XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
la parità di genere è un diritto fondamentale riconosciuto a livello internazionale, europeo e costituzionale e rappresenta un obiettivo prioritario per garantire equità e sviluppo sociale ed economico;
nonostante una maggiore attenzione delle politiche europee e nazionali e un crescente impegno delle istituzioni nel contrastare il fenomeno, il divario di genere nel mondo del lavoro rimane per l'Italia una delle più significative forme di disuguaglianza, soprattutto in termini di accesso alle posizioni dirigenziali, di retribuzione e opportunità di crescita professionale;
l'Italia è scesa dal 79° all'87° posto nella graduatoria mondiale della parità di genere stilata dal World economic forum e secondo il Gender equality index 2022 dell'Eige (European institute for gender equality) si colloca al 14° posto tra i 27 Paesi europei, con ampie disparità in aree come la partecipazione al lavoro, le risorse economiche e il potere decisionale;
secondo i dati Istat, il tasso di occupazione femminile in Italia nel 2023 si attesta al 52,1 per cento, contro il 72,1 per cento degli uomini, con un divario di 20 punti percentuali che pone l'Italia tra i Paesi con il divario occupazionale di genere tra i più alti in Europa, dove la media è del 10,8 per cento;
le donne risultano essere maggiormente coinvolte nei lavori part time e una su cinque lascia il mercato del lavoro dopo la maternità, spesso non per scelta ma per una necessità imposta da fattori esterni come la cura familiare, la mancanza di servizi di supporto e la discriminazione di genere nel mercato del lavoro;
in molte famiglie italiane la cura dei figli, degli anziani o di altri familiari dipendenti ricade prevalentemente sulle donne. Secondo dati Istat, il 24,5 per cento delle donne italiane tra i 55 e i 64 anni fornisce assistenza gratuita ai familiari, riducendo così la loro disponibilità per un impiego a tempo pieno. Questa distribuzione diseguale del lavoro di cura è spesso una delle principali ragioni che spingono le donne a lavorare part time o a rimanere in posizioni a basso reddito e con poche opportunità di crescita in cambio di una maggiore flessibilità a lavoro;
la carenza di servizi accessibili e flessibili, come asili nido, scuole pubbliche con orari prolungati e strutture per l'assistenza agli anziani, costringe molte donne a ridurre le proprie ore lavorative per poter far fronte alle esigenze familiari. In particolare, nelle regioni del Mezzogiorno, la disponibilità di tali servizi è limitata, aumentando la pressione sulle donne di dover combinare lavoro e cura familiare;
è fondamentale evidenziare che l'accesso agli asili nido è un fattore cruciale per permettere alle donne di partecipare attivamente e a tempo pieno al mercato del lavoro, ma l'offerta di asili nido pubblici in Italia è insufficiente e non è distribuita equamente sul territorio. Secondo dati Istat, solo il 26 per cento dei bambini sotto i tre anni ha accesso a servizi per la prima infanzia, contro una media europea che supera il 30 per cento. La situazione è ancora più critica nelle regioni del Mezzogiorno, dove la copertura dei servizi per l'infanzia è ben al di sotto della media nazionale. Ad esempio, in alcune regioni, come la Calabria e la Sicilia, la percentuale di bambini che frequentano un asilo nido è inferiore al 10 per cento, lasciando le famiglie senza alternative. Questo deficit di servizi pubblici spinge molte donne a rimanere a casa o a ridurre le ore di lavoro per occuparsi dei figli, rinunciando così alle opportunità di carriera e di realizzazione professionale;
inoltre, anche nelle aree in cui i servizi sono disponibili, gli orari di apertura delle scuole non sono sempre compatibili con le esigenze lavorative dei genitori. Le scuole italiane, infatti, hanno orari ridotti rispetto a quelli di molti altri Paesi europei, con la maggior parte delle istituzioni che terminano le lezioni a metà giornata e con poche opzioni per il tempo prolungato o il doposcuola. Tale situazione costringe i genitori, in particolare le madri, a dover gestire il tempo extra non coperto dalla scuola, spesso ricorrendo al part time oppure rivolgendosi all'assistenza privata, gravando in modo sproporzionato sul reddito e generando disparità di trattamento tra chi può permettersi un supporto esterno e chi invece è costretto a ridurre o abbandonare l'attività lavorativa per mancanza di alternative economiche;
oltre alla cura dei figli, molte donne sono responsabili dell'assistenza agli anziani, specialmente in famiglie multigenerazionali. Il nostro Paese ha una popolazione in progressivo invecchiamento e i servizi di assistenza pubblici, come le residenze per anziani o l'assistenza domiciliare, sono insufficienti. Secondo i dati Istat, solo il 10 per cento degli anziani riceve assistenza domiciliare, il che significa che il 90 per cento delle persone anziane, molte delle quali necessitano di cure quotidiane, è gestito in casa, prevalentemente dalle donne della famiglia, che finiscono per sacrificare la loro carriera lavorativa;
le famiglie italiane spendono in media il 10 per cento del loro reddito per pagare i servizi di cura, una percentuale che aumenta nelle regioni del Sud e per le famiglie a reddito più basso. Molte donne, trovandosi davanti a costi elevati e a servizi pubblici limitati, scelgono di lavorare meno ore o di rinunciare completamente al lavoro, poiché il reddito derivante da un impiego a tempo pieno potrebbe non coprire i costi di cura e assistenza alla famiglia;
la precarietà lavorativa femminile ha effetti negativi non solo sull'autonomia economica delle donne durante l'età lavorativa, ma anche sulla loro pensione futura, in quanto contratti a termine, lavori part time e interruzioni di carriera dovute a responsabilità di cura familiare riducono il reddito complessivo e i contributi pensionistici, ampliando le disuguaglianze di genere a lungo termine;
le donne con disabilità affrontano ostacoli significativi non solo nell'ottenere un'occupazione stabile, ma anche nel vedersi garantiti i diritti fondamentali alla pari dei colleghi maschi o delle donne senza disabilità, subendo pertanto una doppia discriminazione, sia a causa della loro condizione fisica o mentale, sia per questioni di genere, che le espone a maggiori difficoltà nell'accesso al lavoro, nella progressione di carriera e nella conciliazione vita-lavoro;
in tante aziende esiste ancora una forte discriminazione di genere basata su stereotipi radicati che presumono erroneamente che le donne, specialmente in età fertile o già madri, siano meno affidabili o meno «dedicate» al lavoro, in quanto vengono spesso percepite come poco disponibili a fare straordinari o a spostarsi per motivi professionali. Tali pregiudizi impliciti portano a una minore fiducia nell'affidare loro ruoli di grande responsabilità o a offrire opportunità di crescita professionale, alimentando il fenomeno del «soffitto di cristallo», ossia di barriere invisibili che impediscono alle donne, anche quando dimostrano di avere le competenze e l'esperienza necessarie per ricoprire ruoli di alto livello, di accedere a posizioni di leadership o di avanzare nella carriera aziendale o istituzionale;
il divario di genere è evidente anche nella retribuzione: le donne italiane guadagnano mediamente meno degli uomini, con un gender pay gap complessivo che raggiunge il 43 per cento tra i salari annui medi, uno dei più alti in Europa. Nel settore privato, in particolare, il gender pay gap diventa più marcato, considerando le differenze di carriera che vedono solo il 28 per cento delle posizioni dirigenziali nelle imprese occupate da donne, rispetto al 33 per cento della media europea;
nonostante le donne rappresentino il 58 per cento dei laureati, superando gli uomini in termini di tasso di conseguimento di lauree triennali e magistrali, tuttavia continuano a essere fortemente sottorappresentate nelle discipline Stem (science, technology, engineering and mathematics). Solo il 16,6 per cento delle laureate italiane proviene da tali discipline, un dato che evidenzia un divario significativo rispetto agli uomini e che ha implicazioni importanti sul loro accesso ai settori lavorativi più remunerativi e strategici per la crescita economica e tecnologica del Paese;
le istituzioni europee hanno più volte sottolineato la necessità di attuare misure concrete per ridurre le disuguaglianze di genere nel lavoro, come indicato nelle recenti direttive e raccomandazioni, con l'obiettivo di colmare il divario di genere entro il 2030. In particolare, la direttiva (UE) 2023/970 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 maggio 2023, che dovrà essere recepita entro il 7 giugno 2026, ha stabilito norme finalizzate a garantire la trasparenza salariale e a stabilire prescrizioni minime per rafforzare l'applicazione del principio della parità retributiva per uno stesso lavoro tra uomini e donne e il divieto di discriminazione in materia di occupazione e impiego per motivi di genere. La direttiva ha inoltre previsto che gli Stati membri sviluppino strumenti o metodologie per confrontare il valore dei lavori svolti da uomini e donne, assicurando che le valutazioni siano basate su criteri oggettivi, non discriminatori e, ove possibile, concordati con i rappresentanti dei lavoratori;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza avrebbe dovuto essere uno strumento utile a raggiungere la parità di genere, ma, a tre anni dalla sua approvazione, le azioni messe in atto sembrano presentare notevoli criticità. L'articolo 47 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, ha stabilito disposizioni per promuovere l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro, tramite l'introduzione del cosiddetto «gender procurement», imponendo l'obbligo per le imprese partecipanti alle gare pubbliche di riservare almeno il 30 per cento delle assunzioni alle donne. Tale norma mirava a ridurre il significativo divario occupazionale tra uomini e donne, contribuendo a innalzare il tasso di occupazione femminile in Italia, fermo al 55 per cento, e avvicinarlo alla media europea del 69,3 per cento. Tuttavia, le deroghe consentite dalle linee guida per l'attuazione dell'articolo 47 hanno aperto la possibilità di escludere l'applicazione delle quote con clausole generiche. Di conseguenza, il 57 per cento dei progetti approvati è andato in deroga totale, senza alcun riferimento al «gender procurement», e per il 60 per cento dei bandi in deroga non è stata resa disponibile alcuna motivazione specifica per l'esenzione;
la normativa vigente non prevede l'obbligo di inserire le premialità legate all'inclusione lavorativa delle donne nei bandi di gara, lasciando la loro applicazione alla discrezionalità degli enti appaltanti. Questa mancanza di vincolo normativo determina un'applicazione insufficiente delle misure a sostegno della parità di genere, in contrasto con l'obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza di considerare la parità di genere una priorità trasversale, e compromette la possibilità di riconoscere punteggi aggiuntivi alle imprese che hanno già attuato misure concrete per favorire l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro e la parità di genere nelle loro strutture organizzative;
la legge 5 novembre 2021, n. 162, ha introdotto la certificazione della parità di genere per incentivare le aziende a ridurre il divario di genere, ma solo poche centinaia di imprese hanno ottenuto tale certificazione su oltre 4,3 milioni di imprese attive in Italia;
il cosiddetto Family act, introdotto con la legge 7 aprile 2022, n. 32, che delegava il Governo ad adottare entro ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge i decreti legislativi attuativi volti a promuovere interventi strutturali a favore delle famiglie, dei giovani e delle donne, non è stato attuato. La delega all'Esecutivo per attuare il piano è scaduta senza l'emanazione di alcun decreto e, di conseguenza, non sono state introdotte le misure di fiscalità agevolata per le famiglie, il rimborso delle spese scolastiche, gli incentivi al lavoro femminile e la riforma dei congedi parentali. L'unica misura strutturale rimasta è l'assegno unico universale, approvato nella XVIII legislatura;
le misure introdotte dai decreti collegati al cosiddetto Jobs act, come l'estensione del periodo di congedo parentale, insieme agli incentivi per le imprese che adottano il telelavoro e la legislazione che ha regolamentato lo smart working, hanno rappresentato passi importanti per promuovere una più equa distribuzione delle responsabilità familiari e ridurre per le imprese i costi di organizzare il lavoro in maniera meno standardizzata e più aderente ai ritmi richiesti dalla combinazione di lavoro e famiglia;
le misure introdotte con la legge di bilancio per il 2024, come l'aumento del bonus asilo nido e la riduzione dei contributi previdenziali per le madri lavoratrici dipendenti, pur rappresentando dei passi avanti, sono comunque rivolte solo a famiglie con due o più figli e con limiti di Isee che restringono ulteriormente la platea di beneficiari. Escludere le madri con un solo figlio dal beneficio significa ignorare il fatto che le difficoltà economiche e le esigenze di conciliazione lavoro-famiglia per le donne si presentano anche nel caso del primo figlio e non tenere in considerazione che la maggior parte delle famiglie italiane ha un solo bambino e che è proprio la decisione di avere il primo figlio a rappresentare un passo cruciale per invertire la tendenza demografica negativa del nostro Paese. Inoltre, la mancanza di sostegni specifici per le donne single con figli, che devono gestire in completa autonomia le responsabilità genitoriali senza poter contare sul supporto di un partner, rischia di emarginarle ulteriormente. Questa situazione limita le loro opportunità di realizzazione personale e professionale, riducendo la capacità di partecipare attivamente al mercato del lavoro;
uno degli ostacoli principali alla formazione di nuove famiglie è la mancanza di stabilità economica e abitativa, che spesso impedisce alle coppie di programmare la costituzione di una famiglia. La difficoltà di accesso a mutui e affitti a condizioni vantaggiose, soprattutto per i giovani e per coloro che hanno contratti di lavoro precari o part time, prime fra tutte le donne, rappresenta un freno significativo alla natalità;
le politiche attuali, nel loro complesso, tendono a incentivare principalmente la nascita del secondo e del terzo figlio, riflettendo una visione che focalizza le politiche di genere sulla promozione della maternità come priorità centrale per le donne, sottintendendo che il ruolo primario delle donne sia quello di madri. Questo orientamento politico e culturale non considera adeguatamente il desiderio di molte donne di conciliarsi con il lavoro, né promuove un sistema equo che condivida il peso delle responsabilità genitoriali e familiari con i padri, ma rafforza una visione tradizionale del ruolo delle donne, limitando le loro opportunità di crescita professionale e occupazionale,
impegna il Governo:
1) a promuovere iniziative strutturali volte a ridurre il divario di genere nel mondo del lavoro, in particolare attraverso l'introduzione di politiche che favoriscano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro in modo strutturato e qualificato e che garantiscano l'equità salariale, incentivando la trasparenza retributiva all'interno delle aziende pubbliche e private, anche con l'introduzione di sanzioni per le realtà che non rispettano i princìpi di equità retributiva tra uomini e donne;
2) a sviluppare misure di sostegno per l'accesso delle donne alle posizioni dirigenziali e di leadership, favorendo politiche di quota di genere nei processi di selezione e assunzione e introducendo maggiori incentivi per le aziende che adottano politiche inclusive;
3) a prevedere misure che incentivino l'inclusione femminile nei settori caratterizzati da alta disparità di genere, come le discipline Stem (science, technology, engineering and mathematics), strategici per la crescita economica e tecnologica del Paese, attraverso politiche di orientamento, borse di studio dedicate e misure per combattere gli stereotipi di genere che ancora limitano le scelte formative delle ragazze;
4) ad assumere iniziative volte a incentivare le politiche di welfare aziendale che favoriscano la conciliazione lavoro-famiglia e sostengano il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro dopo periodi di assenza e che favoriscano il lavoro flessibile, con particolare riguardo al part time, ai servizi per l'infanzia e al lavoro agile, incentivandolo e compatibilmente con esigenze organizzative, su base accordi, favorendo anche la settimana corta al fine di favorire di organizzare il lavoro in maniera meno standardizzata e più aderente ai ritmi richiesti dalla combinazione di lavoro e famiglia;
5) ad adottare iniziative volte a potenziare, per quanto di competenza, l'accesso ai servizi di supporto alla famiglia, come asili nido e scuole con orari prolungati, attraverso l'ampliamento dell'offerta di tali servizi su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno, al fine di consentire alle donne di partecipare attivamente al mercato del lavoro senza dover ridurre le proprie ore lavorative o abbandonare il lavoro;
6) ad adottare iniziative volte a estendere le misure di sostegno previste dalla legislazione vigente per le madri di due o più figli anche alle madri con un solo figlio, incluse le madri single, al fine di poter affrontare le sfide economiche e di conciliazione lavoro-famiglia fin dal primo figlio;
7) ad adottare iniziative volte a sviluppare strumenti di garanzia pubblica più efficaci per facilitare l'accesso a mutui e affitti a condizioni agevolate, in particolare per le giovani coppie con donne lavoratrici che si trovano in condizioni di precarietà occupazionale;
8) ad adottare iniziative volte a introdurre politiche di congedo parentale paritario, estendendo e rafforzando il congedo retribuito per i padri, al fine di favorire una più equa divisione delle responsabilità genitoriali e ridurre il carico di cura che grava prevalentemente sulle madri, incentivando la partecipazione dei padri alla cura familiare;
9) a promuovere politiche inclusive che incentivino le aziende a integrare donne con disabilità, attraverso programmi di formazione, incentivi fiscali e strumenti di monitoraggio per valutare i progressi in termini di inclusione;
10) a rafforzare le tutele lavorative, con l'introduzione di programmi di assistenza specifici che prevedano supporto sia per le donne con disabilità che per le imprese che le assumono, facilitando, per quanto di competenza, la creazione di ambienti di lavoro accessibili e inclusivi;
11) ad adottare iniziative per rendere obbligatoria l'applicazione delle premialità legate all'inclusione lavorativa delle donne nei bandi di gara e appalti pubblici, garantendo che le aziende che adottano politiche inclusive e paritarie ricevano riconoscimenti tangibili in termini di punteggi aggiuntivi, come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di promuovere una maggiore partecipazione delle donne al lavoro;
12) ad adottare iniziative volte a potenziare il sistema di certificazione della parità di genere, incentivando ulteriormente le imprese a ottenere la certificazione attraverso meccanismi di premialità più efficaci e diffondendo la consapevolezza sui vantaggi derivanti dall'adozione di misure concrete per ridurre il divario di genere;
13) a rafforzare il monitoraggio dell'applicazione del «gender procurement» previsto dall'articolo 47 del decreto-legge n. 77 del 2021, eliminando le clausole generiche di deroga e prevedendo obblighi stringenti per le imprese partecipanti alle gare pubbliche in materia di assunzioni di donne, con l'obiettivo di aumentare il tasso di occupazione femminile e ridurre il divario occupazionale tra uomini e donne;
14) ad adottare iniziative normative per riaprire la delega prevista dal Family act, ai fini dell'adozione dei decreti legislativi necessari per garantire l'introduzione di misure di fiscalità agevolata per le famiglie, il rimborso delle spese scolastiche, incentivi al lavoro femminile e la riforma dei congedi parentali, fornendo così un quadro normativo stabile e strutturato a favore delle famiglie e delle donne;
15) ad adottare iniziative per riprendere il percorso di consolidamento e rafforzamento dell'assegno unico universale, rendendolo uno strumento più inclusivo ed equo, capace di sostenere economicamente tutte le famiglie con figli, indipendentemente dal numero dei figli o dalle loro condizioni economiche, per incentivare una ripresa demografica e ridurre il peso economico che grava sulle donne in particolare;
16) a sostenere campagne di sensibilizzazione a livello nazionale per promuovere la parità di genere nei luoghi di lavoro e combattere gli stereotipi di genere che ancora influenzano le scelte dei datori di lavoro, coinvolgendo non solo le istituzioni pubbliche, ma anche le aziende private e le associazioni di categoria, con particolare attenzione alle nuove generazioni, al fine di educarle all'inclusione e promuovere l'introduzione nelle scuole di programmi educativi sulla parità di genere, indispensabili per superare gli stereotipi e le mentalità patriarcali che perpetuano le disuguaglianze.
(1-00333) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
Le sottoscritte chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
l'FBI, indagando sull'operazione di manipolazione dei servizi russi negli Stati Uniti per le elezioni presidenziali del 2024, ha scoperto una serie di documenti interni all'amministrazione russa che rivelano una massiccia campagna di disinformazione e influenza, finalizzata a manipolare l'opinione pubblica e influenzare gli eventi politici globali;
l'operazione ha coinvolto circa 2.800 individui tra politici, uomini d'affari, giornalisti e influencer in 81 Paesi;
l'operazione russa negli Stati Uniti è affiancata da un'altra, parallela, in Europa, coinvolgendo personalità di spicco, anche in Italia, Francia e Germania;
la Russia non è nuova alla conduzione di campagne ibride ai danni dell'Italia, come denunciato anche nella relazione annuale 2023 sulla politica dell'informazione per la sicurezza –:
se il Governo sia in possesso di informazioni riguardo alla partecipazione e all'influenza di attori russi in Italia tramite l'operazione denunciata dall'FBI e se abbia intenzione di mettere in atto misure e strategie per prevenire future campagne di disinformazione e influenze esterne sul territorio nazionale.
(2-00442) «Quartapelle Procopio, Braga».
Interrogazione a risposta in Commissione:
PROVENZANO e CASU. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia stampa Bloomberg e successivamente ripreso da vari organi d'informazione, la società «SpaceX» di proprietà del noto imprenditore Elon Musk avrebbe prodotto un esposto all'Agcom ai danni di Tim perché l'azienda italiana si rifiuta di condividere alcuni dati tecnici concernenti le connessioni ad internet satellitari;
Tim ha risposto confermando che non intende ottemperare alla richiesta di SpaceX sostenendo di «aver già fornito i riscontri dovuti e, a fronte delle ulteriori richieste di dati anche sensibili e rilevanti per la sicurezza delle comunicazioni, conferma la sua di disponibilità a dialogare tramite la mediazione prevista dal Ministro delle imprese e del made in Italy (Mimit)»;
il Ministro delle imprese e del made in Italy si è reso disponibile a cercare una mediazione nei termini di legge tuttavia, il 4 aprile 2024 Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intervistato da un noto quotidiano, ha dichiarato «mi farebbe molto comodo un soggetto come Starlink nelle aree attualmente sconnesse», nei fatti sostenendo la posizione dell'imprenditore Elon Musk che si dice disponibile a portare la sua tecnologia nelle cosiddette «aree bianche»;
attualmente la connessione a banda larga delle aree bianche, ossia «a fallimento di mercato», è affidata a Open Fiber e Tim, grazie anche agli investimenti garantiti dai fondi del PNRR;
inoltre, parrebbe che il Governo abbia messo in campo un pool di esperti per dirimere le controversie tra Tim e Starlink e, intanto, la società di Elon Musk, abbia incassato una prima vittoria: i satelliti di Starlink dialogheranno con le stazioni di terra a Foggia, Marsala e Milano e, l'intero dossier, è supervisionato dalla sorella del sottosegretario Fazzolari, fedelissimo della Presidente Meloni – a parere degli interroganti – sicuramente di un caso, che però aggiunge un altro tassello a questo incrocio tra interessi industriali, sicurezza nazionale e simpatie politiche;
difatti, Elon Musk, nel suo variegato impegno pubblico, ha più volte espresso vicinanza ideologica e politica il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, l'onorevole Matteo Salvini (addirittura twittando a suo sostegni nel processo per il caso Open Arms) e al Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, incontrandoli nelle sedi istituzionali, e partecipando a iniziative politiche, come la festa del partito di Fratelli di Italia del 2023;
l'interlocuzione con Elon Musk, considerato dai media la persona più ricca del mondo e alla guida di un vasto conglomerato industriale con interessi dell'automotive, nell'aeronautica e in vari altri settori ad alta tecnologia, non può essere affidata a relazioni personali o affinità ideologiche ma va ricondotta in un quadro di tutela degli interessi nazionali italiani, tanto più in un settore strategico come quello delle telecomunicazioni –:
se la posizione espressa dal Ministro Salvini sulla questione esposte in premessa corrisponda a quella dell'intero Governo e, nel caso, quali siano le valutazioni economiche, industriali e tecnologiche sottostanti a tale posizione, comprese quelle riguardanti le questioni di sicurezza sollevate da Tim;
se la questione SpaceX/TIM sia, stata discussa negli incontri tra Elon Musk, il Ministro Salvini e il Presidente del Consiglio dei ministri;
quale sia il generale orientamento del Governo per fornire connessioni ad internet a banda larga nelle aree interne e lo stato di avanzamento dei vari progetti già in corso d'opera.
(5-02857)
Interrogazioni a risposta scritta:
ROSATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il 25 maggio 2023, Deutsche Lufthansa AG ha raggiunto un accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze per l'acquisizione di una partecipazione di minoranza nella compagnia di bandiera italiana ITA – Airways, Italia Trasporto Aereo S.p.a., la cui finalizzazione contrattuale ha trovato riscontro nell'autorizzazione da parte della Direzione generale della concorrenza della Commissione europea in data 3 luglio 2024;
il via libera da parte della Commissione europea è però caratterizzato da una serie di operazioni preliminari denominate «remedies» che dovranno essere attuate nell'arco di 4 mesi dalla data di autorizzazione e poi sottoposte al vaglio della stessa Commissione, che ne dovrà attestare la rispondenza, conditio sine qua non per poter dare definitivamente corso al cosiddetto «closing» e quindi consentire l'ingresso nel capitale azionario di ITA Airways, da parte del gruppo tedesco;
si apprende dagli organi di stampa che in questi giorni il gruppo Lufthansa, in tempi rapidissimi, ha già individuato la società che si occuperà di controllare l'accordo (il cosiddetto monitoring trustee) segno che il gruppo tedesco sta cercando di arrivare al closing il prima possibile;
l'Unione europea ha dato tempo alle parti fino al 4 di novembre 2024 per sottoscrivere gli accordi con le compagnie aeree rivali (i cosiddetti remedy taker) per la cessione di rotte e slot identificati nell'accordo con l'Unione europea, sia da Roma Fiumicino sia da Milano Linate;
sempre dagli organi di stampa è emerso che ITA Airways sarebbe in forte ritardo nella sottoscrizione con le compagnie aeree rivali delle «remedies» e che tale ritardo, se si protraesse oltre il 4 novembre 2024, potrebbe compromettere l'accordo con il gruppo Lufthansa –:
se corrisponda al vero che c'è un ritardo nella sottoscrizione degli accordi con le compagnie aeree rivali e nella cessione degli slot di Fiumicino e Linate e in generale di tutte le attività che ITA deve espletare per arrivare al closing definitivo con Lufthansa quanto prima e, nel caso, quali siano gli elementi correttivi che ITA Airways intende adottare nell'immediato per fare in modo di non dover arrivare alla sottoscrizione di questi accordi oltre il 4 di novembre 2024.
(4-03470)
GIACHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 1997 stabilisce che il limite di età ordinamentale – per tutto il personale del Comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico fino alla qualifica di primo dirigente e grado equiparato – sia il 60° anno di età qualora risultino già maturati i requisiti previsti per il diritto a pensione di anzianità ed esaurito il periodo di «finestra mobile» di cui all'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122;
pertanto, i dipendenti che hanno maturato il diritto a pensione di anzianità, al compimento del 60° anno di età devono cessare obbligatoriamente dal servizio, senza ulteriori proroghe;
secondo il Capo dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Russo, sarebbe auspicabile consentire ai dipendenti del comparto, su base volontaria, di poter restare ulteriormente in servizio fino al raggiungimento del sessantaduesimo anno di età. Una disposizione di questo tipo potrebbe consentire di far fonte alle esigenze istituzionali avvalendosi di personale con provata esperienza, in un momento particolarmente delicato non riuscendo, anche stante le attuali capacità ricettive delle scuole di formazione e degli istituti di istruzione, a recuperare il gap assunzionale connesso alle dilazioni degli iter concorsuali conseguenziali alla situazione pandemica che ha interessato l'intera nazione a partire dall'anno 2020; a tali ritardi, che sicuramente si sta cercando di recuperare – spiega il dottor Russo – si devono aggiungere, inoltre, le criticità connesse all'aumento esponenziale delle cessazioni dal servizio che si registreranno nel quinquennio 2023-2027;
ad avviso dell'interrogante, la proposta è particolarmente sensata e utile anche perché non comporta ulteriori impegni di spesa e consente di avvalersi della professionalità di servitori dello Stato che manifestino la volontà di continuare a prestare la loro preziosa opera –:
se non intendano verificare la fattibilità di una modifica normativa che consenta ai dipendenti del comparto, su base volontaria, di poter restare ulteriormente in servizio fino al raggiungimento del sessantaduesimo anno di età.
(4-03473)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 18 settembre 2024, l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato una risoluzione non vincolante in cui chiede, tra le altre cose, il ritiro, entro un anno, di tutte le forze israeliane e l'evacuazione dei coloni dai territori palestinesi occupati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, in conformità con il parere emesso dalla Corte internazionale di giustizia (Cig) a luglio 2024;
si tratta della prima risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite mai introdotta dall'Autorità nazionale palestinese in qualità di osservatore permanente, dopo aver ottenuto lo status nei mesi scorsi e aver acquisito quindi ulteriori diritti in sede Onu, tra cui un seggio tra i membri e il diritto di proporre progetti di risoluzione. Già su questa storica votazione, l'Italia si era gravemente astenuta;
il testo della risoluzione intitolato «Parere consultivo della Corte internazionale di giustizia sulle conseguenze giuridiche derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, e dall'illegalità della continua presenza di Israele nei territori palestinesi occupati», ed elaborato sulla base del parere consultivo della Corte internazionale di giustizia sulle conseguenze giuridiche derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori palestinesi occupati, tra cui Gerusalemme Est, del 19 luglio 2024, chiede anche che Israele paghi dei risarcimenti ai palestinesi per i danni causati dall'occupazione ed esorta i Paesi membri dell'Onu ad adottare misure per impedire scambi commerciali o investimenti che favoriscano la presenza di Israele nei territori, compreso l'embargo sull'esportazione di armi;
la risoluzione è stata approvata con 124 voti favorevoli, 14 contrari e 43 astenuti. L'Italia si è nuovamente astenuta –:
quali siano le ragioni per cui il Governo italiano ha deciso di astenersi riguardo a questa risoluzione e se il Ministro interrogato non ritenga necessario fornire chiarimenti in merito a questa posizione, che non rispetta il parere della Corte internazionale di giustizia.
(5-02858)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazioni a risposta scritta:
BICCHIELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
il 20 settembre 2022 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e Cassa depositi prestiti hanno sottoscritto la convenzione per la regolamentazione dei rapporti di concessione dei finanziamenti a valere sulle risorse del fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti, relativa al nuovo bando dei contratti di filiera agroalimentare previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;
l'articolo 66 della legge 27 dicembre 2022, n. 289, recante «Sostegno della filiera agroalimentare» si pone l'obiettivo principale di promuovere contratti di filiera e di distretto a rilevanza nazionale con gli operatori delle filiere, al fine di favorire l'integrazione di filiera del sistema agricolo ed agroalimentare;
i contratti di filiera sono negoziati tra il Ministero interrogato ed i «soggetti beneficiari» e sono finalizzati alla realizzazione di un programma integrato a carattere interpersonale ed avente rilevanza nazionale, che partendo dalla produzione agricola, si sviluppa nei diversi segmenti della filiera in ambito territoriale multiregionale;
in data 22 dicembre 2021, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con decreto ministeriale prot. n. 673777 del 22 dicembre 2021 V Avviso «Contratti di Filiera» ha stabilito i criteri, le modalità e le procedure per l'attuazione dei contratti di filiera e di distretto;
con l'avviso pubblico n. 182458 del 22 aprile 2022 – come successivamente modificato all'Avviso prot. n. 324752 del 21 luglio 2022 – sono state specificate le caratteristiche, le modalità e le forme per la presentazione delle domande di agevolazione;
su richiesta delle associazioni di categoria del settore e le rappresentanze delle imprese beneficiarie, il decreto direttoriale n. 527381 del 17 ottobre 2022 proroga i termini di presentazione delle domande a valere sul V Avviso «Contratti di Filiera» al 24 novembre 2022;
ai sensi dell'avviso n. 182458 sono ammessi alle agevolazioni i contratti di filiera il cui importo complessivo degli investimenti ammissibili sia compreso tra 4 e 50 milioni di euro;
il 30 giugno 2023 con decreto direttoriale n. 342515 veniva approvata la graduatoria provvisoria relativa ai programmi presentati a valere sull'avviso prot. n. 182458 del 22 aprile 2022 e successivamente sospesa ai sensi dell'articolo 21-quater, comma 2, della legge 7 agosto 1990, n. 241, in riferimento alla posizione in graduatoria del programma n. 286, fino alla conclusione del procedimento di cui all'articolo 8, comma 8, dell'avviso prot. n. 182458 del 22 aprile 2022;
il 15 novembre 2023, con decreto ministeriale n. 633056 veniva resa pubblica la graduatoria definitiva dei programmi ritenuti finanziabili fino alla concorrenza delle somme assegnate con decreto dipartimentale n. 170550 del 13 aprile 2022, pari a 690 milioni di euro;
dall'allegato 1 della graduatoria definitiva dei programmi, risulta mediante apposizione del «SI» alla voce «Finanziabile nei limiti dello stanziamento del Piano Nazionale Complementare (690.000.000)», che solo 39 programmi rispetto ai 310 presenti in graduatoria siano stati effettivamente ammessi al finanziamento previsto con decreto ministeriale n. 170550 del 13 aprile 2022. Pertanto ne sono rimasti esclusi altrettanto 270 progetti, ritenuti idonei ed ammissibili;
avverso l'esito della graduatoria definitiva dei programmi ammessi a valutazione sono stati esperiti oltre 50 ricorsi presso il Tar del Lazio, in cui si eccepiscono vizi procedurali;
nel 2023 la Commissione europea ha approvato la revisione del PNRR ampliando a 2 miliardi di euro i finanziamenti dei contratti di filiera per il settore agroalimentare, ed altrettanti 850 milioni di euro destinati all'agrisolare per sostenere l'installazione di pannelli fotovoltaici;
l'erogazione dei nuovi stanziamenti per il settore agricolo ed agroalimentare consentirebbe di soddisfare le esigenze di un comparto strategico per l'economia italiana –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per rafforzare le dotazioni previste per il V Bando «Contratti di filiera» e per i programmi rientranti nella relativa graduatoria.
(4-03478)
CARAMIELLO, SERGIO COSTA, ASCARI e CAROTENUTO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la stagione venatoria 2024-2025, inaugurata domenica 22 settembre 2024 ha registrato finora un allarmante numero di incidenti mortali e feriti;
nello specifico, il 1° settembre 2024, primo giorno di preapertura, un cacciatore di 55 anni ha perso la vita a Caulonia, in provincia di Reggio Calabria, a causa di un colpo d'arma da fuoco partito accidentalmente;
nella stessa giornata, un altro cacciatore, di 51 anni, è rimasto gravemente ferito a Cupello, in provincia di Chieti, in seguito a un analogo incidente;
il 13 settembre 2024, un cacciatore di 37 anni ha perso la vita a Vobarno, in provincia di Brescia, dopo essere scivolato, con il fucile che ha esploso un colpo fatale;
il 15 settembre 2024, un cacciatore di 73 anni è stato ferito gravemente a Marcellina, in provincia di Roma, durante una battuta di caccia, ed è stato trasportato in condizioni critiche al Policlinico Gemelli;
il 16 settembre 2024, un uomo di 47 anni, originario di Amelia, è morto folgorato durante una battuta di caccia nei pressi di Cetona, in provincia di Siena, a causa di una scarica elettrica proveniente dai fili dell'alta tensione che ha attraversato la pertica per i richiami vivi;
in aggiunta a questi tragici eventi, l'Associazione vittime della caccia ha riportato nel proprio primo rapporto della stagione anche l'uccisione di due donne, avvenuta il 2 settembre 2024, a Fratticiola Selvatica, in provincia di Perugia, in circostanze connesse all'uso di fucili da caccia;
diverse associazioni ambientaliste, tra cui la Lav e l'Associazione vittime della caccia, hanno sollevato allarmi circa i gravi rischi per l'incolumità, sia dei cacciatori stessi che di tutti coloro che frequentano gli ambienti naturali, connessi all'attività venatoria;
tale attività, nonostante i rischi connessi, continua a essere promossa e incrementata, senza che siano adottate misure sufficienti a prevenire incidenti e tutelare la sicurezza pubblica;
i recenti eventi luttuosi legati all'attività venatoria impongono una riflessione sulla gravità dei rischi connessi a tale pratica, la quale, oltre a provocare vittime tra i cacciatori, mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini;
secondo i dati di Federturismo-Confindustria oltre 5 milioni di italiani praticano il trekking, un'attività che consente di godere della bellezza della natura, senza rappresentare un pericolo per le altre persone;
di fronte a tale emergenza, si registra un'assenza di risposte adeguate da parte delle istituzioni, nonostante le ripetute sollecitazioni delle associazioni animaliste e ambientaliste, che chiedono da tempo una riforma della normativa vigente –:
se i Ministri interrogati intendano, per quanto di competenza, adottare iniziative volte a:
a) ridurre, anche in coordinamento con le regioni, il rischio di incidenti legati all'attività venatoria, garantendo così una maggiore tutela della sicurezza pubblica e dei cacciatori stessi;
b) avviare una revisione della normativa vigente in materia di caccia, con l'obiettivo di limitare, vietare in alcune zone o regolamentare in modo più rigoroso l'attività venatoria, considerando l'elevato numero di vittime causate da questa pratica;
c) promuovere un'indagine approfondita sugli incidenti legati all'uso di armi da caccia per identificare le dinamiche e i fattori di rischio principali, al fine di individuare le misure preventive più efficaci e scongiurare ulteriori tragedie;
d) rendere più rigorosi e stringenti i criteri per la concessione del porto d'armi e della licenza di caccia, stante l'oggettiva pericolosità della detenzione di armi;
e) prevedere l'introduzione di programmi di sensibilizzazione e formazione obbligatoria per i cacciatori, mirati a ridurre il numero di incidenti e a migliorare la sicurezza generale nell'ambito dell'attività venatoria;
f) ampliare l'estensione delle aree in cui la caccia sia vietata, al fine di garantire la sicurezza delle persone che frequentano boschi, montagne e altre zone naturali per attività ricreative e di svago.
(4-03479)
BONELLI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
a oggi sono stati individuati da parte delle regioni italiane 2646 siti afferenti alla Rete Natura 2000. In particolare, sono stati individuati 2364 Siti di importanza comunitaria (Sic), 2302 dei quali sono stati designati quali Zone speciali di conservazione, e 643 Zone di protezione speciale (Zps), 361 delle quali sono siti di tipo C, ovvero Zps coincidenti con Sic/Zsc;
all'interno dei siti Natura 2000 sono protetti complessivamente: 131 habitat, 91 specie di flora e 119 specie di fauna (delle quali 21 mammiferi, 10 rettili, 17 anfibi, 29 pesci, 42 invertebrati), circa 385 specie di avifauna ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche;
luogo di suggestiva bellezza, un tempo risorsa economica oggi risorsa ambientale, turistica, sociale e formativa per le generazioni presenti e future, incastonato nel complesso dei Monti Amerini e con essi sito di interesse comunitario (Sic), il Rio Grande è un torrente tributario del Tevere nei pressi della città di Amelia;
il parco fluviale urbano del Rio Grande costituisce un carattere peculiare della città di Amelia, configurandosi come un sito dall'alto pregio paesaggistico. Esso inoltre costituisce una memoria importante dell'allestimento idraulico dell'area, risalente già all'epoca romana, utilizzato per fini economici e commerciali, ma anche per scopi ricreativi;
il consorzio di bonifica del Tevere-Nera il 20 maggio 2024, mediante il reimpiego di 100.000,00 euro ha dato il nulla osta all'ampio intervento di «Riqualificazione funzionale e ambientale dell'invaso del Rio Grande»;
scopo del progetto doveva essere il ripristino dell'officiosità idraulica del corso d'acqua nel tratto posto a monte della s.s. 205 Amerina, fino al piccolo invaso posto sotto l'antica diga denominata «La Para», impianto di epoca romana, con interventi volti alla tutela e prevenzione del rischio idrogeologico;
alla fine, come da protesta delle associazioni ambientaliste e dei cittadini, l'intervento s'è trasformato sostanzialmente nell'abbattimento indiscriminato di arbusti e alberi ad alto fusto che hanno reso irriconoscibile il corso d'acqua e sue rive, con evidente compromissione dello stato dei luoghi;
non è stato effettuato il taglio selettivo, interessando esclusivamente il materiale vegetale secco, deperente, senescente o in condizioni di stabilità precarie tali da determinare pericolo per la pubblica incolumità, ma si è provveduto a un taglio indiscriminato della vegetazione riparia caratterizzata da piante idrofile anche di alte dimensioni e con diametri del tronco fino ad un metro che sono stati frantumati per produrre tonnellate di pellet;
la zona maggiormente interessata ai lavori che hanno eliminato tutte le piante presenti, corrisponde almeno in parte con l'habitat protetto 92A0 «Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba» evidenziato con una linea azzurra nella carta degli habitat della zona Sic del comune di Amelia desertificare le sponde non ha nulla a che vedere con l'officiosità idraulica perché il fiume (quando c'è acqua) scorre nel suo alveo. Anzi, eliminando le piante verrà meno la funzione delle radici che tengono il terreno delle sponde e queste, prima o poi, finiranno col franare nel letto del fiume alla prima bomba d'acqua e andando ad aggiungersi ai fanghi già accumulati –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza non ritengano necessario verificare se l'intervento sopra descritto sia compatibile con la normativa vigente, anche a livello comunitario, e conseguentemente quali iniziative urgenti intendano adottare per il ripristino di un habitat e di un paesaggio tutelato come il Parco fluviale urbano del Rio Grande.
(4-03481)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta immediata:
ILARIA FONTANA, SANTILLO, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
come confermato dagli studi degli scienziati e degli esperti, i cambiamenti climatici sono la principale causa dell'aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi atmosferici estremi e la diffusa impermeabilizzazione del suolo ne determina irrimediabilmente la gravità delle conseguenze;
purtroppo il nostro Paese non solo sta pericolosamente sottovalutando gli effetti della crisi climatica, ma non riesce neppure a varare una norma per fermare il consumo del suolo, aggravando inevitabilmente un quadro particolarmente critico;
ad appena un anno e mezzo dalla precedente alluvione del maggio 2023, le regioni Emilia-Romagna e Marche sono state nuovamente colpite da un'imponente alluvione, che ha causato ingenti danni al territorio, alle infrastrutture e alla popolazione;
nel frattempo il territorio italiano è stato colpito da diversi eventi calamitosi, con centinaia di milioni di danni e numerosi morti;
a luglio 2023 il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni aveva annunciato un piano finalizzato a realizzare un sistema organico nazionale di prevenzione;
il piano, secondo le dichiarazioni del Ministro Musumeci, sarebbe dovuto essere pronto entro la prima metà del 2024, ma lo stesso Ministro Musumeci pochi giorni fa ha dichiarato che il piano nazionale sul dissesto idrogeologico sarebbe «fermo da cinque mesi nelle strutture del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica» a causa di un esame che «sembra essere particolarmente laborioso»;
secondo notizie riportate dalla stampa, il piano farebbe parte di un disegno di legge contenente una modifica al testo unico ambientale;
in precedenza, nel novembre 2023, il Ministro Musumeci aveva dichiarato che il direttore di Casa Italia era «impegnato nell'elaborazione di un disegno di legge per neutralizzare gli effetti devastanti della crisi idrica e idrogeologica, attraverso un sistema di prevenzione che veda innanzitutto semplificate le procedure e concentrate e responsabilizzate le competenze» –:
a che punto sia l'elaborazione del piano sul dissesto idrogeologico da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e quante risorse verranno allocate per garantirne operatività ed efficacia.
(3-01437)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e FERRARA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
Acciai speciali Terni s.p.a., acquistata da Arvedi il 31 gennaio 2022, è attualmente uno dei quattro principali produttori europei di laminati piani di acciaio inossidabile, con una produzione di circa 1 milione di tonnellate e l'impiego di 2.300 dipendenti;
in data 9 settembre 2024 la direzione di Arvedi-Ast ha annunciato lo stop di uno dei due forni elettrici a causa del «perdurare degli alti costi energetici che non consentono all'azienda di essere competitiva nei confronti delle crescenti importazioni dall'Asia a prezzi stracciati». È la prima volta in cui l'area a caldo viene fermata per motivi non meramente produttivi;
dal 1° gennaio al 31 luglio 2024, in Italia il costo dell'energia elettrica si è attestato a 97 euro per megawattora a fronte di 21 euro della Francia, 32 euro della Germania e 62 euro della Spagna. Tale sperequazione si traduce in un evidente deficit concorrenziale con i competitor europei chiamati a sostenere costi fissi ben inferiori;
in riscontro all'atto di sindacato ispettivo dell'11 settembre 2024, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha affermato che «la differenza sul costo energetico è dovuta principalmente al fatto che quei Paesi utilizzano energia nucleare. L'unica soluzione strutturale al costo dell'energia in Italia è riaprire la strada dei nucleare pulito e sicuro». A tal fine, il Governo intende procedere con celerità in questa direzione;
diversamente, in risposta al question time 5-02810 in Commissione X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati del 18 settembre 2024, il Ministero interrogato riferisce che, relativamente ai costi energetici, con il decreto-legge n. 181 del 2023 è stato introdotto cosiddetto Energy release per promuovere l'autoproduzione da Fer delle imprese che operano nei settori energivori attraverso un meccanismo di anticipazione di energia elettrica nella disponibilità del Gse ad un prezzo calmierato. Contestualmente, è in fase di definizione la riforma prevista dal PNRR per promuovere lo sviluppo di un mercato dei contratti a lungo termine di energia da Fer, in grado di favorire la stabilizzazione dei costi energetici dei consumatori e ridurre l'esposizione alla volatilità dei mercati all'ingrosso –:
se, per fronteggiare gli elevati costi dell'energia nei settori energivori, qual è quello siderurgico, si intenda proseguire nel ricorso, alle fonti energetiche rinnovabili come citato in premessa ovvero se, in particolare nel territorio umbro, vi sia l'intenzione di rinviare la soluzione del problema fino alla realizzazione, in tempi futuri ed incerti, di impianti nucleari «di terza generazione».
(5-02851)
PELUFFO e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il settore della distribuzione del gas naturale deriva dall'implementazione del decreto-legge n. 164 del 2000 che contemplava la costituzione di 172 Atem tenendo conto delle possibili economie di scala derivanti dalla maggiore dimensione e della minore contendibilità di ambiti troppo grandi. Ad oggi soltanto nove gare sono state assegnate, e una ventina avviate ma non ancora concluse nonostante i numerosi interventi teoricamente rivolti a sveltire le procedure, semplificare gli adempimenti, accorpare gli ambiti;
le gare avrebbero dovuto premiare i concorrenti non solo in grado di presentare la migliore offerta economica, ma anche più ambiziosi nel proporre l'espansione delle reti, riducendo il numero degli operatori al fine sia di stimolare una concorrenza più efficace in sede di gare per l'assegnazione del servizio sia per avere, per via delle aggregazioni, operatori sul mercato maggiormente in grado di gestire il mutato contesto industriale e tecnologico del settore;
ad oggi, con la domanda di gas in calo, tale approccio è ormai obsoleto: le gare dovrebbero valorizzare le offerte in grado di garantire un miglioramento qualitativo delle reti, l'efficienza energetica, la performance ambientale e la digitalizzazione;
apprendiamo di una proposta volta a ridefinire alcuni aspetti della disciplina delle gare del gas, con la drastica riduzione del numero degli ambiti territoriali oggetto di gara, dagli originari 177 a solo 7. Tale proposta, presenterebbe non poche rilevanti criticità, anche alla luce della annunciata acquisizione, da parte di Italgas, del secondo operatore nazionale della distribuzione gas, ovvero 2i Rete Gas: congiuntamente, essi rappresentano una quota di mercato a livello nazionale di circa il 50 per cento e sono presenti in circa il 70 per cento degli ambiti, spesso con una quota maggioritaria o quasi;
tale revisione, se confermata, rischia di mettere in discussione e sconfessare tutto quel che è stato fatto finora: si eliminerebbe in futuro qualsiasi reale possibilità di contendibilità degli Atem, creando de facto una barriera economico/finanziaria alla partecipazione alle gare stesse, annullando qualsiasi possibile scenario concorrenziale nello svolgimento delle gare;
il tema di come governare il consolidamento del settore e gestire possibili incentivi per le aggregazioni del settore distribuzione gas, trova un legame con quello del settore elettrico, atteso che il decreto legislativo n. 79 del 1999, prevede che debbano essere bandite le gare per la distribuzione elettrica entro il 2025 –:
quali iniziative intenda adottare il Governo per consentire il rapido riordino della disciplina e la razionalizzazione dei settori della distribuzione del gas e dell'energia elettrica.
(5-02852)
SQUERI, CASASCO e POLIDORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
dopo gli alti prezzi del 2022-2023, culminati nel 2022 con prezzi medi annui pari a 303 euro per megawattora, nei primi sette mesi del 2024 il prezzo medio dell'energia elettrica (Ee) sul mercato del giorno prima (Mgp) in Italia è stato di 97 euro per megawattora, a fronte di una media pari a 67 euro in Germania, 47 euro in Francia, 44 in Spagna e nell'area scandinava;
in particolare gli energivori produttori di acciaio hanno pagato mediamente 97 euro per megawattora contro i 21 della Francia, 32 in Germania, 35 in Finlandia e 62 in Spagna;
in Italia (e altri Paesi europei), il prezzo dell'Ee è correlato al prezzo del gas naturale utilizzato nelle centrali a gas (Ccgt), anche quando l'apporto di dette centrali è marginale. L'aumento del prezzo del gas ha avuto come effetto l'aumento del prezzo di tutta l'Ee, anche di quella prodotta da fonti che non hanno correlazioni con il prezzo del gas quali idroelettrico, fotovoltaico o eolico;
il meccanismo dell'Emissions trading system (Ets) europeo impone alle Ccgt, e ad altre tecnologie CO2 emittenti, di pagare le relative quote scontandole nelle loro offerte di Ee nel Mgp. Questo sposta ancora più in alto il prezzo dell'Ee definito da queste tecnologie;
nel modello attuale di Mgp italiano si prevedono delle offerte orarie lato produzione e lato consumo, fatte dai rispettivi operatori. Le varie offerte di vendita sono ordinate per prezzo crescente e le offerte di acquisto per prezzo decrescente definendo due curve;
l'incontro delle due curve in condizioni di «normalità» definisce un prezzo orario marginale di equilibrio e una quantità marginale di equilibrio, che assieme ai prezzi zonali e al Prezzo unico nazionale (Pun), definisce un prezzo finale;
ne consegue che a notte fonda o quando tutti gli impianti fotovoltaici sono al massimo della produzione, il prezzo dovrebbe scendere, cosa che non sempre accade, come nell'agosto 2024, quando prezzi dell'Ee all'ingrosso sul Mgp si sono mantenuti costantemente su prezzi minimi altissimi (oltre 100 euro per megawattora) –:
se il Ministro interrogato ritenga percorribili iniziative, per quanto di competenza, in ambito europeo volte a separare sul Mgp i prezzi delle fonti rinnovabili da quelli delle fonti fossili a beneficio dei consumatori finali, considerato che l'attuale modello, rispetto al quale gli strumenti di controllo devono essere rafforzati, comporta storture.
(5-02853)
BENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il cosiddetto «ecobonus», misura introdotta dalla legge n. 297 del 2006 e attualmente disciplinata dall'articolo 14 del decreto-legge n. 63 del 2013, sarà in vigore sino al 31 dicembre 2024;
per la maggior parte degli interventi, e soprattutto per quelli finalizzati alla sostituzione dell'impianto di climatizzazione invernale, l'attuale detrazione dall'Irpef o dall'Ires, pari al 65 per cento, è riconosciuta nella medesima aliquota per qualunque tipologia di intervento, a prescindere dai benefici energetici da questo generati e in un importo massimo per unità immobiliare che prescinde dal valore dell'investimento;
le pompe di calore, tecnologie capaci di generare energia termica prevalentemente da fonti rinnovabili e che rispetto alle caldaie (anche a condensazione) garantiscono un risparmio di energia primaria fossile superiore al 40 per cento, godono sostanzialmente della medesima aliquota incentivante delle caldaie a condensazione le quali, pur garantendo anch'esse un risparmio di energia primaria rispetto alle caldaie tradizionali a gas (15 per cento), producono calore tramite combustibili fossili e non garantiscono il medesimo tasso di efficienza energetica, né conseguono livelli comparabili di decarbonizzazione e utilizzo di rinnovabili termiche;
secondo quanto indicato nel Pniec, entro il 2030 il settore civile (pubblico e privato) dovrà inevitabilmente contribuire al processo di transizione energetica nazionale al fine di raggiungere gli sfidanti obiettivi di efficienza energetica derivanti dal pacchetto di proposte europee denominato «Fit for 55» e dal RePowerEu;
l'effettivo raggiungimento di menzionati obiettivi dipenderà fortemente dalla riforma dell'attuale quadro normativo di riferimento per l'incentivazione degli interventi di efficienza energetica degli edifici che il Governo dovrà predisporre entro il 31 dicembre 2024; provvedimento annunciato dal Ministro Pichetto Fratin durante la sua audizione, presso la Commissione Ambiente della Camera dei deputati nell'ottobre 2023 nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia;
è fondamentale che il Governo adotti un approccio finalizzato, da un lato, a promuovere maggiormente la realizzazione di interventi che concretamente garantiscano alti livelli di efficienza energetica, soprattutto per quanto riguarda le realtà aziendali ed industriali, e che contribuiscano fattivamente alla decarbonizzazione dei consumi nel settore civile – come quelli per l'installazione di pompe di calore – e, dall'altro lato, a rendere più efficace la spesa pubblica –:
se ritenga di promuovere, per quanto di competenza e con specifico riferimento alle realtà aziendali e industriali, allo scopo di permettere alle stesse una programmazione certa dei futuri investimenti, l'implementazione di un nuovo quadro normativo per l'incentivazione degli ‘interventi di riqualificazione energetica.
(5-02854)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAPPELLETTI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
negli scorsi mesi l'Associazione Greenpeace Italia ha condotto un'inchiesta congiunta con la trasmissione televisiva Presa Diretta sul riciclo e lo smaltimento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) nel nostro Paese. I dati raccolti, comunicati nella puntata di Presa Diretta andata in onda su Rai 3, nella serata di domenica 22 settembre 2024, evidenziano le numerose criticità della filiera italiana di smaltimento;
dalla trasmissione sono emerse le criticità della gestione nazionale dei Raee che, attraverso l'esportazione dei rifiuti, ha coinvolto anche Accra, la capitale del Ghana, in cui è nata la più grande discarica del mondo e nella quale sarebbe spuntato perfino un monitor afferente ad un Ministero del Governo italiano;
dall'inchiesta sul tracciamento dei rifiuti, che ha coinvolto, da nord a sud, le regioni Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Puglia, è emerso che su 21 dispositivi Raee (stampanti, schede madri, laptop, smartphone, tv e altro) smaltiti presso isole ecologiche o negozi, in circa tre mesi, solo sette hanno raggiunto impianti di smaltimento certificati. Dei rimanenti, cinque sono usciti fuori dalla filiera corretta di recupero, otto non sono stati trasferiti o non risultano più presenti nell'isola ecologica di origine, mentre uno è finito in un impianto registrato ma non certificato;
tali numeri confermano le già note scarse performance dell'Italia nella raccolta dei rifiuti elettronici;
nel 2023 si è addirittura registrato un calo nel tasso di raccolta pari al 4,5 per cento rispetto al 2022. L'Italia ha raccolto meno della metà dei Raee richiesti da Bruxelles, raggiungendo solo il 30,2 per cento. Un risultato ben al di sotto del target europeo contenuto nella direttiva 2024/884, che impone un tasso minimo di raccolta del 65 per cento del peso medio delle apparecchiature immesse sul mercato negli ultimi tre anni. Tale mala gestione ha spinto a fine luglio 2024 la Commissione europea ad avviare una procedura di infrazione contro l'Italia per il mancato conseguimento degli obiettivi di raccolta e riciclo dei rifiuti in generale e in particolare da apparecchiature elettriche ed elettroniche;
entro fine settembre 2024 l'Italia deve rispondere come intende superare la procedura di infrazione aperta dall'Europa;
intanto la domanda dei dispositivi elettronici cresce senza sosta. Se da un lato l'aumento dei consumi, e di conseguenza dei rifiuti prodotti, pone un serio problema di inquinamento perché alcuni Raee contengono sostanze tossiche, dall'altro queste apparecchiature contengono anche una quantità rilevante di materie prime (rame, acciaio, alluminio, terre rare) che, se fossero recuperate e riciclate correttamente, potrebbero ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni di risorse critiche dall'estero. I Raee contribuiscono anche a creare le cosiddette miniere urbane, spazi dove vengono portati scarti quotidiani urbani (compresi i dispositivi elettronici) e poi immagazzinati sotto forma di residui. Per questo, le lacune nella filiera di raccolta e riciclo delle apparecchiature elettroniche evidenziate dall'inchiesta di Greenpeace Italia e Presa Diretta rischiano di favorire pratiche di smaltimento illegale e attività estrattive, in evidente contrasto con i principi di una transizione ecologica basata sull'economia circolare;
l'Associazione denuncia infine che «Piuttosto che colmare le evidenti lacune nella filiera di raccolta e riciclo, i legislatori europei e nazionali perseguono politiche di estrattivismo che potrebbero presto portare a riaprire o avviare nuove miniere in Italia e in Europa. Nei prossimi anni potrebbero partire le estrazioni minerarie negli abissi, il cosiddetto Deep Sea Mining (estrazione mineraria in acque profonde)»;
ad avviso degli interroganti i provvedimenti introdotti dal Governo con la conversione del cosiddetto decreto «materie prime critiche» non hanno dato alcuna spinta concreta alla costruzione e allo sviluppo dell'economia circolare –:
quali iniziative siano state intraprese per evitare la procedura di infrazione e se non si ritenga opportuno intervenire con urgenza al fine di introdurre nel quadro regolatorio misure di sostegno concrete per lo sviluppo dell'economia circolare.
(5-02859)
Interrogazione a risposta scritta:
DORI e BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
in Ticino, tra Onsernone, Valcolla e Carvina, l'Ufam (Ufficio federale ambiente) della Svizzera ha rilevato la presenza di tre nuclei familiari di lupi alpini «transfrontalieri», che vivono prevalentemente in territorio italiano;
due nuclei familiari su tre hanno avuto una cucciolata e lo stesso Ufam ha autorizzato, in data 18 settembre 2024, l'abbattimento selettivo dei cuccioli nati, fino ad un massimo di due terzi del totale, mentre ha già disposto in via preventiva l'abbattimento dei cuccioli del nucleo senza figli, non appena venga accertata la loro nascita;
nel caso specifico del gruppo transfrontaliere di Onsernone l'Ufam aveva ricevuto dal Canton Ticino la richiesta di abbattere l'intera famiglia nonostante negli ultimi dodici mesi non si fossero verificate predazioni, famiglia che vive quasi esclusivamente sul territorio italiano, con limitate e brevi incursioni sul suolo cantonale;
l'abbattimento disposto dovrebbe avvenire entro il 31 gennaio 2025 e portato a termine da guardacaccia selezionati tra cacciatori formati attraverso un corso di formazione della durata di 1 ora;
sia l'Italia sia la Svizzera hanno aderito alla Convenzione di Berna che riconosce il lupo come specie superprotetta;
la direttiva europea habitat (92/43/CEE) proibisce la cattura, l'uccisione, il disturbo, la detenzione, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione dei lupi, obbligando gli Stati membri ad adottare provvedimenti di rigorosa tutela della specie, la quale comprende anche il divieto di «qualsiasi forma di cattura o uccisione deliberata di esemplari nell'ambiente naturale»;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 dell'8 settembre 1997 ha recepito la direttiva habitat stabilendo, all'articolo 11, che l'abbattimento «in deroga» alle norme di tutela va inteso come una extrema ratio e spetta ai Ministri interrogati in accordo con l'Ispra;
Francia, Italia e Svizzera hanno attivato una forma di cooperazione transfrontaliera per la gestione della popolazione di lupi nelle Alpi, con l'obiettivo di garantirne la conservazione, promuovendo la coesistenza tra lupo e attività antropiche, attraverso la collaborazione dei tre Paesi;
i lupi svolgono un ruolo cruciale nell'ecosistema poiché controllano le popolazioni di ungulati, cervi e cinghiali, garantendo l'equilibrio della fauna locale e dell'ecosistema. Diversi studi dimostrano che la presenza del lupo ha effetti positivi anche sulla vegetazione e sulla stabilità delle sponde fluviali, limitando anche il dissesto idrogeologico;
l'abbattimento, anche se selettivo, crea squilibri nel branco, portandolo ad orientare la predazione verso il bestiame in quanto preda più facile, viceversa l'aumento naturale dei lupi si accompagna ad una diminuzione del fenomeno, come certificato dai dati del Gruppo lupo svizzero del 2023 (aumento dei lupi da 240 a 300 e contestuale diminuzione di predazioni del 25 per cento);
è assai difficile per un cacciatore riconoscere al buio ed in movimento un lupo adulto da un cucciolo, soprattutto se non adeguatamente formati, pertanto vi è il concreto rischio che vengano erroneamente abbattuti anche gli esemplari adulti –:
i Ministri interrogati intendano chiarire, nell'ambito delle attività di collaborazione e monitoraggio, quali enti e istituzioni forniscono informazioni alla Svizzera circa il numero e la localizzazione dei nuclei familiari transfrontalieri e delle cucciolate, a danno della specie «superprotetta» del lupo alpino.
(4-03472)
CULTURA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:
la maschera di Pulcinella è la maschera più diffusa nel mondo; il personaggio di Pulcinella e stato esportato da artisti italiani emigrati secoli fa in Inghilterra, dove si è trasformata in Mr. Punch, in Francia (Polichinelle), in Russia (Petruska), Spagna (Don Cristóbal Polichinela), Olanda (Punk), Germania (Kaspar); in tutti questi Paesi la maschera è accomunata, oltre che da sensibili similitudini drammaturgiche, anche e soprattutto dal suono identico della sua voce, stridulo;
oltre a quelli citati, ci sono altri Paesi, in cui un'immigrazione di Pulcinella sarebbe difficile se non impossibile da provare, dove si sono sviluppate e sono attualmente in vita maschere che presentano molteplici analogie con il modello italiano, come in Iran (dove c'è Mobarak), in Ungheria (Vitez-Lazlo), e, ancora, in Grecia, in India, in Sud Africa, in Cina (con la Saga dello Scimmiottino); pertanto si potrebbe sicuramente sostenere che in realtà si sia in presenza di un «tipo» universale, che nasce e si afferma tra i popoli autonomamente;
il 27 aprile 2016, presso la Direzione «Unità Unesco» dell'allora Ministero dei beni culturali, si svolse la riunione del comitato promotore e delle istruzioni a supporto per il riconoscimento della maschera di Pulcinella come patrimonio immateriale dell'Unesco;
nel dicembre 2021 l'iter sembrava arrivato a un punto di svolta con l'approvazione, da parte dell'ente rappresentato dal Ministro interrogato, nel supportare tale dossier individuato come «Valori, pratiche e funzioni della maschera di Pulcinella»;
al riguardo, come evidenziato dal Prof. Scafoglio, presidente di «La Rete» – associazione per l'integrazione dei saperi antropologici, letterari, filosofici, psicologici, Napoli – già professore ordinario di Antropologia culturale, «Pulcinella è espressione di un cosmopolitismo che dal Seicento ha portato la maschera in giro per l'Europa e il Mediterraneo, lasciando del suo passaggio tracce durevoli, da cui sono emerse figure similari, integrate nelle culture locali, come Polichinelle in Francia, Poncinello poi Punch in Inghilterra, Don Cristóbal Pulchinela in Spagna, Hans Wurst in Germania, Petrushka in Russia, Kacial in Iran»;
va inoltre considerata l'importanza di tale riconoscimento sotto il profilo culturale, economico e di immagine, in particolar modo per il Mezzogiorno e le realtà locali che ne riconoscono l'appartenenza e le radici, dedicandone – come nel comune di Acerra che la tradizione riconosce come suolo natio di una delle rappresentazioni della maschera, – percorsi museali e rassegne –:
se il Ministro interrogato intenda supportare, fino al conseguimento del risultato, l'iter di cui sopra e, in caso affermativo, quali siano le iniziative in itinere e/o quelle che si intendano perseguire per arrivare alla riuscita del riconoscimento della maschera come patrimonio immateriale dell'Unesco e quale sia il cronoprogramma a tal fine predisposto.
(2-00439) «Auriemma, Amato, Caso, Caramiello, Penza, Sergio Costa, Carotenuto, Santillo, Alifano, Bruno, Marianna Ricciardi, Sportiello».
Interrogazioni a risposta immediata:
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, AMORESE, FILINI, GIORGIANNI, MOLLICONE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in data 1° febbraio 2024, il Ministero della cultura ha comunicato la nomina di Fabio Tagliaferri come nuovo presidente amministratore delegato di Ales-Arte lavoro servizi s.p.a., società in house che supporta le attività del Ministero nelle erogazioni di servizi e nella gestione delle biglietterie di siti archeologici di assoluto rilievo culturale;
da fonti di stampa, dopo poche ore dall'insediamento di Fabio Tagliaferri, si sarebbero presentati funzionari del Monte dei Paschi di Siena per la sostituzione delle firme sui conti in vista di varie incombenze;
in quell'incontro Tagliaferri avrebbe preso atto che su quel rapporto bancario vi era una giacenza media di circa 40 milioni di euro, con «interessi a credito» dell'ultimo triennio ad un tasso dello 0 per cento;
a seguito delle perplessità emerse, Monte dei Paschi di Siena, spontaneamente, indicava il nuovo tasso di interesse, indicizzato a gennaio 2024, che da zero passava a circa il 3,5 per cento;
a destare sorpresa c'è pure il conto presso la Banca Passadore, relativo alle Scuderie del Quirinale, con una giacenza media di una decina di milioni di euro;
a dicembre 2022 Passadore pagava sul deposito un modesto 1,2 per cento, per salire all'1,5 a febbraio 2024, non certamente un tasso in linea con i rialzi europei;
con Tagliaferri, spontaneamente, anche la Passadore comunicava il nuovo «tasso creditore» che passava al 3,35 per cento;
con i nuovi tassi, considerata, sui due conti, la giacenza media di circa 55 milioni di euro, si può ipotizzare per Ales, nell'ultimo triennio, un ammanco considerevole di diversi milioni di euro;
di converso Monte dei Paschi di Siena e Banca Passadore hanno ottenuto considerevoli profitti, probabilmente anche grazie a quella che appare agli interroganti la poca accortezza del management di Ales, perché qualcuno quei contratti e quelle condizioni le ha accettate –:
se il Governo intenda avviare le verifiche necessarie, anche mediante l'attivazione dei servizi ispettivi di finanza pubblica, al fine di chiarire i fatti in questione e fornire i dati relativi ai mancati profitti di Ales a seguito dei tassi di interessi tenuti a zero, affinché si possano accertare le perdite su un conto che ha visto transitare decine di milioni di euro, con picchi di 80-90 milioni, quando a inizio anno lo Stato trasferisce i fondi al Ministero della cultura per garantire tutti i servizi affidati ad Ales.
(3-01444)
MANZI, ORFINI, IACONO, BERRUTO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in occasione dell'81esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia le principali associazioni italiane di professionisti del settore, attraverso una lettera indirizzata ai rappresentati di Governo, avrebbero espresso il forte dissenso verso le riforme proposte dall'Esecutivo, evidenziando «la preoccupante situazione di stallo che affligge l'intero comparto produttivo» e ribadendo «con rinnovata forza» la richiesta «non più procrastinabile di compiere analisi puntuali per mettere in campo tutti gli strumenti necessari atti a scongiurare il crollo dell'occupazione, in particolare nel settore della produzione cinematografica»;
sono diversi mesi che il settore cinematografico esprime la propria preoccupazione verso le riforme avviate dall'Esecutivo attraverso incontri e denunce: ad aprile 2024 l'industria audiovisiva organizzava un incontro per chiedere il sostegno pubblico, sotto il titolo «Vogliamo ancora un domani», il 4 giugno 2024 un'altra giornata di protesta dal nome «Siamo ai titoli di coda», che denunciava che il 60 per cento del comparto dei lavoratori è disoccupato, protesta che continua in occasione dei Nastri d'argento 2024;
i professionisti del cinema denunciano il drastico calo della produzione domestica e la mancanza di un welfare adeguato dovuta anche al rinvio del codice dello spettacolo, fattori che si aggiungono anche ad una forte diminuzione di produzioni straniere in Italia;
i dati sul tax credit hanno dimostrato di rappresentare una leva economica e occupazionale che stimola la crescita del settore, incrementando l'attrattività culturale e turistica del Paese, rafforzando l'identità nazionale e lo stile di vita italiano; il credito di imposta è cresciuto perché sono cresciuti gli investimenti del mercato;
nel 2022 il tax credit alla produzione audiovisiva italiana è stato pari a 254,14 milioni di euro; quello al cinema italiano pari a 175,71 milioni di euro; il totale per la produzione nazionale ha assorbito il 56 per cento dei 768,35 milioni di euro complessivi investiti in produzione; 338,50 milioni di euro, pari al 44 per cento, sono andati a finanziare le produzioni straniere che hanno deciso di girare in Italia –:
in che tempi e con quali modalità il Ministro interrogato intenda attivarsi al fine di avviare azioni concrete volte ad accogliere le ripetute sollecitazioni del settore cinematografico.
(3-01445)
Interrogazioni a risposta scritta:
COIN, BISA e BOF. — Al Ministro della cultura, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
domenica 15 settembre 2024 la stampa locale trevigiana titolava: la soprintendenza blocca investimenti per 50 milioni di euro programmati da Luxottica;
l'azienda aveva presentato il progetto per la costruzione di un ponte nelle sue prossimità per sviluppare altri servizi produttivi e un parcheggio, nonché un'area da destinare per l'ospitalità di partner e clienti internazionali;
purtroppo, come a giudizio dell'interrogante spesso accade, la soprintendenza, bloccando l'iniziativa, ha provocato la conseguente reazione dell'azienda, che ha minacciato di spostare in altri luoghi l'investimento, anche nella consapevolezza che le tempistiche offerte dalla soprintendenza per risolvere il caso mediamente sono assai consistenti –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto segnalato e quali iniziative di competenza intendano assumere per evitare la perdita di tali investimenti su un territorio che vive ed è conosciuto a livello internazionale per le attività della Luxottica.
(4-03474)
COIN, BISA e BOF. — Al Ministro della cultura, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
sono più di vent'anni che Castelfranco Veneto attende il nuovo servizio di radioterapia. Ancor oggi le persone affette da patologie oncologiche devono trasferirsi a Padova, Monselice, Treviso per poter sottoporsi alle terapie. Problemi che riguardano persone deboli, fragili, spesso in età avanzata e con nuclei familiari ridotti visto il perdurare della contrazione delle nascite. Ad assisterli esistono gruppi di volontariato che in qualche modo negli anni hanno offerto servizi a tal riguardo. L'amministrazione comunale assieme all'Usl locale ha cercato per decenni le risorse per questo servizio sanitario;
finalmente sono iniziati i lavori, per un valore di oltre dieci milioni di euro, per la costruzione di quattro bunker, due da rendere operativi subito, gli altri due al grezzo in attesa di poter acquisire impianti di nuova tecnologia;
purtroppo, a seguito di alcuni ritrovamenti archeologici la Soprintendenza è intervenuta per avviare le consultazioni con gli esperti del caso –:
se i Ministri interrogati intendano attivarsi per evitare che le tempistiche relative a quanto segnalato non continuino a privare centinaia di migliaia di cittadini di servizi così essenziali per un tempo eccessivo.
(4-03480)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
molti docenti che hanno svolto supplenze, soprattutto brevi e saltuarie, sono in attesa di vedere accreditate le rate stipendiali di giugno luglio e, in alcuni casi, maggio;
il sistema prevede una modalità di pagamento degli stipendi mediante l'immissione dei dati contrattuali da parte delle singole scuole nel sistema informatico centralizzato, lasciando che sia direttamente il MEF a pagare quelli relativi ai rispettivi supplenti d'istituto;
un sistema che ad avviso dell'interrogante non garantisce la regolarità della corresponsione delle liquidazioni mensili a causa dei farraginosi iter autorizzativi e di controllo da parte del MEF, del costante ritardo nel trasferire le risorse alle scuole e della mancata e stringente interlocuzione con NoiPA;
a ciò si aggiunga che ci sono anche molti docenti neo-assunti in ruolo che denunciano il mancato pagamento dello stipendio di settembre;
per tale categoria di insegnanti, il processo di pagamento dovrebbe essere più rapido rispetto a quello dei supplenti grazie a una maggiore stabilità contrattuale. Anche in questo caso, il pagamento è gestito tramite NoiPA, ma i tempi di accredito del primo stipendio possono variare a seconda della data di inserimento del contratto nei sistemi informativi del Ministero dell'istruzione e del merito;
generalmente, il primo stipendio per i neo-assunti in ruolo dovrebbe essere accreditato entro la fine del mese successivo alla presa di servizio. Tuttavia, si verificano molti ritardi se l'immissione avviene durante periodi di elevata attività amministrativa come l'inizio dell'anno scolastico con le segreterie e gli uffici scolastici che sono sottoposti a un notevole sforzo organizzativo e gestionale;
appare evidente come il ritardo nei pagamenti sia da addebitarsi all'amministrazione centrale;
sono numerose le denunce e i solleciti rivolti al Ministero competente e ai parlamentari per segnalare questa situazione di insolvenza da parte dell'amministrazione centrale nei confronti di molti docenti e a garantire la regolarità nel pagamento degli stipendi;
la situazione risulta ancora più inaccettabile in assenza di motivazioni e di tempistiche certe in merito all'erogazione di quanto dovuto;
a ciò si aggiungano le gravose incombenze che devono affrontare le segreterie delle scuole, che sono sempre più in affanno nella gestione dei capitoli di spesa, anche in ragione delle esigenze connesse all'attuazione del PNRR;
il 27 luglio 2023, con interrogazione 5-01194, erano state chieste le ragioni dei mancati pagamenti ma i Ministeri interrogati non hanno fornito risposta e, dunque, il 28 dicembre 2023 – in ragione del ripetersi di tale grave vulnus – con interrogazione 5-01770, eravamo tornati a chiedere spiegazioni rispetto a un problema che si ripete ormai puntualmente senza, tuttavia, ricevere risposta;
non si riesce a comprendere quali siano le difficoltà che impediscono il regolare pagamento di coloro che con impegno lavorano e, in molti casi, affrontano spese ingenti legate agli spostamenti e agli affitti;
si tratta di una violazione del diritto alla retribuzione per il lavoro svolto, nonché di un danno materiale per chi deve fare i conti con l'assenza dello stipendio per mesi;
nel mese di luglio il Ministero dell'istruzione e del merito aveva rassicurato i docenti precari, assicurando che i pagamenti degli arretrati sarebbero stati effettuati alla prima emissione disponibile grazie anche allo stanziamento di risorse aggiuntive da parte del Ministero dell'economia e delle finanze ma, a oggi, non risulta che tale impegno sia stato mantenuto –:
quali siano le ragioni dei ritardi nel pagamento dei docenti precari e di quelli neo-assunti;
quali iniziative si intendano intraprendere per pagare gli stipendi dovuti a chi attende la retribuzione talora anche da mesi;
se non si ritenga di intervenire, con le opportune iniziative di competenza, per correggere un sistema che non garantisce la regolarità della corresponsione delle liquidazioni mensili, e se il Ministro dell'istruzione e del merito non intenda adottare iniziative per potenziare il personale delle segreterie scolastiche.
(5-02856)
Interrogazione a risposta scritta:
ROSATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
tra le misure urgenti adottate nei mesi interessati dall'emergenza pandemica da COVID-19, è stato istituito un canale di supporto alle attività economiche mediante la concessione di garanzie pubbliche tramite l'intervento di Mediocredito centrale – Banca del Mezzogiorno, finalizzate a incontrare la necessità di accesso al credito e liquidità delle imprese e dei professionisti;
anche la successiva congiuntura socio-economica, influenzata da scenari di instabilità politica in diverse aree strategiche per l'andamento globale dell'economia e da alcuni eventi calamitosi che hanno colpito il nostro Paese, ha influito negativamente su diversi comparti produttivi;
l'aumento della difficoltà delle imprese a sostenere in modo puntuale i propri impegni economici ha comportato anche un aumento delle posizioni escusse dal sistema bancario e consortile a carico del fondo;
l'escussione delle garanzie presuppone che l'impresa garantita non sia stata in grado di adempiere ai propri impegni economici assunti, vertendo in un evidente stato di difficoltà;
secondo i dati dell'osservatorio dei fallimenti, nel secondo trimestre 2023 sono tornati ad aumentare i fallimenti delle imprese italiane, in particolare quelle piccole e medie del nord-est e del centro Italia –;
quale sia l'incidenza percentuale delle garanzie escusse a oggi non recuperate nonché di quelle oggetto di azioni giudiziarie e quale sia il carico di posizioni affidate, per il recupero, all'agente della riscossione e ai consorzi fidi;
quante siano, in termini assoluti e percentuali, le richieste di saldo e stralcio ricevute da Mediocredito centrale – Banca del Mezzogiorno, dalle aziende escusse nonché il tasso di accoglimento di tali richieste;
quali iniziative di competenza abbiano già adottato al fine di ridurre la possibile perdita a carico dello Stato sia in fase di pre-escussione sia in fase post-escussione delle garanzie, nonché quali iniziative intenda assumere per facilitare il saldo e stralcio e il rientro delle somme liquidate verso imprese in stato di conclamata difficoltà finanziaria.
(4-03469)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta scritta:
BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il settore metalmeccanico rappresenta uno dei comparti produttivi più rilevanti nella provincia di Monza e Brianza, occupando circa 40.000 lavoratori, di cui 10.000 attivi nel settore automotive;
nelle ultime settimane, un numero significativo di aziende operanti sul territorio ha annunciato nuovi esuberi, con il rischio concreto di perdite occupazionali su larga scala. In particolare, sono stati annunciati i seguenti esuberi: Candy Haier con 110 esuberi, Fimer con 65, Flowserve che ha già proceduto a 61 licenziamenti a luglio, Peg Perego con 104 esuberi, Sanvito&Somaschini con 83 esuberi;
l'interlocuzione avviata da regione Lombardia con aziende come Flowserve di Mezzago, al fine di promuovere l'uso di ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro, percorsi formativi e altri strumenti pubblici, non ha prodotto i risultati sperati;
si rende necessario e urgente un intervento del Governo nazionale per evitare ulteriori esuberi, delocalizzazioni e la conseguente disgregazione del tessuto industriale e produttivo della provincia, che avrebbe gravi ripercussioni socio-economiche su lavoratori, famiglie e l'intera filiera metalmeccanica, in particolare nel settore automotive –:
quale siano l'andamento e gli ultimi sviluppi del tavolo di crisi aperto presso il Ministero delle imprese e del made in Italy con l'azienda Fimer;
quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intendano adottare per tutelare i lavoratori a rischio esubero nelle altre aziende citate, garantendo l'uso di strumenti di sostegno al reddito, riqualificazione e reinserimento professionale, nonché per sostenere lo sviluppo industriale delle imprese coinvolte, prevenendo ulteriori esuberi e chiusure, al fine di salvaguardare la tenuta del settore metalmeccanico, strategico per l'economia italiana, con particolare attenzione alle specificità del comparto automotive.
(4-03471)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
l'Irpinia in questa stagione estiva ha sofferto particolarmente la criticità idrica non tanto per la mancanza della risorsa acqua ma soprattutto per il degrado della rete idrica e per la sua gestione;
parliamo di uno dei bacini idrografici più importanti del Paese che fornisce acqua non solo all'Irpinia e alla Campania ma anche a Puglia e Molise;
la beffa è che intere comunità del territorio ricadente nel suddetto bacino idrografico dell'Alto Calore finiscono per rimanere senz'acqua o con orari di erogazione e sospensione che rendono la vita impossibile alle famiglie e alle attività economiche;
esiste inoltre una delicatissima questione afferente alla gestione della risorsa idrica;
la divisione tra Acquedotto Pugliese e l'Alto Calore Servizi s.p.a. l'altra società che gestisce il servizio di captazione, adduzione e distribuzione di acqua potabile per 125 comuni compresi tra le province di Avellino e Benevento accentua una serie di disagi per i cittadini e una disparità tra comunità servite;
le continue interruzioni per riparazioni tampone non fanno che aggravare ulteriormente il problema, con disagi quotidiani per i cittadini;
l'esasperazione di intere comunità con situazioni paradossali con frazioni servite da una rete che avevano l'acqua e altre no perché servite da gestore differente ha fatto esplodere la protesta;
sono state sottoscritte numerose petizioni e giunte e consigli comunali hanno adottato delibere per chiedere un intervento strutturale sulla rete che porti a superare l'attuale criticità e di avere una migliore e più efficace governance delle risorse idriche sul territorio irpino;
occorrerebbero investimenti sulla rete e sull'efficientamento delle condotte riducendo la dispersione dell'acqua;
il PNRR ad oggi rappresenta una occasione mancata per il raggiungimento di questo obiettivo;
l'obiettivo è programmare interventi con la massima urgenza in considerazione di mutamenti climatici strutturali e scongiurare il ripetersi di disagi e disservizi riscontrati nel corso di questa estate –:
quali iniziative urgenti il Governo intenda promuovere per accogliere la richiesta di intervento da parte delle comunità irpine al fine di efficientare la rete e di promuovere un tavolo di confronto per quel che concerne l'attuale governance della risorsa idrica sul territorio superando le attuali criticità e irrazionalità di gestione che tanti problemi e tensioni sta creando sul territorio nonché programmando una migliore capacità di raccolta in considerazione degli strutturali mutamenti climatici.
(2-00440) «Toni Ricciardi, De Luca, Sarracino, Stumpo, Serracchiani, Manzi, D'Alfonso, Girelli, Roggiani, Marino, Porta, Gribaudo, Laus, Iacono, Scotto, Furfaro, Casu, Berruto, Vaccari, Amendola, Forattini, Barbagallo, Carè».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
dopo due scioperi nazionali, il 18 luglio e il 20 settembre 2024, tutte le lavoratrici e i lavoratori dipendenti delle imprese cui si applica il Ccnl autoferrotranvieri internavigatori (mobilità Tpl) si fermeranno una terza volta l'8 novembre 2024 per uno sciopero di 24 ore senza la garanzia delle fasce protette;
infatti, le segreterie nazionali dei sindacati di riferimento, in maniera unitaria, hanno dovuto proclamare la terza azione di sciopero a causa della mancanza di interventi fattivi per il settore, nell'assoluta indifferenza del Governo;
come dichiarato dalle rappresentanze sindacali, il Ccnl autoferrotranvieri internavigatori (mobilità Tpl) è scaduto dal 31 dicembre 2023 e, ad oggi, ancora non si è arrivati ad un accordo sul nuovo Ccnl dato che, lo scorso maggio, si è interrotto il tavolo di trattativa a causa della scarsa disponibilità delle associazioni datoriali in relazione ad avanzamenti normativi ed assunzione di azioni concrete nei confronti del settore e della categoria;
le associazioni datoriali, in varie occasioni, hanno confermato che il quadro finanziario del trasporto pubblico nazionale è preoccupante perché c'è un ammanco di 1,7 miliardi, dovuto anche all'inflazione, che rischia di non far centrare l'obiettivo indicato dal Pniec, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che indica uno shift modale, dalla mobilità privata a quella collettiva, del 10 per cento;
«Le analisi di esperti – hanno segnalato le associazioni commentando uno studio del Politecnico di Milano in occasione di un convegno organizzato a Milano a NME, la fiera internazionale dedicata al trasporto pubblico lo scorso maggio – confermano un pericoloso sbilancio finanziario, dovuto sia alla carenza annuale del Fondo nazionale di finanziamento del Tpl, si tratta di quasi 800 milioni di euro, sia alle risorse che servirebbero a far fronte ai futuri costi di rinnovo del Ccnl di categoria, scaduto nel 2023, e che le organizzazioni sindacali hanno quantificato in circa 900 milioni di euro aggiuntivi a regime.»;
il Governo sembra rimanere inerte rispetto a tale situazione e, a fronte di ripetute e continue sollecitazioni delle stesse istituzioni, sia di maggioranza che di opposizione, continua ad ignorare la crisi che investe da tempo il settore del trasporto pubblico e l'urgente necessità di interventi;
è oramai palese che un adeguato finanziamento del settore non sia più rinviabile tanto per garantire un rinnovo dignitoso del contratto collettivo della categoria, quanto per sostenere e valorizzare il capitale umano;
il settore risulta, oramai, caratterizzato da un crescente deterioramento delle condizioni lavorative e retributive, dalla conseguente e strutturale carenza negli organici aziendali, dagli episodi di aggressioni fisiche e verbali sempre più diffusi ai danni degli operatori front-line, dalla cronica difficoltà nel reperire nuovi conducenti e altre figure specializzate, dal rischio sempre più tangibile della riduzione dei servizi, nonché dall'impossibilità di offrire un trasporto pubblico locale adeguato, ma anche riguardo a tematiche inerenti la sopravvivenza e gli interessi complessivi del settore;
da tempo la IX Commissione della Camera dei deputati (Trasporti, poste e telecomunicazioni) e l'Assemblea della Camera dei deputati, con atti di indirizzo, hanno chiesto al Governo di porre queste tematiche al centro della propria agenda per affrontare in modo efficace le problematiche evidenziate, a partire dalla disponibilità ad effettuare un robusto investimento a livello nazionale per implementare il Fondo nazionale per il Tpl;
l'enorme crisi che tutto il trasporto pubblico locale sta affrontando è stata, dunque, ripetutamente portata all'attenzione del Governo che tuttavia sembra non essere in grado di risolverla. Da ultimo in occasione della discussione dell'ordine del giorno n. 9/1937-A/9 presentato dal primo firmatario del presente atto in cui si è impegnato il Governo a potenziare in tempi rapidi il fondo nazionale Tpl, adeguandolo all'inflazione e ai nuovi fabbisogni tecnologici del settore, incomprensibilmente, il Governo ha chiesto di farlo con una riformulazione che ha cancellato ogni riferimento al necessario rinnovo del Ccnl degli autoferrotranvieri;
il sistema del trasporto pubblico locale è, quindi, penalizzato da una cronica mancanza di risorse, nonostante secondo i dati 2019 dell'Osservatorio nazionale sul trasporto pubblico locale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il settore rivesta un ruolo strategico sia a livello economico che sociale in cui operano circa 900 imprese, per un totale di circa 114 mila lavoratori, con un giro d'affari di 12 miliardi di euro e un trasporto annuo di 5,5 miliardi di passeggeri;
il Fondo nazionale per il Tpl presenta, a parere degli interpellanti, una dotazione insufficiente, pari a poco più di 5 miliardi di euro lordi annui per il triennio 2024-2026, i quali, anche secondo quanto sottolineato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, coprono appena il 55 per cento della spesa totale affrontata dagli enti;
il 20° Rapporto sulla mobilità degli italiani – pubblicato dall'istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti (Isfort) nel novembre 2023 mostra in relazione agli altri Paesi europei come l'Italia soffra di una «rilevante sotto-dotazione di servizi per il trasporto pubblico», con un'incidenza sul prodotto interno lordo pari ad appena lo 0,4 per cento, meno della metà del dato tedesco (0,86 per cento) e persino inferiore alla media dell'unione europea (0,48 per cento). Stesso discorso per quanto riguarda gli addetti del settore del trasporto pubblico locale, che in Italia sono 11,3 ogni 10.000 abitanti, contro il 25,8 della Germania e il 16,4 della media dell'Unione europea;
è necessario ricercare un accordo che preveda un incremento economico del Ccnl in linea con l'aumento del costo della vita e rimodulando la parte normativa per consentire una migliore conciliazione tra tempi di vita e del lavoro, nonché ad individuare soluzioni per contrastare il fenomeno delle aggressioni –:
in che modo il Governo intenda implementare il sistema di finanziamento pubblico nazionale per il sistema del trasporto pubblico locale che possa garantire al più presto il rinnovo contrattuale in linea con le esigenze del settore per assicurare il giusto salario e condizioni di sicurezza per tutte le lavoratrici ed i lavoratori;
se non ritengano necessario avviare un'analisi attenta ed approfondita dell'intera struttura delle competenze e delle regole orientata a consentire al settore di rispondere efficacemente all'aumento della domanda di mobilità pubblica, favorendo lo shift modale dal trasporto privato a quello pubblico e vigilando affinché la centralità di tale trasformazione sia nel rinnovo del Ccnl.
(2-00441) «Casu, Barbagallo, Ubaldo Pagano, Bakkali, Ghio, Guerra, Lai, Morassut, Roggiani».
Interrogazione a risposta orale:
ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Settentrionale ha presentato il progetto di fattibilità tecnico economica (Pfte) afferente alla riqualificazione del Waterfront delle aree portuali comprese tra S. Andrea e S. Basilio a Venezia, e la riqualificazione dell'area saloni a Chioggia. Un progetto di valorizzazione e rigenerazione di aree portuali e riqualificazione di aree degradate e margini urbani;
il Pfte sarebbe stato finanziato dal Ministero delle infrastrutture e trasporti con fondi progettazione 2021-2023;
in particolare, il progetto del Waterfront di Venezia riguarda la riqualificazione di una vasta area di circa 17 ettari nel pieno centro storico della città lagunare e interessa oltre 1.500 metri di riva tra Canale della Giudecca e Scomenzera, con la previsione di una seconda stazione ferroviaria della città d'acqua e all'interno del quartiere S. Marta di un numero indefinito di nuove volumetrie per migliaia di metri cubi;
il progetto creerebbe di fatto un collegamento diretto tra l'aeroporto di Tessera e il punto di approdo delle navi da crociera in laguna, aumentando ulteriormente i flussi turistici che investono la città e che costituiscono un forte elemento di impatto sul fragile ecosistema lagunare;
da quanto si apprende da organi di stampa, l'interlocuzione fra l'Autorità di sistema portuale la cittadinanza e la stessa amministrazione comunale sarebbe stata assai ridotta e anche successivamente all'incontro tenutosi in data 17 settembre 2024 con la competente commissione consiliare del comune, nulla è emerso su tempi e modalità delle procedure di concertazione tra Autorità portuale, comune e regione, previste ai sensi dell'articolo 5 della legge 28 gennaio 1994 n. 84;
secondo quanto previsto dall'articolo 35 del codice della navigazione le zone demaniali che dal capo del compartimento non siano ritenute utilizzabili per pubblici usi del mare sono escluse dal demanio marittimo con decreto del Ministero dei trasporti e della navigazione di concerto con quello dell'economia e delle finanze;
a parere dell'interrogante, le aree dismesse della Marittima, San Basilio e Santa Marta ora ricomprese nel progetto Waterfront di Venezia in quanto non più usate per i pubblici usi del mare, dovrebbero ragionevolmente essere escluse dal demanio marittimo e trasferite al demanio civile tramite l'Agenzia del demanio e da questa attraverso il federalismo demaniale al comune di Venezia –:
se risulti che le aree interessate dal progetto Waterfront di Venezia siano attualmente utilizzabili per pubblici usi del mare o se invece debbano, ai sensi dell'articolo 35 del codice della navigazione, essere escluse dal demanio marittimo; se, secondo le valutazioni operate dai Ministri competenti il progetto sia compatibile con la tutela dell'ecosistema lagunare e quali iniziative di competenza si intendano adottare per rafforzare l'interlocuzione tra l'Autorità di sistema portuale, il consiglio comunale e la cittadinanza in considerazione della necessità di specificare le destinazioni d'uso dei diversi edifici previsti del progetto e delle trasformazioni che verrebbero attuate nelle zone interessate, in particolare nel quartiere urbano di S. Marta, anche in relazione alla necessità di mantenere fondamentali servizi locali come gli approdi del trasporto pubblico, i parcheggi e l'area mercatale.
(3-01446)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
RUFFINO e BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il Ponte di Paderno è un famoso ponte ad arco che collega le province di Lecco e Bergamo e attraversa il fiume Adda tra i comuni di Paderno d'Adda e Calusco d'Adda;
di proprietà di Rete ferroviaria italiana, si tratta di un'infrastruttura, vincolata sotto il profilo monumentale e paesaggistico, innovativa se si considera il periodo della sua realizzazione;
Rete ferroviaria italiana ha definito al 2030 l'orizzonte temporale di dismissione sia della linea ferroviaria, sia del traffico su strada. Pertanto, starebbe valutando la progettazione di nuove infrastrutture che consentano di assicurare la continuità su ferro e gomma;
questa importante infrastruttura era, fino al 24 luglio 2024, candidata a diventare uno dei ponti europei patrimonio dell'Unesco. Nel 2021, assieme ad altri cinque ponti europei costruiti prima del 1900 con la tecnica dell'arco unico in ferro, fu deciso di realizzare una proposta di candidatura transnazionale coinvolgente una serie di strutture con le stesse caratteristiche situate in Portogallo, Francia e Germania;
in tale data, tuttavia, a seguito di una riunione tra regione Lombardia, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Rete ferroviaria italiana e gli enti locali, si è deciso di procedere alla progettazione di un'opzione che vede un unico viadotto a sud dell'attuale struttura viaria, del costo di circa 350 milioni di euro;
tale esito è fonte di grande delusione per il territorio, trattandosi di un disegno a cui la collettività lavorava da anni attraverso una filosofia di sviluppo territoriale con al centro le risorse ambientali e storiche del territorio;
avendo l'attuale struttura del ponte vita utile fino al 2030, è necessario giungere celermente a una definizione completa del progetto e alla sua programmazione –:
se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, adoperarsi affinché venga garantita l'esecuzione e la consegna entro i termini di cui in premessa di un'opera che tenga in maggiore considerazione le istanze degli enti locali direttamente interessati.
(5-02844)
LAMPIS, MATTIA, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, FOTI, IAIA e FABRIZIO ROSSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la strada statale 126 rappresenta il collegamento principale della provincia di Carbonia-Iglesias, partendo dall'estremo nord, Fluminimaggiore, fino ad arrivare a Sant'Antioco;
assolve al collegamento extraurbano, soddisfa gli spostamenti di percorrenza intraprovinciali, svolge un importante ruolo locale al servizio di una serie di attività di piccola e media impresa commerciali che sono localizzate sul percorso;
la doppia funzione, di strada locale e di collegamento tra i due versanti della provincia, incrementa il traffico rendendo necessario il suo ampliamento per garantire servizi pubblici a imprese e cittadini ma anche sicurezza, considerando l'alto livello di pericolosità della strada dovuta alla vetustà della realizzazione, alla presenza di due sole corsie, una per senso di marcia, mentre la banchina laterale è assente. Appare quindi necessario un programma di interventi per mettere in sicurezza l'intera via e in particolare le intersezioni ed accessi alle attività insediate;
in particolare, a causa di ciò, nel tratto compreso fra i comuni di Guspini e San Nicolò d'Arcidano si registrano numerosi incidenti all'altezza delle intersezioni con la viabilità provinciale causando il ferimento degli utenti e, purtroppo, anche il loro decesso. L'incrocio della strada statale 126 con la strada provinciale 64, bivio di Sa Zeppara, rappresenta il punto di massimo carico veicolare durante la stagione estiva a causa del transito verso il litorale costiero dell'arburese;
gli ultimi dati Istat disponibili classificano come grave la situazione della strada a causa delle carenti infrastrutture provocando disagi alla circolazione e un indice di mortalità pari 12,9, significativamente crescente nel tratto del comune di Guspini;
la sezione della carreggiata è stretta, la banchina transitabile è assente e i numerosi accessi a proprietà private o strade vicinali dette rallentano il traffico veicolare, provocando ritardi dovuti alla impossibilità di effettuare sorpassi soprattutto in presenza di veicoli pesanti e commerciali. L'utenza è dunque costretta a viaggiare in plotoni subendo ritardi e tempi di percorrenza elevati, oltre ai pericoli per l'incolumità dei viaggiatori più volte ricordati –:
quali iniziative di competenza intenda promuovere per realizzare una o più rotatorie nella strada statale 126, nel tratto compreso fra i comuni di Guspini e San Nicolò d'Arcidano in prossimità delle intersezioni con la viabilità provinciale ed in particolare con la strada provinciale 64, in tal modo ammodernando e mettendo in sicurezza l'infrastruttura stradale al fine della sua ottimale usufruibilità.
(5-02845)
MAZZETTI e CORTELAZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
Anas spa è la società concessionaria della rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale ed è vigilata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Dal gennaio 2018 è entrata a far parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e del Polo infrastrutture insieme a RFI (capofila), Italferr e Ferrovie del Sud Est;
i collegi consultivi tecnici (CCT) sono organi «tecnici» per la realizzazione delle opere pubbliche con funzione deflativa del contenzioso, destinati ad esempio a valutare le varianti o l'adeguamento dei costi, e rappresentano il punto di raccordo tra gli interessi delle imprese private e quelli delle stazioni appaltanti;
l'Anas si è dotata di un regolamento per la nomina dei componenti nei CCT. Nel punto 2 del regolamento sono esplicitati i requisiti per poter essere nominati a detti collegi e le condizioni di incompatibilità degli incarichi. Il regolamento fornisce anche i criteri per la formazione di un elenco dei soggetti che possono essere nominati;
nel corso dell'estate la stampa ha sollevato una questione relativa all'opportunità della nomina di un parlamentare (peraltro quadro intermedio Anas in aspettativa, ex sindaco ed ex presidente di provincia) a componente di un CCT, con riferimento a un'opera pubblica da realizzare in Toscana;
recentemente la stampa ha riferito in merito al conferimento di incarichi presso CCT, nonché per collaudi tecnici e amministrativi (a pagamento), affidati a direttori e dirigenti di Anas e a figure professionali esterne all'Azienda, che hanno sollevato perplessità sia in merito all'opportunità della nomina, sia per la collocazione politica dei nominati;
sarebbe opportuno dare evidenza pubblica alla lista completa dei professionisti coinvolti in incarichi in CCT e in collaudi tecnici e amministrativi, relativa alla gestione dell'attuale amministratore delegato di Anas –:
se non reputi necessario intervenire, per quanto di competenza, nei confronti della vigilata Anas, al fine di rivedere i criteri e la natura dei requisiti in base ai quali sono state selezionate le figure professionali cui sono affidati gli incarichi in CCT e in collaudi tecnici e amministrativi, con l'obiettivo di scongiurare conflitti di interesse e anomalie.
(5-02846)
BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende da organi di stampa i ricercatori del Cnr attraverso la campagna oceanografica «Sirene» appena conclusa dalla nave Gaia Blu, hanno individuato nel mar Ionio meridionale rilievi sottomarini allineati lungo profonde spaccature del fondale, dove un sistema di faglie sta lentamente allontanando la Calabria dalla Sicilia, facendo sprofondare la crosta terrestre al largo dello Stretto di Messina;
secondo il progetto ITHACA elaborato da ISPRA, con riferimento all'area di Villa San Giovanni interessata dalle infrastrutture del progetto, relative sia alla struttura del Ponte, che alle infrastrutture di collegamento, si rileva la presenza delle seguenti faglie attive e capaci: 1. faglia «Porto Salvo» – codice faglia 37414; 2. faglia «Cannitello» – codice faglia 37400; 3. faglia «Pezzo» – codice faglia 37401; 4. faglia «Piale» – codice faglia 37310; 5. faglia «Commenda» – codice faglia 37313;
in particolare la faglia «Cannitello» sarebbe localizzata nella zona di realizzazione della struttura portante del Ponte, il cui progetto prevede la realizzazione del pilone lato Calabria alto circa 400 metri, le cui fondazioni risulterebbero ricadere nella zona di rispetto della faglia;
le Linee Guida per la gestione del territorio in aree interessate da faglie attive e capaci (FAC) Versione 1.0, redatte dalla Commissione Tecnica per la micro-zonizzazione sismica per conto della Conferenza delle regioni e delle provincie autonome e della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della Protezione Civile nel 2015, impongono la assoluta inedificabilità in aree in stretta prossimità delle faglie, specificando come sia vietata qualsiasi tipo di nuova edificazione, anche provvisorie e secondarie, entro una zona di rispetto di 30 metri a cavallo del piano di rottura della faglia;
secondo quanto riportato dall'articolo del quotidiano «La Repubblica» del 23 settembre 2024 la SdM nella documentazione integrativa trasmessa al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, avrebbe dichiarato che quei criteri «non hanno status normativo» e dunque – dà a intendere – non sarebbe necessario seguirli e nonostante vengano mappate e analizzate, «l'esistenza stessa e l'attivazione delle faglie non è documentata storicamente, né documentalmente» –:
se nell'ambito delle funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa sulla SdM, previste dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 35 del 2023 il Ministro interrogato sia nelle condizioni di spiegare come possano essere confutati da parte della SdM gli studi su faglie attive condotte da istituiti scientifici e le linee guida della Protezione civile sulla gestione del territorio in aree interessate da faglie come quella di «Cannitello» – codice faglia 37400.
(5-02847)
BRAGA, SIMIANI, CURTI, EVI e FERRARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
si evince da articoli di stampa nazionale, tra i quali si cita quello pubblicato sul Domani il 6 maggio 2024, che la Commissione europea ha allocato la somma di 1,4 miliardi di euro per la riqualificazione energetica delle abitazioni di edilizia pubblica e sociale e contro la povertà energetica di persone a basso reddito;
risulta in proposito che il Governo Meloni non abbia ancora previsto se e come utilizzerà le risorse per questi interventi, previsti dal regolamento (UE) 2023/435 (Repower EU);
l'investimento 17 del regolamento (UE) 2023/435 rappresenta proprio uno strumento finanziario ad hoc per l'efficientamento dell'edilizia residenziale pubblica e sociale, volto a contribuire al contrasto della povertà energetica e finalizzato all'efficientamento energetico soprattutto nelle abitazioni dei condomini popolari, spesso situati nelle periferie urbane, dove vivono persone anziane o incapienti che non hanno potuto beneficiare di altri strumenti o incentivi per la riqualificazione degli alloggi;
i citati progetti devono essere sviluppati in collaborazioni pubblico-private, coinvolgendo la Banca europea per gli investimenti e Cassa depositi o prestiti;
la stessa Commissione europea propone inoltre il coinvolgimento di operatori privati – le cosiddette Esco – al fine di ottimizzare gli interventi di efficientamento energetico e di autoproduzione di energia rinnovabile, per cofinanziare gli interventi;
come certificato dalle più importanti associazioni edilizie e ambientaliste, compresa Federcasa, il patrimonio edilizio sociale e pubblico nazionale necessita di importantissimi interventi di riqualificazione energetica e antisismica: in Italia sono presenti oltre 836 mila alloggi gestiti da enti diversi di cui circa un terzo in condizioni di degrado strutturale; sarebbero invece necessari 250.000 alloggi per soddisfare la domanda di casa di famiglie in condizioni di difficoltà abitativa –:
quale sia il cronoprogramma degli interventi previsti per l'implementazione «dell'investimento 17» del regolamento Repower EU, nonché le caratteristiche del citato piano di riqualificazione energetica, anche al fine di sapere se intenda adottare iniziative di competenza volte a favorire il coinvolgimento di operatori istituzionali e privati.
(5-02848)
ILARIA FONTANA, LOMUTI, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi anni, la Basilicata ha affrontato una crisi idrica senza precedenti, aggravata da fattori climatici e gestionali, con ripercussioni pesanti sull'economia agricola e civile:
la rete idrica della regione registra una dispersione idrica tra le più elevate in Italia, con una perdita stimata al 65-70 per cento dell'acqua immessa, nonostante significativi investimenti effettuati tra il 2003 e il 2024, pari a circa 1,5 miliardi di euro;
la crisi è esacerbata dalla vetustà della rete di distribuzione, rendendo la Basilicata vulnerabile sia sul piano agricolo sia civile;
la grave dispersione idrica determina uno spreco inaccettabile delle risorse idriche, con sprechi economici e ambientali significativi, come testimoniato dai dati pubblicati di recente che indicano una perdita fino a 22 milioni di metri cubi d'acqua per ogni diga, traducendosi in costi inutili per oltre 4 milioni di euro solo per la potabilizzazione;
la Basilicata, pur essendo una delle regioni con maggiore ricchezza idrica, rifornendo gran parte del Mezzogiorno, non riesce a risolvere la crisi a causa dell'inadeguatezza delle infrastrutture idriche –:
quali misure urgenti, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per l'adeguamento ed il potenziamento delle infrastrutture esistenti della rete idrica regionale e, soprattutto, delineando le modalità di stanziamento delle risorse finanziarie necessarie, nell'ambito del PNRR e di altre fonti di finanziamento, per sostenere gli interventi di riqualificazione e ammodernamento della rete idrica lucana.
(5-02849)
Interrogazione a risposta in Commissione:
DI SANZO, BARBAGALLO, PORTA, CARÈ e TONI RICCIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
i rapporti tra l'Italia ed il Nord America sono ottimi sotto ogni punto di vista e caratterizzati da una forte integrazione economico-finanziaria. Inoltre, negli Stati Uniti vivono, secondo i dati del 2023, più di 307 mila italiani e in Canada ne vivono più di 142 mila. Una presenza che rafforza i legami con l'Italia e che ha bisogno anche di costanti collegamenti aerei con il nostro Paese;
sul piano economico, il Nord America rappresenta un importante mercato di sbocco per il made in Italy che è molto apprezzato. L'interscambio di beni Italia-USA è stato di 57,2 miliardi di euro, nel 2020, mentre quello con il Canada è stato pari a circa 6 miliardi di euro. Inoltre, l'Italia è una delle mete turistiche più ambite dagli americani, infatti gli Usa sono il primo mercato di provenienza, in termini di passeggeri aerei, con un'incidenza del 26,3 per cento sul totale estero previsto nel trimestre estivo, secondo i dati del 2023. Mentre il Canada è al settimo posto con il 3,8 per cento. A questo bisogna aggiungere il fatto che il 2024 è l'anno delle radici e in Nord America è presente una florida comunità di origine italiana di cui circa 17,7 milioni italo-americani e circa 1,5 milioni di italo-canadesi;
per assicurare questa importante necessità di flussi l'Italia si trova già in condizioni di svantaggio rispetto ad altri Paesi europei sul piano dei voli diretti e, infatti, mancano collegamenti diretti con realtà importanti come Houston e Vancouver;
in seguito all'operazione con la quale Lufthansa e il Ministero dell'economia italiano acquisiscono il controllo congiunto di Ita Airways si registrano ripercussioni sui voli tra Italia e Nord America ed in particolare sui collegamenti per Chicago, Washington, San Francisco e Toronto, in quanto l'approvazione di tale acquisizione da parte della Commissione europea «è subordinata al pieno rispetto delle misure correttive offerte da Lufthansa e dal Mef»;
secondo le indicazioni della Commissione europea ci sono varie opzioni perdessero in regola con le norme antitrust e queste dovranno essere perfezionate e approvate entro il mese di ottobre 2024 –:
come stia operando, per quanto di competenza, il Governo italiano per fare in modo che i collegamenti problematici con le città di cui in premessa siano tutelati e siano potenziati i collegamenti diretti dall'Italia al Nord America nelle tratte fino ad oggi non servite, in modo da garantire i necessari collegamenti con il nostro Paese ai connazionali che risiedono in Nord America e in modo da garantire e l'interscambio turistico e commerciale tra l'Italia e il Nord America.
(5-02850)
INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
unità sguarnite, mezzi insufficienti, assunzioni inadeguate. Alle carenze complessive, tra le quali spicca quella degli organici, sia nel settore operativo che nel ruolo tecnico professionale – più volte segnalate con allarme dalle sigle sindacali del corpo nazionale dei vigili del fuoco – si aggiungono i limiti della stessa dotazione organica: nel complesso, si tratta di mancanze che non consentono l'apertura delle sedi territoriali opportune e necessarie e allungano i tempi di intervento a scapito dei cittadini e della sicurezza degli operatori;
la situazione di carenza al livello di presenze medie nazionali si acuisce con riguardo alla ripartizione territoriale per regione, in particolare per quelle a più alta densità abitativa e i maggiori insediamenti produttivi;
un soccorso puntuale ed efficiente richiede, oltre a una puntuale formazione dei soccorritori, una attenta pianificazione rispetto alla presenza, uniformemente dislocata sul territorio, delle sedi permanenti dei vigili del fuoco e per garantire un soccorso puntuale ed efficiente a tutti i cittadini del nostro Paese, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, occorrono risorse per personale ed energici investimenti;
tra le proprie altre funzioni, il corpo assicura il «soccorso tecnico urgente», interventi caratterizzati proprio dalla loro urgenza e dall'immediatezza della prestazione e sono tali da richiedere professionalità tecniche anche altamente specializzate e idonee risorse strumentali;
in particolare, si contano circa 4.000 operativi e 2.500 amministrativi (Rtp) in meno rispetto al necessario e tutti i sindacati di categoria da tempo denunciano che nel 2030 la dotazione organica dei vigili del fuoco, considerando i pensionamenti dei prossimi anni, avrà una carenza tale per cui si correrà il concreto rischio di non coprire l'intero territorio, limitando gli interventi di soccorso ordinario solo nelle città metropolitane;
tale strutturale insufficienza di personale ha come conseguenze sovraccarichi di lavoro inaccettabili e l'utilizzo di straordinario per far fronte all'ordinario;
inoltre, il concorso pubblico recentemente bandito dal Ministero interpellato prevede l'assunzione di sole 350 unità di personale, tale numero risulta estremamente irrisorio o comunque insufficiente considerando che, a esempio, solo la regione Lazio, che tra qualche mese dovrà affrontare il Giubileo, ha denunciato la carenza di circa 700 vigili del fuoco;
per alcune figure come gli autisti, il deficit incide fortemente sull'organizzazione e operatività del corpo – al riguardo, si ricorda che l'ultimo corso dedicato agli autisti risale agli anni '90 – i passaggi di qualifica, i pensionamenti, la perdita dell'operatività, le mobilità hanno portato la carenza di autisti a un punto tale da mettere a rischio il soccorso ordinario;
l'utilizzo dello straordinario per coprire la cronica carenza di autisti con il consequenziale aumento del carico di lavoro di quei pochi autisti rimasti, pone in rischio di infortuni o incidenti le attività dei lavoratori richiamati in orario straordinario;
la fragilità del nostro territorio, le gravi conseguenze dei fenomeni climatici sempre più estremi e le ormai costanti calamità naturali appesantiscono quella che in Italia da tempo è una emergenza di interesse nazionale e che investe il corpo nazionale dei vigili del fuoco, fiore all'occhiello del nostro Paese e che riguarda la carenza oramai cronica di personale;
la carenza di personale sarà oltremodo sentita e acuita a fronte dagli interventi e dei servizi che saranno necessari e dovranno essere garantiti con l'avvio dell'anno giubilare e il conseguente incremento esponenziale di eventi, pellegrini e turisti, senza contare la presidenza italiana del G7 in corso e l'avvio della campagna antincendio boschiva;
tutto ciò rende necessario, a parere degli interpellanti, affrontare con celerità ed energia le carenze che investono il corpo dei vigili del fuoco con misure e risorse da adottare e impiegare immediatamente e repentinamente, ma anche con l'adozione di un piano quinquennale di assunzioni straordinarie e la destinazione di ingenti investimenti in mezzi e tecnologia –:
quali iniziative intenda adottare al fine di alleviare tempestivamente la carenza di organico del corpo nazionale dei vigili del fuoco, onde affrontare le emergenze in atto e quelle alle porte e se non intenda elaborare un progetto organico, che tenga conto di tutti gli elementi esposti in premessa, unitamente ai fattori di rischio, al fine di individuare una dotazione organica in linea con le funzioni che il corpo nazionale deve garantire alla collettività in tutto il territorio nazionale.
(2-00438) «Auriemma, Alfonso Colucci, Alifano, Penza, Amato, Bruno, Cantone, Caramiello, Carmina, Caso, Cherchi, Dell'Olio, Donno, Fede, Fenu, Ilaria Fontana, Iaria, L'Abbate, Morfino, Santillo».
Interrogazioni a risposta immediata:
LUPI, BRAMBILLA, BICCHIELLI, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
le imprese della grande distribuzione organizzata si avvalgono di poli logistici, gestiti direttamente o in appalto, nei quali entrano ed escono le merci provenienti dai produttori e dirette ai punti vendita;
da quindici anni, con frequenza sempre maggiore, sigle sindacali «autorganizzate», non firmatarie di alcun contratto collettivo nazionale, effettuano, anche con poche decine di militanti seduti o in piedi davanti agli ingressi dei poli logistici, blocchi di protesta che possono durare giorni, impedendo il transito dei prodotti e, in alcuni casi, l'ingresso dei lavoratori dissenzienti;
secondo numerose sentenze tale condotta supera i limiti al diritto di sciopero posti dall'ordinamento: non si tratta di un'astensione dal lavoro decisa collettivamente per tutelare interessi collettivi, ma di azioni volte a provocare danni alle imprese e ledere i diritti di proprietà, di libera iniziativa economica, di aderire o meno ad un'organizzazione o a un'iniziativa sindacale;
in alcuni casi i responsabili delle condotte descritte sono stati condannati anche in sede penale, per i reati di estorsione e violenza privata;
i «blocchi», che si contano a centinaia negli ultimi cinque anni, non soltanto producono danni milionari alle aziende della grande distribuzione organizzata, ma colpiscono direttamente gli appaltatori della logistica, i trasportatori (spesso autonomi che rischiano in proprio) e gli stessi dipendenti della grande distribuzione, la cui busta paga è in parte legata all'andamento delle vendite, e, infine, i consumatori che trovano spazi vuoti sugli scaffali;
un aspetto particolarmente grave è la perdita di tonnellate di alimenti deperibili, come carne fresca, formaggi e latticini, frutta e verdura, pesce. Si calcola che per un'azienda di medio-grandi dimensioni il danno complessivo possa raggiungere il milione di euro al giorno;
a breve e medio termine le imprese della grande distribuzione organizzata e della logistica potrebbero vedersi costrette a forti riduzioni del personale e a delocalizzare oltre i confini nazionali (ove possibile) i poli logistici, con evidenti ricadute sull'occupazione e il conseguente aumento della tensione sociale nei territori interessati –:
se non ritenga opportuno individuare misure normative e amministrative finalizzate a contrastare il fenomeno dei blocchi ai poli logistici che, se sottovalutato, rischia di provocare gravi conseguenze economiche e sociali, per esempio attraverso direttive destinate agli organi di pubblica sicurezza perché garantiscano, con interventi preventivi, il libero esercizio dell'attività alle aziende minacciate da condotte illecite di «sedicenti» sindacalisti.
(3-01438)
ZARATTI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-01231 il Ministro interrogato affermava: «dal gennaio 2022 sono in uso al personale dei reparti inquadrati, impegnati nei servizi operativi, bodycam che costituiscono un utile strumento di documentazione degli accadimenti, in occasione di eventi di rilievo che possono essere a rischio per l'ordine pubblico, e di identificazione anche degli stessi agenti intervenuti»;
il Governo, tramite esponenti della propria maggioranza, con emendamento all'atto Camera n. 1660, ha introdotto, all'articolo 21, la possibilità che le forze di polizia, nei servizi di mantenimento dell'ordine pubblico, possano essere dotate di dispositivi di videosorveglianza idonei a registrare l'attività operativa e il suo svolgimento. Trattasi di una facoltà, non di un obbligo generalizzato;
sicuramente applicabile la norma, oltre che negli istituti penitenziari, anche nei centri di permanenza per i rimpatri, tant'è che il secondo comma stabilisce che tali sistemi «possono» essere utilizzati nei luoghi e negli ambienti dove vengono trattenute persone sottoposte a restrizione della libertà personale;
il Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimenti nn. 290 e 291 del 22 luglio 2021, ha fornito parere favorevole all'utilizzo di tali dispositivi, ritenendo ragionevole il periodo di sei mesi di conservazione dei dati;
l'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica n. 15 del 2018 già prevede che l'utilizzo di sistemi di ripresa fotografica, video e audio «per le finalità di polizia (...), è consentito per documentare una specifica attività preventiva o repressiva di fatti di reato, situazioni dalle quali possano derivare minacce per l'ordine e la sicurezza pubblica o un pericolo per la vita e l'incolumità dell'operatore»;
il 19 settembre 2001 il Consiglio d'Europa ha approvato con raccomandazione il «Codice etico europeo di polizia», invitando gli Stati membri affinché, nel corso di manifestazioni pubbliche, ciascun agente di polizia sia riconoscibile e identificabile;
dopo dieci anni, il 12 novembre 2012, il Parlamento europeo ha esortato con risoluzione gli Stati dell'Unione europea a introdurre il numero identificativo per le forze dell'ordine;
anche il relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla libertà raccomanda che durante le manifestazioni i funzionari delle forze di polizia siano chiaramente e individualmente identificabili;
oggi sono già 20 su 27 i Paesi dell'Unione europea che adottano il numero identificativo –:
se non ritenga opportuno adottare tutti i provvedimenti idonei affinché il personale delle forze dell'ordine, durante i servizi operativi, sia dotato di codice identificativo, nonché di videocamere sempre attive e, conseguentemente, le immagini siano conservate in apposito server per almeno sei mesi.
(3-01439)
IEZZI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
a partire dal gennaio 2023 nelle tre principali stazioni ferroviarie delle città di Roma, Milano e Napoli sono stati avviati dei servizi straordinari di controllo del territorio, cosiddetti ad «alto impatto», con l'obiettivo di contrastare più efficacemente i fenomeni di criminalità e degrado che interessavano tali aree;
successivamente e sulla scorta dei risultati positivi conseguiti in soli due mesi, il 18 marzo 2023 veniva inviata ai prefetti una direttiva con l'obiettivo di intensificare le attività di controllo, coinvolgendo anche la polizia locale e la Guardia di finanza, e per attivare specifici dispositivi che, integrando il più generale piano di controllo coordinato del territorio, consentissero di mettere in sicurezza ulteriori aree più a rischio;
pertanto, il modulo operativo ad «alto impatto» è stato progressivamente esteso ad altre città e ad altri ambiti, interessati dalla cosiddetta «malamovida» e dallo spaccio di sostanze stupefacenti, consentendo, grazie a una presenza rafforzata e visibile delle forze dell'ordine, di accrescere la prevenzione e la repressione di diverse forme di illegalità e di offrire una più efficace risposta alle richieste dei cittadini di maggiore sicurezza;
tali interventi hanno visto collaborare in concorso il personale della Polizia di Stato con quello dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, della polizia locale e di altri enti (aziende sanitarie locali, ispettorati del lavoro, aziende municipalizzate), secondo un approccio integrato e attraverso un efficiente sistema di scambio informativo e condivisione di buone prassi;
queste operazioni hanno consentito di rafforzare gli strumenti per la tutela della sicurezza urbana, sia sotto il profilo di una rafforzata capacità di controllo del territorio, che di prevenzione e contrasto di quegli illeciti che più generano allarme sociale –:
quali siano i risultati ad oggi conseguiti con le operazioni ad alto impatto per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità e di degrado urbano.
(3-01440)
Interrogazione a risposta scritta:
ORFINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
a quanto appreso dall'interrogante il 10 ottobre 2023 nella sede del VII Municipio di Roma si è svolto un tavolo di sicurezza municipale convocato dal presidente Francesco Laddaga, al quale ha partecipato, su invito, la vice prefetto di Roma, dottoressa Tania Giallongo, e in cui si è parlato per la prima volta delle problematiche sorte in via Casilina Vecchia e della stazione Tuscolana con la situazione occupazioni e microcriminalità nei terreni di proprietà di Rfi;
a marzo 2024, arriva nuovo dirigente del commissariato di San Giovanni, il dottor Mendolia, e il presidente Laddaga informa anche lui della situazione;
ad aprile 2024 iniziano i primi interventi interforze sia di perquisizioni e controlli, sia di sgomberi di manufatti lungo i terreni di Rfi lungo via della stazione Tuscolana con azioni progressive e successive, anche con Rfi che inizia a mettere in sicurezza la zona interessata;
il 30 maggio 2024 si svolge una nuova riunione tra l'Osservatorio municipale, il vice prefetto e il presidente Laddaga, il quale riporta all'attenzione della situazione di Casilina Vecchia;
l'11 luglio 2024 c'è stato un nuovo incontro tra il comitato provinciale per la sicurezza in prefettura con all'ordine del giorno anche la situazione di via Casilina Vecchia alla fine del quale, in quella sede, il prefetto Lamberto Giannini ha dato ordine dello sgombero. All'incontro vi ha partecipato anche Rfi, e si è impegnata a istituire una vigilanza alle palazzine di cui è proprietaria;
il 26 luglio 2024 è avvenuto lo sgombero, c'era anche la sala operativa sociale, ma il censimento non è stato fatto e quindi attualmente le persone stazionano nei pressi di via della stazione Tuscolana e villa Fiorelli, oltretutto alcuni privati anche dei documenti –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra citati e con quale motivazione si sia provveduto allo sgombero non essendo stato fatto il censimento richiesto, e quali iniziative di competenza si intendano adottare, in raccordo con gli enti territoriali per provvedere anche a una adeguata collocazione delle persone presenti, tra cui molte donne.
(4-03476)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta in Commissione:
ORFINI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
l'Istituto Convitto Nazionale «Vittorio Emanuele II» di Roma, oltre alla residenzialità e semi-residenzialità, include la scuola primaria, secondaria di primo grado e sei indirizzi liceali, compresi il Classico Europeo e scientifico internazionale con lingua cinese;
risulta all'interrogante che l'attuale dirigenza scolastica, con decreto dirigenziale, ha reintrodotto i test di ingresso (sospesi durante il Covid), normato i criteri di ammissione e quantificato i posti disponibili messi a concorso, per la scuola secondaria di secondo grado, così ripartiti: 42 per il classico, 29 per lo scientifico, 32 per l'europeo, 43 per l'internazionale, 15 per lo sportivo, 25, per il coreutico. Per merito, risultavano già iscritti 18 alunni interni al classico europeo e 7 allo scientifico internazionale, licei che da sempre hanno rappresentato un'unicità rispetto ai tradizionali indirizzi rinvenibili nelle scuole della città, tanto da richiamare studenti da fuori regione;
la dirigenza scolastica, contrariamente a quanto previsto dal suo decreto, terminata la selezione, ha ufficializzato la decisione di formare una sola classe di liceo internazionale dal prossimo anno, motivandola con un'asserita mancanza di iscritti;
ad avviso dell'interrogante con questa scelta c'è un affossamento del liceo internazionale e un inspiegabile impoverimento dell'offerta scolastica, con una grave ricaduta sull'organico delle figure professionali ivi operanti;
nasce quindi, l'esigenza di capire quali siano i numeri reali delle domande di iscrizione alle prime classi dei licei, inoltrate e acquisite nei termini delle due scadenze interne e di quella stabilita dal Ministero interrogato, e i motivi per cui, trattandosi di scuola dell'obbligo, non sono stati automaticamente iscritti tutti coloro che avevano presentato domanda per l'internazionale, a fortiori se questi erano in numero inferiore ai posti indicati –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e, per quanto di competenza, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il diritto allo studio agli alunni che hanno presentato domanda per l'indirizzo internazionale.
(5-02855)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta immediata:
TENERINI, BATTILOCCHIO, TASSINARI e MAZZETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la salute e sicurezza sul lavoro è tema di fondamentale importanza, costituendo una priorità assoluta che richiede interventi mirati ed incisivi;
il principale corpus normativo in materia è costituito dal decreto legislativo n. 81 del 2008, che contiene disposizioni che mirano a presidiare la salute e sicurezza dei lavoratori e tra queste alcune misure essenziali cui negli anni non è mai stata data attuazione;
con il decreto-legge n. 19 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2024, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 aprile 2024, è stata istituita la patente a crediti per l'edilizia, prevedendo un sistema di qualificazione delle imprese volto a fornire una tutela ancor più incisiva della salute e sicurezza e dando finalmente attuazione all'articolo 27 del decreto legislativo n. 81 del 2008;
il sistema della patente a crediti, richiesto da anni dalle parti sociali e operativo dal 1° ottobre 2024, prevede una dotazione iniziale di trenta crediti per le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili di cui all'articolo 89, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 81 del 2008 e demanda a decreti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (sentito l'Ispettorato nazionale del lavoro) l'individuazione delle modalità di presentazione della domanda, nonché dei criteri di attribuzione di crediti ulteriori rispetto al punteggio iniziale;
il 20 settembre 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale 18 settembre 2024, n. 132, recante «Regolamento relativo all'individuazione delle modalità di presentazione della domanda per il conseguimento della patente per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri temporanei o mobili»;
affinché la misura ottenga i migliori risultati in termini di sicurezza è opportuno prevedere un ampio coinvolgimento delle imprese al fine di chiarire le sue modalità applicative e semplificare il più possibile le procedure –:
quali siano le prospettive e i risultati attesi dal Ministro interrogato a seguito dell'istituzione della patente a crediti e se intenda prevedere forme di coinvolgimento delle imprese al fine di conseguire la migliore attuazione della misura.
(3-01441)
SOTTANELLI, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e GRIPPO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il bilancio Inail 2023 ha certificato l'ennesimo avanzo record di 3,1 miliardi di euro, che si aggiungono agli oltre 40 miliardi di euro accumulati dal 2001;
a giugno 2024 la Corte dei conti, nell'ambito del giudizio di parificazione del Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2023, ha notato come desti perplessità che «il bilancio Inail presenti un ingente e improprio avanzo annuale (...) che poco si concilia con il perdurante fenomeno infortunistico». Secondo i magistrati contabili «è urgente (...) una rivisitazione dei meccanismi di finanziamento della prevenzione in chiave di pieno utilizzo delle risorse disponibili, anche rivedendo le procedure, al fine di ottenere una significativa riduzione dei tempi di erogazione delle risorse, onde estendere il numero delle imprese e dei lavoratori beneficiari degli interventi prevenzionali»;
per le voci relative all'assunzione di ispettori, alla prevenzione e alla formazione dei lavoratori, se paragonate all'avanzo citato, l'istituto spende in maniera insufficiente: è, infatti, sotto organico di 1.900 unità e di oltre 110 ispettori;
simbolo dell'inerzia dell'istituto sono gli incentivi a fondo perduto per le imprese che migliorano le condizioni di sicurezza: il «bando Isi», dal 2010 al 2023, ha assegnato fondi a meno della metà delle aziende che hanno partecipato; lo sconto in tariffa alle imprese virtuose, invece, nel 2023 ha visto meno di 30 mila imprese beneficiarie su 2 milioni da coinvolgere;
gli stessi dati Inail denunciano una situazione di continua crescita di morti e infortuni sul lavoro: nei primi 7 mesi del 2024 sono stati 577, diciotto in più dello stesso periodo del 2023 e quasi tre al giorno;
l'avanzo di bilancio, peraltro, pone dubbi legittimi sul peso, a questo punto da ritenersi eccessivo, che i contributi dovuti per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali hanno soprattutto sulle spalle dei datori di lavoro;
l'insufficiente capacità di spesa dell'ente rappresenta un limite importante. L'avanzo registrato rappresenta un'incongruenza ormai non più sostenibile alla luce non solo degli obiettivi che l'istituto persegue, ma anche della tragedia quotidiana che si verifica in cantieri, fabbriche, strade e campi –:
quali iniziative, per quanto di competenza, abbia intenzione di intraprendere affinché l'Inail avvii con la massima urgenza attività efficaci di formazione e prevenzione degli infortuni e delle morti sul lavoro, ivi inclusa l'assunzione degli ispettori mancanti, e se non ritenga congruo prevedere al contempo un abbassamento del tasso a carico delle imprese e delle franchigie previste per gli indennizzi da infortunio.
(3-01442)
Interrogazione a risposta in Commissione:
L'ABBATE, MORFINO, ILARIA FONTANA e SANTILLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la centrale a carbone Enel «Federico II» di Cerano, situata a Brindisi, rappresenta una significativa fonte di produzione di energia, ma è anche una delle principali fonti di inquinamento atmosferico nella regione, provocando gravi conseguenze sulla salute dei cittadini e sull'ambiente circostante;
nel contesto degli obblighi di decarbonizzazione previsti dalle normative nazionali e dalle direttive europee, è stato stabilito che la centrale a carbone di Cerano deve essere chiusa entro il 2025. Questa decisione fa parte di una strategia più ampia di transizione verso fonti di energia più pulite e sostenibili;
la chiusura della centrale comporterà una significativa trasformazione economica e sociale per il territorio di Brindisi, con impatti diretti sui lavoratori e sull'economia locale. Tuttavia, ad oggi non sono state chiarite le misure concrete per supportare i lavoratori e gestire l'impatto ambientale. Non sono state definite con chiarezza le misure di supporto e riqualificazione per i lavoratori coinvolti, né sono stati elaborati piani concreti per minimizzare l'impatto socio-economico della chiusura sulla comunità di Brindisi;
l'inquinamento ambientale provocato dalla centrale a carbone ha causato gravi danni al suolo, all'aria e alle risorse idriche, rendendo necessari interventi di bonifica e misure di mitigazione per prevenire ulteriori rischi per la salute pubblica e l'ambiente;
la chiusura della centrale avrà profondi effetti economici e sociali sul territorio, con ripercussioni dirette sui lavoratori e sull'economia locale. È quindi fondamentale che le politiche di transizione energetica non solo rispondano agli obblighi di decarbonizzazione, ma assicurino anche un adeguato sostegno ai lavoratori e alle comunità coinvolte;
l'impatto sulla forza lavoro rappresenta un aspetto cruciale. Non sono stati ancora presentati piani specifici per la riqualificazione professionale dei dipendenti della centrale e dell'indotto, né sono previsti progetti di riconversione innovativa dell'impianto, come avvenuto in Sicilia con la riconversione dello stabilimento 3Sun Gigafactory di Catania per la produzione di pannelli fotovoltaici –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per supportare i lavoratori della centrale di Cerano (BR) e dell'indotto durante la fase di chiusura, con particolare riferimento ad eventuali programmi di riqualificazione professionale e opportunità di ricollocazione che saranno messi in atto per salvaguardare i livelli occupazionali, attraverso progetti innovativi di riconversione innovativa dell'impianto;
quali iniziative di competenza concrete il Governo intenda intraprendere per gestire i rischi ambientali legati alla chiusura della centrale a carbone di Cerano entro il 2025, con particolare riferimento alle operazioni di smantellamento, bonifica e mitigazione dell'impatto ambientale.
(5-02860)
Interrogazione a risposta scritta:
L'ABBATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
lo stabilimento Ac Boilers, situato a Gioia del Colle a circa 40 chilometri da Bari e da Taranto, si trova in posizione geografica strategica e baricentrica, nell'ambito delle aree industriali del Mezzogiorno d'Italia, tra il Mar Ionio e l'Adriatico. È direttamente collegato con le principali vie di comunicazione, sia ferroviarie che stradali, e in prossimità dei principali porti mercantili del Sud d'Italia;
nonostante tutta la sua storia, le sue potenzialità e la qualità della manodopera impiegata, lo stabilimento industriale gioiese attraversa nuovamente un momento di estrema difficoltà, con gli impianti fermi dal gennaio 2024 e con 147 lavoratori attualmente in cassa integrazione, e non si riescono a intravedere politiche industriali ed energetiche in grado di invertire la rotta;
la mancanza di ordini nel settore di competenza e l'assenza di prospettive industriali concrete hanno fortemente penalizzato lo stabilimento, che non vede al momento alcun segnale di ripresa produttiva imminente;
il 22 aprile 2024, le quote di maggioranza del gruppo proprietario dello stabilimento sono state acquisite dal fondo tedesco Mutares, ponendo fine a una trattativa che si protraeva da due anni;
nel corso degli anni, lo stabilimento ha già affrontato numerosi momenti di crisi, tra cui annunci di chiusura e il ricorso a misure di ammortizzatori sociali, senza tuttavia giungere a soluzioni di lungo termine per garantire la continuità produttiva;
con il cambio di proprietà, diversi sindacati italiani hanno richiesto con forza l'avvio di un nuovo progetto industriale che rilanci lo stabilimento, sfruttando le opportunità offerte dal mercato dell'energia e rendendo il sito strategico per l'intera regione;
nel territorio di Gioia del Colle e nella provincia circostante, diverse multinazionali del settore metalmeccanico stanno programmando investimenti significativi, creando così una finestra di opportunità che potrebbe essere colta dalla nuova proprietà per riorganizzare e rilanciare la produzione nel sito;
le segreterie territoriali di alcuni sindacati hanno più volte sollecitato la convocazione di un tavolo istituzionale presso il Ministero delle imprese e del made in Italy per discutere il futuro dello stabilimento e trovare una soluzione condivisa per il reintegro dei lavoratori attualmente in cassa integrazione –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione dello stabilimento di Gioia del Colle e quali iniziative intendano intraprendere per salvaguardare i posti di lavoro e garantire il rilancio produttivo del sito;
se non ritengano opportuno convocare con urgenza un tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte, inclusa la nuova proprietà del gruppo, le istituzioni locali, regionali e nazionali, e le organizzazioni sindacali;
quali iniziative il Governo intenda adottare per favorire il rilancio industriale dello stabilimento, anche attraverso l'incentivazione di investimenti nel settore dell'energia e altre opportunità di sviluppo economico nell'area;
quali iniziative intendano mettere in campo per accelerare la riorganizzazione produttiva a livello nazionale, così da consentire il rientro dei lavoratori attualmente in cassa integrazione e la ripresa delle attività nello stabilimento di Gioia del Colle.
(4-03477)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
COIN, BISA e BOF. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
nelle date 16 maggio e 25 giugno 2024 nelle province di Treviso e Padova i due corsi d'acqua denominati Muson ed Avenale sono esondati creando lungo l'asse tra i comuni di Asolo, Castelfranco Veneto e Camposampiero danni ai cittadini per almeno 70 milioni di euro;
l'Avenale è stato messo in sicurezza con ottimi risultati con un bacino da 500 mila metri cubi d'acqua sito nel comune di Riese Pio X, mentre il torrente Muson a nord di Castelfranco Veneto ha una cassa di espansione nei comuni di Fonte e Riese Pio X che doveva contenere un milione di metri cubi d'acqua e che invece è stata ridotta alla metà a seguito dell'intervento della Soprintendenza archeologica per il Veneto di Padova a seguito di alcuni reperti ritrovati durante i lavori di scavo. Tale dimezzamento ad avviso dell'interrogante è stato determinante per incrementare le esondazioni cittadine denunciate con gravissimi danni per migliaia di famiglie –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti accaduti;
se, a seguito delle richieste avanzate dai diciassette sindaci delle province di Treviso e Padova in data 3 agosto 2024, intendano assumere iniziative di competenza volte ad erogare i necessari fondi per i conseguenti ristori dei danni subiti dai cittadini e ad attivarsi, anche in raccordo con le istituzioni locali, per giungere alla messa in sicurezza dei due corsi d'acqua citati;
se intendano assumere le necessarie iniziative di competenza, tenendo conto delle esigenze delle comunità interessate, per riportare a un milione di metri cubi la capacità prevista da anni di contenimento del bacino tra i comuni di Riese Pio X e Fonte riguardante il torrente Muson.
(4-03475)
SALUTE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
la bronchiolite è un'infezione delle vie respiratorie inferiori causata generalmente da virus, principalmente da virus respiratorio sinciziale (respiratory syncytial virus o Rsv); è dunque un'infezione della parte finale dei bronchi; l'infezione colpisce prevalentemente i bambini sotto i cinque anni di età, soprattutto nel primo anno di vita;
la bronchiolite è generalmente una conseguenza di una prima infezione delle alte vie respiratorie, caratterizzata da sintomi simili al comune raffreddore e quando il virus raggiunge le vie respiratorie inferiori, l'infezione dei bronchioli innesca un processo infiammatorio, che causa un aumento della produzione di muco, tosse insistente e ostruzione delle vie aeree, con comparsa di difficoltà respiratorie; nei casi più gravi, la bronchiolite può provocare distress respiratorio e la conseguente necessità di cure ospedaliere;
secondo i dati della Società italiana di neonatologia (Sin), nel 2023 in Italia, si sono registrati circa 15.000 ricoveri in età pediatrica, di cui 3 mila in terapia intensiva, e 16 decessi;
le bronchioliti causate da virus respiratorio sinciziale in neonati e bambini possono essere prevenute con il medicinale Beyfortus (Nirsevimab), un nuovo anticorpo monoclonale che si somministra per via intramuscolare come un vaccino;
l'efficacia e la sicurezza del farmaco sono state valutate in diversi studi clinici, tra cui Melody di fase 2b e fase 3, Medley di fase 2 e 3, e lo studio Harmonie di fase 3b, per la prevenzione delle ospedalizzazioni da malattie causate virus respiratorio sinciziale nei bambini sotto i due anni di età;
il predetto farmaco, sviluppato da AstraZeneca e Sanofi, è stato autorizzato in Europa dal 2022 ed è erogato in diversi Paesi europei (Spagna, Francia, Germania e altri), con una conseguente riduzione dell'80 per cento dei ricoveri ospedalieri; in Italia, invece, è stato erogato solo in alcune regioni, con oneri a loro carico, poiché si tratta di un farmaco non rimborsabile da parte del Servizio sanitario nazionale;
i medici e pediatri hanno rappresentato l'auspicio che l'Aifa proceda il prima possibile alla riclassificazione di Nirsevimab come farmaco a carico del Servizio sanitario nazionale (dalla fascia A alla fascia C), previa negoziazione del costo con il Ministero della salute;
a riguardo, in data 18 settembre 2024, il Ministero della salute ha diramato a tutte le regioni una circolare volta a precisare che:
a) l'anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus, utilizzato per la cura delle infezioni di virus respiratorio sinciziale (respiratory syncytial virus) in età pediatrica, con determina Aifa n. 9 del 4 gennaio 2023 è stato classificato tra i farmaci di classe «C» con ricetta ripetibile limitativa e vendibile al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti;
b) il predetto anticorpo monoclonale non è incluso nel vigente Piano nazionale prevenzione vaccinale;
c) tale prestazione si configura pertanto come un extra lea;
d) a livello nazionale, più regioni hanno previsto, autonomamente, la somministrazione monodose dell'anticorpo monoclonale Nirsevimab senza oneri per i pazienti;
sulla base di quanto sopra chiarito, il Ministero della salute, pur riservandosi ulteriori approfondimenti con Aifa, ha quindi rappresentato che:
a) le regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia), non possono, ad oggi, garantire la somministrazione dell'anticorpo monoclonale Nirsevimab (classificato in fascia «C» da Aifa) in quanto, come già rappresentato, trattasi di prestazione «extra lea»;
b) le restanti regioni e province autonome possono, ad oggi, garantire la somministrazione dell'anticorpo monoclonale Nirsevimab, solo a condizione che la copertura finanziaria sia garantita con risorse a carico dei bilanci autonomi regionali aggiuntive rispetto a fondo sanitario regionale;
questa circolare ha suscitato un diffuso sdegno sia della popolazione sia degli osservatori e rappresentati del panorama sanitario; il presidente della Fnomceo è intervenuto affermando: «È una cosa che non si può sentire, non si possono discriminare i neonati in base alla regione in cui vengono al mondo. E temo che con la devoluzione si andrà sempre più in quella direzione. I cittadini sono tutti uguali nella nostra Repubblica davanti alla salute, come recita l'articolo 32 della Costituzione»;
a seguito delle diffuse perplessità e proteste che la circolare ha suscitato per l'evidente e odiosa sperequazione regionale che induceva a considerare un farmaco così importante, come riservato solo a regioni e/o pazienti pediatrici di «serie A» e negato invece a regioni/pazienti pediatrici di «serie B», il giorno successivo, 19 settembre 2024, il Ministero della salute è ritornato sui suoi passi comunicando che «in considerazione dell'aumentata incidenza del virus respiratorio sinciziale nella popolazione pediatrica, il Ministero della salute ha avviato interlocuzioni con Aifa, di cui sono state informate tutte le regioni con nota trasmessa dalla direzione della programmazione sanitaria, affinché si proceda al trasferimento dell'anticorpo monoclonale Nirsevimab-Bey dai farmaci in fascia C a quelli in fascia A, dunque a carico del Servizio sanitario nazionale»;
dagli annunci del Ministero della salute non si evince una tempistica certa e modalità relative alla negoziazione del farmaco che, peraltro, arriva comunque in ritardo rispetto agli appelli già rivolti al Ministero fin dall'anno 2023 –:
secondo quale tempistica e modalità intenda rafforzare le strategie di prevenzione e immunizzazione universale a tutela dei bambini su tutto il territorio nazionale, garantendo a tutte le regioni la somministrazione dell'anticorpo monoclonale per la prevenzione delle bronchioliti in età pediatrica, senza oneri per i pazienti;
come intenda arginare, per quanto di competenza, questa grave sperequazione regionale che, ad avviso degli interpellanti, si aggraverà ulteriormente e inevitabilmente con l'autonomia differenziata concessa in materia di salute.
(2-00437) «Sportiello, Marianna Ricciardi, Quartini, Di Lauro, Ascari, D'Orso, Giuliano, Baldino, Lomuti, Pellegrini, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Pavanelli, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Scutellà, Torto».
Interrogazione a risposta immediata:
FARAONE, GADDA e DE MONTE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il morbillo è una malattia esantematica virale altamente contagiosa, prevenibile con la vaccinazione. L'Italia si è posta l'obiettivo dell'eliminazione di questa malattia, come delineato nel Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita approvato dalla Conferenza Stato-regioni il 23 marzo 2011, che, in linea con gli obiettivi generali dell'Organizzazione mondiale della sanità, aveva fissato per il 2015 il termine ultimo per l'eliminazione dei casi di morbillo endemico;
il direttore del dipartimento di scienze biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche ha sottolineato l'erroneità della percezione del morbillo come «malattia dell'infanzia», confermando come l'unica difesa efficace sia offerta dalla vaccinazione;
come rilevato dal dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità nel bollettino della sorveglianza integrata morbillo-rosolia, dal 1° gennaio al 31 agosto 2024, in Italia, sono stati notificati 864 casi di morbillo, equivalenti a 22 casi per milione di abitanti, di cui 53 nel solo mese di agosto;
il predetto bollettino rileva che, dall'inizio del 2024, hanno segnalato casi ben diciassette regioni, con il 90,7 per cento dei casi concentrato in sole otto regioni (Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia, Campania, Toscana, Abruzzo, Liguria) e un'età media degli interessati pari a circa 30 anni;
il 53 per cento dei casi registrati sono adolescenti o giovani adulti, ma l'incidenza più elevata è stata osservata nei bambini sotto ai 5 anni d'età;
circa 9 casi segnalati su 10 risultano essere non vaccinati e, tra questi, sono stati riscontrati ben 50 operatori sanitari;
tra le complicanze derivanti dal contagio vi sono epatite/aumento delle transaminasi, polmonite e un caso di encefalite in un giovane adulto non vaccinato;
l'attuale tasso di copertura vaccinale in Italia non permette di proteggere la popolazione da un virus che, soprattutto in età adulta, rischia di causare complicanze anche gravissime, se non addirittura la morte;
fino al 2017 il vaccino contro il morbillo non era obbligatorio e il decreto-legge n. 73 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2017, che ne ha introdotto l'obbligatorietà, ha previsto la vaccinazione dei nati dopo il 2000, lasciando scoperti milioni di persone nate negli anni '90 che non risultano né vaccinate, né risultano aver sviluppato anticorpi a seguito di esposizione precedente al virus –:
quali iniziative urgenti intenda adottare per ampliare la copertura del vaccino contro il morbillo, quale sia attualmente la copertura vaccinale di tutti gli altri vaccini obbligatori in Italia e se questa venga effettivamente monitorata e verificata e se abbia intenzione di avviare campagne educative e di sensibilizzazione sull'importanza dei vaccini.
(3-01443)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-02434 del 4 marzo 2024;
interrogazione a risposta in Commissione Braga n. 5-02395 del 20 maggio 2024;
interrogazione a risposta scritta Brambilla n. 4-02901 del 29 maggio 2024;
interrogazione a risposta orale Auriemma n. 3-01345 del 22 luglio 2024;
interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-03241 del 29 luglio 2024;
interrogazione a risposta in Commissione Peluffo n. 5-02716 del 1° agosto 2024.