XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La XII Commissione,
premesso che:
la disforia di genere secondo l'Istituto superiore di sanità italiano (Iss) è una «condizione caratterizzata da un'intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso»;
in alcuni casi il superamento di questa incongruenza e del disagio che ne deriva prevede interventi medici che possono includere procedure mediche come la soppressione della pubertà, la somministrazione di ormoni cross-sex, e la riassegnazione chirurgica per i quali non esistono linee guida del Ministero della salute;
l'approccio del cosiddetto «modello affermativo», maggiormente adottato, risulta essere oggetto di dibattiti, revisioni e approfondimenti scientifici internazionali in merito alle numerose criticità emerse recentemente sotto il profilo dell'efficacia, della validità, della sicurezza dei presupposti sui quali si fonda il suddetto modello, rendendolo perciò un approccio basato su evidenze deboli e dal carattere, perciò, sperimentale;
come si legge in un autorevole documento del dottor Del Giudice depositato nel corso dell'audizione informale svolta il 4 aprile 2024 presso la XII Commissione della Camera dei deputati nell'ambito della discussione della risoluzione 7-00198 Zanella, sulla definizione di linee guida in materia di disforia di genere, «i benefìci psicologici dei bloccanti della pubertà sono molto incerti, e questi farmaci non possono essere considerati in alcun modo dei “salvavita” come invece viene spesso fatto intendere [...]. Un altro presupposto fuorviante è che i bloccanti si limitino ad offrire agli adolescenti uno spazio di “pausa” e “riflessione” e la possibilità di prolungare la valutazione psicologica [...]. In realtà, la quasi totalità degli adolescenti sottoposti al trattamento con i bloccanti (più del 90 per cento) passa poi al trattamento con gli ormoni cross-sex [...]; questi dati stanno portando la comunità scientifica a ripensare la soppressione della pubertà, non come una pausa temporanea ma come un passo decisivo (e in pratica non così “reversibile”) sulla strada della transizione medica», concludendo che «quello che emerge dalla letteratura è un quadro di sostanziale e pervasiva incertezza. I dati a supporto del modello affermativo sono deboli e viziati da importanti limiti metodologici, come è stato riconosciuto praticamente da tutti i gruppi di ricerca che hanno condotto delle revisioni sistematiche dell'evidenza. Ci sono dubbi fondati e crescenti sulle cause della disforia di genere, sui rischi e benefìci della transizione, sugli effetti e implicazioni dei bloccanti, sui tassi di pentimento e detransizione, e così via (cfr. Brierley et al., 2024; Levine e Abbruzzese, 2023). In linea con questi cambiamenti nel panorama scientifico, diversi Paesi europei e Stati degli USA stanno rapidamente invertendo la rotta rispetto al modello affermativo, e (più nello specifico) rispetto all'uso dei bloccanti della pubertà al di fuori di ambiti ristretti legati alla sperimentazione clinica. Alla luce di quanto discusso fin qui, è possibile offrire delle raccomandazioni di massima, in vista della formulazione di linee guida per la disforia di genere nel nostro Paese. Ritengo che tali linee guida dovrebbero incoraggiare l'apertura a modalità alternative di trattamento, vista la mancanza di certezze su quali siano gli interventi più sicuri ed efficaci per affrontare la disforia di genere in diverse tipologie di pazienti. In mancanza di evidenze solide che i benefìci dei trattamenti affermativi superano i rischi, è prudente e ragionevole prendere in considerazione delle restrizioni alla loro applicazione, soprattutto nel caso di pazienti minorenni e interventi invasivi (compresa la soppressione della pubertà, che viene effettuata in un periodo particolarmente critico per lo sviluppo fisico e psicologico e quasi sempre instrada gli adolescenti in un percorso di transizione medica). Questi trattamenti potrebbero essere consentiti nell'ambito di protocolli sperimentali dai criteri ben definiti, che permettano di raccogliere dati utili in forma sistematica e centralizzata, con adeguate procedure di controllo, randomizzazione e follow-up a lungo termine. Senza dati di qualità, non si potrà fare altro che continuare a muoversi a tentoni; questo sarebbe un grave disservizio nei confronti dei pazienti e delle loro famiglie»;
lo stesso sottosegretario Gemmato, nel confermare l'assenza in Italia di linee guida su «disforia o difformità di genere» pubblicate sul Sistema nazionale linee guida dell'ISS, ha annunciato l'attivazione di un «tavolo di lavoro con i maggiori esperti della materia, al fine di elaborare delle linee di indirizzo che rendano omogenee le attività dei centri su scala nazionale, anche alla luce delle linee guida internazionali disponibili»;
come si apprende da fonti di stampa, le autorità sanitarie e le associazioni mediche di Paesi all'avanguardia nel trattamento della disforia di genere come gli Stati Uniti, la Finlandia, il Regno Unito, la Francia e la Norvegia sono concordi nel ritenere che l'incongruenza di genere nei bambini sia un fenomeno transitorio che tende a scomparire spontaneamente nell'adolescenza o nella prima fase dell'età adulta;
analogamente, gli studi elaborati sul tema negli ultimi venticinque anni, nonostante provengano da Paesi diversi e siano stati condotti in laboratori differenti e con metodi difformi, sono giunti concordemente, senza eccezioni, alla medesima conclusione: la disforia di genere nei bambini si attenua o svanisce nel corso della pubertà, con una percentuale di desistenza di gran lunga superiore all'80 per cento, rilevata da tutti i grandi studi prospettici;
le stesse Nazioni in cui il modello affermativo si era diffuso come il principale approccio di cura per la disforia di genere, stanno abbandonando questo approccio per adottare linee guida più attente e caute, in particolare per i minori, rimettendo la psicoterapia al centro del processo valutativo e d'intervento;
il recente, drammatico, scandalo noto come «WPATH Files» e reso pubblico dall'organizzazione Environmental Progress, che vede coinvolta la World Professional Association for Transgender Health, ha messo in crisi l'autorevolezza globale della Wpath, lo stesso modello affermativo del quale si faceva promotrice e aperto un serio dibattito bioetico in merito al principio terapeutico, al principio di precauzione, al consenso informato e al rigore deontologico dei professionisti della salute dato il comprovato carattere sperimentale del trattamento affermativo;
il grande impatto determinato dalla pubblicazione del cosiddetto «Cass Review», studio indipendente di 388 pagine commissionato dall'NHS alla pediatra Hilary Cass, ex presidente del Royal College of Pediatrics, ha sottolineato la mancanza di evidenze scientifiche a supporto dei benefìci del trattamento con i bloccanti della pubertà, degli ormoni cross-sex e dalla transizione chirurgica ai minori di 18 anni, definendo il modello affermativo come estremamente debole, suggerendo nuovi approcci di natura olistica, basati su accurata valutazione psicologica e che «dovrebbero essere offerti solo nell'ambito di un protocollo di ricerca»,
impegna il Governo:
a definire, quanto prima, linee guida nazionali su disforia o difformità di genere, attraverso l'apporto di équipe multiprofessionale e multidisciplinare, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche, tra cui quelle menzionate, con particolare attenzione anche alle problematiche bioetiche emerse;
a prevedere un monitoraggio dei centri italiani specializzati nel trattamento della disforia di genere.
(7-00237) «Morgante, Ciocchetti, Vietri, Ciancitto».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
per favorire lo sviluppo della mobilità stradale pulita, elettrica ed ibrida, si è intervenuti sia sul versante dello sviluppo delle infrastrutture pubbliche per la ricarica elettrica dei veicoli, che sui contributi per l'acquisto da parte dei privati di colonnine di ricarica per i veicoli elettrici;
sul versante infrastrutturale, nella Missione 2 del Pnrr (M2C2-I4.3) sono previste sovvenzioni per lo sviluppo della rete infrastruttura e di ricarica elettrica pubblica;
per l'installazione di infrastrutture di ricarica elettrica il Pnrr prevede 741,32 milioni di euro sotto forma di sovvenzioni per raggiungere gli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione con un parco circolante di circa 6 milioni di veicoli elettrici al 2030 per i quali sono necessari 31.500 punti di ricarica rapida pubblici;
la milestone per l'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per l'installazione di almeno 4.700 stazioni di ricarica in zone urbane (tutti i comuni) (traguardo T2 2023), è stata conseguita con il decreto direttoriale del 30 giugno 2023, n. 416, di approvazione della graduatoria di 27 progetti per la realizzazione di 4.718 infrastrutture di ricarica nei centri urbani;
si è però solo all'inizio del processo a cui deve ora seguire il conseguimento del Traguardo T4 2024 (M2C2 28) per l'aggiudicazione degli appalti per la costruzione di 7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada e almeno 9.055 in zone urbane (tutti i comuni). Il progetto può includere anche stazioni di ricarica pilota con stoccaggio di energia;
è necessario inoltre tener conto dell'atto che nel nuovo Pnrr la misura è stata modificata spostando dal secondo trimestre del 2024 al quarto trimestre del 2025, quindi di un anno e mezzo, l'entrata in funzione della rete infrastrutturale di ricarica elettrica, prorogando quindi l'attuazione di una misura di fondamentale importanza per la decarbonizzazione del settore dei trasporti del Paese;
in pratica, ad oggi si è ancora alla sola aggiudicazione di una prima tranche dei progetti (4.718) mentre il grosso (7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada e almeno 9.055 in zone urbane) deve essere ancora aggiudicato e, in ogni caso, la rete necessaria allo sviluppo della mobilità pulita non entrerà in funzione prima della fine del 2025, se non ci saranno altri rinvii;
nello specifico le 3 linee di intervento la cui entrata in funzione è rimandata a fine 2025 sono le seguenti:
linea A: installazione di stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici in strade extraurbane da almeno 175 kW; (7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada (75 per cento del target Pnire);
linea B: installazione di stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici in zone urbane da almeno 90 kW; (13.755 punti pubblici di ricarica rapida nei centri urbani (70 per cento del target Pnire);
linea C: installazione di stazioni di ricarica pilota con natura sperimentale e stoccaggio di energia (100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell'energia.);
inoltre, poiché è stato chiarito che la misura di tipo A si riferisce alle autostrade e le stazioni consistono in punti pubblici di ricarica, sono state dichiarate non ammissibili ed escluse tutte le istanze di ammissione al beneficio pervenute per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica sulle Superstrade e alla luce del mutato quadro e in considerazione della riprogrammazione del Piano, il Governo ha dichiarato di aver predisposto due nuovi decreti ministeriali tuttavia ancora non adottati;
nella quarta Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr (Doc. XIII, n. 2) si riporta che per le peculiarità relative ai progetti in zone urbane delle stazioni da almeno 90 kW (TIPO B), le 13.755 stazioni di ricarica sono state ripartite in ambiti regionali, con lotti corrispondenti a perimetri amministrativi pari a quelli delle province, con una distribuzione che tenga conto principalmente del parco circolante, affinata sulla base di ulteriori indicatori. Per i progetti delle infrastrutture di ricarica autostradali da 175 kW (TIPO A), sono state ripartite le 7.500 stazioni in ambiti regionali, con lotti corrispondenti a perimetri amministrativi di area pari a circa 20x20 chilometri, tenendo anche conto della necessità che almeno il 40 per cento sia realizzato nel Sud Italia;
per le linee A e B, le risorse di 741,3 milioni di euro, destinate a finanziare fino al 40 per cento dei costi, sono assegnate attraverso bandi annuali nei quali viene messo a disposizione l'intero contingente previsto per ciascun anno. Per la linea di investimento C (stazioni di ricarica sperimentale con stoccaggio), le risorse a disposizione – pari a euro 28.216.625 – sono assegnate in un unico bando nel quale viene messo a disposizione l'intero contingente;
la legge annuale sulla concorrenza 2021 (articolo 12, legge n. 118 del 2022) ha previsto l'obbligo, per i concessionari autostradali, di selezionare l'operatore che richieda di installare colonnine di ricarica veloce mediante procedure competitive, trasparenti e non discriminatorie –:
quali siano state le motivazioni che hanno determinato lo slittamento di un anno e mezzo dell'entrata in funzione della rete di ricarica elettrica nelle zone urbane e sulle autostrade (Traguardi 29 e 29-bis) e quando saranno adottati i decreti ministeriali che consentiranno l'installazione delle infrastrutture di ricarica elettrica nelle autostrade;
quale sia ad oggi la situazione in relazione all'attuazione dell'investimento per le infrastrutture di ricarica elettriche e nello specifico in relazione all'aggiudicazione degli appalti per la costruzione di 7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada e almeno 9.055 in zone urbane (tutti i comuni) (traguardo T4 2024 (M2C2 28);
se siano iniziati i lavori dei 27 progetti per la realizzazione di 4.718 infrastrutture di ricarica nei centri urbani e quale sia la loro puntuale distribuzione territoriale;
se le 3 linee di intervento di cui in premessa siano sufficienti a garantire l'integrale copertura dei 31.500 punti di ricarica previsti e, in caso contrario, come si pensi di integrare la realizzazione di punti di ricarica elettrica.
(2-00406) «Barbagallo, Casu, Bakkali, Ghio, Morassut, Simiani, Braga, Curti, Ferrari, Scarpa, Peluffo, Orlando, Gnassi, Di Sanzo».
Interrogazione a risposta in Commissione:
SCARPA, ZAN e FASSINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
nelle ultime due settimane il nostro Paese è stato interessato da un'intensa ondata di maltempo (cosiddetta tempesta Ciaran) che ha provocato diversi danni a cose e persone;
nel Consiglio dei ministri del 3 novembre 2023, è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale per la durata di 12 mesi relativamente alla regione Toscana;
è opportuno estendere tale stato di emergenza anche agli altri territori colpiti dalla tempesta, tra cui i comuni appartenenti alla regione Veneto;
quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per sostenere i territori colpiti dalla recente alluvione non appartenenti alla regione Toscana, e, in particolare, se intenda procedere con l'estensione dello stato di emergenza nazionale anche a questi, a partire dai comuni appartenenti alla regione Veneto.
(5-02537)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta scritta:
EVI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
ogni anno milioni di animali – tra cui vitelli, pecore e suini – vengono trasportati vivi su gomma, rotaia, via mare o via aerea da un continente all'altro, con tragitti che durano giorni o addirittura settimane. Sono circa 44 milioni gli animali trasportati all'interno dell'Unione e più di 4 milioni vengono esportati verso Paesi terzi, principalmente in Medio Oriente e Africa, per essere messi all'ingrasso e macellati, spesso senza rispettare le più basilari leggi di tutela per il loro benessere;
un recente ennesimo tragico episodio è avvenuto nei giorni scorsi. Un equipaggio della Polizia stradale di Bari ha effettuato un controllo ordinario su un mezzo pesante adibito al trasporto di animali vivi, in particolare suini, proveniente dall'Ungheria. A causa della situazione molto critica è intervenuto un medico veterinario dell'Asl, trovando fino a una ventina di maiali morti di stenti durante il trasporto. È stato accertato che alcuni animali erano morti a causa della mancanza di cibo e acqua, oltre che per lo stress del viaggio. Gli autisti non hanno rispettato i limiti di carico del mezzo, che aveva oltre 100 animali, e le pause previste durante il viaggio. Sono stati sanzionati con una multa di oltre 8000 euro, con il fermo del veicolo utilizzato per il trasporto;
il report A data dump of suffering: the EU's long-distance trade in farm animals exposed (La 2. sofferenza nei dati: smascherato il trasporto a lunga distanza di animali vivi nell'UE) pubblicato a novembre 2023 analizza una serie di documenti europei inediti relativi al trasporto a lunga distanza di 180.000 partite di animali allevati a scopo alimentare, all'interno e verso l'esterno dell'Unione europea, in un periodo di 19 mesi, dall'ottobre 2021 all'aprile 2024. Il documento rivela dettagli inquietanti sull'entità e la natura delle sofferenze patite da circa 44 milioni di bovini, ovini, suini e altri animali che ogni anno vengono trasportati all'interno e verso l'esterno dell'Unione europea;
il report menziona anche l'Italia, facendo luce su una serie di problematiche di benessere animale che riguardano principalmente pecore e agnelli non svezzati, importati per essere macellati all'arrivo, o dopo un periodo di ingrasso, principalmente da Romania, Ungheria e Spagna, trasportati in terribili condizioni per viaggi lunghi fino a 30 ore. Quando non svezzati, gli agnelli hanno bisogno di latte o di un suo sostituto per nutrirsi. Non essendo ciò possibile a bordo di un camion, questi giovani animali sono costretti a sopportare lunghi viaggi senza adeguato nutrimento;
il report mostra documenti di viaggio dell'Unione europea incompleti, spesso imprecisi e che sottostimano ampiamente la lunghezza e la durata del trasporto. In circa il 60 per cento dei casi, un centro di raccolta è indicato come punto di partenza del viaggio, sebbene sia possibile che gli animali vi arrivino dopo molte ore di viaggio dall'allevamento di origine, senza l'obbligo che ciò venga registrato. Molti trasportatori praticano l'«assembly centre hopping», ovvero lo spostamento degli animali da un centro di raccolta ad un altro per dissimulare la durata del trasporto. Il centro di raccolta «di arrivo» viene indicato come punto di destinazione, permettendo così di sottrarsi all'obbligo di far riposare gli animali per 24 ore a metà viaggio prima di ripartire –:
se, nell'ambito dei lavori sulla proposta di revisione del regolamento europeo sul benessere degli animali durante il trasporto, non intendano adottare iniziative di competenza volte a proporre di vietare l'esportazione di animali vivi verso i Paesi terzi, come recentemente deciso ad esempio dalla Gran Bretagna, e di passare al commercio di sole carne e carcasse, nonché di introdurre norme più severe per proteggere il benessere degli animali durante i viaggi all'interno dell'Unione europea, ad esempio vietando il trasporto di animali non svezzati.
(4-03052)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
con il decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224, è stata data attuazione alla direttiva 2001/18/CE concernente l'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati;
l'articolo 9-bis del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, ha ammesso l'emissione deliberata nell'ambiente, a scopi scientifici e sperimentali, di organismi prodotti mediante tecniche di editing genomico mediante mutagenesi sito-diretta o di cisgenesi a fini sperimentali e scientifici, assoggettandola, fino al 31 dicembre 2024, alle disposizioni contenute nel medesimo articolo 9-bis;
il comma 2 del citato articolo 9-bis prevede che la richiesta di autorizzazione sia notificata al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase), in qualità di Autorità nazionale competente di cui all'articolo 2 del suddetto decreto legislativo n. 224 del 2003. Entro 10 giorni dal ricevimento della notifica, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica trasmette copia della notifica al Ministero della salute e al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) e a ogni regione e provincia autonoma interessata. Copia della notifica viene inoltre trasmessa all'Ispra, che entro i successivi quarantacinque giorni, effettua la valutazione della richiesta ed esprime il proprio parere al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e alle altre amministrazioni interessate. Entro dieci giorni dal ricevimento del parere dell'Ispra, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica adotta il provvedimento autorizzatorio;
in un articolo di stampa emerge che vi sono due campi sperimentali di Ogm di nuova generazione in Italia che sono stati notificati alla Commissione europea e si presume che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ne fosse altresì destinatario. Tuttavia, mentre la Commissione ha pubblicato i documenti, il Ministero non lo ha fatto, anche se un rilascio sperimentale è previsto da documentazione per il 13 maggio 2024, mentre il secondo è atteso il 31 luglio. I dati pubblicati sul registro europeo dei campi prova riguardano il pomodoro e la vite;
se il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica non ne ha dato notizia, si presume che l'Ispra non abbia ancora dato un parere (come previsto dalle norme vigenti), e quindi ne deriverebbe che la procedura per accettare la notifica non è stata formalmente approvata. Se tuttavia un rilascio sperimentale fosse avvenuto il 13 maggio 2024, come sostiene una notifica, lo iato nelle tempistiche di rilascio e approvazione renderebbe questo campo illegale –:
se i suddetti campi sperimentali di nuovi Ogm siano stati già piantati;
se l'Ispra abbia dato un suo parere preventivo ai fini della necessaria autorizzazione ai suddetti campi sperimentali;
qualora il rilascio sperimentale sia avvenuto in uno o più campi, perché non sia stato pubblicato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e per quale motivo il Ministero non ne abbia dato notizia;
se non si intenda garantire la massima pubblicità e trasparenza pubblicando tutte le informazioni relative ai campi sperimentali, anche attivandosi affinché l'Ispra produca le relazioni che devono supportare la sicurezza di sperimentazioni che forse sono già in corso senza che sia stato ancora pubblicato nulla;
nel caso si riscontrassero delle irregolarità nella procedura seguita sul caso in premessa, se i Ministri interrogati intendano prendere contromisure e quali.
(3-01298)
Interrogazioni a risposta scritta:
DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il fiume Mincio nasce dal lago di Garda, in corrispondenza di Peschiera del Garda (VR), entra in territorio mantovano dopo pochi chilometri, si dirige verso Mantova formando i tre laghi che la circondano e sfocia nel fiume Po, per una lunghezza complessiva di 73 chilometri;
la zona circostante al Mincio ha una grande rilevanza naturalista, motivo per il quale nel 1984 regione Lombardia l'ha dichiarata area protetta e ha creato, per la sua salvaguardia e valorizzazione, l'ente Parco del Mincio, comprensivo di 6 riserve naturali e 12 siti della rete europea Natura 2000;
Valli del Mincio è una delle sopracitate riserve naturali ed è una delle poche aree umide esistenti in Italia dove il fiume privo di argini può espandersi liberamente, diventando così un ambiente prezioso per la biodiversità;
per permettere di visitare la riserva vi sono diversi progetti, tra cui escursioni a piedi con guide e giri in barca tenuti dal consorzio Barcaioli del Mincio, visite praticate nel rispetto della fauna e della flora del luogo;
da anni il flusso del fiume nelle Valli del Mincio risulta sempre minore, arrivando oggi ad avere intere zone sabbiose emerse, con una profondità di non più di venti centimetri, specialmente in prossimità del Lago Superiore di Mantova, rendendo difficile la navigazione e portando alla chiusura di diversi canali, come appreso da fonti di stampa;
la direttiva europea n. 2000/60/CE del 20 ottobre 2000 istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque con lo scopo, tra gli altri, di preservare lo stato degli ecosistemi;
a recepimento della direttiva viene istituito, col decreto ministeriale n. 29 del 13 febbraio 2017, il deflusso ecologico, ovvero una correzione dell'attuale deflusso minimo vitale, volto a una maggiore tutela idrologica e ambientale;
regione Lombardia, in data 23 novembre 2020, con delibera n. 3898, ha approvato lo schema di convenzione stipulato con il Parco regionale del Mincio per un progetto di monitoraggio quali-quantitativo del fiume Mincio, al fine di raccogliere dati utili al calcolo dei fattori correttivi per il deflusso ecologico, con chiusura delle attività nel dicembre 2021;
il progetto si sviluppava in tre fasi, l'ultima delle quali prevedeva l'installazione di strumentazione per la misurazione nel tratto di indagine compreso fra Sacca di Goito e il Lago Superiore di Mantova, proprio lungo la riserva delle Valli del Mincio;
nonostante siano passati quasi 3 anni dalla chiusura del progetto di raccolta dati, il Mincio si trova attualmente in uno stato di deflusso minimo vitale, e non di deflusso ecologico, condizione che pregiudica la naturale depurazione del fiume, delle valli e dei laghi, portando ad avere acqua torbida e di conseguenza con poca ossigenazione, causando un inevitabile perdita di biodiversità;
inoltre non risulta all'interrogante che i dati siano mai stati resi pubblici;
le condizioni della riserva e delle mancanza di acqua hanno destato la preoccupazione di cittadini e cittadine, portando 35 associazioni a riunirsi nel Tavolo del Mincio, il quale ha lanciato la petizione «Più acqua al Mincio assetato» per richiedere un periodico aumento di flusso, in modo da tutelare la zona umida;
l'acqua non scarseggia nel Lago di Garda e viene immessa dalla diga di Salionze (VR) in tre diversi corsi d'acqua: il fiume Mincio, il canale Virgilio e la seriola Prevaldesca. Quest'ultimi due non presentano alcun problema di flusso –:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza, in raccordo con gli altri enti competenti, al fine di verificare i motivi per i quali il flusso del fiume Mincio sia drasticamente diminuito, quale sia lo stato della raccolta dati, anche al fine di individuare possibili soluzioni che consentirebbero il ripristino regolare del corso, in modo da tutelare la biodiversità delle Valli del Mincio e consentirne la navigabilità.
(4-03040)
ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con decreto direttoriale n. 117 del 2021 del Ministero dell'ambiente, è stato pubblicato il «Programma sperimentale di interventi per l'adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano»;
il programma, avente finalità di aumentare la resilienza dei centri urbani a fenomeni generati dai cambiamenti climatici come estrema siccità e ondate di calore, ha avuto come obiettivo di finanziare interventi per oltre 79 milioni di euro quali su spazi verdi, edilizia climatica, raccolta di acque meteoriche e depurazione finalizzata al riciclo per usi non umani, ripristino della permeabilità del suolo e misure atte a rafforzare la capacità adattiva;
con nota del 31 dicembre 2021, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha comunicato l'ammissione a finanziamento per l'intervento di forestazione «La Sorgente» nel Comune di Guidonia Montecelio (RM), di cui al citato programma sperimentale (codice CUP F97H21007050006), intervento ricadente nella tipologia I – misure green/blu - intervento I.A per un importo pari ad euro 306.880 e nella tipologia III – misure soft – intervento IIIA per un importo pari ad euro 76.720;
con delibera di giunta comunale n. 116 del 2022 sono state dettate le linee di indirizzo alla progettazione per il citato intervento di forestazione. Successivamente, il Comune di Guidonia Montecelio (RM), con determinazione dirigenziale n. 43 del 18 aprile 2024, ha approvato una variante al progetto esecutivo senza aumento di spesa;
le aree oggetto di intervento, sebbene i punti 6 e 7 dell'allegato 1 al citato decreto direttoriale prevedano che Comune beneficiario «attesti l'impegno a procedere alla gestione e alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle forniture e infrastrutture previste dagli interventi con risorse a proprio carico e non incluse nel costo complessivo della Scheda Progetto», e che inoltre il comune si impegni «ad assicurare un monitoraggio ex post dell'efficacia degli interventi, in seno al Tavolo di Monitoraggio di cui all'articolo 6 del decreto», risultano ad oggi carenti in termini di manutenzione con evidenti segni di degrado, vanificando sia l'impegno finanziario per interventi straordinari di carattere green che l'impegno volto a sensibilizzare e rafforzare la capacità adattiva in ambito urbano;
visto che l'articolo 6 del decreto direttoriale n. 117 del 2021 prevede l'istituzione di un tavolo di monitoraggio per gli interventi finanziati;
in presenza di criticità nell'esecuzione degli interventi da parte dei comuni beneficiari, l'articolo 10 del decreto prevede che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica possa avviare «un procedimento istruttorio, dandone tempestiva comunicazione al rappresentante legale del Comune beneficiario che, entro 30 (trenta) giorni dai ricevimento della stessa, invia i necessari chiarimenti e l'eventuale documentazione richiesta» –:
quali attività il Tavolo di monitoraggio per l'attuazione del programma sperimentale di interventi per l'adattamento ai cambiamenti climatici istituito presso il Ministero abbia svolto circa la corretta attuazione, nel caso citato in premessa del programma, in particolare con riguardo all'impegno del comune beneficiario di monitorare ex post l'efficacia degli interventi attuati.
(4-03049)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
PICCOLOTTI e MARI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
da un comunicato sindacale del 5 giugno 2024 si apprende che nonostante le diverse richieste di intervento formulate dalle organizzazioni sindacali, il Ministero della cultura non ha fornito delucidazioni circa il pagamento del trattamento accessorio del personale per il 2023;
secondo le organizzazioni sindacali si tratta di circa 65 milioni di euro per circa 12.000 dipendenti che hanno regolarmente svolto le loro attività di valorizzazione, lavoro straordinario, conto terzi, oltre che responsabilità di direzione di istituti e posizioni organizzative;
il ritardo è preoccupante perché mancherebbero le risorse in cassa per poter procedere con i pagamenti, nonostante la richiesta sia stata avanzata già da molti mesi;
secondo le organizzazioni sindacali ci si trova di fronte ad una situazione gravissima, anche considerando l'imponente sforzo che i lavoratori del Ministero della cultura stanno mettendo in campo negli ultimi anni, con un sottorganico di oltre il 30 per cento;
nonostante ciò, operatori, assistenti e funzionari del Ministero interrogato garantiscono la fruizione quotidiana dei luoghi della cultura, musei e parchi, archivi, biblioteche, oltre che le attività di tutela e la gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nelle soprintendenze, nei segretariati, nelle direzioni generali e in tutti gli istituti centrali;
ad avviso dell'interrogante il Ministro interrogato non può sottovalutare le richieste del personale e deve farsi parte attiva per sbloccare con urgenza la situazione e riconoscere nel più breve tempo possibile quanto dovuto al personale del Ministero che dirige mostrando lo stesso impegno profuso quando ha decretato, con modalità discutibili, le aperture straordinarie di musei e monumenti durante le festività di Natale e Capodanno, quando le organizzazioni sindacali furono convocate al tavolo nazionale all'ultimo momento, impedendo l'organizzazione territoriale dei servizi e provocando rilevanti disagi ai dipendenti fuorisede e a tutti quei lavoratori già organizzati per le ferie;
ad avviso dell'interrogante tali sacrifici vanno retribuiti senza far attendere ulteriormente il personale, attesa che peserà soprattutto sugli stipendi più bassi, come quelli dei custodi che hanno aperto le porte dei luoghi della cultura in base alle decisioni dello stesso Ministro;
come riportato anche da alcuni organi di stampa, il Ministero della cultura è tra i quattordici Ministeri le cui casse, attraverso gli accantonamenti, finanziano la realizzazione dei centri per migranti in Albania, operazione che gli interroganti giudicano ideologica, dai costi esorbitanti, voluta dall'attuale Governo;
la legge di ratifica del Protocollo firmato da Roma e Tirana prevede infatti esborsi a carico di quattordici Ministeri, tra gli altri anche turismo, istruzione, agricoltura e cultura – il quale dovrebbe contribuire con quasi 5 milioni di euro – anche se la materia non è di loro competenza e anche se i Ministeri sono in ritardo con il pagamento di stipendi e trattamento accessorio e operano con organici ridotti –:
se il Ministro interrogato non intenda confermare che il ritardo del pagamento del trattamento accessorio relativo al 2023 dovuto al personale dipendente del Ministero della cultura dipenda dall'assenza di risorse finanziarie e, nel caso, come intenda sopperire a tale carenza;
quali iniziative di competenza abbia assunto per farsi parte attiva e sbloccare con urgenza il pagamento del trattamento accessorio relativo al 2023 dovuto al personale dipendente del Ministero della cultura.
(4-03038)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMALDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la sera del 26 novembre 2022 un gruppo di attivisti, durante una iniziativa simbolica, ha lanciato dei fumogeni davanti la sede della Leonardo s.p.a. di Palermo, senza causare danni significativi a cose o persone;
la protesta era volta a denunciare come le armi prodotte da Leonardo, società partecipata dal Governo, fossero vendute anche alla Turchia e impiegate nella repressione del popolo curdo da parte del regime di Erdogan che in quel periodo aveva ordinato la ripresa dei bombardamenti contro i Curdi in Siria e Iraq, causando morti e ingenti danni alle infrastrutture civili;
a seguito dell'azione dimostrativa svoltasi a Palermo nessun dipendente di Leonardo è stato coinvolto nell'incidente e i danni ai beni e alle cose sono stati molto lievi;
alla fine di marzo 2024 alcuni attivisti del movimento «Antudo» sono stati raggiunti da alcune misure cautelari e tra di essi figura anche Luigi Spera, l'unico ad essere tutt'ora detenuto in carcere, in assenza di prove concrete, con l'accusa di aver compiuto atti di natura terroristica durante la citata iniziativa;
l'inchiesta origina dalla pubblicazione di un video dell'iniziativa che il movimento Antudo ha ricevuto e diffuso attraverso il proprio portale informativo e i propri canali social;
nel corso dell'udienza di riesame il Tribunale di Palermo ha riconfermato la natura terroristica degli atti e la custodia in carcere nonostante il Giudice per le indagini preliminari, nell'esaminare le richieste del Pubblico ministero avesse escluso l'aggravante della valenza terroristica pur confermando l'imputabilità per i fatti contestati;
Spera e stato trasferito nel carcere di Alessandria, molto distante da Palermo, in regime di Alta sicurezza 2 destinato a coloro che sono accusati o condannati di atti di terrorismo;
come riportato dalla stampa, secondo l'avvocato difensore di Luigi Spera, il trasferimento da Palermo verso il regime di alta sicurezza ad Alessandria sarebbe stato disposto dal Dipartimento amministrazione penitenziaria quando il Giudice per le indagini preliminari aveva ritenuto palesemente infondata la finalità terroristica e dunque prima che il tribunale del riesame riconfermasse le aggravanti per terrorismo;
Luigi Spera, che nelle ipotesi degli inquirenti risulta accusato, insieme ad altri due attivisti del movimento Antudo, di aver partecipato alla protesta davanti la sede di Leonardo, protesta che non ha arrecato danno né a persone né a cose, si ritrova ancora oggi recluso nella sezione di alta sorveglianza del carcere San Michele di Alessandria, a centinaia di chilometri di distanza da casa e dalla sua famiglia;
Spera è recluso all'interno di una cella inferiore ai 3 metri quadri, non idonea a ospitare due detenuti, come succede in tante case di reclusione, dove mancano educatori, lavoro, attività sportive e culturali che rendano il percorso di rieducazione parte integrante della detenzione –:
se risponda al vero che il trasferimento di Luigi Spera dal carcere Pagliarelli di Palermo al San Michele di Alessandria sia stato disposto prima che il tribunale del riesame riconfermasse le aggravanti per terrorismo rispetto ai reati a lui contestati e se non intenda, per quanto di competenza, attivare il Dap affinché possa essere valutato e disposto un suo trasferimento in un istituto penitenziario del territorio in cui lui e la famiglia risiedono;
se intenda verificare, per quanto di competenza, la compatibilità rispetto alla situazione familiare del detenuto di una esecuzione della misura cautelare in un carcere di massima sicurezza così lontano dal territorio in cui Spera risiede.
(4-03047)
ASCARI, PAVANELLI, MORFINO, BARZOTTI, QUARTINI, AURIEMMA, TRAVERSI, D'ORSO, CARAMIELLO, BRUNO, AIELLO, TUCCI, RICCARDO RICCIARDI, ALFONSO COLUCCI e CARMINA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
in data 25 giugno 2024, è stata resa nota la sentenza di assoluzione in secondo grado dell'ex sindacalista CISL, Raffaele Meola, accusato di violenza sessuale nei confronti di un'hostess all'aeroporto di Malpensa nel 2022;
la decisione della Corte d'appello ha suscitato indignazione e sconcerto tra l'opinione pubblica, in quanto la sentenza afferma che i 20 secondi impiegati dalla vittima per reagire siano «troppi» per configurare il reato di violenza sessuale;
tale affermazione rischia di favorire la vittimizzazione secondaria delle donne che denunciano violenze, oltre a creare un pericoloso precedente giuridico che potrebbe lasciare impuniti coloro che commettono reati di violenza sessuale;
la definizione di «consenso esplicito» manca di una chiara normativa nel nostro Paese, il che contribuisce a interpretazioni giuridiche distorte e a sentenze che risultano per gli interroganti aberranti come quella in oggetto;
la necessità di un'educazione sessuale e affettiva è fondamentale non solo per prevenire simili casi di violenza, ma anche per rendere consapevoli e proattivi tutti i soggetti coinvolti, dagli operatori alle istituzioni, nel supporto alle vittime –:
se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali iniziative intenda adottare per affrontare la lacuna normativa relativa alla definizione di «consenso esplicito» nel contesto dei reati di violenza sessuale, al fine di prevenire interpretazioni giuridiche che possono portare a sentenze di assoluzione in casi di evidente violenza;
se il Ministro della giustizia ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a prevedere incontri di formazione per i magistrati e gli operatori del diritto, affinché vi sia una maggiore sensibilizzazione e competenza nella trattazione dei casi di violenza sessuale;
quali misure il Governo intenda adottare per promuovere l'educazione sessuale e affettiva nelle scuole e nella società, al fine di prevenire la violenza di genere e di rendere consapevoli i cittadini e le cittadine dei diritti e dei doveri relativi al consenso nelle relazioni interpersonali;
quali iniziative il Ministro della giustizia intenda intraprendere per garantire un maggior supporto psicologico e legale alle vittime di violenza sessuale durante l'intero iter giudiziario, al fine di evitare ulteriori traumi e vittimizzazioni secondarie.
(4-03048)
DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il programma Gsuweb (Gestione Servizi UNEP) è il software gestionale dei servizi d'Ufficio notificazioni, esecuzioni e protesti per la gestione telematica di specifiche funzionalità da parte dei soggetti abilitati sia interni al Ministero sia esterni;
successivamente, il programma è stato ampliato con gli applicativi Gsupct (Processo Civile Telematico) il quale permette la gestione dell'integrazione con il processo civile telematico, e Gsutablet, per permettere l'utilizzo del gestionale anche da tablet;
in data 20 giugno 2023 il Ministero della giustizia ha sottoscritto con l'Agenzia delle entrate la convenzione per l'accesso diretto alle banche dati contenenti le informazioni utili per la ricerca telematica dei beni da pignorare, ex articolo 492-bis del codice di procedura civile, da parte degli Uffici Unep;
per la ricerca è stato attivato il registro cronologico modello ricerca beni nel programma Gsu, permettendo l'accesso alle dichiarazioni dei redditi e certificazione unica, agli atti del registro e all'archivio dei rapporti finanziari;
a quasi un anno dall'introduzione degli applicativi e del servizio di ricerca beni sono state riscontrate diverse problematiche da parte degli utenti, come segnalato da FP CGIL, CISL FP e IULPA con una nota del 25 giugno 2024;
tra le problematiche riscontrate vi sono i frequenti blocchi degli applicativi dati da errori di sistema, i quali paralizzano il lavoro della pubblica amministrazione per diverse ore, l'incompletezza delle informazioni generate. Infatti, il verbale di pignoramento creato dal sistema non riporta i dati delle parti, i dati dei terzi e i dati relativi alle risultanze della ricerca beni, di fatto tutti dati essenziali, ed una troppo complicata procedura per la successiva notifica alle parti;
anche i dati ricevuti dall'interrogazione degli atti del registro sono incompleti ed inutilizzabili in diverse casistiche, poiché non vengono riportati i dati delle controparti, oppure datati di diversi anni, rendendo impossibili alcune procedure di riscossione credito, come il pignoramento dello stipendio presso un datore di lavoro che non ha più rapporti col creditore;
nel sistema non sono consultabili banche dati necessarie per venire a conoscenza dei beni mobili e immobiliari del creditore, come il registro italiano navale ed aeronautico, il pubblico registro automobilistico, il registro delle imprese, il registro immobiliare e gli istituti previdenziali;
l'utilizzo di servizi telematici è essenziale per un comparto giustizia più moderno, efficiente e veloce –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche esposte in premessa e quali iniziative intenda adottare per migliorare ed implementare il sistema e i suoi applicativi, anche mediante un aggiornamento della convenzione con l'Agenzia delle entrate, al fine di facilitare il lavoro del personale pubblico e avere una giustizia più efficiente.
(4-03054)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta in Commissione:
PAVANELLI e FEDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
Stellantis N.V. è una holding multinazionale con sede nei Paesi Bassi tra i principali produttori di automobili nata dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e Groupe PSA avvenuta nel 2021;
in Italia sono operanti sei stabilimenti di assemblaggio (Mirafiori, Modena, Cassino, Pomigliano, Melfi e Atessa), tre destinati alla produzione di motori (Cento, Pratola Serra e Termoli) e tre alla produzione di cambi (Torino, Termoli e Verrone);
lo stabilimento di Termoli è tuttora al centro di una riconversione industriale che prevede la dismissione della produzione dei cambi e il contestuale insediamento – unico in Italia – della Gigafactory ad opera di Automotive Cells Company (Acc) - azienda high-tech in rapida crescita operante nel mondo della tecnologia delle batterie per veicoli elettrici;
l'investimento nella sede di Termoli è stimato in 2 miliardi di euro, occuperà un'area di 1,2 milioni di metri quadrati, produrrà 40 GWh l'anno e dovrebbe impiegare circa 2.000 lavoratori entro il 2030;
la regione Molise, nel marzo 2022, ha reso noto di aver sottoscritto un protocollo di intesa con il Ministero delle imprese e del made in Italy, Invitalia S.p.A. e Acc, al fine di sostenere, l'attuazione degli investimenti proposti da Acc;
nel giugno del 2022, il Ministero delle imprese e del made in Italy annunciava lo stanziamento di 500 milioni a valere sulle risorse Pnrr tra le misure di sostegno della filiera delle batterie;
nel marzo 2024, Acc comunicava di aver acquisito il permesso a costruire nello stabilimento termolese e di voler dare avvio ai lavori nei mesi di maggio/giugno 2024;
di recente, tuttavia, Acc ha deciso di congelare il progetto Gigafactory a causa di un rallentamento del mercato dei veicoli elettrici europeo, rinviando ogni decisione al 2025;
il comparto della produzione di veicoli rappresenta un asset decisivo per l'economia della regione Molise e per l'economia nazionale. Inoltre, le attività di Acc risultano fondamentali per la creazione di una filiera di fornitura di batterie indipendente dalle aziende asiatiche;
il ripensamento di Acc desta non poche preoccupazioni anche sul piano occupazionale vista anche la recente richiesta di Cig avanzata dall'azienda per lo stabilimento di Termoli;
lo slittamento dell'avvio della riconversione industriale della sede di Termoli al 2025, inoltre, pone anche un problema di gestione dei fondi Pnrr che non sarebbero più utilizzabili, vista la necessità di rendicontare le relative spese entro giugno 2026;
nel 2022, un anno dopo la fusione di FCA e PSA, il Copasir aveva chiesto di valutare l'ingresso di Cassa depositi e prestiti nel gruppo Stellantis per controbilanciare il peso della Francia nel gruppo, seguendo l'esempio dell'intervento dello Stato francese, prima nel gruppo PSA – oggi in Stellantis – e poi in Acc, con una quota di investimento pubblico pari a circa 840 milioni –:
se non ritenga di dover valutare l'opportunità di varare un piano di investimenti attraverso la stipula di un contratto di sviluppo con Acc Italia, anche a valere sulle risorse Fsc, al fine di sostenere l'investimento italiano della regione Molise, presso lo stabilimento Stellantis di Termoli, in ragione della sua centralità sul piano occupazionale regionale e dell'area geografica di riferimento, considerando anche l'apporto di risorse umane provenienti dalle regioni confinanti e stante l'esigenza di garantire i livelli occupazionali;
se non ritenga strategico, anche nell'ottica dello sviluppo industriale del settore, l'intervento pubblico dello Stato nel capitale di Acc attraverso un aumento di capitale ad opera di Cassa depositi e prestiti ovvero la concessione di uno specifico finanziamento, alla stregua di quanto già accaduto con Bpifrance e con gli altri investitori.
(5-02540)
Interrogazioni a risposta scritta:
BALDINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il settore delle telecomunicazioni, fondamentale per lo sviluppo del Paese, vive un momento drammatico con decine di migliaia di posti di lavoro diretti e nell'intero sistema degli appalti del settore a rischio, come per esempio nel settore dell'assistenza clienti;
in particolare il 30 novembre 2023, Tim s.p.a., in qualità di committente, ha informato l'azienda Abramo customer care s.p.a. che, con decorrenza dal 1° gennaio 2024, intendeva procedere con la cessazione del contratto commerciale, attualmente in essere con l'azienda in virtù di proroga temporanea, avente a oggetto le attività di consumer (numeri clienti 119 e 187 e digital care), sulla telefonia sia fissa sia mobile, nonché le attività tecniche del numero clienti 187;
Abramo customer care s.p.a. – oggi in amministrazione straordinaria – sta affrontando una crisi significativa. Le uniche commesse rimaste in assegnazione risultano essere quelle inerenti al customer care di Tim ed occupano circa 1.000 lavoratori in Calabria. Da lungo tempo, però, si assiste ad un graduale ed inesorabile calo dei volumi, con conseguente aumento dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali e relativo taglio della retribuzione. I lavoratori stanno attraversando una lunga agonia, tra concordato, amministrazione straordinaria, procedure di cessione andate a vuoto e incertezza nel futuro;
all'inizio di giugno 2024, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha autorizzato la vendita di un ramo d'azienda a una cordata di investitori, che coinvolgerebbe però solo 200 dipendenti sui 1.000 totali e risultando soluzione pesantemente peggiorativa sul fronte dei diritti e dei salari;
da mesi il Governo, poi, si dice impegnato in incontri con la partecipazione dei soggetti interessati per «trovare gli strumenti per adeguare le competenze dei lavoratori verso nuove importanti attività di interesse nazionale, come quelle di dematerializzazione degli archivi cartacei della pubblica amministrazione». Per cui le strutture ministeriali starebbero da mesi «lavorando per individuare i percorsi tecnici e, quindi, le risorse compatibili, in grado di dare concretezza a questo (...) strutturale progetto»;
come dichiarato a mezzo stampa dalle organizzazioni sindacali, tale ipotesi «non ha trovato gli opportuni riscontri negli emendamenti promossi dal Governo in relazione all'utilizzo di risorse del PNRR in ambito digitalizzazione»;
né tantomeno risulta all'interrogante che regione Calabria e Ministero delle imprese e del made in Italy abbiano avviato le procedure per la realizzazione del protocollo d'intesa per utilizzare i lavoratori per i progetti di digitalizzazione nella regione;
il 7 agosto 2024 è previsto il termine della procedura di amministrazione straordinaria della Abramo customer care s.p.a.;
quali iniziative urgenti di competenza i Ministri interrogati intendano assumere per garantire una soluzione concreta e sostenibile a che ad ogni lavoratore dell'Abramo customer care s.p.a. sia assicurato un futuro stabile, impegnandosi a garantire che venga applicata la clausola sociale grazie alla quale già 3.700 lavoratori della stessa azienda sono stati messi in sicurezza, facendoli assumere dalle società subentrate negli appalti alle stesse condizioni contrattuali;
se non ritengano pertanto necessario convocare con urgenza il tavolo di crisi d'impresa sulla Abramo customer care s.p.a. con il coinvolgimento delle istituzioni locali, la committente Tim, le parti datoriali e le organizzazioni sindacali.
(4-03037)
GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nel distretto biomedicale di Mirandola opera la Mozarc-Bellco, attiva nella produzione di componentistica finalizzata alla realizzazione di macchine e filtri per dialisi;
l'azienda fu acquisita nel 2016 dalla multinazionale USA Medtronic, per poi essere ceduta per il 50 per cento, nel 2023, alla Da Vita inc., gruppo statunitense operante nel settore della sanità;
Mozarc-Bellco è una delle più antiche e più grandi aziende del distretto biomedicale di Mirandola, che comprende circa 100 imprese e 5 mila lavoratori;
da quanto si apprende, l'11 giugno 2024 i vertici societari hanno annunciato l'intenzione di procedere alla chiusura dell'intero reparto produttivo, e quindi al licenziamento di 350 unità, fra diretti e in somministrazione, per mantenere in Italia esclusivamente il settore ricerca;
lavoratrici, lavoratori e organizzazioni sindacali hanno immediatamente reagito proclamando uno sciopero a oltranza e un presidio stabile ai cancelli, incontrando immediatamente la solidarietà delle istituzioni locali e regionali;
la chiusura di questo stabilimento avrebbe un impatto particolarmente rilevante anche sull'intero distretto, in termini di indotto produttivo e di servizi, ma anche di stabilità di un segmento particolarmente significativo per l'economia dell'area e dell'intero Paese;
si parla infatti di produzioni ad alto contenuto di innovazione, in grado di generare un significativo valore aggiunto e di contribuire al benessere complessivo della popolazione, considerando le finalità di tutela della salute;
il 19 giugno 2024, dopo un primo incontro presso la sede di Confindustria Modena, la proprietà si è dichiarata disponibile a «non intraprendere azioni unilaterali sino al prossimo incontro istituzionale, confermando altresì la volontà di esplorare tutte le possibili soluzioni per gestire la situazione»;
ad avviso dell'interrogante, tale primo risultato, ottenuto grazie alla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, impegna ancora di più il Governo nella ricerca di soluzioni che consentano di mantenere inalterati gli attuali livelli occupazionali e produttivi, nonché di rilanciare le prospettive future dello stabilimento;
in gioco non vi è solo il futuro di uomini e donne minacciati nella propria immediata condizione di vita e che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro, ma la capacità del nostro Paese di difendere, mantenere e sviluppare settori produttivi strategici per il proprio futuro industriale –:
quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per scongiurare la perdita di posti di lavoro nonché di una eccellenza italiana e sostenere il distretto biomedicale di Mirandola, valutando anche di intervenire, direttamente o tramite propri strumenti finanziari a disposizione, nel capitale della Mozarc-Bellco.
(4-03044)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
LAI, SIMIANI e VACCARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
presso il porto di Porto Torres è presente da circa 14 anni un terminal crociere, cui lavori, in carico al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non sono stati conclusi;
l'opera incompiuta si affaccia sulla banchina Dogana Segni;
la struttura doveva essere terminata entro 24 mesi dall'affidamento dei lavori avvenuto nel 2010, ma, a causa di vicende giudiziarie che hanno coinvolto la società aggiudicataria, i lavori sono stati completati all'80 per cento;
la struttura è stata pensata come un terminal crociere a disposizione dello scalo e per l'erogazione dei servizi che mancano a ridosso del porto commerciale, parte di un sistema logistico più ampio, al servizio del funzionamento del porto di Porto Torres e dello sviluppo locale ad esso connesso;
nel 2020 era stata data notizia che all'azienda aggiudicataria sarebbe subentrata l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità (Anbsc);
la conclusione dei lavori prevederebbe un intervento di soli 600.000 euro;
più volte, in questi ultimi anni, era stata data notizia dal Ministro competente della immediata conclusione dei lavori, nel 2020, nel 2021, nel 2022 e nel 2023;
ultimo annuncio, nel gennaio 2024 era stato annunciato dal Ministro interrogato che i lavori sarebbero stati completati entro l'estate, mentre ad oggi non si sa nulla né dell'affidamento dei lavori né del loro eventuale avvio;
oltre al terminal crociere altre opere finanziate da anni come il molo antemurale di ponente attendono decreti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, già ampiamente annunciati e di cui non si conosce lo stato dell'arte –:
se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali siano le attuali condizioni di affidamento dei lavori per il completamento del terminal crociere di Porto Torres;
quali siano i tempi previsti per il completamento dell'opera e per la sua messa nella disponibilità delle attività di accoglienza dei passeggeri del porto;
quale sia lo stato di attuazione degli interventi previsti dalle prescrizioni del decreto VIA relativo alla costruzione dell'antemurale di ponente, già finanziato in precedenti bilanci.
(5-02539)
BARZOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
sabato 29 giugno 2024, dalle ore 10:30 alle ore 12:30, si terrà un presidio dei lavoratori aeroportuali presso l'aeroporto di Montichiari, organizzato dall'USB (Unione sindacale di base), per protestare contro il transito di armi e armamenti di qualsiasi tipo attraverso l'aeroporto stesso;
il sindacato segnala di aver denunciato da mesi la situazione di elevato rischio per la sicurezza dei lavoratori aeroportuali derivante dall'attività di movimentazione di merci pericolose, inclusi armi ed esplosivi, all'interno dell'aeroporto di Montichiari;
le attività di carico e scarico di armi, razzi, missili ed esplosivi militari vengono effettuate utilizzando carrelli elevatori, con i lavoratori incaricati di scaricare i pallet contenitori dai camion e caricarli sugli aeromobili in un aeroporto civile;
i lavoratori non vogliono essere complici delle guerre in corso nel mondo, rifiutando di partecipare al trasporto di armi con voli militari travestiti da voli civili;
i lavoratori aeroportuali denunciano che continuano a subire le conseguenze delle scelte del Governo, mentre i salari rimangono tra i più bassi d'Europa e si spendono miliardi di euro in armamenti, mentre sanità e servizi pubblici subiscono tagli inaccettabili;
ad avviso dell'interrogante va sottolineato che in sostanza il Governo Meloni è accusato anche dagli stessi lavoratori di trascinare il Paese verso conflitti armati –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle denunce e delle segnalazioni di Usb riguardanti il transito di armi attraverso l'aeroporto di Montichiari e quali risposte siano state date a tali segnalazioni, nonché quali provvedimenti siano stati presi o siano in programma per impedire l'utilizzo di aeroporti civili per il transito di armi e materiali militari, al fine di evitare il coinvolgimento dei lavoratori civili in attività potenzialmente pericolose ed eticamente discutibili.
(5-02541)
GHIO, ORLANDO, BARBAGALLO, CASU e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da quanto emerso dagli organi di stampa, l'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale avrebbe formulato specifiche osservazioni e relative fonti preoccupazioni al consorzio Genova Breakwater, che ha il compito di costruire la nuova diga foranea, in relazione alla richiesta del consorzio di ritardare di un anno la realizzazione dell'opera, a novembre 2027, oppure di avere riconosciuti 180 milioni di extracosti per rispettare il cronoprogramma della consegna a novembre 2026;
in una intervista del 26 giugno 2024, il sindaco di Genova e commissario della Diga foranea, Marco Bucci, al contrario di quanto dichiarato dall'Autorità portuale sull'esistenza del ritardo nella costruzione dell'opera e della necessità di recuperare il ritardo, ha dichiarato di essere in anticipo nella realizzazione dell'opera in questione e che prevede di raggiungere l'obiettivo di concludere tutta l'opera nel 2026, in anticipo di 4 anni rispetto alla data programmata del 2030;
tuttavia, come reso noto dalla stampa, i rapporti tra la stazione appaltante e il consorzio Breakwater sarebbero molto tesi, delineando una realtà ben diversa da quella disegnata dalle dichiarazioni ufficiali del commissario Bucci con la minaccia della stazione appaltante di far ricorso alle vie legali se il consorzio non dovesse rispettare i termini del contratto, mentre il consorzio chiede di spostare in avanti la data di fine lavori al 13 novembre 2027;
il 15 marzo 2024 il consorzio ha prodotto due cronoprogrammi. Il primo con la conclusione dei lavori al 27 luglio 2027. Il secondo in cui, grazie all'impiego di maggiore manodopera e mezzi, avrebbe consentito di tornare al fatidico novembre 2026. Richiesta non accolta dalla stazione appaltante che è rimasta ferma sul termine dei lavori al 30 novembre 2026 e non intende riconoscere alcun compenso supplementare ricordando che il contratto prevede a carico del consorzio l'impegno a «incrementare la produzione di cantiere, qualora richiesto dal Commissario Straordinario e nel caso in cui non vengano rispettati i tempi, anche intermedi, di realizzazione del cronoprogramma, senza riconoscimento di maggiori oneri a favore dell'appaltatore»;
allo stato attuale risulta quindi in atto una situazione completamente diversa da quella delineata dal commissario alla diga in cui il consorzio chiede lo slittamento dei tempi di realizzazione di un anno oppure per rispettare il cronoprogramma iniziale a novembre 2026, chiede il riconoscimento di extracosti aggiuntivi per 180 milioni di euro;
va considerato il fatto che la diga foranea del porto di Genova è un'opera di valenza nazionale finanziata in buona parte attraverso le risorse del fondo complementare al PNRR –:
se corrisponda al vero quanto sostenuto dall'Autorità Portuale di Genova in relazione ai ritardi nella realizzazione dell'opera e alla richiesta di extracosti aggiuntivi per mantenere il cronoprogramma iniziale al novembre 2026 e come si intenda farvi fronte e se il Ministro interrogato condivida quanto affermato dal commissario governativo Bucci, che a parere degli interroganti avrebbe diffuso notizie e previsioni infondate.
(5-02542)
Interrogazioni a risposta scritta:
SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
in relazione al drammatico incidente dell'autobus di Mestre, avvenuto il 3 ottobre 2023 e che causò 22 morti e 15 feriti, lo stesso Ministro Salvini, nei giorni immediatamente seguenti al fatto, fece la seguente dichiarazione: «Qualcuno mi dice che le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione», all'interno di un discorso in cui faceva esplicitamente riferimento al nesso di causalità tra il sinistro e l'alimentazione elettrica del mezzo di trasporto;
il Ministro poi aggiunse: «non è un problema di guardrail», escludendo a priori ogni colpa dei responsabili al controllo e manutenzione del cavalcavia di Vempa, luogo del fatto, nonostante i video raccolti mostrassero già evidenti segni di usura e ruggine sul guardrail interessato;
questa dichiarazione risultava già ai tempi totalmente priva di fondamenti fattuali e scientifici;
inoltre, il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, sul tema aveva dichiarato: «Non c'è stato alcun incendio. Sembrerebbe che il pullman si sia accostato al guardrail, lo abbia seguito per una cinquantina di metri prima di un'ulteriore sterzata verso destra che ha provocato la caduta»;
nessuna smentita è giunta da parte del Ministro Salvini, né sono arrivati chiarimenti sulle fonti né su eventuali riferimenti tecnico-scientifici utilizzati come base per le proprie argomentazioni;
a qualche mese di distanza, in data 21 giugno 2024, si sono concluse le perizie promosse dalla procura: a causare l'incidente sarebbe stata la rottura dello sterzo del bus, in particolare avrebbe ceduto il perno di destra, rendendo il controllo del mezzo impossibile per l'autista;
anche le condizioni delle barriere del cavalcavia di Mestre, risalenti agli anni settanta, potrebbero aver avuto un ruolo nella tragedia, come dichiarato in questi stessi giorni dal procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi;
ciò nonostante ancora una volta nessuna smentita né alcun chiarimento sono stati rilasciati dal Ministro –:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda fornire doverose precisazioni sulle fonti scientifiche alla base delle citate affermazioni;
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda rettificare pubblicamente le sue dichiarazioni su una vicenda che ha colpito l'Italia con 22 vittime e 15 feriti, causando un comprensibile calo di fiducia da parte dei cittadini nelle istituzioni preposte a garantire la totale sicurezza delle infrastrutture;
se i Ministri interrogati intendano fornire elementi concreti e affidabili sul tema della sicurezza e dell'impatto ambientale complessivo dei veicoli elettrici, che siano basati su studi qualificati e dimostrati dalla comunità scientifica internazionale, nel rispetto della transizione ecologica per la quale il nostro Paese si è impegnato a livello internazionale, dagli Accordi di Parigi al Green Deal europeo.
(4-03042)
BORRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
decine di automobilisti sarebbero state vittime di una grossa truffa che ha portato come conseguenza il sequestro della propria autovettura acquistata con documenti regolari che, poi, si sarebbero rivelati falsi;
nel mese di settembre 2023, diversi e numerosi imprenditori e noti professionisti napoletani, durante dei controlli di polizia finalizzati alla ricerca e all'individuazione di auto irregolarmente immatricolate si sono visti sequestrare il veicolo, subendo gravi danni patrimoniali, d'immagine e disagi;
dalle verifiche delle forze dell'ordine è infatti emerso che gli stessi risultavano in possesso di auto immatricolate irregolarmente e, oltre ai danni patrimoniali e ai disagi già citati, si ritrovano, loro malgrado, coinvolti in inchieste e procedure giudiziarie avviate a loro carico;
le auto sequestrate avevano numeri di targhe inesistenti e dunque sono considerate dalla Motorizzazione civile di Napoli «veicoli truffa da fermare e sequestrare»;
come segnalato all'interrogante da decine di vittime della truffa, i sospetti sono ricaduti su un'agenzia di pratiche automobilistiche di Volla, in provincia di Napoli, la cui attività risulterebbe cessata da tempo ma che di fatto avrebbe richiesto e ritirato molte delle targhe «fantasma»;
gli automobilisti, inoltre, asseriscono che la Motorizzazione civile di Napoli non abbia mai risposto alle numerose telefonate né alle segnalazioni inviate via mail, sollevando dubbi sull'operato degli uffici e arrivando a sospettare di complicità interne che possano aver favorito questo meccanismo truffaldino –:
se il Ministero interrogato abbia avviato le necessarie e approfondite verifiche, per quanto di competenza, per fare luce sulla truffa denunciata e per appurare eventuali responsabilità degli uffici della Motorizzazione civile di Napoli, anche in considerazione del fatto che l'agenzia automobilistica al centro delle indagini, pur non essendo più operante dal 2020, ha continuato a svolgere la propria attività relazionandosi e accreditandosi presso gli stessi uffici.
(4-03051)
TORTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la strada statale 649 di Fondo Valle Alento è una strada statale italiana di lunghezza pari a 14,637 chilometri gestita dall'Anas. Questo snodo stradale rappresenta il collegamento tra la zona costiera di Francavilla al Mare e l'entroterra fino a Bucchianico, risalendo la valle del fiume Alento;
è una arteria stradale in cui transitano migliaia di veicoli al giorno in quanto si interseca con altre arterie stradali importanti tra cui la strada statale 81 tratto da Chieti a Guardiagrele;
il tratto di strada della strada statale 649 compreso dallo svincolo di Ripa Teatina fino a Bucchianico vede la presenza ai margini della stessa di numerosi alberi di grandi dimensioni, alcuni anche inclinati verso l'interno della strada, che potrebbero invadere l'intera carreggiata in caso di crollo in quanto molto vicini ai margini stradali e di altezze molto importanti;
è accaduto più volte che, a causa di eventi meteorologici, alcuni alberi evidentemente pericolanti siano crollati sulla Fondo Valle Alento, mettendo in pericolo sia la viabilità che gli automobilisti di passaggio;
considerando che negli ultimi anni si verificano sempre più frequentemente eventi meteorologici eccezionali, quali vento forte, temporali, caldo intenso e forti nevicate, è molto probabile che alcuni di essi possano crollare all'interno della strada come accadde nel fine agosto 2023;
a giudizio dell'interrogante, al fine di garantire la viabilità, ma soprattutto la sicurezza degli automobilisti, è necessario che tali arterie stradali siano estremamente sicure dal punto di vista della manutenzione –:
se il gestore della strada statale 649 abbia effettuato una verifica di stabilità su tutti gli alberi ai margini dell'arteria stradale;
in caso di risposta affermativa, quali siano le reali condizioni di stabilità di questi alberi e quali iniziative per interventi di messa in sicurezza e manutenzione siano stati già eseguiti e quali siano quelli programmati per il futuro.
(4-03053)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
SCARPA, ZAN, ANDREA ROSSI, GIRELLI, CIANI, LACARRA, LAI, IACONO, MALAVASI, SARRACINO, GHIO, ORFINI e VACCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
si apprende a mezzo stampa di nuovi gravi episodi di apologia del fascismo, che questa volta riguardano un gruppo di studenti della provincia di Padova. La notte tra il 20 e il 21 giugno 2024 si sarebbe tenuto un raduno sui Colli Euganei per festeggiare il «Sol Invictus»;
le immagini dei video riprendono chiaramente la simbologia del ventennio fascista, tra cui bandiere con croci celtiche, saluti romani e cori con palesi riferimenti all'ideologia fascista;
si manifesta preoccupazione per il persistere di episodi identitari come quello del 20 giugno 2024, che si associa ad atti di violenza politica verificatisi nelle ultime settimane. Si ritiene, inoltre, di particolare gravità, che le organizzazioni coinvolte nei fatti dei Colli Euganei siano Azione Studentesca e Azione Universitaria, realtà direttamente connesse e finanziate dal principale partito di governo –:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente e opportuno adottare le iniziative di competenza necessarie a fare immediata chiarezza sui fatti esposti e se non ritenga doveroso, in osservanza del dettato costituzionale, intervenire con ogni iniziativa rientrante nelle proprie competenze al fine di impedire ogni forma di violenza e propaganda legata al fascismo e alla sua apologia, nonché quali iniziative di competenza specifiche intenda intraprendere nei confronti di questi gruppi e organizzazioni di matrice neofascista che sono incompatibili con la nostra Costituzione e con i valori democratici.
(3-01300)
Interrogazione a risposta in Commissione:
ALFONSO COLUCCI, ALIFANO, AURIEMMA e PENZA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
si apprende dagli organi della stampa e da dichiarazioni rilasciate da consiglieri capitolini, che nel territorio del I Municipio del comune di Roma ci si accinge ad adottare il divieto tout court delle esibizioni degli artisti di strada;
si tratta delle zone più coinvolte dalle performance musicali, grafiche o di altro genere da parte degli artisti di strada, unitamente al nutrito numero di esercizi di ristorazione e di intrattenimento, comprensibilmente oggetto di proteste da parte dei residenti quando risultano violate, da parte degli artisti di strada e dai locali, le prescrizioni orarie e le regole stabilite;
il divieto adottato dall'amministrazione comunale appare agli interroganti un'ammissione di incapacità di gestione, una sorta di resa alle problematiche dei quartieri di una grande città che, nel caso in parola, pongono di fronte gli artisti che chiedono di potersi esibire nelle strade di maggior transito pedonale, gli esercenti in regola e i residenti, le cui proteste e i cui esposti testimoniano non solo la violazione delle regole, ma soprattutto l'assenza di vigilanza e di controllo del rispetto delle prescrizioni e delle regole da parte di tutti affinché tutte le esigenze e tutti i diritti, nel loro bilanciamento, siano salvaguardati, a tutto vantaggio della città, della sua valorizzazione e del suo patrimonio;
il rischio è che, in luogo dell'incremento della vigilanza e dei controlli e della verifica del rispetto delle regole, i divieti possano perpetuarsi ed estendersi colpendo parti sempre più ampie della città;
il caso in parola funge, ad avviso degli interroganti, anche quale paradigma delle problematiche in cui versano i comuni e del costo finanziario delle attività di vigilanza e controllo –:
se non intendano, per quanto di competenza, intervenire a favore dei comuni, sollecitando o adottando ogni misura utile che consenta di ampliare i loro margini di manovra – in termini di incremento dei trasferimenti erariali, allentamento del patto di stabilità interno, estensione dell'utilizzo dei residui attivi – al fine di incrementare il personale del comparto di polizia locale dedito alle attività di vigilanza e controllo, al contempo provvedendo ad aumentare i presìdi del comparto statale delle forze dell'ordine.
(5-02543)
Interrogazione a risposta scritta:
PICCOLOTTI e GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel tardo pomeriggio di martedì 18 giugno 2024 due studenti di sinistra sono stati aggrediti nel rione Monti di Roma;
l'aggressione è avvenuta mentre alcuni studenti e studentesse della Rete degli studenti medi e di Sinistra universitaria Sapienza rientravano dalla manifestazione indetta dalle opposizioni e dall'associazionismo contro l'approvazione della legge sull'autonomia differenziata che si era tenuta lo stesso pomeriggio a piazza Santi Apostoli;
alcuni individui hanno colpito con calci e pugni due ragazzi, uno di loro è stato trascinato a terra e gli è stata strappata a forza dalle mani una bandiera del sindacato studentesco;
gli aggressori, identificati dalla Digos, sono militanti di Casapound, movimento di chiara ispirazione neofascista;
tale episodio si colloca in una pericolosa e preoccupante spirale di violenza che vede protagonisti gruppi di estrema destra che negli ultimi mesi si sono resi responsabili di diverse aggressioni, come quella avvenuta al Michelangiolo di Firenze o al Liceo Augusto di Roma ai danni di studenti;
ad avviso degli interroganti occorre impedire che organizzazioni che si richiamano apertamente al fascismo e al nazismo pensino di poter agire impunemente, facendo sistematicamente ricorso alla violenza fisica e a metodi squadristi di matrice neofascista;
di fronte a quanto accaduto occorre che tutte le istituzioni reagiscano in difesa della libertà e della democrazia;
negli ultimi mesi si sono verificati diversi episodi di aggressioni fisiche nei confronti di giovani studenti, attivisti politici, scrittori e influencer a causa del loro impegno politico o per essere intervenuti nel dibattito pubblico su importanti temi, come il fascismo e l'antifascismo o il conflitto in corso a Gaza;
Karem Rohana, giovane influencer Italo-palestinese, è stato assalito da due persone ad ottobre 2023, il segretario provinciale di Sinistra Italiana di Pavia e il referente regionale dell'Unione Giovani di Sinistra sono stati aggrediti durante un volantinaggio elettorale il 4 maggio 2024, la notte tra il 12 e 13 maggio 2023 e stata vandalizzata la sede del comitato elettorale del candidato sindaco del centrosinistra a Empoli con scritte inneggianti al Duce e disegni di alcune croci celtiche, il 13 maggio 2024 lo scrittore Stefano Massini, al Salone del Libro di Torino, è stato insultato e strattonato durante la presentazione della sua versione del «Mein Kampf», la sera del 15 maggio 2024 Chef Rubio è stato violentemente aggredito sotto la sua abitazione, la notte tra il 13 e il 14 giugno 2024 nel quartiere San Lorenzo di Roma, un gruppo di persone appartenenti al gruppo nazifascista francese «Defend Europe», armato di mazze, bastoni e accette, ha forzato la serranda del pub Sally Brown, punto di riferimento della comunità antifascista romana e lanciato decine di bottiglie contro la porta e la finestra;
ad avviso dell'interrogante questo crescente clima di violenza va rigorosamente attenzionato e contrastato per impedire che il dibattito pubblico risulti inquinato dalla violenza e dalla paura di esprimere liberamente il proprio pensiero per il timore di violente ritorsioni –:
quale sia l'orientamento del Ministro interrogato circa i fatti esposti in premessa e se gli episodi di violenza segnalati dagli interroganti vengano attenzionati e contrastati con il dovuto rigore anche al fine di prevenirne di ulteriori, garantendo il pieno rispetto della libertà di espressione e impedendo così che il dibattito pubblico risulti inquinato dalla violenza e dalla paura di esprimere liberamente il proprio pensiero per il timore di violente ritorsioni;
quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, anche alla luce delle mozioni votate nel corso della XVIII legislatura, per dare seguito alle disposizioni costituzionali e di legge vigenti, al fine di rispettare il carattere antifascista della nostra Costituzione, procedendo allo scioglimento delle organizzazioni neofasciste e violente attive nel Paese.
(4-03045)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
la Corte di cassazione, con ordinanza del giugno 2024, ha rigettato il ricorso proposto dal Ministero dell'istruzione e del merito con il quale il Ministero chiedeva la riforma della sentenza pronunciata dalla Corte d'appello di Roma sul presupposto dell'errata ricostruzione di carriera a favore del personale scolastico;
nella decisione, la Suprema Corte afferma che «(...) le disposizioni che hanno stabilito il blocco delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici (...) sono disposizioni eccezionali e in quanto tali da interpretare in senso letterale (...), in stretta aderenza con lo scopo loro assegnato di contenimento delle spese in materia di impiego pubblico (...) la progressione in carriera va tenuta distinta dai suoi effetti economici». «Il blocco dettato da esigenze di contenimento della spesa pubblica deve riguardare solo gli effetti economici (...), senza influire negativamente sulla carriera ai fini giuridici», si legge ancora nell'ordinanza;
il riconoscimento giuridico dell'anno scolastico 2013 trova dunque conferma dalla Corte di cassazione con effetti positivi anche sulla progressione economica per tutto il personale della scuola;
pertanto, il personale scolastico ha diritto agli arretrati che dovranno tener conto anche degli «extra», cioè il salario aggiuntivo rispetto ai minimi. Al momento, il diritto alla carriera e quindi agli arretrati non è riconosciuto dal Ministero dell'istruzione e del merito;
attualmente, senza un intervento politico, si procede per azioni legali a tutela del personale con notevole incremento generale del contenzioso –:
se e come si intenda intervenire per dar seguito a quanto riconosciuto dalla Corte di cassazione.
(5-02536)
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI e FEDE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il decreto ministeriale n. 79 del 30 aprile 2024, emanato dal Ministero dell'istruzione e del merito di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha introdotto il nuovo «Piano asili nido» nazionale;
tale piano prevede un investimento di risorse pari a 735 milioni di euro, destinati a finanziare quasi 1.900 interventi ammissibili sul PNRR dell'Unione europea in tutta Italia, i cui beneficiari saranno i singoli comuni;
i criteri stabiliti per l'assegnazione dei contributi sono parametrati sulla popolazione residente nella fascia d'età 0-2 anni di almeno 60 bambini e sulla copertura del servizio di asilo nido nella stessa fascia d'età inferiore al 33 per cento;
questi criteri escludono di fatto i piccoli comuni montani, caratterizzati da una bassa densità di popolazione e quindi non rientranti nei parametri stabiliti;
i piccoli comuni montani rappresentano comunità che lottano quotidianamente contro lo spopolamento, e la disponibilità di posti negli asili nido è un elemento strategico fondamentale per garantire la permanenza delle giovani famiglie in questi territori;
la regione Emilia-Romagna, anche su sollecitazione dell'Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani, ha intrapreso iniziative importanti, come la gratuità dell'asilo nido per le famiglie con Isee fino a 40 mila euro, ma tali misure non sono sufficienti a risolvere le criticità legate alla mancanza di posti disponibili nei piccoli comuni;
l'esclusione dei piccoli comuni montani dai finanziamenti rappresenta un ulteriore intervento sperequativo che non risponde ai reali bisogni delle comunità locali, soprattutto quelle situate in aree interne e montane;
l'Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani Emilia-Romagna ha richiesto la modifica del decreto ministeriale n. 79 del 30 aprile 2024, al fine di includere i piccoli comuni montani tra i beneficiari dei finanziamenti –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle problematiche sopra esposte e quali misure intendano adottare per correggere i criteri di assegnazione dei finanziamenti previsti dal decreto ministeriale n. 79 del 30 aprile 2024;
se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, prevedere parametri alternativi o aggiuntivi che tengano conto delle specifiche esigenze dei piccoli comuni montani, al fine di favorire lo sviluppo equilibrato del territorio nazionale e contrastare lo spopolamento delle aree interne e montane;
se non ritengano necessario intervenire urgentemente per garantire che tutti i piccoli comuni montani possano avere accesso ai finanziamenti per la costruzione e la riconversione di edifici pubblici destinati ad asili nido, assicurando così pari opportunità a tutte le comunità del Paese.
(4-03041)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
ORLANDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
i cantieri nautici della Spezia occupano oltre duemila lavoratori nell'ambito delle ditte in subappalto;
questi lavoratori spesso alloggiano in condizioni precarie in appartamenti piccoli e sovraffollati;
nella stragrande maggioranza dei casi raggiungono il luogo di lavoro con i mezzi pubblici, spesso sovraffollati, in assenza di un servizio di trasporto predisposto dalle aziende;
sul posto di lavoro si trovano, in alcuni casi, di fronte a ulteriori difficoltà legate all'impossibilità di usufruire della mensa e degli spogliatoi insieme agli altri lavoratori proprio perché in subappalto e non diretti;
i corsi per la sicurezza sono spesso esclusivamente in lingua italiana rendendo impossibile la comprensione per grande parte di questi lavoratori che non parlano la nostra lingua;
il nuovo questore di La Spezia ha attenzionato la modalità di accesso delle ditte in subappalto ai luoghi di lavoro richiamando fenomeni di sfruttamento e di caporalato del 2021;
il settore della nautica ha vissuto un periodo di particolare redditività che consentirebbe di ridurre almeno in parte l'uso di manodopera in subappalto –:
se vi sia la volontà politica del Governo di intervenire per disincentivare la metodologia e la quantità del ricorso a ditte che impiegano lavoratori in subappalto e se esistano progetti finalizzati a migliorare le condizioni di vita e di lavoro di queste persone anche mediante il sostegno agli enti locali interessati.
(3-01297)
Interrogazione a risposta in Commissione:
SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS, SARRACINO, GUERRA e ROGGIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
a quasi tre anni dallo spacchettamento della ex compagnia di bandiera, i lavoratori alle dipendenze di Alitalia sai in A.S. e Alitalia cityliner in A.S. stanno vivendo una situazione di particolare incertezza e difficoltà economica, con 2.259 dipendenti in Cigs a zero ore;
una condizione figlia anche della scelta del management della newCo di non indicare criteri per la selezione del personale da assumere che riconoscessero la priorità dei lavoratori già in servizio nella ex-compagnia di bandiera;
una decisione motivata dalla necessità di assicurare una discontinuità aziendale che, in realtà, ha finito per ricadere quasi esclusivamente sui lavoratori e che, secondo alcuni, avrebbe favorito anche pratiche clientelari e familistiche, su cui andrebbero attivate le opportune verifiche;
molti dei lavoratori esclusi dalla newCo si sono rivolti alla magistratura per vedere riconosciuti i propri diritti, ma gli orientamenti giurisprudenziali sono stati condizionati da iniziative legislative di dubbia legittimità costituzionale, come nel caso delle disposizioni del decreto-legge n. 131 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 novembre 2023 n. 169, finalizzate ad escludere, con efficacia retroattiva, l'ipotesi della cessione del ramo d'azienda ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile e, quindi, la garanzia della continuità occupazionale;
al riguardo, va segnalata la recente decisione della giudice del tribunale di Roma che ha sollevato eccezione di costituzionalità delle norme in questione;
la disposizione (articolo 28-ter), introdotta al Senato della Repubblica, nel corso dell'esame del decreto-legge n. 60 del 2024, attualmente in corso di conversione alla Camera dei deputati, finalizzata ad incrementare le risorse del fondo di solidarietà del trasporto aereo (Fsta) per assicurare il trattamento integrativo rispetto all'intervento straordinario di integrazione salariale previsto, per i suddetti lavoratori, pari al 60 per cento della retribuzione, per quanto positiva, non supera l'incongruenza che vede, invece, una copertura dell'80 per cento della retribuzione per il restante personale del comparto aeroportuale. In ogni caso, si registreranno ritardi nella corresponsione dei trattamenti;
inoltre, in caso di licenziamento illegittimo ai lavoratori reintegrati in giudizio è riconosciuto un indennizzo massimo di 12 mensilità. Molti ex lavoratori Alitalia nel 2014 e reintegrati anche dopo 5-6 anni hanno ricevuto la richiesta di restituzione della Naspi dall'Inps, integrata dal Fondo di solidarietà del trasporto aereo (Fsta), nonché delle prestazioni aggiuntive del Fondo di solidarietà del trasporto aereo che hanno esteso per ulteriori 2 anni gli ammortizzatori sociali stessi;
così come, per effetto della successione di circolari Inps, ai lavoratori Alitalia in Cigs da oltre 4 anni si sta negando il diritto alla Naspi –:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare lo stato di gestione del personale ex Alitalia e assicurare le condizioni per il loro reinserimento lavorativo.
(5-02544)
Interrogazioni a risposta scritta:
MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nel mese di febbraio 2024 un operaio edile di 50 anni è morto a Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo, investito dal crollo del muro di una casa in ristrutturazione dove l'operaio lavorava per conto della ditta che stava eseguendo dei lavori di ristrutturazione;
in Italia si continua a morire nei luoghi di lavoro con una media di un decesso ogni otto ore e mezza e l'analisi territoriale dell'Inail certifica un aumento degli incidenti al Sud e nelle Isole;
ad avviso dell'interrogante, di fronte alla drammaticità di questi numeri è indispensabile aumentare il numero degli ispettori del lavoro, lavorare maggiormente sulla prevenzione e formazione nonché prevedere il reato di omicidio sul lavoro, perché sulla vita dei lavoratori non si può fare economia, né i lavoratori possono esporsi a rischi sotto il ricatto della perdita del lavoro;
in un'intervista, il fratello della vittima ha affermato che con tutta probabilità la ditta non avrebbe adottato le dovute misure di messa in sicurezza prima di intervenire su quel muro che poi è crollato e che l'azienda che stava eseguendo i lavori di ristrutturazione, un'azienda abbastanza importante che ha appalti in tutta la Sicilia, per quel cantiere, non avrebbe denunciato l'avvio dei lavori;
nella stessa intervista ha aggiunto che i ritmi di lavoro erano impossibili, ferie e malattie non venivano riconosciute economicamente e le ore di straordinario e il lavoro festivo venivano retribuito in nero;
sempre a Campofelice di Roccella, il 25 giugno 2024 un altro edile, per cause ancora da accertare, ha perso la vita precipitando dal primo piano di un ponteggio, due vittime, nello stesso paese, a distanza di pochi mesi segnalano evidentemente la necessità di un potenziamento delle attività ispettive anche in quel territorio e in quella provincia –:
quali iniziative urgenti intenda assumere per contrastare gli incidenti sul lavoro nei cantieri pubblici e privati, a partire dall'aumento del numero degli ispettori da inviare nei luoghi di lavoro;
quali iniziative urgenti abbia assunto l'Ispettorato territoriale del lavoro sul fronte della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche a seguito dei due incidenti richiamati in premessa, avvenuti nello stesso comune, in provincia di Palermo, a distanza di pochi mesi.
(4-03043)
DORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
a Montichiari (BS) vi è l'aeroporto civile «Gabriele d'Annunzio», specializzato nel settore cargo, principale base di smistamento, partenza e arrivo di merci per Poste Italiane, Amazon e DHL;
come appreso da fonti di stampa, il 12 giugno 2024 un delegato del sindacato USB ha scoperto che nell'aeroporto di Montichiari una ventina di lavoratori si occupavano del carico e dello scarico di materiale bellico, come razzi, armi, missili ed esplosivi dagli aerei cargo;
i lavoratori preposti per le operazioni non erano a conoscenza di quale materiale stessero manovrando né avevano frequentato appositi corsi specialistici in materia di sicurezza per la movimentazione di materiale bellico, come sottolineato dallo stesso sindacato, creando così una situazione di grave pericolo per sé stessi e le altre persone;
l'Inail fornisce linea guida per lo spostamento di materiali pericolosi, e vi sono diversi corsi al riguardo, tuttavia sono relativi a sostanze chimiche potenzialmente esplosive e non armamenti ed ordigni bellici, in quanto il personale civile non dovrebbe manovrarli;
per il carico e lo scarico di questo tipo di merce è previsto l'impiego di personale militare addestrato, poiché il transito dovrebbe avvenire solo su aerei cargo militari;
a brevissima distanza, circa 2 chilometri in linea d'aria, dall'aeroporto civile di Montichiari (Bs) è situato l'aeroporto militare di Ghedi (Bs);
il 29 giugno 2024 all'aeroporto di Montichiari si svolgerà una manifestazione silenziosa delle «Donne in cammino per la Pace» per dire «NO alla produzione, al commercio e al trasporto delle armi e per dire NO al trasporto di armi e materiale bellico dall'aeroporto civile di Montichiari che mette a rischio lavoratori e popolazione tenuti all'oscuro»;
nello stesso giorno si svolgerà inoltre un presidio dei lavoratori aeroportuali organizzata da Usb che raccoglierà la protesta degli addetti che «rifiutano di rendersi complici di questa attività bellica e chiedono di riportare i voli passeggeri in questo aeroporto per una economia sana e contro la guerra»;
l'utilizzo di un aeroporto civile e di personale non militare per il trasporto di materiale bellico rappresenta un gravissimo rischio per la sicurezza dei lavoratori oltre a risultare inaccettabile, anche da un punto di vista etico, l'impiego di addetti non militari per la movimentazione di armi soprattutto a loro insaputa;
in ogni caso non si comprende perché venga utilizzato l'aeroporto civile di Montichiari anziché l'aeroporto militare di Ghedi –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intendano, per quanto di competenza, porre in essere, iniziative volte a verificare i motivi per i quali si impiega personale civile per il carico/scarico di materiale bellico, anche mettendo a rischio l'incolumità dei lavoratori, degli utenti dell'aeroporto e della cittadinanza.
(4-03050)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta orale:
AMENDOLA. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
l'andamento climatico della stagione invernale e successivamente della primavera ha segnato per la Basilicata un crollo medio delle precipitazioni pari ad oltre il 40 per cento:
questo ha determinato una minore capacità di raccolta di acqua negli invasi con quasi 200 milioni di metri cubi di acqua disponibile in meno rispetto all'anno precedente;
particolarmente critica è la situazione degli invasi di Monte Cotugno, il più grande di Europa in terra battuta con 122 milioni di metri cubi di acqua in meno e di San Giuliano con oltre 47 milioni di metri cubi in meno;
l'avvio dell'estate con temperature elevate sta determinando una situazione di vera e propria emergenza per il comparto agricolo e per gli usi civili;
la città di Potenza così come altri comuni dell'hinterland del capoluogo serviti dalla diga del Camastra hanno già iniziato a razionalizzare l'erogazione idrica;
i comuni di Pisticci, Montalbano Jonico e Policoro, comuni a vocazione prevalentemente agricola e turistica, hanno già chiesto alle istituzioni competenti l'attivazione delle procedure per il riconoscimento dello stato di calamità naturale;
la raccolta cerealicola è stata drammatica con una resa tra le più basse degli ultimi decenni e molte colture di frutta e ortaggi sono già compromesse;
preoccupazione vi è anche per la prossima stagione olivicola considerato l'andamento di questi mesi;
il mondo agricolo e le istituzioni locali hanno già da anni avuto modo di protestare per l'emergenza che periodicamente e frequentemente si ripresenta e che viene definita «crisi idrica» in quanto questo fenomeno, soprattutto in Basilicata, è determinato solo in parte dalla mancanza di piogge, infatti una buona parte dei gravi problemi è frutto della carenza e della gestione delle infrastrutture idriche;
i danni delle problematiche connesse alla mancanza e all'insufficienza di acqua per irrigare sono pesantissimi per il settore agricolo che, giova ricordarlo, viene ripetutamente sferzato da calamità naturali ed è da almeno un ventennio in una interminabile crisi di mercato che determina perdite economiche pesantissime;
i costi di produzione superano di gran lunga i ricavi per via dei prezzi di vendita al campo e presso i centri di conferimento che ormai sono da paesi cosiddetti «sottosviluppati»;
molti agricoltori ormai sono avviati verso l'abbandono dei fondi agricoli con gravi ripercussioni per l'intera tenuta economica e sociale del nostro territorio;
anche industria e comparto turistico, ove dovessero perdurare queste condizioni climatiche e l'assenza di precipitazioni, presto andranno in sofferenza;
nonostante la presenza di un commissario straordinario per l'emergenza idrica nominato dal Governo circa un anno fa e una serie di interventi annunciati dalla regione Basilicata e dagli enti che hanno la governance della risorsa idrica in Lucania nessun intervento è stato posto in essere;
anzi, sono emerse palesi lacune in termine di programmazione e gestione dell'acqua con il PNRR non adeguatamente utilizzato; e con ritardi e incongruenze il cui prezzo ora rischiano di pagarlo imprese e cittadini –:
quali iniziative il Governo intenda tempestivamente attivare, per quanto di competenza, per affrontare l'emergenza idrica in Basilicata e predisporre un piano di interventi sulla rete e sulle infrastrutture idriche, nonché per sostenere i comparti economici, a partire dall'agricoltura, già sotto stress per via della siccità.
(3-01299)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MONTEMAGNI, ZIELLO, BARABOTTI e NISINI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
con delibera del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2023 è stato dichiarato lo stato di emergenza per il territorio delle province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato, interessato da eventi meteorologici di eccezionale intensità del 2 novembre 2023, stanziando 5 milioni di euro per interventi di prima emergenza, nelle more della valutazione effettiva dei danni;
con l'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile (Ocdpc) n. 1037, del 5 novembre 2023, il presidente della regione Toscana è stato nominato commissario delegato per fronteggiare l'emergenza derivante dagli eventi calamitosi;
con delibera del Consiglio dei ministri del 5 dicembre 2023 la dichiarazione dello stato di emergenza è stata estesa anche alle province di Lucca e Massa Carrara, colpite dai fenomeni straordinari di maltempo a partire dal 29 ottobre 2023, mettendo a disposizione del commissario delegato per l'emergenza la somma di ulteriori 3,7 milioni; in tali province risultano maggiormente colpiti il distretto del tessile, le abitazioni, le imprese balneari e quelle ambulanti, nonché altri settori commerciali;
tali provvedimenti consentono anche la deroga ad alcune norme procedurali per far fronte alle prime spese legate al ripristino della viabilità e degli argini dei fiumi, nonché al soccorso alla popolazione colpita;
fino al 31 dicembre, è attivo il portale per la ricognizione e richiesta dei danni per privati e imprese;
si apprende dai media che il commissario straordinario ha inviato alla protezione civile la relazione sulla stima dei danni, pari a un miliardo e 890 milioni di euro, oltre a 110 milioni già spesi per soccorsi alla popolazione e lavori di somma urgenza; le famiglie hanno subito danni per 588 milioni di euro, le imprese per 1,2 miliardi, il settore agricolo per 39 milioni, e gli edifici pubblici per 70 milioni di euro;
in totale, l'alluvione ha interessato 18.723 ettari di terreno, ha coinvolto 10.382 imprese e una superficie residenziale di 2.832.930 metri quadri, per un totale di 29.140 alloggi;
i giornali riportano le rassicurazioni del Ministro interrogato sulla prossima messa a disposizione di ulteriori risorse da parte del Governo per far fronte ai danni verificatisi in Toscana –:
alla luce della relazione fornita dal commissario delegato, quali iniziative urgenti, anche di carattere finanziario, il Ministro interrogato intenda adottare per far fronte alla grave situazione di emergenza che si è creata a seguito degli eventi meteorologici di eccezionale intensità che hanno interessato la Toscana e che stanno mettendo a dura prova le aziende e le famiglie colpite.
(5-02535)
D'ALFONSO e SIMIANI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 2, comma 3, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003 dispone: «È fatto obbligo di procedere a verifica, da effettuarsi a cura dei rispettivi proprietari,(...) sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, sia degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso (...) entro cinque anni dalla data della presente ordinanza (...)»;
il termine per effettuare tali verifiche è stato prorogato al 31 dicembre 2023 dal decreto-legge n. 198 del 2022 e queste devono riguardare:
a) immobili di «interesse strategico nazionale»: sedi di amministrazioni regionali, provinciali e comunali, strutture sanitarie;
b) immobili di «speciale rilevanza»: scuole, nidi d'infanzia, università, luoghi di culto, centri commerciali, case di cura private, residenze per anziani, cinema, teatri, discoteche, musei, biblioteche, stadi e impianti sportivi;
la specificità e complessità delle verifiche da eseguirsi da tecnici specializzati, la rilevanza del loro costo, culminante nel rilascio del certificato di «vulnerabilità sismica », che varia dai 10.000,00 ai 120.000,00 euro e, in caso di bisogno, del costo della realizzazione degli interventi che eventualmente fossero necessari, non solo non consentono di rispettare il termine, ormai prossimo, del 31 dicembre 2023, ma costituiscono ancora i motivi per i quali non si riesce a dare attuazione alla normativa che, a partire dal 2003, è stata oggetto di ripetute proroghe e le verifiche di vulnerabilità sismica che avrebbero dovuto, in un primo tempo, concludersi nel 2008, sono ancora bloccate;
se non si interviene con urgenza tutti gli immobili coinvolti dalla normativa antisismica dovrebbero chiudere e con essi tutte la attività economiche, non economiche e istituzionali;
le prime conseguenze disastrose della normativa in esame già si stanno riscontrando in Abruzzo dove, contrariamente a quanto accade in altre regioni e comuni d'Italia e della stessa regione Abruzzo, secondo quanto consta all'interrogante si verifica che il comune di Pescara sta condizionando l'efficacia delle autorizzazioni rinnovate e da rinnovare agli asili nido all'adempimento dell'obbligo delle verifiche antisismiche entro il 31 dicembre 2023. La loro chiusura si ripercuoterebbe su migliaia di genitori, che non saprebbero a chi affidare i loro figli per andare al lavoro, così come pure perderebbero l'occupazione tutti gli operatori del settore (attualmente 1120 famiglie e 320 dipendenti solo su Pescara);
a nessuno sfugge l'importanza delle indagini sismiche, che sono un mezzo per raggiungere l'obiettivo finale di sicurezza e, proprio per questo, sono quanto mai necessarie. Permettono di ottenere le informazioni utili ad individuare il rischio sismico, di stilare una lista di priorità di intervento, di impostare un piano manutentivo e di indirizzare le risorse economiche solo verso interventi necessari ed efficaci. Ma per far questo occorre avere risorse ed è quindi urgente sostenere con adeguati supporti economici i privati che, da soli, non riuscirebbero sicuramente a far fronte a simili costi –:
quali iniziative di competenza si intenda assumere per scongiurare la chiusura dei locali coinvolti dalla normativa antisismica e con essi di tutte le attività economiche, non economiche e istituzionali;
se si intenda adottare iniziative che consentano l'adeguamento antisismico solo per le costruzioni nuove e non per quelle che, al tempo della costruzione, erano in regola con la normativa antisismica e, in ogni caso, se si intenda adottare iniziative normative per prorogare, almeno di ulteriori 5 anni, il termine per adempiere agli obblighi di verifica;
quali iniziative si intenda adottare per prevedere adeguati supporti economici, al fine di consentire anche ai privati sia di effettuare le verifiche sismiche, sia di intervenire in un tempo compatibile con le condizioni di rischio riscontrate.
(5-02538)
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con determina del 12 febbraio 2024, recante riclassificazione del medicinale per uso umano «Sandrena», ai sensi dell'articolo 8, comma 10, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, il medicinale Sandrena (estradiolo) nelle confezioni indicate nella medesima determina è stato riclassificato nella classe di rimborsabilità «C» e ai fini della fornitura, come medicinale soggetto a prescrizione medica; la richiesta di riclassificazione consegue alla richiesta in tal senso effettuata dalla casa farmaceutica produttrice: la Orion Corporation;
Sandrena è un farmaco utilizzato nella terapia ormonale sostitutiva (Tos), contiene l'ormone femminile estrogeno ed è usato per il sollievo dei sintomi post-menopausa; durante la menopausa, la quantità di estrogeni prodotti dalla donna diminuisce e questo può causare una sintomatologia, anche pesante, che ostacola seriamente la sua vita quotidiana; «Sandrena» è anche il farmaco più utilizzato dalle donne transgender per la terapia ormonale e permette di assumere estrogeni e sviluppare caratteristiche femminili;
la sua formulazione in gel lo rende anche una delle opzioni più sicure perché in grado di garantire livelli costanti nel sangue e non avere alcun impatto sul fegato, a differenza degli ormoni assunti per via orale;
con la suddetta determina dell'Aifa, il farmaco, che prima veniva erogato gratuitamente, è a totale carico del cittadino e ogni scatola che costa circa 18,50 euro sarà a carico del Sistema sanitario nazionale solo se erogato con un piano terapeutico e come farmaco off-label;
nel 2020 i medicinali usati per la terapia ormonale sono stati ufficialmente inclusi tra i servizi coperti dal Servizio sanitario nazionale, a seguito di due delibere dell'Aifa;
l'assunzione quotidiana dei predetti farmaci è necessaria per il mantenimento della salute psicofisica che altrimenti rischia di essere compromessa;
con il decreto del 29 aprile 2024, istitutivo del tavolo tecnico di approfondimento in materia di disforia di genere di minori, conseguente all'uso del medicinale triptorelina da parte dell'ospedale Careggi, sono state inspiegabilmente chiamate in causa, nel preambolo del medesimo decreto, anche le determine dell'Aifa n. 104272 del 2020 e n. 104273 del 2020, relative all'inserimento dei medicinali per le terapie ormonali nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge 23 dicembre 1996, n. 648 (off-label);
le procedure per il reperimento di questi farmaci gratuitamente è possibile soltanto a chi possegga un piano terapeutico, che solitamente ha la durata di 6 mesi e viene rilasciato solo a chi sta effettuando un percorso nel pubblico o è seguito da specialista che esercita anche nel pubblico, con rilevanti conseguenze di ordine burocratico ed economico –:
se e come intenda risolvere la grave carenza e onerosità del farmaco Sandrena conseguente alla sua riclassificazione nella classe di rimborsabilità a carico dei cittadini.
(3-01301)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FOTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, comma 456, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, dispone che: «In ottemperanza alle sentenze del tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio, sezione 1-bis, n. 640/1994, e del Consiglio di Stato, sezione IV giurisdizionale, n. 2537/2004, e per il completamento degli interventi perequativi indicati dal Ministero della salute con atto DGPROF/P/3/ l.8.d.n.1 del 16 giugno 2017, è autorizzata la spesa di 500.000 euro per l'anno 2018 e di un milione di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020. Il Ministero della salute, con apposito decreto, individua i criteri di riparto delle risorse tra i soggetti beneficiari nel limite della spesa autorizzata e assicura il relativo monitoraggio.»;
l'articolo 1, comma 752 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024 prevede che: «L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 456, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, è incrementata di 2 milioni di euro per l'anno 2022, 3 milioni di euro per l'anno 2023 e 5 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2027. Con decreto del Ministero della salute sono individuati, entro il 30 giugno 2022, i criteri di riparto delle risorse tra i soggetti beneficiari nel limite della spesa autorizzata ed è assicurato il relativo monitoraggio»;
il successivo comma 753 della citata legge di bilancio per il 2022 stabilisce che: «Ai maggiori oneri derivanti dall'applicazione del comma 752, pari a 2 milioni di euro per l'anno 2022, 3 milioni di euro per l'anno 2023 e 5 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2027, si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190»;
la sentenza del Consiglio di Stato sezione IV giurisdizionale, n. 2537 del 2004, nel confermare la decisione di 1° grado del TAR Lazio (sez. bis - n. 640/1994), nell'ambito di un ricorso volto a ottenere l'accertamento del diritto dei medici ex condotti a percepire la retribuzione individuale di anzianità (cosiddetta Ria), ha ritenuto illegittimo l'articolo 133 del decreto del Presidente della Repubblica 28 novembre 1990, n. 384, recante il regolamento per il recepimento delle norme risultanti dalla disciplina prevista dall'accordo del 6 aprile 1990 concernente il personale del comparto del Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 5 marzo 1986, n. 68, sottolineando l'identità dello status di medico dipendente delle aziende sanitarie locali e lo status di medico ex condotto, ritenendo, peraltro, arbitraria un a differenziazione del trattamento retributivo previsto per l'uno e per l'altro;
di conseguenza, con decreto ministeriale del 27 aprile 2023 il Ministero della salute ha provveduto alla individuazione dei criteri di riparto delle risorse finanziarie a favore dei medici ex condotti;
ciò nonostante, a oggi il richiamato decreto ministeriale del Ministero della salute risulta del tutto disatteso, non essendo stata liquidata alcuna risorsa ai medici beneficiari della citata norma di legge –:
quali siano le ragioni per le quali non si sia ancora provveduto ad adempire alle norme citate in premessa e se ritenga di assumere immediati provvedimenti al riguardo affinché siano soddisfatti i diritti vantati dai medici ex condotti.
(5-02545)
FOTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 6 giugno 2024 si è tenuta una riunione del comitato dei direttori amministrativi dell'Area vasta Emilia Nord (Aven) del servizio sanitario regionale dell'Emilia-Romagna;
all'ordine del giorno figuravano le problematiche nell'attività ordinaria del magazzino dell'unità logistica centralizzata conseguente al passaggio al sistema applicativo informativo Gaac (Gestione informatizzata dell'area amministrativa contabile delle aziende sanitarie regionali dell'Emilia-Romagna) tale magazzino rifornisce le sette aziende sanitarie che insistono sui territori delle province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza e negli intenti doveva caratterizzarsi per l'adozione di metodologie innovative di gestione dei prodotti (farmaci e dispositivi medicali) e della loro movimentazione in un'ottica di forte integrazione tra le aziende associate;
dal verbale della riunione del summenzionato comitato dei direttori amministrativi dell'Anev si evince che ci sono «diverse disfunzioni connesse al malfunzionamento del software Gaac, [...], dovute ad un irregolare flusso di dati tra tale applicativo informatico e quello utilizzato nella gestione operativa di magazzino della ditta affidataria del servizio. Tali disfunzioni, [...], comportano problematiche nei tempi di consegna, con ritardi degli stessi fino a 24/48 ore, nonché un disallineamento delle scorte di magazzino, sia con riferimento a quelle presenti nelle diverse aziende sanitarie che usufruiscono delle prestazioni di Ulc (Unità logistica centralizzata), nonché a quelle delle giacenze di Ulc stesso, con riflessi particolarmente pesanti anche nelle fasi di riordino dei prodotti a magazzino di farmaci e presidi medici.»;
dallo stesso verbale si evince, inoltre, che «Tutti i referenti dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie, pur dando atto della professionalità e della disponibilità dei colleghi ed operatori di Ulc concordano con quanto affermato dai direttori amministrativi e manifestano una forte preoccupazione per i potenziali rischi della situazione presente, connessi a mancate consegne di prodotti fondamentali per il regolare svolgimento delle attività sanitarie, sia per interventi chirurgici, che per attività in reparti ospedali o ambulatoriali, potendo quindi aggravare di fatto una situazione già difficile nel campo delle liste d'attesa.»;
in aggiunta, nella nota del 19 giugno 2024 inviata al settore gestione finanziaria ed economica del servizio sanitario regionale e alla direzione generale cura della persona della regione Emilia-Romagna, si evidenzia «una situazione particolarmente grave in merito all'attività del Magazzino Farmaceutico in oggetto, a 4 mesi dall'introduzione del nuovo applicativo informatico Gaac. La mancata risoluzione delle problematiche connesse alla gestione informatica di un Magazzino di tali dimensioni (oltre 7.000 referenze ed un valore di rifatturazione dei beni alle diverse Aziende sanitarie maggiore di 55.000.000,00 di euro mensili) sta mettendo le aziende sanitarie in una condizione di elevato rischio nella erogazione di prestazioni a favore dei cittadini, sia con riferimento alle tempistiche, che alla qualità del servizio offerto. A fronte di una situazione così critica, si registra una inerzia sostanziale da parte del fornitore del pacchetto informatico, che sembra non capire la gravità della situazione. [...] In mancanza di urgenti e tempestivi interventi da parte di RTI, non potranno essere raggiunti gli obiettivi programmati a livello regionale per le Aziende Sanitarie di AVEN, collegati alle disfunzioni registrate ma soprattutto, nel perdurare della situazione di criticità, si teme l'impatto negativo e diretto dei disservizi sull'erogazione delle prestazioni a favore dei cittadini. Inoltre, ci si riserva di valutare scenari alternativi, in quanto non è possibile restare inerti di fronte alla gravità della situazione.»;
ad avviso dell'interrogante la gravità dei fatti rappresentati è evidente e impone soluzioni immediate –:
se e quali iniziative, il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, con riguardo alla regione Emilia-Romagna, per porre fine alla situazione di cui in premessa, la quale, nei fatti ad avviso dell'interrogante potrebbe configurare una possibile interruzione di pubblico servizio, in un ambito delicato e sensibile quale è quello della tutela della salute.
(5-02546)
Interrogazioni a risposta scritta:
FURFARO, MALAVASI, BRAGA, SCARPA, MANZI, MADIA, MARINO, FORATTINI, GHIO, FERRARI, ROGGIANI, SERRACCHIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, GRIBAUDO, DI BIASE, IACONO, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
dal 2016 società Biolife di Cosenza (con accreditamento decreto del commissario ad acta n. 300 del 5 dicembre 2023), eroga prestazioni riabilitative per pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare attraverso l'istituto dell'accreditamento e del contratto con l'Asp;
i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione oggi colpiscono nel mondo oltre 55 milioni di persone, mentre in Italia si arriva a 3 milioni, pari a circa il 5 per cento della popolazione; l'8-10 per cento delle ragazze e lo 0,5-1 per cento dei ragazzi soffrono di anoressia o bulimia (dati Osservatorio Aba e Istat);
si tratta di una patologia ancora sottovalutata ma in forte aumento e con un esordio sempre più precoce soprattutto tra i giovanissimi;
tra le diagnosi più frequenti, spicca l'anoressia nervosa (42,3 per cento dei casi), seguita dalla bulimia nervosa nel 18,2 per cento e il disturbo di binge eating nel 14,6 per cento. Patologie che mettono costantemente a rischio la vita di chi ne soffre e che, come evidenziato più volte dagli esperti della materia, richiedono necessariamente, nella fase del trattamento, un approccio multidisciplinare di professionisti appartenenti a discipline medico-interniste e psichiatrico-riabilitative;
la mancanza di strutture specifiche sul territorio ha fatto sì che nel primo semestre del 2024 l'Asp di Cosenza abbia speso oltre 270 mila euro in favore dei centri fuori regione per la cura dei disturbi alimentari;
si tratta di una cifra ingente che però rappresenta solo la «punta dell'iceberg» visto che a molti pazienti non viene diagnosticata questa patologia proprio per la mancanza dei servizi;
a fronte di questa grave situazione e nonostante sia stato emanato l'accreditamento, con decreto del commissario ad acta n. 300 del 5 dicembre 2023, in favore della società Biolife, l'Asp di Cosenza, per mancanza di risorse, non propone il contratto per acquistare le prestazioni relative ai disturbi del comportamento alimentare costringendo la società Biolife a sospendere le prestazioni accreditate in favore dei pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare e della nutrizione;
le stesse pazienti del centro medico Biolife di Cosenza, reparto diurno del disturbo del comportamento alimentare, si sono mobilitate in rete con una petizione sulla piattaforma Change.org che ha superato le 800 firme in meno di 24 ore –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali misure urgenti, nel rispetto delle competenze sanitarie della regione Calabria, intenda adottare al fine di impedire la chiusura dell'unico centro di riferimento per i disturbi del comportamento alimentare all'interno della provincia di Cosenza evitando così l'emigrazione sanitaria.
(4-03039)
D'ALFONSO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
nel 2023 le quattro Asl abruzzesi hanno fatto registrare un totale di disavanzi di 122 milioni di euro, un aumento delle liste d'attesa e il record di 108 milioni di euro l'anno di mobilità passiva;
la voragine ha costretto la Giunta regionale a una precipitosa variazione di bilancio e di conseguenza l'assessore al bilancio ha richiesto a ciascuna delle 8 strutture dipartimentali della regione di tagliare 2,7 milioni per l'anno in corso, 2,5 milioni per il 2025 e altrettanti per il 2026 sottolineando «la peculiarità della situazione finanziaria delineatasi», a suo dire «soltanto di recente» e confidando «nella massima disponibilità» poiché in alternativa «non potrà che procedersi individuando indirizzi maggiormente incisivi»;
se si considera che sia l'assessore al bilancio che l'assessore alla sanità sono gli stessi della passata consiliatura, sconcerta come sia potuto accadere che la situazione sia emersa soltanto di recente e che i due assessori non si siano accorti durante il loro mandato quinquennale che si stava generando una voragine debitoria di tale entità;
ancora più sconcertante, poi, se si considera che mentre si stava causando un debito insostenibile è accaduto che una deliberazione adottata dal Consiglio regionale dell'Abruzzo il 29 dicembre 2023, ha assegnato risorse a pioggia per circa 17 milioni di euro distribuiti anche con importi minimi da mille euro ciascuno, senza un bando, senza un avviso pubblico, senza istruttorie e valutazioni tecniche, ma semplicemente sulla scorta di liste di oltre 2.300 beneficiari scelti dai consiglieri regionali tra associazioni culturali, sportive, di volontariato, di protezione civile, piccoli eventi, sagre e feste padronali, parrocchie, circoli nautici, centri studio, bocciofile, pro loco, comitati feste, e anche ad alcuni comuni per opere pubbliche di non alto importo; quanto accaduto peraltro a ridosso delle consultazioni regionali fa sorgere all'interrogante il dubbio se sia stato fatto per intercettare consenso;
con questi milioni elargiti a pioggia ben si sarebbero potuti assumere oltre 80 medici per far fronte all'emergenza delle liste di attesa per avere una visita medica e al record di mobilità passiva;
va valutata a parere dell'interrogante la condizione finanziaria della regione e il danno strutturale causato, che potrebbe comportare la necessità di ricorrere al commissariamento non soltanto della sanità ma dell'intera regione Abruzzo –:
se e quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati affinché sia fatta chiarezza in merito ai debiti delle Asl abruzzesi emersi e sul loro reale ammontare anche ai fini dell'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Abruzzo che, a parere dell'interrogante, risente anche delle consistenti erogazioni di denaro pubblico elargite senza istruttoria e verifiche tecniche, con la delibera richiamata in premessa.
(4-03046)
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta orale Bonelli n. 3-01265, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 giugno 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zanella.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Scarpa e altri n. 3-00790 del 9 novembre 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02537;
interrogazione a risposta orale D'Alfonso n. 3-00817 del 22 novembre 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02538;
interrogazione a risposta orale Montemagni e altri n. 3-00866 del 12 dicembre 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02535.
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
AMBROSI e DE BERTOLDI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il progetto di fattibilità della circonvallazione ferroviaria di Trento, previsto lungo la linea ferroviaria Brennero-Verona, che inizia nella parte nord della città, in cui erano presenti la Sloi e la Carbochimica (due aziende estremamente inquinanti che producevano piombo tetraetile e derivati del catrame e solventi) è oggetto di particolare attenzione da parte della comunità e delle istituzioni locali, considerati i rischi ambientali per la sicurezza del territorio particolarmente elevati;
la medesima area rientra, infatti, tra i 42 siti di interesse nazionale (Sin) contaminati e classificati come pericolosi dallo Stato e necessita pertanto di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee, al fine di evitare danni ambientali e sanitari;
al riguardo, gli interroganti evidenziano come, nonostante la delibera della provincia autonoma di Trento (riguardo alla Via) avesse sollevato forti dubbi in merito alla sua realizzazione, rilevando che la documentazione della società di ingegneria Italferr su incarico di Rfi, contenga gravi carenze nell'analisi ambientale, la progettazione (inserita all'interno del PNRR) tuttavia attualmente prosegue, in quanto considerata dalla stessa Rfi strategica, per il corridoio europeo per il capoluogo trentino;
gli interroganti a tal fine, precisano altresì che, sebbene non siano affatto contrari alla realizzazione delle opere infrastrutturali e di collegamento (in grado di consentire modernità e sviluppo per l'economia territoriale trentina), il progetto per la costruzione del nuovo tunnel che coinvolge direttamente la città di Trento in quell'area specifica, appare inadeguato, in quanto caratterizzato, come suesposto, da gravi rischi per la sicurezza ambientale (presenza di piombo tetraetile estremamente tossico, nelle aree ferroviarie limitrofe all'ex Sloi e nei due Sin);
a giudizio degli interroganti, occorrono di conseguenza, iniziative volte a modificare tale decisione progettuale, mettendo in luce al contempo, i rischi derivanti dai potenziali effetti pericolosi contenuti nello studio di fattibilità nei confronti della popolazione locale, la cui visione generale del documento appare pertanto inadatta e insufficiente (basata su dati storici non aggiornati e con verifiche geologiche ed idrauliche esigue) come peraltro evidenziato anche dalla provincia autonoma di Trento, che non ha potuto esprimere un parere favorevole, ma si è limitata a trasmettere i pareri al competente Ministero;
la decisione di progettare l'opera della circonvallazione ferroviaria di Trento, in un'area dove avevano sede in passato fabbriche estremamente inquinanti, rilevano ancora gli interroganti, conferma infatti la sottovalutazione da parte di Rfi, nella predisposizione del progetto di fattibilità, così come appare altresì superficiale la scarsa valutazione dell'attraversamento di una paleofrana esistente sotto il monte Marzola, considerato che sussistono concreti pericoli di slittamento e movimenti franosi sul versante interessato dalla realizzazione dell'opera, oltre che la presenza di circa 220 sorgenti, alcune delle quali alimentano l'acquedotto potabile della città di Trento, mentre altre sono utilizzate per l'irrigazione di terreni agricoli;
in relazione alle suesposte osservazioni, a giudizio degli interroganti, risulta pertanto urgente e necessario, intraprendere adeguate iniziative volte a sospendere la fase progettuale, al fine di avviare un monitoraggio più efficiente ed accurato, per verificare gli effettivi rischi derivanti dalla presenza di sostanze inquinanti all'interno dell'area ferroviaria interessata ed eventualmente (come appare praticamente assodato) riconsiderare completamente il progetto medesimo, orientandolo verso un tracciato differente –:
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare con riferimento a quanto esposto in premessa;
se condividano le criticità in precedenza richiamate e, in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie, nell'ambito delle proprie competenze, intendano intraprendere al fine di ripensare il progetto ferroviario della circonvallazione di Trento, verso un'area territoriale più sicura ed adeguata sotto il profilo ambientale e della sicurezza del territorio e dell'intera popolazione trentina.
(4-02284)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'intervento per la realizzazione della circonvallazione ferroviaria della città di Trento, facente parte di quelli previsti dal decreto-legge n. 77 del 2021, ha seguito per la sua approvazione il procedimento di cui agli articoli 44 e 46.
Il progetto di fattibilità tecnica ed economica è stato trasmesso da Rete ferroviaria italiana (Rfi) al Consiglio superiore dei lavori pubblici l'11 ottobre 2021 e contestualmente, alla Commissione nazionale per il dibattito pubblico per l'indizione del dibattito pubblico conclusosi il 19 gennaio 2022. Rfi ha, poi, trasmesso il progetto, unitamente allo studio archeologico, alla Soprintendenza per i beni culturali della provincia autonoma di Trento, all'allora Ministero della transizione ecologica e al Ministero della cultura, ai fini della valutazione di impatto ambientale dell'opera. Con decreto dell'allora Mite di concerto con il Ministero della cultura, è stato espresso giudizio positivo sulla compatibilità ambientale dell'opera.
Successivamente l'iter è proseguito con l'adozione della determina conclusiva della conferenza di servizi, recante l'approvazione del progetto, e il successivo invio al Consiglio superiore dei lavori pubblici ai fini dell'adozione della determinazione motivata, emessa il 5 agosto 2022. L'iter autorizzativo si è poi concluso con l'ordinanza n. 3 dell'8 settembre 2022 della commissaria speciale.
Per quanto attiene alla scelta del tracciato, si ricorda che nel corso degli anni sono stati condotti diversi studi del lotto 3 – circonvallazione di Trento (lotto 3A) e Rovereto (lotto 3B). Nel 2018, un gruppo di lavoro, composto da comune di Trento, provincia autonoma di Trento e Rfi, ha condotto un'analisi multicriteria su tre differenti alternative progettuali.
Come emerso dagli studi, la soluzione scelta rappresenta la migliore in termini di complessità realizzativa, di impatti economici ed ambientali nonché di effetti sul territorio. Questa si sviluppa per circa 14 chilometri sulla sinistra orografica della Val d'Adige, tra i confini della Val Lagarina fino alla città di Trento, tra le località Acquaviva a sud e Roncafort a nord. Si tratta di un tracciato in sotterraneo nella cosiddetta «Galleria Trento», che permette di salvaguardare il consumo di suolo, nonché la riduzione e la concentrazione dei cantieri all'aperto. In particolare, la profondità di scavo nella zona di Trento nord, che è stata progettata in funzione del contesto geologico e geotecnico, è tale da consentire il ricongiungimento della nuova linea ferroviaria allo scalo di Roncafort, permettendo quindi l'ulteriore sviluppo dell'interporto. Inoltre, risulta compatibile con i progetti Interramento e Nordus, nell'ottica del più ampio programma integrato di riqualificazione della città di Trento.
Per quanto attiene all'interferenza con il sito di interesse nazionale di Trento nord, nell'ambito dello studio degli interventi di progetto, Rfi ha provveduto all'identificazione delle aree potenzialmente critiche dal punto di vista ambientale e delle aree che saranno coinvolte durante la cantierizzazione ossia aree di stoccaggio, aree tecniche, cantieri operativi, cantieri base e aree di lavoro.
In esito all'iter di valutazione di impatto ambientale e alla conferenza di servizi, l'iniziale interferenza delle aree potenzialmente critiche è stata ridotta con lo sviluppo del progetto di fattibilità tecnica ed economica posto a base di gara, minimizzandola alle sole opere di tracciato.
Il progetto approvato prevede che le attività di scavo sulle aree interferenti con il sito di interesse nazionale di Trento nord siano effettuate ricorrendo all'uso di una struttura di confinamento con lo scopo di confinare e trattare le emissioni polverose ed odorigene derivanti dalle attività di movimentazione delle matrici contaminate, analogamente a quanto già effettuato nell'ambito del progetto della provincia autonoma di Trento per la bonifica delle rogge demaniali. Le attività di scavo, infatti, saranno eseguite in ambiente confinato con l'ausilio di apposita tensostruttura.
In ottemperanza alle prescrizioni e alle richieste pervenute dagli enti coinvolti, Rfi ha svolto un piano di indagini eseguito sotto la supervisione dell'agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente e con il supporto scientifico dell'università di Tor Vergata.
I dati raccolti sull'analisi di terreni e di sedimi per qualificare la pericolosità dei materiali che saranno oggetto di futura movimentazione nel corso d'opera dei lavori, nonché i dati sull'analisi delle acque di falda hanno permesso l'affinamento progettuale propedeutico alla pubblicazione della gara d'appalto.
Nel corso del 2023, a seguito dello stanziamento di 2 milioni di euro nella legge di bilancio 2023, Rfi e Italferr hanno predisposto una ulteriore campagna di indagini geognostiche integrative ed è stato effettuato un piano di caratterizzazione dell'area per definire l'estensione dell'area da bonificare e la tipologia di intervento da eseguire, con la convocazione di un tavolo tecnico permanente tra Rfi, Italferr, gli enti territoriali e il Consorzio d'imprese aggiudicatarie dei lavori.
Al fine di salvaguardare e sorvegliare sulla salute dei cittadini, sono state, inoltre, attuate le seguenti iniziative.
In data 7 marzo 2023, è stato istituito l'osservatorio ambientale per la sicurezza del lavoro, che ha il compito di sorvegliare sullo stato ambientale del territorio, sul rispetto delle norme di tutela sociale, di sicurezza e di igiene durante le fasi di cantiere, nonché di assicurare la trasparenza e la diffusione delle informazioni concernenti le verifiche di ottemperanza attraverso l'istituzione di un infopoint dedicato.
Il 28 settembre 2023 Rfi, Italferr, Tridentum, l'azienda provinciale per i servizi sanitari della provincia autonoma di Trento, con l'adesione dell'osservatorio ambientale, hanno sottoscritto un apposito protocollo d'intesa per la promozione della salute e la sicurezza sul lavoro nel cantiere.
Infine, si evidenzia che a partire dal mese di novembre 2023, nell'ambito dello sviluppo del progetto esecutivo, è stata eseguita una campagna di indagini ambientali sull'impronta delle opere da realizzare per l'imbocco nord della galleria al fine di indagare nel dettaglio lo stato del terreno. Gli esiti di tali indagini non hanno evidenziato criticità ambientali, confermando così l'impostazione del progetto posto a base di gara.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.
BARBAGALLO, IACONO, PROVENZANO e MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
si apprende a mezzo stampa della richiesta di dibattito pubblico per la realizzazione del tratto di autostrada che va dallo svincolo della A29 di Castelvetrano allo svincolo di Sciacca Ovest;
ad avanzare la richiesta è l'Anas per consentire alle comunità interessate l'opportunità di discutere e valutare il dossier di progetto che è stato elaborato e che prevede tre alternative di tracciato. Due di queste sostanzialmente si basano sull'adeguamento dell'attuale strada statale 115, la terza prevede invece la realizzazione di un tracciato in variante rispetto all'attuale strada statale 115;
il tracciato previsto per la realizzazione dell'autostrada interessa i comuni di Castelvetrano, Menfi e Sciacca e solo marginalmente Sambuca di Sicilia. Il dibattito pubblico è un momento importante nel corso del quale saranno illustrate le ragioni dell'opera, le alternative progettuali, gli impatti ambientali, l'analisi dei costi e dei benefìci e le conclusioni preliminari. Anas dovrà poi tenere conto delle valutazioni che ne vengono fuori per la progettazione definitiva dell'opera;
la strada è ancora lunga, afferma l'interrogante, ma finalmente se ne stanno tracciando i dettagli; l'iter approvativo del progetto coinvolgerà diverse autorità a livello locale e regionale. Il progetto verrà sottoposto al Consiglio superiore dei lavori pubblici e attraverserà anche una Conferenza di servizi preliminare; sarà inoltre necessaria una procedura di verifica preventiva dell'interesse archeologico;
inoltre, nei mesi scorsi altri tracciati, riguardanti il versante agrigentini, sono stati oggetto di dibattito pubblico –:
se intenda adottare opportune iniziative di competenza per accelerare la realizzazione di questo importante progetto, che mira a migliorare la viabilità in questa area della Sicilia che fatica ad affermarsi proprio a causa della carenza di vie di comunicazione adeguate.
(4-01676)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In data 22 dicembre 2022, la società Anas ha presentato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti specifica comunicazione ai fini dell'avvio della procedura di Dibattito pubblico relativa alla variante alla strada statale 115 «Sud occidentale sicula» nel tratto che interessa i comuni di Castelvetrano, Menfi, Sciacca e Sambuca di Sicilia.
Il successivo 29 dicembre, la commissione nazionale per il dibattito pubblico ha comunicato ad Anas la corretta instaurazione del procedimento, invitando all'immediata pubblicazione sui siti delle amministrazioni interessate dell'indizione del dibattito pubblico.
Il 15 settembre 2023 è stato nominato, all'esito di procedura di evidenza pubblica, il coordinatore del dibattito, che ha provveduto ad elaborare e consegnare il progetto di dibattito pubblico. Tale progetto è stato presentato il successivo 15 ottobre e reso disponibile sul sito dedicato www.dibattitopubblicoss115.it, corredato del relativo dossier di progetto.
A partire dal successivo mese di novembre, si sono svolti vari incontri di dibattito pubblico, nel corso dei quali sono state presentate tre differenti alternative progettuali.
Il dibattito, articolato in sei incontri complessivi, di cui quattro svolti nei comuni interferiti dai tracciati, ha rappresentato un confronto aperto e trasparente con il territorio interessato dall'opera pubblica, con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali, della Regione Siciliana, di stakeholders territoriali e di singoli cittadini.
La maggior parte degli attori coinvolti si è espressa favorevolmente sulla realizzazione di una variante alla strada statale 115 nel tratto che coinvolge i comuni di Castelvetrano, Menfi, Sciacca e Sambuca di Sicilia.
Nel merito, sono state discusse le seguenti alternative:
alternativa 1, che si sviluppa prevalentemente in variante, a nord dell'attuale strada statale 115, e si ricollega nell'ultimo tratto alla strada statale 624 Palermo-Sciacca, prevedendone un allargamento a quattro corsie a destra della strada esistente, nel primo tratto di attacco e nell'ultimo tratto fino allo svincolo Sciacca ovest;
alternativa 2A, che si sviluppa per circa 23,5 km e prevede l'adeguamento con raddoppio a sinistra dell'attuale strada statale 115 Sud occidentale sicula;
alternativa 2B, che ricalca fedelmente l'alternativa 2A dal punto di vista planimetrico, ma si discosta nello sviluppo altimetrico, prevedendo l'abbassamento delle livellette per un'altezza pari a 15 metri in corrispondenza dei viadotti Belice e Carboj, e per un'altezza massima di 5 metri per il viadotto Bertolino.
In relazione all'alternativa prescelta, in sede di dibattito pubblico la maggior parte degli stakeholders si è espressa favorevolmente sulla realizzazione del raddoppio in sede della strada statale 115, scartando l'ipotesi di nuovo tracciato più a nord. Le alternative 2A e 2B hanno registrato una valutazione sostanzialmente equivalente e sono risultate le preferite. Il raddoppio in sede consente di mantenere il corridoio e minimizzare gli impatti definitivi della strada in esercizio in quanto per la maggior parte già consolidati dal tempo sul territorio.
Gli esiti delle istanze, delle posizioni e delle proposte emerse nel corso del dibattito pubblico sono state riportate nella relazione conclusiva predisposta dal coordinatore che è stata presentata pubblicamente lo scorso 18 gennaio, in un incontro online.
Successivamente, in data 22 marzo 2024, Anas ha presentato il proprio dossier conclusivo di cui all'articolo 7, comma 1, lettera d), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 2018, che ha individuato quale soluzione alternativa preferenziale quella del raddoppio in sede.
Pertanto, nel rispetto del cronoprogramma del procedimento, Anas procederà all'approvazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali entro il prossimo giugno 2024.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.
CAFIERO DE RAHO, ASCARI, QUARTINI, SCERRA, ORRICO, CAROTENUTO, AMATO, BARZOTTI, PAVANELLI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, CARMINA, DONNO, TORTO, AURIEMMA, ALFONSO COLUCCI, PENZA, FEDE, IARIA, AIELLO, CASO, CAPPELLETTI e GUBITOSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 25 gennaio 2024, il procuratore generale presso la Corte di cassazione – per l'inaugurazione dell'anno giudiziario – ha testualmente affermato che «l'esigenza di una sistematica evoluzione del “diritto vivente” delle confische si ricollega al profondo rinnovamento che, negli anni più recenti, ha investito la materia in esame, anche nel contesto giuridico europeo, dove emergono un'evidente centralità del tema del “recupero dei patrimoni” (asset recovery) e una precisa tendenza verso l'unificazione delle legislazioni nella disciplina della confisca non basata sulla condanna (non-conviction based confiscation)»;
alla luce di questa importante posizione, desta preoccupazione l'esame, da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), della vicenda di alcuni imprenditori siciliani nel settore del gas (i fratelli Cavallotti); il tema più spinoso riguarda la confisca del patrimonio di coloro che sono stati assolti nei rispettivi processi per associazione mafiosa;
le misure di prevenzione patrimoniali sono uno strumento straordinario di contrasto alle mafie e l'acquisizione da parte dello Stato delle loro ricchezze, con successiva riutilizzazione sociale dei beni, costituisce un pilastro fondamentale e irrinunciabile della normativa antimafia, in particolare per l'alto valore simbolico del messaggio positivo di legalità e contro le mafie che attraverso essa viene trasmesso alla collettività;
la Corte Edu sinora si è orientata nel senso di ritenere infondati o inammissibili i ricorsi contro le misure di prevenzione italiane (sentenza Raimondo c. Italia del 22 febbraio 1994 e le decisioni Arcuri c. Italia, del 5 luglio 2001 e Morabito c. Italia del 2005);
in particolare, nel caso Arcuri c. Italia, la Corte Edu ha ritenuto manifestamente infondate le doglianze, in ragione della pericolosità delle mafie e dei loro enormi patrimoni, il contrasto della quale è rimesso alla discrezionalità legislativa nazionale. In tale contesto, la legge italiana non consente di basarsi su meri sospetti ma richiede concreti elementi di fatto che possano fondare ragionevoli presunzioni;
vi sono poi numerosi precedenti nei quali la Corte Edu ha ritenuto lecito per gli Stati sottoscrittori adottare misure preventive di acquisizione patrimoniale a carico di soggetti sospettati di fatti illeciti, a prescindere dalla condanna penale, anche nell'esercizio della discrezionalità legislativa nazionale volta al perseguimento di interessi legittimi della collettività;
si veda per esempio il caso Yldirim c. Italia, decisione del 10 aprile 2003, in cui si trattava del proprietario di un pullman, che era stato locato a una ditta di trasporto di persone. Il veicolo era stato poi confiscato per essere stato il locatario colto nell'atto di trasportare immigrati irregolari, ai sensi dell'articolo 12 decreto legislativo n. 286 del 1998. La Corte Edu ha ritenuto il ricorso del locatore inammissibile, perché l'Italia ha un legittimo interesse alla repressione dell'immigrazione irregolare e ben può invertire l'onere della prova circa la buona fede del terzo sull'uso illecito della cosa;
nel caso Gogitidze e altri c. Georgia, sentenza del 12 maggio 2015, veniva in questione la confisca di beni a carico di un soggetto che era indiziato dei reati di estorsione e di corruzione, i quali tuttavia non erano stati accertati. La Corte Edu ha dichiarato insussistenti le violazioni della Convenzione lamentate dai ricorrenti, in ragione del superiore interesse collettivo nella lotta alla corruzione, i cui mezzi devono essere ritenuti rimessi alla discrezionalità nazionale, ivi compresa l'inversione dell'onere della prova circa la provenienza dei beni (paragrafo 108);
nel caso Telbis e Vitizeu c. Romania (sentenza del 26 giugno 2018) veniva in rilevo un uomo condannato per corruzione, le cui moglie e nipote lamentavano la confisca di danaro e altri beni, a loro dire, non appartenenti al condannato ma a loro medesime. La Corte ha respinto ogni argomento delle ricorrenti, poiché nel corso della procedura di confisca esse si erano potute difendere. La Corte ha ripetuto anche che la sua stessa giurisprudenza «incoraggia la confisca dei beni collegata alla repressione di reati seri quali la corruzione, il riciclaggio e il traffico di stupefacenti, anche senza la previa condanna penale» (paragrafo 76);
risulta che nel caso Cavallotti all'esame della Corte di Strasburgo, l'Avvocatura generale dello Stato si sia costituita a difesa dell'Italia e abbia svolto ampi argomenti;
sussiste l'esigenza urgente che a tutte le autorità del Consiglio d'Europa sia ben chiara quale sarebbe la conseguenza grave dell'eventuale accoglimento del ricorso, vale a dire la messa in discussione del pilastro fondamentale del contrasto delle mafie in Italia e in Europa (l'attacco ai patrimoni illeciti);
significherebbe tornare indietro di 70 anni e calpestare l'eredità di Paolo Borsellino, che contro l'accumulo di ricchezze illegali tramite gli appalti ha speso la sua attività fino al sacrificio della vita –:
quali iniziative di competenza intendano assumere presso le debite sedi del Consiglio d'Europa per assicurarsi che quanto in premessa sia adeguatamente rappresentato.
(4-02282)
Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che questa amministrazione, nell'ambito dei ricorsi «Cavallotti e altri c. Italia» depositati dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, ha inviato osservazioni all'Avvocatura dello Stato in cui sono state dettagliate sia le norme in materia di misure di prevenzione, sia i principi che governano la materia, come il principio dell'autonomia del procedimento di prevenzione da quello penale. È stata sottolineata, con diffuse argomentazioni, la differenza tra «partecipazione» e «appartenenza» ad una associazione di tipo mafioso ed è stata esposta la normativa internazionale ed europea in tema di confisca.
Si è inoltre proceduto a fornire una risposta ad ogni quesito formulato dalla Corte, evidenziando l'insussistenza delle violazioni convenzionali illustrate dai ricorrenti.
Con riferimento al primo quesito posto dalla Corte Edu, richiamate le pronunce della stessa Corte in materia, si è sottolineato che la misura di prevenzione della confisca cui sono stati sottoposti i ricorrenti è stata applicata sulla base della sussistenza dei requisiti previsti dalla legge.
La «attualità» della pericolosità sociale dei ricorrenti è stata acclarata sulla base degli elementi a disposizione dell'autorità giudiziaria che ha motivato correttamente i provvedimenti di applicazione delle misure. In particolare, i giudici della prevenzione hanno accertato il requisito della pericolosità sociale con la necessaria autonomia rispetto al processo decisionale dei giudici penali, chiamati a vagliare la responsabilità penale. Tale linea di demarcazione tra competenze giurisdizionali, essenziale per verificare il rispetto della presunzione di innocenza dopo l'assoluzione, emerge chiaramente nel decreto del tribunale di Palermo, applicativo della misura.
È stato adeguatamente sottolineato che nei procedimenti interni non sia ravvisabile alcuna violazione convenzionale, né che possa affermarsi che il giudizio nel procedimento di prevenzione presupponga un giudizio di colpevolezza o che lo stesso sia fondato su un nuovo apprezzamento della responsabilità penale personale in ordine al reato precedentemente contestato, in quanto il tema della responsabilità penale è aspetto secondario per la diversità strutturale dei relativi presupposti.
Con riferimento al secondo quesito posto dalla Corte (carattere penale della misura irrogata, presunta violazione dell'articolo 7 della Convenzione), è stata sviluppata una approfondita panoramica dell'evoluzione della giurisprudenza interna in tema di confisca di prevenzione. In particolare, la giurisprudenza nazionale ha affermato la natura preventiva della confisca emessa nell'ambito del procedimento di prevenzione, escludendone la natura sanzionatoria. Inoltre, la Corte costituzionale con sentenza n. 24 del 27 febbraio 2019, nel premettere che la confisca di prevenzione non ha natura penale, ha riconosciuto che le misure di prevenzione patrimoniali, non avendo natura sanzionatorio-punitiva, non sono sottoposte allo «statuto» costituzionale e convenzionale delle pene.
Tale pronuncia, in continuità con la precedente giurisprudenza costituzionale che già aveva sottolineato le «profonde differenze, di procedimento e di sostanza, tra le due sedi, penale e di prevenzione» (così la sentenza n. 21 del 9 febbraio 2012 – anch'essa illustrata nelle osservazioni) richiamava alcuni arresti della Corte Edu (Arcuri e altri c. Italia e Capitani e Campanella c. Italia, §§ 37-39), ove veniva evidenziato che le misure di prevenzione previste dalla legislazione italiana non possono essere paragonate ad una «pena», non implicando un giudizio di colpevolezza e mirando piuttosto a prevenire la commissione di atti criminali.
Anche altre decisioni della stessa Corte Edu (es. Balsamo c. San Marino, 8 ottobre 2019), assumendo la premessa che la nozione di «pena» nell'articolo 7 della Cedu ha un significato autonomo, osservano che il § 2 della disposizione in esame indica che il punto di partenza per qualsiasi valutazione sull'esistenza di una «sanzione» è se la misura in questione sia imposta a seguito di una decisione relativa alla colpevolezza di una persona per un reato; a questo riguardo, tuttavia, possono essere presi in considerazione anche altri fattori, e cioè la natura e lo scopo della misura, la sua caratterizzazione secondo il diritto nazionale, le procedure coinvolte nella decisione ed esecuzione della misura, nonché la sua gravità.
Nel merito, sono stati illustrati tutti gli elementi presi in considerazione dai giudici nei tre gradi di giudizio che hanno condotto all'applicazione della misura di prevenzione della confisca che, per la sua qualificazione nell'ordinamento e nella giurisprudenza interna, per la sua natura e il suo scopo non costituisce una «pena» ai sensi dell'articolo 7 della Convenzione.
Conseguentemente, nessuna violazione può ravvisarsi per il fatto che la confisca di prevenzione sia stata disposta nonostante l'assoluzione dei ricorrenti dall'accusa di partecipazione ad un'organizzazione criminale di tipo mafioso.
La terza questione sollevata dalla Corte nei quesiti è relativa alla tutela del diritto di proprietà ai sensi dell'articolo 1 del protocollo n. 1 della Convenzione e la legittimità dell'ingerenza in tale diritto da parte delle autorità, attraverso l'applicazione della confisca di prevenzione.
È stato quindi esposto dettagliatamente il fondamento giuridico della confisca di prevenzione. Sul punto sono stati largamente analizzati i presupposti della precisione e della prevedibilità del caso di particolare pericolosità, previsto dall'articolo 1 della legge n. 575 del 1965 (poi articolo 4, § 1, lettera a) codice penale), della nozione di «appartenenza» ivi contemplata e di «partecipazione» all'organizzazione ai sensi dell'articolo 416-bis codice penale, anche alla luce dei principi in materia di misure di prevenzione personale affermati nella sentenza De Tommaso c. Italia.
Oltre ad essere basata su una legge sufficientemente prevedibile, l'interferenza con il pacifico godimento dei beni da parte dei ricorrenti nel caso di specie risulta sicuramente necessaria e proporzionata.
Come già osservato in altri casi (Bongiorno ed altri c. Italia, 5 gennaio 2010, Arcuri ed altri tre c. Italia; Riela ed altri c. Italia, Raimondo c. Italia del 22 febbraio 1994, § 30) la Corte Edu riconosce la natura essenziale della confisca come misura indispensabile nell'ordinamento giuridico interno per impedire un uso illecito e pericoloso per la società di beni la cui provenienza lecita non è stata dimostrata: «Essa ritiene quindi che l'ingerenza che ne segue miri a raggiungere uno scopo che corrisponde all'interesse generale» (§ 44 sentenza Bongiorno ed altri c. Italia).
Con riferimento al tema della intestazione dei beni, la provenienza illecita dei beni confiscati è stata dimostrata dai giudici interni in modo motivato, sulla base di una valutazione obiettiva degli elementi fattuali e senza basarsi su un mero sospetto, tenendo conto anche della data della loro acquisizione.
La dimostrazione del requisito della sproporzione tra redditi dichiarati e beni acquisiti è stata dunque operata dai giudici nazionali sulla base di un accurato accertamento peritale che ha analizzato la situazione patrimoniale e finanziaria (con particolare riferimento ai flussi attivi e passivi), con analitico riferimento ad ogni singola impresa del gruppo Cavallotti, con compiuta risposta alle osservazioni critiche dei consulenti nominati dai ricorrenti in merito all'affidabilità delle metodiche di analisi adottate.
Nella dimostrazione della provenienza dei beni da attività illecita, i giudici nazionali hanno tenuto conto anche della data della acquisizione dei beni. In omaggio a quanto enunciato dalle sezioni unite della Corte di cassazione (n. 4880 del 2 febbraio 2015, Spinelli), i giudici nazionali hanno proceduto alla confisca dei beni acquistati nell'arco temporale in cui si è concretamente manifestata la pericolosità sociale dei ricorrenti, e cioè la loro appartenenza all'associazione mafiosa come imprenditori collusi. Sono infatti rimasti fuori dalla confisca i terreni acquistati in epoca antecedente, negli anni ‘70. Nei casi di terreni acquistati in epoca antecedente sui quali erano state realizzate costruzioni edilizie con capitali illeciti in epoca successiva, la confisca è stata disposta quando l'edificio aveva un valore preponderante rispetto al terreno. Si tratta, infatti, di situazioni in cui i beni devono essere valutati sul piano economico e funzionale unitariamente e non sono suscettibili di una valutazione separata, con la conseguenza che ad essi va applicato necessariamente il regime proprio della parte di valore economico e di utilizzabilità nettamente prevalente.
Ciò è stato sostenuto al fine di dimostrare che è stato sicuramente realizzato il giusto equilibrio richiesto dall'articolo 1 del protocollo n. 1, nei termini indicati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (sentenza del 13 luglio 2021 nel caso Todorov e altri c. Bulgaria § 215).
I giudici nazionali, infatti, hanno fornito precisi elementi relativi alle condotte criminose che hanno dato origine ai beni da confiscare e hanno dimostrato, con ampia motivazione, che tali beni costituiscono i proventi di una comprovata condotta criminosa. Inoltre, ai ricorrenti è stata offerta una ragionevole opportunità di portare le proprie argomentazioni dinanzi ai tribunali nazionali e questi ultimi hanno debitamente esaminato le prove presentate dai ricorrenti.
E stato adeguatamente dimostrato che nello svolgimento del procedimento interno, in conclusione, non è emersa alcuna violazione convenzionale.
Alla luce di quanto osservato, può certamente affermarsi che dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo sia stata rappresentata adeguatamente l'insussistenza di violazioni convenzionali ai fini del rigetto dei proposti ricorsi.
Si precisa, inoltre, che con nota del 13 marzo 2024, il Ministero dell'interno ha comunicato che nel 2022 l'attività di contrasto della criminalità organizzata da parte delle forze di polizia in esecuzione di misure di prevenzione patrimoniali ha condotto, in applicazione dell'articolo 20 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al sequestro di 11.348 beni, per un valore di 3.131.589.991 euro. Inoltre, i beni confiscati nel 2022 ai sensi dell'articolo 24 del citato decreto legislativo sono in totale 3.065, per un valore complessivo di 792.497.357 euro.
Infine, un'ultima osservazione si impone, alla luce del richiamo effettuato dagli interroganti al discorso del procuratore generale presso la Corte di cassazione, reso in data 25 gennaio 2024, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, con riferimento «anche nel contesto giuridico europeo, dove emergono un'evidente centralità del tema del "recupero dei patrimoni" (asset recovery) e una precisa tendenza verso l'unificazione delle legislazioni nella disciplina della confisca non basata sulla condanna (non-conviction based confiscation)».
Ebbene, per la prima volta, proprio con il determinante contributo del Ministero della giustizia, si è pervenuti a un testo europeo aggiornato di unificazione della disciplina della confisca e del sequestro e ciò rappresenta un inedito nel panorama Ue. Più precisamente, il 25 maggio del 2022, la Commissione europea ha presentato una proposta di Direttiva «riguardante il recupero e la confisca dei beni». Il negoziato è stato seguito dal Ministero della giustizia e, in occasione del Consiglio «Giustizia e Affari Interni» del 9 giugno 2023, il Ministro Nordio ha sostenuto, per l'Italia, un orientamento generale. Infine, si è arrivati all'approvazione del testo definitivo, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Ue del 2 maggio 2024: si fa riferimento alla ormai vigente «Direttiva (UE) 2024/1260 del 24 aprile 2024 riguardante il recupero e la confisca dei beni» che stabilisce norme «riguardanti il reperimento e l'identificazione, il congelamento, la confisca e la gestione di beni nel quadro di un procedimento in materia penale».
La direttiva, tra l'altro, stabilisce norme volte a potenziare le capacità di reperimento e di identificazione come pure di congelamento dei beni, a migliorare la gestione dei beni congelati e confiscati fino alla loro destinazione a seguito di un provvedimento definitivo di confisca, a rafforzare gli strumenti di confisca dei beni strumentali e dei proventi di reato e dei beni derivanti da attività di organizzazioni criminali, nonché a migliorare l'efficienza generale del sistema di recupero dei beni.
Si è pervenuti, dunque, a un completo aggiornamento del quadro europeo di armonizzazione in tema di confisca, proprio nella direzione della «unificazione» menzionata dal procuratore generale. E non è tutto. Sotto impulso dell'Italia – e nonostante il fatto che in altri Stati membri la situazione fosse diversa – il testo di Direttiva Ue ha perfino incluso espressamente l'istituto della «Confisca non basata su condanna» (articolo 15), proprio l'istituto menzionato dagli interroganti che, con questo strumento UE, diventa mezzo armonizzato a livello europeo.
Da ultimo, merita menzione anche il risultato raggiunto con l'articolo 16 che introduce – sempre a livello Ue – la «Confisca di patrimonio ingiustificato collegato a condotte criminose».
Si ritiene che con le considerazioni sin qui espresse possano considerarsi fugate le preoccupazioni espresse dagli interroganti.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
DEL BARBA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
dallo scorso 26 ottobre 2023, il professor Gaetano Caputi è stato nominato Capo di gabinetto della Presidente del Consiglio dei ministri;
il professor Caputi ha ricoperto, nel corso della sua carriera professionale, numerosi incarichi di vertice nella pubblica amministrazione, tra cui quello di direttore generale della Consob e, più recentemente, quello di Capo di gabinetto del Ministro del turismo dal marzo del 2021 e fino all'insediamento del Governo Meloni;
risulterebbe, da notizie diffuse dagli organi di stampa, che il professor Gaetano Caputi sia socio di una società denominata «Servizi Professionali Evoluti» (SPE), fondata nel 2016 insieme alla moglie;
poche settimane prima della nomina a Capo gabinetto della Presidente del Consiglio, la citata, società SPE, dopo una serie di operazioni societarie consistenti in vendite e riacquisti di quote, viene intestata ad un trust denominato MLG che vedrebbe come beneficiari i tre figli della coppia;
la società sopra richiamata avrebbe ottenuto, in costanza dell'incarico di Caputi presso la Presidenza del Consiglio, una serie di importanti commesse, tra cui una presso il notariato, del valore di almeno 120 mila euro;
risulterebbe altresì dalla stampa che la «Servizi Professionali Evoluti», possieda il 20 per cento delle quote di un'altra società, denominata «Spin Consulting», con sede allo stesso indirizzo della società madre, sempre attiva nel campo della consulenza, che, tra il 2015 e il 2023, quindi quando il professor Caputi ricopriva diversi incarichi pubblici, tra cui quello di Capo gabinetto del Ministro del turismo e anche l'attuale presso Palazzo Chigi, avrebbe ricevuto una serie di affidamenti, tra cui, per citare i più recenti, quello ricevuto da Invitalia il 1° gennaio 2023, inerente una consulenza sul PNRR e quello con l'istituto italiano di tecnologia di Genova, ente anch'esso finanziato da fondi pubblici, del giugno 2021;
ma la «SPIN Consulting» avrebbe ottenuto anche altre importanti consulenze presso «Montagna 2000», società partecipata da numerosi comuni dell'Emilia-Romagna (2021), e l'Autorità garante della privacy, collaborazione che andrebbe in scadenza soltanto il prossimo 22 maggio 2024;
oltre alle partecipazioni citate, sembrerebbe anche che il professor Gaetano Caputi, insieme all'attuale direttore dell'Agenzia dei Monopoli, dottor Roberto Alesse, siano stati tra gli azionisti di una società di software e consulenza finanziaria, la «New Data Analysis» (NDA), il cui 36 per cento sarebbe stato detenuto dalla società «Proiezioni di Borsa» azienda di consulenza finanziaria;
nel gennaio 2023, la «Proiezioni di Borsa» avrebbe rilevato le quote detenute dal professor Caputi e dal dottor Alesse, rispettivamente, in quella data, già Capo di gabinetto della Presidente del Consiglio e Direttore dell'agenzia dei Monopoli, ovvero pochi giorni prima che la richiamata «Proiezioni di Borsa» venisse sanzionata da Consob (di cui Caputi fu direttore generale) per aver consigliato a propri clienti acquisti di titoli, senza la necessaria indicazione di quali fossero le basi a fondamento di tali suggerimenti –:
se la Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga la posizione del suo Capo di gabinetto in palese conflitto di interessi e quali urgenti provvedimenti intenda assumere per garantire la terzietà dei suoi uffici che svolgono un ruolo fondamentale e strategico nell'ambito dei provvedimenti più delicati e dell'azione complessiva del Governo.
(4-02355)
Risposta. — Al fine di una compiuta risposta alle questioni esposte nell'interrogazione in esame e anche in relazione al contenuto di articoli di stampa da costui menzionati, occorrono alcune precisazioni in punto di fatto.
Con riferimento alle partecipazioni societarie del professor Gaetano Caputi, la società SPE s.r.l. è stata costituita nel 2015 (non nel 2016, come rappresentato dall'interrogante). La società risulta aver operato con continuità negli anni, e mai è emersa alcuna documentata correlazione tra l'attività economica da essa svolta e gli incarichi di rilievo pubblico ricoperti dal professor Caputi.
Prima del 26 ottobre 2022, data nella quale ha assunto l'incarico attualmente ricoperto, il professor Caputi ha costituito con atto pubblico un trust, avente come beneficiari i figli (anche minori) dei disponenti e con una durata legata al raggiungimento da parte loro di una età nella quale avranno presumibilmente conseguito l'indipendenza economica. Si tratta, quindi, di una soluzione giuridica preordinata ad assicurare la piena separazione della gestione dalla proprietà.
Per effetto del conferimento in trust, avvenuto a settembre del 2022, e pertanto prima dell'insediamento del Governo attualmente in carica, la gestione di SPE s.r.l. è autonoma rispetto alla figura di Gaetano Caputi, senza ingerenza da parte di chi ha originariamente costituito il trust nelle attività gestionali ed operative, come è imposto ove si ricorra a tale istituto giuridico.
Ne consegue la non condizionabilità dell'operatività della SPE s.r.l. da parte del professor Caputi.
La società, con nota del 20 febbraio 2024, ha a sua volta contestato il contenuto degli articoli citati dall'interrogante alle testate giornalistiche sulle quali sono stati pubblicati, precisando che, con riferimento alle gare d'appalto vinte e agli affidamenti ricevuti, la SPE opera nel rispetto della trasparenza e della legge, avendo acquisito esperienza professionale in virtù della propria capacità tecnica, e ha qualificato false e diffamatorie le insinuazioni circa modalità oscure o illegali di conseguimento di affidamenti da soggetti pubblici o privati, che sottenderebbero addirittura la commissione di reati.
Quanto alla partecipazione nella società NDA s.r.l., quest'ultima fu costituita il 22 maggio 2022, ben prima dell'insediamento del Governo in carica e dell'assunzione dell'incarico di capo di gabinetto del Presidente del Consiglio da parte di Caputi.
Come risulta dall'oggetto sociale, la società svolge analisi statistiche ed elaborazione dati per la realizzazione di programmi e procedure automatizzate ed è connotata da codice Ateco corrispondente a «edizione di altri software a pacchetto (esclusi giochi per computer)».
Le scritture contabili e le visure della società dimostrano che la stessa, dalla costituzione e fino al termine della presenza in qualità di socio di Caputi, è rimasta inattiva.
L'atto notarile di cessione delle quote societarie da parte di Caputi è del 18 gennaio 2023; ma nello stesso atto si dà conto che lo stesso «costituisce esecuzione delle intese raggiunte tra le parti in data 4 ottobre 2022», ancora una volta prima dell'insediamento dell'attuale Governo.
Dato l'oggetto sociale dell'impresa e le vicende della stessa, non si ravvisa conflitto di interessi di Caputi all'epoca della costituzione della società e per tutto il periodo in cui ne è rimasto socio (come detto, pochi mesi).
Con riferimento alla società Spin Consulting s.c.ar.l., la società ha contestato agli autori e ai responsabili editoriali degli articoli di stampa circostanze non veritiere e rappresentazioni denigratorie con nota in data 19 febbraio 2024. Infatti, la Spin Consulting ha rappresentato di operare da lungo tempo nel settore dei servizi di consulenza in ambito privato e pubblico. Nel settore pubblico essa è stata ed è affidataria di numerose commesse, tutte acquisite all'esito di procedure rispettose del codice dei contratti pubblici.
La Spin Consulting ha sottolineato che nel corso degli anni diversi soci si sono avvicendati nella compagine sociale e, tra questi, anche SPE s.r.l., socio di minoranza. La Spin Consulting ha puntualizzato che non vi è stata mai interferenza da parte del socio SPE s.r.l., nello svolgimento delle funzioni amministrative o gestionali, né in alcuna altra decisione pertinente all'andamento complessivo della Società, e quindi ancora meno di Caputi.
In questo senso la Spin Consulting ha invitato le testate giornalistiche ad astenersi dall'ulteriore propalazione di informazioni non veritiere.
Quanto al rapporto di Spin Consulting con «Montagna 2000 s.p.a.», quest'ultima ha smentito in data 16 febbraio 2024 (con nota pubblicata sui mezzi di stampa interessati) di avere avuto alcun rapporto del genere indicato con i soggetti citati, direttamente o indirettamente, riservando la tutela legale nelle sedi competenti.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Alfredo Mantovano.
DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 26 ottobre 2023 Oumar Dia è morto all'ospedale di Rozzano, proveniente dal carcere di Opera-Milano. In precedenza era ristretto nel penitenziario di Bergamo, dal 7 luglio 2023;
secondo quanto dichiarato dal Ministero della giustizia in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-01618 presentata dall'interrogante il 14 novembre 2023, «il 19 ottobre 2023, alle ore 23:40 circa, durante il giro di controllo, l'agente addetto alla vigilanza della sezione nuovi giunti del carcere di Opera rinveniva il detenuto in esame appeso alle sbarre della finestra con una corda rudimentale. Il personale della Polizia Penitenziaria interveniva immediatamente e veniva subito richiesto l'intervento del medico di guardia e del personale del 118, che, alle 00:10 faceva ingresso in istituto e riusciva a stabilizzare il Dia e a inviarlo con procedura d'urgenza, alle 00:50, presso il Pronto Soccorso dell'ospedale di Rozzano, dove veniva ricoverato in prognosi riservata»;
in occasione di un'altra interrogazione a risposta immediata dell'interrogante, n. 5-01934, il Ministero non ha saputo fornire alcuna risposta in merito a una circostanza riportata dalla stampa, cioè che la sera dei drammatici fatti le telecamere del settore ove era recluso Oumar fossero spente. Il Ministero si è limitato a rispondere che «le precise notizie potranno essere fornite non appena perverranno gli esiti della visita ispettivi condotta dal suddetto Provveditorato regionale»;
l'interrogante ha tuttavia appreso che il comandante di reparto della casa di reclusione di Milano Opera avrebbe comunicato al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nucleo investigativo regionale per la Lombardia, che «non ci sono immagini dei filmati registrati sugli impianti di videosorveglianza, in quanto dopo i termini tecnici di permanenza al server – di circa una settimana, come disciplinato dalla normativa vigente – i filmati vengono riscritti dalle nuove immagini» e che nella cella del detenuto «non esistono telecamere»;
come affermato dal Ministero in Commissione giustizia il 15 novembre 2023 «sin dall'ingresso presso la Casa di reclusione di Milano Opera, Oumar Dia è stato preso in carico dagli operatori penitenziari, con sottoposizione a provvedimento di ILA (Intensificazione Livello di Attenzione) con monitoraggio multidisciplinare»;
tuttavia, come il Garante della privacy ha avuto più volte modo di precisare, «in alcuni casi può essere necessario prolungare i tempi di conservazione delle immagini [...] ad esempio, nel caso in cui tale prolungamento si renda necessario a dare seguito ad una specifica richiesta dell'autorità giudiziaria o della polizia giudiziaria in relazione ad un'attività investigativa in corso». Inoltre, sempre secondo il Garante della privacy «le immagini di fatti non costituenti reato, ma rilevanti per l'ordine e la sicurezza degli Istituti o delle camere di sicurezza site presso tribunali e ospedali andranno conservate per 120 giorni»;
non si comprende pertanto per quale motivo nonostante l'apertura di un'indagine da parte della procura di Milano, e l'apertura di un'inchiesta amministrativa da parte del Provveditorato regionale di Milano il 30 ottobre 2023, nel caso specifico le immagini disponibili siano state conservate soltanto per sette giorni e poi cancellate –:
se il Ministro interrogato intenda confermare quanto affermato dal comandante di reparto della casa di reclusione di Milano Opera, sia relativamente alla conservazione per soli sette giorni, e conseguente cancellazione, delle immagini e video della sera del 19 ottobre 2023 in cui si è consumata la tragica vicenda di Oumar Dia sia relativamente all'assenza delle telecamere nella sua cella nonostante il provvedimento di intensificazione livello di attenzione (Ila) e, in caso affermativo, per quale motivo non siano state conservate le videoregistrazioni per 120 giorni nonostante l'indagine penale e l'inchiesta amministrativa in corso.
(4-02334)
Risposta. — Con riferimento a quanto richiesto con l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si sollevano specifici quesiti in ordine alla conservazione delle immagini video relative alla sera del 19 ottobre 2023, in cui si è consumata la tragica vicenda del detenuto Oumar Dia, deceduto il 26 ottobre successivo, presso l'ospedale di Rozzano, dove veniva ricoverato d'urgenza il 20 ottobre 2023, a seguito di gesto anticonservativo posto in essere all'interno della camera di pernottamento del reparto nuovi giunti della casa di reclusione di Milano Opera, ove era ristretto.
A tal riguardo, giova evidenziare che, il 1° febbraio 2024, il provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per la Lombardia ha trasmesso alla competente direzione generale dei detenuti e del trattamento la relazione conclusiva dell'attività ispettiva relativa al decesso del detenuto sopra citato.
Dagli accertamenti condotti dalla commissione incaricata, non sono emerse responsabilità a carico dei singoli operatori penitenziari.
Con riferimento, invece, alle dichiarazioni rese dal comandante di reparto di Milano Opera al Nucleo investigativo regionale per la Lombardia, richiamate nell'atto di sindacato ispettivo, si rappresenta che le relative informazioni non sono, allo stato, ostensibili, atteso che sono in corso attività investigative coperte da segreto.
Ciò posto, relativamente alla questione dei tempi di conservazione delle videoregistrazioni, si ritiene utile evidenziare che, con provvedimento 8 aprile 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 99 del 29 aprile 2010, adottato dal garante per la protezione dei dati personali in materia di videosorveglianza, al punto 3.4 «Durata dell'eventuale conservazione», si stabilisce che: «Nei casi in cui sia stato scelto un sistema che preveda la conservazione delle immagini, in applicazione del principio di proporzionalità (v. articolo 11, comma 1, lettera e), del codice), anche l'eventuale conservazione temporanea dei dati deve essere commisurata al tempo necessario – e predeterminato – a raggiungere la finalità perseguita. La conservazione deve essere limitata a poche ore o, al massimo, alle ventiquattro ore successive alla rilevazione, fatte salve speciali esigenze di ulteriore conservazione in relazione a festività o chiusura di uffici o esercizi, nonché nel caso in cui si deve aderire a una specifica richiesta investigativa dell'autorità giudiziaria o di polizia giudiziaria. Solo in alcuni casi, per peculiari esigenze tecniche (mezzi di trasporto) o per la particolare rischiosità dell'attività svolta dal titolare del trattamento (ad esempio, per alcuni luoghi come le banche può risultare giustificata l'esigenza di identificare gli autori di un sopralluogo nei giorni precedenti una rapina), può ritenersi ammesso un tempo più ampio di conservazione dei dati che, sulla scorta anche del tempo massimo legislativamente posto per altri trattamenti, si ritiene non debba comunque superare la settimana. Per i comuni e nelle sole ipotesi in cui l'attività di videosorveglianza sia finalizzata alla tutela della sicurezza urbana, alla luce delle recenti disposizioni normative (articolo 6, comma 8, del decreto-legge n. 11 del 2009), il termine massimo di durata della conservazione dei dati è limitato “ai sette giorni successivi alla rilevazione delle informazioni e delle immagini raccolte mediante l'uso di sistemi di videosorveglianza, fatte salve speciali esigenze di ulteriore conservazione”. In tutti i casi in cui si voglia procedere a un allungamento dei tempi di conservazione per un periodo superiore alla settimana, una richiesta in tal senso deve essere sottoposta ad una verifica preliminare del Garante, e comunque essere ipotizzato dal titolare come eccezionale nel rispetto del principio di proporzionalità. La congruità di un termine di tempo più ampio di conservazione va adeguatamente motivata con riferimento ad una specifica esigenza di sicurezza perseguita, in relazione a concrete situazioni di rischio riguardanti eventi realmente incombenti e per il periodo di tempo in cui venga confermata tale eccezionale necessità. La relativa congruità può altresì dipendere dalla necessità di aderire a una specifica richiesta di custodire o consegnare una copia specificamente richiesta dall'autorità giudiziaria o dalla polizia giudiziaria in relazione a un'attività investigativa in corso. Il sistema impiegato deve essere programmato in modo da operare al momento prefissato l'integrale cancellazione automatica delle informazioni allo scadere del termine previsto da ogni supporto, anche mediante sovra-registrazione, con modalità tali da rendere non riutilizzabili i dati cancellati. In presenza di impianti basati su tecnologia non digitale o comunque non dotati di capacità di elaborazione tali da consentire la realizzazione di meccanismi automatici di expiring dei dati registrati, la cancellazione delle immagini dovrà comunque essere effettuata nel più breve tempo possibile per l'esecuzione materiale delle operazioni dalla fine del periodo di conservazione fissato dal titolare. Il mancato rispetto dei tempi di conservazione delle immagini raccolte e del correlato obbligo di cancellazione di dette immagini oltre il termine previsto comporta l'applicazione della sanzione amministrativa stabilita dall'articolo 162, comma 2-ter, del Codice».
Inoltre, in base a quanto stabilito dalle linee guida 3/2019 sul trattamento dei dati personali attraverso dispositivi video, adottate il 29 gennaio 2020 dallo European Data Protection Board, sulla base dei principi di cui all'articolo 5 par. 1, lettere c) ed e) del Regolamento Ue 2016/679 (GDPR), vale a dire la minimizzazione dei dati e la limitazione della loro conservazione, i dati personali dovrebbero essere – nella maggior parte dei casi – cancellati dopo alcuni giorni, preferibilmente tramite meccanismi automatici.
Quanto più prolungato è il periodo previsto, soprattutto se superiore a 72 ore, tanto più argomentata deve essere l'analisi riferita alla legittimità dello scopo e alla necessità della conservazione.
La direzione della casa reclusione di Milano Opera, nella fattispecie, con ordine di servizio n. 128 del 24 giugno 2020, ha emanato un nuovo regolamento per l'utilizzo del sistema di videosorveglianza, in sostituzione del precedente regolamento adottato con ordine di servizio n. 278 del 29 dicembre 2014.
In conformità alla disciplina riguardante il trattamento dei dati, il nuovo regolamento adottato nel suindicato istituto, all'articolo 10 recante: «Tempo di conservazione dei dati», stabilisce espressamente che la conservazione dei dati per alcuni Dvr/Nvr è stimata nel massimo in 21 giorni; in assenza di ragioni che possano determinare una registrazione e divulgazione delle immagini di interesse (articolo 9 Gdpr), una volta superato il descritto limite massimo, interverrà una sovrascrittura di default.
Il prolungamento del periodo di conservazione delle immagini fino a 120 giorni, a cui si fa riferimento nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguarda, invece, i contenuti del provvedimento del Garante per la protezione dei dati personali 5 aprile 2018, n. 196, recante: «Verifica preliminare. Sistema di videosorveglianza in mobilità in dotazione al personale del Corpo di polizia penitenziaria», relativo all'impiego di sistemi di videosorveglianza in mobilità da parte del personale di polizia penitenziaria (cosiddetti sistemi «Scout» (dispositivo veicolare) che permette all'operatore di effettuare la videoripresa attraverso telecamere montate sul mezzo e di trasmettere i filmati, in tempo reale, alla centrale operativa competente per lo svolgimento del servizio ed «Explor» (dispositivo personale) in dotazione all'operatore di polizia penitenziaria, utilizzato come equipaggiamento personale, al fine di fornire all'operatore uno strumento di videoripresa funzionale alla documentazione delle attività svolte, il cui impiego è totalmente differente rispetto ai sistemi di videosorveglianza fissi interni agli istituti e per i quali, invece, vige il rispetto della normativa generale in materia di videosorveglianza citata in premessa.
Con tale provvedimento, si dispone – relativamente alla durata della conservazione delle immagini video – che «le registrazioni delle immagini video acquisite con i Sistemi scout ed explorer saranno conservate per sette giorni, al fine di poterne valutare la rilevanza documentale. Al termine di tale periodo, le immagini irrilevanti andranno cancellate. Per le immagini rilevanti sono previsti diversi tempi di conservazione, in ragione della loro natura. Nel dettaglio: le immagini di fatti non costituenti reato, ma rilevanti per l'ordine e la sicurezza degli istituti o delle camere di sicurezza site presso i tribunali e ospedali andranno conservate per 120 giorni».
Giova evidenziare, peraltro, che, quantunque il garante abbia adottato il suddetto provvedimento 5 aprile 2018, n. 196, i sistemi Scout ed Explor non sono stati mai adottati, poiché superati da altri sistemi di videosorveglianza in mobilità, le cui procedure di acquisizione sono ancora in corso di perfezionamento.
Il garante per la protezione dei dati personali ha, inoltre, confermato l'applicazione del citato provvedimento del 2010 sulla videosorveglianza, ribadendo che i tempi di conservazione delle riprese devono essere commisurati, in conformità al principio di proporzionalità ed al fine sotteso al trattamento.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
FOTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
dalla relazione dell'ASST Spedali Civili di Brescia, Unità operativa complessa sanità penitenziaria, si evince che il detenuto Rudi C. è affetto da etilismo cronico, resezione di milza e del corpo della coda del pancreas, diabete Mellito tipo 2 in terapia insulinica, insufficienza esocrina del pancreas residuo, nonché da lievi alterazioni aspecifiche della ripolarizzazione ventricolare;
allo stato attuale il compenso metabolico non risulta adeguato, nonostante il recente aggiustamento terapeutico consigliato dallo specialista diabetologo, per l'ancora elevato valore di emoglobina glicata. Al momento non emergono complicanze, ma il dismetabolismo diabetico non compensato può implicare una potenzialità di aggravamento nel tempo;
dalla relazione del medico chirurgo consulente tecnico del tribunale di Brescia emerge, inoltre, che il reo è affetto da uno stato ansioso depressivo e che le attuali condizioni di restrizione della libertà personale influiscono negativamente sulla sua salute, e potrebbero aggravarsi fino a determinare ulteriori danni permanenti qualora non si renda possibile uno stile di vita sano con dieta adeguata, netta diminuzione dello stress psicologico e un'attività fisica protratta e continua;
il detenuto lamenta problematiche relative all'alimentazione in carcere, in quanto non è previsto un apposito piano alimentare per i detenuti affetti da diabete, nonché la scarsa attività fisica, fattori che sono entrambi fondamentali per il successo terapeutico, insieme alla cura farmacologica. Il reo riferisce, inoltre, di non essere stato sottoposto alla profilassi vaccinale raccomandata per l'immunosoppressione da splenectomia, in quanto la casa circondariale presso il quale è detenuto non possiede una struttura idonea;
è evidente, quindi, come il detenuto versi in uno stato di incompatibilità con la detenzione e sia possibile ottenere in via provvisoria il differimento dell'esecuzione della pena nella forma della detenzione domiciliare ex articolo 147 del codice penale;
resta da evidenziare comunque come l'inadeguatezza delle strutture in casi di questo genere renda sostanzialmente impossibile salvaguardare la salute del detenuto –:
se siano a conoscenza della vicenda summenzionata e se intendano valutare, per quanto di competenza, la sussistenza dei presupposti per esercitare i propri poteri ispettivi in merito.
(4-02557)
Risposta. — Nell'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante solleva specifici quesiti in ordine alle condizioni di salute del detenuto Rudi C., ristretto presso la casa circondariale di Brescia Canton Mombello. A tal riguardo, sono state richieste e fornite notizie dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento, opportunamente interessata.
La vicenda descritta in premessa riguarda il detenuto C. Rudi di anni 44, ristretto dal 5 settembre 2023 presso la casa circondariale di Brescia, a seguito di sospensione della detenzione domiciliare ex articolo 47-ter o.p.
Da quanto risulta dalla nota del Dap 14 maggio 2024, il magistrato di sorveglianza di Brescia, in data 8 febbraio 2024, sulla base delle informazioni fornite dalla A.s.s.t. spedali civili di Brescia, U.o.c. Sanità penitenziaria – atteso che le patologie del condannato non erano tali da richiedere la prestazione di cure mediche che non potessero essere assicurate nell'ambiente carcerario o comunque tali da comportare una sofferenza o un'afflizione di tale intensità da eccedere il livello che deriva dalla legittima esecuzione della pena – rigettava l'istanza di differimento provvisorio della pena nelle forme della detenzione domiciliare.
Successivamente, su richiesta dello stesso magistrato di sorveglianza, veniva fornita una relazione sanitaria di aggiornamento, datata 27 marzo 2024, a firma del direttore U.o.c. Sanità penitenziaria dell'A.s.s.t. spedali civili di Brescia, in cui si evidenziava che il detenuto risultava affetto da numerose patologie «tra cui etilismo cronico, resezione di milza e del corpo coda del pancreas, diabete mellito di tipo due in terapia insulinica, insufficienza esocrina del pancreas...», e che, fra l'altro «alla luce dei recenti accertamenti clinici, presenta un quadro di diabete mellito tipo 2 scompensato nonostante l'adeguamento terapeutico, con un rischio di sviluppare pancreatiti acute. La dieta e l'attività fisica limitate nell'adeguatezza nonché lo stress psicogeno dello stato detentivo costituiscono ulteriore pregiudizio ambientale di aggravamento del quadro clinico».
Pertanto, sulla base della relazione medica fornita, il magistrato di sorveglianza, con decreto 27 marzo 2024, n. 2296 del 2024, applicava al condannato – in via provvisoria – il differimento della pena nelle forme della detenzione domiciliare, specificando che, viste le sue condizioni precarie di salute, laddove avesse commesso nuove violazioni delle prescrizioni, si sarebbe deciso per un'ulteriore sospensione della misura ex articolo 51-ter o.p. e la conseguente assegnazione dello stesso ad un centro clinico dell'amministrazione penitenziaria per l'espiazione della pena in forme sostanzialmente ordinarie.
Si segnala, per completezza, che già in data 26 settembre 2023 il competente Tribunale di Sorveglianza revocava, al detenuto in questione, la misura della detenzione domiciliare concessa il 23 agosto 2023 per aver tenuto, in evidente stato di ubriachezza, condotte violente e minacciose nei confronti di alcuni operai che stavano svolgendo lavori di manutenzione stradale.
Al fine di monitorare lo stato di salute e le condizioni cliniche del condannato, vista anche la propensione ad uno stato di etilismo cronico, veniva altresì disposto che il detenuto prendesse e mantenesse contatti con il Sert territorialmente competente, ai fini della presa in carico e al fine di controllore una effettiva astensione dall'uso di alcol e/o sostanze stupefacenti, così da favorire una ripresa psicofisica.
In data 6 giugno 2024, a seguito di specifica richiesta di aggiornamento, il D.a.p. ha confermato che, a far data dal 28 marzo 2024, il detenuto C. Rudi si trova a tutt'oggi in detenzione domiciliare e che, pertanto, non si ravvisano i presupposti per l'esercizio di poteri ispettivi.
Per completezza, si evidenzia che, con lettera circolare 15 marzo 2024, prot. n. 117150, indirizzata a tutte le articolazioni territoriali, al fine di monitorare situazioni particolari come il caso di specie e per adottare ogni eventuale provvedimento di competenza, si è disposto che, ove per detenuti affetti da problematiche sanitarie – indipendentemente dal circuito di appartenenza – venga valutata dalla competente autorità sanitaria l'incompatibilità del detenuto con la detenzione, tanto da far ritenere possibile una sua scarcerazione ovvero l'applicazione della detenzione domiciliare, dovrà essere investito il competente ufficio III – servizi sanitari della direzione generale dei detenuti e del trattamento per consentire dovute e ulteriori valutazioni, prima che vengano adottati i citati provvedimenti.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende, un peschereccio italiano della marineria di Siracusa, il motopesca Orizzonte, mentre si trovava in navigazione a sud della Sicilia, in acque internazionali a più di novanta miglia dalle coste libiche è stato bersagliato da numerosi colpi di arma da fuoco sparati da una motovedetta libica che l'ha raggiunto e intercettato, esplodendo verso il peschereccio e il suo equipaggio numerosi colpi di mitra;
dalle prime ricostruzioni del Presidente Armatori Sicilia, avvertiti gli spari provenienti dalla motovedetta della guardia costiera libica, l'equipaggio e il comandante del peschereccio sono stati miracolosamente in grado di mettersi al riparo dai colpi di arma da fuoco ma l'imbarcazione sarebbe stata pesantemente danneggiata, costretta a fermarsi e abbordata;
i libici avrebbero anche sequestrato le schede dei telefonini dei marinai i quali però sono comunque riusciti a lanciare l'allarme così da permettere l'arrivo sul posto di una nave e di un elicottero della marina militare italiana che hanno individuato il peschereccio;
a quanto risulta, la motovedetta libica che ha ingiustificatamente attaccato in acque internazionali il peschereccio siciliano farebbe parte di quelle donate dall'Italia alla Libia;
non è la prima volta che le motovedette libiche che si rendono responsabili di attacchi armati e violenti contro pescherecci, navi delle ong impegnate nei soccorsi dei migranti e per catturare e a riportare i naufraghi nei lager libici;
la sera del 1° settembre 2020 due pescherecci della marineria di Mazara del Vallo, l'Antartide e il Medinea e i loro equipaggi sono stati sequestrati dalle autorità libiche a circa 35 miglia a nord di Bengasi, mentre altri due pescherecci, che navigavano nelle vicinanze, sono riusciti a sfuggire alla cattura;
anche nel 2018 due pescherecci di Mazara del Vallo, il Matteo Mazzarino e il motopesca Afrodite Pesca sono stati sequestrati da motovedette libiche che anche in quell'occasione hanno sparato contro i natanti che navigavano in acque che illegittimamente ed unilateralmente la Libia considera proprie;
a parere dell'interrogante occorre una risposta immediata da parte delle istituzioni italiane e internazionali nei confronti della autorità libiche per riaffermare così la dignità e la credibilità del nostro Paese nel Mediterraneo;
la guardia costiera libica è stata più volte accusata, anche dall'Onu e dalla Corte penale internazionale, di infiltrazioni da parte della stessa criminalità organizzata che gestisce il traffico di esseri umani tra l'Africa e l'Europa ed è inammissibile che, anche attraverso l'utilizzo di mezzi forniti dal nostro Paese, compia azioni violente ed illegali contro i pescherecci italiani –:
quali iniziative urgenti siano state adottate per garantire la sicurezza dei pescatori vittime di un deliberato quanto ingiustificato attacco da parte della guardia costiera libica avvenuto in acque internazionali nonché il recupero del peschereccio gravemente danneggiato;
quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intendano assumere per garantire maggiore sicurezza ai pescherecci che operano nel Mar Mediterraneo;
quali urgenti iniziative, di competenza intendano adottare, anche nelle competenti sedi dell'Unione europea, affinché vengano assunti i necessari e opportuni provvedimenti nei confronti delle autorità libiche in relazione agli attaccai subiti dai pescherecci italiani, compresa la valutazione di una sospensione di ogni sostegno alla Libia.
(4-01362)
Risposta. — Il 18 luglio 2023 alle ore 6:30 l'armatore del motopeschereccio italiano «Orizzonte» ha informato il Centro nazionale di controllo pesca presso il comando generale delle capitanerie di porto – guardia costiera che un assetto navale militare libico aveva esploso colpi d'arma da fuoco ai danni della sua imbarcazione in una posizione al di fuori dalla zona di protezione di pesca libica (latitudine 33°48'25''N – Longitudine 016°16'4''E), imponendole lo stop.
Militari libici sono successivamente saliti a bordo, prendendo in consegna passaporti e telefoni portatili dell'equipaggio. L'ispezione, apparente oggetto dell'azione, è terminata in tempi relativamente brevi, anche grazie allo stretto coordinamento con le forze navali nazionali operanti nella zona e all'immediato interessamento dell'Ambasciata d'Italia a Tripoli. Questa ha chiesto alle autorità marittime locali la cessazione dell'operazione, contestandone la legittimità.
I militari libici sono quindi sbarcati dal peschereccio, lasciandolo libero di riprendere la navigazione.
A bordo del peschereccio erano presenti 5 membri di equipaggio, di cui 4 cittadini italiani e un cittadino algerino. Gli spari esplosi hanno causato danni alle sovrastrutture e agli strumenti di bordo del motopeschereccio.
Successivamente, su istruzioni del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l'Ambasciata a Tripoli ha sollevato formalmente la questione con le autorità libiche, sottolineando in particolare:
che il peschereccio italiano svolgeva attività di pesca al di fuori della zona di protezione di pesca libica;
che l'inaccettabile condotta, pericolosa, dell'unità militare libica ha comportato rischi gravi per la vita dei membri dell'equipaggio e danni strutturali al peschereccio;
che l'operazione è stata condotta in violazione delle norme internazionali del diritto del mare, con particolare riguardo alla libertà di navigazione e allo sfruttamento delle risorse ittiche in acque internazionali;
che l'unità militare libica ha seriamente violato le norme inerenti la sicurezza della navigazione, tra cui le norme per prevenire gli abbordi in mare e la Convenzione per la salvaguardia della vita umana in mare, di cui la Libia è Stato contraente.
La collaborazione dell'Italia con la guardia costiera libica rientra nel contesto di una più ampia cooperazione con le autorità libiche nel contrasto al traffico di migranti, che provoca tragedie e alimenta reti criminali e pericolose. È dunque necessario sostenere le autorità locali, nel quadro degli accordi esistenti e in linea con il diritto internazionale, per rafforzare le loro capacità, anche in materia di salvataggi in mare.
Si tratta di un obiettivo condiviso con l'Unione europea, la cui politica di sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia rappresenta uno strumento fondamentale nel miglioramento delle capacità di ricerca e soccorso, di contrasto all'immigrazione irregolare e di smantellamento delle reti di trafficanti sulla terraferma.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.
FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il 15 novembre 2023 il Ministro della difesa ha sostenuto, via social, che le «vendite di armi ad Israele» sono state «sospese dopo il 7 ottobre» invitando chi chiedeva maggiori spiegazioni e in particolare le forze di opposizione in Parlamento ad informarsi;
dal sito di Altreconomia si apprende che l'Uama, l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento in seno al Ministero degli affari esteri, a metà gennaio 2024 ha opposto un diniego totale alla richiesta avanzata tramite due accessi civici generalizzati dalla stessa Altreconomia in merito sia al rilascio di nuove autorizzazioni all'esportazione sia alle esportazioni definitive di materiale d'armamento tra Italia a Israele dall'inizio dei bombardamenti israeliani a tappeto sulla Striscia di Gaza;
nonostante dunque l'invito del Ministro della difesa ad informarsi, il Governo italiano si rifiuterebbe di dare informazioni precise su vendita ed esportazione di armi a Israele dal 7 ottobre 2023 a chi ne faccia richiesta;
il medesimo rifiuto ha riguardato anche la richiesta della copia dell'eventuale decreto di sospensione o revoca delle autorizzazioni all'esportazione di materiale d'armamento ai sensi della legge n. 185 del 1990 verso Israele sottoscritto dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
nel provvedimento di diniego l'Uama, pur ritenendo formalmente «inaccessibili» le informazioni richieste in termini «assoluti», ha comunque addotto alcune motivazioni legate al rischio di un «pregiudizio concreto alla tutela dell'interesse pubblico alla difesa e le questioni militari», di «nocumento al sistema di difesa nazionale», la «tutela dell'interesse pubblico alle relazioni internazionali» e della necessaria «confidenzialità» del «dialogo tra gli Stati» e, da ultimo, il non voler in alcun modo danneggiare gli «interessi economici» delle aziende esportatrici interessate;
tra pochi mesi il Governo sarà tenuto, ai sensi della legge n. 185 del 1990, a informare il Parlamento anche sulla vendita di armi anche a Israele nel 2023, sul materiale autorizzato ed esportato, aziende autorizzate, categorie dei materiali autorizzati all'esportazione o esportati, etc. per cui non si comprendono le ragioni del rifiuto di fornire oggi quegli stessi dati;
secondo l'Uama, anche la semplice informazione circa la sussistenza o meno di decreti di sospensione in sé, indipendentemente dalla circostanza che siffatte tipologie di provvedimenti siano o meno state adottate, può arrecare potenziale, concreto pregiudizio alle relazioni internazionali;
se le ragioni addotte da Uama fossero vere paradossalmente sarebbero proprio le affermazioni pubbliche del Ministro della difesa Crosetto a ledere le relazioni internazionali e la necessaria confidenzialità tra gli Stati dal momento che il Ministro, via Twitter, ha reso noto che le vendite di armi a Israele sono state sospese dopo il 7 ottobre 2023;
le motivazioni di Uama appaiono all'interrogante pretestuose e non chiariscono se ad essere sospese sono state soltanto le eventuali nuove licenze e non le forniture di armamenti autorizzate a Israele negli anni scorsi;
se così fosse, significherebbe che l'Italia sta tuttora inviando sistemi militari allo Stato di Israele il quale, nella reazione ai multipli e indiscriminati attacchi di Hamas del 7 ottobre, ha travalicato i limiti del diritto internazionale umanitario;
si sottolinea infine che a metà dicembre 2023 il Governo, rispondendo in Commissione affari esteri e comunitari alla Camera ha affermato che «dallo scorso 7 ottobre non sono state rilasciate nuove autorizzazioni alla vendita di armamenti ad Israele», senza pronunciarsi rispetto a quelle già in essere e alle esportazioni definitive –:
se i Ministri interrogati, in relazione alla fornitura di armamenti allo Stato di Israele, intendano chiarire se, dallo scorso 7 ottobre 2023 sono state sospese soltanto eventuali nuove autorizzazioni alla vendita di armamenti a Israele o anche quelle già in essere.
(4-02198)
Risposta. — Circa il diniego opposto dall'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale alla richiesta di accesso agli atti riguardante le vendite di armi ad Israele, presentata dalla rivista Altraeconomia, si ribadisce che i documenti riguardanti l'attività di Uama sono sottratti in via assoluta e relativa all'accesso documentale, civico o generalizzato dalla pertinente normativa (decreto legislativo n. 33 del 2013, come modificato dal decreto legislativo n. 97 del 2016, decreto del Ministro degli affari esteri del 7 settembre 1994, n. 604).
La normativa in materia di esportazione di armamenti (legge n. 185 del 1990, articolo 5) prevede che il Parlamento sia informato, entro il 31 marzo di ogni anno, circa le movimentazioni autorizzate nell'anno precedente. Il 25 marzo 2024 il Parlamento ha ricevuto la relazione su tutte le movimentazioni autorizzate nel 2023, ivi comprese quelle verso Israele.
Per quanto riguarda il quesito posto dall'interrogante circa le autorizzazioni alla vendita di armamenti nei confronti di Israele, si conferma che dallo scorso 7 ottobre 2023 non sono state rilasciate nuove autorizzazioni alla vendita di armi verso quel Paese.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.
GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa si apprende dell'ennesimo grave disservizio avvenuto lungo la linea ferroviaria sarda: ancora una volta il viaggio in treno da Olbia a Cagliari si è rivelato per i passeggeri un vero incubo. In particolare, oltre mille passeggeri sono rimasti per ore stipati in due vagoni, con decine di persone in piedi: l'episodio risale a domenica 10 dicembre 2023, ed è solo dell'ultimo di una lunga serie che ha visto corse soppresse, assenza di convogli, carrozze troppo strette e tempi di percorrenza raddoppiati;
la direttrice territoriale dell'azienda, Francesca Caradonna, ha derubricato quello di domenica come un episodio isolato, legato ad alcune specifiche circostanze che si sarebbero verificate;
l'assessore regionale ai trasporti ha invece definito il servizio «indegno» e la situazione «non più tollerabile», tanto da convocare per la mattina di martedì 12 dicembre un incontro con Trenitalia per avere chiarimenti sui continui episodi che fanno correre il malumore sulle rotaie isolane;
«I collegamenti di Trenitalia dal Nord dell'isola sono un'offesa per i viaggiatori e mortificano gli sforzi fatti dalla Regione per restituire dignità al trasporto pubblico», ha poi commentato; «Ritardi, cancellazioni, orari non corrispondenti alle esigenze dell'utenza, modifiche unilaterali dei programmi e un discutibile ricorso ai bus sostitutivi hanno raggiunto livelli inaccettabili che, uniti alle opinabili scelte del passato, tendenti a penalizzare il trasporto su gomma a vantaggio di un inadeguato trasporto ferroviario, rendono non più rinviabili radicali modifiche nei rapporti tra il gestore ferroviario e la Regione sarda»;
i pendolari del Sulcis non se la passano meglio: a causa dei lavori sulla rete ferroviaria sulla linea Cagliari-Golfo Aranci, hanno dovuto attendere per oltre un'ora un bus sostitutivo diretto a Cagliari, raggiunta dopo tre ore, per un tragitto di 70 chilometri per cui in condizioni normali occorre un'ora e venti;
chi vive o deve raggiungere la Sardegna conosce bene i disagi degli spostamenti per cielo, mare e terra, su gomma o su rotaia: anche in assenza di disservizi, sulla direttrice del Sulcis molti treni impiegano senza ragione ancora dai 2 ai 4 minuti in più, verso il Nord Sardegna dai 7 ai 10 minuti in più, la domenica i treni sono insufficienti e hanno troppe fermate, arrivando a impiegare anche 3 ore e 54 da Sassari a Cagliari, e sino a 4 ore e 20 da Olbia a Cagliari; inoltre, dei due pendolini a quattro casse comprati dalla regione, uno funziona con una carrozza in meno, l'altro non ha mai preso servizio;
la regione ha chiesto all'azienda di trasporti una relazione su quando accaduto domenica e un report sui disservizi degli ultimi tempi; ad avviso dell'interrogante, il Governo in carica e la maggioranza che lo sostiene, non sembrano realmente impegnati a implementare il servizio regionale in Sardegna, nelle tratte di maggior interesse –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra descritto;
quali iniziative di competenza abbia intenzione di intraprendere per ripristinare, quanto prima, una capacità di trasporto, in termini di offerta di posti a sedere e senza rotture di carico, proporzionata alla domanda di passeggeri;
a che punto siano i lavori di elettrificazione e raddoppio delle tratte ferroviarie sarde.
(4-02036)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Occorre premettere che nell'ottica di perseguire una maggiore sostenibilità ambientale e di garantire la continuità del servizio con materiale rotabile elettrico, sono previsti nella regione Sardegna interventi strutturali di upgrade prestazionale e tecnologico che consentiranno la riqualificazione di alcuni collegamenti, impattando positivamente sulle performance del servizio e sulle emissioni ambientali.
A tal fine, nell'ottobre del 2022, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Sardegna, Rete ferroviaria italiana (Rfi) e la società Anas hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per lo sviluppo e per l'integrazione delle reti di mobilità nella regione e hanno costituito un tavolo di lavoro per definire un piano di possibili interventi volti a migliorare in modo significativo la mobilità ferroviaria e stradale della Sardegna in un'ottica di intermodalità, potenziando i collegamenti tra le città e le aree produttive del territorio.
Le attività del gruppo di lavoro sono confluite in un documento di sintesi della programmazione degli interventi da realizzare nel breve, medio e lungo periodo, delineando rispettivamente scenari al 2026, al 2030 e oltre il 2030.
Tra i progetti infrastrutturali previsti, vi sono interventi di elettrificazione di alcune delle principali tratte ferroviarie della rete sarda, interventi di velocizzazione dei collegamenti a lungo raggio, nonché interventi per l'incremento dei collegamenti più capillari.
In riferimento alla tratta Cagliari-Sassari, gli interventi in programmazione mirano a ridurre i tempi di percorrenza e la frequenza dei collegamenti al fine di risolvere le principali criticità che attualmente impattano sulle prestazioni della linea.
Tra i principali, si segnalano, entro il 2026, l'elettrificazione del tratto Cagliari-Oristano, per un totale di circa 95 chilometri, di cui 50 chilometri a doppio binario tra la stazione di Cagliari e quella di San Gavino e i restanti a semplice binario fino a Oristano e l'elettrificazione del tratto Oristano-Macomer, di circa 60 chilometri di linea a semplice binario e la realizzazione di 5 nuove sottostazioni elettriche per l'alimentazione della tratta.
In aggiunta, sono in corso di progettazione modifiche nella stazione di Ozieri-Chilivani e l'attivazione della variante di tracciato di Bauladu, che è stata oggetto di aggiudicazione lo scorso 23 gennaio da parte di Rfi. Successivamente, è in programma la realizzazione delle varianti di tracciato di Bonorva-Torralba e di Campomela.
Per quanto riguarda la tratta Sassari-Olbia, è prevista l'elettrificazione dell'intera linea e la realizzazione di interventi puntuali mirati a ridurre i tempi di percorrenza ed a migliorare l'accessibilità e l'attrattività dei servizi disponibili.
Entro il 2026, verrà completata l'elettrificazione di circa 29 chilometri di linea a semplice binario compresi tra la nuova stazione di Olbia aeroporto e la nuova fermata di Cala Moresca e la realizzazione del nuovo collegamento con l'aeroporto di Olbia Costa Smeralda e lo sviluppo della tratta Olbia-Golfo Aranci. A questo intervento, andrà ad aggiungersi il collegamento aeroporto Olbia-Olbia Città. Entro il 2030, è in programma la realizzazione del nodo intermodale esteso Olbia-Golfo Aranci.
Per quanto attiene il bacino del Sulcis, l'elettrificazione dei 50 chilometri di linea si inserisce nel più ampio programma di interventi di potenziamento con la velocizzazione della linea Villamassargia-Carbonia e il raddoppio del tratto Decimomannu-Villamassargia. Quest'ultimo si articola in quattro lotti realizzativi e consiste nel raddoppio dei 30 chilometri di linea, con progetti di riqualificazione delle stazioni sulle località esistenti e la soppressione di tutti i passaggi a livello presenti sulla linea.
Per quanto riguarda la Nuoro-Macomer, Rfi ha avviato nel 2024 la realizzazione di un documento di fattibilità delle alternative progettuali finalizzato a individuare soluzioni di trasporto in grado di rispondere all'esigenza di potenziamento della mobilità del bacino del nuorese e che prevede tra le possibili alternative un nuovo collegamento ferroviario diretto tra Nuoro e Abbasanta, sulla linea Cagliari-Oristano-Macomer.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.
GRIMALDI e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
ormai da molti anni 1.500 fonici, trascrittori e stenotipisti forensi impiegati in appalto dal Ministero della giustizia protestano, inascoltati, per il miglioramento delle loro condizioni professionali e retributive e chiedono di essere internalizzati;
questi lavoratori e lavoratrici si definiscono i «fantasmi» dei tribunali, sono precari da anni e pur essendo assolutamente essenziali ai corretto svolgimento di udienze e processi, vengono retribuiti circa 4 euro all'ora grazie all'applicazione del Ccnl Multiservizi, nonostante questo tipo di contratto non sia adeguato alle mansioni svolte;
il 19 gennaio 2024, a seguito dello sciopero, le organizzazioni sindacali avevano chiesto al Ministro in indirizzo un incontro per avviare un confronto sulle ragioni della protesta, ma a più di un mese dalla richiesta non è giunta alcuna risposta;
l'interrogante giudica grave l'assenza di risposte da parte del Ministero della giustizia nei confronti di lavoratrici e lavoratori che, dopo anni di precarietà e di mancato riconoscimento dell'altissima professionalità con la quale assicurano l'efficace funzionamento della giustizia nel nostro Paese, meriterebbero maggiore considerazione e stabilità occupazionale;
dal 19 al 25 febbraio 2024 si sono tenuti sit-in e presidi in tutta Italia, ma dal Ministero della giustizia non solo non pervengono risposte ma non si registrano sviluppi neanche rispetto alle dichiarazioni di intenti che lo stesso Ministero aveva annunciato in occasione dell'ultimo incontro tenutosi il 21 dicembre 2023, convocato nell'ambito della procedura di raffreddamento attivata dopo la proclamazione dello stato di agitazione;
in quella sede il Ministero aveva dapprima risposto positivamente alle richieste delle organizzazioni sindacali rispetto alla possibilità che questi lavoratori e lavoratrici venissero internalizzati, ma poi tale processo non è mai stato realmente avviato e non sono state fornite alcune garanzie rispetto alle tempistiche;
secondo le organizzazioni sindacali, l'appalto, prossimo alla scadenza, stando agli effetti dell'applicazione della «Riforma Cartabia» rispetto all'attuazione del processo telematico penale, potrebbe generare ripercussioni sui livelli occupazionali e salariali attuali;
i lavoratori precari nel comparto della giustizia, con compensi totalmente inadeguati non includono solamente i 1.500 stenotipisti, trascrittori e fonici forensi ma anche i traduttori giudiziari che lavorano a chiamata nei tribunali e che, stando alle tariffe stabilite per legge, lavorano per circa 8 euro a vacazione, ovvero slot di 2 ore di lavoro ciascuna, pari a 4 euro lordi all'ora e liquidati in media dopo 2 anni dalla prestazione, eccezion fatta solo per la prima vacazione, retribuita 14 euro, ovvero 7 euro lordi all'ora una tantum a incarico –:
quali urgenti iniziative intenda assumere, anche di natura normativa, per affrontare e superare le forme di precariato e le basse retribuzioni presenti nel comparto della giustizia, a partire dall'internalizzazione dei 1.500 stenotipisti, trascrittori e fonici forensi, i quali per effetto del regime di appalto, nell'ambito del quale prestano la propria attività e del contratto applicato, percepiscono retribuzioni assolutamente inadeguate e sono inquadrati in mansioni non corrispondenti alle reali prestazioni, e per riconoscere compensi maggiori, rispetto agli attuali, ai traduttori giudiziari, dal momento che, a parere dell'interrogante, non è degno del nostro Paese che tutte queste figure professionali, che peraltro risultano essenziali per garantire il buon funzionamento del nostro sistema giudiziario, percepiscano retribuzioni in linea con la soglia di povertà.
(4-02422)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, premessa l'esposizione delle condizioni di impiego e del trattamento economico dei trascrittori e stenotipisti forensi nonché dei compensi liquidati ai traduttori giudiziari, si chiede di esprimersi in merito ad eventuali iniziative che il Dicastero intenda assumere per l'internalizzazione dei primi e per il riconoscimento di compensi adeguati ai secondi.
Con riferimento alla prima categoria di ausiliari pare opportuno premettere che nell'attuale assetto organico del personale amministrativo non sussistono, allo stato, profili professionali che contemplino le specifiche competenze tecniche o svolgano le medesime mansioni a cui è adibito il personale esterno di cui trattasi.
Perciò, neppure il documento che contiene la programmazione triennale del fabbisogno del personale del comparto giustizia, ossia il Piao (Piano integrato di attività e organizzazione), sottoscritto dal Ministro il 31 gennaio 2024 per il triennio 2024-2026, prevede assunzioni di personale con tale profilo professionale in quanto, per l'appunto, non rientranti nei ruoli dell'amministrazione giudiziaria.
Come noto, infatti, le procedure di reclutamento ordinario che ciascuna amministrazione avvia si muovono entro il perimetro tracciato dal relativo documento di programmazione triennale del fabbisogno, redatto ai sensi dell'articolo 39 della legge 27 dicembre 1977 n. 449, a cui segue l'inoltro, per quanto riguarda le amministrazioni che fanno capo al Governo centrale, delle richieste al dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze per l'autorizzazione a bandire e ad assumere personale.
È questa, dunque, la ragione per cui l'attività di video-fonoregistrazione e trascrizione viene affidata a ditte appaltanti esterne, alle quali è assegnata la gestione del personale da impiegare, oltre che l'organizzazione delle precipue attività da svolgere.
A ciò si aggiunga, poi, che l'articolo 35 del decreto legislativo del 30 marzo 2001, n. 165, nel dare attuazione al principio di fonte costituzionale per cui «Nelle pubbliche amministrazioni si accede tramite concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge», statuisce che l'assunzione presso le amministrazioni pubbliche avvenga all'esito di procedure selettive volte all'accertamento della professionalità richiesta ovvero mediante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento ai sensi della legislazione vigente per le qualifiche e per i profili per i quali sia richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo.
Inoltre, l'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, recante «Modifiche e integrazioni al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ai sensi degli articoli 16, commi 1, lettera a), e 2, lettere b), c), d) ed e) e 17, comma 1, lettere a), c), e), f), g), h), l), m), n), o), q), r), s) e z), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», nel prevedere la possibilità, a determinate condizioni, di procedere con la stabilizzazione di personale precario delle pubbliche amministrazioni esclude espressamente tale eventualità per le categorie di cui trattasi, precisando testualmente: «Il presente articolo non si applica altresì ai contratti di somministrazione di lavoro presso le pubbliche amministrazioni».
Ad ogni modo preme rappresentare che l'amministrazione non si è affatto sottratta al confronto, ed anzi sono numerosi gli incontri che il Ministero ha avuto con le organizzazioni sindacali della categoria in discussione a partire da settembre 2023. Peraltro, a fronte della procedura di raffreddamento instaurata con l'intento di scongiurare l'astensione dal lavoro degli interessati, tenuta presso il Ministero del lavoro, si sono succeduti ben tre incontri nel periodo tra novembre e dicembre 2023.
Si può, dunque, senz'altro affermare che, allo stato, questo Dicastero è attivamente impegnato nella valutazione della situazione esposta e nella ricerca di una soluzione più congrua, sempre – si intende – entro i margini di manovra consentiti dalla normativa vigente.
Peraltro, preme aggiungere che si sta procedendo alla pubblicazione di una gara per l'affidamento del servizio di fonoregistrazione di durata biennale, ciò al fine di garantire il servizio e di gestire le incombenze gravanti sugli uffici giudiziari mantenendo, al contempo, il livello occupazionale del personale tecnico esterno.
Venendo, infine, alla seconda categoria di ausiliari, pare opportuno riferire che è stata istituita presso questo Ministero una Commissione che sta, per l'appunto, lavorando alla predisposizione del testo delle nuove tabelle per la determinazione degli onorari degli ausiliari del magistrato, ivi compresi quelli degli interpreti e traduttori, con ciò volendosi dare finalmente attuazione al disposto di cui all'articolo 50 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115.
Trattasi di un lavoro complesso e delicato, che passa necessariamente attraverso la preventiva consultazione di tutte le categorie professionali che nella prassi giudiziaria svolgono funzioni di ausiliario del magistrato a norma dell'articolo 3 lettera n) del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, oltre che di tutte le giurisdizioni interessate dal provvedimento, nonché attraverso una ponderata riflessione sull'impatto economico dell'intervento, considerate le significative ricadute che l'intervento avrà sulla finanza pubblica per ciò che concerne i procedimenti con parti ammesse al beneficio del patrocinio a spese dello Stato e i procedimenti incardinati presso le procure della Repubblica.
Allo stato, dunque, la commissione ha avviato la necessaria istruttoria, le cui risultanze costituiranno una importante base di lavoro per la rideterminazione, laddove necessario, dei criteri di liquidazione dei compensi spettanti ai professionisti incaricati di svolgere quell'irrinunciabile attività consulenziale che viene erogata nell'interesse della giustizia. L'obiettivo è quello di rendere tali criteri il più possibile esaustivi e coerenti con le specificità delle singole prestazioni, facendo tesoro delle carenze e criticità mostrate dalle tabelle attualmente vigenti.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.
GRUPPIONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
la Repubblica di Moldavia ha presentato domanda di adesione all'Unione europea nel marzo 2022 e ha ottenuto lo status di Paese candidato all'adesione all'Unione europea nel giugno 2022. Nel novembre 2023, la Commissione europea ha raccomandato di avviare negoziati formali per l'adesione;
quest'ultimo organo ha, inoltre, sottolineato come la Moldavia debba ancora compiere progressi significativi in varie aree, tra cui la riforma della pubblica amministrazione e la democratizzazione, per soddisfare pienamente i criteri di adesione;
a tal proposito, il 3 gennaio 2024, al Parlamento di Chișinău, è stata presentata una proposta di legge con la quale si introduce il voto per corrispondenza esclusivamente per i cittadini moldavi residenti negli Stati Uniti e in Canada. Media, società civile e opposizioni hanno però sollevato preoccupazioni sulla conformità di tale proposta alle norme costituzionali e agli standard elettorali internazionali;
tale limitazione geografica viola in modo evidente i princìpi di universalità ed eguaglianza del voto, il quale deve essere reso accessibile a tutti i cittadini residenti all'estero, per garantire l'inclusività e la non discriminazione del procedimento elettorale;
l'80 per cento dei cittadini moldavi (che sono circa 3 milioni e mezzo) residenti nell'Unione europea si trova in Italia, con 140.000 residenti iscritti nelle anagrafi dei comuni –:
se il Governo non ritenga di attivarsi, anche in raccordo con le istituzioni europee e ai fini dell'adesione, con le autorità moldave per promuovere l'adozione di una disciplina di voto per corrispondenza non discriminatoria e universale;
se all'Italia, in qualità di Stato membro dell'Unione europea e partner della Moldavia, sia stata o meno richiesta dalle autorità di Chișinău di fornire consulenza ed expertise riguardo all'iniziativa legislativa richiamata in premessa;
quale sia la posizione dell'Italia in merito all'intenzione delle autorità moldave di introdurre il voto per corrispondenza solo per i cittadini residenti negli USA e in Canada, escludendo quindi quelli residenti in altri Paesi, compresi i gli Stati membri europei come il nostro, dove risiedono circa 140.000 cittadini moldavi;
se il Governo, qualora la Moldavia proseguisse in questo cammino di arbitraria differenziazione, non ritenga di sollecitare una posizione delle istituzioni dell'Unione europea circa la limitazione del diritto all'esercizio democratico del voto dei cittadini moldavi residenti all'estero arrecata da tale provvedimento.
(4-02675)
Risposta. — Il provvedimento che concede ai cittadini moldavi residenti negli Stati Uniti e in Canada di votare per corrispondenza riguarda una delle possibili modalità di esercizio del diritto di voto all'estero e rappresenta un progetto di carattere sperimentale, limitato nella sua applicazione geografica. Le autorità moldave hanno ritenuto che le imponenti dimensioni geografiche di Stati Uniti e Canada, e la scarsa presenza di cittadini residenti, renderebbero complesso e oneroso l'allestimento di un numero sufficiente di seggi in tutto il territorio.
Diverso è il caso dell'Italia. Come riferito dall'ambasciata della Repubblica di Moldova, e come già avvenuto in passato, la rete diplomatico-consolare moldava in Italia, infatti, dovrebbe allestire su tutto il territorio nazionale un numero complessivo di seggi per le prossime elezioni presidenziali (20 ottobre 2024) idoneo a consentire ai cittadini moldavi di esercitare agevolmente il proprio diritto al voto. Quanto sopra è confortato dall'alta affluenza registratasi nelle ultime elezioni presidenziali (2020), in cui a recarsi alle urne furono circa 83.000 cittadini moldavi residenti in Italia nei 31 seggi allestiti (su di un totale di circa 120.000 cittadini).
Non si ravvisano dunque profili sostanziali di discriminazione tra i cittadini moldavi residenti negli Stati Uniti e in Canada e quelli residenti in Europa nell'esercizio del diritto al voto, ma solamente la scelta di modalità differenti, adattate ai diversi contesti territoriali.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.
LA PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
anche grazie all'intervento del Governo in carica si è riusciti ad ottenere l'autorizzazione da parte della Commissione Ue indispensabile per sbloccare, da un punto di vista operativo, l'erogazione delle agevolazioni contributive per le aziende che, nel corso del 2023 e del secondo semestre del 2022 avevano provveduto ad effettuare assunzioni agevolate di donne lavoratrici svantaggiate e di giovani under 36, così come previsto dall'articolo 1, comma 298 e 297, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) e articolo 1, comma 10 e 16, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021);
tale agevolazioni interessano una platea molto ampia di soggetti, essendo rivolti a under 36 che non sono mai stati destinatari, nella loro carriera lavorativa, di contratti a tempo indeterminato e di donne svantaggiate, intendendosi per tali: quelle over 50 disoccupate da oltre dodici mesi, quelle di qualsiasi età, prive di impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi; donne di qualsiasi età, residenti in regioni ammesse ai finanziamenti nell'ambito dei fondi strutturali dell'Unione europea prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; donne di qualsiasi età che svolgono professioni o attività lavorative in settori economici caratterizzati da un'accentuata disparità occupazionale di genere e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
le aziende hanno dovuto attendere quasi un anno per avere contezza pratica di tali benefici, intervenendo l'autorizzazione Ue con molto ritardo;
l'Inps ha trasmesso, con circolare 57 e circolare 58 del 22 giugno 2023 e 23 giugno 2023, le istruzioni operative per la fruizione di tali benefici, le quali, con riguardo ai rapporti instaurati nel secondo semestre del 2022, prevedono inderogabilmente un conguaglio entro la denuncia uniemens del mese di ottobre 2023;
in virtù di tali istruzioni le aziende hanno potuto beneficiare delle agevolazioni previste solo a partire dal mese di luglio 2023;
tali agevolazioni riguardavano esplicitamente anche il personale assunto con contratti di somministrazione per il tramite delle agenzie interinali autorizzate, secondo una prassi largamente diffusa nel nostro territorio;
da nessuna parte nel testo delle circolari Inps sopra richiamate si faceva menzione alla necessità, per godere del conguaglio a partire dal mese di luglio 2023, della necessità che il personale assunto con contratto di somministrazione risulti in forza al momento della trasmissione della denuncia uniemens utile per godere del beneficio (vale a dire a partire dalla denuncia di luglio 2023);
in difetto di esplicita prescrizione, per regola aurea, ciò che non viene vietato è ammesso;
sono pervenute all'interrogante numerose segnalazioni circa il fatto che la stragrande maggioranza delle agenzie interinali operanti, con indubbia utilità e professionalità, sul nostro territorio non ha disposto fino ad oggi il conguaglio dei bonus contributivi spettanti in favore delle aziende utilizzatrici per il periodo relativo al secondo semestre 2022 e al primo semestre 2023 per le assunzioni agevolabili relative a personale non in forza al luglio 2023;
almeno con riferimento alle assunzioni agevolabili relative al secondo semestre 2022, tale orientamento interpretativo fortemente restrittivo operato dalle agenzie interinali rischia di creare un vulnus di non poco conto: scavallato il mese di ottobre 2023 senza che le stesse abbiano infatti rettificato la propria linea operativa non sarà più possibile recuperare le agevolazioni per l'impresa utilizzatrice;
la stessa linea interpretativa adottata dalla gran parte delle agenzie interinali italiane risulta per altro poco comprensibile: le assunzioni agevolabili avvenute nel secondo semestre del 2022 risultavano, già prima dell'autorizzazione Ue, incentivabili nella misura pari al 50 per cento del beneficio previsto dal richiamato dettame normativo. Le aziende per altro, anche quelle con contratti di lavoro somministrati, hanno già goduto del 50 per cento della agevolazione connessa a quel tipo di assunzione. Non si vede perché adesso debba essere negato il restante 50 per cento –:
se sia a conoscenza della situazione;
se non sia utile adottare iniziative di competenza, anche tramite una circolare orientativa, volte a chiarire il punto, armonizzandolo, anche con riguardo ai rapporti di lavoro somministrati.
(4-01750)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, nel quale si richiede se non si ritenga utile adottare delle iniziative di competenza per chiarire se per la fruizione delle agevolazioni contributive per le aziende utilizzatrici che abbiano effettuato assunzioni nel corso del 2023 e del secondo semestre 2022, occorra che il personale assunto con contratto di somministrazione risulti in forza al momento della denuncia uniemens di luglio 2023, acquisiti elementi informativi dagli uffici di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dall'Inps, si rappresenta quanto segue.
Innanzitutto, si evidenzia che relativamente alla fattispecie illustrata, non sono stati disposti blocchi informatici generalizzati e non sono pervenute all'Inps segnalazioni di anomalie.
Inoltre, nelle circolari Inps n. 57 e n. 58 del 22 giugno 2023, richiamate dall'interrogante, nelle quali sono state fornite le istruzioni operative per la fruizione dei benefici, vi è anche una specifica indicazione tecnica relativa alle agenzie di somministrazione. In particolare, il paragrafo 9 della circolare Inps n. 57 del 2023, nell'indicare la compilazione di un ulteriore campo nel flusso contenente la matricola aziendale o il codice fiscale dell'utilizzatore, prevede che «Nel caso delle agenzie di somministrazione, relativamente alla posizione per i lavoratori assunti per essere impegnati presso l'impresa utilizzatrice (posizione contributiva contraddistinta dal C.S.C. 7.07.08 e dal C.A. 9A), oltre all'elemento “IdentMotivoUtilizzoCausale” contenente la data di assunzione/trasformazione e al relativo attributo “TipoIdentMotivoUtilizzo”, deve essere esposto un ulteriore “IdentMotivoUtilizzoCausale” contenente la matricola aziendale o il codice fiscale dell'utilizzatore».
Si ricorda, in ogni caso, che le citate circolari Inps hanno previsto che la fruizione degli esoneri, relativamente ai periodi precedenti alle autorizzazioni della Commissione europea di cui alle decisioni C(2023) 4061 e 4063 final del 19 giugno 2023 (vale a dire, il secondo semestre 2022 e il primo semestre 2023), potesse avvenire tramite valorizzazione di un «codice arretrato» appositamente istituito, utilizzabile limitatamente alla trasmissione dei flussi uniemens di competenza dei mesi luglio 2023, agosto 2023, settembre 2023 e ottobre 2023.
Si evidenzia, altresì, che, oltre i mesi di competenza sopra indicati, per i datori di lavoro che intendano beneficiare degli esoneri in argomento è sempre possibile recuperare gli importi a loro spettanti mediante l'invio di flussi di regolarizzazione relativi alle mensilità in cui il rapporto di lavoro incentivato era in essere.
Misure volte a rafforzare l'occupazione delle categorie di lavoratori più svantaggiate sono state da ultimo introdotte nel decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60 cosiddetto «Decreto Coesione» in corso di conversione.
In particolare, il detto decreto, per la categoria dei giovani lavoratori, oltre a promuovere l'autoimpiego nel lavoro autonomo, nelle libere professioni e nell'attività d'impresa attraverso lo stanziamento di finanziamenti per servizi di formazione, ha previsto un «bonus giovani», che consiste nell'esonero dal 100 per cento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro — nel limite massimo di 500 euro mensili — per 2 anni, per l'assunzione di giovani con età inferiore a 35 anni.
Il decreto ha previsto, inoltre, un «bonus donne» in favore delle lavoratrici svantaggiate, con l'esonero dal 100 per cento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per un massimo di 24 mesi — nel limite massimo di 650 euro su base mensile — per ciascuna lavoratrice assunta a tempo indeterminato.
In conclusione, si assicura che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali continuerà a riservare una costante attenzione e impegno nei confronti di questa peculiare categoria di lavoratrici e lavoratori al fine di favorire il loro accesso e la loro permanenza nel mondo del lavoro.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Claudio Durigon.
MANES. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in data 16 gennaio 2024 nella seduta n. 226 in Commissione VIII, è stata fornita risposta all'interrogazione scritta n. 5-01825 avente per oggetto la tematica dell'adeguamento strutturale del viadotto «Camolesa» tra l'interscambio A4/A26 di Santhià e lo svincolo di Albiano, presentata dall'interrogante;
la risposta riportava l'impegno del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a monitorare il rispetto del cronoprogramma dei lavori indicati al fine di poter garantire la realizzazione dei necessari lavori di adeguamento e messa in sicurezza di un'opera fondamentale, strategica per la vocazione commerciale e turistica dei territori interessati;
è stato disposto un divieto di circolazione dei mezzi con massa a pieno carico superiore a 19 tonnellate nel tratto compreso tra l'interscambio di cui sopra e lo svincolo autostradale, in entrambe le direzioni, a partire dal 14 dicembre 2023;
successivamente, dalla metà del mese di gennaio 2024, per la realizzazione dei lavori di adeguamento del viadotto «Camolesa», sarebbe stato necessario istituire il doppio senso di marcia sulla carreggiata in direzione Ivrea, con divieto di transito imposto ai mezzi con massa a pieno carico superiore alle 3,5 tonnellate in entrambe le direzioni;
era stato definito che la viabilità del traffico pesante avrebbe fatto perno su Torino creando comunque conseguenze onerose per gli utenti con un grave impatto sul traffico internazionale attraverso il traforo autostradale del Monte Bianco;
dagli organi di informazione in data 20 gennaio 2024, si è appreso che in data 18 gennaio 2024 la società Ativa ha comunicato che a partire da lunedì 22 gennaio ci sarà «l'interruzione del collegamento autostradale da Torino per la regione Valle d'Aosta e i trafori internazionali del Monte Bianco e del Gran San Bernardo, con uscita obbligatoria allo svincolo di Scarmagno dal quale i mezzi con massa non superiore alle 19 tonnellate potranno utilizzare la viabilità secondaria fino allo svincolo di Ivrea, considerate le limitazioni imposte su dette viabilità»;
appare alquanto strano che tale decisione non sia stata preventivamente definita con le strutture competenti territoriali e risulta non sostenibile nelle tempistiche e modalità senza un'adeguata concertazione;
è necessario conoscere con esattezza la situazione reale sul tratto di viabilità in questione e quali siano le soluzioni idonee a non creare ulteriori aggravi al sistema viario di penetrazione della Valle d'Aosta, tenuto conto delle modalità che sembrano essere state definite ad oggi –:
se tali notizie di stampa corrispondano al vero e se non ritenga necessario convocare in brevissimo tempo un tavolo tecnico e politico permanente con le strutture competenti e con le regioni interessate, al fine di tutelare certamente la sicurezza dei cittadini, ma anche di evitare di compromettere l'economia della regione Valle d'Aosta, del Canavese e della città metropolitana di Torino, ipotizzando soluzioni più adeguate all'attuale situazione del sistema viario e ferroviario tra la Valle d'Aosta e il Piemonte.
(4-02186)
Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La manutenzione delle infrastrutture stradali è una priorità di questo Ministero. Essa deve avvenire nel rispetto dei più alti standard di sicurezza e fluidità della circolazione, individuando le misure più adeguate a conciliare la presenza dei cantieri con le esigenze di mobilità dell'utenza.
In merito ai lavori di riqualificazione con la sostituzione degli impalcati del viadotto Camolesa sulla tratta autostradale A5 Torino-Quincinetto, tali lavori si sono resi necessari in esito alle verifiche tecniche condotte dalla società concessionaria Ativa, si rappresenta quanto segue.
Ativa, per consentire l'esecuzione dei lavori, ha emanato un'ordinanza che prevede il divieto di transito per i veicoli pesanti tra Santhià e Albiano in direzione Aosta e tra l'interscambio di Pavone e Santhià in direzione Milano. Tale soluzione di transito è stata definita in occasione delle riunioni svolte presso il comitato operativo viabilità della prefettura di Torino.
Per verificare il rispetto dei suddetti limiti di transito, la società concessionaria ha disposto dei sistemi di filtraggio che hanno contribuito, tuttavia, a determinare disagi sulla viabilità autostradale e ordinaria della regione Valle d'Aosta, del Canavese e della città metropolitana di Torino. Di fronte a tale situazione, questo Ministero ha disposto un sopralluogo urgente con propri tecnici in data 5 febbraio 2024, per rilevare lo stato del traffico e le code generate dalla configurazione di transito, per effettuare accertamenti sul sistema di filtraggio dei mezzi pesanti e per accertare le condizioni per l'apertura temporanea della sezione autostradale attualmente interdetta all'utenza, ossia il viadotto Chiusella e la relativa rampa di svincolo.
A seguito del sopralluogo, è stato chiesto alla prefettura di Torino la convocazione di una riunione urgente del Comitato operativo di viabilità, che si è tenuta nella giornata del 6 febbraio u.s. e alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti della regione autonoma della Valle d'Aosta. La riunione era finalizzata a valutare possibili soluzioni volte a consentire il ripristino di condizioni adeguate di traffico. Gli esiti della riunione hanno stabilito l'apertura dell'intera sezione delle due carreggiate del ponte sul Chiusella e di tutte le rampe di interscambio di Pavone Canavese, nonché lo spostamento del filtraggio per garantire il rispetto del divieto di transito ai mezzi pesanti dall'interscambio di Pavone allo svincolo di Albiano.
Le prefetture territorialmente competenti (Vercelli e Torino) hanno, inoltre, emanato un'ordinanza di divieto di circolazione sul tratto in oggetto, dalle ore 6 del 24 febbraio 2024 alle ore 18 del 31 luglio 2024, ai mezzi con massa a pieno carico superiore alle 3,5 tonnellate, agli autobus e ai veicoli aventi larghezza superiore a 2,40 metri, con riserva di rivalutazione alla luce dell'andamento delle opere di cantiere del viadotto «Camolesa». Il rispetto delle limitazioni è assicurato dal presidio a carico della Polizia stradale.
Nel contempo, la società concessionaria ha avviato i lavori di sostituzione degli impalcati del viadotto che consentono, da parte dei veicoli abilitati, l'utilizzo di una sola carreggiata per entrambe le direzioni di marcia.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.
ONORI, L'ABBATE, ALIFANO e DELL'OLIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
a settembre 2020 ha preso il via, lungo la linea di contatto (Nagorno Karabakh e distretti azeri contigui sotto controllo armeno), un nuovo conflitto ad alta intensità tra Armenia e Azerbaigian;
il 9 novembre 2020, una intesa trilaterale tra Azerbaigian, Armenia e Federazione russa ha segnato la fine della seconda guerra del Nagorno-Karabakh;
da dicembre 2022, sedicenti ambientalisti azeri hanno bloccato il corridoio di Lachin, in tal modo impedendo il transito di persone e mezzi così come l'approvvigionamento di viveri, generi di prima necessità e medicinali;
a settembre 2023, una rapida offensiva azera, definita da Baku come lancio di «attività antiterrorismo», nel Nagorno Karabakh si è conclusa, secondo fonti armene, dopo aver causato duecento morti tra cui dieci bambini;
l'Azerbaigian è il secondo fornitore di gas dell'Italia e, al contempo, un significativo importatore di materiale bellico italiano. Leonardo Spa, società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha recentemente firmato con Baku un contratto per il C-27J alla forza aerea dell'Azerbaijan;
il controllo in merito all'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento è disciplinato dalla legge 9 luglio 1990, n. 185, ai sensi della quale non sarebbe possibile vendere materiale a un Paese in guerra o in stato di conflitto;
le richieste delle società all'Autorità nazionale – UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) volte ad ottenere licenze di esportazione di materiali d'armamento sono esaminate caso per caso, sulla base della normativa nazionale ed internazionale. Al momento si assiste a uno stallo nel flusso di armamenti tra Italia e Azerbaigian nelle more della necessaria autorizzazione da parte dell'UAMA –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano sostenere, ai livelli nazionale, europeo e internazionale, affinché si giunga a una celere ricomposizione della crisi in atto tra Azerbaigian e Armenia e, nel contesto, sia assicurata l'incolumità e il rispetto dei diritti umani di tutti gli abitanti delle zone interessate dal riaccendersi degli scontri e, in generale, sia scongiurata una catastrofe umanitaria nella regione del Nagorno Karabakh in assenza di una celere ed effettiva riapertura del corridoio di Lachin;
se non si ritenga opportuno avviare una riflessione volta alla definitiva interruzione del flusso di esportazioni relativo a materiali di armamento dall'Italia all'Azerbaigian.
(4-01664)
Risposta. — L'Italia segue con grande attenzione l'evolversi della situazione nel Caucaso meridionale e lavora attivamente a una composizione della crisi tra Armenia e Azerbaigian.
Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani, ha costantemente incoraggiato le parti a sviluppare un dialogo costruttivo per trovare una soluzione diplomatica e ha offerto la facilitazione italiana.
Il Governo sostiene inoltre con forza la mediazione condotta dall'Unione europea. Tali messaggi sono stati da me ribaditi in occasione di due recenti incontri che ho avuto a Roma, tra fine febbraio e inizio aprile, con i miei omologhi azero e armeno.
Per quanto concerne l'emergenza umanitaria seguita agli scontri del settembre 2023, l'Italia è intervenuta con un contributo complessivo di 4 milioni di euro: 2 milioni di euro a favore del Comitato internazionale della Croce Rossa per sostenere le attività del comitato in risposta all'appello per interventi di emergenza in Azerbaigian, e 2 milioni di euro a favore della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa per rispondere all'appello della Federazione volto a sostenere la risposta umanitaria in Armenia.
Per quanto attiene le esportazioni di materiali d'armamento verso l'Azerbaijan, pur in assenza di un formale embargo, il nostro Paese ha adottato per molto tempo una linea di estrema prudenza nella concessione di autorizzazioni all'esportazione di armi ai sensi della legge n. 185 del 1990, sia nei confronti dell'Azerbajan che dell'Armenia, attenendosi alle raccomandazioni – non vincolanti sul piano giuridico – adottate dal Senior officials committee dell'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) fin dal 1992 (Praga, 27/28 febbraio 1992) che chiedono di non cedere materiali di armamento alle forze armate impegnate nel conflitto nel Nagorno Karabakh.
La situazione sul terreno ha tuttavia subito importanti sviluppi a seguito della «operazione antiterrorismo» azera del 19 settembre 2023 nella sedicente Repubblica del Nagorno-Karabakh. Per effetto di tale operazione, ad oggi non sussiste uno stato di conflitto aperto tra i due Paesi, come evidenziato dal fatto che – a differenza di quanto accaduto nel 2020 – le forze armate armene non sono intervenute nel breve scontro che ha visto coinvolte quelle regolari dell'esercito azero e le milizie armene del Nagorno-Karabakh. Armenia e Azerbaigian sono ora impegnate in un negoziato per la normalizzazione dei rapporti volto a raggiungere un accordo di pace, su cui un segnale positivo si è registrato con la dichiarazione congiunta del 7 dicembre 2023 con cui le parti hanno fatto stato di uno scambio di prigionieri con alcune concessioni unilaterali a titolo di gesto di buona volontà (ad esempio, la rinuncia armena alla sua candidatura ad ospitare la COP28, che era concorrenziale con quella azera, a favore di quella di Baku). Conseguenza della nuova situazione sul terreno è il superamento di fatto della raccomandazione Osce del 1992.
Si è dunque condivisa l'opportunità, prospettata dall'interrogante, di effettuare una riflessione circa le politiche di esportazione da adottare verso i due Paesi. Tale riflessione, ha preso atto del fatto che non esiste una situazione di conflitto armato riconducibile al divieto di cui all'articolo 1 comma 6 della legge n. 185 del 1990 e che le limitazioni previste a livello europeo e internazionale richiedono una valutazione caso per caso delle singole istanze di esportazione.
Sul piano politico e della difesa dell'interesse nazionale si è dunque ritenuto opportuno riprendere, a partire dal dicembre scorso, la valutazione, caso per caso, delle istanze di esportazione di armamenti verso i due Paesi, mantenendo la posizione italiana di equidistanza, sancita dall'attuale esistenza di rapporti ai massimi livelli con le forze armate di entrambi i Paesi, nella prospettiva di una collaborazione in materia di armamenti non solo con l'Azerbaigian, ma anche con l'Armenia.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.
ZARATTI, ZANELLA e BONELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
è notizia recente – dati Istat – che l'Italia ha avuto nel solo mese di dicembre 2023 un export di 1.300.000 euro in armi verso Israele, dati che smentiscono platealmente le affermazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale che da mesi afferma: «dal 7 ottobre che abbiamo deciso di non inviare più armi a Israele: quindi non c'è da discutere su questo punto. La decisione è stata presa, lo abbiamo detto in Parlamento»;
colpisce gli interroganti vedere e pensare che a Gaza, di fronte a quei massacri, ci sia anche solo una minima responsabilità di aziende italiane, da cui non dovrebbe partire nulla verso Israele e verso un Paese in guerra;
le nuove statistiche del commercio estero aggiornate a metà marzo 2024 dall'Istat rendono ad avviso degli interroganti ancora più assordante il silenzio opposto alle diverse istanze di accesso civico da parte dell'autorità nazionale Uama (l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) in seno al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale – lo stesso che in queste ore assicura iniziative umanitarie a favore della popolazione di Gaza – in merito ai dati reali dell'export militare e alla presunta determinazione di sospensione della vendita di armamenti a un esercito in guerra;
i dati dell'Istituto nazionale di statistica fanno di più: gettano una luce sinistra anche su altre tipologie di esportazioni, in particolare su componenti per velivoli ad uso militare partiti dalla provincia di Varese, dove ha sede la Alenia Aermacchi (gruppo Leonardo);
i numeri pubblicati il 12 marzo 2024 dall'Istat, relativi al mese di dicembre 2023, rappresentano una tessera importante che ancora mancava e che permette di completare il mosaico dell'anno trascorso e tracciare un bilancio dell'export di «armi e munizioni» italiane verso Israele. Questo bilancio ci dice che nel 2023 il nostro Paese ha esportato «armi e munizioni» verso Israele per un valore complessivo di 13.707.376 euro, trattasi anche di: «bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni e proiettili, e loro parti, inclusi i pallettoni, i pallini da caccia e le borre per cartucce». Materiale delicatissimo, a Gaza così come nella Cisgiordania occupata, teatro, non da oggi e non dal 7 ottobre 2023, di aggressioni armate da parte dei coloni ai danni dei palestinesi;
Giorgio Beretta, analista esperto dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal), invita a soffermarsi su un dato estremamente significativo che emerge dall'aggiornamento Istat: «nella categoria merceologica "Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi" da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro, oltre la metà, da Varese. Provincia nella quale ha sede Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, azienda produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal Ministero della difesa di Israele nel febbraio del 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli air force. Quella che sta attualmente bombardando la Striscia di Gaza» –:
quanti mesi e quanti morti – sono già oltre 30 mila i morti e 71 mila feriti – si dovranno attendere ancora per avere un reale blocco italiano delle forniture di armi e munizioni a Israele.
(4-02518)
Risposta. — Le caratteristiche dell'azione israeliana su Gaza, in reazione al criminale assalto condotto da Hamas il 7 ottobre 2023, hanno indotto a valutare la concessione di nuove autorizzazioni all'esportazione verso Israele con particolare prudenza. Come più volte ribadito dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani, dopo il 7 ottobre non sono state concesse nuove autorizzazioni all'esportazione ai sensi della legge n. 185 del 1990, determinando una sospensione che prosegue tuttora.
Le licenze di esportazione verso Israele autorizzate prima del 7 ottobre erano già state in gran parte utilizzate. Per quelle che ancora non erano state utilizzate completamente, effettuata una valutazione caso per caso, in linea con quanto previsto dalla posizione comune Unione europea 944 del 2008 e dal trattato sul commercio delle armi (Arms trade treaty), si è ritenuto che i materiali non potessero essere impiegati con ricadute nei confronti della popolazione civile di Gaza.
Le categorie dei dati Istat, utilizzati dall'esperto citato dall'interrogante, non corrispondono in ogni caso a quelle della lista relativa alle licenze concesse ai sensi della legge n. 185 del 1990.
L'Italia, dunque, ha adottato in materia di esportazione di armi verso Israele una politica prudente e lo ha fatto con tempestività ed incisività.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.