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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 17 settembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il settore moda italiano, pilastro dell'economia nazionale, è in grave difficoltà a causa di una complessa congiuntura di fattori, tra cui l'aumento dei costi energetici, la crisi delle materie prime, la concorrenza internazionale sleale e gli impatti della pandemia da COVID-19;

    alla fine del primo trimestre del 2024 si registrano 81.563 imprese del settore moda, di cui il 50,9 per cento sono imprese artigiane;

    a luglio 2024 il valore della produzione risulta sceso del 18,3 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, con una flessione complessiva del 10,8 per cento tra gennaio e luglio 2024;

    a livello settoriale emerge un calo della produzione del 16,8 per cento per il pellame, con un decremento ancora più consistente per le calzature del 20 per cento a fronte di flessioni del 6,9 per cento per il tessile e dell'8,4 per cento dell'abbigliamento;

    una crisi che si conferma anche nell'export, con una perdita stimata di 9.654.000 euro al giorno, nei primi sei mesi del 2024. Le regioni più colpite dal crollo delle vendite all'estero sono Toscana, Lombardia, Veneto e Marche;

    ad aggravare la situazione contribuisce il diffuso fenomeno della contraffazione che cagiona all'Italia un danno di 1,7 miliardi di euro di mancate vendite e la perdita di 19 mila posti di lavoro ogni anno;

    nell'ambito del mercato del lavoro restano negative le previsioni sull'occupazione con una contrazione delle assunzioni previste del 5,6 per cento nel trimestre settembre-novembre 2024, confermando l'andamento negativo dei mesi precedenti;

    a farne le spese sono principalmente le Micro piccole medie imprese (Mpmi) della filiera, vero scheletro dell'intera catena di produzione ed eccellenza del Made in Italy;

    se sul fronte della produzione si registrano interi distretti fermi a causa dell'assenza di ordinativi, con aziende costrette a cessare l'attività, è da un punto di vista sociale che si verificano le maggiori difficoltà;

    esemplificativo è l'incremento significativo della media delle ore richieste di cassa integrazione dalle aziende del distretto tessile di Prato, eccellenza italiana, composto da circa 7.000 imprese del settore della moda;

    le sfide globali, tra cui la concorrenza internazionale, l'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia, e i cambiamenti nei modelli di consumo, stanno mettendo a dura prova la resilienza del settore;

    nel confronto internazionale, la flessione della produzione della moda italiana nei primi sette mesi del 2024 risulta più marcata, con un calo del 10,8 per cento;

    il settore moda impiega 446 mila addetti di cui 139 mila nell'artigiano e 285 mila nelle imprese con meno di 50 addetti;

    la crisi del settore moda ha ripercussioni sull'intera filiera produttiva, coinvolgendo fornitori, terzisti e settori correlati;

    l'innovazione tecnologica e la transizione verso modelli di produzione più sostenibili rappresentano opportunità cruciali per il rilancio dell'industria della moda italiana, ma richiedono investimenti significativi e nuove competenze;

    a luglio 2024 la moda è il secondo settore per difficoltà nel reperimento di personale, fenomeno che interessa il 64 per cento delle figure lavorative previste in entrata,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere ogni iniziativa utile ad individuare e sostenere le Mpmi del settore più in difficoltà, anche valutando l'ampliamento dell'accesso alla Cassa integrazione guadagni in deroga coinvolgendo tutte le imprese del comparto a partire da quelle artigiane;

2) ad adottare iniziative di competenza volte a promuovere la formazione di nuove competenze nel settore, con particolare attenzione alle tecnologie digitali, alla sostenibilità e all'economia circolare, per adeguare le competenze dei lavoratori alle nuove sfide del mercato;

3) a sostenere programmi di internazionalizzazione per le imprese del distretto, rendendo più agevoli le procedure di accesso ai prestiti Simest, facilitando l'accesso a nuovi mercati e promuovendo all'estero l'eccellenza di produzioni, come quelle pratesi, con l'obiettivo di salvaguardare e incrementare l'occupazione;

4) a valutare la possibilità di avviare iniziative, anche di carattere normativo, che rendano più sostenibili gli oneri fiscali e che consentano una ragionevole flessibilità sul rientro dei prestiti garantiti dal Fondo centrale, per quelle imprese del settore in maggiore difficoltà;

5) ad incrementare il sostegno agli investimenti per la transizione ecologica e digitale, anche valutando un aumento del credito d'imposta per Impresa 4.0;

6) ad adottare iniziative per incentivare l'acquisto di capi rigenerati provenienti da filiere certificate, al fine di sostenere la domanda e contrastare il fenomeno della delocalizzazione di fornitori esteri, quali produttori di macchinari, materie prime e servizi di manutenzione.
(1-00322) «Rizzetto, Coppo, Giovine, La Porta, Malagola, Mascaretti, Pietrella, Schifone, Volpi, Zurzolo».


   La Camera,

   premesso che:

    il trattamento giuridico dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea e degli apolidi in Italia è regolato dal decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), ivi indicati come «stranieri»;

    la Costituzione, all'articolo 2, riconosce e garantisce i diritti inviolabili della persona, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Al contempo, richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, non limitando tali doveri a chi detiene lo status di cittadino;

    all'articolo 3, primo comma, si afferma il principio di eguaglianza formale di tutti i cittadini, sancendone la pari dignità sociale ed eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali;

    al medesimo articolo, il secondo comma stabilisce che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini e ne impediscono il pieno sviluppo nonché l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese;

    la cittadinanza si configura, pertanto, come status giuridico che permette agli individui di godere pienamente dei diritti da questo garantiti ed essere soggetti ai doveri richiesti da parte dello Stato a chi ne partecipa attivamente al progresso;

    tali principi sanciscono la piena partecipazione dell'individuo alla vita politica, economica e sociale del Paese solo se in possesso della cittadinanza, ai sensi degli articoli 48, 49, 50, 51, 52, 53 e 54 della Costituzione;

    con sentenza n. 120 del 1967 e successiva giurisprudenza, la Corte costituzionale ha più volte ribadito che il principio di eguaglianza non si limita ai cittadini e deve, quindi, ritenersi esteso anche agli stranieri, i quali hanno doveri, concorrono al gettito fiscale, al progresso sociale ed economico, ma senza diritto di partecipare a pieno titolo al progresso del Paese, in particolar modo per ciò che concerne i diritti politici;

    ad oggi, l'acquisizione della cittadinanza italiana avviene in via principale per ius sanguinis, ossia per la discendenza da genitori italiani. La cittadinanza italiana può essere inoltre acquisita anche da chi, dimostrando ascendenze italiane, ne faccia richiesta pur non avendo vissuto nemmeno un giorno in Italia, mentre la stessa viene negata a chi vive, anche da decenni, il progresso economico e sociale del nostro Paese;

    la legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante norme in materia di cittadinanza, prevede disposizioni per l'acquisto della cittadinanza italiana anche da parte dei minori che ne sono sprovvisti;

    ad oggi sono presenti sul territorio della Repubblica centinaia di migliaia di giovani che, nonostante partecipino assiduamente e attivamente alla comunità nazionale, spesso nascendo in Italia o svolgendo per anni percorsi di studio o attività lavorativa, non si vedono riconosciuti i diritti civili e politici che spetterebbero loro in quanto cittadini;

    la naturale evoluzione della società, dovuta sia a dinamiche socio-economiche che geopolitiche, richiede oggi di adeguare le modalità di acquisizione della cittadinanza alle necessità del Paese e delle persone. Da un lato, l'andamento demografico rischia di portare a uno spopolamento dello Stato, con ricadute negative in termini di sostenibilità della spesa sociale; dall'altro, non è accettabile non tenere in considerazione le richieste di maggiori tutele di migliaia di persone che ad oggi sono a tutti gli effetti cittadini senza cittadinanza;

    risulta necessaria, quindi, l'introduzione di nuove fattispecie di acquisto della cittadinanza, che permetterebbero a chi è nato in Italia e a chi ha partecipato attivamente al progresso sociale, economico e culturale dello Stato di acquisire i diritti propri di ogni altro cittadino italiano;

    sono già presenti proposte legislative che permetterebbero l'ampliamento dell'acquisizione della cittadinanza a fattispecie quali il cosiddetto ius soli e lo ius culturae;

    uno ius soli «temperato» prevederebbe l'acquisizione della cittadinanza per chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente, riconosciuto al cittadino dell'Unione europea che abbia soggiornato legalmente e in via continuativa per cinque anni nel territorio nazionale, o sia in possesso del permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo, se il genitore o chi esercita la responsabilità genitoriale fa richiesta all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età dell'interessato;

    lo ius culturae riguarderebbe, invece, il minore straniero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, il quale abbia frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale;

    sarebbe inoltre auspicabile l'introduzione di un ulteriore caso di concessione della cittadinanza per naturalizzazione, a carattere discrezionale, per lo straniero che abbia fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, il quale sia legalmente residente da almeno cinque anni, abbia frequentato regolarmente un ciclo scolastico con il conseguimento del titolo conclusivo, ovvero un percorso di formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale. Tale fattispecie dovrebbe riguardare, soprattutto, i minori stranieri che abbiano fatto ingresso nel territorio italiano tra il dodicesimo e il diciottesimo anno di età;

    l'acquisizione della cittadinanza italiana per naturalizzazione andrebbe, inoltre, adeguata alle tempistiche adottate nella maggior parte dei Paesi europei. Attualmente, la normativa prevede che i cittadini non-Unione europea possano acquisire la cittadinanza italiana a seguito di una permanenza ininterrotta di almeno dieci anni sul territorio italiano, mentre i nostri partner europei richiedono generalmente un periodo di permanenza inferiore. Portare a cinque anni il periodo di permanenza legale richiesto dalla normativa interesserebbe circa 2,5 milioni di persone residenti legalmente in Italia, includendo coloro che, pur vivendo e lavorando nel Paese da molti anni, sono ancora esclusi dai diritti fondamentali riservati ai cittadini italiani;

    tali modifiche sono indispensabili per superare sperequazioni e discriminazioni, nonché per affermare che la cittadinanza rappresenta uno status di partecipazione e di riconoscimento dei valori nazionali, cui può accedere chiunque sia impegnato costantemente nel contribuire al progresso della nazione. Tali modifiche sono indispensabili per superare sperequazioni e discriminazioni, nonché per affermare che la cittadinanza rappresenta uno status di partecipazione e di riconoscimento dei valori nazionali, cui può accedere chiunque sia impegnato costantemente nel contribuire al progresso della nazione. La stessa Costituzione, all'articolo 4, secondo comma, sancisce che ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Tale principio, che si lega direttamente con l'articolo 3, fa proprio il concetto di cittadinanza come «partecipazione» e non mera «appartenenza»: è cittadino chi partecipa alla vita socio-economica dello Stato e coopera al suo progresso, chi vive nella comunità nazionale e partecipa allo sviluppo economico e sociale della comunità,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative volte a introdurre nell'ordinamento italiano nei termini richiamati in premessa:

  a) lo ius soli, al fine di garantire la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente, riconosciuto al cittadino dell'Unione europea che abbia soggiornato legalmente e in via continuativa per cinque anni nel territorio nazionale, o sia in possesso del permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo, se il genitore o chi esercita la responsabilità genitoriale fa richiesta all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età dell'interessato, considerando come termine iniziale per il computo del periodo di permanenza la data di rilascio del primo permesso di soggiorno e prevedendo, per quanto attiene al requisito della minore età, che la richiesta presentata per l'acquisizione della cittadinanza del minore rimanga valida anche al compimento del diciottesimo anno di età, se detta richiesta è stata presentata precedentemente al compimento del diciottesimo anno del minore da parte del genitore o di chi esercita la responsabilità genitoriale;

  b) lo ius culturae, per tutelare e rendere cittadino italiano il minore straniero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, il quale abbia frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale;

  c) lo ius universitatis, volto al conferimento della cittadinanza italiana ai cittadini europei e stranieri che abbiano frequentato almeno un ciclo universitario in Italia e che, successivamente all'acquisizione del titolo, abbiano lavorato in Italia per due anni continuativi e, ove necessario per i cittadini non-Unione europea, a seguito del rilascio del visto per lavoro autonomo o lavoro subordinato;

  d) la naturalizzazione per lo straniero che abbia fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, il quale sia legalmente residente da almeno cinque anni, abbia frequentato regolarmente un ciclo scolastico con il conseguimento del titolo conclusivo, ovvero un percorso di formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale;

  e) la riduzione da dieci a cinque anni del periodo di permanenza legale previsto dall'articolo 9, comma 1, lettera f), della legge 5 febbraio 1992, n. 91, per permettere l'acquisizione della cittadinanza e il relativo riconoscimento dei diritti spettanti a 2,5 milioni di individui che ad oggi risiedono legalmente sul suolo italiano;

  f) il diritto alla pratica sportiva ai minori non-cittadini presenti in Italia a qualsiasi titolo, garantendo loro la possibilità di essere tesserati presso le federazioni sportive nazionali e di competere in tutti i campionati italiani senza alcuna discriminazione rispetto ai minori cittadini italiani, includendo la pratica sportiva tra le ipotesi di conferimento della cittadinanza per meriti speciali.
(1-00323) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI e FERRARA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2021, durante un assalto a un convoglio organizzato dal World Food Programme (WFP) sulla strada tra Goma e Rutshuru, nella Repubblica Democratica del Congo, hanno perso la vita l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo;

   la procura di Roma ha avviato un'inchiesta per omicidio colposo e per mancata adozione di misure di sicurezza nei confronti di due funzionari del WFP, accusati di non aver dichiarato la presenza di un diplomatico nel convoglio. Tale omissione avrebbe impedito l'attivazione del protocollo di sicurezza che prevedeva l'impiego di mezzi blindati e una scorta armata di caschi blu;

   le autorità congolesi hanno arrestato sei persone sospettate dell'attacco e degli omicidi, successivamente condannate a morte, con la pena poi commutata in ergastolo a seguito delle proteste del Governo italiano e della famiglia di Attanasio;

   il Governo italiano si è costituito parte civile nel processo avviato dalle autorità congolesi, ma, non ha fatto altrettanto nel procedimento italiano contro i due funzionari del WFP;

   a oggi, si sono svolte tre udienze per valutare l'immunità degli imputati, ma in nessuna è stato presente un rappresentante dello Stato –:

   quali siano le motivazioni per cui il Governo non si è costituito parte civile nel processo in corso presso il Tribunale di Roma contro i due funzionari del WFP.
(4-03417)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NEVI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   dal 23 dicembre 2023 è scattato l'obbligo di assicurazione per la responsabilità civile verso terzi di tutti i veicoli di trasporto a motore, a prescindere dalla loro caratteristica, dal terreno su cui sono utilizzati e dal fatto che siano fermi o in movimento;

   la base normativa è il decreto legislativo n. 184 del 22 novembre 2023 che recepisce la direttiva europea 2021/2118, la quale modifica la definizione di veicolo e del relativo uso, estendendo l'obbligo di stipulare un'assicurazione da parte dei proprietari, anche quando i veicoli sono situati in aree private e nelle campagne;

   con l'ultimo decreto «Milleproroghe» (decreto-legge n. 215 del 2023 convertito con la legge n. 18 del 2024, è stata accordata una deroga, applicabile al solo settore delle macchine agricole, per le quali l'obbligo assicurativo decorre dal 1° luglio 2024;

   molte aziende agricole utilizzano macchine operatrici per svolgere funzioni entro i confini aziendali (come il pompaggio dell'acqua di irrigazione) che sono prive di targa e pertanto non possono essere assicurate. Un problema analogo si presenta anche per i concessionari e i rivenditori di macchine agricole, per i veicoli che transitano temporaneamente nelle loro strutture commerciali;

   le organizzazioni di rappresentanza del settore agricolo, dell'agromeccanico e i contoterzisti hanno cercato una interlocuzione con il Ministero per trovare una soluzione che non si è ancora perfezionata, sollecitando la costituzione di un tavolo ministeriale, dove si possano affrontare gli aspetti tecnici legati alla corretta e tempestiva attuazione della normativa;

   nello stesso tempo, si sta lavorando per individuare adeguate soluzioni tecniche che possano consentire alle imprese agricole ed agli altri operatori economici della filiera di rispettare il nuovo obbligo assicurativo, riducendo al minimo i costi da sostenere e gli aggravi di tipo burocratico conseguenti;

   ulteriori problemi provengono dal fatto che le compagnie non offrono in portafoglio polizze tali da coprire i rischi di veicoli fino ad oggi non assicurati;

   le organizzazioni del settore hanno chiesto un'ulteriore posticipazione del termine, durante l'iter di approvazione del cosiddetto «Decreto Agricoltura» (decreto-legge n. 63 del 2024 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 101 del 2024), senza però ottenere il risultato sperato –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di carattere normativo volte a predisporre una ulteriore proroga dell'obbligo di assicurazione delle macchine agricole, al fine di consentire l'individuazione di una soluzione condivisa con le organizzazioni del settore agricolo e agromeccanico.
(5-02805)


   GATTA, NEVI, CASTIGLIONE e ARRUZZOLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   a fine settembre si svolgerà a Siracusa il G7-agricoltura nel quale gli Stati partecipanti si concentreranno per mettere al centro dell'agenda mondiale politiche di sviluppo capaci di coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale;

   la Politica comune della pesca (Pcp) sconta un periodo nel quale si è assistito ad una prevalenza di scelte esclusivamente ambientaliste che hanno fiaccato il comparto a tutto vantaggio della concorrenza di Paesi extra-Ue. Tali misure hanno messo a dura prova la tenuta delle imprese di pesca italiane; molte di loro hanno dovuto chiudere;

   la flotta da pesca nazionale, pari al 16 per cento circa della flotta dell'Unione europea, si è ridotta negli ultimi 20 anni (2004/2023) scendendo da 14.873 unità a 11.685 con una contrazione complessiva superiore al 21 per cento nell'ultimo decennio. L'età media delle imbarcazioni è di 31 anni;

   i pescatori imbarcati sono oramai poco meno di 22 mila, di cui circa 19.000 a tempo pieno. 10 anni fa erano circa 30.000, (-16 per cento);

   i giorni di pesca totali registrano un -33 per cento dal 2008 al 2023. Nel Mediterraneo occidentale (da Imperia a Trapani, Sardegna inclusa) tale sforzo si è ridotto dal 2020 al 2024 del 42,5 per cento;

   rispetto al 2022, le catture registrano nel 2023 un -6,85 per cento, produzione e ricavi un -7,8 per cento, mentre i costi di produzione (energetici soprattutto) sono saliti al 60/70 per cento del totale;

   il nostro Paese non registra alcuna procedura di infrazione dell'Unione europea aperta in materia di pesca. Le teorie economiche dell'Unione europea (meno sforzo di pesca, più guadagni) sono state smentite dai fatti: nel corso dell'ultimo decennio i guadagni sono diminuiti di oltre il 30 per cento;

   nel frattempo, il consumo di prodotti ittici in Italia nel 2023 è stato di circa 1.200.000 tonnellate (circa 25 chilogrammi pro capite), a tutto vantaggio dell'importazione, in costante crescita da oltre 15 anni. Le flotte extra Unione europea pescano nello stesso Mediterraneo con regole di sostenibilità molto meno rigorose;

   ad avviso degli interroganti è necessario:

    modificare la Politica comune della pesca secondo criteri di sostenibilità economico-sociali, oltre che meramente ambientali;

    ridisegnare il Regolamento (Ue) n. 2021/1139 per rimuovere gli ostacoli che non consentono investimenti sul naviglio e su motori endotermici performanti;

    impedire che la riforma della tassazione dei prodotti energetici, considerati Sad (Sussidi ambientalmente dannosi) crei ulteriori aggravi per il settore della pescai –:

   se non ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, nelle sedi sovranazionali preposte, una posizione a difesa del comparto della pesca nazionale, nel quadro di un'impostazione che consenta di affrontare la transizione ecologica nel settore in termini sociali ed economici sostenibili.
(5-02806)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   cresce del 45,6 per cento lo spreco di prodotti alimentari in Italia nel 2024: settimanalmente finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite, rispetto ai 469,4 rilevati nell'agosto 2023; nella top-five ci sono frutta fresca (27,1 grammi), verdure (24,6 grammi), pane fresco (24,1 grammi), insalate (22,3 grammi), cipolle/aglio/tuberi (20 grammi), cioè i prodotti principe della dieta mediterranea;

   è quanto emerge dal Rapporto internazionale Waste Watcher 2024, «Lo spreco alimentare nei Paesi del G7: dall'analisi all'azione», curato dall'Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall'università di Bologna e Ipsos;

   obiettivo è attirare l'attenzione del prossimo G7 agricoltura sul tema del «Fine vita» dei prodotti alimentari;

   il dato in crescita indica una cattiva gestione della spesa familiare con relativi sprechi economici, evidenziando un incremento dei consumi alimentari e una domanda concentrata su alimenti di qualità inferiore, influenzata dalle logiche low-cost, indipendenti dal comportamento dei singoli;

   il 42 per cento degli intervistati individua la causa dello spreco nel fatto che frutta e verdura conservata nelle celle frigo, una volta a casa, va subito a male; il 37 per cento li butta perché sono cibi già vecchi;

   quanto alla mappa degli sprechi, Sud e Centro sono le aree dove il fenomeno è superiore del 9 per cento rispetto alla media nazionale (al sud 747 grammi pro capite a settimana, al centro 744 grammi), mentre il Nord è relativamente più virtuoso con -11 per cento sempre rispetto alla media nazionale (606,9 grammi);

   il Green Deal europeo e il piano d'azione per l'economia circolare impegnano gli Stati membri a intervenire in modo più rapido e incisivo per garantire la sostenibilità ambientale e sociale del comparto alimentare, colmando le lacune tecnologiche e la carenza di finanziamenti, fattori che ostacolano la transizione verso l'economia circolare e la decarbonizzazione;

   l'eccessivo spreco alimentare è associato all'emissione di circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente a oltre il 7 per cento delle emissioni mondiali totali come certificato da dati dell'Ispra;

   oltre agli impatti economici e ambientali, gli sprechi e i rifiuti alimentari generano considerevoli costi sociali e sanitari, i quali, oltre all'aspetto etico, vanno mitigati, agevolando la donazione delle eccedenze, affinché le fasce di soggetti vulnerabili e a rischio di povertà possano ricevere alimenti sicuri e idonei al consumo;

   nel dicembre 2015, la Commissione europea ha presentato il pacchetto «economia circolare» composto da un piano di azione e da una proposta legislativa di modifica della normativa relativa ai rifiuti;

   il 13 marzo 2024 il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura una legislativa di modifica della proposta di direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa ai rifiuti e ha confermato l'importanza della prevenzione e della gestione di tutti i tipi di rifiuti ai fini della tutela dell'ambiente e della salute umana, prevedendo la priorità per il riutilizzo e il riciclaggio dei prodotti alimentari basati sull'approccio del ciclo di vita (LCA, Life Cycle Assessment);

   l'Italia per contrastare gli sprechi alimentari si è dotata della legge n. 166 del 2016 ove confluiscono molti elementi del piano nazionale di prevenzione contro gli sprechi alimentari (Pinpas) –:

   se i Ministri interrogati non ritengano dover adottare un piano nazionale per la promozione della dieta mediterranea e contemporaneamente farsi promotori di norme atte a ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari attraverso specifici obiettivi da centrare entro il 2025 e il 2030;

   se non ritengano, in occasione del prossimo disegno di legge di bilancio 2025-2027 di rifinanziare il fondo per la distribuzione di derrate alimentari, previsto dall'articolo 11 della legge n. 166 del 2016 definanziando i sussidi dannosi, come le riduzioni o le esenzioni fiscali per i fertilizzanti e i pesticidi.
(4-03420)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLETTI, PAVANELLI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel rispetto della direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001 Vas (valutazione ambientale strategica), il 5 dicembre del 2023 è stata avviata la procedura di valutazione ambientale strategica per il Pniec (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima), redatto dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase) con il coordinamento del dipartimento di energia in ottemperanza al regolamento sulla governance per l'Unione dell'energia e dell'azione per il clima è conforme alla definizione del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   dalla consultazione della sezione sui dettagli della procedura, resa pubblica dal sito del Mase (https://va.mite.gov.it/it-IT) emerge come lo stato della procedura non sia stato concluso. Sembrerebbe che non ci sia stato alcun esito. Inoltre, a giudizio degli interroganti, emerge che molte delle fasi e della documentazione della procedura non siano state pubblicate sul sito, così come invece è stato ottemperato con la Vas del Pniec del 2019. Anche il decreto di parere motivato di Vas per la conclusione della procedura ad oggi risulta non essere pubblicato;

   quanto esposto viene descritto anche da Il Fatto Quotidiano nell'articolo, pubblicato il 13 settembre 2024 e scritto da Virginia Della Sala con il titolo «Torna il nucleare: 135 mln in ricerca e la nuova società – Il governo nucleare: una nuova società e 135 mln in ricerca», da cui emerge che la procedura di Vas del Pniec non contempla la decisione del Mase di costruire in Italia una capacità nucleare che, partendo da 0,4 GW nel 2035, sale a 7,6 GW nel 2050, con altri 0,4 GW che verranno dalla fusione nucleare, inserita tra gli scenari del Pniec ed inviata alla Commissione europea il 1° luglio 2024;

   si tenga presente che nella bozza preliminare del Pniec inviata alla Commissione europea nel 2023 la decisione di ritornare al nucleare era del tutto assente;

   questa scelta, di inserire il nucleare in un piano che è strategico per il futuro del Paese, è avvenuta per annuncio da parte del Governo senza un confronto pubblico e trasparente, neanche con il Parlamento. Inoltre, lo scenario nucleare non è sostenuto nel Pniec definitivo da dati che asseverino gli obbiettivi indicati;

   a parere degli interroganti, gli argomenti sopra esposti fanno presumere che da parte del Mase vi siano state irregolarità nella procedura di Vas sul Pniec e nell'adozione finale del Pniec, tali da poter essere oggetto di impugnazione dalle parti interessate o di apertura di una procedura d'infrazione europea –:

   quali iniziative intendano intraprendere con urgenza per completare la pubblicazione delle fasi e della documentazione della Vas sul sito del Mase e se ritengano, per quanto di competenza, che la procedura di valutazione ambientale strategica del Pniec e l'adozione finale dello stesso, inviato alla Commissione europea, possano ritenersi conformi alle norme comunitarie e nazionali.
(3-01416)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELUFFO e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Wacc l'acronimo di weighted average cost of capital, ovvero costo medio ponderato del capitale e rappresenta il costo medio che un'azienda deve sostenere per finanziare le proprie attività, ovvero il tasso di rendimento che un'impresa deve offrire ai suoi investitori (sia azionisti che creditori) per ottenere i fondi necessari;

   nei servizi infrastrutturali regolati, la fissazione del livello del tasso di remunerazione del capitale investito assume una rilevanza cruciale. Livelli inadeguati del tasso di remunerazione pregiudicano infatti la possibilità di finanziare i nuovi investimenti, mentre livelli troppo elevati possono, per contro, favorire fenomeni di sovra-investimento, a discapito dell'economicità del servizio;

   per il settore elettrico, l'articolo 36 della direttiva 2009/72/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 luglio 2009, relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica prevede che, nell'esercizio delle loro funzioni, le Autorità di regolamentazione adottino tutte le misure ragionevoli, idonee al perseguimento, tra gli altri, dei seguenti obiettivi: contribuire a conseguire, nel modo più efficace sotto il profilo dei costi, lo sviluppo di sistemi non discriminatori sicuri, affidabili ed efficienti orientati al consumatore e promuovere l'adeguatezza dei sistemi; assicurare che ai gestori del sistema siano offerti incentivi adeguati, sia a breve che a lungo termine, per migliorare l'efficienza delle prestazioni del sistema e promuovere l'integrazione del mercato; provvedere a che i clienti beneficino del funzionamento efficiente del proprio mercato nazionale, promuovere una concorrenza effettiva e contribuire a garantire la tutela dei consumatori;

   Arera, si trova, pertanto, nella condizione di dover individuare un livello adeguato del tasso di remunerazione che renda possibile il finanziamento efficiente degli investimenti necessari per un adeguato ed efficiente sviluppo del servizio, nell'interesse degli utenti finali, evitando altresì che si formino rendite improprie a danno dei medesimi utenti;

   il Wacc, quindi, costituisce un importante strumento per Arera nella regolazione delle tariffe energetiche e nella valutazione degli investimenti nel settore;

   come confermato da Arera nel Quadro strategico 2022-2025, il contesto di transizione energetica richiede un complessivo e progressivo adeguamento della regolazione, anche sotto il profilo infrastrutturale. L'Autorità individua nel perseguimento dell'efficienza dei costi, nel miglioramento della qualità del servizio e nell'adeguatezza delle infrastrutture rispetto alle sfide della sostenibilità il minimo comune denominatore cui si orienta l'azione regolatoria in tutti i settori di competenza, coniugando approcci settoriali specifici a logiche omogenee di identificazione di parametri di riferimento e modalità di rendicontazione;

   la delibera Arera 556/2023/R/com dispone l'aggiornamento del tasso di remunerazione del capitale investito per i servizi infrastrutturali dei settori elettrico e gas per l'anno 2024, ai sensi dell'articolo 8 dell'Allegato A (Tiwacc 2022-2027) della delibera 614/2021/R/com, prevedendo un meccanismo di trigger per l'aggiornamento del Wacc per il sub-periodo 2022-2024 come risultante dall'aggiornamento di alcuni parametri specifici: qualora risultasse una variazione del Wacc, per almeno, uno dei servizi, pari o superiore a 50 bps rispetto al valore in vigore, la disciplina di riferimento stabilisce che il valore del Wacc sia aggiornato per tutti i servizi considerando, oltre ai parametri considerati per la verifica, anche i valori aggiornati dei parametri inflazione attesa (ia) e Forward premium (Fp e Fpcrp);

   la delibera in oggetto evidenzia inoltre la sussistenza delle condizioni di attivazione del meccanismo di triggering e determina quindi i nuovi valori 2024 del Wacc per tutti i servizi infrastrutturali –:

   quali elementi disponga circa quali siano i livelli di Wacc italiano 2020-2024 a confronto con Germania, Francia, Spagna, Austria e area Scandinava e quanto impattino sulla composizione delle tariffe e sulla base asset regolata (Rab) presa a riferimento anno per anno.
(5-02803)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   NISINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a maggio 2023 il Ministro interrogato ha emesso un Avviso pubblico per il sostegno di iniziative imprenditoriali realizzate nei comuni assegnatari di risorse per l'attuazione di progetti locali di rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici, finanziato dall'Unione europea-NextGenerationEU nell'ambito del PNRR, M1C3, Investimento 2.1 «Attrattività dei borghi» ed è stato possibile presentare le domande fino a fine settembre 2023, utilizzando la piattaforma web messa a disposizione da Invitalia, soggetto gestore del progetto;

   l'Avviso è finalizzato a favorire il recupero del tessuto economico-produttivo dei 294 borghi assegnatari delle risorse di cui al precedente Avviso pubblico per la presentazione di progetti di rigenerazione culturale e sociale. Esso assegna circa 200 milioni di euro dei fondi previsti dal MiC per il Piano nazionale borghi, finanziato con il PNRR, al sostegno di micro, piccole e medie imprese interessate a promuovere in modo innovato la rigenerazione dei piccoli comuni attraverso l'offerta di servizi, sia per la popolazione locale sia per i visitatori, nonché la sostenibilità ambientale, proponendo progetti attenti alla riduzione delle emissioni inquinanti, alla riduzione dei consumi, allo smaltimento dei rifiuti, alle soluzioni di economia circolare;

   il 30 aprile 2024 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 29 aprile 2024, n. 56, di conversione del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 (cosiddetto decreto PNRR IV), recante «Disposizione urgenti per l'attuazione del Piano di ripresa e resilienza», che al comma 1 dell'articolo 11 stabilisce: «Al fine di consentire la tempestiva attuazione degli interventi del PNRR, come modificato in esito alla decisione del Consiglio ECOFIN dell'8 dicembre 2023, e il conseguimento dei relativi obiettivi entro i termini di scadenza previsti, la misura delle anticipazioni iniziali erogabili in favore dei soggetti attuatori è di norma pari al 30 per cento del contributo assegnato, da erogare entro trenta giorni dalla presentazione della richiesta»;

   in linea con tale previsione normativa, il Ministero dell'economia e delle finanze ha diramato la circolare n. 21 del 13 maggio 2024 con cui forniva alle amministrazioni centrali dello Stato titolari di misure PNRR indicazioni operative per ottemperare alla nuova legge ovvero per concedere le anticipazioni nella misura del 30 per cento;

   a quanto consta all'interrogante nei giorni scorsi alcuni soggetti che si sono aggiudicati un contributo previsto dal bando in premessa hanno scritto ad Invitalia chiedendo di poter ottenere l'anticipazione nella misura del 30 per cento come previsto dalla legge n. 56 del 2024, ma gli è stato risposto che il contributo può essere concesso solo nella misura del 10 per cento come evidenziato nel bando iniziale;

   orbene, senza dubbio il bando riportava il limite del 10 per cento per le anticipazioni, ma è altrettanto evidente a giudizio dell'interrogante che gli interventi previsti da tale avviso pubblico rientrino appieno fra quelli finanziati con il PNRR e pertanto sia loro applicabile la nuova disciplina che, proprio al fine di raggiungere il target complessivo previsto dal PNRR prevede una soglia maggiore per le anticipazioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative urgenti intenda intraprendere per assicurare che il MiC, per il tramite di Invitalia, soggetto gestore, ottemperi alla nuova disciplina normativa oggi in vigore senza pregiudicare i diritti dei contraenti e il buon esito del progetto.
(4-03423)

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il sistema di difesa aerea e antimissile a medio-lungo raggio «SAMP/T» è ritenuto fondamentale dal Governo ucraino per la difesa del Paese;

   ad aprile 2024, è stata confermata la decisione relativa a una nuova consegna di sistemi d'arma di difesa aerea all'ucraina da parte dell'Italia, in particolare una batteria di SAMP/T;

   tale impegno, ulteriormente confermato a inizio giugno, a luglio 2024 è stato formalmente inserito nel nono decreto ministeriale (Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 160 del 10 luglio 2024) relativo all'invio di armi e dispositivi militari destinati all'Ucraina;

   come riportato dai media ad agosto 2024, il Ministro interpellato ha espresso frustrazione riguardo ai fornitori italiani, sottolineando circostanze quali la chiusura per ferie di aziende responsabili della manutenzione del sistema SAMP/T, suscitando tra l'altro non poche polemiche. Nel contesto, il Ministro stesso ha enfatizzato l'urgenza di accelerare i tempi di produzione e manutenzione, stigmatizzando il fatto che la rete industriale italiana di settore sia troppo lenta e poco reattiva rispetto alle esigenze ucraine e di fatto poco competitiva rispetto ad altre realtà straniere;

   tali dichiarazioni hanno sollevato forti reazioni, inclusa quella dei sindacati di riferimento. A loro volta i sindacati, adottando una prospettiva diametralmente opposta, hanno affermato che il problema non è una mancanza di impegno, bensì la complessità e i tempi di produzione e test del sistema d'arma, maggiori del previsto;

   al netto delle polemiche, a settembre 2024 inoltrato, il menzionato sistema d'arma non risulta ancora essere stato consegnato. Infatti, nel contesto della recente riunione di Ramstein del Gruppo di Contatto, il Ministro interpellato, nel sottolineare la centralità dell'Italia nel sostegno all'Ucraina, ha anche specificato che il sistema SAMP/T consegnato e quello che spera sia consegnato nel più breve tempo possibile hanno consentito agli ucraini di difendersi dagli attacchi missilistici russi. In tal modo ha confermato che la nuova consegna deve ancora avvenire;

   si evidenzia, inoltre, che il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha più volte espresso l'urgenza di avere a disposizione questi strumenti per proteggere la popolazione, in particolare i bambini che frequentano la scuola. Tali sistemi sono infatti cruciali per evitare che intere generazioni debbano studiare da casa, in condizioni di insicurezza. Durante l'incontro di settembre al Forum Ambrosetti a Cernobbio, Zelensky ha sollecitato nuovamente l'Italia a rispettare i tempi di consegna, facendo notare che ogni giorno di ritardo espone la popolazione ucraina a nuovi pericoli, soprattutto i più vulnerabili –:

   se e quali iniziative tempestive si intendano adottare affinché il menzionato sistema d'arma SAMP/T, atteso dalla controparte ucraina, venga consegnato il più celermente possibile alla luce del drammatico quadro geopolitico di riferimento, con particolare riguardo alle sofferenze inflitte a bambini e giovanissimi in età scolare.
(2-00433) «Onori, Richetti».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ALESSIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni ha avuto inizio la mobilitazione nazionale della categoria dei direttori giudiziari. Questa comprende circa 1.600 dipendenti del Ministero della giustizia, con elevate qualifiche professionali, i cui ruoli – definiti nel decreto ministeriale del 9 novembre 2017 – concernono lo svolgimento di funzioni di alta responsabilità, tra cui la gestione vicaria, l'attività ispettiva, la partecipazione a organi collegiali e la rappresentanza e la cura degli interessi dell'amministrazione;

   la recente protesta, destinata a protrarsi in assenza di eventuali interventi correttivi, nasce dalla decisione ministeriale di accorpare i direttori e i funzionari in un'unica area, eliminando di fatto la figura professionale dei direttori giudiziari. Secondo una bozza del provvedimento recante «Ordinamento professionale del personale non dirigenziale dell'amministrazione giudiziaria», datata 25 luglio 2024, si prevederebbe l'abolizione del profilo dei direttori, che verrebbero inclusi nella famiglia professionale dei funzionari amministrativo-contabili, con la conseguenza che i primi perderebbero le loro specifiche mansioni e prerogative;

   tale decisione, inoltre, contraddirebbe il contratto collettivo nazionale, il quale definisce le funzioni proprie di ciascuna categoria professionale. Il nuovo ordinamento sembra non tenere conto delle competenze specialistiche che i direttori hanno acquisito e delle responsabilità che ricoprono quotidianamente;

   in seguito all'entrata in vigore del contratto collettivo per il comparto «funzioni centrali» per il triennio 2019-2021, il personale è stato suddiviso in quattro aree. Tuttavia, l'area di elevata professionalità, creata per includere i lavoratori con ruoli più complessi, è rimasta vacante. I direttori, invece di essere assegnati alla quarta area, sono stati collocati nella terza area (denominata area «funzionari»), mentre i cancellieri, precedentemente appartenenti alla seconda area, sono stati promossi a «funzionari» e anch'essi inseriti nella terza area. Questo ha portato all'inquadramento, nella stessa area, di lavoratori laureati e non laureati;

   inoltre, per accedere all'area di elevata professionalità, secondo il contratto collettivo del comparto funzioni centrali, è richiesta una laurea magistrale, titolo che tutti i direttori possiedono, a differenza dei funzionari per i quali è sufficiente una laurea triennale;

   oltre alla questione dell'inquadramento, la mobilitazione riguarda anche la possibilità per i singoli uffici giudiziari di istituire incarichi a termine di natura organizzativa o professionale da retribuire con un'indennità di posizione organizzativa la quale, però, è negata all'interno del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi;

   il sistema di impiego pubblico si basa su principi di merito, concorsi trasparenti e premi per chi ottiene buoni risultati, come indicato anche nel contratto collettivo nazionale. Tuttavia, l'attuale situazione sembra andare contro questi principi, poiché non valorizza adeguatamente i direttori. Il ruolo ricoperto da quest'ultimi, come descritto dal decreto ministeriale del 2017, è l'unico profilo professionale al quale sono attribuite: «funzioni vicarie del dirigente», «direzione», «coordinamento», «formazione del personale», «studio e ricerca», «attività ispettiva», «attività didattica», e, più in generale, «attività ad elevato contenuto specialistico». Queste funzioni sono essenziali per il buon funzionamento dell'intera amministrazione giudiziaria e richiedono competenze avanzate;

   l'elevata professionalità e, soprattutto, il fondamentale ruolo di coordinamento delle cancellerie è indispensabile per l'efficienza dei tribunali italiani, così come il ruolo di cerniera fra magistrati, cancellerie stesse e avvocati;

   il demansionamento di tale figura non potrà che rallentare, ulteriormente, la funzionalità e l'operatività dei tribunali italiani –:

   se, venuto a conoscenza di quanto esposto in premessa, intenda adottare quanto prima le iniziative di competenza opportune al fine di mantenere il profilo professionale dei direttori giudiziari cosicché non si configuri un illegittimo demansionamento degli oltre 1670 appartenenti alla categoria;

   se non ritenga necessario assumere iniziative di competenza volte a modificare l'attuale quadro normativo al fine di rendere possibile l'ingresso automatico dei direttori giudiziari nella quarta area.
(4-03419)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dall'insediamento della XIX legislatura sono state oggetto di particolare attenzione da parte della sottoscritta interrogante la situazione delle vertenze industriali che afferiscono il territorio ligure, dedicando alle stesse plurimi atti di sindacato ispettivo presso la X Commissione della Camera dei deputati;

   sul territorio di Chiavari insiste il sito principale della società Wyscout, giovane azienda leader nel settore sportivo-informatico, fondata nel 2004 nel predetto comune ligure come start-up e, a seguito di una significativa crescita in termini di competenze, fatturato e personale, sino ad assumere rilievo internazionale, è stata successivamente acquisita nel 2019 dalla multinazionale statunitense Hudl;

   a fine giugno 2024 la società Hudl, tramite una riunione in videocollegamento, ha annunciato la chiusura dei reparti footage, database e tagging che compongono il dipartimento di data processing della sede di Chiavari ed il trasferimento della loro attività operativa in India, comunicando, contestualmente, ai venti lavoratori del suddetto dipartimento l'apertura della procedura di licenziamento nei loro confronti;

   tale personale, oggetto della comunicazione di licenziamento a fronte della suddetta parziale delocalizzazione, peraltro, ha contributo a formare professionalmente, nel corso degli anni tra il 2022 e il 2024, gli stessi lavoratori indiani che subentreranno loro;

   l'amministrazione del comune di Chiavari si è prontamente attivata in raccordo con le sigle sindacali, interessando inoltre i parlamentari espressione del territorio ligure e la stessa regione Liguria nell'ambito di una commissione comunale consiliare dedicata, a cui è seguita l'attivazione di un apposito tavolo regionale, ma nonostante ciò la società Hudl non ha manifestato alcuna intenzione di rivedere la propria decisione in merito ai licenziamenti previsti entro la fine di settembre;

   tale operazione appare di natura meramente speculativa, dal momento che nel 2023 Wyscout vantava un fatturato pari 16.035.938 euro e un capitale azionario di oltre un miliardo e centomila dollari con solamente un utile in calo (-5.775.000 euro nel 2022) già in corso di attenuazione (- 476.000 euro nel 2023) –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per salvaguardare il futuro produttivo ed occupazionale della sede di Chiavari di Wyscout, anche in riferimento ai lavoratori in questione interessati dalla comunicazione di licenziamento.
(5-02807)


   BENZONI, ROSATO e PASTORELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dal 2022, la società Telepass SpA non gode più del monopolio nei servizi di telepedaggio sulla rete autostradale, con l'arrivo sul mercato di società concorrenti quali UnipoliTech e Mooney che offrono servizi equivalenti;

   nonostante l'apertura del mercato ad ulteriori attori economici, a oggi, sulla rete autostradale le corsie dedicate al telepedaggio sono corredate da una cartellonista che recita «Telepass», una volta unico operatore presente in Italia ma che oggi invece rappresenta solo una delle società che offrono abbonamenti a questo tipo di servizi;

   questa dicitura, che risale al periodo in cui la società Telepass SpA deteneva il monopolio dei servizi di telepedaggio, oggi a parere dell'interrogante può rappresentare una pubblicità ingannevole ai sensi dell'articolo 2, del decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145;

   il decreto legislativo summenzionato definisce come pubblicità ingannevole: «qualsiasi pubblicità che in qualunque modo, compresa la sua presentazione è idonea a indurre in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali è rivolta o che essa raggiunge e che, a causa del suo carattere ingannevole, possa pregiudicare il loro comportamento economico ovvero che, per questo motivo, sia idonea a ledere un concorrente»;

   parimenti, la presenza di questa cartellonistica può rappresentare, a parere dell'interrogante, una pratica commerciale scorretta ai sensi dell'articolo 20 del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in quanto «idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio»;

   nel caso in esame, è evidente ad avviso dell'interrogante che l'utilizzo del nome di un solo operatore del mercato per identificare un servizio che è offerto da più attori economici può pregiudicare e falsare in misura apprezzabile il comportamento economico dei consumatori, indotti a pensare che solo quella società sia autorizzata ai servizi di telepedaggio sulla rete autostradale, ed essere anche idonea a ledere un concorrente –:

   quali iniziative di competenza intenda avviare in raccordo con le società concessionarie della rete autostradale al fine di ripristinare una corretta informazione commerciale, scongiurando così il rischio che, nel contesto di libero mercato nei servizi di telepedaggio, la presenza sulla rete autostradale di cartellonista che riportano il solo nome «Telepass», nome specifico di uno degli operatori economici del mercato, possa rappresentare, per le ragioni esposte in premessa, una pratica commerciale scorretta o di pubblicità ingannevole ai sensi della normativa italiana.
(5-02808)


   POLIDORI, SQUERI e CASASCO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel rapporto sulla competitività, Mario Draghi cita espressamente l'automotive come esempio di politica ambientale dannosa, perché del tutto scollegata da una politica industriale;

   il settore dell'automotive italiano evidenzia una drastica diminuzione della produzione, avendo nel 2022 prodotto solo 460 mila vetture, rispetto alle 743 mila del 2019;

   l'Unione europea ha fissato la fine delle vendite delle vetture nuove con motore a scoppio dal 1° gennaio 2035. Il regolamento europeo per i veicoli leggeri prevede una clausola di revisione per la fine dell'anno 2026;

   il Ministro interrogato ha annunciato che intende presentare al Consiglio sulla competitività, in programma a Bruxelles il 26 settembre 2024, una proposta relativa alla revisione dello stop alla produzione di auto termiche;

   più che dalla scadenza del 2035, i produttori europei sono in allarme in quanto, in base alle regole europee dal 2025 andranno incontro a sanzioni stimate tra i 7,5 e i 15 miliardi di euro;

   dal 2025 le multe che scattavano sopra la soglia media di 116 grammi/chilometro di CO2, scattano invece sopra la soglia di 94 grammi/chilometro, un risultato pressoché irraggiungibile per tutti i produttori europei;

   i produttori hanno finora evitato le multe vendendo una quota di elettriche e ibride plug-in. Chi non c'è riuscito ha comprato crediti da Tesla o Geely;

   secondo simulazioni Dataforce, società di analisi di mercato, il Gruppo Volkswagen dovrebbe vendere una quota di BEV e plug-in del 36 per cento: lo scorso anno era il 18 per cento e quest'anno è al 16 per cento. Il target Stellantis 2025 sarebbe il 26 per cento, ma lo scorso anno non è arrivata a 18 e ora è al 13 per cento;

   le sanzioni andrebbero a riversarsi sul prezzo di vendita dei veicoli, aggravando la tendenza in atto che vede ridursi la presenza sul mercato di veicoli nuovi accessibili ai cittadini meno abbienti;

   dopo il repentino esaurimento degli incentivi per le auto elettriche nel giugno 2024, in Italia, come nella gran parte d'Europa le vendite di auto non endotermiche stanno diminuendo per vari motivi, primo dei quali consistente nel fatto che i consumatori vanno in direzione diametralmente opposta a quanto finora propagandato negli spot pubblicitari –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato, anche in sede europea e nell'ambito del Consiglio sulla competitività in merito alla questione esposta in premessa, allo scopo di evitare le sanzioni per le emissioni CO2 previste dal 2025 a carico delle case automobilistiche europee, sanzioni che comprometterebbero ulteriormente la loro già scarsa competitività.
(5-02809)


   GHIRRA e PICCOLOTTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Arvedi, proprietario dello stabilimento siderurgico Ast di Terni, ha sempre sostenuto che per la presentazione di un piano industriale di rilancio fosse indispensabile la definizione di un accordo di programma con il Governo nazionale e con le istituzioni territoriali che prevedesse agevolazioni pubbliche derivanti dai piani di azione, comunitari e nazionali, per la transizione ecologica ed energetica, la decarbonizzazione delle produzioni «hard to abate», per l'economia circolare, da aggiungere alle risorse proprie che il gruppo Arvedi intendeva destinare agli investimenti di ammodernamento impiantistico, di tutela dell'ambiente, di efficientamento energetico;

   la stipula dell'accordo di programma è stata più volte annunciata ma mai concretizzata e anche i contenuti dello stesso risultano ignoti;

   negli ultimi due anni e mezzo l'andamento economico e produttivo di Arvedi Ast mostra segnali contrastanti e ciò che preoccupa maggiormente è che, in assenza di investimenti, lo stabilimento di Terni stia perdendo l'opportunità di riconnettersi con i mutamenti legati alla transizione ecologica ed energetica;

   il ritorno alla lavorazione del lamierino magnetico è essenziale per giocare la partita della mobilità e dei motori elettrici, così come la non più rinviabile decarbonizzazione dello stabilimento deve significare l'introduzione dell'idrogeno verde tra le fonti energetiche, con importanti ricadute sul territorio;

   il progetto di economia circolare legato al trattamento delle scorie siderurgiche potrebbe aprire un fronte tecnologico e industriale inedito, con forte beneficio, altresì, per l'ambiente urbano, che risente negativamente degli effetti inquinanti dei processi fusori;

   purtroppo, a due anni e mezzo dal passaggio di proprietà dalla ThyssenKrupp ad Arvedi, non esiste ancora alcun piano industriale per Terni, e 200 lavoratori andranno in cassa integrazione;

   in una recente interrogazione a risposta immediata in Assemblea alla Camera dei deputati, il Ministro Urso, parlando della mancata firma dell'accordo di programma per le acciaierie di Terni, ha fatto riferimento ad una difficile trattativa tra la proprietà e il Governo sulla riduzione dei costi energetici, che sarebbe impossibile anche a causa di norme europee;

   a causa dei ritardi nella firma dell'accordo di programma, larga parte degli impegni annunciati della proprietà relativi agli investimenti e al nuovo piano industriale, sono stati bloccati e sono rimasti, lettera morta. Va sottolineato che circa il 30 per cento di questi sarebbe dovuto essere cofinanziato dai fondi PNRR –:

   se non si intenda chiarire entro quando verrà stipulato il richiamato accordo di programma anche indicando se la mancata stipula mette a rischio gli investimenti finanziati con i fondi PNRR.
(5-02810)


   PELUFFO e D'ALFONSO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Abruzzo ha una storica vocazione per la produzione di autoveicoli e il settore metalmeccanico rappresenta una parte cruciale del PIL regionale e dell'export. Il settore occupa circa 23.000 addetti, con un fatturato di 8 miliardi di euro che rappresenta il 48 per cento dell'export dell'intero territorio regionale;

   già dal 2013, l'impegno profuso ha riguardato la cantierizzazione della strada di completamento della Fondovalle Sangro, l'istituzione della Zona economica speciale, il potenziamento della copertura digitale e sono state stanziate copiose risorse del Masterplan Abruzzo;

   nel 2021 il comune di Atessa, capofila, insieme ad altre 22 municipalità della Val di Sangro, presentava al Ministero per il Sud e per la coesione dell'epoca un progetto per un Contratto istituzionale di sviluppo, che prevedeva circa 500 milioni di euro per un parco energetico, infrastrutture e un centro di ricerca sull'automotive, oltre ad opere per rendere più attrattivo il territorio. La proposta veniva inviata alla regione Abruzzo per la condivisione, ma quest'ultima si limitava ad istituire un tavolo sull'automotive senza dare alcuna risposta;

   oggi la crisi dell'automotive in Abruzzo è grande e a questa si aggiungono l'altrettanto forte morìa delle imprese artigiane abruzzesi di servizio al comparto e migliaia di lavoratori e famiglie in forte difficoltà;

   lo stabilimento del gruppo Stellantis con sede in Atessa, tra i più grandi in Europa per la produzione di veicoli commerciali leggeri appare in forte difficoltà. L'utilizzo ad oltranza degli ammortizzatori sociali e una possibile delocalizzazione dello stabilimento in Polonia destano seria preoccupazione;

   alle rassicurazioni date nel gennaio 2024, di voler rilanciare la produzione in Italia, non hanno fatto seguito azioni che confermassero tale intento e si sono invece confermate prospettive sempre peggiori per l'occupazione e l'indotto;

   la regione Abruzzo, pur avendo risorse, in 5 anni non ha fatto nulla sotto il profilo dei trasporti, come pure il Governo, che prima delle elezioni europee ha rassicurato tutti, tranne poi esprimere preoccupazione per le sorti dello stabilimento –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, in raccordo con la regione Abruzzo, per monitorare la situazione nella Val di Sangro, realizzare i servizi e le infrastrutture che il comparto industriale aspetta da tempo e dare immediata operatività ai progetti già avviati come il contratto istituzionale di sviluppo, anche incentivando le aziende automobilistiche a produrre in Italia.
(5-02811)


   APPENDINO, PAVANELLI, CAPPELLETTI e FERRARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il comparto del commercio al dettaglio di carburanti per autotrazione contribuisce, annualmente, al bilancio dello Stato con circa 45 miliardi di euro e fornisce lavoro a circa 80 mila persone presso più di 22 mila impianti nella rete ordinaria e circa 505 aree di servizio autostradali;

   si tratta di un segmento caratterizzato da un'estrema variabilità e complessità di rapporti tra titolari degli impianti e delle aziende che costituiscono i servizi, nonché da una molteplicità di strutture societarie aziendali;

   come ampiamente denunciato dalle federazioni di categoria dei gestori, già da alcuni anni il settore presenta numerose problematiche i cui fattori di criticità riguardano la mancata razionalizzazione e il mancato ammodernamento della rete distributiva; il crollo della marginalità dei punti vendita nonché il sottodimensionamento dell'erogato medio che rendono insostenibili economicamente le gestioni; il fenomeno dilagante dell'illecita commercializzazione dei prodotti nonché, inter alia, l'elusione sia della normativa specifica di settore sia di quella giuslavoristica, previdenziale, assistenziale, di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro tramite il frequente ricorso a strumenti contrattuali di dubbia legittimità per l'esercizio concreto e la conduzione degli impianti di vendita al dettaglio di carburanti;

   tra il 2020 e il 2021, le forti e prolungate contrazioni negli erogati causate dalla pandemia hanno accelerato e ulteriormente acutizzato i problemi del segmento, che ha subito, solo nel primo anno di emergenza sanitaria, un vero e proprio tracollo con perdite di erogato e fatturato superiore al 40 per cento sulla viabilità ordinaria e di circa il 70 per cento su quella autostradale, oltre all'esposizione di migliaia di impianti al rischio del fallimento;

   il 4 settembre 2024 in Consiglio dei ministri è stato presentato un disegno di legge di riforma del settore della distribuzione di carburanti e ristrutturazione della rete, non approvato e rinviato per ulteriori approfondimenti;

   durante la XIX legislatura la X Commissione della Camera dei deputati (Attività produttive, commercio e turismo) ha approvato i contenuti delle risoluzioni 7-00050 Appendino, 7-00079 Peluffo e 7-00105 Zucconi sul comparto del commercio al dettaglio di carburanti –:

   se si intenda tenere conto del contenuto delle risoluzioni approvate di cui in premessa, unitamente alle osservazioni delle organizzazioni dei gestori e della filiera, nel prossimo testo di disegno di legge di riforma del settore della distribuzione dei carburanti, al fine di risolvere e gestire le criticità afferenti al comparto, soprattutto sul piano della competitività per le imprese e le micro-imprese che vi operano.
(5-02812)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   BRUZZONE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la regione Liguria ricopre un ruolo strategico nello scenario logistico europeo come nodo fondamentale del corridoio Mediterraneo, che unisce la penisola iberica con i Paesi dell'Est Europa. Le opere infrastrutturali in corso di realizzazione sul territorio ligure contribuiranno a incrementare la crescita e la competitività dell'intero Paese;

   il progetto unico Terzo valico dei Giovi-Nodo di Genova, in particolare, permetterà ai treni di viaggiare ad una velocità massima di 250 chilometri orari, attraversando le province di Genova e Alessandria, fino a raggiungere la città di Milano. Si tratta di una vera rivoluzione per il trasporto ferroviario del Nord Italia, di valore strategico anche per l'Europa: il collegamento, infatti, andrà a potenziare il corridoio Reno-Alpi della rete di trasporto transeuropea Ten-T, garantendo alle merci un percorso preferenziale ed efficientandone il trasporto fino al porto di Rotterdam;

   la linea renderà meno conveniente per il trasporto di merci la circumnavigazione dell'Europa intorno a Spagna e Francia, con notevoli benefici anche in termini ambientali;

   il nodo ferroviario di Genova consentirà il raccordo diretto per i treni merci in partenza e in arrivo dal porto, con la separazione dei flussi di traffico dei treni a carattere regionale e metropolitano da quelli a lunga percorrenza; il potenziamento della linea Genova-Campasso permetterà il collegamento per treni provenienti dal porto storico di Genova con le linee Terzo valico e succursale dei Giovi;

   a quanto si apprende da organi di stampa, qualche mese fa, nei pressi dei cantieri di Voltaggio in Val Lemme, è stata riscontrata la fuga di una considerevole quantità di gas metano fuoriuscito, le cui cause non sono ancora note, che potrebbe impattare sulle tempistiche attualmente previste per la realizzazione del progetto –:

   alla luce di quanto esposto, se i lavori dell'opera citata in premessa si siano fermati e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di rispettare il cronoprogramma previsto per la sua realizzazione.
(3-01420)


   BARBAGALLO, CASU, GHIO, BAKKALI, MORASSUT, FERRARI e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   durante l'estate, il servizio ferroviario è stato caratterizzato da pesanti difficoltà e gravi disagi per gli utenti a causa di ritardi e cancellazioni di servizi di trasporto pressoché quotidiani nella totale assenza di misure di coordinamento, di puntuali informazioni e di interventi efficaci per fronteggiare tali disservizi;

   l'amministratore delegato nonché direttore generale del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, Stefano Donnarumma, ha ammesso la situazione di difficoltà durante il seminario organizzato a Cernobbio da The European house-Ambrosetti e ha manifestato un'apertura sulla possibilità di valutare l'entrata di capitale privato nel gruppo Ferrovie dello Stato italiane, senza, tra l'altro specificare in quale settore «qualora questo dovesse risultare vantaggioso dal punto di vista finanziario per lo sviluppo degli investimenti dell'azienda»;

   nella medesima occasione ha inoltre dichiarato che l'azienda ha «raccolto informazioni e lezioni anche dalle lamentele dei passeggeri e dagli eventi per poter effettuare una diversa programmazione», senza però fornire alcun elemento circa le iniziative conseguenti;

   le difficoltà che vive il settore ferroviario non possono costituire, in alcun modo, un alibi per avviare un percorso di privatizzazione del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, al pari di quanto già tentato con Poste italiane, ma piuttosto devono essere l'occasione per costruire un piano di rilancio strategico del settore ferroviario incentrato su servizi efficienti e di qualità, tenendo conto dei contributi dei cittadini, delle cittadine e dei turisti, nonché del necessario confronto con i sindacati che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori del settore;

   al riguardo va rilevata quella che agli interroganti appare l'assoluta reticenza del Governo a discutere delle ipotesi in oggetto in Parlamento, dato che, in occasione di un'interrogazione a risposta immediata in Commissione, non ha fornito elementi dichiarando in sostanza l'ignoranza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al riguardo, mentre dopo tre giorni il Ministro interrogato, a margine dell'inaugurazione del Salone auto Torino, fornisce una risposta completamente diversa che conferma che l'ingresso di privati nel gruppo Ferrovie dello Stato italiane è una ipotesi a cui il Governo sta lavorando;

   mentre la confusione regna sovrana, l'unica cosa chiara ad avviso degli interroganti è che dopo l'estate d'inferno che gli utenti hanno trascorso, tra disservizi e disagi record, la priorità del Governo non è rilanciare e far funzionare le ferrovie, ma venderle al più presto –:

   quali urgenti azioni siano state adottate per consentire il pieno funzionamento del servizio ferroviario e se le pesanti difficoltà dell'estate siano di fatto riconducibili agli intendimenti del Governo di vendere le Ferrovie, pertanto non preoccupandosi dell'efficienza e della qualità del servizio.
(3-01421)


   FARAONE, GADDA, DE MONTE, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il dicastero del Ministro interrogato ha competenza in materia di gestione infrastrutturale e delle reti stradali, autostradali e ferroviarie, nonché di edilizia residenziale, demaniale e di politiche abitative;

   il predetto dicastero svolge funzioni fondamentali anche in materia di vigilanza sui trasporti terrestri, di navigazione, di rapporti con organismi internazionali con riguardo al trasporto marittimo e di vigilanza sulle autorità di sistema portuale e delle capitanerie di porto;

   il 14 settembre 2024 la procura di Palermo ha chiesto una condanna a sei anni di reclusione per il Ministro interrogato, nell'ambito del processo instaurato con il rinvio a giudizio dell'aprile 2021, per i reati di sequestro di persona e omissione di atti di ufficio per aver impedito – in aperta violazione del diritto internazionale, del mare e della Costituzione – alla nave della organizzazione non governativa Open arms di attraccare a Lampedusa nell'agosto 2019, con 147 persone soccorse in mare, inermi, a bordo, dunque interrompendo le operazioni di soccorso e ritardando gli interventi di cura e assistenza necessari;

   dalla memoria conclusionale del pubblico ministero, che ha accompagnato la predetta richiesta di condanna, ad avviso degli interroganti si evince l'attitudine del Ministro interrogato – allora Ministro dell'interno – a utilizzare in maniera spregiudicata, personale e contra legem le proprie prerogative funzionali, in spregio al principio di legalità, di imparzialità e di buon andamento e dunque anche al principio costituzionale di separazione tra funzioni di indirizzo politico-amministrativo e funzioni di gestione amministrativa, che costituisce un principio generale dell'ordinamento, nonché un presidio del pluralismo e di garanzia dei diritti dei cittadini;

   ferma la piena affermazione del principio di presunzione di innocenza e del diritto di difesa che dovranno necessariamente governare la definizione della vicenda processuale, il carattere delicato e fondamentale delle funzioni attualmente espletate dal Ministro interrogato rende però necessario chiarire se – come confermato a parere degli interroganti da egli stesso con un proprio videomessaggio – ritenga che le proprie convinzioni ideologiche siano sufficienti a giustificare la violazione dei principi costituzionali e a stravolgere il rispetto della legalità ad ogni livello –:

   se, dal momento del giuramento come Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, abbia posto in essere condotte contrarie ai propri doveri di ufficio ovvero abbia esercitato pressioni, anche indirette, sulle articolazioni o sugli uffici interni del dicastero al fine di propugnare proprie posizioni ideologiche in violazione dei principi costituzionali e della normativa vigente.
(3-01422)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Società degli interporti siciliani (Sis) è una società oggi interamente pubblica di cui la Regione Siciliana detiene gran parte del pacchetto azionario e che ha come scopo sociale la realizzazione degli interporti di Catania e di Termini Imerese ed altre attività connesse alla gestione degli interporti;

   il Governo della regione ha inserito nel piano di razionalizzazione delle partecipazioni societarie del 2024 la Sis tra le società da liquidare con termine previsto a fine anno 2025 per impossibilità di raggiungimento dell'oggetto sociale, qualora non siano individuati finanziamenti specifici per la realizzazione dell'interporto di Termini Imerese;

   questa volontà veniva ribadita dal Presidente della regione nel mese di giugno 2024, nonostante nel frattempo la Sis pare sia risultata destinataria della somma di 30 milioni di euro per la costruzione del polo logistico dell'interporto di Termini Imerese, inserita tra gli stanziamenti previsti nell'accordo di coesione per il Fondo sviluppo e coesione sottoscritto dalla regione e dal Governo;

   la Sis, nonostante il manifesto sottodimensionamento dell'organico (n. 8 dipendenti), si è qualificata come stazione appaltante raggiungendo la qualificazione avanzata (terzo livello) ed in questo momento gestisce: un finanziamento di 30 milioni di euro per il polo intermodale di Catania i cui lavori di realizzazione sono in fase di completamento e per il quale la Sis ha già sottoscritto un contratto di rete con Terminali Italia, società del gruppo Ferrovie dello Stato; un finanziamento di 2 milioni di euro per il miglioramento dell'accessibilità nell'Interporto di Catania in fase di realizzazione; un finanziamento di 30 milioni di euro per Termini Imerese come riportato sopra, per il quale c'è stato un impegno del Governo a seguito dell'odg 9/00703-A/003 accolto nel corso della seduta della Camera n. 252 del 28 febbraio 2024; un finanziamento di circa 10 milioni di euro per la realizzazione di un sottopasso di collegamento tra i diversi poli dell'Interporto di Termini Imerese;

   secondo quanto pubblicamente sostenuto dal segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino e dal segretario regionale della Filt, Alessandro Grasso c'è il timore che dietro la liquidazione ci siano manovre che hanno poco a che vedere con l'interesse pubblico e molto invece con interessi di gruppi di potere che vogliono mettere le mani su infrastrutture strategiche per la regione e su ingenti finanziamenti pubblici;

   da parte del titolare della Pelligra holding Italia, che si è aggiudicata gli stabilimenti e le aree ex Blutec, si sostiene che all'interno del piano industriale è prevista la realizzazione di un polo logistico all'interno dello stabilimento ex Fiat;

   nel 2019 i dipendenti hanno sporto denuncia di mala gestione della società da cui è scaturito un processo penale ancora in corso e ciò potrebbe anche essere alla base dell'accanimento del governo regionale nei confronti di lavoratori che hanno avuto il coraggio di non voltarsi dall'altra parte e di denunciare, nell'interesse di tutti i cittadini;

   nel caso in cui la Sis dovesse essere messa in liquidazione non si comprende come e da chi dovrebbero essere gestiti gli interventi in essere e gli ingenti finanziamenti di fonte regionale e di fonte nazionale, come sarà salvaguardata l'occupazione dei dipendenti, da chi e come verrebbero rilevati i contratti in testa alla Sis –:

   alla luce dei fatti sopra esposti, quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, per far sì che sia salvaguardato l'interesse pubblico al potenziamento infrastrutturale della Sicilia, con particolare riferimento all'Interporto di Termini Imerese e al relativo ruolo strategico, anche alla luce dell'Accordo di coesione tra Governo e regione.
(5-02813)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Gallarate (Varese) l'amministrazione comunale ha disposto l'abbattimento di un'area boschiva ricca di biodiversità per la costruzione di un nuovo plesso scolastico, pestando la cittadinanza a mobilitarsi per la sua protezione tramite vie legali e presidi pacifici presso l'area interessata;

   con l'interrogazione n. 4-03324 del 7 agosto 2024 l'interrogante aveva già esposto i fatti nel dettaglio e aveva ribadito la necessità di preservare l'area verde;

   il 5 agosto 2024 sono iniziati i lavori preliminari per la trasformazione della zona boschiva e numerosi cittadini si sono messi a presidiare pacificamente l'area, ponendosi sotto e sopra le alberature;

   nonostante il carattere assolutamente pacifico della mobilitazione, in data 27 agosto 2024 le forze di polizia hanno fatto irruzione nel bosco;

   nel pomeriggio dello stesso giorno una giovane attivista è stata portata nella Questura di Gallarate dal personale della polizia locale solo per aver tentato di impedire l'abbattimento degli alberi e sarebbe stata arrestata per resistenza a pubblico ufficiale. Da quanto appreso dall'interrogante, nelle ore successive avrebbe poi subito ben tre perquisizioni personali e in ogni occasione costretta a denudarsi;

   a quanto appreso dall'interrogante, la giovane attivista sarebbe stata trattenuta in commissariato per l'intera notte e avrebbe trascorso la notte su un materasso già macchiato sangue altrui e il mattino successivo il tribunale di Busto Arsizio ne avrebbe convalidato l'arresto, ma disposto il rilascio immediato;

   anche il mattino del 31 agosto 2024 la polizia è entrata nel bosco, dotata di tonfa con l'obbiettivo di sgomberare l'area, irruzione avvenuta durante una conferenza stampa. Un passante incuriosito dalla situazione ha iniziato a riprendere col cellulare ed è stato subito atterrato dalle forze dell'ordine e afferrato per le orecchie. Come dimostrano i filmati lo stesso ha poi accusato un malore, che l'ha costretto al ricovero ospedaliero per svariati giorni;

   nelle diverse giornate di presidio la cittadinanza racconta che ripetutamente le forze dell'ordine si sarebbero rivolti ai manifestanti con espressioni quali «qua spacchiamo tutto» e «ti rompo il naso», seguite da 5 fogli di via, denunce e sanzioni varie, assieme a comportamenti a parere dell'interrogante ingiustificati in quanto nessuno dei presenti si sarebbe mai dimostrato aggressivo, posto che la manifestazione del dissenso è consistita nello stare seduti sopra le alberature o a terra;

   il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, anche attraverso la manifestazione del proprio dissenso in modo pacifico, è garantito dall'articolo 21 della Costituzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda verificare, per quanto di competenza, i motivi dell'evidente squilibrio fra le azioni messe in campo pacificamente dagli attivisti e la reazione e i provvedimenti assunti delle autorità di pubblica sicurezza coinvolte.
(3-01415)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Poggio San Lorenzo è un comune Italiano di circa 500 abitanti sito nella provincia di Rieti;

   risulta agli interroganti, così come appare da un articolo del «Il Messaggero» del 16 settembre 2024 dal titolo «Un cippo per Arnaldo Mussolini in piazza» che nella piazza principale del paese, piazza Guglielmo Marconi, sia stato ripristinato un cippo celebrativo dedicato ad Arnaldo Mussolini, fratello minore di Benito Mussolini;

   con determina n. 59, del 7 settembre 2024 del comune di Poggio San Lorenzo, sono stati assegnati i lavori di «Valorizzazione dell'area già destinata a Piazza Guglielmo Marconi e percorsi storici nel capoluogo di Poggio San Lorenzo»;

   questo risulta essere per l'interrogante un fatto gravissimo in quanto, al netto dei tentativi del regime fascista di «ripulire» l'immagine di Arnaldo Mussolini dopo la sua morte, la storiografia ci consegna l'immagine di un uomo che ha avuto un ruolo chiave all'interno del fascismo;

   si ricorda infatti che Arnaldo Mussolini è stato un uomo di fiducia del Duce con un ruolo centrale nella riorganizzazione della stampa ma anche nella definizione del rapporto tra il fascismo e la Chiesa cattolica;

   un attore nella stabilizzazione del regime di cui incarna anche una caratteristica tenuta ben nascosta dalla dittatura ma ormai portata alla luce da tempo dagli studi storici: la corruzione;

   nel centenario del delitto Matteotti, questo fatto risulta essere assai più grave, infatti si ricordi che Arnaldo Mussolini fu coinvolto in un controverso caso di corruzione ovvero l'affare Sinclair Oil, affare che portò la compagnia americana ad assicurarsi il monopolio di ricerca sul territorio italiano pagando tangenti a membri del governo fascista e ad Arnaldo Mussolini;

   parte rilevante della storiografia italiana ritiene che il fatto fu scoperto da Giacomo Matteotti e che il deputato socialista, dopo il celebre discorso di denuncia dei brogli fascisti del 30 maggio 1924 ne avrebbe dovuto tenere un altro in cui avrebbe svelato lo scandalo finanziario che coinvolgeva il fratello del Duce, infatti storiografi rilevanti ritengono che dietro il vero motivo del delitto di Matteotti si celasse proprio la paura che rivelasse questi fatti;

   va ricordato infine che il territorio è distante appena 1 chilometro in linea d'area da Monteleone Sabino, comunità che ha pagato a caro prezzo la follia nazifascista il 24 aprile 1944 con la fucilazione di dieci innocenti –:

   quali iniziative intendano intraprendere – per quanto di competenza – in relazione all'esposizione in pubblica piazza di un cippo celebrativo di un personaggio così controverso e più in generale per i tanti, troppi episodi come questo che si stanno verificando, che possano assumere rilievo anche per profili di ordine pubblico, tesi in sostanza a legittimare il periodo più buio della storia del nostro Paese, nonché in ordine all'impiego di soldi pubblici per restauri di opere che ricordano un periodo storico così tragico per il nostro Paese e, in questo caso, anche per le comunità in questione.
(4-03421)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta immediata:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   le graduatorie di merito del concorso ordinario 2020 – di cui all'articolo 59, comma 10, lettera d), e comma 15, lettera c), del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 – ai sensi dell'articolo 47, comma 11, del decreto-legge n. 36 del 2022 sono state integrate con candidati risultati idonei per avere raggiunto o superato il punteggio minimo previsto;

   solo successivamente, l'articolo 20, comma 2, del decreto-legge n. 75 del 2023 ha reso suddette graduatorie ad esaurimento, stabilendo che a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025 verranno utilizzate nei limiti delle facoltà assunzionali residuali rispetto alle immissioni in ruolo necessarie al raggiungimento degli obiettivi del Piano di ripresa e resilienza, ossia delle 70 mila immissioni;

   dunque, nuovi concorsi per assunzioni che sarebbe possibile effettuare attingendo dalle graduatorie ancora esistenti. Infatti, il criterio utilizzato per le immissioni in ruolo è un criterio cronologico fino agli ordinari 2020 (graduatorie di merito 2016, graduatorie di merito 2018, vincitori graduatorie di merito straordinario 2020 e graduatorie di merito ordinario 2020), dopodiché gli idonei 2020 vengono «superati» dai vincitori dei nuovi e successivi concorsi del Piano di ripresa e resilienza, rischiando di aumentare la precarietà, per combattere la quale era stato indetto proprio il concorso del 2020;

   ad oggi circa 30 mila docenti, idonei al concorso 2020, sono ancora in attesa di assunzione che, visti i criteri, non arriverà in tempi brevi. Solo in Liguria gli idonei 2020 sono 493 e si stima che a entrare nell'anno scolastico 2024/2025 saranno poco più di settanta di loro, su un contingente autorizzato per le immissioni di 1.299 posti su 2.104 cattedre disponibili e la differenza è già stata accantonata per il cosiddetto «concorso Pnrr» che sarà bandito nell'autunno 2024 per il raggiungimento dell'obiettivo dei 70 mila –:

   se intenda adottare nuove iniziative al fine di tutelare i docenti idonei al concorso 2020 e le loro legittime aspettative di immissione in ruolo, nel rispetto del criterio cronologico relativo alle graduatorie di merito, sbloccando i tanti in attesa della cattedra e autorizzando tutti i posti disponibili, valutando una soluzione che permetta agli idonei al concorso 2020 di concorrere per il raggiungimento dell'obiettivo previsto dal Piano di ripresa e resilienza, dal momento che questi ultimi hanno superato un concorso ordinario con due o tre prove selettive e sono già abilitati all'insegnamento.
(3-01423)

Interrogazione a risposta orale:


   RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge cosiddetto «Sblocca cantieri» (decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32) recante «Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici», convertito in legge con la legge 14 giugno 2019, n. 55, entrato in vigore il 18 giugno 2019, prevede, all'articolo 5-septies, l'installazione di impianti di videosorveglianza all'interno degli asili nido pubblici e privati, «al fine di assicurare la più ampia tutela a favore dei minori nei servizi educativi per l'infanzia e nelle scuole dell'infanzia statali e paritarie», istituendo, a tale scopo, presso il Ministero dell'interno un fondo pari a 5 milioni di euro per l'anno 2019 e di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024;

   affinché si proceda all'installazione di un impianto di videosorveglianza, ciascun istituto scolastico è tenuto a redigere una valutazione d'impatto sulla privacy come sancito dal regolamento UE 2016/679 GDPR e, alla presenza di lavoratori, deve far seguito una domanda di autorizzazione con l'ispettorato del lavoro o un accordo con la rappresentanza sindacale;

   lo strumento della valutazione di impatto privacy si palesa come indispensabile, allo scopo di valutare i potenziali rischi per il benessere psico-fisico di «bambini indifesi per la loro tenera età» e, di contro, la riservatezza dei medesimi;

   il passato legislatore prevedeva, di conseguenza, che le immagini carpite tramite l'installazione dei suddetti impianti avrebbero dovuto essere registrate in maniera cifrata, allo scopo di impedire un comune riconoscimento, consentendone la visualizzazione esclusivamente alle forze dell'ordine e a seguito di necessaria denuncia;

   sulla scorta di rallentamenti burocratici e procedurali, le previsioni della legge in oggetto sono state solo parzialmente applicate e sussistono ancora numerose strutture deputate ai nidi d'infanzia sprovviste di sistemi di videosorveglianza;

   i recenti fatti di cronaca, come quello verificatosi a danno di 35 bambini nell'asilo nido privato di Vanzago (MI), ad opera delle educatrici della struttura, rilevato proprio a mezzo di sistema di videosorveglianza, testimoniano la necessità di rendere pervasiva la presenza di suddetti impianti, allo scopo di impedire il verificarsi di qualsivoglia forma di violenza nei confronti dei bambini in tenera età che, più di chiunque altro, necessitano di tutela –:

   se i Ministri interrogati abbiano contezza dell'attuale situazione relativa all'installazione di videocamere di sorveglianza negli asili nido e alle motivazioni alla base dei rallentamenti nella diffusione delle suddette tecnologie;

   quali siano i risultati conseguiti in termini di sistemi di videosorveglianza installati nei nidi d'infanzia, tenendo conto che il fondo stanziato nel decreto era altresì deputato all'installazione di impianti analoghi anche all'interno delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità, nonché, in base alle somme predette, se sussista la possibilità, laddove necessario, di rifinanziare tali interventi per le scuole dell'infanzia statali e paritarie negli anni futuri.
(3-01427)

Interrogazione a risposta scritta:


   DARA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa locale che qualche giorno fa, nella sezione «circolari» del sito dell'istituto comprensivo n. 2 di Mantova, era stato pubblicato un comunicato sindacale della Cgil che invita a sottoscrivere i moduli per chiedere il referendum ed esprimersi contro la legge 26 giugno 2024, n. 86;

   più che di un comunicato si trattava di uno spot che infatti recitava «Contro l'autonomia differenziata, si all'Italia libera unita giusta – superata quota 500.000 firme digitali – Continua la raccolta firme – se non hai ancora firmato clicca qui» con link attivo per quella funzionalità;

   ad avviso dell'interrogante appare evidente che non può essersi trattato di una svista in quanto il documento in questione non recava l'intestazione della scuola e non poteva in alcun modo considerarsi una circolare per le famiglie o per i docenti l'interrogante ritiene che la finalità della dirigenza che ha permesso tale pubblicazione fosse proprio quella di propagandare una iniziativa politica a ben 1300 famiglie che in quei giorni consultavano di frequente il sito in cerca delle indicazioni utili all'avvio dell'anno scolastico;

   tale contenuto ha talmente disturbato i docenti e le famiglie che la singolare questione è stata immediatamente portata all'attenzione dell'ufficio scolastico provinciale ed è stato rimosso dal sito dopo 48 ore;

   è di tutta evidenza che non si sarebbe neppure dovuto immaginare di fare un uso del genere del sito web istituzionale di una scuola pubblica che, per propria natura, deve essere esclusivamente un luogo di confronto in cui veder nascere e crescere il senso critico degli studenti in una atmosfera serena in cui sia sempre favorito il dialogo;

   desta preoccupazione che la scuola sia stata, ancora una volta, al centro di un corposo tentativo di strumentalizzazione da parte di alcuni gruppi di pressione che vorrebbero superare il dibattito sociale, politico ed istituzionale per parlare ad una platea di qualità e ottenere così maggiore risonanza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e intenda verificare, per quanto di propria competenza, eventuali responsabilità di carattere amministrativo per l'accaduto;

   quali iniziative di competenza, intenda intraprendere affinché le scuole non siano utilizzate come palco privilegiato per propagandare qualsiasi ideologia politica e per assicurare che tutte le attività proposte nelle scuole del Paese rispondano a dei criteri di oggettività, trasparenza e garantiscano il confronto.
(4-03418)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la procura della Repubblica presso il tribunale di Modena ha chiesto l'archiviazione, ottenendola, di un procedimento scaturito a seguito di una querela sporta da un lavoratore dipendente, tale E.C., di una importante azienda modenese, la C.P.C. Modelleria Meccanica s.r.l.;

   questa azienda è specializzata nelle più moderne tecnologie di prototipazione e nelle lavorazioni meccaniche di metalli, resine e compositi in varie aree industriali come racing, automotive, aeronautica ed altre e vanta clienti importanti (Ferrari, Maserati, Ducati ed altre);

   il dipendente per lunghi anni ha lavorato con la qualifica di direttore tecnico occupandosi degli stampi in materiale composito e della loro lavorazione, conseguentemente è stato esposto a diverse sostanze chimiche tossiche, originate dalla lavorazione dei materiali e dalla loro trasformazione, come gli isocianati, i poliuretani, i solventi, il diossido di titanio, il silice/vetro, le resine epossidiche e tante altre;

   nonostante la continua esposizione a tali sostanze tossiche, l'azienda non si è mai attivata ai fini di una seria sorveglianza sanitaria e solo dopo diversi solleciti ha fornito alcuni dispositivi di protezione individuale assolutamente insufficienti, nello specifico delle mascherine FFp2;

   a seguito della continua esposizione a tali sostanze tossiche E.C. ha avuto negli anni diverse crisi respiratorie con coinvolgimento cardiaco e sincope, nonché ischemia cerebrale con peggioramento neurologico causato dalle continue crisi asmatiche;

   è stato sottoposto a diversi accertamenti medici che hanno certificato la diagnosi di asma bronchiale professionale da MDI (Metilen-difenil-diisocianato) derivante, quindi, dalla continua esposizione lavorativa e successivamente la situazione si è fortemente aggravata con perdite ematiche dal retto causate da una diagnosi di enteropatia erosiva. Successivamente gli è stato anche diagnosticato un peggioramento delle condizioni di salute (MCS – Multiple chemical sensitivity syndrome, ossia sindrome di sensibilità multi-chimica dovuta ad esposizione a isocianati);

   il Centro «New Nanodiagnostic s.r.l.» di Modena ha esaminato alcuni reperti istologici provenienti da biopsie eseguite sul lavoratore e ha individuato numerose sostanze tossiche per l'organismo, quali alluminio, acciaio, ferro, cromo, nichel, zinco, stagno, bismuto, argento, magnesio, fosforo, composti polimerici, carboniosi di nuova generazione ed altro;

   a seguito del peggioramento delle condizioni di salute, E.C. ha deciso di sporgere querela contro il suo datore di lavoro per il reato di lesioni colpose gravissime commesse con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e per omissione colposa di cautele o difese contro disastri e infortuni sul lavoro;

   su sollecitazione dell'avvocato del lavoratore, la procura della Repubblica di Modena ha chiesto, attesa la possibilità che lo stesso non potesse più essere in grado di rendere testimonianza a causa dell'aggravarsi della malattia, l'incidente probatorio. Tale richiesta è stata tuttavia rigettata dal gip del tribunale di Modena;

   la procura della Repubblica di Modena successivamente e ad avviso dell'interrogante inspiegabilmente ha chiesto l'archiviazione del procedimento;

   a tale richiesta di archiviazione la difesa del lavoratore si è opposta senza esito positivo –:

   se abbiano avuto segnalazioni in merito alle condizioni di lavoro all'interno dell'indicata azienda «C.P.C. Modelleria Meccanica s.r.l.» e più in particolare se abbiano avuto segnalazioni o se intendano acquisire informazioni in merito alla sorveglianza sanitaria attuata nella predetta azienda a tutela dei dipendenti, altresì per gli anni passati, anche tramite eventuali iniziative ispettive.
(4-03422)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   GRIPPO, RICHETTI, PASTORELLA, ONORI, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, SOTTANELLI, ROSATO e RUFFINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 228 del 2021 ha introdotto il cosiddetto «bonus psicologo», volto a fornire assistenza psicologica ai cittadini che siano in una condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica e che possano beneficiare di un percorso psicoterapeutico;

   il decreto-legge n. 215 del 2023 ha incrementato il fondo relativo a tale misura di soli 2 milioni di euro per l'anno 2024, nonostante fosse palese, anche alla luce dei risultati delle annualità precedenti, che con una disponibilità così esigua sarebbe rimasta esclusa la maggior parte delle domande;

   con la circolare Inps 15 febbraio 2024, n. 34, e il messaggio 18 marzo 2024, n. 1152, l'istituto ha fornito le indicazioni operative per individuare i destinatari del contributo e le modalità di presentazione delle relative domande ai fini della sua erogazione;

   tramite il messaggio dell'11 luglio 2024, l'Inps ha annunciato la pubblicazione delle graduatorie dei beneficiari che hanno presentato domanda nella finestra temporale intercorrente tra il 18 marzo e il 31 maggio 2024. Le domande pervenute, secondo quanto comunicato dallo stesso Inps, sono state 400.505;

   a causa dell'esiguità dei fondi stanziati, il bonus riesce ad assolvere soltanto in minima parte le domande dei cittadini richiedenti. Numerosissimi nuclei familiari, taluni monoreddito, che hanno a carico minori o persone con condizioni di fragilità certificate che sulla terapia psicologica fanno estremo affidamento, sono prevedibilmente rimasti esclusi e, di conseguenza, dovranno rinunciare a tali terapie essendo il costo troppo gravoso per i propri bilanci;

   infine, va ricordato come – in maniera certamente anacronistica – attraverso il meccanismo di funzionamento ed erogazione del bonus non sia permesso fruire dei servizi degli psicologi operanti presso i centri medici autorizzati o attraverso le piattaforme che erogano servizi di psicologia on line, ma solamente di quelli degli specialisti privati –:

   quale prevede sarà l'incremento di risorse a copertura del fondo «bonus psicologo» già a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio e se il Ministro interrogato non ritenga, per quanto di competenza, di adottare iniziative per apportare le necessarie modifiche al fine di permettere di fruire del bonus anche attraverso gli specialisti operanti nei centri medici autorizzati o tramite le piattaforme digitali che erogano servizi di psicologia on line.
(3-01424)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le sindromi Pans (sindrome neuropsichiatrica pediatrica acuta) e Pandas (disturbi neuropsichiatrici infantili autoimmuni associati a infezioni da streptococco) sono state scoperte recentemente e in molti Stati non sono ancora riconosciute dai sistemi sanitari nazionali;

   in Italia non esistono dati relativi alle sindromi appena citate, in quanto il nostro Paese non le ha ancora riconosciute;

   l'Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto un codice identificativo della sindrome Pandas-ICD11 –, scoperta nel 1998 negli Stati Uniti d'America;

   negli Stati Uniti d'America, le malattie Pans/Pandas sono riconosciute e curate in diversi Stati. In particolare, undici Stati hanno approvato leggi che prevedono una copertura assicurativa per la cura di queste patologie;

   esistono delle linee guida redatte negli Stati Uniti d'America per la diagnosi e la cura delle suddette patologie, a cui si riferiscono i medici degli altri Paesi;

   i dati raccolti negli Stati Uniti d'America indicano che un bambino su duecento viene colpito da questa sindrome e in Italia, sulla base degli unici dati disponibili, cioè quelli rilevati dall'Associazione genitori Pans Pandas Bge Odv, si possono contare circa 47.500 casi, che arrivano ad almeno 60.000 casi tenendo conto dei casi di individui che hanno superato i 18 anni d'età –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per offrire terapie adeguate per la cura delle sindromi Pans/Pandas, che attualmente in Italia sono curate solo come disturbi psichiatrici.
(3-01425)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, VIETRI, CIANCITTO, CIOCCHETTI, COLOSIMO, LANCELLOTTA, MACCARI, MORGANTE, ROSSO e SCHIFONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   continuano a verificarsi con preoccupante frequenza aggressioni verbali e fisiche al personale medico, soprattutto in servizio presso i punti di pronto soccorso;

   a subire l'ultima aggressione – il 4 settembre 2024 – è stata una équipe di medici e infermieri del Policlinico Riuniti di Foggia, costretti ad asserragliarsi in una stanza d'ospedale, con scrivanie e cassettiere a bloccare la porta, per sfuggire a una folla inferocita composta dai parenti di una ragazza appena deceduta;

   secondo i dati recentemente resi noti dall'associazione Anaao-Assomed l'81 per cento dei medici, che hanno preso parte a un sondaggio sul tema, hanno riferito di essere stati vittima di aggressioni fisiche (il 23 per cento) o verbali (77 per cento), mentre sarebbero circa 2.500 le aggressioni, denunciate, che si verificano ogni anno a danno di medici e personale sanitario;

   sin dal suo insediamento il Governo Meloni si è impegnato a contrastare questo grave fenomeno, con interventi volti al rafforzamento delle misure di protezione legislativamente contemplate a tutela degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie;

   in primo luogo, con il decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, è stato modificato il secondo comma dell'articolo 583-quater del codice penale, prevedendo la reclusione da 2 a 5 anni per chiunque si macchi del delitto di lesioni personali ai danni degli esercenti una professione sanitaria o socio-sanitaria, e, nell'ambito della conversione dello stesso decreto, è stata prevista la possibilità, da parte del questore, di poter costituire posti fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate dotate di un reparto di emergenza-urgenza, in considerazione del bacino di utenza e del livello di rischio della struttura;

   successivamente, con il decreto legislativo 19 marzo 2024, n. 31, il Governo ha reso il suddetto delitto procedibile d'ufficio, così da non far dipendere l'esercizio dell'azione penale dalla volontà della vittima di sporgere denuncia;

   inoltre, con decreto del 7 dicembre 2023 il Ministro interrogato ha inteso integrare e dare nuovo impulso all'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, attualmente impegnato in un'attività di studio e di approfondimento per l'aggiornamento della raccomandazione n. 8, emanata nel 2007 dal Ministero della salute, utile a fornire un indirizzo efficace ed omogeneo finalizzato a prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari –:

   quali ulteriori misure intenda adottare al fine di contrastare le aggressioni ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, tutelando il personale e garantendo, al contempo, la qualità del servizio.
(3-01426)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIETRI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dallo scorso primo giugno il direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria «Ruggi» di Salerno, Vincenzo D'Amato, è andato in pensione, per raggiunti limiti di età;

   come si legge nella determina n. 20858 del 14 maggio 2024, avente ad oggetto «Collocamento a riposo per limiti di età, a far data dal 1° GIUGNO 2024, del dipendente dr. VINCENZO D'AMATO – Dirigente Medico Direttore di Struttura Complessa», «PRESO ATTO che l'interessato, con nota del 13/05/2024 acquisita al protocollo generale al numero 97389, ha richiesto il collocamento a riposo per raggiunti limiti di età a decorrere dal prossimo 1° giugno 2024; [...] DETERMINA DI DARE ATTO che alla data indicata, a favore dello stesso, risulterà un'anzianità contributiva e di servizio utile complessivo in relazione alla quale avrà diritto ad accedere al trattamento di quiescenza per raggiunti limiti di età [...]»;

   nonostante il dott. D'Amato si andato in pensione a giugno, per quanto consta all'interrogante, ad oggi continuerebbe a ricoprire l'incarico;

   oltre a una regola di buon senso, che dovrebbe essere rispettata, soprattutto per chi riveste incarichi di vertice, come si legge chiaramente nell'avviso pubblico per la scelta del direttore generale della sanità per la Soresa, tra i requisiti occorre non essere collocato in quiescenza;

   il dott. D'Amato non verrà, peraltro, ricordato per gli ottimi risultati raggiunti, essendo il «Ruggi» di Salerno un'azienda ospedaliera da tempo sotto i riflettori per alcune inchieste su casi di malasanità e concorsi: solo negli ultimi giorni i Nas avrebbero acquisito documenti e cartelle cliniche per presunti episodi denunciati alle autorità competenti – di pazienti registrati in pronto soccorso per ricoveri mai effettivamente eseguiti;

   pesano sull'ospedale il caos delle lunghe file al pronto soccorso, anche per diverse ore prima di essere visitati, di posti letto insufficienti, di casi in cui i pazienti decidono di abbandonare il pronto soccorso e di rivolgersi ad altre strutture del territorio, spesso anche private, per velocizzare i tempi per una prestazione sanitaria; le interminabili liste di attesa per le visite ambulatoriali e per gli interventi chirurgici che hanno fatto registrare una mobilità passiva di pazienti verso strutture sanitarie fuori provincia e fuori regione, oltre alla denunciata riduzione dell'attività globale della intera struttura ospedaliera –:

   di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati per quanto di competenza, in merito ai fatti di cui in premessa, anche al fine di verificare a che titolo eventualmente il dott. D'Amato continui a rivestire un incarico dirigenziale pressa l'Azienda ospedaliera universitaria «Ruggi» di Salerno.
(5-02804)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'ottobre 2020 l'ASL Napoli 3 Sud ha ritenuto di chiudere il pronto soccorso del presidio ospedaliero «De Luca e Rossano» di Vico Equense, tale decisione è stata adottata in virtù dello stato di emergenza pandemica che il Paese stava attraversando;

   pur esaurita la fase emergenziale, il punto di pronto soccorso ospedaliero non è stato riattivato, nonostante il sussistere di alcuni elementi geografici ed infrastrutturali della penisola sorrentina che rendono, invece, indispensabile una sua riapertura;

   Vico Equense è il comune più grande della penisola sorrentina con una popolazione residente di oltre 20.000 abitanti; sito in un territorio ad alta vocazione turistica, in alcuni mesi dell'anno può arrivare ad ospitare un numero di presenze superiore al triplo dei residenti;

   l'elevato numero di turisti contribuisce talvolta ad ingolfare la già precaria rete infrastrutturale e grava sulla complessità dei servizi pubblici presenti nei diversi comuni della penisola;

   quanto ai pronto soccorso, con la chiusura di quello ospedaliero di Vico Equense, si costringe l'utenza a rivolgersi ai presidi più vicini di Sorrento o di Castellammare di Stabia che, stando a quanto risulta all'interrogante, sono già in affanno a causa dell'ingente numero di pazienti che si rivolgono e comunque si trovano a diversi chilometri di distanza e non sono facilmente raggiungibili specialmente durante la stagione turistica a causa dell'elevato traffico e della precarietà delle infrastrutture stradali;

   l'area, infatti, è caratterizzata da una complessa ed articolata rete viaria e da noti problemi di viabilità che richiedono, alla luce di quanto anche sopra esposto, la necessaria presenza nel comune di Vico Equense di un presidio di pronto soccorso e di un servizio di 118;

   tale necessità risulta ancor più evidente dal fatto che il presidio ospedaliero «De Luca e Rossano» sarà oggetto di investimenti rientranti nel piano nazionale di ripresa e resilienza al fine di realizzare un ospedale di comunità;

   tuttavia, in questo progetto non si evince l'intenzione di procedere con la riapertura del punto di pronto soccorso nonostante gli appelli giunti dalla popolazione interessata anche attraverso una raccolta firma a sostegno di una petizione e dall'amministrazione comunale con l'approvazione di alcune mozioni –:

   se, alla luce delle sopra esposte motivazioni e dei numerosi appelli giunti dalla popolazione interessata e dall'amministrazione comunale, il Ministro interrogato ritenga utile la riapertura del punto di pronto soccorso presso il presidio ospedaliero «De Luca e Rossano» di Vico Equense;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di consentire una rapida riattivazione di suddetto punto di pronto soccorso.
(4-03424)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PATRIARCA, BENIGNI, CAPPELLACCI, TASSINARI, DALLA CHIESA e BARELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia è basato su un sistema – i cosiddetti test Tolc-Med – incentrati sul superamento di un test di ingresso;

   tale modalità si è rivelata, alla prova dei fatti, inadatta a consentire di selezionare gli studenti più capaci, meritevoli e motivati sulle materie oggetto dei corsi di laurea in medicina e chirurgia, probabilmente perché maggiormente congrui per la valutazione delle conoscenze scientifiche di base;

   quest'anno la scelta di strutturare i test di ingresso sulla base dei quesiti inseriti in una banca dati liberamente accessibile a tutti – fortemente voluta dal Ministero per risolvere i seri problemi riscontrati in sede di prima applicazione – ha prodotto risultati più equi; tuttavia, questo meccanismo di accesso non risulta in grado di permettere l'ingresso nel sistema dei soggetti in possesso di una più spiccata attitudine a tale percorso di studi –:

   se il Governo intenda confermare, per i prossimi anni accademici, questo sistema di selezione per l'accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia o se, invece, intenda introdurre dei correttivi per permettere di effettuare, sin dall'inizio, una selezione rigorosa basata su una preparazione specifica e sulla valorizzazione del merito, in grado di promuovere un sistema sanitario all'avanguardia, di qualità e altamente competitivo.
(3-01417)


   PICCOLOTTI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi vent'anni il sistema universitario nazionale ha visto la fondazione di ben 11 atenei telematici;

   secondo l'ultimo rapporto dell'agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) sul sistema della formazione superiore e della ricerca (2023), dall'anno accademico 2011/2012 all'anno accademico 2021/2022 le università telematiche hanno aumentato la loro offerta formativa del +113 per cento. Parallelamente è cresciuto il numero degli iscritti, passando da circa 44 mila nell'anno accademico 2011/2012 a circa 224 mila nell'anno accademico 2021/2022 (+180 mila unità). Gli iscritti alle università telematiche sono passati dal rappresentare il 2,5 per cento del totale degli studenti universitari all'11,5 per cento;

   nei mesi scorsi si è appreso dalla stampa che la Ministra interrogata starebbe preparando un decreto contenente un alleggerimento dei requisiti minimi richiesti alle università per ottenere l'autorizzazione a continuare la loro attività didattica, oltre che una serie di revisioni normative che andrebbero incontro al riconoscimento delle loro specificità, anche in relazione agli esami. Queste soluzioni modificherebbero quanto previsto nel 2021 dal decreto ministeriale n. 1154 e consentirebbero agli atenei on line di avere il doppio degli studenti rispetto a quelli tradizionali a parità di docenti, oltre che consentire di strutturare definitivamente quelle modalità di elusione dell'attuale normativa su esami, tesi e altri aspetti legati alla qualità della formazione che hanno favorito il successo di questa forma didattica in questi anni;

   il decreto ministeriale n. 1154 del 2021 è stato contestato dinanzi al giudice amministrativo da diverse università telematiche, ma sia il tribunale amministrativo regionale sia il Consiglio di Stato hanno respinto i ricorsi. Le università private e telematiche devono garantire lo stesso livello di qualità delle università pubbliche, attraverso un numero adeguato di docenti, esami svolti in presenza, lezioni sincrone e programmi dei corsi costantemente aggiornati, criteri che, sulla base del decreto, entro il 2025 devono essere rispettati da tutti gli atenei;

   per garantire una didattica di qualità serve garantire gli stessi standard in tutte le realtà universitarie, per questo sarebbe grave modificare il decreto ministeriale n. 1154 del 2021, attraverso norme specifiche per gli atenei telematici;

   da fonti di stampa si apprende che sarebbero circolate nelle ultime settimane bozze del decreto in questione, ma che su diversi criteri ci sarebbero trattative in corso direttamente con le principali università telematiche –:

   se a gennaio 2025 verranno avviati i controlli previsti dal decreto ministeriale n. 1154 del 2021 e, qualora ci sia l'intenzione di modificare i criteri di accreditamento delle università, per quale motivo non sia stato ancora emanato il decreto ministeriale che li contiene e di cui da mesi circolano bozze e indiscrezioni.
(3-01418)


   CASO, AMATO e ORRICO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 28 aprile 2024 la trasmissione Report ha diffuso un servizio dal titolo «Il pezzo di carta», dal quale è emersa una rappresentazione preoccupante del sistema delle università telematiche. I soggetti intervistati hanno denunciato modalità operative discutibili sulla qualità dei titoli di studio rilasciati: dal materiale didattico limitato e ridotto alle mere nozioni di base, agli esami svolti con la modalità del «quiz a risposta multipla», preceduti da sessioni di simulazione d'esame dove lo studente acquisisce «per inerzia» le risposte che dovrà dare all'esame;

   sebbene l'ordinamento consideri l'attività di formazione universitaria, anche quando posta in essere da università private, un «esercizio di funzioni statali» e, quindi, scevra da logiche commerciali finalizzate al profitto, queste università agiscono come imprese commerciali, generando utili che non reinvestono nelle attività universitarie e distribuendo dividendi ai soci e alle partecipate;

   il rapporto tra numero di docenti e numero di studenti, che dovrebbe essere uno degli indici cardine della qualità della didattica, viene considerato dai gestori di tali atenei come un inutile aumento dei costi non rispettato;

   quest'anomalia, senza eguali nel resto d'Europa, ha attirato l'attenzione dei fondi speculativi stranieri, come il fondo di private equity britannico Cvc capital partners, che ha acquisito il controllo dell'Universitas Mercatorum, dell'università telematica Pegaso e dell'Università San Raffaele di Roma;

   per questi motivi la Ministra interrogata aveva annunciato l'adozione del decreto sull'adeguamento delle università telematiche entro la fine dell'estate, per poter applicare le norme già a partire da quest'anno accademico, prevedendo un rapporto tra numero di docenti e numero di studenti pari a 1 su 35, rispetto all'1 su 385 delle telematiche a oggi, ma anche l'introduzione di una percentuale minima di lezioni in diretta e dell'obbligo degli esami in presenza;

   tuttavia, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, mancherebbe l'accordo su molti temi e lo slittamento dell'approvazione del decreto di ancora un anno gioverebbe soltanto agli atenei on line, i quali potranno continuare a mantenere il sistema di business rodato e redditizio a discapito delle università statali –:

   quali siano i contenuti del decreto su cui mancherebbe l'accordo per l'approvazione e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per vigilare affinché sia sempre garantita la qualità dell'insegnamento e della formazione degli studenti, senza che la stessa venga depotenziata per mere logiche di profitto.
(3-01419)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Manzi n. 4-03335, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Quartapelle Procopio.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Grippo n. 4-03248 del 30 luglio 2024;

   interrogazione a risposta scritta Rosato n. 4-03279 del 1° agosto 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione D'Alfonso n. 5-02775 del 10 settembre 2024.