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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 10 settembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    nell'imminenza dell'inizio del nuovo anno scolastico, molti genitori stanno affrontando le spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale necessario; anche quest'anno, in un contesto di forti aumenti generalizzati rientrano i materiali tipicamente dedicati alla scuola;

    secondo i dati dell'Osservatorio nazionale federconsumatori (Onf), si registra un incremento medio del 6,6 per cento rispetto al 2023. La spesa per il corredo scolastico, inclusi i materiali di ricambio, si attesta intorno ai 647 euro per studente. A questi si aggiunge il costo dei libri di testo, con una media di 591,44 euro, comprensivi di due dizionari, con un aumento del 18 per cento rispetto all'anno precedente;

    quest'anno, inoltre, l'analisi dell'Onf ha preso in considerazione non solo il costo dei prodotti presso la grande distribuzione organizzata (GDO) e presso le cartolibrerie, ma anche online, sebbene qualunque sia la modalità di acquisto prescelta, quella per la scuola si conferma una voce di spesa estremamente onerosa per le famiglie;

    il prezzo più alto lo pagano tutte le famiglie che hanno figli e figlie al primo anno della scuola dell'obbligo, perché occorre comprare il corredo di base che verrà riutilizzato negli anni successivi. Tuttavia, se la situazione risulta più bilanciata nella scuola primaria, dove è richiesto un impegno economico solo per il materiale didattico dato che i libri sono gratuiti a partire dalla scuola secondaria di primo grado la situazione diventa complessa;

    le spese sono particolarmente alte per gli alunni delle classi prime, in particolare: uno studente di prima media spenderà mediamente per i libri di testo più 2 dizionari 461,81 euro, a tali spese vanno aggiunti 647,00 euro per il corredo scolastico ed i ricambi durante l'intero anno, per un totale di 1.108,81 euro; un ragazzo di prima liceo spenderà per i libri di testo più 4 dizionari 715,30 euro (+3 per cento rispetto allo scorso anno) e 647,00 euro per il corredo scolastico ed i ricambi, per un totale di ben 1.362,30 euro;

    tali importi risultano proibitivi per molte famiglie, a cui si aggiungono i costi ancor più onerosi da sostenere per l'acquisto di un pc, dei programmi e dei dispositivi necessari per un utilizzo didattico di tale strumento, divenuto ormai indispensabile; dallo studio effettuato dall'Osservatorio nazionale federconsumatori emerge, infatti, che tra computer, webcam, microfono, antivirus, programmi base una famiglia, dovendosi dotare di tali dispositivi, arriva a spendere, come minimo, 413,44 euro (considerando per antivirus e programmi i costi su base annua), con un rincaro del +5 per cento rispetto al 2023; mediamente i prodotti tecnologici utili alla didattica, rispetto allo scorso anno, registrano un aumento medio del +8,5 per cento e a questo va aggiunta la spesa per la connessione a internet;

    sempre l'Osservatorio nazionale federconsumatori ha sottolineato come questi rincari stiano mettendo sotto pressione i bilanci familiari, costringendo molte famiglie a ricorrere a soluzioni di risparmio, come il riutilizzo di zaini e astucci o l'acquisto di materiali di seconda mano; tuttavia, come evidenziato dallo stesso Osservatorio, nonostante le strategie adottate, coprire tutte le spese scolastiche resta una sfida ardua, in particolare per le famiglie con maggiori difficoltà economiche;

    costi così elevati incidono significativamente sul diritto allo studio di studentesse e studenti e le misure esistenti per aiutare le famiglie ad affrontare tali spese sebbene utili e necessarie, non riescono ancora a ridurre in modo significativo l'impatto economico sul bilancio familiare e inoltre sono declinate in modo diversificato da regione a regione;

    dunque, in un contesto di crescenti rincari scolastici, è necessario più che mai venire incontro alle famiglie che dovranno sostenere economicamente i propri figli durante il percorso scolastico, con adeguati interventi di sostegno anche al fine di contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica; la spesa per la scuola in Italia è, in percentuale, rispetto a quella generale, la più bassa d'Europa e se si paragonano i costi dei materiali e dei libri scolastici con quelli delle principali economie europee il divario diventa significativo;

    dal rapporto Ocse sull'educazione, pubblicato il 10 settembre 2024, emerge che in Italia, la spesa per studente è di 13.799 dollari nell'istruzione primaria, 11.739 dollari nell'istruzione secondaria e 13.717 dollari nell'istruzione terziaria; l'Ocse rileva inoltre come l'Italia investe il 4,0 per cento del suo prodotto interno lordo nell'istruzione a fronte del 4,9 per cento della media Ocse. In media nei Paesi membri dell'organizzazione la quota del prodotto interno lordo dedicata agli istituti scolastici (dai livelli primario a quello terziario) è rimasta sostanzialmente stabile, al 4,9 per cento nel 2015 e nel 2021. Tuttavia, le tendenze variano notevolmente tra i Paesi. L'Italia – rileva il rapporto – è tra i Paesi in cui la spesa come quota del prodotto interno lordo è rimasta pressoché costante al 4 per cento;

    per garantire il diritto allo studio e alle pari opportunità di istruzione e formazione dei cittadini, appare auspicabile e necessaria l'istituzione di una «dote educativa», quale misura fondamentale a garanzia del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale per sostenere economicamente le famiglie durante tutto il percorso educativo dei figli e contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, anche al fine di prevenire e contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica, nonché al fine di contribuire ad arginare il triste fenomeno della denatalità in Italia;

    lo studio è un diritto e, come tale, dev'essere garantito universalmente a tutte le bambine e i bambini, ragazze e ragazzi in età scolastica. Un'istruzione adeguata e completa rappresenta uno degli strumenti più importanti per rendere finalmente concreta l'uguaglianza sostanziale tra cittadini, principio fondamentale garantito dalla nostra Carta costituzionale all'articolo 3, comma 2, perché permette di compiere scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa;

    investire nella scuola e nel sistema d'istruzione significa investire nel «futuro»,

impegna il Governo:

1) ad intervenire urgentemente, con iniziative forti e immediate, per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e del materiale necessario per affrontare dignitosamente l'avvio del nuovo anno scolastico e dunque garantire pienamente il diritto allo studio;

2) ad adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate a garantire il diritto all'istruzione per tutte le bambine e i bambini, ragazze e ragazzi, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di colmare il divario tra Nord e Sud ed assicurare la costruzione di una scuola realmente inclusiva, che coinvolga tutti gli alunni e studenti con particolare attenzione quelli in situazioni di disagio socio-economico ovvero ai bambini e ragazzi con disabilità, introducendo strumenti di supporto indirizzati alle famiglie quali garanzia del tempo pieno, l'implementazione dei servizi di mensa scolastica, la gratuità dei libri di testo e dei servizi di trasporto;

3) al fine di sostenere economicamente le famiglie durante tutto il percorso educativo dei figli e contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, anche per prevenire e contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica, ad adottare iniziative volte a istituire il beneficio della dote educativa da destinare a tutte le alunne e gli alunni, studentesse e studenti del primo e secondo ciclo di istruzione;

4) ad intervenire con politiche di sostegno per affrontare e risolvere, anche attraverso le comunità educanti, il problema della dispersione scolastica, che vede un giovane su dieci abbandonare precocemente gli studi e con percentuale maggiore al Sud, anche alla luce di provvedimenti come l'autonomia differenziata e il dimensionamento della rete scolastica che a parere dei firmatari del presente atto di fatto penalizzano oltremodo le regioni del Sud, in quanto si inseriscono in un contesto dove le diseguaglianze del sistema scolastico sono da tempo ampiamente registrate e aumenterebbero dunque solo le differenze che già esistono.
(1-00315) «Caso, Amato, Orrico, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu, Alfonso Colucci, D'Orso, Riccardo Ricciardi, Pellegrini, Torto, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Scutellà, Morfino, Donno».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 14 agosto 2024 le autorità talebane hanno celebrato il terzo anniversario della presa di potere in Afghanistan con una parata militare nella ex base statunitense di Bagram e con festeggiamenti nelle principali città del paese, a cominciare da Kabul e Kandahar;

    il 14 agosto 2021, le forze talebane si impadronivano di Kabul dopo il crollo del governo legittimo, la fuga dell'allora presidente Ashraf Ghani e il collasso della coalizione occidentale guidata dagli Stati Uniti;

    nonostante non siano riconosciuti a livello internazionale come i governanti ufficiali del Paese, in questi anni i talebani hanno partecipato a incontri di alto livello con le principali potenze regionali, come Cina e Russia e hanno persino partecipato a colloqui sponsorizzati dalle Nazioni Unite;

    in questi tre anni il governo talebano de facto ha consolidato la sua presa sul Paese, attuando leggi basate su una rigida interpretazione dell'Islam, adottando misure volte a limitare drasticamente le libertà personali, intervenendo soprattutto su comportamenti considerati «immorali» e attuando una serie di restrizioni verso le donne, talmente rigide che le Nazioni Unite le hanno definite «apartheid di genere»;

    da quando hanno assunto il potere nel paese, i talebani hanno smantellato il sistema giudiziario, ordinato ai giudici di applicare integralmente la sharia e ripreso le esecuzioni pubbliche e pene crudeli come la fustigazione e la lapidazione;

    contestualmente, l'Afghanistan è ulteriormente sprofondato in una drammatica crisi economica che ha portato 23,7 milioni di persone ad avere bisogno di assistenza umanitaria, 12,4 milioni delle quali sono in condizioni di insicurezza alimentare e quasi la metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. A ciò si aggiunga che negli ultimi mesi l'Afghanistan è stato flagellato da alluvioni distruttive che hanno causato centinaia di vittime e crescenti sfollati interni (almeno 38 mila dall'inizio del 2024, di cui il 50 per cento sono bambini);

    Un Women, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne, ha ricordato che i talebani hanno emanato almeno 70 decreti e direttive che colpiscono direttamente l'autonomia, i diritti e la vita quotidiana di donne e ragazze, causando un netto deterioramento della qualità della vita delle donne afghane, sia all'interno della sfera domestica che negli spazi pubblici;

    l'Afghanistan è ora uno tra i Paesi al mondo con i più alti tassi di violenza di genere; i tassi di matrimoni precoci, forzati e infantili sono in continuo aumento: nel 2023 il 28,7 per cento delle ragazze afghane sotto i 18 anni erano sposate, di cui il 9,6 per cento sotto i 15 anni;

    secondo l'Unesco, sono circa 2,5 milioni le ragazze private del diritto all'istruzione, pari all'80 per cento delle afghane in età scolare. L'Afghanistan è l'unico Paese al mondo che impedisce alle ragazze e alle donne di frequentare le scuole secondarie e le università. Almeno 1,4 milioni di ragazze si sono viste deliberatamente negare l'accesso all'istruzione secondaria dal 2021. Anche il numero di alunni della scuola primaria è diminuito: nel 2022 in Afghanistan solo 5,7 milioni di ragazze e ragazzi frequentavano la scuola primaria rispetto ai 6,8 milioni del 2019. Questo tasso di abbandono scolastico sempre più massiccio potrebbe portare, secondo l'organizzazione delle nazioni unite, a un ulteriore aumento del lavoro minorile e dei matrimoni precoci;

    il 22 agosto 2024 è entrata in vigore una legge per «promuovere la virtù e prevenire il vizio» tra la popolazione, in conformità con la Sharia. La legge, di 35 articoli, raccoglie nuovi divieti ma anche direttive già esistenti. La sua promulgazione consente di rafforzare il già stretto controllo della popolazione, in modo particolare quella femminile, conferendo ulteriore potere al Ministero della propagazione della virtù e della prevenzione del vizio (Pvpv), responsabile dell'attuazione di questa normativa;

    prima dell'emanazione di questa nuova legge, alle donne e alle ragazze era già vietato frequentare la scuola secondaria; era loro impedito di accedere a quasi ogni forma di impiego retribuito; proibito camminare nei parchi pubblici, frequentare palestre o saloni di bellezza ed era chiesto di rispettare un rigido codice di abbigliamento. All'inizio del 2024, inoltre, i Talebani hanno annunciato anche la reintroduzione della fustigazione pubblica e della lapidazione per le adultere;

    il nuovo testo normativo prevede sanzioni graduali a cui è esposto chi non lo rispetta: avvertimento verbale, minacce, multa, fermo di polizia che va da un'ora a tre giorni, o altra sanzione richiesta dal Pvpv; in caso di recidiva è stabilito il deferimento ai tribunali;

    in generale, vengono vietati (o continuano ad esserlo) l'adulterio, l'omosessualità, il gioco d'azzardo, i combattimenti tra animali, la creazione o la visione di immagini di esseri viventi su un computer o un telefono cellulare, l'assenza di barba o la barba troppo corta per gli uomini, i tagli di capelli «contrari alla Sharia», l'amicizia con «un infedele». Per quanto riguarda i media, la legge stabilisce che non devono essere pubblicati «contenuti ostili alla Sharia e alla religione», o che «umiliano i musulmani» o immagini che «mostrano esseri viventi». Sono previsti specifici divieti per i conducenti di veicoli, tra i quali in divieto di ascoltare musica e il trasporto di donne non vestite adeguatamente, di donne accompagnate da uomini che non siano membri della loro famiglia o di donne sole;

    particolarmente odiose sono le parti riguardanti le donne. La legge stabilisce che è obbligatorio per una donna velare il proprio corpo in ogni momento in pubblico e che una copertura per il viso è essenziale per evitare tentazioni; che i vestiti non devono essere sottili, stretti o corti; che le donne sono obbligate a coprirsi davanti a maschi e femmine non musulmani per evitare di essere corrotte; che la voce della donna è considerata intima e quindi non deve essere sentita cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico; che alle donne è vietato guardare gli uomini a cui non sono legate da vincoli di sangue o di matrimonio e viceversa;

    dopo l'introduzione di queste ulteriori restrizioni numerose afghane, sia nel paese che all'estero, hanno risposto alle nuove regole condividendo video online in cui cantano comparendo con i volti scoperti e con i capelli sciolti in segno di sfida, ma anche nascoste sotto i burqa, con didascalie come «la mia voce non è proibita» e «no ai talebani»;

    le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per questa legge che estende le già intollerabili restrizioni dei diritti delle donne e delle ragazze afghane: l'Alto Commissario per i diritti umani, Volker Turk, ha esortato l'abrogazione immediata di una legge definita «vergognosa» e «totalmente inaccettabile», mentre per la portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani, la legge «viola chiaramente gli obblighi dell'Afghanistan ai sensi del diritto internazionale in materia di diritti umani»;

    l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, dopo aver affermato che l'Unione europea è sconvolta dal decreto recentemente emanato dai Talebani, ha esortato i talebani «a porre fine a questi abusi sistematici e sistemici contro le donne e le ragazze afghane, che potrebbero costituire persecuzione di genere, che è un crimine contro l'umanità ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, di cui l'Afghanistan è uno Stato Parte» e ha sottolineato come il decreto crei ulteriori ostacoli alla normalizzazione dei rapporti con la comunità internazionale e all'ottenimento del riconoscimento da parte di quest'ultima, obiettivo a cui i talebani aspirano pubblicamente, ribadendo come l'Unione europea rimarrà al fianco delle donne e delle ragazze afghane e di tutti coloro che in Afghanistan sono minacciati dai talebani,

impegna il Governo:

   a esercitare ogni azione diplomatica possibile affinché la comunità internazionale incrementi le pressioni sulle autorità afghane de facto per il rispetto degli obblighi internazionali dell'Afghanistan in materia di diritti umani;

   a lavorare, assieme ai partner internazionali, affinché il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite crei un organismo internazionale per raccogliere e preservare le prove delle gravi violazioni dei diritti umani in Afghanistan, passate e presenti, in particolare quelle contro donne e ragazze;

   ad assumere le necessarie iniziative, anche in sede di Unione europea, per l'ampliamento delle misure restrittive nei confronti delle autorità talebane;

   a sostenere gli appelli della società civile afghana affinché le autorità de facto siano chiamate a rispondere delle loro azioni, in particolare attraverso le indagini della Corte penale internazionale;

   a incrementare l'impegno nei confronti del popolo afghano, delle donne e delle ragazze afghane e di tutti coloro che sono minacciati dai talebani, anche mediante l'elargizione di borse di studio nelle università italiane a beneficio delle donne afghane emigrate dalla loro terra d'origine a causa dei divieti sullo studio.
(7-00251) «Deborah Bergamini, Orsini, Marrocco».


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    il 31 marzo 2023 è stato emanato il decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36 recante «Codice dei contratti pubblici in attuazione dell'articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78 recante delega al Governo in materia di contratti pubblici»;

    il comma 4 dell'articolo 1 della medesima legge delega 21 giugno 2022, n. 78 dispone che «Entro due anni dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, il Governo può apportarvi le correzioni e integrazioni che l'applicazione pratica renda necessarie od opportune, con la stessa procedura e nel rispetto dei medesimi principi e criteri direttivi di cui al presente articolo.»;

    in sede di esame dello schema di decreto legislativo del 31 marzo 2023, n. 36 recante «Codice dei contratti pubblici in attuazione dell'articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78 recante delega al Governo in materia di contratti pubblici» sono emersi profili critici ed evidenti discostamenti rispetto ai principi e ai criteri della legge delega, poi confermati nel testo finale del decreto che, anche alla luce del monitoraggio e della valutazione dell'impatto della disciplina complessiva del Codice, richiedono interventi correttivi e di chiarimento;

    in particolare, l'abrogazione delle competenze dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) in relazione all'istituto dell'elenco cosiddetto in house, ovvero l'elenco delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori che operano mediante affidamenti diretti nei confronti di proprie società in house, le cui motivazioni sarebbero da ricondurre a esigenze di semplificazione, risulta discostarsi dal criterio della legge delega, laddove all'articolo 2, comma 1, lettera b), richiede la revisione delle competenze dell'Autorità «al fine di rafforzarne le funzioni di vigilanza sul settore e di supporto alle stazioni appaltanti»;

    l'articolo 11 (Principio di applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore. Inadempienze contributive e ritardo nei pagamenti), nel confermare il principio di applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore al personale impiegato nei lavori oggetto di appalto, prevede che gli operatori economici possano indicare, nella propria offerta, l'applicazione di un contratto collettivo diverso da quello indicato dalla stazione appaltante, aprendo ad una certa discrezionalità su tutele economiche e normative dei lavoratori, che sembra non tener conto del forte richiamo al principio di inderogabilità delle misure a tutela del lavoro, della sicurezza, del contrasto al lavoro irregolare, della legalità e della trasparenza enunciato tra i criteri direttivi di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a) della legge delega n. 78 del 2022;

    l'articolo 16, dedicato alla disciplina del conflitto di interessi, sostituisce le previsioni contenuto nell'articolo 42 del decreto legislativo del 18 aprile 2016, n. 50, riducendone lo spazio applicativo, introduce, poi, una sorta di «inversione dell'onere della prova» che non ha precedenti a livello comunitario, stabilendo, in ossequio al «...principio della fiducia e per preservare la funzionalità dell'azione amministrativa...», la necessità che tale minaccia sia «provata da chi invoca il conflitto sulla base di presupposti specifici e documentati e deve riferirsi a interessi effettivi, la cui soddisfazione sia conseguibile solo subordinando un interesse all'altro», disposizione che evidentemente rende particolarmente gravoso soddisfare l'onere probatorio posto a carico di chi invoca il conflitto. La nuova definizione elimina, inoltre, il riferimento ad una specifica previsione delle direttive eurounitarie che pongono in capo alle stazioni appaltanti l'onere di attivarsi al fine di prevenire i conflitti;

    la nuova disciplina della programmazione delle infrastrutture strategiche e di preminente interesse nazionale dettata dall'articolo 39, stabilisce, in estrema sintesi, che sia il Governo a classificare un'infrastruttura come strategica e di preminente interesse nazionale con delibera del Consiglio dei ministri, definendo così un elenco di infrastrutture che viene inserito nel documento di economia e finanze, ricomprendendo, tra le altre, indicazioni sulla sostenibilità ambientale delle scelte. È eliminato qualsiasi riferimento al Piano generale dei trasporti e della logistica quale strumento di pianificazione e programmazione delle opere pubbliche per lo sviluppo armonico e di sistema del paese e conseguentemente le procedure di valutazione ambientale strategica cui ogni piano e programma, che può avere un impatto significativo sull'ambiente, deve essere sottoposto ai sensi 2 dell'articolo 4, comma 4, lettera a) del decreto legislativo n. 152 del 2006;

    l'articolo 40 modifica la disciplina del dibattito pubblico, trasformando il relativo procedimento in un evanescente adempimento burocratico incapace di attribuire, in un'ottica effettivamente partecipativa, sostanziale valore alle istanze e alle valutazioni dei soggetti portatori degli interessi direttamente interessati dalla realizzazione dell'opera intervento oggetto del medesimo dibattito, anche in questo caso discostandosi dal criterio della legge delega laddove all'articolo 1, comma 2, lettera o) stabilisce, con specifico riferimento all'istituto del dibattito pubblico, che i decreti legislativi devono essere adottati con la finalità di rendere le relative scelte maggiormente rispondenti ai fabbisogni delle comunità e di rendere meno conflittuali le procedure finalizzate al raggiungimento dell'intesa fra i diversi livelli territoriali coinvolti nelle scelte stesse;

    l'articolo 44, dispone che, negli appalti di lavori, con la decisione di contrarre, la stazione appaltante o l'ente concedente, «se qualificati», possano stabilire che il contratto abbia per oggetto la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori, sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvata, escludendo l'esercizio di tale facoltà soltanto per gli appalti di opere di manutenzione ordinaria. Tale formulazione, che si presenta di maggiore favore verso l'istituto dell'appalto integrato, rispetto alla previgente disciplina (articolo 59, commi 1 e 1-bis, decreto legislativo n. 50 del 2016), risulta generica nell'individuazione dei presupposti legittimanti tale scelta, limitandosi a prevedere che la stazione appaltante motivi il ricorso all'appalto integrato con riferimento a non meglio specificate «esigenze tecniche», liberalizzando di fatto l'istituto dell'appalto integrato e compiendo un pericoloso passo indietro sulla qualità e sulla centralità del progetto, elemento cardine in grado di garantire la qualità dell'opera e il rispetto di tempi e costi di esecuzione;

    l'articolo 50, in tema di affidamento dei contratti di importo inferiore alle soglie comunitarie, rende stabili le procedure emergenziali introdotte con il decreto-legge n. 77 del 2021(cosiddetto «governance»), portando a regime la disciplina contenuta con un notevole innalzamento sia delle soglie per l'affidamento diretto, che di quelle per la procedura negoziata senza bando. Con riferimento agli affidamenti diretti di servizi e forniture, si evidenza come la soglia di 140.000 euro sia destinata ad assorbire la maggior parte degli acquisti, posti in essere soprattutto dai piccoli comuni, che potranno verosimilmente programmare più affidamenti sotto la predetta soglia, per la maggior parte dei propri acquisti, senza dunque dover ricorrere – se non in casi residuali – a procedure di evidenza pubblica;

    le modifiche del regime di affidamento dei contratti di importo inferiore alle soglie comunitarie, rende possibile alle stazioni appaltanti utilizzare le procedure ordinarie solo sopra 1 milione di euro e solo se tale scelta venga accompagnata da adeguata motivazione, vanificando lo stesso principio di auto-organizzazione amministrativa (esplicitato dall'articolo 7 dello schema di codice), per cui spetta alla stazione appaltante, nell'esercizio della sua discrezionalità, ricorrere alle procedure ordinarie anche sotto soglia, qualora le caratteristiche del mercato di riferimento inducano a ritenere preferibile un ampio confronto concorrenziale;

    il comma 2 dell'articolo 57 (clausole sociali del bando di gara e degli avvisi e criteri di sostenibilità energetica e ambientale), nel riprodurre la vigente disciplina relativa all'inserimento nella documentazione progettuale di gara, delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei criteri ambientali minimi (Cam), specifica che i Cam debbano essere definiti in base alla categoria e al valore dell'appalto e che le stazioni appaltanti valorizzano le affidamento di appalti e concessioni conformi ai Cam;

    l'articolo 108 (criteri di aggiudicazione degli appalti) introduce alcune modifiche possono aprire, nell'ottica del risparmio della spesa pubblica, una continua corsa al procedure di rilevanti che ribasso come elemento strutturale degli acquisti. Il venire meno del tetto massimo per l'attribuzione del punteggio economico, entro il limite fissato del 30 per cento rischia di aprire ad aggiudicazioni basate esclusivamente sulla componente del prezzo determinando una notevole riduzione dell'elemento qualitativo;

    l'articolo 119, in materia di subappalto, elimina il divieto del cosiddetto subappalto a cascata, previsto dal previgente decreto legislativo del 18 aprile 2016, n. 50, favorendo un'ampia discrezionalità alla stazione appaltante nell'utilizzo dell'istituto medesimo, in assenza di una chiara disciplina operativa che consenta alle stesse di rafforzare il controllo delle attività di cantiere e più in generale dei luoghi di lavoro, al fine di garantire una più intensa tutela delle condizioni di lavoro e della salute e sicurezza dei lavoratori e prevenire il rischio di infiltrazioni criminali nel meccanismo dei subappalti,

impegna il Governo:

ad adottare, ai sensi del comma 4 dell'articolo 1 della medesima legge delega 21 giugno 2022, n. 78, un decreto legislativo correttivo del decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36 recante «Codice dei contratti pubblici in attuazione dell'articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78 recante delega al Governo in materia di contratti pubblici», valutando l'inserimento delle seguenti modificazioni:

   a) al fine di rafforzare le funzioni di vigilanza sul settore e di supporto alle stazioni appaltanti da parte dell'Anac, fermo restando il principio di auto-organizzazione amministrativa di cui all'articolo 7, prevedere l'istituzione presso l'Anac, dell'elenco delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori che operano mediante affidamenti diretti nei confronti di proprie società in house, previo riscontro di appositi requisiti definiti dalla stessa Autorità;

   b) al fine di contrastare il fenomeno del dumping contrattuale negli appalti di lavori edili e con lo scopo di evitare il ricorso da parte degli operatori economici a Ccnl il cui ambito di applicazione non sia strettamente connesso con l'attività oggetto dell'appalto, prevedere (l'articolo 11) che per le attività riportate all'allegato X del decreto legislativo n. 81 del 2008 le stazioni appaltanti e gli enti concedenti indicano nei bandi e negli inviti come contratti collettivi applicabili al personale dipendente impegnato nell'appalto i contratti collettivi nazionali e territoriali stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, escludendo dall'ambito di applicazione di cui al comma 3 dell'articolo 11, le attività riportate all'allegato X del decreto legislativo 81 del 2008 per le quali valgono le applicazioni contrattuali definite al comma 2;

   c) tenuto conto del particolare rilievo che assume la fattispecie del conflitto di interessi in ambito comunitario, riformulare la disciplina che ne regola l'individuazione e la prevenzione rimettendo in capo al soggetto che abbia direttamente o indirettamente un interesse finanziario, economico o altro nel procedimento di aggiudicazione o nella fase di esecuzione dell'appalto o della concessione, l'onere di informativa e comunicazione alla stazione appaltante o all'ente concedente della situazione di conflitto, prevedendo altresì per le stazioni appaltanti l'adozione di misure adeguate per individuare, prevenire e risolvere in modo efficace ogni ipotesi di conflitto di interesse nello svolgimento delle procedure di aggiudicazione degli appalti e delle concessioni e nella fase di esecuzione degli stessi;

   d) con riferimento alla nuova disciplina della programmazione delle infrastrutture strategiche e di preminente interesse nazionale (articolo 39), mantenere la centralità del piano generale dei trasporti e della logistica (Pgtl), quale strumento di pianificazione e programmazione delle opere pubbliche per lo sviluppo armonico e di sistema del paese, introducendo nel testo normativo esplicito richiamo all'obbligo di assoggettamento alla procedura di Vas;

   e) con specifico riferimento all'istituto del dibattito pubblico che persegue la finalità di rendere le relative scelte maggiormente rispondenti ai fabbisogni delle comunità e di rendere meno conflittuali le procedure finalizzate al raggiungimento dell'intesa fra i diversi livelli territoriali coinvolti, garantire maggiore pubblicità delle procedure del dibattito pubblico, stabilendo modalità di monitoraggio sulla loro applicazione, opportuno accesso alle forme consultive e partecipative, dando adeguato riscontro degli esiti della consultazione pubblica, in merito agli incontri e alle proposte avanzate dai diversi portatori d'interesse, ai fini delle soluzioni adottate;

   f) al fine di definire con maggior dettaglio le condizioni di ricorso all'appalto integrato (articolo 44), per ridurre il rischio di un uso improprio dell'istituto medesimo, prevedere che il ricorso all'appalto integrato sia legittimato nei soli casi in cui l'elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell'appalto sia nettamente prevalente rispetto all'importo complessivo dell'opera;

   g) al fine di garantire adeguata pubblicità alle procedure per l'affidamento (articolo 50) e di contrastare l'inefficienza di affidamenti diretti eseguiti senza il minimo confronto concorrenziale, ridurre le soglie entro le quali si può fare ricorso alla procedura negoziata senza bando, consentendo altresì alla stazione appaltante di ricorrere alle procedure ordinarie anche sotto soglia, ogni qual volta le caratteristiche del mercato di riferimento inducano a ritenere preferibile un ampio confronto concorrenziale;

   h) al fine di garantire che le stazioni appaltanti valorizzano le procedure di affidamento di appalti e concessioni conformi ai Cam far rientrare i costi della sostenibilità ambientale come voce inderogabile al pari dell'applicazione del contratto e della sicurezza sul lavoro, nel sistema di valutazione delle offerte anomale basse di cui all'articolo 110;

   i) al fine di prevenire la forte sproporzionalità tra ribasso economico e qualità dell'offerta nei criteri di aggiudicazione degli appalti, reintrodurre un tetto per il punteggio economico (max 10 per cento) in caso di formulazione di offerta economicamente più vantaggiosa, in modo da premiare le offerte qualitativamente migliori;

   l) al fine di rafforzare il sistema di controllo sulla qualità e la sicurezza nell'esecuzione dei lavori, chiarire che non sono ammessi ulteriori subappalti oltre a quelli stabiliti dal primo subappaltatore, estendendo gli obblighi e i divieti stabiliti tra contraente principale e subappaltatore in materia di sicurezza, costi della manodopera e regime della responsabilità solidale, anche ai rapporti tra subaffidatari e subappaltatori e incrementando i controlli da parte della stazione appaltante sia in fase autorizzativa che in corso di esecuzione, in particolare verificando l'idoneità dei subappaltatori.
(7-00250) «Bonelli, Zanella».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   in merito alla vicenda del ricercatore italiano Giulio Regeni, ucciso al Cairo nel febbraio del 2016 e per cui sono imputati quattro alti ufficiali degli apparati di sicurezza egiziani il cui processo è attualmente pendente presso la Corte di assise di Roma, il 2 giugno 2024 la trasmissione «Report» ha mandato in onda su RaiTre un'inchiesta dal titolo «Verità nascoste per Giulio Regeni» a firma del giornalista Daniele Autieri, nella quale ricostruiva il ruolo di alcuni appartenenti ai servizi segreti italiani, nella fattispecie Agenzia informazioni e sicurezza esterna, nei giorni che hanno anticipato il ritrovamento del corpo del nostro concittadino;

   oltre a ricostruire le visite al Cairo dei vertici dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna, quella del generale Giovanni Caravelli (allora numero due e oggi direttore dell'Aise) il 27 gennaio 2016, e quella di Alberto Manenti (allora direttore dell'Aise) il 3 febbraio 2016, il programma di inchiesta ha riportato la testimonianza a volto coperto di un diplomatico all'epoca in servizio presso l'Ambasciata d'Italia al Cairo;

   nell'intervista il testimone rivela che alcuni agenti dell'Aise avrebbero ottenuto informazioni dirette da membri del governo egiziano per il tramite di una intermediaria, una civile italiana di nome Zena Spinelli;

   secondo la ricostruzione del giornalista, Spinelli sarebbe stata in contatto con Ayman Rashed, allora assistente del Ministro della giustizia egiziano, e lo stesso Rashed il 29 gennaio 2016 – a quattro giorni dalla scomparsa – le avrebbe confermato che «Regeni era ancora vivo, ma che non era nelle loro mani». La notizia, secondo «Report» sarebbe stata riportata al professor Gennaro Gervasio e agli agenti del nostro controspionaggio insieme ad altre informazioni di interesse primario;

   nel servizio di Report, peraltro, una fonte non anonima (ma a volto coperto) ha dichiarato che uomini dell'Aise avrebbero visto Giulio nei giorni precedenti il ritrovamento del corpo (non specificando se lo avrebbero visto ancora vivo o già deceduto);

   tra l'altro, come riportato, l'Aise avrebbe avuto l'informazione del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni la mattina del 3 febbraio, quasi 12 ore prima rispetto a quanto riportato dalla versione ufficiale del Governo italiano, ribadita in più occasioni anche dall'ambasciatore d'Italia al Cairo, Maurizio Massari e dalla ex Ministra Guidi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati e se quelle informazioni raccolte da agenti dell'Aise al tempo fossero state condivise con l'autorità politica delegata ai sensi della legge n. 124 del 2007, e nel caso come siano state utilizzate –:

   se il Governo intenda fornire informazioni in merito all'eventuale conoscenza dei vertici dell'Aise e del Dis di quanto narrato da «Report» e se la riconsegna del cadavere di Giulio Regeni sia stata un evento casuale, oppure il frutto di un accordo tra agenzie di intelligence o tra governi.
(2-00429) «Cuperlo».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANZI e SARRACINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   attraverso i canali social la Presidente della Fashion Week Milano Moda, Maria Rosaria Boccia, ha comunicato nei giorni scorsi di essere stata nominata consigliere del Ministro della cultura per i Grandi Eventi;

   dal Ministero dopo che la notizia è apparsa anche sugli organi di informazione hanno reso noto che si tratta di una informazione destituita di fondamento in quanto si riporta testualmente: «la signora Maria Rosaria Boccia non è mai stata nominata consigliere del Ministro della cultura per i “Grandi Eventi”»;

   ad avviso dell'interrogante si è trattato di una pessima figura per il Ministro Sangiuliano, purtroppo non nuovo ad episodi del genere;

   preoccupa la superficialità con cui persino incarichi di natura fiduciaria vengono gestiti dal Ministro della cultura esponendo l'immagine del Paese a pessime figure anche sul piano internazionale –:

   se la nomina riportata in premessa sia stata formalizzata o in caso contrario cosa sia accaduto dal momento che dalla vicenda emerge una gestione opaca degli incarichi fiduciari del Ministro della cultura che rischiano di danneggiare l'immagine del Paese rispetto ad un settore quale quello della cultura di grande rilevanza strategica per l'Italia.
(5-02746)


   AMENDOLA, PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, PORTA, FASSINO e ORLANDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le autorità dell'Azerbajgian hanno dichiarato «persone non gradite» cinque parlamentari italiani, membri della delegazione all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;

   la misura è stata assunta dalle autorità di Baku per ritorsione contro i 76 parlamentari, tra cui cinque italiani, che hanno votato per la non accettazione delle credenziali della delegazione azera presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;

   il diniego all'accettazione delle credenziali è stato votato a larga maggioranza dall'Assemblea parlamentare per le reiterate violazioni dei diritti umani e dei princìpi costitutivi del Consiglio d'Europa di cui si sono resi responsabili le autorità azere, ignorando le ripetute sollecitazioni degli organi del Consiglio d'Europa al rispetto di standard democratici;

   gli ambasciatori dei Paesi membri del Consiglio d'Europa, tra cui anche l'ambasciatore italiano, hanno stigmatizzato la misura azera chiedendone la revoca;

   analoga richiesta è stata manifestata dal Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa Rousopoulos, denunciando la violazione delle prerogative dei parlamentari e dell'Assemblea;

   nei giorni scorsi il Presidente dell'Azerbajgian Aliev ha visitato l'Italia ricevuto dalle massime autorità istituzionali del nostro Paese –:

   se il Governo italiano non ritenga di manifestare in tutte le sedi competenti la propria disapprovazione per una misura ritorsiva lesiva delle prerogative dei parlamentari e del Consiglio d'Europa;

   se, nel corso dei colloqui con il Presidente Aliev, sia stata manifestata la ferma deplorazione delle autorità italiane per una misura ritorsiva inaccettabile, sollecitandone la revoca immediata.
(5-02749)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   la frequenza ed intensità degli eventi parossistici dei vulcani siciliani, Etna e Stromboli, che negli ultimi anni hanno colpito duramente le cittadinanze limitrofe, non possono non essere considerati calamitosi;

   la sabbia vulcanica che invade i territori circostanti, oltre a rappresentare un problema di salute pubblica, rappresenta una vera e propria sciagura per le aziende agricole del territorio, un grave pericolo per la circolazione stradale ed il traffico aereo, un forte disagio ed aggravio di spesa per i privati cittadini, ed un problema enorme per le amministrazioni comunali interessate dal fenomeno, che oltre a doversi occupare della rimozione e smaltimento di tutta la sabbia, con l'impiego di numerosi automezzi, si trovano a dovere affrontare il problema delle grondaie degli edifici pubblici e delle caditoie stradali;

   i sindaci dei comuni interessati, sono pertanto costretti a fronteggiare le emergenze determinate da detti eventi calamitosi con interventi in somma urgenza, facendo debiti fuori bilancio nell'attesa che la regione Sicilia li copra;

   con tutta evidenza, sembra opportuno intervenire con delle misure straordinarie, per aiutare economicamente aziende e amministrazioni comunali interessata da detti eventi calamitosi;

   la situazione sopra descritta è grave e merita di essere affrontata con la massima urgenza –:

   quali iniziative si intendano intraprendere, al fine di verificare la possibilità di procedere alla valutazione speditiva da parte del dipartimento della protezione civile prevista dall'articolo 24 del codice della protezione civile e ricorrendone i presupposti di legge, in raccordo con la regione Sicilia, per deliberare in Consiglio dei Ministri lo stato d'emergenza di rilievo nazionale per detto stato calamitoso.
(4-03329)


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi i cronisti della Rai Stefania Battistini e Simone Traini sono stati accusati dal Cremlino di aver invaso il territorio russo dopo aver documentato l'avanzata dell'esercito ucraino nel Kursk e per questo il Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa ha deciso di aprire un procedimento penale nei loro confronti;

   una volta diffusa la notizia, il commento dello scrittore moldavo naturalizzato italiano, Nicolai Verjbitkii, meglio conosciuto come Nicolai Lilin, candidato filorusso della lista di Michele Santoro alle ultime elezioni europee, non ha tardato ad arrivare, parole, le sue, che suonano come minacce nemmeno troppo velate;

   in un video registrato in un luogo sconosciuto, in quanto fuggito dall'Italia perché accusato di essere un agente segreto russo, Nicolai Lilin ha infatti dichiarato: «Si sono scavati la fossa da soli, qualcuno si troverà con un po' di polonio nel tè», una frase rivolta ai cronisti della Rai, colpevoli di aver fatto solo il loro lavoro, qualificabile a tutti gli effetti come un vero e proprio messaggio intimidatorio;

   lo scrittore pro-Putin ha poi aggiunto: «Il mio sincero augurio a questi giornalisti italiani che hanno fatto questo lavoro di propaganda filo nazista è di stare molto attenti. Non accettate il tè dalla gente sconosciuta. Fate attenzione al bar. Fate attenzione dove mangiate. Fate attenzione alle nuove amicizie, perché può darsi che contro di voi stanno già lavorando gli agenti dei servizi segreti militari, e se loro veramente hanno preso un incarico, state certi che in un anno, due anni, tre anni, cinque anni, comunque vi troveranno e vi faranno a pezzi.»;

   a seguito di quanto accaduto, la Rai ha ritenuto di far rientrare temporaneamente in Italia la giornalista Stefania Battistini e l'operatore Simone Traini al fine di garantire a pieno la loro sicurezza e tutela personale, ma il messaggio in stile mafioso diffuso da Nicolai Lilin non può essere ignorato –:

   se i fatti espressi in premessa siano noti ai Ministri interrogati e quali iniziative intendano assumere, nell'ambito delle rispettive competenze, per prevenire possibili atti di violenza ai danni dei summenzionati giornalisti, atteso l'avvertimento-minaccia da parte di Nicolai Verjbitkii alias Nicolai Lilin.
(4-03330)


   BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 26 agosto 2024 su Instagram Maria Rosaria Boccia, da un po' di tempo onnipresente al fianco del Ministro della cultura Sangiuliano, non fa in tempo ad annunciare la nomina a consigliere del Ministro della cultura per i grandi eventi che dal Ministero arriva immediata una secca smentita;

   già in un video del 29 maggio 2024, Boccia è a fianco del Ministro Sangiuliano quando presenta il G7 della Cultura a Pompei;

   il 23 luglio 2024 Boccia, insieme al sindaco di Pompei, in una cerimonia in municipio, dona al Ministro le chiavi della città che ospiterà il G7 della Cultura;

   dopo ferragosto il Ministro è costretto a smentire che Boccia abbia partecipato, il giorno di ferragosto, ad una riunione al Ministero, con dirigenti e membri dello staff del Ministro; ma una foto sembrerebbe dimostrare il contrario;

   così, tra smentite e allusioni, il Ministro è costretto a scrivere una lettera dove ammette: «Sì, è vero, avevo maturato l'intendimento di conferire alla dottoressa Boccia l'incarico, a titolo gratuito, di consigliere del Ministro per i grandi eventi», aggiungendo che: «non è mai stato speso un euro neanche un euro per un caffè, per viaggi o soggiorni», Sangiuliano dimentica di dare spiegazioni sulla richiesta di cambio della scorta;

   mentre il Ministro della cultura rassicurava la Premier sui suoi rapporti con Boccia, affermando che: «Non ha mai avuto accesso a documenti riservati», Boccia smentiva ciò pubblicando sui social tutti i documenti relativi all'organizzazione del G7 dedicato alla cultura;

   mentre la Premier, ospite da Paolo Del Debbio su Rete4, affermava che: «Maria Rosaria Boccia non aveva mai avuto accesso ad alcun documento riservato», il sito Dagospia aveva già pubblicato una mail, operativa e interna al Ministero, dove si scriveva di un sopralluogo agli scavi di Pompei per un evento del G7. In quella mail si leggeva chiaramente che il Ministro quel sopralluogo lo aveva fatto insieme a Boccia. Sangiuliano nella sua lettera aveva sminuito: «Quello era un sopralluogo per un evento culturale, non aveva certo per oggetto il G7 tanto è vero che non erano presenti i dirigenti del Ministero che lavorano alla sua organizzazione»;

   la Premier non fa in tempo a chiudere il suo intervento su Rete4, affermando tra l'altro di avere ricevuto tutte le «garanzie» dallo stesso Ministro della cultura che nessun «euro dei soldi pubblici degli italiani è stato speso per questa persona», che non passa nemmeno un'ora che Boccia sente il bisogno di intervenire a smentire tutto: lo fa con un post su Instagram in cui «tagga» il profilo di Meloni, pubblicando in sequenza le sue parole a Rete4 e due pagine di quello che sembra un documento ufficiale del summit, con l'intestazione «Riunione dei Ministri della cultura del G7 – Napoli, 19-21 settembre 2024. Culture: global public good, global responsibility». Nello stesso post afferma: «non ho mai pagato nulla, mi è sempre stato detto che il Ministero rimborsava le spese dei consiglieri tant'è che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal capo segreteria del Ministro»;

   nomine insistenti, divulgazione di dati sensibili riguardati il G7 della Cultura, smentite, botta e risposta: questo è quanto sta emergendo in queste ore attorno all'affaire Sangiuliano-Boccia. Un teatrino squalificante che mortifica cultura e istituzioni –:

   se la Presidente del Consiglio non ritenga di dover fare chiarezza sul ruolo che Maria Rosaria Boccia, pseudo-assistente del Ministro Sangiuliano, ha svolto in questi ultimi mesi al Ministero della cultura, e se la stessa abbia mai usufruito dell'auto della scorta, a che titolo abbia partecipato a incontri ufficiali del Ministero, ivi compreso quello preparatorio del G7 di Pompei, e se il Ministero abbia mai, in qualche modo, pagato le spese di viaggio o altro.
(4-03338)


   ALMICI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   in Italia la tematica delle antenne 5G è da tempo al centro dell'attenzione mediatica; non sono infatti pochi i comuni che chiedono maggiori evidenze scientifiche che rassicurino circa gli effetti sulla salute dei cittadini;

   a mobilitarsi contro la costruzione di antenne sono anche privati cittadini, come nel caso dei cittadini del piccolo borgo di Cassol, o del recente caso Fleximan, che, sempre in Veneto, ha preso di mira proprio un'antenna 5G;

   particolare attenzione è stata posta anche a Brescia, dove il consigliere Andreoli, sostenendo le richieste dei residenti di via Tredicesima, ha chiesto di poter «valutare uno spostamento o una nuova posizione per i trasmettitori in spazi lontani dalle aree residenziali», lamentando un incremento di ripetitori installati sui tetti negli ultimi dieci anni e il conseguente inquinamento acustico denunciato dai residenti;

   come noto, nel cosiddetto decreto coesione n. 60 del 2024, convertito dalla legge n. 95 del 2024 pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 4 luglio 2024, si stabilisce che «per gli interventi del Piano "Italia 5G" di realizzazione di nuove infrastrutture di rete idonee a fornire servizi radiomobili con velocità di trasmissione di almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s, la localizzazione degli impianti nelle aree bianche oggetto dell'intervento è disposta, anche in deroga ai regolamenti comunali di cui all'articolo 8, comma 6, della legge 22 febbraio 2001, n. 36, sulla base della posizione dei pixel sul territorio nazionale come indicati dal relativo bando di gara» –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle modalità di attuazione della norma in tema di pianificazione delle installazioni nelle aree bianche di cui al comma 7-bis dell'articolo 4 del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, convertito con modificazioni dalla legge 4 luglio 2024, n. 95.
(4-03341)


   CERRETO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 43, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «i consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge»;

   tale norma riconosce ai consiglieri comunali la più ampia ed esaustiva conoscenza di tutte le notizie relative all'organizzazione amministrativa, al fine di favorire lo svolgimento del loro mandato rappresentativo della collettività con metodo democratico, mediante la verifica ed il controllo dell'attività degli organi dell'ente locale e per tale ragione è sufficiente che la conoscenza dei dati, delle informazioni e dei documenti sia utile all'espletamento del mandato rappresentativo, senza che sia richiesta anche la sussistenza di uno specifico nesso funzionale tra tale conoscenza e l'esercizio del mandato;

   come affermato da consolidata giurisprudenza e ribadito da ultimo anche dal Tar Lombardia, sezione I, sentenza 24 ottobre 2022, n. 2317, pronunciandosi sul ricorso presentato da un consigliere comunale che ha impugnato il provvedimento del comune di sospensione della trasmissione dei dati contenuti nel protocollo informatico, «Ai sensi dell'articolo 43, comma 2, del TUEL il consigliere comunale ha diritto di accedere ai dati del protocollo informatico del comune, purché ciò avvenga in modo da arrecare il minor aggravio possibile agli uffici dell'ente»;

   la necessità di adeguare il proprio protocollo informatico ai principi ed alle regole eurounitarie per il trattamento dei dati personali non è da sola sufficiente a giustificare la privazione del diritto di informazione del consigliere, il quale deve essere comunque assicurato in forma integrale con l'individuazione, da parte del comune, delle modalità che assicurino la trasmissione dei dati in tutta sicurezza;

   come denunciato dal Gruppo consiliare «Visione Comune per Gricignano», il responsabile d'area affari generali e del personale del medesimo comune casertano ha comunicato a tutti i consiglieri comunali una restrizione della consultazione del protocollo, per cui l'accesso d'ora in avanti potrà avvenire subordinatamente alla presentazione di un'apposita istanza rivolta all'ufficio competente per materia, precisando contestualmente che potrà essere consentito l'accesso al registro informatico del protocollo generale dell'ente ai soli dati di sintesi;

   tale improvvisa restrizione, in contrasto con l'attuale normativa ed anche con il regolamento comunale in vigore, priva di fatto i consiglieri comunali del diritto d'accesso ai dati del protocollo informatico, compromettendone fortemente il mandato rappresentativo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa in relazione al comune di Gricignano (Caserta) e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia assicurato il rispetto della legge n. 267 del 2000 e sia ripristinata con immediatezza la consultazione integrale del protocollo informatico con tutti i documenti allegati in favore dei consiglieri comunali, con modalità che assicurino la consultazione dei dati in tutta sicurezza.
(4-03372)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, MARROCCO, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 28 luglio 2024 i cittadini venezuelani sono stati chiamati alle urne per le elezioni presidenziali, al termine di una campagna elettorale segnata da intimidazioni e arresti arbitrari, con l'esclusione della leader dell'opposizione Maria Corina Machado e la successiva indicazione di Edmundo González Urrutia quale candidato unitario dell'opposizione;

   il giorno successivo, il Consiglio nazionale elettorale ha proclamato vincitore delle elezioni Nicolas Maduro sulla base di un bollettino recante dati non verificabili dell'80 per cento delle schede scrutinate;

   le opposizioni hanno immediatamente denunciato irregolarità e, nella sera del 30 luglio 2024, hanno reso pubblici i risultati elettorali ottenuti dai loro rappresentanti di lista da cui è risultato che González ha raccolto circa il 67 per cento dei voti;

   una larga parte della comunità internazionale, tra cui la maggioranza dei Paesi latinoamericani e la quasi totalità delle democrazie occidentali, ha rifiutato di riconoscere i risultati proclamati dal regime di Maduro e ha chiesto al Governo la pubblicazione dei dati elettorali reali, mediante una verifica da parte di enti qualificati e indipendenti;

   il 22 agosto 2024, il Tribunale supremo di giustizia venezuelano ha ratificato i risultati elettorali pubblicati dal Consiglio nazionale elettorale, senza fornire nessun dato a supporto, mentre Maduro ha escluso qualsiasi negoziazione con l'opposizione;

   nelle settimane successive, il regime di Maduro ha intensificato l'azione repressiva, facendo ricorso alle forze di sicurezza e ai gruppi armati filo-governativi, reprimendo migliaia di manifestazioni, rafforzando il controllo sui media e promuovendo l'arresto degli oppositori. Un'ondata di repressione che ha provocato vittime e nuovi fermi, che hanno coinvolto anche alcuni doppi cittadini italo-venezuelani;

   l'8 settembre 2024 il candidato dell'opposizione Gonzalez ha lasciato il Paese, dopo essersi rifugiato volontariamente alcuni giorni fa nell'ambasciata spagnola a Caracas e ha chiesto asilo politico al Governo spagnolo;

   come riferito il 6 agosto 2024 dal Ministro interrogato nel corso di un'audizione in sede di Commissioni riunite «Affari Esteri e Comunitari» della Camera dei deputati e «Affari Esteri e Difesa» del Senato della Repubblica, il Governo italiano si è attivato fin da subito per richiamare le autorità di Caracas al rispetto delle regole e assistere la numerosa comunità di connazionali residenti nel Paese –:

   alla luce di quanto esposto in premessa quali iniziative di competenza il Governo intenda continuare a intraprendere affinché sia ripristinata la legittimità del processo elettorale in Venezuela, sia garantita la libertà di espressione e il rispetto dei principi democratici e siano tutelati i diritti dei cittadini italiani.
(3-01397)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 28 luglio 2024 si sono svolte le elezioni presidenziali nella Repubblica Bolivariana del Venezuela che, secondo il consiglio elettorale, nonostante l'assenza di documenti di convalida dei risultati, hanno premiato Nicolas Maduro con il 51,2 per cento dei voti, contro il 44,2 per cento ottenuto da Edmundo González Urrutia, candidato presidente di opposizione della Piattaforma Unitaria Democratica;

   dopo la proclamazione dei risultati, González Urrutia e numerosi altri esponenti dell'opposizione a Maduro hanno denunciato irregolarità durante le votazioni e le operazioni di conteggio, come il divieto per i testimoni dell'opposizione di poter accedere ai verbali delle votazioni;

   il giorno successivo alla consultazione elettorale, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Ho molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela. Chiediamo risultati verificabili e accesso agli atti»;

   le proteste scaturite dall'esito delle votazioni hanno portato anche a scontri con le forze dell'ordine, che hanno provocato 27 morti e migliaia di feriti, oltre all'intervento di Paesi terzi come Brasile, Messico e Colombia per tentare mediazioni tra i due schieramenti;

   il 31 luglio 2024, i Ministri degli esteri del G7 hanno pubblicato una dichiarazione congiunta sulle elezioni presidenziali in Venezuela, che sottolinea diverse criticità rilevate durante le consultazioni: «I rapporti di osservatori indipendenti nazionali e internazionali hanno sollevato serie preoccupazioni riguardo ai risultati annunciati delle elezioni presidenziali del Venezuela e al modo in cui il processo elettorale è stato condotto, in particolare per quanto riguarda le irregolarità e la mancanza di trasparenza nella tabulazione finale dei voti.»;

   il 2 settembre 2024, la procura del Venezuela ha chiesto l'arresto del candidato dell'opposizione alle elezioni presidenziali, Edmundo González Urrutia, accusandolo dei reati di «usurpazione di funzioni, falsificazione di documenti pubblici, istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato, cospirazione, sabotaggio per danneggiare i sistemi ed associazione terroristica»;

   l'8 settembre 2024, González Urrutia ha chiesto asilo politico in Spagna ed è decollato da Caracas per raggiungere il Paese iberico dopo aver trascorso alcuni giorni nell'Ambasciata spagnola in Venezuela;

   una leader dell'opposizione a Maduro, María Corina Machado, ha affermato che González Urrutia sarebbe dovuto fuggire da Caracas perché «la sua vita era in pericolo»;

   secondo i dati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), al 31 dicembre 2022 risiedevano in Venezuela 107.169 cittadini italiani –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere per garantire l'incolumità dei cittadini italiani presenti in Venezuela e favorire il rispetto dei diritti umani, civili e politici nel Paese.
(3-01398)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ONORI e ROSATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la situazione dei prigionieri politici nelle mani del regime di Maduro continua ad aggravarsi. Foro penal (Fp), Ong venezuelana, denuncia una impennata nel numero di prigionieri politici: ben 1.674 persone, con stime al ribasso poiché la realtà potrebbe essere anche peggiore. Fp ha specificato che a luglio 2024 il numero dei prigionieri politici era di 287, la cifra è aumentata del 600 per cento dopo le presidenziali del 28 luglio 2024;

   inoltre, le condizioni di detenzione sono spesso disumane, con segnalazioni di torture, mancanza di assistenza medica adeguata e abusi sistematici da parte delle autorità carcerarie;

   diversi cittadini con doppia nazionalità, compresi italiani-venezuelani, hanno subito arresti arbitrari e sono tutt'ora nelle mani del regime, sebbene il numero preciso di questi ultimi non sia chiaramente definito;

   il regime di Maduro continua a negare la natura politica di questi arresti, classificandoli come misure di sicurezza contro presunti atti di terrorismo o sovversione, il che complica ulteriormente la situazione giuridica e diplomatica per i prigionieri con doppia cittadinanza;

   i primi di agosto 2024, con una risoluzione in III Commissione affari esteri della Camera dei deputati a prima firma Rosato, tra i vari impegni i firmatari hanno chiesto al Governo di richiamare le autorità venezuelane al rispetto delle libertà e dei diritti civili e politici nel Paese così come all'astenersi, in particolare, dall'utilizzo della magistratura quale strumento per estromettere i leader dell'opposizione dalla scena politica nazionale;

   il 20 agosto 2024, in un comunicato, le associazioni italo-venezuelane in Italia hanno lanciato un appello «per il rilascio immediato dei prigionieri politici italiani e venezuelani» e «per il riconoscimento della verità elettorale», esprimendo preoccupazione «per la drammatica situazione che sta attraversando il Venezuela, dove si sta registrando una tragica escalation di repressione, violazioni dei diritti umani e persecuzione politica»;

   dopo aver chiesto la liberazione dei prigionieri politici italiani a fine agosto 2024, recentemente, il 3 settembre 2024, il Ministro interrogato ha anche espresso solidarietà a Edmundo Gonzalez, leader dell'opposizione, dopo che la Procura della Repubblica venezuelana ha ordinato il suo arresto affermando che l'Italia desidera un percorso di libertà e democrazia per il popolo venezuelano –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, siano state intraprese in merito alla problematica dei prigionieri politici in Venezuela;

   se esista, in particolare, una lista aggiornata dei prigionieri politici italo-venezuelani e attraverso quali modalità e con quali prospettive la Farnesina stia tenendo lo scenario sotto controllo e costantemente aggiornato.
(5-02757)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Paul Watson 73, anni co-fondatore di Greenpeace, fondatore di Sea Shepherd e Watson Foundation, dopo mezzo secolo di campagne in difesa delle balene e dei grandi mammiferi marini, contro il saccheggio degli stock ittici, i test nucleari e il bracconaggio in mare si è ritrovato in manette; è stato arrestato il 21 luglio 2024 a Nuuk in Groenlandia dalla polizia danese che ha dato seguito al mandato di cattura internazionale emesso dal Giappone nel 2012 che si pensava ormai decaduto. Accusato dalle autorità nipponiche di aver ferito un marinaio nel 2010, durante una delle tante campagne contro la caccia alle balene, rischia se estradato una pena detentiva fino a 15 anni, detenzione incompatibile con lo stato di salute di Paul da tempo in cura per il diabete;

   al momento dell'arresto era a bordo della John Paul Dejoria in procinto di partire per il Pacifico settentrionale per una missione scientifica di raccolta campioni delle acque artiche, per monitorarne la presenza di microplastiche e per raccogliere dati sui cambiamenti climatici. Sicuramente durante il tragitto si sarebbe imbattuto con l'ammiraglia della flotta baleniera di Tokyo la Kangei Maru;

   resterà in carcere in attesa della decisione del Ministro della giustizia danese sulla richiesta di estradizione in Giappone;

   i legali di Watson hanno denunciato irregolarità nel processo, come l'assenza di un traduttore, e chiesto l'immediato rilascio dell'attivista;

   secondo la difesa il mandato d'arresto internazionale si baserebbe su prove fittizie delle autorità nipponiche. Queste ultime – ha dichiarato Watson – cercano «vendetta per l'umiliazione internazionale causata dalla serie televisiva Whale Wars, che ha documentato le nostre azioni contro la caccia illegale alle balene», una pratica violenta, vietata a livello internazionale dal 1986. Nonostante ciò, Paesi come il Giappone «continuano, sotto la falsa bandiera della ricerca scientifica, lo sterminio di diverse centinaia di esemplari ogni anno», sottolinea l'organizzazione internazionale per la protezione degli animali (Oipa);

   gli è stato negato il diritto fondamentale di difendersi con le prove: la corte si è rifiutata di acquisire le prove video della serie Whale Wars che mostra come i giapponesi abbiano fabbricato prove false;

   il rifiuto della corte solleva serie preoccupazioni sull'equità del processo;

   la negazione di presentare prove a discarico, unita alla sua prolungata detenzione, evidenzia un inquietante disprezzo per i suoi diritti fondamentali. Questo caso non solo minaccia la libertà di Watson, ma stabilisce anche un pericoloso precedente per il trattamento degli attivisti per l'ambiente;

   la Danimarca, con l'arresto di Watson, rischia di essere complice del desiderio giapponese di vendetta;

   dal giorno dell'arresto Watson riceve migliaia di lettere da oltre 22 Paesi e molte arrivano da bambini, ciò a dimostrazione che l'impegno di Watson per le campagne in difesa delle balene e dei grandi mammiferi marini, contro il saccheggio degli stock ittici, contro il bracconaggio in mare sono sentimenti condivisi;

   gli avvocati di Paul hanno immediatamente presentato ricorso contro la decisione all'Alta Corte della Groenlandia;

   Sea Shepherd è un'associazione molto articolata, con volontari in tutti i continenti, che da tempo lavora anche al fianco delle polizie e delle guardie costiere nel presidiare i mari più soggetti a pesca illegale, coste italiane comprese –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano di porre in essere tutte le opportune iniziative sia per evitare l'estradizione in Giappone sia per garantire a Watson i suoi diritti sanciti dal diritto internazionale, a fronte di quella che a giudizio dell'interrogante è una persecuzione politicamente immotivata costruita appositamente per fermare chi si batte contro la caccia illegale alle balene;

   se il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale non ritenga di dover convocare l'ambasciatore della Danimarca in Italia per far conoscere la posizione ufficiale del Governo sulla vicenda di Paul Watson.
(4-03334)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO, BRAGA, DE LUCA, SERRACCHIANI, MARINO, MEROLA, SIMIANI, ANDREA ROSSI, GIRELLI, MADIA, ROMEO, MANZI, GRAZIANO, SARRACINO, D'ALFONSO, PROVENZANO, CURTI, GHIO, ORFINI, TONI RICCIARDI, IACONO, STEFANAZZI, FORATTINI, PORTA, LACARRA, DI BIASE, BAKKALI, CUPERLO, BARBAGALLO e ROGGIANI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dei fondi strutturali europei, all'Italia sono assegnati 43,6 miliardi di euro di fondi per la politica di coesione 2021-2027, di cui circa 42,7 miliardi di euro sono destinati a promuovere la coesione economica, sociale e territoriale, con una assegnazione particolarmente rilevante per le regioni meridionali, cui sono dedicati più di 30 miliardi di euro del Fondo europeo regionale e di sviluppo (Fesr) e del Fondo sociale europeo Plus (Fse+), dei complessivi 41,1 miliardi dei due suddetti Fondi;

   in particolare, le risorse europee assegnate all'Italia sono destinate:

    1) obiettivo investimenti: oltre 41,150 miliardi di euro a valere sui Fondi FESR e FSE+, così ripartiti:

     regioni meno sviluppate (per l'Italia, in base alla decisione n. 2021/1130, rientrano in questa categoria Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna): 30,1 miliardi di euro;

     regioni in transizione (Abruzzo, Umbria e Marche): 1,5 miliardi di euro;

     regioni più sviluppate (restanti regioni del centro-nord): 9,5 miliardi di euro;

    2) obiettivo cooperazione territoriale: 951 milioni di euro;

    3) circa 1 miliardo di euro a valere sul Fondo per la giusta transizione (JTF), interamente destinato alla categoria delle regioni meno sviluppate, di cui 451 milioni di euro per l'obiettivo investimenti;

   con la delibera Cipess 22 dicembre 2021, n. 78 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 22 aprile 2024) è stata approvata la proposta di accordo di partenariato, mentre l'accordo di partenariato tra Italia e Commissione europea relativo al ciclo di programmazione 2021-2027 è stato approvato con decisione di esecuzione della CE il 15 luglio 2022 e firmato il 19 luglio 2022;

   nel complesso, per l'attuazione della politica di coesione per il periodo di programmazione 2021-2027, l'accordo di partenariato considera oltre 75 miliardi di euro composti dai 42,7 miliardi di euro di contributo UE tra FESR, FSE+ JTF e Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura e dai 32,4 miliardi di contributo nazionale di cofinanziamento;

   ai fini della programmazione di tali risorse, tolto il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura, l'accordo di partenariato italiano prevede l'istituzione di 10 programmi nazionali (PN), cui sono riservati 25,575 miliardi di euro, considerando sia il finanziamento europeo (per 14,8 miliardi) che il cofinanziamento nazionale (10,8 miliardi), mentre una quota più ampia di risorse, pari a 48,492 miliardi di euro, è destinata a finanziare i programmi regionali, promossi da tutte le regioni e le province autonome;

   secondo le ultime notizie ufficiali a riguardo, su 75 miliardi complessivi, alla fine di aprile 2024 risultavano spesi appena 621 milioni, ossia circa lo 0,9 per cento del totale;

   nell'ambito delle raccomandazioni approvate lo scorso giugno, la Commissione europea ha richiamato l'Italia sui bassi livelli di spesa, chiedendo di «accelerare l'attuazione dei programmi della politica di coesione», un obiettivo considerato «cruciale, insieme al rafforzamento della capacità amministrativa a livello nazionale ma soprattutto negli enti locali»;

   occorre sottolineare che tali fondi devono essere tassativamente impegnati entro il 2027 e spesi entro il 2029 e che, inoltre, entro il 2025 la spesa dovrà raggiungere almeno i 7 miliardi per non incorrere nel disimpegno automatico e nella definitiva rinuncia delle risorse –:

   se intenda fornire un puntuale aggiornamento sulla spesa delle risorse attinenti ai fondi europei per la politica di coesione 2021-2027, con particolare riguardo alle risorse assegnate ai programmi nazionali di titolarità delle amministrazioni centrali.
(4-03367)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO, ROMEO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 184 del 2023, recependo una precedente direttiva europea n. 2118 del 24 novembre 2021, ha introdotto numerose modifiche nella norma assicurativa tra cui l'obbligo assicurativo Rc (responsabilità civile) per qualsiasi veicolo, compresi quelli agricoli operanti in aree private anche se privi di targa di circolazione;

   la legge 23 febbraio 2024, n. 18, di conversione con modificazioni del decreto-legge n. 215 del 2023, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi, ha previsto che fino al 30 giugno 2024 le macchine agricole siano soggette all'obbligo assicurativo solo se poste in circolazione su strade di uso pubblico o su aree a queste equiparate in deroga all'articolo 122 del codice delle assicurazioni private. Tale deroga ha evitato un aggravio di costi e adempimenti in un momento di grande difficoltà per il mondo agricolo;

   la proroga da dicembre 2023 a giugno 2024 è stata introdotta per dare il tempo agli agricoltori di mettersi in regola e per consentire agli enti assicurativi di modulare delle polizze ad hoc per questi mezzi;

   lo stralcio nel decreto-legge agricoltura dell'emendamento sulla proroga dell'entrata in vigore dell'obbligo assicurativo per i veicoli agricoli non circolanti su strada dal 30 giugno almeno fino a fine 2024 avrebbe permesso una valutazione più attenta del recepimento della Direttiva Ue 2021/2118 in materia di assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli;

   occorre individuare soluzioni assicurative che privilegino la copertura del rischio aziendale, e non soltanto del singolo bene, per fare in modo che gli agricoltori, già obbligati alla copertura assicurativa responsabilità civile verso terzi (Rct) per i mezzi a prescindere dal terreno su cui sono utilizzati e dal fatto che siano fermi o in movimento, possano estenderla anche ai mezzi agricoli che limitano il loro impiego nell'ambito del fondo aziendale. Possibilmente, senza eccessivi aggravi di costi e tenendo conto del grado di sinistrosità accertata negli anni precedenti;

   l'intero mondo agricolo auspica un passo indietro normativo che escluda le macchine agricole dall'obbligo di essere assicurate per la responsabilità civile se non utilizzate su strada pubblica. La nuova norma infatti non considera la complessità del mondo agricolo dove molto spesso i mezzi a motore sono utilizzati solo in aree private e, ancor più di frequente, senza uscire dal perimetro aziendale. Senza contare le macchine e i trattori fermi nei capannoni o nelle rimesse e non utilizzati, per i quali gli stessi addetti del settore ritengono superfluo dotarsi di un'assicurazione Rc –:

   se e quali immediate iniziative di competenza di carattere normativo il Governo intenda assumere per posticipare l'obbligo assicurativo per i veicoli agricoli non circolanti su strada in modo da consentire una più coerente attuazione della direttiva europea.
(5-02753)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO e VACCARI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   a Taranto è in corso una forte crisi del settore della mitilicoltura;

   a causa delle altissime temperature raggiunte nella stagione estiva, infatti, si osserva una eccezionale moria di cozze sia nel bacino del Mar Piccolo che in quello del Mar Grande, aree tradizionalmente vocate alla mitilicoltura;

   secondo le stime delle associazioni del settore, nel mese di luglio 2024 le ondate di calore estremo hanno compromesso il 70 per cento circa del prodotto adulto, mentre alla fine di agosto si registra una moria del seme vicino al 90 per cento, tale da azzerare di fatto la produzione di cozze tarantine prevista per il 2025;

   l'acqua delle aree adibite alla mitilicoltura ha registrato una temperatura media fino a 31 gradi anche laddove la profondità raggiunge i 30 metri;

   a Taranto sono presenti all'incirca duecento cooperative dedite alla coltivazione di un prodotto di eccellenza del territorio, in cui sono complessivamente impiegate più di 700 persone;

   molte imprese e cooperative, come riferiscono rappresentanti della Unicoop, presentano quadri debitori aggravati dal recente aumento del costo del canone (passato da 370 a 3700 euro per ciascuna concessione) e dalla forte riduzione di produzione già avvenuta lo scorso anno;

   la situazione rappresentata sta già portando a vari licenziamenti;

   nel corso degli ultimi anni le associazioni di categoria hanno avanzato diverse richieste e soluzioni per mitigare il problema climatico. Tra queste la liberazione di aree all'interno del Mar Piccolo per agevolare una migliore ossigenazione degli impianti; l'introduzione di una precisa regolamentazione di utilizzo dell'area per contrastare l'abusivismo e tutelare i mitilicoltori regolari; la realizzazione di un'area di stoccaggio nel Mar Grande e l'attivazione di una cabina di regia per affrontare il problema congiuntamente –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per alleviare la crisi del settore della mitilicoltura tarantina.
(4-03353)


   MAGI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana (Psa) è una malattia virale dei suidi (suini e cinghiali) causata da un virus della famiglia Asfarviridae, genere Asfivirus, con una letalità pari al 90 per cento, per la quale non esistono né vaccini né cure disponibili. Gli esseri umani non sono sensibili alla malattia, tuttavia le conseguenze socioeconomiche nei Paesi in cui è diffusa sono drammatiche;

   l'infezione può avvenire per contatto diretto con animali infetti, per ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti (per esempio scarti di cucina) o per contatto indiretto. I capi che sopravvivono alla malattia rimangono sieropositivi e capaci di ospitare il virus per alcuni mesi, ma con una capacità limitata di trasmissione;

   se si considera in particolare la malattia nei cinghiali, ha un ruolo fondamentale nel processo di espansione del contagio la contaminazione ambientale in quanto il virus può resistere per lungo tempo all'interno degli scarti organici degli animali infetti, nonché l'uomo come vettore indiretto, in quanto può estendere il raggio d'azione della malattia attraverso calzature e abiti;

   al momento attuale la Psa risulta presente in particolare in Europa orientale con situazioni differenti per estensione e gravità da Paese a Paese;

   in Italia la situazione sta degenerando progressivamente e, al momento attuale, risultano colpite otto regioni su venti e risultano attivi 24 focolai, di cui 18 nella sola Lombardia con 82 mila capi coinvolti, in parte già abbattuti, una situazione a ben vedere tragica anche a causa della mancanza di un qualsiasi tipo di programmazione delle azioni da introdurre;

   a titolo esemplificativo è stato confermato che gli abbattimenti generalizzati operati nella zona infetta senza attendere la fine del picco epidemico e la prevenzione della dispersione dei cinghiali (uno dei vettori che permette alla Psa di espandersi) hanno il solo effetto di disperdere ulteriormente la malattia, agevolandone la diffusione sul territorio. Nonostante questo, risulta l'abbattimento di cinquantamila capi in tutta Italia;

   a inizio luglio 2024 la Commissione europea ha inviato una missione ispettiva in Lombardia ed Emilia-Romagna per valutare le misure introdotte dall'Italia per prevenire la diffusione della Psa. Ne è emerso uno scarso coordinamento nonché la mancanza sostanziale di una strategia complessiva che dovrebbe essere messa in campo dal Governo anche in virtù della nomina del commissario straordinario che avrebbe dovuto coordinare la risposta all'emergenza;

   l'ispezione delle autorità europee ha evidenziato l'insufficienza totale delle misure per fermare il contagio che deriva dall'incomprensione di un fenomeno che sta avendo dei riflessi devastanti, nonché dell'incapacità di fare riferimento ad esperienze virtuose del passato che hanno permesso, ad esempio in Sardegna, l'eradicazione del morbo anche e soprattutto grazie a una sinergia concreta tra attori istituzionali, sanitari, economici e civili;

   risulta evidente come la collaborazione e l'instaurazione di un'effettiva sinergia tra istituzioni, organizzazioni di allevatori, produttori di carne nonché con le autorità veterinarie sia la soluzione più sensata cui però fa da contraltare il persistente ritardo del Governo nell'elaborazione di una risposta efficace che rischia di danneggiare irrimediabilmente un settore fondamentale per la nostra economia (20 miliardi di euro l'anno per quanto riguarda il comparto dell'allevamento, 9,5 per ciò che concerne il settore trasformativo) e che garantisce 100 mila posti di lavoro –:

   quali iniziative di competenza abbiano intrapreso i Ministri interrogati per arginare un'emergenza che rischia di spazzare via un settore fondamentale del made in Italy, nonché come intendano coordinarsi con gli altri dicasteri, con le autorità locali e, infine, quali siano le linee di azione che il commissario straordinario per l'emergenza di recente nomina intenda seguire.
(4-03354)


   MALAVASI, VACCARI, GNASSI, BAKKALI, DE MARIA, MEROLA, ANDREA ROSSI e GUERRA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   Agricat è il fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole, istituito con la legge n. 234 del 30 dicembre 2021 e gestito dalla società Agricat s.r.l. che fa capo al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste;

   è uno strumento previsto dal Piano strategico nazionale della politica agricola comune 2023-2027 (intervento SRF04) e finalizzato all'erogazione di indennità in favore degli agricoltori partecipanti al fondo che abbiano subito un danno alle proprie coltivazioni in conseguenza di un evento catastrofale da alluvione, gelo o brina, siccità;

   il fondo avrebbe dovuto risarcire gli alluvionati dell'Emilia-Romagna ma, come si apprende dai dati forniti dalle associazioni di categoria, quasi tutte le domande d'indennizzo (l'80 per cento delle circa 5000) sono state respinte e quando ciò non è accaduto sono stati erogati agli imprenditori agricoli ristori che si riducono a cifre irrisorie a fronte di danni per decine di migliaia di euro;

   alcuni coltivatori si sono visti riconoscere 14 euro a copertura di danni per circa 30 mila euro oppure 181 euro a fronte di danneggiamenti per 50 mila euro;

   sono 12 mila gli agricoltori che hanno subito danni nel corso dell'alluvione, stimati nell'ordine di 1 miliardo di euro;

   Agricat non ha spiegato le ragioni del rigetto delle domande di indennizzo, respinte quasi tutte tramite pec spedite a migliaia e in modo sistematico a partire dal 22 agosto 2024;

   nel frattempo, gli agricoltori sono costretti ad affrontare i costi altissimi imposti dalle compagnie assicurative che considerano molto elevato il rischio di calamità naturali e così la maggior parte delle aziende agricole non riesce ad affrontare le spese dopo aver subito danni ingenti non coperti da alcun ristoro;

   dal sito di Agricat si apprende che il 3 settembre 2024 si è tenuto un tavolo tecnico con i coordinamenti nazionali dei centri di assistenza agricoli;

   secondo il comunicato i lavori del tavolo hanno affrontato anche gli aspetti gestionali connessi alle perdite di produzione agricola conseguenti agli eventi alluvionali del 2023 e alle gelate tardive e le modalità di determinazione dei danni alle coltivazioni e sulle procedure di liquidazione degli indennizzi relativi all'annata agraria trascorsa;

   l'incontro ha consentito ad Agricat di illustrare i primi esiti legati all'operatività del fondo sulla base dell'esperienza acquisita dal soggetto gestore in questo primo anno di attività. Inoltre è stato affrontato il tema relativo all'efficientamento delle procedure e dei sistemi di funzionamento del fondo;

   il 4 settembre 2024 il quotidiano Italia Oggi ha anticipato che Agricat ha deciso di sospendere l'efficacia delle comunicazioni inviate agli agricoltori: in tal senso, dovrebbe essere pubblicata una circolare che ufficializzerà l'avvenuta sospensione delle comunicazioni;

   inoltre, nell'articolo si legge che per accelerare l'esecuzione delle procedure sarà istituito un apposito gruppo di lavoro e che verranno modificate le modalità di funzionamento della «gestione rischi»;

   i dati che emergono nella ricostruzione di Italia Oggi sono relativi alle risorse utilizzate al 6 agosto 2024 (16,3 milioni su una dotazione di 350 milioni dei quali 100 milioni messi a disposizione degli agricoltori attraverso il prelievo del 3 per cento sui pagamenti diretti);

   è del tutto evidente che qualcosa non ha funzionato: ci sono state 8.432 denunce per l'alluvione, 5.200 per il gelo brina, e 126 per la siccità (totale 13.808 domande per 229.000 ettari) –:

   quali siano le ragioni dei dinieghi alle richieste di ristoro e delle cifre irrisorie corrisposte ad aziende che hanno subito danni;

   quanti siano i fondi a disposizione di Agricat e quali siano i criteri di distribuzione per le aziende;

   quali iniziative siano state avviate e quali ulteriori si intendano mettere in campo per sostenere gli agricoltori colpiti al fine di salvare un settore strategico della nostra economia.
(4-03355)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta immediata:


   MORFINO, L'ABBATE, CARMINA, CARAMIELLO, AIELLO, CANTONE, D'ORSO, RAFFA, SCERRA, ILARIA FONTANA e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   tra le conseguenze più gravi dei cambiamenti climatici si registra il drammatico problema della siccità e della scarsità delle risorse idriche, fenomeno che interessa in particolar modo le regioni del Sud Italia;

   l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), sulla base delle risultanze trasmesse dagli osservatori distrettuali, monitora costantemente la situazione, classificando i territori in base allo scenario di severità idrica;

   in base ai dati Ispra, la situazione in Sicilia è di «severità alta», mentre si registra una «severità media» in tutte le altre regioni meridionali (distretto Sardegna e distretto Appennino Meridionale), con la regione Calabria che ha dichiarato lo stato di emergenza, e nelle regioni del centro (distretto Appennino Centrale);

   la Regione Siciliana ha chiesto e ottenuto la dichiarazione di stato di emergenza nazionale e la Regione Calabria ha avviato la procedura il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale per grave situazione di siccità, nonché lo stato di calamità naturale per l'agricoltura;

   secondo i dati elaborati da The European House-Ambrosetti, con quasi 300 euro ad abitante, l'Italia è il primo Paese in Europa per perdite economiche dovute al cambiamento climatico, una cifra aumentata di 5 volte (+490 per cento) dal 2015 ad oggi; i settori economici che subiscono il maggiore impatto dalla scarsità d'acqua sono quello agricolo e idroelettrico;

   lo scorso anno il Governo ha varato un decreto-legge (n. 39, del 14 aprile 2023, recante «Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche», attraverso il quale è stata istituita un'apposita cabina di regia, a cui sono state attribuite specifiche funzioni ed attività;

   purtroppo le misure adottate dal Governo si sono rivelate assolutamente inefficaci e la situazione, ad oltre un anno dal varo del provvedimento, appare di gran lunga peggiorata;

   tra le disposizioni del decreto-legge si segnala la previsione di un piano di comunicazione sulla crisi idrica che avrebbe dovuto garantire ai cittadini e agli operatori di settore le informazioni necessarie sul corretto utilizzo della risorsa idrica, di cui non c'è alcuna traccia –:

   quali misure intenda adottare il Governo al fine di affrontare concretamente l'emergenza siccità, sia sotto l'aspetto della prevenzione e del contrasto ai cambiamenti climatici, anche attraverso il rafforzamento dell'ambizione del Pniec, sia per quanto concerne gli interventi di adattamento, tenendo nella debita considerazione il potenziale avvio di conflitti territoriali per l'approvvigionamento della risorsa idrica.
(3-01395)

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Manduriambiente è una S.p.a. recentemente acquisita dalla Iren, una holding industriale con sede a Reggio Emilia, che gestisce l'impianto di trattamento rifiuti solidi urbani di proprietà del comune di Manduria (Taranto);

   alla discarica di Manduria conferiscono rifiuti 17 comuni del bacino orientale della provincia, nonché altri comuni fuori provincia;

   la suddetta discarica ha iniziato la sua attività nel 2001 per una volumetria di 693 mila metri cubi, nel 2013 ha ottenuto un primo sopralzo per altri 430 mila metri cubi per un totale di 1.123.000 metri cubi di rifiuti solidi urbani;

   il 20 luglio 2022 il Consiglio comunale si è espresso all'unanimità per la chiusura della discarica in quanto già esaurita, ma è stata presentata una domanda di ampliamento;

   a gennaio 2024, la commissione ecologia del Consiglio regionale della Puglia ha esaminato la richiesta di aumento volumetrico della discarica gestita da Manduriambiente S.p.a., in località La Chianca, con l'assessore all'ambiente, il direttore del dipartimento ambiente della regione Puglia, il dirigente della sezione regionale sulle autorizzazioni ambientali, la Asl di Taranto e il sindaco di Manduria Gregorio Pecoraro;

   l'Asl di Taranto ha espresso parere negativo sull'ampliamento;

   l'ampliamento ha ottenuto il via libera dalla conferenza dei servizi e sta per ricevere il Paur definitivo (provvedimento unico autorizzativo);

   Arpa Puglia, in occasione della conferenza dei servizi decisoria preliminare alla concessione del Paur, aveva espresso parere tecnico negativo;

   nella suddetta commissione ecologia del Consiglio regionale della Puglia, l'Arpa, rappresentata dal direttore generale, dal direttore scientifico e dal direttore del Dipartimento ambientale provinciale di Taranto, ha confermato il parere negativo, ulteriormente rafforzato dopo aver approfondito gli aspetti relativi alle emissioni odorigene che si sono rivelate non soddisfacenti;

   tutti elementi, come ha evidenziato il presidente della Commissione consiliare regionale presieduta da Mazzarano, «che non possono non essere sottoposti all'attenzione politica dell'assessore e della giunta e che meritano di essere approfonditi»;

   va considerato che si sono verificati casi di percolazione e che Arpa Puglia aveva rilevato il superamento delle concentrazioni-soglia di contaminazione (Csc) stabilite dal Testo unico ambientale per le acque sotterranee di manganese, ferro, nitriti, cianuri liberi e azoto ammoniacale e che il sindaco ha firmato due ordinanze sindacali di divieto di emungimento dei pozzi per l'area circostante nel 2021 e nel 2023;

   va sottolineato che nella zona vi è un'eccessiva concentrazione di impianti a forte impatto ambientale;

   i quartieri circostanti e talvolta l'intero paese sono investiti da emissioni odorigene intollerabili per la cittadinanza che si aspetta venga attuata la chiusura deliberata dal consiglio comunale;

   a luglio 2024 si è saputo che oltre al danno ambientale, tra i diciotto addetti al trattamento dei rifiuti, negli ultimi 4 anni, tre lavoratori sono morti per patologie tumorali al cervello e vie respiratorie, altri quattro sono attualmente in cura per malattie tumorali; alcuni di loro hanno avviato le pratiche all'Inail per il riconoscimento della malattia professionale –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per dare risposta ai territori interessati dalle forti criticità esposte in premessa, se non ritengano di dover promuovere quanto prima un tavolo di confronto che coinvolga tutti gli attori istituzionali interessati, al fine di favorire l'adozione di una decisione definitiva che tenga in considerazione tutti i rilievi evidenziati durante il processo autorizzativo e che consenta di intraprendere un percorso che nel breve periodo porti alla completa chiusura della discarica, alla luce dei gravissimi rischi di carattere ambientale con i conseguenti effetti sulla salute di cittadini e lavoratori e se non si ritenga opportuno svolgere un'indagine epidemiologica sulla popolazione del comune di Manduria.
(3-01394)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   IAIA, MATTIA, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, FOTI, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il caldo estivo ha nuovamente reso impossibile vivere nei pressi dell'impianto Aseco in contrada Lama di Pozzo, nel comune di Ginosa, in provincia di Taranto, località nella quale si fondono storia, arte, spiritualità e vita quotidiana. Come già accaduto, ciò genera una cappa odorigena perfettamente percepibile anche sulla statale 106. Dopo circa tre anni di adeguamento della struttura, nel mese di gennaio 2024 il nuovo impianto è stato collaudato e ha iniziato a ricevere rifiuti e fanghi di depurazione, conseguentemente le emissioni odorigene non sono state debellate;

   le emissioni sono divenute sempre più insopportabili perché perfettamente rilevate dai residenti e lavoratori delle zone circostanti, quindi estremamente moleste. Fatto che dovrebbe indurre a monitorare la situazione controllando le emissioni dalle potenziali nocività;

   l'impianto Aseco è controllato dell'Acquedotto pugliese e dall'Ager (Agenzia territoriale della regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti) e danneggia con il negativissimo impatto ambientale prodotto i territori limitrofi, poiché l'impianto è stato riaperto per il solo trattamento Forsu di rifiuti non superiore alle ottantamila tonnellate annue, ventimila delle quali riservate a sfalci e potature, mentre il nuovo impianto collaudato ha iniziato a ricevere, come detto, rifiuti non ben conosciuti e fanghi di depurazione;

   i cittadini e i lavoratori residenti, nonché le istituzioni locali, erano stati rassicurati sulla mancanza di emissioni odorigene, ricevendo anche garanzie di agevolazioni economiche necessarie e dedicate al territorio in sofferenza;

   la gestione attuale dei rifiuti appare invece trascurare le garanzie date, la pianificazione approvata, senza controlli, fatto che appare teso al mantenimento dello status quo;

   l'idoneità della discarica allo smaltimento di rifiuti speciali e fanghi di depurazione non appare quindi, a giudizio degli interroganti, conforme alla funzione del sito poiché esso dovrebbe trattare rifiuti ben diversi da quelli attualmente smaltiti. Ci si riferisce in particolare ai fanghi di depurazione. Infatti è stato concordato e previsto che rimpianto di Ginosa sarebbe stato utilizzato per il solo smaltimento della frazione umida dei rifiuti di cucine e mense, rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini, parchi, campi e boschi, rifiuti avviati al compostaggio domestico e quelli raccolti dai mercati –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, con particolare riferimento alle attività ispettive attraverso il sistema nazionale protezione ambiente, promuovendo una verifica urgente anche mediante il nucleo operativo ecologico dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in relazione all'accertamento di eventuali responsabilità e presenza di pericoli per l'ambiente.
(5-02762)


   ILARIA FONTANA, BARZOTTI, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nella notte del 29 agosto 2024, da un container arrivato via treno dallo stabilimento Solvay di Tauvax (Francia) a Spinetta Marengo è fuoriuscito diclorofluorometano, con tracce di acido fluoridrico, un gas incolore dalla tossicità paragonabile al cloroformio;

   si apprende, inoltre, che sul posto sono giunti i vigili del fuoco, che hanno fatto scattare il codice giallo per emergenza esterna, quindi i tecnici dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) e i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Alessandria. Per precauzione, gli operai sono stati trattenuti nei singoli stabilimenti e il cambio turno del mattino è stato sospeso. L'emergenza è cessata soltanto nella tarda mattinata;

   questo episodio era stato preceduto nel mese di agosto 2024 da un'altra fuoriuscita di acidi all'interno del sito;

   ad oggi si ritiene che possano essere gravi rischi di contaminazione ambientale nonché forti rischi da esposizione di agenti chimici per i lavoratori che prestano a vario titolo servizio presso Solvay;

   secondo le stime realizzate dal Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) di Pisa la Solvay avrebbe scaricato negli anni 337 tonnellate di mercurio ed altri veleni tra i quali figurano arsenico, cadmio, nickel, piombo, zinco, dicloroetano;

   Legambiente ha inoltre affermato che nel tratto di mare antistante lo stabilimento Solvay di Rosignano Marittimo sarebbero state scaricate 500 tonnellate di mercurio;

   giova sottolineare che, con il recente rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale, la Solvay potrà versare per altri 12 anni un massimo di 250 mila tonnellate all'anno di rifiuti e scarti di produzione tramite un canale aperto in mare –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle vicende esposte e quali misure intenda adottare per garantire la piena sicurezza ambientale dell'area costiera e marina.
(5-02763)


   MAZZETTI e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'alluvione che ha colpito il 2 novembre 2023 diversi comuni della Toscana ha provocato vittime tra la popolazione ed enormi danni al territorio, colpendo un'area fortemente industrializzata della regione e in particolare la provincia di Prato, caratterizzata dalla presenza di migliaia di imprese che compongono il più grande distretto tessile d'Europa;

   a fine agosto la Commissione europea ha proposto un sostegno finanziario da 446,6 milioni di euro per assistere l'Italia a sostenere le conseguenze delle alluvioni del 2023. 67,8 milioni sono stati destinati alla Toscana colpita dalle alluvioni di ottobre e novembre 2023;

   tali risorse provengono dal Fondo di solidarietà (Fsue), uno strumento dedicato a sostenere gli Stati colpiti da calamità naturali, attivato su espressa richiesta del Governo italiano. Una volta approvato dal Parlamento e dal Consiglio, l'aiuto finanziario sarà erogato in un'unica rata;

   il fondo coprirà, tra l'altro, parte dei costi relativi alla riparazione dei dissesti e delle infrastrutture danneggiate, nonché le operazioni di bonifica;

   nei mesi scorsi la regione ha inviato al Governo l'elenco degli interventi necessari ad assicurare ai cittadini della Toscana un livello di sicurezza adeguato ai nuovi eventi meteo climatici, per un totale di 1,1 miliardi di euro, di cui 300 milioni necessari nell'immediato soprattutto per assicurare il reticolo idrografico della provincia di Prato;

   per il contrasto al dissesto idrogeologico e la gestione del rischio alluvione, oltre agli stanziamenti a bilancio, di cui il Ministro interrogato ha dato conto in precedenti atti di sindacato ispettivo, per quanto riguarda il PNRR, al Mase è stata attribuita la titolarità del sub-investimento 2.1 a della M2C4 relativa alle «Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico»;

   è stata avanzata la richiesta di implementare le risorse assegnate a tale azione (1,287 miliardi di euro), destinata esclusivamente al finanziamento di progetti già in essere;

   il 5 agosto 2024 è stato accolto l'odg 9/1997/35 che impegna il Governo a valutare l'opportunità di nominare un Commissario straordinario alla ricostruzione dei territori della Toscana per velocizzare i tempi burocratici di realizzazione dei lavori urgenti e necessari –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare il Ministro per coordinare le attività e le risorse provenienti da più fonti di finanziamento, nonché per implementare tali risorse, al fine di accelerare la realizzazione delle opere volte a contrastare il rischio idrogeologico nella regione Toscana.
(5-02764)


   SIMIANI, BRAGA, CURTI, EVI e FERRARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con interrogazione n. 5-01411 gli interroganti avevano già denunciato la situazione di grave ritardo riguardante le mancate nomine dei vertici dei parchi nazionali italiani, chiedendo conto dei motivi che impediscono di nominare in tempi ragionevoli e con le procedure ordinarie i componenti degli organi di governance;

   risulta agli interroganti che, ad oggi, su 24 parchi nazionali, ve ne siano 6 commissariati, 3 con il presidente in carica, ma senza il consiglio direttivo, 1 con il consiglio direttivo in carica, ma senza presidente. Inoltre, tra qualche settimana scadranno diversi presidenti ed è fondamentale garantire la continuità di governo degli enti;

   il ritardo nella nomina degli organi è purtroppo una dinamica non nuova, dura da anni e ha anche motivazioni legate alla farraginosità della legge n. 394 del 1991, ma occorre comunque garantire sempre la rappresentanza legale, nelle more delle nomine dei presidenti;

   i medesimi ritardi si registrano nelle nomine degli organi di governance dei parchi minerari, fondamentali per pianificare e programmare le azioni e gli interventi di recupero e manutenzione dei siti –:

   quali siano i motivi che impediscono di nominare gli organi di governance dei parchi nazionali e dei parchi minerari in tempi idonei a non lasciare gli enti senza rappresentante legale e senza un assetto di governance stabile e conforme alle norme di legge.
(5-02765)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORFINO, SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, D'ORSO, L'ABBATE, ALFONSO COLUCCI, SCERRA, AIELLO e CARMINA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in Sicilia, 245 Siti di importanza comunitaria (Sic) versano in una condizione di grave fragilità a causa di mancanza di adeguata tutela;

   l'Unione europea ha avviato la procedura di infrazione 2015/2163 nei confronti dell'Italia per la mancata designazione di Zone speciali di conservazione (Zsc) e la mancata adozione delle misure di conservazione previste dalla direttiva Habitat, evidenziando in particolare la carenza dei piani di gestione regionali per i Sic siciliani nonché una preoccupante lacuna nel sistema di protezione ambientale;

   i Sic di nuova istituzione, come quello di Capo Zafferano, sono esposti a un'escalation di attività illecite da parte di diportisti e operatori nautici, che arrecano danni ingenti agli habitat marini e mettono a rischio la biodiversità;

   la Regione Siciliana non ha ancora provveduto a implementare un sistema di sanzioni per punire chi viola le norme di tutela dei Sic, creando un vuoto normativo che favorisce il dilagare di comportamenti irresponsabili;

   le attività illecite all'interno dei Sic, tra cui l'ancoraggio incontrollato e l'utilizzo di moto d'acqua e barche a motore, provocano danni gravissimi agli habitat marini, come la distruzione della posidonia, una specie vegetale fondamentale per l'ecosistema marino;

   la tutela dei Sic rappresenta un obbligo inderogabile per l'Italia, ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CEE, e la sua mancata attuazione espone il Paese a pesanti sanzioni pecuniarie da parte dell'Unione europea;

   la conservazione degli ecosistemi marini è di vitale importanza per la salute del pianeta e per il benessere delle comunità costiere, che traggono dal mare risorse e opportunità di sviluppo;

   l'inerzia della Regione Siciliana nella tutela dei Sic rischia di compromettere irreparabilmente il patrimonio naturale dell'isola e di vanificare gli sforzi compiuti a livello nazionale e comunitario per la salvaguardia della biodiversità –:

   se intenda assumere, per quanto di competenza, iniziative concrete e tempestive per garantire la tutela dei Sic in Sicilia, scongiurando il rischio di ulteriori sanzioni europee e tutelando il prezioso patrimonio ambientale dell'isola;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, avviare le iniziative necessarie, in accordo con la Regione Siciliana, affinché siano adottate con urgenza misure adeguate per la tutela dei Sic, con particolare riferimento all'istituzione di un sistema di sanzioni efficaci per chi viola le norme di tutela;

   se intenda fornire al più presto un completo aggiornamento circa l'interlocuzione in atto con la Commissione europea in merito alla procedura d'infrazione citata in premessa.
(4-03352)


   VIETRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il fiume Sarno, che con i suoi ventiquattro chilometri di lunghezza attraversa tre province (Avellino, Salerno e Napoli, dove raggiunge il mare) e trentanove comuni, già nel 2018 si diceva fosse il fiume più inquinato d'Europa e l'Organizzazione mondiale della sanità aveva segnalato una maggiore incidenza di cancro e leucemia proprio nelle zone del bacino;

   a distanza di anni, la portata del danno tra Irpinia e salernitano resta ancora inimmaginabile e attuale, come dimostra la preoccupante nota che il sindaco di Scafati ha inviato recentemente alle autorità competenti per denunciare i risultati di un approfondimento effettuato dallo stesso, in qualità di specialista in «Igiene e Medicina Preventiva» e di «Medico Competente», finalizzato a rivalutare i report di analisi eseguite dalla società Geoconsultlab – società incaricata dal Consorzio di Bonifica dell'Agro nocerino-sarnese per conto della regione Campania – relativamente alle acque del fiume nel tratto in cui attraversa il territorio comunale, i cui esiti sono stati dettagliati in due distinte relazioni: «Nella prima relazione si riscontrava la presenza nei sedimi di sostanze cancerogene (con la definizione della classe di pericolosità HP7). Tale relazione è stata poi modificata, tanto è vero che l'indicazione delle sostanze cancerogene viene eliminata, rendendo così poco trasparente l'informazione che tali report dovrebbero assicurare, in spregio all'obbligo di trasparenza che grava sulle pubbliche amministrazioni in materia di ambiente, di inquinamento ambientale e dei susseguenti pericoli per la salute umana. La seconda relazione è stata trasmessa con una nota di accompagnamento che giustificava la sostituzione del primo report come contenente “errori di battitura”. L'errore di battitura si riferiva proprio all'indicazione della classe di pericolosità eliminata»;

   i report in esame fanno entrambi riferimento alle analisi delle sostanze inorganiche presenti nei fanghi e nei sedimenti raccolti presso il Rio Sguazzatorio in data 21 marzo 2023, canale che attraversa Piazza Garibaldi e il cuore di Scafati, punto dove le esondazioni avvengono con una frequenza elevata durante tutto l'anno;

   già nell'agosto del 2023 il primo cittadino di Scafati aveva denunciato alla Regione i miasmi provenienti dal Sarno, dicendosi pronto a evacuare aree intere della città, mentre il governatore De Luca affermava che il disinquinamento del Sarno sarebbe diventato realtà entro il 2025;

   secondo la denuncia di Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, «Gli impianti di depurazione sono stati completati già da qualche anno, non sono però ancora completi tutti i collettori, ma soprattutto le reti di raccolta, le reti fognarie. Quindi, a oggi, abbiamo nel bacino del Sarno impianti che sono a tutti gli effetti funzionanti, che non ricevono ancora tutto il carico che dovrebbero trattare perché non viene tutto intercettato alla fonte, in quanto le reti fognarie sono carenti in diversi comuni»; il dottor Antonio Marfella, presidente di Isde, l'Associazione dei medici per l'ambiente specifica che «Il problema dell'inquinamento del Sarno è dato anche dai rifiuti antropici fognari ma è sempre stato, in termini soprattutto di danno alla salute umana, determinato dagli scarichi industriali che, in via direttamente proporzionale alla gravità, sono sempre andati dalle industrie conserviere e, fino al massimo della tossicità, dalle industrie conciarie» –:

   accertata la veridicità e gravità dei fatti esposti in premessa, quali urgenti iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere, a fronte di eventuali inadempienze e responsabilità della regione Campania, in merito all'emergenza ambientale in cui versa il fiume Sarno;

   se non ritengano opportuno nominare un commissario governativo per la gestione del fiume Sarno, a tutela del paesaggio ambientale e della salute dei cittadini.
(4-03375)

CULTURA

Interrogazione a risposta immediata:


   FARAONE, GADDA, DE MONTE e DEL BARBA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   secondo organi di stampa l'ex Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, poco prima di rassegnare le proprie dimissioni, ha firmato un decreto ministeriale di nomina – non ancora pubblicato – di assoluta rilevanza: quello dei collaboratori che comporranno la commissione che deciderà quali film potranno essere finanziati con contributi pubblici, nei fatti un organo cruciale che gestirà circa 50 milioni di euro destinati a progetti cinematografici;

   tra le forme di finanziamento al settore del cinema, infatti, si prevede che sulla base della valutazione di una commissione composta da esperti nominati dal Ministro della cultura tra personalità di comprovata qualificazione professionale nel settore, siano erogate risorse in relazione alla qualità del progetto da realizzare. Nel caso di specie, inoltre, per la prima volta ciascuno dei componenti della suddetta commissioni riceverà un compenso di 15 mila euro;

   come riportato da più fonti giornalistiche, la scelta dei 18 collaboratori nominati dall'ex Ministro sembra essere stata caratterizzata da un'effettiva carenza di requisiti e criteri di selezione oggettivi, lasciando quindi intendere che le suddette nomine siano avvenute solo per finalità personali ed escludendo alcun tipo di criterio di competenza e imparzialità, come avvenuto anche per la nomina di Fabio Tagliaferri alla presidenza di Ales S.p.a.;

   la decisione dell'ex Ministro della cultura di firmare un decreto di nomina pochi minuti prima di rassegnare le dimissioni, rappresenta un evidente sprezzo alla correttezza istituzionale, dell'imparzialità e del buon andamento, facendo trasparire come l'azione amministrativa non sia stata guidata dal principio irrinunciabile del perseguimento dell'interesse pubblico, bensì utilizzata come mero strumento per favorire interessi personali e clientelari;

   appare fondamentale che l'azione amministrativa del Dicastero in questione torni a seguire gli insindacabili principi costituzionali della correttezza e del buon andamento: pertanto è necessario che il nuovo Ministro della cultura, Alessandro Giuli, chiarisca quali siano stati i criteri per la scelta dei collaboratori del Dicastero interessato a partire dalle nomine fatte da Sangiuliano prima di dimettersi alla governance di Ales e se intenda rendere effettive le nomine compiute dal suo predecessore, confermando in tal caso, secondo gli interroganti, l'evidente modus operandi di nomine compiute solo sulla base di rapporti politici e personali –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare le nomine richiamate in premessa e, in caso affermativo, se non intenda chiarire quali siano stati i criteri di scelta, considerando che le nomine compiute dall'ex Ministro appaiano essere guidate esclusivamente dal criterio dei rapporti personali e politici, in difformità da qualsiasi principio costituzionale e di buona amministrazione.
(3-01396)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   IACONO, PROVENZANO, MARINO, BARBAGALLO e PORTA. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Villa del Sole di Agrigento è una villa storica e fa parte del patrimonio culturale, paesaggistico e naturalistico della Città;

   per fare spazio al cemento la villa è stata devastata con la distruzione del suo patrimonio arboreo e del verde pubblico in essa presente, con un gravissimo danno ambientale e paesaggistico;

   il patrimonio arboreo, così come il verde pubblico, sono elementi essenziali per la vita delle città, anche al netto degli aspetti paesaggistici – gli alberi contribuiscono a delineare la fisionomia di un territorio e la sua stessa identità – vi sono anche altre ragioni, ambientali e sociali;

   a giudizio degli interroganti, l'abbattimento degli alberi alla Villa del Sole è paragonabile ad un delitto ecologico premeditato e pianificato in un'area a verde che ricade nel contesto paesaggistico-paesaggio locale 28-area con livello di tutela 1 (28b) «valorizzazione delle ville e dei giardini urbani» ed è assoggettata a tutela paesaggistica ai sensi dell'articolo 136 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e in forza del decreto del Presidente della Repubblica n. 107-A del 12 agosto 1966.

   inoltre, dal punto di vista, urbanistico l'area della Villa del Sole ricade all'interno della sottozona G3-Verde pubblico attrezzato del vigente piano regolatore generale del comune di Agrigento;

   il consiglio comunale con deliberazione n. 82 del 26 luglio 2022, a parere degli interroganti forzando ogni buon senso e non tenendo conto degli articoli 9 e 41 della Costituzione, approvava una variante urbanistica per dare spazio alle colate di cemento;

   per maggiore chiarezza la Soprintendenza di Agrigento, con nota del 12 dicembre 2023 aveva ribadito che la Villa del Sole ricade in una zona sottoposta a tutela paesaggistica e che, pertanto, gli interventi sono soggetti a preventiva autorizzazione al progetto;

   a seguito degli esposti dei cittadini e delle associazioni in data 14 maggio 2024 vi è stato il blitz dei carabinieri nel cantiere e, malgrado le proteste, i lavori proseguono in modo veloce con pilastri, forati e travi che hanno già creato un danno gravissimo all'ambiente;

   è un paradosso, poi, che Agrigento distrugga un polmone verde in un momento in cui si prepara a celebrare «Capitale italiana della cultura 2025», con un progetto che ha il pilastro fondamentale nello sviluppo sostenibile, che si fonda proprio sulla tutela dell'ambiente e sul risparmio delle risorse limitate come l'acqua e il suolo agricolo –:

   se i Ministri interrogati, siano a conoscenza dei fatti esposti e se non ritengano urgente e imprescindibile adottare iniziative di competenza per salvaguardare questo bene assoggettato a tutela paesistica, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi di cui all'articolo 155 del decreto legislativo n. 42 del 2004, a fronte di eventuali abusi conseguenti ai lavori in corso per la realizzazione di due nuove costruzioni da adibire ad asilo nido e polo per l'infanzia, con demolizione di oltre mille metri quadrati dell'intero patrimonio arboreo della Villa del Sole ed effettuati in assenza di alcuna autorizzazione paesaggistica.
(5-02759)


   GRIMALDI, PICCOLOTTI e GHIRRA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   dopo due interrogazioni depositate prima della pausa estiva rimaste senza risposta, l'interrogante torna sulla vicenda dell'incendio dell'8 giugno 2024 presso il Centro sperimentale di cinematografia, che ha distrutto il cellario B4, insieme alle pellicole in nitrato conservate al suo interno;

   il 29 agosto 2024 Sergio Castellitto, Presidente del Csc, in una nota pubblicata sul sito della fondazione, ha dichiarato che, dopo la sua nomina, nell'ottobre 2023, ha verificato lo stato della sede di via Tuscolana, constatando gravi rischi per la sicurezza a causa della presenza di pellicole infiammabili, conservate in cellari ormai inadeguati, e la mancanza di spazi per le pellicole non infiammabili. Nella nota si legge che nel primo Consiglio di amministrazione è stata posta come priorità la ricerca di un sito esterno alla sede della Fondazione dove spostare i nitrati e che presso la Direzione Generale Cinema si sono svolte varie riunioni congiunte per trovare una soluzione. Ma la soluzione non è arrivata;

   nell'interrogazione 4-03314 si chiede di conoscere quanti e quali titoli siano andati perduti nell'incendio. Castellitto scrive che le pellicole andate perse sono 220, «buona parte riguardanti film di nazionalità straniera di cui esistono sicuramente altre copie all'estero», con il che evidentemente sembra dire, non ci si dovrebbe preoccupare, poiché qualcun altro sarà stato più bravo a proteggerle;

   Castellitto, però, nulla dice sul fatto che, tra i tentativi di porre all'attenzione del Ministero della cultura la necessità di un nuovo sito di conservazione dei nitrati, resta incomprensibile la decisione del Cda di togliere dagli investimenti del PNRR quelli destinati al nuovo deposito dei nitrati. La precedente Presidente, Marta Donzelli, aveva inserito nei progetti PNRR l'acquisto di un deposito per la conservazione dei nitrati, stanziando 2.200.000 euro. Nella rimodulazione del piano effettuata da Castellitto, l'acquisto del deposito è stato eliminato;

   allo stesso modo, nulla sappiamo di eventuali disposizioni messe in atto dal Conservatore del Csc, Steve Della Casa, per prevenire nuovi pericoli e incendi;

   preme all'interrogante anche tornare sulla vicenda dei 17 contratti a termine biennali che il Cda del Csc ha deciso di non rinnovare. Questi 17 tecnici lavoravano alla digitalizzazione del patrimonio culturale, soprattutto cinematografico. I progetti speciali di digitalizzazione del patrimonio audiovisivo sono stati promossi e finanziati dal Mic negli anni 2017, 2018 e 2019 e conclusi il 31 luglio 2024;

   alla Fondazione sono stati erogati circa 9 milioni di euro, che corrispondono al 70 per cento del costo effettivamente speso, circa 13 milioni. L'ingente somma è stata utilizzata anche per investire negli strumenti indispensabili per l'attività di restauro, digitalizzazione e conservazione. Quest'ultimo punto non può terminare con la scadenza dei progetti ma necessita di continuità operativa costante;

   inoltre, i compiti della Cineteca Nazionale non erano limitati alle attività di digitalizzazione e restauro dei propri fondi ma comprendevano la ricezione, il controllo e la conservazione di tutto il materiale digitalizzato dai soggetti che hanno partecipato ai progetti speciali. Materiale che ha bisogno di costante intervento dei tecnici informatici per garantire la corretta conservazione, l'integrità e la disponibilità dei contenuti. I collaboratori selezionati, anche a seguito di una mirata formazione, avevano già appreso i processi lavorativi e il corretto uso degli strumenti. Per questi motivi era indispensabile non disperdere tali professionalità stabilizzando i loro rapporti di lavoro –:

   alla luce anche delle segnalazioni del Presidente Castellitto al Ministero della cultura sulle condizioni della sede di via Tuscolana, perché si sia deciso di eliminare l'acquisto di un nuovo deposito dai progetti PNRR;

   se non si ritenga opportuno, a seguito dell'incendio dell'8 giugno 2024, reinvestire sull'assunzione dei 17 tecnici informatici per garantire la corretta conservazione, l'integrità e la disponibilità dei contenuti conservati presso la Cineteca Nazionale.
(5-02761)


   MANZI, ORFINI, IACONO e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da quanto riportato dai principali organi di stampa, il Ministro dimissionario Sangiuliano, a causa delle ormai note vicende, avrebbe firmato un decreto di nomina della commissione che deciderà quali film potranno essere finanziati con contributi pubblici;

   si tratta di 50 milioni di euro destinati a finanziare pellicole della vetrina del panorama cinematografico italiano;

   secondo fonti interne, sempre riportate dai quotidiani, i nomi scelti da Sangiuliano rispondono a un mix di competenza, amicizie e affiliazioni politiche;

   sarebbero diciotto i consulenti, riportati da Repubblica e la Stampa; tra i nomi, oltre a giornalisti d'area tra cui Francesco Specchia di Libero, ci sarebbe l'avvocato Manuela Maccaroni, da un anno presidente – a titolo gratuito – dell'Osservatorio per la parità di genere del dicastero, ancora Paolo Mereghetti, decano dei critici e firma del Corriere della Sera, Valerio Caprara, Giacomo Ciammaglichella, avvocato, ed altri tra cui Pier Luigi Manieri, Massimo Galimberti, Pasqualino Damiani, Valerio Tomolo. Infine, Stefano Zecchi, intellettuale cooptato dalla destra, assessore nelle giunte di Milano e di Venezia, autore sempre per Il Giornale;

   è opportuno fare chiarezza e sottolineare la gravità della questione, poiché le nomine riguardano una commissione che gestisce fondi pubblici destinati alla produzione cinematografica italiana, un fondo cruciale per orientare il futuro del settore;

   oltre al decreto sulla commissione ci sarebbero state alcune nomine, nel corso del dicastero di Sangiuliano, che confermano un modo di fare politica, come l'ormai noto caso della dirigente d'orchestra Beatrice Venezi, nominata consulente per la musica con una retribuzione annua di 30 mila euro, alla quale sarebbe stato affidato, sempre dal ministero della cultura di cui è, appunto, consulente, anche l'incarico, retribuito, di dirigere a Pompei il concerta che si terrà in occasione del G7 della Cultura;

   ad avviso dell'interrogante i primi due anni di governo dell'Esecutivo non hanno fatto altro che penalizzare un settore industriale strategico per il nostro Paese, con importanti effetti moltiplicativi sull'economia e l'occupazione, che stanno allontanando importanti investimenti esteri, con gravi ripercussioni economiche e occupazionali;

   il recente decreto del riparto del fondo cinema, firmato il 14 maggio 2024, ha confermato un taglio del tax credit cinema di circa 130 milioni di euro e la riduzione di 20 milioni di euro anche i contributi automatici e aumentati i contributi selettivi e un taglio netto alla produzione cinematografica e audiovisiva e un aumento della politicizzazione delle scelte di finanziamento con un intervento che raddoppia i fondi per i progetti speciali, quelli che può, appunto, autorizzare direttamente il dicastero –:

   se il Ministro interrogato non intenda fare chiarezza manche riconsiderando il decreto di nomina della commissione firmato, con immotivata urgenza, dal Ministro Sangiuliano per l'assegnazione dei fondi cinema e – altresì – quali iniziative intenda adottare al fine di garantire la massima trasparenza nell'assegnazione dei contributi statali.
(5-02773)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la legge 14 novembre 2016, n. 220 recante «Disciplina del cinema e dell'audiovisivo» prevede all'articolo 26, comma 2, che i contributi selettivi per la scrittura, lo sviluppo, la produzione e la distribuzione nazionale ed internazionale di opere cinematografiche e audiovisive, siano attribuiti, in relazione alla qualità artistica o al valore culturale dell'opera o del progetto da realizzare, in base alla valutazione di una commissione composta da esperti nominati dal Ministro interrogato tra personalità di comprovata qualificazione professionale nel settore;

   da metà marzo 2024 è cessata dalle sue funzioni la commissione di esperti nominata il 14 marzo 2022 dal precedente Governo;

   la legge di bilancio 2024 ha assegnato al Ministro interrogato una delega per riformare la struttura e l'organizzazione di questo organismo, destinato ad essere strutturato in due commissioni, una focalizzata sulla «produzione» ed una sulla «promozione»;

   a distanza di diversi mesi dalla scadenza della precedente, il Ministro della cultura non ha ancora provveduto a nominare le due nuove commissioni di esperti. Ma non solo: non ha neppure reso noto come verranno scelti, a seguito di pubblico avviso per la presentazione delle candidature, come avvenuto in passato, oppure con logica totalmente discrezionale;

   è importante che le future commissioni siano formate da professionisti qualificati, caratterizzati da diversi percorsi intellettuali ed adeguata esperienza e che i componenti siano scelti con un criterio di ampio pluralismo culturale-ideologico, attraverso una procedura selettiva trasparente di valutazione comparativa dei curricula;

   il timore secondo l'interrogante è che si approfitti del calo di attenzione dovuto alle ferie di agosto per nominare in sordina le commissioni di esperti senza dover tener conto del livello di competenza e di imparzialità delle persone indicate –:

   se e quando abbia intenzione di adottare un pubblico avviso per la presentazione delle candidature degli esperti che dovranno selezionare i progetti e la concessione di contributi selettivi al settore cinematografico ed audiovisivo.
(4-03328)


   SCOTTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 16 agosto 2024, come apparso su tutti i quotidiani locali a nazionali, Madonna ha festeggiato il suo 66 esimo compleanno all'interno degli scavi archeologici di Pompei;

   prima dell'evento ci sono state parecchie polemiche in merito ad una presunta festa privata con oltre 500 invitati all'interno del parco archeologico;

   a tali polemiche aveva risposto il prefetto di Napoli, specificando che nessuna festa si sarebbe svolta tra le rovine dell'antica città di Pompei, ma «solamente»: «una visita del tutto privata, con elementi di curiosità culturale, dove credo che ci sarà anche un incontro con il direttore all'interno del parco»;

   anche in merito alla cena, con tanto di foto pubblicate dai quotidiani nazionali, il prefetto aveva dichiarato: «Nulla di tutto questo c'è soltanto un evento culturale all'interno del parco»;

   da quanto si apprende, invece, pare esserci stata all'interno del parco archeologico una vera e propria festa privata, con una macchina organizzativa non indifferente;

   già dal mattino del 16 agosto 2024 era stata tirata a lucido la Casa del Menandro, così come era accaduto la notte prima per la Casa dei Ceii;

   nel mezzo sono comparse alcune casse e faretti. Il tutto a un centinaio di metri dal luogo indicato sin dall'inizio per la festa, il Teatro Grande, quel giorno interdetto ai visitatori. Proprio in quella zona sono comparsi una macchina per il fumo, altri fari e tutto il necessario per un buffet;

   quel che è emerso è il prezzo pagato dalla cantante per ottenere per sé gli scavi e poter festeggiare come nessuno ha mai potuto finora: pare che Madonna abbia pagato circa 250 mila euro;

   alla fine sono stati i vertici del Parco archeologico a chiarire che Madonna, tramite la sua fondazione, ha finanziato un progetto che coinvolge ragazzi del posto per 250 mila euro;

   la nota stampa apparsa sul sito del Parco il 12 agosto 2024 recitava: «In merito alle voci che circolano sulla stampa di questi giorni circa un “mega-party” di una celebrità internazionale con 500 ospiti negli scavi di Pompei, nonché su un canone presunto di 30 mila euro per il teatro grande, il Parco Archeologico precisa che si tratta di notizie prive di fondamento.» –:

   quale sia la verità sui fatti narrati dalle agenzie di stampa in merito al numero degli invitati, al tipo di festa che si è svolta all'interno di uno dei parchi archeologici più famoso al mondo: quali siano stati i termini dell'accordo che hanno permesso a Madonna l'uso esclusivo di un bene pubblico così importante e come ritenga di agire in merito a future richieste che potrebbero, alla luce di questo precedente, legittimamente pervenire da chiunque voglia utilizzare gli scavi di Pompei per un evento privato.
(4-03331)


   ZANELLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 luglio 2024 il consiglio comunale di Venezia ha approvato, a maggioranza, la variante al Piano di recupero dell'ex ospedale Umberto I di Mestre, nel cui ambito l'amministrazione acquisirà al patrimonio comunale gli storici padiglioni (risalenti agli anni tra il 1906 e il 1935) «De Zottis», «Cecchini» ed ex «Direzione Sanitaria»;

   tuttavia l'amministrazione, nel quadro di un accordo con la società privata che interverrà nell'area con investimenti finalizzati alla sua valorizzazione immobiliare e commerciale, ha intenzione di demolire lo storico padiglione «De Zottis» per realizzare un parcheggio a raso, sulle rive del fiume Marzenego;

   tale padiglione, inaugurato nel 1935, è una delle – purtroppo non molte – testimonianze della città di Mestre storica, stravolta o cancellata, a partire dal secondo dopoguerra, da anni di speculazione edilizia e di insensate politiche urbanistiche;

   la città reclama da tempo il recupero di ogni segno e di ogni edificio che ne restituiscano la profondità dell'esperienza storica;

   l'edificio in questione, per quanto da tempo colpevolmente lasciato in abbandono, è del tutto recuperabile a usi civici, come da anni la città richiede, collocato com'è nel cuore di Mestre, anzi nella sua parte originaria più antica;

   il padiglione De Zottis, come gli altri edifici per fortuna non destinati alla demolizione, è importante dal punto di vista storico, non solo perché individuato come bene culturale dall'articolo 10 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ma anche dalla stessa pianificazione comunale (dichiarato come «Invariante» dal vigente Piano di assetto del territorio) –:

   se e come ritenga intervenire urgentemente, per quanto di competenza, anche attraverso la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Venezia, affinché si provveda a tutelare il prezioso bene storico in oggetto, evitandone la demolizione, agendo tempestivamente, prima dunque che il comune di Venezia proceda in quella che a giudizio dell'interrogante è una sconsiderata e distruttiva decisione, rispondendo così alle attese di una città che ha visto troppe volte cancellati i segni della sua storia.
(4-03337)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso da organi di stampa, durante i lavori di installazione delle linee elettriche di e-distribuzione della città vecchia di Taranto è stato rinvenuto un sepolcreto di età medievale nei pressi della cripta della cattedrale di San Cataldo;

   a fronte di tale scoperta, parrebbe che la Soprintendenza abbia disposto la copertura degli scavi in luogo dell'effettuazione di ulteriori indagini archeologiche;

   se ulteriormente indagata, la scoperta potrebbe contribuire alla comprensione dell'antica configurazione della cattedrale, la cui storia, come noto, attraversa più di dieci secoli;

   sempre da quanto appreso dagli organi di stampa, una delle ragioni addotte dalla Soprintendenza per non proseguire negli scavi è la mancanza di fondi sufficienti –:

   se possa confermare o smentire quanto riportato in premessa;

   se non ritenga opportuno, in termini storici e scientifici, nonché per le eventuali ricadute turistiche, assicurare le risorse necessarie per la prosecuzione dello scavo.
(4-03346)


   BONIFAZI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° febbraio 2024, il Ministero della cultura, tramite il proprio sito istituzionale, ha comunicato la nomina di Fabio Tagliaferri come nuovo presidente e amministratore delegato di Ales-Arte lavoro e Servizi s.p.a., società in house del Ministero della cultura;

   Ales-Arte lavoro e servizi s.p.a., ha il compito di supportare le attività del Ministero della cultura nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale, operando tramite l'affidamento diretto di commesse da parte del Ministero ed erogando servizi presso circa 150 sedi del ministero, con l'impiego di oltre 1110 dipendenti: tra i servizi forniti da Ales s.p.a., inoltre, vi è la gestione delle biglietterie di siti archeologici di assoluta importanza;

   la nomina di Fabio Tagliaferri come presidente di Ales s.p.a. suscita ad avviso dell'interrogante diverse perplessità, in quanto il curriculum dello stesso risulta privo di qualsiasi requisito ed esperienza professionali in ambito culturale e amministrativo, come sarebbe d'obbligo per i vertici di una partecipata tanto fondamentale quanto altamente professionalizzata come Ales s.p.a.: oltre che socio ancora oggi di una concessionaria di auto, infatti, la principale esperienza professionale di Tagliaferri è stata quella di assessore comunale, a Frosinone, per Fratelli d'Italia, ponendo quindi dubbi se la suddetta nomina sia avvenuta per meriti curricolari – sebbene, con ogni evidenza, non risulta un passato professionale consono al tale nomina – o esclusivamente per una vicinanza politica con l'attuale maggioranza di governo;

   organi di stampa riportano, infatti, come Fabio Tagliaferri abbia un'amicizia consolidata con Arianna Meloni, sorella della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e segretaria del partito di governo, come testimoniano anche diversi post di sostegno e apprezzamento pubblicati sui profili social dello stesso Tagliaferri;

   appare quindi di assoluta importanza verificare che, anche alla luce di tale vicinanza, non sia stato messo in atto un modus operandi di assegnazione di nomine e di incarichi avvenute esclusivamente sulla base dei rapporti di appartenenza politica, personali e amicali, senza invece tener conto dei requisiti professionali necessari per l'assunzione di importanti incarichi statali;

   il quadro delineato impone inoltre, sempre a giudizio dell'interrogante, di conoscere i nominativi delle persone che hanno ricevuto incarichi da Tagliaferri come presidente di Ales, affinché si possa verificare che non sia in atto una serie di nomine all'interno delle partecipate compiute con l'esclusivo criterio dei rapporti personali e politici –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire il numero di persone e i nomi delle persone assunte o, a qualsiasi titolo, incaricate da Fabio Tagliaferri come presidente di Ales s.p.a., affinché si possa accertare che non sia in atto un modus operandi di assegnazione nomine all'interno delle partecipate italiane basate esclusivamente sui rapporti di appartenenza politica e personali;

   se il Ministro interrogato non intenda fornire le indicazioni di quali aziende, dal mese di settembre 2022 a oggi, abbiano ricevuto incarichi e appalti da parte di Ales, al fine di verificare che tali procedure siano avvenute sulla base dell'esclusivo merito oggettivo e non per ragioni di carattere personale.
(4-03347)


   ORFINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Maxxi è il primo museo nazionale dedicato alla creatività contemporanea: esso produce e ospita mostre di arte, architettura, design e fotografia, ma anche progetti di moda, cinema, musica, performance di teatro e danza, letture e incontri con artisti, architetti e protagonisti del nostro tempo;

   sede del Maxxi e la grande opera architettonica progettata da Zaha Hadid nel quartiere Flaminio di Roma, gestito da una Fondazione costituita nel luglio 2009, negli ultimi due anni presieduta, fino alla recente nomina, dal Ministro della cultura attualmente in carica;

   il 4 giugno 2024, dai dati forniti dalla stampa quotidiana, sembrerebbe essere stato approvato il bilancio per l'anno 2023 della Fondazione Maxxi e i dati riportati registrano un crollo dei proventi da biglietteria del 30 per cento, da 2 milioni e 586 mila euro del 2022 a 1 milione e 972 mila euro del 2023; inoltre, calano i ricavi e i proventi diversi da 3 milioni e 950 mila euro a 2 milioni e 487 mila euro; inoltre, viene riportato, un crollo del 44 per cento delle sponsorizzazioni;

   come riportato sempre dalla stampa, a fronte di tali diminuzioni i costi del personale risulterebbero, invece, incrementati, per effetto di otto assunzioni a tempo indeterminato, facendo aumentare salari e stipendi da 1 milione e 699 mila euro del 2022 a 2 milioni e 197 mila euro del 2023;

   nonostante tale andamento negativo, il bilancio della Fondazione Maxxi sarebbe stato chiuso con un utile di 6 mila e 700 euro;

   tale dato sembrerebbe raggiunto, in parte a seguito della riduzione dei costi ma soprattutto dall'aumento dei contributi di gestione, saliti da 13 milioni e 144 mila a 13 milioni e 767 mila euro;

   dalle indiscrezioni di stampa sembrerebbe non essere stato ancora ufficialmente colmato il nodo della reggenza; Raffaella Docimo, componente anziano del consiglio della Fondazione Maxxi, sarebbe quasi sicuramente intenzionata, da quanto dichiarato dalla stampa, a rinunciare all'incarico di reggente, fino alla nomina di un nuovo presidente –:

   se il Ministro interrogato, confermati i dati riportati circa l'ultimo bilancio per l'anno 2023 della Fondazione Maxxi, non intenda assumere iniziative di competenza al fine di avviare azioni volte ad incrementare i proventi da biglietteria e i ricavi delle sponsorizzazioni; altresì, se non intenda intervenire, per quanto di competenza, al fine di evitare la paralisi gestionale della Fondazione con nuovi danni sia al regolare svolgimento della funzione istituzionale che all'andamento economico, e garantire il ripristino della regolare funzionalità degli organi sociali.
(4-03370)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CERRETO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   atti del comune casertano di Falciano del Massico rilevano numerose irregolarità contabili-amministrative, denunciate: distrazione di fondi, mancato ristoro per la raccolta differenziata, omissione di ogni attività di riscossione, debiti fuori bilancio;

   nel «Parere del Revisore Unico su riaccertamento ordinario dei residui Esercizio 2022», si dichiara che i fondi vincolati per opere pubbliche ammontano a 131.732,07 euro mentre, per quanto consta all'interrogante, nel 2015 furono stanziati per il completamento della «Casa albergo per anziani» dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 3.576.876,00 euro, spendendone solo 659.000,00 euro. Scomparsi 2.900.900,00 euro che dovrebbero trovarsi nei «Vincoli derivanti da trasferimenti» nella tabella «Composizione del risultato di amministrazione» del predetto parere;

   nella Green Area, operativa dal novembre 2021, per ogni bottiglia regolarmente smaltita nel contenitore dedicato il cittadino avrebbe accumulato punti convertibili in denaro per acquisti in esercizi commerciali, ma i cittadini diligenti che hanno raccolto e depositato regolarmente le bottiglie non hanno ricevuto dall'amministrazione comunale alcunché, ed è ignoto l'ammontare dell'incasso per la loro rivendita perché nulla è iscritto nel bilancio comunale;

   dalla «Relazione dell'organo di revisione anno 2022» emerge che il comune disponeva alla fine del 2021 di 3.258.201,01 euro di crediti di dubbia esigibilità, per canone acqua, depurazione, consumi idrici, TARI e IMU: sarebbero stati emessi i ruoli per tali tributi ma non sarebbe stata effettuata la successiva riscossione, prevista dai commi 161 e 163 della legge n. 296 del 2006, replicando quanto già avvenuto nel quinquennio 2013/2017, con danni per le casse dell'Ente e il probabile dissesto evincibile dall'anticipazione di cassa di circa 2.000.000,00 euro, somma elevatissima per un piccolo comune di 3.300 abitanti, unitamente all'utilizzo di fondi destinati alla spesa corrente conseguente alle mancate riscossioni dei tributi;

   il 30 dicembre 2020 il consiglio comunale approvò un debito fuori bilancio di 306.575,67 euro, con atti completamente irregolari, senza documentazione, per il pignoramento effettuato dalla Banca Farmafactoring. Come riportato negli esposti del consigliere Cestrone, gli amministratori erano a conoscenza del debito irregolare ma lo occultarono, approvandolo nella seduta consiliare del 24 novembre 2020, assieme alla «Verifica e salvaguardia degli equilibri di bilancio 2020-2022», e altri debiti fuori bilancio posti all'ordine del giorno. L'ordinamento giuridico pretendeva il suo riconoscimento entro e non oltre il 30 novembre 2020;

   la Corbo Gruop SpA con determinazione n. 95 del 3 dicembre 2015 si aggiudicava a giudizio dell'interrogante illegittimamente i lavori di ristrutturazione e completamento del fabbricato «Casa albergo per anziani»; pur essendo a conoscenza di indagini in corso e della possibilità di essere attinta da interdittiva antimafia, poi avvenuta. Quindi costituiva una «società di scopo» denominata «Falciano anziani s.r.l.» con capitale di soli 3.000 euro, con fideiussione maltese di dubbia liceità, senza dipendenti, una sede fittizia in Via Falerno 9 a Falciano del Massico con contratto di comodato d'uso e un canone di 100,00 euro mensili versati da un consigliere comunale ignoto, incassando in anticipazione 659.000,00 euro, dei quali rientrati al comune solo 481.356,18 euro di + 59.895,73 euro di Iva;

   sono sospette anche le somme non incassate negli ultimi 5 anni a titolo di ristoro per il riciclo dei rifiuti ex articoli 4 e 13 del capitolato di appalto vigente ma fatte proprie dalla società di raccolta dei rifiuti senza transitare per il bilancio dell'Ente, rimanendo sconosciuti gli eventuali servizi forniti per la mancanza di contratti suppletivi relativi al servizio raccolta rifiuti –:

   se i gravi fatti in premessa corrispondano al vero e nell'eventualità positiva, quali iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, intendano assumere per verificare le criticità esposte in premessa in relazione alla gestione amministrativa e finanziaria dell'Ente del comune di Falciano del Massico.
(4-03359)


   SANTILLO e FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in risposta all'interrogazione 5-01625 del 13 novembre 2023, l'Agenzia delle entrate ha fornito una esaustiva tabella relativa all'utilizzo dei crediti d'imposta edilizi dall'ottobre 2020 al 14 novembre 2023, dando evidenza anche del residuo di crediti da utilizzare rispetto ai crediti maturati;

   in risposta a successive interrogazioni presentate nel corso dell'anno 2024 (si veda interrogazione 3-01011 dello scorso 21 marzo, presentata al Senato dal senatore Mario Turco), il Ministero dell'economia e delle finanze ha evidenziato che «per quanto riguarda la questione dei cosiddetti crediti incagliati, le quote di crediti riferibili alle annualità scadute indicano che la perdita è molto contenuta e definita da Eurostat come trascurabile ai fini della classificazione statistica»;

   il Ministero ha altresì precisato che la predetta quota di crediti non utilizzati «potrebbe essere riconducibile al fenomeno delle frodi e dei crediti illegittimi»;

   in buona sostanza, anche alla luce di quanto contenuto nella nota predisposta da Eurostat dello scorso 4 luglio 2024, i crediti d'imposta risulterebbero quasi interamente compensati, fatta eccezione per una quota da considerarsi «trascurabile» alla luce e ai fini della classificazione ai fini del bilancio pubblico;

   è necessario acquisire un aggiornamento in merito ai dati relativi ai crediti d'imposta edilizi –:

   in aggiornamento dei dati di cui alla tabella allegata alla risposta del 14 novembre 2023 richiamata in premessa, quale sia, ad oggi, per ciascuna tipologia di bonus e distinguendo il dato per anno di maturazione, l'ammontare complessivo dei crediti d'imposta compensati rispetto al totale dei crediti maturati nonché l'ammontare dei crediti d'imposta da considerarsi scaduti, che non possono essere più utilizzati in compensazione o essere ceduti a terzi.
(4-03366)


   STEFANAZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Enav S.p.A. è un'azienda pubblica italiana sotto forma di società per azioni, che opera come fornitore in esclusiva di servizi alla navigazione aerea civile nello spazio aereo di competenza italiana;

   la società è controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze (53,37 per cento del capitale sociale) ed è sottoposta alla vigilanza dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   da luglio 2016 è inoltre quotata nell'indice FTSE Italia Mid Cap della Borsa di Milano;

   secondo quanto si apprende da organi di stampa, il Governo sarebbe in procinto di cedere parte delle quote pubbliche nell'ambito del piano di privatizzazioni elaborato dal Governo;

   ipoteticamente, la cessione del 20 per cento delle azioni, agli attuali prezzi di mercato, frutterebbe non più di 400 milioni di euro;

   a fronte di cifre tanto irrisorie, i rischi di perdere il controllo pubblico su un ente per molti versi strategico sarebbero incalcolabili, soprattutto sotto il profilo della sicurezza;

   per di più, in seguito alla quotazione in borsa di Enav S.p.A., la gestione dell'ente ha virato sempre più verso la necessità di garantire dividendi agli azionisti piuttosto che rispondere alle esigenze di investimento in risorse umane e tecnologiche utili al miglioramento dei servizi –:

   se corrispondano al vero le notizie relative a un eventuale cessione di quote pubbliche di Enav S.p.A. nell'ambito del piano di privatizzazioni disposto dal Governo.
(4-03369)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRARI, GHIO, FORATTINI, BRAGA, SCHLEIN, BONAFÈ, BOLDRINI, DI BIASE, QUARTAPELLE PROCOPIO, MARINO, MALAVASI, IACONO, GRIBAUDO, MANZI, SERRACCHIANI, PRESTIPINO, ROGGIANI, EVI, GUERRA, BAKKALI, SCARPA, MADIA e ROMEO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   continua la strage di donne uccise dalla violenza maschile quasi ogni giorno nel nostro Paese; è assolutamente necessario ed urgente che le donne che subiscono violenza e che provano a uscire da questa drammatica situazione spesso con i loro figli trovino sempre al loro fianco lo Stato;

   l'articolo 3, comma 1, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 dicembre 2020, ha introdotto un contributo denominato «reddito di libertà», destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l'autonomia;

   la legge di bilancio per il 2024, legge del 30 dicembre 2023, n. 213, con l'articolo 1, comma 187, al fine di incrementare la misura del reddito di libertà introdotto ai sensi dell'articolo 105-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, per garantire l'effettiva indipendenza economica e l'emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà, ha incrementato di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 e di 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027 il Fondo di cui all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;

   la norma che stanzia maggiori risorse per il reddito di libertà è riconducibile all'approvazione di un emendamento delle opposizioni alla medesima legge di bilancio per il 2024 che ha stanziato 40 milioni di euro complessivi per il contrasto alla violenza contro le donne;

   questi i criteri di riparto stabiliti: formazione degli operatori e operatrici della giustizia, reddito di libertà, rete dei centri antiviolenza, progetti rivolti a uomini maltrattanti, decontribuzione in caso di assunzione di donne che hanno subito violenza, realizzazione di nuove case rifugio;

   nel complesso di tratta di misure volte a rafforzare le politiche di prevenzione e contrasto della violenza e il sostegno ai percorsi delle donne di fuoriuscita dalla violenza;

   ad oggi, però, non risulta ancora adottato il decreto di riparto e conseguente assegnazione delle risorse all'Inps destinate al cosiddetto «reddito di libertà»;

   dai dati contenuti nel report presentato da Inps, dall'avvio della misura e fino al 31 maggio 2024 si evince come su 6.489 domande presentate agli sportelli comunali dalle donne vittime di violenza, solo 2.772 richieste siano state evase e abbiano quindi ricevuto il sostegno economico, mentre al 31 maggio 2024 sono 3.026 le donne vittime di violenza che hanno chiesto la misura di sostegno economico ma non hanno ancora ricevuto risposta –:

   se i Ministri interrogati non ritengano urgente adottare il decreto di riparto di cui in premessa, al fine di dare sostanza e sostegno ad una misura fondamentale per la difesa delle donne dalla violenza, nonché se non ritenga altrettanto urgente ed opportuno fornire ogni utile elemento in merito alla esatta destinazione dei fondi stanziati rispetto agli obiettivi citati in premessa.
(5-02748)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno delle violenze domestiche, sia fisiche sia psicologiche, a danno di donne e minorenni rappresenta un'emergenza di particolare gravità che non sembra destinata a diminuire;

   per far fronte a questa problematica sociale ad aprile 2013 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra Anci e l'associazione Di.re (Donne in rete contro la violenza), cui ha fatto seguito in data 20 marzo 2014 la presentazione delle linee guida per l'intervento e la costruzione di rete tra i servizi sociali dei comuni e i centri antiviolenza, prevedendo la possibilità di allontanare donne e minori dal nucleo familiare ospitandole presso appositi rifugi;

   nella proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prevenzione e lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica dell'8 marzo 2022 viene evidenziato che «fra le situazioni che richiedono particolari attenzioni si include (...) il possibile rischio che i figli e gli animali da compagnia siano utilizzati per esercitare un controllo sulla vittima», infatti «gli animali sono spesso utilizzati come leva nell'esercizio del potere da parte dell'autore del reato»;

   i minorenni devono essere protetti dall'esposizione alla violenza sugli animali, come espresso anche nella Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, in quanto vi è ampia letteratura scientifica nazionale ed internazionale che dimostra una stretta correlazione tra il maltrattamento e/o l'uccisione di animali e la violenza interpersonale, ogni altra condotta deviante e/o criminale, correlazione denominata Link, ed anche l'esposizione ad essa può causare comportamenti devianti e/o disturbi comportamentali nel minorenne;

   a oggi i rifugi in Italia non consentono l'ingresso con animali al seguito e, non essendo opportuno forzare i protocolli dei rifugi stessi, sarebbe invece fondamentale la creazione di una nuova tipologia di casa rifugio con animali al seguito, in aggiunta e non in sostituzione dei rifugi esistenti;

   in moltissimi casi, infatti, le donne vittime di violenza in un contesto domestico in cui è presente un animale scelgono di non allontanarsi da tale contesto, e quindi di non entrare in un programma di protezione, pur di non lasciare l'animale alla custodia di terzi o alla mercé del maltrattante;

   nel 2021 è nata a Cento (Ferrara) la «Casa dei buoni», un rifugio gestito dall'associazione Volunteers VS Violence, che permette l'accoglienza di animali al seguito delle persone ospitate all'interno del percorso di protezione, rendendo la struttura il primo rifugio «Link» d'Italia e d'Europa;

   il progetto si trova all'interno di un edificio pubblico messo a disposizione dal comune e può ospitare un solo nucleo familiare, composto da donne, minori e animali;

   diverse richieste di accoglienza arrivano da tutto il territorio nazionale, dimostrando la fondamentale importanza di questa tipologia di rifugi, richieste che purtroppo vengono declinate per mancanza di spazi;

   a oggi non è noto se al termine del 2024 il comune di Cento rinnoverà la Convenzione per la «Casa dei buoni» consentendo alla stessa la prosecuzione della propria attività;

   le case rifugio Link hanno un impatto positivo nelle vittime di violenza domestica, pertanto è assolutamente necessario consolidare la rete territoriale per la prevenzione e il contrasto dei reati di violenza/maltrattamento contro donne, minori e animali, dando la possibilità alle persone abusate una reale opportunità di allontanamento dal contesto violento –:

   se i Ministri interrogati intendano promuovere con Anci un protocollo d'intesa finalizzato a diffondere l'esperienza delle case rifugio Link per donne e minori vittime di violenza domestica con animali al seguito, in modo capillare sul territorio nazionale, anche mediante lo stanziamento di fondi per la loro realizzazione, fornendo supporto ai comuni.
(4-03361)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   a seguito di una serata trascorsa in un pub di Trastevere in data 29 gennaio 2023, i due noti volti del giornalismo italiano Nello Torchia e Sara Giudice, lui scrittore per il quotidiano Domani, lei reporter della trasmissione Piazza Pulita su La7, sono stati denunciati da una collega, rimasta in loro compagnia, per il reato di violenza sessuale di gruppo con l'aggravante di somministrazione di droga o alcol;

   la presunta vittima, infatti, ha raccontato che poco prima di lasciare il locale avrebbe ricevuto delle effusioni dalla collega Sara Giudice e bevuto un ultimo bicchiere di whisky, contenente presumibilmente la cosiddetta droga dello stupro. Una volta saliti sul taxi, inoltre, la denunciante ha dichiarato di aver subito delle vere e proprie molestie sessuali dalla coppia, ma alla fine di essere riuscita a tornare a casa, nonostante i due l'avessero invitata più volte a salire nella loro abitazione;

   le analisi delle urine effettuate dalla presunta vittima il giorno successivo hanno confermato la presenza di Ghb, la droga dello stupro, ma le successive contro-analisi effettuate della procura, invece, hanno negato la presenza di droga. Per tali ragioni, i legali della denunciante hanno richiesto l'esecuzione di un nuovo test, con l'analisi del capello, senza però ottenerlo;

   a distanza di più di un anno dall'accaduto, si apprende oggi che la procura della Repubblica di Roma ha deciso di non esercitare l'azione penale e per questo ha chiesto l'archiviazione nei confronti dei giornalisti Trocchia e Giudice, i quali non si sarebbero resi conto che la collega non fosse nelle condizioni psicofisiche di accordare il proprio consenso con chiarezza, senza però compiere alcun reato;

   nel corso dei mesi antecedenti la decisione di formulare richiesta di archiviazione del reato, tuttavia, secondo quanto sostenuto dalla presunta vittima, la p.m. Barbara Trotta si sarebbe limitata ad ascoltare solamente diversi testimoni, tra cui il taxista e uno dei partecipanti alla festa, ma mai la diretta interessata, violando, di conseguenza, quanto disposto dal comma 1-ter dell'articolo 362 del codice di procedura penale;

   grazie all'introduzione della legge 19 luglio 2019, n. 69 (nota come «Codice Rosso»), infatti, ove si proceda per reati di violenza e a carattere sessuale, ai sensi del comma 1-ter dell'articolo 362 del codice di procedura penale, il p.m. deve necessariamente assumere informazioni dalla persona offesa e da chi ha presentato denuncia, querela o istanza entro il termine di 3 giorni dall'iscrizione della notizia di reato, salvo che sussistano imprescindibili esigenze di tutela di minori o della riservatezza delle indagini, anche nell'interesse della persona offesa;

   per tali ragioni, la denunciante ha scelto di presentare opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dal p.m., contestando sia il mancato ricorso alle regole del «Codice Rosso» durante le indagini, sia il diniego di un nuovo test per stabilire se fosse stata davvero drogata o meno;

   nell'udienza fissata nel mese di dicembre 2024, il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere se dare seguito alla richiesta di archiviazione del p.m. o se assecondare l'opposizione della denunciante –:

   se il Ministro interpellato intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative, anche di carattere ispettivo, in ordine alla corretta applicazione della normativa di cui al comma 1-ter dell'articolo 362 del codice di procedura penale e quali iniziative intenda adottare nei casi di mancata applicazione della stessa.
(2-00428) «Varchi, Montaruli, Lancellotta».

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIAGONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   oggi, 1.600 direttori del Ministero della giustizia appartengono all'Area III dei servizi amministrativi e contabili, anche se le loro mansioni richiedono una preparazione e responsabilità superiori a quella dei «semplici» funzionari;

   nella bozza del Ministero della giustizia del 25 luglio 2024 sarebbe ipotizzato l'accorpamento di queste figure professionali nell'Area dei funzionari amministrativi e contabili;

   ai sensi del Contratto collettivo nazionale del lavoro Comparto funzioni centrali, per l'accesso all'Area elevate professionalità è indispensabile la laurea magistrale, requisito di cui tutti i direttori attualmente in servizio sono in possesso (per l'accesso all'Area funzionari è sufficiente la laurea triennale);

   la figura del direttore è un'indispensabile figura cardine, di «cuscinetto» tra i vertici dell'ufficio e il restante personale;

   l'eventuale «demansionamento» degli attuali direttori, dal primo ottobre 2024, causerebbe una voragine nell'organizzazione e nel coordinamento dei servizi, compresi quelli relativi alla gestione di obiettivi e risorse del PNRR, che ricadrebbero nell'esclusiva disponibilità e responsabilità dei vertici –:

   se, nell'ottica di una naturale evoluzione del loro percorso, intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a inquadrare i 1.600 direttori del Ministero della giustizia (attualmente in servizio), nell'Area IV delle «Elevate professionalità», famiglia dei direttori, salvaguardando le mansioni da loro espletate sinora – ai sensi del decreto ministeriale giustizia del 9 novembre 2017 –, pur essendo inquadrati in una categoria inferiore rispetto a quella del loro ruolo effettivo.
(4-03339)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i direttori della giustizia sono figure professionali con un elevato grado di conoscenza teorico pratica in campo amministrativo, giudiziario ed organizzativo e svolgono attività di contenuto tecnico, gestionale, specialistico e di programmazione, nonché di direzione e controllo di unità organiche, con assunzione diretta di responsabilità di risultati;

   il Contratto collettivo nazionale integrativo (Ccni) del 29 luglio 2010, stipulato tra il Ministero della giustizia e le organizzazioni sindacali inquadra la figura di direttore tra il personale non dirigenziale del Ministero della giustizia, rendendo questo profilo parte dell'area III, ovverosia «Servizi amministrativo contabili di Organizzazione dell'Area Funzionari»;

   il decreto ministeriale del 9 novembre 2017 ha rimodulato diversi profili del personale non dirigenziale dell'Amministrazione giudiziaria, incluso quello del direttore, affidandogli ulteriori responsabilità quali: «funzioni vicarie del dirigente» «formazione del personale» «direzione e/o il coordinamento degli uffici di cancelleria» «autonomia e responsabilità nell'ambito di direttive generali»;

   la rimodulazione del profilo ha evidenziato come questa figura abbia assunto caratteristiche sempre più responsabilizzanti e pertanto non in linea con l'inquadramento nell'area III del Contratto collettivo nazionale integrativo funzionari ma molto più simili a quelle dell'area IV «Elevate professionalità» parte del Contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl) comparto funzioni centrali;

   le figure che ricoprono questo ruolo sono già tutte in possesso di laurea magistrale quinquennale, come richiesto dall'inquadramento nell'area IV, proprio per l'alta conoscenza specialistica richiesta dalla posizione;

   dal 2017 ad oggi sono state numerose le proteste sollevate della categoria in merito all'ingiusto inquadramento professionale;

   come appreso dalla bozza «Ordinamento Professionale del personale non dirigenziale dell'Amministrazione giudiziaria», datata 25 luglio 2024, l'attuale volontà del Ministro interrogato sarebbe la soppressione della figura professionale del direttore, facendola confluire nel personale contabile, senza alcuna salvaguardia delle mansioni previste dal suddetto decreto ministeriale;

   ad oggi sono circa 1.600 i funzionari che ricoprono questo ruolo professionale e che si ritroverebbero a svolgere una mansione depotenziata non in linea con la propria professionalità;

   la notizia ha scatenato il malcontento della categoria, portando alla creazione di un coordinamento nazionale direttori giustizia nonché all'indizione di uno sciopero e una manifestazione davanti al Ministero in data 10 settembre 2024;

   è evidente che il direttore della giustizia ricopre una funzione di responsabilità, organizzazione e coordinamento fondamentale all'interno dell'amministrazione giudiziaria, è pertanto impensabile la sua soppressione e si rende necessario il corretto inquadramento per riconoscere le giuste opportunità di progressione professionale nonché un compenso economico adeguato –:

   se il Ministro interrogato intenda riconoscere alla figura dei direttori della giustizia il giusto inquadramento professionale nell'area IV «Elevate professionalità» del Contratto collettivo nazionale del lavoro comparto funzioni centrali e se intenda quantificare lo stanziamento finanziario necessario per il giusto conseguente adeguamento del loro compenso economico.
(4-03345)


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, SCARPA e LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Joussef Moktar Loka Baron, un ragazzo di appena 18 anni di origini egiziane, è morto carbonizzato nella cella della casa circondariale di Milano San Vittore che condivideva con un altro ristretto, dove era detenuto dal luglio 2024 in attesa di giudizio per una rapina;

   per il giovane il Tribunale dei Minorenni di Milano aveva disposto il ricovero presso una comunità terapeutica, sottolineando «la necessità di cura in un contesto altamente protetto»;

   prima dell'arresto da maggiorenne Joussef Barson era stato assolto due volte per altrettante rapine dal Tribunale dei Minorenni per «vizio totale di mente»;

   la Procura, che ha aperto un'inchiesta, non esclude che il rogo possa anche essere stato appiccato in un atto di protesta poi degenerato in tragedia; il rogo si è sviluppato intorno alla mezzanotte; gli agenti della polizia penitenziaria sono riusciti a mettere in salvo il compagno di cella della vittima che ha riportato solo una lieve intossicazione, mentre non c'è stato nulla da fare per il ragazzo rimasto intrappolato nelle fiamme;

   Joussef Moktar Loka Baron era detenuto da poco più di un mese; la perizia psichiatrica lo avrebbe ritenuto incapace di intendere e volere, incompatibile con la detenzione in carcere, e per questo sottoposto a misura di sicurezza della comunità terapeutica, poiché i giudici che avevano disposto l'applicazione della misura di sicurezza lo ritenevano «socialmente pericoloso»;

   si tratta di una ragazzo con un passato difficilissimo: «15 anni era finito in un campo di concentramento in Libia, esposto continuamente alla violenza», ha detto l'avvocato che lo ha assistito nei primi due processi, quando ancora era minorenne che prosegue: «era arrivato in Italia su un barcone con mani e piedi legati. Un'esperienza di cui lui non riusciva nemmeno a parlare», mentre l'avvocato che difendeva il 18enne aveva richiesto una perizia psichiatrica con la formula dell'incidente probatorio; la struttura carceraria aveva già ricevuto tutta la documentazione sul ragazzo e sulla sua evidente incompatibilità con la detenzione;

   in merito quanto accaduto al San Vittore sono intervenuti anche l'Ordine degli avvocati e la Camera penale milanesi, e l'associazione Antigone ha chiesto che venga istituita una commissione parlamentare d'inchiesta, osservando come la «morte drammatica» del 18enne testimoni dello stato di profonda crisi in cui versa il nostro sistema penitenziario;

   i sindacati della Polizia penitenziaria denunciano un'altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti, ai 104 morti per altre cause e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno «in quello che sempre più appare come un bollettino di guerra, e che quanto accaduto a San Vittore mette ancora una volta a nudo la crisi senza precedenti del sistema penitenziario; si tratta di una struttura, quella di San Vittore, nella quale sono letteralmente stipati 1.100 detenuti a fronte di 445 posti disponibili con un sovraffollamento di oltre il 247 per cento, sorvegliati da 580 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, distribuiti su più turni e compresi gli addetti agli uffici è ai servizi vari, rispetto a un fabbisogno di almeno 700 persone, con una scopertura del 17 per cento» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente intervenire e fare piena luce su questa ennesima morte di una persona, un giovane, avvenuta mentre era sotto la custodia dello Stato, un giovane le cui condizioni, come risulta, erano del tutto incompatibili con la detenzione in carcere, oltre ad essere socialmente pericoloso a causa di una condizione psichica esasperata da un passato difficile; quali iniziative immediate e adeguate intenda adottare al fine di intervenire sulle gravissime, estreme, condizioni delle carceri in Italia.
(4-03350)


   BICCHIELLI, CAVO e PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come si evince dagli articoli apparsi sul quotidiano Libero del 13 luglio 2024 dal titolo Il dossier illecito che ha preceduto l'indagine e il quotidiano Il Tempo dal titolo La passione di Striano per i leader di Noi Moderati e Nordio smonta l'indagine, vi sono numerosi collegamenti tra l'inchiesta che a Genova ha interessato anche il presidente Giovanni Toti e il procedimento penale pendente a Perugia in merito ai cosiddetti «dossieraggi» presso la Procura nazionale antimafia che vede coinvolto anche l'ufficiale di polizia giudiziaria Pasquale Striano;

   l'ex presidente della regione Liguria, Toti è stato fra le persone oggetto di «spionaggio» asseritamente illecito da parte dell'ufficiale della Guardia di Finanza Pasquale Striano;

   nonostante mandanti e finalità di tale attività di dossieraggio siano oggetto di accertamenti ancora in corso, è emerso nell'ambito delle indagini condotte dalla procura della Repubblica di Perugia che il giornalista del quotidiano Domani, Giovanni Tizian, avrebbe chiesto allo Striano informazioni sull'ex presidente Toti, e che a tale richiesta sarebbero seguiti accessi abusivi alle banche dati di cui in data 8 novembre 2021 come risulta dall'invito per la presentazione di persona sottoposta alle indagini n. 2313/2023 R.G. della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia;

   a tali accessi illegali a dati sensibili a più riprese hanno fatto seguito, nei giorni successivi, articoli di stampa sul quotidiano Domani tutti a firma del giornalista Giovanni Tizian;

   nel dettaglio: 22 novembre 2021 «Inchiesta su chi paga l'ascesa di Toti», 23 novembre 2021 «Toti e i soldi dell'armatore grandi affari per chi paga i comitati del presidente», 24 novembre 2021 «A Toti soldi dagli armatori del porto tra loro anche i soci di Fincantieri», 25 novembre 2021 «Soldi a Toti dall'azienda legata ad Esselunga: i sospetti dell'antiriciclaggio sull'affare», 26 novembre 2021 «Nomine, soldi e spese dai comitati di Toti ai conti del Presidente»;

   in particolare tali articoli, pubblicati tre anni prima dell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell'ex presidente Toti, ricalcavano sostanzialmente i medesimi contenuti dell'inchiesta genovese nell'ambito della quale l'ordinanza sarebbe stata emessa;

   nel medesimo periodo, inoltre, gli stessi temi erano oggetto di campagne politiche e mediatiche portate avanti dalle forze di opposizione del consiglio regionale Ligure, e in particolare dal candidato presidente avversario, Ferruccio Sansa, il quale in data 24 novembre 2021, in contemporanea agli articoli pubblicati dal Domani, ed agli accessi illegali di Striano, firmava sullo stesso quotidiano, come capo dell'opposizione, un intervento dal titolo «La Liguria è il modello disastroso della nuova politica» contenente contestazioni analoghe a quelle che tre anni dopo, nel maggio 2024, sarebbero state mosse dalla procura della Repubblica di Genova nei confronti dell'ex Presidente Toti;

   da quanto emerso in merito all'inchiesta in corso a Perugia sui dossieraggi nella Direzione nazionale antimafia, diverse attività illecite di Striano, temporalmente coincidenti con la genesi dell'inchiesta della Procura di Genova, sarebbero scaturite dal suggerimento o suggestione di ignoti informatori;

   nel corso della trasmissione televisiva «Omnibus» su «La7» del 20 luglio 2024 un autorevole deputato di AVS ha affermato: «Il nostro Ferruccio Sansa, il nostro consigliere regionale, è stato colui che ha anticipato tutto ciò poi che è venuto fuori dall'inchiesta» –:

   se il Ministro interrogato abbia avviato o intenda avviare iniziative ispettive in relazione alle fughe di notizie che hanno contrassegnato le attività giudiziarie di cui in premessa, quali eventualmente ne siano gli esiti – posto che si auspica siano da escludere eventuali collegamenti, anche indiretti, tra le vicende oggetto di indagine a Perugia e la genesi del procedimento genovese.
(4-03351)


   MALAGUTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'iniziativa nazionale dell'Osservatorio carcere dell'Unione camere penali per un monitoraggio delle condizioni di vita dei detenuti, intitolata «Ristretti in agosto», l'interrogante ha partecipato anche a una visita alla casa circondariale di Ferrara;

   tale struttura, che conta 391 unità di detenuti a fronte di una capienza di 244, e 157 unità di personale a fronte di 216 previsti, con la mancanza di un vicecomandante dal 2015, come molte altre strutture nel nostro Paese, sconta una serie di criticità nelle condizioni di vita dei detenuti e in quelle di lavoro della polizia penitenziaria, che sono l'eredità di decenni di sostanziale inattività nella gestione degli edifici carcerari nazionali;

   il decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, recante misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia, recentemente convertito in legge dal Parlamento, prevede l'assunzione di mille nuovi agenti e venti dirigenti nei prossimi due anni, una nuova indennità di specificità organizzativa e la nomina di un commissario speciale per l'edilizia carceraria;

   nel corso della visita alla casa circondariale di Ferrara, con gli avvocati della Camera penale, incontrando gli agenti di polizia penitenziaria e i detenuti, è emersa una serie di suggerimenti e indicazioni utili in particolare per il nuovo commissario delegato all'edilizia carceraria;

   il rapporto agenti-detenuti, ad esempio, non è un indicatore esaustivo per valutare il personale necessario alla gestione di una struttura, perché alcuni reparti speciali, come quello dei collaboratori di giustizia, dei sottoposti al 41-bis, del reparto in isolamento, richiedono l'impiego di un numero di agenti molto superiore in percentuale al numero di detenuti, rispetto alle necessità dei reparti di detenuti comuni;

   per questo sarebbe utile accomunare certi «reparti speciali» solo in alcune strutture, che non tolgano troppi agenti ai reparti di detenuti comuni, numericamente più consistenti ma anche più semplici da gestire e che quindi richiedono meno personale penitenziario;

   molti detenuti chiedono di poter lavorare o proseguire studi interrotti, non solo universitari, ma anche delle scuole primarie. Considerando le limitate risorse di bilancio, si potrebbe pensare anche all'impiego di insegnanti volontari, che eventualmente volessero dare la disponibilità, riconoscendo loro la maturazione di punteggi utili per i concorsi pubblici;

   va considerato che il primo fine delle strutture carcerarie è il recupero e reintegro in società dei detenuti, anche con l'apprendimento di lavori e professionalità che possano offrire opportunità lavorative una volta scontata la pena, e che anche solo per passare ore all'aria aperta diversi carcerati chiedono di poter lavorare. Sarebbe quindi utile individuare eventuali nuove strutture carcerarie o dotare, ove possibile, quelle già esistenti di «colonie agricole» e laboratori di pertinenza del carcere stesso, che offrano ai detenuti tali opportunità –:

   se si vogliano tenere in considerazione, anche tramite il nuovo commissario all'edilizia carceraria le sollecitazioni e i suggerimenti raccolti nel corso della visita alla casa circondariale di Ferrara e nell'ambito dell'iniziativa delle Camere penali;

   in previsione del reclutamento dei nuovi mille agenti e 20 dirigenti previsti dal cosiddetto decreto-legge Carceri nei prossimi 2 anni, se si intenda considerare l'invio di un vicecomandante e di alcuni agenti presso la casa circondariale di Ferrara, gestita con grande disponibilità e professionalità dagli attuali dirigenti e agenti pur nella riscontrata carenza di organici.
(4-03357)


   VINCI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   a partire dall'armistizio dell'8 settembre 1943 e negli anni a seguire, come anche analizzato dai lavori di approfondimento realizzati dal progetto di giornalismo professionale di interesse pubblico «Gli Stati Generali», l'Italia centrale, in particolare l'Emilia-Romagna, è stata interessata da centinaia di omicidi a sfondo politico (circa 30.000 uccisioni) i cui autori sono stati, per la gran parte, ex partigiani delle formazioni Garibaldi simpatizzanti o iscritti al partito comunista;

   in Emilia, nel cosiddetto «triangolo della morte», locuzione attraverso la quale si indica la zona in cui tra il settembre del 1943 e il 1949 si registrarono tali fatti, parrebbe, inoltre, che le vittime dei rastrellamenti non furono solo esponenti del regime fascista o simpatizzanti delle destre estreme, ma anche esponenti o simpatizzanti dei cosiddetti partiti moderati;

   diverse sono state le indagini giudiziarie avviate per accertare i fatti criminosi allora avvenuti, molte delle quali si sono dimostrate di notevole complessità e non sempre si sono concluse positivamente, anche perché spesso ostacolate dall'assenza di collaborazione da parte di chi poteva offrire elementi utili a fare giustizia;

   solo il 29 agosto del 1990, Otello Montanari, un dirigente comunista, già comandante partigiano e deputato del partito, ruppe il clima di omertà dichiarando che bisognava distinguere fra «omicidi politici», commessi durante la stagione della resistenza, ed «esecuzioni sommarie» e che quanto era accaduto nel «Triangolo» si inscriveva proprio in questa seconda categoria, essendo caratterizzato da uccisioni indiscriminate di avversari politici ed oppositori;

   sul «Resto del Carlino» del 1° settembre 2024 è stato pubblicato un articolo riguardante la vicenda della signora Ada Bizzarri, una donna di 86 anni, che chiede risposte alla magistratura sugli esiti di un accertamento della propria impronta genetica richiesto dalla procura di Reggio Emilia nell'ambito dei fatti connessi alla tragica storia dei «Morti del Cavòn» di fine aprile 1945 a Campagnola Emilia, nella bassa reggiana. Nei dintorni del piccolo comune scomparvero nel nulla trenta-quaranta persone molto probabilmente trucidate, ma non tutte ritrovate;

   il 7 marzo 1991 furono rinvenuti resti umani in una fossa comune scavata nella cava di argilla del «Cavòn» e furono ricomposti 19 scheletri appartenenti a quei giorni atroci dove imperversava di fatto una guerra civile dopo il conflitto mondiale, ma solo a nove di questi si riuscì a dare un'identità. Gli altri dieci sono ancora oggi degli scomparsi e tra questi, forse, anche i genitori della signora Ada Bizzarri che all'età di sei anni rimase orfana insieme al fratello Orazio;

   nei ritrovamenti del 1991 del Cavòn emerse un femore lunghissimo che la signora Bizzarri, allora chiamata per i riconoscimenti, si disse sicura fossero del padre che era alto due metri, mentre della madre riconobbe il golfino grigio, un anello e le scarpe che lei indossava da piccola per giocare. Mancando però la certezza scientifica della loro identità, nessuno dei due genitori della signora Bizzarri vennero riconosciuti;

   nel 2009 la procura di Reggio Emilia fece trasferire i predetti resti a Parma affidandoli ai Ris per analizzarli con le tecniche dell'impronta genetica e dare così un'identità agli scomparsi. In tale circostanza, inoltre, i carabinieri prelevarono anche un campione di dna alla signora Bizzarri ai fini delle attività di identificazione biometrica, la quale tuttavia da allora non ha più avuto informazioni al riguardo –:

   se siano a conoscenza dei fatti richiamati in premessa ed in particolare se possano fornire informazioni, per quanto di competenza, in ordine all'identificazione dei resti dei corpi delle persone rinvenute nel 1991 nella fossa del Cavòn di Campagnola Emilia, segnatamente per i possibili genitori della signora Ada Bizzarri.
(4-03376)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata:


   BENZONI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   al fine di tutelare gli utenti nel settore della telefonia, negli ultimi anni sono stati adottati svariati interventi normativi diretti ad ampliare gli obblighi per gli operatori che svolgono l'attività di l. verso numerazioni nazionali fisse o mobili;

   in particolare, il Ministero ha progettato ed istituito, con decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, il registro pubblico delle opposizioni (Rpo), una base di dati in cui ogni cittadino può far inserire, il proprio contatto numero telefonico, fisso o mobile, per bloccare la ricezione di telefonate a scopo commerciale o di ricerca di mercato;

   con l'iscrizione al registro pubblico delle opposizioni, il cittadino chiede di non essere più contattato dalle società alle quali ha dato la possibilità di essere contattato – a seguito, ad esempio, della firma di un contratto, dell'acquisto di un bene o dell'iscrizione in una palestra o un corso di lingua – attraverso l'accettazione delle clausole di accettazione del trattamento dei dati personali, dell'uso di quei dati al fine di marketing e dell'uso di quei dati da condividere con enti terzi;

   tale revoca agisce, però, solo sui consensi espressi prima dell'iscrizione, richiedendo quindi un periodico aggiornamento della propria posizione – qualora siano stati espressi nuovi consensi – attraverso un rinnovo dell'iscrizione al registro pubblico delle opposizioni, al fine di stabilire il blocco fino una nuova data;

   un numero sempre maggiore di cittadini lamenta, però, di essere contattato anche a seguito dell'iscrizione del registro pubblico delle opposizioni: se è vero che questo possa essere determinato dalla particolare valenza temporale dell'iscrizione e dalla necessità di un suo periodico aggiornamento, è pur vero che i numeri di cellulare vengono trasferiti da un'azienda all'altra, con il rischio di essere trasferiti anche su canali illeciti detenuti da criminali informatici che a loro volta li rivendono ad altri operatori –:

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di consentire una migliore fruizione dei benefici derivanti dall'iscrizione al registro pubblico delle opposizioni, anche valutando di prevedere che l'iscrizione possa avere valenza per un tempo stabilito e successivo al momento in cui viene effettuata, assicurando al contempo, per quanto di competenza, un corretto e sicuro trasferimento dei contatti telefonici dei cittadini tra gli operatori.
(3-01399)


   ASCANI, PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, ORLANDO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali tenutosi il 9 settembre 2024, la direzione di Aast, Arvedi Acciai Speciali Terni, ha comunicato che a fine settembre, pur in una condizione di «pieno produttivo», sarà fermata, per una settimana, una delle due linee dell'area a caldo (uno dei due forni elettrici) e questo per recuperare una parte dei maggiori costi dell'energia, che non consentono all'azienda di essere competitiva nei confronti delle crescenti importazioni dall'Asia a prezzi stracciati: secondo l'azienda, lo stabilimento di Terni dal primo gennaio al 31 luglio 2024 ha dovuto versare mediamente 97 euro per megawattora contro i 21 in Francia, i 32 in Germania, i 35 in Finlandia e i 62 in Spagna pagati dai produttori di acciaio inox concorrenti di Acciai Speciali; in un mercato che da ottobre fino alla fine dell'anno torna ad essere debole e incerto;

   la fermata, che verrà accompagnata da una richiesta di Cassa integrazione ordinaria per circa 200 persone, è, a parere degli interroganti, una nuova prova dell'inerzia di questo Governo e dell'incapacità di definire serie politiche industriali anche in un settore, come quello della siderurgia, nazionale, strategico per il Paese. Nello specifico dello stabilimento di Terni, purtroppo, più il tempo passa e più vengono messe in discussione le linee guida del piano industriale del 2022, con duecento milioni di euro di investimento sin qui fatti dall'azienda che rappresentano un quarto degli investimenti complessivi per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Ma il Ministro interrogato, la regione Umbria e il comune di Terni, a giudizio degli interroganti, brillano per la totale assenza di iniziativa per chiudere al più presto la partita dell'accordo di programma e del relativo piano industriale;

   come gli interroganti hanno più volte denunciato, l'Italia ha i prezzi dell'energia più alti d'Europa e questo fa perdere competitività al sistema Paese e alla nostra industria manifatturiera: la dinamica divergente dei costi italiani rispetto al resto dell'Unione europea indica la presenza di evidenti disfunzioni nel mercato energetico;

   questo Governo in due anni non ha fatto nulla per modificare il costo dell'energia elettrica e si è inoltre estremamente preoccupati per la mancanza di visione industriale e per la totale assenza di iniziative di rilancio della produzione siderurgica nazionale –:

   se e quali iniziative il Governo intenda attuare nel quadro di politiche di rilancio della produzione siderurgica nazionale, e se intenda dare impulso e prospettiva al sito di Terni, al piano industriale e all'accordo di programma.
(3-01400)


   BARABOTTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   secondo anticipazioni a mezzo stampa riguardo la manovra 2025 «si ragiona sulle garanzie pubbliche alle imprese, esplose dopo il Covid e la crisi energetica, e che hanno assorbito risorse ingentissime per le coperture (che oggi scarseggiano)»;

   il Fondo di garanzia per le Pmi, istituito con legge n. 662 del 1996, operativo dal 2000, e finalizzato a favorire l'accesso al credito bancario delle piccole e medie imprese attraverso la concessione di una garanzia pubblica, si è dimostrato oltremodo essenziale durante la crisi conseguente all'emergenza pandemica da Covid-19, consentendo al sistema imprenditoriale di superarla grazie all'affluenza di risorse finanziarie, sempre sotto forma di finanziamenti garantiti e non a fondo perduto, ad oltre 2 milioni di imprese;

   gli iniziali 200 miliardi di euro di garanzie fornite dal Fondo alle Pmi nel periodo dell'emergenza Covid sono in fase di rientro, arrivando attualmente a circa 90 miliardi di euro;

   dopo il boom delle garanzie concesse nel 2020, stiamo assistendo ad un graduale ridimensionamento del fenomeno: dalle quasi 493 mila operazioni del 2021 (al netto di quelle ex articolo 56 del decreto-legge «Cura Italia», che prevedeva una garanzia sussidiaria per la moratoria dei finanziamenti in essere) si è passati alle 282.500 del 2022, alle 238.400 del 2023 alle 111.400 del 1° semestre di quest'anno;

   per effetto degli accantonamenti effettuati nel periodo emergenziale, improntati alla massima cautela data la garanzia statale di ultima istanza, via via liberati dal regolare andamento dei rimborsi dei finanziamenti garantiti, il Fondo Pmi nei prossimi 3 o 4 anni sarà in grado di autoalimentarsi utilizzando proprie economie senza richiedere eccessivi stanziamenti;

   peraltro, da oltre un biennio vigono percentuali di garanzia ridotte, con coperture, nell'ultimo anno scese tra il 55 e il 60 per cento, di gran lunga inferiori rispetto a quelle della fase emergenziale, comprese tra l'80 per cento e il 100 per cento;

   ciononostante, spesso si parla di garanzie pubbliche – e dunque del Fondo Pmi – come di una sorta di «bottomless pit» nel quale vanno a finire i soldi dei contribuenti –:

   se ed in che termini il Governo intenda assicurare livelli di garanzia in grado di fare fronte alle esigenze di liquidità delle imprese in un periodo di alti tassi di interesse, stante il concreto rischio che un ulteriore abbattimento potrebbe mettere in crisi il mercato del credito, con le Pmi in «apnea finanziaria» non più in grado di rimborsare le rate come sinora fatto.
(3-01401)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CARAMANNA, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA, SCHIANO DI VISCONTI e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione europea ha fissato la fine delle vendite delle vetture nuove con motore a scoppio dal 1° gennaio 2035 con il voto definitivo di Strasburgo del febbraio 2023;

   l'accordo approvato dall'Unione europea prevede una revisione dello stesso entro la fine del 2026, allo scopo di valutare se, rispetto agli obiettivi fissati, ovvero la neutralità carbonica dell'Unione europea entro il 2050, il percorso possa subire delle variazioni;

   in particolare rimane da risolvere la questione dei carburanti sintetici, i cosiddetti e-fuels, come anche sottolineato dalla Presidente della Commissione dell'Unione europea;

   nel corso dei lavori del Forum Ambrosetti di Cernobbio, il Ministro interrogato ha annunciato la presentazione di una proposta che anticipi alla prima parte del 2025 la revisione dello stop alla produzione di auto termiche entro il 2035;

   il Ministro interrogato ha affermato che è sua intenzione parlarne nel meeting che la Presidenza di turno ungherese ha organizzato per il 25 settembre a Bruxelles sul settore per poi, immediatamente il giorno seguente, presentare la proposta al Consiglio sulla competitività che si terrà sempre nella capitale belga;

   la proposta del Ministro interrogato si rende necessaria in quanto vi è il pericolo di assistere al collasso dell'industria automobilistica europea, incapace di sostenere il rischio che le è stato imposto senza adeguate risorse e investimenti pubblici;

   per scongiurare tale eventualità, il Ministro interrogato ha dichiarato di voler chiedere di anticipare tale decisione in quanto il perdurare dello stato di incertezza fino al 2026 rischia di provocare una ondata di scioperi e proteste in tutta Europa, come avvenuto nel recente passato nel settore dell'agricoltura;

   inoltre, è stato considerato come se davvero si vogliono mantenere i tempi stringenti occorra sostenere l'industria con imponenti risorse pubbliche europee, con un piano tipo Pnrr per l'automotive e comunque attraverso una tempistica che sia adeguata alla sostenibilità economica produttiva e sociale del nostro Paese –:

   quali siano i dettagli della proposta relativa alla revisione dello stop alla produzione di auto termiche che il Ministro interrogato intende presentare al Consiglio sulla competitività, in programma a Bruxelles il 26 settembre 2024.
(3-01402)


   GHIRRA e ZANELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto, la Portovesme S.r.l. è l'unica produttrice di zinco e piombo primario in Italia, opera in Sardegna sin dal 1966 negli stabilimenti di San Gavino e Portoscuso dove occupa circa 1250 lavoratori; da oltre venti anni è controllata del gruppo Glencore International plc;

   da recenti notizie di stampa si è appreso dell'inasprirsi della vertenza sindacale in seguito alla decisione dell'azienda di fermare la linea di produzione dello zinco primario, provocando di fatto il blocco dello stabilimento di Portoscuso;

   il 5 settembre 2024 l'azienda ha comunicato la decisione di avviare la fermata totale della linea zinco nello stabilimento di Portoscuso, dichiarando di voler lasciare in marcia solo i forni Waelz (forni che vengono utilizzati per lo smaltimento dei fumi di acciaieria);

   i sindacati hanno proclamato uno sciopero di 24 ore e invocato l'immediato intervento di tutti gli attori istituzionali in campo per evitare che la decisione aziendale, che stravolge completamente lo scenario industriale del territorio, abbia ripercussioni drammatiche sui lavoratori e sull'intero settore produttivo, compreso quello dell'indotto e degli appalti;

   com'è noto, la vertenza sindacale non è nuova, ma prosegue da tempo dopo il blocco alle linee del piombo e parziale dello zinco e il blocco produttivo della fonderia di San Gavino. Considerato che per il momento non si è concretizzato l'ipotizzato progetto di riutilizzo della black mass per rigenerare le batterie di auto elettriche, i sindacati chiedono che gli impianti restino attivi sino al momento della conversione nelle nuove produzioni;

   l'azienda, in un incontro tenutosi al Ministero delle imprese e del made in Italy nella giornata del 9 settembre 2024 ha annunciato un altro anno di cassa integrazione per i dipendenti e ha confermato l'inevitabilità della decisione di interrompere la linea di produzione dello zinco;

   l'interrogante sulla medesima questione aveva già presentato il 19 febbraio 2024 l'ordine del giorno n. 9/01633-A/063, accolto come raccomandazione dal Governo, per sollecitare iniziative specifiche di sostegno al comparto industriale sardo, colpito da processi di destrutturazione produttiva e deindustrializzazione, con pesanti e disgreganti conseguenze sulle condizioni di vita delle comunità –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interrogato per scongiurare lo smantellamento del comparto e ottenere al contrario il definitivo rilancio industriale della Portovesme S.r.l. e se, a tal fine, non ritenga indispensabile convocare celermente le organizzazioni sindacali per aggiornare il tavolo di discussione e di concertazione, con l'obiettivo di trovare soluzioni durature per tutti i lavoratori impiegati nel sistema produttivo-industriale citato.
(3-01403)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Abruzzo ha una storica vocazione per la produzione di autoveicoli e il settore metalmeccanico rappresenta una parte cruciale del Prodotto interno lordo regionale e dell'export. Il settore occupa circa 23.000 addetti, con un fatturato di 8 miliardi di euro che rappresenta il 48 per cento dell'export dell'intero territorio regionale;

   già dal 2013, l'impegno profuso ha riguardato la cantierizzazione della strada di completamento della Fondovalle Sangro, l'istituzione della Zes, il potenziamento della copertura digitale e sono state stanziate copiose risorse del Masterplan Abruzzo:

   15 milioni di euro per il collegamento tra il porto di Vasto, la rete ferroviaria e la zona industriale;

   44,2 milioni di euro per il porto di Ortona (1,7 milioni di euro per infrastrutture ferroviarie, 2 milioni di euro per collegamento con l'A14, 40,5 milioni di euro per dragaggio e completamento diga sud);

   5,5 milioni di euro per l'ampliamento della piastra logistica intermodale e la realizzazione di fabbricati. Per il completamento di questa opera sarebbe servito almeno un altro milione di euro, ma da allora la regione non si è attivata, né ha sfruttato l'opportunità del decreto-legge Aiuti n. 50 del 2022, che consentiva alle stazioni appaltanti di utilizzare ulteriori risorse per compensare l'aumento dei prezzi;

   nel 2021 il comune di Atessa, capofila, insieme ad altre 22 municipalità della Val di Sangro, presentava al Ministero per il Sud e per la coesione dell'epoca un progetto per un Contratto istituzionale di sviluppo, che prevedeva circa 500 milioni di euro per un parco energetico, infrastrutture e un centro di ricerca sull'automotive, oltre ad opere per rendere più attrattivo il territorio. La proposta veniva inviata alla regione Abruzzo per la condivisione, ma quest'ultima si limitava ad istituire un tavolo sull'automotive senza dare alcuna risposta;

   oggi la crisi dell'automotive in Abruzzo è grande e a questa si aggiungono l'altrettanto forte morìa delle imprese artigiane abruzzesi di servizio al comparto e migliaia di lavoratori e famiglie in forte difficoltà;

   lo stabilimento del gruppo automobilistico Stellantis con sede in Atessa, tra i più grandi in Europa per la produzione di veicoli commerciali leggeri, modello Ducato appare in forte difficoltà. L'utilizzo ad oltranza degli ammortizzatori sociali e una possibile delocalizzazione dello stabilimento in Polonia destano seria preoccupazione;

   alle rassicurazioni date nel gennaio 2024 di voler rilanciare la produzione in Italia non hanno fatto seguito azioni che confermassero tale intento e si sono invece confermate prospettive sempre peggiori per l'occupazione e l'indotto;

   la regione Abruzzo, pur avendo risorse, in 5 anni non ha fatto nulla sotto il profilo dei trasporti, come pure il Governo centrale, che prima delle elezioni europee ha rassicurato tutti, tranne poi esprimere preoccupazione per le sorti dello stabilimento –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere, in raccordo con la regione Abruzzo, per monitorare la situazione nella Val di Sangro prima che le decisioni adottate da Stellantis possano tagliare fuori il sito industriale abruzzese da politiche di sviluppo, e per realizzare quei servizi e quelle infrastrutture che il comparto industriale aspetta da tempo (strade, illuminazione e quei servizi essenziali a evitare un degrado tale da condizionare l'attività delle imprese che vi operano), nonché per dare immediata operatività ai progetti già avviati e di cui non si è più avuta notizia, come il CIS;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per incentivare le aziende automobilistiche a produrre in Italia, a tutela anche dell'indotto che ruota intorno al settore e comprende oltre a piccole e medie imprese altre importanti aziende.
(5-02775)

Interrogazioni a risposta scritta:


   STEFANAZZI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   come noto, Enel ha annunciato la dismissione della centrale «Federico II» di Cerano a Brindisi entro il 2025;

   se, da un lato, la chiusura dello stabilimento rappresenta una buona notizia per l'ambiente, dall'altro costituisce un rischio economico e occupazionale molto preoccupante per un'area già al centro di diverse crisi industriali;

   sin dall'annuncio di Enel, la regione Puglia e le parti sociali hanno richiesto all'azienda di farsi carico di un progetto di reindustrializzazione del sito capace di assorbire la forza lavoro diretta e indiretta;

   da mesi, come denunciato dai consiglieri PD del comune di Brindisi, il tavolo ministeriale per la decarbonizzazione del sito è sostanzialmente fermo;

   a fronte delle promesse fatte in più occasioni dal Ministro interrogato, né da esponenti del Governo, né da Enel sono pervenute proposte in grado di alleviare le preoccupazioni dei lavoratori e delle imprese dell'indotto;

   occorre ricordare che la comunità brindisina ha pagato un prezzo altissimo, in termini di salute e ambiente, proprio a causa della, presenza della centrale sul suo territorio per quarant'anni;

   come ha inteso ribadire il procuratore capo di Brindisi, dottor Antonio De Donno, in una recente intervista, la recrudescenza di fenomeni di stampo mafioso nell'area suggerisce la possibilità che i clan possano approfittare della persistente crisi sociale ed economica del territorio –:

   se e quali iniziative intenda intraprendere per sbloccare l'impasse in cui è piombato il tavolo ministeriale e favorire l'individuazione di soluzioni tali da scongiurare le ripercussioni occupazionali ed economiche della chiusura ormai prossima della centrale Enel di Brindisi.
(4-03333)


   GRIPPO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Santa Lucia IRCCS è una struttura ospedaliera privata convenzionata con il Servizio sanitario nazionale, situata nel quadrante sud di Roma, interamente dedicata alla neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità e alla ricerca nel campo delle neuroscienze;

   l'istituto rappresenta un'eccellenza nella neuroriabilitazione e nella ricerca in tal campo, non solo della regione Lazio ma dell'intero Paese, e ogni anno prende in carico diverse migliaia di pazienti provenienti da tutta Italia;

   con 60 laboratori e circa 300 ricercatori dedicati alla ricerca traslazionale e alla ricerca di base, l'ospedale, infatti, assiste ogni anno circa 2.200 pazienti e crea lavoro per oltre 800 professionisti;

   l'istituto Santa Lucia costituisce, altresì, un polo di ricerca e innovazione estremamente importante per la regione Lazio svolgendo attività di grande valore anche per le attività sportive delle persone con disabilità;

   alla luce della situazione emersa recentemente per quanto riguarda la continuità operativa della struttura, è evidente la necessità di un forte impegno da parte di tutte le istituzioni coinvolte affinché siano garantite le professionalità dei lavoratori e le necessità di cura degli utenti, evitando, che si perda un'eccellenza sanitaria nazionale;

   ciononostante, per diverso tempo a livello istituzionale sia centrale che regionale non è arrivato il necessario supporto per sciogliere le complessità accumulate nel tempo e per garantire la continuità del lavoro della struttura;

   il Ministro Urso ha affermato in una nota, riconoscendo l'eccellenza che la Fondazione Santa Lucia rappresenta nel panorama sanitario italiano, di esser pronto a sostenerla «per arrivare a risolvere questa crisi nel minor tempo possibile» –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere, anche alla luce di quanto emerso dal tavolo di crisi e in considerazione dell'appello dei lavoratori, per salvaguardare l'eccellenza ospedaliera della Fondazione Santa Lucia IRCCS, l'occupazione delle centinaia di professionisti dipendenti e il diritto di pieno accesso alle cure da parte degli utenti.
(4-03340)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta da informazioni in possesso all'interpellante, la condotta di guida di numerosi automobilisti provenienti dalla Germania, dall'Austria e anche dall'Olanda nella città di Merano sembrerebbe essere scorretta, in quanto non rispetterebbe le norme di comportamento del codice della strada previsto dal nostro ordinamento;

   per identificare gli automobilisti stranieri, nel recente passato, veniva utilizzato il sistema d'informazione unico: Eucaris – European Car and Driving Licence Information System, in grado di condividere informazioni sulla registrazione delle automobili e degli altri mezzi di trasporto, attualmente fuori uso;

   la conseguenza della mancata funzione del sistema Eucaris parrebbe pertanto consentire ai conducenti delle nazionalità in precedenza indicate di agire alla guida del proprio automezzo come ritengono opportuno, senza alcun rispetto delle principali regole di circolazione del codice della strada, nella consapevolezza che le autorità locali preposte per la tutela della sicurezza urbana non possono contestare alcuna infrazione da essi commessa, in quanto sprovvisti dei dati necessari di interscambio per l'immatricolazione dei veicoli stranieri;

   le medesime informazioni in possesso all'interpellante riportano inoltre, che da quando il sistema Eucaris non è più operativo, nella stessa città di Merano, sono stati effettuati circa 4.000 verbali di contravvenzione, che tuttavia non possono essere inoltrati ai destinatari a causa delle suesposte motivazioni, con le conseguenze sia di effetti discriminanti nei confronti della comunità meranese, (le cui infrazioni da parte della polizia locale vengono regolarmente contestate) oltre che economiche per il bilancio comunale, a causa dei mancati introiti delle sanzioni previste, il cui ammontare risulta pari a circa 230 mila euro;

   secondo quanto si evidenzia nella risposta ad un'interrogazione presso la Commissione europea dello scorso 13 marzo 2024, le autorità austriache e tedesche hanno deciso di bloccare lo scambio con l'Italia dei dati di immatricolazione dei veicoli di cui all'articolo 4 della direttiva (UE) 2015/413 intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale, a seguito dell'individuazione di un presunto uso improprio dei dati personali;

   dalla rispettiva analisi giuridica e tecnica, secondo quanto riporta il testo della risposta della Commissione europea, è emerso un apparente comportamento illecito persistente da parte della controparte italiana nell'accedere ai dati di altri Stati membri attraverso l'interfaccia Eucaris;

   la stessa Commissione ha organizzato un incontro di gruppi di esperti nel corso del quale è stato discusso il presunto scambio illecito di informazioni nel caso di specie, unitamente a possibili misure atte a garantire lo scambio sicuro di dati personali in futuro. Una revisione della direttiva (UE) 2015/413, prosegue la risposta dell'interrogazione, è in fase di discussione da parte dei colegislatori e sono stati presentati emendamenti per affrontare questo punto specifico. In base all'esito dei negoziati in corso, il reato di omissione di soccorso in caso di incidente stradale potrebbe essere incluso nell'ambito di applicazione della direttiva modificata;

   a giudizio dell'interpellante, le suesposte osservazioni, ove confermate, destano sconcerto e preoccupazione, considerato che la decisione unilaterale di sospendere lo scambio con l'Italia dei dati di immatricolazione dei veicoli esteri, oltre ad apparire un comportamento scorretto, (valutato che le autorità italiane a quanto risulta all'interrogante non sono state informate), sta determinando evidenti conseguenze dal punto di vista finanziario per il comune di Merano;

   appare conseguentemente urgente e indifferibile, a parere dell'interpellante, avviare ogni iniziativa opportuna, anche in sede comunitaria, volta a definire la situazione in precedenza esposta, al fine di garantire nei riguardi del comune italiano adeguate misure volte ad assicurare il rispetto delle norme del codice della strada anche da parte dei conducenti stranieri presenti nel territorio interessato e il pagamento effettivo anche delle eventuali sanzioni amministrative comminate –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare quanto esposto in premessa;

   in caso affermativo, se non convenga che la situazione attuale venuta a determinarsi per la città di Merano, a causa del mancato utilizzo del sistema Eucaris sviluppato dalle autorità governative europee al fine di creare un sistema d'interconnessione tra le banche dati dei Paesi aderenti per lo scambio delle informazioni sui veicoli e le patenti di guida, determinato dalle autorità austriache e tedesche, stia provocando evidenti danni economici e anche morali nei confronti della comunità meranese;

   se sia a conoscenza dell'eventualità che la vicenda esposta in premessa abbia interessato anche altre regioni italiane transfrontaliere;

   in caso affermativo, se non intenda riferire quali siano e gli eventuali danni economici subiti;

   quali iniziative urgenti e necessarie, anche in sede europea, il Ministro interpellato intenda conseguentemente intraprendere al fine di ripristinare con le autorità austriache e tedesche lo scambio con l'Italia dei dati di immatricolazione dei veicoli della direttiva in premessa citata in materia di sicurezza stradale e definire una situazione incresciosa che sta determinando imbarazzo e difficoltà per il comune di Merano.
(2-00431) «Ambrosi».

Interrogazione a risposta orale:


   ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017, convertito, con modificazioni dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017, al fine di assicurare la tempestiva realizzazione del progetto sportivo delle finali di coppa del mondo e dei campionati mondiali di sci alpino, svoltisi a Cortina d'Ampezzo rispettivamente nel marzo 2020 e nel febbraio 2021, il presidente di Anas S.p.A. è stato nominato commissario per l'individuazione, progettazione e tempestiva esecuzione delle opere connesse all'adeguamento della viabilità statale nella provincia di Belluno;

   il commissario, in data 23 giugno 2017, ha trasmesso ai soggetti istituzionali un piano definitivo degli interventi di adeguamento della rete viaria statale e delle relative connessioni con la viabilità locale successivamente oggetto di rimodulazione con dispositivo del 18 ottobre 2022;

   detto piano, relativamente alla Strada Statale 51 di Alemagna, prevedeva la realizzazione di complessivi n. 52 interventi di cui, n. 3 varianti in nuova sede stradale per l'attraversamento dei centri abitati di Tai di Cadore, Valle di Cadore e San Vito di Cadore;

   alla data di cessazione dell'incarico, 31 dicembre 2022, per la variante di San Vito di Cadore (di seguito variante) non risultava ancora espletata la gara di appalto per esecuzione dei lavori, essendo la stessa stata indetta solo il 7 dicembre 2022 (Gazzetta Ufficiale 5a Serie Speciale - Numero 143);

   gli atti del procedimento di approvazione del progetto della variante sono stati oggetto di numerosi ricorsi e impugnative da parte del comitato cittadino «NO variante Anas San Vito di Cadore», che tra l'altro avrebbe chiesto, il 7 marzo 2023, il ritiro della determina di aggiudicazione dei lavori del 3 marzo 2023, in quanto approvata successivamente alla scadenza del termine per il collaudo tecnico delle opere, previsto per il 31 dicembre 2022, ai sensi dell'articolo 61, comma 21, del decreto-legge n. 50 del 2017, termine confermato nella relazione conclusiva del commissario trasmessa al Parlamento il 5 maggio 2023;

   allo stato, penderebbe un'istruttoria della procura contabile sulla carenza di copertura legislativa della variante, avviata il 22 marzo 2023, a seguito di esposto degli aderenti al Comitato cittadino del 7 marzo 2023;

   l'Autorità di bacino Alpi Orientali, in sede di conferenza dei servizi per l'approvazione del progetto della variante in data 30 novembre 2020, avrebbe reso il proprio parere con prescrizioni, richiedendo all'Anas di fornire in fase di progettazione esecutiva studi per verificare le condizioni di sicurezza dell'area del Ru Secco, torrente sul quale è prevista la realizzazione di un ponte, parte integrante e fondamentale della bretella stradale;

   da quanto si apprende da organi di stampa il comitato cittadino ha chiesto il 30 luglio 2024 all'Autorità di bacino se Anas abbia ottemperato alle prescrizioni espresse in sede di conferenza dei servizi, ricevendo dalla stessa autorità in merito risposta negativa;

   il 4 agosto 2015, a seguito di ingenti precipitazioni, una colata detritica sul Ru Secco ha provocato la morte di tre persone a San Vito di Cadore, evento che ha costretto a rivedere le precedenti rassicurazioni circa la sicurezza del torrente –:

   se i Ministri interessati risultano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se l'Anas abbia provveduto a ottemperare alle prescrizioni espresse in sede di Conferenza dei servizi da parte dell'Autorità di bacino Alpi Orientali riguardo agli studi per la verifica delle condizioni di sicurezza dell'area del Ru Secco e se non ritengano di adottare iniziative di competenza perché siano immediatamente sospese tutte le attività di realizzazione della variante, finché non siano disponibili tutti gli elementi necessari per valutare l'idoneità delle misure adottate per la messa in sicurezza dell'abitato di San Vito di Cadore e delle relative infrastrutture da realizzare.
(3-01393)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   risulta di vitale importanza proseguire con il progetto di prolungamento della linea M1 della metropolitana di Milano verso Baggio, il quale prevede la realizzazione di 3,3 chilometri di nuovi binari e tre nuove stazioni (Parri-Valsesia, Baggio e Olmi), con l'obiettivo di migliorare l'accessibilità e la mobilità nella zona ovest di Milano, una zona densamente popolata ma attualmente poco servita dal trasporto pubblico locale;

   tale progetto è strategico per la riqualificazione urbana delle aree limitrofe alle nuove stazioni, arrivando così ad un miglioramento non solo del trasporto pubblico, ma anche del contesto sociale e urbanistico della zona, con particolare riferimento alle zone circostanti alle stazioni di Baggio e Parri-Valsesia;

   il bando di gara per la realizzazione di questa infrastruttura, con una base d'asta di 433 milioni di euro, è andato deserto. Le cause sarebbero riconducibili a una base d'asta sottostimata e, in particolare, non adeguata agli attuali costi dei materiali e dell'energia, i quali sono cresciuti significativamente negli ultimi anni;

   la mancanza di una rapida soluzione a questo problema rischia di far slittare ulteriormente l'inizio dei lavori e comportare un aumento dei costi aggiuntivo, con ripercussioni negative sul miglioramento della mobilità nella città di Milano e sull'auspicata riqualificazione e riconnessione di aree densamente abitate e caratterizzate da un forte sviluppo immobiliare;

   risulta che il comune di Milano abbia già avviato un dialogo con il Ministero per trovare soluzioni che permettano di procedere con l'assegnazione del bando e l'avvio dei lavori, inizialmente previsto già per il 2025 –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che il progetto di prolungamento della linea M1 verso Baggio possa essere assegnato e realizzato nei tempi previsti, e affinché, in questa prospettiva, si pervenga quanto prima alla pubblicazione del nuovo bando in modo da avviare al più presto i lavori, considerando l'urgenza di migliorare l'offerta di trasporto pubblico nella zona ovest di Milano.
(5-02738)
(Presentata il 9 settembre 2024)


   GHIO, BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, MORASSUT e SERRACCHIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da oltre due anni il Governo dichiara di avere intenzione di riformare la governance del settore portuale e di voler mettere in atto misure per il sostegno alla portualità. Tuttavia, ad oggi, tali dichiarazioni restano propositi annunciati solo attraverso i media e negli incontri di settore ed anche il Parlamento si è occupato di portualità solo per la discussione di alcune risoluzioni presentate nelle commissioni competenti;

   in occasione della discussione delle suddette risoluzioni presso la IX Commissione della Camera dei deputati, a partire da quella presentata dal Gruppo PD-IDP, fra le altre cose, è stata messa in evidenza la necessità di mantenere i porti in regime di diritto pubblico e di tutelare il lavoro portuale;

   negli ultimi giorni il Governo ha invece fatto sapere che intende approvare la riforma dei porti con previsione di aperture ai privati, sui modello di quanto fatto per il settore aeroportuale. Da quello che si apprende a mezzo stampa l'intenzione è quella di avviare la riforma ipotizzando la trasformazione delle autorità di sistema in società per azioni partecipate da una holding statale, aperta anche ai privati, quotabile in Borsa;

   la deadline per tale riforma dovrebbe essere la fine dell'anno in corso con i decreti attuativi nel 2025;

   con la legge n. 86 del 26 giugno 2024 recante «Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione» i porti sono stati inseriti fra le 23 materie potenzialmente ad esclusiva competenza delle regioni causando diffuse perplessità, espresse anche pubblicamente dal cluster portuale, per le conseguenze che l'applicazione della norma negli scali nazionali potrebbe avere su aspetti fondamentali per il sistema portuale quali la pianificazione, la competitività e le tutele del lavoro;

   non appare chiaro il percorso che verrebbe a delinearsi perché se, da un lato, emerge la volontà di privatizzare ed accentrare alcuni processi, dall'altro, per effetto dell'autonomia differenziata che rende i porti materia esclusiva delle regioni, si profila una pericolosa parcellizzazione –:

   se siano confermate le notizie a mezzo stampa sulle tempistiche e sulle linee di indirizzo della riforma portuale, con particolare riferimento ai processi di ingresso dei privati nel sistema di governance anche e soprattutto in relazione all'acquisizione di patrimonio pubblico e in che modo ritenga conciliabile la creazione di un soggetto centrale coordinatore della portualità con l'applicazione della norma che consente la riconduzione dei porti alla competenza esclusiva delle regioni.
(5-02739)
(Presentata il 9 settembre 2024)


   IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale Governo ha previsto già nella Nota di aggiornamento al DEF 2023 la dismissione di asset pubblici per un totale di circa 20 miliardi di euro; l'operazione, dalla quale il Governo stima di assicurarsi un gettito pari a 3,8 miliardi di euro che dovrebbe concorrere, per i prossimi anni, ad una concreta e apprezzabile riduzione del rapporto debito/prodotto interno lordo nazionale, non è immune da una serie di criticità e comporterebbe la drastica riduzione della partecipazione statale, anche attraverso controllate che grazie alla loro alta redditività determinano dividendi alti;

   la rete ferroviaria gestita da Rete ferroviaria italiana è di 16.800 chilometri di cui circa 700 chilometri di rete sono dedicati ai servizi alta velocità. Il Gruppo gestisce anche una rete stradale di circa 32.000 chilometri a seguito della recente acquisizione di Anas. Il gruppo Ferrovie dello Stato conta circa 92 mila dipendenti, muove circa 10 mila treni ogni giorno nonché 45 milioni di tonnellate di merci/anno. Il 27 giugno 2024 è stato nominato dall'attuale maggioranza quale amministratore delegato e direttore generale di Ferrovie dello Stato, Stefano Donnarumma;

   l'amministratore delegato ha recentemente dichiarato che anche per il gruppo Ferrovie dello Stato «Valutiamo l'apertura del capitale». Entro l'anno sarà pertanto presentato al Ministero dell'economia e delle finanze il prospetto destinato ai fondi finanziari. Non viene per ora chiarito invece se si valuta di agire sulla capogruppo, RFI o Trenitalia;

   dal summit di Cernobbio, e quindi non già in sede di dibattito parlamentare, arriva dunque l'ipotesi che le Ferrovie dello Stato possano aprire il capitale ai privati, senza escludere un successivo posizionamento sul mercato azionario;

   prosegue l'amministratore delegato «lo apro verso un'ipotesi di valutazione di possibile apertura del capitale, laddove questo dovesse risultare vantaggioso dal punto di vista finanziario per lo sviluppo degli investimenti dell'azienda (...). La quotazione è quasi sempre la conseguenza di un eventuale percorso del genere», quindi «per adesso» si parla di una «valutazione di apertura del capitale»;

   quanto ai tempi, il Ceo parla di «pochi mesi per definire una strategia, conto da qui a fine anno di avere le idee chiare su diverse cose che riguardano il gruppo. E poi i tempi di esecuzione in media per queste cose sono almeno un paio d'anni» –:

   se il Ministro interrogato intenda evitare la privatizzazione di Ferrovie dello Stato e come intenda coinvolgere il Parlamento con riguardo alle recenti dichiarazioni dell'amministratore delegato del gruppo delle Ferrovie dello Stato rispetto alla privatizzazione annunciata entro l'anno.
(5-02740)
(Presentata il 9 settembre 2024)


   MACCANTI, PRETTO, DARA, FURGIUELE e MARCHETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i portabici sono definiti strutture leggere e amovibili che non modificano in modo significativo la massa a vuoto del veicolo e possono, quindi, essere montati sull'automobile sia tramite appositi punti di aggancio previsti dal costruttore del veicolo, sia sul gancio di traino a sfera;

   la circolare n. 25981 del 6 settembre 2023 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e la successiva circolare di chiarimento n. 30187 del 12 ottobre 2023, stabiliscono che i portabici possono essere installati e utilizzati solo a certe condizioni: in particolare, la lunghezza non deve superare 1,20 metri, incluse le bici trasportate, la larghezza non deve superare quella dell'autoveicolo, incluse le bici, e l'altezza non deve superare i 2,50 metri;

   inoltre, se il portabici e le bici installate ostruiscono anche parzialmente i dispositivi di illuminazione e di segnalazione visiva, devono essere installati dispositivi supplementari ripetitori, omologati e corrispondenti a quelli previsti sul veicolo;

   in caso di ostruzione anche parziale della targa, è necessario applicare la targa ripetitrice con le modalità previste per il carrello appendice. In tali casi, sono necessarie visita e prova da parte degli Uffici della Motorizzazione Civile nonché l'aggiornamento del documento unico di circolazione e di proprietà del veicolo;

   tali circolari, adottate in adeguamento a quanto previsto dall'articolo 164 del codice della strada, rendono, tuttavia, pressoché impossibile l'uso del portabici su molti modelli di auto, anche tenuto conto della larghezza delle auto (esclusi i retrovisori esterni) e della lunghezza di molte biciclette. Una bicicletta da turismo con telaio grande e ruote da 28" sfiora 1,9 metri di lunghezza. Solo le auto di grandi dimensioni hanno una larghezza superiore;

   queste previsioni, impugnate da un gruppo di produttori, sono oggetto di un ricorso in sede amministrativa e sono attualmente sospese in attesa dell'esito definitivo di un contenzioso che si preannuncia complicato e sul quale, dopo il Tar, sarà probabilmente chiamato a pronunciarsi il Consiglio di Stato:

   già con l'ordine del giorno n. 9/1453-A781, su cui il Governo si era espresso in senso favorevole e con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-01946, gli interroganti avevano sollevato tali problematiche richiedendo una correzione ragionevole della disciplina citata –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per modificare le disposizioni citate in premessa, al fine di renderle più idonee e tecnicamente conformi alle esigenze degli utenti.
(5-02741)
(Presentata il 9 settembre 2024)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASU, BARBAGALLO e GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 10 agosto 2024 su La Repubblica la giornalista Federica Angeli, autrice nei giorni precedenti di un'inchiesta pubblicata sul medesimo giornale il 3 e il 4 agosto 2024 nella quale si evidenziavano aspetti molto preoccupanti relativi a quello che può essere definito un vero e proprio «mercato delle patenti», ha reso nota una direttiva firmata dal Direttore Generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il Nord Est, che sarebbe relativa alle misure di sicurezza da mettere in atto durante gli esami per il conseguimento della patente di guida;

   in particolare, nell'articolo citato si legge che sarebbe stato stabilito, tra l'altro, l'obbligo per tutti i candidati «di indossare camici monouso a maniche lunghe, in tessuto non tessuto (...) con polsino in maglina, in luogo delle pettorine, del tipo in uso in ambito sanitario, resi disponibili dall'ufficio»;

   a parere dell'interrogante queste misure non appaiono idonee a contrastare effettivamente il fenomeno sopra ricordato, in quanto l'unica soluzione efficace è tecnologica e può essere raggiunta attraverso la schermatura delle aule e/o l'utilizzo di rilevatori e/o disturbatori di frequenza compatibili con le disposizioni sanitarie e non certo mediante lo sperpero di ingenti risorse pubbliche nell'acquisito di centinaia di migliaia di camici monouso destinati a rappresentare un costo economico e ambientale notevole –:

   se il Ministro interrogato intenda, per quanto di sua competenza, adottare iniziative volte a favorire un coordinamento uniforme degli interventi in tutte le motorizzazioni del nostro Paese, al fine di evitare difformità tra le procedure adottate nelle diverse realtà e intervenire per far predisporre misure di sicurezza realmente efficaci, come, a esempio, la schermatura totale delle aule, l'utilizzo di metal detector, rilevatori e/o disturbatori di frequenza compatibili con le disposizioni sanitarie.
(5-02756)


   CASU, BARBAGALLO e GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'inchiesta di Federica Angeli pubblicata su La Repubblica del 3 e del 4 agosto 2024 ha rivelato aspetti molto preoccupanti relativi a quello che può essere definito un vero e proprio «mercato delle patenti»;

   secondo quanto riportato, in alcune occasioni delle persone per superare illecitamente l'esame di scuola guida sarebbero state dotate di microtelecamera e auricolare e poi accompagnate dentro la sede dell'esame, dove sarebbero state identificate da un complice con un segno convenuto;

   per entrare nella sede dell'esame, come noto, è necessario passare attraverso uno scanner che identifica eventuali mezzi elettronici vietati. Lo scanner, però, sarebbe stato spento per consentire l'ingresso delle persone che intendevano superare in maniera illegale l'esame;

   una volta all'interno, il candidato avrebbe inquadrato il computer con le domande e avrebbe ricevuto da un complice il suggerimento per dare la risposta giusta;

   se queste notizie fossero confermate, si tratterebbe di pratiche da contrastare immediatamente con rapidità ed efficacia, avendo anche evidenti ricadute sulla sicurezza stradale;

   inoltre, questa pratica criminale danneggerebbe in maniera grave le tantissime autoscuole oneste che rispettano la legge e che verrebbero sfavorite rispetto ai disonesti;

   secondo la citata inchiesta giornalistica risulterebbe, inoltre, che molte segnalazioni sarebbero giunte al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Non si sarebbero avute, però, iniziative per stroncare il fenomeno –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e, comunque, quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere per fermare il fenomeno del «mercato delle patenti» che può mettere a rischio in maniera gravissima la sicurezza stradale;

   se il Ministro interrogato abbia intrapreso o intenda intraprendere iniziative di competenza per favorire l'utilizzo di strumenti tecnici, quali i disturbatori di frequenze, per impedire l'utilizzo di apparecchiature elettroniche o di altri strumenti finalizzati ad alimentare il cosiddetto «mercato delle patenti», visto anche il rapido progresso delle tecnologie che rende sempre più difficile l'intervento dei funzionari della motorizzazione civile.
(5-02758)

Interrogazione a risposta scritta:


   CASU e SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 2 agosto 2024 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha convocato per il 5 settembre 2024 una riunione avente per oggetto: «Contrasto al fenomeno delle aggressioni nel settore del trasporto ferroviario»;

   sono chiamati a partecipare alla citata riunione il Ministero dell'interno, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, l'Anci, Trenitalia, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovieri, Fast-Confsal;

   tra l'altro la riunione citata dovrebbe anche valutare l'efficacia delle misure adottate nell'ambito del protocollo per la promozione della sicurezza nel processo di sviluppo del trasporto pubblico urbano sottoscritto tra i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno, la conferenza Stato-regioni, l'Anci, le associazioni delle aziende e i sindacati firmatari del Ccnl nell'aprile 2022 –:

   a quali misure si faccia riferimento, visto che l'attuale Governo ancora non risulta aver intrapreso alcuna iniziativa concreta per dare seguito al citato protocollo;

   cosa intendano fare i Ministri interrogati per evitare che l'emergenza trasporti di questa estate accresca il numero delle aggressioni contro il personale.
(4-03356)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SARRACINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sussiste un pericoloso clima di intimidazione segnato da sistematiche aggressioni ai danni dei migranti che vivono a Grumo Nevano, Casandrino, Frattamaggiore, Sant'Antimo e Sant'Arpino;

   da circa due mesi un gruppo di giovanissimi all'alba o in tarda serata, esce a bordo di un Honda SH bianco e nero o di una Fiat 500 bianca, alla ricerca di vittime da aggredire con calci, pugni, spranghe e coltelli;

   il più giovane delle vittime aggredite da questi criminali ha solo otto anni;

   l'ultimo episodio, ha visto un cittadino pakistano brutalmente assalito mentre si recava al lavoro;

   molte vittime hanno confessato di non aver neppure denunciato per paura di ripercussioni;

   la comunità di migranti, esasperata da questi continui raid razzisti, ha messo in atto una protesta davanti la caserma dei carabinieri di Grumo Nevano chiedendo maggiore attenzione e sicurezza;

   in data 2 settembre 2024 la Prefettura di Napoli ha convocato un'apposita riunione –:

   se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali opportune iniziative intenda assumere per contrastare i raid razzisti e assicurare la massima tutela alle comunità migranti presenti sul territorio.
(3-01392)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPERANZA, FURFARO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno delle aggressioni nei confronti del personale sanitario è, purtroppo, molto diffuso nel nostro Paese;

   secondo i dati forniti dall'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps), nel 2023 sono stati 16 mila gli episodi di aggressione al personale sanitario e sociosanitario e 18 mila le operatrici e gli operatori coinvolti;

   la professione più colpita, sempre secondo i dati dell'Osservatorio, è quella degli infermieri, seguita da quelle dei medici e degli operatori socio-sanitari. Due terzi delle persone aggredite sono donne;

   le violenze sono state commesse soprattutto nei pronto soccorso, nelle aree di degenza, nei servizi psichiatrici e negli ambulatori;

   sempre secondo i dati dell'Osservatorio, i principali aggressori sono i pazienti (69 per cento) contro il 28 per cento di parenti. Il 68 per cento delle aggressioni è di tipo verbale, il 26 per cento fisico e il 6 per cento contro beni di proprietà;

   per contrastare il fenomeno è stata, tra l'altro, approvata dal parlamento la legge 14 agosto 2020, n. 113, recante «Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni», e successivamente sono stati introdotti altri provvedimenti legislativi analoghi, cosa che evidenzia l'ampiezza del fenomeno stesso;

   per l'anno in corso non risultano ancora dati disponibili, ma notizie di stampa riportano quasi quotidianamente violenze fisiche e verbali nei confronti degli operatori della sanità;

   ultimo episodio in ordine cronologico è avvenuto a Foggia all'inizio del mese di settembre, quando un vero e proprio «raid punitivo» è stato perpetrato nel reparto di chirurgia toracica del Policlinico Riuniti di Foggia;

   la stampa riferisce che una cinquantina di persone hanno aggredito medici e personale infermieristico dopo la tragica notizia della morte di una persona durante un intervento chirurgico;

   risulta sempre dalla stampa che un chirurgo sia stato colpito con diversi pugni al volto, riportando ferite e contusioni, mentre una dottoressa avrebbe subito la frattura di una mano. Altri membri del personale sanitario avrebbero dovuto barricarsi in una stanza per allertare le forze dell'ordine, come testimoniano anche video e foto;

   non si tratta, come detto, di un fenomeno isolato, ed è necessario provvedere con efficacia e rapidamente, per garantire la sicurezza del personale medico –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano intraprendere i Ministri interrogati per contrastare il fenomeno sopra esposto che mette a rischio la stessa vita degli operatori, tanto che molti di loro hanno lasciato la professione.
(5-02752)


   SIMIANI, FOSSI, BONAFÈ, GIANASSI, BOLDRINI, FURFARO, SCOTTO e DI SANZO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   salvare la vita in mare costituisce un preciso obbligo degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare;

   le Convenzioni internazionali, al pari dei regolamenti europei, costituiscono quindi un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli articoli 10, 11 e 117 della Costituzione, il diritto internazionale e le Convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro Paese non possono essere derogati da scelte discrezionali dell'autorità politica;

   il decreto-legge 2 gennaio 2023, numero 1 (convertito dalla legge numero 15 del 2023) ha introdotto disposizioni urgenti in materia di transito e sosta nelle acque territoriali delle navi non governative impegnate nelle operazioni di soccorso in mare;

   negli ultimi anni sono stati di fatto inaspriti in modo inaccettabile i codici di condotta per i salvataggi in mare delle navi umanitarie prevedendo multe e sanzioni per i trasgressori;

   la mappa delle rotte, ad avviso degli interroganti, vessatorie, inflitte dal Viminale alle navi della flotta civile nel tentativo di tenerle il più lontano possibile dall'area dei soccorsi e di rendere finanziariamente insostenibili le missioni, ha causato fino ad oggi (secondo le rilevazioni effettuate con il sistema di tracciamento Osint) almeno 8 milioni di euro di spese aggiuntive alle navi Ong nel 2023, 150.000 chilometri percorsi senza motivo, 374 giorni di assenza forzata dalla zona di ricerca e soccorso nell'anno che ha fatto segnare il record di morti con oltre 2.500 persone che hanno perso la vita;

   tale trend si è confermato persino in crescita nella prima metà del 2024. Un onere che, nonostante le donazioni generose, ha costretto numerose organizzazioni umanitarie a rallentare le missioni;

   i giorni di navigazione in più aumentano le sofferenze delle persone soccorse che avrebbero diritto a essere portate in un luogo sicuro nel minor tempo possibile: si tratta di persone vulnerabili, già provate dalla traversata, da lunghi periodi di detenzione nei paesi di origine e che hanno subito violenze e violazioni dei diritti umani;

   la norma italiana che costringe le navi Ong a raggiungere porti lontani dai salvataggi è oggetto di ricorso presso il Consiglio di Stato. Va inoltre segnalato come rispetto alla citata legge numero n. 15 del 2023 alcuni tribunali nazionali abbiano annullato in via cautelare numerosi fermi e dato ragione nel merito a tre Ong; sono emersi inoltre dubbi sulla sua legittimità costituzionale: il tribunale di Brindisi potrebbe interrogare la Consulta o la Corte di giustizia Ue;

   nel frattempo continuano le operazioni di soccorso delle navi Ong nel Mediterraneo. Il 19 agosto 2024 la nave Geo Barents ha sbarcato a Livorno 57 migranti di cui 18 minorenni, dopo quasi 4 giorni di navigazione dal salvataggio. Nonostante tali ritardi 15 migranti sono stati trasferiti ad Avellino, a circa 600 chilometri quindi dalla città toscana, Ad avviso dell'interrogante si tratta di una scelta incomprensibile disumana che aggrava le condizioni fisiche e psicologiche delle persone coinvolte, in palese violazione di ogni trattato sulla salvaguardia dei diritti umani;

   il 26 agosto 2024 a Salerno alla stessa nave Geo Barents sono stati comminati una sanzione di 3.330 euro ed un fermo amministrativo per 60 giorni. Il natante era arrivato al porto con a bordo 191 migranti, soccorsi in acque libiche. L'accusa è di aver reiterato violazioni delle prescrizioni previste per le mancate comunicazioni agli organismi preposti per la sicurezza in mare, in ordine ai soccorsi effettuati;

   oltre mille migranti sono morti o sono stati dichiarati dispersi nel Mediterraneo centrale dall'inizio del 2024 al 17 agosto 2024. Le vittime, ha precisato l'Oim, sono state 421, mentre i dispersi 603, per un totale di 1.024 persone. Nello stesso periodo i migranti intercettati in mare e riportati in Libia sono stati 13.763, di cui 12.220 uomini, 947 donne, 460 minori e 136 persone per le quali non sono disponibili dati di genere –:

   se non ritengano urgente e necessario, in relazione a quanto esposto in premessa, assumere iniziative urgenti di competenza al fine di modificare l'attuale quadro normativo che regola il fenomeno migratorio, con l'obiettivo di riconoscere piena agibilità alle attività di ricerca e salvataggio delle navi Ong che avvengono nel pieno rispetto del diritto internazionale, al fine di evitare ulteriori ed ingiustificate sofferenze ai migranti soccorsi, impedire alle navi di soccorrere possibili naufraghi e penalizzare ulteriormente le organizzazioni non governative.
(5-02760)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 settembre 2024 sulla pagina Instagram dell'organizzazione giovanile «Giovani Palestinesi Italia» è stato pubblicato un video di propaganda di una manifestazione politica nazionale, organizzata a Roma per il giorno 5 ottobre 2024 a sostegno del popolo palestinese di Gaza e dei suoi combattenti, con l'intento di celebrare di fatto gli attentati terroristici compiuti da Hamas il 7 ottobre 2023 nei confronti dei cittadini israeliani ad un anno dalla tragica ricorrenza;

   nella descrizione di detto video, intitolato «Un anno di resistenza. Un anno di genocidio.», il 7 ottobre 2023 viene identificato non come la data di un crimine terroristico, bensì come la data di una rivoluzione, descrivendo gli attentati compiuti da Hamas come un'operazione di resistenza palestinese il cui valore sarebbe chiaro a tutto il mondo;

   Hamas è riconosciuta dall'Unione europea come organizzazione terroristica;

   ad avviso dell'interrogante, dunque, le immagini, i toni del video, ma soprattutto l'obiettivo di elogiare di fatto un atto terroristico ed un massacro contribuiscono a costruire una pericolosa campagna di odio nei confronti del popolo israeliano e giustificazionista degli atti violenti perpetrati ai danni dello stesso. La pericolosità di tali messaggi, inoltre, diventa ancora più concreta per la sicurezza e l'ordine pubblico, soprattutto se gli stessi sono utilizzati per incentivare la partecipazione alla manifestazione nazionale convocata a Roma per «sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale, per onorare gli oltre quarantamila martiri di Gaza e i suoi combattenti che da un anno lottano senza tregua...» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza nella città di Roma in occasione della annunciata manifestazione per il 5 ottobre 2024 e per evitare la diffusione di messaggi che incitano all'odio.
(4-03349)


   MAGI e ORFINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Cento di accoglienza straordinario usualmente denominato «Casa Malala», sito all'interno di una ex caserma della Guardia di finanza in località Fernetti (Comune di Monrupino), a ridosso del valico di confinario con la Slovenia, sin dalla sua apertura nel 2016 è stato considerato un efficiente modello di gestione nella sua finalità di centro di prima accoglienza e di rapido smistamento e redistribuzione di richiedenti asilo provenienti dalla così detta «rotta balcanica»;

   la struttura, sebbene di edificazione relativamente recente, è sottoposta in modo costante ad un utilizzo intenso e come tale richiede una costante manutenzione, in particolare per ciò che attiene agli impianti idrici e fognari che sono a carico della prefettura. Al contrario, a quanto appreso dagli interroganti, anche attraverso documenti fotografici, la struttura è caduta negli anni recenti (e vive a tutt'oggi) in una situazione di degrado difficilmente giustificabile;

   secondo quanto appreso dagli interroganti, la prefettura di Trieste sarebbe a conoscenza da almeno tre anni delle difficoltà che «Casa Malala» vive, in particolare per quanto riguarda gli scarichi nonché le infiltrazioni nei muri; tuttavia, non è stato messo in opera alcun intervento che potesse essere risolutivo o anche solo limitare le criticità emerse, il che ha comportato che la situazione della struttura si aggravasse di mese in mese;

   ad oggi la situazione ha dell'incredibile in quanto una struttura destinata ad ospitare 95 persone, secondo quanto previsto dal bando, vede in funzione solamente cinque servizi igienici (uno ogni circa venti ospiti), sei lavandini e tre docce (una ogni 32 ospiti). Si tratta di una situazione che si pone in totale difformità rispetto agli standard previsti per le diverse tipologie di strutture residenziali collettive le quali prevedono un bagno completo ogni 6/8 abitanti. Altresì si segnalano un po' ovunque nella struttura infiltrazioni nei muri interni con relativa diffusione di muffa. Si ritiene che alla luce del suo grave stato attuale la struttura andrebbe considerata non abitabile, anche tenendo conto che essa ospita abitualmente donne e minori;

   risulta altresì agli interroganti che l'intero impianto di una cucina industriale acquistato nel 2018 dalla stessa prefettura di Trieste per un importo ingente non sia mai stato installato e dunque tuttora non sia in funzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle gravi condizioni in cui versa la struttura, se non si ritenga necessario acquisire una valutazione della Asugi (Azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina) in merito all'agibilità della struttura stessa sotto il profilo delle condizioni igienico-sanitarie attuali e quali siano le ragioni che hanno impedito alla prefettura del capoluogo giuliano di intervenire in maniera tempestiva rispetto ad una situazione che è andata aggravandosi di anno in anno, nonché infine quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sanare una situazione ormai insostenibile.
(4-03358)


   MORFINO e CARMINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i partecipanti da tutta Italia al concorso per 1.148 allievi agenti di polizia indetto nel 2017 e che hanno superato con successo la prima prova con un punteggio pari o superiore a 6/10, denunciano che questo risultato, come specificato nel bando del concorso, avrebbe dovuto permettere di proseguire allo step successivo del concorso, ossia alla partecipazione al corso di formazione e all'assunzione;

   negli ultimi anni, sono stati banditi nuovi concorsi per l'assunzione di personale nella Polizia di Stato senza che sia stata adeguatamente considerata la graduatoria di idonei derivante dal concorso del 2017;

   questa situazione ha suscitato legittime perplessità in merito all'applicazione delle disposizioni dell'articolo 29-bis del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4;

   l'articolo in questione autorizza l'assunzione di fino a 1.300 allievi agenti della Polizia di Stato attingendo all'elenco degli idonei alla prova scritta del concorso pubblico per l'assunzione di 893 allievi agenti della Polizia di Stato indetto con decreto del Capo della Polizia - Direttore generale della pubblica sicurezza il 18 maggio 2017. Tuttavia, nonostante le opportunità offerte da tale disposizione legislativa, fino ad oggi essa è stata applicata in modo insoddisfacente e parziale;

   inoltre, in conformità con la legge n. 125 del 2013, è previsto l'esaurimento delle graduatorie esistenti prima di procedere con nuovi concorsi al fine di garantire efficienza e immediatezza nell'assunzione di personale pubblico, utilizzando le graduatorie esistenti come risorsa primaria;

   la graduatoria del concorso per 1.148 allievi agenti del 2017 è stata prorogata dal 2020 per altri tre anni fino al 31 dicembre 2023. Tuttavia, con il decreto milleproroghe (decreto-legge 215/2023), entrato in vigore il 28 febbraio 2024, tutte le graduatorie del comparto sicurezza-difesa e Vigili del Fuoco sono state ulteriormente prorogate fino al 31 dicembre 2024;

   questo allungamento della validità delle graduatorie esistenti offre un'ulteriore opportunità per utilizzarle prima di bandire nuovi concorsi, evitando così duplicazioni di spese e tempi di selezione;

   è importante notare che la graduatoria in oggetto è stata scalata fino al punteggio di 8,250 compreso, indicando chiaramente che ci sono ulteriori idonei che potrebbero essere considerati per l'assunzione;

   la grande carenza di personale nelle forze di polizia, soprattutto in ambito locale, non consente di tutelare pienamente la libertà e la sicurezza dei cittadini. Fra le necessità di nuove assunzioni tempestive, sono da includere il Giubileo 2025 e la nascita della PolMetro, una nuova forza di polizia metropolitana che richiede immediatamente nuovi agenti per operare efficacemente;

   questa nuova struttura, mirata a rafforzare la sicurezza nelle aree urbane, rappresenta un'ulteriore motivazione per considerare con urgenza l'utilizzo della graduatoria esistente –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire notizie e garantire l'utilizzo della graduatoria del concorso 2017 su citato affinché la menzionata carenza di personale nelle forze di polizia sia colmata al più presto;

   se il Ministro interrogato non intenda comunque considerare lo scorrimento della graduatoria su citata e utilizzarla per soddisfare le attuali esigenze di personale nella Polizia di Stato, al fine di assicurare più efficacemente la sicurezza dei cittadini italiani e il rispetto delle leggi dello Stato.
(4-03360)


   CERRETO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Mondragone (CE) nella certificazione relativa alle violazioni del codice della strada per l'anno 2023 ha dichiarato proventi pari a 6.500.000 euro, come riportato dal rendiconto del Ministero dell'interno;

   tali proventi si aggiungono a quelli dell'anno 2022, che erano stati di 4.500.000 euro, ponendo la Città di Mondragone addirittura tra i primi posti in Italia per incassi relativi alle violazioni del codice della strada;

   a parere dell'interrogante, tali dati evidenziano una qualche anomalia se solo si considera che la differenza tra i proventi incassati dal comune di Napoli rispetto a quelli del comune di Mondragone è di appena 980.000 euro in favore del capoluogo campano e che Firenze, città al top in Italia per incasso pro capite per violazioni al codice della strada si ferma ad euro 187,77, mentre Mondragone arriva addirittura a 225,83 euro pro capite;

   come riportato da organi di stampa, gran parte di tali violazioni del codice della strada sarebbero poi state elevate mediante l'utilizzo di strumenti non omologati, come stabilito di recente dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 10515 del 18 aprile 2024 e in contrasto con lo stesso indirizzo del Ministero dell'interno;

   in particolare, con nota a firma della dirigente dell'Area III della prefettura di Caserta inviata al comando della polizia municipale del comune di Mondragone sono stati di recente richiesti chiarimenti in ordine ai dispositivi per la regolamentazione della velocità e in merito all'applicazione di alcuni articoli del codice della strada, con particolare riferimento ai verbali in cui si rileva che il conducente, pur preselezionatosi nella corsia di svolta a sinistra inibita dalla lanterna semaforica rossa, in realtà, abbia proseguito la marcia nella diversa direzione, consentita da lanterna semaforica verde;

   come evidenziato nella nota della prefettura, in linea con un parere del Ministero dell'interno, nel caso suddetto non c'è violazione dell'obbligo di arresto indicato dalla luce rossa del semaforo, essendo tale obbligo riferito solo a chi prosegue nella direzione con semaforo rosso;

   un'apposita interpellanza presentata da alcuni consiglieri comunali del comune di Mondragone e volta a conoscere se i dispositivi utilizzati per accertare le violazioni del codice della strada siano o meno omologati non ha ricevuto ad oggi alcuna risposta, nonostante si siano svolte tre sedute consiliari da quando quell'interpellanza è stata formalmente presentata;

   come evidenziato nella trasmissione televisiva di Rai Tre «Filorosso Revolution» del 20 agosto 2024, il comune di Mondragone non ha dichiarato ai Ministeri interrogati la destinazione dei proventi derivanti dalle violazioni del codice della strada accertate mediante autovelox e tutor;

   secondo quanto si apprende da diversi organi di stampa, peraltro, il comune di Mondragone si trova in una condizione di deficit strutturale ed ha presentato nell'anno 2022 una proposta di Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, per cui un'eventuale anomalia relativa all'ammontare complessivo del gettito derivante dalle violazioni del codice della strada potrebbe alterare la veridicità dell'ipotesi di piano e inficiare l'azione di riequilibrio –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere al fine di accertare i fatti esposti in premessa e se la destinazione dei proventi incassati siano stati dichiarati nelle certificazioni inviate dall'amministrazione comunale.
(4-03362)


   BRAGA, ASCANI, CARÈ, DE LUCA, FASSINO, GIANASSI, GRAZIANO, GUERINI, MADIA, MANZI, PROVENZANO, PORTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROGGIANI, STEFANAZZI, MALAVASI, SCOTTO, ROMEO, FORATTINI, FURFARO, ANDREA ROSSI, ORFINI, MEROLA, BARBAGALLO, DE MARIA, CUPERLO, GNASSI, GHIO, FORNARO, VACCARI, LACARRA, MARINO, SIMIANI, GUERRA, FERRARI, LAUS, D'ALFONSO, BERRUTO, BONAFÈ, SARRACINO, CIANI, CASU, GIRELLI, IACONO, DI BIASE, FOSSI, SERRACCHIANI, DI SANZO, TABACCI, CURTI, LAI, DE MICHELI, GRIBAUDO e TONI RICCIARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 agosto 2024 la stampa ha reso noto che il sedicente «(nuovo) Partito comunista italiano» ha preparato una vera e propria lista di proscrizione contro «organismi e agenti sionisti operanti in Italia», lunga 24 pagine, divisa in sette categorie, e comprendente decine di nomi di organizzazioni, imprese, persone, giornalisti, responsabili di organizzazioni. La lista, presentata come ricerca «ancora limitata» e a cui si chiama «i lettori a contribuire» ha l'obiettivo di denunciare «senza mezzi termini la complicità della parte più reazionaria dell'apparato mass-mediatico italiano con l'entità sionista», «additare i complici, nel seno dell'apparato mass-mediatico italiano, del genocidio in corso nella Striscia di Gaza e tenere loro il fiato sul collo»;

   tra le 16 definizioni dei pregiudizi antisemiti, redatta dal Centro documentazione ebraica contemporanea per il Centro nazionale per la lotta contro l'antisemitismo della Presidenza del Consiglio dei ministri italiano, c'è anche quella della lista degli ebrei influenti, strumento discriminatorio utilizzato prima dai neonazisti e oggi dagli antisemiti per diffondere il pregiudizio antisemita degli ebrei considerati «influenti» e «potenti»;

   la relazione del coordinatore nazionale contro l'antisemitismo, il generale Pasquale Angelosanto, ha evidenziato un aumento estremamente preoccupante dei casi di antisemitismo in Italia, sia in ambienti di destra che di sinistra. Dal 7 ottobre 2023 fino al 30 giugno 2024 «sono stati rilevati 406 casi di antisemitismo», a fronte di 98 episodi segnalati nell'analogo periodo a cavallo fra il 2022 e il 2023, secondo quanto ha riferito il generale Angelosanto, il 10 luglio 2024 durante l'audizione al Senato di fronte alla cosiddetta Commissione Segre, cioè la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all'odio e alla violenza –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia posto in essere per fare luce sulla genesi della lista di cui in premessa, provvedendo, per quanto di competenza, alle opportune segnalazioni all'autorità giudiziaria predetta;

   quali misure abbia assunto per assicurare protezione alle persone e alle organizzazioni segnalate nella predetta lista;

   quali iniziative abbia assunto per contrastare l'aumento di episodi di antisemitismo nel nostro Paese.
(4-03371)


   STUMPO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 luglio 2024 si è tenuto a San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, un consiglio comunale con all'ordine del giorno l'assestamento generale di bilancio e la salvaguardia degli equilibri per l'esercizio 2024, ai sensi degli articoli 175, comma 8, e 193, del decreto legislativo n. 267 del 2000. In quella seduta la maggioranza dei consiglieri (6 consiglieri comunali su 11 presenti) risultava collegata da remoto, pratica ancora usata nonostante l'emergenza da COVID-19 sia stata superata da tempo;

   al momento della votazione di tale importante punto all'ordine del giorno (e soltanto in quel momento), è emerso che un consigliere comunale, collegato da remoto, risultava assente (ciò è riscontrabile mediante la visione, su Facebook, del consiglio comunale). Tale circostanza induce a ritenere come probabile che anche durante la discussione lo stesso, e forse altri, fossero assenti e dunque mancasse il numero legale per il legittimo svolgimento della seduta. Purtroppo nell'aula consigliare manca qualsiasi monitor che consenta ai consiglieri presenti di vedere i voti dei colleghi collegati da remoto, impedendo così alla minoranza e al pubblico di avere contezza dei presenti e, quindi, della regolarità delle sedute;

   il capogruppo del Partito democratico, Domenico Lacava, prima che iniziasse la seduta, ha cercato di intervenire su tale questione e il presidente del consiglio gli ha negato l'intervento, spegnendogli il microfono. Inoltre è stato interrotto anche dal pubblico senza che il presidente del consiglio comunale intervenisse;

   a quanto consta all'interrogante, da tempo alle opposizioni non viene garantito di esprimere in maniera compiuta e democratica la propria posizione e spesso il presidente del consiglio dimentica di svolgere il suo ruolo di arbitro imparziale e di tutela delle minoranze: le richieste di convocazione del consiglio comunale e alcune interrogazioni non hanno ricevuto alcuna risposta, oppure sono state evase con gravissimo ritardo. Durante la pandemia – sempre a quanto risulta all'interrogante – è stato consentito a persone estranee al consiglio di entrare nell'aula consigliare;

   va aggiunto che il consiglio, tra le altre cose, aveva all'ordine del giorno il riconoscimento di debiti fuori bilancio e, per alcuni di essi, la cartella per i consiglieri sarebbe risultata priva della documentazione necessaria;

   infine, frequentemente in consiglio comunale, con votazioni richieste dalla maggioranza, viene approvato l'accorpamento dei punti all'ordine del giorno e il tempo per gli interventi viene sensibilmente ridotto, con una chiara compressione del diritto di espressione;

   su questi temi il capogruppo del Partito democratico ha scritto alla prefetto di Cosenza una lettera, in data 24 luglio 2024, chiedendo un intervento e dichiarandosi disponibile a un incontro, anche con il presidente del consiglio comunale, per chiarire la situazione;

   in attesa della risposta della prefetto, nel corso del consiglio comunale del 7 agosto 2024, il presidente del consiglio comunale ha impedito di fatto l'intervento del consigliere Lacava nel corso della seduta –:

   se intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative, in relazione alla segnalazione dei consiglieri comunali al prefetto di Cosenza, in considerazione delle necessità di garantire il normale svolgimento dell'attività del consiglio comunale consentendo ai consiglieri di opposizione di esercitare le prerogative previste dalla normativa vigente.
(4-03373)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta orale:


   SPORTIELLO, CASO, ORRICO e AMATO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   ancor più che negli anni passati i bambini e le bambine e gli alunni e le alunne con disabilità e le loro famiglie si trovano a vivere l'annuale incubo della carenza dei docenti di sostegno;

   in considerazione delle ulteriori difficoltà e criticità generate da questo Governo, in primis in relazione ai tagli già realizzati all'istruzione pubblica e ai nuovi che sono stati annunciati con la prossima manovra economica, le famiglie hanno annunciato una importante mobilitazione che è partita già da lunedì 26 agosto 2024 con un presidio a Genova e con un'assemblea nazionale per decidere le azioni da intraprendere in questo autunno;

   la situazione del collocamento degli insegnati di sostegno e la loro ormai consolidata precarietà si è ulteriormente aggravata alla luce del fatto che dopo aver completato un corso universitario, a pagamento, i docenti che chiedono l'immissione in ruolo non hanno ancora avuto alcun riscontro;

   a ciò si aggiunge anche la scellerata scelta di aprire a università online e di accettare l'equipollenza titoli accademici ottenuti all'estero, scelta che mette in pericolo il diritto all'istruzione poiché ogni studente disabile ha il diritto di fruire di un'istruzione qualitativamente consona e con docenti non precari che cambiano ogni anno o frazioni di anno;

   le recenti misure adottate dal Governo sono state annunciate come risolutive della precarietà e finalizzate a garantire la necessaria continuità dei docenti di sostegno; le proteste di questi giorni testimoniano che gli annunci fatti non hanno alcuna attendibilità e di fatto nessuna azione incisiva è stata fatta per garantire la continuità didattica del sostegno agli alunni con disabilità;

   l'inclusione scolastica deve essere garantita in conformità alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, ratificata ai sensi della legge 3 marzo 2009, n. 18 e deve rappresentare un elemento caratterizzante della scuola italiana, in armonia con la Costituzione italiana che all'articolo 34 garantisce il diritto allo studio, all'articolo 3 sancisce il principio di eguaglianza e all'articolo 38 esplicita il diritto allo studio delle persone con disabilità;

   l'inclusione scolastica ha il fondamentale obiettivo di agevolare lo sviluppo delle potenzialità della persona con disabilità nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione, secondo il presupposto fondamentale per cui l'esercizio del diritto all'educazione non può essere limitato da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle diverse forme di disabilità; di tale inclusione dovrebbe essere garante anche il Ministro per le disabilità;

   nel mese di febbraio 2024, l'Istituto nazionale di statistica (Istat) con riferimento all'insegnamento di sostegno ha sottolineato come permane ancora una forte discontinuità nella didattica: il 60 per cento degli alunni con disabilità cambia insegnante per il sostegno da un anno all'altro, il 9 per cento nel corso dello stesso anno scolastico; a livello territoriale l'Istat ha anche rilevato differenze per tutti gli ordini scolastici e temiamo che l'autonomia differenziata cronicizzi ancor di più e aggravi tali differenze –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano assumere per assicurare ai bambini e alle bambine e agli alunni e alle alunne con disabilità il diritto all'inclusione scolastica.
(3-01391)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da notizie apparse sugli organi di stampa, vi sarebbero migliaia di docenti che per ottenere l'abilitazione sul sostegno si affidano a università estere che al costo di 7500 euro consentono di partecipare a corsi, svolti in modalità online, per ottenere una più agile abilitazione estera;

   le università in questione propongono soluzioni di corsi online in Spagna, Romania, Bulgaria o altri Paesi europei per ottenere una facile abilitazione soggetta alle procedure di riconoscimento del Ministero;

   sempre secondo fonti di stampa, si tratterebbe di corsi scarsamente selettivi, spesso svolti con modalità poco chiare e trasparenti;

   le associazioni sindacali stanno ricevendo varie segnalazioni di questo genere che vanno ad influire direttamente sulla qualità della formazione del futuro docente di sostegno;

   se tali denunce fossero confermate, si tratterebbe di un fatto gravissimo che compromette la qualità dell'insegnamento sul sostegno e penalizza i tantissimi docenti che si sottopongono al Tfa: invece di aumentare i corsi nelle università, di renderli accessibili e meno costosi, si accetterebbero corsi scarsamente selettivi gestiti da alcune università estere a caro prezzo;

   attualmente, a fronte di 27 mila specializzati con l'ottavo ciclo Tfa, le stime sono di 11 mila titoli riconosciuti all'estero;

   l'interrogante non mette in discussione la validità dei titoli conseguiti all'estero, ma ritiene si debba vigilare con grande attenzione sulla serietà, la qualità e la correttezza di tali abilitazioni, cercando di accelerare anche le modalità di verifica dei titoli conseguiti all'estero, considerata anche la convenzione triennale con il Cimea a tal fine prevista per legge –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e come intenda verificare, in collaborazione con il Ministero dell'università e della ricerca, la fondatezza di tali denunce;

   se non ritenga necessario, pur garantendo la celerità del riconoscimento del titolo conseguito all'estero, adottare tutte le verifiche necessarie ad evitare quanto denunciato in premessa, garantendo la qualità della formazione e dell'insegnamento sul sostegno e la parità di trattamento tra docenti.
(4-03332)


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   molte migliaia di docenti delle scuole di ogni ordine e grado che nei giorni scorsi hanno avuto l'assegnazione per l'immissione in ruolo o, sempre con modalità online, hanno ricevuto la nomina sulle Gps (Graduatorie provinciali supplenze), non stanno prendendo servizio;

   ad Ancona – per esempio – l'ufficio scolastico regionale delle Marche ha proceduto all'annullamento del turno di nomina pubblicato in data 3 settembre 2024 con prot. n. 7702 relativo agli incarichi a tempo determinato derivanti da graduatorie a esaurimento e Gps;

   il motivo pare risiedere nella necessità di effettuare nuovi controlli sulle graduatorie e quindi sulle assegnazioni poiché potrebbero essersi verificati degli errori, tali però da non consentire le normali procedure che vengono avviate ogni anno a inizio settembre;

   la confusione creata dalla procedura di nomina adottata dal Ministero dell'istruzione e del merito, con tempi stretti e un sovraccarico di lavoro, è emblematico della situazione generale delle operazioni di reclutamento docenti di quest'estate;

   a ciò si aggiunge la misura prevista dal decreto-legge n. 71 del 2024 che estende il termine per le immissioni in ruolo derivante dalle graduatorie concorsuali fino al 31 dicembre 2024 e che ha generato grande incertezza. Tra l'altro ciò comporta il rischio che a novembre o dicembre, per una serie di discipline, l'insegnante che sta svolgendo la propria attività e che è un supplente temporaneo venga licenziato e al suo posto arrivi l'avente diritto;

   vi è, inoltre, la grande difficoltà in cui versano le segreterie scolastiche a causa dei tagli avvenuti al personale Ata e nel mancato rinnovo dell'organico aggiuntivo Pnrr e Agenda Sud anche per il prossimo anno scolastico: ciò significa che gli assistenti amministrativi rientranti in questi progetti sono stati licenziati già a dicembre 2023;

   oltre al mancato supporto ai progetti collegati all'implementazione del Pnrr, gli uffici amministrativi delle scuole stanno soffrendo per la scarsità di risorse umane per la complessa gestione delle graduatorie di terza fascia Ata e Gps e ora stanno facendo una corsa contro il tempo per fare in modo che entro l'inizio dell'anno scolastico tutte le procedure di immissione siano attivate al fine di garantire un regolare avvio delle lezioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come intenda intervenire per potenziare le segreterie scolastiche e correggere i numerosi errori determinati dalla procedura di nomina adottata.
(4-03335)


   MALAVASI, MANZI e MEROLA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con interrogazione n. 4-03095, l'interrogante chiedeva ai Ministri interrogati come si intenda garantire a tutti i piccoli comuni montani che ne facciano richiesta l'accesso ai fondi previsti dal decreto ministeriale n. 79 del 30 aprile 2024 adottato dal Ministero dell'istruzione e del merito di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   inoltre, chiedeva, in caso ciò non fosse possibile, quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano realizzare per implementare i servizi per l'infanzia nei piccoli comuni montani e delle aree interne a garanzia del diritto di ogni bambino a beneficiare di tali servizi;

   il nuovo «Piano asili nido» contenuto nel decreto ministeriale summenzionato esclude di fatto dai finanziamenti i piccoli comuni montani e delle aree interne: i criteri minimi per l'assegnazione dei contributi sono, infatti, parametrati sulla popolazione residente nella fascia d'età 0-2 anni di almeno 60 bambini e sulla copertura del servizio di asilo nido nella stessa fascia d'età inferiore al 33 per cento;

   da ciò consegue che i piccoli comuni montani e delle aree interne con pochi abitanti non figurano nel lungo elenco di quelli finanziati dal Ministero dell'istruzione e del merito;

   nella risposta il Ministro ha segnalato «come il decreto interministeriale 30 aprile 2024, quanto l'avviso pubblico citato, prevedono espressamente la possibilità per i piccoli comuni di partecipare e aderire congiuntamente», aggiungendo che «d'altra parte, la costruzione di nuovi asili in comuni molto piccoli in cui non vi è una significativa popolazione nella fascia 0-2 anni si giustifica solo se vi è un servizio congiunto, cosa che consente anche l'effettivo utilizzo delle strutture e una maggiore efficacia e convenienza del servizio che potrà essere gestito in modo aggregato tra comuni limitrofi dello stesso territorio»;

   gli asili nido, affinché siano fruibili dalle famiglie i cui genitori lavorano anche a distanza dalle loro residenze, debbono essere facilmente raggiungibili per l'affidamento diretto e quotidiano dei loro figli. In montagna le distanze fra i comuni sono solitamente di diversi chilometri, per cui è necessario avere gli asili nido o micronidi vicini alla residenza;

   tuttavia, posto che, qualora le condizioni geografiche ed orografiche lo consentano, ben venga l'aggregazione tra i comuni, si evidenzia come il numero dei comuni da aggregare per il raggiungimento dei parametri minimi richiesti dal decreto sia tale da rendere assai difficile un servizio congiunto tra i piccoli comuni di montagna, proprio dove è indispensabile garantire un servizio realmente fruibile;

   a parere degli interroganti l'aggregazione non può costituire condizione vincolante e, di fatto, per come è scritta nel decreto ministeriale, diventare condizione ostativa;

   le stesse dinamiche di base per gli accordi di aggregazione fra i comuni risultano spesso difficoltose e necessitano di tempi ben più lunghi delle due settimane concesse dall'avviso pubblico del 15 maggio 2024 che ha fissato la scadenza per la presentazione delle domande al 30 maggio 2025;

   si ribadisce come la disponibilità (e la necessaria fruibilità in termini di distanze e spostamenti) di posti negli asili nido nei piccoli comuni montani sia un investimento strategico e costituisce la base per la permanenza delle giovani famiglie in questi territori;

   per la montagna e le aree interne la presenza di servizi, a partire da quelli per la prima infanzia, sono una condizione indispensabile per contrastare lo spopolamento, visto che per ogni bambino che trova spazio in un nido ci sono almeno 3 persone che vi rimangono a vivere –:

   quante aggregazioni di piccoli comuni abbiano aderito all'avviso pubblico nei tempi previsti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per mettere i piccoli comuni di montagna in condizione di assicurare l'accesso a tutti i bambini dall'età di 8 mesi in poi, creando le condizioni affinché le giovani famiglie possano continuare a vivere nel proprio comune senza doversi trasferire.
(4-03342)


   RUBANO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione della giunta regionale della Campania n. 816 del 2023 veniva disposto l'accorpamento dell'Istituto comprensivo di Santa Marina (SA) all'Istituto comprensivo di Sapri (SA);

   il T.a.r. Campania, Napoli, sezione quarta, con sentenza n. 4558 del 2024, resa su ricorso proposto dal comune di Santa Marina (SA), ha annullato la predetta deliberazione della giunta regionale della Campania n. 816 del 2023, nella parte in cui aveva disposto l'accorpamento dell'Istituto comprensivo di Santa Marina (SA) all'Istituto comprensivo di Sapri (SA);

   tale sentenza è esecutiva ed ha una portata autoapplicativa, nel senso che per effetto della stessa, senza necessità di alcun ulteriore atto, è stata ipso iure ripristinata l'autonomia dell'Istituto comprensivo di Santa Marina (SA);

   conseguentemente, l'ufficio scolastico regionale della Campania, in esecuzione della ridetta sentenza, avrebbe dovuto immediatamente ripristinare il codice meccanografico dell'Istituto comprensivo di Santa Marina (SA), onde consentire le iscrizioni per l'anno scolastico 2024/2025;

   invece, nonostante le plurime diffide in tal senso inoltrate dal comune di Santa Marina, l'ufficio scolastico regionale della Campania non ha ancora provveduto al ripristino del codice meccanografico dell'Istituto comprensivo di Santa Marina (SA);

   a parere dell'interrogante è di una gravità inaudita che un'amministrazione statale non dia esecuzione ad una sentenza munita di esecutività –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare nei confronti dell'ufficio scolastico regionale della Campania, quale articolazione del Ministero dell'istruzione e del merito e dei dirigenti coinvolti nella vicenda descritta in premessa, al fine di consentire una tempestiva ripresa delle attività didattiche dell'anno scolastico 2024-2025.
(4-03363)


   RUBANO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione della giunta regionale della Campania n. 816 del 2023 veniva disposto l'accorpamento dell'Istituto comprensivo di Caggiano (SA) all'Istituto comprensivo di Polla (SA);

   il T.a.r. Campania, Napoli, sezione quarta, con sentenza n. 4382 del 2024 resa su ricorso proposto dal comune di Caggiano, ha annullato la predetta deliberazione della giunta regionale della Campania n. 816 del 2023, nella parte in cui aveva disposto l'accorpamento dell'Istituto comprensivo di Caggiano (SA) all'Istituto comprensivo di Polla (SA);

   tale sentenza è esecutiva ed ha una portata autoapplicativa, nel senso che per effetto della stessa, senza necessità di alcun ulteriore atto, è stata ipso iure ripristinata l'autonomia dell'Istituto comprensivo di Caggiano (SA);

   conseguentemente, l'ufficio scolastico regionale della Campania, in esecuzione della ridetta sentenza, avrebbe dovuto immediatamente ripristinare il codice meccanografico dell'Istituto comprensivo di Caggiano (SA), onde consentire le iscrizioni per l'anno scolastico 2024/2025;

   invece, nonostante le plurime diffide in tal senso inoltrate dal comune di Caggiano, l'ufficio scolastico regionale della Campania non ha ancora provveduto al ripristino del codice meccanografico dell'Istituto comprensivo di Caggiano (SA);

   a parere dell'interrogante è di una gravità inaudita che un'amministrazione statale non dia esecuzione ad una sentenza munita di esecutività –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare nei confronti dell'ufficio scolastico regionale della Campania, quale articolazione del Ministero dell'istruzione e del merito e dei dirigenti coinvolti nella vicenda descritta in premessa, al fine di consentire una tempestiva ripresa delle attività didattiche dell'anno scolastico 2024-2025.
(4-03364)


   RUBANO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   consta all'interrogante che nella regione Campania gli idonei alle classi di concorso infanzia/primaria attendono dal lontano 2016 l'immissione in ruolo. Gli stessi infatti, pur avendo superato con successo le prove del concorso ordinario altamente selettivo bandito nel 2016, si trovano in una sorta di limbo che va avanti da circa otto anni, ottenendo soltanto di essere successivamente inseriti in fasce aggiuntive (Gm istituite con il decreto ministeriale n. 40 del 2020) in coda al concorso straordinario del 2018;

   i docenti sopracitati si sono visti sorpassare da coloro che sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e nelle graduatorie di merito dei concorsi successivi a quello a cui hanno partecipato, tra cui quello relativo al PNRR 2024;

   tale situazione ha alimentato ulteriormente il precariato che contribuisce ad ostacolare la stabilizzazione e la continuità didattica, che rappresentano invece elementi fondamentali per migliorare l'efficacia pedagogico-didattica e la valorizzazione del personale;

   il quadro risulta ancora più preoccupate se si considera, come evidenziato dal Presidente De Luca, che la stessa risulta essere la seconda regione, per numero di studenti e per rischio di abbandono scolastico, tra quelle più a rischio di cyberbullismo e con oltre 3000 pensionamenti;

   per la maggior parte di questi docenti, già precari da anni, l'assunzione a Ruolo significa poter accedere ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ponendo fine a lunghi periodi di precariato –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche di natura normativa, il Ministro interrogato intenda assumere per garantire un rapido scorrimento o un piano di stabilizzazione ad hoc per i docenti di cui in premessa, al fine di superare il precariato storico nella scuola e restituire dignità a tutti quei docenti che dopo anni di formazione non hanno ancora alcuna garanzia di stabilizzazione.
(4-03365)


   FURFARO e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la terza sezione del Consiglio di Stato, con la recente sentenza n. 7989, pubblicata il 12 agosto 2024, ha respinto il ricorso dei genitori di uno studente con disabilità, al quale il comune aveva ridotto, per ragioni di bilancio, le ore di assistenza scolastica previste dal Piano educativo individualizzato (Pei), di fatto subordinando i diritti di uno studente disabile alle compatibilità di bilancio del comune in cui è residente;

   con tale sentenza, in netto centrato con quanto dichiarato precedentemente dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 80 del 2010 dove si sanciva l'intangibilità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, si nega il diritto all'assistenza per l'autonomia e la comunicazione, che viene declassato da diritto soggettivo a un semplice interesse legittimo e subordinato alle disponibilità di bilancio degli enti locali;

   in particolare, la decisione del Consiglio di Stato di considerare il Piano educativo individualizzato (Pei) come una «proposta» e non come un vincolo per le ore di assistenza scolastica rischia di indebolire uno strumento fondamentale per garantire un percorso educativo adeguato e personalizzato agli studenti con disabilità;

   le parole dei giudici amministrativi sono state chiare: «Il Piano educativo individualizzato si limita a formulare motivate proposte e non già determinazioni conclusive. Conseguentemente, residua in capo all'amministrazione comunale un irriducibile margine di apprezzamento discrezionale da esercitarsi con prudente equilibrio a mente del rango fondamentale dei diritti sottesi alle misure di inclusione scolastica: le concrete modalità di conformazione della prestazione risentono, da un lato, del limite complessivo delle risorse disponibili e, dall'altro, delle specifiche modalità attuative nonché degli standard qualitativi previsti dal menzionato Accordo in sede di Conferenza unificata»;

   desta preoccupazione veder stabilire da un tribunale, anzi dal principale tribunale amministrativo, che i diritti di uno studente disabile siano subordinati alle compatibilità di bilancio del comune;

   la sentenza, quindi, anche in riferimento al principio di «accomodamento ragionevole», pilastro della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sostiene l'interpretazione secondo cui gli enti locali possono limitare le risorse assegnate «nei limiti delle risorse disponibili» rischia infatti di portare a una compressione del diritto all'inclusione, specialmente in un contesto in cui le risorse sono spesso già scarse;

   ancora una volta, le decisioni di bilancio prevalgono illegittimamente sulle reali esigenze degli alunni con disabilità, compromettendo la qualità dell'inclusione scolastica. Se il percorso educavo viene sostenuto con un numero di ore di assistenza inferiore rispetto a quelle previste dal Pei, è in effetti difficile immaginare come ciò non possa avere un impatto sulla formazione dello studente e sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi previsti;

   è necessario ristabilire la piena tutela di diritti delle alunne e degli alunni con disabilità che non possono e non devono essere soggetti a interpretazioni riduttive o condizionamenti di natura economica –:

   quali iniziative urgenti i ministri interrogati, per quanto di competenza intendano adottare affinché sia riconosciuto nella sua pienezza e integrità il diritto all'assistenza agli alunni con disabilità;

   se non ritengano necessario, anche in previsione della prossima legge di bilancio, implementare le risorse al fine di sostenere e supportare i comuni nell'assistenza agli alunni con disabilità.
(4-03374)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SCOTTO, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Just Eat, come è noto, è una società che svolge l'attività di delivery;

   in questo settore l'azienda risulta essere quella più all'avanguardia, rispetto alla concorrenza, in tema d'inquadramento dei propri lavoratori e lavoratrici;

   l'azienda è la prima in Italia che nel 2021 ha assunto i propri dipendenti con contratti di lavoro subordinato applicando il Ccnl della logistica a differenza di altre società che continuano ad usare forme di lavoro parasubordinato con il pagamento a cottimo;

   da quanto si apprende da articoli di stampa pubblicati il 24 agosto 2024, Just Eat ha irrogato una serie di sanzioni a 20 dipendenti su un totale di 60 operanti a Firenze per «bassa produttività e ritardi», mentre nel giugno 2024 un lavoratore è stato addirittura licenziato;

   dette sanzioni hanno però destato più di un dubbio in quanto – da quanto si apprende – la società richiederebbe ai propri dipendenti di effettuare consegne in tempi oggettivamente impossibili;

   ad esempio per una consegna che prevede una distanza di 6,4 chilometri, l'algoritmo utilizzato ha previsto una velocità media di percorrenza, in mezzo al traffico e con tutti gli imprevisti tipici dell'attività su strada, pari a 26,3 chilometri orari;

   pare evidente che una media di percorrenza del genere, con una bicicletta muscolare risulterebbe impossibile considerato fattori come: traffico, peso e ingombro dei prodotti da consegnare e caldo;

   in aggiunta pare che neppure ai lavoratori sia chiaro quali siano i parametri con cui l'algoritmo calcola i tempi di percorrenza, parametri che non vengono dichiarati neanche ai lavoratori che intendono contestare le sanzioni per bassa produttività;

   in aggiunta, si registra che le condizioni sembrano essere sensibilmente peggiorate con lavoratori che sono costretti ad accettare consegne su tutto il territorio dell'area metropolitana di Firenze anche a pochi minuti dalla fine del turno, allungando inevitabilmente l'orario di lavoro e in alcuni casi i lavoratori sono obbligati a iniziare il turno in anticipo per poter garantire il servizio di consegna –:

   quali iniziative – per quanto di competenza anche di carattere normativo – intenda intraprendere per garantire l'incolumità e i diritti dei lavoratori del settore del delivery e se non ritenga di dover aprire un tavolo di concertazione che coinvolga l'azienda in questione e i sindacati al fine di poter approfondire quali siano i parametri di calcolo dei tempi di percorrenza e di approfondire il tema della corretta applicazione del contratto collettivo da parte dell'azienda.
(5-02766)


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che il giudice per le indagini preliminari di Cosenza, accogliendo le richieste della procura locale, ha emesso provvedimenti interdittivi nei confronti di tre rappresentanti legali di un istituto di vigilanza calabrese, il cui nome è stato successivamente identificato come Cosmopol di Avellino;

   Cosmopol è un importante attore nel settore della sicurezza privata in Italia, con una rete di 27 aziende, un fatturato di 270 milioni di euro e oltre 6.300 dipendenti;

   tra i clienti di Cosmopol figurano nomi di prestigio come Leonardo, Banca Intesa, Tim, Poste italiane, Enel, Lidl e Ferrovie dello Stato, con una costante presenza nei servizi alla pubblica amministrazione. Le accuse sono gravissime e comprendono estorsione, caporalato e indebita percezione di finanziamenti pubblici. Le attività tecniche, l'esame della documentazione contabile e l'assunzione a sommarie informazioni dei lavoratori avrebbero consentito di ricostruire in maniera compiuta un sistema imprenditoriale connotato dalla riduzione dei diritti dei lavoratori, costretti ad accettare condizioni di lavoro inique al fine di preservare il proprio posto di lavoro (a titolo esemplificativo, buste paga inadeguate, mancato rispetto delle ferie e dei permessi, cambi di turno punitivi e mancato pagamento del Tfr, oltre a condizioni di lavoro insostenibili);

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti che hanno colpito la ditta Cosmopol, sede di Cosenza, e quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare le guardie giurate e i servizi fiduciari, garantendo il rispetto dei diritti dei lavoratori.
(5-02767)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 22 agosto 2024, in occasione del Meeting CL di Rimini il Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, con riferimento alla questione gigafactory di Termoli Acc, la joint venture composta da Stellantis, Mercedes e Total aveva dichiarato che: «Stellantis deve dare una risposta a breve, perché se non risponde positivamente sul progetto della gigafactory a Termoli, le risorse del PNRR saranno destinate ad altri. Non possiamo perdere le risorse del PNRR perché Stellantis non mantiene gli impegni. E la scadenza è nelle prossime ore. Eventualmente dovremmo poi trovare fondi nazionali per finanziare un nuovo progetto»;

   il Ministro aveva continuato dicendo: «Stellantis deve dirci come vuole realizzare la crescita del sistema dei veicoli nel nostro Paese per raggiungere l'obiettivo del milione di veicoli, con cui Tavares disse di essere d'accordo. Devono rispondere in quali stabilimenti, se davvero faranno la quinta auto a Melfi, se davvero investono su Pomigliano, se davvero intendono realizzare a Cassino, se intendono fare la 500 ibrida a Mirafiori. Stellantis deve dirci anche con quali investimenti, perché non può presentarci contratti di sviluppo, come è successo, in cui richiede risorse allo Stato per ridurre l'occupazione. È Stellantis che deve capire che i contratti di sviluppo si fanno con chi crea occupazione, non con chi la riduce»;

   le organizzazioni sindacali hanno annunciato un presidio a Termoli, in piazza Monumento, con la partecipazione delle segreterie nazionali il 12 settembre 2024, per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sull'importanza della realizzazione della gigafactory;

   secondo le organizzazioni sindacali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcf «l'uso strutturale di ammortizzatori sociali provoca una evidente perdita produttiva su tutta la filiera legata all'automotive, mettendo in crisi il tessuto socio-economico di una intera regione»;

   per i sindacati «in mancanza di risposte concrete su investimenti, piani industriali e occupazione saremo pronti a mettere in campo qualsiasi azione a tutela della salvaguardia dei posti di lavoro»;

   lo stabilimento di Termoli ha già subìto la chiusura dell'unità produttiva cambi. Il perdurare del fermo e l'incertezza produttiva della linea del «motore fire» nonché discutibili scelte aziendali stanno facendo subire ai lavoratori un largo uso di ammortizzatori sociali –:

   quali iniziative urgenti di competenza voglia intraprendere il Ministro interrogato affinché Acc e Stellantis confermino gli impegni di investimento sulla gigafactory di Termoli finalizzati al mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi concordati.
(5-02768)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nei mesi scorsi articoli di stampa segnalavano come l'azienda dolciaria Biancoforno Spa nel comune di Calcinala (provincia di Pisa) non garantisse, per i propri dipendenti, il rispetto dello statuto dei lavoratori e non salvaguardasse i diritti degli occupati;

   in particolare, secondo le associazioni sindacali, non sarebbero stati concessi ai lavoratori locali idonei per tenere l'assemblea all'interno della azienda (nonostante la struttura si estenda in uno spazio di 21 mila metri quadri);

   le associazioni sindacali lamentavano inoltre altre criticità e, in particolare, la comunicazione dei turni di lavoro soltanto il giorno prima e solo con l'orario di entrata e non con quello di uscita: un'imposizione unilaterale che impedisce ai lavoratori la corretta organizzazione dei tempi di conciliazione. Sarebbero state inoltre installate dentro lo stabilimento telecamere non autorizzate per controllare i lavoratori;

   per verificare tali accuse sono state depositate, sia alla Camera che al Senato, interrogazioni sul tema. Il Ministero del lavoro, rispondendo all'atto di sindacato ispettivo numero 5-02397 in data 31 luglio 2024, aveva assicurato che avrebbe monitorato attentamente la situazione: «l'ispettorato territoriale del Lavoro ha comunicato che l'accertamento di propria competenza, svolto congiuntamente all'Inps, con richiesta ed esame della documentazione necessaria all'istruttoria, è ancora in corso. Concludo, confermando l'impegno del Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel monitorare la situazione al fine di garantire che i diritti dei lavoratori interessati vengano rispettati»;

   nella giornata di venerdì 9 agosto 2024 si è tenuto uno sciopero nell'azienda Biancoforno. L'agitazione è stata indetta dai sindacati Flai Cgil e Nidil Cgil, venuti a conoscenza del fatto che «almeno quattro lavoratrici con contratto in staff leasing, operatrici nell'azienda Biancoforno di Calcinala da oltre quattro anni, ma dipendenti a tempo indeterminato presso un'agenzia di somministrazione lavoro, hanno avuto la comunicazione che il loro mandato lavorativo presso la Biancoforno terminerà il prossimo 10 agosto»;

   secondo i sindacati: «la Biancoforno, approfittando anche della chiusura feriale, ha pensato bene di sbarazzarsi di alcune lavoratrici che non si sono “prestate” a certe pratiche aziendali, due delle quali, guarda caso, sono anche iscritte alla Cgil e una è addirittura delegata sindacale su questi ultimi aspetti, la nostra organizzazione valuterà anche se ci sono le condizioni per adire alle vie legali»;

   appare evidente all'interrogante come, qualora le accuse dei sindacati venissero confermate, l'azienda stia mettendo in atto iniziative repressive e punitive nei confronti dei lavoratori coinvolti proprio a seguito dell'azione ispettiva e del monitoraggio ed annunciati dal Ministero del lavoro;

   in questo contesto va inoltre aggiunto che il 4 settembre 2024 prossimo è in programma un incontro tra azienda e sindacati su uno dei temi divisivi degli ultimi mesi ed in particolare sulla trattativa relativa agli orari di lavoro –:

   quali indicazioni siano emerse dalle ispezioni ministeriali annunciate da tempo e citate in premessa presso l'azienda Biancoforno;

   se non ritenga fondamentale appurare che i licenziamenti effettuati dall'azienda non siano diretta conseguenza dell'attività sindacale dei dipendenti coinvolti;

   quali iniziative urgenti intenda assumere affinché venga realmente monitorato e garantito il rispetto dei diritti sindacali e dei lavoratori nell'azienda Biancoforno di Calcinala.
(5-02742)


   BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nella notte del 29 agosto 2024, da un container arrivato via treno dallo stabilimento Solvay di Tauvax (Francia) a Spinetta Marengo è fuoriuscito, diclorofluorometano, con tracce di acido fluoridrico, un gas incolore dalla tossicità paragonabile al cloroformio;

   si apprende, inoltre, che sul posto sono giunti i vigili del fuoco, che hanno fatto scattare il codice giallo per emergenza esterna, quindi i tecnici dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) e i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Alessandria. Per precauzione, gli operai sono stati trattenuti nei singoli stabilimenti e il cambio turno del mattino è stato sospeso. L'emergenza è cessata soltanto nella tarda mattinata;

   questo episodio era stato preceduto nel mese di agosto 2024 da un'altra fuoriuscita di acidi all'interno del sito;

   ad oggi si ritiene che i lavoratori che prestano a vario titolo servizio presso Solvay possano essere soggetti a gravi rischi da esposizione di agenti chimici –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se si ritenga necessario adottare ulteriori misure per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori presso il centro Solvay di Spinetta Marengo nonché della popolazione residente vicino al polo chimico.
(5-02745)


   SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dagli organi di informazione nei giorni scorsi, un altro episodio di grave sfruttamento di lavoratori agricoli è stato scoperto dal comando provinciale di Lodi della Guardia di finanza, nell'ambito dell'operazione «Agros»;

   l'accertamento ha fatto emergere condizioni di sfruttamento del lavoro dai connotati inediti, con punte di lavoro mensile anche di oltre 500 ore, rispetto alle 169 previste dal contratto nazionale;

   mi mesi della raccolta, i dipendenti hanno lavorato senza la possibilità di fruire di permessi o riposi. Tale eccedenza di ore di lavoro, non dichiarata ai competenti uffici finanziari e previdenziali, avrebbe riguardato, dal 2017 al 2023, complessivamente 1.054 posizioni lavorative irregolari, con un'evasione contributiva e fiscale quantificata in circa 3 milioni di euro;

   per di più, a molti dei lavoratori interessati dagli accertamenti, quasi tutti extracomunitari, sarebbero state fornite soluzioni alloggiative precarie, degradanti e sovraffollate, imputando comunque, tramite decurtazione dallo stipendio, i costi di affitto del posto letto e delle utenze;

   le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lodi ed eseguite dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Lodi, con la collaborazione di ispettori dell'Inps, hanno fatto scattare il divieto di esercitare l'attività imprenditoriale per la durata di un anno, ipotizzando il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ai sensi dell'articolo 603-bis del Codice penale a carico del rappresentante legale dell'azienda agricola;

   come già evidenziato con precedenti atti di sindacato ispettivo 3-01285 e 5-02660, il reiterarsi di tali episodi, se da un lato segnala una rinnovata sensibilità e attenzione su tale fenomeno da parte degli organi inquirenti – soprattutto dopo la tragica morte del bracciante Satnam Singh in provincia di Latina – dall'altro richiama la necessità di una vera e propria strategia per il contrasto del lavoro nero e del grave sfruttamento volta ad assicurare la tutela dei diritti dei lavoratori, garantendone anche un'adeguata copertura previdenziale, così come delle imprese sane, nonché la lotta alla criminalità organizzata che prospera su tale sfruttamento;

   in tale prospettiva, per quanto riguarda in particolare il settore agricolo, la vicenda di Lodi dimostra come la definizione di appropriati indici di congruità lavorativa avrebbero evidenziato la palese incongruenza dei livelli produttivi realizzati rispetto al numero dei lavoratori denunciati, laddove si fosse applicata correttamente la contrattazione nazionale e non si fosse ricorso a una dilatazione illimitata degli orari di lavoro imposti dal titolare dell'azienda in questione;

   nel settore dell'edilizia, l'adozione degli indici di congruità lavorativa ha fatto emergere decine di migliaia di posizioni lavorative aggiuntive, consentendo il legittimo riconoscimento dei diritti ai lavoratori interessati e un significativo allargamento della base contributiva del comparto –:

   quali urgenti iniziative, anche normative, intendano adottare al fine di definire, d'intesa con le parti sociali, le modalità per una tempestiva adozione di appropriati indici di congruità dell'incidenza della manodopera, relativi alle specifiche attività agricole nei diversi territori del Paese.
(5-02755)


   SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da giorni in Campania si verificano una serie di tensioni presso gli uffici dei centri per l'impiego a causa dell'accesso di una utenza straordinariamente numerosa e preoccupata;

   le organizzazioni sindacali hanno già rappresentato al prefetto e alle autorità locali il timore per la incolumità del personale di sportello letteralmente presi d'assalto da migliaia di beneficiari dell'assegno di inclusione (Adi), preoccupati dal pericolo di vedersi sospesa o peggio cancellata la misura di welfare per loro essenziale dopo le incertezze legate alla volontà di sopprimere il reddito di cittadinanza;

   c'è timore che tutto ciò possa creare problemi di ordine pubblico;

   occorre urgentemente coinvolgere anche il Governo nazionale perché non si può scaricare sui territori e sui lavoratori dei centri per l'impiego la responsabilità di scelte del Governo centrale;

   nell'immediato è fondamentale ad avviso dell'interrogante posporre al prossimo 31 dicembre 2024 il termine per la sottoscrizione dei patti di attivazione anche per avere un tempo congruo per lo smaltimento delle richieste –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere con la massima urgenza per affrontare questa emergenza e accogliere la richiesta delle organizzazioni sindacali per scongiurare tensioni sul territorio e avere una gestione ordinata degli accessi ai centri per l'impiego.
(5-02772)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento della Italgelato con sede a Camisano Vicentino è un'azienda specializzata nella produzione di dessert surgelati dove lavorano direttamente e indirettamente circa 40 persone, controllata dal Gruppo modenese Italpizza;

   solo qualche mese fa, la modenese Italpizza, che già deteneva il 45 per cento del capitale di Italgelato, ha annunciato di aver rilevato la maggioranza dell'azienda di Camisano Vicentino, realtà che nel 2022 aveva sviluppato un fatturato di 11 milioni di euro, ma con le potenzialità di crescere in breve tempo fino a 25 milioni di euro;

   stupisce molto che dopo una stagione estiva segnata da turni straordinari e con nulla che potesse far presagire una svolta di questo tipo, e senza alcun preavviso, qualche giorno fa è stata comunicata da Italpizza la decisione di avviare la procedura di licenziamento collettivo e di voler chiudere lo stabilimento della Italgelato di Camisano;

   la decisione dell'azienda Italpizza ha comportato la giusta immediata mobilitazione dei lavoratori e dei sindacati e un presidio permanente davanti alla sede dell'azienda di Camisano. La Flai Cgil di Vicenza ha organizzato iniziative per informare i lavoratori sui loro diritti e chiedere delle risposte chiare da parte dell'azienda;

   la decisione dell'azienda mette in profonda incertezza le sorti dei lavoratori dello stabilimento e dell'indotto. Sono coinvolti 18 dipendenti diretti, 11 lavoratori somministrati (agenzia) 8 lavoratori della cooperativa, 4 lavoratori dell'agenzia di pulizia e i lavoratori commerciali;

   i vertici di Italgelato hanno fatto sapere di essere disponibili per l'esame della situazione;

   ad aggravare il tutto si sottolinea la perdurante mancanza di un assessore regionale al lavoro. Un ruolo che rimane vacante da mesi nella giunta della regione Veneto –:

   se non intenda assumere le necessarie iniziative al fine di giungere all'immediata apertura di un tavolo di confronto con regione, organizzazioni sindacali di Italgelato, soggetti istituzionali interessati e con la proprietà, anche al fine di rivedere l'attuale decisione di chiudere lo stabilimento della Italgelato con sede a Camisano Vicentino;

   quali iniziative immediate di competenza si intendano comunque adottare al fine di assicurare tutte le possibili tutele ai lavoratori e alle loro famiglie coinvolte dalla annunciata chiusura della Italgelato di cui in premessa.
(4-03336)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZINZI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   tra il 27 ed il 28 agosto 2024 un tragico evento calamitoso si è abbattuto in provincia di Caserta, determinando una grave situazione di pericolo per l'incolumità delle persone, l'evacuazione di intere famiglie dalle proprie abitazioni e due dispersi, mamma e figlio, travolti dal fango mentre fuggivano a bordo del proprio automezzo, un apecar rinvenuto totalmente distrutto in una scarpata (il corpo senza vita della donna è stato ritrovato dopo sei giorni di ricerche mentre di quello del figlio a oggi ancora vi è traccia);

   in particolare è stata devastata, causa maltempo, la zona di Talanico, nel comune di San Felice a Cancello, un territorio da sempre esposto a movimenti franosi e teatro già in passato di eventi catastrofici che hanno comportato la perdita di vite umane;

   il risultato di tale evento meteorologico di eccezionale intensità è un paese distrutto, travolto da un fiume di fango che scendeva giù dal colle, con conseguenti danneggiamenti alle infrastrutture viarie, alla rete dei servizi essenziali, alle strutture pubbliche e private e alle attività produttive;

   indubbiamente, la grave situazione di emergenza creatasi, per intensità ed estensione, non è fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari di cui dispone il comune di San Felice a Cancello e va da sé la sussistenza di tutti i presupposti affinché venga dichiarato lo stato di calamità naturale sul territorio comunale;

   resta, comunque, da chiarire se e in che termini sia stata effettuata a oggi – e da parte di chi – la necessaria manutenzione e il necessario monitoraggio del territorio in un'ottica di prevenzione;

   già un anno prima, infatti, un evento simile aveva colpito tale territorio e secondo quanto dichiarato dal sindaco di San Felice a Cancello ai microfoni del tg 4 il giorno dopo l'alluvione, lo stesso, aveva ripetutamente sollecitato la regione anticipando il rischio che si correva per l'abbandono;

   oggigiorno, peraltro, la costruzione di un programma di interventi viene fatta sulla base delle richieste dei singoli comuni e non già sulla base dell'individuazione delle aree che realmente necessitano prioritariamente e urgentemente di interventi –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza il Governo intenda adottare, nelle more delle procedure per la deliberazione dello stato di emergenza, a favore della popolazione e del territorio colpito, al fine di sostenere cittadini e imprese danneggiati dall'evento calamitoso e accelerare il ripristino, in condizioni di sicurezza, delle strutture e infrastrutture danneggiate, inclusa una intensificazione del monitoraggio territoriale che individui le zone dove è prioritario intervenire.
(4-03368)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   i contraccettivi ormonali d'emergenza, noti anche come pillola del giorno dopo o pillola dei cinque giorni dopo, sono metodi contraccettivi occasionali che riducono il rischio di gravidanza dopo un rapporto sessuale a rischio; dovrebbero essere reperibili nelle farmacie;

   dal 2020 la pillola dei cinque giorni dopo non richiede ricetta medica né per le maggiorenni né per le minorenni; nonostante non serva alcuna autorizzazione né ricetta per acquistare in farmacia la pillola del giorno dopo, spesso in talune farmacie si rifiutano di darla oppure non ce l'hanno; anche l'assenza di gratuità si configura come barriera all'accesso;

   la contraccezione di emergenza dovrebbe essere sempre disponibile in ogni farmacia per chiunque ne abbia bisognosa e a tal fine, come più volte richiesto dalla Società medica italiana per la contraccezione (Smic), deve essere considerata una categoria a sé stante all'interno della farmacopea, e non un sottogruppo di contraccettivi sistemici ormonali, ed inserito tra i medicinali che devono essere sempre disponibili nelle farmacie;

   solo questo intervento sulla farmacopea può ovviare al fatto che chi ne necessita debba cercare a lungo tra le farmacie per reperire un farmaco la cui efficacia è tanto più elevata quanto più venga assunto vicino al rapporto sessuale presunto a rischio di gravidanza indesiderata;

   la Smic, infatti, ricorda che la contraccezione di emergenza non è un contraccettivo genericamente inteso, ma una categoria a parte ed è uno strumento farmacologico di emergenza, cioè di pronto soccorso, utilizzabile allo scopo di evitare gravidanze non desiderate dopo un rapporto ritenuto a rischio;

   i dati del 2021 sull'obiezione di coscienza resi noti dalla stessa relazione del Ministero della salute sull'applicazione della legge n. 194 del 1978, non rendono conto dell'obiezione di coscienza tuttavia diffusa anche tra i farmacisti;

   la capacità delle persone di esercitare la propria autonomia riproduttiva, di controllare la propria vita riproduttiva e di decidere se, quando e come avere figli è essenziale per il pieno rispetto dei diritti umani delle donne, delle ragazze e di tutte le persone che possono essere in stato di gravidanza –:

   quali iniziative intenda porre in essere per rendere pienamente e obbligatoriamente disponibili nelle farmacie i farmaci della contraccezione di emergenza, modificando la farmacopea, consentendo alle persone di esercitare la propria autonomia riproduttiva, di controllare la propria vita riproduttiva e di decidere se, quando e come avere figli.
(2-00430) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Francesco Silvestri».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   FURFARO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Aifa, ente pubblico non economico, ha un ruolo fondamentale nella gestione della governance farmaceutica ai fini della sostenibilità del Ssn e dei correlati Sistemi sanitari regionali (Ssr), nel sostegno alla ricerca clinica per la verifica del valore terapeutico dei farmaci, per l'acquisizione di nuove risorse anche private nonché è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale a supporto degli interventi di assistenza sanitaria previsti nell'ambito PNRR, per il periodo 2021-2026, finalizzati al rafforzamento del Ssn e per le attività di attuazione del regolamento sul sistema tariffario dell'Ema nonché per la partecipazione al processo di revisione della legislazione farmaceutica;

   a fronte di questi importanti e fondamentali compiti istituzionali essa si è avvalsa oltre che di personale di ruolo anche del contributo prezioso di personale con contratti di lavoro di flessibile, Co.Co.Co, somministrazione, a progetto (tutte le forme possibili che la pubblica amministrazione ha utilizzato per aggirare i blocchi o la spending review) e che hanno svolto in tutto e per tutto le medesime funzioni dei colleghi strutturati;

   in particolare, come già evidenziato nella corrente legislatura negli ordini del giorno 9/01633-A/019, 9/01752-A/141 e 9/01975/070 a prima firma dell'onorevole Furfaro ed approvati dal Governo, i contratti del personale precario di Aifa scaduti il 31 dicembre 2023 non sono mai stati rinnovati nonostante le reiterate promesse dello stesso Governo;

   dopo dieci mesi di promesse non solo il Governo non è riuscito a prevedere una norma che li stabilizzasse come accaduto ad altri colleghi precari di differenti amministrazioni, (Irccs e Izs) ma, fatto ancora più grave, non ha previsto alcuna ulteriore proroga nonostante l'elevata qualificazione specialistica e tecnica acquisita;

   ogni qualvolta si è tentato di prorogare i contratti precari del personale Aifa o di prevedere la loro stabilizzazione sono emerse e continuano ad emergere criticità finanziarie che, nella realtà, sono di difficile comprensione –:

   quali iniziative urgenti di competenza, alla luce dei fatti sopraesposti, il Ministro interrogato intenda adottare affinché sia consentita la ripresa in servizio di coloro che erano stati assunti da Aifa con contratti atipici (alcuni da oltre 13 anni), prevedendo anche, compatibilmente con i princìpi ordinamentali in materia di pubblico impiego e in conformità con il diritto dell'Unione europea (direttiva 1999/70/CE), la stabilizzazione di tali lavoratori.
(5-02769)


   FARAONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal bando di gara pubblicato in esecuzione della deliberazione dell'azienda sanitaria provinciale di Palermo, n. 802 del 24 giugno 2024 riguardante la fornitura di microinfusori e altri dispositivi e presidi per la terapia del diabete insulino-dipendente, sembrerebbero emergere alcune criticità, risultando detto bando emanato in assenza delle necessarie consultazioni, pareri e proposte da parte dei medici diabetologi ed endocrinologi, unici professionisti dotati delle competenze sanitarie e tecnico-scientifiche specifiche in tali materie;

   risulta all'interrogante che da circa un anno prima dell'indizione di detta gara per la fornitura di dispositivi e presidi ad alta tecnologia per la terapia del diabete insulino-dipendente per la Regione Siciliana, un'apposita commissione medica nominata a seguito di pubblico interpello, avrebbe già compiutamente definito l'elaborazione di un corposo capitolato di gara, completo di tutte le informazioni tecniche, scientifiche procedurali, sottoponendolo quindi alla valutazione finale da parte della centrale unica di committenza della Regione Siciliana;

   di detto lavoro, tuttavia, inspiegabilmente, sembrerebbe non esserci traccia nella deliberazione dell'azienda sanitaria provinciale di Palermo sopra citata;

   al fine di evitare di compromettere i dovuti risultati in termini di efficienza ed efficacia terapeutica, soprattutto anche in considerazione del notevole valore economico delle forniture da erogare e dei necessari benefìci delle prestazioni a favore e nell'interesse delle persone con diabete, destinatarie delle strumentazioni, sembrerebbe opportuno avviare i necessari approfondimenti al fine di accertare che il bando di gara di che trattasi assicuri l'approvvigionamento di dispositivi e presidi per la terapia del diabete insulino-dipendente ottimali e adeguati all'impiego preposto –:

   quali iniziative di competenza si intenda intraprendere, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato per la funzione pubblica, in relazione a quanto esposto in premessa, alla regolarità delle procedure di gara fin qui messe in atto e, in particolare, con riferimento alla adeguatezza della fornitura di microinfusori e altri dispositivi e presidi per la terapia del diabete insulino-dipendente rispetto all'uso cui gli stessi sono preposti.
(5-02770)


   QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI, SPORTIELLO e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 7 settembre 2024 è stato diffuso dagli organi di informazione un video che mostrava i sanitari del policlinico di Foggia asserragliati dietro la porta di una stanza per respingere una aggressione da parte dei parenti di una ragazza di 23 anni deceduta nell'ospedale; i parenti della ragazza hanno posto in essere un'aggressione contro medici e infermieri accusati di malasanità dai parenti medesimi; sull'aggressione e sulla presunta malasanità è stata aperta un'indagine della magistratura;

   già il 9 settembre 2024, allo stesso policlinico di Foggia, si è poi verificata un'altra aggressione: tre infermieri sono stati picchiati da un paziente; si tratta di un giovane di 18 anni portato in carcere con l'accusa di lesioni personali a personale esercente la professione sanitaria e resistenza a pubblico ufficiale;

   a seguito dell'ennesima aggressione, i sindacati dei medici ospedalieri hanno indetto uno sciopero per il 16 settembre 2024, per mantenere alta l'attenzione sulle condizioni lavorative del personale che sempre più spesso è vittima di aggressioni;

   i reparti di pronto soccorso sono naturalmente esposti a reazioni ansiogene da parte di pazienti e familiari degli stessi e l'aumento drastico di tali episodi è legato anche a carenze dei livelli assistenziali di assistenza (LEA);

   è acclarato che la situazione di precarietà e sovraffollamento nei pronto soccorso ha gravi conseguenze sulla salute dei pazienti e sulla sicurezza degli operatori: aumento della mortalità, ritardi nel trattamento, aumento dei tempi di degenza, rischio di nuovo ricovero, esposizione agli errori, mancata aderenza alla buona pratica clinica, aumento dello stress e del burn out, aumento degli episodi di violenza verso gli operatori stessi;

   sarebbe utile rilevare le piante organiche dei reparti di pronto soccorso, al fine di verificare se e quali carenze o criticità vi siano in relazione a turni, orari, straordinari, stress del personale e se vi sia personale precario che ulteriormente alimenta l'instabilità dei servizi e l'insicurezza degli operatori nonché personale adeguatamente formato ad affrontare pazienti critici –:

   se intenda provvedere, anche al fine di adottare le misure più adeguate alla risoluzione del grave fenomeno, ad una rilevazione puntuale delle cause che determinano le aggressioni nel pronto soccorso, delle tipologie di pazienti o familiari coinvolti (ad esempio psichiatrici, tossicodipendenti, e altri) e delle piante organiche dei reparti di pronto soccorso, sia in termini di tipologie contrattuali che di specialisti in servizio e sull'organizzazione del lavoro.
(5-02771)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIETRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la drammatica situazione delle liste di attesa in Campania e, in particolare, in provincia di Salerno, come riportato dagli organi di stampa e denunciato dai cittadini, costretti a rivolgersi alle strutture private convenzionate per effettuare prestazioni sanitarie anche urgenti;

   in particolare, se è vero che il sistema sanitario nazionale deve evadere un esame in 72 ore se di categoria «U», ovvero urgente, entro 10 giorni se c'è il codice «breve» ed entro 30 giorni per una visita di routine, presso l'azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio Ruggì d'Aragona di Salerno la prima data disponibile arriva a maggio 2025: numeri che fotografano la situazione disastrosa del sistema sanitario regionale, dove lo sforamento delle 72 ore per esami e visite urgenti supera il 50 per cento delle prestazioni e certificano come l'assistenza sanitaria stia diventando esclusivo appannaggio di quanti hanno le possibilità economiche di rivolgersi alle strutture private;

   recentemente, lo stesso ginecologo Polichetti aveva parlato di una vera e propria odissea, con liste di attesa talmente intasate da costringere le famiglie a recarsi presso l'Asl di Sarpi, a 147 chilometri di distanza da Salerno, per una visita ortopedica urgente;

   a certificare il fallimento della sanità campana è il dato fornito dallo stesso Ministero interrogato in risposta all'atto di sindacato ispettivo 5-01017, che la Campania «ha utilizzato meno del 50 per cento del finanziamento e recuperato meno del 50 per cento delle prestazioni»;

   tale situazione, che perdura ormai da troppo tempo, mina alla base quel diritto alla salute dei cittadini, costituzionalmente garantito –:

   accertata la veridicità dei fatti esposti in premessa e ferme restando le primarie competenze regionali in materia sanitaria, quali iniziative di competenza il Ministero interrogato intenda assumere al fine di tutelare la salute dei cittadini campani, garantendo anche ai cittadini salernitani un accesso equo e tempestivo alle cure mediche.
(5-02743)


   VIETRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia di una turista americana, ospite di un albergo a Positano, che, colta da un malore improvviso con forti dolori al torace, non si è potuta trasportare direttamente all'ospedale di Sorrento perché tra il personale a bordo dell'ambulanza del 118, intervenuto tempestivamente, non era presente un medico;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, al pronto soccorso di Castiglione, dove la turista è stata trasportata, gli esami medici hanno confermato la gravità del caso: oltre all'infarto, la paziente presentava complicanze polmonari, tra cui una tromboembolia; per la serietà delle sue condizioni, i medici hanno richiesto un trasferimento urgente all'ospedale Ruggi d'Aragona di Salerno tramite eliambulanza. L'indisponibilità del mezzo aereo, però, ha costretto a procedere con un trasporto via terra, assicurato da un'ambulanza con rianimatore a bordo per garantire la sicurezza della paziente durante il tragitto;

   a parere dell'interrogante, è inaccettabile che, in un territorio come la Costiera Amalfitana, soprattutto durante la stagione estiva, quando si registra tra l'altro un notevole incremento di flussi turistici, non venga garantita la presenza di un medico a bordo dei mezzi di soccorso;

   in casi gravi come quello della turista di Positano, peraltro, trasportare via terra una paziente con infarto in corso significa rischiare di rallentare l'arrivo in ospedale, a causa del grande traffico veicolare che si crea quotidianamente e soprattutto nei fine settimana in Costa d'Amalfi;

   come denunciato più volte, l'inadeguatezza del sistema sanitario campano è il risultato di scelte gestionali e organizzative fallimentari, come la scelta, assunta con deliberazione n. 1432 del 24 ottobre 2023 dell'Asl di Salerno, «Che il personale medico attualmente assegnato al 118, sia progressivamente transitato in servizio sulle auto mediche [...]» e, quindi, «Che i mezzi di soccorso vengano riorganizzati con l'impiego estensivo delle auto mediche»;

   se è pur vero che la regione Campania ha adottato modelli di altre regioni, soprattutto del Nord Italia, come il Piemonte, è altrettanto vero che scelte non ponderate, considerando la diversità morfologica e infrastrutturale dei diversi territori, così come la diversa distribuzione di mezzi, di pronto soccorso o di ospedali, appaiono dettate da una visione miope dell'organizzazione dei servizi;

   la nuova organizzazione dell'emergenza del 118 potrebbe, peraltro, avere ricadute drammatiche sull'utenza, se solo si considera che il medico trasferito sull'auto medica, se deciderà di ospedalizzare il paziente dovrà, comunque, attivare l'ambulanza per il trasporto in ospedale, con un dispendio enorme di spesa e tempi di soccorso più lunghi e ripercussioni non meno importanti sul numero di accessi al pronto soccorso con un conseguente aggravio del carico di lavoro per il personale ospedaliero –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere in rapporto alla riorganizzazione del servizio emergenza-urgenza in Costiera Amalfitana, che vede la scelta, ad avviso dell'interrogante penalizzante e pericolosa per la salute dei cittadini, di demedicalizzare le ambulanze del territorio.
(5-02744)


   MALAVASI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la diagnosi costituisce il punto fondamentale per l'aspettativa e la qualità di vita delle persone con malattia rara; se tempestiva, la diagnosi consente di prendere da subito in carico la persona che ne è affetta, inserendola nel percorso terapeutico più appropriato;

   i Next-Generation Sequencing – NGS rappresentano dei test di analisi genetica basati sul sequenziamento di più geni e consentono di identificare rapidamente le mutazioni responsabili di malattia;

   a seconda dell'ampiezza della porzione di genoma analizzata i test NGS hanno caratteristiche differenti: ci sono i test per il sequenziamento dell'intero esoma (Whole Exome Sequencing, WES), capaci di leggere fino a 50 milioni di basi del DNA, identificando fino a 60 mila cambiamenti, e test per il sequenziamento dell'intero genoma (Whole Genome Sequencing, WGS) che leggono fino a oltre 3 miliardi di coppie di basi, identificando fino a 5 milioni di mutazioni;

   con il comma 556 dell'articolo 1 della legge n. 213 del 30 dicembre 2023 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026» è stato istituito nello stato di previsione del Ministero della salute un fondo denominato «Fondo per i test di Next-Generation Sequencing per la diagnosi delle malattie rare», con una dotazione pari a 1 milione di euro per l'anno 2024;

   questo Fondo è destinato al potenziamento dei test di Next-Generation Sequencing di profilazione genomica come indagine di prima scelta o come approfondimento diagnostico nelle malattie rare per le quali sono riconosciute evidenza e appropriatezza, o nei casi sospetti di malattia rara non identificata;

   entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, ovverosia entro la fine di marzo 2024, il Ministro della salute, era chiamato a individuare con proprio decreto, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, i criteri e le modalità di riparto del fondo di cui al comma 556, nonché il sistema di monitoraggio dell'impiego delle somme –:

   quali siano le tempistiche per l'emanazione del decreto sopra indicato, considerato che il termine stabilito per legge risulta ormai scaduto;

   quali siano le tempistiche per l'integrazione dei suddetti preziosi strumenti di accertamento diagnostico nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), per metterli a disposizione delle persone con malattia rara.
(5-02747)


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2019 (articolo 1, comma 544), che ha modificato la legge n. 167 del 2016, tra le patologie da considerare ai fini dello screening neonatale (Sne) sono state inserite anche le malattie neuromuscolari genetiche, le immunodeficienze congenite severe e le malattie da accumulo lisosomiale;

   con decreto del 17 novembre 2020, si istituiva il gruppo di lavoro sullo screening neonatale esteso, insediatosi poi il 30 novembre 2020, con il compito di definire il protocollo operativo per la gestione degli screening neonatali e procedere alla revisione periodica della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale;

   con l'articolo 4, comma 8-quinquies, del decreto-legge n. 183 del 2020, si stabiliva il termine del 30 maggio 2021 quale termine ultimo per la revisione delle patologie inserite nell'elenco delle patologie, sottoponibili a screening;

   alla scadenza del termine, in risposta all'atto di sindacato ispettivo 5-06190 con cui si chiedevano notizie in merito all'esito dei lavori, il Ministero della salute ha affermato che, in data 1° giugno 2021, il gruppo di lavoro si sarebbe riunito per la formulazione di una raccomandazione a supporto delle decisioni di politica sanitaria relative alla prima revisione della lista delle patologie, esprimendo parere positivo in merito all'introduzione della Sma (Atrofia Muscolare Spinale) nel panel dello screening neonatale, senza però aggiungere nulla rispetto alle altre patologie potenzialmente eleggibili all'inserimento nella lista;

   in data 31 maggio 2023 il Ministero della salute, rispondendo all'ulteriore atto di sindacato ispettivo n. 5-00477, affermava che, in considerazione della raccomandazione del Gruppo di lavoro, era stato predisposto il protocollo operativo per la presa in carico dei neonati positivi allo screening per la Sma e che era «in corso l'iter istituzionale finalizzato all'approvazione del protocollo e che, acquisiti i pareri favorevoli delle Società scientifiche nazionali competenti in materia e dell'istituto superiore di sanità, sarebbe stato trasmesso alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano»;

   agli atti di sindacato ispettivo, si sono aggiunti incontri con i rappresentanti delle associazioni di pazienti, nel corso delle quali è stato assicurato l'imminente aggiornamento dell'elenco delle patologie da sottoporre a screening neonatale esteso, ma a oggi non risulta emanato alcun atto da parte del Ministro interrogato in merito;

   l'assenza di un aggiornamento valido su tutto il territorio nazionale ha spinto diverse regioni a iniziative autonome, volte a garantire a tutti i nati sul proprio territorio test e percorsi di screening neonatale, ma permangono disparità significative, sia regionali, sia tra ospedali della medesima regione;

   come riportato dal sito dell'Osservatorio screening neonatale, a oggi in Italia sono solo 13 le regioni che hanno incluso la Sma nello Sne su base stabile e su tutto il territorio regionale, ovvero Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Veneto, Sicilia e Valle d'Aosta;

   sempre come riportato dall'Osservatorio screening neonatale, sono altre tre le regioni italiane avviate al percorso di inserimento della Sma nel pannello di screening, ciascuna ostacolata da differenti intoppi burocratici: Sardegna, Basilicata e Marche –:

   quale sia lo stato di avanzamento del decreto di aggiornamento della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale esteso (Sne);

   se, in ragione dell'eccezionale ritardo che si è determinato, non ritenga opportuno intervenire con iniziative di competenza atte a ridurre i divari regionali e garantire i livelli essenziali di assistenza in materia di screening neonatale e il diritto alla salute così come sancito dalla Costituzione.
(5-02750)


   BARZOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la zona del Lodigiano, situata nella regione Lombardia, è caratterizzata da un'elevata incidenza di casi tumorali che desta crescente preoccupazione tra la popolazione locale;

  secondo i dati pubblicati dall'Agenzia di tutela della salute della Città Metropolitana di Milano nel 2022, il Lodigiano ha registrato il tasso di mortalità per tumore più elevato del bacino Ats con 33,31 casi ogni 10.000 abitanti. Questo dato è nettamente superiore rispetto alla media delle altre aree del bacino Ats e indica una situazione di particolare gravità;

   diversi studi epidemiologici e ricerche mediche hanno evidenziato un aumento anomalo dei casi di tumore in questo territorio, con percentuali superiori alla media nazionale e regionale;

   alcune possibili cause di questa elevata incidenza potrebbero essere ricondotte all'inquinamento ambientale, con particolare riferimento alla presenza di impianti industriali, traffico veicolare intenso e utilizzo di pesticidi in agricoltura;

   la popolazione locale ha più volte espresso preoccupazioni riguardo alla propria salute, richiedendo interventi urgenti per monitorare e ridurre l'esposizione a fattori di rischio cancerogeni;

   la prevenzione e la cura dei tumori rappresentano priorità sanitarie riconosciute a livello nazionale e internazionale, e l'intervento tempestivo in aree ad alta incidenza è fondamentale per tutelare la salute pubblica –:

   se sia a conoscenza dell'elevata incidenza tumorale nel territorio del Lodigiano e quali iniziative intenda adottare per approfondire le cause di tale fenomeno e monitorare in modo sistematico l'andamento dei casi tumorali nella zona.
(5-02751)


   LA SALANDRA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti giornalistiche nazionali e locali dell'ennesimo preoccupante episodio riguardante l'aggressione consumata ai danni del personale sanitario, questa volta presso il Policlinico «Riuniti» di Foggia, dove, il 5 settembre 2024, in seguito ad un intervento chirurgico che si è concluso, purtroppo, con il decesso di una ragazza di 22 anni giunta in nosocomio in seguito a un grave incidente, una numero cospicuo di familiari della stessa (fonti giornalistiche parlano di una cinquantina di persone) ha aggredito medici ed infermieri in servizio in quel momento presso il Reparto di chirurgia toracica, con una sorta di cruento assedio in ospedale, che ha provocato feriti e contusi;

   l'episodio, come detto, non si presenta come caso isolato. Nella stessa struttura ospedaliera di Foggia, a pochi giorni dall'evento precedente, domenica 8 settembre 2024 si è verificata una nuova aggressione ancora una volta ai danni del personale sanitario in servizio a Foggia da parte di un 18enne, probabile tossicodipendente, che ha colpito due infermieri. Inoltre, la stampa ci restituisce una situazione di insicurezza diffusa, con avvenimenti analoghi presso diverse strutture sanitarie della Capitanata: in particolare a Cerignola, Manfredonia, San Severo e Lucera;

   per quanto appreso durante un vertice convocato presso la Prefettura di Foggia con le Forze dell'ordine, le stesse già si adoperano considerevolmente, per quanto di competenza e secondo le proprie disponibilità, in un territorio già particolarmente complesso –:

   quale sia il grado di copertura del sistema di videosorveglianza presente presso la struttura ospedaliera di Foggia e degli altri nosocomi della provincia e se vi sia la possibilità di valutarne un incremento;

   quali siano le misure di sicurezza adottate dal «Riuniti» di Foggia, dal «Tatarella» di Cerignola, dal «Masselli Mascia» di San Severo, dal «San Camillo de Lellis» di Manfredonia e dal «Lastaria» di Lucera a tutela del personale sanitario, con particolare riferimento al turno notturno, dopo le ore 20;

   quali siano le procedure messe in atto da parte della direzione sanitaria della Asl di Foggia nelle citate strutture ospedaliere, quando si ricevono segnalazioni di pericolo da parte del personale medico, infermieristico, operatori sociosanitari e affini;

   quali prassi regolino gli accessi di familiari e visitatori al pronto soccorso e ai diversi reparti e se esistano adeguati sistemi di filtraggio di tali accessi;

   se risulti quali siano i numeri dei codici bianchi e dei codici verdi relativi agli anni 2023 e 2024 presso il Policlinico «Riuniti» di Foggia, che risulta essere approdo di tanti cittadini dell'intera Capitanata, orfani di una carente rete di servizi di medicina territoriale, facente capo alla regione Puglia;

   in ultimo, quale sia il numero delle denunce depositate a carico degli aggressori dei sanitari e il numero delle difese prestate (costituzione di parte civile) e ad adiuvandum con riguardo al personale ospedaliero.
(5-02774)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 28 giugno 2024 il Committee for Medicinal Products for Human Use della European Medicines Agency ha emesso una raccomandazione per revocare l'autorizzazione all'immissione in commercio di Ocalaliva (acido obeticolico);

   Ocaliva ha ottenuto l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata («Aic») per il trattamento in seconda linea dei pazienti affetti da colangite biliare primitiva nel 2016 e dal rimborsata dal Servizio sanitario nazionale;

   la colangite biliare primitiva è una patologia rara e autoimmune del fegato che provoca la progressiva distruzione dei dotti biliari con un accumulo di bile che danneggia il tessuto epatico fino a causare fibrosi, insufficienza epatica e morte;

   in Italia le persone affette sono stimate in 27,90 per 100 mila abitanti, soprattutto donne. Si stima che circa 12.000 pazienti necessitino di terapia «di prima linea» con acido ursodesossicolico (Udca), a cui circa un 40 per cento non risponde e viene trattato in «seconda linea» con l'acido obeticolico;

   per questi pazienti Ocaliva rappresenta l'unica opzione terapeutica attualmente disponibile ed è un trattamento raccomandato da tutte le principali società scientifiche nelle loro linee guida e utilizzato da oltre 7 anni dalla comunità scientifica italiana nella pratica clinica;

   Ocaliva è stata sottoposta dall'agenzia europea per i medicinali ad una procedura di revisione dell'associazione italiana celiachia non per motivi di sicurezza, ma per l'esigenza di riesaminare il rapporto rischio/beneficio dell'acido obeticolico;

   la raccomandazione si basa su un unico studio randomizzato controllato con placebo (ICPT 747-302; Cobalt) condotto su una popolazione particolarmente avanzata, scarsamente rappresentativa della popolazione in terapia con acido obeticolico;

   a seguito di tale raccomandazione, tutte le associazioni hanno pubblicamente rassicurato i pazienti in trattamento con Ocaliva sui profili di sicurezza;

   anche le società scientifiche hanno affermato che i risultati di questo studio sono stati inficiati da una alta percentuale di pazienti (principalmente nel gruppo placebo) che ha deciso di abbandonare lo studio per iniziare il trattamento di seconda linea disponibile con Ocaliva e che, pertanto, i dati parziali generati dallo studio Cobalt, interrotto nel 2021, non possono essere considerati affidabili;

   i dati di Real-World Evidence (Rwe), raccolti dalla comunità scientifica italiana nella pratica clinica a decorrere dal 2018 su 759 pazienti in trattamento con Ocaliva in 66 centri italiani, ne hanno dimostrato invece un beneficio clinico nel contrastare la malattia;

   se la valutazione del Committee for Human Medicinal Products, dovesse essere ratificata dalla Commissione europea entro i 45 giorni previsti i pazienti sarebbero privati di un trattamento ricevuto finora;

   vi è preoccupazione tra la comunità scientifica e le associazioni per le sorti dei pazienti attualmente in trattamento con Ocaliva, considerato che ad oggi non esistono dati riguardo un'eventuale reazione all'interruzione del trattamento;

   l'articolo 117, paragrafo 3, della direttiva 2001/83/CE, recepito nella normativa italiana dall'articolo 43 del decreto ministeriale 30 aprile 2015, prevede che in caso di revoca dell'autorizzazione all'immissione in commercio di un farmaco, le autorità competenti nazionali possano, in circostanze eccezionali, consentire la fornitura del medicinale a pazienti già in cura con il farmaco revocato –:

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per attivarsi formalmente con la Commissione europea, affinché richieda un riesame della valutazione del Committee for Human Medicinal Products al fine di riconsiderare tutte le evidenze disponibili, inclusi i dati di Real World Evidence, tenendo conto delle difficoltà metodologiche e della difficile situazione in cui potrebbero trovarsi molti pazienti in Italia e negli altri paesi europei;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché Agenzia italiana del farmaco, nel caso di ratifica da parte della Commissione europea della raccomandazione, ponga in essere tutte le azioni necessarie al fine di garantire ai pazienti italiani il diritto alla continuità terapeutica con Ocaliva, compresa l'applicazione dall'articolo 43 del decreto ministeriale 30 aprile 2015.
(4-03343)


   ORRICO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Ospedale Civile dell'Annunziata di Cosenza rappresenta uno dei presidi sanitari più importanti della regione Calabria, servendo un largo territorio ed una vasta platea di cittadini;

   l'hub di cui sopra è stato oggetto di importanti, e ripetuti, lavori di riqualificazione e ristrutturazione riguardanti, in particolare, alcuni reparti come quelli del Pronto soccorso e della Rianimazione;

   il nosocomio in questione, nel corso di alcuni brevi piogge estive, ha subito l'allagamento di alcuni reparti fra cui quelli oggetto di recente ristrutturazione come il Pronto soccorso e la Rianimazione;

   la circostanza, per come documentato dai media con eloquenti immagini, oltre a procurare disagio a degenti e sanitari, ha destato preoccupazione e sconforto presso la cittadinanza di Cosenza e provincia;

   la sanità calabrese è commissariata, così come stabilito dalla nuova proroga recata dal cosiddetto Decreto Calabria votata (decreto-legge n. 150 del 2020) votata dall'attuale maggioranza di Governo –:

   quali iniziative di competenza intenda attivare il Ministro interrogato per verificare che, nell'ambito del piano triennale straordinario di edilizia sanitaria predisposto dal commissario ad acta, i lavori di ristrutturazione riguardanti l'Ospedale Civile dell'Annunziata di Cosenza siano stati svolti nel rispetto degli standard di sicurezza e diligenza previsti dalla legge e che la struttura possa garantire il rispetto del diritto alla salute previsto dall'articolo 32 della nostra Costituzione.
(4-03344)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta scritta:


   LAZZARINI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 19 marzo 2024, presso lo stadio Euganeo di Padova, durante la pausa tra primo e secondo tempo della partita di andata di finale della Coppa Italia di serie C, si sono verificati violenti disordini tra i tifosi della squadra di calcio del Catania e quelli del Padova;

   i disordini sono stati sedati solo dopo l'intervento a ridosso del campo di gioco da parte delle forze dell'ordine;

   i fatti del 19 marzo 2024 hanno confermato che l'impianto sportivo dell'Euganeo di Padova registra importanti criticità in ordine alla sicurezza per l'accesso degli spettatori, tanto che il questore di Padova, nelle settimane successive agli scontri di Padova-Catania, ha richiesto al comune di Padova di effettuare importanti interventi strutturali in vista della prossima stagione sportiva;

   la tifoseria locale del Padova contesta da molto tempo la struttura dell'impianto sportivo, lamentando come questo sia obsoleto, difficilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e poco adatto allo sport del calcio in quanto tuttora esistente, ancorché inutilizzata, un'ampia porzione di pista di atletica lungo il rettangolo di gioco che non favorisce una ottimale visione da tutti i settori dello stadio;

   la curva sud dello stadio Euganeo è inoltre da quattro anni un cantiere aperto; è qui in corso, infatti, la costruzione di una nuova tribuna che nel corso del tempo ha subìto numerosi rallentamenti procedurali con esponenziale aumento dei costi legati all'opera e un ritardo sul completamento dell'intervento già oggi superiore ai tre anni;

   la gravità della situazione dello stadio Euganeo è tale che anche alcune federazioni sportive diverse da quelle calcistica hanno evidenziato a mezzo stampa come propri uffici, localizzati all'interno dell'impianto, riscontrino gravi infiltrazioni di acqua –:

   quali siano e a quanto ammontino gli interventi necessari sullo stadio Euganeo per poter garantire la sicurezza pubblica degli spettatori e il regolare svolgimento della prossima stagione sportiva, nonché quali potrebbero essere le conseguenze nel caso in cui i lavori previsti non fossero realizzati in tempo utile per il prossimo campionato.
(4-03348)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA, MARINO, FORATTINI e MALAVASI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   hanno destato molto scalpore alcune frasi, riportate anche a mezzo stampa, presenti nell'ultima edizione del Manuale di diritto privato, edito dalla Esi e curato dal Prof. Francesco Gazzoni, noto giurista, e professore emerito di diritto privato e civile alla Sapienza di Roma;

   nel manuale viene riportato ad esempio che «I magistrati (...) appartengono in maggioranza al genere femminile, che giudica non di rado in modo eccellente, ma è in equilibrio molto instabile nei giudizi di merito in materia di famiglia e figli»;

   in altro periodo prosegue affermando che «i magistrati non di rado appartengono alla categoria degli "psicolabili", (...) che manifestano nelle sentenze quello squilibrio, male oscuro, tipico della funzione. Male che giustifica il disegno di legge, presentato a suo tempo dal sen. Francesco Cossiga, volto a introdurre la visita psichiatrica per i candidati al concorso in magistratura»;

   si tratta di parole che manifestano teorie palesemente sessiste e che presentano un evidente pregiudizio di fondo verso i magistrati;

   la stessa Anm (Associazione nazionale magistrati) una volta appurata la veridicità dei periodi ha predisposto una durissima nota di condanna;

   si tratta di tesi che lasciano esterrefatti in quanto contenute all'interno di un manuale rivolto agli studenti di diritto e quindi con un obiettivo chiaramente formativo;

   fermo restando il principio indiscutibile dell'autonomia all'interno dell'università anche nell'adozione dei testi si pone oggettivamente una questione di opportunità, a maggior ragione laddove si tratti della formazione delle prossime generazioni di giuristi –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere per contrastare la diffusione di tesi così manifestamente sessiste e distanti dai princìpi costituzionali.
(5-02754)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Iaia n. 5-02695 del 30 luglio 2024;

   interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-03275 del 1° agosto 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Faraone n. 5-02719 del 2 agosto 2024;

   interrogazione a risposta orale Barzotti n. 3-01389 del 7 agosto 2024.