XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
il 13 gennaio 2024 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge n. 2 del 2024 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del continente africano;
l'articolo 5 del suddetto decreto-legge prevede che entro il 30 giugno di ciascun anno, il Governo trasmetta alle Camere una relazione sullo stato di attuazione del Piano, previa approvazione da parte della Cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio, che indichi le misure volte a migliorare l'attuazione del «Piano Mattei» e ad accrescere l'efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti;
già dall'insediamento del suo Governo, la Presidente Meloni ha parlato in molti consessi, sia istituzionali che pubblici, e, in particolare, nell'ambito della relazione illustrativa allegata al disegno di legge di conversione, del «Piano Mattei» come di un «piano che persegue la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, mediante la promozione di uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza»;
a dire il vero, non vi è stata occasione internazionale o europea nella quale la Premier non abbia citato l'importanza del «Piano Mattei», non solo nelle relazioni bilaterali dell'Italia, ma anche come nuovo modello di partenariato da esportare in Europa;
nel gennaio 2024 è stata indetta una conferenza «Italia-Africa», alla quale hanno partecipato 25 Paesi africani e durante la quale, ancora una volta, il «Piano Mattei» è stato evocato e sponsorizzato;
a tutt'oggi però, del «Piano Mattei» nessuno ha davvero contezza, né tanto meno il Parlamento, poiché non è stata mai esplicata alcuna policy, alcun apposito fondo, alcun prospetto, alcuna direttrice di visione strategica e geopolitica, se non progetti vari in pochi paesi e anche di esiguo impegno economico e politico;
eppure, il «Piano Mattei» è stato più volte presentato come una nuova direttrice della politica estera italiana nei rapporti con il continente africano, che quindi, a maggior ragione, avrebbe dovuto essere oggetto di un approfondito confronto parlamentare e politico, sul merito, le priorità, le finalità e sulle modalità di conseguimento degli obiettivi, in un'ottica di condivisione degli indirizzi di politica estera del Paese;
ad inizio anno, il Parlamento ha dovuto deliberare in tutta fretta e con «urgenza» il decreto-legge recante «disposizioni urgenti per il Piano Mattei», seppur il testo del decreto-legge contenesse solo l'istituzione e l'organizzazione di una cabina di regia presso Palazzo Chigi del piano: nessuna illustrazione dei contenuti del piano, nessuna risorsa stanziata per le politiche di attuazione del Piano, una scatola vuota che comunque Governo ha ritenuto di far approvare alle Camere con la decretazione di urgenza; un decreto dal contenuto puramente ordinamentale, organizzativo, nel quale sono state stanziate risorse atte solo al funzionamento della struttura stessa, che è stata anche sottratta al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, suo Ministero naturale, per accentrare l'ennesima cabina di regia a Palazzo Chigi, come prima accaduto con il PNRR spostato di fatto dal Ministero dell'economia e finanze;
in sede di esame del suddetto decreto, il Vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Cirielli ha affermato che si era scelto di utilizzare la decretazione di urgenza «perché era necessario uno strumento rapido dal punto di vista della straordinaria necessità ed urgenza dettata anche dalla Conferenza Italia-Africa, che rappresenta l'elemento centrale della costituzione e dei contenuti, come ho detto, del "Piano Mattei". Quindi non è una scatola vuota, è tutto quello che ho detto e noi lo riempiremo di contenuti.»;
il 9 gennaio 2024, per tutti i mesi a venire, è sempre stato detto che il «Piano Mattei» sarebbe stato «svelato» nella relazione prevista dalla legge alle Camere: ebbene questa relazione sarebbe dovuta essere prodotta entro il 30 giugno 2024, ma non ve ne è traccia. C'è un'unità di missione, ma non ci sono risorse, non ci sono investimenti e non c'è un approccio strategico insieme all'Europa verso l'Africa, volti a migliorare l'attuazione del «Piano Mattei» e ad accrescere l'efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti;
non vi è traccia di ciò dopo mesi di roboanti proclami, di annunci, di propaganda, di convocazione di summit con tanto di delegazioni africane presenti a Roma e di un decreto-legge che istituisce un'unità di missione che gestisce il fantomatico «Piano Mattei» –:
quando il Governo intenda ottemperare alla normativa dallo stesso prevista e rendere noti finalmente al Parlamento i contenuti del «Piano Mattei».
(2-00413) «Braga, Provenzano, Amendola, Quartapelle Procopio, Boldrini, Porta».
Interrogazioni a risposta scritta:
VOLPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 36 del 1994 (legge Galli) e successive modificazioni, ha avviato la riforma dei servizi idrici in Italia con l'obiettivo di realizzare la gestione integrata dell'intero ciclo dell'acqua, prevedendo che tale gestione fosse affidata ad un unico soggetto riconoscendo quest'ultimo nell'ambito territoriale ottimale (Ato) identificato dalle regioni;
la regione Lazio, con la legge regionale del 22 gennaio 1996 n. 6, ha stabilito le modalità per l'organizzazione e la gestione del Servizio idrico integrato;
in particolare, ha individuato cinque Ato denominati: Lazio Nord-Viterbo n. 1, Lazio Centrale-Roma n. 2 che comprende ben 94 comuni, Lazio Centrale-Rieti n. 3, Lazio Meridionale-Latina n. 4 e Lazio Meridionale-Frosinone n. 5.
il 9 luglio 1997 i comuni dell'Ato 2 hanno sottoscritto la convenzione di cooperazione al fine di coordinarsi per organizzare il servizio idrico integrato;
il 1° giugno 2021 i comuni sottoscrittori della convenzione di Cooperazione, hanno identificato in Acea Ato2 s.p.a. il soggetto affidatario della gestione del servizio idrico integrato;
con decreto del 17 novembre 2010 il Presidente del Consiglio ha dichiarato lo stato di emergenza in relazione all'elevata concentrazione di arsenico nelle acque destinate ad uso umano in alcuni territori del Lazio;
il 14 marzo 2011 con un decreto del presidente della regione Lazio è stata prevista, per il comune di Lanuvio, la costruzione del nuovo serbatoio Carlo Fontana, relativi collegamenti ed impianto di potabilizzazione;
nella relazione sulla gestione del 2020 redatta da Acea Ato2 il nuovo serbatoio Carlo Fontana viene inserito tra i lavori in corso. Dalla relazione si evince che il ritardo sia dovuto allo stralcio delle opere del serbatoio non eseguibili per problematiche archeologiche;
nel febbraio 2024 all'interno della 2a relazione della Cabina di regia della commissione straordinaria nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, il serbatoio Carlo Fontana di Lanuvio è inserito tra gli interventi considerati prioritari;
il 27 giugno 2024 l'Acea Ato2 comunica che è stato depositato un nuovo progetto per il serbatoio Carlo Fontana;
nel giugno 2024 a Lanuvio si sono verificate numerose interruzioni del servizio idrico: in particolare hanno recato maggiore disagio quelle avvenute il 21 giugno e il 29 giugno 2024. Entrambe queste giornate si sono rivelate le più calde raggiungendo rispettivamente i 36° e i 33° di massima, temperature ben al di sopra delle massime stimate per la media del periodo che normalmente non superano i 29°;
in qualità di sindaco di Lanuvio, l'interrogante ha richiesto per le vie brevi e tramite email ufficiale da parte dell'amministrazione comunale spiegazioni del continuo disservizio e un immediato intervento strutturale per evitarne il ripresentarsi;
la realtà territoriale sopra esposta può essere ampliata a gran parte del territorio nazionale che nei mesi più caldi è interessato da grandi crisi idriche: secondo i dati raccolti dagli osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici e elaborati da Ispra, infatti, solo i tre distretti settentrionali si trovano in una situazione normale, ossia scenario non critico –:
se il Governo sia a conoscenza della situazione idrica esposta e quali siano gli intendimenti in merito;
se il Governo non ritenga opportuno valutare la possibilità di farsi promotore, nell'ambito della cabina di regia della Commissione straordinaria nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica di un coordinamento tra le regioni e gli enti di Governo dell'ambito, al fine di attenzionare il problema della regione Lazio esposto in premessa, anche con riguardo alle società pubbliche che gestiscono il Servizio idrico integrato in altre regioni d'Italia;
se ritenga di attivarsi, anche per il tramite del Commissario straordinario per la scarsità idrica per accertarsi del corretto svolgimento delle attività da parte dell'ente convenzionato con il distretto Ato2 e, in caso di ritardi o difformità nell'esecuzione dei relativi interventi, valutare la sussistenza dei presupposti per l'attivazione dei poteri sostitutivi di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 39 del 2023.
(4-03097)
ASCARI, ALIFANO, QUARTINI, PENZA, D'ORSO, DORI, MORFINO, AURIEMMA, TUCCI, SCUTELLÀ, CAROTENUTO, ALFONSO COLUCCI, PAVANELLI, APPENDINO, DONNO, CARMINA, TORTO, IARIA e CHERCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in data 2 luglio 1994, il giudice Paolo Adinolfi, allora in servizio presso la IV Sezione Civile della Corte d'appello di Roma, scompare in circostanze misteriose;
il giudice Adinolfi, precedentemente in servizio presso la sezione fallimentare della Procura di Roma, si era occupato di numerosi casi di fallimenti di rilevanza economica e sociale, coinvolgenti figure della malavita romana e dell'alta finanza;
la prima indagine condotta dal magistrato Fausto Cardella si è conclusa con l'archiviazione, attribuendo la scomparsa ad un allontanamento volontario;
una seconda indagine, condotta dal magistrato Alessandro Cannevale, ha invece concluso che il giudice Adinolfi è stato ucciso e il suo corpo occultato a causa del suo lavoro svolto alla sezione fallimentare;
le ricerche e le indagini sono state caratterizzate da numerose difficoltà e da presenze sospette, tra cui quella di agenti dei servizi segreti italiani;
in particolare, la figura di Vincenzo Fenili, alias Kasper, ex agente segreto e contractor del Ros, è emersa durante l'indagine per il suo legame con la seconda casa della famiglia Adinolfi, affittata a Fenili stesso –:
di quali elementi disponga il Governo in ordine alla scomparsa dei giudice Paolo Adinolfi, considerando le nuove informazioni emerse grazie al libro «La scomparsa di Adinolfi» di Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno, con particolare riguardo al possibile coinvolgimento di agenti dei servizi segreti italiani e ad eventuali coperture che possano aver ostacolato la verità, valutando a tal proposito eventuali iniziative di competenza per contribuire a far luce sulla vicenda –:
quali misure il Governo intenda adottare per garantire che i magistrati che si occupano di casi delicati e ad alto rischio ricevano una protezione adeguata;
se siano state condotte verifiche, per quanto di competenza, sull'operato delle basi militari situate nelle vicinanze della casa affittata a Fenili e sulle eventuali connessioni con la scomparsa del giudice Adinolfi.
(4-03098)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta scritta:
RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con la previsione di cui all'articolo 188-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», è stato previsto il cosiddetto «RENTRI», il Registro elettronico nazionale sulla tracciabilità dei rifiuti, un nuovo sistema informativo di tracciabilità dei rifiuti gestito direttamente dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica con il supporto tecnico operativo dal l'Albo nazionale gestori ambientali;
tale sistema di tracciabilità, previsto dalla strategia nazionale per l'economia circolare, non solo permette di acquisire e monitorare i dati ambientali, rendendoli fruibili sia per le attività di vigilanza e controllo, sia per le politiche ambientali adottate dal Ministero, ma introduce anche un modello di gestione digitale per l'assolvimento degli adempimenti già previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006, quali l'emissione dei formulari di identificazione del trasporto e la tenuta dei registri cronologici di carico e scarico, consentendo – attraverso la messa a sistema delle informazioni contenute in questi documenti – un costante monitoraggio dei flussi dei rifiuti e di materia, basato sulla verifica di ogni codice Eer (Elenco europeo dei rifiuti) e di ciascun punto di generazione del rifiuto;
rappresenta, quindi, un punto di incontro tra la transizione ecologica e digitale permettendo una sinergia tra le esigenze della pubblica amministrazione e quelle delle imprese, generando benefici per tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni agli enti di controllo e fino alle imprese;
il 19 giugno 2024 ha preso il via la fase di test in ambiente demo per la gestione digitale del formulario di identificazione del rifiuto (Fir), mentre tra pochi mesi è prevista l'entrata in operatività del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti infatti, la maggior parte delle categorie dei soggetti obbligati dovranno iscriversi a tale registro elettronico, in base a quanto stabilito dall'articolo 13 del decreto ministeriale n. 59 del 2023, a partire dal 15 dicembre 2024;
nonostante la virtuosità di tale strumento, unitamente all'approvazione che riscuote tra gli i soggetti coinvolti, quest'ultimi hanno sollevato alcune criticità relativamente ai costi di gestione, alle modalità operative e al mancato raggiungimento dell'obiettivo di snellimento degli adempimenti documentali connessi alla gestione dei rifiuti nonché nell'applicabilità delle tempistiche attualmente stabilite dal decreto ministeriale n. 59 del 2023 –:
quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di garantire un'effettiva semplificazione dell'operatività del registro elettronico nazionale sulla tracciabilità dei rifiuti e di permettere ai soggetti obbligati di adattarsi al nuovo sistema digitale in modo più efficace e agevole – considerando la possibilità di prevedere un posticipo dei termini – nonché di verificare che non vi siano criticità nel coordinamento tra le disposizioni urgenti in materia.
(4-03094)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta scritta:
ALESSANDRO COLUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi anni, il mercato dei prodotti tecnologici ricondizionati è stato interessato da un'importante crescita dovuta a diversi fattori, tra cui l'aumento della consapevolezza delle problematiche ambientali, la ricerca di dispositivi di qualità ad un prezzo inferiore, nonché l'incremento di piattaforme specializzate nella vendita di questa tipologia merceologica di prodotti;
uno studio, in merito all'utilizzo dei prodotti ricondizionati, condotto da Bva Doxa nel 2023 ha mostrato come 7 italiani su 10, ed in particolare i giovani compresi nella fascia d'età dai 18 ai 30 anni, scelgano di acquistare prodotti ricondizionati;
optare per l'acquisto di prodotti ricondizionati significa compiere un passo significativo nella lotta contro lo smaltimento di rifiuti elettronici che, secondo il rapporto Onu, costituirebbe il 32 per cento del rifiuto globale arrivando fino a 82 milioni di tonnellate entro il 2030;
secondo le stime CertiDeal il mercato dei ricondizionati, in Italia, ha un valore di 65 miliardi di euro con una previsione di aumento del 10,23 per cento, delle vendite entro il 2027;
l'incremento del mercato dei prodotti ricondizionati ha mostrato però tutte le fragilità di un settore nuovo, in rapida ascesa e che necessariamente necessita di maggiore regolamentazione;
una delle fragilità maggiori risulta essere quella della correttezza del regime Iva da applicare alle cessioni di telefoni cellulari ricondizionati, importati da fornitori extra Ue e successivamente rivenduti a soggetti terzi residenti in Italia o, comunque, in altro Paese dell'Unione;
la menzionata cessione non dovrebbe essere assoggettata allo speciale regime dell'Iva a margine – ex articolo 36 del decreto-legge n. 41 del 1995 –, che consente di applicare un prezzo di vendita inferiore al consumatore finale, in danno di tutti quegli operatori del mercato che applicano invece, ex lege, il diverso regime del reverse charge, ex articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972;
il fenomeno dell'Iva a margine, introdotto come strumento per evitare fenomeni di doppia imposizione, verrebbe in questo modo distorto e di fatto utilizzato per evadere il versamento dell'imposta, finendo per incidere sulla concorrenza e sul mercato;
la Commissione europea ha rilevato che 50 miliardi di euro sarebbero generati da frodi transfrontaliere, mentre 5 miliardi di euro da vendite on-line non dichiarate;
i prodotti ricondizionati sono per lo più importati extra Ue senza che l'Iva sia mai stata assolta, con la conseguenza che gli operatori dei settore merceologico risultano particolarmente interessati ad un intervento normativo volto a frenare il sistema di frodi esistente e largamente utilizzato;
va considerata la necessità di regolamentare in maniera puntuale questo settore che nei prossimi anni aiuterà sia l'ambiente sia i risparmi dei cittadini –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali siano le politiche e le strategie che intendono mettere in atto al fine di regolamentare il settore dei prodotti ricondizionati nonché per frenare il sistema elusivo, da valutarsi in un'ottica di lungo termine e per affrontare, per quanto di competenza, le sfide legate ad una tutela della concorrenza del mercato, anche alla luce del quadro normativo europeo che tende a fare chiarezza nel settore.
(4-03092)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
GIACCONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da notizie de «La Stampa» del 4 luglio 2024, si apprende del quadro delineato dai sindacati della polizia penitenziaria, nell'allarme lanciato dopo una serie di episodi, avvenuti di recente nel carcere di Quarto. La casa di reclusione astigiana prevede il regime di alta sicurezza, e ad oggi ospita circa 300 persone, per lo più affiliati a organizzazioni malavitose, cosa nostra, camorra, 'ndrangheta;
si apprende di una situazione ingestibile con detenuti che «spadroneggiano» e «vogliono autogestirsi» facendosi beffa delle regole. «Da mesi – scrivono i sindacati – alcuni detenuti non rientrano nelle rispettive celle di appartenenza». In particolare i delegati sollevano un caso: un uomo «che si rifiuta di rientrare da tempo immemore, con azioni di protesta e pretese, sbattendo con una bomboletta contro i cancelli 24 ore su 24, tenendo sotto “scacco” tutto il personale del carcere». E aggiungono: «Questo comportamento mette a rischio l'ordine e la sicurezza interna dell'istituto, suscitando anche lamentele di altri reclusi per gli schiamazzi reiterati»;
un ammutinamento che durerebbe da sei mesi, aggravato dall'arrivo di un altro recluso, che si è unito alla protesta. A denunciare la situazione, definita apertamente «fuori controllo» sono i rappresentanti del comparto sicurezza: Sappe, Sinappe, Osapp, Uil pa, Uspp, Fns Cisl e Cgil;
tra le criticità sollevate, anche la gestione della struttura, sotto accusa la carenza di guida da parte dei vertici. «Gli agenti sono completamente abbandonati a se stessi, senza direttive, tanto che sono assenti il comandante titolare e il vice comandante che, da come appreso, sembrerebbe non abbiano adottato provvedimenti concreti tali da evitare o alleviare una tale ed assurda condizione, lasciando il grosso problema al personale rimasto». E aggiungono: «li comando attuale è stato lasciato a un vice ispettore rimasto solo e senza potere decisionale, con l'inspiegabile assenza di commissari e altre figure: una mancanza nella linea di comando assolutamente non giustificabile». In più, sostengono i sindacati, anche le funzioni del direttore titolare sarebbero svolte «dal nuovo direttore, a distanza, spesso via telefono»;
nonostante le ripetute richieste di trasferimento dei detenuti promotori dell'autogestione, ad oggi nessun segnale è giunto dagli uffici dell'amministrazione penitenziaria del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria;
il personale è in difficoltà, sottoposto a uno stress psicofisico mai registrato prima d'ora, tale da mettere a rischio la salute nonché i diritti soggettivi: ferie e riposi settimanali. Sono in forte aumento le assenze per malattia –:
con quali modalità e tempistiche il Ministro interrogato intenda adoperarsi, per quanto di competenza, per l'adozione di provvedimenti concreti e urgenti in relazione a quanto esposto in premessa.
(4-03091)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta scritta:
GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende la Lear di Grugliasco ha comunicato al Ministero delle imprese e del made in Italy che i carichi di lavoro per la seconda parte dei 2024, legati alle produzioni Maserati di Mirafiori, per Gran Turismo e Gran Cabrio, sono così esigui da non poter mantenere in vita una realtà con 395 dipendenti e anche per continuare a beneficiare degli ammortizzatori sociali dal momento che, come riferito anche dalle organizzazioni sindacali le giornate di lavoro, comprese quelle dedicate alla formazione, sarebbero sufficienti a garantire gli ammortizzatori sociali solo fino ad ottobre, giacché questi richiedono minimo il 20 per cento di lavoro, quota che, al momento, non è possibile raggiungere;
la Lear di Grugliasco, azienda di sedili che lavorava sostanzialmente in regime di monocommittenza per Maserati è ormai in dismissione ed è stato messo in vendita da Stellantis;
l'unico investitore che aveva manifestato un interesse a rilevare lo stabilimento e del quale il Ministero delle imprese e del made in Italy aveva verificato la solidità – un'azienda del comparto elettromeccanico e non esclusivamente legata all'automotive – sembrerebbe vi abbia rinunciato a causa delle difficoltà del settore dell'elettrificazione;
le organizzazioni sindacali, di fronte a uno scenario così drammatico, chiedono un'accelerazione sul versante della reindustrializzazione ritenendo come il perdurare di tale situazione non sia sostenibile a lungo termine;
ad avviso dell'interrogante è necessario l'avvio di un confronto tra tutte le parti coinvolte per valutare ogni strumento utile ad attenuare il più possibile il potenziale impatto sociale derivante dalla possibile chiusura della Lear di Grugliasco, a partire dalla verifica della possibilità di prorogare gli ammortizzatori sociali anche per il 2025, impegnando la direzione aziendale a proseguire nella ricerca di potenziali investitori che possano garantire concretamente la continuità occupazionale e produttiva dello stabilimento nonché nella ricollocazione interna al Gruppo Stellantis dei dipendenti –:
quali urgenti iniziative di competenza intendano assumerei Ministri interrogati, anche alla luce della rinuncia a rilevare lo stabilimento Lear di Grugliasco da parte dell'unico investitore che aveva manifestato un interesse all'acquisizione e agli esigui carichi di lavoro previsti per il 2024, per attenuare il potenziale impatto sociale derivante dalla possibile chiusura della Lear di Grugliasco, a partire dall'avvio di un confronto con tutti i soggetti interessati al fine di impegnare la direzione aziendale a proseguire nella ricerca di potenziali investitori che possano garantire concretamente la continuità occupazionale e produttiva dello stabilimento nonché nella ricollocazione interna al Gruppo Stellantis dei dipendenti, verificando contestualmente la possibilità di prorogare gli ammortizzatori sociali in favore dei dipendenti Lear anche per l'intero 2025.
(4-03093)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
nell'ambito del Def (Documento di economia e finanza) 2023 – Allegato Strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica, è stata aggiornata la stima per la realizzazione del Ponte sullo Stretto secondo la quale sarebbero necessari 13,5 miliardi di euro, oltre a più 1,1 miliardo di euro per la realizzazione delle opere complementari al collegamento ferroviario, lato Sicilia e lato Calabria, che dovranno essere oggetto del contratto di programma con Rfi. Oltre ai costi è indicato che «non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente; queste saranno individuate con la definizione del disegno di legge di bilancio»;
per le «opere di ottimizzazione e complementari alle connessioni stradali invece, di minor impatto economico», viene riportato nel Documento che «verranno meglio definite e dettagliate nell'ambito dei prossimi contratti di programma con Anas». Al finanziamento dell'opera si vuol provvedere con risorse messe a disposizione dalle regioni a valere sui fondi per lo sviluppo e la coesione, con l'individuazione, in sede di definizione della finanziaria 2024, della copertura pluriennale a carico del bilancio dello Stato e con finanziamenti contratti sul mercato nazionale e internazionale;
il progetto prevede un ponte sospeso, ferroviario ed autostradale, a campata unica di lunghezza pari a 3.300 metri, e una larghezza di 60 metri. Nel progetto sono comprese le opere di raccordo stradale e ferroviario sui versanti calabrese e siciliano (circa 40 chilometri con un costo di almeno 7-8 miliardi di euro), in massima parte in galleria, per assicurare il collegamento del ponte al nuovo tracciato dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria ed alla prevista linea ferroviaria AV/AC Napoli-Reggio Calabria, da un lato, e alle tratte autostradali Messina-Catania e Messina-Palermo nonché alla prevista nuova stazione ferroviaria di Messina, dall'altro;
l'opera sarebbe la più lunga al mondo. Nessun ponte ferroviario al mondo, esistente o in fase di progetto, ha una campata con luce superiore a 1400 metri. Gli esperti indipendenti e la stessa commissione la cui relazione fu presentata dall'allora Ministro Giovannini del Governo Draghi, ritengono il progetto irrealizzabile, specie per la ferrovia;
le società incaricate non hanno ancora consegnato il progetto definitivo rispondendo alle decine di quesiti sollevati dagli stessi Ministeri competenti e, di conseguenza, non esiste il progetto esecutivo, validato dalla Società Parsons Transportation Group incaricata fin dal 2006 dei servizi di project management consulting riguardanti le attività di controllo e verifica della progettazione definitiva, esecutiva e della realizzazione del Ponte e altre opere. Per aggirare tale problema, con il decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, «Infrastrutture strategiche», in corso di esame alla Camera dei deputati viene affidata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la possibilità di approvare il progetto esecutivo del Ponte anche «per fasi costruttive», oltrepassando di fatto la deadline del 31 luglio 2024 per l'approvazione del progetto esecutivo prevista dal decreto-legge del 31 marzo 2023, n. 35;
nella sostanza, con le nuove disposizioni saranno approvate singole parti dell'opera principale della cui realizzabilità non vi è al momento alcuna formale garanzia da parte delle stesse aziende incaricate (Stretto di Messina SpA, Consorzio Eurolink – formata da Webuild ed altre società –, COWI e altre) né da Parsons Group;
nel corso di un incontro in commissione consiliare Ponte sullo stretto del comune di Messina, sono stati annunciati possibili ritardi da parte dell'ingegnere Valerio Mele, direttore tecnico dei lavori del Ponte sullo Stretto. Per il direttore, il progetto esecutivo del Ponte non potrà essere redatto prima della fine del prossimo anno;
a parere dell'interpellante non si può procedere senza accertare ogni ragionevole dubbio circa il fatto che, trattandosi di un'opera unica al mondo, il Ponte si possa realizzare come da progetto. Nella trasmissione di Radio anch'io di Rai Radio 1, Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina ha spiegato che «ci sono 40 chilometri di strade intorno da fare e quindi la progettazione esecutiva potrà essere fatta per tranche, in modo da accelerare al massimo l'avvio dei lavori. Entro fine giugno il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), insieme al definitivo, approverà un piano di opere anticipate che potranno essere avviate ancor prima della progettazione esecutiva, già in estate». Queste opere altereranno il territorio in maniera irreversibile e sarebbero del tutto inutili se, per assurdo, il progetto esecutivo non dovesse essere approvato o richiedesse modifiche o limitazioni d'uso tali da essere antieconomiche. O se addirittura si accertasse che non è realizzabile, specie per i treni;
dall'articolo pubblicato il 13 maggio 2024 sul quotidiano Repubblica, a firma di Antonio Fraschilla, dal titolo «Ponte sullo Stretto, solo progetti ma quotazioni alle stelle: ecco chi già fa cassa sull'opera che non c'è» viene rivelato chi farebbe cassa dietro la realizzazione dell'opera. Secondo il sottotitolo dell'articolo «La società Rocksoil dell'ex ministro Pietro Lunardi in prima fila nella progettazione assieme alla Proger di Chicco Testa. I conflitti d'interesse e le tante aziende coinvolte. E quelle del consorzio Eurolink sono cresciute in Borsa dal 15 al 30 per cento» –:
se intenda procedere con la realizzazione dei raccordi ferroviari e autostradali, in gran parte in galleria, e con le opere complementari per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, senza il progetto esecutivo dello stesso e senza la certezza della sua fattibilità, con particolare riguardo al collegamento ferroviario;
se, prima dell'inizio dei lavori, non ritenga opportuno che venga fornita al Ministero una formale documentazione da parte delle ditte incaricate e sopra citate, cui si sono recentemente aggiunte le società Rocksoil e Proger, con la quale viene assicurato che il progetto del Ponte a campata unica, ferroviario ed autostradale, di 3300 metri è certamente realizzabile ed utilizzabile dai mezzi previsti senza restrizioni.
(2-00411) «Cappelletti».
Interrogazione a risposta in Commissione:
GAETANA RUSSO e FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con la circolare protocollo n. 12666 del 2 maggio 2024 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Dipartimento per i trasporti e la navigazione – Direzione generale per la motorizzazione) ha fornito le indicazioni operative relative alle nuove disposizioni in materia di circolazione di prova, in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 2001, n. 474, recentemente modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 2023, n. 229;
le suddette indicazioni operative specificano il numero massimo di autorizzazioni rilasciabili in capo a ciascuno dei soggetti abilitati alla titolarità dell'autorizzazione alla circolazione di prova, in numero pari a 100 autorizzazioni per ciascuna impresa, ed è un dato, commisurato al numero di dipendenti occupati, nonché al numero di collaboratori che partecipano stabilmente all'attività d'impresa, con un rapporto fissato in una autorizzazione ogni 5 addetti (dipendenti e collaboratori);
le nuove disposizioni non tengono però conto delle problematiche generate nei vari porti italiani alle imprese autorizzate a svolgere attività di movimentazione di veicoli (merce) sbarcati dalle navi (o che devono essere imbarcati) ex articolo 16, legge 28 gennaio 1994, n. 84, e che svolgono altresì attività cosiddetta di «navettamento» delle automobili, non ancora immatricolate (cosiddetta «auto in polizza», a tutti gli effetti «merce» quindi soggetta anche a idonea copertura assicurativa del carico nave), verso aree di provvisorio stoccaggio, all'interno del confine portuale, ovvero in zone retroportuali esterne alle aree operative portuali, in attesa del successivo trasporto presso le concessionarie, e viceversa dall'area di stoccaggio a bordo nave;
la circolazione/targa di prova è indispensabile nel tragitto stradale che collega le aree operative portuali alle zone destinate alla sosta provvisoria delle automobili, ubicate quasi sempre al di fuori del contesto operativo portuale, considerate i limitati spazi di cui dispongono i porti marittimi nazionali;
le auto in polizza debbono essere trasportate singolarmente dagli addetti delle imprese portuali e non possono essere caricate su bisarche nelle aree operative, per non dare luogo a congestionamenti e interferenze operative, con rischi per la sicurezza di beni e persone;
in conseguenza di quanto sopra esposto, si stanno già generando un allungamento della durata delle attività di carico/scarico delle auto in polizza, la riduzione dei livelli di produttività oggi garantiti dagli utenti del porto nel settore automotive, con aumento dei tempi di permanenza delle navi ro/ro nei porti con effetti negativi sulle capacità ricettive delle strutture portuali e grave nocumento per la competitività del naviglio (in gran parte italiano) per non parlare dell'intasamento delle aree operative portuali, con aumento del rischio di incidenti –:
se il Governo non intenda adottare con carattere di assoluta urgenza, iniziative di competenza, anche di carattere normativo, finalizzate:
a) ad esentare le imprese portuali autorizzate ex articolo 16 e concessionarie ex articolo 18 della legge n. 84 del 1994 dall'applicazione della disciplina prevista per l'autorizzazione della circolazione di prova di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 474 del 2001, qualora l'attività di trasferimento dei veicoli avvenga all'interno delle aree portuali, ovvero nelle immediate aree retroportuali, aree che peraltro potrebbero essere agevolmente e puntualmente individuate previa intesa ex articolo 15 della legge n. 241 del 1990 tra l'Autorità di Sistema Portuale ed il competente Ufficio della Motorizzazione Civile;
b) nelle more dell'adozione di tali misure, considerata la peculiare regolamentazione del lavoro portuale disposta dalla legge n. 84 del 1994, disporre, in via interpretativa, che il computo del numero delle targhe prova rilasciabile ad ogni impresa ex articoli 16 e 18 della legge n. 84 del 1994 (1 ogni 5 addetti) venga determinato tenendo anche conto dell'organico del soggetto autorizzato dall'Autorità di Sistema portuale alla fornitura di lavoro portuale temporaneo di cui all'articolo 17 della medesima legge.
(5-02585)
INTERNO
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
sulla base di quanto disposto dal decreto-legge n. 50 del 2017, convertito dalla legge n. 96 del 2017 al fine di assicurare la tempestiva realizzazione del progetto sportivo delle finali di coppa del mondo e dei campionati mondiali di sci alpino, che si sono svolti a Cortina d'Ampezzo rispettivamente nel marzo 2020 e nel febbraio 2021, il presidente di Anas S.p.A., nominato Commissario per l'individuazione, progettazione e tempestiva esecuzione delle opere connesse all'adeguamento della viabilità statale nella provincia di Belluno, provvedeva all'adozione del piano definitivo degli interventi di adeguamento della rete viaria statale e delle relative connessioni con la viabilità locale, relativamente alla strada statale 51 di Alemagna; il piano prevedeva la realizzazione di complessivi n. 52 interventi di cui, n. 3 varianti in nuova sede stradale per l'attraversamento dei centri abitati di Tai di Cadore, Valle di Cadore e San Vito di Cadore;
gli atti del procedimento di approvazione del progetto della variante sono stati oggetto di numerosi ricorsi ed impugnative da parte di cittadini interessati e dal comitato cittadino NO Variante Anas San Vito di Cadore, di tali ricorsi davano notizia diversi organi di stampa e di informazione, i quali, tra l'altro, davano anche notizia del fatto che la Procura regionale della Corte dei conti del Veneto aveva aperto un fascicolo d'indagine preliminare per l'accertamento del danno erariale in merito alla variante;
con decreto del Presidente della Repubblica del 24 marzo 2023 veniva disposto lo scioglimento del Consiglio comunale di San Vito di Cadore e la nomina del commissario straordinario;
il Commissario straordinario, con atto in data 26 aprile 2024, citava in giudizio innanzi al Tribunale ordinario di Belluno 25 persone «in proprio, quali cittadini o abitanti, proprietari di immobili e/o esercenti nel comune di San Vito di Cadore (BL)», i quali a vario titolo erano ricorsi al giudice amministrativo avverso atti relativi all'intervento della variante, lamentando con la citazione un danno quantificato in 144.526,44 euro, di cui 64.526,44 per le somme stanziate per la resistenza ai ricorsi proposti e 80.000 per il danno d'immagine che avrebbe subito il comune in relazione alle notizie diffuse dai media;
appare del tutto evidente all'interrogante la natura giuridica abnorme dell'atto, il quale non ha precedenti, per quanto a conoscenza sempre dell'interrogante infatti con il ricorso si richiedono al giudice ordinario le somme stanziate per la resistenza ai ricorsi, ovvero si investe quest'ultimo di una valutazione già svolta dal giudice amministrativo circa l'eventuale soccombenza dei ricorrenti alle spese del giudizio e peraltro si determinerebbe la necessità da parte del giudice ordinario, nel valutare l'eventuale manifesta infondatezza dei ricorsi amministrativi presentati alla base della richiesta di risarcimento delle spese legali sostenute dall'amministrazione, di entrare nel merito di una materia attribuita in via esclusiva al giudice amministrativo, esorbitando così dalle sue competenze;
a parere dell'interrogante la richiesta giudiziale del commissario è in contrasto con l'articolo 24 della Costituzione, in quanto sostanzialmente imputa a 25 cittadini di aver esercitato il loro diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi;
appare, inoltre, del tutto infondata una richiesta risarcitoria per un presunto danno d'immagine verso «cittadini o abitanti, proprietari di immobili e/o esercenti nel comune di San Vito di Cadore (BL)» come scritto nell'atto di citazione, la cui responsabilità consisterebbe nella circostanza che i media hanno riportato la notizia del loro legittimo ricorso avverso atti e provvedimenti amministrativi e dell'apertura di un procedimento presso la Corte dei conti;
per i motivi suesposti appare sconcertante che un commissionario straordinario, appartenente ai ruoli del Ministero dell'interno, proponga un'azione giudiziaria cosiddetta slapp ovvero una causa temeraria verso alcuni cittadini che hanno utilizzato azioni di tutela dei loro interessi previsti dall'ordinamento e per le notizie stampa che ne sono seguite;
comportamento che desta ancora più preoccupazione se si considerano alcuni precedenti, solo in campo ambientale, come la querela da parte di ENI nei confronti delle Associazioni Greenpeace Italia e ReCommon o da parte della Danieli & C. Officine Meccaniche S.p.A. nei confronti della rete «Salviamo la Laguna-No acciaieria» –:
se il Ministro dell'interno sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano le sue valutazioni, per quanto di competenza, anche in rapporto alla relazione annuale sull'attività svolta dalla gestione straordinaria dei singoli comuni, da redigere ai sensi dell'articolo 146, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000;
se il Ministro della giustizia non intenda adottare iniziative per proporre di introdurre nel nostro ordinamento norme analoghe a quelle contenute nel testo negoziale approvato dal Parlamento europeo l'11 luglio 2023 al fine di contrastare efficacemente le cosiddette «querele temerarie» contro giornalisti, operatori dei media, associazioni e cittadini a difesa del loro lavoro di inchiesta e di denuncia, nonché del diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi come, costituzionalmente riconosciuto.
(2-00412) «Zanella».
Interrogazione a risposta orale:
SOUMAHORO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la nave Louise Michel ha ricevuto in data 3 luglio 2024 un provvedimento di fermo amministrativo di 20 giorni dalle autorità italiane. La contestazione riguarda il fatto che, dopo l'ultima missione, la piccola imbarcazione di soccorso ha portato i 37 naufraghi, tra cui 17 minori, a Lampedusa invece che a Pozzallo, il porto originariamente indicato dal Viminale;
secondo la Ong «Le previsioni meteo non garantivano un viaggio sicuro in Sicilia e abbiamo deciso di approdare a Lampedusa», e aggiunge: «questo gioco politico con le persone in cerca di sicurezza deve finire immediatamente»;
il Governo sta continuando con i fermi amministrativi imposti attraverso il cosiddetto decreto Piantedosi, nonostante le tante pronunce dei tribunali che li hanno ritenuti illegittimi e malgrado, in questo specifico caso, la nave avesse ricevuto l'ok dalla capitaneria di porto di Lampedusa –:
se non intenda il Ministro interrogato interrompere la pratica dei fermi in porto alle navi impegnate in operazioni di ricerca e soccorso nel Mar mediterraneo;
se non intenda quindi riattivare, per quanto di competenza, una missione di ricerca e soccorso dei naufraghi nel Mediterraneo centrale.
(3-01317)
Interrogazione a risposta in Commissione:
PAOLO EMILIO RUSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
desta molta preoccupazione, tra le famiglie ed i residenti del municipio V di Roma (zona Alessandrino, Quarticciolo, Centocelle e Collatino), l'ondata di furti ed atti vandalici che negli ultimi mesi ha colpito diversi istituti scolastici del territorio ed ha messo in serio allarme l'intera comunità;
come riportato da recenti notizie di cronaca gli episodi criminosi che hanno riguardato oltre venti strutture scolastiche, soprattutto asili nido, sono stati spesso ripetuti nei confronti dei medesimi locali anche in un arco temporale brevissimo, come nel caso dell'asilo nido «L'Albero azzurro», oggetto di saccheggi per ben otto volte in dieci giorni;
nella conta dei danni, oltre alla rottura di porte e finestre, si evidenziano il furto di derrate alimentari, strumenti informatici, suppellettili e arredi vari;
a seguito di tale situazione i genitori degli alunni, insieme agli educatori ed altri rappresentanti istituzionali, si sono riuniti in un comitato ed hanno rivolto il proprio appello ai diversi organi istituzionali, per manifestare i pericoli vissuti quotidianamente dai bambini in un contesto reso ancora più grave dalle condizioni di abbandono dell'area circostante le strutture, con scene di degrado legate alla presenza di rifiuti di vario tipo, anche di siringhe lasciate dai tossicodipendenti e giri di prostituzione in pieno giorno;
il deterioramento dell'ambiente esterno ai plessi scolastici non soltanto mette in serio pericolo la salute e la sicurezza dei bambini che frequentano le varie scuole ma genera anche un clima di profonda insicurezza sia tra i genitori che tra gli educatori;
la scuola, in tutti i suoi gradi, rappresenta un luogo deputato alla formazione del bambino, accompagnandolo nelle varie fasi della crescita ed è fondamentale che rappresenti un ambiente sicuro e protetto in cui studiare, socializzare e formarsi come futuri cittadini;
ad oggi, nonostante le varie richieste avanzate dal comitato, la situazione resta ancora complicata per cui si ritiene urgente un intervento diretto a stabilire le condizioni adeguate per rendere l'ambiente scolastico sicuro ed accogliente –:
alla luce di quanto esposto in premessa, quali azioni di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per fronteggiare una situazione non più procrastinabile, al fine di garantire la sicurezza e la legalità nel territorio del municipio V di Roma in cui sono ubicati gli asili e le scuole colpite dai fenomeni di microcriminalità sopra descritti, anche attraverso, un impiego delle forze dell'ordine che assicuri una presenza capillare sul territorio.
(5-02584)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta scritta:
MALAVASI e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il nuovo «Piano asili nido» contenuto nel decreto ministeriale n. 79 del 30 aprile 2024 del Ministero dell'istruzione e del merito (di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze) prevede un investimento di risorse pari a 735 milioni di euro, che andranno a finanziare quasi 1.900 interventi ammissibili sul PNRR, i cui beneficiari saranno i singoli comuni;
il provvedimento – tuttavia – esclude di fatto dai finanziamenti i piccoli comuni montani e delle aree interne: i criteri minimi per l'assegnazione dei contributi sono, infatti, parametrati sulla popolazione residente nella fascia d'età 0-2 anni di almeno 60 bambini e sulla copertura del servizio di asilo nido nella stessa fascia d'età inferiore al 33 per cento;
da ciò consegue che i piccoli comuni montani e delle aree interne con pochi abitanti non figurano nel lungo elenco di quelli finanziati dal Ministero;
si tratta dell'ennesimo intervento sperequativo che non guarda ai veri bisogni delle comunità locali, in particolare quelle più piccole, poste in aree interne e montane, che ogni giorno lottano per contrastare lo spopolamento;
quello della disponibilità di posti negli asili nido è un ambito strategico, che costituisce la base per la permanenza delle giovani famiglie in questi territori: mettere in condizione i piccoli comuni di montagna di assicurare l'accesso a tutti i bambini fin dai primi mesi di vita, significa creare le condizioni affinché le giovani famiglie possano continuare a vivere nel proprio comune senza doversi trasferire o attraendone delle nuove. Per ogni bambino che trova spazio in un nido ci sono almeno tre persone che rimangono a vivere in montagna, quasi sempre per l'intero periodo scolastico di 15 anni;
anche nei piccoli comuni ci sono spesso casi di liste d'attesa con richieste che non si riescono ad accogliere per la mancanza di posti e, in tal senso, sarebbe stato necessario parametrare diversamente i criteri di assegnazione di questi contributi, tenendo conto anche delle esigenze delle aree più marginali, ancora una volta escluse o dimenticate dai provvedimenti nazionali;
nel dettaglio, i finanziamenti del nuovo «Piano asili nido» riguardano esclusivamente investimenti su nuove costruzioni, oppure su riconversioni di edifici pubblici non già destinati ad asili nido, proprio per la realizzazione di nuovi posti aggiuntivi –:
come si intenda garantire a tutti i piccoli comuni montani che ne facciano richiesta l'accesso ai fondi previsti dal decreto ministeriale del 30 aprile 2024;
in caso ciò non sia possibile, quali iniziative di competenza intendano realizzare per implementare i servizi per l'infanzia nei piccoli comuni montani e delle aree interne a garanzia del diritto di ogni bambino a beneficiare di tali servizi e a tutela della vivibilità e del diritto ad abitare in quei territori.
(4-03095)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il 3 luglio 2024 un dipendente è precipitato in una fossa di una delle officine per la manutenzione dei bus e ha sbattuto la testa nel deposito Atac di Tor Vergata a Roma;
in condizioni gravissime il lavoratore è stato trasportato d'urgenza in ospedale dove è stata accertata la morte cerebrale;
Maurizio De Pasquale era «l'addetto alla stecca», come viene gergalmente definita, per via del lungo foglio che il lavoratore impegnato in questo servizio porta fra le mani, «una stecca» appunto;
in pratica è l'impiegato che prepara i turni per gli autisti. Montante di notte, alle 6 stava terminando il suo turno quando è precipitato in un ponte a fossa. A soccorrerlo per primi sono stati gli stessi colleghi che hanno poi richiesto l'intervento al 112;
Maurizio De Pasquale non era autorizzato a entrare nell'officina meccanica dove è avvenuta la tragedia;
sul posto oltre ai carabinieri sono intervenuti gli ispettori Spresal del servizio prevenzione e sicurezza del lavoro della Asl competente. Resta infatti da accertare se l'area fosse segnalata secondo le norme previste dalla legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. L'ufficio dell'uomo è infatti una sorta di gabbiotto, con un ingresso indipendente dall'officina, ma adiacente alla stessa –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per fermare la strage di morti sul lavoro in atto nel nostro Paese.
(5-02583)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta scritta:
MALAVASI, MANZI, TONI RICCIARDI, DE LUCA, SARRACINO e GRAZIANO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il decreto ministeriale 4 febbraio 2015 n. 68 ha riorganizzato le classi e le tipologie di scuole di specializzazione riservate ai medici e ha ribadito che ciascuna scuola di specializzazione opera nell'ambito di una rete formativa costituita da una pluralità di strutture universitarie, ospedaliere e territoriali, accreditate dal Ministero della salute, rinviando a un successivo e specifico decreto l'individuazione dei requisiti per l'accreditamento delle stesse;
il decreto ministeriale n. 402 del 13 giugno 2017 ed il successivo decreto ministeriale prot. n. 20666 del 9 luglio 2018 ha adottato i nuovi standard, requisiti e indicatori di attività formativa e assistenziale, ai fini dell'accreditamento delle strutture che compongono la rete formativa;
l'articolo 1.2 dell'allegato 1 al citato decreto interministeriale n. 402 del 2017 definisce la tipologia delle strutture che compongono le reti formative delle Scuole di Specializzazione riservate ai medici e che, in collaborazione tra loro, garantiscono la completezza del percorso formativo degli specializzandi;
esse si dividono in: «strutture di sede», cioè le strutture, a direzione universitaria, delle scuole di specializzazione; «strutture collegate», cioè strutture a direzione sia universitaria che extrauniversitaria, presenti nell'azienda universitaria e/o in azienda/enti esterni alle proprie strutture di sede, di cui la scuola può eventualmente avvalersi al fine di raggiungere o complementare l'attività richiesta per la formazione degli specializzandi «; strutture complementari» strutture di supporto sia pubbliche che private, di specialità diverse da quella della struttura di sede, di cui la scuola può avvalersi, previa stipula di specifiche convenzioni, nel caso in cui debba utilizzare servizi, laboratori, attività non presenti nella struttura di sede o nelle strutture collegate;
l'assunzione presso strutture aziendali (tra cui ospedali del Servizio sanitario nazionale) di personale in formazione specialistica può avvenire solo se tali strutture sono parte della rete formativa delle scuole di specializzazione (secondo il cosiddetto decreto Calabria);
in data 22 ottobre 2009 è stato stipulato, ed è ancora vigente, il protocollo tra la regione Campania e l'Università degli studi di Napoli Federico II per la disciplina delle modalità di reciproca collaborazione per la formazione specialistica di area sanitaria;
su tali basi, l'Università Federico II ha richiesto all'ASL Napoli 3 Sud di manifestare disponibilità a inserire nella rete formativa della scuola di specializzazione neurologia (area medica), la struttura aziendale dell'UOC di Neurologia del P.O. S. Maria della Pietà di Nola (NA) in qualità di «struttura collegata»;
in data 14 maggio 2024 con nota ministeriale emessa dall'ufficio V del Ministero dell'università e della ricerca venivano avviate le procedure di accreditamento e successivamente insediato l'organo deputato al controllo delle procedure ovvero l'Osservatorio nazionale della formazione sanitaria specialistica (Onfss);
per formalizzare l'inserimento delle strutture aziendali nella rete formativa delle scuole di specializzazione universitarie, l'ASL Napoli 3 Sud ha espresso la propria disponibilità nei confronti della scuola di specializzazione in neurologia, che ne ha fatto richiesta, con la firma dell'accordo di reciproca collaborazione che è stato successivamente firmato dal rettore dell'Università Federico II e dal direttore generale dell'ASL Napoli 3 Sud (adottato con delibera n. 1293 del 31 ottobre 2023);
nonostante l'avvio delle procedure di accreditamento, non è stato possibile l'inserimento delle strutture che hanno firmato nuovi accordi di collaborazione (come la suddetta UOC neurologia del PO di Nola) nella rete formativa delle scuole di specializzazione già accreditate nella precedente tornata (come la suddetta scuola di neurologia della Federico II) e non è, dunque, stato dato corso ai successivi adempimenti (vedi nota ministeriale sopra citata: punto 3) –:
quando si intenda riaprire la piattaforma ministeriale per l'inserimento delle nuove strutture nelle reti formative, tenendo conto, tra l'altro, che questa condizione impedisce alle strutture aziendali di poter assumere personale in formazione specialistica secondo i criteri del cosiddetto decreto Calabria.
(4-03096)