XIX LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli
nella seduta del 26 giugno 2024.
Albano, Antoniozzi, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Bisa, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Cappellacci, Carfagna, Carloni, Caroppo, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Coin, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Fassino, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Lacarra, Leo, Letta, Lollobrigida, Lomuti, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Orlando, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pietrella, Pittalis, Pizzimenti, Polidori, Prisco, Quartapelle Procopio, Rampelli, Toni Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Stefani, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zoffili.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Albano, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Bisa, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Cappellacci, Carfagna, Carloni, Caroppo, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Coin, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Fassino, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Lacarra, Leo, Letta, Lollobrigida, Lomuti, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Orlando, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pietrella, Pittalis, Pizzimenti, Polidori, Prisco, Quartapelle Procopio, Rampelli, Toni Ricciardi, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Stefani, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zoffili.
Annunzio di proposte di legge.
In data 25 giugno 2024 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
PANIZZUT ed altri: «Disposizioni per la promozione della ricerca sulla disprassia, sulla disprassia oculare e sui disturbi dello sviluppo della coordinazione nonché per la tutela di coloro che ne sono affetti» (1931);
GUSMEROLI ed altri: «Obbligo di adozione del sistema di front office con affidamento in delega o convenzione alla competente camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura per la gestione dello sportello unico per le attività produttive da parte dei comuni» (1932).
Saranno stampate e distribuite.
Annunzio di disegni di legge.
In data 25 giugno 2024 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai Ministri delle imprese e del made in Italy e dell'ambiente e della sicurezza energetica:
«Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2024, n. 84, recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico» (1930).
Sarà stampato e distribuito.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge BOLDRINI: «Modifica dell'articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso» (1693) è stata successivamente sottoscritta dalle deputate Di Biase, Ferrari, Forattini e Ghio.
Trasmissione dal Senato.
In data 26 giugno 2024 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
S. 1133. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione» (approvato dal Senato) (1933).
Sarà stampato e distribuito.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
II Commissione (Giustizia)
ZANELLA ed altri: «Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati» (1787) Parere delle Commissioni I, V, IX, XI, XII e XIV.
III Commissione (Affari esteri)
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'India sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 9 ottobre 2023» (1915) Parere delle Commissioni I, II, IV, V e X.
Trasmissione dalla Presidenza
del Consiglio dei ministri.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 24 giugno 2024, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 8-ter, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, che è stata autorizzata, in relazione a un intervento da realizzare tramite un contributo assegnato per l'anno 2021 in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, una rimodulazione del budget del progetto «Nuovi orizzonti – promozione della sicurezza alimentare dei bambini orfani e vulnerabili in Sierra Leone – distretto di Port Loko, villaggio di Konno Town e area limitrofa» della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Questa comunicazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).
Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 21 giugno 2024, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 440, recante istituzione di un assegno vitalizio a favore di cittadini che abbiano illustrato la Patria e che versino in stato di particolare necessità, della concessione di un assegno straordinario vitalizio, con indicazione del relativo importo, al signor Giampaolo Spinato, giornalista.
Questa comunicazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.
Trasmissione dalla Corte dei conti.
Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 25 giugno 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Cassa nazionale del notariato, per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 254).
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).
Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 25 giugno 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Agenzia delle entrate – Riscossione, per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 255).
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).
Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 25 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e gli architetti liberi professionisti (INARCASSA), per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 256).
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).
Trasmissione dal Ministro dell'economia e delle finanze.
Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 25 giugno 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero dell'economia e delle finanze, riferita all'anno 2023 (Doc. CLXIV, n. 22).
Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).
Trasmissione dal Ministro della giustizia.
Il Ministro della giustizia, con lettera in data 26 giugno 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 37, comma 16, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, la relazione sullo stato delle spese di giustizia, riferita all'anno 2023 (Doc. XCV, n. 2).
Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia) e alla V Commissione (Bilancio).
Trasmissione dal Ministero dell'università e della ricerca.
Il Ministero dell'università e della ricerca ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 26 giugno 2024, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e dell'articolo 33, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).
Trasmissione dal Dipartimento per gli affari europei della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il Dipartimento per gli affari europei della Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 25 giugno 2024, ha trasmesso la seguente relazione concernente il seguito dato dal Governo agli indirizzi definiti dalle Camere in merito a progetti di atti dell'Unione europea o ad atti preordinati alla formulazione degli stessi:
Relazione, predisposta dal Ministero della salute, concernente il seguito del documento della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) della Camera (atto Camera Doc XVIII-bis, n. 12), approvato nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona, in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai detergenti e ai tensioattivi, che modifica il regolamento (UE) 2019/1020 e abroga il regolamento (CE) n. 648/2004 (COM(2023) 217 final).
Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente), alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Annunzio di progetti di
atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 25 giugno 2024, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la raccomandazione di decisione del Consiglio che stabilisce che la Romania non ha dato seguito effettivo alla raccomandazione del Consiglio del 18 giugno 2021 (COM(2024) 597 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 25 giugno 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Trasmissione dalla Regione
Friuli Venezia Giulia.
Il Presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, con lettera pervenuta in data 24 giugno 2024, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 24, comma 3, e 25 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il testo di una risoluzione, approvata dal medesimo Consiglio regionale il 18 giugno 2024, concernente indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Friuli Venezia Giulia alla fase ascendente del diritto dell'Unione europea (sessione europea 2024).
Questo documento è trasmesso alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Trasmissione dalla Società italiana degli autori ed editori.
Il Presidente della Società italiana degli autori ed editori, con lettera in data 26 giugno 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 28, comma 5, del decreto legislativo 15 marzo 2017, n. 35, la relazione sui risultati dell'attività svolta dalla Società stessa, riferita all'anno 2023 (Doc. CXIII, n. 2).
Questa relazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 27 E 28 GIUGNO 2024
Risoluzioni
La Camera,
premesso che:
1) il Consiglio europeo del 27-28 giugno 2024 reca nel suo ordine del giorno tra i vari punti: Ucraina; Medio Oriente; Sicurezza e Difesa; Competitività; Migrazione; Agenda strategica per l'Unione europea 2024-2029 e Processo di riforme dell'Unione europea;
considerato che:
2) la questione Ucraina, anche alla luce delle decisioni adottate in occasione del Vertice del G7 presieduto dal Presidente del Consiglio (13-15 giugno) e del Vertice di Lucerna per la Pace in Ucraina (15-16 giugno), resta prioritaria per l'Unione europea, la quale continua a lavorare a sostegno di Kiev nella sua lotta contro l'aggressione russa;
3) il 25 giugno 2024, in Lussemburgo, si sono aperti ufficialmente i colloqui di adesione con l'Ucraina e la Moldova, un ulteriore passo verso l'integrazione dei due Paesi e sicuramente un segnale politico e di solidarietà molto forte;
4) Contemporaneamente, proseguono i negoziati col Montenegro, confermando e rafforzando la prospettiva europea ed atlantica di questo Paese e dei Balcani Occidentali;
5) la crisi in Medio Oriente costituirà un altro tema prioritario dei lavori del Consiglio europeo, anche alla luce dei recenti sviluppi sul piano internazionale e della necessità di evitare un'escalation regionale con particolare riferimento al Libano;
6) il recente Vertice dei Leader del G7 ha dedicato una sessione di lavoro specifica alla situazione in Medio Oriente;
7) i Capi di Stato e di Governo torneranno ad affrontare il tema della «sicurezza e difesa» in attuazione delle linee indicate dall'Agenda di Versailles e dalla Bussola Strategica. Particolare attenzione è riservata al tema degli investimenti nell'industria della difesa, al ruolo della Banca europea degli investimenti ed al programma dell'industria europea della difesa (EDIP);
8) il Consiglio europeo terrà una nuova discussione sul tema della competitività per valutare i progressi in questo ambito alla luce delle Conclusioni del Consiglio europeo straordinario di aprile e con particolare riferimento all'Unione dei mercati dei capitali. Su questi temi, la Presidenza belga presenterà un rapporto;
9) i Capi di Stato e di Governo saranno chiamati a discutere dell'attribuzione degli incarichi di Vertice dell'Unione europea per il prossimo ciclo istituzionale;
10) il Consiglio europeo sarà chiamato ad adottare l'Agenda strategica dell'Unione europea per il periodo 2024-2029 e – sulla base della Comunicazione della Commissione europea dello scorso marzo – ad uno scambio di vedute in materia di riforme necessarie per preparare l'Unione a futuri allargamenti;
11) su richiesta italiana, i Capi di Stato e di Governo terranno una discussione strategica in materia di migrazione sulla base degli aggiornamenti forniti dalla Commissione europea,
impegna il Governo:
1) a continuare ad assicurare all'Ucraina il sostegno europeo nelle sue diverse dimensioni – politico-diplomatica, economico-finanziaria, militare e umanitaria – per tutto il tempo necessario e anche alla luce delle decisioni adottate in occasione dell'ultimo Vertice G7, inclusa quella relativa al sostegno finanziario a Kiev mediante l'impiego delle risorse derivanti dai profitti straordinari prodotti dai beni congelati russi, in coerenza con il quadro giuridico già concordato a livello europeo;
2) a favorire ogni iniziativa diplomatica finalizzata ad una pace giusta, fondata sulla Carta delle Nazioni Unite e rispettosa del diritto internazionale;
3) a condannare con la massima fermezza la retorica nucleare irresponsabile e minacciosa della Russia e ad impegnarsi per far sì che i responsabili delle atrocità commesse contro il popolo ucraino siano perseguiti in linea con il diritto internazionale;
4) a riaffermare la più ferma condanna della complicità del regime bielorusso nella guerra della Russia contro l'Ucraina; ad esprimere la costante preoccupazione per la continua repressione del regime nei confronti dei media indipendenti, società civile, dell'opposizione e dei cittadini che esprimono pacificamente le loro opinioni; a condannare il cattivo trattamento dei prigionieri politici e a chiedere il loro rilascio immediato e incondizionato;
5) a proseguire i propri sforzi diplomatici per il Medio Oriente, sulla base delle decisioni assunte nel Vertice del G7 di giugno, in ambito Nazioni Unite e in occasione del Consiglio europeo di marzo 2024, affinché possa giungersi ad una soluzione basata sul principio dei «due Stati» sovrani che possano vivere fianco a fianco in pace e sicurezza, all'interno di confini sicuri e riconosciuti conformemente al diritto internazionale e alle Risoluzioni delle Nazioni Unite;
6) a continuare a svolgere, insieme ai principali partner internazionali, un ruolo attivo per l'attuazione della proposta di accordo in tre fasi che porti ad un cessate il fuoco immediato, al rilascio di tutti gli ostaggi e alla distribuzione di aiuti umanitari su larga scala nella Striscia di Gaza, in linea con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 2735 del 10 giugno 2024;
7) a ribadire la più ferma condanna dei massacri, delle atroci violenze e della deportazione di ostaggi condotti da Hamas e da altri gruppi terroristici contro Israele il 7 ottobre 2023; ad esprimere solidarietà e il pieno sostegno ad Israele e al suo popolo, riaffermando l'impegno per la sua sicurezza nel rispetto del diritto internazionale umanitario;
8) a proseguire nell'impegno, d'intesa con gli altri Stati membri dell'unione europea, per lo sviluppo di un'industria europea della difesa capace di ridurre le inefficienze, garantire le catene di fornitura e perseguire livelli tecnologici più elevati, esplorando adeguati strumenti comuni europei di finanziamento a sostegno del settore;
9) a mantenere centrale nel dibattito europeo dei prossimi mesi il tema della competitività, del futuro del mercato unico e di una politica industriale europea solida e all'avanguardia;
10) a rinnovare la necessità della semplificazione e della riduzione degli oneri burocratici superflui e non proporzionati, a partire dagli obblighi di rendicontazione, soprattutto per le piccole e medie imprese, per favorire la competitività dei sistemi economici degli Stati membri di fronte alle sfide poste dalla concorrenza internazionale;
11) a sostenere nuovamente la necessità di ogni azione utile a garantire all'economia europea le condizioni necessarie per la piena sicurezza energetica dell'unione, e per minimizzare le dipendenze esterne nei settori chiave, a partire da quello delle materie prime, memori delle difficoltà affrontate nel periodo pandemico Covid-19 e nella prima fase della guerra russo-ucraina;
12) a lavorare per assicurare che nel processo decisionale relativo ai nuovi assetti istituzionali dell'Unione europea venga riconosciuto all'Italia un ruolo adeguato al suo peso ed al suo status di Paese fondatore;
13) a concordare con i partner europei la prossima Agenda strategica dell'Unione europea per il periodo 2024-2029 che, sulla base di un rigido rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità già previsti dai trattati con un ruolo centrale spettante agli organi parlamentari, dovrà concentrarsi su alcune grandi priorità quali, tra l'altro: una politica estera comune forte e in grado di garantire all'Unione europea un ruolo chiave sulla scena internazionale; una politica industriale efficace per un'Europa competitiva e autonoma nei settori strategici, ivi incluso quello della difesa; una politica economica equilibrata che sappia coniugare stabilità finanziaria e crescita economica; una politica agricola forte che sostenga le produzioni nazionali e tuteli gli agricoltori dalla concorrenza sleale degli altri partner; politiche ambientali sostenibili e compatibili con la difesa della competitività e dei posti di lavoro e senza costi per i cittadini; una politica migratoria efficace che assicuri la difesa dei confini europei e la sicurezza dei nostri cittadini; politiche demografiche attive che favoriscano la natalità;
14) ad impegnarsi affinché il prossimo bilancio pluriennale europeo sia all'altezza delle sfide dell'unione e rifletta in modo appropriato le priorità dell'Agenda strategica;
15) a lavorare per l'indicazione di un eventuale percorso in ordine alle riforme istituzionali necessarie per assicurare un'Unione europea più efficiente ed al servizio dei suoi cittadini, anche in vista delle future prospettive di allargamento;
16) a proseguire il lavoro affinché l'Unione europea sviluppi una politica migratoria di carattere strutturale fondata sulla dimensione esterna e su un'efficace cooperazione con i Paesi di origine e transito. Resta fondamentale una relazione mutualmente paritaria e vantaggiosa con l'Africa di cui il Piano Mattei rappresenta un elemento fondamentale;
17) a riaffermare la centralità dello sviluppo di accordi di partenariato onnicomprensivi con i Paesi terzi di origine e di transito migrazione, in un'ottica di sviluppo e cooperazione reciproci, e ad incoraggiare iniziative, anche sotto forma di partenariati pubblico-privati, di sviluppo sostenibile e di formazione professionale nei Paesi africani; a riconoscere il valore strategico di accordi efficaci tra l'Unione europea, gli Stati membri, i Paesi mediterranei e africani per il controllo e la legalità dei flussi migratori;
18) a ribadire il forte sostegno al processo di allargamento a favore dei Paesi dei Balcani occidentali;
19) a proseguire l'azione di sostegno alla Moldova di fronte alle azioni destabilizzanti da parte di Mosca ed a continuare a sostenere gli sforzi di riforma delle Autorità di Chişinãu nel percorso di avvicinamento all'Unione europea;
20) a monitorare gli sviluppi in Georgia mantenendo alta l'attenzione sul rispetto dei valori e dei principi su cui si fonda l'Unione che costituiscono un elemento essenziale per ogni Paese che aspira a diventarne membro.
21) a contrastare efficacemente i costanti tentativi di disinformazione e di influenza malevola, perpetrati da soggetti esteri volti a screditare e destabilizzare gli Stati membri dell'Unione europea.
(6-00120) «Foti , Molinari , Barelli , Lupi ».
La Camera,
premesso che:
1) nel prossimo Consiglio europeo del 27-28 giugno 2024 verranno trattati i seguenti temi: sviluppi della guerra di aggressione all'Ucraina da parte della Federazione Russa; sviluppi dei conflitti in Medio Oriente; l'implementazione della capacità di difesa comune dell'Unione europea; percorsi per il miglioramento della competitività UE sul mercato globale; questione migratoria; politica estera comune; difesa comune dalle minacce ibride e l'adozione dell'Agenda strategica 2024-2029 per il prossimo ciclo istituzionale;
2) riguardo al fronte ucraino, occorre ribadire il fermo sostegno politico, economico e militare del nostro Paese nell'ambito della strategia comune adottata nell'ambito dell'Unione europea e della Nato, ferma la necessità di accompagnare il percorso di integrazione europea dell'Ucraina a una intensa azione diplomatica rivolta a una normalizzazione dei rapporti, sollecitando l'adozione di un approccio costruttivo e di dialogo tra le parti coinvolte, anche promuovendo la nomina di un inviato di pace per l'Ucraina;
3) un'azione comune europea si rende indispensabile, altresì, sul fronte mediorientale, dove si registrano preoccupanti sviluppi per la popolazione civile a Gaza e, in particolare, a Rafah, incolpevolmente coinvolta nelle legittime iniziative poste in essere dallo Stato di Israele per liberare gli ostaggi catturati e torturati dai terroristi di Hamas lo scorso 7 ottobre: la scarsità di aiuti umanitari, così come gli effetti dei bombardamenti e degli attacchi nel contesto urbano, stanno rendendo sempre più ineludibile la condivisione dell'approccio statunitense alla questione palestinese, da risolversi – con il sostegno del nostro Paese e dell'Unione europea – necessariamente nella politica «due popoli, due Stati», quale traguardo di un percorso che, coerentemente con quanto stabilito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, impone il rilascio immediato degli ostaggi, il cessate il fuoco e sostegni concreti alla popolazione civile;
4) anche solo i due conflitti appena richiamati confermano la priorità di sollecitare la realizzazione di una politica estera europea comune, affinché l'Unione europea possa acquisire quell'autonomia strategica che le sfide globali e il nuovo contesto geopolitico impongono al Vecchio continente. Un passaggio indispensabile del processo di federalizzazione europeo, cui dovrà fare seguito l'approntamento di una difesa e di un esercito comuni, al fine affrontare le minacce comuni e di aumentare la prontezza e la capacità difensiva dell'intero continente, ma anche di evitare ripetizioni tra gli Stati membri e ottimizzare le risorse e gli investimenti, anche attraverso una razionalizzazione degli interventi;
5) l'autonomia strategica europea passa necessariamente dal consolidamento del mercato unico e dal rafforzamento della competitività delle imprese europee, sia in termini di produttività che di resilienza. In questa prospettiva, il percorso tracciato dall'ex Presidente del Consiglio Draghi appare obbligato: elaborazione di una politica industriale comune nei comparti strategici e fondamentali per le sfide del domani (difesa, nuove tecnologie, energia in primis), nonché di una strategia di protezione delle nostre industrie su un terreno di competizione globale ineguale causato da asimmetrie nelle normative, nei sussidi, nelle politiche commerciali e nei livelli di tutela dei lavoratori, spesso sfruttati al fine di abbattere i costi di produzione e aumentare la competitività del prodotto a scapito della salute degli stessi e delle loro famiglie;
6) un'azione comune europea deve essere sollecitata anche sul piano di una politica migratoria europea efficace, umanitaria e sicura: le notevoli differenze di civiltà che permangono rispetto ad alcuni Stati membri sul fronte dell'accoglienza non possono più essere tollerate. Occorre definire un sistema di gestione del fenomeno migratorio che ponga al centro la solidarietà tra gli stati e tra i popoli, riconoscendo il carattere prioritario del salvataggio delle persone in mare e adoperandosi anche a livello internazionale per garantire il rispetto della dignità della persona, con un approccio coordinato, condiviso ed efficace;
7) un'Europa coesa, più forte e integrata rappresenta la premessa per un allargamento consapevole e fondato su valori condivisi: le ingerenze russe sul percorso europeo della Georgia e della Moldova non possono in alcun modo minare il sogno europeo di due popoli che si riconoscono profondamente nei nostri valori e che vogliono fare del pluralismo democratico la pietra miliare delle loro nazioni;
8) proprio le ingerenze estere sul percorso di integrazione europea dimostrano la crescente pericolosità delle minacce emergenti e ibride alla sicurezza nazionale ed europea. L'intelligenza artificiale e le tecnologie, se utilizzate come armi di destabilizzazione, rischiano di pregiudicare la libertà delle istituzioni democratiche e la libera formazione del consenso, attraverso campagne mirate di disinformazione e di fake news che rischiano di minare la fiducia nei cittadini nelle istituzioni nazionali ed europee e nell'alleanza atlantica;
9) i rischi derivanti dall'applicazione malevola delle nuove tecnologie è di mettere a repentaglio la coesione e i valori europei a discapito degli interessi di potenze straniere o di regimi autoritari che agiscono promuovendo valori del tutto in contrasto con i principi di libertà e democrazia che sorreggono il modello di società occidentale. Il Consiglio europeo, in risposta all'aumento delle minacce ibride rivolte all'Unione europea, ai suoi Stati membri e ai suoi partner, è chiamato ad adottare soluzioni comuni e condivise per difendersi dal proliferare di atti d'intimidazione, sabotaggi, disinformazione, attività informatiche dannose e strumentalizzazione dei migranti da parte di paesi terzi;
10) in questo contesto, la prossima agenda strategica per il 2024-2029 si dovrà necessariamente basare su tre pilastri: un'Europa libera e democratica, un'Europa forte e sicura, un'Europa prospera e competitiva. Una agenda la cui attuazione sarà inesorabilmente influenzata dalle nomine nell'ambito del prossimo ciclo istituzionale. Considerando che lo scorso ciclo istituzionale ha visto portare avanti delle politiche che hanno danneggiato sia la competitività europea che l'ambiente a causa di un ambientalismo «ideologico», che non ha tenuto conto delle implicazioni economiche e sociali causate da alcune politiche proposte dalla Commissione UE, si rende necessario, ora, sostenere un cambiamento dei vertici istituzionali che hanno rischiato di compromettere la competitività dell'Unione europea e la stessa transizione ecologica, al fine di affermare una transizione giusta ed equa che non pregiudichi milioni di lavoratori e non favorisca il dumping economico e sociale portato avanti dagli altri attori globali,
impegna il Governo:
1) a garantire all'Ucraina ogni supporto politico, economico, umanitario, diplomatico e militare, al fine di ripristinare la stabilità e la sicurezza della regione e del continente, anche promuovendo la nomina di un inviato di pace per l'Ucraina, nonché il prosieguo del percorso di allargamento dell'Unione europea;
2) a promuovere attivamente una soluzione alla crisi umanitaria a Gaza, sostenendo la richiesta del Consiglio europeo per una pausa umanitaria immediata e un cessate il fuoco che consenta di restituire alle famiglie gli ostaggi israeliani e mettere in sicurezza la popolazione civile, appoggiando una risoluzione pacifica del conflitto in linea con quanto proposto dai nostri alleati statunitensi, nonché l'adozione del modello «due popoli, due Stati»;
3) a promuovere una politica estera e diplomatica comune nell'ambito dell'Unione europea, così da avviare un percorso di integrazione che porti alla creazione di un esercito comune e di una difesa europea;
4) a sostenere le iniziative volte a rafforzare la produttività e la resilienza economica dell'Unione europea, completando il mercato unico e sviluppando una strategia per proteggere le industrie europee su un terreno di competizione globale;
5) a promuovere una gestione comune delle frontiere esterne dell'Unione europea e una politica migratoria solidale e umana, adoperandosi per garantire la sicurezza interna dell'Europa attraverso una gestione efficace e coordinata dei flussi migratori, ma anche promuovendo ogni iniziativa necessaria ad assicurare la tutela dell'incolumità, il rispetto della dignità e delle aspettative di vita dei migranti;
6) a sollecitare, per quanto di competenza, il percorso di allargamento dell'Unione europea, sostenendo l'integrazione della Georgia e della Moldova, scongiurando ogni eventuale e ulteriore ingerenza da parte di potenze straniere;
7) a promuovere l'adozione di soluzioni per difendere l'Unione europea dalle minacce ibride, incluse le attività informatiche dannose, la disinformazione e la strumentalizzazione dei migranti, sostenendo lo sviluppo di misure per aumentare la resilienza e la sicurezza tecnologica dell'Europa, anche attraverso investimenti comuni in materia di resilienza cibernetica e sulle ulteriori nuove tecnologie, in particolare le cosiddette «dual use»;
8) a garantire, per quanto di competenza, discontinuità nella Presidenza della Commissione europea rispetto al precedente ciclo istituzionale, al fine di garantire all'Agenda strategica 2024-2029 un diverso approccio alle sfide globali cui l'Europa e i cittadini europei sono chiamati a rispondere, rifuggendo qualsivoglia impostazione fondata su presupposti ambientali eccessivamente ideologici in favore di una strategia che metta a sistema le esigenze europee e i bisogni della popolazione, garantendo maggiore competitività e autonomia all'Unione europea.
(6-00121) «Faraone , Gadda , De Monte , Del Barba , Marattin , Bonifazi , Boschi , Giachetti , Gruppioni ».
La Camera,
impegna il Governo:
1) a promuovere attivamente una soluzione alla crisi umanitaria a Gaza, sostenendo la richiesta del Consiglio europeo per una pausa umanitaria immediata e un cessate il fuoco che consenta di restituire alle famiglie gli ostaggi israeliani e mettere in sicurezza la popolazione civile, appoggiando una risoluzione pacifica del conflitto in linea con quanto proposto dai nostri alleati statunitensi, nonché l'adozione del modello «due popoli, due Stati»;
2) a sostenere le iniziative volte a rafforzare la produttività e la resilienza economica dell'Unione europea, completando il mercato unico e sviluppando una strategia per proteggere le industrie europee su un terreno di competizione globale;
3) a facilitare, per quanto di competenza, il percorso di allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali, sostenendo l'integrazione della Moldova, scongiurando ogni eventuale e ulteriore ingerenza da parte di potenze straniere;
4) a promuovere l'adozione di soluzioni per difendere l'Unione europea dalle minacce ibride, incluse le attività informatiche dannose, la disinformazione e la strumentalizzazione dei migranti, sostenendo lo sviluppo di misure per aumentare la resilienza e la sicurezza tecnologica dell'Europa, anche attraverso investimenti comuni in materia di resilienza cibernetica e sulle ulteriori nuove tecnologie.
(6-00121)(Testo modificato nel corso della seduta) «Faraone , Gadda , De Monte , Del Barba , Marattin , Bonifazi , Boschi , Giachetti , Gruppioni ».
La Camera,
premesso che:
1) nel prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri saranno chiamati a esaminare gli sviluppi delle crisi internazionali in atto, in particolare la situazione in Ucraina e in Medio Oriente, oltre a valutare gli aspetti legati alla sicurezza e alla difesa comune; tra i temi all'ordine del giorno del Consiglio europeo dovrebbero inoltre essere ricompresi anche quelli inerenti alla competitività, alle relazioni esterne e al prossimo ciclo istituzionale;
2) l'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina si protrae ormai da oltre due anni e le strategie sinora perseguite per porre fine al conflitto non hanno raggiunto alcun risultato concreto; il conflitto si è trasformato in una guerra di logoramento che va avanti nella totale assenza di effettivi interventi diplomatici al fine di giungere a una concreta soluzione di pace, nel rispetto del diritto internazionale;
3) preoccupa il mero e continuo invio di armamenti all'Ucraina, come emerso anche dalle dichiarazioni a margine dell'ultimo G7, tenutosi sotto la Presidenza italiana, che ha concordato sulla necessità di «aumentare la produzione e le consegne» di armi. In particolare è stato raggiunto tra i leader del G7 – su proposta degli Stati Uniti – un accordo unanime sullo stanziamento di un fondo di solidarietà a favore dell'Ucraina di 50 miliardi di dollari in prestiti, garantito dai profitti degli asset russi – al quale contribuirà anche l'Italia – e che servirà non solo per la ricostruzione del Paese, ma anche – come confermato dal cancelliere tedesco Scholz – per sostenere Kiev nell'acquisto di armi;
4) si delinea pertanto, nel breve periodo, solamente un ulteriore sforzo militare europeo e nessuna concreta e penetrante prospettiva negoziale volta a porre fine alle operazioni belliche in territorio ucraino. In tal senso, le prospettive di ricostruzione e pace giusta sembrano solo dei proclami;
5) il 29 febbraio 2024 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull'Ucraina, con il voto contrario del solo Movimento 5 Stelle come partito italiano, che delinea, a livello europeo, una preoccupante posizione oltranzista, che sembrerebbe non lasciare spazio a nessuna soluzione negoziale; al contrario, la risoluzione risulta essere un'invocazione agli Stati membri a fornire quanto più supporto militare possibile: nessuna restrizione autoimposta all'assistenza militare, incremento significativo della produzione industriale al fine di soddisfare le esigenze dell'Ucraina e ricostituire gli arsenali europei esauriti, fornitura di sofisticati sistemi d'arma con tanto di elencazione, un impegno a sostenere militarmente l'Ucraina con almeno lo 0,25 per cento del Prodotto interno lordo annuo per ogni stato membro;
6) accogliendo la richiesta del Presidente ucraino Zelensky, il 15 e il 16 giugno 2024 si è tenuta in Svizzera la Conferenza ad alto livello sulla pace in Ucraina – a cui ha partecipato anche l'Unione europea – con l'obiettivo di sviluppare tra i Capi di Stato e di Governo una visione comune verso una pace giusta e duratura nel Paese, quale fondamento per un futuro processo di pace, anche tramite la definizione di una roadmap comune che coinvolga entrambe le parti;
7) nonostante la condivisibilità dei suoi obiettivi, la conferenza si è delineata come una «conferenza sulla pace» e non una «conferenza di pace» né si può tralasciare come l'esclusione della Federazione russa dai negoziati, nonché la mancata partecipazione ai lavori di alcuni Paesi – in particolare gli Stati Brics, specialmente Brasile, India, Cina e Sudafrica – abbia avuto un impatto negativo sulla riuscita della medesima conferenza. Nonostante i proclami, si è pertanto ancora molto distanti dal raggiungimento dell'obiettivo di una pace globale, giusta e duratura per l'Ucraina, basata sul diritto internazionale e sulla Carta delle Nazioni Unite;
8) risulta quanto mai di primaria importanza avviare un concreto piano di pace europeo per l'Ucraina, mai seriamente intrapreso, che preveda uno stop immediato degli attacchi russi; la pace, così come la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale devono quindi essere la bussola dell'azione europea in particolare nei teatri di guerra;
9) la crisi in atto in terra mediorientale, oltre ad essere probabilmente la più grave mai verificatasi, scaturisce da una situazione radicata e probabilmente sottovalutata dalla politica internazionale;
10) dopo l'attacco terroristico lanciato da Hamas verso Israele il 7 ottobre 2023, le condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza sono oltremodo disumane e drammatiche: è urgente una ulteriore mobilitazione della comunità internazionale per garantire l'accesso agli aiuti umanitari alla popolazione civile intrappolata a Gaza. Gli aiuti attuali sono infatti totalmente insufficienti, a cominciare da cibo, acqua potabile, medicinali, materiale igienico-sanitario, fornitura di elettricità e di carburante, essenziali all'espletamento delle operazioni umanitarie, al soddisfacimento di bisogni vitali di prima necessità e affinché le condizioni di salute pubblica non si aggravino ulteriormente;
11) all'esito dell'ultimo Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024, i Capi di Stato e di Governo hanno chiesto una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile, alla liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi e alla fornitura di assistenza umanitaria. Il Consiglio europeo ha inoltre condannato fermamente la violenza dei coloni estremisti, affermando che i responsabili devono rispondere delle loro azioni, e ha invitato il Consiglio ad accelerare i lavori relativi all'adozione di pertinenti misure restrittive mirate. Ha inoltre condannato le decisioni del Governo israeliano di estendere ulteriormente gli insediamenti illegali in tutta la Cisgiordania occupata e ha esortato Israele a revocare tali decisioni;
12) il 19 aprile 2024 il Consiglio europeo, dando seguito a quanto sopra esposto, ha deciso di inserire quattro persone e due entità nell'elenco del regime globale di sanzioni dell'Unione europea in materia di diritti umani. Le persone e le entità inserite nell'elenco si sono rese responsabili di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti di palestinesi, tra cui torture e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, nonché della violazione del diritto di proprietà e del diritto alla vita privata e familiare dei palestinesi in Cisgiordania;
13) il 10 maggio 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia, una risoluzione presentata dagli Emirati Arabi Uniti che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite; il voto espresso a forte maggioranza ha un grande valore simbolico e solidaristico considerata la catastrofe umanitaria in atto nella Striscia di Gaza e l'intenzione di Israele di procedere con l'offensiva su Rafah;
14) da ultimo, il 10 giugno 2024, l'Alto Rappresentante Borrell ha dichiarato che l'Unione accoglie con favore l'adozione della risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per la cessazione delle ostilità a Gaza;
15) la pace è l'unica opzione possibile in Medio Oriente: la creazione di uno Stato palestinese contribuirebbe alla pace e alla sicurezza internazionali, consentirebbe di mantenere la soluzione «due popoli – due Stati» e getterebbe le basi per la costruzione di una pace duratura;
16) oltre ai fronti bellici di Ucraina e Medio Oriente, nell'ambito delle relazioni esterne, il Consiglio europeo porrà la sua attenzione su alcuni scenari internazionali critici, ma che ricoprono un ruolo di primaria importanza per la stabilità di alcuni quadranti geopolitici, in particolare la situazione della Georgia che ha ottenuto lo status di Paese candidato all'adesione all'Unione europea nel dicembre 2023 e che nelle scorse settimane è stata scenario di forti tensioni politiche;
17) un mese fa il Parlamento georgiano ha approvato la cosiddetta legge sulla «trasparenza dell'influenza straniera» con cui vengono strette le maglie sul controllo nei confronti dei media e verso le Organizzazioni non governative che ricevono fondi dall'estero sul modello di un'analoga legge già adottata in Russia, provocando un'ondata di proteste e manifestazioni, con comportamenti intimidatori e repressivi da parte delle forze dell'ordine georgiane;
18) l'Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell ha chiaramente espresso come la nuova legge georgiana «influisce negativamente sui progressi della Georgia nel percorso dell'Unione europea» e come «lo spirito e il contenuto della legge non siano in linea con le norme e i valori fondamentali dell'Unione europea»;
19) le scorse settimane sono state contrassegnate da importanti appuntamenti internazionali, non solo la già citata Conferenza sulla pace in Ucraina, ma soprattutto il vertice G7 di Borgo Ignazia a cui l'Unione europea ha partecipato, rappresentata dal Presidente del Consiglio europeo Michel e dalla Presidente della Commissione europea von der Leyen;
20) in particolare, nelle conclusioni adottate a chiusura del vertice, non compare nel testo del comunicato riferito al capitolo sull'uguaglianza di genere, diffuso a margine del vertice, il punto relativo all'importanza a garantire «un accesso effettivo e sicuro all'aborto», che sarebbe stato espunto su precisa contrarietà del Governo italiano, nonostante fosse stato già inserito nel corso del G7 del 2023 di Hiroshima e che Francia e Canada, proprio in vista del summit in Puglia, ne avessero chiesto di rafforzare il riferimento;
21) la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti figurano tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e il Parlamento europeo, con una storica risoluzione approvata ad aprile 2024, ha dichiarato la volontà di inserire il diritto all'aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, condannando il regresso sui diritti delle donne e tutti i tentativi di limitare o rimuovere gli ostacoli esistenti per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi e la parità di genere a livello globale, anche negli Stati membri dell'Unione europea;
22) l'inizio del 2024 ha visto l'affermazione di una nuova tendenza in seno alle assemblee e all'agenda politica dell'Unione europea, con il rafforzamento della volontà di fare della difesa europea una priorità politica nell'agenda dell'Unione: in particolare, si sta affermando con sempre più forza il tema della strategia europea per l'industria della difesa (Edis) quale priorità politica dell'Unione, declinata nel senso di un rafforzamento della capacità di produzione di armi e munizioni, incentivandone altresì la produzione e la cooperazione transfrontaliera;
23) all'Edis, si accompagna l'istituzione di un Programma europeo di investimenti per la difesa (Edip), un fondo da 100 miliardi di euro, da approvarsi in sede di Consiglio europeo, che mira a incrementare l'acquisto di armi congiunte e mettere l'Unione europea nella posizione di aumentare la produzione di armi e munizioni a livello dei singoli Paesi;
24) la proposta di Regolamento istitutivo di un programma europeo per l'industria della difesa (Edip) è attualmente all'esame, per il parere, delle competenti Commissioni parlamentari della Camera e del Senato: tra gli elementi principali della strategia, la previsione di un fondo da 1,5 miliardi di euro, almeno il 40 per cento entro il 2030 di acquisti congiunti di armi e priorità alla produzione europea; in base alla delineata strategia, il valore del commercio della difesa intra-Unione europea dovrà essere almeno il 35 per cento del totale ed entro il 2030 il 50 per cento degli acquisti dovrà essere fatto in Europa e il 60 per cento entro il 2035;
25) in questo contesto di rafforzamento della base industriale militare europea, che lascia presagire una vera e propria corsa al riarmo, va ricondotta anche la recente decisione del Consiglio di amministrazione della Banca europea per gli investimenti che – su mandato del Consiglio europeo – ha deliberato di intensificare il sostegno all'industria della sicurezza e della difesa dell'Europa, anche attraverso un piano ad hoc da 4,5 miliardi di euro, presentato in occasione dell'ultima riunione dei ministri delle finanze (Ecofin), nel corso della quale l'iniziativa ha ricevuto ampio sostegno;
26) in particolare, preoccupa il dichiarato intendimento della Banca europea per gli investimenti di ampliare la portata dei suoi investimenti al di là dell'attuale definizione di beni e infrastrutture dual use militare e civile, allentando le norme vigenti e rivedendo potenzialmente la lista di esclusione che attualmente impedisce il finanziamento da parte della stessa Banca europea per gli investimenti di beni a scopo militare come armi e munizioni;
27) alla luce di questo scenario allarmante, 30 organizzazioni della società civile di tutta Europa hanno inviato una lettera per esortare la Banca europea per gli investimenti a resistere alle richieste di un maggiore sostegno al settore della difesa, sottolineando come «l'ampliamento» della definizione di dual use scatenerebbe una dinamica che probabilmente vedrebbe la spesa per le armi sempre più dominante nel portafoglio della Banca europea per gli investimenti;
28) la stessa Presidente uscente della Commissione von der Leyen si è a più riprese espressa sulla necessità dell'Europa di prepararsi alla guerra con un piano straordinario di riarmo europeo e quelle del Commissario europeo uscente all'economia Paolo Gentiloni che si è pronunciato favorevolmente all'ipotesi di un eventuale emissione di eurobond per finanziare le capacità di difesa europee;
29) sebbene non siano previsti eurobond a livello europeo per finanziare gli acquisti della difesa, l'Unione europea non esclude la possibilità per gli Stati membri di fare debito comune a questo scopo. L'esecutivo europeo favorirà l'acquisto congiunto da parte dei Paesi, come avviene attualmente con la piattaforma Unione europea per l'acquisto del gas;
30) tale nuovo orientamento in seno all'agenda politica dell'Unione europea lascia trasparire un deciso mutamento di prospettiva all'interno dell'Unione stessa e preoccupa per le ricadute dirette che il rafforzamento della strategia per l'industria della difesa potrebbe avere nei confronti delle altre priorità legislative dell'Unione europea su temi centrali quali la transizione verde e digitale, la sanità, l'istruzione, la green economy, in particolare con riferimento al prossimo ciclo istituzionale;
31) l'Unione europea, nello spirito dei padri fondatori e come solennemente sancito a più riprese negli stessi Trattati istitutivi e nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, si prefigge di promuovere e contribuire alla pace e alla sicurezza in Europa e nel mondo, alla democrazia e ai diritti umani;
32) nell'ambito del prossimo Consiglio europeo, i leader dei Paesi membri torneranno a confrontarsi sul tema della competitività, già al centro della riunione straordinaria dell'Euco del 17-18 aprile 2024. In questa occasione Mario Draghi dovrebbe infatti essere chiamato ad illustrare il suo rapporto sul futuro della competitività europea, fulcro del nuovo Patto europeo, a sua volta cuore dell'Agenda strategica 2024-2029;
33) di fronte alla nuova realtà geopolitica e a sfide sempre più complesse, l'Unione europea si è detta risoluta ad agire con determinazione al fine di garantire la propria competitività a lungo termine, prosperità e leadership sulla scena mondiale e a rafforzare la propria sovranità strategica;
34) per conseguire questi risultati, i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea hanno sottolineato la necessità di un nuovo patto per la competitività, ancorato a un mercato unico pienamente integrato. In tale contesto rivestono un'importanza fondamentale gli investimenti e l'accesso al capitale, così come la necessità per l'Unione europea di ridurre le sue dipendenze strategiche in settori quali l'energia, le materie prime critiche, i semiconduttori, la salute, il digitale, i prodotti alimentari, le tecnologie critiche, la chimica, la biotecnologia e lo spazio. Proprio al fine di attuare il patto, i leader dell'Unione europea hanno a più riprese invitato a compiere rapidi progressi riguardo una serie di fattori chiave della competitività;
35) il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024 sarà il primo incontro ordinario, previsto in agenda, tra i Capi di Stato e di Governo europei dopo le elezioni del Parlamento europeo e nelle more delle trattative in corso che delineeranno gli assetti e gli equilibri della nuova Commissione europea, il nuovo ciclo istituzionale non può che prospettare nuove sfide per il futuro dell'Unione europea;
36) una prima riflessione è legata all'astensionismo sempre più marcato in occasione delle elezioni europee: più di un elettore europeo su due non si è recato alle urne, con effetti diversificati da Stato membro a Stato membro, con un netto calo di partecipazione negli Stati dell'Europa mediterranea, soprattutto Spagna e Italia;
37) gli elettori percepiscono le elezioni europee come distanti, atte a determinare degli equilibri politici, quelli di Bruxelles, che diventano molto più degli affari diplomatici che una scelta elettorale;
38) la recente tornata elettorale, nonostante abbia mantenuto nel complesso del Parlamento europeo una maggioranza europeista sostenuta dalle grandi e tradizionali famiglie partitiche europee, non può non evidenziare la crescente influenza delle spinte sovraniste con un acuirsi dei temi identitari, i timori per una mai risolta questione migratoria, la situazione economica in peggioramento, i fronti bellici e una crescente e latente diffidenza verso i temi della transizione ecologica e verde. Alla condivisione, gli elettori hanno dato segnali di chiusura e ripiegamento sui propri confini nazionali;
39) nel prossimo ciclo istituzionale, l'Unione europea non deve perdere l'occasione per autoriformarsi avviando una seria riforma dei trattati che veda il superamento del principio del voto all'unanimità in sede del Consiglio e l'attribuzione al Parlamento europeo del diritto di iniziativa legislativa alla pari di qualsiasi assemblea parlamentare nazionale, nonché un netto rafforzamento degli strumenti di partecipazione dei cittadini europei;
40) la scorsa legislatura europea, appena conclusasi, ha visto l'Unione europea capace di fronteggiare con un rinnovato spirito unitario eventi straordinari, una pandemia globale, la crisi energetica e una guerra alle porte dell'Europa. Nell'Agenda strategica 2024-2029 che caratterizzerà il prossimo ciclo istituzionale, l'Unione europea delinea la sua azione nello scenario geopolitico internazionale come attore globale influente, garante della sicurezza e difesa e sostenitore del diritto e delle istituzioni internazionali, attraverso una governance globale equa e un multilateralismo inclusivo. Proprio per questo e per riprendere lo spirito dei padri e degli Stati fondatori, la nuova Commissione europea dovrà dotarsi di un Commissario europeo per la pace,
impegna, quindi, il Governo, nelle competenti sedi istituzionali, nazionali ed europee:
1) in merito alla crisi ucraina:
a) ad adoperarsi al fine di escludere categoricamente eventuali invii di truppe di Paesi dell'Unione europea in territorio ucraino, considerate le potenziali drammatiche conseguenze in termini di escalation del conflitto;
b) a imprimere una concreta svolta per profondere il massimo ed efficace sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Stati membri, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche e l'avvio, con iniziative multilaterali o bilaterali, di negoziati utili a una de-escalation militare, per il raggiungimento di una soluzione politica, giusta, equilibrata, duratura, adoperandosi da subito per una Conferenza di pace da tenersi sotto l'egida delle Nazioni Unite, portando il nostro Paese finalmente a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento, per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale;
c) ad intraprendere tutte le azioni necessarie atte a scongiurare la distrazione sia di ulteriori risorse di bilancio interne e sia delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a favore del co-finanziamento dell'industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, considerato che tali fondi rappresentano lo strumento principale di ripresa e rilancio dell'economia del Paese provato dalla recente pandemia e non uno strumento di supporto ad una economia di guerra;
d) in analogia con quanto già avviene a livello degli altri Stati membri dell'Unione, a comunicare a ciascuna Camera, nelle rispettive Assemblee, in merito alle autorizzazioni di invio di armamenti, anche con riferimento al loro potenziale offensivo, procedendo alla declassificazione degli allegati contenenti la lista di armamenti inviati ed eventualmente da inviare;
e) a sostenere il costante invio di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché il rafforzamento delle misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui donne, anziani e disabili;
f) a non dare seguito alla proposta avanzata dal Parlamento europeo circa il sostegno militare all'Ucraina con almeno lo 0,25 per cento del loro Pil annuo;
g) a sostenere e monitorare i necessari processi di riforme politiche, giuridiche ed economiche, in particolare nel settore dello Stato di diritto, richiesti all'Ucraina, anche nell'ottica del processo di adesione all'Unione europea, in linea con i valori fondamentali dell'Unione dettati dai Trattati istitutivi per il suo allargamento;
2) in merito alla crisi in Medio-Oriente:
a) a profondere ogni sforzo a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, al fine di giungere a un immediato «cessate il fuoco» permanente e duraturo, a garanzia dell'incolumità della popolazione civile di entrambe le parti;
b) a farsi promotore, a livello europeo, della sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della Posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (ATT) dell'Onu;
c) alla luce della catastrofe umanitaria in corso a Gaza, ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per assicurare la fornitura di massicci aiuti umanitari via mare, terra ed aria, nonché l'ingresso di personale sanitario e umanitario nella Striscia di Gaza, a tal fine garantendo l'apertura permanente di adeguati corridoi umanitari, inclusi quelli marittimi e, al contempo, permettendo l'evacuazione dei civili più vulnerabili, tra cui i feriti in gravi condizioni, bambini e anziani;
d) a intraprendere ogni utile iniziativa di carattere internazionale ed europeo volta a promuovere, con urgenza, una conferenza di pace che accompagni un processo di negoziato sulla base delle legittime aspettative delle parti in conflitto, nel rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario, all'interno della cornice di principio «due popoli, due Stati»;
e) a farsi promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica sul Governo israeliano affinché rispetti il diritto internazionale umanitario e accetti la prospettiva del riavvio di un processo di pace basato sul principio «due popoli, due Stati»;
f) a promuovere presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite l'istituzione di una commissione d'inchiesta indipendente, allo scopo di accertare le violazioni e gli abusi del diritto internazionale e umanitario ai danni della popolazione civile, al contempo sostenendo le opportune iniziative nelle sedi giurisdizionali internazionali volte al medesimo scopo;
g) ad adottare altresì nelle competenti sedi europee le iniziative necessarie volte a conseguire una posizione comune, in seno alle istituzioni dell'Unione europea, finalizzata al riconoscimento da parte dell'Unione dello Stato di Palestina, dando seguito alle intenzioni manifestate in occasioni di precedenti Consigli europei già dal 1999;
3) in riferimento alle relazioni esterne:
a) a ribadire la condanna, di concerto con le istituzioni europee, dell'adozione della legge georgiana sulle influenze straniere che contrasta con gli impegni di avanzamento democratico assunti dalla Georgia con l'Unione europea nel suo percorso di adesione e prevenire ogni forma di strumentalizzazione politica che possa degenerare in violenze e conflitti;
b) a ribadire, in tutti i consessi internazionali ed europei, in linea con le indicazioni delle Nazioni Unite, con le linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità nonché con la risoluzione del Parlamento europeo dell'11 aprile 2024 (2024/2655(RSP), l'impegno all'accesso all'aborto sicuro e legale quale diritto fondamentale e parte essenziale della copertura sanitaria universale, nell'ambito del rispetto della salute e dei diritti riproduttivi e sessuali, compresa l'assistenza per un aborto sicuro e legale;
4) in riferimento alla politica di sicurezza e difesa:
a) a sostenere l'obiettivo di una effettiva difesa comune europea, quale pilastro della politica estera dell'Unione europea e strumento politico e di razionalizzazione degli investimenti militari, non meramente industriale, al fine di garantire all'Europa la necessaria indipendenza strategica per diventare un attore geopolitico autonomo sullo scacchiere globale, in grado di difendere i propri interessi, al fine di promuoverne i valori di pace, rispetto e di difesa del diritto internazionale e dei diritti umani, anche a garanzia di una maggiore sicurezza dell'Unione;
b) con riferimento all'ipotesi dell'eventuale ricorso all'emissione di eurobond per finanziare le capacità di difesa europee, a sostenere il ricorso all'emissione di debito comune europeo come strumento stabile finalizzato a sostenere gli investimenti nella produzione di «beni pubblici» europei considerati prioritari, quali la salute, l'istruzione, la ricerca, l'innovazione, la sicurezza e la transizione energetica;
c) a scongiurare qualsiasi tentativo di aumentare i finanziamenti di beni a scopo militare, come armi e munizioni, anche attraverso una ferma opposizione all'ipotesi di ampliamento della portata degli investimenti della Bei rispetto all'attuale definizione di dual use, dando, al contrario, priorità al finanziamento di progetti che vadano a beneficio dell'ambiente e della società, affrontando la crisi del costo della vita e l'emergenza climatica;
5) in materia di competitività:
a) a promuovere il modello sociale ed economico europeo al fine di costruire un'economia solida, innovativa e resiliente, stimolando le transizioni verde e digitale dell'Unione europea, nonché la neutralità climatica e di sostenere, al contempo, la promozione di una politica comune d'investimento nella ricerca e nell'innovazione dei settori economici strategici per favorire la competitività delle imprese e sviluppare soluzioni tecnologiche avanzate che possano contribuire alla transizione verso un'economia verde, la ricerca delle energie rinnovabili, la mobilità green, la gestione dei rifiuti, lo sviluppo di tecnologie pulite e sostenibili e la promozione dell'innovazione nel settore dell'energia;
b) a sostenere, nell'ambito del rafforzamento del mercato unico europeo e dell'unione dei mercati dei capitali, la proposta istitutiva di una tassa unica sul capitale quale strumento di una nuova fiscalità europea improntata a criteri di welfare comune, che scoraggi la competizione interna tra gli Stati membri e si delinei quale baluardo alla gestione condivisa delle crisi;
6) in riferimento al prossimo ciclo istituzionale:
a) a sostenere una concreta revisione dei trattati e le necessarie riforme istituzionali europee che vedano il superamento del voto all'unanimità in seno al Consiglio con l'introduzione del voto a maggioranza qualificata, l'attribuzione al Parlamento europeo del potere di iniziativa legislativa, nonché la nomina del Presidente della Commissione europea;
b) a rafforzare gli strumenti di partecipazione dei cittadini europei introducendo un referendum abrogativo europeo per gli atti normativi e la riforma dello strumento dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE) per renderlo di più facile approccio, snello ed efficace, supportato anche da un sistema efficiente di divulgazione e promozione all'interno dell'Unione;
c) a proporre nella composizione e nomina della nuova Commissione europea, la figura di un Commissario europeo alla pace che possa, di concerto con le Nazioni Unite, adoperarsi a nome dell'Unione europea per la risoluzione dei conflitti in corso.
(6-00122) «Francesco Silvestri , Scutellà , Riccardo Ricciardi , Pellegrini , Caramiello , Alfonso Colucci , D'Orso , Torto , Fenu , Caso , Ilaria Fontana , Iaria , Pavanelli , Barzotti , Quartini , Scerra , Bruno , Sportiello ».
La Camera
impegna, quindi, il Governo, nelle competenti sedi istituzionali, nazionali ed europee:
1) in merito alla crisi ucraina:
a) a sostenere il costante invio di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché il rafforzamento delle misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui donne, anziani e disabili;
2) in merito alla crisi in Medio-Oriente:
a) a profondere ogni sforzo a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, al fine di giungere a un immediato «cessate il fuoco» permanente e duraturo, a garanzia dell'incolumità della popolazione civile di entrambe le parti;
3) in riferimento alle relazioni esterne:
a) a ribadire la condanna, di concerto con le istituzioni europee, dell'adozione della legge georgiana sulle influenze straniere che contrasta con gli impegni di avanzamento democratico assunti dalla Georgia con l'Unione europea nel suo percorso di adesione.
(6-00122)(Testo modificato nel corso della seduta) «Francesco Silvestri , Scutellà , Riccardo Ricciardi , Pellegrini , Caramiello , Alfonso Colucci , D'Orso , Torto , Fenu , Caso , Ilaria Fontana , Iaria , Pavanelli , Barzotti , Quartini , Scerra , Bruno , Sportiello ».
La Camera,
premesso che:
1) secondo il Kiel Institute for the World economy, ad aprile 2024, gli aiuti europei in supporto all'Ucraina (intesi sia come istituzioni comunitarie che come aiuti bilaterali dei singoli Stati) ammontavano a 102 miliardi di euro per quanto riguarda le risorse allocate e 76 miliardi di euro di risorse per quanto riguarda quelle previste;
2) secondo la Banca mondiale, la guerra illegale che la Russia sta conducendo in Ucraina ha causato oltre 486 miliardi di dollari di danni;
3) il 12 febbraio 2024, Il Consiglio europeo ha previsto il blocco di circa 260 miliardi di obblighi dei depositari centrali di titoli (CSD) che detengono attività e riserve della Banca centrale di Russia. Oggi questi beni si trovano per la maggior parte nell'Unione europea;
4) il G7 sotto la Presidenza Italiana, svoltosi in Puglia dal 13 al 15 giugno 2024, ha esplicitato nel suo documento finale la volontà di mettere a disposizione dell'Ucraina prestiti straordinari pari a circa 50 miliardi di dollari. L'accordo dovrebbe essere finanziato, in parte, attingendo ai sopra citati beni congelati della banca centrale russa;
5) la Conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina, svoltasi in Svizzera il 15 e 16 giugno 2024, ha riaffermato la necessità di difendere i principi di «sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l'Ucraina» e ha auspicato, al contempo, la formalizzazione di «un dialogo tra tutte le parti per porre fine alla guerra». L'evento è stato sicuramente un passo in avanti anche se l'assenza della Russia e della Cina e il voto contrario al documento finale di attori geopolitici fondamentali (tra gli altri, India, Arabia Saudita, Messico, Indonesia e Sud Africa) ne ha fortemente ridimensionato la portata;
6) il 20 giugno 2024 gli ambasciatori dell'Unione europea hanno trovato l'accordo per il quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, prevedendo la possibilità, da parte delle imprese europee, di agire presso le corti degli Stati membri per chiedere il risarcimento di danni subiti a fronte di cause avviate in Paesi terzi da soggetti russi o controllati da russi per contratti o transazioni, la cui esecuzione è stata colpita dalle sanzioni europee e di chiedere il risarcimento dei danni provocati da soggetti russi che hanno beneficiato dei provvedimenti russi di assegnazione in amministrazione temporanea;
7) il pogrom organizzato e realizzato da Hamas il 7 ottobre 2023 era deliberatamente finalizzato a interrompere il processo di pacificazione mediato dagli Stati Uniti tra Israele e alcuni Paesi arabi, in base ai cosiddetti «Accordi di Abramo», da cui sarebbero derivati effetti anche rispetto alla gestione dei rapporti israelo-palestinesi;
8) l'attacco di Hamas e la sproporzionata reazione militare israeliana a Gaza hanno scatenato un conflitto che, dopo 8 mesi di guerra, ha raggiunto livelli di assoluta emergenza politica e umanitaria: sono oltre 70 mila le bombe sganciate sulla Striscia di Gaza e più di 35 mila le vittime civili che queste hanno provocato. Allo stesso tempo, sono ancora circa 130 gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, di cui almeno un terzo si stima non siano più in vita;
9) da ciò deriva un quadro drammatico che rende complessi gli sforzi della comunità internazionale per alleviare le conseguenze della guerra sui civili e per riavviare un processo di pace fondato sul principio «Due popoli, due Stati», una strategia che non è mai stata così distante dall'agenda degli interlocutori di parte israeliana e palestinese, i quali dovrebbero, in teoria, perseguirne la realizzazione e che nondimeno costituisce l'unica prospettiva realistica di pacificazione e di sicurezza per l'intera regione mediorientale, anche al di là dei confini delle aree contese e rivendicate dalle parti in conflitto;
10) il 10 giugno 2024 il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato per la prima volta una risoluzione con un piano per il lessate il fuoco nella Striscia di Gaza proposto dagli Stati Uniti, che si compone di tre fasi, finalizzate ai raggiungimento della pace, all'invio di aiuti umanitari nella striscia, al rilascio degli ostaggi israeliani e al ritiro delle truppe israeliane da Gaza;
11) il 14 giugno 2024 il comunicato finale del G7 tenutosi in Puglia ha ribadito la necessità di arrivare ad un cessate il fuoco, in perfetta linea di continuità con la risoluzione Onu S/RES/2735 (2024);
12) il conflitto tra Israele e Hamas è stato utilizzato come un pretesto da parte del gruppo terroristico degli Houthi yemeniti per attentati nel Mar Rosso finalizzati a condizionare il traffico commerciale lungo la rotta che collega l'Oceano Indiano al Mar Mediterraneo;
13) gli oltre 200 attacchi registrati da novembre 2023 ad oggi hanno generato pesanti ricadute economiche per il commercio internazionale e per il nostro Paese: rispetto a novembre 2023, il traffico commerciale nello stretto di Bab el-Mandeb è tuttora inferiore di oltre il 60 per cento e il costo di trasporto di un container da Shangai a Genova è superiore di quasi 4 volte il costo precedente all'inizio delle operazioni degli Houthi;
14) il 19 febbraio 2024 il Consiglio affari esteri dell'Unione europea, in base agli articoli 42 e 43 del Trattato sull'Unione europea (TUE), ha deciso di avviare EUNAVFOR ASPIDES (dal greco Aspis, cioè scudo), un'operazione di sicurezza marittima difensiva per ripristinare la libertà di navigazione nel Mar Rosso (decisione PESC 2024/632 del Consiglio), affidata al comando tattico del nostro Paese;
15) la decisione europea è coerente con quanto stabilito al punto 3 della risoluzione 2722/2024 adottata dal Consiglio di sicurezza dell'ONU il 10 gennaio del 2024, che in base alla legalità internazionale riconosce il pieno diritto degli Stati membri a difendere le proprie imbarcazioni dagli attacchi che minacciano la libertà di navigazione;
16) la missione Aspides ha garantito la protezione di oltre 150 navi commerciali che sono transitate nello stretto di Bab el-Mandeb da febbraio ad oggi;
17) negli anni precedenti alla crisi pandemica e ai più recenti sviluppi internazionali caratterizzati da uno scenario geopolitico stabile e prospettive economiche favorevoli, gli Stati membri hanno adottato un approccio concorrenziale interno, ignorando il posizionamento internazionale dell'Unione come competitor degli altri grandi attori economici mondiali. Questo ha compromesso l'avanzamento dell'Unione nel suo percorso di integrazione e, di conseguenza, il suo consolidamento economico e sociale;
18) con l'invasione russa dell'Ucraina siamo entrati in una nuova era geo-economica, che ha costretto gli Stati membri dell'Unione europea – e non solo – a rivedere il proprio approccio al commercio estero al fine di individuare partner commerciali affidabili;
19) nonostante l'Unione europea sia leader mondiale in ambiti come la sostenibilità e l'inclusione sociale, la sua economia non cresce al passo degli altri grandi attori economici mondiali;
20) il livello di reddito pro capite dell'Unione rimane ad oggi inferiore del 27 per cento rispetto a quello degli Stati Uniti. Gran parte di questo divario è dovuto a differenze di produttività: il contributo al prodotto interno lordo per ora lavorata da un americano nel 2022 era infatti maggiore del 35 per cento rispetto a quello di un europeo;
21) anche prima che iniziassero a montare nuove pressioni geopolitiche, erano emersi sintomi che testimoniavano l'erosione della competitività delle imprese europee rispetto a quelle degli altri grandi attori economici mondiali. Tra il 2015 e il 2022, le imprese europee hanno destinato alla ricerca e lo sviluppo una percentuale dei loro ricavi pari a circa la metà di quella delle loro controparti americane e hanno effettuato investimenti proporzionalmente minori. Di conseguenza, le imprese europee sono cresciute a due terzi del ritmo delle aziende statunitensi e il rendimento del loro capitale è stato inferiore di circa quattro punti percentuali;
22) nel 2022, la capitalizzazione totale di mercato delle aziende americane era 2,5 volte superiore rispetto a quella delle loro controparti europee e, nel 2023, poco più del 2 per cento imprese europee aveva un numera di dipendenti compreso tra 20 e 250, una dimensione che invece riguardava circa il 14 per cento delle imprese americane,
impegna il Governo:
1) a promuovere e rafforzare l'impegno nel sostegno politico, finanziario, economico, umanitario e militare all'Ucraina, attuando quanto previsto dal documento finale del G7 italiano del 13-15 giugno 2024 (ovvero, 50 miliardi di prestiti straordinari presi dai miliardi russi confiscati dalle banche europee);
2) a sostenere iniziative politiche e diplomatiche per porre fine all'aggressione russa e così da arrivare a una pace giusta, nel rispetto dei diritto internazionale e del diritto dell'Ucraina alla propria libertà, sicurezza e integrità territoriale;
3) a supportare ulteriori impegni in sede UE per la creazione di un'autonoma capacità di difesa europea, complementare e integrata nel sistema della NATO;
4) ad assicurare l'impegno dell'Italia e degli altri Paesi dell'Unione Europea nel proseguire sulla strada tracciata dalla risoluzione ONU e dalle dichiarazioni finali del G7, finalizzata alla ripresa del processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei «due popoli, due stati», fondato sul contrasto alla strategia e all'organizzazione terroristica di Hamas, sul coinvolgimento degli stati arabi nella gestione della transizione e della ricostruzione a Gaza e sulla mobilitazione internazionale contro gli insediamenti illegali di Israele in Cisgiordania;
5) ad operare in coerenza con gli indirizzi della Risoluzione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2024 sulla situazione a Gaza e sulla necessità di raggiungere un cessate il fuoco e di evitare i rischi di un'escalation regionale, tenendo conto degli obblighi del diritto internazionale umanitario e delle necessità della popolazione civile;
6) a portare avanti la missione ASPIDES a livello europeo, per garantire la protezione delle navi mercantili che transitano per il Mar Rosso ed alleviare le ricadute economiche che gli attacchi degli Houthi yemeniti hanno comportato negli ultimi 7 mesi;
7) a collaborare con i Governi degli altri Stati membri per l'introduzione di un pacchetto comunitario di incentivi che sostenga le imprese nel percorso di ammodernamento – in chiave digitale e sostenibile – dei propri macchinari e dei propri modelli di business, prevedendo meccanismi semplici come quello del credito di imposta per consentire agli imprenditori di programmare i propri investimenti anche nel medio e nel lungo periodo;
8) a promuovere politiche di integrazione economica all'interno dell'Unione, per consolidarne il posizionamento internazionale come unico attore economico piuttosto che come una somma di economie nazionali in competizione tra loro;
9) a definire una strategia commerciale europea che identifichi e promuova partnership con Paesi e regioni affidabili, per ridurre le dipendenze strategiche dell'Unione;
10) ad incentivare la collaborazione a livello europeo tra università, istituti di ricerca e imprese, per facilitare il trasferimento tecnologico e la commercializzazione delle innovazioni.
(6-00123) «Richetti , Bonetti , Benzoni , Enrico Costa , D'Alessio , Grippo , Sottanelli , Carfagna , Onori , Pastorella , Rosato , Ruffino ».
La Camera
impegna il Governo:
1) a promuovere e rafforzare l'impegno nel sostegno politico, finanziario, economico, umanitario e militare all'Ucraina, attuando quanto previsto dal documento finale del G7 italiano del 13-15 giugno 2024;
2) a sostenere iniziative politiche e diplomatiche per porre fine all'aggressione russa e così da arrivare a una pace giusta, nel rispetto dei diritto internazionale e del diritto dell'Ucraina alla propria libertà, sicurezza e integrità territoriale;
3) a supportare ulteriori impegni in sede UE per la creazione di un'autonoma capacità di difesa europea, complementare e integrata nel sistema della NATO;
4) ad assicurare l'impegno dell'Italia e degli altri Paesi dell'Unione Europea nel proseguire sulla strada tracciata dalla risoluzione ONU e dalle dichiarazioni finali del G7, finalizzata alla ripresa del processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei «due popoli, due stati», fondato sul contrasto alla strategia e all'organizzazione terroristica di Hamas, sul coinvolgimento degli stati arabi nella gestione della transizione e della ricostruzione a Gaza e sulla mobilitazione internazionale contro gli insediamenti illegali di Israele in Cisgiordania;
5) ad operare in coerenza con gli indirizzi della Risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 2735 sulla situazione a Gaza e sulla necessità di raggiungere un cessate il fuoco e di evitare i rischi di un'escalation regionale, tenendo conto degli obblighi del diritto internazionale umanitario e delle necessità della popolazione civile;
6) a portare avanti la missione ASPIDES a livello europeo, per garantire la protezione delle navi mercantili che transitano per il Mar Rosso ed alleviare le ricadute economiche che gli attacchi degli Houthi yemeniti hanno comportato negli ultimi 7 mesi;
7) a collaborare con i Governi degli altri Stati membri per l'introduzione di un pacchetto comunitario di incentivi che sostenga le imprese nel percorso di ammodernamento – in chiave digitale e sostenibile – dei propri macchinari e dei propri modelli di business;
8) a promuovere politiche di integrazione economica all'interno dell'Unione, per consolidarne il posizionamento internazionale come unico attore economico piuttosto che come una somma di economie nazionali in competizione tra loro;
9) a definire una strategia commerciale europea che identifichi e promuova partnership con Paesi e regioni affidabili, per ridurre le dipendenze strategiche dell'Unione, nel rispetto delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio e degli accordi commerciali esistenti;
10) ad incentivare la collaborazione a livello europeo tra università, istituti di ricerca e imprese, per facilitare il trasferimento tecnologico e la commercializzazione delle innovazioni.
(6-00123)(Testo modificato nel corso della seduta) «Richetti , Bonetti , Benzoni , Enrico Costa , D'Alessio , Grippo , Sottanelli , Carfagna , Onori , Pastorella , Rosato , Ruffino ».
La Camera,
premesso che:
1) nel prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024 i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea discuteranno del prosieguo del sostegno all'Ucraina di fronte alla guerra di aggressione della Russia, delle politiche di sicurezza e difesa, di competitività, delle relazioni esterne e, ovviamente, essendo il primo Consiglio europeo dopo le elezioni che hanno rinnovato il Parlamento, del nuovo ciclo istituzionale;
2) l'Unione europea, segnata da due terribili guerre alle sue porte, in Ucraina e in Medioriente, e in un contesto mondiale caratterizzato da un confronto acceso tra Cina e Usa, si gioca nel futuro prossimo il ruolo che potrà e vorrà assumere nella complessa ridefinizione degli assetti geopolitici mondiali in corso;
3) quella in corso a Gaza è una catastrofe umanitaria e bisogna lavorare per ottenere un cessate il fuoco immediato, la fine delle violenze, il rilascio di tutti gli ostaggi e il rigoroso rispetto del diritto internazionale umanitario ad opera di tutte le parti;
4) i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, la privazione di elettricità, cibo, acqua e carburante e gli ordini di evacuazione impartiti ai palestinesi sono da considerarsi come attacchi indiscriminati, punizioni collettive e trasferimenti forzati di popolazione che equivalgono a crimini di guerra secondo il diritto internazionale;
5) preoccupa il protrarsi del conflitto in Ucraina che prefigura una condizione di guerra di logoramento destinata a protrarsi sul lungo periodo prolungando e aumentando così il carico di morte, distruzione e sofferenza; la fornitura di armamenti all'Ucraina era stata considerata come uno strumento volto a determinare migliori condizioni negoziali, permane al contrario una mancanza di iniziativa, di partecipazione e collaborazione dell'Unione a qualsiasi percorso negoziale e l'assenza di sforzi volti ad individuare condizioni concrete e realistiche in cui tale negoziato possa aver luogo;
6) il vertice di pace sull'Ucraina, tenutosi a Lucerna il 15 e 16 giugno 2024, è totalmente insoddisfacente sia nelle modalità di coinvolgimento che negli esiti. È apprezzabile che nella dichiarazione finale si affermi che «il dialogo tra tutte le parti è necessario per porre fine alla guerra» e che si solleciti il completo scambio di prigionieri di guerra e il ritorno dei bambini deportati dalla Russia. È però necessario uno sforzo più autorevole e ampio verso una soluzione diplomatica al conflitto;
7) grande assente continua ad essere una prospettiva di soluzione diplomatica del conflitto in atto. Eppure dalle elezioni europee escono indeboliti quei Governi che si erano spinti su una prospettiva di maggior coinvolgimento nel conflitto, con la proposta di invio di truppe di Stati membri dell'Unione in Ucraina. Oggi più che mai bisogna escludere questa ipotesi così come ogni altra azione che possa condurre ad una ulteriore escalation e allargamento del conflitto;
8) la difesa della pace, della democrazia e dei diritti umani nel mondo sono elementi costitutivi dell'Unione europea e su questi deve basarsi la sua azione esterna e la sua autonomia strategica, determinata innanzitutto dalla capacità di una propria e autonoma iniziativa politica nelle relazioni internazionali, ma anche dalla costruzione di un sistema di difesa europeo che razionalizzi la spesa militare nazionale;
9) la Turchia da anni, come riconosciuto anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e dal Consiglio d'Europa, limita e viola con leggi e provvedimenti lo Stato di diritto, le libertà fondamentali, i diritti umani e le libertà civili, nonché attua operazioni militari contrarie al diritto internazionale e alle relazioni di buon vicinato; in particolare, negli ultimi mesi è proseguita la sostituzione dei sindaci eletti democraticamente nelle municipalità a maggioranza curda del sud-est turco e recentemente la Turchia ha lanciato una nuova operazione militare nella regione del Kurdistan in Iraq, nello specifico nella regione di Gara nella Siria del Nord; l'occupazione turca in questa area ha già portato a un massiccio sfollamento della popolazione curda ed è stata caratterizzata da gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, tra cui bombardamenti indiscriminati, uccisioni sommarie, arresti illegali, torture e sparizioni forzate, nonché saccheggi sistematici e confische illegali di proprietà;
10) l'Unione europea dovrebbe costruire e rafforzare la propria autonomia strategica, determinata innanzitutto dalla capacità di una propria e autonoma iniziativa politica nelle relazioni internazionali, ma anche dalla costruzione di un sistema di difesa comune e di un esercito europeo. A tal proposito, la decisione di aumentare la spesa militare al 2 per cento del prodotto interno lordo nel quadro dell'impegno Nato, oltre ad alimentare un'ulteriore e pericolosa corsa agli armamenti, muove in una direzione opposta all'autonomia strategica dell'Unione e ad un sistema di difesa comune che, al contrario, dovrebbe comportare una razionalizzazione e riduzione della spesa militare complessiva. Secondo i dati dell'Agenzia europea della difesa (Eda), infatti, nel 2020 gli Stati membri hanno speso solo 4,1 miliardi di euro su progetti collaborativi, a fronte di una spesa collettiva europea di circa 300 miliardi di dollari. Solo definendo chiaramente obiettivi e interessi strategici, solo disponendo anche di strumenti per imporre, dove necessario, le proprie scelte, l'Unione europea sarà più credibile, autonoma e capace di difendere davvero i valori in cui crede;
11) le iniziative prese dalla Commissione europea in materia di difesa, in particolare la Strategia industriale per la difesa europea (Edis) e il regolamento per Programma europeo per l'industria della difesa e un quadro di misure per garantire la disponibilità e la fornitura tempestiva di prodotti per la difesa (Edip), non sono orientate nella direzione di un coordinamento tra gli Stati membri volto a razionalizzare e ridurre la spesa militare, ma piuttosto a mobilitare ulteriori risorse per il loro incremento, stimolandone la produzione industriale, senza peraltro che a questo corrisponda un'effettiva politica estera e di difesa comune indirizzata alla pace ed al rafforzamento dei luoghi multilaterali di confronto. Tale traiettoria si inserisce nel quadro di una pericolosa corsa al riarmo globale già in atto ed è aggravata dall'assenza di effettive prerogative di controllo democratico affidate al Parlamento europeo;
12) nella maggior parte dei Paesi europei pesa il dato dell'astensione alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo: nonostante i tempi e le sfide che il continente si trova ad affrontare, un elettore europeo su due ha scelto di non andare a votare. Questo è un dato allarmante per la democrazia europea e dovrebbe far riflettere considerando, in particolare, che nei prossimi cinque anni l'Unione europea si gioca la possibilità di rilanciarsi, dando risposte alle domande dei suoi cittadini e acquisendo un nuovo status globale, oppure di autocondannarsi al declino e alla perdita dei suoi riferimenti valoriali e politici;
13) nei prossimi anni le classi dirigenti europee dovrebbero avere la forza di affermare un'idea di Europa radicalmente differente da quella proposta negli ultimi cinque anni, capace di mettere al centro la lotta alle disuguaglianze. Solo questa strada, infatti, è in grado di restituire all'Unione europea la capacità di essere un punto di riferimento collettivo. La credibilità di una moneta, la forza del sistema produttivo e l'affidabilità della politica estera hanno molto a che fare con la volontà di costruire la giustizia sociale. Una volontà che è stata per troppo tempo sostituita dalle necessità di un mercato che ormai in Europa non esiste più, cancellato dall'avidità della finanza, alimentata da una perenne austerità. Le misure di austerità e gli iniqui sistemi fiscali che affliggono l'Europa vanno a tutto vantaggio dei potenti titolari di interessi privati. È giunto il momento di invertire la rotta della povertà e della disuguaglianza in Europa, mettendo al primo posto le persone;
14) i prossimi anni saranno anche quelli fondamentali affinché l'Unione europea rafforzi le politiche di lotta globale contro i cambiamenti climatici, puntando con sempre maggior determinazione alla neutralità climatica entro il 2050, come definito attraverso il Green deal, che ha reso l'Europa il primo continente con un'agenda climatica ambiziosa, e confermato con il pacchetto climatico «Fit for 55», che mira a rendere tutti i settori economici dell'Unione europea idonei a raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra (GHG) al 2030;
15) abbandonare o indebolire le ambizioni del Green deal come i partiti conservatori e di estrema destra continuano a sostenere, oltre che gravemente irresponsabile nei confronti del futuro del pianeta e delle giovani generazioni, porterebbe l'Unione europea a diventare un attore insignificante nell'economia della transizione energetica, aumentando al contempo la sua vulnerabilità alle catene di approvvigionamento e alle tecnologie controllate da altri Paesi. Il rispetto degli obiettivi ambientali dell'Unione europea può avere successo attraverso, in primo luogo, un'adeguata politica industriale a livello comunitario con investimenti massicci in nuove tecnologie e infrastrutture dedicate alla transizione energetica e, in secondo luogo, anticipando al 2025 l'istituzione del Fondo sociale per il clima, con l'obiettivo di garantire una transizione energetica equa e socialmente inclusiva, al fine di sostenere i redditi più fragili e le imprese che richiedono sostegno per la riconversione del proprio processo produttivo nella fase di transizione verde;
16) la recente approvazione definitiva da parte del Consiglio europeo, con maggioranza qualificata, del Regolamento sul ripristino della natura mette nelle condizioni l'Europa di assumere un ruolo di leadership nell'affrontare la crisi del clima e della biodiversità, tenendo fede ai propri impegni globali, anche in vista dell'imminente Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità che si terrà a fine anno. Nei prossimi cinque anni biodiversità e clima sono e devono restare priorità strategiche della politica comunitaria, anche per mitigare gli effetti del cambiamento climatico che colpiscono con sempre maggior gravità i Paesi e le economie continentali;
17) il 17 giugno 2024 si è tenuta una riunione informale dei Capi di Stato e di Governo sull'assetto e la direzione della prossima Commissione europea e sulle nomine delle nuove cariche istituzionali ed è apparso evidente l'isolamento del Governo italiano che rischia di affrontare le importanti sfide per il Paese e l'Unione senza adeguate sponde;
18) a questo si aggiunge l'apertura di una procedura per disavanzo eccessivo notificata al nostro Paese che, a detta dell'Ufficio parlamentare di bilancio andrebbe affrontata attraverso «un consolidamento ambizioso e protratto nel tempo che imporrà di individuare delle priorità di politica economica», che tradotto comporta per il nostro Paese ogni anno una stretta, al netto del possibile sconto per tener conto dell'aumento della spesa per interessi sul debito, di almeno lo 0,5 per cento del prodotto interno lordo;
19) invero la suddetta situazione è stata anche determinata ed aggravata dalle mancate entrate previste dalla manovra di finanza pubblica per il 2024 che hanno generato un deficit aggiuntivo per un ammontare pari a circa venti miliardi di euro, alle quali aggiungere l'intervenuta e drastica politica sociale del Governo che, da una parte, ha tagliato le pensioni sopra i 2.000 euro e, dall'altra, ha stanziato la misera somma pari a 5 miliardi di euro per rinnovare i contratti pubblici nel triennio 2021-2024 e che comporterà un aumento del 6 per cento, a fronte di un'inflazione del periodo superiore al 15 per cento;
20) secondo le nuove regole di bilancio appena entrate in vigore, i Paesi con un deficit eccessivo devono presentare entro il 20 settembre un piano pluriennale di risanamento delle finanze pubbliche. Solo in autunno, quindi, la Commissione europea specificherà l'ammontare dell'aggiustamento annuo necessario per rientrare nei ranghi. Per ora, si limita a raccomandare che la crescita della spesa netta nel 2025 sia coerente con l'aggiustamento di bilancio richiesto dal nuovo quadro di governance economica;
21) infine, la riforma della governance economica entrata in vigore attraverso la clausola di salvaguardia per la resilienza del deficit, (Deficit resilience safeguard) chiede a tutti gli Stati membri non solo di impegnarsi a raggiungere un disavanzo del 3 per cento del prodotto interno lordo, ma di restare al di sotto di tale livello, soprattutto nei periodi di crescita dell'economia, al fine di creare riserve di bilancio necessarie per affrontare le crisi future;
22) l'11 aprile 2024, dopo un articolato negoziato nel quadro della procedura legislativa ordinaria, è stato approvato il regolamento UE 2024/1083 che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell'ambito del mercato interno e che modifica la direttiva 2010/13/UE sui servizi di media audiovisivi (direttiva Avms). Il regolamento, denominato espressamente «legge europea per la libertà dei media», opera un'armonizzazione minima delle discipline nazionali relative al settore dei media, al fine di dare soluzione a problematiche derivanti dalla diversità di norme e procedure nazionali relative alla libertà e al pluralismo. Tali differenze incidono sul funzionamento del mercato interno, ostacolando le attività dei fornitori di servizi di media e influendo sulle condizioni di investimento. Il regolamento persegue infatti due principali finalità, tra loro strettamente connesse. La prima è quella di assicurare il buon funzionamento del mercato dei servizi di media alla luce della rilevanza che essi rivestono nel mercato interno europeo: oltre a rappresentare un settore economicamente importante e in rapida evoluzione, che si muove in una dimensione sempre più digitale e transnazionale, i servizi di media permettono anche a cittadini e imprese di accedere a una pluralità di opinioni e di fonti di informazione, svolgendo in questo modo una funzione di controllo pubblico di interesse generale. La seconda è quella di rafforzare la libertà dei media e il loro pluralismo, che sono tutelati dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
23) la libertà dei media continua a trovarsi pericolosamente vicina al punto di rottura in molti Paesi dell'Unione europea in alcuni casi deve essere quasi completamente ripristinata, secondo quanto riportato nel Rapporto sulla libertà dei media 2024 di Liberties. In Italia, in generale, le principali questioni riguardano gli attacchi e le aggressioni ai giornalisti, l'influenza del Governo sul servizio pubblico, il numero elevato di procedimenti legali nei confronti dei giornalisti da parte di figure istituzionali pubbliche, nonché un uso frequente delle «Slapp» che colpiscono soprattutto il giornalismo d'inchiesta, i discorsi d'odio online e in generale i vari tentativi di censurare i membri della stampa o di limitare in altro modo la libertà di espressione;
24) la direttiva anti-Slapp e l'European media freedom act (Emfa) sono due iniziative legislative che proteggeranno meglio i giornalisti: la prima vuole fornire la protezione necessaria da azioni legali transfrontaliere abusive; la seconda, le cui norme entreranno in vigore nell'agosto 2025, crea un nuovo organismo di controllo e introduce nuove misure e criteri per la libertà e il pluralismo dei media negli Stati membri;
25) l'Italia non ha firmato la dichiarazione dell'Unione europea per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtqia+. Tale dichiarazione è stata presentata dalla Presidenza di turno belga il 17 maggio 2024, simbolicamente nella Giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, ed è stata firmata da 18 Paesi membri dell'Unione europea;
26) il testo del documento prevede, tra le altre raccomandazioni, l'impegno degli Stati membri a: a) riaffermare la propria responsabilità e il proprio impegno nel promuovere l'uguaglianza e nel prevenire e combattere la discriminazione, in particolare sulla base dell'identità di genere, dell'espressione di genere, del sesso e dell'orientamento sessuale; b) rafforzare la protezione delle persone Lgbtqia+, sia online sia offline, da qualsiasi forma di odio, discriminazione e violenza, compreso il divieto delle «pratiche di conversione»; c) sostenere la nomina di un nuovo Commissario per l'uguaglianza quando sarà formata la prossima Commissione; d) perseguire e attuare una nuova strategia per arricchire i diritti delle persone Lgbtqia+ durante la prossima legislatura, stanziando risorse sufficienti e collaborando con la società civile;
27) la mancata adesione dell'Italia rischia di sostenere a livello sociale un modello non inclusivo e discriminatorio nei confronti delle persone Lgbtqia+, limitandone le libertà garantite dalla Costituzione. Secondo un sondaggio condotto dall'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea, in Italia il 18 per cento della popolazione Lgbtqia+ dichiara di aver subito tentativi di «conversione» o «guarigione» dall'omosessualità. In un caso su 5 questo tipo di violenza avverrebbe in famiglia;
28) l'11 aprile 2024, con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni, il Parlamento europeo si è espresso per il riconoscimento dell'aborto come diritto fondamentale. Nel testo della risoluzione, gli eurodeputati chiedono che l'articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sia modificato, affermando che: «ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo, all'accesso libero (...) all'aborto sicuro e legale». La risoluzione condanna il fatto che, in alcuni Stati membri, l'aborto sia negato dai medici e in alcuni casi da intere istituzioni mediche, sulla base di una clausola di «coscienza», spesso in situazioni in cui un eventuale ritardo metterà in pericolo la vita o la salute del paziente. In particolare, il Parlamento europeo ha sottolineato che in Italia l'accesso all'assistenza all'aborto sta subendo erosioni e che un'ampia maggioranza di medici si dichiara obiettore di coscienza, cosa che rende estremamente difficile de facto l'assistenza all'aborto in alcune regioni;
29) il Country report 2024, da poco pubblicato, e che contiene le raccomandazioni sulle «politiche economiche, di bilancio, sociali, strutturali e occupazionali» per ciascuno dei 27 Paesi dell'Unione europea, ha dedicato nel capitolo italiano un intero paragrafo al disegno di legge sull'autonomia differenziata, approvato il 19 giugno 2024 dalla Camera dei deputati. Secondo la Commissione infatti, la riforma, che consentirà alle regioni di acquisire maggiore autonomia e controllare tutte quelle materie sottratte all'esclusiva competenza dello Stato, comporterà «rischi per la coesione e le finanze pubbliche». Il disegno di legge, si legge nel report «include alcune tutele per le finanze pubbliche, come le valutazioni periodiche delle capacità fiscali regionali e i requisiti per i contributi regionali per raggiungere gli obiettivi fiscali nazionali. Tuttavia, sebbene assegni specifiche prerogative al Governo nel processo negoziale, non fornisce alcun quadro comune per valutare le richieste regionali di competenze aggiuntive»,
impegna il Governo:
1) a condizionare rigorosamente le nomine della prossima presidenza della Commissione europea, dell'Alto Rappresentante per la politica estera e la politica di sicurezza e della presidenza del Consiglio europeo a chiari impegni politici volti ad impegni internazionali per la pace e il disarmo; per la difesa della democrazia e dello stato di diritto, incluso l'impegno pieno ad applicare ogni condizionalità economica già prevista a tal fine; per il mantenimento di elevate ambizioni per la lotta al cambiamento climatico, per redistribuire i costi della transizione e definirne un robusto sostegno sociale; per un'agenda europea contro le diseguaglianze e la povertà e per l'implementazione effettiva del pilastro sociale; per rafforzare le norme europee a tutela del lavoro e dei diritti;
2) a lavorare nell'ambito del Consiglio europeo e in ogni sede internazionale per arrivare in tempi brevi ad un cessate il fuoco a Gaza, per mettere fine alla catastrofe umanitaria in corso, per l'interruzione di ogni ulteriore escalation militare, per la liberazione degli ostaggi e per la costruzione delle condizioni per avviare un processo di pace;
3) a chiedere che il Consiglio europeo assuma un protagonismo diplomatico per la fine della guerra in Ucraina e avvii una forte iniziativa dell'Unione per il cessate il fuoco e l'avvio di un processo di pace in un contesto multilaterale;
4) a sospendere la fornitura nazionale di equipaggiamento militare all'Ucraina e a sollevare in Consiglio europeo la necessità di interrompere anche il ricorso all'European peace facility a questo fine;
5) a richiedere una presa di posizione del Consiglio europeo sulla pratica di sostituzione dei sindaci eletti democraticamente nelle municipalità a maggioranza curda del sud-est turco con fiduciari governativi fedeli al regime di Erdogan e ad esortare, in coordinamento con gli altri partner europei, le autorità turche dall'astenersi a mettere in atto qualsiasi altra azione militare nella regione autonoma del Kurdistan e nella Siria del Nord e a ritirarsi dai territori occupati illegalmente in Siria e in Iraq;
6) a sostenere il rafforzamento dell'autonomia strategica dell'Unione nel quadro di un sistema di sicurezza e difesa europeo che preveda la razionalizzazione e la riduzione complessiva della spesa militare;
7) ad avviare in sede europea una trattativa al fine di revisionare la proposta di riforma delle regole di governance economica dell'Unione europea approvata in sede di Consiglio dell'Unione europea lo scorso 29 aprile 2024 che riconosca un quadro di bilancio a sostegno della resilienza delle economie dell'Unione europea agli shock, pur rispettando la sostenibilità dei debiti ed offra agli Stati membri la possibilità di crearsi uno spazio finanziario adeguato (riserve di bilancio) per attuare politiche anticicliche nei futuri momenti di crisi;
8) ad attivarsi nelle sedi istituzionali europee, a partire dal prossimo Consiglio europeo, al fine di ottenere, nell'interesse dell'Italia e dell'Unione europea, riforme e azioni concrete nel corso della nuova legislatura per ridurre le disuguaglianze esistenti tra i vari stati e tra i cittadini europei;
9) ad avanzare in Consiglio europeo l'urgenza di una tassazione europea sulle grandi ricchezze volta a finanziare investimenti necessari per la lotta alla povertà, alle politiche sociali ed alla transizione ecologica;
10) a promuovere l'adozione da parte dell'Unione europea di misure volte a garantire maggiori standard democratici negli stati membri e, con specifico riguardo alla tutela dei diritti civili, sostenere le politiche europee dirette a contrastare ogni discriminazione contro le persone Lgbtqia+ e attivarsi per ottenere l'espresso riconoscimento del diritto all'accesso effettivo all'aborto come diritto fondamentale anche attraverso la modifica dell'articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea con l'affermazione che: «ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo, all'accesso libero all'aborto sicuro e legale»;
11) a sostenere, nelle competenti sedi, le nuove norme previste dalla legge europea per la libertà dei media: quelle dirette all'efficace protezione dei giornalisti e dei fornitori dei servizi di media e, in particolare, la tutela dei rapporti tra i giornalisti e le fonti anche da intercettazioni e/o captazioni di conversazione e messaggi;
12) a lavorare nell'ambito del Consiglio europeo per mantenere la crisi del clima e della biodiversità priorità strategiche della politica comunitaria, secondo gli impegni internazionali, anche per mitigare gli effetti del cambiamento climatico che colpiscono con sempre maggior gravità i paesi e le economie continentali;
13) a promuovere l'adozione da parte dell'Unione europea di una politica industriale comune con ulteriori investimenti in nuove tecnologie e infrastrutture dedicate alla transizione energetica, in modo da sostenere le economie dei paesi europei nei processi di decarbonizzazione e di progressivo abbandono delle fonti fossili;
14) ad attivarsi nelle sedi istituzionali dell'Unione, a partire dal prossimo Consiglio europeo, per anticipare al 2025 l'istituzione del Fondo sociale per il clima, con l'obiettivo di garantire una transizione energetica equa e socialmente inclusiva al fine di sostenere i redditi più fragili e le imprese che richiedono sostegno per la riconversione del proprio processo produttivo nella fase di transizione verde.
(6-00124) «Zanella , Fratoianni , Bonelli , Borrelli , Dori , Ghirra , Grimaldi , Mari , Piccolotti , Zaratti ».
La Camera
impegna il Governo:
1) a lavorare nell'ambito del Consiglio europeo e in ogni sede internazionale per arrivare in tempi brevi ad un cessate il fuoco a Gaza, per mettere fine alla catastrofe umanitaria in corso, per l'interruzione di ogni ulteriore escalation militare, per la liberazione degli ostaggi e per la costruzione delle condizioni per avviare un processo di pace;
2) ad attivarsi nelle sedi istituzionali europee, a partire dal prossimo Consiglio europeo, al fine di ottenere, nell'interesse dell'Italia e dell'Unione europea, riforme e azioni concrete nel corso della nuova legislatura per ridurre le disuguaglianze esistenti tra i vari stati e tra i cittadini europei.
(6-00124)(Testo modificato nel corso della seduta) «Zanella , Fratoianni , Bonelli , Borrelli , Dori , Ghirra , Grimaldi , Mari , Piccolotti , Zaratti ».
La Camera,
premesso che:
1) nel prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024, i Capi di Stato e di Governo discuteranno di importanti questioni inerenti all'Ucraina, alla sicurezza e difesa, alla competitività, alle relazioni esterne e al prossimo ciclo istituzionale;
2) il Consiglio europeo ha costantemente ribadito la ferma condanna dell'aggressione russa all'Ucraina e il pieno sostegno dell'Unione europea, per tutto il tempo necessario, al diritto naturale di autotutela dell'Ucraina, in linea con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, per la sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale;
3) l'Unione europea ha riaffermato la propria determinazione a sostenere la difesa ma anche la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, anche nel contesto del processo di allargamento, e in tale segno è stato elaborato lo Strumento europeo per l'Ucraina;
4) il Consiglio dell'Unione europea ha da ultimo approvato, il 24 giugno 2024, il quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia;
5) la conferenza di pace tenutasi il 15 e 16 giugno 2024 in Svizzera ha segnato un primo passo importante per esplorare possibili vie di pace a medio termine e la dichiarazione del vertice, firmata da 77 Paesi, ha riaffermato la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, un obiettivo chiave per la delegazione del Paese;
6) tuttavia, la dichiarazione finale non è stata firmata da diversi Paesi. Brasile, India e Sudafrica, le tre potenze economiche del forum dei Brics, non figurano tra i firmatari della dichiarazione congiunta;
7) l'Unione europea deve continuare nel suo sforzo diplomatico per il raggiungimento di una pace giusta anche attraverso un maggiore coinvolgimento e sostegno dei Paesi del Sud globale presenti alla conferenza di pace solamente con 93 delegazioni sulle 160 invitate;
8) in occasione del vertice del G7 tenutosi in Puglia dal 13 al 15 giugno 2024 si è raggiunto un accordo per sbloccare entro la fine dell'anno un prestito da 50 miliardi di dollari all'Ucraina, finanziato attraverso i profitti generati dagli asset russi congelati sia in Europa che negli Stati Uniti;
9) la catastrofe umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, a seguito dei brutali attacchi terroristici di Hamas contro Israele, ha profondamente colpito l'opinione pubblica che ha manifestato apertamente in tutto il mondo per chiedere il cessate il fuoco e imprimere una maggiore pressione internazionale per giungere alla fine delle ostilità;
10) resta assolutamente necessario un cessate il fuoco per fornire aiuti salvavita a chi ne ha bisogno e per garantire il rilascio degli ostaggi;
11) dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e l'Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, anche sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana e palestinese nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei «due popoli, due Stati» e rafforzando le iniziative di dialogo con i Paesi terzi dell'area o da essi promosse;
12) una forte e chiara azione politica dell'Unione, anche alla vigilia del rinnovo delle istituzioni europee, si deve esplicare anche attraverso il riconoscimento europeo dello Stato di Palestina, altrimenti le dichiarazioni resteranno ancora una volta, prive di fondamento e credibilità, condannando l'Unione europea all'irrilevanza sul piano diplomatico;
13) il Medio Oriente si trova a vivere una profonda instabilità politica e militare, con azioni e provocazioni che stanno determinando un'escalation regionale, a partire dagli scontri al confine tra Israele e Libano, dalla Siria; e dagli attacchi nel Mar Rosso da parte dei ribelli yemeniti Houti sostenuti dall'Iran;
14) in particolare, desta preoccupazione l'intensificarsi degli scontri tra Israele ed Hezbollah che potrebbero finire con l'aggiungere un altro fronte al conflitto già in atto, in aperta violazione della risoluzione 1701/2006 del Consiglio di sicurezza dell'ONU;
15) pesanti sono gli impatti della crisi di Suez sul settore del trasporto marittimo, con la riduzione del 50 per cento dei passaggi dal canale di Suez nei primi mesi del 2024 per le compagnie di navigazione, che optano per il passaggio per il Capo di Buona Speranza. La programmazione delle nuove rotte sta avvantaggiando i porti del Mediterraneo più vicini allo Stretto di Gibilterra come Tangeri e i porti spagnoli; la riorganizzazione dei servizi da parte delle compagnie marittime comporta un maggiore utilizzo del transhipment e una riduzione dei porti con servizi diretti, danneggiando i nostri porti;
16) a fronte della delicata situazione internazionale, l'Unione europea deve rafforzare il proprio ruolo e i propri strumenti di sicurezza e difesa comune, anche attraverso maggiori e più efficaci investimenti nella sua base industriale e tecnologica, superando la frammentazione nazionale, sia ai fini della prevenzione dei conflitti che a quelli dell'autonoma e rapida capacità di risposta alle crisi;
17) l'accresciuta esposizione dell'Unione europea alla diffusione di fake news ostili e alla disinformazione, che hanno mostrato una forte incidenza nell'orientare gli scenari di politica interna ed internazionale anche nell'ultima campagna elettorale per il Parlamento europeo, rende urgente rafforzare in sede europea la strategia e le attività di cybersicurezza e cyberdifesa, come ricordato recentemente anche dal Presidente Mattarella;
18) quanto alla definizione delle priorità per l'Agenda strategica 2024-2029, oltre a rafforzare la sicurezza e l'autonomia negli ambiti dell'energia e della difesa, sarà essenziale preservare anche le ambizioni che l'Unione europea si è posta negli ultimi anni, in particolare per quanto riguarda il cambiamento climatico, la salute, l'occupazione e la coesione sociale e territoriale, accompagnando cittadini e imprese nella doppia transizione verde e digitale, senza disperdere la proficua esperienza di innovativi strumenti, come il Next Generation EU e l'emissione di debito comune;
19) come evidenziato dal Rapporto Letta pubblicato recentemente e dalle anticipazioni sul Rapporto Draghi, le molteplici crisi degli ultimi anni e le nuove sfide poste da un contesto globale profondamente mutato rendono prioritario, per l'Unione europea, sia implementare e modernizzare il mercato interno, come motore di sviluppo e coesione, sia ripensare e rilanciare la propria competitività rispetto a partner e concorrenti, soprattutto nei settori tecnologicamente più avanzati. Ciò, in particolare, richiede una vera e propria strategia europea di ampio respiro, adeguatamente sostenuta sul piano finanziario anche da investimenti privati, attraverso la leva della finanza europea integrata;
20) la Commissione europea, in attuazione del nuovo patto di stabilità sottoscritto dal Governo, ha ufficializzato l'apertura di una procedura d'infrazione per disavanzo eccessivo nei confronti, dell'Italia, che comporterà una correzione del nostro bilancio strutturale per almeno lo 0,5 per cento annuo in rapporto al PIL. Anche alla luce della procedura d'infrazione e in attuazione del «braccio preventivo» del Patto, al nostro Paese è stata assegnata una «traiettoria di riferimento», a valle della quale si aprirà un negoziato tra Commissione e Governo. Entro la scadenza del 20 settembre 2024 il Governo italiano dovrà presentare un «Piano pluriennale» di interventi correttivi, che sarà approvato nel pacchetto d'autunno del semestre europeo, assieme alle raccomandazioni sul deficit;
21) secondo le recenti stime dell'Upb, l'aggiustamento strutturale dello 0,5 per cento annuo in rapporto al Pil su un orizzonte temporale di 7 anni – inserito già nei tendenziali del Def fino al 2027 – corrisponde ad un intervento correttivo per circa 12 miliardi di euro annui. Si tratta di un percorso particolarmente impegnativo, che va ad incidere fortemente sulle aspettative future dei cittadini e delle imprese, con ricadute che rischiano di andare ad incidere sul benessere socio economico e sulla competitività del nostro Paese;
22) sulla credibilità e affidabilità del Paese in seno all'Unione, continua inoltre a pesare la condotta del Governo e della maggioranza parlamentare sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes): la mancata ratifica dell'accordo che modifica il Trattato istitutivo del Mes, nel dicembre 2023, lascia l'Italia quale unico Paese dell'eurozona a non aver ancora provveduto, impedendo così l'entrata in vigore del nuovo meccanismo e la possibilità di utilizzo per quei paesi che ne avrebbero intenzione;
23) il Consiglio europeo si riunisce a pochi giorni dallo svolgimento delle elezioni europee ed avrà un ruolo centrale nella definizione del nuovo ciclo istituzionale e delle linee programmatiche per il futuro dell'Unione europea;
24) il Governo italiano si presenta alla riunione dopo mesi di strategie e decisioni a livello europeo miopi, contraddittorie e controproducenti, come dimostrato dalla gestione del negoziato che ha portato al nuovo Patto di stabilità e crescita e dalla vicenda del Mes, e con un atteggiamento ambiguo rispetto al futuro dell'Unione europea, propugnando un arretramento della stessa a favore di interessi nazionali che ci espongono al rischio di un ritorno all'austerità;
25) ciò determina una posizione di debolezza e isolamento dell'Italia nella cruciale partita del rinnovo delle cariche istituzionali di vertice dell'Unione e, in particolare, della nuova composizione della Commissione europea, anziché favorire la formazione di un consenso intorno alle candidature italiane in settori cruciali per il nostro Paese, quali quelli economici,
impegna il Governo:
1) a sostenere un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura e a sostenere, altresì, la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, nonché il suo ammodernamento e le opportune riforme nel contesto del processo di adesione all'Unione europea;
2) a ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile, ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;
3) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;
4) a promuovere – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;
5) a sostenere ogni iniziativa delle Nazioni Unite volta a ottenere un immediato cessate il fuoco e la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani, tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantire la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, rispettare la legalità internazionale e le decisioni dei suoi organi giurisdizionali, rilanciare il processo di Pace;
6) ad adoperarsi in sede europea al fine di rendere più efficaci le azioni dissuasive delle unità navali a protezione del naviglio mercantile in transito dal Mar Rosso, e a favorire investimenti in competitività sul mercato del commercio internazionale, incluse le infrastrutturazioni, per mantenere i volumi dei traffici marittimi;
7) a rafforzare lo strumento dell'European Peace Facility così come gli impegni per una difesa comune che razionalizzi e renda più efficienti gli attuali investimenti nazionali, nonché a promuovere sempre più appalti congiunti, politiche industriali integrate e programmi di investimento comuni, che permettano anche di riorientare ed internalizzare le catene di approvvigionamento, come risposta strutturale a medio termine alle esigenze di sicurezza ed autonomia strategica, in particolare in relazione alle materie prime e alle fonti energetiche;
8) a sostenere la previsione, l'utilizzo e l'implementazione a livello europeo di tutti gli strumenti di cybersicurezza e cyberdifesa per il monitoraggio e il contrasto, rapido e coordinato, delle minacce ibride, della diffusione di fake news e delle ingerenze straniere, in particolare nei processi democratici dell'Unione;
9) ad assumere una chiara e determinata posizione, a livello bilaterale e in tutti gli organismi europei, nei confronti delle azioni destabilizzanti nelle aree di interesse dell'Italia e dei Paesi europei, in particolare nell'area dei Balcani, per evitare che si rafforzi ulteriormente l'influenza della Russia nelle stesse;
10) a contribuire alla definizione di una nuova Agenda strategica 2024-2029 per un'Unione europea più forte e unita, contro i nazionalismi e gli estremismi e nel quadro dei valori fondanti del progetto europeo, che sia incentrata sui diritti sociali, dal lavoro e la qualità retributiva alla salute e all'istruzione; sulla coesione sociale e territoriale e sulle transizioni sostenibili e giuste, che non lascino indietro nessuno e al contempo costituiscano un'opportunità per la crescita e la competitività nel contesto economico globale; sull'autonomia strategica, l'autorevolezza internazionale e la capacità di difesa della pace; sulla difesa dello Stato di diritto e dei diritti umani, dei valori della libertà, dell'eguaglianza e della democrazia dentro e fuori i propri confini;
11) a promuovere il miglioramento del mercato interno, con specifico riferimento al quadro normativo, rimuovendo la frammentazione e i persistenti ostacoli al fine di garantire benefici per tutti, in particolare nei settori dell'energia e delle telecomunicazioni e nel quadro della duplice transizione verde e digitale;
12) a contribuire alla realizzazione di significativi progressi del Mercato unico dei capitali, senza barriere interne e con un sistema comune di regole e vigilanza, per rispondere al fabbisogno di investimenti per la crescita, unitamente alle emissioni di debito comune;
13) a trasmettere al Parlamento e rendere di pubblica conoscenza i contenuti della «Traiettoria di riferimento» assegnata dalla Commissione europea al nostro Paese, alla luce dell'apertura della procedura per disavanzi eccessivi, al fine di consentire l'avvio tempestivo di un ampio dibattito nelle sedi istituzionali e con le parti economiche e sociali, orientato a definire le azioni e gli interventi da adottare nei prossimi mesi in attuazione degli obblighi e delle scadenze da rispettare in relazione al nuovo Patto di stabilità, a partire da quelli del «Piano pluriennale» da presentare in UE entro il 20 settembre 2024;
14) a garantire, per quanto di competenza, la ratifica da parte dell'Italia dell'accordo di modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), assicurando al Paese credibilità e affidabilità;
15) ad adoperarsi per assicurare un'adeguata e autorevole rappresentanza dell'Italia nei vertici istituzionali dell'Unione europea, e in particolare negli incarichi commissariali nel cruciale settore economico;
16) a contribuire alla rapida pianificazione di un percorso di riforma dei Trattati al fine di estendere la decisione a maggioranza qualificata ad un più ampio numero di settori, superando i veti e rendendo più efficace e rapida l'azione dell'Unione europea nel contesto di un suo allargamento, e ad assicurare processi decisionali più democratici a partire dalla previsione di un reale diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento europeo, dando seguito alle conclusioni della Conferenza sul futuro dell'Europa.
(6-00125) «Braga , De Luca , Provenzano , Amendola , Boldrini , Iacono , Madia , Mauri , Porta , Quartapelle Procopio ».
La Camera
impegna il Governo:
1) a sostenere un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura e a sostenere, altresì, la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, nonché il suo ammodernamento e le opportune riforme nel contesto del processo di adesione all'Unione europea;
2) a ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile, ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;
3) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;
4) ad adoperarsi in sede europea al fine di rendere più efficaci le azioni dissuasive delle unità navali a protezione del naviglio mercantile in transito dal Mar Rosso, e a favorire investimenti in competitività sul mercato del commercio internazionale, incluse le infrastrutturazioni, per mantenere i volumi dei traffici marittimi;
5) a rafforzare lo strumento dell'European Peace Facility così come gli impegni per una difesa comune che razionalizzi e renda più efficienti gli attuali investimenti nazionali, nonché a promuovere sempre più appalti congiunti, politiche industriali integrate e programmi di investimento comuni, che permettano anche di riorientare ed internalizzare le catene di approvvigionamento, come risposta strutturale a medio termine alle esigenze di sicurezza ed autonomia strategica, in particolare in relazione alle materie prime e alle fonti energetiche;
6) ad assumere una chiara e determinata posizione, a livello bilaterale e in tutti gli organismi europei, nei confronti delle azioni destabilizzanti nelle aree di interesse dell'Italia e dei Paesi europei, in particolare nell'area dei Balcani, per evitare che si rafforzi ulteriormente l'influenza della Russia nelle stesse;
7) a promuovere il miglioramento del mercato interno, con specifico riferimento al quadro normativo, rimuovendo la frammentazione e i persistenti ostacoli al fine di garantire benefici per tutti, in particolare nei settori dell'energia e delle telecomunicazioni e nel quadro della duplice transizione verde e digitale.
(6-00125)(Testo modificato nel corso della seduta) «Braga , De Luca , Provenzano , Amendola , Boldrini , Iacono , Madia , Mauri , Porta , Quartapelle Procopio ».
La Camera,
premesso che:
1) nonostante i risultati del voto per il Parlamento europeo dell'8 e 9 giugno 2024 abbiano registrato un avanzamento a livello continentale delle forze sovraniste di destra ed estrema destra, la maggioranza uscita dalle urne rimane tuttavia di orientamento sostanzialmente europeista lasciando invariati i tradizionali rapporti di forza;
2) all'insegna dello slogan di sapore trumpiano «Make Europe Great Again», la presidenza di turno dell'Unione europea sarà assunta dal 1° luglio dall'Ungheria, uno stato membro da anni sotto procedura di sorveglianza per gravi violazioni dello stato di diritto (ex articolo 7.1 TUE) e che notoriamente tiene l'Europa sotto scacco ricorrendo al diritto di veto, come minaccia tuttora di fare, in linea con i suoi forti legami con Mosca, bloccando 5 miliardi di euro del Fondo europeo per la pace a sostegno dell'Ucraina;
3) nessuno Stato membro, Italia inclusa, si è assunto l'onere di proporre, al fine di mettere in atto un meccanismo di protezione e di autotutela dei valori dell'Unione così come sanciti dall'articolo 2 dei Trattati, la modifica della decisione del Consiglio europeo del 1° dicembre 2009 necessaria per rimandare il turno di presidenza ungherese a dopo l'eventuale risoluzione positiva della procedura di sorveglianza, altresì mandando un chiaro promemoria ai 27 e a tutti i paesi candidati sull'obbligo di rispettare lo stato di diritto come prerequisito per l'appartenenza all'Unione stessa;
4) l'Italia, ostinandosi nel suo rifiuto di ratificare la riforma del MES come adottata nel 2021 – unico paese tra i 20 dell'Eurozona, così replicando il metodo «Orban» che tiene in ostaggio l'Europa intera – sta indebolendo la sua posizione nel negoziato per le funzioni apicali nelle istituzioni dell'Unione europea, rendendo ancora più complicata la sua posizione nell'interlocuzione con la Commissione nell'ambito della procedura per disavanzi eccessivi appena avviata, e riduce la sua credibilità e capacità di influenza sui temi centrali della futura agenda europea;
5) l'Italia, al di là del colore politico dei governi in carica, da oltre sessant'anni si è distinta tra i Paesi guida dell'Europa, dando un forte contributo al suo processo d'integrazione, nonché al suo allargamento geografico e all'approfondimento delle sue istituzioni;
6) la posizione di uno dei Vice-Presidenti della Commissione dovrebbe toccare all'Italia in base al principio di alternanza,
impegna il Governo
1) in occasione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, a operare costruttivamente, di concerto con 1 tradizionali e più stretti partner tra i Paesi membri e senza attuare politiche dilatorie, perché si assuma in quella sede la decisione in merito alla nomina di personalità europeiste ai vertici delle istituzioni europee così come verrà proposta a seguito del lavoro istruttorio compiuto nei giorni scorsi, evitando quindi incomprensibili astensioni o alleanze con la parte sovranista del Consiglio europeo che relegherebbero l'Italia ai margini del processo decisionale anche per il futuro.
(6-00126) «Magi , Della Vedova ».
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Iniziative per il contrasto del lavoro irregolare, con particolare riferimento alla definizione del documento unico di regolarità contributiva di congruità in agricoltura – 3-01285
SCOTTO , GUERRA , FOSSI , GRIBAUDO , LAUS , SARRACINO , GHIO , FERRARI , CASU e FORNARO . — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la sicurezza del lavoro sta assumendo connotati sempre più drammaticamente urgenti, dopo le recenti stragi di Brandizzo, di Firenze, di Bargi e di Casteldaccia, oltre allo stillicidio quotidiano di almeno tre incidenti mortali;
in questo quadro già inaccettabile, ha destato un profondo sdegno la tragica morte del bracciante indiano Satnam Singh, lasciato morire dissanguato con un braccio mutilato da un macchinario agricolo e abbandonato davanti alla sua precaria abitazione dal proprietario del fondo in cui lavorava, quasi fosse non un essere umano, ma un macchinario rotto di cui disfarsi;
l'episodio si è consumato in provincia di Latina, dove da anni una numerosa comunità di cittadini di origine indiana lavora nei campi in condizioni di grave sfruttamento, in balia del caporalato e di imprenditori spregiudicati che, in troppi casi, ricorrono a pratiche illegali, così come emerge da queste e da precedenti indagini;
il grave sfruttamento e l'illegalità nelle attività agricole è un fenomeno che si registra in diverse aree del Paese dove, troppo spesso, vengono utilizzati e discriminati lavoratori stranieri regolari e irregolari;
è necessaria una nuova strategia in materia di tutela del lavoro e della sicurezza che vada oltre i limiti dei recenti interventi legislativi proposti dal Governo, quali l'istituenda patente a crediti per il solo settore edilizio, o misure di vecchia data illogiche come la «legge Bossi-Fini», basata sul presupposto che un datore di lavoro possa realisticamente stabilire un rapporto di collaborazione lavorativa con un lavoratore mai incontrato;
al contrario va esteso, definendolo con le parti sociali, il documento unico di regolarità contributiva (durc) di congruità in agricoltura;
a fronte di tali problematiche, appare anacronistica e preoccupante l'ipotesi che con l'autonomia differenziata la disciplina sulla sicurezza e sulla salute nei luoghi di lavoro possa vedere una sua disarticolazione e differenziazione su base territoriale;
l'annunciata volontà di incrementare il sistema dei controlli si scontra con la recente decisione di Governo e maggioranza di bocciare, in occasione del «decreto-legge PNRR», gli emendamenti del Partito democratico volti a incrementare significativamente il numero degli ispettori dell'Ispettorato nazionale del lavoro e di adeguare i loro trattamenti accessori;
da tempo, i sindacati denunciano la mancata convocazione del tavolo sul caporalato –:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, ritenga di dover adottare al fine di definire una nuova e credibile strategia di contrasto del lavoro irregolare e del grave sfruttamento nei settori maggiormente infestati da tali fenomeni, a cominciare dalla definizione del documento unico di regolarità contributiva di congruità in agricoltura.
(3-01285)
Iniziative urgenti contro i fenomeni dello sfruttamento e del caporalato nel settore agricolo – 3-01286
MARI , GRIMALDI , ZANELLA , BONELLI , FRATOIANNI , BORRELLI , DORI , GHIRRA , PICCOLOTTI e ZARATTI . — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Satnam Singh è deceduto in circostanze orrende, senza alcun soccorso da parte del figlio del titolare dell'azienda agricola dove lavorava, il quale con un comportamento disumano lo ha abbandonato davanti all'abitazione con l'arto amputato lasciato in una cassetta;
è oramai accertato che Satnam lavorasse nell'azienda agricola senza contratto regolare e senza permesso di soggiorno, come avviene per gran parte dei 12.000 connazionali che lavorano nell'Agro Pontino;
che lo sfruttamento e il caporalato siano ancora una presenza oscura e non contrastata lo si può evincere non solo dai dati Inail, ma anche da quelli della Rete del lavoro agricolo di qualità, che ha visto l'iscrizione di sole 6.600 aziende rispetto alle circa 400 mila operanti in Italia;
in particolare tra Terracina, Sabaudia e Fondi, dove si concentrano il 40 per cento delle esportazioni agroalimentari del Lazio, ci sono oltre 10.800 aziende agricole, ma solo 250 hanno aderito alla «Rete agricola di qualità», promossa da prefettura di Latina e regione Lazio;
il datore di lavoro di Satnam è da oltre cinque anni indagato per vari reati, contestati dal novembre 2019 al maggio 2020, e avrebbe sottoposto i lavoratori, almeno sei, a condizioni di sfruttamento approfittando del loro stato di bisogno, corrispondendo una retribuzione inferiore a quella del contratto collettivo nazionale di lavoro e violando la normativa sull'orario di lavoro e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché avrebbe sottoposto i lavoratori a condizioni degradanti;
in base agli ultimi dati dell'Inail, tra il 2018 e il 2022, i decessi in agricoltura sono stati in media 150 all'anno; il «laboratorio sullo sfruttamento lavorativo» ha rivelato che il numero delle inchieste giudiziarie nel 2023 è quasi raddoppiato rispetto al 2022, passando da 220 a 432;
non vi può essere produzione agricola di qualità e di eccellenza fino a quando nel settore imperverseranno sfruttamento, caporalato, schiavismo;
il contrasto allo sfruttamento e al caporalato devono entrare tra le priorità del Governo, unitamente all'esaltazione della produzione agricola e alimentare italiana, e, per questo, è necessaria l'abolizione della «legge Bossi-Fini», porre fine alla ipocrisia dei «decreti flussi» e la piena applicazione della legge n. 199 del 2016 contro il caporalato con l'effettivo potenziamento dei controlli e della prevenzione –:
quali iniziative urgenti e immediate il Governo intenda assumere per attuare azioni incisive per sottrarre lavoratrici e lavoratori alla ricattabilità, per debellare lo sfruttamento, il caporalato e lo schiavismo nell'ambito delle aziende agricole, destinando alle stesse tutte le risorse finanziarie necessarie.
(3-01286)
Iniziative di competenza per la riqualificazione e l'ampliamento della linea ferroviaria Nuoro-Macomer – 3-01287
PITTALIS . — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la situazione delle infrastrutture in Sardegna è caratterizzata da una generale inadeguatezza e inefficienza, con evidenti svantaggi legati all'insularità e ricadute negative per i cittadini;
in particolare, la città di Nuoro risulta essere tra i pochissimi capoluoghi di provincia in Italia in cui non sussiste un sistema di collegamento efficiente con la rete ferroviaria nazionale, essendo attiva soltanto una ferrovia a scartamento ridotto, costruita circa due secoli fa, che da Nuoro arriva a Macomer;
la suddetta linea è gestita da Arst Sardegna e ad oggi, nonostante i diversi finanziamenti ricevuti dal 2017 e finalizzati al miglioramento della sicurezza e delle prestazioni della linea, le condizioni appaiono pressoché immutate;
da diversi anni cittadini, comitati e istituzioni del territorio interessato chiedono una moderna linea ferroviaria che colleghi il capoluogo al resto dell'isola. Nello specifico, il territorio del nuorese interessato dalla tratta ferroviaria riguarda un bacino di utenza composto da circa 106 mila persone residenti, che viaggiano per lavoro, per cure o per studio;
si ritiene urgente e improcrastinabile un intervento diretto ad adeguare la mobilità nell'isola, a partire da una rete ferroviaria moderna e che renda possibile il collegamento tra le varie città, anche a tutela del principio di insularità costituzionalmente garantito –:
quali iniziative di competenza, alla luce di quanto descritto in premessa, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire la riqualificazione e l'ampliamento della linea ferroviaria sopra citata, con l'obiettivo di garantire il pieno diritto alla mobilità dei cittadini sardi ed eliminare l'inevitabile isolamento delle zone più interne della regione.
(3-01287)
Iniziative di competenza in merito all'introduzione di un pedaggio sul raccordo autostradale Montichiari-Ospitaletto, cosiddetto «Corda Molle» – 3-01288
BENZONI , BONETTI , D'ALESSIO , GRIPPO e SOTTANELLI . — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il raccordo autostradale Montichiari-Ospitaletto, cosiddetto «Corda Molle», è un tratto stradale di circa 30 chilometri nell'hinterland bresciano di cui usufruiscono quotidianamente decine di migliaia di automobilisti e autotrasportatori;
al termine dei lavori previsti per il mese di giugno 2024, è prevista l'introduzione di un pedaggio di circa 10 centesimi al chilometro per gli autoveicoli e una cifra maggiore per i mezzi pesanti su tutta la tratta, con dodici sensori già installati per monitorare i veicoli in entrata e uscita;
questa decisione, che incide negativamente sui territori interessati ostacolando la mobilità dei cittadini e incidendo sui costi per imprese e famiglie, comporterà per un pendolare una spesa annua stimato in circa 900 euro – considerando un tragitto medio di 15 chilometri al giorno per 25 giorni al mese – e renderà il raccordo poco appetibile per il traffico pendolare e di lunga tratta, aumentando il transito di veicoli, compresi quelli pesanti, sulla viabilità locale con conseguenti problemi di sicurezza stradale e maggiori costi per segnaletica e manutenzione del manto stradale;
i sindaci dei comuni interessati dall'infrastruttura hanno espresso il loro dissenso e la petizione on line in cui si chiede che non venga introdotto il pedaggio ha raccolto diverse migliaia di firme, evidenziando quanto la misura sia invisa e, soprattutto, controproducente per il tessuto socioeconomico dell'area;
sulla questione è già intervenuto il Ministro interrogato, che ha fermamente smentito la possibilità dell'introduzione di un ulteriore pedaggio, ribadendo che a tal fine sarebbe necessaria un'autorizzazione del Ministero di cui egli stesso è a capo, in accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, specificando che non è stato autorizzato nessun nuovo pedaggio e che i sensori installati saranno necessari per i flussi di traffico;
nei fatti, però, non si tratterebbe di un «nuovo» pedaggio, in quanto esso era già previsto nella convenzione siglata quindici anni fa con il Ministero. Inoltre, all'epoca dei fatti, l'impresa concessionaria Autovia padana aveva necessità di recuperare 460 milioni di euro dai caselli di Brescia centro e Brescia sud, successivamente realizzati, e, nel 2018, il Ministro competente pro tempore ha provveduto a modificare la convenzione esistente, spostando il pedaggio sulla «Corda Molle» –:
quali iniziative intenda assumere – anche alla luce della prospettiva di incontri e dell'istituzione di tavoli di lavoro tra i sindaci interessati, le istituzioni provinciali e la società concessionaria – per assicurare che non venga introdotto alcun pedaggio sulla «Corda Molle», anche considerando di realizzare le opportune verifiche sulla convenzione esistente e, eventualmente, di intervenire in maniera incisiva sulla stessa.
(3-01288)
Iniziative di competenza in relazione alla carenza strutturale di taxi nelle principali città italiane – 3-01289
FARAONE , GADDA , DE MONTE , DEL BARBA , MARATTIN , BONIFAZI , BOSCHI , GIACHETTI e GRUPPIONI . — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nelle principali città italiane il trasporto pubblico non di linea è al collasso: l'accesso al servizio taxi rappresenta ormai una vera e propria sfida cittadina, soprattutto in prossimità di stazioni e aeroporti, dove le attese (non solo quelle notturne) spesso espongono gli utenti a vessazioni, aggressioni e borseggiatori;
nella sola capitale il numero di licenze attive è pari a circa la metà di quello di altre capitali europee, ma la carenza di vetture e i disservizi rappresentano ormai l'ordinarietà in tutta Italia, nonostante i provvedimenti «di facciata» del Governo, che a un anno di distanza si sono rivelati del tutto inconsistenti e inadeguati, posto che le criticità del servizio e le file interminabili continuano a caratterizzare tutto il Paese;
le attese, i ritardi e le carenze del servizio non sono dovute alla presenza di grandi eventi o all'alta stagione — il che non varrebbe comunque a giustificare l'inadeguatezza del servizio — ma sono costanti in tutti i periodi dell'anno, contribuendo ad alimentare un clima di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni (ad avviso degli interroganti prone nel favorire le logiche di consorteria dei tassisti) e un'immagine del nostro Paese del tutto caricaturale, perché incapace di gestire persino flussi turistici programmati;
le gravi criticità del servizio si ripercuotono sul benessere cittadino, sulla viabilità, sulle condizioni di vita e sulla mobilità di anziani, famiglie e persone con disabilità, con effetti anche sul piano economico;
gli effetti di tale carenza si hanno anche direttamente sulla salute, soprattutto nei mesi più caldi, come confermano le più recenti immagini delle grandi città pubblicate dalla stampa, che mostrano file interminabili ai posteggi, spesso sotto il sole, ma anche in considerazione del conseguente aumento del traffico cittadino;
finalità del servizio pubblico – ancorché non di linea – è garantire la libertà di circolazione e assicurare a chiunque di potersi muovere liberamente e assolvere alle proprie esigenze di vita: non quella di salvaguardare gli interessi economici e reddituali di una categoria –:
quali misure di carattere nazionale, per quanto di competenza, intenda assumere per risolvere senza ulteriori ritardi, concretamente e senza demandare ai soli enti locali e regionali il problema strutturale della carenza di taxi nelle principali città italiane, nonché per rispondere all'acuirsi delle attuali criticità in presenza di grandi eventi e flussi turistici consistenti, soprattutto nelle grandi stazioni ferroviarie e presso i porti e gli aeroporti.
(3-01289)
Iniziative di competenza per la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano e, in particolare, della città di Milano – 3-01290
LUPI , ALESSANDRO COLUCCI , CAVO , BICCHIELLI , BRAMBILLA , PISANO , ROMANO , SEMENZATO e TIRELLI . — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'incertezza interpretativa delle norme del settore edile, successivamente alle recenti modifiche legislative alla disciplina dei bonus edilizi, comporta un impatto negativo che mette a rischio la riqualificazione del patrimonio immobiliare del Paese;
nel corso dell'assemblea annuale dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance) del 18 giugno 2024, la presidente Federica Brancaccio ha stimato una diminuzione degli investimenti nel settore del 7,4 per cento rispetto al 2023. Per gli interventi di riqualificazione, la diminuzione prevista raggiunge la percentuale del 27 per cento;
la città di Milano rappresenta uno dei pilastri economici del Paese, anche per il settore dell'edilizia e della riqualificazione del patrimonio immobiliare;
nei mesi scorsi la procura della Repubblica di Milano ha avviato numerose inchieste per verificare l'ipotesi che alcuni cantieri considerati come ristrutturazioni edilizie fossero invece da ritenersi interventi di nuova costruzione;
il 4 febbraio 2024, a seguito della chiusura delle indagini della procura della Repubblica di Milano, la stampa locale e nazionale ha reso noto che 140 dipendenti del comune di Milano hanno scritto al sindaco Giuseppe Sala per chiedere di essere trasferiti d'ufficio;
il 29 febbraio 2024 Paolo Evangelista, procuratore regionale presso la Corte dei conti della Lombardia, ha reso nota l'apertura di un'istruttoria nei confronti del comune di Milano per verificare l'ipotesi di danno erariale da mancata entrata, dovuta agli oneri di urbanizzazione versati in occasione degli interventi di demolizione e ricostruzione;
il 1° giugno 2024 il quotidiano la Repubblica ha dato notizia dell'apertura del decimo fascicolo da parte della procura della Repubblica di Milano, riguardo un intervento immobiliare in via Anfiteatro;
il 22 giugno 2024 l'assessore alla rigenerazione urbana di Milano, Giancarlo Tancredi, ha dichiarato al quotidiano Il Giornale che la perdita per il comune di Milano derivante dalla diminuzione delle entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione da inizio 2024 ammonterebbe a circa 100 milioni di euro. Lo stesso quotidiano ha comunicato che sarebbero circa 150 le pratiche edilizie rimaste bloccate in attesa di chiarimenti normativi, oltre a un calo del 50 per cento delle domande di permesso di costruire –:
quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere per assicurare la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano e della città di Milano, anche favorendo interventi di demolizione e ricostruzione che impediscano l'aumento del consumo di suolo.
(3-01290)
Stato di avanzamento dei lavori per la diga di Vetto in Emilia-Romagna e iniziative di competenza volte ad accelerarne la realizzazione – 3-01291
CAVANDOLI , DAVIDE BERGAMINI , MORRONE , MOLINARI , ANDREUZZA , ANGELUCCI , BAGNAI , BARABOTTI , BELLOMO , BENVENUTO , BILLI , BISA , BOF , BORDONALI , BOSSI , BRUZZONE , CANDIANI , CAPARVI , CARLONI , CARRÀ , CATTOI , CECCHETTI , CENTEMERO , COIN , COMAROLI , CRIPPA , DARA , DI MATTINA , FORMENTINI , FRASSINI , FURGIUELE , GIACCONE , GIAGONI , GIGLIO VIGNA , GUSMEROLI , IEZZI , LATINI , LAZZARINI , LOIZZO , MACCANTI , MARCHETTI , MATONE , MIELE , MONTEMAGNI , NISINI , OTTAVIANI , PANIZZUT , PIERRO , PIZZIMENTI , PRETTO , RAVETTO , SASSO , STEFANI , SUDANO , TOCCALINI , ZIELLO , ZINZI e ZOFFILI . — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la siccità e le elevate temperature alternate con piogge torrenziali e alluvioni mettono a rischio i prodotti agricoli e, più in generale, l'agroalimentare, fiore all'occhiello del made in Italy;
il Governo sta affrontando con grande determinazione e in maniera sistematica i fenomeni naturali cui è soggetto negli ultimi anni il nostro Paese, per mitigarne il più possibile gli effetti;
nella pianura padana, in particolare in Emilia-Romagna, è preoccupante la situazione che affligge il fiume Po, ove il cuneo salino è salito alla foce per la mancanza di adeguate portate del fiume;
ad aprile 2023 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha autorizzato l'impegno di spesa in conto residui, a favore dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po per tre opere, incluso un finanziamento di 3,2 milioni di euro per la realizzazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'invaso a scopi plurimi in ambito montano e altre azioni sinergiche per il soddisfacimento dei fabbisogni idrici della Val d'Enza, nelle province di Reggio Emilia e Parma, comunemente nota come diga di Vetto;
i lavori della diga di Vetto sono stati iniziati ad ottobre del 1988, per interrompersi ad agosto 1989, e da allora l'effettiva ripresa dei lavori non è mai stata autorizzata;
di recente è stata firmata una convenzione tra il Consorzio di bonifica dell'Emilia centrale e l'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, la regione Emilia-Romagna, la Bonifica parmense ed Atersir finalizzata alla predisposizione del progetto di fattibilità tecnico economica e del documento di fattibilità delle alternative progettuali, che precede il progetto suddetto;
in base a tale convenzione il Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale ha l'onere di procedere, in qualità di soggetto attuatore, all'espletamento della procedura per l'affidamento del servizio relativo alla redazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali;
a quanto emerge da organi di stampa, risulta che è stata finalmente assegnata la gara per il progetto dell'opera –:
se intenda fornire informazioni circa lo stato di avanzamento dell'iter progettuale dell'opera citata in premessa e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerarne le procedure di realizzazione.
(3-01291)
Iniziative di competenza per l'ammodernamento della rete idrica siciliana, anche attraverso l'utilizzo delle risorse attualmente destinate al ponte sullo Stretto di Messina – 3-01292
MORFINO , SERGIO COSTA , ILARIA FONTANA , AIELLO , CANTONE , CARMINA , D'ORSO , SCERRA , RAFFA e L'ABBATE . — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la trasmissione Report del 16 giugno 2024 ha evidenziato le numerose criticità del servizio idrico integrato, in particolar modo in Sicilia;
secondo quanto emerso, la società Siciliacque dal 2003 gestisce la rete idrica siciliana;
fino al 2023 Siciliacque era partecipata, tramite Siram, al 75 per cento dalla multinazionale Veolia, che nel 2014 si rese protagonista di procedure di affidamento di appalti nel settore della depurazione delle acque di dubbia regolarità;
la gestione delle infrastrutture idriche da parte di Siciliacque è stata tutt'altro che soddisfacente e attualmente in molte zone della Sicilia l'erogazione di acqua potabile è limitata a poche ore alla settimana; inoltre, la rete idrica siciliana presenta un tasso di perdite enorme: il 52,5 per cento dell'acqua immessa nella rete si disperde;
le opere necessarie per garantire un'adeguata qualità del servizio non sono mai state ultimate, determinando un aggravamento della situazione;
in buona sostanza la gestione di Siciliacque è stata insufficiente sotto il profilo della qualità del servizio e disastrosa sotto il profilo finanziario, con centinaia di milioni di euro di debiti, di prestiti, di contratti con le banche accumulati e sessantacinque milioni di euro di crediti difficilmente esigibili;
a fronte di questo quadro catastrofico, Siram-Veolia è riuscita a sfilarsi cedendo le sue quote per 76 milioni di euro a Italgas, di fatto utilizzando risorse pubbliche;
la grave carenza della gestione del servizio idrico integrato in Sicilia è confermata dall'avvio di diverse procedure di infrazione;
appare evidente l'esigenza di garantire una corretta ed efficiente gestione del ciclo delle acque in Sicilia, sia attraverso il miglioramento della governance che si è rivelata pressoché fallimentare negli ultimi decenni, sia attraverso l'appostamento delle risorse per realizzare le infrastrutture necessarie per assicurare un'adeguata fornitura di acqua a tutti i cittadini siciliani, tenuto conto dell'ingente quantità di fondi pubblici destinata alla costruzione di un'opera infrastrutturale come il ponte sullo Stretto di Messina, il cui costo supera gli 11 miliardi di euro, di cui 2,3 a carico del Fondo sviluppo e coesione e pertanto sottratti a Sicilia e Calabria –:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per portare a termine il completo risanamento e ammodernamento della rete idrica siciliana, con l'obiettivo di garantire un servizio idrico efficiente e di qualità ai cittadini, valutando l'opportunità di stornare, almeno in parte, le risorse attualmente stanziate per la realizzazione dell'attraversamento stabile tra la Sicilia e la Calabria.
(3-01292)
Iniziative in ordine alla carenza di organico del personale della motorizzazione civile – 3-01293
FOTI , MESSINA , ANTONIOZZI , GARDINI , MONTARULI , RUSPANDINI , RAIMONDO , AMICH , BALDELLI , CANGIANO , FRIJIA , LONGI e GAETANA RUSSO . — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la carenza di organico del personale della motorizzazione civile, in particolare delle strutture periferiche degli uffici del Dipartimento trasporti, rappresenta da tempo un disagio serio e complesso in termini dei servizi resi agli utenti, in relazione anche al costante incremento dei carichi di lavoro straordinario, che gli operatori del settore, con forte impegno, stanno portando avanti, nello svolgimento della propria attività professionale, mettendo spesso a rischio l'operatività ordinaria;
negli ultimi 20 anni, il personale della motorizzazione civile ha subito infatti una progressiva riduzione degli organici e una conseguente perdita di competenze chiave, determinando un sostanziale dimezzamento degli addetti, principalmente a seguito del pensionamento dei propri dipendenti, che ha causato una riduzione sostanziale della capacità produttiva e una significativa perdita di know how su tutto il territorio nazionale;
il decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, in corso di approvazione in prima lettura presso il Senato della Repubblica, ha introdotto, a seguito dell'approvazione di un emendamento del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, una disposizione che, in coerenza con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, autorizza il Ministro interrogato a bandire direttamente concorsi pubblici per l'assunzione di centinaia di unità di personale, da destinare a diverse competenze e professionalità, inclusi compiti tecnici e specialistici, al fine di potenziare le competenze del medesimo dicastero;
al riguardo, gli interroganti evidenziano che i servizi offerti dalla motorizzazione civile, oltre a riflettere un'elevata complessità in termini di gamma e di numerosità delle prestazioni annualmente erogate, rappresentano un asset strategico per la Nazione, considerato che incidono su un settore, quello delle automotive, che, oltre ad avere un impatto su aspetti delicati, quale la sicurezza stradale, rappresenta un valore di costi diretti e indiretti pari a circa 20 miliardi di euro all'anno –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere, al fine di far fronte alle osservazioni riportate in premessa.
(3-01293)
MOZIONI ILARIA FONTANA ED ALTRI N. 1-00276, BONELLI ED ALTRI N. 1-00294, SQUERI, MATTIA, ZINZI, CAVO ED ALTRI N. 1-00295, PELUFFO ED ALTRI N. 1-00296 E RUFFINO ED ALTRI N. 1-00300 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MERITO AL PIANO NAZIONALE INTEGRATO ENERGIA E CLIMA (PNIEC), CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RELATIVO AGGIORNAMENTO IN COERENZA CON GLI OBIETTIVI DI DECARBONIZZAZIONE
Mozioni
La Camera,
premesso che:
1) il nuovo livello di ambizione definito in ambito europeo fornisce l'inquadramento strategico per l'evoluzione, sul piano normativo e programmatorio, del percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999, la versione finale del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), allineata ai nuovi obiettivi, deve essere trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2024;
2) le linee guida per l'aggiornamento dei Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec) pubblicate dalla Commissione europea sottolineano la necessità di assicurare che le dimensioni trasversali, ovvero la dimensione sociale ed economica, trovino adeguato spazio nell'ottica di una pianificazione di ampio respiro che vada oltre il mero raggiungimento degli obiettivi 2030, interpretando la sfida del cambiamento climatico in un'ottica di sviluppo del Paese;
3) il dispiegamento di misure e risorse annunciato dall'Esecutivo comunitario volto a finanziare i processi produttivi a ridotto impatto ambientale offre la misura di quanto il binomio energia e clima sia ormai entrato nel linguaggio della strategia che deve riorientare anche la politica industriale;
4) il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) è lo strumento che deve supportare il nuovo paradigma di sviluppo prendendo a riferimento centrale la dimensione climatica, riconciliando le prospettive di medio e lungo periodo per fare da ponte tra gli obiettivi 2030 e quelli di neutralità climatica del 2050. Il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), infatti, determinerà per gli anni a venire il grado di competitività del sistema produttivo, il livello di sviluppo economico e sociale e l'autonomia strategica del Paese;
5) con l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), le componenti energia e clima dovrebbero essere il più possibile sviluppate in parallelo e con pari rilevanza. La contingenza della crisi energetica potrebbe determinare il rischio di sovra-rappresentare le problematiche del settore energetico, programmando investimenti inutili o potenzialmente dannosi per le specificità del tessuto produttivo italiano, per i cittadini e per le finanze pubbliche;
6) la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) fissa gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, come anche quelli in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell'energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile;
7) l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) del 2019 deve considerare obiettivi nazionali e settoriali sulla base di un più ambizioso target di riduzione dei gas serra a livello di Unione europea pari al -55 per cento netto al 2030 rispetto ai livelli del 1990, come ridefinito con l'approvazione del pacchetto «Fit for 55», ovvero l'insieme di direttive e regolamenti che stabiliscono gli obiettivi in materia di clima ed energia per gli Stati membri allineati all'obiettivo di neutralità climatica al 2050;
8) oltre al livello di ambizione, occorre prestare attenzione all'attuazione delle politiche e misure per la riduzione delle emissioni e la realizzazione concreta delle ambizioni espresse. Ai fini della concreta realizzazione degli obiettivi clima ed energia, la mancata o inefficace attuazione delle politiche rispetto agli obiettivi è rilevante almeno quanto i livelli di ambizione dichiarati;
9) a differenza della maggior parte dei Paesi europei, che si sono dotati di una legge quadro sul clima, l'ordinamento italiano è privo di una cornice normativa di riferimento in grado di indirizzare le politiche in un disegno coerente e mirato agli obiettivi energia e clima. Nell'assenza di un tale strumento normativo, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) deve poter colmare tale vuoto e il suo impianto di governance diventa cruciale per la sua attuazione;
10) il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) rappresenta lo strumento attuativo del regolamento europeo n. 2018/1999 e alcuni dei suoi capitoli attuano altri regolamenti (ad esempio i regolamenti Effort sharing e LULUCF). Sebbene i Trattati europei stabiliscano che i regolamenti hanno applicabilità immediata negli Stati membri (articolo 288), questo non si traduce nell'automatica cogenza nell'ordinamento nazionale. Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) necessita, quindi, di essere dotato di una forza giuridica adeguata alla rilevanza delle misure che individua e delle sue conseguenze normative e attuative. Questo è rilevante anche alla luce della recente riforma costituzionale, che introduce tra i principi fondamentali della Costituzione la tutela dell'ambiente, anche nell'interesse delle future generazioni (articolo 9) e vincola l'iniziativa economica rispetto ai danni potenziali verso la salute e l'ambiente (articolo 41);
11) nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) si stima che l'ammontare degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione sia pari a 830 miliardi di euro cumulativi, tra il 2023 e il 2030 (ovvero a 119 miliardi di euro medi annui). Tale valore conferma la straordinaria rilevanza dello sforzo finanziario necessario all'Italia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello europeo: tra il 25 per cento e il 30 per cento degli investimenti complessivi del Paese, che ammontano a circa 400 miliardi di euro all'anno dovrebbero essere riorientati alla transizione. Si sottolinea che tale valore complessivo è sottostimato, dal momento che non tiene adeguatamente conto della dimensione socioeconomica del Piano e delle sue implicazioni;
12) risulta chiaro che tale impegno economico-finanziario non può essere soddisfatto unicamente dall'utilizzo delle risorse pubbliche del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del REPowerEU. Pertanto, una strategia finanziaria coerente con gli obiettivi climatici necessita di un ambiente regolatorio abilitante, che permetta alla finanza pubblica di agire da leva e da garanzia rispetto agli investimenti privati, anche mediante la ridefinizione del ruolo delle national promotional banks;
13) un nuovo quadro regolatorio per la finanza climatica, unito all'adozione di strumenti di trasparenza per la finanza privata, è fondamentale per orientare gli investimenti privati in linea con gli obiettivi net-zero;
14) oltre al quadro generale della strategia finanziaria per la transizione, è essenziale scendere a un livello di dettaglio più profondo che, per ciascuna politica del Piano, determini quali strumenti finanziari possono essere adottati e in quale percentuale sia necessario l'intervento pubblico;
15) la transizione ecologica dei settori economici verso la neutralità climatica è un percorso complesso e pervasivo che implica importanti trasformazioni economiche e sociali. Tali trasformazioni, se non accompagnate da politiche adeguate, possono acuire diseguaglianze esistenti. Pertanto, la transizione ecologica non può prescindere dall'integrazione di una visione sociale che permetta, al contempo, di ridurre le diseguaglianze sociali e accelerare la transizione;
16) come sollecitato dalla Commissione europea, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) deve includere un'analisi di base necessaria per l'elaborazione dei piani sociali per il clima attraverso i quali sono indicate le modalità di impiego delle risorse del Fondo sociale per il clima;
17) il regolamento europeo richiede che il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) sia accompagnato da una valutazione dei suoi impatti sulle variabili macroeconomiche (ad esempio reddito, occupazione) e su quelle socioeconomiche (ad esempio salute, qualità dell'occupazione, istruzione, competenze). Questa dimensione, ad avviso dei firmatari, non è stata adeguatamente affrontata nella proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), in cui si propone un'analisi di tipo input-output basata sulle matrici delle interdipendenze settoriali pubblicate dall'Istituto nazionale di statistica, mentre più recenti pubblicazioni e metodologie potrebbero essere prese in considerazione per espandere l'analisi di impatto sulle variabili macroeconomiche e socioeconomiche;
18) il settore elettrico italiano è ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili. Nel 2022 il 60 per cento della generazione elettrica lorda è stata prodotta con gas naturale, carbone e prodotti petroliferi. Nel 2022 la richiesta di energia elettrica italiana è stata di 316,8 terawattora, in diminuzione dell'1 per cento rispetto al 2021. Le fonti rinnovabili hanno contribuito per il 35,6 per cento alla produzione elettrica. La restante quota proviene da energia di origine fossile. Il saldo netto estero è stato di quasi 43 terawattora. In termini di capacità, la potenza di generazione netta installata a fine 2022 è pari a 120,9 gigawatt. 60,4 gigawatt sono centrali termoelettriche tradizionali, di cui il 77 per cento usa gas naturale. La capacità idroelettrica è di 22,9 gigawatt, quella eolica di 11,8 gigawatt e quella solare di 25,1 gigawatt;
19) in seguito alla crisi energetica, è stato accelerato lo sviluppo delle rinnovabili, cresciute di oltre 3 gigawatt nel 2022 e di quasi 6 gigawatt nel 2023. Nei primi due mesi del 2024 sono stati installati 1,2 gigawatt di nuovo solare e 0,1 gigawatt di nuovo eolico;
20) la decarbonizzazione del sistema elettrico è necessaria a sostenere quella dell'intera economia. La decarbonizzazione delle forniture di elettricità abilita la piena decarbonizzazione di tutti i consumi destinati all'elettrificazione dei consumi nei settori del civile, dei trasporti e, ove possibile, del calore industriale. La produzione correlata di idrogeno verde permetterà la decarbonizzazione di tutti quegli usi industriali già attualmente basati su idrogeno, così come l'ampliamento del suo utilizzo per il calore ad alta temperatura e i processi industriali nei settori cosiddetti hard to abate;
21) nella proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) manca una stima quantitativa del contributo che le tecnologie di gestione della domanda possono fornire alla flessibilità e all'adeguatezza della rete elettrica e l'individuazione di obiettivi di sviluppo che siano anche solo indicativi. La mancata quantificazione di questi contributi negli scenari fa sì che gli scenari del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) considerino come necessari unicamente i servizi forniti dalle centrali termiche a gas;
22) come indicato nel piano REPowerEU, le azioni di diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas devono inquadrare la domanda di gas insieme allo sviluppo di nuove rinnovabili, dei processi di elettrificazione, dell'efficienza energetica, degli strumenti di gestione del sistema di stoccaggio e dei picchi di domanda. Pertanto, è da definire nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) una visione integrata in grado di assicurare un sistema efficiente e competitivo. Per questo motivo, nel processo di transizione è importante che lo sviluppo dell'infrastruttura gas non ecceda in modo sproporzionato gli effettivi bisogni di domanda gas. Il rischio è generare onerosi stranded cost, che andrebbero a gravare sulle casse pubbliche, sulle bollette o sulla fiscalità generale. Allo stesso tempo, fornire garanzie pubbliche a infrastrutture non necessarie determinerebbe la sottrazione di risorse per le politiche di decarbonizzazione che, al contrario, servono a costruire la sicurezza e la competitività futura;
23) al netto delle emissioni delle industrie energetiche, il settore manifatturiero italiano ha contribuito al 22 per cento delle emissioni nazionali di gas serra nel 2021. Nel periodo dal 1990 al 2021 le emissioni di gas serra dell'industria italiana sono diminuite del 35 per cento, sia a seguito dell'attuazione di politiche di riduzione, come l'EU Ets, sia a causa della diminuzione della produzione e del numero di imprese attive, in particolare in seguito alla crisi economica degli anni 2008-2009. Le emissioni del settore manifatturiero ricadono per circa il 57 per cento nei settori EU Ets e per la restante parte nei settori Esr per cui vige l'obiettivo di riduzione nazionale, ovvero circa 36 milioni di tonnellate di CO2 ricadono nella competenza nazionale;
24) lo scenario del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) prevede una riduzione del 24 per cento al 2030 delle emissioni energetiche del settore industriale rispetto al 2021, mentre una traiettoria coerente con gli obiettivi generali dovrebbe prevedere una riduzione del 37 per cento. Lo scenario del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) riporta un consumo finale di energia da parte dell'industria pari a 24,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio al 2030, mentre uno scenario allineato al Fit for 55 dovrebbe prevedere un consumo energetico finale di 22,2 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio;
25) il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) non deve essere solo lo strumento per identificare le riduzioni dirette di emissione del comparto industriale, ma anche quello per orientare lo sviluppo del Paese verso prodotti, servizi, tecnologie della decarbonizzazione, dal momento che su questo importante tema si gioca la competitività del sistema industriale, anche in considerazione delle importanti trasformazioni della finanza;
26) il percorso di trasformazione industriale è obbligato dall'impianto normativo, motivo per cui occorre programmare la gestione dei costi e delle opportunità che da essa possono derivare. Se l'obiettivo è la decarbonizzazione di processi e prodotti a livello globale, è evidente quanto la delocalizzazione della produzione in Paesi con obiettivi ambientali meno ambiziosi non sia un'opzione desiderabile. Il percorso di decarbonizzazione deve fare coincidere gli obiettivi di riduzione delle emissioni nazionali con elevati livelli di competitività nei mercati globali. Questo dovrà essere costruito, anche con la diplomazia e in sede G7, non in chiave protezionista, ma, al contrario, attraverso l'orientamento dei mercati a livello globale su beni e servizi a bassa intensità carbonica, sui quali ambire a essere competitivi;
27) l'industria manifatturiera ricopre un ruolo centrale nella transizione. In primo luogo, per la necessità di decarbonizzarne i processi produttivi, laddove in molti casi le soluzioni tecnologiche sono complesse e non ancora economiche. Ma, soprattutto, perché la manifattura produce quelle tecnologie che incidono in modo trasversale sugli altri settori, come i trasporti, il residenziale e la produzione elettrica. Tuttavia, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) non identifica in maniera analitica le filiere critiche per la decarbonizzazione, associandole a specifiche politiche o strategie settoriali;
28) dopo trasporti e industrie energetiche, il settore civile (residenziale e terziario) rappresenta il terzo settore per emissioni che, considerando l'intero periodo 1990-2021, equivale in media al 20 per cento delle emissioni del settore energia. Delle 75,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti di emissioni registrate nel 2021 (+8 per cento rispetto al 1990), il 67 per cento è imputabile agli edifici residenziali, mentre la rimanente parte è associata al settore commerciale/istituzionale, cresciuto in maniera significativa, fino a costituire oggi oltre il 30 per cento delle emissioni complessive. A livello assoluto, si nota una tendenza alla stabilità delle emissioni del settore, che ha registrato il picco di emissioni nel 2005, valore poco superiore al livello del 2010. Questo nonostante le misure di incentivazione per l'efficienza energetica, avviate a partire dal 2007;
29) le emissioni assolute nel settore civile rimangono stabili anche negli ultimi anni, con una riduzione stimata nell'ordine del 10 per cento complessivo a seguito dell'applicazione del superbonus 110 per cento. Tale stagnazione dell'andamento emissivo del settore deriva dalla mancata riduzione della quota di combustibili fossili destinati alla copertura dei consumi energetici. I consumi energetici del settore residenziale rimangono ancora oggi coperti per oltre il 50 per cento dal gas naturale, seguito dai biocombustibili solidi (legna, pellet) per quasi il 20 per cento e dall'energia elettrica per il 19 per cento. Nel terziario quest'ultima copre una quota maggiore della domanda energetica, ma il gas naturale rimane la fonte primaria di energia con una copertura di oltre il 40 per cento dei consumi;
30) ad una maggiore efficienza energetica delle abitazioni corrisponde un risparmio economico per le famiglie e una maggiore elettrificazione dei consumi consente di aumentare la sicurezza energetica delle famiglie proteggendole dalle oscillazioni dei prezzi dell'energia fossile;
31) nel 2021, le emissioni del settore trasporti erano pari a 103,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, rappresentando il 24,5 per cento delle emissioni nazionali di gas serra. Il 93 per cento è imputabile al trasporto su gomma, con il prevalere delle emissioni da mobilità privata su auto (60 per cento). Le emissioni dei trasporti sono aumentate di circa l'1 per cento rispetto al 1990;
32) il parco auto circolante nazionale conta circa 40 milioni di veicoli. Nel 2022, in Italia il tasso di motorizzazione è di 672 auto ogni 1000 abitanti, il secondo più alto in Europa. La penetrazione nel parco circolante di nuovi veicoli elettrici puri a batteria è molto rallentata rispetto alle principali economie europee: il tasso medio annuo di nuove immatricolazioni è inferiore al 4 per cento, contro una media europea oltre il 10 per cento;
33) il 77,6 per cento degli spostamenti dei cittadini avviene su scala urbana in una fascia di distanza compresa tra 2 e 10 chilometri. Il 60 per cento circa degli spostamenti sono sistematici nel corso della settimana feriale,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative di carattere normativo volte a coordinare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) con il quadro normativo di riferimento e con gli strumenti di programmazione economica, attraverso:
a) l'approvazione del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) tramite una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile;
b) l'introduzione di strumenti di valutazione ex ante dell'impatto atteso dei nuovi atti legislativi sugli obiettivi di clima e energia;
c) la previsione di un'informativa presso le competenti Commissioni parlamentari per illustrare il contenuto del Piano;
d) la trasmissione di una relazione annuale alle Camere sullo stato di attuazione del Piano;
e) l'integrazione nei principali documenti di programmazione economica di valutazioni di impatto delle misure rispetto agli obiettivi di clima e energia;
2) a provvedere all'implementazione di un adeguato sistema di governance del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) che preveda:
a) l'attribuzione al Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile di poteri di indirizzo strategico, impulso e coordinamento generale sull'attuazione degli interventi del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec);
b) l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri di una struttura per il monitoraggio, la valutazione e la verifica della coerenza della fase di attuazione del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) rispetto agli obiettivi programmati, e per la definizione delle eventuali misure correttive ritenute necessarie;
c) la definizione di meccanismi di coordinamento verticale e orizzontale tra le amministrazioni centrali e le amministrazioni locali e con tutti i soggetti coinvolti nell'attuazione del Piano;
d) la definizione di meccanismi di coordinamento con la struttura di missione per il Piano nazionale di ripresa e resilienza;
e) una chiara e puntuale individuazione delle strutture responsabili per l'attuazione delle singole misure contenute nel Piano;
f) l'inclusione nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) di una strategia per la partecipazione pubblica e per il dialogo multilivello;
g) l'istituzione di un Consiglio scientifico indipendente sul clima sul modello indicato dalla legge clima europea;
3) ad accompagnare le politiche e le misure per il raggiungimento degli obiettivi di clima e energia del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) con strategie di finanziamento specifiche per la coerenza complessiva della spesa pubblica e della fiscalità rispetto agli obiettivi, attraverso:
a) la stima del fabbisogno finanziario per ciascuna misura e l'individuazione di forme di finanziamento pubblico e le modalità per incentivare il concorso della finanza privata;
b) l'allineamento e l'esplicita integrazione del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), e i relativi meccanismi di finanziamento, con il percorso del semestre europeo;
c) l'assegnazione a Cassa depositi e prestiti, Sace e Invitalia del ruolo di banche del clima;
d) l'introduzione di meccanismi con cui indirizzare gli investimenti privati tramite specifiche politiche di incentivazione selettiva della domanda;
e) il supporto all'adozione di strumenti di pianificazione e di monitoraggio di piani di transizione da parte di enti locali, istituti finanziari, imprese e alla divulgazione delle informazioni legate a tali piani;
f) l'adozione degli obiettivi stabiliti nei framework e nei regolamenti europei rilevanti, creando coerenza tra le politiche nazionali ed europee;
g) l'adozione di strumenti di trasparenza e pubblicazione per il corretto indirizzamento degli investimenti verso la decarbonizzazione come gli science-based targets (SBT), il Tpt disclosure framework (Transition plan taskforce), il Tcfd (Task force on climate-related financial disclosure) e il Green bond standard;
h) la promozione di partenariati tra le piccole e medie imprese e gli attori del settore finanziario per facilitare l'accesso a finanziamenti agevolati per progetti sostenibili;
4) a includere nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) una strategia per la sostenibilità sociale in grado di accompagnare la società nella transizione, assicurando che le politiche per il clima siano in grado di indirizzare le risorse sulla base di criteri di sostenibilità sociale, anche attraverso:
a) l'esplicitazione dei presupposti e degli obiettivi delle politiche sul consumo (ad esempio incentivi selettivi della domanda nei trasporti e nel settore civile-edifici), anche in relazione alla dimensione sociale, accompagnati dalle specifiche misure di finanza pubblica e dai criteri di valutazione dell'efficacia e degli effetti distributivi di tali misure ed eventuali misure compensative;
b) il ricorso a metodologie di valutazione di impatto socioeconomico in grado di esplicitare il tasso sociale e tasso privato di rendimento delle misure, come il Social return on investments (Sroi), che possono tenere conto di indicatori come il costo sociale del carbonio (Scc) o di benefici sociali dell'investimento pubblico;
c) l'identificazione delle metodologie per la valutazione dell'impatto del Piano sul tessuto produttivo dal punto di vista socioeconomico, con riferimento alle ricadute sul piano occupazionale e agli effetti (positivi o negativi) della trasformazione o creazione di nuove filiere industriali;
5) a definire nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) obiettivi coerenti con la decarbonizzazione del sistema elettrico al 2035, come da impegni G7, e assicurare l'implementazione di un sistema di monitoraggio delle fonti rinnovabili installate, che preveda:
a) il monitoraggio dell'andamento del rilascio delle autorizzazioni e dello sviluppo di reti e risorse abilitanti, ovvero stoccaggi e demand response;
b) azioni correttive di revisione delle politiche, quali interventi sulle regole dei mercati e i criteri di fissazione del prezzo delle rinnovabili nel lungo periodo;
c) meccanismi di controllo e trasparenza per lo sviluppo di reti di trasmissione e distribuzione per assicurare coerenza con l'obiettivo complessivo di decarbonizzazione, con gli obiettivi di sicurezza energetica e sostenibilità economica;
d) revisione del meccanismo del capacity market il cui impianto è obsoleto rispetto agli obiettivi della transizione e alle stesse tendenze di mercato (calo dei consumi gas a livello italiano ed europeo);
6) a dotare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) di una strategia per l'elettrificazione dei consumi e per affrontare lo squilibrio tariffario tra gas ed elettrico, attraverso:
a) la definizione di un obiettivo di elettrificazione che comprenda il settore civile, dei trasporti e dell'industria, in grado di indirizzare in modo chiaro politiche e risorse verso l'elettrificazione dei consumi, in una strategia coerente di aumento dell'efficienza energetica;
b) la definizione di una riforma della struttura tariffaria coerente con il percorso di decarbonizzazione e integrazione dei sistemi energetici, in grado di superare la barriera regolatoria legata al disequilibrio tra oneri fiscali e parafiscali tra la tariffa elettrica e gas;
7) a definire una programmazione strategica di uscita dalle fonti fossili, attraverso l'individuazione di precise milestones, che funga da riferimento per le valutazioni rispetto all'opportunità strategica e ai rischi finanziari degli investimenti per le infrastrutture energetiche fossili;
8) a dotare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) di un capitolo dedicato alla decarbonizzazione dell'industria manifatturiera in grado di evidenziare e considerare le specificità dei diversi settori produttivi, affiancando a obiettivi e politiche gli strumenti finanziari dedicati per la gestione delle implicazioni sociali della transizione, degli impatti sul lavoro e delle necessità di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Tale capitolo potrebbe includere:
a) una strategia per il contributo alla decarbonizzazione del settore elettrico derivante dall'installazione di grandi impianti rinnovabili al servizio degli impianti produttivi;
b) un piano per l'utilizzo del gas naturale e dei suoi sostituti, prevedendo canali privilegiati per gli usi industriali del calore ad alta temperatura non altrimenti sostituibili nel breve periodo;
c) l'elaborazione di un pacchetto di misure che, accanto allo stimolo all'efficienza energetica dei processi, sfrutti e avvantaggi le potenzialità del vettore elettrico nel ridurre le emissioni nella produzione di calore a bassa temperatura;
d) soluzioni di medio-lungo periodo per i settori hard to abate, partendo dalla conversione industriale dell'ex Ilva di Taranto tramite tecnologia Dri (Direct reduced iron), inizialmente a gas naturale e poi a idrogeno verde da rinnovabili;
e) la definizione del contributo potenziale dell'industria manifatturiera al soddisfacimento della produzione domestica di tecnologie funzionali alla decarbonizzazione, tenendo conto della diversa propensione all'importazione delle diverse filiere produttive;
f) una strategia industriale per il rafforzamento della capacità manifatturiera in quelle che l'Unione europea – nel suo net-zero industry Act – definisce «strategic net-zero technologies»;
g) una strategia per la formazione e riqualificazione dei lavoratori in riferimento alle nuove filiere industriali legate alla transizione;
9) ad assicurare la chiara identificazione di un percorso che porti all'individuazione delle tecnologie rilevanti e più efficaci per la transizione, in particolare per quei settori in cui tali soluzioni non esistono o non sono economiche, come l'industria energy intensive, il settore navale, il settore aereo (cosiddetto hard to abate) in base ad una valutazione di costo-efficacia, che consenta di orientare la spesa pubblica in via prioritaria verso le tecnologie che mostrano piena coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione;
10) a delineare nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) una strategia per la decarbonizzazione del settore civile, anche attraverso:
a) politiche per l'efficienza energetica individuate sulla base delle caratteristiche storico-architettoniche, energetiche e patrimoniali degli immobili, della loro localizzazione e della loro classe d'uso, fascia climatica e destinazione d'uso;
b) un ridisegno delle detrazioni fiscali per il settore residenziale in un unico schema di incentivazione volto all'efficienza energetica e all'elettrificazione dei consumi, con aliquote proporzionali ai risultati raggiunti in termini di riduzione dei consumi e delle emissioni e con un orizzonte temporale almeno al 2030;
c) una misura dedicata alla riqualificazione energetica degli alloggi sociali e delle case popolari con una copertura del 100 per cento delle spese sostenute, oltre alla riqualificazione degli edifici scolastici;
d) una riforma della struttura tariffaria che elimini il disequilibrio degli oneri fiscali e parafiscali tra bolletta elettrica e gas;
e) la definizione di programmi di ricerca, formazione e aggiornamento rivolti a imprese edili e operatori di settore per garantire loro le conoscenze e le competenze necessarie al percorso di decarbonizzazione del settore;
f) la definizione di un sistema di indicatori per monitorare l'efficacia delle politiche e apportare eventuali modifiche in corso d'opera;
11) a prevedere una strategia per la decarbonizzazione del settore dei trasporti con l'obiettivo di elettrificazione del parco circolante, anche attraverso:
a) ecoincentivi mirati unicamente all'acquisto di veicoli elettrici (Bev, battery electric vehicle);
b) l'utilizzo della leva degli acquisti pubblici per elettrificare la flotta dei veicoli delle amministrazioni pubbliche, prevedendo eventuali misure compensative di spesa;
c) una riforma della fiscalità per le auto aziendali (deducibilità, detraibilità e tassazione dei fringe benefit), in uno schema premiale in relazione a minori parametri emissivi dei veicoli, ovvero 100 per cento di deducibilità per veicoli Bev (battery electric vehicle);
d) una razionalizzazione della fiscalità dell'auto (immatricolazione e proprietà) adottando criteri di progressività in relazione a parametri emissivi dei veicoli;
e) la razionalizzazione della fiscalità dei carburanti;
f) l'aggiornamento del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (Pnire) per raggiungere un'estensione capillare della rete di ricarica elettrica pubblica, prevedendo un ruolo di ultima istanza delle amministrazioni pubbliche nei casi di non intervento di investitori privati;
g) il completamento dell'installazione delle infrastrutture di ricarica veloci e ultraveloci previste dalla missione 2, componente 2, investimento 4.3, del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
12) a prevedere una strategia per la decarbonizzazione del settore dei trasporti con l'obiettivo di riduzione della domanda di trasporto privato (numero e percorrenze, veicoli), anche attraverso:
a) il completamento delle opere e degli interventi previsti con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la missione 2, componente 2, e missione 3, componenti 1 e 2, oltre che del Piano nazionale complementare, del Fondo sociale di coesione, della legge di bilancio per il 2022;
b) incremento delle dotazioni infrastrutturali e di mezzi pubblici e alternativi all'auto privata per la mobilità sostenibile;
c) misure di incentivo all'utilizzo di soluzioni alternative all'auto privata attraverso stimoli economici;
d) politiche restrittive del traffico veicolare nei centri urbani, funzionali anche a ridurre l'inquinamento e migliorare la qualità dell'aria, attraverso il superamento dei ritardi nell'attuazione delle misure regolatorie in materia di limitazione della circolazione dei veicoli inquinanti, ai sensi dell'articolo 7, comma 9, del codice della strada, modificato dal decreto-legge n. 68 del 2022 (articolo 7);
13) ad adottare idonee iniziative normative per prorogare al 31 dicembre 2024 il termine della cessazione del mercato tutelato, al fine di contenere il rialzo dei prezzi della materia prima e tutelare i clienti domestici non vulnerabili;
14) ad adottare idonee iniziative normative volte, per i clienti in condizioni di povertà energetica, al superamento graduale del meccanismo dei bonus sociali «elettricità e gas» mediante l'introduzione di interventi più funzionali alla riduzione della spesa per le forniture, capaci di generare maggiori vantaggi ed opportunità, a parità di risorse impegnate, anche attraverso la partecipazione degli stessi alle comunità energetiche rinnovabili.
(1-00276)(Nuova formulazione) «Ilaria Fontana , Sergio Costa , Cappelletti , Pavanelli , L'Abbate , Morfino , Santillo , Appendino , Francesco Silvestri ».
La Camera,
premesso che:
1) il nuovo livello di ambizione definito in ambito europeo fornisce l'inquadramento strategico per l'evoluzione, sul piano normativo e programmatorio, del percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999, la versione finale del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), allineata ai nuovi obiettivi, deve essere trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2024;
2) le linee guida per l'aggiornamento dei Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec) pubblicate dalla Commissione europea sottolineano la necessità di assicurare che le dimensioni trasversali, ovvero la dimensione sociale ed economica, trovino adeguato spazio nell'ottica di una pianificazione di ampio respiro che vada oltre il mero raggiungimento degli obiettivi 2030, interpretando la sfida del cambiamento climatico in un'ottica di sviluppo del Paese;
3) il dispiegamento di misure e risorse annunciato dall'Esecutivo comunitario volto a finanziare i processi produttivi a ridotto impatto ambientale offre la misura di quanto il binomio energia e clima sia ormai entrato nel linguaggio della strategia che deve riorientare anche la politica industriale;
4) il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) è lo strumento che deve supportare il nuovo paradigma di sviluppo prendendo a riferimento centrale la dimensione climatica, riconciliando le prospettive di medio e lungo periodo per fare da ponte tra gli obiettivi 2030 e quelli di neutralità climatica del 2050. Il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), infatti, determinerà per gli anni a venire il grado di competitività del sistema produttivo, il livello di sviluppo economico e sociale e l'autonomia strategica del Paese;
5) la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) fissa gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, come anche quelli in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell'energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile;
6) l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) del 2019 deve considerare obiettivi nazionali e settoriali sulla base di un più ambizioso target di riduzione dei gas serra a livello di Unione europea pari al -55 per cento netto al 2030 rispetto ai livelli del 1990, come ridefinito con l'approvazione del pacchetto «Fit for 55», ovvero l'insieme di direttive e regolamenti che stabiliscono gli obiettivi in materia di clima ed energia per gli Stati membri allineati all'obiettivo di neutralità climatica al 2050;
7) oltre al livello di ambizione, occorre prestare attenzione all'attuazione delle politiche e misure per la riduzione delle emissioni e la realizzazione concreta delle ambizioni espresse. Ai fini della concreta realizzazione degli obiettivi clima ed energia, la mancata o inefficace attuazione delle politiche rispetto agli obiettivi è rilevante almeno quanto i livelli di ambizione dichiarati;
8) la transizione ecologica dei settori economici verso la neutralità climatica è un percorso complesso e pervasivo che implica importanti trasformazioni economiche e sociali. Tali trasformazioni, se non accompagnate da politiche adeguate, possono acuire diseguaglianze esistenti. Pertanto, la transizione ecologica non può prescindere dall'integrazione di una visione sociale che permetta, al contempo, di ridurre le diseguaglianze sociali e accelerare la transizione;
9) come sollecitato dalla Commissione europea, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) deve includere un'analisi di base necessaria per l'elaborazione dei piani sociali per il clima attraverso i quali sono indicate le modalità di impiego delle risorse del Fondo sociale per il clima;
10) il settore elettrico italiano è ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili. Nel 2022 il 60 per cento della generazione elettrica lorda è stata prodotta con gas naturale, carbone e prodotti petroliferi. Nel 2022 la richiesta di energia elettrica italiana è stata di 316,8 terawattora, in diminuzione dell'1 per cento rispetto al 2021. Le fonti rinnovabili hanno contribuito per il 35,6 per cento alla produzione elettrica. La restante quota proviene da energia di origine fossile. Il saldo netto estero è stato di quasi 43 terawattora. In termini di capacità, la potenza di generazione netta installata a fine 2022 è pari a 120,9 gigawatt. 60,4 gigawatt sono centrali termoelettriche tradizionali, di cui il 77 per cento usa gas naturale. La capacità idroelettrica è di 22,9 gigawatt, quella eolica di 11,8 gigawatt e quella solare di 25,1 gigawatt;
11) in seguito alla crisi energetica, è stato accelerato lo sviluppo delle rinnovabili, cresciute di oltre 3 gigawatt nel 2022 e di quasi 6 gigawatt nel 2023. Nei primi due mesi del 2024 sono stati installati 1,2 gigawatt di nuovo solare e 0,1 gigawatt di nuovo eolico;
12) la decarbonizzazione del sistema elettrico è necessaria a sostenere quella dell'intera economia. La decarbonizzazione delle forniture di elettricità abilita la piena decarbonizzazione di tutti i consumi destinati all'elettrificazione dei consumi nei settori del civile, dei trasporti e, ove possibile, del calore industriale. La produzione correlata di idrogeno verde permetterà la decarbonizzazione di tutti quegli usi industriali già attualmente basati su idrogeno, così come l'ampliamento del suo utilizzo per il calore ad alta temperatura e i processi industriali nei settori cosiddetti hard to abate;
13) il percorso di trasformazione industriale è obbligato dall'impianto normativo, motivo per cui occorre programmare la gestione dei costi e delle opportunità che da essa possono derivare. Se l'obiettivo è la decarbonizzazione di processi e prodotti a livello globale, è evidente quanto la delocalizzazione della produzione in Paesi con obiettivi ambientali meno ambiziosi non sia un'opzione desiderabile. Il percorso di decarbonizzazione deve fare coincidere gli obiettivi di riduzione delle emissioni nazionali con elevati livelli di competitività nei mercati globali. Questo dovrà essere costruito, anche con la diplomazia e in sede G7, non in chiave protezionista, ma, al contrario, attraverso l'orientamento dei mercati a livello globale su beni e servizi a bassa intensità carbonica, sui quali ambire a essere competitivi;
14) dopo trasporti e industrie energetiche, il settore civile (residenziale e terziario) rappresenta il terzo settore per emissioni che, considerando l'intero periodo 1990-2021, equivale in media al 20 per cento delle emissioni del settore energia. Delle 75,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti di emissioni registrate nel 2021 (+8 per cento rispetto al 1990), il 67 per cento è imputabile agli edifici residenziali, mentre la rimanente parte è associata al settore commerciale/istituzionale, cresciuto in maniera significativa, fino a costituire oggi oltre il 30 per cento delle emissioni complessive. A livello assoluto, si nota una tendenza alla stabilità delle emissioni del settore, che ha registrato il picco di emissioni nel 2005, valore poco superiore al livello del 2010. Questo nonostante le misure di incentivazione per l'efficienza energetica, avviate a partire dal 2007;
15) le emissioni assolute nel settore civile rimangono stabili anche negli ultimi anni, con una riduzione stimata nell'ordine del 10 per cento complessivo a seguito dell'applicazione del superbonus 110 per cento. Tale stagnazione dell'andamento emissivo del settore deriva dalla mancata riduzione della quota di combustibili fossili destinati alla copertura dei consumi energetici. I consumi energetici del settore residenziale rimangono ancora oggi coperti per oltre il 50 per cento dal gas naturale, seguito dai biocombustibili solidi (legna, pellet) per quasi il 20 per cento e dall'energia elettrica per il 19 per cento. Nel terziario quest'ultima copre una quota maggiore della domanda energetica, ma il gas naturale rimane la fonte primaria di energia con una copertura di oltre il 40 per cento dei consumi,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative di carattere normativo volte a coordinare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) con il quadro normativo di riferimento e con gli strumenti di programmazione economica, attraverso:
a) la previsione di un'informativa presso le competenti Commissioni parlamentari per illustrare il contenuto del Piano;
2) ad accompagnare le politiche e le misure per il raggiungimento degli obiettivi di clima e energia del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) con strategie di finanziamento specifiche per la coerenza complessiva della spesa pubblica e della fiscalità rispetto agli obiettivi, attraverso:
a) la promozione di partenariati tra le piccole e medie imprese e gli attori del settore finanziario per facilitare l'accesso a finanziamenti agevolati per progetti sostenibili;
3) a definire nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) obiettivi coerenti con la decarbonizzazione del sistema elettrico al 2035, come da impegni G7, e assicurare l'implementazione di un sistema di monitoraggio delle fonti rinnovabili installate, che preveda:
a) il monitoraggio dell'andamento del rilascio delle autorizzazioni e dello sviluppo di reti e risorse abilitanti, ovvero stoccaggi e demand response;
4) a dotare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) di un capitolo dedicato alla decarbonizzazione dell'industria manifatturiera in grado di evidenziare e considerare le specificità dei diversi settori produttivi, affiancando a obiettivi e politiche gli strumenti finanziari dedicati per la gestione delle implicazioni sociali della transizione, degli impatti sul lavoro e delle necessità di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Tale capitolo potrebbe includere:
a) soluzioni di medio-lungo periodo per i settori hard to abate, partendo dalla conversione industriale dell'ex Ilva di Taranto tramite tecnologia Dri (Direct reduced iron), inizialmente a gas naturale e poi a idrogeno verde da rinnovabili;
b) la definizione del contributo potenziale dell'industria manifatturiera al soddisfacimento della produzione domestica di tecnologie funzionali alla decarbonizzazione, tenendo conto della diversa propensione all'importazione delle diverse filiere produttive;
c) una strategia industriale per il rafforzamento della capacità manifatturiera in quelle che l'Unione europea – nel suo net-zero industry Act – definisce «strategic net-zero technologies»;
d) una strategia per la formazione e riqualificazione dei lavoratori in riferimento alle nuove filiere industriali legate alla transizione;
5) a prevedere una strategia per la decarbonizzazione del settore dei trasporti con l'obiettivo di elettrificazione del parco circolante, anche attraverso:
a) il completamento dell'installazione delle infrastrutture di ricarica veloci e ultraveloci previste dalla missione 2, componente 2, investimento 4.3, del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
6) a prevedere una strategia per la decarbonizzazione del settore dei trasporti con l'obiettivo di riduzione della domanda di trasporto privato (numero e percorrenze, veicoli), anche attraverso:
a) il completamento delle opere e degli interventi previsti con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la missione 2, componente 2, e missione 3, componenti 1 e 2, oltre che del Piano nazionale complementare, del Fondo sociale di coesione, della legge di bilancio per il 2022;
b) incremento delle dotazioni infrastrutturali e di mezzi pubblici e alternativi all'auto privata per la mobilità sostenibile;
c) misure di incentivo all'utilizzo di soluzioni alternative all'auto privata attraverso stimoli economici.
(1-00276)(Nuova formulazione - Testo modificato nel corso della seduta) «Ilaria Fontana , Sergio Costa , Cappelletti , Pavanelli , L'Abbate , Morfino , Santillo , Appendino , Francesco Silvestri ».
La Camera,
premesso che:
1) per conciliare i temi della riduzione delle emissioni climalteranti con quelli della sicurezza energetica e dello sviluppo del mercato interno dell'energia, l'Unione europea ha adottato il regolamento (UE) 2018/1999 sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima dell'Unione europea, introducendo i Piani nazionali integrati per l'energia e il clima (Pniec). Gli Stati membri hanno quindi presentato alla Commissione europea i progetti di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima per il periodo 2021-2030, elaborati in consultazione con i cittadini, imprese e regioni;
2) con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull'efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell'energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento;
3) oltre allo strumento di attuazione per le politiche energia e clima, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima dovrebbe fornire le linee di indirizzo per una maggiore coerenza di azione dello Stato nell'elaborazione delle proprie politiche di sviluppo e strategia, nonché nella valutazione dell'efficacia della spesa pubblica, soprattutto per l'interesse pubblico ampio che rivestono le politiche e misure che esso contiene;
4) il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, oltre a rappresentare lo strumento per misurare le riduzioni dirette di emissione dei diversi comparti produttivi, deve quindi servire ad orientare lo sviluppo del Paese verso un nuovo modello di sviluppo e prodotti e servizi dei mercati decarbonizzati;
5) il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è stato inviato dall'Italia alla Commissione europea in attuazione del suddetto regolamento (UE) 2018/1999, pubblicato nel gennaio 2020;
6) in base al medesimo regolamento, gli Stati membri dell'Unione europea sono inoltre tenuti a presentare alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del loro ultimo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, entro il 30 giugno 2023;
7) il 19 luglio 2023 l'Italia ha formalmente inviato alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima. A dicembre 2023 la Commissione europea ha pubblicato la sua valutazione rispetto ai progetti di Piani nazionali integrati per l'energia e il clima aggiornati, insieme a valutazioni individuali e raccomandazioni specifiche per Paese;
8) entro il 30 giugno del 2024, il medesimo regolamento (UE) 2018/1999 stabilisce altresì che ciascuno Stato membro è tenuto a presentare alla Commissione europea l'ulteriore aggiornamento dell'ultimo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima notificato, salvo che abbia motivato alla medesima Commissione che il piano non necessita di aggiornamento;
9) l'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, da presentare quindi entro il mese di giugno 2024, deve includere politiche di mitigazioni aggiuntive per raggiungere gli ambiziosi obiettivi nazionali declinati nell'ambito del pacchetto «Fit for 55», che ha revisionato sensibilmente l'insieme di direttive e regolamenti che a tutt'oggi stabiliscono gli obiettivi di riduzione delle emissioni, efficienza energetica e rinnovabili per gli Stati membri;
10) i Piani nazionali integrati per l'energia e il clima rappresentano il contributo degli Stati membri agli impegni dell'Unione europea nell'ambito dell'Accordo di Parigi, con le politiche e le misure attuative degli obiettivi europei su clima ed energia. I Piani nazionali integrati per l'energia e il clima sono anche un importante strumento di valutazione dei progressi rispetto all'accordo stesso;
11) con l'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, il nostro Paese deve indicare il percorso da seguire per la completa decarbonizzazione al 2050, con un target intermedio al 2040 del -90 per cento di riduzione delle emissioni di anidride carbonica equivalente di recente indicato dall'Unione europea e con il target europeo -55 per cento (del «Fit for 55») di riduzione delle emissioni di anidride carbonica equivalente al 2030. Va peraltro considerato che il target -55 per cento sarà probabilmente alzato al -60 per cento per allinearsi con il REPowerEU;
12) rispetto ai suddetti target europei di decarbonizzazione, si segnala che l'attuale bozza di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2023 prevede una riduzione al 2030 solo del -40 per cento, che è anche largamente inferiore rispetto al -51 per cento previsto negli impegni dell'Italia per l'accesso ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
13) per arrivare all'84 per cento di rinnovabili nel mix elettrico, risulta necessario aumentare il target di nuova capacità rinnovabile da +73 gigawatt indicato nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima a +84 gigawatt previsti nel «Piano elettrico 2030»;
14) solamente per i settori Ets (incluso l'elettrico) il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima italiano prevede una riduzione delle emissioni di anidride carbonica equivalente al 2030 in linea con i target dell'Unione europea, mentre i settori non-Ets non raggiungono il target 2030 di decarbonizzazione;
15) si rammenta inoltre che, come prevede l'articolo 1 del suddetto regolamento UE 2018/1999, «il meccanismo di governance garantisce al pubblico effettive opportunità di partecipare alla preparazione di tali piani nazionali e di tali strategie a lungo termine. Esso comprende un processo strutturato, trasparente e iterativo tra la Commissione e gli Stati membri volto alla messa a punto e alla successiva attuazione dei Piani nazionali integrati per l'energia e il clima, anche per quanto riguarda la cooperazione regionale e la corrispondente azione della Commissione»;
16) in realtà finora è mancata una vera e trasparente consultazione della società civile per la redazione dell'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima. La società civile è stata coinvolta esclusivamente attraverso l'invito alla compilazione di un questionario del tutto generico, e quindi in contrasto con gli obblighi europei e internazionali volti ad assicurare un adeguato processo partecipativo;
17) i previsti aggiornamenti del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima sono indispensabili in quanto le politiche su clima ed energia stanno attraversando una fase di profonda revisione a seguito della sottoscrizione dell'Accordo di Parigi, il cui obiettivo è il contenimento dell'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi e cercando di limitarne l'aumento a 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Nell'ambito dell'Accordo di Parigi, l'obiettivo per l'Unione europea è la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40 per cento, rispetto all'anno 1990, entro il 2030;
18) a ciò si aggiunga il mutato contesto, conseguenza della pandemia, della crisi dei prezzi dell'energia, nonché dei nuovi obiettivi generati da un maggiore impegno sui temi clima e nuovi obiettivi di decarbonizzazione dell'Unione europea, che impongono una revisione dei piani vigenti. Gli obiettivi da raggiungere, che dovrebbero rendere l'Unione europea climaticamente neutra entro il 2050, sono stati rivisti al rialzo sia nel programma REPowerEU che con il pacchetto «Fit for 55»;
19) per valutare le politiche messe in atto a livello nazionale per fronteggiare i cambiamenti climatici e il rispetto degli impegni di riduzione delle emissioni previsti dagli accordi internazionali, è fondamentale monitorare l'andamento delle emissioni dei gas serra. In Italia, è l'Ispra a svolgere questa funzione, essendo responsabile della predisposizione e comunicazione dell'inventario nazionale delle emissioni di gas serra;
20) Il testo adottato alla Cop-28 sul Global stocktake – letteralmente «Bilancio globale» – ossia il meccanismo di valutazione dei progressi ottenuti a livello globale nella risposta alla crisi climatica e nell'implementazione delle misure dell'Accordo di Parigi, evidenzia che, sebbene si registrino passi in avanti rispetto a pochi anni fa, le azioni di mitigazione climatica rimangono insufficienti per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi di contenere il riscaldamento globale entro +2 gradi centigradi o meglio +1,5 gradi centigradi alla fine del secolo;
21) come riporta il rapporto del 2024 dell'Ispra «Le emissioni di gas serra in Italia. Obiettivi di riduzione al 2030», le emissioni italiane totali di gas serra, espresse in anidride carbonica equivalente, sono diminuite del 20,9 per cento tra il 1990 ed il 2022. Questa riduzione è conseguenza sia della riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali a causa della crisi economica e della delocalizzazione di alcune produzioni industriali, ma anche della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e di un incremento dell'efficienza energetica e al passaggio all'uso di combustibili a minor contenuto di carbonio. Ma la riduzione non è sufficiente: le emissioni risultano di 11 milioni di tonnellate al di sopra dell'obiettivo stabilito per il 2021;
22) nonostante l'andamento positivo, sempre l'Ispra ricorda che le emissioni di gas serra in Italia negli ultimi due anni continuano però a crescere e raggiungono nel 2022 un totale pari a 413 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente (+0,4 per cento rispetto al 2021). Determinante l'aumento costante del settore trasporti, le cui emissioni provengono per oltre il 90 per cento dal trasporto stradale, che rispetto all'anno precedente segna un +5 per cento e conferma un trend che non conosce pause e supera il 7 per cento dal 1990, valore in controtendenza rispetto a quelli di tutti gli altri settori economici che al contrario registrano marcate riduzioni, ad eccezione dei rifiuti che rappresentano circa il 5 per cento del totale nazionale;
23) secondo un recente documento di «Ecco», il «think tank» dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima «stima l'ammontare degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione pari a 830 miliardi di euro cumulativi, tra il 2023 ed il 2030 (ovvero a 119 miliardi di euro medi annui). Tale valore, ancorché sottostimato rispetto alle stime elaborate da Ecco, conferma la straordinaria rilevanza dello sforzo finanziario necessario all'Italia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello europeo: tra il 25 e il 30 per cento degli investimenti complessivi del Paese, che ammontano a circa 400 miliardi di euro l'anno, dovrebbero essere riorientati alla transizione»;
24) come ricorda il documento di economia e finanza 2024, «il settore energetico sarà chiamato nei prossimi anni ad affrontare nuove sfide e introdurre processi innovativi radicali, indispensabili per traguardare gli obiettivi climatici, in un'ottica non solo di transizione ecologica, ma anche di sicurezza dei sistemi energetici (...)». E a tale proposito riveste «grande importanza il processo in corso di revisione dei documenti programmatici in materia di energia e clima, quali il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e la Strategia di lungo termine sulla riduzione dei gas ad effetto serra»;
25) seppure il documento di economia e finanza 2024 fa riferimento ad una strategia di riduzione dei gas ad effetto serra, in realtà si continua a confermare un ruolo centrale al gas. La proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, infatti, assegna un ruolo strategico al gas naturale, anche liquefatto (gnl), il cui impatto climatico e ambientale risulta ancor più rilevante di quello via tubo, generando una maggior quantità di emissioni di anidride carbonica equivalente a causa delle operazioni di liquefazione e rigassificazione, oltre che per i lunghissimi trasporti via nave. È invece necessario che nell'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima si abbandonino tutti i piani di sviluppo relativi all'implementazione di nuove infrastrutture di gas, considerate non coerenti con una tempestiva decarbonizzazione e non utili ai fini della sicurezza energetica. La sola sicurezza energetica nazionale, coerente con un serio piano di decarbonizzazione, sarà piuttosto garantita dallo sviluppo massiccio delle fonti energetiche rinnovabili, dall'efficienza energetica, da diversificati sistemi di accumulo e da altro;
26) la decisione del Governo di voler far diventare l'Italia un hub del gas naturale attraverso un potenziamento della rete nazionale, un aumento degli stoccaggi e la realizzazione di nuovi rigassificatori, come Piombino e Ravenna, va in direzione opposta alle risposte che devono essere date alla questione climatica, che deve invece costituire un'assoluta priorità. Peraltro, la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima assegna un ruolo strategico al gas naturale, anche liquefatto, il cui impatto climatico e ambientale risulta ancor più rilevante di quello via tubo, generando una maggior quantità di emissioni di anidride carbonica equivalente, a causa delle operazioni di liquefazione e rigassificazione, oltre che per i lunghissimi trasporti via nave;
27) per quanto riguarda il settore delle energie rinnovabili, la direzione conseguente agli sfidanti obiettivi dell'Unione europea, è quella di raggiungere la decarbonizzazione con l'obiettivo di mitigare il cambiamento climatico e accelerare l'autonomia energetica. In virtù di ciò, l'obiettivo 2030 delle rinnovabili per quanto riguarda i consumi energetici finali è salito di 10 punti percentuali, rispetto al Piano approvato nel 2020, passando da un 30 ad un 40 per cento;
28) il recente vertice dei Ministri dell'ambiente e dell'energia del G7, svoltosi a Torino dal 29 al 30 aprile 2024, confermando quanto deciso alla Cop28 da tutte le nazioni del mondo, si è concluso con l'impegno comune a triplicare entro il 2030 l'energia prodotta da fonti rinnovabili e di raddoppiare l'efficienza energetica;
29) secondo i dati di Terna, nonostante la capacità rinnovabile installata nel 2023 in Italia sia salita a 6 gigawatt, per centrare gli obiettivi europei servirebbe installare almeno 9 gigawatt di nuovi impianti l'anno per i prossimi 6 anni;
30) secondo il recente rapporto di Legambiente «Scacco matto alle rinnovabili 2024», a gennaio 2024 sarebbero 1.376 le richieste per l'installazione di nuovi impianti ancora in fase di valutazione, un dato che dà l'idea dell'estrema lentezza legata alle procedure che bloccano l'installazione di nuovi impianti;
31) le nuove installazioni riguardano per il 90 per cento piccoli impianti destinati all'autoconsumo e dei 5.234 megawatt di fotovoltaico installati nel 2023, il 78 per cento degli impianti ha una potenza sotto il megawatt;
32) per aumentare significativamente la potenza installata occorre un profondo ripensamento dell'iter burocratico per l'autorizzazione di nuovi impianti e per le procedure di allaccio alla rete, i cui tempi, comunicati da Terna o da E-distribuzione (Enel distribuzione), in alcuni casi arrivano fino a 1.212 giorni lavorativi;
33) per contribuire all'obiettivo complessivo di decarbonizzazione, risulta necessario prevedere un incremento degli impegni assunti dall'Italia come quota rinnovabili sul consumo interno lordo elettrico dal 65 per cento attualmente proposto al 75 per cento, portando la capacità installata da fonti energetiche rinnovabili ad oltre 140 gigawatt. Occorre quindi individuare la via più realistica e fattibile per accelerare la transizione energetica;
34) una delle criticità del comparto delle fonti energetiche rinnovabili risiede certamente nei ritardi delle autorizzazioni. Nel primo trimestre del 2024 erano quasi 1.000 i progetti fotovoltaici in attesa di valutazione di impatto ambientale nazionale, per un totale di circa 40 gigawatt. Di questi, il 25 per cento dei progetti era bloccato in verifica amministrativa, mentre il restante in istruttoria tecnica. Peraltro, il rallentamento degli iter, spesso causato da procedimenti incerti e complessi, può avere un impatto negativo sugli investimenti e sulle opportunità di lavoro, che il settore è in grado di generare;
35) per quanto riguarda il settore dei trasporti, le relative emissioni sono aumentate rispetto al 1990. Nel 2021 le emissioni dei trasporti hanno rappresentato il 24,5 per cento delle emissioni nazionali di gas serra. Il 93 per cento è imputabile al trasporto su gomma, con il prevalere delle emissioni da mobilità privata su auto (60 per cento),
impegna il Governo:
1) a mettere in atto tutte le iniziative di competenza, in ambito europeo, volte a garantire almeno il mantenimento di tutti gli obiettivi climatici dell'Unione europea per il 2030 e il 2050, contrastando conseguentemente interventi normativi finalizzati a indebolire i medesimi obiettivi climatici;
2) sempre in ambito europeo, ad adottare tutte le iniziative utili, affinché si arrivi finalmente attraverso un voto favorevole in sede di Consiglio europeo all'approvazione del regolamento sul «Ripristino della natura» («Nature Restoration Law»), che fissa l'obiettivo di ripristinare almeno il 30 per cento degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60 per cento entro il 2040 e il 90 per cento entro il 2050, quale legge fondamentale per tutelare la biodiversità del nostro continente;
3) ad aggiornare il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), affinché sia in piena coerenza con il REPowerEU e i nuovi obiettivi europei conseguenti al pacchetto «Fit for 55»;
4) a garantire un immediato avvio di un'adeguata, seria e trasparente procedura partecipativa con la società civile, le associazioni ambientaliste e altri attori, al di fuori delle valutazioni ambientali strategiche e delle consultazioni parlamentari, attraverso anche l'istituzione di un dialogo multilivello su clima ed energia;
5) a prevedere che le strategie di partecipazione e dialogo multilivello facciano parte della stessa governance del Piano, diventandone parte integrante e sostanziale, a partire dalla stesura e anche durante le fasi della sua attuazione, monitoraggio e valutazione dinamica;
6) ad adottare le opportune iniziative volte a prevedere che le diverse misure del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima siano accompagnate dalle strategie per la loro attuazione, anche facendo sì che per ciascuna misura, accanto all'efficacia nella riduzione delle emissioni o nella diffusione delle rinnovabili, venga riportato il fabbisogno finanziario necessario e come questo viene soddisfatto, nonché gli impatti socioeconomici attesi, almeno in termini di costi e benefìci;
7) ad adottare iniziative volte a prevedere l'applicazione di una specifica fiscalità premiante associata anche ad alcuni strumenti già vigenti, laddove essi finanzino investimenti in settori e/o progetti finalizzati alla transizione energetica ed ecologica, alla decarbonizzazione e al raggiungimento degli obiettivi «net-zero» al 2050;
8) ad adottare iniziative volte a prevedere che, a copertura degli oneri legati alle ulteriori misure di favore volte a finanziare le politiche di decarbonizzazione, contribuisca l'applicazione di un'imposta sugli extraprofitti conseguiti dalle società energetiche e dalle banche in particolare, a seguito della crisi energetica prodotta dall'invasione russa dell'Ucraina;
9) sempre al fine di finanziare la transizione verso la neutralità climatica e, in particolare, per l'accesso alla mobilità elettrica e all'efficientamento energetico degli immobili a favore dei ceti sociali medi e bassi, ad adottare iniziative volte a istituire conseguentemente un contributo annuale straordinario sui grandi patrimoni, superiore ai 10 milioni di euro;
10) a prevedere un serio investimento nel settore della formazione professionale per la transizione, attraverso l'elaborazione di una puntuale strategia che preveda sia la creazione di nuove qualifiche lavorative, che un percorso di riqualificazione professionale per gli operatori del mondo delle energie fossili;
11) al fine di creare nuove competenze, professionalità e opportunità di lavoro per i giovani in cerca di prima occupazione e per la ricollocazione professionale di lavoratori in stato di inoccupazione, a riconoscere un contributo di avviamento lavorativo finalizzato alla formazione e all'inserimento nei processi produttivi connessi alla transizione ecologica ed energetica, alla difesa e tutela del suolo e della biodiversità, all'innovazione tecnologica e digitalizzazione;
12) ad adottare iniziative per prevedere una revisione al rialzo del contributo nazionale per le fonti energetiche rinnovabili al 2030 e la messa a punto di politiche e misure funzionali a questo obiettivo;
13) al fine di contribuire ad alzare il target di nuova capacità rinnovabile, ad accelerare lo sviluppo dell'energia rinnovabile attraverso una necessaria e ulteriore azione di semplificazione delle procedure di rilascio dei pareri e dei titoli autorizzativi e delle procedure per le connessioni alla rete dei nuovi impianti, in particolare quelli di media e grande potenza, prevedendo anche l'attivazione di sportelli e la digitalizzazione mediante piattaforme ad hoc;
14) ad approvare quanto prima il testo unico di semplificazione normativa dei procedimenti concernenti la produzione di energia da fonti rinnovabili, anche al fine di contribuire a riordinare e razionalizzare la normativa in materia;
15) a predisporre un serio piano di revamping e repowering degli impianti di fonti energetiche rinnovabili esistenti (anche idroelettrici), indispensabile per promuovere lo sviluppo di nuova capacità di energia rinnovabile senza determinare un maggior consumo di suolo, con una timeline identificabile e delle stime puntuali in termini di capacità da salvaguardare;
16) in relazione alle comunità energetiche rinnovabili, a definire un reale meccanismo di coinvolgimento degli enti locali e di messa a disposizione dei tetti pubblici non utilizzati;
17) a sostenere la domanda e lo sviluppo del mercato dell'idrogeno verde, anche attraverso l'elaborazione di una strategia nazionale sull'idrogeno verde, in coerenza con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e con gli obiettivi dell'Unione europea, al fine di favorire gli investimenti nel settore, attirare investimenti e accelerare la messa a terra dei progetti sul territorio nazionale;
18) ad abbandonare i piani di sviluppo di nuove infrastrutture di gas, considerati non coerenti con una rapida e necessaria decarbonizzazione, e conseguentemente a garantire che nell'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima si abbandonino tutti i piani di sviluppo relativi all'implementazione di nuove infrastrutture gas, ripensando le politiche volte ad assegnare al nostro Paese un ruolo di hub del gas e conseguentemente a prevedere uno stop ai terminali di rigassificazione;
19) a escludere qualsiasi prospettiva di ritorno al nucleare da fissione, considerati gli insostenibili costi ambientali, economici e sociali;
20) a garantire il percorso di riqualificazione ed efficientamento energetico del parco immobiliare pubblico e privato, in modo tale da privilegiare gli edifici in classe energetica più bassa e le fasce più vulnerabili di cittadini;
21) in relazione all'ambito residenziale e terziario e con riferimento all'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, a promuovere esclusivamente la realizzazione di interventi che vadano nella direzione di un'elettrificazione completa dei consumi (ad esempio, pompe di calore elettriche, cucine ad induzione e altro);
22) nel settore dei trasporti, ad adottare opportune iniziative normative in grado di coniugare l'indispensabile riduzione delle emissioni inquinanti con una maggiore equità di accesso alla mobilità e con le priorità strategiche di politica industriale per lo sviluppo del Paese, come nel caso delle filiere automotive nella transizione all'auto elettrica;
23) a prevedere iniziative volte a incentivare il trasporto pubblico e altre soluzioni alternative alla mobilità privata, anche in coordinamento con i livelli di governo locale, nonché a prevedere una revisione degli incentivi all'acquisto veicoli, favorendo le auto elettriche a batteria e l'elettrificazione delle flotte aziendali e per il trasporto merci;
24) al fine di contribuire al raggiungimento della neutralità climatica e allo sviluppo di una mobilità equa, inclusiva e sostenibile, a conseguire entro il 2035 l'obiettivo di nove chilometri per milione di abitanti per le reti metropolitane, di venti chilometri per milione di abitanti per le reti ferroviarie suburbane e di dieci chilometri per milione di abitanti per le reti tramviarie;
25) ad adottare le iniziative di competenza volte a prevedere, in coordinamento con gli enti territoriali, l'introduzione del «biglietto climatico» nell'intero territorio urbano e regionale del Paese, quale titolo di viaggio a un costo sensibilmente ridotto per il trasporto pubblico cittadino, per autobus e treni regionali, al fine di ridurre i costi di spostamento delle famiglie, nonché di contribuire alla riduzione delle emissioni climalteranti;
26) a sostenere, anche in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione, le iniziative normative europee già avviate sulla riduzione e sull'uso sostenibile dei pesticidi, e comunque a prevedere a livello nazionale, in linea con i principi della Strategia europea sulla biodiversità 2030 e con gli obiettivi di riduzione dell'uso dei pesticidi stabiliti dalla Commissione europea nell'ambito della strategia «dal produttore al consumatore» («Farm to fork»), a ridurre entro il 2030 l'uso dei pesticidi di almeno il 50 per cento e di quelli più pericolosi di almeno il 65 per cento;
27) al fine di contribuire alla transizione verso la neutralità climatica, a conseguire entro il 2030 l'obiettivo vincolante di azzeramento del consumo di suolo e rigenerazione dei suoli degradati anche nelle aree urbane, con aumento del verde urbano e recupero delle funzioni ecosistemiche;
28) a dichiarare lo stato di emergenza climatica;
29) al fine di finanziare la transizione energetica e il raggiungimento degli obiettivi dell'Unione europea in materia climatica, ad adottare iniziative per ridurre progressivamente in misura non inferiore al 10 per cento annuo, sino al loro annullamento, le spese fiscali dannose per l'ambiente comprese nel «Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli», istituito presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, ai sensi dell'articolo 68 della legge 28 dicembre 2015, n. 221.
(1-00294) «Bonelli , Zanella , Borrelli , Dori , Fratoianni , Ghirra , Grimaldi , Mari , Piccolotti , Zaratti ».
La Camera,
premesso che:
1) per conciliare i temi della riduzione delle emissioni climalteranti con quelli della sicurezza energetica e dello sviluppo del mercato interno dell'energia, l'Unione europea ha adottato il regolamento (UE) 2018/1999 sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima dell'Unione europea, introducendo i Piani nazionali integrati per l'energia e il clima (Pniec). Gli Stati membri hanno quindi presentato alla Commissione europea i progetti di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima per il periodo 2021-2030, elaborati in consultazione con i cittadini, imprese e regioni;
2) con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull'efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell'energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento;
3) oltre allo strumento di attuazione per le politiche energia e clima, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima dovrebbe fornire le linee di indirizzo per una maggiore coerenza di azione dello Stato nell'elaborazione delle proprie politiche di sviluppo e strategia, nonché nella valutazione dell'efficacia della spesa pubblica, soprattutto per l'interesse pubblico ampio che rivestono le politiche e misure che esso contiene;
4) il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è stato inviato dall'Italia alla Commissione europea in attuazione del suddetto regolamento (UE) 2018/1999, pubblicato nel gennaio 2020;
5) in base al medesimo regolamento, gli Stati membri dell'Unione europea sono inoltre tenuti a presentare alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del loro ultimo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, entro il 30 giugno 2023;
6) i Piani nazionali integrati per l'energia e il clima rappresentano il contributo degli Stati membri agli impegni dell'Unione europea nell'ambito dell'Accordo di Parigi, con le politiche e le misure attuative degli obiettivi europei su clima ed energia. I Piani nazionali integrati per l'energia e il clima sono anche un importante strumento di valutazione dei progressi rispetto all'accordo stesso;
7) i previsti aggiornamenti del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima sono indispensabili in quanto le politiche su clima ed energia stanno attraversando una fase di profonda revisione a seguito della sottoscrizione dell'Accordo di Parigi, il cui obiettivo è il contenimento dell'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi cercando di limitare l'aumento a 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Nell'ambito dell'Accordo di Parigi, l'obiettivo per l'Unione europea è la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento, rispetto all'anno 1990, entro il 2030;
8) per valutare le politiche messe in atto a livello nazionale per fronteggiare i cambiamenti climatici e il rispetto degli impegni di riduzione delle emissioni previsti dagli accordi internazionali, è fondamentale monitorare l'andamento delle emissioni dei gas serra. In Italia, è l'Ispra a svolgere questa funzione, essendo responsabile della predisposizione e comunicazione dell'inventario nazionale delle emissioni di gas serra;
9) secondo un recente documento di «Ecco», il «think tank» dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima «stima l'ammontare degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione pari a 830 miliardi di euro cumulativi, tra il 2023 ed il 2030 (ovvero a 119 miliardi di euro medi annui). Tale valore, ancorché sottostimato rispetto alle stime elaborate da Ecco, conferma la straordinaria rilevanza dello sforzo finanziario necessario all'Italia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello europeo: tra il 25 e il 30 per cento degli investimenti complessivi del Paese, che ammontano a circa 400 miliardi di euro l'anno, dovrebbero essere riorientati alla transizione»;
10) come ricorda il documento di economia e finanza 2024, «il settore energetico sarà chiamato nei prossimi anni ad affrontare nuove sfide e introdurre processi innovativi radicali, indispensabili per traguardare gli obiettivi climatici, in un'ottica non solo di transizione ecologica, ma anche di sicurezza dei sistemi energetici (...)». E a tale proposito riveste «grande importanza il processo in corso di revisione dei documenti programmatici in materia di energia e clima, quali il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e la Strategia di lungo termine sulla riduzione dei gas ad effetto serra»;
11) per quanto riguarda il settore delle energie rinnovabili, la direzione conseguente agli sfidanti obiettivi dell'Unione europea, è quella di raggiungere la decarbonizzazione con l'obiettivo di mitigare il cambiamento climatico e accelerare l'autonomia energetica. In virtù di ciò, l'obiettivo 2030 delle rinnovabili per quanto riguarda i consumi energetici finali è salito di 10 punti percentuali, rispetto al Piano approvato nel 2020, passando da un 30 ad un 40 per cento;
12) il recente vertice dei Ministri dell'ambiente e dell'energia del G7, svoltosi a Torino dal 29 al 30 aprile 2024, confermando quanto deciso alla Cop28 da tutte le nazioni del mondo, si è concluso con l'impegno comune a triplicare entro il 2030 l'energia prodotta da fonti rinnovabili e di raddoppiare l'efficienza energetica,
impegna il Governo:
1) al fine di contribuire ad alzare il target di nuova capacità rinnovabile, ad accelerare lo sviluppo dell'energia rinnovabile attraverso una necessaria e ulteriore azione di semplificazione delle procedure di rilascio dei pareri e dei titoli autorizzativi e delle procedure per le connessioni alla rete dei nuovi impianti, in particolare quelli di media e grande potenza, prevedendo anche l'attivazione di sportelli e la digitalizzazione mediante piattaforme ad hoc;
2) ad approvare quanto prima il testo unico di semplificazione normativa dei procedimenti concernenti la produzione di energia da fonti rinnovabili, anche al fine di contribuire a riordinare e razionalizzare la normativa in materia;
3) a garantire il percorso di riqualificazione ed efficientamento energetico del parco immobiliare pubblico e privato, in modo tale da privilegiare gli edifici in classe energetica più bassa e le fasce più vulnerabili di cittadini;
4) nel settore dei trasporti, ad adottare opportune iniziative normative in grado di coniugare l'indispensabile riduzione delle emissioni inquinanti con una maggiore equità di accesso alla mobilità e con le priorità strategiche di politica industriale per lo sviluppo del Paese, come nel caso delle filiere automotive nella transizione all'auto elettrica;
5) al fine di contribuire alla transizione verso la neutralità climatica, a conseguire entro il 2030 l'obiettivo vincolante di azzeramento del consumo di suolo e rigenerazione dei suoli degradati anche nelle aree urbane, con aumento del verde urbano e recupero delle funzioni ecosistemiche.
(1-00294)(Testo modificato nel corso della seduta) «Bonelli , Zanella , Borrelli , Dori , Fratoianni , Ghirra , Grimaldi , Mari , Piccolotti , Zaratti ».
La Camera,
premesso che:
1) nel gennaio 2020 l'Italia ha inviato alla Commissione europea la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2021-2030 (Pniec), adottato in attuazione del Regolamento 2018/1999/UE, al termine di un percorso di consultazione pubblica ed elaborazione avviato nel dicembre 2018. Tra i principali obiettivi: una percentuale di energia da fonti energetiche rinnovabili (FER) nei consumi finali lordi di energia pari al 30 per cento, la riduzione dei «gas serra», rispetto al 2005, per tutti i settori non ETS del 33 per cento, il phase out del carbone dalla generazione elettrica al 2025;
2) nel dicembre 2019, la Commissione europea ha presentato la comunicazione strategica sul Green Deal europeo volta a conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tale traguardo, approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio europeo, è stato successivamente sancito dalla legge europea sul clima (regolamento 2021/1119/UE), che ha introdotto l'obiettivo, da conseguire entro il 2030, di ridurre le emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990;
3) il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte legislative, denominato Fit for 55 (Pronti per il 55 per cento), volte a rivedere la normativa dell'Ue in materia di riduzione delle emissioni climalteranti, per consentire il raggiungimento di questo nuovo più ambizioso obiettivo al 2030;
4) il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il Piano REPowerEU (COM(2022) 230 final) con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili russi accelerando la transizione e costruendo un sistema energetico più resiliente. Con il regolamento (UE) 2023/435 del 27 febbraio 2023, è stato consentito agli Stati membri di inserire appositi capitoli REPowerEU nei Piani per la ripresa e la resilienza (PNRR). Il 7 agosto 2023 il Governo italiano ha presentato alla Commissione europea le conseguenti modifiche al Piano nazionale ripresa resilienza, accolte dalla Commissione europea, (COM(2023) 765 Def) il 24 novembre 2023 e dal Consiglio europeo l'8 dicembre 2023;
5) il 4 agosto 2022 è entrato in vigore, con decorrenza 1° gennaio 2023, il regolamento delegato 2022/1214 della Commissione Ue, che include gas e nucleare dalla lista degli investimenti considerati sostenibili dal punto di vista ambientale (cosiddetta tassonomia verde). Dal 1° gennaio 2023 è possibile investire in nuove centrali nucleari realizzate con le «migliori tecnologie disponibili» e fra gli investimenti sostenibili le attività di ricerca e sviluppo per le nuove tecnologie è stato inserito il nucleare di quarta generazione. Quanto al gas, le centrali con permesso di costruzione rilasciato entro il 2030, dovranno sostituire vecchi impianti a combustibili fossili con altri più efficienti del 55 per cento dal punto di vista delle emissioni ed essere programmate per passare, dal 2035, a gas rinnovabile;
6) il 16 maggio 2023 è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2023/857 (cosiddetto Regolamento Effort Sharing-ESR) che ha fissato un obiettivo per l'Italia ancor più ambizioso, prevedendo che le emissioni dei settori non-ETS (trasporti, residenziale, terziario, industria non ricadente nel settore ETS, i rifiuti, l'agricoltura) si riducano entro il 2030 del 43,7 per cento rispetto ai livelli del 2005;
7) questo complesso di impegni detta l'inquadramento del percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999, la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, allineata ai nuovi obiettivi, deve essere trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2023, mentre la versione finale del documento deve essere trasmessa entro giugno 2024, sviluppandosi nelle cinque dimensioni dell'Unione dell'energia: decarbonizzazione (riduzione delle emissioni e energie rinnovabili); efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca, innovazione e competitività;
8) in coerenza con gli obiettivi sopraindicati il Ministero dell'ambiente ha predisposto nell'estate 2023 un documento di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima 2019, in linea con i nuovi obiettivi, prevedendo per il 2030 la conseguente riduzione dell'emissione di gas serra, una quota del 40 per cento di energia proveniente da fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia (e del 65 per cento nel settore elettrico);
9) un aumento dell'efficienza energetica che porta i consumi finali 2030 a 100 Mtep e quelli primari dai 145 Mtep del 2021 ai 122 del 2030; l'abbattimento, rispetto al 2005 del 62 per cento delle emissioni ETS e del 43,3 per cento delle emissioni ESR, la promozione della produzione industriale a basse emissioni di carbonio, nonché una maggiore elettrificazione nel mix energetico;
10) la proposta di aggiornamento Piano nazionale integrato energia e clima 2023 prevede che per rispettare la traiettoria emissiva del periodo 2021-2030, rispetto ai livelli del 2005, sarà necessario avviare da subito una significativa riduzione delle emissioni pari a oltre il 30 per cento rispetto ai livelli del 2021, da conseguirsi prevalentemente nei settori trasporti e civile (residenziale e terziario);
11) nel percorso di decarbonizzazione, in tutti i settori, l'efficienza energetica rappresenta il driver principale, in coerenza del principio Energy Efficiency First (efficienza energetica al primo posto);
12) per quanto riguarda la produzione elettrica da fonte rinnovabile (FER-E) in termini di potenza installata si prevede di aumentare, rispetto all'installato di fine 2021, da 11.290 a 28.140 MW quelle eolica, da 22.594 a 79.921 MW quella solare, mentre restano sostanzialmente stabili le potenze installate nei settori dell'idroelettrico e della geotermia. In calo la produzione da bioenergie. In termini di produzione annua si prevede di incrementare l'eolico da 20 a 64 TWh, il solare da 25 a 99 TWh, mentre si prevede una sostanziale stabilità per l'idroelettrico (da 48,5 a 47 TWh) e un calo per le bioenergie da 19 a 10 TWh) (pagine 77 e 78 del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);
13) per quanto riguarda il settore delle rinnovabili termiche (FER-C), le misure dovranno essere coordinate con l'efficienza energetica, in particolare per gli edifici. È previsto l'obbligo di integrazione delle FER-C negli edifici, la riforma del meccanismo delle detrazioni fiscali, la promozione del teleriscaldamento e l'obbligo di fornitura di calore rinnovabile, unitamente all'incentivazione della produzione di energia rinnovabile termica con sistemi competitivi. Nel settore termico, oltre a una forte spinta all'elettrificazione dei consumi data dall'ampia diffusione delle pompe di calore, penetrerà inoltre sempre più il vettore biometano (in primis) e idrogeno (quest'ultimo in particolare in ambito industriale);
14) l'ammontare degli investimenti diretti stimati necessari per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima al 2030 è stimato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in 830,3 miliardi di euro, tra il 2023 e il 2030 dei quali 524,9 miliardi a carico del settore dei trasporti (solo veicoli) 134,2 miliardi nel settore dell'edilizia residenziale, 43 miliardi nel terziario, 37,2 per le reti del sistema elettrico, 69,4 nelle FER-E (di cui 36 miliardi nel fotovoltaico e 24 nell'eolico) e 6,3 miliardi per i sistemi di accumulo (batterie e pompaggi). In calo invece gli investimenti in idroelettrico e bioenergie (pagine 411-412 del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);
15) a fronte di questa dimensione epocale di investimenti le risorse disponibili, tra le misure di finanza sostenibile individuate dal Piano nazionale integrato energia e clima 2023 e le risorse rese disponibili nei vari fondi europei, appaiono del tutto esigue e sottostimate, ove si consideri che la Commissione UE prevede, nelle linee guida per l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, la necessità di valutare gli impatti sociali ed economici delle misure di transizione, da accompagnare con politiche che impediscano l'acuirsi delle differenze sociali, favoriscano la ricollocazione dei lavoratori e contrastino i fenomeni di povertà energetica. A tale scopo le risorse del Fondo sociale per il clima (86,7 miliardi di euro di cui il 75 per cento finanziato con i proventi ETS e il 25 per cento con risorse proprie degli Stati), sembrano essere esigue rispetto agli impatti delle diverse politiche pubbliche messe in campo. Il solo costo della direttiva Case green è stato stimato a livello europeo in 275 miliardi di euro l'anno dal 2024 al 2030;
16) è necessario sottolineare che il raggiungimento degli obiettivi, ambiziosi, previsti dal Piano nazionale integrato energia e clima non può prescindere dal sostegno di tutte le fonti rinnovabili e, quindi, da una libertà in merito alle scelte tecnologiche. Come chiarito dalla direttiva (UE) 2018/2001, le biomasse, la geotermia, l'energia idraulica e i biogas, appartengono al novero delle fonti rinnovabili, questo anche nell'ottica di preservare ed accompagnare verso una graduale transizione anche il sistema produttivo principale del nostro paese caratterizzato da imprese di medio-piccole dimensioni;
17) va da sé, inoltre, anche la necessità di avanzare in sede europea una proposta volta al riconoscimento degli incentivi a impianti la cui componentistica e tecnologia sia in gran parte costruita nell'Unione europea anche per incentivare gli investimenti in Europa e concorrere alle logiche di filiera industriale che gioverebbe al sistema Italia;
18) inoltre, è opportuno valorizzare quanto introdotto nel 2023 dall'Unione europea attraverso il Raw material act quale strumento utile a implementare strumenti di ricerca, estrazione di terre rare, riciclo delle stesse e avvio di processi industriali e tecnologici per la surroga di tali elementi. Ad oggi il settore mondiale delle batterie sta conoscendo un'evoluzione esponenziale con un fortissimo calo dei prezzi e l'introduzione di nuove tecnologie di sostituzione o complementari. Proprio su questo fronte vi sono prospettive interessanti per la tecnologia agli «ioni-sodio» e le batterie termiche dove l'industria italiana può rivestire un ruolo da assoluta protagonista per la presenza di importanti progetti in tale settore;
19) per quanto riguarda le biomasse, la superficie boscata italiana si è triplicata dal 1951, raggiungendo 12 milioni di ettari, sui 30,1 milioni totali del Paese, ma si utilizza come fonte rinnovabile solo il 18 per cento dell'accrescimento, che corrisponde a 7,90 Mtep, e l'Italia è il primo importatore europeo di materia prima legnosa. Germania, Francia e Spagna prevedono al 2030 di produrre il 68 per cento dell'energia termica da biomassa. Se si utilizzasse il 67 per cento dell'accrescimento (media europea) se ne otterrebbero 30 Mtep, che coprirebbero il 70 per cento dei consumi termici da fonte fossile. La gestione sostenibile delle foreste, unitamente alla previsione di politiche per la mitigazione degli incendi, migliora la capacità di assorbimento del carbonio. In Austria la capacità di assorbimento della CO2 è triplicata rispetto all'Italia che dispone di una insolazione molto superiore e ha grande disponibilità di acqua;
20) per la geotermia, risorsa rinnovabile (calore della terra) e programmabile, è attribuito (dati RSE-GSE) un elevato potenziale geotermico presente nel 60 per cento del territorio italiano. L'Italia con oltre 30 impianti geotermoelettrici, attivi nel settore elettrico, per una potenza di 817 MW ed una produzione nel 2022 di 5.837 GWh, pari al 6 per cento circa della produzione elettrica da FER e al 2 per cento circa della produzione elettrica complessiva nazionale, si pone da molti anni al primo posto dei Paesi dell'Unione Europea in termini di capacità installata. La risorsa geotermica ai fini energetici è significativamente utilizzata nel Paese anche nel settore termico sia attraverso impianti di teleriscaldamento, sia mediante impianti di sfruttamento diretto del calore geotermico, che in impianti di sfruttamento del calore geotermico tramite pompa di calore. La geotermia, oltre ad essere una delle principali fonti rinnovabili per riscaldamento, raffreddamento e per la produzione programmabile di energia elettrica, risulta il mezzo più sostenibile per estrarre litio e altre materie prime critiche dai fluidi geotermici;
21) per quanto riguarda l'energia idraulica secondo i dati contenuti nel Registro italiano dighe, le grandi dighe (volume d'invaso maggiore di 1.000.000 metri cubi, altezza maggiore di 15 metri) sono in totale 532. Di queste 497 sono ancora in attività e sono date in concessione soprattutto per la produzione di energia idroelettrica (306) dighe cui seguono gli usi irriguo potabile e industriale. La capacità d'invaso è di circa 14 chilometri cubi. Con interventi di manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine secondo alcuni studi si potrebbe avere un incremento di produzione di 25 TWh annui al 2030 (circa il 40 per cento in più). In Italia piovono annualmente circa 300 miliardi di metri cubi d'acqua, dei quali viene trattenuto solo l'11 per cento, mentre l'obiettivo raggiungibile è del 40 per cento. L'acqua è centrale per puntare all'autosufficienza alimentare e aumentare la resa produttiva per ettaro;
22) nel settore del biogas l'Italia è leader in Europa con 1.600 impianti attivi, 1,7 miliardi di metri cubi di biometano (biogas depurato da CO2) prodotti e 12 mila occupati. La produzione di biogas si avvale oggi di tecnologie all'avanguardia, quali la digestione anaerobica dalla quale deriva un digestato considerato efficace fertilizzante. La produzione di biogas ha effetti a cascata sulla filiera agroalimentare, perché oltre all'energia e alla fertilizzazione, favorisce l'uso efficiente dell'acqua, accompagna tecniche di produzione basate sul precision farming e l'innovazione nella meccanica agraria, ma soprattutto accresce la competitività degli allevamenti preservando il futuro di una filiera fondamentale per il made in Italy. Oggi si trasforma in biogas il 15 per cento dei reflui zootecnici che possono arrivare entro il 2030 a una percentuale del 65 per cento con una produzione di 6,5 miliardi di metri cubi e la creazione di altri 25 mila posti di lavoro. Nel Piano nazionale ripresa resilienza la Missione 2 nella Componente C1 «Economia circolare e agricoltura sostenibile» è previsto lo sviluppo del biometano di origine agricola o da Forsu (frazione organica dei rifiuti urbani) (1,92 miliardi di euro) da destinare al greening della rete gas, pari a circa 2,3-2,5 miliardi metri cubi, per rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione sia del settore dell'industria, soprattutto quella Hard To Abate che non può essere elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa;
23) è necessario, infine, tener conto delle evidenze geopolitiche internazionali: la Cina è attualmente superpotenza nel settore delle energie rinnovabili, acquisendo in sostanza una leadership tecnologica, industriale, commerciale nell'eolico e nel fotovoltaico, nella supply chain della mobilità elettrica (delle terre rare, dalle materie prime alle batterie). Grazie ai massicci investimenti effettuati nelle rinnovabili, l'industria cinese è quasi monopolista nella produzione mondiale di pannelli solari e delle turbine eoliche, con una quota superiore ai due terzi. Se non adeguatamente sorretto da una industria europea, il mantra della transizione energetica al dopo-fossili affermatosi nei Paesi occidentali, rischia di trasformarsi in un auto-assoggettamento alle forniture cinesi e nella tomba di importanti catene di valore della meccanica europea;
24) viceversa, nelle tecnologie relative ai settori delle turbine (idrauliche e non), dello sfruttamento delle biomasse, della geotermia, della produzione di biogas l'Italia è all'avanguardia o comunque svolge un ruolo da protagonista. Quanto all'efficienza energetica il sistema produttivo del nostro Paese presenta valori d'intensità energetica primaria (definita dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia e il prodotto interno lordo) inferiori alla media dei Paesi dell'Unione europea;
25) con riferimento infine all'energia nucleare, la Camera il 9 maggio 2023 ha approvato la mozione 1-00083, nella quale si impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia e ad adottare iniziative volte ad includere la produzione di energia atomica all'interno della politica energetica europea, riaffermando in quella sede una posizione volta a mantenere nella tassonomia degli investimenti verdi la messa in esercizio di centrali nucleari realizzate con le migliori tecnologie disponibili;
26) in ambito nucleare, si ricorda che l'Italia possiede il secondo settore industriale europeo, sia in termini di competenze che di capacità, avendo sempre mantenuto attività nel settore, a livello EU e internazionale. Inoltre, l'Italia forma circa il 10 per cento degli ingegneri nucleari europei. I ricercatori italiani e alcune infrastrutture sperimentali sono ben conosciuti e apprezzati nel mondo. Grazie a queste caratteristiche, l'Italia è oggetto di particolare attenzione, in particolare dalla Francia, per la costituzione di una supply chain nucleare europea, finalizzata a realizzare: lo sviluppo delle nuove tecnologie; la formazione delle risorse umane; la realizzazione di nuove politiche energetiche che integrino in maniera sinergica fonti rinnovabili e nucleare;
27) nel nuovo quadro regolatorio europeo, l'Italia può quindi giocare un ruolo da protagonista, partecipando sia allo sviluppo sia alla realizzazione delle nuove tecnologie nucleari in programmazione nei Paesi EU, seguendo le storiche orme dei «due Enrico»: Fermi, inventore dell'energia nucleare nel 1942, e Mattei, il primo a realizzare una centrale nucleare in Italia, a Latina, nel 1960;
28) nella definizione della strategia energetica nucleare del nostro Paese, occorre considerare la definizione di partnership con gli altri Stati europei impegnati sul tema, anche al fine di incrementare il know how e le capacità industriali. In tale percorso sarebbe opportuno valutare la definizione di un'autorità indipendente di sicurezza nucleare nazionale con un'adeguata dotazione organica;
29) in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, appare necessario individuare altresì una Nuclear energy programme implementing organization (Nepio) con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività. Tale Nepio dovrebbe anche avere il compito di coinvolgere e coordinare tutti i soggetti pubblici e privati interessati, al fine di uno sviluppo organico e coerente di tutte le infrastrutture di base,
impegna il Governo:
1) in relazione all'adozione della versione definitiva del Piano nazionale integrato energia e clima ad adottare iniziative volte:
a) a prevedere, per quanto di competenza, opportune forme di rendicontazione al Parlamento circa lo stato di avanzamento del Piano nazionale integrato energia e clima;
b) a rafforzare nell'ambito del Piano nazionale integrato energia e clima, sulla base del principio della neutralità tecnologica, l'apporto di tutte le fonti rinnovabili, sia termiche che non, tenendo conto della necessità di valorizzare la filiera produttiva nazionale, al contempo ottimizzando il rapporto costi/benefici per il sistema Paese, valutando il differente grado di programmabilità e garantendo il positivo apporto in termini di miglioramento della qualità dell'aria;
c) nel settore civile, a prevedere riforme delle misure in vigore a supporto della riqualificazione edilizia, che garantiscono una maggiore efficacia e un impiego più efficiente delle risorse pubbliche;
d) nel settore trasporti, a rafforzare le misure volte a favorire lo shift modale delle persone e delle merci verso modalità più efficienti e decarbonizzate, quali il trasporto pubblico e ferroviario;
e) nel settore industriale, a prevedere lo sviluppo di diverse opzioni tecnologiche per la decarbonizzazione dei settori hard to abate quali l'efficienza energetica, l'idrogeno, il biometano e la Carbon capture and storage (Ccs), con un approccio integrato che non escluda nessuna di queste opzioni, ma che allo stesso tempo promuova e faciliti l'accesso a quelle più efficaci per ciascun ambito;
f) a prevedere nel Piano un approfondimento riguardo la valutazione sugli effetti dell'eventuale adozione, nell'orizzonte temporale successivo al 2030 e traguardando gli obiettivi 2050, di tecnologie di generazione energetica basate sulla fonte nucleare, quali a titolo esemplificativo i reattori nucleari di piccole dimensioni (Smr) e i reattori nucleari avanzati (Amr);
2) al fine di conseguire in modo efficace i target del Piano nazionale integrato energia e clima al 2030, ad adottare iniziative di competenza volte a:
a) anche in ambito europeo, a individuare le risorse e gli strumenti di programmazione economica necessari ad attuare il Piano nazionale integrato energia e clima 2023-2030, valutando non solo ex ante, ma anche in itinere l'impatto economico, finanziario, sociale nonché sul sistema produttivo delle misure poste in essere per il raggiungimento dei target;
b) a proseguire i tavoli di approfondimento già avviati sul settore civile, dei trasporti e sulle tematiche socio-economiche, per un efficace attuazione delle politiche previste dal Piano nazionale integrato energia e clima e per il monitoraggio della sostenibilità sociale, con particolare riferimento alla sostenibilità degli oneri per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali e alle risorse necessarie per la formazione dei lavoratori nei settori che saranno maggiormente coinvolti dalla transizione energetica;
c) ad adottare meccanismi di incentivazione, con ottimale rapporto costi/benefici, a sostegno dello sviluppo delle rinnovabili (elettriche e termiche) e degli interventi di efficientamento energetico, con particolare attenzione a progetti integrati;
d) a sfruttare tutto il ventaglio delle tecnologie termiche, tenendo conto delle specificità nazionali, proseguendo altresì nel processo di efficientamento nella produzione di energia termica e di riduzione costante dei livelli emissivi;
e) a semplificare i processi autorizzativi in ambito geotermico e delineare una strategia nazionale di massimizzazione dello sfruttamento di tale risorsa;
f) ad avviare un processo di efficace manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine degli impianti idroelettrici, al fine di massimizzarne la producibilità;
g) in ambito europeo per il superamento degli ostacoli che impediscono il rapido avvio degli investimenti per l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture idroelettriche, in considerazione degli evidenti benefici, anche in termini di stabilità della rete, derivanti dalla programmabilità della produzione di energia idroelettrica e della necessità, a fronte della estremizzazione degli eventi climatici, di incrementare lo stoccaggio della risorsa «acqua»;
h) a proporre un ulteriore armonizzazione del mercato dell'energia elettrica in sede di Unione europea, limando le distorsioni di prezzo tra i diversi Stati dell'Unione che vanno a discapito della nostra competitività industriale;
i) a realizzare la transizione verso una mobilità sostenibile che tenga in dovuta considerazione la necessità di intervenire anche su settori quali l'aviazione e il marittimo, ove la decarbonizzazione può essere meno supportata dall'elettrificazione dei consumi;
l) a continuare l'incentivazione della produzione di biometano utilizzando tutto il potenziale disponibile di feedstocks, valorizzando il settore agricolo ed agro-industriale nazionale oltre che quello della Forsu (frazione organica dei rifiuti urbani), attraverso nuovi sistemi di incentivi per il periodo post 2026 che, tenendo conto dei tempi di autorizzazione e realizzazione degli impianti, arrivino oltre il 2030, per rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione del settore dell'industria che non può essere elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa;
m) a completare il quadro normativo relativo alla Carbon capture and storage (Ccs), per poter avviare le iniziative progettuali, a partire da quelle nell'area dell'Alto Adriatico, individuando la governance della filiera, la regolazione tecnico economica delle attività di trasporto e stoccaggio, dei sistemi di supporto e degli strumenti di garanzia;
n) a limitare la dipendenza tecnologica da Paesi posti al di fuori dell'Unione europea;
o) a risolvere il problema della saturazione virtuale della rete elettrica di trasmissione e garantire un efficace meccanismo di gestione delle richieste di connessione, attraverso la commisurazione del costo della connessione non solo alla capacità impegnata ma anche alla durata dell'impegno e, contemporaneamente, mediante la determinazione della decadenza delle richieste di connessioni non supportate da ragionevoli aspettative di conferma e attivazione;
p) anche nella prospettiva dell'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, a valutare la possibilità di istituire, nel rispetto delle normative internazionali ed europee e compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, un'apposita autorità amministrativa indipendente di regolamentazione competente in materia di autorizzazione tecnica, certificazione, realizzazione, gestione e dismissione degli impianti nucleari, di sicurezza nucleare e di radioprotezione con le funzioni e i compiti di Autorità nazionale per la regolamentazione tecnica e le istruttorie connesse ai processi autorizzativi, le valutazioni tecniche, il controllo, anche ispettivo, e la vigilanza degli impianti;
q) a valutare l'opportunità della creazione, in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, di una Agenzia con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività.
(1-00295) «Squeri , Mattia , Zinzi , Cavo , Cortelazzo , Zucconi , Barabotti , Alessandro Colucci , Battistoni , Benvenuti Gostoli , Bof , Semenzato , Casasco , Foti , Montemagni , Mazzetti , Iaia , Pizzimenti , Polidori , Lampis , Milani , Fabrizio Rossi , Rotelli , Rachele Silvestri ».
La Camera,
premesso che:
1) nel gennaio 2020 l'Italia ha inviato alla Commissione europea la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2021-2030 (Pniec), adottato in attuazione del Regolamento 2018/1999/UE, al termine di un percorso di consultazione pubblica ed elaborazione avviato nel dicembre 2018. Tra i principali obiettivi: una percentuale di energia da fonti energetiche rinnovabili (FER) nei consumi finali lordi di energia pari al 30 per cento, la riduzione dei «gas serra», rispetto al 2005, per tutti i settori non ETS del 33 per cento, il phase out del carbone dalla generazione elettrica al 2025;
2) nel dicembre 2019, la Commissione europea ha presentato la comunicazione strategica sul Green Deal europeo volta a conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tale traguardo, approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio europeo, è stato successivamente sancito dalla legge europea sul clima (regolamento 2021/1119/UE), che ha introdotto l'obiettivo, da conseguire entro il 2030, di ridurre le emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990;
3) il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte legislative, denominato Fit for 55 (Pronti per il 55 per cento), volte a rivedere la normativa dell'Ue in materia di riduzione delle emissioni climalteranti, per consentire il raggiungimento di questo nuovo più ambizioso obiettivo al 2030;
4) il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il Piano REPowerEU (COM(2022) 230 final) con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili russi accelerando la transizione e costruendo un sistema energetico più resiliente. Con il regolamento (UE) 2023/435 del 27 febbraio 2023, è stato consentito agli Stati membri di inserire appositi capitoli REPowerEU nei Piani per la ripresa e la resilienza (PNRR). Il 7 agosto 2023 il Governo italiano ha presentato alla Commissione europea le conseguenti modifiche al Piano nazionale ripresa resilienza, accolte dalla Commissione europea, (COM(2023) 765 Def) il 24 novembre 2023 e dal Consiglio europeo l'8 dicembre 2023;
5) il 4 agosto 2022 è entrato in vigore, con decorrenza 1° gennaio 2023, il regolamento delegato 2022/1214 della Commissione Ue, che include gas e nucleare dalla lista degli investimenti considerati sostenibili dal punto di vista ambientale (cosiddetta tassonomia verde). Dal 1° gennaio 2023 è possibile investire in nuove centrali nucleari realizzate con le «migliori tecnologie disponibili» e fra gli investimenti sostenibili le attività di ricerca e sviluppo per le nuove tecnologie è stato inserito il nucleare di quarta generazione. Quanto al gas, le centrali con permesso di costruzione rilasciato entro il 2030, dovranno sostituire vecchi impianti a combustibili fossili con altri più efficienti del 55 per cento dal punto di vista delle emissioni ed essere programmate per passare, dal 2035, a gas rinnovabile;
6) il 16 maggio 2023 è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2023/857 (cosiddetto Regolamento Effort Sharing-ESR) che ha fissato un obiettivo per l'Italia ancor più ambizioso, prevedendo che le emissioni di gas a effetto serra degli Stati membri al 2030 rispetto ai livelli nazionali del 2005 determinate in conformità dell'articolo 4, paragrafo 3 del regolamento stesso (trasporti, residenziale, terziario, industria non ricadente nel settore ETS, i rifiuti, l'agricoltura) si riducano entro il 2030 del 43,7 per cento rispetto ai livelli del 2005;
7) questo complesso di impegni detta l'inquadramento del percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999, la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, allineata ai nuovi obiettivi, deve essere trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2023, mentre la versione finale del documento deve essere trasmessa entro giugno 2024, sviluppandosi nelle cinque dimensioni dell'Unione dell'energia: decarbonizzazione (riduzione delle emissioni e energie rinnovabili); efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca, innovazione e competitività;
8) in coerenza con gli obiettivi sopraindicati il Ministero dell'ambiente ha predisposto nell'estate 2023 un documento di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima 2019, in linea con i nuovi obiettivi, prevedendo per il 2030 la conseguente riduzione dell'emissione di gas serra, una quota del 40 per cento di energia proveniente da fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia (e del 65 per cento nel settore elettrico);
9) un aumento dell'efficienza energetica che porta i consumi finali 2030 a 100 Mtep e quelli primari dai 145 Mtep del 2021 ai 122 del 2030; l'abbattimento, rispetto al 2005 del 62 per cento delle emissioni ETS e del 35-37 per cento delle emissioni ESR, la promozione della produzione industriale a basse emissioni di carbonio, nonché una maggiore elettrificazione nel mix energetico;
10) la proposta di aggiornamento Piano nazionale integrato energia e clima 2023 prevede che per rispettare la traiettoria emissiva del periodo 2021-2030, rispetto ai livelli del 2005, sarà necessario avviare da subito una significativa riduzione delle emissioni pari a oltre il 30 per cento rispetto ai livelli del 2021, da conseguirsi prevalentemente nei settori trasporti e civile (residenziale e terziario);
11) nel percorso di decarbonizzazione, in tutti i settori, l'efficienza energetica rappresenta il driver principale, in coerenza del principio Energy Efficiency First (efficienza energetica al primo posto);
12) per quanto riguarda la produzione elettrica da fonte rinnovabile (FER-E) in termini di potenza installata si prevede di aumentare, rispetto all'installato di fine 2021, da 11.290 a 28.140 MW quelle eolica, da 22.594 a 79.921 MW quella solare, mentre restano sostanzialmente stabili le potenze installate nei settori dell'idroelettrico e della geotermia. In calo la produzione da bioenergie. In termini di produzione annua si prevede di incrementare l'eolico da 20 a 64 TWh, il solare da 25 a 99 TWh, mentre si prevede una sostanziale stabilità per l'idroelettrico (da 48,5 a 47 TWh) e un calo per le bioenergie da 19 a 10 TWh) (pagine 77 e 78 del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);
13) per quanto riguarda il settore delle rinnovabili termiche (FER-C), le misure dovranno essere coordinate con l'efficienza energetica, in particolare per gli edifici. È previsto l'obbligo di integrazione delle rinnovabili termiche negli edifici, la riforma del meccanismo delle detrazioni fiscali, l'obbligo di fornitura di calore rinnovabile per vendite di calore sopra i 500 tep, unitamente all'incentivazione della produzione di energia rinnovabile termica di grande taglia con sistemi competitivi. Nel settore termico, oltre a una forte spinta all'elettrificazione dei consumi data dall'ampia diffusione delle pompe di calore nel settore civile, penetreranno sempre più i gas rinnovabili (biometano, bioGPL e DME rinnovabile) e idrogeno (in particolare in ambito industriale);
14) l'ammontare degli investimenti diretti stimati necessari per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima al 2030 è stimato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in 830,3 miliardi di euro, tra il 2023 e il 2030 dei quali 524,9 miliardi a carico del settore dei trasporti (solo veicoli) 134,2 miliardi nel settore dell'edilizia residenziale, 43 miliardi nel terziario, 37,2 per le reti del sistema elettrico, 69,4 nelle FER-E (di cui 36 miliardi nel fotovoltaico e 24 nell'eolico) e 6,3 miliardi per i sistemi di accumulo (batterie e pompaggi). In calo invece gli investimenti in idroelettrico e bioenergie (pagine 411-412 del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);
15) a fronte di questa dimensione epocale di investimenti le risorse disponibili, tra le misure di finanza sostenibile individuate dal Piano nazionale integrato energia e clima 2023 e le risorse rese disponibili nei vari fondi europei, appaiono del tutto esigue e sottostimate, ove si consideri che la Commissione UE prevede, nelle linee guida per l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, la necessità di valutare gli impatti sociali ed economici delle misure di transizione, da accompagnare con politiche che impediscano l'acuirsi delle differenze sociali, favoriscano la ricollocazione dei lavoratori e contrastino i fenomeni di povertà energetica. A tale scopo le risorse del Fondo sociale per il clima (86,7 miliardi di euro di cui il 75 per cento finanziato con i proventi ETS e il 25 per cento con risorse proprie degli Stati), sembrano essere esigue rispetto agli impatti delle diverse politiche pubbliche messe in campo. Il solo costo della direttiva Case green è stato stimato a livello europeo in 275 miliardi di euro l'anno dal 2024 al 2030;
16) è necessario sottolineare che il raggiungimento degli obiettivi, ambiziosi, previsti dal Piano nazionale integrato energia e clima non può prescindere dal sostegno di tutte le fonti rinnovabili e, quindi, da una libertà in merito alle scelte tecnologiche. Come chiarito dalla direttiva (UE) 2018/2001, le biomasse, la geotermia, l'energia idraulica e i biogas, appartengono al novero delle fonti rinnovabili, questo anche nell'ottica di preservare ed accompagnare verso una graduale transizione anche il sistema produttivo principale del nostro paese caratterizzato da imprese di medio-piccole dimensioni;
17) va da sé, inoltre, anche la necessità di avanzare in sede europea una proposta volta al riconoscimento degli incentivi a impianti la cui componentistica e tecnologia sia in gran parte costruita nell'Unione europea anche per incentivare gli investimenti in Europa e concorrere alle logiche di filiera industriale che gioverebbe al sistema Italia;
18) inoltre, è opportuno valorizzare quanto introdotto nel 2023 dall'Unione europea attraverso il Critical Raw material act quale strumento utile a implementare strumenti di ricerca, estrazione di terre rare e altre materie prime critiche e strategiche, riciclo delle stesse e avvio di processi industriali e tecnologici per la surroga di tali elementi. Ad oggi il settore mondiale delle batterie sta conoscendo un'evoluzione esponenziale con un fortissimo calo dei prezzi e l'introduzione di nuove tecnologie di sostituzione o complementari. Proprio su questo fronte vi sono prospettive interessanti per la tecnologia agli «ioni-sodio» e le batterie termiche dove l'industria italiana può rivestire un ruolo da assoluta protagonista per la presenza di importanti progetti in tale settore;
19) per quanto riguarda le biomasse, la superficie boscata italiana si è triplicata dal 1951, raggiungendo 12 milioni di ettari, sui 30,1 milioni totali del Paese, ma si utilizza come fonte rinnovabile solo il 18 per cento dell'accrescimento, che corrisponde a 7,90 Mtep, e l'Italia è il primo importatore europeo di materia prima legnosa. Germania, Francia e Spagna prevedono al 2030 di produrre il 68 per cento dell'energia termica da biomassa. Se si utilizzasse il 67 per cento dell'accrescimento (media europea) se ne otterrebbero 30 Mtep, che coprirebbero il 70 per cento dei consumi termici da fonte fossile. La gestione sostenibile delle foreste, unitamente alla previsione di politiche per la mitigazione degli incendi, migliora la capacità di assorbimento del carbonio. In Austria la capacità di assorbimento della CO2 è triplicata rispetto all'Italia che dispone di una insolazione molto superiore e ha grande disponibilità di acqua;
20) per la geotermia, risorsa rinnovabile (calore della terra) e programmabile, è attribuito (dati RSE-GSE) un elevato potenziale geotermico presente nel 60 per cento del territorio italiano. L'Italia con oltre 30 impianti geotermoelettrici, attivi nel settore elettrico, per una potenza di 817 MW ed una produzione nel 2022 di 5.837 GWh, pari al 6 per cento circa della produzione elettrica da FER e al 2 per cento circa della produzione elettrica complessiva nazionale, si pone da molti anni al primo posto dei Paesi dell'Unione Europea in termini di capacità installata. La risorsa geotermica ai fini energetici è significativamente utilizzata nel Paese anche nel settore termico sia attraverso impianti di teleriscaldamento, sia mediante impianti di sfruttamento diretto del calore geotermico, che in impianti di sfruttamento del calore geotermico tramite pompa di calore. La geotermia, oltre ad essere una delle principali fonti rinnovabili per riscaldamento, raffreddamento e per la produzione programmabile di energia elettrica, risulta il mezzo più sostenibile per estrarre litio e altre materie prime critiche dai fluidi geotermici;
21) per quanto riguarda l'energia idraulica secondo i dati contenuti nel Registro italiano dighe, le grandi dighe (volume d'invaso maggiore di 1.000.000 metri cubi, altezza maggiore di 15 metri) sono in totale 532. Di queste 497 sono ancora in attività e sono date in concessione soprattutto per la produzione di energia idroelettrica (306) dighe cui seguono gli usi irriguo potabile e industriale. La capacità d'invaso è di circa 14 chilometri cubi. Con interventi di manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine secondo alcuni studi si potrebbe avere un incremento di produzione di 25 TWh annui al 2030 (circa il 40 per cento in più). In Italia piovono annualmente circa 300 miliardi di metri cubi d'acqua, dei quali viene trattenuto solo l'11 per cento, mentre l'obiettivo raggiungibile è del 40 per cento. L'acqua è centrale per puntare all'autosufficienza alimentare e aumentare la resa produttiva per ettaro;
22) nel settore del biogas l'Italia è leader in Europa con 1.600 impianti attivi, 1,7 miliardi di metri cubi di biometano (biogas depurato da CO2) prodotti e 12 mila occupati. La produzione di biogas si avvale oggi di tecnologie all'avanguardia, quali la digestione anaerobica dalla quale deriva un digestato considerato efficace fertilizzante. La produzione di biogas ha effetti a cascata sulla filiera agroalimentare, perché oltre all'energia e alla fertilizzazione, favorisce l'uso efficiente dell'acqua, accompagna tecniche di produzione basate sul precision farming e l'innovazione nella meccanica agraria, ma soprattutto accresce la competitività degli allevamenti preservando il futuro di una filiera fondamentale per il made in Italy. Oggi si trasforma in biogas il 15 per cento dei reflui zootecnici che possono arrivare entro il 2030 a una percentuale del 65 per cento con una produzione di 6,5 miliardi di metri cubi e la creazione di altri 25 mila posti di lavoro. Nel Piano nazionale ripresa resilienza la Missione 2 nella Componente C1 «Economia circolare e agricoltura sostenibile» è previsto lo sviluppo del biometano di origine agricola o da Forsu (frazione organica dei rifiuti urbani) (1,92 miliardi di euro) da destinare al greening della rete gas, pari a circa 2,3-2,5 miliardi metri cubi, per rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione sia del settore dell'industria, soprattutto quella Hard To Abate che non può essere elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa in aggiunta al biometano, l'Italia è fortemente impegnata nello sviluppo delle produzioni di bioGPL e di altri gas rinnovabili (es. DME);
23) è necessario, infine, tener conto delle evidenze geopolitiche internazionali: la Cina è attualmente superpotenza nel settore delle energie rinnovabili, acquisendo in sostanza una leadership tecnologica, industriale, commerciale nell'eolico e nel fotovoltaico, nella supply chain della mobilità elettrica (delle terre rare, dalle materie prime alle batterie). Grazie ai massicci investimenti effettuati nelle rinnovabili, l'industria cinese è quasi monopolista nella produzione mondiale di pannelli solari e delle turbine eoliche, con una quota superiore ai due terzi. Se non adeguatamente sorretto da una industria europea, il mantra della transizione energetica al dopo-fossili affermatosi nei Paesi occidentali, rischia di trasformarsi in una dipendenza eccessiva dalle forniture cinesi e di mettere a repentaglio importanti catene di valore della meccanica europea;
24) viceversa, nelle tecnologie relative ai settori delle turbine (idrauliche e non), dello sfruttamento delle biomasse, della geotermia, della produzione di biogas l'Italia è all'avanguardia o comunque svolge un ruolo da protagonista. Quanto all'efficienza energetica il sistema produttivo del nostro Paese presenta valori d'intensità energetica primaria (definita dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia e il prodotto interno lordo) inferiori alla media dei Paesi dell'Unione europea;
25) con riferimento infine all'energia nucleare, la Camera il 9 maggio 2023 ha approvato la mozione 1-00083, nella quale si impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia e ad adottare iniziative volte ad includere la produzione di energia atomica all'interno della politica energetica europea, riaffermando in quella sede una posizione volta a mantenere nella tassonomia degli investimenti verdi la messa in esercizio di centrali nucleari realizzate con le migliori tecnologie disponibili;
26) in ambito nucleare, si ricorda che l'Italia possiede il secondo settore industriale europeo, sia in termini di competenze che di capacità, avendo sempre mantenuto attività nel settore, a livello EU e internazionale. Inoltre, l'Italia forma circa il 10 per cento degli ingegneri nucleari europei. I ricercatori italiani e alcune infrastrutture sperimentali sono ben conosciuti e apprezzati nel mondo. Grazie a queste caratteristiche, l'Italia è oggetto di particolare attenzione, in particolare dalla Francia ed ultimamente dagli Stati Uniti, per la costituzione di una supply chain nucleare europea, finalizzata a realizzare: lo sviluppo delle nuove tecnologie; la formazione delle risorse umane; la realizzazione di nuove politiche energetiche che integrino in maniera sinergica fonti rinnovabili e nucleare;
27) nel nuovo quadro regolatorio europeo, l'Italia può quindi giocare un ruolo da protagonista, partecipando sia allo sviluppo sia alla realizzazione delle nuove tecnologie nucleari in programmazione nei Paesi EU, seguendo le storiche orme dei «due Enrico»: Fermi, inventore dell'energia nucleare nel 1942, e Mattei, il primo a realizzare una centrale nucleare in Italia, a Latina, nel 1960;
28) nella definizione della strategia energetica nucleare del nostro Paese, occorre considerare la definizione di partnership con gli altri Stati europei impegnati sul tema, anche al fine di incrementare il know how e le capacità industriali. In tale percorso sarebbe opportuno valutare la definizione di un'autorità indipendente di sicurezza nucleare nazionale con un'adeguata dotazione organica;
29) in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, appare necessario individuare altresì una Nuclear energy programme implementing organization (Nepio) con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività. Tale Nepio dovrebbe anche avere il compito di coinvolgere e coordinare tutti i soggetti pubblici e privati interessati, al fine di uno sviluppo organico e coerente di tutte le infrastrutture di base,
impegna il Governo:
1) in relazione all'adozione della versione definitiva del Piano nazionale integrato energia e clima ad adottare iniziative volte:
a) a prevedere, per quanto di competenza, opportune forme di rendicontazione al Parlamento circa lo stato di avanzamento del Piano nazionale integrato energia e clima;
b) a rafforzare nell'ambito del Piano nazionale integrato energia e clima, sulla base del principio della neutralità tecnologica, l'apporto di tutte le fonti rinnovabili o sostenibili con bassa emissione di CO2, sia termiche che non, tenendo conto della necessità di valorizzare la filiera produttiva nazionale, al contempo ottimizzando il rapporto costi/benefici per il sistema Paese, valutando il differente grado di programmabilità e garantendo il positivo apporto in termini di miglioramento della qualità dell'aria;
c) nel settore civile, a prevedere riforme delle misure in vigore a supporto della riqualificazione edilizia, che garantiscono una maggiore efficacia e un impiego più efficiente delle risorse pubbliche;
d) nel settore trasporti, a rafforzare le misure volte a favorire lo shift modale delle persone e delle merci verso modalità più efficienti e decarbonizzate, quali il trasporto pubblico e ferroviario, e, contemporaneamente, a supportare lo sviluppo delle produzioni dei biocarburanti e delle altre fonti rinnovabili;
e) nel settore industriale, a prevedere lo sviluppo di diverse opzioni tecnologiche per la decarbonizzazione dei settori hard to abate quali l'efficienza energetica, l'idrogeno, il biometano e la Carbon capture and storage (Ccs), con un approccio integrato che non escluda nessuna di queste opzioni, ma che allo stesso tempo promuova e faciliti l'accesso a quelle più efficaci per ciascun ambito;
f) a prevedere nel Piano un approfondimento riguardo la valutazione sugli effetti dell'eventuale adozione, nell'orizzonte temporale successivo al 2030 e traguardando gli obiettivi 2050, di tecnologie di generazione energetica basate sulla fonte nucleare, quali a titolo esemplificativo i reattori nucleari di piccole dimensioni (Smr), i piccoli reattori nucleari avanzati (Amr), i microreattori e le macchine a fusione;
2) al fine di conseguire in modo efficace i target del Piano nazionale integrato energia e clima al 2030, ad adottare iniziative di competenza volte a:
a) anche in ambito europeo, a individuare le risorse e gli strumenti di programmazione economica necessari ad attuare il Piano nazionale integrato energia e clima 2023-2030, valutando non solo ex ante, ma anche in itinere l'impatto economico, finanziario, sociale nonché sul sistema produttivo delle misure poste in essere per il raggiungimento dei target;
b) a proseguire i tavoli di approfondimento già avviati sul settore civile, dei trasporti e sulle tematiche socio-economiche, per un efficace attuazione delle politiche previste dal Piano nazionale integrato energia e clima e per il monitoraggio della sostenibilità sociale, con particolare riferimento alla sostenibilità degli oneri per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali e alle risorse necessarie per la formazione dei lavoratori nei settori che saranno maggiormente coinvolti dalla transizione energetica;
c) ad adottare meccanismi di incentivazione, con ottimale rapporto costi/benefici, a sostegno dello sviluppo delle rinnovabili (elettriche, termiche e nei trasporti) e degli interventi di efficientamento energetico, con particolare attenzione a progetti integrati ed ai progetti di decarbonizzazione di impianti industriali;
d) a sfruttare tutto il ventaglio delle tecnologie termiche, tenendo conto delle specificità nazionali, proseguendo altresì nel processo di efficientamento nella produzione di energia termica e di riduzione costante dei livelli emissivi;
e) a semplificare i processi autorizzativi in ambito geotermico e delineare una strategia nazionale di massimizzazione dello sfruttamento di tale risorsa;
f) ad avviare un processo di efficace manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine degli impianti idroelettrici, al fine di massimizzarne la producibilità;
g) in ambito europeo per il superamento degli ostacoli che impediscono il rapido avvio degli investimenti per l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture idroelettriche, in considerazione degli evidenti benefici, anche in termini di stabilità della rete, derivanti dalla programmabilità della produzione di energia idroelettrica e della necessità, a fronte della estremizzazione degli eventi climatici, di incrementare lo stoccaggio della risorsa «acqua»;
h) a proporre soluzioni anche in sede di Unione europea, finalizzate ad eliminare le distorsioni di prezzo tra i diversi Stati dell'Unione che vanno a discapito della nostra competitività industriale;
i) a realizzare la transizione verso una mobilità sostenibile che tenga in dovuta considerazione la necessità di intervenire anche su settori quali l'aviazione e il marittimo, ove la decarbonizzazione può essere meno supportata dall'elettrificazione dei consumi;
l) a continuare l'incentivazione della produzione di biometano utilizzando tutto il potenziale disponibile di feedstocks, valorizzando il settore agricolo ed agro-industriale nazionale oltre che quello della Forsu, attraverso nuovi sistemi di incentivi per il periodo post 2026 che, tenendo conto dei tempi di autorizzazione e realizzazione degli impianti, arrivino oltre il 2030, per rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione del settore dell'industria che non può essere elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa, nonché ad implementare misure di sostegno allo sviluppo delle produzioni di gas rinnovabili liquefatti (bioGPL e DME) a sostegno della decarbonizzazione del settore industriale e di quello dei trasporti;
m) a completare il quadro normativo relativo alla Carbon capture and storage (Ccs), per poter avviare le iniziative progettuali, a partire da quelle nell'area dell'Alto Adriatico, individuando la governance della filiera, la regolazione tecnico economica delle attività di trasporto e stoccaggio, dei sistemi di supporto e degli strumenti di garanzia;
n) a limitare la dipendenza tecnologica da Paesi posti al di fuori dell'Unione europea;
o) a risolvere il problema della saturazione virtuale della rete elettrica di trasmissione e garantire un efficace meccanismo di gestione delle richieste di connessione, attraverso la commisurazione del costo della connessione non solo alla capacità impegnata ma anche alla durata dell'impegno e, contemporaneamente, mediante la determinazione della decadenza delle richieste di connessioni non supportate da ragionevoli aspettative di conferma e attivazione;
p) anche nella prospettiva dell'aggiornamento del Pniec, a valutare la possibilità di istituire, nel rispetto delle normative internazionali ed europee e compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, un'apposita autorità amministrativa indipendente di regolamentazione competente in materia di autorizzazione tecnica, certificazione, realizzazione, gestione e dismissione degli impianti nucleari, di sicurezza nucleare e di radioprotezione con le funzioni e i compiti di Autorità nazionale per la regolamentazione tecnica e le istruttorie connesse ai processi autorizzativi, le valutazioni tecniche, il controllo, anche ispettivo, e la vigilanza degli impianti, nonché a valutare l'opportunità di incrementare programmi di finanziamento per la ricerca e il potenziamento dell'industria nazionale nel settore nucleare, nell'ottica di renderla più competitiva rispetto agli attori internazionali, creando le migliori condizioni per lo sviluppo di una filiera italiana;
q) a valutare l'opportunità della creazione, in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, di una Agenzia con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività.
(1-00295)(Testo modificato nel corso della seduta) «Squeri , Mattia , Zinzi , Cavo , Cortelazzo , Zucconi , Barabotti , Alessandro Colucci , Battistoni , Benvenuti Gostoli , Bof , Semenzato , Casasco , Foti , Montemagni , Mazzetti , Iaia , Pizzimenti , Polidori , Lampis , Milani , Fabrizio Rossi , Rotelli , Rachele Silvestri ».
La Camera,
premesso che:
1) la decarbonizzazione si presenta come una sfida urgente e non negoziabile nell'attuale scenario climatico, in cui il sesto rapporto di valutazione dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) segnala cambiamenti climatici senza precedenti – e relativi impatti, perdite, danni – dovuti alle emissioni antropogeniche: attualmente i contributi determinati a livello nazionale (ndc), considerati collettivamente, sono di gran lunga insufficienti per far sì che il limite di 1,5 gradi centigradi resti raggiungibile nel XXI secolo, sottolineando nel contempo che sono già disponibili opzioni di adattamento e mitigazione praticabili, efficaci e a basso costo;
2) l'ultima relazione Global annual to decadal climate update dell'Organizzazione meteorologica mondiale prevede livelli record delle temperature globali nei prossimi cinque anni, stimando al 66 per cento la probabilità che, tra il 2023 e il 2027, la temperatura globale media annua in prossimità della superficie superi di oltre 1,5 gradi centigradi i livelli preindustriali per almeno un anno;
3) in tale contesto, gli Stati sono chiamati a definire piani nazionali energia e clima per la cessazione dell'uso dei combustibili fossili e per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
4) il Pniec – Piano nazionale integrato per l'energia e il clima – è lo strumento per definire le politiche e le misure per conseguire gli obiettivi energia e clima degli Stati membri dell'Unione europea e costituisce il quadro di attuazione – a livello nazionale, con cadenza decennale – degli impegni per la riduzione delle emissioni (ndc, nationally determined contribution) in linea con l'Accordo di Parigi. Uno strumento previsto dalla Strategia dell'Unione europea del 2015 che persegue lo scopo di integrare la politica energetica e la politica climatica dell'Unione per il raggiungimento degli obiettivi successivi al 2020, che si struttura intorno a cinque dimensioni tra loro sinergiche: la decarbonizzazione, che comprende lo sviluppo delle rinnovabili – attuazione del regolamento effort sharing e Lulucf più obiettivi rinnovabili, l'efficienza energetica, che riduce la dipendenza dalle importazioni energetiche, diminuisce le emissioni e favorisce la crescita e l'occupazione, la sicurezza energetica, che riduce la dipendenza dalle importazioni e garantisce la sicurezza del sistema elettrico, il mercato interno dell'energia e sua completa integrazione, che comprende lo sviluppo dell'interconnettività, dell'infrastruttura, l'integrazione del mercato e la necessità di affrontare la povertà energetica, la ricerca, l'innovazione, la competitività, a supporto delle innovazioni nel campo delle tecnologie energetiche a basse o zero emissioni, dando priorità alla ricerca nella transizione energetica e migliorando la competitività;
5) l'Unione europea ha aderito all'Accordo come «soggetto» unico regionale e può presentare obiettivi congiunti, definendo con gli Stati membri le modalità per raggiungerli. L'ultimo di tali impegni prevede la riduzione del 55 per cento di emissioni nette al 2030 ed è stato tradotto in norma mediante il pacchetto Fit for 55. I Piani nazionali integrati per l'energia e il clima, quindi, dovrebbero contenere le strategie degli Stati membri per allinearsi all'obiettivo complessivo dell'Unione europea al 2030 e in prospettiva al net zero 2050. L'attuale revisione deve rivedere gli impegni sulla base di un obiettivo di riduzione dei gas serra (a livello di Unione europea) del -55 per cento al 2030 rispetto al 1990, come declinati dal pacchetto Fit for 55;
6) nel dicembre 2018 è entrato in vigore il regolamento sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, il primo strumento di pianificazione integrata energia e clima a livello europeo. Attraverso la sua adozione, si è riconosciuta la necessità di includere la variabile climatica nel contesto più ampio della pianificazione energetica, definendo un minimo comune denominatore tra i vari Paesi europei e identificando i princìpi di una governance comune che andasse a rinforzare i meccanismi di cooperazione tra gli Stati membri e tra questi e la Commissione europea;
7) dal 2018 ad oggi il regolamento governance e i Piani nazionali integrati per l'energia e il clima hanno mostrato alcuni limiti. Primo fra tutti, la poca flessibilità degli strumenti in relazione all'evolversi delle evidenze scientifiche sul cambiamento climatico e ai molteplici appelli della comunità internazionale per accrescere gli impegni sottoscritti con l'Accordo di Parigi dalle parti mediante i loro ndc (nationally determined contribution). Inoltre, rispetto alla costruzione di un percorso di decarbonizzazione, lo strumento è apparso inefficace nel ricondurre e collegare gli obiettivi di medio termine con quelli di lungo termine. I Piani nazionali integrati per l'energia e il clima si sono mostrati strumenti rigidi anche in relazione all'impossibilità di adattarsi efficacemente agli shock esterni, quali la pandemia o la crisi innescata con l'aumento dei costi dell'energia, esacerbata dal conflitto russo-ucraino;
8) pur con i limiti evidenziati, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è uno degli strumenti più importanti per accompagnare la trasformazione del nostro sistema economico e produttivo verso la neutralità climatica e gli obiettivi europei del Fit for 55. Serve, però, che questo strumento sia seguito da una fase di attuazione efficace, attraverso strumenti che assicurino un pieno coinvolgimento dei massimi livelli istituzionali, ma anche un dibattito parlamentare che fin qui è mancato. Costruire politiche adeguate per la riduzione delle emissioni e per il raggiungimento degli obiettivi climatici presuppone una forte collaborazione tra istituzioni e forze industriali e associazionistiche e necessita di una forte integrazione tra il lavoro dei vari Ministeri competenti, che sono anche i soggetti con la capacità di monitorare l'efficacia di queste politiche;
9) la governance del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è l'elemento essenziale per la sua attuazione, a partire dalla sua approvazione, che dovrebbe avvenire attraverso uno strumento normativo attuativo e potendo contare su una struttura di coordinamento e attuazione collocata ai più alti livelli, in stretto dialogo con i diversi livelli di governo, sia centrale che locale, con i portatori di interesse a vario titolo coinvolti nell'attuazione del Piano;
10) invece, il nuovo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima italiano, che avrebbe dovuto essere presentato alla Commissione europea entro il 30 giugno 2023, è stato pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il 20 luglio 2023 ed è stato elaborato e gestito senza la necessaria trasparenza, senza il coinvolgimento del Parlamento e senza rispettare l'articolo 11 del regolamento (UE) 2018/1999 sulla governance dell'Unione dell'energia, che prevede un dialogo multilivello sul clima e sull'energia – anche in riferimento ai piani integrati per l'energia e il clima – con il coinvolgimento di autorità locali, società civile, parti sociali. Il Governo ha attivato solo una consultazione on line, senza alcun testo di riferimento, nel mese di maggio 2023. Il 18 dicembre 2023 la Commissione europea ha fornito le raccomandazioni all'Italia, evidenziando che il contributo del nostro Paese all'obiettivo della neutralità climatica viene giudicato insufficiente;
11) la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2023 che l'Italia ha inviato a luglio 2023 è una proposta debole che non presenta azioni, obiettivi o programmi innovativi, che manca decisamente di una visione, dell'ambizione di cambiamento; una proposta che rimane di retroguardia, in continuità con le politiche e gli strumenti in atto da almeno un decennio che andrebbero invece ripensati o riformati, profondamente. I rilievi della Commissione europea evidenziano che l'Italia non raggiunge gli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori «esr» al 2030 (obiettivo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima riduzione del 35/37 per cento rispetto al 2005 – target europeo riduzione 43,7 per cento), non raggiunge gli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori Lulucf (uso del territorio, cambiamenti uso del suolo e silvicoltura), che il consumo energetico finale, previsto dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima al 2030, non rispetta quanto previsto dalla legislazione comunitaria in materia di efficienza energetica (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 94,4 mtoe – target europeo 92,1 mtoe), che le misure e gli obiettivi per arrivare alla completa decarbonizzazione della produzione energetica sono insufficienti, che va migliorato il coordinamento tra i diversi livelli di governance (nazionale/regionale/locale) coinvolgendo le parti sociali e gli stakeholder nella progettazione, nell'attuazione e nelle politiche di investimento, che ci sia poca chiarezza sugli investimenti e sull'adeguatezza delle attività di ricerca e sviluppo per un'industria a zero emissioni;
12) anche la parte «operativa» del piano viene criticata, stante la mancanza di previsione di semplificazioni autorizzative e di finanziamento per lo sviluppo delle rinnovabili, di politiche, misure e risorse per garantire una transizione giusta e sostenibile sotto tutti gli aspetti, della continuità ai sussidi alle fonti fossili e soprattutto, come confermato anche dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel primo incontro del tavolo di lavoro sugli aspetti occupazionali e sociali del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima del 13 febbraio 2024, della mancanza di risorse per gli investimenti necessari per realizzare le misure previste, condizione che non favorisce la realizzazione degli obiettivi e che mostra l'inadeguatezza della proposta rispetto ai traguardi da raggiungere in termini di efficienza energetica, produzione da fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni di anidride carbonica, sicurezza energetica, mercato unico dell'energia, competitività e sviluppo, mobilità sostenibile;
13) si tratta di un piano miope e ancora legato a doppia e tripla mandata all'idea di un'Italia hub del gas, invece che motore mediterraneo delle fonti rinnovabili, che si presenta carente in termini di strategia energetica e climatica efficace e che non delinea un percorso coerente per il superamento dell'utilizzo dei combustibili fossili, in particolar modo del gas naturale, fonte che appare eccessivamente valorizzata nella propria continuità d'utilizzo. Quest'idea viene sostenuta con previsioni di potenziamento della capacità di importazione complessiva di gas attraverso la realizzazione della linea adriatica – per le importazioni dal Nord Africa e dall'Azerbaijan – il raddoppio della capacità di trasporto del Tap, il potenziamento della capacità di esportazione verso Austria e Nord Europa, il potenziamento delle importazioni di gas naturale liquefatto con la costruzione di due nuovi rigassificatori, l'incremento della produzione nazionale di gas e biometano, il rinnovo e il potenziamento del sistema di stoccaggio, il rinnovo delle infrastrutture di trasporto obsolete;
14) un piano carente sul conseguimento degli obiettivi di sostenibilità energetica in vista della neutralità climatica prevista per il 2050 e carente di politiche concrete e mirate per garantire il raggiungimento degli obiettivi legati alle energie rinnovabili, carente come strumento attivo per sbloccare le normative impantanate e per rendere armonizzati e efficaci strumenti che dovrebbero remare nella stessa direzione, come Piano nazionale di ripresa e resilienza, decreto aree idonee e decreto «Fer-X» (dedicato all'incentivazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili non ancora maturi dal punto di vista industriale). Un piano che dovrebbe chiaramente indicare come predisporre semplificazioni autorizzative che velocizzino le soluzioni più codificate e meno impattanti, rassicurando gli investitori e stabilizzando gli indotti;
15) le criticità evidenziate, con riferimento alla gestione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, vanno esaminate congiuntamente al modo in cui il Governo ha gestito e sta gestendo l'emanazione della disciplina sulle superfici e aree idonee e non idonee all'installazione di impianti Fer: la legge delega europea n. 53 del 2021 dispone che la suddetta disciplina sia varata contestualmente all'emanazione del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea «Red II» n. 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. Invece, nel recepire la citata direttiva, il decreto aree idonee ha demandato la definizione della disciplina in tema di aree idonee e non idonee ad uno o più decreti interministeriali da adottarsi entro 180 giorni dall'entrata in vigore del medesimo provvedimento legislativo (dicembre 2021), conformemente ai quali, ciascuna regione, con legge regionale da adottarsi entro 180 giorni dall'emanazione dei decreti interministeriali, avrebbe dovuto individuare i siti idonei. Tale rinvio (6 mesi +6), nella definizione dei principi e criteri in base ai quali opportunamente localizzare gli impianti Fer, ha fatto sì che i progetti sinora autorizzati e in corso di approvazione possano godere di una vera e propria deregulation, potendo essere realizzati pressoché ovunque e al di fuori di idonea pianificazione territoriale;
16) oltre al ritardo nell'emanazione del decreto interministeriale, il decreto aree idonee presenta notevoli criticità e lacune e soprattutto non prevede adeguati criteri, omogenei per tutto il territorio nazionale, tali per cui le regioni e gli enti locali possano autonomamente effettuare una corretta pianificazione e individuare con propri strumenti urbanistici le superfici e aree idonee e non idonee all'installazione di impianti Fer;
17) gli obiettivi di burden sharing, assegnati dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima a ciascuna regione e da raggiungere entro il 2030, costituiscono una sfida irrinunciabile per l'Italia ed è fondamentale il ruolo attivo e il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali nel processo di definizione delle aree idonee, che andrebbe attuato attraverso strumenti di pianificazione tali da garantire, da un lato, il raggiungimento dell'obiettivo assegnato a livello europeo all'Italia e, dall'altro, la tutela del paesaggio, dell'ambiente, del territorio, del patrimonio storico-culturale e della biodiversità;
18) è quindi cruciale il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali, anche in attuazione del principio costituzionale di leale collaborazione tra amministrazioni, in modo che sia garantito il necessario contemperamento tra interesse alla transizione energetica e interesse alla tutela del paesaggio, dell'ambiente e del territorio, nonché che sia assicurato che gli obiettivi di produzione di energia elettrica da Fer vengano realizzati secondo la corretta logica del «best in my backyard»;
19) invece, nell'attuale versione del decreto aree idonee viene messa in secondo piano, per non dire del tutto non prevista e trascurata, la cooperazione tra regioni, anche alla luce del fatto che è completamente assente una regolamentazione e gestione delle fattispecie di impianti Fer fisicamente collocati sul territorio di una regione ma ubicati in prossimità dei confini regionali. In tali casi, a maggior ragione data la conformazione dei confini amministrativi tra regioni italiane, gli impatti dell'impianto non possono dirsi limitati al sito prescelto, dovendo estendersi anche ai territori contermini, e si rende necessaria la regolamentazione, anche e soprattutto mediante il coinvolgimento – nelle procedure di valutazione e autorizzazione – della regione confinante, sul cui territorio sono destinati ad estendersi gli impatti, così che la realizzazione dell'impianto avvenga «d'intesa» tra le regioni interessate, anche in virtù di quanto previsto dall'articolo 30 del decreto legislativo n. 152 del 2006: in relazione al suddetto decreto, va ulteriormente evidenziato che in tema di disposizioni transitorie andrebbe modificato nel senso di far salvi, con assoggettamento alla previgente disciplina e comunque all'articolo 22 del decreto legislativo n. 199 del 2021, esclusivamente quei procedimenti avviati in data antecedente alla data di entrata in vigore dei provvedimenti adottati dalle regioni e dalle province autonome che hanno ad oggi impianti ubicati in aree classificate come idonee, come risultava già previsto da una delle precedenti versioni del decreto;
20) è evidente che c'è chi ancora continua, e non sono i firmatari del presente atto, a ritenere la transizione energetica come una fase «accessoria» e subordinata al vero piano energetico, quello che ha come vettore energetico le fonti non rinnovabili, fossili, in continuità con quello del secolo scorso. Invece, gli investimenti in infrastrutture energetiche che si mettono in campo oggi, alle soglie del 2024, non possono causare un rafforzamento della dipendenza da gas (pur diversificandone modalità e fonti di approvvigionamento) per i prossimi decenni, ma, al contrario, devono essere focalizzati all'uscita da tale dipendenza. Una trasformazione sistemica che va gestita in maniera ordinata e ragionata, accompagnando imprese e cittadini con i giusti strumenti di sostegno e supporto, il prima possibile. Tra questi strumenti è fondamentale che si lavori su una strategia industriale a medio e lungo termine, finalizzata alla costruzione di filiere produttive ad alto valore aggiunto;
21) è fondamentale che si mettano in campo tanto strumenti di pianificazione territoriale integrata, con un importante ruolo delle regioni, quanto sistemi innovativi di partecipazione, formazione e informazione rivolti alla popolazione, al fine di mettere tutti in condizione di saper discernere gli impianti e le infrastrutture necessarie e urgenti, da quelle da respingere con determinazione, evitando il radicarsi di fenomeni nimby che spesso, per comprensibile timore, si scagliano anche contro progetti necessari;
22) per raggiungere questo obiettivo è cruciale puntare chiaramente su misure che siano strutturate proprio per essere leve di contrasto alle diseguaglianze, motore di coesione sociale. Fondamentale, in tal senso, è partire da un grande piano nazionale per la rigenerazione urbana delle periferie, con focus specifico nella riqualificazione energetica dell'edilizia pubblica (unico strumento duraturo per contrastare la povertà energetica);
23) l'efficienza energetica degli edifici rappresenta poi una delle leve più rilevanti per garantire la riduzione delle emissioni nocive nel nostro Paese. Il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima deve conseguentemente prevedere efficaci e concreti obiettivi in termini di efficientamento energetico del patrimonio edilizio anche legata alla componente 3 della missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici», che si pone l'obiettivo specifico di agire su questi aspetti contribuendo al miglioramento delle condizioni abitative dei cittadini. In questo contesto va segnalata la direttiva «case green», Epbd direttiva europea 2024/1275, che delinea tra gli obiettivi il miglioramento della prestazione energetica e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra provenienti dagli edifici all'interno dell'Unione europea per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050;
24) la direttiva europea sulle case green è un passo importante dal punto di vista ambientale e sociale, visto che l'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare può concretamente contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra: gli edifici risultano essere responsabili del 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all'energia. Il patrimonio immobiliare italiano, così come gli edifici degli altri Stati membri, ha a disposizione 26 anni per mettersi in regola e ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici, fino ad arrivare alla neutralità climatica nel 2050. La direttiva «case green» impone di arrivare a un risparmio del 16 per cento dei consumi energetici degli edifici residenziali entro il 2030: secondo i dati Terna ed Enea questo obiettivo sarebbe già stato raggiunto grazie alle detrazioni edilizie in vigore dal 2020 (in particolare il superbonus) che ha garantito un risparmio energetico totale di 9.050,04 gigawatt per anno, detrazioni che però, il Governo, con il decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2024, n. 67, ha notevolmente ridotto, abbassando addirittura dal 36 al 30 per cento l'aliquota di detrazione delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici sostenute dal 1° gennaio 2028 al 31 dicembre 2033. Una scelta che appare incomprensibile, controproducente e sulla quale il Governo sembrerebbe voler tornare indietro, visto che, accogliendo l'ordine del giorno n. 9/1877/5 il 22 maggio 2024, ha già ammesso la necessità di un innalzamento degli incentivi, impegnandosi a valutare di «prevedere idonei meccanismi di monitoraggio e valutazione delle misure e degli strumenti di pianificazione adottati in relazione agli obiettivi europei sul clima»;
25) il piano va assolutamente rafforzato sul versante delle politiche industriali, della decarbonizzazione dell'industria manifatturiera, della ricerca e sviluppo, degli investimenti necessari per attuare gli obiettivi proposti, della fiscalità e delle politiche di giusta transizione coerenti con la realizzazione degli obiettivi di decarbonizzazione, appunto, e di salvaguardia sociale e occupazionale. Accelerare la transizione ecologica è una sfida prioritaria a livello globale per contrastare effetti sempre più drammatici della crisi climatica e ambientale e ridurre gli effetti sulla salute dei fattori di crisi ambientale (cambiamento climatico, inquinamento e perdita di biodiversità). A questi si aggiungono anche motivazioni economiche e sociali: la transizione ecologica avrà un saldo occupazionale positivo, aiuta a ridurre la dipendenza energetica (che nel caso dell'Italia si attesta a oltre il 79,7 per cento), riduce strutturalmente i costi energetici aumentando la competitività delle imprese, consente lo sviluppo di nuove filiere produttive;
26) è fondamentale fornire supporto strutturato alle imprese e ai consumatori per affrontare la sola trasformazione, nell'ottica strategica dell'economia circolare, che ne garantirà lo sviluppo e il potere di acquisto a medio e lungo termine, e per rivedere completamente il sistema di trasporto e mobilità, con importanti investimenti su trasporto ferroviario, trasporto pubblico e condiviso come lo sharing, elettrificazione dei porti. Investimenti che rendano l'auto privata l'ultimo miglio di una trasformazione profonda, improntata al potenziamento tanto delle ferrovie regionali quanto del trasporto pubblico locale nelle città (che può essere reso gratuito per i giovani e gli studenti), spingendo su accessibilità, efficientamento ed elettrificazione e dotare finalmente il Paese di una legge contro il consumo di suolo costruendo strategie di promozione attiva della natura, del suolo e dell'ecosistema, nel solco dei principi di protezione attiva indicati dal pacchetto del «restoration nature EU», unica via per far fronte all'ormai sistemica siccità a cui i territori vanno incontro, con crescente gravità, ogni anno. In tale solco, come per il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, è fondamentale che il piano di adattamento del territorio agli effetti della crisi climatica venga reso più ambizioso e che sia adeguatamente finanziato,
impegna il Governo:
1) a sostenere l'uscita ordinata da tutte le fonti fossili – carbone, petrolio e gas – definendo con trasparenza il fabbisogno complessivo di gas per pianificare la curva della sua riduzione, coerente con l'impegno di abbattere le emissioni del 55 per cento al 2030 e di raggiungere la neutralità climatica al 2050, prevedendo altresì la progressiva eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e promuovendo politiche che favoriscano l'espansione delle energie rinnovabili, anche attraverso la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili, delle reti elettriche, dei sistemi di stoccaggio e dell'efficienza energetica;
2) ad assumere iniziative volte a promuovere la decarbonizzazione dell'economia attraverso politiche e investimenti pubblici in grado di governare la riconversione industriale e produttiva verso filiere strategiche e sostenibili sul piano ambientale e sociale, con particolare attenzione per l'industria manifatturiera, con strumenti finanziari adeguati a gestire le implicazioni sociali della transizione e ad adottare misure di accompagnamento alle imprese e ai lavoratori, anche sul fronte della formazione;
3) a definire un piano pluriennale per il risparmio energetico e l'elettrificazione dei consumi delle abitazioni, a partire dalle aree più degradate e dalle periferie urbane, con misure dedicate alla riqualificazione energetica degli alloggi di edilizia popolare e degli edifici scolastici;
4) ad assumere iniziative volte a promuovere la mobilità sostenibile, integrata e intermodale, privilegiando il trasporto collettivo pubblico, l'elettrificazione, il trasferimento da gomma a ferro e marittimo dei trasporti a lunga percorrenza, la mobilità condivisa e la mobilità dolce;
5) a considerare gli asset idroelettrici nazionali come asset strategici, intervenendo per sbloccare i necessari investimenti di un settore che da solo garantisce quasi il 20 per cento del fabbisogno elettrico nazionale;
6) a identificare le politiche settoriali prioritarie, sulla base di una valutazione esplicita degli effetti finora raggiunti e degli obiettivi strategici che si intendono perseguire, indicando, per ciascuna misura, accanto all'efficacia nella riduzione delle emissioni o nella diffusione delle rinnovabili, il fabbisogno finanziario necessario e come questo viene soddisfatto, nonché gli impatti socioeconomici attesi, almeno in termini di costi e benefici e identificando chiaramente i portatori di interesse e le sedi deputate all'attuazione delle misure e come queste siano incluse nel processo decisionale;
7) ad assicurare, per quanto di competenza, un maggior coinvolgimento del Parlamento e delle Commissioni parlamentari competenti sia in fase di elaborazione che di monitoraggio del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e a prevedere una comunicazione periodica alle Camere che ne definisca lo stato di attuazione;
8) a procedere all'approvazione del nuovo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima solo a seguito di un compiuto esame parlamentare mediante uno strumento attuativo incardinato ai più alti livelli decisionali, come può essere una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess);
9) ad assumere iniziative di carattere normativo volte ad assicurare la valutazione ex ante dell'impatto atteso dei nuovi atti legislativi sugli obiettivi climatici, introducendo riferimenti espliciti del bilancio pubblico rispetto al loro raggiungimento e indicando annualmente nel documento di economia e finanza come le proposte in esso contenute possano contribuire al raggiungimento di tali obiettivi;
10) a prevedere che nel decreto interministeriale previsto dall'articolo 20, commi 1 e 3, del decreto legislativo n. 199 del 2021:
a) sia consentito alle regioni e province autonome la definizione e individuazione, sulla base di principi e criteri chiari e omogenei in tutto il territorio nazionale, delle superfici e aree idonee e non idonee all'installazione di impianti Fer;
b) sia inserita una precipua regolamentazione delle fattispecie di impianti fisicamente collocati sul territorio di una regione ma ubicati in prossimità del o sul confine regionale e i cui impatti, inevitabilmente, si ripercuotono sui territori contermini – anche in linea a quanto già previsto, per gli impianti eolici, dalle linee guida contenute nel decreto ministeriale 10 settembre 2010, allegato A, punto 3.1, lettera b) (buffer zone), prevedendo che le procedure di valutazione e autorizzazione ambientale vengano compiute d'intesa tra le regioni interessate in ossequio al principio costituzionale di leale collaborazione tra amministrazioni, così estendendo a tali fattispecie la previsione normativa già contenuta nell'articolo 30 del decreto legislativo n. 152 del 2006;
c) sia resa applicabile la nuova disciplina e classificazione delle aree idonee e non idonee anche a tutti quei procedimenti, avviati in data antecedente alla data di entrata in vigore delle leggi e dei provvedimenti adottati dalle regioni e province autonome in attuazione dell'articolo 3, commi 1 e 2, dell'emanando decreto, che siano relativi ad impianti ubicati in aree non idonee;
11) ad assumere iniziative di competenza volte a promuovere un approccio inclusivo verso la neutralità climatica, garantendo il coinvolgimento della società civile, la trasparenza nelle politiche ambientali, l'impegno condiviso per la riduzione delle emissioni e per l'adozione di pratiche sostenibili, individuando una forma di governance partecipata nella costruzione, attuazione, monitoraggio e valutazione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che risponda a criteri di giustizia climatica e sociale, in cui devono essere coinvolte le parti sociali, la società civile organizzata, gli enti locali e le comunità.
(1-00296) «Peluffo , Simiani , Casu , De Micheli , Di Sanzo , Curti , Ferrari , Gnassi , Orlando , Scarpa ».
La Camera,
premesso che:
1) l'ultima relazione Global annual to decadal climate update dell'Organizzazione meteorologica mondiale prevede livelli record delle temperature globali nei prossimi cinque anni, stimando al 66 per cento la probabilità che, tra il 2023 e il 2027, la temperatura globale media annua in prossimità della superficie superi di oltre 1,5 gradi centigradi i livelli preindustriali per almeno un anno;
2) in tale contesto, gli Stati sono chiamati a definire piani nazionali energia e clima per la cessazione dell'uso dei combustibili fossili e per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
3) nel dicembre 2018 è entrato in vigore il regolamento sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, il primo strumento di pianificazione integrata energia e clima a livello europeo. Attraverso la sua adozione, si è riconosciuta la necessità di includere la variabile climatica nel contesto più ampio della pianificazione energetica, definendo un minimo comune denominatore tra i vari Paesi europei e identificando i princìpi di una governance comune che andasse a rinforzare i meccanismi di cooperazione tra gli Stati membri e tra questi e la Commissione europea;
4) è quindi cruciale il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali, anche in attuazione del principio costituzionale di leale collaborazione tra amministrazioni, in modo che sia garantito il necessario contemperamento tra interesse alla transizione energetica e interesse alla tutela del paesaggio, dell'ambiente e del territorio, nonché che sia assicurato che gli obiettivi di produzione di energia elettrica da Fer vengano realizzati secondo la corretta logica del «best in my backyard»;
5) l'efficienza energetica degli edifici rappresenta poi una delle leve più rilevanti per garantire la riduzione delle emissioni nocive nel nostro Paese. Il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima deve conseguentemente prevedere efficaci e concreti obiettivi in termini di efficientamento energetico del patrimonio edilizio anche legata alla componente 3 della missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici», che si pone l'obiettivo specifico di agire su questi aspetti contribuendo al miglioramento delle condizioni abitative dei cittadini. In questo contesto va segnalata la direttiva «case green», Epbd direttiva europea 2024/1275, che delinea tra gli obiettivi il miglioramento della prestazione energetica e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra provenienti dagli edifici all'interno dell'Unione europea per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050;
6) il piano va assolutamente rafforzato sul versante delle politiche industriali, della decarbonizzazione dell'industria manifatturiera, della ricerca e sviluppo, degli investimenti necessari per attuare gli obiettivi proposti, della fiscalità e delle politiche di giusta transizione coerenti con la realizzazione degli obiettivi di decarbonizzazione, appunto, e di salvaguardia sociale e occupazionale. Accelerare la transizione ecologica è una sfida prioritaria a livello globale per contrastare effetti sempre più drammatici della crisi climatica e ambientale e ridurre gli effetti sulla salute dei fattori di crisi ambientale (cambiamento climatico, inquinamento e perdita di biodiversità). A questi si aggiungono anche motivazioni economiche e sociali: la transizione ecologica avrà un saldo occupazionale positivo, aiuta a ridurre la dipendenza energetica (che nel caso dell'Italia si attesta a oltre il 79,7 per cento), riduce strutturalmente i costi energetici aumentando la competitività delle imprese, consente lo sviluppo di nuove filiere produttive,
impegna il Governo:
1) ad assumere iniziative volte a promuovere la decarbonizzazione dell'economia attraverso politiche e investimenti pubblici in grado di governare la riconversione industriale e produttiva verso filiere strategiche e sostenibili sul piano ambientale e sociale, con particolare attenzione per l'industria manifatturiera, con strumenti finanziari adeguati a gestire le implicazioni sociali della transizione e ad adottare misure di accompagnamento alle imprese e ai lavoratori, anche sul fronte della formazione;
2) ad assumere iniziative volte a promuovere la mobilità sostenibile, integrata e intermodale, privilegiando il trasporto collettivo pubblico, l'elettrificazione, il trasferimento da gomma a ferro e marittimo dei trasporti a lunga percorrenza, la mobilità condivisa e la mobilità dolce;
3) a considerare gli asset idroelettrici nazionali come asset strategici, intervenendo per sbloccare i necessari investimenti di un settore che da solo garantisce quasi il 20 per cento del fabbisogno elettrico nazionale;
(1-00296)(Testo modificato nel corso della seduta) «Peluffo , Simiani , Casu , De Micheli , Di Sanzo , Curti , Ferrari , Gnassi , Orlando , Scarpa ».
La Camera,
premesso che:
1) il 18 dicembre 2023 la Commissione europea ha pubblicato la valutazione di carattere generale – Com (2023)/796 – e le valutazioni e raccomandazioni specifiche sulle proposte di aggiornamento dei Piani nazionali per l'energia e il clima presentati dagli Stati membri;
2) per quanto riguarda l'Italia, per il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima del periodo programmatorio 2021-2030, è stata presentata alla Commissione europea la relativa proposta di aggiornamento nel luglio 2023; la Commissione, come detto, ha formulato le proprie valutazioni nel dicembre 2023 e l'approvazione del testo definitivo deve concludersi entro il mese di giugno 2024;
3) il testo inviato dall'Italia nel 2023 indica, tra le altre, le numerose misure già avviate dall'Italia in vista della decarbonizzazione e include settori difficili sui quali intervenire, a cominciare dal nucleare. Il riferimento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima non è più ai reattori di terza generazione avanzata, che nel frattempo continuano ad essere inaugurati in diversi Paesi in giro per il mondo, ma ad impianti più piccoli, i cosiddetti «small modular reactors» (smr) e «advanced modular reactors» (amr): impianti con costi e tempi di realizzazione minori;
4) la Commissione europea pone grande peso sul traguardo della decarbonizzazione, per il quale l'Unione europea fissa l'obiettivo vincolante di riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2030. Dall'esame delle proposte di aggiornamento questo traguardo non risulta soddisfatto, poiché la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra rispetto al 1990 risulta stimabile nel 51 per cento circa. La Commissione ha osservato che, sulla scorta di questi dati, la neutralità climatica non potrà essere raggiunta entro il termine prefissato del 2050. Viene, quindi, sottolineata la necessità di aumentare l'impegno per la riduzione delle emissioni, attuando politiche adeguate nei settori dei trasporti, dell'edilizia e dei rifiuti agricoli e limitando l'utilizzo dei combustibili fossili e dei relativi sussidi;
5) il documento di raccomandazione all'Italia ha segnalato la necessità di una visione sistemica, che valuti gli impatti socio–economici della transizione e che assicuri gli investimenti sufficienti nella ricerca e nell'innovazione nel campo dell'energia pulita, potenziandone lo sviluppo e le capacità produttive, oltre ad individuare misure adeguate alle industrie ad alta intensità energetica e a migliorare le competenze della forza lavoro per un'industria a zero emissioni;
6) il testo definitivo del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima che l'Italia dovrà presentare entro il 30 giugno 2024, tenendo presenti nella sua elaborazione le raccomandazioni formulate dalla Commissione europea, dovrà tenere conto del fatto che quest'ultima ritiene che i progressi indicati dall'Italia verso l'obiettivo della neutralità climatica non siano sufficienti;
7) nello specifico, la Commissione europea ha richiamato la necessità di misure di adattamento per garantire che la preparazione sociale, politica ed economica progredisca costantemente, come previsto dalla legge sul clima;
8) per quanto, ad esempio, la dimensione della sicurezza energetica, la Commissione europea ha sostanzialmente apprezzato gli obiettivi e le misure indicate per rafforzare la sicurezza del sistema energetico italiano, nonché la descrizione delle misure di riduzione della domanda di gas attuate e le integrazioni che si intendono adottare;
9) nel settore dell'energia elettrica, tuttavia, la Commissione europea rileva che il progetto di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima aggiornato descrive il sostegno previsto alla realizzazione dello stoccaggio dell'energia, ma non stabilisce un obiettivo specifico;
10) in aggiunta, la raccomandazione della Commissione europea è nel senso di rafforzare la resilienza del sistema energetico, definendo obiettivi e misure chiari per affrontare le limitazioni o le interruzioni dell'offerta, in particolare fissando un obiettivo per la diffusione dello stoccaggio dell'energia e proponendo politiche e misure per integrare l'imperativo dell'adattamento climatico nel sistema energetico;
11) gli scenari elaborati dalla stessa Commissione europea per ciascun Paese membro, relativamente all'attuazione del pacchetto «Fit for 55», prima delle modifiche del REPowerEU, confermano più in dettaglio le difficoltà;
12) nel settore dell'energia, in Italia entro il 2030 l'intensità energetica dovrebbe ridursi del 22 per cento, con un tasso di riduzione annua quasi 5 volte superiore a quello medio dal 1990 ad oggi, un obiettivo improponibile, visto che oggi l'intensità energetica italiana è già tra le più basse dell'Unione europea; si dovrebbe soddisfare con fonti rinnovabili, elettriche e non elettriche, il 36 per cento degli usi finali di energia, passando in meno di 8 anni, da 23 a 36,7 mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di energia rinnovabile, ovvero ipotizzare un tasso di crescita del 6 per cento all'anno, 6 volte maggiore rispetto a quello degli ultimi 8 anni (di poco inferiore all'1 per cento);
13) per raggiungere tale obiettivo, sarebbe necessario aumentare la percentuale di elettricità sul totale degli usi finali di energia, dal 21,5 per cento di oggi al 28 per cento al 2030, e di conseguenza il fabbisogno elettrico lordo passerebbe dagli attuali 327 a 373 twh (miliardi di chilowattora) e almeno l'83 per cento di tale elettricità dovrebbe essere generata da fonti rinnovabili;
14) l'elettricità in più dovrebbe in parte sostituire l'utilizzo di combustibili fossili (petrolio e gas): per questo si dovrebbe ipotizzare che al 2030 siano in circolazione tra 6,5 e 8,5 milioni di veicoli elettrici puri (bev) e ibridi plugin (phev); pertanto, oltre a dotare il Paese delle necessarie infrastrutture di ricarica, bisognerebbe immatricolare in media circa 1 milione di auto all'anno, a fronte delle 117.000 (49.500 bev e 68.000 phev) del 2022. Sarebbe, inoltre, necessario installare tra 5 e 6 milioni di pompe di calore;
15) con riferimento alla generazione elettrica da fonti rinnovabili, i profili orari su un anno solare della domanda elettrica aggiuntiva dovuta a questi nuovi carichi vanno sommati ai profili dei carichi convenzionali e, tenendo conto dei profili della generazione solare ed eolica, si possono calcolare le potenze che sarebbe necessario installare in Italia in meno di 8 anni; per soddisfare la domanda elettrica oraria per l'83 per cento con fonti rinnovabili bisognerebbe fornire ai carichi 281 twh rinnovabili, ma tenendo conto del surplus di generazione e delle perdite di carica e scarica dei sistemi di accumulo necessari, se dovrebbero generare 307 twh; per questo sarebbe necessario installare, entro il 2030, 107 gigawatt aggiuntivi di fotovoltaico ed eolico, cioè in media 13 gigawatt all'anno (oltre 4 volte le installazioni record del 2022 e oltre 10 volte in più rispetto al tasso di installazione di impianti rinnovabili negli ultimi 10 anni), senza considerare la difficoltà di individuare terreni idonei e non già occupati da impianti eolici o fotovoltaici;
16) sarebbero inoltre necessari 160 gigawatt di nuovi sistemi di accumulo da aggiungere agli impianti idroelettrici a pompaggio già esistenti;
17) alla luce di questi dati, appare chiaramente irrealistico il raggiungimento entro il 2030 degli obiettivi del pacchetto «Fit for 55» e quindi di REPowerEU che fissa obiettivi ancora più sfidanti, i quali dovranno essere inevitabilmente rinviati e rimodulati nel rispetto del principio della neutralità tecnologica, ovvero puntando a ridurre le emissioni sino ad azzerarle, aggiungendo anche in Italia il contributo fondamentale dell'energia nucleare, che agevolerà largamente il compito, sia in termini di consumo di suolo e materiali che di costi totali del sistema, ma che sarà disponibile in rete intorno alla metà degli anni '30, a patto che da subito il Governo e il Parlamento provvedano alle modifiche normative necessarie affinché entro i prossimi 5 anni vengano avviati i cantieri delle prime centrali elettronucleari;
18) al tempo stesso, occorre ugualmente procedere con lo sviluppo delle tecnologie a fonte rinnovabile, per aumentarne la capacità installata quanto più possibile, a cominciare dagli impianti fotovoltaici su coperture e agri-voltaici; oltre che con l'efficientamento degli edifici, per i quali l'intervento è economicamente conveniente, occorre procedere con l'elettrificazione del trasporto pubblico locale, la produzione di biogas in aziende zootecniche e agroalimentari, lo sviluppo delle comunità energetiche;
19) per i grandi impianti eolici e fotovoltaici onshore e offshore, di taglia superiore a 2 megawatt, è invece necessario che il Governo solleciti le regioni a individuare al più presto le superfici e le aree idonee ed eserciti rapidamente i propri poteri sostitutivi in caso di inadempienza; le richieste di autorizzazione oggi pendenti relative a impianti di taglia superiore a 2 megawatt non potranno che essere valutate a valle dell'individuazione delle superfici e aree idonee e dovranno essere immediatamente rigettate qualora l'impianto non sia proposto su una superficie o un'area idonea;
20) il Governo a inizio luglio 2023 ha trasmesso alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del Pniec, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima. Il piano recepisce i nuovi target imposti dal RepowerEu, ma mette correttamente in evidenza la difficoltà a raggiungerli nei tempi indicati dalla Commissione, indicando la tecnologia nucleare di nuova generazione come protagonista nella transizione energetica verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Questo grazie alla sua capacità di garantire la produzione di energia elettrica in modo costante senza emissione di anidride carbonica,
impegna il Governo:
1) a specificare nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima il percorso verso l'azzeramento delle emissioni di anidride carbonica che l'Italia ritiene più sostenibile, indicando gli scenari possibili da qui al 2050, con i tempi e i contributi delle diverse tecnologie rinnovabili e dell'energia nucleare, precisando inoltre che per «tecnologie nucleari di nuova generazione» si intendono le migliori tecnologie disponibili sul mercato, che oggi sono quelle della terza generazione evoluta, alla quale in futuro potranno auspicabilmente aggiungersene altre, che gli investitori valuteranno di adottare;
2) a individuare e indicare nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima il target di potenza da installare per ciascuna tipologia di impianti di generazione (a fonte rinnovabile e nucleare) e di accumulo, nonché delle portate della rete di trasmissione, con cadenza quinquennale, fino al raggiungimento della completa decarbonizzazione, nonché l'ammontare complessivo dei costi a carico della collettività, a carico della fiscalità generale e delle bollette elettriche;
3) a procedere con la definizione del «decreto aree idonee», indicando alle regioni parametri omogenei per l'individuazione delle aree idonee ad ospitare grandi impianti onshore e offshore a fonte rinnovabile, di taglia superiore a 2 megawatt; tali parametri debbono essere inevitabilmente legati alle caratteristiche dell'impianto; sicché, ad esempio, le zone di rispetto intorno a beni tutelati non possono essere determinate in misura uguale per ogni impianto, ma vanno determinate in base alle caratteristiche del bene, alla tipologia e alle dimensioni fisiche dei grandi impianti da realizzare nei suoi pressi e all'orografia del territorio; gli impianti di taglia superiore a 2 megawatt potranno essere autorizzati esclusivamente su superfici e aree idonee;
4) ad adottare iniziative di competenza volte ad avviare al più presto l'iter normativo necessario a consentire entro il 2026 l'avvio dei processi autorizzativi per la localizzazione e la costruzione in Italia di centrali nucleari multi-reattore, tra cui:
a) la costituzione dell'autorità di sicurezza nucleare;
b) l'individuazione dei criteri di idoneità dei siti;
c) la definizione dei criteri di remunerazione, secondo quanto previsto dalla normativa dell'Unione europea, quali il contratto differenziale a due vie;
d) la definizione e l'implementazione delle procedure autorizzative che dovranno essere seguite dagli investitori.
(1-00300) «Ruffino , Richetti , Bonetti , Benzoni , D'Alessio , Grippo , Sottanelli , Carfagna , Enrico Costa , Onori , Pastorella , Rosato ».
PROPOSTA DI LEGGE: SCHLEIN ED ALTRI: DISPOSIZIONI PER IL SOSTEGNO FINANZIARIO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE IN ATTUAZIONE DEI PRINCÌPI DI UNIVERSALITÀ, EGUAGLIANZA ED EQUITÀ (A.C. 1741-A) E ABBINATE PROPOSTE DI LEGGE: SPERANZA ED ALTRI; CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE; CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA ROMAGNA; CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA; CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE; CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA; QUARTINI ED ALTRI; BONETTI ED ALTRI; ZANELLA ED ALTRI (A.C. 503-1533-1545-1608-1626-1712-1846-1850-1865)*
A.C. 1741-A – Parere della I Commissione
PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
sugli emendamenti contenuti nel fascicolo.
A.C. 1741-A – Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
Sul testo del provvedimento in oggetto:
PARERE CONTRARIO
Conseguentemente, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, sopprimere gli articoli 1, 2, 3 e 4.
Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:
PARERE CONTRARIO
sulle proposte emendative 1.3, 1.100, 1.101, 1.01, 2.1, 2.2, 2.3, 3.1, 3.4, 3.5, 3.02, 3.03, 3.04, 3.05, 3.0100 e 4.100, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;
NULLA OSTA
sulle restanti proposte emendative.
A.C. 1741-A – Articolo 1
ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale)
1. A decorrere dall'anno 2024, il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, cui concorre lo Stato, definito dall'articolo 1, comma 258, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, come integrato dall'articolo 1, comma 535, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, è incrementato su base annua dello 0,21 per cento del prodotto interno lordo nominale nazionale per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028 fino a raggiungere una percentuale di finanziamento annuale non inferiore al 7,5 per cento del prodotto interno lordo nominale tendenziale dell'anno di riferimento. Nell'ambito dell'incremento del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard sono altresì comprese le maggiori risorse destinate alla copertura dei fabbisogni correlati all'erogazione delle prestazioni assistenziali da garantire in tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti.
PROPOSTE EMENDATIVE
ART. 1.
(Finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale)
Sopprimerlo.
Conseguentemente, sopprimere l'articolo 2.
1.300.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)
Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: A decorrere dall'anno 2024,.
Conseguentemente:
al medesimo comma, medesimo periodo, sostituire le parole da: è incrementato fino alla fine del periodo, con le seguenti: è almeno pari al 6,7 per cento del prodotto interno lordo nominale per l'anno 2025, al 7 per cento per l'anno 2026, al 7,3 per cento per l'anno 2027 e al 7,5 per cento a decorrere dall'anno 2028;
all'articolo 2:
al comma 1, capoverso comma 4.2, secondo periodo, premettere le parole: Fermo restando il rispetto dell'equilibrio economico,;
sopprimere il comma 2;
all'articolo 3, comma 1,
alinea, aggiungere, in fine, le seguenti parole: nel rispetto dell'equilibrio economico;
alla lettera c), sostituire le parole: la differenza con le seguenti: un ammontare non superiore alla differenza;
sostituire l'articolo 4 con il seguente:
Art. 4.
(Disposizioni finanziarie)
1. Con la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza sono annualmente quantificate le ulteriori risorse necessarie ad assicurare il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard definito ai sensi dell'articolo 1, comma 1.
2. Al fine di assicurare il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard definito ai sensi dell'articolo 1, comma 1, come individuato ai sensi del comma 1, la legge di bilancio provvede annualmente a ridurre in maniera lineare le spese fiscali, elencate nel Rapporto annuale sulle spese fiscali di cui all'articolo 21, comma 11-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, con esclusione di quelle relative alla composizione del nucleo familiare, ai costi sostenuti per la crescita dei figli, alla tutela del bene casa e della salute, dell'istruzione e della previdenza complementare.
1.100. Braga, Furfaro, Ciani, Girelli, Malavasi, Stumpo, Guerra.
Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: A decorrere dall'anno 2024 con le seguenti: Al fine di raggiungere progressivamente una percentuale di finanziamento annuale pari al 7,5 per cento del prodotto interno lordo nominale,
Conseguentemente:
al medesimo comma, medesimo periodo, sostituire le parole da: su base annua fino alla fine del periodo, con le seguenti: di 12,1 miliardi di euro per l'anno 2025, 17,5 miliardi di euro per l'anno 2026, 25,6 miliardi di euro per l'anno 2027 e 31,6 miliardi di euro a decorrere dall'anno 2028.
all'articolo 2:
al comma 1, capoverso comma 4.2, secondo periodo, premettere le parole: Fermo restando il rispetto dell'equilibrio economico,;
sopprimere il comma 2;
all'articolo 3, comma 1,
all'alinea, aggiungere, in fine, le parole: «, nell'ambito dell'aumento del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard previsto all'articolo 1 e nel rispetto dell'equilibrio economico»;
alla lettera a), sostituire le parole: entro il 30 giugno 2024 con le seguenti: entro il 31 gennaio 2025;
sostituire l'articolo 4 con il seguente:
Art. 4.
(Disposizioni finanziarie)
1. Agli oneri derivanti dall'articolo 1, pari in 12,1 miliardi di euro per l'anno 2025, 17,5 miliardi di euro per l'anno 2026, 25,6 miliardi di euro per l'anno 2027 e 31,6 miliardi di euro a decorrere dall'anno 2028 si provvede ai sensi del comma 2.
2. Al fine di realizzare risparmi di spesa per un importo complessivo di 12,1 miliardi di euro per l'anno 2025, 17,5 miliardi di euro per l'anno 2026, 25,6 miliardi di euro per l'anno 2027 e 31,6 miliardi di euro a decorrere dall'anno 2028, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro il 30 novembre 2024, sono ridotte in modo lineare le spese fiscali di cui all'elenco contenuto nel Rapporto annuale sulle spese fiscali di cui all'articolo 21, comma 11-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, con esclusione di quelle relative alla composizione del nucleo familiare, ai costi sostenuti per la crescita dei figli, alla tutela del bene casa e della salute, dell'istruzione e della previdenza complementare.
3. Lo schema del decreto di cui al comma 2, corredato di relazione tecnica, è trasmesso alle Camere per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili di carattere finanziario, da rendere entro il termine di venti giorni dalla data di assegnazione, decorso il quale il decreto può essere comunque adottato.
1.101. Braga, Furfaro, Ciani, Girelli, Malavasi, Stumpo, Guerra.
Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: dall'anno 2024, aggiungere le seguenti: al fine di salvaguardare il Servizio sanitario nazionale, di garantire una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza e di soddisfare in modo più efficace le esigenze di pianificazione e di organizzazione nel rispetto dei princìpi di equità, di solidarietà e di universalismo,.
1.2. Marianna Ricciardi, Quartini, Sportiello, Di Lauro.
Al comma 1, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: A decorrere dal medesimo anno di cui al precedente periodo, il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è in ogni caso aumentato su base annua di una percentuale pari al doppio del tasso di inflazione, anche in un contesto macroeconomico anticiclico, contraddistinto da una riduzione del prodotto interno lordo.
1.3. Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro.
Al comma 1, ultimo periodo, dopo la parola: assistenziali aggiungere le seguenti: , sanitarie e socio-sanitarie.
1.4. Di Lauro, Sportiello, Marianna Ricciardi, Quartini.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
2. Al fine di superare la sperequazione esistente nel territorio nazionale nell'ambito della ripartizione del Fondo sanitario nazionale, all'articolo 1, comma 34, primo periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, sono aggiunte, in fine, le parole: «, ambientali, socioeconomici e culturali; inoltre, attribuisce un peso non inferiore al 50 per cento a valere sull'intera quota capitaria all'indice di deprivazione economica, individuato annualmente dall'Istituto nazionale di statistica, tenendo conto delle carenze strutturali, delle condizioni geomorfologiche e demografiche presenti nelle regioni o nelle aree territoriali di ciascuna regione che incidono sui costi delle prestazioni sanitarie».
1.5. Sportiello, Marianna Ricciardi, Quartini, Di Lauro.
Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1-bis.
(Misure per l'appropriatezza delle prestazioni sanitarie)
1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentita la Commissione nazionale per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza e la promozione dell'appropriatezza nel Servizio sanitario nazionale, istituita ai sensi dell'articolo 1, comma 556, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, si provvede ad aggiornare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017, anche al fine di eliminare le prestazioni sanitarie obsolete. Per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza di cui al presente comma, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 1, commi 558 e 559, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, l'importo di cui all'articolo 1, comma 288, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, è incrementato di 400 milioni di euro annui a valere sull'incremento di cui all'articolo 1 della presente legge.
2. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1 del presente articolo si provvede altresì alla ridefinizione degli indicatori e dei parametri di riferimento relativi a elementi rilevanti ai fini del monitoraggio del rispetto, in ciascuna regione, dei livelli essenziali e uniformi di assistenza di cui all'articolo 9, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56, assicurando che, per ciascun periodo di monitoraggio, alcuni indicatori e parametri siano fissi e altri variabili.
3. Al fine di garantire l'equità distributiva attraverso un efficace sistema di remunerazione e adeguati livelli della qualità dei servizi erogati nonché di ridurre l'utilizzo inappropriato delle risorse del Servizio sanitario nazionale e i casi di scelta delle procedure di selezione dei pazienti sulla base della minore complessità dei casi o dell'attribuzione di tariffe più remunerative, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, è ridefinito in via sperimentale il sistema del raggruppamento omogeneo di diagnosi, quale classificazione dei ricoveri ospedalieri e delle prestazioni ambulatoriali e territoriali nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, collegando le tariffe anche ai risultati di qualità e di salute conseguiti e alla presa in carico complessiva del paziente.
4. All'ulteriore fine di rafforzare la resilienza del sistema sanitario nazionale dinanzi a nuovi eventi patologici epidemici o pandemici, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è disciplinato il criterio di calcolo per la definizione del numero di posti letto in ragione delle esigenze epidemiologiche e della riorganizzazione territoriale, comunque assicurando un numero di posti letto di degenza ordinaria non inferiore alla media europea, pari a circa 500 per 100.000 abitanti, e un numero di posti letto di terapia intensiva non inferiore a 25 per 100.000 abitanti.
1.01. Quartini, Sportiello, Marianna Ricciardi, Di Lauro.
A.C. 1741-A – Articolo 2 *
ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 2.
(Modifica all'articolo 11 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35)
1. Dopo il comma 4.1 dell'articolo 11 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2019, n. 60, è inserito il seguente:
«4.2. Dall'anno 2024 le regioni concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica assicurando, nell'ambito dei propri indirizzi relativi alla programmazione triennale dei fabbisogni di personale da parte delle aziende e degli enti del sistema sanitario regionale, il governo della spesa del personale in funzione dell'esigenza di garantire l'equilibrio economico. Non trova applicazione, sempre a decorrere dal 2024, la disciplina in materia di spesa per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale delle regioni, di cui ai commi 1, 2, 3 e 4, e la disciplina sul limite delle risorse per il trattamento accessorio del personale, di cui all'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75».
2. Eventuali maggiori costi a carico delle regioni, derivanti dall'applicazione del comma 1, dovranno trovare copertura nell'ambito dell'aumento del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard previsto all'articolo 1 della presente legge.
PROPOSTE EMENDATIVE
ART. 2.
(Modifica all'articolo 11 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35)
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
3. Al fine di assicurare il potenziamento dell'assistenza territoriale nei termini previsti per l'attuazione degli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento ai maggiori oneri per la spesa di personale dipendente da assumere nelle case e negli ospedali di comunità e per l'assistenza domiciliare e di personale convenzionato, l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 274, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, è incrementata di 150 milioni di euro per l'anno 2024, di 300 milioni di euro per l'anno 2025, di 500 milioni di euro per l'anno 2026 e di 1.000 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027, a valere sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale come incrementato all'articolo 1 della presente legge. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, le somme di cui al primo periodo sono ripartite fra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sulla base dei criteri definiti dal medesimo decreto e tenendo conto delle effettive carenze delle diverse regioni.
2.1. Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro.
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
3. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, in accordo con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, è definita una nuova metodologia per la gestione, il contenimento del costo e la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio sanitario nazionale ai fini della valutazione dell'adeguatezza delle risorse utilizzate, tenendo conto di quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 6 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di definizione dei piani triennali dei fabbisogni di personale, e in coerenza con gli standard organizzativi, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera e territoriale.
2.2. Marianna Ricciardi, Sportiello, Quartini, Di Lauro.
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
3. Al fine di contribuire agli oneri posti a carico del bilancio statale per il rinnovo della contrattazione collettiva nazionale in applicazione dell'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per i miglioramenti economici del personale impiegato nelle strutture del Servizio sanitario nazionale, per ciascun triennio contrattuale, al fine di adeguare le retribuzioni ai livelli europei e di incentivare le assunzioni negli ambiti con maggiore carenza di organico attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, è istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un apposito fondo con una dotazione iniziale pari a 2 miliardi di euro annui a decorrere dall'anno 2025.
2.3. Marianna Ricciardi, Sportiello, Quartini, Di Lauro.
A.C. 1741-A – Articolo 3
ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 3.
(Misure per l'abbattimento delle liste di attesa)
1. Nelle more dell'aggiornamento del Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA), le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, al fine di garantire la piena e completa attuazione dei rispettivi piani operativi, di fornire tempestiva risposta alle richieste di prestazioni ambulatoriali, di screening e di ricovero ospedaliero, di potenziare l'assistenza sanitaria territoriale, di garantire i livelli essenziali di assistenza, di garantire gli standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale definiti dal regolamento di cui al decreto del Ministro della salute 23 maggio 2022, n. 77, nonché di garantire la piena operatività delle case della comunità e degli ospedali di comunità, adottano le seguenti misure:
a) allo scopo di fronteggiare la grave carenza di personale, superare il precariato e garantire la continuità delle prestazioni sanitarie inserite nei livelli essenziali di assistenza, nei limiti delle risorse previste in deroga ai vincoli di spesa in materia di personale previsti a legislazione vigente e fermo restando il rispetto dell'equilibrio economico e finanziario del servizio sanitario regionale, indicono, entro il 30 giugno 2024, procedure concorsuali straordinarie per l'assunzione a tempo indeterminato di personale del comparto della dirigenza medica, sanitaria, veterinaria e delle professioni sanitarie e infermieristiche, necessario a fare fronte alle esigenze assunzionali emerse in relazione all'approvazione del proprio piano triennale del fabbisogno di personale per il servizio sanitario regionale;
b) al fine di favorire una migliore programmazione e la trasparenza dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie, istituiscono, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, un sistema di prenotazione unico regionale o per aree infraregionali territorialmente omogenee da un punto di vista demografico e per il numero e la tipologia delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate nonché delle agende delle prestazioni specialistiche e ambulatoriali erogate dalle strutture pubbliche e dalle strutture accreditate presenti nel proprio territorio;
c) verificata l'impossibilità di assicurare l'erogazione della prestazione prevista entro i tempi stabiliti dal PNGLA 2019-2021, garantiscono fino al 31 dicembre 2024 l'erogazione della medesima prestazione tramite l'attività libero-professionale intramuraria mantenendo a proprio carico la differenza tra il costo della prestazione resa e quello della medesima prestazione erogabile da parte del Servizio sanitario nazionale;
d) al fine di rendere trasparente il quadro generale sulla situazione delle liste di attesa, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, rendono pubblici e aggiornano in tempo reale nel proprio sito internet istituzionale i tempi di attesa per ciascuna prestazione sanitaria prevista nel PNGLA.
2. All'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) è attribuito il compito di coadiuvare e di indirizzare le politiche regionali sull'abbattimento delle liste di attesa di cui al comma 1. A tale fine, con decreto del Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri e le modalità con cui le regioni inviano all'Agenas, in tempo reale, i dati relativi alle proprie liste di attesa.
PROPOSTE EMENDATIVE
ART. 3.
(Misure per l'abbattimento delle liste di attesa)
Sopprimerlo.
3.300.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)
Sostituirlo con i seguenti:
Art. 3.
(Misure straordinarie e urgenti per la riduzione delle liste d'attesa)
1. Al fine di ridurre le liste d'attesa, fino al 31 dicembre 2025, qualora non sia possibile effettuare le visite specialistiche e le prestazioni strumentali o in regime di ricovero previste nell'Allegato B annesso al Piano nazionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2019-2021, di seguito denominato «Piano», presso le strutture pubbliche ed entro i termini previsti dallo stesso Piano, l'assistito avente un indicatore della situazione economica equivalente inferiore a 50.000 euro ha diritto a ricevere tali prestazioni presso una struttura sanitaria accreditata o una struttura sanitaria privata autorizzata con applicazione della tariffa prevista per una prestazione analoga in una struttura sanitaria pubblica.
2. Ai fini di cui al comma 1, nel caso in cui il centro unico di prenotazione (CUP) non registri disponibilità per le prestazioni di cui al medesimo comma 1 presso le strutture sanitarie pubbliche del bacino di appartenenza entro i termini previsti dal Piano, propone all'assistito di effettuare le visite specialistiche o le prestazioni strumentali o in regime di ricovero previste nel citato Allegato B annesso al Piano tramite il ricorso all'attività libero-professionale intramuraria o presso una struttura sanitaria accreditata ovvero, in mancanza di disponibilità, presso una struttura sanitaria privata autorizzata.
3. Ai fini di cui al presente articolo, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni e le province autonome aggiornano gli accordi vigenti con le strutture sanitarie accreditate e stipulano appositi accordi con le strutture sanitarie private autorizzate. Le tariffe previste da tali accordi non possono essere inferiori a quelle individuate dal decreto del Ministro della salute 23 giugno 2023, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 181 del 4 agosto 2023, recante definizione delle tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica.
4. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni e province autonome adeguano la propria normativa in materia di sistemi CUP al fine di inserire le strutture e le prestazioni sanitarie previste dagli accordi di cui al comma 3 nelle agende di prenotazione.
5. Ai fini dell'accesso al beneficio di cui al comma 1, entro il medesimo termine di cui al comma 4, le regioni e le province autonome adeguano i sistemi operativi informatici e telefonici dei rispettivi CUP prevedendo sistemi di identificazione e autocertificazione della situazione economica degli assistiti, secondo quanto previsto dal testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati personali.
6. A decorrere dal novantesimo giorno successivo all'entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2026, l'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa pubblica una relazione trimestrale concernente gli effetti delle disposizioni di cui al presente articolo sulla riduzione delle liste di attesa, sul numero di prestazioni erogate dalle strutture sanitarie private accreditate e autorizzate e sull'utilizzo delle risorse di cui al comma 7 da parte di ciascuna regione e provincia autonoma.
7. Ai fini dell'attuazione delle misure e degli interventi di cui al presente articolo e per consentire alle aziende sanitarie locali di rimborsare le strutture sanitarie private accreditate e autorizzate per le prestazioni erogate ai sensi del medesimo articolo sulla base degli accordi di cui al comma 3, è autorizzata la spesa di 1.000 milioni di euro per l'anno 2024 e di 2.000 milioni di euro per l'anno 2025. Tale somma è ripartita tra le regioni e le province autonome sulla base dei dati sul rispettivo numero di prestazioni in lista di attesa forniti dall'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa, previa intesa da sancire in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
Art. 3-bis.
(Armonizzazione dei sistemi CUP nell'ambito di bacini territoriali omogenei)
1. Al fine di procedere all'armonizzazione dei sistemi CUP attraverso la definizione di caratteristiche minime e uniformi a livello nazionale, nonché per rendere possibile la prenotazione delle prestazioni sanitarie presso varie tipologie di strutture, comprese quelle non accreditate, per regimi di erogazione e per modalità di accesso differenziati, nell'ambito di ciascun bacino territoriale individuato ai sensi del comma 2 opera un solo CUP unificato avente le caratteristiche individuate dalle linee guida nazionali per il sistema CUP.
2. Sulla base dei criteri forniti dal Ministero della salute entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge nonché in attuazione di quanto previsto dal Piano di cui all'articolo 1, comma 1, della presente legge, ciascuna regione e provincia autonoma individua, entro i successivi sessanta giorni, bacini territoriali omogenei dal punto di vista demografico, del numero e della tipologia di strutture sanitarie pubbliche nonché private accreditate e autorizzate e, entro i successivi novanta giorni, provvede alla riorganizzazione dei rispettivi CUP.
3.1. Bonetti, D'Alessio.
Al comma 1, alinea, sopprimere le parole: e le province autonome di Trento e di Bolzano.
3.2. Schullian, Gebhard, Steger.
Al comma 1, lettera b), sopprimere le parole: o per aree infraregionali territorialmente omogenee da un punto di vista demografico e per il numero e la tipologia delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate nonché.
Conseguentemente,
al medesimo comma, medesima lettera, aggiungere, in fine, le seguenti parole: ; l'agenda di prenotazione, sia per il primo accesso sia per gli accessi successivi, è esclusivamente centralizzata, unica e regionale e comprende sia l'attività erogata a carico del Servizio sanitario regionale sia l'attività libero-professionale intramuraria;
dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. Non è consentita l'attivazione di agende di prenotazione per struttura singola o per gruppo di strutture, pena la revoca dell'accreditamento all'esercizio dell'attività sanitaria in convenzione con il Servizio sanitario nazionale.
3.5. Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro.
Al comma 1, lettera b), sopprimere le parole: o per aree infraregionali territorialmente omogenee da un punto di vista demografico e per il numero e la tipologia delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate nonché.
Conseguentemente, dopo la lettera b), aggiungere la seguente:
b-bis) assicurano la gestione informatizzata, trasparente e tracciabile, la totale visibilità nonché l'unicità dell'agenda di prenotazione delle strutture pubbliche e private accreditate, nonché quelle dell'attività istituzionale e dell'attività libero-professionale intramuraria, da parte dei sistemi informativi aziendali e regionali, non consentendo in alcun modo l'attivazione di agende di prenotazione per struttura singola o per gruppo di strutture, pena la revoca dell'accreditamento all'esercizio dell'attività sanitaria in convenzione con il Servizio sanitario nazionale.
3.4. Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro.
Al comma 1, sopprimere la lettera c).
Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. Le aziende che non hanno provveduto all'informatizzazione e all'aggiornamento periodico delle liste di attesa, all'obbligo di prenotazione di tutte le prestazioni attraverso il centro unico di prenotazione regionale, con gestione informatizzata delle agende dei professionisti in relazione alla gravità della patologia, non possono attivare l'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria.
3.6. Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello.
Al comma 1, sopprimere la lettera c).
Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. L'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria è consentito esclusivamente nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie che adottano un sistema di gestione informatizzata dell'attività medesima, comprese la prenotazione e la fatturazione, che rispettano una corretta informazione al paziente sulle modalità e sui tempi di accesso alle prestazioni assistenziali, che non violano le modalità, le condizioni e il limite dei volumi di attività previsti nell'autorizzazione e che in ogni caso garantiscono che la prestazione sanitaria non è più favorevole per i pazienti trattati in regime di attività libero-professionale intramuraria.
3.7. Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro.
Al comma 1, sopprimere la lettera c).
3.8. Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro.
Al comma 1, lettera c), aggiungere, in fine, le parole: ; l'azienda sanitaria dovrà individuare preventivamente, per ciascuna tipologia di prestazione, le strutture accreditate ad effettuarla a carico dei sistemi sanitari regionali, nei casi di impossibilità di erogare la prestazione tramite l'attività libero professionale.
3.100. Faraone, Bonifazi, Boschi, De Monte, Del Barba, Gadda, Giachetti, Gruppioni, Marattin.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. La struttura sanitaria privata accreditata non può gestire ovvero promuovere, in maniera congiunta, le prestazioni sanitarie e socio-sanitarie in regime privatistico o di privato sociale e le prestazioni in convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Le procedure per la prenotazione e l'accesso alle tipologie di prestazioni di cui al primo periodo sono distinte e indipendenti e, in ogni caso, per le prestazioni in convenzione con il Servizio sanitario nazionale è attivo, esclusivamente, il centro unico di prenotazione regionale al quale deve essere fatto apposito rinvio.
3.10. Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello.
Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
3. Il rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo nonché la gestione informatizzata, trasparente e tracciabile e l'unicità dell'agenda di prenotazione delle strutture pubbliche e private accreditate, dell'attività istituzionale e dell'attività libero-professionale intramuraria, consente l'accesso alle forme premiali di cui all'articolo 2, comma 67-bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e rappresenta un adempimento ai fini della verifica dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) da parte del Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei LEA e del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali, di cui agli articoli 9 e 12 dell'intesa 23 marzo 2005, sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, pubblicata nel supplemento ordinario n. 83 alla Gazzetta Ufficiale n. 105 del 7 maggio 2005.
3.11. Marianna Ricciardi, Quartini, Di Lauro, Sportiello.
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis.
(Disposizioni in materia di forme di assistenza sanitaria integrativa)
1. Nel rispetto dei princìpi di universalità, uguaglianza ed equità nell'accesso alle prestazioni e ai servizi sanitari, le forme di assistenza sanitaria integrativa possono fornire esclusivamente le prestazioni sanitarie non comprese nei LEA erogate da professionisti e da strutture accreditate nonché le prestazioni sanitarie comprese nei LEA erogate dal Servizio sanitario nazionale, per la sola quota posta a carico dell'assistito.
2. I soggetti che forniscono le prestazioni sanitarie nell'ambito delle forme di assistenza sanitaria integrativa riservano una quota delle proprie risorse annue:
a) pari all'80 per cento, per le prestazioni non comprese nei LEA;
b) pari al 20 per cento, per le prestazioni comprese nei LEA ed erogate da strutture pubbliche, limitatamente alla quota posta a carico dell'assistito anche relativa agli oneri per l'accesso alle prestazioni erogate in regime di libera professione intramuraria e per la fruizione dei servizi alberghieri su richiesta dell'assistito.
3. Le forme di assistenza sanitaria integrativa operano esclusivamente con finalità assistenziali e senza scopo di lucro, attuando politiche di non selezione dei rischi e di non discriminazione, formale e sostanziale, nell'accesso dei propri iscritti alle prestazioni sanitarie. Le stesse assicurano altresì la stabilità della gestione economica e possono accedere ai benefìci e alle agevolazioni fiscali previsti dalla normativa vigente subordinatamente all'osservanza dei princìpi di trasparenza, di completezza e di comprensibilità dei bilanci e dei documenti contabili ai sensi del titolo V del libro quinto del codice civile.
4. L'adesione alle forme di assistenza sanitaria integrativa è libera. Per le forme di assistenza sanitaria integrativa costituite sulla base di accordi contrattuali o collettivi relativi a specifiche categorie di lavoratori subordinati, di lavoratori autonomi o di liberi professionisti, l'adesione, individuale o collettiva, può avvenire esclusivamente su base volontaria del singolo.
5. Le forme di assistenza sanitaria integrativa affidate alla gestione esterna di soggetti che svolgono attività a fini di lucro non possono accedere agli incentivi fiscali, in forma diretta o indiretta. I datori di lavoro, le organizzazioni sindacali o i promotori delle forme di assistenza sanitaria integrativa non possono in alcun caso far parte di organi di gestione e amministrazione di forme di assistenza sanitaria integrativa, di enti gestori delle medesime o di imprese di assicurazione che provvedono al loro finanziamento o alla loro gestione né possono ricevere benefìci o vantaggi di alcun genere come conseguenza dell'adesione a forme di assistenza sanitaria integrativa da parte dei propri dipendenti, iscritti o associati.
6. Sono vietate le campagne pubblicitarie di fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale e di polizze di assicurazione sanitarie che diffondano messaggi basati sulle criticità nell'accesso alle prestazioni sanitarie del Servizio sanitario nazionale o sull'inappropriatezza delle cure erogate ovvero che promuovano la medicalizzazione della società nonché i fenomeni di sovra-diagnosi e di sovra-trattamento.
7. L'anagrafe dei Fondi sanitari istituita ai sensi del decreto del Ministro della salute 31 marzo 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 141 del 18 giugno 2008, è pubblica, è integralmente consultabile da chiunque nel sito internet istituzionale del Ministero della salute e reca gli statuti, i bilanci e ogni documento contabile utile a evidenziare le agevolazioni fiscali di cui ciascun soggetto interessato ha beneficiato per ciascun anno nonché la chiara e completa rappresentazione della struttura societaria diretta e indiretta. A tal fine ciascun soggetto interessato invia periodicamente al Ministero della salute i dati aggregati relativi al numero e alla tipologia dei propri iscritti, al numero e alla tipologia dei beneficiari delle prestazioni nonché ai volumi e alla tipologia delle prestazioni complessivamente erogate, distinte tra prestazioni a carattere sanitario, prestazioni a carattere socio-sanitario, prestazioni a carattere sociale e altre tipologie.
8. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi per il riordino dei benefìci e delle agevolazioni fiscali relativi all'assistenza sanitaria complementare, in conformità ai princìpi e criteri direttivi desumibili dalle disposizioni di cui al presente articolo, assicurando che qualsiasi beneficio fiscale sia riconosciuto esclusivamente per le prestazioni non comprese nei LEA e per le forme di assistenza sanitaria integrativa che si siano conformate ai predetti princìpi e criteri.
9. Gli schemi dei decreti legislativi di cui al comma 8, corredati di relazione tecnica, sono trasmessi alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che sono resi entro trenta giorni dalla data di trasmissione. Decorso il termine previsto per l'espressione del parere, i decreti legislativi possono essere comunque adottati. Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e di motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni parlamentari competenti per materia sono espressi entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti legislativi possono essere comunque adottati.
3.02. Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello.
(Inammissibile)
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis.
(Disposizioni in materia di autorizzazione, accreditamento e stipulazione di accordi contrattuali per l'esercizio di attività sanitarie e sociosanitarie)
1. Al fine di ridurre l'utilizzo inappropriato delle risorse del Servizio sanitario nazionale, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, sono stabiliti i requisiti minimi e le modalità organizzative per il rilascio delle autorizzazioni e dell'accreditamento istituzionale nonché per la stipulazione degli accordi contrattuali, per l'esercizio di attività sanitarie e sociosanitarie di cui agli articoli 8-ter, 8-quater e 8-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502.
2. Il decreto adottato ai sensi del comma 1 in particolare definisce:
a) i criteri, le modalità, i tempi e gli ambiti per la rilevazione dei dati necessari alla stima del fabbisogno territoriale nonché la pubblicazione, o comunque l'attivazione di misure di trasparenza, nel rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali, relativamente a:
1) la struttura del mercato, ovvero dell'atto di determinazione del fabbisogno, con l'evidenza dei territori saturi e di quelli in cui l'offerta risulti carente;
2) l'elenco dei soggetti autorizzati;
3) gli esiti delle attività ispettive;
b) un piano di controlli ove siano indicati:
1) il numero minimo dei controlli, a campione e senza preavviso, che si intendono effettuare;
2) i criteri di scelta delle strutture da sottoporre a controllo;
3) le modalità di conduzione dei controlli, ad esempio con riferimento alla periodicità, almeno annuale, alla composizione delle commissioni ispettive, avuto riguardo, in quest'ultimo caso, alla previsione di commissioni ispettive a composizione mista, con personale proveniente da aziende diverse da quelle di competenza territoriale cui afferisce il soggetto sottoposto a controllo, anche nella forma di accordi tra aziende sanitarie confinanti;
4) i requisiti soggettivi per la nomina a componente delle commissioni ispettive, la rotazione degli ispettori, le procedure per l'esecuzione delle attività ispettive attraverso un modello standard di verbale omogeneo;
c) le modalità di controllo e di vigilanza sul rispetto dei contenuti degli accordi contrattuali, l'attivazione di un sistema di monitoraggio per la valutazione delle attività erogate, la formazione e la rotazione del personale addetto al controllo nonché un rigoroso sistema sanzionatorio, che contempli anche la revoca e la sospensione in caso di mancato rispetto delle previsioni contrattuali in merito alla tipologia e alla qualità delle prestazioni;
d) le linee guida recanti gli elementi essenziali da comprendere all'interno degli accordi contrattuali, avuto riguardo all'ente competente alla stipula e alla gestione dei contratti, alla composizione del budget e all'eventuale presenza di accordi di confine per la gestione e la programmazione della mobilità attiva per le prestazioni rese nei confronti dei pazienti extra-regionali e della mobilità passiva;
e) i requisiti specifici per l'accreditamento delle strutture e dei servizi alla persona del sistema sociale integrato da applicare uniformemente nell'intero territorio nazionale, recante l'indicazione dei requisiti specifici delle strutture residenziali, semiresidenziali e dei servizi per l'assistenza domiciliare ai fini dell'accreditamento e degli indicatori per la verifica dell'attività svolta e dei risultati raggiunti.
3.03. Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello.
(Inammissibile)
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis.
(Disposizioni in materia di rafforzamento del personale medico e infermieristico)
1. Al fine di affrontare la carenza di personale medico e infermieristico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale e di ridurre l'utilizzo delle esternalizzazioni, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2026, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale possono disporre il conferimento di incarichi a tempo determinato ai medici specializzandi iscritti al relativo corso della scuola di specializzazione. Con decreto del Ministro della salute, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri e le modalità applicative delle disposizioni di cui al presente comma, con particolare riferimento al percorso formativo degli specializzandi, da svolgere con le necessarie garanzie di sicurezza nelle aree cliniche individuate specificatamente per lo svolgimento di tali incarichi, anche al fine di garantire che i medesimi medici specializzandi svolgano le proprie mansioni con il minor rischio possibile per i pazienti e che la loro responsabilità sia proporzionata alle attività svolte e alle competenze acquisite.
2. All'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15, le parole: «31 dicembre 2024» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2026».
3. All'articolo 1, comma 268, lettera a), della legge 30 dicembre 2021, n. 234, le parole: «anche per gli anni 2022, 2023 e 2024» sono sostituite dalle seguenti: «anche per gli anni dal 2022 al 2026» e le parole: «31 dicembre 2024» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2026».
4. All'articolo 4, comma 3, del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14, le parole: «31 dicembre 2024» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2026».
5. Il personale medico che, al 30 aprile 2024, abbia maturato, nel periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2014 e il 30 aprile 2024, presso i servizi di emergenza-urgenza del Servizio sanitario nazionale, compresi i servizi del numero di emergenza sanitaria «118», almeno due anni di servizio, anche non continuativo, con contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione coordinata e continuativa, contratti di convenzione o altre forme di lavoro flessibile ovvero abbia svolto un documentato numero di ore di attività, equivalente ad almeno due anni di servizio del personale medico del Servizio sanitario nazionale a tempo pieno, anche non continuative, presso i predetti servizi, è ammesso a partecipare ai concorsi per l'accesso alla dirigenza medica del Servizio sanitario nazionale nella disciplina di medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza, purché in possesso di un diploma di specializzazione, anche in altra disciplina, e dell'attestato di idoneità all'attività di emergenza sanitaria territoriale.
6. All'articolo 12, comma 2, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 56, le parole: «Fino al 31 dicembre 2025, in via sperimentale» sono soppresse e le parole: «8 ore settimanali» sono sostituite dalle seguenti: «10 ore settimanali».
3.04. Bonetti, D'Alessio.
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis.
(Misure a favore del personale operante nei servizi di pronto soccorso)
1. Ai fini del riconoscimento delle particolari condizioni di lavoro svolto dal personale della dirigenza medica e dal personale del comparto sanità, dipendente delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale e operante nei servizi di pronto soccorso, all'articolo 1, comma 526, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, le parole: «e, con decorrenza dal 1° gennaio 2024, di complessivi 200 milioni di euro annui, di cui 60 milioni di euro per la dirigenza medica e 140 milioni di euro per il personale del comparto sanità» sono sostituite dalle seguenti: «dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, di complessivi 200 milioni di euro, di cui 60 milioni di euro per la dirigenza medica e 140 milioni di euro per il personale del comparto sanità e, con decorrenza dal 1° gennaio 2025, di complessivi 400 milioni di euro annui, di cui 120 milioni di euro per la dirigenza medica e 280 milioni di euro per il personale del comparto sanità».
2. Ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, dopo la lettera d) dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, è aggiunta la seguente:
«d-bis) personale della dirigenza medica e del comparto sanità, dipendente delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale e operante nei servizi di pronto soccorso».
3. Al decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 10, dopo il comma 3 è inserito il seguente:
«3-bis. I contratti collettivi nazionali del comparto sanità del Servizio sanitario nazionale o del comparto sanità privata individuano i giorni aggiuntivi di ferie da riconoscere al personale dei servizi di emergenza-urgenza».
b) all'articolo 11, comma 2, dopo il primo periodo è inserito il seguente: «I contratti collettivi nazionali del comparto sanità del Servizio sanitario nazionale o del comparto sanità privata prevedono la possibilità per il personale dei servizi di emergenza-urgenza di età superiore a sessant'anni di essere escluso dall'obbligo di effettuare lavoro notturno».
3.05. Bonetti, D'Alessio.
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis.
(Modifiche al decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, in materia di nomina dei direttori generali, dei direttori amministrativi e dei direttori sanitari)
1. Al decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 1:
1) al comma 4, la lettera b) è sostituita dalla seguente:
«b) titolo di dottorato di ricerca, di master di secondo livello o di diploma di specializzazione conseguito presso le scuole di specializzazione individuate con il regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 aprile 2018, n. 80, in materia di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria ovvero comprovata esperienza, almeno settennale, nel Servizio sanitario nazionale, in posizioni funzionali per le quali è richiesto il possesso del diploma di laurea di cui alla lettera a)»;
2) la lettera c) è abrogata;
3) dopo il comma 5 è inserito il seguente:
«5-bis. La commissione valuta il curriculum formativo e professionale e l'elenco dei titoli valutabili nonché l'eventuale e comprovata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale, nel settore sanitario o settennale in altri settori, con autonomia gestionale e diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche e finanziarie, maturata nel settore pubblico o nel settore privato»;
4) al comma 7, secondo periodo, le parole: «secondo l'ordine alfabetico dei candidati senza» sono sostituite dalla seguente: «con»;
5) al comma 7-bis, le parole: «, di cui all'articolo 1, comma 4, lettera b),» sono soppresse;
6) al comma 7-quater, le parole: «60 punti» sono sostituite dalle seguenti: «40 punti»;
7) al comma 7-sexies, le parole: «40 punti» sono sostituite dalle seguenti: «60 punti»;
8) al comma 8 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, per gravi e comprovati motivi, per gestione di disavanzo grave o in caso di manifesta violazione di norme di legge o regolamento o del principio di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione»;
b) all'articolo 2:
1) il comma 1 è sostituito dal seguente:
«1. Le regioni nominano direttori generali esclusivamente gli iscritti all'elenco nazionale dei direttori generali di cui all'articolo 1. A tale fine, la regione rende noto, con apposito avviso pubblico pubblicato nel sito internet istituzionale della regione, l'incarico che intende attribuire, al fine della manifestazione di interesse da parte dei soggetti iscritti nell'elenco nazionale. È nominato direttore generale il candidato che ha espresso la propria manifestazione di interesse ed è collocato nell'elenco nazionale di cui all'articolo 1 con il punteggio più alto. A parità di punteggio è nominato il candidato più anziano. Non possono essere nominati coloro che abbiano ricoperto l'incarico di direttore generale, per due volte consecutive, presso la medesima azienda sanitaria locale, la medesima azienda ospedaliera o il medesimo ente del Servizio sanitario nazionale»;
2) il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. Il provvedimento di nomina, di conferma o di revoca del direttore generale è pubblicato nel sito internet istituzionale della regione e delle aziende o degli enti interessati, unitamente al curriculum del nominato. All'atto della nomina di ciascun direttore generale, le regioni definiscono e assegnano, aggiornandoli periodicamente, gli obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi con riferimento alle relative risorse e gli obiettivi di trasparenza, finalizzati a rendere i dati pubblicati di immediata comprensione e di facile consultazione per il cittadino, con particolare riferimento ai dati di bilancio sulle spese e ai costi del personale, da indicare in modo aggregato e analitico, tenendo conto dei criteri valutativi di cui al comma 3 e ferma restando la piena autonomia gestionale dei direttori stessi. La durata dell'incarico di direttore generale non può essere inferiore a tre anni e superiore a cinque anni. Alla scadenza dell'incarico o nelle ipotesi di decadenza e di mancata conferma dell'incarico le regioni procedono alla nuova nomina, previo espletamento delle procedure di cui al presente articolo. In caso di decadenza per mancato raggiungimento degli obiettivi, il medesimo soggetto non può essere nominato direttore generale in nessuna azienda o ente del Servizio sanitario nazionale nel triennio successivo. In caso di commissariamento delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale, il commissario è scelto tra i soggetti inseriti nell'elenco nazionale secondo le procedure di cui al comma 1. Il mandato del commissario ha la durata di sei mesi, prorogabile per un periodo massimo di ulteriori sei mesi»;
c) all'articolo 3, comma 1, dopo il primo periodo sono inseriti i seguenti: «Il direttore generale, al fine di procedere alla nomina, rende noto, con apposito avviso pubblicato nel sito internet istituzionale della regione e dell'azienda o ente interessato, l'incarico che intende attribuire, ai fini della manifestazione di interesse da parte dei soggetti iscritti negli elenchi regionali. È nominato direttore amministrativo, direttore sanitario e, ove previsto dalle leggi regionali, direttore dei servizi socio-sanitari il candidato che ha espresso la propria manifestazione di interesse ed è collocato nell'elenco regionale di cui al presente articolo con il punteggio più alto. A parità di punteggio è nominato il candidato più anziano»;
d) all'articolo 4 è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«1-bis. L'incarico conferito ai direttori generali, ai direttori amministrativi, ai direttori sanitari e, ove previsto dalla legislazione regionale, ai direttori dei servizi socio-sanitari nonché a tutte le figure dirigenziali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale è sospeso in caso di condanna, anche non definitiva, al risarcimento del danno erariale per condotte dolose da parte della Corte dei conti».
2. Per la nomina dei direttori sanitari di distretto si applicano le disposizioni di cui al comma 1, ove compatibili, anche qualora nell'atto aziendale la direzione del distretto sanitario non sia stata individuata come struttura complessa. Per l'istituzione della commissione di valutazione sono sorteggiati i direttori di struttura complessa titolari dell'incarico di direttore di distretto.
3.07. Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello.
(Inammissibile)
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis.
(Disposizioni in materia di tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica)
1. Nelle more della previsione di adeguati incrementi tariffari e dei relativi finanziamenti, al fine di assicurare i più ampi e innovativi livelli essenziali di assistenza sanitaria, evitando disparità assistenziali in danno dei cittadini, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, è stabilito il termine perentorio, in ogni caso non superiore a ulteriori trenta giorni, dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto del Ministro della salute 23 giugno 2023, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 181 del 4 agosto 2023.
3.09. Bonetti, D'Alessio.
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis.
(Istituzione del sistema di controllo di gestione all'interno del Fondo Sanitario Nazionale (FSN))
1. Al fine di monitorare ed analizzare l'entità della spesa nonché valutare la qualità e l'efficienza dell'utilizzo delle risorse, il Ministero dell'economia e delle finanze, sentito il Ministero della salute, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con proprio decreto adotta un regolamento mediante il quale implementa un sistema di controllo di gestione del Fondo Sanitario Nazionale (FSN). Il sistema di controllo e gestione include strumenti di audit interni, revisione periodica dei processi di spesa nonché di valutazione della performance.
2. Al fine di efficientare le modalità di formazione e suddivisione del Fondo Sanitario Nazionale (FSN), il Ministero della salute, sentite le regioni e le province autonome, entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, adotta un decreto per la definizione dei nuovi criteri e parametri di suddivisione del FSN tra le tra le regioni e le province autonome che tenga conto dell'analisi del fabbisogno dei singoli enti, della qualità dei servizi erogati, dell'implementazione di nuove tecnologia quali l'intelligenza artificiale per il monitoraggio e l'efficientamento dei costi.
3. Al fine di efficientare e migliorare le modalità di fornitura dei beni e servizi destinati alla sanità, le regioni e le province autonome sono tenute ad istituire Centrali Uniche di Committenza (CUC) per la fornitura di beni e servizi standardizzati che rispettino i requisiti previsti dagli articoli n. 62 e 63 del decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36. Le CUC devono garantire trasparenza e competitività mediante procedure di gara centralizzate e saranno sottoposte a controlli periodici da parte dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC).
4. In deroga al comma 3, è fatta salva la possibilità per le singole ASL di procedere all'acquisto di forniture di beni e servizi qualora tale acquisto sia giustificato dall'unicità e irripetibilità della prestazione o da conclamate esigenze di personalizzazione, espressamente motivate, legate alle condizioni specifiche del paziente.
3.0100. Faraone, Bonifazi, Boschi, De Monte, Del Barba, Gadda, Giachetti, Gruppioni, Marattin.
(Inammissibile)
A.C. 1741-A – Articolo 4
ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 4.
(Copertura finanziaria)
1. Gli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, a partire dal livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, cui concorre lo Stato, definito dall'articolo 1, comma 258, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, come integrato dall'articolo 1, comma 535, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, e tenuto conto delle previsioni di crescita del prodotto interno lordo tendenziale e programmatico sono valutati in termini incrementali, rispetto al finanziamento 2024, in 4 miliardi di euro per l'anno 2024, in 8 miliardi di euro per l'anno 2025, in 12 miliardi di euro per l'anno 2026, in 16 miliardi di euro per l'anno 2027 e in 20 miliardi di euro annui a decorrere dall'anno 2028.
2. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge si provvede a valere sulle maggiori risorse derivanti dalla crescita economica prevista dai documenti di programmazione economica e finanziaria. Qualora la crescita programmatica prevista non garantisca le risorse necessarie alla copertura finanziaria della presente legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, vengono individuati e resi operativi meccanismi e misure aggiuntive di contrasto dell'evasione ed elusione fiscale e contributiva.
PROPOSTE EMENDATIVE
ART. 4.
(Copertura finanziaria)
Sopprimerlo.
4.300.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)
Sostituirlo con il seguente:
Art. 4.
(Copertura finanziaria)
1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, pari a 4 miliardi di euro per l'anno 2024, a 8 miliardi di euro per l'anno 2025, a 12 miliardi di euro per l'anno 2026, a 16 miliardi di euro per l'anno 2027 e a 20 miliardi di euro annui a decorrere dall'anno 2028, si provvede, a decorrere dall'anno 2024, attraverso interventi di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica per acquisti di beni e servizi. Con uno o più regolamenti adottati con decreti del Ministero dell'economia e delle finanze, e previo parere della Conferenza Unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono stabilite le modalità tecniche per l'attuazione del presente articolo.
4.100. Faraone, Bonifazi, Boschi, De Monte, Del Barba, Gadda, Giachetti, Gruppioni, Marattin.
PROPOSTA DI LEGGE: BATTILOCCHIO ED ALTRI: ISTITUZIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE DELLE PERIFERIE URBANE (A.C. 1737-A)
A.C. 1737-A – Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
Sul testo del provvedimento in oggetto:
PARERE FAVOREVOLE
Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:
NULLA OSTA
A.C. 1737-A – Articolo 1
ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 1.
(Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane)
1. La Repubblica riconosce il giorno 24 giugno di ciascun anno quale Giornata nazionale delle periferie urbane, di seguito denominata «Giornata nazionale», al fine di conservare e rinnovare l'attenzione sulle condizioni di inclusività, sostenibilità e sicurezza, sullo sviluppo economico, sociale, culturale e sulla qualità della vita delle città e delle loro periferie.
2. La Giornata nazionale non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260.
A.C. 1737-A – Articolo 2
ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 2.
(Iniziative per la celebrazione della Giornata nazionale)
1. Nella Giornata nazionale, lo Stato, le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni possono promuovere e sostenere, nell'ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, anche in coordinamento con gli enti previsti dall'articolo 4 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, e con le istituzioni scolastiche operanti nei territori nonché su proposta e in coordinamento con le organizzazioni locali rappresentative dei cittadini, le associazioni giovanili e le associazioni rappresentative di utenti e consumatori, delle parti sociali e delle categorie produttive, iniziative specifiche, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti di studio e analisi, volti alla sensibilizzazione delle istituzioni e dei cittadini sulle specificità delle periferie urbane e sugli interventi necessari a contrastare le situazioni di degrado economico, sociale, culturale e abitativo.
2. Le attività di cui al comma 1 sono finalizzate, inoltre, a valorizzare il patrimonio culturale, storico e artistico delle periferie urbane e a promuovere lo sviluppo economico, sociale e culturale delle aree periferiche degradate.
3. Nello svolgimento delle attività di cui al comma 1, lo Stato, le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni, sentito l'Osservatorio sulle periferie di cui all'articolo 3-bis del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 159, curano, in particolare, l'informazione e l'aggiornamento sulle iniziative adottate al fine di contrastare le situazioni di degrado economico, sociale, culturale e abitativo di specifiche aree periferiche, nonché di favorire la conoscenza dei più efficaci modelli di intervento e la diffusione delle migliori pratiche.
PROPOSTE EMENDATIVE
ART. 2.
(Iniziative per la celebrazione della Giornata nazionale)
Al comma 1, dopo le parole: anche in coordinamento aggiungere le seguenti: con le associazioni degli enti locali, nonché.
2.100. De Monte, Gadda, Pella.
(Approvato)
Al comma 3, sopprimere le parole da: , sentito l'Osservatorio sulle periferie fino a: legge 13 novembre 2023, n. 159,.
2.300. La Commissione.
(Approvato)
Al comma 3, dopo le parole: l'aggiornamento sulle iniziative aggiungere le seguenti: , anche infrastrutturali e in materia di trasporto pubblico locale di linea,.
2.102. De Monte, Gadda.
Al comma 3, aggiungere, in fine, le parole: , con particolare riguardo all'attuazione di processi partecipativi o decisionali inclusivi.
2.101. De Monte, Gadda.
Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
4. In occasione della Giornata nazionale, il Governo trasmette alle Camere una relazione sullo stato dei servizi pubblici e delle criticità rilevate nell'anno precedente in relazione alle periferie urbane e indica le iniziative che intende adottare per superare eventuali squilibri di tipo territoriale.
2.103. De Monte, Gadda.
A.C. 1737-A – Articolo 3
ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 3.
(Informazione radiofonica, televisiva e multimediale nella Giornata nazionale)
1. La società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, secondo le disposizioni previste dal contratto di servizio, può dedicare spazi a temi connessi alla Giornata nazionale nell'ambito della programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale.
A.C. 1737-A – Articolo 4
ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI
Art. 4.
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. All'attuazione delle disposizioni previste dalla presente legge si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
A.C. 1737-A – Articolo 5
ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI
Art. 5.
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
A.C. 1737-A – Ordini del giorno
ORDINI DEL GIORNO
La Camera,
in sede d'esame del disegno di legge recante Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane,
impegna il Governo
ferme restando le prerogative parlamentari, ad adempiere tempestivamente alla disposizione di cui all'articolo 3-bis, del decreto-legge 15 settembre 2023. n. 123, recante, nell'ambito delle misure urgenti di contrasto giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale, meglio noto come «decreto Caivano», l'istituzione dell'Osservatorio sulle periferie, a tal fine emanando il decreto ministeriale ivi prescritto.
9/1737-A/1. Penza, Alfonso Colucci, Alifano, Auriemma.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge recante Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane,
impegna il Governo
ferme restando le prerogative parlamentari, ad adottare ogni misura utile, anche legislativa, quale misura di prevenzione nell'ambito della tutela della sicurezza e del contrasto alla povertà educativa, con il fine di promuovere iniziative di educazione alla legalità e alla cittadinanza consapevole, per programmare strategie di intervento, con particolare attenzione al problema della dispersione scolastica e alla prevenzione di ogni forma di disagio e di devianza minorile, anche attraverso progetti di riqualificazione urbana, ai fini dell'istituzione, presso le Prefetture delle aree territoriali a maggior disagio o con un alto indice di criminalità, di un Osservatorio di monitoraggio della condizione minorile, all'interno del quale coinvolgere rappresentanti degli enti locali, dell'Ufficio scolastico regionale e delle istituzioni scolastiche presenti sul territorio di riferimento, dell'università, delle forze dell'ordine, dell'Azienda Sanitaria Provinciale, delle Direzioni Provinciali dell'INPS, delle diocesi del territorio, della magistratura, dell'avvocatura, delle professioni psicopedagogiche, delle realtà del terzo settore e di tutti i soggetti ritenuti utili per monitorare la condizione socio-economica dei minorenni.
9/1737-A/2. Auriemma, Alfonso Colucci, Alifano, Penza.