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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 20 settembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il settore dell'automotive riveste un ruolo centrale nell'economia italiana, comprendendo tutte le imprese coinvolte nella produzione di autoveicoli, a partire dalle imprese che producono materie prime e macchine utensili, passando per le imprese più strettamente produttive, fino ad arrivare alle aziende che si occupano di imballaggi, trasporto merci e servizi legati agli autoveicoli, e quella dei servizi automotive, con 5.500 imprese, oltre un milione e duecentomila addetti e un fatturato con un'incidenza percentuale sul Pil includendo i servizi, a due cifre;

    la filiera automotive italiana si posiziona nei segmenti a più elevato valore aggiunto grazie non solo alle eccellenze nella produzione di autoveicoli di alta gamma e di autoveicoli commerciali, ma anche in virtù delle specializzazioni produttive che caratterizzano in particolare i distretti della componentistica;

    la produzione di auto in Italia mostra scenari preoccupanti: da quasi un milione e mezzo di veicoli prodotti nel 1999 si è scesi a 473 mila nel 2022; solo a Torino nel 2007 venivano fabbricate 218 mila auto, nel 2019 si è arrivati a 21 mila;

    tale calo di produzione determina anche la crisi dell'indotto del settore: a partire dal 2008, nella componentistica torinese più di 500 aziende hanno cessato l'attività e 35 mila persone hanno perso il lavoro. Le crisi si estendono e si moltiplicano in tutto il Paese, dall'area industriale di Melfi, Cassino, Termoli e Atessa, alla decisione di chiusura della Marelli a Crevalcore ribaltata grazie alla mobilitazione che ha portato ad un importante progetto di reindustrializzazione, alla gravissima crisi della Lear a Grugliasco;

    il comparto dell'automotive italiano si presenta articolato e composto da numerose realtà: da quelle specializzate nella produzione di autoveicoli fino alla componentistica, segmento quest'ultimo nel quale le imprese nazionali hanno sempre saputo distinguersi: una filiera produttiva in cui operano 5.439 imprese, risultano occupati oltre 272.000 addetti e che genera un fatturato di poco superiore a 100 miliardi di euro, pari al 5,6 per cento del Pil nazionale, con un contributo al gettito fiscale per oltre 76 miliardi di euro (dati Anfia 2023);

    da una ricerca condotta da Cassa depositi e prestiti, Ernst & Young e Luiss Business School, emerge come circa il 20 per cento del valore aggiunto generato dalla filiera della componentistica risulti fortemente radicato nei mercati internazionali (la Germania resta il primo cliente nell'Unione) e inglobato dai prodotti esportati dagli altri partner commerciali. Nel 2022, il nostro Paese ha esportato il 12,5 per cento di tutte le produzioni manifatturiere nazionali, per un valore di circa 73 miliardi di euro e, con riferimento alla sola componentistica per autoveicoli, circa il 21 per cento per un valore intorno ai quattro miliardi;

    la situazione di Stellantis è sempre più preoccupante: con sei stabilimenti produttivi, la forza lavoro nazionale del gruppo conta circa 40 mila addetti; a partire dal 2015 il personale è diminuito di 11.500 unità, con il costante ricorso agli ammortizzatori sociali tra cassa integrazione e contratti di solidarietà in tutti gli stabilimenti e alle uscite incentivate (3.800 solo nei primi mesi del 2024);

    l'Italia sta pagando un prezzo molto alto per la presenza di un solo produttore di automobili: la produzione del primo semestre 2024 rispetto all'analogo periodo del 2023 è precipitata del 30 per cento e a Torino addirittura del 64 per cento; la cassa integrazione è in aumento ovunque e in Piemonte è cresciuta di più del 47 per cento in un anno; senza nuovi modelli la situazione dei lavoratori di Stellantis e dell'indotto potrà solo peggiorare;

    i 950 milioni di euro di euro di incentivi all'acquisto stanziati nel 2024 non hanno in alcun modo invertito la rotta;

    al Tavolo che si è tenuto il 20 febbraio 2024 a Torino con il sindaco, l'assessore regionale alle attività produttive del Piemonte, le organizzazioni sindacali e Stellantis non sono emersi impegni concreti da parte dell'azienda;

    ad agosto 2024, Stellantis ha proposto a una decina di operai il trasferimento in Polonia per mantenere il posto di lavoro;

    il 12 settembre 2024 Stellantis ha comunicato l'ennesimo stop produttivo che bloccherà la produzione della 500 elettrica per un intero mese;

    il 17 settembre 2024 il Ministro delle imprese e del made in Italy Urso ha reso noto che il Governo ha deciso di spostare su altri progetti i fondi del Pnrr destinati a co-finanziare la Gigafactory di Stellantis a Termoli, annunciata nel 2021;

    il periodo di sofferenza per Mirafiori, quindi, prosegue nonostante le dichiarazioni di Stellantis, la quale ha sempre affermato di voler puntare sullo stabilimento torinese per la realizzazione di un «green campus»; a queste parole però non seguono i fatti e non si può che constatare il periodo di difficoltà che sta affrontando il sito in questo momento, in particolare nei reparti della carrozzeria;

    sul destino di Mirafiori e Pomigliano si rincorrono periodicamente annunci, dichiarazioni e indiscrezioni che non precipitano ancora in una seria trattativa tra Governo, azienda e organizzazioni sindacali, né in azioni concrete per il rilancio degli stabilimenti. L'apertura del battery center e del cosiddetto hub dell'economia circolare denominato Sustainera nel corso del 2023 a Torino non hanno infatti portato a nessuna nuova assunzione;

    da troppi anni le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità che vengano individuati nuovi modelli, vengano effettuate assunzioni e abbandonato il ricorso alla cassa integrazione, per non arrivare all'eutanasia dello stabilimento di Mirafiori e dell'indotto che verrà inevitabilmente travolto. In meno di 10 anni, infatti, la maggior parte dei lavoratori di Mirafiori andrà in pensione e un piano di assunzioni risulta essenziale perché possa restare aperto;

    anche nello stabilimento di Pomigliano vi è forte preoccupazione, da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, per il futuro della fabbrica e i timori nascono dalla mancanza di un piano industriale e dal fatto che le uniche notizie ufficiali sono che il 2029 sarà l'ultimo anno di produzione della Panda, modello che ha consentito la sopravvivenza dello stabilimento, e che dal 2025 sarà in diretta concorrenza con la nuova Grande Panda, elettrica e ibrida, costruita in Serbia;

    secondo uno studio di Federcontribuenti, dal 1975 al 2012 Fiat ha ricevuto dallo Stato italiano 220 miliardi di euro per cassa integrazione, sviluppo industriale, sussidi, implementazione degli stabilimenti;

    nel 2020 a Fca sono stati concessi 6,3 miliardi di linea di credito con garanzia Sace: il prestito è stato restituito, ma senza che i livelli di produzione tornassero mai a quelli precedenti la pandemia;

    Stellantis produce in Francia un milione di auto e 15 modelli e quasi tutta la componentistica, mentre in Italia meno di 500 mila auto e 13 modelli a fine vita risalenti all'epoca Fca, il che vuol dire che da quando c'è Stellantis nessuna produzione di nuovi modelli è stata portata in Italia;

    Stellantis a livello mondiale ha chiuso il 2023 con un utile netto di 18,6 miliardi, in crescita dell'11 per cento sul 2022, e ricavi netti per 189,5 miliardi, annunciando un dividendo di 1,55 euro per azione ordinaria; circa il 16 per cento in più del 2022. Exor, la holding della famiglia Elkann che detiene il 14 per cento delle azioni di Stellantis, ha incassato per il 2023 circa 700 milioni di euro di dividendi, contro i 140 milioni di euro del 2020. Tavares nel 2023 ha percepito 23 milioni di euro, pari alla retribuzione di 12.000 dipendenti, mentre le lavoratrici e i lavoratori da tanti anni sono interessati da un massiccio utilizzo di cassa integrazione con incertezze sulla tenuta occupazionale e una significativa decurtazione del salario;

    le novità introdotte nel contesto normativo europeo, l'evoluzione tecnologica nella propulsione elettrica, delle batterie di ricarica e dei circuiti, e le nuove esigenze di mobilità dei cittadini, impongono alle grandi aziende automobilistiche l'avvio immediato di un processo di ulteriore profonda trasformazione del loro assetto produttivo e della filiera di distribuzione. Di conseguenza, è necessaria anche una politica industriale finora assente nell'azione di Governo, proprio in un contesto in cui questa fase di trasformazione, se ben supportata, potrebbe rappresentare una opportunità di ritornare a crescere;

    per la filiera dell'industria automobilistica è necessario sviluppare ecosistemi, tramite anche il coinvolgimento delle università, per sostenere la riconversione produttiva verso l'elettrico, la ricerca e lo sviluppo di prodotti e tecnologie in modo da poter assecondare la domanda emergente nel mercato di riferimento e di competere a livello globale, nonché la riqualificazione professionale degli addetti. In assenza di tali politiche si prefigura il rischio di ulteriori chiusure e licenziamenti di personale;

    il nostro parco di autovetture (38,5 milioni) e di veicoli commerciali (3,97 milioni) è fra i più vetusti, insicuri ed inquinanti d'Europa con il 29 per cento delle vetture e il 47 per cento degli autocarri che hanno un'omologazione tra Euro 0 e Euro 3. Risulta quindi evidente l'urgenza di politiche volte a svecchiare il circolante e aumentare l'infrastrutturazione per la mobilità sostenibile, dal momento che la media di colonnine di ricarica ogni 100 chilometri è di 12,3 in Unione europea e in Italia siamo a 7,9;

    una politica industriale che non contrasta il ritardo e, anzi, in qualche modo lo incentiva rischia, nel corso dei prossimi anni, di aggravare la situazione, mentre sarebbe necessario farsi promotori di un piano per la gestione a livello europeo della transizione ecologica con strumenti comuni e avviare immediatamente una trattativa con Stellantis per salvaguardare l'occupazione e mantenere la capacità produttiva degli impianti,

impegna il Governo:

1) a convocare con la massima urgenza il Presidente e l'amministratore delegato di Stellantis per richiamare il gruppo alle sue responsabilità e pervenire ad un accordo quadro sul settore automotive che rilanci un settore in forte crisi e che tuteli l'occupazione;

2) a rendere permanente il tavolo automotive già costituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy e a spostarlo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, allo scopo di mantenere costante il dialogo tra le parti sociali, i rappresentanti delle regioni, le associazioni di categoria, le case produttrici e le istituzioni;

3) ad adottare iniziative volte a condizionare i finanziamenti pubblici alla tutela di posti di lavoro stabili e a tempo indeterminato e, solo successivamente, a varare incentivi pluriennali per l'acquisto di autovetture ibride ed elettriche per riportare il prezzo delle autovetture ad un livello sostenibile per il consumatore;

4) ad adottare iniziative volte a varare urgentemente nuovi ammortizzatori sociali perché le aziende del settore automotive stanno esaurendo le settimane di cassa integrazione e per la necessità di integrare il reddito dei lavoratori altrimenti penalizzati;

5) a esigere che Stellantis porti in Italia la progettazione e la produzione di nuovi modelli mass market affine di garantire il milione di autoveicoli prodotti a più riprese promesso;

6) ad adottare iniziative di competenza finalizzate ad un piano ai assunzioni per determinare e necessario cambio generazionale e fermare la dinamica delle uscite volontarie che stanno svuotando gli stabilimenti;

7) ad adottare iniziative di competenza per delineare un nuovo e solido quadro finanziario volto a sostenere il progetto di ACC per la costruzione della Gigafactory nel sito di Termoli ed ottenere da ACC e Stellantis l'approvazione di un nuovo piano industriale che fissi tempi certi per l'avvio dei lavori, al fine di dare prospettiva ai 2.000 lavoratori impegnati attualmente nello stabilimento Stellantis oltre a quelli dell'indotto;

8) ad avviare ogni iniziativa di competenza al fine di incentivare la presenza nel nostro Paese di almeno un altro costruttore che, nel rispetto delle regole europee e italiane, garantisca un futuro al settore automotive in Italia e che si appoggi alla catena di fornitura presente nel nostro Paese.
(1-00327) «Appendino, Pavanelli, Cappelletti, Ferrara, Auriemma, Lomuti, Francesco Silvestri, Torto».


   La Camera,

   premesso che:

    il settore automobilistico è la punta di diamante della produzione industriale metalmeccanica, ma negli anni ’90 l'Italia si sfidava con la Germania per veicoli prodotti, ora è sotto la Repubblica Ceca. Nel 1992 l'Italia era il secondo produttore in Europa e il quinto nel mondo con oltre 2 milioni di autovetture prodotte. Nel 2024 non si arriverà a 350 mila auto, e 650 mila se si aggiungono i veicoli commerciali;

    l'automotive e la sua filiera rappresentano un comparto strategico per il sistema industriale del Paese che produce l'11 per cento del PIL nazionale;

    il gruppo automobilistico Stellantis – nato nel 2021 dalla fusione tra PSA (ex Peugeot-Citröen) e Fca (a sua volta nata dalla fusione tra Fiat e Chrysler) – ha annunciato la sospensione fino all'11 ottobre 2024 della produzione della Fiat 500 elettrica nello stabilimento di Mirafiori, a Torino;

    dal 2014 ad oggi sono 11.500 i lavoratori diretti usciti dagli stabilimenti italiani di Stellantis, di cui 2.800 dagli enti centrali. E nel 2024 sono previste ulteriori 3.800 uscite incentivate. A questi vanno aggiunti gli oltre 3.000 lavoratori in somministrazione che risultano licenziati al giugno 2024. Un andamento sull'occupazione che dimostra in maniera esplicita che il problema della crisi di Stellantis non è determinato dalla transizione, bensì da una chiara strategia di disinvestimento;

    se si guarda alla situazione produttiva dei singoli stabilimenti il quadro è allarmante. A Cassino si è passati da 30.006 vetture prodotte nel primo semestre del 2023 a 18.375 nel 2024; a Melfi da 99.085 nel 2023 a 56.935 nel 2024; a Mirafiori da 52.000 a 18.500; a Modena da 600 a 160. L'unico stabilimento dove si registra una leggera crescita è Pomigliano dove nel primo semestre del 2023 sono state prodotte 71.520 auto, mentre 85.080 nello stesso periodo di quest'anno. Infine, per quanto riguarda i veicoli commerciali leggeri prodotti alla Sevel il calo è da 115.250 nel 2023 a 114.670 nel 2024;

    ad agosto 2024, finito l'effetto degli incentivi di giugno e luglio, le vendite di auto in Italia hanno fatto registrare un calo del 13,4 per cento. Stellantis, ad agosto ha perso oltre il 30 per cento delle vendite e il marchio Fiat, ancora primo in Italia negli otto mesi, ad agosto è stato superato da Toyota, Volkswagen e Dacia;

    tra gennaio e settembre 2024, a Mirafiori sono state prodotte 18.500 auto contro le 52 mila dello stesso periodo 2023, con un calo dell'83 per cento rispetto ai primi otto mesi del 2023. La produzione di auto al suo interno si è drasticamente ridotto nel corso degli anni: oggi è limitata alla 500 elettrica e a due modelli di Maserati. Al momento gli addetti sono 34.000;

    a fronte degli 11.500 dipendenti andati via dal 2014, aumentano gli utili, come ricorda anche la Fiom, a discapito dei lavoratori, anche attraverso l'utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali e il peggioramento delle condizioni di lavoro negli stabilimenti;

    nel 2025, quando scadrà la cassa integrazione per i lavoratori di Melfi, si rischia di perdere circa 25 mila posti di lavoro;

    nel primo semestre 2024 la produzione di Stellantis in Italia è scesa di oltre un quarto rispetto ai risultati, già poco performanti, dello scorso anno. Per la precisione la diminuzione è del 25,2 per cento: dagli stabilimenti italiani sono usciti appena 303.510 veicoli. Solo lo stabilimento di Pomigliano registra una leggera crescita (Atessa HA -0,5 per cento);

    nei giorni scorsi, Stellantis ha comunicato ai sindacati che la produzione della 500 elettrica a Mirafiori subirà una sospensione delle attività sino al prossimo 11 ottobre. Un duro colpo per gli operai già impegnati in contratti di solidarietà e cassa integrazione fino a dicembre;

    lo stop alla produzione della 500 elettrica avrà inevitabilmente un impatto anche sulla filiera dell'indotto, da tempo in grave sofferenza nella cerchia torinese. I 1.400 lavoratori della Denso di Poirino, dove si producono sistemi di condizionamento, sono già in cassa integrazione e i problemi potrebbero non essere finiti perché anche i volumi di commesse da Iveco e New Holland non stanno rispettando le attese, motivo per il quale non si esclude l'annuncio di esuberi nelle prossime settimane. Non va meglio alla Novares di Riva di Chieri dove si sfornano particolari in plastica per la 500 e la Panda: i 150 operai sono in cassa integrazione e non lavorano più su tre turni. Rallentamenti nella produzione sono stati notati anche nello stabilimento di Magna Olsa, gruppo tedesco con uno stabilimento a Moncalieri dedicato alla produzione di gruppi faro e sistemi di illuminazione. Infine, la SFC SOLUTIONS di Ciriè, che produce guarnizioni per auto e camion, ha annunciato, il 3 settembre 2024, otto settimane di cassa integrazione per tutti i 316 dipendenti;

    è evidente quindi la crisi della vendita di auto e il calo di commesse interne, si riflette inevitabilmente sullo stesso settore della componentistica. Un settore che sconta ovviamente soprattutto la riduzione della produzione Stellantis in Italia e la partenza lenta dei nuovi prodotti previsti negli stabilimenti italiani;

    il calo di produzione determina quindi anche la crisi dell'indotto del settore: a partire dal 2008, nella componentistica torinese più di 500 aziende hanno cessato l'attività e 35 mila persone hanno perso il lavoro; le crisi si estendono e si moltiplicano in tutto il Paese, dall'area industriale di Melfi, alla cessione della Marelli a Crevalcore (Bologna), alla gravissima crisi della Lear a Grugliasco (Torino);

    è bene comunque sottolineare che in questo momento l'impatto dell'elettrico sulla crisi della filiera delle forniture automotive è assai limitato. Dai dati dell'Osservatorio sulle trasformazioni dell'ecosistema automotive italiano, risulta che su 2.300 componentisti, solo 100 hanno la totalità dei loro componenti utilizzabili solo sul motore endotermico;

    negli ultimi anni il numero di auto prodotte nello stabilimento Fiat di Mirafiori di Torino, è diminuito decisamente. Non solo non vengono fatte assunzioni per sostituire i dipendenti che vanno in pensione, ma i licenziamenti vengono incentivati con contributi economici. Diverse produzioni sono state spostate all'estero, mentre in altri Paesi come la Francia sono stati aperti nuovi stabilimenti e assunti dipendenti;

    nel 2023 Stellantis aveva annunciato investimenti per lo stabilimento di Torino, ma per certi versi marginali rispetto alla produzione e all'assemblaggio di nuovi modelli che verranno invece costruiti all'estero;

    Torino è la città più esposta al grave declino e disimpegno di Stellantis, con conseguenze pesantissime sull'occupazione e sulla stessa città di Torino e i suoi abitanti;

    il periodo di sofferenza per Mirafiori, quindi, prosegue nonostante le dichiarazioni di Stellantis, la quale ha sempre affermato di voler puntare sullo stabilimento torinese per la realizzazione di un «green campus»; a queste parole però non seguono i fatti e non si può che constatare il periodo di difficoltà che sta affrontando il sito in questo momento, in particolare nei reparti della carrozzeria;

    a luglio Stellantis del 2024 ha avviato la vendita della quota di maggioranza di Comau – azienda specializzata nell'automazione industriale – al fondo di investimento statunitense One Equity Partners, privandosi così di un comparto ad alto contenuto tecnologico ed innovativo, che conta circa 750 dipendenti solo a Grugliasco, di cui circa 70 operai e operaie;

    in precedenza era successo con la Marelli, che dopo la cessione nell'ottobre 2018 da Fca alla giapponese Calsonic Kansei, a sua volta integralmente controllata dal fondo di investimento americano Kkr, ha subìto un percorso di licenziamenti e chiusure, anche nello stabilimento piemontese di Venaria;

    recentemente è trapelata l'indiscrezione secondo la quale la dirigenza Stellantis intenderebbe trasferire in Polonia una decina di lavoratori di Mirafiori, ulteriore drammatico segnale di un'azienda senza strategia e che intende disimpegnarsi dall'Italia;

    nonostante l'azienda abbia più volte ribadito la centralità dello stabilimento torinese e assicurato che «è fermamente impegnata a garantire la continuità di tutti i suoi impianti e delle sue attività e sta lavorando duramente per gestire al meglio e traguardare questa difficile fase della transizione», la cassa integrazione continua inesorabilmente con un ennesimo stop produttivo;

    tutto questo avviene mentre la stessa azienda nei giorni scorsi ha mandato una mail per offrire a prezzi scontati le Maserati ai propri dipendenti che ne guadagnano 1.200 al mese. La assurda iniziativa commerciale riguarda tre modelli: il Grecale prodotto a Cassino, GranTurismo e GranCabrio che nascono a Mirafiori. I modelli costano dagli 80 ai 180 mila euro;

    dei diversi modelli del gruppo Fiat un tempo prodotti in Italia e oggi delocalizzati in altri Paesi, ricordiamo la 500 algerina, la Panda serba, la Topolino prodotta anche in Marocco, l'Alfa Romeo Junior realizzata in Polonia;

    nonostante tutti gli annunci, da parte di Stellantis sull'Italia non ci sono strategie. Né sull'auto di massa, storicamente la più forte, né sul lusso. Anche la Maserati ha volumi di produzione minimi;

    sulla linea Maserati la situazione della produzione è infatti critica. Sul fronte produttivo si sono raggiunte le 1.850 unità; una diminuzione del 70 per cento rispetto al 2023. Negli anni migliori di Maserati la produzione, tra Grugliasco e Mirafiori, nel 1° semestre raggiungeva oltre le 27.000 unità (anno 2017). Oltre ai 65 giorni di stop produttivo nel primo semestre, dal 3 di aprile fino al 31 dicembre 2024 viene utilizzato il Contratto di Solidarietà per circa 968 lavoratori in base agli ordinativi da evadere;

    dal 2° trimestre vengono prodotte solo le Maserati GT e GC anche nelle versioni Folgore full-electric, ma a tutt'oggi non riescono a compensare il fermo produttivo di Ghibli, Quattroporte e Levante;

    sul destino di Mirafiori e Pomigliano si rincorrono periodicamente annunci, dichiarazioni e indiscrezioni che non precipitano ancora in una seria trattativa tra Governo, azienda e organizzazioni sindacali, né in azioni concrete per il rilancio degli stabilimenti. L'apertura del battery center e del cosiddetto hub dell'economia circolare denominato Sustainera nel corso del 2023 a Torino non hanno infatti portato a nessuna nuova assunzione;

    anche la quota di partecipazione del 20 per cento acquisita nel 2023 dal marchio cinese Leapmotor non affiancherà infine nuove vetture elettriche alla produzione della Cinquecento elettrica a Mirafiori, perché a quanto pare la produzione di tali modelli si svolgerà in Ungheria;

    secondo uno studio di Federcontribuenti, dal 1975 al 2012 Fiat ha ricevuto dallo Stato italiano 220 miliardi di euro per cassa integrazione, sviluppo industriale, sussidi, implementazione degli stabilimenti;

    nel 2020 a Fca sono stati concessi 6,3 miliardi di euro di linea di credito con garanzia Sace: il prestito è stato restituito, ma senza che i livelli di produzione tornassero mai a quelli precedenti la pandemia;

    Stellantis produce in Francia un milione di auto e 15 modelli e quasi tutta la componentistica, mentre in Italia sono prodotte circa 500 mila auto e 7 modelli;

    Stellantis, anche grazie al progressivo passaggio alla produzione di auto elettriche, ha iniziato il secondo semestre del 2024 confermando il secondo posto nella classifica europea, con una quota di mercato totale di quasi il 18 per cento. Il gruppo risulta al vertice in Francia, Italia e Portogallo in agosto e dall'inizio dell'anno, mentre in Austria, Germania e Polonia registra una crescita costante;

    Stellantis Pro One, in particolare, conferma la propria leadership nel settore dei veicoli commerciali, con una quota di mercato che sfiora il 29 per cento e un incremento dei volumi dell'1,4 per cento. Nel mercato Lev (Low-Emission-Vehicle), Stellantis ha registrato un aumento continuo delle vendite, con una crescita delle elettriche (Bev) in Francia e Regno Unito nel corso dell'anno;

    è improcrastinabile che Stellantis presenti al più presto un serio e credibile progetto industriale indicando espressamente quali investimenti, quali nuovi modelli, quali garanzie sotto il profilo produttivo e occupazionale;

    i nostri siti produttivi potrebbero fare un milione e mezzo di auto, e il Governo si è impegnato a farne almeno un milione. La realtà è che lo scorso anno ne facevamo 750 mila, quest'anno chiuderemo a 500 mila. In Francia ne producono un milione e mezzo e hanno 15 modelli;

    nel 2025 sia l'indotto che Stellantis, esauriranno gli ammortizzatori sociali, e se non si interviene per tempo ci saranno licenziamenti di massa;

    a tale quadro desolante corrisponde paradossalmente una crescita esponenziale degli utili di esercizio e del valore aggiunto per addetto realizzati da Stellantis;

    l'Unione europea si è impegnata a diventare un'area a «impatto climatico zero» entro il 2050; e il settore dei trasporti, che rappresenta un quarto delle emissioni totali di gas serra della stessa Unione europea è un ambito su cui è prioritario intervenire, per raggiungere l'obiettivo europeo di neutralità climatica;

    secondo la ricerca «La rivoluzione dell'automotive», condotta e realizzata dall'Associazione Economisti dell'Energia per Federmanager, entro il 2030 i veicoli elettrificati arriveranno a rappresentare oltre il 70 per cento delle vendite in Europa e più del 40 per cento negli Stati Uniti, mentre entro il 2026 il costo totale delle auto elettriche uguaglierà quello dei veicoli a combustione interna e già da tempo molte case automobilistiche europee hanno deciso di convertire la propria filiera verso un radicale passaggio all'elettrico, anche anticipando, in molti casi, le scadenze previste dalle normative dell'Unione europea;

    a livello di Unione europea e nel nostro Paese, le case automobilistiche hanno preferito continuare a fare margini facili sull'endotermico piuttosto che puntare con forza sull'elettrico, con la conseguenza che i produttori coreani e cinesi stanno guadagnando un vantaggio competitivo che si traduce in una maggiore offerta di auto elettriche e a prezzi più bassi. Sotto questo aspetto è evidente che i produttori europei devono colmare rapidamente il gap in termini di offerta di prodotto, senza illudersi che uno spostamento dei termini del phase out al 2035 li protegga realmente dalla competizione. L'unico effetto, in negativo, sarebbe solo sull'ambiente,

impegna il Governo:

1) a convocare in tempi rapidi l'amministratore delegato di Stellantis per concordare un piano di rilancio e vincolare Stellantis stessa al rispetto degli impegni presi in termini di investimenti per nuovi modelli, di livelli di produzione nazionale di autovetture, di garanzie sotto il profilo occupazionale;

2) ad adottare le opportune iniziative per la proroga degli ammortizzatori sociali nel settore dell'automotive allo scopo di impedire licenziamenti di massa;

3) ad adottare iniziative volte a prevedere forme di integrazione al reddito per le lavoratrici ed i lavoratori in cassa integrazione da lungo tempo;

4) ad elaborare, in accordo con le parti sociali, misure di politiche industriali, energetiche, ed infrastrutturali atte a difendere e rilanciare la filiera italiana dell'automotive, ed in particolare a:

  a) favorire forti investimenti per la produzione di modelli mass market, avviando tutte le iniziative, anche in ambito europeo, necessarie a ridurre il gap con i produttori soprattutto cinesi e coreani che stanno guadagnando un notevole vantaggio competitivo con l'offerta di auto elettriche molto più articolata e meno cara;

  b) sostenere l'indotto ed il comparto della componentistica;

  c) favorire gli investimenti anche stranieri nel pieno rispetto di salari, norme e contratti di lavoro e contenenti la valorizzazione dell'indotto nazionale;

  d) favorire partnership con produttori cinesi e internazionali più avanzati nella produzione di modelli elettrici, in grado di garantire un aumento sensibile della produzione nazionale di auto elettriche;

  e) tutelare le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti, mediante misure quali incentivi per favorire accordi tra le parti per la riduzione di orario di lavoro a parità di salario, nonché piani per la riqualificazione del personale;

  f) sostenere con forza, anche in ambito Unione europea gli investimenti del settore dell'automotive per garantire nei tempi e modi previsti, la transizione all'elettrico.
(1-00328) «Grimaldi, Ghirra, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Mari, Piccolotti, Zaratti».

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   con la legge n. 426 del 1998 è stato individuato il sito di interesse nazionale (sin) di Priolo Gargallo, Melilli, Augusta e Siracusa. La perimetrazione del sin di Priolo è stata definita con decreto ministeriale 10 gennaio 2000 (estesa poi nel 2006) e comprende circa 15.900 ettari, di cui 5.815 di aree a terra e 10.185 ettari di aree a mare che si spingono a largo per circa 3 chilometri. L'area a mare del sin di Priolo include la Rada di Augusta in provincia di Siracusa, sulla quale insistono, a partire dagli anni '50 diversi impianti chimici e petrolchimici, centrali elettriche, cementerie, basi militari, una base NATO, un porto commerciale, che hanno influito a diversi livelli sulla qualità dell'ambiente marino prospiciente, nonché sullo stato di salute delle popolazioni residenti;

   il decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e interrogazioni stabilisce misure e interventi per gestire i sin, metterli in sicurezza e bonificarli. Procedure affidate al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica che le attua in collaborazione con Ispra, le Arpa, l'istituto superiore di sanità e altri soggetti pubblici e privati;

   l'articolo 5 del decreto ministeriale n. 308 del 2006 prevede, mediante accordi di programma tra il Ministero dell'ambiente e la regione interessata e l'Ispra la possibilità, per tutti i siti di bonifica di interesse nazionale, di attribuire ad Ispra, con le risorse assegnate al singolo sito, l'esecuzione della caratterizzazione e la predisposizione dei progetti preliminari di bonifica;

   l'Ispra ha eseguito la caratterizzazione del sito e, dalle indagini realizzate, sono state rilevate elevate concentrazioni di mercurio, policlorobifenili esaclorobenzene, policlinici aromatici, metalli, e altro, di due/tre ordini di grandezza superiori rispetto a quelli previsti dalla normativa anche nei centimetri superficiali di sedimento;

   ad oggi, dopo 16 anni dalla firma dell'accordo di programma quadro, per svariate ragioni non sono state effettuate la maggior parte delle bonifiche previste nell'Apq per suolo, acqua di falda e mare;

   per le aree a mare, in particolare la rada di Augusta, con decreto della direzione generale per il risanamento ambientale del 15 aprile 2021 veniva approvato il documento «Rada di Augusta – Relazione ISPRA-CNR – gennaio 2020», propedeutico al prosieguo della procedura di bonifica della Rada di Augusta;

   nel giugno 2021 Ispra comunicava la necessità di procedere ad una attualizzazione dei valori di intervento della Rada di Augusta, mediante un piano di attività per la cui attuazione stimava costi per euro 999.900,00;

   l'iter di bonifica della rada di Augusta, assai complesso dal punto di vista tecnico, è stato altresì oggetto di contenzioso e su numerosi ricorsi riuniti si è, infine, pronunciato il Tar Catania (sentenza n. 2117 del 2012) che, in esito ad apposita consulenza tecnica d'ufficio, ha annullato il progetto di bonifica della rada, sul presupposto che un simile intervento comporterebbe l'inevitabile risospensione dei sedimenti contaminati, ed ha stabilito che «date le dimensioni della rada stessa sarebbe più ragionevole limitare gli interventi alle sole zone più contaminate»;

   ad oggi risulta esserci un evidente ritardo negli interventi di bonifica del sin di Priolo –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto sopra esposto, quale sia ad oggi lo stato di avanzamento degli interventi di bonifica, sia nell'area marina che nell'area terrestre e nella falda, del sin di Priolo e nello specifico dei fondali della rada di Augusta e quali iniziative di competenza intenda adottare per accelerare l'attuazione di tali interventi, anche attraverso l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia e procedure che riducano il pericolo di dispersione degli inquinanti contenuti nei sedimenti.
(2-00435) «Scerra».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FENU. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 dicembre 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato sul proprio sito istituzionale l'elenco delle aree presenti nella proposta di Carta nazionale delle aree idonee, che individua in 51 zone (dalle iniziali 67) dove realizzare in Italia il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il parco tecnologico, al fine di permettere lo stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività, elaborata dalla Sogin, sulla base delle osservazioni della consultazione pubblica e del seminario nazionale, condotti dopo la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, e approvata dall'ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin);

   tra le attuali 51 zone individuate ne sono annoverate 8 all'interno della regione Sardegna e che interessano i comuni di Albagiara, Assolo, Usellus, Mandas, Siurgus Donigaia, Segariu, Villamar, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna, Nurri, Ortacesus, Guasila;

   all'interno delle zone individuate vi sono aree di elevato pregio paesaggistico ambientale, ricche di emergenze archeologiche, storiche e culturali e un loro utilizzo per la realizzazione del deposito unico sarebbe in netta contraddizione con il percorso che da tempo la Sardegna ha avviato con un progressivo impegno volto ad esaltare il proprio territorio come isola «della qualità e dell'eccellenza», in quanto tale, incompatibile con lo stoccaggio di rifiuti radioattivi;

   un'ulteriore ed irrisolta criticità è legata alle significative problematiche legate al trasporto dei rifiuti radioattivi, necessario per il loro conferimento ad un unico deposito nazionale, in considerazione degli evidenti rischi aggiuntivi che questo comporta, in ragione soprattutto all'eventuale incremento del carico radiologico nei territori attraversati e alla numerosità dei trasbordi e dei rischi legati a trasporti di tipo eccezionale, tanto più in considerazione delle differenti modalità di trasporto necessarie per l'attraversamento di un tratto di mare;

   sotto il profilo radiologico il transito su strada, su ferrovia ed in particolare marittimo dei mezzi di trasporto dei contenitori e la loro sosta temporanea lungo il percorso, compresi eventuali zone portuali, configurano una oggettiva situazione di pericolo sanitario per la popolazione;

   appare evidente l'esigenza che venga indicata in tempi brevi l'area dove verrà realizzato il deposito nazionale per i rifiuti nucleari, soprattutto in considerazione delle sempre più frequenti dichiarazioni di autorevoli esponenti del Governo a favore dell'ipotesi di ricorrere all'energia nucleare per la produzione di energia –:

   se, alla luce delle criticità esposte, il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda scongiurare sin da subito il rischio che la regione Sardegna venga presa in considerazione per l'individuazione del deposito nazionale per i rifiuti nucleare.
(4-03452)


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la cartiera ex EFW di Tuscania, località Pian delle Mole, è un impianto che ha cessato da tempo la propria attività e che si trova in condizioni di degrado, in prossimità di importanti aree archeologiche e naturali quali la riserva naturale di Tuscania e dei siti SIC IT6010020 – Fiume Marta (alto corso) e IT60100036 – Sughereta di Tuscania;

   nel 2010 i carabinieri di Tuscania, durante un controllo ambientale, scoprirono presso la cartiera 7 grandi quantità di rifiuti, tra cui pulper e altri materiali pericolosi, abbandonati illegalmente. Da articoli pubblicati dalla stampa locale la cartiera risulta chiusa dal 2013 a seguito delle irregolarità accertate nel corso del tempo;

   recenti articoli di giornale denunciano la presenza di tonnellate di pulper ancora stoccate presso il sito e che, durante un grande incendio che nell'estate 2024 ha colpito la zona circostante, l'impianto ha rischiato di subire gravi conseguenze sia per la salute pubblica che per l'ambiente;

   secondo l'articolo 244 del decreto legislativo n. 152 del 2006 le pubbliche amministrazioni hanno il compito di diffidare con ordinanza motivata il responsabile della potenziale contaminazione e adottano, eventualmente gli interventi necessari qualora il responsabile non sia individuabile o non provveda e non provveda il proprietario del sito né altro soggetto interessato;

   secondo l'articolo 250 del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che in caso di inadempimento da parte del responsabile le procedure e gli interventi di cui all'articolo 242 sono realizzati d'ufficio dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione, secondo l'ordine di priorità fissati dal piano regionale per la bonifica delle aree inquinate;

   il comma 1-bis del citato articolo 250 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prevede altresì che per favorire l'accelerazione degli interventi per la messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale, le regioni, le province autonome e gli enti locali, previa stipula di appositi accordi sottoscritti con il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica possono avvalersi, con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente sui propri bilanci e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, attraverso la stipula di apposte convenzioni, delle società in house del medesimo Ministero;

   al momento, il sito non risulta inserito nell'anagrafe regionale dei siti contaminati della regione Lazio;

   l'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 conferisce al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica compiti di vigilanza in materia di gestione dei rifiuti –:

   quali iniziative urgenti di competenza, anche in raccordo con la regione Lazio e gli enti locali interessati, intenda assumere affinché si pervenga alla bonifica del sito, contribuendo altresì a garantire le necessarie risorse.
(4-03453)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della cultura, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 24 agosto 2024, un gruppo di cittadini e cittadine di Piacenza ha avviato una raccolta firme, sia tramite la piattaforma Change.org che in formato cartaceo, per opporsi alla costruzione di un parcheggio interrato in piazza Cittadella a Piacenza, una piazza storica risalente al XIV secolo, adiacente al Palazzo Farnese, tutelata dal codice dei beni culturali;

   in poco più di 20 giorni sono state raccolte circa 30.000 firme, con un presidio permanente di cittadini e cittadine nell'area di cantiere, riuscendo temporaneamente a fermare i lavori di abbattimento degli alberi monumentali presenti sulla piazza;

   il progetto comunale, prevederebbe la realizzazione di un parcheggio sotterraneo per 200 posti pubblici e 50 box privati, con l'abbattimento di 15 alberi secolari e la distruzione di reperti archeologici risalenti alla città antica di Piacenza, fondata dai Romani, che si estendeva verso il porto fluviale del Po;

   l'opera avrebbe suscitato numerose critiche da parte di associazioni ambientaliste e culturali, tra cui Legambiente e Italia Nostra, che avrebbero presentato un ricorso d'urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile al tribunale di Piacenza e due esposti alla procura della Repubblica, uno per violazione del vincolo sui beni culturali, in assenza di un'adeguata valutazione dell'impatto su un patrimonio storico e paesaggistico così rilevante, e uno per rischio abbattimento di alberi monumentali. Nel 2018 e 2019 erano state già inviate due segnalazioni per irregolarità del procedimento all'Anac e, una nuova segnalazione è stata presentata nell'anno 2023;

   la concessione dell'area di cantiere sarebbe stata affidata dal comune alla società appaltatrice GPS Spa, la cui capogruppo, Final S.p.A., sarebbe coinvolta in precedenti controversie giudiziarie legate alla gestione di parcheggi in altre città italiane, tra cui una sentenza del Tar di Catania che avrebbe revocato una concessione per motivi legati a indagini penali e antimafia;

   vi sarebbero segnalazioni circa l'utilizzo di una fideiussione falsa da parte dell'appaltatore per la copertura dei canoni di concessione dei parcheggi e bancabilità dell'appaltatore per il completamento dell'opera;

   è notizia di cronaca recente secondo cui in seguito a controlli al cantiere di Piazza Cittadella a Piacenza, i carabinieri dell'ispettorato del lavoro avrebbero adottato un provvedimento di sospensione dell'attività per una ditta subappaltatrice, che prenderebbe parte al progetto della costruzione del parcheggio sotterraneo;

   il motivo del provvedimento sarebbe legato all'assenza dell'elaborazione del Pos (piano operativo di sicurezza), un documento che contiene le informazioni sulle misure di sicurezza da adottare nei cantieri e nelle unità produttive –:

   quali iniziative di competenza il Ministro della cultura si intenda adottare per verificare il rispetto dei vincoli storici, paesaggistici e archeologici in Piazza Cittadella, in relazione al progetto di costruzione del parcheggio interrato;

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per garantire la tutela del patrimonio storico e paesaggistico della piazza e l'interruzione dei lavori, nelle more di una valutazione approfondita dell'impatto su un'area di così elevato interesse culturale e storico e valutare soluzioni alternative;

   se, anche alla luce dei precedenti giudiziari che vedono coinvolta la società capogruppo, e di quanto descritto in premessa, non ritengano di valutare, per quanto di competenza, la sussistenza dei presupposti per l'attivazione di iniziative di carattere ispettivo.
(4-03460)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i sistemi multilaterali di negoziazione di tipo azionario gestiti da Borsa Italiana, nell'obiettivo di bilanciare esigenze di flessibilità delle imprese e need for protection degli investitori, hanno sempre assicurato, pur in assenza di previsioni normative, una disciplina privatistica in materia di offerta pubblica di acquisto. Nel mercato alternative investment market Italia, aperto agli investitori al dettaglio, sono state inserite previsioni regolamentari che impongono alle società quotate di adottare a statuto clausole di Opa endosocietaria;

   occorre comunque considerare che la cosiddetta «Opa endosocietaria» presenta dei limiti sia con riferimento alla mancata vincolatività degli obblighi statutari nei confronti di soggetti terzi rispetto agli azionisti e agli organi societari (offerenti terzi) nonché ai meccanismi sanzionatori esclusivamente privatistici ad essa collegati. Essa presenta inoltre degli elementi di disomogeneità quanto al rango delle fonti perché in alcune ipotesi disciplina privatistica e pubblicistica si applicano in maniera concorrente;

   a seguito del consolidamento dei sistemi multilaterali di negoziazione italiani dedicati alle Pmi e del percorso di rafforzamento del mercato dei capitali intrapreso con la legge n. 21 del 2024, sarebbe auspicabile e in linea con le best practice europee, prevedere altresì:

    a) in materia di offerte pubbliche di acquisto, un regime di opt-in, attivabile ad iniziativa del gestore singolo Multilateral trading facility nell'ambito del regolamento del mercato, in base al quale le società negoziate su un Mtf che ha attivato l'opt-in saranno assoggettate (in tutto o in parte, in base a quanto avrà stabilito il gestore nel regolamento) al regime normativo previsto per le società quotate ipermercati e regolamentati. In tal senso dispone ad esempio l'ordinamento francese per gli Mtf azionari;

    b) come alternativa, la disciplina legislativa dell'Opa potrebbe essere estesa in toto alle società italiane ammesse sui sistemi multilaterali di negoziazione. Potrebbe essere eventualmente prevista la facoltà della Consob di escluderne l'applicazione in dipendenza delle caratteristiche di determinati sistemi multilaterali di negoziazione (ad esempio in funzione della tipologia di investitori) –:

   se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di estendere la disciplina dell'offerta pubblica di acquisto, anche con riferimento alle previsioni collegate in materia di partecipazioni rilevanti e patti parasociali, ai sistemi multilaterali di negoziazione.
(5-02835)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DI BIASE, SERRACCHIANI, GIANASSI, LACARRA, SCARPA, BRAGA, BAKKALI, BERRUTO, CASO, CIANI, CUPERLO, CURTI, D'ALFONSO, DE LUCA, FORATTINI, FURFARO, GIRELLI, GRIBAUDO, LAI, LAUS, MALAVASI, MARINO, MORASSUT, ORFINI, PORTA, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, TONI RICCIARDI, ROGGIANI, SARRACINO, SCOTTO, SIMIANI e STEFANAZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio del 2024 sono stati 71 i suicidi di detenuti nelle carceri italiane;

   nel carcere «Regina Coeli» di Roma dall'inizio del 2024 si sono tolti la vita tre detenuti, tutti reclusi all'interno della VII sezione penale. L'ultimo episodio è avvenuto nella notte del 17 settembre 2024: un cinquantenne italiano si è suicidato impiccandosi nella sua cella;

   come evidenziato dall'Osservatorio sulle carceri dell'associazione Antigone, «la VII sezione di Regina Coeli e allo stesso tempo una sezione di ingresso, di transito, disciplinare, di isolamento sanitario. Le persone qui recluse restano in cella per 23 ore al giorno in una condizione che di dignitoso non ha nulla. Le celle sono piccolissime e ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello. Il wc e il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente senza intimità. Le finestre sono più piccole che altre sezioni e dotate di celosie, il che non consente all'aria di circolare e riduce l'ingresso della luce naturale. Solo le celle del terzo piano sono dotate di doccia. In questi spazi così ristretti, le persone trascorrono 23 ore al giorno. A causa del sovraffollamento nel secondo e nel terzo piano della sezione le aule ricreative sono state trasformate in celle. Le condizioni igienico sanitarie della sezione sono pessime»;

   il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia ha fatto presente che «la situazione della settima sezione del carcere di Regina Coeli non può essere più tollerata. I tre suicidi di questi ultimi mesi sono il segnale più evidente di problematiche che al momento non è possibile risolvere e per cui l'unica soluzione è la chiusura immediata della sezione» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle condizioni di detenzione all'interno del carcere Regina Coeli di Roma, ed in modo particolare nella VII sezione, e quali iniziative intenda adottare al fine di verificare che esista un piano di prevenzione del rischio suicidano e se le condizioni materiali di detenzione siano compatibili con standard igienico-sanitari delle strutture di comunità.
(3-01434)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il cancelliere è una figura professionale che possiede una preparazione sia teorica che pratica del diritto, dimestichezza nella gestione dei processi e delle connesse problematiche, con compiti di collaborazione col magistrato, come l'assistenza nell'attività istruttoria, nel dibattimento nonché nella redazione dei relativi verbali, assieme a capacità di coordinamento del lavoro con assunzione diretta di responsabilità;

   il Contratto collettivo nazionale integrativo (Ccni) del 29 luglio 2010, stipulato tra il Ministero della giustizia e le organizzazioni sindacali, lo inquadra tra il personale non dirigenziale, rendendo questo e profilo parte dell'area II, ovverosia «Assistente amministrativo»;

   il decreto ministeriale del 9 novembre 2017 ha rimodulato diversi profili del personale non dirigenziale dell'amministrazione giudiziaria, incluso quello del cancelliere, rinominandolo «esperto» attribuendogli un'attività di collaborazione qualificata col magistrato, con compiti di raccordo tra quest'ultimo e le cancellerie, con un ruolo maggiormente rappresentativo dell'Amministrazione verso l'esterno attraverso attività quali «conformizzazione degli atti», «procura di accettazione e rinuncia all'eredità», «redazione inventari», «redazione schede casellario» e «procedura di liquidazione delle spese della giustizia». È anche figura centrale dell'ufficio del processo: i contratti di assunzione gli attribuiscono compiti di coordinamento degli uffici per il processo, pur inquadrati in area III;

   la rimodulazione del profilo ha evidenziato caratteristiche sovrapponibili con quelle del funzionario giudiziario, appartenente all'area III del Contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl) comparto integrativo funzionari, e lontane dalle altre figure presenti nell'area II del Ccnl, attuale inquadramento di questa professionalità;

   data l'importanza ricoperta da questa professione, e la sua carenza nei tribunali nazionali, nel 2020 si è indetto un concorso per assegnare 2.700 posti di cancelliere esperto, dando la possibilità di, partecipare, date le alte competenze richieste dal ruolo, ad assistenti con almeno 4 anni di esperienza nel ruolo (di fatto ce ne sono voluti 22 per essere ammessi, perdendo poi la fascia economica precedentemente acquisita e spesso sede), giudici di pace, vice procuratori onorari ed avvocati con due anni di iscrizione all'albo (ma in realtà hanno potuto parteciparvi solo quelli con iscrizione superiore ai 12 anni);

   nonostante le nuove assunzioni l'attuale volontà del Ministro interrogato sarebbe la soppressione sostanziale della figura professionale del cancelliere esperto, come appreso dalla bozza «Ordinamento Professionale del personale non dirigenziale dell'Amministrazione giudiziaria», datata 25 luglio 2024, svuotandola e parificandola al ruolo di semplice assistente di area II, attribuendo agli 8.000 attuali assistenti una riqualificazione solo nominativa e vanificando quella dei cancellieri attuali;

   le persone che hanno abbandonato la loro posizione lavorativa per partecipare al suddetto concorso, con l'ottica di una progressione professionale ed economica, si ritroverebbero a svolgere una mansione depotenziata, disallineata con la propria professionalità, oltre a non essere inquadrati correttamente nell'area III pur svolgendone molte funzioni;

   la notizia ha provocato una forte agitazione nella categoria, portando alla creazione del Comitato cancellieri esperti, per l'attuazione di futuri presidi e manifestazioni a propria tutela;

   negli ultimi anni numerosi cancellieri, e altre figure professionali dell'amministrazione della giustizia, hanno preferito trasferirsi ad altri Ministeri, per una maggiore tutela e possibilità di crescita: questa soppressione potrebbe portare a nuove perdite d'organico;

   è evidente che il cancelliere esperto ricopre una funzione di responsabilità, gestione e coordinamento unica e fondamentale all'interno dell'amministrazione giudiziaria, e risulta impensabile la sua soppressione;

   è indispensabile un corretto inquadramento per riconoscerne giuste opportunità di progressione professionale nonché un compenso economico adeguato –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le necessarie iniziative volte a riconoscere alla figura dei cancellieri esperti il giusto inquadramento professionale nell'area III del Contratto collettivo nazionale del lavoro comparto funzioni centrali;

   se intenda quantificare lo stanziamento finanziario necessario per il giusto conseguente adeguamento del loro compenso economico.
(4-03455)


   GATTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   attualmente i direttori del Ministero della giustizia. Sono una categoria strategica composta da circa 1600 unità;

   ai sensi del decreto del Ministro della giustizia del 9 novembre 2017, svolgono attività a elevato contenuto specialistico, a loro è affidata la direzione e/o il coordinamento degli Uffici di cancelleria;

   sono affidate loro funzioni vicarie del dirigente, formazione del personale; rappresentano e curano nell'ambito delle proprie attribuzioni gli interessi dell'Amministrazione; svolgono attività di studio e ricerca e partecipazione all'elaborazione dei programmi dell'Amministrazione, partecipano all'attività didattica dell'Amministrazione, svolgono dietro incarico attività ispettiva in settori specifici appartenenti alle proprie funzioni;

   nella bozza di contratto collettivo integrativo del Ministero della giustizia del 25 luglio 2024 sarebbe ipotizzato l'accorpamento di queste figure professionali nell'Area dei funzionari amministrativi e contabili;

   l'eventuale «demansionamento» degli attuali direttori potrebbe causare serie e concrete problematiche nell'organizzazione degli uffici e nel coordinamento dei servizi, compresi quelli relativi alla gestione di obiettivi e risorse del Pnrr, che ricadrebbero nella responsabilità esclusiva dei vertici;

   le organizzazioni sindacali di categoria hanno manifestato ferma contrarietà rispetto a una siffatta prospettiva lamentando un indebito demansionamento e la mancata valorizzazione delle proprie competenze;

   in questo senso numerose sono state le iniziative intraprese come la manifestazione del 10 settembre 2024 davanti alla Corte di Cassazione e lo sciopero nazionale proclamato per il 20 settembre 2024;

   ai sensi del contratto collettivo nazionale del lavoro comparto funzioni centrali, per l'accesso all'Area elevate professionalità è indispensabile la laurea magistrale, requisito di cui tutti i direttori attualmente in servizio sono in possesso (per l'accesso all'Area funzionari è sufficiente la laurea triennale);

   quella del direttore è un'indispensabile figura professionale, rappresentando un prezioso elemento di collegamento tra i vertici dell'ufficio e il restante personale che provvede a numerose e delicate funzioni –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per ovviare alle criticità esposte in premessa e se intenda valutare l'opportunità di prevedere meccanismi volti a inquadrare i direttori del Ministero della giustizia nell'Area IV delle «Elevate professionalità», salvaguardando le mansioni da loro espletate finora.
(4-03456)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   PADOVANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nonostante Poste Italiane evidenzi anche sul proprio sito istituzionale il proprio impegno non solo a promuovere l'evoluzione digitale dei propri prodotti e servizi, ma anche a mantenere e potenziare la propria presenza fisica sul territorio, compresi i piccoli comuni, è notizia la chiusura entro il 7 ottobre 2024 di cinque uffici postali nella sola città di Verona: in zona Navigatori, a Veronetta, in zona Interporto, a Mizzole e a Quinzano;

   numerose sono le proteste dei residenti dei quartieri interessati dalla razionalizzazione degli uffici postali, come nel caso della mini-rivolta delle persone più anziane del rione Navigatori, rimaste già orfane qualche tempo fa della banca;

   in particolare, la chiusura dell'ufficio postale a Mizzole, nell'est cittadino, comporterà che in tutta la Valsquaranto, sul territorio comunale ci sarà solo l'ufficio postale di Montorio, con grande preoccupazione delle persone che non hanno dimestichezza con le pratiche online;

   l'ufficio postale di Mizzole è un punto di riferimento e un servizio indispensabile, trattandosi dell'unico sportello che fornisce servizi postali e finanziari nell'abitato e, seppur situato a 2,8 km dallo sportello più vicino di Montorio, costituisce riferimento insostituibile per gli anziani e per coloro che non sono in grado di muoversi autonomamente;

   l'ufficio di Montorio, peraltro, è già gravato dalla presenza del carcere, della caserma e dovrebbe essere perciò potenziato tenendo conto anche che sono in via di realizzazione nuovi importanti insediamenti nella frazione;

   come si apprende da fonti di stampa, i cittadini si stanno mobilitando e stanno organizzando una raccolta firme contro la chiusura dell'ufficio di Mizzole, che in meno di una settimana ha raggiunto 655 sottoscrizioni;

   le annunciate ultime cinque chiusure nella sola città di Verona sono solo le ultime di un lungo elenco di sportelli finiti nelle strette maglie della riorganizzazione di Poste: da settembre del 2019 sono già stati serrati tre uffici;

   in molte zone la chiusura dell'ufficio postale rappresenterebbe la totale desertificazione sociale e dei servizi, se pensiamo che molte pratiche e pagamenti tributi vengono svolti ancora in posta –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di scongiurare la chiusura totale degli uffici postali nel territorio di Verona, con particolare riguardo all'ufficio di Mizzole, anche valutando l'opportunità di aperture contingentate e garantendo almeno il servizio Postamat.
(4-03457)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in una popolosa zona di Roma Capitale e precisamente nel Municipio VII da oramai molti mesi, una ventina di palazzi subiscono gravi disservizi come la sospensione nelle ore notturne della fornitura dell'acqua da parte del gestore del servizio che è Acea ATO 2, controllata al 100 per cento da Acea S.p.A.;

   si tratta di condomini densamente popolati siti in Via Gino Capponi, Via delle Cave, Viale Furio Camillo, Via Carlo Sigonio, Via Eurialo, Via Mestre, Via Marco Valerio Corvo;

   a nulla sono valsi i ripetuti esposti e reclami presentati, e ad un «nulla di fatto» si è giunti anche dopo i sopralluoghi eseguiti dai tecnici di Acea ATO 2, anzi dopo i test eseguiti la stessa azienda ha riferito che la fornitura è corretta e soprattutto la reclamata riduzione della pressione dell'acqua non è da imputare ad Acea, quanto alla vetustà degli impianti interni ai condomini;

   alcuni amministratori di condominio hanno fatto controllare di recente gli impianti interni ed il risultato dei controlli effettuati è stato quello che all'interno gli impianti non soffrono di criticità come indicato da Acea;

   così come riferito da molti cittadini, venendo a mancare l'acqua soprattutto di notte, è quanto mai singolare che si imputi alla vetustà degli impianti interni la mancanza di un bene così essenziale;

   se ne deduce, a giudizio dell'interrogante, che la pressione dell'acqua durante le ore notturne subisce, una netta riduzione tanto da portare, in taluni casi, alla totale mancanza d'acqua;

   parrebbe trattarsi, quindi, di un disservizio imputabile unicamente alla azienda fornitrice nonostante la stessa abbia ricevuto ingenti finanziamenti con i programmi di PNRR rivolti alla ristrutturazione della rete idrica e al potenziamento degli acquedotti che dovrebbero assicurare a tutti i cittadini un bene come l'acqua, primario per la salute e l'igiene –:

   se intendano adottare iniziative di competenza ritenute opportune, anche nell'ambito delle verifiche sull'impiego delle risorse assegnate da Acea ATO 2 per gli incentivi previsti nell'area di Roma dal PNRR, per garantire l'accesso all'acqua ai cittadini.
(3-01433)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 10, commi da 3-septies a 3-decies, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 (legge 25 febbraio 2022, n. 15) consentiva alle Autorità di sistema portuale di finanziarie misure di incentivazione al pensionamento anticipato per i lavoratori dipendenti appartenenti alle imprese titolari di autorizzazioni o di concessioni portuali ovvero dipendenti di terminal portuali;

   in particolare, il fondo per l'attuazione di misure di incentivazione al pensionamento anticipato per i lavoratori viene finanziato con quota pari all'1 per cento delle entrate delle Adsp derivanti dal gettito delle tasse sulle merci sbarcate e imbarcate;

   nonostante aziende e Adsp abbiano provveduto ad accantonare le risorse necessarie ad alimentare il Fondo, lo stesso, ad oggi, non sarebbe attivo e la misura, dunque non sarebbe mai stata attuata per la mancata adozione del decreto interministeriale previsto per legge;

   il mancato avvio del fondo di prepensionamento rischia di complicare ulteriormente il percorso per il rinnovo del contratto nazionale dei porti;

   è importante che il tema del lavoro in ambito portuale riassuma la sua centralità, soprattutto in una fase come quella che stiamo vivendo che non offre certezze sul futuro e dove stanno avanzando nuove sfide per la salvaguardia della competitività del sistema portuale nazionale –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza i Ministeri interrogati intendano assumere al fine di rendere pienamente operativo il Fondo per l'attuazione di misure di incentivazione al pensionamento anticipato per i lavoratori portuali di cui ai commi da 3-septies a 3-decies dell'articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 (legge 25 febbraio 2022, n. 15).
(4-03461)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   l'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo, 6 settembre 2011, n. 159, concernente «Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 1362», prevede una forma aggravata di avviso orale irrogabile nei confronti di coloro che hanno riportato condanne definitive per delitti non colposi; nell'ambito della nozione di apparato di comunicazione radiotrasmittente, la Corte di cassazione, ha chiarito con la sentenza n. 314 del 2019 (e in precedenza con le sentenze n. 28796 del 2014 e n. 38514 del 2009) che rientrano: il telefono cellulare, radiotrasmettitori, il radiotelefono, i satelliti, ponti radio, le emittenti radio, i radiofari, i walkie-talkie, i telefoni cordless;

   bisogna considerare tuttavia che negli ultimi anni, lo sviluppo tecnologico, ha sostanzialmente modificato di fatto, sebbene in maniera sensibile, il modo di comunicare, basti pensare al rapido diffondersi dei cosiddetti social network (Facebook, Instagram, WhatsApp, Twitter), in grado di consentire nuove forme di comunicazione tramite rete internet;

   a tal fine, il concetto di apparato radiotrasmittente, potrebbe pertanto estendersi, sino a ricomprendere, i moderni smartphone, tablet, che consentano connessioni dati via wi-fi o attraverso Sim; l'interrogante, evidenzia che proprio sulla scorta di queste interpretazioni, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 2 del 2023, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo n. 159 del 2011 in precedenza richiamato, nella parte in cui, tra gli «apparati di comunicazione radiotrasmittente», di cui il questore può vietare il possesso o l'utilizzo, s'includono appunto i telefoni cellulari;

   la decisione della Consulta è motivata sulla base del tattiche il divieto di possesso e uso di telefono mobile (considerata l'universale diffusione di tale strumento in ogni ambito) si traduce in una compressione della libertà di comunicare, sancita come inviolabile dalla Costituzione, che ne consente la limitazione «soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge»; nell'ottica di adeguare la disciplina della misura suesposta ai princìpi espressi dalla Corte costituzionale in precedenza richiamata, il decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123 convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 159, all'articolo 5, al comma 1, ha introdotto una nuova specifica fattispecie all'articolo 3 del decreto legislativo n. l59 del 2011, aggiungendo un nuovo comma 6-bis, che dispone il divieto di utilizzare, in tutto o in parte, piattaforme o servizi informatici o telematici, specificatamente indicati, nonché il divieto di possedere o utilizzare telefoni cellulari, altri dispositivi per le comunicazioni, dati e voce o qualsiasi altro apparato di comunicazione radiotrasmittente, quando il suo utilizzo è servito per la realizzazione o la divulgazione delle condotte che hanno determinato l'avviso orale (non è incluso il personal computer);

   conformemente alle indicazioni della Corte costituzionale, tale divieto può attualmente essere disposto dall'autorità giudiziaria, su proposta del questore, nei confronti dei destinatari di avviso orale, che risultino condannati, anche con sentenza non definitiva, per uno o più delitti contro la persona o il patrimonio, ovvero inerenti alle armi o alle sostanze stupefacenti;

   per quanto concerne l'autorità giudiziaria competente, l'articolo 5, comma 1, del suesposto decreto-legge n. 123 del 2023, nella configurazione precedente alla conversione in legge, aveva individuato il tribunale in composizione monocratica; tuttavia la legge di conversione ha modificato la disposizione in esame (determinando oggettivamente confusione e disorientamento) attribuendo la competenza ad applicare il divieto de quo in capo al tribunale per i minorenni;

   tale opzione normativa infatti, indurrebbe e ritenere il provvedimento di cui all'articolo 3, comma 6-bis, del decreto legislativo n. l59 del 2011, applicabile unicamente ai soggetti minorenni ultraquattordicenni; d'altro canto tuttavia, lo stesso comma 6-bis, richiama i «casi di cui ai commi 1 e 3-bis» ovvero rispettivamente, l'avviso orale a soggetti maggiorenni e quello a soggetti minorenni;

   in relazione alle suesposte osservazioni, a giudizio dell'interpellante appare urgente e indifferibile chiarire quale sia l'autorità giudiziaria a cui spetti la competenza per convalidare la proposta del questore, in ordine all'applicazione delle prescrizioni di divieto di cellulari e altri mezzi di comunicazione –:

   se i Ministri interrogati non ravvisino – secondo quanto esposto in premessa – come l'attuale normativa appaia confusa e generi difficoltà nell'applicazione effettiva da parte degli operatori di giustizia e dunque, in caso affermativo, se non ritengano urgente e opportuno adottare iniziative di carattere normativo volte a:

   a) chiarire definitivamente, in base a quanto esposto in premessa l'ambito di applicazione della disciplina;

   b) introdurre una disposizione volta a includere tra i reati in relazione ai quali occorre una condanna per applicazione dell'avviso orale con prescrizioni anche i reati contro l'ordine e la sicurezza pubblica.
(2-00436) «Ambrosi».

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la Carta del docente è un importante strumento fornito al personale docente per effettuare determinate tipologie di acquisti ritenuti in linea con il proprio profilo professionale e utili per finalità didattiche;

   con l'interrogazione a risposta in Commissione numero 5-01126, a prima firma dell'interrogante, si è già avuto modo di chiedere al Ministro dell'istruzione e del merito quali iniziative intendesse intraprendere per precisare che la card docente potesse essere utilizzata anche per l'acquisto di giochi, giochi da tavolo o giocattoli purché finalizzati alla sperimentazione didattica o alla promozione delle materie Steam;

   dalla risposta fornita dal Ministero dell'istruzione e pubblicata Mercoledì 15 novembre 2023 si evince che la Carta del docente, pensata per l'aggiornamento e arricchimento professionale, permette già di acquistare materiale didattico quale giochi, giochi da tavolo o giocattoli, purché siano certificati come tali dal venditore;

   ad oggi, però, non risulta ancora possibile l'acquisto dei beni appena citati e le motivazioni sarebbero riconducibili, a quanto consta all'interrogante, (a) alla mancata comunicazione da parte del Ministero dell'istruzione e del merito a Sogei con la quale si comunica di aggiungere i codici Ateco 32.40 Fabbricazione di giochi e giocattoli e 47.65.00 Commercio al dettaglio di giochi e giocattoli in esercizi specializzati tra quelli previsti per l'utilizzo della Carta del docente e (b) alla mancata indicazione nelle specifiche tecniche dei prodotti della destinazione a materiale ludico-didattico;

   tale situazione pregiudica la sperimentazione didattica e il percorso di apprendimento degli studenti specie nelle materie Stem, impedendo l'arricchimento dell'esperienza educativa e l'adozione di metodi di insegnamento innovativi –:

   se il Ministro interrogato abbia già comunicato a Sogei i codici Ateco 32.40 e 47.65.00 per permettere l'acquisto dei giochi, giochi da tavolo o giocattoli finalizzati all'apprendimento, nonché se l'eventuale ritardo nella comunicazione sia imputabile alla volontà di non inserirli tra i beni acquistabili con la Carta del docente.
(5-02834)

Interrogazioni a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dai media di settore le assegnazioni annuali delle cattedre per i docenti sono state caratterizzate da ritardi e disfunzioni operative;

   numerosi docenti avrebbero segnalato tempi lunghi per le procedure di assegnazione delle supplenze soprattutto nelle grandi aree urbane e provinciali, come Milano;

   in Lombardia, infatti, si sono verificati frequenti errori riconducibili al software del Ministero, che invia le assegnazioni delle cattedre a tempo determinato tramite email e portale Istanze online;

   la rigidità dell'algoritmo nel far combaciare disponibilità e offerta ha determinato il fatto che molti insegnanti con punteggi elevati siano stati superati nelle nomine da colleghi con punteggi inferiori, e rischino ora di rimanere disoccupati, facendoli risultare come «rinunciatari», o di essere assegnati casualmente ad altre cattedre;

   in diverse province lombarde, le scuole, nonostante l'avvio dell'anno scolastico, non sono in grado di coprire la domanda di insegnanti di sostegno con personale specializzato o presente in graduatorie provinciali di supplenza costringendo le istituzioni a ricorrere a contratti a tempo determinato. Sono stati inoltre segnalati casi, come quello dell'istituto comprensivo statale «Francesco Cappelli» di Milano, in cui il personale di sostegno sarebbe stato ridotto del 50 per cento;

   tali problematiche potrebbero gravemente compromettere il regolare avvio dell'anno scolastici, causando disagi e costi aggiuntivi per le famiglie italiane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e – in ogni caso – quali iniziative intenda adottare per risolvere tempestivamente tali criticità e ripristinare una situazione di equità nelle procedure di assegnazione delle cattedre;

   quali interventi strutturali preveda di attuare per porre fine al ripetersi di queste problematiche all'inizio di ogni anno scolastico, con particolare riferimento al miglioramento del software gestionale del Ministero e alla salvaguardia della continuità didattica.
(4-03454)


   BENZONI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Direttore generale n. 1259 del 23 novembre 2017 il Ministero dell'istruzione bandiva un concorso su base nazionale per 2.425 dirigenti scolastici, prevedendo a tal fine il sostenimento di una prova preselettiva, seguita da una prova scritta e una prova orale;

   l'alto numero di candidati non idonei registrato in ogni fase del concorso spingeva gli stessi a presentare appositi ricorsi tesi a dimostrare che il concorso si fosse svolto con scarsa trasparenza e quindi andasse annullato;

   il Consiglio di Stato, invece, con sentenza n. 396 del 12 gennaio 2021, riconosceva l'assoluta regolarità di tutte le fasi del concorso: sono oltre 3.000 i vincitori della procedura, di cui oltre 2.500 già assunti fra il 2019 e il 2020. Si tratta, dunque, di dirigenti che, studiando con serietà ed impegno, hanno regolarmente superato le tre prove previste;

   i ricorrenti insoddisfatti si sono nel tempo riuniti in un comitato, denominato «Trasparenza è Partecipazione», il quale, attraverso due emendamenti al decreto-legge «Milleproroghe 2023» presentati dalla senatrice di Fratelli d'Italia Carmela Bucalo (FdI) è riuscito ad ottenere la proroga della validità delle graduatorie di tale concorso fino all'anno scolastico 2025/2026;

   in particolare, la sanatoria operata dall'articolo 5 del citato decreto-legge ha permesso ai ricorrenti – pur dopo il rigetto del ricorso da parte dei competenti organi di giustizia amministrativa – di accedere ad un quiz a scelta multipla che, se superato con la sufficienza (la prova preselettiva del 2017 aveva ammesso allo step successivo persone con punteggio superiore a 7/10), avrebbe portato alla frequenza di un corso online alla cifra di 1.850 euro, senza alcuna valutazione finale e immissione diretta in ruolo, in aperta contrapposizione con il dettato costituzionale dell'articolo 97;

   grazie a tale intervento emendativo, infatti, 2099 candidati – precedentemente esclusi dal concorso in oggetto – oggi possono guidare le scuole del territorio lasciate, tra l'altro, scoperte da alcuni uffici scolastici regionali. A giudizio dell'interrogante si tratta di centinaia di persone che dirigono istituti scolastici italiani soltanto grazie ad un intervento politico, il quale peraltro non tiene in adeguata considerazione le pronunce giudiziali che, in tutti i gradi di giudizio, avevano ritenuto legittimo e corretto lo svolgimento del concorso;

   va, infine, specificato come l'assegnazione di tali posti abbia di fatto impedito agli originari vincitori del concorso di usufruire della mobilità interregionale che avrebbe permesso a molti di loro di riavvicinarsi alle proprie famiglie dopo diversi anni di servizio passati lontano da casa;

   peraltro, ad ulteriore riprova della disparità di trattamento suesposta, è attualmente in corso una nuova procedura di selezione per dirigenti scolastici per la quale si è previsto il superamento della prova preselettiva con un punteggio pari a 7/10, nonché una prova scritta e una prova orale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli effetti di tale sanatoria e se, e in quali termini, abbia valutato la compatibilità di tale intervento con il dettato costituzionale in materia di accesso agli impieghi pubblici;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire che la selezione dei dirigenti scolastici avvenga in conformità ai principi di trasparenza e merito sanciti dalla Costituzione, tutelando anche coloro che hanno superato il concorso secondo le regole previste dalla normativa vigente.
(4-03459)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il 17 ottobre 2023 è stato pubblicato un avviso di scorrimento della graduatoria del concorso per la copertura di 2293 posti di personale non dirigenziale di area seconda, fascia retributiva F2 nei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero dell'interno, del Ministero della cultura e dell'Avvocatura dello Stato, per procedere all'assunzione di personale mediante assegnazione degli idonei non vincitori del predetto concorso;

   risulta all'interrogante che molte amministrazioni che hanno attinto alla graduatoria hanno provveduto a fare sottoscrivere il contratto di lavoro ai sensi di quanto disposto dal contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) 2019/21, che dispone la corresponsione della retribuzione annua lorda prevista per l'Area Assistenti, fascia retributiva F2, incrementata del differenziale stipendiale stabilito dall'articolo 52 del richiamato Ccnl;

   come è noto, infatti, allo scopo di regolare il passaggio dagli ordinamenti precedentemente vigenti al nuovo sistema di classificazione unificato, con il Ccnl Funzioni Centrali 2019-2021 sono state tra l'altro introdotte norme di prima applicazione in tema di procedure concorsuali di accesso alle aree o alle posizioni di inquadramento giuridico previste dai precedenti ordinamenti bandite prima dell'entrata in vigore del citato sistema di classificazione (1° novembre 2022). In particolare, l'articolo 18, comma 5 ha stabilito che tali procedure fossero portate a termine e concluse sulla base dei precedenti ordinamenti professionali; ne consegue che, analogamente a quanto avvenuto per il personale già in servizio, anche le lavoratrici ed i lavoratori assunti in forza delle richiamate procedure avrebbero dovuto beneficiare del mantenimento, a titolo di differenziale stipendiale, delle quote di retribuzione di cui all'articolo 52, comma 4, lettera a) del più volte citato Ccnl 2019-2021; quote corrispondenti alla differenza tra gli stipendi tabellari previsti per ciascuna fascia retributiva o posizione economica dei precedenti ordinamenti e quelli contrattualmente definiti per le nuove aree;

   l'Aran, con una interpretazione unilaterale dell'articolo 52 del Ccnl fc 2019/21, ha ritenuto non applicabile il richiamato differenziale economico al personale idoneo assunto mediante scorrimento, riconoscendo l'applicabilità del predetto articolo 52 solamente per quelle procedure concorsuali la cui autorizzazione a far scorrere gli idonei sia intervenuta prima del 1° novembre 2022, data di vigenza del nuovo ordinamento professionale, di fatto «azzerando» le caratteristiche giuridico-economiche dei bandi e riportando i titolari dello scorrimento alla posizione iniziale dell'area di riferimento anche laddove era previsto un ingresso in fasce economiche superiori;

   il parere dell'Aran, senza preventiva comunicazione alle organizzazioni sindacali di categoria, non può essere considerato a giudizio dell'interrogante un'interpretazione autentica delle clausole contrattuali, anche in considerazione del fatto che gli effetti di tale parere integrano un danno economico per i neoassunti che avrebbero potuto fare scelte occupazionali diverse se ne avessero avuto conoscenza in tempo utile;

   nessuna comunicazione è stata fatta ai lavoratori su una possibile modifica del contratto individuale, tenuto anche conto della ormai superata natura pubblicistica del contratto che attribuisce alla pubblica amministrazione le prerogative di un datore di lavoro privato, con la conseguenza che le modifiche su contratti in vigore avvengono attraverso atti di natura negoziale e non amministrativa; i neoassunti da scorrimento della citata graduatoria si trovano quindi nella paradossale situazione di avere stipendi più bassi rispetto agli assunti in prima battuta, pur avendo partecipato al medesimo concorso, per la stessa figura professionale ed avendo sottoscritto, in molti casi, contratti di lavoro che prevedevano espressamente il riconoscimento del differenziale stipendiale –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare, con riferimento alle vicende esposte in premessa, garantire il medesimo trattamento economico tra il personale assunto come vincitore e quello inserito nei ruoli a seguito dello scorrimento delle graduatorie ancora aperte, anche al fine di scongiurare i prevedibili ricorsi.
(5-02833)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FARAONE, GADDA, DE MONTE, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il virus respiratorio sinciziale (Vrs) è il principale responsabile della bronchiolite, infezione virale acuta che colpisce principalmente il sistema respiratorio dei bambini di età inferiore ai cinque anni, in particolare nel periodo invernale, portando nei casi più gravi all'ospedalizzazione dei bambini;

   negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo dei casi gravi di bronchiolite a causa della diffusione di diverse varianti del virus respiratorio sinciziale;

   la bronchiolite è facilmente trasmissibile nei bambini che, a contatto con adulti o altri bambini, sono spesso soggetti della diffusione dell'agente virale, soprattutto quando si tratta di bambini che frequentano le scuole per l'infanzia. Il virus rappresenta una seria minaccia per i circa quattrocentomila bambini nati ogni anno in Italia, causando in media sedici decessi annui e quindicimila ricoveri su duecentosedicimila casi totali;

   con circolare datata 18 settembre 2024, il Ministero della salute avvisava le regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario che queste non avrebbero potuto garantire la somministrazione gratuita dell'anticorpo monoclonale Nirsevimab a valere sul Fondo sanitario nazionale in quanto farmaco non incluso nei Livelli essenziali di assistenza (Lea);

   la circolare del Ministero precisava poi che le regioni potessero garantire la somministrazione dell'anticorpo monoclonale solo a condizione che la copertura finanziaria fosse garantita con risorse a carico dei bilanci autonomi regionali aggiuntive rispetto al Fondo sanitario regionale;

   le regioni che attualmente si trovano in piano di rientro dal disavanzo sanitario sono: Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Le regioni in questione appartengono territorialmente al Centro-Sud Italia, e sono tra quelle che patirebbero principalmente gli effetti negativi della piena entrata in vigore della riforma dell'autonomia differenziata voluta dal Governo, in particolare sul fronte delle politiche sanitarie come evidenziato in sede di audizione sulla riforma dagli autorevoli esperti;

   a seguito delle proteste rivolte dalle regioni del Sud e dalle associazioni di medici, il Ministro della salute ha emanato un ulteriore circolare datata 19 settembre 2024 in cui ha smentito quanto deciso solamente il giorno prima. Tale vicenda ad avviso dell'interrogante non solo si configura come un gravissimo esempio dell'inadeguatezza del Governo nell'affrontare i problemi della sanità, ma prefigura il funzionamento concreto dell'autonomia differenziata;

   la Costituzione italiana sancisce che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e nell'interesse della collettività, non giustificando in alcun caso — tantomeno alla luce del riparto di competenze di cui all'articolo 117 — le mancate cure che si configurerebbero qualora un farmaco necessario per oltre duecentomila persone non venisse distribuito gratuitamente agli indigenti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per ridurre l'incidenza del virus sui bambini e sulle strutture ospedaliere;

   con quali tempistiche sarà reso disponibile a carico del Servizio sanitario nazionale il farmaco per la cura della bronchiolite;

   per quali ragioni abbia inteso interrompere l'iniziale distribuzione dell'anticorpo monoclonale nelle regioni in piano di rientro, considerando che le regioni in questione sono quelle più esposte sia sul piano socio-economico che su quello sanitario.
(5-02832)

Interrogazione a risposta scritta:


   FURFARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il cheratocono è una patologia cronica ad andamento progressivo, spesso di origine ereditaria e diffuso in modo consistente soprattutto nel bacino del Mediterraneo che si verifica quando la cornea perde rigidità e resistenza e il suo tessuto si assottiglia e si deforma nella parte centrale, assumendo la forma di un cono. In genere colpisce entrambi gli occhi, anche se spesso in misura diversa;

   il cheratocono colpisce ogni anno circa cinquanta persone ogni centomila, sia uomini che donne, in prevalenza in età adolescenziale e giovanile. L'esordio e l'evoluzione della malattia sono molto variabili. Nei casi più avanzati, quando l'assottigliamento estremo del tessuto corneale comporta un rischio imminente di perforazione, si pone l'indicazione al trapianto di cornea (il trapianto, tuttavia, può essere reso necessario anche da traumi alla cornea di origine accidentale quali ferite o ustioni da acido o altro, oltre a infezioni quale erpes o altro);

   il cheratocono è incluso, con il codice RF0280, nell'elenco delle malattie rare per le quali è riconosciuto il diritto all'esenzione dal ticket come previsto nell'elenco allegato al decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124;

   per quanto riguarda la farmaceutica l'esenzione del ticket sui farmaci riguardo alle malattie rare in generale è subordinata alla presentazione del piano terapeutico redatto dal medico che attesta la malattia e, considerando che ad oggi non esistono specifici farmaci per tale patologici, colliri che vengono indicati a seguito del trapianto di cornea anche per evitare il possibile rigetto dello stesso trapianto sono a carico del paziente;

   in particolare il Fluaton, collirio appartenente al gruppo dei terapeutico corticosteroidi è inserito in fascia C e quindi a totale carico del paziente; così come il collirio Icross, soluzione oftalmica che lubrifica la superficie dell'occhio contrastando i sintomi della secchezza oculare; così come il Netildex collirio appartenente alla categoria dei corticosteroidi + antibatterici;

   a seguito del trapianto di cornea le terapie da seguire sono lunghe e il non eseguirle correttamente può essere una delle cause del rigetto;

   il totale costo dei farmaci necessari alla terapia post-trapianto a carico del paziente può incidere fortemente sulla stessa riuscita del trapianto qualora la persona non sia in grado economicamente di poter acquistare i farmaci necessari –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza volte a far sì che siano inserite nell'elenco dei medicinali totalmente rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale anche quelli necessari alla terapia post-trapianto di cornea come il collirio Fluaton o Netildex, anche indipendentemente dalle motivazioni per cui si è reso necessario tale intervento.
(4-03458)