XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
il conflitto Israelo-palestinese, riacceso il 7 ottobre 2023 con il massacro indiscriminato di civili e il sequestro di centinaia di ostaggi, al quale è seguita una risposta israeliana che, giustificata dall'esigenza di sradicare Hamas, si è spinta oltre i limiti sanciti dai diritto internazionale, non può trovare soluzione ai di fuori di una prospettiva che preveda come esito il reciproco riconoscimento e il riconoscimento internazionale di Israele e Palestina come Stati indipendenti, liberi, autodeterminati e con confini sicuri;
la guerra in corso a Gaza, la pervicacia del Governo di Netanyahu, che ha scelto la alleanza con le forze politiche israeliane ultranazionaliste e suprematiste subendone pesantemente l'influenza, nel rifiutare il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato, il rifiuto dell'esistenza stessa di Israele da parte di Hamas e la fragilità come interlocutore politico dell'Autorità nazionale palestinese rendono al momento molto difficile la ripresa di un negoziato politico volto al perseguimento della prospettiva «due popoli due Stati»;
la ripresa di questo negoziato resta oggi imprescindibile per ridare alla regione una prospettiva di pace e di sicurezza;
la ripresa del negoziato passa necessariamente per un cessate il fuoco duraturo a Gaza, la liberazione degli ostaggi, la disarticolazione del potenziale offensivo militare di Hamas, il ripristino di condizioni accettabili dal punto di vista umanitario per gli abitanti di Gaza, la fine del processo di colonizzazione da parte israeliana dei territori palestinesi in Cisgiordania, la legittimazione dell'Autorità nazionale palestinese come interlocutore e rappresentante degli interessi dei palestinesi;
nessuna di queste condizioni è raggiungibile attraverso il solo impegno delle parti in conflitto, che invece trovano proprio nella condizione di guerra perenne e nello status quo una legittimazione del loro potere, ma è invece indispensabile l'azione politico-diplomatica dei Governi democratici occidentali, a cominciare dall'Unione europea che oggi appare invece assente e divisa;
il 10 maggio 2024 è stata adottata con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia, la risoluzione dell'Assemblea Generale dell'Onu volta a raccomandare al Consiglio di sicurezza di riconoscere la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo della Nazioni Unite;
il 10 giugno 2024 il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato la risoluzione n. 2735 contenente una proposta in tre fasi sulle cessazioni delle ostilità, il rilascio degli ostaggi, la protezione dei civili palestinesi e la ricostruzione di Gaza, frutto della mediazione di Usa, Egitto e Qatar e pubblicamente preannunciato dal Presidente Biden ii 31 maggio 2024;
l'Unione europea ha subito accolto con favore la risoluzione n. 2735 chiedendone, attraverso ii suo Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrel, la sua immediata attuazione; l'organizzazione terroristica palestinese Hamas ha fornito il 3 luglio 2024 una risposta alla proposta contenuta nella risoluzione Onu n. 2735, risposta attualmente all'esame del Governo israeliano,
impegna il Governo:
1) a continuare a operare affinché assistenza e aiuti umanitari giungano senza ostacoli alla popolazione civile nella Striscia di Gaza;
2) a compiere, forte della sua posizione di Presidente di turno del G7, ogni sforzo diplomatico per sostenere l'attuazione dei piano di pace previsto dalla risoluzione n. 2735 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, promuovendo in tal senso un'azione unitaria a livello di Unione europea;
3) ad agire in tutte le sedi per il ripristino delle condizioni indicate in premessa per la ripresa del negoziato tra le parti;
4) a contribuire – anche attraverso ii riconoscimento dello Stato palestinese, riconoscimento i cui tempi e modalità non possono prescindere dall'attuazione di un piano di pace accettato dalle due parti e dall'esistenza di un eterno palestinese legittimo, stabile e che abbia definitivamente ripudiato il terrorismo – affinché il negoziato abbia come esito il riconoscimento reciproco di Israele e Palestina, la pace, la sicurezza e il benessere dei loro abitanti e dell'intera regione.
(1-00306) «Della Vedova, Schullian, Magi».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
LOIZZO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con deliberazione n. 76 del 16 febbraio 2024 il Commissario straordinario dell'azienda ospedaliera di Cosenza ha affidato un «servizio di consulenza giuridica, tecnico-amministrativa», a mezzo «trattativa diretta», in favore della società HMH Italy S.r.l.;
nelle premesse alla deliberazione citata si legge:
a) che il servizio di consulenza richiede una figura di «Project manager» che coordinerà l'équipe multidisciplinare, affiancata da una figura «Senior» e da una figura «Junior», per un totale di «tre figure» complessive;
b) che per l'affidamento del servizio l'azienda ospedaliera di Cosenza ha avviato una «indagine conoscitiva del mercato finalizzata alla ricerca di operatori economici»;
c) che, al termine di detta indagine – della quale rimangono ignote le modalità di svolgimento e le risultanze – si è avviata «la trattativa diretta n. 3987574 con la HMH Italy Srl che offre il suddetto servizio per un anno al costo di 130.000 euro oltre IVA»;
la stampa locale, riprendendo la segnalazione del presidente della commissione sanità del Consiglio comunale di Cosenza, ha evidenziato che la HMH Italy è una società a responsabilità limitata iscritta dal 14 maggio 2020 alla camera di commercio di Milano, la cui categoria merceologica è la seguente: «commercio all'ingrosso di articoli medicali e ortopedici». A quanto consta, nell'anno 2021, il fatturato della società era pari zero, così come i dipendenti assunti;
non sembrano sussistere le condizioni per il ricorso all'affidamento diretto previste dall'articolo 50, comma 1, lettera b), del Codice dei contratti pubblici, richiamato nelle premesse alla deliberazione in esame. La norma citata, infatti, subordina l'affidamento diretto alla condizione che «siano scelti soggetti in possesso di documentate esperienze pregresse idonee all'esecuzione delle prestazioni contrattuali». Mentre tali esperienze non risultano nel caso di specie, almeno allo stato degli atti, né vengono menzionate nel provvedimento di affidamento diretto;
al di là della legittimità o meno dell'affidamento, la vicenda appare sintomatica di una gestione delle risorse aziendali contraria ai principi di trasparenza, economicità e buon andamento dell'azione amministrativa, al cui rispetto dovrebbe essere improntata l'attività del Commissario straordinario –:
se non ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, anche tramite il Commissario ad acta, al fine di verificare il rispetto dei principi appena richiamati, con particolare riferimento all'operato del Commissario straordinario dell'azienda Ospedaliera di Cosenza e ai presupposti dell'affidamento diretto di cui in premessa.
(5-02571)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SPORTIELLO e RICCARDO RICCIARDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto emerge dai dati della Commissione per le adozioni internazionali (Cai) negli ultimi anni le adozioni internazionali nel nostro Paese sono vertiginosamente crollate e se nel 2010 erano 4.130, nel 2022 sono scese a 565, nel 2020 a 526, nel 2019 a 969 e nel 2018 a 1.130; il 2023 è l'anno con i numeri più bassi di sempre: sono 478 le adozioni internazionali concluse nel 2023, con un -15 per cento rispetto alle 565 del 2022, un dato ancora peggiore del 2020, l'anno in cui si è fermato il mondo per via del Covid;
le famiglie e le coppie in attesa sono oltre 2.400, anche a causa del contesto internazionale, aggravatosi prima per effetto della pandemia e poi per la guerra in Ucraina;
sulla questione delle adozioni lo scorso anno era intervenuta la trasmissione Dataroom della giornalista Milena Gabanelli che, anche in riferimento alle adozioni internazionali, ne ha sottolineato l'iter tortuoso secondo cui la coppia, entro un anno dall'emanazione del decreto di idoneità, deve rivolgersi a uno dei 49 enti autorizzati dalla Commissione adozioni internazionali del Ministero della giustizia; gli enti (generalmente onlus private) valutano i candidati e li seguono nell'iter e una volta scelto il paese di origine, la coppia può presentare la richiesta di adozione presso le autorità competenti di quello stesso paese;
la coppia dovrà quindi recarsi nel paese straniero, anche più volte, per adempiere alle richieste delle autorità locali e sarà dunque paese di origine, insieme alla Commissione per le adozioni internazionali (Cai) ad autorizzare l'adozione definitiva e a provvedere alla registrazione dello stato civile;
come segnalato ormai da molto tempo da diversi organi d'informazione, vi sarebbero diverse famiglie italiane alle prese con il blocco delle adozioni in Cina, da diversi anni e alcune di esse sono state, già dal 2020, abbinate, ai fini dell'adozione internazionale, a bambini in Cina, ma, purtroppo il contesto internazionale ha impedito il loro di recarsi in Cina e concludere la procedura adottiva;
più in particolare, sarebbero solo due le adozioni concluse in Cina mentre 87 coppie sono ancora con procedure pendenti, di cui una trentina che hanno già ricevuto da Pechino la «pergamena verde», cioè l'abbinamento con un bambino e che ormai da quasi quattro anni aspettano l'arrivo della «pergamena rossa» che le inviti a recarsi in Cina per completare la procedura adottiva;
queste coppie italiane lanciano periodicamente drammatici appelli tramite gli organi d'informazione testimoniando che attendono di poter abbracciare bambini con i quali hanno già costruito solide e reciproche relazioni affettive e, sebbene sembrasse che qualcosa si stesse sbloccando, la situazione è di fatto ancora ferma e per tal motivo continuano a chiedere alle istituzioni un intervento fermo e rapido presso le autorità cinesi;
con un decreto in corso di pubblicazione la Presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe stanziato circa 4,3 milioni di euro nell'ottica di sostenere le spese che gli aspiranti genitori stanno sostenendo o di facilitare almeno dal punto di vista economico l'avvio di una nuova procedura adottiva tramite il cambio di ente o di paese;
tuttavia l'erogazione di queste risorse di fatto non risolve il problema di queste coppie che hanno già instaurato importanti relazioni affettive con i bambini e che i soldi non possono cancellare –:
quali iniziative, anche di carattere diplomatico, intenda porre in essere nell'immediato per risolvere il problema di quelle coppie che attendono, ormai da troppo tempo, di portare a casa i minori cinesi con i quali hanno solide relazioni affettive e concludere le adozioni nella Repubblica cinese già avviate prima e durante la pandemia.
(5-02574)
BOLDRINI, AMENDOLA, GRUPPIONI, PORTA, PROVENZANO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 2 luglio 2024, presso il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo della III Commissione (Affari esteri e comunitari) della Camera dei deputati, si sono svolte due audizioni incentrate sulla situazione attuale in Afghanistan. La prima con le associazioni Emergency, Intersos, United against Inhumanity e Afgana, la seconda con la «Rete 26 febbraio» e con la presenza di due rifugiati afghani parenti di vittime del naufragio avvenuto a Cutro nel 2023;
è emersa una grande preoccupazione sia per il perdurare di politiche fortemente discriminatorie verso le donne, che determinano un vero e proprio «apartheid contro le donne», sia per le condizioni di estrema povertà nelle quali vive la popolazione;
il ritorno al potere dei Talebani nell'agosto del 2021 ha fatto precipitare il Paese nelle mani di uno dei regimi più oscurantisti del mondo e in uno stato drammatico della propria economia;
i dati forniti dalle associazioni audite descrivono chiaramente questa situazione: più della metà della popolazione non può vivere senza aiuti umanitari, l'80 per cento sopravvive con un dollaro al giorno, il 20 per cento ha visto morire una persona cara perché l'accesso alle cure mediche è precluso a molti;
nell'agosto del 2021, 7 miliardi di dollari di beni esteri della Banca centrale dell'Afghanistan (DAB) sono stati congelati negli Stati Uniti presso la Federal Reserve Bank;
dal settembre 2022, la metà dei fondi trattenuti negli USA – 3,5 miliardi di dollari – è stata allocata presso un fondo fiduciario svizzero, con la finalità di investirli per recare sollievo alla popolazione, ma nessuna spesa risulta compiuta in tale direzione;
è del tutto evidente che il blocco dei fondi della Banca centrale dell'Afghanistan non può che peggiorare la già grave condizione economica del Paese e della popolazione;
molte persone sono fuggite e fuggono dall'Afghanistan cercando nei Paesi vicini e in Europa condizioni di vita più umane e maggiore sicurezza per sé e per le proprie famiglie; e una buona parte, non esistendo sufficienti vie legali né corridoi umanitari, è costretta ad affidarsi ai trafficanti, come è stato reso evidente dal naufragio di Cutro, molte delle cui vittime erano afghane;
questo è accaduto nonostante l'impegno dichiarato per i corridoi umanitari e la garanzia di essere trasferiti in Italia che era stata data a tutti coloro che avevano collaborato con i nostri contingenti;
ma si è trattato di promesse non mantenute, come non mantenuta è stata la promessa fatta dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni – nella riunione a porte chiuse con alcuni sopravvissuti e parenti delle vittime del naufragio di Cutro – di concedere ricongiungimenti familiari ai loro cari rimasti in Afghanistan o nei dei Paesi vicini –:
se il Ministro interrogato non intenda – pur evitando ogni riconoscimento e legittimazione del governo oscurantista di Kabul e al solo fine di alleviare le sofferenze della popolazione – farsi promotore di un'azione diplomatica internazionale volta a incrementare gli aiuti umanitari e allo sviluppo, allo sblocco, mediante un monitoraggio internazionale, dei fondi della Banca centrale afghana e a garantire un accesso equo ai servizi e agli aiuti per tutta la popolazione a partire dalle categorie più fragili ed esposte;
a quanto ammonti lo stanziamento già posto in essere dal Governo italiano e quali siano le intenzioni per il 2025, relativamente ai fonti per il sostegno alla popolazione afghana;
come intenda dare seguito agli impegni assunti con i cittadini afghani che, prima dell'agosto 2021 avevano collaborato con i contingenti italiani, per consentire loro di raggiungere per vie legali il nostro Paese, e con i superstiti e i parenti delle vittime del naufragio di Cutro, per dare luogo ai ricongiungimenti familiari.
(5-02580)
BOLDRINI, CUPERLO, PORTA e PROVENZANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 24 maggio 2014 Andrea Rocchelli, di professione fotoreporter, venne ucciso all'età di 30 anni assieme al collega Andrej Mironov (giornalista e attivista russo per i diritti umani, tra i fondatori dell'associazione Memorial) nelle vicinanze della città di Sloviansk, nell'Ucraina Orientale, mentre stava documentando le sofferenze della popolazione civile del Donbass a causa degli scontri tra separatisti filorussi e l'esercito di Kiev; nella stessa circostanza rimasero feriti il fotoreporter francese William Roguelon e l'autista che aveva accompagnato il gruppo;
la Corte d'Assise di Pavia nel 2019 aveva condannato a 24 anni di carcere di Vitaly Markiv – all'epoca dei fatti un soldato semplice, poi diventato vicecomandante della Guardia nazionale ucraina – per concorso nell'omicidio di Rocchelli. Un anno dopo, nel processo di appello tenutosi a Milano, Markiv è stato assolto per un vizio di forma relativo ad alcune testimonianze nel processo di primo grado, decisione confermata nel dicembre 2021 dalla Corte di Cassazione;
ma le stesse motivazioni della sentenza di appello hanno ribadito che si è trattato di un crimine di guerra e confermato le responsabilità dell'esercito e della Guardia nazionale ucraina;
in Italia si è levata da più parti la domanda di giustizia e la richiesta che le autorità ucraine collaborino con l'Italia per il raggiungimento di questo obiettivo: se ne sono fatti portavoce non soltanto i genitori di Andrea Rocchelli, professoressa Elisa Signori e ingegnere Rino Rocchelli, ma anche la Federazione Nazionale della Stampa, l'Ordine dei giornalisti e l'Associazione «Articolo 21»;
ma, soprattutto dopo l'aggressione della Russia all'Ucraina e lo scoppio della guerra, sulla drammatica vicenda di Andrea Rocchelli è caduto il silenzio e le autorità italiane non hanno in alcun modo rappresentato al Governo di Kiev la necessità di una piena collaborazione per il raggiungimento della verità giudiziaria, che comunque è stata ottenuta, e per l'individuazione e la punizione dei responsabili di questo crimine ai danni di due professionisti che stavano svolgendo in modo assolutamente pacifico il loro lavoro di documentazione a beneficio del diritto di tutte le persone di essere informate;
l'Italia ha mostrato da subito e senza incertezze la sua vicinanza e amicizia al popolo ucraino colpito dall'aggressione di Putin e sostiene l'avvio dei colloqui per l'ingresso dell'Ucraina dell'Unione europea ed è giusto, quindi, che rivolga a un Paese amico la richiesta di collaborazione per accertare le responsabilità della morte violenta di un proprio connazionale –:
quali iniziative intenda adottare nei confronti del Governo ucraino affinché si concretizzi quella collaborazione che finora è mancata e si compia ogni sforzo, nell'ambito dei propri poteri, per evitare che gli omicidi di Andrea Rocchelli e Andrej Mironov rimangano impuniti.
(5-02581)
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende Nessy Guerra, giovane di 25 anni di Ceriana, comune in provincia di Imperia, è stata arrestata in Egitto con l'accusa di adulterio a seguito di una denuncia del marito;
il marito, Tamer Hamouda, aveva convinto Nessy Guerra a seguirlo in Egitto, insieme alla figlia, per far visita ai suoi genitori; in realtà, sembrerebbe che il viaggio in Egitto e la successiva permanenza siano state motivate dalla condanna da lui subita in via definitiva, in Italia, per violenza e stalking;
una volta giunti in Egitto l'uomo le ha sottratto il passaporto e sono iniziate le violenze fisiche e psicologiche nei suoi confronti, denunciate anche durante la trasmissione di Rai Tre, Chi l'ha visto?, comportamenti violenti che erano comunque già iniziati in Italia;
Nessy Guerra inoltre scoperto che Tamer Hamouda era già stato condannato in Italia a 2 anni 11 mesi e 27 giorni per maltrattamenti e stalking nei confronti della ex fidanzata e quando ha manifestato la propria volontà di tornare in Italia, il marito ha deciso di denunciarla per adulterio e presunta prostituzione;
attualmente la donna è stata rilasciata ma rimane in attesa di processo e rischia di perdere la custodia della figlia di un anno e mezzo;
Nessy Guerra e la figlia al momento sono ospiti in una comunità protetta ad Hourgada assistite dai genitori di lei;
Nessy Guerra, nonostante abbia ricevuto un nuovo passaporto tramite l'ambasciata italiana in Egitto, è impossibilitata a tornare a casa perché non può portare con sé la figlia;
a turno, un genitore rimane sempre con lei in Egitto dal momento che l'uomo la pedina ed ha tentato più volte di rapirle la figlia;
con l'assurda accusa che la figlia, se rimanesse con la madre, potrebbe diventare lesbica o cambiare sesso, le autorità egiziane non permetterebbero loro di lasciare il Paese e verrebbero trattenute in Egitto; l'uomo, infatti, avrebbe inviato al tribunale delle foto che ritraggono la moglie mentre fa il bagno con alcune amiche, sostenendo che lo tradisca e che sia lesbica;
intanto, Nessy, tramite i suoi legali ha avviato le pratiche per il divorzio in Egitto e sta provando a dimostrare che il marito non è idoneo ad accudire la bambina;
da quanto si apprende l'avvocata italiana di Nessy ha informato il Ministero degli affari esteri sottolineando la gravità della situazione, chiedendo un immediato intervento delle autorità italiane –:
quali iniziative urgenti di competenza abbiano assunto o intendano assumere i Ministri interrogati per garantire a Nessy Guerra tutta l'assistenza del caso, adoperandosi per favorire un rapido rientro in Italia della donna e della figlia di un anno e mezzo, vigilando, attraverso l'ambasciata italiana in Egitto e gli organi consolari, che alla stessa sia garantito un equo e giusto processo.
(4-03077)
GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende, Luigi Giacomo Passeri, giovane di 31 anni originario della Sierra Leone giunto con la famiglia a Pescara nel 1997, quasi un anno fa, mentre era in viaggio al Cairo, in Egitto, è stato arrestato perché trovato in possesso, secondo la ricostruzione dei familiari, di un modico quantitativo di marijuana limitato all'uso personale;
la famiglia, che non riesce più ad avere contatti diretti con lui dal 28 agosto 2023, è preoccupata per le sorti di Luigi che, in carcere, verrebbe maltrattato dalla polizia egiziana, subirebbe torture e dopo un intervento chirurgico di rimozione dell'appendice sarebbe stato abbandonato senza ricevere neanche le dovute cure mediche;
il giorno dopo l'arresto Luigi sarebbe dovuto rientrare a Londra, dove lavora e vive con la sorella mentre gli altri tre fratelli, insieme alla madre, vivono in Abruzzo;
l'avvocato egiziano incaricato dalla famiglia e che ha già chiesto 30 mila dollari di parcella, non sarebbe mai andato a trovare in cella l'assistito e sarebbe stato in grado di inviare solo pochi documenti e verbali scritti in arabo;
dai suddetti documenti emergerebbero, da parte della polizia egiziana, accuse decisamente più gravi rispetto alla versione raccontata da Luigi;
l'Ambasciata italiana in Egitto, al momento, sarebbe riuscita a fare solo una visita in carcere, a febbraio 2024, tramite un responsabile dell'unità di crisi, in quasi un anno di detenzione al Badr 2, il carcere del Cairo e dalle scarse lettere che il giovane è riuscito a mandare ai familiari, intanto, si evince un peggioramento delle sue condizioni psicologiche e il timore della famiglia è che Luigi possa commettere atti di autolesionismo;
le lettere di Luigi documentano uno stato di estrema sofferenza fisica e psicologica, il ragazzo implora la famiglia di adoperarsi per farlo rientrare in Europa, anche da detenuto, ha paura e scrive di non potersi fidare di nessuno, a partire dai poliziotti;
la famiglia si sente impotente e abbandonata dalle autorità italiane che sembrerebbero non fornire ancora alcuna rassicurazione sul destino del loro congiunto, mentre non risultano affatto migliorate le sue condizioni nella detenzione nel carcere egiziano;
la famiglia chiede inoltre un'accelerazione dei tempi del processo che, finora, non ha fatto alcun passo avanti, tutto ciò a discapito della salute e della condizione psicofisica di Luigi;
sempre secondo i familiari le udienze in tribunale sono state posticipate ogni tre mesi perché i testimoni su cui si poggiano le accuse contro di lui non si presentano alle udienze e l'ultima del 22 maggio 2024 si è conclusa con un nulla di fatto a causa dell'assenza di un interprete;
la resistenza fisica e psicologica di Luigi è messa a dura prova a causa del pesante clima che si respira nella struttura penitenziaria in cui è recluso e nell'ultimo messaggio inviato domenica 16 giugno 2024 alla famiglia, ha annunciato l'avvio dello sciopero della fame –:
quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere affinché a Luigi Giacomo Passeri, detenuto in carcere in Egitto, sia garantita ogni forma di assistenza e supporto da parte dell'Ambasciata italiana in Egitto, vengano verificate le condizioni di detenzione e di salute psicofisica del detenuto, vigilando affinché, allo stesso, sia garantito un equo e giusto processo in tempi celeri e attivandosi perché il giovane possa rientrare presto in Italia.
(4-03078)
AMORESE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
dal 14 giugno al 14 luglio 2024 in Germania si svolge la 17a edizione del campionato europeo di calcio denominata «Uefa Euro 2024» che vede impegnate 24 selezioni nazionali contendersi il trofeo, tra cui i campioni uscenti dell'Italia dinnanzi ad oltre 2.7 milioni di spettatori totali;
ogni squadra, infatti, garantisce la presenza di numerosi tifosi al seguito della propria nazione, rendendo il trofeo una importante manifestazione sportiva ma anche sociale, con l'incontro tra popolazioni e culture differenti;
tuttavia, nonostante le premesse indirizzate ad una festa dello spirito sportivo, si sono verificati tre episodi che hanno interessato nostri connazionali in circostanze anomale e potenzialmente lesive di diritti fondamentali;
in data 15 giugno 2024 un gruppo di circa cinquanta tifosi italiani, usciti da una birreria nel centro di Dortmund, viene fermato dalla polizia tedesca e trattenuto in commissariato per identificazione fino a tarda notte ai sensi dell'articolo 35 del codice di polizia della Renaria Settentrionale-Vestfalia, ossia trattati come persone sospettate di reato o che potranno commettere reato, senza una giustificazione;
il giorno successivo i legali nominati effettuano accesso agli atti e apprendono che solo uno dei 50 avrebbe pagato una somma a titolo di cauzione e verosimilmente denunciato a piede libero, ed un altro è stato destinatario di provvedimento di daspo;
a quanto consta all'interrogante in data 20 giugno 2024 alla frontiera svizzero-tedesca sarebbe stato fermato un cittadino originario di Massa, facente parte del manipolo di tifosi identificati 5 giorni prima a Dortmund. Questo sarebbe stato respinto sulla base di un fantomatico divieto di ingresso nella città di Gelsenkirchen che però mai gli sarebbe stato in alcun modo comunicato o ritualmente notificato; tale restrizione alla libertà di circolazione è da ritenersi ad avviso dell'interrogante totalmente arbitraria, stante il libero ingresso in città di altri tifosi fermati il 15 giugno 2024 a Dortmund;
stessa sorte sarebbe toccata ad un ulteriore cittadino italiano identificato e tenuto in uno stato paragonabile al fermo, presso l'aeroporto di Gelsenkirchen in partenza per Lipsia per partecipare alla partita Italia-Croazia, anch'egli senza un apparente motivo;
in data 23 giugno 2024, infine, un furgone di tifosi provenienti da Massa viene fermato all'ingresso in Germania alle ore 23 circa e soltanto alle ore 5.00 del mattino principiano i controlli e le perquisizioni;
per l'interrogante, stando a quanto dallo stesso appreso, le gravi ed arbitrarie decisioni prese dalle autorità, irremovibili nonostante un ricorso amministrativo d'urgenza, hanno visto comminare il divieto di ingresso nella città di Lipsia a tre cittadini italiani che erano a Dortmund mentre gli altri 5 hanno la stessa sorte poiché viaggiavano sul medesimo un furgone di soggetti identificati la notte del 15 giugno 2024;
tali episodi non sono da ritenersi isolati, in quanto solo di recente si sono verificati arresti di cittadini italiani in trasferta a Praga per Praga-Fiorentina del giugno 2023, e arbitrari respingimenti ai cancelli dello stadio di Oporto prima della partita Porto-Inter del marzo 2023 –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali iniziative di competenza, alla luce di quanto descritto in premessa, intendano adottare presso le autorità tedesche per chiedere conto di questa arbitraria limitazione dei diritti soggettivi di cittadini comunitari.
(4-03079)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
a fine giugno 2024 presso il comune di Torri del Benaco, in provincia di Verona, sulla sponda del lago di Garda, circa mille persone tra residenti e turisti, sono risultati intossicati, a seguito di una gastroenterite probabilmente causata dal norovirus;
l'origine del virus, non ancora accertata, ha indotto le autorità locali ad emettere un'ordinanza di divieto di utilizzo dell'acqua potabile, sia per uso personale che alimentare fino a prossima comunicazione, invitando le comunità locali ad evitare di bere acqua non bollita e prestare particolare attenzione all'igiene personale e alla pulizia delle mani;
secondo il parere di numerose persone che si sono rivolte al pronto soccorso, la trasmissione sarebbe avvenuta con il consumo d'acqua, sebbene non sia ancora chiaro se il virus abbia infettato la rete dell'acquedotto;
per avere certezze sul quadro complessivo della situazione, la stampa locale evidenzia che sarà necessario attendere l'esito degli esami di laboratorio sulle acque prelevate sia dal lago che dall'acquedotto di Torri;
al riguardo, l'interpellante evidenzia che il virus intestinale che ha colpito Torri del Benaco potrebbe risultare altamente contagioso, a causa della trasmissione avvenuta oltre che tramite il consumo di acqua contaminata, anche attraverso il contatto diretto con superfici infette o persone già malate; in particolare, la presenza di rotavirus e norovirus, noti per la loro resistenza e capacità di sopravvivere su superfici per lunghi periodi, ha contribuito alla rapida diffusione dell'infezione;
per prevenire ulteriori episodi simili, è stata avviata una campagna di sensibilizzazione per far comprendere l'importanza della corretta manutenzione delle infrastrutture idriche e l'adozione di misure igieniche adeguate; al contempo, risultano iniziati anche lavori per migliorare il sistema di approvvigionamento idrico e per garantire che l'acqua fornita alla popolazione sia sicura e priva di contaminazioni;
l'interpellante evidenzia, altresì, che ulteriori disagi e complicazioni in relazione all'intossicazione suindicata, si rinvengono dall'afflusso crescente di acqua nel bacino idrico, a causa del livello record superato dal lago di Garda, che ha moltiplicato i disagi, tra i quali, la fuoriuscita delle acque reflue dai tombini e dai chiusini, determinati dalla saturazione del sistema fognario, che si sono riversate nel lago da dove alcuni comuni, attingono per i propri servizi;
secondo informazioni in possesso dell'interpellante, le autorità di vigilanza locali evidenziano che il lago di Garda, sia sempre stato balneabile e pulito e che l'ordinanza è stata emanata con divieto di balneazione perché all'inizio non era chiaro dove si fosse sviluppato il virus e che soltanto in seguito è stato compreso che il norovirus si è diffuso all'interno di alcuni pozzi della rete idrica cittadina che riforniscono il comune di Torri del Benaco;
i tecnici locali, rileva altresì l'interpellante, hanno dichiarato che si è trattato di un guasto non prevedibile all'impianto di clorazione che porta l'acqua nelle case rendendola potabile, mentre l'Azienda sanitaria locale ha fatto altri campionamenti nei pozzi contagiati, dopo la riparazione del malfunzionamento da parte degli ingegneri locali;
il 2 luglio 2024 tuttavia, sulla base dei risultati delle analisi effettuate dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Veneto-Arpav, è stata confermata la normalità dei parametri dell'acqua, ritornata potabile, e conseguentemente è stato revocato il divieto di balneazione nel lago di Garda nel comune di Torri del Benaco, emanato, come in precedenza esposto a titolo precauzionale, a seguito del verificarsi di centinaia di casi di gastroenterite;
la suesposta vicenda, a parere dell'interpellante, sebbene abbia avuto un epilogo positivo alla luce delle recenti informazioni secondo le quali l'azienda Unità locale socio-sanitaria 9 Scaligera ha confermato la normalità dei parametri dell'acqua, rasserenando la comunità locale, evidenzia tuttavia la necessità di un monitoraggio da parte degli organi locali e nazionali preposti al controllo e alla tutela della salute, al fine di verificare lo stato della rete idrica locale del comune veronese interessato, sotto il profilo della sicurezza della salute e della tutela del territorio –:
quali valutazioni di competenza i Ministri interpellati intendano esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;
se, alla luce delle considerazioni riportate altresì in premessa, non ritengano opportuno prevedere in raccordo con gli enti territoriali competenti un'attività di monitoraggio e di controllo, al fine di verificare le condizioni generali della rete idrica locale, nel caso del comune di Torri del Benaco in provincia di Verona, così come di eventuali casi analoghi, ed evitare conseguenze come la vicenda in premessa riportata, che ha causato una diffusa contaminazione tra residenti e turisti;
quali iniziative di competenza infine i Ministri interpellati intendano intraprendere al fine di potenziare l'attività di manutenzione della rete idrica interessata, anche attraverso un'attività di contatto e verifica svolta in maniera più costante.
(2-00410) «Ambrosi».
Interrogazione a risposta in Commissione:
MORFINO, SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, D'ORSO e SCERRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
l'area di Capo Zafferano, uno dei promontori che chiude il golfo di Palermo, si caratterizza per la presenza di siti della rete Natura 2000: il sito di interesse comunitario (SIC) e la zona speciale di conservazione (ZSC) con il nome di «Rupi di Catalfano e Capo Zafferano» (ITA020019) e il SIC con il nome di «Fondali di Capo Zafferano» (ITA020052). Quest'ultimo ospita una vasta prateria di posidonia oceanica che presenta ancora notevoli capacità di resilienza e rigenerazione, nonostante la massiccia pressione antropica;
come noto, la posidonia oceanica, specie protetta dalla direttiva Habitat, è inserita tra gli indicatori di stato ecologico delle acque marino costiere dalla direttiva quadro sulle acque (direttiva 2000/60/CE) e tra i descrittori della direttiva quadro sulla strategia marina (direttiva 2008/56/CE). Le praterie di posidonia rivestono infatti un ruolo fondamentale nell'ecosistema del bacino mediterraneo, non solo come produttori primari di ossigeno e di sostanze organiche ma anche per la sopravvivenza di numerose specie di pesci, molluschi, echinodermi e crostacei, e per la capacità di stabilizzare i substrati e attenuare i fenomeni erosivi del mare;
l'importanza di tutelare l'area marina di Capo Zafferano è particolarmente avvertita dagli enti e dalle associazioni che operano nel territorio, i quali, traendo spunto dalla perimetrazione del SIC «Fondali di Capo Zafferano», nel dicembre 2021 hanno costituito un Comitato promotore e siglato, nel maggio 2022, un accordo di programma che vede coinvolti numerosi attori istituzionali e associazioni rappresentative con l'obiettivo di promuovere l'istituzione di un'area marina protetta (Amp) nel tratto di mare tra Aspra e Porticello, nella città metropolitana di Palermo;
il decreto istitutivo del SIC «Fondali di Capo Zafferano», del 2019, ha individuato le misure di conservazione minime, tra le quali vige il divieto di ancoraggio in corrispondenza degli habitat di importanza comunitaria, nelle more della definizione degli obiettivi e delle misure di conservazione specie specifici;
come segnalato alle autorità competenti dal sopracitato comitato, il divieto di ancoraggio continua ad essere ampiamente disatteso, soprattutto nella stagione estiva, con conseguente progressiva distruzione della prateria di Posidonia presente all'interno del SIC, a cui si aggiunge la crescente presenza di rifiuti sui fondali;
nel settore della protezione della natura è ancora pendente la procedura d'infrazione 2015/2163 nei confronti dell'Italia, in fase di messa in mora complementare, per la mancata designazione di zone speciali di conservazione (Zsc) e la mancata adozione delle misure di conservazione previste dalla direttiva Habitat;
la tutela e la conservazione di habitat caratteristici, come quello di Capo Zafferano, e l'estensione delle aree protette rivestono una particolare importanza nell'ambito della strategia per la biodiversità e ai fini del raggiungimento degli obiettivi di ripristino e miglioramento dello stato di conservazione degli ecosistemi previsti dalla Nature Restoration Law di recente approvazione –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga quindi indifferibile adottare iniziative di competenza al fine di garantire la completa salvaguardia del patrimonio naturale e ambientale dell'area marina di Capo Zafferano, anche attraverso una costante attività di monitoraggio dello stato di salute della posidonia oceanica presente;
se intenda porre in essere, per quanto di competenza, tutti gli adempimenti e le interlocuzioni con gli enti preposti al fine di garantire la corretta gestione dell'area appartenente alla Rete Natura 2000 e di favorire l'iter di istituzione dell'Area marina protetta di «Capo Zafferano».
(5-02576)
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
tra maggio e giugno 2024 sono stati effettuati da Legambiente Emilia-Romagna campionamenti delle acque del Po di Volano nell'ambito del progetto «Controcorrente – la Net generation e la sfida del clima che cambia», finanziato con fondi regionali destinati al Terzo Settore;
i campionamenti, effettuati da Legambiente a Ferrara in prossimità della Darsena e di Ponte Caldirolo, hanno rilevato parametri microbiologici e chimici molto oltre i limiti di legge;
in particolare, il batterio escherichia coli ha mostrato valori di 7300 ufc/100ml a Ponte Caldirolo, rispetto al limite di 1000 ufc/100ml per le acque di balneazione e di 5000 ufc/100ml per le acque di scarico;
i coliformi fecali sono risultati 2300 ufc/100ml in Darsena e 600 ufc/100ml a Ponte Caldirolo, superando il limite di legge di 500 ufc/100ml per le acque superficiali;
i livelli di nitrati, fosfati e glifosato sono risultati dieci volte superiori ai valori limite consentiti;
il glifosato, in particolare, è noto per la sua tossicità verso gli insetti impollinatori e, secondo l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Oms), è stato inserito tra le 66 sostanze fattori di rischio per lo sviluppo di tumori nell'uomo;
la situazione rappresenta un grave rischio per l'ambiente e la salute pubblica, indicando una probabile presenza di scarichi diretti nel corso d'acqua –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali misure urgenti di competenza intenda adottare per garantire la bonifica delle acque del Po di Volano e prevenire ulteriori contaminazioni;
se il Ministero interrogato abbia promosso l'adozione di un piano di monitoraggio continuo delle acque del Po di Volano, in raccordo con Arpa Emilia-Romagna, e quali siano le prossime azioni pianificate in tal senso;
se risultino avviati accertamenti per identificare i responsabili degli scarichi abusivi nel corso d'acqua, in particolare a opera di Hera, che ha la gestione delle acque pubbliche in comune di Ferrara;
quali azioni di sensibilizzazione e informazione il Ministero interrogato intenda promuovere per informare la popolazione locale sui rischi legati alla contaminazione delle acque e sulle misure da adottare per ridurre l'inquinamento;
se il Ministro interrogato intenda promuovere una revisione dei limiti di legge relativi agli inquinanti chimici e microbiologici nelle acque, alla luce delle recenti scoperte scientifiche sulla loro pericolosità per l'ambiente e la salute umana.
(4-03084)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
BARBAGALLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
la Sicilia ha di fatto abolito le unità specialistiche delle soprintendenze con un provvedimento che però non è arrivato ex abrupto, ma ha radici storiche;
alle soprintendenze siciliane manca di tutto, strumenti, personale, fondi, così le tempistiche di rilascio dei pareri si dilatano, mettendo al palo anche la realizzazione delle opere;
in principio, c'erano le soprintendenze uniche siciliane. Poi nel 2016 l'allora Ministro Franceschini le mutuò a livello statale, mandando in soffitta quelle tematiche;
nel Paese, dopo lo scossone iniziale, le nuove soprintendenze uniche si sono più o meno assestate, scontando, però, anche qui forti carenze in organico;
una delibera della Giunta del Governo Musumeci del 10 marzo 2024 ha cancellato, infatti, le unità specialistiche delle soprintendenze, soppiantate da due sole sezioni ibride: una per i beni architettonici e storico-artistici, paesaggistici e demo-etnoantropologici, e l'altra per i beni archeologici, bibliografici e archivistici;
un calderone in cui si mescolano tutte le competenze, rette da un dirigente generico che potrà avere un profilo del tutto eccentrico ai beni culturali;
sul «colpo di mano» di marzo 2024, la levata di scudi non si è fatta attendere dello stesso interrogante insieme a Legambiente a Italia Nostra, Ana, Associazione nazionale archeologi e Icom;
proprio in quello stesso anno il 2016, in cui l'allora Ministro Franceschini «esportava» al Ministero le soprintendenze «uniche», mantenendo all'interno degli istituti la necessaria articolazione in uffici specialistici, la Sicilia con il Governatore dell'epoca, aprì la strada all'attuale scenario di drastici accorpamenti interni, fu allora che ai beni architettonici fu fatto fare coppia con quelli storico-artistici e a quelli paesaggistici con quelli demo-etnoantropologici;
partendo dalla necessità di contrarre la spesa, da allora si iniziò a sacrificare competenze e professionalità specifiche e per ogni ambito di fatto le soprintendenze continuano a essere carenti di tutto;
alla fine, non è solo una mal posta questione di spending review, ma di travisamento storico del modello della soprintendenza siciliana: unica su base territoriale, organizzata in una équipe con competenze multidisciplinari, non può assicurare efficacemente, rispetto alle vecchie soprintendenze tematiche, lo svolgimento dei propri compiti istituzionali, se non mantenendo distinti gli ambiti settoriali e garantendo a ciascuna unità operativa lo specialista appropriato;
direttori di musei, di biblioteche, soprintendenti, sono tutti d'accordo sul fatto che la colpa è a monte è della legge regionale n. 10 del 2000 gli accorpamenti all'interno delle soprintendenze rischiano di provocare un ulteriore indebolimento dell'intero assetto dei beni culturali regionali già minato dall'abolizione dei ruoli tecnici per la dirigenza e per il comparto conseguente alla legge regionale n. 10 del 2000;
non bisogna dimenticare che il «ruolo unico» non è una «specialità» siciliana, anche presso l'amministrazione statale fu istituito il «ruolo unico», esattamente l'anno dopo, nel 2001, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, vale a dire il ruolo unico dei dirigenti delle amministrazioni dello Stato, con regolamento che disciplinava le modalità di costituzione e tenuta del ruolo unico, articolato in modo da garantire la necessaria specificità tecnica;
anche la legge regionale prevede un regolamento da emanarsi per garantire la necessaria specificità tecnica e/o professionale ai fini dell'attribuzione degli incarichi in relazione alla peculiarità delle strutture; anche se garantire la necessaria specificità tecnica e professionale sarebbe tutto il contrario di quanto è stato fatto finora –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti, se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a promuovere una riforma atta a garantire la necessaria competenza specialistica a seconda degli ambiti di azione, come previsto dalla legge e come avveniva prima della riforma che ha istituito il ruolo unico nazionale dei dirigenti.
(4-03083)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
in alcuni comandi dell'Arma dei Carabinieri della provincia di Modena è stata segnalata una gestione dello straordinario che parrebbe caratterizzata da una notevole mancanza di chiarezza e da evidenti squilibri. Si segnala, in particolare, un eccessivo ricorso a tale istituto a favore di una ristretta aliquota del personale;
l'istituto del lavoro straordinario, introdotto con legge n. 231 del 1990, è concepito per rispondere a specifiche necessità operative, ovvero per soddisfare esigenze che non possono essere gestite durante il normale orario di lavoro;
questo istituto non dovrebbe essere usato come strumento ordinario di programmazione del lavoro, ma dovrebbe essere assegnato solo per reali e straordinarie esigenze di servizio;
numerose circolari del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri hanno ribadito che il lavoro straordinario deve avere carattere di eccezionalità e non può essere utilizzato in modo routinario;
attualmente, vi sarebbero casi in cui una limitata quota di personale usufruirebbe sistematicamente del monte ore straordinario del reparto, a scapito di una distribuzione equa e rotazionale delle ore straordinarie tra tutti i dipendenti;
questa gestione potrebbe causare danni economici a coloro che sono esclusi dall'assegnazione delle ore straordinarie e potrebbe favorire alcuni privilegiati. Inoltre, tale prassi potrebbe influenzare negativamente la valutazione del personale, poiché gli ufficiali preposti potrebbero considerare meno produttivi coloro che non beneficiano di ore straordinarie e più produttivi quelli che ne usufruiscono regolarmente;
in tal senso, il Tribunale di Padova, con sentenza 8 marzo 2024 n. 171, ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno da stress lavorativo causato da un eccesso di lavoro straordinario, evidenziando l'importanza della tutela della salute psicofisica dei lavoratori e il rispetto delle normative vigenti;
la corretta gestione del lavoro straordinario è fondamentale per garantire l'equità, la trasparenza e il benessere psicofisico del personale, pertanto si rende necessaria una verifica sulla gestione delle ore straordinarie nei comandi della provincia di Modena e, eventualmente, l'adozione di misure correttive per garantire una distribuzione equa e rotazionale del lavoro straordinario –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche segnalate relativamente alla gestione del lavoro straordinario nei comandi dell'Arma dei Carabinieri della provincia di Modena;
quali misure intenda adottare per verificare la corretta gestione delle ore straordinarie in tali Comandi e per assicurare che la distribuzione delle ore straordinarie avvenga in modo equo e rotazionale, nel rispetto delle normative vigenti e delle esigenze operativa;
se non ritenga opportuno emanare nuove direttive o rafforzare quelle esistenti per garantire che l'assegnazione del lavoro straordinario risponda effettivamente a criteri di eccezionalità e non diventi uno strumento di favoritismo o di gestione ordinaria del lavoro.
(4-03076)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, comma 273, della legge n. 145 del 2018, ha inserito nel Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, l'articolo 24-ter che introduce un regime opzionale per l'imposta sui redditi delle persone fisiche titolari di redditi di pensione estera che trasferiscono la propria residenza fiscale nel Mezzogiorno;
in particolare, il nuovo articolo 24-ter prevede che le persone fisiche, titolari dei redditi da pensione di ogni genere e assegni a esse equiparati erogati da soggetti esteri, che trasferiscono in Italia la propria residenza in uno dei comuni appartenenti al territorio del Mezzogiorno, con popolazione non superiore ai 20.000 abitanti, possono optare per l'assoggettamento dei redditi di qualunque categoria, percepiti da fonte estera o prodotti all'estero, ad un'imposta sostitutiva, calcolata in via forfettaria, con aliquota del 7 per cento per ciascuno dei nove anni di imposta successivi a quello in cui è esercitata l'opzione, a patto che non si verifichino le condizioni che possano determinarne la revoca;
tale disposizione intende favorire gli investimenti, i consumi, il radicamento nei comuni con determinate caratteristiche demografiche situati nelle regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia;
l'articolo 6-ter del decreto-legge n. 4 del 2022 (cosiddetto Sostegni-ter) ha esteso l'ambito di applicazione di tali disposizioni ai comuni colpiti da eventi sismici nel 2009, 2016 e 2017, aventi comunque popolazione non superiore a 20.000 abitanti;
nel rispondere il 31 maggio 2023 all'interrogazione in Commissione VI (Finanze) n. 5-00929 il Ministro interrogato ha riferito i dati relativi agli anni 2019, 2020 e 2021 evidenziando un trend crescente di soggetti aderenti al nuovo regime (dai 61 del 2019 ai 286 del 2021), fornendo agli interroganti anche il riparto per regione e per anno;
in particolare le regioni maggiormente interessate dal fenomeno sono state l'Abruzzo nella quale si sono insediati 151 soggetti nel triennio, la Puglia con 106, la Sicilia con 75. I Paesi di provenienza sono stati principalmente il Regno unito, la Germania e gli USA –:
se il Ministro interrogato possa fornire i dati analitici della misura anche per gli anni 2022 e 2023, con particolare riferimento ai comuni dei crateri sismici di cui all'articolo 6-ter del decreto-legge n. 4 del 2022.
(5-02575)
FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ
Interrogazione a risposta scritta:
ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il comma 137 della legge n. 56 del 2014 dispone che «nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento con arrotondamento aritmetico»;
per i comuni con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti, occorre tenere conto che, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 267 del 2000, come modificato dalla legge n. 215 del 2012, è previsto che gli statuti comunali e provinciali stabiliscano norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna e per garantire la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali non elettivi del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti;
l'articolo 2, comma 1, lettera b) della stessa legge n. 215 del 2012 ha modificato l'articolo 46, comma 2, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali disponendo che il sindaco ed il presidente della provincia nominano i componenti della giunta «nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantendo la presenza di entrambi i sessi...»;
la normativa va letta alla luce dell'articolo 51 della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale n. 1 del 2003, che ha riconosciuto dignità costituzionale al principio della promozione della pari opportunità tra donne e uomini;
le richiamate disposizioni, recependo i principi costituzionali, le previsioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo n. 198 del 2006 (codice delle pari opportunità) e l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, non hanno un mero valore programmatico, ma assumono carattere precettivo, finalizzato a rendere effettiva la partecipazione di entrambi i sessi, in condizioni di pari opportunità, alla vita istituzionale degli enti territoriali;
il Consiglio di Stato, con sentenza n. 406 del 2016, ha osservato che l'effettiva impossibilità di assicurare nella composizione della giunta comunale la presenza dei due generi deve essere «adeguatamente provata»;
il 20 giugno 2024 il Sindaco di San Fele (PZ), ha pubblicato un avviso per l'acquisizione di disponibilità di cittadini di sesso femminile ad assumere il ruolo di assessore, con la seguente motivazione «nella fase preliminare per la costituzione della Giunta è emerso che la componente di genere femminile viene ad essere sottorappresentata, non sussistendo al momento la possibilità di provvedere in tal senso, in conseguenza dell'assenza di consigliere di sesso femminile elette nell'ambito della coalizione di maggioranza a cui poter assegnare l'incarico di Assessore Comunale in materia di Patrimonio, Protezione Civile, Politiche agricole ed Energetiche e Polizia Municipale»;
tra i tanti requisiti si chiede, tra l'altro, di essere residente nel comune di San Fele da almeno 5 anni, di aver conseguito il diploma di maturità o il diploma di laurea in discipline tecniche (Geometra o laurea in Architettura, Ingegneria o titoli equipollenti), nonché possedere un'adeguata esperienza professionale o amministrativa, desumibile dal curriculum vitae, nel settore delle deleghe. Sembra piuttosto un avviso per la ricerca di un dirigente tecnico che andrebbe fatto con concorso pubblico;
a parere degli interroganti, ricorrere ad un avviso pubblico che richieda requisiti formali per la candidatura, più restrittivi rispetto a quelli stabiliti dalla legge, esclusivamente per l'assessore di sesso femminile, confligge chiaramente coi principi costituzionali configurando un pericoloso precedente ed una evidente discriminazione –:
se non ritengano opportuno, adottare ogni iniziativa di competenza affinché siano rispettate le norme in vigore per la nomina di assessore comunale, con particolare riferimento al rispetto della parità di genere, ed eventualmente, in caso di perdurante inattuazione della disciplina, a prendere in considerazione tutte le ulteriori iniziative di competenza fino a valutare la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale.
(4-03082)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi si è verificato un grave incidente presso il carcere minorile «Pratello» di Bologna, dove un detenuto minorenne tunisino è evaso dopo un incendio di celle e un tentativo di aggressione al comandante di reparto;
la Federazione sindacati autonomi Coordinamento nazionale polizia penitenziaria, attraverso il segretario generale aggiunto Domenico Pelliccia e il segretario nazionale Giuseppe Merola, ha espresso seria preoccupazione per la situazione critica dell'istituto bolognese, evidenziando le condizioni organizzative e strutturali inaccettabili a cui è esposto il personale di polizia penitenziaria;
la sicurezza e il benessere del personale di polizia penitenziaria e dei detenuti devono essere una priorità per le istituzioni –:
quali misure urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per migliorare le condizioni di sicurezza e di lavoro presso il carcere minorile «Pratello» di Bologna, al fine di prevenire ulteriori episodi di violenza e di evasione;
se il Ministro interrogato ritenga opportuno avviare una riflessione politica sulle condizioni degli Istituti penali per minorenni, con l'obiettivo di apportare le necessarie riforme strutturali e organizzative per garantire la sicurezza e la riabilitazione dei minori detenuti –:
quali iniziative, per quanto di competenza, siano state assunte o si intendano assumere affinché si assicurato alla giustizia il detenuto evaso e per prevenire simili episodi.
(4-03080)
ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nonostante la detenzione in regime di 41-bis presso il carcere di Parma, Patrizio Bosti, ritenuto al vertice del clan Contini, operante nei quartieri San Carlo Arena, Vasto, Arenaccia, e Borgo Sant'Antonio Abate, nel cuore di Napoli e facente parte della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, continuava a controllare gli affari del clan;
nei confronti di Patrizio Bosti è stata emanata una nuova ordinanza di custodia cautelare;
nuova ordinanza cautelare è stata emanata anche per il figlio, Ettore Bosti, anch'egli già detenuto presso il carcere di Cuneo, mentre sono stati arrestati un'altra figlia di Patrizio e suo marito, genero del capoclan. L'operazione ha visto il coinvolgimento della Squadra mobile di Napoli, del Nucleo investigativo dei carabinieri di Napoli, del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli e dello S. C.I.C.O. della Guardia di finanza;
secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Patrizio ed Ettore Bosti, nonostante la detenzione, continuavano a svolgere un ruolo fondamentale per il clan, affidando incarichi direttivi a soggetti di propria fiducia, impartendo disposizioni volte a indurre i soggetti contigui a non collaborare con la giustizia, mantenendo rapporti con gli altri clan affiliati all'Alleanza di Secondigliano e, infine, dando indicazioni riguardo alla distribuzione delle cosiddette «mesate»;
l'altra figlia e il genero di Patrizio Bosti, secondo gli inquirenti, avrebbero riciclato il denaro proveniente dalle truffe su orologi di lusso perpetrate ai danni di cittadini extracomunitari, investendoli in società intestate a prestanome. Pertanto, nel corso delle indagini sono stati sequestrati due immobili intestati a prestanome e una somma in denaro pari a 353.709,95 euro –:
se siano a conoscenza dei fatti suesposti e quali misure urgenti si intendano adottare per contrastare efficacemente le attività criminose dei detenuti sottoposti al regime di 41-bis, che riescono comunque a mantenere il controllo delle organizzazioni mafiose dall'interno del carcere;
quali provvedimenti si intendano prendere per rafforzare i controlli e le misure di sicurezza nelle carceri, in particolare per i detenuti al 41-bis, al fine di prevenire le possibilità che continuino a dirigere e coordinare le attività criminali del proprio clan;
se siano previste ulteriori indagini amministrative o verifiche su eventuali complicità o falle nel sistema carcerario che possano aver consentito a Patrizio ed Ettore Bosti di mantenere un ruolo attivo nelle operazioni del clan;
quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per potenziare il contrasto al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite e per garantire una maggiore efficacia nel sequestro e nella confisca dei beni appartenenti alle organizzazioni mafiose;
se non si ritenga necessario un maggiore coordinamento, per quanto di competenza, tra le forze dell'ordine e la magistratura per garantire un'azione più incisiva e tempestiva contro le attività mafiose, in particolare nelle aree maggiormente colpite dalla presenza della criminalità organizzata, come Napoli e i suoi quartieri.
(4-03081)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta in Commissione:
FOSSI, SARRACINO e SIMIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
desta da tempo preoccupazione il futuro degli stabilimenti italiani di Whirlpool dopo che anche l'Antitrust del Regno Unito, dopo quello dell'Unione europea, ha approvato la fusione dell'attività di Whirlpool in Europa con quelle di Arçelik in Beko Europe;
in Italia sono coinvolti dall'operazione gli stabilimenti di Siena (congelatori), Comunanza (Ascoli Piceno, lavatrici e lavasciuga), Melano (Ancona, piani cottura), Cassinetta (Varese, frigoriferi, forni a microonde da incasso), mentre nel sito di Carinaro (Caserta) Whirlpool ha un magazzino logistico e un centro di ricondizionamento dei prodotti danneggiati. In tutto sono oltre 5.000 i dipendenti coinvolti in Italia;
in questo contesto i sindacati chiedono da tempo rassicurazioni circa le prospettive future del sito di Siena, anche perché il gruppo Arçelik non investe in maniera significativa sullo stabilimento da ormai 10 anni, mentre possiede stabilimenti in Polonia e Romania dove vengono prodotti frigoriferi. A Siena sono infatti oltre quindici anni che sono stati attivati gli ammortizzatori sociali e ad oggi sono 9 i giorni lavorativi di stop al mese;
il nuovo gruppo dovrebbe sviluppare, secondo le indiscrezioni stampa, un giro d'affari da 6 miliardi di euro. Arçelik acquisirà, infatti, tramite una nuova società, di cui deterrà il 75 per cento, tutti gli stabilimenti Whirlpool dell'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). Il restante 25 per cento resterà in capo a Whirlpool;
anche nell'incontro tra azienda, Governo e sindacati svolto al Ministero delle imprese e del made in Italy il 25 giugno 2024 non è emerso niente di nuovo: Beko non ha infatti fornito aggiornamenti in merito al piano industriale, sottolineando solo il calo degli ordinativi per quanto riguarda in particolare il sito di Siena;
secondo quanto riportano i media infatti «la produzione a Siena nel 2022 era stata di 424 mila pezzi, nel 2023 di 311 mila e la previsione nel 2024 è di 267 mila congelatori, ovvero il minimo storico. Di qui la richiesta dei sindacati di poter partecipare a un percorso che porterà alla costruzione in autunno del piano industriale. Tale richiesta sarebbe stata accolta da Beko Europe in modo gelido»;
Valerio Fabiani, consigliere per il lavoro e le crisi aziendali del Governatore della Toscana Eugenio Giani, ha dichiarato in merito: «Beko Europe si è limitata a fare una foto dell'esistente. Senza chiarire intenzioni e prospettive per i siti italiani. Non possiamo permetterci di navigare a vista. Specie in un comparto strategico come quello della produzione di elettrodomestici. E attendere il piano industriale che, ha chiarito l'azienda, arriverà in autunno. Per questo la regione Toscana propone un accordo quadro da sottoscrivere quanto prima in sede istituzionale con il Ministero delle imprese e del made in Italy, le regioni, i comuni, le organizzazioni sindacali e Beko per definire un percorso di avvicinamento al piano con alcuni chiari elementi di garanzia a tutela di lavoratori e siti. Servono intanto elementi di tutela e garanzia, il sito e già allo stremo e non può sopportare altri sacrifici»;
come è emerso anche in Parlamento nel corso della discussione della interrogazione parlamentare a risposta orale (atto numero 3-01215 del 21 maggio 2024) il Governo non ha ad oggi alcuna idea sul futuro degli stabilimenti italiani di Beko: l'unica opzione è l'attivazione del golden power senza però la certezza di cosa comporti concretamente tale misura –:
quali iniziative urgenti intendano attivare al fine di sostenere il rilancio degli stabilimenti di Beko Italia, ed in particolare del sito produttivo di Siena, garantendo la piena continuità occupazionale e se ritengano necessario sostenere la proposta della regione Toscana relativa alla sottoscrizione, citata in premessa, di un accordo quadro istituzionale tra enti locali, azienda, Governo e sindacati.
(5-02578)
Interrogazione a risposta scritta:
DONNO, TORTO, QUARTINI, FEDE e CAROTENUTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nelle fasi interlocutorie e preparatorie per la stesura del contratto nazionale di servizio tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la Rai, l'Ente Nazionale Sordi aveva formulato una serie di proposte, condivise con la Commissione di Vigilanza Rai e con la stessa maggioranza;
tali proposte riguardavano una serie di misure sull'implementazione dei servizi di informazione per le persone affette da sordità;
era stato proposto che le edizioni regionali del TG3 fossero tradotte tutte nella lingua italiana dei segni (LIS), non limitandosi, come avviene a oggi, a effettuare tale operazione solo per una edizione al giorno;
tale sistema, attualmente previsto dal contratto di servizio, è insufficiente a garantire un'informazione aggiornata (che è il motivo per cui il TG3 viene emanato in più edizioni, nel corso della giornata). D'altro canto, la traduzione in LIS e la sottotitolazione richiesta sono necessarie per garantire alle persone sorde una fruibilità pari a quella a disposizione di ogni cittadino;
era stato richiesto – fra le altre cose – anche di incrementare il numero delle edizioni al giorno di TG-LIS su tutti i canali Rai, di ampliare e sviluppare i servizi di interpretariato LIS e sottotitolazione per le edizioni di TG3 regionali;
nel dettaglio, era stato richiesto di migliorare il servizio di sottotitolazione per tutte le edizioni dei telegiornali TG di tutti i canali RAI, prevedendo la cosiddetta «doppia modalità» (sottotitolazione e servizio di interpretariato) per tutti i programmi in diretta, anche per compensare i difetti – soprattutto della sottotitolazione – dovuti alla simultaneità del servizio, in un'ottica di totale accessibilità alle informazioni. Si tratta, in molti casi, di richieste che, complici le possibilità tecnologiche, possono essere accolte e implementate senza particolari difficoltà;
nonostante tutto ciò, tali proposte non risultano essere state integrate nel nuovo contratto nazionale di servizio, che di fatto ricalca quello precedente. Si tratta, a parere dell'interrogante, di una discriminazione fra cittadini affetti da sordità ed altri. Discriminazione incomprensibile, alla luce della relativa semplicità di accogliere e rendere effettivo quanto chiesto ed al fatto che la proposte non avevano incontrato obiezioni particolari in fase negoziale –:
se sia informato di quanto sopra esposto in promessa, e quali iniziative intenda intraprendere al fine di promuovere una modifica del contratto di servizio, implementando e rendendo effettive le proposte presentate.
(4-03089)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
TRAVERSI, TORTO e QUARTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da notizie stampa si apprende di continui disagi e ritardi dei treni lungo le nostre linee ferroviarie, a testimonianza che ad oggi poco è stato fatto per prevenire un fenomeno che ormai appare assumere aspetto strutturale;
il Contratto di servizio attualmente in vigore è stato firmato il 19 gennaio 2017, in assegnazione diretta, e prevede una durata decennale, ovvero per tutta la durata dell'orario ferroviario 2026. Il Contratto, tra le altre cose, impegna Trenitalia ad avviare un processo di rinnovo della flotta;
non è ancora dato sapere se il Contratto di servizio universale sarà messo a gara o rinnovato per altri 5 anni;
nelle ultime settimane si ha notizia di pesanti disagi, come quello riguardante il guasto della Linea Direttissima del Freccia Rossa 9422 dello scorso 21 giugno, treno rimasto fermo per circa 3 ore. Inconveniente che il Ministro affrontò immediatamente e mediaticamente dichiarando di voler convocare i vertici del Gruppo FS;
risulta alla richiedente che la notte del 29 giugno 2024, e nell'intera giornata successiva del 30 giugno, circa 150 passeggeri (anziani, famiglie, bambini, persone con diversa abilità) sono rimasti coinvolti nella soppressione per guasto del treno InterCity notte 1963 Milano-Siracusa occorso nel pomeriggio del 29 giugno presso la stazione di Pavia;
solo dopo alcune ore i passeggeri venivano trasbordati su un InterCity Milano-Genova. All'arrivo a Genova in tarda serata alcuni passeggeri venivano riproiettati in alberghi, mentre la maggior parte ha invece passato l'intera notte in stazione, prima in sala d'aspetto, poi a bordo di un treno InterCity con posti a sedere messo a disposizione da Trenitalia che ha stazionato tutta notte, assistiti dal personale di Trenitalia;
gli stessi viaggiatori il mattino del 30 giugno 2024, con ben 14 ore di ritardo, ripartivano per Villa San Giovanni con un treno straordinario messo a disposizione da Trenitalia (treno 891) che arrivava alle 22:50 del 30 giugno alla Stazione di Villa San Giovanni con circa 14/15 ore di ritardo. Successivamente i viaggiatori venivano – a quanto appreso dagli stessi passeggeri – trasbordati sull'Aliscafo Villa San Giovanni Marittima-Messina Marittima ed infine con bus sostitutivi raggiungevano le destinazioni finali in Sicilia nel pieno della notte;
già con l'interrogazione n. 4-01247, presentata dalla senatrice Di Girolamo, sono state segnalate le forti criticità che interessano il trasporto ferroviario verso la Sicilia, chiedendo al Ministro di adoperarsi per procedere al potenziamento e all'efficientamento dello stesso –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti segnalati, specie per quanto riguarda i disagi che hanno interessato il treno InterCity notte Milano-Siracusa del 29 giugno 2024, con 150 passeggeri bloccati e giunti a destinazione dopo oltre 33 ore di viaggio;
se e come intenda giustificare la soppressione del predetto convoglio presso la stazione di Pavia;
se e quali interventi siano allo studio del Ministero affinché tali eventi non si ripetano, magari assegnando la stessa attenzione destinata ai convogli Freccia Rossa anche ai treni Intercity e Intercity Notte;
se non ritenga opportuno porre la massima attenzione all'assenza di collegamenti stabili tra Agrigento, Roma e Milano, attuando una politica di sovvenzione di Servizi veloci Agrigento-Catania Centrale (con fermate a Agrigento Bassa, Aragona, Canicattì, Caltanissetta Centrale, Caltanissetta Xirbi, Enna, Catenanuova, Catania Aeroporto Fontanarossa), in coincidenza nella medesima stazione con le 5 coppie di InterCity giorno e notte da e per Roma e Milano, visto che Agrigento sarà Capitale Europea nel 2025, anno del Giubileo;
se non ritenga opportuno avviare un tavolo di concertazione mirato allo sviluppo del servizio ferroviario in Sicilia, valutando tutte le alternative possibili allo sviluppo dell'intero sistema.
(3-01313)
Interrogazione a risposta scritta:
PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la direttiva (Ue) 2019/520 concernente l'interoperabilità dei sistemi di telepedaggio stradale recepita con il decreto legislativo 5 novembre 2021, n. 153 ha riconosciuto, nel paragrafo 12 dei considerata, che sistemi di pedaggio basati sul riconoscimento automatico delle targhe, come il videotolling, richiedono un maggior numero di verifiche manuali delle operazioni di pagamento dei pedaggi rispetto ai sistemi che si avvalgono dell'apparecchiatura di bordo e sono più adatti a settori di piccole dimensioni come i pedaggi urbani;
la medesima direttiva ha altresì riconosciuto che, attualmente, non sono disponibili norme tecniche condivise tali da garantire una massiccia diffusione dei sistemi di pedaggio basati sul videotolling, seppur questa tecnologia esista sin dagli anni Novanta;
l'unica esperienza di impiego del videotolling in Italia per l'esazione del pedaggio autostradale, ovvero il caso dell'Autostrada pedemontana lombarda, si è rivelata estremamente critica. Alla luce, infatti, dell'ingente quantità di insoluti derivanti da mancate letture delle targhe e/o truffe (contraffazione e clonazione delle targhe) il concessionario della menzionata autostrada ha deciso di introdurre anche il telepedaggio mediante tecnologia a radiocomunicazione quale ulteriore strumento per la riscossione. Tale scelta ha ridotto sensibilmente il numero di transazioni insolute;
presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è stato costituito, nel febbraio 2024, un tavolo di lavoro a cui partecipano Aetis (Associazione europea dei principali operatori del pedaggio) e Aiscat (Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori) al fine di definire un approccio condiviso per l'introduzione del videotolling sulla rete autostradale italiana e discuterne la governance. Dopo alcuni incontri preliminari, e dopo una prima riunione tecnica tenutasi a inizio giugno, i lavori del tavolo sono stati aggiornati a data da destinarsi;
martedì 2 luglio 2024, durante una conferenza stampa tenutasi presso il comune di Napoli, è stato annunciato il lancio del nuovo servizio di videotolling TargaGo di Autostrade per l'Italia S.p.A. che consentirà di pagare il pedaggio sulla tangenziale di Napoli tramite il riconoscimento della targa del veicolo. Questa iniziativa, mai condivisa nell'ambito dei lavori del menzionato tavolo tecnico, si colloca all'interno della nuova strategia di esazione del pedaggio 2025-2029 di Autostrade per l'Italia che prevede la diffusione del videotolling lungo tutte le proprie tratte autostradali a fronte del licenziamento di 800 casellanti entro il 2029;
non essendo mai state condivise né a livello europeo né tanto meno a livello nazionale specifiche tecniche idonee alla diffusione del videotolling, il servizio TargaGo si basa su tecnologie proprietarie, non conoscibili e mai adeguatamente testate come efficienti e sicure per gli utenti autostradali. Inoltre, non è noto che cosa inquadreranno le telecamere, il modo in cui saranno gestite le immagini, le tempistiche di conservazione, la responsabilità dei dati. Per di più, nella tangenziale di Napoli, il servizio verrà esercito nella medesima corsia riservata agli utenti servizio europeo di telepedaggio (Set) in aperta violazione delle previsioni della direttiva (UE) 2019/520 –:
in base a quali valutazioni e disposizioni sia stato autorizzato il suddetto servizio, che ad oggi risulta privo di standard tecnici unilateralmente riconosciuti, che non risulterebbe essere stato prima notificato alla Commissione europea, come invece stabilito all'articolo 22 della direttiva (UE) 2019/520;
quali azioni intenda attuare per tutelare la sicurezza autostradale e la privacy degli utenti rispetto all'avvio di un servizio di videotolling del tutto privo delle certificazioni di affidabilità che ad oggi sono obbligatorie per la commercializzazione dei sistemi di riscossione del pedaggio basati su on board unit;
se sarà consentito ad Autostrade per l'Italia S.p.A. di finanziare la futura diffusione del videotolling tramite un aumento delle tariffe autostradali traslando di fatto gli oneri infrastrutturali in capo agli utenti ovvero se gli investimenti necessari resteranno in capo al concessionario.
(4-03086)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
SCARPA, CUPERLO, DE LUCA, GIRELLI, IACONO, CASU, BOLDRINI, ROGGIANI, BAKKALI, MARINO, MALAVASI, ORFINI, BARBAGALLO, GUERRA, FURFARO, CIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, BERRUTO, TONI RICCIARDI, PROVENZANO, FORATTINI, GHIO, FERRARI, VACCARI, SERRACCHIANI, STUMPO, GRAZIANO, PORTA, LACARRA, FORNARO, STEFANAZZI, SIMIANI, UBALDO PAGANO, DE MICHELI, LAI, FASSINO, GNASSI, GRIBAUDO, CARÈ, CURTI, LAUS, MADIA, PICCOLOTTI, MARI, GRIMALDI, GHIRRA, DORI, ORRICO, AMATO e CASO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
si apprende a mezzo stampa di uno spiacevole episodio occorso nel pomeriggio del 27 giugno nella città di Trieste, mentre si svolgevano le attività del «G7 Istruzione». Proprio a causa di questa circostanza alcuni studenti facenti parte dell'associazione Rete degli Studenti Medi hanno organizzato una manifestazione pacifica, assieme al sindacato dei lavoratori CGIL;
al termine del presidio, alcuni manifestanti sono stati fermati da agenti di polizia in borghese e invitati a lasciare la città, senza addurre alcuna motivazione valida: agli studenti non è stato consentito nemmeno il permanere negli spazi di esercizi commerciali privati, al fine di consumare un pasto, perché la richiesta di allontanamento si è fatta insistente, tanto da provocare l'effettivo allontanamento dalla città, scortati dagli agenti fino all'ingresso dell'autostrada;
la risposta della questura riportata sulla stampa, e da essa sollecitata, non solo non sembra soddisfacente, ma non si confà ad un'istituzione di un Paese democratico, dal momento che si è difesa sostenendo di aver avuto un atteggiamento costruttivo poiché i manifestanti non sono stati portati in questura: il tratto inquietante è che non è chiara la ragione per cui avrebbero dovuto essere condotti in questura;
a giudizio degli interroganti è evidente vi sia stato un abuso da parte delle forze dell'ordine, che non avevano alcuna facoltà né alcun diritto di allontanare i manifestanti, tra cui alcuni risulterebbero minorenni, dall'intera città di Trieste: essi avevano manifestato pacificamente e non erano stati causa di alcun disordine, il che rende ancora più spregiudicata e immotivata l'azione degli agenti –:
se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto successo e se sia intenzionato a svolgere degli accertamenti sull'operato ad avviso degli interroganti opaco della questura, che mai in un Paese democratico dovrebbe avere l'autorità di allontanare dall'intero territorio cittadino degli studenti che manifestano pacificamente il proprio dissenso, essendo un'azione inammissibile e incompatibile con i principi sanciti dalla Costituzione italiana.
(3-01315)
Interrogazioni a risposta scritta:
LACARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi mesi si registra un preoccupante aumento di reati e crimini vari commessi nell'area del nord-barese, che interessa anche la città di Bitonto con le sue frazioni di Palombaio e Mariotto in un territorio di ben 174 chilometri quadrati;
gli organi di stampa locali e nazionali documentano episodi violenti e preoccupanti;
si segnalano, altresì, diversi episodi di esplosione di colpi d'arma da fuoco, anche in pieno centro e nelle ore diurne;
nella notte tra il 14 e il 15 giugno 2024 un bancomat sito nel pieno centro cittadino è stato preso d'assalto con dell'esplosivo;
nella notte tra il 25 e il 26 giugno 2024, un nuovo analogo tentativo, ancora una volta eseguito con l'ausilio di materiale esplosivo, è fallito causando il ferimento grave di due componenti della banda; nella serata del 2 luglio 2024 si è verificata l'esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco tra via Crocifisso e via Stellacci. Quest'ultima, peraltro, è avvenuta attorno alle ore 19.45, mentre le sopracitate arterie stradali erano interessate dalla circolazione di cittadini e famiglie;
a ciò si sommano i numerosissimi casi di furto d'auto e rapine a esercizi commerciali e imprese agricole;
l'ultimo report della Direzione investigativa antimafia, di recente pubblicazione e relativa al primo semestre 2023, conferma la presenza nella città di Bitonto di alcuni noti clan criminali in lotta tra loro per il controllo del mercato della droga, alcuni dei quali continuano «a manifestare forti mire espansionistiche» nell'area –:
se e quali iniziative intenda intraprendere per sostenere l'amministrazione locale, impegnata con le realtà sociali del territorio, le associazioni, le parrocchie, le varie agenzie formative e tanti comuni cittadini a far fronte a questa allarmante escalation di episodi criminali, e garantire alla comunità bitontina una maggiore sicurezza e tutela dell'ordine pubblico, anche mediante un concreto, immediato e corposo rafforzamento dei presidi di polizia.
(4-03085)
ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il collaboratore di giustizia Bonaventura ha recentemente ricevuto serie minacce di morte rivolte a lui e alla sua famiglia, come riportato dal «Quotidiano del Sud» in data 22 giugno 2024;
il suddetto collaboratore di giustizia, tale da quasi 18 anni ed interrogato da 16 procure tra le quali le due straniere di Stoccarda e Duisburg, è impegnato da anni nella lotta contro la criminalità organizzata, con particolare riferimento alla 'ndrangheta, e svolge un importante lavoro di sensibilizzazione e informazione tra i giovani e i cittadini e le cittadine di Crotone, della Calabria, dell'Italia tutta, lavoro esteso anche in Europa, per esempio con l'associazione antimafia tedesca mafia nein danke della quale è socio e a livello internazionale;
assieme alla moglie il Bonaventura ha costituito l'associazione antimafia sostenitori dei collaboratori e testimoni di giustizia, che in Europa difende l'importanza dei collaboratori di giustizia, delle denunce e delle intercettazioni, strumenti essenziali nella lotta alle mafie; assieme al figlio il progetto giovanile di cultura antimafiosa, Striscialantimafia;
l'assenza di supporto e solidarietà da parte delle istituzioni e delle organizzazioni antimafia rischia di isolare ulteriormente chi contro la mafia lotta, alimentando un clima di indifferenza che favorisce la criminalità organizzata –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali iniziative intenda intraprendere per garantire la sicurezza e la protezione del collaboratore di giustizia Bonaventura e della sua famiglia, alla luce delle nuove e recenti minacce ricevute;
quali misure siano previste per incoraggiare e sostenere pubblicamente chiunque sia impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e riconoscimento pubblico del suo operato;
se non ritenga opportuno avviare un'indagine amministrativa per verificare l'efficacia delle misure di protezione attualmente in atto per i collaboratori di giustizia, e se necessario, migliorarle, considerato anche come, proprio in questo periodo, assurdamente, sia stata al figlio addirittura revocata la protezione;
se non ritenga di dover promuovere, in collaborazione con le autorità locali e le associazioni antimafia, iniziative volte a rafforzare la rete di sostegno e solidarietà attorno ai collaboratori di giustizia e alle loro famiglie, al fine di contrastare l'indifferenza e l'isolamento sociale che possono favorire l'azione della criminalità organizzata, soprattutto contro i collaboratori stessi.
(4-03087)
LA SALANDRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
si segnala una vicenda che presenta per l'interrogante di palesi illegittimità che sta interessando la composizione della giunta comunale guidata dal sindaco, dottor Francesco Bonito, a Cerignola, in provincia di Foggia;
in data 29 aprile 2024 Rossella Bruno ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di assessore dalla giunta comunale;
da quel giorno il primo cittadino non ha provveduto a riequilibrare i rapporti di genere all'interno dell'Esecutivo, in palese violazione dell'articolo 1, comma 137, legge n. 56 del 2014, il quale prevede espressamente che «Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico»;
dopo le dimissioni dell'assessore Rossella Bruno, pertanto, la giunta siede con 5 uomini e 2 donne a cui va aggiunto il sindaco Francesco Bonito. Non si garantisce il 40 per cento di quota di genere ed ogni determinazione dell'Esecutivo cittadino potrebbe avere profili di illegittimità;
in data 8 maggio 2024 il sindaco ha rilasciato un comunicato del seguente tenore: «con la segretaria generale dell'Ente, abbiamo valutato i potenziali effetti del temporaneo mancato rispetto della norma sulla parità di genere relativamente alla composizione della Giunta comunale e ci siamo assunti la responsabilità di non bloccare il buon governo della città in applicazione del principio della continuità amministrativa. Siamo convinti che la legittimità delle delibere non sia in discussione; in ogni caso, il riequilibrio di genere all'interno della Giunta sarà presto ristabilito, eliminando così eventuali motivi di contenzioso», dal quale si evince un'interpretazione del tutto personale;
su richiesta dei segretari cittadini di Fratelli d'Italia (Gianvito Casarella) e di Forza Italia (Carlo Dercole), in data il 9 maggio 2024 la consigliera di parità della regione Puglia, dottoressa Lella Ruccia, inviava una missiva nella quale intimava all'amministrazione di procedere al ripristino della quota rosa prevista per legge (che ad oggi si attesta al 28 per cento), smentendo, nei fatti, l'impostazione della pubblica amministrazione sul tema, precisando che: «Né vale invocare presunte questioni di continuità di azione amministrativa atteso che la legge si riferisce alla corretta composizione dell'organo di giunta e non alle eventuali funzionalità»;
ad oggi, nonostante la palese violazione della norma succitata che rende la stessa giunta «strutturalmente» illegittima, la stessa continua a produrre atti che all'interrogante si appalesano illegittimi con potenziale pericolo per il corretto e buon governo della cosa pubblica;
il mancato ripristino della quota di genere non trova alcuna oggettiva giustificazione se non in contrasti di natura strettamente politica tra le varie forze di maggioranza, tali da rendere problematica la scelta di un nuovo elemento che pur ripristinerebbe l'osservanza delle quote di genere;
di tale situazione, il 16 maggio 2024 è stato anche informato, da parte del capogruppo consiliare di Fratelli d'Italia, l'avvocato Nicola Netti, il prefetto di Foggia, dottor Maurizio Valiante: nessuna risposta sin qui è prevenuta al capogruppo consiliare che il 24 giugno 2024 ha invano reiterato la richiesta di intervento prefettizio –:
se si condivida l'interpretazione della normativa data dal sindaco di Cerignola, Francesco Bonito e risultante dal comunicato richiamato in premessa, o se in alternativa si ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sia ripristinata una composizione della giunta comunale rispettosa della disciplina sulla quota di genere, anche al fine di evitare irregolarità nello svolgimento dell'azione amministrativa.
(4-03090)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto si apprende da alcune testate giornalistiche alcuni dipendenti della rete Euronics in un negozio di Roma, a Casal del Marmo, sarebbero stati licenziati in tronco con un messaggio su WhatsApp, durante l'orario di lavoro, con l'invito ad abbandonarlo immediatamente;
l'accaduto sarebbe successo a quattro dipendenti della Nova Casale Srl, una delle aziende che impiega i lavoratori all'interno degli store Euronics;
il messaggio WhatsApp, contenente una lettera di poche righe firmata dall'amministratore unico della Nova Casale Srl, è lapidario: «Il suo rapporto di lavoro cessa contestualmente con la ricezione della presente, con suo esonero dal prescritto periodo di preavviso, in luogo del quale le sarà erogata la corrispondente indennità sostitutiva». La conclusione, prima dei «migliori saluti», è questa: «La invitiamo a restituire senza dilazione ogni bene aziendale che fosse ancora in suo possesso»;
questa modalità viene confermata dalle sigle sindacali che si stanno occupando della vertenza, esplosa ormai da settimane. Come emerso pochi giorni fa, Fisascat Cisl e Filcams Cgil stanno denunciando un piano di licenziamenti da parte delle società che hanno in licenza il marchio Euronics Italia Spa, che coinvolgerebbe potenzialmente 600 lavoratrici e lavoratori soprattutto tra Roma e Frosinone;
secondo quanto spiegato da Fabrizio Pilotti di Filcams Cgil Roma e Lazio: «ci aspettiamo circa 30 licenziamenti anche su Frosinone, da parte questa volta di Kus Srl», dice il sindacalista. Che prosegue: «Le aziende a marchio Euronics rifiutano ogni tipo di confronto, perché non ci considerano rappresentativi. Hanno infatti tutte firmato il contratto collettivo con Cisal». Un contratto che, spiega Giulia Falcucci di Fisascat Cisl, «dall'eliminazione della quattordicesima alle malattie pagate meno, prevede meno tutele rispetto al contratto del commercio»;
la crisi, comunque, non sarebbe limitata a Roma e Frosinone e nemmeno solo al Lazio, data la presenza di punti vendita in Lombardia. Secondo quanto si apprende da fonti sindacali, lavoratrici e lavoratori sono in attesa di comunicazioni di licenziamento anche a Rieti e Pomezia. Un altro punto vendita romano che ha chiuso è a via Isacco Newton, in zona Portuense –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intendano intraprendere per scongiurare la chiusura dei punti vendita e per la salvaguardia dei posti di lavoro.
(5-02572)
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
a Pietrasanta, in provincia di Lucca, il 1° luglio 2024 un operaio di 32 anni è morto nel ribaltamento del trattore che stava guidando;
l'operaio si chiamava Federico Nappi e lavorava per una cooperativa di giardinaggio. Il mezzo sul quale stava tornando dopo una mattinata passata a lavoro si è ribaltato su una discesa ripida;
nonostante gli immediati i soccorsi, l'operaio è spirato in strada. L'operaio era socio-lavoratore di una ditta incaricata dal comune di eseguire interventi di manutenzione del verde in centro storico. L'incidente è avvenuto fuori dall'area di cantiere. Sul posto anche gli operatori della Prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro dell'Azienda Usl Toscana Nord Ovest –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per fermare la strage di morti sul lavoro in atto nel nostro Paese.
(5-02573)
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
a quasi un anno dalla tragedia di Brandizzo, costata la vita a cinque operai che stavano lavorando vicino alla stazione, un altro incidente mortale si è verificato il 2 luglio mattina lungo i binari a Meina, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, in provincia di Novara;
Carlo Maletta, geometra di 56 anni, di Cercino, in provincia di Sondrio, è morto schiacciato da un carrello in movimento nel cantiere che si trova lungo la tratta che collega la piccola cittadina con Arona, sulla linea per Milano. Una tratta interessata da diversi lavori di riqualificazione in questi mesi e per questo chiusa dal 9 giugno 2024 al traffico dei convogli;
secondo la ricostruzione della polizia ferroviaria, intervenuta sul posto, l'uomo sarebbe stato investito dal mezzo che stava uscendo dalla galleria. Era stato utilizzato poco prima per trasportare gli strumenti da lavoro che servivano per abbassare il piano dei binari e consentire così l'attraversamento tunnel da parte dei treni merci che quotidianamente usano la tratta per i trasporti;
il cantiere, che si trova all'ingresso Nord della galleria che passa sotto Villa Faraggiana, è stato affidato da Rfi a una impresa di Milano, la Luigi Notari spa, che ha subappaltato parte degli interventi a un raggruppamento di imprese che ha come capogruppo la Quadrio Gaetano Costruzioni spa di Morbegno, in provincia di Sondrio;
a Meina, subito dopo l'incidente, è arrivato il personale del 118, avvisato dagli altri operai che hanno assistito alla tragedia e cercato di prestare i primi soccorsi. Ma ogni tentativo di rianimare il geometra è stato vano. Per lui non c'è stato più nulla da fare;
la procura di Novara ha aperto un'inchiesta: dovrà chiarire le cause dell'incidente e capire se Maletta stesse lavorando in condizioni di sicurezza quando il mezzo era in movimento e se fosse stato avvertito della sua uscita dalla galleria –:
quali iniziative urgenti intendano intraprendere i Ministri interrogati per fronteggiare le morti sul lavoro, in particolare nel settore ferroviario;
se il Governo non intenda adottare iniziative urgenti al fine di contrastare il fenomeno del sub-appalto, oramai esclusivamente utilizzato nell'ottica del contenimento dei costi, finalizzato alla massimizzazione dei profitti da parte delle imprese, tralasciando quindi gli investimenti sulla sicurezza nel lavoro.
(5-02577)
SALUTE
Interrogazioni a risposta orale:
MULÈ. — Al Ministro della salute, al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la legge 4 agosto del 2021, numero 116, recante «Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici» prevede e disciplina un programma pluriennale per la diffusione e l'utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici; la normativa impone la realizzazione di campagne di sensibilizzazione per la diffusione consapevole della «cultura del primo soccorso», rendendo obbligatorie iniziative di formazione di tecniche di rianimazione cardiopolmonare, dell'uso del defibrillatore semiautomatico e automatico esterno e della disostruzione delle vie aeree da corpo estraneo;
nonostante la normativa in oggetto sia in vigore da diversi anni non è completamente applicata per la mancanza di diversi decreti attuativi; con la conseguenza che in molti luoghi pubblici – dove i defibrillatori sarebbero obbligatori – non sono ancora installati. È il caso dell'obbligo imposto alle società sportive – anche dilettantistiche – di dotarsi di defibrillatori; obbligo non sempre rispettato che – purtroppo – ha portato alla morte diversi giovani che, se tempestivamente defibrillati avrebbero potuto salvarsi e invece hanno perso la vita in campo. Così come successo a Matteo Pietrosanti, morto a soli 15 anni sul campo di calcio. Per questa triste vicenda – nonostante siano trascorsi due anni dalla morte del giovane Matteo – pende un procedimento per omicidio colposo davanti al tribunale di Latina –:
quale sia lo stato di attuazione della normativa di cui in premessa e se il Ministro della salute intenda procedere all'adozione di tutti i decreti attuativi – così come previsto ex lege – al fine di rendere finalmente operativa fa disciplina;
quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo intendano promuovere per far sì che, in particolare in ambito sportivo, data anche la diffusa presenza di giovani in tale contesto, sia garantita la più efficace e tempestiva assistenza, in maniera tale che casi di così rilevante gravità non debbano più ripetersi.
(3-01314)
CIOCCHETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
In Italia, i dispositivi medici che vengono acquistati dal Servizio sanitario nazionale devono essere registrati nel cosiddetto repertorio dei dispositivi medici. Le informazioni necessarie per l'iscrizione nel repertorio vengono fornite dai fabbricanti, mandatari o delegati, i quali si assumono la piena responsabilità delle dichiarazioni rese;
è pratica diffusa ritenere erroneamente che la semplice verifica della registrazione del dispositivo medico nel repertorio nazionale garantisca all'ente acquirente l'efficacia e la sicurezza del dispositivo in conformità alla normativa vigente. Tuttavia, la registrazione nel repertorio non costituisce alcuna forma di approvazione da parte del Ministero della salute, il quale effettua un controllo documentale meramente formale;
il decreto legislativo n. 46 del 1997 e successive modifiche e integrazioni prevede che la direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico possa, in qualsiasi momento, effettuare verifiche sulle dichiarazioni presentate e sui dispositivi medici notificati;
in base alla classe di appartenenza del dispositivo medico, la normativa richiede l'intervento di un organismo notificato (On) che rilasci la certificazione di conformità alle norme tecniche armonizzate europee o internazionali. Le norme tecniche armonizzate sono specifiche tecniche ritenute sufficienti a dimostrare la conformità ai requisiti previsti dalla legislazione dell'Unione europea e vengono elaborate dal Comitato europeo di normazione (Cen);
per dimostrare la conformità alle norme tecniche, la metodologia sperimentale prevista deve essere rigorosamente applicata dall'organismo notificato. In caso contrario, la validità della certificazione risulterebbe compromessa;
il nuovo regolamento europeo n. 2017/745 (Mdr), che sostituisce la direttiva 93/42/CEE recepita nel decreto sopra citato, ha elevato significativamente gli standard di qualità e ha istituito una banca dati europea dei dispositivi medici disponibili sul mercato dell'Unione europea, nota come Eudamed. Sebbene Eudamed non sia ancora pienamente operativa, mantiene comunque la strutturale i criteri generali del repertorio italiano, migliorando la condivisione delle informazioni –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato voglia intraprendere per garantire che la registrazione nel Repertorio nazionale dei dispositivi medici non venga erroneamente considerata come una certificazione di efficacia e sicurezza da parte del Ministero della salute;
se siano stati effettuati controlli sui dispositivi medici attualmente registrati nel repertorio per verificarne la conformità e se siano stati riscontrati casi di non conformità;
quali misure intenda adottare per assicurare che gli organismi notificati applichino rigorosamente le metodologie sperimentali previste dalle norme tecniche armonizzate;
se sia stata considerata la possibilità di rendere obbligatoria una valutazione indipendente della sicurezza e dell'efficacia dei dispositivi medici da parte di enti accreditati, oltre alla semplice registrazione nel repertorio.
(3-01316)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GIRELLI e ROGGIANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa risulta che da tempo il sistema d'invio delle ricette elettroniche dematerializzate in Lombardia (Sistema informativo socio sanitario – SISS) sta presentando frequenti anomali malfunzionamenti, con frequenti blocchi totali del sistema;
questi disservizi hanno gravi ripercussioni sul lavoro dei medici di medicina generale e sui pediatri di libera scelta, oltre che causare gravi disagi ai pazienti, costretti ad andare negli studi medici a ritirare le ricette che di solito ricevono via e-mail;
al riguardo sono intervenuti gli ordini provinciali lombardi, sottolineando che i recenti disservizi sembra riguardino non solo il sistema regionale lombardo ma anche i sistemi nazionali che fanno capo a Sogei e al Ministero dell'economia, esprimendo legittimamente preoccupazione per quanto potrà accadere dopo l'attivazione del Fascicolo Sanitario 2.0, a livello nazionale, cui dovrà essere garantito sia la sicurezza ma anche la piena affidabilità funzionale;
si deve tenere presente che, come osservano ancora gli ordini provinciali, quando si attiva un servizio digitalizzato, il suo malfunzionamento comporta conseguenze più gravi per i cittadini di quanto non accadrebbe se il servizio non fosse attivato. L'organizzazione di tutte le attività, infatti, si regola immediatamente sul nuovo sistema e su strumenti pervasivi e che cambiano irreversibilmente la situazione precedente. Il malfunzionamento del sistema, quindi, si ripercuote su tutte le attività dei medici, mandando in crisi la normale attività di laboratorio;
va ricordato che nel PNRR sono stati stanziati oltre 15 miliardi di euro per innovazione e ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale. Si tratta di risorse attribuite alle regioni per il potenziamento dei servizi sopra ricordati. A metà del cammino non possono essere accettati disservizi tanto gravi e costanti –:
se ai Ministri interrogati consti quanto sopra esposto e cosa intendano fare, per quanto di loro competenza ed anche in accordo con la regione Lombardia, per risolvere in tempi rapidi una situazione inaccettabile che rende difficile il già complesso lavoro dei medici e ha pesanti ripercussioni sulla vita dei cittadini, in particolare di quelli più fragili.
(5-02579)
GIRELLI, SIMIANI e ROGGIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'Università Ambrosiana è un istituto privato non riconosciuto dal Ministero dell'università e della ricerca che svolge corsi e master a pagamento;
inoltre, detto istituto sostiene tesi relative ad adolescenza, fine vita, omosessualità, che quantomeno appaiono discutibili e che certamente non sono validate dalle autorità scientifiche nazionali e mondiali;
questo dato viene confermato, ovviamente in senso polemico, dal citato istituto che nella presentazione di un convegno tenutosi il 1° giugno 2024 ammetteva che la formazione dei medici alla medicina centrata sulla persona e l'adolescentologia, non è ancora applicato nei curriculum, formativi pre e post laurea e nella sanità (...);
le tesi che vengono espresse, relative alla «medicina della persona» o sulla «adolescentologia», come detto, non hanno alcun riconoscimento ufficiale ed appaiono anzi pericolose per la salute delle persone che si dovessero affidare a questi metodi;
nonostante questo, risulta che il Ministro interrogato abbia inviato, in occasione del citato convegno del 1° giugno 2024, un messaggio al direttore dell'istituto nel quale, tra l'altro, si leggerebbe che «La medicina centrata sulla persona rappresenta un paradigma innovativo che pone al centro l'individuo, con le sue esigenze, i suoi valori e la sua storia personale. Questo approccio è particolarmente importante per gli adolescenti, che si trovano ad affrontare sfide e opportunità nuove e spesso 4 articolate»;
se confermato, questo messaggio non potrebbe che destare preoccupazione proprio perché nessun riconoscimento scientifico è stato dato alle tesi sostenute dall'istituto citato –:
se il Ministro interrogato intenda confermare quanto sopra esposto e se intenda spiegare per quale motivo abbia deciso di fornire un riconoscimento ad un'iniziativa che sostiene tesi non riconosciute dalle autorità scientifiche.
(5-02582)
Interrogazione a risposta scritta:
SERGIO COSTA, AMATO, CAROTENUTO, DI LAURO, CHERCHI e CARAMIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
a seguito dei ricorsi della Lega Anti Vivisezione, il TAR Lazio, con ordinanze nn. 02817, 02818 e 02819 del 26 giugno 2024 ha sospeso per 6 mesi le autorizzazioni rilasciate dal Ministero della salute alla società Aptuit Verona riguardanti tre progetti di sperimentazione che coinvolgono circa 2.000 cani beagle;
il 2 luglio 2024 il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Aptuit;
il TAR, nelle ordinanze di sospensione delle autorizzazioni, afferma che «appaiono sussistere gravi illegittimità in relazione alla modalità di detenzione dei cani nonché in relazione alla qualificazione del dolore, alla classificazione delle procedure e alla pratica del riutilizzo» e che «per l'articolo 9 della Costituzione e per l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea è necessario assicurare il benessere degli animali»;
in materia di detenzione dei cani, qualificazione del dolore, classificazione delle procedure e pratica del riutilizzo, nell'ambito delle autorizzazioni nn. 797 e 795 2019 e n. 15 del 2020 il Consiglio superiore di sanità (concedeva deroghe non previste dalla legge in materia di detenzione dei cani;
uno dei progetti di ricerca autorizza l'impiego di 1.600 cani in 5 anni;
la procura della Repubblica di Verona ad ottobre 2021 ha disposto accertamenti che hanno portato al sequestro di 9 cani beagle, di tutte le scimmie marmoset presenti al momento dell'ispezione e di 7 macachi di Giava, oltre all'apertura delle relative indagini;
stando alle risultanze delle indagini preliminari della procura di Verona, Aptuit non avrebbe rispettato i criteri minimi di gestione degli animali previsti dal decreto legislativo 26 del 2014 e dal codice penale, arrecando così gravi danni agli animali;
ad aprile 2024 la procura della Repubblica ha concluso le indagini preliminari a carico della Aptuit Verona;
attualmente risulterebbe essere stato emesso decreto di citazione per la violazione degli articoli 544-bis e 544-ter a carico di alcuni funzionari dell'Azienda;
dal 2021 a oggi risultano quattro ispezioni da parte del Ministero della salute e numerose ispezioni da parte della ULSS di Verona che non hanno portato in luce «le gravi illegittimità» rilevate dal TAR Lazio;
secondo l'Arena di Verona del 28 giugno 2024, Aptuit ha dichiarato che «le ispezioni settimanali (...) non hanno mai rilevato irregolarità.»;
anche nel caso della multinazionale GreenHill, i cui vertici sono stati condannati per maltrattamento e uccisione di beagle, vi erano state numerose ispezioni precedenti all'inchiesta che non avevano rilevato irregolarità –:
se abbia avviato o intenda avviare verifiche, per quanto di competenza, circa la concessione delle autorizzazioni ministeriali poi sospese dal TAR e le deroghe concesse;
se intenda garantire adeguati controlli per la verifica del benessere degli animali detenuti negli stabulari della Aptuit;
quali verifiche intenda predisporre sugli animali nell'azienda a fine procedura sia per scongiurarne il riutilizzo contra legem sia per appurarne la dismissione e adozione prevista dal decreto legislativo n. 26 del 2014, attuativo della direttiva 2010/63/UE;
quali iniziative di competenza voglia realizzare affinché i cani impiegati nei sospesi progetti non siano utilizzati in altri esperimenti;
quanti cani beagle impiegati da Aptuit nel periodo 2019-2024 siano stati sottoposti ai programmi di riabilitazione previsti dall'articolo 6 del decreto ministeriale 31 dicembre 2021 «Individuazione dei requisiti per le attività di reinserimento e reintroduzione degli animali utilizzati per fini scientifici.» e quanti cani siano stati reinseriti ai sensi dell'articolo 3 del medesimo decreto ministeriale;
se intenda istituire una commissione ministeriale di revisione delle autorizzazioni per la sperimentazione sugli animali concesse all'azienda Aptuit, composta da personale competente e imparziale, comprendendo gli aspetti etologici;
se intenda modificare la composizione del comitato nazionale per la protezione degli animali usati a fini scientifici, inserendovi un medico veterinario comportamentalista e un rappresentante scelto dalle associazioni per la tutela degli animali.
(4-03088)
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento)
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Loizzo n. 4-02514 del 15 marzo 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02571.