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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 31 luglio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la guerra di aggressione su vasta scala condotta dalla Federazione russa contro l'Ucraina rappresenta una tragedia umanitaria e una violazione massiccia e continua del diritto internazionale;

    lo spostamento forzato di civili ucraini, in particolare di bambini dalla tenera età fino ai 17 anni, nella Federazione russa o all'interno dei territori ucraini temporaneamente occupati, è uno degli aspetti più orribili di questa aggressione;

    al riguardo, si rendono necessarie e non più rinviabili azioni volte all'accertamento delle responsabilità e alla consegna alla giustizia di tutti gli autori del reato, a tutti i livelli di responsabilità;

    le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa, il Parlamento europeo e l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa hanno ripetutamente condannato fermamente la pratica del trasferimento e della deportazione forzata di civili, in particolare bambini cui è stata imposta la cittadinanza russa, al fine di promuoverne l'adozione da parte di coppie russe. Al riguardo si evidenzia come tale pratica si ponga in aperto contrasto con il diritto internazionale, in particolare alla Convenzione di Ginevra (IV) relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra e al protocollo aggiuntivo relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali, di cui la Federazione russa e l'Ucraina sono firmatari;

    tali pratiche, inoltre, costituiscono crimini di guerra, crimini contro l'umanità e, come osservato dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nella risoluzione 2482 (2023) «Aspetti giuridici e violazioni dei diritti umani legati all'aggressione dell'Ucraina da parte della Federazione russa», un possibile genocidio, dal momento che atti come «le uccisioni o il trasferimento forzato di bambini di un gruppo ad un altro gruppo, ai fini della loro russificazione mediante l'adozione da parte di famiglie russe e/o il loro trasferimento in orfanotrofi a gestione russa o in strutture residenziali come i campi estivi» potrebbero rientrare nell'articolo II della Convenzione del 1948 sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio;

    le autorità ucraine e le organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani stanno lavorando intensamente per documentare e indagare sul trasferimento forzato e sulla deportazione di civili e per trovare, sostenere e liberare le vittime e riunirle alle loro famiglie. La pratica degli allontanamenti illegali di ucraini nella Federazione russa dai territori temporaneamente occupati nelle regioni di Donetsk e Lugansk, già iniziata prima dell'aggressione militare della Federazione russa, ha assunto successivamente al 24 febbraio 2022, la portata di una vera e propria deportazione con attività pianificate e organizzate in modo sistematico e che, secondo quanto denunciato da diverse organizzazioni internazionali, vedrebbero coinvolti tutti i livelli del processo decisionale politico;

    nell'aprile del 2023, il Governo ucraino ha dichiarato di aver raccolto segnalazioni di oltre 19.384 bambini classificati come «deportati» nella Federazione russa, di cui solo 361, secondo le autorità, sarebbero tornati a casa;

    la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro il Presidente della Federazione russa, Vladimir Vladimirovich Putin, e contro la commissaria per i diritti dei bambini della Presidenza della Federazione russa, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, in relazione ai presunti crimini di guerra di deportazione illegale e trasferimento forzato di minori dalle aree temporaneamente controllate o occupate dell'Ucraina verso la Federazione russa;

    il trascorrere del tempo diminuisce le possibilità di ritrovare questi bambini, sottoposti a diversi soprusi: il cambio di cittadinanza e di nome, adozioni illegali. Secondo quanto denunciato da diverse organizzazioni internazionali, sarebbe stata imposto loro una nuova cultura e una nuova lingua con drammatiche ricadute fisiche e psicologiche;

    dopo più di due anni di conflitto occorre rafforzare ulteriormente il sostegno politico per il raggiungimento degli obiettivi del piano di risposta umanitaria per l'Ucraina, con particolare attenzione alle esigenze dei bambini sfollati e delle loro famiglie. Secondo diverse stime, infatti, si ritiene che per sostenere le comunità colpite dalla guerra in Ucraina e i rifugiati ucraini e le comunità che li ospitano nella regione per tutto il 2024 sia necessaria una somma totale compresa tra i 4 e i 5 miliardi di dollari;

    occorre rafforzare, inoltre, tutte le forme di cooperazione possibili tra i Paesi membri dell'Unione europea al fine di contribuire al miglioramento della situazione dei bambini ucraini, ovunque si trovino: i minori che si trovano in Ucraina, quelli che sono sfollati all'interno del Paese e quelli che hanno trovato protezione temporanea in Europa, nonché i bambini che sono attualmente dispersi o sono stati deportati o sfollati con la forza nella Federazione russa e in Bielorussia,

impegna il Governo:

1) a sostenere in tutte le sedi internazionali gli sforzi dell'Ucraina per documentare e accertare la situazione di ogni bambino scomparso, fornendo sostegno politico, logistico e finanziario per l'istituzione di un meccanismo legale efficace, rapido e sicuro per identificare, rintracciare e rimpatriare i minori, anche coinvolgendo le diverse organizzazioni internazionali come l'Unicef, l'Alto Commissariato per i rifugiati, l'Alto Commissariato per i diritti umani e altre agenzie competenti delle Nazioni Unite;

2) a fornire un pieno sostegno alle autorità ucraine competenti a tutti i livelli e alle organizzazioni non governative che si occupano di specifiche categorie di bambini come gli sfollati interni, quelli che necessitano di cure in istituto, gli orfani, i figli dei soldati caduti in guerra e dei veterani e quelli fisicamente e psicologicamente colpiti dalla guerra, in particolare nell'impegno volto a garantire il pieno accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria, compresa la riabilitazione fisica e psicologica, e il loro pieno reinserimento.
(1-00312) «Ascani, Braga, Amendola, Quartapelle Procopio, Di Biase, Roggiani, Toni Ricciardi, Simiani, Marino, Porta, Forattini, Morassut, Malavasi, Graziano, Furfaro, Serracchiani, Casu».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    in data 28 luglio 2024 si sono svolte le elezioni presidenziali nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, le quali hanno visto la rielezione di Nicolas Maduro alla carica di Presidente. Tuttavia, il contesto elettorale è stato caratterizzato da gravi irregolarità: il processo elettorale è stato segnato da numerosi episodi di intimidazione degli elettori, manipolazione dei media e ostacoli alla partecipazione dei candidati dell'opposizione;

    numerosi attori internazionali, tra cui l'Unione europea, hanno sollevato significative preoccupazioni riguardo alla trasparenza e alla regolarità del processo elettorale. È stato evidenziato come le elezioni venezuelane non abbiano rispettato gli standard internazionali di libertà e correttezza, sottolineando specifiche violazioni come l'accesso diseguale ai mezzi di comunicazione e l'uso della violenza contro i sostenitori dell'opposizione;

    l'attuale contesto politico in Venezuela, caratterizzato da profonde tensioni sociali ed economiche, continua a generare instabilità e incertezza con potenziali ripercussioni sugli interessi diplomatici ed economici dell'Italia nel Paese. L'instabilità economica e la crisi umanitaria in Venezuela hanno portato a una massiccia emigrazione e a un deterioramento delle condizioni di vita, influenzando negativamente le relazioni economiche con l'Italia;

    l'Italia ha storicamente mantenuto solidi rapporti diplomatici con il Venezuela, dove risiede una cospicua e attiva comunità di cittadini italo-venezuelani la cui tutela rappresenta una priorità per il nostro Governo. L'Italia ha più volte ribadito l'importanza di proteggere i diritti e il benessere di circa 150.000 cittadini italiani residenti in Venezuela;

    la legittimità del processo elettorale in Venezuela è cruciale non solo per la stabilità interna del Paese, ma anche per la credibilità delle istituzioni democratiche a livello internazionale e per la protezione degli interessi nazionali italiani. In tal senso, elezioni trasparenti e regolari sono fondamentali per la stabilità politica e per il mantenimento delle relazioni diplomatiche e commerciali con partner internazionali, tra cui l'Italia,

impegna il Governo:

   ad intraprendere tutte le iniziative di competenza necessarie, in sinergia con le istituzioni europee e le organizzazioni internazionali competenti, per verificare la legittimità e la trasparenza degli esiti elettorali in Venezuela al fine di garantire il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani;

   ad adottare iniziative volte a promuovere la protezione degli interessi e dei diritti dei cittadini italiani e della comunità italo-venezuelana in Venezuela, in considerazione delle potenziali conseguenze derivanti dalla recente elezione e dalla situazione politica del Paese;

   ad adeguare la strategia diplomatica dell'Italia in Venezuela, in coordinamento con i principali partner regionali ed internazionali, alla luce degli sviluppi politici, al fine di salvaguardare gli interessi nazionali, promuovere la stabilità e la sicurezza nella regione, nonché rafforzare il ruolo dell'Italia nel promuovere i diritti umani e i principi democratici a livello globale.
(7-00244) «Calovini, Foti, Tremonti, Caiata, Di Giuseppe, Gardini, Loperfido, Mura, Marchetto Aliprandi».


   La III Commissione,

   premesso che:

    domenica 28 luglio 2024 poco più di 21.3 milioni di elettori sono stati chiamati alle urne per eleggere il Presidente del Venezuela, al termine di una campagna elettorale segnata da violenze, intimidazioni e arresti arbitrari, con l'obiettivo di diffondere paura e limitare l'accesso al voto, come dimostrato dalle esclusioni della leader dell'opposizione Maria Corina Machado e della sostituta Corina Yoris. Solo il 20 aprile 2024 la Piattaforma unitaria democratica (Pud) ha indicato Edmundo González Urrutia quale candidato unitario dell'opposizione. La competizione elettorale si è, quindi, sostanzialmente ristretta a due candidati: da un lato, il Capo dello Stato uscente, Nicolas Maduro, e, dall'altro, Edmundo González Urrutia;

    negli ultimi mesi esponenti delle opposizioni hanno continuato a denunciare interventi delle autorità venezuelane volti ad impedire il regolare svolgimento della campagna elettorale: dal blocco delle strade di accesso a luoghi dove erano previsti comizi, alla chiusura di alberghi dove aveva alloggiato l'esponente dell'opposizione Machado, dall'intervento preventivo del personale del Servizio Nazionale Integrato di Amministrazione Doganale e Fiscale (Seniat) che ha posto i sigilli ad alberghi in cui avrebbero dovuto alloggiare González Urrutia e la Machado in vista di manifestazioni pubbliche, fino ad una lunga serie di arresti preventivi di attivisti, leader regionali del partito e giornalisti;

    fonte di aspre polemiche tra Governo e partiti di opposizione è stata la questione del voto dei residenti all'estero: degli oltre 4,5 milioni di venezuelani che vivono fuori dalla loro patria e che hanno diritto di voto, a soli 69.211 è stato consentito di esercitare il proprio diritto;

    il Consiglio nazionale elettorale (Cne) del Paese, già nella tarda serata del 28 luglio, quando era stato scrutinato l'80 per cento dei voti, ha annunciato la riconferma, per il terzo mandato consecutivo, del Presidente uscente, Nicolas Maduro con più del 51 per cento dei suffragi, contro il 44 per cento di quelli ottenuti dal candidato della Pud. Il Cne non ha, tuttavia, reso immediatamente pubblici i conteggi di ciascuno dei trentamila seggi elettorali in tutto il paese, promettendosi di farlo solo successivamente, ostacolando così la possibilità di verificare i risultati in tempo reale;

    fin dalle prime ore successive alla chiusura dei seggi le opposizioni hanno denunciato al Cne irregolarità nello scrutinio. In particolare, hanno riscontrato ritardi nella trasmissione dei dati al centro di computazione e nella pubblicazione dei verbali e segnalato numerosi casi in cui sono stati allontanati i rappresentanti di lista dei partiti di opposizione dai seggi;

    l'opposizione venezuelana ha rivendicato il successo di Edmundo González Urrutia che, in un intervento dopo il primo bollettino del Cne, ha sostenuto che «i venezuelani e il mondo intero sanno cosa è successo». La leader dell'opposizione Maria Corina Machado ha affermato che «il margine della vittoria di González è stato schiacciante». In base al conteggio interno dell'opposizione venezuelana, pubblicato sul sito «Resultadosconvzla» e basato sull'81,2 per cento dei verbali compilati e digitalizzati, il candidato Edmundo González Urrutia ha ottenuto più di 7,1 milioni di voti, contro 3,2 di Maduro. Sempre secondo la stessa fonte la differenza tra i due candidati sarebbe tale che anche con il conteggio delle sezioni mancanti non sarebbe possibile la vittoria di Maduro;

    l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) ha denunciato «la manipolazione più aberrante» che si sia mai vista in occasione delle elezioni presidenziali in Venezuela, sottolineando di aver riscontrato durante tutto il processo elettorale l'applicazione da parte del Governo venezuelano di uno schema repressivo accompagnato da azioni volte a distorcere completamente il risultato elettorale. Secondo l'OAS il voto si è svolto «senza alcuna garanzia» e in molti casi si è verificata «una manipolazione dolosa del risultato elettorale, a volte in maniera molto rudimentale» e il conteggio delle schede non ha avuto la «minime condizioni di sicurezza e controllo». Nelle circostanze attuali, si legge in un comunicato dell'OAS, i risultati annunciati dalla Commissione elettorale che proclamano vincitore Nicolas Maduro non possano essere riconosciuti;

    per il rapporto finale pubblicato dal Centro Carter, uno dei pochi istituti internazionali ammessi a esercitare un ruolo di supervisione del voto, le elezioni presidenziali non hanno seguito «parametri e standard internazionali» e «non possono essere considerate democratiche». Gli osservatori del centro non hanno potuto, infatti, verificare o certificare l'autenticità dei risultati dichiarati dal Cne;

    va ricordato che il 28 maggio 2024 il Cne aveva ritirato l'invito fatto all'Unione europea per inviare una missione di osservatori per le elezioni presidenziali. Una scelta nata a seguito della decisione del Consiglio europeo del 13 maggio 2024 che ha adottato la Decisione (PESC) 2024/1339 che, modificando la decisione (PESC) 2017/2074, ha mantenuto sanzioni contro alcuni alti funzionari del Governo Maduro, pur accorciandone la durata;

    gran parte della comunità internazionale, tra cui Stati Uniti, Unione europea, e la gran parte degli stati latino-americani hanno subito messo in dubbio i risultati forniti dal Cne. Gli Stati Uniti per voce del segretario di Stato, Antony Blinken, hanno espresso «seria preoccupazione che il risultato annunciato non rifletta la volontà o il voto del popolo venezuelano»;

    l'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera, Josep Borrell ha sollecitato le autorità venezuelane a garantire la trasparenza e l'integrità del processo elettorale consentendo di verificare, verifica in modo indipendente, i verbali ufficiali delle votazioni, precisando che «finché i verbali di voto non saranno resi pubblici e verificati, i risultati delle elezioni così come sono già stati dichiarati non potranno essere riconosciuti», Borrell ha anche chiesto alle autorità venezuelane di porre fine agli arresti, alla repressione e alla retorica violenta contro l'opposizione; ha, infine, auspicato che autorità e forze di sicurezza garantiscano il rispetto dei diritti umani;

    il Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, in una lunga telefonata con Maria Corina Machado ha espresso la propria solidarietà e vicinanza al popolo venezuelano auspicando che possano trionfare i valori legati alla libertà e alla democrazia;

    a riconoscere immediatamente i risultati elettorali proclamanti dal Cne e a congratularsi con Maduro sono stati Paesi come il Nicaragua, Cuba, Iran, Russia, Bolivia e Cina;

    i media e la stampa internazionale riportano preoccupanti notizie dal Paese sudamericano: ci sarebbero stati già sei morti, numerosi feriti e decine di persone arrestate nel corso di proteste spontanee avvenute nelle ore immediatamente successive alla proclamazione dei risultati. Il procuratore venezuelano, Alex Saab, in una conferenza stampa, ha annunciato 749 arresti a vario titolo (dagli atti vandalici all'istigazione all'odio e al terrorismo);

    l'opposizione venezuelana ha condannato ogni forma di violenza, affermando che le manifestazioni in Venezuela sono state pacifiche, con famiglie e in luoghi pubblici,

impegna il Governo:

   ad attivarsi in tutte le sedi internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, affinché siano forti le pressioni sul Governo venezuelano al fine di chiarire i ragionevoli dubbi espressi dalle opposizioni sui risultati elettorali, cominciando col rendere immediatamente pubblici e disponibili i conteggi e i verbali di tutti i seggi elettorali del Paese, in modo da rendere effettiva la loro verifica da parte dei rappresentanti delle opposizioni e degli osservatori internazionali;

   a richiamare il Governo venezuelano affinché sia rispettata la libertà di manifestazione dell'opposizione venezuelana, evitando arresti sommari e ogni tipo di violenza, invitando, al contempo, i partiti di opposizione a non deflettere dall'utilizzo di forme di protesta pacifica;

   a mettere in atto, attraverso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e alla rete diplomatica e consolare, tutte le iniziative opportune volte a fornire supporto, informazioni e protezione ai nostri connazionali residenti in Venezuela.
(7-00245) «Deborah Bergamini, Orsini, Marrocco».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   a gennaio 2024 l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) completava il processo di liberalizzazione del mercato dell'energia, dando indicazione all'Acquirente unico spa per lo svolgimento dell'asta per l'assegnazione della fornitura di energia elettrica ai circa 4,5 milioni di clienti non vulnerabili del mercato tutelato, costituiti prevalentemente da famiglie;

   a febbraio 2024 Arera annunciava che i sette operatori del libero mercato, Enel, A2, Hera, E.On, Illuminia, Iren ed Edison erano risultati vincitori delle aste, aggiudicandosi ciascuno cospicui pacchetti di clienti delle 26 zone nelle quali era stato diviso il territorio italiano;

   secondo quanto si apprende da organi di stampa, il 22 marzo 2024 uno dei componenti del Collegio di Arera e Presidente di Acer (agenzia dell'Unione europea per la cooperazione delle autorità di regolazione nazionali), Clara Poletti, formalizzava al Collegio d'Autorità e al relativo Garante del codice etico, l'avvocato Terri, l'assunzione della figlia neolaureata in E.On energia, assicurando che il ruolo «junior» della figlia non avrebbe potuto influenzare decisioni nella società energetica e che, in qualità di commissaria, era pronta ad astenersi come previsto dall'articolo 7 del codice etico dell'Arera, Codice che regola i conflitti d'interesse per i dipendenti dell'Autorità;

   come risulta dal sito dell'Acer, Clara Poletti avrebbe reso noto all'Agenzia che presiede l'assunzione della figlia presso EOn solo ad aprile 2024;

   la stessa legge istitutiva di Arera n. 481 del 1995, all'articolo 2, comma 8, stabilisce che i componenti del collegio, a pena di decadenza, non possono «avere interessi diretti o indiretti nelle imprese operanti nei settori di competenza della medesima Autorità»; il regolamento di organizzazione e funzionamento dell'Autorità, al punto 2.2 dell'articolo 2 recita, poi, che «ove risulti che un componente versi in una delle situazioni di incompatibilità di cui all'articolo 2, comma 8, della legge n. 481 del 1995, l'Autorità, esperiti gli opportuni accertamenti e sentito l'interessato, stabilisce un termine non superiore a venti giorni entro il quale egli può esercitare l'opzione. Trascorso tale termine, ove non sia cessata la causa d'incompatibilità ovvero l'interessato non abbia presentato le proprie dimissioni, il Presidente o chi ne fa le veci, provvede a dare comunicazione al Presidente del Consiglio dei ministri per i provvedimenti di competenza»;

   sempre da organi di stampa si apprende che anche il figlio di un alto dirigente di Arera, Carlo Ranucci direttore del personale, sarebbe stato assunto da Edison nel 2023, società sottoposta alla regolazione di Arera e risultata aggiudicataria delle aste di gennaio scorso;

   a giugno 2024 il Codacons ha presentato un esposto all'Anac e al garante del codice etico di Arera avente a oggetto l'assunzione della figlia di Clara Poletti da parte della società EoN e del figlio di Carlo Ranucci da parte di Edison, stigmatizzando come la situazione «può determinare, se non ha già determinato, un significativo danno ai consumatori, ove il controllore non si trova nella giusta posizione di imparzialità rispetto al controllato, con il rischio ultimo di incidere negativamente sui prezzi dei servizi o sulla configurazione del mercato di riferimento»;

   nell'esposto il Codacons sottolinea, tra l'altro, come «il passaggio dalla maggior tutela al mercato libero, fortemente voluto dal Collegio Arera, di cui fa parte la dottoressa Poletti, nonostante i dati in possesso della stessa Arera hanno dimostrato la minore convenienza del mercato libero rispetto al servizio di maggior tutela»;

   sempre da organi di stampa si apprende che Agcm, nell'ambito delle proprie attività di indagine e monitoraggio delle offerte commerciali del mercato retail dell'energia, ha adottato un numero considerevole di interventi di «moral suasion», tra i quali uno indirizzato alla società EoN per offerte commerciali non conformi alla tutela del consumatore;

   l'Arera non svolge solo compiti di regolazione dei settori energetici e ambientali, incidendo quindi in modo rilevante sulla vita economica delle imprese regolate e dei cittadini italiani, ma anche attività ispettive e sanzionatorie nei confronti delle imprese che vi operano –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti esposti in premessa e se non ritenga di adottare ogni iniziativa, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, volta ad assicurare più efficaci meccanismi e garanzie atti ad evitare situazioni, quali quelle richiamate in premessa, che appaiono suscettibili di pregiudicare le funzioni terze e di garanzia di regolazione e vigilanza nei confronti degli operatori dei mercati energetici retail.
(2-00424) «Milani, Giorgianni, Rampelli, Pietrella, Iaia».

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   all'inizio del 2024 l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha completato il processo di liberalizzazione del mercato dell'energia, dando indicazione all'Acquirente unico per lo svolgimento delle aste per l'assegnazione della fornitura di elettricità agli utenti non vulnerabili del mercato tutelato;

   a febbraio 2024 i sette operatori Enel, A2, Hera, E.On, Illumia, Iren ed Edison sono risultati vincitori delle aste, aggiudicandosi ciascuna società parte delle 26 zone nelle quali era stato diviso il territorio italiano;

   secondo quanto si apprende da organi di stampa, il 22 marzo 2024 una dei membri del Collegio dell'Arera, Clara Poletti, ha scritto una lettera al Garante del codice etico dell'Arera, l'avvocato Massimo Massella Ducci Terri, per comunicare l'assunzione della figlia in E.On energia, filiale italiana del gruppo tedesco che opera, tra l'altro, in ambiti regolati dall'Autorità e risultata tra gli aggiudicatari delle aste;

   nella nota la commissaria Poletti avrebbe assicurato come il ruolo «Junior» della figlia nell'azienda non possa influenzare decisioni nella società energetica e che in ogni caso come commissaria è pronta ad astenersi come prevede l'articolo 7 del codice etico dell'Arera, Codice che regola i conflitti di interesse;

   la stessa Clara Poletti a dicembre 2023 è stata nuovamente eletta presidente del Comitato dei regolatori di ACER, l'Agenzia europea per la cooperazione delle Autorità nazionali dell'energia;

   sempre da organi di stampa si apprende che anche il figlio di un alto dirigente dell'Arera sarebbe stato assunto in Edison, un'altra delle società risultata aggiudicataria delle aste;

   Arera non svolge solo compiti regolativi del settore energetico, ma anche ispettivi nei confronti delle imprese che vi operano. Tra le competenze si legge: «svolge attività di monitoraggio, di vigilanza e controllo anche in collaborazione con la Guardia di finanza e altri organismi, fra i quali la Cassa per i servizi energetici e ambientali, il Gestore servizi energetici, su qualità del servizio, sicurezza, accesso alle reti, tariffe, incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate. Può imporre sanzioni e valutare ed eventualmente accettare impegni delle imprese a ripristinare gli interessi lesi»;

   in tale contesto, appare all'interrogante quanto mai grave che si possano configurare situazioni di evidente conflitto di interessi da parte di figure apicali dell'Arera che possono pregiudicare le obiettive funzioni di regolazione e vigilanza nei confronti degli operatori del mercato energetico –:

   di quali elementi dispongano circa la situazione rappresentata in premessa e se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, al fine di predisporre un più adeguato sistema di garanzie atte a salvaguardare l'efficace esercizio delle funzioni di regolazione e vigilanza proprie dell'Autorità
(3-01371)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO, ROMEO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   per il V bando – contratti di filiera agroalimentare – la graduatoria definitiva di cui al decreto direttoriale n. 633056 del 15 novembre 2023 ha registrato una sovraprenotazione di oltre 4 miliardi di euro;

   lo scorrimento della graduatoria avverrà nel rispetto delle condizionalità tipicamente richieste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza; conseguentemente, i progetti potranno essere finanziati se in linea con gli obblighi di contributo al tagging individuato dalla Commissione europea, nonché con quelli previsti in materia di Dnsh (Do No Significant Harm), secondo cui gli interventi dei PNRR nazionali non devono arrecare nessun danno significativo all'ambiente;

   per la nuova misura PNRR era prevista, entro il 30 giugno 2024, la stipula di un'apposita convenzione tra Ismea e Masaf che avrebbe dovuto definire anche la disciplina delle modalità di gestione del nuovo fondo;

   lo schema di operational arrangements, gli accordi operativi subordinati alla decisione europea, permetteranno di individuare correttamente tutti i contenuti necessari per la menzionata convenzione tra il Ministero interrogato ed Ismea, punto di partenza di successive attività di scorrimento delle graduatorie;

   entro il mese di giugno 2024 è prevista l'entrata in vigore dell'accordo di attuazione;

   entro il mese di giugno 2025 è prevista l'entrata in vigore degli accordi legali di finanziamento;

   entro il mese di giugno 2026 è prevista l'entrata in vigore degli accordi legali di finanziamento;

   sul sito del Masaf è pubblicata la documentazione relativa alle ordinanze cautelari emesse dal Tar Lazio in merito ai ricorsi sulla graduatoria dei progetti ammessi ai finanziamenti del PNRR per i contratti di filiera nel mondo agricolo;

   il rischio, al di là delle possibili correzioni o meno dei punteggi, è che si finisca per perdere questi fondi preziosi. I finanziamenti vanno spesi entro la fine del 2026, e il pericolo di andare troppo lunghi con i tempi è concreto. Tutto sarà fermo in attesa degli esiti dei primi ricorsi al Tar del Lazio previsti entro il mese di luglio 2024. Una volta poi che la graduatoria sarà ripubblicata ed eventualmente corretta, bisognerà comunque aspettare le analisi di bancabilità: gli istituti di credito dovranno pronunciarsi sui singoli progetti ammessi al finanziamento per dire se sono o non sono sostenibili economicamente;

   secondo quanto riportato nel dossier del Servizio Studi della Camera dei deputati del 24 luglio 2024 «Monitoraggio dell'attuazione del Pnrr» il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste «ha avviato le interlocuzioni con la Commissione europea per l'adozione del decreto di avvio della misura che prevederà in primo luogo lo scorrimento delle graduatorie già esistenti». Il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste «procederà nelle prossime settimane alla sottoscrizione della Convenzione con ISMEA per l'istituzione e gestione del Fondo Rotativo e il trasferimento delle relative risorse»;

   secondo il citato dossier «con il decreto ministeriale 10 giugno 2024 l'investimento è stato suddiviso in più sub-investimenti». Tale decreto ad oggi non risulta ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale –:

   quali siano le ragioni del ritardo della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale 10 giugno 2024; se e con quali tempi sarà garantito lo scorrimento della graduatoria relativa al V bando; se sia stata sottoscritta la convenzione con Ismea; quali iniziative di competenza, rispetto ai ricorsi pendenti pressi il Tar del Lazio, intenda intraprendere per scongiurare il rischio di perdere i finanziamenti del PNRR per i contratti di filiera nel mondo agricolo e garantire la realizzazione degli interventi previsti nella graduatoria.
(5-02707)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   BOSCAINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Lago di Garda riveste importanza strategica riconosciuta anche a livello europeo, risultando uno dei laghi più grandi d'Europa e tra le più imponenti riserve di acqua dolce continentale. Molti sono i comuni che vengono approvvigionati di acqua potabile prelevata dal lago e trattata;

   dal punto di vista socio-economico, il Lago di Garda è una primaria area turistica internazionale, che coinvolge 3 regioni (Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige) con presenze internazionali fino ad oltre 24.000.000 di turisti all'anno;

   il collettore del Lago di Garda è la struttura idraulica costruita a partire dagli anni settanta che raccoglie i reflui provenienti dagli insediamenti ubicati nei comuni rivieraschi delle sponde veronese, bresciana e in alcuni comuni contermini. Attualmente il depuratore di Peschiera del Garda, tratta i reflui delle due sponde e li scarica nel fiume Mincio;

   considerata la vetustà degli impianti (oltre 40 anni) e per eliminare ogni possibile rischio di inquinamento ambientale derivante dall'attuale presenza di condotte di grosso diametro sul fondale del Lago di Garda, le due aziende che gestiscono servizio idrico integrato lungo le sponde veronese e bresciana, Azienda Gardesana Servizi (Ags Spa) ed Acque Bresciane Srl, hanno iniziato a sviluppare il progetto del nuovo sistema di raccolta delle acque reflue fognarie a servizio dei comprensori, separando i due ambiti e assegnando a ciascuna il proprio impianto di depurazione;

   il quadro economico del progetto preliminare generale (anno 2016) approvato dal Ministero dell'ambiente per entrambe le due sponde (Bresciana e Veronese), prevedeva un importo complessivo pari a 220 milioni di euro, comprensivo di interventi per il potenziamento ed adeguamento idraulico-funzionale del depuratore di Peschiera del Garda;

   il progetto ha ottenuto il finanziamento ministeriale (Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) per un importo complessivo di 100 milioni di euro;

   per quanto riguarda la sponda veronese, Ags spa ha redatto il progetto definitivo per le opere di competenza che prevedeva un quadro economico di spesa per complessivi euro 116,5 milioni di euro (Iva esclusa). Ags spa ha già dato corso a tre stralci esecutivi, uno già concluso nel 2023 e due in fase di lavorazione, mentre per un quarto è in preparazione la pubblicazione del bando di gara nei prossimi mesi, per un importo complessivo di circa 44 milioni di euro utilizzando, dunque, ogni disponibilità economica esistente. I 72 milioni di euro residui del quadro economico, oltre che da reperire, sono da incrementare del 30 per cento per l'aggiornamento dei prezzi –:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza e in considerazione dei rischi ambientali e socio-economici sopra delineati, adottare iniziative volte a individuare ulteriori fonti di finanziamento pubblico che vadano ad integrare le somme già oggi finanziate da Ministero dell'ambiente e regione Veneto per la realizzazione delle nuova infrastruttura di raccolta delle acque reflue della sponda veronese del Lago di Garda, anche al fine di non gravare eccessivamente sulla tariffa del servizio idrico integrato e di conseguenza sulle bollette dei cittadini residenti, il cui numero complessivo non supera le 100.000 unità.
(3-01370)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   torna al centro del dibattito, stavolta pubblico, la aerostazione Morandi, il terminal B di ben settemila metri quadrati ormai chiuso dal 2007 e riutilizzato solo nella fase Covid come centro tamponi e vaccini;

   da un incontro nei primi di gennaio nella sede del comune di Catania è emerso, che si stava valutando di ristrutturare l'aerostazione Morandi, manufatto realizzato sul progetto di Riccardo Morandi (Roma, 1902-1989), e costruirne anche una nuova in sostituzione dell'attuale terminal C;

   inaugurata nel 1981, l'aerostazione fu costruita in cemento armato precompresso (brevettato da Morandi nel 1948) con criteri antisismici d'avanguardia, su due livelli il secondo dei quali si apre con una balconata sulla doppia altezza da cui è possibile inquadrare, attraverso le alte finestrature di prospetto, il paesaggio della città di Catania ai piedi dell'Etna;

   nel 2019, l'azienda pubblica Società aeroporti Catania, improvvisamente, e senza studi preventivi aveva commissionato uno studio nel quale per la prima volta si parlò di demolizione dell'aerostazione Morandi, senza alcuna asseverazione da parte di Enac;

   la stampa locale ha riportato che «il provvedimento di verifica dell'interesse culturale dell'ex aerostazione» Morandi, posto in essere dalla Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Catania, «è stato revocato. E qui, magari, c'è lo zampino di Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana, sponsor forte di Torrisi» amministratore delegato dell'azienda pubblica Società aeroporti Catania sotto tale profilo, risulta che il dirigente generale del Dipartimento regionale dei beni culturali e dell'identità siciliana ing. Mario La Rocca, diretto superiore gerarchico della Soprintendenza, è presente nell'assemblea dei soci della Società aeroporti Catania, quale commissario del Libero Consorzio Comunale di Siracusa che detiene il 12,13 per cento delle quote;

   nei mesi scorsi, un gruppo di architetti e ingegneri ha lanciato una petizione per salvare dalla demolizione l'aerostazione manifestando come cittadini il loro disappunto e la ferma opposizione alla demolizione del terminal aeroportuale progettato da Riccardo Morandi;

   l'appello, con oltre 1000 sottoscrizioni, è stato rivolto a Società aeroporti Catania e al Ministero dell'ambiente che ha approvato la Valutazione ambientale strategica (Vas) sul progetto portato avanti da Società aeroporti Catania;

   la direzione generale creatività contemporanea del Ministero della cultura, previo parere del suo comitato scientifico in cui è anche rappresentata la Regione Siciliana, ha già formalmente accettato la proposta di inserimento del «Morandi» nel censimento delle architetture contemporanee in Sicilia, coordinato dalla Struttura didattica di Siracusa in Architettura e Patrimonio Culturale dell'Università di Catania –:

   alla luce dei fatti esposti, quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati per evitare la demolizione del terminal tanto caro a molti siciliani.
(5-02700)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni in ampie aree della laguna di Orbetello (Grosseto) si riscontra una situazione di totale anossia costantemente in aumento con una moria dei pesci iniziata già da alcuni giorni e che tende ad aumentare drammaticamente;

   la situazione sopra descritta sta comportando un danno enorme all'ambiente lagunare con la drammatica prospettiva di una moria dei pesci analoga a quella del 2015;

   lo stato della laguna comporta anche un odore nauseabondo ed insalubre in tutta la cittadina di Orbetello e nei dintorni, rendendo l'area «irrespirabile»;

   tale situazione sta già provocando un danno economico significativo sia al settore ittico, in quanto all'interno della laguna di Orbetello viene svolta da sempre un'importante attività di pesca, sia a quello turistico per l'intera Costa d'Argento ed in particolare per Orbetello;

   nonostante per circa 20 anni la laguna sia stata oggetto di un commissariamento nazionale straordinario che è costato tante decine di milioni di euro, ormai da un decennio ogni estate la laguna di Orbetello si ritrova in una condizione di alto rischio e di collasso totale;

   la laguna di Orbetello è anche Sito di interesse nazionale (Sin), rispetto al quale nel 2016 erano stati stanziati circa 30 milioni di euro destinati ad interventi di messa in sicurezza e bonifica nel Sin di Orbetello, con le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione destinate al piano operativo «Ambiente», predisposto dal Ministero dell'allora ambiente e della tutela del territorio e del mare, suddiviso in quattro sotto-piani, tra i quali il sotto-piano «interventi per la tutela del territorio e delle acque»;

   tali risorse sono rimaste inutilizzate e nel 2023 l'attuale Governo non ha inteso reinserire questi 28 milioni di euro, già stanziati nel 2016, all'interno del periodo di programmazione 2021-2027 del Fondo per lo sviluppo e la coesione, così da poterli rendere nuovamente utilizzabili –:

   se il Ministro sia a conoscenza della grave situazione della laguna di Orbetello e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere rispetto ad una situazione che appare ogni giorno sempre più drammatica;

   se e quali soluzioni strutturali, nonché adeguati sostegni economici, intenda proporre il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa, anche rispetto all'intero risanamento ambientale del Sin di Orbetello.
(4-03252)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a quanto consta all'interrogante, a giugno 2024 un incendio ha distrutto un intero cellario della Cineteca nazionale del Centro sperimentale di cinematografia (Csc), dove si conservano le vecchie pellicole, quelle di maggior valore storico. A seguito dell'incendio, l'unico intervento concreto è stato per ora quello di fare presidiare i cellari da una polizia privata e di cercare di evitare di diffondere la notizia;

   la Cineteca nazionale del Csc, istituita con legge dello Stato nel 1949, è il più importante archivio cinematografico in Italia e tra i più importanti archivi cinematografici in Europa e nel mondo. È impegnata nel restauro del cinema italiano: ogni anno vengono restaurati e riproposti sia grandi capolavori sia opere «minori», nel rispetto della complessa articolazione della nostra cinematografia. Conserva, quindi, un valore inestimabile per il nostro Paese;

   dall'ottobre 2023 il Centro sperimentale di cinematografia è presieduto, su indicazione del Ministro della cultura, da Sergio Castellitto;

   la prima nomina di Castellitto è stata quella di Angelo Tumminelli, produttore e imprenditore, come responsabile delle relazioni istituzionali;

   dalla pagina dell'amministrazione trasparente presente sul sito del Csc si apprende che, sotto la nuova direzione, sono stati contrattualizzati tre avvocati per un importo «a consumo» complessivo di 417.000 euro nonostante il Csc possa avvalersi del gratuito patrocinio dell'Avvocatura dello Stato; si apprende inoltre che sono stati attivati due contratti di collaborazione per competenze già presenti: un responsabile della comunicazione nella persona del Dr. Mario Sesti per 40.000 euro e un direttore editoriale nella persona di Monsignor Dario Edoardo Viganò, in ragione di 25.000 euro; infine lo stesso Tumminelli, agente di Castellitto, svolge un incarico trasversale al di sopra dei ruoli istituzionali, con un contratto di 105.000 euro;

   dunque, da una semplice ricerca online si apprende che si spendono 587.000 euro per nuovi incarichi, non tutti, tra l'altro, come evidenziato dall'interrogante, necessari;

   a quanto consta all'interrogante nel mese di luglio 2024, Tumminelli, ha comunicato a 17 tecnici la chiusura del rapporto di lavoro per fine contratto. Queste 17 persone lavoravano al Csc da almeno due anni alla digitalizzazione del patrimonio culturale, soprattutto cinematografico. Un flusso di lavoro alla base del progetto finanziato per la digitalizzazione del nostro patrimonio audiovisivo di inestimabile valore storico, culturale ed economico;

   con questa decisione viene determinato il sottoutilizzo, se non il fermo, di tecnologie avanzate costate dieci milioni di euro e la perdita di risorse umane che hanno lavorato con impegno e passione dopo aver seguito un iter formativo complesso;

   ora, riguardo al percorso di digitalizzazione, il Csc ha due strade: interrompere la digitalizzazione, ma non si può credere che ci sia questa intenzione, oppure attivare un nuovo bando per contrattualizzare nuove persone, da formare da zero, perdendo, quindi, tempo e professionalità;

   il lodevole proposito di contrarre i costi di personale, con un risparmio annuale inferiore ai 200.000 euro, sembrerebbe, però, contraddetto dalle decisioni più generali che in pochi mesi sono state prese, come evidenziato in precedenza con i nuovi contratti sottoscritti per un importo più che doppio;

   da questo esposto si evince ad avviso dell'interrogante una gestione poco attenta sia alla conservazione dei materiali a rischio di perdita (oltre all'incendio di un cellario si segnala la chiusura di alcuni depositi infiltrati da muffe nocive per le vie respiratorie del personale); sia alla difesa di posti di lavoro qualificato e al necessario ricambio generazionale di un'istituzione centrale nella valorizzazione del cinema italiano;

   a ciò si aggiungano scelte contrattuali estremamente onerose che aprono interrogativi sull'efficacia della gestione del Csc, che dal 1935 cura la formazione di nuovi tecnici –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga utile e urgente adottare iniziative per quanto di competenza, per salvaguardare una istituzione culturale quale il Centro sperimentale di cinematografia.
(4-03253)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e FERRARA. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa hanno riportato che la brigata americana di base a Vicenza riceverà una batteria di missili V-Shorad (Very Short Range Air Defense) a cortissimo raggio;

   l'autorizzazione per questa fornitura sarebbe stata concessa dal Governo italiano;

   i missili saranno impiegati a supporto dell'eventuale proiezione delle forze Usa e non è previsto il loro schieramento sul territorio nazionale;

   i missili saranno dislocati nel magazzino della base statunitense di Vicenza e trasportati fuori dall'Italia per seguire un eventuale schieramento delle truppe Usa in altre Nazioni;

   durante il vertice Nato tenutosi a Washington, gli Stati Uniti hanno annunciato il dispiegamento di missili a lungo raggio della Task Force Multi-domain in Germania dal 2026;

   la Casa Bianca avrebbe dichiarato che gli Usa rafforzeranno l'Alleanza Atlantica con il posizionamento di ulteriore difesa aerea e altri supporti bellici in Germania e Italia;

   il Ministro della difesa tedesco, Boris Pistorius, ha affermato che i missili americani a lungo raggio in Germania sarebbero una misura precauzionale per colmare il divario deterrente rispetto alla Russia;

   il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, avrebbe espresso preoccupazioni per l'escalation della tensione dovuta ai missili Nato già presenti e attivi sul territorio russo, inclusi i territori ucraini auto-annessi da Mosca –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei dettagli e delle condizioni dell'accordo che ha portato all'autorizzazione della fornitura della batteria di missili V-Shorad alla brigata americana di Vicenza;

   quali iniziative di competenza il Governo italiano intenda adottare per garantire che tali missili, essendo dislocati, seppure non schierati, sul territorio italiano, non possano essere utilizzati o attivati senza previa autorizzazione delle autorità italiane;

   quali siano le motivazioni che hanno portato alla decisione di non schierare i missili sul suolo italiano ma di mantenerli in magazzino per un eventuale uso fuori dal territorio nazionale;

   quali siano le implicazioni di sicurezza e strategiche per l'Italia, considerato il ruolo di supporto di queste armi alle operazioni Usa in altri Paesi;

   come il Governo italiano intenda gestire e rispondere alle possibili preoccupazioni internazionali riguardo all'escalation della tensione con la Russia, in particolare in merito alle dichiarazioni del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
(4-03255)


   ZARATTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   recentemente con una nota, diffusa a mezzo stampa, ripresa da diversi quotidiani – come La Repubblica e Il Fatto Quotidiano –, Unarma, Associazione sindacale carabinieri, ha espresso le «proprie perplessità riguardo al trattamento riservato a Lee Elder Finnegan e Gabriel Christian Natale Hjorth, condannati per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega»;

   il sindacato torna a chiedersi in particolare se ci sia stato un collegamento riguardo al trattamento riservato a Lee Elder Finnegan e Gabriel Christian Natale Hjorth, condannati per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega e il rientro in Italia di Chico Forti, condannato all'ergastolo per omicidio negli Stati Uniti in cambio del percorso opposto compiuto recentemente dall'uomo condannato per l'assassinio di Dale Pike;

   l'interrogante non vuole credere che il rientro in Italia di Chico Forti, considerato un truffatore e un omicida negli Stati Uniti, sia stato barattato per oscure convenienze politiche;

   è stato, peraltro, preoccupante apprendere che, una volta rientrato in Italia, Forti avrebbe contattato un detenuto legato alla 'ndrangheta con l'intento di mettere a tacere due giornalisti, Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli, oltre a una terza persona, confermando di fatto la valutazione della sua elevata pericolosità sociale fatta in passato dal procuratore di Miami Katherine Fernandez Rundle, che aveva esplicitamente sottolineato in una intervista all'Herald Tribune nel 2022 la non opportunità di trasferire in Italia Forti e di concedergli un regime carcerario più permissivo;

   questa inquietante cronistoria non solo offende la memoria del vicebrigadiere Cerciello Rega, ma getta un'ombra sia sulle modalità di rientro in Italia di Chico Forti sia sulle particolari condizioni a quest'ultimo riservate in carcere –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato nelle premesse e se non ritenga doveroso, per quanto di competenza, fare la dovuta chiarezza su questa vicenda.
(4-03261)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2023, l'assessorato al personale del comune di Roma Capitale e le organizzazioni sindacali hanno siglato il contratto integrativo che aumenta il salario accessorio per i dipendenti comunali, calcolato sul lavoro svolto negli ultimi sei mesi del 2023, mentre a luglio 2025, l'indennità sarà pagata sull'intero 2024;

   nel mese di luglio 2024 i lavoratori e le lavoratrici dell'amministrazione comunale hanno ricevuto da 400 euro a 2000 euro lordi in più, una sorta di mensilità aggiuntiva riconosciuta a tutti e in particolare a chi svolge le mansioni più gravose, attraverso delle premialità salariali legate ai livelli di produttività e di responsabilità resi nel 2023;

   tale elemento di valorizzazione degli stipendi e del personale è penalizzato dall'elevata tassazione a cui sono sottoposte le voci del salario accessorio, pari a circa il 50 per cento, per cui i lavoratori e le lavoratrici del comune di Roma percepiranno la metà rispetto a quanto stanziato dal comune di Roma;

   Roma Capitale è un ente territoriale speciale, dotato di particolare autonomia, in quanto capitale della Repubblica italiana, istituito nel 2010 in attuazione dell'articolo 114, terzo comma della Costituzione;

   oltre a tutte le attività amministrative già svolte dal comune di Roma, Roma Capitale svolge ulteriori funzioni quali la valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, lo sviluppo economico e sociale della città di Roma, con particolare riferimento al settore produttivo e turistico, sviluppo urbano e pianificazione territoriale, edilizia pubblica e privata, organizzazione e funzionamento dei servizi urbani e di collegamento con i comuni limitrofi, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità, servizi di protezione civile, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Lazio;

   Roma Capitale ha dunque delle specificità diverse rispetto agli altri comuni italiani, con maggiori responsabilità e carichi di lavoro che gravano sui propri dipendenti, per cui, ad avviso dell'interrogante, come forma di sostegno all'amministrazione della capitale d'Italia, sarebbe opportuno prevedere, per i dipendenti di Roma Capitale, la completa detassazione del salario accessorio, anche per consentire a Roma di far fronte in modo adeguato agli appuntamenti che la attendono da qui ai prossimi mesi, primo tra tutti il Giubileo –:

   se, anche alla luce dei fatti esposti in premessa, non intendano adottare nuove iniziative di carattere normativo tese a raggiungere la totale detassazione del salario accessorio per i dipendenti di Roma Capitale, come forma di sostegno all'amministrazione della Capitale della Repubblica Italiana.
(4-03250)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLDRINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la condizione delle carceri italiane è sempre più drammatica, con un sovraffollamento medio del 130 per cento, con 14.500 presenze oltre la capienza prevista, con la cifra impressionante di 60 persone che quest'anno, alla fine di luglio, si sono tolte la vita durante la detenzione;

   è una situazione ormai fuori dai più elementari criteri di legalità e di giustizia, che contrasta fortemente con il dettato costituzionale, con la Dichiarazione universale dei diritti umani con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo;

   gli operatori, i garanti e le associazioni che si occupano delle politiche sul carcere hanno giudicato le riposte del Governo a questa situazione come sbagliate e in ogni caso del tutto inadeguate;

   questo giudizio riguarda sia le misure del cosiddetto «pacchetto sicurezza» varate dal Governo il 16 novembre del 2023, che prevedono perfino nuove fattispecie di reato per i detenuti e le detenute che protestano anche in modo non violento e una stretta per le donne incinte e le madri con prole di età inferiore a un anno, sia il decreto-legge n. 92 del 2024 denominato «carcere sicuro», in vigore dal 5 luglio 2024 e attualmente in sede di conversione;

   emblematica dello stato di vero e proprio abbandono in cui versano molti istituti di pena è la situazione che riguarda la Casa circondariale di Livorno, recentemente visitata dall'interrogante;

   c'è una grave carenza di personale che riguarda tutti i comparti: l'area contabile, attualmente scoperta al 70 per cento, quella tecnico-amministrativa che conta una sola persona sulle quattro previste, e la Polizia penitenziaria per la quale le 19 nuove unità annunciate non sono atte a risolvere questa carenza giacché il personale si divide tra la sede di Livorno, l'isola di Gorgona e la Base Navale;

   è previsto per il mese di ottobre 2024 il collaudo di due nuovi padiglioni che prevedibilmente darà esito negativo sia dal punto di vista della sicurezza dal rischio di evasione sia per la totale assenza di ambienti trattamentali;

   privi di ambienti trattamentali sono anche i vecchi padiglioni poiché l'area a questo adibita (con teatro, biblioteca e sale) è chiusa dal 2009, totalmente inagibile e non oggetto di progettazione;

   i due padiglioni della media sicurezza necessitano di totale ristrutturazione per problematiche impiantistiche e infiltrazioni d'acqua che hanno reso alcune stanze inagibili e comunque prive di docce, così come inagibili risultano una parte delle stanze detentive nel padiglione dei semiliberi e articolo 21 dell'ordinamento penitenziario;

   il polo scolastico dell'alta sicurezza vede l'agibilità di una sola aula su quattro a fronte di un fabbisogno di almeno sei;

   due stanze della direzione sono state chiuse dopo una verifica dei Vigili del Fuoco, la facciata ha una rete di caduta antimateriale, il padiglione presenta diverse crepe sui pavimenti e i servizi igienici non sono in numero sufficiente e sono da ristrutturare;

   la mensa del grattacielo della caserma agenti, che si trovava al pianoterra, è chiusa dal dicembre 2023, e l'unico piano funzionante della struttura è quello dove si trova il bar essendo inagibili tutti i piani superiori, quindi la Casa circondariale non ha una caserma agenti ma poche stanze per loro in una palazzina attigua al grattacielo;

   assolutamente insufficiente il sistema di videosorveglianza, in un carcere dal quale anche recentemente, nel giugno 2024, si è verificata un'evasione –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere, ben oltre quelle ad avviso dell'interrogante del tutto insufficienti del decreto-legge n. 92 del 2024, per far fronte a una situazione come quella della Casa circondariale di Livorno, che rende insostenibile la condizione di quanti vivono e lavorano nell'istituto.
(5-02704)


   LAI, GIANASSI, SERRACCHIANI, CASU e VACCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un importante quotidiano sardo ha riportato, nella giornata di lunedì 29 luglio 2024, notizie circa l'ipotesi di chiusura del carcere San Daniele di Lanusei;

  tali notizie si rincorrono ormai da diversi mesi attraverso le denunce di alcuni sindacati della polizia penitenziaria;

  in particolare le notizie di stampa riportano il prossimo arrivo di detenuti minorenni presso la struttura, nonostante essa non sia idonea ad accoglierli, e questo fatto sarebbe prodromico alla chiusura dell'istituto;

  recentemente, viene ancora riportato sulla stampa, una commissione inviata dallo stesso Dipartimento per la giustizia minorile avrebbe categoricamente affermato l'inidoneità dell'istituto di Lanusei per l'accoglienza di minori tanto da rendere incomprensibile una tale scelta se non come percorso verso la successiva chiusura;

  tale ipotesi sembra in contrasto con l'esigenza di spazi di accoglienza dei detenuti in ragione dell'eccessivo affollamento delle carceri italiane –:

  se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa;

  quali siano i progetti circa l'utilizzo del carcere San Daniele di Lanusei, la sua attuale situazione di accoglienza e gli spazi disponibili per altri detenuti;

  se corrisponda al vero l'ipotesi di trasferimento di detenuti minori nel carcere e se le condizioni siano state verificate dal Dap con esito positivo.
(5-02705)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIMIANI, GRAZIANO, PORTA, AMENDOLA, GIANASSI e SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato dal Il Fatto Quotidiano risulta che il sindacato dei carabinieri, Unarma, avrebbe chiesto al Governo di smentire il retroscena sullo scambio tra i condannati per l'omicidio di Mario Cerciello Rega e Chico Forti, che avrebbe previsto la possibilità che i primi lasciassero l'Italia per andare a scontare la pena negli Stati Uniti, in cambio del percorso opposto compiuto recentemente dall'uomo condannato per l'assassinio di Dale Pike;

   «I due assassini del vicebrigadiere Cerciello Rega hanno ricevuto uno sconto di pena. In particolare, Gabriel Christian Natale Hjorth potrà scontare gli arresti domiciliari in una casa a Fregene e non possiamo escludere, in un futuro prossimo, il trasferimento in Usa e la liberazione dei due assassini. Non vogliamo credere che il rientro in Italia di Chico Forti, considerato un truffatore e un omicida negli Stati Uniti, sia stato barattato, per oscure convenienze politiche con il sangue versato da un servitore dello Stato», si legge in una nota di Unarma, l'Associazione Sindacale Carabinieri;

   il sindacato ricorda inoltre che «già nel 2019 un articolo di stampa ipotizzava in tempi non sospetti uno scambio di prigionieri, suggerendo che i due studenti americani avrebbero potuto scontare la loro pena negli Stati Uniti in cambio del rientro in Italia di Chico Forti, condannato all'ergastolo per omicidio negli Stati Uniti. Chiediamo al Governo di fare chiarezza su questa vicenda e di smentire qualsiasi ipotesi di scambio di prigionieri che possa macchiare la memoria di un valoroso servitore dello Stato. Non fateci vergognare di essere uomini dello Stato. La giustizia deve prevalere e l'assassinio del vicebrigadiere Cerciello Rega non deve essere dimenticato né sminuito» –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno ed urgente compiere i passi necessari a smentire categoricamente tale ipotesi, che rischia altrimenti di minare profondamente la credibilità del Governo nella sua azione di cooperazione giudiziaria con Stati esteri.
(4-03259)


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso della possibile decisione di cedere la Casa circondariale di Lanusei dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al dipartimento della giustizia minorile;

   tale determina, contestata formalmente dalle organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria, sarebbe avvenuta in seguito all'incontro del 24 giugno 2024 fra le citate organizzazioni sindacali e il Sottosegretario di Stato senatore Andrea Ostellari, il Capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e il direttore generale del personale presso il Dipartimento della giustizia minorile e di comunità;

   in quel contesto la Uilpa Polizia penitenziaria, rappresentata dal segretario nazionale, aveva chiesto notizie in merito al possibile trasferimento della Casa circondariale dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al dipartimento di giustizia minorile evidenziando altresì come l'apertura o riapertura di nuovi istituti penali minorili, sia di difficile gestione senza un incremento di organico, tanto più in ragione delle gravi carenze di organico degli Ipm e degli Uffici per l'esecuzione penale esterna, i quali non riescono a soddisfare le richieste dei vari magistrati di sorveglianza, costretti di fatto a richiedere sostegno ad altri corpi di polizia;

   in riscontro, nel medesimo incontro le autorità avrebbero confermato che la Casa circondariale di Lanusei sarebbe rimasta al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

   ciononostante, a poche settimane di distanza sarebbe arrivata una nuova decisione di segno avverso e quindi di spostare la Casa circondariale al Dipartimento della giustizia minorile;

   in un comunicato diffuso alla stampa, la UilPa ha dichiarato che questa decisione porterà «l'Istituto ad una velocissima chiusura. Nonostante l'annuncio del Capo del Dipartimento della Giustizia minorile Antonio Sangermano e del sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari che durante l'ultima riunione con i rappresentanti sindacali nazionali avevano scongiurato l'invio di detenuti minori per l'inidoneità della struttura, pare sia arrivata improvvisamente la clamorosa contro decisione. I detenuti minorenni pare che infatti verranno comunque assegnati, anche se dal punto di vista della sicurezza e degli spazi la struttura non sia stata reputata idonea e rende impossibile rispettare le normative che regolano la vita in carcere per i minorenni, radicalmente diverse rispetto ai detenuti adulti»;

   risulta inoltre che la commissione inviata dallo stesso Dipartimento avrebbe dichiarato l'istituto di Lanusei non idoneo per i minori «sotto tutti i punti di vista»;

   il timore è che, constatata l'inidoneità all'uso per il quale l'immobile è stato destinato, l'Istituto San Daniele sia destinato alla chiusura. Infatti, decretata la chiusura ed il passaggio al demanio, sarebbe inevitabile da parte dei tecnici del Dipartimento della giustizia minorile ritenere inidonea la struttura per l'allocazione dei minori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda in oggetto e se non ritenga opportuno attivarsi affinché sia revocata la decisione di cedere la Casa circondariale di Lanusei dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al Dipartimento della giustizia minorile;

   se non ritenga opportuno inoltre attivarsi per sopperire alle gravi carenze di organico del personale adibito alla sicurezza degli istituti penitenziari per gli adulti e per i minori e alle gravi carenze strutturali degli edifici che li ospitano.
(4-03262)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e FERRARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è emerso, come si apprende da fonti di stampa, un presunto sistema di evasione fiscale su larga scala, coinvolgente professionisti, imprenditori e grandi aziende del settore logistico, tra cui Amazon Italia Transport Srl, General Logistics System Enterprise Srl (Gls) e Sda Express Courier Spa. Tale sistema, secondo l'inchiesta condotta dalla procura di Torino, si baserebbe sull'emissione di false fatture per operazioni inesistenti, indebite compensazioni dell'Iva e dichiarazioni fraudolente, per un valore complessivo che sfiora i 100 milioni di euro;

   l'indagine, che coinvolge già 27 indagati, ha rivelato l'esistenza di società cosiddette «serbatoio di manodopera» e società «filtro», le quali, attraverso una complessa rete di prestanome e società satellite, dissimulerebbero la somministrazione irregolare di manodopera a favore di committenti, massimizzando guadagni illeciti e riducendo drasticamente il pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali;

   tra i principali clienti delle società coinvolte nell'indagine risultano essere Amazon City Logistica Srl, Amazon Italia Transport, Sda Express Courier Spa e General Logistics System Enterprise Srl (Gls), le quali avrebbero beneficiato delle false fatturazioni per evadere l'Iva per circa 50 milioni di euro tra il 2019 e il 2023;

   la natura e l'estensione di tali pratiche illecite non solo rappresentano un danno significativo per l'Erario, ma anche una grave forma di concorrenza sleale che danneggia le imprese oneste, oltre ad agevolare lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici attraverso contratti irregolari e appalti al ribasso;

   appare evidente agli interroganti l'esistenza di un vuoto normativo che permette a tali pratiche di proliferare, penalizzando il sistema economico, lavorativo e sociale del Paese;

   è necessaria un'azione legislativa tempestiva ed efficace per colmare tale vuoto normativo e contrastare l'evasione fiscale, le frodi nel settore della logistica e lo sfruttamento a danno dei lavoratori e delle lavoratrici –:

   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti descritti e delle implicazioni economiche, lavorative e sociali derivanti da tali pratiche di evasione fiscale e sfruttamento della manodopera;

   quali iniziative urgenti intendano adottare per rafforzare la normativa vigente, al fine di prevenire e contrastare l'emissione di false fatture e la somministrazione irregolare di manodopera;

   se non ritengano opportuno promuovere un'azione di monitoraggio e controllo più stringente sulle società operanti nel settore logistico, in particolare riguardo ai contratti di appalto e alle pratiche di esternalizzazione dei servizi;

   quali iniziative intendano adottare per garantire una maggiore trasparenza e legalità nei rapporti commerciali tra imprese, al fine di proteggere i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e assicurare una concorrenza leale nel mercato.
(4-03254)


   AMATO e CARAMIELLO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il parco regionale dei Monti Lattari, area naturale protetta della regione Campania, copre una superficie di circa 16.000 ettari. L'area abbraccia l'intera penisola sorrentino-amalfitana e comprende alcune delle più suggestive località turistiche della regione. In una frazione di Vico Equense, precisamente ad Arola, la società Terna sta realizzando dei lavori che interessano anche il parco naturale. La nuova opera, così la definisce Terna, prevede l'installazione di imponenti tralicci anche sull'area del Parco regionale dei Monti Lattari. Nel «Resoconto verbale della conferenza di servizi» indetto dal Mise, ora Mimit (riunione del 4 aprile 2018) identificata come n. 239/EL-307/283/2018, sussistevano alcune anomalie, alla pagina 7 di detto resoconto della conferenza dei servizi viene riportato: «Si ricorda che nella documentazione progettuale è presente la planimetria catastale e l'elenco dei soggetti interessati, i quali risultano superiori a 50. La Società Terna ha provveduto quindi, dato il numero di proprietari inferiore a 50, all'avviso di avvio del procedimento tramite pubblicazione dall'opera conformemente a quanto previsto dalla legge 241 del 1990», non appare chiaro quindi se i soggetti interessati siano in numero superiore o inferiore a 50;

   a pagina 8 del resoconto della conferenza dei servizi viene riportato: «Il rappresentante del parco regionale dei Monti Lattari, preso atto del parere già espresso dalla regione Campania relativamente alle norme di salvaguardia per la zona A di tutela integrale, pertanto esprime parere favorevole con le raccomandazioni espresse in sede di parere VIA e del decreto ministeriale n. 139 (DEC-VIA)», parere richiamato nell'Allegato 2 al decreto n. 239/EL/283/2018; tra il punto 2.19 e 2.20 del citato Allegato 2 il Parco regionale dei Monti Lattari è specificato che tale parere è stato acquisito nell'ambito della conferenza di servizi del 4 aprile 2018. Ma tutto ciò appare in difformità all'articolo 4 del regolamento «Rilascio del nulla osta dell'Ente Parco», approvato con delibera n. 5 del 2 marzo 2015 del Parco regionale dei Monti Lattari;

   il «Riesame del parere della giunta regionale della Campania (prot. 2014. 0327491 del 13 agosto 2014)» l'UOD 03 della regione Campania esprimeva il proprio parere favorevole al progetto, «limitatamente alla conformità delle norme di salvaguardia del Parco regionale dei Monti Lattari, sulla base delle integrazioni progettuali riportate, con la raccomandazione di provvedere al ripristino dello stato dei luoghi per la realizzazione dei lavori consequenziali (sentieri e/o altro) al fine del raggiungimento dei sostegni all'interno delle zone A e B, fermo restante l'acquisizione di ogni altro parere, nulla osta o autorizzazione degli Enti interessati ad esprimersi in merito»;

   nelle norme di salvaguardia del Parco regionale dei Monti Lattari (decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 781 del 13 novembre 2003-BURC n. speciale del 27 maggio 2004), all'articolo 2, lettera h) Infrastrutture Impiantistiche è scritto: non è consentito installare nuovi impianti per la produzione (centrali idroelettriche, eoliche e similari) ed il trasporto di energia nonché per le telecomunicazioni, ad eccezione di quelli necessari, in zona C, alla copertura dei servizi per le comunità locali, per l'alimentazione di strutture radio ripetitrici della rete radio A.I.B. regionale e di quelli necessari per l'attività di soccorso e di vigilanza, salvo autorizzazione dell'Ente Parco, è consentita manutenzione di tutti gli impianti esistenti nonché la realizzazione (tranne in zona A e B ove è consentito solo l'adeguamento di quelli preesistenti) degli impianti tecnologici ed infrastrutturali di pubblica utilità sia di rilevanza comunale che sovracomunale;

   dagli elaborati progettuali Terna appare chiaro che l'installazione dell'impianto per il trasporto di energia superiore a 60KV, sia Nuova costruzione, pertanto in contrasto a parere degli interroganti con le norme di salvaguardia del Parco regionale dei Monti Lattari;

   con decreto del Mise (ora Mimit) adottato di concerto con il Ministero dell'ambiente n. 239/EL-307/283/2018 è stato approvato il progetto definitivo relativo alla costruzione dell'elettrodotto, subordinatamente al rispetto delle determinazioni di cui al verbale della citata Conferenza dei servizi, nonché delle prescrizioni contenute negli annessi pareri e nulla osta rilasciati, tra gli altri, dai Ministeri interrogati. Tale decreto prevede inoltre (articolo 4) che tutte le opere siano realizzate secondo le modalità costruttive previste nel progetto approvato e in osservanza delle disposizioni delle norme vigenti in materia di elettrodotti –:

  se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti citati e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di verificare la regolarità dell'opera in atto.
(4-03258)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOSCAINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Dolcè, che occupa la parte meridionale della Vallegarina in provincia di Verona, da diverso tempo la strada statale 12 è afflitta da caduta massi sulla massicciata che hanno prodotto temporanee interruzione del traffico veicolare;

   a quanto consta all'interrogante l'amministrazione comunale di Dolcè ha appreso in via informale che Anas intenderebbe chiudere la strada statale 12 per un periodo di sei mesi all'altezza del chilometro 310, in località Chiusa di Ceraino, per disgaggio massi e posa reti;

   in un incontro con il prefetto, il sindaco lo avrebbe reso edotto dei numerosi aspetti problematici che una chiusura così prolungata comporta per la comunità che amministra, sia per quel che riguarda la frequenza scolastica dei bambini della scuola dell'infanzia elementare e media, sia per le attività produttive che per lo stesso personale comunale;

   peraltro la provinciale 11 è inadatta al traffico pesante e spesso il traffico dell'autostrada del Brennero è deviato sulla strada statale 12;

   pertanto, tale importante arteria, essendo spesso l'unica via di transito non può rimanere chiusa per un periodo così lungo. Analoghi lavori sono stati fatti in tempi passati, mantenendo il senso unico alternato –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative affinché Anas adotti misure volte a mitigare l'impatto che la ventilata chiusura della strada statale 12 al chilometro 310 potrà avere sulle comunità residenti in quell'area, valutando l'adozione di modalità d'intervento che possano consentire il senso unico alternato.
(5-02703)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO e GUERRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 103, comma 23, del decreto-legge n. 34 del 2020, prevedeva la possibilità per il Ministero interno di dotarsi di personale a tempo determinato in somministrazione;

   il dipartimento delle libertà civili e dell'immigrazione, il 12 giugno 2020, e il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, in data 3 luglio 2020, hanno indetto due distinte manifestazioni di interesse e altrettanti appalti per procedura negoziata per l'individuazione, mediante accordo quadro, di una agenzia di somministrazione di lavoro per l'assunzione di lavoratori:

    800 per le prefetture, con agenzia per il lavoro Manpower Spa (717 hanno preso effettivamente servizio);

    400 per le questure, con agenzia per il lavoro GiGroup;

    177 suddivisi tra commissioni territoriali, questure 4a sezione, Commissione nazionale per il diritto d'asilo (progetto Emas, attraverso l'agenzia per il lavoro GiGroup);

   la data della presa in servizio è stata 20 marzo 2021 per le prefetture, con scadenza 21 settembre 2021 e 14 giugno 2021 per le questure, con scadenza 12 ottobre 2021;

   a ridosso delle scadenze per effetto dello stato d'emergenza legato al COVID-19 è stato possibile ottenere una proroga fino al 31 dicembre 2021 per entrambe gli appalti, come richiesto dai sindacati, e, successivamente, fino al marzo 2022;

   al termine dell'emergenza COVID-19, il Consiglio dei ministri, a seguito del conflitto in Ucraina del febbraio 2022, ha adottato lo stato di emergenza con il decreto-legge n. 21 del 2022, per far fronte alle maggiori esigenze in materia di immigrazione e per contrastare gli effetti economici ed umanitari della crisi ucraina, autorizzando il Ministero interrogato «ad utilizzare fino al 31 dicembre 2022 prestazioni di lavoro con contratto a termine»;

   al 31 dicembre 2022, avendo maturato 21 mesi di servizio continuativo presso il Ministero dell'interno, l'amministrazione ha interpellato la Corte dei conti e l'Avvocatura di Stato circa la possibilità di prorogare ulteriormente l'appalto, mantenendo le medesime agenzie per il lavoro e i lavoratori già in forza;

   sebbene non risulti pervenuta alle organizzazioni sindacali alcuna copia del parere espresso, l'appalto si è concluso il 31 dicembre 2022 e con esso l'occupazione di circa 1200 lavoratori;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 683, della legge n. 197 del 2022, «il Ministero dell'interno è autorizzato a utilizzare per l'anno 2023, tramite una o più agenzie di somministrazione di lavoro, prestazioni di lavoro a contratto a termine, in deroga ai limiti di cui all'alticcio 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78»;

   il 14 febbraio 2023 è stata indetta una nuova manifestazione di interesse a partecipare alla procedura negoziata in 2 lotti funzionali per l'individuazione di una agenzia di somministrazione di lavoro per l'affidamento di tale servizio di somministrazione per 580 lavoratori nelle prefetture e 540 lavoratori nelle questure;

   Nidil-Cgil, Felsa-Cisl e Uiltemp, col fine di garantire la continuità occupazionale dei precedenti lavoratori, hanno chiesto l'applicazione della clausola sociale, tuttavia, il Ministero, anziché applicare l'articolo 31 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro della somministrazione, ha preferito ricorrere ad un criterio preferenziale basato sulle esperienze pregresse, con l'inevitabile esclusione di alcuni lavoratori;

   i lavoratori in questione hanno preso servizio nelle questure il 22 febbraio 2024, con scadenza 21 settembre 2024, e presso le prefetture il 10 marzo 2024, con scadenza al 10 ottobre 2024 –:

   quali decisioni intenda assumere rispetto alle richieste delle organizzazioni sindacali e se non ritenga di dover intraprendere ogni iniziativa possibile volta a garantire la continuità del servizio unitamente all'esigenza di garantire continuità occupazionale a lavoratori e lavoratrici che in questi anni hanno dato un grande contributo alla pubblica amministrazione e hanno raggiunto un alto livello di specializzazione.
(5-02711)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIPPO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in molte delle strutture sanitarie nazionali si registra un aumento delle aggressioni da parte di alcuni pazienti o loro familiari ai danni del personale medico, paramedico e di altri pazienti, sia nei pronto soccorso, sia nei reparti di medicina e di psichiatria;

   nei reparti citati vengono ricoverati anche pazienti destinatari di un trattamento sanitario obbligatorio (Tso), che talvolta si oppongono al ricovero, all'assunzione della terapia o al prosieguo del ricovero e può capitare che non siano sufficienti interventi di de-escalation, l'intervento colloquiale o la proposta di una terapia aggiuntiva, per evitare che taluni reagiscano con forme di aggressione fisica tali da mettere a repentaglio la salute dello stesso, la sicurezza degli altri pazienti e l'integrità fisica degli operatori dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc);

   in passato, si sono registrati gravi comportamenti aggressivi con operatori e pazienti che hanno riportato traumi cranici e costali; inoltre, si sono avuti danni alle strutture del reparto per diverse migliaia di euro. A titolo esemplificativo, risulta recentemente presso il reparto psichiatrico di diagnosi e cura dell'ospedale «Sandro Pertini» di Roma, dove si contano tre aggressioni, avvenute tra i mesi di dicembre 2023 e gennaio 2024, in cui si è registrato anche il ferimento di un operatore sanitario a cui è stata riconosciuta una prognosi superiore ai 20 giorni a causa di una frattura;

   si riporta inoltre il caso avvenuto ad aprile 2023 nei pressi del servizio psichiatria dell'ospedale Santa Chiara di Pisa quando la psichiatra Barbara Capovani uccisa da un ex paziente. Nello stesso reparto, lo scorso aprile 2024, una dottoressa è stata presa a pugni e schiaffi da un paziente durante il turno notturno;

   in questi casi, come in altre numerose situazioni in cui si è manifestata la possibilità di aggressioni fisiche verso il personale sanitario e verso altri pazienti psichiatrici, non si sarebbe registrato alcun intervento da parte degli agenti competenti per territorio;

   è manifesta, quindi, la necessità di fornire protezione al personale medico e sanitario ma anche a tutti i pazienti – sia coloro che potrebbero creare danno a se stessi e agli altri, sia agli ulteriori utenti delle strutture – consentendo ai primi di svolgere adeguatamente il loro mandato istituzionale di cura, anche attraverso la sola presenza di personale delle forze dell'ordine in grado di intervenire in sicurezza, in situazioni eccezionali, verso gli altri pazienti, verso gli operatori e verso la struttura sanitaria;

   la presenza delle forze dell'ordine all'interno degli ospedali contribuirebbe a creare un ambiente più sicuro e protetto per tutti coloro che vi lavorano e vi sono ricoverati: non solo la presenza degli agenti fornirebbe agli operatori sanitari un supporto aggiuntivo nel gestire situazioni difficili o potenzialmente pericolose – potendo intervenire nell'immediatezza qualora ve ne fosse bisogno – ma potrebbe anche dissuadere alcuni pazienti, anche psichiatrici, dal mettere in atto comportamenti violenti o aggressivi;

   in tali contesti è irrinunciabile anche una forma di collaborazione tra le forze di polizia e il già presente personale addetto alla sicurezza delle persone e dei luoghi istituzionali sanitari: protocolli condivisi, procedure chiare e una valida formazione di tale personale, vanno incontro alle esigenze di sicurezza richieste dalla collettività - :

   quali iniziative intendano intraprendere al fine di migliorare l'efficienza e la prontezza degli interventi delle forze di polizia – oltre che la loro presenza numerica – all'interno degli ospedali italiani, con particolare riferimento ai reparti psichiatrici di diagnosi cura, durante le situazioni di allarme e pericolo per l'ordine pubblico, al fine di prevenire la commissione di reati e di garantire la sicurezza del personale medico e sanitario impegnato nello svolgimento della propria attività lavorativa, oltre che degli stessi pazienti.
(4-03256)


   SERGIO COSTA, ASCARI, BARZOTTI e ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto emerge da un'inchiesta pubblicata sul sito lavialibera.it diciotto individui di nazionalità pakistana, coinvolti nel reclutamento di manodopera per la Natana doc Spa, azienda fornitrice del corriere Sda (Gruppo Poste Italiane), sono attualmente indagati per estorsione, auto-riciclaggio, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con misure cautelari richieste a loro carico;

   secondo gli investigatori di Modena, dal 2020 al 2022, tali individui avrebbero costituito un'associazione criminale autodenominata Ak-47 Carpi, finalizzata al reclutamento di corrieri, in maggioranza loro connazionali, costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento e di violenza;

   le violenze includevano violenti pestaggi ai danni dei lavoratori e minacce di ritorsioni sulle loro famiglie in Pakistan;

   nell'inchiesta, Natana doc Spa è menzionata non solo come beneficiaria della manodopera reclutata dall'associazione criminale Ak-47 Carpi, ma anche in uno stretto rapporto con essa, avendo trasferito, in pochi mesi, su conti bancari riconducibili a un membro della Ak-47 Carpi, oltre 1,5 milioni di euro, denaro proveniente dagli appalti, che veniva utilizzato anche per pagare i lavoratori non regolarizzati in nero;

   nel 2019, a Natana doc Spa è stato negato il rinnovo dell'iscrizione alla white list antimafia, in quanto i suoi soggetti apicali erano «legati da vincoli associativi con esponenti di un clan camorristico»;

   con sede nel vicentino, Natana doc Spa è stata oggetto di numerose inchieste e sequestri preventivi di grande entità da parte della Guardia di finanza;

   come emerso da un'inchiesta riportata da rainews.it, il gruppo salernitano di autotrasporti Attanasio, di cui fa parte la società in questione, è stato coinvolto in un'articolata frode fiscale;

   tale condotta illecita, attuata attraverso complessi meccanismi fraudolenti, ha portato al sequestro di oltre 77 milioni di euro e all'applicazione di misure cautelari nei confronti dell'imprenditore Giovanni Attanasio, figura di spicco del gruppo.

   Natana doc Spa avrebbe richiesto nuovamente l'iscrizione alla white list antimafia il 15 aprile 2021, ma non risulterebbe presente nell'elenco del 2024;

   Poste Italiane, interpellata da lavialibera, ha confermato che Natana doc è tra le aziende che lavorano per conto di «Sda, la società di corriere espresso del Gruppo Poste Italiane», minimizzando tuttavia il contributo di tale azienda, affermando che «il valore dei contratti è estremamente esiguo rispetto al volume delle forniture» e precisando che «la documentazione presentata da Natana doc per concorrere ai servizi di fornitura è risultata regolare» e che la stessa è stata riammessa nell'albo fornitori del Gruppo nel gennaio 2021, dopo un periodo di sospensione durato circa un anno;

   Poste Italiane ha infine precisato che l'iscrizione alla white list non era un requisito per qualificarsi come fornitori del Gruppo Poste Italiane nelle categorie «di ritiro trasporto e consegna, e servizio smistamento e facchinaggio» prima del 2024;

   i casi di sfruttamento non sono una novità nel settore della logistica, un impero da 80 miliardi di euro annui, basato su appalti e subappalti affidati a centinaia di piccole imprese –:

   se, alla luce delle gravi irregolarità emerse, nell'ambito delle proprie competenze, non intendano:

   adottare iniziative al fine di accertare che Poste Italiane abbia adottato adeguate misure di controllo per prevenire le infiltrazioni mafiose nel proprio sistema di appalti, secondo quanto previsto dalla normativa vigente e precisato dalla delibera Anac n. 294 del 2023;

   chiarire come sia stato possibile derogare al requisito dell'iscrizione alla white list, considerato l'elevato rischio di infiltrazioni mafiose nel settore dell'autotrasporto;

   adottare iniziative, anche di carattere normativo onde scongiurare che possano intercorrere rapporti economici tra le aziende che gestiscono pubblici servizi, quale è Poste Italiane, e fornitori non esenti da infiltrazioni criminali o mafiose e per i quali non risultino pienamente rispettati i diritti dei lavoratori.
(4-03257)


   LA PORTA e MICHELOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   desta sgomento e viva preoccupazione il report fornito dalla Fondazione Caponnetto, attraverso la voce del suo presidente Salvatore Calleri, sul tema della sicurezza nella città di Firenze;

   come riportato nell'analisi, si evidenzia una preoccupante ascesa della cifra criminale nel capoluogo toscano: a partire dal numero di denunce presentate che si attestano ad oltre 51 mila nell'anno 2023 e che collocano la città al quinto posto su scala nazionale, fino all'aumento dei reati contro il patrimonio ma caratterizzati dall'uso della violenza e della minaccia come rapine ed estorsioni;

   le denunce, raddoppiate rispetto all'anno precedente, offrono uno scenario assolutamente pericoloso e contaminato da una criminalità che attacca e danneggia il tessuto socio economico cittadino: oltre 5.500 denunce per furti in appartamento e in esercizi commerciali, e 6.500 per danneggiamento, fino ad arrivare a ben 179 denunce per reati sessuali e oltre 1.000 per estorsione;

   numeri che rendono la percezione globale di sicurezza del cittadino assai debole, per poi divenire assente se l'analisi si sposta su alcune zone della città, come ad esempio il Parco delle Cascine, ove lo spaccio di sostanze stupefacenti è assai marcato e refrattario alle azioni fino ad oggi poste in campo dall'amministrazione comunale;

   gli agenti delle forze dell'ordine a presidio dell'ordine pubblico, secondo i dati d'analisi rilevati, si trovano a fronteggiare nuove offensive provenienti anche da altre realtà territoriali e sociali;

   numerose sono, infatti, le segnalazioni di presenza a Firenze di organizzazioni mafiose italiane in sodalizio criminale con cosche di origine balcanica, cinese e nigeriana e dedite al riciclaggio di rifiuti, tratta di esseri umani e spaccio di sostanze stupefacenti;

   particolarmente temibili, poiché di più recente apparizione, sono le consorterie nigeriane e cinesi, che a loro volta hanno contaminato il tessuto socio economico anche della vicina Prato;

   mentre le prime si caratterizzano per la composizione in confraternite dedite al controllo del traffico di stupefacenti e per il ricorso a mezzi cruenti, le seconde vengono considerate dalla Dia come la «quinta mafia» per il proprio radicamento sul territorio e gli interessi orientati al traffico di esseri umani e rifiuti;

   il radicamento criminale a Firenze, purtroppo, è assai profondo e metastatico tanto da operare anche a viso scoperto. Nello specifico è assai frequente lo scoppio di fuochi di artificio in orario notturno ad opera degli appartenenti alle cosche mafiose al fine di indicare, ai propri sodali, l'arrivo e la disponibilità di sostanza stupefacente pronta per essere immessa in commercio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato rispetto all'aumento della criminalità nella città di Firenze e nelle aree limitrofe, nonché rispetto alle infiltrazioni mafiose allogene, nello specifico quelle nigeriane e cinesi.
(4-03260)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   migliaia di docenti che hanno superato tutte le prove del primo concorso PNRR, non potranno accedere al percorso per la stabilizzazione dal momento che, come previsto dal bando, sono inseriti nella graduatoria di merito e, conseguentemente, hanno diritto all'immissione in ruolo solo i vincitori, cioè coloro che rientrano nel limite del contingente dei posti messi a bando e non è dunque previsto uno scorrimento della graduatoria in favore degli idonei non vincitori;

   ad avviso dell'interrogante è profondamente ingiusto, illogico dal punto di vista operativo, mortificante e irrispettoso nei confronti di tutti quegli insegnanti che hanno superato le prove concorsuali, docenti in possesso di numerosi titoli, che nel corso della loro carriera hanno migliorato e perfezionato le loro competenze, con alle spalle diversi anni di servizio, e che quotidianamente vivono la scuola, che si ritrovino esclusi dalla graduatoria finale pur essendo risultati idonei;

   in assenza di scorrimento della graduatoria fino ad esaurimento, questi docenti si ritroverebbero, nel prossimo autunno – periodo in cui, secondo il Ministero interrogato, sarà bandito il secondo concorso PNRR atto stabilizzare altri 24 mila insegnanti precari – a dover sostenere un nuovo concorso nelle stesse modalità e affrontando le medesime prove che hanno già sostenuto e superato nel precedente concorso, con lo stesso programma di studio e con un impiego di risorse, tempo ed energia in sforzi già sostenuti e che sono stati ripagati positivamente dal superamento delle prove concorsuali, risultando idonei all'insegnamento di quella disciplina, avendo superato le prove disciplinari;

   non si comprende dunque per quale motivo non sia stato riproposto lo stesso criterio utilizzato con l'istituzione delle graduatorie a scorrimento relative al concorso ordinario svoltosi nel 2020 e perché il Ministero interrogato intenda bandire un nuovo concorso PNRR per l'assunzione di altre 24 mila unità quando si potrebbe intanto attingere già da subito dalle graduatorie vigenti così da completare posti messi a disposizione dai fondi del PNRR, dando così priorità agli insegnanti che hanno già superato un concorso –:

   quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere il Ministro interrogato al fine di prevedere l'inserimento degli idonei del concorso ordinario PNRR 2023 nelle graduatorie di merito e consentire lo scorrimento delle stesse fino al completo esaurimento, così da poter vedere riconosciuta la possibilità di immissione in ruolo a tutti e tutte coloro che hanno superato un concorso selettivo senza dover partecipare ad una nuova procedura concorsuale.
(4-03251)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'8 luglio 2024 Nova, società del settore dell'elettronica di consumo e licenziataria del marchio Euronics Italia, ha iniziato la procedura che prevede 243 esuberi;

   secondo quanto riportato in una nota della società, tale procedura «rispetta i canoni giuridici e giuslavoristici previsti dall'ordinamento italiano e rientra nella necessaria scelta, seppur dolorosa, di salvaguardare la continuità aziendale attraverso una strategia di razionalizzazione e ottimizzazione delle strutture e del personale»;

   nella regione Lazio a rischiare il posto di lavoro, secondo quanto riportano i sindacati, sono 600 impiegati. Tutti sotto le società Nova Casale, Nova e Kus;

   Euronics Italia ha precisato in una nota che: «tali licenziamenti nulla hanno a che fare con Euronics Italia spa, ma sono riconducibili a Nova spa, Kus srl e Binova srl, aziende licenziatarie del marchio Euronics e gestori indipendenti dei punti vendita in questione. Le aziende che in Italia utilizzano il marchio Euronics in forza di un contratto di franchising operano pertanto in totale autonomia»;

   la società leader del gruppo, la Nova spa, ha impiegato ammortizzatori sociali e beneficiato di tutti i possibili sgravi fiscali, a danno della retribuzione e della contribuzione dei dipendenti;

   negli anni, la Nova spa ha creato e gestito società satellite, tra cui la Nova Casale srl, decidendo di applicare ai lavoratori un Ccnl con minori tutele e retribuzioni inferiori rispetto a quelli sottoscritti con sindacati maggiormente rappresentativi;

   risulta che la società Nova spa abbia effettuato in questi anni una serie di investimenti immobiliari mentre non si è mai preoccupata di investire sul lato commerciale così come non ha mai provato ad avere un piano industriale trasparente;

   prova di questa mancata trasparenza è il fatto che negli ultimi mesi ha anche perso i benefici dell'essere rivenditore Euronics con disapplicazione del volantino promozionale;

   è di una certa rilevanza anche il fatto che il settore non è realmente in crisi, ma anzi ha profitti stabili, in alcuni casi anche in crescita, sebbene spesso più frequenti sui canali online;

   ad opinione dell'interrogante quindi non si può accettare la versione della crisi economica, laddove si è di fronte ad un tentativo di massimizzare ulteriormente i profitti contenendo i costi. In questo caso, dopo aver sottoscritto quello che all'interrogante appare come un Ccnl predatorio, ora si cerca di «esuberare» i lavoratori, attraverso un taglio del cinquanta per cento;

   la Nova spa continua nel rifiuto di rapportarsi con le organizzazioni sindacali che realmente rappresentano le lavoratrici e i lavoratori, quindi a parere dell'interrogante occorre che il Governo accolga la richiesta della convocazione di un tavolo di confronto con la partecipazione delle aziende coinvolte e delle organizzazioni sindacali tutte, senza alcuna esclusione, anche per capire quale piano occupazione le aziende in questione intendono mettere in campo per garantire la continuità lavorativa –:

   se il Governo non intenda urgentemente convocare un tavolo di confronto con la partecipazione delle aziende coinvolte e delle organizzazioni sindacali.
(5-02701)


   ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il sistema scolastico pubblico si regge anche sul lavoro di tantissimi docenti purtroppo precari che svolgono le proprie mansioni con dedizione e professionalità, nonostante le difficoltà e l'incertezza nelle quali operano, nell'interesse del bene comune e per garantire il diritto all'istruzione dei più giovani;

   tali docenti sono dipendenti della pubblica amministrazione, seppure a tempo determinato, e come tali hanno diritto al trattamento di fine servizio di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, che prevede che «alla liquidazione dei trattamenti di fine servizio, comunque denominati (...) l'ente erogatore provvede decorsi ventiquattro mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro (...) e alla corresponsione agli aventi diritto l'ente provvede entro i successivi tre mesi, decorsi i quali sono dovuti gli interessi»;

   di fatto l'effettiva corresponsione avviene anche a 15 mesi dalla fine del servizio se non ancora più tardi;

   purtroppo per molti precari il trattamento di fine servizio può diventare una entrata economica essenziale in attesa di trovare ulteriore collocazione lavorativa, ma tale esigenza in taluni casi si scontra ovviamente con i tempi previsti dalla norma sopra richiamata;

   è importante, quindi, innanzitutto un costante monitoraggio del rispetto dei tempi di effettiva erogazione, che, peraltro, risponderebbe a esigenze di economia anche per le finanze pubbliche;

   il Governo Meloni è impegnato in una importante opera di valorizzazione del corpo docente, compreso quello ancora precario;

   risulta allora ulteriormente importante che l'Inps provveda alla effettiva erogazione delle somme dovute a titolo di trattamento di fine rapporto in tempi celeri, soprattutto per quei lavoratori privi di forme di stabilizzazione o ancora in cerca di successivo impiego –:

   quali siano i tempi effettivi di erogazione del trattamento di fine rapporto in favore del personale docente precario da parte dell'Inps, e se non si intenda in questi particolari casi ridurre ulteriormente i tempi al fine di tutelare questa particolare categoria di lavoratori.
(5-02702)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Corte di giustizia dell'Unione europea ha sancito in una recente sentenza che non è giusto subordinare l'accesso dei cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo a una misura riguardante le prestazioni, l'assistenza o la protezione sociali al requisito di aver risieduto nel Paese per almeno dieci anni;

   la Corte ha quindi in sostanza censurato l'Italia sui criteri stabiliti nel 2019 per l'erogazione del reddito di cittadinanza, pronunciandosi su un rinvio pregiudiziale del tribunale di Napoli sul tema;

   nell'argomentare la decisione, la Corte di giustizia dell'Unione europea spiega che «il requisito di residenza» in questione per l'ottenimento del reddito di cittadinanza «costituisce una discriminazione indiretta nei confronti dei cittadini di Paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo» perché, anche se tale requisito si applica anche ai cittadini nazionali, esso interessa principalmente i cittadini stranieri, tra i quali figurano in particolare tali cittadini di Paesi terzi;

   la Corte in particolare sottolinea che «affinché un cittadino di un Paese terzo possa ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo», è previsto «un requisito di soggiorno legale e ininterrotto di 5 anni nel territorio di uno Stato membro», che il legislatore Ue ritiene un «periodo sufficiente per avere diritto alla parità di trattamento con i cittadini dello Stato membro, in particolare per quanto riguarda le misure riguardanti le prestazioni sociali, l'assistenza sociale e la protezione sociale»;

   il pronunciamento della Corte di giustizia dell'Unione europea è avvenuto attraverso un rinvio pregiudiziale, che consente ai giudici degli Stati membri di interpellare la Corte in merito all'interpretazione del diritto dell'Unione o alla validità di un atto dell'Unione. La Corte di giustizia dell'Unione europea non risolve tuttavia la controversia nazionale e quindi spetta poi al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. La decisione della Corte Ue vincola poi egualmente gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile;

   nel febbraio 2023 la Commissione Ue sul requisito della «residenza qualificata» ha aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia perché il criterio è ritenuto irragionevole;

   sul tema, tra le altre cose, dovrà pronunciarsi anche la Corte costituzionale, che per farlo attendeva il pronunciamento della Corte di giustizia dell'Unione europea –:

   se il Governo non intenda intervenire sulla questione della «residenza qualificata», alla luce di quanto esposto in premessa palesemente contraria al diritto Ue, riconoscendo le prestazioni sociali ai residenti in Italia da almeno cinque anni, anche alla luce della citata sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea.
(5-02706)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 25 luglio 2024 la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia per l'assegno unico e universale per i figli a carico, in quanto l'assegno violerebbe i diritti dei cittadini di altri Stati membri che lavorano in Italia sanciti dalle norme e dai trattati europei;

   il deferimento fa seguito al parere motivato all'Italia il 16 novembre 2023 (INFR(2022)4113) per il mancato rispetto delle norme dell'Unione europea in materia di coordinamento della sicurezza sociale (regolamento (CE) 2004/883) e di libera circolazione dei lavoratori (regolamento (UE) n. 492/2011 e articolo 45 del trattato sul funzionamento dell'unione europea);

   l'aspetto ritenuto discriminatorio dalla Commissione europea è l'obbligo per il genitore di risiedere in Italia da almeno due anni e per i figli di risiedere in Italia, due requisiti necessari per beneficiare del sussidio. Secondo la Commissione questa condizione penalizzerebbe i lavoratori di altri Paesi dell'Unione che si sono trasferiti da poco in Italia, che hanno lasciato altrove la propria famiglia o che lavorano in Italia pur vivendo in un altro Paese;

   la Commissione ha ribadito che le leggi europee e i trattati alla base dell'Unione vietano di discriminare in base alla nazionalità, in particolare per quanto riguarda i Paesi membri. Inoltre il regolamento europeo sulla previdenza sociale vieta di imporre requisiti di residenza per il ricevimento di sussidi sociali. In un comunicato la Commissione ha scritto che «i lavoratori mobili che contribuiscono allo stesso modo al sistema di previdenza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali hanno diritto agli stessi sussidi»;

   ad opinione dell'interrogante è una discriminazione non solo quanto contenuto nella procedura di infrazione, ovvero i cittadini e le cittadine di altri Paesi membri dell'Unione, ma anche – come sostengono del resto sindacati e numerose associazioni – per tutte le lavoratrici e i lavoratori il cui nucleo familiare sia residente nei Paesi extra Unione –:

   se il Governo non ritenga di doversi conformare alle eccezioni sollevate dalla Commissione, adottando le iniziative di competenza volte a modificare le disposizioni discriminatorie e in particolare se non ritenga di doverlo fare applicando le norme sull'assegno unico universale per i figli a tutte le lavoratrici e i lavoratori, anche residenti in Paesi esteri extra Unione europea.
(5-02708)


   SCOTTO, GUERRA e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   «Diventa artefice del tuo successo: se hai sempre voluto creare e dirigere un team, avvia la tua attività come fornitore di servizi di consegna Amazon». Con questo slogan la «DSP Program» del gruppo Amazon promuove la realizzazione di società indipendenti incaricate di gestire la consegna da ultimo miglio, dal magazzino all'acquirente on-line;

   secondo quanto emerso nell'inchiesta della Procura di Milano che ha portato al sequestro preventivo d'urgenza di circa 121 milioni di euro per frode fiscale a carico di Amazon transport Italia s.r.l., emergerebbe un quadro ben differente, caratterizzato da un controllo minuzioso, pervasivo e costante dell'operato di tali società, tanto da configurare – grazie a specifici algoritmi e dispositivi tecnologici – poteri propri del datore di lavoro da parte di Amazon;

   come si può leggere nel ricordato decreto di sequestro, le singole società affidatarie del servizio di consegna non disporrebbero «nello svolgimento dell'attività di alcun potere discrezionale, in quanto i lavoratori non possono che interloquire costantemente solo con il dispositivo informatico loro in uso, dotato di un software gestionale di proprietà Amazon, con cui sono impartite le concrete direttive operative per effettuare l'attività di consegna»;

   ancora, secondo quanto rilevato dalla Procura di Milano, i software e i dispositivi utilizzati «sono studiati e impostati al fine di massimizzare la produttività e raggiungere la maggior quantità possibile di passaggi, non lasciando all'appaltatore, o comunque all'affidatario del servizio di consegna di ultimo miglio, alcuna discrezionalità operativa, residuando per esso unicamente poteri accessori, quali l'assegnazione di ruoli, l'organizzazione dei turni, il pagamento delle retribuzioni»;

   alla luce di tali circostanze si configurerebbe un sistema basato su serbatoi di manodopera, strutturati attraverso una ventina di società, con un «sistema piramidale» e con «una complessa frode fiscale derivante dall'utilizzo del meccanismo illecito di fatture false» «a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera»;

   un sistema che, oltre a comportare gravi danni per i diritti dei lavoratori, determinerebbe ingenti perdite per l'erario e che sarebbe ampiamente diffuso, tanto che, solo nella Procura milanese ha portato ad analoghe inchieste che hanno coinvolto i gruppi Dhl, Gls, Uber, Lidl, Brt, Geodis, Esselunga, Securitalia, Ups, Gs del gruppo Carrefour e Gxo, con sequestri per un valore complessivo di circa 600 milioni di euro;

   la rilevanza del fenomeno e, più in generale, della diffusione dell'utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio integralmente automatizzati rappresenta un tema di primaria rilevanza per i diritti dei lavoratori e per una reale trasparenza e competitività delle nostre imprese, rispetto al quale le recenti modifiche normative operate con il decreto-legge n. 48 del 2023 alla disciplina in materia di obblighi informativi previsti dal decreto legislativo n. 152 del 1997, volte a limitare la conoscibilità da parte dei lavoratori delle logiche e delle caratteristiche di detti sistemi decisionali automatizzati, non può che rappresentare un illogico, ed anacronistico arretramento giuridico –:

   quali iniziative anche di carattere normativo intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di contribuire ad accertare le reali condizioni di lavoro nelle imprese di cui in premessa e, più in generale, per rivedere la disciplina in materia di diritti di informazione dei lavoratori con riferimento ai sistemi decisionali o di monitoraggio integralmente automatizzati.
(5-02709)


   BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Solvay Italia, con il suo centro di Bollate, è il più grande polo chimico della città e ha recentemente assunto 160 nuovi dipendenti per sostenere l'espansione delle attività di ricerca, focalizzandosi principalmente su polimeri speciali e soluzioni avanzate per la gestione termica nell'industria automobilistica. L'azienda ha ottenuto un significativo finanziamento nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza mirato a potenziare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, nonché a promuovere la collaborazione tra università, centri di ricerca e aziende;

   è fatto noto che le acque di falda che scorrono sotto lo stabilimento Solvay (oggi Syensqo) di Spinetta Marengo sono le più contaminate d'Europa, con valori altissimi del composto PFAS cC6O4 – oltre 220 mila microgrammi per litro – prodotto esclusivamente dalla multinazionale belga operante nel settore chimico e delle plastiche. Nell'area di Spinetta Marengo sono stati rilevati numerosi casi di malattie gravi tra i lavoratori e tracce di Pfas nel sangue dei residenti, oltre che alti livelli di contaminazione delle falde acquifere rilevati sin dal 2008;

   le sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas) costituiscono un tema oggetto di notevole preoccupazione per gli effetti dannosi sulla salute e sull'ambiente che comportano. I composti Pfas, noti anche come forever chemicals, ossia contaminanti eterni per la loro persistenza dovuta al legame fluoro-carbonio che li rende praticamente indistruttibili, sono sostanze chimiche di origine antropica che hanno avuto enorme successo per le straordinarie caratteristiche chimico-fisiche, che le hanno rese un componente fondamentale in molte produzioni industriali. I Pfas si sono diffusi in tutto il mondo per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa, materiali antiaderenti. La loro diffusione è aumentata esponenzialmente nei decenni, accompagnata dalla progressiva emersione degli effetti dannosi che il rilascio di queste sostanze chimiche comporta per l'ambiente e per la popolazione;

   nel novembre 2023, lo IarcInternational agency of research on cancer – ha stabilito l'innalzamento del livello di pericolosità di alcuni Pfas, i più noti, affermando la sicura cancerogenicità del Pfoa e la probabile cancerogenicità del Pfos, in linea di continuità con i limiti sempre più restrittivi adottati da altre agenzie internazionali ed europee. È crescente la pressione da parte delle organizzazioni ambientaliste per vietare completamente l'uso e la produzione di Pfas, data la loro persistenza nell'ambiente e la loro capacità di accumularsi negli organismi viventi, con potenziali danni a lungo termine –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori presso il centro Solvay di Bollate, in relazione all'uso e alla produzione di Pfas, nonché come sia implementata la sorveglianza sanitaria dei ricercatori e inoltre se siano previsti ulteriori finanziamenti o incentivi per la ricerca di alternative più sicure e sostenibili ai Pfas.
(5-02710)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Pastorella e altri n. 3-01367, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Onori.