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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 314 di mercoledì 26 giugno 2024

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 107, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Saluto una delegazione dell'Assemblea federale svizzera, guidata dalla consigliera nazionale Anna Giacometti, che è in visita in Italia e sta assistendo ai lavori dell'Aula dalle tribune. Benvenuti (Applausi).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi calendario).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo alla vigilia del primo Consiglio europeo della nuova legislatura comunitaria. Quella che prenderà il via ufficialmente il 16 luglio sarà la X legislatura del Parlamento europeo, la X legislatura, cioè, da quando i cittadini hanno avuto per la prima volta, era il 1979, la possibilità di votare direttamente i loro rappresentanti. Il prossimo 16 luglio si insedierà il nuovo Parlamento, la cui composizione sarà chiaramente il frutto delle indicazioni espresse nelle urne, tra il 6 e il 9 giugno scorsi, dai cittadini dei 27 Stati membri dell'Unione. Da quelle elezioni, che hanno rappresentato una tappa molto importante nella storia d'Europa, possiamo e dobbiamo trarre alcune importanti indicazioni, la più importante delle quali, ancora prima del voto dei cittadini, l'hanno data i partiti che ne sono stati protagonisti. Praticamente tutte le forze politiche, in questi mesi, hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche europee. Nessuno, neanche tra i partiti presenti in quest'Aula, si è presentato agli elettori dicendo che l'Europa andasse bene così, che non c'era nulla che andasse cambiato e che sarebbe stato sufficiente, sostanzialmente, mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l'Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto a quella percorsa finora. Questo posizionamento è frutto di una consapevolezza che, poi, è stata confermata con il voto dai cittadini.

Il livello di attenzione e di gradimento tra i cittadini europei per le istituzioni comunitarie è sempre più basso; il gradimento è, oggi, intorno al 45 per cento, un dato sensibilmente più basso di quello che si registrava qualche decennio fa, mentre la disaffezione si è plasticamente materializzata anche con un astensionismo in costante crescita. Lo abbiamo visto molto bene in Italia, dove è andato a votare il 48,3 per cento degli aventi diritto, con una diminuzione di circa 6 punti rispetto alle europee di 5 anni fa, del 2019, il dato più basso di sempre, e con una partecipazione che, per la prima volta, scivola sotto il 50 per cento, ma è un fenomeno che ha attraversato molte Nazioni, in tutto il continente, e che non può lasciarci indifferenti. Non può lasciare indifferente questo Parlamento e, a maggior ragione, non può e non deve lasciare indifferenti le classi dirigenti europee, a partire da quelle che anche in questi giorni sembrano, purtroppo, tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche, come se nulla fosse accaduto, rifiutandosi di cogliere i segnali chiari che giungono da chi ha votato e dai tanti che hanno deciso di non farlo. La prima domanda alla quale siamo chiamati a rispondere, dunque, è cosa l'Unione europea abbia fin qui sbagliato, come sia possibile invertire questa tendenza.

Dovremmo, cioè, avere l'onestà intellettuale di interrogarci, senza pregiudizi e senza posizioni preconcette, sulle criticità e sulle ragioni che hanno spinto una parte sempre più consistente dei cittadini europei a non riconoscersi adeguatamente nel processo di integrazione politica del nostro continente. La prima storica conquista del processo di integrazione è stata, certamente, la capacità di assicurare la pace all'interno dei confini europei: dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi, infatti, non ci sono stati conflitti tra le Nazioni dell'Unione. Se a noi, oggi, può sembrare una conquista scontata, guardando alla millenaria storia europea e ai numerosissimi conflitti che hanno attraversato il nostro continente, ci accorgiamo che scontata non era affatto, così come ci accorgiamo che scontata non è, se guardiamo a cosa accade appena fuori dai confini europei.

La seconda grande conquista connessa alla prima - cioè, alla pace e alla stabilità - è che quella pace e quella stabilità hanno, nei decenni, assicurato anche crescita e sviluppo. Ma quella crescita e quello sviluppo, negli anni, hanno rallentato sempre di più; e questo è indubbiamente uno degli elementi che ha contribuito ad allontanare la percezione degli europei dall'Unione, perché l'Unione è sembrata, sostanzialmente, incapace di invertire quella tendenza.

Il problema principale - a mio personale avviso - è dato da un'Unione europea sempre troppo uguale a se stessa; a tratti percepita perfino come autoreferenziale, così da non essere in grado di adeguare la sua strategia a un mondo che intorno cambiava; come se i suoi primati, nello scacchiere geopolitico, fossero immutabili e non, invece, delle conquiste da difendere e rilanciare.

In passato, era più che legittimo - e giusto - che l'Unione rivolgesse la sua attenzione soprattutto al proprio interno, perché guardare al proprio interno significava, di fatto, guardare a una parte estremamente significativa del mondo, in termini di peso economico e in termini di peso geopolitico. Nel tempo, però, lo scenario è drasticamente cambiato; eppure, l'Europa ha continuato a guardare prevalentemente al suo interno, come se non si accorgesse di ciò che stava accadendo fuori dai suoi confini. Qualche dato può essere utile a seguire questo ragionamento: nel 1990, il prodotto interno lordo di quella che, al tempo, era un'Europa a 12 Stati membri, rappresentava circa il 27,5 per cento del prodotto interno lordo mondiale; nel 2022, con 27 Stati membri, il suo peso era sceso a meno del 16,5 per cento. E mentre l'economia europea perdeva progressivamente forza, fuori dai suoi confini, l'economia degli Stati Uniti rimaneva più o meno stabile, mentre l'economia cinese cresceva esponenzialmente: nel 1990, il PIL cinese rappresentava l'1,8 per cento del PIL mondiale; nel 2022 era oltre il 18 per cento.

Lo scenario mutava, ma l'Unione europea non adeguava la sua strategia. Così, in questi lunghi anni, ha continuato a prevalere una visione eurocentrica, come se le scelte degli altri dovessero, sostanzialmente, dipendere dalle nostre.

Io credo sia questo il passaggio storico che è mancato fin qui e che ha portato, in questi anni, le istituzioni comunitarie ad avere l'approccio che i cittadini, con il voto, ci dicono di non condividere. In questo avvilupparsi su se stessa, fingendo di non vedere il contesto, l'Unione europea si è progressivamente trasformata - come tante volte abbiamo denunciato - in una sorta di gigante burocratico. E come se non bastasse, a questa tendenza alla iper-burocrazia, si sono spesso sommate scelte ideologiche, e il risultato dato dal combinato disposto delle due cose - burocrazia e ideologia - ha costruito buona parte della distanza che oggi esiste tra cittadini e istituzioni comunitarie. La percezione che hanno avuto gli italiani e gli europei è quella di un'Unione troppo invasiva, che pretende di imporre ai cittadini cosa mangiare, quale auto guidare, in che modo ristrutturare la propria casa, quanta terra coltivare, quale tecnologia sviluppare, e così via su moltissimi aspetti che riguardano la vita quotidiana. Mentre cerca di fare questo - di normare tutto, anche con il rischio di omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e specificità sociali - rimane, invece, più debole nella sua capacità di incidere sugli scenari globali, di avere autorevolezza e credibilità nelle aree di crisi, di avere una politica estera e di sicurezza comune, di controllare le sue catene di approvvigionamento fondamentali, con il risultato di rendersi sempre più vulnerabile agli shock esterni. Per paradosso, la correttezza di quest'analisi è dimostrata dal fatto che, con l'avvicinarsi delle elezioni, sono cominciate ad arrivare, negli scorsi mesi, anche alcune risposte in controtendenza positiva rispetto al quadro che ho descritto: solo che era tardi e quelle risposte sono - giustamente - sembrate più l'eccezione che la regola.

Allora, io penso sia chiaro a tutti che quello che l'Europa ha di fronte oggi è un compito molto arduo e quel compito è ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura, riscoprire il suo ruolo nella storia, particolarmente nella porzione di storia che noi stiamo attraversando. Personalmente, continuo a ritenere che la risposta a questo declino stia nella necessità di fare meno e di farlo meglio, concentrarsi su poche grandi materie, quelle, cioè, sulle quali gli Stati nazionali non sono in grado di competere da soli, lasciare, invece, decidere agli Stati nazionali ciò che non ha bisogno di essere centralizzato, privilegiare al gigante burocratico, che moltiplica regole insostenibili e, a volte, incompatibili con la crescita della sua competitività, un gigante politico, forte della sua civiltà millenaria, consapevole delle sue ineguagliabili eccellenze in molti campi e che aiuta i propri sistemi produttivi a competere a testa alta sullo scenario globale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Cosa significa, nel concreto? Significa che un'Europa protagonista nel mondo deve porsi, ad esempio, la questione di aumentare la propria autonomia strategica, cioè la capacità di costruire catene di approvvigionamento sicure e affidabili e diminuire così le proprie dipendenze strategiche. La doppia crisi - la pandemia, prima, e la guerra in Ucraina, poi - hanno mostrato quanto fosse sbagliata l'idea di un'Europa che giocava quasi esclusivamente il ruolo di piattaforma commerciale, intermediando tra l'America e i giganti asiatici, lasciando agli altri il controllo delle catene del valore. Quando gli shock sono arrivati e quelle catene del valore, che erano troppo lunghe e poco affidabili, si sono interrotte, l'Europa si è scoperta del tutto esposta a eventi che non poteva prevedere, né controllare. Abbiamo capito allora quanto, su materie prime fondamentali, come quelle critiche - l'energia, diversi settori strategici - il nostro destino fosse legato alla volontà di attori, purtroppo, non sempre amici, con le conseguenze che questo ha avuto - e continua ad avere - sui nostri sistemi economici e produttivi. È da questa consapevolezza che il Governo intende partire per affrontare i lavori di questo Consiglio europeo, a partire dal punto, molto importante, iscritto all'ordine del giorno che riguarda l'adozione dell'Agenda strategica 2024-2029, cioè il quadro delle priorità che l'Europa intende darsi per i prossimi anni. L'Italia ha chiesto e ottenuto che, nel preambolo dell'Agenda, venissero richiamati due principi cardine della Costituzione europea e dei quali Parlamento europeo, Consiglio e Commissione devono, a nostro avviso, tenere maggiormente conto nella loro azione: sono il principio di sussidiarietà e il principio di proporzionalità. Significa che l'Unione europea dovrà concentrarsi sui grandi temi strategici, su quelle materie e su quelle sfide dove è essenziale unire le forze ed evitare di occuparsi di quei settori dove gli Stati nazionali, anche con le loro articolazioni locali, possono ottenere risultati migliori in una logica di prossimità ai cittadini. Sempre con questa logica, abbiamo chiesto e ottenuto che nel preambolo dell'Agenda strategica fosse richiamato il tema delle risorse, perché è semplicemente impensabile che un singolo Stato membro, persino se si trova nella migliore condizione possibile, dal punto di vista della capacità fiscale, possa affrontare da solo gli investimenti necessari per alcune delle grandi sfide che l'Europa ha davanti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e che dichiara di voler affrontare. Penso, certo, al rafforzamento della competitività, ma anche alla transizione energetica e ambientale, alla politica di difesa e sicurezza e - ovviamente - penso al governo dei flussi migratori.

Reputiamo che sia indispensabile, per l'Unione, dotarsi di risorse e strumenti comuni adeguati per sostenere gli investimenti che siamo chiamati a fare, come - allo stesso tempo - consideriamo essenziale stimolare gli investimenti privati, che oggi sono inevitabilmente rivolti verso mercati che si dimostrano più dinamici e intraprendenti.

L'obiettivo è rendere l'Europa un luogo dove sia conveniente investire; applicare, anche in Europa, il principio che questo Governo sta applicando in Italia, ovvero non disturbare chi vuole fare. Significa creare le condizioni per consentire a chi vuole investire e fare impresa di farlo al meglio; significa riuscire a essere più attrattivi degli altri e questo comporta, prima di tutto, disboscare pesantemente quella selva burocratica e amministrativa che ha finito con il rendere il quadro normativo europeo un percorso a ostacoli per le imprese - in particolare per le micro, piccole e medie imprese - a più riprese richiamate nelle dichiarazioni di principio, che abbondano tra i documenti dell'Unione, ma poi spesso dimenticate o, addirittura, penalizzate quando dalle parole si passa ai fatti.

Penso che il nuovo Presidente della Commissione europea dovrebbe immaginare una delega specifica alla sburocratizzazione, dando così un segnale immediato del cambio di linea che intende imprimere. Contestualmente, è necessario elaborare una strategia che protegga le aziende europee dalla concorrenza sleale, le faccia crescere, tuteli le filiere produttive industriali, difenda i marchi e le eccellenze, concretizzando il principio secondo il quale il mercato può essere libero solo se è anche equo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Molto dell'approccio italiano si ritrova nell'Agenda strategica quando si parla di uno dei grandi temi di cui l'Europa dovrà occuparsi nei prossimi anni, e mi riferisco al governo dei flussi migratori. L'Agenda indica come priorità della UE la difesa dei suoi confini esterni, il contrasto all'immigrazione irregolare di massa, l'impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani, che lucrano sul legittimo desiderio delle persone di cercare condizioni di vita migliori di quelle che hanno; desiderio che questi cinici, disumani schiavisti del terzo millennio trasformano spesso in tragedia, chiaramente dopo avere intascato lauti guadagni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Credo che l'Europa, culla della civiltà occidentale, non possa più tollerare che un crimine universale come la schiavitù, che noi europei siamo stati i primi a debellare secoli fa, sia tollerato sotto altre forme. Ma l'immigrazione irregolare di massa non verrà mai fermata, se non si coinvolgono nella lotta ai trafficanti le nazioni di origine e di transito - come su impulso italiano l'Europa ha già fatto attraverso i memorandum con Egitto e Tunisia e dovrà continuare a fare, replicando questo modello in molte altre nazioni - e se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria terra.

Anche qui, nell'Agenda strategica, l'Unione europea si impegna ad affrontare le cause profonde della migrazione. Si mette, cioè, nero su bianco un principio che noi sosteniamo da tempo, ovvero che il primo diritto che è nostro compito garantire è il diritto a non dover emigrare, potendo trovare nella propria terra le condizioni per la propria realizzazione. Quest'obiettivo presuppone la necessità di costruire un modello nuovo di cooperazione con le nazioni africane, affinché queste nazioni possano crescere e prosperare con le risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, capace di generare benefici per tutti. Siamo soddisfatti del fatto che anche questo approccio si ritrovi nell'Agenda strategica.

Si tratta di un approccio sul quale l'Italia ha fatto scuola con il Piano Mattei per l'Africa, che stiamo progressivamente implementando con sinergie strutturate e attività di raccordo con le altre iniziative in campo sullo stesso obiettivo, sia a livello europeo, con il Global Gateway dell'Unione europea, sia a livello internazionale, con la Partnership for Global Infrastructure and Investment, uno dei progetti strategici lanciati in ambito G7 per lo sviluppo e la crescita economica delle nazioni più fragili, in particolare in Africa e in Asia. L'Italia, ad esempio, ha deciso di contribuire, insieme al Global Gateway dell'Unione europea, alla realizzazione del Corridoio di Lobito, cioè l'imponente sistema infrastrutturale che ha come obiettivo quello di collegare l'Angola allo Zambia attraverso la Repubblica democratica del Congo, e di connettere così mercati regionali e mercati globali.

Sono queste le risposte che ci chiedono i leader, i Governi e i popoli africani. Non ci chiedono l'elemosina, né quell'ipocrita e un po' pelosa solidarietà che si ferma a chi riesce a superare i viaggi della speranza, fingendo di non vedere chi è così povero da non potersi permettere neanche di pagare i trafficanti per tentare quella traversata. Gli africani non chiedono la nostra carità, ci chiedono investimenti e progetti condivisi da realizzare insieme, ci chiedono rispetto e fatti concreti. E non c'è nulla di più concreto che investire in infrastrutture o in energia, e, su questo punto, tra l'altro, l'Italia ha un vantaggio che può diventare un vantaggio strategico per l'Europa nel suo complesso.

La nostra posizione di piattaforma naturale nel Mediterraneo ci offre l'opportunità di diventare un hub di approvvigionamento, cioè un ponte tra Mediterraneo orientale, Africa ed Europa, obiettivo che noi perseguiamo con diversi progetti già avviati e che intendiamo progressivamente implementare. Penso su tutti all'interconnessione elettrica Elmed Italia-Tunisia o al corridoio H2Sud per il trasporto dell'idrogeno dal Nord Africa verso l'Europa. L'Agenda strategica si occupa anche di come favorire la migrazione legale, perché l'obiettivo che ci prefiggiamo tutti è ristabilire la legalità nel governo dei flussi migratori.

Legalità vuol dire una cosa semplice, troppo spesso dimenticata in passato: in Italia e in Europa si entra solo legalmente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e significa anche che di gestire gli ingressi legali si occupano le istituzioni e non gli scafisti. L'Italia - lo ricordo - ha programmato, nel periodo 2023-2025, circa 450.000 ingressi regolari, anche per rispondere alle esigenze del nostro sistema produttivo, prevedendo quote privilegiate proprio per quelle nazioni con le quali collaboriamo sul fronte migratorio in termini di rimpatri, di contrasto alle partenze, di lotta contro i trafficanti. Penso, ad esempio, alla Tunisia con cui abbiamo sottoscritto un accordo che prevede procedure semplificate per il rilascio di visti e permessi di soggiorno. Ma, contestualmente alla programmazione di un decreto Flussi triennale, abbiamo anche avviato un monitoraggio sull'andamento di questi flussi, e le evidenze che ne sono scaturite lasciano drammaticamente ritenere che la criminalità organizzata si sia infiltrata nella gestione dei permessi di soggiorno per scopo di lavoro, ragione per la quale ho presentato un esposto alla procura nazionale antimafia e annunciato modifiche alla legge che regola la materia.

Non consentiremo alle mafie di gestire gli ingressi in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), come temo facciano da diverso tempo, e mi stupisce, francamente, che nessuno prima di noi se ne fosse accorto. Sono convinta, inoltre, che in materia migratoria l'Europa debba cercare soluzioni innovative, come abbiamo fatto noi in Italia. Una di queste soluzioni innovative è certamente quella che abbiamo indicato con il Protocollo Italia-Albania, per processare in territorio albanese, ma sotto giurisdizione italiana ed europea, le richieste di asilo.

Quando ho sottoscritto il Protocollo con il Primo Ministro Rama - a cui voglio rinnovare anche in quest'Aula il mio ringraziamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) per il grande gesto dallo spirito europeo che ha compiuto -, mi sono augurata che potesse diventare un modello e, con orgoglio, oggi possiamo dire che lo sta diventando.

La maggioranza degli Stati membri, infatti, ha di recente sottoscritto e inviato un appello alla Commissione europea per chiedere che l'Unione europea segua il modello italiano dell'accordo con l'Albania. Perfino la Germania, attraverso le parole della socialdemocratica Ministra dell'Interno Nancy Faeser, ha dichiarato di seguire con interesse questo accordo.

Qui il cambio di passo c'è stato e si vede, e sono orgogliosa del contributo che l'Italia ha dato in questa direzione per invertire la rotta. Infatti, ricordo sommessamente che, prima dell'insediamento di questo Governo, il dibattito in Europa si focalizzava unicamente su un punto, cioè su come redistribuire tra i 27 Stati della UE gli immigrati che sbarcavano soprattutto in Italia. Ora il paradigma è completamente cambiato, ma è fondamentale che, nei prossimi mesi e anni, questo approccio si consolidi e diventi strutturale. La stessa lettera che la Presidente della Commissione von der Leyen ha ieri indirizzato ai Capi di Stato e di Governo va in questa direzione, stabilendo che questo approccio debba rimanere al centro delle priorità anche del prossimo ciclo istituzionale.

Il Consiglio europeo si occuperà anche di un'altra priorità strategica, ovvero di come dotarsi di una politica di sicurezza e difesa all'altezza del ruolo dell'Europa sullo scenario globale. Per molto tempo ci siamo illusi che la pace garantita all'interno dei nostri confini dal processo di integrazione europea avrebbe contagiato anche i nostri vicini, ma la storia è andata diversamente, la guerra di aggressione russa all'Ucraina lo ha dimostrato. Ci siamo anche crogiolati nell'idea che qualcun altro avrebbe garantito per sempre la nostra sicurezza, ma anche questo è stato un errore e dobbiamo esserne consapevoli.

Ecco perché è fondamentale accelerare la strada verso una politica industriale comune nel settore della difesa, aumentando la collaborazione tra i nostri campioni nazionali in una logica di sovranità europea. In ultimo, dobbiamo anche assumerci le nostre responsabilità. In questi anni di conflitti e di minacce alle porte dell'Europa dobbiamo ricordarci che la libertà e la sicurezza hanno un costo e che, per avere pace ai nostri confini, dobbiamo essere capaci di esercitare la deterrenza necessaria a raggiungere quell'obiettivo.

Questo vale ancora di più se ci poniamo l'obiettivo ambizioso, ma, a mio avviso, improcrastinabile, di costruire quel solido pilastro europeo della NATO, affiancato al pilastro statunitense, che possa metterci nelle condizioni di affrontare le nuove sfide alla sicurezza, incluse le minacce che investono il Mediterraneo e il Medioriente, posizione che il Governo italiano ha sempre sostenuto e di cui ci faremo interpreti anche al vertice NATO, previsto a Washington tra pochi giorni.

Spendere in difesa significa investire nella propria autonomia, nella capacità di contare e di decidere, nella possibilità di difendere al meglio i propri interessi nazionali. È questa la strada che crediamo debba seguire l'Europa nei prossimi anni, se vuole essere all'altezza della propria missione nel mondo, ma anche qui per farlo è fondamentale affrontare il nodo delle risorse necessarie a fare il tanto decantato salto di qualità. Da questo punto di vista, abbiamo accolto positivamente i passi in avanti nelle politiche di finanziamento della Banca europea per gli investimenti e il nostro auspicio è che la BEI possa ulteriormente incrementare gli investimenti anche in materia di difesa, salvaguardando, al contempo, la piena capacità della banca di finanziarsi sui mercati internazionali. Credo che sia anche necessario un dibattito per immaginare soluzioni innovative, aprendo alla possibilità di obbligazioni europee per questo genere di investimenti. Approfondiremo e valuteremo, ovviamente, con attenzione le opzioni di finanziamento che la Commissione ci presenterà in questo Consiglio europeo.

Le esigenze di sicurezza e di difesa dell'Unione europea sono strettamente legate al processo di allargamento o, come sapete che preferisco chiamarlo, di riunificazione dell'Unione europea. Sarà uno dei temi in agenda e l'Italia sostiene il cammino di avvicinamento all'Europa di tutti i candidati: Balcani occidentali, Ucraina, Moldova e Georgia. Ci siamo espressi a favore della convocazione delle prime Conferenze intergovernative che apriranno formalmente i negoziati per Ucraina e Moldova e manteniamo aperto il canale di dialogo con la Georgia, con l'auspicio che possa rivedere i passi compiuti con la recente legislazione sui cosiddetti agenti stranieri. Ovviamente, il processo di adesione di tutte le Nazioni candidate deve restare ancorato al rispetto dei valori europei e al progressivo allineamento agli standard politici ed economici dell'Unione europea.

Il Consiglio europeo confermerà, ancora una volta, il suo sostegno alla causa ucraina, perché difendere l'Ucraina è nell'interesse dell'Europa ed equivale a difendere quel sistema di regole che tiene insieme la comunità internazionale e protegge ogni Nazione. Vale la pena ribadire che se l'Ucraina fosse stata costretta ad arrendersi oggi non ci sarebbero le condizioni minime per un negoziato, ma staremmo, invece, discutendo dell'invasione di uno Stato sovrano, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare. Pace non significa mai resa e confondere la pace con la sottomissione creerebbe un pericoloso precedente per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Voglio ribadire, anche in quest'Aula come ho già fatto in ambito G7 e alla Conferenza di pace in Svizzera, che ogni nostro sforzo è finalizzato ad aiutare l'Ucraina e a guardare al futuro, un futuro di pace, di prosperità e di benessere. Credo sia stato molto importante, in sede G7, raggiungere l'accordo politico per l'utilizzo degli interessi generati dagli asset russi immobilizzati a garanzia di un prestito che verrà fornito dagli Stati Uniti all'Ucraina; l'Europa sarà chiamata a rendere questo impegno politico tecnicamente percorribile. Si tratta di un passaggio fondamentale non solo per il sostegno immediato, ma anche perché in un eventuale tavolo negoziale dovrà chiarirsi anche chi debba essere a pagare per la ricostruzione dell'Ucraina. Fondamentale, in questo ambito, è anche l'impegno europeo per garantire l'accesso ai porti commerciali e la libertà di navigazione nel Mar Nero, elementi indispensabili all'esportazione di grano da parte dell'Ucraina e alla sicurezza alimentare globale.

È nell'interesse dell'Europa compiere ogni sforzo per una soluzione di pace in Medio Oriente, che non può che essere basata sul principio di due popoli due Stati, con il diritto di Israele, pienamente riconosciuto da tutti gli attori regionali, di vivere in pace e senza aggressioni e il diritto del popolo palestinese di avere un proprio Stato da far crescere e prosperare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). L'Italia sostiene, come ribadito anche nel comunicato finale del Vertice G7, la proposta di mediazione degli Stati Uniti, coadiuvata dalla collaborazione di Egitto e Qatar, per un cessate il fuoco immediato, il rilascio di tutti gli ostaggi e un significativo aumento dell'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza. Su questo versante, però, l'Europa può e deve giocare un ruolo decisamente più attivo.

Un'Europa consapevole del proprio ruolo geopolitico non può non guardare con rinnovata attenzione a ciò che succede nel Mediterraneo, che sta trovando una sua nuova centralità e che ha riscoperto la sua antica vocazione di crocevia di interconnessioni strategiche, commerciali, energetiche e digitali. Anche per questo siamo convinti che l'Unione europea di domani debba mettere il rapporto con il vicinato Sud tra le priorità della sua azione esterna, perché il Mediterraneo è la nostra casa e sarebbe autolesionistico non curarsene o, peggio, consegnarne le chiavi ad altri attori.

Una delle priorità che i cittadini ci consegnano con il loro voto è, poi, riportare buonsenso e pragmatismo nella transizione ecologica ed energetica, rimettendo mano alle norme più ideologiche del Green Deal e assicurando neutralità tecnologica (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Come ho detto molte volte, siamo i primi difensori della natura, ma vogliamo difendere la natura con l'uomo dentro. In questi anni si è fatto, invece, spesso l'esatto contrario, le attività umane sono state considerate troppo spesso nocive per la natura e la prospettiva green è stata perseguita anche a costo di sacrificare intere filiere produttive e industriali, come quella dell'automotive. Nessuno ha mai negato che l'elettrico possa essere una parte della soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti, ma non ha alcun senso autoimporsi il divieto di produrre auto a diesel e benzina a partire dal 2035 e condannarsi, di fatto, a nuove dipendenze strategiche, come l'elettrico cinese (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Sostenere il contrario è stata semplicemente una follia ideologica, che lavoreremo per correggere. Ridurre le emissioni inquinanti è la strada che vogliamo seguire, ma con buon senso e concretezza, sfruttando tutte le tecnologie disponibili, senza andare a scapito della sostenibilità economica e sociale, difendendo e valorizzando le produzioni europee e salvaguardando decine di migliaia di posti di lavoro. Con lo stesso approccio ci siamo battuti per modificare la direttiva sulle case green, nella quale siamo riusciti a eliminare l'obbligo di passaggio di classe energetica in capo ai proprietari. Gli obiettivi della direttiva rimangono, però, ancora troppo ravvicinati e troppo onerosi, soprattutto in assenza di incentivi europei e lo sono tanto più per l'Italia, che deve fare i conti con la voragine creata nei conti pubblici dal superbonus 110 per cento (Commenti). È tra le nostre priorità rimettere mano anche a questa normativa.

È una priorità, per questo Governo, anche riportare nelle istituzioni europee il giusto rispetto per gli uomini e le donne che nella natura vivono e lavorano da generazioni, come spesso abbiamo già fatto in Consiglio europeo. Mi riferisco ad agricoltori, allevatori, pescatori, insomma a coloro che, con il proprio lavoro, garantiscono la sopravvivenza alimentare delle popolazioni, ma anche la preziosa manutenzione della stessa natura nella quale operano (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Troppo, troppo spesso negli ultimi anni questi imprenditori sono stati colpiti da provvedimenti normativi furiosamente ideologici e solo l'imminenza delle scorse elezioni europee, insieme all'azione decisa dal nostro Governo, ha consentito un primo, seppure insufficiente, ripensamento riguardo agli errori compiuti a loro danno. Sono errori che non devono ripetersi.

D'altra parte, approfitto di questo passaggio per condividere una riflessione su un episodio di cronaca che mi ha lasciato esterrefatta, come voi. Parlo dell'orribile e disumana morte di Satnam Singh, trentunenne bracciante che veniva dall'India (Prolungati applausi – l'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi), una morte orribile e disumana per il modo atroce in cui si è verificata, ma ancora di più per l'atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro (Applausi). Dobbiamo dircelo, questa è l'Italia peggiore, quella che lucra sulla disperazione dei migranti, sulla piaga dell'immigrazione senza regole. La vergogna del caporalato è lungi dall'essere sconfitta, nonostante gli sforzi compiuti da Governi di diverso colore, ma non intendiamo smettere di combatterla.

Questo Governo - lo ricordo -, tra i suoi primi atti, ha approvato il decreto sulla condizionalità sociale, che introduce sanzioni relative agli aiuti comunitari per le imprese che non rispettano le regole sul lavoro, sulla sicurezza, sulla salvaguardia della salute dei lavoratori, così come ricordo che è stato questo Governo a reintrodurre il reato penale di somministrazione illecita di manodopera, che nel 2016 era stato depenalizzato dall'allora Governo Renzi e che, dalle nostre risultanze ispettive, emergeva come la fattispecie di reato cresciuta di più. Abbiamo aumentato il numero di ispettori del lavoro, il numero di Carabinieri del Nucleo tutela del lavoro, abbiamo sbloccato i ruoli degli ispettori INPS e INAIL che erano stati bloccati da Governi precedenti e approfitto per annunciare che intendiamo anche anticipare le assunzioni previste per INPS e INAIL, destinate proprio all'incremento dell'azione ispettiva.

Intendiamo anche introdurre, anticipandolo, il sistema informativo contro il caporalato che ci consente di mettere in relazione tutte le banche dati per intensificare il monitoraggio e la lotta al fenomeno. Dunque, pene più severe per i criminali, controlli molto più stringenti.

Ma intendiamo anche valorizzare la rete agricola di qualità, con il concorso delle rappresentanze sindacali e datoriali e con una loro maggiore responsabilizzazione. In una Nazione che funziona, economicamente e socialmente, ognuno deve fare la propria parte. Noi legislatori, ovviamente, così come chi rappresenta la spina dorsale della filiera produttiva italiana.

Costruire un'Europa forte e protagonista nel mondo significa anche affrontare quella che è, probabilmente, la sfida dalla quale dipendono tutte le altre, che è la sfida demografica. L'inverno demografico colpisce tutta Europa e non c'è nessuna Nazione che raggiunga il tasso di sostituzione, cioè il numero di figli per donna che garantisce la continuità della popolazione. Ecco, noi vorremmo che questa sfida la si potesse affrontare tutti insieme per impedire che quella del “vecchio continente”, da etichetta storica qual è, diventi anche un'infausta previsione del futuro.

Ecco perché crediamo che l'Europa ora debba porsi anche il problema di come considerare gli investimenti per la natalità. Noi siamo convinti che ogni euro speso sulla natalità, sui servizi e sugli aiuti alle famiglie, sulla conciliazione vita-lavoro sia un euro speso in un investimento produttivo, perché è un investimento sul futuro stesso dei nostri sistemi sociali, in Italia come in Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Garantire l'equilibrio di un esercizio o di un settennato di bilancio servirà a poco, se nel medio-lungo periodo sarà l'intero sistema a diventare insostenibile, se verrà meno quella next generation alla quale l'Europa ha intitolato i piani di ripresa post-pandemia, ma che semplicemente rischia di non esistere.

Una delle grandi rivoluzioni che l'Europa del futuro deve portare avanti è, quindi, proprio quella di sostenere finalmente, e con forza, la sfida demografica e il Governo intende battersi affinché il tema della natalità sia specificatamente inserito tra le priorità dell'Agenda strategica. Molte di queste priorità sono contenute nel programma della Presidenza di turno del Consiglio europeo, la Presidenza di turno ungherese, che, come sapete, prenderà l'avvio tra pochi giorni. Nei giorni scorsi ho avuto modo di approfondire queste priorità anche con il Primo Ministro Orbán, in visita a Roma, Parigi e Berlino. Ma, per portare avanti quest'agenda ambiziosa, serve una volontà politica comune. Non è una questione di regole, è una questione di visione.

Qui torniamo all'inizio del mio intervento. I cittadini, nelle elezioni che si sono appena svolte, hanno detto chiaramente qual è il modello che preferiscono tra quello portato avanti fin qui e quello che proponiamo, tra l'Europa dei compromessi al ribasso e quella delle sfide al rialzo. Se c'è un dato indiscutibile, che è emerso da questa tornata elettorale, è la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi Nazioni europee, che sono anche molto spesso le forze che hanno impresso le politiche dell'Unione in questi anni.

Questo giudizio negativo emerge dal peso dei seggi ottenuti dai partiti di governo sul totale degli eletti: in Francia le forze di governo hanno eletto soltanto il 16 per cento dei parlamentari europei spettanti a quella Nazione; in Germania il 32 per cento; in Spagna il 34 per cento. Solo l'Italia, tra le grandi Nazioni europee, ha un dato positivo, con quasi il 53 per cento degli eletti che è espressione delle forze di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Certo, c'è anche chi sostiene che i cittadini non siano abbastanza maturi per prendere determinate decisioni e che l'oligarchia sia, in fondo, la sola forma accettabile di democrazia. Ma io non sono di questo avviso: ho combattuto questo principio surreale in Italia, intendo combatterlo anche in Europa. Noi, cioè, siamo convinti che il popolo abbia sempre ragione e che sia dovere di chiunque ricopra un incarico di responsabilità seguire le indicazioni che arrivano dai cittadini.

Personalmente, non conosco alternative alla democrazia e mi batterò sempre contro chi vorrebbe sublimare, in questo caso anche a livello europeo, una visione oligarchica e tecnocratica della politica e della società. Non mi stupisce che qualcun altro lo faccia, in alcuni casi perché appartiene alle sue basi culturali, in altri casi perché è una lettura che consente di tentare di mantenere un potere anche da posizioni di debolezza.

Non mi stupisce neanche, in fondo, che questo approccio sia emerso prima, durante e dopo la campagna elettorale. Ma è un elemento che non può lasciarci indifferenti, soprattutto in un'Aula parlamentare, perché nessun autentico democratico che creda nella sovranità popolare, sancita dall'articolo 1 della Costituzione, può, in cuor suo, considerare accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancor prima che i cittadini si recassero alle urne (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti). Poi ci si chiede perché i cittadini non considerano importante andare a votare.

Dirò, come sempre, quello che penso: non mi pare sia emersa finora la volontà di tener conto di ciò che i cittadini hanno detto nelle urne, nel metodo e nel merito. Relativamente al merito, mi sono permessa di far notare che consideravo surreale che nella prima riunione, seppure informale, del Consiglio europeo successiva alle elezioni, alcuni si presentassero direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali, frutto delle interlocuzioni tra alcuni partiti, senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto; perché, prima di discutere chi debba fare cosa, andrebbe discusso cosa vogliamo fare e solo successivamente andrebbe scelta la persona migliore per concretizzare quelle indicazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

E questo mi porta al metodo. Come se i cittadini non avessero dato un'indicazione diversa in queste ore, come in campagna elettorale da più parti si è sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche che in queste elezioni sono - guarda un po' - quelle che hanno visto crescere il loro consenso.

Allora, su questo, consentitemi di fare un passo indietro. Le istituzioni europee, in passato, non sono mai state pensate in una logica di maggioranza e opposizione; sono state pensate come soggetti neutrali, capaci di garantire così tutti gli Stati membri, indipendentemente dal colore politico dei Governi di quegli Stati membri. Così gli incarichi apicali - Presidente del Consiglio, della Commissione e del Parlamento, più Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza - sono stati normalmente affidati tenendo in considerazione i gruppi con la dimensione maggiore e, quindi, tenendo in considerazione il responso elettorale, indipendentemente da possibili logiche di maggioranza o opposizione, perché la logica della maggioranza e dell'opposizione si materializza nel Parlamento con maggioranze che, tra l'altro, cambiano da dossier a dossier data la complessità del quadro europeo.

Oggi si sceglie di aprire uno scenario completamente nuovo e la logica del consenso, su cui si sono sempre basate gran parte delle decisioni europee, viene scavalcata dalla logica dei caminetti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) nei quali alcuni pretendono di decidere per tutti, sia per quelli che sono della parte politica avversa sia per quelli di Nazioni considerate troppo piccole per essere degne di sedersi ai tavoli che contano: una sorta di conventio ad excludendum in salsa europea che, a nome del Governo italiano, ho apertamente contestato e che non intendo condividere (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Se vogliamo rendere un buon servizio all'Europa e alla sua credibilità, noi dobbiamo dimostrare di aver compreso gli errori del passato e avere in massima considerazione le indicazioni che sono arrivate dai cittadini con il voto. E se anche qualcuno preferisce ignorarle, quelle indicazioni sono chiare: i cittadini chiedono un'Europa che sia più concreta, un'Europa che sia meno ideologica.

Ma l'errore che si sta per compiere, con l'imposizione di questa logica e di una maggioranza, tra l'altro, fragile e destinata probabilmente ad avere difficoltà nel corso della legislatura, è un errore importante non per la sottoscritta o per il centrodestra e neanche solo per l'Italia, ma per un'Europa che non sembra comprendere la sfida che ha di fronte o che la comprende, ma preferisce, in ogni caso, dare priorità ad altre cose. Né intendo sostenere una tesi diversa da quella nella quale credo semplicemente per chiedere in cambio un ruolo che all'Italia spetta di diritto. Non mi addentrerò - lo comprenderete - nel merito delle tante interlocuzioni che in questi giorni sto avendo, che continuerò ad avere. Voglio limitarmi a dire che abbiamo chiesto e torneremo a chiedere un cambio di passo politico, prima di tutto, in linea con il messaggio dato dalle urne. E poi, ovviamente, intendiamo batterci per l'Italia.

Noi siamo un Paese fondatore dell'UE, l'economia italiana è la terza d'Europa, la nostra manifattura è la seconda del continente, siamo il terzo Stato membro per popolazione, abbiamo primati in tantissimi campi e oggi possiamo contare su una ritrovata stabilità politica e una solidità economica che ci hanno consentito di scrollarci di dosso i troppi pregiudizi dei quali eravamo vittime.

Forti di ciò che siamo e di ciò che l'Italia può ambire ad essere, mi auguro che su questo si possa agire con compattezza e fare gioco di squadra per assicurare che la nostra Nazione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) sia rappresentata al meglio negli incarichi di vertice dell'Unione europea.

Dobbiamo, cioè, lavorare per vedere riconosciuto ciò che spetta all'Italia come Nazione - non al Governo, non a questo o a quel partito -, ma alla Nazione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Non sempre quel peso ci è stato adeguatamente riconosciuto in passato, ma il messaggio che i cittadini ci hanno consegnato con il voto è un messaggio chiaro e non intendiamo farlo cadere nel vuoto. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), che si levano in piedi).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 10,35, al fine di consentire al Presidente del Consiglio dei ministri di consegnare il testo delle comunicazioni testé rese presso il Senato della Repubblica.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 10,35 con la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10,40.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritto a parlare il deputato Alessandro Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI-PPE). Grazie, Presidente. È un piacere prendere la parola alla vigilia di questo Consiglio europeo di grande rilevanza, perché apre la prossima legislatura europea. E mi piace anche aprire questa discussione con un certo orgoglio, con la forza di chi si presenta, dopo il passaggio elettorale delle europee, più forte di come ci eravamo lasciati alla vigilia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Più forti lo siamo come coalizione, più forti lo siamo come Governo. Tutti i partiti che compongono la coalizione di centrodestra hanno visto aumentare le proprie percentuali, mentre in Europa lo scenario è stato di segno diametralmente opposto. Tutti i Governi, nel misurarsi con le elezioni europee, hanno scontato problematiche: vediamo quello che sta accadendo in Francia, quello che sta accadendo in Germania, quello che è accaduto in Belgio. È merito, quindi, della nostra azione di Governo, che oggi ci fa presentare più forti e più autorevoli, per raccogliere risultati importanti in Europa. Lo facciamo perché stiamo andando avanti, senza esitazione, sulla nostra road map di riforme: la riforma del fisco, che è già molto avanzata, la riforma del codice degli appalti, la riforma del premierato, la riforma dell'autonomia differenziata e la riforma della giustizia, a cui noi molto teniamo. Lo facciamo con la forza dei numeri, perché i dati sono confortanti, e l'elettorato e gli italiani ci hanno premiato anche per questo. Lo spread è sceso ai minimi storici, l'occupazione segna dati positivi, il PIL cresce. Secondo gli ultimi dati - lo dice lo Svimez -, il Sud cresce addirittura più del Nord. Insomma, questi motivi ci fanno andare a testa alta al prossimo Consiglio europeo, uniti come centrodestra, forti come Paese, come Italia.

Forza Italia, poi, mi lasci dire, Presidente, è particolarmente soddisfatta del risultato. Oggi possiamo entrare in quest'Aula forti di un oltre 10 per cento, perché questo abbiamo raccolto alle ultime elezioni europee (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E mentre qualcuno ci dava per morti, siamo andati tra la gente, abbiamo fatto quello che sappiamo fare, ci siamo rimboccati le maniche e, sotto la guida del nostro Segretario, Antonio Tajani, abbiamo fatto una grande campagna elettorale e l'Italia ci ha compreso, gli italiani ci hanno premiato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

E mi permetta, l'abbiamo già fatto in tanti, l'ha fatto, in primis, Antonio, ma voglio farlo con la sacralità di quest'Aula, in questo momento: voglio dedicare questa vittoria, questo bel risultato di Forza Italia, al Presidente Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

Credo che Forza Italia sia stata premiata proprio in virtù della sua classe dirigente, ma anche delle idee che abbiamo messo in campo, del nostro programma. Un programma che ho avuto l'onore di comporre insieme ai colleghi dei dipartimenti, tutti. È stato un lavoro veramente importante, che ha dato autorevolezza. Noi ci siamo proposti con il nostro slogan: “Una forza rassicurante”. Ecco, Forza Italia è una forza rassicurante nei confronti degli italiani, è una forza rassicurante nei confronti del Governo. Qualcuno diceva: dopo l'esito delle europee, cosa farà Forza Italia? Andrà a rivendicare qualche poltrona in più? No, a Forza Italia non interessano poltrone in più; interessa fare le cose, essere più forti nell'azione di Governo, raggiungere gli obiettivi con cui abbiamo preso gli impegni nei confronti degli italiani. E con la stessa forza, con la stessa forza rassicurante, vogliamo andare in Europa, dove, signor Presidente, lei potrà contare su tutta l'autorevolezza, la lealtà, ma anche con una guida sapiente come quella di Antonio Tajani, che è ritenuto da tutti, in Europa, un elemento di certezza, punto di riferimento del PPE e persona che sa, meglio di chiunque altro, muoversi in quel contesto, perché frutto di una vita di impegno e di risultati ottenuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Guardando al nostro programma, mi ritrovo perfettamente anche nei punti che porteremo al prossimo Consiglio europeo. C'è in corso una guerra, anzi, i punti di crisi si moltiplicano: l'Ucraina e il Medio Oriente. E noi non abbiamo dubbi su dove stare. Hanno romanzato molto, anche nel passato, su eventuali ambiguità che il nostro partito potesse avere. Mai, una volta, ambigui. Noi stiamo dalla parte dell'Ucraina, stiamo dalla parte delle democrazie, siamo contro i terroristi, siamo contro i totalitarismi, siamo dalla parte della libertà, che è la ragione fondativa del nostro movimento, che è il motivo per cui Silvio Berlusconi è sceso in campo.

E mi faccia anche, parlando di libertà, salutare da quest'Aula, con positività, l'iniziativa editoriale dedicata proprio a Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che vedrà il tema delle libertà come centro focale. C'è bisogno di parlare di libertà, di approfondire, di riflettere, di confrontarsi e di sostenere le nostre tesi. E, quindi, senza ambiguità sui temi Ucraina e Israele, ma anche dicendo cose importanti, serve un Commissario alla difesa unico, lo abbiamo detto e lo ribadiremo nei contesti europei. Serve un Esercito comune europeo. Serve, ancor di più, un'industria europea per la difesa, che rappresenti una filiera che, in maniera efficiente ed efficace, ci dia risposte su un tema su cui, oggi, non possiamo avere ritardi, né disefficienze. Insomma, al centro mettiamo il nostro valore della libertà.

Ancora una volta, nel Consiglio europeo la politica estera sarà protagonista, come è stata protagonista nell'ultimo G7. E voglio ringraziare il Presidente Meloni per come ha saputo gestire questo G7 (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia). L'Italia è stata al centro della politica mondiale ed è stata un'iniziativa che ha portato autorevolezza e risultati concreti per il nostro Paese. Poi, in questo Consiglio europeo si parlerà, ovviamente, anche di industria e di competitività. Noi teniamo alla stabilità finanziaria e alla crescita economica. Le parole chiave, che lei ha elencato e snocciolato nel suo discorso, sono le nostre. Meno burocrazia, lo abbiamo scritto, per ogni nuova legge europea, bisognerà toglierne due, perché vogliamo andare più veloci. C'è bisogno, poi, di avere coraggio: basta paradisi fiscali all'interno dell'Europa che favoriscono una concorrenza sleale che ci facciamo tra di noi. Armonizzazione fiscale e unione bancaria, su questo abbiamo le idee molto chiare.

Ma, se il merito è importante - noi abbiamo sostenuto e portato le nostre tesi, che hanno convinto milioni di italiani -, sono anche importanti il metodo e la credibilità con cui ci presentiamo a questo Consiglio e. europeo. Forza Italia si presenta anche con la forza di chi, in questi 5 anni, ha una storia intera seduta dentro ai meccanismi decisionali dell'Europa, quando era anche difficile stare all'interno. Ma noi lo vogliamo rivendicare con forza: in questi anni passati, chi, più di altri, in nome dell'Italia, ha difeso la filiera dell'automotive dalla follia green, che ci voleva far lasciar perdere il motore a combustione e andare verso la follia elettrica? Chi, in questi anni, sul nutri-score, ha difeso le eccellenze agroalimentari italiane? Lo ha fatto Forza Italia. Chi è riuscito a difendere gli agricoltori, visti come custodi del nostro ambiente, e non come nemici di un ambientalismo isterico e ideologico? L'abbiamo fatto noi di Forza Italia. Potrei elencare altre battaglie vinte, come quella sul packaging. Abbiamo salvato posti di lavoro veri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) con le decisioni che i nostri parlamentari di Forza Italia sono riusciti a far modificare in Europa. E lo stesso sulle case green. E lo stesso, ancora, sulle tematiche energetiche, dove, senza se e senza ma, diciamo che abbiamo bisogno dell'energia nucleare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Ne abbiamo bisogno in Europa, così come ne abbiamo bisogno in Italia, senza perdere più un solo minuto.

Dico queste cose perché è importante anche la postura con cui si sta in Europa. Noi abbiamo inciso nelle decisioni perché siamo protagonisti nel Partito Popolare Europeo. E così incideremo in queste decisioni. Qui siamo alla vigilia e nel futuro dell'Europa. Per questo, chiediamo, con grande forza e convinzione, senza imbarazzi, per l'Italia, per il nostro Paese, un Vicepresidente della Commissione e un portafoglio pesante e di grande rilievo per l'Italia. L'Italia ha tutte le carte per fare questa richiesta e sarebbe paradossale il contrario. E noi ci batteremo per questo.

Ma i temi che ho appena citato - automotive, nutri-score, tematiche energetiche - ci fanno dire anche con chiarezza che la posizione di Forza Italia nel PPE, però, ci darà indicazioni molto nette su coloro con i quali possiamo e vogliamo stare e su coloro con i quali non vogliamo e non possiamo più stare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). I fatti dicono che siamo lontani, troppo lontani, da politiche che ci hanno visti profondamente divisi, come quelle del sacerdote dell'ambientalismo ideologico, Timmermans, o come quelle della papessa Greta Thunberg. Ideologie fuorvianti, pericolose e dannose per la nostra industria e il futuro dell'Europa stessa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Sull'ambiente serve una terza via, che non sia negazionista, ma che non sia nemmeno estremista. Per questo, noi, con chiarezza, diciamo che bisogna guardare l'esito delle elezioni europee. Benissimo. L'esito dice che il Partito Popolare Europeo ha vinto, che il Partito Socialista in Europa non ha vinto ed è arretrato, come numero di seggi.

Ci dice che i liberali sono in difficoltà. Macron avrà delle elezioni tra pochi giorni, non a caso; Rutte - ho letto poco fa l'ufficialità, gli facciamo gli auguri di buon lavoro - sarà Segretario generale della NATO, ma dentro i liberali, quindi, ci sono profondi cambiamenti. Allora, noi crediamo che bisogna tener conto dell'esito elettorale, che bisogna allargare la maggioranza europea, ma per allargarla noi diciamo parole molto chiare: noi non vogliamo stare con chi sui temi elencati prima ci vede totalmente distanti, avremmo una Commissione ingarbugliata, che non fa le cose, che non fa gli interessi del nostro Paese, dell'industria, quindi, noi diciamo “no” ad alleanze con i Verdi, lo dico esplicitamente, e diciamo “sì”, invece, ad alleanze auspicabili, per esempio, col Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, con l'ECR che lei guida magistralmente, Presidente Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il “meno siamo e meglio stiamo” non ci appartiene. Nell'Europa c'è bisogno di questo scatto in avanti e Forza Italia contribuirà affinché questa strada sia esplorata e sia un successo per tutti gli interessi, appunto, che vogliamo presidiare.

Ancora, mi viene da sorridere quando qualcuno fa l'esame del sangue di estremismo al Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, che ha una grande tradizione già di Governo all'interno delle famiglie europee o, ancora peggio, fa magari l'esame del sangue su quanto gli esponenti della nostra maggioranza - che oggi guida il Paese - possano essere pericolosi estremisti in Europa. Nulla di più lontano dalla verità; forse, piuttosto, estremista è chi porta a fare l'europarlamentare persone che si sono contraddistinte per reati in giro per l'Europa o che fanno vanto, come Ilaria Salis, di occupare abusivamente le case (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Quello è un estremismo, non siamo noi gli estremisti, anzi, il centrodestra rappresenta un paradigma di governo buono. Ma come si fa a dire che qui, in tutta la maggioranza, non ci sono persone affidabili e credibili, persone che si misurano con la complessità del governare ogni giorno e lo fanno autorevolmente, con l'azione di Governo, così come fanno ogni giorno, governando insieme le regioni più importanti del Paese e migliaia di comuni, e lo facciamo da trent'anni. Insomma, noi andiamo in Europa davvero a testa alta.

Rivolgo un ultimo appello. Abbiamo parlato tanto, in questa campagna elettorale, con il cosiddetto Paese reale. Lei, Presidente Meloni, giustamente, ci ammonisce sempre di stare tra la gente; noi siamo veramente popolari, perché stiamo in mezzo alla gente, allora, io credo che gli italiani abbiano capito una cosa, che in Europa alla fine, anche se l'Europa non ci piace del tutto così com'è, conviene stare, in maggioranza, conviene stare dentro, lì dove si prendono le decisioni, e l'hanno capito perfettamente i nostri piccoli imprenditori, le nostre industrie, che pragmaticamente ci dicono: andate nelle stanze decisionali e fatevi valere.

Ecco, io credo che questo sia un messaggio potente che oggi dobbiamo fare nostro: fare di tutto per far contare l'Italia. Ma per far contare l'Italia serve essere là dove, in Europa, si decide. Con Forza Italia, Presidente, lei avrà, come sempre, un alleato leale che, soprattutto in quel contesto, le potrà dare una spinta importante per far contare di più l'Italia in Europa e per costruire anche meglio quell'Europa in cui tutti vogliamo credere di più (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio e membri del Governo, il Consiglio europeo che ci sarà nei prossimi giorni sarà decisamente importante e non solo per il fatto che è il primo Consiglio dopo le elezioni europee, purtroppo, infatti, abbiamo una continuità nelle crisi a livello internazionale, che si sono, tra l'altro, acuite, per cui questo Vertice sarà delicato, ma anche importante per le decisioni che verranno assunte, e mi riferisco in modo particolare alla situazione dell'Ucraina. Penso che sia stata decisamente condivisibile l'azione del Governo, di supportare il popolo ucraino. Siamo, ormai, a due anni e quattro mesi dall'invasione russa nei confronti dell'Ucraina, che ha purtroppo comportato vittime, ma anche la distruzione di città e, anche, un attacco ai beni culturali dell'Ucraina. Sappiamo che questo è avvenuto, oltretutto, con una ferocia e una violenza che vanno al di là dello spirito di conquista territoriale, perché mirano all'azzeramento culturale e, in questo modo, mirano a un azzeramento, anche, dell'identità culturale, cosa che ovviamente non possiamo accettare.

Ed è ancora preoccupante la situazione dei bambini ucraini che sono stati portati in Russia, che sono stati portati in Bielorussia e, quindi, pensiamo che il Consiglio europeo si debba pronunciare, nel senso anche di un ritorno in sicurezza alla loro Patria. Dobbiamo anche condannare fermamente l'escalation degli ultimi giorni, volta a colpire gli asset energetici dell'Ucraina. Quindi, anche in questo senso, sarebbe importante un'azione di supporto, di continuità di supporto del Consiglio europeo all'Ucraina stessa.

Sappiamo anche che l'altro fronte caldo è quello del Medio Oriente ed è senz'altro positiva la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite volta ad avere un cessate il fuoco, però, nel frattempo, c'è un'altra situazione preoccupante, data dalle crescenti tensioni che si hanno nella regione e che riguardano la cosiddetta linea blu, con la distruzione e lo sfollamento forzato di civili da entrambi i confini, tra Israele e Libano. Quindi, sarebbe importante, in questo senso, che ci fosse una pronuncia del Consiglio europeo per un invito alla moderazione rivolto ad ambo le parti.

Però, Presidente, siamo di fronte a due crisi che parlano chiaro, ed è stato detto, in effetti, nel suo intervento, che ormai è indifferibile una politica che miri davvero alla sicurezza e alla difesa a livello europeo. Quello che noi pensiamo è che si debba proseguire con il Piano d'azione di sicurezza e di difesa che è stato avviato dalla Banca europea degli investimenti e, in questo senso, appunto, che ci debba essere anche un ulteriore investimento proprio nei prestiti, per sostenere ulteriori investimenti nel campo della difesa. Infine, sempre in merito a questo argomento, andrebbe proseguito anche il Programma europeo per l'industria della difesa.

Vorrei poi fare un intervento anche in merito agli aspetti più economici e di sviluppo, perché ormai siamo a 31 anni dall'istituzione del mercato unico europeo, che è ben lungi dall'essere completato e, quindi, il Consiglio europeo potrebbe spingere verso un intervento anche in questo settore, che potrebbe portare a una maggiore resilienza, potrebbe portare a una maggiore competitività e potrebbe portare a uno sviluppo più intenso del mercato unico europeo. A questo proposito, proprio in occasione dei 30 anni del mercato unico, il Parlamento europeo ha redatto uno studio molto interessante - io credo -, che ha messo in evidenza come un completamento vero del mercato unico, con un intervento di maggiore armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri e con un intervento in 50 settori strategici, potrebbe portare, negli Stati dell'Unione europea, negli Stati membri, nell'arco di 10 anni, a un aumento del PIL di 2.800 miliardi di euro, e questo sicuramente è molto importante anche ai fini dello sviluppo del nostro Paese.

Poi, Presidente, lei ha parlato dell'allargamento e noi certamente lo sosteniamo, però, anche in altre occasioni, abbiamo avuto modo di evidenziare come sia necessario che questo allargamento venga accompagnato anche da regole diverse. Il fatto che noi non abbiamo davvero un mercato unico completo ha permesso il prodursi di conseguenze che hanno danneggiato anche il nostro Paese, e mi riferisco alle operazioni di delocalizzazione avvenute all'interno dell'Unione europea, che quindi dimostrano come questo mercato non sia maturo: è un mercato in cui non si ha una competitività reale sulla base di capacità uguali.

Infine, vorrei concludere il mio intervento a proposito del pacchetto nomine, in quanto il nostro gruppo si è già espresso a favore di una discontinuità della Presidente della Commissione europea, che si è spinta su posizioni, soprattutto in materia ambientale, eccessivamente ideologiche. Sappiamo bene che ogni Commissione europea si contraddistingue per una mission particolare: lo è stato con il Presidente Juncker, con l'omonimo Piano di investimenti, che era volto a superare la crisi economica ancora perdurante, così come è stato con la Presidente von der Leyen che, come sappiamo, invece, ha spinto molto sul Green Deal. Ebbene, siccome si dice che le idee camminano sulle gambe delle persone, noi riteniamo che, in questo senso, si debba cambiare strada, appunto, con un approccio decisamente diverso da quello che ha spinto prevalentemente sulla materia ambientale, ritenendo che si debba cambiare passo su quello che deve rappresentare l'Unione europea con le sfide dell'Agenda strategica, cui ha accennato, per i prossimi anni. Quindi, noi pensiamo che, in realtà, l'obiettivo vero dei prossimi 5 anni debba essere quello di avere un'azione esterna più forte, anche se il termine, mi rendo conto, è improprio: dobbiamo intenderlo in senso esteso, proprio di azione di investimento e anche di influenza a livello internazionale.

Ma questo - dobbiamo dircelo chiaramente - può avvenire solo quando ci sarà una vera autonomia interna, una vera forza interna; questo sarà possibile solamente quando noi avremo un'azione di investimento, un'azione che porti alcune industrie europee ad essere i cosiddetti campioni europei, ma anche ad investire sulle cosiddette materie prime critiche, in modo tale da garantire anche uno sviluppo adeguato nel campo del digitale e dell'innovazione. Quindi, solo attraverso una maggiore autonomia e forza interna noi crediamo che si possa avere un'efficacia e un'autorevolezza diversa anche nel campo internazionale. Questo è il sunto delle nostre richieste, che manifestiamo al Governo affinché le possa rappresentare all'interno del Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, membri del Governo, quella che stiamo affrontando come Unione europea è una fase cruciale. In gioco ci sono il peso che l'Unione potrà avere sui complessi scenari internazionali, la crescita economica e la competitività delle imprese europee, la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e delle materie prime critiche, e la stessa tenuta dei sistemi sociali. L'approccio italiano in Europa è radicalmente cambiato, e di questo dobbiamo dare atto a lei, signor Presidente del Consiglio.

Ora l'Italia non chiede più assistenza o soluzioni ai propri problemi, ma indica la via, elabora il piano operativo da portare avanti, con gli sforzi congiunti di tutti i Paesi europei. Mi riferisco, in particolare, alla questione migratoria, che, finalmente, grazie al suo Governo, non è più considerata un problema italiano, ma una sfida comune. Penso al Piano Mattei, che evidenzia e affronta la necessità di costruire accordi con i Paesi di partenza e di transito, per mettere fine al tragico traffico di esseri umani nel Mediterraneo, e si pone anche in una prospettiva di futuro per quell'area del pianeta.

Cito il tema dei flussi, non solo per il suo rilievo - anche in relazione alla tenuta stessa dei sistemi socio-economici europei, al cospetto della pressione migratoria dal Sud del mondo - ma, in particolare, per dare un chiaro esempio del cambio di passo che questo Governo ha segnato in seno all'Unione europea. L'Italia - ha fatto bene lei a ricordarlo - è uno dei Paesi fondatori dell'Unione e merita un ruolo di rilievo, merita di influenzare le decisioni e le azioni comunitarie. Lo merita, appunto, per il suo ruolo storico, ma - mi faccia aggiungere - anche per la capacità di leadership che la nostra Nazione esprime nel presente.

Con questo mi riferisco anche agli scenari internazionali e alle aree di crisi, al nostro sostegno all'Ucraina, alla condanna dell'aggressione russa e alla necessità di raggiungere una pace giusta, perché, se non è giusta, non è “pace”, non ha il rispetto del diritto internazionale. Mi riferisco al conflitto in Medio Oriente, rispetto al quale non dovrebbe essere così difficile - invece, purtroppo, in certi contesti sembra lo sia - condannare gli attacchi terroristici da parte di Hamas alla popolazione civile israeliana. L'impegno essenziale nella crisi mediorientale deve essere volto al cessate il fuoco immediato, al rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano al gruppo terroristico e alla distribuzione di aiuti umanitari per la popolazione della Striscia di Gaza.

Dobbiamo tornare a quelle condizioni tali da rendere di nuovo praticabile la via dei “due popoli in due Stati”, che oggi, purtroppo, sembra così lontana. In entrambi gli scenari, il rischio di allargamento del conflitto è assolutamente da scongiurare per ovvie ragioni di umanità, ma anche per le ricadute economiche indirette. Vediamo quanto accade nel Mar Rosso e l'impatto che sta avendo sui tempi e sui costi del trasporto marittimo delle merci, e, cosa ancora più grave, sulla sicurezza. Inoltre, le reiterate minacce nucleari da parte della Russia sono irresponsabili e del tutto sconsiderate, anche e soprattutto in considerazione dei numerosi intrecci di alleanze e influenze fra le diverse aree critiche, Medio Oriente, continente africano, Centro Europa.

Quindi, la capacità dell'Europa di contare e di svolgere un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti e nella pacificazione delle aree più critiche dipenderà, giocoforza, anche dall'assetto interno che si saprà dare in termini di istituzioni, regole e funzionamento. Un'Europa fatta di burocrazia, un'Europa fatta di regolette, avrà poche possibilità di dialogare, a pari livello, con le altre grandi potenze mondiali. Quindi, anche in questo senso è fondamentale, proprio all'indomani delle elezioni europee, che hanno dato numeri precisi, come lei ha detto, che si avvii un doveroso percorso di riforma delle istituzioni europee.

Mi faccia sottolineare, con orgoglio, il contributo di Noi Moderati, che, insieme a Forza Italia, ha rafforzato, anche sui numeri, in modo determinante, la nostra coalizione di Governo.

Voglio porre l'attenzione su un tema che coinvolge direttamente il piano economico e quello della difesa e della sicurezza: mi riferisco alla sovranità tecnologica, cioè alla capacità, in capo all'Unione, di sviluppare nuove tecnologie senza dipendere dall'estero. Sarà questo il discrimine per le prospettive future dell'Unione europea, perché riguarda la crescita economica, lo sviluppo tecnologico e la competitività sui mercati delle nostre imprese, ma anche la sicurezza, sia in termini economici che in termini assoluti. Le catene di approvvigionamento globali sono state messe a dura prova durante la pandemia e, sempre più spesso, vengono utilizzate come armi nelle rifrazioni dei conflitti in atto.

L'obiettivo della sovranità tecnologica non riguarda solo ed esclusivamente l'industria militare, ma anche gli altri settori nevralgici, come l'energia, e per raggiungerla serve il coinvolgimento di più livelli: quello delle istituzioni, per la fissazione di regole e condizioni tali da promuovere investimenti, ricerca e sostenibilità; quello delle imprese, che devono essere stimolate e supportate da una politica industriale strategica; e quello creditizio-finanziario, particolarmente rilevante nella fase di scaleup, cioè il delicato passaggio di un'attività da startup ad impresa. Va da sé che serve un'Europa in grado di avere un posizionamento chiaro e una visione forte, nonché di supportare l'innovazione e gli investimenti.

Negli ultimi quattro anni, il mondo è stato stravolto da eventi eccezionali, una pandemia e una guerra convenzionale nel cuore dell'Europa. Le ricadute sono state anch'esse eccezionali nella portata e negli effetti. Ora possiamo dire che il mondo è cambiato e che abbiamo bisogno di un'Unione europea forte e resiliente, che punti alla crescita economica e al benessere, e che si ponga allo stesso livello delle grandi potenze mondiali; un'Unione europea che sappia valorizzare le Nazioni e fare della loro unione un punto di forza, senza porsi come un moloch burocratico, che spegne l'identità in nome della misera ambizione ad essere una sommatoria di debolezze. L'Italia è forte e lavorerà per questo.

Signor Presidente del Consiglio, da parte di Noi Moderati avrà sempre il sostegno che necessita nel proseguire nel segno del cambio di passo adottato, nel portare l'approccio italiano nelle politiche europee e nel contribuire al rafforzamento dell'Unione stessa. Con il nostro voto alla risoluzione di maggioranza intendiamo darle ampio e forte mandato per determinare le priorità dell'Agenda strategica europea 2024-2029 e impostare il nuovo corso dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Presidente, colleghi, vorrei ricordare alla Presidente Meloni che il suo gruppo politico in Europa, dopo le elezioni europee, è il quarto gruppo politico (Una voce dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia: “Terzo!”), dopo i popolari, dopo i socialisti e dopo i liberali. Lo dico alla Presidente perché questa è la democrazia. Lei, Presidente, ha fatto una campagna elettorale scaltra; una campagna elettorale che, per quanto mi riguarda, non è stata una campagna elettorale dritta e chiara.

È stata una campagna elettorale figlia di molte, moltissime, troppe ambiguità. La prima: il fallimento della politica sovranista, che ha dovuto portare sulle spalle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Di quale politica sovranista? Di quella che lei, Presidente, ci ha raccontato nei tanti anni di opposizione e poi, ancora, nella campagna elettorale che l'ha portata, dopo le elezioni politiche, a diventare Presidente del Consiglio.

Cito un tema fra tutti, quello dell'immigrazione. Solo promesse mancate. Presidente, lo dico al di là di cosa penso io e di cosa pensano i vari gruppi politici. Questa è la realtà, sono state fatte agli italiani promesse che non potevano essere mantenute. Poi la seconda ambiguità. La seconda ambiguità è quella dello slalom che abbiamo visto fare a Giorgia Meloni, uno slalom un po' imbarazzante tra von der Leyen, Vox, Abascal e Le Pen. Era una specie di gioco di prestigio, in cui la volontà della Presidente era solo quella di non far capire a chi l'avrebbe votata dove Fratelli d'Italia si sarebbe collocata in Europa.

Vede, Presidente Meloni, lei, quando rappresenta l'Italia in Europa, ha tre grossi problemi. Il primo è un alleato di Governo che, seppur uscito molto ammaccato da queste elezioni europee, continua a strizzare l'occhio a Vladimir Putin: si chiama Matteo Salvini. Il secondo grosso problema è costituito da amici europei e una famiglia politica europea in contrasto con l'idea di Europa solida, integrata, fedele ai suoi valori fondativi. Io vorrei ricordare alla Presidente, che ha condiviso lunedì con Viktor Orbán la priorità del contrastare l'inverno demografico, che, per ora, qui in Italia, noi abbiamo solo un fallimento su questo tema della sua politica con Eugenia Roccella (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Infatti, l'ultimo rapporto di Save the Children - lo legga, Presidente, si intitola “Le equilibriste: la maternità in Italia nel 2024” - ci dice che, nell'ultimo anno, la natalità è calata ulteriormente e che l'età media di chi diventa madre si è alzata ulteriormente.

Poi, Presidente, il terzo grande problema che lei ha quando ci rappresenta in Europa: un alleato americano che osteggia l'Unione europea e che non difende il Patto atlantico.

Lei oggi qui ci deve dire come si tengono insieme queste cose senza ambiguità.

Vede, Presidente, la questione è e rimane molto semplice e, siccome io riconosco a Giorgia Meloni che - almeno a parole - è una Premier che ama parlare chiaro, io oggi vorrei una risposta: Presidente, lei è una donna di Stato, siede nella sedia del Presidente del Consiglio in quest'Aula; lei ci deve dire dove sta schierando l'Italia, se sta schierando l'Italia tra gli euroscettici o tra i sistemi democratici ed europeisti, perché, se le alleanze dell'Italia sono più facili con i Paesi che non rispettano lo Stato di diritto dell'Unione europea, la questione è molto seria e dobbiamo porcela con una certa urgenza e una certa fretta.

Si stanno definendo - forse è troppo tardi -, si sono già definiti gli assetti e i programmi di questa legislatura. Lei, Presidente, continua a dirci che l'Italia avrà un ruolo di rango in Europa. Io lo spero. Le chiedo: avrà un portafoglio di peso? Avrà un portafoglio di peso almeno pari alla forza e all'autorevolezza di quello che ha avuto - e lo ringrazio - Paolo Gentiloni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) in questi anni o noi stiamo puntando alla delega per la sburocratizzazione? Dopo il suo vuoto intervento di oggi, purtroppo, è una domanda che mi faccio.

Lei non pensa che, per avere un portafoglio di peso in Europa, anziché parlare di tecnocrazia e di complotti - di cui, peraltro, dovrebbe parlare con chi ha alla sua sinistra, il Ministro Tajani - per ottenere ciò che merita l'Italia, sarebbe giusto dire, una volta per tutte, che con Orbán, con Le Pen, con la sua famiglia politica di estrema destra, lei non ha nulla a che fare?

Vede, Presidente, in Europa non è come in Italia. In Europa, prima di tutto, non funziona quello che lei ha cercato di fare. Io ho visto che lei ha cercato anche trasformismi, ha cercato di fare il calcio mercato, ma lì non funziona così.

Seconda cosa: in Europa, non pensi che non aver condannato quello che tutti noi abbiamo visto in quel servizio di Fanpage, dove si vedeva la giovanile del suo partito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) inneggiare al nazifascismo, non abbia avuto un peso! In Europa non è come in Italia, Presidente! In Europa non è come in Italia. Non riesce a tenere tutto insieme senza squarciare il velo del tempio, magari regalando alla Lega la bandierina dell'autonomia e pazienza se cala la qualità della scuola pubblica e della sanità pubblica nel nostro Sud.

Fino ad ora, lei, Presidente, non ha risposto alla domanda delle domande e l'ambiguità genera diffidenza e la diffidenza genera altra ambiguità. Non sto parlando di fatti teorici, perché, quando le chiedo dove sta schierando l'Italia, glielo chiedo sullo Stato di diritto: lei è d'accordo alla condizionalità sui fondi europei, per cui nessuna risorsa europea a chi incatena i detenuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)?

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Brava!

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Lei, Presidente, dove schiera l'Italia nella transizione ecologica? Tra chi vuole arretrare dagli obiettivi che ci chiedono le nuove generazioni o tra chi considera quegli obiettivi come obiettivi comuni su cui cercare risorse comuni con un'azione politica all'altezza del voto delle nuove generazioni?

Lei, Presidente, dove schiera l'Italia sull'immigrazione? Ha detto che è d'accordo con Viktor Orbán, quindi lei è per “l'ognuno faccia per sé”, isolando l'Italia, che, per i suoi confini geografici, è naturalmente un Paese di prima accoglienza?

Presidente, in politica estera, lei dove schiera l'Italia? Con chi cerca le alleanze per sostenere il popolo e il Governo ucraino?

Presidente - concludo - per rispondere a tutte queste domande, semplifico la vita alla Premier Meloni; basta che risponda a una domanda, che le ho già fatto e la ripeto: dove schiera l'Italia? Lei è una donna di Stato. Tra gli euroscettici o tra i sistemi democratici ed europeisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, mi permetto di iniziare questo mio intervento, oggi in Aula, convinto che non stiamo dibattendo solo - ed ovviamente è un eufemismo - nel merito del prossimo Consiglio europeo, che si terrà questo fine settimana.

Io credo che, dopo lo storico voto dell'8 e del 9 giugno, ci sia un dibattito ben più importante, quello che, di fatto, sancisce il futuro dell'Europa, di un nuovo futuro, di una nuova visionaria idea di cooperazione internazionale, certo, nata più di settant'anni fa, ma che, oggi, come probabilmente non mai, necessita di un nuovo paradigma politico e che il responso delle urne ha sancito in modo molto chiaro.

Vede, Presidente, nelle prossime ore, lei arriverà a Bruxelles (nell'Europa di quella che si dice dei grandi) - e mi permetta, in questi giorni, un paragone calcistico - non grazie a un gol di Zaccagni al novantottesimo, con forse un pizzico di fortuna, ma di cui, certo, tutti ne abbiamo esultato; lei ci arriva, a differenza di altri suoi colleghi - e qualcuno dovrebbe forse ricordarglielo - forte del consenso del suo Paese, forte di milioni di voti che hanno promosso la sua attività politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di centinaia di migliaia di persone che hanno scritto il suo nome sulla scheda, perché credono che quanto lei ha fatto, in questi anni, sullo scenario internazionale, e non solo, sia frutto non di casualità ma di lavoro, studio e preparazione. Di certo non è un caso. Questi sono i numeri e mi permetto di ricordare a chi mi ha preceduto che tali numeri hanno permesso che il partito di ECR in Europa oggi sia al terzo posto e non in quarta posizione.

Siamo tutti consapevoli - e lei Presidente forse più di noi - che il lavoro difficile inizia adesso. Il contesto geopolitico europeo è attualmente caratterizzato da tensioni persistenti, nuove sfide che richiedono un'attenzione costante e una strategia condivisa.

Penso innanzitutto alla crisi ucraina, che continua a rappresentare una ferita aperta nel cuore dell'Europa. L'invasione russa ha portato devastazione, instabilità nella regione, richiedendo una risposta unitaria e decisa da parte dell'Unione europea. È essenziale mantenere e intensificare le sanzioni contro la Russia fino a quando non ci sarà una risoluzione duratura del conflitto e un risarcimento adeguato per i danni subiti da Kiev. La solidarietà europea è fondamentale, non solo per il sostegno militare, ma anche per la ricostruzione e l'integrazione europea dell'Ucraina e, come da lei ribadito, l'Ucraina è a pieno titolo parte dell'Occidente e del suo sistema di alleanza. La nostra Nazione sente la responsabilità verso il popolo ucraino dilaniato dalla guerra. Il dramma di Kiev, anche alla luce delle decisioni adottate in occasione del vertice del G7, che, come è stato detto precedentemente da qualche collega, è stato un indiscusso successo, così come nel vertice di Lucerna, che si è svolto il 15 e 16 giugno scorso, resta prioritaria per l'Unione europea, la quale continua a lavorare a sostegno di Kiev nella sua lotta contro l'aggressione russa. Un ulteriore successo in politica estera di questo Governo, che non negozia e non negozierà mai i valori democratici a cui l'Europa si è ispirata nel passato, si ispira oggi e si ispirerà nel futuro.

La nostra solidarietà con l'Ucraina deve tradursi in un sostegno concreto per la sua ricostruzione e per il percorso di integrazione europea. È essenziale che l'Unione europea continui a fornire assistenza finanziaria e tecnica, promuovendo riforme che rafforzino le istituzioni a Kiev e garantiscano la stabilità e la prosperità del Paese.

Il nostro impegno deve essere fermo e coordinato con i partner internazionali per assicurare una pace duratura. Come più volte ha chiarito questo Governo, dobbiamo esplorare tutte le vie possibili per aiutare Kiev a ottenere risarcimenti dalla Russia e a supportare il Paese. In questo momento, sta diventando cruciale. Il sostegno all'Ucraina è fondamentale, non solo per motivi umanitari, ma anche per la stabilità geopolitica dell'Europa.

Non solo, ieri a Lussemburgo si sono ufficialmente aperti i colloqui di adesione con l'Ucraina e con la Moldavia: un ulteriore passo avanti verso l'integrazione dei due Paesi e sicuramente un segnale politico di solidarietà molto forte da parte dell'Unione europea.

Contemporaneamente, prenderanno ufficialmente il via i negoziati con il Montenegro, confermando e rafforzando la prospettiva europea e atlantica di questo Paese e dei Balcani occidentali, perché l'Italia - anche lì, Presidente - può e deve giocare un ruolo da protagonista.

C'è poi il Medio Oriente, che costituisce un altro tema prioritario per i prossimi lavori del Consiglio europeo. Il recente vertice dei leader del G7, a cui già prima ho fatto riferimento, ha dedicato una sessione di lavoro speciale sulla situazione appunto in Medio Oriente. Un aspetto non scontato, ma che sottolinea, per l'ennesima volta, il successo di un vertice internazionale che ha portato il nostro Paese al centro di ogni dinamica internazionale, come forse da tempo non avveniva.

Siamo tutti consapevoli che la recente intensificazione dei conflitti in Medio Oriente e nel Mediterraneo, in particolare tra Israele e i gruppi terroristici di Hamas, richiede un impegno diplomatico costante per promuovere la stabilità e la pace nella regione. L'Italia deve continuare a svolgere un ruolo di primario piano, lavorando a stretto contatto con i partner internazionali per prevenire l'escalation delle tensioni e garantire sicurezza e stabilità. La nostra posizione è chiara ed è quella che parte dal teorema secondo cui l'unica strada da percorrere è una soluzione basata su due popoli e due Stati, che garantisca una pace duratura in Medio Oriente. Altre strade, frettolose, forse pasticciate, potrebbero avere solo effetti contrari e portare al rafforzamento di soggetti che dobbiamo fermare.

Il contesto globale vede anche un aumento delle tensioni con la Cina: la necessità di una strategia europea unitaria per affrontare le sfide legate alla sicurezza nel Pacifico e alla protezione delle nostre filiere produttive è più importante oggi che mai. L'economia europea è in una fase di recupero post-pandemia, ma affronta nuove sfide significative. Secondo i principali istituti internazionali, il 2024 vedrà una crescita del PIL dell'1 per cento nell'Unione europea e dello 0,8 per cento nell'area euro. Tuttavia, l'inflazione, sebbene in diminuzione, rimane una preoccupante caratteristica, con previsioni che la vedono scendere non oltre il 2,7 per cento.

Serve, Presidente, una nuova politica industriale: le piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore pulsante della nostra economia, sono particolarmente vulnerabili e necessitano di un sostegno continuo per superare le difficoltà economiche. Il sostegno a chi produce è un tema cruciale per la resilienza economica dell'Europa e, secondo uno studio della Banca centrale europea, le piccole e medie imprese rappresentano il 90 per cento delle imprese all'interno dell'Unione europea e impiegano circa il 67 per cento della forza lavoro del settore privato. A noi, a loro, va la nostra attenzione. Pertanto, politiche mirate che migliorino l'accesso ai finanziamenti, riducano la burocrazia e promuovano l'innovazione sono essenziali per sostenere queste aziende. Il loro rafforzamento può contribuire significativamente a un consolidamento economico, alla creazione di posti di lavoro e, soprattutto, alla stabilità sociale. Il loro rafforzamento sarà cruciale per tutti quei cittadini italiani ed europei che sognano un futuro migliore, una famiglia da costruire e anche una casa. Mi permetta, Presidente, a proposito di casa, una battuta: una casa, magari acquistata e regolarmente pagata con un mutuo, perché, a differenza di chi ritiene che l'occupazione di un immobile sia la strada da perseguire, noi siamo convinti che il lavoro, il merito e il rispetto delle regole siano, in qualche modo, valori non negoziabili per la stabilità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Grazie a lei, Presidente Meloni, il Mediterraneo torna poi a essere centrale in Europa. L'esempio concreto è l'attuazione del Piano Mattei per l'Africa, che rappresenta una sfida epocale per creare nuove opportunità economiche e rafforza i legami con un continente in crescita. Un Piano che lei ha portato in Europa e che in tutto il continente viene apprezzato e condiviso. Mentre la Cina espande la sua influenza attraverso la Belt and Road Initiative, la Russia utilizza mezzi militari e paramilitari per consolidare la propria presenza, l'Italia propone un approccio diverso, fondato sulla cooperazione e sul mutuo beneficio. Nel contesto delle discussioni strategiche in materia di immigrazione, il Piano Mattei assume, pertanto, un ruolo fondamentale per il prossimo Consiglio europeo. La necessità di sviluppare una politica migratoria di carattere strutturale, fondata sulla dimensione esterna e su un'efficace cooperazione con i Paesi di origine e transito, è stata ribadita in numerose sedi. La politica estera italiana contribuisce, per la prima volta in modo significativo, a questa strategia, proponendo una relazione mutualmente paritaria e vantaggiosa con l'Africa. Tale relazione si traduce in accordi di partenariato che mirano non soltanto al controllo e alla legalità dei flussi migratori, ma anche allo sviluppo sostenibile e alla formazione professionale nei Paesi africani.

L'Italia rappresenta, dunque, un nuovo quadro valoriale e ideale per una strategia di partenariato paritario con il continente, con l'obiettivo di creare un circolo virtuoso di sviluppo e stabilità. Un approccio che prevede una serie di interventi articolati e mirati, dalla cooperazione allo sviluppo alla promozione dell'esportazione degli investimenti, passando per istruzione, ricerca e innovazione, fino ad arrivare alla salute, all'agricoltura e alla sicurezza alimentare, ambiti che sono stati scelti per rispondere direttamente ai bisogni delle popolazioni locali, contribuendo a creare le condizioni per una vita dignitosa e prospera nei Paesi di origine, riducendo così la spinta migratoria.

Ma il Piano Mattei - e lo dico a chi accusa il Governo di non muoversi per l'interesse europeo - si inserisce in un quadro più ampio di iniziative internazionali, rafforzando le strategie di intervento delineate in sede comunitaria, come, ad esempio, il Global Gateway, una rete globale e capillare di infrastrutture che favoriranno la connessione tra l'Europa e il resto del mondo. In questo contesto, l'Italia mira a rafforzare il suo ruolo di attore chiave nel panorama comunitario e nelle relazioni con l'Africa, promuovendo una diplomazia attiva e propositiva che possa fungere da modello per gli altri Paesi europei.

Tutto questo rappresenta un passo fondamentale per l'Italia e per l'Europa nella gestione delle sfide migratorie e nello sviluppo di una politica estera che promuova la pace e la prosperità a livello globale, in un momento non facile a causa dei conflitti e delle instabilità geopolitiche dettate da fattori nuovi, quali anche i cambiamenti.

Nelle prossime ore, i Capi di Stato e di Governo saranno chiamati a discutere dell'attribuzione degli incarichi di vertice dell'Unione europea per il prossimo ciclo istituzionale. Sarà una partita delicata, in cui il nostro compito è lavorare per assicurare che, nel processo decisionale relativo ai nuovi assetti dell'Unione europea, venga riconosciuto all'Italia un ruolo adeguato. Siamo convinti che lei, Presidente Meloni, e tutto il Governo manterrete la promessa di far sentire forte la voce degli italiani per indirizzare l'Europa verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne.

Siamo convinti - e concludo - che il prossimo Consiglio europeo possa rappresentare un'opportunità unica per definire il futuro dell'Europa, in un momento di grandi sfide, in cui il nostro Paese giocherà un ruolo da protagonista.

Qualcuno diceva che il coraggio è fondamentale e di certo a questo Presidente e a tutto il Governo non manca. Ma, oltre al suo coraggio e alle capacità, oggi può contare su un intero Paese che, con spirito di collaborazione, è pronto ad affrontare queste prove al suo fianco, per garantire un futuro prospero e sicuro per tutti i cittadini europei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghe e colleghi. Il Consiglio europeo di domani è di vitale importanza per l'Italia e per l'Unione europea, per le decisioni che verranno prese, in un contesto mondiale che è attualmente turbato da diversi fattori, tre su tutti: la guerra di aggressione della Russia ai danni dell'Ucraina, il conflitto fra Israele e Hamas e la crescita degli attacchi ibridi e della disinformazione su scala globale.

Il barbaro attacco russo all'Ucraina ha devastato un Paese sovrano e, allo stesso tempo, ha scosso le fondamenta della sicurezza europea e dell'intera architettura di sicurezza mondiale. Un tentativo criminale di riportare indietro le lancette del tempo, a quando l'ordine internazionale coincideva con la legge del più forte.

Presidente Meloni, sono molto d'accordo quando lei afferma che la libertà non è gratis. Non sono una grande fan degli slogan, ma alcune frasi davvero rendono l'idea molto meglio di profluvi di parole: la libertà non è gratis e ogni Stato deve garantire la libertà, ovvero la sicurezza del proprio popolo. Ecco perché sosteniamo che serva assolutamente una dimensione della difesa europea, che vuol dire investire in maniera intelligente, destinando adeguate risorse anche al settore dell'industria europea. Serve un'autonoma capacità di difesa europea, complementare e integrata nel sistema della NATO, e questa è una priorità da cui dipenderà il futuro dell'intera regione europea. Ma non serve solo questo: serve istituire, ad esempio, i corpi civili di pace europei, ovvero riunire competenze di attori istituzionali e non istituzionali in materia di prevenzione dei conflitti, risoluzione e riconciliazione pacifica di questi stessi. La gestione civile delle crisi dell'Unione europea, in questo modo, può essere resa più credibile, più coerente, più efficace, più flessibile e, banalmente, anche più visibile per i popoli europei.

Il conflitto fra Israele e Hamas: noi crediamo che sia necessario profondere ogni energia per l'attuazione di quanto indicato già dal Parlamento europeo, attraverso diverse risoluzioni volte a incoraggiare un percorso basato sul principio dei due popoli e due Stati, tenendo in particolare presente la recente risoluzione - quella del 18 gennaio 2024 - sulla situazione umanitaria a Gaza, la necessità di raggiungere un cessate il fuoco e i rischi di un'escalation regionale e, in tale scenario, profondendo ogni sforzo affinché le parti in conflitto si attengano agli obblighi sanciti dal diritto internazionale umanitario per quel che concerne la fornitura di assistenza umanitaria e l'astensione dall'utilizzo di violenza indiscriminata a danno della popolazione civile.

Non mi metterò a menzionare dati e numeri, perché sappiamo bene che questi dati vengono spesso riportati dal Ministero della salute di Hamas e c'è discordanza, non si è ancora raggiunto un consenso su queste cifre, ma ci aggiriamo, nonostante ciò, sulle migliaia di vittime civili. Quindi, al di là dello specifico numero, su cui ancora è da trovare un consenso, penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che la catastrofe umanitaria sempre più vicina sia qualcosa che dobbiamo allontanare il più possibile. Per questo è importante lavorare perché si concretizzino realmente le condizioni che permettano l'implementazione anche qui dello slogan “due popoli e due Stati”, che vuol dire permettere ad entrambi i popoli di avere uno Stato che garantisca la sicurezza del proprio popolo.

Fin qui abbiamo parlato di guerra convenzionale, detta anche lineare, ma c'è un aspetto, nell'Agenda del Consiglio europeo di domani, anche molto importante, che ci sta particolarmente a cuore: quello della guerra non lineare o non convenzionale, oppure ibrida. Stiamo assistendo a una vorticosa crescita di attacchi ibridi, che comprendono cyberattacchi, campagne di disinformazione e altre forme di guerra non convenzionale. Questi attacchi mirano a minare la nostra democrazia e la nostra stabilità economica, e richiedono uno sforzo continuativo in termini di risposta coordinata e robusta sia a livello dei singoli Stati, ma anche a livello delle istituzioni europee tutte.

Voglio ricordare brevemente - e molti di noi se ne sono accorti - che l'Italia è bersaglio, da tempo, di disinformazione da tutti i punti di vista. Un recente studio, prodotto sotto il cappello dell'EDMO - che è l'Osservatorio europeo dei media digitali - evidenzia che, con l'avvicinarsi dell'appuntamento elettorale europeo, quindi dello scorso giugno, tra i Paesi sottoposti ad approfondita analisi in quanto percepiti particolarmente nel mirino, l'Italia risulta quello raggiunto dal maggior numero di messaggi di propaganda russa. C'è un aumento delle notizie false sull'Unione europea e addirittura il 5 per cento di queste viene già generato con l'intelligenza artificiale. Ad aprile 2024, si è raggiunto il livello più alto da quando il monitoraggio dedicato dall'EDMO è iniziato, ovvero negli ultimi 12 mesi.

Le notizie false prendono di mira l'Unione europea ma riguardano anche l'Ucraina, i cambiamenti climatici, il COVID - un evergreen, un sempre verde -, l'immigrazione e anche i diritti civili della comunità LGBTQ+. Come sviluppare anticorpi in Italia e nelle società europee? Sicuramente è indispensabile cominciare dall'educazione delle nuove generazioni, ma è importante anche sensibilizzare la classe politica. Perché dico che questo tema è particolarmente importante per me in particolare e per il gruppo di Azione in generale?

Abbiamo presentato un question time la scorsa settimana in cui abbiamo chiesto al Ministro Valditara se è al corrente di questo tipo di scenario e che tipo di iniziative intenda intraprendere. La risposta è stata, per essere gentili, deludente da ogni punto di vista. Sembrerebbe davvero, Presidente, che non ci sia la consapevolezza del rischio che stiamo correndo e che, quindi, non ci sia - o quantomeno non è evidente all'orizzonte - volontà di mettere anche le risorse necessarie per cominciare ad agire congiuntamente a livello europeo rispetto a questo problema.

Il Ministro Valditara, lo ripeto, ci ha incredibilmente deluso e spero che nella sua risposta lei troverà modo di ampliare e illustrare la sua posizione al riguardo. Parliamo anche di vulnerabilità economiche, la vulnerabilità economica attualmente affligge l'Unione europea. Negli ultimi anni la nostra crescita economica è stata inferiore rispetto ad altri grandi attori globali come la Cina, che, tra l'altro, presenta valori e idee sull'ordine geopolitico mondiale molto diversi dai nostri. L'Unione europea, pur essendo un leader mondiale dal punto di vista della sostenibilità e dell'inclusione sociale, ha da tempo, però, un'economia che non cresce al passo con quelle degli Stati Uniti e della Cina.

In tale scenario, voglio soltanto menzionare la fondamentale importanza della missione Aspides per garantire la protezione delle navi mercantili nel Mar Rosso. Adesso giungo all'importante preoccupazione che invece ci affligge, non solo il gruppo di Azione, non solo le opposizioni, anche gran parte di chi decide di non andare a votare. È il tema delle amicizie del Governo italiano, amicizie pericolose, e faccio riferimento, senza girarci troppo intorno, al Presidente Orbán, per diversi aspetti.

Cominciamo dal suo atteggiamento verso l'Ucraina: uno degli esempi più eclatanti e dolorosi per chi realmente percepisce la posta in gioco è proprio l'atteggiamento dell'Ungheria su questo importante dossier. Non è un segreto che l'Ungheria continui a bloccare, in ogni consesso possibile, tutte le forme di aiuto all'Ucraina. Un esempio sono i 7 miliardi di euro dello European Peace Facility, di cui 2 per rimborsare gli altri Stati membri, tra cui l'Italia.

Ieri l'importante e simbolica giornata della Conferenza intergovernativa per lanciare formalmente i negoziati di adesione tra l'Ucraina e l'Unione europea è stata oscurata da una pesante ombra, che è quella del fatto che il Paese, l'Ungheria, il suo amico, non promuoverà l'apertura di capitoli negoziali, attesa proprio durante il semestre della Presidenza ungherese. Un paradosso: troppo spesso ormai l'Unione europea spreca tempo ed energie preziose a cercare di tamponare i dispetti e le forme di ostruzionismo ungheresi…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). …venendo così distolta dal reale obiettivo, che è quello di aiutare l'Ucraina, e quindi l'Unione europea. Per questo, le chiediamo davvero in maniera accorata, per il bene dell'Unione europea, per il bene dell'Italia, per il bene di questa Nazione, di scegliere in maniera attenta i suoi amici e di rivedere alcuni di questi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo volentieri in questa discussione generale anche per insistere su uno dei temi che sono all'agenda del Consiglio, che è il tema della competitività, sul quale è importante svolgere qualche considerazione, che, però, vorrei inserire nel quadro delle considerazioni che ha svolto il signor Presidente del Consiglio, cui va, innanzitutto, un mio ringraziamento, che non è mio in quanto persona fisica, ma in quanto rappresentante di tanti cittadini che, sono sicuro, si sono sentiti rinfrancati dalle parole che il Presidente del Consiglio ha speso a difesa della democrazia.

Trovo particolarmente significativo e, alla fine, non molto paradossale che sia un Presidente del Consiglio per il quale alcune parti politiche addirittura hanno invocato un piazzale Loreto ad esprimersi a favore della democrazia, a favore della volontà popolare. La nostra Costituzione - ormai lo abbiamo capito - viene letta una riga sì e una no da parte di chi alle righe mancanti vuole intercalare righe dei Trattati europei. Tuttavia, se c'è scritto che la sovranità appartiene al popolo, non capisco come mai, nel dibattito pubblico, sovranismo e populismo siano diventate delle categorie che hanno un'accezione negativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi sembra veramente paradossale. Sono anche vicino alle considerazioni svolte dal Presidente del Consiglio quando ha espresso la diffidenza dei cittadini e anche la disaffezione dei cittadini verso il progetto europeo, un progetto che si sta oggettivamente avviluppando su se stesso.

In questi giorni noi siamo molto preoccupati, siamo sollecitati, in particolare dai media, e siamo anche sollecitati, ovviamente, da dinamiche politiche a occuparci di nomi, a occuparci di soggetti, ma ci sono delle dinamiche oggettive che rendono difficilmente sostenibile il progetto europeo nella sua attuale struttura. Tant'è che mi permetto di osservare - non come critica, ma come contributo al dibattito - che un ripensamento delle priorità non è un'assoluta novità di per sé, lo voglio ricordare. Ricordo alcune campagne elettorali europee in cui praticamente nessuno era contento dell'Europa, anzi, nessuno era contento di questa Europa. L'insistenza sul termine “questa”, che lasciava supporre che ce ne fosse un'altra possibile, era talmente evidente che un intellettuale che partecipa al dibattito aveva addirittura inventato un termine, il “questismo”.

Esso è una forma di utopia europeista che lascia supporre che, oltre a questa Europa, ce ne sia un'altra. Ma l'Europa è quella che viene descritta dai Trattati. Di che cosa ci parlano i Trattati? Ci parlano di un'unione sempre più stretta fra gli Stati membri e ci parlano della volontà di costruire un'economia sociale di mercato fortemente competitiva.

Parliamo dell'Unione sempre più stretta. Quando sarà abbastanza stretta questa Unione sempre più stretta? Quando si compirà la beata speranza e vedremo finalmente apparire l'Unione europea non più come processo di transizione, ma come istituzione effettivamente consolidata? Questo non è dato saperlo e probabilmente questo è un pezzo della diffidenza che hanno i cittadini nel cedere o nel limitare la propria sovranità rispetto a qualcosa che non si sa cosa sia e cosa voglia essere. Questa non è filosofia ma questa è una cosa molto pratica. Per esempio, noi, come forza politica, siamo fortemente contrari all'idea che si debbano adottare decisioni a maggioranza in sede europea, cioè che si privino i singoli Stati membri dell'opportunità di dire “no”, opportunità che hanno con decisioni prese all'unanimità, perché questo significa sostanzialmente obliterare la volontà dei corpi elettorali nazionali e questa cosa non ci sembra particolarmente razionale, e non perché siamo cattivi e non vogliamo bene alla mamma, cioè all'Europa, ma perché i risultati dell'Europa, non di questa Europa ma dell'unica Europa che c'è, sono stati molto deludenti, come tutti oggi riconoscono e come qualcuno prima vedeva.

Vogliamo parlare dell'economia fortemente competitiva? Visto che il menu del giorno non cambia, io porto in tavola sempre le stesse cose, che sono le considerazioni svolte dal Presidente Draghi nel suo discorso di La Hulpe del 16 aprile scorso. Il Presidente Draghi ha parlato di competitività e ci ha fatto perfettamente capire qual è la contraddizione del progetto europeo. Dal 1992 in poi, con il Trattato sull'Unione europea, l'Europa ha preso una strada tale per cui la competizione fra Stati può avvenire solo in termini di costo del lavoro. Si è voluto, in un'economia che dichiarava di essere di mercato e che, quindi, attribuiva ai prezzi un valore allocativo molto importante, obliterare il valore allocativo del prezzo della moneta, del tasso di cambio, e si è spostato dal mercato finanziario al mercato del lavoro il peso dell'aggiustamento macroeconomico. Sono tutte cose che sono scritte nei libri di testo. Il libro di testo su cui le ho studiate io è stato scritto da Nicola Acocella, che, come Mario Draghi, ha studiato con Federico Caffè. Quindi, la scuola è quella ed è una scuola paradossalmente di sinistra, ma la sinistra queste cose le ha dimenticate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

L'accartocciamento dell'Unione europea su se stessa è l'accartocciamento dei salari europei su loro stessi, che non è solo un enorme problema sociale causato dalla sinistra, che ha portato avanti l'Agenda Draghi che tutti ricordiamo, quella dell'agosto 2011, ma è anche una contraddizione del sistema, perché noi ci uniamo per creare un mercato interno che ci consenta di sostenere con la sua domanda le nostre imprese nei momenti di crisi, ma nei momenti di crisi l'unica modalità che abbiamo per sostenere le nostre economie nei riguardi dei mercati esteri è abbattere il potere di acquisto delle nostre famiglie, tagliando i salari. Quindi, il paradosso è che, per come siamo adesso, la nostra struttura ci impone di comprimere il mercato interno esattamente nel momento in cui ci servirebbe e, quindi, capite che qui l'esito di questo processo non può essere che un'evidente disaffezione degli elettori.

Quando ero di sinistra l'avevo detta così: nel lungo periodo, le politiche di destra avvantaggiano solo la destra. Ora sono di destra e, quindi, personalmente ne sono contento, come politico di destra, ma come italiano non lo sono, perché se la struttura resta questa, nonostante la credibilità che questo Governo ha saputo acquisire, per meriti suoi, ma soprattutto anche grazie al fatto che per 10 anni la sinistra ha fatto lei il lavoro sporco, tagliando spese e investimenti, ciò naturalmente al Paese bene non fa.

Come lei ha giustamente notato, l'Unione europea è diventata più invasiva. I discorsi sulla moneta sembravano astratti, ma i discorsi sull'automobile e quelli sulla casa sono concreti, e questo ci fa capire una cosa, che, mentre in precedenti tornate elettorali i cittadini forse avrebbero anche tollerato che chi era stato parte del problema venisse proposto come causa della soluzione, in questo caso abbiamo visto che non è così. Noi lo abbiamo visto qui in Italia, con l'esperienza del Governo Draghi, che ha penalizzato fortemente chi lo ha sostenuto, perché evidentemente i cittadini lo consideravano un pezzo del problema, e penso che lo vedremo, per esempio, anche in Francia, dove non so come gli elettorati reagiranno a quella che lei ha giustamente chiamato la politica dei caminetti. Quindi, da lì avremo un segnale molto importante su quali equilibri dobbiamo aspettarci in un contesto in cui oggi - la letteratura scientifica ci conforta nella nostra vecchia intuizione - le politiche di austerità connaturate alla struttura economica europea avvantaggiano effettivamente i Governi conservatori, che devono, però, riuscire a trovare, partendo da una vera riflessione sulla struttura, un modo per non esserne, a loro volta, stritolati. Ci basta che ne sia stata stritolata la sinistra e da qui dobbiamo ripartire (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signora Presidente, lei è partita da una critica - mi consenta - un po' stereotipata sulla debolezza dell'Unione europea, ma io su questo la seguo. Il punto è quale risposta diamo. Noi avevamo, abbiamo avuto, in campagna elettorale e avremo anche per il futuro, una risposta, cioè gli Stati Uniti d'Europa. Cito tre cose: la fine del diritto di veto, un Esercito comune, un budget per la competitività. Lei guida un partito, l'ECR, che aveva nel programma elettorale il mantenimento del diritto di veto, il “no” all'esercito comune e il “no” a un budget per la competitività. Questa è la differenza.

Ma voglio venire al punto politico, su cui lei, secondo me, è stata elusiva, sul destino dell'Europa (sull'Agenda strategica avremo tempo per discutere). Dopodomani c'è un punto politico all'ordine del giorno, che è quello delle nomine. Lei ha detto che ci sono state le elezioni ed è cambiata la maggioranza. Presidente Meloni, non è vero. Le destre radicali, frastagliate una contro l'altra, sono avanzate, ed è indubbio, ma resta una solida maggioranza europeista all'interno del Parlamento europeo. Può non piacerle, ma questa è la realtà dei numeri. Lei governa in questo Parlamento, pur non avendo fatto il 50 per cento più uno dei voti degli italiani, ma è così. Lei guida il terzo gruppo e, politicamente parlando, è l'unico leader Premier di tutta Europa e si è anche candidata direttamente all'Unione europea. Lei guida il terzo gruppo parlamentare, è vero, e di questo dovrebbe ringraziare noi, cioè i partiti che si riconoscono in Europa in Renew, che, con l'assurda decisione di dividersi, hanno sterilizzato un milione e mezzo di voti, il 7 per cento dei voti, e le hanno consegnato questo terzo posto, ma non mi aspetto di essere ringraziato. Lei ha scelto l'isolamento in Europa e continuate a farlo sul MES. Se lei vuole dare retta a Salvini, che, parlando di una cosa che non conosce, si ostina a dire “no” al MES, finirà isolata. Perfino sul G7 ha scelto di isolarsi, politicamente, in un altro contesto, sull'aborto, e voglio ringraziare uno dei principali editori italiani, Marina Berlusconi, che oggi su questo ha avuto parole nette.

Lei ha fatto campagna - e chiudo, Presidente - per un cambio di maggioranza, perché da 5 anni ormai il consensus di un tempo non c'è perché ci siete voi, c'è l'estrema destra, ci sono i nazionalisti antieuropei, compresi i rumeni che lei ha imbarcato, facendo arrabbiare Orbán. Lei ha scelto di fare una campagna elettorale per cambiare la maggioranza in Europa e questa sfida l'ha persa. L'ha persa lei, l'ha persa ECR, l'ha persa Identità e Democrazia, nonostante il successo di Le Pen in Francia. Lei ha scelto il rapporto con Morawiecki e Orbán. Lo fa quotidianamente, e non parlo dell'altro ieri, quando Orbán è venuto a parlarle di questa assurdità europea, perché non è responsabilità solo sua quella di concedere a Orbán di guidare per 6 mesi, come Presidente di turno, l'Unione europea. Si è isolata; sceglie Morawiecki anziché Tusk. Ma lei lì non fa il capopopolo, non fa Giorgia; è Meloni, è il Presidente del Consiglio. Queste scelte, signora Meloni, hanno conseguenze e lei si deve assumere queste conseguenze.

Chiudo. Lei si è autoesclusa dal negoziato europeo per tutte queste ragioni e ce ne sono tante altre, quali la campagna elettorale, Salvini, Vannacci, tutte queste cose, con buona pace degli amici di Forza Italia.

Non escluda l'Italia. Dopodomani voti a favore del pacchetto delle nomine dei top jobs. Io avevo opzioni diverse, avrei preferito il suo predecessore in uno dei due posti che saranno occupati da von der Leyen o da Costa, ma hic Rhodus, hic salta: non scelga equilibrismi che danneggiano l'Italia, non si astenga in modo incomprensibile, voti a favore e negozi per il futuro e questa sia una lezione, non tanto per lei come capopartito, ma per lei come Presidente del Consiglio, perché in questi cinque anni - io spero che lei ci resti poco di questi cinque anni - della nuova legislatura europea, l'Italia deve, come lei dice, contare, ma con i fatti e la politica, non con la demagogia e la propaganda (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Il Consiglio europeo del 27-28 giugno, il primo dopo le elezioni che hanno rinnovato il Parlamento europeo, si svolgerà all'insegna dell'esclusione dal tavolo dei negoziati sui nuovi vertici dell'Unione europea. L'intesa, che emargina le destre estreme europee, la farà infuriare, Presidente, ma deve farsene una ragione: la maggioranza europeista esiste e resiste. Sicuramente, avrà letto l'agenzia, or ora arrivata, che ci informa su quanto annunciato da Pedro Sánchez, rispondendo a un question time, proprio poco fa: “Domani stesso ratifichiamo un importante accordo che esclude l'estrema destra dalle maggioranze parlamentari dell'Unione europea”.

Il suo Governo, Presidente, rischia l'emarginazione, se non l'isolamento, questo è un fatto; perfino con Orbán le alleanze sono ormai variabili. L'Unione europea, per noi, deve salvaguardare il fatto, il patto costitutivo, i principi e i valori fondativi dell'Unione stessa ed è necessario che i Paesi che ne fanno parte in questi si riconoscano, altrimenti ci saranno conflitti e arretramenti pericolosi.

La ricerca della pace, la tutela della democrazia, dei diritti umani sono elementi imprescindibili su cui l'Unione deve basare la sua azione esterna, la sua autonomia strategica e anche la costruzione del proprio sistema di sicurezza e di difesa, che deve razionalizzare, non aumentare la spesa militare nazionale.

Secondo i dati dell'Agenzia europea della difesa, nel 2020, infatti, gli Stati membri hanno speso solo 4,1 miliardi di euro sui progetti collaborativi, a fronte di una spesa collettiva di circa 300 miliardi di dollari. Quali sono le vostre proposte? Troppo vaghe. E così, sul protrarsi del conflitto in Ucraina, vera e propria guerra di logoramento destinata ad aumentare il carico di morte, di distruzione e di sofferenza, la fornitura di armamenti all'Ucraina avrebbe dovuto determinare migliori condizioni negoziali, lei lo ha ribadito anche oggi, con molta enfasi, ma visto che lei non ama i discorsi ideologici, ci dica concretamente cosa intenda fare in merito e quali siano le valutazioni sul vertice di pace tenutosi a Lucerna il 15-16 giugno, secondo noi totalmente insoddisfacente. E su Gaza concordiamo sulla necessità - l'abbiamo detto tante volte, in tutte le sedi possibili e immaginabili - di un immediato cessate il fuoco, nella fine di questa strage degli innocenti e dei crimini di guerra che lì si consumano quotidianamente. Cosa concretamente fate perché “due Stati e due popoli” non sia uno slogan (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? A quando il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Italia?

E per tornare in Europa, non ritenete sia giunto il momento di cambiare rotta, di intervenire sulle povertà, sulle diseguaglianze, crescendo, mettendo al primo posto i bisogni elementari delle persone, i diritti inalienabili e le aspirazioni delle nuove generazioni?

Ma qui riproponete una visione di Europa “fortezza”, chiusa a riccio, che difende le frontiere dall'invasione degli immigrati e, al suo interno, dalle pretese delle minoranze pericolose, come quella della comunità LGBTQIA+. E visto che voi non siete ideologici, non siete negazionisti, ma realisti, cosa pensate di fare circa l'emergenza climatica? Noi richiediamo di puntare sulla neutralità climatica entro il 2050, come definito dal New Deal e procedere con il Fit for 55, che mira a rendere tutti i settori economici idonei a raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030.

Ma vi rendete conto che, se seguissimo il suo, il vostro realismo, l'Europa diventerebbe un attore insignificante nell'economia della transizione energetica? Se fosse per voi, nemmeno il regolamento sul ripristino della natura sarebbe passato, invece, grazie all'approvazione avvenuta in seno al Consiglio europeo con una maggioranza qualificata, l'Europa può assumere un ruolo di leadership nell'affrontare la crisi del clima e della biodiversità, su questo dovete confrontarvi.

Fortunatamente, l'idea di natura che anche oggi ha espresso - francamente, ascientifica, per essere generosa - non è passata, né passerà; sarebbe un disastro per le politiche industriali comuni, i processi di decarbonizzazione delle economie, la transizione energetica, ideologica, ecologica, equa e socialmente sostenibile e, soprattutto, necessaria.

Vede, Presidente, noi crediamo che l'approccio ecologista, l'approccio di una giustizia sociale, di una giustizia ambientale, di una giustizia che ha a cuore le future generazioni sia l'orientamento che uno Stato moderno, innovatore, la stessa Comunità europea devono avere, molto lontana dalla vostra che, invece, rivelate una posizione e una visione assolutamente arretrata, pericolosa sia per l'Italia che per l'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Scutella', ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, ho ascoltato il suo discorso e le devo dire, con tutta franchezza e onestà, che condivido con lei un pensiero, un punto, cioè che c'è una crisi di democrazia in Europa. Però vede, Presidente, quello che lei non dice o che non sa, è che lei è corresponsabile di questa crisi di democrazia in Europa, perché il sovranismo, il nazionalismo e l'astensionismo sono due facce della stessa medaglia. I cittadini sono sfiduciati nei confronti delle istituzioni europee e allora o non vanno a votare o si rifugiano nel nazionalismo e nel sovranismo, che sono cose che lei, cara Presidente Meloni, cavalca tranquillamente.

Fatta questa dovuta premessa, se oggi potessimo consegnare un titolo al prossimo Consiglio europeo, il titolo sarebbe: “Il Presidente del Consiglio Meloni davanti a un bivio: o l'euro-inciucio o l'emarginazione, in ogni caso il fallimento dell'Italia”.

Presidente, un mese fa, esattamente un mese fa, il 26 maggio, lei diceva: mai, mai accordi con la sinistra in Europa.

Io ricordo benissimo, come lo ricordiamo tutti quanti, un comizio dove lei, per scaldare i cuori e per eccitare le folle - la sua gestualità era emblematica -, diceva: la destra sta qui e la sinistra sta qui. Bene. Come glielo spiega ora a quell'elettorato? Come glielo spiega che sta facendo inciuci con la sinistra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Anzi, già li ha fatti, quando ha portato con Macron il Patto di stabilità e adesso sta facendo inciuci con la sinistra in Europa, per cosa?

Perché poi, sa, uno può anche dire: ho sbagliato, effettivamente, devo lavorare con la sinistra per portare qualcosa di buono in Italia, come ha fatto il presidente Conte: 209 miliardi. No, qui si sta rinnegando sé stessi per fare inciuci, per portare 27 milioni di euro di tagli al giorno in Italia ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma lei lo sa quanti ospedali si aprono con 27 milioni di euro? Lo sa quante liste d'attesa si abbattono con 27 milioni di euro? Sa quanti giovani si assumono con 27 milioni di euro e quanta gente stanca di lavorare, che non ce la fa più, si manda in pensione? Questo non lo possiamo fare, perché abbiamo 27 milioni di euro di tagli giornalieri, ripeto, giornalieri, grazie alla procedura di infrazione e grazie a queste politiche di austerità.

Perché le dico io come sarà l'agenda di governo europea: si passerà da una transizione verde ecologica a una transizione verde militare. Il colore rimane quello, però si passa dalla pace alla guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Si passa a spendere soldi e foraggiare prima la pace e poi si passa alla guerra. Questo per far contenti i banchieri e i produttori di armi. E chi se ne frega se i cittadini italiani hanno tagli. Questo è quello che accadrà in Europa.

E concludo con un ultimo punto: le politiche migratorie. Tutti ricordiamo il grande cavallo di battaglia della Premier Meloni, le politiche migratorie, quando in campagna elettorale diceva che sarebbe arrivato questo blocco navale, che ancora nessuno ha visto, che non c'è mai stato e che forse qualcuno un giorno ci spiegherà, il globo terracqueo e via dicendo. E poi cosa è successo? La Presidente Meloni diceva che l'Italia non sarebbe mai diventata l'hotspot dell'Europa. Bene. Sapete una cosa: non solo gli sbarchi sono quadruplicati, per quanto adesso ci andiamo a prendere anche i migranti degli altri Paesi! Questa è stata la politica migratoria, la soluzione agli immigrati che ha dato la Premier Meloni.

Noi avevamo proposto semplicemente il superamento del regolamento di Dublino. Siamo Paese di primo approdo, quindi arrivano i migranti, ci deve essere una redistribuzione equa dei migranti; ma questo non andava bene, non faceva contento qualcuno. E, quindi, i migranti di primo approdo e anche quelli degli altri Paesi. E allora, in conclusione, Presidente Meloni, veramente, le dico di andare in Europa e di tornare con qualcosa per l'Italia, perché non basta definirsi patrioti per esserlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Colleghi deputati, Presidente Meloni, Ministri, Sottosegretari, la sensazione che si ha, scorgendo le vicende europee da lontano, è che ci siano alcune forze politiche uscite sconfitte da questa tornata elettorale che siano lì a bisticciare o, comunque, a negoziare posizioni di potere. In qualche maniera, lei ha evocato questo scenario nella sua relazione. Diciamo che non c'è voluta una scienza infusa per sentirsi perfettamente sintonizzati sulla sua lunghezza d'onda.

Diciamo che questa procedura certamente non sta aiutando l'Europa ad approfittare di una circostanza inedita che ha visto, da un certo punto di vista, la sconfitta almeno di una parte di questa coalizione spuria che ha governato i destini dell'Europa negli ultimi anni, in maniera perdurante e direi confusa, non fosse altro perché le scuole di riferimento del Partito Socialista e del Partito Popolare Europeo sono distinte e distanti. E va, comunque, detto e sottolineato, dentro questo contesto, che si può notare come l'unica forza politica che abbia retto, rispetto alla coalizione appena citata, a cui si aggiungono ovviamente i Liberali e i Verdi, è stato il Partito Popolare Europeo.

Il Partito Popolare Europeo - mi permetto di aggiungere un'interpretazione sicuramente inedita o poco edita - si è manifestato, negli ultimi mesi di questo quinquennio, almeno dando l'idea, la sensazione di una discontinuità. E lei, Presidente Meloni, con il suo Governo, è stata protagonista, da questo punto di vista, dell'atto di emancipazione del Partito Popolare Europeo che ha, sì, aperto un dialogo importante con l'Italia, da lei rappresentata, ma ha anche colto l'occasione, attraverso lei, per cominciare ad assorbire temi, procedure, soluzioni che paradossalmente venivano criminalizzate fino a qualche anno fa o semplicemente ignorate; certamente non per causa nostra, di Fratelli d'Italia, del centrodestra italiano o della sua persona, ma per la superficialità, l'ispirazione permanentemente demagogica della sinistra italiana, la volontà di mettere i problemi ben nascosti sotto al tappeto oppure di abbaiare alla luna, che è un'altra caratteristica dominante della sinistra italiana, che vive di astrazioni, di ideologie e di ideologismi, che ne sono la degenerazione, per paradosso, ancor peggio.

Noi abbiamo, comunque, vissuto, in maniera drammatica - lo hanno fatto i popoli europei, dunque, anche il popolo italiano -, questa contraddizione in termini. Tuttavia, dicevo che, per paradosso, aver portato - possiamo dirlo così, con un termine probabilmente poco garbato da un punto di vista istituzionale e diplomatico - il commissario europeo Ursula von der Leyen a Lampedusa, piuttosto che in Tunisia, accompagnata anche dall'attuale neo-segretario generale della NATO Rutte, allora Premier olandese, è stata davvero un'immagine discontinua, di grande apertura da parte di un'Europa diversa, che sembrava voler recepire le preoccupazioni dell'Italia, non soltanto le denunce stupide, in quanto sterili, provenienti dalla nostra Nazione, ma assorbire le proposte, l'apertura di vedute, affacciarsi sugli scenari della geopolitica con una modalità differente, modificando i codici di un'Unione europea che, fino a ieri, pensava solo e soltanto alle questioni di carattere economico-commerciale, distribuendosi pesi e contrappesi e, talvolta, manifestando al proprio interno anche i precetti di una concorrenza sleale che oggi finalmente si vorrebbe almeno applicare in fase di contenimento verso la Cina comunista.

È stato importante e l'Europa ha creduto: questo è il primo aspetto che vorrei sottolineare nelle proposte italiane; ha creduto e speriamo che possa investire in maniera ancora più significativa nel Piano Mattei. Così come mostrano interesse Nazioni che hanno partecipato al G7 rispetto a questa procedura di contenimento dei flussi migratori irregolari per regolarizzare i flussi e contrastare il traffico indegno di esseri umani, che prefigura la continuazione di un nuovo schiavismo in salsa contemporanea. Proprio quando sembrava che tutto dovesse procedere per il meglio, si sono affacciate sulla scena le aggressioni militari, l'invasione dell'Ucraina da parte del dittatore Putin, l'esplosione della crisi mediorientale e, dall'altro lato, i flussi migratori non contenuti, trasformati in vera e propria tratta di esseri umani.

Noi abbiamo dato questi suggerimenti all'Europa. Io penso che soprattutto il commissario Ursula von der Leyen abbia potuto beneficare di queste sue indicazioni, di questi indirizzi, perché non si spiegherebbe altrimenti. E questo voglio dirlo anche ai colleghi di Forza Italia, che, probabilmente, è merito anche della capacità di Forza Italia di stare nel Partito Popolare Europeo, in un contesto continentale, in maniera corretta, coerente e fedele ai valori di riferimento, che sono valori comuni. Ora, che posizione avrà l'Italia da oggi in poi?

Abbiamo evocato questa sorta di vizio, tipicamente continentale, di mettersi a tavolino e spartirsi il potere o le poltrone, se vogliamo utilizzare un termine più immediato. Invece, io voglio sottolineare, apprezzare e invitarla a continuare ad avere questa postura, totalmente diversa, del Governo italiano che, invece, insiste su quei contenuti che sono stati decisivi nell'ultima campagna elettorale europea e, in quota parte, nonostante le diverse sensibilità, sono stati assorbiti dalle gerarchie europee: non dall'eurocrazia, non dalla burocrazia, non dal dirigismo, ma certamente da quella politica che si rappresenta in Europa e, in particolare, a Bruxelles.

Parlando di immigrazione, però, non posso non sottolineare degli aspetti un po' conflittuali, che si sono palesati recentemente e che hanno visto comunque per protagonista - a mio giudizio, in modo assolutamente negativo, come altri colleghi, a cominciare dal presidente Foti hanno avuto la possibilità di stigmatizzare - la sentenza del Consiglio di Stato, in ordine al fatto che l'Italia aveva garantito la possibilità alla Tunisia di avere sei motovedette italiane, per fare azione di deterrenza e anche di salvataggio degli immigrati che si imbarcassero dalle coste della Tunisia. Un ricorso al TAR che è stato vinto, cioè è stato respinto rispetto ai ricorrenti (guarda un po' il caso parliamo di organizzazioni non governative orientate clamorosamente, significativamente e faziosamente a sinistra). Dobbiamo comunque citarla questa fattispecie, non solo perché è abbastanza anomala rispetto a decisioni legittime di un Governo, ma anche perché ci riporta alla memoria una modalità che, davvero, avremmo preferito non conoscere mai e che, invece - non si finisce mai di imparare - si ripresenta all'orizzonte con una noia davvero mortale: è questo vizio della sinistra italiana di uscire fuori dai confini nazionali e parlar male dell'Italia, di utilizzare procedure propagandistiche, senza farsi cura di andare a intaccare la credibilità, la dignità, l'autorevolezza dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); è così che abbiamo sentito poco fa un intervento surreale, anzi diversi interventi surreali.

Approfitto, visto che è stato citato, per ringraziare il Presidente del Consiglio per aver scelto, come democrazia suggerisce - e non è stata la sola leader dei partiti di centrodestra - di candidarsi alle elezioni europee. È una scelta che si può fare o non fare, ma certamente non può passare il principio che si debba addirittura demonizzare e criticare chi lo fa: la democrazia prevede che un Presidente del Consiglio, in quanto anche capo di un partito, provi a manifestare, attraverso il consenso che misura sulla sua persona, le proprie idee e i propri valori di riferimento, i propri progetti, i propri programmi. C'è chi l'ha fatto e ha ritenuto di doverlo fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con un tributo straordinariamente efficace di consensi da parte dei cittadini e chi ha preferito non farlo. Io penso che le due scelte siano perfettamente legittime: probabilmente chi le critica, se si fosse candidato anche a fare l'amministratore del proprio condominio, non avrebbe avuto i voti necessari per vincere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Però, dicevo che queste critiche che così balenano all'orizzonte, questo tentativo di buttare sempre la palla in tribuna, questa volontà di gettare il bambino con l'acqua sporca e di danneggiare l'Italia, prima ancora che il Governo italiano, ci fa dimenticare, per esempio, di aver comunque potuto ridurre del 62 per cento gli sbarchi, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Io penso che questa sia una notizia importante, perché se la riduzione c'è stata in ordine al 62 per cento, soltanto con le procedure preliminari, che ho appena citato, io immagino che quando il Piano Mattei andrà a regime, avremo la possibilità di collaborare fattivamente con i Paesi del Nordafrica e avremo la possibilità di offrire risposte di sviluppo e di cooperazione alle Nazioni sottosviluppate, che patiscono le pene dell'inferno e per indigenza, per carenza di infrastrutture, per carenza di assistenza sanitaria, eccetera, questo numero sarà destinato a crescere. Insieme a questo numero, crescerà il diritto alla dignità di quelle popolazioni, che non hanno neanche i soldi per fornire il pizzo ai trafficanti di uomini, agli scafisti, e che dovrebbero essere le prime persone soccorse da Nazioni occidentali davvero ispirate alla cultura della solidarietà. E, invece, sono le persone anziane, i bambini, le donne, i disabili, gli indigenti cronici, i poveri e gli stra-poveri che vengono dimenticati da quel mainstream che, invece, preferisce dedicare le proprie attenzioni a chi fugge, dopo aver pagato fino a 15.000 euro ai trafficanti di esseri umani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Abbiamo la questione della transizione ecologica, che è stata citata dal Presidente del Consiglio, in questa relazione e che mi pare sia stata messa esattamente sul binario giusto. La stessa Unione europea, capitanata da Ursula von der Leyen, ha tentato di correggere il tiro rispetto alle follie di Timmermans, una correzione parziale e insufficiente. Spero e penso che faremo di tutto per correggere ancora la direttiva sulle case green, insostenibile per le famiglie italiane e, soprattutto, inapplicabile per quelle Nazioni che, per esempio, sono caratterizzate dall'avere 8.000 comuni, taluni di 500 o 700 abitanti…

PRESIDENTE. Concluda.

FABIO RAMPELLI (FDI). …o anche meno, che certamente con difficoltà potrebbero rispondere a queste prescrizioni.

Concludo, Presidente. Purtroppo, non riesco a parlare di sovranità energetica, non riesco a dire nulla sulla libera concorrenza, eppure sarebbe importante precisare - ecco è l'unica battuta che mi concedo, prima di terminare questo intervento - che la libera concorrenza è sicuramente una cosa sana. Noi siamo - almeno per quello che ci riguarda - portatori di una teoria economica che è quella dell'economia sociale di mercato: la libera concorrenza deve avere una equipollenza e una reciprocità. Questo penso che sia un altro aspetto che vada posto sul tavolo di Bruxelles, per evitare che l'Italia possa continuare a ricevere richieste, talvolta inaccettabili, irricevibili, per mettere a disposizione degli altri 26 Stati europei i propri beni, senza che si capisca che beni mettano a disposizione delle imprese italiane le altre 26 Nazioni europee (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per partecipare a gare europee. Questo è un tema…

PRESIDENTE. Concluda, ha terminato il tempo.

FABIO RAMPELLI (FDI). Concludo, solo con un invito. Un invito al Presidente del Consiglio di continuare su questa strada, un invito a non mollare, un invito a rappresentare ancora con convinzione questa necessità e volontà di modificare i codici della politica, un invito a rispondere a quel famoso aforisma di Orazio: carpe diem, quam minimum credula postero. Andiamo avanti, cogliamo l'attimo, questo è il momento dei conservatori, il momento del centrodestra, è il momento di cercare di riscattare, oltre che l'Italia, anche l'Europa dal suo declino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei dire alla Presidente Meloni che l'ho ascoltata con attenzione durante il suo intervento. Devo dire che per il 90 per cento del tempo ho sentito solo critiche, anche molto dure, nei confronti dell'Unione europea. Si è sbilanciata in chiave positiva solamente quando ha detto che non ci sono state guerre negli ultimi 70 anni, che va benissimo, ma mi sembra una lettura un po' parziale. Cioè mi sembra che ci sia la volontà, da parte della Presidente Meloni, di rappresentare, in Italia, l'Unione europea come ancora peggio che un male necessario, cioè sostanzialmente come un soggetto da cui difendersi, che non è in grado di agire, che non fa nulla di positivo, che detta solamente regole a volte incomprensibili, insomma qualcosa che non va bene. Ecco, guardate, io mi preoccupo quando sento una cosa del genere, perché penso che l'Italia, da questo atteggiamento della propria Presidente del Consiglio, non possa che avere conseguenze negative. Questo non può che portarci ad essere emarginati in Europa e nelle dinamiche europee: lo vedremo da subito, nei prossimi giorni, sulla composizione delle cariche più importanti; ma poi rischiamo di vederlo anche nei mesi e negli anni successivi.

D'altronde, mi rendo conto di un tema, di una difficoltà, di un imbarazzo che, necessariamente, non può non avere la Presidenza del Consiglio, e cioè se si fa del tema del nazionalismo, della Nazione - come piace chiamarla - e del sovranismo gli elementi centrali della propria politica, evidentemente questi due elementi sono antitetici rispetto all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Nazionalismo e sovranismo sono non i sinonimi, ma i contrari d'Europa, e qui sta il grande pericolo che noi corriamo. Dopodiché, se ci pensiamo un attimo, purtroppo, quello che dice la Presidente è coerente con la propria storia, e non solo per questa impostazione di fondo, ma perché negli ultimi 10 anni la Presidente del Consiglio ci ha spiegato, prima, che sarebbe stato meglio che l'Italia rimanesse fuori dall'euro, poi, che l'Unione europea è una banda di usurai (2015), poi ha elogiato i cittadini della Gran Bretagna che hanno votato Brexit (2016) e, in tempi ancora più recenti, solo qualche anno fa, ci spiegava che voleva togliere i riferimenti all'Unione europea in Costituzione. Questa è la rappresentanza dell'Italia in Europa.

Allora, vorrei capire dalla Presidente, per esempio, se quando dice che l'Europa non fa abbastanza o non è in grado di agire in maniera consistente, per esempio, sta pensando anche di rivedere la propria posizione sul tema del diritto di veto. Cioè, è stata richiamata all'ordine prima dalla Lega, che le ha detto: Presidente, è chiaro che manteniamo il diritto di veto. Io questo vorrei saperlo, perché è molto rilevante per quello che l'Europa potrà fare. E lo è anche per un partito naturalmente europeista, come il PD, che si è sempre battuto, certo, anche per segnalare i difetti e per fare critiche, ma sempre in chiave positiva, come quando si riprende un figlio e gli si dice: guarda che così non va bene, però hai le potenzialità, hai la forza, fallo impegnati. No, quelle critiche sono, invece, critiche tutte completamente distruttive e negative. Io, sinceramente, penso che non abbiamo niente da imparare, mentre, invece, qualcuno che sta su quei banchi del Governo e anche in parte di questo emiciclo avrebbe molto da imparare.

Poi si è molto soffermata, come spesso capita, sul tema dell'immigrazione. Su questo, guardate, fatemi rispondere subito anche all'onorevole Rampelli che è appena intervenuto, perché anche la Presidente del Consiglio, negli scorsi giorni, si è spesa, insieme al Ministro dell'Interno, per spiegarci quanto si siano ridotti gli arrivi nell'ultimo anno, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Però volevo dirvi una cosa: l'anno precedente governavate sempre voi, e se noi prendiamo i dati degli arrivi degli sbarchi via mare, a oggi, rispetto non all'anno precedente, che è stato un record degli ultimi anni, ma all'anno precedente ancora, e cioè quando c'era ancora il Governo Draghi, i dati sono esattamente gli stessi (Presidente, sono i numeri e sono lì, se vuole glieli dico aggiornati ad oggi), sono sostanzialmente gli stessi, cioè sono gli stessi numeri di quel Governo, di quel Presidente del Consiglio e di quel Ministro dell'Interno - allora Luciana Lamorgese - che proprio la Presidente del Consiglio non è che criticava, ma attaccava in maniera devastante ogni giorno per quei numeri. Allora, se questo è vero, dovrebbe attaccare se stessa, oppure dovrebbe fare un'altra riflessione, che è una questione di fondo: le partenze e gli arrivi, e cioè le ragioni che spingono le persone a partire, ad abbandonare la propria vita, la propria famiglia, i propri affetti, a rischiare la vita in mezzo al deserto e in mezzo al mare sono immensamente più forti di quattro regolette (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che può mettere un Governo piuttosto che un altro.

Dovete acquisire questo tema, perché, altrimenti, dovreste dire che avete fallito l'anno scorso. Invece, guardate, non è neanche così, sono movimenti talmente forti che bisogna cercare di gestirli. Poi sono assolutamente d'accordo quando si dice di combattere gli scafisti, di combattere i nuovi schiavisti - e ci mancherebbe altro, vorrei aggiungere -, ma guardate, non si fa in questo modo, perché, tra l'altro, le dinamiche politiche, soprattutto del Nordafrica, cambiano talmente velocemente che un anno c'è un accordo e l'anno dopo non tiene e ricominciano gli sbarchi, e se c'è bel tempo gli sbarchi sono più alti.

Il tema è: quando si ragiona in termini di irregolarità, cioè “no agli arrivi irregolari” (ragioniamo su questa cosa) chi è che definisce se uno è irregolare o è regolare? Lo definisce la politica, in questo caso nazionale, cioè, in questo caso, lo definisce lei. Se io stringo i criteri, ci saranno più irregolari, se io li allargo, ci saranno meno irregolari. Cosa avete fatto voi in questi anni?

Vi siete nascosti dietro il nome Cutro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per fare un decreto vergognoso, che ha tolto condizioni di regolarità - la protezione speciale - e con altri provvedimenti avete reso impossibile la vita ai migranti in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Parlate tanto di diritti, l'Europa giustamente pone il tema di politiche migratorie sicure e giuste. Perfetto, ci avete spiegato che ci sono tanti minori stranieri non accompagnati e, invece di costruire le condizioni per accoglierli in maniera degna, avete detto: va bene, questi li possiamo mettere dentro i centri per gli adulti. Complimenti. Peccato che persino l'Unione europea non permette una cosa del genere, questa è la vostra politica. Voi provate a usare il tema dell'immigrazione esclusivamente a fini elettorali, non avete minimamente l'obiettivo di governare questi processi. A me ha fatto piacere che la Presidente abbia richiamato in quest'Aula quello che è accaduto negli scorsi giorni, nel momento in cui ha commemorato la memoria di Satnam Singh, quel migrante che è stato ucciso - possiamo dirlo, sostanzialmente - nelle campagne di Latina. Mi fa un pochino più effetto - scuserete, diciamo così, la mia pronuncia romanesca - che la Presidente del Consiglio si sia dovuta rivolgere ai suoi Vice Presidenti che aveva di fianco dicendo “Ragà, arzateve pure voi” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), perché, sinceramente, un po' di sensibilità in più, forse, ci potrebbe essere da parte di chi dovrebbe governare questo Paese e rappresentarlo all'esterno. Altrimenti, ve lo dico: c'è l'impressione che sia tutto molto costruito, ma di sostanza ce ne sia poca.

Poi mi permetta, Presidente, di chiudere con un altro riferimento, ovviamente ricollegandomi a una cosa che ha detto lei, Presidente. Lei, riferendosi all'Europa - e parlandone sempre malissimo, come se fosse una cosa che non è di nostro interesse - ha detto: gli agricoltori e le imprese vengono colpiti da norme ideologiche dell'Unione europea. Allora - forse questo non lo sa, può darsi tranquillamente che non lo sappia -, vorrei dire alla Presidente del Consiglio che c'è un emendamento governativo al DDL Sicurezza che sta per ammazzare…

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO MAURI (PD-IDP). …radicalmente tutta la filiera produttiva, agricola, di commercio della canapa industriale. Gliela consegno come cosa. Ieri sono venuti alla Camera i produttori e gli agricoltori -compresa Coldiretti - a dire che questa cosa è molto pericolosa, perché ammazza un mercato di 10.000 e passa operatori e 3.000 imprese. Io glielo segnalo, perché non vorrei che la figura che lei vorrebbe attribuire all'Europa, la faccia esattamente lei a spese - come al solito - delle italiane e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, la Lega sta molto apprezzando come lei si sta muovendo in Europa, nonché la sua capacità di marcare una discontinuità, una volontà di discontinuità, rispetto alla gestione europea fatta dal Governo von der Leyen con i socialisti e con i verdi. Quella è una stagione che vogliamo definitivamente voltata alle spalle, che ha messo in difficoltà seriamente le nostre imprese per scelte spesso e volentieri votate all'ideologia green, non alla tutela dell'ambiente o alla tutela dei lavoratori, ma all'ideologia green, con danni creati al nostro Paese e all'intera economia europea.

È chiaro che oggi stiamo vedendo, invece, un meccanismo che definirei, per molti aspetti, vetero-italiano trasferito in Europa, cioè quelli che perdono le elezioni che, però, con qualche giro sottobanco, vogliono continuare a dire la loro, governare, e addirittura condizionare, con le loro scelte politiche, l'intera economia europea e, ovviamente, schiacciare quella italiana. Quella è l'Europa che la Lega non vuole, quella è la maggioranza con i socialisti e con i verdi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che l'Europa non può permettersi e che la Lega non vuole. Noi siamo qui per dare discontinuità rispetto a quelle scelte.

Questo Governo, il suo Governo, sta dimostrando capacità a livello internazionale, come è stato negli scorsi giorni con il G7. Non possiamo lasciare che i giri - come ha definito lei di “caminetto” - fatti da alcuni che, purtroppo, anche dall'Italia, partecipano a questi giochi, mettano la nostra economia e l'intera economia europea sotto scacco di scelte ideologiche. No a un Governo con i verdi e con i socialisti. Non possiamo permettercelo.

Presidente, la proiezione che è stata fatta prima da parte di alcuni interventi dei colleghi di sinistra, del Partito Democratico in particolare, riguardo al Governo italiano, è caricaturale e non corrisponde alla realtà. Lo abbiamo visto negli scorsi giorni, cito ancora l'esperienza del G7, lo vediamo nel modo di muoversi, lo abbiamo visto nell'ultimo periodo in cui von der Leyen si è appoggiata al Governo italiano per entrare nelle politiche europee, perché non trovano più sponde nei francesi, perché non potevano averle con i tedeschi, perché l'Italia sta dimostrando una capacità di penetrazione con politiche intelligenti, fatte costruendo percorsi, non andando a comandare quello che va fatto. Questa è la linea che dev'essere seguita in Europa.

E ci fa molto piacere che, nel suo intervento, lei abbia portato molto rispetto al dibattito parlamentare. Questo è segno di rispetto della democrazia e della dinamica parlamentare, che altri, in questi giorni, vanno nelle piazze a dire di difendere, ma che poi, quando entrano in Parlamento, misconoscono. Il dibattito parlamentare si fa qui, in quest'Aula. Si fanno le risoluzioni, si votano e il Governo segue quelle risoluzioni. Lei, con il suo intervento di prima, ha seguito questo percorso. Noi non stiamo facendo altro che rispettare ciò che c'è in Costituzione, ed è stato correttamente individuato e indicato dall'onorevole Bagnai, che è intervenuto prima, l'articolo 1, secondo il quale la sovranità appartiene al popolo.

Il popolo, negli scorsi giorni, si è espresso in maniera chiara, dicendo, a partire dal voto italiano, che l'Europa ha voglia di cambiare direzione, e lo fa con una maggioranza politica chiaramente di centrodestra, nella quale la parte identitaria e la parte sovranista è certamente parte fondante e costituente. Su questo va costruito il nuovo rapporto europeo.

Su questo vogliamo che il suo Governo continui a muoversi, facendo ben capire che l'Italia non è - uso un'immagine un po' ottocentesca - l'amante con cui fare un giro di valzer, ma è il partner affidabile con cui costruire seriamente politiche europee in grado di espandersi anche al di là del Mediterraneo, ben consapevoli che il ruolo che oggi gioca il vecchio continente è, spesso e volentieri, sussidiario rispetto a scelte fatte altrove, mentre il vecchio continente ha, sia per le dimensioni politiche, sia per quelle economiche, il pieno titolo a definire i percorsi e le scelte a livello globale. Occorre, però, che ci sia una maggioranza non votata all'ideologia, ma certamente improntata al pragmatismo, come lo è quella che governa in Italia.

Questa è l'unica garanzia che possiamo avere rispetto a quella deriva che abbiamo visto in questi ultimi anni. E attenzione alle false sirene, che, magari, con un piccolo aggiustamento di percorso, a fine legislatura, cercano di far comprendere, magari, una volontà di sterzare anche con quella stessa maggioranza che c'è oggi. No, lo abbiamo già sperimentato e, per quanto ci riguarda, abbiamo già dato. Il rapporto con il PD e il rapporto con i socialisti poteva avere un senso in tempi di pandemia. Non ha certo senso nel momento in cui il bisogno, invece, è quello di crescita, di sviluppo e di rilancio, sia della politica italiana che della politica economica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Perché loro, Presidente Meloni, ricordiamocelo, rappresentano lo status quo e la non volontà di cambiamento, che noi invece vogliamo interpretare fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, ora che ci ritroviamo l'una di fronte all'altra, dopo queste settimane in cui abbiamo assistito davvero alla violenza con cui questo Governo è entrato nelle vite delle famiglie e ha preteso di essere giudice sui corpi delle persone, mi permetta di esprimere, prima di ogni altra considerazione politica, il profondo disprezzo che nutro per le politiche che lei e questo Governo state portando avanti in tema di diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non avete neanche il coraggio di farlo affrontando di petto, frontalmente, e dicendo chiaramente come la pensate sui diritti.

Abbiamo assistito, sentendo il rumore delle unghie che si arrampicavano sugli specchi, ai suoi tentativi di nascondersi dietro l'applicazione della legge n. 194, dietro l'idea che al G7 non avete parlato di aborto e dal nostro Paese non sia arrivata una spinta oscurantista con cui si è tolta la parola “aborto” dalle bozze conclusive dell'incontro. Abbiamo sentito le sue unghie sullo specchio, Presidente del Consiglio, perché non ha avuto il coraggio di dissociarsi nemmeno dalle dichiarazioni di alcuni esponenti dei partiti della maggioranza, che, nel frattempo, chiedevano nelle piazze di eliminare la legge n. 194, di rendere l'aborto un reato e di definirlo come un omicidio o come un delitto.

E questa non è libertà di pensiero, sono delle chiare e precise accuse, perché una persona che sceglie di abortire non è una delinquente, una persona che sceglie di abortire non è un'assassina, come voi, la vostra maggioranza e i vostri esponenti le avete definite in queste settimane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Allora, mentre nel nostro Paese il personale obiettore di coscienza supera il 70 o l'80 per cento, e in alcune strutture addirittura è impossibile abortire, al di là delle provocazioni che la Ministra Roccella è venuta a fare in quest'Aula, quando ci ha detto che è più difficile trovare un ospedale dove partorire, piuttosto che una struttura dove abortire, la invito a leggerla tutta, cara Presidente del Consiglio, la legge n. 194, perché all'interno della legge n. 194 c'è scritto che, al di là dell'obiezione di coscienza, deve essere garantito l'intervento di interruzione volontaria di gravidanza anche con la mobilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e questo non succede.

Nel nostro Paese ci sono ancora mille ostacoli, c'è uno stigma che condanna le persone che scelgono di abortire, c'è una violenza impunita che si consuma quotidianamente quando vengono negati anche i farmaci per sopportare il dolore fisico dopo, o quando viene negato l'aborto farmacologico, sicuro, efficace, che, per nessun motivo, se non puramente ideologico - parola che ho sentito ripetere ad oltranza, oggi, in questo Parlamento -, viene negato. E perché? Perché per voi le persone che abortiscono devono essere punite, colpevolizzate, devono scontare una pena.

E, allora, contro questa narrazione del patriarcato che lei rappresenta, pur essendo una donna, le proponiamo di portare in Europa un impegno preciso: garantire l'accesso a un aborto sicuro e legale, in un'Europa dove 20 milioni e più di donne non hanno accesso a un aborto sicuro e legale; dove negare l'aborto significa non solo negare la possibilità di scelta, ma negare la tutela della salute e mettere a rischio la salute e la vita delle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo succede in Polonia, dove addirittura si muore e dove altre persone vengono perseguite. E lei ci viene a parlare di discutere di genitorialità, ma con chi? Con Orbán, che ha inserito la possibilità, il dovere, l'obbligo di ascoltare il battito del feto per le donne che scelgono di abortire?

Questa si chiama violenza e voglio dirle soltanto una cosa: i nostri corpi, le vite delle persone non sono un terreno di scontro politico, non sono il campo di battaglia della vostra propaganda, non sono gli oggetti sacrificali di questo Governo classista, misogino, omofobo, patriarcale, che sta facendo violenza sui corpi delle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Allora, se non è così, se lei crede che l'aborto, la tutela della salute e la libertà di scelta debbano essere garantiti, accetti l'impegno che le abbiamo proposto, porti in Europa il tema e tuteli un diritto che deve essere garantito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ho sentito prima che non dobbiamo infangare il nome dell'Italia all'estero, ma ci ha pensato già da solo il Ministro della Cultura, che si lancia in queste dissertazioni culturali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), o il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che dice: facciamo la pace andando a cena. Insomma, ci pensate già da voi, non c'è un problema. O ancora, quando, in pieno G7, dove l'Italia pensava di contare qualcosa, tra qualche smorfietta, Presidente, e una pizzica - abbiamo scoperto, intanto, che non conta niente -, si aggrediva un deputato solamente per aver messo un tricolore al Ministro che le sta accanto (Commenti).

Presidente, lo offra lei il tricolore di cui tanto si fa vanto al Ministro che le è accanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), vediamo cosa accade; lui si è vergognato di prenderlo. In tutta risposta hanno aggredito un nostro deputato. Noi abbiamo sentito i propositi e la realtà, però, che viene; i propositi di un'Europa forte, di un'Europa non asservita, a cosa non lo so.

Però, vediamo che un signore che si chiama Mark Rutte, che qualche anno fa era il primo avversario dell'Italia, con cui si fece una battaglia incredibile, che si vinse, per portare il PNRR in Italia, uno dei falchi dell'austerità, uno che in Olanda ha favorito la Borsa di Amsterdam, dove si specula sul gas, con una speculazione che va contro le nostre imprese e le nostre famiglie e che ci fa alzare le bollette, un esponente di quel Governo dove si creano paradisi fiscali e dove si drenano soldi al nostro Paese, viene fatto Segretario generale della NATO.

Quindi, l'avamposto degli Stati Uniti in Europa è una persona di questo tipo.

Vogliamo parlare di protagonismo dell'Europa e di nuovo corso dell'Europa? Vogliamo parlare del Piano Mattei? Voi vi sciacquate la bocca col nome di Mattei. Innanzitutto, cominciamo a definire Mattei. Mattei era un partigiano: questo ve lo dovete ricordare, ok (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché non si può intitolare un piano a Mattei e poi dire che cantare Bella ciao è peggio che fare il segno della Xa MAS (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Punto uno: Mattei, innanzitutto, era un partigiano!

Punto due: la sovranità energetica. ENI ha venduto parte della sua quota in Saipem, azienda strategica energetica: un 10 per cento che finirà, sicuramente, nelle mani dei grandi fondi di speculazione. Si privatizzerà, ancora di più, la nostra sovranità energetica. Il povero Mattei non voleva la battaglia contro le Sette sorelle: bene, alle Sette sorelle di oggi stiamo facendo un enorme favore, andando a perdere la nostra sovranità energetica.

Sull'Ucraina: anche qui, il mondo che esiste e il mondo che non esiste. Ci dite, una buona volta, qual è il piano per riconquistare l'integrità territoriale ucraina? Perché ci state riempiendo di fandonie da due anni a questa parte; ci state riempendo di propaganda, dicendo che continueremo e continueremo...

Bene, per voi là ci sono Hitler e il nazismo? Allora, inviamo ora 500.000 uomini. È disposta a morire per l'Ucraina, Presidente? È disposta? Siamo disposti a morire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Allora andiamoci! Andiamoci, perché li hanno bisogno di uomini; non hanno bisogno di armi (che, tra l'altro, noi non abbiamo più da dargli). Stanno avanzando i russi, non stanno contro-avanzando gli ucraini. Questa è la realtà che state raccontando, con una stampa quasi tutta asservita alla vostra narrazione.

E, a proposito di stampa asservita, oggi vogliamo ricordare una meravigliosa e grande notizia: la liberazione - finalmente - di Julian Assange (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Una persona che non si è piegata alle narrazioni e che, sicuramente, non si è piegata - come continuamente sta facendo questo Governo - ai voleri d'oltre Atlantico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00120, Faraone ed altri n. 6-00121, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, Richetti ed altri n. 6-00123, Zanella ed altri n. 6-00124, Braga ed altri n. 6-00125 e Magi e Della Vedova n. 6-00126 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Presidente, la ringrazio e ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti. Io sarò abbastanza breve nella replica, anche perché vorrei cercare di rimanere il più possibile per le dichiarazioni di voto. Come sapete, c'è un pranzo convocato - come sempre - al Quirinale.

Voglio ringraziare i colleghi Cattaneo, De Monte, Bicchielli, Calovini, Bagnai, Rampelli e Candiani, dei quali ho condiviso in totalità gli interventi che hanno fatto - o comunque buona parte degli interventi che hanno svolto - e dai quali ho raccolto alcuni spunti interessanti. Non torno, chiaramente, su cose che ho già detto e su risposte che ritengo di aver già dato. Torno su alcune questioni e su alcune risposte che mi sollecitano alcuni colleghi – in particolare, ovviamente, dell'opposizione - partendo dalla collega Madia.

La collega Madia, per la quale ho una sincera simpatia personale…

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Ricambiata.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Lo so, lo so. Voglio ringraziarla perché la collega Madia è riuscita - non so quanto consapevolmente - a dire, molto meglio di me, quello che stavo cercando di spiegare.

Dice, la collega Madia, in apertura del suo intervento: la ragione per la quale oggi c'è un accordo tra tre forze politiche per distribuire la Presidenza della Commissione, la Presidenza del Consiglio e l'Alto rappresentante è che ci sono tre forze politiche che numericamente sono superiori alle altre. Si chiama democrazia, ci dice la collega Madia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La collega Madia ci dice: il Partito Popolare è il primo partito, il Partito Socialista è il secondo partito, il Partito Liberale è il terzo partito e, quindi, Presidente del Consiglio, è la democrazia.

Io sono d'accordo, ma c'è un problema: il Partito Liberale non è il terzo partito. Il terzo partito, in Europa, il terzo gruppo, sono i conservatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono i conservatori. Quindi, quello che implicitamente la collega Madia ci sta dicendo è ciò che io ho tentato di spiegare nel mio intervento e, cioè, che storicamente è accaduto questo: è accaduto che, nella definizione dei top jobs, dei ruoli di vertice, si seguisse quella che era l'indicazione arrivata dai cittadini, quindi non ragionando sul meccanismo di una maggioranza che blindava tutto, ma, partendo dai gruppi che erano maggiormente rappresentativi, in ruoli apicali che rimangono tendenzialmente neutri rispetto al principio della maggioranza e dell'opposizione.

La collega Madia ci conferma che è stato così e ci conferma che oggi c'è un cambio di passo. Oggi si sceglie di fare un'altra cosa: si sceglie di stabilire che quel meccanismo, che è frutto delle elezioni e dell'indicazione che arriva dai cittadini, non va più bene, perché il terzo gruppo oggi è un gruppo che non piace a chi decide di fare questa scelta.

Sono d'accordo, però, sul fatto che la democrazia, colleghi del Partito Democratico, sarebbe una cosa diversa, cioè sarebbe - come ci ha detto correttamente la collega Madia - una scelta che rispecchia l'indicazione dei cittadini, se quella scelta fosse stata diversa.

Dopodiché, ho altre cose da rispondere alla collega Madia, che parlava di promesse non mantenute, di promesse che non potevano essere mantenute. Con tutto il rispetto, Presidente, per il suo tramite, vorrei dire alla collega Madia che queste sono valutazioni che fanno gli italiani e mi pare che le abbiano ampiamente fatte gli scorsi 8 e 9 giugno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Sulla natalità sono d'accordo sul fatto - e l'ho detto - che è una delle nostre priorità. Penso che, davvero, ci voglia coraggio a sostenere che questo Governo non ha messo al centro il tema della natalità. Con le poche risorse delle quali disponiamo, io voglio ricordare che noi abbiamo aumentato l'assegno unico di 3 miliardi, abbiamo esteso il congedo parentale, abbiamo introdotto la decontribuzione per le mamme lavoratrici, abbiamo previsto sgravi per chi assume donne e giovani, abbiamo previsto l'asilo nido gratis per il secondo figlio, e così via.

Poi, c'è una battaglia in tema di natalità che mi auguro che anche l'opposizione ci aiuti a fare e che riguarda proprio l'Europa, perché - come voi sapete - l'Unione europea, la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia sulla materia dell'assegno unico, che è una delle poche questioni su cui, in quest'Aula, siamo tutti sempre stati d'accordo. Fu istituito nella scorsa legislatura, anche con il voto dell'allora opposizione, è stato aumentato da questo Governo; quindi, è una delle poche cose su cui siamo d'accordo. La Commissione europea ci apre una procedura di infrazione, sostenendo la bizzarra tesi che noi dovremmo riconoscere l'assegno unico a tutti i lavoratori stranieri, anche a quelli extracomunitari, anche a quelli che hanno figli in patria. Ora, voi capite che, con questo principio - secondo me molto ideologico - noi ci troviamo di fronte a una misura che, per noi, non è più sostenibile, al netto del fatto che - capite bene - è anche molto difficile andare a verificare quale sia il reddito ISEE di un lavoratore che arriva, per esempio, dal Pakistan.

Quindi, io intendo dare battaglia e chiedo di sapere se l'opposizione vuole darci una mano a dare battaglia su questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Dopodiché, in relazione all'ambiguità circa il dove si stia schierando l'Italia, guardi, in tema di ambiguità penso che sicuramente sono seconda ad altri, perché, se volessi seguire questo ragionamento, allora dovrei chiedere ai colleghi del Partito Democratico se la posizione che è stata espressa da alcuni vostri eletti, relativa alla necessità di sciogliere l'Alleanza atlantica, sia anche la posizione del partito (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Perciò, direi che, prima di parlare dell'ambiguità degli altri, sarebbe bene dare un'occhiata in casa.

Dove sto schierando l'Italia? Guardi, è una risposta molto semplice questa: io, l'Italia, la schiero con l'Italia, cioè la schiero dove sta l'interesse nazionale (Commenti). E sono fiera che sia finita la stagione nella quale l'Italia viene schierata dove interessa al PD (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sono fiera che quella stagione sia finita.

La schiero con l'Italia e dirò, dico di più: la schiero anche con l'Europa, perché io penso che avere il coraggio di fare delle valutazioni su cosa si possa fare meglio, su cosa non abbia funzionato e fare delle proposte sia l'atteggiamento che dovrebbero tenere coloro che vogliono migliorare il processo di integrazione europea e il ruolo dell'Europa. Poi, si può non essere d'accordo su quali siano gli strumenti per farlo e noi con molti non siamo d'accordo, ma stabilire che chi fa delle critiche è nemico dell'Europa e chi invece mette la sabbia sotto il tappeto e fa finta di non vedere quello che sta accadendo è l'amico dell'Europa, perdonatemi non sono d'accordo su questo, la vedo esattamente al contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

La collega Onori parlava del tema dei condizionamenti russi. Sono d'accordo. Comprendiamo molto bene il rischio. Come lei sa, collega, noi abbiamo approvato una legge sulla cybersicurezza; tra l'altro, lo abbiamo fatto senza voti contrari, l'abbiamo fatto anche accogliendo diverse proposte che arrivavano dall'opposizione. In quella legge ci sono, differentemente da quello che veniva detto, anche le risorse, ma, ovviamente, siamo su questa materia sempre pronti ad altre proposte.

Il riferimento al Primo Ministro ungherese torna spesso, in questo caso anche dalla collega Onori, che diceva “i nemici, gli amici”: guardi, io non vedo mai la politica estera così. La politica estera per me, soprattutto all'interno della dimensione europea, non è una politica fatta di amici e di nemici. Questo è un altro grande errore, un altro grande errore, signori, perché noi, qualche avversario, ce lo abbiamo, ma ce l'abbiamo fuori dai confini europei. Se continuiamo a ragionare in questa logica autoreferenziale per cui la nostra priorità è dividerci all'interno dell'Europa, purtroppo saremo sempre più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Per me non ci sono amici o nemici, ci sono interlocutori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Serve qualcuno che cerchi degli interlocutori, perché sempre la collega Onori - ma questa è una risposta che ho dato mille volte - diceva: l'Ungheria blocca qualsiasi cosa che riguarda l'Ucraina. Non mi risulta. Mi risulta che l'Ungheria, anche quando non era d'accordo - e spesso non è stata d'accordo: quando si trattava, per esempio, di avviare le procedure per l'accesso dell'Ucraina all'Unione europea, quando si parlava della revisione di medio termine del bilancio pluriennale e l'Ungheria non era d'accordo - ha consentito che gli altri decidessero, anche se non era d'accordo. È accaduto anche perché qualcuno, invece di pensare che ci siano dei nemici da escludere e spingere in un angolo, in un'ottica, secondo me, suicida per l'Europa, è capace di avere degli interlocutori e di mantenere un dialogo, rispettando tutti quegli interlocutori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Collega Della Vedova, sulla maggioranza vedremo in corso di legislatura. Sulla maggioranza che, secondo me, si materializza non distribuendo adesso degli incarichi e cercando, in alcuni casi, di sommare anche delle debolezze. Come dicevo nel mio intervento, la maggioranza si materializza nel Parlamento. Secondo me, mettersi d'accordo sui top jobs non vuol dire, in ogni caso, avere una maggioranza, sicuramente non vuol dire avere una maggioranza solida. Valuteremo nel corso di legislatura se esista una maggioranza o se quella maggioranza, come io penso, sia solida. Diceva la collega Zanella: la maggioranza esiste e resiste. Direi che sicuramente resiste, che esiste lo verificheremo più avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, il collega Della Vedova dice: voti a favore, negozi il futuro. Io non so se il collega Della Vedova intenda, con questo, che si sia in condizione di negoziare ciò che spetta all'Italia solo se ci si adegua. Immagino che non sia, collega Della Vedova, la sua visione. Sicuramente, non è la mia, non è la mia idea d'Europa. Considero folle - approfitto per dire anche questo, perché ho letto diverse dichiarazioni in questi giorni da parte di esponenti dell'opposizione - che si dica, da parte di chi rappresenta gli italiani in Europa, che non bisogna negoziare, di fatto, con la Presidenza del Consiglio italiano, di fatto con il Governo italiano, perché in Italia c'è un Governo che non piace alla sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Penso che sia una grave responsabilità quella che ci si assume, rappresentando l'Italia quando si va fuori dai nostri confini nazionali a cercare un soccorso esterno e a cercare un isolamento per l'Italia, che crea molti problemi all'Italia, ma può offrire qualche elemento - diciamo così - di dibattito all'interno della nostra Nazione. Lo considero grave e non mi sono, dall'opposizione, mai sognata di fare dichiarazioni del genere.

Collega Scutella', le confermo che non faccio inciuci con la sinistra. Non li ho fatti in Italia, non li faccio in Europa, sono in questo abbastanza coerente e abbastanza determinata. Chiaramente, non penso che il Patto di stabilità si possa definire un inciucio: è uno dei tanti dossier che arrivano in Europa, sui dossier i 27 Stati membri parlano e, alla fine, cercano una soluzione. Penso che accadesse anche quando al Governo c'eravate voi, per cui non credo che si possa definire il Patto di stabilità un inciucio. Le posso dire che cosa ritengo che sia un inciucio. Un inciucio è guidare un Governo, essere sfiduciati e mettersi d'accordo con l'opposizione per rimanere al Governo. Quello, secondo me, è un inciucio, non il Patto di stabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro) MAIE).

Collega Mauri, secondo me, forzava la valutazione che ho fatto sull'Europa. Io ho fatto certamente delle critiche - non sono nuova a quelle critiche -, ho fatto anche delle proposte. Come dicevo prima, ritengo che chi vede che alcune cose non funzionano, se è sinceramente in buona fede nel voler migliorare la condizione della propria Nazione, ma anche del contesto europeo, debba fare delle proposte. Io ho fatto delle proposte e mi dispiace, ve lo dico sinceramente, che in buona parte di questo dibattito - al netto di “gli amici, i nemici, stiamo con la Germania o stiamo con l'Ungheria”, tutta questa semplificazione della politica estera, perché io la considero una semplificazione, ve l'ho detto in passato e lo ripeto -, poi, nel merito delle proposte che abbiamo fatto, nel merito della lettura che io ho tentato di portare con la mia relazione, non ci siano alternative.

Si può non essere d'accordo con le proposte che faccio, se ne possono fare delle altre. In alcuni casi, chiaramente, in moltissimi casi, non saremo d'accordo. Sicuramente, la scelta migliore, per me, non è mettere la testa sotto al tappeto, per nessuno di noi, per nessuno di noi, particolarmente nel contesto nel quale ci troviamo. Infatti, come dicevo nella mia relazione, anche in campagna elettorale non mi pare che ci sia stato nessuno qui che diceva “va tutto bene, non c'è niente che vada cambiato, andiamo avanti così, grande!”. Abbiamo perso competitività, abbiamo un problema di catene di approvvigionamento, abbiamo un problema con la politica estera, abbiamo un problema con la politica di difesa, ma va tutto bene. No, non l'ha detto nessuno. Quindi, perché se lo fanno alcuni si è europeisti e se lo fanno altri si è nemici dell'Europa? Vi prego, queste semplificazioni, secondo me, non funzionano e, infatti, mi pare che poi - dati alla mano - non funzionano.

Aggiungo, sempre per il collega Mauri, che il dibattito sul tema delle regole di funzionamento, a mio avviso, è un dibattito meno importante di quello sulle priorità e si lega al dibattito sulle priorità. Invece, noi continuiamo a parlare solo di regole di funzionamento senza interrogarci davvero su cosa davvero debba occuparsi l'Europa, che è il vero tema che io pongo. Voi ritenete, legittimamente, che l'Europa debba occuparsi di più materie di quelle delle quali si occupa oggi. Io credo che, nel tentativo di occuparsi di tutto, alla fine, non si occupa bene davvero di niente e credo che, secondo il principio di sussidiarietà, che ricordo essere iscritto nei Trattati europei, l'Europa dovrebbe occuparsi di ciò che gli Stati nazionali non sono in grado di fare da soli e lasciare alla competenza degli Stati nazionali quello che gli Stati nazionali possono fare meglio, anche in un'ottica di difesa della specificità rispetto a quello che può fare un eccessivo centralismo. È una proposta politica o non è una proposta politica? Collega, colleghi: io sono stufa di vedermi raccontata e di vedere raccontato il Governo “impresentabile, nemico, vogliono distruggere tutto!”. È una proposta, scendiamo nel merito e si discute e, alla fine, gli italiani e gli europei ci dicono qual è la proposta che preferiscono.

In Italia ce lo hanno detto abbastanza chiaramente, ma non si possono liquidare i ragionamenti che fanno gli altri e le posizioni politiche diverse come se fossero impresentabili perché non si riesce a scendere nel merito, perché è un film che abbiamo già visto, ma non funziona, dal mio punto di vista (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Sull'immigrazione, sempre il collega Mauri, diceva: chi definisce, tra chi sbarca, chi è irregolare e chi non lo è? Lo definisce la legge, collega (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Lo definiscono le regole, la legge, che dice che ci sono metodi legali per entrare in Italia legalmente e non è consentito, invece, entrare in Italia dando i soldi agli scafisti e sbarcando illegalmente È la legge, eh (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)!

Collega Sportiello, al di là di questa propaganda che fate, perché chiaramente, insomma, si è un po' a corto di argomenti sul tema dell'aborto così come sul tema dei diritti LGBT e quant'altro, mi corre l'obbligo di ricordare, ma siete in questo Parlamento e dovreste saperlo, che noi non siamo intervenuti su queste normative (Commenti della deputata Sportiello). Scusi, non ci sono delle novità - scusi - di legge che questo Governo ha portato avanti. Quindi, se la disgustano le nostre politiche temo che la debbano disgustare anche le vostre, perché non siamo intervenuti sulla materia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, per concludere - ho promesso che sarei stata breve e intendo essere breve - io ribadisco che il mandato che spero di avere da quest'Aula per il Consiglio europeo di domani e di dopodomani è un mandato a continuare a chiedere un cambio di passo sulle priorità dell'Unione europea, a portare le nostre proposte, che ho cercato di confrontare con l'Aula, e chiaramente è un mandato a lavorare, perché all'Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta. Diceva, sempre la collega Madia, che spera in un ruolo importante, come quello che abbiamo ora, ma io voglio dire francamente, colleghi, che spero di riuscire a fare meglio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), che si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Sulla risoluzione di maggioranza Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00120 il parere è favorevole.

Sulla risoluzione Faraone n. 6-00121 del gruppo di Italia Viva il parere è contrario sulle premesse; è contrario sull'impegno n. 8; è favorevole sugli impegni nn. 2 e 4; è favorevole sull'impegno n. 1 con la seguente riformulazione: espungere le parole da: “anche promuovendo” fino a: “per l'Ucraina”; il parere è favorevole sull'impegno n. 3 con la seguente riformulazione: espungere le parole: “di un esercito comune e”; il parere è favorevole sull'impegno n. 5 con la seguente riformulazione: “a promuovere il controllo comune delle frontiere esterne dell'Unione europea e una politica migratoria solidale e umana, adoperandosi per garantire la sicurezza interna dell'Europa attraverso una gestione efficace e coordinata dei flussi migratori “; il parere è favorevole sull'impegno n. 6 con la seguente riformulazione: sostituire le parole: “a sollecitare” con le parole: “a facilitare” e aggiungere dopo le parole: “dell'Unione europea” le seguenti parole: “ai Balcani occidentali” ed espungere le parole: “della Georgia e”; il parere è favorevole sull'impegno n. 7 con la seguente riformulazione: espungere le parole: “in particolare le cosiddette dual use”.

Sulla risoluzione del gruppo MoVimento 5 Stelle, Francesco Silvestri n. 6-00122, il parere è contrario su tutte le premesse e contrario sugli impegni. Per quanto riguarda il paragrafo Ucraina il parere è contrario sugli impegni a), b), c), e), f) e g); per quanto riguarda il paragrafo Medio Oriente il parere è sempre contrario sugli impegni b), c), d) e), f) e g); per quanto riguarda il paragrafo relazioni esterne il parere è contrario sull'impegno b); con riferimento al paragrafo politica di sicurezza e difesa il parere è contrario sugli impegni a), b) e c); il parere è sempre contrario, per quanto riguarda il paragrafo in materia di competitività, sugli impegni a) e b) ed è contrario sul paragrafo relativo al prossimo ciclo istituzionale sugli impegni a), b), c). Il parere è favorevole, invece, per quanto riguarda il paragrafo Ucraina, sull'impegno d); per quanto riguarda il paragrafo Medio Oriente, sull'impegno a); e, per quanto riguarda il paragrafo relazioni esterne, sull'impegno a), con la seguente riformulazione: “a ribadire la condanna, di concerto con le istituzioni europee, dell'adozione della legge georgiana sulle influenze straniere che contrasta con gli impegni di avanzamento democratico assunti dalla Georgia con l'Unione europea nel suo percorso di adesione”.

Sulla risoluzione del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, n. 6-00123, il parere è contrario sulle premesse, è contrario sull'impegno n. 7, favorevole sugli impegni nn. 2, 3, 4, 5, 6, 8 e 10. Il parere è favorevole sull'impegno n. 1, con la seguente riformulazione: “a promuovere e rafforzare l'impegno nel sostegno politico, finanziario, economico, umanitario e militare all'Ucraina, attuando quanto previsto al documento finale del G7 italiano del 13-15 giugno 2024”. Il parere è favorevole sull'impegno n. 9, con la seguente riformulazione: “a definire una strategia commerciale europea che identifichi e promuova partnership con Paesi e regioni affidabili, per ridurre le dipendenze strategiche dell'Unione, nel rispetto delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio degli accordi commerciali esistenti”.

Sulla risoluzione del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, n. 6-00124, il parere è contrario sulle premesse, contrario sugli impegni nn. 1, 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 11, 12, 13 e 14, favorevole sugli impegni nn. 2 e 8.

Sulla risoluzione del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, n. 6-00125, il parere è contrario sulle premesse, contrario sugli impegni nn. 4, 14 e 16, favorevole sugli impegni nn. 1, 2, 3, 6, 7, 9 e 11. Il parere è favorevole sull'impegno n. 5 con la seguente riformulazione: “a sostenere ogni iniziativa delle Nazioni Unite volte a ottenere un immediato cessate il fuoco e la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani, tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantire la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, rispettare la legalità internazionale il ruolo dei suoi organi giurisdizionali rilanciare, il Processo di Pace”.

Il parere è favorevole sull'impegno n. 8 con la seguente riformulazione: sostituire le parole: “a sostenere” con le seguenti: “a confermare”.

Il parere è favorevole sull'impegno n. 10 con la seguente riformulazione: dopo la parola: “estremismi” aggiungere le seguenti: “di ogni colore politico”.

Il parere è favorevole sull'impegno n. 12 con la seguente riformulazione: espungere le parole da: “, unitamente” fino a “comune”.

Il parere è favorevole sull'impegno n. 13 con la seguente riformulazione: “ad avviare un dibattito nelle sedi istituzionali e con le parti economiche e sociali, orientato a definire le azioni e gli interventi in attuazione degli obblighi e delle scadenze da rispettare in relazione al nuovo Patto di stabilità”.

Il parere è favorevole sull'impegno n. 15 con la seguente riformulazione: sostituire le parole: “e in particolare negli” con le seguenti: “anche attraverso il conferimento di”.

Sulla risoluzione del gruppo Misto-+Europa n. 6-00126 il parere è contrario sulle premesse e sull'impegno.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5 del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Una cortesia, siccome il parere del Ministro è stato molto articolato, se fosse possibile avere poi copia del parere, perché, ovviamente…

PRESIDENTE. Lo stanno già facendo.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Immagino che avremo una votazione complessa.

PRESIDENTE. Lo stanno già facendo gli uffici, grazie onorevole Fornaro.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intanto, mi lasci contestare quanto affermato dalla Presidente del Consiglio Meloni, in replica all'onorevole Madia. Non è vero, storicamente, che le tre cariche di Presidente della Commissione, Alto rappresentante, Presidente del Consiglio europeo siano sempre andati ad esponenti espressione dei tre gruppi principali nel Parlamento europeo: è falso. Poi, soprattutto noi, oggi, aspettavamo le comunicazioni della Presidente del Consiglio italiano in vista di un decisivo Consiglio europeo per il futuro delle istituzioni europee. Abbiamo ascoltato, purtroppo, il comizio della leader del partito dei conservatori, molto conservatori, poco riformisti, europei.

La Presidente del Consiglio è molto abile a passare dal piano dell'analisi del voto in Italia per le elezioni europee all'analisi del voto europeo, ma questo non le consente di superare le ambiguità che ancora questa mattina, in maniera pesantissima, abbiamo ascoltato.

La Presidente del Consiglio vuole cambiare l'oligarchia burocratica europea, ma contesta che a pesare di più siano proprio le scelte dei cittadini europei che hanno determinato la nuova composizione del Parlamento europeo. Lei vuole che l'Europa faccia di più, ma vuole che resti così com'è con il veto nel Consiglio, magari esercitato da chi, come il suo amico Orbán, è sotto osservazione per la violazione dello stato di diritto e ostacola le politiche europee, su cui lei ha mostrato tutta quanta la sua convinzione, a sostegno dell'Ucraina, a sostegno del popolo ucraino nella guerra di resistenza all'invasione russa.

Lei, Presidente Meloni - questo è il punto - non ha espresso una prospettiva per l'Europa e per la tutela degli interessi italiani in Europa. È prigioniera delle contraddizioni tra appartenenza politica europea e leadership del suo partito europeo, della sua famiglia politica europea, appartenenza politica alla sua maggioranza qui in Italia e propaganda, di cui ancora oggi abbiamo ascoltato a fiumi l'espressione che ne ha fatto.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 13,07)

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). È finita la campagna elettorale, Presidente Meloni. È finita la campagna elettorale. Si tratta di far pesare, sì, gli interessi italiani all'interno delle istituzioni europee, ma non di farlo con la sfida continua che lei fa, con l'opposizione continua che lei fa, ma con il negoziato e anche con la politica, se ne è capace.

Infine, mi consenta un passaggio sulla questione dell'Albania. Lei è tornata sulla questione dell'Albania. Abbiamo avuto in Albania un confronto concitato e purtroppo troppo rapido. Lei ha mentito quel giorno in cui ci siamo incontrati in Albania e lo ha fatto ancora oggi, in quest'Aula. Ha mentito quando ha sostenuto che, grazie all'accordo dell'Italia con l'Albania, il Governo italiano porta la legislazione europea in Albania. Non è quello che accadrà: grazie a quell'accordo, sarà il nostro Paese a uscire dal diritto europeo perché, come le istituzioni europee hanno sottolineato, quell'accordo è fuori dal perimetro del diritto europeo, che non è ovviamente applicabile in quel luogo.

E, su questo punto, mi rivolgo, per il tramite della Presidente Ascani, al Presidente Fontana: aspettiamo dal Presidente Fontana - aspettiamo con ansia - di sapere come saranno esercitabili appieno le prerogative di visita ispettiva dei parlamentari italiani in quei luoghi di detenzione, in quelle che, di fatto, sono delle colonie detentive per stranieri (di cui mai avremmo pensato di doverci occupare nel 2024 nel nostro Paese), come è esercitabile il diritto di visita ispettiva senza preavviso. Lo abbiamo chiesto al Presidente Fontana, il Presidente Fontana ci ha detto che si è rivolto al Ministero degli Affari esteri, siamo in trepidante attesa per conoscere come esercitare le nostre prerogative di parlamentari, anche in quel luogo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io, sinceramente, ho ascoltato in maniera abbastanza sorpresa l'intervento della Presidente del Consiglio Meloni perché ha parlato facendo riferimento a un 54 per cento di europarlamentari di maggioranza italiana trasferita in Europa. Poi, Presidente, guardavo plasticamente seduti accanto Salvini, Meloni e Tajani e ragionavo sul fatto che la Presidente Meloni mette insieme cose che insieme non stanno. Infatti, è vero che sono seduti sugli stessi banchi del Governo qui in Italia, ma ogni forza politica, rappresentata plasticamente oggi nei banchi del Governo, ha una posizione politica in Europa radicalmente opposta.

Si può dire che non potete perdere: avete giocato una schedina “1 X 2”. Infatti, c'è la Lega che è all'opposizione, l'ha dichiarato e farà opposizione comunque a tutto quello che verrà fuori come leadership europea; c'è Forza Italia che invece è al Governo: la von der Leyen è espressione del Partito Popolare Europeo e Tajani è un leader autorevole di questo partito; e, poi, c'è Fratelli d'Italia che è un piede dentro e un piede fuori dalla maggioranza e dall'opposizione. Per cui rappresentare questo 54 per cento come se fosse una vittoria politica del centrodestra in Europa è surreale e anche un po' ridicolo, Presidente.

Tra l'altro, tutto l'intervento della Meloni mi è sembrato un intervento contro Tajani: quando dice che le classi dirigenti sono indifferenti al risultato delle elezioni europee, che nascondono la polvere sotto il tappeto e che continuano con vecchie e deludenti logiche, con chi ce l'ha se non con la rappresentante che, più di tutti, ha rappresentato la Commissione europea nella passata legislatura e che si appresta a rappresentare la maggioranza nella prossima Commissione europea, cioè Ursula von der Leyen?

Io credo che tutte queste contraddizioni, cara Presidente Meloni, quando dice che il popolo ha espresso con chiarezza un messaggio alle classi dirigenti europee, siano nei vostri comportamenti, perché state lì a dire che volete governare insieme in Europa e poi avete tutti posizioni radicalmente diverse. Poi, io credo che queste contraddizioni, che stanno nella maggioranza, purtroppo le eredita il Paese.

Lei, Presidente, ha beneficiato di un consenso, cavalcando le paure in Europa e in Italia, figlie delle emergenze che sono esplose in questi anni: l'euro, e ricordo le sue battaglie contro l'euro, cavalcando le paure generate dalla moneta unica; la recessione, che c'è stata immediatamente dopo; l'immigrazione e il COVID; la guerra in Ucraina e la crisi energetica. Sono state tutte avventure vissute insieme in Europa e su cui lei si è messa, naturalmente, a protestare più che a proporre soluzioni per il nostro continente.

Adesso si trova, invece, al Governo a doverle gestire, a dover gestire tutto ciò che è conseguito da quelle crisi e lo fa con l'atteggiamento di chi si affaccia timidamente nella stanza dei bottoni, tenendo un piede in piazza e una mano sul megafono e, dall'altro lato, un piede nella stanza dove si decide, naturalmente dovendo gestire i compagni che continuano a lottare contro le politiche europee.

Queste contraddizioni - una, quella della maggioranza che ha posizioni diverse in Europa e, l'altra, il suo atteggiamento ambiguo relativamente al fatto di stare nei luoghi dove si decide o stare nei luoghi dove si contesta -, purtroppo, le pagano l'Italia e gli italiani.

Da un lato, lei vorrebbe abbattere il totem von der Leyen, perché simbolo della Bolkestein, dell'invasione dei migranti, del Green Deal vessatorio; dall'altro lato, però, l'ha portata in giro. Lei lo sa, noi a Palermo abbiamo la Santuzza che portiamo in processione per il Festino; lei, con le stesse modalità, ha portato in giro la von der Leyen, mettendo questo simbolo a disposizione degli italiani, come se fosse colei che poteva liberarci da tutti i limiti che l'Unione europea aveva rappresentato. Eppure, è lei la rappresentante principale di tutto quello che lei ha contestato in questi anni.

La storia di Rampelli - che dice che il Partito Popolare Europeo ha rappresentato voglia di cambiamento, mentre tutte le altre forze che oggi siederanno in maggioranza no - è una storia che fa ridere, Presidente, perché la von der Leyen guida i processi. È lei quella che dovrebbe contestare e che dovrebbe individuare come limite per le vostre politiche e per un'Europa che, come lei ha detto, non rappresenta i cittadini.

Questo atteggiamento, dicevo, nuoce all'Italia e anche il rapporto perverso maggioranza-opposizione in questo Paese nuoce all'Italia, Presidente, perché durante tutta la campagna elettorale avete giocato alla polarizzazione.

Avete spiegato agli italiani che una era una cosa e l'altra era l'esatto contrario. Avete giocato talmente tanto che avete imbarbarito il dibattito in questo Paese, perché io mai avevo sentito così tanti richiami al fascismo e così tanti ripristini di slogan fascisti così come è accaduto in questo ultimo periodo, e questo lo reputo un limite per il nostro Paese. Vi siete assunti questa responsabilità di spaccare il Paese, l'avete polarizzato e adesso, probabilmente, vi ritroverete insieme a governare, Presidente Meloni. Quindi, quella polarizzazione, quella unicità che lei aveva rappresentato, l'unica inversione a U che le era rimasta di compiere era quella sul Governo con la sinistra. Con questa storia qui completa anche questa, di inversione a U, perché dal racconto che ci ha fatto non è lei che non vuole governare con la sinistra in Europa, ma sono le altre forze politiche, compreso il Partito Socialista, a mettere i veti sui conservatori. Questo ci ha raccontato, Presidente. Per cui, l'inciucio famoso che lei ha detto di non voler compiere, è un inciucio che si rappresenterà plasticamente, quando verranno fuori i commissari, perché è vero che i commissari vengono indicati dai Paesi, ma le scelte politiche dei Paesi sui nomi che vengono chiamati a rappresentarlo, il Paese, sono scelte che poi connotano la sua volontà. Per cui, l'idea di dire “magari col voto segreto ti do il voto, e così rappresento, però, la discontinuità e la differenza con tutto il resto” è un'idea che però si evidenzierà coi fatti quando la squadra verrà rappresentata e quando quell'inciucio, che ha sempre detto di non voler compiere, sarà compiuto. È la legge del contrappasso. Credo che da questo punto di vista, neanche la coperta di Linus che si è mantenuta ancora, che è il no alla ratifica del MES - perché è rimasta solo quella - che la rassicura rispetto a quello che è stato e a quello che sta diventando, basterà. Però anche questo è un danno che si fa al Paese e all'Europa, perché quel veto, naturalmente, lo paghiamo in credibilità.

Lei poi ha detto di volere un'Europa più forte, Presidente, però non abbiamo sentito una sola parola sull'abolizione del diritto di veto. Se l'Europa deve funzionare, quest'abolizione del diritto di veto ci vuole, perché avere per concessione di Orbán un comportamento per cui si lasciano passare gli aiuti all'Ucraina - i 50 miliardi - perché c'è lei che interviene con Orbán, e invece è data a lui la possibilità di impedire all'Unione europea di agire, è una vera follia.

Così come non abbiamo sentito dire una sola parola sulle condizionalità per le risorse. Orbán fa e disfà quello che vuole, sapendo che, comunque, ha garantito i finanziamenti europei. E non abbiamo sentito una sola parola sull'Esercito unico europeo, che è l'unico strumento per garantire la pace, anche in Ucraina. Su questo, lei continua a non dire nulla, però vuole un'Europa credibile. L'Europa credibile passa da queste riforme. Noi siamo dell'idea che anche il Presidente della Commissione andrebbe eletto direttamente dal popolo, così la finiamo con tutti questi giochetti e sottobanco, che lei ha contestato. Perché lei, in Italia, è favorevole all'elezione diretta, da parte del popolo, del Presidente del Consiglio, mentre non lo è, quando, in Europa, andiamo ad eleggere il Presidente della Commissione europea? Su questo ci vuole coerenza, e io credo che un'Europa più forte possa agire con più credibilità in Ucraina, in Israele e possa agire anche nel contrastare le grandi sfide che si aprono davanti a noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, credo che lei abbia fatto bene a impostare la sua relazione con uno sguardo non di breve periodo, ma con uno sguardo strategico e, mi permettano i colleghi - avendo ascoltato tutto il dibattito qui in Aula e alcune dichiarazioni di voto - di fare una constatazione non polemica. Ridurre osservazioni strategiche sul futuro dell'Italia e dell'Europa a questioni di inciuci o non inciuci, a questioni - si direbbe - quasi di discussioni locali, da bar, credo sia un errore da parte dell'opposizione, ma anche una diminuzione del ruolo di questo Parlamento.

Il Presidente del Consiglio ha iniziato la sua relazione, ponendo una questione di fondo. Questo dovrebbe essere il dibattito più importante di quelli che abbiamo fatto nei mesi precedenti, perché questo Consiglio europeo riguarda - lo dico con forza - il futuro dei prossimi 5 anni (2024-2029).

Il futuro dell'Europa è di fronte a grandi cambiamenti e a sfide epocali, li ha sottolineati nella sua relazione (e noi parliamo di inciuci, parliamo di questioni di villaggio, di questioni locali): la guerra, la pace, la politica estera, gli scenari della geopolitica, che tornano ad essere fondamentali per l'Europa e per il mondo; una guerra nel cuore dell'Europa e dei conflitti che scoppiano e una guerra nel cuore del Mediterraneo, dove l'Europa è nata e dove la civiltà dell'Europa si è sviluppata e, quindi, il tema della politica estera; i flussi migratori, che non vogliamo continuare a porli come una capacità o incapacità di gestirli o di non gestirli, quando abbiamo riposto al centro dell'Europa e del cuore del dibattito dell'Europa che l'Italia non è il confine dell'Italia sola, ma è il confine dell'Europa e che il grande tema dei flussi migratori va affrontato nella sua globalità, nelle risposte immediate e anche - e qui ho sentito cose per cui penso che un po' di storia varrebbe la pena venisse riletta, da parte dei colleghi che intervengono - con la grande sfida del continente africano.

Lo dico ai colleghi di maggioranza e opposizione: ci siamo dimenticati del continente africano? Qual è la ragione per cui negli anni precedenti abbiamo lasciato quel continente, non come fece Mattei, nelle mani dei russi, dei cinesi e dei turchi, dove l'idea dello sviluppo di quel continente era un'altra? Ecco, allora, il Piano Mattei.

Ancora, la questione della denatalità, che non può più essere ridotta a uno scontro ideale o ideologico, e che riguarderà, non solo, l'Italia, lo avevamo detto anche su altri temi, ma tutta l'Europa: nel 2030, gli over 80 in Europa raddoppieranno; nel 2050, l'Europa rischia di diventare il continente più vecchio del mondo. O, ancora, le grandi transizioni, quella ecologica e quella digitale.

Le dico sin da subito, signor Presidente, che voteremo la risoluzione di maggioranza, la voteremo con convinzione e le daremo, ovviamente, tutto il sostegno che le abbiamo dato in questi 18 mesi di Governo, però, il mio intervento vuole sottolineare due questioni che, secondo me, lei ha posto, che hanno visto anche la contraddizione nel dibattito dell'opposizione e che non vanno sottovalutate. Come facciamo ad affrontare queste grandi sfide? Come l'Europa può ritrovare la sua identità, cambiandola, cioè aggiornandola?

Lei ha posto due questioni. La prima: fare gli interessi dell'Italia non è in contrasto con gli interessi dell'Europa, eppure sembra che sia una contraddizione. La seconda: attenzione, per affrontare queste sfide, quello che sta succedendo in questi giorni non è solo una questione di poltrone - all'Italia ne spetta una, a quell'altro ne spetta un'altra -, ma è una questione di ritornare alla ragione e alla modalità con cui l'Europa è nata; non è nata come strumento di rappresentanza, di maggioranza e opposizione, ma è nata (poi lo ricorderemo), come ruolo istituzionale che mette insieme, per la pace e il benessere, gli interessi delle Nazioni.

Se non chiariamo e non ci confrontiamo su queste due questioni, tutte le altre diventano inciuci, diventano sfide di basso cabotaggio, che possono riguardare una campagna elettorale, ma che in quest'Aula non possono interessarci.

La prima: fare gli interessi dell'Italia in contrasto con quelli dell'Europa. La storia dovrebbe illuminare il futuro, ma forse un poco ci dimentichiamo della storia e io qui rispondo con due citazioni semplici di due grandi protagonisti dell'Europa, una, di settant'anni fa, di De Gasperi, di cui si celebra l'anniversario della morte ad agosto, sono 70 anni, e l'altro, invece, un Presidente che di tutto si può accusare meno che di essere di destra, un certo Presidente che si chiamava Havel e che portò la Cecoslovacchia, per la prima volta, all'interno dell'Europa. Parto dal più recente. Sentite che cosa diceva Havel: finalmente, ci siamo risentiti a casa; sono europeo, perché sono cecoslovacco e non smetto di essere cecoslovacco.

Ma che cosa diceva, settant'anni fa, De Gasperi, che, insieme a Schuman e Adenauer, fondò l'Europa? Diceva che dobbiamo vedere l'Europa come “un consorzio di Nazioni libere”. Sapeva distinguere - diceva De Gasperi - la Nazione dallo Stato-Nazione. Credeva possibile un contenitore - “consorzio” - multinazionale, per Nazioni - allora la definizione di cattolica - che mantenessero ciascuna la propria cultura, la propria lingua, i propri costumi, mettendo insieme pezzi di sovranità, non delegando la sovranità, ma per l'interesse, dopo che c'era stata la Grande guerra, la Seconda guerra mondiale, di vinti e vincitori, con l'azione della responsabilità libera.

Ecco, diciamolo con forza e con chiarezza, anche per chi, come noi, viene dalla tradizione popolare, ma popolari e conservatori lo stanno dimostrando anche in una visione diversa, ma che si unisce con questa concezione. Noi siamo europeisti convinti, ma si sta in Europa non per annullarsi in un super Stato, lo ripeto, non per annullarsi in un super Stato, che ha, spesso, più il volto di una mega burocrazia. Quando ti annulli in un super Stato, l'unica cosa che vale, se non è l'azione libera e consapevole dell'adesione dei popoli, sono le regole e qual è stato il difetto in tutti questi anni? Sostituire alla ragione per cui i popoli e le Nazioni stanno insieme, i regolamenti e le regole.

Mi permetta di aprire una parentesi e di ringraziarla, credo a nome di tutto il Parlamento, ma anche a nome del nostro gruppo, perché al G7 lei ha avuto la capacità di affrontare uno dei temi del futuro strategico dell'Europa, dell'Europa e del mondo, il tema dell'intelligenza artificiale, invitando anche a quel tavolo un'altra visione, che non poteva essere solo quella dei regolamenti: è la prima volta che un Papa ha partecipato al tavolo dei potenti del mondo, mi sembra che ciò dia - e la ringrazio veramente di cuore - l'idea di che cosa intendiamo noi per politica per l'Europa e per lo sviluppo delle Nazioni (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, il punto è dare all'Europa un contributo per cui l'Italia ritrova e permette all'Europa di ritrovare i motivi per cui l'Europa è nata: pace e benessere. L'Europa deve essere questo spazio di libertà, in cui soggettività diverse si incontrano, collaborando a un interesse comune. Ecco, ha fatto bene, ma lo ricordiamo anche noi, l'onorevole Bicchielli a dire che le elezioni hanno ritrovato un protagonismo nuovo, rimettendo al centro, e questa è un'osservazione che tutti i partiti dovrebbero fare, anche qui in Italia, l'idea di popolo e di persona. Non a caso, lei, e la ringrazio, nel pensare al futuro dell'Europa con un metodo che affronti quelle grandi sfide, ha parlato di sussidiarietà e proporzionalità - sta finendo il tempo - ma, cosa altrettanto importante, ho visto che lei ha risposto alla collega Madia, e mi permetta, appunto, perché lei ha dato uno sguardo diverso, che noi condividiamo e sottolineiamo, di dire che l'Unione europea non nasce come meccanismo istituzionale e politico tra maggioranza e opposizione; il disegno istituzionale dell'Europa - la storia illumina il futuro - è tutt'altro, l'equilibrio che i Padri fondatori hanno voluto dare all'Europa è un equilibrio che, se non lo guardiamo da quell'ottica, signora Presidente, non lo capiamo. Perché c'è un Parlamento che rappresenta la volontà dei popoli? Perché c'è un Consiglio europeo che rappresenta le Nazioni e perché c'è una Commissione dove le Nazioni e il Parlamento si incontrano nel governo complessivo? È una logica che non appartiene alla nostra logica.

Allora, se noi vogliamo recuperare questa forza e questo spirito dell'Europa per affrontare quelle grandi sfide, non possiamo ridurci allo spettacolo a cui stiamo assistendo. Io credo, e non a caso, che con i Popolari, e anche con la vittoria e l'affermazione dei Popolari a queste elezioni europee che continuano a essere il cardine del futuro dell'Europa, dobbiamo ragionare e dobbiamo aiutarci a non commettere degli errori. E, mi permetta, come osservazione politica, mi dispiacerebbe - a pensar male si fa peccato, come diceva qualcuno più autorevole di me molti, molti, anni fa -, se quello a cui noi stiamo assistendo fosse una sorta di rivalsa da parte di alcune Nazioni, parlo non a caso, e me ne assumo la responsabilità, di Francia e Germania, sconfitte alle elezioni, per ritrovare, attraverso un meccanismo, che non è assolutamente quello della natura, nei grandi ruoli, la propria rivincita…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Ma non si usa l'Europa. Lì, è la democrazia in quegli Stati: ritorni dal tuo popolo, ti fai eleggere e ti fai affermare. L'Europa è la rappresentante di quell'interesse, della tua Nazione per l'interesse dell'Europa.

Concludo, anche se mi sarebbe piaciuto parlare della questione green

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). La ringrazio, Presidente, mi permetta solo questi ultimi 10 secondi. Ha fatto bene a dirlo, altro che regolamenti, l'uomo è al centro dell'Europa e del mondo e lo si vuole eliminare. Quindi, il futuro dell'Unione europea, per Noi Moderati, è promuovere la libertà dei popoli e la cooperazione, come motore della crescita e dello sviluppo sociale.

Continui nel lavoro che sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, vi richiamo a un rigoroso rispetto dei tempi, perché, come sapete, alle ore 15 è previsto il question time, altrimenti non riusciamo a mantenere i nostri impegni.

Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Mi rivolgo, anche se non c'è - so che ha un impegno istituzionale - alla Premier Meloni. Le dico che sono quell'esponente dell'opposizione “feroce e che usa toni da guerra civile”, come la Premier ieri ha definito tutta l'opposizione, in un video veramente surreale e preoccupante. Video che è servito alla Premier solo per spostare il dibattito politico e della comunicazione rispetto alla sua sconfitta elettorale alle amministrative, alla perdita di 600.000 voti da parte di Fratelli d'Italia e alla forte difficoltà che sta avendo in Europa rispetto a certe sue posizioni, quando la stessa Premier diceva: “La pacchia è finita” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

L'intervento di ieri - chiedo scusa, di oggi - sancisce, purtroppo, il fallimento della politica della Premier Meloni in Europa, dove è stata totalmente marginalizzata. Oggi ha parlato del caminetto, ma, diciamolo chiaramente: la Premier Meloni, in quel caminetto, avrebbe voluto entrarci volentieri, solo che la porta le è stata chiusa. Si dovrebbe interrogare rispetto alle ragioni per cui è stata chiusa questa porta. Posizioni, ovviamente, sempre fortemente conflittuali, nazionaliste e sovraniste. Anche il partito che lei rappresenta, ancora oggi, non ha fatto i conti con il passato, rispetto a certe questioni fondamentali. Si pensi a quel drammatico video che abbiamo visto su Fanpage: la Premier Meloni non è riuscita a prendere le distanze e a condannare quella sua Gioventù Nazionale, che inneggia al fascismo e che tanto, invece, ha suscitato sdegno in Europa.

Oggi, la Premier ha assunto la posizione - ma non avevamo dubbi - di volere “meno Europa”, sposando così le posizioni di Matteo Salvini, della Lega. C'è un'Europa che pretende - dice sempre la Premier Meloni - di spiegarci quale auto farci guidare, come ristrutturare le case e così via dicendo. C'è un problema che voglio segnalare: c'è una questione che attiene alle regole. Vedete, c'è il codice della strada nel nostro Paese, che fa lo Stato italiano - lo ha fatto il Parlamento - e che dice agli italiani che quando c'è il rosso ci si deve fermare; ci sono i regolamenti urbanistici che ci dicono come si devono fare le case.

Io so che questa destra è refrattaria alle regole, ma voglio dire alla signora Premier che le regole globali servono per migliorare la qualità della vita delle persone e dell'ambiente, e a richiamare i diritti civili ai diritti umani. La refrattarietà di questa destra alle regole è, semplicemente, un grande problema e ne paghiamo un prezzo.

Devo dire - a nome di Alleanza Verdi e Sinistra - che siamo rimasti esterrefatti quando abbiamo sentito dire dalla Premier Meloni: ma ci accusano… La natura non può subire le responsabilità… È sempre il problema dell'uomo… Ma, allora, di chi è la colpa della crisi ambientale?

Ecco, io domando: ma, signora Presidente Meloni, di chi è la responsabilità della crisi ambientale se non pensiamo che non sia stata una responsabilità dell'uomo? È degli animali? È dei lupi? È degli orsi? È dei gatti? È dei cani? È delle farfalle? Ma si rende conto di quello che sta dicendo? È evidente che c'è una responsabilità dell'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non si assume una responsabilità. C'è un'assenza di dimensione etica e morale nell'intervento della Premier Meloni, che è quella di non garantire un futuro alle generazioni che verranno. C'è un'assenza incredibile nel suo discorso. Mentre parliamo, in Sicilia, un milione di persone non ha l'acqua potabile. Un piccolo paese della Sicilia, Ravanusa, ha l'acqua potabile ogni venti giorni e questa Presidente viene a dire in Aula che il problema è solo degli ecologisti e di Alleanza Verdi e Sinistra, che fa una battaglia forte per garantire un futuro, perché la crisi climatica è un problema (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). È un problema: bisogna garantire, quindi, una risposta importante. La vostra è una posizione ideologica, non la nostra. La vostra è la posizione ideologica di chi difende lo status quo e di chi difende interessi economici rilevanti: del resto, l'abbiamo visto. Noi chiediamo, però, che la transizione sia sostenibile, dal punto di vista sociale. Vogliamo che il Fondo sociale per il clima sia implementato e lo diciamo chiaramente. Rispetto ai grandi ricchi - in Italia sono 62 ed hanno un patrimonio di 230 miliardi di euro - noi non abbiamo problemi a dire che vogliamo una patrimoniale, perché non possono pagare i ceti sociali più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

E lo vogliamo a livello europeo e lo diciamo in maniera molto chiara. Signora Presidente, lei dice che volete l'autonomia energetica per non essere dipendenti: ma chi state prendendo in giro? Voi avete costruito una strategia energetica che sposta la dipendenza energetica dalla Russia all'Algeria, al Qatar, all'Egitto e al Mozambico. Il Piano Mattei vi serve a questo: per prendere le risorse naturali dell'Africa. Mai piano neocoloniale così forte poteva essere fatto da questa destra. Nel frattempo, state fermando le vostre politiche di transizione ecologica. Il Ministro per l'agricoltura - che stava lì prima seduto - è responsabile della fuga di diverse imprese, estere e italiane, che non investono più, perché avete bloccato gli investimenti sulle rinnovabili.

Ora vede, una questione fondamentale: noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, non siamo assolutamente d'accordo con lei quando dite che è necessario implementare la spesa sugli armamenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Basta! La spesa per gli armamenti, in Europa, ha raggiunto la cifra di 300 miliardi di euro: il triplo della Russia; più della Cina. Di fronte a 750 milioni di persone che non hanno accesso al cibo, riteniamo inaccettabile che ci sia questa follia di corsa per gli armamenti.

Ancora un'altra questione. Vede, noi ci siamo alzati tutti ad applaudire per ricordare il barbaro omicidio, perché per noi lo è, di Satnam Singh: il povero bracciante agricolo sfruttato al limite dello schiavismo - anzi, schiavismo - che è deceduto in quella maniera, trattato come se fosse un sacco di rifiuti. Ma lei non ha detto una parola rispetto allo sterminio, al massacro, del popolo palestinese. Non ha avuto il coraggio di dire una parola (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). La vostra è una politica pavida: di fronte allo sterminio del popolo palestinese - 38.000 vittime civili, di cui 21.000 bambini - lei non è stata in grado di dire nulla, se non che è necessaria un'assistenza umanitaria. Lo chiama assistenza umanitaria, lo sterminio? È una forma nuova che, francamente, ci indigna in maniera molto, molto profonda.

Vede ha fatto riferimenti all'oligarchia e alla necessità di combattere l'oligarchia in Europa. Lei, tuttavia, nel nostro Paese, sta avviando una riforma - quella del premierato/presidenzialismo - che nel futuro concentrerà in una sola persona tutti i poteri, determinando uno sbilanciamento incredibile tra i poteri dello Stato. Già avete annullato, eliminato i pareri della Corte dei conti e del Consiglio di Stato: questa è una delle questioni che ci preoccupa fortemente.

Comunque, ritorno al video di ieri, perché io non voglio tralasciare una questione che per noi è gravissima, non solo per i toni, ma per il salto di qualità che la Premier ha deciso di fare nel Paese, con quel video: ha di costruire una fabbrica delle bugie. Ieri, la Premier Meloni ha detto, vantandosi, che sono state fatte riforme importanti: la riforma del fisco, la riforma della giustizia e la riforma degli appalti. Andiamo a vedere. La riforma del fisco, cioè, la flat tax: far pagare meno tasse ai ricchi e far pagare il peso del funzionamento dello Stato al ceto medio, che le tasse le paga (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Questa è la vostra riforma. Riforma della giustizia: non investire nelle intercettazioni; definire il trojan - che ha consentito l'arresto di Messina Denaro - come una “porcata”; depenalizzare i reati contro la pubblica amministrazione, che sono indicatori di fenomeni di corruzione. Riforma degli appalti: avete fatto una riforma degli appalti che consente i subappalti a cascata, che sono l'indicatore dello sfruttamento dei lavoratori e anche di incidenti sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Infine, l'autonomia differenziata: il massimo della vostra incoerenza e dell'assenza di credibilità della Premier. Le leggo questo: “Le regioni sono finite per diventare centri di spesa formidabili e sono state utilizzate dalla partitocrazia per moltiplicare indennità e carrozzoni. Su questo terreno sfido il Governo, che parla di macroregioni ancor più distanti dai cittadini e, quindi, incontrollabili, e sfido la Lega Nord, che si ostina a difendere un sistema palesemente fallito”. Lo diceva Giorgia Meloni, che ieri ha pensato, con la sua fabbrica delle bugie, di raccontare bugie agli italiani. Ma noi sappiamo perché lei ha fatto quel video: perché ha perso il rapporto con un pezzo fondamentale del Paese. Nel Sud avete perso le elezioni, sentite che qualcosa non va e state mettendo in moto un meccanismo mediatico e di propaganda che non solo non fa bene al Paese, ma che rapidamente consentirà - ed è quello per cui noi lavoriamo, come Alleanza Verdi e Sinistra - di costruire un'unità delle opposizioni, perché voi avete vinto solo perché le opposizioni erano divise, perché altrimenti sareste stati minoranza, e minoranza tornerete ad essere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Colleghe e colleghi, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi parlamentari, essendo giunti alle ore 13,45 ed essendo ancora previsti numerosi interventi per dichiarazioni di voto, le votazioni sulle risoluzioni avranno luogo a partire dalle ore 16,15, al fine di consentire lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata previste per le ore 15. Come sapete, poco prima, dovremo preparare l'Aula per la diretta televisiva.

Ha chiesto di parlare il deputato Richetti Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Mi rivolgo al Sottosegretario Mantovano, sapendo dell'impegno della Presidente e lo ringrazio per l'attenzione che mi riserva.

Il nostro gruppo ha sempre avuto un atteggiamento di opposizione pronta a riconoscere gli elementi che la Presidente del Consiglio ha portato prima delle comunicazioni del Consiglio europeo. Lo abbiamo fatto sui temi della politica internazionale, sui temi dell'Ucraina. Devo confessare che il discorso di oggi della Presidente Meloni è tra i più deboli e confusi, fino allo smarrimento, che io abbia ascoltato in quest'Aula. Cerco di non anteporre il giudizio alla riflessione. Cerco di offrire all'Aula le argomentazioni del perché pronuncio queste parole, però, davvero, ho trovato la Presidente del Consiglio - soprattutto quando, in replica, ci risponde che la maggioranza si vedrà in corso di legislatura - in difficoltà nel collocare la propria forza politica, il nostro Governo, il nostro Paese, nel contesto europeo.

La Presidente Meloni ha parlato di una crisi di gradimento dell'Europa. Io non parlerei di gradimento, io credo che siamo di fronte a una profonda crisi di fiducia, non solo sull'Europa, ma anche nei partiti e nella politica. È una crisi di fiducia che arriva a contagiare quanto di più prezioso abbiamo, che è la nostra democrazia.

Vede, Presidente, io ho apprezzato quando, in chiusura dell'intervento iniziale della Meloni, la Premier ha pronunciato le parole “mi batterò per difendere la democrazia anche in questo Parlamento”, però, suo tramite, Presidente, vorrei invitare la Meloni a unirsi a noi a difendere la democrazia in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), perché c'è un problema grande come una casa se, di fronte a una provocazione legata alla consegna del tricolore a un Ministro, si ricorre alle botte. Non solo c'è un problema di democrazia e di svolgimento dei lavori parlamentari, ma c'è un grandissimo contributo a quello che è stato il racconto della Meloni di oggi, cioè sfiducia, disaffezione e mancanza di gradimento nelle istituzioni. Eccome se c'è un contributo.

Rivolgo un altro appello alla Presidente Meloni, sempre in tema di difesa della democrazia. Non ha inaugurato lei la stagione del monocameralismo di fatto e della decretazione d'urgenza, un problema che viene prima dell'arrivo della Meloni alla guida di Palazzo Chigi, però stiamo raggiungendo vette complicate da tenere nel rapporto tra Parlamento ed Esecutivo, perché, se il monocameralismo non riguarda più i decreti che scadono - e, quindi, una delle due Camere fa il mestiere -, ma riguarda anche i provvedimenti senza scadenza, fino a quello fondamentale sull'autonomia, nel quale questo ramo non ha discusso, emendato e toccato il provvedimento, allora è un monocameralismo nel quale evitiamo di dirci che difendiamo la democrazia. Se la decretazione d'urgenza - legittima - riguarda, da qui al prossimo mese, prima della pausa estiva, 11 provvedimenti, non siamo all'abuso, siamo a un'Aula impegnata solo nella decretazione d'urgenza. Se si vuole difendere la democrazia anche in quest'Aula - e la Presidente conosce la dinamica del rapporto tra maggioranza e opposizione, perché l'opposizione l'ha fatta per anni - allora su queste cose ci si mette mano concretamente.

Se parliamo di crisi di fiducia e di gradimento dell'Europa, allora dobbiamo mettere i piedi nel piatto. La Presidente Meloni, la maggioranza, così come il sottoscritto, avrà fatto campagna elettorale per queste elezioni europee, ne ha fatto una coda anche in chiusura di campagna elettorale, va benissimo. Sarà stata, come me, dai pescatori di Sciacca e di Mazara del Vallo, e i pescatori di Sciacca e di Mazara del Vallo denunciano esattamente quello che denuncia la Premier. Dicono: l'Europa ci sta penalizzando.

Ci sono due problemi, e la Presidente del Consiglio non se la può cavare con la denuncia. Poiché guida un Esecutivo, ha l'onere della proposta e della soluzione del problema, ma il pescatore di Sciacca, costretto a uscire senza poter pescare e a comprare il pescato dal peschereccio vietnamita, che non ha le limitazioni dell'Europa, non dice “fatemi fare quello che mi pare”. Dice “se c'è un problema di tutela del mare e della risorsa ittica, riguarderà tutti, anche il peschereccio vietnamita”.

È qui che la Presidente Meloni sbaglia completamente la lettura. Anche il pescatore di Sciacca vuole l'Europa in grado di incidere sulla dimensione globale, vuole che la tutela del mare non sia affidata - come ci ha proposto oggi la Meloni - alla sovranità nazionale o addirittura alle autonomie locali (cosa, tra l'altro, impraticabile), ma vuole una dimensione europea forte, in grado di condizionare i problemi nella loro dimensione globale.

Invece, la Presidente Meloni oggi ci ha spiegato che l'Europa deve fare un po' meno e un po' meglio. Per forza che si prende dell'antieuropeista. L'Europa deve fare meno? Ma è la stessa Presidente Meloni che è andata a Tunisi a fare un lavoro - che riconosco prezioso - e tornando a casa mi ha spiegato che ha chiuso rapporti e accordi importanti sulle energie e le imprese, che viene a dirmi che va bene l'autonomia, che a Tunisi ci porta venti presidenti di regione a fare le intese sull'energia e sulle imprese?

C'è qualcosa che non va. C'è qualcosa che non va sull'idea di impianto delle istituzioni, da quelle europee a quelle legate alle autonomie locali. Non c'è ars oratoria del mio collega Lupi che tenga, perché si può anche venire a rivendicare il 53 per cento dei consensi - certo, penso che la Presidente del Consiglio abbia un altro onere, quello di dire, da Capo del Governo, come affronta i problemi che ha davanti, ma, se non prende quella via, c'è la via più facile del dire “le forze di maggioranza hanno preso il 53 per cento dei consensi”.

Ma se alla tua destra hai Tajani che dice “sì al MES” e alla sinistra hai Salvini che dice “no al MES”, puoi anche avere preso il 70 per cento dei consensi, dopodiché non hai la soluzione di fronte a un problema. Prendo il MES perché potrei prendere l'atteggiamento che avranno domani rispetto alla proposta della von der Leyen, Presidente della Commissione. Tajani dice “sì”, Salvini dice “no” e veniamo in Aula a raccontarci che, però, c'è il 53 per cento di consensi. Per forza che siamo allo stallo. Non credo che la Meloni porti all'irrilevanza dell'Italia in Europa, ma la porta nell'incapacità di avere una posizione chiara e netta, che è quella che manca al nostro Paese. È questo il problema che ci troviamo ad affrontare domani.

Allora, uno può anche apprezzare l'elemento di analisi, ma arriva, dopo un anno e mezzo abbondante di Governo, il tempo delle soluzioni, delle proposte? Certo che ho apprezzato la denuncia fortissima di quanto è accaduto a Satnam Singh, certo che ci uniamo in una roba che è raccapricciante anche solo da raccontare, ma il punto è un altro: siamo pronti a riconoscere il fatto che chi lavora in questo Paese va portato in condizioni di legalità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)?

Siamo pronti a dirci che è una legislazione che, ancora oggi, di fronte ad un lavoro e ad una occupazione trovata, quel lavoro ti fa uscire da una condizione di illegalità e di sommerso? Perché il problema non è sfidarci sul piano ideologico del superamento della Bossi-Fini - che è necessario, perché anacronistico, perché anche Lollobrigida, negli scarsi momenti di lucidità, riconosce che 500.000 immigrati servono alla nostra agricoltura -, ma il non essere in grado di unirci, se non di fronte al dramma e alla vergogna del caporalato utilizzato. È un caporalato che vede qualche datore di lavoro alzare le mani e dire “vorrei regolarizzare, ma non posso per legge”. Ma glielo togliamo questo alibi? Diciamo che può regolarizzare un lavoratore immigrato che si trova sul suolo italiano e trova da lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Perché su questo terreno non c'è la capacità di mettere insieme maggioranza e opposizione?

E allora - concludo, Presidente - domani inizia un Consiglio europeo che apre questa legislatura. Ho molto chiaro quale sarà la posizione del Primo Ministro tedesco, quella che sarà la posizione del Presidente francese, del Primo Ministro spagnolo. Ho meno chiara quale sarà la posizione del nostro Primo Ministro. Non c'è premierato che tenga, non c'è racconto di un Capo del Governo con poteri diversi che tenga, se chi guida il Governo prova a tenere insieme europeismo e antieuropeismo. Questo l'Italia non se lo può permettere (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Sottosegretaria per i rapporti col Parlamento, Matilde Siracusano, per alcune precisazioni sui pareri. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Intervengo per comunicare una modifica relativa alla risoluzione del MoVimento 5 Stelle, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, sul paragrafo Ucraina. Il parere favorevole espresso sull'impegno d) diventa contrario, mentre, invece, il parere contrario espresso sull'impegno e) diventa favorevole. Quindi, ripeto, risoluzione del MoVimento 5 Stelle, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, paragrafo Ucraina: sull'impegno d) il parere è contrario, mentre sull'impegno e) il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Forza Italia ha partecipato e contribuito attivamente alla redazione della risoluzione di maggioranza. Il Consiglio europeo che si apre domani sarà il primo vertice formale dei Capi di Stato e di Governo che si terrà dopo le elezioni dello scorso 8-9 giugno e precede di qualche settimana l'avvio del nuovo ciclo istituzionale europeo, ovvero della X legislatura. Il risultato del voto è stato senza dubbio lusinghiero per Forza Italia. Pochi giorni fa, in quest'Aula, abbiamo ricordato l'anniversario della scomparsa del nostro grande presidente, Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

A lui vogliamo dedicare questa nostra significativa affermazione, grazie a uno straordinario lavoro di tutta una classe dirigente nazionale e territoriale, a cominciare dal nostro segretario nazionale Antonio Tajani, e all'impegno e all'entusiasmo generoso di iscritti e militanti. È stata apprezzata la nostra serietà, la nostra concretezza, all'insegna dei principi e dei valori che fanno parte del nostro DNA: la difesa dei cittadini e delle famiglie, il sostegno alle imprese, la tutela degli anziani e dei giovani, la guerra alle tasse, la battaglia per la riforma della giustizia, la visione di un'Italia atlantista ed europeista.

Siamo stati premiati perché abbiamo fatto una politica seria e credibile, senza mai alzare i toni o attaccare nessuno. Il Parlamento europeo e la Commissione avranno un compito importantissimo, disegnare l'Europa del 2030. Il Partito Popolare Europeo ha una visione chiara dell'Europa che vuole, un'Europa più unita, più sicura e più prospera. Negli ultimi 5 anni il PPE ha dato il suo fondamentale contributo per sconfiggere la pandemia, per favorire la ripresa economica, per affrontare le crisi geopolitiche che hanno stravolto gli scenari mondiali, a cominciare dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.

Anche nella prossima legislatura i Popolari e Forza Italia continueranno nella loro tradizionale opera di costruire ponti dove altri creano solo divisioni e collaboreranno con tutti coloro che hanno una visione comune della casa europea, per un'Unione che tuteli i cittadini, rilanci l'economia, si occupi in maniera non ideologica della salvaguardia del pianeta, sappia competere nel mondo, protegga i suoi cittadini, mettendo sempre la persona al primo posto. I Capi di Stato e di Governo continueranno nella discussione, aperta la scorsa settimana durante i primi incontri istituzionali, per la nuova Agenda europea e per l'attribuzione degli incarichi di vertice dell'Unione.

Occorrerà tenere in debito conto i risultati ottenuti dai singoli gruppi politici. Indubbiamente, sotto questa prospettiva, il PPE è ancora la forza principale e questo significa, in questa fase, oneri e responsabilità. Ogni sforzo va profuso per trovare la sintesi in grado di soddisfare le aspettative di tutti i gruppi politici e Governi. Ovviamente non sarà semplice e su questo sosteniamo lo sforzo della Presidente Meloni e del Ministro Tajani. È auspicabile - lo abbiamo detto - aprire ai conservatori: i margini sarebbero altrimenti troppo ristretti e l'Europa ha di fronte sfide e scelte ambiziose all'orizzonte. Ma oggi l'Italia ha una voce forte, chiara e autorevole, finalmente ascoltata a Bruxelles, come in tutti i contesti internazionali.

La nuova legislatura europea si apre con ancora due conflitti alle nostre porte: quello tra Russia e Ucraina e quello che vede lo Stato di Israele impegnato contro il gruppo terroristico di Hamas. La questione ucraina deve essere prioritaria per l'Unione europea che continua a lavorare a sostegno di Kiev nella sua lotta contro l'aggressione russa. Il 25 giugno in Lussemburgo si sono aperti i colloqui di adesione con l'Ucraina e la Moldavia; un ulteriore passo verso l'integrazione di due Paesi e sicuramente un segnale politico e di solidarietà molto forte. Inoltre, lunedì scorso i Ministri degli esteri dell'Unione europea hanno adottato il quattordicesimo pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, che include misure a tutela delle imprese. Una decisione, quest'ultima, promossa dall'Italia, che è molto importante per le imprese europee e italiane presenti in Russia e sottoposte a misure giudiziarie, come Ariston e UniCredit. È passato il principio secondo cui le imprese possono agire in giudizio per chiedere un risarcimento per eventuali azioni di ritorsione. La nuova Commissione dovrà continuare ad assicurare all'Ucraina il sostegno europeo nelle sue diverse dimensioni: politico-diplomatica, economico-finanziaria, militare e umanitaria, per tutto il tempo necessario. Noi continuiamo a lavorare per la pace e auspichiamo che si possa giungere alla riapertura di tavoli negoziali.

Sul versante della crisi in Medio Oriente, vanno proseguiti gli sforzi affinché possa giungersi a una soluzione basata sul principio dei due Stati sovrani e democratici, che possano riconoscersi reciprocamente e vivere fianco a fianco in pace e sicurezza. Contestualmente, va sostenuto ogni sforzo per giungere ad una de-escalation, al confine tra Libano e Israele, tra Hezbollah e Israele. Occorre, inoltre, continuare ad operare anche attraverso l'iniziativa Food for Gaza, affinché venga assicurata la costante e continua fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia di Gaza.

L'elaborazione dell'Agenda strategica dell'Unione europea per il periodo 2024-2029 dovrà focalizzarsi su alcune grandi priorità, trovando un equilibrio tra economia, società e ambiente, con pragmatismo e senza impostazioni ideologiche. Per questo, occorre lavorare anche per un'Europa che possa difendersi da sola, in linea con il principio dell'autonomia strategica e in modo integrato e coerente con la NATO. Anche l'idea di istituire un commissario per la sicurezza e la difesa, che coordini meglio le questioni di difesa nel quadro delle competenze dell'UE e promuova la cooperazione, va seriamente valutata, come pure quella di un consiglio di difesa con i Ministri della Difesa degli Stati membri. Nel nuovo contesto geopolitico, l'Europa può rappresentare i propri interessi nel mondo solo se parla con una sola voce. L'Europa è forte quando è in grado di reagire rapidamente e di collaborare con i Paesi che la pensano allo stesso modo. L'Europa deve essere pronta ad agire rapidamente, anche in politica estera.

Presidente, mi avvio alla conclusione. Credo che l'Italia e questo Esecutivo abbiano ben chiaro per quali prospettive lavorare e avranno l'apporto e il supporto convinto di Forza Italia. Quindi, Presidente, preannuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONTE (M5S). È un momento cruciale per l'Europa, ma oggi abbiamo una consapevolezza molto amara: la discussione che farete in Consiglio europeo non cambierà marcia, non cambierà visione all'Europa. Presidente Meloni, noi non la invidiamo, perché, da una parte, è tentata di offrire i suoi voti per appoggiare la nuova Commissione, per negoziare, in cambio, un importante incarico per l'Italia, venendo proprio a patti con quel centrosinistra che voi dite di voler contrastare in tutti i modi. In alternativa, proverete, per una volta, forse, a rimanere coerenti davanti ai vostri elettori, ma ininfluenti nel nuovo Governo europeo, con grave danno per l'Italia.

Insomma, questo è un bel dilemma per una sedicente patriota: Meloni incoerente o Meloni ininfluente. La Meloni, peraltro, il Presidente Meloni che si ritrova seduta in mezzo a due Vice Presidenti del Consiglio: Tajani, che ha fatto i caminetti e Salvini, che li contrasta in tutti i modi. Non so con quale capacità di dialogo riuscite a parlarvi. Allora, mi permetto un consiglio, Presidente Meloni, noi ormai l'abbiamo vista, insieme a tutti gli italiani, cambiare idea un po' su tutto: dalle misure sulla benzina, ai blocchi navali, alle nuove tasse su casa, famiglie. Quindi, direi che ormai nessuno si stupirebbe di una nuova clamorosa incoerenza. Dunque, conviene sacrificare ancora una volta la coerenza e andare in Europa. Presidente Meloni, vada in Europa con forza, determinazione, vada a prendersi un posto di prestigio in Commissione europea, perché questo spetta di diritto all'Italia che è un Paese fondatore, la terza economia europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Magari questa volta, visto che si tratta di un incarico di prestigio, non affidiamolo a un parente, non affidiamolo a un sodale di partito, solo perché è fedele. Affidiamolo a una persona competente, per una volta applichiamo quel principio di meritocrazia che le abbiamo sentita declamare a parole così tante volte.

Noi, cinque anni fa, in Europa, siamo andati col voto decisivo del MoVimento 5 Stelle, abbiamo ottenuto ruoli di peso per l'Italia e abbiamo portato 209 miliardi che è l'unica risorsa oggi sul tavolo del vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma poi dico, Presidente Meloni, mi interrogo: perché tutto questo timore di fare accordi col centrosinistra europeo? Negli ultimi due anni avete già fatto questi accordi. Scusi, Presidente Meloni, non è lei che ha sottoscritto il Patto di stabilità frutto dell'accordo tra Macron e Scholz? A causa di questa sua firma, rischiano di non poter diminuire le tasse in busta paga per aumentare lo stipendio netto dei lavoratori, probabilmente arriveranno nuove tasse. A causa di questa firma, non potremo investire in sanità, non potremo aiutare le famiglie italiane di fronte agli aumenti di mutui e di bollette.

Vede, Presidente Meloni, noi siamo una forza progressista, ma, rispetto alle forze del centrosinistra europeo, manteniamo autonomia di pensiero e ci esprimiamo di volta in volta sulle cose che riteniamo giuste e sulle cose che riteniamo ingiuste. È anche per questa ragione che mi sono già dichiarato deluso - e lo dico anche oggi - dagli ultimi due anni dell'azione politica della Commissione von der Leyen. Noi, a quel Patto di stabilità, abbiamo detto no, anche a costo di essere gli unici tra le principali delegazioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Come abbiamo detto “no”, al contrario del vostro Governo, al Patto europeo su immigrazione e asilo, che danneggia i Paesi come l'Italia di primo approdo, perché rende le procedure di registrazione dei migranti più farraginose e certo non offre un reale ed efficiente meccanismo di ricollocazione dei migranti tra i vari Paesi europei. Sono due anni, Presidente Meloni, che lei va in giro a vantare un fantomatico Piano Mattei, vuoto di contenuti e privo di risorse. Di certo, qui abbiamo registrato il flop dell'accordo tunisino e registriamo quasi un miliardo di investimenti che volete destinare a due centri in Albania, in cui ospiteremo qualche centinaio di migranti, che poi dovremo portare in Italia. Presidente Meloni, lei ha contestato ieri - l'abbiamo visto tutti - alle opposizioni di usare toni da guerra civile. È il caso di smetterla con questo finto vittimismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Avete scatenato voi parlamentari di maggioranza, in quest'Aula, la guerra, aggredendo il nostro Leonardo Donno con un pestaggio in piena regola. La cosa più grave è che abbiamo un Presidente del Consiglio che non ha avvertito la responsabilità, la dignità politica di condannare questa vile aggressione, anche oggi ha perso questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quello che a noi del MoVimento 5 Stelle preoccupa è piuttosto, Presidente Meloni, la sua mancanza di visione e di responsabilità politica rispetto alle vere sfide che attendono l'Europa. Noi abbiamo un'idea di Europa completamente diversa da quella a cui voi vi siete accodati negli ultimi due anni. Presidente Meloni, a noi serve un'Europa che prenda di petto il tema delle enormi diseguaglianze. In Italia e in Europa si sono acuite, frutto di tre pandemie, tre emergenze: quella sanitaria, energetica e la guerra attuale. Il frutto di queste tre pandemie è che si sono aggravate enormemente le diseguaglianze territoriali, di genere, intergenerazionali. Chi era in difficoltà ora è povero, in Italia addirittura abbiamo il record storico dei poveri, di poveri assoluti. Chi apparteneva al ceto medio oggi ha difficoltà ad arrivare a fine mese, persino il nostro sistema produttivo arranca. Le imprese, da 14 mesi, vedono calare la produzione industriale su base annua.

Allora, piuttosto di un Governo che alzi la voce contro i caminetti, come lei sta facendo, noi abbiamo bisogno di un Governo che scuota l'Europa, che vada lì a proporre un piano straordinario di investimenti per contrastare le diseguaglianze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi vogliamo un'Italia che dica, a gran voce, che chi ha guadagnato - parliamo di extraprofitti, ingiusti profitti - sul Coronavirus, sulla guerra, sulla crisi energetica, ora deve restituire, alle famiglie, ai nostri giovani. Questa nostra battaglia per un'Italia, per un'Europa più equa, più sociale, che aiuti, ad esempio, le giovani coppie che vogliono casa, che si faccia sentire per cambiare un sistema in cui troppi lavoratori sono ancora sottopagati, sfruttati, addirittura scaricati davanti casa con un braccio mozzato, come fossero un sacco di immondizia! Invece di pensare, di portare anche in Europa queste proposte, Presidente Meloni, lei ci propone riforme che renderanno quelle diseguaglianze ancora più acute, le renderanno eterne. L'autonomia differenziata sarà una condanna a morte per la sanità, i trasporti, l'istruzione di tante regioni italiane che, già oggi, arrancano. Con l'autonomia “spacca Italia” lei sta firmando la secessione. Realizza i sogni di Bossi e calpesta il tricolore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

La nostra visione dell'Europa ci impone di dire basta rispetto a un'altra sfida, la corsa al riarmo, basta all'escalation delle guerre! Torniamo padroni del nostro destino, Presidente Meloni. Anche sulla guerra in Ucraina lei si è unita al centrosinistra europeo: Partito Socialista, Verdi europei, senza portare alcuna proposta dell'Italia, cancellando, in questi due anni, quello che è l'enorme bagaglio, l'enorme ricchezza dell'Italia, tradizione di dialogo, capacità diplomatica, che ha sempre espresso. L'unica proposta partorita dal suo Governo è quella di suo cognato Lollobrigida: una bella cena e buon vino per porre fine alle guerre. Allora, noi diciamo: un Commissario per la pace, diciamo: non lasciamo che siano americani, cinesi a decidere del futuro assetto di sicurezza del continente europeo. Abbandoniamo l'economia di guerra e investiamo sulla sanità, su un'Europa sociale, su infrastrutture e istruzione, anziché sulle armi. Al G7 avevamo un'occasione storica e, invece, nessuna svolta sulla strategia di guerra. Di storico rimarrà il suo meme, mentre ride con Sunak, e la sua abilità nel ballare la pizzica, con l'aggiunta di un goffo tentativo oscurantista, poi rientrato, di frenare sulla garanzia del diritto all'aborto, e non venga qui, in quest'Aula, a negare, con ipocrisia, la vostra proposta di modifica, che tenta di ostacolare la libertà delle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non abbiamo alcuna iniziativa risoluta per Gaza, dopo 9 mesi. Dobbiamo guardare in faccia la scioccante realtà e quell'orrore: 40.000 morti ormai. Occorrono le più forti pressioni sul Governo di Israele per il cessate il fuoco.

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Dobbiamo - e concludo - riconoscere la Palestina e pretendere l'apertura immediata di corridoi umanitari.

Allora, nell'annunciare il voto contrario, faccio un ultimo appello a recuperare, Presidente Meloni, la credibilità e l'immagine dell'Italia. Il tricolore imparate ad amarlo davvero e non a sventolarlo nelle dirette social (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Prima, la Presidente Meloni si è rivolta ai Ministri e, con il suo linguaggio romanesco, ha detto: “rega', arzatevi!”; mutuo il suo linguaggio: ragazzi, svegliatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, esiste una battuta che si fa fra chi si occupa di politiche dell'Unione europea: se l'Europa fosse uno Stato che chiede di entrare nell'Unione non avrebbe lo standard minimo di democrazia necessaria per entrare nell'Unione stessa. Ovviamente, è solo una battuta. L'Unione europea non è uno Stato, ma è una battuta emblematica di quella che è oggi la situazione di questa Unione, un'Unione ancora troppo distante dalle esigenze dei cittadini, e se è vero che, negli anni passati, c'è stato un timido tentativo, con la Conferenza sul futuro dell'Europa, tutto si è poi risolto in una grande e continentale bolla di fumo.

Gli ultimi mesi di questa Commissione hanno visto il sostanziale naufragio delle versioni più radicali di principali direttive e regolamenti a carattere turbo-ambientalista e intrise di un'ideologia green che nulla ha a che fare con il mondo reale.

Allora, caro Governo e cari rappresentanti del Governo, grazie all'azione congiunta del Governo, del Parlamento, degli europarlamentari italiani a Bruxelles, del nostro Paese che produce e del nostro sistema produttivo abbiamo contrastato la follia di queste politiche. Abbiamo combattuto la follia di queste politiche che oggi arrivano al dibattito, arrivano a essere molto moderate e smorzate, se così vogliamo dire, ma non dobbiamo abbassare la guardia.

Dai banchi della Lega, ci fanno sorridere le parole di Sánchez. Posto che la Lega non è un partito di estrema destra, ma la Lega è il partito dei territori, caro Primo Ministro Sánchez, non c'è bisogno di escludersi, perché siamo noi che ci togliamo di principio dall'idea di una maggioranza Ursula-bis.

Allora, se al 99 per cento si va verso quell'ipotesi di Governo continentale, sarò molto chiaro qui, oggi, dai banchi della Lega. La Lega si pone, naturalmente e coerentemente, all'opposizione di una maggioranza guidata da chi ha ideato i regolamenti e le direttive case green e auto elettriche, da chi ha inventato il regolamento imballaggi, da chi ha inventato il nutri-score, da chi ha portato avanti la politica di etichettatura per il nostro vino, da chi ha, per 5 anni, ripetutamente attaccato il made in Italy in mille e più modi. Noi siamo dall'altra parte e non c'è bisogno di escluderci.

Rispetto a PSE e Verdi assolutamente, dicevo, noi ci poniamo agli antipodi. Noi, al contrario, stiamo con i lavoratori d'Europa, stiamo con le imprese d'Europa, stiamo con gli agricoltori che fino a poche settimane fa hanno manifestato per le strade di Bruxelles e per le principali strade delle capitali europee. Noi stiamo con l'Europa del pilastro sociale che non deve essere sottomesso al pilastro ambientale, stiamo con il Paese reale, con il Paese che alza le saracinesche, con il Paese che produce, che non sta con questa Commissione, che è contro queste politiche e che vede un'Ursula-bis decisamente in modo non positivo.

Allora, noi orgogliosamente diremo “no” al bis di questa Commissione e orgogliosamente diremo “no” a un'alleanza con i socialisti e i verdi. Diremo ancora “no” alle follie green e continueremo a batterci per il diritto dei nostri cittadini, per il diritto dei lavoratori d'Europa di non vedere intaccato il loro stile e il loro livello di vita sull'altare di politiche folli, sull'altare di Timmermans e sull'altare di Greta Thunberg.

Allora, dalla solidarietà all'Ucraina, che non deve mai mancare, alla situazione in Medio Oriente, con la solidarietà allo Stato e al popolo di Israele e la condanna ferma ai terroristi di Hamas, dalla necessità di riforme, che noi intendiamo in senso democratico, come ho appena detto, al contrasto all'immigrazione clandestina, nella nostra risoluzione, nella risoluzione che abbiamo scritto con i partiti di maggioranza di questo Governo, e nelle comunicazioni del nostro Premier Giorgia Meloni tutto questo c'è, c'è tutto quello che ho appena citato. Detto questo, non posso che esprimere il voto favorevole della Lega sulla risoluzione di maggioranza e sulle comunicazioni della Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo alla vigilia di un importante Consiglio europeo, il primo dopo le elezioni del Parlamento europeo, in cui i Capi di Stato e di Governo faranno una discussione cruciale sulla direzione che l'Unione europea deve prendere nei prossimi 5 anni. Trovo positivo che finalmente la Presidente del Consiglio si accodi a chi, come noi, l'Europa vuole cambiarla e non voglia più uscirne. Sono felice, da federalista europea, che abbia capito, rispetto a quando diceva che bisognava uscire dall'euro, che il processo di integrazione europeo conviene all'Italia. Per questo mi aspetto che nella discussione di domani lei porti le priorità per il nostro Paese, anziché quelle per la sua famiglia politica, perché, purtroppo, queste due cose non solo non coincidono, ma sono in aperta contraddizione.

Prima priorità: noi vogliamo l'Europa degli investimenti comuni.

Il Next Generation EU non può essere una parentesi di solidarietà e di innovazione che si chiude sotto la spinta dei vostri alleati nazionalisti che vogliono bloccare gli investimenti comuni. È un po' difficile fare l'interesse nazionale se in Europa ti accompagni con chi girava con quei cartelli con scritto “non un centesimo all'Italia”. L'Italia ha bisogno di investimenti comuni europei, lo sa bene il nostro mondo produttivo, perché abbiamo una vocazione industriale, il sapere degli artigiani, l'intelligenza e la creatività, ma da soli non abbiamo il margine fiscale che altri Paesi stanno usando per creare nuove filiere strategiche.

Il Next Generation EU è l'embrione di un grande piano industriale europeo in cui rilanciare la nostra manifattura, guidando una conversione ecologica giusta e la trasformazione digitale, senza lasciare indietro nessuno e creando buona impresa e lavoro di qualità. Il bilancio europeo corrisponde a circa l'1 per cento del PIL europeo, è del tutto insufficiente per affrontare le sfide comuni che nessun Paese può affrontare da solo. Avendo ascoltato la Presidente del Consiglio insistere nel suo intervento sul nodo delle risorse comuni, sono certa che vorrà convincere i suoi alleati nazionalisti a smettere di ostacolare gli investimenti comuni che servono all'Italia, perché chi dice meno Europa si pone contro l'interesse nazionale dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Prima la Presidente si chiedeva che cosa abbia sbagliato l'Unione europea. Ha sbagliato quando ha mancato di stare vicina ai bisogni delle persone, quando ha mancato di solidarietà. Ma in questo anno e mezzo su questi sbagli voi ci avete messo la firma, con la totale assenza e incapacità dimostrata nel negoziato sul Patto di stabilità, che reintroduce la rigida austerità, e con la mancanza di solidarietà anche sull'accoglienza, per cui non vi siete mai battuti, forse per non scontentare i vostri alleati nazionalisti che costruiscono i muri contro l'Italia.

Noi abbiamo le idee chiare e la coerenza di chi, diversamente dalla Presidente del Consiglio, non ha cambiato posizione. Vogliamo un'Europa più sociale e del lavoro dignitoso, quella che ha messo in campo 100 miliardi sugli ammortizzatori sociali durante la pandemia, quella che ha approvato una direttiva sul salario minimo, mentre voi e la vostra maggioranza continuate a bloccare la nostra proposta su tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori che in Italia sono poveri anche se lavorano, perché sotto i 9 euro all'ora non è lavoro, è sfruttamento e non può essere legale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non posso dimenticare quella lavoratrice, incontrata di notte in un autogrill, che mi ha raccontato di fare tre lavori per 62 ore alla settimana e di guadagnare quanto suo figlio che fa uno stage in Germania. A proposito, vogliamo abolire gli stage gratuiti, perché con gli stage gratuiti non si paga un affitto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), mentre voi cancellate il Fondo per l'affitto e dimenticate il diritto allo studio. Vogliamo un'Europa della salute, mentre voi tagliate sulla sanità pubblica e fate allungare all'infinito le liste d'attesa, così che la cura, da diritto, diventi privilegio di chi ha il portafoglio abbastanza gonfio.

Vogliamo l'Europa degli investimenti comuni, dicevo, e non vogliamo mai più l'Europa dei paradisi fiscali. Basta con le multinazionali che riescono a pagare lo 0,005 per cento di tasse, quando lavoratori e imprese sono tassati più del 40 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E allora capite che dobbiamo avere l'ambizione di cambiarla per davvero questa Unione, perché diventi l'Europa federale del Manifesto di Ventotene, riformando i trattati e superando l'unanimità. Altrimenti vi sia chiaro che, quando difendete il diritto di veto, state difendendo anche quello di quei Paesi che continuano a fare i paradisi fiscali e rubarci risorse importanti sulla sanità, sulla scuola, sulle pensioni, sulla ricerca.

Una riforma dei trattati è ancora più necessaria per democratizzare l'impianto europeo in vista dell'allargamento che tutti sosteniamo. Il nostro Paese è poi particolarmente fragile rispetto ai cambiamenti climatici. Non è negando l'emergenza climatica che si aiutano le imprese, i lavoratori e gli agricoltori, come quelli alluvionati che stanno, dopo un anno, ancora aspettando i vostri ristori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Li si aiuta ottenendo tutti gli investimenti comuni europei che servono per prenderli per mano e accompagnarli, passo per passo, nei cambiamenti necessari per rinnovare i propri processi, le competenze, per ridurre l'impatto negativo sul pianeta. E, se voi usciste per un istante dalla vostra foga ideologica, vedreste che il Green Deal non è meno industria; è un tipo diverso di industria in cui l'Italia può fare da guida, come ha fatto sull'economia circolare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Meloni ha citato la direttiva sull'efficientamento energetico delle case, che permetterebbe alle famiglie e alle imprese di dimezzare strutturalmente le bollette. La risposta non è piagnucolare per le scadenze, ma, se abbiamo ottenuto 100 miliardi sugli ammortizzatori sociali, oggi battiamoci anche insieme per ottenere un fondo europeo di almeno 100 miliardi che accompagni i Paesi con le case più vecchie, come il nostro. Proposte concrete, non vuota propaganda.

Ed è un'Europa che non deve dimenticare la sua storia, perché nasce dalle ceneri di due disastrose guerre causate dal nazionalismo e nasce come progetto per la pace. Deve rimanere un progetto per la pace, mai diventare un'economia di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Il Governo non sta facendo abbastanza per ottenere un immediato cessate il fuoco a Gaza e fermare il massacro di civili in corso, per liberare gli ostaggi israeliani ancora nelle mani dei terroristi di Hamas e per far ripartire il processo di pace verso i “due popoli e due Stati”, che significa che bisogna riconoscere anche ai palestinesi il pieno diritto a uno Stato in cui vivere in pace e in sicurezza, come gli israeliani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E mentre sosteniamo il popolo ucraino, ingiustamente invaso da Putin, anche su questo l'Unione deve fare molto più sforzo politico e diplomatico per isolare la Russia e far cessare quel conflitto, per arrivare a una pace giusta e sicura per gli ucraini. Vogliamo un'Europa solidale, che condivida tra tutti gli Stati le responsabilità sull'accoglienza. Ho ascoltato la Presidente del Consiglio, le voglio dire una cosa chiara: che nessuno parli più di redistribuire chi arriva in Italia, non è una conquista, è la vostra resa, è la misura della vostra subalternità ai vostri alleati nazionalisti, come Orbán (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Perché, mentre lei fa cinici accordi con l'Albania sulla pelle dei più fragili, noi continueremo ad essere l'Albania dei vostri alleati nazionalisti in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quegli 800 milioni potevate bene metterli sulla sanità pubblica. Faremo noi, quindi, quello che la Presidente del Consiglio non ha mai avuto il coraggio di fare: dire a Orbán che non si possono volere solo i benefici di far parte dell'Unione europea, se non si condividono anche le responsabilità che ne derivano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E voglio dire alla Presidente del Consiglio, per suo tramite, Presidente, che il problema qui non sono le sue personali simpatie o amicizie; il punto è con chi costruire alleanze strategiche per portare a casa risultati per l'Italia e per l'Europa, e voi siete alleati con chi vuole esattamente l'opposto. Il problema è il rischio di isolamento del nostro Paese, che vuol dire non contare, con buona pace delle passerelle internazionali, dove la notizia principale è stata: “L'unica leader donna del G7 che limita i diritti di tutte le altre donne, cancellando la parola aborto” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non avete bisogno di toccare la legge n. 194 per limitare il diritto delle donne a scegliere sul proprio corpo, perché l'unica cosa concreta che avete fatto in un anno e mezzo sulla sanità è fare entrare gli antiabortisti nei consultori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dove pure, nelle regioni che governate, negate l'accesso alla pillola abortiva. E le ho sentito dire che non vuole inciuci con la sinistra. Non si preoccupi, questa sinistra non è disponibile e non sarà mai disponibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma poi non si lamenti se nel Parlamento europeo, dove la democrazia conta e i socialisti hanno più deputati di voi, ci opponiamo a qualsiasi alleanza con voi e i vostri alleati che non credono nell'Unione europea.

Anche prima le ho sentito ripetere “non disturbare chi vuole fare”, ma ricordo a questo Governo che voi dovete vigilare affinché si faccia bene, nel rispetto della dignità di chi lavora, perché Satnam Singh non è morto, è stato ucciso dallo sfruttamento e dal caporalato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vi abbiamo offerto più volte di lavorare insieme sulla sicurezza del lavoro, ma ancora niente. Vi chiediamo più risorse sulla legge sul caporalato e proporremo di cambiare, abolendola, la Bossi-Fini, che ha prodotto solo irregolarità e ricattabilità sulla pelle dei più fragili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non so - e voglio arrivare a chiudere - a chi si riferisca quando lancia allarmismi e vittimismi, non certo a noi che facciamo un'opposizione sul merito (Commenti), ad ogni critica affianchiamo una proposta concreta, ma devo dire che, rispetto a quanto la Presidente ha affermato ieri, mi pare che l'unica guerra entro i nostri confini la stiate facendo voi ai poveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), contro il salario minimo, contro il reddito di cittadinanza, tagliando la sanità pubblica, la guerra che state facendo al Sud con un'autonomia differenziata che spacca in due questo Paese e naturalmente anche ai diritti delle persone, come quelli delle figlie e dei figli delle coppie omogenitoriali.

Le vere vittime sono loro, non voi e non certamente la Presidente del Consiglio, che non ha nemmeno preso le distanze dalla violenza che abbiamo visto contro un deputato in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), quella contro due studenti che tornavano dalla nostra manifestazione, e non ha il coraggio di cacciare dal suo partito chi fa i saluti fascisti e chi fa i saluti nazisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Quindi noi andremo avanti nell'Unione europea a difendere la democrazia, lo Stato di diritto, i valori di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo faremo anche dalle città, come avete visto nelle sconfitte brucianti di questi giorni, quindi state pronti perché stiamo proprio arrivando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FILINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, Presidente Meloni, siamo alla vigilia di un Consiglio europeo che segnerà l'inizio di una nuova legislatura comunitaria, e possiamo dire, senza timore di smentita, che l'Italia ci arriva nel migliore dei modi, perché le elezioni europee hanno confermato la fiducia degli italiani nel Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La coalizione di centrodestra che sostiene il Governo ha visto, addirittura, incrementare il proprio consenso rispetto al dato ottenuto alle elezioni politiche del 2022. E guardate che questo, colleghi, non era affatto scontato.

Due anni fa, gli italiani hanno scelto il Governo di centrodestra, a guida Fratelli d'Italia, a guida Giorgia Meloni, e lo hanno fatto in maniera netta e inequivocabile. Hanno messo Giorgia Meloni al timone di un'imbarcazione lasciata alla deriva per almeno 10 anni di malgoverno della sinistra, che ha governato - lo ripetiamo ogni volta - pur non avendo vinto mai le elezioni in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il Partito Democratico, in particolare, esiste dal 2008, dal 2008 ad oggi non ha mai vinto le elezioni, eppure è riuscito a stare caldamente per 10 anni al Governo.

Dieci anni disastrosi, e abbiamo preso la Nazione nel 2022, nel momento più difficile. Ricordo benissimo i discorsi che venivano fatti dall'attuale opposizione: il Governo Meloni non sarebbe durato 3 mesi, 6 mesi, poi sarebbero intervenute le cavallette; invece, i fatti, purtroppo per voi, vi smentiscono ancora una volta, perché siamo qui più vivi che mai e con il consenso degli italiani alle spalle. Quando abbiamo preso questa Nazione, lasciata per 10 anni alla deriva dalla sinistra, abbiamo cominciato a raddrizzare la nave, a invertire la rotta, spazzando via tutte quelle politiche malate e distruttive che proprio la sinistra ci ha propinato nel corso degli anni.

Chiuso, quindi, il mercimonio elettorale, a cui abbiamo assistito nella scorsa legislatura, abbiamo aperto la stagione della responsabilità, del lavoro e della giustizia sociale. Tant'è che tutta la capacità di spesa, purtroppo poca, perché sappiamo il bilancio dello Stato com'è, è stata concentrata per sostenere i tre grandi pilastri che sostengono la Nazione italiana, che sono le famiglie, i lavoratori e le imprese. Siamo consapevoli che il lavoro da fare è ancora tanto, ma tutti gli indicatori economici ci dicono in maniera chiara e incontrovertibile che siamo sulla strada giusta, che stiamo finalmente risollevando questa Nazione, lasciata per troppi anni allo sbando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ritengo che sia veramente un segno del cambiamento che sta imprimendo questo Governo a questa Nazione il fatto che non si ristrutturano più i castelli e le case dei ricchi con i soldi degli italiani, ma i soldi vengono spesi per sostenere i lavoratori, gli operai, le famiglie, le imprese, e una cosa che in Italia si chiama lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il segno del cambiamento che stiamo portando avanti è anche messo in evidenza da tutta una serie di riforme che questo Governo ha cominciato a introdurre.

Per quanto tempo abbiamo sentito che l'Italia è troppo indietro perché non si fanno le riforme? Questo Governo le sta facendo. È arrivato e, dopo 50 anni che si parlava di riforma fiscale, prende e fa la riforma fiscale. Dopo 30 anni - ho iniziato a fare politica 30 anni fa e sentivo parlare di riforma della giustizia - arriva il Governo Meloni e mette in cantiere la riforma della giustizia. La riforma sul premierato, che, giustamente, tanto spaventa la sinistra, perché poi sancisce un principio su cui, purtroppo, bisogna starci, cioè chi vince le elezioni va al Governo, chi le perde va all'opposizione.

Mi rendo conto che questa è una riforma che spaventa e terrorizza la sinistra perché, non avendo vinto mai le elezioni, con la riforma del premierato rischiano proprio di non vedere più Palazzo Chigi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, mi rendo conto che le cose non vi piacciono. E poi l'autonomia differenziata, quella riforma della Costituzione fatta propria dal centrosinistra, più di 20 anni fa, e che oggi che è diventata improvvisamente lo “Spacca Italia” e altre belle storie che ho sentito in Aula oggi e anche nei giorni scorsi.

Ma lo vogliamo dire che, per anni, avete provato a portare a compimento la legge che attua la Costituzione, modificata da voi, e non ci siete mai riusciti? Lo vogliamo dire o no? Perché le cose stanno così, è inutile che ci giriamo intorno e adesso vi scoprite improvvisamente i grandi difensori dello Stato centralista. Per anni avete detto che volevate fare l'autonomia differenziata, da Nord a Sud, con i vostri governatori a sottoscrivere e a cercare di portare avanti questa riforma. Non ci siete riusciti, ci riesce il Governo Meloni e, improvvisamente, vi scoprite centralisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma per favore, abbiate un po' di decenza anche nel portare avanti le battaglie.

Quindi, abbiamo, da una parte, un Governo che, anche se alla sinistra non piace, sta cambiando questa Nazione, sta portando avanti l'agenda del cambiamento; dall'altra parte, invece, io noto una totale assenza di idee, non ci sono argomenti, non c'è nulla di nulla e, puntualmente, questa mancanza di idee e di argomenti sfocia quasi sempre nella denigrazione, nella mostrificazione, nel dileggio, se non purtroppo anche nelle offese nei confronti del primo Presidente donna del Consiglio della storia d'Italia, offese da cui la sinistra, ancora oggi, non riesce a prendere le distanze. Ecco, questo è il programma della sinistra italiana: zero idee, zero argomenti, ma offese nei confronti della prima donna Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E poi c'è questa bellissima ricostruzione nel programma del centrosinistra - o della sinistra, perché di centro purtroppo ci è rimasto ben poco, purtroppo per voi - che possiamo sintetizzare: la maggioranza che sostiene il Governo Meloni, per citare un famoso film del grande Nino Manfredi, è composta da “brutti, sporchi e cattivi”; mentre loro sono i buoni. Quindi, da una parte, c'è il male; dall'altra, c'è il bene. Addirittura un tema come la guerra siete riusciti a banalizzarlo, dicendo che voi siete per la pace, come se, da quest'altra parte, ci fossero scriteriati guerrafondai che non vedono l'ora di fare la guerra. È una cosa ridicola, una banalizzazione e, permettetemi di dirlo, anche chi ha messo la parola pace nel simbolo elettorale mi pare che non abbia avuto tutto questo successo. Questo perché il risultato delle elezioni europee ci dice che gli italiani, fortunatamente, hanno smesso di credere ai teleimbonitori e hanno premiato il centrodestra, Fratelli d'Italia e, in particolare, Giorgia Meloni, la quale ha ottenuto la cifra, importantissima, di due milioni e mezzo di preferenze personali. Quindi, Giorgia Meloni si presenterà al Consiglio europeo con più di due milioni e mezzo di italiani che le hanno dato una fiducia diretta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti della deputata Boldrini). A chi dice continuamente “stiamo arrivando”, segnalo che chi vorrebbe arrivare ha ottenuto al massimo un decimo delle preferenze ottenute da Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, si accomodi pure, l'aspettiamo con calma, ma è importante ricordare che la strada è piuttosto lunga per chi dice di stare per arrivare.

Questo successo di Giorgia Meloni, poi, è stato ulteriormente messo in evidenza dal G7, che è stato un successo planetario dell'Italia, dove è andato tutto benissimo e dove si è evinto che c'è una donna molto forte, con un consenso importante, in una delle più grandi Nazioni del mondo. Quindi, Presidente Meloni, lei si presenterà al Consiglio europeo da vincitrice, unico capo di Governo delle grandi Nazioni che ha vinto le elezioni. E questo non è un elemento secondario: chi sogna di riproporre in Europa la stessa maggioranza che ha fallito in tutti questi anni è destinato a un brutto risveglio, perché finge di non capire che queste elezioni europee ci restituiscono un risultato politico che va ben oltre il pallottoliere parlamentare. C'è voglia di archiviare, in maniera definitiva, le visioni ideologiche che hanno pesantemente indebolito l'Europa e fatto gli interessi di altre grandi potenze, come la Cina. Il voto ci ha detto che, senza ombra di dubbio, gli europei non vogliono più sentire parlare delle eco-follie della sinistra, che il Green Deal è tutto da riscrivere e che vogliono un'Europa forte, che sappia difendere i propri confini, che sappia dotarsi di una propria politica industriale, che sappia dialogare con l'Africa, così come sta facendo sapientemente il Governo, con il Piano Mattei, che è apprezzato ad ogni latitudine.

Come in Italia, Presidente Meloni, vogliamo un cambiamento concreto anche in Europa e, come qui in Italia, soltanto lei può, in concreto, garantire questo cambiamento.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO FILINI (FDI). Soltanto lei potrà essere garante di un vero cambiamento, anche in Europa. Sappiamo che la sfida è difficile, difficilissima, ma la storia ci ha insegnato che non esistono sfide impossibili per Giorgia Meloni e per Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perciò andiamo avanti, Presidente, andiamo in Europa così come siamo nati, senza paura, destinati a far ricredere tutti come sempre e lei deve avere la consapevolezza di avere una grande comunità, schierata al suo fianco e, con essa, tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che non mollano e che non smettono di sperare in un vero cambiamento! Grazie, Presidente, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Ascoltando le comunicazioni della Presidente Meloni, possiamo dire che finalmente abbiamo un'idea e abbiamo capito qual è la sua visione di Europa: una visione fatta di isole piccolissime, indifferente al destino di chi abbiamo accanto; un'Europa fatta di isole, irrilevanti di fronte a sfide gigantesche. Noi pensiamo che questa idea di Europa, questa visione che la Presidente Meloni ha declinato stamattina è una visione che lei doveva esporre prima delle elezioni, non solo ora che abbiamo le elezioni europee alle spalle. Ecco, oggi entrare in quest'Aula, come ha fatto la Presidente Meloni, criticando la decisione dell'Europa di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per le norme discriminatorie dell'Italia in materia di assegno unico universale è un'idea di visione di Europa che non ci appartiene.

Dico, Presidente, andando a concludere che penso che, mai come oggi, dobbiamo parlare di un'Europa di destini comuni: un'Europa dove vi è un'uguaglianza delle opportunità, per affrontare i temi della crisi energetica e della crisi demografica e per parlare del destino degli agricoltori e dei contadini (sono 307 miliardi di euro, i soldi della PAC sul periodo 2023-2027). I braccianti che muoiono nelle campagne non muoiono perché non ci sono soldi per dare dignità a loro, agli agricoltori e ai contadini: parliamo di un sistema, una filiera dove sfruttamento, caporalato, assenza di regole, anomia (in termini legislativi) la fanno da padrona.

Allora bene ha fatto il Governo stamattina, insieme a tutta l'Aula, ad alzarsi per ricordare la memoria di Satnam Singh.

PRESIDENTE. Concluda.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Però, Presidente, bisogna essere coerenti, bisogna essere consequenziali: regolarizzare gli invisibili delle campagne, vuol dire davvero onorare la memoria di Paola Clemente, Soumaila Sacko e di tanti altri braccianti che continuano a zappare, raccogliendo frutta e verdura nelle nostre campagne per vivere, poi, nella schiavitù e nella disumanità. Per questo voterò “no” alle comunicazioni della Presidente, grazie.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Come precedentemente comunicato, le votazioni delle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri avranno luogo a partire dalle ore 16,15.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,48, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative per il contrasto del lavoro irregolare, con particolare riferimento alla definizione del documento unico di regolarità contributiva di congruità in agricoltura – n. 3-01285)

PRESIDENTE. La deputata Guerra ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scotto ed altri n. 3-01285 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Ministro, la vicenda terribile che ha coinvolto il lavoratore Satnam Singh ci ha colpito tutti sia sotto il profilo della sua assurdità dal punto di vista umano, che sotto il profilo della ferocia dello sfruttamento che avviene nella provincia di Latina, con pratiche che eccedono persino il caporalato. La domanda che vogliamo fare con questa interrogazione è precisa. Non vogliamo una risposta generica “aumenteremo gli ispettori, faremo, faremo”.

Vorremmo delle risposte precise, anche su una domanda particolare: non credete che sia utile cominciare ad applicare, anche in agricoltura, indici di congruità che permettano, quindi, di valutare la corrispondenza tra il prodotto che si produce sui campi e i lavoratori occupati, anche rafforzando meccanismi che sono già previsti nella legge sul caporalato? E, a questo proposito, non credete di dover attivare un confronto veramente continuo con le parti sociali, dopo avere lasciato il tavolo sul caporalato, non convocato per più di due anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, onorevoli colleghi, occorre in primo luogo evidenziare che il Governo, insieme al Parlamento, è fortemente impegnato a contrastare, sin dall'inizio del suo mandato politico, la piaga del caporalato, un fenomeno antico e criminale che ha provocato, da ultimo, la morte di Satnam Singh, lasciando tutti sgomenti anche per la disumana crudeltà con cui è avvenuta. Tale tragico evento ha rafforzato il proposito del Governo di dichiarare guerra a tutto campo allo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura.

L'attenzione del Ministero del Lavoro è sempre stata alta e già si era tradotta nelle misure previste dagli articoli 29, 30 e 31 del decreto-legge n. 19 del 2024, misure volte a prevenire il fenomeno dell'illecito sfruttamento di manodopera e a potenziare l'azione di contrasto e repressione delle condotte datoriali intese a privare i lavoratori delle tutele giuridiche ed economiche per lo svolgimento sicuro e dignitoso della prestazione lavorativa.

Le disposizioni del citato decreto-legge riguardano proprio quei settori e quelle modalità di impiego della manodopera - gli appalti, i subappalti, i servizi, le opere e il ricorso alla somministrazione del lavoro - nei quali più frequentemente si verificano le condotte illecite di sfruttamento dei lavoratori. Nello stesso provvedimento sono contemplate misure per il rafforzamento dell'attività di accertamento e di contrasto dell'evasione contributiva e, soprattutto, un vasto piano assunzionale di personale ispettivo, per il rafforzamento dell'attività di vigilanza in materia di lavoro, legislazione sociale, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

In seguito alla tragedia di Latina, i Ministri del Lavoro e dell'Agricoltura hanno convocato una riunione urgente con le parti sociali, lo scorso 21 giugno, al fine di individuare una pluralità di interventi volti a eliminare la piaga del lavoro irregolare. Agli impegni presi sono seguiti i fatti: nell'ambito dell'iter di conversione del decreto-legge in materia di agricoltura, proprio in queste ore, è in corso la presentazione di un pacchetto di misure che punta, per un verso, a incentivare il lavoro agricolo di qualità e, dall'altro, a contrastare, con ogni mezzo, lo sfruttamento di manodopera in agricoltura.

Tali misure prevedono l'istituzione del sistema informativo per la lotta al caporalato, che consentirà scambi di dati e informazioni per evidenziare anomalie indicative dell'impiego di lavoro sommerso, nonché l'istituzione della banca dati degli appalti in agricoltura per rafforzare i controlli, mediante la verifica del possesso dei requisiti di qualificazione dell'appaltatore, anche avvalendosi del supporto del Ministero dell'Agricoltura.

Sono altresì previste: l'anticipazione del reclutamento del personale con funzioni ispettive in INPS e INAIL; misure volte a rilanciare e favorire l'adesione alla rete agricola di qualità delle imprese virtuose; misure di contrasto all'emergenza caldo, che puntano a tutelare la salute dei lavoratori, e interventi in tema di ammortizzatori sociali. Concludo, Presidente, pertanto confermando la massima attenzione del Governo al fenomeno del caporalato, testimoniata dai numerosi interventi promossi con la massima determinazione e la massima fermezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di replicare.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, grazie, signor Ministro. Qui c'è un solo fatto, perché carta canta e gli atti parlamentari sono accessibili a tutti. L'unica cosa che gli italiani sanno è che 3 mesi fa, a quello striminzito decreto PNRR di cui ha parlato lei, voi avete bocciato gli emendamenti del Partito Democratico che chiedevano l'incremento delle assunzioni per il personale ispettivo su sicurezza e lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo è un dato certo.

Siccome siete quelli del giorno dopo, vi siete accorti che esiste il caporalato subito dopo la tragedia immensa di Satnam Singh, che non può essere derubricata a un fatto di cronaca nera, ma è un pezzo del sistema malato della filiera agricola, questo è il caporalato. Avete deciso di convocare il tavolo, erano 2 anni che non lo convocavate. Nel frattempo, avete disincentivato la legge sul caporalato e non avete fatto una cosa che vi chiedevamo, ossia introdurre gli indici di congruità in quel settore, così come nell'edilizia.

Le faccio un esempio: in 2 anni dall'introduzione del DURC di congruità, sono emersi dal lavoro nero nel settore edilizio 70.000 persone. Occorre fare lo stesso in agricoltura e, allo stesso tempo, occorre fare una scelta drastica, signor Ministro, abolire la legge Bossi-Fini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché quei lavoratori migranti, sfruttati, a nero, per cui bisognerebbe dichiarare guerra al lavoro nero e al lavoro sfruttato, saranno sempre ricattabili, se non hanno diritto al permesso di soggiorno, e saranno sempre ricattabili perché, quando tu non hai il permesso di soggiorno, difficilmente poi vai a denunciare il caporale che ti sfrutta e che ti manda a morire nei campi. Per questo, signor Ministro, chiediamo un intervento più incisivo e non le solite promesse a vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative urgenti contro i fenomeni dello sfruttamento e del caporalato nel settore agricolo – n. 3-01286)

PRESIDENTE. L'onorevole Mari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01286 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Il giorno dopo un incidente mortale che scuote più degli altri l'opinione pubblica e la politica, puntualmente si conoscono molte cose del mondo del lavoro tenute, come la polvere, sotto il tappeto fino al giorno prima. È avvenuto così per le condizioni di lavoro in importanti catene di appalto pubbliche e private nei mesi scorsi, avviene oggi per una parte del lavoro in agricoltura. Così oggi scopriamo che ci sono almeno 300.000 persone vittime del caporalato in agricoltura, che sono interessate 30.000 imprese (un quarto delle aziende agricole del Paese), che si tratta di almeno il 15 per cento del valore del comparto agricolo, che per muovere questi schiavi vengono impegnati 20.000/30.000 mezzi di trasporto ogni giorno.

Ma uno Stato non può accorgersi di tutto questo solo dopo la morte, in quel modo ignobile, di Satnam. Ma, soprattutto, un Governo non può dire che saranno intensificati gli strumenti oggi a disposizione, non basta implementare, c'è da cambiare registro e avere coraggio. Per questo, vi chiediamo di eliminare la Bossi-Fini e l'ipocrisia dei decreti Flussi, di mettere al centro la dignità del lavoro in tutte le politiche pubbliche e, nel merito, di eliminare il caporalato nell'unico modo possibile, mettere lo Stato al posto dei caporali con il collocamento pubblico e il trasporto in tutti quei luoghi di schiavitù (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi. La disumana tragedia di Satnam Singh, come ricordato anche dall'interrogante, ha rafforzato l'intento del Governo di sradicare il fenomeno del caporalato in agricoltura e ha contribuito ad innalzare ulteriormente l'attenzione del Ministero del Lavoro, traducendosi nelle norme previste dal decreto già ricordato, il n. 19 del 2024. Si tratta di misure volte a prevenire il fenomeno dell'illecito sfruttamento di manodopera e a potenziare l'azione di contrasto e repressione delle condotte datoriali intese a privare i lavoratori delle tutele giuridiche ed economiche assicurate dalla legge.

Il decreto mira anche a rafforzare le attività di accertamento e di contrasto delle violazioni contributive, nonché l'attività di vigilanza svolta dal Ministero. In proposito, vorrei anche evidenziare che, all'esito dell'azione di vigilanza svolta nell'apposita task force dell'Ispettorato nazionale del lavoro, sono state ispezionate 1.910 aziende nel 2023 e 265 nel primo trimestre del 2024. L'Ispettorato supporta altresì le iniziative a tutela dei lavoratori irregolari, volte a favorire l'emersione dei fenomeni di sfruttamento e, a tal fine, segnalo anche la collaborazione, nell'ambito di un progetto, con l'Organizzazione Internazionale per le migrazioni, oggetto di un protocollo d'intesa stipulato nel 2023. Quest'ultimo, tra l'altro, ha previsto l'attivazione di sportelli multilingue per la ricezione delle denunce di irregolarità e sfruttamento lavorativo dei cittadini stranieri, alla presenza di ispettorati del lavoro e di mediatori culturali.

Si evidenzia, in continuità con le predette misure, l'adozione del decreto ministeriale n. 50 del 2024, con cui è stata costituita, presso l'Ispettorato, la task force “Lavoro sommerso”, che opera in continuità con le attività già previste nel Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso del 2023-2025.

Segnalo anche che, nell'ambito dell'iter di conversione del decreto-legge di cui parlavo anche prima in materia di agricoltura, in queste ore è in corso la presentazione di un pacchetto di misure che punta a incentivare il lavoro agricolo di qualità e a contrastare, con ogni mezzo, lo sfruttamento di manodopera in agricoltura. Tali misure prevedono l'istituzione di un sistema informativo per la lotta al caporalato che considera uno scambio di dati e di informazioni per evidenziare anomalie indicative dell'impiego di lavoro sommerso, nonché l'istituzione della banca dati degli appalti in agricoltura per rafforzare i controlli mediante la verifica del possesso dei requisiti di qualificazione dell'appaltatore, anche avvalendosi del supporto del Ministero dell'Agricoltura.

Sono altresì previste: l'anticipazione del reclutamento del personale con funzioni ispettive INPS e INAIL; misure volte a realizzare e a favorire la tenuta della rete agricola di qualità delle imprese virtuose, nonché misure di contrasto all'emergenza caldo e in tema di ammortizzatori sociali.

Insomma, concludo ribadendo, ancora una volta, che il Governo dispiega il massimo impegno e determinazione nel contrasto al fenomeno del caporalato, come dimostrano anche gli interventi che ho appena ricordato.

PRESIDENTE. L'onorevole Grimaldi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MARCO GRIMALDI (AVS). Ministro, non ci ha per niente convinto, perché se volete davvero fare una lotta a tutto campo contro i caporali dovete fare i centri di collocamento in tutti i luoghi agricoli. Solo così si possono togliere ai caporali, appunto, i nuovi schiavi della terra. Vogliamo essere più chiari, non basta applicare le leggi, ci dite di non parlare solo di agricoltura - ce lo dice Lollobrigida, la Ministra Calderone che non c'è - allora vi chiediamo: in che mondo del lavoro volete vivere? Quello in cui i braccianti sfruttati si trasformano in caporali sfruttatori, in cui nello stesso cantiere lavorano 30 società e non si sa a chi fanno capo? Oppure quello in cui si esternalizza per ridurre il costo del lavoro e aggirare le norme sulla sicurezza? Oppure quello in cui aziende condannate da sentenze plurime continuano a non pagare i salari dovuti a danno dei lavoratori e danno dei delinquenti ai lavoratori in sciopero? Di quel lavoro in cui chi si unisce in sindacato viene sprangato da uomini incappucciati? Oppure quello in cui non esistono minimi salariali per sottrarre uomini e donne dalla ricattabilità del lavoro povero? Quello in cui la legge Bossi-Fini mette i lavoratori stranieri nelle mani di chi ha il potere di decidere del loro permesso di soggiorno? Vogliamo un mondo del lavoro in cui un bracciante viene ucciso perché non ha un contratto regolare? È nostra questa scelta, perché è la scelta di un modello normativo.

Allora, Presidente, chi fa le leggi che potrebbero rovesciare un sistema schiavistico, barbaro e spietato? Siamo noi, siamo noi, le facciamo noi. Allora, se quell'omicidio non appartiene al nostro popolo - come dice la Presidente Meloni - allora cambiamo quelle leggi, togliamo la Bossi-Fini, togliamo dal ricatto e cancelliamo la ghetto-economy abolendo, appunto, quelle leggi ingiuste che fanno sì che quei lavoratori sfruttati siano ancora più ricattabili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative di competenza per la riqualificazione e l'ampliamento della linea ferroviaria Nuoro-Macomer – n. 3-01287)

PRESIDENTE. L'onorevole Pittalis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01287 (Vedi l'allegato A).

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. La situazione delle infrastrutture in Sardegna è caratterizzata, com'è noto anche al Ministro, da una generale inadeguatezza ed inefficienza, con evidenti ricadute negative per i cittadini ed evidenti svantaggi legati all'insularità. In particolare, la città di Nuoro risulta essere tra i pochissimi capoluoghi di provincia in Italia in cui non esiste un sistema di collegamento efficiente con la rete ferroviaria nazionale, essendo attiva soltanto una ferrovia a scartamento ridotto, costruita circa due secoli fa, che da Nuoro arriva a Macomer.

Ecco, l'interrogazione ha il senso proprio chiaro di chiedere al Ministro Salvini quali siano le misure che intende porre in essere al fine di garantire la riqualificazione e l'ampliamento della linea ferroviaria, con l'obiettivo di garantire il pieno diritto alla mobilità dei cittadini sardi ed eliminare l'isolamento delle zone interne della Sardegna.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, ringrazio l'interrogante e lo “correggo”, lo dico fra virgolette. Nuoro, non è uno fra i pochi capoluoghi non collegati alla rete ferroviaria nazionale, è l'unico capoluogo in Italia, che ho trovato sulla scrivania, nel 2024. In premessa, ricordo che, alla fine del 2022, regione Sardegna, MIT, Rete Ferroviaria Italiana e ANAS hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per lo sviluppo e per l'integrazione delle reti di mobilità dell'intera regione. In particolare, tra i progetti infrastrutturali previsti vi sono gli interventi di riqualificazione di alcune delle principali reti della strada sarda, che saranno completate entro il 2026; penso alla rete ferroviaria, all'elettrificazione delle linee Cagliari-Sassari, Cagliari-Oristano, Oristano-Macomer e Sassari-Olbia, con riduzione dei tempi di percorrenza.

Questi interventi vanno ad aggiungersi alla realizzazione del nuovo collegamento con l'aeroporto di Olbia, allo sviluppo della tratta Olbia-Golfo Aranci, all'attivazione della variante di Bauladu e al raddoppio della linea Decimomannu-Villamassargia.

Per quanto riguarda la Nuoro-Macomer, che è uno dei dossier che ho preso in mano già 19 mesi fa, linea non connessa alla rete nazionale, come lei ricordava, dall'agosto del 2023 è stato istituito un tavolo tecnico presso la prefettura di Nuoro, che ringrazio, con la partecipazione del MIT, del comune di Nuoro, della regione Sardegna, di RFI e degli altri comuni coinvolti.

Nell'ultima riunione di questo tavolo, dello scorso 18 giugno, cui ho partecipato personalmente, sono state illustrate le possibili soluzioni alternative a cui stanno lavorando i tecnici: a) la riqualificazione dell'infrastruttura Nuoro-Macomer con l'adeguamento dell'attuale linea mediante interventi infrastrutturali e tecnologici che assicurino standard di sicurezza, manutenibilità e affidabilità presenti sulla rete nazionale; b) la realizzazione di una nuova linea adibita al traffico regionale per collegare la stazione di Abbasanta e il nuovo impianto di Nuoro Pratosardo. L'intervento è volto a garantire il collegamento diretto tra Cagliari e Nuoro in meno di 2 ore e un incremento della frequenza dei treni. RFI si è impegnata a individuare, entro la fine di settembre del corrente anno, la soluzione progettuale preferibile e, entro la fine di dicembre, sempre del 2024, l'analisi costi-benefici a supporto delle successive fasi progettuali.

In conclusione, ribadisco il massimo impegno, mio e del Ministero, per mantenere, con i cittadini del comune e della provincia di Nuoro, un impegno che abbiamo preso alcuni mesi fa.

PRESIDENTE. L'onorevole Pittalis ha facoltà di replicare.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Ringrazio il Ministro Salvini, perché con la sua risposta conferma l'attenzione del Governo e l'attenzione diretta anche dello stesso Ministro per il potenziamento e l'efficientamento della rete ferroviaria nel nuorese proprio al fine di cancellare una storica penalizzazione.

In Sardegna, come le sarà senz'altro noto, è stata indetta “Sa Die de Sa Ferrovia”, proprio per evidenziare la problematica, con una mobilitazione trasversale che vede donne e uomini di ogni parte politica, con l'impegno dei sindaci e con una cabina di regia presso la prefettura - e voglio ringraziare il prefetto Giancarlo Dionisi per lo straordinario lavoro -, proprio per affrancare Nuoro e il Nuorese da quell'isolamento centenario che contribuisce ad impedirne la crescita e lo sviluppo economico.

Il territorio, come lei stesso ha sottolineato, ha diritto ad avere un collegamento moderno, e dunque registro finalmente che ci sono un Governo e un Ministro che, con impegni precisi, con un cronoprogramma, finalmente possono dare soluzione a questo problema, e di questo, a nome di tutti i sardi, signor Ministro Salvini, la ringrazio (Applausi).

(Iniziative di competenza in merito all'introduzione di un pedaggio sul raccordo autostradale Montichiari-Ospitaletto, cosiddetto Corda Molle – n. 3-01288)

PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01288 (Vedi l'allegato A).

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, il raccordo autostradale Montichiari-Ospitaletto, chiamato da tutti Corda Molle, è molto importante per il territorio. È un'opera di 30 chilometri, nata per liberare dal traffico molti dei comuni a Sud di Brescia e anche per spostare il traffico proprio a Sud della città. La convenzione, firmata 15 anni fa, prevede che alla fine dei lavori potrà essere introdotto un pedaggio, e, nonostante il Ministro abbia più volte, a mezzo stampa, smentito questa notizia, non risultano degli atti formali che possano affermare che si vada in questa direzione.

Peraltro, c'è un incontro promesso ai sindaci e all'amministrazione provinciale proprio su questo tema, che ancora non è stato calendarizzato, e, quindi, la popolazione potrebbe trovarsi a pagare 900 euro, quei pendolari che utilizzeranno questa infrastruttura giornalmente. Quindi, le chiediamo cosa intenda fare e quali atti il Ministero intenda approvare per bloccare questo pedaggio.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente Il quesito mi permette di ribadire in quest'Aula l'impegno già assunto diverse volte rispetto ai cittadini della provincia di Brescia in merito all'ipotesi di apposizione del pedaggio sul collegamento autostradale Corda Molle. Come ricostruito dall'onorevole interrogante, il 1° marzo 2018 aveva avuto avvio la gestione dell'attuale concessionaria Autovia Padana. La convenzione di concessione, stipulata il 31 maggio 2017, fissava tra i principali impegni relativi al primo quinquennio di concessione il completamento del raccordo in esame, con la previsione di includere una tratta limitata, di estensione pari a 4 chilometri, nella determinazione del pedaggio applicato agli utenti in entrata e uscita dal casello di Brescia Sud.

A seguito del completamento del raccordo, in osservanza alle pattuizioni convenzionali vigenti, restano del tutto escluse sia l'introduzione di nuovi pedaggi sul raccordo in esame per tutto il 2024, sia l'applicazione di incrementi tariffari sulla tratta già soggetta a pedaggiamento. Lo scorso 9 maggio ho peraltro scritto personalmente al presidente della provincia di Brescia per confermare questo impegno, rinnovando la mia disponibilità a incontrare le autorità locali e i sindaci del territorio interessati per discutere della questione.

Gli uffici del Ministero sono al lavoro con l'attuale gestore Autovia Padana Spa, con l'obiettivo di confermare quanto auspicato dagli enti locali e dagli utenti anche per gli anni dal 2025 in poi. L'ipotesi di soluzioni alternative al pedaggiamento è, infatti, tuttora aperta, in quanto è in corso la procedura di aggiornamento periodico del rapporto convenzionale e del piano economico-finanziario con l'attuale società concessionaria. In tale procedura saranno esaminate le modalità di recupero dei costi di completamento dell'opera, come in altre infrastrutture esistenti, e potranno essere valutate eventuali variazioni, che dovranno necessariamente, comunque, essere sempre concordate con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti quale soggetto concedente.

Colgo l'occasione anche per tranquillizzare il territorio a proposito dell'installazione dei portali funzionali alla lettura delle targhe. Tale installazione non è legata al pedaggiamento, come già ribadito più volte, ma alla rilevazione del traffico stradale. In conclusione, aggiungo che il MIT ha avviato un piano di riordino complessivo del settore delle concessioni autostradali, nell'ambito del quale potrà essere affrontata anche in quest'Aula e sciolta integralmente una volta per tutte la problematica in questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di replicare.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Ministro, sono felice di risentire dalla sua voce che non verrà introdotto un pedaggio, ma nella sua risposta lo ha detto con chiarezza: dal 2025 tutto è in discussione e il Ministero dovrà impegnarsi per comprendere e capire come risarcire il concessionario degli investimenti fatti. Quindi, noi stiamo semplicemente dicendo che per il 2024 non ci sarà un pedaggio su questa strada. E la cosa è abbastanza grave, perché è lei il Ministro e, quindi, da lei ci aspettavamo di capire e comprendere quali soluzioni avesse messo in campo proprio per scongiurare tutto ciò. Invece, stiamo solo dicendo - ed è quello che ha detto durante tutta la campagna elettorale - “non preoccupatevi nel territorio, non entrerà in vigore questo pedaggio”.

Non entrerà fino al 31 dicembre 2024. Peraltro, è solo da quel momento che potrà entrare in vigore, perché potrà entrare in vigore a fine dei lavori, che erano previsti a giugno, e ad oggi sono slittati ad ottobre. Nulla si sa e lei ci sta semplicemente dicendo: valuteremo alternative e valuteremo come applicarle. È una non risposta. Nell'ascoltare la sua replica, mi ha ricordato Leslie Nielsen in Scary Movie, quando dice “chiamatemi il Presidente” e il Presidente è lui. È lei il Ministro ed è lei che deve darci una soluzione rispetto a questa concessione.

Purtroppo, non possiamo tranquillizzare né gli amministratori dei comuni interessati, né i cittadini, perché sta semplicemente rimandando qualsiasi decisione all'anno prossimo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative di competenza in relazione alla carenza strutturale di taxi nelle principali città italiane – n. 3-01289)

PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Faraone ed altri n. 3-01289 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro, c'è poco da illustrare, perché la situazione vergognosa dei taxi nel nostro Paese è sotto gli occhi di tutti. Non so se le sia mai capitato di dover chiamare un taxi per andare, magari, a una visita medica e stare al telefono in attesa per mezz'ora, per poi sentirsi dire che non ci sono taxi disponibili; oppure, arrivare alla stazione di Roma e attendere un'ora e mezza un taxi. Magari a lei non sarà capitato; però, mi pare che, di tanto in tanto, le capiti di stare sui social network, invece. Allora, si sarà imbattuto, forse, in uno delle migliaia di video registrati dai turisti stranieri che fanno il giro del mondo e che sono una vergogna per un Paese come l'Italia.

La domanda è semplice: dopo 2 anni dall'insediamento del Governo Meloni, intende fare qualcosa, Ministro, per garantire ai cittadini italiani un servizio pubblico?

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie agli interroganti, che mi permettono di riassumere quello che, in questi 19 mesi, stiamo cercando di fare per recuperare gli anni che i Governi precedenti hanno perso. Considero la fruibilità e l'efficienza del trasporto pubblico non di linea una delle priorità del Ministero e del Governo, perché taxi e NCC significano mobilità, turismo, economia, sicurezza urbana e connettività. Bisogna essere consapevoli che si tratta di un obiettivo che il Governo può accompagnare e sostenere, ma che, in prima istanza, dipende dall'azione delle amministrazioni territoriali.

Nella prospettiva di un'azione sinergica e integrata, ricordo, con specifico riferimento ai servizi taxi, che già ad agosto dello scorso anno, nel decreto-legge Asset, abbiamo previsto misure per rafforzare l'offerta taxi, attraverso tre principali interventi a carattere emergenziale: licenze taxi aggiuntive, per fronteggiare lo straordinario incremento della domanda in periodi limitati; un concorso straordinario, con procedure semplificate nei grandi centri, per il rilascio di un 20 per cento di ulteriori licenze; il ricorso generalizzato ai turni integrativi.

Tali misure hanno trovato attuazione differenziata a livello territoriale e, in particolare, nelle grandi città. Il comune di Milano, ad esempio, ha espletato, sulla base delle procedure del decreto che ho appena citato, una prima gara per 450 nuove licenze, che ha superato il vaglio del giudice amministrativo, e ha annunciato un imminente nuovo bando per ulteriori 450 permessi. A Roma Capitale, dove la situazione delle lunghe code alle stazioni e in aeroporto è oggettivamente insostenibile, attendiamo con ansia, a distanza di oltre un anno, che la giunta di sinistra pubblichi un bando per mille nuove licenze taxi, annunciato per fine luglio. Speriamo.

In chiave strutturale, negli ultimi mesi abbiamo lavorato intensamente con le categorie - con cui ho personalmente partecipato a diverse riunioni - per sbloccare i tre decreti attuativi, che sono fermi da più di 5 anni. Si tratta di decreti, lo dico con trasparenza, ispirati da un chiaro intento: superare lo stallo totale che il settore vive da anni, contrastare l'abusivismo e consentire a tutte le amministrazioni coinvolte di conoscere l'effettiva disponibilità di operatori taxi e NCC a livello territoriale. Sono note a tutti le polemiche e le resistenze che da ambo le parti, taxi e NCC, abbiamo registrato su questi provvedimenti. Tuttavia, lo ribadisco con forza: non possiamo pensare di ordinare un settore così cruciale senza dati reali e attendibili e senza digitalizzare le procedure. Vado a concludere.

Nei prossimi giorni sarà pubblicato il decreto sul Registro elettronico nazionale: un punto di partenza imprescindibile per un reale censimento sui numeri delle licenze e sulle autorizzazioni attive. Contestualmente, all'esito delle ultime limature e dei concerti mancanti, adotteremo - di concerto con il Ministero dell'Interno - il decreto sul foglio di servizio elettronico.

In conclusione, proseguirà l'azione sull'ultimo decreto: quello relativo alle piattaforme tecnologiche di intermediazione, che ha un iter più complicato. L'obiettivo è dare avvio a una fase di programmazione dei servizi più razionale ed efficace, che finalmente possa adeguare - dopo anni persi - l'offerta di servizi taxi e NCC alla domanda di cittadini e turisti.

PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di replicare.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Guardi, Ministro, mi aspettavo la sua risposta, perché tutte le volte che venite posti di fronte all'inadeguatezza e all'incapacità del vostro Governo, la risposta che date è che è sempre colpa di qualcun altro: solitamente, dei Governi precedenti. Le segnalo, Ministro, che, nei sei anni precedenti, la Lega è stata al Governo per cinque anni e di questi cinque anni, quasi quattro, hanno visto lei Vicepresidente del Consiglio. Quindi, se la responsabilità è dei Governi precedenti, magari si guardi allo specchio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Dopodiché, se dobbiamo - come sempre - dare la colpa agli amministratori locali, le segnalo che anche quando ci sono presidenti di regione di destra - per precisarlo - come Occhiuto, che fanno leggi regionali che vanno verso una maggiore apertura, il suo Governo - quello dell'autonomia differenziata - le impugna quelle leggi regionali. Le impugna, perché voi avete paura delle contestazioni dei tassisti.

Guardi, noi non ce l'abbiamo con i tassisti. Noi vogliamo garantire un servizio pubblico ai cittadini, perché prendere un taxi non è un lusso; anzi, in molti casi è un'esigenza, perché gli altri trasporti pubblici - anche a livello locale - spesso non funzionano, e perché ci sono categorie che non possono prescindere dal taxi: penso a una persona malata, a una persona con una disabilità grave, a un anziano o a una donna che la sera non può tornare a casa da sola in sicurezza.

L'unica cosa che non si può permettere, Ministro, è fare finta di nulla. Noi abbiamo offerto soluzioni e abbiamo fatto proposte di legge. Non vanno bene quelle? Troviamone altre, troviamo misure compensative o semplificazioni, se serve per il comparto dei tassisti. Quello che non possiamo fare è continuare a far finta di nulla, perché la situazione è esplosiva, in tutte le città. Roma, l'anno prossimo, ospiterà il Giubileo: io non oso immaginare i problemi che ci saranno per il trasporto pubblico locale e per i taxi.

Allora, Ministro, io la invito ad assumersi la responsabilità - visto che ha l'onere di sedere in Consiglio dei ministri - e a non dare semplicemente risposte mediocri, in cui c'è sempre l'alibi per cui la colpa è di qualcun altro, perché i taxi devono offrire un servizio pubblico a tutti gli effetti e a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Iniziative di competenza per la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano e, in particolare, della città di Milano – n. 3-01290)

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01290 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nel settore edile, le recenti modifiche normative del bonus edilizia, hanno creato incertezze interpretative e mettono, quindi, a rischio la riqualificazione del patrimonio immobiliare in Italia. Di recente, all'Assemblea ANCE, è stata stimata una diminuzione del 7,4 per cento, rispetto al 2023, degli investimenti nel settore immobiliare e del 27 per cento degli interventi di riqualificazione.

È noto che la città di Milano - anche per il settore dell'edilizia - è un punto di riferimento nella riqualificazione immobiliare nell'edilizia ed è un pilastro, a livello nazionale. Nei mesi scorsi, la procura di Milano ha avviato numerose inchieste per verificare l'ipotesi che alcuni cantieri, considerati come ristrutturazioni edilizie, fossero, invece, da ritenersi nuove costruzioni. Nel frattempo, la stampa ha reso noto che 140 dipendenti del comune di Milano hanno chiesto al sindaco di essere trasferiti d'ufficio. Aggiungo, che la Corte dei conti della Lombardia ha reso noto che sta verificando l'ipotesi di danno erariale. Lo scorso giugno, inoltre, l'assessore al comune di Milano alla rigenerazione urbana ha dichiarato che, da inizio anno, la perdita, dovuta alla diminuzione delle entrate ed agli oneri di urbanizzazione, ammonta a circa 100 milioni di euro e, sullo stesso quotidiano, ha comunicato che sarebbero circa 150 le pratiche edilizie bloccate.

Allora, signor Ministro, è evidente che questa situazione è insostenibile e preoccupante, per Milano e per il Paese. Quindi, il gruppo di Noi Moderati le chiede cosa potrà fare per superare queste importanti e gravi difficoltà.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie ai colleghi, perché il quesito posto affronta un tema generale e uno territoriale che mi stanno particolarmente a cuore, da Ministro e da milanese, ovviamente. Sono lieto di fornire elementi sul tema, in un momento di estrema attività del Ministero, che ho l'onore di guidare, nel settore dell'edilizia, specialmente dell'edilizia urbana.

Con il decreto-legge Salva casa, con scadenza degli emendamenti nelle prossime ore - e mi sembra che ce ne siano alcune centinaia da parte di tutti i gruppi, quindi immagino che ci sarà una fiorente e arricchente discussione -, abbiamo infatti cercato di rendere più facile la vita dei tanti italiani che, a causa di lievi difformità interne, non possono vendere, ristrutturare o valorizzare i loro immobili, semplificando le procedure edilizie, ad esempio passando dal silenzio-rigetto al silenzio-assenso a carico della pubblica amministrazione. Non è un percorso destinato ad esaurirsi nel decreto Salva casa. In autunno, infatti, stiamo lavorando con l'intenzione di presentare un disegno di legge delega per l'integrale riscrittura del testo unico dell'edilizia, nell'ottica della chiarezza e della semplicità delle regole.

Si inserisce in quanto contesto anche l'attenzione per la situazione, da lei richiamata, di stallo, che oggi affligge il settore edilizio del comune di Milano, ma penso anche ad altri comuni, come Bergamo. Nel pieno rispetto dell'azione della magistratura - ovviamente - ritengo che nessuno possa permettersi di lasciare le nostre città e il mercato dell'edilizia in una situazione di inerzia, incertezza o paura. Per risolvere il problema, sono al vaglio proposte emendative al decreto-legge Salva casa di cui parlavo. Il percorso su cui stiamo riflettendo è diviso in due fasi: una fase di sanatoria per il pregresso, perché non è possibile pensare di demolire, oggi pomeriggio, immobili abitati da centinaia di famiglie, e una seconda fase, che dovrà invece impegnare le amministrazioni centrali e territoriali nella definizione di quello che è il perimetro della cosiddetta ristrutturazione edilizia.

Negli ultimi decenni, la normativa nazionale ha operato una chiara scelta a favore della cosiddetta demo-ricostruzione (demolisco un edificio per ricostruirne uno più moderno e rispondente alle esigenze del territorio). Non è immaginabile tornare indietro rispetto a questo percorso, ferma restando l'esigenza di accompagnare lo sviluppo edilizio con forme adeguate di contribuzione agli oneri urbanistici.

In conclusione, in una prospettiva di medio e lungo periodo, confermo che gli interventi di rigenerazione urbana costituiranno una priorità della futura legge delega di settore, alla quale conto che tutti i gruppi in questo Parlamento possano contribuire e, a tal fine, siamo pronti a confrontarci con gli operatori del settore, per trovare soluzioni sostenibili e lungimiranti fin da oggi.

PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Ministro. Come lei ben sa, il nostro gruppo condivide l'azione del Governo rispetto anche al decreto Salva casa, che ha presentato proprio per gli obiettivi di semplificazione e sburocratizzazione.

Qui ci sono due questioni in gioco. La prima, più in generale, è il tema della demolizione-ricostruzione e quindi del risparmio di territorio. Da una parte, si vuole che non si consumi il territorio, dall'altra, si impedisce però che le norme vadano nella semplificazione, nell'agevolazione delle demolizioni e ricostruzioni. Questo non riguarda solo Milano, ma l'intero Paese e credo che, su questa linea, lei ci troverà sempre d'accordo.

La seconda questione che emerge - anche noi nel rispetto assoluto della magistratura - è che l'interpretazione delle norme non appartiene, ovviamente, all'azione della magistratura. L'interpretazione delle norme appartiene all'azione della pubblica amministrazione, nei suoi diversi livelli: quello comunale, quello legislativo regionale - e, ricordo, anche alla magistratura, che rispetto al 1948 è intervenuta una riforma costituzionale che ha delegato alle regioni la competenza primaria in materia di urbanistica e di semplificazione - e poi, ovviamente, quello del Parlamento nazionale.

Io credo che qui, anche per la questione di Milano, che va assolutamente risolta - da milanesi, noi come lei - perché noi abbiamo un'idea, signor Presidente, molto semplice: che si fanno le cose giuste, indipendentemente dal colore della giunta che in quel momento siede in una città (a noi interessa ovviamente il bene dei cittadini di quella città). Qui non si tratta di derogare qualcosa o di sanare qualcos'altro; su questo anche il nostro gruppo ha presentato proposte, ma il suggerimento che le diamo è la strada dell'interpretazione, perché le norme sono molto chiare, anche oggi. C'è un'interpretazione che è stata messa in discussione, se noi dovessimo andare in deroga, vorrebbe dire dare ragione a un'interpretazione di un soggetto che non ha il compito di interpretare, che è la magistratura. È il Parlamento, o la regione che è intervenuta - già la Lombardia - con tante leggi.

Quindi, credo che, condividendo la sua risposta, la strada che noi dobbiamo percorrere - in un confronto, mi auguro, leale tra maggioranza, Governo e opposizione - sia quella di utilizzare, anche per questo, ancora una volta con un segnale positivo, il decreto “Salva casa” per intervenire in un'interpretazione che sia corretta e che ridia ai cittadini, agli imprenditori e anche agli abitanti delle città italiane la possibilità di avere qualità della vita, rigenerazione urbana e anche, finalmente, un'offerta di appartamenti un po' più ampia di quella a cui noi stiamo assistendo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Stato di avanzamento dei lavori per la diga di Vetto in Emilia-Romagna e iniziative di competenza volte ad accelerarne la realizzazione – n. 3-01291)

PRESIDENTE. La deputata Cavandoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01291 (Vedi l'allegato A).

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. La siccità e le elevate temperature, alternate con piogge torrenziali, mettono a rischio i prodotti agricoli e, più in generale, l'agroalimentare, fiore all'occhiello del made in Italy e anche della nostra Pianura padana. Il Governo sta intervenendo con grande determinazione, in maniera sistematica, per mettere in sicurezza il territorio, ovviamente anche nell'ottica di realizzare delle infrastrutture che possano permettere la regimentazione delle acque e anche la loro messa a produzione.

Proprio nell'aprile dello scorso anno, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha autorizzato un finanziamento di 3.200.000 euro per realizzare il progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'invaso a scopi plurimi in ambito montano e altre azioni sinergiche per il soddisfacimento dei fabbisogni idrici della Val d'Enza, nelle province fra Parma e Reggio, comunemente nota come diga di Vetto. È un progetto di cui si parla dal 1863, nel 1988 erano iniziati i lavori, subito bloccati, e da allora è tutto fermo. È stata firmata una convenzione fra alcuni enti istituzionali dell'Emilia, che dovevano predisporre la parte preliminare, il documento di fattibilità delle alternative progettuali, e, in base a questa convenzione, spetta al Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale, quale soggetto attuatore, espletare la procedura per l'affidamento, appunto, di questo documento di fattibilità delle alternative progettuali, che è, quindi, il primo passaggio per la realizzazione del progetto definitivo, ai sensi del nuovo codice degli appalti.

A quanto emerge dalla stampa è finalmente stata assegnata questa gara. Chiedo, quindi, al Ministro se intenda fornire informazioni circa lo stato di avanzamento dell'iter progettuale della diga di Vetto e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerarne la procedura di realizzazione.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio gli interroganti. Vediamo se, dopo 150 anni, riusciamo a dare una risposta alle popolazioni di questo territorio sull'Appennino reggiano. Sin dal momento del mio insediamento ho cercato di colmare un ritardo strutturale evidente, cumulato non negli anni, ma nei decenni, rispetto alle infrastrutture del settore idrico, rilanciando una programmazione di medio e lungo periodo sull'approvvigionamento idrico primario, senza inseguire le emergenze settimana per settimana.

In questa direzione, nel giugno 2023, in attuazione di un investimento PNRR, il MIT ha pubblicato un avviso per raccogliere da tutti i territori italiani proposte progettuali per un piano nazionale, finalmente integrato, di interventi infrastrutturali per la sicurezza nel settore idrico. Allo scadere del termine della presentazione, nell'ottobre dell'anno scorso, sono pervenute ben 562 proposte di intervento idrico in tutta Italia, con un fabbisogno economico di oltre 13 miliardi di euro. All'avviso hanno partecipato numerosi soggetti, regioni, province autonome, autorità di bacino distrettuali ed enti di governo d'ambito, oltre che gli enti locali.

L'istruttoria - esaminare 562 domande dopo anni di attesa non è semplicissimo - è arrivata a inserire 418 interventi, distribuiti sull'intero territorio nazionale, come fattibili, con un esame concluso lo scorso 29 maggio. Nella medesima seduta della cabina di regia idrica che ho presieduto il 29 maggio, ho presentato un primo stralcio di programmazione, finanziato con 900 milioni di euro di risorse del Ministero che ho l'onore di accompagnare, cui si aggiungono altri 50 milioni di euro per incentivare l'avanzamento delle progettazioni. Sostanzialmente, un miliardo da mettere a terra entro l'estate del corrente 2024.

Sono lieto di confermare che, tra le opere inserite nel piano, rientra anche il progetto relativo alla diga di Vetto, da lei citato, per la progettazione di un invaso sul torrente Enza in Emilia-Romagna, promosso dall'autorità di bacino distrettuale del Po. Rispetto all'opera, come evidenziato da chi ha interrogato, lo scorso 24 giugno la commissione di gara ha concluso le operazioni di valutazione delle offerte presentate dagli operatori economici e ha disposto l'aggiudicazione definitiva dell'attività di progettazione, che dovrà concludersi entro un anno con la redazione, dopo un secolo, del documento di fattibilità delle alternative progettuali.

I prossimi passi prevedono la redazione del piano e l'analisi delle possibili alternative relative a ubicazione, tipologia e dimensioni dell'invaso. Visto il periodo che cittadini e agricoltori hanno atteso, conto che il progetto preveda un invaso sufficientemente ampio per garantire le necessità del territorio. Posso quindi confermare - e concludo - che dopo parecchi anni di stop, grazie all'impegno di questo Governo, è stato finalmente riavviato questo importantissimo progetto, tanto atteso dalla comunità emiliana, per contrastare la crisi idrica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Cavandoli ha facoltà di replicare.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Ministro, finalmente un primo passaggio per un progetto tanto atteso dalle generazioni che hanno vissuto in questo territorio. Solo un Ministro del “fare” va avanti in questa direzione, perché ben conosce il territorio e il quadro delle esigenze idriche. Questa diga, signor Ministro, oltre a essere una svolta storica dal punto di vista ambientale, rappresenta una necessità assoluta per permettere la coltivazione del pomodoro, ma anche delle altre eccellenze agricole della zona della Pianura padana, così come per il mantenimento dei prati stabili e per l'erba medica, necessaria ad assicurare il latte di qualità che serve per il parmigiano reggiano.

Quindi, è una diga che serve per agevolare la regimentazione delle acque, quindi il contenimento delle acque piovane. Ci tengo a dire che proprio ieri, nella Valle del bacino dell'Enza, le acque piovane hanno causato una vittima nella Val Termina. Quindi, esprimo anche la mia vicinanza alla comunità di Traversetolo, che ha dovuto subire questa tragedia. Questa diga, poi, migliorerebbe la manutenzione e la gestione del territorio e, infine, eviterebbe di impoverire quelle falde idriche sotterranee - quindi, l'impoverimento dei pozzi - perché ora molto dell'agricoltura della zona sfrutta le acque sotterranee e non l'acqua piovana, che verrebbe, invece, così rigenerata e non sprecata, ottimizzando, quindi, anche le risorse idriche.

Lei ha detto bene per il discorso del fabbisogno idrico della Val d'Enza, perché, nel 1987, il Ministro dei Verdi, il Ministro Ripa di Meana, aveva fatto iniziare i lavori e aveva detto che c'era un fabbisogno idrico di almeno 175 milioni di metri cubi d'acqua. Quindi, una quantità veramente importante, che però potrebbe essere anche oggi ritenuta necessaria per assicurare gli usi civili, gli usi industriali, gli usi sanitari, ma anche, ovviamente, quelli dell'agricoltura.

Ministro, la sua attenzione per la gestione delle risorse idriche è veramente importante, lo ha confermato lei nel parlarci di questa prima tranche finanziata del Piano nazionale per gli interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico. Quindi, avanti così con determinazione e coraggio, dopo più di un secolo, nel prendersi cura di tutto il territorio nazionale, realizzando le infrastrutture, anche quelle idriche, come la diga di Vetto, necessarie per mettere in sicurezza il Paese, migliorandone la fruibilità e la produttività (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza per l'ammodernamento della rete idrica siciliana, anche attraverso l'utilizzo delle risorse attualmente destinate al ponte sullo Stretto di Messina – n. 3-01292)

PRESIDENTE. La deputata Carmina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Morfino ed altri n. 3-01292 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

IDA CARMINA (M5S). Grazie. Ministro Salvini, l'accesso all'acqua potabile è un diritto umano universale. Oggi, però, a fronte della siccità, centinaia di migliaia di siciliani sono privati del diritto all'acqua, erogata solo saltuariamente per poche ore a settimana, quando va bene. Per non parlare delle conseguenze per l'agricoltura e le attività produttive dell'isola. La rete idrica siciliana è un colabrodo, la dispersione ha percentuali folli: di ogni litro d'acqua immesso nella rete, oltre la metà va perso, tralasciando poi la questione di Siciliacque, con pessima qualità del servizio e una gestione finanziaria sciagurata.

I siciliani, Ministro, sono allo stremo e la gente è sempre più esasperata, con forti tensioni per l'ordine pubblico, come evidenziato dal prefetto Romano di Agrigento e da tanti sindaci siciliani, i primi ad essere esposti alla rabbia della gente. Quindi, Ministro le chiedo: il Governo che pensa di fare?

Avete puntato tutto, a livello infrastrutturale, sul ponte sullo Stretto, ma forse non sarebbe il caso, piuttosto, di dirottare immediatamente parte di quella somma spropositata sull'ammodernamento della rete idrica della Sicilia per colmare la grande sete dei siciliani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie per la domanda. Mi ricollego alla risposta precedente, visto che l'emergenza idrica unisce il Paese, rassicurando in questo caso, dopo i cittadini emiliani, i cittadini siciliani sugli interventi relativi alle reti di distribuzione idrica sul loro territorio. Ad oggi, sulle diverse linee di finanziamento gestite dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti inerenti al settore idrico, per la regione Siciliana sono programmati ben 122 interventi diversi su tutto il territorio regionale, per un investimento complessivo di 899 milioni di euro.

In particolare, per la riduzione delle perdite e la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti di distribuzione dell'acqua sono stati stanziati 150 milioni di euro per nuovi interventi, sul PNRR. Ulteriori 208 milioni di euro sono destinati a nove macro interventi. Nell'ambito della pianificazione nazionale che ho poc'anzi illustrato, sono stati ritenuti, inoltre, ammissibili altri 49 interventi proposti dalla regione Siciliana, per un importo pari a circa un miliardo e 600 milioni di euro.

Per quanto concerne, invece, il controllo sui gestori del servizio idrico integrato, che pure non rientra tra le competenze del MIT, nell'ambito della gestione della cabina di regia che presiedo sulla crisi idrica, abbiamo avviato un monitoraggio sull'effettivo utilizzo dei fondi assegnati, perché spesso, in alcune regioni, il problema non è la mancanza di fondi, ma è la spesa di questi fondi assegnati per progetti e opere nel settore idrico. Tale attività di verifica è in via di conclusione. Dalle analisi condotte dal MIT è emerso un quadro complessivo di utilizzo di tali risorse - ahimè, molto variegato -, con progetti e gestori che riescono a gestire ottimamente i finanziamenti, altri che, invece, evidenziano difficoltà nel rispetto delle scadenze previste. Pertanto, sono in attivazione tavoli tecnici di confronto con le strutture territoriali, per analizzare le difficoltà riscontrate da alcuni e offrire supporto da parte del Ministero.

Un'ultima riflessione sulla presunta correlazione tra gli investimenti destinati al ponte sullo Stretto e quelli per le infrastrutture idriche. Non mi stancherò mai di ripetere che una cosa non esclude l'altra. Sono cinquant'anni che i siciliani si sentono dire: non spendiamo i soldi per il ponte, perché prima bisogna fare tutto il resto. Da cinquant'anni non hanno il ponte e non hanno tutto il resto. Io penso che una nuova infrastruttura sia sempre volano - questa è la storia d'Italia, pensiamo all'autostrada del Sole - per nuovi investimenti. Rivendico con orgoglio le risorse investite per la manutenzione e la lotta alla dispersione idrica, stanziate da questo Governo, che non hanno precedenti, numeri alla mano, nella storia della Repubblica. Continueremo, quindi, sulla nostra strada per dare ai cittadini, in Sicilia come in tutto il resto d'Italia, un'Italia più moderna, efficiente e sicura.

PRESIDENTE. La deputata Morfino ha facoltà di replicare.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Salvini, la sua risposta non solo non è soddisfacente, ma è altamente preoccupante e le spiego anche perché: quello del ponte sullo Stretto, ormai, sta diventando un incubo per la maggior parte dei siciliani. Sta diventando un incubo perché, a parte dire che andrete avanti a testa bassa con l'opera, non avete dato alcuna informazione esaustiva ai cittadini. E vede, Ministro, dirottare sulla crisi idrica parte della montagna di soldi destinata a quell'opera faraonica e diversamente utile per i siciliani sarebbe davvero fare il bene della Sicilia, perché il problema dell'assenza dell'acqua sull'isola - la informo - è pesante e devastante. Dopo 20 mesi di Governo, lei non se la può cavare dicendo: vi faremo avere un miliardino qua e un miliardino là! Ministro, le chiacchiere stanno a zero, occorrono fatti concreti per la Sicilia. Del resto, che di questa questione ve ne importi il giusto lo state dimostrando proprio nella gestione del dossier del ponte sullo Stretto. La informo sempre, Ministro, che, tra le criticità evidenziate in sede di valutazione di impatto ambientale, è emerso che, una volta aperto il cantiere ponte, l'area metropolitana di Messina potrebbe rimanere senz'acqua per imprecisati periodi. Dinanzi a un problema così grande continuate a fare spallucce oppure minimizzate, parlando a casaccio di piani idrici nazionali. Allora, Ministro, sveglia! Ai siciliani serve molto più l'acqua potabile del suo famigerato ponte sullo Stretto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! L'emergenza siccità è concreta e reale, si metta al lavoro subito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

(Iniziative in ordine alla carenza di organico del personale della motorizzazione civile – n. 3-01293)

PRESIDENTE. La deputata Gaetana Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01293 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GAETANA RUSSO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, questa interrogazione pone la nostra attenzione sull'organico di motorizzazione che, negli ultimi anni, purtroppo, negli ultimi vent'anni non ha mai visto, da parte dei Governi precedenti, un intervento massiccio come quello che, anche in Commissione trasporti - voglio dirlo -, Fratelli d'Italia, ma tutta la maggioranza, sta ponendo in essere. Ovviamente c'è da intervenire in modo organico, con la predisposizione di concorsi, ma anche incentivando le funzioni e andando a valorizzare il personale della motorizzazione. Oggi, peraltro, intervengo con questa interrogazione sapendo che al Senato, in prima lettura, è passato, nel decreto-legge Coesione, un emendamento di Fratelli d'Italia. Quindi, io ringrazio lei, Ministro, ovviamente, ringrazio il Viceministro Bignami - che si è estremamente impegnato sull'argomento -, il Ministro Fitto, con cui si assumono 150 assistenti e 300 funzionari. È un primo passo. Ovviamente, in coscienza, sappiamo anche che ci sono 185 dipendenti, solo nel 2023, che sono andati in pensione e, quindi, l'interrogazione è volta a capire, questo è lo scopo, quale tipo di azione, come quella che ovviamente già state proseguendo con il Governo, intenderete porre in essere nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio i colleghi per il quesito che riguarda la situazione della carenza di personale degli uffici periferici della motorizzazione civile, diversi dei quali ho avuto modo di visitare personalmente. Si tratta di una questione particolarmente rilevante per il Ministero che rappresento e per i tanti italiani che aspirano a conseguire una patente di guida in tempi civili oppure a revisionare il proprio veicolo. Soprattutto, penso ai mezzi pesanti che attendono, in alcune province italiane, un tempo assolutamente eccessivo. Il problema è chiaro: al pensionamento di un numero significativo di dipendenti non è corrisposto, negli anni passati, un adeguato turnover. Lo testimoniano i dati: negli ultimi vent'anni, il settore ha perso oltre il 50 per cento del personale, pari a circa 2.700 unità a fronte delle iniziali 7.000. Io ringrazio le lavoratrici e i lavoratori della motorizzazione che, in queste condizioni, fanno un lavoro appassionato e notevole.

Dall'insediamento dell'attuale Governo abbiamo lavorato in modo incisivo per invertire questa tendenza; di concerto con il Dipartimento della funzione pubblica e il Ministero dell'Economia, abbiamo promosso diverse azioni per trovare le risorse necessarie per un piano di assunzioni per colmare questa lacuna. Grazie a queste iniziative, nel corso del biennio 2022-2024, sono state già effettuate 311 assunzioni esclusivamente per gli uffici periferici della motorizzazione civile. Nel dicembre 2023 è stato bandito un concorso per altri 80 assistenti tecnici destinati esclusivamente agli uffici di motorizzazione civile. Con il DPCM, che lei ricordava, del 12 giugno 2024, pubblicato proprio ieri sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero inoltre, è stato autorizzato all'assunzione di 900 unità di personale. Da ultimo, con l'emendamento approvato in sede di conversione del decreto-legge Coesione, da lei richiamato, il MIT è stato autorizzato allo svolgimento di concorsi per professionalità tecniche di varie qualifiche, per un totale di 450, tra assistenti e funzionari, per andare a colmare, almeno in parte, le lacune degli uffici territoriali della motorizzazione civile.

Concludo ricordando che il MIT sta definendo il prossimo piano delle assunzioni per il triennio 2024-2027. I numeri testimoniano l'impegno di questo Ministero e di questo Governo e, aggiungo, il mio impegno personale, anche a una riorganizzazione operativa e gestionale del comparto motorizzazioni civili, compresa anche una revisione dell'esame per la patente di guida - sia teorico che pratico - aggiornato all'anno del Signore e alla sicurezza stradale del 2024. Io conto che, entro la fine di quest'anno potremo dare segnali molto incoraggianti a chi va in motorizzazione ogni giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Raimondo ha facoltà di replicare.

CARMINE FABIO RAIMONDO (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, la ringrazio per la risposta e per l'attenzione che il Governo ha voluto riservare a un comparto, quello della motorizzazione civile, che da troppo tempo soffre di carenze di organico: una carenza di personale che ha avuto negli anni gravi ripercussioni nei servizi resi ai cittadini, che sono utenti, mitigate soltanto grazie allo sforzo straordinario degli operatori impiegati nel settore. È doveroso sottolineare ciò, perché, se la motorizzazione funziona, è grazie a chi ci lavora, che non chiede altro che essere messo nelle condizioni di poterlo fare nel miglior modo possibile.

Con le previste nuove assunzioni, oltre a quelle che ha ricordato lei, signor Ministro, fatte negli ultimi mesi - e stiamo parlando, con queste nuove, di 450 unità di personale - facciamo un importante passo avanti per arrivare ad una pianta organica che, speriamo nel più breve tempo possibile, porti a regime il settore. Questo è stato possibile grazie, ovviamente, al suo intervento, grazie al Governo Meloni che ha individuato le risorse necessarie ed anche grazie - me lo lasci dire - all'attenzione che, con il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia e con il Vice Ministro Bignami, abbiamo dedicato a un comparto che per funzioni, competenze e numero di destinatari è strategicamente interessante per la nostra Nazione. È un comparto che, peraltro, ha importanti ricadute sul settore dell'automotive, eccellenza italiana che questo Governo intende continuare a tutelare anche in Europa. Ancora una volta il Governo italiano dimostra attenzione verso chi lavora e verso gli enti e le strutture dello Stato che erogano servizi. Lo fa ascoltando le istanze che arrivano da chi vive e fa funzionare queste strutture. Pertanto, esprimo soddisfazione a nome del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,03, è ripresa alle 16,22.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 106, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 25 giugno 2024, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla X Commissione (Attività produttive):

“Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2024, n. 84, recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico” (1930) - Parere delle Commissioni I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):

S. 1133. – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione (Approvato dal Senato) (1933) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì 1° luglio 2024, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo sono conseguentemente adeguati. In particolare, il termine per la presentazione di questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge è fissato alle ore 10 di giovedì 27 giugno 2024.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) ha proceduto alla elezione della deputata Francesca Ghirra a segretaria (Applausi), in sostituzione della deputata Eleonora Evi che, avendo cessato di far parte della Commissione, è decaduta da tale incarico.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Per chiedere un'informativa urgente al Ministro Tajani affinché il Governo italiano si adoperi in ogni sede internazionale per garantire la sicurezza di Julian Assange e ogni tutela ora che è tornato uomo libero. Dopo 14 anni di battaglie legali e quasi due anni di carcerazione nel carcere più duro del Regno Unito, a Belmarsh, in una cella di due metri per tre e in isolamento per 23 ore al giorno, Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è finalmente tornato libero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questa è una vittoria, Presidente e Ministro, che non riguarda solo l'uomo Assange ma riguarda tutte e tutti noi, perché questa è una vittoria per la libertà di stampa, per il diritto all'informazione libera e per la democrazia. Però, questa gioia non deve far dimenticare - ed è il motivo dell'informativa urgente - tutta la persecuzione giudiziaria e le ingiustizie che ha subito Julian Assange per avere messo in luce quel livello di potere che deve rimanere nelle tenebre e che soprattutto vuole le mani libere. Grazie ad Assange noi abbiamo avuto la possibilità di conoscere orribili crimini di guerra, detenzioni arbitrarie, torture a Guantanamo, i rifiuti tossici versati nei nostri mari e soprattutto la vera faccia delle guerre, che non è l'esportare la democrazia o il tutelare i diritti umani, ma è il business (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il riciclaggio di denaro che esce dalle nostre tasche, quelle degli europei e degli americani, per finanziare il complesso militare industriale che di fatto dirige le politiche degli Stati esteri. Allo stesso modo ci ha fatto conoscere la propaganda per addomesticare l'opinione pubblica a favore dell'escalation militare e l'ha fatto con prove in tempo reale e con fonti verificate. Per questo la detenzione di Julian Assange è l'esempio di come il potere cerchi di punire chi non si adegua alle verità precostituite. Dunque, colpire lui per punire tutti gli altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

In una democrazia degna di questo nome Julian Assange sarebbe stato considerato un eroe, un simbolo di resistenza e di lotta per la stampa libera; invece, è stato considerato un nemico, un hacker, una spia. Per questo in quest'Aula del Parlamento voglio ricordare, mentre le istituzioni tacevano, tutte quelle persone che hanno continuato a mantenere le luci accese sul caso Assange, in primis la collega europarlamentare Sabrina Pignedoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché grazie a lei Julian Assange è entrato tra i finalisti del Premio Sacharov e in questo modo ha consentito alla moglie Stella di far entrare il caso Assange nelle istituzioni europee e italiane. Con lei siamo state a febbraio ad assistere all'udienza per impedire l'estradizione di Assange, che avrebbe rischiato 175 anni di carcere, se fosse stato tradotto in America, e abbiamo visto una mobilitazione mondiale, così come qui alla Camera dei deputati, alla presenza della moglie Stella e con oltre 300 studenti e studentesse.

Voglio, poi, ringraziare tutta la famiglia, la moglie Stella e i figli, che hanno potuto vedere Julian Assange solo all'interno di una prigione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ancora, la giornalista Stefania Maurizi, una vera guerriera, e le associazioni Free Assange sparse in tutta Italia e, in particolare, Free Assange Italia, nonché i cittadini e le cittadine che, di fatto, hanno aperto la cella di Julian Assange (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché hanno saputo da subito che non è un crimine rivelare crimini, che il giornalismo libero non è un crimine e che parlare di pace non è un crimine.

Infine, grazie, grazie e grazie - chiudo, Presidente - a Julian Assange (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, grazie al suo sacrificio, ci ha insegnato cosa significa fino in fondo difendere la democrazia e il diritto di sapere e di essere informati.

Ce l'abbiamo fatta: Julian Assange è libero. La sua libertà è la nostra libertà. Quindi, va aiutato perché gli dobbiamo tanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Si riprende la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. Riprendiamo lo svolgimento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si sono concluse le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, per un'ulteriore precisazione dei pareri. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Solo per una piccola rettifica di un parere rilasciato dal Governo sulle risoluzioni presentate. Mi riferisco, in particolare, alla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00123 del gruppo di Azione. Si rettifica il parere sull'impegno n. 5, che da favorevole diventa favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole: “risoluzione fino al 2024” con le seguenti: “risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 2735”. Inoltre, si rettifica il parere sull'impegno n. 7, che da contrario diventa favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da: “prevedendo” fino a: “lungo periodo”.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00120, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121.

Avverto che i presentatori hanno accettato unicamente le riformulazioni proposte dal Governo con riferimento ai capoversi 6° e 7° del dispositivo.

Avverto, altresì, che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima distintamente i singoli capoversi del dispositivo e, a seguire, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione… onorevole Foti, vuole intervenire? Sull'ordine dei lavori?

TOMMASO FOTI (FDI). No, per un chiarimento.

PRESIDENTE. Prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Se non ho mal compreso, lei ha appena detto che sulla risoluzione n. 6-00121 i firmatari accettano solo la riformulazione relativa ai punti 6) e 7) del dispositivo.

PRESIDENTE. Confermo.

TOMMASO FOTI (FDI). Dato che, quando sono stati letti i pareri, è stato detto, per altri punti, “parere favorevole, se riformulato”, chiedevo solo se il Governo, a questo punto, non essendo stata accettata su alcuni punti la riformulazione, esprimeva parere negativo.

PRESIDENTE. Non è stata accettata, quindi parere contrario. A noi risulta come parere contrario, in automatico, onorevole, per come l'abbiamo valutata noi.

TOMMASO FOTI (FDI). Non è automatico, non è stato detto…

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo, così come riformulato, della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo, così come riformulato, della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00121, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122.

Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo con riferimento al capoverso 3°, lettera a), del dispositivo.

Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima con riferimento al dispositivo, distintamente le lettere a), d), e) ed f) del 1° capoverso, le lettere a), b) e g) del 2° capoverso, le lettere a) e b) del 3° capoverso, la lettera c) del 4° capoverso, la lettera b) del 5° capoverso e la lettera c) del 6° capoverso; a seguire, congiuntamente le restanti lettere per ciascun capoverso del dispositivo; in fine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera a) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera d) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera e) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera f) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera a) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera b) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera g) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera a), come riformulata, del 3° capoverso del dispositivo, della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera b) del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera c) del 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera b) del 5° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera c) del 6° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle lettere b), c), g) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle lettere c), d), e), f) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle lettere a) e b) del 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera a) del 5° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri, n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle lettere a) e b) del 6° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00123.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Avverto, altresì, che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i singoli capoversi del dispositivo: a seguire, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo, come riformulato e per quanto non assorbito, della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri, n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri, n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Non ho capito. Vi chiedo la cortesia, magari mi sbaglio, ma chiedo a tutti i parlamentari di votare solo per se stessi. Vi prego, forse ho capito male io…

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri, n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo, come riformulato, della risoluzione Richetti ed altri, n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo, come riformulato, della risoluzione Richetti ed altri, n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo, come riformulato, della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 10° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00123, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00123, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00124.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 2°, 4°, 6° e 8° del dispositivo. A seguire, congiuntamente, i capoversi 2° e 8° del dispositivo. Infine, distintamente, i capoversi 4° e 6° del dispositivo. Avverto altresì che, a seguito delle votazioni precedenti, il 4° capoverso del dispositivo risulta precluso e, pertanto, non verrà posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00124, ad eccezione dei capoversi 2°, 6° ed 8° del dispositivo, col parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2° e 8° del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00124, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00124, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla risoluzione Braga ed altri n. 6-00125.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, con riferimento ai capoversi 5°, 8°, 10°, 12°, 13° e 15° del dispositivo e, pertanto, su tali capoversi il parere del Governo deve intendersi contrario.

Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazioni per parti separate, nel senso di votare, dapprima, congiuntamente, i capoversi 1°, 3°, 7°, 9° e 11° del dispositivo. A seguire, congiuntamente, i capoversi 2° e 6° del dispositivo. Quindi, il 14° capoverso del dispositivo. Infine, la premessa congiuntamente ai capoversi 4°, 5°, 8°, 10°, 12°, 13°, 15° e 16° del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 3°, 7°, 9° e 11° del dispositivo della risoluzione Braga ed altri n. 6-00125, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2° e 6° del dispositivo della risoluzione Braga ed altri n. 6-00125, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della risoluzione Braga ed altri n. 6-00125, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e sui capoversi 4°, 5°, 8°, 10°, 12°, 13°, 15° e 16° del dispositivo della risoluzione Braga ed altri n. 6-00125, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla risoluzione Magi e Della Vedova ed altri n. 6-00126.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Magi e Della Vedova ed altri n. 6-00126, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024.

Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1929.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1929.

Comunico che, a norma dell'articolo 69, comma 1, del Regolamento, è stata richiesta dal Governo la dichiarazione di urgenza per il disegno di legge n. 1929: Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici.

Su questa richiesta, a norma dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, non essendo stata raggiunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo la maggioranza dei tre quarti dei componenti della Camera, l'Assemblea è chiamata a deliberare con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.

Sulla dichiarazione di urgenza, a norma dell'articolo 41 del Regolamento, darò la parola, ove ne venga fatta richiesta, ad un oratore a favore e ad uno contro per 5 minuti.

Ha chiesto di parlare contro la deputata Maria Cecilia Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Nell'ambito della delega, il Governo ha definito dei tempi per due cose diverse: una è la effettiva adozione dei decreti di attuazione della delega, per i quali ha chiesto 24 mesi; poi ha chiesto, all'articolo 21, 12 mesi, invece, per i testi unici.

Noi abbiamo da subito segnalato che questa è una scelta molto discutibile, perché quando si fanno dei testi unici non si fa una mera azione di compilazione, ma si fa - come sappiamo, dalla precedente esperienza, ad esempio del TUIR, del testo unico delle imposte sui redditi - anche un'operazione di coerenza, omologazione delle varie norme sparse in mille rivoli e, quindi, è un'operazione di razionalizzazione e di pulizia del sistema fiscale molto complessa. È evidente che sarebbe più produttivo fare questo tipo di ricostruzione a valle delle scelte compiute con la delega fiscale. Quindi chiedere per i testi unici la metà del tempo rispetto a quello della delega era un'assurdità e, infatti, si vede che, in ogni caso, i tempi non ci sono. Il Governo poteva risponderci - forse questa era la sua idea - che aveva fatto la scelta opposta, cioè quella di promulgare prima i testi unici, in modo che, poi, i decreti legislativi attuativi della delega potessero intervenire direttamente sui testi unici, ma non è quello che è successo.

Ma non è quello che è successo, perché il Governo, giustamente, si vanta di avere già adottato…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, ascoltiamo la collega Guerra. Mi scusi, prego collega.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il Governo, giustamente a suo titolo si vanta di aver già fatto 10,11,12 decreti e ne sta facendo altri correttivi, senza avere prima adottato i testi unici. Quindi, la scelta era comunque sbagliata ex ante. Se aveva una motivazione, questa ormai è superata rispetto alle scelte poi compiute successivamente. Noi ci troviamo di fatto, quindi, di fronte a un Governo che si impegna a fare una cosa, non riesce a farla, non capisce per tempo che non riesce a farla, arriva a metterci una toppa all'ultimo momento, e sottopone, ancora una volta, il Parlamento allo stress di un'urgenza che, alla luce di quello che ho cercato di dire, è assolutamente immotivata. L'urgenza era non fare dall'inizio una norma sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Congedo. Ne ha facoltà.

SAVERIO CONGEDO (FDI). Grazie, Presidente. Circa 11 mesi fa questo Parlamento ha votato e approvato la legge delega per la riforma fiscale. Da allora sono stati attuati 14 decreti legislativi in attuazione di quella legge delega, 8 sono stati approvati e sono stati già pubblicati in Gazzetta Ufficiale, 2 sono stati approvati e sono in attesa di essere pubblicati, uno è all'esame delle Commissioni parlamentari, altri 3 sono stati approvati in via preliminare dal Governo. Fra i decreti legislativi previsti dalla legge delega c'era quello dell'articolo 21, che riguardava i testi unici, quindi il riordino della normativa tributaria in testi unici. È evidente che si tratta di una delle deleghe e dei decreti legislativi più delicati, che non può non risentire del fatto che sono stati approvati, o sono in via di approvazione, ben 14 decreti legislativi che, inevitabilmente, incidono anche sulla possibilità di riorganizzare il sistema tributario in testi unici. Da qui l'esigenza - direi la necessità - di una proroga del termine che scadeva ad agosto, nonché la necessità della dichiarazione di urgenza, affinché questa Camera affronti immediatamente questa proroga, visto e considerato che tutti i gruppi sanno che, da qui ad agosto, il calendario dei lavori è talmente intenso che potrebbe non esserci spazio per approvarlo dopo. Da qui il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia alla dichiarazione di urgenza di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ascoltati, quindi, entrambi i rispettivi pareri, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, sulla dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1929: Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

A seguito della dichiarazione di urgenza testé deliberata il termine per la Commissione per riferire in Assemblea è ridotto alla metà, a norma dell'articolo 81, comma 2, del Regolamento.

Seguito della discussione delle mozioni Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276, Bonelli ed altri n. 1-00294, Squeri, Mattia, Zinzi, Cavo ed altri n. 1-00295, Peluffo ed altri n. 1-00296 e Ruffino ed altri n. 1-00300 concernenti iniziative in merito al Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), con particolare riferimento al relativo aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 (Nuova formulazione), Bonelli ed altri n. 1-00294, Squeri, Mattia, Zinzi, Cavo ed altri n. 1-00295, Peluffo ed altri n. 1-00296 e Ruffino ed altri n. 1-00300 concernenti iniziative in merito al Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), con particolare riferimento al relativo aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 10 giugno 2024, sono state presentate una nuova formulazione della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 e le mozioni Bonelli ed altri n. 1-00294, Squeri, Mattia, Zinzi, Cavo ed altri n. 1-00295, Peluffo ed altri n. 1-00296 e Ruffino ed altri n. 1-00300, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. La Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Vannia Gava, ha facoltà di intervenire esprimendo, altresì, il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Inizio con la mozione Squeri, Mattia, Zinzi, Cavo ed altri n. 1-00295. I capoversi dall'1) al 5) della premessa sono tutti accoglibili; il capoverso 6) della premessa è accoglibile con la seguente riformulazione: dopo “prevedendo che le emissioni” viene aggiunto “di gas a effetto serra degli Stati membri al 2030 rispetto ai livelli nazionali del 2005 determinate in conformità dell'articolo 4, paragrafo 3, del regolamento stesso”; i capoversi 7) e 8) della premessa sono accoglibili; il capoverso 9) della premessa è accoglibile con la seguente riformulazione: dopo “emissioni ETS” viene aggiunto “e del 35-37 per cento”; i capoversi 10), 11) e 12) della premessa sono tutti accoglibili; il capoverso 13) della premessa è accoglibile mediante la seguente riformulazione: “è previsto l'obbligo di integrazione delle rinnovabili termiche negli edifici, la riforma del meccanismo delle detrazioni fiscali, l'obbligo di fornitura di calore rinnovabile per vendite di calore sopra i 500 TEP, unitamente all'incentivazione della produzione di energia rinnovabile termica di grande taglia con sistemi competitivi. Nel settore termico, oltre a una forte spinta all'elettrificazione dei consumi data dall'ampia diffusione delle pompe di calore nel settore civile, penetreranno sempre più i gas rinnovabili (biometano, bioGPL, DME rinnovabile) e idrogeno (in particolare in ambito industriale)”; i capoversi 14), 15), 16), e 17) della premessa sono tutti accoglibili; il capoverso 18 della premessa è accoglibile con riformulazione, mediante l'aggiunta “Critical Raw material act, quale strumento utile a implementare strumenti di ricerca, estrazione di terre rare e altre materie prime critiche strategiche”; i capoversi 19), 20) e 21) della premessa sono tutti accoglibili; il capoverso 22) della premessa è accoglibile mediante riformulazione, con l'aggiunta alla fine, dopo “o gassosa”, di “in aggiunta al biometano, l'Italia è fortemente impegnata nello sviluppo delle produzioni di bioGPL e di altri gas rinnovabili (es. DME)”; il capoverso 23) della premessa è accoglibile con riformulazione, mediante l'aggiunta delle seguenti parole: “una dipendenza eccessiva dalle forniture cinesi e di mettere a repentaglio importanti catene di valore della meccanica europea”; i capoversi 24) e 25) della premessa sono accoglibili; il capoverso 26) della premessa è accoglibile con riformulazione, mediante l'aggiunta, dopo la parola “Francia” delle seguenti parole: “ed ultimamente dagli Stati Uniti”; i capoversi 27), 28) e 29) della premessa sono accoglibili.

Per quanto riguarda gli impegni: all'impegno 1 la lettera a) è accoglibile; la lettera b) è accoglibile con la seguente riformulazione: dopo “fonti rinnovabili” viene aggiunto “o sostenibili con basse emissioni di CO2”; la lettera c) è accoglibile; la lettera d) è accoglibile con riformulazione, mediante l'aggiunta, dopo le parole “il trasporto pubblico e ferroviario”, delle seguenti: “e, contemporaneamente, a supportare lo sviluppo delle produzioni dei biocarburanti e delle altre fonti rinnovabili”.

La lettera e) è accoglibile; la lettera f) è accoglibile con riformulazione, aggiungendo, dopo la parola: “(SMR)”, le parole “i piccoli reattori nucleari avanzati (AMR), i microreattori e le macchine a fusione”.

All'impegno 2, le lettere a) e b) sono accoglibili. La lettera c) è accoglibile con la seguente riformulazione: aggiungere le parole “e nei trasporti”, nonché “ed ai progetti di decarbonizzazione di impianti industriali”.

Le lettere d), e), f) e g) sono accoglibili. La lettera h) è accoglibile con riformulazione, con l'aggiunta delle parole: “soluzioni anche (…) finalizzate ad eliminare le distorsioni”. La lettera i) è accoglibile; la lettera l) è accoglibile con riformulazione, con l'aggiunta, dopo la parola: “(…) gassosa”, delle parole: “nonché ad implementare misure di sostegno allo sviluppo delle produzioni di gas rinnovabili liquefatti (bioGPL e DME) a sostegno della decarbonizzazione del settore industriale e di quello dei trasporti”. Le lettere m), n) e o) sono accoglibili. La lettera p) è accoglibile, ma, dopo la parola: “(…) impianti”, viene aggiunto: “nonché a valutare l'opportunità di incrementare programmi di finanziamento per la ricerca e il potenziamento dell'industria nazionale nel settore nucleare, nell'ottica di renderla più competitiva rispetto agli attori internazionali, creando le migliori condizioni per lo sviluppo di una filiera italiana”. La lettera q) è accoglibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà. Sull'ordine dei lavori, immagino.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). No, Presidente, per molto meno, volevo semplicemente avere una conferma da lei, perché pensavo di essermi distratto. Questo quarto d'ora di riformulazioni si riferisce alla mozione della maggioranza, su tutte le premesse, praticamente, e su tutti i dispositivi. Quindi, un quarto d'ora di riformulazioni della mozione di maggioranza?

PRESIDENTE. Confermo. Prego, Vice Ministra.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Presidente, continuo con la mozione presentata dall'onorevole Ruffino…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, la mozione Ruffino ed altri n. 1-00300, giusto per darci un ordine.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Sì, Presidente, passo alla mozione Ruffino ed altri n. 1-00300. Allora, sulla premessa 1)…

PRESIDENTE. Può scandire meglio, perché mi dicono che non si sente bene? Può andare più lentamente? Visto che l'intervento è molto articolato, chiedo cortesemente ai colleghi che non sono interessati di uscire dall'Aula, perché è difficile seguire, altrimenti. Magari, alla Vice Ministra chiedo di andare leggermente più lentamente.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Va bene. Allora, per quanto riguarda la mozione n. 1-00300, le premesse 1) e 2) sono accoglibili; la premessa 3) non è accoglibile, così come non sono accoglibili le premesse 4), 5) e le altre premesse fino alla 16).

Le premesse 17) e 18) sono accoglibili. La premessa 19) non è accoglibile. La premessa 20) è accoglibile.

Per quanto riguarda gli impegni, l'impegno 1) è accoglibile con la riformulazione: “a prevedere nel PNIEC il contributo di tutte le tecnologie rinnovabili per il raggiungimento dei target al 2030 e una valutazione in uno scenario di più ampio respiro della possibile ripresa dell'utilizzo dell'energia nucleare in Italia”. L'impegno 2) non è accoglibile. L'impegno 3) è accoglibile con la riformulazione: “a monitorare l'azione delle regioni nell'attuazione del decreto Aree idonee, al fine di garantire uno sviluppo razionale degli impianti sul territorio compatibile con il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e in linea con il principio della neutralità tecnologica”. L'impegno 4) non è accoglibile.

PRESIDENTE. La mozione Ruffino ed altri n. 1-00300 è terminata.

Adesso quale ha nel suo ordine?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. La mozione Peluffo ed altri n. 1-00296. Allora per quanto riguarda le premesse, il punto 1) della premessa è accoglibile con la seguente riformulazione: “la decarbonizzazione si presenta come una sfida urgente e non negoziabile nell'attuale scenario climatico, in cui il sesto rapporto di valutazione dell'Intergovernmental panel on climate change segnala cambiamenti climatici senza precedenti - e relativi impatti, perdite, danni - dovuti alle emissioni antropogeniche”. Il capoverso 2) delle premesse è accoglibile. Il capoverso 3) delle premesse è accoglibile. Al capoverso 4) delle premesse vengono aggiunte, dopo la parola: “decennale”, le parole: “ai fini del raggiungimento degli obiettivi climatici europei in linea con”, e, poi, dopo la parola: “contribution)” le parole: “assunti nell'ambito dell'Accordo di Parigi”.

Il capoverso 5) della premessa è accoglibile con l'aggiunta, dopo: “2030”, delle parole: “come previsto dal Regolamento UE 2021/1119 (cosiddetta Legge europea per il clima). Al fine di dare attuazione a tale obiettivo, è stato adottato il pacchetto Fit for 55” e poi continua. Il capoverso 6) è accoglibile. Il capoverso 7), sempre della premessa, non è accoglibile, come non sono accoglibili i capoversi 8) e 9) e non sono accoglibili tutti i capoversi fino al 16) compreso. Il capoverso 17) della premessa è accoglibile se, dopo la parola: “2030,”, viene aggiunto: “nell'ambito del decreto Aree idonee presuppongono un ruolo attivo”.

Il capoverso 18) è accoglibile. Il capoverso 19) non è accoglibile. Il capoverso 20) non è accoglibile. Il capoverso 21) viene riformulato con le parole: “è fondamentale che si mettano in campo tanto strumenti di pianificazione territoriale integrata, con un importante ruolo delle regioni, quanto sistemi innovativi di partecipazione, formazione e informazione rivolti alla popolazione”.

Il capoverso 22) è accoglibile, aggiungendo dopo le parole: “coesione sociale,”, le parole: “come ad esempio, la rigenerazione urbana”. Il capoverso 23) è accoglibile. Il capoverso 24) non è accoglibile. Il capoverso 25) è accoglibile. Il capoverso 26) è accoglibile se viene accettata la seguente riformulazione: “è importante fornire un adeguato supporto di natura finanziaria alle misure del PNIEC per sostenere le importanti trasformazioni, in chiave di economia circolare, che investiranno numerosi settori; a partire da quello dei trasporti, con il potenziamento e la migliore accessibilità del trasporto pubblico locale nelle città e il trasporto su ferro; altresì essenziale è dotare il Paese di una legge contro il consumo di suolo costruendo strategie di promozione attiva della natura, del suolo e dell'ecosistema, nel solco dei principi di protezione attiva indicati dal pacchetto del restoration nature EU, anche attraverso il potenziamento del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici”.

Per quanto riguarda gli impegni, l'impegno 1) non è accoglibile, mentre l'impegno 2) è accoglibile. L'impegno 3) non è accoglibile. Gli impegni 4) e 5) sono accoglibili, mentre l'impegno 6) non è accoglibile. L'impegno 7) è accoglibile con questa riformulazione: “a prevedere, per quanto di competenza, opportune forme di rendicontazione al Parlamento circa lo stato di avanzamento del PNIEC”.

Gli impegni 8) e 9) non sono accoglibili, così come non sono accoglibili tutti quelli fino all'impegno 11).

PRESIDENTE. Grazie. Adesso quale ha nel suo ordine?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Passiamo alla mozione Bonelli ed altri n. 1-00294. Il capoverso 1) della premessa è accoglibile, come sono accoglibili i capoversi 2) e 3). Il capoverso 4) non è accoglibile. I capoversi 5) e 6) sono accoglibili, mentre il capoverso 7) è accoglibile con l'aggiunta, dopo la parola: “clima”, delle parole: “preceduta dall'invio in Unione europea il 30 giugno precedente dell'executive summary”. Il capoverso 8) è accoglibile, con l'aggiunta, dopo le parole: “Commissione europea”, delle parole: “l'aggiornamento definitivo”. Il capoverso 9) è accoglibile, con l'aggiunta, dopo le parole: “giugno 2024, deve”, delle parole: “includere le politiche necessarie per raggiungere gli obiettivi europei in materia di energia e clima al 2030”. Il capoverso 10) è accoglibile. Il capoverso 11) non è accoglibile.

I capoversi 12) e 13) non sono accoglibili. I capoversi 14), 15) e 16) non sono accoglibili. Il capoverso 17) è accoglibile, ma con l'aggiunta di una parola: dopo la parola “almeno”, “il 55 per cento”; il capoverso 18) non è accoglibile; il capoverso 19) non è accoglibile; il capoverso 20) della premessa viene riformulato con un'aggiunta, dopo la parola “secolo”: “tale decisione, in particolare, ha chiamato le parti a contribuire agli sforzi globali per allinearsi all'obiettivo di contenimento della temperatura globale entro 1 grado e mezzo in settori chiave, quali energie rinnovabili ed efficienza energetica; dismissione graduale dell'uso del carbone; emissioni al net zero dei sistemi energetici; transizione dai combustibili fossili; tecnologie a bassa emissione; riduzione globale di tutti i gas serra, incluso il metano, entro il 2030; riduzione delle emissioni del settore dei trasporti; dismissione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili”.

Il capoverso 21) è accoglibile con l'aggiunta, dopo la parola “sufficiente”, delle seguenti: “le emissioni risultano superiori di 11 milioni di tonnellate al di sopra nel complesso degli obiettivi previsti per il 2021 e 2022”. Il capoverso 22) non è accoglibile; il capoverso 23) è accoglibile; il capoverso 24) è accoglibile; i capoversi 25) e 26) non sono accoglibili; i capoversi 27) e 28) sono accoglibili; il capoverso 29) è accoglibile, con la riformulazione: “nonostante la capacità rinnovabile installata nel 2023 in Italia sia salita a 6 gigawatt, per centrare gli obiettivi europei servirà installare un numero elevato di nuovi impianti l'anno per i prossimi 6 anni”. Il capoverso 30) non è accoglibile. I capoversi 31), 32), 33), 34) e 35) delle premesse non sono accoglibili.

Per quanto riguarda gli impegni, il primo impegno è accoglibile con la seguente riformulazione: “a mettere in atto tutte le iniziative di competenza, in ambito europeo, volte a garantire il raggiungimento di tutti gli obiettivi climatici dell'Unione europea per il 2030 e il 2050 e la relativa sostenibilità dal punto di vista ambientale, economico e sociale”. Il punto 2) non è accoglibile; il punto 3) è accoglibile con l'aggiunta, dopo la parola “PNIEC”: “perseguendo, in maniera realistica e sostenibile, il raggiungimento degli obiettivi del RePowerEU e del Fit for 55”.

Il punto 4) non è accoglibile e non è accoglibile nulla fino al punto 8) compreso. Il punto 9) è accoglibile con la riformulazione: “a valutare la possibilità di prevedere apposite misure per favorire l'efficientamento energetico degli edifici e l'accesso alla mobilità elettrica dei ceti sociali meno abbienti”. I punti 10), 11) e 12) non sono accoglibili.

I punti 13) e 14) sono accoglibili. Il punto 15) è accoglibile con questa riformulazione: “agevolare i progetti di revamping e repowering degli impianti di fonti energetiche rinnovabili esistenti, anche idroelettrici, indispensabili per promuovere lo sviluppo di una nuova capacità di energia rinnovabile e senza determinare un maggior consumo di suolo, con una timeline identificabile e delle stime puntuali in termini di capacità da salvaguardare”. Il punto 16) non è accoglibile.

Il punto 17) è accoglibile con riformulazione: “a sostenere la domanda e lo sviluppo del mercato dell'idrogeno, anche attraverso la finalizzazione della strategia nazionale, al fine di favorire gli investimenti nel settore, attirare investimenti ed accelerare la messa a terra dei progetti sul territorio nazionale”. Il punto 18) degli impegni non è accoglibile e non è accoglibile neanche il 19). Il punto 20) è accoglibile; il punto 21) non è accoglibile; il punto 22) è accoglibile; il 23) è accoglibile con questa riformulazione: “a prevedere iniziative volte a incentivare il trasporto pubblico e altre soluzioni alternative alla mobilità privata, anche in coordinamento con i livelli di governo locale, nonché a continuare con politiche che favoriscano la sostituzione del parco veicoli attuale con veicoli meno inquinanti, nel rispetto del principio della neutralità tecnologica”.

I punti 24) e 25) non sono accoglibili. Il punto 26) è accoglibile con l'aggiunta, dopo le parole “Farm to Fork”, delle seguenti: “a ridurre, entro il 2030, del 50 per cento i rischi e l'uso dei prodotti fitosanitari e in particolare di quelli più pericolosi”. Il punto 27) è accoglibile; il punto 28) non è accoglibile.

Il punto 29) è accoglibile con questa riformulazione: “valutare la progressiva soppressione o rimodulazione, nel rispetto delle disposizioni dell'Unione europea inerenti alle esenzioni obbligatorie in materia di accisa, di alcune agevolazioni catalogate come “sussidi ambientalmente dannosi”, che risultano particolarmente impattanti per l'ambiente, in linea con quanto previsto dall'articolo 12 della legge 9 agosto 2023, n. 111”.

PRESIDENTE. Vice Ministra, può ripetere il parere espresso sull'ottavo capoverso delle premesse della mozione Bonelli ed altri n. 1-00294?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. L'ottavo capoverso delle premesse è accoglibile con l'aggiunta, dopo le parole “Commissione europea”, di quanto segue: “l'aggiornamento definitivo”. Queste sono le due parole aggiunte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Sono finiti i pareri?

PRESIDENTE. No, abbiamo ancora i pareri sulla mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 (Nuova formulazione). Prego, Vice Ministra.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Le premesse 1), 2), 3) e 4) sono accoglibili. Non è accoglibile la premessa 5). Accoglibili le premesse 6), 7) e 8) Non accoglibili la premessa 9) e la premessa 10). Accoglibile la premessa 11), con la seguente riformulazione: “nel PNIEC si stima che l'ammontare degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione sia pari a 830 miliardi di euro cumulativi, tra il 2023 e il 2030 (ovvero a 119 miliardi euro medi annui). Tale valore conferma la straordinaria rilevanza dello sforzo finanziario necessario all'Italia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello europeo: tra il 25 per cento e il 30 per cento degli investimenti complessivi del Paese, che ammontano a circa 400 miliardi di euro all'anno, dovrebbero essere riorientati alla transizione”.

Le premesse 12), 13) e 14) non sono accoglibili. La premessa 15) è accoglibile. È accoglibile la 16). Non è accoglibile la 17). Le premesse 18), 19) e 20) sono accoglibili.

La premessa 21) non è accoglibile. La premessa 22) è accoglibile con l'aggiunta, dopo la frase “effettivi bisogni di domanda di gas”, del seguente periodo: “compatibilmente con le esigenze di sicurezza degli approvvigionamenti e di garanzia di resilienza del sistema”. La premessa 23) non è accoglibile. La premessa 24) non è accoglibile. La premessa 25) è accoglibile con riformulazione: “il PNIEC non deve essere solo lo strumento per identificare le riduzioni dirette di emissione del comparto industriale, ma anche quello per orientare lo sviluppo del Paese verso prodotti, servizi e tecnologie decarbonizzazione, dal momento che su questo importante tema si gioca la competitività del sistema industriale”.

La premessa 26) è accoglibile; la premessa 27) non è accoglibile; la premessa 28) è accoglibile; la premessa 29) è accoglibile. La premessa 30) è accoglibile con l'aggiunta, dopo la parola “corrisponde”, di quanto segue: “con riferimento agli interventi efficaci ed efficienti”. I punti 31), 32) e 33) delle premesse non sono accoglibili.

Per quanto riguarda gli impegni, del primo non è accoglibile la lettera a); non è accoglibile la lettera b); è accoglibile la lettera c); le lettere d) ed e) non sono accoglibili. Tutto il punto 2) non è accoglibile. Del punto 3) non sono accoglibili le lettere a), b), c), d), e), f) e g); è accoglibile, invece, la lettera h). Il punto 4) è accoglibile con la seguente riformulazione: “a includere nel PNIEC un approfondimento sugli aspetti occupazionali e sociali del PNIEC stesso che è in linea con quanto previsto attualmente dal Regolamento di governance del PNIEC stesso”. Le lettere a), b) e c) del punto 4), invece, non sono accoglibili.

Del punto 5) è accoglibile la lettera a); mentre non sono accoglibili le lettere b) e c). La lettera d), invece, è accoglibile con la seguente riformulazione: “revisione del meccanismo del capacity market per assicurare la continua coerenza rispetto agli obiettivi della transizione - al fine di tenere conto, ad esempio, delle esigenze di decarbonizzazione della produzione a gas attraverso i processi di cattura delle emissioni”.

Del punto 6), la lettera a) e la lettera b) non sono accoglibili. Il punto 7) non è accoglibile. Il punto 8) è accoglibile con la seguente riformulazione: “a istituire, a seguito dell'adozione del PNIEC, un tavolo di lavoro dedicato alla decarbonizzazione dell'industria manufatturiera in grado di evidenziare e considerare le specificità dei settori produttivi, affiancando a obiettivi e politiche gli strumenti finanziari dedicati per la gestione delle implicazioni sociali della transizione, degli impatti sul lavoro e delle necessità di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Nell'ambito di tale tavolo potrebbero essere previsti”.

Il punto 8), lettera a), è accettato con la riformulazione riferita alla parola “grandi”, rispetto al suo inserimento. Le lettere b) e c) non sono accoglibili. Le lettere d), e), f) e g) sono accoglibili. Il punto 9) è accoglibile con la seguente riformulazione: “ad assicurare, a seguito dell'adozione del PNIEC, tramite opportuni tavoli di lavoro, l'individuazione delle tecnologie rilevanti e più efficaci per la transizione, in particolare per quei settori in cui tali soluzioni non esistono o non sono economiche, come l'industria energy intensive, il settore navale, il settore aereo (cosiddetto hard to abate) in base a una valutazione di costo-efficacia, che consenta di orientare la spesa pubblica in via prioritaria verso le tecnologie che mostrano piena coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione”.

Del punto 10), la lettera a) è accoglibile con l'aggiunta, dopo le parole “efficienza energetica”, delle seguenti: “che tengano conto”; quindi, questa è l'aggiunta.

La lettera b) è accoglibile con la seguente riformulazione: “prevedere delle forme di incentivazione per il settore residenziale, con un orizzonte temporale al 2030, volte a perseguire l'efficienza energetica degli edifici e l'elettrificazione dei consumi, e proporzionali ai crescenti target di riduzione dei consumi e delle emissioni”.

La lettera c), anche questa, ha una riformulazione: “una misura dedicata alla riqualificazione energetica degli alloggi sociali e delle case popolari, oltre alla riqualificazione degli edifici scolastici”.

Le lettere d), e), f) non sono accoglibili.

Al punto 11), le lettere a), b), c), d) non sono accoglibili. La lettera e) ha la seguente riformulazione: “la razionalizzazione della fiscalità dei carburanti; attraverso la progressiva soppressione o rimodulazione di alcune delle agevolazioni catalogate come sussidi ambientalmente dannosi (SAD), in attuazione della delega fiscale”.

La lettera f) ha la seguente riformulazione: “l'aggiornamento del Pnire per raggiungere un'estensione capillare della rete di ricarica elettrica pubblica”. La lettera g) è accoglibile.

Del punto 12), le lettere a), b), c) sono accoglibili, la lettera d) non è accoglibile.

Il punto 13) non è accoglibile. Il punto 14) è accoglibile con l'inserimento delle parole: “a valutare l'introduzione di iniziative normative volte al superamento graduale (…)”.

PRESIDENTE. Finito, vero?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Sì.

PRESIDENTE. Perfetto.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, so che ci sono le dichiarazioni di voto a seguire, ma, se sospendessimo 10 minuti per avere, materialmente, le riformulazioni, almeno chi svolgerà la dichiarazione di voto potrà farlo anche a ragion veduta.

PRESIDENTE. Confermo, perché era proprio questa la questione. Grazie, onorevole Foti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Capivo l'esigenza dell'onorevole Foti. Volevo suggerirle, magari per guadagnare tempo, se fosse possibile che la Vice Ministra ci rilegga le riformulazioni. Leggendo un po' più piano, noi riusciremmo a prendere appunti direttamente sui testi e guadagneremmo tempo.

PRESIDENTE. La prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Non so se l'onorevole Foti sia d'accordo.

PRESIDENTE. Adesso, se l'Aula mi consente, io farò fare le fotocopie, in modo tale da distribuirle a ogni gruppo, affinché - considerata la complessità dell'intervento - ogni gruppo possa avere in mano le copie del parere.

Pertanto, sospendo a questo punto la seduta per - direi - 10 minuti circa; quindi, riprenderà alle ore 17,47. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,37, è ripresa alle 18.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame delle mozioni concernenti iniziative in merito al Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), con particolare riferimento al relativo aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, che fatica, intanto, quante riformulazioni per delle mozioni che, di per sé, erano già molto complesse. Perché? Perché noi siamo alla vigilia della presentazione del PNIEC, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, e arriviamo a questa vigilia probabilmente non troppo preparati. Mi permetto di dirlo proprio in ragione delle numerose correzioni che la stessa mozione di maggioranza ha subito in Aula, prima dei nostri interventi.

Abbiamo assistito a 25 minuti di correzioni. D'altra parte, potrebbero essere interpretate come un raro esempio di dialogo tra il Governo e il Parlamento. Tuttavia, mi permetto di aggiungere anche un'altra riflessione, perché questo dibattito arriva all'indomani del dibattito che abbiamo avuto sull'autonomia differenziata e proprio nella giornata in cui la Presidente del Consiglio, il Presidente del Consiglio, è venuta a comunicarci in merito al Consiglio europeo.

Perché cito questi due episodi? Proprio perché oggi il Presidente Meloni, parlando dell'Europa, ha fatto riferimento al principio di sussidiarietà, che ispirerebbe la sua visione europea. Intanto, voglio dire alla maggioranza che sono stati molto bravi, in questa campagna elettorale, a rifugiarsi dietro questo escamotage, perché in passato le posizioni della stessa Presidente Meloni tutto lasciavano pensare tranne che al principio di sussidiarietà. C'era un allontanamento dall'Europa, che veniva richiesto, a favore di un chiaro e netto nazionalismo.

Sull'altro fronte, abbiamo discusso di autonomia differenziata e di come, secondo questa maggioranza, certe materie dovrebbero essere devolute alle regioni. Allora, la prima riflessione che pongo sommessamente in Aula è quella di partire dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e domandarci a quale tipo di governance andrebbe sottoposto, alla luce delle riflessioni di questi giorni. È chiaro che un tema come quello dell'energia - e quindi vengo al perché ho sottolineato la lungaggine di questo inizio lavori - è un tema complesso per sua natura; è un tema che, evidentemente, visti gli obiettivi che ci stiamo dando, che hanno a che vedere con il clima, non può essere demandato ai territori, e quindi deve essere svolto almeno a livello europeo.

È un tema sul quale, però, non basta decidersi sul meccanismo di governance, cosa che questa maggioranza ancora deve fare, essendo a metà del guado proprio su questioni delicate come quella, ad esempio, delle aree idonee. È un tema sul quale bisogna avere le idee molto chiare. Noi è questo che, in questo dibattito, vogliamo chiedere alla maggioranza: sciogliere alcuni nodi che, in questo primo periodo di Governo, la maggioranza non è stata in grado di sciogliere. L'occasione è quella del rinnovo della presentazione del PNIEC, peraltro per inseguire obiettivi più ambiziosi rispetto alla prima presentazione del 2020. Obiettivi più ambiziosi che ci derivano, in particolar modo, come sappiamo, da Fit for 55, che è una derivazione, un aggiornamento degli obiettivi climatici in seguito al Green Deal, ma anche per REPowerEU, per i fatti che sono capitati successivamente.

Questa riconfigurazione delle strategie energetiche europee deve portare, con l'occasione della presentazione del PNIEC, questa maggioranza a dare delle risposte chiare su temi rispetto ai quali non lo è stata affatto. Ho già citato sulla questione delle rinnovabili, in particolare dei grandi impianti fotovoltaici, il tema delle aree idonee. È venuto il momento in cui questa maggioranza deve avere il coraggio di dare indicazioni chiare alle regioni, perché, a loro volta, possano procedere.

Voi, fin qui, avete alimentato un dibattito, simile a un ping-pong, che ci ha più ricordato la teoria del NIMBY, piuttosto che quella del BIMBY, quindi not in my back yard piuttosto che the best in my back yard. Il primo obiettivo che chiediamo a questa maggioranza di raggiungere è che, qualsiasi modello di governance abbia in mente, è imprescindibile che la scelta sui grandi impianti per le rinnovabili passi attraverso un'indicazione chiara che obblighi e metta le regioni nelle condizioni di poter e dover decidere circa l'assegnazione dei luoghi più idonei.

Fa piacere che nella risoluzione di maggioranza, anche in una parte che è stata approvata dal Governo, si citino anche tutte le altre fonti di energia rinnovabili presenti in Italia, che si voglia valorizzare il geotermico e il biogas. Non vorremmo, però, che ci fosse una timidezza, come quella mostrata negli ultimi mesi, rispetto al sole. Capiamo che, forse, siete più avvezzi a considerare la terra e il suolo come qualcosa che appartenga alla vostra idea di Nazione, ma vi assicuriamo che anche in quanto a sole possiamo, in quanto italiani, lamentare una nostra nazionalità. Ce n'è di sole in Italia, siamo secondi solo alla Grecia e alla Spagna. Quindi, siate meno timidi rispetto agli investimenti sul fotovoltaico.

E anche qui, per chiudere sul comparto rinnovabili, citate nella vostra mozione - ci fa piacere, credo che sia opportuno - il comparto dell'idroelettrico, riconoscendo che lo spazio di nuovo idroelettrico che abbiamo di fronte è piuttosto marginale e che piuttosto appare opportuno investire sul revamping delle grandi centrali idroelettriche. Bene, molto bene, ha senso, sta anche piovendo molto quest'anno, siamo tutti felici. Però, allora, vi chiediamo, e lo chiediamo da quest'Aula non per la prima volta, per la quarta volta, qual è la vostra idea sul rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche, perché ancora non lo abbiamo capito, ma soprattutto non lo hanno capito gli italiani e non lo hanno capito i concessionari.

Prima c'era il ping-pong rispetto al PNRR, poi sono arrivate le elezioni e la campagna elettorale. Bene, adesso in questo PNIEC, cari signori della maggioranza, dite nero su bianco all'Europa, ma ditelo al Paese, che intenzioni avete. Avete intenzione di rinegoziare la possibilità del rinnovo delle concessioni idroelettriche? Avete intenzione di andare dritti? Allora mettetele a gara, ma mettetele a gara o esercitate i poteri sostitutivi, ma smettiamola, smettetela, di rimanere in questa posizione ambigua che fa sì che questi margini di miglioramento, anche del settore idroelettrico, non possano essere sfruttati.

Questo penalizza il Paese, penalizza la nostra efficienza energetica, riduce, oltre che nel settore stesso, la capacità delle imprese italiane di poter utilizzare energia rinnovabile all'interno del proprio comparto elettrico. Vi ricordo che l'obiettivo che abbiamo di fronte è un obiettivo sfidante. Dovremo mettere in campo altri 80 gigawatt di potenza sulle rinnovabili. È qualche cosa che, rispetto agli anni precedenti, che pure non sono andati male, però richiede un'accelerazione veramente molto importante. Anche sul campo del risparmio energetico, anche qui avete dei dubbi da sciogliere per quanto riguarda le abitazioni, le case green.

Anche qui è passata la campagna elettorale, abbiamo condiviso, per quanto attiene ai conti pubblici, le critiche sul superbonus 110 per cento, ma questo non ci consente certo di archiviare il tema dell'efficientamento energetico delle case degli italiani e di chiedervi che intenzioni avete. Tutto questo, che finalmente porta questa maggioranza a decidersi nel dare le risposte, vede, dal nostro punto di vista, come aspetto positivo e incoraggiante, una minore titubanza e un passo in avanti per quanto riguarda lo studio sulle valutazioni dell'introduzione dell'energia nucleare. Bene anche la modifica che è stata richiesta dal Governo con la sua riformulazione.

Per quanto ci riguarda, i tempi sono maturi perché si torni a studiare e a valutare, dentro il nostro PNIEC, quale potrà essere l'apporto portato dall'energia nucleare rispetto agli obiettivi molto ambiziosi che abbiamo davanti. Dal 30 giugno di quest'anno, però, su tutti questi temi che ho ricordato, la maggioranza non potrà più nascondersi dietro un dito, perché l'emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti e perché ad essa sono connesse le materie trasversali che hanno ricadute sociali ed economiche, che non possiamo più mantenere ferme di fronte al vostro immobilismo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Martina Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi e colleghe, l'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è una necessità dettata dalla consapevolezza delle sfide ambientali e climatiche che dobbiamo affrontare. Sfide di fronte alle quali dobbiamo porci in maniera razionale, e non ideologica. L'aggiornata mozione pone in evidenza la necessità di armonizzare le politiche nazionali con gli orientamenti europei, garantendo che il nostro percorso di decarbonizzazione sia in linea con le nuove direttive e le strategie dell'Unione europea. Dobbiamo, tuttavia, vedere questa mozione non soltanto come una risposta ai nostri obblighi internazionali, bensì come un'opportunità di rilancio economico del nostro Paese, attraverso naturalmente l'innovazione tecnologica. Con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2021-2030, frutto, tra l'altro, di un processo approfondito di consultazione e analisi, ci siamo impegnati a raggiungere una quota del 30 per cento di energia da fonti rinnovabili nei consumi finali lordi e una riduzione del 33 per cento delle emissioni di gas serra, in pochi anni.

Tuttavia, alla luce delle nuove sfide globali e degli impegni assunti con il Green Deal europeo, gli obiettivi sono diventati ancora più ambiziosi. Il Green Deal europeo ci impone di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, con una riduzione delle emissioni del 55 per cento entro il 2030. L'obiettivo è costruire un sistema energetico più resiliente e sostenibile. Il recente aggiornamento del PNIEC, presentato dal Ministro dell'Ambiente nell'estate 2023, fissa obiettivi ancora più stringenti: una quota del 40 per cento di energia rinnovabile nei consumi energetici finali e una riduzione del 62 per cento delle emissioni ATS rispetto al 2005. Questi target sono ambiziosi, ma assolutamente necessari se vogliamo non solo rispettare i nostri impegni internazionali, ma anche garantire un futuro sostenibile e prospero, soprattutto per le generazioni future. Dobbiamo, però, essere sempre concreti e considerare anche l'aspetto economico connesso alle scelte che facciamo. Il fabbisogno di investimenti per raggiungere questi obiettivi è necessariamente significativo, con il settore dei trasporti e quello dell'edilizia che richiederanno gli investimenti più significativi. È cruciale che l'Unione europea fornisca un sostegno finanziario adeguato, per evitare che la transizione energetica aggravi le disuguaglianze sociali, e favorisca una giusta transizione per i lavoratori coinvolti.

Oltre all'aspetto economico, dobbiamo considerare sempre anche quello tecnico, in un'ottica strategica. Il sostegno alla diversificazione delle fonti energetiche rinnovabili è un aspetto fondamentale della mozione. Non possiamo dipendere esclusivamente dall'eolico o dal fotovoltaico, fonti che, sebbene, cruciali, presentano limiti di intermittenza e problematiche legate alla dipendenza tecnologica. Con la mozione, quindi, poniamo l'accento sull'importanza di valorizzare anche biomasse, geotermia, energia idraulica e biogas. Si tratta di settori nei quali l'Italia può vantare eccellenze tecnologiche e industriali. Questo approccio non solo contribuirà a una maggiore sicurezza energetica, ma promuoverà anche lo sviluppo industriale e tecnologico nazionale, riducendo la nostra dipendenza dall'estero.

Un altro punto cardine della mozione è il riconoscimento dell'importanza del nucleare come fonte di energia pulita e sostenibile, tema particolarmente sentito dal nostro gruppo, Noi Moderati. La valutazione dell'inclusione del nucleare nel mix energetico nazionale è fondamentale proprio per garantire una produzione energetica stabile e a bassa emissione di carbonio, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi climatici.

La mozione, inoltre, sottolinea l'importanza di un'efficace politica di efficienza energetica, principio cardine del percorso di decarbonizzazione. Quindi, l'efficienza energetica deve essere il driver principale per tutti i settori. Investire in tecnologia e progetti di efficienza energetica non solo ridurrà le emissioni, ma consentirà anche significativi risparmi economici nel lungo periodo. Non possiamo, poi, ignorare l'aspetto sociale della transizione energetica. La sostenibilità delle misure deve essere garantita tenendo conto degli impatti economici e sociali. È necessario prevedere politiche di supporto per la riqualificazione dei lavoratori e per contrastare la povertà energetica, garantendo che nessuno sia lasciato indietro, in questo percorso di trasformazione.

Infine, la mozione richiede un maggiore coinvolgimento del Parlamento e delle diverse componenti della società civile nel processo di aggiornamento del PNIEC. Questo approccio inclusivo è fondamentale proprio per raccogliere contributi preziosi e garantire che le politiche energetiche siano condivise e sostenute da tutti gli attori coinvolti.

Alla luce di queste considerazioni, Presidente, quindi, annuncio il voto favorevole alla mozione di maggioranza da parte del gruppo Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angelo Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, grazie. Io farò un intervento asciutto perché constato che, purtroppo, questi dibattiti - e non mi rivolgo, ovviamente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico - hanno una retorica fastidiosa, con una ipocrisia fastidiosa. Infatti, è proprio l'acclamazione, la proclamazione di questa retorica, in cui tutto si può dire in queste occasioni per poi esattamente fare l'esatto contrario quando si va a decidere cosa fare. Stamattina, la Presidente del Consiglio Meloni, ancora una volta, ci ha riproposto il copione dell'ambientalismo ideologico, ovvero noi saremmo gli ambientalisti ideologici. Noi saremmo quelli che accusano gli uomini di fare male alla natura mentre, invece, non si sa come accade e perché la crisi ambientale accade, forse per grazia ricevuta. Tuttavia, io non penso dobbiamo scomodare qualcuno che, invece, per chi crede, il creato l'ha creato. Ebbene, c'è un atteggiamento che, ripeto, è fastidioso, ipocrita, perché mentre parliamo, mentre si dice che noi siamo quelli dell'ambientalismo ideologico, gli elementi del disastro ambientale sono di fronte agli occhi di tutti e tutte. Pensiamo, e lo ribadiamo molte volte, a quello che sta accadendo in Sicilia, un milione di persone hanno l'acqua razionata: non una parola da parte di questa maggioranza, non una parola da parte degli esponenti del Governo. Sono questioni rilevanti: la desertificazione, la siccità stanno accelerando in una maniera continua, nel nostro Paese. La tropicalizzazione di una parte del Sud del nostro Paese ha raggiunto livelli importanti. Questo significa che ci sono danni all'economia, alle persone. Penso all'agricoltura: più di volte c'è un uso strumentale dell'agricoltura e degli agricoltori da parte di questa maggioranza. Si utilizzano, per metterli contro l'ecologia, la transizione verde. Ma qual è la peggiore nemica dell'agricoltura, se non la crisi climatica che sta falcidiando i raccolti, che sta riducendo le produzioni, nel Sud per quanto riguarda la siccità, la desertificazione e, nel Nord, per quanto riguarda le alluvioni? Quindi, abbiamo ascoltato che la strategia di questo Governo è quella di costruire l'autonomia energetica per liberarsi dalle dipendenze: anche qui è veramente incredibile tutto ciò. Parliamo di costruire l'autonomia energetica e, quindi, costruire, eliminarci dalla dipendenza quando abbiamo spostato la dipendenza energetica dalle fonti fossili dalla Russia per portarla all'Algeria, all'Egitto, al Qatar, al Mozambico, tra l'altro Paesi la cui democrazia non esiste, perché viola costantemente i diritti umani delle persone e delle popolazioni locali. Ci ha raccontato, la Premier Meloni, stamattina, perché molto in linea al ragionamento sul PNIEC, che oggi per realizzare questa autonomia energetica dobbiamo costruire l'hub nel Sud e, quindi, diventare l'hub energetico del Sud Europa. Questo cosa significa? Significa, ovviamente, puntare ancora sulle fonti fossili. Non è un caso, guardate, che l'ENI abbia deciso, senza che questo Governo dicesse qualcosa. Infatti, a noi è chiaro: la vera politica estera, energetica e, ovviamente, economica la fa l'ENI, non la fa questo Governo.

Non è un caso - ancora, lo dico - che, quando la Premier Meloni va in Africa, l'amministratore delegato Descalzi venga immediatamente acclamato e osannato, e dopo c'è la Premier Meloni, con tutto il rispetto della Premier Meloni. Quindi, il tema dell'autonomia energetica è fatto in maniera assolutamente sbagliata da parte vostra, perché ripropone questo modello energetico basato sulle fonti fossili, che si rivede, di fatto, anche nel PNIEC che il Ministro Pichetto Fratin ha inviato alla Commissione europea. L'ENI, tanto per essere chiari, signor Presidente ed esponenti del Governo, e lo dico adesso alla Vice Ministra Gava, che è persona attenta, anche se non abbiamo posizioni coincidenti, ha sottoscritto contratti per la fornitura di gas liquido nel nostro Paese da qui a oltre il 2050 per 2,3 miliardi di metri cubi di gas liquido ogni anno.

Cosa significa tutto ciò? Significa che, ovviamente, gli obiettivi della decarbonizzazione non sono dentro la politica energetica del nostro Paese, perché il nostro Paese non ha una politica energetica. La domanda che rivolgo alla Vice Ministra Gava è la seguente: qual è la strategia energetica dell'Italia? È quella del Ministro Lollobrigida, che, sotto il titolo del decreto-legge Agricoltura, norme per il contenimento dell'uso del suolo agricolo, distrugge la filiera delle rinnovabili nel nostro Paese? Vice Ministra, lei lo sa che nelle ultime 2 settimane decine di imprese estere e italiane hanno rinunciato ad investire in Italia, spostando investimenti all'estero, verso la Spagna e la Germania? Sapete questo?

Sapete che state decimando un settore fondamentale dal punto di vista economico e produttivo e c'è l'allarme dal punto di vista degli imprenditori nell'eolico, nelle rinnovabili e altro? Questo è un problema molto serio, perché non avete, o meglio, avete una strategia energetica, ma è la strategia energetica che ammazza la transizione ecologica, ammazza le rinnovabili e favorisce, ovviamente, ancora una volta, le fonti fossili. La nostra è una posizione ideologica?

Temo che sia quella di questo Governo - più che temere, ne ho la certezza -, la vostra è una posizione ideologica, ovvero, attraverso una volontà chiara, attraverso la propaganda politica che riuscite a mettere in campo - devo dire la Premier Meloni è maestra da questo punto di vista nell'avere costruito la “fabbrica delle bugie” - avete realizzato un'operazione che, ripeto, ferma la transizione verde, raccontando tante bugie. Vengo ad un altro tema, che, devo dire, inopinatamente il Ministro Pichetto Fratin ha inserito nel PNIEC, tra l'altro dando uno schiaffo a ben due referendum che si sono svolti nel nostro Paese, ovvero a milioni e milioni di persone che hanno votato e che avevano detto “no” al nucleare.

Ebbene, si è inserito il nucleare da fissione, e vorrei spiegare, anche in maniera umile e modesta, il perché il nucleare non è la strada che può seguire questo nostro Paese per dare una risposta agli obiettivi climatici ed energetici, ma anche principalmente dal punto di vista economico. Infatti, quando noi produciamo energia, l'obiettivo che dobbiamo raggiungere è quello di produrla a basso costo, ovvero quello di consentire alle famiglie italiane e alle imprese di non essere terrorizzati dalle bollette che, negli ultimi anni, sono state raddoppiate. Allora, veniamo ai dati: ma quanto costa un megawattora di energia nucleare prodotto in Europa, ovviamente perché siamo in Europa? Se andiamo a vedere, signora Vice Ministra, quello che ha fatto EDF, la società francese, che è tanto presa da esempio da alcuni gruppi parlamentari, vediamo che EDF è stata nazionalizzata perché aveva una quantità enorme di debiti.

Il Governo francese è intervenuto, l'ha nazionalizzata per 13,5 miliardi di euro e poi ha fatto una serie di joint venture. Per esempio, stanno realizzando il reattore nucleare, la centrale nucleare in Inghilterra, a Hinkley Point. Bene, a Hinkley Point, signora Vice Ministro, l'accordo tra EDF e il Governo britannico è di produrre energia nucleare con un prezzo sterilizzato per i prossimi 20 anni, sa a quanto? A 120 euro al megawattora. Sa quanto noi oggi paghiamo il gas? Paghiamo il gas intorno ai 30, 34 euro al megawattora. Qualcuno dirà: ma Bonelli esso si sta convertendo al gas. No, assolutamente, perché invece, in Germania e in Spagna, nel mese di maggio e la prima settimana di giugno, a causa delle rinnovabili - e, quindi, positivamente - il prezzo del costo del megawattora, il prezzo dell'energia è arrivato quasi allo zero per la grande capacità di produzione di energia da rinnovabili.

Quindi, la vostra retorica, la vostra ideologia e anche la vostra - mi sia consentito, senza voler offendere nessuno - ipocrisia sta compromettendo il futuro di questo Paese e non lo sta rendendo competitivo. Questo PNIEC non va nella direzione giusta ed è intriso di ideologia (questo lo diciamo noi). Non avete la capacità pragmatica di parlare al mondo delle imprese, ma nemmeno di parlare a quelle generazioni che oggi ci chiedono, a viva voce, di cambiare, perché è in gioco il futuro. Ma non perché il mondo si distruggerà, ma perché gli eventi climatici estremi esistono e hai voglia a dire che non è vero. Purtroppo, è vero.

Fatevi una passeggiata, andiamo insieme a vedere quello che sta accadendo in Sicilia. Andiamo a Ravanusa, piccola città della Sicilia, che ha l'acqua ogni 20 giorni. Ma come ancora voi pensate di poter ritardare la transizione verde parlando di eco-follie? Ma non vi vergognate un attimo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ancora in quest'Aula dobbiamo sentire le eco-follie? La follia siete voi, la follia siete voi, che state fermando il processo di cambiamento che dà un futuro alle generazioni che verranno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). La ringrazio, signor Presidente. In mano ho il mio intervento e ho il fascicolo che ci è stato consegnato sui pareri. Obiettivamente, penso che un po' tutte le mozioni siano state sminuzzate e quasi non hanno più senso di esistere, tant'è che noi abbiamo deciso di non accogliere le riformulazioni. Mi chiedo e ci chiediamo se in qualche modo non sia possibile usare altre strategie, perché tra poco ci ritroveremo a votare qualcosa che tutto sommato non è votabile, perché si è persa veramente la filosofia di quello che abbiamo scritto.

Allora solo alcune brevi considerazioni. Intanto, la prima è sull'Italia, che non è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo nazionale di gas serra, il 43,7 nel 2030 rispetto ai livelli del 2005; invece siamo inferiori tra i 6 e gli 8 punti percentuali. Il nostro gruppo, Azione-PER, ritiene che il benessere e la prosperità delle persone dipendano da un ecosistema sano. Signor Presidente, come è noto, da tempo ci siamo espressi, ad esempio, sul nucleare, ma per fare questo occorre mettere mano a norme, regolamenti e incentivi, per non parlare, poi, dell'importanza delle politiche di governance. Eppure facciamo una fatica incredibile a realizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Quindi, passi incerti su questo fronte, come se faticassimo a trovare la via.

Il Ministro Pichetto Fratin, però, ci ha rivelato di avere dato mandato al giurista Guzzetta per costruire un gruppo di alto livello per ridisegnare l'ambito legislativo del sistema regolatorio italiano. Bene, però un'altra domanda: i tempi? Che cosa ci serve in tempi brevi? Un programma per la ripresa della produzione di nucleare in Italia e un quadro normativo specifico per l'energia da fusione. Tutto questo è tutt'altro che semplice, perdonatemi il bisticcio di parole.

Poi, concludo: bisogna avere la definizione del decreto Aree idonee, l'indicazione alle regioni dei parametri omogenei per l'individuazione delle aree idonee a ospitare i grandi impianti. Ho sentito due proclami in quest'Aula: da un lato il Ministro Salvini, che diceva: facciamo tutto in Lombardia; dall'altro, il Ministro Pichetto, che diceva: spostiamo tutto in Piemonte. In tutto questo c'è uno spazio enorme, che mi permette di dire, in questo momento, che non c'è nulla di chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luca Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Intanto, noi ringraziamo il Governo. Io non so perché ci sono stati riferimenti negativi all'attenzione che il Governo ha messo anche nel riformulare le mozioni. Per quello che ci riguarda, le riformulazioni le interpretiamo come un miglioramento di quello che la maggioranza ha voluto proporre come considerazioni rispetto al PNIEC. Devo dire che siamo qui a discuterne per la data stringente entro la quale il Governo deve mandare in Europa la modifica e, comunque, il monitoraggio del PNIEC, vigente ormai da anni. Anche questa dittatura dei tempi - mettiamola così - è andata contro l'intenzione che c'era in X Commissione, insieme alla VIII Commissione, di svolgere un'indagine conoscitiva proprio anche per audire i vari soggetti titolati a esprimere opinioni.

Comunque, noi qui siamo a confermare quello che il PNIEC registra, ossia la piena adesione al percorso che la decarbonizzazione ci impone. Su questo, però, alcune parole vanno spese, perché, se gli obiettivi sono condivisi e sono fortemente ribaditi nella loro riconferma, possiamo dire che i modi con cui sono stati portati avanti i criteri, sia qui in Italia sia, soprattutto, in Europa, non ci convincono. Soprattutto in Europa, con la stagione di Timmermans, abbiamo visto un'azione dirigista, con forzature e con obblighi che certamente non aderiscono intanto al nostro principio per cui ci deve essere, poi, una libertà di movimento e di azione per raggiungere gli obiettivi che ogni Stato ha, perché non tutti gli Stati sono uguali. Se la Norvegia fosse in Europa per lei non ci sarebbero problemi a rispettare, appunto, i criteri europei: 1.500 dighe contro le nostre 500, 5 milioni di abitanti contro i nostri 60 milioni e la produzione di energia rinnovabile che le consente di avere davvero le auto elettriche alimentate da energia rinnovabile e non, invece, come in Italia, dove quando vediamo una macchina elettrica dobbiamo pensare che oltre il 60 per cento dell'energia di quell'autovettura è prodotta da fonte fossile. Per cui il dirigismo europeo ha fatto sì di dare criteri che, a mio avviso, non consentono al meglio ai singoli Stati di avere una loro decarbonizzazione.

Abbiamo sentito, per l'ennesima volta, in maniera autorevole e lucida anche rispetto ai risultati elettorali europei, il nostro segretario di Forza Italia, il Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, confermare gli impegni che dobbiamo adempiere per quanto riguarda la decarbonizzazione, però dicendo che noi non siamo né negazionisti, né fondamentalisti. Certo, non partecipiamo a chi dice che è tutta un'invenzione il surriscaldamento dell'atmosfera o, comunque, che l'uomo non può fare nulla per contrastarlo. No, noi siamo convinti che il problema c'è e bisogna intervenire, però non siamo fondamentalisti, cioè non auspichiamo interventi che, pur essendo, sì, affascinanti, non sono poi risolutivi (il sole, il vento, Heidi). Abbiamo risolto il problema? No, perché il problema è molto più complicato e sappiamo bene come dinanzi a problemi complicati non si possono dare risposte semplici, come qualcuno vorrebbe, chi in buona fede e - fatemi dire - chi in malafede.

Per cui, la nostra ricetta qual è? È quella di confermare l'implementazione di tutte le fonti rinnovabili, proprio di tutte: il sole, il vento, l'eolico, l'eolico offshore, che attira adesso tanta attenzione da parte anche dell'industria per dare un contributo. Ho partecipato stamattina a un convegno dove gli operatori danno obiettivi ambiziosi al contributo di questa tecnologia, sapendo che tutte queste tecnologie hanno problemi, tutte. La geotermia, la bioenergia, l'idrico, tutte fonti rinnovabili, sicuramente dobbiamo mirare alla loro implementazione, in modo tale che tutte possano dare il contributo migliore. È chiaro che, comunque, arrivato all'obiettivo di un'implementazione massima, senza nucleare la decarbonizzazione non si può fare, questo dobbiamo dirlo e chi lo nega davvero fa un'opera, a mio avviso, sterile, di contrasto a quelle che sono le realtà dei fatti. Basti citare gli Amici della Terra (Friends of the Earth) che, voi sapete, fu la prima associazione antinuclearista americana, che poi ebbe qui in Italia una sua filiale, diciamo, e anch'essa, quando ci fu il primo referendum, si schierò contro il nucleare.

All'inizio dell'audizione che vi citavo, la sua rappresentante ci ha detto che, da ambientalisti, dicono che il nucleare è necessario per la decarbonizzazione, nucleare che non è alternativo alle rinnovabili, è alternativa al fossile, tant'è che - come mi capita spesso di dire - i petrolieri sono sempre stati e hanno interesse a essere contrari al nucleare, mentre chi ha a cuore quella che è invece la tutela dell'ambiente e quelle che sono le possibili azioni per contrastare le emissioni di CO2 non può non considerare il nucleare come energia complementare allo sforzo che tutte le fonti rinnovabili, poi, devono dare.

Per cui concludo il mio intervento ribadendo la piena adesione di Forza Italia al PNIEC che ha presentato il Governo, sapendo però che è un piano non rigido, sapendo che è un piano che dovrà fare i conti, anno per anno, e lì sì che bisogna essere diciamo veloci a farli questi monitoraggi, affinché ai numeri scritti corrispondano poi dei fatti. Perché i numeri sono una cosa, la realtà è un'altra e noi siamo convinti che, nel breve periodo, già entro l'anno prossimo, entro due anni, dovremo fare un monitoraggio puntuale dello stato dell'avanzamento del percorso di decarbonizzazione per vedere che tipo di interventi fare, in modo tale da rispettare gli impegni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Signora Viceministro, a giudicare dal numero di impegni rispetto ai quali ci avete dato parere contrario, mi pare del tutto evidente che, al di là delle tante dichiarazioni retoriche, delle tante dichiarazioni “siamo tutti a favore della transizione ecologica”, poi quando veniamo al momento in cui dobbiamo prendere delle scelte, assumerci delle responsabilità, è un “no” su tutta la linea. Avete dato parere contrario - ma al di là di questo che, in qualche maniera, potevamo anche aspettarcelo - perfino a un impegno che era un impegno per ridurre le bollette degli italiani, ossia il n. 13, che invitava il Governo, anzi lo impegnava ad adottare idonee iniziative normative per prorogare al 31 dicembre 2024 il termine della cessazione del mercato tutelato. Bene, le comunico, signora Vice Ministro, che un identico impegno è stato assunto dalla Commissione attività produttive, dal presidente, che è della sua maggioranza, e dalla Commissione intera, ed è in discussione proprio in questo momento. Quindi, è un impegno rispetto al quale maggioranza e opposizione in Commissione sono convergenti, non il Governo, e ne prendiamo atto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ormai, siamo arrivati alla scadenza per l'invio alla Commissione europea della versione definitiva, finale del PNIEC, eppure il Governo non ha ancora rilevato come intenda adeguarlo, specialmente con riferimento alle 25 raccomandazioni che ha sollevato la Commissione europea.

Le uniche certezze che abbiamo, anche ascoltando l'intervento di chi mi ha preceduto, sono le favole raccontate dal Ministro Pichetto Fratin, in particolare, che intende inserire nel PNIEC il nucleare di nuova generazione, cioè non più le grandi centrali, ma quelle modulari, che notoriamente non esistono ancora e rispetto alle quali si sta costruendo un racconto pieno di menzogne, un racconto che è irrispettoso dell'intelligenza dei cittadini italiani, che peraltro si sono espressi più volte contro il nucleare. E, attenzione, continuano a farlo, se è vero come è vero, per citarne solo una, che proprio qualche giorno fa, nel collegio, tra l'altro, del senatore di Forza Italia che per primo ha firmato un disegno di legge pro-nucleare, il consiglio comunale di Latina ha votato all'unanimità una mozione contraria al nucleare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

I cittadini, se glielo si chiede, si esprimono in questa direzione. Si impone una parola di verità, signora Vice Ministro. A partire dall'anno 2000, in 24 anni, in tutta l'Unione europea la nuova potenza nucleare installata lo sa a quanto ammonta? Glielo dico io, ammonta a 3,2 gigawatt in 24 anni, e questo anche includendo gli impianti di Flamanville 3, che non sono ancora completamente operativi. Ebbene, il piano del Ministro prevede di installare 18 gigawatt di nucleare, cioè il Ministro Pichetto Fratin vorrebbe che l'Italia, da sola, installasse in pochi anni il 500 per cento di tutto quello che è stato installato nell'intera Unione europea in 25 anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E non vi sembra strano?

È chiaramente una follia, perché il problema principale del nucleare non è solo il rischio di eventi catastrofici, come Fukushima o Černobyl, ma è anche legato ai suoi tempi di realizzazione, che sono imprevedibili, è legato ai costi elevatissimi, è legato al problema dell'approvvigionamento dell'uranio arricchito, che vede nel mercato internazionale il dominio incontrastato proprio della Russia, e noi dovremmo tagliare il nostro cordone ombelicale dalla Russia, non alimentarlo ulteriormente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per non parlare, poi, del più che prevedibile ruolo determinante delle lobby in questa decisione politica. Gli SMR, Small Modular Reactors, cioè questi cosiddetti reattorini costruiti in serie, per capirci, potrebbero avere anche degli aspetti interessanti, ma al momento si tratta di una tecnologia che non esiste, perché è ferma a livello di impianti pilota; e sulla base di questa tecnologia, dunque, appare veramente folle, insensato impostare la strategia energetica nazionale su qualcosa che non c'è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E tutto questo appare ancora più insensato se consideriamo che i costi dell'energia nucleare sono in salita in tutto il mondo. Per contro, quelli dell'energia rinnovabile sono in discesa, infatti il mondo punta decisamente in questa direzione, verso le rinnovabili. Basti considerare che, nel 2023, la potenza installata da nucleare nel mondo è scesa a meno di 3 gigawatt, mentre quella da eolico e fotovoltaico, al contrario, è aumentata di 170 volte quella cifra. Insomma, il mondo sta abbandonando il nucleare e facendo crescere esponenzialmente le rinnovabili, e noi, che siamo un Paese ricco di sole, di vento e di acqua, che cosa facciamo?

L'esatto contrario, non fa una piega, non fa una piega. Spiegatemi perché - non fa una piega - costa di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è a maggior rischio, ci vuole più tempo per realizzarlo, ma è quello l'intendimento. Forse, sono le lobby che fanno, in qualche maniera, pendere il decisore politico da una parte rispetto all'altra. Signor Presidente, l'Europa può arrivare a zero emissioni già nel 2040 e senza nucleare. Cito allo scopo il rapporto dell'European Environmental Bureau, che dimostra, dati alla mano, che crescita delle rinnovabili, riduzione della domanda di energia legata all'efficientamento energetico e una rete più flessibile di distribuzione bastano per raggiungere la neutralità climatica nel 2040, senza nessun ricorso al nucleare.

Tutto ciò premesso, se il PNIEC non verrà correttamente adeguato, rimarrà un piano fortemente conservatore e privo delle misure necessarie per il raggiungimento degli obiettivi individuati in Europa, che sono stati, peraltro, resi più ambiziosi dal Fit for 55 e dal REPowerEU. È chiaro che maggioranza e Governo si pongono di traverso rispetto al raggiungimento degli obiettivi climatici, frenando quanto di buono è stato fatto fino ad ora in termini di transizione ecologica e di decarbonizzazione. Il PNIEC, ad esempio, indica la quota di energia da FER, cioè fonti di energia rinnovabili, nel settore elettrico al 65 per cento al 2030.

Ebbene, si tratta di un passo indietro rispetto a quanto questa stessa maggioranza proponeva nella road map per la neutralità climatica. Si tratta di un passo indietro anche rispetto al Piano per la transizione ecologica adottato dal Governo Draghi, nel quale gli obiettivi intermedi al 2030 prevedevano una quota di energia rinnovabile al 72 per cento. E si tratta di parecchi passi indietro rispetto al piano proposto da Elettricità Futura, che è di 85 gigawatt di nuove rinnovabili, il 20 per cento in più della proposta del Governo.

Raggiungendo questo traguardo, quello proposto da Elettricità Futura, nei prossimi 8 anni l'Italia potrebbe ridurre di 160 miliardi di metri cubi i consumi di gas, con un risparmio di 110 miliardi di euro. Ma, signora Vice Ministra, è questo che vi spaventa? Vi spaventa il fatto che il risparmio di gas potrebbe incrinare il vostro progetto di trasformare l'Italia in un hub del gas (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? È questo?

Come se non bastasse, la proposta di PNIEC non spinge verso una liberalizzazione del mercato, ma lo mantiene riservato a pochi operatori, favorendo la produzione centralizzata di energia, che, peraltro, è lontana dai punti di consumo. Eppure, dati alla mano, ci sarebbe molto da fare. Nel 2023 abbiamo raggiunto circa 6 gigawatt di installato da fonti rinnovabili e buona parte di questi impianti sono stati realizzati grazie al superbonus. Solo per gli interventi di efficientamento energetico effettuati nel 2022, grazie in buona parte al superbonus, sono stati risparmiati in bolletta 3 miliardi di euro. Questo, naturalmente, sarà anche per gli anni a venire.

I dati che ho citato sono dati ENEA. È evidente che questi risultati non bastano a raggiungere i target, ma potremmo farcela. Potremmo farcela se Governo e maggioranza non avessero una visione sulla transizione ecologica che è diametralmente opposta a quella che dovrebbe essere, ma anche a quella che è stata indicata nel PNIEC. La visione del Governo l'abbiamo vista, ad esempio, nel decreto-legge Energia-bis, che ha introdotto in Italia più rigassificatori, più trivelle, più stoccaggio di CO2, di assai dubbia efficacia. Nel decreto-legge Agricoltura, poi, c'è un nuovo micidiale attacco alla transizione, limitando fortemente lo sviluppo del fotovoltaico. Per non parlare di tutti i tentativi fatti per spaventare l'opinione pubblica rispetto al processo di rivoluzione in corso, al solo scopo di raschiare qualche decimo di consenso, a spese dei cittadini del Paese.

Una perla fra tutte, mi consenta, signor Presidente, la contrarietà del Ministro Lollobrigida all'eolico offshore. E anche questa è una posizione incomprensibile, forse bisognerebbe spiegare al Ministro che cosa significa eolico offshore, forse ha difficoltà nella comprensione. Bisognerebbe fare ben altro, e concludo, Presidente. Noi riteniamo che, nell'adeguamento al PNIEC, vada data rilevanza, primo, a misure che sostengano le forme di autoconsumo individuale e collettivo; secondo, a iniziative di snellimento dei processi autorizzativi; terzo, all'introduzione di meccanismi di riduzione dei consumi, anche attraverso un piano di ristrutturazione ed efficientamento nazionale degli edifici.

È opportuno, inoltre, spingere sull'elettrificazione, sulla diffusione dell'auto elettrica, sui piccoli sistemi di accumulo, sul cambio delle regole di formazione dei prezzi dell'energia, attraverso l'adeguamento delle regole di funzionamento del mercato elettrico. Nel PNIEC andrebbero affrontati anche aspetti sociali, facendo un ragionamento su come migliorare il meccanismo del bonus sociale. Sarebbero, infatti, auspicabili interventi più funzionali, capaci di offrire maggiori opportunità a parità di risorse erogate. Insomma, concludo, il nuovo PNIEC deve essere molto più ambizioso, deve essere protetto dalle spinte e dalle pressioni delle lobby. Non deve essere preda di queste ultime, ma, soprattutto, deve contenere interventi concreti che devono poter essere realizzati velocemente.

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Per questo motivo, il nostro voto sarà a favore, naturalmente, rispetto alla mozione del MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra, che vanno in questa direzione, e contrario a quelle della maggioranza e di Azione, che vanno in direzione opposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bof. Ne ha facoltà.

GIANANGELO BOF (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione europea, con l'Accordo di Parigi, nel 2015, detta la linea che afferma poi anche con il Green Deal e, nel 2020, con il Fit for 55.

Con questi accordi, l'Unione prevede linee di tendenza nette verso la decarbonizzazione e lo sviluppo economico circolare, tutti obiettivi che noi riteniamo sicuramente nobili e utili. La discussione, però, non verte tanto sugli obiettivi che noi ci prefiggiamo, che sono come detto nobili e utili, ma soprattutto su quali siano il percorso, che intraprendiamo, e le scelte, che noi adottiamo, per raggiungere gli obiettivi. Proprio sugli strumenti e sui tempi, è obbligatoria una riflessione sull'impatto socio-economico che, nel breve e nel medio termine, le singole scelte possono avere. Prima abbiamo sentito colleghi parlare della grande svolta dell'energia con il fotovoltaico - che noi apprezziamo -, però vorrei ricordare a tutti una cosa, visto che ho sentito parlare di bollette; vorrei ricordare ai colleghi, per chi si è dimenticato del primo conto energia, che noi il fotovoltaico l'abbiamo finanziato con le bollette dei cittadini. È stato finanziato con il superbonus; se dovessimo ragionare di fotovoltaico senza alcun tipo di incentivazione, probabilmente il rapporto economico del fotovoltaico non sarebbe poi così interessante. È facile dire che è vantaggioso, nel momento in cui prendiamo i soldi dalle bollette dei cittadini e andiamo a finanziarlo. È facile parlare di energie rinnovabili, quando metà della spesa viene pagata con i fondi di mancati introiti da parte dello Stato. Quindi, i ragionamenti - se vogliamo fare ragionamenti in termini economici - vanno fatti per intero. E, ovviamente, noi riteniamo sempre le tematiche del raggiungimento degli obiettivi che siano reali e siano giuste.

Detto questo, serve precisare un'altra cosa. In realtà, se anche noi raggiungessimo tutti gli obiettivi che noi ci prefiggiamo e ci impegniamo a raggiungere, anche attraverso la modifica del PNIEC da parte del Governo, del Ministero, nel 2023 (in quanto ora abbiamo modificato i criteri previsti nel 2019, pur mantenendo saldi gli obiettivi, ma, ovviamente, un Governo che si insedia fa scelte di politica economica e di politica dello Stato, e quindi ovviamente anche le strategie vanno di conseguenza aggiornate), probabilmente l'Europa sarebbe il continente con i migliori risultati al mondo.

Bene, c'è un bellissimo risultato, ma, in sostanza, per i cambiamenti climatici a livello mondiale, cosa cambierebbe? Probabilmente lo zero virgola, ossia non cambierebbe nulla. Quindi, non è che noi andiamo a risolvere i problemi del mondo, se raggiungiamo questi obiettivi.

Sicuramente possiamo dire di avere la coscienza pulita e a questo ci teniamo. Detto questo, noi però non possiamo sacrificare interi comparti economici, interi comparti produttivi o il costo delle nostre bollette sull'altare di questa scelta ideologica. Perché? Perché, in realtà, noi riusciamo a combattere i cambiamenti climatici, nel momento in cui il nostro continente ha quella forza economica da potersi imporre sullo scenario internazionale e condizionare anche gli altri Stati verso il raggiungimento di obiettivi più concreti e sostenibili per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Comunque, per quanto riguarda la previsione per la riduzione di gas serra per il 2030 del 55 per cento rispetto al 1999, oggi le tecnologie consentono di raggiungere gli obiettivi. Sono tecnologie già disponibili: il solare, il fotovoltaico e il termico, l'eolico onshore e offshore, le batterie di stoccaggio, le pompe di calore, il geotermico, le celle a combustibile, il biogas e il biometano. Ma anche l'efficientamento delle reti tecnologiche porta alla possibilità di avere un minore impatto energetico. Si aggiunga lo stoccaggio di carbonio per tutte quelle realtà produttive per le quali è difficile comprimere la produzione. Si pensi alla produzione del cemento, ad esempio, per il quale vi è la necessità di ricorrere anche allo stoccaggio della CO2. Sicuramente queste politiche - e qui voglio essere intellettualmente onesto - nel medio e lungo periodo potranno avere un impatto positivo non solo sul tema della sostenibilità ambientale, ma soprattutto su quello economico, dal lato della sicurezza e dell'autonomia energetica, una grande voce di import e di dipendenza del nostro Paese verso l'estero.

Diventa fondamentale una gestione della transizione che non sia ideologica, ma tenga conto degli impatti socio-economici e delle varie scelte perché i danni socio-economici, nel breve e medio termine, non diano risultati nel lungo termine. È ovvio che se si ha un impatto forte sull'economia in termini negativi nel breve periodo è chiaro che poi, probabilmente, non si riesca a trarre i benefici che ci possono essere nel lungo periodo.

Sicuramente la nostra posizione geografica ci deve far riflettere su quale possa essere la scelta giusta: come la scelta di diversificare le fonti di approvvigionamento - ad esempio del gas -, anche per questioni geopolitiche, piuttosto che dal Mediterraneo, piuttosto che dalla Russia, perché ovviamente anche le condizioni geopolitiche internazionali condizionano il nostro modo di produrre e di importare l'energia. Detto questo sicuramente il gas diventa una risorsa, nel breve e medio periodo, imprescindibile per la transizione, soprattutto per la riduzione del consumo di carbone e, quindi, sono scelte che noi dobbiamo sicuramente intraprendere. Si sta intraprendendo la strada delle comunità energetiche, ad esempio: quando parlavo, prima, di efficientamento delle reti, le comunità energetiche consentono l'autoconsumo all'interno delle reti periferiche e, quindi, consentono un'ottimizzazione della gestione delle stesse.

Abbiamo il tema dell'energia eolica, delle biomasse - che da noi, ad esempio, non devono essere tenute in considerazione - dell'energia idraulica e, soprattutto, per un Paese dove nel 60 per cento del territorio nazionale è presente la geotermia, dell'impatto del geotermico in Italia che, se utilizzato bene, può essere sicuramente positivo.

Quindi quello che noi diciamo è che sì, questo PNIEC va nella direzione giusta, va nella direzione auspicata; cioè quella direzione che non tiene una posizione ideologica, neanche sul profilo della tecnologia. Perché se noi pensiamo che, ad esempio, l'elettrificazione sia la soluzione del problema, in realtà ci rendiamo conto che questo non vale per tantissimi comparti industriali e anche produttivi e, soprattutto, neanche per il trasporto. Vediamo che comunque i combustibili fossili si rendono ancora estremamente necessari per consentire il traffico, soprattutto di merci e quindi, anche qui, una posizione estremamente ideologica in una determinata soluzione tecnologica vorrei dire che quasi preclude il raggiungimento degli obiettivi, anziché avere una visione più dinamica che consente di sfruttare, a seconda della situazione, le migliori tecnologie che il mercato ci mette a disposizione.

Un tema importante per il mix energetico e per l'autonomia energetica del nostro Paese diventa per noi il nucleare, sul quale noi siamo fermamente convinti; tant'è che già nel maggio del 2023 alla Camera è stata approvata una mozione di maggioranza che affermava la necessità di accelerare il percorso per avviare la produzione di energia nucleare. La stessa Unione europea include alcune tipologie di impianti nucleari nel rapporto sul Green Deal: l'Europa individua il nucleare come una soluzione imprescindibile per raggiungere gli obiettivi di abbattimento di carbonio. Quindi, per tutti questi motivi, riteniamo che il nostro gruppo esprimerà un parere favorevole a questa mozione di maggioranza sul PNIEC (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Presidente, rappresentante del Governo, colleghi deputati proviamo a partire da un presupposto, che dovrebbe essere condiviso da tutti in quest'Aula. La decarbonizzazione si presenta, oggi, come una sfida urgente e non negoziabile nell'attuale scenario climatico. L'ultima relazione annuale dell'organizzazione meteorologica mondiale prevede livelli record delle temperature globali nei prossimi 5 anni.

Proviamo, allora, ad aggiungere un altro elemento, su cui dovremmo essere altrettanto d'accordo tutti quanti in quest'Aula: attualmente i contributi determinati a livello nazionale, considerati collettivamente a livello europeo, sono di gran lunga insufficienti per far sì che il limite di 1,5 gradi centigradi resti raggiungibile nel ventunesimo secolo.

Su questo verte la discussione di oggi, perché gli Stati sono chiamati a definire Piani nazionali energia e clima per la cessazione dell'uso dei combustibili fossili e per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Il Piano nazionale integrato energia e clima è lo strumento per definire le politiche e le misure per conseguire gli obiettivi energia e clima degli Stati membri dell'Unione europea e costituisce il quadro di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni, in linea con l'Accordo di Parigi. L'Unione europea ha aderito all'Accordo come soggetto unico regionale e può presentare obiettivi congiunti definendo, con gli Stati membri, le modalità per raggiungerli. L'ultimo di tali impegni prevede la riduzione del 55 per cento di emissioni nette al 2030 ed è stato tradotto in norma mediante il pacchetto Fit for 55. I Piani nazionali integrati per l'energia e il clima (PNIEC, quindi) dovrebbero contenere le strategie degli Stati membri per allinearsi agli obiettivi dell'Unione europea; serve però che questo strumento, il PNIEC, sia seguito da una fase di attuazione efficace, attraverso strumenti che assicurino un pieno coinvolgimento dei massimi livelli istituzionali ma anche un dibattito parlamentare che, fin qui, è mancato, Presidente.

Costruire politiche adeguate alla riduzione delle emissioni e per il raggiungimento degli obiettivi climatici presuppone una forte collaborazione tra istituzioni, forze industriali e parti sociali. La governance è l'elemento essenziale per la sua attuazione, a partire dalla sua approvazione. Invece, il nuovo PNIEC, che avrebbe dovuto essere presentato alla Commissione europea lo scorso 30 giugno, è stato pubblicato dal Ministero il 20 luglio ed è stato elaborato e gestito senza la necessaria trasparenza, senza il coinvolgimento del Parlamento e senza rispettare il regolamento europeo sulla governance dell'energia dell'Unione, che prevede un dialogo multilivello sul clima e sull'energia, con il coinvolgimento delle autorità locali, della società civile e delle parti sociali. Il Governo ha attivato solo una consultazione online, senza alcun testo di riferimento, nel mese di maggio dello scorso anno.

Il 18 dicembre dello scorso anno, la Commissione europea ha fornito le raccomandazioni all'Italia, evidenziando che il contributo del nostro Paese all'obiettivo della neutralità climatica è gravemente insufficiente. La proposta di aggiornamento del PNIEC italiano è una proposta debole, che non presenta azioni, obiettivi o programmi innovativi, che manca decisamente di una visione, dell'ambizione di cambiamento; una proposta che rimane di retroguardia. Anche la parte operativa del Piano viene criticata, vista la mancanza di: previsioni di semplificazioni autorizzative; di un finanziamento sufficiente per lo sviluppo delle rinnovabili; di politiche e risorse per garantire una transizione giusta e sostenibile, sotto tutti gli aspetti.

È evidente, Presidente, che nella maggioranza di Governo c'è chi, ancora oggi, continua a ritenere la transizione energetica come una fase accessoria e subordinata al vero piano energetico, quello che ha come vettore energetico le fonti non rinnovabili, ossia le fossili, in continuità con quello dello scorso anno. Invece, gli investimenti in infrastrutture energetiche, che si mettono in campo oggi, non possono causare un rafforzamento della dipendenza dal gas, pur diversificandone modalità e fonti di approvvigionamento per i prossimi decenni ma, al contrario, devono essere focalizzate all'uscita da questa dipendenza. Una trasformazione sistemica, che va gestita in maniera ordinata e ragionata, accompagnando imprese e cittadini con i giusti strumenti di sostegno e di supporto. Tra questi strumenti è fondamentale che si lavori su una strategia industriale, a medio e lungo termine, finalizzata alla costruzione di filiere produttive ad alto valore aggiunto. Per raggiungere questo obiettivo è cruciale puntare su misure che siano strutturate proprio per essere leva di contrasto delle disuguaglianze, motore di coesione sociale. È fondamentale, in tal senso, partire da un grande piano nazionale per la rigenerazione urbana delle periferie, con il focus specifico nella riqualificazione energetica dell'edilizia pubblica, unico strumento duraturo per contrastare la povertà energetica. Accelerare la transizione ecologica è una sfida prioritaria a livello globale per contrastare gli effetti sempre più drammatici della crisi climatica e ambientale. A questi si aggiungono anche motivazioni economiche e sociali. La transizione ecologica può avere un saldo occupazionale positivo, aiuta a ridurre la dipendenza energetica…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, facciamo… chiedo scusa, onorevole Peluffo…

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). No, non si preoccupi Presidente.

PRESIDENTE. Per favore, colleghi. Chi non è interessato, cortesemente, esca.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Siamo su terreni molto distanti tra la maggioranza e l'opposizione, quindi capisco i mormorii, capisco anche la distrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) ma non per questo, Presidente, intendo rinunciare al punto di vista della mozione che abbiamo presentato, visto che - come dicevo - la transizione ecologica riduce strutturalmente i costi energetici, aumentando la competitività delle imprese, e consente lo sviluppo di nuove filiere produttive. È fondamentale fornire sostegno strutturato in maniera continuativa alle imprese e ai consumatori per affrontare questa trasformazione che ne garantirà lo sviluppo e il potere di acquisto a medio e lungo termine.

Ma vede, Presidente, e concludo, la gestione del PNIEC da parte del Ministro e di questo Governo mette in evidenza la necessità di un maggiore coinvolgimento del Parlamento, sia in fase di elaborazione che di monitoraggio del PNIEC, e di prevedere una comunicazione periodica alle Camere che ne definisca lo stato di attuazione. Il nuovo PNIEC non può essere un semplice adempimento burocratico, ma deve avere un approccio inclusivo, garantendo il coinvolgimento della società civile, la trasparenza nelle politiche ambientali, l'impegno condiviso per la riduzione delle emissioni e l'adozione di pratiche sostenibili, individuando una forma di governance partecipata nella costruzione, attuazione, monitoraggio e valutazione del PNIEC. E che sia approvato, Presidente, solo a seguito di un compiuto esame parlamentare, tutto quello che questo Governo non ha fatto e non ha voluto fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mattia. Ne ha facoltà.

ALDO MATTIA (FDI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi. Come è noto, la IX legislatura europea, quella che si è appena conclusa, si è caratterizzata per un ecologismo principalmente ideologico e burocratico, totalmente incurante delle nostre non trascurabili conseguenze economiche e sociali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) delle misure green adottate. A partire dal 2019, appunto, dall'avvio della IX Legislatura europea, l'Europa ha varato il Green Deal europeo, con l'obiettivo di far raggiungere alla nostra Unione la neutralità climatica entro il 2050. Un quadro di iniziative legislative che ha toccato tutti i settori delle attività produttive, nessuna esclusa, che ha promosso un ventaglio ampio di provvedimenti che hanno fatto assolutamente discutere. In primis, sul fatto che tali misure, dall'esiguo impatto climatico mondiale, avrebbero, però, avuto enormi conseguenze per le nostre aziende, la nostra competitività, i nostri lavoratori e i nostri livelli occupazionali.

Per questo, più volte, in Europa abbiamo espresso perplessità in merito a un approccio ideologico, che avrebbe comportato seri rischi di delocalizzazioni della nostra produzione, concorrenza sleale da parte di economie meno attente alle questioni climatico-ambientali e alti livelli di disoccupazione interna. Ci avete accusato di essere contro l'ambiente e la sostenibilità del nostro sistema economico-produttivo, quando, in realtà, chiedevamo una maggiore gradualità delle misure promosse per evitare shock sistemici per le nostre imprese e per i nostri lavoratori.

Preoccupazione che vedo, finalmente, trasparire nelle mozioni del MoVimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra, quando si chiede al Governo un impegno a dotare il PNIEC di strumenti finanziari dedicati per la gestione delle implicazioni sociali della transizione degli impianti sul lavoro e della necessità di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Finalmente, come si dice, meglio tardi che mai. Da anni sosteniamo che la transizione energetica non debba essere fatta a danno delle imprese e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Oggi le opposizioni ci danno ragione! Si sa perfettamente che tali misure di transizione sostenibile vanno necessariamente accompagnate da altrettante significative misure dedicate ad evitare il depauperamento industriale del nostro tessuto produttivo, la diminuzione dei livelli occupazionali e la concorrenza sleale di Paesi energivori.

Signor Presidente, a queste conclusioni ci sono arrivati con estremo ritardo. Ci siete arrivati, perché vi siete accorti che dal 2019 ad oggi il mondo è notevolmente cambiato: il COVID, la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente, eventi che hanno fortemente disincentivato gli investimenti nei settori energetici tradizionali. Ebbene, tutti questi eventi inaspettati e imprevedibili hanno imposto e impongono all'Europa una maggiore attenzione nelle ambizioni green, perché il mondo è attraversato da spinte che non sono quelle al centro dell'agenda politica dell'attuale Unione europea.

Il nuovo Parlamento europeo e la nuova Commissione europea che usciranno fuori da questa nuova legislatura dovranno necessariamente rimettere mano al PNIEC (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché con la mozione di maggioranza chiediamo al Governo l'impegno a rafforzare, nell'ambito del PNIEC, in base al principio di neutralità tecnologica, l'apporto di tutte le fonti rinnovabili, tenendo conto della necessità di valorizzare la filiera produttiva nazionale, ottimizzando il rapporto costi/benefici per il sistema Paese.

Per questo motivo, occorre introdurre nel Piano strumenti di valutazione ex ante e in itinere degli impianti economici, finanziari e sociali e sul sistema produttivo delle misure applicative degli obiettivi su energia e clima. Solo avendo contezza dell'impatto reale di queste misure è possibile una strategia europea per la sostenibilità sociale. Mi riferisco, signor Presidente, in primis, alla sostenibilità degli oneri per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali, alle risorse necessarie per le ristrutturazioni delle aziende, per la riqualificazione dei lavoratori nei settori che saranno oggetto di trasformazione e della transizione.

L'Unione europea non può dire ai singoli Stati di conseguire questi obiettivi, che i più avveduti sanno già in partenza irrealizzabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), senza dare loro un aiuto economico concreto per raggiungerli. Per tale ragione, un Piano deve essere credibile, deve prevedere misure pubbliche nel settore civile a supporto della riqualificazione edilizia, dei trasporti, del supporto dello shift modale delle persone e delle merci verso modalità più efficienti dell'industria, con misure a supporto della decarbonizzazione dei settori hard to abate, attraverso un approccio integrato che non escluda nessuna opzione tecnica quale l'efficienza energetica, l'idrogeno, il biometano, la tecnologia per la cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica.

E, ascoltate bene, la fonte nucleare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Infatti, si può parlare di decarbonizzazione e transizione energetica escludendo che si possa ottenere produzione energetica da fonte nucleare? Come ben riportato nella mozione di maggioranza, nel nucleare l'Italia possiede il secondo settore industriale europeo, sia in termini di competenza che di capacità, avendo sempre mantenuto l'attività nel settore, sia a livello europeo che internazionale. Vi do una notizia: l'Italia forma circa il 10 per cento degli ingegneri nucleari, il 10 per cento degli ingegneri nucleari! È necessario ripristinare alternative energetiche come il nucleare.

Per questo il PNIEC deve essere rivisto, in quanto deve essere allineato alle nostre capacità ed eccellenze industriali. Un Piano che spinga, insomma, a limitare la nostra dipendenza tecnologica da Paesi extra UE e semplice in quanto deve essere allineato alle nostre capacità ed eccellenze industriali, un Piano che spinga, insomma, a limitare la nostra dipendenza tecnologica da Paesi extra UE e a semplificare i processi autorizzativi, in particolare nelle aree idonee, per l'installazione di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, a incentivare l'uso delle biomasse, del biogas, energie centrali del settore termico, su cui vantiamo delle eccellenze.

Termino: un Piano che finalmente doti il nostro Paese, in linea con le raccomandazioni internazionali, di un'Agenzia nazionale per l'energia atomica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare finalmente un programma nucleare nazionale. Per tutto questo e per tutte queste ragioni, a nome del mio gruppo parlamentare, esprimo il parere favorevole alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Prima di passare concretamente all'esercizio del voto, comunico che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella giornata odierna, i nostri lavori proseguiranno sino alla conclusione dell'esame della proposta di legge n. 1737-A, recante “Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane”, e, comunque, fino alle ore 21, senza dare luogo a sospensioni.

Sempre secondo le medesime intese, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato ad altra data e sarà iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea secondo quanto già previsto dal calendario dei lavori per il mese di luglio. Conseguentemente, nella giornata di domani l'Assemblea non terrà seduta.

Sempre secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella giornata di giovedì 4 luglio, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge n. 1933, di conversione in legge del decreto-legge n. 60 del 2024, è anticipato alle ore 8,30, per concludersi entro le ore 10,30 con la votazione finale.

Vi chiedo di avere pazienza, colleghi, per una questione tecnica sospendo la seduta per 3 minuti, che riprenderà alle ore 19,22.

La seduta, sospesa alle 19,19, è ripresa alle 19,30.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Se mi consentite, colleghi, vorrei fare un ringraziamento al Servizio Assemblea che, sinceramente, ha fatto un lavoro non facile (Applausi).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Avverto, inoltre, che ne hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, i capoversi 1 c), 3 h), 5 a), 8 d), e), f) e g), 11 g), 12 a), 12 b) e 12 c) del dispositivo e i capoversi 1), 2), 3), 4), 6), 7), 8), 15), 16), 18), 19), 20), 26), 28), 29) della premessa, con parere favorevole del Governo. A seguire, distintamente, i capoversi 13 e 14 del dispositivo. Infine, la restante parte della mozione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1 c), 3 h), 5 a), 8 d), e), f) e g), 11 g), 12 a), 12 b) e 12 c) del dispositivo e sui capoversi 1), 2), 3), 4), 6), 7), 8), 15), 16), 18), 19), 20), 26), 28), 29) della premessa della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 (Nuova formulazione), con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 13 del dispositivo della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione) .

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 14 del dispositivo della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione) .

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione) .

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo alla votazione della mozione Bonelli ed altri n 1-00294.

Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione del diciassettesimo capoverso della premessa.

Avverto altresì che ne hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole, distintamente da quelle su cui ha espresso parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1), 2), 3), 5), 6), 10) e 17), come riformulati, 19), 23), 24), 27) e 28) della premessa e sui capoversi 13), 14), 20), 22) e 27) del dispositivo della mozione Bonelli ed altri n 1-00294, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione Bonelli ed altri n 1-00294, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione della mozione Squeri, Mattia, Zinzi, Cavo ed altri n. 1-00295.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Squeri, Mattia, Zinzi, Cavo ed altri n. 1-00295, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

Passiamo alla votazione della mozione Peluffo ed altri n. 1-00296.

Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.

Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare, dapprima, i capoversi 2) e 4) del dispositivo e i capoversi 2), 3), 6), 18), 23) e 25) della premessa, con parere favorevole; a seguire, distintamente, i capoversi 5 e 10, lettera c), del dispositivo; infine, la restante parte della mozione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2) e 4) del dispositivo e sui capoversi 2), 3), 6), 18), 23) e 25) della premessa della mozione Peluffo ed altri n. 1-00296, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione n. 1-00296 Peluffo ed altri, limitatamente al capoverso 5 del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione n. 1-00296 Peluffo ed altri, limitatamente al capoverso 10), lettera c), del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione n. 1-00296 Peluffo ed altri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo alla votazione della mozione n. 1-00300 Ruffino ed altri.

Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione n. 1-00300 Ruffino ed altri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Seguito della discussione della proposta di legge: Schlein ed altri: “Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale in attuazione dei princìpi di universalità, eguaglianza ed equità” (A.C. 1741-A​) e delle abbinate proposte di legge: Speranza ed altri; consiglio regionale del Piemonte; consiglio regionale dell'Emilia-Romagna; consiglio regionale della Toscana; consiglio regionale delle Marche; consiglio regionale della Puglia; Quartini ed altri; Bonetti ed altri; Zanella ed altri (A.C. 503​-1533​-1545​-1608​-1626​-1712​-1846​-1850​-1865​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1741-A: “Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale in attuazione dei princìpi di universalità, eguaglianza ed equità” e delle abbinate proposte di legge nn. 503-1533-1545-1608-1626-1712-1846-1850-1865.

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori sul provvedimento che stiamo per iniziare a discutere per proporre a quest'Aula il rinvio in Commissione della proposta di legge a prima firma Schlein. È una richiesta e un appello, che mi sento di rivolgere a tutte le colleghe e a tutti i colleghi, perché il tema che poniamo con questa legge, quello di aumentare i finanziamenti per salvare il Servizio sanitario nazionale, è una questione troppo importante. È un tema che sta a cuore a tutti i cittadini e alle cittadine e che sono sicura che sta a cuore - anzi, mi auguro che sia così - a tutte le forze politiche.

Per questo, vi chiediamo di discuterne davvero con noi. Abbiamo preso atto, questo pomeriggio, di un parere dato dalla Commissione bilancio che non condividiamo. Non lo condividiamo perché crediamo che le proposte che abbiamo avanzato in Commissione permettevano di trovare una soluzione alternativa. Però, a fronte di questo parere, vi chiediamo di riaprire la discussione insieme. Vi chiediamo, insieme, di ragionare su come finanziare la sanità pubblica, perché la questione, alla fine, è questa: vogliamo salvare o no il nostro Servizio sanitario nazionale?

Vi interessa o no il modo in cui abbattiamo davvero le liste d'attesa, in cui aumentiamo il trattamento economico per pagare meglio e di più i medici, gli infermieri, i tecnici, i ricercatori? Ci interessa o no aumentare il numero di persone che lavorano nella sanità pubblica? Per parlare di sanità, ci sarebbe un'infinità di dati, lo sappiamo. Numeri che fanno indignare: 4 milioni di italiani che rinunciano a curarsi per ragioni economiche, liste di attesa inaccessibili, oppure mesi per fare una semplice mammografia, che può salvare la vita.

Allora, di fronte a tutto questo, noi siamo pronti a confrontarci nel merito, però chiedendovi di aprire una discussione vera in Commissione, perché di questo si tratta; non di farvi scudo di un parere espresso dalla Commissione bilancio, ma di capire se vogliamo trovare insieme o no i soldi e le risorse per salvare il Servizio sanitario nazionale. La sanità è il modo in cui uno Stato - lo abbiamo detto ieri, approvando all'unanimità una legge importante - si prende cura dei cittadini, soprattutto di quelli più fragili, di quelli meno protetti.

Sanità è cura delle persone, significa prevenire le malattie, curare. E cura delle persone significa prendersi cura del futuro del Paese, senza distinzioni tra territori, tra generazioni, tra generi. Allora, vi chiediamo questo. È un appello, davvero, di accettare la sfida di salvare la sanità italiana oggi. Se non vi prenderete insieme questa responsabilità, vi prenderete, però, la responsabilità di dividere le famiglie tra quelle che possono o non possono curarsi, perché magari alcune hanno il portafoglio più gonfio e altre non hanno i soldi per farlo; tra quelle che sono costrette a rivolgersi alla sanità privata e alle liste d'attesa.

Il diritto alla salute - lo sappiamo - di tutti e tutte è una grande conquista di civiltà del nostro Paese, che è stata ottenuta grazie alla lotta trasversale di tutte e di tutti. Ce lo ha spiegato chi ha ideato e creato quel Servizio sanitario nazionale. Tina Anselmi, però, ci aveva anche avvertito che le conquiste raggiunte non lo sono mai per sempre. Noi saremo sempre qui a lavorare insieme e vi chiediamo di farlo davvero con noi per difendere quelle conquiste. Per questo motivo, vi chiediamo di ritornare a discutere in Commissione di come trovare insieme le risorse, di come costruire insieme le risposte, per garantire a tutte e a tutti un diritto fondamentale della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. In ordine alla richiesta avanzata dall'onorevole Braga, chiedo se vi sono obiezioni.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, è pur vero che è sempre lecito assumere provvedimenti e intenzioni diverse da quelle che vengono concordate, però mi permetto di fare una riflessione. Come lei sa, la seduta doveva terminare alle ore 20. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha programmato di trattare questa proposta di legge, che, peraltro, era già stata sollecitata, anche prima della campagna elettorale, perché venisse portata in Aula.

Sapevano benissimo tutti che vi sarebbe stato non un parere della Commissione bilancio, ma una condizione della Commissione bilancio, che, a termini di Regolamento, altro significa, perché i pareri, come sapete, hanno una funzione e le condizioni ne hanno un'altra. I pareri possono anche essere disattesi e non recepiti, le condizioni devono necessariamente essere recepite. Non ricorderò a me stesso che approvare una legge in assenza di copertura finanziaria significherebbe semplicemente non produrre una legge, perché non si possono approvare leggi senza copertura finanziaria.

Il rinvio in Commissione - mi sia consentito di dirlo - non c'è stato neppure per una questione formale, rappresentata quando circa un'ora fa abbiamo deciso su quale fosse il percorso da dare ai lavori di questa nostra serata. Quindi, penso che le osservazioni di merito potevano essere fatte a tempo debito, ad esempio chiedendo la calendarizzazione dopo che la Commissione bilancio si fosse pronunciata. Si poteva farlo anche come comunicazione alla Presidenza e ai gruppi, dicendo: alla luce di questo, vorremmo andare in Commissione XIII, XII, XI, quale che sia, ma in una Commissione che non è competente sul bilancio.

Non è la Commissione che può stabilire la copertura, questo lo ricordo a me stesso, perché la Commissione bilancio è la V; se lo rinviamo alla Commissione competente, la Commissione competente non è la Commissione V, nel caso di specie. Allora, penso che legittimamente si possa procedere secondo le richieste e le condizioni della Commissione bilancio; dopodiché non è precluso a nessuno di presentare un altro testo di legge che abbia la copertura finanziaria, in modo tale che si possa tranquillamente procedere in altro periodo all'esame di quelle che sono le proposte.

Non voglio sovrapporre proposte, perché potrei fare una lettura comparata di questa proposta rispetto ad altre che sono attualmente già legge, in attesa di conversione, ma sono già in vigore. Ma questo è un argomento che non voglio affrontare, perché mi fermo al metodo e non al merito. Quindi, per quanto riguarda il gruppo di Fratelli d'Italia, e mi auguro per la maggioranza, il voto è di reiezione della richiesta di tornare in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. A questo punto, siamo nell'ambito dell'articolo 41 del Regolamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Onorevole Guerra, lei parla a favore, ovviamente, quindi possiamo considerare che l'onorevole Foti abbia parlato contro. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Volevo chiarire che in Commissione bilancio noi abbiamo confutato con forza l'idea che la legge non potesse essere coperta attraverso gli emendamenti che oggi avremmo potuto assolutamente discutere. Quindi, la copertura noi l'abbiamo portata e proposta, ma non è stata accettata dalla maggioranza con delle motivazioni che abbiamo fortemente contestato.

Però, proprio perché ci è stato manifestato anche un interesse ad affrontare con serietà questo tema, noi abbiamo proposto già in Commissione bilancio l'idea di ritornare in Commissione di merito per riprendere in mano questo provvedimento, così importante per le ragioni che sono state elencate prima e che sono davanti agli occhi di tutti. Quindi, si tratta di ragioni che hanno a che fare con la carenza di personale, con le liste di attesa, con le disparità profonde regionali che pongono i nostri cittadini in situazioni molto diverse, non solo per il territorio in cui abitano, ma soprattutto per le risorse economiche a cui possono accedere.

Abbiamo posto con forza quel tema e abbiamo detto: siamo disponibili a ragionare insieme nella sede opportuna, che è la sede di merito, di questo provvedimento, anche al fine di trovare una copertura che sia maggiormente condivisa, ma contestiamo assolutamente il fatto che noi non avessimo trovato questa soluzione. Quindi, la richiesta che sto sostenendo è se c'è la volontà di dire che dotare il nostro sistema finanziario di risorse adeguate è una priorità fondamentale del nostro Paese. La soluzione, come si è fatta tantissime altre volte, la troviamo insieme.

Lo abbiamo fatto per un provvedimento molto piccolo, ma molto importante, che riguardava sempre la salute, pochi giorni fa, e anche lì c'era un problema di copertura, che è stato risolto in Commissione di merito, che riguardava il riconoscimento della possibilità di avere un medico di base, un pediatra di base, anche a persone senza dimora. Si può fare, anche in questo caso, per un problema ovviamente di dimensione più rilevante, che coinvolge tutta la cittadinanza, ma proprio per questo particolarmente rilevante.

Quindi, se c'è la volontà - e noi chiediamo alla maggioranza di metterci questa volontà - noi possiamo tornare in Commissione di merito, riprendere questo argomento e risolvere in modo più condiviso il problema di copertura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Quindi, sempre nell'alveo dell'articolo 41, pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 1741-A: “Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale in attuazione dei principi di universalità, eguaglianza ed equità” e delle abbinate proposte nn. 503-1533-1545-1608-1626-1712-1846-1850-1865.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 41 voti di differenza.

Essendo stata respinta la proposta di rinvio in Commissione, proseguiamo la discussione.

Ricordo che, nella seduta del 17 giugno, si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 1741-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere espresso dalla Commissione bilancio è contrario sul testo del provvedimento e, conseguentemente, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, dispone la soppressione di tutti gli articoli del testo.

Sono quindi in distribuzione e saranno poste in votazione, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, tre corrispondenti proposte di soppressione degli articoli 1 e 2, 3 e 4.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, gli articoli aggiuntivi Quartini 3.02, 3.03 e 3.07, già dichiarati inammissibili in Commissione.

Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto ai contenuti del provvedimento in esame, l'articolo aggiuntivo 3.0100 Faraone, non previamente presentato in Commissione, che reca l'istituzione di un sistema di controllo di gestione all'interno del Fondo sanitario nazionale, nonché misure per la fornitura di beni e servizi sanitari ed esula pertanto dall'ambito degli argomenti trattati dal testo in esame e dalle abbinate proposte di legge.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1741-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare, sul complesso degli emendamenti, la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Care colleghe e colleghi, è così allora: oggi, definitivamente, state gettando la maschera. Sono mesi che vi diciamo che state smantellando la sanità pubblica; con i vostri tagli, con il definanziamento e, con questo voto, oggi voi lo certificate. Mi rivolgo alla maggioranza, per suo tramite, Presidente, mi rivolgo all'onorevole Foti, che prima ho ascoltato attentamente. Sarà che forse siamo qui dalle 9 del mattino, sarà che abbiamo discusso tutto il giorno, ma davvero le confesso che ho fatto molta fatica a capire in italiano che cosa stesse dicendo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

State anteponendo questioni tecniche e regolamentari a una richiesta semplice che vi abbiamo fatto. Abbiamo fatto una proposta che dice due cose banali. La prima è di mettere più risorse sulla sanità pubblica, la seconda è di sbloccare il tetto alle assunzioni che, nel 2009, mise il Governo Berlusconi, di cui Giorgia Meloni era già Ministra. Sono richieste semplici. Ci avete detto: non vanno bene le coperture. Vi abbiamo fatto - lo ha raccontato adesso la deputata Guerra - delle controproposte per trovare insieme altre coperture, ma niente, avete affossato quegli emendamenti.

Di conseguenza, Chiara Braga, la nostra capogruppo, ha semplicemente chiesto che, insieme, provassimo a tornare in Commissione per cercare delle coperture alternative. Questo abbiamo chiesto. Allora, non c'è niente di strano in una richiesta che viene dall'ascolto di un grido di sofferenza che viene da tanta parte del Paese. Persone che ho incontrato, una donna a Pesaro che mi ha raccontato di essersi ammalata di tumore e di avere fatto fatica, perché non riusciva a prenotare le visite successive alla diagnosi.

No, è inutile che fa dello spirito con la testa, mi rivolgo a lei sempre per il tramite del Presidente. Sono storie vere, che raccogliete sicuramente anche voi, perché non ho la presunzione di pensare che gli italiani che non riescono più a curarsi, che sono 4 milioni, lo vengano a raccontare soltanto a me (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Sono persone che hanno dovuto tirare fuori 500 euro di tasca propria. E quella donna mi disse una cosa molto forte, mi disse: non mi preoccupo tanto per me, mi preoccupo per chi sta nelle mie condizioni, ma quei 500 euro non li trova.

Allora, vi dico: ma davvero vi state trincerando dietro un parere, dietro una questione tecnica per cui non abbiamo individuato ancora insieme le coperture? Ma davvero? È tutto il giorno, colleghi, che ci fate una testa così sulla burocrazia, e alla fine i burocrati siete voi con questa scelta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Le coperture! Stiamo parlando del diritto alla salute che sta scritto dentro la Costituzione. Senza risorse i reparti si svuotano, 21.000 medici sono già andati all'estero perché non ci sono più le condizioni, non riescono più a lavorare. Vuol dire che mancano 30.000 medici e 70.000 infermieri nei reparti.

Allora non avete bisogno di toccare le leggi per smantellare la sanità pubblica, basta fare quello che state facendo, rifiutarvi di discutere, rifiutarvi di mettere le risorse che servono per riempire quei reparti e finalmente abbattere per davvero le liste d'attesa. Infatti, a proposito di campagna elettorale, ci siamo accorti tutti che, dopo un anno e mezzo di Governo, a 5 giorni dal voto, siete arrivati a prendere in giro gli italiani con un decreto vuoto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), senza un euro, dicendo che senza un euro riuscite ad abbattere le liste d'attesa.

Allora vi dico, le soluzioni che state studiando favoriscono il privato. Anche quando in manovra, l'anno scorso, avete proposto di mettere a disposizione delle risorse per incentivare gli straordinari, mi sono chiesta: ma quali straordinari? Infatti, il personale che ancora lavora in quei reparti è sottoposto a turni massacranti, molto spesso sull'orlo di un esaurimento, e molti, come dicevo, hanno già mollato. Allora rendetevi conto della reale situazione del Servizio sanitario nazionale. Chiedevamo due cose con questa legge, su cui continueremo ad insistere: portare la spesa sanitaria nazionale al 7,5 per cento del PIL, è la media europea, abbiamo parlato di Unione europea tutto il giorno, no?

Di quanto vuole contare l'Italia. Allora, iniziamo a portare lì la spesa sanitaria nazionale e sblocchiamo le assunzioni. Facciamo questa cosa, che alcune regioni, governate dalla destra, hanno approvato, anche sulla scorta di quello che le regioni governate dalle nostre forze hanno fatto prima di loro. Vuol dire che sulle regioni, sui territori, c'è una trasversalità che purtroppo oggi non troviamo in quest'Aula.

Io pensavo, invece, mi illudevo che fosse una priorità condivisa. Ecco, questo dimostra la vostra coerenza nell'avversione al diritto alle cure, che sono un diritto, sì un diritto, non un privilegio per chi può permettersele. Ecco, questa legge avrebbe permesso di intervenire meglio per le persone non autosufficienti, per le persone con disabilità, di mettere più risorse sulla salute mentale, perché voi sapete che, con i tagli che avete fatto al bonus per lo psicologo, soltanto tra l'1 e il 3 per cento di chi ne ha fatto richiesta, di quelle 400.000 persone che ne hanno fatto richiesta, potrà avere una risposta. Ecco, noi avevamo fatto questa proposta - ve lo confesso - per provare a lavorarci insieme, in questo Parlamento, si chiama Parlamento per questo, per parlare, per discutere di proposte e provare a trovare una sintesi, un compromesso e votarle. Se non andava bene questa copertura, davvero, io mi chiedo se non potevamo insieme cercarne un'altra. Noi insisteremo, ve lo dico, noi insisteremo ad andare avanti in tutto il Paese su questa grande battaglia. Guardate, lo facciamo non solo perché è scritto nella Costituzione, ma perché chi ha pensato, lo ricordava prima la collega Braga, il Servizio sanitario nazionale, sono donne e uomini straordinarie; una la voglio ricordare, Tina Anselmi, cattolica democratica e partigiana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), che voleva una sanità che curasse chi da solo non ce la fa. Ecco, ci illudevamo di poterlo fare insieme a voi, ma continueremo a insistere perché, evidentemente, a voi del diritto alla salute non interessa granché.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi abbiamo votato “sì” al ritorno in Commissione perché ci stiamo, ci saremmo stati a fare una discussione libera dagli slogan populisti. Il problema è che, anche su questa materia, stiamo mettendo in onda sempre lo stesso spartito. Lo state facendo voi sulla sanità quando sono sei mesi che andate a dire agli italiani che avete investito 136 miliardi in sanità. In realtà, quello è il monte complessivo delle risorse, non avete scelto voi di mettere 136 miliardi in sanità. Ma, se mi posso permettere, Segretaria Schlein, anche l'intervento che ho appena sentito e anche questa proposta di legge è un populismo di segno opposto.

MANLIO MESSINA (FDI). Se n'è andata!

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). E se se ne sarà andata, ascolterà dopo, l'importante che ci ascoltiamo un po' tutti a vicenda quando parliamo. Il problema è un altro. Voi avete presentato, amici e colleghi del Partito Democratico, una proposta di legge che dice una cosa sacrosanta, cioè aumentare le risorse in sanità, ma avete presentato una copertura che non si vedeva dai tempi del disegno di legge di Siri e Salvini sulla flat tax, cioè: lo coprirò con la crescita futura. È una modalità di copertura tipica del peggior populismo di questo Paese e infatti la facevano sempre loro. Poi avete presentato un emendamento in cui dite: ok, cambio copertura, aumento le tasse. Infatti, dite che tagliate in maniera lineare voi che, assieme a noi, vi siete sempre battuti contro i tagli lineari, tagliate in maniera lineare le detrazioni e le deduzioni per le persone, che significa alzare le tasse, di 30 miliardi. Ma perché ogni volta che c'è una necessità di spesa in questo Paese il vostro primo pensiero è aumentare le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? No, no, no, perché anche voi sbagliate, poi noi stiamo al centro, prendiamo il 2 per cento, l'1 per cento, quello che volete, ma voi sbagliate lo stesso, tutti e due. Noi abbiamo presentato un emendamento che dice due cose abbastanza chiare. La prima: volete la copertura per i 30 miliardi, nei prossimi anni? Noi vi proponiamo di andare a tagliare non la spesa pubblica che va ai bisognosi, noi vi domandiamo se è possibile vivere in un Paese in cui, negli ultimi 29 anni, la spesa per acquisti di beni e servizi è raddoppiata in termini reali, è cresciuta quattro volte più del reddito. Quella non è la spesa che va sulla carne della gente, quella è spesa che va sulla carne di chi manovra le stazioni appaltanti di questo Paese. Perché abbiamo rinunciato – stavo soffocando come Caressa - alla sfida di gestire i soldi pubblici bene come si gestiscono i soldi privati, in questo Paese? Noi abbiamo presentato un emendamento, lo potete votare se volete, che dice: i soldi sacrosanti per la sanità li andiamo a prendere lì, avendo il coraggio di toccare gli interessi di qualcuno che vuole solo tutelare qualcosa, e non la gestione sana della spesa pubblica. Abbiamo presentato anche un altro emendamento - è inammissibile - in cui diciamo: ma quando abbiamo rinunciato alla sfida, insieme al quanto si spende, di controllare come si spende? Perché gestire i soldi pubblici bene come gestiamo i soldi privati significa anche guardare alle stazioni appaltanti, alle centrali uniche di committenza, come ha fatto l'Emilia-Romagna, alla gestione degli appalti, alla cura della domanda in sanità e non solo dell'offerta, a gestire in maniera efficiente i 136 miliardi che arrivano in sanità, perché non c'è un capitolo della nostra spesa pubblica in cui non sia necessario, oltre al quanto, anche guardare al come si spende, perché è nostro dovere usare i soldi pubblici almeno bene quanto spendiamo i soldi privati.

Per questo anche su questa discussione, che stiamo per fare, state mettendo in onda un ennesimo scontro fra due populismi e noi, con il nostro 2, con il nostro 3, con il nostro 1 per cento, non ci stiamo a fare una discussione fra due populismi, e riproviamo a rimettere su una discussione di merito, che siamo pronti a fare con voi, se avete voglia di farla assieme a noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Stiamo diventando un Parlamento di analisti, cioè di persone che, di fronte a un problema, si confrontano sul perché non lo affrontano, ma il mestiere del Parlamento non dovrebbe essere questo. È finita così sul salario minimo e oggi finisce così sulla sanità (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dove chi non è interessato ad attribuire responsabilità è disarmato, perché a me non interessa scaricare la colpa su chi ha tagliato prima, dopo e durante; a me interesserebbe provare a mettere a fuoco se questo Parlamento sul tema della sanità pubblica è in grado di sviluppare un ragionamento, una proposta o una determinazione. La verità è che, rompendo il dialogo tra maggioranza e opposizione, noi ci stiamo negando questa opportunità.

Allora, è sacrosanto il tema delle coperture quando si fanno provvedimenti di questa natura, ma non può essere l'argomento delle coperture quello che oggi ci fa rinunciare ad affrontare un problema e non può nemmeno essere l'utilizzo di un decreto, approvato qualche giorno fa, per pensare che la complessità del tema della sanità sia esaurita e il problema sia risolto. Prima ancora dei numeri, che dicono che spendiamo in sanità pubblica meno della metà dei tedeschi, che paghiamo i medici 70.000 euro in meno l'anno, gli infermieri 20.000 euro l'anno e che 180.000 professionisti sanitari in 20 anni se ne sono andati, prima ancora dei numeri, dicevo, che fanno venire la pelle d'oca, perché oggi gli italiani spendono 40 miliardi di tasca loro nella sanità privata, perché quella pubblica non è in grado di rispondere e siamo tutti di fronte a un sistema che forse è già oltre la fine del Servizio sanitario nazionale, a me preoccupa il dato che non c'è, il numero che non c'è, ed è quello del numero di persone che stanno rinunciando a curarsi perché non ce la fanno. Non ce la fanno né in un verso né nell'altro. Non ce la fanno perché nel pubblico trovano una risposta sconosciuta fino a qualche anno fa, cioè le agende chiuse, e molti ci sono passati direttamente. Alla risposta: “non siamo in grado di darle un appuntamento” si girano dall'altra parte e non sono nelle condizioni di affrontare autonomamente questa spesa. Ma davanti a un fenomeno di questa complessità e con il rischio di perdere un bene primario come la cura delle persone, ce la caviamo dicendo che il provvedimento proposto non aveva la copertura, senza metterci a emendare, a discutere e a lavorare in quella direzione, se ne condividiamo la finalità? Infatti, il punto è se la politica incontra una volontà comune. Io sono il primo a ritenere che con il superbonus di sanità noi ci mettevamo a posto per 4 giri, ma non l'ho votata quella roba lì (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)! Ma mi basta questo e questo elemento di polemica per tornare dagli italiani con le carte in regola? Questa è la domanda che ci dobbiamo fare. Questo Parlamento ha esaurito la funzione nel momento in cui la politica ha giocato all'ennesima individuazione delle responsabilità o, per una volta, su un tema, esercita una funzione di responsabilità?

Io penso, Presidente, che una cosa - perché c'erano diverse proposte di legge - sia un dato acquisito, cioè che noi oggi stiamo perdendo un'opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, chiedo scusa a lei e all'Assemblea se il mio eloquio nella lingua italiana non è abbastanza chiaro. Forse è la ragione per cui l'onorevole Schlein era talmente interessata a questa proposta di legge che se ne è andata (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Ma dirò di più. Ho ascoltato con attenzione gli interventi, perché occorrerebbe, secondo un principio di buona fede, ricostruire esattamente il percorso delle leggi. Signor Presidente - parlo a lei perché l'onorevole Richetti intenda -, vi è stata una richiesta, presentata dal gruppo del Partito Democratico, con cui è stata chiesta l'urgenza su questa proposta di legge e questa maggioranza, che avrebbe potuto negarla, così come voi abitualmente negate l'urgenza alle proposte della maggioranza, ha votato a favore. Lo ricorda o non lo ricorda questa Assemblea? Non lo ricorda perché non vi abbiamo fatto votare. L'abbiamo detto nella Conferenza dei presidenti di gruppo: diamo l'urgenza a questo provvedimento, che significa dimezzamento dei tempi per l'esame del provvedimento stesso.

C'è un limite al gioco delle parti, perché tutte le urgenze qui evocate cozzano contro una inconvertibile riflessione sulla data di presentazione di questa proposta di legge, che non è una proposta di legge di inizio legislatura, ma è una proposta di legge che reca, come data di presentazione, il 26 febbraio 2024. A parte qualche decreto-legge, che deve essere convertito in legge entro 60 giorni, è talmente ostruzionista questa maggioranza nei confronti delle proposte di legge dell'opposizione che il 26 giugno siamo in Aula col provvedimento, tenendo presente anche le interruzioni dei lavori d'Aula che ci sono state per elezioni a volte regionali e a volte europee.

Ma io non so se non sono chiaro nella lingua italiana, però sono certo di capire che, quando evoco la Costituzione, non la evoco ad usum Delphini, che non vuol dire, sia ben chiaro, un'interpretazione maccheronica con cui vorrei tirare in ballo qualche personaggio. Mi limito soltanto a dire, per chi vuol capire, che l'articolo 81, comma 3, della Costituzione, al pari di tutti gli altri articoli dove legittimamente si danno dei diritti, dà al legislatore un dovere che è un obbligo invalicabile. Non è un'invenzione, non è la burocrazia, a meno che l'onorevole Schlein non intenda la Costituzione non una delle leggi fondamentali o la legge fondamentale di uno Stato, ma un prodotto della burocrazia, ma questo sarebbe grave, viste le celebrazioni, che abitualmente si fanno, delle date in cui ricorrono gli anniversari anche rispetto alla Costituzione e alla sua approvazione.

Allora, ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte non è una lettura o un libello di Tommaso Foti; è un articolo della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che non si travalica con le barzellette. Infatti, io ho sentito anche numerose riflessioni su cosa si deve e si può fare oggi. Ma davvero voi pensate che il problema della sanità sia un problema che nasce col Governo Meloni? Perché questa è la tesi che dovreste sostenere. Se vi fosse un minimo di corretta ricostruzione dei fatti allora bisognerebbe dire una cosa, cioè che è vero che il Governo Berlusconi nel 2009 e per un anno aveva proposto il blocco delle assunzioni, anche riguardanti il comparto sanitario, ma chi è che l'ha rinnovato per tutti gli anni successivi, essendo al Governo, con maggioranze diverse da questa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)? Perché non l'avete cancellato? Ci sarà una ragione…

MARCO GRIMALDI (AVS). La Lega, Forza Italia...

TOMMASO FOTI (FDI). Ma non mi interessano i partiti, sto facendo una ricostruzione, non mi interessa perché siete stati o sono stati al Governo assieme a coloro i quali oggi ci accusano di voler far rispettare la Costituzione. E che questo fosse il punctum dolens di questa proposta di legge, ma guardate che non lo diciamo noi, non l'ha scoperto qualche minuto fa l'onorevole Marattin quando la proposta viene depositata; questa è stata depositata volutamente con questa copertura finanziaria, perché dubito che nessuno sapesse che si possono forse ridurre, se poi non ne derivano diversi e più ampi danni, alcune spese tra cui quella a cui faceva riferimento l'onorevole Marattin.

Questo però non è mai stato utilizzato. Perché non è mai stato utilizzato? Ci sarà una ragione. Va bene se si raddoppiano i costi di certi capitoli di spesa quando si è in maggioranza e non va più bene quando si è all'opposizione? Perché questo è il tema. Guardate che noi non abbiamo voluto chiudere su questa proposta di legge, perché in Commissione l'esame è stato fatto ed è stato fatto di merito.

Quando sento parlare di burocrazia e si cita il Regolamento della Camera - a parte che è una delle “leggi”, chiamiamole così, che la Costituzione richiama per il funzionamento degli organi costituzionali, tra cui Camera e Senato, ma a prescindere da questo piccolo passaggio - guardate che l'articolo che è stato invocato in questo provvedimento, lei lo sa signor Presidente, ha decine e decine di precedenti.

E addirittura lei sa meglio di me che per alcune leggi di bilancio, si chiedeva la fiducia sulla legge di bilancio non secondo la regola poi introdotta secondo cui la fiducia doveva essere richiesta sul testo uscito in Commissione, perché questo non lo prevede né il Regolamento, né lo prevedevano le regole del gioco. Questa è diventata - negli ultimi, penso, vent'anni - una procedura seguita, e si è seguita correttamente, da parte di tutte le maggioranze, votando il testo uscito dalla Commissione bilancio, perché la legge di bilancio non esce da altre Commissioni, ma dalla Commissione bilancio.

Ma sapete quante volte i Presidenti della Camera, in precedenza, hanno espunto provvedimenti perché non c'era la copertura secondo l'articolo 81, comma 3, della Costituzione? E vi ricordate che in alcuni casi abbiamo dovuto riconvocare le Commissioni per far togliere alcune norme di legge a copertura incerta o a copertura non recata? Allora scusatemi non è che si possono avere due parti nella commedia, perché un testo di legge legittimo può essere anche un manifesto politico e va bene, ma, quando devi finanziarlo, non si può pensare che, allora, se dici come lo finanzi è un peccato di lesa maestà.

Quante proposte di legge tradizionalmente recano coperture - scusatemi - abbastanza labili e vengono poi bloccate proprio per questa ragione? Ma non penso di dover dare ad esperti ben più di me delle Commissioni bilancio, che hanno ricoperto incarichi ben più importanti del mio, un resoconto di quante leggi sono state bloccate al riguardo. Dopodiché nessuno impedisce ad altri… (Commenti) posso argomentare? Ho diritto anch'io di parlare, io non me ne vado neanche, ascolto fino alla fine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Vedete, se vi fosse stata una norma dubbia, sotto il profilo della competenza della Commissione affari sociali, non ci sarebbe stato alcun problema, ma che mi si dica oggi che con un rinvio in Commissione avremmo trovato la copertura, guardate non ci vuole niente: ripresentate un testo con la copertura - tanto voi sapete che può partire dalla Camera o dal Senato - basta cambiare alcuni elementi e siamo qui a parlarne appena dopo le vacanze. Ma una cosa non si può dire, ossia che se un giorno chiediamo il rinvio in Commissione su una proposta dell'opposizione, allora impediamo all'opposizione di portare avanti le proprie proposte di legge! Non decidiamo di dire “seguiamo la via ordinaria dei procedimenti e delle proposte di legge e quindi non diamo l'urgenza” e invece diamo l'urgenza… alla fine è colpa nostra se non rinviamo e, quindi, contraddiciamo la tesi dell'urgenza, perché qualcuno non sa coprire la proposta di legge!

Ma quante parti della commedia volete avere in una volta sola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Il tempo c'era, guardate, perché nessuno ha fatto questioni su emendamenti che potessero essere anche interamente sostitutivi di questa proposta. Bastava scriverli, bastava presentarli.

Io non penso - lo dico sinceramente - che si possano paragonare delle riforme sanitarie, quali quelle che il Parlamento ha approvato in passato, con questa proposta di legge, che è legittima e interviene su alcuni aspetti della vicenda sanitaria che conosciamo bene tutti. Perché non siete gli unici che parlano con le persone - gli parla giustamente l'onorevole Schlein - ma consentiteci che qualche parola la scambiamo anche noi, magari in province come la mia, dove Fratelli d'Italia supera anche il 36 per cento dei voti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti MoVimento 5 Stelle) e non è una provincia tradizionalmente di centrodestra!

Allora, l'impegno che io posso assumere per il mio gruppo è soltanto uno: noi faremo la nostra parte, voi fate la vostra, ma sia ben chiara una cosa, ossia che la copertura non può essere legata a previsioni future ed incerte, perché la copertura, se vogliamo darla sotto il profilo tecnico e seriamente, deve essere una copertura che risponde realmente a quello che è “il costo” della legge. Dopodiché, capisco che dia fastidio, ma non me ne preoccupo, perché con lo stesso spirito con cui tante volte in quest'Aula mi sono visto bocciare proposte di legge - che certo avevano una loro validità, ma non avevano la necessaria copertura finanziaria - con estrema tranquillità dico che, volendo rispettare l'articolo 81, comma 3, della Costituzione, non possiamo dire che questa proposta di legge può andare avanti in queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Io ritengo, sinceramente, che dopo aver visto il comportamento della maggioranza sul voto in materia di fuori sede, di reati agroalimentari, dl salario minimo o della legge sul conflitto di interessi, io credo che questo sia l'ennesimo blitz della maggioranza. Credo che questo sia l'ennesimo furto alle prerogative dell'opposizione, Presidente! Sì, perché, di fatto, con questa operazione soppressiva si disprezza il lavoro del Parlamento e si umilia questa istituzione democratica. Non si consente alle opposizioni di portare avanti ciò che è nelle loro prerogative.

Tutto questo, di sicuro, non meraviglia granché, soprattutto dopo che, con il favore delle tenebre, questa maggioranza ha voluto approvare l'autonomia differenziata. Non solo, questa maggioranza, subito prima delle elezioni, attraverso un'operazione di becera propaganda pre-elettorale, ha presentato il decreto liste d'attesa, senza risorse, strizzando l'occhio alla ulteriore privatizzazione della sanità. Ecco, io credo che con un decreto così farlocco si voleva evidentemente fare un'operazione per assumersi come maggioranza la priorità nell'agire rispetto al Servizio sanitario nazionale e togliere questa possibilità alle opposizioni.

Del resto, è stato anche proposto in Commissione questo: ritirate tutte le vostre proposte di legge e vediamo di procedere con il decreto liste d'attesa appena presentato e di procedere anche con un altro disegno di legge, che è stato presentato al Senato.

Presidente, io credo che occorra fare molta attenzione su questo tema perché vorrei ricordare, a tutti quanti, in quest'Aula, l'articolo 32 della Costituzione: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e assicura la cura ai malati.

Guardate, ci sono due punti che sono, dal nostro punto di vista…

PRESIDENTE. Colleghi, ascoltiamo il collega Quartini. Per favore, siamo tutti stanchi.

ANDREA QUARTINI (M5S). Se ce la facciamo a prestare un po' d'attenzione, sicuramente funziona meglio anche la capacità di comprendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Comunque l'articolo 32 della Costituzione pone l'accento su due termini: salute e cura. Salute vuol dire intervenire aumentando il benessere delle persone; cura vuol dire intervenire sui malati. Guardate, da questo punto di vista, il concetto di salute ci deve far ricordare che la salute dovrebbe essere presa in considerazione in tutte le politiche. Nessuna politica dovrebbe essere fatta, senza prendere in considerazione la salute: dalle politiche sanitarie a quelle ambientali, industriali, sociali, economiche, fiscali; financo all'istruzione, alla formazione e alla ricerca. La salute va promossa e, per promuoverla, fare prevenzione e tutelarla sul serio, bisogna intervenire, prima di tutto, sui determinanti di cattiva salute. Sapete quali sono i determinanti più importanti di cattiva salute? Uno è la povertà: è anzi il determinante più importante di cattiva salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E noi rivendichiamo di aver fatto un'operazione che è una misura sanitaria, con il reddito di cittadinanza, oltre a essere una misura di dignità della persona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La seconda causa di cattiva salute, sapete qual è? 90.000 morti l'anno? È l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E noi rivendichiamo il nostro essere verdi, il nostro essere ambientalisti. A differenza della maggioranza che fa una sorta di terrapiattismo negazionista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si è visto nelle dichiarazioni che ha fatto la Presidente Meloni oggi, ma anche con le mozioni sul PNIEC.

Allora, ecco perché faccio questo tipo di ragionamento. Faccio questo tipo di ragionamento perché è ovvio che non è sufficiente pensare solo a rifinanziare la sanità, non è solo questo. È sicuramente importante e serve, ma è importante anche intervenire su altri aspetti. E questi altri aspetti sono presenti negli emendamenti che abbiamo presentato e sono presenti in un'altra proposta di legge che stiamo discutendo in questo momento in Commissione, che è un po' più completa della proposta di legge Schlein, consentitemi, colleghi del Partito Democratico. Anche noi avevamo chiesto la procedura d'urgenza su questa proposta di legge, perché è urgente salvare il Servizio sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma di cosa stiamo parlando? Qual è l'urgenza, il ponte di Messina? Qual è l'urgenza, ditemelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Armare l'escalation militare è l'urgenza? Ma di cosa stiamo parlando, sul serio? L'urgenza è risolvere il problema di 5.700.000 famiglie che sono in povertà assoluta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'urgenza è curare coloro che non si curano perché non hanno soldi per andare dal privato! L'urgenza, in questo Paese, è non far indebitare le famiglie per potersi curare. Questa è l'urgenza e non mi sto a soffermare a lungo sui tagli al Servizio sanitario nazionale di questo e di quasi tutti gli altri Governi di questo Paese. Ognuno si deve assumere la sua responsabilità. È vero, il Governo Meloni non è il solo responsabile dei tagli alla sanità. Sono dieci anni, quindici anni che si fanno i tagli alla sanità. Tutte le forze politiche, a esclusione di due Governi: il Governo “Conte 2” e il Governo “Conte 1” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Solo due Governi non hanno fatto tagli alla sanità. Nel “Conte 1” è stato colmato l'imbuto formativo che c'era per il problema della specialistica, è stato fatto un programma di governo delle liste d'attesa che, in gran parte, è stato copiato dallo stesso Ministro Schillaci nel decreto liste d'attesa. Il problema è che non ci ha messo un euro, in quel decreto. Era solo becera propaganda pre-elettorale, semplicemente questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Rispetto al finanziamento, io voglio ricordare che solo per la manutenzione ordinaria di un Servizio sanitario nazionale che è già al collasso non sarebbero stati sufficienti otto miliardi solo per mantenerlo; voi ne avete messi tre. E avete adottato una manipolazione narrativa che è insopportabile, perché avete raccontato che avete messo più soldi. E non è vero: non ha coperto nemmeno i costi dell'inflazione: 2.400.000 servivano per gli stipendi e per l'adeguamento dei salari. E noi siamo convinti che per garantire un Servizio sanitario nazionale civile, universalistico e pubblico, non bisogna solo assicurare risorse adeguate e personale strutturato, ma occorre anche intervenire con coraggio su alcune storture che mettono in crisi la natura pubblica della nostra sanità e che agevolano, in maniera sempre più palese, la privatizzazione del Servizio sanitario nazionale. Si pensi all'intramoenia, alle nomine politiche nella sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Si pensi alla sanità integrativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, ma anche all'accreditamento delle strutture sanitarie, alla tracciabilità della spesa sanitaria, alle liste d'attesa, alla ricerca sanitaria, alla digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale e, infine, al riordino del sistema dell'emergenza urgenza.

Ecco noi, con le nostre proposte, andiamo a vedere a 360 gradi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) in termini di bisogni di salute della popolazione e non vogliamo considerare i bisogni della salute domanda di salute, perché ciò risponderebbe al mercato del privato, questo è il punto centrale.

Devo dire che, effettivamente, è anche debole la posizione di chi si ostina a ideologizzare chi fa qualcosa in più per il Servizio sanitario nazionale. È vero, in Commissione tante volte è stato detto che non dovrebbe avere colore la difesa della salute pubblica ma, in realtà, non state facendo altro che colorarla di un colore che non ci piace assolutamente, che è quello di proseguire sulla strada, oscura dal nostro punto di vista, perché non si riesce a capire qual è il senso - anche rispetto a quello che poteva rappresentare la stessa destra sociale - di proseguire, ancora una volta, con l'idea che il Servizio sanitario pubblico debba acquistare prestazioni dal privato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Infatti, è molto chiaro che, se il Servizio sanitario nazionale pubblico acquista prestazioni, va a entrare in un conflitto di interessi che il privato ha così forte, che aumenterà la spesa sanitaria, in maniera inevitabile, perché? Perché il privato - sulla sanità, come su tutto il resto - legittimamente cerca di fare profitto, anche se noi crediamo che fare profitto sul dolore, non è una cosa umana. È una cosa disumana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Fare profitto sulla sofferenza di una famiglia, sulla sofferenza di un bambino che sta male è una cosa insopportabile, è inaccettabile! E voi lo state facendo anche spaccando l'Italia, costringendo alla migrazione sanitaria le fasce più povere della popolazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sia dalle periferie sia dal Sud verso il Nord. E lo state facendo in un'ottica che non è quella di favorire i cittadini del Nord, perché con l'aumento della migrazione sanitaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) non potranno essere garantiti i tempi d'attesa, neanche ai cittadini del Nord. La Lombardia è seconda come migrazione sanitaria, già oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): guadagna 900 milioni dalla migrazione del Sud, ma ne spende 600 per i propri cittadini che vanno fuori regione. Lo sappiano i cittadini del Nord che l'autonomia differenziata penalizzerà anche loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questa è una cosa ovvia! Glielo dovete raccontare, anche voi, parlamentari del Nord ai vostri cittadini, che non riceveranno le cure e che saranno costretti, anche loro, a trovarsi in difficoltà.

Ecco, per tutte queste ragioni che ora ho elencato, io vi dico che state facendo un'operazione che non è assolutamente accettabile: gli emendamenti nostri andavano nella direzione di un miglioramento; anche voi avete approvato delle leggi senza copertura finanziaria in passato – anche per la ZES, se ricordo bene è successo questo - quindi è chiaro che è strumentale e demagogico, per radicalizzare ideologicamente il problema. Non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Io vorrei osservare, rivolgendomi a lei, Presidente, che spesso in quest'Aula qualcuno della maggioranza ci ricorda come ci comportavamo quando eravamo al Governo, con le proposte dell'allora minoranza che venivano respinte malamente.

Voglio sottolineare, per quanto riguarda le Alleanza Verdi e Sinistra, che noi in quei Governi non c'eravamo assolutamente e quindi, a maggior ragione, pretenderei che non venisse ogni volta fatta una predica e spacciata per concessione, quello che è il diritto dell'opposizione di discutere i progetti di legge che presentiamo e, ogni tanto, riusciamo anche a portare in Aula.

Quanto all'urgenza - in questo caso, proprio perché io l'ho vissuta tutta la stagione di questo dibattito e confronto nella Commissione di competenza - devo dire che l'urgenza era di finire al più presto questo confronto, senza nemmeno iniziarlo, perché è un nodo dolente, una contraddizione cocente di questa maggioranza, il tema della sanità. Lo sappiamo tutti e tutte in quest'Aula che la sanità pubblica è in crisi conclamata: oggi abbiamo avuto un'audizione, abbiamo ascoltato con grande attenzione rappresentanti della Fondazione Gimbe che ci dicono che addirittura la sanità accreditata è in crisi e che c'è un assalto alla sanità da parte delle assicurazioni private, da parte degli imprenditori della sanità privata, che riescono ad accaparrarsi professionisti, infermieri ed infermiere, deprivando la sanità pubblica ancora di più dei professionisti necessari.

Abbiamo avuto la rappresentazione della situazione dei LEA (livelli essenziali di assistenza) in Italia e abbiamo visto, con quelle rappresentazioni, che già esiste lo “Spacca Italia” e che, con le risorse a disposizione, i livelli essenziali di assistenza non sono soltanto non garantiti, ma lo saranno sempre di meno. Se la percentuale in ordine al PIL invece che alzarsi al 7,5 - come per proponevamo noi nella proposta di legge e abbinate, che la collega Schlein ha spiegato molto bene nel suo intervento precedente - diminuisce, mi dico: ma come pensate di garantire i livelli essenziali di assistenza a livello nazionale? Non sarà possibile. È oggettivamente incredibile che voi non vogliate confrontarvi, veramente, su questo punto, magari potrebbe anche avvantaggiarsene il Ministero competente, che io so essere tanto in sofferenza. Ma vorrei sottolineare che sono milioni…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

LUANA ZANELLA (AVS). Non si preoccupi, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Sono milioni, ormai, le persone in Italia che non si curano più. Ma perché non si curano più? Non è solo questione di liste di attesa, è proprio perché le liste di attesa sono soltanto il campanello di allarme di una crisi conclamata della sanità pubblica. Voi sapete che, se una persona è gravemente ammalata, se una persona che abita nel Sud Italia deve operarsi per una operazione particolarmente delicata, cosa fa? Spesso va al Nord Italia, spesso si farà operare lì. Naturalmente con spese aggiuntive molto pesanti, molto importanti, perché voi dovete sapere che, anche se la sanità pubblica ti garantisce quello che dovrebbe garantire, secondo quanto previsto dalla legge, la salute richiede comunque un contributo di spesa delle famiglie. Ma sapete che la gente si indebita per potersi curare? Ma sapete che la gente non va più dal dentista perché non ha i soldi? Ma voi sapete che ci sono dei bambini che sono trascurati, che i pediatri di base sono praticamente introvabili in certe parti di questo Paese? Ma queste sono le preoccupazioni che dovremmo condividere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), e assumercene la responsabilità pubblica e politica. Non si tratta di opposizione o maggioranza. Adesso siamo noi qui, domani sarete voi, sicuramente io credo. Quindi cerchiamo di capire che questa è una delle preoccupazioni, uno dei problemi, una questione sentitissima dalle italiane e dagli italiani. Quindi è a loro - non a noi - che dovete rispondere, a loro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Invito la relatrice per la maggioranza, il relatore di minoranza e il Sottosegretario per la Salute, deputato Marcello Gemmato, ad esprimere il parere sugli emendamenti e sugli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 1. Cominciamo dalla relatrice per la maggioranza, onorevole Loizzo, che ha facoltà di intervenire.

SIMONA LOIZZO, Relatrice per la maggioranza. Sull'emendamento 1.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sulle proposte emendative 1.100 e 1.101 Braga, 1.2 Marianna Ricciardi, 1.3 Quartini, 1.4 Di Lauro, 1.5 Sportiello e 1.01 Quartini, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Relatore di minoranza, prego.

MARCO FURFARO , Relatore di minoranza. Relativamente all'articolo 1, sull'emendamento 1.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è contrario; sulle proposte emendative 1.100 e 1.101 Braga, 1.2 Marianna Ricciardi, 1.3 Quartini, 1.4 Di Lauro, 1.5 Sportiello e 1.01 Quartini il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'emendamento 1.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, sul quale la relatrice per la maggioranza e il Governo hanno espresso parere favorevole, mentre il relatore di minoranza ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io credo che ci siano tanti e ben giustificati motivi se fuori da quest'Aula rinunciano persino ad andare a votare. E ha ragione - lo dico tramite lei, Presidente - l'onorevole Foti quando dice: c'è un limite al gioco delle parti. C'è davvero un limite che dovremmo mettere in campo, anche a quello di prendersi in giro tra colleghi. Oggi la sanità pubblica è una sanità nella quale ci sono ritardi impietosi, in cui ci sono sovraffollamenti nei pronto soccorso, in cui non si riesce a far fronte a liste d'attesa interminabili, e in cui oltre 4 milioni di persone non riescono a curarsi perché non hanno i soldi per farlo, o perché le liste d'attesa sono troppo lunghe.

La necessità di finanziare il sistema sanitario nazionale, caro onorevole Foti e caro onorevole Marattin, che sempre dispensa relazioni dalla sua cattedra (Commenti del deputato Marattin), non è una scelta del centrosinistra, non è una scelta del Partito Democratico. Lo dico perché noi siamo entrati nel merito, siete voi che non siete mai entrati nel merito, mai intervenendo in Commissione, sempre mai partecipando alle audizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È in quelle audizioni - ricordo a chi dà lezioni proprio in questo Parlamento - che ogni volta il sottoscritto ha chiesto a scienziati, a premi Nobel, alla Federazione dei medici e dei chirurghi, ai sindacati e alle associazioni di volontariato esattamente questo e lo dico, Presidente, anche al caro onorevole Marattin.

Ho chiesto: ma si tratta di efficientare le risorse o anche del fatto che, rispetto agli altri Paesi, siamo a 810 euro in meno di spesa pro-capite e a 50 miliardi in meno, complessivamente, rispetto alla media europea? E tutti coloro che hanno a che fare con la sanità pubblica, da scienziati a premi Nobel al Terzo settore hanno detto: è qui ed ora il momento di finanziare la sanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E allora c'è un punto, che non riguarda le coperture, Santiddio, perdonatemi. Non possiamo fare sempre quelli che guidano in autostrada, vanno contro tutta la realtà e pensano non di essere ubriachi, ma di essere quelli intelligenti. Rispondete a questa domanda. Il tema non sono le coperture, il tema è se siete d'accordo o meno a finanziare il sistema sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Questa era la risposta che dovete dare ed è la risposta che non avete voluto dare. Non è che lo diciamo noi, non è che lo dice il centrosinistra, è un grido d'allarme che arriva dalla realtà, perché non si possono - perdonate - fare in campagna elettorale quelli che partono incendiari e quando arrivano qua diventano non solo pompieri, ma persino ragionieri. Siamo politici, siamo parlamentari, per cui sarebbe necessario un confronto e non l'alzata di spalle o fare finta di prendere in giro l'opposizione, dicendo che è un problema di coperture.

Ma veramente ci prendiamo in giro? Avete proposto negli anni i click a 1.000 euro, il blocco navale, di tagliare le accise, di spendere miliardi con la vita degli italiani, avete scassato tutti i conti pubblici, e ora ci spiegate l'austerità? Ma veramente! Davvero, per un elemento di dignità (Commenti), diteci un elemento molto semplice, ed è l'elemento per cui, ovviamente, voteremo contro. Ed è la cosa più grave, è la cosa più grave, perché guardate, si possono fare tante cose, ma questa roba ipocrita di dire sempre una cosa e farne un'altra per ingannare le persone è il motivo per cui avete perso anche le ultime elezioni amministrative (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e per cui perderete le prossime politiche. Perché c'è un punto: bastava - perché lo abbiamo offerto tante volte in Commissione e lo possono dire i miei colleghi e le mie colleghe - ridiscutere le coperture, vedere insieme come si potevano finanziare queste misure. Ma noi non siamo d'accordo su un punto, e oggi “il re nudo” è esattamente questo. E il punto è che, a differenza vostra, in cui gli unici e quei pochi e maledetti soldi anche nel decreto ultimo che non servirà a niente, se non per l'ennesima volta a favorire il business della sanità privata, perché è questo che volete costruire, volete denigrare, svilire e annientare il sistema sanitario nazionale, per dirigervi verso una sanità privata, verso la sanità nella quale i cittadini non pagheranno più le proprie cure con la tessera sanitaria, ma con la carta di credito, perché altrimenti - lo dico, Presidente, agli onorevoli colleghi della maggioranza e al capogruppo Foti - sarebbe bastata una cosa molto semplice, sarebbe bastato dire all'opposizione: certo la sanità pubblica - come ci hanno detto medici, infermieri, sindacati, scienziati e compagnia cantante - è in pericolo e insieme dobbiamo salvarla. Voi farete una scelta politica sulle coperture, ma utilizzare le coperture per mascherare, in realtà, il fatto che volete andare verso un altro sistema, credo che sia la peggiore ipocrisia che pagherete, poi, nelle urne elettorali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Signor Presidente, voteremo chiaramente a favore di questo emendamento, della condizione proposta dalla Commissione bilancio. Però vorrei parlare, io non ho interrotto nessuno…

PRESIDENTE. Cortesemente. Prego onorevole.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). …se fosse possibile, qualche minuto soltanto. Noi in Commissione abbiamo discusso a lungo di questa proposta di legge e delle proposte di legge collegate. Abbiamo fatto moltissime audizioni, abbiamo ascoltato, credo, 20 o 30 soggetti, società scientifiche, associazioni dei pazienti, realtà e associazioni che si occupano di sanità. Abbiamo discusso e dibattuto, a lungo e in largo. Credo che, però, si salti anche la condizione che abbiamo di fronte anche altri strumenti su cui discutere. Al Senato, in questo momento, c'è un decreto-legge presentato dal Governo e approvato dal Consiglio dei Ministri il 3 giugno, che affronta due questioni su tre che sono previste da questa proposta di legge a prima firma dell'onorevole Schlein, che affronta il tema del personale e delle liste d'attesa, che rimette al centro il tema di una riorganizzazione forte e importante del sistema sanitario nazionale, che considera e precisa in maniera chiara e identificativa che il decreto legislativo n. 502 del 1992 prevede che il sistema pubblico della sanità sia gestito sia dalle strutture gestite dal pubblico, sia da quelle del privato accreditato, che quindi hanno diritto e rientrano tutte in un'organizzazione in cui il pubblico governa il processo della cura e dell'assistenza. Non significa regalare fondi ai privati, forse è stato fatto nei dieci anni precedenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), significa mettere il privato accreditato all'interno del servizio di sanità pubblica, in cui sia il pubblico che governa il processo e non il privato che si sceglie i pazienti, come è stato fino ad oggi. Questa è la grande rivoluzione che il provvedimento del Governo porta avanti, su cui c'è un'interlocuzione, c'è la possibilità di discutere. C'è, poi, un disegno di legge che il Consiglio dei ministri ha approvato e che arriverà alla discussione parlamentare, che dovrà anche vedere uno stanziamento ulteriore, per questo si è fatto un disegno di legge, su cui sarà possibile discutere e confrontarci nel merito.

Quindi, non è vero che la maggioranza chiude le porte a una discussione sulla sanità. Credo che il presidente Cappellacci, come tutta la maggioranza in Commissione, sia aperto a una considerazione molto importante, così come il Governo, con il Sottosegretario Gemmato e con il Ministro Schillaci, che è sempre disponibile ad affrontare temi che per noi sono importanti e centrali.

Certo, non si poteva fare con una proposta di legge, che non risponde alle logiche di un articolo della Costituzione italiana e non perché noi politicamente non vogliamo affrontare questo problema, lo stiamo facendo, lo vogliamo fare, lo faremo nei prossimi mesi, affrontando le questioni nel merito e, soprattutto, individuando sia le risorse che potranno essere disponibili e necessarie per aumentare una riorganizzazione del sistema sanitario nazionale, sia le risorse che consentano di poter curare meglio i pazienti italiani e questo si fa non con l'ideologia, ma con le cose concrete e vere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo solo per esprimere il personale imbarazzo e anche quello del nostro gruppo nell'aver assistito a un dibattito che se abbiamo iniziato a definire “populista” ci dobbiamo ricredere. È un dibattito cinico, fatto sulle spalle degli italiani; non c'è nessuna porta che viene chiusa, perché non c'è nessuna porta che è stata aperta. È evidente, anche sulla base delle ultime dichiarazioni, che si è trattato di una messa in scena elettorale, addirittura, pensando alle elezioni del 2027.

Ecco, abbiamo offerto uno strumento, per carità, del tutto imperfetto, che poteva servire ad aprire quella porta e a fare un dibattito, uno strumento che, almeno, dava una copertura tecnicamente valida e che, poi, avrebbe consentito una discussione politica, perché è evidente che su un tema così importante ci deve essere una discussione politica.

Ecco, ciò a cui abbiamo assistito non è stata una discussione politica, è stato bieco cinismo elettorale. Ci saremmo almeno potuti risparmiare i riferimenti personali ai malati, che ciascuno di noi conosce (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe) e che in una discussione di questo tipo non dovevano nemmeno essere tirati in ballo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

A seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, risultano preclusi tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1, unitamente alla votazione dell'articolo 1 stesso.

Passiamo, quindi, all'articolo aggiuntivo 1.01 Quartini.

Se nessuno intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, risultano altresì preclusi tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 2, unitamente alla votazione di tale articolo.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1741-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, direttamente all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori, per la maggioranza e di minoranza, e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

Prego, relatrice per la maggioranza.

SIMONA LOIZZO, Relatrice per la maggioranza. Sull'emendamento 3.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sugli emendamenti 3.1 Bonetti, 3.2 Schullian, 3.5, 3.4, 3.6, 3.7 e 3.8 Quartini, 3.100 Faraone, 3.10 Quartini e 3.11 Marianna Ricciardi, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Sugli articoli aggiuntivi, a pagina 13?

SIMONA LOIZZO, Relatrice per la maggioranza. Sugli articoli aggiuntivi 3.04, 3.05 e 3.09 Bonetti, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

MARCO FURFARO, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è contrario, così come è contrario sugli emendamenti 3.1 Bonetti e 3.2 Schullian. Sull'emendamento 3.5 Quartini, mi rimetto all'Assemblea. Sugli emendamenti 3.4, 3.6, 3.7 e 3.8 Quartini, il parere è favorevole.

Sugli emendamenti 3.100 Faraone e 3.10 Quartini il parere è contrario. Sull'emendamento 3.11 Marianna Ricciardi, il parere è favorevole. Sugli articoli aggiuntivi 3.04, 3.05 e 3.09 Bonetti il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere è conforme ai pareri espressi dalla relatrice di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Presidente, intervengo per una dichiarazione di voto sull'emendamento. Avendo partecipato in Commissione e avendo sottoscritto questa norma, ho ascoltato oggi in Aula delle cose che mi hanno colpito, Presidente, così come nella discussione di questi emendamenti. Noi veniamo da anni in cui una pandemia mondiale ha posto all'attenzione di ognuno di noi, di ogni cittadino italiano, ma anche europeo e del mondo, il tema della salute e della sanità.

In quei giorni tremendi della pandemia abbiamo tutti riscoperto, in maniera drammatica, il senso e il valore della salute, della salute pubblica, perché tanti l'hanno perduta, troppi sono morti. Abbiamo, giustamente, valorizzato il ruolo dei medici, degli infermieri e dei tanti che si sono impegnati per salvare la vita, come lo fanno quotidianamente. Però, in quegli anni, d'altra parte, la sanità ha anche molto sofferto: noi sappiamo che tanti screening sono stati rimandati; alcuni interventi programmati sono stati rimandati. La ripresa della sanità e della salute pubblica, a seguito di quella terribile pandemia, è stata - ed è - una ripresa molto faticosa.

Allora, quando noi proponiamo una legge il cui titolo è molto esplicito, “Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale, in attuazione dei principi di universalità, uguaglianza ed equità”, diciamo una cosa molto semplice: che dobbiamo e vogliamo tutelare la salute, così come previsto dalla nostra Costituzione. Ho sentito colleghi della maggioranza dire che anche loro hanno questo desiderio e ne siamo felici, perché è quello che va fatto per i nostri concittadini e per la salute pubblica.

Allora sa, Presidente, quando noi diciamo che si sta bocciando una norma che tutti dovremmo fare ed applicare, e che tutti vorremmo, per burocrazia, regolamentare, diciamo la realtà.

Io non ero fortissimo in matematica da bambino, ma ho capito che il 32 viene prima dell'81: non si può citare un articolo della Costituzione che si chiama articolo 81, senza ricordarsi dell'articolo 32 che parla del diritto fondamentale alle cure. Allora, se siamo tutti convinti del diritto fondamentale alle cure, questi soldi li dovevamo trovare insieme, colleghi: sappiamo benissimo che quando si vogliono trovare, i soldi si trovano.

Allora, non basta fare dei decreti all'ultimo minuto - dopo che questa norma era stata presentata - per far vedere al Paese e ai cittadini che ci si sta occupando di alcuni punti fondamentali.

Noi sappiamo che 800 milioni per aprire i centri in Albania sono stati trovati; che 900 milioni per spalmare i debiti delle squadre di calcio sono stati trovati; che alcuni miliardi - sapremo quanti - per acquistare i carri armati Leopard sono stati trovati. Allora, troviamo e trovate i soldi per la sanità; altrimenti, spiegate ai nostri concittadini perché per alcune cose si trovano i soldi e per altre no. Nel frattempo, glielo spiegheremo noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Solo una nota. Non entrerò proprio nel merito di questo provvedimento, perché i colleghi hanno già ampiamente discusso. Faccio questo intervento per far mettere a verbale e chiedere a lei, Presidente, di riportare al Presidente Fontana che non è possibile continuare a lavorare in una Commissione bilancio che viene continuamente svilita da questa maggioranza, perché viene piegata ai propri scopi e alle proprie esigenze.

Non è possibile avere una Commissione bilancio in cui il Governo, quando si fanno domande in merito alle coperture, dà risposte esclusivamente con parere contrario, in assenza di relazione tecnica. La relazione tecnica non la devono fare i parlamentari, deve arrivare. Allora, possiamo capire che non su tutti gli emendamenti debbano arrivare le relazioni tecniche, ma trincerarsi dietro l'assenza delle relazioni tecniche anche in caso di emendamenti come il 3.4, il 3.5 e, prima ancora, il 2.2 - che è evidente che portavano risparmi rispetto al provvedimento - significa abusare della posizione della Commissione bilancio, facendola diventare un'ennesima Commissione di merito. Perché, se non ci sono problemi economici e finanziari, gli emendamenti in Commissione bilancio devono passare e possono essere tranquillamente bocciati, anche senza nessuna motivazione nella Commissione di merito (in questo caso, la Commissione sanità).

Per cui faccio questa richiesta, Presidente, perché non è possibile continuare in questo modo: la Commissione bilancio è totalmente svilita.

Infine, un ultimo commento, per suo tramite, al Presidente Foti.

A sua memoria, voglio ricordare che, quando vuole, questa maggioranza è in grado di piegare le normative: per esempio, quando vi è stata l'approvazione del decreto Sud - lo ha citato il mio collega Quartini - è stata totalmente violata la legge di contabilità. Infatti, c'erano 1,8 miliardi assolutamente non coperti dal decreto, era previsto un decreto ministeriale successivo, e invece, sono stati messi in legge di bilancio. Quando, al contrario, ha voluto utilizzare la legge di contabilità, ha provveduto a far eliminare l'articolo 7 della legge sul salario minimo, andando a dire che c'erano delle necessità di copertura che - non c'erano, perché tutto il comparto pubblico non aveva i problemi di copertura, perché era oltre il salario minimo. Quindi, utilizzando la legge di contabilità, ha fatto cancellare l'articolo 7. Quindi, questa maggioranza, quando ha voluto, ha piegato tranquillamente la legge di contabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dell'Olio. Ovviamente, mi farò parte diligente rispetto alla sua istanza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

A seguito dell'approvazione dell'emendamento 3.300, risultano preclusi tutti gli altri emendamenti riferiti all'articolo 3, unitamente alla votazione dell'articolo stesso.

Passiamo, dunque, all'articolo aggiuntivo 3.04 Bonetti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.04 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.05 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.09 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1741-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori per la maggioranza e di minoranza e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e 4.100 Faraone.

SIMONA LOIZZO, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole, mentre sull'emendamento 4.100 Faraone il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

MARCO FURFARO , Relatore di minoranza. Sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e sull'emendamento 4.100 Faraone il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere conforme alla relatrice di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento

Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo che in quest'Aula si stia consumando l'ennesima negazione di quello che dovrebbe essere il dibattito parlamentare. Inoltre, credo si stia anche facendo davvero una grande confusione tra i ruoli di maggioranza e i ruoli di minoranza, perché, quando ci si trova di fronte ad un'emergenza, come quella che pervade il Servizio sanitario nazionale, che ha bisogno di risposte anche molto puntuali, una maggioranza parlamentare avrebbe il dovere - oltre che il diritto - di portare delle proposte, di avanzare delle idee, di indicare qual è la strada per dare risposte alle tante domande che cittadine e cittadini ogni giorno vivono.

Di fatto, invece, questa maggioranza non trova altra strada che presentare emendamenti abrogativi delle proposte di legge che le minoranze, con fatica, hanno presentato, raccogliendo anche le istanze di alcune regioni. Ed è perlomeno bizzarro sentire citare in quest'Aula il tema delle coperture finanziarie, perché vorrei ricordare a tutti, specie a chi è intervenuto sottolineando questo aspetto, che qualche giorno fa abbiamo avuto il Ministro Calderoli che ci ha detto che, riguardo alla copertura dell'autonomia finanziaria, non era in grado di darci indicazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che avrebbe visto in futuro come sarebbe andata. Ora rischiamo anche il ridicolo, da questo punto di vista.

In ogni caso, vorrei anche ricordare che, proprio nell'articolo di cui viene chiesta la soppressione, qualche indicazione c'è, in maniera molto chiara, anche riguardo il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, certo cosa diversa rispetto a un Governo che, a raffica, produce dei condoni, strizza l'occhio agli evasori, dice che in fondo non è così grave fare abusi edilizi piuttosto che evasione fiscale, perché è tutta lì la strada. È tutto lì far comprendere che, in questo Paese, chi non paga le tasse ruba soldi alla sanità, ruba soldi a tutti noi, anche a se stesso, nel momento in cui ha bisogno di una risposta di salute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

La cosa che più lascia davvero esterrefatti - e questo è vero - è che, come Parlamento, come parlamentari, si fa riferimento a un'azione di Governo, citando un decreto che, oltretutto, vorrei ricordare a tutti, è proprio fuffa nel vero senso della parola, perché, al di là del proclama, c'è il piccolo particolare che senza i decreti attuativi non succede niente, che riguardo al tetto di spesa, in realtà, non è vero che è stato tolto sul personale, e potrei andare avanti nello smontare quel sistema.

Ma, al di là del merito, c'è la forma. Non sono disponibile, il gruppo del Partito Democratico non è disponibile, le minoranze mi sembrano non siano disponibili a farsi commissariare dal Governo. Invito tutti ad andare a vedere gli atti parlamentari che portarono all'approvazione del Servizio sanitario nazionale. Tina Anselmi fece la sintesi di un lavoro, frutto di un confronto vero tra parlamentari, in Commissione, con la società civile, con il mondo della sanità, con le associazioni dei pazienti, con i cittadini e le cittadine di questo Paese.

Qui c'è qualcuno che vorrebbe sempre prendere la scorciatoia dell'autoritarismo - ora su questi provvedimenti, chissà se passasse il premierato - senza passare dalla fatica della politica. Fate la maggioranza, siate rispettosi del ruolo che i cittadini e le cittadine vi hanno consegnato, di essere parlamentari, non gli esecutori del volere altrui (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 4.300, risultano preclusi l'emendamento 4.100 Faraone e la votazione dell'articolo 4.

Avverto che la soppressione di tutti gli articoli di cui si compone il testo equivale alla reiezione del provvedimento nel suo complesso. Non procederemo, pertanto, né all'esame degli ordini del giorno né alla votazione finale.

Seguito della discussione della proposta di legge: Battilocchio ed altri: Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane (A.C. 1737-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1737-A: Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane.

Ricordo che nella seduta del 17 giugno si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti 2.101, 2.102 e 2.103 De Monte sono stati ritirati dalla presentatrice.

(Esame dell'articolo 1 - A. C. 1737-A​)

Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

(Esame dell'articolo 2 - A. C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

PAOLO EMILIO RUSSO , Relatore. Buonasera, Presidente, grazie. Allora, sull'emendamento 2.100 De Monte il parere è favorevole. Sull'emendamento 2.300 della Commissione il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il parere del Governo, per favore.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 De Monte, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.300 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 71).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pertanto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 72).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pertanto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pertanto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 74).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la Sottosegretaria di Stato per l'Interno, deputata Wanda Ferro, ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/1737-A/1 Penza il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1737-A/2 Auriemma il parere è contrario.

PRESIDENTE. Grazie al Governo. Diamo per acquisito, allora l'ordine del giorno n. 9/1737-A/1 Penza, sul quale il parere del Governo è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1737-A/2 Auriemma, invece, se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1737-A/2 Auriemma, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Solo per annunciare il voto favorevole della Componente Minoranze Linguistiche del gruppo Misto. Mi permetto di depositare il mio intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). A nome del gruppo, dichiaro il voto favorevole e chiedo di poter depositare il mio intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Anche noi annunciamo il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati e chiediamo di poter depositare l'intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Annuncio il voto favorevole di AVS e chiedo di depositare l'intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Intervengo per annunciare il voto favorevole di Azione e chiedo di poter consegnare l'intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Come primo firmatario, ringrazio tutti i colleghi di vari gruppi politici che hanno sottoscritto la proposta (Applausi) e ringrazio anche l'Aula per il dibattito che c'è stato sia nelle Commissioni, che nella seduta plenaria di lunedì. Quindi, annuncio il voto favorevole di Forza Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Anche il MoVimento 5 Stelle voterà a favore di questa proposta di legge e depositeremo il nostro intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier e lascio agli atti il mio intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per comunicare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Anche noi consegniamo. Consegnerò il mio intervento e annuncio il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1737-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1737-A: “Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 76).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo quanto comunicato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, martedì 25 giugno, essendosi concluso l'esame delle proposte di legge nn. 433 e 1741-A, all'ordine del giorno della seduta di lunedì 8 luglio, dopo la discussione generale del disegno di legge n. 1691, sarà inserita la discussione generale della proposta di legge n. 960, in materia di rilascio di passaporti all'estero.

Il relativo seguito dell'esame sarà iscritto, quale ultimo argomento, all'ordine del giorno delle sedute a partire da mercoledì 10 luglio.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Domani, ancora una volta, ricorderemo l'anniversario della strage di Ustica del 27 giugno 1980 e, ancora una volta, da una inchiesta giornalistica sono emerse notizie che appaiono utile a fare luce sulla strage. Lo abbiamo detto più volte e più volte abbiamo assunto iniziative parlamentari in merito, raccogliendo anche l'appello dell'Associazione dei familiari delle vittime e della sua presidente, Daria Bonfietti. È fondamentale acquisire tutte le informazioni in loro possesso da Paesi amici dell'Italia, che aiutino a fare piena luce sulla strage. Emergono ora nuove informazioni che riguardano la Francia.

Chiediamo al Governo di mettere in campo un'azione a livello internazionale. Lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari, lo dobbiamo alla nostra democrazia, perché la dignità dell'Italia richiede che si raggiunga la piena verità su quella che è stata una gravissima violazione della nostra sovranità nazionale. Chiediamo che il Ministro degli Esteri Tajani riferisca in Aula in merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà.

GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Grazie, Presidente. Questa mattina, nel suo studio professionale, a Foggia, si è spento l'onorevole Paolo Agostinacchio. È nato ad Ascoli Satriano il 22 luglio 1938, un paese della provincia di Foggia che gli ha dato appunto i natali e ha dato i natali anche alla sua vita politica, che ha percorso la storia della destra di Capitanata, la destra della regione Puglia e, per la storia che Paolo Agostinacchio ha rappresentato, anche di questo Parlamento.

Avvocato, toga d'oro nel 2018, consigliere comunale, consigliere provinciale. È stato più volte deputato della Repubblica italiana con il Movimento sociale prima, con Alleanza Nazionale poi. Nell'ultima sua esperienza parlamentare è stato presidente della Commissione bilancio della Camera dei deputati. Sindaco della città di Foggia dal 1995 al 2004, Paolo Agostinacchio è stato anche Presidente del consiglio nazionale dell'ANCI. Paolo Agostinacchio è entrato in questo Parlamento all'età di 44 anni, la mia stessa età, ed è entrato in questo Parlamento tra le fila del Movimento sociale, che ha caratterizzato, per i valori che il Movimento sociale rappresentava, tutta quanta la sua vita. In occasione del suo ottantesimo compleanno, alla domanda specifica di una giornalista, lui disse chiaramente: sono nato missino e morirò missino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Nel 2019, decide di aderire formalmente, come sostenitore semplice, come un qualunque iscritto, a Fratelli d'Italia. Una verve politica caratterizzata da un sentimento di costante appartenenza ai valori che hanno segnato la propria vita. Lui era don Paolo per tutti, anche se in pubblico rimaneva sempre l'onorevole, ma per la città di Foggia lui è sempre stato ed è ancora oggi il sindaco della città di Foggia. Vedete, l'onorevole Agostinacchio, che, peraltro, per i casi della vita, ho sentito proprio questa mattina, quando venne a sapere che stavamo organizzando alcune attività e lui stesso si era ancora una volta reso prodigo di consigli, era un rautiano convinto, ma sempre leale al partito a cui lui è appartenuto. Lui costantemente diceva di appartenere a quella destra la cui unica nostalgia è la nostalgia del futuro. Era un rautiano convinto che amava i giovani ed era sempre lì, pronto anche a spiegare le letture che dovevano guidarci. Io non posso non ricordare con quanto sacrificio provò a spiegarmi alcuni passaggi delle idee che mossero il mondo. Così come anche nel corso dell'ultima campagna elettorale, che ancora una volta lo ha visto protagonista per Fratelli d'Italia, nel corso di una discussione, non posso non ricordare quanto vicino ho sentito alla mia fronte il posacenere della sua scrivania.

Era un uomo animato da passioni profonde. Era un visionario per certi versi, ma era soprattutto un galantuomo. Quando si spegne la vita di un galantuomo, l'unica cosa che mi sento di dire è che noi non chiudiamo l'ultima pagina di un libro da scrivere, ma semplicemente iniziamo una storia che va raccontata (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Presidente, voglio anch'io ricordare la figura di Paolo Agostinacchio che io stesso - lo faccio anche a nome del gruppo di Forza Italia -, fino a che ci siamo potuti incontrare, ho continuato a chiamare sindaco, pur avendo lui ricoperto tutte le cariche che sono state raccontate. Un uomo di altissimo profilo, di una profondità culturale importante. Un uomo che ha una storia sua politica che, con grande coraggio e fierezza, ha sempre difeso, ma un uomo che ha anche guardato oltre: è stato talmente bravo a guardare oltre che è stato un riconosciutissimo uomo delle istituzioni.

Mi piace ricordarlo così, un uomo delle istituzioni che quando poi si trattava di scendere in campo, di scendere nella mischia, di fare la campagna elettorale, diventava un giovane militante, un giovane appassionato di politica.

Lui ha partecipato alle ultime elezioni comunali, che si sono tenute nella città di Foggia, da vero e proprio militante, da dirigente di partito, da uno che quasi, se avesse potuto, sarebbe andato ad attaccare persino i manifesti. Agostinacchio era un uomo che ha insegnato a tanti giovani, io ho avuto la fortuna di averci a che fare, perché, mentre egli era il sindaco della città di Foggia, io ricoprivo la carica di vicesindaco di un altro uomo che è stato anche qui, alla Camera dei deputati, e poi è stato sindaco, Mimmo Menniti: uomini che lasciano una traccia. Quella traccia, che sia di destra, che sia di sinistra, il nostro Paese la deve guardare con attenzione. Se è vero che dobbiamo formare la classe dirigente, bene, io penso che la classe dirigente si formi anche guardando a questi esempi, ripeto, che non hanno colore politico, quando sono esempi alti. Io sono fiero, noi siamo fieri di aver conosciuto Paolo Agostinacchio e di poterne prendere il suo esempio di uomo delle istituzioni. Ciao, Paolo (Applausi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Presidente, siamo a 46. Sono 46 i morti per suicidio nelle carceri italiane, due ulteriori rispetto alla settimana scorsa. Siamo al secondo foglio di questo elenco e la cosa più triste e, forse, meno umana è che, man mano che andiamo avanti, che l'emergenza diventa più evidente, i giornali non riportano più nemmeno il nome, l'età e le storie delle persone che si sono tolte la vita in carcere. Ne sono morti due giovedì scorso, quando ha fatto il precedente elenco: uno a Novara e uno nel penitenziario di Caltanissetta.

Allora, le tante forze politiche di questo Parlamento hanno chiesto un'informativa urgente al Ministro Nordio, non è ancora stata calendarizzata e noi speriamo possa essere fatto il prima possibile per dire che il Parlamento si occupa di questo tema. Era in calendario un Consiglio dei ministri che aveva in oggetto anche la discussione delle misure urgenti per risolvere l'emergenza carceri. Purtroppo, sappiamo, questo tema non è stato trattato.

Dunque, pochi giorni fa, a Livorno un detenuto è evaso, perché le forze della Polizia penitenziaria sono talmente poche da non poter garantire il piantonamento delle mura di cinta. Qualche giorno fa, a Gorizia, cinque uomini della polizia penitenziaria sono stati aggrediti da un detenuto e non possiamo solo dire che è colpa dei detenuti. È colpa dello Stato ed è colpa del sistema penitenziario che oggi non sta funzionando. Ci chiediamo cos'altro debba accadere, affinché non solo questo Governo, ma questo Parlamento si occupi anche di loro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Il 28 novembre 2022, due giorni dopo la terribile alluvione che colpì l'isola di Ischia, mi recai lì per portare la mia vicinanza alle amministrazioni locali e a quelle comunità.

L'isola, purtroppo, negli anni, ha subito terremoti e alluvioni e l'obiettivo del mio intervento, oggi, a distanza di quasi due anni, è quello di non spegnere i riflettori su questa gemma del Mediterraneo, che con le sue bellezze naturali e le sue acque termali è un'importante meta turistica per i visitatori provenienti da tutto il mondo.

Tuttavia, Presidente, quest'isola sconta ancora numerosi problemi. Se ne parla poco, ma chi vive su un'isola ha alcuni svantaggi rispetto a chi abita sulla terraferma. Per questo motivo, bisogna assolutamente dare continuità all'articolo 119 della Costituzione e affrontare con celerità le problematiche degli isolani.

Anzitutto, Presidente, parlando dell'isola verde, le coste hanno subito un grave degrado a causa dell'erosione costiera e dei cambiamenti climatici, mettendo a rischio l'ambiente marino, ma anche l'industria turistica e l'economia locale. Per tale motivo, Presidente, il ripascimento delle spiagge, la cui progettazione risulta già finanziata dalla regione Campania, si configura come un intervento di fondamentale importanza per proteggere l'ecosistema, per potenziare la vocazione turistica e aumentare i posti di lavoro.

Anche per questo motivo nella prossimità della legge di bilancio chiederemo al Governo di stanziare i fondi necessari anche per avviare la fase esecutiva.

Inoltre, Presidente, bisogna intervenire sui presidi sanitari, presenti, purtroppo, ancora oggi solo in poche isole. Andrebbero incentivati i medici che accettano il trasferimento in plessi ospedalieri presenti sulle isole, che di fatto risultano essere aree disagiate, ed evitare ciò che è successo, per esempio, nei giorni scorsi proprio all'ospedale di Ischia, il “Rizzoli”, dove giunto per un sopralluogo col sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale e il medico chirurgo Domenico Loffredo per visionare lo stato dei luoghi dopo il crollo di un solaio avvenuto nei giorni scorsi, il medico si è dovuto allontanare e ritornare in sala operatoria per un codice rosso, nonostante avesse terminato il turno di lavoro, per supportare i pochi colleghi.

Presidente, tutto questo è inaccettabile. Anziché drenare fondi ulteriori al Nord, con l'autonomia differenziata, l'Esecutivo dovrebbe aiutare le aree fragili del Paese, a partire proprio dalle isole minori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Al termine degli interventi di fine seduta preciso che….

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, chiedo di parlare!

PRESIDENTE. Qui non risulta. Ma va bene, prego, ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Mi scusi, Presidente: poiché è la terza volta, insisterò col collega Grimaldi che ogni volta fa queste pecionate - perdonatemi - che mi danno molto fastidio, visto che io glielo chiedo sempre in anticipo. Poi, uno si stanca anche e, visto che si aspetta la possibilità di intervenire, probabilmente abbiamo un problema o col nostro vicecapogruppo o col nostro ufficio interno, visto che è la terza volta che mi succede di intervenire - come mi era stato chiesto dagli uffici - chiedendolo con anticipo. L'ho chiesto con un'ora di anticipo e, ovviamente, mi infastidisce pure di essere richiamato su questa cosa.

PRESIDENTE. No, non è richiamato, per carità.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). No, richiamato nel senso che mi viene detto che non è stata fatta la richiesta. Allora, o gli uffici del nostro gruppo non funzionano bene oppure il nostro vicecapogruppo è molto sbadato.

Voglio sottolineare, Presidente, un elemento - visto che ho intenzione di chiedere al Ministro di intervenire in Aula su questa vicenda - relativo al direttore e responsabile del Bosco di Capodimonte nonché del Museo di Capodimonte, il candidato sindaco sconfitto in malo modo a Firenze, Schmidt, che oggi ha rilasciato delle sue perle ai giornali.

È una persona che ha avuto la nomina tre mesi prima della sua candidatura a sindaco di Firenze e ha offeso il nostro territorio perché - lo voglio ricordare all'Aula - ha fatto una campagna elettorale dicendo che Firenze non è Torre del Greco, affermando, in modo sprezzante, che la sua Firenze non è come Torre del Greco; ovviamente, il suo riferimento era al fatto che un ex sindaco fosse originario di Torre del Greco, perché lui, che è di origine tedesca, disprezza chi è originario del Sud e, quindi, è andato a vivere a Firenze.

È un personaggio che, almeno nei nostri territori, viene considerato il peggio del peggio che la pubblica amministrazione può dare al nostro territorio. D'altronde, non è mai venuto al Bosco di Capodimonte, pur prendendo i soldi dei napoletani che gli vengono dati come direttore, altra vicenda ignobile.

Ma la perla finale è che lui ha detto che non verrà spesso a Napoli a fare il direttore. Nonostante sia ben pagato, questo personaggio - che ha preso il peggio della burocrazia e della cattiva amministrazione spesso presente sui nostri territori - ha detto che d'altronde l'ex direttore del Bosco e del Museo, Bellenger, aveva una casa a Ischia e una casa a Parigi, confondendo il fatto che avere un'abitazione da qualche altra parte non significa non andare a lavorare. Perché lui dice questo? Perché vuole fare il consigliere comunale e dovrebbe fare, in certi giorni, il pendolare tra Firenze e Napoli.

Noi non abbiamo bisogno di amministratori part time, di doppiolavoristi, di cumulatori seriali di incarichi; abbiamo bisogno di persone che si dedicano al nostro territorio. Il Museo e il Bosco di Capodimonte sono in grande difficoltà da quando è arrivato questo nuovo Ministro e, purtroppo, nonostante sia napoletano, abbiamo un peggioramento sistematico. Allora, la nostra richiesta è che chi ha incarichi istituzionali importanti si dedichi a quelli, altrimenti lasci ad altri.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Preciso che, secondo le intese intercorse fra i gruppi, nella seduta di giovedì 4 luglio, dopo la conclusione dell'esame del decreto-legge Coesione, sarà iscritto all'ordine del giorno il seguito dell'esame delle mozioni volte al riconoscimento dello Stato di Palestina, con priorità rispetto al seguito dell'esame del disegno di legge n. 1718.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 1 luglio 2024 - Ore 10,30:

(ore 10,30, con votazioni non prima delle ore 16)

1. Discussione del disegno di legge:

S. 1133 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione (Approvato dal Senato). (C. 1933​)

La seduta termina alle 21,45.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FRANCO MANES, ISABELLA DE MONTE, ALESSANDRO COLUCCI, FILIBERTO ZARATTI, ANTONINO IARIA, GIORGIA ANDREUZZA E RICCARDO DE CORATO (A.C. 1737-A​)

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1737-A​). Grazie Presidente. Questo disegno di legge che istituisce la giornata nazionale delle periferie urbane, può rappresentare una importante e costante celebrazione che ci permette di riflettere sull'importanza delle aree periferiche delle nostre città e sulle sfide e opportunità che queste rappresentano per la nostra società e per i territori interessati.

Le periferie urbane sono spesso viste come luoghi marginali, caratterizzati da povertà, disoccupazione, criminalità e mancanza di servizi essenziali. Tuttavia, queste aree sono anche ricche di risorse umane e potenzialità, e rappresentano una parte fondamentale della nostra comunità, sia dal punto di vista antropico che urbanistico.

Una ricorrenza che ci invita a riflettere su come possiamo migliorare i sistemi urbani dal punto di vista progettuale e urbanistico e del tessuto sociale e occupazionale, creando per l'appunto opportunità di lavoro, garantendo l'accesso a servizi di qualità, promuovendo la partecipazione civica e il senso di comunità. Quel senso di civiltà del rispetto del bene comune che spesso e volentieri viene dimenticato non solo nelle aree conurbate delle nostre città, ma anche nelle aree interne e nei nostri piccoli comuni.

Una delle sfide principali che dobbiamo affrontare nelle periferie urbane è quella della disuguaglianza sociale ed economica. Troppo spesso, le persone che vivono nelle periferie sono escluse dalle opportunità di crescita e sviluppo, a causa della mancanza di servizi, della discriminazione e della mancanza di accesso a risorse fondamentali.

Per affrontare questa sfida, è fondamentale ascoltare, confrontarsi con le varie realtà innanzitutto come, devo dire, sta facendo con grande attenzione la commissione d'inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie attraverso l'azione continua ed efficace del presidente Battilocchio.

Ma ascoltare ed informarsi e confrontarsi non basta bisogna investire in queste aeree, garantendo innanzitutto l'accesso ai servizi essenziali come istruzione, sanità, trasporti e infrastrutture, promuovendo la creazione di posti di lavoro e sostenendo l'imprenditorialità locale.

Fondamentale considerare tali aree non come luoghi di sperimentazioni accademiche, ma luoghi di vita in cui le istituzioni, i cittadini e le competenze professionali e tecniche devono sintetizzare e concretizzare buone pratiche pianificatorie innanzitutto, e infine efficaci azioni realizzative.

Importante quindi, promuovere la partecipazione attiva dei residenti, delle associazioni tutte, delle regioni e del mondo del volontariato e delle istituzioni nel processo decisionale, ascoltando le loro esigenze e preoccupazioni e coinvolgendoli nella implementazione di politiche e programmi che riguardano le loro comunità. Ma attenzione risulta necessario non limitarsi all'areale conurbato di queste aeree ma coinvolgere i territori adiacenti e limitrofi che necessariamente con le periferie interagiscono, soprattutto quei territori semi rurali che possono essere degli importanti elementi di unione tra diverse tipologie di sviluppo antropico e urbanistico.

La giornata nazionale delle periferie urbane ci offrirà anche l'opportunità di conoscere e celebrare anche le molte iniziative positive che si svolgono in queste aree, grazie al continuo impegno e alla creatività delle persone che vivono in queste parti delle nostre città.

Progetti culturali, sociali ed economici, associazioni di quartiere, cooperative e altre forme di organizzazione comunitaria sono solo alcune delle iniziative che contribuiscono a migliorare la qualità della vita nelle periferie urbane.

In conclusione, nel dichiarare il voto favorevole della componente delle minoranze linguistiche, mi auguro che si possa in futuro attraverso l'incisiva azione della commissione parlamentare di inchiesta e della ben conosciuta attenzione del suo presidente, onorevole Battilocchio, che ringrazio per la sua attività, arrivare con un disposto ad hoc a celebrare anche un altro tipo di periferie, non urbane, non riguardanti le nostre città più grandi, ma che sono invece le periferie territoriali lontane spesso dai servizi primari, con difficoltà strutturali nei trasporti e oggetto di una desertificazione antropica e demografia: le nostre aree interne. Contesto questo che meriterebbe una giornata e celebrazione dedicata e azioni puntuali.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1737-A​). Grazie Presidente, membri del Governo, Colleghe e Colleghi, oggi abbiamo all'ordine del giorno le disposizioni recanti l'istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane.

La data individuata è quella del 24 giugno. La data purtroppo ci ricorda un evento che desta tuttora il massimo sentimento di dolore. Alla data del 24 giugno 2014 risale infatti il tragico episodio che ha visto come protagonista la piccola Fortuna Loffredo, di appena sei anni, deceduta dopo essere precipitata dall'ottavo piano di un palazzo situato nel parco verde di Caivano.

Nonostante in un primo momento sembrasse essersi trattato di un incidente, ben presto i risultati dell'autopsia rivelarono, invece, che la bambina era stata oggetto di ripetuti abusi e violenze, anche sessuali.

Questa data, quindi, deve indirizzarci a mettere tutta l'attenzione possibile su ciò che dovrebbe essere garantito a tutti: le condizioni di sicurezza, lo sviluppo economico, sociale, culturale e la qualità della vita delle città e delle loro periferie.

Il degrado delle città è ormai un fenomeno che non conosce confini, è diffuso ormai in tutta Italia, e non è imputabile ad alcun colore politico, è un fenomeno altamente preoccupante.

Questo Parlamento se n'è fatto carico, dato che in questa legislatura è stata attivata la Commissione di inchiesta sul degrado delle periferie.

Tra i soggetti che devono farsi parte attiva rientrano lo Stato, le Regioni, le Province, le città metropolitane e i Comuni, con attività che vanno dalle iniziative specifiche, alle manifestazioni pubbliche, a cerimonie, incontri e momenti di studio e analisi.

In questo senso la proposta al nostro gruppo è stata quella di introdurre anche le associazioni degli enti territoriali, in particolare l'ANCI e l'UPI, in quanto si tratta dei soggetti che non solo rappresentano i Comuni e le Province, ma soprattutto sono i soggetti che in questo momento sono in grado di meglio rappresentare quelle che noi definiamo “buone pratiche”.

E quanto alle attività da svolgere, invece, pensiamo che non ci si debba limitare semplicemente ad un approfondimento di studio, per quanto realizzato attraverso degli esperti, o delle celebrazioni iniziative varie, ma sia necessario quanto mai coinvolgere la popolazione, i cittadini, tutte le rappresentanze, con un metodo che deve essere quello partecipativo.

Chi meglio di chi vive quotidianamente situazioni a contatto con il disagio, il degrado, ma anche la paura, può dare dei suggerimenti utili per affrontare questi tipi di problemi?

L'agire in solitaria da parte delle amministrazioni, sia statali, sia locali, deve rappresentare un approccio che appartiene al passato.

Il presente e il futuro, invece, devono basarsi su approcci partecipativi, non solo consultivi ma anche decisionali; questo non solo per far tesoro delle potenzialità della conoscenza diffusa, ma anche perché il cittadino e tutte le realtà associative e produttive non si sentano abbandonate rispetto ai processi amministrativi, peggio ancora se si sentono liquidati con risposte di comodo, di solito facenti riferimento al fatto che il degrado ormai diffuso riguarda tutte le città e tutte le periferie.

Rispetto a questo, il punto di caduta finale non può che essere quello di migliorare il livello di conoscenza reciproca delle iniziative che sono state adottate nei vari territori, nei Comuni, nelle Province, in tutte le nostre regioni.

E quindi bisogna diffondere realmente le iniziative che meglio sono state in grado di affrontare le situazioni di degrado, ma occorre soprattutto lavorare sulla prevenzione.

E il vero nodo è esattamente questo, perché affrontare le emergenze è certamente necessario, ma si tratta di un'attività che non porta a un traguardo reale se non è accompagnata da una vera attività preventiva.

È vero che da anni ormai si parla di prevenzione, ma non c'è mai stata nella pratica un'iniziativa concreta nelle nostre città tale da mettere insieme tutti gli attori che operano nelle zone più disagiate. Come, del resto, dobbiamo riconoscere che tutto sommato non c'è stata la creazione di una rete costante tra le città riguardo alle iniziative che vengono dalle stesse messe in atto.

Basterà tutto questo? Certamente no, se questa iniziativa legislativa si esaurirà nell'ennesima giornata nazionale.

Non vogliamo e non possiamo permetterci che questo accada, abbiamo semmai necessità che si metta mano a tutta una serie di iniziative che si concentrano poi verso il medesimo risultato.

E faccio riferimento ad esempio agli strumenti pianificatori che non devono rimanere alle logiche del passato. Faccio riferimento a iniziative che devono essere adottate nelle periferie, che non possono essere “luoghi-dormitorio” o “luoghi-ghetto”. Faccio riferimento anche ad esempi che da anni esistono nel Nord Europa, come la coabitazione tra più nuclei familiari, meglio conosciuta come co-housing, e che è volta a limitare la solitudine delle persone e dei nuclei familiari stessi.

Tutte cose che ci sono note da tempo, ma per troppo tempo abbiamo voltato la faccia dall'altra parte.

E anche le buone pratiche che fanno capo ad ammirevoli esempi associativi per il recupero dei minori disagiati, sono e purtroppo rimangono delle buone pratiche isolate nella loro conoscenza.

E quindi ora bisogna passare dalle parole ai fatti, perché l'obiettivo comune è permettere a chi nasce in qualunque luogo di avere le medesime opportunità di vita, di lavoro, di sviluppo della persona.

Presidente, vogliamo dare fiducia all'intento manifestato di istituire questa giornata, per cui esprimeremo un voto favorevole, ma al tempo stesso confidiamo che vengano davvero messe in atto tutte le azioni necessarie e porre rimedio al degrado in cui versano le periferie, la cui soluzione è ormai indifferibile.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1737-A​). Il 24 giugno 2014 la piccola Fortuna Loffredo, di appena sei anni, è deceduta dopo essere precipitata dall'ottavo piano di un palazzo situato nel Parco Verde di Caivano. Nonostante in un primo momento paresse essersi trattato di un incidente, ben presto i risultati dell'autopsia rivelarono, invece, che la bambina era stato oggetto di ripetuti abusi e violenze, anche sessuali.

La proposta di legge A.C. 1737​, istituisce il 24 giugno di ogni anno quale Giornata nazionale delle periferie urbane, al fine di conservare e rinnovare l'attenzione sulle condizioni di inclusività, sostenibilità e sicurezza, sullo sviluppo economico, sociale, culturale e sulla qualità della vita delle città e delle loro periferie.

All'articolo 2 vengono disciplinate le iniziative per la celebrazione della Giornata nazionale, prevedendosi in particolare che, in tale occasione, lo Stato, le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni possono promuovere e sostenere, nell'ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, anche in coordinamento con gli enti previsti dall'articolo 4 del codice del Terzo settore (decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117), anche su proposta e in coordinamento con le associazioni ed organizzazioni locali di cittadini, della popolazione giovanile, rappresentative di utenti e consumatori, delle parti sociali e delle categorie produttive (inciso aggiunto in sede referente) e con le istituzioni scolastiche operanti nei territori, iniziative specifiche, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti di studio e analisi, volti alla sensibilizzazione delle istituzioni e dei cittadini sulle specificità delle periferie urbane e sugli interventi necessari a contrastare le situazioni di degrado economico, sociale, culturale e abitativo.

Al comma 2 si precisa che tali attività sono finalizzate anche a valorizzare il patrimonio culturale, storico e artistico delle periferie urbane e a promuovere lo sviluppo economico, sociale e culturale delle aree periferiche degradate.

Ai sensi del comma 3, nello svolgimento delle attività in questione lo Stato, le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni, sentito l'Osservatorio sulle periferie, sono tenuti a curare, in particolare, l'informazione e l'aggiornamento sulle iniziative adottate al fine di contrastare le situazioni di degrado economico, sociale, culturale e abitativo di specifiche aree periferiche, nonché di favorire la conoscenza dei più efficaci modelli di intervento e la diffusione delle migliori pratiche.

Si ricorda che, con delibera della Camera dei deputati del 23 marzo 2023 (G.U. 29 marzo 2023, n. 75), per la durata della XIX legislatura è stata istituita la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, con il compito, tra l'altro, di accertare lo stato del degrado delle città e delle loro periferie, a partire dalle aree metropolitane, con particolare attenzione alle implicazioni sociali e della sicurezza, connesse anche ai livelli di integrazione e di inclusione, in relazione a una serie di fattori quali:

- la composizione sociale dei quartieri periferici e le forme di povertà, marginalità ed esclusione sociale;

- l'incidenza della criminalità e l'adeguatezza dei presidi per il controllo e la sicurezza del territorio;

- la presenza di infrastrutture sociali per l'erogazione di beni e servizi destinati alla soddisfazione dei bisogni essenziali della collettività;

- la struttura urbanistica;

- le condizioni di mobilità e di vivibilità, specialmente delle strutture pubbliche, private e associative, scolastiche e formative, sanitarie, religiose, culturali e sportive;

- la soddisfazione della domanda abitativa e il fenomeno delle occupazioni abusive;

- i livelli di istruzione, formazione e occupazione, soprattutto giovanile;

- la presenza di migranti, con particolare riguardo ai minori e alle donne, tenendo conto delle loro diverse etnie e realtà culturali e religiose e dell'esistenza di strutture destinate alla mediazione culturale.

La Commissione riferisce alla Camera dei deputati con singole relazioni o con relazioni generali, annualmente e comunque ogniqualvolta ne ravvisi la necessità.

Il decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, cosiddetto “decreto Caivano”, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale, all'articolo 3-bis ha istituito presso il Ministero dell'Interno l'Osservatorio sulle periferie, attribuendogli il compito di:

- promuovere iniziative finalizzate al monitoraggio delle condizioni di vivibilità e decoro delle aree periferiche delle città, con particolare riferimento agli aspetti concernenti la riqualificazione, anche urbanistica, sociale e culturale, il recupero delle aree o dei siti degradati, l'eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale e la prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio;

- incentivare iniziative di formazione e promozione della cultura del rispetto della legalità, con particolare riferimento alle giovani generazioni;

- promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte idonee alla definizione di iniziative di supporto agli enti e alle istituzioni coinvolti nelle problematiche in oggetto;

- promuovere il raccordo e lo scambio informativo tra tutti i soggetti competenti in tali materie, anche ai fini dell'elaborazione di progetti in tema di legalità;

- effettuare il monitoraggio e la valutazione delle azioni intraprese a livello nazionale, nonché l'individuazione delle best practice adottate.

Il Parco Verde ha una storia molto simile a quella dei tanti quartieri popolari creati negli anni'80 in varie città italiane. L'anno dopo il sisma che aveva provocato quasi tremila vittime in Campania, in Parlamento vide la luce la legge 219 che finanziò con 1.500 miliardi di lire la costruzione di alloggi alternativi per gli oltre 300.000 sfollati del capoluogo di regione e che di fatto diede il via a una speculazione edilizia tipica in grande stile seppellendo campi coltivati con malta e calcestruzzo.

La piccola Fortuna non è la prima vittima di quel luogo: prima di lei Antonio Giglio, 4 anni appena, era volato giù da una finestra nel 2013.

E poi ci sono gli abusi, scoperti l'anno scorso, perpetrati per mesi da un gruppo di giovanissimi su due bambine di 10 e 12 anni, stupri che sarebbero anche stati filmati con i cellulari minacciando le vittime di far girare le immagini se si fossero ribellate.

Per i due maggiorenni accusati di essere coinvolti nello stupro di Caivano ai danni delle due cugine di 12 e 10 anni, la Procura di Napoli ha chiesto 12 anni e 11 anni e 4 mesi di reclusione. È quanto avanzato dal pubblico ministero Giuseppe Vitolo al termine della requisitoria in cui il magistrato ha sottolineato non solo l'aspetto giuridico del caso, ma anche quello umano e sociale, mettendo in evidenza l'assenza di dello Stato in un territorio come Caivano, nell'hinterland a nord di Napoli.

Al Parco Verde oggi c'è un clima “di morte e di deserto”, ammette sconsolato il parroco Maurizio Patriciello. I pochi passanti se la prendono con i giornalisti presenti e la tensione è palpabile. Don Maurizio, che da anni denuncia la camorra e le colpevoli assenze delle istituzioni, invita la premier Meloni a visitare Caivano per riflettere sul futuro dei bambini di questa terra. “Nessuno ha la bacchetta magica - conclude - ma la parola chiave per riuscire a fare qualcosa è ‘insieme'. Abbiamo abdicato alla fatica dell'educazione.”

La premier Meloni ha dichiarato: “Qui s'è consumato il fallimento dello Stato, no a zone franche. Lo Stato giusto ha prima di tutto il dovere di difendere i più deboli e i minori sono i principali fra questi soggetti”.

La struttura sportiva, luogo delle violenze, è stata ristrutturata e risanata e inaugurata alla presenza del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

“La mia emozione è ai limiti della commozione - ha detto Meloni - questa è una delle giornate nelle quali l'affanno, i problemi, i sacrifici, l'ansia assumono un senso in questa missione che svogliamo. Caivano è una delle mie principali scommesse, forse non ero preparata all'emozione che ho provato questa mattina, all'impatto della differenza. Il messaggio è che lo Stato può fare la differenza, può mantenere i suoi impegni, qui lo Stato e le istituzioni si sono comportate come dovrebbero comportarsi sempre. Si sono rese conto di un problema, hanno pensato una risposta, fatto un annuncio e l'annuncio non è caduto nel vuoto, è diventato un fatto. E questo vuol dire accendere una speranza in un territorio in cui molto spesso le istituzioni hanno pensato che speranza non potesse esserci. È un messaggio molto potente”.

All'appuntamento presente anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. “È l'ennesima tappa di un percorso molto importante sul quale il governo sta investendo in maniera concreta”.

“La gente di Caivano è come quella di tutto il mondo. Le persone perbene sono contente, i delinquenti sono dispiaciuti. E da quando è arrivata la Compagnia dei Carabinieri, al Parco Verde tanta droga non se ne vende più”, ha detto don Patriciello.

Il sacerdote ha più volte riconosciuto al governo e al presidente del Consiglio Meloni, di avere per la prima volta, dopo tante richieste precedenti inascoltate, agito concretamente sul territorio di Caivano, dopo che lui aveva sollecitato la premier a visitare il quartiere periferico. Don Patriciello è costretto a vivere sotto scorta dal 2022 per le minacce ricevute dalla camorra di cui ha denunciato più volte le attività sia nella Terra dei Fuochi sia al Parco Verde, dove si contavano 13 piazze di spaccio per un business di 100 milioni di euro all'anno.

Dopo il blitz, Caivano è diventato un modello di intervento del Governo nelle zone svantaggiate; del resto, anche il pacchetto di interventi, il cosiddetto “decreto Caivano”, prende il nome proprio dalla cittadina del Napoletano. Pur sottolineando l'importanza del maggior numero di forze dell'ordini presenti in strada per i pattugliamenti, don Patriciello però non si accontenta e ha chiesto alle istituzioni un ulteriore sforzo: Dopo la polizia a Caivano “serve anche un esercito di maestri e assistenti sociali”.

Si può morire di degrado?

La risposta è sì purtroppo, e a morire sono i più fragili, i più indifesi. Si muore per mano della violenza, della criminalità, ma quelle sono mani armate dall'assenza di opportunità, di istruzione, di alternative. Spesso sono vittime anche i carnefici, ragazzi lasciati a loro stessi, lontani dalla scuola, dalla società, che non trovano altra forma di espressione delle loro stesse frustrazioni, della loro sofferenza. Don Patriciello ha ragione quando dice che per sanare queste situazioni serve anche “un esercito di maestri”, servono luoghi di socialità, serve la possibilità di guardare senza timore al futuro e di costruire per sé stessi una via alternativa alla criminalità. Non esiste solo Parco Verde, ci suono luoghi ai margini delle nostre città, dove i giovani si ritrovano nelle cosiddette baby gang e dove anche la musica diventa messaggio di violenza. Lo Stato deve riportare servizi e assistenza in questi luoghi, deve tornare ad affiancare le famiglie nel difficile compito di educare i più giovani e strapparli dalla criminalità. Serve maggiore qualità urbana, mobilità e collegamenti, opportunità occupazionali, a volte sembra anche difficile, quasi impossibile allontanarsi da quei luoghi. Riqualificare questi luoghi vuol dire tornare a garantire diritti a tutti i cittadini.

Secondo le stime Eurostat, l'83 per cento degli abitanti residenti nelle città metropolitane vive in periferia: nei territori densamente urbanizzati del nostro Paese. Sono più di 15 milioni dunque gli italiani che vivono in aree periferiche dei centri urbani, cittadini che vivono una condizione di divario di cittadinanza. Questo perché le periferie si caratterizzano sempre più spesso per il degrado, l'assenza di servizi e assistenza, di luoghi di socialità, di controllo da parte delle forze dell'ordine. Sono luoghi in cui cresce la criminalità e peggiorano le condizioni di vita degli abitanti.

L'analisi puntuale dei fenomeni di degrado delle periferie è il primo passo per l'individuazione di politiche adeguate e funzionali alla chiusura del divario di cittadinanza.

Già nella XVII legislatura era stata istituita una commissione d'inchiesta sulla situazione in cui versano le aree periferiche ed aveva avuto il merito di iniziare uno studio approfondita dei fenomeni sociali in atto per sviluppare misure di contrasto.

La Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie aveva potuto contare sul supporto fondamentale dell'Istat che aveva alcuni indicatori sociali selezionati sia per tenere conto delle dinamiche demografiche sia per la loro capacità di intercettare le zone con maggior disagio.

Dal complesso dei dati elaborati emerge che il 33,8 per cento dei residenti nei capoluoghi metropolitani vive in quartieri dove c'è una significativa presenza di famiglie con potenziale alto disagio economico.

In particolare, un indicatore sintetico di “vulnerabilità sociale e materiale”, costruito attraverso la sintesi di sette indicatori che tengono conto dell'esposizione di alcune fasce della popolazione a particolari situazioni di incertezza della condizione sociale ed economica.

Tra le categorie a elevato rischio di esclusione sociale rientrano gli stranieri e gli anziani.

Ma è dall'analisi delle condizioni di vita dei giovani, futuro della società, che si può comprendere meglio la periferia.

L'abbandono scolastico e l'indice di non conseguimento della scuola dell'obbligo sono un efficace indicatore del livello sia culturale sia economico del contesto familiare da cui proviene.

Il tasso di disoccupazione e la presenza dei Neet sono funzionali all'identificazione delle aree in cui vive la popolazione con maggiori difficoltà.

La disoccupazione e l'assenza di un'economia di crescita e di prospettive per i giovani sono il terreno di coltura della criminalità che hanno gioco facile a reclutare nuova manovalanza.

Ciò avviene in particolare in quei quartieri periferici disegnati fra gli anni 60 e 70, come Scampia, Zen, Corviale. Luoghi in cui ci è un'alta concentrazione di popolazione nell'assenza totale di servizi, attività commerciali, economiche e produttive; dove l'offerta di servizi di trasporto, scolastici, culturali, sanitari e assistenziali era di bassa qualità. Luoghi questi dove è difficile vivere e ancor più complesso trovare lavoro. La conseguenza è che in queste aree la disoccupazione giovanile supera il 50 per cento

Strette fra i centri urbani, serviti e controllati meglio, e le provincie, anch'esse in gap di servizi ma strutturate più a misura d'uomo, le aree periferiche delle città rappresentano anche la porta d'ingresso dei centri urbani anche per i turisti.

Tali elementi inducono prima a pensare alla necessità di un aggiornamento puntuale della situazione, soprattutto all'indomani della crisi pandemica che tanto ha pesato sulla socialità e su quell'economia sommersa di cui si alimentano e sopravvivono certe aree periferiche.

Questo allo scopo di elaborare una revisione radicale delle politiche urbane, a partire dalla rigenerazione delle aree periferiche per combattere i fenomeni di degrado, marginalità, disagio sociale, insicurezza, superare il gap in termini di servizi; operare per l'integrazione della popolazione straniera e contrastare i fenomeni di illegalità e l'insediamento dei clan della criminalità organizzata.

Ma è necessario partire dal rispristino delle condizioni abitative primarie e dalla tutela della salute, eliminando le discariche abusive e contrastando lo smaltimento illegale di rifiuti e i roghi di materiali tossici che inquinano spesso queste aree

Già al termine dei lavori della commissione d'inchiesta attivata nella XVII si era giunti alla consapevolezza della necessità di “mettere in cantiere un grande progetto nazionale” ispirato ai principi dell'Agenda urbana europea, sottoscritti anche dall'Italia, con il patto di Amsterdam, il 30 maggio 2016, tra i quali la tutela della qualità della vita, della salute e della sicurezza dei cittadini, l'inclusione sociale, il sostegno all'accesso alla casa e all'abitare dignitoso e sicuro, lo sviluppo di reti per la mobilità sostenibile.

Se vogliamo davvero che sia credibile l'impegno italiano in tal senso dobbiamo partire dalla rigenerazione delle nostre periferie e dare una nuova risposta alla domanda da “si può morire di degrado?” No, non si deve più morire di degrado.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1737-A​). Signor Presidente, Colleghe e Colleghi. Secondo le Nazioni Unite entro il 2050 soltanto una persona su otto vivrà nel centro urbano, in quelle che vengono ancora classicamente definite «città», mentre i restanti vivranno nella periferia urbana. Saskia Sassen, Jordi Borja e Manuel Castells negli studi che hanno compiuto sul concetto di «città globale» delineano all'interno del fenomeno della globalizzazione economica una progressiva crescita delle disuguaglianze all'interno dello spazio urbano, le quali portano a una lenta polarizzazione fra gli abitanti frammentando (e quasi conducendo alla scomparsa) la classe media, il soggetto sociale intorno al quale si sono costruite le politiche di welfare.

Lo spazio urbano è attualmente attraversato da processi di esclusione sociale, da un lato crescono ambienti e strutture che ospitano le nuove élite al potere, dall'altro si collocano gruppi di persone le cui vite oscillano fra situazioni di precarietà e sopravvivenza, fino alla definitiva marginalizzazione. Oggi, non a caso, la politica urbana in molti casi sembra basarsi esclusivamente sui grandi eventi. La città è sottomessa alle esigenze degli interessi economico-finanziari che hanno come unico obiettivo il profitto immediato, disinteressandosi delle sorti presenti e future, si insegue perennemente il grande evento subendo un processo di «festivalizzazione», cioè la rincorsa ciclica al marketing secondo le occasioni che si è capaci di intercettare, privandosi della possibilità di progettare in maniera integrata, coerente e globale la produzione dello spazio in cui si vive. L'interrogativo - molto più difficoltoso - riguarda quali politiche adottare affinché esse abbiano una continuità e una sostenibilità per il bene collettivo (evitando almeno di inasprire l'esclusione e la disuguaglianza già presenti). Noi riteniamo che si debba partire dalle periferie, tramite il ritrovamento della civitas intesa come comunità consapevole, dove la periferia non sia un concetto geografico (la lontananza dal centro) ma è un concetto sostanzialmente legato al disagio urbano (la zona residenziale dell'Olgiata a Roma, pur molto distante dal centro, non può certo essere considerata periferia).

Per periferia urbana dobbiamo progettare luoghi di aggregazione (piazze, scuole, centri sportivi e artistici) dove gente diversa costruisce insieme l'appartenenza allo spazio urbano come bene pubblico ricucendo e riabilitando il nostro territorio urbanizzato, tenendo insieme «alto» e «basso», pubblico e privato, nazionale e locale, centri e periferie, italiani autoctoni e nuovi italiani.

I quartieri periferici italiani, a differenza delle banlieue francesi, belghe o inglesi, sono meno popolati di immigrati, meno distanti dal centro città, più eterogenei etnicamente e vantano condizioni socio-economiche decisamente più stabili. Nelle aree già popolate da cittadini musulmani o da altri stranieri si dovrebbero promuovere programmi sociali d'integrazione e dialogo, specie all'interno del contesto scolastico, al fine di creare il sentimento di una società solidale, costruita per tutti coloro che ne fanno parte. In ogni caso, occorre evitare la costruzione di quartieri dove risiedono unicamente i migranti al fine di impedire processi di ghettizzazione. Il Governo dovrebbe spingere per un'intesa tra lo Stato italiano e le comunità di religione islamica e dare vita a un programma statale - in accordo con i comuni - di costruzione di luoghi di culto islamici anche per contrastare l'invio da parte dell'Arabia Saudita degli Emirati Arabi Uniti (ad oggi i finanziatori delle moschee) di Imam radicali.

Per il problema della segregazione urbana non esistono risposte chiavi in mano. Ma il punto centrale rimane quello dell'occupazione e del contrasto della povertà, a partire dalle potenzialità delle aree periferiche con un nuovo modello di sviluppo. Dobbiamo combattere la nostra accettazione implicita della disoccupazione e della precarietà, poiché contribuisce a rendere effettive le discriminazioni che altrimenti sarebbero rimaste virtuali. Dobbiamo far diventare città le periferie. Per realizzare città migliori, a partire appunto dalla valorizzazione delle periferie, sono innanzitutto necessarie risorse pubbliche: non sarebbe questa una spesa improduttiva ma, al contrario, l'unico modo intelligente per far diventare belli i nostri centri urbani e le nostre periferie. Le città al centro delle politiche di investimento pubblico possono compiere il miracolo di invertire i processi di esclusione sociale e di rendere vivibili le nostre periferie. La cultura dei condoni (1985, 1995 e 2003), l'abbandono dell'urbanistica, il piano casa, l'urbanistica contrattata e l'aberrazione dei «diritti edificatori», inventati a Roma e poi dilagati in tutto il Paese, sono una pesante eredità che minaccia il futuro dei giovani. Sono maturi i tempi per riportare ordine nelle desolate periferie e farle diventare città, rispettando l'ambiente. Il carattere strutturale delle periferie della città globalizzata impone politiche di carattere radicale, che affrontino il problema del modello di sviluppo e dell'organizzazione complessiva delle città.

Oggi, nella periferia registriamo una proliferazione di movimenti, comitati e di associazioni locali, ma anche pratiche non organizzate che si occupano della riqualificazione urbana, della questione abitativa, delle condizioni di vita nei propri quartieri e altro. Si moltiplicano esperienze di autorganizzazione urbana, che spesso implicano anche forme di riappropriazione degli spazi, siano essi edifici abbandonati e dismessi, luoghi pubblici, terreni incolti o altro. Se è vero che le progettualità del basso sono parte integrante del progetto di trasformazione della città è anche vero che, in maniera paradigmatica nel caso delle periferie, l'assenza delle istituzioni nei territori costituisce oggi un problema di grande rilevanza.

Le periferie sono anche (o possono diventare) produttrici di cultura. Occorre sostenere le iniziative di educazione degli adulti e avvicinare i cittadini - dai ragazzi delle scuole agli anziani che vivono in periferia - al patrimonio culturale delle città, nella convinzione che la forma di marketing più convincente che una città ha a disposizione è la consapevolezza da parte dei cittadini della bellezza e della densità culturale del proprio territorio. Dobbiamo valorizzare al contempo anche le arti emergenti e le culture popolari e metropolitane diffuse nel territorio. Per quanto riguarda i giovani, connettere luoghi formali e non formali significa sostanziare l'idea di scuola e università diffusa, immaginando la possibilità di svolgere didattica, ricerca e progetti di gruppo con il supporto di musei, biblioteche e centri della città. Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) l'Italia soffre il 47 per cento di analfabetismo funzionale ed è ai primi posti per analfabetismo di ritorno. È pertanto necessario che l'apertura dei canali della cultura e del sapere venga riconosciuta e considerata parte integrante delle politiche formative: cinema, musica, teatro, mostre e libri appartengono a pieno titolo alle attività che contribuiscono al1a crescita culturale e formativa dei cittadini anche adulti. Dobbiamo facilitare l'apertura di luoghi abbandonati attraverso percorsi di gestione pubblica partecipata, affinché anche nelle periferie vi sia un cinema o un teatro. Si dovrebbero anche estendere la rete e gli orari di apertura delle biblioteche comunali, e agevolare l'accesso alle attività culturali della popolazione anziana, soprattutto di quella residente nelle periferie, con la stipula di convenzioni tra l'associazionismo sociale e culturale e il trasporto pubblico locale, i cinema, teatri e i musei cittadini.

Anche la percezione della sicurezza delle persone in città, soprattutto di quelle anziane, ha a che fare con la partecipazione alla vita culturale. Chi invecchia solo, in compagnia del televisore o di internet, è più insicuro nel muoversi in città di chi esce per andare al cinema, al teatro, al museo o a una conferenza. Sicurezza significa vita sociale diffusa anche nei quartieri-dormitorio, illuminazione, attività socio-culturali disseminate sul territorio e mezzi di trasporto pubblici frequenti anche di sera. Le soluzioni devono corrispondere alle vere domande e richieste provenienti dai cittadini che vivono nei quartieri periferici. La progettualità dal basso deve diventare parte integrante del progetto di trasformazione della città ma è anche vero che l'assenza delle istituzioni nei territori costituisce un problema di prima grandezza e va rimossa innanzitutto la farraginosità del sistema istituzionale locale, in particolare nelle aree metropolitane.

In Italia gli abitanti delle periferie rappresentano attualmente il 60 per cento della popolazione e questo dato potrebbe aumentare incontrovertibilmente a causa dell'enorme crisi del sistema che si è cristallizzato in disoccupazione, speculazione edilizia, aumento del costo della vita, tendenza alla disgregazione e all'esclusione sociali, accompagnata dai mutamenti geopolitici internazionali e dall'arrivo nel nostro paese di persone che sfuggono da contesti di guerra o carestia, dando vita a discriminazioni e ghettizzazioni verso le nuove povertà che si intrecciano in questi contesti urbani più svantaggiati.

Senza un progetto per creare occupazione e dare lavoro qualunque politica di contrasto al degrado delle periferie è monca e perde di vista l'aspetto centrale della questione che la marginalità sociale è strettamente collegata alla disoccupazione e alla precarietà lavorativa. La carenza di servizi e presìdi territoriali in queste aree già abbondantemente svantaggiate incide sulla qualità del1a vita dei suoi abitanti che devono continuamente spostarsi dalla loro zona di residenza e recarsi nel centro cittadino per fruire di servizi essenziali, sanitari, scolastici e burocratici, servizi che in contesti di città metropolitane risultano già ampiamente insufficienti.

Riqualificare le aree urbane periferiche, che allo stato attuale vengono vissute come «aree di transito», comporta tendenza a diminuire gli spostamenti, creando un'economia qualitativa interna che consenta l'utilizzo dei servizi, abbattendo i costi ambientali e sanitari dovuti al traffico locale essenzialmente votato all'uso dell'automobile. L'assenza di risorse specifiche per la mobilità sostenibile impedisce di dare continuità alle misure messe già in atto, come ad esempio quelle sulla mobilità ciclabile urbana e sull'utilizzo di combustibili alternativi per il trasporto pubblico, impedendo in questo modo il consolidamento di politiche per la smart mobility. La riconversione ecologica deve essere vista anche come rilancio delle piccole e medie imprese locali, che possono essere impiegate nella creazione e nella manutenzione delle aree verdi, degli orti urbani e dell'illuminazione pubblica, per superare la visione assistenziale nei confronti delle periferie urbane e avviare un percorso di promozione personale attraverso il rilancio culturale e della microimpresa e la riqualificazione professionale, credendo nelle enormi potenzialità inespresse di queste aree delle città. Le periferie vanno riprogettate, rammendate, va risanato il tessuto sociale stigmatizzato e spezzettato in mille solitudini senza prospettiva di riscatto e proprio le nostre periferie possono diventare un modello propulsore verso un nuovo modello di città, di architettura, di relazioni umane e di qualità della vita.

Per queste ragioni riteniamo che sia utile istituire una Giornata delle periferie. Una Giornata di discussione, di impegno, di iniziative a favore delle giovani, dei giovani, delle cittadine e dei cittadini delle periferie del nostro Paese.

ANTONINO IARIA (M5S). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1737-A​). Grazie Presidente. Nel dare voto favorevole alla proposta di legge vorremmo rimarcare che ci troviamo di fronte a una sfida che riguarda il cuore delle nostre città: le periferie. Queste zone, spesso trascurate e dimenticate, sono il simbolo di una società che ha bisogno di cambiare. Le periferie necessitano di interventi su diversi fronti, tra cui la rigenerazione urbana, la creazione di un welfare legale per contrastare la criminalità e il potenziamento delle forze dell'ordine per affrontare il fenomeno criminale.

La proposta di una giornata dedicata alle periferie è un passo nella giusta direzione, ma non basta. Per ottenere un reale cambiamento è fondamentale investire in progetti di rigenerazione urbana e in interventi mirati alla sicurezza e al benessere dei cittadini.

Purtroppo, il governo attuale sembra concentrare le proprie risorse e attenzioni principalmente sul paese di Caivano, trascurando altre realtà periferiche che necessitano di interventi urgenti e mirati. Questa scelta che abbiamo condiviso all'inizio, non vorremmo che diventi un caso isolato solo per passerelle elettorali.

Inoltre, se pensiamo che nei fatti il governo, con l'eliminazione del reddito di cittadinanza, il blocco del superbonus per le case popolari e per gli enti del terzo settore ha impattato negativamente sulla capacità di risposta alle esigenze delle persone in difficoltà. Queste decisioni hanno tolto importanti strumenti di sostegno a chi si trova in situazioni di difficoltà.

Per questo, chiediamo al Governo non solo di celebrare la giornata delle periferie ma di impegnarsi a:

- promuovere e sostenere iniziative concrete per la rigenerazione urbana delle periferie, al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini e favorire lo sviluppo sostenibile di queste aree;

- implementare misure di welfare legale volte a contrastare la criminalità e a rafforzare la presenza dello Stato nelle periferie, garantendo la sicurezza e il rispetto delle leggi;

- potenziare le risorse umane e materiali delle forze dell'ordine operanti nelle periferie, al fine di contrastare efficacemente il fenomeno criminale e garantire la tutela dei cittadini;

- riconsiderare le decisioni relative all'eliminazione del reddito di cittadinanza e al blocco del super bonus per le case popolari e per gli enti del terzo settore, al fine di ripristinare strumenti essenziali per garantire un sostegno adeguato a chi si trova in situazioni di difficoltà.

Insieme, possiamo costruire un futuro migliore per le nostre periferie e per tutti i cittadini. Non lasciamo che le periferie siano solo un luogo di passaggio, ma facciamole diventare un luogo di vita, di crescita e di speranza.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1737-A​). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, oggi ci troviamo a illustrare e approvare una proposta di legge per istituire la Giornata nazionale delle periferie urbane, individuandola nel giorno 24 giugno. Questa data non è stata scelta casualmente, ma rappresenta un momento tragicamente significativo nella storia delle nostre periferie. Il 24 giugno 2014, infatti, il Paese intero è stato scosso dall'orrore dell'episodio verificatosi nel Parco Verde di Caivano, dove la piccola Fortuna Loffredo, di appena sei anni, ha perso la vita in circostanze che inizialmente sembravano un incidente, ma che si sono rivelate essere frutto di anni di abusi e violenze.

Questo tragico evento ha messo in luce le condizioni di degrado e disagio in cui versano molte delle nostre periferie, dove il tessuto sociale è lacerato da problemi di sicurezza, criminalità e mancanza di opportunità. Caivano, un comune della periferia di Napoli, è diventato emblematico di queste problematiche, con i suoi quasi quarantamila abitanti che vivono in uno stato di evidente degrado economico, sociale e culturale. Ricordiamo purtroppo anche il terribile stupro subito dalle due cuginette di 10 e 12 anni avvenuto al Parco Verde di Caivano da parte di un gruppo di ragazzi.

La terribile vicenda ha acceso l'attenzione pubblica e istituzionale, spingendo il Governo a intervenire con un provvedimento d'urgenza, il cosiddetto Decreto Caivano, per ripristinare condizioni di sicurezza e vivibilità in quel comune. Questo intervento ha rappresentato un primo passo, un modello che investe molteplici aspetti: dalla sicurezza alla capacità amministrativa, dall'illegalità connessa al traffico di sostanze stupefacenti all'abbandono scolastico, fino alle opportunità formative.

In questa legislatura il Parlamento ha ripristinato nel marzo dello scorso anno la Commissione d'inchiesta sullo stato di degrado e sicurezza delle città e delle periferie, di cui faccio parte. Con l'occasione, ringrazio il Presidente della commissione, l'onorevole Battilocchio, che da subito ha reso la commissione operativa attraverso un intenso lavoro di ascolto e di approfondimento, anche mediante sopralluoghi nelle aree più critiche del Paese.

Con la commissione Periferie ci siamo recati subito a Caivano proprio per ascoltare, conoscere, confrontarci e capire la situazione della realtà di Caivano. Una situazione che, come molte altre nel Paese, può essere definita un contesto di degrado cronico, che purtroppo ha trascinato il degrado dei luoghi anche in un degrado culturale, abbandonata da troppo tempo dallo Stato, e in mano a sistemi criminali che, anche volendo, rendono quasi impossibile sollevarsi con le proprie forze, superando la paura che porta all'omertà. Don Patriciello, insieme a molte associazioni, ci ha ben descritto la situazione e i loro grandissimi sforzi, per i quali vanno ringraziati.

Parlare di Caivano purtroppo richiama tante, troppe situazioni simili nel nostro Paese, come abbiamo verificato visitando le periferie di Roma e altre città metropolitane. La toccante visita nel quartiere Quarticciolo con Don Coluccia ha evidenziato una drammatica situazione, regolata dalle “leggi della strada” una sorta di Stato parallelo, che non possiamo tollerare.

È necessario adottare una strategia nazionale che coinvolga istituzioni, enti territoriali, enti del Terzo settore, istituzioni scolastiche e il servizio pubblico anche dell'informazione. Una strategia che, attraverso un impegno coordinato e sinergico, possa sottrarre i cittadini alle condizioni di degrado in cui da troppo tempo sono costretti a vivere per responsabilità anche dello Stato che nel tempo è stato troppo latitante.

In questo contesto si inserisce l'attività della Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie, che attraverso i sopralluoghi ha sottolineato la necessità di mantenere alta l'attenzione su queste problematiche. Le periferie urbane sono una questione nazionale al centro dell'agenda del governo. Attualmente, il parlamento sta lavorando sul DL Sicurezza, che prevede misure contro l'occupazione abusiva di immobili, lo spaccio coinvolgendo minori, le baby gang e l'immigrazione irregolare. Purtroppo, la droga rimane il problema più grave e radicato in queste aree.

Questa giornata mira anche a valorizzare le iniziative di successo nelle periferie, promosse con impegno da amministratori locali, volontariato, associazioni sportive e istituzioni religiose, nonostante le difficoltà e il poco riconoscimento.

L'istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane vuole essere un faro per sensibilizzare tutti a contribuire a costruire un futuro migliore per milioni di cittadini, ridando dignità e speranza a chi vive nelle periferie delle nostre città.

Vanno fatte alcune considerazioni su ciò che oggi viene identificato con il termine periferia. Con il termine periferie si intendono tutte quelle zone urbane che, seppur geograficamente vicine ai centri cittadini, sono lontane dai servizi, dalle buone opportunità, sono crollate nel degrado stratificato. Queste aree sono spesso caratterizzate da un tessuto sociale fragile, dove la marginalità economica e la carenza di servizi pubblici creano un terreno fertile per l'insicurezza e la criminalità.

La principale richiesta dei cittadini è avere maggiore sicurezza, poiché molte persone si sentono prigioniere nei quartieri dove vivono, controllati dalla criminalità organizzata.

La soluzione è integrare le politiche pubbliche per rigenerare e riqualificare gli spazi urbani degradati, promuovendo anche la rigenerazione culturale attraverso istruzione e opportunità sane.

Da subito questo Governo con Il Ministero dell'Interno Piantedosi ha adottato strumenti per migliorare la sicurezza delle periferie e delle città, collaborando strettamente con i sindaci per affrontare insicurezza, degrado e marginalità sociale, sostenendoli nei servizi sociali e nella riqualificazione urbana.

È stato creato, con i sindaci di Milano, Napoli e Roma, un “forum delle aree metropolitane” per affrontare problemi comuni di sicurezza urbana, come la “mala movida”, le piazze di spaccio, l'occupazione abusiva di immobili e le baby-gang.

L'attenzione del Governo non si rivolge unicamente alle aree metropolitane, ma tiene conto dei centri urbani minori, anche grazie alla costante azione di coordinamento delle Forze di Polizia svolta a livello locale dalla rete dei Prefetti.

Va sottolineato che queste forme di illegalità tendono a emergere e a consolidarsi quando le istituzioni sono percepite come lontane. Abbiamo la convinzione che la presenza -delle Forze di Polizia nei contesti ad alta frequentazione di pubblico possa svolgere un'importante funzione di deterrenza della illegalità. Il Governo ha attivato le operazioni “ad alto impatto” per aumentare i controlli nelle stazioni ferroviarie, nei luoghi della “mala movida” e nelle cosiddette “piazze di spaccio”.

Voglio ricordare L'operazione “Strade sicure”, con 5.000 unità delle Forze Armate, contribuisce ad aumentare la vigilanza e la sicurezza percepita dai cittadini.

Su tutti questi temi abbiamo ascoltato in audizione rappresentanti del Governo: il Sottosegretario Molteni, i ministri Fitto, Locatelli, Valditara, Abodi, ma anche rappresentanti delle forze dell'ordine. Molte sono le cose fatte, ma tantissimo c'è ancora da fare e il tempo è un fattore determinante.

Bene colleghi, con l'auspicio che da questa giornata si possano creare momenti fortemente propositivi, sono ad esprimere il voto favorevole del gruppo Lega Salvini Premier.

RICCARDO DE CORATO (FDI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1737-A​). Al 24 giugno 2014 risale il tragico episodio che ha visto come protagonista la piccola Fortuna Loffredo, di appena sei anni, deceduta dopo essere precipitata dall'ottavo piano di un palazzo situato nel Parco Verde di Caivano. Nonostante in un primo momento paresse essersi trattato di un incidente, ben presto i risultati dell'autopsia rivelarono, invece, che la bambina era stata oggetto di ripetuti abusi e violenze, anche sessuali.

Ricordo che, proprio con il Decreto Caivano, lo scorso anno è stato istituito un Osservatorio sulle periferie presso il Ministero dell'Interno. La Giornata nazionale non costituisce festività nazionale, all'articolo 2 vengono disciplinate le iniziative per la celebrazione dell'appuntamento.

Da allora, è partita dallo Stato un'azione molto forte ed incisiva. Il decreto n. 123 del 2023 è diventato legge n. 159 del 2023. Il decreto Caivano - ne abbiamo parlato a lungo in quest'Aula - prevede tutta una serie di norme: prevede risorse cospicue; prevede una governance ad hoc, anche attraverso la creazione di strutture commissariali; prevede un supporto tecnico centrale e delle procedure specifiche; delle progettualità di qualità con un timing definito; una interazione con le istituzioni locali, le Forze dell'ordine e tutto il terzo settore.

Quest'Aula si è mossa sul tema anche prima degli episodi dell'agosto scorso: Con la delibera della Camera del 23 marzo del 2023 è stata, infatti, istituita la Commissione parlamentare d'inchiesta sullo stato di degrado e sulle condizioni di sicurezza delle città e delle loro periferie.

Come ha detto qualcuno, quello di “periferia”, intesa come “luogo spazialmente distante dal centro”, è oggi un concetto superato. Associare la lontananza dal centro ad un'idea di disagio è ormai sviante: ci sono aree degradate vicino al centro e aree di ricchezza lontane.

Le periferie per oltre 10 anni di governo della Sinistra sono state totalmente abbandonate a sé stesse: esempio di ciò è la situazione di Milano. Proprio qui, infatti, l'attenzione del Sindaco Sala si è concentrata esclusivamente nel centro città e nelle aree economicamente più ricche (la Cerchia dei Bastioni), lasciando totalmente allo sbaraglio la situazione delle periferie, come per esempio nei quartieri del Corvetta (piazza Gabrio Rosa), San Siro (Segesta, Selinunte, Aretusa) e Baggio. Lì, da anni ormai, c'è un alto tasso di occupazioni abusive, soprattutto negli stabili del Comune e spesso si verificano liti e aggressioni tra baby gang straniere. Senza contare, inoltre, l'alto tasso di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti nei vari parchi. In questi quartieri vivono un gran numero di stranieri che pensano di fare ciò che vogliono in qualsiasi circostanza e a qualsiasi ora della giornata, come dimostrano i quotidiani fatti di cronaca che leggiamo sui giornali. Ricordo che in Lombardia, gli stranieri, rappresentano circa 1.400.000 della popolazione, mentre nella sola città metropolitana sono circa 493.000 a cui si aggiungono i circa 100.000 clandestini.

L'ex Questore di Milano Petronzi, all'ultima Festa della Polizia della scorsa primavera, al riguardo ha dato dei dati allarmanti: L'81 per cento delle rapine su pubblica via e il 96 per cento dei furti con destrezza a Milano, sono commessi da stranieri.

Analoghe gravi situazioni si verificano anche nei comuni delle grandi città come Roma e Napoli, in particolare nelle periferie di Tor Bella Monaca e Caivano, dove peraltro il Governo Meloni è già intervenuto concretamente.

Il nostro Governo, infatti, non ha perso altro tempo. In risposta agli ennesimi orrori verificatisi, adottò immediatamente un decreto-legge che, con un pacchetto di misure urgenti, ed intervenne immediatamente.

Nei centri delle grandi città, in termini elettorali, la sinistra è più forte, ma risulta nettamente più debole nelle periferie. Ancora più grave è la giustificazione che dà la sinistra del fenomeno: l'analfabetismo funzionale. Si tratta di un bel termine, molto radical chic, con cui la sinistra, ha deciso di giustificare il fatto che chi una volta votava PCI o partiti di sinistra ha cambiato orientamento politico in favore del centrodestra. La sinistra invece che fare autocritica, ha deciso con l'atteggiamento spocchioso che la distingue oggi, di delegittimare chi per decenni l'ha sostenuta.

Proprio a questa fascia di popolazione meno abbiente che è stata tradita da chi per decenni si è fidato, e ovviamente anche a coloro che hanno sempre sostenuto il centrodestra vogliamo dedicare questa giornata: vogliamo ricordare che le grandi e piccole città, non sono solo i salotti buoni amici di Sala, ma sono anche e soprattutto le periferie composte da lavoratori che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, e che ogni giorno servono pagare di tasca loro le folli politiche eco-green della sinistra, subire la mancanza di sicurezza, dell'aumento dei costi dei mezzi pubblici e non ultimo sentirsi dire che se non votano sinistra sono analfabeti funzionali a cui va tolto il diritto di parola e di voto.

Le periferie italiane, che stiamo scoprendo sempre di più, sono quelle che Renzo Piano ha chiamato fabbriche di idee.

Certo, la semplice istituzione della Giornata nazionale non risolverà il problema, ma servirà ad avere, ogni anno, un'occasione per sensibilizzare la popolazione e mobilitare tutti gli enti locali, le associazioni e gli enti del Terzo settore, così come individuati dall'articolo 4 del codice.

Per concludere, nei Comuni capoluogo delle Città metropolitane abitano più di 9,5 milioni di persone; di queste si stima che oltre un terzo vivano in quartieri dove è più sentito il disagio economico.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 il deputato Bignami ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 la deputata Morfino ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 12 il deputato Fede ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 26 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 39 il deputato Prisco ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 41 il deputato Caiata ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 41 il deputato Centemero ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 41 la deputata Kelany ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 43 i deputati Aiello, Amato, Appendino, Ascari, Barzotti, Bruno, Cappelletti, Caramiello, Caso, Conte, D'Orso, Ferrara, L'Abbate, Morfino, Orrico, Pavanelli, Quartini, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Sportiello, Traversi e Tucci hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 45 e 46 il deputato Quartini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 48 i deputati Frijia e La Salandra hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 60 la deputata Varchi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 60 i deputati Boschi, De Monte, Del Barba, Faraone, Gadda, Gruppioni, Richetti e Sottanelli hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 70 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 76 i deputati Giovine e Iacono hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale RIS 6-120 292 276 16 139 178 98 57 Appr.
2 Nominale RIS 6-121 CPV 1 DISP 291 290 1 146 70 220 57 Resp.
3 Nominale RIS 6-121 CPV 2 DISP 292 232 60 117 231 1 57 Appr.
4 Nominale RIS 6-121 CPV 3 DISP 290 289 1 145 119 170 57 Resp.
5 Nominale RIS 6-121 CPV 4 DISP 292 229 63 115 229 0 57 Appr.
6 Nominale RIS 6-121 CPV 5 DISP 291 290 1 146 119 171 57 Resp.
7 Nominale RIS 6-121 CPV 6 DISP RIF 292 284 8 143 283 1 57 Appr.
8 Nominale RIS 6-121 CPV 7 DISP RIF 290 281 9 141 281 0 57 Appr.
9 Nominale RIS 6-121 CPV 8 DISP 292 238 54 120 18 220 57 Resp.
10 Nominale RIS 6-121 PREMESSA 291 285 6 143 16 269 57 Resp.
11 Nominale RIS 6-122 A) CPV 1 DISP 289 223 66 112 42 181 57 Resp.
12 Nominale RIS 6-122 D) CPV 1 DISP 290 222 68 112 47 175 57 Resp.
13 Nominale RIS 6-122 E) CPV 1 DISP 291 236 55 119 232 4 57 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale RIS 6-122 F) CPV 1 DISP 294 241 53 121 46 195 57 Resp.
15 Nominale RIS 6-122 A) CPV 2 DISP 294 294 0 148 294 0 56 Appr.
16 Nominale RIS 6-122 B) CPV 2 DISP 295 291 4 146 114 177 56 Resp.
17 Nominale RIS 6-122 G) CPV 2 DISP 289 289 0 145 103 186 56 Resp.
18 Nominale RIS 6-122 A) RIF CPV 3 DISP 296 296 0 149 296 0 56 Appr.
19 Nominale RIS 6-122 B) CPV 3 DISP 294 289 5 145 115 174 56 Resp.
20 Nominale RIS 6-122 C) CPV 4 DISP 293 238 55 120 51 187 56 Resp.
21 Nominale RIS 6-122 B) CPV 5 DISP 291 285 6 143 97 188 56 Resp.
22 Nominale RIS 6-122 C) CPV 6 DISP 294 279 15 140 99 180 56 Resp.
23 Nominale RIS 6-122 B,C,G) CPV 1 DISP 289 232 57 117 47 185 56 Resp.
24 Nominale RIS 6-122 C,D,E,F) CPV 2 DISP 294 289 5 145 114 175 56 Resp.
25 Nominale RIS 6-122 A,B) CPV 4 DISP 289 243 46 122 68 175 56 Resp.
26 Nominale RIS 6-122 A) CPV 5 DISP 287 284 3 143 112 172 56 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale RIS 6-122 A,B) CPV 6 DISP 292 283 9 142 110 173 56 Resp.
28 Nominale RIS 6-122 PREMESSA 287 285 2 143 48 237 56 Resp.
29 Nominale RIS 6-123 CPV 1 DISP RIF NON ASSORB 288 288 0 145 241 47 56 Appr.
30 Nominale RIS 6-123 CPV 2 DISP 293 292 1 147 292 0 56 Appr.
31 Nominale RIS 6-123 CPV 3 DISP 291 291 0 146 283 8 56 Appr.
32 Nominale RIS 6-123 CPV 4 DISP 291 284 7 143 283 1 56 Appr.
33 Nominale RIS 6-123 CPV 5 DISP RIF 289 289 0 145 288 1 56 Appr.
34 Nominale RIS 6-123 CPV 6 DISP 289 289 0 145 281 8 56 Appr.
35 Nominale RIS 6-123 CPV 7 DISP RIF 293 285 8 143 285 0 56 Appr.
36 Nominale RIS 6-123 CPV 8 DISP 292 292 0 147 292 0 56 Appr.
37 Nominale RIS 6-123 CPV 9 DISP RIF 285 276 9 139 275 1 56 Appr.
38 Nominale RIS 6-123 CPV 10 DISP 295 295 0 148 295 0 56 Appr.
39 Nominale RIS 6-123 PREMESSA 292 291 1 146 76 215 56 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale RIS 6-124 NO CPV 2,6,8 DISP 294 291 3 146 105 186 56 Resp.
41 Nominale RIS 6-124 CPV 2 E 8 DISP 291 287 4 144 270 17 56 Appr.
42 Nominale RIS 6-124 CPV 6 DISP 290 238 52 120 48 190 56 Resp.
43 Nominale RIS 6-125 CPV 1, 3, 7, 9 E 11 DISP 292 290 2 146 264 26 56 Appr.
44 Nominale RIS 6-125 CPV 2 E 6 DISP 295 287 8 144 249 38 56 Appr.
45 Nominale RIS 6-125 CPV 14 DISP 294 284 10 143 79 205 56 Resp.
46 Nominale PREM E CPV4,5,8,10,12,13,15,16 DISP 288 286 2 144 78 208 56 Resp.
47 Nominale RIS 6-126 293 247 46 124 72 175 56 Resp.
48 Nominale DICHIARAZIONE DI URGENZA DDL 1929 263 263 0 132 164 99 56 Appr.
49 Nominale MOZ 1-276 NF PRIMA PARTE 254 254 0 128 254 0 55 Appr.
50 Nominale MOZ 1-276 NF CPV 13 DISP 256 251 5 126 96 155 55 Resp.
51 Nominale MOZ 1-276 NF CPV 14 DISP 257 253 4 127 90 163 55 Resp.
52 Nominale MOZ 1-276 NF ULTIMA PARTE 255 251 4 126 89 162 55 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale MOZ 1-294 PRIMA PARTE 255 255 0 128 253 2 55 Appr.
54 Nominale MOZ 1-294 SECONDA PARTE 258 254 4 128 92 162 55 Resp.
55 Nominale MOZ 1-295 RIF 253 253 0 127 162 91 55 Appr.
56 Nominale MOZ 1-296 CPV 2,4 DISP, CPV PREMESS 254 254 0 128 254 0 55 Appr.
57 Nominale MOZ 1-296 CPV 5 DISP 257 257 0 129 257 0 55 Appr.
58 Nominale MOZ 1-296 CPV 10 C) DISP 256 255 1 128 60 195 55 Resp.
59 Nominale MOZ 1-296 ULTIMA PARTE 257 244 13 123 90 154 55 Resp.
60 Nominale MOZ 1-300 257 252 5 127 8 244 55 Resp.
61 Nominale PDL 1741-A E ABB - EM 1.300 215 206 9 104 128 78 55 Appr.
62 Nominale ART AGG 1.01 217 214 3 108 85 129 55 Resp.
63 Nominale EM 3.300 212 204 8 103 127 77 55 Appr.
64 Nominale ART AGG 3.04 211 209 2 105 83 126 55 Resp.
65 Nominale ART AGG 3.05 210 207 3 104 82 125 55 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 76)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ART AGG 3.09 212 209 3 105 82 127 55 Resp.
67 Nominale EM 4.300 209 201 8 101 125 76 55 Appr.
68 Nominale PDL 1737-A - ARTICOLO 1 202 202 0 102 202 0 55 Appr.
69 Nominale EM 2.100 200 200 0 101 200 0 55 Appr.
70 Nominale EM 2.300 199 199 0 100 199 0 55 Appr.
71 Nominale ARTICOLO 2 196 195 1 98 195 0 55 Appr.
72 Nominale ARTICOLO 3 198 198 0 100 197 1 55 Appr.
73 Nominale ARTICOLO 4 198 198 0 100 198 0 55 Appr.
74 Nominale ARTICOLO 5 201 201 0 101 201 0 55 Appr.
75 Nominale ODG 9/1737-A/2 200 197 3 99 71 126 55 Resp.
76 Nominale PDL 1737-A - VOTO FINALE 194 192 2 97 191 1 55 Appr.