XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 325 di lunedì 15 luglio 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 luglio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca (A.C. 1902-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1902-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca.
Ricordo che nella seduta dell'11 giugno è stata respinta la questione pregiudiziale Caso ed altri n. 1.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1902-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Rossano Sasso.
ROSSANO SASSO, Relatore. Grazie, Presidente. Saluto il Sottosegretario Siracusano. Presidente, l'Assemblea avvia in questo momento l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, che, come lei ha testé dichiarato, reca disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca. Il provvedimento è stato licenziato con modificazioni dalla Commissione cultura nella seduta dell'11 luglio 2024.
Veniamo al contenuto del provvedimento. Il decreto-legge è suddiviso in 4 Capi ed è composto da 26 articoli.
Il Capo I, composto da 5 articoli, reca misure in materia di sport, di lavoro sportivo e della relativa disciplina fiscale. In particolare, l'articolo 1 reca disposizioni urgenti per il funzionamento degli organismi sportivi e in particolare in materia di elezione dei vertici delle federazioni sportive nazionali.
L'articolo 2, tramite l'introduzione nel decreto legislativo n. 36 del 2021 del nuovo articolo 13-bis, istituisce una commissione indipendente per la verifica dell'equilibrio economico e finanziario delle società sportive professionistiche.
L'articolo 3 reca misure urgenti in materia di lavoro sportivo e in particolare in materia di prestazioni di lavoro sportivo da parte di dipendenti delle pubbliche amministrazioni, di qualificazione fiscale dei redditi derivanti da prestazioni sportive e di rimborsi per le prestazioni sportive dei volontari.
L'articolo 4 assegna personalità giuridica di diritto privato a Nado Italia, organizzazione nazionale antidoping, qualificandola come Agenzia tecnica indipendente, prevedendo che essa, per l'esercizio delle proprie funzioni, si avvalga delle risorse umane della società Sport e Salute Spa.
L'articolo 5, al comma 1, interviene sulla normativa in materia di accesso alla ripartizione delle risorse derivanti dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi relativi ai campionati di calcio. Il comma 2 attribuisce all'amministratore delegato della società Infrastrutture Milano-Cortina funzioni di Commissario straordinario per la realizzazione di talune opere complementari in ambito sportivo.
Il Capo II del decreto è composto da 7 articoli e reca disposizioni urgenti in materia di sostegno didattico agli alunni con disabilità. L'articolo 6 prevede norme per il potenziamento dei percorsi di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, introducendo, sino al 31 dicembre 2025, in aggiunta all'offerta formativa già esistente delle università italiane, una nuova offerta formativa di specializzazione sul sostegno, erogata da INDIRE e dedicata a coloro che abbiano prestato servizio su posto di sostegno, per almeno 3 anni scolastici, nei 5 anni precedenti.
L'articolo 7 risolve il problema a circa 11.000 insegnanti, cioè a coloro che hanno pendente il procedimento di riconoscimento di un titolo sul sostegno agli alunni con disabilità, conseguito presso una università estera.
L'articolo 7-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, prevede il riordino di INDIRE.
L'articolo 8, al fine di garantire la continuità educativa in favore degli alunni con disabilità, prevede che, nel caso di richiesta da parte della famiglia e valutato da parte del dirigente scolastico l'interesse del discente, nell'ambito dell'attribuzione degli incarichi di supplenza, al docente in possesso del titolo di specializzazione per l'insegnamento agli alunni con disabilità possa essere proposta la conferma sul medesimo posto di sostegno assegnatogli nel precedente anno scolastico.
L'articolo 8-bis, anche questo introdotto nel corso dell'esame in sede referente, interviene in materia di accesso ai posti di educatore di servizi educativi per l'infanzia, attribuendo valore abilitante a determinati titoli conseguiti entro l'anno scolastico o accademico 2018/2019.
L'articolo 9, ai commi da 1 a 7, reca disposizioni in materia di attività propedeutiche all'avvio della sperimentazione delle disposizioni in materia di disabilità relative ai procedimenti di valutazione di base, di valutazione multidimensionale e di redazione dei progetti di vita.
L'articolo 9-bis, introdotto durante l'esame in sede referente, è volto a incrementare per i prossimi anni la dotazione del Fondo unico per l'inclusione delle persone con disabilità, introducendo, tra le finalità da finanziare con questo Fondo, il trasporto scolastico degli studenti con disabilità privi di autonomia delle scuole secondarie di secondo grado.
Il Capo III del decreto-legge è composto da 8 articoli e reca disposizioni urgenti per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025. L'articolo 10, dai commi 1 a 3, stabilisce le condizioni per la conferma in ruolo dei docenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado, che hanno partecipato a specifiche procedure concorsuali svoltesi nel 2016 e nel 2020.
L'articolo 11 consente, a decorrere dall'anno scolastico 2025/2026, l'assegnazione di un docente dedicato all'insegnamento dell'italiano per stranieri per le classi aventi un numero di studenti stranieri che si iscrivono per la prima volta al sistema nazionale di istruzione pari o superiore al 20 per cento degli studenti della classe.
L'articolo 12 introduce una disciplina transitoria relativa alla mobilità interregionale dei dirigenti scolastici, esclusivamente per le operazioni di mobilità dell'anno scolastico 2024/2025.
L'articolo 13 modifica la disciplina relativa alla valutazione dei dirigenti scolastici, sopprimendo, da un lato, i nuclei di valutazione e prevedendo, dall'altro, che la valutazione ora abbia luogo sulla base degli strumenti e dei dati a disposizione del sistema informativo del Ministero dell'Istruzione e del merito, nonché del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici.
L'articolo 14 detta disposizioni in materia di durata del servizio all'estero del personale della scuola. L'articolo 14-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, modifica, al comma 1, la disciplina semplificata di accesso alla prova orale nei concorsi per il personale docente della scuola. Il comma 2 stabilisce che la predetta modifica si applichi ai concorsi banditi successivamente all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, mentre il comma 3 modifica le procedure assunzionali del personale docente.
L'articolo 14-ter detta misure in materia di welfare studentesco, stabilendo, in primo luogo, che i tetti di spesa dell'intera dotazione libraria necessaria per ciascun anno nella scuola secondaria di primo e secondo grado siano adeguati al tasso di inflazione programmata e si incrementa, in secondo luogo, di 3 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2025, l'autorizzazione di spesa per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni che adempiono all'obbligo scolastico e in possesso dei requisiti richiesti.
Il Capo IV del provvedimento, nonché l'ultimo, è composto da 6 articoli e reca disposizioni urgenti in materia di università e di ricerca.
L'articolo 15, al comma 1, posticipa, dal 31 luglio 2024 al 31 dicembre dello stesso anno, il termine di conclusione del regime transitorio ai sensi del quale le università possono continuare a indire procedure per il conferimento degli assegni di ricerca. I commi 1-bis e 1-ter autorizzano le università statali a bandire procedure per la chiamata nel ruolo di professore di seconda fascia riservate ai ricercatori universitari a tempo indeterminato.
L'articolo 15-bis istituisce, in via sperimentale, un Fondo, con una dotazione di 1,5 milioni di euro per l'anno 2024, finalizzato alla corresponsione di un assegno di cura forfetario a sostegno delle spese per il personale qualificato che assista lo studente universitario con disabilità gravissime durante le lezioni relative al proprio corso di studi.
L'articolo 16 modifica la composizione della struttura di supporto posta alle dirette dipendenze del Commissario straordinario per gli alloggi universitari.
L'articolo 16-bis incrementa di 10,3 milioni di euro, per l'anno 2024, il Fondo finalizzato a corrispondere un contributo per le spese di locazione abitativa sostenute dagli studenti fuori sede.
L'articolo 16-ter reca disposizioni volte a disciplinare ulteriormente il Fondo per il credito ai giovani. In particolare, si prevede che gli impegni assunti dal Fondo, con il rilascio di garanzie finanziarie, siano assistiti dalla garanzia di ultima istanza dello Stato e sono previsti meccanismi di incremento della dotazione del Fondo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che rinuncia.
È iscritta a parlare la deputata Sara Ferrari. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è l'ennesimo decreto che presenta, purtroppo, tante criticità, a partire dal fatto che è un nuovo decreto omnibus con misure emergenziali e parziali che mancano di coerenza tra di loro e, dunque, non in grado di giustificare, dal punto di vista costituzionale, una decretazione d'urgenza.
Il provvedimento è riconducibile a 5 distinte finalità che, peraltro, coinvolgono la competenza di 3 diversi Ministri. Anche le misure sulla scuola sono a loro volta parziali e confuse, votate esclusivamente all'emergenza e senza alcuna visione d'insieme.
È certamente condivisibile la volontà di intervenire sul sostegno, tuttavia non ne condividiamo le modalità. Per questo abbiamo presentato un pacchetto articolato di emendamenti, evidenziando le numerose criticità contenute in questo provvedimento. Puntavamo nei nostri emendamenti, che sono stati tutti bocciati in Commissione, a rafforzare il merito sulle 3 questioni chiave su cui si articola questo provvedimento: il percorso di formazione dei docenti di sostegno, la continuità didattica per gli alunni disabili e l'integrazione degli studenti con background migratorio.
Sul sostegno, chiedevamo di superare il percorso parallelo temporaneo, che qui voi proponete, puntando, invece, sul potenziamento del TFA. In particolare, abbiamo proposto strumenti per incrementare l'offerta formativa dei percorsi esistenti senza abbassarne gli standard formativi. Per la continuità didattica, chiedevamo interventi per contrastare la precarietà endemica, che non garantisce l'organico di diritto. Per rendere la continuità didattica davvero esigibile, infatti, è necessaria la progressiva stabilizzazione dei posti in deroga e l'implementazione dell'offerta formativa dei percorsi di specializzazione, favorendone l'accesso e adeguandola al fabbisogno regionale. Non servono, a nostro avviso, misure spot demagogiche e populiste, che generano, invece, confusione piuttosto che risolvere i problemi.
Infine, per l'accoglienza degli stranieri avevamo proposto di rivedere il limite del 20 per cento per assegnare un docente L2, assicurando interventi stabili in orario curricolare.
Le scuole hanno certamente bisogno di docenti di sostegno e gli alunni con disabilità di continuità didattica, sì, ma siamo certi che la soluzione sia creare un percorso parallelo e temporaneo di formazione dei docenti di sostegno, realizzato da INDIRE, rivolto ai precari storici e agli specializzati all'estero e una conseguente sanatoria? Riteniamo che una simile disposizione di legge finisca per rendere più scadente e insufficiente la preparazione e la specializzazione degli insegnanti di sostegno, senza trascurare che la specializzazione di tutti questi docenti non è più di esclusiva competenza degli atenei, ma diventa di un ente, come INDIRE, che, a onor del vero, con la formazione e la specializzazione sul sostegno didattico agli allievi con disabilità non ha avuto mai granché a che fare. In questo senso, a rafforzare le nostre obiezioni ci sono tutti i rilievi contenuti nelle memorie depositate da numerosi soggetti auditi, nelle quali è stata evidenziata la necessità di rivedere questo percorso abbreviato che certamente comporterà l'acquisizione del titolo con un percorso che, ahinoi, sarà meno qualificante rispetto al tradizionale TFA.
A ciò si aggiunga che quanto disposto dall'articolo 7 delinea l'ennesima sanatoria rispetto all'incapacità di provvedere, in tempi congrui, alla procedura di riconoscimento dei titoli di specializzazione conseguiti all'estero, con la difficoltà di far coesistere percorsi formativi diversi per caratteristiche e qualità a fronte di alunni e alunne con disabilità, che necessitano, tutte e tutti, di professionalità qualificate per l'inclusione scolastica.
Di fronte a problematiche croniche e strutturali, che richiederebbero, magari, un serio e ponderato ragionamento, a cominciare dal tema degli organici relativi al sostegno, si mette qui una pezza parziale e inadeguata.
Il Ministero, che tanto ideologicamente ha il merito nel suo nome, fa un condono, l'ennesimo, cercando procedure parziali e imperfette. Addirittura, sempre rispetto al sostegno e nascondendosi dietro un tema serio e importante, come la continuità didattica, si inserisce la possibilità di creare percorsi di conferma del docente di sostegno a tempo determinato nel caso di richiesta da parte della famiglia. In tal modo, voi conferite, però, a soggetti esterni alla scuola, a prescindere dalla loro competenza e senza alcuna garanzia di obiettività, il potere di esprimere una valutazione con conseguenze dirette sul lavoro di chi insegna, ignorando, peraltro, che l'insegnante di sostegno non agisce isolatamente, ma in un rapporto di interazione con l'intero team docente.
Abbiamo proposto in Commissione un emendamento correttivo, che avete ovviamente bocciato, in cui cercavamo di coinvolgere certo la famiglia, sentendola, senza però prevedere che fosse lei a richiedere la conferma e facendo valutare al dirigente scolastico l'interesse dell'alunno, anche in base agli esiti della verifica del processo di inclusione approvata dal gruppo di lavoro operativo per l'inclusione. Noi riteniamo che, in questo modo, si garantisca solo la continuità del lavoro precario, smantellando il sistema di reclutamento attraverso le graduatorie basate sulla trasparenza e su regole certe, per sostituirlo, invece, con un sistema clientelare soggetto a vincoli. Non dovremmo, al contrario, valorizzare il modello di inclusione della scuola, stabilizzando i docenti di sostegno, garantendo loro una formazione adeguata e riconoscendone il ruolo fondamentale?
L'attuale assetto di strumenti e pratiche che garantisce l'inclusione di tutte le alunne e gli alunni nelle scuole italiane è il frutto di un percorso lungo e complesso, che oggi garantisce davvero una scuola per tutti, fondata sui principi di non discriminazione e accesso universale. Per rendere la continuità didattica davvero esigibile, dunque, è necessaria questa progressiva stabilizzazione dei posti in deroga.
Pare evidente, dunque, che questo provvedimento, non all'altezza delle sfide di prospettiva, non sia risolutivo rispetto alle problematiche che si intendono affrontare e non sia adatto a rispondere adeguatamente alla complessità dei bisogni educativi delle alunne e degli alunni con disabilità. Anche sull'integrazione degli studenti stranieri non si tiene conto delle molte e buone esperienze didattiche che in tante scuole del nostro Paese si sperimentano, senza distinguere tra studenti con background migratorio nati in Italia e stranieri neoarrivati che richiederebbero misure e interventi differenziati.
Nelle nostre previsioni prevedevamo di rivedere il limite del 20 per cento per assegnare un docente di “Lingua 2”, assicurando interventi stabili in orario curricolare. Mi spiego meglio: l'assegnazione di docenti di lingua italiana per stranieri solo nelle classi con più del 20 per cento di studenti neoarrivati in Italia rischia di produrre un effetto molto limitato. Andrebbe rivisto quel limite e, più in generale, servirebbero azioni di integrazione stabili per tutti gli studenti con background migratorio in orario curricolare, e non solo extracurricolare, con interventi che accertino, in modo uniforme sul territorio nazionale, le competenze linguistiche possedute e con una presenza stabile e strutturata nell'organico di potenziamento degli istituti di docenti di lingua italiana per discenti stranieri.
È necessario che l'implementazione di progetti e attività finalizzate all'inclusione delle alunne e degli alunni con background migratorio non si limiti alla sola acquisizione della lingua italiana; occorre costruire le condizioni affinché la differenza sia valorizzata come risorsa e occasione di arricchimento per tutti, in processi di apprendimento basati sull'elaborazione collettiva e condivisa. Si segnala, tra l'altro, che la previsione normativa rischia di rimanere inapplicabile, in quanto gli alunni con cittadinanza non italiana sono circa il 10 per cento della popolazione studentesca e il 66 per cento è nato in Italia. Risulta molto improbabile, quindi, che si possa andare a costituire una classe con più del 20 per cento di alunni neoarrivati non italofoni.
Siamo riusciti a portare a casa un emendamento, frutto del lavoro di ANCI, che in questa sede ringraziamo, con cui si estendono anche agli studenti con deficit linguistici le azioni previste per gli studenti neoarrivati in Italia. Scuola e integrazione, questo è il tema. Si tratta davvero soltanto di numeri? Il percorso formativo, per considerarsi non solo efficace, ma anche inclusivo, può basarsi soltanto sulla quota di alunni italiani e stranieri presenti in una classe? Noi dovremmo, in realtà, lavorare a un sistema nazionale che garantisca le stesse opportunità educative su tutto il territorio, sulla base delle esperienze locali, e migliorare l'apprendimento linguistico, con un focus sulla centralità delle relazioni, la professionalità degli insegnanti e la flessibilità organizzativa, garantendo l'uguaglianza educativa per i migranti e considerando la loro età, le competenze e le risorse necessarie.
Ma questo Governo, ahinoi, non vuole realizzare una piena inclusione, bensì ha l'obiettivo di dividere tra studenti italiani e studenti stranieri, alimentando un'idea di integrazione ridotta a mero apprendimento della lingua italiana, attraverso momenti strutturati di separazione. Noi, al contrario, riteniamo che la differenza, come risorsa e occasione di arricchimento per tutti, sia fondamentale, e qui, invece, si sembra dimenticare che l'apprendimento è un processo, ripeto, di elaborazione collettiva e condivisa. Noi puntiamo ad ascoltare e incontrare chi sul territorio promuove e realizza buone pratiche, con l'obiettivo di metterle a sistema e realizzare, appunto, un modello standard.
Per farlo, occorrono meno proclami ideologici e più risorse, meno slogan e più proposte per costruire un sistema nazionale per il superamento delle barriere linguistiche. Per questo, nei mesi scorsi, siamo stati a Prato, provincia con il più alto numero di alunni con cittadinanza non italiana, per ascoltare chi l'integrazione la pratica ogni giorno e per capire quali siano le strategie migliori per potenziare l'apprendimento degli alunni stranieri, migliorando le competenze e riducendo i tassi di dispersione e abbandono.
E lo abbiamo fatto anche lanciando azioni concrete: dal monitoraggio delle competenze alla mediazione, dalla promozione dei servizi educativi 0-6 tra le famiglie con background migratorio all'insegnamento dell'italiano per gli alunni neoarrivati, dal potenziamento dell'italiano come lingua di studio alle attività extracurriculari da svolgersi nell'ambito della comunità educante. Mentre voi pensate di poter mandare via gli alunni per mantenere rigide percentuali, noi crediamo che tutti abbiano diritto a una scuola di prossimità, che è poi anche quello che la Costituzione ci impone di fare: accogliere e garantire a tutti le stesse opportunità.
L'Italia è un Paese interculturale e il contesto scolastico deve essere capace di riflettere questa multiculturalità. La differenza è una ricchezza, non una minaccia, e la scuola deve essere una comunità aperta e inclusiva, non un ghetto in cui i bambini vengono discriminati per le loro origini. Noi siamo convinti che dalle esperienze territoriali si possano trarre importanti suggerimenti. Mettiamo anche a vostra disposizione il nostro documento, che è frutto del lavoro portato avanti dal Tavolo scuola del PD e dal Tavolo nazionale sulle varie povertà educative del nostro partito. Questa destra, compreso il Ministro dell'Istruzione, lancia una crociata contro l'inclusione scolastica, anzi, arriva a proporre classi differenziali o un tetto alla presenza degli studenti migranti nelle aule.
Speravamo che la maggioranza, dopo le moltissime audizioni in Commissione, aprisse un confronto costruttivo sulle nostre proposte migliorative e su quelle che sono arrivate, nell'ottica di rafforzare il merito del provvedimento a sostegno della scuola. Ovviamente, questo non è successo. Infine, il Governo ha usato questo decreto omnibus per attaccare l'indipendenza di istituti e organismi la cui autonomia non era mai stata messa prima in discussione, e mi riferisco a INDIRE, l'Istituto nazionale per la documentazione, l'innovazione e la ricerca educativa in Italia. INDIRE è da quasi 100 anni il punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia, e voi, dopo il commissariamento di INPS e INAIL, sferrate oggi un attacco anche a INDIRE, che ha la delicatissima responsabilità di sostenere il miglioramento della scuola italiana.
Da un lato, con questo provvedimento, gli date nuovi compiti, che poi, in realtà, la stessa relazione illustrativa al testo spiega che facevano già parte delle sue funzioni; dall'altra, lo commissariate, senza avere dato nessuna motivazione, ma solo per avere la possibilità di defenestrare l'attuale vertice. Il timore è che la vostra ansia da controllo politico-culturale, oggi, non risparmi nemmeno un pilastro laico e autonomo come deve essere la scuola italiana. Noi difenderemo in ogni sede l'autonomia e l'indipendenza di questi organismi.
Volete sostituire gli attuali vertici, che avrebbero ancora un anno di incarico davanti a loro, per mettere qualcuno che risponda esclusivamente al Ministro Valditara. INDIRE, da anni, svolge un lavoro importante nello sviluppo di nuovi modelli didattici, nell'utilizzo delle nuove tecnologie nei percorsi formativi, nella ridefinizione di spazi e tempi dell'apprendimento e dell'insegnamento, come nella formazione in servizio del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario e dei dirigenti scolastici.
Questo Governo vuole prendersi ogni presidio di democrazia, a partire dai luoghi di elaborazione culturale e di pensiero critico. L'unico obiettivo che noi vediamo è assumere il controllo politico di ogni organismo pubblico, e ora lo si vuole fare anche a scapito di un istituto che accompagna l'evoluzione del sistema scolastico italiano, investendo in formazione e innovazione e sostenendo i processi di miglioramento della scuola.
Si tratta di una scelta che, come ho detto, mina l'indipendenza dell'istituto. Volete condizionare l'autonomia degli enti terzi.
Tuttavia, il Ministro del merito è riuscito anche ad avallare una vergognosa sanatoria. Parlo dell'emendamento dei suoi colleghi della Lega, che privilegia una platea di sanati, impedendo ai vincitori del concorso per dirigenti scolastici del 2017, oggi fuori regione, il diritto al rientro. Siamo sorpresi che un Ministro del merito non abbia privilegiato appunto il merito, che evidentemente è una sigla vuota, di quelle che piacciono tanto al Governo. Qual è appunto la risposta di merito a migliaia di dirigenti che hanno vinto il concorso e che oggi sono dislocati in sedi fuori dalla propria regione e che nel rientro si vedranno superati da chi quel concorso non lo ha vinto? Intendete questo per merito?
Infine, due parole sull'università. Avete definito un'ulteriore proroga al 31 dicembre del 2024 degli assegni di ricerca per il sistema universitario e per gli enti di ricerca. L'assegno ha rappresentato in questi anni, purtroppo, la forma di contratto precario più usata. Si tratta di un istituto senza alcuna tutela e senza diritti per le ricercatrici e ricercatori.
La legge di riforma del pre-ruolo ha cercato, attraverso l'introduzione del cosiddetto contratto di ricerca, di eliminare questa forma di sfruttamento che ritorna di proroga in proroga. Nella relazione illustrativa alla legge, giustificate questa ennesima proroga con la necessità e la volontà di riformare di nuovo il pre-ruolo, prima ancora però di aver applicato la legge n. 79 del 2022.
Si tratta di una scelta che consideriamo sbagliata che colpisce le giovani generazioni di ricercatrici e ricercatori, che così sono condannati a un precariato a vita, privo di regole e diritti.
Ci sono 15.000 precari universitari che aspettano il riordino del pre-ruolo, ma l'aumento delle forme contrattuali potrebbe persino allungare il numero già esorbitante di anni che passano tra la fine del dottorato e l'immissione in ruolo. Senza nuovi stanziamenti, non si capisce come i bilanci già traballanti delle università possano sostenere stipendi più onerosi. Che cosa volete fare per i 15.000 precari che tengono in piedi il sistema universitario?
Una domanda alla Ministra Bernini: se già oggi con meno tipologie contrattuali il tempo di accesso al ruolo è mediamente di 12 anni, con la loro moltiplicazione che ne sarà dei ricercatori? Forse dovremmo chiederlo all'ennesima commissione costituita ad hoc, senza coinvolgere il mondo delle università o le Commissioni parlamentari competenti. Mi riferisco al gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell'università e della ricerca per l'analisi di adeguati interventi di revisione dell'ordinamento della formazione superiore al fine di incrementare il livello di efficienza della governance istituzionale, delle logiche di reclutamento e di gestione del personale docente, nonché di razionalizzare l'offerta formativa. Un compito molto importante, assegnato a cinque componenti, di cui oggi non si conoscono i criteri di selezione. Dopo la commissione per la revisione delle indicazioni nazionali sul curriculum, con questo ulteriore organismo il Governo mette un tassello in più al tentativo di rivedere il sistema dell'istruzione in Italia a risorse invariate, peraltro senza aprire a un confronto complessivo e ampio con il mondo della scuola, dell'università e con le Commissioni parlamentari competenti. Speriamo che presto la Ministra possa e voglia chiarire le motivazioni che hanno determinato l'istituzione di questo gruppo, quali siano stati i criteri di individuazione dei suoi componenti, quale missione e quali obiettivi gli siano stati assegnati.
Quanto allo sport - perché in questo provvedimento omnibus c'è anche lo sport -, nessun articolo di quelli riferiti alla questione sport in questo decreto-legge ha una sua reale urgenza: nessuna emergenza, ma solo lo scopo di impedire un confronto sano nei tempi e nelle modalità rispetto a un provvedimento che a questo punto risulta affrettato, con tempi contratti e disomogeneità interna e con tanti emendamenti bocciati in Commissione.
L'articolo 1 vorrebbe consentire ai presidenti delle federazioni sportive di essere rieletti all'infinito, in una modalità che, a nostro avviso, risulta inaccettabile.
Noi crediamo, invece, sia necessario riformare davvero quel sistema elettorale e la sua composizione, allargando la base partecipativa dei vertici di federazione, come abbiamo proposto con emendamenti e una nostra specifica proposta di legge. Il limite di tre mandati lo avevate già spostato in un precedente provvedimento e qui prevedete che il presidente possa farsi rieleggere infinite volte, se ottiene i due terzi dei voti dell'assemblea elettorale. Noi abbiamo proposto, invece, di allargare la base elettorale democratica, la fine del sistema delle deleghe, sostituito dal voto elettronico, la rappresentanza di genere e la presenza di under 36 tra gli elettori, tutto ciò sempre nel limite dei tre mandati: proposta che avete bocciato.
Siamo per una riforma che voi non volete. Non ci nascondiamo che anche su questo ci sono presidenti rieletti che siedono in Parlamento. Troviamo altrettanto assurda la proposta che il candidato uscente, che non ottenga i due terzi, sia però il responsabile del percorso che dovrà portare alla successiva assemblea elettiva.
L'articolo che si riferisce alla commissione che deve esaminare i bilanci delle società sportive professionistiche ci lascia decisamente perplessi. Prevedete sostanzialmente la sostituzione dell'organismo attualmente deputato a fare l'operazione di verifica e controllo dei bilanci, cioè la Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche, nota con l'acronimo CoViSoC, l'organismo interno alla Federazione italiana giuoco calcio, preposto al monitoraggio della situazione economico-finanziaria delle società calcistiche con poteri consultivi, di controllo e di proposta; prevedete la sostituzione di questa realtà, che è un soggetto terzo e che oggi ha durata quadriennale e non è rinnovabile per più di due volte. Ne immaginate la sostituzione, e con che cosa? Con una commissione di nomina politica. Noi consideriamo doveroso un controllo rigoroso e attento dei bilanci delle società sportive, ma questa commissione sarebbe, appunto, di nomina politica. Troviamo preoccupante che una società di calcio venga controllata da una commissione di nomina politica, senza nasconderci che ci sono anche società i cui proprietari siedono in Parlamento nei banchi della maggioranza.
Con i precedenti di commissariamenti e nomine di enti importanti che avete fatto in questo Paese - e la vicenda Sport e Salute è anch'essa emblematica -, ci sembra fondata la preoccupazione che, in nome di una supposta terzietà, che se fosse vera non potremmo che condividere, fate, invece, un'operazione che rischia di non avere più niente di terzo, ma tanto di conflitto di interessi. Noi siamo per usare gli strumenti che ci sono, magari potenziandoli e modificandoli, anche nelle funzioni, ma la terzietà deve restare il fondamento base.
Veniamo, poi, alla questione - che ha fatto scalpore - dell'emendamento Mule', che, nella sua versione originaria, sostanzialmente dichiarava guerra alla FIGC, perché chiedeva di avere un organismo totalmente autonomo dal punto di vista decisionale, organizzativo e economico, perfino sotto il profilo della giustizia sportiva composta dalla Lega di serie A; Lega che fa legittimamente i suoi interessi, come consorzio delle società di serie A, ma che non possono coincidere con quelli di una federazione che, invece, ha la responsabilità della gestione di tutto il mondo calcistico, dalla Nazionale maggiore alle giovanili, alla femminile, a tutti i campionati.
Questa proposta così aggressiva ha scatenato quella reazione incredibile che si è estesa oltre l'Italia e ha coinvolto FIFA e UEFA, organismi internazionali che hanno minacciato di estromettere le squadre italiane dalle coppe europee e l'Italia avrebbe perso la possibilità di organizzare il campionato europeo del 2032, se la proposta fosse passata.
Avete fatto un capolavoro che ha richiesto una vostra retromarcia clamorosa. Avete dovuto trasformare quell'emendamento in un'innocua indicazione di indirizzo che dice che c'è bisogno di ragionare su una maggiore rappresentatività della Lega calcio dentro gli organismi federali, ma avete fatto e fatto fare al Paese una figuraccia.
Noi siamo convinti che ci voglia innovazione nel mondo del calcio, ma non certo fatta con queste modalità di scontro, bensì in un tavolo di confronto, dove anche le leghe minori siano rappresentate, insieme al Ministero, a chiunque abbia un ruolo in un mondo così importante che non può essere affrontato così, al volo, con un emendamento in un decreto che affronta tutt'altro. Questo per l'importanza, anche economica, oltre che culturale, che il calcio ha nel nostro Paese.
Infine, rispetto all'articolo che riguarda il lavoro sportivo, segnaliamo come il vostro decreto continui a non risolvere il problema dell'incompatibilità delle quote di rimborso forfetario dei volontari, che non corrisponde a quelle degli enti del Terzo settore. Invece, molte società sportive sono anche soggetti del Terzo settore, e, quindi, ci si ritrova con due diversi binari, che qui non vengono risolti, per chi sta sotto i 5.000 euro annui di reddito, anche con l'incompatibilità di chi presta lavoro sportivo con contratto Cococo e che non ha imposizioni fiscali.
Inoltre, si è intrecciato anche con il problema dei pensionati a Quota 100, che si sono visti, per questo, minacciare la sospensione della pensione, che questo provvedimento non risolve. Per tutte le motivazioni che ho qui diffusamente palesato, il Partito Democratico si esprimerà in maniera contraria rispetto a questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Roscani. Ne ha facoltà.
FABIO ROSCANI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretario Siracusano, dopo 20 anni il Parlamento si trova a convertire un decreto-legge in materia di sport, in condominio con scuola e università, sul complesso tema del sostegno, dimostrazione plastica dell'interesse che il Governo Meloni ha voluto mettere nel settore, con il Ministro Abodi, il Ministro Valditara, il Ministro Bernini e il Ministro Locatelli. L'articolo 1 riguarda le procedure relative alle elezioni di federazioni sportive nazionali e discipline sportive associate. Abbiamo ritenuto opportuno specificare, in particolare, che, oltre al raggiungimento dei due terzi del consenso come presupposto, con la presenza del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, si dovesse regolare il caso in cui un candidato all'eventuale quarto mandato non raggiungesse questa percentuale.
Lo abbiamo fatto per dare certezza ai regolamenti elettorali, rispondendo, al tempo stesso, a quanto emerso dal pronunciamento della Corte costituzionale e dalla norma che il Parlamento ha approvato nel 2023. Su 47 federazioni sportive va segnalato che soltanto due sono presiedute da donne, 45 da uomini e non ci sono giovani che ricoprono il ruolo di presidente. Riteniamo che debba esserci qualche meccanismo, quindi, che induca al rispetto di questi obiettivi, incentivando la rappresentanza di genere e degli under 35. Un provvedimento che, quindi, dimostra in qualche modo sempre di più l'attenzione rispetto alle giovani generazioni e allo sport che questo Governo ha.
Il Capo relativo alle norme specifiche, di cui ringrazio il Ministro Valditara, il nucleo caratterizzante verte, quindi, senza dubbio sulla volontà di un rafforzamento del supporto agli studenti più fragili, al fine di creare le condizioni oggettive per una loro effettiva inclusione e integrazione. Mi riferisco sia agli studenti con disabilità sia agli studenti stranieri con comprovate difficoltà linguistiche. Per ottenere questo risultato, l'intervento è finalmente improntato, a differenza del passato, su misure concrete, ispirate al criterio del fare, per una scuola che sia realmente costituzionale, al servizio, cioè, di ogni studente senza alcuna differenza.
Per rimuovere le condizioni di fragilità e di disagio dei nostri studenti è chiaro, infatti, che si debba intervenire con delle soluzioni di sistema. Come si fa a farsi carico davvero degli studenti con disabilità, degli studenti con problemi di conoscenza della lingua italiana, se non si interviene seriamente, in concreto, sulla qualificazione dei docenti di sostegno o su quella dei docenti di italiano per stranieri? È per questo motivo, dunque, che il decreto-legge si concentra su misure volte a rafforzare la qualificazione dei docenti che sono posti a servizio di questi studenti.
Con più misure, da leggere in modo complementare tra di loro, intendiamo innanzitutto tutelare e rendere effettivo il diritto allo studio e l'inclusione degli studenti con disabilità. Per ottenere questo risultato, serve innanzitutto che il sistema, nel suo complesso, sia in grado di incrementare il numero di docenti specializzati sul sostegno didattico agli alunni con disabilità. Per comprendere le misure contenute, è indispensabile partire da un'analisi dei dati oggettivi, che dimostrano come da anni il settore del sostegno didattico fatichi ad assicurare la necessaria copertura del crescente fabbisogno di docenti specializzati. In alcuni territori, per coprire tutti i posti in deroga, si è costretti a ricorrere spesso a supplenti privi di specializzazione.
Infatti, nel sistema scolastico italiano, vi sono circa 85.000 docenti privi di specializzazione sul sostegno, che, tuttavia, sono impiegati con supplenze annuali. Considerato il rapporto di 1,6 alunno per docente sul sostegno, ciò significa che oltre 136.000 alunni con disabilità non hanno la possibilità di essere seguiti da docenti specializzati sul sostegno, e questo è un dato di fatto. L'intervento si rivolge a quei docenti che l'attuale sistema di specializzazione universitario non è riuscito ad intercettare, tra l'altro anche perché si concentra sui laureati.
Proprio perché riservati a docenti che da anni già svolgono servizio su posto di sostegno, ancorché privi di specializzazione, i nuovi percorsi avranno necessariamente contenuti mirati e differenziati rispetto ai corsi universitari di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico. Saranno dunque percorsi innovativi, incentrati sulle reali esigenze formative di un personale già impegnato da anni su questo insegnamento, quindi che ha già maturato un'esperienza su questo tema. Possiamo garantire che saranno, tuttavia, percorsi di estrema qualità.
Ne dà assicurazione la stessa natura di INDIRE, che, com'è noto, è un ente pubblico di ricerca che ha tra i suoi prioritari scopi statutari proprio quello della formazione e aggiornamento del personale della scuola. Il Ministro Valditara ha già manifestato l'intenzione che, nella definizione dei contenuti di questi nuovi percorsi - perché dobbiamo ovviamente definire i contenuti di questi nuovi percorsi presso INDIRE -, saranno pienamente coinvolte le associazioni rappresentative delle persone con disabilità, così come saranno pienamente coinvolti il mondo universitario ed accademico.
In particolare, sarà pienamente coinvolto l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Questo vuol dire che stiamo organizzando percorsi di qualità per docenti precari che da anni insegnano sul sostegno senza specializzazione, che hanno accumulato un'esperienza, e questi percorsi saranno definiti con il contributo decisivo delle associazioni, del mondo accademico e dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. L'articolo 8, comma 1, detta misure finalizzate a garantire la continuità dei docenti a tempo determinato sul posto di sostegno, promuovendo i diritti degli studenti con disabilità, e a favorire la serenità della relazione educativa.
A tal fine, il comma 2 prevede l'adeguamento del regolamento che disciplina lo svolgimento delle supplenze dei docenti. Sono stati prorogati di 6 mesi i contratti di ricerca in ambito universitario. Un piccolo inciso sul preruolo: ci sarà un intervento più ampio sull'inquadramento dei ricercatori. La logica è fornire all'università una cassetta degli attrezzi, strumenti diversi per esigenze diverse. Inoltre, va ricordato a chi tesse le lodi del contratto di ricerca che questo non è mai entrato in vigore, i contratti sottoscritti sono stati zero.
Questo non per mancanza di volontà del Governo, ma perché i sindacati non hanno mai trovato un accordo in sede sindacale. Infine, tra gli strumenti che saranno messi a disposizione, resterà proprio il contratto di ricerca. Quindi, gli atenei che vorranno, lo potranno usare, una volta raggiunta l'intesa in sede sindacale. È stato approvato, poi, un emendamento fondamentale che consentirà di applicare la garanzia dello Stato ai prestiti del Fondo studio. Il Fondo è diretto a tutti gli studenti meritevoli, privi di mezzi finanziari sufficienti, al fine di consentire un percorso di studio e completare la propria formazione grazie a un prestito garantito dallo Stato.
I criteri, le finalità e le modalità di funzionamento e di utilizzo del Fondo sono stati determinati con decreto interministeriale del 19 dicembre 2010, emanato dall'allora Ministro della Gioventù, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze. La gestione del Fondo è stata affidata a Consap Spa, l'ambito di applicazione del Fondo è specificato dal sopracitato decreto. Costituiscono, infatti, operazioni ammissibili alla garanzia del Fondo i finanziamenti previsti nell'ambito di iniziative a carattere nazionale volte a favorire l'accesso al credito dei soggetti di età compresa tra i 18 e i 40 anni. La garanzia è rivolta agli studenti meritevoli e permette di finanziare giovani che desiderino proseguire gli studi dopo la scuola superiore iscrivendosi all'università o per frequentare corsi di specializzazione post-laurea o approfondire la conoscenza di una lingua.
Invero, il Fondo ha il precipuo scopo di favorire lo sviluppo e l'incremento delle politiche preordinate all'inclusione finanziaria, agevolando l'accesso al credito bancario da parte di studenti universitari e neolaureati ai fini dell'apprendimento e approfondimento di percorsi professionali lavorativi.
Si tratta di un grande risultato, che consentirà a Consap Spa di mettere in atto il rilancio e il potenziamento del Fondo studio.
Mi preme ricordare che il Fondo per il credito ai giovani, il cosiddetto Fondo studio, è stato istituito presso Consap nel 2010, durante il Governo Berlusconi, e voluto dall'attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai tempi Ministro della Gioventù, per garantire l'accesso al credito bancario agli studenti meritevoli ed è stato lo stesso Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ci ha invitato ad apportare modifiche e migliorie al Fondo, nella speranza che si possa dare l'opportunità alla Nazione di crescere ed evolversi attraverso la formazione di giovani meritevoli, che ora possono investire nel proprio futuro, anche se non hanno le possibilità economiche per farlo.
Infine l'articolo 16-bis, introdotto durante l'esame in sede referente, incrementa di 10,3 milioni di euro, per l'anno 2024, il Fondo finalizzato a corrispondere un contributo per le spese di locazione abitativa sostenute dagli studenti fuori sede che siano iscritti alle università statali, che siano appartenenti a un nucleo familiare con ISEE non superiore a 20.000 euro e che non usufruiscono di altri contributi pubblici per l'alloggio. Racconta di una visione complessiva che il Governo vuole mettere in campo per favorire il diritto allo studio e che si instaura all'interno di una cornice in cui il Governo è già intervenuto fortemente: penso ai 17 milioni di euro, già stanziati nel decreto Energia, per garantire 5.000 borse di studio agli idonei non beneficiari; penso all'importo complessivo di 36 milioni di euro, nell'ultima legge di bilancio, per garantire un aumento cospicuo del Fondo FIS, che permetterà agli studenti di ottenere quelle borse di studio; penso alle missioni del PNRR, che garantiranno di allineare l'alloggio universitario con i dati europei.
Questo decreto-legge è, quindi, l'ennesima vittoria per il Governo: siamo lo Stato membro che, finora, ha ricevuto l'importo maggiore dei PNRR, l'Italia ha ottenuto 113,5 miliardi di euro, il 58,4 per cento del totale del nostro PNRR. È un Paese che cresce, una Nazione che ha registrato una ripresa reale, tanto in termini meramente economici che in base ai dati relativi all'occupazione; il PIL, a maggio, cresce dello 0,7 per cento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e dello 0,3, se confrontato con lo scorso trimestre.
A maggio, inoltre, l'inflazione in Italia, in lieve calo, è allo 0,8 per cento, rispetto allo 0,9 di aprile, e si conferma la terza più bassa nell'Eurozona. L'aumento dei contratti a tempo indeterminato e gli autonomi sono cresciuti, rispettivamente, di 444.000 e 154.000. Abbiamo ridato piena attuazione alla Costituzione, rendendo l'Italia più garantista e dicendo basta ai tritacarne mediatici con l'abolizione del reato dell'abuso di ufficio. Oggi, con questo provvedimento, scriviamo un'altra pagina importante per l'Italia, per la scuola e per il sistema sportivo.
Giulio Onesti, il protagonista della ricostruzione del CONI nel secondo dopoguerra, diceva che lo sport è prezioso per la collettività umana e risponde in pieno alle esigenze della civiltà moderna. Noi facciamo lo stesso per lo sport, lo facciamo per gli impianti, lo facciamo per chi fa lo sport di base, per chi nelle periferie con lo sport salva le vite e il futuro dei più giovani, lo facciamo per i più fragili, lo facciamo per chi rende grande la Nazione con la ricerca, lo facciamo per l'Italia con Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Gentili colleghi e colleghe, Sottosegretaria Siracusano, discutiamo oggi dell'ennesimo decreto-legge omnibus, che affastella diversi argomenti di competenza di ben 4 diversi Ministeri e diverse norme, caratterizzate da frammentazione e assenza dei necessari criteri di urgenza. Come se non bastasse, sappiamo anche che verrà posta la fiducia, più tardi, svilendo per l'ennesima volta il ruolo di quest'Aula e di questo Parlamento, inteso come luogo in cui si rappresentano i diversi bisogni e le diverse opinioni dei cittadini.
Per questa ragione, Presidente, non potrò fare un intervento organico, riferendomi alla visione del Governo sui temi proposti, ma dovrò districarmi fra diverse e singolari norme che il testo contiene e che presentano profili di problematicità e in alcuni casi anche di gravità.
Comincerei dalla materia dello sport, perché questo decreto di fatto produce una mini-riforma, molto mini e molto frammentaria, piena di contraddizioni e del tutto priva di una visione che ispiri la definizione di obiettivi e di strumenti necessari a raggiungerli. È così, ad esempio, per la riforma delle modalità di elezione dei vertici delle Federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate e degli enti di promozione sportiva che compongono il CONI e il Comitato italiano paralimpico, con la quale si apre al quarto mandato e, potenzialmente, anche ad altri mandati anche per coloro che non raggiungano i due terzi dei voti validi, senza che tale nuova modalità venga, per esempio - per notare una contraddizione - estesa anche a figure come quella del presidente del CONI, generando così una disparità immotivata e che disegna un'ombra sulle ragioni che hanno portato il Governo e il Ministro Abodi a varare queste nuove norme, ragioni, infatti, che paiono avere poco a che fare con la volontà di garantire che, ai vertici del mondo dello sport italiano, siedano persone con le dovute competenze, capaci di alimentare una progettualità e una visione anche di natura sociale e non solo commerciale e, quindi, capaci anche di riscuotere il necessario e largo consenso nelle proprie organizzazioni.
Questa incapacità di considerare i meccanismi democratici come procedure virtuose, tese alla rappresentanza della complessità, emerge anche dal testo dell'ormai famigerato emendamento Mule': lo definirei la montagna che, dopo la dura lettera di FIFA e UEFA, ha partorito il topolino, peccato che anche il topolino tradisca un'assenza di cultura democratica, perché stabilisce che il peso nella rappresentanza degli organismi delle Federazioni debba essere parametrato al peso del contributo economico e non a quello del numero degli iscritti, mettendo, in questo modo, in un angolo il mondo dello sport dilettantistico, che tanto ruolo ha nella definizione degli aspetti sociali e di emancipazione che lo sport può mettere in campo.
Mi sono stupita che il collega di Fratelli d'Italia, parlando di questa riforma, abbia fatto riferimento alla rappresentanza di genere negli organismi. Mi sono stupita, perché noi, di Alleanza Verdi e Sinistra, su questo punto, abbiamo presentato un emendamento che avrebbe obbligato le Federazioni sportive nazionali a tenere conto della dovuta rappresentanza di genere e, quindi, di una sorta di parità negli organismi. Questo emendamento è stato bocciato, lasciando una previsione vaga che invita a tenere conto delle questioni della rappresentanza di genere, ma non obbliga e, come sappiamo, quando c'è soltanto un invito, gli effetti poi sono quelli che proprio il collega di Fratelli d'Italia descriveva, con l'assenza pressoché totale di presidenti donne, un numero molto basso negli organismi.
Allo stesso modo è difficile comprendere la ratio delle norme che, all'articolo 2, regolano l'istituzione di una commissione indipendente per la verifica dell'equilibrio economico e finanziario delle società sportive professionistiche, soprattutto perché il Governo non interviene sui criteri con cui i bilanci dovranno essere valutati, che invece restano quelli contenuti nei regolamenti federali, emanati dalle stesse Federazioni sportive nazionali. Non interviene sui criteri, ma interviene sui controlli soltanto di una parte minoritaria delle società sportive, perché si tratta soltanto delle società professionistiche che, stando alle circolari dell'INPS, sono quelle che partecipano ai campionati di calcio e di pallacanestro, per quanto riguarda il calcio di serie A, B e C maschili e di serie A femminile e, per quanto riguarda la pallacanestro, la Lega Basket serie A maschile. Per tutte le altre società sportive, i controlli di questa commissione di natura politica non esisteranno.
Quindi, ci chiediamo per quale ragione il Governo non abbia pensato a una riforma più generale che consentisse di mettere ordine in tutto il mondo dello sport e di controllare anche i bilanci di società che, pur essendo dilettantistiche, muovono milioni e milioni di euro di fatturato, come, ad esempio, la pallavolo. E ancora ci chiediamo per quale ragione la commissione abbia solo il compito di fare controlli preventivi e non anche durante il campionato e alla fine dello stesso, come invece faceva, per quanto riguarda il calcio, la CoViSoC, che è stata sostanzialmente destituita, nonostante un ottimo lavoro, confermato anche da sentenze di molti tribunali.
Un punto positivo, invece, riguarda l'approvazione di un nostro emendamento che accorcia i tempi di revoca per l'istituzione di un organo consultivo rappresentativo delle tifoserie. Siamo felici di quest'approvazione perché è in discussione, come sappiamo, la riforma delle partecipazioni popolari nelle società sportive, ma non sappiamo se verrà approvata e, nel caso in cui non lo fosse, è giusto che a dicembre partano questi luoghi di coinvolgimento, seppur blando, dei tifosi.
Manca, invece, nelle norme sul lavoro sportivo, come segnalato in particolare dal presidente nazionale della UISP, Tiziano Pesce, quel processo di armonizzazione delle riforme legislative dello sport e del Terzo settore che è fondamentale per riconoscere la giusta dignità e agibilità agli operatori dello sport sociale. La UISP vi ha chiesto di fermarvi, di ascoltare, di ripensarci, ma, come al solito, questa maggioranza è incapace di ascoltare e non ci ha ripensato.
Sempre sulla parte che riguarda lo sport ci sono le norme che attribuiscono all'amministratore delegato della società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 le funzioni di commissario straordinario, ma di questo ne parlerà in un altro intervento la nostra capogruppo, Luana Zanella, che sta seguendo da vicino la questione e che sa quanto grave sia questa decisione.
Veniamo quindi ora al Capo 2 di questo provvedimento, quello che si occupa invece di istruzione e, più in generale, anche dell'avvio dell'anno scolastico. Il Governo sa bene che il tasso di precarizzazione dei docenti di sostegno ha raggiunto in Italia livelli di inciviltà. Nell'anno scolastico 2023/2024, secondo l'audizione della FLC-CGIL, sono 13.726 i posti rimasti scoperti dopo le assunzioni a tempo determinato al 31 agosto e 103.834 al 30 giugno per un totale di 117.560 posti vacanti, quindi lavoratori precari. Sappiamo tutti con quale forza i sindacati, che rappresentano questi lavoratori e lavoratrici, abbiano manifestato negli anni la propria preoccupazione per questi dati, chiedendo soluzioni strutturali, capaci di garantire condizioni di lavoro dignitose, assunzioni a tempo indeterminato e quindi anche la continuità didattica, che è un diritto degli studenti con disabilità e delle loro famiglie.
Stupisce che il Governo, con questo decreto, non abbia messo in campo alcuna delle soluzioni strutturali richieste, preferendo piuttosto scorciatoie e soluzioni temporanee che creeranno solo ingiustizie e disparità. Stupisce perché, negli anni passati, dai banchi della destra assistemmo a un'ordalia di proclami, polemiche e promesse che assicuravano ai docenti la stabilizzazione di tutti i precari e l'avvio di una nuova stagione che - ormai possiamo dirlo - non è arrivata e non arriverà. Era in qualche modo una menzogna, una presa in giro a fini elettorali, una strumentalizzazione dell'aspirazione di tanti ad avere un lavoro senza scadenza.
Invece, in questo decreto, altro che lotta alla precarietà. Dall'arrivo di Valditara (non solo in queste norme, ma da allora ad oggi) abbiamo assistito per lo più a provvedimenti di natura ideologica: dal voto in condotta, al fallimento clamoroso del liceo del made in Italy (che probabilmente non partirà perché non riescono a formarsi le classi) fino a dichiarazioni conturbanti sull'inutilità di studiare i dinosauri, che hanno anticipato la nascita di un gruppo di lavoro che dovrebbe rivedere le linee guida nazionali per riformare i programmi, mettendo al centro un concetto vago - e piuttosto vuoto - come quello di identità italiana.
Ancora, sempre Valditara ha messo in campo una riforma della filiera tecnico-professionale, che discuteremo a settembre, che permetterà per la prima volta a consulenti di azienda e privati di entrare nelle scuole senza metodi di selezione validi e trasparenti. Questo procedere con metodo ideologico e improvvisato è anche quello che ispira diversi articoli di questo decreto, che intervengono sul reclutamento e la specializzazione degli insegnanti di sostegno.
La norma contenuta nell'articolo 8, ad esempio, che mira a garantire la continuità dei docenti a tempo determinato su posti di sostegno tramite la conferma su richiesta delle famiglie, in realtà - diciamocelo - finirà per perpetuare la precarietà lavorativa e rischia di essere l'avvio dello smantellamento del sistema di reclutamento basato sulle graduatorie, sulla trasparenza e sulle regole certe, sostituendolo con un meccanismo che mette al centro una sorta di chiamata diretta (sempre esposta al rischio di favoritismi) da parte della dirigenza e delle famiglie.
Questo approccio contrasterebbe apertamente con i principi di laicità, trasparenza e pluralismo, sanciti dalla Costituzione italiana, oltre ad essere un pericoloso precedente rispetto anche ad altre categorie di docenti, perché noi non dimentichiamo che questa destra, soprattutto nelle regioni del Nord, molto si è battuta per avere la chiamata diretta degli insegnanti al posto delle graduatorie.
Manifestiamo lo stesso dissenso rispetto all'articolo 6 di questo decreto, con il quale si crea, in via transitoria, un percorso diverso dal TFA per la specializzazione dei docenti di sostegno, affidando ad INDIRE la formazione e riducendolo a 30 CFU, con un impatto negativo sulla qualità della didattica e in violazione delle norme che stabiliscono che vanno consultate le associazioni che si occupano di disabilità ogni volta che si fanno norme sul tema.
Molte di queste associazioni, come ad esempio la FISH, hanno fatto osservazioni da cui abbiamo preso spunto per emendamenti che servivano a rafforzare questa formazione e che naturalmente sono stati bocciati dalla maggioranza. Questa non-soluzione (il percorso transitorio presso INDIRE) finirà per svalutare il più complesso percorso del TFA, creerà conflitti tra insegnanti inseriti nelle stesse graduatorie con due diverse tipologie di specializzazione e non risolverà nemmeno il problema dei costi della formazione, perché questi rimarranno a carico dei corsisti, ostacolando l'accesso.
Non c'è da stupirsi, quindi, se in queste ore, fuori da quest'Aula, in tanti stanno inviando mail di protesta, scrivendo appelli e convocando presidi e manifestazioni a cui noi di Alleanza Verdi e Sinistra stiamo dando il nostro sostegno, considerato anche che, oltre alla simil-sanatoria sul percorso di specializzazione, c'è anche quella sui titoli esteri. Non solo, anche perché in Commissione abbiamo presentato emendamenti che avrebbero dato soluzioni a tante di queste criticità, proponendo, ad esempio, la progressiva stabilizzazione dei posti in deroga per garantire la continuità didattica agli studenti con disabilità e proponendo anche di affrontare la necessità di una programmazione seria che colleghi la formazione al fabbisogno regionale e, quindi, proponendo di allargare l'offerta formativa universitaria in materia di sostegno didattico.
Si sarebbero potuti aumentare i posti presso le università, ma non si è voluto fare. Avete bocciato questi emendamenti senza dare alcuna motivazione, salvo poi - ciliegina sulla torta - aggiungere alla fine dell'esame un emendamento del relatore che affida nuove funzioni a INDIRE e, con l'occasione - senza alcuna ragione che non sia legata alla bulimica occupazione di ogni postazione in ambito culturale e dell'istruzione - lo commissaria.
È una scelta vergognosa e grave, che aggiunge discredito al metodo seguito per l'intero provvedimento. Così come discredito aggiunge anche la norma sulla mobilità dei dirigenti scolastici fuori regione, che in queste ore stanno protestando perché, attraverso l'approvazione di un emendamento, siete riusciti a far sì che la categoria dei cosiddetti “sanati”, cioè coloro che hanno partecipato al concorso del 2017 senza superare la prova scritta e a volte nemmeno la prova preselettiva, finirà nelle graduatorie davanti a coloro che, invece, avevano regolarmente superato il concorso. Proprio in queste ore si stanno muovendo per ottenere un diverso trattamento. Peccato che, con la fiducia, anche rivedere queste norme diventa impossibile.
Ancora, per quanto attiene alle norme inerenti all'avvio del nuovo anno scolastico, sottolineiamo l'impostazione sbagliata e inefficace che ha ispirato l'articolo 11, quello che prevede il potenziamento didattico in orario extracurricolare per gli studenti neoiscritti al sistema nazionale di istruzione non italofoni. In primis, perché c'è da notare, come hanno fatto notare i sindacati in audizione, che, considerando che circa il 10 per cento degli studenti è di cittadinanza non italiana e il 67 per cento di questi è nato in Italia, è altamente improbabile che si formino classi con la percentuale richiesta di studenti non italofoni iscritti per la prima volta al sistema scolastico, ed è improbabile anche dopo l'approvazione del giusto emendamento della collega Manzi, che cerca di ricomprendere in questa categoria tutti gli studenti con deficit linguistico.
Però, in ogni caso, oltre a questo problema pratico, ciò che non è accettabile è la filosofia alla base di questa norma, che sembra promuovere la divisione fra gli studenti italiani e quelli con background migratorio, piuttosto che l'inclusione. L'idea di integrazione limitata all'apprendimento della lingua italiana attraverso momenti separati è riduttiva, è controproducente, presenta profili di discriminazione e rischi di segregazione e, soprattutto, come già accaduto in passato, non funzionerà dal punto di vista didattico ed educativo, perché non ha mai funzionato.
Per questo, come Alleanza Verdi e Sinistra, proponiamo una visione diversa che valorizzi la diversità come risorsa di arricchimento per tutti e tenga ben salda l'idea che l'apprendimento è un processo di condivisione e collaborazione tra studenti di diverse provenienze, in un'ottica interculturale. Ciò di cui abbiamo bisogno è un potenziamento didattico, che coinvolga l'intera classe e che avvenga all'interno dell'orario scolastico, attraverso il tempo pieno e il tempo prolungato, che vanno garantiti in tutti gli istituti, a cominciare da quelli in cui sono più allarmanti i dati sulla dispersione scolastica e la povertà educativa, oltre che in quelli in cui più numerosi sono gli studenti con background migratorio.
C'è una nostra proposta di legge, depositata, che va in questa direzione, ma, siccome siete troppo impegnati a immaginare soluzioni che non risolveranno nulla, non si riesce a fare una discussione seria. Infine, vorrei porre l'accento sulla beffa - perché ormai possiamo definirla solo così - del rinvio dell'entrata in vigore del contratto di ricerca, contenuta nell'articolo 5, e della relativa proroga fino al 31 dicembre 2024 degli assegni di ricerca per il sistema universitario e per gli enti di ricerca.
Nella relazione illustrativa, la maggioranza giustifica tale scelta con la necessità e la volontà di riformare nuovamente il preruolo prima ancora di avere applicato quella legge n. 79 del 2022, che era stata salutata dal mondo della ricerca come un'importante conquista con cui finalmente si relegava al passato l'assegno, che è stato la forma di contratto precario più utilizzata e più caratterizzata da una totale mancanza di tutele e diritti per le ricercatrici e i ricercatori. Definivo tutto questo una beffa perché, a quanto trapela sui giornali, la nuova riforma del preruolo, che la Ministra Bernini sta preparando, contiene ben 6 nuove tipologie di contratto. L'ADI, l'Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani, ha calcolato che, combinando le varie tipologie di contratto, in teoria e per assurdo, si potrebbe arrivare a ben 20 anni di precariato dentro il sistema universitario nazionale. Qual è la ragione, quindi, per cui, dopo tanti anni di dibattito sulla necessità di trattenere in Italia i ricercatori, anche per ragioni che riguardano lo sviluppo economico del Paese, ci si ostina a impedire soluzioni strutturali al problema della precarietà nei nostri atenei? Verrebbe da dire che si tratta di un mistero, mentre invece è politica, ed è cattiva politica.
Noi, però, non ci rassegniamo, come non ci rassegneremo ai tagli annunciati al Fondo di finanziamento ordinario delle università, un taglio nominale di 200 milioni, che si trasforma, però, rispetto alle voci di bilancio dell'anno precedente, in un taglio da 500 milioni. È assurdo che questo accada in un Paese che ha il più basso numero di laureati in Europa - una vergogna - e che dovrebbe avere l'obiettivo di offrire a tutti un'istruzione universitaria di qualità, gratuita e accessibile, sostenuta da un solido sistema a garanzia del diritto allo studio.
Fa impressione che, sempre oggi, in quest'Aula, il collega di Fratelli d'Italia, invece di parlare di diritto allo studio, abbia parlato di credito bancario ai giovani, come se noi potessimo risolvere il problema dell'accesso alla formazione universitaria e del basso numero di laureati proponendo ai ragazzi e alle ragazze di indebitarsi per fare l'università o per studiare. Il Governo sta sbagliando e questi errori produrranno non solo una lesione del diritto dei giovani a costruirsi una vita piena, libera e dignitosa, ma anche un danno allo sviluppo del Paese, che, come sappiamo, ha ormai gli unici salari che non crescono da 30 anni ed è stato declassato a sistema che compete nel mercato del lavoro internazionale sfruttando questi bassi salari, invece che investendo in innovazione tecnologica, qualità, innovazione di prodotto. Tutte cose che potrebbero essere il lavoro di tanti ricercatori e di tante ricercatrici.
Serve un'alternativa e noi la costruiremo, a partire dall'istruzione e mettendo al centro le persone e il loro valore, invece che l'ideologia nazionalista che trapela anche da questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Ferrari).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo a discutere un provvedimento profondamente sbagliato nella sostanza, nella forma e nelle procedure, che mi viene da definire antidemocratiche, che hanno caratterizzato l'iter nella Commissione competente, la VII, cosa già denunciata da me in quest'Aula la scorsa settimana. Il provvedimento interviene su diversi ambiti, e lo fa con lo strumento inadatto della decretazione d'urgenza.
Inadatto, innanzitutto, per l'elevato tasso di eterogeneità che presenta, andando ad agire su materie molto diverse tra loro, dallo sport al sostegno didattico, al reclutamento dei docenti, alla mobilità e valutazione dei dirigenti scolastici, all'ennesima proroga degli assegni di ricerca - simbolo di precariato, ricordiamolo - fino agli alloggi universitari e tanto altro. Un provvedimento che potremmo definire “Milletoppe”, senza visione e senza progettualità, e contenente diverse disposizioni palesemente incostituzionali. Proprio per questo abbiamo anche presentato una questione pregiudiziale, ovviamente prontamente bocciata.
Come dicevo, anche l'iter di questo provvedimento è stato caratterizzato da una procedura che ha lasciato molto, molto a desiderare. Innanzitutto per i tempi: c'è stata una fretta e rapidità tale che non ha permesso alla Commissione di deliberare con cognizione, nonostante ciò sia richiesto proprio dal nostro Regolamento, ma anche dalla stessa logica e, soprattutto, dal dovere che, come rappresentanti di questa Nazione, siamo chiamati a svolgere.
Una fretta e un'approssimazione che hanno portato inevitabilmente a commettere errori, grossolani spesso, a cui si è provato, poi, a rimediare in modo ancor peggiore, arrivando al caso in cui ci ritroviamo, nel resoconto, un emendamento diverso da quello che realmente la Commissione aveva votato, cosa che ho denunciato già in quest'Aula, come dicevo prima. Ma, soprattutto, la VII Commissione si è ritrovata, nell'esame degli emendamenti, a dover assistere a un impietoso utilizzo ad personam delle regole del gioco, da parte della presidenza, a partire dalle dichiarazioni di inammissibilità degli emendamenti, che ha visto palesemente - e sono qui a denunciarlo di nuovo - l'applicazione di due pesi e due misure. Se è pur vero, infatti, che alcuni dei nostri emendamenti dichiarati inammissibili esulavano un po' dal contenuto del decreto, è altrettanto vero, però, che rientravano pienamente nelle tematiche della scuola, dell'università e dello sport; dall'altro lato, invece, abbiamo visto emendamenti di maggioranza - alcuni dichiarati inammissibili e, poi, riammessi, altri nemmeno dichiarati inammissibili - che vertevano sulle materie più disparate, andando anche oltre le competenze della Commissione stessa. Alcuni, per esempio, intervenivano sulla materia del diritto d'autore e della pirateria informatica, altri impattavano sulla Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale, altri ancora introducevano modifiche al codice della strada, altri ridefinivano i limiti di spesa del Ministero dell'Istruzione e del merito relativamente a spese per l'acquisto di bonus taxi e noleggio autovetture. Ma, tra i tanti, ci sono stati due emendamenti che hanno reso terribilmente chiaro che al vaglio dell'inammissibilità siano stati utilizzati due pesi e due misure in base al firmatario dell'emendamento. Se, infatti, da un lato, era stato dichiarato ammissibile un emendamento della maggioranza che istituivano una deroga al numero minimo degli alunni per classe per i fantomatici licei del made in Italy, dall'altro lato, era stato, invece, dichiarato inammissibile un nostro emendamento che applicava la stessa deroga per le scuole in zone disagiate. E la testimonianza del fatto che tutto quello che sto dicendo è vero, del fatto che sull'ammissibilità di tanti emendamenti di maggioranza si è provato a forzare la mano, è che, alla fine, molti di questi emendamenti dichiarati, lo ripeto, assurdamente ammissibili, sono stati ritirati. Forse ci si è resi conto dell'indecenza? Forse ci si è resi conto che si stava superando un po' il limite? O, forse, molto più probabilmente, è arrivato qualche richiamo.
Andiamo ora a vedere alcune disposizioni contenute in questo provvedimento, che partiva male ed è stato, addirittura, in tanti casi, peggiorato, con diversi emendamenti all'insegna del conflitto di interessi o di palese soddisfacimento di interessi specifici. Un provvedimento che contiene molte disposizioni che hanno fatto parecchio discutere, sia sui giornali sia tra le categorie della società civile interessate, proprio perché, con questo provvedimento si cercava di trovare soluzioni a problemi noti, che esistono, però, in un modo che rischia di creare ancora più criticità degli stessi problemi che si vogliono risolvere. Andiamo a vedere.
Partiamo dalla disposizione sulla Commissione indipendente per la verifica dell'equilibrio economico e finanziario delle società sportive professionistiche. Una commissione che dovrebbe operare - leggo testualmente - con indipendenza di giudizio e di valutazione, ma, poi, nella stessa frase, viene chiarito che questa indipendenza di giudizio, in realtà, è legata al giudizio del Presidente del Consiglio o dell'autorità politica delegata in materia di sport, perché il presidente e i sei componenti di questa Commissione verrebbero nominati proprio da questi. Allora, uno si inizia a chiedere dove finiscano questi princìpi di autonomia e indipendenza. Perché definire indipendente una Commissione che - ricordiamolo - dovrà controllare i bilanci delle società e, di conseguenza, le iscrizioni delle squadre ai campionati di calcio, il cui presidente è nominato, nientepopodimeno che, come dicevo, dal Presidente del Consiglio, è una presa in giro - ce lo possiamo dire? -, un'inaccettabile presa in giro. E fare, poi, tutto questo con una disposizione all'interno di un decreto-legge appare ancor di più improprio o, addirittura, incostituzionale, anticostituzionale. Perché, sì, è necessario affrontare la discussione su come risolvere la profonda crisi economica e gestionale che stanno vivendo, soprattutto, i più famosi club calcistici, ma va fatto, innanzitutto, attraverso una concertazione con tutte le parti interessate e, magari, con un disegno di legge, nel corso del cui esame si potrebbe disporre di tutto il tempo necessario per approfondire, per ascoltare tutti i soggetti interessati e destinatari della riforma, non così, con questa - lo ripeto - presa in giro.
Come dicevo, poi, il provvedimento, anziché essere migliorato in fase emendativa, spesso è stato addirittura peggiorato, e arriviamo all'ormai famoso emendamento Mule', un emendamento che, di fatto, avrebbe determinato la secessione della Lega di Serie A dalla Federcalcio, un emendamento in cui ogni singolo punto contenuto nel testo era incompatibile con gli obblighi della FIGC, un vero e proprio blitz a vantaggio dei club multimilionari e dei loro presidenti, alcuni dei quali, in alcuni casi - è doveroso sempre ricordarlo, per capire cosa si fa e perché si fa -, siedono proprio in questo Parlamento. È un emendamento, quindi, che avrebbe messo la parola fine a ogni criterio solidaristico e distributivo nei confronti delle serie minori e del calcio dilettantistico.
Dopo la protesta che, giustamente, è montata, qui, all'interno di questo Parlamento e all'interno delle Commissioni, da parte delle varie forze politiche di opposizione, ma che ha visto anche protagonisti UEFA e FIFA, alla fine, l'emendamento è stato riformulato. Bene, ma non, ovviamente, benissimo, anzi, c'è una nuova versione light, che ritorna sui suoi passi rispetto al testo originario, ma che, comunque, lancia un seme, comunque porta avanti il ragionamento per cui chi ha i soldi è quello che conta, contro i veri valori dello sport e che, soprattutto, di fatto, non cancella, ora, la pessima figura a cui ha esposto il nostro Paese nel mondo dello sport europeo e internazionale.
Arriviamo, poi, alle disposizioni sulla scuola. Si va ad agire, anche in questo caso, su problemi noti e che sono assolutamente da affrontare, ma lo si fa, di fatto, mettendo nuove toppe. Si continua ad agire mettendo toppe su toppe, creando nuove discriminazioni e provando a rimediare a due anni di disastrosa gestione del Ministro Valditara, non per niente, ricordiamolo, ormai noto negli ambienti scolastici come “Valdisastro”. Sulla scuola, in generale, si sta assistendo a un vero e proprio attacco all'intero sistema, che mira a erodere le fondamenta su cui si basa tutto il sistema, non soltanto scolastico, ma l'intero impianto educativo. E lo si fa proprio attraverso queste piccole, ma sostanziali, modifiche, alcune contenute in questo decreto, alcune contenute in atti che già abbiamo visto, alcune in atti che riprenderemo a esaminare a settembre, ma che danno già una visione chiara. Parlo, ad esempio, della filiera formativa, che vedrà la riforma degli istituti tecnici e professionali, che porterà la scuola a perdere il suo valore educativo e trasformerà questa tipologia di istituti in una sorta di corsi di avviamento al lavoro, così come nel famoso atto denominato “valutazione studenti”, che riprenderemo presto, che continua a portare avanti una visione nostalgica, pre-sessantottina, della scuola, quando c'era “lui”. Andiamo a vedere cosa prevede questo atto in ambito scolastico e partiamo proprio dalla questione di INDIRE, dei percorsi attivati per i triennalisti sul sostegno, i triennalisti precari.
Partiamo dalla decisione di attivare, fino al 31 dicembre 2025 (si tratta di una misura provvisoria, come dichiarato, ma chissà), presso INDIRE, che ricordo essere l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa, una nuova offerta formativa di specializzazione sul sostegno, dedicata, come dicevo, a coloro che abbiano prestato servizio, su un posto di sostegno, per almeno tre anni scolastici. Una soluzione sbagliata - l'abbiamo già ripetuto -, una soluzione al noto problema della carenza di docenti di sostegno. È inutile che ora sto qui a ripetere i numeri disarmanti che conosciamo bene, abbiamo sempre detto che il problema c'è, purtroppo si agisce con una soluzione errata.
In pratica, con questo provvedimento, si alza bandiera bianca e si dichiara palesemente l'incapacità di potenziali percorsi ufficiali già esistenti, perché ricordo che i percorsi ufficiali sono i TFA erogati dalle università. Quindi, si va a creare un nuovo percorso parallelo, che creerà, ovviamente, una disparità enorme tra - a questo punto - i due gruppi di corsisti, anche se consideriamo questo percorso come provvisorio, perché avremo, da un lato, coloro che si sono già iscritti al 9° ciclo del TFA universitario - che ricordo essere di durata di nove mesi -, che hanno già pagato l'alta quota di iscrizione e che prevedono un percorso da 60 CFU da fare in presenza, dall'altro, ora, con questo provvedimento, si sta attivando un nuovo corso in cui, chi si iscrive, potrà frequentarlo non per 60 CFU, ma 30 CFU, quindi una minor durata, un minor impegno e che prevede anche la possibilità di essere eseguito solo online.
Quindi, paradossalmente, si creerà una situazione in cui, contemporaneamente, docenti appartenenti alla stessa categoria e con i medesimi requisiti frequenteranno percorsi diversi, per conseguire lo stesso titolo. Così, quindi, si va a frammentare ancor di più le categorie professionali dei docenti e si creerà ancora più caos nel mondo della scuola. L'INDIRE sarà, poi, investito anche per attivare nuovi percorsi per chi ha conseguito il titolo di specializzazione sul sostegno all'estero ed è in attesa da anni di vedere il proprio titolo riconosciuto. Sui dettagli, poi si vedrà e mi riferisco a quali criteri e requisiti, perché si rimanda a un nuovo decreto; l'importante è ora dire che si era trovata una soluzione. Ma anche questa è la testimonianza dell'ennesimo fallimento del Ministro Valditara, perché ricordo che lo scorso anno erano stati stanziati 1.400.000 euro per ciascun anno dal 2023 al 2025, per avvalersi del CIMEA per affrontare proprio questo problema. Andiamo a capire quali titoli esteri vanno bene e quali no.
E, allora, la domanda, ovviamente, sorge spontanea. Se ora si sta creando una nuova soluzione per “validare” questi titoli, per dare la possibilità a queste persone, che hanno preso il titolo all'estero, di vederselo riconosciuto in Italia, la domanda sorge spontanea: visto che era stato avviato questo costoso percorso, alla fine, che si è fatto in questo anno e mezzo? Quanti titoli sono stati valutati con quasi 2 milioni di euro? Domande, ovviamente, già poste al Ministro Valditara in audizione, a cui non abbiamo avuto risposta, se non quella di ricorrere ora a questo ennesimo escamotage che, come dicevo, produrrà nuove discriminazioni. E, allora, uno si inizia a chiedere: ma dov'è il merito? Dove? E soprattutto: è questa la qualità che vogliamo offrire ai nostri studenti?
Ma su INDIRE, però, c'è una questione ancor più grave, un grande - come lo vogliamo definire - “capolavoro” di questa maggioranza, all'interno di questo atto. Infatti, abbiamo appena detto che, con questo provvedimento, si conferiscono ad INDIRE nuove funzioni, proprio per conferire l'abilitazione ai docenti di sostegno. E, quindi, uno si chiede: ma INDIRE, di fatto, poteva farlo attualmente con il suo statuto? È previsto? Probabilmente no e il Governo se ne accorge solo in extremis, con un emendamento last minute del relatore che va a modificare lo statuto. Insomma, si era deciso di fare qualcosa e si arriva, all'ultimo, con la cognizione che quel qualcosa forse non si poteva fare; approssimazione a tutti i livelli.
Però, purtroppo, questo emendamento faceva anche un'altra cosa, una cosa molto grave: avvia, a tutti gli effetti, il commissariamento di INDIRE, facendo decadere tutti i suoi organi e istituendo un commissario. Questo - diciamocelo - è molto più di un becero spoils system, ma è la plastica rappresentazione della volontà di questo Governo di considerare gli enti di ricerca come strumenti per le proprie esigenze, di voler prendere il controllo diretto sulle filiere della conoscenza.
Questo commissariamento, di fatto, sembra l'atto formale che ratifica il tentativo del Ministro Valditara di gestire direttamente quello che dovrebbe essere un ente pubblico di ricerca. Il Ministro pensa di poter agire non solo sui processi, ma sta facendo in modo di neutralizzare qualsiasi rischio di critica a quei processi. INDIRE, in realtà, si dovrebbe liberare da qualsiasi pressione politica e interessi di parte, ma qui si va invece, ovviamente, in direzione opposta.
Permettere alla politica di decidere cosa la ricerca deve fare e deve dire, rende ancor più fragile la tenuta della nostra democrazia, ricordiamolo sempre. Ma al peggio non c'è mai fine, perché il Ministro, poi, ha pensato bene di aggiungere ulteriori problemi a un quadro già di per sé molto grottesco.
In questo provvedimento, infatti, si introduce la possibilità per le famiglie di “confermare”, con approvazione da parte del dirigente scolastico, un docente di sostegno sul medesimo posto su cui ha svolto la supplenza. Attenzione però, se da un lato questo può sembrare una cosa giusta, perché si parla della continuità didattica nel sostegno, in realtà non è così. Innanzitutto, teniamo bene in mente che questa procedura si potrà applicare anche a coloro che sono privi del titolo di specializzazione, quindi non formati per fare questo. Quindi, a un problema serissimo e importantissimo, come quello della necessità di garantire la continuità del sostegno agli alunni disabili, si pone l'ennesima soluzione raffazzonata, mettendo una toppa che è peggio del buco.
Per la prima volta, difatti, si conferisce a soggetti esterni alla scuola, a prescindere dalle loro competenze e senza alcuna garanzia di oggettività, il potere di esprimere una valutazione con dirette ricadute sul lavoro di chi insegna. Si consegna alle famiglie un potere che va ben oltre il loro giusto diritto di esigere per i propri figli la migliore qualità del servizio, perché - sia ben chiaro - la collaborazione con le famiglie è fondamentale e va rafforzata, ma non certamente attraverso questo strumento, non certamente così. Gli insegnanti - ricordiamolo - sono dipendenti dello Stato e vengono assunti da graduatorie pubbliche: il loro operato non può essere soggetto a valutazioni esterne improvvisate. Stiamo creando, stiamo portando una norma palesemente incostituzionale, un pericoloso precedente che porterà ancor più confusione e precarietà nel nostro sistema scolastico. Ma poi, uno si chiede anche dove è finita la semplificazione, perché si genererà così l'ennesimo caos nel coordinare le varie cose. Bisogna pensare seriamente a soluzioni strutturali, che stabilizzino l'organico e incidano sulla durata dei contratti e non ad interventi ingestibili e confusionari, come quelli scritti nero su bianco da questo Governo.
C'è poi il capolavoro fatto sul personale scolastico in servizio all'estero. Già in fase di audizioni, spiegammo al Ministro Valditara che stava facendo una gran confusione e, infatti, poi, si è provato ad intervenire con un emendamento correttivo, ma, ancora una volta, ha regnato l'approssimazione. Infatti, l'emendamento era sbagliato e, dietro le quinte - come dicevo prima - lo si è poi dovuto sistemare, nonostante l'emendamento votato fosse un altro. Poi si è dovuto intervenire ancora, perché anche le correzioni non erano sufficienti, una fretta e un'approssimazione tremenda.
Nonostante tutto ciò, resta una misura che creerà ingiustizie, discriminazioni e sicuramente e giustamente darà vita a diversi ricorsi - l'abbiamo detto -, perché, come spiegammo al Ministro in audizione - che si disse anche d'accordo con noi -, il problema è che non si è fatta distinzione tra le scuole europee e le scuole italiane all'estero. Infatti, si decide di portare il mandato dei docenti e del personale scolastico italiano in servizio presso le scuole europee da 6 a 9 anni, equiparandolo agli altri Stati europei. Quindi, fin qui uno dice “va tutto bene, siamo d'accordo”, ma il problema è che non lo si fa solo per le scuole europee - e quindi ci si allinea alle altre scuole europee, con gli altri Stati europei -, ma lo si fa, immotivatamente, anche per tutto il personale scolastico, per esempio presso le rappresentanze diplomatiche e consolari, oppure in servizio presso le scuole italiane all'estero, che - lo ripeto ancora una volta - sono un'altra cosa.
Perché, infatti, il problema principale è che il MAECI, proprio recentemente, aveva provveduto alla selezione dei dirigenti, docenti e personale ATA da inviare all'estero, ma ora, vista la proroga che si è introdotta in questo decreto, i vincitori vedranno la propria possibilità di partire vanificata, nonostante abbiano già partecipato a un concorso e l'abbiano pure vinto.
Quindi, persone che hanno vinto un concorso ora le si blocca. Fioccheranno, come abbiamo annunciato già più volte, giustamente, dei ricorsi. Andiamo avanti. Come dicevo, la maggioranza si è anche impegnata a peggiorare questo pessimo provvedimento con altrettanti pessimi emendamenti. È il caso, ad esempio, di un emendamento in merito al concorso dei dirigenti scolastici. Anche stavolta ci troviamo di fronte a una soluzione straordinaria per risolvere un problema che sappiamo essere strutturale, ma che poi, alla fine, va a mettere una toppa che accontenta qualcuno e ne scontenta altri.
Infatti, ora ci troviamo nella situazione in cui i partecipanti al concorso ordinario corrono il rischio di vedersi superati dai colleghi del corso-concorso straordinario. Paradossale, anche perché c'è chi aveva sostenuto la prova scritta e aveva presentato ricorso perché era stato bocciato, e quindi chi sta partecipando al concorso ordinario ora rischia di vedersi superato da questa categoria. Assurdo! Arriviamo all'università: anche qui, il Governo ha dato prova dell'ennesima incapacità nel risolvere i problemi di questo Paese.
È infatti contenuta, in questo provvedimento, l'ennesima proroga effettuata da questo Governo sul tema degli assegni di ricerca. Ricordo, giusto per inquadrare il problema, che ai tempi del precedente Governo un po' tutte le forze politiche, unitamente, avevano lavorato a una legge che ha introdotto i contratti di ricerca per superare gli assegni di ricerca, che, ricordiamolo, sono delle forme che non prevedono tutele e diritti. Quindi fu definito questo nuovo strumento, che introduce proprio quei diritti che, in realtà, sarebbe ovvio che tutti i lavoratori dovrebbero avere: parliamo di una tredicesima, di un orario di lavoro definito, di ferie retribuite, di NASpI e così via.
Ma, visto che i contratti, quelli che devono sostituire gli assegni, ovviamente hanno un costo maggiore per gli atenei, la soluzione era unica, e lo abbiamo ripetuto più volte in questi 2 anni, ovvero quella di incrementare il Fondo del finanziamento ordinario alle università. Lo abbiamo provato a fare, per l'ennesima volta, anche in questo provvedimento: ovviamente, è chiaro e dichiarato che, invece, si sceglierà di andare verso un'altra strada.
Infatti, secondo quanto dichiarato dal Ministro Bernini, questa sarà l'ultima proroga degli assegni di ricerca, ma, purtroppo, da quel che si sente, dalle bozze che circolano, dalle dichiarazioni dello stesso Ministro, purtroppo si tirerà fuori dal cilindro un qualcosa che porterà ancora di più il precariato all'interno del preruolo, all'interno della ricerca, delle università, con diverse tipologie di contratti. Viene chiamata “cassetta degli attrezzi”, ma chiamiamola come invece dovrebbe, vale a dire “strumenti per un nuovo precariato”, che creerà ulteriori differenze tra determinati atenei che hanno maggiori possibilità rispetto ad altri, ma lo vedremo.
Anzi, ribadisco e ricordo che in quest'Aula ho chiesto al Ministro Bernini di venirci a raccontare un po' che cosa sta facendo, perché il mondo della ricerca è giustamente molto preoccupato, perché ci troviamo, ricordo sempre, in un mondo dove chi fa ricerca è ingiustamente un martire. Mi permetto sempre di ricordarlo anche perché, per molti anni, ho fatto parte anche io di questo mondo. Quindi è del tutto ingiustificabile continuare a rimandare i termini della scadenza di questi assegni di ricerca, ma, in generale, forse lo sarebbe per chi ha a cuore i diritti dei ricercatori e, più in generale, dei lavoratori di questo Paese, ma non di certo per questo Governo, che continua a confermare la propria volontà di condannare al precariato un'intera generazione.
In questo provvedimento, poi, vi è anche l'ennesimo intervento modificativo della norma sugli alloggi universitari, ancora una volta con decretazione d'urgenza. Questo modus operandi è grave sotto due profili: in primo luogo, tutti i provvedimenti finora sono stati emanati senza un confronto fattivo, né tantomeno un'informazione preventiva verso le parti sociali da parte del Governo; in secondo luogo, anche il processo di conversione in decreti-legge, come questo, comprime la reale possibilità delle parti sociali di incidere sui provvedimenti, di fatto proprio come è accaduto.
E noi, come al solito, ribadiamo, invece, la totale necessità di colmare le gravi lacune in termini di trasparenza e coinvolgimento delle parti sociali, impegno preso, ricordo, anche in virtù del regolamento europeo che le autorità italiane poi, di fatto, non stanno rispettando. Arrivo a conclusione, Presidente. Ovviamente, con i nostri emendamenti abbiamo provato in tutti i modi a migliorare questo provvedimento, in alcuni casi eliminando le misure che reputiamo dannose, in altri provando a limarne qualcuna che, magari, era meno indecente, in altri casi ancora provando a introdurre nuove misure utili proprio al mondo dello sport, della scuola, delle università e della ricerca.
Ma, ancora una volta, questa maggioranza ha tirato dritto, senza un reale confronto sia nell'iter in Commissione sia ora, in quest'Aula, dove vedremo che, ancora una volta, si blinderà tutto con la posizione della fiducia. Quindi, ancora una volta, oggi ci ritroviamo a denunciare l'ennesima prova di forza da parte di questa maggioranza, che dimostra, ogni giorno di più, come abbia a cuore soltanto i propri interessi e non quelli del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto noto - me lo consentirà, Presidente - e sono quasi commosso dalla partecipazione numerosa e autorevolissima dei colleghi di maggioranza. Mai avrei immaginato, Presidente, correndo di corsa da Fiumicino, arrivando da Manchester - dove c'erano 20 gradi in meno rispetto a Roma - di trovare codesto parterre, e quindi devo dare seguito, e anche impegnarmi, rispetto ai contenuti che cercherò di sviscerare questa mattina con voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Lei mi conosce, Presidente, sa che, ogni tanto, mi interrogo sull'essere esistenziale in questo luogo, e, ogni volta che affrontiamo provvedimenti come questi, che mettono insieme tanti temi, ti poni la domanda se abbia un senso concreto o se, purtroppo, si fa di necessità virtù. Ovvero, vista la prassi, visti i Regolamenti, viste le procedure con le quali si opera e si lavora nel Parlamento, prassi consolidate da anni - quindi lo chiarisco da subito, così nessuno può immaginare che stia facendo un attacco gratuito -, noi ci ritroviamo con dei fritti misti, delle macedonie - meglio la macedonia, visto che fa caldo - all'interno delle quali troviamo tutto e il contrario di tutto.
Però, in questo provvedimento noi troviamo cose sostanziose, sostanziali. Partiamo dalla prima, il tema calcio. Ho partecipato ai lavori della Commissione. Capisco la difficoltà della gestione del mondo del calcio in questo Paese, e comprendo altresì il fatto che il calcio - è inutile che ci giriamo attorno - va trattato come uno dei pilastri industriali di questo Paese per fatturato, per interessi, per partecipazione e per tante, tante altre cose. C'è chi, come me, è tifoso di squadre minori: io festeggio, lo dico agli autorevoli colleghi che mi stanno ascoltando, lo scudetto ogni 33 anni; purtroppo questo è, però, quando lo festeggio, lo festeggio bene.
Noi siamo in clima europeo. Ieri sera ho assistito alla partita a Manchester, quindi lascio immaginare il pathos degli inglesi che assistevano a questa finale. Eppure, ti interroghi su come riformare il calcio e come intervenire. Allora, che il calcio vada trattato in un certo modo è un fatto; che crei occupazione e indotto economico è un altro fatto; che crei gettito fiscale è un altro fatto ancora; che abbia un problema strutturale con la gestione dei propri conti è un fatto assodato. Ora, se tu vuoi intervenire sulla riforma della Lega e se vuoi tutelare le squadre di calcio, allora, intanto devi schierarti in una maniera chiara e netta dal punto di vista ideale, ideologico.
Diciamo che siamo per la Superlega, anche italiana; diciamo anche che ci sono 18 o 20 squadre che hanno un loro mondo, giocano un loro calcio, una loro partita. È il concetto stesso della partecipazione sportiva per cui non conta - almeno nel mondo ideale - la quantità economica della quale tu puoi disporre, ma conta la capacità sportiva di realizzare e ottenere il risultato. Allora, questa regola - siamo anche in prossimità delle Olimpiadi - non ha più senso e noi vogliamo costruire un modello del quale in molti Paesi si discute.
Attenzione: non sto sventolando o sciabolando qualcuno che ha immaginato codesta riforma; sto semplicemente dicendo che ci sono autorevoli presidenti di squadre mondiali - ben più importanti di squadre italiane per fatturato, per storia, per palmarès e quant'altro - che immaginano che ci sia un campionato a sé per queste squadre. Perché delle due l'una: abbiamo bisogno di riformarlo bene; avremmo bisogno, probabilmente, di interrogarci circa il perché, negli ultimi anni, abbiamo risultati calcistici di siffatta natura. Poi, avoglia a raccontare dei vivai; avoglia a raccontare che arrivano gli stranieri. Lo sport è competizione: anche se sei bravo, ci dovremmo preoccupare del perché pochi calciatori italiani sono ingaggiati nei campionati esteri, non del perché gli stranieri vengono qui. Questo è un fatto.
Potremmo anche discutere di tante altre vicende. Tuttavia, ritengo che aver inserito il peso specifico rispetto alla capacità contributiva economica delle società di calcio, senza fare un discorso a 360 gradi e affrontare il problema nella sua strutturalità, abbia creato difficoltà. Dopodiché, come sempre, saremo vigili nell'osservare l'applicazione della riforma.
Arriviamo al secondo tema: l'università. È un tema a me molto caro, non fosse altro perché sto svolgendo questa funzione pro tempore, ma il mio lavoro è quello. Mi sono molto meravigliato, perché so già di far saltare sulla sedia il mio gruppo parlamentare e tutto l'emiciclo nel quale siedo e lavoro. Io non capisco per quale ragione, in questo Paese, ogni volta che arriva un Ministro dell'università o un Ministro della scuola, bisogna immaginare che debba fare la propria riforma dell'università e della scuola. Lo dico a scanso di equivoci: esiste uno strumento - lo posso dire, perché è uno strumento che mi ha abilitato a professore universitario - che è l'ANVUR. È una riforma - possiamo dire incompiuta, incompleta - del Governo Berlusconi che ha allineato questo Paese al resto del mondo.
Allora, quello che non si riesce a capire è la ragione per la quale, invece, di andare a trovare le dotazioni economiche per fare entrare in pianta stabile nel mondo della ricerca e dell'università coloro che hanno ottenuto l'abilitazione a professore di seconda fascia o di prima fascia - esistendo i contratti di ricercatore di tipo A e ricercatore di tipo B - si immagina nuovamente di prorogare, di proroga in proroga, un livello di precarietà.
Scusate, signori, è già accaduto in questa legislatura che abbiamo prorogato la durata delle abilitazioni, perché la legge istitutiva, la legge di funzionamento dell'ANVUR, prevedeva che tu venivi abilitato e, una volta abilitato, lo Stato si sarebbe dovuto preoccupare di trovarti l'incardinamento, ossia posti disponibili nelle università. Ma questa cosa non è accaduta.
Allora, colleghe e colleghi, mi preoccuperei di trovare le risorse per fare questo. Ormai basta consultare una banca dati o chiedere un estratto all'INPS per sapere quanti professori universitari andranno in pensione e quanta capienza avremo nelle università. Probabilmente, anche da questo punto di vista avete sbagliato il focus e avete usato gli occhiali sbagliati per analizzare il problema.
E arriviamo alla vicenda “scuola”: INDIRE. Io mi sono meravigliato leggendo la quantità di competenze, anche nello specifico, che avete individuato per INDIRE e mi sono detto: “Complimenti!”. Debbo dire che è stato fatto un lavoro di profondità nel capire quali sono le competenze, i compiti, le azioni e le responsabilità di INDIRE. Dopodiché, colleghe e colleghi, ve lo segnalo: capisco che voi stiate lavorando per un modello istituzionale diverso da quello che, attualmente, è in vigore nella nostra Carta costituzionale e che ci sono Paesi dove lo spoils system è legge ed è sancito, ma ciò non accade in Italia.
Allora, perdonatemi, non è che possiamo andare avanti in questo modo, ossia che ogni Governo che arriva, prima della scadenza naturale, procede al commissariamento di INPS, INAIL, INDIRE e di tutto quello che ne consegue. Se queste sono le regole del gioco, se è vero quello che dicevo in premessa, cioè, che avete ereditato una procedura, un modo di agire in queste Aule, che distorce il senso della democrazia e la funzione del legislatore, dell'Assemblea legislativa, state aprendo il varco a un precedente molto pericoloso. O voi immaginate di restare al Governo per i prossimi trent'anni - e va bene - oppure vi dovete aspettare che un giorno chi arriverà dopo di voi può utilizzare lo stesso vostro precedente, infischiandosene delle scadenze prestabilite di un mandato di chi dirige e governa un'istituzione dello Stato e commissariarla, perché non è più incline ai voleri della maggioranza governativa di turno. Questa credo sia una macchia molto, molto, pericolosa.
Vi è un ultimo punto sul quale ci siamo impegnati e mi sono impegnato notevolmente. E devo dire che lo voglio ringraziare qui, adesso, pubblicamente davanti a tutti: mi riferisco al relatore di questo provvedimento, l'onorevole Sasso, il quale, sull'articolo 14, ha avuto la sensibilità di capire e di porre il problema, accantonando emendamenti, chiedendo, spendendosi - l'ho verificato, lo so - con gli uffici governativi e con il Governo affinché su un articolo che non prevede ulteriore aggravio di costi si potesse fare un'azione di buonsenso.
Di che cosa sto parlando? Sto parlando esattamente del fatto che si proroga a nove anni la permanenza all'estero degli insegnanti di italiano. Coloro che prima avevano contratti a sei anni, adesso li vedono prorogati a nove anni: benissimo. Vi abbiamo riconosciuto in Commissione il fatto di aver colto il punto. Ci sono percorsi di vita di persone che vivono all'estero, che costruiscono progetti di vita e che non possono vivere ogni cinque anni, nel momento in cui arriva a scattare il sesto anno, in una dimensione tra “il non più” e il “non ancora”: “non so se posso restare”, “non so se devo rientrare”.
Questo è un punto di plauso. Secondo: così facendo voi risolvete una difficoltà, che è quella della programmazione. Noi abbiamo un sistema tempistico - lo dico così - di programmazione, che differisce rispetto alla maggior parte degli ordinamenti scolastici in giro per il mondo.
E allora, molte volte, noi come Paese - non come politica, non come Governo, ma come Paese - ci troviamo in difficoltà per il fatto che arriviamo in primavera per avere le assegnazioni di docenti e quant'altro: cose che dovevano avvenire già nel mese di luglio e di agosto dell'anno precedente. Voi qui riuscite a cogliere il punto e lo andate a sanare. Dopodiché, su indicazione e pressione dei corpi collettivi - insegnanti, enti gestori, famiglie - tutti trasversalmente abbiamo ricevuto la seguente richiesta: “Estendete i novi anni non solo alle scuole europee, che sono in numero “x”, ma a tutti; date la possibilità a tutti gli insegnanti”. Non vi costava nulla ed eravamo tutti d'accordo: c'era il partito trasversale, maggioranza e opposizione, che era d'accordo su questa correzione.
Ora, mi chiedo, è mai possibile che noi ci ritroviamo nuovamente dinanzi all'ennesimo provvedimento dove chi svolge la funzione legislativa concorda e trova una sintesi di buonsenso? Vi avevamo chiesto di riscriverla a nome del relatore, di farne un emendamento del Governo, lo avremmo votato, sostenuto, sollecitato. Non è stato possibile. E per quale ragione? Perché, evidentemente, la funzione legislativa viene puntualmente mortificata in quest'Aula, perché, puntualmente, conta più un funzionario di turno, ubicato in non so quale dove, che la volontà politica dei legislatori e delle legislatrici su azioni di buonsenso, che vanno a individuare un problema e a trovare una soluzione possibile a quel problema. Chi ci ha ascoltato, il cittadino o la cittadina qualunque, comprende bene e si chiederà: ma ci fate capire che cosa c'entra la Lega calcio con l'università, con la scuola, con gli insegnanti all'estero?
E soprattutto, state facendo questa discussione, che poi, a un certo punto, non terminerà con la possibilità di dibattere nel luogo deputato al confronto emendativo, ossia quest'Aula, ma terminerà come stanno terminando, ormai da troppo tempo, le vicende politiche - anzi, burocratiche - in questo luogo. Allora mi pongo una domanda esistenziale, Presidente Mule': noi che ruolo abbiamo? E le risparmio io chi sono, noi chi siamo. Perché noi, a un certo punto, colleghi e colleghe, ci dovremo interrogare per arrivare tutti insieme a darci una risposta su questo tema.
Infatti, se noi veramente immaginiamo di utilizzare le piegature istituzionali che hanno mortificato e continuano a mortificare la democrazia e quest'Aula, questo luogo, in questo Paese, allora rischiamo di incamminarci ad essere notai inermi e disattenti, che pian piano certificheranno la morte di questi luoghi. Credo che questo sia l'elemento di fondo. Allora, questo sarà l'ennesimo provvedimento, come dice l'uomo della strada, “cosa fatta capo ha”. La domanda è quanto vogliamo continuare così, per quanto tempo vogliamo continuare così, perché non conta in quale parte della bilancia tu sei ubicato: in qualsiasi posto tu sei ubicato, è sempre pro tempore, perché oggi sei maggioranza e domani sei opposizione.
E non vorrei, caro Presidente, dover ricordare a qualche illustre esponente di maggioranza, il giorno che verrà, perché verrà: guarda, cercherò di non commettere il peccato che hai commesso tu; porgerò l'altra guancia, ma ti ricordo come hai agito in sfregio al principio democratico e al buonsenso in questi luoghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1902-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Rossano Sasso.
ROSSANO SASSO, Relatore. Grazie, Presidente. Nell'introdurre la relazione tecnica questa mattina, avevo pensato di non fare alcuna replica, soprattutto politica, ma di attenermi al dato tecnico di questo provvedimento. Però non posso esimermi, con la massima umiltà, dall'apportare alcune correzioni a quanto ho ascoltato in quest'Aula, partendo dal collega che è intervenuto per ultimo, al quale non ho nulla da eccepire, non ha colpe, non è della Commissione cultura, quindi magari non conosce bene a fondo la materia, ma farò una considerazione politica sulle guance da porgere.
Per suo tramite, Presidente, lo dico al collega Ricciardi: noi le guance da porgere le abbiamo finite nella passata legislatura, con tutti i DPCM del Governo “Conte 2”, dove non c'era neanche un secondo di dibattito parlamentare. Ma andiamo più sulla materia. Presidente, oggi si sono alternati, durante gli interventi, dei colleghi che sono componenti della Commissione cultura, e quindi conoscono - o meglio, dovrebbero conoscere - la materia, ma lì c'è l'aggravante quando sento gli errori.
E quindi parto dalla prima collega, che, invece, è parzialmente giustificata. Per suo tramite, mi rivolgo alla collega Ferrari del PD, Presidente: quando si avventura in definizioni come “condono” o “sanatoria”, evidentemente la collega non conosce la vicenda umana e professionale di 11.000 insegnanti che, a causa della carenza di offerta formativa delle università italiane fino ad oggi, perché a questo stiamo ponendo rimedio, sono stati costretti a prendere l'abilitazione nei Paesi dell'Unione europea. Si parla tanto di Europa, evidentemente si disconosce la normativa comunitaria, che equipara le abilitazioni prese in un Paese dell'Unione europea a quelle prese in Italia.
Ma vi è di più: c'è stato un contenzioso, che evidentemente la collega Ferrari ignora, che è arrivato fino al Consiglio di Stato, che ricordo essere il massimo organo amministrativo, che ha stabilito che queste persone avrebbero dovuto lavorare già da tempo. Quindi, il Ministro Valditara si sarebbe potuto limitare semplicemente a immetterli in ruolo. Non lo ha fatto. Ha previsto, proprio per la delicatezza del ruolo di questi professori e di queste professoresse, cioè insegnanti di sostegno, di formarli ancora di più. E qui mi collego anche al collega Caso del MoVimento 5 Stelle: non può paragonare chi si iscrive per la prima volta a un tirocinio formativo a chi, invece, ha già conseguito un'abilitazione, sebbene all'estero.
Non c'è alcuna disparità, anzi, se dovessimo parlare di discriminazione, quella avrebbe colpito proprio gli 11.000 insegnanti che, comunque, hanno apprezzato questo emendamento previsto nel decreto Scuola. Qui, però, andiamo nell'aggravante fatta da gente che conosce la materia, peccato che se ne siano andati entrambi, mi riferisco ai colleghi Piccolotti e Caso. Entrambi cadono in fallo quando rievocano il fantasma del concorso dei dirigenti scolastici del 2017. Infatti, Presidente, ci siamo tanto battuti all'epoca, quando eravamo all'opposizione, per una battaglia di trasparenza su quel concorso.
Un concorso nato malissimo, con diverse inchieste delle procure, con fatti eclatanti, tipo un Sottosegretario all'Istruzione del MoVimento 5 Stelle che si presenta al concorso, poi diventa Ministro dell'Istruzione e, mentre è Ministro dell'Istruzione, i propri uffici autorizzano lo scorrimento della graduatoria del concorso a cui questo Ministro aveva partecipato, fino a prevederne l'assunzione in ruolo. Un caso più unico che raro. Sarebbe come se il Ministro dell'Interno si fosse presentato al concorso da commissario di Polizia.
Per cui chiederei un po' di pudore quando si parla di quel concorso, soprattutto quando si attaccano le persone che legittimamente hanno fatto ricorso. L'accesso a quegli atti l'ho visto, ho visto questi temi, ho visto questi documenti, e queste persone meritavano una seconda possibilità. Ma veniamo proprio al nocciolo della questione: si accusa questo Governo di avere previsto, anche in questo caso, una sanatoria. Ma non è così, perché l'articolo 12 ha due aspetti: il primo è quello che riguarda la mobilità dei dirigenti scolastici, che, purtroppo, evidentemente, la collega Piccolotti non ha letto, perché si dà il 100 per cento dei posti disponibili ai dirigenti scolastici che sono fuori regione.
Ma, tornando a quelli del concorso riservato, non è vero che si vogliono facilitare - e qui lo dico, per suo tramite, al fantasma del collega Caso - o privilegiare gli aspiranti dirigenti scolastici del concorso riservato rispetto al concorso ordinario. La motivazione pratica è che, al 1° settembre, si rischia di avere centinaia di cattedre scoperte per i presidi, per i dirigenti scolastici, semplicemente perché il concorso ordinario, che ha visto una partecipazione molto numerosa, non ce la fa a terminare entro il 1° settembre. Per cui, giustamente, il Ministero è corso ai ripari e ha dato la possibilità, ai dirigenti che invece hanno terminato il concorso riservato, di andare in cattedra.
Ma non c'è alcun privilegio, perché il numero dei posti che sarà assegnato a questi dirigenti sarà restituito l'anno successivo. Purtroppo, mi rendo conto, Presidente, che la materia del diritto scolastico sia un po' complicata e un po' troppo tecnica, però, per suo tramite, suggerirei ai colleghi di parlare di cose che possono sapere, conoscere e apprendere, altrimenti ci si avventura in giudizi politici, ma quello sono.
Andiamo avanti con la riforma dell'INDIRE. Ne ho sentite di tutti i colori su questo ente pubblico di ricerca fino ad oggi quasi sconosciuto ai più, quasi messo ai margini dell'attività del Ministero. Al Ministro Valditara dovreste riconoscere il merito di averlo riportato ad essere centrale nell'azione politica di un Governo che riguarda la scuola. Io non entro nel merito delle competenze e della bravura dell'attuale presidente, però, Presidente, mi scappa un sorriso - mi permetterà -, quando sento parlare di attacco alla democrazia o di attacco alla neutralità dell'ente, quando l'attuale presidente è un dirigente del Partito Democratico. Lo dico sottovoce, perché non è che le competenze non possano avere una tessera politica - Presidente, lo dico per suo tramite ai colleghi del PD -, però dovrebbe andare sempre bene questa regola del non occupare tutte le cattedre all'università, tutte le cattedre relative a tutti questi enti di ricerca che gravitano intorno al Ministero dell'Istruzione. Io non so nemmeno chi sarà il futuro commissario e spero soltanto sia una persona competente, ma prima di parlare di attacco alla democrazia almeno informiamoci su chi è l'attuale presidente, perché a me viene da intendere che chi ha scritto un determinato discorso non abbia avvertito il collega che andavano a difendere un loro collega di partito, né più né meno.
Dopodiché, Presidente, voglio fare un riferimento anche agli insegnanti di sostegno, e mi avvio alla conclusione perché poi le valutazioni politiche vere e proprie e sacre me le riservo per la dichiarazione di voto. Questo decreto - si è vero - parla di materie che non sono attinenti tra loro, ma non è la prima volta che un decreto-legge si occupa di più settori della nostra vita e della nostra società. Tuttavia, se c'è una cosa che non sopporto è attaccare un provvedimento che dà risposte a decine di migliaia di famiglie che da anni chiedono - e mi riferisco alle famiglie degli studenti con disabilità - due cose molto semplici: la prima è di avere degli insegnanti di sostegno che siano specializzati, perché il dramma, Presidente, sa qual è? Che oggi circa 85.000 insegnanti di sostegno sono in cattedra, con i nostri ragazzi con disabilità, e non hanno l'abilitazione, perché, purtroppo, la spiegazione ce la dà l'Istat: ogni anno ci sono migliaia di bambini con disabilità che aumentano e il sistema della formazione non riesce a essere al passo, al ritmo con questo aumento, in quanto le università italiane non ce la fanno. Per questo, il Ministero ha deciso di affiancare, di integrare e di aggiungere con INDIRE - e non di togliere alle università - un ulteriore canale di formazione. Dunque, valutazione tecnica e non politica. Mi dispiace che la collega Piccolotti sia uscita, insieme al collega Caso, altrimenti avrei spiegato loro che è facile dire “stabilizziamo i precari sul sostegno”, ma loro ignorano, o fanno finta di non ricordare, che non si può stabilizzare un insegnante se questo non ha l'abilitazione, che non si possono stabilizzare persone su una cattedra, in questo caso sul sostegno, se non hanno la necessaria abilitazione. È questo il motivo per cui il Ministero dell'Istruzione e del merito ha inteso allargare l'offerta formativa, al fine di far specializzare sia gli abilitati all'estero che i precari sul sostegno, proprio per poterli stabilizzare e arrivare a quella famosa continuità didattica ed educativa che le famiglie ci chiedono.
Poi dico: ma come si permettono i colleghi dell'opposizione di dire che le famiglie non possono entrare nel merito dell'insegnante di sostegno? Questo già succede perché, per fortuna, la comunità scolastica prevede una grande alleanza tra la famiglia e la scuola, soprattutto quando ci sono gli studenti con disabilità. Infatti, Presidente, la disabilità non è una patologia - e davvero concludo -, ma è una particolare condizione in un ambiente: se l'ambiente è favorevole, la diversità è ricchezza, se l'ambiente è sfavorevole, purtroppo, la diversa abilità diventa negativa. Allora, perché noi diciamo che un bambino che gode dell'amore, delle cure e della professionalità di un insegnante di sostegno poi, a giugno, deve essere costretto a salutarlo e avanti un altro? Noi introduciamo, per la prima volta, una novità, con il pieno rispetto e la tutela dei diritti dei lavoratori.
Noi introduciamo un precedente, che è quello che, senza stravolgere le graduatorie e senza stravolgere l'ordinamento scolastico, a fine anno, il consiglio di istituto, sentito il dirigente scolastico, sente anche la famiglia che si può esprimere, chiedendo di lasciare quell'insegnante sul proprio figlio autistico o sul proprio figlio con la sindrome di Down o sul proprio figlio con una diversa abilità, perché così ne può solo giovare, perché, se la continuità didattica ed educativa è importante per i nostri studenti, a maggior ragione, lo è per gli studenti con disabilità.
PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo rinuncia alla replica
Poiché l'ordine del giorno prevede che si possa passare al seguito dell'esame non prima delle ore 14, sospendo l'esame del provvedimento fino a tale ora.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Donzelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ho chiesto la parola perché credo sia necessario, in quest'Aula, stigmatizzare formalmente e ufficialmente la conferenza stampa che si terrà domani presso questa istituzione, perché solo grazie all'intervento dei componenti di Fratelli d'Italia della Commissione Segre si eviterà la presenza fisica di Nicola Quatrano, uno degli esponenti invitati a questa conferenza stampa. Ma non è sufficiente, non è sufficiente che non venga Nicola Quatrano. Ricostruisco per gli atti, per quest'Aula e per lei, Presidente, cosa è accaduto.
Domani si terrà una conferenza stampa, convocata all'Intergruppo parlamentare per la pace tra Palestina e Israele. Tra gli ospiti invitati da Laura Boldrini, Stefania Ascari e Francesco Mari doveva partecipare, e partecipa a tutti gli effetti, secondo la locandina, un certo Nicola Quatrano, che, tra le altre cose, oltre a essere persona che ha più volte usato termini chiaramente antisemiti, recentemente ha fatto un post in cui insultava pesantemente la senatrice a vita Liliana Segre, dandole della psicopatica e motivandolo perché ebrea.
A questo punto, quando Fratelli d'Italia ha denunciato tutto questo - e, fortunatamente, dopo diverse ore si è annunciato che non sarà presente Nicola Quatrano -, abbiamo assistito alla fiera dell'ipocrisia: Boldrini e Mari hanno dichiarato che non sapevano chi avevano invitato, perché organizzano le conferenze stampa senza chiedersi chi viene e che cosa pensa. Stefania Ascari, invece, ha parlato di mistificazione e ha detto che, in realtà, non era vero che Quatrano aveva offeso la senatrice Segre, ma aveva solo chiesto una posizione più netta contro la carneficina a Gaza.
Allora, per gli atti di questa Camera, vorrei ricordare il post in questione. La senatrice Segre parlava di genocidio, dicendo che l'aveva conosciuto e, per miracolo, l'aveva risparmiata, e diceva che la parola genocidio non poteva essere usata con facilità per qualunque cosa, per qualunque guerra, per qualunque battaglia e per qualunque presa di posizione. Nicola Quatrano ripostava il post della senatrice Segre, citando Guyénot e dicendo che questo era il tratto più caratteristico dello psicopatico, ossia la completa assenza di empatia, di inibizione morale nel nuocere agli altri, unita alla sete di potere.
Io non credo che questa sia la senatrice Segre. La senatrice Segre rappresenta queste istituzioni, ancora di più quando si parla di genocidio e bisogna avere molto e diverso rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Ma, a scanso di equivoci, in questo saggio Guyénot dice cose ancora più aberranti. Nel saggio si dice che i sionisti, anche i più sanguinari tra loro, non sono psicopatici individuali. Molti di loro sono anche persone amorevoli e persino altruiste all'interno della propria comunità. Piuttosto, sono i vettori di una psicopatia collettiva, vale a dire di un modo tutto particolare - potremmo definire disumano - con cui vedono e interagiscono collettivamente con le altre comunità umane. Ma siccome parla di sionismo, si potrebbe dire che non c'entra niente l'antisemitismo. Allora, specifica poco dopo: “Il sionismo non è un'ideologia laica. Penso che sia giunto il momento di dissipare questo malinteso. Il sionismo è un prodotto dell'ebraicità e l'ebraicità è radicata nella Bibbia ebraica, l'ebraicità è l'interiorizzazione del dio psicopatico. E già che ci siete, imparate a vedere la Bibbia ebraica per quello che è: una cospirazione contro il resto del mondo. Di conseguenza, gli ebrei sono il popolo scelto per l'odio universale”. Queste parole non sono citabili da una persona che viene alla Camera dei deputati; non è accettabile e non è sostenibile e, cara Ascari, non c'è alcuna mistificazione, perché tutto questo è indecente e vergognoso.
Ma non basta dire che non parteciperà questa persona. Non basta perché non è l'unico ospite inadeguato, secondo me, a intervenire alla Camera dei deputati. Il professor Triestino Mariniello, il 7 ottobre, quando Hamas ancora era in Israele, scriveva, prendendo una dichiarazione da un'altra molto più lunga ed estrapolandone una parte, che la paura che provano gli israeliani in questo momento - il 7 ottobre - è solo una frazione di quello che i palestinesi provano quotidianamente sotto il regime militare decennale in Cisgiordania e sotto l'assedio e i ripetuti assalti a Gaza.
In poche parole, è anche poco quello che ha fatto Hamas il 7 ottobre. Questo è un ospite che domani sarà alla Camera dei deputati. E poi, come se non bastasse, l'ospite d'onore è Jabarin, rappresentante dell'ONG Al-Haq, che, secondo il Ministero della Difesa israeliano, è un'organizzazione terroristica. Perché lo è? Perché è un'emanazione diretta del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che per l'Unione europea è un'organizzazione terroristica a tutti gli effetti, e non è una cosa nuova.
Questo Jabarin, dopo che la sua associazione è stata definita terroristica, è stato ospite dell'onorevole Boldrini a un'audizione alla Camera e ha detto che quella di Israele non è un'occupazione ordinaria, ma è un sistema di apartheid coloniale; quindi, ha messo in discussione l'esistenza di Israele, come se fosse un crimine che Israele esista. Queste sono le persone che domani verranno alla Camera dei deputati e, secondo me, ciò non è accettabile e non è sostenibile.
Dico questo perché non è la prima volta che alcuni di questi esponenti si macchiano di vicende di questo genere. Ricordo quando l'onorevole Stefania Ascari era andata in Svezia, a Malmö, a un evento di organizzazioni filo-Hamas, con una delegazione guidata da Hannoun, noto per essere sotto le lenti dell'antiriciclaggio per i suoi rapporti con Hamas. L'onorevole Ascari aveva ricevuto anche i complimenti dell'agenzia di stampa vicina ad Hamas, la QNN.
PRESIDENTE. Concluda.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Mi appresto a concludere, Presidente. Nel 2017, tra l'altro, l'associazione di Hannoun, quello che guidava la visita all'evento a cui ha partecipato l'onorevole Ascari, in Italia aveva organizzato iniziative in cui gli ospiti avevano parlato di educare i bambini alla jihad e al martirio islamico. Queste sono le persone che domani vogliono essere presenti alla Camera dei deputati. Credo che sia sbagliato e credo che non si possa assistere in silenzio, il silenzio che abbiamo ascoltato, però, da Conte, che è il leader del MoVimento 5 Stelle, da Fratoianni, che è il leader di AVS, da Elly Schlein, il leader del PD, che sono i 3 partiti che hanno organizzato l'evento di domani.
È un silenzio che non è sostenibile e che non arriva forse casualmente, dopo che i giovani del Partito Democratico avevano invitato Cecilia Parodi, che si era messa, piangendo sui social, a dire che voleva annientare e distruggere tutti gli ebrei. Allora, tutto questo non è sostenibile, perché l'antisemitismo è un virus pericoloso, che deve essere condannato unanimemente, e non ci deve essere nessuna ambiguità. Questa ambiguità, domani, invece, si paleserà alla Camera dei deputati con questa conferenza stampa, che reputiamo indegna per questo luogo e per questa istituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, devo rispondere immediatamente, perché su questi temi il Partito Democratico e la stessa Presidente Boldrini hanno immediatamente chiarito la nostra posizione, che è sempre la stessa: a proposito di ogni forma di antisemitismo, di ogni forma di razzismo, di ogni forma di barbarie nei confronti di quelle che sono state le pagine più nere della storia dell'umanità, da questo punto di vista non accettiamo nessun tipo di indicazione, perché abbiamo una posizione netta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Infatti, la stessa Presidente Boldrini ha immediatamente scritto un messaggio a Liliana Segre, ha chiarito che non conosceva le posizioni di questa persona che era stata invitata e ha chiarito che la presenza della Presidente Boldrini era incompatibile con questa persona, in una qualunque conferenza stampa. Quindi, da questo punto di vista, l'intervento arriva il giorno dopo e arriva quando il tema è già superato, però è utile e importante vedere questo vigore, perché noi ci aspettiamo che, così come c'è una condanna esplicita nei confronti di questa forma di antisemitismo, da parte di Donzelli e di Fratelli d'Italia venga sempre la condanna dell'antisemitismo, anche quando è la gioventù meloniana a scrivere messaggi intollerabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), come quando leggiamo di militanti che dicono: “Gli ebrei sono una casta, campano di rendita in virtù dell'Olocausto. Sono troppi, li disprezzo come razza, perché oggettivamente è una razza”.
E poi gli altri messaggi che stiamo vedendo. E, mentre la Presidente Boldrini, effettivamente, non conosceva queste posizioni, chiedo a Donzelli: lui non conosce i dirigenti e l'organizzazione giovanile del suo partito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Lui non conosce i rappresentanti, le persone che lavorano negli staff, i collaboratori di persone del Governo che hanno scritto pagine veramente vergognose, di fronte alle quali la condanna deve essere unanime, deve essere netta, non può essere diversa da un giorno all'altro, non può essere diversa a seconda di chi esprime le parole?
Chi si macchia di antisemitismo, chi si macchia di razzismo, chi si saluta facendo il gesto del Sieg Heil deve essere condannato sempre e ovunque, qualunque sia la tessera di partito che ha in tasca, qualunque sia l'evento a cui partecipa, qualunque sia la scelta che fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Da questo punto di vista, non accettiamo intimidazioni, non accettiamo lezioni e chiediamo che ci sia nettezza, così come da parte del Partito Democratico c'è sempre, in ogni occasione, in ogni situazione, a ogni livello. Dalla segretaria Elly Schlein a tutti i nostri segretari dei circoli non ci sarà mai un dirigente politico che considererà informale una situazione rispetto a un'altra. Per noi ogni situazione politica è formale, ogni parola che si macchia di antisemitismo e razzismo deve essere condannata in maniera inequivocabile. Noi lo continueremo a fare sempre e speriamo che da oggi lo faccia anche Donzelli, lo faccia anche Fratelli d'Italia.
Mi permetto di concludere dicendo che sono rimasto deluso, perché, quando ho visto entrare in quest'Aula - il lunedì non sempre in discussione generale siamo molti - così tanti esponenti di Fratelli d'Italia, speravo che fosse per esprimere unitariamente una ferma condanna nei confronti dell'attentato che è stato rivolto nei confronti di Donald Trump, perché questo è il momento dell'unità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), è il momento dell'unità della condanna contro ogni forma di violenza politica, contro ogni forma di linguaggio d'odio, contro ogni forma di aggressione dell'avversario.
Dovremmo essere uniti in questo momento, uniti nella condanna, uniti nel prendere le distanze da qualunque forma di antisemitismo, e cercare veramente di costruire, anche nel nostro Paese, come stanno facendo il Presidente Biden e Donald Trump all'indomani di questa bruttissima pagina della storia americana, un clima in cui sulle grandi questioni non ci siano divisioni e la condanna alla violenza sia sempre unanime.
Da questo punto di vista, il Partito Democratico resterà dove è sempre stato e condannerà ogni forma di violenza politica, condannerà l'antisemitismo, condannerà le pagine più nere della storia e chi, con quelle pagine più nere della storia, non ha voluto mai tagliare veramente il legame e continua a riconoscersi in frasi, simboli e parole ignobili, che devono essere condannate sempre e comunque (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Avrei preferito che, magari, il collega Donzelli fosse intervenuto domani, in modo tale che la collega Ascari potesse rispondergli direttamente, però due parole sono doverose, perché ci troviamo in un mondo al contrario, così come sostiene un generale noto a questa destra. Ci troviamo in un mondo al contrario perché dobbiamo sentire, proprio da parte dell'onorevole Donzelli, accusare di antisemitismo la collega Ascari, oppure, ancor di più, chiedere alla senatrice Segre di prendere una posizione più netta contro la carneficina a Gaza.
Proprio lui - per suo tramite, Presidente, mi rivolgo all'onorevole Donzelli -, che tutti ricordiamo mentre difendeva il Vice Ministro Bignami per la foto con la svastica, o mentre si rifiutava, assieme ai suoi compagni di Fratelli d'Italia, di votare nel 2019 la Commissione di Liliana Segre su odio, razzismo e antisemitismo, o, ancora, mentre accusava la giornalista di Fanpage di avere tradito gli amici per avere denunciato la deriva nazifascista dei giovani di Fratelli d'Italia, a cui tutti abbiamo assistito grazie proprio ai servizi di Fanpage.
L'antisemitismo è quello, l'antisemitismo alberga lì, fra chi inneggia a Mussolini, chi inneggia a Hitler, come si usa fare, come abbiamo visto, proprio nell'organizzazione giovanile del vostro partito, non tra chi condanna, invece, la politica di Netanyahu per chiedere la fine di un massacro, che è una cosa ben diversa.
Il massacro a Gaza è una cosa ben diversa e chi lo condanna non è antisemita, parliamo di altro, perché qui si sta esagerando, in una direzione in cui c'è la strumentalizzazione dell'antisemitismo e questo fa male. Infatti, c'è questa strumentalizzazione proprio da chi cerca soltanto di mistificare la realtà e distogliere l'attenzione dalle ombre lì dove veramente ci sono, in un partito ben specifico, e l'abbiamo già detto.
È patetica e vergognosa la volontà di offendere proprio la storia dello stesso popolo ebraico a questo punto e della stessa senatrice Segre, a cui naturalmente - ricordiamolo sempre - va tutta la nostra vicinanza.
Piuttosto, il collega Donzelli e il suo partito inizino a spendere qualche parola in più sul massacro a Gaza. Sono passati 281 giorni e ancor di più, e altri 90 palestinesi sono stati uccisi, continuano ad essere uccisi, negli attacchi di Israele, recentemente contro un accampamento di sfollati nel Sud di Gaza. Lo ricordo, giusto per chi cerca di non vedere questi numeri e si nasconde dietro questa strumentalizzazione dell'antisemitismo: parliamo di 39.000 vittime, tra cui si contano soprattutto bambini e donne.
Però, a quanto pare, questo poco interessa a chi ci governa. A chi ci governa sembra che interessi gettare per l'ennesima volta del fumo negli occhi per nascondere le proprie nefandezze. Lo ripeto ancora: l'antisemitismo è un'altra cosa. L'antisemitismo lo si trova proprio - come dicevo - tra chi alza il braccio destro fiero di farlo e non tra chi chiede lo stop di uno sterminio di un intero popolo.
PRESIDENTE. Colleghi, ho ascoltato i vostri interventi e mi limiterò a quanto detto dall'onorevole Donzelli rispetto all'organizzazione delle conferenze stampa, ricordando ciò che anche di recente è stato sottolineato proprio in relazione all'evento che richiamava l'onorevole Donzelli, cioè che le conferenze stampa si svolgono sotto la piena e unica responsabilità dei deputati, dei gruppi, che ne curano la prenotazione, e che rispondono dei contenuti, e dei partecipanti a esse, sotto ogni profilo.
La Presidenza della Camera, alla luce di ciò - peraltro come costantemente sottolineato anche in passato -, non svolge alcun sindacato di merito né sui contenuti né sui partecipanti.
Però, la Presidenza della Camera ha colto anche questa occasione, e lo ha fatto con il Presidente Fontana, per esprimere completa vicinanza e assoluto rispetto per la senatrice Liliana Segre. Rispetto e vicinanza che, anche in questa circostanza, la Presidenza ribadisce con forza, adesso, in Aula.
A questo punto, poiché l'ordine del giorno - come dicevo - prevede che si possa passare alle votazioni non prima delle 14, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14.
La seduta, sospesa alle 13,33, è ripresa alle 14.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1902-A.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1902-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1902-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente e colleghi deputati. A nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1902-A, di conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, nel testo della Commissione.
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 14,15 presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo ancora sull'ordine dei lavori e non sul richiamo al Regolamento, come credo si dovrà ricominciare a fare perché di questo si tratta. Io non voglio né fare polemiche sterili né essere inutilmente ripetitivo, Ministro Ciriani, però penso sia dovere della Camera dei deputati non accettare che tutto passi in cavalleria.
Vede, tra le tante cose vostre che ho trovato, vi sono una serie di interventi del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di quando era all'opposizione, di attacchi molto duri alle fiducie del Governo Draghi: “Draghi, re del voto di fiducia, ne ha già chiesti 51 come Monti”; “Nonostante la larga maggioranza, continuano a mortificare il Parlamento e la democrazia”. Circa due anni fa, era il maggio del 2022; queste sono le parole del Presidente del Consiglio che dall'opposizione stigmatizzava con questa durezza un Governo tecnico con una maggioranza non politica, di convergenza, di fronte a un'emergenza, che necessariamente metteva la fiducia. Lei giustamente, però, era critica e diceva che si mortificavano il Parlamento e la democrazia.
Ora, e mi rivolgo al Presidente Mule', non voglio citare di nuovo i numeri, ma Draghi l'avete superato, avete superato Draghi e Monti, Governi tecnici, con le fiducie. Sarà scarsa capacità di programmare l'attività? Non lo so. Saranno i problemi dentro la maggioranza quelli che voi imputavate, allora fisiologicamente, alla maggioranza che sorreggeva e sosteneva il Governo Draghi?
Ma io credo che questo non sia più tollerabile. Avete tutti i numeri, potete andare avanti come una Panzer-Division, nessuno vi ferma e nessuno dice che sia illegittima la posizione di fiducia. Non ci sono vincoli né costituzionali né regolamentari, o meglio: quelli costituzionali della necessità ed urgenza ci sarebbero, questo è vero, non siete i primi a bypassare questo principio, ma siete i primi - e lo ripeterò fino alla fine - dall'ultimo Governo Berlusconi, con una maggioranza politica, a mettere più fiducie dei Governi tecnici.
Siccome la Presidente Meloni inveiva contro le fiducie di un Governo tecnico e lei ne sta mettendo molte di più, signor Presidente, credo - e lo chiedo a lei e al Presidente Fontana - sia arrivato il momento (mi auguro che poi le forze dell'opposizione, se non ascoltate, intervengano su questo), che il Presidente della Camera compia un passo formale nei confronti del Governo e, direttamente, della Presidente del Consiglio. Stando a quello che abbiamo ascoltato, troverà orecchie ipersensibili al tema del ricorso alla fiducia - decreto e fiducia, decreto e fiducia - che mortifica il Parlamento e la democrazia. Infatti, l'ho detto e continuerò a dirlo: di questo passo avremo una sola riforma de facto portata a casa, che non sarà il premierato, perché l'iter lungo (c'è il referendum, eccetera); sarà la mortificazione e l'azzeramento delle funzioni di questo Parlamento.
Siccome poi è possibile anche l'alternanza, non vorrei che questa pessima prassi, Ministro Ciriani, di un Governo politico che si è presentato alle elezioni e che fa peggio dei Governi tecnici - decreti e fiducia - diventi la norma. Siccome penso che questo non debba diventare la norma e vorrei che in futuro la maggioranza - mi auguro diversa dalla vostra - non usi i vostri precedenti tecnici e politici, credo si debba continuare a denunciare ciò e credo che la Presidenza della Camera debba fare un passo formale. In particolare, a partire dalla Camera dei deputati, perché, nel monocameralismo alternato, come sappiamo, la Camera viene, non in questo caso, regolarmente penalizzata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Intervengo brevemente, semplicemente per unirmi alle sollecitazioni del collega Della Vedova. Infatti, qui non si tratta solamente dell'utilizzo della decretazione di urgenza ma di un modus operandi che addirittura ha portato una legge di bilancio a non vedere emendamenti da parte della maggioranza, relegata sostanzialmente a spingere un tasto e a un modo di governare i processi parlamentari che inibisce il confronto dialettico. Ciò, secondo me, è anche la causa di tante manifestazioni che arrivano qui in Parlamento e che si fanno nei modi più disparati, ovviamente perché c'è una mancanza di dibattito, di percezione d'ascolto; perché poi il dibattito si fonda su una persona che parla e l'altra che ascolta. Qui in Aula ormai siamo abituati a un'assenza totale da parte della maggioranza o di un modo di dibattere che non porta alla luce alcun cambiamento d'opinione. Tante volte, nella scorsa legislatura, stando in maggioranza, ho visto il Governo, alcune volte, in base al dibattito parlamentare che si sviluppava in Aula, cambiare idea, rimettersi all'Aula oppure cambiare un punto di vista, cambiare qualcosa.
Oggi viviamo una mortificazione del dibattito e lo vedo anche nei pareri espressi dal Governo. Quindi, continuiamo a tenere conto di questo e, man mano che la decretazione d'urgenza andrà avanti in questa maniera, è ovvio che la rappresentatività potrà essere manifestata anche secondo forme che poi andranno a finire in Ufficio di Presidenza, perché non si può esporre una bandiera, non si può occupare quello, non si può fare quell'altro. Va bene, allora cerchiamo di dare soddisfazione al confronto politico. Adesso ci sarà una Conferenza dei presidenti di gruppo e anticipo che in tale sede chiederò al Ministro che venga svolto un dibattito sulle comunicazioni per quello che sta avvenendo in Europa. Siamo in un momento in cui dalla NATO arriva un piano di investimenti militari tale che solamente la Guerra fredda ne è stata un esempio maggiore rispetto a quello che sta succedendo adesso. Ci sono poi i cinesi che stanno facendo esercitazioni militari in Bielorussia proprio mentre io sono qui a parlare; e c'è una situazione di tensione, con un'Europa i cui spazi diplomatici vengono occupati da Orbán.
Vogliamo portare questo dibattito in Aula? Vogliamo parlare? Vogliamo votare qualcosa? Questo Parlamento cercherà in qualche modo di affrontare il dibattito o continueremo a parlare della decretazione d'urgenza, fiducia, decretazione d'urgenza, fiducia? Cerchiamo anche di portare qualcosa di sostanzioso in questo Parlamento per permettere alle varie forze politiche di esprimersi sui grandi temi del Paese, ma anche sulle grandi sfide dell'Europa.
Allora, è qui che sta mancando la programmazione del Presidente della Camera e credo che il collega Della Vedova abbia giustamente fatto un richiamo.
A mano a mano, mi auguro che in tutte le altre forze politiche di opposizione, ma soprattutto nella maggioranza, si sviluppi quella voglia di poter dire e fare qualcosa. Infatti, io l'ho visto anche nelle dichiarazioni del Vicepresidente Crippa, che chiedeva, giustamente, alla Meloni chiarimenti per quanto riguarda le armi di difesa, le armi d'attacco. Giustamente, c'è un dibattito che si sta sviluppando e allora anche la maggioranza dovrebbe avere quell'esigenza di poter dire due parole. Invece, io ho visto un dibattito sull'autonomia differenziata, dove in Commissione abbiamo visto il silenzio totale della maggioranza, in Aula abbiamo visto il silenzio totale della maggioranza, quando è intervenuto il collega Foti, lo ha fatto per attaccare il Partito Democratico sulle sue contraddizioni; non hanno detto nulla sul perché fare l'autonomia in questo Paese in quella maniera. Allora, davanti a questo, io mi auguro che ci sia un'esigenza politica di qualcuno che deve anche dire qualcosa, non solo spingere un tasto, perché il Governo va “tasto verde, tasto verde, tasto verde”. Spero che da quest'altra parte l'opposizione, invece, abbia voglia di parlare, perché i temi in campo sono tanti, sia dal punto di vista nazionale che dal punto di vista internazionale. Mi auguro che il Presidente della Camera tuteli lo spazio delle opposizioni, dia a questo Parlamento la possibilità di potersi esprimere e che il Governo cominci ad avere un atteggiamento completamente diverso anche se facciamo da mesi, mesi e mesi questo tipo di interventi. Il collega Della Vedova è un esperto di interventi post dichiarazioni di fiducia; io lo accompagnerò per il resto della legislatura: tutte le volte che vedo Della Vedova, io mi lancio in Aula e lo seguo. Tuttavia, sta di fatto che tutti e due, e credo anche tutto il resto dell'opposizione, speri, prima o poi, che la maggioranza e il Governo capiscano che, soprattutto a seguito del taglio del numero dei parlamentari, c'è bisogno che il Parlamento faccia il Parlamento. Infatti, questa comunque è la rappresentanza, qui c'è la rappresentanza delle forze politiche e lottare contro l'astensione non è solo uno slogan televisivo, ma deve essere anche una volontà di dare spazio a quegli strumenti e a quei posti dove vigono regole democratiche, e nessuna forza politica si può permettere di toglierle.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa e riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.
La seduta, sospesa alle 14,14, è ripresa alle 15.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1902 - Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca (da inviare al Senato – scadenza: 30 luglio 2024), nel testo approvato dalla Commissione, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, martedì 16 luglio, alle ore 14, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 12,20.
Conseguentemente, lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni, già previsto per domani alle ore 9,30, non avrà luogo.
Nella medesima giornata di domani, al termine della votazione nominale sulla questione di fiducia e con prosecuzione notturna dalle ore 21 alle 24, avrà luogo l'esame degli ordini del giorno. Nella giornata di mercoledì 17 luglio, a partire dalle ore 9,30, avranno luogo l'eventuale seguito dell'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 17 di oggi, lunedì 15 luglio.
Il seguito dell'esame del disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato) (previo esame e votazione della questione pregiudiziale presentata), già previsto dal vigente calendario dei lavori da martedì 16 luglio, è rinviato alla prossima settimana e sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di martedì 23 luglio.
Estraggo a sorte, a questo punto, il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dalla deputata Gebhard.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 16 luglio 2024 - Ore 12,20:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca. (C. 1902-A)
Relatore: SASSO.
La seduta termina alle 15,03.