mont), ha affermato che giugno 2024 sarebbe stato il mese della svolta e che da luglio 2024, comunque prima dell'eventuale pausa estiva, inizierà la fase delle procedure per l'assegnazione degli impianti con un programma di ripristino produttivo. Sono giorni cruciali per Acciaierie d'Italia, l'auspicio è che le parole del Ministro interrogato, «l'ex Ilva tornerà a essere una delle più grandi aziende siderurgiche europee», diventino realtà. Tuttavia, c'è necessità di denaro e investimenti perché ciò avvenga –:
se intenda indicare le prospettive concrete di rilancio di Acciaierie d'Italia specificando tempistiche e linee di finanziamento, eventualmente confermando le notizie relative al prestito ponte nonché alla linea di credito con la banca americana, per la ripresa della produzione e il mantenimento dei posti di lavoro.
(3-01276)
CAVANDOLI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la Mozarc-Bellco di Mirandola, azienda leader nel settore biomedicale, sta attraversando una grave crisi che potrebbe portare alla chiusura del reparto produttivo e alla perdita di 350 posti di lavoro;
la crisi è stata innescata dalla continua erosione dei prezzi di mercato, che ha reso insostenibile per l'azienda mantenere la sua presenza nel settore della dialisi cronica e acuta per adulti;
l'azienda ha annunciato, quindi, l'intenzione di uscire da questo mercato, concentrandosi invece sulla ricerca e sullo sviluppo di nuove tecnologie;
tuttavia, questa decisione ha provocato la dura reazione dei lavoratori, che hanno organizzato presidi e proteste per chiedere il mantenimento del reparto produttivo e dei loro posti di lavoro;
nonostante si sia intervenuto con l'attivazione di un tavolo di crisi con l'azienda e i sindacati, la situazione rimane comunque molto incerta. Il futuro della Mozarc-Bellco e dei suoi 350 lavoratori dipenderà dalle prossime decisioni che saranno prese dall'azienda e dalle istituzioni;
oltre alla perdita di posti di lavoro, la chiusura del reparto produttivo della Mozarc-Bellco rappresenterebbe un duro colpo per l'intero distretto biomedicale di Mirandola, uno dei più importanti in Italia, con evidenti ripercussioni sul tessuto produttivo italiano;
la vicenda ha permesso di porre l'attenzione sulle difficoltà che il settore biomedicale italiano sta affrontando a causa della concorrenza internazionale e dei bassi prezzi di vendita;
è necessario un intervento da parte del Governo per sostenere il settore e tutelare i posti di lavoro;
la crisi della Mozarc-Bellco è un monito per tutti: se non si interviene per sostenere le aziende italiane, il rischio è quello di perdere un pezzo importante del sistema industriale e di impoverire il Paese;
l'auspicio è che dal tavolo convocato dal Ministero delle imprese e del made in Italy per martedì 9 luglio 2024 a Palazzo Piacentini possano scaturire soluzioni concrete e immediatamente attuabili per la salvaguardia del settore e dei posti di lavoro –:
se e quali iniziative di competenza intenda mettere in campo per individuare una soluzione al problema di cui in premessa che consenta di salvaguardare la produzione e l'occupazione similmente a quanto fatto durante la recente crisi Marelli.
(3-01277)
FARAONE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il numero di dossier e dei tavoli istituiti presso il Ministero delle imprese e del made in Italy è sempre più alto, certificando la carenza di risposte del Governo, soprattutto in particolari settori;
nel settore del contact-center, in particolare, si registrano continui cali dei volumi, delocalizzazioni, sostituzione massiva dei lavoratori con sistemi di intelligenza artificiale, mettendo a repentaglio il futuro dei lavoratori, anche per la carenza dei fondi per la cassa integrazione;
Almaviva contact e Abramo customer care, in particolare, società entrambe operanti nel settore dell'assistenza clienti con diverse sedi nel Centro-Sud Italia, stanno affrontando una crisi significativa, con il rischio di imminenti riduzioni dei livelli occupazionali a causa della revoca di alcune importanti commesse;
nello specifico, Almaviva contact, dopo oltre 20 anni di attività, si trova a gestire poche e intermittenti commesse. Durante l'emergenza pandemica, Almaviva ha spostato circa 428 unità lavorative al «1500», il numero di utilità pubblica istituito dal Ministero della salute per fornire tutte le informazioni necessarie sul COVID-19. Questi lavoratori, dopo la crisi pandemica, hanno ricevuto la promessa da parte del Governo di venire riqualificati tramite l'Anpal. Promessa al momento disattesa;
Abramo customer care – attualmente in amministrazione straordinaria – sta affrontando una crisi significativa e, all'inizio di giugno 2024, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha autorizzato la vendita di un ramo d'azienda a una cordata di investitori;
la vendita riguarderebbe l'unico ramo di Abramo customer care che si occupa del customer care per la clientela business di Tim. Ciò comporterebbe la riduzione del personale dagli attuali 1.000 dipendenti a poco più di 200, per i quali si prospetta un impiego part time di 4 ore giornaliere, nonché l'eliminazione degli incrementi automatici di retribuzione per anzianità a fronte di un sistema di remunerazione sostanzialmente a cottimo;
i tavoli che si sono tenuti presso il Ministero delle imprese e del made in Italy con le parti sociali negli scorsi anni non hanno portato ad una soluzione per garantire la salvaguardia dei lavoratori del settore dei contact center –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per fare fronte alla crisi del settore dei contact-center, in particolare per Abramo customer care e Almaviva contact, e per la salvaguardia dei livelli occupazionali, senza determinare riduzioni dell'orario lavorativo che si riflettono sulla retribuzione e sulle prospettive di vita dei lavoratori e delle loro famiglie.
(3-01278)
Interrogazione a risposta scritta:
UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto appreso da fonti sindacali, una quarantina di aziende del settore tessile-abbigliamento di Martina Franca (Taranto) sta ricorrendo sempre più frequentemente agli ammortizzatori sociali, manifestando segnali di forte instabilità;
in una lettera indirizzata a regione Puglia, Cna, Confindustria e sindaco di Martina Franca, il segretario generale della Filctem Cgil di Taranto ha avvertito della forte preoccupazione per il fatto che dall'inizio del 2024 almeno 700 lavoratori sono stati costretti alla cassa integrazione;
si tratta di dati allarmanti, che confermano il sostanziale ridimensionamento dell'industria tessile nella provincia di Taranto, già duramente colpita dalla recente chiusura del polo tessile di Mottola –:
se e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per scongiurare l'ulteriore aggravarsi dei sintomi di crisi manifestati dal distretto tessile di Martina Franca e se intendano, a tal fine, convocare le parti sociali e datoriali e le istituzioni locali.
(4-02991)
INTERNO
Interrogazione a risposta immediata:
BRAGA, SCHLEIN, DI BIASE, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, CASU, FORNARO, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA, QUARTAPELLE PROCOPIO, MAURI, CUPERLO, BOLDRINI, SERRACCHIANI, MALAVASI, PELUFFO, D'ALFONSO, SIMIANI, FORATTINI, BERRUTO, PROVENZANO, BAKKALI, ANDREA ROSSI, MADIA, FURFARO, SCOTTO, LACARRA, ORFINI, STUMPO, GNASSI, GRAZIANO, TABACCI, BARBAGALLO, STEFANAZZI, PORTA, GIANASSI, SARRACINO, MARINO, CURTI, FOSSI, MANZI, LAI, EVI, SCARPA, DI SANZO, GIRELLI, ASCANI, LAUS, PASTORINO e IACONO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da un'inchiesta giornalistica di Fanpage – andata in onda il 13 giugno 2024 su La7 durante il programma Piazza Pulita – sono emersi fatti inquietanti riguardanti Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d'Italia e in particolare sulla sua articolazione romana;
dal video inchiesta emerge chiaramente quello che non si può che considerare come il tentativo di mostrare una doppia identità: quella ufficiale, «vanto della leader Giorgia Meloni», di giovani leve militanti, impegnate in politica che si mostrano moderate negli eventi istituzionali davanti ai giornalisti, ma che invece si trasformano negli eventi riservati di Gioventù nazionale e nell'ambito della «dimensione comunitaria», tanto cara al medesimo movimento, dove quegli stessi giovani inneggiano liberamente al fascismo, fanno il saluto romano, urlano «Duce» e «Sieg Heil» – il saluto alla vittoria nazista più usato ai comizi sotto la dittatura di Hitler; rimpiangono l'operato dei terroristi neri Nar, cantano «boia chi molla», identificandosi come «legionari», «camicie nere» e «camerati», ai concerti di gruppi della destra estrema partecipano con il braccio teso nel saluto romano;
dall'inchiesta emerge, tra l'altro, come i militanti di Gioventù nazionale Pinciano, uno dei circoli più grandi a Roma tra i giovani di Fratelli d'Italia, nella loro chat di gruppo su Whatsapp parlino di attacchi ai collettivi di sinistra, di pianificare striscioni con slogan estremisti e dei giornalisti come una minaccia da ostacolare; la chat sarebbe, inoltre, piena di riferimenti espliciti, immagini e frasi a fascismo e nazismo;
dalle immagini sembra emergere anche l'intenzione di alcuni esponenti di Gioventù nazionale di voler finanziare l'organizzazione giovanile utilizzando come escamotage l'attivazione, con altro ente, di un programma di Servizio Civile Universale finanziato dallo Stato –:
se non ritenga urgente e opportuno adottare le iniziative di competenza necessarie a fare immediata chiarezza sui fatti esposti, che disegnano un quadro decisamente inquietante, e se non ritenga doveroso, in osservanza del dettato costituzionale, intervenire con ogni iniziativa rientrante nelle proprie competenze al fine di impedire ogni forma di propaganda legata al fascismo e alla sua apologia, nonché al fine di evitare che finanziamenti statali destinati al Servizio Civile Universale siano utilizzati per scopi diversi, in palese violazione di legge.
(3-01269)
Interrogazione a risposta orale:
BRAGA, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, FORNARO, CASU, DE MARIA, CUPERLO, SCOTTO, STUMPO, SPERANZA, ZINGARETTI, ORFINI, MAURI, ORLANDO, MANCINI e DI BIASE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come denunciato dai figli mediante una nota riportata dai social network e dai media, per la terza volta nell'arco degli ultimi due mesi la tomba di Enrico Berlinguer, presso il cimitero di Prima Porta a Roma, è stata oggetto di atti vandalici;
l'ultimo episodio si è verificato a pochi giorni di distanza dall'11 giugno 2024, data del quarantesimo anniversario della sua morte;
si tratta di episodi inquietanti che – come rilevato anche da fonti di stampa – evidenziano la matrice politica di atti che hanno come bersaglio la persona di Enrico Berlinguer e i valori che rappresentava –:
quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda attivare anche di concerto con altre amministrazioni pubbliche coinvolte, al fine di fare piena luce in merito agli episodi riportati in premessa, individuare i responsabili e soprattutto per evitare che essi si ripetano, tutelando la tomba del leader politico.
(3-01267)
Interrogazioni a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
per la terza volta nell'arco di due mesi la tomba di Enrico Berlinguer al cimitero Prima Porta di Roma è stata vandalizzata da ignoti proprio nel mese in cui ricorre il quarantennale della morte del segretario del Partito comunista italiano;
l'ultima denuncia della famiglia Berlinguer risaliva al 13 maggio 2024;
ad avviso dell'interrogante non si tratta di gesti individuali, bensì di atti di natura politica da parte di chi ha deciso di profanare per ben tre volte in poche settimane la tomba di Enrico Berlinguer e per questo è ancora più importante intensificare le indagini per individuare i responsabili di questi atti vandalici e aumentare le misure di sicurezza e sorveglianza per evitare ulteriori oltraggi;
colpire la tomba di Enrico Berlinguer non offende soltanto la sua memoria e la famiglia, ma tutti coloro che credono nella libertà, nella democrazia, nell'emancipazione e nella difesa dei più deboli, valori per cui si è speso per tutta la sua vita;
fortunatamente la memoria e il testamento politico di Enrico Berlinguer non potranno mai essere scalfiti, perché vivono nel cuore del popolo italiano, ma tali gesti, vigliacchi e ignobili, non possono restare impuniti –:
se il Ministro interrogato intenda assumere dalla prefettura e dalla questura di Roma ogni elemento utile a comprendere quali iniziative di competenza siano state adottate sin dalla notizia del primo atto vandalico alla tomba di Enrico Berlinguer affinché si potesse risalire all'identità dei responsabili e quali ulteriori urgenti iniziative abbiano assunto o intendano assumere, vista la terza azione vandalica in due mesi, per intensificare i controlli e la sorveglianza a protezione della tomba di Enrico Berlinguer, così da evitare il ripetersi di tali atti ignobili e giungere all'identificazione dei responsabili.
(4-02993)
GHIRRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il giovane Hamdi, ventunenne originario della Tunisia, residente a Roma ma domiciliato a Parma, laico, incensurato e privo di carichi pendenti, il 6 giugno 2024, ha ricevuto la notifica di un provvedimento di rimpatrio, in cui è stabilita la sua espulsione dal territorio in quanto ritenuto persona pericolosa per la sicurezza dello Stato italiano, con conseguente disposto trattenimento presso il Centro per il rimpatrio di Palazzo San Gervario;
il ragazzo, giunto in Italia ancora minorenne a bordo di un barcone dopo innumerevoli peripezie, frequentava proficuamente la seconda edizione della scuola di Fondazione Barilla, un percorso di formazione culinaria, teorica e pratica, pensato per ragazzi provenienti da condizioni sociali ed economiche svantaggiate;
il giovane era stato selezionato insieme ad altri diciannove per la frequenza del corso e al termine di esso avrebbe dovuto iniziare uno stage presso un ristorante stellato: infatti la scuola, che offre gratuitamente formazione, vitto e alloggio, ha una durata complessiva di quattro mesi, due di formazione, svolti presso la sede di Fondazione Barilla a Parma, e due di stage. Oltre alle nozioni di base sul mondo della cucina, il programma didattico prevede l'insegnamento dei principi della sana alimentazione, dell'impatto sull'ambiente della produzione dei cibi e di quello causato dagli sprechi alimentari;
la Fondazione è nata nel 2009 per studiare le relazioni fra cibo, uomo e pianeta e offre un'opportunità a ragazzi che hanno avuto vite difficili: i loro profili vengono indicati da professionisti, come Croce Rossa o Comunità di Sant'Egidio, la scelta viene attuata valutando la loro predisposizione alla cucina perché trattasi di studi molto impegnativi;
nonostante la sua condotta irreprensibile, dalle notizie finora raccolte sembrerebbe che il ragazzo sia stato fermato e sulla base di un provvedimento della questura che ha valutato sussistenti gli estremi della pericolosità sociale, si sia deciso di trasferirlo presso il Centro per il rimpatrio (Cpr) di Potenza;
nei giorni seguenti, il Tribunale avrebbe disposto l'immediato rilascio del giovane tunisino seppure con un decreto che lo invita a lasciare l'Italia entro sette giorni perché il suo permesso di soggiorno sarebbe scaduto, anche se risulterebbe presentata la richiesta di protezione internazionale;
le motivazioni alla base del provvedimento riguarderebbero un episodio di tentato furto di una giacca commesso a 18 anni quando, compiuta la maggiore età, venne mandato via dalla comunità che lo accoglieva, e privo di risorse sarebbe rimasto a dormire per strada, in piena stagione invernale;
in seguito, come detto, il ragazzo ha superato il difficile momento ed è riuscito a integrarsi perfettamente nel tessuto sociale nel quale abita;
i fatti di cronaca riportano di recente diversi episodi riguardanti persone (emblematico il caso di Seif Bensouibat) provenienti da altri Paesi ai quali viene revocato lo status di rifugiato o comunque viene imposto il rimpatrio sulla base di una valutazione sulla pericolosità sociale dell'individuo senza che, come nel caso de quo, siano resi noti gli indici di pericolosità che motivano tali provvedimenti;
anche nel caso de quo, non sarebbero note le specifiche valutazioni alla base del provvedimento di espatrio che se eseguito avrà chiaramente effetti devastanti sulla vita e sul futuro del ragazzo –:
quali siano le motivazioni alla base del provvedimento di mancato rinnovo del permesso di soggiorno e in particolare quali siano i gravi fatti riconducibili alla pericolosità sociale del giovane valutati dal questore;
quali siano i parametri attraverso cui viene valutata la pericolosità sociale di un soggetto ai fini dei seguenti provvedimenti di espulsione amministrativa e se non si ritenga il provvedimento emesso del tutto abnorme;
se non ritengano che il suddetto provvedimento amministrativo, sia stato emesso in violazione dei diritti fondamentali del ragazzo.
(4-02997)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta immediata:
FOTI, RIZZETTO, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, SCHIFONE, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il rilancio dell'occupazione rappresenta un'assoluta priorità, al fine di conseguire un miglioramento delle condizioni di vita e una maggiore inclusione sociale;
i dati sull'occupazione fotografano ormai un quadro positivo e incoraggiante, con aumenti stabili del tasso di occupazione e contestuale diminuzione del tasso di disoccupazione;
gli ultimi dati diffusi da Istat il 30 maggio 2024 confermano questo trend, rilevando come nel confronto tra aprile 2024 e aprile 2023 si osservi un aumento del numero di occupati di 516 mila unità (+2,2 per cento) e una diminuzione del tasso di disoccupazione dell'1 per cento;
il tasso di occupazione ha recentemente raggiunto lo storico dato del 62,3 per cento, confermando come le politiche messe in campo si stiano rivelando particolarmente efficaci;
in questo scenario favorevole permangono ancora rilevanti divari su base territoriale, testimoniati da dati che, nonostante un forte aumento del tasso di occupazione anche nel Mezzogiorno (+1,6 per cento nel confronto tra il 2023 e il 2022), rilevano altresì come al Sud si sconti ancora un tasso di disoccupazione particolarmente elevato (circa il 14 per cento nel 2023), che appare prioritario continuare ad abbattere –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per incentivare l'occupazione, con particolare riferimento alle politiche per promuovere il rilancio del mercato del lavoro nel Mezzogiorno.
(3-01271)
D'ALESSIO, RICHETTI, BONETTI, BENZONI, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nel settembre 2022 il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la direttiva sui salari minimi adeguati nell'Unione europea, con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti i lavoratori. Pur non obbligando l'Italia ad adottare un salario minimo legale in virtù dell'elevata diffusione dei contratti collettivi nazionali del lavoro, la direttiva impone una riflessione su quale sia il salario al di sotto del quale nessun lavoratore dovrebbe lavorare;
il 6 dicembre 2023 la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge dal titolo «Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva, nonché di procedure di controllo e informazione»;
il testo approvato, il cui esame al Senato della Repubblica ancora non è iniziato ad oltre 6 mesi di distanza, interamente sostitutivo di tutte le proposte di legge abbinate realmente istitutive del salario minimo, prevede che il Governo adotti, su proposta del Ministro interrogato, uno o più decreti legislativi per, tra le altre cose, assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi, contrastare il lavoro sottopagato, stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali nell'interesse dei lavoratori e contrastare i fenomeni di concorrenza sleale attuati mediante il cosiddetto «dumping contrattuale»;
ormai da troppo tempo l'alta inflazione ha messo in ginocchio grandi porzioni del Paese, esponendo le fasce più fragili e con redditi più bassi alle difficoltà dovute ad un aumento del costo della vita a cui, purtroppo, si è accompagnato un sostanziale appiattimento dei livelli salari –:
quali iniziative, per quanto di competenza, abbia intenzione di porre in essere al fine di stimolare la produttività, assicurare un adeguamento migliorativo dei prossimi rinnovi dei contratti collettivi nazionali del lavoro, combattere i fenomeni del lavoro sommerso e del dumping contrattuale e garantire a tutti i lavoratori condizioni economiche realmente dignitose.
(3-01272)
BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il comitato scientifico, incaricato ai sensi del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, per la valutazione degli esiti del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza, ha pubblicato la relazione relativa alla valutazione e il rapporto di monitoraggio dell'impatto delle prestazioni;
l'intervallo considerato è l'intero periodo di vigenza del provvedimento (1° aprile 2019-31 dicembre 2023);
nel merito dei risultati della valutazione, sulla base dei dati forniti dall'Osservatorio statistico dell'Inps, la relazione attesta come il sussidio sia stato percepito da circa 2,4 milioni di nuclei familiari e 5,3 milioni di persone;
la quota delle famiglie in condizioni di povertà assoluta che hanno beneficiato delle prestazioni di sostegno al reddito ha raggiunto il massimo del 38 per cento nel corso del 2021 (32,3 per cento nel 2022), per una quota equivalente al 58,7 per cento dei beneficiari delle misure (53,4 per cento nel 2022), contribuendo a ridurre dell'0,8 per cento l'indice delle disuguaglianze e dell'1,8 per cento il rischio di povertà;
inoltre, a fronte della propaganda negativa del Governo, la stessa relazione mette in rilievo anche aspetti positivi sul lato delle politiche attive del lavoro. Pur confermando le condivisibili criticità delle politiche attive, il comitato evidenzia come le misure attivate abbiano comunque avviato 1,2 milioni di nuovi rapporti di lavoro, nonostante la maggioranza degli stessi beneficiari non avesse le competenze necessarie a rientrare nel mercato e malgrado l'interruzione del servizio in conseguenza della pandemia COVID-19, nonché la strutturale debolezza dei servizi dedicati allo scopo (di competenza delle regioni);
la relazione del comitato scientifico segue la bocciatura dell'assegno di inclusione, misura introdotta dal Governo in carica per superare il reddito di cittadinanza, da parte della Commissione europea che ha messo in luce la scarsa efficacia della misura vigente, rispetto alla precedente, soprattutto con riferimento all'incidenza positiva sulla povertà assoluta e infantile e in conseguenza di criteri di accesso molto rigidi;
in sostanza, si legge nella relazione della Commissione europea, l'assegno di inclusione riduce di quasi la metà la platea dei beneficiari in condizioni di povertà, anche a fronte di un mercato del lavoro nel quale la quota di contratti a tempo determinato rimane tra le più alte nell'Unione europea –:
quali iniziative di competenza intenda assumere per ripristinare l'efficacia delle misure di sostegno al reddito e per il contrasto della povertà in considerazione dell'incidenza negativa dell'assegno di inclusione.
(3-01273)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
due terzi dei poveri sono stati esclusi dal reddito di cittadinanza, lo dice il rapporto del comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, messo online nei giorni scorsi sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
l'Istat ha calcolato che poco più del 30 per cento delle famiglie povere ha ricevuto il reddito di cittadinanza tra il 2020 e il 2022. Significa che nonostante la spesa totale e il consistente numero di persone raggiunte da questo aiuto, i due terzi di coloro che vivono nelle condizioni peggiori, coloro che si ritrovano in povertà assoluta, non hanno usufruito di questo sostegno;
tra aprile 2019 – dicembre 2023 solo un terzo dei beneficiari ha percepito il sussidio per l'intero periodo. L'importo della spesa pubblica impegnata è superiore ai 34 miliardi di euro;
nelle indagini effettuate dall'Istat, la quota delle famiglie in condizioni di povertà assoluta che hanno beneficiato delle prestazioni di sostegno al reddito raggiunge il massimo del 38 per cento nel corso del 2021 (il 32,3 per cento nel 2022);
nei primi 3 anni di gestione delle misure di politica attiva per il lavoro e per l'inclusione sociale risultano limitate dalla debolezza dei servizi dedicati allo scopo e per l'interruzione delle attività intervenuta nel corso della pandemia da COVID-19. Allo stato attuale non si registrano effettivi riscontri sull'entità delle misure adottate, sulla loro efficacia e sull'attuazione delle condizionalità previste dalle norme e delle sanzioni relative alla mancata adesione dei beneficiari;
il comitato scientifico, segnalando l'opportunità di approfondire le caratteristiche della mancata partecipazione di una quota significativa delle persone povere alle misure, ha proposto, tra le altre: a) l'opportunità di aggiornare le soglie Isee aumentata dalla scala di equivalenza sulla base dei carichi familiari, tenendo conto dell'impatto dell'inflazione avvenuto negli anni recenti; b) a considerare il sussidio erogato a livello nazionale come un livello minimo della prestazione da integrare con misure personalizzate e con programmi di potenziamento dei servizi che tengano conto delle caratteristiche dei nuclei familiari e del territorio di appartenenza, predisponendo dei pacchetti di misure accessibili e da erogare sulla base dei fabbisogni che possono emergere dalla valutazione multidimensionale dei nuclei familiari (sanitaria, assistenziale, abitativa, lavorativa) –:
tenuto conto di quanto esposto in premessa, quali siano i dati aggiornati sull'attuazione dell'assegno di inclusione, e in tale contesto se non intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, per recepire le proposte contenute nelle osservazioni del comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza.
(5-02504)
Interrogazioni a risposta scritta:
PAVANELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 12 del decreto-legge n. 104 del 2023, recante «Misure a favore dei lavoratori dipendenti di Alitalia - Società aerea italiana spa e Alitalia Cityliner spa», ha previsto, al fine di accompagnare i processi di ricollocazione dei lavoratori dipendenti delle predette società coinvolti dall'attuazione del programma della procedura di amministrazione straordinaria, che il trattamento di integrazione salariale di cui all'articolo 10, comma 1, del decreto-legge n. 146 del 2021 potesse proseguire anche successivamente alla conclusione dell'attività del commissario, fino al 31 ottobre 2024, nel limite di spesa di 51,2 milioni di euro per l'anno 2024;
il citato trattamento economico – ai sensi del comma 3 del citato articolo 12 – è incrementato da un'ulteriore prestazione erogata dal Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, in modo tale da garantire che il trattamento complessivo sia pari al 60 per cento della retribuzione lorda di riferimento. Tale prestazione integrativa è riconosciuta nei limiti di spesa di 5,8 milioni di euro per l'anno 2024;
il pagamento di tale trattamento integrativo risulta essere stato sospeso nel mese di maggio 2024 a causa dell'esaurimento dei fondi stanziati per l'integrazione alla cassa integrazione straordinaria del personale di volo (comandanti, piloti e assistenti di volo) Alitalia ancora in carico alla compagnia di bandiera in amministrazione straordinaria;
l'ammontare di risorse si è rivelato insufficiente a garantire un'adeguata tutela assistenziale ai 2.500 lavoratori Alitalia rimasti in cassa integrazione straordinaria. Nei confronti degli stessi lavoratori, peraltro, era stato posto il limite dell'integrazione del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale alla cassa integrazione straordinaria al 60 per cento (anziché all'80 per cento) della retribuzione percepita prima della sospensione, fissando il tetto della prestazione complessiva degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione straordinaria più Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo) a 2.500 euro lordi al mese –:
se non intenda adottare iniziative volte a incrementare il budget stanziato per il trattamento economico integrativo erogato dal Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale nei confronti del personale Alitalia ancora in carico alla compagnia di bandiera in amministrazione straordinaria;
quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire a tale personale idonee tutele assistenziali e ri-occupazionali.
(4-02989)
BICCHIELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il comune di Aversa, in provincia di Caserta, conta 49.612 abitanti e, stando agli ultimi dati anagrafici disponibili vi sono 19.470 abitanti in età da lavoro ed oltre 4.000 disoccupati;
la Giunta regionale della regione Campania a guida del Presidente De Luca, ha fatto della lotta alla disoccupazione una vera e propria battaglia arrivando anche ad affiggere numerosi manifesti volti a tutelare il lavoro gestito presso gli uffici territoriali, al fine di garantire risposte concrete ai disoccupati;
con questo spirito era stata avallata l'apertura del centro per l'impiego di Aversa sito in via Felice Pommella, salvo poi disporne la chiusura il 19 aprile 2024 attraverso una nota a firma del dirigente regionale Ciro Sorrentino;
come si legge nella nota n. PG/2024/0192810, il dirigente dispone l'immediata chiusura del centro per l'impiego e prevede lo spostamento dello stesso, e di tutti i dipendenti, presso i locali siti in viale Carlo III a San Nicola la Strada, paese ad oltre 15 km da Aversa;
stando a quanto riportato, la motivazione del trasloco degli uffici è da imputare alle condizioni dello stabile sito in via Pommella;
tuttavia, il 19 giugno 2023 il Consiglio comunale di Aversa, con deliberazione n. 37, ha concesso alla regione Campania l'utilizzo in comodato d'uso ventennale dell'immobile comunale sito in via de Chiara, da destinare a centro per l'impiego, immobile idoneo alle richieste della regione, ma che non ha mai trovato effettiva attenzione da parte degli uffici regionali;
va considerata l'importanza di dover garantire un servizio fondamentale per i cittadini di Aversa, che non possono recarsi ad oltre 15 chilometri o limitarsi a consultare un sito internet –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché i cittadini di Aversa possano godere nuovamente del servizio del centro per l'impiego.
(4-02994)
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 180 del 1978 «Basaglia», è stata una legge rivoluzionaria, presa a modello da vari Paesi d'Europa, che ha portato alla chiusura dei manicomi, anche se risulta ad oggi incompiuta;
l'ex ospedale psichiatrico di Genova-Quarto, è un ex manicomio costruito nel 1894 che dopo la sua chiusura è stato destinato ad altri usi, fra cui uffici ed ambulatori della locale Asl;
l'ospedale fu oggetto di un tentativo di cartolarizzazione nel 2012 (poi fallito) al fine di colmare il buco finanziario della sanità ligure ma la Corte dei conti si espresse per la non linearità dell'operazione: obiettivo erano gli spazi sanitari nell'Ex-OP di Quarto delle strutture de «Il Cammino» (centro riabilitativo) e «Casa Michelini» (centro residenziale), nei quali erano in cura circa 80 pazienti, soggetti psichiatrici gravissimi con malattia mentale invalidante che vivevano lì oramai da 30 anni;
il danno che sarebbe derivato dal trasferimento sarebbe stato incalcolabile, perché i pazienti avevano trovato stabilità nella routine instaurata: trasferirli, avrebbe provocato una regressione irreversibile della malattia;
contro questo scellerato tentativo, i familiari dei pazienti hanno fatto ricorso al giudice civile ottenendo un'ordinanza di condanna della regione Liguria da parte del Tribunale ordinario di Genova, sezione sesta Civile, procedura n. 9581/2021;
in tale atto si legge: «si deve invece rilevare la piena soccombenza della Regione Liguria che ha adottato il provvedimento di vendita delle residenze sanitarie di Quarto senza avere provato di avere effettuato una adeguata valutazione delle conseguenze sul diritto alla salute dei ricorrenti, e degli altri pazienti. La Regione infatti non ha provato, e neppure dedotto, nella presente procedura la necessità di tale vendita ovvero la irrimediabile compromissione di altri diritti di pari rango costituzionale in difetto della stessa.»;
negli anni seguenti si crea il «Coordinamento per Quarto» tra soggetti istituzionali e della società civile che operano sull'ex ospedale psichiatrico di Quarto e che riesce a far decollare un progetto di riqualificazione siglato da una delibera del comune;
alla fine del 2021 è ufficializzata la Cittadella della Salute di Quarto con la costituzione in un'unica realtà tra «Il Cammino» e «Casa Michelini» nell'attuale Rsa psichiatrica denominata «Tegole sul mare»;
tuttavia, in poco tempo nella nascente Rsa psichiatrica è venuta a mancare la figura del geriatra nonostante la particolarità dei pazienti in cura; ed è stata soppressa la figura del medico internista nonostante questa figura sia presente nelle altre Rsa e sia di fondamentale importanza;
recentemente l'Asl 3 Liguria-Psichiatria, nel tentativo di trasferire una paziente presso altra unità, ha scritto in un atto specifico sul caso che: «Si rammenta che la struttura in cui è ospite è di natura prettamente riabilitativa psichiatrica e non prevede né la presenza di un geriatra né la presenza di un internista»;
se la Rsa «Tegole del mare» deve occuparsi di pluripatologie, non si comprende come faccia ad affermare la dirigente che la Rsa «è di natura prettamente riabilitativa psichiatrica e non prevede né la presenza di un geriatra né la presenza di un internista»; è chiaro che questa Rsa non è una Rsa generica intercambiabile con altre in quanto spostare i pazienti da quel luogo è un potenziale attacco alla loro salute;
le decisioni prese a livello regionale fanno immaginare un graduale e inesorabile smantellamento della struttura: mancanza di un geriatra, cancellazione della figura del medico internista, mancata integrazione con la Cittadella della salute –:
se sia conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di tutelare il diritto alla salute costituzionalmente garantito per i pazienti della Rsa «Tegole del Mare» di Genova-Quarto, e, più in generale, dei pazienti psichiatrici in regione Liguria.
(3-01268)
SPORT E GIOVANI
Interrogazione a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
da una inchiesta di Fanpage, rilanciata dalla trasmissione de La7 Piazza Pulita, emergono fatti inquietanti che coinvolgono Gioventù nazionale, il movimento giovanile del partito di Fratelli d'Italia;
dall'inchiesta emerge inequivocabilmente come ampie fette di Gioventù nazionale abbiano intrapreso una deriva neofascista e di come, quando gli stessi si riuniscono nelle sezioni, organizzano concerti o incontri chiusi da loro stessi chiamati «campi di addestramento», sia il linguaggio che i toni si infarciscano di saluti romani, esaltazione del fascismo e perfino dei terroristi Nar, invocazioni del Duce, motti nazisti, inni del Ventennio, insulti razzisti e altro;
alla festa di Atreju, la principale manifestazione di Fratelli d'Italia, animata proprio dai giovani di Gioventù nazionale, la Presidente del Consiglio e Segretaria nazionale di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni elogiava i militanti della sua organizzazione giovanile, dicendosi fiera di loro e considerandoli «stupendi», frasi che oggi mal si conciliano con quanto emerso dall'inchiesta di Fanpage che mostrano gli stessi giovani organizzare e partecipare, nelle stesse date di Atreju, a concerti rock, quasi clandestini, di gruppi musicali neofascisti tra saluti romani e inni al Duce nella storica sede del Movimento sociale italiano di Colle Oppio a Roma;
dalla stessa inchiesta emerge un ulteriore aspetto che necessita di chiarimenti in relazione a quanto affermato dalla fondatrice del circolo «Casa Italia», che sui social si definisce una «inguaribile patriota», la quale durante una riunione avrebbe affermato che, a partire dall'anno prossimo, il circolo potrebbe contare su un'entrata finanziaria costituita da una «buona offerta» da parte di quei aderenti al circolo stesso che riceveranno 500 euro al mese per servizio civile prestato;
non si comprende in che forma e se, direttamente o attraverso altra realtà associativa e con quale progetto, Gioventù nazionale o il circolo Casa Italia siano iscritti o possano chiedere di essere accreditati presso l'Albo degli enti di Servizio civile universale ed essere in possesso dei requisiti richiesti per l'accredito all'Albo e la presentazione di progetti per il Servizio civile universale; ciò che comunque stupisce è l'escamotage proposto da una dirigente di Gioventù nazionale per ottenere finanziamenti da destinare all'attività politica del circolo attraverso «buone offerte» da chiedere sui compensi destinati ai volontari e alle volontarie, che, a questo punto, si potrebbe pensare che partecipino fittiziamente a progetti di Servizio civile universale per poi dirottare il compenso, sotto forma di donazioni, a Gioventù nazionale o a Casa Italia;
la Presidente della Conferenza nazionale enti per il servizio civile ha definito agghiacciante quanto emerso dall'inchiesta di Fanpage perché viene strumentalizzato il servizio civile, indicato come fonte di finanziamento della militanza a fronte di progettualità fittizie, niente di più lontano dall'istituto repubblicano del Servizio civile universale, che per legge ha la finalità di difendere in modo nonviolento la Patria, e quindi i valori costituzionali che sono l'antitesi del fascismo –:
quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per verificare se risulti attivato alcun progetto di servizio civile comunque riconducibile a Gioventù nazionale o Casa Italia, se gli stessi soggetti avrebbero titolo a richiedere l'accreditamento presso l'Albo degli enti di Servizio civile universale e se, alla luce dei fatti emersi dall'inchiesta di Fanpage, non ritenga incompatibile la loro presenza nell'albo, escludendo così ogni possibilità per Gioventù nazionale o Casa Italia di poter effettuare progetti con fondi pubblici italiani.
(4-02998)
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta D'Alfonso e Sottanelli n. 4-02592 del 3 aprile 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02502.