XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 327 di mercoledì 17 luglio 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca (A.C. 1902-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1902-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1902-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il deputato Davide Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, signor Ministro, signora Sottosegretaria, credo che il dibattito su un tema così importante sia, di fatto, mortificato da uno stile che, purtroppo, sta contraddistinguendo l'azione di questo Governo. Stimo i due esponenti del Governo che sono seduti qui davanti a me, per cui il tema non potrà apparire minimamente personale, ma l'idea che questo Parlamento debba discutere temi così importanti sempre con la scure della fiducia da parte del Governo - siamo alla sessantesima fiducia - è imbarazzante per il ruolo dei parlamentari, non per il ruolo dell'opposizione, perché è chiaro che la fiducia mortifica anche il ruolo dei parlamentari di maggioranza.
E quando c'è uno spazio o una possibilità di intervento da parte del Parlamento, c'è comunque un provvedimento del Governo da trattare, per cui il ruolo del Parlamento è mortificato. Lo abbiamo detto al Presidente Fontana e lo ribadisco a lei, Presidente, perché credo che questo sia un tema importante per quello che riguarda la democrazia parlamentare. Infatti, qualunque riforma ci apprestiamo a votare in questo Parlamento sulle istituzioni, credo che il ruolo di questa Camera, delle Camere, debba essere un ruolo centrale. Le fiducie - la sessantesima fiducia, da Guinness dei primati - mortificano il ruolo del Parlamento.
Soprattutto è scandaloso che colei che presiede questo Governo sia colei che guidava l'opposizione nella passata legislatura e gridava contro le fiducie dei Governi che si sono susseguiti. Per cui, un minimo di coerenza. La fiducia, di fatto, ha mortificato il ruolo del Parlamento, insieme a un'altra specificità di questo provvedimento, che mi costringerà, nei dieci minuti di intervento, a scegliere un argomento a piacere, perché hanno messo dentro questo decreto talmente tanti argomenti, variegati e i più diffusi, e tante tematiche che per me è impossibile riuscire a trattare tutto. Il secondo limite, quindi, è porre in essere provvedimenti su cui si pone la fiducia e in più provvedimenti omnibus che non ci consentono di trattare le tematiche in maniera approfondita e seria.
Quindi, l'argomento a piacere, a proposito di scuola, che tratterò oggi nel mio intervento - mi dispiace doverla escludere, Ministro Abodi - è quello che riguarda il sostegno e l'inclusione scolastica perché, ripeto, solo a questo riesco a dedicare dieci minuti di intervento; tutto il resto alla prossima puntata. Perché dico che è mortificante? Perché su un tema, come l'inclusione scolastica, mi sarei aspettato un provvedimento più corposo; mi sarei aspettata una riforma organica e non qualche articolo all'interno di un provvedimento omnibus, perché occorre una riforma organica, Presidente. Lo dico al Ministro Valditara che, insieme alla Ministra Locatelli, seguite con passione il tema che riguarda l'inclusione scolastica. E lo dico perché non abbiamo bisogno soltanto di qualche docente specializzato in più; Ministro, abbiamo bisogno di cambiare radicalmente l'idea del ruolo del sostegno all'interno di una classe in cui si svolgono programmi curriculari e ordinari.
Il nostro Paese - al di là del pensiero di Vannacci, che credo che lei, come me, non condivide - ha introdotto l'elemento della chiusura delle classi e delle scuole speciali, così come chiudemmo i manicomi parecchi anni fa, grazie alla legge Basaglia, per fortuna. E lo abbiamo fatto con un'idea: non quella dell'elemosina formativa da affidare ai ragazzi con disabilità, ma con l'idea di formare i ragazzi con disabilità e, al tempo stesso, costruire, attraverso la relazione fra i ragazzi con disabilità e i ragazzi che disabili non sono, una crescita delle coscienze dei giovani italiani.
Lo dico perché molto spesso si ha un'idea da elemosina, per quel che riguarda la presenza dei ragazzi con disabilità in classe, ossia l'idea che siano un peso e che, quindi, la loro presenza possa anche mortificare il percorso didattico di tutti gli altri. Io credo che non sia così. Ho detto che la relazione fa crescere le donne e gli uomini, in quanto donne e uomini che vivranno nella società e, attraverso quella relazione, miglioreranno nei loro sentimenti, nelle loro qualità umane e quindi nella società svolgeranno un ruolo più proficuo e positivo. Questa è l'inclusione scolastica: lo scambio.
Oggi, però, al di là del principio della chiusura delle classi e delle scuole speciali e con rifermento alla convivenza in classe, sinceramente, signor Ministro, vedo grandi difficoltà ad applicare il principio dello scambio, ma non perché ci siano insegnanti incapaci, tutt'altro. Io credo che, in questo Paese, al di là di quello che si possa raccontare, la stragrande maggioranza degli insegnanti sia gente capace e formata e che sa praticare l'inclusione.
Il problema è che noi abbiamo, purtroppo, costruito un'idea del sostegno come un insegnamento di serie B. Non parlo di lei; è negli anni che si è costruita questa idea per cui molti che aspirano a diventare insegnanti curriculari scelgono di intraprendere la carriera di sostegno perché è più semplice l'accesso all'insegnamento, salvo poi, dopo un anno, chiedere di spostarsi sull'insegnamento curriculare. Quindi, quella formazione acquisita, quella continuità didattica, che dovrebbe essere garantita ai ragazzi con disabilità, purtroppo, è mortificata da un'idea dell'insegnamento del sostegno, appunto, di serie B.
Quindi, signor Ministro, apprezzo il fatto che abbiate individuato nello strumento, ad esempio, dell'ascolto dei genitori la possibilità di mantenere l'insegnante di sostegno per l'anno successivo. Anche se lei mi insegna che, fin quando funzionerà per graduatorie rigide e per anzianità, questo è un processo che difficilmente riuscirà a compiersi perché riuscire a far coincidere la presenza in una graduatoria con la richiesta dei genitori sarà parecchio complicato. Lo vedremo il prossimo anno, mi auguro di sbagliarmi. Ma, al tempo stesso, il problema sta nel fatto che dobbiamo riuscire a costruire una carriera dell'insegnamento di sostegno e, per questo, dico che serve una riforma organica, perché serve una classe di concorso per il sostegno dal momento che fare l'insegnante di sostegno è un altro mestiere. Ci vuole la formazione, naturalmente, che viene costruita per tutti gli insegnanti, ci deve essere anche la possibilità negli anni di diventare insegnanti curricolari, ma almeno la possibilità, anzi la determinazione a che gli insegnanti di sostegno svolgano quel ruolo con una formazione precisa, non il CEPU.
Mi rendo conto che siamo in difficoltà: parliamo di numeri pari a 90.000 docenti privi di specializzazione e 136.000 alunni con insegnanti senza specializzazione che li seguono. Però, curata l'emergenza, Ministro, dobbiamo fare la riforma perché serve una formazione più forte. Oggi è un'infarinatura: quanti insegnanti frustrati incontriamo in classe che vorrebbero fare bene il loro mestiere e non riescono perché non hanno gli strumenti? Vuol dire anche fare una formazione specifica per le singole disabilità, Ministro, perché avere a che fare con un bambino autistico non è come avere a che fare con un bambino che non vede o che non sente.
Per cui - e chiudo, Presidente - credo che, se questo è un inizio, ci può stare, anche se sono passati quasi due anni e in due anni una riforma organica poteva essere presentata. Però, ci aspettiamo che, nelle prossime ore o giornate, si costruisca un percorso che veda finalmente una riforma seria del sostegno in modo che le persone con disabilità possano avere una vera formazione, una vera assistenza. Pensate più a loro che ai sindacati, quando fate una riforma del sostegno, perché le esigenze delle famiglie non coincidono sempre con le esigenze di chi cerca un posto, ma quel posto determina una condizione di vita di un bambino che poi crescerà e diventerà un soggetto nella società (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Saluto il Governo, il Ministro Valditara, il Ministro Abodi, il Sottosegretario Siracusano, che non ha mai fatto mancare, nei rapporti con il Parlamento, il conforto e l'interlocuzione necessaria anche su un disegno di legge come quello su cui, in quest'Aula, siamo chiamati a esprimere un voto finale e per il quale il gruppo di Noi Moderati voterà a favore.
Il disegno di legge reca disposizioni urgenti in tanti ambiti: nell'ambito dello sport e della scuola, dell'università, della ricerca. Sicuramente alcune misure sono necessarie, con l'avvicinarsi di Parigi 2024 e Milano Cortina 2026, come quelle che riguardano il tema del lavoro sportivo e degli organismi sportivi.
Certamente sono importanti le disposizioni nell'ambito della disabilità, per il sostegno didattico e per la formazione del personale scolastico proprio in quest'ambito. Poi, crediamo opportuna l'urgenza di disposizioni relative all'anno scolastico 2024-2025 - perché ogni anno dobbiamo certamente migliorare un sistema che ha bisogno di riforme, ma non è necessario aspettare una riforma ogni qualvolta si può correggere il sistema, e ha fatto bene il Ministro Valditara ad intervenire e dedicarsi-, così come di disposizioni in ambito universitario e della ricerca. Particolarmente a cuore di Noi Moderati è la questione degli alloggi universitari.
Per entrare un po' più nel merito, ci sono questioni su cui poniamo particolare attenzione. Mi sembra interessante la questione legata agli organismi di vertice del CONI, che hanno la possibilità di essere eletti anche dopo il terzo mandato nel momento in cui ci sia un consenso particolarmente corposo. Mi sembra di abbattere in questo modo una barriera, davanti a un consenso ampio, che era inutile avere. Reputiamo importantissimo, proprio in vista di Milano Cortina 2026, il riconoscimento all'Organizzazione nazionale antidoping in Italia della personalità giuridica di diritto privato, quale agenzia tecnica indipendente.
Molto interessante, per quanto riguarda i diritti audiovisivi legati alle società di calcio professionistiche, che siano sottoposte, con riferimento ai propri bilanci, a società di revisione iscritte nel Registro dei revisori contabili. Poi è particolarmente importante - lo dico, ovviamente, da lombardo - conferire all'amministratore delegato della Società infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 le funzioni di commissario straordinario per poter dar vita a quelle opere che ci permetteranno di fruire adeguatamente di questo grande evento.
Approfitto della presenza del Ministro per sottolineare un passaggio su cui il Ministro sa molto bene, per il tramite del Presidente, che Noi Moderati ha puntato molto l'attenzione, ovvero la commissione indipendente che ha la funzione di controllo e di vigilanza sulla legittimità e regolarità della gestione economica e finanziaria delle società sportive professionali. Reputiamo che sia un tema molto delicato ed importante, con riferimento al quale chiediamo al Governo di monitorare l'attuazione di questa parte della norma dedicata a questo aspetto, perché crediamo che sia molto delicato il rapporto pubblico-privato, le funzioni delle società.
Sappiamo che tanti problemi si sono generati in questo ambito nella storia del nostro Paese, ma crediamo anche che, con l'intelligenza con cui il Governo si sta muovendo in tanti ambiti, anche in questo, una volta che la legge troverà applicazione, sarà giusto misurarne l'effetto per poter intervenire con correttivi, se sarà necessario. In questo siamo certi che il Governo e il Ministro faranno la propria parte, ma il Parlamento e Noi Moderati non si sottrarranno nel dare i suggerimenti del caso, che avevamo anche dato in sede di Commissione.
Passando, poi, a un altro tema molto importante, che è il tema della disabilità, crediamo che un primo passo importante sia stato fatto per dare una risposta al fabbisogno di docenti di sostegno - e qui il Ministro ha fatto bene ad intervenire - come all'aspetto di formazione, che è molto delicato per quella classe docente che deve dare sostegno ai ragazzi in queste difficoltà. Molto interessante è il tema sugli studenti stranieri, perché dalla scuola passa un pezzo di integrazione importante.
Avere previsto la possibilità di un insegnante di italiano specifico per aiutare gli stranieri, quando nelle classi ci sono percentuali che sono uguali o superiori al 20 per cento di stranieri, ci sembra un primo passo importantissimo per quel percorso di integrazione a cui noi ci dedichiamo molto. Sempre sul tema della scuola e, soprattutto, dell'università, ricordo la possibilità di dare un supporto agli alloggi universitari, perché sappiamo quanto sia faticoso per gli studenti avere una risposta in termini di alloggi nel momento in cui scelgono una città, e quindi un'università, per il loro percorso formativo.
Concludo, Presidente, sottolineando l'importanza dei temi dello sport e della scuola. Ci sono dei pilastri nella crescita e nella formazione dei giovani che per noi sono fondamentali. La scuola, in particolar modo, è l'avamposto di una comunità, è il primo ingresso nella società, è il luogo dove si formano i cittadini e dove si attua il principio dell'integrazione. Per questo è importante essere intervenuti sul tema della disabilità, ma anche sul tema degli stranieri. Ci sembra importante evitare che ci siano discriminazioni, che ci siano disagi sociali.
Lo Stato, in questo modo, con questa norma, fa la sua parte, ma poi noi pretendiamo, come in altri provvedimenti stiamo provvedendo, che ci sia il rispetto delle leggi italiane, che ci sia il rispetto delle nostre tradizioni e che ci siano le regole di convivenza civile a cui noi ogni volta ci appelliamo. Perché l'integrazione passa da entrambe le parti: passa dallo Stato che fa la sua parte - e con questo disegno di legge il Governo e il Ministro Valditara hanno fatto la loro parte -, ma, contestualmente, pretendiamo che chi ha voglia di dare un contributo al Paese lo dia in modo pieno e compiuto, riconoscendo lo sforzo dello Stato, ma facendo anche la propria parte perché ci possa essere un Paese che non abbia alcuna forma di discriminazione, ma che consideri, nella varietà culturale di origini, di storia e anche nelle difficoltà, il grande valore della convivenza.
Quindi, riconfermo il voto favorevole di Noi Moderati, continuando a renderci disponibili per dare il contributo che il Parlamento deve sempre dare sui provvedimenti che il Governo vara (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente, colleghi e colleghe, come abbiamo già sottolineato durante il dibattito, questo decreto-legge affastella diversi argomenti, che fanno riferimento a ben quattro diversi Ministeri, e contiene un buon numero di norme puntuali e frammentarie, su cui abbiamo già, nei precedenti interventi, fatto rilievi, cercando di spiegare che su molte di queste norme, ascoltando le opposizioni e approvando i nostri emendamenti, si sarebbe potuto correggere e migliorare il testo. Avendo, quindi, già illustrato punto per punto le nostre obiezioni, voglio, a nome di Alleanza Verdi e Sinistra, concentrarmi, in questa dichiarazione di voto finale, sulla grande questione dell'istruzione, perché è la questione che, più di ogni altra, parla della visione di un Governo e della cultura politica che lo anima e che lo guida.
Ebbene, Presidente, sull'istruzione questo Governo è bocciato, non solo dalle opposizioni, ma, più in generale, dai cittadini e dalle cittadine. Non è un caso se, nei sondaggi di gradimento, il Ministro Valditara si piazza in fondo alla classifica: penultimo, prima soltanto - e anche questo non è un caso - della Ministra per le Riforme Casellati, con il 20 per cento dei consensi e un calo continuo e precipitoso. Dico che non è un caso perché la posizione del Ministro nella classifica di gradimento è la stessa dell'Italia in tante classifiche sull'istruzione.
Siamo penultimi, come il Ministro, in Europa, davanti solo alla Romania - lo ripeto, la Romania -, per numero di laureati, che sono in Italia il 17,8 per cento della popolazione, rispetto al 29,5 della media UE. Siamo penultimi, secondo il Rapporto Eurispes 2022, in tema di povertà educativa, perché il 41,7 per cento, cioè quasi metà, della popolazione tra i 25 e i 74 anni è in possesso di un titolo di studio inferiore al diploma. Siamo penultimi anche per numero di bambini che frequentano il nido, con una percentuale del 33,4 per cento secondo Eurostat, appena sopra la Grecia, che è al 32 per cento.
In fondo siamo anche sulla spesa per l'istruzione, visto che, secondo uno dei report dell'OCSE, l'Italia destina complessivamente il 3,9 per cento del proprio PIL a questo fondamentale settore, posizionandosi ampiamente sotto la media dell'Unione europea, davanti solo alla Grecia, all'Ungheria, alla Lituania e all'Irlanda.
E ancora, invece, siamo al quinto posto in classifica - questa è una classifica negativa, quindi noi siamo in cima -, secondo i dati Eurostat, per abbandono scolastico, perché l'11,5 per cento dei nostri studenti non finisce la scuola dell'obbligo, con punte del 25 per cento, uno su quattro, in alcune città del Meridione, come Catania. E ancora, il 13,5 per cento dei minori di 16 anni in Italia - stiamo parlando di 1.127.000 ragazzi e ragazze - è in condizione di deprivazione materiale e sociale. Sono poveri assoluti, sono ragazzi lasciati in una condizione vergognosa e sono 0,5 punti percentuali in più rispetto alla media dell'Unione europea.
Abbiamo aree del Paese in cui le scuole non hanno palestre - ieri abbiamo detto che nel Meridione solo il 23 per cento delle scuole hanno una palestra -, non hanno mense e tempo pieno e tempo prolungato, non hanno strutture adeguate, abbiamo “classi pollaio”, abbiamo un mare di docenti precari e, persino sul terreno degli stipendi di questi insegnanti, registriamo che, secondo alcuni studi europei, nell'ultimo anno scolastico gli stipendi iniziali annuali degli insegnanti sono aumentati nella maggior parte dei Paesi per adeguarsi all'inflazione, ma non in Italia, dove gli stipendi sono diminuiti per tutti i livelli di istruzione dell'8 per cento.
La FLC-CGIL ci avverte che, vista l'esiguità delle risorse che il Governo prevede per il rinnovo dei contratti del personale della scuola, gli stipendi perderanno, rispetto al contratto precedente, il 10 per cento del potere d'acquisto. Presidente, questo è un quadro drammatico, questa è una delle vere emergenze nazionali.
Ministri, Sottosegretari, deputati di qualsiasi forza politica non dovrebbero dormire la notte di fronte a questi dati, perché questi sono i numeri dell'ingiustizia sociale che si fa sistema e si perpetua; sono i numeri che dimostrano che l'Italia è un Paese malato di diseguaglianza, in cui le istituzioni, lo Stato che tutti noi rappresentiamo non riesce a cambiare una situazione in cui il background familiare, le diseguaglianze di origine sociale, le differenze nelle pratiche quotidiane e i divari nella qualità dell'occupazione dei genitori degli studenti alimentano il rischio di cadere nella povertà educativa, distruggendo il sogno delle pari opportunità, minando alla radice quel concetto di merito che avete persino voluto inserire nel nome del Ministero.
È una spirale negativa che si trasmette inesorabilmente da una generazione all'altra, segnando il destino di tanti giovani e minando le prospettive future, anche economiche, del nostro Paese. Una situazione drammatica, che riflette, per l'esattezza, le profonde diseguaglianze educative presenti sul territorio nazionale e le differenze fra il Meridione e il Nord del Paese. Presidente, di fronte a tutto questo, noi abbiamo un Governo che si presenta in Aula con provvedimenti surreali.
I cittadini lo sanno, i giovani lo sanno, ed è per questo che il consenso dei Ministri competenti scende inesorabilmente di giorno in giorno. I cittadini non sono incapaci di comprendere la realtà e di dare una lettura di quello che accade, e anche se qualcuno vorrebbe che lo fossero, vorrebbe che non avessero altri strumenti, se non quelli che suggeriscono di rassegnarsi, di non protestare, di piegare la testa e sopportare, i cittadini capiscono e valutano. Provo ad elencare i provvedimenti surreali.
Una delle emergenze del Governo è stata la reintroduzione del voto in condotta, davvero una cosa importante. Serve, di fatto, solamente a sopire la mobilitazione delle giovani generazioni, serve a tentare di reprimere anche alcuni comportamenti sbagliati, ma non ha nulla a che vedere con un'idea di educazione che possa emancipare i ragazzi che hanno una situazione complicata dalle loro difficoltà. E ancora, zero investimenti, di fatto sull'istruzione abbiamo anche discusso, in queste ore, dei tagli al sistema universitario, che arrivano fino a 500 milioni rispetto alle voci di bilancio dell'anno precedente, un taglio così grande che non si vedeva dal 2013.
E ancora, in questo provvedimento si fanno pasticci sulle graduatorie, come quella dei dirigenti scolastici fuori regione che vorrebbero tornare a lavorare più vicino a casa loro e quelle sui docenti di sostegno con la chiamata diretta, di fatto, per la conferma di coloro che vengono scelti dai dirigenti scolastici e suggeriti dalle famiglie. E ancora, la riforma della filiera tecnico-professionale, che dovrebbe aiutarci a lavorare sulla dispersione scolastica, sui ragazzi che sono più in difficoltà, e invece trova la fantastica soluzione di accorciare di un anno il percorso di formazione di questi ragazzi e di fare entrare i consulenti privati delle imprese nelle scuole.
E ancora, i tentativi di ghettizzare gli studenti con background migratorio, con dichiarazioni avventate come quelle sulle classi separate che abbiamo sentito e che fortunatamente sono state rimangiate dopo la gigantesca polemica che è sorta nel Paese, ma che, di fatto, tornano con quest'idea di far fare l'italiano, il pomeriggio, solo a questi ragazzi. Ancora, la lotta senza quartiere all'educazione sessuale e di genere, la precarietà diffusa per gli insegnanti e i ricercatori e, infine, il credito per gli studenti, cioè l'idea che per studiare sia necessario indebitarsi.
Presidente, diceva Don Milani che, se la scuola perde i ragazzi più difficili, “la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Noi abbiamo l'impressione che voi stiate mettendo in campo una visione di questo tipo: occuparsi di quelli che ce la fanno, perché hanno famiglie benestanti, perché possono avere anche strumenti formativi di qualità, e lasciare a sé stessi quelli che non ce la fanno, con poche, piccole misure che sembrano, come in questo provvedimento, solo una pezza rispetto ai tanti mali della scuola italiana.
Noi a questa visione non ci stiamo, abbiamo una proposta di legge a tutto campo sulla scuola, ci battiamo per la dignità dei docenti e degli studenti e non smetteremo di contestare questo modo di fare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Qualche breve considerazione, perché è diventato veramente imbarazzante andare a commentare l'ennesimo decreto, laddove, ovviamente, i requisiti devono essere quelli dell'urgenza, della necessità e anche dell'omogeneità dei temi trattati, perché il concetto e il principio sono collegati: se c'è un'urgenza e una necessità è perché c'è un tema specifico che impone al Governo di adottare un determinato decreto. Quando i decreti, invece, abbracciano una serie di temi, spesso indistinti e assolutamente non collegati tra di loro, allora è evidente che è un modo di procedere che è assolutamente contro ogni forma di logica istituzionale.
È vero, è un incedere che non è una novità, ma questo Governo si sta veramente macchiando di una record storico in questo senso. Record, lo hanno ricordato anche altri colleghi, che viene, peraltro, da chi più si agitava in ordine a questo poco composto modo di interpretare il percorso legislativo. Del resto - lo abbiamo detto, lo richiamiamo anche qua, come un refrain - occorre ricordare i richiami del Presidente Mattarella, che più volte, nonostante il suo carattere mite, ha sottolineato la poca correttezza istituzionale rispetto al numero, anche se ovviamente li firma, ma c'è un problema di incedere, ripeto, di modus procedendi che non è assolutamente in linea con quello che dovrebbe essere un modo di legiferare.
E peraltro - perché la politica è così, è alternanza - chi oggi è al Governo ed è maggioranza, con ogni probabilità, tornerà domani o dopodomani a fare opposizione, e , con ogni probabilità, con la vis, con la forza polemica che caratterizza a volte degli scenari, tornerà a lamentarsi di chi, probabilmente, a sua volta, utilizzerà, magari in misura minore, questo strumento della legislazione d'urgenza, che crea sostanzialmente ben due - anzi, ne crea di più per la verità - vulnus molto importanti.
Il primo è quello istituzionale, perché ovviamente altera gli equilibri tra Governo e Parlamento e non dà la possibilità al Parlamento di esercitare la propria funzione. Quelli più penalizzati sono proprio i colleghi della maggioranza, che potrebbero dare un contributo a migliorare i provvedimenti e che, invece, sono fasciati dal loro ruolo di alza mano. Almeno noi possiamo provare a opporci con il dibattito, invece la maggioranza è costretta, a suon di decreti e anche, ovviamente, di fiducie che vengono richieste, ad alzare la mano e a lamentarsi nei corridoi del Transatlantico. E poi c'è un altro riverbero, che è quello che questo modo di procedere disorganico, raffazzonato, non dà organicità ai provvedimenti.
Quindi, oltre a creare uno squilibrio tra i poteri, uno squilibrio tra i livelli e i ruoli istituzionali, crea anche una disorganicità proprio nel merito dei provvedimenti, perché si finisce con il fare dei carrozzoni omnibus, dove ci sono soltanto dei rattoppi, delle pezze che vengono gestite, laddove, invece, dei temi presupporrebbero ben altro. Presupporrebbero riflessione, ascolto e audizioni, che pure si tengono nelle Commissioni, ma che vengono gestite come un passaggio burocratico, un rituale, un cerimoniale tale per cui, anche quando vengono poi ascoltati dei luminari, delle persone che potrebbero effettivamente, per ruoli istituzionali o competenze tecnico-culturali, dare un contributo importante, non vengono mai recepiti, nemmeno quando le indicazioni vanno tutte in una direzione, perché sono dei momenti che devono essere celebrati, ma dei quali, poi, non si tiene in considerazione nulla o quasi nulla.
E questo perché? Perché è vero che la politica è sintesi, fatta di spinte e controspinte. Parliamoci sinceramente: ognuno di noi viene avvicinato per sensibilizzazione su un tema, su un'indicazione, su una prospettiva, per coltivare degli interessi di un gruppo, legittimi, per l'amor di Dio. Però poi il Governo che cosa dovrebbe fare? Dovrebbe fare sintesi, ma sintesi virtuosa, sintesi organica. E invece, probabilmente, ci si avvia sempre verso un modo di fare sintesi tra le varie spinte, tra i vari centri di potere, tra la forza di chi ha la possibilità o la capacità di imporre sul Ministero o sul Governo una determinata scelta, laddove, invece, la sintesi - che, ripeto, è parola magica e virtuosa della politica - deve essere fatta riuscendo a coniugare le diverse spinte sulla base di valutazioni di merito e non sulla base di spinte di potere.
Allora qui, per l'ennesima volta, ci troviamo di fronte a un provvedimento che accomuna una serie di profili. Tanti decreti sarebbero stati necessari per gestire una serie di temi importanti come questi, che coinvolgono ben 4 Ministeri: parliamo del funzionamento degli organismi sportivi, della lotta al fenomeno doping, del potenziamento dei percorsi di specializzazione delle attività di sostegno didattico in tema di disabilità, della misura dell'integrazione scolastica degli alunni stranieri. Insomma, sono temi sui quali ci vorrebbe tempo, riflessione, audizione, concertazione e sintesi organica, vera, armonica, e non sintesi a gestire le spinte dei centri di potere.
Qualche flash ancora sullo sport. L'onestà intellettuale che ci contraddistingue ci porta a dire che qualcosa di buono pure c'è. Noi voteremo contro, ripeto, per tutte le ragioni che sto elencando, ma qualche profilo positivo pure lo dobbiamo riconoscere. Per esempio, avere elevato la soglia dei rimborsi per le spese dei volontari sportivi, così come è bene anche - come suggerito, peraltro, dal nostro gruppo di Azione - che i rimborsi erogati non concorrano a formare il reddito del percipiente, ma vengano considerati ai fini del superamento dei limiti di non imputabilità contributivi, previsti dalla riforma dello sport. Ma anche qui, le perplessità sulla non retribuzione restano; è un tema che si dovrà affrontare. Allora è sempre il discorso: “mettiamo la pezza perché c'è questa spinta, chiudiamolo dentro un pacchetto comprensivo di altre materie, scuola, altri temi e poi si va avanti”. Mai prendere in mano la situazione come un Governo autorevole dovrebbe fare e promuovere delle riforme organiche, ripeto, sulla scorta di ascolto e di riflessione, ma solo gestione delle spinte e delle controspinte.
Altra perplessità, una visione dello sport che pone al centro il profilo economico, laddove, invece, occorrerebbe privilegiare la partecipazione, il peso quantitativo degli iscritti, perché lo sport è passione, lo sport è coinvolgimento dei giovani, è programmazione, ma è anche inclusività e sostegno. Non possiamo far gestire la cosa sulla logica dei discorsi economici. Così come sfugge a ogni logica - o meglio, a ogni logica virtuosa - il discorso della eliminazione dei controlli della Covisoc, che, invece, avevano garantito dei controlli efficaci.
Si sarebbe dovuto gestire il discorso dei princìpi, non dei controlli effettivi. E ancora, il discorso sulla inclusione scolastica. Ecco che, a questo punto, si salta dal discorso sport al discorso scuola come se nulla fosse, mentre tutto è contenuto in un decreto-legge che dovrebbe, invece, avere come tema, oltre all'urgenza e alla necessità, anche l'omogeneità dei temi. Inclusione scolastica. Innanzitutto, sulla scuola, inclusione scolastica: ma è questo un tema o no sul quale non si può procedere con un decreto-legge da convertire con fiducia? È o non è un tema sul quale bisogna ascoltare, bisogna riflettere, bisogna soppesare una serie di cose?
E, invece, si impacchetta tutto, ripeto, sulla spinta emotiva di altre valutazioni. E ancora un ultimo flash, Presidente, in tema di docenti in possesso di titoli di abilitazione acquisiti all'estero, e l'altro profilo, ancora, del percorso formativo parallelo destinato - vado alla conclusione - ai docenti di sostegno. Quali sono le spinte che hanno portato a questo provvedimento? Perché poi non possiamo arrivare a un livello di ipocrisia così alto, non è possibile che si possa pensare di riorganizzare il tema degli insegnanti di sostegno in questa maniera.
Allora, la spinta o viene da chi organizza i corsi o viene da chi deve velocizzare il proprio percorso, non è così che si procede. Noi voteremo assolutamente in maniera contraria a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a votare oggi interviene su materie che, in maniera diretta o anche solo in via trasversale, toccano da vicino la vita dei nostri giovani. Si parla di sport, di sostegno agli alunni con disabilità, di integrazione, di università e di ricerca. Ritengo questo provvedimento, quindi, veramente importante e ringrazio i Ministri qui presenti per averlo proposto alla Camera e al Parlamento in generale. Il corretto e più agile funzionamento di questi settori è fondamentale perché il sistema possa diventare sempre più efficiente.
Ci tengo a introdurre il mio intervento con questa premessa, perché credo sia importante sottolineare e rimarcare quanto questa maggioranza stia facendo proprio in questi ambiti così cruciali per i giovani, e non solo per loro, e per la cultura in generale. Il decreto-legge è stato oggetto di un attento esame della Commissione, durante il quale si è cercato un miglioramento, un ampliamento. Arriva, infatti, in Aula arricchito di nuovi articoli e di nuove misure.
In modo particolare, rilevo come Forza Italia abbia contribuito, in maniera fattiva e responsabile, a proporre emendamenti importanti, come l'istituzione in via sperimentale di un fondo di 1,5 milioni di euro per l'anno 2024, finalizzato alla corresponsione di un assegno di cura forfettario a sostegno delle spese per personale qualificato che assista lo studente durante le lezioni relative al proprio corso di studi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
La misura è volta a supportare il diritto allo studio degli studenti con disabilità gravissima, garantendo loro maggiore tutela attraverso un contributo che consenta a questi ragazzi più fragili di accedere ai servizi specialistici di cui hanno bisogno per fruire delle attività didattiche presso gli atenei statali e non statali a cui sono iscritti. La finalità è quella di superare gli ostacoli che influiscono negativamente sulla possibilità, per gli studenti con disabilità gravissima, di poter frequentare le lezioni in presenza, al pari dei propri compagni di corso.
Per restare in tema di università, per rafforzare ulteriormente il sistema dei nostri atenei, con un altro importante emendamento di Forza Italia sono state introdotte ulteriori misure in materia di chiamata nel ruolo di professore di seconda fascia dei ricercatori a tempo indeterminato, prevedendo che, in deroga alle vigenti facoltà di assunzione, le università statali possano bandire, entro il 31 dicembre 2025, procedure per la chiamata nel ruolo di professori di seconda fascia riservate ai ricercatori universitari a tempo indeterminato in possesso di abilitazione scientifica nazionale.
Non ultimo, tra le nostre proposte mi preme segnalare il nuovo articolo 16-bis, volto a prevedere l'incremento di più di 10 milioni di euro del Fondo a sostegno degli studenti fuori sede iscritti all'università statale. L'incremento è finalizzato a corrispondere un contributo, ovvero un rimborso, per le spese di locazione abitativa sostenute dai medesimi studenti residenti in luogo diverso rispetto a quello dove è ubicato l'immobile locato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), in linea anche con quanto previsto dalla riforma del PNRR relativa all'housing universitario e con quanto, in maniera molto efficace, sta realizzando in tema il Ministro Anna Maria Bernini.
In tal modo, si intende contrastare il fenomeno del disagio abitativo studentesco e dell'aumento del costo degli affitti, in particolare nelle grandi città, garantendo sia agli studenti meno abbienti sia ai fuori sede specifiche tutele in termini di risorse ad hoc a loro destinate.
Il provvedimento si propone di risolvere questioni aperte da troppo tempo, che richiedevano un intervento di natura risolutiva al fine di superare criticità e garantire l'efficienza del sistema nel suo complesso. Penso - solo per citarne uno - all'intervento disposto, in materia di insegnamento, sui posti di sostegno e sulla necessità di intervenire per garantire il diritto allo studio agli studenti con disabilità, cercando di risolvere l'annosa questione della continuità didattica e la carenza di docenti specializzati sul sostegno. Dai dati disponibili, sappiamo che 85.000 insegnanti lavorano sul sostegno senza avere la relativa specializzazione: alcuni, addirittura, da anni.
Sono diversi i fattori che hanno contribuito nel tempo a determinare questa situazione e non possiamo che apprezzare la decisione di prevedere un percorso alternativo di specializzazione proprio per questo personale: una procedura straordinaria e transitoria che porti il personale docente non specializzato, che ha prestato servizio su posti di sostegno per almeno tre anni, nei cinque anni precedenti, a poter acquisire tale specializzazione.
Del resto, nella stessa direzione si pongono gli interventi volti a risolvere la vexata quaestio del riconoscimento dei titoli conseguiti da coloro che hanno svolto all'estero un percorso formativo sul sostegno. Questione che è stata fonte di numerosi e lunghi contenziosi e che potrà, finalmente, essere risolta e superata grazie a una soluzione di formazione specifica, rivolta ai docenti interessati. Anche in questo caso, Forza Italia ha voluto portare il proprio contributo, con emendamenti volti a definire con maggiore precisione alcuni aspetti. Il nostro impegno in merito al riconoscimento dei titoli esteri è, del resto, testimoniato dalla storia di Forza Italia, anche nelle legislature precedenti.
Le norme introdotte, finalizzate a favorire l'integrazione degli studenti stranieri, costituiscono un obiettivo fondamentale dell'attività di contrasto al disagio giovanile ed assicurano l'inclusione sociale posto che, spesso, la mancanza di adeguate competenze linguistiche del minore ha creato difficoltà nella comunicazione, minando alla radice l'attività di accoglienza e inserimento da sempre vanto nel nostro Paese.
Forza Italia più volte ha preso posizione al riguardo, presentando due ordini del giorno con l'obiettivo di far diventare lo studio dell'italiano rilevante e produttivo, se inserito nella quotidianità dell'apprendimento e della vita scolastica degli alunni stranieri. È quindi di importanza fondamentale prevedere il potenziamento delle attività di laboratorio linguistico e la predisposizione di percorsi e strumenti per l'insegnamento intensivo della lingua.
Far funzionare il sistema dell'educazione e della formazione è un impegno al quale nessun Governo può sottrarsi, così come non si sta sottraendo il nostro, e con questo provvedimento l'impegno in tal senso è veramente concreto e si sta realizzando in maniera fattiva. Pertanto, noi vogliamo intervenire, non solo oggi, ma anche nei prossimi mesi, perseguendo le caratteristiche di un buon sistema educativo e di un sistema scolastico che funzioni bene, secondo i seguenti principi: la coesione sociale, ossia la capacità di educare gli studenti affinché siano bravi cittadini, disponibili a dare il loro contributo alla società e rispettosi verso gli altri; l'accessibilità e l'inclusione: un buon sistema deve essere aperto, inclusivo, nel senso di essere accessibile a tutti; la libertà di scelta: un buon sistema deve offrire libertà di scelta sia agli studenti sia alle loro famiglie; l'efficienza: un buon sistema è tale quando sa trarre il massimo dei risultati dalle risorse economiche destinate all'istruzione, senza sprechi e con i più alti benefici possibili; l'efficacia: un buon sistema, per essere tale, deve far raggiungere gli obiettivi di apprendimento a tutti i giovani e deve essere motore dello sviluppo cognitivo e sociale delle nuove generazioni.
Con riferimento alle parti del provvedimento che riguardano lo sport, Forza Italia ha condiviso il testo originario del decreto, dei pareri e degli emendamenti formulati dal Governo. Concludo, esprimendo, a nome del gruppo di Forza Italia, il voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, signor Presidente. Ben trovati, rappresentanti del Governo. Oggi festeggio con 61 candeline: no, non è il mio compleanno, sono le fiducie. Anzi, oggi vi siete superati: ne avete messe due. Complimenti. È un modo di fare che mortifica il ruolo del Parlamento ed è in aperto contrasto con l'articolo 70 della Costituzione, che attribuisce alle Camere il potere legislativo. Questo lo urlava, qualche tempo fa, un componente di questa Camera che, purtroppo, ora ha cambiato idea. Ora, l'onorevole Giorgia Meloni non urla più. Peccato, perché ci eravamo abituati a sentirla urlare “criminali” o a sentire apostrofare un Presidente del Consiglio come “avvocato” e non col titolo istituzionale che gli era dovuto.
Oggi la Presidente Meloni è silente sul Paese che va allo sfascio, impegnata com'è a farsi accettare da chi, ormai, l'ha relegata in un angolo, insieme a tutta la Nazione.
Ed è per questo che invece di preoccuparci di provvedimenti che permettano agli italiani di arrivare almeno alla seconda settimana del mese - a proposito, ma quel “salario ricco” di cui parlavate, non se ne è sentito più parlare, che fine ha fatto? -, invece di trovare rimedi alle morti sul lavoro, alle morti nei campi ed allo sfruttamento degli immigrati, invece di correre ai ripari per permettere a chi ha problemi di salute di curarsi, senza per questo dover rinunciare a mangiare, continuano ad arrivare in quest'Aula provvedimenti come questo, a cui avete dato urgenza e apposto la fiducia.
E in ogni provvedimento, specialmente quelli su cui viene posta la fiducia, c'è una manina che ha infilato un emendamento: un emendamento che rappresenta la toppa a un buco ma, spesso, la toppa è più grossa del buco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Raccontiamola a chi ci segue da casa questa “toppa”. Cari cittadini che ci seguite da casa, dovete sapere che ci sono migliaia di italiani che hanno conseguito un titolo all'estero. La Corte europea ha demandato al Ministro del Paese in cui si eserciterà la professione - in questo caso, il Ministro Valditara - il riconoscimento della validità del titolo. Nel 2023, l'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha stabilito che i titoli devono essere validati entro tre mesi dalla domanda. E, invece, che cosa ha fatto il Ministro Valditara? Ha stanziato 1.460.000 euro l'anno, per ciascun anno, dal 2023 al 2025, per avvalersi di CIMEA per risolvere il problema. I tre mesi d'emblée diventano 36.
Ovviamente, questa cosa ha fatto giustamente incazzare chi si è visto non riconoscere i propri diritti e sul Ministero - cosiddetto del merito - sono fioccati migliaia di ricorsi. E il CIMEA? Avete saputo nulla, voi? Nemmeno noi. Non si sa, oggi, quanti titoli abbia validato il CIMEA: questo sarà tema di una prossima interrogazione, signor Ministro.
Le uniche cose di cui siamo certi sono: uno, che l'organismo CIMEA ha incassato il primo 1.460.000 euro; due, che migliaia di ricorsi sono arrivati al Ministero. Voi direte, che cosa c'entra questo con il provvedimento in esame? C'entra, perché il signor Ministro, inizialmente, se n'è ampiamente fregato dei nostri avvertimenti. Signor Ministro, ci sono decine di nostri suggerimenti con emendamenti, che la invitavano a validare quei titoli nei tempi stabiliti. Una volta toccati con mano il buco e il danno, che è stato provocato, ha pensato bene di attivare nuovi percorsi di specializzazione gestiti dall'INDIRE, con criteri e requisiti al momento ancora da stabilire: forse faremo un decreto più in là e vedremo.
Anche qui, c'è una sola certezza: la cosiddetta toppa. Chi vorrà essere ammesso a questi nuovi corsi dovrà rinunciare al contenzioso. Tuttavia, per essere ammesso a questi nuovi corsi, non è che sa a cosa andrà incontro: è tipo poker, al buio. Intanto verso, poi si vede. Però, l'INDIRE non fa corsi di specializzazione.
Allora, un'altra manina infila emendamenti. Modifichiamo le norme che oggi definiscono i compiti dell'INDIRE e in più, visto che ci troviamo, pensiamo di infilare un ulteriore emendamento per commissariare la presidenza dell'INDIRE; scadeva fra un anno e abbiamo anticipato di un anno, giusto per avere un'altra poltrona su cui far accomodare un amico o un parente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per rendere gli enti di ricerca strumentali alle proprie esigenze e prendere il controllo diretto della filiera della conoscenza. Signor Ministro, vuole vedere che il nuovo commissario sarà il professor Francesco Manfredi, che già lei fece entrare nel consiglio di amministrazione di INDIRE il 6 aprile 2023? Mah, vedremo.
Quando ormai tutti noi pensiamo che non ci siano altri organismi da espropriare, voi riuscite a inventarvene un altro, tirandolo fuori dal cilindro. Se avete bisogno di ulteriori poltrone da assegnare, sono rimasti portierati e amministratori di condominio; se ci fate sapere, ve li segnaliamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tramite la Presidenza, chiedo seriamente al signor Ministro Valditara: ma lei la legge la posta? Noi la leggiamo e potremmo girarle le migliaia di mail che ci arrivano dai docenti triennalisti del IX ciclo TFA, imbufaliti per le continue invenzioni a perdere del suo Ministero.
E vogliamo parlare della stupefacente idea di dare la possibilità alle famiglie di confermare, con approvazione da parte del dirigente scolastico, il docente di sostegno sul medesimo posto in cui ha svolto la supplenza? Tale procedura si potrà applicare anche a chi non ha il titolo, però basta che siano inseriti nelle graduatorie supplenti di terza fascia. Qui poi siamo al colmo dell'incoscienza, perché si attribuisce alle famiglie, a soggetti esterni alla scuola, il potere di nomina di docenti, norma palesemente incostituzionale in quanto in contrasto con il principio di eguaglianza enunciato dall'articolo 3 e con il principio di buon andamento della pubblica amministrazione ai sensi dell'articolo 97.
Azzeriamo i dipartimenti regionali, signor Ministro. Inventiamoci qualcosa del tipo - che ne so - un sorteggio o un click: chi arriva primo, quello insegna. Dimenticavo, un emendamento della maggioranza prevedeva che, per poter dar seguito alla proroga del personale ATA, dovessero essere usati i fondi previsti per il CIMEA, quelli per il riconoscimento dei titoli. Questo Ministero è diventato un gioco di scatole cinesi, le tre carte, questa vince e questa perde. Poi i corsi online di 2 mesi al costo di 2.000 euro per conseguire l'abilitazione online.
In questo provvedimento, signor Ministro, con tutto il rispetto, c'è la summa dell'incapacità, ormai acclarata e certificata, del vostro Governo. Qualche secondo allo sport. Signor Ministro, in relazione a quanto contenuto in questo provvedimento per quanto riguarda il suo Dicastero, lei già sa cosa penso riguardo alla Covisoc, ne abbiamo discusso più volte. Il problema vero è che riuscite a rendere invotabile e non condivisibile anche quello che nel merito avremmo potuto ritenere una cosa giusta. C'è la soppressione della Covisoc, organismo che controlla i bilanci delle società sportive; andava certamente modificato, in quanto è impensabile che il controllore venga nominato dal controllato, noi siamo d'accordo su questo. Ma quello su cui non possiamo essere d'accordo, invece, sono le nomine che voi fate, che, ancora una volta, vengono dai Ministeri.
C'è un'occupazione continua di poltrone, e lo abbiamo detto con l'INDIRE. Vi abbiamo chiesto, con un emendamento, che fossero resi pubblici i dati su cui la nuova commissione dovrebbe deliberare, ma lo avete bocciato. Vi abbiamo contestato questa abitudine a occupare qualsiasi poltrona. E Milano-Cortina? L'ennesimo figlio d'arte, Kocis La Russa, assunto dalla fondazione, secondo testimonianze, senza che si fosse mai capito che ruolo avesse. E vogliamo parlare dell'emendamento che estrometteva la serie A dalla FIGC, facendola passare sotto il controllo della Lega? Per fortuna su questo avete fatto un passo indietro; non completo, ma un piccolo passo indietro lo avete fatto. Vi abbiamo poi chiesto, con un ordine del giorno, di intervenire sulle sponsorizzazioni sportive delle società di scommesse.
PRESIDENTE. Concluda.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, signor Presidente, ho concluso. La prego e prego voi del Governo: intervenite presso l'Agcom e chiarite quelle linee strutturali. Non si può dare la possibilità a società che puntano alla rovina della gente con le scommesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), di poter apparire su maglie sportive che ci rappresentano nell'intera Europa.
PRESIDENTE. La ringrazio. Deve chiudere.
GAETANO AMATO (M5S). Come recitava quello slogan, la fiducia è una cosa seria e noi non ve la diamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossano Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Il provvedimento che quest'Aula si appresta a votare contiene importanti novità nel settore dello sport, dell'università, della disabilità e della scuola. Innanzitutto, mi preme ringraziare, a nome della Lega, il Ministro per lo Sport Abodi per il coraggio con il quale ha inserito delle novità fondamentali nell'ottica di un rinnovamento del management del mondo sportivo italiano, delle innovazioni che sono piaciute a noi, ai partiti della maggioranza che sostengono questo Governo e a molti addetti ai lavori.
Ci sarà qualche addetto ai lavori, forse uno o due in particolare, che non avranno gradito questa riforma, ma, Ministro, la Lega la invita ad andare avanti con coraggio. Saremo al suo fianco per continuare a rinnovare il mondo dello sport, che ci dà tante soddisfazioni e che ci fa essere orgogliosi di essere italiani, tranne in qualche circostanza dove, purtroppo, le fortune non sono andate come noi pensavamo. Ringrazio anche il Ministro dell'Università per avere pensato agli studenti fuori sede, incrementando il Fondo per oltre 10 milioni come contributo alloggiativo. È un piccolo passo, non basta, non è sufficiente. La Lega farà pressione assolutamente affinché si possano dare delle risposte ancora più importanti.
Ma è soprattutto sulla disabilità e sulla scuola che questo provvedimento va a incidere sulla vita di milioni di italiani, e mi riferisco agli studenti, alle loro famiglie, al personale docente e al personale ATA. Parlando soprattutto di studenti con disabilità, voglio cercare un attimo di non avere un approccio ideologico, ma fattuale e concreto a questo decreto, perché fino a questo momento, purtroppo, non ho potuto ascoltare, negli interventi dei colleghi, delle critiche rilevate da un punto di vista tecnico, ma affermazioni che sono al limite della difficoltà nella comprensione del testo.
Vorrei agevolare, per suo tramite, i colleghi nell'analisi proprio della lingua italiana e della comprensione del testo, perché temo che in certi casi ci siano stati proprio degli episodi di analfabetismo di ritorno. Per parlare di studenti con disabilità, innanzitutto cerchiamo di farlo con numeri alla mano. Mi riferisco ai dati del rapporto Istat sugli studenti con disabilità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) … Presidente, ovviamente chiedo che questo tempo possa essere recuperato.
PRESIDENTE. Prosegua.
ROSSANO SASSO (LEGA). Allora, parliamo del rapporto Istat degli studenti con disabilità, che certifica che in Italia ci sono circa 340.000 studenti con disabilità per un numero di 228.000 insegnanti di sostegno che li seguono. Qui c'è il primo dato allarmante, che, purtroppo, è figlio di una situazione che si trascina da anni, precisamente da 13 degli ultimi 15 anni in cui oggi chi ci critica, Ministro Valditara, ha governato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), cioè PD e MoVimento 5 Stelle, che hanno guidato il Dicastero di viale Trastevere.
Siamo arrivati a un punto per cui, purtroppo, in Italia nel 2024, su 228.000 insegnanti di sostegno, ben 85.000 sono privi dell'abilitazione specifica che certifica le competenze. Questo vuol dire che 140.000 bambini e bambine italiani con disabilità non possono godere pienamente del diritto allo studio costituzionalmente garantito. Perché dico questo? Non perché gli insegnanti che sono per questi bambini non siano bravi insegnanti; sono semplicemente sprovvisti della specifica abilitazione. Allora, lei che cosa ha pensato di fare, Ministro Valditara?
Una cosa molto semplice, non un approccio ideologico: aumentare il numero dei posti messi a bando per formare questi insegnanti, perché le università da sole non ce la facevano. I dati Istat parlano di un aumento progressivo dei bambini con disabilità e non di un corrispondente aumento degli insegnanti.
Allora, lei ha provveduto in autonomia attraverso uno degli enti pubblici di ricerca, attraverso il famoso INDIRE. Apro e chiudo una parentesi: fino a qualche giorno fa, molti dei colleghi qui presenti neanche sapevano cosa fosse INDIRE (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora, ricordo cosa è stato INDIRE negli ultimi anni: un ente di ricerca messo ai margini e che, grazie alla Lega e al Ministro Valditara, è tornato centrale nell'agenda politica. Grazie a INDIRE formeremo insegnanti e, finalmente, Presidente, lo dico per suo tramite, INDIRE la smetterà di essere il rifugio di tutti i trombati del PD, come nell'ultimo caso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); capisco le critiche del PD, perché ovviamente si difende un proprio militante, si difende un proprio dirigente, ma mi meraviglio che a queste critiche si sia unito il MoVimento 5 Stelle nel difendere un ex assessore regionale all'istruzione di quel partito, che ha competenze, nessuno lo mette in dubbio; però, nel momento in cui andiamo a riformare INDIRE e lo riportiamo centrale è chiaro che ci vuole un cambio di passo, evidentemente.
Dopodiché, andiamo un po' più nel tecnico. Questo non è un problema soltanto scolastico, non è un problema di diritto scolastico, è un problema di civiltà; infatti, nel momento in cui andiamo a sopperire - lo ricordo al collega Faraone - a un'emergenza, che è anche un problema di civiltà, perché sul bambino autistico non ci può essere un insegnante che non abbia le competenze specifiche, un altro fattore che le famiglie ci chiedono da tempo è quello della continuità didattica ed educativa, che è importante per gli studenti, ma in questo caso è fondamentale, perché non è normale che un bambino con disabilità possa godere della professionalità, dell'amore, delle cure di un insegnante di sostegno per poi salutarlo a giugno; avanti un altro a settembre, ricominciamo da zero e perdiamo tutti i progressi. Io, davvero, non capisco le critiche di chi, pur intendendosi di scuola, muove a questo Governo perché introduce per la prima volta, dopo tanti anni, la possibilità che un papà e una mamma possano chiedere allo Stato: ti prego, lascia quell'insegnante di sostegno per mio figlio, perché mio figlio respira, sta meglio, fa progressi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Allora, è giunto il momento, Ministro Valditara, di avere coraggio e, nel rispetto dei diritti dei lavoratori, nel rispetto delle organizzazioni sindacali, nel rispetto delle graduatorie, è giusto cominciare a pensare ai diritti degli studenti con disabilità. Vada avanti su questo, con la Lega e le associazioni delle famiglie degli studenti con disabilità. Presidente, per suo tramite, lo dico ai colleghi: parlate con le famiglie, vedrete che sono d'accordo con noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Veniamo al caso degli 11.000 abilitati all'estero. Abbiate rispetto per questi professionisti, abbiate rispetto per la direttiva comunitaria che prevede l'utilizzo di questi insegnanti. Anche qui, il Ministro Valditara, preso atto delle sentenze del Consiglio di Stato, poiché ci tiene particolarmente affinché chi finisce sulle nostre cattedre, con gli studenti con disabilità, sia adeguatamente formato e preparato, ha previsto un ulteriore, non richiesto, corso di formazione, proprio perché noi vogliamo il meglio per i nostri ragazzi. Quindi, non parlate di sanatoria, perché si sana qualcosa che è irregolare; in questo caso è regolare per la normativa comunitaria e per le sentenze del Consiglio di Stato.
Procedo con un piccolo riferimento al famigerato concorso DS 2017 di cui, Presidente, per pudore, lo ripeto, per pudore, il MoVimento 5 Stelle non dovrebbe parlare, perché è un concorso in cui il loro più autorevole esponente ha avuto il coraggio, nella passata legislatura, di presentarsi da Sottosegretario e, da Ministro, di autorizzare presso i propri uffici lo scorrimento della graduatoria; quindi, per cortesia, lasciate in pace quei 2.000 professionisti che hanno sofferto durante prove ai limiti della legittimità e che hanno avuto una chance favorevole, superando un ulteriore concorso, e che meritano, se lo superano, di essere nelle nostre scuole.
Anche qui, analisi di comprensione del testo: non è vero che noi preferiamo questi a quelli che sono di ruolo fuori regione, sarebbe bastato leggervi l'articolo 12, in cui questo Governo dà il 100 per cento dei posti disponibili alla mobilità e non è che preferiamo quelli del concorso riservato rispetto a quelli del concorso ordinario; semplicemente - io invito veramente i colleghi, quando affrontano certi temi, a documentarsi, perché poi vanno incontro a brutte figure - il concorso ordinario non terminerà entro il 1° settembre.
Allora, lo dico: cosa preferisce il Parlamento? Tenere centinaia di sedi scoperte nel caos oppure anticipare il contingente del concorso riservato per restituire l'anno successivo tutto a quello ordinario? È semplicemente una proposta di buon senso, non c'è un approccio ideologico.
Così come non c'è un approccio ideologico alla nostra proposta di integrare gli studenti stranieri. Guardate, per anni il dibattito si è fossilizzato, appunto, con un approccio ideologico di partito, sul tema dell'inclusione degli studenti stranieri. Per loro l'integrazione è chiudere le scuole durante il Ramadan, per non urtare la sensibilità di una famiglia musulmana; per loro è integrazione togliere il crocifisso dalle aule (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); per loro è integrazione vietare ai bambini i canti di Natale, le recite di Natale o sostituire la parola Gesù con cucù.
Per la Lega e per il Ministro Valditara, integrazione è consentire a tutti i bambini di avere una chance favorevole, compresi quei bambini che non parlano bene la lingua italiana, perché è da lì che si inizia, con un approccio concreto, fattuale e non ideologico. Anche su questo, Ministro Valditara, vada avanti, la Lega e tutti i partiti del centrodestra la sostengono.
PRESIDENTE. Concluda.
ROSSANO SASSO (LEGA). Mi avvio alla conclusione, dicendo che, ancora una volta, la Lega si occupa di scuola, guardando a una visione del futuro, senza dimenticare le radici, che sono fondate sui pensieri di Giovanni Gentile, di Benedetto Croce e di Aldo Moro, una scuola in cui tutti possano godere dell'uguaglianza nelle condizioni di partenza, ma non di arrivo, perché per noi la scuola deve essere fondata sul merito e che faccia da argine alla deriva ideologica progressista che per anni ha ridotto e ha depauperato la scuola dalla propria missione educativa, dove è normale non bocciare, è normale non punire. Allora, ancora una volta, e concludo davvero, dico al Ministro Valditara: vada avanti pure sul voto in condotta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché noi non intendiamo perseguire gli studenti per la propria ideologia, ma se qualcuno va a scuola, prende una pistola e spara dei pallini di gomma, è giusto che prenda 5 in condotta e venga bocciato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Deve concludere. Ha esaurito il suo tempo.
ROSSANO SASSO (LEGA). Per questo motivo annuncio il voto favorevole della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Grazie, deputato Sasso.
Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Devo dire che parlare dopo l'onorevole Sasso è sempre extra motivante, quindi, incomincio da questo punto: voteremo “no” a questo ennesimo decreto omnibus, fatto di misure emergenziali, parziali, senza visione, ingiuste e senza possibilità di confronto. Se possiamo anche capire il rifiuto del confronto con l'opposizione, perché è fastidioso essere messi di fronte all'evidenza dei fatti, riteniamo irrispettoso il vostro essere riusciti a evitare anche il confronto con i tanti soggetti auditi, che sono i protagonisti veri del mondo dello sport e della scuola, sul quale questo decreto insiste con provvedimenti mescolati male, nel calderone dell'ideologia, della nostalgia e del senso della punizione. Un mix di provvedimenti che riguardano la scuola, dai docenti di sostegno agli specializzati all'estero, al tentativo di ghettizzare gli studenti stranieri, all'università, con l'ennesima proroga per i ricercatori universitari: un coacervo di disposizioni palesemente discriminatorie. È un testo pieno di ingiustizie.
Tuttavia, sul tema della scuola si sono già espresse bene le mie colleghe Sara Ferrari, in discussione generale, e Irene Manzi, nella dichiarazione sul voto di fiducia; a me non è concesso il tempo per tornare su tutto questo calderone disomogeneo, per cui ringrazio le mie colleghe per aver espresso perfettamente ciò che il Partito Democratico pensa rispetto a scuola e università. Non posso solo tacere su una cosa in riferimento a tutto ciò che concerne il mondo della scuola: di fronte al nulla, Ministro Valditara, per l'inclusione degli studenti con background migratorio, che sono per il 67 per cento nati in Italia, bambini e bambine, ragazzi e ragazze che, per noi, lo ripetiamo, sono italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e se ne faccia una ragione, Ministro Valditara.
Fa rabbrividire il vostro rifiuto anche semplicemente di ascoltare sindacati, associazioni e rappresentanti degli studenti. L'unico merito che conta, parola che avete ossessivamente voluto nel nome del Ministero, è quello di essere vostri amici. Non conta la visione, non conta la competenza, non conta la qualità, conta solo la fedeltà.
L'ultima dimostrazione è il commissariamento di INDIRE, metodo consolidato, peraltro: lo avete fatto con l'INPS, con l'INAIL, con il Centro sperimentale di cinematografia, con la CoViSoC e io, che ho l'orgoglio di non essere esattamente fra i vostri amici e anche forse di essere un po' analfabeta di ritorno, come sosteneva poco fa il collega Sasso dai banchi della Lega, nella sua indifferenza, Presidente, mi permetto con onestà intellettuale di dedicare i minuti che ho a disposizione allo sport.
Un “decreto epocale” diceva una collega della Lega ieri, in Aula. Sì, in effetti, per coloro a cui piace il genere horror potrebbe esserlo.
A noi, invece, non piacciono né il genere horror né le manifestazioni di bullismo istituzionale. Allora, lo racconto in pochi minuti il vostro decreto Sport del secolo. Un articolo per permettere a qualche presidente federale di rimanere un altro po' sulla poltrona che occupa da quando il conio stampava ancora la lira (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che riesce a essere contemporaneamente ad personam e contra personam, perché ha un sottotesto con il cognome di chi potrà usarlo e di chi no.
Insomma, onorevoli colleghi, sappiatelo: state votando un referendum su una faida intestina del CONI, perché per voi, evidentemente, nello sport vale la legge della giungla, il più forte sbrana il più debole. Così poco importa se con la mano destra garantite ai presidenti federali più amici e più forti - più forti pro tempore, perché lo sport insegna che è un attimo passare da trionfi a disastri - di poter prolungare il proprio mandato all'infinito, ma con la mano sinistra garantite, o almeno ci provate, alle società di calcio di Serie A di essere totalmente autonome da un'altra federazione, che però non vi piace.
Autonome e impunite grazie a una commissione di nomina politica che dovrà giudicare i bilanci delle società di calcio. Sì, amici da casa che ci ascoltate, avete capito bene. Una commissione scelta da politici che giudicherà, fra gli altri, i bilanci di società di calcio i cui proprietari sono politici e sono seduti fra i banchi della maggioranza. Che cosa mai potrà andare storto? La retorica insopportabile è che voi vendete tutto ciò in riferimento a un principio di terzietà: controllori e controllati che coincidono, alla faccia della terzietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
In quanto a retorica, arrivo all'emendamento Mule', di cui tanto si è parlato: un tentativo di scissione, di autonomia differenziata, ma un po' peggio. Guardate, non faccio battute, ho proprio letto con i miei occhi la dichiarazione del presidente della Lega di Serie A spiegarlo con un richiamo metaforico al Trentino-Alto Adige: autonomia totale in termini organizzativi, progettuali, perfino di giustizia sportiva. Se ne è parlato un paio di giorni della vostra rivoluzione contro la Federazione giuoco calcio, poi sono arrivate due letterine da Uefa e Fifa e la crociata capeggiata dall'onorevole Mule' per andare a liberare Gerusalemme si è fermata a Frascati.
C'è sempre qualcuno che fa la voce un po' più grossa della tua, insomma, tutto il resto è storytelling. E allora, la realtà la racconto io al posto vostro: una retromarcia imbarazzante, irrispettosa per il mondo del calcio e dello sport italiano. Meno male per l'ordine pubblico, verrebbe da dire, perché le lettere di Uefa e Fifa, che vi hanno costretto alla retromarcia di cui parlavo, hanno ricordato che milioni di tifosi di Inter, Milan, Juventus, Atalanta, Bologna, Roma, Lazio e Fiorentina avrebbero visto le loro squadre escluse dalle competizioni europee e l'Italia estromessa dall'organizzazione dei campionati europei del 2032.
Avevamo rappresentato esattamente questi rischi a chi si burlava di un potere sostenuto da una iper-rappresentanza parlamentare, perché ai più distratti è bene ricordarlo. Magari, la Lega calcio di Serie A ha una percentuale che ritiene insufficiente di suoi rappresentanti in Federcalcio, ma ha due senatori seduti in Parlamento. Avevamo descritto questi rischi a chi si fa forte di un potere economico, che per voi rappresenta il parametro del potere. Non voglio neanche entrare nel tema che le prime 8 squadre del Campionato di Serie A abbiano un debito collettivo di 3,3 miliardi di euro, una cifra tripla rispetto a quello che il PNRR ha destinato a tutto il resto del mondo dello sport (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Resto all'essenziale: per il Partito Democratico non è lo spessore del portafoglio che incorona e legittima chi deve comandare. Il calcio è un asset importante per il Paese, è un'industria che non produce bulloni, ma passione, senso di appartenenza, felicità o, in qualche caso, frustrazione. Non meritava forse una riflessione più ampia di un emendamento a un decreto-legge, che, peraltro, si occupa di mille altri temi? Ascoltate in loop le parole di Marcelo Bielsa, che dice che il calcio è proprietà popolare, proprio perché la povera gente ha una possibilità inferiore di accesso alla felicità, perché non ha il danaro per comprarsela. Ecco, noi stiamo da quella parte lì, e allora basta prepotenza.
Ricordatevi che il calcio produce il suo valore, anche quello economico, grazie ai protagonisti, quelli sul campo, calciatori, allenatori, staff, e grazie ai tifosi, quelli che vanno allo stadio, che comprano gli abbonamenti, i pacchetti delle pay-tv, il merchandising dei club, i giornali sportivi. Basta sventolare scimitarre, che poi, peraltro, dovete rimettere precipitosamente nel fodero. Si apra un tavolo di confronto con tutti i soggetti portatori di interesse. Invece di tagliare, separare, dividere e lacerare, il Parlamento accompagni un vero processo di riforma del mondo del calcio, a tutela dell'interesse di tutte le parti in causa, non solo di quelle con i bilanci o con gli sbilanci più importanti.
Vogliamo parlare di indice di liquidità, di riforma dei campionati, di diritti televisivi, di stadi, di extra-tassazione sulle scommesse sportive, di mutualità, di redistribuzione, di partecipazione popolare, di settori giovanili, di atleti di seconda generazione? Magari senza la retorica di stracciarsi le vesti perché noi non abbiamo talenti come Lamine Yamal, dimenticando che Lamine Yamal, per le leggi italiane sulla cittadinanza, nella nazionale azzurra non potrebbe giocarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi ci siamo per parlare di quei temi, non saremo mai, invece, disposti a coprire le vostre nefandezze, le racconteremo una per una.
Da parlamentare, ma prima di tutto da uomo di sport che allo sport ha dedicato quasi 30 anni di vita, provo imbarazzo. Quello che non prova, invece, chi mi ha accusato di difendere un sistema medievale, peraltro fantozzianamente alla luce della clamorosa scenetta di ieri. Prima un parere positivo del Ministro Abodi a un nostro ordine del giorno di riforma del meccanismo per eleggere i presidenti federali con un sistema più democratico, grazie al voto elettronico, che esclude il padrinaggio delle deleghe, improntato all'equilibrio di genere e all'inserimento di giovani nella governance delle federazioni, seguito da un po' di sconcerto fra i banchi della maggioranza, guarda caso proprio dove siedono alcuni presidenti federali. Poi, una telefonata e, magicamente, dopo la nostra accettazione della riformulazione, il parere cambia e diventa contrario.
Ministro Abodi, delle due l'una: o lei non è in grado di dare un parere corretto all'ordine del giorno o non è in grado di sostenere le pressioni di qualche portatore di interesse all'interno della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché ieri di nuovo lei è stato sfiduciato dalla sua maggioranza. Devo, però, dare atto a questo Governo, la cui agenda delle politiche sullo sport la detta Forza Italia, di avere trovato un bicameralismo perfetto: due senatori proprietari di club calcistici a rappresentare e a legiferare sul calcio in Senato, due deputati presidenti federali a rappresentare e legiferare sulle federazioni alla Camera. In mezzo, il Ministro Abodi al centralino, a dare ragione all'ultimo che telefona. Che delusione Ministro, che grande delusione!
Facciamo così: da oggi non parliamo più di conflitto di interessi, aggiorniamo il termine, perché il termine “conflitto” non esiste più. Parliamo di apologia degli interessi e parliamo di sublimazione di interessi personali, grazie a questo Parlamento. Beh, non in mio nome, non nel nome del Partito Democratico. Ed ecco perché voteremo “no” a questo decreto farsa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, dopo 20 anni il Parlamento finalmente si trova a convertire un decreto-legge in materia di sport, in condominio con la scuola e l'università, sul complesso tema del sostegno. È una dimostrazione plastica dell'interesse che il Governo Meloni ha messo sul settore, con il Ministro Abodi, il Ministro Valditara, il Ministro Bernini, il Ministro Locatelli, verso i più fragili e per l'inclusione. È un provvedimento complesso, sfaccettato e articolato. Abbiamo voluto, con questo, dare una risposta di trasparenza, con l'istituzione di una commissione indipendente di controllo sui bilanci delle società sportive, che, collega Berruto, smentisce il suo apocalittico intervento.
Sul nostro emendamento, su emendamento del Parlamento italiano, l'agenzia relazionerà proprio al Parlamento, e quindi ci sarà un controllo diretto. La necessità improrogabile di riforma del calcio è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti, e ci lavoreremo con il Ministro Abodi e il senatore Marcheschi, responsabile dello sport, a tutela proprio dello sport come sistema, dello sport di base, delle ASD, delle SSD, dei vivai. Quindi, collega Berruto, noi ci occupiamo di quello di cui voi non vi siete occupati negli ultimi 11 anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E con quale faccia venite oggi a criticare? Si concentrano, poi, negli articoli sul tema della scuola, alcune misure finalizzate al sostegno didattico degli alunni con disabilità, di cui forte si avvertiva il bisogno e la necessità. Presidente, se può far cessare il brusio in Aula, diventa difficile parlare.
PRESIDENTE. Colleghi, ho già provato con lo strumento preposto del campanello, ma mi pare che non ci siamo. Prego, prosegua.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Si concentrano appunto, dicevamo, negli articoli sul tema scuola alcune misure finalizzate al sostegno didattico degli alunni con disabilità, di cui forte si avvertiva il bisogno, la necessità.
Un primo importantissimo risultato è quello che investe, poi, la specializzazione dei docenti, che già hanno avviato un percorso professionale in tal senso; attraverso la collaborazione e la sinergia con l'INDIRE sono infatti previsti corsi specifici e proprio su INDIRE, colleghi dell'opposizione, con un emendamento condiviso con il relatore Sasso, abbiamo voluto inserire nuove finalità e una governance più innovativa.
Con una nostra proposta, di fatto, andremo a sostenere il principio di polisensorialità, che è un'innovazione rispetto agli orientamenti di sperimentazione dell'INDIRE: andremo quindi a far leva sulla parte più ancestrale del cervello che tutti gli studi scientifici, a cominciare da Dale nel 1962, ci dicono favorire l'apprendimento mnemonico.
PRESIDENTE. Collega Mollicone, guardi la devo interrompere e ovviamente interrompiamo anche il tempo. Aspetti, per cortesia. Che ciascun deputato si ricordi che sta qui per fare il proprio dovere e non per chiacchierare con i vicini di postazione. Ci siamo, colleghi? Colleghi vale sempre la stessa legge: non è vietato parlare, è vietato farlo qui dentro mentre ci sono interventi dei vostri e nostri colleghi. Prego, deputato Mollicone riprenda il suo intervento.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Questo anche - per il suo tramite - ai colleghi di opposizione che invocano sempre il confronto, l'ascolto e poi quando si sta in Aula neanche ascoltano.
È volontà chiara e definita di questo Governo sostenere la scuola e sostenere chi la scuola la fa ogni giorno: docenti e studenti.
Questo è un provvedimento che si pone l'ambizioso traguardo di accompagnare gli studenti verso quello sviluppo armonico della persona e verso quella consapevolezza di cittadinanza attiva, che resta il nostro imprescindibile obiettivo e orizzonte educativo e formativo, sollevando al contempo le famiglie da quelle preoccupazioni e da quei quotidiani ostacoli che spesso hanno contribuito a rendere il dialogo educativo molto difficoltoso e complesso con scontri fra generazioni, tra docenti e studenti.
In ultimo - non certo per importanza - il pacchetto di iniziative finalizzate a sostenere gli studenti universitari con particolare attenzione, anche in questo caso, alle disabilità gravissime e un primo intervento per arginare il caro alloggi.
Infine - ed è per me un orgoglio - è stato approvato l'emendamento a firma del collega Amorese, del sottoscritto e di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, che consentirà di applicare la garanzia dello Stato ai prestiti del Fondo per gli studenti meritevoli. Quindi, sì, collega Berruto e colleghi di opposizione, parliamo di merito, perché poi lo sosteniamo: si tratta di un grande risultato, che consentirà a Consap - ringrazio Giacomoni - di mettere in atto il rilancio e il potenziamento del Fondo studio. Mi preme ricordare che questo Fondo per il credito ai giovani, cosiddetto Fondo studio, fu istituito presso Consap nel 2010 durante il Governo Berlusconi e voluto dall'attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, all'epoca Ministro della Gioventù (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per garantire l'accesso al credito bancario e agli studenti meritevoli perché per noi il merito va premiato sempre.
Mi permetto poi, per inciso, per rispondere alle polemiche dell'opposizione, di dire ai colleghi - per il suo tramite, Presidente - che, nell'attuale legislatura, nella VII Commissione, che ho l'onore di presiedere, maggioranza e opposizione hanno condiviso provvedimenti importanti: il 25 per cento dei provvedimenti conclusi in Commissione è appannaggio dell'opposizione e 3 leggi, di cui una comprensiva anche di una delega al Governo, sono state votate all'unanimità; abbiamo votato 4 leggi in sede legislativa, l'unica Commissione alla Camera, fra cui proprio una dell'opposizione: lo Sferisterio di Macerata, il Cremona Festival, il Time in Jazz e Treccani.
Ho invitato l'opposizione a verificare su quali temi vi sia una convergenza di vedute con la maggioranza, anche al fine di valutare l'eventuale assegnazione o trasferimento di proposte di legge in sede legislativa. Articolo 72 della Costituzione: le Commissioni sono anche organi costituzionali legiferanti. Rafforzando così proprio il Parlamento, di cui tanto sempre invocate l'intervento, date dimostrazione di voler contribuire al processo legislativo: indicateci quali sono le vostre priorità, se ne avete, e noi saremo pronti a condividerle e anche, magari, ad approvarle in sede deliberante in Commissione.
Colleghi, Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore di questo provvedimento anche perché, attraverso l'analisi e il passaggio parlamentare, ha inciso sullo stesso provvedimento.
Il nostro è un approccio multiplo, con interventi differenziati per i più fragili e per i settori cruciali come lo sport. Siamo il Governo che fa, mentre c'è chi cavalca le proteste strumentali e rinnega quello che proponeva quando era al Governo. Siamo per il rafforzamento del diritto allo studio, garantiamo l'accessibilità degli studenti, introduciamo la trasparenza nello sport, valorizziamo il merito nello sport e lo abbiamo fatto con il reinserimento dei Giochi della gioventù.
Come avrebbe detto, in conclusione, Giulio Onesti, collega Berruto, lo sport è una scuola mirabile di disciplina e controllo; esso è prezioso per la collettività umana e risponde in pieno alle esigenze della civiltà moderna. Noi siamo per il merito nello sport, nella scuola, nell'università: fatevene una ragione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 1902-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1902-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1902-A:
“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
In morte del deputato Publio Fiori.
PRESIDENTE. Comunico che, nella giornata di ieri, è deceduto il deputato Publio Fiori, già Vicepresidente della Camera dei deputati nella XIV legislatura, di cui è stato membro dalla VIII alla XIV legislatura.
La Presidenza della Camera dei deputati farà pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera formulare anche a nome dell'intera Assemblea.
Ha chiesto di parlare il deputato Antoniozzi. Ne ha facoltà.
ALFREDO ANTONIOZZI (FDI). Grazie, signor Presidente. Come da lei annunciato, è venuto a mancare questa notte un grande uomo dello Stato, l'onorevole Publio Fiori: per lunghi anni - sette legislature - deputato al Parlamento, amministratore della città di Roma, della regione Lazio, avvocato dello Stato, Vicepresidente della Camera dei deputati, Sottosegretario e Ministro in molti Governi.
Publio Fiori è stato un maestro per molti giovani dell'epoca, tra cui il sottoscritto. Subì, nel 1977, un grave attentato delle Brigate Rosse. Ricordo perfettamente quel giorno, perché arrivai su quel luogo dopo pochi minuti e c'era solo il sangue. Lui era stato portato in ospedale ed è sopravvissuto. Fu un attacco al cuore della Democrazia Cristiana e poi si lasciò una scritta: oggi Fiori, domani Moro. E difatti, dopo pochi mesi, ci fu la vicenda del marzo 1978.
È stato un maestro, lo è stato per me, ma anche per molti giovani. All'epoca diciottenne, entrai nel suo gruppo politico, che lui chiamò L'Idea Popolare. Era una fucina di giovani. Eravamo tutti entusiasti di poter svolgere, all'interno della Democrazia Cristiana, un ruolo di stimolo e di rinnovamento in quei momenti in cui la passione politica ci portò a fondare una grande stagione, che poi sfociò in molte azioni, non solo di carattere politico. Fu Publio Fiori che portò questo gruppo di giovani a conoscere Don Luigi Di Liegro, con il quale, nei primi anni Ottanta, operammo per realizzare la prima mensa a Roma alla stazione Termini. Fu un fatto straordinario, un momento storico nella Democrazia Cristiana.
Publio Fiori era considerato scomodo nella DC, era un po' atipico, forse perché questa sua battaglia quotidiana sul rinnovamento e sulla moralizzazione non sempre era guardata con simpatia da molti esponenti dell'epoca. E, quindi, a lui non possiamo non tributare non solo il ricordo, ma anche l'aver svolto questo ruolo nella Repubblica italiana. Veramente, un uomo di profondi sentimenti, di grandi idee, un grande oratore, un uomo che poi fece scelte anche coraggiose. Io le feci con lui, quando, nel 1994, abbandonò la Democrazia Cristiana per fondare, insieme a Gianfranco Fini, Alleanza Nazionale. Fu una svolta politica storica nella storia del nostro Paese, perché riteneva - e, con lui, ritenevamo - che la Democrazia Cristiana avesse abbandonato la sua matrice originaria di profondo partito anticomunista.
In quel tempo. qualcosa era cambiato, si era trasformato il Partito Popolare, vi era l'abbraccio in molte regioni, con esperienze di Governo con la sinistra. Nelle regioni e anche al Governo del Paese vi era stato, da parte del Partito Popolare, uno spostamento del suo asse a sinistra. E, quindi, insieme, con grande dolore, lasciammo la Democrazia Cristiana per aprire nuove stagioni e nuove avventure. Il resto - credo che tutti lo conoscano - è storia più recente.
Concludo. Dobbiamo a lui tanti momenti. Quel momento di apertura verso una nuova stagione della storia del Paese vide in lui un protagonista importante, perché liberò quelle forze cattoliche popolari da un vincolo stretto, nel quale forse erano state rinchiuse per troppo tempo, in maniera impropria. E, quindi, liberò nuove energie, che poi sfociarono in nuove formazioni politiche.
Alla moglie Marta e ai figli un grande abbraccio. Per me è stato un secondo padre politico. Io guidavo la sua macchina a 18 anni, la Mini Minor, e andavamo in giro per Roma e nel Lazio, a fare incontri e a svolgere il ruolo politico. Da lui ho avuto grandi insegnamenti, che porto nel cuore.
Credo che domani ci saranno i funerali e, quindi, un grande abbraccio alla moglie e ai figli da parte mia, personali, e del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi - L'intera Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Battistoni. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BATTISTONI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Anche noi, come gruppo di Forza Italia, vogliamo esprimere le nostre condoglianze alla famiglia di Publio Fiori e ricordare l'amico Publio Fiori, maestro di tante generazioni di politici romani e non solo.
Publio Fiori era un politico vero, un politico del territorio. Iniziò la sua esperienza nell'Azione Cattolica, per poi fare tutta la carriera politica che partiva dal comune. Grande combattente all'interno del comune di Roma, è stato in consiglio regionale, ha ricoperto la carica di capogruppo e poi ha ricoperto fino alle più alte cariche istituzionali, come quella di Vicepresidente della Camera, di Sottosegretario, per due volte, e di Ministro.
Credo che a lui si dovrebbero ispirare anche le nuove generazioni di ragazzi che vogliono fare politica. La politica si inizia dal territorio, portando avanti valori, come ha fatto lui, portando avanti quell'impegno dei cattolici in politica, che hanno ispirato un po' tutta la sua vita.
È stato alla cronaca di quegli anni difficili e importantissimi per le sue molte battaglie sociali, ricordiamo le battaglie sulle pensioni, ma anche tante altre battaglie. Ha ragione il collega Antoniozzi: forse Publio veniva visto un po' come un satellite della Democrazia Cristiana, non solo romana. Ma lui ebbe la forza, con il suo gruppo, partendo da Roma, di affermarsi come gruppo politico, come corrente, come si diceva nella prima Repubblica, a livello nazionale.
Lo voglio ricordare così: qualche mese fa ci siamo fermati, dopo qualche anno che non ci vedevamo, nei divani, qui, in Transatlantico, e abbiamo ricordato alcune vecchie esperienze e battaglie politiche condotte insieme. Devo dire che, ogni volta che c'era questa occasione, era una lezione di politica vera e appassionata, fatta nell'interesse delle istituzioni e dei cittadini.
Lo voglio ricordare così, come maestro di vita politica, anche perché per le sue battaglie ha anche subìto un brutto attentato da parte delle Brigate Rosse negli anni Settanta. Credo che a lui dobbiamo tutti rispetto in un momento, purtroppo, così difficile anche per la famiglia.
Quindi, grazie, Publio Fiori, per tutto quello che hai fatto nella tua carriera politica, ma, soprattutto, per quello che ci ha lasciato con i tuoi insegnamenti (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mancini. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. È improvvisa la notizia della morte di Publio Fiori. Dopo il ricordo che ne ha fatto il collega Antoniozzi, a nome del Partito Democratico voglio unirmi al cordoglio per la famiglia e anche svolgere una breve riflessione sul fatto che amici della sua esperienza politica, della Democrazia Cristiana, sentano il bisogno, anche diversamente collocati oggi, di fare un ricordo. Per me, che sono di una generazione successiva della politica romana e di un'altra provenienza politica, però è l'occasione anche per ricordare a quest'Aula e a tutti noi, in un momento di cordoglio, il fatto che una politica aspra, di scontro, come è stata quella che ha visto contrapposte anche le grandi forze politiche della Prima Repubblica, non ha mai mancato di unirsi nei momenti più difficili.
È stato così nella lotta al terrorismo, quando, di fronte al terrorismo, che colpiva le classi dirigenti, la politica, ma anche le persone comuni, i servitori dello Stato, gli operai, le grandi forze democratiche hanno saputo unirsi per difendere la democrazia e, anche nello scontro politico; il collega Antoniozzi ha ricordato quella stagione. Io - giovane ragazzo che attaccava i manifesti contro la giunta di Roma di cui lui era assessore - ricordo benissimo quelle campagne elettorali, le mense scolastiche, quegli anni a cavallo del 1989; Fiori fu un esponente del dibattito politico nazionale e romano, perché poi Roma è la capitale del Paese e il confronto politico si può spostare dall'Aula Giulio Cesare a quella di Montecitorio ma rimane un dibattito che intreccia sempre le questioni nazionali.
Fu certamente un esponente di quella Democrazia Cristiana e fu anche coerentemente quella parte che poi scelse diversamente, rispetto ad altri amici che militano nel Partito Democratico, una collocazione a destra, nel centrodestra. Questo non cancella una storia di costruzione delle istituzioni repubblicane, di costruzione di un rapporto tra la capitale del Paese e la sua dimensione nazionale, il fatto di aver partecipato a leggi fondamentali come quella per Roma Capitale. Ci uniamo, quindi, nel cordoglio per la famiglia, ma anche in un ricordo politico a difesa delle nostre istituzioni (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi ci vogliamo unire al cordoglio, già espresso in maniera autorevole in quest'Aula dai colleghi, alla famiglia del presidente Publio Fiori, che è scomparso. Volendo ricordarne brevemente il valore, è la coerenza che ha sempre saputo esprimere nelle sue posizioni politiche, anche nei momenti più difficili, anche quando esprimere coerenza rispetto alle sue posizioni non era facile.
È stato un uomo che ha saputo onorare queste istituzioni: è stato Vice Presidente della Camera, ha svolto ruoli di Governo, ma soprattutto ha svolto una grande attività politica all'interno della Democrazia Cristiana, poi facendo una scelta, come è stato ricordato, di confluire, di promuovere e di lavorare all'interno della destra di questo Paese. Penso sia giusto ricordare anche il suo lavoro parlamentare - lo ha appena fatto il collega Mancini - ma è giusto ricordare anche il suo impegno, sempre marcato, nella costruzione di un confronto serio con chi la pensava come lui, ma anche con chi non la pensava come lui. Questo gli è sempre stato riconosciuto da tutti coloro che con lui si sono confrontati in politica.
Io penso che il ricordo che stiamo facendo in quest'Aula sia dovuto ed è il ricordo di un uomo che, comunque, si è sempre veramente messo, con serietà e con dedizione, al servizio delle istituzioni (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Mi associo al ricordo dell'onorevole Fiori. Come hanno detto i colleghi, è stato un uomo che ha vissuto un'epoca importante di questo Paese; è stato un esponente autorevole della Democrazia Cristiana, vittima anche di un vile attentato. Io ho un ricordo di lui, dopo la Prima Repubblica, quando ha lavorato per anni per tentare di riunire i cattolici di questo Paese e lo ha fatto con grande passione, con grande amore, con quella passione che non ha età.
Me lo faccia dire, io l'ho visto poche settimane fa ancora in questi corridoi; aveva una grande idea di prospettiva del futuro e questo credo debba essere di insegnamento per tutti quanti noi (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE (LEGA). La notizia ci coglie di sorpresa, quindi siamo, come dire, un po' impreparati nel ricordarlo, ma per me è abbastanza facile perché ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente.
Molti di noi l'hanno incontrato qui, nei corridoi della Camera, perché era solito venire, fermandosi a parlare con tutti e soprattutto dando indicazioni, suggerimenti sempre molto profondi.
È stato un uomo molto importante per il nostro Paese, è stato Vice Presidente della Camera, Sottosegretario alle Poste, Sottosegretario alla Sanità e addirittura Ministro dei Trasporti.
Io ricordo il dramma di quella gambizzazione perché così si chiamavano. C'erano due livelli scelti dalle Brigate rosse, l'omicidio e, all'inizio, le mere gambizzazioni, chiamiamole mere. Lui era addirittura armato, ma non riuscì ovviamente a rispondere al fuoco di fila di Gallinari, Balzerani, Seghetti, c'era la crème de la crème del brigatismo che gli sparò alle gambe. Era un'epoca terribile dalla quale lui seppe uscire a testa alta.
Fiori ha sostenuto che la tradizione democristiana - lo ha sempre sostenuto fino alla fine della sua vita - non poteva fondersi con la tradizione comunista e postcomunista. Basti per tutti la sua posizione durissima contro il Governo Prodi. Perché ricordo questo? Perché ha sempre tenuto, da democristiano, la barra dritta: rimanendo sempre al centro, fondando la sua attività su quelli che, a suo dire, erano i valori della Democrazia Cristiana e pagò anche un prezzo alto all'interno del partito, dal quale a un certo punto fu addirittura cacciato per le sue posizioni sull'autonomia. Ho trovato questo che illumina veramente quello che era il suo pensiero: “Il vero centro siamo noi. La nuova DC è un partito che mi piace, perché riscopre valori e storie e ispirandosi al principio delle autonomie, credo sia in grado di raccogliere nel territorio tutti quelli che, organizzati in associazioni od altro, vogliono recuperare un senso popolare della politica diverso da quello attuale”.
È stato sempre ipercritico nei confronti di collusioni, inciuci, pastette. È sempre stato lontano da tutto questo. Ripeto, era un centrista, era un conservatore illuminato e, fino alla fine, ha tenuto fede a questi suoi ideali. Quindi, a noi va il suo ricordo, anche grato per tutto quello che ha dato alla politica, e un abbraccio affettuoso ai figli, ad Alessandra in particolare, che ho il piacere di conoscere (Applausi).
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica (A.C. 1896-A) (ore 11).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1896-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica.
Ricordo che, nella seduta dell'11 giugno, è stata respinta la questione pregiudiziale Alfonso Colucci ed altri n. 1.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1896-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La Commissione ambiente si intende autorizzata a riferire oralmente.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Il deputato Candiani ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori. Presidente, ho avuto già più volte occasione, in via informale, anche con i Vice Presidenti, di significare, a mio avviso, la necessità che questi momenti trovino una loro collocazione decorosa e dignitosa all'interno dell'ordine dei lavori. Perché questa volta si è sviluppato un dibattito, o quantomeno una commemorazione, che ha dato importanza a una figura e a una persona che ha dato lustro all'istituzione. In altre circostanze la comunicazione viene appresa dall'Aula, in maniera distratta e tra un passaggio e l'altro.
Credo sia importante, in un modo o nell'altro, che sia definito in maniera seria un momento nel quale questo tipo di commemorazioni trovi uno spazio decoroso e dignitoso.
PRESIDENTE. La ringrazio per questa sua osservazione, deputato Candiani. La circostanza che, come abbiamo potuto constatare, ahimè, si è consumata poche ore fa, ha visto la sensibilità particolare di un deputato di quest'Aula, che, peraltro, aveva un legame stretto di amicizia con l'onorevole Publio Fiori e ha chiesto di poter fare un piccolo intervento. Poi, spontaneamente, si sono aggregati altri deputati, e quindi era impossibile immaginare di negargli la parola. Dopodiché, la Camera ufficialmente organizza, spesso e volentieri, celebrazioni analoghe. Non è da escludersi che il Presidente Fontana, magari, tornerà sulla questione in maniera più formale ed ufficiale.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1896-A.
(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 1896-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Dario Iaia.
DARIO IAIA, Relatore. Presidente, colleghi, ci troviamo di fronte a un provvedimento importante, che è stato approfondito dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici in maniera veramente di rilievo. Abbiamo svolto decine di audizioni per entrare nel merito delle questioni e, al termine, ci presentiamo con un testo che noi riteniamo assolutamente migliorato dalla Commissione in sede referente.
È un provvedimento che mira alla semplificazione edilizia e urbanistica, che fronteggia il crescente fabbisogno abitativo, ha ad oggetto il recupero del patrimonio edilizio esistente, ha come obiettivo la riduzione del consumo di suolo e il rimuovere, in particolare, lo stallo relativo alle compravendite di immobili causato da irregolarità formali e tutelare i proprietari che hanno acquistato in assenza di irregolarità risultanti da atti pubblici e che poi, in base alle norme sopravvenute, non hanno potuto alienare. Quindi è un provvedimento di grande rilievo, che è all'attenzione del Paese e delle associazioni di categoria.
In particolare, in sede referente sono state apportate alcune modifiche che cercherò di sintetizzare nel più breve tempo possibile. Con l'articolo 1, comma 1, lettera a), punto 1), si è estesa anche ai porticati rientranti all'interno dell'edificio la possibilità di realizzare vetrate panoramiche amovibili e totalmente trasparenti, le cosiddette VePa. Nel corso dell'esame in sede referente è stato specificato che la norma di favore non si applica ai porticati gravati, in tutto o in parte, da diritti di uso pubblico o collocati nei fronti esterni dell'edificio prospiciente ad aree pubbliche.
L'articolo 1, comma 1, lettera a), introduce, inoltre, la lettera b-ter), che assoggetta al regime di edilizia libera le opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici la cui struttura principale sia costituita da tende, tende da sole e tende da esterno. Quindi, l'obiettivo è sempre quello di semplificare e di rendere più semplice la vita dei nostri concittadini. Nel corso dell'esame in sede referente si è, inoltre, precisato che la norma di cui alla lettera b-ter) si applica anche alle tende a pergola con telo retrattile, anche se bioclimatiche.
Ci siamo occupati anche della tematica dei sottotetti. Perché? Perché questo tipo di tematica, questo tipo di argomento ha rappresentato motivo di confusione a causa delle legislazioni differenti a livello regionale. Che cosa si è stabilito? Si è introdotta in sede referente la possibilità, alle condizioni individuate, del recupero dei sottotetti, nei limiti e secondo le procedure previste dalla legge regionale, anche quando l'intervento di recupero non consenta il rispetto delle distanze minime tra gli edifici ed i confini.
Alla lettera b), con riferimento al comma 1-bis dell'articolo 9-bis del Testo unico dell'edilizia, abbiamo disciplinato in maniera nuova lo stato legittimo dell'immobile o dell'unità immobiliare, al fine di prevedere che lo stato legittimo è rappresentato non più dalla coesistenza di quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa e di quello che ha disciplinato l'ultimo intervento edilizio, ma, alternativamente - quindi abbiamo semplificato -, da uno dei due titoli abilitativi, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali.
Abbiamo, poi, previsto che lo stato legittimo è determinato dall'ultimo intervento edilizio che ha interessato l'intero immobile o unità immobiliare, a condizione che l'amministrazione competente, in sede di rilascio del medesimo, abbia verificato la legittimità dei titoli pregressi. La medesima lettera, inoltre, stabilisce i titoli idonei a stabilire lo stato legittimo, previo pagamento delle relative sanzioni od oblazioni.
Nel corso dell'esame in sede referente, inoltre, è stato precisato che, ai fini della dimostrazione dello stato legittimo delle singole unità immobiliari, non rilevano le difformità insistenti sulle parti comuni dell'edificio, così come, a contrario, ai fini della dimostrazione dello stato legittimo dell'edificio, non rilevano le difformità insistenti sulle singole unità immobiliari. Siamo intervenuti sull'articolo 23-ter, che ha ad oggetto il mutamento di destinazione d'uso, semplificando anche questo tipo di normativa, ammettendo, a determinate condizioni, il mutamento di destinazione d'uso sia all'interno della stessa categoria funzionale sia tra categorie funzionali differenti.
Con una modifica apportata in sede referente si è previsto, inoltre, che il mutamento della destinazione d'uso di un immobile o di una singola unità immobiliare si considera senza opere, se non comporta l'esecuzione di opere edilizie ovvero se le opere da eseguire sono riconducibili agli interventi in edilizia libera. È stato previsto in sede referente che il mutamento di destinazione d'uso sia soggetto al rilascio della SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) o del titolo richiesto per l'esecuzione delle opere necessarie al mutamento di destinazione d'uso, se ci si trova di fronte a un mutamento di destinazione d'uso con opere.
Siamo intervenuti sull'articolo 31, in particolare sulle opere acquisite dai comuni. L'articolo 31, comma 5, disciplina le vicende riguardanti le opere acquisite gratuitamente al patrimonio del comune nel caso in cui il responsabile di interventi, in assenza di permesso o in totale difformità del medesimo, ovvero con variazioni essenziali, non provveda alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi nel termine di 90 giorni. In particolare, sono state aggiunte, tra i motivi di deroga, anche le esigenze culturali e paesaggistiche. Si introduce, inoltre, la possibilità per il comune, nei casi in cui l'opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici, culturali e paesaggistici, di alienare il bene e l'area di sedime, determinando in questa maniera un'entrata per i comuni.
Con riferimento all'articolo 24, concernente l'agibilità, sono state introdotte modifiche per quanto riguarda la conformità: è stata ridotta l'altezza minima consentita sino a 2,40 metri ed è stato consentito che l'alloggio a singola stanza per una persona possa arrivare a 20 metri quadrati e per due persone a 28 metri quadrati come limite massimo. In ultimo, per quanto riguarda la mia parte di relazione, signor Presidente, la lettera d-bis) delimita gli interventi riguardanti gli immobili sottoposti a vincolo storico, artistico, architettonico, archeologico e paesistico, che siano da considerarsi, queste, variazioni essenziali. Quindi, questa parte è stata soppressa.
In ultimo, la lettera e) modifica il comma 2 dell'articolo 34, che disciplina gli interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire, incrementando le sanzioni, rispettivamente, sino al triplo del costo di produzione o al triplo del valore venale. Ho terminato, Presidente, se consente, lascerei la parola alla correlatrice.
PRESIDENTE. Questo, magari, è compito mio.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Mazzetti.
ERICA MAZZETTI, Relatrice. Presidente, Governo e colleghi, continuo nella relazione già ben espressa dal collega, dopo un lungo lavoro fatto non solo dal Governo in Consiglio dei ministri, ma anche in sede referente, in Commissione, apportando modifiche importanti che ci richiedevano, in seguito alle audizioni, categorie economiche, professionali, ma anche la società civile. Ogni qualvolta i cittadini si trovano davanti queste tematiche che riguardano tutti, si creano difficoltà, che cerchiamo, con questo provvedimento, di superare.
Continuo la relazione partendo dalla lettera f) del provvedimento, che modifica l'articolo 34-bis del Testo unico dell'edilizia, che disciplina le tolleranze costruttive, introducendo deroghe percentuali alle misure previste dal titolo abitativo che disciplinano l'altezza, i distacchi, la cubatura, la superficie coperta e ogni altro parametro delle singole unità immobiliari. In particolare, le difformità dal parametro previsto dal titolo abitativo non costituiscono violazione edilizia, purché la differenza rientri nei limiti previsti variabili dal 2 al 6 per cento a seconda delle superfici utili.
La lettera f) introduce, inoltre, il comma 2-bis per specificare, agli stessi fini e nel rispetto delle condizioni di cui al comma 2 dell'articolo 34-bis del testo unico in materia edilizia (che elenca le altre irregolarità da considerarsi tolleranze esecutive), per interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, quali opere costituiscono inoltre tolleranze esecutive. La lettera f), come risultante dalle modifiche introdotte in sede referente, introduce, poi, il comma 3-bis, prevedendo disposizioni specifiche per le unità immobiliari ubicate nelle zone sismiche disciplinate dall'articolo 83, sempre del testo unico in materia edilizia (che disciplina le opere interessate dalla normativa per le costruzioni in zone sismiche e i gradi di sismicità) ad eccezione di quelle a bassa sismicità indicate nei decreti ministeriali contenenti le norme tecniche di costruzione in zone sismiche.
Le lettere g), h) e i), modificate nel corso dell'esame in sede referente, novellando gli articoli 36 e 37 del testo unico in materia edilizia, operano un superamento del requisito della cosiddetta “doppia conformità” - anche questa molto discussa nei vari temi affrontati, ma anche nella vita reale dei cittadini - limitatamente alle parziali difformità dal permesso di costruire o dalla segnalazione certificata di inizio attività, nonché alle ipotesi di assenza o totale difformità nelle ipotesi di cui all'articolo 31. In particolare, vengono individuate due tipologie di accertamento di conformità in sanatoria, differenziando: gli interventi eseguiti in assenza, totale difformità o in variazione essenziale dal permesso di costruire o dalla SCIA alternativa al permesso di costruire di cui all'articolo 23 del testo unico in materia edilizia, per i quali, in quanto fattispecie di maggiore gravità, continua a permanere l'attuale regime della doppia conformità urbanistica ed edilizia (previsioni di piano e normativa tecnica), ossia della necessità di rispettare la normativa prevista sia all'epoca della realizzazione sia al momento della presentazione della domanda (articolo 36); l'altro caso, gli interventi in parziale difformità dal permesso di costruire o dalla SCIA alternativa al permesso di costruire, nonché quelli realizzati in assenza o in difformità dalla SCIA “semplice”, di cui all'articolo 22 del testo unico in materia edilizia, per i quali vi è il superamento della doppia conformità: si prevede che è sufficiente provare la conformità urbanistica a oggi - ossia al momento della presentazione della domanda stessa - e la conformità edilizia - normativa tecnica - all'epoca della realizzazione dell'intervento (nuovo articolo 36-bis).
Nei casi di difformità parziali, si introduce la cosiddetta “sanatoria condizionata”, in base alla quale il comune può subordinare il rilascio del permesso o SCIA in sanatoria all'esecuzione di interventi per rendere l'opera conforme alla normativa tecnica, edilizia e igienico-sanitaria, nonché alla rimozione delle opere che non possono essere sanate. Il rilascio del permesso in sanatoria è sempre subordinato al pagamento del doppio dell'aumento del valore venale dell'immobile in seguito agli interventi e questo sarà compreso fra 1.032 euro e 30.984 euro.
Infine, l'articolo 37 (Interventi eseguiti in assenza o difformità dalla segnalazione certificata di inizio attività) viene modificato estendendo anche in questi casi il nuovo regime in merito all'eliminazione della “doppia conformità”, lasciando in questo caso invariata la sanzione pecuniaria prevista dalla normativa vigente (doppio aumento del valore venale e comunque in misura non inferiore a 516 euro).
L'articolo 1, comma 2, modificato in sede referente - anche questo - prevede che le entrate derivanti da talune disposizioni introdotte nel testo unico in materia edilizia (TUE) dal presente decreto-legge siano destinate, nella misura di un terzo delle risorse complessive, a interventi vari in materia ambientale.
L'articolo 2 reca disposizioni finalizzate al mantenimento, senza limiti temporali, delle strutture amovibili realizzate per finalità sanitarie, assistenziali, educative durante l'emergenza sanitaria da COVID-19 e mantenute in esercizio alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge. Sono, a tal fine, disciplinati i requisiti per il mantenimento (comma 1) e la procedura da seguire da parte degli interessati per ottenerlo (commi 2-4). Viene, inoltre stabilito, - al comma 5, che ha subito una modifica di carattere formale in sede referente - che l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 2 non può comportare limitazione dei diritti dei terzi e sono dettate disposizioni volte a stabilire l'usuale clausola di invarianza finanziaria e a disporre che il mantenimento delle strutture di proprietà di amministrazioni pubbliche avvenga nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente.
L'articolo 2-bis, introdotto in sede referente, reca disposizioni finalizzate all'ottenimento del certificato di abitabilità o di agibilità per le unità immobiliari e gli edifici pubblici assistiti dai benefici previsti dalla legislazione nazionale a favore delle zone devastate dalla catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963.
L'articolo 3, comma 1, prevede che non siano soggetti ad autorizzazione paesaggistica gli interventi realizzati - entro il 24 maggio 2024 - che rispettino taluni limiti di tolleranza costruttiva - introdotti nel testo unico in materia edilizia dal presente decreto-legge - relativi all'altezza, ai distacchi, alla cubatura, alla superficie coperta e agli altri parametri delle singole unità immobiliari.
Il comma 2, modificato anch'esso in sede referente, dispone circa l'applicabilità di talune misure inerenti alle tolleranze costruttive all'attività edilizia delle pubbliche amministrazioni. Si tratta, anche in questo caso, di misure introdotte nel testo unico in materia edilizia dal presente decreto-legge.
Il comma 3 reca disposizioni inerenti al recupero di risorse finanziarie in ragione della riduzione delle entrate erariali dello Stato conseguente all'acquisizione di proprietà, a titolo non oneroso, da parte di regioni o enti locali, di immobili già utilizzati a titolo oneroso.
Il comma 4 esclude la restituzione di somme già versate in favore di soggetti che presentino la richiesta di permesso di costruire o la segnalazione certificata di inizio attività in sanatoria, in relazione a taluni interventi realizzati in parziale difformità disciplinati dal presente decreto-legge.
Nel corso dell'esame in sede referente è stato anche introdotto un nuovo comma 4-bis, concernente l'applicazione di talune disposizioni - sempre introdotte nel testo unico in materia edilizia dal presente decreto-legge - in materia di accertamento di conformità, nelle ipotesi di mancato previo accertamento della compatibilità paesaggistica.
Infine, l'articolo 4 reca la clausola di immediata entrata in vigore del decreto-legge.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, il rappresentante del Governo, Vice Ministro Rixi.
EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Solo per ribadire il fatto che, con questo decreto, si aiutano un sacco di famiglie a risolvere alcuni problemi insoluti delle proprie abitazioni e si aumenta la capacità del nostro Paese di avere a disposizione alloggi in affitto per i nostri concittadini, calmierando anche, così, il prezzo degli affitti e aumentando il mercato. Quindi, si va finalmente a dare alcune risposte puntuali.
Non è sicuramente un condono, dal punto di vista proprio formale, anche per il fatto che non si vanno a condonare strutture o abusi esterni agli appartamenti e alle case, ma si vanno a creare criteri che consentono il recupero e l'abitabilità di numerosi edifici e di numerose case che, altrimenti, oggi, non potrebbero essere messe sul mercato. Questa è anche una risposta pragmatica rispetto a un'esigenza non solo di tanti concittadini che hanno proprietà che non possono utilizzare, ma anche per mettere - ripeto - sul mercato molti alloggi e consentire anche un calmieramento del mercato naturale degli affitti, per consentire a quei cittadini, che oggi non hanno a disposizione una casa, di poter accedere a delle abitazioni. Credo che sia un provvedimento di buonsenso, un provvedimento che dimostra come il Governo cerchi, nella pragmaticità, di affrontare tutti quegli aspetti che per decine d'anni il nostro Paese non ha voluto puntualmente affrontare; aiuta anche le amministrazioni locali a risolvere pratiche che spesso si trovano incagliate negli uffici da dieci, venti, trent'anni e rimette in moto l'intero mercato immobiliare nazionale. Quindi, credo che sia, anche nell'ottica di un minor consumo di suolo e di un utilizzo delle abitazioni, un provvedimento saggio.
Infatti, lo ripeto, stiamo parlando di decine di migliaia di appartamenti che potranno, in questo modo, essere rimessi in condizioni di essere non solo efficienti, ma di dare una pronta risposta alla nostra cittadinanza.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo l'ennesimo provvedimento, l'ennesimo decreto-legge da convertire in fretta e furia e, quindi, l'ennesimo abuso, da parte del Governo, dell'uso dei decreti-legge, che obbligano il Parlamento a velocizzare i tempi dell'esame, pena la loro decadenza. Ancora una volta, non sussistono le condizioni di necessità e urgenza per usare lo strumento, appunto, del decreto-legge. Ed è l'ennesimo provvedimento su cui, probabilmente, si metterà la fiducia. Ormai abbiamo perso il conto di quanti voti di fiducia ha fatto fare questo Governo. Una storia che si ripete ormai da oltre 20 mesi, una storia già scritta, una storia che vede questo Parlamento svilito, ridotto a mero passacarte del Governo, mortificato nel suo ruolo, ed è doveroso ribadire, ancora una volta, quanto sia ingiusto e scorretto questo modo di lavorare, è doveroso suonare l'ennesimo allarme per censurare il modo con cui si usano le istituzioni, si abusa dei decreti-legge per approvare leggi che hanno un impatto sulla vita delle persone.
Venendo al provvedimento in esame, voglio iniziare richiamando le dichiarazioni del Ministro Salvini, che ha ripetuto continuamente che l'approvazione di questo decreto “sistemerà i problemi burocratici che da anni tengono in ostaggio milioni di famiglie italiane per qualche centimetro fuori posto, la finestra o la veranda, la mansarda o il sottotetto”. Salvini ripete che si tratta di piccole irregolarità da sanare e burocrazia da togliere nei comuni, ma non è vero, non è vero per niente, e proverò a spiegarlo, in questo intervento. Ma prima di entrare nel merito, desidero svolgere alcune osservazioni sull'iter di questo provvedimento. Ci sono stati tanti, tanti emendamenti da parte della maggioranza, oltre 300, un vero e proprio assalto al provvedimento, una dimostrazione di confusione e di vere e proprie spaccature all'interno della maggioranza stessa: 105 emendamenti della Lega, 103 di Forza Italia, 66 di Fratelli d'Italia sono, senza alcun dubbio, un dato politico che non può passare inosservato, come rilevato immediatamente e correttamente dal capogruppo del PD in Commissione ambiente, il collega Simiani. Relativamente ai lavori in Commissione, è da sottolineare la confusione che ha regnato sovrana fin dal principio dei lavori, e fino alla fine. Lavori confusi e penosi, onestamente, come, ad esempio, il fatto che i pareri sugli emendamenti e le riformulazioni arrivassero a singhiozzo; più di una volta è parso di essere tutti, relatori in primis, in ostaggio delle decisioni del Governo, quando a guidare i lavori in Parlamento dovrebbero essere i parlamentari. O, ancora, le richieste di chiarimenti, le spiegazioni e le relazioni tecniche, le motivazioni dei relatori e del Governo non pervenute. Fino ad arrivare alla situazione più incredibile e incresciosa: emendamenti della maggioranza, e anche dell'opposizione, accantonati per giorni e giorni, che solo all'ultimo hanno avuto un parere contrario. Il cosiddetto Salva Milano, che la Lega stessa, prima sulle agenzie e con dichiarazioni sui giornali, fino a questo lunedì si era impegnata a fare, per poi rimangiarsi una promessa. Quindi, tutto posticipato, forse in un nuovo provvedimento, forse nel decreto Infrastrutture, chi lo sa.
Nel merito, abbiamo di fronte un provvedimento che ha molte, molte criticità, a partire - come detto - dalla tipologia di strumento utilizzato e dalle relative tempistiche, come hanno fatto notare anche numerosi soggetti auditi, in quanto questi temi, oltre a non possedere, appunto, i presupposti costituzionali di straordinarietà e urgenza - come detto in precedenza -, non sono idonei per un decreto- legge con il quale non si permette una seria e costruttiva discussione e un confronto su un numero di disposizioni così tecniche, con implicazioni multiple. Inoltre, con questo strumento, si prevede un'entrata in vigore immediata di norme anche molto complesse e senza una minima, previa informazione applicativa ai soggetti direttamente interessati, in primis gli uffici tecnici delle amministrazioni comunali, che dal 30 maggio sono in una totale incertezza e indeterminatezza applicativa, così come i professionisti. Inoltre, la portata dell'intervento normativo è ampia e profonda. Con questo provvedimento, che ha forza di legge, non si sono corrette o inserite semplici disposizioni per migliorare l'applicazione del testo unico dell'edilizia, ma si è variata radicalmente tutta una parte di norme, in primis quelle legate alla legittimità degli immobili e alla loro regolarizzazione, che si erano sedimentate da decenni, perché discendono dalla legge n. 47 del 1985.
Sarebbe stato più giusto ed efficace operare per il tramite di un disegno di legge per la revisione di alcune parti del testo unico dell'edilizia, garantendo, quindi, un sano confronto e ascolto in tempi adeguati, interlocuzioni vere e proficue con le parti sociali che si occupano dell'abitare e delle politiche per la casa, cosa che non è avvenuta, nonostante, in questi mesi, presso il MIT - come sappiamo - sono stati istituiti tavoli di lavoro dal Ministro Salvini, ma che non hanno, appunto, considerato il contributo delle parti sociali, dei sindacati degli inquilini, ad esempio, e degli altri sindacati maggiormente rappresentativi. Invece, molto probabilmente, ancora una volta a colpi di fiducia, comprimendo i tempi del dibattito, si procederà ad adottare un intervento normativo che, in forme più o meno dirette, si traduce di fatto nell'ennesimo condono edilizio. Sì, l'ennesimo condono edilizio varato nel nostro Paese, dopo quelli del 1985, del 1994 e del 2003. Come ricorda molto chiaramente Legambiente, nel documento acquisito dalla Commissione ambiente, con la sua consolidata esperienza in materia, confermata dalle stime sull'andamento dell'abusivismo in Italia, il solo annuncio di nuovi eventuali condoni genera la crescita dell'illegalità, spesso a prescindere dalle norme che vengono effettivamente approvate. Nel caso di questo provvedimento, il fatto che si ripeta e si sottolinei continuamente che l'applicabilità di queste sanatorie sarà limitata agli abusi di piccole dimensioni non rassicura per nulla. Infatti, dietro le chiacchiere e le dichiarazioni, vi è poi la realtà di ciò che si è votato in Commissione, di ciò che voteremo in quest'Aula, ossia un ennesimo condono, nemmeno tanto nascosto, appunto, e una pericolosa e devastante deregulation totale. Infatti - cito nuovamente la documentazione acquisita da Legambiente -, il rapporto 2022 sul benessere equo e sostenibile dell'Istat, che è alla base della relazione sul BES dell'allegato al DEF presentato al Parlamento nel 2023, segnala un incremento, nel 2022, del 9,1 per cento delle case abusive, con una crescita che non si registrava dal 2004. La situazione nelle regioni del Sud viene definita come insostenibile, con 42,1 abitazioni costruite illegalmente ogni 100 realizzate nel rispetto delle regole. Secondo i dati delle Forze dell'ordine elaborati dal Rapporto ecomafia 2023 di Legambiente, il ciclo del cemento illegale nel 2022 è stata la prima voce tra i crimini ambientali accertati dalle Forze dell'ordine e dalle Capitanerie di porto. Con 12.216 reati contestati, ha sfiorato il 40 per cento del totale, in crescita del 28,7 per cento rispetto al 2021.
A fronte di questi numeri, che quindi fotografano la recrudescenza di un fenomeno, con gravi conseguenze ambientali, sociali ed economiche, risulta eseguito, al 31 dicembre 2022, soltanto il 15,3 per cento delle oltre 70.000 ordinanze di demolizione emesse dai 485 comuni di Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Lazio - che sono le regioni più colpite dal fenomeno -, che hanno risposto al monitoraggio civico promosso da Legambiente stessa e pubblicato nel dossier Abbatti l'abuso, i numeri delle (mancate) demolizioni nei comuni italiani.
Dunque, sarebbe stato sicuramente più utile, e, soprattutto, efficace, inserire legittimi obiettivi di semplificazione delle norme in vigore in un quadro più generale di analisi dei fenomeni dell'illegalità che condizionano il mercato edilizio in Italia, per individuare correttamente le priorità e agire di conseguenza, anche attraverso modifiche normative. Ma perché? Perché fermarsi ad analizzare i problemi e cercare di trovare soluzioni efficaci che contribuiscano a far crescere la cultura della legalità e del rispetto delle regole, con l'obiettivo prioritario della tutela dei beni pubblici e dell'interesse collettivo, perché farlo? Perché percorrere questa strada, quando è così facile intervenire con norme per favorire speculazione, strizzare l'occhio ai furbetti, condonare e sanare nel nome di una imprecisata logica di mercato che tutto può risolvere?
Non funziona così. Abbiamo cercato di dirvelo, opponendoci in Commissione, con i nostri emendamenti. Abbiamo cercato di dirvi che, quella della casa, è una vera e propria emergenza nel Paese, che voi continuate a sottovalutare, e che pensare di risolvere creando alloggi monostanza di 20 metri quadrati, bagno incluso, recuperando sottotetti e cantine invivibili; non è solamente illusorio, ma è proprio l'esatto contrario, è aggravare il problema, perché la conseguenza di norme che consentono, con enorme facilità, di cambiare la destinazione d'uso degli immobili sarà favorire la speculazione, ancora più la desertificazione nelle aree urbane e nei centri storici, con affitti turistici, affitti brevi o, peggio, alimentare disuguaglianze e ingiustizie.
Infatti in quegli alloggi monostanza saranno probabilmente costrette a vivere le persone più in difficoltà, magari studenti costretti a pagare affitti sempre più costosi per alloggi sempre meno vivibili. Insomma, questo Governo e questa maggioranza fanno favori alle rendite immobiliari, ma non fanno nulla per sostenere gli affitti, per rifinanziare il Fondo affitti e il Fondo per la morosità incolpevole, e per affrontare seriamente l'emergenza abitativa, la precarietà abitativa e la carenza di case per studenti, per esempio.
D'altronde, le dichiarazioni della Ministra Santanche', secondo la quale la proprietà privata è sacra e chi possiede una casa può farne ciò che vuole, rendono bene l'idea di mettere davanti sempre e solo il privato, il profitto e il business di qualcuno. Pazienza se a pagarne le spese sono le persone più in difficoltà o la vivibilità dei centri storici per i residenti e, in generale, una visione di città che mette al centro l'interesse collettivo e la lotta alle disuguaglianze e alla precarietà abitativa. Insomma, questo provvedimento rappresenta l'ennesima occasione mancata per lavorare a un vero e serio “piano casa”.
Questo sì che servirebbe al Paese, altro che questo decreto denominato “Salva casa”, che potrebbe essere tranquillamente ribattezzato “salva abusi, a tutto profitto”. Il provvedimento, così come è stato inizialmente proposto, contiene 4 articoli e prevede delle modifiche puntuali al DPR n. 380 del 2001, che attengono a diverse aree. In prima battuta, l'ampliamento di categorie di interventi nella cosiddetta edilizia libera, la documentazione attestante lo stato legittimo degli immobili, la disciplina dei cambi di destinazione d'uso in relazione alle singole unità immobiliari (che poi, in realtà, nel testo si parla anche di interi immobili e non solo delle singole unità immobiliari), disciplina degli acquisti o alienazioni delle opere acquisite dal comune eseguite in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali, le tolleranze costruttive, il superamento della cosiddetta doppia conformità.
Entrando nel merito e nel dettaglio delle modifiche che sono state adottate dalla Commissione ambiente e che noi giudichiamo scellerate, che, se possibile, peggiorano e sono ancora più devastanti rispetto al testo originario, vado per punti. Sul fronte dell'agibilità, la proposta approvata modifica l'articolo 24 del Testo unico dell'edilizia, prevedendo che, nelle more dell'adozione del decreto di cui all'articolo 20, comma 1-bis, da parte del Ministro della Salute, volto a definire i requisiti igienico-sanitari di carattere prestazionale degli edifici, il progettista, ai fini del rilascio del certificato di agibilità, in sede di verifica circa la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, è autorizzato ad asseverare il rispetto del progetto ai predetti parametri igienico-sanitari in due nuove ipotesi, puntualmente previste e concernenti, rispettivamente, le altezze e le superfici interne degli edifici.
Nel dettaglio, con riguardo alle altezze, il progettista è autorizzato, dove risultino sussistenti i requisiti minimi igienico-sanitari, ad asseverare il progetto nei locali aventi un'altezza minima interna inferiore ai 2,70 metri, fino a un limite massimo di 2,40 metri; mentre, con riguardo alla superficie degli alloggi monostanza, aventi una superficie minima comprensiva dei servizi - e lo sottolineo, comprensiva dei servizi - inferiore a 28 metri quadrati, fino al limite massimo di 20 metri quadrati, se abitati da una persona, oppure, se abitati a due persone, inferiore a 38 metri quadrati, fino al limite massimo di 28 metri quadrati.
Siamo di fronte a una scelta veramente scellerata, che aprirà la strada ad alloggi sempre meno vivibili e sempre più costosi, da parte di un Governo che è pronto a fare favori alla rendita immobiliare, ma non fa nulla per sostenere gli affitti, non vede l'emergenza abitativa e neppure la carenza di case per studenti, che saranno i più penalizzati da questa pessima norma. Sul tema è doveroso un altro commento. In uno degli emendamenti, ma anche nelle dichiarazioni del Vice Ministro Rixi e nelle altre dichiarazioni che abbiamo letto in più occasioni, c'è un riferimento a dir poco paradossale, tanto quanto ipocrita. Si dice - e qui cito il Ministro Salvini - “una misura che rimette sul mercato numerosi appartamenti, andando incontro a necessità di studenti e lavoratori, specialmente nelle grandi città, oltre a favorire la riduzione del consumo di suolo”. Che ipocrisia, che presa in giro!
Un Paese che aspetta da troppo tempo una legge per fermare il consumo di suolo, che procede alla velocità incredibile di 2 metri quadrati al secondo in alcune province - penso al mio territorio, la Lombardia, in particolare la provincia di Monza e della Brianza, che detiene questo triste record - e che, nonostante questo, vede continuamente progetti, come, ad esempio, ne cito uno, l'Autostrada Pedemontana Lombarda, voluta a tutti i costi dalla regione Lombardia - ovviamente guidata da molto tempo dal centrodestra ,- che andrà a distruggere l'ultimo polmone verde del territorio per una variante totalmente inutile, anche sotto il profilo dei flussi di traffico, per costruire una strada che consumerà suolo e aggraverà l'inquinamento atmosferico, anche questo sempre a livelli intollerabili in questo territorio.
Sentire usare dal Ministro Salvini, totalmente a sproposito e in modo ipocrita, l'argomentazione della riduzione del consumo di suolo suona davvero come un brutto scherzo. È davvero paradossale, è un po' come dire che, ampliando un aeroporto per far volare più merci e distruggendo ettari di preziosa brughiera, si riduce l'inquinamento atmosferico. Ma no, anche questo non è un brutto scherzo, è la vergognosa realtà dell'area cargo dell'aeroporto di Malpensa. Si evoca la riduzione del consumo di suolo per un provvedimento che, invece, consentirà di fare variazioni significative, come meglio dirò tra poco, anche su immobili sottoposti a vincolo storico, artistico, architettonico, archeologico o paesistico e non solo, anche variazioni su immobili ricadenti su parchi e aree protette nazionali e regionali. Insomma, siamo davanti a un vero e proprio colpo di mano in spregio alle più avanzate norme di tutela del patrimonio storico e di salvaguardia ambientale. È vergognoso!
Sul fronte della soppressione della doppia conformità, prima dell'entrata in vigore del decreto-legge di cui stiamo discutendo, per ottenere una sanatoria edilizia, l'opera doveva essere conforme sia alla normativa vigente al momento della sua realizzazione che a quella vigente al momento della presentazione della domanda. Attualmente, non è più necessaria questa verifica, non solo per le parziali difformità, come previsto dal testo iniziale del decreto-legge, ma nemmeno per le variazioni essenziali, cioè quelle che stravolgono completamente il progetto iniziale approvato e per le quali sarebbe necessario un nuovo titolo abitativo.
Di fatto, sono sanate anche opere che prevedono aumenti consistenti di cubature e opere difformi realizzate in aree a rischio sismico. Il provvedimento, quindi, ha una portata devastante. Non si tratta solo di rispetto delle regole, ma anche di questioni che riguardano la sicurezza e il rispetto dell'ambiente e degli standard urbanistici e architettonici. Nello specifico, il decreto-legge in esame ha introdotto nel Testo unico in materia edilizia un nuovo articolo, il 36-bis, recante una disciplina semplificata per regolarizzare le parziali difformità.
Ma la proposta emendativa approvata ha esteso il regime semplificato per sanare le parziali difformità di cui al nuovo articolo 36-bis anche alle ipotesi di variazioni essenziali, prima ricadenti sotto il regime della doppia conformità. Inoltre, è stata prevista la soppressione dell'articolo 32, comma 3, terzo periodo. Tale modifica, invero, assicura l'applicazione della procedura semplificata per l'accertamento di conformità di cui all'articolo 36-bis anche agli interventi effettuati su immobili sottoposti a vincolo storico, artistico, architettonico, archeologico, paesistico, ambientale e idrogeologico, nonché su immobili ricadenti nei parchi o in aree protette nazionali e regionali, posti in essere in parziale difformità dal titolo edilizio.
Quindi, a legislazione vigente, in forza dell'articolo 32, comma 3, terzo periodo, qualsiasi intervento posto in essere in difformità dal titolo edilizio è considerato variazione essenziale, ponendo un importante limite alla portata dell'articolo 36-bis. Avete stravolto tutto questo. Vado rapidamente sul tema della definizione dello stato legittimo. Anche su questo fronte, ritengo che siano stati fatti errori gravi; anche in questo caso c'è una deregulation davvero preoccupante. Passo velocemente al tema del mutamento di destinazione d'uso, che è un altro fronte su cui gravi errori sono stati fatti.
Con le modifiche all'articolo 23-ter, in materia di mutamento d'uso urbanisticamente rilevante, volte ad agevolare i cambi di destinazione d'uso di singole unità immobiliari senza opere, specialmente all'interno delle aree urbane, si prevede, in particolare, il principio dell'indifferenza funzionale tra destinazioni d'uso omogenee, così come individuate dalla legge statale o regionale.
La norma, per come è scritta - e lo abbiamo segnalato molte volte in Commissione attraverso i nostri emendamenti, accogliendo anche quanto segnalato dagli auditi, tra cui, in particolare, l'ANCI - rischia di limitare una possibilità importante per gli strumenti urbanistici comunali, ovvero la possibilità di prevenire o arginare i fenomeni di degrado urbano, squilibri funzionali connessi agli usi impropri degli immobili. Qui il tema è cercare di arginare il fenomeno, sempre più preoccupante - di cui ho già fatto menzione prima - della desertificazione dei centri storici, un vero e proprio svuotamento residenziale dei centri delle nostre città, sempre più soggetti a forte pressione turistica e, conseguentemente, alla diffusione dei cosiddetti affitti brevi, spesso residenze ricavate da fondi commerciali temporaneamente inutilizzati, alimentando, quindi, una desertificazione di interi quartieri, che vengono di fatto privati di servizi e di attività commerciali.
Si è tentato di introdurre correttivi che salvaguardassero il potere - ma anche il dovere - degli strumenti urbanistici comunali di dettare motivatamente anche limitazioni e non solo mere condizioni e mutamenti della destinazione d'uso degli immobili con o senza opere, ma non c'è stato nulla da fare.
Invece, non solo non si è presa in considerazione questa modifica, ma si è fatto pure di peggio, di molto peggio. Infatti, la misura è stata ulteriormente ampliata in Commissione, prevedendo una totale deregulation per i cambi di destinazione d'uso con o senza opere, senza obbligo di reperire gli standard per i servizi pubblici e la dotazione minima di parcheggi, quindi decidendo sulla testa dei comuni, come dicevo, a cui viene sottratta la possibilità di regolare con i propri strumenti di pianificazione. In definitiva, quindi, sono state cancellate tutte le regole che disciplinano il cambio di destinazione d'uso e ciò potrebbe davvero causare stravolgimenti di interi quartieri delle nostre città.
In conclusione, è un provvedimento che nasce con già pesanti criticità e che viene peggiorato nella fase emendativa in Commissione, in un clima di totale confusione, senza un vero e approfondito confronto con le parti sociali e con la società civile, con una spinta forte a deregolamentare un settore, quello abitativo, che avrebbe dovuto essere trattato con ben altra attenzione e visione. È un provvedimento che non farà altro che aumentare le disuguaglianze che colpiranno inquilini, studenti fuori sede e famiglie meno abbienti alla ricerca di un alloggio in affitto a canone sostenibile, tutti soggetti che hanno bisogno di interventi strutturali e immediati sull'abitare, come il ripristino del finanziamento al Fondo per l'affitto e per la morosità incolpevole, risorse per il recupero energetico degli stabili di edilizia residenziale pubblica e per la creazione di nuove comunità energetiche.
Insomma, occorre un reale Piano casa che consenta il recupero e la trasformazione ai fini abitativi dello sfitto pubblico presente in molte città italiane, e non è evidentemente questo decreto-legge, che stiamo convertendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elisa Montemagni. Ne ha facoltà.
ELISA MONTEMAGNI (LEGA). Grazie, Presidente e grazie colleghi. Voglio intanto ringraziare la Commissione per il lavoro fatto in queste settimane. Ringrazio il Vice Ministro Rixi per la presenza di oggi, ma mi corre l'obbligo di ringraziare anche il Sottosegretario Morelli per aver seguito in Commissione questo importante provvedimento che, fin da subito, abbiamo ritenuto e riteniamo strategico, perché la direzione di questo Governo, la direzione del Ministro Salvini, è quella di andare verso la semplificazione. Troppe volte, in questo Paese, si parla di burocrazia e, troppe volte, ci andiamo a scontrare con muri che sembrano invalicabili. Ecco, il compito della politica è anche quello di andare ad agevolare le amministrazioni e i cittadini nello svolgimento delle proprie funzioni e nel godimento pieno dei propri diritti.
Quando abbiamo iniziato a parlare di edilizia, è ovvio - e lo dico alla Presidenza, perché lo riporti ai colleghi - che ci siano stati tanti emendamenti, ma ciò perché è un tema fortemente sentito. Infatti, parlare di edilizia significa parlare di vita di tutti giorni, significa parlare non solo alle categorie, al mercato immobiliare e alle imprese, ma anche ai cittadini e alle amministrazioni comunali. Allora, sfido chiunque, che non sia mai entrato in un comune o in un ufficio tecnico, a venire a dire che gli uffici non sono intasati di pratiche. I nostri uffici comunali vivono sommersi di pratiche, che non riescono a gestire per la complessità burocratica. Tante difformità che vengono trattate all'interno di questo provvedimento sono piccole difformità.
Si tratta di difformità veramente lievi e spesso costruttive, spesso in epoche in cui magari la variante in corso d'opera non esisteva, e mi riferisco a prima del 1977, con la legge Bucalossi. È evidente che sono difformità che il cittadino subisce e le subisce in buona fede, perché tutti gli immobili che trattiamo godono di un permesso edilizio e, di conseguenza, non sono abusi totali. Sono immobili costruiti in buona fede, che, per motivi disparati, hanno piccole difformità che ne impediscono la vendita, l'affitto o anche addirittura la possibilità di efficientarli dal punto di vista energetico.
Io credo che andare a lavorare sull'esistente voglia esattamente dire impedire il consumo del suolo. Infatti se, con questo provvedimento, riusciamo a sbloccare immobili, fondi che ad oggi sono vuoti, significa che ci sarà, giocoforza, meno interesse ad utilizzare il suolo vergine, perché abbiamo trovato una sistemazione a qualcosa che c'è, che è già costruito, ma che oggi non vive. Quindi, la difformità che andiamo a sanare, il cambio di destinazione d'uso di cui tanto si è parlato, semplicemente significa, per il cittadino, non solo godere del proprio immobile, su cui oggettivamente paga anche le tasse e che spesso rimane lì inutilizzato, ma anche dare risposte a chi ha alcune esigenze, che siano commerciali o abitative, dare risposte al mercato, sbloccando qualcosa che già esiste. Infatti, non stiamo costruendo qualcosa di nuovo, e mi viene anche un po' da ridere, quando si parla di consumo di suolo, per il fatto che si equiparano gli edifici esistenti ai percorsi stradali o autostradali, che sono tutta un'altra cosa rispetto alle esigenze che un cittadino ha di godere del proprio immobile.
Quando andiamo a rimuovere gli ostacoli, creiamo alcune possibilità, per le amministrazioni comunali, di legittimare e, quindi, alleggerire le pratiche, ma anche di adeguarci a ciò che vedremo in futuro, cioè l'efficientamento energetico. Allora, su questo provvedimento, tutti gli emendamenti arrivati in Commissione sono giunti per cercare di dare un contributo, un contributo che era positivo e propositivo, e, se ne sono arrivati tanti dalla maggioranza, evidentemente - la risposta è semplice -, è perché la maggioranza ha una particolare attenzione verso l'edilizia e verso questo mondo, che l'opposizione non ha. Allora, non è un peccato presentare gli emendamenti, perché presentare gli emendamenti vuol dire tenere a un tema, significa provare a risolvere alcune situazioni.
Quando abbiamo iniziato a trattare questo provvedimento, sembrava ci fosse anche la possibilità di dialogare con parte dell'opposizione, che, ovviamente, non può essere totalmente miope, come invece dimostra in quest'Aula davanti a certe tematiche.
Abbiamo trattato vari temi, dall'edilizia libera al superamento della doppia conformità, che è un problema reale che affligge questo Paese da tanti, troppi anni e che non consente oggettivamente di utilizzare edifici che, in realtà, sono già abitati, perché - lo ripeto - sono costruiti con titolo edilizio e magari anche modificati con titolo edilizio. Ma se uno vuole presentare una pratica o intende metterli sul mercato, la pratica rimane bloccata, così come gli uffici comunali.
I primi a chiederci di dare una mano sulla semplificazione sono le amministrazioni. Eppure l'opposizione governa e amministra anche tanti comuni e, quindi, mi sembra un po' strano tutto questo attacco e venire a dire, in quest'Aula, che saniamo tutti gli abusi del mondo. Non è così! Quando si fa la politica, questa va fatta essendo coscienti di quello che c'è sul territorio, coscienti di quello che andiamo a vivere nelle nostre città e nei nostri paesi. Questo è il modo di vivere la politica che abbiamo noi, della Lega.
Abbiamo letto, in questi giorni e in queste settimane, anche attacchi pesanti sulla stampa, ma quando si parla di ridimensionamento degli appartamenti, piuttosto che delle altezze, forse non ci si rende conto che stiamo andando verso la modernità. Molti Paesi d'Europa già sono più avanti di noi.
Sulle altezze, rendo noto che la Germania ha già 2,40 metri, che la Francia ne ha 2,30, mentre sulle dimensioni ci sono Paesi europei che non hanno nemmeno una superficie minima. Quindi, semplicemente, che cosa andiamo a fare, noi? Andiamo a dare risposte a tutte quelle persone che cercano un alloggio e una collocazione e non è che lo facciamo in maniera così strampalata, se altri Paesi europei lo hanno fatto prima di noi. Forse siamo in ritardo, forse ci voleva il Ministro Salvini per arrivare a fare quello che in Europa già si fa da decenni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e gli attacchi che arrivano dalle opposizioni non possono che essere strumentali su questa tematica, perché c'è un'opposizione che è europeista quando gli fa comodo e che, invece, si vuol sentire diversa dall'Europa quando deve attaccare questa maggioranza e il Governo. Si mettano in pace la coscienza e, magari, comincino anche ad allineare le proprie idee, se hanno intenzione di far politica in maniera corretta.
A proposito dell'accertamento di conformità, sentivo dire, in precedenza, dalla collega che è gravissimo andare a parlare di accertamento di conformità sulle variazioni essenziali; tra l'altro è un emendamento della Lega che rivendichiamo fortemente e per un motivo: perché, spesso, non si riesce a stabilire il confine tra parziali ed essenziali e spesso sono proprio le regioni che fanno questa differenza. Proprio nel Lazio, infatti, noi abbiamo una situazione per cui è essenziale tutto quello che non rispetta le tolleranze. Allora, noi dobbiamo anche cercare di trovare un'uniformità, in questo Paese; poi, è chiaro che su alcune tematiche è giusto anche, come per il cambio di destinazione d'uso, che siano le amministrazioni comunali, con i regolamenti urbanistici, o che siano le regioni a poter stabilire in quale caso è più utile poter consentire il cambio destinazione e in quale no, ma è altrettanto vero che c'è una confusione, dovuta alle tante normative intercorse negli anni e alle tante novità, anche tecnologiche, che rende indispensabile andare a fare delle modifiche, oggi.
Il testo unico dell'edilizia ha più di vent'anni, è stato modificato in questi anni, cercando di adeguarlo il più possibile alle esigenze ed è stato, ovviamente, modificato, ma probabilmente ha ancora bisogno di altre modifiche. Certo è che, se vi aspettate che da parte nostra le modifiche vadano in senso restrittivo, sappiate che questo Governo e questa maggioranza non hanno intenzione di aggiungere burocrazia alla burocrazia che già esiste. Noi andiamo a semplificare e semplificare significa, purtroppo per voi, a differenza di quello che dite, andare a limitare il consumo di suolo e andare a recuperare l'esistente.
Voglio entrare un attimo nel provvedimento. Abbiamo già parlato dell'edilizia libera e abbiamo già parlato dell'impatto che questo provvedimento ha sulle vetrate panoramiche amovibili e totalmente trasparenti, che si possono utilizzare senza alcun permesso; abbiamo parlato dello stato legittimo, che ora non è solo il titolo edilizio che ha previsto originariamente la costruzione o che ha legittimato la stessa, ma può essere anche, in alternativa, il titolo edilizio rilasciato o assentito che ha disciplinato l'ultimo intervento edilizio. E perché noi diciamo questo? Perché - e sfido chiunque lo voglia a documentarsi e a informarsi - basta cercare di gestire una pratica edilizia per capire la confusione che è stata creata negli anni, soprattutto per quegli edifici che sono più vecchi sul mercato, perché, tra le leggi intercorse e la doppia conformità, quando andiamo a cercare fisicamente permessi in comune o andiamo a richiedere ai tecnici che hanno elaborato i progetti precedentemente ad oggi, capiamo che il mondo è cambiato, ed è cambiato perché è cambiato, intanto, il modo di misurare, perché una volta si misurava con la stecca e la rotella metrica, oggi, ci sono strumenti di estrema precisione, quindi, è ovvio che già quelle difformità debbano essere sanate, perché sono totalmente in buona fede, sono dovute a una strumentazione che oggi non è più quella di una volta. Poi, abbiamo proprio, a volte, difficoltà anche a reperire la documentazione necessaria per andare a lavorare su un immobile, e perché questo? Perché, dopo tanti anni, come spesso purtroppo succede, alcuni permessi o sono stati persi o, altrimenti, non sono rintracciabili. Ciò non significa, però, che questo immobile sia totalmente abusivo, significa semplicemente che magari è stato costruito in un'epoca antecedente e che magari ha un titolo edilizio anche più recente, ovviamente, che lo legittima, e che si può, in quel caso, andare a prendere per buono tutto quello che ne è derivato precedentemente, ma perché? Perché è ovvio che se i permessi sono stati presentati in comune sono permessi legittimi e sono stati dati e affidati al cittadino in modo chiaro e trasparente. Per cui, dopo che abbiamo fatto nostro il mantra della semplificazione, abbiamo subito anche attacchi sul tema delle zone sismiche. Ora, non sfuggirà ad alcuno che all'interno di questo provvedimento abbiamo consentito anche in zone sismiche di poter legittimare quelle piccole difformità, ma, per le unità immobiliari che sono ubicate nelle zone sismiche, abbiamo anche chiarito che il tecnico deve rifarsi alle attestazioni e deve certificare e garantire che quell'edificio, all'epoca della costruzione, sia stato costruito a norma. Ora, noi non possiamo pensare di andare a sanare le piccole difformità e, poi, chiedere al cittadino di adeguarsi alla normativa esistente, perché è chiaro che, a quel punto, sì, servirebbe un intervento strutturale e magari anche pesante. Ma quel cittadino non è in cattiva fede, quel cittadino ha costruito la propria abitazione, il proprio immobile con le regole di allora, dell'epoca, e, quindi, quell'immobile non può essere che buono, sanato, fruibile e utilizzabile.
Abbiamo presentato anche emendamenti, che noi ritenevamo importanti, anche dal punto di vista territoriale; mi viene in mente la regolarizzazione degli immobili realizzati con contributi erogati in dipendenza dei danni causati dalla catastrofe del Vajont del 1963, perché anche qui si tratta di immobili che sono ormai, a tutti gli effetti, abitati e agibili, quindi, era doveroso farlo, da parte nostra. Abbiamo concesso un maggior tempo per le ordinanze di demolizione, da 90 a 240 giorni, e per questo siamo stati attaccati, ma attaccati per cosa? Gli abusi che sappiamo esserci non è che ci sono da oggi, gli abusi c'erano anche prima; quindi, noi semplicemente abbiamo dato un termine per consentire alle amministrazioni, in primis, di trovare una soluzione abitativa a chi abita in immobili abusivi, non mi sembra che sia stata fatta tutta questa grande rivoluzione, da 90 a 240 giorni, e anche qui mi sembra che le amministrazioni che, purtroppo, devono affrontare questo problema siano amministrate dai colori più disparati e variegati della politica e penso che le difficoltà di chi amministra siano palpabili, anche senza andare sul territorio, basta una telefonata, basta chiedere. Avete difficoltà in questa tematica, è chiaro che una difficoltà c'è; non possiamo lasciare la gente per strada, dobbiamo per forza ricollocarla.
Un emendamento della Lega a cui noi teniamo molto è relativo alla possibilità di recupero dei sottotetti, perché quando abbiamo un immobile, un edificio, questo immobile, questo edificio, deve essere goduto appieno, a 360 gradi. Ovviamente, ma credo che sia quasi scontato, le norme igienico-sanitarie devono essere rispettate. Sappiamo bene che ci deve essere la possibilità di poter vivere un immobile piuttosto che un appartamento, ma sappiamo altrettanto che, quando andiamo a fare delle norme, le dobbiamo fare a 360 gradi, non possiamo pensare ai cambi di destinazione d'uso dei piani terra e non pensare che esistono anche i sottotetti, nella maggior parte dei fabbricati. E la volontà primaria è cercare di dare un senso e omogeneità ai casi più disparati che vediamo in Italia, che sono gestiti in maniera diversa da regione a regione.
Pensiamo, quindi, che il Ministro Salvini, quando ha pensato a questo decreto, abbia non solo, e lo sappiamo, trattato il tema con chi è del settore, con i tecnici, con le amministrazioni, con le associazioni di categoria, ma crediamo che lo abbia fatto con la consapevolezza che in questo Paese l'edilizia è fondamentale. Noi abbiamo un tessuto sociale ed economico che è fortemente legato al tema dell'edilizia. Abbiamo riscontri in ogni dove che tutte le pratiche presentate sono pratiche presentate o richieste per rimettere gli immobili sul mercato o per consentire al cittadino stesso di poter usufruire del proprio bene.
Abbiamo, però, una certezza, che la burocrazia, anche in questo caso, sta uccidendo il Paese; ma non il Paese, i cittadini.
Un Governo che non va incontro alle esigenze del territorio e dei cittadini è un Governo che ha poco da raccontare. Noi non vogliamo essere quel Governo, noi vogliamo essere il Governo della semplificazione, della sburocratizzazione e delle risposte agli enti locali, agli amministratori e a tutti quei cittadini perbene che vogliono poter godere delle proprie proprietà e vogliono poter anche reimmettere sul mercato quello che hanno, perché essere proprietari di immobili non significa essere ricchi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Essere proprietario di immobile significa avere delle responsabilità, avere a volte anche degli oneri a carico, perché magari uno eredita un immobile che è difforme, ci deve pagare le tasse e, magari, non ha la possibilità neanche di poterlo vendere, perché ha delle difformità. Voi reputate che questo sia giusto e sia consentibile in un Paese come il nostro, che è un Paese all'avanguardia? Penso di no. Credo che questo provvedimento sia importante, sia fondamentale, sia l'apripista per qualcosa di più grande e più moderno, e sia anche utile per andare ad affrontare le sfide che l'Europa ci mette davanti, come l'efficientamento energetico, come la direttiva Case green. Se noi non rendiamo i nostri immobili competitivi, se noi non rendiamo i nostri immobili capaci di poter essere riutilizzati, avremo difficoltà anche ad andare verso quelle sfide e quelle scadenze che l'Europa ci impone.
Quindi, voglio nuovamente ringraziare il Ministro Salvini, il Sottosegretario Alessandro Morelli per averci seguito in questo percorso e la Commissione tutta. Siamo certi che le ricadute sul territorio saranno ottimali e che qualcuno in quest'Aula, che oggi si lamenta e si lamenta sui giornali, si dovrà ricredere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonino Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Ascoltando i colleghi di maggioranza, devo dire che mi ero quasi convinto che avevate ragione, che avete ragione, che state semplificando, che state combattendo il consumo di suolo, che state dando una possibilità ai cittadini che hanno la casa di chiaramente risolvere alcuni problemi. E all'inizio, quando ho visto questa ipotesi di decreto, con la possibilità di andare a incidere sulla doppia conformità e su tutta una serie di problemi che abbiamo come cittadini, ma anche come amministrazioni, quando gestiamo il nostro patrimonio edilizio, che ha subito negli anni moltissime leggi, che ha subito moltissime modifiche, considerato che, come giustamente si è detto, una volta si progettava in maniera diversa rispetto a come si progetta adesso e le pratiche erano molto più semplici e compatte, tutta questa premessa poteva avere un senso, poteva dirsi: affrontiamo questo tipo di problematica.
Però, qual è il problema? Il problema è che è stato affrontato con un decreto che non ha permesso di affrontare un tema così complesso che andava affrontato. Noi, come MoVimento 5 Stelle, ci siamo sempre posti in maniera anche costruttiva su questo tema, proprio perché andava affrontato con un disegno di legge da portare in Aula in tempi brevi, ma non con la velocità di un decreto-legge, che, chiaramente, non giustifica l'urgenza, ma poi sono successe delle cose e si sono collegate alcune notizie.
Una delle ipotesi, molto veritiera, sul fatto che è stato portato questo decreto all'attenzione dell'Aula, alla votazione, riguarda quello che stava succedendo a Milano.
Devo dire che questo, poi, è stato sventato in Commissione da un emendamento, che poi è stato ritirato. Ma cosa stava succedendo a Milano? Stava succedendo che tutta una serie di immobili venivano costruiti con pratiche edilizie molto semplici - SCIA, SCIA alternativa al permesso di costruire - e andavano a modificare quelli che erano capannoni e venivano costruiti dei palazzi o dei grattacieli residenziali di una dimensione, chiaramente, molto più ampia e con l'aumento del carico antropico - scusate se sono un po' tecnico - della città, senza calcolare la dotazione di standard. Questo è un altro tema.
Voi siete entrati in un tema che riguarda meramente l'edilizia e i regolamenti edilizi, le progettualità edilizie, e non avete affrontato ciò che anche in questo decreto poi viene affrontato e anche modificato in maniera pericolosa, che è il rapporto tra le costruzioni, l'edilizia e la pianificazione urbanistica. Sempre nell'idea di sburocratizzare, voi state, in un certo senso, de-regolarizzando, e state sbagliando proprio in questo tema. Poi avete fatto due considerazioni anche strane, perché è interessante quello che avete detto, ma è interessante anche quello che non avete detto.
Per esempio, voi avete detto che non fate dei condoni. Poteva essere vero, fino a quando non avete inserito in un articolo di questo disegno di legge le parole “le variazioni essenziali”. Vi dico solo che le variazioni essenziali, anche se ogni regione le considera in maniera diversa, riguardano il mutamento della destinazione d'uso che implichi variazioni degli standard, aumento consistente della cubatura o della superficie di solaio da valutare in relazione al progetto approvato, modifiche sostanziali di parametri urbanistico-edilizi del progetto approvato, ovvero della localizzazione dell'edificio sull'area di pertinenza, mutamento delle caratteristiche dell'intervento edilizio assentito, violazione delle norme vigenti in materia di edilizia antisismica, quando non attenga a fatti procedurali.
Quindi, noi stiamo mettendo non la piccola difformità, stiamo mettendo una grande difformità, che riguarda le variazioni essenziali in edilizia. Ditemi se questo non può essere considerato un condono: sì, può essere considerato un condono. Tra l'altro, gli uffici - voi avete parlato degli uffici, ho fatto l'assessore all'urbanistica e anche all'edilizia privata del comune di Torino - sapete cosa mi chiedevano? Di non fare più semplificazioni senza che prima non venga data un'interpretazione univoca di tutte le norme che negli anni sono state cambiate.
E la variazione essenziale è un esempio perfetto. Diamo un'interpretazione univoca di che cosa è la variazione essenziale in tutto il territorio nazionale, invece di metterla in un articolo in cui si permette la sanatoria di una variazione essenziale. Quindi, capite che voi a parole, nella retorica, siete bravissimi, ma, come ho detto prima, questo decreto doveva essere approvato in fretta per salvare tutta una serie di operazioni, che, peraltro, sono oggetto anche di un'indagine a Milano, infatti questo decreto “Salva casa” è stato ribattezzato anche decreto “Salva Milano”, poi infarcito anche di tutte le altre cose che andiamo ad analizzare, su cui ci può essere, chiaramente, un dibattito.
Il dibattito, però, si è fermato quando, probabilmente, oggi metterete la fiducia su questo decreto, il dibattito si è fermato quando fate un decreto-legge, invece di un disegno di legge, che qui si può discutere, tra l'altro, non soltanto con le opposizioni, ma con gli enti locali, con esperti di pianificazioni urbanistiche, esperti anche di testi legislativi per quanto riguarda le modifiche del Testo unico, le associazioni, eccetera. Voi avete fatto questa cosa in fretta, avete cambiato alcune cose che, tra l'altro, sono molto legate alla compravendita immobiliare.
Posso anche essere d'accordo, lo dico anche a titolo personale, su alcune semplificazioni per riuscire a capire come muoversi in questo marasma di pratiche edilizie e di complessità, però non avete affrontato un problema. Avete messo il silenzio assenso, che è una tagliola, che per i comuni, che sono già sotto organico, vuol dire non riuscire a dare risposte. Quindi, di per sé voi avete detto che non è un condono, ma, mettendo un silenzio assenso in tempi brevissimi, fate diventare questo un condono, perché difficilmente si potrà, con la mole di pratiche che verranno portate negli uffici comunali, dare una risposta corretta, perché le risposte sono complesse anche per una piccola abitazione. Tra l'altro, voi avete parlato anche di stato legittimo, che avete modificato in un senso veramente molto più semplice.
Avete detto che - lo semplifico - l'ultima pratica edilizia è quella che delimita lo stato legittimo. Se l'ultima pratica edilizia magari è stata fatta non in maniera corretta oppure non ha tenuto conto di altre pratiche pregresse, che magari non andavano a modificare l'oggetto di quell'intervento, noi magari potremmo avere 2 o 3 pratiche prima diverse con l'ultima pratica edilizia che fa una specie di condono delle pratiche precedenti, e quella diventa lo stato legittimo dei luoghi.
Questo è un tema molto tecnico, che veramente voi avete affrontato con una semplificazione tale, perché non avete fatto in modo che questa discussione potesse essere un po' più ampia e meno retorica e discorsiva sul problema del consumo di suolo. Poi, permettetemi, cosa cavolo parlate di consumo del suolo, quando voi, in Lombardia, volete fare il raddoppio dell'aeroporto di Malpensa, che consumerà ettari e ettari di terreno? Cioè, capite, siete veramente anacronistici e anche imbarazzanti, perché noi stiamo parlando di edilizia residenziale esistente e di edifici che esistono e che hanno difficoltà a essere legittimati, proprio per la doppia conformità. Però su questo, chiaramente, voi avete agito con una mannaia.
L'altro aspetto interessante è il mutamento d'uso degli immobili. Anche qui voi avete spostato l'attenzione sull'edilizia e non sull'urbanistica, facendo sempre la retorica della povera persona e del povero proprietario di alloggio che, effettivamente, magari a volte non è seguito bene con consigli per andare a vedere qual è la pratica edilizia più corretta per sanare piccole difformità o capire qual è il problema effettivo del progetto del suo alloggio. Voi avete parlato di mutamento di destinazione d'uso senza opere, senza specificare il tipo di intervento. Il mutamento d'uso senza opere, vuol dire che puoi fare un mutamento d'uso di qualunque tipo di immobile, all'interno di una città. Qui andate semplicemente a scavalcare tutto ciò che è l'obbligo delle città: la pianificazione e la regolazione urbanistica, attraverso i piani regolatori. Lo so che sono pesanti, ma, piuttosto, perché non abbiamo lavorato anche lì su una proposta di legge o su una legge, a livello nazionale, che identifichi magari uno standard per costruire i piani regolatori o le leggi urbanistiche in tutte le regioni italiane? Cosa che, per esempio, al Senato adesso è stata proposta. Una proposta di legge del genere è stata avanzata dall'Istituto nazionale di urbanistica e portata appunto all'attenzione del Senato, su cui si potrebbe lavorare. Quello è un discorso da fare per andare ad affrontare temi importanti, come la mutazione di destinazione d'uso, perché la mutazione di destinazione d'uso si porta dietro tutta una serie di aspetti, dal punto di vista urbanistico, che sono gli standard, cioè la quantità - diciamo in maniera semplice - di metri quadri, di verde, di servizi, di viabilità, di attività ludiche e di sport, che il cittadino dovrebbe avere quando andiamo a modificare l'assetto urbanistico della città. Quindi, non è che puoi fare un palazzo, come succedeva a Milano: potevi fare un palazzo con una semplice SCIA; facevi un palazzo, un capannone con 40-50 famiglie e con 200 persone in più così, semplicemente, senza pensare che ciò andava a modificare anche la vivibilità di quel luogo, perché quelle famiglie dovevano avere dei servizi, come dice l'urbanistica. Sono standard - che sono anche una cosa da rivedere, ma avevano un senso - che prevedevano che ogni aumento di carico antropico e di popolazione, si portava dietro una dotazione di servizi per rendere la città vivibile e, quindi, quella ricordata diventava solo una speculazione edilizia - tra l'altro, a Milano, come mi dicono, i prezzi delle case non sono proprio economici - bella e buona, fatta in deroga agli strumenti urbanistici. Da questo punto di vista, voi non avete fatto niente su questo tema. Andate a lavorare sulle tolleranze costruttive, creando 200.000 pacchetti di tolleranze o definizioni di tolleranze, a seconda dei metri quadri dell'abitazione, cosa che anche può aver senso, ma non viene nemmeno spiegata: si demanderà agli uffici tecnici comunali di riuscire a interpretare, in maniera corretta, questo tipo di cose.
Quindi, come dicevo prima, voi parlate tanto di semplificazione, ma le semplificazioni molte volte sono molto più complesse da gestire che, come sarebbe giusto fare, dare delle interpretazioni. Noi amministrazione 5 Stelle, a Torino - giusto per differenziarci dagli altri, perché si parla di un'opposizione in maniera generalista, ma i 5 Stelle, come al solito, sono un po' diversi -, abbiamo fatto veramente semplificazioni, lavorando sulle possibilità che avevamo, cioè sul regolamento edilizio della città, proponendo anche alla regione modifiche - e anche critiche quando andava fatto, come ha fatto la regione Piemonte, tra l'altro, contro la legislazione nazionale -, prevedendo tolleranze e modifiche che poi, tra l'altro, in qualche caso, avete anche portato dentro questo decreto-legge, per fare un favore alla maggioranza di centrodestra regionale, che ha fatto una figura barbina, proponendo la sua legge urbanistica regionale. Noi abbiamo fatto questo tipo modifiche e noi abbiamo presente cosa voglia dire riuscire a fare in modo di lavorare in maniera più semplice con gli edifici esistenti e dare la possibilità di recuperare spazi, però con tutta una serie di criteri. L'abbiamo fatto anche diminuendo, per esempio, gli oneri di urbanizzazione per chi faceva ristrutturazioni, per chi recuperava i sottotetti, eccetera. Quindi, non fate di tutta l'erba un fascio, riguardo l'opposizione. Sapete benissimo che gli enti locali lavorano su questi temi in maniera più seria di come avete lavorato voi. Tra l'altro, non avete lavorato in maniera poco seria - ve lo dico anche con rispetto per alcune persone che conosco all'interno della maggioranza e che hanno lavorato su questo progetto e proposto emendamenti - perché non siete capaci di farlo, ma perché questo poco tempo per portare un disegno di legge in approvazione - che doveva essere anche un po' un tornaconto elettorale in vista delle elezioni europee e, quindi, fare il discorso che avete semplificato con il decreto Salva Casa di aver aiutato un po' di persone - chiaramente ha fatto in modo che questo decreto porterà tutta una serie di complicazioni interpretative e creerà tutta una serie di problematiche che riguardano il cambio dell'assetto delle città che, fatto come è fatto adesso, potrebbe non solo peggiorare la situazione, ma creare una specie di giungla. Poiché avete messo, adesso, il mutamento di destinazione d'uso senza opere di un immobile, ciò vuol dire che io la cambio e faccio delle opere ma, una volta che ho cambiato la destinazione d'uso o uno stato legittimo, chi è che mi impedisce di poter cambiare ulteriormente e fare un altro progetto, che snatura completamente il disegno che era previsto per quella parte di città? Nessuno. Per questo noi, come MoVimento 5 Stelle, su questo avevamo presentato un emendamento per dare - una volta fatto il cambio di destinazione d'uso senza opere - un periodo temporale in cui quell'edificio non poteva essere ulteriormente modificato, né poteva essere cambiata la destinazione d'uso, né presentato un altro progetto. Quindi, noi avevamo ben presente quali sono i pericoli: voi siete andati dritti, avete trovato una soluzione e, sinceramente, per andare a lavorare sulle tolleranze non c'era così bisogno di fare tutto questo ambaradan; questo ambaradan è stato fatto anche per un altro tema molto importante, come detto prima, e cioè avete dato la possibilità di lavorare sulle variazioni essenziali, e questo sarà un pericolo di interpretazione, che da regione a regione sarà fatta in maniera diversa e potrà arrivare a sanare aumenti di cubatura e anche la posizione di una casa, che era stata prevista in un posto e invece è stata messa in un altro.
Poi avete completamente cancellato il discorso paesaggistico. Io capisco che la paesaggistica, di per sé, sia sempre vista come vincolo, eccetera; quindi vuol dire che, per ogni cosa che riguarda la tutela del nostro paesaggio - che è giusto avere, anche se è complicato riuscire a tenere in piedi la possibilità di modernizzare un edificio e cercare di renderlo compatibile con una visione paesaggistica, che abbia un'unitarietà, perché questo è lo scopo e non soltanto di bloccare - avete, in questa maniera, completamente tolto la necessità di autorizzazione paesaggistica per molti casi. Quindi, anche in questo caso, voi andate a creare questa bella giungla.
La retorica di dire che aiutate il piccolo proprietario può funzionare fino a un certo punto: in poche parole, voi avete creato un sistema che sarà di difficile applicazione, perché non ho visto alcuna attività del Governo per dare in dotazione ai comuni strumenti finanziari per assumere più tecnici dell'edilizia e dell'urbanistica. Non avete fatto questo, ma avete deciso di cancellare tutta una serie di pratiche, di mettere questo silenzio-assenso, di creare una situazione per cui i tecnici comunali saranno ulteriormente oberati di lavoro e non riusciranno a dare risposte in maniera precisa. Secondo me, anche i cittadini e i tecnici saranno molto confusi rispetto a come procedere nell'applicazione di questo decreto-legge che noi andremo a votare.
Quindi, da questo punto di vista, c'era un'occasione interessante che voi, chiaramente, avete buttato alle ortiche con la fretta per riuscire ad approvare qualcosa, che chiaramente si ritorcerà contro nella gestione di tutte le pratiche e le procedure edilizie da qui al prossimo anno. Quindi, avete parlato di semplificazione, ma sono quasi certo che sarà una complicazione. Ma non lo dico io come rappresentante politico del MoVimento 5 Stelle, lo dico come ex assessore che ha contatti ancora con i responsabili degli uffici tecnici, i quali mi hanno detto semplicemente: non fate più, per favore, delle semplificazioni, perché le semplificazioni toccano un punto e non ne considerano altri 20, arrivano mille contenziosi e mille interpretazioni, e la semplificazione diventa una complicazione. E magari una pratica che poteva essere conclusa in tempi brevi, con la semplificazione verrà spostata, perché andrà in conflitto con le nuove disposizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.
RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti. Innanzitutto, fatemi iniziare ringraziando tutte le persone che in questa settimana si sono messe a disposizione per arrivare a questo risultato, innanzitutto il Governo. Voglio poi ringraziare i nostri due relatori, che hanno messo anima e corpo per portare in Aula un testo migliore di quello che il Governo ci ha portato, cercando di migliorare in tutto e per tutto quelle cose che più avanti andremo a visionare.
Volevo ringraziare anche il presidente Rotelli per il grande lavoro svolto e tutte quante le persone della segreteria della Commissione, che hanno fatto un grande lavoro e ci hanno permesso di lavorare nel migliore dei modi. Signor Presidente, questo decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 24 maggio 2024 e noi adesso siamo qua a esaminarlo, cercando di vedere quali sono state le modifiche apportate dalla Commissione ambiente.
Come reca lo stesso testo del decreto, con questo atto il Governo e la maggioranza hanno puntato a: semplificare e sburocratizzare tutta una serie di procedure che, da troppo tempo, determinano disagi, disservizi, rallentamenti e problemi, anche al fine di far fronte al crescente fabbisogno abitativo, supportando allo stesso tempo gli obiettivi di recupero del patrimonio edilizio esistente e di riduzione del consumo del suolo; rilanciare il mercato della compravendita immobiliare, anche nell'ottica di stimolare un andamento positivo dei valori dei beni immobiliari; consentire il recupero e la rigenerazione edilizia, anche mediante la regolarizzazione delle cosiddette lievi difformità edilizie, al fine di salvaguardare e riformare il Testo unico dell'edilizia, e, rispetto alla normativa vigente, consentire una forte sburocratizzazione della materia e dei procedimenti, la regolarizzazione di piccole difformità all'interno delle abitazioni e un maggiore gettito per i comuni, oltre che una maggiore mobilità del mercato immobiliare.
Tra le disposizioni più importanti, vediamo la norma relativa agli interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali. Infatti, il decreto non consente alcuno spazio all'abusivismo, anzi, con la riforma non solo ribadisce la possibilità del comune di acquisire il bene e l'area, ma ne consente anche la vendita, con espressa preclusione per il responsabile dell'abuso di poter partecipare alla compravendita.
Analizzando più nello specifico i singoli articoli del decreto, consideriamo in primo luogo l'articolo 1, con riguardo agli istituti che elenco: il recupero dei sottotetti in deroga alle distanze minime tra gli edifici e dai confini, aggiunto in sede referente dalla Commissione ambiente; interventi di edilizia libera; definizioni dello stato legittimo degli immobili; mutamento della destinazione d'uso in relazione alle singole unità immobiliari; opere acquisite dal comune, eseguite in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali; interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire; tolleranze costruttive.
Tra le previsioni più rilevanti dell'articolo 1, come dicevo, introdotta in sede referente, la lettera 0.a) del comma 1 consente, alle condizioni individuate, il recupero dei sottotetti nei limiti e secondo le procedure previste dalla legge regionale, anche quando l'intervento di recupero non consenta il rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini. Poi c'è la lettera a), volta a integrare le categorie di interventi edilizi previsti dall'articolo 6, comma 1, del Testo unico dell'edilizia, che possono essere eseguiti senza alcun titolo abilitativo. La lettera a), numero 1, estende anche ai porticati rientranti all'interno dell'edificio la possibilità di realizzare vetrate panoramiche amovibili e totalmente trasparenti.
In ogni caso, questa tipologia di interventi dovrà comunque assolvere a funzioni temporanee di protezione dagli agenti atmosferici, miglioramento delle prestazioni acustiche ed energetiche, riduzione delle dispersioni termiche o di parziale impermeabilizzazione dalle acque meteoriche dei balconi aggettanti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 12,25)
RACHELE SILVESTRI (FDI). Tutti scopi utili anche dal punto di vista ambientale, oltre che della qualità della vita. Poi abbiamo la lettera b), che disciplina lo stato legittimo dell'immobile e dell'unità immobiliare. La lettera c) integra l'articolo 23-ter del Testo unico, che disciplina il mutamento della destinazione d'uso urbanisticamente rilevante mediante l'inserimento dei commi 1-bis e 1-quinquies. La lettera d) del presente provvedimento mira a integrare l'articolo 31, comma 5, del Testo unico, che disciplina le vicende riguardanti le opere acquisite gratuitamente al patrimonio del comune nel caso in cui i responsabili degli interventi, in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo o con variazioni essenziali, non provvedano alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi nel termine previsto di 90 giorni, decorrenti dall'ingiunzione di rimozione o demolizione.
Andando avanti nella disanima del provvedimento, la lettera e) modifica il comma 2 dell'articolo 34 del Testo unico, che disciplina gli interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire e incrementa le sanzioni. La lettera f), su cui tanto si è dibattuto e si è discusso, soprattutto in Commissione, modifica l'articolo 34-bis del Testo unico, che disciplina le tolleranze costruttive, vale a dire che non saranno più considerati come violazioni edilizie per le singole unità e non per l'intero edificio gli interventi effettuati, entro il 24 maggio 2024, di piccola entità e relativi al mancato rispetto dell'altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari, purché ricompresi tra le varie percentuali che, comunque, sono state prima elencate dai relatori.
La lettera f) introduce, poi, anche il comma 3-bis, prevedendo disposizioni specifiche per le unità immobiliari ubicate nelle zone sismiche disciplinate dall'articolo 83 del Testo unico, che disciplina le opere interessate dalla normativa per le costruzioni in zone sismiche e i gradi di sismicità, ad eccezione di quelle a bassa sismicità indicate nei decreti ministeriali contenenti le norme tecniche di costruzione in zone sismiche. In questi casi, onorevoli colleghi, è previsto che il tecnico attesti che tali interventi rispettino le prescrizioni del Testo unico per le costruzioni in zone sismiche.
Proseguendo nell'analisi dell'articolo 1, le lettere g), h) e i) del comma 1 puntano, infine, a modificare gli articoli 36 e 37 del Testo unico. Passiamo all'articolo 2. L'articolo 2 prevede disposizioni finalizzate al mantenimento, senza limiti temporali, delle strutture amovibili realizzate per finalità sanitarie, assistenziali ed educative durante l'emergenza sanitaria da COVID-19 e mantenute in esercizio alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge. Questo testimonia la costante attenzione del Governo e della maggioranza nei confronti di una tematica ancora attuale e delle possibili esigenze emergenziali in quel settore, che, secondo le opposizioni, sarebbe stato tanto preso di mira e osteggiato da questo Esecutivo.
Vale la pena menzionare anche l'articolo 2-bis, introdotto in sede referente, che reca disposizioni finalizzate all'ottenimento del certificato di abitabilità o di agibilità per le unità immobiliari e gli edifici pubblici assistiti dai benefici previsti dalla legislazione nazionale a favore delle zone devastate dalla catastrofe del Vajont del 1963. L'articolo 3, comma 1, prevede che non siano soggetti ad autorizzazione paesaggistica gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024 che rispettino taluni limiti di tolleranza costruttiva, introdotti nel Testo unico in materia di edilizia dal presente decreto-legge, relativi ad altezza, distacchi, cubatura, superficie coperta e agli altri parametri delle singole unità immobiliari.
È chiara l'importanza del decreto, l'abbiamo visto. Per riassumere quello che effettivamente è stato fatto di concreto - che le opposizioni, comunque sia, ci stanno accusando di peggiorare - ricordo che il provvedimento fornisce un riscontro immediato e concreto al crescente fabbisogno abitativo, sostiene gli obiettivi di recupero del patrimonio edilizio esistente e di riduzione del consumo del suolo, rimuove gli ostacoli alla compravendita degli immobili e tutela il legittimo affidamento dei proprietari che, avendo legittimamente acquistato immobili in assenza di regolarità risultanti da atti pubblici, si trovano nell'impossibilità di vendere i propri immobili, in forza della normativa sopravvenuta. Permette di salvaguardare l'interesse alla celere circolazione dei beni, consentendo il recupero e la rigenerazione edilizia mediante l'adozione di misure di semplificazione, volte a favorire la regolarizzazione delle cosiddette lievi difformità edilizie. Prevede le tolleranze costruttive, come spiegate nella disamina del decreto-legge, introduce tolleranze esecutive, cioè sana le irregolarità geometriche, le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, la diversa collocazione di impianti e di opere interne eseguite entro il 24 maggio; nelle zone sismiche un tecnico dovrà attestare che gli interventi rispettino le prescrizioni di sicurezza. Prevede la possibilità di installare in edilizia libera, e quindi senza alcun titolo abilitativo né permesso o comunicazione, vetrate amovibili su logge o balconi, tende a pergola, ma anche porticati rientranti all'interno dell'edificio, e tante altre cose. Consente che rimangano installati i cosiddetti dehors realizzati durante l'emergenza COVID, come abbiamo detto prima.
Il decreto, anche per come emendato e migliorato, rappresenta una tappa importante dell'azione del Governo di Giorgia Meloni verso la direzione della semplificazione della vita dei cittadini, la creazione di ricchezza e tutela della casa come bene principale, senza nessuno sconto ai furbetti o ai responsabili di grandi e gravi abusi edilizi. Una misura a tutela del territorio e della bellezza del patrimonio architettonico italiano che aumenta la possibilità di capitalizzare i beni immobili, immettendoli direttamente sul mercato con conseguente vantaggio per i proprietari, per le casse dei comuni, con tutto ciò che un'immissione del genere sul mercato immobiliare inevitabilmente determina.
Il Governo Meloni e questa maggioranza si sono posti degli obiettivi concreti per migliorare il Paese e la vita dei cittadini. Passo dopo passo, mattone dopo mattone, stiamo cambiando le cose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, Sottosegretario, mi spiace che oggi il Ministro, che tiene così tanto a questo decreto, non ci degni della sua presenza. Confidiamo che possa essere qui domani per le dichiarazioni di voto.
Ci troviamo ancora una volta ad affrontare un decreto-legge, l'ennesimo atto, come abbiamo già detto, che, nel silenzio complice dalla maggioranza, esautora questa Camera e l'intero Parlamento. Questa volta per disposizioni che, come abbiamo sottolineato durante la discussione delle pregiudiziali, non possono avere un carattere di necessità e urgenza, proprio perché introducono modifiche strutturali al Testo unico dell'edilizia, senza limitazioni temporali. Rimane davvero incomprensibile quale sia, anche in questo caso, l'urgenza e il perché vi rifiutate di rispettare le regole, la Costituzione e procedere attraverso un ordinato procedimento legislativo, preferendo invece ingolfare le Aule parlamentari, prima della pausa estiva, con una raffica di decreti-legge, a cui seguono inesorabili le questioni di fiducia.
Eppure, avete una più che abbondante maggioranza: dove sta la difficoltà a rispettare il dettato dalla nostra Costituzione e le prerogative parlamentari? Sappiamo bene che questo decreto non serve in alcun modo a dare riscontro immediato e concreto al crescente fabbisogno abitativo, né a recuperare il patrimonio edilizio esistente o a ridurre il consumo di suolo, come è scritto nella relazione ed enunciato dai colleghi della maggioranza anche stamattina.
Non avremmo alcuna difficoltà a seguirvi, se lavoraste a un vero Piano casa, orientato a far godere di un'abitazione coloro che ne sono privi. E mi spingo perfino a dire che saremmo favorevoli anche a ragionare su uno snellimento burocratico per le lievi difformità, ma attraverso un serio e regolare processo legislativo, non attraverso un decreto che è stato pure snaturato durante l'esame in Commissione.
Le disposizioni contenute in questo provvedimento, infatti, sono inaccettabili per noi. Ci troviamo davanti a una norma pericolosa e pasticciata che potrebbe addirittura complicare la vita di tecnici e cittadini, peggiorare la qualità di vita delle città - visto che si prevede l'esonero dal reperimento di aree per servizi e parcheggi e dal pagamento degli oneri, aggiungo -, scardinare il sistema della legalità e generare discriminazioni nei confronti di chi rispetta le regole.
Questo, Presidente, è un vero e proprio condono. Sappiamo bene che l'aggravio amministrativo degli uffici comunali, più che dalle norme, è determinato dalla gravissima carenza di personale tecnico e dall'esigenza di far fronte alle cicliche sanatorie straordinaria che mettete in campo.
Ogni volta che governa la destra, siamo sicuri che un condono arriva (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Sono, infatti, centinaia di migliaia le pratiche di condono che giacciono ancora nei cassetti dei comuni, dal lontano 1985. Come pensate di intervenire per ridurre l'arretrato amministrativo? Vi rendete almeno conto che la situazione non potrà che peggiorare? Non sono questioni che vi interessano, lo sappiamo, niente e nessuno può fermarvi perché siete ossessionati dai condoni e dalla rincorsa alla rendita immobiliare.
Non vi interessa affatto superare l'emergenza abitativa che attanaglia il nostro Paese. Eppure, è noto che, in Italia, la coesione sociale è minata dalla fortissima precarietà abitativa e dall'insufficiente presenza di un'infrastruttura sociale strategica come l'edilizia residenziale pubblica, che dovrebbe rispondere in particolare al rilevante fabbisogno abitativo.
Le graduatorie comunali per l'accesso a una casa popolare vedono circa 700.000 famiglie in attesa. Sono circa 40.000 le sentenze di sfratto emesse ogni anno, nel 90 per cento dei casi per morosità incolpevoli, derivanti in gran parte da lavoro povero o dalle troppe intollerabili forme di lavoro precario.
Si contano 983.000 famiglie in affitto, ma con redditi da povertà assoluta che, peraltro, rappresentano quasi il 50 per cento del totale delle famiglie in povertà assoluta. E voi cosa avete fatto? Non avete certo stanziato le risorse necessarie per recuperare le 90.000 case popolari, oggi inutilizzate per mancanza di manutenzioni, o per rifunzionalizzare i tantissimi edifici del demanio civile e militare ormai inutilizzati per dar loro una destinazione abitativa. Avete invece azzerato i Fondi per le morosità incolpevoli e quelli per il sostegno agli affitti, andando a incidere pesantemente su tantissime famiglie che vivono sotto la soglia di povertà e che, senza poter più accedere neanche al reddito di cittadinanza, hanno visto peggiorare drasticamente la propria condizione.
Come rilevato da molti osservatori, l'abbandono di politiche abitative pubbliche, la liberalizzazione degli affitti e le massicce vendite di alloggi di edilizia residenziale pubblica hanno prodotto un aggravamento delle condizioni abitative di una larga fascia di cittadini, ai quali non è stata prospettata alcuna risposta concreta al disagio abitativo. La stessa scelta del Governo di procedere all'azzeramento dei fondi del contributo affitto per morosità incolpevole rischia di avere come strascico la caduta di almeno una parte delle 300.000 o 400.000 famiglie che ne beneficiavano dal rischio della precarietà abitativa al vero e proprio disagio abitativo, andando ad aggravare un'emergenza abitativa già estremamente grave.
Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha dichiarato più volte di essere al lavoro per la definizione di un Piano casa che ha definito visionario, da strutturare però attraverso un tavolo ministeriale dove sono stati esclusi tutti i sindacati degli inquilini, ovvero i rappresentanti di coloro che dovrebbero essere i beneficiari del visionario Piano casa.
Ma, piuttosto che mettere in campo una pianificazione strategica che dia risposte in tema di diritto alla casa, questo è un nuovo imbroglio, Presidente.
Il sogno dalle destre: legittimare gli abusi edilizi, anche a costo di peggiorare la qualità della vita delle persone e della vita delle nostre città. Io, a differenza del relatore e dei colleghi di maggioranza, credo che il passaggio in Commissione abbia peggiorato ulteriormente il provvedimento, introducendo deroghe che hanno trasformato un decreto abbastanza innocuo in un vero e proprio condono.
Non è andato in porto l'ultimo obbrobrio legislativo che avevate escogitato, il cosiddetto Salva Milano sulle autorizzazioni edilizie per i casi dei grattacieli e di altri edifici finiti nel mirino della procura come presunti abusi. In compenso, però, state legittimando situazioni abitative insostenibili: i monolocali potranno avere l'abitabilità con una superficie minima di 20 metri quadrati per una persona, piuttosto che gli attuali 28; di 28 metri quadri per due persone, mentre ora ne servono 38. Inoltre, l'altezza minima dei locali interni passa da 2,70 metri al limite di 2,40 metri. Case come loculi, di fatto: chissà cosa ne pensa Taffo.
Le tolleranze costruttive, cioè le differenze consentite tra quanto autorizzato e quanto effettivamente realizzato, vengono portate fino al 6 per cento per gli appartamenti con superficie inferiore ai 60 metri quadrati. Per gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, il mancato rispetto di altezze, distacchi, cubature, superficie coperta e ogni altro parametro delle singole unità mobili o immobiliari non costituisce violazione edilizia, se contenuto entro i limiti del 6 per cento delle misure previste nel titolo abitativo.
Però, la tolleranza si aggiunge a quelle già previste; del 2 per cento per le unità immobiliari con superficie utile superiore ai 500 metri quadri, del 3 per cento tra i 300 e i 500 metri quadri, del 4 per cento tra i 100 e i 300 metri quadri e del 5 per cento fino ai 100 metri quadri. Insomma, una tolleranza esagerata per difformità di un certo rilievo.
Un'altra riformulazione prevede che, per incentivare l'ampliamento dell'offerta abitativa limitando il consumo di nuovo suolo, si possano recuperare i sottotetti, nei limiti e secondo le procedure previste dalle leggi regionali, anche quando l'intervento di recupero non consenta il rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini.
Assistiamo, poi, a una totale deregulation anche per i cambi di destinazione d'uso, con o senza opere, senza obbligo di reperire gli standard per i servizi pubblici e la dotazione minima di parcheggi, sottraendo così ai comuni la possibilità di regolare con propri strumenti di pianificazione persino il fenomeno degli affitti brevi, che sta determinando, come abbiamo sottolineato, in diverse circostanze, una trasformazione delle nostre città pericolosa, espellendo i residenti a favore di un turismo mordi e fuggi, che impoverisce il tessuto sociale, con un grave impatto sulla qualità della vita e la gestione dei servizi delle nostre città.
Il superamento della doppia conformità anche per le variazioni essenziali trasforma, poi, il decreto in uno sfacciatissimo condono. Qui avete proprio tolto la maschera: altro che Salva casa, questo è un vero e proprio Salva abusi, una specie di tana salva tutti. Ma non è tutto, perché la sanatoria tanto rivendicata da Salvini si applica anche agli immobili sottoposti a vincolo storico, artistico, archeologico, anche nelle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico. Sappiamo bene in quale stato versino gli uffici del Ministero e voi, anziché potenziare il personale, gli complicate ulteriormente la vita, perché il termine perentorio di 90 giorni difficilmente potrà essere rispettato e, quindi, i dirigenti o i responsabili degli uffici comunali potranno provvedere autonomamente, in una prospettiva pericolosissima, credo, per la tutela del nostro prezioso patrimonio, soprattutto scaricando su di loro la responsabilità di queste scelte estremamente delicate.
Insomma, ci troviamo davanti a una sfilza di scelte scellerate, che aprirà la strada ad alloggi sempre meno vivibili e sempre più costosi. Non fate nulla, infatti, per sostenere gli affitti, non vi occupate dell'emergenza abitativa, né della carenza di case per gli studenti, che saranno ulteriormente penalizzati da questa pessima norma. Dovreste tener conto che solo il 4,9 per cento degli 824.000 studenti fuori sede trova un posto in una residenza pubblica o convenzionata; il 95 per cento dei ragazzi e delle ragazze deve, quindi, rivolgersi al privato e, di questi, solo il 30 per cento riesce ad accedere ad affitti concordati. Ma neanche questo per voi è un problema, perché vi interessa solo ed esclusivamente una cosa, ovvero favorire la rendita immobiliare.
Non ci sfugge che, dimenticando o facendo finta di dimenticare che, tra le deleghe, ha proprio le politiche abitative, Salvini ha deciso di affidare a se stesso il compito di adottare un Piano nazionale sperimentale: i modelli innovativi di edilizia residenziale sociale. Per il Ministro questo Piano sarebbe un volano per una piena rigenerazione della dimensione urbana, da attuare mediante la valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente e il contenimento del consumo di suolo. Lo stratagemma per realizzarlo sarebbero i modelli di cooperazione pubblico-privato, che, coinvolgendo i principali operatori del mercato del credito con una vocazione sociale, dovrebbero finanziare progetti di edilizia residenziale sociale. In pratica, i grandi operatori economici - immobiliaristi e banche -, presi da una straordinaria e inedita magnanimità, sarebbero così sensibili da finanziare progetti di edilizia residenziale sociale basati, probabilmente, su immobili pubblici lasciati in degrado e vuoti, per farne edilizia residenziale sociale.
La verità è che stiamo per assistere a un nuovo sacco delle città, questa volta non per accaparrarsi aree, ma immobili pubblici e privati oggi inutilizzati, che intendete valorizzare in questo modo. Vi sarete accorti anche voi che Salvini non parla mai di edilizia residenziale pubblica. Infatti, non si tratta di un Piano casa che parte dal fabbisogno reale: il suo Piano non prevede case popolari, ma solo alloggi sociali, dei quali non potrà beneficiare alcuna delle 700.000 famiglie nelle graduatorie, alcuna del milione circa di famiglie in affitto, ma con redditi da povertà assoluta, quasi nessuna delle oltre 30.000 famiglie sfrattate dalle Forze pubbliche, ogni anno, nel nostro Paese.
Ma perché Salvini non ha mai citato le famiglie nelle graduatorie, quelle in povertà assoluta, in affitto o sfrattate? È evidente che per lui, per voi, per il Governo queste famiglie non esistono, è una loro colpa non riuscire ad affrancarsi dalla povertà. Eppure, i dati sul disagio abitativo li conosciamo bene: a vivere in affitto sono soprattutto le famiglie meno abbienti, quelle più giovani e i migranti, il 74 per cento delle famiglie straniere, il 50 per cento delle persone sole con meno di 35 anni, il 40 per cento delle giovani coppie senza figli, il 35 per cento delle persone sole tra i 35 e i 64 anni, quelle in reddito di cittadinanza e le donne sole con figli minori. Tra queste, sono quasi 3 milioni le famiglie che spendono per la casa una quota uguale o superiore al 40 per cento del reddito disponibile, per un affitto - una soglia riconosciuta internazionalmente come molto critica -, che spesso non riescono a sostenere e vengono sfrattate. Nel 2022, sono state oltre 42.000 le nuove sentenze e più di 30.000 gli sfratti eseguiti, 236.000 negli ultimi 5 anni, di cui 205.000 per morosità incolpevoli. Per affittare un bilocale di 70 metri quadri nelle 8 principali città italiane si spendono, in media, 1.000 euro al mese e, nelle zone centrali, si raggiungono prezzi ancor più proibitivi: ai primi posti ci sono a Roma e Milano, con una media, rispettivamente, di 1.400 e 1.300 euro.
Se i prezzi delle case crescono e, con loro, gli sfratti per morosità, gli stipendi calano, rappresentando una delle cause dirette dell'impoverimento della popolazione. Negli ultimi 30 anni, i nostri salari sono calati del 3 per cento, mentre, in Germania e in Francia, aumentavano di più del 30 per cento. I lavoratori poveri, coloro che, nonostante abbiano un posto di lavoro, non riescono a uscire dalla povertà, rappresentano, ormai, il 13 per cento dei lavoratori italiani: più di 3 milioni di persone che, pur lavorando, restano povere. L'emergenza abitativa è la cartina tornasole di un'urgenza ancora più profonda: affitti troppo alti per stipendi troppo bassi, tant'è che, tra le famiglie in affitto, quelle in povertà assoluta hanno ormai superato il milione, come detto.
Per quanto riguarda le case popolari, ho già detto che sono circa 700.000 le famiglie in graduatoria, ma quelle che sono in disagio abitativo sono stimate circa in 1.200.000. L'edilizia residenziale pubblica è insufficiente a rispondere alla domanda abitativa delle famiglie più disagiate. La percentuale di alloggi assegnati in rapporto alle richieste presentate ai comuni è mediamente inferiore al 5 per cento, a fronte di 10.700.000 abitazioni vuote, secondo le stime dell'Istat del 2021, di cui a Roma l'11,5 per cento, l'11,9 a Milano, il 12 a Bologna, il 18 a Torino, fino al 20,3 per cento a Napoli. Numeri assurdi, vista l'assenza di case disponibili, per cui occorrerebbe elaborare una strategia efficace e immediata. Le persone senza dimora sono stimate in almeno 500.000, di cui 100.000 dormono per strada: un numero quadruplicato negli ultimi 10 anni.
Di fronte a questo quadro devastante, c'è l'atteggiamento di un Governo che taglia i fondi per le povertà assolute - il Fondo affitti, il Fondo per le morosità incolpevoli -, rifiuta il salario minimo, trova sempre le risorse per opere inutili, come il ponte sullo Stretto o utilizza fondi pubblici per finanziare le società di calcio di serie A. Io sono orgogliosa di far parte di un gruppo con tutt'altra prospettiva politica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che è riuscito a far eleggere al Parlamento europeo una donna come Ilaria Salis, che ha fatto della lotta per la casa una delle sue principali battaglie politiche. Fra chi lotta per garantire un tetto a chi non ce l'ha e chi crea condizioni per agevolare gli speculatori e butta le persone per strada, noi sappiamo da che parte stare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). I movimenti di lotta per la casa non tolgono case a chi ne ha diritto, ma recuperano spazi che sono inutilizzati. La questione legalitaria che ponete è priva di fondamento. Sappiamo bene che non amate le lotte sociali, ma ci tengo a ricordare che qualunque forma di lotta viola leggi e contratti tra persone, proprio perché quelle leggi e quei contratti certificano la disparità sociale che si vuole superare.
Pensiamo, ad esempio, alle occupazioni delle terre incolte condotte nel dopoguerra, da cui derivò la riforma agraria, uno straordinario cambio di destino per tanti braccianti agricoli e per le loro famiglie. O pensiamo alle lotte del movimento per la casa, a Bologna ad esempio, dove alla fine degli anni Settanta le abitazioni sfitte erano oltre 5.000, di cui almeno 1.000 abbandonate, sia dai proprietari privati che dal pubblico. Vennero occupati quegli immobili, venne fondata la cooperativa “Chi non occupa preoccupa”, con lo scopo di auto-ristrutturare quelle case abbandonate per abitarvi, attivando una discussione con l'amministrazione comunale su come organizzare il recupero di quegli alloggi
Oggi che il problema abitativo è persino più grave di allora, non si può criminalizzare un'importante forma di lotta ed elevare la proprietà e le leggi sopra il diritto a una vita dignitosa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Occupare un immobile destinato ad altri è un furto, un reato, ma occupare immobili abbandonati per chiedere nuove politiche abitative è lotta sociale, e la distinzione è essenziale. Se portaste avanti politiche differenti, non sarebbe necessario battagliare. Intendiamoci, la responsabilità non è solo vostra, sappiamo bene che non vengono realizzate case popolari dagli anni Ottanta, ma oggi ci sarebbero tutte le condizioni per portare avanti politiche diverse.
È per questo che continuo a non capire tutta questa fretta per delle scelte così sbagliate. Perché non ci confrontiamo per una volta? Costruiamo insieme un vero piano pubblico che finanzi comuni e università per realizzare almeno 500.000 case popolari, in una prospettiva di 5 anni, queste sì a consumo di suolo zero perché basate sul riuso di immobili pubblici da destinare ad ulteriori case popolari e studentati pubblici, con il massimo dell'efficienza energetica.
Rifinanziamo il recupero delle 90.000 case popolari, oggi inutilizzate per mancanza di manutenzioni, togliamo dalla legge n. 431 del 1998 il canale a libero mercato per ottenere veri accordi locali, che riducano il costo degli affitti, ripristiniamo i fondi per gli affitti e le morosità incolpevoli. Questo servirebbe, non certo l'ennesimo regalo alle lobby economiche degli immobiliaristi. Potremmo farlo, potreste farlo, ma temo che, ancora una volta, i nostri appelli cadranno nel vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Eravamo e restiamo convinti che le priorità che riguardano la casa, nel nostro Paese, siano quelle di dare risposta alla carenza di alloggi in affitto per le famiglie, i lavoratori e gli studenti. La priorità, invece, di questo decreto è di sostenere la rendita immobiliare e permettere l'immissione sul mercato di immobili che finora non ne avevano la possibilità. Prima delle elezioni, si è detto che si sarebbe trattato solo di interventi su parziali irregolarità, come ad esempio i tramezzi e i balconi, strizzando l'occhio a situazioni in cui ogni cittadino non può che condividere come un sollievo le semplificazioni.
Ma questo decreto non è un decreto di semplificazione. È, nella sostanza, un aggiramento del tema dei condoni in campo edilizio, perché rende regolare ciò che fino ad oggi è stato considerato irregolare e inadatto a definire l'agibilità e l'adeguatezza di un appartamento. La statura di questo provvedimento si misura sulle altezze minime. L'altezza minima, per una stanza, passa da 2,70 metri a 2,40. La superficialità di questo provvedimento si verifica, invece, con la previsione di considerare come superfici minime, compresi i servizi, 20 metri quadri per una persona e 28 metri quadri per due persone.
Altezze minime considerate degne e superfici minime considerate adeguate rendono davvero eloquente il proposito di questo decreto: rendere vendibili oggetti oggi impresentabili, favorendo le speculazioni immobiliari. Questo in un periodo dove la richiesta di appartamenti piccoli è alta e dove è alta la propensione ad aumentare il costo degli affitti e dei posti letto per gli studenti, nonché a trasformarli in B&B. La statura, ripeto, di questo provvedimento, la sua profondità è dunque proprio in superficie: aiutare la speculazione, strumentalizzando i bisogni abitativi delle persone e le esigenze di sburocratizzazione dei piccoli proprietari di alloggi, permettendo che si possano utilizzare anche seminterrati e sottotetti, purché siano vendibili.
L'adattabilità di questi minialloggi per le esigenze nate nel corso della vita delle persone, per sopravvenute ridotte capacità motorie o sensoriali, è davvero discutibile, visto che le superfici proposte comprendono anche i servizi igienici; per non parlare di una sopravvenuta non autosufficienza, che richieda per un alloggio di 20 metri quadri, limitati a una persona, la presenza permanente di un assistente familiare.
Il superamento della doppia conformità, anche per immobili soggetti a vincolo storico, paesaggistico, architettonico, ambientale, idrogeologico, anche nei parchi o in aree protette, è un bell'esempio di quella che voi chiamate semplificazione. Appare evidente, in questo caso, che l'interesse particolare prevale su quello generale dei cittadini. Ma è sui cambi d'uso che si svela fino in fondo l'obiettivo di questo decreto: colpire, ancora una volta, l'autonomia dei comuni, questa volta in campo urbanistico; colpire la pratica della pianificazione come strumento di governo delle trasformazioni urbane.
Si potrà, infatti, cambiare l'uso di un immobile senza considerare il numero dei parcheggi necessari e senza rispetto degli standard per i servizi pubblici, con o senza opere. L'impatto di questa misura sui quartieri e sulle città non viene assolutamente considerato. Oggi la priorità sarebbe dare strumenti ai comuni per regolare il fenomeno degli affitti brevi e un fondo nazionale per un vero piano nazionale per la casa, ma quello che conta per questo Governo, evidentemente, e per questa maggioranza, è intervenire con un provvedimento centralistico, che parla direttamente all'interesse immediato del singolo, senza valutazione del contesto urbano che riguarda tutti i cittadini.
E che le città siano davvero abitabili è una presunzione ideologica che resta in questo Parlamento, presunzione della minoranza, perché per voi conta che siano vendibili tante piccole case della libertà, con meno controlli possibili e alla faccia delle minoranze che non hanno casa o non la trovano ad affitti sostenibili. Avete tolto i fondi per l'affitto e la morosità incolpevole, il fenomeno dei B&B dilaga senza possibilità legale di intervento da parte dei comuni e, adesso, senza rispetto degli standard urbanistici - non a caso, il decreto termina con la norma sulla tolleranza - che si potranno applicare anche senza rispetto delle misure minime oggi individuate in termini di distanza e di requisiti igienico-sanitari.
Dunque, non resta che auspicare un ulteriore miglioramento di questo provvedimento, con l'obbligo di letti a castello, ad esempio per i monolocali, e con l'introduzione di loculi, come nel Paese civile del Sol Levante. Per questa maggioranza l'importante è che ci sia mercato, e oggi questa maggioranza fa mercato della dignità di chi non possiede i mezzi per comprarsi una casa decente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo a nome del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento, un provvedimento che aveva un nome ambizioso, “Salva casa”. Dalle aspettative e dalle dichiarazioni del Ministro Salvini si parlava di una norma che andasse finalmente a regolamentare un problema che riguarda - lo sappiamo bene - la maggior parte degli italiani, visto che il 77 per cento degli italiani sono proprietari di immobili. Quindi, un problema che sicuramente prendeva il cuore del Paese.
Forse, per questa particolare attenzione è stato emanato e annunciato prima del voto delle europee e, di fatto, poi si è riscontrato un provvedimento che veramente aveva fini non solo elettorali, ma anche negativi.
Quelle che erano state annunciate come piccole problematiche hanno acceso molte luci negli occhi degli italiani proprietari di casa. Lo dico da persona che ha 40 anni di esperienza nell'attività edilizia e urbanistico-amministrativa, quindi so bene come il problema delle piccole difformità sia un problema reale, lo riconosco e questo ci ha fatto guardare con molta attenzione a questo problema, senza neanche il pregiudizio.
Infatti, prima di poter dare una valutazione bisogna guardare bene e attentamente i fatti. Quindi è vero - l'ho visto in un'attività lavorativa quotidiana - che, costruite 100 case, 80 potevano avere problemi di piccole difformità, legate soprattutto alla modalità con cui, negli anni, si sono evolute le normative urbanistiche. Quindi, prima si faceva un progetto tipo per un palazzo di nove piani - negli anni Sessanta, gli anni del boom edilizio - e non si facevano le varianti finali, per cui rimaneva una piantina unica per 50 unità abitative che poi, magari, erano tutte quante diverse l'una dall'altra, variavano le finestre, variavano i muri interni, i divisori. Erano totalmente sballate - scusatemi il termine - le altezze dichiarate dei solai, magari di 25 centimetri, quando poi, di fatto, non si operava con il laser, ma con la cazzuola, con le stagge, come si dice in gergo, e i solai avevano effettivamente 48 centimetri di altezza. Questo ha portato sicuramente molti immobili ad avere difformità, peraltro neanche conosciute, perché l'acquirente comperava con una piantina catastale che non aveva nulla a che vedere con l'unico atto autorizzativo, che era quello comunale, del permesso di costruire.
Quindi, mettere mano su questa cosa sarebbe stato ed è, sicuramente, una cosa importante: fare un punto zero di quelle che sono state le variazioni normative in 60 anni o 80 anni di attività edilizia, dare una regolamentazione, permettere veramente di rendere libere da queste cose - che sicuramente erano minori - le conformità che inibivano la vendita e addirittura anche la riparazione. Noi abbiamo passato - perché l'abbiamo gestito durante il nostro Governo - l'evento sismico, e le riparazioni di molti immobili erano bloccate da queste difformità, trattandosi spesso di fabbricati anche storici e secolari. Peraltro, prima si chiamava più il muratore che non il geometra o il perito, che una volta nemmeno esisteva, addirittura. Per cui queste cose non erano riportate sulla carta. In questo caso, ci sono stati problemi nell'assolvere alle contribuzioni per ricostruire i fabbricati. Addirittura, fummo tacciati, per il decreto Ischia, di essere noi dei condonisti, perché permettevamo di definire le pratiche della legge n. 47 del 1985, cosa che invece, peraltro, era una norma di buon senso. Abbiamo visto anche come con altre norme - quelle sì volte a tutelare la qualità della casa, e vi parlo del superbonus, che andava a migliorare la qualità degli immobili sul piano sismico, sul piano dell'efficientemente energetico -, andando a guardare le pratiche, molti proprietari di immobili e molti condomini si sono accorti di avere queste difformità. Quindi, questo problema esisteva ed esiste, perché poi negli anni di condoni ne abbiamo visti tanti, specie negli ultimi quarant'anni. Citiamo semplicemente quelli più importanti: la legge n. 47 del 1985, varata dal Governo Craxi per sanare gli abusi antecedenti al 1985; poi ci fu la legge n. 724 del 1994 del Governo Berlusconi per le opere antecedenti il 1994; poi la legge n. 326 del 2003, sempre del Governo Berlusconi, per gli abusi antecedenti al 31 marzo 2003. Oggi esce il decreto-legge n. 69 del 2024, il DL Salvini. Forse, se dovevamo intitolare qualcosa a Berlusconi, era più da intitolargli questo provvedimento che non l'aeroporto di Malpensa, ma, al di là di questa considerazione - permettetemela -, oggi abbiamo visto che, alla fine, questo provvedimento ha annunciato una finalità su cui noi eravamo sicuramente disposti a lavorare per renderla migliore e per risolvere quello che veramente era il problema degli italiani, ma abbiamo visto che dopo sono intervenuti 270 emendamenti da parte del Governo che hanno portato a stravolgere questa norma, e l'hanno fatta diventare, di fatto, un condono mascherato, perché dobbiamo chiamare le cose con il loro nome. Perché è un condono mascherato? Perché oggi si è aperto a tutto. Praticamente, prima sentivo gli interventi dei colleghi della maggioranza in cui si parlava dei cittadini vittime della burocrazia, come se fosse un Moloch che non ha responsabilità, quando semplicemente vedendo chi ha messo le mani sulle sanatorie negli ultimi quarant'anni - guarda caso, sempre la stessa parte politica, perché quella è - non ha mai pensato a dare veramente una semplificazione, e poi questi comuni sono anche amministrati da governatori, amministratori e sindaci che fanno parte anche delle forze di maggioranza, oltre che delle altre. Ma nessuno ha mai pensato alla qualità degli immobili e alla qualità dell'abitare, ci si ferma sull'edilizia e non si valuta l'urbanistica. Io ricordo, sempre da tecnico, che abbiamo una norma che definiva gli standard urbanistici, che è il decreto ministeriale del Ministero per i Lavori pubblici n. 1444 del 1968, che dava dei parametri per la qualità dell'abitare, ossia numeri per cui, a fronte di un insediamento edilizio, ci debbono essere i servizi, le aree verdi, i parcheggi, le scuole, gli ospedali. Ora, tutto questo si sta smontando. Si consente di sanare una serie di difformità che vanno ben oltre quelle dell'errore formale o materiale, senza dare queste soluzioni. Quindi, si consente di trasformare immobili industriali, metterci un carico urbanistico immenso senza reperire le aree adibite a parcheggio, ai servizi. Quindi, manca la tutela dell'interesse collettivo a fronte, spesso, dell'interesse di alcuni interessi particolari. Un caso per tutti è la cosiddetta norma salva Milano, che era quella che forse è stata la matrice da cui è partita questa disposizione e che, per fortuna, poi abbiamo bloccato, perché in essa si parlava di trasformare aree industriali in grattacieli, di residenza anche di vip, di qualità - e qui faremo un altro discorso - a fronte di una qualità dell'abitare. Ora, mancano in questo pensiero, in questa norma, tutte quelle le norme che devono volgere obbligatoriamente alla qualità dell'abitare, alla tutela delle persone. Perché se è vero che il 77 per cento degli italiani ha un immobile di proprietà, ci sono persone che non hanno la casa, ci sono studenti - ne parlavamo ieri, nel corso della discussione del provvedimento che abbiamo approvato - che sono soggetti a una speculazione nei loro confronti di pagare cifre assurde, e questo Governo non ha fatto mai un progetto per la qualità dell'abitare, per l'emergenza abitativa.
L'ultimo piano per l'edilizia economica popolare è la legge n. 167 del 1962, cioè questi provvedimenti sono stati bypassati completamente e si guarda solamente a una serie di variazioni, che fanno perdere anche questo concetto di qualità. Si parla di altezza abitativa che non è un punto fermo: metri 2,70, secondo le norme sanitarie vigenti, che sicuramente possono essere riviste; in alcune Nazioni sono più basse del Nord Italia, per motivi anche climatici; però qui arrivare da 2,70 a 2,40 senza le misure intermedie, senza dettagliare anche i parametri, consente di realizzare buchi ovunque, di sanare una marea di situazioni senza dare questo concetto di qualità.
Lo stesso discorso vale per le unità abitative minime, in cui si passa da 28 metri quadrati a 20, quindi case sempre più piccole, case sempre meno adeguate e non si pensa a come poter far vivere bene i nostri concittadini. Addirittura, si passa anche a eliminare le problematiche che derivano dai vincoli paesaggistici. Ma anche questo concetto di vincolo che viene sempre espresso, diciamolo bene: i vincoli paesaggistici sono norme a tutela del paesaggio, del territorio, e della salute dei cittadini, e lo vediamo con i cambiamenti climatici, che portano sempre nuove bombe d'acqua e nuove esondazioni, per cui preservare un alveo di un fiume vuole dire preservare la vita delle persone, preservare un versante in frana vuole dire preservare la vita delle persone. Allora, come si può concedere una norma che non tiene conto di questo elemento di qualità, che era attuale negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, ma oggi lo diventa ancora di più, perché i cambiamenti climatici - tema a noi caro, passando anche per la qualità delle abitazioni, con le case green e con il superbonus, che andava a ridurre le emissioni, quindi a contrastare questi effetti -, con questo elemento che viene tolto? Io vi parlo anche da persona che vive e conosce la realtà del sisma. Il cratere sismico del centro Italia da cui vengo - le Marche, l'Abruzzo, il Lazio, l'Umbria - è il più grande cratere che c'è attualmente in Italia. Allora, pensare di far sanare queste situazioni di difformità senza tener conto della resistenza, delle resilienze di questi immobili, di come poter salvare le vite, è una cosa assurda. Quindi, si tolgono le variazioni essenziali e si eliminano gli aspetti che riguardano le norme antisismiche, che sì, anche quelle sono cambiate, ci mancherebbe, cioè quelle vigenti negli anni Sessanta non sono quelle vigenti di oggi.
Noi avevamo proposto il miglioramento sismico con il superbonus, perché oltre a riparare il danno, bisogna salvare le vite, bisogna far sì che queste case rimangano su, che diventino case di qualità, perché abbiamo un patrimonio edilizio molto vecchio. Quindi, la nostra azione, coerente con quella che adesso l'Europa ci sta imponendo - e che non so come verrà fatta con le previsioni di questo Governo - non viene per niente vista. Per cui, noi continuiamo a vedere un'azione che va in senso contrario a quelle che sono la logica e il buonsenso, che facilita sempre di più la speculazione e non la tutela della vita, la tutela dell'abitare e la tutela dell'ambiente, che sono i nostri princìpi, le nostre stelle - come MoVimento 5 Stelle - quelli che noi abbiamo sempre sostenuto e che, in questo provvedimento, non abbiamo visto.
Oltretutto, abbiamo provato a essere propositivi, perché al di là di quello che spesso viene raccontato, noi siamo persone seriamente interessate e competenti - lo dico avendo qui al mio fianco ingegneri, assessori all'urbanistica e progettisti, che sono una parte che conosce bene i problemi della città e, in base a questa conoscenza, va a dare soluzioni -; allora, se vogliamo fare una norma che faccia un punto zero, ci sta bene ragionarci per farla. In primo luogo, sono state escluse tutte le nostre proposte emendative che andavano, appunto, a dare contributi migliorativi. Anche qui andremo verso la sessantunesima fiducia, oramai andiamo di fiducia in fiducia, di forzatura in forzatura, di violenza in violenza.
Ma, alla fine, se vogliamo fare un punto zero, per azzerare, equiparare e rendere più omogenee e più gestibili, da parte dei cittadini e dei proprietari, le loro proprietà immobiliari, non si poteva non fare finalmente il fascicolo del fabbricato, stabilendo che, da domani in poi, qualsiasi immobile dovesse avere questa consistenza, questa regolarità, questa conformità.
E qualsiasi cosa andava fatta nel rispetto, certificandolo in un fascicolo del fabbricato, previsto dal DPR n. 380, ma mai fatto. E tutti si guardano bene dal fare questo, perché il prossimo step, la prossima domanda è: quando avverrà il prossimo condono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Con questo Governo, sicuramente, prossimamente su questi schermi. Allora, questa cosa non è accettabile. E con questo fascicolo, oltretutto anche con le scelte conseguenti, si parla della burocrazia e di questi comuni malevoli che attaccano i cittadini. Negli ultimi 20 anni abbiamo perso il 20 per cento della forza lavoro degli uffici tecnici.
Spesso, con una politica dissennata, si sono assunte persone che erano figure utili a fare il comunicato stampa per il sindaco, il libricino su quanto era stato bravo ma, alla fine, in quei comuni dove ci lamentiamo che non si hanno risposte, non c'erano persone per rispondere. Per cui, questa cosa non poteva andare bene, così come le norme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Per un fabbricato costruito negli anni Sessanta, alto 9 piani, sempre da tecnico, c'era un fascicolo alto 3 centimetri. L'istruttoria del tecnico preposto all'epoca sapete cosa diceva? Altezza ammessa, volume ammesso, distanza ammessa. Fine dell'istruttoria. Oggi, per fare una pergola serve un volume tipo un'università, okay? Un volume così. Allora, quel tecnico, se deve applicare tutte quante quelle norme - che si vanno a contraddire, a seguire e rendono complesso questo lavoro - deve perdere tempo. E poi si dice che il comune non risponde in tempo. Allora diamo adesso il silenzio assenso, non ci sono tecnici per vedere le pratiche, diventerà una licenza di uccidere.
Guardiamo agli esempi positivi, agli esempi di chi questi temi li ha affrontati. Nel mondo anglosassone, le pratiche non vanno neanche depositate in comune: il tecnico le detiene sotto la sua responsabilità nel suo ufficio e ne tiene una copia anche in cantiere. Il tecnico non si deve mettere a fare la poesia su tutte le norme per tutte le variazioni che ci sono. Il tecnico va sul posto, controlla l'inizio dei lavori, annuncia la sua visita successiva, che avverrà dopo un mese.
E allora, il proprietario sa che non può fare abusi, l'impresa non si propone di fare un'opera illegittima perché verrà cassata, il tecnico non potrà fare una pratica illegittima, pressato dal regime di concorrenza e dalla logica per cui “se non me lo fai tu, me lo fa quell'altro”. Le pratiche vengono costruite con quello che viene previsto, con il controllo. Ma qui non ci sono norme che potenziano il controllo, come non ci sono norme che potenziano il personale. Quindi, una pratica vuota, utile solamente a consentire un “libera tutti”. Questo qui diventa veramente un condono mascherato, perché questo è.
Noi a questa proposta non possiamo che dire chiaramente “no”, perché doveva essere fatto qualcos'altro. Noi eravamo disponibili a lavorarci, eravamo disponibili a farlo, a creare un futuro migliore per la qualità dell'abitare in Italia. Qui non c'è nulla di tutto questo, quindi il nostro parere sarà sicuramente contrario. Lo diciamo con rammarico, perché è l'ennesima occasione persa per rendere l'Italia, sotto il profilo dell'edilizia e dell'abitare, un Paese migliore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI (PD-IDP). Presidente, care colleghe e cari colleghi, in Italia la cultura abitativa, differentemente dal resto d'Europa, è radicata nel principio della proprietà della casa, intesa come fonte di sicurezza economica e come pilastro di un sistema sociale basato sulla centralità della famiglia. I dati Istat lo dimostrano: nel 2021, il 70,8 per cento delle famiglie risulta essere proprietaria dell'immobile abitato, mentre solamente il 20,5 per cento vive in affitto e l'8,7 per cento in usufrutto a titolo gratuito. Nonostante questi dati, le recenti evoluzioni del mercato immobiliare hanno riportato al centro del dibattito politico il tema dell'emergenza abitativa.
Dopo anni caratterizzati da un trend di decremento del prezzo degli immobili in vendita, con i tassi di interessi sui mutui vicini allo zero, a partire dal biennio post-pandemia si è verificata una repentina inversione di tendenza di entrambi gli indicatori. La stretta sui tassi di interesse da parte dell'Europa, orientata a mitigare un'inflazione duratura che continua a erodere il potere d'acquisto dei redditi delle famiglie, ha reso i mutui e i finanziamenti più onerosi e meno accessibili. Ciò ha ridotto la domanda del mercato immobiliare, senza però sortire un'auspicabile riduzione dei prezzi degli immobili.
Secondo Nomisma, il calo delle compravendite di abitazioni registrato nel 2023 è pari al 9,7 per cento ed è da ricondurre esclusivamente alla diminuzione della domanda assistita da mutuo, una diminuzione del 26 per cento, in questo senso. Diversamente, gli acquisti senza mutuo hanno dimostrato, invece, una crescita del 4,8 per cento. Il tema dell'affitto coinvolge principalmente i segmenti di famiglie con minore reddito e riguarda immobili di recente costruzione. Il quadro, infatti, sembra ancora più complicato.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 13,15)
MARCO SIMIANI (PD-IDP). I dati raccolti sull'utilizzo della casa, anche attraverso siti Internet come Immobiliare.it, mostrano come, soprattutto nell'ultimo decennio, i prezzi degli affitti abbiano subito un costante aumento. Ad aprile 2024, il prezzo ha raggiunto in media i 13,63 euro al metro quadro, registrando un incremento dell'11,72 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Questa tendenza ha avuto un importante risvolto sulla disponibilità economica degli affittuari. Infatti, ancora secondo Nomisma, la percentuale di famiglie che ha dichiarato di avere problemi nel pagare il canone d'affitto è passata dal 31,4 per cento del 2022 al 34 per cento del 2023.
L'impennata dei prezzi è dovuta principalmente all'aumento della componente di domanda abitativa temporanea da parte di studenti e lavoratori fuori sede, ma anche, più recentemente, alla crescita della componente di domanda legata alla richiesta di affitti brevi per il turismo. Su questo progressivo cambiamento del mercato abitativo - e questo, secondo me, è un tema su cui la maggioranza dovrebbe riflettere -, guidato dai processi di turistificazione e di gentrificazione, si innesta il cambiamento del tessuto sociale, che nel nostro Paese ha portato alla luce le necessità di nuove categorie di popolazione, che subiscono le conseguenze più importanti della mancanza di una solida politica abitativa.
Difatti, noi ci troviamo in questo contesto. Noi crediamo, Presidente, che si doveva fare molto di più in questo tempo presente nell'ambito delle politiche della casa. Parliamo del crescente numero di famiglie unipersonali, che spesso vivono in condizioni di disagio economico. Nel complesso, sempre Nomisma stima in 300.000 il numero di famiglie che, nonostante fossero intenzionate ad acquistare una casa con un mutuo, non sono riuscite a concretizzare il proposito. È fondamentale, invece, fare il quadro attuale della situazione abitativa del nostro Paese, per valutare in maniera oggettiva e ottimale il provvedimento in esame.
Va, infatti, detto che, quando è stato annunciato il decreto, e poi pubblicato, le aspettative erano veramente tante. Anche noi del Partito Democratico, quando abbiamo letto il testo, abbiamo cercato di capire se quel decreto “Salva casa” - così veniva chiamato - potesse avere comunque alcuni aspetti positivi. Infatti, la valutazione che noi abbiamo fatto, anche nei media e nelle interviste, mirava a capire effettivamente quale fosse il vero volto del decreto, se quello era il vero volto del decreto. E difatti quelle nostre riflessioni sono state assolutamente smentite.
Infatti, va detto che, quando è stato annunciato il decreto, questa roba è stata completamente modificata, e quando poi abbiamo letto, nella relazione del provvedimento, l'obiettivo, che era quello di dare risposte efficaci al problema della carenza degli alloggi in Italia, abbiamo addirittura sussultato e abbiamo detto: “Certo, questa può essere una strada giusta”.
Perché le parole, cari colleghi, sono le seguenti, dette nero su bianco, da parte anche di Salvini. Mi ricordo Salvini, la stessa Premier Meloni e Tajani che, in campagna elettorale, dicevano: “Noi rivedremo in maniera totale e faremo una riforma totale nell'ambito del DPR n. 380. Dopo 23 anni metteremo una volta per tutte a posto questo tema, dando una risposta concreta, una visione organica”. Di fatto, avete scelto una cosa completamente diversa: avete fatto modifiche puntuali al DPR n. 380, modificando e stravolgendo ogni forma di visione organica delle politiche dell'abitare e della qualità dell'abitare. Credo che il titolo stesso del decreto, che dava in questo caso elementi centrali della discussione, poteva veramente dare l'opportunità al Parlamento di aprire una vera discussione.
Infatti, ve lo ricordo, si tratta di disposizioni di carattere urgente, di natura puntuale, volte a fornire un riscontro immediato e concreto al crescente fabbisogno abitativo, cosa non conseguita, poi, nell'ambito del dibattito in Commissione.
Infatti, credo che Salvini in questo caso, così come per altre cose, non abbia azzeccato nemmeno questo provvedimento. Lo dico chiaramente e senza voler dare giudizi personali, perché il mio giudizio è totalmente politico. Infatti, credo che il provvedimento, invece di aiutare le famiglie italiane a trovare un'abitazione a prezzi dignitosi e accessibili, abbia fatto completamente il contrario. Il Governo Meloni faceva promesse, in provocazione rispetto ai colleghi, soprattutto a tutte le persone che avevano emergenze abitative sui territori e faceva ritenere che il fabbisogno abitativo fosse una base reale della propria discussione politica, ma, di fatto, ha creato una semplice speculazione, dove il mercato sicuramente farà la sua parte, come diceva anche il Vice Ministro Rixi, ma di fatto non si daranno risposte concrete ai cittadini nell'ambito di quel sistema che noi più volte abbiamo messo in campo, che è quello della qualità dell'abitare.
Infatti, andiamo a vedere - e lo dico ai colleghi, anche della maggioranza - cosa vuole dire il concetto della qualità dell'abitare: la qualità dell'abitare non si esaurisce nella qualità e nell'adeguatezza dell'alloggio, ma investe il sistema di rapporti con l'ambiente circostante, la gestione degli spazi comuni e di relazione, nonché la percezione della propria condizione e del proprio spazio. Si dice, dunque, “del proprio spazio”; l'ambiente, l'alloggio, la qualità dell'alloggio e lo spazio. Voi avete tolto non solo lo spazio, ma anche gli standard urbanistici che, rispetto a quello spazio, dovrebbero sostanzialmente essere a corredo per una qualità che oggi tante volte in molte periferie manca.
Credo che dobbiamo tornare anche su alcune vostre provocazioni, perché noi ci troviamo, in questo momento, a discutere della qualità dell'abitare e dell'emergenza abitativa in un ambito molto stretto. Voi in questi due anni avete tolto alcuni punti fondamentali: il contributo affitti e tutta la parte della morosità incolpevole, che erano strumenti che oggi sarebbero andati ad aiutare la povera gente.
Invece, voi che avete fatto? Avete previsto la possibilità di creare loculi per persone che dovranno abitare in 20 metri quadri, inclusi i servizi, perché, all'ultimo momento, in Commissione, è arrivato, da parte dei relatori, un emendamento con cui si va a ridurre lo spazio essenziale per i servizi igienici, quelli che erano i servizi sanitari per le abitazioni. L'unità abitativa che voi avete in mente è uno spazio di 20 metri quadri, cioè un 5 per 4, con un bagno alla turca nell'angolo e un lavandino sopra dove si può anche fare da mangiare.
Questo è ciò che voi avete immaginato, ma questa non è la nostra idea dell'abitare. Noi pensiamo che oggi si doveva e si poteva fare di più e meglio, tenendo conto del fatto che la famiglia, o meglio l'uomo o la donna sono al centro del luogo in cui si abita e nel quale quella qualità può essere il frutto di una crescita sociale ed economica, possibilmente anche dal punto di vista della famiglia. Io non credo che molte famiglie potranno pensare di fare bambini in luoghi del genere o, comunque, ci andranno forse quelle persone che oggi rappresentano la parte più debole della società, ossia gli studenti, gli anziani e, soprattutto, quella che riguarda l'immigrazione, persone che vivranno nei sottotetti e nei sottoscala e questo perché si pensa che tutto ciò possa essere un fatto che non ci riguarda.
Vede, la politica urbanistica in Italia, negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, ha portato alla nascita in tante città della “167”, con quartieri con la parte più debole della società che comunque avevano avuto, in quel momento, l'opportunità di rinascita. Una famiglia si poteva riconoscere in quell'abitazione, pensando che, grazie a quell'abitazione che lo Stato le aveva dato, poteva creare le condizioni per vivere un futuro migliore; un'abitazione, appunto, corredata da giardini e da strade ampie.
Voi oggi fate un'involuzione, perché questa è una vera involuzione. Voi oggi ritornate indietro e fate in modo che le famiglie, anzi i figli di quelle famiglie che avevano visto una rinascita, ritornino in abitazioni con spazi veramente molto ridotti.
Io ho scritto diverse cose, ma preferisco non leggere e raccontarvele, perché credo che in questo momento l'aspettativa sia veramente amplissima e comunque vera, perché avremmo dovuto veramente rivedere il DPR n. 380 in maniera organica, tenendo conto che la società è mutata, che il concetto di proprietà è sicuramente mutato e che sicuramente oggi ci sono molte città che hanno molte case sfitte. Io vi potrei fare l'elenco e in Commissione ne abbiamo discusso ieri. Ci sono città che oggi hanno il 20-30 per cento di case sfitte.
Questo cosa vuol dire? Che ci sono le abitazioni. Ci sono abitazioni che possono veramente contenere anche questa difficoltà e il problema è poter rigenerare la città, ma non creando luoghi piccoli e senza senso. Addirittura con i cambi di destinazione d'uso metterete in discussione il concetto stesso di città, il concetto stesso dei centri storici, che hanno di per sé una natura in cui ci sono i negozi di vicinato, dove c'è il negozio dell'artigiano e dove si crea anche il contesto di aggregazione, ma che, di fatto, saranno luoghi dormitorio o luoghi turistici totalmente legati agli affitti brevi.
Credo che questa sia la parte forse più complicata che dovremo sicuramente combattere in questa partita legata al vostro decreto, che non è un “salva casa”, ma è un “salva abusi” e basta.
È un “salva abusi”! Dovete dirlo chiaramente, perché il “salva abusi”, che è stato oggi portato in quest'Aula e che questa settimana voteremo, sarà l'esempio e la dimostrazione plastica del fatto che questo Governo non ha un'idea della qualità dell'abitare, della capacità di creare ricchezza, nell'ambito anche delle leve economiche che potrebbero attivare, anche con riferimento al problema legato all'efficientamento energetico, che non state assolutamente toccando e che forse doveva essere il centro, e alla destinazione stessa delle sanzioni, che voi rivolgete in mille rivoli, senza destinarle a cose veramente oggettive e sicuramente utili anche per raggiungere quei traguardi che l'Europa ci chiede.
Per questo gli esempi, che venivano fatti anche prima, su quanto sia alto l'appartamento in Germania o in Inghilterra, secondo me, possono essere oggettivi nell'ambito della discussione - è vero - ma non riguardano la qualità e la storia del nostro Paese. Infatti, nel momento in cui voi mettete mano al sistema non solo delle sanatorie, che riguardano i luoghi legati ai vincoli paesaggistici, ma anche alle valenze essenziali, quelle che forse sono le più importanti, quelle che riguardano la sicurezza dei cittadini, allora questa è una vostra responsabilità oggettiva. Ricordatelo bene: è oggettiva, perché in questo caso voi sanate tutti quegli immobili che oggi sono luoghi in cui c'è un rischio idrogeologico, c'è un dissesto e dove c'è oggi tutta la parte della normativa antisismica.
Voi oggi, attraverso quest'azione, liberate completamente un sistema che andava verso una qualità non solo dell'abitare, ma anche verso una certezza della sicurezza dell'abitare che noi dovevamo e dobbiamo avere come priorità nel nostro Paese.
Ecco perché credo che l'opportunità, che noi avevamo, di raggiungere l'obiettivo di discutere, di entrare nel merito del provvedimento e nel merito del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, è stata completamente buttata al vento. Questa scelta da parte vostra serviva sicuramente per quanto riguarda la campagna elettorale: vi è servita? Non credo che vi sia servita dal punto di vista del risultato elettorale, almeno per la Lega; tuttavia, la parte che io ritengo che, invece, dovesse essere discussa, era proprio quella relativa alla capacità di rimettere anche in discussione gli strumenti urbanistici che oggi ci sono nel nostro Paese. Ci vuole troppo tempo perché un piano regolatore arrivi a casa, termini. Sappiamo benissimo che i comuni, oggi, fanno fatica a rendere veloci le domande che comunque arrivano dalla città e noi, in questo quadro, anche come Commissione ambiente, dovevamo aprire e allargare il raggio della discussione su un tema che, secondo me, era basilare, cioè riuscire a far sì che il consumo di suolo diminuisse. Questo si poteva fare solamente attraverso una messa in discussione delle città, risolvendo tutti quei buchi neri che oggi ci sono nelle città.
Il consumo di suolo non si va a sanare, come avete scritto in un emendamento. Questo emendamento sostanzialmente servirà affinché ci sia meno consumo di suolo? No, in virtù di quell'emendamento, oggi, non si diminuisce il consumo di suolo; in virtù di quell'emendamento oggi si sana un abuso, punto; e non c'entra niente la riduzione del consumo di suolo.
Il consumo di suolo si controlla attraverso strumenti urbanistici chiari, in cui si dice “basta” a questo allargamento delle città che oggi, sicuramente, esiste in molte regioni di tutt'Italia, governate da destra e da sinistra. Ma è una responsabilità oggettiva che quest'Aula deve avere anche nel futuro - lo ripeto, anche nel futuro - e, vista la scarsa natalità presente nel nostro territorio, vista la vostra incapacità di includere e accogliere un'immigrazione sana, a cui dare in questo caso lavoro e sicuramente anche opportunità di vita, credo che noi su questo avremmo dovuto intavolare un vero dibattito.
In ultimo, ricordo la questione del commercio e dei negozi di vicinato. Il fatto che, oggi, abbiamo una situazione in cui il commercio sta veramente toccando il fondo dal punto di vista economico e lavorativo è un dato oggettivo. L'e-commerce è stato uno strumento che ha portato, sicuramente, dei benefici, ma, sicuramente, anche degli squilibri dal punto di vista delle opportunità; sicuramente gli strumenti urbanistici e, soprattutto, le grandi catene di distribuzione hanno portato opportunità nuove nelle periferie delle città, spostando anche la capacità di spesa da parte dei cittadini verso quelle attività. Tuttavia, noi dobbiamo, invece, pensare che le città hanno bisogno di rigenerarsi e di far sì che quei luoghi siano luoghi in cui le attività commerciali possano rinascere.
Il rischio è che, con questo strumento che avete messo in campo, molti luoghi di quelle città diventino non luoghi e i non luoghi portano delinquenza, insicurezza e, soprattutto, scarsa capacità di creare ricchezza. In questo elemento - e lo vedremo anche nella prossima finanziaria - si ravvisa una delle tante debolezze che in questo momento il Governo ha nell'ambito della possibile rinascita, nell'ambito di creare quelle economie che possono aiutare la parte più debole della società.
Mi avvio a concludere. Il nostro obiettivo, l'obiettivo del Partito Democratico, non era solamente indicare quello che, di fatto, fosse sbagliato in quel decreto. L'obiettivo del Partito Democratico era quello di indicare una visione complessiva che riguardasse le città, tutta la parte legata a rivedere il sistema urbanistico, ma soprattutto uno strumento, un testo unico degli enti locali, che fosse veramente all'altezza della situazione e che potesse veramente garantire crescita, sviluppo, ma, soprattutto, la capacità di far vivere ai cittadini una qualità dell'abitare che, oggi, veramente, voi avete messo nel cassetto.
Io vi ringrazio. Noi in questo decreto non vediamo niente di buono e, da parte nostra, il voto sarà sicuramente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1896-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori Dario Iaia ed Erica Mazzetti e il rappresentante del Governo, Sottosegretario Morelli, rinunciano alle repliche.
Poiché nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che si passi al seguito dell'esame alle ore 16,15, per la posizione della questione di fiducia, sospendo l'esame del provvedimento, che riprenderà a tale ora.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Salute, il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'Economia e delle finanze.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative di competenza volte a garantire l'immediata disponibilità dei farmaci caratterizzati dal requisito dell'innovatività terapeutica – n. 3-01333)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Loizzo ed altri n. 3-01333 (Vedi l'allegato A). La deputata Loizzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.
SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. Illustre Ministro, nel ringraziare sempre la sua azione politica in sanità e nel farlo da medico, oggi, come gruppo Lega-Salvini Premier, pongo alla sua attenzione il fatto che per il gruppo Lega-Salvini Premier vi è una tematica assai importante, ossia il tempo di immissione dei farmaci innovativi al letto del paziente. Come lei ben saprà, l'Italia è circa in quattordicesima posizione nei tempi di erogazione dei farmaci, che vanno dai tempi in cui l'Agenzia europea del farmaco li analizza, sino all'arrivo in Aifa, circa 430 giorni. Questi tempi sono eccessivamente lunghi…
PRESIDENTE. Concluda.
SIMONA LOIZZO (LEGA). …e in altri Paesi dell'Unione europea si sono trovate formule alternative per favorire il fast track, ovvero un accesso precoce alla rimborsabilità del farmaco.
PRESIDENTE. Grazie, lo diciamo in replica.
SIMONA LOIZZO (LEGA). In osservazione a queste considerazioni, chiediamo al Ministro quali interventi pone o ha intenzione di porre in essere per ridurre i tempi di processamento dei farmaci innovativi.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti per il quesito posto e vorrei rappresentare che il tema dell'accesso ai farmaci è sempre all'attenzione del Ministero della Salute, per il tramite dell'Aifa. Rientra proprio tra le priorità dell'Aifa quella di garantire l'accesso a terapie per il trattamento di pazienti privi di alternative terapeutiche autorizzate. L'accesso precoce, ossia la somministrazione di farmaci non ancora autorizzati nel nostro ordinamento, e l'uso off label, la somministrazione di medicinali già autorizzati, ma per patologie, popolazioni o posologie diverse, sono consentiti e disciplinati dall'ordinamento per ampliare gli strumenti di tutela del diritto alla salute, a tutela della sicurezza e nel rispetto dei principi di eticità nella somministrazione di princìpi attivi non ancora approvati.
I principali programmi di accesso precoce sono: l'uso compassionevole, il Fondo 5 per cento e il ricorso a farmaci innovativi, ai sensi della legge n. 648 del 1996. L'uso compassionevole permette l'accesso gratuito, con onere a carico dell'azienda farmaceutica, a medicinali sperimentali, a medicinali autorizzati per indicazioni off label, oppure a medicinali autorizzati, ma non ancora disponibili sul territorio nazionale. Diverso strumento, i cui oneri sono a carico del sistema sanitario nazionale, è il ricorso al Fondo nazionale Aifa, il cosiddetto Fondo 5 per cento, istituito nel 2009, con legge di conversione del 2003. La menzionata norma ha istituito, presso l'Aifa, un apposito fondo di aziende farmaceutiche che versano un contributo pari al 5 per cento delle spese per le attività promozionali e riservano dette risorse all'impiego di farmaci orfani per malattie rare e di farmaci che rappresentano una speranza di cura, in attesa della commercializzazione per particolari gravi patologie. Questo strumento consente al paziente di accedere gratuitamente, in assenza di alternative terapeutiche, a cure che presentano anche solo dati preliminari di efficacia, purché prescritte dal medico specialista dopo valutazione di Aifa. Inoltre, la legge n. 648 del 1996 ha previsto, in assenza di alternativa terapeutica, medicinali innovativi autorizzati in altri Stati, medicinali sperimentali e medicinali da impiegare per un'indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata. Possono essere inseriti in appositi elenchi predisposti, previo parere favorevole di Aifa.
Sulla base di quanto brevemente illustrato, emerge che l'attuale quadro normativo non consente, al di là degli strumenti ricordati, una più generale possibilità di accesso anticipato ai farmaci, ossia un accesso che sia successivo all'approvazione dell'EMA, ma precedente alla negoziazione nazionale del prezzo e rimborso, di competenza di Aifa. Questa carenza di regolazione potrebbe non rispondere sempre in maniera adeguata alle esigenze di cura dei pazienti in caso di patologie a rapida progressione.
Si stanno, pertanto, valutando, facendo anche riferimento alle recenti dichiarazioni del Presidente dell'Aifa di voler semplificare le procedure di accesso ai farmaci, proposte, anche di carattere normativo, che, a integrazione degli strumenti esistenti, consentano di sperimentare un nuovo meccanismo di accesso anticipato, attivabile dall'azienda farmaceutica e anche ispirato al modello di accesso precoce francese, per quei medicinali che rappresentino effettivamente una speranza di cura per gravi patologie, in assenza di alternative terapeutiche, per i quali sia stata presentata la domanda di autorizzazione all'immissione in commercio o la richiesta di estensione delle indicazioni terapeutiche a livello europeo, purché gli stessi rispettino i requisiti di innovatività stabiliti nella determina Aifa del 2017, con specifico riferimento al valore terapeutico aggiunto e al bisogno terapeutico insoddisfatto.
Pertanto, queste proposte andranno coordinate nell'ampio processo di revisione della legislazione farmaceutica che è, a livello europeo, in corso, per rendere l'accesso ai medicinali più equo, uniforme e veloce, come richiesto in tutti gli Stati membri.
PRESIDENTE. La deputata Loizzo ha facoltà di replicare, per due minuti.
SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, nella nostra attività politica, come gruppo Lega-Salvini Premier, anche noi abbiamo messo tra le priorità l'istituzione di un modello sperimentale che sia proposto a lei, come Ministero, ma anche ad Aifa e a tutti gli attori, per rendere il più velocemente possibile rimborsabili i farmaci innovativi, perché rappresentano per la popolazione dei nostri pazienti una grande speranza di vita e per molti un prolungamento della vita, anche nei pazienti affetti da malattie oncologiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Elementi e iniziative in merito all'implementazione dell'assistenza domiciliare integrata, anche in relazione agli obiettivi in materia previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – n. 3-01334)
PRESIDENTE. La deputata Morgante ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01334 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
MADDALENA MORGANTE (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'invecchiamento progressivo della popolazione italiana pone il nostro sistema sanitario di fronte a sfide sempre più complesse. In questo contesto, l'assistenza domiciliare integrata emerge come una strategia fondamentale per garantire cure adeguate agli anziani e alle persone fragili, permettendo loro di ricevere assistenza nel proprio ambiente domestico. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, giustamente, ha posto grande enfasi su questo aspetto, fissando obiettivi ambiziosi per l'espansione dell'ADI, quali, ad esempio, il target del 10 per cento degli over 65 trattati in assistenza domiciliare entro giugno 2026. L'implementazione efficace dell'ADI non solo può ridurre significativamente la pressione sulle nostre strutture ospedaliere, ma può anche migliorare notevolmente la qualità di vita dei nostri pazienti, permettendo loro di ricevere cure personalizzate nella loro propria abitazione. Pertanto, signor Ministro, alla luce di quanto elencato in premessa e anche del recente G7 di Genova, dedicato proprio al tema dell'invecchiamento, chiedo, signor Ministro, quali siano le azioni intraprese negli ultimi due anni per accelerare l'implementazione dell'assistenza domiciliare integrata e quale sia anche lo stato di avanzamento rispetto all'obiettivo fissato dal PNRR.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, che mi consentono di illustrare una delle più importanti sfide che il nostro sistema sanitario deve affrontare per garantire l'invecchiamento attivo e in salute, al quale abbiamo riservato particolare attenzione nell'ambito del recente G7 Salute. Difatti, in considerazione della grande rilevanza della materia sia a livello internazionale che nazionale abbiamo individuato, tra le priorità della Presidenza di turno del G7, la prevenzione lungo tutto l'arco della vita per un invecchiamento sano e attivo, focalizzata sull'importanza delle strategie di prevenzione. Nei giorni 11 e 12 luglio scorso, come Presidenza italiana del G7, abbiamo organizzato, nella città di Genova, un evento tecnico sull'invecchiamento sano e attivo, attraverso la prevenzione lungo tutto il corso della vita e l'innovazione, frutto del lavoro condotto in questi mesi su questa materia. Un focus particolare è stato posto sull'importanza di limitare l'impatto della disabilità e di investire in soluzioni innovative, quali telemedicina, intelligenza artificiale e medicina rigenerativa. Inoltre, l'innovazione in ambito biomedico consentirà diagnosi più accurate e trattamenti più efficaci per molte malattie cronico-degenerative, e costituirà un supporto per gli operatori sanitari per effettuare diagnosi rapide e identificare cure personalizzate.
Ciò premesso, non posso che confermare che l'assistenza domiciliare integrata rappresenta una strategia ottimale.
Proprio in tale ottica, nell'ambito del PNRR, è stato stanziato il sub-investimento M6C1-1.2.1 che, in seno agli interventi finalizzati a promuovere la casa come primo luogo di cura, prevede l'erogazione dell'assistenza domiciliare. Desidero ricordare, nello specifico, che questa linea di investimento si pone l'obiettivo di aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare, fino a poter prendere in carico almeno il 10 per cento della popolazione di età superiore ai 65 anni entro il 30 giugno 2026.
A seguito del processo di rimodulazione complessiva del PNRR, positivamente concluso, le risorse destinate alla predetta linea di investimento sono state integrate da 2.720 milioni di euro a 2.970 milioni, con il conseguente incremento di 42.000 assistiti in regime di assistenza domiciliare integrata.
Alla luce di questo, con riferimento allo stato di avanzamento dell'attuazione degli investimenti in parola, faccio presente che, in data 29 aprile 2022, è stato adottato il decreto ministeriale di approvazione delle linee guida per il modello digitale dell'assistenza domiciliare, con il decreto ministeriale del 23 gennaio 2023 ho provveduto, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, alla ripartizione delle risorse e degli obiettivi intermedi e finali alle regioni e province autonome per l'investimento casa come primo luogo di cura del PNRR. Tale decreto è stato, in seguito, modificato il 24 novembre 2023.
Con il decreto ministeriale 7 agosto 2023, ho provveduto a modificare il decreto del 17 dicembre 2008, recante “Istituzione del sistema informativo per il monitoraggio dell'assistenza domiciliare”, onde garantire il corretto inserimento dei dati all'interno dei tracciati del sistema informativo sanitario per l'assistenza domiciliare, il SIAD.
Desidero evidenziare, al riguardo, che le risorse addizionali di 250 milioni assegnate saranno ripartite ai soggetti attuatori tramite successivo decreto, attualmente in corso di elaborazione, anche al fine di allocare, a livello nazionale, gli ulteriori 42.000 assistiti in ADI.
Mi preme evidenziare che, dall'estrazione dei dati riferiti all'anno 2023 dal flusso SIAD, aggiornato al 15 marzo scorso, risultano presenti 529.761 nuovi assistiti incrementati in assistenza domiciliare, rispetto al baseline nel 2019. Ne consegue, dunque, che l'obiettivo intermedio di rilevanza nazionale ed il superamento dell'8 per cento di assistiti over 65 è stato raggiunto.
Da ultimo, segnalo il recentissimo insediamento, il 2 luglio scorso, del tavolo di lavoro assistenza domiciliare, condiviso con regioni e province autonome, coordinato dal Ministero della Salute e dall'Agenas, con l'obiettivo di consentire il monitoraggio in itinere dell'investimento con cadenza trimestrale, tramite i dati rilevati dal SIAD, anche allo scopo di promuovere l'attivazione tempestiva di azioni di affiancamento in favore di soggetti attuatori, per i quali si possono rilevare i potenziali scostamenti dagli obiettivi intermedi e finali e anche per condividere le best practices rilevate nel territorio, grazie.
PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Ministro, siamo assolutamente soddisfatti della sua risposta al question time su un tema particolarmente rilevante, che è quello del potenziamento dell'assistenza domiciliare per i soggetti ultrasessantacinquenni.
L'obiettivo, posto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza nella Missione 6, di raggiungere, entro il 2026, il 10 per cento della popolazione ultrasessantacinquenne - ricordo che sono 14 milioni di italiani -, quindi, poter raggiungere 1.400.000 in tutto il Paese, con anche un intervento che sia serio e adeguato in tutte le regioni, in tutti i comuni, in tutte le realtà territoriali è un obiettivo, credo, strategico di questo Governo, è un obiettivo che il Ministero della Salute sta portando avanti con grande forza.
Credo davvero che anche le ulteriori risorse che lei ha enunciato qui, nelle modifiche e nella revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, consentiranno di raggiungere, nel più breve tempo possibile, anche prima del 2026, questo grande obiettivo che è una delle rivoluzioni dell'organizzazione del Servizio sanitario nazionale, insieme al potenziamento del territorio, alla digitalizzazione, alla telemedicina, al fascicolo sanitario elettronico e a tante altre novità che questa amministrazione nazionale sta portando avanti in un concordato-azione con i governi regionali e con tutte le realtà che si occupano della gestione della sanità.
Noi lo dobbiamo ai nostri anziani e lo dobbiamo alla nostra popolazione, perché abbiamo assolutamente bisogno di migliorare e qualificare l'assistenza sociosanitaria alle nostre popolazioni, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative volte a garantire un'adeguata dotazione di personale presso la casa circondariale di Brissogne-Aosta, anche tramite il ricorso a misure incentivanti – n. 3-01335)
PRESIDENTE. Il deputato Manes ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01335 (Vedi l'allegato A), per un minuto. Prego.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Ministro, oramai il problema delle carceri sta assumendo risvolti importanti, soprattutto nel Nord Italia: gli atti di violenza, in qualche caso di rivolta, diventano sempre più frequenti.
La casa circondariale di Brissogne, l'unica in Valle d'Aosta, non è purtroppo esente da questi fenomeni. Il lavoro, quindi, della direzione carceraria, degli agenti e funzionari in servizio è ormai estenuante, poco sicuro e, soprattutto, poco gratificante.
Seppur siano previste nuove assunzioni, in seguito alla conclusione di uno dei corsi per allievi della Polizia penitenziaria, queste assunzioni, di fatto, non copriranno nemmeno i trasferimenti ordinari e i pensionamenti previsti, nei prossimi mesi, nella struttura valdostana; una situazione, quindi, molto grave. Chiedo a lei, signor Ministro, quali azioni urgenti intenda adottare, al fine di migliorare la situazione in essere all'interno della casa circondariale.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio il collega. La situazione carceraria globale è così complessa che sarà oggetto di ampi dibattiti, anche in futuro, lo sarà anche nella domanda successiva alla sua.
Mi limiterò, in questo caso, alle aride cifre per quanto riguarda la situazione della Valle d'Aosta. Abbiamo ereditato, in effetti, un problema di carenza di personale impiegato; su un organico previsto di 149 unità, risultano presenti 129, con una scopertura quindi di 20 unità nei diversi ruoli. Su questo fronte, l'attuale Governo ha messo in campo un'imponente opera di investimento per il reclutamento del personale, di cui si gioverà anche la casa circondariale d'Aosta. In questo istituto sono già stati assegnati 5 unità di agenti assistenti, 2 uomini e 3 donne, all'esito delle assegnazioni degli allievi del 183° corso, concluso a giugno del 2024, nonché 5 unità del ruolo di sovrintendenti; quanto poi agli ispettori abbiamo bandito il relativo concorso a 411 posti, il cui corso di formazione è iniziato a maggio del 2024, per cui all'esito si provvederà all'assegnazione di un numero di risorse adeguate alle carenze dell'istituto; per il ruolo di commissari è in corso di svolgimento un concorso, bandito a settembre del 2023, per 60 posti; anche per il ruolo di funzionari contabili, a giugno del 2024, è stata approvata la graduatoria di un concorso a 170 posti, anche se, purtroppo, devo sinceramente dire che, in questo caso, la sede di Aosta non è stata scelta da nessuno dei 94 vincitori. Questo ci pone il problema dell'appetibilità di sedi, dove la vita è effettivamente più costosa rispetto ad altre, per cui sarebbe anche opportuno, un domani, studiare incentivi per differenziare anche il trattamento economico, perché questa è una realtà dolorosa: poche sono le domande - talvolta addirittura non ve ne sono affatto - per sedi che si presentano oggettivamente o più disagiate o più costose.
Segnalo che, comunque, nel 2024, per questo istituto prenderanno servizio 2 funzionari giuridico-pedagogici, grazie allo scorrimento della graduatoria del relativo concorso, approvata nel gennaio 2024: questi sono molto importanti per il flagello che opprime, che è quello ben noto dei suicidi.
Da novembre 2022 a luglio 2024, abbiamo avviato l'assunzione nei vari ruoli di ben 1.592 unità. Quanto all'ambito sociosanitario presso questa struttura, dal monitoraggio effettuato risultano previsti i presìdi di infettivologia, odontoiatria, psichiatria e psicologia per assicurare i servizi di assistenza sanitaria che garantiscano ai reclusi la possibilità di ricevere adeguata assistenza in ogni regione, presso ogni struttura.
Il Governo comunque sta intervenendo in modo incisivo, nei limiti delle risorse disponibili che abbiamo, avanzando nell'ambito della conversione del succitato decreto Carcere sicuro, attualmente in corso al Senato, un'ulteriore proposta normativa in materia di istituti a custodia attenuata.
Quindi, nello specifico, abbiamo ampliato l'opportunità di accesso - questo lo abbiamo ripetuto varie volte e lo ripeto ancora - alle misure alternative per i detenuti tossicodipendenti presso le comunità terapeutiche, nonché il potenziamento dei servizi per le dipendenze presso gli istituti penitenziari a custodia attenuata, impegnando, a questo fine, il bilancio della Cassa delle ammende per l'importo di 5 milioni di euro annui.
Ripeto ancora una volta che i reati non sono tutti uguali, i rei non sono tutti uguali. Noi stiamo lavorando molto alacremente per cercare di differenziare l'esecuzione della pena, che deve essere certa e dev'essere espiata, però non sempre nella ristrettezza delle strutture carcerarie, ma anche attraverso misure alternative.
PRESIDENTE. Il deputato Manes ha facoltà di replicare.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Ministro. Capiamo assolutamente le difficoltà in cui versa il sistema carcerario nazionale, difficoltà strutturali sicuramente dovute anche a scelte strategiche poco lungimiranti in passato.
Il problema maggiore, però, come ha evidenziato molto chiaramente lei, è proprio rappresentato dalla carenza di personale qualificato. Ad esempio, voglio sottolineare come manchi una figura stabile di uno psicologo nella struttura e, come anche lei ha evidenziato precedentemente, vi è la mancanza di funzionari contabili.
Proprio su questo, voglio sottolineare il problema del carcere di Brissogne, il cui isolamento dal punto di vista geografico, ma soprattutto la poca appetibilità del posto di lavoro a causa anche dell'alto costo di vita all'interno della mia regione, fanno sì che i funzionari e gli agenti in graduatoria non scelgano questo luogo di lavoro.
È chiaro che questa è una problematica che va risolta, va risolta con incentivi, non riguarda solo il comparto carcerario, perché, evidentemente, anche in altre amministrazioni statali, tante volte si tende ad abbandonare le aree più periferiche del nostro Paese. Comunque, mi auguro e ne sono sicuro, signor Ministro, che le rassicurazioni e gli impegni da lei presi, qui, oggi, troveranno con urgenza soluzioni importanti per la mia regione.
(Misure urgenti in merito alla grave situazione delle carceri - n. 3-01336)
PRESIDENTE. Il deputato Gianassi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01336 (Vedi l'allegato A).
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Suicidi, sovraffollamento della popolazione carceraria, carenza di educatori, psicologi, psichiatri e infermieri, latitanza dei progetti di recupero, formazione e lavoro, uno scarso utilizzo delle misure alternative, la presenza di molti detenuti con problemi psicologici, di dipendenza da droga e problemi psichiatrici, la fatiscenza delle strutture, fredde d'inverno e terribilmente calde d'estate, l'acqua, talvolta poca, calda o fredda a seconda del periodo. A Firenze, nella mia città, non c'è una situazione diversa: un suicidio, una rivolta carceraria, lavori finanziati dal Ministero, ma fermi da un anno e mezzo, in una struttura già fatiscente.
Quali misure necessarie intende approvare il Governo? Non ci dica, signor Ministro, che avete approvato un decreto-legge, che, per l'appunto, è in vigore da 15 giorni e non c'è nessun cambio di rotta, perché non contiene quelle misure radicali e urgenti che servono a cambiare rotta.
Quali misure immediate intendete adottare per fermare questa spirale di sopraffazione e morte, che non è civile per un Paese democratico come il nostro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie a lei. Credo che lei, collega, abbia giustamente prospettato due problemi, che sono distinti però: il problema dei suicidi e il problema del sovraffollamento carcerario. Non esiste un rapporto causale diretto tra i due, nel senso che, se è vero che il sovraffollamento carcerario aumenta il rischio di suicidi, è anche vero che noi abbiamo esperienza di momenti di sovraffollamento, negli anni passati, dove i suicidi erano ridotti, e momenti di suicidi aumentati, quando il sovraffollamento era inferiore. Questo non significa affatto che noi sottovalutiamo entrambi i problemi. Significa soltanto che vanno distinti.
Per quanto riguarda i suicidi, l'ho già detto tante volte, è un fardello di dolore che noi abbiamo, ma, attenzione, sono eventi imprevisti e imprevedibili, che sono radicati nel mistero della mente umana. L'altro giorno, nella mia Venezia, si è suicidato, per l'ennesima volta, un detenuto, potete accertarvene presso gli avvocati e presso gli istituti giudiziari, nessuno aveva avuto il minimo indizio o il minimo sentore di questo gesto insano. Lo hanno detto gli avvocati, lo hanno detto i magistrati, lo hanno detto le strutture penitenziarie. Tra l'altro, si trattava - posso dirlo - di un detenuto per reati non gravissimi, che tra l'altro era in attesa di un'udienza.
Quindi, il suicidio in carcere è un evento imprevisto e imprevedibile, anche se - lo dico - il sovraffollamento carcerario aumenta il rischio del suicidio. Noi abbiamo, in questo caso, potenziato l'opera di assistenza psicologica, che, secondo noi, è l'unica che possa essere, in questo momento, di effetto abbastanza immediato per ridurre, attenuare e individuare i fattori di rischio di questo fenomeno, e prosegue l'opera di reclutamento di adeguato personale specializzato proprio in questo settore. La medicina penitenziaria presso il Servizio sanitario nazionale richiede ora la collaborazione con gli organi sanitari regionali e territoriali, sui quali ci stiamo impegnando.
Però arrivo a dirvi una novità, che credo sia molto importante proprio per il secondo problema, ossia quello del sovraffollamento. Io le do ragione: c'è la possibilità di costruire nuove carceri, nuovi istituti penitenziari. Voi sapete che la burocrazia, in questi casi, nel passato e nel presente, è forse la maggiore nemica della rapidità. Ebbene, noi, nella fase di conversione del decreto-legge Carcere sicuro, pubblicato il 4 luglio scorso e in corso di esame al Senato, abbiamo proposto di introdurre la figura di un commissario straordinario, che avrà il compito di attuare, in tempi brevissimi, il Piano nazionale di interventi per l'aumento del numero dei posti detentivi e per la realizzazione di nuovi alloggi destinati al personale di Polizia penitenziaria. Questo programma edilizio sarà imponente e sarà realizzato speditamente.
È inutile che spieghi a voi, che sicuramente lo conoscete anche meglio di me, cosa significhi l'introduzione di un commissario straordinario che accelera enormemente le procedure e rende più spedita la realizzazione di questo Piano, che sicuramente ridurrà o tenderà a ridurre il sovraffollamento. Insisto, è un Piano che, ovviamente, sarà a medio termine, se non a lungo termine.
Il sovraffollamento carcerario oggi si deve affrontare in tre settori. In primo luogo, la limitazione della carcerazione preventiva: abbiamo un 30 per cento di detenuti che sono in attesa di giudizio e, statisticamente, la metà di questi alla fine viene assolta e quindi la loro carcerazione si rivela ingiustificata. In secondo luogo, la metà dei detenuti sono stranieri e, quindi, occorre lavorare per consentire la detenzione di queste persone presso i loro luoghi di origine. In terzo luogo, come ho detto prima, i detenuti non sono tutti uguali, i reati non sono tutti uguali, occorre intervenire con una detenzione alternativa, che, senza affievolire il concetto di certezza della pena, senza liberazioni lineari e ingiustificate che costituirebbero un indebolimento da parte della sovranità e dell'autorevolezza dello Stato, venga però incontro alle esigenze particolari di detenuti che si trovano in uno stato di particolare disagio.
PRESIDENTE. La deputata Serracchiani ha facoltà di replicare.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi siamo stanchi del fatto che, ogni volta che il Ministro Nordio - per suo tramite, Presidente - viene in Aula, ci racconti che bisogna distinguere i problemi. I problemi non vanno distinti, i problemi vanno risolti. E ad oggi non è stato fatto nulla. Anche perché quello che dice, Ministro, è in grandissima contraddizione con quello che fa. Dice una cosa e ne fa un'altra - lo dico sempre per il suo tramite, Presidente -, perché lei dice che ci sono detenuti che sono in custodia cautelare preventiva, che non dovrebbero entrare in carcere. Ma se state mandando in carcere, adesso, le detenute madri, addirittura le donne incinta, addirittura i bambini che hanno meno di un anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Mettetevi d'accordo con voi stessi! Come fate a dire che alcuni detenuti vanno tirati fuori e poi aumentate i reati e l'inasprimento delle pene? Sono aumentati i minori in carcere. Negli ultimi 10 anni, il numero di detenuti minori in carcere, oggi, non l'abbiamo mai visto prima!
Se lei, Ministro, dice di essere un liberale, allora faccia pace con sé stesso, cioè applichi quello che ha scritto per anni, perché ad oggi sta facendo l'esatto contrario. A noi non interessa che vengano fatti più istituti penitenziari. A noi interessa che lei oggi metta piede in quegli istituti penitenziari: qualche cena in meno, qualche convegno in meno, qualche festa di Fratelli d'Italia in meno, e vada in carcere e vedere quali sono le condizioni oggi dei detenuti.
Vedrà che ci sono situazioni in cui il carcere è assolutamente fuori da ogni adeguata condizione di vita e di lavoro, e si renderà anche conto che non è solo un problema di contenitore e di spazi, ma è un problema di quello che si vuole fare. State eliminando la giustizia riparativa, state eliminando la possibilità delle pene sostitutive, non state applicando la riforma Cartabia, non fate nulla per le misure alternative, aumentate le detenute in carcere. In più, lei, Ministro, ha fatto pochi giorni fa, il 4 luglio - lo ha citato adesso - un decreto-legge sul carcere che è eccentrico, che ci amareggia e che ci delude.
Sa perché? Perché non prevede nulla per eliminare quel sovraffollamento, non prevede nulla per risolvere i problemi che lei ha elencato. Anzi, laddove prevede qualcosa, addirittura lo peggiora. Non avete avuto neppure il coraggio di mettere mano alla liberazione anticipata, non avete fatto neppure questo, avete solo semplificato la procedura, che si rivelerà, anche quella, mera burocrazia. Ministro, ormai lei ricopre quell'incarico da diverso tempo e sul carcere non ha portato a casa nessun risultato.
Gli ennesimi suicidi, siamo a 56, e 6 agenti di Polizia penitenziaria dovrebbero essere un monito per tutta la nostra società, prima di tutto per lei, che ha la responsabilità del Ministero. E me lo faccia dire: se vuole fare un commissario straordinario, vuol dire che allora dentro il Ministero ci sono degli incapaci che finora non hanno fatto nulla. E lei dov'era? E lei dov'era, se oggi è costretto a nominare un commissario straordinario? Ministro, continuano a morire le persone e le condizioni di vita e di lavoro nelle carceri sono inaudite. Lei non ha fatto nulla e continua a non fare nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Iniziative volte a valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio di iniziative ispettive in relazione alla vicenda giudiziaria del presidente della regione Liguria - n. 3-01337)
PRESIDENTE. Il deputato Francesco Saverio Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01337 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il presidente della regione Liguria Giovanni Toti è da 2 mesi detenuto agli arresti domiciliari. Da ultimo, lo scorso 11 luglio, il tribunale del riesame ha rigettato la richiesta di revoca, motivando - così dicono i giornali - sulla non consapevolezza da parte dell'indagato dei reati che gli vengono contestati, cioè dell'assunzione di colpevolezza che si richiede. Quindi, Giovanni Toti dovrebbe, in qualche misura, decidere tra la libertà e la confessione.
In un Paese che è la culla del diritto, ci saremmo aspettati un'ordinanza che descrivesse le ragioni per cui l'articolo 274 del codice di procedura penale possa ancora essere violato, cioè il pericolo di fuga, la reiterazione del reato oppure l'occultamento delle prove, cose che invece non vengono citate. Per questa ragione, due componenti laici del Consiglio superiore della magistratura hanno chiesto di aprire una pratica per capire se nelle motivazioni dei giudici ci sia abnormità, travisando quello che è il dettato costituzionale.
A noi non sfugge l'autonomia dei giudici e siamo così difensori dell'autonomia dei giudici che vorremmo che ci fosse finalmente la separazione delle carriere. Questo non ci esime dall'esprimere una critica, rispetto alla quale chiediamo al signor Ministro qual è la sua posizione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, signor Presidente. Grazie, collega. Come ha detto lei, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura sono sovrane. Faccio anche presente che, se in carcere entrano molte persone, non è per volontà del Governo, ma è per decisione della magistratura. Se l'ordinanza di custodia cautelare è facoltativa, le persone finiscono in carcere non perché la legge la rende facoltativa, ma perché la magistratura la rende, in questo caso, opportuna e doverosa. Questo anche come risposta alla domanda precedente.
Detto ciò, lei capisce e voi capite che non posso minimamente e non devo commentare l'ordinanza del tribunale della libertà di Genova, in questo caso. Noi enfatizziamo la presunzione di innocenza, siamo convinti che il garantismo consista - lo abbiamo già detto varie volte - nell'enfatizzazione della presunzione di innocenza prima della condanna e nell'esecuzione della certezza della pena, una volta che la condanna è intervenuta. Siamo anche convinti che nessuna inchiesta può e deve condizionare la legittimità di una carica politica o amministrativa che è stata determinata dalla volontà popolare.
Vi è un'assoluta indipendenza tra i due processi. Per quanto riguarda l'iniziativa del Consiglio superiore della magistratura, questo ha imposto al Ministero il dovere di acquisire l'ordinanza del tribunale, e quindi la conosciamo e l'abbiamo. Non la posso né criticare, né commentare. Posso dire che l'ho letta con grande attenzione e che, a suo tempo e anche di recente, ho letto e riletto con grande attenzione la Fenomenologia dello spirito di Hegel e sono riuscito a capirla. Ho letto questa ordinanza e non ho capito nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Per fortuna che non doveva commentare!
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Ministro. Nel condividere assolutamente tutte le sue premesse, che sono quelle dell'assoluto rispetto dell'autonomia della magistratura e delle esigenze legittime e doverose da parte della magistratura di svolgere le sue inchieste, siamo soddisfatti della sua risposta, anche per la correttezza della posizione sul giudizio, invece, politico, che non appartiene, ovviamente, alla funzione di Ministro.
Perché per noi, che abbiamo voluto portare qui, in quest'Aula, il caso del presidente Toti, il caso del presidente Toti non è più il caso Toti, ma è un caso che riguarda tutti i cittadini, politici o non politici. Sintetizza tre grandi questioni su cui dobbiamo tutti riflettere per l'autonomia della politica e per l'autonomia del Parlamento. La prima: dove sta il giusto equilibrio tra i legittimi interessi e i diritti della magistratura a portare avanti le inchieste e il diritto legittimo di non vedersi privato della libertà in una fase di inchiesta, non nella fase conclusiva del processo?
Perché, se uno è colpevole, sconta la sua pena; si buttano via le chiavi e sconta la sua pena, ma non siamo a questo livello. E dove sta il giusto equilibrio per chi è stato eletto a rappresentare un organo costituzionale, in questo caso la regione, dai cittadini? Sia lei che noi sappiamo bene che le interdittive sono possibili solo a fronte non di indagini preliminari, ma di sentenze. Sappiamo bene che addirittura una legge, condivisa o non condivisa, dice che la sospensione, neanche le dimissioni, da parte di un incarico elettivo importante, amministrativo piuttosto che regionale, avvengono solo dopo una sentenza di primo grado, e per i parlamentari addirittura a sentenza definitiva.
La seconda grande questione: ma il tribunale del riesame, che si deve esprimere se c'è ancora la reiterazione del reato, se ancora c'è il pericolo di fuga, e non può esprimersi nel merito, può in una sentenza - e questo è il nostro giudizio, anche hegeliano, perché lo abbiamo compreso - dire che, se tu ti difendi, dicendo che quel fatto non lo hai commesso, che i finanziamenti sono leciti, perché previsti dalla legge e perché addirittura una legge prevede che le imprese, se finanziano un partito, possano detrarre dalle tasse, cioè stanno svolgendo una funzione pubblica, perché la politica è una funzione pubblica prevista dalla Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)...
PRESIDENTE. Concluda.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Mi faccia concludere, signor Presidente. Se gli atti sono legittimi e dovuti e tu ti difendi, siccome non ti accusi e riconosci colpevole, allora puoi reiterare il reato. E quindi, indirettamente, l'unica possibilità, in una fase di indagini preliminari, per essere libero, è quella di dimetterti.
Credo che queste questioni, al di là della foga, siano questioni che riguardino tutti. E dico, anche come auspicio, - concludo, ringraziandola anche per la flessibilità, signor Presidente -, eviterei da parte di questo Parlamento, nella sua espressione di maggioranza e nella sua legittima espressione dell'opposizione, di fare il dibattito e il confronto politico sull'azione dei magistrati o sulla limitazione della libertà di un cittadino, anche se questo si chiama Giovanni Toti ed è presidente della regione (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Stato degli approfondimenti istruttori ai fini dell'introduzione di forme di adempimento spontaneo dei tributi locali - n. 3-01338)
PRESIDENTE. Il deputato Antonio D'Alessio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01338 (Vedi l'allegato A).
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nello scorso mese di marzo, era stata evidenziata la distonia tra la disciplina delle sanzioni applicabili ai tributi erariali e quella relativa ai tributi locali, nell'ipotesi di omesso o tardivo versamento e di omessa o infedele dichiarazione.
Come confermato dallo stesso Ministro interrogato, mentre per i tributi erariali la procedura prevede che l'Agenzia delle entrate inviti il contribuente a sanare l'irregolarità e solo successivamente, qualora il contribuente stesso non adempia, emette un avviso di accertamento con le sanzioni, nel caso dei comuni al contribuente vengono applicate direttamente le sanzioni, peraltro salate, parliamo del 30 per cento della sorte capitale. Tutto ciò trasforma il comune in un nemico del cittadino. Il Ministro, in risposta, aveva aperto alla rivisitazione del sistema, con possibilità di allineare le normative.
Chiediamo quando si prevedono tali aggiornamenti, in un'ottica di equità e di avvicinamento degli enti locali ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, coerentemente con quanto già evidenziato in sede di risposta al quesito posto dai medesimi interroganti il 20 marzo, si evidenzia che è stato recentemente emanato il decreto legislativo 14 giugno 2024, n. 87, recante la revisione del sistema sanzionatorio tributario. Pertanto, in coerenza con la nuova disciplina delle sanzioni tributarie previste dal suddetto decreto, si sta procedendo alla definizione delle norme attuative dei principi di delega relativi al sistema fiscale dei comuni, delle città metropolitane e delle province.
Tali principi sono volti a consentire, tra l'altro, agli enti locali di introdurre, nel rispetto del principio dell'autonomia impositiva, istituti che favoriscano l'adempimento spontaneo del contribuente con sistemi premiali di riduzione delle sanzioni, quali il controllo formale e l'avviso bonario, in linea con quanto previsto per i tributi erariali, proprio al fine di ridurre il divario esistente, a legislazione vigente, tra sanzioni applicabili ai tributi locali e a quelli erariali.
In relazione a tali aspetti, segnalo che sono in corso di approfondimento per la prossima presentazione alle Camere due schemi di decreto legislativo attuativo delle disposizioni in materia di federalismo fiscale regionale e di revisione del sistema fiscale dei comuni, delle città metropolitane e delle province. Su tali testi sono in programma incontri anche con i diversi attori coinvolti, sia a livello regionale che locale, onde agevolare il raggiungimento dell'intesa in sede di Conferenza unificata su provvedimenti attuativi della legge di delega della riforma fiscale.
PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di replicare.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, al di là delle divergenze politiche, lei è un Ministro tecnicamente molto stimato, non occorre molto tempo per questo tipo di impostazione: quando il Governo vuole, procede con decreti omnibus, con fiducie e sapete velocizzare bene. Noi siamo abituati a seguire le vicende, le proposte, le sollecitazioni rispetto alle esigenze e ai temi dei territori e delle amministrazioni fino in fondo, con doverosa attenzione, perciò torniamo sugli argomenti.
Sono trascorsi molti mesi e i comuni - sono tanti, per la verità, quelli che ci hanno sollecitato, il primo è stato il comune di Battipaglia, ma sono seguiti anche altri - hanno il desiderio e l'esigenza di andare incontro ai propri cittadini, in una fase difficile per le famiglie.
Tra l'altro, creiamo in questo senso un sistema di recupero più efficace, perché eliminiamo una sanzione importante, il 30 per cento. Se io ho un debito verso un comune, il comune è obbligato a chiedermi, su 1.000 euro, 1.300 euro. Realizziamo un sistema più equo, con riferimento a questo abnorme 30 per cento, peraltro richiesto senza un preavviso, senza una messa in mora. E, poi, creiamo una organicità del sistema, allineando, come dicevamo, il recupero dell'erario con quello degli enti territoriali. Noi non vediamo grandi difficoltà a velocizzare, ci affidiamo alla sua voglia di ottenere questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
(Stato di attuazione delle deleghe legislative in materia di federalismo fiscale regionale e di revisione del sistema fiscale degli enti locali – n. 3-01339)
PRESIDENTE. Il deputato Pella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01339 (Vedi l'allegato A).
ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente Mule'. Ministro Giorgetti, il Parlamento, nella scorsa estate, ha approvato il disegno di legge delega sulla riforma fiscale, una riforma di grande importanza che affronta la materia a 360 gradi e che ha il pregio principale - come più volte è stato detto sia da lei che dal Vice Ministro Leo - di ribaltare il rapporto tra il fisco e il cittadino.
Il Governo è in fase molto avanzata su questa delega e anche questo è un dato di grande rilievo niente affatto scontato, con ben 14 decreti delegati già adottati, di cui 9 già vigenti.
Il Capo III di quella legge riguardava, nello specifico, i tributi regionali e locali. In particolare, l'articolo 14 della legge prevede una serie di riforme e razionalizzazioni importanti per le finanze locali e l'autonomia degli enti locali.
Con questa interrogazione, signor Ministro, siamo proprio a chiederle quale sia lo stato di attuazione della delega in materia di tributi regionali e locali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Onorevole Pella, lei chiede di conoscere quale sia lo stato di attuazione dei principi dettati dalla legge delega per la riforma fiscale in materia di federalismo fiscale regionale e di revisione del sistema fiscale dei comuni, delle città metropolitane e delle province. Al riguardo, per ciò che attiene alla fiscalità regionale, occorre innanzitutto precisare che, in materia di federalismo fiscale, l'articolo 13 della legge delega disciplina due differenti ambiti di intervento. In particolare, viene prevista la revisione delle norme del decreto legislativo n. 68 del 2011, al fine di razionalizzare le procedure e le modalità applicative necessarie ad assicurare la completa attuazione dei principi in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario. Il secondo ambito di intervento riguarda la razionalizzazione dei tributi regionali, anche per effetto di eventuali abolizioni o trasformazioni di alcuni tributi propri derivati in tributi propri regionali ovvero in tributi regionali dotati di maggiore autonomia.
Per quanto riguarda, invece, la fiscalità degli enti locali, il successivo articolo 14 prevede una serie di interventi volti, da un lato, alla razionalizzazione dei tributi comunali, dall'altro, a una modifica della fiscalità delle province e delle città metropolitane, materia, peraltro, che potrebbe essere condizionata da eventuali revisioni sotto il profilo istituzionale.
Ciò posto, in relazione a tali aspetti, come appena ricordato, sono in corso di approfondimento per la prossima presentazione alle Camere due distinti schemi di decreti legislativi attuativi delle disposizioni in materia di federalismo fiscale regionale e di revisione del sistema fiscale dei comuni, delle città metropolitane e delle province. In relazione a tali aspetti, come ho già ricordato precedentemente, sono già in programma una serie di incontri al fine di ottenere il necessario parere o, meglio, l'intesa in sede di Conferenza unificata sui provvedimenti attuativi della legge delega di riforma fiscale.
PRESIDENTE. Il deputato Pella ha facoltà di replicare.
ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la risposta, della quale mi dichiaro, ovviamente, soddisfatto, poiché la riforma del sistema fiscale degli enti locali è una materia di grande rilevanza da cui dipenderà l'efficienza delle amministrazioni e, soprattutto, la capacità di incidere direttamente sulla vita dei cittadini.
Bene sta facendo il Governo a procedere nei tempi che ritiene necessari e, soprattutto, così come lei ha enunciato, con il coinvolgimento delle associazioni, della Conferenza delle regioni, dell'ANCI e dell'UPI, in quella che deve essere una contrattazione che possa mettere tutti sullo stesso tavolo per cercare di arrivare a un accordo che non può che essere unitario anche in ambito di Conferenza unificata.
Sono certo che il suo impegno si tradurrà in un risultato positivo, perché questa è una riforma fortemente sentita, soprattutto per una persona come lei che, oltre ad essere stato Ministro, è stato anche amministratore locale e sindaco e sa quanto quella riforma possa dare un valore e un impulso ai territori.
Ha fatto bene ad evidenziare il principio della progressività fiscale, di cui gli enti locali sono corresponsabili, nel consolidare, soprattutto, il sistema dell'autonomia finanziaria nell'ambito anche della potestà regolamentare degli enti locali. Io credo che questa sarebbe una bella sfida anche per dimostrare quanto i comuni possano essere consapevoli attori di una collaborazione fattiva con i propri cittadini, ma, soprattutto - come lei bene ha detto -, per assicurare quella piena attuazione del federalismo fiscale attraverso il potenziamento dell'autonomia finanziaria, garantendo tributi propri, compartecipazioni, tributi erariali e meccanismi di perequazione.
Quindi, è una modernizzazione che va sicuramente nel segno della riduzione dei fenomeni anche di evasione e di elusione e, soprattutto, di un aumento di quella capacità fiscale di cui oggi gli enti locali hanno bisogno.
Condivido e la ringrazio per aver messo in atto anche un aspetto che non era nella domanda specifica, ma che riguarda la riforma delle province e delle città metropolitane, perché credo che, anche sul fronte del lavoro che sta facendo con i suoi tecnici, coinvolgendo gli attori comunali, regionali e provinciali, vada in quella direzione. Quindi, sono ottimista su quello che sarà l'esito, ma, soprattutto, sul confronto che, come lei ha voluto indicare molto chiaramente oggi, dovrà essere assunto in sede di Conferenza unificata, sulla quale, sono certo, ci sarà la condivisione e l'approvazione unanime da parte di tutti i livelli istituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Compatibilità finanziaria della prospettata riforma del sistema pensionistico, nonché della proroga degli istituti di pensionamento anticipato attualmente vigenti – n. 3-01340)
PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01340 (Vedi l'allegato A).
LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente, salve signor Ministro, ben trovato. Signor Ministro, voi avete vinto le elezioni dicendo alla gente che li mandavate in pensione a 62 anni, tutti quanti, che facevate Quota 41, che la riforma Fornero era la madre di tutti i problemi dell'Italia. Avete preso un sacco di voti, siete andati al Governo e, nella scorsa Nota di aggiornamento al DEF, a pagina 79, vi cimentate in una sperticata lode della riforma Fornero, dicendo che ha migliorato l'equità intergenerazionale. Nel frattempo, avete messo qualche strumento temporaneo, Quota 102 e Quota 103, che hanno usato circa 30.000 persone in tutta Italia.
Io sono qui a chiederle, semplicemente, cosa intendete fare per l'anno prossimo. Fate una riforma delle pensioni come avete promesso, e con quali soldi? Confermate Quota 102 e Quota 103, che sono solo un millesimo delle cose che avevate promesso in campagna elettorale, peggiorando così l'andamento della spesa pensionistica? Oppure ci aspettiamo un'altra NADEF - che avrebbe il nostro supporto, eh - in cui si dice che la riforma Fornero è una magnifica riforma e ha migliorato la sostenibilità dei conti pubblici, dimostrando così agli italiani che le campagne elettorali possono anche fare a meno di ascoltarle, perché tanto, quando si va al Governo, si fa esattamente l'opposto, senza che nessuno neanche si permetta di farlo notare?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie signor, Presidente. Onorevole Marattin, ben ritrovato su questi temi, su cui lei è affezionato, ma vorrei dirle che ne discuteremo, ne discuteremo presto quando il Piano strutturale di bilancio di medio termine sarà presentato in base a quelle che sono le nuove regole della governance europea e, chiaramente, interventi legati alla sostenibilità del sistema pensionistico dovranno essere valutati all'interno e in modo coerente alla sostenibilità complessiva della finanza pubblica, in questo quadro.
Vorrei fare, però, delle osservazioni. La prima è la seguente: proprio la governance, nuova governance europea, nei suoi elementi fondamentali di presupposto per la costruzione della traiettoria, cioè la sostenibilità del debito, ha introdotto esplicitamente la questione dell'aging della popolazione, che non è semplicemente una questione pensionistica, ma è anche e soprattutto una questione demografica, legata al tasso di natalità. Parliamo spessissimo, in campagna elettorale, di pensioni, parliamo spessissimo, in quest'Aula, di pensioni; sarebbe il caso di incominciare a parlare molto più spesso di quello che è il trend demografico del Paese. Nessun sistema pensionistico è sostenibile in un quadro demografico come quello attuale.
La seconda considerazione è che il tasso di crescita della spesa pensionistica - che lei cita nella sua interrogazione - fa anche riferimento all'adeguamento sostanzioso che le pensioni hanno ottenuto in relazione al tasso di inflazione, che ha garantito fino a cinque volte il trattamento minimo, il pieno recupero dell'inflazione medesima e concludo dicendo che, naturalmente, da parte mia, io non intendo rinnegare la giusta aspettativa di pensionamento anticipato. Quello che è stato fatto nell'ultima legge di bilancio era quanto possibile, relativamente al quadro di finanza pubblica particolarmente complesso, che naturalmente si presenta per il nostro Paese, e io non mi affiderei alle indiscrezioni giornalistiche rispetto, diciamo, a quella che è l'attuale costruzione del quadro di bilancio prossimo a venire.
Segua il mio consiglio: come faccio io, non si metta a leggere sui giornali quello che io penso, perché le posso garantire che non corrisponde alla realtà.
PRESIDENTE. L'onorevole Marattin ha facoltà di replicare.
LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente e ringrazio il funzionario del Fondo monetario internazionale…
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Non è quello!
LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Non è quello? Ringrazio il funzionario della Commissione europea…
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Non è quello!
LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Ringrazio il Ministro dell'Economia tedesca…
PRESIDENTE. Onorevole Marattin…
LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Ah, è il Ministro dell'Economia italiana e vicesegretario di quel partito che, da dieci anni, ci fa una testa così - dico testa per il rispetto della diretta televisiva - dicendo che l'Europa si deve fare i fatti propri, perché noi decidiamo a casa nostra, le regole fiscali sono un sadismo di burocrati che devono essere eletti e devono star zitti, la Fornero… Lei è il vicesegretario di tale partito e, tempo qualche ora, il suo segretario farà una card sui social che dirà l'opposto di quello che lei ha detto ora, che noi condividiamo, bravo a dire queste cose. Ma, mi guardi in faccia, mi promette che nella prossima campagna elettorale lei dirà esattamente così? E quando il suo segretario, il suo responsabile economico, quell'altro che sta al Senato diranno “No, l'Europa cattiva” e via seguitando, lei alzerà la mano, in campagna elettorale, richiamerà alla responsabilità come ha fatto in quest'Aula e dirà che non è giusto prendere per i fondelli i cittadini, promettendo il Paese di Bengodi, per poi arrivare su quei banchi e fare discorsi di assoluto buon senso, come ha fatto lei? Lei ce lo promette che nella prossima campagna elettorale farà così? Perché la credibilità della politica, il ritorno alla credibilità della politica passa attraverso questi gesti qui (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
(Effetti dell'annunciato aumento delle spese militari in relazione alla proroga delle misure fiscali a sostegno dei lavoratori e delle imprese – n. 3-01341)
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01341 (Vedi l'Allegato A).
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Ministro, la Presidente Meloni ha confermato l'impegno di destinare il 2 per cento, rispetto al PIL, in risorse per le spese a copertura delle spese militari. E, a partire dal 2025, sembrerebbe che dall'1,44 per cento attuale si passerebbe all'1,6, progressivamente arrivando al 2 per cento; questa informazione proviene da organi di stampa che hanno pubblicato queste notizie.
Il costo di questo 2 per cento sarebbe pari a 10 miliardi, 10 miliardi che sono - lei mi potrà correggere - pressappoco quanto costa il cuneo fiscale. Ora, bisognerebbe anche considerare che a questi 10 miliardi dovrebbero essere aggiunti i 3 miliardi, se non erro, destinati per il Fondo nato per la campagna in Ucraina. Ecco, allora, le nostre finanze sono a rischio, abbiamo raggiunto quasi 3.000 miliardi di debito delle amministrazioni pubbliche, e noi ci chiediamo, Ministro, cosa intenda fare. Procederà con tagli alla sanità, alla scuola, alle necessità fondamentali di questo Paese? Oppure ha in mente qualche altro stratagemma per poter accontentare queste ambiziose pretese, per noi sbagliatissime, del Premier (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente, onorevole Zanella. È chiaro che la questione delle spese militari si inserisce nel più ampio ragionamento rispetto alla prossima legge di bilancio, dove si confronteranno quelli che sono impegni assunti con il Patto di stabilità europeo, la nuova governance europea, rispetto agli impegni politici richiesti in sede NATO, di adeguare l'impegno dell'Italia come quello dei nostri alleati, al fine di garantire la sicurezza nazionale, argomento che era passato di moda che, però, mi pare di poter dire è tornato di estrema attualità.
Vorrei dire due cose fondamentali. La prima: l'Italia, il Governo italiano ha posto, in sede europea, in occasione della discussione sul Patto di stabilità, il tema delle spese per la difesa come concetto di fattore rilevante per quanto riguarda le eventuali deroghe ed eccezioni. L'abbiamo proposto, alla fine, la maggioranza dei Paesi è venuta sulle nostre posizioni; noi auspichiamo che la Commissione europea, che ha messo in cima alle proprie ambizioni politiche quella della sicurezza, lo riconosca come fattore rilevante. Questa è una condizione necessaria affinché il bilancio italiano possa rispettare questo impegno politico e di adeguamento di spese militari.
Il secondo il concetto che vorrei richiamare è quello di spesa per la difesa. Cosa si considera spesa per la difesa? Perché questo è uno dei primi Paesi al mondo per quanto riguarda l'impegno delle missioni internazionali di pace.
Credo che questo debba essere in qualche modo ricordato in ogni sede, anche in sede NATO, nel momento in cui, quando l'Italia è stata chiamata, ha fatto il proprio dovere anche più di altri. In seconda battuta, che cos'è spesa per la difesa ai fini del bilancio? Da una sommaria analisi di quello che viene contabilizzato spesa per la difesa da altri partner europei abbiamo scoperto che vada quantomeno riconciliato il concetto, e alcune spese che in questo momento non sono considerate tali lo potrebbero essere in questo tipo di ragionamento complessivo.
Quindi, come ho già fatto in altra sede, le posso garantire - concludendo il mio intervento - che il taglio del cuneo contributivo è la prima priorità e sarà assolutamente confermato, e non intendo mettere assolutamente in discussione una sorta di trade off tra questo e le spese per la difesa, che saranno gestite esattamente all'interno del quadro delle deroghe, come ho precedentemente richiamato.
PRESIDENTE. Il deputato Grimaldi ha facoltà di replicare.
MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, non so se ha colto la risposta. Quindi, il Ministro Giorgetti annuncia che, dopo il Next Generation EU, ci sarà il Next Generation boom, bomb. Glielo diciamo così, Ministro, non ci ha convinto, non ci ha convinto perché andare al 2 per cento del PIL significa trovare altri 10 miliardi, e lei non sa dove li troverà. Non lo sa per i 14 miliardi del cuneo fiscale, figuriamoci per armarci fino ai denti. Lo diciamo così: la Presidente Meloni dice “a qualsiasi costo”, ha dovuto aggiungere questo per farsi credere credibile dopo il fallimento, ce lo faccia dire, degli europei, dei suoi europei, dove è stata eliminata ben prima di altri.
Noi lo diciamo, quei 12 miliardi servono ad altro, servono a sostenere un sistema sanitario al collasso, servono per il trasporto pubblico, servono per un'altra idea di Europa; e lo diciamo perché non crediamo alle sue parole, pensiamo che siano sbagliate, perché dobbiamo fare di tutto per salvare la nostra umanità e questa terra.
Servono risorse, sì, tantissime, togliere dal Patto di stabilità che voi avete rifatto, ma servono quelle per frenare quello che vediamo davanti, una crisi climatica, un giudizio universale climatico che è tutto generato da noi ed è anche generato dalle fonti fossili. Si è dimenticato di dire questo: sa che le spese in difesa sono proprio per quei giacimenti di gas e di petrolio che noi andiamo a difendere? Ecco, noi ci siamo stancati di vedere tutto questo, basta soldi in armi, non vogliamo che i nostri nipoti ci dicano: “vi eravate tanto armati” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
(Iniziative volte a reintrodurre l'aiuto alla crescita economica a favore delle imprese – n. 3-01342)
PRESIDENTE. Il deputato Lovecchio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fenu ed altri n. 3-01342 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, signor Ministro, alla luce dei recenti studi del 5 luglio pubblicati dall'Istat, che evidenziano come le modifiche fiscali introdotte dal Governo per il 2024, tra cui la soppressione dell'aiuto alla crescita economica (la cosiddetta ACE) e l'introduzione della deduzione del costo del lavoro per nuove assunzioni, comportino effetti negativi per le imprese, con il 25,3 per cento delle stesse svantaggiate dalla soppressione dell'ACE e un aumento della pressione fiscale di 0,8 punti percentuali nel primo trimestre 2024 rispetto all'anno precedente, al 2023.
La domanda è se non ritiene opportuno rivalutare l'abrogazione dell'ACE per favorire il finanziamento delle imprese attraverso il capitale proprio ed evitare la raccolta di capitali a debito, considerando anche il generale contesto di restrizioni attuate dal Governo e, in più, con il costo del denaro che è a livelli stratosferici per le aziende, che, nel momento in cui vanno a chiedere un prestito, hanno dei tassi di interesse che sono fuori norma.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli onorevoli interroganti, richiamando i dati contenuti nel comunicato Istat quanto agli effetti dei provvedimenti fiscali sulle imprese in vigore nel 2024, lamentano le ricadute negative per le imprese derivanti dall'abolizione, a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023, della disciplina relativa all'aiuto alla crescita economica (cosiddetto ACE), disposta ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 216 del 2023.
Gli onorevoli esprimono preoccupazione circa l'incremento dell'aliquota effettiva Ires derivante dalla circostanza che il beneficio fiscale alle imprese, assicurato dalla maggiore deducibilità del costo del lavoro incrementale introdotto dall'articolo 4 del predetto decreto legislativo, sia inferiore rispetto a quanto previsto dal precedente regime dell'ACE. Ogni valutazione in merito ai benefici fiscali derivanti dalle misure in commento non può prescindere da un'analisi compiuta di tutti gli strumenti previsti a legislazione vigente.
A tal fine, si ricorda che il Governo, oltre a favorire l'incremento dell'occupazione con la citata misura della maggiorazione della deducibilità del costo del lavoro, ha assicurato appropriate misure di sostegno anche alle imprese volte a incentivare gli investimenti innovativi funzionali alla transizione ecologica, quali il credito d'imposta Transizione 4.0 per un valore pari a 7,7 miliardi di euro per gli investimenti effettuati nel 2024, e 8 miliardi di euro per gli investimenti effettuati nel 2025, e Transizione 5.0, per cui sono stati stanziati 6,3 miliardi.
Oltre alle misure già adottate e ricordate in premessa, i principi di delega per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle società e degli enti, ai quali sarà data attuazione, prevedono una riduzione dell'aliquota Ires nei casi in cui la società e gli enti rispettino, nei due periodi d'imposta successivi a quello nel quale è stato prodotto il reddito, entrambe le seguenti condizioni: a) una somma corrispondente, in tutto o in parte, al detto reddito sia impiegata in investimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati e in nuove assunzioni; b) gli utili non siano distribuiti o destinati a finalità estranee all'esercizio dell'attività di impresa.
Proprio la condizione connessa all'accantonamento degli utili è intesa a favorire la patrimonializzazione delle imprese, riducendo lo squilibrio esistente a danno del capitale di rischio rispetto a quello di debito, funzione a suo tempo svolta dall'ACE.
PRESIDENTE. Il deputato Fenu ha facoltà di replicare.
EMILIANO FENU (M5S). Grazie, signor Ministro, grazie, Presidente. Allora, ricordo che l'agevolazione ACE è una misura che le imprese conoscono da più di 10 anni ed è una misura che agevola, spinge le imprese a capitalizzarsi, perché consente di dedurre una percentuale minima, l'1,3 per cento, di quello che è l'aumento del capitale proprio. Ha funzionato, perché l'Istat, il 5 luglio, ci ha detto che questa misura, in questi 10 anni, ha funzionato. Le imprese italiane, che da sempre soffrono di sottocapitalizzazione, grazie a questa agevolazione sono riuscite a capitalizzarsi di più.
Questa misura è stata cancellata, ma il principio di aiutare con una deduzione le imprese a ricapitalizzarsi è stato cancellato per la generalità delle imprese con l'ACE, ma è stato attribuito e dato con una generosa offerta del 100 per cento degli extraprofitti alle banche, quindi consentendo alle banche di non pagare la tassa sugli extraprofitti se decidevano di tenerla nel proprio patrimonio. Quindi, cancellata per tutte le imprese italiane, regalata alle banche nella speranza e ipotesi che le banche, in qualche modo, riaprissero il credito alle imprese.
Ma così non è stato, determinando la seconda beffa per cui le imprese che non riescono più a capitalizzarsi - anche questo ce lo dice l'Istat - devono per forza di cose ricorrere di più al capitale a debito, ma le banche sono rimaste ferme sulla concessione del capitale a debito. Quindi questo è quello che è successo con l'ACE che funzionava ed è stata cancellata. In più, lo si è ricordato, a dispetto di quello che dice questa maggioranza - tutti i partiti di questa maggioranza, che si sono presentati alle elezioni e continuano a presentarsi, anche adesso, come i paladini delle imprese -, anche grazie a questa, che è solo una delle misure, vale a dire la cancellazione di questa misura, si è determinato l'aumento della pressione fiscale per le imprese che ne beneficiavano fino al 20 per cento in più.
Le imprese più colpite sono state quelle in maggiori difficoltà di capitalizzazione e anche le imprese più innovative, anche questo ce lo dice l'Istat. Quindi…
PRESIDENTE. Concluda.
EMILIANO FENU (M5S). …questo si accompagna - e concludo, signor Presidente - al pasticcio di Transizione 5.0, perché saranno stati stanziati 6 miliardi, ma non è partito, non ci sono ancora i decreti attuativi e le imprese da mesi chiedono che parta, perché sarà anche troppo tardi, dato che gli investimenti dovranno essere conclusi in un tempo troppo breve. Quindi - e concludo, Presidente - da quello che sta facendo questo Governo, sostenuto da questa maggioranza, sembrerebbe che ci sia proprio un disegno per impoverire il nostro Paese, sia i lavoratori che le imprese.
La ragione potrebbe essere che ci si deve, in qualche modo, affidare al mercato. Però, io ricordo al Ministro che, quando ci si affida troppo al mercato senza regole, si creano anche i mostri dal mercato.
Le imprese italiane vanno sostenute anche con i bonus, che vengono spesso sviliti perché, in assenza di un sostegno da parte dello Stato, si creano i monopoli e gli oligopoli e le imprese italiane o muoiono o, come sta succedendo, vengono vendute all'estero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.
La seduta, sospesa alle 16,10 è ripresa alle 16,15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1896-A.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1896-A.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1896-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1896-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1896-A, di conversione in legge del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, nel testo approvato dalla Commissione.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. C'è un evento inatteso... Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Presidente, colgo l'ironia e la seguo, anche perché interverrò sull'ordine dei lavori e non per un richiamo al Regolamento, anche questa volta. Io credo che - ironie comprensibili a parte - semplicemente non ci si debba arrendere. Lo faccio nell'interesse suo, signor Vicepresidente, e nell'interesse - credo - di tutta l'opposizione, perché parto dalla convinzione che le maggioranze diventeranno opposizione: io spero prima, lei spererà dopo, ma questo accadrà.
Lo ripeto e lo ripeterò ad ogni posizione di fiducia, Ministro Ciriani perché quello che fate voi non ha precedenti. Andatevi a vedere tutti gli annali e tutti i precedenti: non c'è una maggioranza politica - l'ultima fu quella dell'ultimo Governo Berlusconi - uscita direttamente dalle urne, come piace a voi, che abbia avuto questo comportamento in termini di fiducie. Non c'è nessun precedente. Avete superato - lo ridico per l'ennesima volta - anche i precedenti dei Governi tecnici, oltre che delle altre maggioranze spurie: parlo del “Conte 1” e del “Conte 2”, cioè, maggioranze che si formavano in Parlamento tra partiti che si erano combattuti nelle urne e, quindi, dove comporre era un po' più complicato.
Siamo alla 59a fiducia posta dal Governo Meloni, compresa quella di oggi. Sono stati superati sia Draghi, con 55 fiducie, sia Monti, con 51 fiducie: entrambi avevano governato, grosso modo, quanto avete governato voi; Monti un po' meno. Abbiamo 6 decreti e, potenzialmente - adesso non vorrei sbagliarmi - altre 12 fiducie, tra Camera e Senato. Spero che, nell'interesse di quest'Aula e della maggioranza, qualche fiducia venga sostituita con un procedimento ordinario.
Qui ho una bellissima citazione del suo collega di Governo, Delmastro Delle Vedove: “Se li avessimo affrontati, se avessimo affrontato nel merito ciò che l'opposizione aveva da suggerirvi, senza porre la fiducia, avreste licenziato prima questo provvedimento”. Una delle tantissime fiducie di un Governo a cui Delmastro Delle Vedove si opponeva: in questa dichiarazione, naturalmente, richiamava il monito del Presidente della Repubblica a non abusare di decreti e fiducia.
Dov'è l'urgenza di questo decreto, signor Ministro Ciriani? C'era l'urgenza elettorale del Ministro delle Infrastrutture che voleva dire “fatto”, perché, converrà con me che, con tutto quello che nel mondo ci circonda e in Italia ci affligge, probabilmente non era contemplabile la necessità e l'urgenza di modificare da 2,70 a 2,40 metri l'altezza dei soffitti e di recuperare i sottotetti.
E chiudo prendendo spunto da una delle cose che diceva Delmastro Delle Vedove: voi fate perdere tempo. Non so se avete paura dei voti ordinari dentro la vostra maggioranza, ma umiliate il Parlamento, umiliate la democrazia rappresentativa, prefigurate una cosa che non esiste ancora e temo non esisterà mai, cioè, la dittatura della maggioranza o, come dicono quelli che hanno ben approfondito il tema, semplicemente la democrazia della maggioranza, che non è quella della Costituzione repubblicana, facendo perdere tempo e imponendoci come unica modalità (e non è una valvola di sfogo) di un dialogo che non c'è, perché l'opposizione tace, il ricorso agli ordini del giorno. Ci accaloriamo e votiamo per parti separate gli ordini del giorno sapendo, chi ha più esperienza e chi meno, a cosa portano, perché non vogliamo un Parlamento silente su tutto.
Allora, Ministro, se si votano gli emendamenti si risparmia tempo, perché naturalmente si riducono - chiudo - gli ordini del giorno e perché in questa Camera abbiamo questo meccanismo, che non c'è al Senato, del doppio voto e delle doppie dichiarazioni di voto. I gruppi comprensibilmente aumentano e perdiamo ore e ore per le dichiarazioni di voto sulla stessa cosa e sugli ordini del giorno. Perché, Ministro Ciriani? Perché?
Concludo. Io credo, signor Presidente, che la Presidenza della Camera, attestate anche le reiterate richieste delle opposizioni su questo, e la Presidenza rappresenta anche le opposizioni, debba sollevare questa ragionevolissima obiezione (non vogliamo chiamarla protesta) nei confronti del primo Governo politico emerso dalle urne, che, come mai nella storia della Repubblica, stravolge l'ordinarietà del procedimento legislativo, abusa dei decreti e dei voti di fiducia, umilia il Parlamento e spegne la democrazia del tutto inutilmente.
Io credo che questo sia necessario, signor Presidente, cioè che la Presidenza della Camera difenda questa Camera, certamente perché lo chiedono le opposizioni di oggi ma anche per difendere la maggioranza che sarà opposizione domani, altrimenti usciremo - lo dico e lo continuerò a dire - senza il premierato, perché non si arriverà in fondo, ci sarà il referendum e ci rinunceranno, e col Parlamento azzittito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, immagino sullo stesso argomento, l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Era il 2006, scelta oligarchica; 2015, errore drammatico; 2020, una vergogna; 2021, deriva democratica, non rispetta il Parlamento. Questa era Giorgia Meloni e queste erano le parole di Giorgia Meloni quando qualcuno - non era lei perché era all'opposizione - evidentemente governava e poneva la fiducia, ma ne poneva molte meno, com'è già stato detto dal collega. I numeri che stiamo raggiungendo sono un record che francamente io non ricordo nella recente storia, eppure qui si va avanti così, si va avanti a fiducie.
Ma poi, Presidente, la fiducia io posso comprenderla come strumento, perché c'è un'urgenza. Va bene; discutiamola, facciamo velocemente e diamo una risposta agli italiani. Facciamolo per i precari, facciamolo per i giovani che non trovano lavoro, facciamolo per i poveri a cui avete tolto il reddito di cittadinanza, facciamolo per chi oggi non riesce a mettere insieme il pane, il latte e il pranzo con la cena. Ma questa fiducia è un'urgenza che non esiste; l'unica urgenza è mettere d'accordo Giorgia Meloni e Matteo Salvini che litigano su tutto - poi ad agosto col Papeete abbiamo già visto che Salvini tendenzialmente tende a perdere la pazienza – e, quindi, il Parlamento umiliato deve rispondere ad un'esigenza elettorale di equilibri interni di una maggioranza che non risponde ai bisogni dei cittadini. Questo è un insulto non a questo Parlamento o, meglio, non solo a questo Parlamento - mi permetto di integrare rispetto al collega -, ma è un insulto a quegli italiani che lavorano, che faticano ad arrivare a fine mese e che chiedono a questo Parlamento di lavorare per loro e non per se stessi. Noi siamo stati chiamati a servire il Paese occupando questi posti, non a servirci di questi posti per noi stessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, come gruppo AVS avevamo detto, fin dalla prima seduta, che ritenevamo sbagliato l'uso eccessivo delle fiducie e negli ultimi tempi ci era sembrato che il Governo e la maggioranza fossero andati in un'altra direzione.
Al di là dell'aspetto polemico, come membri della minoranza in Parlamento poniamo un tema al Governo e alla maggioranza di questo tipo, cioè che a colpi di fiducia viene esautorata la funzione dei parlamentari, che è la cosa a cui teniamo maggiormente.
Noi siamo una Repubblica parlamentare in cui, per la sua funzione, la fiducia dovrebbe essere utilizzata solo ed esclusivamente per questioni che oggettivamente non si possono risolvere nei tempi dovuti o sono di una tale gravità da ricorrere all'extrema ratio della fiducia. Qui, invece, è diventata la prassi. Ci preoccupa molto, perché la fiducia è diventata la prassi e, inoltre, siamo in un monocameralismo alternato, ossia, a seconda del Senato o della Camera, in realtà, ci siamo trasformati in un'unica Camera che legifera.
Da questo punto di vista invitiamo, ancora una volta, il Governo e la maggioranza a riflettere seriamente sul fatto che non hanno un'opposizione che, con pregiudizio, blocca i lavori o alza chissà quali barricate, ma è un'opposizione che vuole comprendere e che vuole partecipare anche in modo duro, ostruzionistico - nel senso di contrastare, ovviamente, l'attività della maggioranza - ma costruttivo.
Questo metodo sta soltanto inasprendo gli animi e soprattutto sta creando precedenti che dal nostro punto di vista sono estremamente negativi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ci associamo agli interventi fatti dai colleghi. Peraltro, il gruppo di Italia Viva non ha mai esercitato la pratica ostruzionistica per far perdere tempo al Parlamento e al Governo o per non far approvare provvedimenti. Noi ci atteniamo sempre a quello che vogliamo chiamare lavoro costruttivo, ma ormai la posizione della questione di fiducia sta diventando la prassi, una prassi che però, appunto, esce dal perimetro in cui si devono attenere le questioni di fiducia. Quindi, noi cogliamo questa occasione per fare un ulteriore richiamo al Governo e immagino che lo faremo anche nelle prossime settimane, perché le questioni di fiducia credo, anche sulla base del calendario parlamentare, si porranno ancora nelle prossime settimane e nei prossimi giorni.
Quindi, chiediamo fortemente al Governo di ritornare a un dialogo più costruttivo non soltanto con il Parlamento ma anche con il mondo esterno, perché, se un Parlamento funziona, significa anche avere dei parlamentari che presentano emendamenti, che hanno interlocuzioni con le rappresentanze e queste interlocuzioni sono fondamentali per migliorare i testi e per dare dignità alla politica. Quindi, chiedo davvero al Governo di fare una profonda riflessione sulla sua modalità operativa. Noi, appunto, siamo un gruppo che intende lavorare in modo costruttivo, ma non ce lo state consentendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. I numeri che ha illustrato poc'anzi il collega Della Vedova credo si commentino da soli e confermano una tendenza ormai in atto da molti, troppi mesi. Ovviamente non posso non riconoscere un'auspicata iniziale apertura che oggi ha dato il Governo nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo, annunciando che la settimana prossima su un prossimo decreto non verrà posta la fiducia.
Non posso non rilevare, però, che ai fini concreti cambierà poco, perché il provvedimento è in seconda lettura e non può essere modificato. Dunque, il fatto di votare gli emendamenti e sapendo che saranno tutti respinti - e condivido le riflessioni della collega Gadda - cambia molto poco la situazione. Diciamo che cambia dal punto di vista formale e da questo punto di vista noi l'abbiamo apprezzato anche nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo.
Rimane, però, un invito, signor Ministro. Credo che anche lei svolga una funzione e credo che non sia neanche troppo piacevole. Le è andata molto meglio di alcuni suoi predecessori, perché ricordo, in altri Parlamenti, contestazioni molto più forti e non certo educate come quelle che tutte le volte esprime il collega Della Vedova. Dico questo perché credo che, finito questo imbuto, che una scarsa programmazione ha prodotto, in quanto dovremo convertire in legge numerosi decreti prima della pausa estiva, a settembre il nostro auspicio è che ci si possa magari sedere, signor Ministro, ad un tavolo, anche con i capigruppo di opposizione, per cercare di capire le modalità in cui non dico eliminare, perché sarebbe un'utopia, ma ridurre significativamente i ricorsi alla fiducia. Credo che questo si potrebbe e si dovrebbe fare.
Questo è il nostro auspicio, glielo diamo, signor Ministro, come pensierino per le vacanze estive (Applausi del deputato Della Vedova).
PRESIDENTE. Colleghi, la questione posta, anzi, riproposta dall'onorevole Della Vedova e dagli altri colleghi, come sapete, è all'attenzione anche della Presidenza della Camera. Il Ministro ha udito ulteriormente oggi le vostre riflessioni, alle quali seguiranno eventuali determinazioni.
Sui lavori dell'Assemblea e nuova articolazione dei lavori per la settimana 22-26 luglio 2024.
PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1896 - Conversione in legge del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica (da inviare al Senato – scadenza: 28 luglio 2024), nel testo approvato dalla Commissione, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, giovedì 18 luglio, alle ore 16,15, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 14,35.
Nella medesima giornata di domani, al termine della votazione nominale sulla questione di fiducia e con prosecuzione notturna dalle ore 21 alle 24, avrà luogo l'esame degli ordini del giorno. Nella giornata di venerdì 19 luglio, a partire dalle ore 9,30, avranno luogo l'eventuale seguito dell'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, entro le ore 14.
Come convenuto e già comunicato ai gruppi, il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 16,30 di oggi, mercoledì 17 luglio.
È stata altresì convenuta la seguente nuova articolazione dei lavori per la settimana 22-26 luglio 2024:
Lunedì 22 luglio ( ore 12 e pomeridiana)
Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 1951 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023 e del disegno di legge n. 1952 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 960 – Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero.
Discussione congiunta del Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 (il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 13 di lunedì 22 luglio).
Martedì 23 luglio (ore 10)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1161 - Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 agosto 2024).
Martedì 23 luglio (ore 13-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1161 - Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 agosto 2024) (previo esame e votazione delle eventuali questioni pregiudiziali presentate).
Mercoledì 24 luglio
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1161 - Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 agosto 2024).
(ore 9,30-11)
Per l'eventuale seguito dell'esame.
(ore 11)
Per le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Mercoledì 24 luglio (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Mercoledì 24 luglio (ore 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1929 - Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici (deliberata l'urgenza).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 552 – Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1951 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023 e del disegno di legge n. 1952 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024.
Seguito dell'esame disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato) (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di merito presentata).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 695 - Modifica all'articolo 133 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, in materia di applicazione del premio minimo su base nazionale, ai fini dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, in mancanza di sinistri negli ultimi dieci anni.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 960 – Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero.
Giovedì 25 luglio ( ore 9-13,30 e 15-18)
Seguito dell'esame del Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024.
Eventuale seguito dell'esame degli altri argomenti previsti nella giornata di mercoledì 24 luglio e non conclusi.
Venerdì 26 luglio (ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 12 e pomeridiana, con prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali del Doc. XXII, n. 23 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali e sui loro effetti economici e sociali.
Esame del disegno di legge n. 1937 - Conversione in legge del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport (da inviare al Senato – scadenza: 28 agosto 2024).
Estraggo a sorte il nominativo dal quale avrà inizio la chiama per l'appello nominale di domani:
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dall'onorevole Ciro Maschio.
Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, la IX Commissione (Trasporti) ha proceduto all'elezione del deputato Andrea Caroppo a vicepresidente (Applausi), in sostituzione del deputato Flavio Tosi, cessato per dimissioni dal mandato parlamentare.
Complimenti all'onorevole Caroppo.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per denunciare, in quest'Aula, che la totale incapacità, inettitudine e incompetenza del Ministro Urso, che sta in Cina, forse a ricercare la Via della Seta che lui stesso ha abolito, sta, in questo frangente, uccidendo e massacrando un settore che è quello della rete di distribuzione dei benzinai, che non ce la fa più, e guardate che non ce la fa più non per colpa propria, ma proprio per l'incapacità di questo Ministro, che ha promesso una riforma, ma Presidente, questa riforma dov'è? Nel cassetto, in un armadio, dietro una tenda? Dov'è questa riforma che ha promesso e che la rete sta aspettando? Perché, mentre la rete aspetta, noi abbiamo centinaia di imprese, parliamo di 100.000 piccole e medie imprese che non ce la fanno più, che sono sostanzialmente schiavizzate, perché subiscono contratti che non sono conformi alla contrattazione nazionale, e questo Governo se ne sta fregando. Pensi, Presidente, che tra le aziende che applicano questi contratti che non sono conformi sostanzialmente e che sono scaduti, peraltro, c'è pure una partecipata dello Stato, c'è ENI.
Allora, Presidente, abbiamo anche depositato un'interrogazione da questo punto di vista; il Ministro Urso sui benzinai lo abbiamo visto, è bravissimo a dare le colpe, bravissimo a fare cose che poi non stanno in piedi, come il prezzo medio, per scaricare su chi è in difficoltà un'incapacità di Governo, ma lo potremo vedere all'opera con questa riforma che da mesi racconta ai convegni, in giro, rispondendo a interrogazioni, per dare una risposta a chi è in difficoltà? Allora, noi abbiamo presentato un'interrogazione e una risoluzione che è stata votata, ma lo attendiamo, qui, Presidente, perché la risposta non la deve a noi, la deve a quelle famiglie che si spaccano la schiena e che non guadagnano neanche 3 centesimi al litro lordi. E non è giusto che vengano additati come speculatori, in attesa di una riforma, lo ripeto, che è stata promessa dal Ministro stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. In queste ore, l'Osservatorio Vesuviano sta dicendo che potrebbero avvenire, visto che hanno verificato purtroppo nuovi movimenti del terreno, nuovi episodi di sisma nel territorio flegreo e nelle zone limitrofe. Davanti a tutto ciò, sabato scorso c'è stata una manifestazione degli abitanti, che hanno chiesto pubblicamente al Governo di fare qualcosa di concreto. Nelle ultime settimane, abbiamo assistito ad annunci del Ministro Musumeci, a previsioni di interventi, ma, nella sostanza, i cittadini della zona flegrea si sentono discriminati. Voglio soltanto citare le parole di alcuni di loro: non ci bastano le briciole; per molto meno il Governo si è mosso di più; il Ministro non è mai venuto sul territorio. Molte famiglie, ancora oggi, aspettano un minimo contributo da parte del Governo o da altri enti, anche se il comune di Pozzuoli e i comuni limitrofi hanno già fatto interventi diretti. Dopodiché, lamentano un'azione razzista continua e di colpevolizzazione nei confronti di cittadini nati e, spesso di generazione in generazione, residenti in quel territorio, da millenni, colpevolizzati solo perché sono nati lì.
Io voglio sottolineare - e noi lo presenteremo anche negli ordini del giorno sul decreto Casa - che incredibilmente si fa la sanatoria per tutti: se sei abusivo in altre parti d'Italia, c'è un Ministro che pensa a te, se, invece, sei del Sud e sei dei Campi Flegrei, non meriti neanche di essere aiutato. Noi lo troviamo profondamente ingiusto e continueremo a batterci a favore dell'uguaglianza di tutti i cittadini e contro le discriminazioni nei confronti degli abitanti dei Campi Flegrei.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per portare all'attenzione di quest'Aula un tema che secondo me è sempre poco affrontato: quello del benessere animale e del maltrattamento contro gli animali. Un altro efferato atto di crudeltà nei confronti di un animale è successo a Roma. Dopo l'uccisione del cane Giorgio, tra l'altro ucciso per un banale regolamento di conti tra due balordi e il suo proprietario, dopo quel gattino gettato quasi per gioco, per i social, usufrutto dei social, da un altro balordo, neanche ricordo in quale città d'Italia, ieri un altro gatto di proprietà, Caracas, un dolcissimo gattino di un anno, sottratto alla sua padrona, è stato messo sui binari, legato con nastro adesivo e hanno anche permesso che passasse il treno sul binario a decapitarlo.
Questo è quello che succede quando non c'è una cultura del rispetto degli animali, quando ci si accanisce contro gli esseri senzienti, contro gli esseri più indifesi e più fragili del nostro Pianeta. Io penso che, in forma bipartisan, quest'Aula, il Senato e la Camera debbano davvero provvedere a inasprire le pene per il maltrattamento e l'uccisione degli animali. Non può passare impunito chi commette atti di questa efferatezza, di cui tantissimi, tanti di più ormai, cominciano a scandalizzarsi, in ogni parte d'Italia, a cominciare dalla Capitale, come è successo con le botticelle romane, quando, grazie all'atto di Rachele Mussolini, è stata votata, all'unanimità, l'abolizione delle tradizionali carrozzelle romane.
Io mi auguro che anche in quest'Aula, in queste Aule parlamentari, al Senato e alla Camera, laddove governa la maggioranza di centrodestra si possa trovare con il centrosinistra un accordo trasversale per il benessere degli animali e per punire chi gli animali non li cura e non li rispetta come sarebbero degni di essere curati e rispettati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per segnalare un'emergenza che va aggredita immediatamente: si tratta del mare nel golfo di Lamezia Terme. Una situazione che considerare incresciosa vorrebbe dire solo un eufemismo. È una situazione gravissima, di cui ho parlato e continuo a parlare quotidianamente con il sindaco della città di Lamezia Terme, con il presidente della regione Calabria, ho parlato anche con il generale dei Carabinieri della legione Calabria, una situazione in cui si è veramente arrivati al limite della sopportazione. Certamente, le attività svolte fino ad oggi, per chi di competenza, come il governatore della Calabria, sono state importanti, ma evidentemente c'è qualcosa che sfugge alla diligenza del Governo regionale o, quantomeno, delle sue possibilità. D'altronde, due anni e mezzo di Governo regionale e due anni di Governo nazionale di centrodestra non possono andare a sovvertire quello che è stato costruito in 40-50 anni di degrado più assoluto. È un territorio nel quale - lo voglio ricordare - il 40 per cento delle strutture non sono completate - i depuratori sono iniziati a funzionare soltanto con il governo regionale targato centrodestra - in realtà sono sottodimensionate e le reti fognarie hanno lo stesso destino. Per non parlare, poi, di un'agricoltura molto aggressiva che, probabilmente, meriterebbe ulteriori approfondimenti.
Il dato che emerge è che, evidentemente, questa problematica non può riguardare soltanto una città o una regione, ma riguarda uno snodo marittimo di importanza europea, che meriterebbe programmazione e, soprattutto, ingenti risorse.
Per tali ragioni, ho presentato un'interrogazione al Ministero dell'Ambiente, per mettere sotto attenzione, sotto la lente di ingrandimento questa problematica, ma anche per suggerire la realizzazione di una task force, di un tavolo di concertazione che possa affrontare l'argomento nel migliore dei modi e, soprattutto, possa dare risposte certe alle notizie frammentate che gettano nello sconforto i cittadini fruitori di quel territorio. È una risposta importante che bisogna dare al territorio, perché il golfo di Lamezia Terme non è soltanto della città di Lamezia Terme, ma, storicamente, è un filtro per la Campania, per la Basilicata, per le regioni del Centro Italia. È una questione di correnti che, però, devono essere approfondite per dare risposta e - lo voglio ribadire - per fare chiarezza e dare chiarezza ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per ricordare un grande uomo, un grande mio compaesano empedoclino, un grande siciliano, un grande italiano: Andrea Camilleri, che è morto proprio a Roma il 17 luglio di cinque anni fa. Ha lasciato a tutti noi un'eredità inestimabile, fatta di parole, di storie e di personaggi indimenticabili, così rendendo universali tutti i tratti peculiari della sicilianità, di quella sicilianità senza tempo, che deriva dall'essere stata Magna Grecia, dall'essere la Sicilia al centro del Mediterraneo, sintesi di cultura di vari mondi.
Con Andrea Camilleri la letteratura ha una svolta e si emancipa dalle tinte fosche con cui la mafia vince sulla giustizia; con il Commissario Montalbano vincono, invece, la legalità, la giustizia, gli organi inquirenti. Il prossimo anno sarà il centenario dalla sua nascita e Agrigento, casualmente, sarà capitale della cultura italiana.
Tuttavia, la Sicilia vive un momento di grandissima difficoltà, una nuova guerra: la guerra contro la grande sete. Speriamo che Cammilleri possa essere un nume e indurre a proporre quegli interventi che servono. Uomo del suo tempo e di un tempo universale, scrisse alla fine queste parole: “Non voglio morire male, non voglio avere il pessimismo, voglio morire con la speranza che i miei figli, i miei nipoti, i miei pronipoti vivano in un mondo di pace. Bisogna che i giovani si ribellino…Non disilludetemi!”. Ebbene, noi vogliamo dare corso a queste sue parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Grazie per avere ricordato Andrea Camilleri, che non vedeva, ma sognava. Quindi, la ringrazio per averlo ricordato.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 18 luglio 2024 - Ore 14,35:
1. Seguito della discussione del disegno di legge (per le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, la votazione per appello nominale e l'esame degli ordini del giorno):
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica. (C. 1896-A)
Relatori: IAIA e MAZZETTI.
La seduta termina alle 16,48.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 la deputata Giorgianni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 1 la deputata Carmina ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 1902-A - VOTO FINALE | 302 | 297 | 5 | 149 | 174 | 123 | 49 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.