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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 25 giugno 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il 18 dicembre 2023 la Commissione europea ha pubblicato la valutazione di carattere generale – Com (2023)/796 – e le valutazioni e raccomandazioni specifiche sulle proposte di aggiornamento dei Piani nazionali per l'energia e il clima presentati dagli Stati membri;

    per quanto riguarda l'Italia, per il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima del periodo programmatorio 2021-2030, è stata presentata alla Commissione europea la relativa proposta di aggiornamento nel luglio 2023; la Commissione, come detto, ha formulato le proprie valutazioni nel dicembre 2023 e l'approvazione del testo definitivo deve concludersi entro il mese di giugno 2024;

    il testo inviato dall'Italia nel 2023 indica, tra le altre, le numerose misure già avviate dall'Italia in vista della decarbonizzazione e include settori difficili sui quali intervenire, a cominciare dal nucleare. Il riferimento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima non è più ai reattori di terza generazione avanzata, che nel frattempo continuano ad essere inaugurati in diversi Paesi in giro per il mondo, ma ad impianti più piccoli, i cosiddetti «small modular reactors» (smr) e «advanced modular reactors» (amr): impianti con costi e tempi di realizzazione minori;

    la Commissione europea pone grande peso sul traguardo della decarbonizzazione, per il quale l'Unione europea fissa l'obiettivo vincolante di riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2030. Dall'esame delle proposte di aggiornamento questo traguardo non risulta soddisfatto, poiché la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra rispetto al 1990 risulta stimabile nel 51 per cento circa. La Commissione ha osservato che, sulla scorta di questi dati, la neutralità climatica non potrà essere raggiunta entro il termine prefissato del 2050. Viene, quindi, sottolineata la necessità di aumentare l'impegno per la riduzione delle emissioni, attuando politiche adeguate nei settori dei trasporti, dell'edilizia e dei rifiuti agricoli e limitando l'utilizzo dei combustibili fossili e dei relativi sussidi;

    il documento di raccomandazione all'Italia ha segnalato la necessità di una visione sistemica, che valuti gli impatti socio–economici della transizione e che assicuri gli investimenti sufficienti nella ricerca e nell'innovazione nel campo dell'energia pulita, potenziandone lo sviluppo e le capacità produttive, oltre ad individuare misure adeguate alle industrie ad alta intensità energetica e a migliorare le competenze della forza lavoro per un'industria a zero emissioni;

    il testo definitivo del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima che l'Italia dovrà presentare entro il 30 giugno 2024, tenendo presenti nella sua elaborazione le raccomandazioni formulate dalla Commissione europea, dovrà tenere conto del fatto che quest'ultima ritiene che i progressi indicati dall'Italia verso l'obiettivo della neutralità climatica non siano sufficienti;

    nello specifico, la Commissione europea ha richiamato la necessità di misure di adattamento per garantire che la preparazione sociale, politica ed economica progredisca costantemente, come previsto dalla legge sul clima;

    per quanto, ad esempio, la dimensione della sicurezza energetica, la Commissione europea ha sostanzialmente apprezzato gli obiettivi e le misure indicate per rafforzare la sicurezza del sistema energetico italiano, nonché la descrizione delle misure di riduzione della domanda di gas attuate e le integrazioni che si intendono adottare;

    nel settore dell'energia elettrica, tuttavia, la Commissione europea rileva che il progetto di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima aggiornato descrive il sostegno previsto alla realizzazione dello stoccaggio dell'energia, ma non stabilisce un obiettivo specifico;

    in aggiunta, la raccomandazione della Commissione europea è nel senso di rafforzare la resilienza del sistema energetico, definendo obiettivi e misure chiari per affrontare le limitazioni o le interruzioni dell'offerta, in particolare fissando un obiettivo per la diffusione dello stoccaggio dell'energia e proponendo politiche e misure per integrare l'imperativo dell'adattamento climatico nel sistema energetico;

    gli scenari elaborati dalla stessa Commissione europea per ciascun Paese membro, relativamente all'attuazione del pacchetto «Fit for 55», prima delle modifiche del REPowerEU, confermano più in dettaglio le difficoltà;

    nel settore dell'energia, in Italia entro il 2030 l'intensità energetica dovrebbe ridursi del 22 per cento, con un tasso di riduzione annua quasi 5 volte superiore a quello medio dal 1990 ad oggi, un obiettivo improponibile, visto che oggi l'intensità energetica italiana è già tra le più basse dell'Unione europea; si dovrebbe soddisfare con fonti rinnovabili, elettriche e non elettriche, il 36 per cento degli usi finali di energia, passando in meno di 8 anni, da 23 a 36,7 mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di energia rinnovabile, ovvero ipotizzare un tasso di crescita del 6 per cento all'anno, 6 volte maggiore rispetto a quello degli ultimi 8 anni (di poco inferiore all'1 per cento);

    per raggiungere tale obiettivo, sarebbe necessario aumentare la percentuale di elettricità sul totale degli usi finali di energia, dal 21,5 per cento di oggi al 28 per cento al 2030, e di conseguenza il fabbisogno elettrico lordo passerebbe dagli attuali 327 a 373 twh (miliardi di chilowattora) e almeno l'83 per cento di tale elettricità dovrebbe essere generata da fonti rinnovabili;

    l'elettricità in più dovrebbe in parte sostituire l'utilizzo di combustibili fossili (petrolio e gas): per questo si dovrebbe ipotizzare che al 2030 siano in circolazione tra 6,5 e 8,5 milioni di veicoli elettrici puri (bev) e ibridi plugin (phev); pertanto, oltre a dotare il Paese delle necessarie infrastrutture di ricarica, bisognerebbe immatricolare in media circa 1 milione di auto all'anno, a fronte delle 117.000 (49.500 bev e 68.000 phev) del 2022. Sarebbe, inoltre, necessario installare tra 5 e 6 milioni di pompe di calore;

    con riferimento alla generazione elettrica da fonti rinnovabili, i profili orari su un anno solare della domanda elettrica aggiuntiva dovuta a questi nuovi carichi vanno sommati ai profili dei carichi convenzionali e, tenendo conto dei profili della generazione solare ed eolica, si possono calcolare le potenze che sarebbe necessario installare in Italia in meno di 8 anni; per soddisfare la domanda elettrica oraria per l'83 per cento con fonti rinnovabili bisognerebbe fornire ai carichi 281 twh rinnovabili, ma tenendo conto del surplus di generazione e delle perdite di carica e scarica dei sistemi di accumulo necessari, se dovrebbero generare 307 twh; per questo sarebbe necessario installare, entro il 2030, 107 gigawatt aggiuntivi di fotovoltaico ed eolico, cioè in media 13 gigawatt all'anno (oltre 4 volte le installazioni record del 2022 e oltre 10 volte in più rispetto al tasso di installazione di impianti rinnovabili negli ultimi 10 anni), senza considerare la difficoltà di individuare terreni idonei e non già occupati da impianti eolici o fotovoltaici;

    sarebbero inoltre necessari 160 gigawatt di nuovi sistemi di accumulo da aggiungere agli impianti idroelettrici a pompaggio già esistenti;

    alla luce di questi dati, appare chiaramente irrealistico il raggiungimento entro il 2030 degli obiettivi del pacchetto «Fit for 55» e quindi di REPowerEU che fissa obiettivi ancora più sfidanti, i quali dovranno essere inevitabilmente rinviati e rimodulati nel rispetto del principio della neutralità tecnologica, ovvero puntando a ridurre le emissioni sino ad azzerarle, aggiungendo anche in Italia il contributo fondamentale dell'energia nucleare, che agevolerà largamente il compito, sia in termini di consumo di suolo e materiali che di costi totali del sistema, ma che sarà disponibile in rete intorno alla metà degli anni '30, a patto che da subito il Governo e il Parlamento provvedano alle modifiche normative necessarie affinché entro i prossimi 5 anni vengano avviati i cantieri delle prime centrali elettronucleari;

    al tempo stesso, occorre ugualmente procedere con lo sviluppo delle tecnologie a fonte rinnovabile, per aumentarne la capacità installata quanto più possibile, a cominciare dagli impianti fotovoltaici su coperture e agri-voltaici; oltre che con l'efficientamento degli edifici, per i quali l'intervento è economicamente conveniente, occorre procedere con l'elettrificazione del trasporto pubblico locale, la produzione di biogas in aziende zootecniche e agroalimentari, lo sviluppo delle comunità energetiche;

    per i grandi impianti eolici e fotovoltaici onshore e offshore, di taglia superiore a 2 megawatt, è invece necessario che il Governo solleciti le regioni a individuare al più presto le superfici e le aree idonee ed eserciti rapidamente i propri poteri sostitutivi in caso di inadempienza; le richieste di autorizzazione oggi pendenti relative a impianti di taglia superiore a 2 megawatt non potranno che essere valutate a valle dell'individuazione delle superfici e aree idonee e dovranno essere immediatamente rigettate qualora l'impianto non sia proposto su una superficie o un'area idonea;

    il Governo a inizio luglio 2023 ha trasmesso alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del Pniec, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima. Il piano recepisce i nuovi target imposti dal RepowerEu, ma mette correttamente in evidenza la difficoltà a raggiungerli nei tempi indicati dalla Commissione, indicando la tecnologia nucleare di nuova generazione come protagonista nella transizione energetica verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Questo grazie alla sua capacità di garantire la produzione di energia elettrica in modo costante senza emissione di anidride carbonica,

impegna il Governo:

1) a specificare nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima il percorso verso l'azzeramento delle emissioni di anidride carbonica che l'Italia ritiene più sostenibile, indicando gli scenari possibili da qui al 2050, con i tempi e i contributi delle diverse tecnologie rinnovabili e dell'energia nucleare, precisando inoltre che per «tecnologie nucleari di nuova generazione» si intendono le migliori tecnologie disponibili sul mercato, che oggi sono quelle della terza generazione evoluta, alla quale in futuro potranno auspicabilmente aggiungersene altre, che gli investitori valuteranno di adottare;

2) a individuare e indicare nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima il target di potenza da installare per ciascuna tipologia di impianti di generazione (a fonte rinnovabile e nucleare) e di accumulo, nonché delle portate della rete di trasmissione, con cadenza quinquennale, fino al raggiungimento della completa decarbonizzazione, nonché l'ammontare complessivo dei costi a carico della collettività, a carico della fiscalità generale e delle bollette elettriche;

3) a procedere con la definizione del «decreto aree idonee», indicando alle regioni parametri omogenei per l'individuazione delle aree idonee ad ospitare grandi impianti onshore e offshore a fonte rinnovabile, di taglia superiore a 2 megawatt; tali parametri debbono essere inevitabilmente legati alle caratteristiche dell'impianto; sicché, ad esempio, le zone di rispetto intorno a beni tutelati non possono essere determinate in misura uguale per ogni impianto, ma vanno determinate in base alle caratteristiche del bene, alla tipologia e alle dimensioni fisiche dei grandi impianti da realizzare nei suoi pressi e all'orografia del territorio; gli impianti di taglia superiore a 2 megawatt potranno essere autorizzati esclusivamente su superfici e aree idonee;

4) ad adottare iniziative di competenza volte ad avviare al più presto l'iter normativo necessario a consentire entro il 2026 l'avvio dei processi autorizzativi per la localizzazione e la costruzione in Italia di centrali nucleari multi-reattore, tra cui:

   a) la costituzione dell'autorità di sicurezza nucleare;

   b) l'individuazione dei criteri di idoneità dei siti;

   c) la definizione dei criteri di remunerazione, secondo quanto previsto dalla normativa dell'Unione europea, quali il contratto differenziale a due vie;

   d) la definizione e l'implementazione delle procedure autorizzative che dovranno essere seguite dagli investitori.
(1-00300) «Ruffino, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Carfagna, Enrico Costa, Onori, Pastorella, Rosato».


   La Camera,

   premesso che:

    il conflitto a Gaza, scatenato dalla barbara ferocia degli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, continua a svilupparsi in tutto il territorio della Striscia, dopo l'avvio dell'offensiva delle forze armate israeliane a Rafah, mentre continua a destare preoccupazione l'intensificarsi degli scontri tra Israele e Hezbollah sul fronte libanese;

    il Governo italiano, anche in qualità di titolare della Presidenza del G7, continua a lavorare perché proseguano i negoziati tra le parti per raggiungere al più presto un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi;

    su iniziativa del Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani, 13 Ministri degli esteri hanno firmato una lettera al Ministro degli esteri Katz, sollecitando la controparte israeliana a porre fine alle operazioni militari su vasta scala a Rafah e a garantire l'accesso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza;

    la crisi di Gaza ha rappresentato una parte importante dei lavori del vertice del G7 che si è svolto dal 13 al 16 giugno 2024 a Borgo Egnazia, nel corso del quale i leader hanno sollecitato le parti a raggiungere un cessate il fuoco, fornire un piano per la protezione dei civili e facilitare l'afflusso degli aiuti;

    è essenziale affrontare l'emergenza umanitaria del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni ad avere un proprio Stato, così come è necessario tutelare l'altrettanto legittima aspirazione alla sicurezza dello Stato di Israele;

    sul fronte umanitario, prosegue l'impegno del Governo italiano per l'assistenza alla popolazione civile palestinese attraverso l'iniziativa «Food for Gaza», lanciata l'11 marzo 2024 dal Ministro Tajani in collaborazione con la Fao, il Programma alimentare mondiale, la Federazione internazionale delle società nazionali di Croce rossa e di Mezzaluna rossa (Ficross);

    per l'iniziativa – a cui hanno aderito istituti ed associazioni del settore agroalimentare, imprese e società civile, in uno sforzo collettivo di solidarietà – il Governo ha già stanziato 30 milioni di euro e ottenuto il sostegno di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese all'invio di beni e alla fornitura di supporto logistico al Programma alimentare mondiale per la loro distribuzione nel territorio della Striscia;

    il Governo ha anche disposto la ripresa dei finanziamenti all'Agenzia per i rifugiati palestinesi Unrwa, con 5 milioni di euro a favore della popolazione rifugiata palestinese in Cisgiordania, Siria, Libano e Giordania, dopo che il rapporto della commissione indipendente, presieduta dalla ex Ministra degli esteri francese Colonna, ha confermato l'adozione da parte dell'agenzia di misure a tutela del principio di neutralità;

    parallelamente, il Governo è in prima linea nel sostenere gli sforzi della comunità internazionale per fermare un conflitto che rischia di infiammare l'intera regione. L'approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu della risoluzione n. 2735, il 10 giugno 2024, rappresenta uno sviluppo incoraggiante in questa direzione. Il voto in Consiglio di sicurezza evidenzia l'ampio sostegno della comunità internazionale alla proposta di accordo;

    la risoluzione delinea un piano in tre fasi – frutto della mediazione degli Stati Uniti, dell'Egitto e del Qatar – per la cessazione delle ostilità, il rilascio degli ostaggi, la protezione dei civili e la ricostruzione di Gaza, che può consentire di uscire dal circolo vizioso di morte e distruzione che ha colpito la Striscia di Gaza negli ultimi decenni;

    il 10 maggio 2024 è stata adottata con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, la risoluzione della X sessione speciale d'emergenza dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite volta a raccomandare al Consiglio di sicurezza di riconsiderare l'ammissione della Palestina quale membro delle Nazioni Unite;

    sulla proposta di risoluzione il Governo italiano, così come la maggioranza dei partner G7, si è astenuto nella convinzione che la nascita dello Stato palestinese debba essere parte di un più ampio processo politico, da realizzare con uno sforzo coordinato della comunità internazionale, che possa contribuire alla risoluzione finale del conflitto israelo-palestinese e al conseguimento della soluzione «due popoli, due Stati»;

    come ribadito nella riunione dei Ministri degli esteri del G7 a Capri del 19 aprile 2024, una soluzione territoriale finale per lo Stato palestinese dovrebbe essere definita attraverso negoziati, nel contesto di un assetto globale che comprenda il riconoscimento dello Stato palestinese e del suo status di membro a pieno titolo delle Nazioni Unite;

    in considerazione del fatto che la risoluzione presentata all'Assemblea generale non poteva perseguire questo obiettivo in termini realizzativi, l'astensione dell'Italia va interpretata, quindi, come conferma dell'urgente necessità di un reale e credibile orizzonte politico-negoziale e non come una presa di distanza dalla finalità di ottenere quanto prima e senza indugio la creazione della statualità palestinese, obiettivo prioritario non ottenibile attraverso percorsi indiretti;

    il Ministro Tajani, in audizione il 18 giugno 2024 presso le Commissioni esteri riunite di Senato e Camera, ha ribadito che il Governo italiano è pronto a sostenere l'Autorità nazionale palestinese anche attraverso il dispiegamento di una forza di interposizione a Gaza, sotto l'egida delle Nazioni Unite e con un forte coinvolgimento dei Paesi arabi, e che nel futuro Governo della Striscia non deve esserci alcun ruolo per Hamas;

    come evidenziato dal comunicato finale del G7 di Borgo Egnazia, l'obiettivo di una pace duratura tra israeliani e palestinesi richiede non solo l'impegno delle istituzioni, ma un attivo coinvolgimento della società civile,

impegna il Governo:

1) a continuare a profondere ogni sforzo diplomatico per sostenere l'attuazione del piano di pace nei termini previsti dalla risoluzione n. 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

2) a continuare a operare, anche attraverso l'iniziativa «Food for Gaza», affinché venga assicurata la costante e continua fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia di Gaza;

3) a collaborare con gli altri partner internazionali per coordinare e promuovere iniziative per una pace negoziata e duratura tra Israele e Palestina;

4) a sostenere nelle opportune sedi europee e internazionali iniziative finalizzate al riconoscimento dello Stato di Palestina nel quadro di una soluzione negoziata fondata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici, che possano riconoscersi reciprocamente e vivere fianco a fianco in pace e sicurezza.
(1-00301) «Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli, Deborah Bergamini, Tremonti, Billi, Marrocco, Caiata, Coin, Di Giuseppe, Crippa, Gardini, Loperfido, Mura, Pozzolo».

Risoluzioni in Commissione:


   La X Commissione,

   premesso che:

    nell'ambito del mercato elettrico il termine del servizio di tutela di prezzo, per i clienti domestici non vulnerabili, termina il 1° luglio 2024;

    il cliente che alla summenzionata scadenza non avrà un contratto in essere sul mercato libero passerà automaticamente, senza alcuna interruzione nell'erogazione della fornitura di energia elettrica, al servizio a tutele graduali (Stg) – ovvero il servizio definito da Arera con delibera 362/2023/R/eel per accompagnare il passaggio al mercato libero dell'energia elettrica – e verrà assegnato al venditore vincitore dell'asta nella zona in cui si trova;

    il prezzo applicato ai clienti finali Stg sarà unico in tutto il Paese, con un sistema di perequazione per i venditori e con condizioni contrattuali simili a quelle delle offerte Placet. Il servizio durerà fino al 31 marzo 2027 e, in mancanza di una scelta espressa, al termine di questo periodo il cliente sarà rifornito sempre dallo stesso venditore sulla base della propria offerta di mercato libero più favorevole;

    i clienti non vulnerabili, che si trovano attualmente nel mercato libero, hanno il diritto di chiedere il rientro nel servizio di maggior tutela fino al 30 giugno 2024, per essere trasferiti al servizio a tutele graduali;

    i clienti vulnerabili, invece, potranno continuare ad essere serviti nella tutela a condizioni contrattuali ed economiche definite e aggiornate dall'autorità;

    con riferimento al servizio a tutele graduali, il prezzo nazionale emerso dalle aste dovrebbe tradursi in media in uno sconto in bolletta stimato lino a 130 euro annui, quindi maggiormente vantaggioso rispetto alle condizioni attualmente presenti nel mercato di maggior tutela;

    da dati relativi allo scorso mese di marzo divulgati da Arera emerge chiaramente come le offerte sul mercato libero prevedano una tariffa pari a 0,33 euro al chilowattora per i contratti a prezzo fisso e a 0,32 euro/chilowattora per quelli a prezzo variabile, mentre per il mercato tutelato la tariffa è risultata essere di 0,22 euro/chilowattora;

    secondo Assoutenti, tali dati indicano che «la bolletta media della luce per una famiglia del mercato libero con consumi pari a 2.700 chilowattora annui si attesta a 891 euro all'anno in caso di prezzo fisso e 864 euro per il prezzo variabile, contro una media di 594 euro annui sul mercato tutelato». Le tariffe sul mercato libero risultano pertanto «più care in media del 47,7 per cento», con una maggiore spesa che, per i contratti a prezzo fisso, sfiora i 300 euro;

    per l'acquisizione di nuovi clienti, una miriade di società di vendita attive nella fornitura di energia elettrica e gas, contattano quotidianamente i cittadini, fisicamente o tramite agenzie di call center, e con pratiche aggressive e fuorvianti inducano questi ultimi a sottoscrivere nuovi contratti sulla base di informazioni ingannevoli circa l'identità del soggetto chiamante o le condizioni economiche di fornitura (riuscendo a piazzare offerte di fornitura con prezzi superiori a quelli garantiti dal mercato tutelato). In merito l'Autorità, in un comunicato del 18 aprile 2024, ha diffuso il chiarimento in relazione al monitoraggio delle offerte relative al primo bimestre 2024, che mostra l'assenza di offerte nel libero mercato con un prezzo dell'energia più vantaggioso di quello garantito dal servizio di maggior tutela;

    il citato fenomeno è andato intensificandosi e acutizzandosi in concomitanza con la fine del mercato tutelato nel settore del gas naturale e con l'imminente cessazione della tutela di prezzo nel settore dell'energia elettrica, anche nei casi in cui i consumatori risultino iscritti ai registro pubblico delle opposizioni (Rpo);

    come emerge dal «Rapporto sui bilanci delle Società dell'energia 2014-2022», realizzato dal Centro Studi CoMar, le aziende dell'energia hanno raggiunto risultati storici battendo ogni record sia come crescita che come redditività. Gli utili nel 2022 sono stati pali a 24,7 miliardi di euro, in aumento di 8,7 miliardi sul 2021, e rappresentano il 3,8 per cento sul fatturato, comunque in calo rispetto al 4,5 per cento del 2021, anche per l'incidenza di quanto disposto dall'articolo 37, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21 (cosiddetto contributo Draghi), aggiornato dalla legge 29 dicembre del 2022, n. 197 (cosiddetto contributo Meloni), con il quale viene istituito un contributo di solidarietà temporaneo sugli «extra-profitti» ricavati dagli operatori del settore energetico;

    inoltre, secondo gli esperti del Centro studi CoMar, nel primo trimestre dell'anno in corso, per gli operatori energetici la redditività lorda triplica oltre quota 15 miliardi, l'utile netto vola del 250 per cento e supera 5 miliardi e il fatturato – per vari effetti tecnici – cala del 170 per cento a 64,3 miliardi. Oltre il 60 per cento degli utili sono in capo ad Enel (1,9 miliardi di euro) ed Eni (1,2 miliardi di euro). I risultati degli utili e i dividendi sono il frutto delle tariffe regolate pagate dagli utenti che non vengono interamente destinati alla collettività per ridurre i costi delle bollette o in investimenti necessari per favorire la transizione ecologica ma distribuiti ad azionisti privati, tra i quali colossi finanziari e grandi fondi;

    appare evidente come sia necessario ed opportuno intervenire con provvedimenti per porre fine alla giungla delle offerte al fine di restituire serenità e fiducia ai milioni di clienti preda dei provider dell'energia elettrica. A tal fine, con particolare riguardo al rafforzamento delle tutele precontrattuali e contrattuali dei consumatori, il documento per la consultazione 200/2024/R/COM dell'Arera contiene orientamenti sull'aggiornamento del Codice di condotta commerciale e sull'irrobustimento delle disposizioni in materia di telemarketing e teleselling;

    risulta cruciale ed urgente ripristinare un equilibrio a favore dei consumatori per garantire che la liberalizzazione del mercato sia effettuata in modo consapevole e trasparente – non solo sotto il profilo strettamente economico ma anche con riguardo alle tematiche connesse alla sostenibilità ambientale delle offerte – e non diventi una modalità per esporre i consumatori ad ulteriori abusi, anche intervenendo a livello normativo o per contrastare in maniera incisiva il fenomeno attraverso la riforma del Registro pubblico delle opposizioni la cui introduzione, sebbene finalizzata a limitare il modus operandi invasivo degli operatori di telemarketing, ha prodotto risultati del tutto insoddisfacenti,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di carattere normativo volte a prorogare la scadenza, almeno fino al 31 dicembre 2024, della cessazione del servizio di maggior tutela dei clienti domestici non vulnerabili e quella individuata per la fine del servizio di tutele graduali, lasciando la libertà agli stessi di poter esercitare la scelta rispetto a quale servizio optare;

   ad intraprendere urgenti iniziative normative di competenza volte a riformare il Registro pubblico delle opposizioni, al fine di tutelare e difendere i consumatori dai comportamenti scorretti e aggressivi degli operatori o delle agenzie di call center e contrastare efficacemente il fenomeno del cosiddetto teleselling aggressivo;

   ad adottare opportune iniziative normative volte:

    a) a stabilire che i venditori, in caso di affidamento a terzi dell'attività di call center, si avvalgono unicamente di soggetti iscritti al Registro unico degli operatori di comunicazione e postali (Roc) di cui all'articolo 1, comma 6, lettera a), numeri 5 e 6, della legge 31 luglio 1997, n. 249 nonché ad effettuare regolari controlli per verificare le modalità da questi ultimi utilizzate per l'acquisizione di clienti;

    b) ad introdurre l'obbligo, in capo agli operatori di vendita, di rendere tracciabili le comunicazioni conseguenti a modifiche unilaterali del contratto di fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché ai rinnovi delle condizioni economiche con modifica delle medesime condizioni (es. raccomandata A/R; Pec; supporto durevole, preventivamente accettato dal cliente finale, oltre che, come già previsto, mediante forma scritta), al fine di garantire ai consumatori la piena e certa conoscibilità delle stesse, di rafforzare la capacità negoziale dei medesimi e di esercitare i propri diritti contrattuali (contestazioni e recesso dal contratto di fornitura);

   in materia di pratiche commerciali scorrette, ad adottare iniziative normative di competenza volte a prevedere che l'Agcm possa imporre ai venditori di energia elettrica e di gas naturale che le hanno poste in essere il c.d. automatico rimborso delle somme indebitamente prelevate ai clienti finali;

   ad intraprendere ogni opportuna iniziativa atta a modificare la disposizione relativa al contributo di solidarietà temporaneo sugli «extra-profitti» al fine, anche attraverso l'istituzione di una tassa collegata al valore degli utili per gli operatori del settore dell'energia che operano nell'ambito dei mercati regolati, di impiegare il gettito riscosso per ridurre i costi della bolletta energetica dei consumatori e rilanciare gli investimenti sulla transizione ecologica;

   ad avviare con urgenza una massiccia campagna informativa al fine di informare correttamente i cittadini sui possibili passaggi rispetto ai diversi servizi presenti nei mercati ai quali possono accedere, per superare gli equivoci e la disinformazione che ancora gravano sul tema delle bollette elettriche, anche promuovendo la conoscenza di informazioni relative alla riduzione del costo dell'energia tramite la partecipazione alle comunità energetiche rinnovabili.
(7-00235) «Cappelletti, Pavanelli, Appendino, Ferrara».


   La X Commissione,

   premesso che:

    la legge 4 agosto 2017, n. 124 (Legge annuale per il mercato e la concorrenza) ha previsto, all'articolo 1, comma 60, la cessazione dell'efficacia del regime dei prezzi regolati del mercato elettrico istituito dall'articolo 35, comma 2, del decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93, per i clienti finali civili e le imprese connesse in bassa tensione con meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo non superiore ai 10 milioni di euro che non scelgano un fornitore sul mercato libero;

    la citata legge n. 124 del 2017 prevedeva un termine a decorrere dal quale sarebbe cessato il regime dei prezzi regolati per dette imprese e clienti civili, termine successivamente più volte differito, e affidava all'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente il compito di adottare disposizioni per assicurare «un servizio a tutele graduali per i clienti finali senza fornitore di energia elettrica», nonché specifiche misure per prevenire ingiustificati aumenti di prezzo e alterazioni delle condizioni di fornitura, a tutela dei clienti finali;

    al fine di assicurare ai clienti finali un periodo di tempo adeguato per informarsi, attraverso le apposite campagne che avrebbero dovuto essere predisposte dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, in ordine alla fine della tutela di prezzo e in ragione del nuovo termine di pubblicazione degli esiti delle procedure concorsuali per l'assegnazione del servizio a tutele graduali – campagne non realizzate o quantomeno realizzate in modo estremamente scadente ad avviso del firmatario del presente atto di indirizzo – l'Autorità ha prorogato la data di attivazione del servizio a tutele graduali per i clienti domestici non vulnerabili al 1° luglio 2024;

    il decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica 17 maggio 2023 ha disposto l'assegnazione al servizio a tutele graduali dei clienti domestici non vulnerabili che, alla data della rimozione del servizio di maggior tutela, non avessero stipulato un contratto per la fornitura dell'energia elettrica sul mercato libero, mentre con la delibera 3 agosto 2023, 362/2023/R/eel, l'Arera ha fissato le condizioni economiche e contrattuali di erogazione del servizio a tutele graduali per i clienti domestici non vulnerabili e le modalità di assegnazione dello stesso, attribuendo ad Acquirente unico il compito di gestire le procedure concorsuali e di predisporre il relativo Regolamento di gara;

    a conclusione delle procedure di gara, sono state assegnate tutte le aree territoriali a 7 operatori, di cui 2 che operano anche come esercenti la maggior tutela, 2 operatori appartenente allo stesso gruppo dell'esercente la maggior tutela e 3 operatori attivi solo nel libero mercato;

    riguardo ai prezzi di aggiudicazione delle varie aree, gli operatori, nel formulare la propria offerta, sembrano aver tenuto conto di una molteplicità di fattori, tra cui il risparmio di costi di acquisizione e marketing che avrebbero sostenuto nel mercato libero per accrescere progressivamente la propria quota di mercato, in un arco temporale necessariamente più lungo rispetto a quello associato all'acquisizione, in unica soluzione, dei clienti in sede d'asta e in un contesto caratterizzato da un incumbent con una quota di mercato decisamente superiore rispetto a quella degli altri attori; questa circostanza evidenzia in modo netto quanto il reale prezzo efficiente del servizio elettrico sia molto più basso di quello offerto sul mercato libero;

    le condizioni economiche applicate ai clienti del servizio a tutele graduali prevedono l'applicazione, in aggiunta alle componenti tariffarie regolate, di una componente di prezzo (cd. «parametro gamma» espresso in euro/POD/anno) definita sulla base delle offerte formulate dagli operatori: sulla base dei dati attualmente disponibili; il valore del parametro gamma risulta stimabile in -73 euro/POD/anno;

    per i clienti non vulnerabili serviti in maggior tutela, che oggi pagano un corrispettivo per la commercializzazione (PCV+DispBt) pari a +58 euro/POD/anno, il passaggio al 1° luglio dalla maggior tutela al servizio a tutele graduali potrebbe comportare, alle attuali condizioni, un risparmio complessivo per ogni punto di prelievo di circa 130 euro all'anno in relazione alla componente di commercializzazione, risparmio che, considerando l'attuale spesa media annua della famiglia tipo pari a circa 600 euro, varrebbe più del 20 per cento della bolletta;

    il risparmio effettivo si potrà conoscere solo quando ci sarà piena chiarezza sul numero effettivo di clienti che passeranno dalla tutela alle tutele graduali e solo a condizione di una piena trasparenza sui numeri, trasparenza resa sempre più difficile da una politica del Governo impegnata a smontare progressivamente tutto il sistema di benchmark, regolazione e controllo dei mercati luce e gas;

    le condizioni economiche che saranno praticate ai clienti vulnerabili nei servizi di tutela, invece, saranno diverse e i prezzi risulteranno maggiori di quelli applicati ai clienti riforniti nel servizio a tutele graduali in questo primo triennio, con la sola eccezione dei clienti in stato di bisogno economico, per i quali resta attivo il meccanismo automatico del bonus sociale;

    fino al 30 giugno 2024 il servizio di maggior tutela è operativo ed è, comunque, fatta salva la possibilità per qualunque consumatore di rientrarvi con una semplice richiesta all'esercente del servizio medesimo ma, nonostante la raccomandazione dell'Autorità agli esercenti la maggior tutela, non sono facilmente rintracciabili le informazioni relative a tale processo e, secondo le associazioni di consumatori, gli operatori rallenterebbero o addirittura ostacolerebbero tale passaggio;

    è necessario prorogare almeno fino alla fine del 2024 la possibilità per i consumatori di rientrare nel servizio di maggior tutela per poi confluire nel mercato a tutele graduali, con i prezzi auspicabilmente vantaggiosi garantiti dalle aste per tre anni, così da riorganizzare il settore, in particolare in relazione alla trasparenza di contratti e bollette, alla concorrenza, alla tutela dei clienti vulnerabili, aspetti sui quali il Governo si è dimostrato del tutto assente,

impegna il Governo:

ad assumere con urgenza ogni iniziativa di competenza, in particolare di carattere normativo, volta a:

  a) prorogare almeno fino al 31 dicembre 2024 la possibilità per tutti i clienti di rientrare nel servizio di maggior tutela, definendo una modalità certa, efficace e univoca che superi tutti gli ostacoli che stanno riscontrando i clienti;

  b) consentire ai clienti del mercato libero di aderire al regime delle tutele graduali per tutto il triennio della sua vigenza;

  c) definire un meccanismo che dia anche ai clienti vulnerabili la possibilità di entrare nel servizio a tutele graduali così da beneficiare delle più favorevoli condizioni di prezzo, mantenendo la facoltà di ritorno nel mercato a maggior tutela;

  d) realizzare finalmente una efficace e diffusa campagna informativa sui nuovi regimi;

  e) tutelare i consumatori dalle aggressive campagne di telemarketing effettuate dagli operatori.
(7-00236) «Peluffo, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi, Orlando».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   Sogin spa, partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, opera in base agli indirizzi strategici del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, svolge un ruolo essenziale per la tutela dell'ambiente e della salute, in quanto ad essa è affidata la messa in sicurezza e il decommissioning dei siti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi, inclusi quelli di produzione sanitaria, e la realizzazione del deposito nazionale e del parco tecnologico;

   dal 19 luglio 2022 al 3 agosto 2023, la Sogin è stata amministrata da un organo commissariale, composto da un commissario e due vicecommissari;

   risulta all'interpellante che tale gestione si sia conclusa con una serie di importanti firme di documenti nella fase finale del mandato, ovvero negli ultimi giorni e, in alcuni casi, negli ultimi minuti. Si tratta, oltre che di contratti, anche di lettere di diffida e di messa in mora inviate a ben 29 soggetti, rappresentati da amministratori, sindaci e alcuni dirigenti delle gestioni aziendali da 2013 al 2023. Tali lettere sono state inviate, fra gli altri, a numerosi rappresentanti delle istituzioni, delegati dei Ministeri competenti, professionisti dalla carriera e dall'immagine specchiata, alcuni di essi ancora in attività ed in posizioni di responsabilità apicale in importanti aziende di Stato. Le diffide contengono richieste iperboliche, spesso per svariati milioni di euro, afferenti a costi non riconosciuti da Arera a Sogin, nell'ambito di una serie di verifiche di Arerà ed interne (queste ultime supportate da comunicati stampa aziendali denominate di «self cleaning») sulla legittimità di costi sostenuti dalla Sogin nel decennio 2010-2020 per lavori preliminari e di studio per il deposito nazionale e parco tecnologico per i rifiuti nucleari italiani. Le citate richieste non contengono, tuttavia, i motivi esatti degli addebiti, impedendo pertanto alle persone contestate ogni tipo di difesa concreta. In compenso, risulta all'interpellante, che i costi per le assicurazioni professionali delle persone coinvolte dall'invio delle lettere di messa in mora citate siano significativamente lievitati rispetto ai valori precedenti a tale invio, probabilmente per una differente valutazione del rischio da parte assicurativa;

   non risulta, tuttavia, all'interpellante che siano a tutt'oggi state effettuate azioni di recupero o pignoramento nei confronti delle persone diffidate, mentre risulta un'intensa attività di verifiche interne, delle quali non si conoscono gli esiti, parziali o totali, sulla gestione precedente, sui rapporti con Arera, sulle effettive responsabilità delle persone a cui le lettere citate sono state inviate;

   fra queste, sono da citare, alla data di oggi, i casi di due di quattro dirigenti licenziati a febbraio 2022 nell'ambito delle azioni di cosiddetto «self cleaning» interno, oltre ad una consigliera di amministrazione denunciata e accusata, sempre nell'ambito delle citate azioni di pulizia interna, di aver divulgato dati e fatti coperti dall'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, e successive modifiche e integrazioni, in materia di cosiddetto «whistleblowing». Ebbene, risulta all'interpellante che i due dirigenti citati hanno vinto cause di lavoro piuttosto, onerose nei confronti di Sogin e che la consigliera di amministrazione è stata ritenuta non punibile dal tribunale penale di Roma per l'accusa di violazione delle norme sul «whistleblowing» ed il «whistleblowing» in oggetto è stato definito «autoproclamato» nella sentenza. In pratica, uno dei capisaldi del cosiddetto «self cleaning» interno della Sogin, dal quale in parte si sono generate denunce, licenziamenti e una perdita di esercizio di 10 milioni di euro nel bilancio del 2021, viene a cadere rovinosamente, pur essendosi ormai manifestati molti effetti amministrativi e danni in capo ad una società di Stato, forse difficili da recuperare, ma di cui ci sembra doveroso il tentativo di recupero –:

   se risulti, per quanto di competenza, che l'attuale amministrazione di Sogin abbia terminato le verifiche legali e amministrative sulla gestione precedente e sui rapporti con Arera e, in caso affermativo, quali siano gli esiti di tali verifiche, con particolare riferimento alle oltre 20 lettere di diffida e messa in mora ad amministratori, sindaci e dirigenti della stessa azienda negli anni 2013-2023;

   se risulti, per quanto di competenza, che siano stati registrati significativi rincari assicurativi anche in capo a Sogin a seguito dell'invio negli ultimi giorni di mandato commissariale, fra fine luglio e inizio agosto 2023, delle lettere di diffida e messa in mora a ex dirigenti, amministratori e sindaci della Sogin;

   se risulti, per quanto di competenza, che l'attuale amministrazione di Sogin abbia preso, o intenda prendere, provvedimenti nei confronti di chi ha generato la situazione di fatto, in particolare verso tutti i soggetti coinvolti nel citato «autoproclamato» whistleblowing, che si potrebbe configurare ad avviso dell'interpellante come utilizzo improprio e personalistico di una legge nata a favore della tutela della cosa pubblica;

   se risulti, per quanto di competenza, che l'attuale amministrazione di Sogin abbia verificato la correttezza dei conti passati e, in particolare, il bilancio di esercizio 2021, alla luce delle sentenze e di altre eventuali evidenze che possano essere emerse nel corso dei controlli citati.
(2-00402) «Rubano».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI, AMENDOLA, GUERINI, PORTA, PROVENZANO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 13 giugno 2024, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, si è svolta presso il Comitato permanente della Camera dei deputati sui diritti umani nel mondo l'audizione della signora Nadezhda Skochilenko, madre di Aleksandra Skochilenko, giovane cantautrice e artista di San Pietroburgo in carcere dal 2022;

   nel 2014 Aleksandra Skochilenko divenne nota grazie a un graphic novel a puntate su depressione e salute mentale, che poco dopo divenne un libro – il Libro sulla depressione – pubblicato prima in russo e in ucraino, e poi tradotto in diverse lingue;

   quando il 24 febbraio 2022 si è verificata l'aggressione russa all'Ucraina, Aleksandra Skochilenko si è impegnata fin dai primi giorni nella protesta non violenta, andando alle manifestazioni, scrivendo sui social, distribuendo volantini in favore della pace e organizzando eventi musicali aperti, i Jams for Peace;

   accusata di aver sostituito i cartellini dei prezzi in alcuni supermercati locali con informazioni contro la guerra – compresi i nomi delle persone uccise durante i bombardamenti del Teatro d'arte drammatica di Mariupol –, l'11 aprile 2022 Skochilenko è stata arrestata con l'accusa di «diffondere consapevolmente false informazioni sull'utilizzo delle Forze armate russe e sull'esercizio dei loro poteri da parte degli organi di stato della Federazione russa», sulla base di norme approvate nel mese di marzo del 2022 volte a limitare ulteriormente la libertà di informazione, di espressione e di stampa;

   secondo un report di Amnesty International, già nella fase della detenzione preventiva le condizioni di salute fisica e mentale di Alexandra Skochilenko si sono aggravate. Skochilenko ha subito molestie e non può contare oggi né sul sostegno medico per monitorare la sua patologia cardiaca né sul sostegno psicologico necessario;

   a queste vessazioni, si aggiunge l'impossibilità di incontrare la sua compagna Sonia, in un clima che sta diventando in Russia ogni giorno più repressivo nei confronti delle persone LGBTQIA+;

   il 16 novembre 2023 Aleksandra Skochilenko è stata condannata a sette anni di carcere ai sensi dell'articolo 207.3 del codice penale sul «discredito delle forze armate». Secondo l'ONG russa Ovd-Info, sono quasi 20 mila le persone fermate o arrestate in Russia per essersi schierate contro l'invasione dell'Ucraina;

   il 27 maggio 2024, il Consiglio dell'Unione europea ha istituito un nuovo quadro sanzionatorio contro i responsabili di gravi violazioni o abusi dei diritti umani, di repressione della società civile e dell'opposizione democratica in Russia: nell'ambito di tale quadro, ha inserito tra i soggetti da sottoporre a sanzioni anche la giudice (Oksana Vasilyevna Demyasheva) e il procuratore (Alexander Yurievich Gladyshev) responsabili del procedimento contro Alexandra Skochilenko –:

   se il Governo intenda esprimere la propria solidarietà e vicinanza nei confronti di tutti i prigionieri e le prigioniere politici che in Russia sono stati condannati per essersi opposti alla guerra, e in particolare di Aleksandra Skochilenko, anche attraverso la presenza dell'ambasciatore italiano alle udienze del prossimo processo di appello e la visita in carcere per accertare le condizioni di salute della giovane detenuta.
(5-02529)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CARAMIELLO, BARZOTTI e SERGIO COSTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 17 giugno 2024, Satnam Singh, bracciante agricolo di 31 anni è morto a seguito di grave incidente sul lavoro, che gli ha causato la perdita di un braccio e gravi lesioni alle gambe e per il quale non è stato soccorso ma anzi abbandonato alle porte della sua abitazione; il bracciante è morto a causa di una gravissima emorragia, ma avrebbe certamente potuto salvarsi se curato in tempo;

   quello di Satnam è solo l'ultimo gravissimo atto del caporalato in Italia, un fenomeno conosciuto ma ancora molto lontano dall'essere risolto – basti solo pensare che il datore di lavoro dello stesso Satnam risulta indagato (e impunito) da oltre cinque anni proprio per reati di caporalato;

   il «VI Rapporto agromafie e caporalato» stima che nel solo settore primario ci siano almeno 230 mila lavoratori irregolari, pari a un quarto del totale della forza lavoro del settore. Come se non bastasse, le 55 mila donne occupate soffrono non solo lo sfruttamento lavorativo e fiscale, ma anche – spesso – quello sessuale;

   i fenomeni più gravi coinvolgono immigrati irregolari, i più facili da ricattare e sfruttare, anche a causa della legge cosiddetta Bossi-Fini che, legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, fornisce di fatto agli imprenditori un enorme potere di ricatto nei confronti dei migranti;

   uno dei fattori che certamente contribuiscono alla diffusione del fenomeno del caporalato, per la facilità di reclutamento e sfruttamento delle persone, è la diffusione degli insediamenti abusivi dei migranti, che, secondo il rapporto sulle condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare, pubblicato nel 2022 da Ministero del lavoro ed Anci, sono in Italia circa 150, ospitano 10 mila lavoratori agricoli, e si trovano in particolare nelle regioni del Sud (21 comuni su 36 dove gli insediamenti sono stati rilevati) in particolare Puglia, Sicilia, Calabria e Campania, con insediamenti che spesso esistono da oltre vent'anni;

   per sostituire tali ghetti con nuove strutture e garantire così dignità per questi lavoratori, sono stati stanziati 200 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ed individuata una mappatura delle aree che necessitano di interventi più urgenti; ma ad oggi tali fondi non sono mai stati toccati;

   il progetto di sostituzione dei ghetti era stato avviato dal precedente Governo ma non è stato portato avanti dall'attuale mettendone così a rischio la concreta realizzabilità – considerando tempi e modi di spese delle risorse legate al PNRR;

   nel frattempo, con due mesi di ritardo rispetto a quanto previsto dal decreto-legge n. 19 del 2024 convertito dalla legge n. 56 del 2024 è stato nominato dal Ministero dell'interno (e non da quello del lavoro, come previsto dal decreto in parola) un Commissario straordinario per superare gli insediamenti abusivi –:

   quali siano le ragioni dei ritardi nell'utilizzo dei fondi individuati dal PNRR per superare gli insediamenti abusivi nel nostro Paese, nonché del ritardo nella nomina del Commissario nazionale delegato a gestire tali risorse, e come si intenda, in concreto, realizzare gli interventi necessari a risolvere questo annoso problema che è certamente considerato un apripista rispetto al fenomeno del caporalato nel nostro Paese.
(4-03032)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   SIMIANI, GHIO, BRAGA, ORLANDO, CURTI, FERRARI e SCARPA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 6 agosto 2021 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha emanato un decreto che ha istituito il comitato provvisorio di gestione del parco nazionale di Portofino e fissato una perimetrazione di 5.363 ettari, in cui rientravano originariamente 11 comuni;

   a seguito di un successivo percorso amministrativo sono stati 7 i comuni che hanno dato disponibilità a far parte del parco, per un totale di circa 3.000 ettari;

   la regione Liguria, il 17 maggio 2023, ha sottoposto al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica una nuova proposta che includeva nel parco soltanto 3 comuni (Santa Margherita Ligure, Portofino e Camogli), di fatto gli stessi confini del parco regionale di Portofino istituito nel 1995;

   tale scelta è stata subito contrastata da Ispra che nei mese di settembre del 2023 ha prodotto un documento in cui si sottolineava come non ci fosse «motivo di ridurre la perimetrazione di aree di rilevante valore naturalistico»;

   la proposta della regione Liguria presenta infatti numerose criticità:

    a) creerebbe una nuova area protetta la cui superficie sarebbe di circa mille ettari, contro una media nazionale di territorio protetto per singolo parco di circa 68 mila ettari;

    b) è palesemente contraria ad una soluzione già condivisa con i territori;

    c) è in contrasto con le politiche comunitarie di protezione dell'ambiente e, in particolare, con le indicazioni del «Nature restoration Law», approvato dal Parlamento europeo il 12 luglio 2023, che ha l'obiettivo di ripristinare il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell'Unione entro il 2030;

   nonostante tutto ciò, con decreto del 10 ottobre 2023 il Ministero dell'ambiente ha assecondato le richieste della regione Liguria, ridimensionando la perimetrazione del Parco nazionale di Portofino e riducendone l'area di appena tre comuni (Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure);

   con due sentenze gemelle depositate il 21 maggio 2024, il Tar della Liguria ha annullato il decreto del 10 ottobre 2023. Tra le motivazioni delle sentenze vi è la mancata considerazione delle indicazioni di Ispra –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato rispetto alla riduzione drastica del perimetro del Parco di Portofino dopo le recenti sentenze del Tar che hanno palesemente sconfessato le indicazioni della regione Liguria.
(5-02518)


   MILANI e MATTIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto-legge n. 181 del 2023 definisce delle agevolazioni per lo sviluppo di nuova capacità di generazione di energia elettrica verde per i consumi delle aziende energivore – cosiddetta energy release – e prevedeva sessanta giorni dalla data di entrata in vigore per il decreto attuativo del Ministro interrogato (quindi dall'8 febbraio 2024);

   l'articolo 1 è finalizzato a promuovere gli investimenti volti all'autoproduzione di energia rinnovabile nei settori caratterizzati da forte consumo di energia elettrica, tenuto conto degli obiettivi previsti per l'anno 2030 dal Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) in relazione allo sviluppo della capacità di generazione da fonti rinnovabili e alla decarbonizzazione del settore industriale;

   nel corso del 2023 sono stati installati 6 gigawatt di impianti a fonte rinnovabile, (+87 per cento rispetto al 2022), anche senza incentivi pubblici, e gli utili dei principali operatori del settore sono in aumento; parallelamente, l'attesa riduzione del prezzo di acquisto dell'energia elettrica per effetto dello sviluppo di ulteriore capacità di generazione da fonte rinnovabile non si sta realizzando;

   le produzioni di cemento, ceramica, vetro, carta e fonderie risentono in maniera accentuata di tali differenziali di prezzo;

   il valore di cessione in anticipo dell'energia elettrica contrattualizzata e l'individuazione di aree di accelerazione per l'installazione di impianti a Fer sono due fattori ugualmente imprescindibili per accelerare lo sviluppo degli impianti di generazione ad un costo dell'energia elettrica competitivo per le imprese;

   il successo di tale provvedimento è determinato anche dal valore relativo della tariffa di incentivazione di meccanismi di sostegno all'installazione di impianti a fonte rinnovabile, che – ad avviso degli interroganti – dovrebbero essere residuali e non preponderanti rispetto a meccanismi di mercato, sia per evitare effetti distorsivi di lungo termine, sia per evitare consumo non necessario di risorse pubbliche che impedisce un'efficiente allocazione delle risorse –:

   quale sia lo stato di avanzamento dei lavori in merito alla predisposizione del decreto ministeriale attuativo del meccanismo dell'energy release e se non ritenga opportuno assicurare una sua rapida operatività attraverso l'individuazione puntuale di aree pubbliche disponibili da mettere a disposizione dei nuovi impianti da realizzarsi da parte delle imprese energivore.
(5-02519)


   MAZZETTI e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   attorno alle ore 16.30 del 20 giugno 2024, numerosi cittadini della Toscana hanno segnalato un forte boato, della durata di diversi secondi, associato alla chiara percezione di tremore del suolo. Si è subito pensato a un terremoto;

   il punto di origine del fenomeno è stato a sud dell'Isola di Montecristo. Si è poi diffuso nell'isola d'Elba, nella zona marittima tra Portoferraio e Portoazzurro, con panico anche tra i bagnanti in spiaggia, fino alla costa di Grosseto e Livorno. È stato avvertito anche in Corsica;

   in un primo momento l'evento sismico è stato confermato dal Presidente della regione Toscana. Ma nessun sisma è registrato dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Fatto confermato dalla sala regionale della Protezione civile;

   la strumentazione sismo-acustica installata sull'isola d'Elba dalla Fondazione Parsec e dall'Università di Firenze — dipartimento di scienze della terra ha registrato un segnale sismo-acustico di particolare potenza energetica;

   l'ipotesi più probabile è il passaggio di aerei supersonici che volavano a bassa quota. I caccia militari sono in grado di raggiungere una velocità tale da infrangere il muro del suono, provocando intenso rumore e vibrazioni sul terreno. In Toscana, proprio nelle vicinanze della costa nel comune di Pisa, si trova Camp Darby;

   l'Aeronautica militare italiana ha precisato che non risultano propri voli nell'orario e nella zona indicata che possano aver determinato un boato provocato da bang sonico:

   nella serata del 20 l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha pubblicato l'immagine della rilevazione della stazione sismica di Cais (Isola di Capraia), dalla quale risulta che il segnale è evidente ma non si tratta di un segnale sismico. A giudicare dalla velocità di propagazione, non si sarebbe trattato quindi di un terremoto, ma di un boato. L'evento quindi si sarebbe verificato in aria. Secondo l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia l'ipotesi dell'ingresso di un meteorite nell'atmosfera sembra la più probabile ed è coerente con i dati registrati;

   tuttavia non è la prima volta che all'isola d'Elba si sentono boati misteriosi. Eventi simili, avvenuti nel 2012, nel 2016 e nel 2023 non sono ancora stati spiegati. Il fenomeno registrato nella giornata del 20 giugno 2024 presenta però caratteristiche peculiari rispetto agli altri eventi osservati, sia per l'eccezionale potenza che per la propagazione –:

   se il Ministro interrogato sia in grado, per quanto di competenza, di fornire ulteriori elementi e se non ritenga opportuno attivarsi per valutare gli impatti ambientali di eventi come quello descritto in premessa.
(5-02520)


   ILARIA FONTANA, SERGIO COSTA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in occasione del ventesimo anniversario dalla sua fondazione, il Parco nazionale dell'Alta Murgia ha promosso l'evento «Bio-diversa, l'Italia dei Parchi si racconta», svoltosi dal 21 al 23 giugno 2024;

   l'evento ha dato il via a un importante processo di confronto sui temi della tutela e valorizzazione delle aree protette e sulla salvaguardia della biodiversità che culminerà, entro il 2025, con gli «Stati generali delle aree protette», la terza conferenza nazionale dedicata al sistema dei parchi;

   è più che mai necessario fare il punto sul sistema di protezione della natura in Italia, soprattutto in considerazione delle strategie europee e nazionali sulla biodiversità e in considerazione delle ipotesi di riforma della legge quadro n. 394 del 1991, attualmente all'esame del Senato della Repubblica;

   il Wwf, in una lettera inviata al Ministro interrogato, al Sottosegretario Claudio Barbaro (delegato alle aree protette), al Presidente di Federparchi Luca Santini e al Presidente del Parco dell'Alta Murgia, Francesco Tarantini, ha espresso stupore e rammarico per l'esclusione delle associazioni ambientaliste dal processo di confronto avviato con l'evento promosso con «Bio-diversa»;

   le associazioni ambientaliste sono parte fondante del sistema delle aree protette in Italia, avendo contribuito alla creazione della normativa e alla gestione dei parchi nazionali e regionali e il loro ruolo è confermato dalla legge n. 349 del 1986, istitutiva del Ministero dell'ambiente, la quale, all'articolo 13, detta le disposizioni per disciplinarne il riconoscimento;

   l'azione delle associazioni ambientaliste è fondamentale per la tutela della natura, l'educazione ambientale e la promozione dello sviluppo sostenibile ed è necessario sottolineare che le associazioni svolgono un ruolo insostituibile di stimolo e confronto sui temi ambientali, anche grazie alla straordinaria competenza di cui sono portatrici;

   è sconcertante e sorprendente constatare che le associazioni ambientaliste non siano state invitate a partecipare agli incontri organizzati durante la tre giorni in Alta Murgia –:

   quali siano i motivi dell'esclusione delle associazioni ambientaliste dal l'iniziativa promossa dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in occasione del ventennale dell'istituzione del Parco dell'Alta Murgia e se il Ministro interrogato non intenda avviare da subito un'interlocuzione con le associazioni ambientaliste in vista degli «Stati generali delle aree protette» per promuoverne il loro pieno coinvolgimento.
(5-02521)


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2024 la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il disegno di legge d'iniziativa governativa recante «Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione»;

   ai sensi della citata disposizione, tra le altre forme e condizioni particolari di autonomia che possono essere richieste dalle regioni rientrano le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, cioè quelle di competenza legislativa concorrente, nonché la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali;

   la possibilità riconosciuta all'autonomia differenziata di incidere anche sulla competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela ambientale pone, ad avviso dell'interrogante, una serie di problematiche con riferimento agli ambiti di autonomia regionale da differenziare: i boschi, come i fiumi, la fauna selvatica come le falde idriche, i parchi come la biodiversità non conoscono confini amministrativi di una regione, per cui la tutela differenziata su base regionale rischia concretamente di compromettere la conservazione di specie e habitat naturali, anche in violazione delle direttive comunitarie in materia;

   la giurisprudenza costituzionale ha in diverse occasioni affermato che, con riferimento all'articolo 117, comma 2, lettera s), della Costituzione, la tutela ambientale debba intendersi come valore costituzionalmente protetto, in quanto tale, implicante una trasversalità della competenza statale, giacché «allo Stato spettano le determinazioni rispondenti ad esigenze meritevoli di disciplina uniforme sull'intero territorio nazionale, con la conseguenza che l'intervento regionale è possibile soltanto in quanto introduca una disciplina idonea a realizzare un ampliamento dei livelli di tutela e non derogatoria in senso peggiorativo»;

   la legge costituzionale 22 febbraio 2022, n. 1, ha inserito al novellato articolo 9 della Costituzione un esplicito riferimento alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, la cui protezione rientra ora tra i princìpi fondamentali dell'ordinamento, inserendo (articolo 41) un vincolo aggiuntivo alla libera iniziativa economica privata, che attualmente non può svolgersi in contrasto non soltanto con l'utilità sociale, ma anche in modo da recare danno all'ambiente –:

   se il Ministro interrogato intenda conservare una disciplina uniforme sull'intero territorio nazionale in materia di parchi nazionali, tutela degli habitat e della biodiversità, riduzione del consumo di suolo e lotta all'abusivismo edilizio, garantendo la tutela ambientale e degli ecosistemi quale principio fondamentale della Costituzione da osservare anche nell'interesse delle future generazioni ed evitando, per quanto di competenza, che norme come il condono edilizio possano essere consentite per ogni regione.
(5-02522)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 70 del Testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, concernente le condizioni economiche per il conferimento dei trattamenti e degli assegni pensionistici, stabilisce che per quanto riguarda il limite di reddito nella pensionistica di guerra debba farsi riferimento al reddito annuo complessivo, al lordo degli oneri deducibili di cui all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 597, per un ammontare non superiore a lire 2.400.000;

   il citato articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 597, alla lettera d) ricomprende fra gli oneri deducibili anche «le spese mediche e quelle di assistenza specifica necessarie nei casi di grave e permanente invalidità o menomazione, per la parte del loro ammontare complessivo che eccede il 10 o il 5 per cento del reddito complessivo dichiarato secondo che questo sia o non sia superiore a 15 milioni di lire»;

   risulta all'interrogante che un richiedente il trattamento pensionistico indiretto di guerra, pur riconosciuto inabile in via permanente, si sarebbe visto negare tale diritto, per carenza del requisito reddituale del possesso di un reddito annuo complessivo non superiore al limite normativamente previsto. In questo caso non sarebbe stato ricompreso fra gli oneri deducibili, il costo sostenuto per la permanenza in una casa di cura necessitato dalla sussistenza in vita;

   dall'esame di quanto in concreto si sta verificando in ordine ai motivi di diniego del trattamento pensionistico in questione emerge con tutta evidenza, a parere dell'interrogante, innanzitutto l'anacronistico riferimento ad una moneta non più circolante da ben 22 anni, avendo la lira cessato di avere corso legale a partire dal 1° gennaio 2002; inoltre, si evidenzia il mancato esplicito richiamo, tra gli oneri deducibili, ai costi di assistenza a persone con disabilità, che per la loro natura di esborsi per inabilità costanti e necessitati dalla permanenza in vita della persona non autonoma non possono costituire reddito; vi è poi da sottolineare l'indeterminatezza del momento al quale riferire la sussistenza del requisito reddituale;

   l'obbligo della certezza del diritto che costituisce un principio basilare di ogni ordinamento democratico, impone, anche in questo caso di consentire all'interessato e ai suoi eredi di poter conoscere immediatamente, con sicurezza e chiarezza normativa, quale sia il limite di reddito entro il quale maturi il proprio diritto; a tal proposito l'interrogante già in data 16 febbraio 2024 ha presentato una proposta di legge, che, inserendosi all'interno della linea di politica legislativa di semplificazione dell'ordinamento giuridico, intende ricostruire un quadro normativo immediatamente accessibile e chiaro a tutti i cittadini –:

   se si intenda adottare iniziative di competenza che consentano di chiarire che il dato reddituale da prendere in considerazione per il riconoscimento del diritto al trattamento pensionistico è quello disponibile alla data accertata dell'insorgere della patologia e che ogni erogazione che comunque abbia origine o riferimento allo stato di inabilità del soggetto percipiente è esclusa dalla quantificazione del reddito lordo e non concorre alla sua quantificazione;

   se si intenda favorire, per quanto di competenza, l'iter di approvazione della proposta di legge citata consentendo così che venga fissata una soglia credibile, chiara e attuale pari ad euro 20.000,00 lordi con riferimento all'ultimo anno di imposta chiuso al 31 dicembre 2023 ovvero all'identico valore dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) e prevedendo con cadenza annuale il suo aggiornamento.
(5-02530)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIAGONI e PITTALIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 21 giugno 2024 si celebrano i 250 anni di storia del Corpo della Guardia di finanza, istituzione che nel tempo si è affermata sul territorio nazionale (e non solo) contribuendo, con azioni significative, a contrastare, a esempio, l'evasione fiscale e il contrabbando, il riciclaggio di denaro, il traffico di sostanze stupefacenti, la lotta al finanziamento al terrorismo e la repressione del crimine organizzato. Tutti obiettivi finalizzati ad attività di sicurezza per la collettività, compiute anche in rete con le altre istituzioni statali;

   il comandante generale della Guardia di finanza, durante l'audizione svolta presso la Commissione Difesa della Camera dei deputati il 21 marzo 2023 ha evidenziato la grave carenza di organico di circa seimila unità di personale rispetto alla forza prevista;

   le disposizioni generali delle graduatorie concorsuali valevoli per il pubblico impiego – che non trovano applicazione alle procedure di reclutamento della Guardia di finanza in virtù della disciplina speciale a cui sono soggette le Forze Armate – impongono una precisa cadenza periodica del concorso e consentono, ma non impongono, l'utilizzo della graduatoria dei candidati risultati idonei non vincitori, entro 18 mesi dalla sua approvazione;

   occorre tener conto di quanto disposto dal decreto-legge n. 215 del 30 dicembre 2023, agli articoli 1, «proroga dei termini in materia di pubbliche amministrazioni», e 7, comma 4, e dell'articolo 703 del decreto legislativo n. 66 del 15 marzo 2010 –:

   se siano a conoscenza della situazione sopra esposta e se intendano valutare l'opportunità di rafforzare in tempi stretti l'organico della Guardia di finanza non solo attraverso nuovi concorsi ma anche con lo scorrimento integrale delle graduatorie, in quanto la natura facoltativa della scelta è rimessa alla discrezionalità dell'amministrazione e anche perché, al contempo, si eviterebbe la perdita di risorse umane già preparate e pronte a prestare servizio per svolgere in modo ancor più incisivo e capillare i fondamentali e numerosi compiti.
(4-03028)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PASTORELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Industria Italiana Autobus (IIA) è un'azienda costituita a fine 2014 con un ruolo strategico per la decarbonizzazione del trasporto pubblico locale, in quanto unico produttore italiano di autobus a trazione elettrica;

   a seguito di una complessa vicenda industriale e societaria, IIA era stata sottoposta al controllo di una compagine a prevalente capitale pubblico (Invitalia e Leonardo) con un piano di rilancio mai avvenuto;

   la vendita della quota societaria di IIA in capo a Leonardo a Seri Industrial a parere dell'interrogante è stato un atto unilaterale e ingiustificato, presentato dal Governo come unica alternativa possibile per evitare la messa in liquidazione dell'azienda;

   il Governo ha affermato di aver operato nell'interesse esclusivo dell'azienda e dei lavoratori, sostenendo che non esistono scenari alternativi a questo tipo di privatizzazione e che sarebbero state stabilite condizioni «di garanzia» per il futuro sviluppo della società, tra cui il mantenimento di stabili livelli occupazionali negli stabilimenti di Flumeri e di Bologna;

   è emersa chiaramente la contrarietà dei sindacati circa la decisione unilaterale del Governo di individuare Seri Industrial come acquirente, senza confronto con gli stessi sindacati e le istituzioni locali;

   è fondamentale garantire la trasparenza e la partecipazione di tutte le parti interessate a un processo di privatizzazione di un'azienda strategica per il settore del trasporto pubblico locale come Industria Italiana Autobus, assicurando nel contempo la tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti nel processo di privatizzazione e di acquisizione dell'azienda;

   Vittorio Civitillo, amministratore delegato di Seri Industrial, ha parlato con la stampa di un piano di rilancio, di risanamento e di efficienza con ricadute, sia dal punto di vista degli investimenti che dell'occupazione, di cui non sono minimamente chiari i contorni, né gli obiettivi –:

   perché il Ministero interrogato abbia deciso di vendere un asset strategico a un socio finanziario che si ipotizza possa ulteriormente cederlo, in tutto o in parte, a un socio industriale estero, anziché a soggetti della filiera italiana specializzati nella produzione di autobus, con grave pregiudizio sulla funzionalità del trasporto pubblico locale e sulle sue prospettive di decarbonizzazione, in considerazione del ruolo da sempre svolto dall'azienda per la transizione del comparto italiano dei trasporti verso una mobilità sempre più sostenibile.
(5-02525)


   BARBAGALLO, CASU, BAKKALI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha sottoposto all'attenzione delle Camere uno schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle imprese e del made in Italy, finalizzato a regolamentare l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal MEF in Poste Italiane S.p.A.;

   nel testo del provvedimento la prevista alienazione dovrà consentire il mantenimento di una partecipazione dello Stato al relativo capitale non inferiore al 35 per cento, anche per il tramite di società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero;

   suddetta dismissione riguarda la più grande azienda di servizi del Paese, che occupa circa 120 mila dipendenti e con una capillare presenza sul territorio con 12.755 uffici postati e una spiccata vocazione sociale;

   tale decisione ha ingenerato grande preoccupazione tra le lavoratrici e i lavoratori, le organizzazioni sindacali dei lavoratori di Poste Italiane e tra gli enti locali in particolare delle aree interne e periferiche;

   una misura giudicata, anche sulla base delle stime degli esperti, antieconomica perché, genererebbe un controvalore molto al di sotto del reale valore del patrimonio dismesso;

   la Presidente del Consiglio dei ministri prendendo parte al festival della economia di Trento nei giorni scorsi ha escluso la privatizzazione, di fatto facendo una marcia indietro rispetto a quanto contenuto nello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   per il bene di una delle aziende a partecipazione pubblica più importanti e strategiche del Paese diventa quanto mai necessaria e urgente la massima chiarezza sugli indirizzi finanziari e industriali che la riguardano –:

   se, in considerazione delle affermazioni proferite dalla Presidente del Consiglio, il Governo non ritenga quanto mai opportuno e urgente procedere al ritiro del citato schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su cui si sono espresse le Camere rispetto al processo autorizzativo della dismissione, tutelando invece il patrimonio costituito da Poste Italiane e dai suoi lavoratori tra gli asset strategici del Paese, investendo sulle competenze e rafforzandone la mission sociale come storicamente rappresentato dall'azienda.
(5-02526)


   DARA, FURGIUELE, MACCANTI, MARCHETTI e PRETTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane S.p.A. è una società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che gestisce i servizi postali in una condizione di monopolio di fatto e che, sulla base di un contratto di programma siglato con lo Stato, assicura l'espletamento del servizio universale, in cui la società si impegna a raggiungere determinati obiettivi di qualità, tra cui anche quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli;

   in questi giorni circola, in varie città del Paese, una pubblicità con Poste Italiane che promuovono, in lingua araba, il servizio di invio di denaro all'estero in collaborazione con MoneyGram;

   fermo restando che l'obiettivo della campagna pubblicitaria era esclusivamente quello di raggiungere persone che potrebbero essere interessate al servizio e non leggono l'italiano, a parere degli interroganti si tratta di una scelta profondamente sbagliata, a maggior ragione considerando che Poste Italiane è un'impresa pubblica;

   la campagna pubblicitaria poteva essere quindi eventualmente proposta in due lingue e non solamente in arabo;

   i servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali nello svolgimento di moltissime attività quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l'invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare il reiterarsi di tali iniziative.
(5-02527)


   IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   i Piano di investimenti per la connettività in Italia coinvolgono 7.413 comuni italiani e sono finanziati dai fondi europei FESR e FEASR, oltre al fondo nazionale FSC;

   le tecnologie e la copertura del Piano includono circa 6.300.000 unità immobiliari per la tecnologia Fiber To The Home (Ftth), circa 2.100.000 unità Immobiliari per la tecnologia Fixed Wireless Access (FwA), e 29.895 sedi per le Pubbliche Amministrazioni e le aree industriali;

   al termine del 2023, il progresso del Piano evidenzia che per la tecnologia Ftth sono state coperte circa 3,4 milioni di abitazioni (54 per cento del target finale) e 18.616 sedi delle Pubbliche Amministrazioni e aree industriali (62 per cento), mentre per la tecnologia FwA gli investimenti hanno registrato ritardi con l'applicazione di penali per 54,6 milioni di euro;

   il collegio del controllo concomitante della Corte dei conti nell'analisi approvata con delibera 4/2024/CCC ha denunciato un ritardo sulla banda larga nelle aree bianche;

   le raccomandazioni della Corte dei conti prevedono interventi correttivi in caso di ulteriori ritardi, la gestione della scarsità di manodopera specializzata e l'adozione di un nuovo cronoprogramma per garantire la conclusione dei lavori entro settembre 2024;

   in caso di ulteriori ritardi, raccomanda inoltre di definire interventi correttivi, affrontare la scarsità di manodopera specializzata e adottare un nuovo cronoprogramma per garantire la conclusione dei lavori entro settembre 2024;

   il Piano si trova dunque in una fase cruciale, con una copertura significativa già raggiunta ma con la necessità di accelerare i lavori per rispettare le scadenze e massimizzare l'efficacia degli investimenti –:

   se non intenda fornire un dettagliato resoconto sulla situazione attuale del Piano di investimenti per la connettività in Italia, con particolare riguardo ai progressi compiuti, agli eventuali ritardi riscontrati e alle azioni intraprese per garantire il rispetto delle scadenze citate in premessa e ottimizzare l'efficacia degli investimenti.
(5-02528)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   PITTALIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la situazione delle infrastrutture in Sardegna è caratterizzata da una generale inadeguatezza e inefficienza, con evidenti svantaggi legati all'insularità e ricadute negative per i cittadini;

   in particolare, la città di Nuoro risulta essere tra i pochissimi capoluoghi di provincia in Italia in cui non sussiste un sistema di collegamento efficiente con la rete ferroviaria nazionale, essendo attiva soltanto una ferrovia a scartamento ridotto, costruita circa due secoli fa, che da Nuoro arriva a Macomer;

   la suddetta linea è gestita da Arst Sardegna e ad oggi, nonostante i diversi finanziamenti ricevuti dal 2017 e finalizzati al miglioramento della sicurezza e delle prestazioni della linea, le condizioni appaiono pressoché immutate;

   da diversi anni cittadini, comitati e istituzioni del territorio interessato chiedono una moderna linea ferroviaria che colleghi il capoluogo al resto dell'isola. Nello specifico, il territorio del nuorese interessato dalla tratta ferroviaria riguarda un bacino di utenza composto da circa 106 mila persone residenti, che viaggiano per lavoro, per cure o per studio;

   si ritiene urgente e improcrastinabile un intervento diretto ad adeguare la mobilità nell'isola, a partire da una rete ferroviaria moderna e che renda possibile il collegamento tra le varie città, anche a tutela del principio di insularità costituzionalmente garantito –:

   quali iniziative di competenza, alla luce di quanto descritto in premessa, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire la riqualificazione e l'ampliamento della linea ferroviaria sopra citata, con l'obiettivo di garantire il pieno diritto alla mobilità dei cittadini sardi ed eliminare l'inevitabile isolamento delle zone più interne della regione.
(3-01287)


   BENZONI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il raccordo autostradale Montichiari-Ospitaletto, cosiddetto «Corda Molle», è un tratto stradale di circa 30 chilometri nell'hinterland bresciano di cui usufruiscono quotidianamente decine di migliaia di automobilisti e autotrasportatori;

   al termine dei lavori previsti per il mese di giugno 2024, è prevista l'introduzione di un pedaggio di circa 10 centesimi al chilometro per gli autoveicoli e una cifra maggiore per i mezzi pesanti su tutta la tratta, con dodici sensori già installati per monitorare i veicoli in entrata e uscita;

   questa decisione, che incide negativamente sui territori interessati ostacolando la mobilità dei cittadini e incidendo sui costi per imprese e famiglie, comporterà per un pendolare una spesa annua stimato in circa 900 euro – considerando un tragitto medio di 15 chilometri al giorno per 25 giorni al mese – e renderà il raccordo poco appetibile per il traffico pendolare e di lunga tratta, aumentando il transito di veicoli, compresi quelli pesanti, sulla viabilità locale con conseguenti problemi di sicurezza stradale e maggiori costi per segnaletica e manutenzione del manto stradale;

   i sindaci dei comuni interessati dall'infrastruttura hanno espresso il loro dissenso e la petizione on line in cui si chiede che non venga introdotto il pedaggio ha raccolto diverse migliaia di firme, evidenziando quanto la misura sia invisa e, soprattutto, controproducente per il tessuto socioeconomico dell'area;

   sulla questione è già intervenuto il Ministro interrogato, che ha fermamente smentito la possibilità dell'introduzione di un ulteriore pedaggio, ribadendo che a tal fine sarebbe necessaria un'autorizzazione del Ministero di cui egli stesso è a capo, in accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, specificando che non è stato autorizzato nessun nuovo pedaggio e che i sensori installati saranno necessari per i flussi di traffico;

   nei fatti, però, non si tratterebbe di un «nuovo» pedaggio, in quanto esso era già previsto nella convenzione siglata quindici anni fa con il Ministero. Inoltre, all'epoca dei fatti, l'impresa concessionaria Autovia padana aveva necessità di recuperare 460 milioni di euro dai caselli di Brescia centro e Brescia sud, successivamente realizzati, e, nel 2018, il Ministro competente pro tempore ha provveduto a modificare la convenzione esistente, spostando il pedaggio sulla «Corda Molle» –:

   quali iniziative intenda assumere – anche alla luce della prospettiva di incontri e dell'istituzione di tavoli di lavoro tra i sindaci interessati, le istituzioni provinciali e la società concessionaria – per assicurare che non venga introdotto alcun pedaggio sulla «Corda Molle», anche considerando di realizzare le opportune verifiche sulla convenzione esistente e, eventualmente, di intervenire in maniera incisiva sulla stessa.
(3-01288)


   FARAONE, GADDA, DE MONTE, DEL BARBA, MARATTIN, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle principali città italiane il trasporto pubblico non di linea è al collasso: l'accesso al servizio taxi rappresenta ormai una vera e propria sfida cittadina, soprattutto in prossimità di stazioni e aeroporti, dove le attese (non solo quelle notturne) spesso espongono gli utenti a vessazioni, aggressioni e borseggiatori;

   nella sola capitale il numero di licenze attive è pari a circa la metà di quello di altre capitali europee, ma la carenza di vetture e i disservizi rappresentano ormai l'ordinarietà in tutta Italia, nonostante i provvedimenti «di facciata» del Governo, che a un anno di distanza si sono rivelati del tutto inconsistenti e inadeguati, posto che le criticità del servizio e le file interminabili continuano a caratterizzare tutto il Paese;

   le attese, i ritardi e le carenze del servizio non sono dovute alla presenza di grandi eventi o all'alta stagione — il che non varrebbe comunque a giustificare l'inadeguatezza del servizio — ma sono costanti in tutti i periodi dell'anno, contribuendo ad alimentare un clima di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni (ad avviso degli interroganti prone nel favorire le logiche di consorteria dei tassisti) e un'immagine del nostro Paese del tutto caricaturale, perché incapace di gestire persino flussi turistici programmati;

   le gravi criticità del servizio si ripercuotono sul benessere cittadino, sulla viabilità, sulle condizioni di vita e sulla mobilità di anziani, famiglie e persone con disabilità, con effetti anche sul piano economico;

   gli effetti di tale carenza si hanno anche direttamente sulla salute, soprattutto nei mesi più caldi, come confermano le più recenti immagini delle grandi città pubblicate dalla stampa, che mostrano file interminabili ai posteggi, spesso sotto il sole, ma anche in considerazione del conseguente aumento del traffico cittadino;

   finalità del servizio pubblico – ancorché non di linea – è garantire la libertà di circolazione e assicurare a chiunque di potersi muovere liberamente e assolvere alle proprie esigenze di vita: non quella di salvaguardare gli interessi economici e reddituali di una categoria –:

   quali misure di carattere nazionale, per quanto di competenza, intenda assumere per risolvere senza ulteriori ritardi, concretamente e senza demandare ai soli enti locali e regionali il problema strutturale della carenza di taxi nelle principali città italiane, nonché per rispondere all'acuirsi delle attuali criticità in presenza di grandi eventi e flussi turistici consistenti, soprattutto nelle grandi stazioni ferroviarie e presso i porti e gli aeroporti.
(3-01289)


   LUPI, ALESSANDRO COLUCCI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'incertezza interpretativa delle norme del settore edile, successivamente alle recenti modifiche legislative alla disciplina dei bonus edilizi, comporta un impatto negativo che mette a rischio la riqualificazione del patrimonio immobiliare del Paese;

   nel corso dell'assemblea annuale dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance) del 18 giugno 2024, la presidente Federica Brancaccio ha stimato una diminuzione degli investimenti nel settore del 7,4 per cento rispetto al 2023. Per gli interventi di riqualificazione, la diminuzione prevista raggiunge la percentuale del 27 per cento;

   la città di Milano rappresenta uno dei pilastri economici del Paese, anche per il settore dell'edilizia e della riqualificazione del patrimonio immobiliare;

   nei mesi scorsi la procura della Repubblica di Milano ha avviato numerose inchieste per verificare l'ipotesi che alcuni cantieri considerati come ristrutturazioni edilizie fossero invece da ritenersi interventi di nuova costruzione;

   il 4 febbraio 2024, a seguito della chiusura delle indagini della procura della Repubblica di Milano, la stampa locale e nazionale ha reso noto che 140 dipendenti del comune di Milano hanno scritto al sindaco Giuseppe Sala per chiedere di essere trasferiti d'ufficio;

   il 29 febbraio 2024 Paolo Evangelista, procuratore regionale presso la Corte dei conti della Lombardia, ha reso nota l'apertura di un'istruttoria nei confronti del comune di Milano per verificare l'ipotesi di danno erariale da mancata entrata, dovuta agli oneri di urbanizzazione versati in occasione degli interventi di demolizione e ricostruzione;

   il 1° giugno 2024 il quotidiano la Repubblica ha dato notizia dell'apertura del decimo fascicolo da parte della procura della Repubblica di Milano, riguardo un intervento immobiliare in via Anfiteatro;

   il 22 giugno 2024 l'assessore alla rigenerazione urbana di Milano, Giancarlo Tancredi, ha dichiarato al quotidiano Il Giornale che la perdita per il comune di Milano derivante dalla diminuzione delle entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione da inizio 2024 ammonterebbe a circa 100 milioni di euro. Lo stesso quotidiano ha comunicato che sarebbero circa 150 le pratiche edilizie rimaste bloccate in attesa di chiarimenti normativi, oltre a un calo del 50 per cento delle domande di permesso di costruire –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere per assicurare la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano e della città di Milano, anche favorendo interventi di demolizione e ricostruzione che impediscano l'aumento del consumo di suolo.
(3-01290)


   CAVANDOLI, DAVIDE BERGAMINI, MORRONE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la siccità e le elevate temperature alternate con piogge torrenziali e alluvioni mettono a rischio i prodotti agricoli e, più in generale, l'agroalimentare, fiore all'occhiello del made in Italy;

   il Governo sta affrontando con grande determinazione e in maniera sistematica i fenomeni naturali cui è soggetto negli ultimi anni il nostro Paese, per mitigarne il più possibile gli effetti;

   nella pianura padana, in particolare in Emilia-Romagna, è preoccupante la situazione che affligge il fiume Po, ove il cuneo salino è salito alla foce per la mancanza di adeguate portate del fiume;

   ad aprile 2023 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha autorizzato l'impegno di spesa in conto residui, a favore dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po per tre opere, incluso un finanziamento di 3,2 milioni di euro per la realizzazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'invaso a scopi plurimi in ambito montano e altre azioni sinergiche per il soddisfacimento dei fabbisogni idrici della Val d'Enza, nelle province di Reggio Emilia e Parma, comunemente nota come diga di Vetto;

   i lavori della diga di Vetto sono stati iniziati ad ottobre del 1988, per interrompersi ad agosto 1989, e da allora l'effettiva ripresa dei lavori non è mai stata autorizzata;

   di recente è stata firmata una convenzione tra il Consorzio di bonifica dell'Emilia centrale e l'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, la regione Emilia-Romagna, la Bonifica parmense ed Atersir finalizzata alla predisposizione del progetto di fattibilità tecnico economica e del documento di fattibilità delle alternative progettuali, che precede il progetto suddetto;

   in base a tale convenzione il Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale ha l'onere di procedere, in qualità di soggetto attuatore, all'espletamento della procedura per l'affidamento del servizio relativo alla redazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali;

   a quanto emerge da organi di stampa, risulta che è stata finalmente assegnata la gara per il progetto dell'opera –:

   se intenda fornire informazioni circa lo stato di avanzamento dell'iter progettuale dell'opera citata in premessa e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerarne le procedure di realizzazione.
(3-01291)


   MORFINO, SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, AIELLO, CANTONE, CARMINA, D'ORSO, SCERRA, RAFFA e L'ABBATE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la trasmissione Report del 16 giugno 2024 ha evidenziato le numerose criticità del servizio idrico integrato, in particolar modo in Sicilia;

   secondo quanto emerso, la società Siciliacque dal 2003 gestisce la rete idrica siciliana;

   fino al 2023 Siciliacque era partecipata, tramite Siram, al 75 per cento dalla multinazionale Veolia, che nel 2014 si rese protagonista di procedure di affidamento di appalti nel settore della depurazione delle acque di dubbia regolarità;

   la gestione delle infrastrutture idriche da parte di Siciliacque è stata tutt'altro che soddisfacente e attualmente in molte zone della Sicilia l'erogazione di acqua potabile è limitata a poche ore alla settimana; inoltre, la rete idrica siciliana presenta un tasso di perdite enorme: il 52,5 per cento dell'acqua immessa nella rete si disperde;

   le opere necessarie per garantire un'adeguata qualità del servizio non sono mai state ultimate, determinando un aggravamento della situazione;

   in buona sostanza la gestione di Siciliacque è stata insufficiente sotto il profilo della qualità del servizio e disastrosa sotto il profilo finanziario, con centinaia di milioni di euro di debiti, di prestiti, di contratti con le banche accumulati e sessantacinque milioni di euro di crediti difficilmente esigibili;

   a fronte di questo quadro catastrofico, Siram-Veolia è riuscita a sfilarsi cedendo le sue quote per 76 milioni di euro a Italgas, di fatto utilizzando risorse pubbliche;

   la grave carenza della gestione del servizio idrico integrato in Sicilia è confermata dall'avvio di diverse procedure di infrazione;

   appare evidente l'esigenza di garantire una corretta ed efficiente gestione del ciclo delle acque in Sicilia, sia attraverso il miglioramento della governance che si è rivelata pressoché fallimentare negli ultimi decenni, sia attraverso l'appostamento delle risorse per realizzare le infrastrutture necessarie per assicurare un'adeguata fornitura di acqua a tutti i cittadini siciliani, tenuto conto dell'ingente quantità di fondi pubblici destinata alla costruzione di un'opera infrastrutturale come il ponte sullo Stretto di Messina, il cui costo supera gli 11 miliardi di euro, di cui 2,3 a carico del Fondo sviluppo e coesione e pertanto sottratti a Sicilia e Calabria –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per portare a termine il completo risanamento e ammodernamento della rete idrica siciliana, con l'obiettivo di garantire un servizio idrico efficiente e di qualità ai cittadini, valutando l'opportunità di stornare, almeno in parte, le risorse attualmente stanziate per la realizzazione dell'attraversamento stabile tra la Sicilia e la Calabria.
(3-01292)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, RAIMONDO, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, FRIJIA, LONGI e GAETANA RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la carenza di organico del personale della motorizzazione civile, in particolare delle strutture periferiche degli uffici del Dipartimento trasporti, rappresenta da tempo un disagio serio e complesso in termini dei servizi resi agli utenti, in relazione anche al costante incremento dei carichi di lavoro straordinario, che gli operatori del settore, con forte impegno, stanno portando avanti, nello svolgimento della propria attività professionale, mettendo spesso a rischio l'operatività ordinaria;

   negli ultimi 20 anni, il personale della motorizzazione civile ha subito infatti una progressiva riduzione degli organici e una conseguente perdita di competenze chiave, determinando un sostanziale dimezzamento degli addetti, principalmente a seguito del pensionamento dei propri dipendenti, che ha causato una riduzione sostanziale della capacità produttiva e una significativa perdita di know how su tutto il territorio nazionale;

   il decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, in corso di approvazione in prima lettura presso il Senato della Repubblica, ha introdotto, a seguito dell'approvazione di un emendamento del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, una disposizione che, in coerenza con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, autorizza il Ministro interrogato a bandire direttamente concorsi pubblici per l'assunzione di centinaia di unità di personale, da destinare a diverse competenze e professionalità, inclusi compiti tecnici e specialistici, al fine di potenziare le competenze del medesimo dicastero;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano che i servizi offerti dalla motorizzazione civile, oltre a riflettere un'elevata complessità in termini di gamma e di numerosità delle prestazioni annualmente erogate, rappresentano un asset strategico per la Nazione, considerato che incidono su un settore, quello delle automotive, che, oltre ad avere un impatto su aspetti delicati, quale la sicurezza stradale, rappresenta un valore di costi diretti e indiretti pari a circa 20 miliardi di euro all'anno –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere, al fine di far fronte alle osservazioni riportate in premessa.
(3-01293)

Interrogazione a risposta orale:


   TORTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 giugno 2024 Il Fatto Quotidiano riporta in un suo articolo la vicenda dell'attribuzione da parte dell'Anas di un incarico di membro di un collegio consultivo tecnico ad un parlamentare della Repubblica;

   sembrerebbe dalla ricostruzione giornalistica che l'onorevole in questione, oggi deputato della Repubblica Italiana e dipendente in aspettativa dell'Anas, sia stato nominato tra i quattro professionisti destinatari di un incarico quadriennale da parte della stessa Anas, pubblicato il 14 giugno 2024 come da notizia diffusa dal blog «Sassate»; l'incarico rientra nella procedura per la realizzazione di infrastrutture stradali per il lotto 8 del Centro Italia, area compartimentale Toscana;

   Anas è la società del gruppo FS che si occupa di infrastrutture stradali ed è vigilata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Anas è concessionaria della rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale e da gennaio 2018 è entrata a far parte del gruppo ferrovie dello Stato italiane e del Polo infrastrutture insieme a RFI (capofila), Italferr e Ferrovie del Sud Est;

   l'Anas si è dotata di un regolamento per la nomina dei componenti nei collegi consultivi tecnici. Nel punto 2 del regolamento sono esplicitati anche i requisiti e le condizioni di incompatibilità degli incarichi;

   a giudizio dell'interrogante, se la notizia dovesse corrispondere al vero, sarebbe necessario verificare se tale nomina rispetta le norme dello Stato e i regolamenti interni della società Anas al fine di compromettere il buon andamento dell'intera procedura del lotto 8 –:

   se sia a conoscenza della vicenda e se ritenga che l'incarico sia stato attribuito nel rispetto delle norme dello Stato ed in particolare del decreto legislativo n. 165 del 2001 e del Regolamento interno dell'Anas citato nelle premesse;

   se intenda effettuare una verifica, nei limiti delle competenze del Ministero vigilante, per sapere se esistono casi analoghi di incarichi attribuiti a parlamentari della Repubblica o ad altri dipendenti Anas in aspettativa;

   qualora non vi fossero norme che prescrivono l'incompatibilità di un parlamentare della Repubblica rispetto all'attribuzione di incarichi di questo tipo da parte di enti vigilati dallo Stato, come questo Governo intenda colmare il vuoto normativo in questione.
(3-01294)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASU, BARBAGALLO, FURFARO, GHIO, GIRELLI, MALAVASI e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riferiscono di gravi illeciti che sarebbero stati commessi da parte di soggetti non autorizzati che avrebbero effettuato accessi nel sistema informatico «Il Portale dell'Automobilista» gestito da Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Dipartimento per la mobilità sostenibile –;

   tali accessi avrebbero avuto lo scopo d'inserire false certificazioni per l'indebito rilascio o rinnovo delle patenti di guida, e sarebbero avvenuti utilizzando codici appartenenti a medici non più abilitati come certificatori;

   come noto, l'articolo 119 del codice della strada, al comma 1, prevede che non possa ottenere «la patente di guida o l'autorizzazione ad esercitarsi alla guida (...) chi sia affetto da malattia fisica o psichica, deficienza organica o minorazione psichica, anatomica o funzionale tale da impedire di condurre con sicurezza veicoli a motore»;

   questa disposizione è evidentemente volta a tutelare la sicurezza sulle strade e viene attuata, a norma del comma 2 del citato articolo 119 del Codice della strada, da medici abilitati come certificatori;

   ognuno di questi medici detiene un proprio codice personale segreto e valido sin quando espleti il servizio di certificatore. Detto codice deve essere immediatamente disattivato quando il titolare, per qualsiasi motivo, non svolga più la funzione sopra ricordata;

   l'uso illecito delle credenziali associate a quei codici da parte di soggetti terzi non autorizzati, se confermato, sarebbe causa di gravi rischi per la sicurezza stradale, venendo, infatti, così consentita la circolazione illegale sulle nostre strade di veicoli condotti da soggetti non idonei alla guida –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto che evidenzierebbe, tra l'altro, gravi falle nel sistema informatico «Il Portale dell'Automobilista» cui porre con urgenza rimedio;

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati, anche in collaborazione con le Motorizzazioni Provinciali, in particolare per quel che riguarda l'estinzione immediata dei codici appartenenti a medici non più abilitati alla certificazione di idoneità alla guida.
(5-02523)


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto esecutivo del ponte sullo Stretto non potrà essere redatto prima della fine del 2025 e quindi subirà un ritardo di circa due anni;

   la conferma a sorpresa in merito alle tempistiche è arrivata nelle scorse ore in Commissione consiliare della città di Messina, cosiddetto «ponte sullo stretto» a Palazzo Zanca da parte dell'ingegnere Valerio Mele, direttore tecnico del progetto;

   un anno e mezzo di differenza, sulla tabella di marcia che non consentirà di rispettare le ipotesi iniziali che prevedevano l'inizio dei lavori nel corso dell'estate 2024 e la probabile fine entro dicembre 2032;

   la notizia ha spiazzato molti dei partecipanti alla mattinata di incontri, in Commissione consiliare a Palazzo Zanca, il 21 giugno 2024 presenti i Comitati «no ponte» e gli esperti dello Stretto di Messina. Al centro del dibattito le principali criticità che settimana dopo settimana continuano a emergere dai territori per il piano espropri e l'insostenibilità dell'opera dal punto di vista ambientale;

   anche l'Università di Messina si è recentemente esposta parlando di cambiamenti che rischiano di compromettere in modo definitivo la città se il ponte verrà realizzato con l'attuale progetto;

   secondo quanto affermato dal direttore del progetto e a conferma dell'apertura al dialogo con il territorio, «tutte le raccomandazioni proposte saranno tenute in conto» i passaggi in termini di via libera in merito alla valutazione sull'impatto ambientale dell'opera non sono affatto scontati;

   il progetto definitivo non potrà essere pronto prima del 31 dicembre 2024 e di conseguenza i cantieri non potranno cominciare prima dell'inizio del 2026, quindi in ritardo di quasi due anni rispetto alle previsioni;

   a parere dell'interrogante, più si va avanti e più il progetto perde pezzi in termini non solo di credibilità ma di reale fattibilità;

   lo scetticismo nasce anche dalle controdeduzioni della Commissione Via – Vas, del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo, e da ciò che diranno i tecnici della società Stretto di Messina in seguito alle analisi richieste dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   sono centinaia le osservazioni, interessano prove che vanno dalla sopportazione in caso di un eventuale sisma a quelle relative al vento e alla compromissione dei fondali marini, tutti aspetti che incidono profondamente su la natura stessa del progetto –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, se non ritenga opportuno fornire chiarimenti sulle evidenti criticità che stanno emergendo e sulla reale fattibilità del progetto.
(5-02524)

Interrogazione a risposta scritta:


   MORRONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il quadruplicamento della tratta Bologna-Castelbolognese-Riolo Terme rappresenta la prima fase prioritaria del potenziamento della direttrice adriatica, asse funzionale di collegamento tra il Nord e il Sud del Paese, nonché elemento strategico per la connettività dello spazio unico europeo. L'intervento, infatti, si inserisce nel corridoio della rete centrale Scandinavo-Mediterraneo, che negli impianti di Castelbolognese e Faenza, si interseca con il corridoio Baltico-Adriatico;

   l'opera offrirà una soluzione alla problematica del trasporto passeggeri, aumentando i convogli e riducendo le attese, e porterà benefici evidenti anche per il trasporto merci, fornendo un sostegno fondamentale al porto di Ravenna;

   l'intervento è inserito nell'aggiornamento del contratto di programma 2022-2026 parte Investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rfi alla voce «Velocizzazione e potenziamento linea ferroviaria Adriatica 1a fase» ed è stato finanziato con le risorse di cui all'articolo 1, comma 394 della legge di bilancio per il 2022, nonché con la rimodulazione prevista successivamente dalla legge di bilancio per il 2024;

   dal sito della società Rfi si apprende che il documento di fattibilità sulle alternative progettuali della tratta, oggetto di dibattito pubblico, si è concluso nel 2023 e i relativi esiti sono stati condivisi, oltre che con la struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche con la regione Emilia-Romagna;

   lo stesso assessore regionale competente, sia con dichiarazioni per mezzo stampa, sia con note ufficiali, ha sempre ribadito l'importanza dell'opera e lo stesso piano regionale integrato dei trasporti del 2021 della regione Emilia-Romagna segnala l'importanza dell'incremento di capacità della tratta Bologna-CastelBolognese per risolvere i limiti attuali per i servizi ferroviari, passeggeri e merci, che transitano su di essa;

   la regione, pertanto, risulta pienamente al corrente dell'esito progettuale della tratta, tenuto conto anche delle varie interlocuzioni intercorse con Rfi –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerare l'iter di realizzazione dell'opera citata in premessa, fondamentale per rilanciare non solo i territori interessati, ma l'intera dorsale adriatica.
(4-03025)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   URZÌ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell'interno relativi al numero dei migranti sbarcati nei primi sei mesi del 2024 in Italia, sarebbero 24.477 gli stranieri giunti sulle nostre coste illegalmente;

   nei casi in cui si debba procedere all'espulsione dello straniero dal suolo italiano ma non sia possibile eseguire con immediatezza la misura mediante accompagnamento alla frontiera o respingimento, per via di situazioni transitorie che ostacolino la preparazione del rimpatrio o l'effettuazione dell'allontanamento, il questore dispone, con proprio provvedimento, che lo straniero sia trattenuto per un periodo funzionale alle procedure di identificazione, espulsione e rimpatrio, presso il centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) più vicino, tra quelli individuati o costituiti con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ex articolo 14 del decreto legislativo n. 286 del 1998;

   in tali strutture lo straniero è trattenuto con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza e il pieno rispetto della sua dignità;

   nella regione Trentino-Alto Adige, a tutt'oggi, non sono presenti centri di permanenza per il rimpatrio, con conseguente impegno delle forze di polizia destinate ai trasferimenti degli stranieri interessati dai provvedimenti di espulsione in regioni anche lontane;

   il Governo italiano, sin dal suo insediamento, è impegnato in un'azione a tutto campo volta non solo a prevenire e contrastare l'illegalità ma anche a respingere e rimpatriare nei propri Paesi d'origine coloro che commettono reati nel nostro Paese, senza avere titolo per esservi, e il dimezzamento del numero degli sbarchi rispetto a un anno fa è la prova di un cambio di rotta nelle politiche di accoglienza in Italia –:

   in che tempi si preveda che saranno realizzati nella regione Trentino-Alto Adige uno o più centri permanenti per il rimpatrio e quale sia lo stato delle interlocuzioni fra il Ministero dell'interno e le autonomie locali;

   quali siano i dati aggiornati relativi al numero dei soggetti transitati ed espulsi con provvedimenti assunti dalle autorità di polizia dei territori rispettivamente delle province di Bolzano e Trento negli anni 2021, 2022, 2023 e 2024, per singola annualità;

   quali siano i dati complessivi relativi al transito di stranieri nei centri permanenti per il rimpatrio sul suolo italiano e il numero degli espulsi.
(4-03026)


   GIAGONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   circa 800 ragazzi di tutta Italia, tra i 20 e i 28 anni, risultati idonei nella graduatoria della prova scritta del concorso pubblico (1.650 posti) per allievi agenti della Polizia di Stato – pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 31 gennaio 2020 –, attendono da quattro anni una qualsivoglia chiamata per scorrimento della graduatoria, mentre per altri due successivi concorsi è già stato attuato lo scorrimento;

   la normativa impone due anni di vigenza della precedente graduatoria;

   si registra un danno evidente sia per il raggiungimento dei limiti anagrafici sia per la lunga attesa protrattasi per oltre un biennio a causa della pandemia che ha rallentato le procedure concorsuali;

   per gli 800 ragazzi non c'è stata alcuna possibilità di partecipare ai bandi dei concorsi successivi, visto che la graduatoria era in atto;

   va tenuto conto di quanto disposto dal decreto-legge n. 215 del 30 dicembre 2023 articolo 1 «Proroga termini in materia di PA», articolo 7, comma 4 e dal decreto legislativo n. 66 del 15 marzo 2010, articolo 703 –:

   se sia a conoscenza della situazione sopra esposta e intenda valutare, in tempi stretti, l'opportunità di trovare una soluzione alla situazione evidenziata in premessa per fornire una risposta concreta agli 800 idonei del concorso sopra ricordato, che hanno ottenuto punteggi molto alti rispetto alla votazione minima prevista e che si dicono pronti ad entrare in servizio per rafforzare celermente l'organico della Polizia di Stato nello svolgimento delle fondamentali e numerose attività.
(4-03027)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi si è verificato l'ennesimo tragico naufragio nel Mediterraneo, una barca a vela partita dalla Turchia è semiaffondata e rimasta alla deriva per almeno tre giorni, nella notte tra il 16 e il 17 giugno 2024, a 110 miglia dalle coste calabresi, in zona Sar italiana;

   da quanto si apprende, la barca a vela trasportava 67 migranti, la maggior parte dei quali ha perso la vita;

   da un articolo di La Repubblica del 23 giugno 2024 si apprende che al momento la Guardia costiera italiana è riuscita a recuperare 34 corpi, 14 sono bambini, soltanto 11 i superstiti;

   risulta incredibile all'interrogante il silenzio da parte degli esponenti del Governo quasi a voler nascondere questa ennesima tragedia, dopo la reazione di indignazione dell'opinione pubblica che c'era stata all'indomani della strage di Cutro, causata dal progressivo svuotamento di asset dedicati al soccorso nel Mar Mediterraneo;

   i superstiti si trovano ricoverati in diversi ospedali della Calabria e i corpi delle decine di vittime sono state portate a terra, quasi di nascosto, e trasferite in varie località calabresi;

   il tentativo di cercare di rendere «invisibile» questo ennesimo naufragio non può esimere dal pretendere di conoscere come sia stata gestita la macchina dei soccorsi e se anche questa tragedia si sarebbe potuta evitare se i soccorsi fossero giunti in tempo;

   come riporta La Repubblica, l'ex ammiraglio delle Capitanerie di porto Vittorio Alessandro, studiando il tracciato dei mezzi di soccorso e le segnalazioni dell'imbarcazione poi naufragata non esclude che, come era accaduto a Cutro, possa esserci stata una sottovalutazione dello stato di rischio dell'imbarcazione;

   sembrerebbe infatti che già il 13 giugno 2024, tre giorni prima del naufragio, la sala operativa dell'Imrcc di Roma aveva contezza di una barca a vela con 67 persone a bordo tanto da aver segnalato alle navi in transito lo stato di pericolo di quella imbarcazione;

   non è noto se a quel messaggio siano seguite ricerche in mare, quel che è certo è che in questi giorni la Guardia costiera è impegnata, senza sosta, nel recupero dei dispersi ma non si è a conoscenza dei motivi per i quali le ricerche non siano state ordinate sin dal 13 giugno 2024, nel tentativo di salvare quelle persone mentre erano ancora in vita;

   se davvero la sala operativa di Roma era a conoscenza di quella imbarcazione già dal 13 giugno 2024 non si comprende perché per tre giorni nessuno abbia avvistato quello scafo semiaffondato dal momento che i superstiti raccontano di numerose navi transitate in quello specchio di mare senza che nessuno si fermasse a prestare soccorso, fino all'arrivo di un'altra barca a vela francese che ha poi lanciato il mayday, era il 16 giugno 2024, e solo in quel momento sarebbe stato aperto l'evento Sar e inviate sul posto le motovedette;

   recenti disposizioni hanno derubricato quelle che prima erano considerate situazioni di pericolo ad operazioni di polizia e ciò può comportare, nei fatti, ritardi nell'invio dei soccorsi –:

   se risulti che la sala operativa dell'Imrcc di Roma fosse a conoscenza di una barca a vela con 67 persone a bordo già a partire dal 13 giugno 2024 e, nel caso, per quali motivazioni non sia stato attivato immediatamente l'evento Sar, attendendo soltanto la segnalazione pervenuta il 16 giugno 2024;

   quali siano state le motivazioni che hanno portato alla decisione di non raccogliere nella medesima località le salme delle vittime;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza volte a promuovere, in sede Ue, l'istituzione una missione europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale, abbandonando definitivamente la retorica dell'invasione e della continua emergenzialità in favore di una gestione ordinata del fenomeno migratorio, attraverso la costruzione di canali di ingresso legali e politiche di cooperazione.
(4-03030)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   CANNATA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 dicembre 2022 il sindaco di Avola, avv. Rossana Cannata, e l'assessore alla cultura, dott.ssa Corrada Di Rosa, invitavano a mezzo mail tutti gli Istituti scolastici presenti nel territorio comunale a partecipare ai progetti «Teatro Scuola», le cui adesioni sarebbero dovute pervenire entro il 31 gennaio 2023;

   gli spettacoli riguardavano «Itria» su «I Fatti di Avola» che mette in scena le vicende accadute nel 1968, emblema della lotta sindacale e della nascita dello Statuto dei lavoratori e su «Il figlio del caos» del premio Nobel Luigi Pirandello;

   in data 7 febbraio 2023 l'ufficio Cultura informava l'amministrazione comunale della decisione unilaterale del dirigente dell'istituto d'istruzione superiore di secondo grado «E. Majorana», che non avrebbe autorizzato gli studenti a partecipare agli eventi teatrali su citati e che si sarebbe pure sottratta alla richiesta di un incontro proposto dal comitato culturale del Teatro per capirne le motivazioni;

   anche il mondo delle associazioni culturali ha levato un grido di dissenso rispetto a quanto deciso dalla dirigente, così come alcune delle più note sigle sindacali sono intervenute per mostrare sdegno rispetto a questa decisione;

   successivamente, l'amministrazione comunale apprendeva dall'Ufficio dei servizi sociali anche della mancata attivazione dello «sportello socio pedagogico», decisione presa dalla dirigente in maniera del tutto unilaterale;

   anche in questa circostanza la dirigente non ha mai dato riscontro alle missive inviate e non ha mai coinvolto gli organi scolastici interessati, come documentato dai verbali dei consigli di istituto del 15 dicembre 2023, 24 gennaio e 13 marzo 2024;

   inoltre, l'inosservanza del regolamento comunale sulle modalità di differenziazione dei rifiuti da parte dell'Istituto citato e la mancata adesione agli incontri formativi educativi «Dusty educational», a titolo gratuito, costringeva l'amministrazione comunale a notificare tali condotte all'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia e al Ministero dell'istruzione e del merito;

   ad inizio aprile 2024, venuta a conoscenza di un caso di scabbia ai danni di una alunna del citato Istituto, documentata dal certificato medico, la dirigente sminuiva la problematica e, fatto ancora più grave, chiedeva di nascondere la notizia alla madre che, invece, prontamente presentava un esposto alla questura di Siracusa, commissariato di Avola;

   un comportamento della dirigente gravissimo che ha messo in pericolo non solo la salute della comunità scolastica, ma l'intera incolumità pubblica;

   in data 19 aprile 2024 era il sindaco che con ordinanza n. 27 disponeva la chiusura dell'istituto di istruzione superiore «E. Majorana» a tutela della salute pubblica fino a nuove disposizioni; il 22 aprile 2024 il Sig. Rossi presentava un esposto presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Siracusa per denunciare la conoscenza dei reati di frode e truffa che la dirigente Alaimo avrebbe ripetutamente perpetrato in danno allo Stato: avrebbe commissionato ai docenti di cucina cibarie varie per uso personale e dei suoi familiari; nel periodo Covid si sarebbe appropriata indebitamente dello stipendio della reggenza «fittizia» del Majorana, favorita dal proprio compagno, Prof. Navanteri, che si sarebbe messo in malattia, ma che in realtà avrebbe continuato a presiedere tutte le riunioni; in data 21 maggio 2024 per l'inaugurazione e intitolazione della Piazza Giuseppe Di Matteo, alla presenza della Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, On. Chiara Colosimo, del Prefetto e delle più alte autorità militari, civili e religiose, l'unica comunità scolastica che sarebbe risultata assente è l'Istituto Majorana;

   in considerazione della gravità di quanto esposto, totalmente documentato e diffuso anche dalla stampa locale, si chiedono interventi e azioni per rimuovere, nell'interesse della comunità scolastica, il perdurante pregiudizio nel rapporto fiduciario tra scuola e famiglie e nei confronti dell'amministrazione comunale –:

   se e come il Ministro interrogato, anche tramite l'Ufficio scolastico regionale della Sicilia, intenda intervenire e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare, in relazione ai fatti espressi in premessa, la sussistenza di eventuali profili di responsabilità disciplinare della dirigente scolastica dell'istituto di istruzione superiore «E. Majorana» di Avola, professoressa Calogera Alaimo.
(4-03029)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   SCOTTO, GUERRA, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS, SARRACINO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la sicurezza del lavoro sta assumendo connotati sempre più drammaticamente urgenti, dopo le recenti stragi di Brandizzo, di Firenze, di Bargi e di Casteldaccia, oltre allo stillicidio quotidiano di almeno tre incidenti mortali;

   in questo quadro già inaccettabile, ha destato un profondo sdegno la tragica morte del bracciante indiano Satnam Singh, lasciato morire dissanguato con un braccio mutilato da un macchinario agricolo e abbandonato davanti alla sua precaria abitazione dal proprietario del fondo in cui lavorava, quasi fosse non un essere umano, ma un macchinario rotto di cui disfarsi;

   l'episodio si è consumato in provincia di Latina, dove da anni una numerosa comunità di cittadini di origine indiana lavora nei campi in condizioni di grave sfruttamento, in balia del caporalato e di imprenditori spregiudicati che, in troppi casi, ricorrono a pratiche illegali, così come emerge da queste e da precedenti indagini;

   il grave sfruttamento e l'illegalità nelle attività agricole è un fenomeno che si registra in diverse aree del Paese dove, troppo spesso, vengono utilizzati e discriminati lavoratori stranieri regolari e irregolari;

   è necessaria una nuova strategia in materia di tutela del lavoro e della sicurezza che vada oltre i limiti dei recenti interventi legislativi proposti dal Governo, quali l'istituenda patente a crediti per il solo settore edilizio, o misure di vecchia data illogiche come la «legge Bossi-Fini», basata sul presupposto che un datore di lavoro possa realisticamente stabilire un rapporto di collaborazione lavorativa con un lavoratore mai incontrato;

   al contrario va esteso, definendolo con le parti sociali, il documento unico di regolarità contributiva (durc) di congruità in agricoltura;

   a fronte di tali problematiche, appare anacronistica e preoccupante l'ipotesi che con l'autonomia differenziata la disciplina sulla sicurezza e sulla salute nei luoghi di lavoro possa vedere una sua disarticolazione e differenziazione su base territoriale;

   l'annunciata volontà di incrementare il sistema dei controlli si scontra con la recente decisione di Governo e maggioranza di bocciare, in occasione del «decreto-legge PNRR», gli emendamenti del Partito democratico volti a incrementare significativamente il numero degli ispettori dell'Ispettorato nazionale del lavoro e di adeguare i loro trattamenti accessori;

   da tempo, i sindacati denunciano la mancata convocazione del tavolo sul caporalato –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, ritenga di dover adottare al fine di definire una nuova e credibile strategia di contrasto del lavoro irregolare e del grave sfruttamento nei settori maggiormente infestati da tali fenomeni, a cominciare dalla definizione del documento unico di regolarità contributiva di congruità in agricoltura.
(3-01285)


   MARI, GRIMALDI, ZANELLA, BONELLI, FRATOIANNI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Satnam Singh è deceduto in circostanze orrende, senza alcun soccorso da parte del figlio del titolare dell'azienda agricola dove lavorava, il quale con un comportamento disumano lo ha abbandonato davanti all'abitazione con l'arto amputato lasciato in una cassetta;

   è oramai accertato che Satnam lavorasse nell'azienda agricola senza contratto regolare e senza permesso di soggiorno, come avviene per gran parte dei 12.000 connazionali che lavorano nell'Agro Pontino;

   che lo sfruttamento e il caporalato siano ancora una presenza oscura e non contrastata lo si può evincere non solo dai dati Inail, ma anche da quelli della Rete del lavoro agricolo di qualità, che ha visto l'iscrizione di sole 6.600 aziende rispetto alle circa 400 mila operanti in Italia;

   in particolare tra Terracina, Sabaudia e Fondi, dove si concentrano il 40 per cento delle esportazioni agroalimentari del Lazio, ci sono oltre 10.800 aziende agricole, ma solo 250 hanno aderito alla «Rete agricola di qualità», promossa da prefettura di Latina e regione Lazio;

   il datore di lavoro di Satnam è da oltre cinque anni indagato per vari reati, contestati dal novembre 2019 al maggio 2020, e avrebbe sottoposto i lavoratori, almeno sei, a condizioni di sfruttamento approfittando del loro stato di bisogno, corrispondendo una retribuzione inferiore a quella del contratto collettivo nazionale di lavoro e violando la normativa sull'orario di lavoro e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché avrebbe sottoposto i lavoratori a condizioni degradanti;

   in base agli ultimi dati dell'Inail, tra il 2018 e il 2022, i decessi in agricoltura sono stati in media 150 all'anno; il «laboratorio sullo sfruttamento lavorativo» ha rivelato che il numero delle inchieste giudiziarie nel 2023 è quasi raddoppiato rispetto al 2022, passando da 220 a 432;

   non vi può essere produzione agricola di qualità e di eccellenza fino a quando nel settore imperverseranno sfruttamento, caporalato, schiavismo;

   il contrasto allo sfruttamento e al caporalato devono entrare tra le priorità del Governo, unitamente all'esaltazione della produzione agricola e alimentare italiana, e, per questo, è necessaria l'abolizione della «legge Bossi-Fini», porre fine alla ipocrisia dei «decreti flussi» e la piena applicazione della legge n. 199 del 2016 contro il caporalato con l'effettivo potenziamento dei controlli e della prevenzione –:

   quali iniziative urgenti e immediate il Governo intenda assumere per attuare azioni incisive per sottrarre lavoratrici e lavoratori alla ricattabilità, per debellare lo sfruttamento, il caporalato e lo schiavismo nell'ambito delle aziende agricole, destinando alle stesse tutte le risorse finanziarie necessarie.
(3-01286)

Interrogazione a risposta scritta:


   MULÈ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il signor Carlo C. nato il 22 agosto 1949 e residente a San Quirico D'Orda (SI), è affetto da grave leucoencefalopatia biemisferica ed emiponte destra, con disturbi dell'equilibrio e della deambulazione, gammapatia monoclonale (Mous), ipertensione arteriosa, artrosi polidistrettuale oltre a diversi altri quadri patologici;

   sul piano funzionale il paziente presenta rallentamento ideo-motorio, deambula ed esegue passaggi posturali con appoggio a bastone e con supervisione di un assistente in situazioni pericolose. Richiede aiuto nelle attività di base (lavarsi, vestirsi) e strumentali (la preparazione dei pasti, gli spostamenti fuori casa) della vita quotidiana;

   la commissione medica dell'Inps di Pienza, in data 10 agosto 2018 ha certificato che il signor Carlo C. è impossibilitato a deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore e non è in grado di compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza continua;

   nel gennaio 2024, con la presentazione di una attestazione Isee di 4.470 euro, (dichiarazione sostitutiva unica Inps-Isee-2024-01004471K-00), il signor Carlo C. ha avanzato il 15 gennaio 2024 richiesta di ottenere l'assegno di inclusione (prot. 677678);

   l'Inps ha negato la concessione affermando che, nell'anno di riferimento egli aveva maturato altri redditi. Richiesto di precisazione il call center non ha fornito ulteriori delucidazioni –:

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché l'Inps riconsideri la richiesta di accesso all'assegno di inclusione del sig. Carlo C.
(4-03031)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FURGIUELE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   sono più di 4.000 tirocinanti di inclusione sociale in Calabria che, dopo tanti anni di onorato servizio, sono ancora costretti a vivere in una situazione di precarietà e d'incertezza in attesa di forme di contrattualizzazione che valorizzino gli anni di attività prestata e la professionalità maturata;

   si tratta di personale che svolge un ruolo fondamentale nelle amministrazioni calabresi ma che ad oggi non gode di alcun tipo di tutela nello svolgimento delle proprie mansioni;

   oltretutto, circa 2000 tirocinanti di inclusione sociale sono over 55 anni e dunque più difficilmente ricollocabili nel mercato del lavoro;

   con un recente intervento normativo sono stati stanziati 5 milioni di euro a decorrere dal 2024 autorizzando gli enti locali ubicati sul territorio della regione Calabria a bandire procedure selettive per l'accesso a forme contrattuali a tempo determinato e a tempo parziale di diciotto ore settimanali, della durata di diciotto mesi, alle quali sono prioritariamente ammessi i tirocinanti rientranti nei percorsi di inclusione sociale rivolti a disoccupati già percettori di trattamenti di mobilità in deroga;

   tuttavia, le risorse stanziate non risultano essere sufficienti per provvedere alla stabilizzazione dei tirocinanti di inclusione sociale, soprattutto perché in molti comuni calabresi vige una condizione di dissesto o predissesto;

   è necessario, pertanto, implementare gli interventi normativi in favore dei tirocinanti di inclusione sociale al fine di superare al più presto lo status di tirocinante e garantire a tali lavoratori veri percorsi occupazionali o, ai più in avanti con l'età anagrafica, un accompagnamento verso la maturazione del diritto pensionistico –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, stante la non soluzione del problema con l'intervento normativo richiamato in premessa, avviare un tavolo istituzionale con tutte le parti coinvolte per addivenire a iniziative volte ad una soluzione definitiva per i tirocinanti di inclusione sociale e reperire le occorrenti risorse.
(4-03024)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   PATRIARCA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legionella è, tra i batteri ambientali, uno dei patogeni più importanti, poiché è l'agente eziologico della legionellosi, un'infezione polmonare a volte letale. Trasmesso attraverso l'acqua, colpisce in particolar modo soggetti immunodepressi ed è letale nel 10 per cento dei casi. Si contrae per inalazione da aerosol di acqua nebulizzata contaminata. Il contagio avviene solo per via respiratoria;

   il batterio prolifera negli ambienti con acqua che ristagna, come piscine, vasche, fontane e docce. Si annida negli impianti di aerazione di strutture comunitarie, quali uffici e ospedali, Rsa, in particolare se si tratta di condotti installati da decine di anni. In ambito ospedaliero è particolarmente pericoloso;

   l'Italia nel 2023, si è trovata di fronte a un preoccupante aumento dei casi di legionella rispetto al 2022. Secondo i dati rilasciati dalle autorità sanitarie si è registrato un incremento del 15 per cento rispetto al 2022;

   il documento nazionale finalizzato a fornire agli operatori sanitari informazioni aggiornate sulla legionellosi è costituito dalle «Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi», approvate in Conferenza Stato-regioni, del maggio 2015;

   nel febbraio 2019, il Ministero della salute ha reso noto di stare lavorando, insieme all'istituto superiore di sanità, a una revisione e all'aggiornamento del documento del 2015, alla luce delle nuove conoscenze che emergono nella letteratura scientifica internazionale. Sono previste nuove raccomandazioni per la prevenzione e il controllo della legionellosi, nonché l'aggiornamento dei metodi diagnostici e di indagine epidemiologica e ambientale ai fini di una più completa attività di prevenzione. Il documento sarà approvato a seguito dell'intesa in Conferenza Stato-regioni;

   il nuovo decreto legislativo n. 18 del 2023, che attua la direttiva europea (UE) 2020/2184, porta alcune modifiche nella gestione dei controlli dell'acqua destinata al consumo umano, introducendo aspetti innovativi nel trattamento della legionella –:

   quale sia il trend della diffusione di casi di legionellosi e se non ritenga necessario e urgente concludere il processo di aggiornamento delle «Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi».
(3-01284)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Ilaria Fontana n. 1-00276, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 284 del 24 aprile 2024.

   La Camera,

   premesso che:

    il nuovo livello di ambizione definito in ambito europeo fornisce l'inquadramento strategico per l'evoluzione, sul piano normativo e programmatorio, del percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999, la versione finale del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), allineata ai nuovi obiettivi, deve essere trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2024;

    le linee guida per l'aggiornamento dei Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec) pubblicate dalla Commissione europea sottolineano la necessità di assicurare che le dimensioni trasversali, ovvero la dimensione sociale ed economica, trovino adeguato spazio nell'ottica di una pianificazione di ampio respiro che vada oltre il mero raggiungimento degli obiettivi 2030, interpretando la sfida del cambiamento climatico in un'ottica di sviluppo del Paese;

    il dispiegamento di misure e risorse annunciato dall'Esecutivo comunitario volto a finanziare i processi produttivi a ridotto impatto ambientale offre la misura di quanto il binomio energia e clima sia ormai entrato nel linguaggio della strategia che deve riorientare anche la politica industriale;

    il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) è lo strumento che deve supportare il nuovo paradigma di sviluppo prendendo a riferimento centrale la dimensione climatica, riconciliando le prospettive di medio e lungo periodo per fare da ponte tra gli obiettivi 2030 e quelli di neutralità climatica del 2050. Il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), infatti, determinerà per gli anni a venire il grado di competitività del sistema produttivo, il livello di sviluppo economico e sociale e l'autonomia strategica del Paese;

    con l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), le componenti energia e clima dovrebbero essere il più possibile sviluppate in parallelo e con pari rilevanza. La contingenza della crisi energetica potrebbe determinare il rischio di sovra-rappresentare le problematiche del settore energetico, programmando investimenti inutili o potenzialmente dannosi per le specificità del tessuto produttivo italiano, per i cittadini e per le finanze pubbliche;

    la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) fissa gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, come anche quelli in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell'energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile;

    l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) del 2019 deve considerare obiettivi nazionali e settoriali sulla base di un più ambizioso target di riduzione dei gas serra a livello di Unione europea pari al -55 per cento netto al 2030 rispetto ai livelli del 1990, come ridefinito con l'approvazione del pacchetto «Fit for 55», ovvero l'insieme di direttive e regolamenti che stabiliscono gli obiettivi in materia di clima ed energia per gli Stati membri allineati all'obiettivo di neutralità climatica al 2050;

    oltre al livello di ambizione, occorre prestare attenzione all'attuazione delle politiche e misure per la riduzione delle emissioni e la realizzazione concreta delle ambizioni espresse. Ai fini della concreta realizzazione degli obiettivi clima ed energia, la mancata o inefficace attuazione delle politiche rispetto agli obiettivi è rilevante almeno quanto i livelli di ambizione dichiarati;

    a differenza della maggior parte dei Paesi europei, che si sono dotati di una legge quadro sul clima, l'ordinamento italiano è privo di una cornice normativa di riferimento in grado di indirizzare le politiche in un disegno coerente e mirato agli obiettivi energia e clima. Nell'assenza di un tale strumento normativo, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) deve poter colmare tale vuoto e il suo impianto di governance diventa cruciale per la sua attuazione;

    il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) rappresenta lo strumento attuativo del regolamento europeo n. 2018/1999 e alcuni dei suoi capitoli attuano altri regolamenti (ad esempio i regolamenti Effort sharing e LULUCF). Sebbene i Trattati europei stabiliscano che i regolamenti hanno applicabilità immediata negli Stati membri (articolo 288), questo non si traduce nell'automatica cogenza nell'ordinamento nazionale. Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) necessita, quindi, di essere dotato di una forza giuridica adeguata alla rilevanza delle misure che individua e delle sue conseguenze normative e attuative. Questo è rilevante anche alla luce della recente riforma costituzionale, che introduce tra i principi fondamentali della Costituzione la tutela dell'ambiente, anche nell'interesse delle future generazioni (articolo 9) e vincola l'iniziativa economica rispetto ai danni potenziali verso la salute e l'ambiente (articolo 41);

    nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) si stima che l'ammontare degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione sia pari a 830 miliardi di euro cumulativi, tra il 2023 e il 2030 (ovvero a 119 miliardi di euro medi annui). Tale valore conferma la straordinaria rilevanza dello sforzo finanziario necessario all'Italia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello europeo: tra il 25 per cento e il 30 per cento degli investimenti complessivi del Paese, che ammontano a circa 400 miliardi di euro all'anno dovrebbero essere riorientati alla transizione. Si sottolinea che tale valore complessivo è sottostimato, dal momento che non tiene adeguatamente conto della dimensione socioeconomica del Piano e delle sue implicazioni;

    risulta chiaro che tale impegno economico-finanziario non può essere soddisfatto unicamente dall'utilizzo delle risorse pubbliche del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del REPowerEU. Pertanto, una strategia finanziaria coerente con gli obiettivi climatici necessita di un ambiente regolatorio abilitante, che permetta alla finanza pubblica di agire da leva e da garanzia rispetto agli investimenti privati, anche mediante la ridefinizione del ruolo delle national promotional banks;

    un nuovo quadro regolatorio per la finanza climatica, unito all'adozione di strumenti di trasparenza per la finanza privata, è fondamentale per orientare gli investimenti privati in linea con gli obiettivi net-zero;

    oltre al quadro generale della strategia finanziaria per la transizione, è essenziale scendere a un livello di dettaglio più profondo che, per ciascuna politica del Piano, determini quali strumenti finanziari possono essere adottati e in quale percentuale sia necessario l'intervento pubblico;

    la transizione ecologica dei settori economici verso la neutralità climatica è un percorso complesso e pervasivo che implica importanti trasformazioni economiche e sociali. Tali trasformazioni, se non accompagnate da politiche adeguate, possono acuire diseguaglianze esistenti. Pertanto, la transizione ecologica non può prescindere dall'integrazione di una visione sociale che permetta, al contempo, di ridurre le diseguaglianze sociali e accelerare la transizione;

    come sollecitato dalla Commissione europea, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) deve includere un'analisi di base necessaria per l'elaborazione dei piani sociali per il clima attraverso i quali sono indicate le modalità di impiego delle risorse del Fondo sociale per il clima;

    il regolamento europeo richiede che il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) sia accompagnato da una valutazione dei suoi impatti sulle variabili macroeconomiche (ad esempio reddito, occupazione) e su quelle socioeconomiche (ad esempio salute, qualità dell'occupazione, istruzione, competenze). Questa dimensione, ad avviso dei firmatari, non è stata adeguatamente affrontata nella proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), in cui si propone un'analisi di tipo input-output basata sulle matrici delle interdipendenze settoriali pubblicate dall'Istituto nazionale di statistica, mentre più recenti pubblicazioni e metodologie potrebbero essere prese in considerazione per espandere l'analisi di impatto sulle variabili macroeconomiche e socioeconomiche;

    il settore elettrico italiano è ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili. Nel 2022 il 60 per cento della generazione elettrica lorda è stata prodotta con gas naturale, carbone e prodotti petroliferi. Nel 2022 la richiesta di energia elettrica italiana è stata di 316,8 terawattora, in diminuzione dell'1 per cento rispetto al 2021. Le fonti rinnovabili hanno contribuito per il 35,6 per cento alla produzione elettrica. La restante quota proviene da energia di origine fossile. Il saldo netto estero è stato di quasi 43 terawattora. In termini di capacità, la potenza di generazione netta installata a fine 2022 è pari a 120,9 gigawatt. 60,4 gigawatt sono centrali termoelettriche tradizionali, di cui il 77 per cento usa gas naturale. La capacità idroelettrica è di 22,9 gigawatt, quella eolica di 11,8 gigawatt e quella solare di 25,1 gigawatt;

    in seguito alla crisi energetica, è stato accelerato lo sviluppo delle rinnovabili, cresciute di oltre 3 gigawatt nel 2022 e di quasi 6 gigawatt nel 2023. Nei primi due mesi del 2024 sono stati installati 1,2 gigawatt di nuovo solare e 0,1 gigawatt di nuovo eolico;

    la decarbonizzazione del sistema elettrico è necessaria a sostenere quella dell'intera economia. La decarbonizzazione delle forniture di elettricità abilita la piena decarbonizzazione di tutti i consumi destinati all'elettrificazione dei consumi nei settori del civile, dei trasporti e, ove possibile, del calore industriale. La produzione correlata di idrogeno verde permetterà la decarbonizzazione di tutti quegli usi industriali già attualmente basati su idrogeno, così come l'ampliamento del suo utilizzo per il calore ad alta temperatura e i processi industriali nei settori cosiddetti hard to abate;

    nella proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) manca una stima quantitativa del contributo che le tecnologie di gestione della domanda possono fornire alla flessibilità e all'adeguatezza della rete elettrica e l'individuazione di obiettivi di sviluppo che siano anche solo indicativi. La mancata quantificazione di questi contributi negli scenari fa sì che gli scenari del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) considerino come necessari unicamente i servizi forniti dalle centrali termiche a gas;

    come indicato nel piano REPowerEU, le azioni di diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas devono inquadrare la domanda di gas insieme allo sviluppo di nuove rinnovabili, dei processi di elettrificazione, dell'efficienza energetica, degli strumenti di gestione del sistema di stoccaggio e dei picchi di domanda. Pertanto, è da definire nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) una visione integrata in grado di assicurare un sistema efficiente e competitivo. Per questo motivo, nel processo di transizione è importante che lo sviluppo dell'infrastruttura gas non ecceda in modo sproporzionato gli effettivi bisogni di domanda gas. Il rischio è generare onerosi stranded cost, che andrebbero a gravare sulle casse pubbliche, sulle bollette o sulla fiscalità generale. Allo stesso tempo, fornire garanzie pubbliche a infrastrutture non necessarie determinerebbe la sottrazione di risorse per le politiche di decarbonizzazione che, al contrario, servono a costruire la sicurezza e la competitività futura;

    al netto delle emissioni delle industrie energetiche, il settore manifatturiero italiano ha contribuito al 22 per cento delle emissioni nazionali di gas serra nel 2021. Nel periodo dal 1990 al 2021 le emissioni di gas serra dell'industria italiana sono diminuite del 35 per cento, sia a seguito dell'attuazione di politiche di riduzione, come l'EU Ets, sia a causa della diminuzione della produzione e del numero di imprese attive, in particolare in seguito alla crisi economica degli anni 2008-2009. Le emissioni del settore manifatturiero ricadono per circa il 57 per cento nei settori EU Ets e per la restante parte nei settori Esr per cui vige l'obiettivo di riduzione nazionale, ovvero circa 36 milioni di tonnellate di CO2 ricadono nella competenza nazionale;

    lo scenario del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) prevede una riduzione del 24 per cento al 2030 delle emissioni energetiche del settore industriale rispetto al 2021, mentre una traiettoria coerente con gli obiettivi generali dovrebbe prevedere una riduzione del 37 per cento. Lo scenario del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) riporta un consumo finale di energia da parte dell'industria pari a 24,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio al 2030, mentre uno scenario allineato al Fit for 55 dovrebbe prevedere un consumo energetico finale di 22,2 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio;

    il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) non deve essere solo lo strumento per identificare le riduzioni dirette di emissione del comparto industriale, ma anche quello per orientare lo sviluppo del Paese verso prodotti, servizi, tecnologie della decarbonizzazione, dal momento che su questo importante tema si gioca la competitività del sistema industriale, anche in considerazione delle importanti trasformazioni della finanza;

    il percorso di trasformazione industriale è obbligato dall'impianto normativo, motivo per cui occorre programmare la gestione dei costi e delle opportunità che da essa possono derivare. Se l'obiettivo è la decarbonizzazione di processi e prodotti a livello globale, è evidente quanto la delocalizzazione della produzione in Paesi con obiettivi ambientali meno ambiziosi non sia un'opzione desiderabile. Il percorso di decarbonizzazione deve fare coincidere gli obiettivi di riduzione delle emissioni nazionali con elevati livelli di competitività nei mercati globali. Questo dovrà essere costruito, anche con la diplomazia e in sede G7, non in chiave protezionista, ma, al contrario, attraverso l'orientamento dei mercati a livello globale su beni e servizi a bassa intensità carbonica, sui quali ambire a essere competitivi;

    l'industria manifatturiera ricopre un ruolo centrale nella transizione. In primo luogo, per la necessità di decarbonizzarne i processi produttivi, laddove in molti casi le soluzioni tecnologiche sono complesse e non ancora economiche. Ma, soprattutto, perché la manifattura produce quelle tecnologie che incidono in modo trasversale sugli altri settori, come i trasporti, il residenziale e la produzione elettrica. Tuttavia, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) non identifica in maniera analitica le filiere critiche per la decarbonizzazione, associandole a specifiche politiche o strategie settoriali;

    dopo trasporti e industrie energetiche, il settore civile (residenziale e terziario) rappresenta il terzo settore per emissioni che, considerando l'intero periodo 1990-2021, equivale in media al 20 per cento delle emissioni del settore energia. Delle 75,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti di emissioni registrate nel 2021 (+8 per cento rispetto al 1990), il 67 per cento è imputabile agli edifici residenziali, mentre la rimanente parte è associata al settore commerciale/istituzionale, cresciuto in maniera significativa, fino a costituire oggi oltre il 30 per cento delle emissioni complessive. A livello assoluto, si nota una tendenza alla stabilità delle emissioni del settore, che ha registrato il picco di emissioni nel 2005, valore poco superiore al livello del 2010. Questo nonostante le misure di incentivazione per l'efficienza energetica, avviate a partire dal 2007;

    le emissioni assolute nel settore civile rimangono stabili anche negli ultimi anni, con una riduzione stimata nell'ordine del 10 per cento complessivo a seguito dell'applicazione del superbonus 110 per cento. Tale stagnazione dell'andamento emissivo del settore deriva dalla mancata riduzione della quota di combustibili fossili destinati alla copertura dei consumi energetici. I consumi energetici del settore residenziale rimangono ancora oggi coperti per oltre il 50 per cento dal gas naturale, seguito dai biocombustibili solidi (legna, pellet) per quasi il 20 per cento e dall'energia elettrica per il 19 per cento. Nel terziario quest'ultima copre una quota maggiore della domanda energetica, ma il gas naturale rimane la fonte primaria di energia con una copertura di oltre il 40 per cento dei consumi;

    ad una maggiore efficienza energetica delle abitazioni corrisponde un risparmio economico per le famiglie e una maggiore elettrificazione dei consumi consente di aumentare la sicurezza energetica delle famiglie proteggendole dalle oscillazioni dei prezzi dell'energia fossile;

    nel 2021, le emissioni del settore trasporti erano pari a 103,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, rappresentando il 24,5 per cento delle emissioni nazionali di gas serra. Il 93 per cento è imputabile al trasporto su gomma, con il prevalere delle emissioni da mobilità privata su auto (60 per cento). Le emissioni dei trasporti sono aumentate di circa l'1 per cento rispetto al 1990;

    il parco auto circolante nazionale conta circa 40 milioni di veicoli. Nel 2022, in Italia il tasso di motorizzazione è di 672 auto ogni 1000 abitanti, il secondo più alto in Europa. La penetrazione nel parco circolante di nuovi veicoli elettrici puri a batteria è molto rallentata rispetto alle principali economie europee: il tasso medio annuo di nuove immatricolazioni è inferiore al 4 per cento, contro una media europea oltre il 10 per cento;

    il 77,6 per cento degli spostamenti dei cittadini avviene su scala urbana in una fascia di distanza compresa tra 2 e 10 chilometri. Il 60 per cento circa degli spostamenti sono sistematici nel corso della settimana feriale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di carattere normativo volte a coordinare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) con il quadro normativo di riferimento e con gli strumenti di programmazione economica, attraverso:

   a) l'approvazione del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) tramite una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile;

   b) l'introduzione di strumenti di valutazione ex ante dell'impatto atteso dei nuovi atti legislativi sugli obiettivi di clima e energia;

   c) la previsione di un'informativa presso le competenti Commissioni parlamentari per illustrare il contenuto del Piano;

   d) la trasmissione di una relazione annuale alle Camere sullo stato di attuazione del Piano;

   e) l'integrazione nei principali documenti di programmazione economica di valutazioni di impatto delle misure rispetto agli obiettivi di clima e energia;

2) a provvedere all'implementazione di un adeguato sistema di governance del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) che preveda:

   a) l'attribuzione al Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile di poteri di indirizzo strategico, impulso e coordinamento generale sull'attuazione degli interventi del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec);

   b) l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri di una struttura per il monitoraggio, la valutazione e la verifica della coerenza della fase di attuazione del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) rispetto agli obiettivi programmati, e per la definizione delle eventuali misure correttive ritenute necessarie;

   c) la definizione di meccanismi di coordinamento verticale e orizzontale tra le amministrazioni centrali e le amministrazioni locali e con tutti i soggetti coinvolti nell'attuazione del Piano;

   d) la definizione di meccanismi di coordinamento con la struttura di missione per il Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   e) una chiara e puntuale individuazione delle strutture responsabili per l'attuazione delle singole misure contenute nel Piano;

   f) l'inclusione nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) di una strategia per la partecipazione pubblica e per il dialogo multilivello;

   g) l'istituzione di un Consiglio scientifico indipendente sul clima sul modello indicato dalla legge clima europea;

3) ad accompagnare le politiche e le misure per il raggiungimento degli obiettivi di clima e energia del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) con strategie di finanziamento specifiche per la coerenza complessiva della spesa pubblica e della fiscalità rispetto agli obiettivi, attraverso:

   a) la stima del fabbisogno finanziario per ciascuna misura e l'individuazione di forme di finanziamento pubblico e le modalità per incentivare il concorso della finanza privata;

   b) l'allineamento e l'esplicita integrazione del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), e i relativi meccanismi di finanziamento, con il percorso del semestre europeo;

   c) l'assegnazione a Cassa depositi e prestiti, Sace e Invitalia del ruolo di banche del clima;

   d) l'introduzione di meccanismi con cui indirizzare gli investimenti privati tramite specifiche politiche di incentivazione selettiva della domanda;

   e) il supporto all'adozione di strumenti di pianificazione e di monitoraggio di piani di transizione da parte di enti locali, istituti finanziari, imprese e alla divulgazione delle informazioni legate a tali piani;

   f) l'adozione degli obiettivi stabiliti nei framework e nei regolamenti europei rilevanti, creando coerenza tra le politiche nazionali ed europee;

   g) l'adozione di strumenti di trasparenza e pubblicazione per il corretto indirizzamento degli investimenti verso la decarbonizzazione come gli science-based targets (SBT), il Tpt disclosure framework (Transition plan taskforce), il Tcfd (Task force on climate-related financial disclosure) e il Green bond standard;

   h) la promozione di partenariati tra le piccole e medie imprese e gli attori del settore finanziario per facilitare l'accesso a finanziamenti agevolati per progetti sostenibili;

4) a includere nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) una strategia per la sostenibilità sociale in grado di accompagnare la società nella transizione, assicurando che le politiche per il clima siano in grado di indirizzare le risorse sulla base di criteri di sostenibilità sociale, anche attraverso:

   a) l'esplicitazione dei presupposti e degli obiettivi delle politiche sul consumo (ad esempio incentivi selettivi della domanda nei trasporti e nel settore civile-edifici), anche in relazione alla dimensione sociale, accompagnati dalle specifiche misure di finanza pubblica e dai criteri di valutazione dell'efficacia e degli effetti distributivi di tali misure ed eventuali misure compensative;

   b) il ricorso a metodologie di valutazione di impatto socioeconomico in grado di esplicitare il tasso sociale e tasso privato di rendimento delle misure, come il Social return on investments (Sroi), che possono tenere conto di indicatori come il costo sociale del carbonio (Scc) o di benefici sociali dell'investimento pubblico;

   c) l'identificazione delle metodologie per la valutazione dell'impatto del Piano sul tessuto produttivo dal punto di vista socioeconomico, con riferimento alle ricadute sul piano occupazionale e agli effetti (positivi o negativi) della trasformazione o creazione di nuove filiere industriali;

5) a definire nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) obiettivi coerenti con la decarbonizzazione del sistema elettrico al 2035, come da impegni G7, e assicurare l'implementazione di un sistema di monitoraggio delle fonti rinnovabili installate, che preveda:

   a) il monitoraggio dell'andamento del rilascio delle autorizzazioni e dello sviluppo di reti e risorse abilitanti, ovvero stoccaggi e demand response;

   b) azioni correttive di revisione delle politiche, quali interventi sulle regole dei mercati e i criteri di fissazione del prezzo delle rinnovabili nel lungo periodo;

   c) meccanismi di controllo e trasparenza per lo sviluppo di reti di trasmissione e distribuzione per assicurare coerenza con l'obiettivo complessivo di decarbonizzazione, con gli obiettivi di sicurezza energetica e sostenibilità economica;

   d) revisione del meccanismo del capacity market il cui impianto è obsoleto rispetto agli obiettivi della transizione e alle stesse tendenze di mercato (calo dei consumi gas a livello italiano ed europeo);

6) a dotare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) di una strategia per l'elettrificazione dei consumi e per affrontare lo squilibrio tariffario tra gas ed elettrico, attraverso:

   a) la definizione di un obiettivo di elettrificazione che comprenda il settore civile, dei trasporti e dell'industria, in grado di indirizzare in modo chiaro politiche e risorse verso l'elettrificazione dei consumi, in una strategia coerente di aumento dell'efficienza energetica;

   b) la definizione di una riforma della struttura tariffaria coerente con il percorso di decarbonizzazione e integrazione dei sistemi energetici, in grado di superare la barriera regolatoria legata al disequilibrio tra oneri fiscali e parafiscali tra la tariffa elettrica e gas;

7) a definire una programmazione strategica di uscita dalle fonti fossili, attraverso l'individuazione di precise milestones, che funga da riferimento per le valutazioni rispetto all'opportunità strategica e ai rischi finanziari degli investimenti per le infrastrutture energetiche fossili;

8) a dotare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) di un capitolo dedicato alla decarbonizzazione dell'industria manifatturiera in grado di evidenziare e considerare le specificità dei diversi settori produttivi, affiancando a obiettivi e politiche gli strumenti finanziari dedicati per la gestione delle implicazioni sociali della transizione, degli impatti sul lavoro e delle necessità di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Tale capitolo potrebbe includere:

   a) una strategia per il contributo alla decarbonizzazione del settore elettrico derivante dall'installazione di grandi impianti rinnovabili al servizio degli impianti produttivi;

   b) un piano per l'utilizzo del gas naturale e dei suoi sostituti, prevedendo canali privilegiati per gli usi industriali del calore ad alta temperatura non altrimenti sostituibili nel breve periodo;

   c) l'elaborazione di un pacchetto di misure che, accanto allo stimolo all'efficienza energetica dei processi, sfrutti e avvantaggi le potenzialità del vettore elettrico nel ridurre le emissioni nella produzione di calore a bassa temperatura;

   d) soluzioni di medio-lungo periodo per i settori hard to abate, partendo dalla conversione industriale dell'ex Ilva di Taranto tramite tecnologia Dri (Direct reduced iron), inizialmente a gas naturale e poi a idrogeno verde da rinnovabili;

   e) la definizione del contributo potenziale dell'industria manifatturiera al soddisfacimento della produzione domestica di tecnologie funzionali alla decarbonizzazione, tenendo conto della diversa propensione all'importazione delle diverse filiere produttive;

   f) una strategia industriale per il rafforzamento della capacità manifatturiera in quelle che l'Unione europea – nel suo net-zero industry Act – definisce «strategic net-zero technologies»;

   g) una strategia per la formazione e riqualificazione dei lavoratori in riferimento alle nuove filiere industriali legate alla transizione;

9) ad assicurare la chiara identificazione di un percorso che porti all'individuazione delle tecnologie rilevanti e più efficaci per la transizione, in particolare per quei settori in cui tali soluzioni non esistono o non sono economiche, come l'industria energy intensive, il settore navale, il settore aereo (cosiddetto hard to abate) in base ad una valutazione di costo-efficacia, che consenta di orientare la spesa pubblica in via prioritaria verso le tecnologie che mostrano piena coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione;

10) a delineare nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) una strategia per la decarbonizzazione del settore civile, anche attraverso:

   a) politiche per l'efficienza energetica individuate sulla base delle caratteristiche storico-architettoniche, energetiche e patrimoniali degli immobili, della loro localizzazione e della loro classe d'uso, fascia climatica e destinazione d'uso;

   b) un ridisegno delle detrazioni fiscali per il settore residenziale in un unico schema di incentivazione volto all'efficienza energetica e all'elettrificazione dei consumi, con aliquote proporzionali ai risultati raggiunti in termini di riduzione dei consumi e delle emissioni e con un orizzonte temporale almeno al 2030;

   c) una misura dedicata alla riqualificazione energetica degli alloggi sociali e delle case popolari con una copertura del 100 per cento delle spese sostenute, oltre alla riqualificazione degli edifici scolastici;

   d) una riforma della struttura tariffaria che elimini il disequilibrio degli oneri fiscali e parafiscali tra bolletta elettrica e gas;

   e) la definizione di programmi di ricerca, formazione e aggiornamento rivolti a imprese edili e operatori di settore per garantire loro le conoscenze e le competenze necessarie al percorso di decarbonizzazione del settore;

   f) la definizione di un sistema di indicatori per monitorare l'efficacia delle politiche e apportare eventuali modifiche in corso d'opera;

11) a prevedere una strategia per la decarbonizzazione del settore dei trasporti con l'obiettivo di elettrificazione del parco circolante, anche attraverso:

   a) ecoincentivi mirati unicamente all'acquisto di veicoli elettrici (Bev, battery electric vehicle);

   b) l'utilizzo della leva degli acquisti pubblici per elettrificare la flotta dei veicoli delle amministrazioni pubbliche, prevedendo eventuali misure compensative di spesa;

   c) una riforma della fiscalità per le auto aziendali (deducibilità, detraibilità e tassazione dei fringe benefit), in uno schema premiale in relazione a minori parametri emissivi dei veicoli, ovvero 100 per cento di deducibilità per veicoli Bev (battery electric vehicle);

   d) una razionalizzazione della fiscalità dell'auto (immatricolazione e proprietà) adottando criteri di progressività in relazione a parametri emissivi dei veicoli;

   e) la razionalizzazione della fiscalità dei carburanti;

   f) l'aggiornamento del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (Pnire) per raggiungere un'estensione capillare della rete di ricarica elettrica pubblica, prevedendo un ruolo di ultima istanza delle amministrazioni pubbliche nei casi di non intervento di investitori privati;

   g) il completamento dell'installazione delle infrastrutture di ricarica veloci e ultraveloci previste dalla missione 2, componente 2, investimento 4.3, del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

12) a prevedere una strategia per la decarbonizzazione del settore dei trasporti con l'obiettivo di riduzione della domanda di trasporto privato (numero e percorrenze, veicoli), anche attraverso:

   a) il completamento delle opere e degli interventi previsti con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la missione 2, componente 2, e missione 3, componenti 1 e 2, oltre che del Piano nazionale complementare, del Fondo sociale di coesione, della legge di bilancio per il 2022;

   b) incremento delle dotazioni infrastrutturali e di mezzi pubblici e alternativi all'auto privata per la mobilità sostenibile;

   c) misure di incentivo all'utilizzo di soluzioni alternative all'auto privata attraverso stimoli economici;

   d) politiche restrittive del traffico veicolare nei centri urbani, funzionali anche a ridurre l'inquinamento e migliorare la qualità dell'aria, attraverso il superamento dei ritardi nell'attuazione delle misure regolatorie in materia di limitazione della circolazione dei veicoli inquinanti, ai sensi dell'articolo 7, comma 9, del codice della strada, modificato dal decreto-legge n. 68 del 2022 (articolo 7);

13) ad adottare idonee iniziative normative per prorogare al 31 dicembre 2024 il termine della cessazione del mercato tutelato, al fine di contenere il rialzo dei prezzi della materia prima e tutelare i clienti domestici non vulnerabili;

14) ad adottare idonee iniziative normative volte, per i clienti in condizioni di povertà energetica, al superamento graduale del meccanismo dei bonus sociali «elettricità e gas» mediante l'introduzione di interventi più funzionali alla riduzione della spesa per le forniture, capaci di generare maggiori vantaggi ed opportunità, a parità di risorse impegnate, anche attraverso la partecipazione degli stessi alle comunità energetiche rinnovabili.
(1-00276) (Nuova formulazione) «Ilaria Fontana, Sergio Costa, Cappelletti, Pavanelli, L'Abbate, Morfino, Santillo, Appendino, Francesco Silvestri».

 
 
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