Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 luglio 2024

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, MARROCCO, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   domenica 28 luglio 2024 si sono svolte le elezioni presidenziali in Venezuela;

   il percorso verso le elezioni è stato segnato da violenze, intimidazioni e arresti arbitrari, con l'obiettivo di diffondere paura e limitare l'accesso al voto, come dimostrato dalle esclusioni della leader dell'opposizione Maria Corina Machado e della sostituta Marina Yoris;

   nella tarda serata del 28 luglio 2024 il presidente del Consiglio elettorale nazionale, Elvis Amoroso, ha annunciato la vittoria di Nicolás Maduro con il 51 per cento circa dei voti: avrebbe ottenuto 5,1 milioni di voti contro i 4,4 milioni del candidato dell'opposizione Edmundo González Urrutia;

   di fronte a tali dichiarazioni, le forze di opposizione hanno denunciato irregolarità nelle procedure elettorali, ritenendo vincitore Edmundo González Urrutia con il 70 per cento dei voti;

   anche la comunità internazionale sta esprimendo forti perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni e sui risultati del voto;

   lo svolgimento di elezioni libere e regolari rappresenta una condizione irrinunciabile dei Paesi democratici e l'organizzazione di processi elettorali indipendenti e trasparenti è indispensabile per promuovere un ambiente elettorale competitivo e la fiducia dei cittadini nell'integrità delle elezioni e delle stesse istituzioni democratiche;

   l'integrità dei processi elettorali deve essere garantita dal quadro giuridico e istituzionale che ne regola compiutamente lo svolgimento, a partire dalla composizione e dall'operato degli organi preposti all'organizzazione e alla gestione delle elezioni;

   la stabilità democratica e il ripristino di indifferibili condizioni di sicurezza e di legalità in Venezuela sono indispensabili, anche al fine di tutelare l'incolumità dei cittadini appartenenti alla numerosa comunità italo-venezuelana presente nel Paese;

   il rapporto privilegiato che lega il Venezuela al mondo occidentale e, in particolare, agli Stati Uniti e all'Unione europea si fonda non solo su affinità storiche, culturali e sociali, ma anche su un solido interscambio economico, posto che tuttora essi rimangono tra i partner commerciali più importanti per Caracas –:

   quali urgenti iniziative di competenza, in ambito europeo e internazionale, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di fugare ogni dubbio circa la regolarità e l'esito delle elezioni in Venezuela e sostenere e garantire il pieno rispetto della volontà del popolo venezuelano espresso alle urne.
(3-01361)


   GADDA, FARAONE e DE MONTE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2021 l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista del Programma alimentare mondiale (Pam, agenzia delle Nazioni Unite) Mustapha Milambo sono stati uccisi durante un attacco armato nella provincia del Nord Kivu (Congo);

   la macchina dell'ambasciatore è stata attaccata tra le città di Goma e Rushuru, territorio da decenni attraversato da conflitti, guerre e massacri, dove operano quotidianamente milizie armate;

   a seguito del triplice omicidio, la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di due dirigenti del Programma alimentare mondiale (Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza), che organizzarono la missione, con l'accusa di omicidio colposo;

   i due dirigenti, secondo la procura, si sarebbero resi protagonisti di diverse irregolarità, false attestazioni, omissioni e reticenze, contribuendo a rendere pericolosa e sprovvista di dispositivi di sicurezza adeguati la missione di Attanasio;

   nell'ambito del processo lo Stato ha rinunciato a costituirsi parte civile;

   a febbraio 2024 il giudice dell'udienza preliminare ha emesso una sentenza di non luogo a procedere, ritenendo che nei confronti dei due imputati possa farsi applicazione del principio di immunità diplomatica, in quanto funzionari di un'agenzia delle Nazioni Unite: tesi sostenuta nel processo anche dallo stesso Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   il giudice dell'udienza preliminare ha sottolineato che l'unica autorità competente a intervenire presso l'Onu al fine di chiedere la revoca dell'immunità era lo Stato italiano, che però non ha agito in tal senso;

   nonostante la procura avesse inizialmente annunciato la propria volontà di impugnare la sentenza di non luogo a procedere e presentare ricorso in appello, da organi di stampa si apprende che, ad oggi, la procura abbia deciso di non procedere in tal senso, limitandosi a rendere noto l'inutile decorso dei relativi termini di impugnazione;

   la mancata costituzione come parte civile e l'avere sostenuto la tesi difensiva che ha di fatto impedito di fare chiarezza sulle responsabilità di due soggetti che hanno avuto un ruolo determinante nell'organizzazione della missione, in cui Attanasio, Iacovacci e Milambo hanno trovato la morte, a parere degli interroganti dimostrano un sostanziale disinteresse verso chi ha dedicato la propria vita a tutela degli interessi della Repubblica –:

   per quale motivazione non vi sia stata la costituzione in giudizio quale parte civile da parte dello Stato, quali ragioni abbiano portato lo Stato a non attivarsi presso l'Onu al fine di chiedere la revoca dell'immunità per i due soggetti coinvolti e perché si sia ritenuto necessario sostenere la tesi dell'improcedibilità per difetto di giurisdizione.
(3-01362)


   FRATOIANNI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a Gaza la situazione umanitaria è catastrofica, un milione e ottocentomila palestinesi si trovano nelle cosiddette zone sicure designate da Israele, ma, di evacuazione in evacuazione, lo spazio di queste aree si restringe sempre più. Migliaia sono i bambini malati, affamati, feriti o separati dalle loro famiglie. Con il crollo delle strutture igieniche e del trattamento delle acque reflue, il virus della poliomielite si aggiunge all'elenco delle minacce;

   il 27 luglio 2024 un razzo ha ucciso 12 bambini a Majdal Shams nelle Alture del Golan, territorio occupato da Israele dal 1967, dopo averlo sottratto al controllo della Siria. Dopo poche ore l'esercito israeliano ha attaccato con dei droni sette località del Libano;

   Israele ha attribuito l'attacco ad Hezbollah, che ha negato ogni coinvolgimento. Nel rimpallo di responsabilità il conflitto rischia di estendersi ulteriormente: diversi Governi occidentali, tra cui il nostro, stanno invitando i propri connazionali a lasciare il Libano. Gli scontri che riguardano il nord d'Israele e il sud del Libano avrebbero sinora obbligato circa 90 mila libanesi e 60 mila israeliani a lasciare le proprie case, mentre i morti sarebbero oltre 500, tra miliziani Hezbollah e civili libanesi;

   dal terribile attacco terroristico del 7 ottobre 2023 di Hamas ad Israele, che Alleanza Verdi e Sinistra ha sempre fortemente condannato, sono ormai passati quasi dieci mesi: mesi di morte e terrore in cui Gaza è divenuta una prigione a cielo aperto. La settimana scorsa quarantacinque tra chirurghi, medici e infermieri statunitensi che hanno lavorato come volontari a Gaza hanno scritto una lettera aperta a Biden denunciando che il numero reale di vittime sarebbe molto più alto dei quasi 40.000 dichiarati, chiedendo l'immediato cessate il fuoco;

   in questi dieci mesi la diplomazia internazionale, Usa e Unione europea in testa, non è stata in grado di stabilizzare la situazione e di evitare un'altra inutile escalation. La Corte internazionale di giustizia ha affermato che l'occupazione di Israele, che dura da 57 anni, è illegale e va smantellata immediatamente. La Corte condanna l'apartheid che l'ha sostenuta e chiede di risarcire i palestinesi. La comunità internazionale deve intraprendere ora azioni inequivoche per assicurare che Israele ponga fine alla sua occupazione illegale e interrompa immediatamente la guerra a Gaza –:

   quali iniziative di competenza immediate e concrete intenda promuovere per un immediato cessate il fuoco che ponga fine al genocidio in corso a Gaza, di cui la comunità internazionale rischia di essere sempre più complice, e impedire il rischio di un conflitto che si estenda all'intera area.
(3-01363)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 23 luglio 2024, presso il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo, istituito presso la III Commissione (Affari estrei e comunitari) della Camera dei deputati, si è svolta l'audizione di Julio, Miguel e Florencia Santucho, dell'associazione «Abuelas de Plaza de Mayo»;

   dell'associazione fanno parte le nonne a cui la dittatura militare argentina ha sottratto figli, figlie spesso incinte e nipoti piccoli o appena nati e che si impegnano strenuamente e senza risparmio per il ritrovamento dei desaparecidos argentini;

   è una storia che riguarda anche l'Italia. Tanti sono infatti gli italiani tra le vittime di quella feroce dittatura. Sono circa 300 le bambine e bambini desaparecidos che l'associazione delle «Abuelas» sta ancora cercando e, tra loro, diversi sono di origini italiane. Si tratta di bambine e bambini a cui è stato negato il diritto all'identità, a conoscere le proprie origini, la propria storia familiare, i cui genitori spesso sono stati trucidati;

   queste ricerche sono purtroppo messe a rischio dal Governo Milei, che arriva perfino a negare gli orrori della dittatura militare e sta riducendo i fondi che permettono alla «Banca dati genetica nazionale» di eseguire le verifiche per l'identificazione certa dei desaparecidos, e che sta depotenziando l'unità investigativa impegnata in queste ricerche –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare nei confronti del Governo argentino affinché non ostacoli ma sostenga le ricerche dei desaparecidos, molti dei quali sono italiani o di origine italiana, sostenendo anche finanziariamente le ricerche e l'attività della «Banca dati genetica nazionale»;

   come intenda contribuire attivamente, per quanto di competenza, a questo impegno di verità e di giustizia a partire dalla ricerca dei figli e dei nipoti di desaparecidos italiani, come quelli di Gigio Battistoi e di Maria Rosaria Grillo, di cui ancora non si riesce ad avere notizie.
(5-02696)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MAZZETTI, CORTELAZZO, BATTISTONI, CALDERONE e CASTIGLIONE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il recente report sulle risorse idriche dell'Osservatorio dell'associazione nazionale dei consorzi di gestione del territorio e delle acque (Anbi), fotografa un'Italia con un Nord sovrabbondante d'acqua e un Centrosud arso dalla siccità, dove sono a rischio asset economici importanti quali l'agricoltura ed il turismo, con rilevanti impatti anche sociali e sanitari;

   nelle regioni meridionali nessuna significativa precipitazione piovosa ha mitigato la gravissima aridità che le attanaglia da quasi un anno. Si registrano problemi anche nelle regioni dell'Italia centrale;

   a partire dagli invasi in Abruzzo, a quelli del Molise, della Puglia, della Basilicata e della Calabria, la situazione lascia intravvedere l'esaurimento delle risorse idriche disponibili già dalla metà di agosto 2024. Il Lazio vede la decrescita inarrestabile dei livelli dei suoi laghi. In Umbria il lago Trasimeno registra un'altezza di 25 centimetri inferiore al livello minimo (-120 centimetri);

   drammatica la situazione in Sicilia dove il deficit pluviometrico supera il 60 per cento su base annua. Sull'isola, 6 bacini su 29 non hanno più acqua utilizzabile, quasi tutti gli altri sono al minimo. Per il comparto agricolo e zootecnico quest'anno si stima una perdita di produzione agricola tra il 50, nello scenario di «improbabili precipitazioni estive», e il 75 per cento ove queste non dovessero verificarsi, il 6 maggio 2024 il Governo ha deliberato lo stato di emergenza nazionale;

   in Sardegna le dighe trattengono appena il 57 per cento del volume autorizzato. I bacini, fatta eccezione per quello in Gallura, sono a livello di pericolo e applicano riduzioni nell'erogazione idrica. A soffrire maggiormente sono le campagne della parte centro-orientale dell'isola e nel Sulcis;

   nella seconda relazione del commissario straordinario nazionale per gli interventi di contrasto alla scarsità idrica vi sono elencate 127 opere urgenti contro la siccità e le inefficienze nell'utilizzo dell'acqua, che valgono complessivamente 3,67 miliardi di euro. Con l'articolo 11 del cosiddetto decreto Agricoltura n. 63 del 2024 convertito in legge, con modificazioni, dalla legge n. 101 del 2024, il Governo è intervenuto per rafforzare i poteri del commissario;

   appare opportuno riconsiderare il ruolo dei consorzi di bonifica e di miglioramento fondiario, cui il Ministero affida parte dell'esecuzione del piano per la mitigazione del rischio idrogeologico, quale strumento di presidio del territorio nell'ambito della regimazione, conservazione e distribuzione delle acque –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per rispondere in via strutturale all'emergenza idrica che sta interessando le regioni meridionali e per accelerare la realizzazione delle opere ritenute prioritarie.
(5-02690)


   L'ABBATE, ILARIA FONTANA, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la discarica sita in contrada Martucci, in agro di Conversano (Bari), nella zona denominata un tempo «Conca d'Oro» per la fertilità delle terre, è sorta nel 1982; nel 2012 vi è stato un processo per disastro ambientale per reati connessi alla costruzione e gestione delle discariche ivi presenti, che si è concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati «perché il fatto non sussiste», con sentenza emessa nell'udienza del 10 maggio 2018;

   il giudice ha conseguentemente disposto il dissequestro delle vasche di raccolta rifiuti della vecchia discarica, ed ha affermato con chiarezza che «i periti nella loro relazione hanno evidenziato significative criticità e la conseguente necessità di interventi strutturali e gestionali sul comparto di discarica che garantiscano in futuro la certezza che non vi possano essere quelle perdite di percolato che potrebbero provocare modifiche nella falda acquifera»;

   come ha fatto notare il consulente tecnico d'ufficio del processo per disastro ambientale nella relazione peritale sopra citata: «Il non superamento delle CSC non deve sminuire la gravità del danno ambientale provocato dalla interazione fra acque di falda e percolato di discarica che, in presenza di un acquifero di importanza regionale, garantisce appunto una diluizione degli inquinanti e un loro relativamente rapido trasporto e degradazione»;

   la recente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 25 giugno del 2024, conformemente all'articolo 8, comma 2, della direttiva 2010/75/UE, precisa che in caso di pericoli gravi e rilevanti per l'integrità dell'ambiente e della salute umana, gli impianti siano sospesi;

   da recenti fonti di stampa è emerso che si profila il rischio di non poter rispettare la data del 31 dicembre 2025, prevista per la chiusura definitiva della discarica Martucci, in quanto, secondo quanto inserito nel Piano regionale dei rifiuti, le attività investigative non sono state ultimate entro il mese di aprile 2022 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche in considerazione dell'ultima sentenza della Corte di giustizia europea del 25 giugno del 2024 che richiama l'articolo 8 della direttiva 2010/75/UE, al fine di ovviare alle criticità evidenziate, in particolare per quanto riguarda la messa in sicurezza dell'area e la bonifica del territorio interessato dall'attività di discarica.
(5-02691)


   BONELLI e BORRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224, è stata data attuazione alla direttiva 2001/18/CE concernente l'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati (Ogm);

   l'articolo 9-bis del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, ha ammesso l'emissione deliberata nell'ambiente, a scopi scientifici e sperimentali, di organismi prodotti mediante tecniche di editing genomico mutagenesi sito-diretta o cisgenesi a fini sperimentali e scientifici, assoggettandola, fino al 31 dicembre 2024, alle disposizioni contenute nel medesimo articolo 9-bis;

   l'articolo 1, comma 9-bis, del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, convertito con legge 12 luglio 2024, n. 101, proroga al 31 dicembre 2025 il suddetto termine entro il quale è autorizzato lo svolgimento delle attività di ricerca presso siti sperimentali autorizzati di produzioni vegetali con migliorate caratteristiche qualitative e nutrizionali, nelle more dell'adozione, da parte dell'unione europea, di una disciplina organica in materia;

   il comma 2, del citato articolo 9-bis, prevede che la richiesta di autorizzazione sia notificata al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase), in qualità di Autorità nazionale competente. Entro 10 giorni dal ricevimento della notifica, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica trasmette copia della notifica al Ministero della salute e al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) e a ogni regione e provincia autonoma interessata. Copia della notifica viene inoltre trasmessa all'Ispra, che entro i successivi quarantacinque giorni, effettua la valutazione della richiesta ed esprime il proprio parere al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e alle altre amministrazioni interessate;

   entro dieci giorni dal ricevimento del parere dell'Ispra, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica adotta il provvedimento autorizzatorio;

   in un articolo pubblicato online emergerebbe che vi sono due campi sperimentali di Ogm di nuova generazione in Italia, che sono stati notificati alla Commissione europea e si presume al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e tuttavia, mentre la Commissione ha pubblicato i documenti, il Ministero non lo avrebbe fatto, anche se un rilascio sperimentale è previsto da documentazione per il 13 maggio 2024, mentre il secondo è atteso il 31 luglio 2024 –:

   se sia avvenuto il rilascio sperimentale di Ogm in uno o più campi nel nostro Paese, con provvedimento autorizzatorio da parte dei Ministero interrogato e se, in caso affermativo, lo stesso Ministero abbia garantito la massima trasparenza pubblicando tutte le informazioni relative ai campi sperimentali.
(5-02692)


   SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la laguna di Orbetello ha da sempre rappresentato, sia in termini ambientali, sia in termini naturalistici una eccellenza nazionale;

   la situazione di assoluta criticità e rischio nella quale versa la laguna è causata soprattutto da un insufficiente ricambio delle acque di mare all'interno della laguna stessa (aggravata dai mutamenti climatici e dal surriscaldamento delle acque), che ha determinato negli ultimi decenni copiose morie di pesce;

   dai giorni scorsi sì sta verificando una nuova moria di pesci che ha costretto il sindaco di Orbetello Andrea Casamenti, che aveva inizialmente sotto valutato la situazione, a convocare il centro operativo comunale;

   la situazione è oggi drammatica con tonnellate di pesci morti che mettono a rischio l'economia dei settori locali balneare, ricettivo e ittico;

   la Toscana ha chiesto al Governo il riconoscimento dello stato di calamità naturale;

   il 31 luglio 2023 la Camera ha approvato un ordine del giorno (atto numero 9/1239-A/97) che ha impegnato il Governo a «istituire un tavolo tecnico presso il Ministero dell'ambiente e che inizierà i suoi lavori nel mese di settembre 2023, al fine di valutare l'istituzione di un consorzio allo scopo di salvaguardare la laguna e gli ecosistemi ad essa connessi»;

   è in discussione presso la Commissione Ambiente della Camera una proposta di legge per istituire una nuova governance della Laguna attraverso la creazione di un Consorzio partecipato da Stato, regione Toscana, provincia di Grosseto e dalle amministrazioni comunali locali;

   nel mese di ottobre 2022 è stata depositata la prima proposta di legge (A.C. numero 400) ma soltanto nel mese di novembre 2023 il testo è stato calendarizzato. A gennaio 2024 è stato adottato il testo base successivamente emendato. Sono poi iniziate le consultazioni con i Ministeri competenti (tra cui il Ministero dell'ambiente) da cui però non è arrivata ufficialmente ad oggi alcuna comunicazione;

   nonostante ciò il 24 luglio 2024 il sindaco di Orbetello ha scritto su Facebook: «Proprio oggi sono stato informato che la proposta di legge di istituzione del Consorzio della Laguna di Orbetello ha superato tutte le verifiche ed ora è alla bollinatura della Ragioneria per essere approvato definitivamente in Commissione Ambiente» –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere per risolvere le criticità della Laguna di Orbetello e per fronteggiare i danni ambientali a partire dalla promozione di una nuova governance della Laguna.
(5-02693)


   FABRIZIO ROSSI, MATTIA, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, FOTI, IAIA e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Laguna di Orbetello, celebre paesaggio con biodiversità unici al mondo, sta affrontando una grave crisi climatica. Negli ultimi giorni le temperature record delle acque hanno provocato una massiccia moria di pesci;

   fatti già accaduti nel tempo, con un anno particolarmente nefasto, il 2015, a causa del surriscaldamento delle acque lagunari, che genera l'anossia ovvero una carenza di ossigeno nell'acqua provocata dall'alga valonia aegagropila, a cui si aggiunge una anomala presenza di sostanze chimiche in acqua;

   si ritiene importante per il futuro prossimo giungere all'approvazione della proposta di legge per l'istituzione di un consorzio ma ora appare essenziale adottare misure governative immediate per garantire la vivibilità e l'attrattività turistica della zona;

   essa, oltre ad essere un luogo naturalistico eccezionale, è anche il luogo di un Sin, ovvero un sito d'interesse nazionale che necessità di interventi urgenti;

   le attività di caratterizzazione delle matrici ambientali evidenziano lo stato di contaminazione dei suoli causato da metalli pesanti presenti nelle aree a terra, con presenza di metalli pesanti e ceneri di pirite nell'area denominata Bacini, prospiciente l'ex stabilimento Sitoco. Nelle acque sotterranee c'è presenza di manganese, ferro, solfati, per i quali sono stati definiti dall'Arpat anche i valori di fondo naturale;

   nei sedimenti lagunari c'è presenza diffusa di metalli pesanti, anche di metil-mercurio nella Laguna di Levante e in un'area sotto Ansedonia;

   nel corso degli ultimi trent'anni, il sistema lagunare ha manifestato un considerevole incremento della eutrofizzazione che nel tempo ha determinato cambiamenti qualitativi e quantitativi dell'assetto della flora e della fauna. Tra gli anni settanta e gli anni novanta, le grandi quantità di alghe hanno determinato degenerazioni e riduzioni della quantità di ossigeno nei livelli sottostanti la superficie dell'acqua, e la situazione si è aggravata ultimamente, sino alla tragica moria di pesci dovuta ad anossia, molto più grave di quella avvenuta nel 2015 sopra ricordata;

   la laguna conserva la biodiversità perché è parte di rotte migratorie e le sue peculiari caratteristiche ambientali garantiscono l'afflusso di migliaia di uccelli che gravitano in giganteschi stormi sull'ampia distesa d'acqua –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per dare soluzione all'emergenza in corso, con particolare riferimento ai fondi pubblici disponibili per interventi in emergenza e strutturali, anche di tipo logistico, al fine di preservarla integra, per il presente e per il futuro, anche a beneficio delle generazioni a venire.
(5-02694)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   IAIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il caldo di questi giorni ha reso nuovamente impossibile vivere nei pressi dell'impianto Aseco in contrada Lama di Pozzo, nel comune di Ginosa, in provincia di Taranto, località nella quale si fondono storia, arte, spiritualità e vita quotidiana. Come già accaduto in passato, ciò genera una cappa odorigena perfettamente percepibile anche sulla statale 106. Dopo circa tre anni di adeguamento della struttura, nel mese di gennaio 2024 il nuovo impianto è stato collaudato, ha iniziato a ricevere rifiuti e fanghi di depurazione, conseguentemente le emissioni odorigene non sono state debellate;

   esse sono sempre più insopportabili perché perfettamente rilevate dai residenti e dai lavoratori delle zone circostanti. Fatto che dovrebbe indurre a monitorare la situazione;

   l'impianto Aseco è controllato dell'Acquedotto pugliese e dell'Ager (Agenzia territoriale della regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti) e sta danneggiando con il negativissimo impatto ambientale i territori limitrofi, poiché l'impianto è stato riaperto per il solo trattamento Forsu di rifiuti non superiore alle ottantamila tonnellate annue, ventimila delle quali dedicate a sfalci e potature, mentre il nuovo impianto collaudato ha iniziato a ricevere, come detto, rifiuti non ben conosciuti e fanghi di depurazione;

   i cittadini e i lavoratori residenti, nonché le istituzioni locali, erano stati rassicurati sulla mancanza di emissioni odorigene, ricevendo al contempo garanzie di agevolazioni economiche necessarie e dedicate al territorio in sofferenza;

   la gestione attuale dei rifiuti appare invece trascurare le garanzie date, la pianificazione approvata, connotata altresì da una mancanza dei controlli che sembra tesa al mantenimento dello status quo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, con particolare riferimento alle attività ispettive attraverso il sistema nazionale protezione ambiente, promuovendo una verifica urgente anche mediante il nucleo operativo ecologico dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in relazione all'accertamento di eventuali responsabilità e presenza di pericoli per l'ambiente e la salute dei cittadini, poiché l'idoneità della discarica allo smaltimento di rifiuti speciali e fanghi di depurazione non appare conforme alla funzione del sito che dovrebbe trattare rifiuti ben diversi da quelli attualmente smaltiti, in particolare i fanghi di depurazione, essendo stato concordato e previsto per l'impianto di Ginosa il solo smaltimento della frazione umida dei rifiuti di cucine e mense, rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini, parchi, campi e boschi, rifiuti avviati al compostaggio domestico e quelli raccolti dai mercati.
(5-02695)


   BAKKALI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   FER 2 promuove la realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili non pienamente mature o con costi elevati di esercizio;

   il 14 giugno 2024 il Ministro interrogato ha firmato il citato decreto FER 2, che, però, non risulta essere stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, mentre sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica si trova solo una bozza;

   il decreto FER 2 rappresenta un'opportunità significativa per chi intende investire in energie rinnovabili e tecnologie green e ha come obiettivo quello della promozione dell'utilizzo di fonti energetiche sostenibili, così da ridurre l'impatto ambientale. Quindi, si tratta di un atto fondamentale che richiede tempi certi;

   come noto, infatti, dalla firma del decreto il Gestore servizi energetici (Gse) ha 30 giorni lavorativi per scrivere le regole applicative e fissare le aste che da decreto dovrebbero essere svolte dal 2024 al 2028 per assegnare 3,8 Gw;

   è evidente che la mancata pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto FER 2 crea problemi gravi ai soggetti interessati, facendo slittare in avanti tutta la tempistica;

   inoltre, risulta all'interrogante che il Gse non avrebbe intenzione di svolgere l'asta dell'offshore nel 2024 ma solo alla metà del 2025, danneggiando, così, coloro che sono già pronti a partecipare alle aste, che ad oggi sono ENI/CDP 250Mw in Sicilia, Rimini 330Mw, Agnes 600Mw + 100Mw solare, ossia una platea sufficiente per svolgere l'asta –:

   se il Ministro interrogato intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative volte a garantire lo svolgimento delle aste entro il 2024, tenendo conto del fatto che vi sono già impianti pronti per consentire un'asta da 1 Gw.
(5-02698)


   CASU, BARBAGALLO, PELUFFO, SIMIANI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 12 luglio 2024 in Aula della Camera dei deputati è stata discussa l'interpellanza urgente n. 2-00406, presentata dal Gruppo del Partito Democratico ed avente per oggetto elementi sullo stato di realizzazione delle infrastrutture di ricarica elettrica dei veicoli sulla rete autostradale e nelle zone urbane, nell'ambito degli interventi previsti dal PNRR;

   l'interpellanza chiedeva quali fossero le motivazioni che hanno determinato lo slittamento di un anno e mezzo dell'entrata in funzione della rete di ricarica elettrica nelle zone urbane e sulle autostrade; quale fosse la situazione in relazione all'attuazione dell'investimento per le infrastrutture di ricarica elettrica e, nello specifico, in relazione all'aggiudicazione degli appalti per la costruzione di 7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada e almeno 9.055 in zone urbane (tutti i comuni) (traguardo T4 2024 – M2C2 28). Veniva anche chiesto se fossero iniziati i lavori dei 27 progetti per la realizzazione di 4.718 infrastrutture di ricarica nei centri urbani e quale fosse la loro puntuale distribuzione territoriale; infine, si chiedeva al Governo di chiarire se le tre linee di intervento fossero sufficienti a garantire l'integrale copertura dei 31.500 punti di ricarica previsti e, in caso contrario, come si intendesse integrare la soluzione dei punti di ricarica elettrica;

   il Governo rispondeva, tra l'altro che «Con i successivi decreti protocollo 105 e 106 del 28 giugno 2024, ai fini del raggiungimento della milestone M2C2-28 in scadenza a dicembre 2024 (traguardo T4 2024), ha approvato i nuovi avvisi pubblici per la presentazione di proposte progettuali finalizzate alla realizzazione delle predette infrastrutture di ricarica elettrica nei centri urbani e lungo le strade extraurbane. (...), con il decreto direttoriale n. 105 del 28 giugno 2024 è stato approvato l'avviso pubblico per la realizzazione nell'anno 2024 di 10.880 stazioni di ricarica nei centri urbani con uno stanziamento di 279.344.000 euro; con il decreto direttoriale n. 106 del 28 giugno 2024 è stato approvato l'avviso pubblico per la realizzazione di 7.500 stazioni di ricarica sulle strade extraurbane, con uno stanziamento di 359.943.750 euro. Si informa che le istanze di ammissione al beneficio dovranno essere presentate entro 100 giorni dalla pubblicazione dei decreti, mentre la relativa istruttoria dovrà essere effettuata dal GSE nei successivi 45 giorni (...)»;

   secondo il giornale «La Staffetta Quotidiana» del 17 luglio 2024, però, «La pubblicazione del bando era stata annunciata il 28 giugno dal Mase con un comunicato. I decreti erano stati pubblicati sul sito del Gse. L'avviso non era stato pubblicato sulla pagina dedicata a bandi e avvisi PNRR del sito del Mase, dove tra l'altro erano stati pubblicati gli analoghi bandi del 2023. L'avviso non è stato pubblicato neanche sulla pagina web del Mase dedicata a bandi e avvisi PNRR. Quanto alla pubblicazione della notizia sul sito del Gse, solitamente, quando si tratta di avvisi con una scadenza relativi al PNRR, il comunicato del Gestore rimanda con un link al sito del Mase, cosa non avvenuta in questo caso»;

   le istanze di ammissione al beneficio devono essere presentate entro 100 giorni dalla pubblicazione dei decreti sul sito del Mase –:

   se il Ministro interrogato possa indicare con certezza quando i citati decreti siano stati effettivamente pubblicati sul sito del Mase, in modo da chiarire se vi sia stato un errore nella risposta del Governo all'interpellanza sopra ricordata, o se, invece, i decreti siano stati pubblicati dopo la suddetta risposta, e, comunque, se possa chiarire le motivazioni per le quali la pubblicazione sia avvenuta con modalità che appaiono agli interroganti molto disordinate.
(5-02699)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, CARAMIELLO, BARZOTTI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e CHERCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 (direttiva Uccelli), ha come oggetto «la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri»;

   ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 1, della direttiva Uccelli «Per quanto riguarda la caccia, la cattura o l'uccisione di uccelli nel quadro della presente direttiva, gli Stati membri vietano il ricorso a qualsiasi mezzo, impianto o metodo di cattura o di uccisione in massa o non selettiva o che possa portare localmente all'estinzione di una specie, in particolare quelli elencati all'allegato IV, lettera a)». L'allegato IV, lettera a), della Direttiva Uccelli sancisce, tra gli altri, il divieto di usare come metodo venatorio «uccelli vivi accecati o mutilati impiegati come richiamo»;

   ai sensi dell'articolo 4, comma 3, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, che recepisce la Direttiva Uccelli, «l'attività di cattura per l'inanellamento e per la cessione ai fini di richiamo può essere svolta esclusivamente con mezzi, impianti o metodi di cattura che non sono vietati ai sensi dell'allegato IV alla direttiva»;

   l'allegato F, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, integrando il recepimento della direttiva Uccelli, estende la stessa tutela anche a mammiferi e pesci;

   ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto in questione, la competenza nell'adozione delle misure «idonee a garantire la salvaguardia e il monitoraggio dello stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario» è regionale;

   l'articolo 9 della nostra Costituzione dispone che la Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali;

   l'articolo 8, comma 1, lettera b) della legge regionale Lombardia 23 luglio 2024, n. 11, modificante la legge regionale n. 26 del 1993, prevede la liceità dell'uso di uccelli vivi, prima feriti poi curati, come richiamo;

   appare evidente, dunque, il contrasto tra tale previsione normativa e quanto disposto dalla disciplina nazionale ed europea, tanto da far ipotizzare anche la possibile apertura di una nuova procedura di infrazione UE, per la quale non pagherà solo la regione Lombardia ma tutto il Paese;

   nella stessa legge regionale, si dispone anche che «il maneggio del richiamo vivo per le operazioni di accertamento deve essere effettuato da un medico veterinario dipendente dal dipartimento di medicina veterinaria dell'ATS territorialmente competente», riducendo di fatto lo spazio di manovra per i controlli delle forze dell'ordine;

   il menzionato articolo 8, si inserisce nel quadro di una serie di emendamenti sul tema dell'attività venatoria generalmente elaborati e firmati dai consiglieri Bravo e Massardi;

   preme, agli interroganti ricordare che Carlo Bravo, attuale vice presidente della Commissione Agricoltura, della regione Lombardia è stato protagonista negli ultimi mesi di diversi episodi di cosiddetta «caccia irregolare», che hanno comportato anche denunce e condanne; appare pertanto singolare che l'autore di reati contro il patrimonio indisponibile dello Stato proponga modifiche normative finalizzate ad ottenere la non punibilità per gli illeciti commessi –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere il Governo al fine di garantire il pieno e corretto recepimento della direttiva Uccelli, anche attraverso la previsione di divieti riguardanti le pratiche venatorie non sostenibili;

   se il Governo non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'impugnazione di alcuni articoli della legge regionale Lombardia 23 luglio 2024, n. 11, in rapporto alle disposizioni costituzionali, nazionali ed europee – anche in relazione ad una possibile procedura di infrazione – in materia di attività venatoria e tutela delle specie.
(4-03246)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ORFINI, IACONO e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da recenti notizie a mezzo stampa si apprende dell'intenzione di approvare, in programma nel prossimo Consiglio dei ministri di agosto 2024 un decreto legislativo di riforma dei teatri dell'opera;

   a parere degli interroganti, l'Esecutivo sembrerebbe intenzionato a stravolgere gli organismi di gestione, depotenziare i sovrintendenti e dare maggiore peso agli incarichi di governo, con la volontà di intervenire nella programmazione e nelle scelte artistiche;

   l'autonomia e l'indipendenza dei teatri di antica tradizione è sempre stata sinonimo di innovazione e qualità;

   i contenuti della bozza di decreto legislativo, illustrati dal sottosegretario Mazzi, da quanto si apprende dagli organi di stampa, confermano la volontà dell'Esecutivo di attribuire al Dicastero della cultura una vera e propria golden share raddoppiando i delegati, a scapito dell'amministrazione comunale e prevedendo la soppressione del consiglio di indirizzo, sostituito, da un consiglio di amministrazione con decisioni collegiali;

   in occasione di una prima consultazione dell'intervento di riforma, le varie associazioni di settore, da quella nazionale dei sovraintendenti all'Agis, hanno espresso preoccupazione e molte perplessità;

   continua a preoccupare la linea politica definita dall'Esecutivo, che dal Teatro di Roma, dalla norma cosiddetta Fuortes, alla proposta sulla riorganizzazione del Ministero, all'intervento sulla governance del centro sperimentale cinematografia, alla modifica chiesta allo statuto dei David di Donatello intende a parere degli interroganti sottrarre autonomia e sottoporre al controllo politico la cultura, per definizione, invece, autonoma –:

   se intenda confermare un intervento di riforma dei teatri dell'opera nelle modalità e nei contenuti anticipati dagli organi di stampa per i quali il settore ha espresso molte perplessità.
(5-02686)


   CASO, AMATO e ORRICO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   i Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica attiva (detta caldera) ad alto rischio, che si estende da Monte di Procida a Napoli; attualmente il livello di allerta per rischio vulcanico dei Campi Flegrei è giallo e la fase operativa adottata è di attenzione;

   dalla scorsa estate, la caldera flegrea è interessata dall'intensificarsi del fenomeno del bradisismo, che da novembre 2005 ad oggi ha prodotto un sollevamento del suolo di circa 135 centimetri nella zona di massima deformazione, ubicata nel centro storico di Pozzuoli. Tale sollevamento genera tensione nelle rocce del sottosuolo che ad un certo punto si fratturano dando luogo a terremoti abbastanza superficiali, oltre 7.000 negli ultimi 12 mesi con magnitudo massima di 4.4 il 20 maggio 2024;

   il territorio flegreo si contraddistingue per un'altissima e diffusa presenza di beni archeologici, architettonici e storico-artistici, sia mobili che immobili, che nel loro complesso costituiscono una testimonianza di valore storico-culturale inestimabile e identitaria, riconducibile anche alle specifiche caratteristiche dell'area;

   dalle mappe di rischio elaborate dal dipartimento di Protezione civile emerge che la maggior parte dei luoghi sopra descritti rientra nella zona di maggiore rischio bradisismico e vulcanico e molti si trovano in prossimità dell'area maggiormente soggetta allo stress sismico;

   tra i suddetti siti vi è il percorso archeologico del «Rione Terra», ubicato nel centro storico della città di Pozzuoli, aperto al pubblico nel 2015 dopo decenni di costosissimi lavori di recupero; da allora sono state decine di migliaia i visitatori, con ricadute molto positive dal punto di vista socio-economico. Dal 28 settembre 2023 il percorso è stato chiuso per verifiche tecniche, in seguito ad una scossa di magnitudo 4.2, e mai più riaperto;

   per fornire una risposta organica alla crisi bradisismica, iniziata la scorsa estate, il Governo è dapprima intervenuto con il decreto-legge n. 140 del 12 ottobre 2023 e successivamente con il decreto-legge n. 91 del 2 luglio 2024. In entrambi i provvedimenti, tuttavia, non sono state previste misure volte a tutelare l'immenso patrimonio culturale ed archeologico dei Campi Flegrei –:

   se e quali azioni il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire la conservazione, la tutela e la piena fruizione, in condizioni di massima sicurezza sia per il personale sia per i visitatori, dei beni archeologici del territorio flegreo ed in particolare del percorso archeologico del Rione Terra.
(5-02687)


   TASSINARI, ARRUZZOLO e GATTA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto ministeriale del 27 luglio 2017, che disciplina la ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo, al comma 3 prevede che in caso di determinazione di una consistenza del Fondo superiore, di eventuali revoche o rinunce, a partire dal secondo anno di ciascun triennio, possono essere adottati bandi annuali anche per le azioni di sistema di cui all'articolo 44 del medesimo decreto;

   il decreto ministeriale n. 430 del 2021, recante «riparto maggiori risorse disponibili a valere sul FUS», destina 22.173.924,92 di euro a dette azioni di sistema finalizzate al sostegno di attività di spettacolo dal vivo, volto ad assicurare nelle aree periferiche delle città metropolitane progetti di inclusione sociale, di riequilibrio territoriale e tutela;

   il decreto ministeriale n. 73 del 2022, nel definire i criteri di riparto e le modalità di utilizzo delle risorse di cui al decreto ministeriale n. 430 del 2021 conferma la finalità dell'utilizzo dei fondi per la promozione e il sostegno di attività di spettacolo dal vivo, volti ad assicurare nelle aree periferiche delle città metropolitane progetti di inclusione sociale, di riequilibrio territoriale e tutela occupazionale, nonché a valorizzare il patrimonio culturale attraverso le arti performative, sulla base di progetti selezionati tramite bando pubblico predisposto da ciascun comune;

   con il decreto ministeriale n. 412 del 2022, che individua i criteri di riparto e modalità di utilizzo delle risorse oggetto della presente interrogazione, destinatari del finanziamento non sono più le aree periferiche delle città metropolitane bensì le aree periferiche dei comuni capoluogo delle città metropolitane, restringendo in tal modo il territorio di riferimento per l'utilizzo dei fondi;

   tale restringimento sembra muoversi in contrasto con l'obiettivo della valorizzazione del patrimonio culturale immateriale, mediante attività di spettacolo finalizzate all'inclusione culturale e sociale, e della realizzazione di azioni di riequilibrio territoriale attraverso il rafforzamento dell'offerta culturale;

   per quanto riguarda nello specifico la città metropolitana di Reggio Calabria, area fortemente carente di infrastrutture culturali di ogni genere, la contrazione del territorio destinatario dei finanziamenti avrebbe determinato a quanto consta agli interroganti una scarsità di proposte di progetti sufficienti ad impegnare l'intera somma stanziata dal Ministero, così che sarebbero state utilizzate meno del 50 per cento delle risorse –:

   quale sia la ratio della modifica dei soggetti e dei territori destinatari delle misure di cui in premessa considerando l'estrema rilevanza del perseguimento della finalità di inclusione, coesione, rivitalizzazione sociale e culturale del contesto di riferimento nonché le eventuali ricadute socio-economiche sul territorio anche in termini di connessione con il patrimonio culturale.
(5-02688)


   AMORESE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, MESSINA, MOLLICONE, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il museo va inteso come un contenitore di narrazioni, anche virtuali e digitali;

   il Ministero della cultura sta già ottenendo ottimi risultati in termini di numero di visitatori e bigliettazione, come testimoniano i dati relativi al 2023, in cui è stato raggiunto il record di visitatori (57.730.502) dei musei italiani, con un aumento rispetto al 2022 di 10,7 milioni di visitatori, pari a un incremento di quasi il 23 per cento –:

   quali iniziative intenda adottare per incentivare i consumi culturali nei musei e migliorare la gestione museale, anche tramite la valorizzazione del principio di sussidiarietà.
(5-02689)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI e TONI RICCIARDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   al fine di far fronte al grave stato di crisi del settore lirico-sinfonico e di pervenire al risanamento delle gestioni e al rilancio delle attività delle fondazioni, il decreto-legge n. 91 del 2013, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2013, (articolo 11, commi 1 e 2) aveva previsto la possibilità di presentare un piano di risanamento per le fondazioni che versassero in situazioni di difficoltà economico-patrimoniale;

   il piano doveva essere presentato ad un commissario straordinario, appositamente nominato (articolo 11, comma 3) e doveva assicurare gli equilibri strutturali del bilancio, sotto il profilo sia patrimoniale, sia economico-finanziario;

   tra i più recenti interventi a sostegno del settore vi sono: il differimento al 31 dicembre 2021 – previsto dalla legge n. 178 del 2020 – del termine per il raggiungimento del tendenziale equilibrio patrimoniale e finanziario per le fondazioni che avevano presentato il piano di risanamento; la possibilità per le fondazioni, che non lo avevano già fatto, di presentare un piano di risanamento per il triennio 2021-2023; la conseguente proroga delle funzioni del commissario dal 31 dicembre 2020 fino al 31 dicembre 2022, al fine di proseguire l'attività di monitoraggio dei piani di risanamento delle fondazioni già presentati alla data della sua entrata in vigore, e fino al 31 dicembre 2023 per le attività concernenti l'approvazione e il monitoraggio dei nuovi piani di risanamento;

   tuttavia, nonostante il dettato molto chiaro della norma, l'incarico di commissario non è stato riassegnato per il 2023; a ciò si aggiunga che non è stata prevista alcuna proroga per il 2024, e questo nonostante la legge n. 112 del 2013 – cosiddetta legge Bray – sia ancora in vigore e grazie ad essa sia stato avviato un positivo cammino di risanamento che non deve essere archiviato o depotenziato considerano lo stato di di fragilità che ha caratterizzato il settore;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 359, della legge 30 dicembre 2021 n. 234 (legge di bilancio 2022), è stato istituito un fondo con dotazione di 100 milioni di euro per il 2022 e 50 milioni di euro per il 2023, per l'assegnazione di un contributo finalizzato a incrementare la dotazione delle fondazioni lirico-sinfoniche;

   l'articolo 1, comma 362 della citata legge, prevede poi che il commissario straordinario svolga l'istruttoria propedeutica all'adozione dei decreti ministeriali con i quali sono stabilite le modalità di assegnazione ed erogazione del fondo, nonché le modalità di impiego e la relativa rendicontazione e provveda alla verifica del rispetto da parte delle fondazioni di quanto previsto;

   il decreto ministeriale n. 1222 del 14 agosto 2023 di approvazione dell'Accordo fra il Ministero della cultura e il comune di Firenze, ex articolo 44 decreto ministeriale del 27 luglio 2017 e successive modificazioni e integrazioni per il sostegno di programmazione Fondazione Maggio Musicale Fiorentino anno 2023 per 2,1 milioni di euro, è stato ammesso alla registrazione con alcune osservazioni dalla Corte dei conti, anche in merito alla necessità di procedere quanto prima alla nomina del commissario prevista dall'articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 91 del 2013 –:

   quali siano le ragioni per cui non si è provveduto alla proroga e se si intenda provvedere.
(5-02697)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   MATERA, CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto riferito all'interrogante, negli ultimi mesi si sarebbero verificati alcuni ritardi nel rilascio di nuove partite Iva da parte degli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate;

   da informazioni in possesso dell'interrogante, i ritardi potrebbero dipendere dall'applicazione della norma contenuta nell'articolo 1, comma 148 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, legge di bilancio 2023, da parte degli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate che, allo stato attuale, non avrebbero ancora tutti gli strumenti necessari per esaminare le ipotesi ivi contenute;

   è emblematico il caso di un contribuente il quale, all'inizio del 2024, ha effettuato la richiesta per l'apertura di una partita Iva al fine di esercitare, inizialmente, un'attività d'impresa e, successivamente, come ditta individuale, riscontrando tuttavia notevoli difficoltà tanto che, ad oggi, la prima pratica risulterebbe non accolta e la seconda ancora in sospeso. Nell'anno 2020, infatti, era stato destinatario di provvedimento di cessazione di una partita Iva afferente a un'associazione di cui era il rappresentante legale (che tuttavia non aveva mai operato) e pertanto, in esito alla presentazione della domanda per l'apertura di una nuova partita Iva nel 2024, è stato ritenuto «rappresentante inibito per provvedimento di cessazione». Successivamente gli è stata richiesta una polizza fideiussoria, come previsto dalla legge che, benché ottenuta, non ha ancora consentito di sbloccare la pratica;

   a parere dell'interrogante, considerato che tali ritardi frenano notevolmente l'attività d'impresa di tanti giovani professionisti che decidano di avviare un'attività lavorativa in forma autonoma (o aprendo nuove società in Italia) soprattutto se, al netto di verifiche contributive, risultano essere completamente in regola con gli adempimenti previsti, risulta urgente e indifferibile comprendere, allo stato attuale, quanti siano i casi di ritardo nel rilascio della partita Iva e i tempi previsti dettati dalla nuova normativa –:

   se sia a conoscenza di episodi come quello riportato in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di superare le criticità in precedenza richiamate, con riferimento al rilascio delle polizze fideiussorie o bancarie, per l'apertura delle nuove partite IVA, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 1, comma 148 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, che dispone il rafforzamento dell'attività di presidio preventivo connesso all'attribuzione e all'operatività delle partite IVA, da parte della medesima Agenzia delle entrate.
(5-02681)


   MEROLA, UBALDO PAGANO e GUERRA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la procedura di monitoraggio prevista dalla legge di contabilità n. 196 del 2009, introdotta dal decreto legislativo n. 160 del 2015, si è inteso dare risposta al fabbisogno informativo associato al tema delle spese fiscali (cosiddetta tax expenditures);

   nel rapporto annuale sulle spese fiscali allegato allo stato di previsione dell'entrata della legge di bilancio sono elencate tutte le forme di esenzione, esclusione, riduzione dell'imponibile o dell'imposta ovvero regime di favore, derivante da disposizioni normative vigenti che abbattono il gettito erariale e rappresentano un maggior costo per lo Stato;

   secondo l'ultimo Rapporto spese fiscali 2023, allegato alla legge di bilancio 2024, risultano censite 625 misure agevolative di cui 555 risultano ancora vigenti nel 2024 e per 411 di queste è stato possibile effettuare una valutazione puntuale degli effetti finanziari che ammontano nel complesso a circa 96,3 miliardi di euro per il 2024,95,9 miliardi di euro per il 2025 e circa 96,5 miliardi di euro per il 2026;

   le misure riportate afferiscono, in valore, per circa due terzi all'imposta sulle persone fisiche – Irpef (63 per cento) e la restante parte all'Ires, ai crediti d'imposta, alle imposte indirette, alle agevolazioni sulle accise e sull'Iva, imposte sostitutive e altro;

   la legge per la riforma fiscale n. 111 del 9 agosto 2023, all'articolo 5, recante i principi e i criteri direttivi specifici per la revisione dell'Irpef, prevede al comma 1, lettera a), numero 1), punti 1.1) e 1.2), la revisione e la graduale riduzione dell'Irpef, anche attraverso il riordino delle detrazioni tenendo conto delle loro finalità, con particolare riguardo alla composizione del nucleo familiare, la tutela del bene casa, della salute e dell'istruzione –:

   con riferimento ai dati riportati nel rapporto sulle spese fiscali, rispetto al totale dei 96,3 miliardi di euro per il 2024, 95,9 miliardi di euro per il 2025 e circa 96,5 miliardi di euro per il 2026, quale sia la quota strutturale e non strutturale delle agevolazioni e il valore disaggregato delle singole misure strutturali riconducibili alla revisione delle detrazioni Irpef prevista dall'articolo 5, comma 1, lettera a), numero 1), punti 1.1) e 1.2), della legge n. 111 del 9 agosto 2023, inerenti ai benefici relativi alla composizione del nucleo familiare, alla tutela del bene casa, alla salute e all'istruzione.
(5-02682)


   FENU, LOVECCHIO, GUBITOSA e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione 5-02654 del 23 luglio 2024 sono state richieste maggiori informazioni in merito alle caratteristiche dei progetti di investimento nella ZES unica, risultanti dalle comunicazioni acquisite dall'Agenzia delle entrate dal 12 giugno al 12 luglio 2024;

   in particolare, è stata richiesta la specificazione, per ciascuna regione e per dimensione di impresa, del numero di domande pervenute, la tipologia di investimento e l'ambito di attività, l'ammontare dell'investimento e del credito d'imposta richiesto in prenotazione;

   in risposta all'interrogazione, il Ministro interrogato, sentita l'Agenzia delle entrate, si è limitato a precisare che «il numero delle domande per regione riflette la dimensione e la popolosità delle stesse» e che «la gran parte delle domande presentate proviene da imprese con dimensione piccola o micro»;

   sennonché, nel corso dell'informativa urgente svoltasi in Aula il 25 luglio 2024, un giorno dopo la suddetta risposta in Commissione VI (Finanze) della Camera dei deputati, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR ha fatto riferimento, richiamandoli sommariamente, ai dati che la stessa Agenzia gli avrebbe fornito (con riferimento alla ripartizione territoriale delle domande, alla dimensione di impresa, al volume di investimento), ribadendo in conclusione le critiche al provvedimento dell'Agenzia dell'entrate relativo alla determinazione della percentuale del credito d'imposta, già espresse precedentemente a mezzo stampa;

   del resto, si tratta di informazioni agevolmente estraibili dal modello di comunicazione predisposto e reso disponibile dall'Agenzia delle entrate per le richieste di prenotazione del credito d'imposta;

   per tale motivo, non essendo soddisfatti della risposta alla precedente interrogazione ed essendo invece disponibili informazioni e analisi di dettaglio elaborate dalla stessa Agenzia delle entrate, come emerso dalle dichiarazioni del Ministro Fitto, si ritiene doverosa la reiterazione della richiesta confidando, questa volta, in una maggiore attenzione nella risposta da parte del Ministro –:

   con riferimento alle informazioni risultanti dalle comunicazioni acquisite dall'Agenzia delle entrate dal 12 giugno al 12 luglio 2024, quali siano i dati di dettaglio relativi alle prenotazioni dei crediti d'imposta nella ZES unica, distinguendo, per ciascuna regione e per dimensione di impresa, le caratteristiche dei progetti di investimento, il numero di domande pervenute, la tipologia di investimento e l'ambito di attività, l'ammontare dell'investimento e del credito d'imposta richiesto.
(5-02683)


   CAVANDOLI, CENTEMERO, BAGNAI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i consorzi di bonifica sono enti pubblici economici aventi natura privatistica e responsabili della realizzazione e manutenzione di opere di bonifica idraulica, di reti di distribuzione irrigua, di risanamento igienico-ambientale, di miglioramento fondiario, di prevenzione del rischio idrogeologico e di sistemazione dei corsi;

   i contributi per consorzi di bonifica hanno natura tributaria e sono oneri deducibili dal reddito;

   la disciplina generale in materia di contributi di bonifica è dettata dall'articolo 860 del codice civile che recita: «I proprietari dei beni situati entro il perimetro del comprensorio sono obbligati a contribuire nella spesa necessaria per l'esecuzione, la manutenzione e l'esercizio delle opere in ragione del beneficio che traggono dalla bonifica», e dal regio decreto n. 215 del 1933, recante «Nuove norme per la bonifica integrale»;

   in merito all'imposizione consorziale, affinché il consorzio sia legittimato a pretendere il contributo consortile, non è sufficiente la sola inclusione dell'immobile nel comprensorio di bonifica, ma è altresì necessario, ai sensi dell'articolo 860 del codice civile e articolo 10 del regio decreto n. 215 del 1933, che sussista un beneficio diretto e specifico per il consorziato-contribuente; detto altrimenti, i contributi consortili, quali quote di partecipazione al costo di opere di bonifica a carico dei proprietari consorziati, sono dovuti solo ed esclusivamente nel caso in cui derivino al consorziato-contribuente benefìci specifici e in misura a questi proporzionale;

   sussistono due diverse interpretazioni giurisprudenziali in merito alla prescrizione del diritto di riscossione, in contrapposizione tra loro:

    secondo alcune pronunce della Corte di cassazione (ad esempio l'ordinanza 9 novembre 2023 n. 31240; Cass. ord. n. 8405/2021; Cass. 23 febbraio 2010, n. 4283) il diritto alla riscossione dei contributi consortili si prescrive nel termine di cinque anni, perché trattasi «di obbligazioni periodiche o di durata», ai sensi dell'articolo 2948 del codice civile che stabilisce la prescrizione quinquennale in generale per tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi;

    di contro la stessa Cassazione, con ordinanza n. 13139/2022, ha affermato che il diritto alla riscossione dei contributi consortili di bonifica «equiparabili ai tributi erariali quanto al profilo della loro imposizione ed esazione» si prescrive in dieci anni (ex articolo 2946 del codice civile – prescrizione ordinaria) –:

   se il Governo intenda adottare iniziative volte a chiarire la natura tributaria dei contributi consortili – obbligazioni periodiche o tributi erariali – al fine di addivenire ad un'interpretazione inequivocabile circa la durata del diritto alla riscossione.
(5-02684)


   BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   quella dei Campi Flegrei è una vasta area vulcanica attiva posizionata all'interno di un territorio densamente popolato compreso fra Napoli, Pozzuoli e Bagnoli e caratterizzato da frequenti fenomeni bradisismici intensificatisi nel corso degli ultimi due anni, riportando alla ribalta la necessità di piani efficaci per gestire eventuali aumenti dei livelli di allerta;

   ed invero, con l'adozione di una serie di provvedimenti volti a fronteggiare il contesto di criticità sono state potenziate le azioni di prevenzione e mitigazione del rischio e di risposta operativa territoriale del sistema di protezione civile e le attività di monitoraggio dei livelli di vulnerabilità del patrimonio immobiliare sia pubblico che privato;

   ad eccezione dei suddetti ambiti di intervento nulla è stato concretamente deliberato per una comunità che tra la paura delle scosse e la resilienza si adatta e cerca di resistere o per sostenere il reddito delle duecento famiglie interessate da provvedimenti di sgombero e/o evacuazione e delle altrettante attività imprenditoriali sospese;

   molti cittadini si trovano, inoltre, nella paradossale situazione di continuare a pagare regolarmente le rate dei mutui o tributi, come Imu e Tari, relativi ad immobili che non risultano nella loro disponibilità, non essendo stata prevista alcuna misura di moratoria –:

   se non ritenga, anche al fine di dare risposte concrete alla comunità flegrea, di dover adottare, nell'ambito delle suddette strategie emergenziali, ulteriori iniziative straordinarie come la moratoria sui mutui e la sospensione dei termini di versamento dei tributi per gli sfollati e per le attività imprenditoriali sospese.
(5-02685)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FURFARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   intorno alle 19 di sera di sabato 27 luglio 2024 nel carcere di Prato nel reparto di media sicurezza è stato trovato in fin di vita un giovane detenuto di 27 anni, in seguito deceduto dopo l'arrivo all'ospedale;

   sabato sera, mentre si trovava da solo, si è impiccato nella sua cella e tutti i tentativi di soccorso non sono serviti a salvargli la vita;

   la morte nel carcere della Dogaia del ragazzo di 27 anni, italiano di origini sinti proveniente da Viareggio che lascia moglie e figli e che avrebbe finito di scontare la sua pena nel 2032 è una tragedia annunciata;

   si tratta del sessantesimo suicidio di un detenuto nel corso dell'anno in Italia e il terzo suicidio alla Dogaia in meno di un anno. Secondo l'associazione Antigone ogni anno nella casa circondariale di Prato si registrano 200 casi di autolesionismo. Sono numeri allarmanti che non possono lasciarci indifferenti ma devono spingerci ad agire con forza per dare piena attuazione all'articolo 27 della nostra Costituzione;

   tre suicidi dal dicembre 2023 e rivolte ormai frequenti, come quella andata in scena poche ore prima che avvenisse il suicidio, dove una ventina di detenuti nella notte tra venerdì e sabato hanno creato il caos nella prima sezione, senza considerare le carenze di organico, rendono la Dogaia, come del resto, molte altre carceri italiane, delle polveriere pronte ad esplodere in qualsiasi momento;

   ad aggravare la situazione de la Dogaia rispetto alle altre case circondariali della Toscana oltre al sovraffollamento e alla carenza endemica di personale (Sollicciano ha il doppio degli agenti, degli ispettori e meno detenuti di Prato; Pistoia ha un organico coperto al 100 per cento su tutti i ruoli) vi è anche la mancanza di un direttore titolare e di un comandante titolare;

   nelle carceri italiane sono 14.500 i detenuti in più rispetto ai posti disponibili e, nel solo 2023, sono stati ben 4.731 i reclusi nei confronti dei quali la magistratura di sorveglianza ha dovuto riconoscere rimedi risarcitori per trattamento inumano e degradante;

   anche in carcere devono essere garantiti standard di civiltà che il sovraffollamento per forza di cose ostacola;

   nel reparto di media sicurezza, dove è avvenuto l'ultimo suicidio gli ultimi dati di maggio parlano di un sovraffollamento del reparto del 130 per cento ovverosia del 30 per cento in più di detenuti rispetto ai posti che sarebbero previsti per quel reparto, senza considerare il fatto che vi sono anche detenuti con problemi psichiatrici che andrebbero curati e non inseriti in contesti già di per sé difficili;

   investire nelle risorse umane all'interno del carcere, potenziando il numero di professionisti specializzati in ambito sociale, psicologico e sanitario, è fondamentale per migliorare la qualità dell'assistenza fornita ai detenuti ma anche le condizioni di lavoro di chi opera all'interno della struttura il carcere, come ha ricordato pochi giorni fa il Presidente Mattarella, non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale –:

   anche alla luce dell'ultima tragedia, quali misure urgenti intenda adottare, non solo nella casa circondariale Dogaia di Prato, ma in tutte le case circondariali, volte a garantire una detenzione più umana, orientata alla riabilitazione con riduzione del rischio di recidiva e una maggiore integrazione sociale dei detenuti una volta rilasciati, nonché il rispetto dei diritti del personale che ci lavora e dei detenuti;

   per quali motivi la casa circondariale di Prato «Dogaia» sia a tutt'oggi senza la nomina di un direttore e di un comandante titolare e quali siano i tempi per tali nomine.
(4-03247)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   VINCI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 142, comma 6, del nuovo codice della strada prevede che per la determinazione dell'osservanza dei limiti di velocità sono considerate fonti di prova, le risultanze di apparecchiature debitamente determinati, autostradali, sugli organi magistratura omologate, anche per il calcolo della velocità media di percorrenza su tratti nonché le registrazioni del cronotachigrafo e i documenti relativi ai percorsi come precisato dal regolamento;

   sugli organi di stampa del 30 luglio 2024 è stata riportata la notizia dell'inchiesta della magistratura di Cosenza, su alcuni autovelox installati in tutta Italia privi di certificato di omologazione e sottoposti a sequestro e a disattivazione;

   i sigilli apposti riguardano anche alcuni rilevatori posizionati a Masone e a Codemondo situati nel comune di Reggio Emilia e altri due nella medesima provincia; la società delle apparecchiature, indagata per frode risulta essere la Sicursat (priva di omologazione) mentre le apparecchiature irregolari sono identificate con il nome: «T-ExSpeed v 2.0» fornite tramite affidamento diretto alle corrispondenti amministrazioni comunali presenti in tutta Italia, tra le quali le città di Reggio Emilia, Modena, Venezia, Vicenza; nel caso di Reggio Emilia, il contratto è stato stipulato il 28 dicembre 2023;

   la Corte di cassazione, con ordinanza n. 10505 del 2024 ha sancito che non vi è alcuna equiparazione tra approvazione e omologazione, in quanto trattasi di termini e di significati che si distinguono nettamente sul piano formale e sostanziale giacché i «mezzi tecnici atti all'accertamento e al rilevamento automatico delle violazioni», devono essere necessariamente omologati stante l'inequivocabile precetto 142, comma 6, del nuovo codice della strada, laddove l'utilizzo dell'espressione: «debitamente omologati», impone necessariamente la preventiva sottoposizione del mezzo di rilevamento elettronico a tale procedura e che, solo se assolta, è idonea a costituire «fonte di prova» per il riscontro del superamento dei prescritti limiti di velocità;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia come sembrerebbe che il comune di Reggio Emilia, si ritenga parte lesa rispetto all'inchiesta della fornitura di apparecchi illegali a parere dell'interrogante ciò sembrerebbe inverosimile, considerato che negli appalti di forniture devono essere chiaramente specificati i requisiti dei beni richiesti e, in questo caso, il requisito della presenza dell'omologazione avrebbe dovuto essere l'aspetto principale del contratto; a a parere dell'interrogante nella fase di consegna delle apparecchiature si sarebbe dovuto controllare, da parte del RUP o da altra figura allo scopo autorizzata, che caratteristiche previste dalla legge per autovelox fossero effettivamente presenti;

   per quanto riguarda il comune di Reggio Emilia, nel 2023 le apparecchiature di Codemondo e Masone complessivamente, hanno consentito l'erogazione di 15.200 verbali; conseguentemente a giudizio dell'interrogante, si rileva un possibile danno erariale legato ai ricorsi da parte degli utenti della strada a cui spesso i giudici riconoscono sia l'annullamento delle multe ricevute, che il risarcimento delle spese legali sostenute per i ricorsi;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda esposta in premessa;

   in caso affermativo, se non ritengano necessario prevedere iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a ribadire che le apparecchiature utilizzate e destinate alla determinazione dell'osservanza dei limiti di velocità devono essere obbligatoriamente omologate da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy, avuto riguardo a quegli enti locali, (come il comune di Reggio Emilia in premessa citato, che nonostante ciò sembrerebbe stia valutando di costituirsi parte civile che con ogni probabilità sono a parere dell'interrogante i responsabili della condotta irregolare dell'omologazione delle apparecchiature di rilevazione della velocità, avendo incassato somme non dovute (a differenza degli utenti della strada che in realtà sono coloro che hanno subito il danno) e nei riguardi dei quali occorre agire per il risarcimento dovuto.
(4-03249)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:


   FOTI, OSNATO, DI MAGGIO, DE CORATO, MAERNA, MALAGOLA, MASCARETTI, MAULLU, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI e RUSPANDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è una bomba a orologeria pronta a sfociare in tensioni sociali la situazione delle periferie milanesi, con particolare riguardo ai criteri di assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, tra chi non perde la speranza di poter garantire una sistemazione dignitosa ai propri figli, anche disabili, o genitori anziani e chi, bypassando le graduatorie, si vede riconosciuto un inesistente diritto;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, infatti, un alloggio al secondo piano di via Pascarella 20, una palazzina recentemente ristrutturata di proprietà del comune di Milano, in una delle periferie-polveriere della città, tra Quarto Oggiaro e Bovisasca, sarebbe stato assegnato a un discendente di una delle famiglie sinti più note;

   se è pur vero che l'alloggio sarebbe stato offerto nell'ambito del filone dei servizi abitativi transitori, in alternativa allo sgombero del campo rom di via Bonfadini, dopo cinquant'anni di illegalità e degrado, risulterebbe, come riporta il quotidiano Libero, che detta discutibile procedura avrebbe aperto la strada ad altri parenti dell'affittuario che non avrebbero, invece, alcun titolo a risiedere lì;

   tale situazione si sta diffondendo a macchia d'olio in complessi di edilizia residenziale pubblica di altri quartieri della città di Milano, quali le vicinissime via Simoni e Lopez, nei quali si stanno trasferendo, o lo hanno già fatto, i sinti dell'ex insediamento stretto tra l'ortomercato e i binari della ferrovia;

   l'accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, quale grimaldello per aprire le porte a famigliari, amici e conoscenti, sembra essere uno schema consolidato nelle abbandonate periferie milanesi –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda assumere in relazione ai fatti esposti in premessa e alle problematiche che questi evidenziano, con particolare riguardo alle procedure di assegnazione e di utilizzo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà del comune di Milano.
(3-01360)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   MANES e STEGER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con riferimento al tema della cassa integrazione guadagni ordinaria, di cui al decreto legislativo n. 148 del 2015, per le imprese del settore edile si è più volte evidenziato come sia necessario superare la rigidità interpretativa che riguarda la normativa in caso di eventi meteo sfavorevoli;

   occorre prevedere una specifica modifica legislativa per superare un orientamento giurisprudenziale, eccessivamente restrittivo, che sostanzialmente considera «prevedibile», e quindi imputabile al datore di lavoro, il verificarsi di specifici eventi meteorologici in determinati contesti territoriali e periodi dell'anno (esempio gelo e neve in territori quali la Valle d'Aosta e il Trentino Alto Adige), con la conseguente impossibilità di ricorrere in questi casi alla cassa integrazione guadagni ordinaria. Tale interpretazione non corrisponde alla ratio legis, che è quella di tutelare imprese e lavoratori nel caso di sospensione o riduzione dell'attività lavorativa determinata da «intemperie stagionali» (termine usato dallo stesso legislatore), senza che proprio la «stagionalità» delle stesse venga paradossalmente imputata all'impresa;

   a questo proposito, in occasione dell'esame per la conversione in legge del decreto-legge n. 98 del 2023, il Governo ha accolto un ordine del giorno che sollecitava un intervento in tal senso (n. 9/1364/1, primo firmatario onorevole Manes);

   tra l'altro, le imprese edili sono tenute a versare per gli operai un contributo ordinario di gran lunga superiore a quello degli altri settori (4,70 per cento, a fronte dell'1,70-2,00 per cento dell'industria); ciò ha determinato, nel periodo 2002-2022, nell'ambito della gestione della cassa integrazione guadagni ordinaria presso l'Inps, nella specifica gestione edilizia, un avanzo complessivo superiore a 6 miliardi di euro. Anche per le annualità successive al 2015 (anno di riduzione dell'aliquota all'attuale misura del 4,70 per cento), il trend ha mantenuto lo stesso andamento, con avanzi di esercizio annuali mediamente di oltre 250 milioni di euro –:

   quali iniziative normative il Governo intenda adottare al fine di risolvere le criticità interpretative sopra illustrate, che rendono estremamente complesso ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria in presenza di determinati eventi meteorologici avversi, che nei territori di montagna, come, ad esempio, nella regione della Valle d'Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano, ma non solo, sono ricorrenti, al fine di consentire alle imprese edili una maggiore flessibilità nel ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria in base ad una più adeguata interpretazione giurisprudenziale in materia.
(3-01364)


   CAROTENUTO, SPORTIELLO, BARZOTTI, AIELLO, TUCCI e AURIEMMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come testimonia la quinta relazione sullo stato d'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, permangono difficoltà: la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha inciso sulla programmazione dei flussi finanziari, il 56 per cento delle scadenze sono da completare, molte sono posticipate al 2025 e 2026 e il rischio che l'Italia non sia in grado di ottenere le ultime rate è concreto;

   in particolare, i servizi per l'impiego arrancano per raggiungere gli obiettivi del programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori) – si vedano i casi di Lombardia e Sicilia – e ciò, oltre a rendere evidente la necessità di personale preparato – denunciata da tempo dal MoVimento 5 Stelle, soprattutto con riguardo ai cosiddetti navigator –, rende tragicamente concreta la netta diminuzione delle missioni 24 «Diritti sociali e politiche sociali e famiglia» e 26 «Politiche per il lavoro», fondamentali nella lotta contro il «lavoro povero» e «l'esclusione sociale»;

   ciò evidentemente a seguito della sostituzione del reddito di cittadinanza con l'assegno di inclusione, che però, secondo i dati Inps della prima edizione dell'Osservatorio, ha sostenuto poco più della metà delle famiglie rispetto a quanto fece il reddito di cittadinanza. Si aggiunga che, sempre secondo i dati Inps, è diversa la copertura offerta, per cui ad essere sostenute economicamente oggi sono soltanto 1,6 milioni di persone sui 5,7 milioni di poveri assoluti, vale a dire il 28 per cento;

   inoltre, l'impatto della nuova misura sulle persone e sui nuclei familiari, in confronto al reddito di cittadinanza, è peggiorativo e limitato perché l'assegno di inclusione, rispetto al calcolo delle componenti «affitto» e «mutuo» della prestazione, oltre a non intervenire per accrescere l'importo della componente affitto per i nuclei più numerosi, svantaggia i nuclei più bisognosi, da un lato riducendo il requisito reddituale di accesso per i nuclei che vivono in affitto (da 9.360 a 6.000 euro equivalenti) – così rendendo più difficile per gli affittuari il soddisfacimento dei requisiti di accesso all'assegno di inclusione – dall'altro addirittura cancellando l'integrazione monetaria per chi ha da pagare un mutuo –:

   se non intenda adottare iniziative urgenti, anche in vista del prossimo disegno di legge di bilancio, affinché sia ripristinata e garantita una misura a carattere universale di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale che includa il sostegno all'affitto.
(3-01365)


   GIACCONE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda Euronics, il marchio che vende prodotti di elettronica, informatica, telefonia ed elettrodomestici, continua a destare preoccupazione per le centinaia di lavoratori coinvolti;

   dopo le chiusure nel Lazio, che hanno coinvolto circa 600 dipendenti (400 di questi lavoratori sono impiegati direttamente nei punti vendita, mentre altri 200 operano nelle società del gruppo Euronics), adesso anche a Milano e in tutta la Lombardia si stanno registrando chiusure dei negozi, con il coinvolgimento di circa 200 lavoratori: hanno abbassato le saracinesche i punti vendita di San Giuliano Milanese, Vimercate, Lonato del Garda, San Vittore Olona, Sesto San Giovanni, Seregno, Cesano Boscone e Broni. Quest'ultimo, gestito da Binova srl, ha chiuso i battenti con largo anticipo rispetto alla data comunicata durante un incontro con i sindacati;

   ad avviare le procedure di licenziamento collettivo, al momento per 243 lavoratori tra Lazio e Lombardia, stando alle notizie stampa, sono le società Nova spa, Kus srl e Binova srl, aziende licenziatarie del marchio Euronics e gestori indipendenti di alcuni punti vendita Euronics, ed Euronics, dal canto suo, tiene a precisare che tali licenziamenti nulla hanno a che fare con Euronics, chiarendo, in una nota, che «le aziende che in Italia utilizzano il marchio Euronics in forza di un contratto di franchising operano pertanto in totale autonomia»;

   il problema principale che i sindacati riscontrano nella vertenza sembrerebbe la natura contrattuale: questi lavoratori sono stati assunti con contratto di tipo Cisal e, per questo motivo, i tentativi dei sindacati di negoziare con l'azienda vengono costantemente respinti, poiché non vengono considerati rappresentativi;

   in Italia i 383 punti vendita con insegna Euronics, dove lavorano 4.545 persone, sono gestiti da società separate che hanno stretto con l'azienda un accordo di licenza. Sono otto in totale i soci in tutta Italia e Nova è uno di questi, con punti di vendita localizzati – per l'appunto – in Lazio (in prevalenza) e Lombardia –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza il Governo intenda adottare a salvaguardia dei livelli occupazionali di cui in premessa, anche avviando l'apertura di un tavolo istituzionale di crisi con tutte le parti coinvolte.
(3-01366)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PENZA e GUBITOSA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella provincia a Nord di Napoli è presente l'ospedale San Giovanni di Dio – ASL Napoli Nord 2, che abbraccia le utenze di numerosi comuni come ad esempio Frattamaggiore, Frattaminore, Crispano, Cardito, Caivano, Succivo, Orta di Atella;

   il 7 luglio 2023 un paziente, al quale non erano state riscontrate criticità, ha colpito un medico con un pugno alla tempia, dopo che gli è stato comunicato che non sarebbe stato ricoverato;

   il personale dell'ospedale ha protestato per la cronica carenza di unità infermieristiche, come segnalato dalla Cgil;

   sono state registrate situazioni di tensione e disordine, come rissa al pronto soccorso e una paziente in stato di incoscienza che si è allontanata dalla struttura;

   negli anni 2019/2020, sono stati segnalati casi di pazienti fuggiti dal reparto di psichiatria;

   vi sono testimonianze mediche che evidenziano come i medici, una volta preso servizio presso la struttura, tendano a lasciarla a causa delle pessime condizioni di lavoro, specie nel pronto soccorso;

   sono stati segnalati casi di errata assegnazione del codice di urgenza, con competenze scaricate tra i medici del pronto soccorso, ritardando l'assistenza ai pazienti –:

   se sia a conoscenza di questi gravi episodi e inefficienze all'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore;

   se abbia già effettuato, oppure abbia intenzione di valutare la sussistenza dei presupposti per procedere con iniziative di carattere ispettivo in merito per affrontare le problematiche sopra citate;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda attuare per risolvere le criticità emergenti, al fine di garantire la sicurezza del personale sanitario e la qualità delle cure ai pazienti.
(5-02680)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 228 del 2021, all'articolo 1-quater, comma 3, ha introdotto il contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia (cosiddetto «bonus psicologo»), volto a fornire assistenza psicologica ai cittadini che siano in una condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica e che possano beneficiare di un percorso psicoterapeutico;

   il decreto-legge n. 215 del 2023 ha incrementato il Fondo relativo a tale misura di soli 2 milioni di euro per l'anno 2024, nonostante fosse palese, anche alla luce dei risultati delle annualità precedenti, che con una disponibilità così esigua sarebbe rimasta esclusa la maggior parte delle domande;

   con la circolare Inps 15 febbraio 2024, n. 34 e il messaggio 18 marzo 2024, n. 1152, l'Istituto ha fornito le indicazioni operative per individuare i destinatari del contributo e le modalità di presentazione delle relative domande ai fini della sua erogazione;

   tramite il messaggio dell'11 luglio 2024, l'Inps ha annunciato la pubblicazione delle graduatorie dei beneficiari che hanno presentato domanda nella finestra temporale intercorrente tra il 18 marzo e il 31 maggio 2024. Le domande pervenute, secondo quanto comunicato dallo stesso Inps, sono state 400.505;

   a causa dell'esiguità dei fondi stanziati, il bonus riesce ad assolvere soltanto in minima parte le domande dei cittadini richiedenti. Numerosissimi nuclei familiari, taluni monoreddito, che hanno a carico minori o persone con condizioni di fragilità certificate che sulla terapia psicologica fanno estremo affidamento, sono prevedibilmente rimasti esclusi e, di conseguenza, dovranno rinunciare a tali terapie essendo il costo troppo gravoso per i propri bilanci –:

   se non ritenga necessario prevedere quanto prima, e in ogni caso a decorrere dal 2025, un incremento delle risorse destinate al cosiddetto «bonus psicologo», al fine di sostenere le persone in condizione di fragilità e di permettere ad una platea decisamente più ampia di usufruirne.
(4-03248)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORELLA, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, secondo dati Eurostat, soltanto il 28,3 per cento dei cittadini tra i 25 e i 34 anni è in possesso di un titolo di studio terziario (laurea o superiore) contro una media europea del 41,2 per cento; degli oltre 50 mila giovani che ogni anno lasciano l'Italia per motivi di studio o lavoro, almeno un terzo possiede un titolo di studio terziario (dati Istat) e mediamente più di 1.000 sono ricercatori (dati forniti dallo studio «Staying or leaving? Patterns and determinants of Italian researchers' migration» dei ricercatori dell'Università Normale di Pisa, L. Nascia, M. Pianta e T. Zacharewicz);

   tra questi, un numero significativo di ricercatori italiani attualmente all'estero manifesta la volontà di rientrare nel Paese di origine per proseguire il proprio percorso di ricerca e insegnamento;

   con l'interrogazione n. 4-00480 del febbraio 2023 la prima firmataria del presente atto aveva esposto le problematiche che si trovano ad affrontare studenti, ricercatori e giovani professionisti per il riconoscimento accademico dei titoli di studio ottenuti in atenei esteri (cosiddetta «equipollenza»);

   parimenti, qualsiasi ricercatore straniero che desideri trasferirsi in Italia per motivi di studio o di lavoro incontra un gran numero di ostacoli al riconoscimento dei propri titoli accademici ottenuti all'estero;

   le difficoltà riscontrate riguardano, soprattutto, i titoli di dottorato, ma anche gli attestati di laurea triennale e magistrale rilasciati da università straniere e hanno a che fare con il vasto numero di documenti da reperire, gli elevati costi per l'ottenimento e la traduzione dei suddetti documenti, nonché le lunghe tempistiche di elaborazione della procedura da parte degli enti preposti;

   le molte difficoltà riscontrate, di cui gli interroganti hanno raccolto numerose testimonianze, fanno spesso sì che gli interessati non riescano a partecipare ai concorsi e ai bandi di loro interesse, scoraggiando gli studenti e i ricercatori italiani e stranieri a rientrare o a trasferirsi nel nostro Paese per studiare o per lavorare, privando l'Italia del loro talento e delle loro potenzialità innovative;

   è evidente come il meccanismo per cui viene lasciata ai singoli atenei la facoltà di stabilire unilateralmente i criteri di valutazione e rilascio del riconoscimento accademico non faccia altro che peggiorare la situazione, rendendola ulteriormente disomogenea –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di risolvere i problemi legati all'equipollenza, auspicabilmente armonizzando e semplificando le procedure di riconoscimento dei titoli di studio.
(3-01367)


   MANZI, ORFINI, IACONO, BERRUTO, SCARPA, TONI RICCIARDI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo decennio il quadro relativo al finanziamento del sistema universitario ha evidenziato una progressione, significativa, delle risorse messe a disposizione degli atenei di circa 2,3 miliardi di euro, che, in larga parte, ha contribuito a ripristinare la situazione antecedente il 2010;

   tale tendenza positiva, tuttavia, non ha sicuramente colmato il consistente divario che continua a sussistere tra il livello di finanziamento degli atenei italiani e quello dei principali Paesi europei e si è interrotto proprio nel corso del 2024 in seguito alle politiche di settore avviate dal Governo;

   il parere espresso dal Consiglio universitario nazionale e dalla Conferenza dei rettori sullo schema di decreto ministeriale relativo ai criteri di ripartizione del fondo di finanziamento ordinario per l'anno 2024 stigmatizza la presenza di una notevole contrazione rispetto al 2023;

   da un'attenta analisi, anche se confermati i 340 milioni di euro destinati al piano straordinario di reclutamento, non risulta, invece, il medesimo finanziamento aggiuntivo, previsto dall'articolo 1, comma 297, lettera a), della legge 30 dicembre 2021, n. 234, la cui assenza rischia di rendere vano, di fatto, l'intero piano straordinario;

   per assicurare le risorse necessarie agli atenei per il piano di reclutamento in questione, il fondo di finanziamento ordinario del 2024, senza riduzioni e mancati finanziamenti già programmati, avrebbe dovuto prevedere risorse per almeno 9,5 miliardi di euro;

   la riduzione delle risorse complessive assegnate alle università rispetto al 2023 risulta essere di circa 513 milioni di euro;

   inoltre, dallo schema di decreto si evince un indirizzo volto ad affermare la crescente destinazione delle risorse su meccanismi di natura premiale, in assenza di risorse aggiuntive, che non riuscirà a garantire i costi di funzionamento;

   tale riduzione rischia non solo di arrestare l'evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale, ma anche di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell'università statale italiana –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative al fine di reperire risorse adeguate volte a garantire agli atenei pubblici i fondi necessari per l'adeguamento stipendiale del personale, sostenere il piano straordinario di reclutamento programmato per il 2024 e la copertura dei costi essenziali e per la valorizzazione della qualità della ricerca e della didattica in una prospettiva di lungo termine.
(3-01368)


   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   lo Stato ha il compito di garantire la qualità della formazione specialistica dei medici, ispirandosi anche a un criterio di parità di trattamento;

   i contratti di formazione medico-specialistica sono disciplinati dall'articolo 37 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, e sono stipulati tra medici laureati e università sede della scuola di specializzazione, nonché con le regioni ove hanno sede le aziende sanitarie che fanno parte della rete formativa della scuola di specializzazione;

   i contratti citati, oggetto di numerose modifiche normative nel corso degli anni, con frequenza obbligatoria delle attività didattiche e prestazione programmata di attività assistenziali, erano esclusivamente finalizzati all'acquisizione delle capacità professionali e non davano diritto all'accesso ai ruoli del Sistema sanitario nazionale o dell'università ove si svolge la formazione;

   il sistema disciplinato dal suddetto decreto legislativo prevedeva una formazione in ambito universitario, con docenti universitari assunti dopo aver acquisito competenze scientifico-didattiche utili alla costituzione di una rete formativa d'eccellenza;

   il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, che ha visto l'introduzione in sede di conversione dell'articolo 44-quater, utile al conseguimento dell'obiettivo Pnrr m6c2 2.2 riguardante i contratti di formazione specialistica al fine di contrastare il cosiddetto «imbuto formativo», costituisce un'importante modifica per i contratti di specializzazione prevedendo la possibilità per gli studenti, dal secondo anno, di accedere alle prove concorsuali per la dirigenza pubblica;

   se da un lato l'innovazione normativa citata risulta essere un'importante novità che risponde alla necessità di una maggiore considerazione degli specializzandi, dall'altra si ravvisa come il medico in qualità di dipendente a tempo determinato dovrà rispettare turni che comportano una riduzione del tempo dedicato allo studio, rischiando di compromettere il percorso formativo;

   l'importanza della preparazione teorica e pratica dei medici richiede percorsi formativi graduali, al fine di evitare responsabilità eccessive già dai primi anni di specializzazione, oppure che gli studenti specializzandi vadano a supplire a carenze di medici strutturati;

   la modifica introdotta nel 2024 potrebbe, inoltre, creare una disparità di trattamento tra medici in formazione dipendenti e non, oltre a creare una criticità nel sistema di certificazione della formazione;

   la formazione medica italiana è internazionalmente riconosciuta quale vanto ed eccellenza per la ricerca e la qualità della preparazione;

   il numero di medici specialisti da formare per il triennio 2020/2023 ammonta a circa 13.200 unità –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di valorizzare gli specializzandi di medicina anche attraverso atti che prevedano una riforma globale del sistema formativo di specializzazione.
(3-01369)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Tremonti e altri n. 7-00239, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 luglio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Formentini.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Pastorella n. 4-00480 del 15 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Matera n. 4-03236 del 26 luglio 2024.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Penza e Gubitosa n. 4-01716 del 13 ottobre 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02680.