XIX LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli
nella seduta del 25 settembre 2024.
Albano, Amendola, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Billi, Bitonci, Borrelli, Braga, Brambilla, Calovini, Cappellacci, Carloni, Caroppo, Casasco, Cavandoli, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Orso, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Giuliano, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Longi, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Marino, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Orsini, Osnato, Nazario Pagano, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pisano, Polidori, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Albano, Amendola, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Billi, Bitonci, Braga, Brambilla, Calovini, Cappellacci, Carloni, Caroppo, Casasco, Cavandoli, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, D'Orso, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Marino, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Orsini, Osnato, Nazario Pagano, Pellegrini, Pichetto Fratin, Pisano, Polidori, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Romano, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.
Annunzio di proposte di legge.
In data 24 settembre 2024 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
SERGIO COSTA e AMATO: «Modifiche all'articolo 36 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e altre disposizioni in materia di istituzione dell'area marina protetta dell'isola di Capri» (2057);
FURGIUELE: «Istituzione della Giornata nazionale della legalità, in memoria delle vittime del dovere, nonché estensione alle vittime del dovere dei benefìci concessi alle vittime del terrorismo» (2058).
Saranno stampate e distribuite.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge QUARTINI ed altri: «Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità e dello stato di sovrappeso» (1509) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Sergio Costa.
La proposta di legge AMORESE: «Disposizioni per la celebrazione del quinto centenario della morte di Niccolò Machiavelli» (1840) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Foti.
Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
XII Commissione (Affari sociali):
BENZONI: «Modifiche alla legge 14 agosto 1991, n. 281, in materia di animali di affezione e di prevenzione del randagismo» (1934) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive):
IARIA ed altri: «Disposizioni in materia di organizzazione e funzionamento dei call center nonché modifica all'articolo 130 del codice di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, per la tutela dei consumatori contro le pratiche aggressive di pubblicità e vendita telefonica» (2040) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Annunzio di una proposta
di modificazione al Regolamento.
In data 24 settembre 2024 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di modificazione al Regolamento d'iniziativa della Giunta per il Regolamento: «Modifiche al Regolamento per la razionalizzazione di fasi e di tempi dei procedimenti e per l'aggiornamento del testo» (Doc. II, n. 9).
Sarà stampata e distribuita.
Trasmissione dalla Corte dei conti.
Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 24 settembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale, per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 288).
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).
Trasmissione dal Ministro dell'interno.
Il Ministro dell'interno, con lettera in data 20 settembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16 del decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82, e dell'articolo 27 della legge 11 gennaio 2018, n. 6, la relazione sulle speciali misure di protezione nei confronti dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, sulla loro efficacia e sulle modalità generali di applicazione, riferita agli anni 2022 e 2023 (Doc. XCI, n. 1).
Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).
Trasmissione dal Ministro per la pubblica amministrazione.
Il Ministro per la pubblica amministrazione, con lettera in data 24 settembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 6, del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218, la relazione concernente gli esiti del monitoraggio sull'attuazione delle prescrizioni del medesimo decreto legislativo n. 218 del 2016, recante semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca, da parte dell'Istituto nazionale di statistica, riferita all'anno 2023 (Doc. CXXXII, n. 7).
Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).
Annunzio di progetti di atti
dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 24 settembre 2024, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla X Commissione (Attività produttive), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Quarantaduesima relazione annuale della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle attività antidumping, antisovvenzioni e di salvaguardia dell'Unione europea e sull'utilizzo degli strumenti di difesa commerciale da parte di paesi terzi nei confronti dell'Unione europea nel 2023 (COM(2024) 413 final);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Riesame del funzionamento e dell'efficacia del regolamento (UE) 2017/821 (regolamento sui minerali provenienti da zone di conflitto) a norma dell'articolo 17, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2017/821 (COM(2024) 415 final).
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 24 settembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio conformemente all'articolo 278-bis del codice doganale dell'Unione sui progressi compiuti nello sviluppo dei sistemi elettronici previsti dal codice nel 2023 (COM(2024) 395 final);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sui negoziati avviati dalla Commissione in materia di crediti all'esportazione, ai sensi del regolamento (UE) n. 1233/2011 (COM(2024) 400 final).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.
ERRATA CORRIGE
Nell'Allegato A ai resoconti della seduta del 24 settembre 2024, a pagina 4, prima colonna, trentaquattresima riga, dopo la parola: «V» deve intendersi inserita la seguente: «, XII».
MOZIONI BAKKALI, ZANELLA, MAGI ED ALTRI N. 1-00314, BALDINO ED ALTRI N. 1-00320, FARAONE ED ALTRI N. 1-00323 E RICHETTI ED ALTRI N. 1-00324 CONCERNENTI INIZIATIVE PER UNA RIFORMA DELLA DISCIPLINA IN MATERIA DI CITTADINANZA
Mozioni
La Camera,
premesso che:
1) con «cittadinanza» s'intende il rapporto tra individuo e Stato, uno status denominato «civitatis» al quale l'ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici, ed è elemento essenziale per far sì che le persone possano godere in maniera piena e completa dei diritti fondamentali ed è, quindi, indispensabile per una democrazia realmente inclusiva;
2) la Costituzione italiana, oltre a proclamare nella sua prima parte in capo ai cittadini la titolarità di alcuni diritti e di alcuni doveri, si occupa specificatamente della cittadinanza all'articolo 22, stabilendo il principio per cui non si può essere privati di essa, così come del nome e della capacità giuridica, per motivi politici. La ratio di questa disposizione va inquadrata nella contestazione degli arbitri compiuti dal fascismo, che non solo aveva privato della cittadinanza italiana tutti gli antifascisti in esilio (legge n. 108 del 1926), ma aveva altresì stabilito (regio decreto-legge n. 1728 del 1938) delle gravi limitazioni alla cittadinanza e alla capacità giuridica nei confronti dei cittadini di cosiddetta «razza ebraica»;
3) attualmente la cittadinanza è disciplinata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e relativi regolamenti di esecuzione;
4) ai sensi della citata legge acquistano di diritto la cittadinanza italiana coloro i cui genitori (anche solo la madre o il padre) siano cittadini italiani. Si tratta della modalità di acquisizione della cittadinanza per «ius sanguinis»;
5) esistono alcune procedure più veloci per l'acquisizione della cittadinanza italiana per gli stranieri di origine italiana che possono acquisirla facendo espressa richiesta se l'interessato discenda da un cittadino italiano (sino al secondo grado di parentela) e sia in possesso di almeno un requisito tra quelli previsti dalla legge;
6) nell'ordinamento italiano è previsto anche un altro riconoscimento della cittadinanza, ma solo in via residuale e per casi limitati: quello dello «ius soli»;
7) questo diritto viene di norma riconosciuto solo a coloro che nascono in Italia e i cui genitori siano da considerarsi ignoti o apolidi, a coloro che nascono in Italia e che non possono acquisire la cittadinanza dei genitori, in quanto lo Stato di origine dei genitori non consente che chi nasce all'estero possa acquisire quella cittadinanza; per chi, infine, non abbia genitori noti e che venga trovato, a seguito di abbandono, in territorio italiano e per il quale si possa dimostrare, da parte di qualunque soggetto interessato, il non possesso di altra cittadinanza;
8) la persona nata in Italia può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e che dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquisire la cittadinanza italiana;
9) l'acquisizione della cittadinanza può avvenire, inoltre, per matrimonio o unione civile con cittadino italiano o, infine, per naturalizzazione;
10) al riguardo di quest'ultima modalità, l'articolo 9 della citata legge n. 91 del 1992 prevede che la cittadinanza possa essere concessa se la persona che ne faccia richiesta abbia trascorso legalmente e ininterrottamente un periodo di tempo di almeno dieci anni in Italia, qualora non appartenga all'Unione europea, e di quattro se, invece, sia cittadino di un Paese che appartiene all'Unione europea. Se apolide la persona che voglia ottenere la cittadinanza italiana deve risiedere nel nostro Paese da almeno cinque anni;
11) il periodo di 10 anni di residenza legale ininterrotta per i non appartenenti all'Unione europea è tra i più severi in Europa e in questi giorni è in corso la raccolta di firme per la promozione del referendum «cittadinanza», volto proprio a ridurre tale termine da 10 a 5 anni, come già previsto negli ordinamenti di Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo, Lussemburgo e Svezia e com'era previsto anche in Italia fino al 1992;
12) secondo l'articolo 14 della legge n. 91 del 1992 i figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana, ma, divenuti maggiorenni, possono rinunciarvi, se in possesso di altra cittadinanza. L'acquisto interviene, quindi, automaticamente alla sola condizione della convivenza e sempre che si tratti di un soggetto minorenne secondo l'ordinamento italiano. Perché il genitore divenuto italiano possa trasmettere lo «status civitatis» al figlio, occorrono pertanto che ricorrano tre condizioni: a) il rapporto di filiazione; b) la minore età del figlio; c) la convivenza con il genitore;
13) va osservato che la previsione della convivenza con il genitore non appare idonea a riconoscere il diritto di acquisizione della cittadinanza italiana, in quanto esclude di fatto coloro che per qualunque motivo non convivano con il genitore, nonostante questi conservi la responsabilità genitoriale;
14) ad esempio, in Francia la naturalizzazione viene decisa dall'autorità pubblica e può essere concessa dallo straniero maggiorenne che dimostri la propria residenza abituale in Francia nei cinque anni precedenti la domanda e che vi risieda al momento della domanda stessa. Ma questo termine, che è la metà di quello italiano, può anche essere ridotto a due anni, qualora il richiedente abbia ultimato due anni di studi in un istituto di istruzione universitaria francese;
15) come in molti altri Paesi, anche la Francia considera essenziale per la cittadinanza la conoscenza della lingua del Paese di cui si vuole diventare cittadini. Sino ad un recente passato la valutazione della capacità meno di comprendere, scrivere e parlare in francese era lasciata all'arbitrio del singolo funzionario statale incaricato dell'esame. Adesso, grazie a recenti modifiche normative, la discrezionalità della pubblica amministrazione è stata almeno ridotta, dovendo il funzionario chiamato a giudicare la conoscenza linguistica del richiedente attenersi ad una «griglia di valutazione» che stabilisce criteri chiari per la valutazione stessa;
16) inoltre, a condizione che il nome sia menzionato nel decreto di naturalizzazione del genitore, o sulla dichiarazione di acquisizione, il figlio minore, legittimo o naturale della persona naturalizzata francese diventa automaticamente cittadino francese di pieno diritto, sempre che sia a sua volta residente in Francia. Ciò vale anche per il bambino oggetto di adozione piena, mentre, nel caso di divorzio o separazione precedente l'acquisizione di cittadinanza da parte del genitore, il minore acquisisce la cittadinanza se risiede attualmente o alternativamente con il genitore divenuto francese;
17) per effetto della legge 16 marzo 1998 ogni bambino nato in Francia da genitori stranieri acquisisce automaticamente la cittadinanza francese al momento della maggiore età se a quella data ha propria residenza in Francia o vi ha avuto la propria residenza abituale durante un periodo, continuo o meno, di almeno 5 anni dall'età di 11 anni in poi;
18) l'acquisizione automatica della cittadinanza può essere anticipata ai 16 anni da parte dell'interessato con dichiarazione sottoscritta dinanzi l'autorità competente o può essere chiesta dai suoi genitori a partire dal 13° anno di vita e previo consenso dell'interessato. Nel quale caso il requisito della residenza abituale dei 5 anni sopra ricordato viene conteggiato a partire dall'ottavo e non dall'undicesimo anno di vita;
19) per quel che riguarda il caso della Germania, invece, la legislazione tedesca prevede che la cittadinanza possa essere acquisita per nascita, adozione e naturalizzazione. Dal 1° gennaio 2000 acquisiscono la cittadinanza non solo i figli di cittadini tedeschi, ma anche chi, figlio di stranieri, nasca in Germania, purché almeno uno dei genitori risieda stabilmente nel Paese da almeno otto anni e sia in possesso di regolare autorizzazione al soggiorno o di illimitato permesso di soggiorno da almeno tre anni;
20) per quel che riguarda la naturalizzazione, in Germania essa non avviene in via automatica ma presuppone una richiesta da parte dell'interessato, che può presentarla alle autorità competenti dopo il compimento del sedicesimo anno di età;
21) nel gennaio 2024 il Bundestag ha approvato una riforma della legge sulla cittadinanza che potrà ridurre il termine di residenza in Germania previsto per l'ottenimento della cittadinanza tedesca, che passa da otto a cinque anni;
22) la nuova legge sulla cittadinanza prevede anche che, in futuro, i figli di genitori stranieri riceveranno la cittadinanza tedesca alla nascita se padre o madre hanno risieduto legalmente in Germania per cinque anni (anche in questo caso il termine precedentemente in vigore era di otto anni);
23) inoltre, le persone che diventano tedesche potranno mantenere la loro precedente cittadinanza: questo era già possibile, ad esempio, per i cittadini di altri Paesi dell'Unione europea ed ora viene esteso anche a coloro che non fanno parte dell'Unione europea;
24) passando rapidamente ad esaminare la situazione in Gran Bretagna, si osserva che, pur con molte eccezioni, vige il principio prevalente che chi nasce in territorio britannico acquisisca in via automatica la cittadinanza;
25) per coloro che, invece, non sono nati in Gran Bretagna, la possibilità di essere naturalizzato è legata ad una serie di condizioni: avere almeno 18 anni, non avere precedenti penali, aver vissuto in Gran Bretagna almeno cinque anni prima della richiesta di naturalizzazione, non avendo trascorso più di 450 giorni fuori dal Regno Unito nei cinque anni, e meno di 90 giorni nell'anno precedente la domanda di naturalizzazione. È anche necessario conoscere la lingua e superare un test;
26) i criteri di idoneità sono leggermente diversi qualora si richieda la cittadinanza avendo sposato o avendo un'unione civile con un cittadino britannico. In questo caso, il richiedente deve aver vissuto nel Regno Unito per almeno tre anni e, negli ultimi tre, non deve aver trascorso più di 270 giorni fuori dal territorio nazionale;
27) in Spagna, infine, il presupposto generale per poter richiedere la cittadinanza per residenza si basa sulla possibilità di dimostrare di essere residenti in Spagna regolarmente da almeno dieci anni, continuativamente. Ma vi sono numerose e importanti eccezioni che riducono sensibilmente i tempi;
28) ad esempio, coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato possono fare domanda dopo cinque anni di permanenza in Spagna, mentre coloro che sono nati in determinati Paesi possono fare domanda dopo soli due anni di residenza;
29) appare particolarmente significativa la fattispecie che consente, tra l'altro, a chi sia nato in territorio spagnolo di richiedere la cittadinanza dopo solo un anno di residenza;
30) questo breve confronto con alcuni Paesi europei evidenzia come di fatto la situazione più complessa sia proprio quella italiana, sia per quel riguarda i tempi di residenza nel Paese sia per quel che riguarda l'ampia discrezionalità della pubblica amministrazione che, anche quando fornisce le motivazioni per il rigetto, si limita sovente ad una sintesi eccessiva e che di fatto non chiarisce le motivazioni del rifiuto;
31) ad esempio, non appare sempre chiaro su cosa si basi la valutazione circa l'esistenza di un'avvenuta integrazione dello straniero in Italia, tale da poter affermare la sua appartenenza effettiva alla comunità nella quale vive. Soprattutto perché questo esame e le relative decisioni sono in capo ad un'autorità, il Ministero dell'interno, che ben difficilmente può decidere su ogni singolo caso con la dovuta attenzione, trattandosi di un'autorità posta troppo in alto nella scala gerarchica e troppo lontana per sua natura dalle persone interessate;
32) i comuni, che sono, invece, l'ente più di prossimità per le persone e che hanno di norma anche maggiore conoscenza della realtà locale rispetto ad un centro lontano, sono confinati a ruoli residuali;
33) si tratta di un paradigma che andrebbe rovesciato, mettendo al cento, appunto, il ruolo dei comuni, enti di prossimità più efficaci nella valutazione delle domande e delle situazioni ad esse sottese, in un'ottica di decentramento amministrativo particolarmente auspicabile, sia in ottica di maggiore rapidità delle procedure, sia anche per quel che riguarda la chiarezza delle decisioni;
34) si ritiene, quindi, che andrebbe delegato il sindaco del comune dove è stata fatta la domanda di cittadinanza, sia per quel che riguarda la ricezione della domanda sia anche per la predisposizione della relativa istanza da inviare al Presidente della Repubblica, ancorandosi, così, ad un principio di territorialità con procedure più efficaci e sicure;
35) è necessario intervenire anche per ridurre i tempi di residenza in Italia previsti attualmente per poter richiedere la cittadinanza: infatti, appare evidente che il periodo di dieci anni, praticamente unico nella sua rigidità almeno per quel che riguarda i maggiori Paesi d'Europa, del tutto eccessivo, e non si giustifica nell'ottica di consentire un'integrazione effettiva nella comunità che diverrà quella della persona straniera;
36) non è, inoltre, accettabile la pretesa che il richiedente la cittadinanza garantisca una specie di cauzione di sé stesso, dovendo dimostrare di avere un reddito tale da potersi mantenere. Questa pretesa, tra l'altro, colpisce i più fragili, i minori, che ben difficilmente possono garantire un reddito e che in realtà nemmeno lo devono, essendo impegnati di norma nello studio e nella formazione;
37) proprio i minori sono, invece, coloro che devono essere aiutati maggiormente in un processo virtuoso d'inclusione che non può avere alla base che la scuola e l'istruzione in generale, nel vero senso che si deve dare all'espressione «ius culturae»;
38) infatti, l'istruzione, la cultura, la scuola sono gli elementi fondamentali di ogni sana inclusione, in quanto insegnano non solo nozioni (fondamentali ovviamente), ma anche il rispetto delle diverse culture, la conoscenza degli altri e di se stessi, il senso di comunità. Per questo è lo Stato, in collaborazione con le regioni e gli altri enti locali, che deve agire per garantire un'adeguata offerta formativa volta alla conoscenza della lingua e delle istituzioni italiane, oltre che riconoscere tutte quelle iniziative che sono volte a sostenere il processo d'integrazione linguistica e sociale;
39) lo «ius soli» e lo «ius culturae» non sono tra loro in contraddizione, ma anzi possono rafforzarsi l'un l'altro. Ad esempio, potrebbe ottenere automaticamente la cittadinanza italiana il minore straniero, nato in Italia o che risieda nel nostro Paese da un certo numero di anni, e che abbia frequentato almeno per cinque anni uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale d'istruzione, o fattispecie analoghe che siano volte, appunto, alla formazione e all'integrazione culturale del giovane italiano di nuova generazione;
40) appare, invece, francamente inaccettabile proseguire su una visione meramente economica dell'integrazione, con, appunto, la sopra ricordata pretesa di una garanzia di reddito da parte del richiedente, a monte della procedura di naturalizzazione, ma anche per l'intollerabile balzello imposto ai richiedenti la cittadinanza, che deve essere evitato quantomeno per le richieste che riguardano i minori;
41) si fa, tra l'altro, notare che per la concessione o il rinnovo del permesso di soggiorno, i cittadini stranieri residenti in Italia versano allo Stato italiano somme considerevoli, come evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo n. 5-02285 presentato il 18 aprile 2024 e nel quale si evidenziava come esempio che nel 2012 l'ammontare complessivo delle imposte dovuto ad immigrati era pari a 182.750.072 milioni di euro (fonte Ministero dell'interno – Dipartimento della pubblica sicurezza – Direzione centrale dell'immigrazione e della polizia di frontiera);
42) non è dunque immaginabile introdurre una specie di «ius pecuniae», analogo a quello messo in atto in un recente passato da Paesi dell'Unione europea, e che consentiva a chi era in grado di pagare di acquisire la cittadinanza senza troppi intralci burocratici, mentre coloro che non avevano abbastanza risorse si trovavano sottoposti a vincoli ingiustificati in una sorta di inaccettabile divisione tra richiedenti di «serie A» e di «serie B»;
43) lo «ius soli» e lo «ius culturae» sono, invece, come detto, le fondamenta sulle quali basarsi per un cambiamento reale e volto all'inclusione effettiva di chi è nato e vive in quello che oggi è il suo Paese. Il principio deve essere quello di collegare cittadinanza e legalità di soggiorno, anche prescindendo dalla formale residenza, superando quelle difficoltà burocratiche che attualmente ostacolano l'integrazione;
44) a maggior ragione deve essere previsto un sistema che consenta ai figli nati in Italia da genitore straniero, ma nato nel nostro Paese, di essere di per sé cittadini italiani, essendo evidente il legame tra la persona e il territorio in cui nasce e cresce, evitando forme di ghettizzazione inaccettabili e pericolose;
45) sono inoltre inaccettabili i tempi lunghi che di solito si accompagnano all'esame e all'eventuale accettazione delle domande di naturalizzazione, tempi che a volte fanno pensare più che ad un'inefficienza degli uffici demandati ad una specie di ostruzionismo latente ma concretamente operante;
46) inaccettabile è anche l'attuale situazione che riguarda il riconoscimento della cittadinanza italiana per coloro che sono giunti in Italia da minori. Attualmente per questa specifica categoria viene applicato il criterio della naturalizzazione, che, però, espone molte e molti al rischio di non ottenere la cittadinanza qualora divengano maggiorenni durante l'iter che riguarda i propri genitori, dovendo, quindi, presentare istanza individualmente nonostante siano giunti in Italia in tenera età. Si tenga presente che al 31 agosto 2023, ultimo dato disponibile sul sito del Ministero dell'istruzione e del merito, le studentesse e gli studenti non di cittadinanza italiana erano nelle scuole italiane 894.624,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative, in particolare di carattere normativo, volte:
a) a riconoscere la cittadinanza italiana per i minori nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno al momento della nascita del figlio, senza legare questo criterio, valevole per i minori, ad alcun parametro reddituale ma solo territoriale e di stanzialità di almeno uno dei genitori e senza assoggettare il diritto alla cittadinanza per nascita sul suolo italiano a scadenze, ma consentendo di esercitarlo in qualsiasi momento;
b) a individuare modalità specifiche per il riconoscimento della cittadinanza per coloro che giungano in Italia da minori, riconoscendo la cittadinanza italiana a coloro che, soggetti all'obbligo scolastico, abbiano compiuto almeno un ciclo d'istruzione, ad esempio tre anni di scuola dell'infanzia, un ciclo di primaria, secondaria superiore, o di un percorso d'istruzione e formazione professionale, intendendo il compimento del ciclo in termini di frequenza del corso e non di rendimento;
c) ad informare la disciplina e la sua applicazione al principio secondo il quale la concessione della cittadinanza è un incentivo per favorire l'inclusione sociale, lavorativa e orientata alla partecipazione attiva nelle proprie comunità territoriali, prevedendo, quindi, criteri più accessibili ed allineati alla maggioranza dei Paesi europei più significativi per quel che riguarda la popolazione e i flussi migratori per la concessione della cittadinanza;
d) nell'ottica di cui all'impegno precedente, a semplificare le procedure di concessione della cittadinanza, prevedendo, tra l'altro, la riduzione del vincolo della residenza continuativa, rispettivamente a: 1) cinque anni per lo straniero o la straniera non appartenente ad uno Stato membro dell'Unione europea; 2) a tre anni se appartenente ad uno Stato membro dell'Unione europea; 3) a due anni se riconosciuto come rifugiato o persona cui è stata accordata la protezione sussidiaria (o analoghe) o se apolide;
e) a rivedere il criterio della residenza continuativa anagrafica, semplificando le forme e i vincoli che attualmente sono spesso escludenti per coloro che, seppur stabili sul territorio italiano, abbiano avuto interruzioni involontarie dell'iscrizione all'anagrafe, riconoscendo altre forme per dimostrare la continuità della permanenza sul territorio italiano, quali ad esempio, certificazioni scolastiche e formative, contratti di lavoro, documentazione sanitaria e altro;
f) ad abrogare il contributo previsto attualmente per le pratiche di acquisizione della cittadinanza per i minori, commisurandolo ai costi comunque non superiori a quelli per il rilascio del passaporto per le pratiche di naturalizzazione, prevedendo, tuttavia, esenzioni/riduzioni/decontribuzioni per soglie reddituali Isee inferiori ai 15.000 euro annui;
g) a predisporre, per quanto di competenza ed eventualmente anche in collaborazione con le regioni e gli altri enti locali, l'offerta formativa per i richiedenti la cittadinanza e volta alla conoscenza della lingua e delle istituzioni italiane, individuando e riconoscendo nel contempo quelle iniziative e attività messe in atto a sostegno dell'integrazione linguistica e sociale degli stranieri;
h) a procedere alla riorganizzazione, semplificazione e accorpamento delle disposizioni di natura regolamentare in materia di cittadinanza, emanando un unico regolamento relativo in particolare alla disciplina dei procedimenti amministrativi, indicando i termini improrogabili dello stesso e prevedendo che, in caso di superamento dei termini sopra citati, la domanda di cittadinanza debba essere considerata accolta;
i) a modificare la disciplina dell'acquisizione della cittadinanza da parte dei figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana eliminando in particolare l'attuale previsione della convivenza del minore con il genitore, sostituendola con la più razionale disposizione relativa alla non decadenza del genitore dalla responsabilità genitoriale;
l) a disporre che, in coerenza con il principio dell'unità familiare, ai fini del conseguimento della cittadinanza da parte del figlio di chi ottiene la cittadinanza italiana, sia rilevante la minore età al momento della presentazione della domanda, anche qualora tale figlio, nel corso dell'iter di esame della domanda, sia divenuto maggiorenne;
m) a disporre, per quanto di competenza, che siano demandati ai sindaci dei comuni nei quali sia stata presentata l'istanza di concessione della cittadinanza, tanto la ricezione dell'istanza stessa quanto la predisposizione della relativa istanza da inviare al Presidente della Repubblica per la concessione della cittadinanza, nell'ottica di un vero decentramento amministravo volto ad una maggiore efficienza ed efficacia ed ancorato al principio di territorialità;
n) a riconoscere a tutti i minori nati in Italia, o con background migratorio, senza cittadinanza, inclusi i rifugiati e richiedenti asilo, il diritto di accesso alla pratica sportiva, garantendo altresì, per quanto di competenza, la possibilità di essere tesserati presso le federazioni sportive nazionali e di competere in tutti i campionati italiani, per evidente interesse sportivo confermato da un'apposita commissione Coni, e di avere anche la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana nel caso in cui abbiano completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni in Italia, ovvero almeno uno dei genitori sia nato in Italia (cosiddetto «doppio ius soli»), ovvero siano nati da genitori stranieri, dimostrando almeno un anno di residenza regolare di almeno uno dei genitori.
(1-00314)(Nuova formulazione) «Bakkali, Zanella, Magi, Berruto, Braga, Schlein, Ascani, Boldrini, Bonafè, Carè, Ciani, Cuperlo, Curti, De Micheli, Di Biase, Fassino, Ferrari, Forattini, Fornaro, Furfaro, Ghio, Girelli, Graziano, Gribaudo, Iacono, Lai, Laus, Madia, Malavasi, Manzi, Marino, Mauri, Morassut, Orfini, Peluffo, Porta, Prestipino, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Roggiani, Romeo, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Vaccari, Di Sanzo, Bonelli, Fratoianni, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».
La Camera,
premesso che:
1) sull'onda dei trionfi azzurri alle Olimpiadi di Parigi e delle becere polemiche razziste che ne sono seguite, si è riacceso il dibattito sull'acquisto della cittadinanza italiana da parte di stranieri che vivono nel nostro Paese;
2) in verità, instancabilmente, molte autorevoli voci, per qualità e quantità, si sono levate, nel tempo, e si levano tuttora, per richiamare la classe politica a guardare alle condizioni in cui si trovano a crescere e vivere le nuove generazioni di immigrati, i bambini e gli adolescenti, ancora legalmente stranieri, nonostante i progetti stabili di vita dei loro genitori, nonostante qui siano nati, si siano formati e si siano integrati con la nostra cultura;
3) da molto tempo, infatti, nel nostro Paese è nato, senza mai del tutto sopirsi, un dibattito orientato a riscrivere la disciplina vigente, dettata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91, ampliando le condizioni e i requisiti per l'acquisto della cittadinanza italiana, al fine di riconoscere tale diritto non solo e (quasi) esclusivamente per un fatto di «sangue»: è innegabile che il vigente jus sanguinis, in base al quale la cittadinanza italiana è acquisita di diritto dal figlio nato o adottato da padre o madre cittadini italiani, concepisca la nazionalità alla stregua di un gene che si trasmette per via ereditaria e non per la partecipazione quotidiana e l'appartenenza ad un contesto sociale e culturale;
4) ci sono migliaia di minori, ragazze e ragazzi che sono nati e cresciuti in Italia o che comunque nel nostro Paese vivono da anni, parlano la lingua italiana e i dialetti dei luoghi che abitano, che si sentono italiani a tutti gli effetti, ma non hanno i nostri stessi diritti perché il nostro ordinamento giuridico li considera «stranieri»: la politica ha il dovere di affrontare il tema responsabilmente, tenendo a freno reazioni emotive o pregiudiziali ideologiche e riconoscendo i cambiamenti sociali e culturali del proprio Paese;
5) ai sensi della disciplina dettata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91, si è riconosciuti cittadini per nascita, in applicazione dello jus soli, in casi ben definiti e limitati: chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori entrambi ignoti o apolidi oppure non può acquisire la cittadinanza dei genitori a causa di leggi dello Stato cui questi appartengono; è cittadino per nascita, infine, il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga trovato in possesso di altra cittadinanza;
6) con esclusione dei casi sopra citati, allo straniero nato nel territorio italiano è riconosciuta la cittadinanza italiana, ove ne faccia richiesta, a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età;
7) la legge dispone, altresì, che la cittadinanza italiana può essere concessa, per naturalizzazione, allo straniero che risieda legalmente e ininterrottamente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica, ove ne faccia richiesta e dimostri di avere un reddito, sufficiente a mantenere se stesso ed eventualmente i familiari a carico, derivante da un lavoro che, oltre ad essere regolare, può considerarsi stabile: i minori stranieri, dunque, non possono rientrare, ovviamente, nel secondo caso, ma anche nel primo caso; pur nati, scolarizzati e cresciuti in Italia, debbono attendere la maggiore età per poter richiedere la cittadinanza, restando in attesa, anche per lungo tempo, dell'esito;
8) preme ai firmatari del presente atto di indirizzo porre all'attenzione del Governo la maturata esigenza di un aggiornamento delle norme in materia di riconoscimento e acquisizione della cittadinanza italiana, attraverso l'introduzione nel nostro ordinamento giuridico di un diverso criterio, lo jus scholae, che collega il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri, nati o giunti in Italia, che abbiano compiuto un percorso scolastico oppure un percorso di formazione professionale presso gli istituti appartenenti al nostro sistema di istruzione;
9) il criterio si basa sul riconoscimento della formazione dei minori nati o precocemente entrati in Italia e riconosce la cittadinanza previa dimostrazione dell'integrazione scolastica e rappresenta un'opportunità di uguaglianza – potrebbe dirsi, anche, in linea con i princìpi e il dettato costituzionale, che rappresenti la rimozione di un ostacolo che limita l'uguaglianza e la pari dignità – e di pari diritti per tutti quei ragazzi italiani di fatto, ma non secondo la legge;
10) secondo i più recenti dati elaborati dall'Ufficio di statistica del Ministero dell'istruzione e del merito, nelle nostre scuole studiano 914.860 studenti con cittadinanza non italiana, pari all'11,2 per cento della popolazione scolastica e risulta, altresì, che solo il 15,5 per cento delle scuole italiane non registra la presenza di alunni di origine straniera;
11) si pensi ai bambini, alle bambine, a tutti gli adolescenti stranieri che crescono in Italia insieme ai compagni di scuola, ma con meno diritti e meno opportunità e con la sensazione permanente di diversità ed estraneità;
12) i firmatari del presente atto di indirizzo ritengono che il criterio dello jus scholae sia un volano per garantire e favorire l'integrazione, considerando l'integrazione culturale non solo come presupposto della disciplina, ma anche come effetto, proprio perché lo Stato, nell'accogliere, nel riconoscere il soggetto, lo include nel proprio ambito e, a sua volta, quel soggetto si sentirà ancora e sempre più partecipe dello spirito del Paese in cui abita;
13) i firmatari del presente atto di indirizzo credono che l'attribuzione della cittadinanza secondo il criterio dello jus scholae sia l'espressione di civiltà di un procedimento di integrazione dello straniero: i firmatari pensano che la cittadinanza debba essere collegata a un effettivo elemento di integrazione del soggetto nella nostra comunità, dal punto di vista sociale e culturale, quale la frequentazione di un ciclo di studi – chi, meglio e più della scuola può certificare l'integrazione dei bambini e dei ragazzi nel nostro vivere comune, tra i banchi di quella scuola incaricata di trasmettere i valori fondanti di libertà, uguaglianza e rispetto;
14) la formazione scolastica rimane un potente fattore di integrazione, ma il mancato riconoscimento della cittadinanza rischia di alimentare stereotipi e rappresentazioni sociali e culturali costruite sulla «diversità», con il risultato di depotenziare il processo di condivisione di princìpi e valori fondamentali su cui si regge la nostra comunità nazionale e dei quali la scuola è portatrice e formatrice;
15) presupposto della cittadinanza è il radicamento e la cittadinanza, come sosteneva la filosofa Hannah Arendt, è al di là di un diritto, in quanto «diritto ad avere diritti»;
16) deve essere affermato il potente fattore evolutivo, inclusivo e aggregante della scuola, fonte primaria di integrazione sociale e culturale, quale misura finalizzata a riconoscere il percorso di radicamento nel nostro territorio avviato dai minori di origine straniera che vi sono nati, stabilmente vi abitano e sono partecipi della vita socio-culturale del nostro Paese,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni opportuna iniziativa di carattere normativo ed amministrativo, affinché:
a) la cittadinanza italiana sia riconosciuta ai minori stranieri, nati o giunti in Italia, che abbiano frequentato e concluso, nel territorio nazionale, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale;
b) siano garantite politiche efficaci di inclusione scolastica che sostengano i percorsi educativi degli studenti con background migratorio, con l'obiettivo di ridurre le disuguaglianze negli apprendimenti.
(1-00320) «Baldino, Alfonso Colucci, Auriemma, Alifano, Penza, Quartini, Riccardo Ricciardi».
La Camera,
premesso che:
1) il trattamento giuridico dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea e degli apolidi in Italia è regolato dal decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), ivi indicati come «stranieri»;
2) la Costituzione, all'articolo 2, riconosce e garantisce i diritti inviolabili della persona, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Al contempo, richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, non limitando tali doveri a chi detiene lo status di cittadino;
3) all'articolo 3, primo comma, si afferma il principio di eguaglianza formale di tutti i cittadini, sancendone la pari dignità sociale ed eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali;
4) al medesimo articolo, il secondo comma stabilisce che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini e ne impediscono il pieno sviluppo nonché l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese;
5) la cittadinanza si configura, pertanto, come status giuridico che permette agli individui di godere pienamente dei diritti da questo garantiti ed essere soggetti ai doveri richiesti da parte dello Stato a chi ne partecipa attivamente al progresso;
6) tali princìpi sanciscono la piena partecipazione dell'individuo alla vita politica, economica e sociale del Paese solo se in possesso della cittadinanza, ai sensi degli articoli 48, 49, 50, 51, 52, 53 e 54 della Costituzione;
7) con sentenza n. 120 del 1967 e successiva giurisprudenza, la Corte costituzionale ha più volte ribadito che il principio di eguaglianza non si limita ai cittadini e deve, quindi, ritenersi esteso anche agli stranieri, i quali hanno doveri, concorrono al gettito fiscale, al progresso sociale ed economico, ma senza diritto di partecipare a pieno titolo al progresso del Paese, in particolar modo per ciò che concerne i diritti politici;
8) ad oggi, l'acquisizione della cittadinanza italiana avviene in via principale per ius sanguinis, ossia per la discendenza da genitori italiani. La cittadinanza italiana può essere inoltre acquisita anche da chi, dimostrando ascendenze italiane, ne faccia richiesta pur non avendo vissuto nemmeno un giorno in Italia, mentre la stessa viene negata a chi vive, anche da decenni, il progresso economico e sociale del nostro Paese;
9) la legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante norme in materia di cittadinanza, prevede disposizioni per l'acquisto della cittadinanza italiana anche da parte dei minori che ne sono sprovvisti;
10) ad oggi sono presenti sul territorio della Repubblica centinaia di migliaia di giovani che, nonostante partecipino assiduamente e attivamente alla comunità nazionale, spesso nascendo in Italia o svolgendo per anni percorsi di studio o attività lavorativa, non si vedono riconosciuti i diritti civili e politici che spetterebbero loro in quanto cittadini;
11) la naturale evoluzione della società, dovuta sia a dinamiche socio-economiche che geopolitiche, richiede oggi di adeguare le modalità di acquisizione della cittadinanza alle necessità del Paese e delle persone. Da un lato, l'andamento demografico rischia di portare a uno spopolamento dello Stato, con ricadute negative in termini di sostenibilità della spesa sociale; dall'altro, non è accettabile non tenere in considerazione le richieste di maggiori tutele di migliaia di persone che ad oggi sono a tutti gli effetti cittadini senza cittadinanza;
12) risulta necessaria, quindi, l'introduzione di nuove fattispecie di acquisto della cittadinanza, che permetterebbero a chi è nato in Italia e a chi ha partecipato attivamente al progresso sociale, economico e culturale dello Stato di acquisire i diritti propri di ogni altro cittadino italiano;
13) sono già presenti proposte legislative che permetterebbero l'ampliamento dell'acquisizione della cittadinanza a fattispecie quali il cosiddetto ius soli e lo ius culturae;
14) uno ius soli «temperato» prevederebbe l'acquisizione della cittadinanza per chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente, riconosciuto al cittadino dell'Unione europea che abbia soggiornato legalmente e in via continuativa per cinque anni nel territorio nazionale, o sia in possesso del permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo, se il genitore o chi esercita la responsabilità genitoriale fa richiesta all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età dell'interessato;
15) lo ius culturae riguarderebbe, invece, il minore straniero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, il quale abbia frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale;
16) sarebbe inoltre auspicabile l'introduzione di un ulteriore caso di concessione della cittadinanza per naturalizzazione, a carattere discrezionale, per lo straniero che abbia fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, il quale sia legalmente residente da almeno cinque anni, abbia frequentato regolarmente un ciclo scolastico con il conseguimento del titolo conclusivo, ovvero un percorso di formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale. Tale fattispecie dovrebbe riguardare, soprattutto, i minori stranieri che abbiano fatto ingresso nel territorio italiano tra il dodicesimo e il diciottesimo anno di età;
17) l'acquisizione della cittadinanza italiana per naturalizzazione andrebbe, inoltre, adeguata alle tempistiche adottate nella maggior parte dei Paesi europei. Attualmente, la normativa prevede che i cittadini non-Unione europea possano acquisire la cittadinanza italiana a seguito di una permanenza ininterrotta di almeno dieci anni sul territorio italiano, mentre i nostri partner europei richiedono generalmente un periodo di permanenza inferiore. Portare a cinque anni il periodo di permanenza legale richiesto dalla normativa interesserebbe circa 2,5 milioni di persone residenti legalmente in Italia, includendo coloro che, pur vivendo e lavorando nel Paese da molti anni, sono ancora esclusi dai diritti fondamentali riservati ai cittadini italiani;
18) tali modifiche sono indispensabili per superare sperequazioni e discriminazioni, nonché per affermare che la cittadinanza rappresenta uno status di partecipazione e di riconoscimento dei valori nazionali, cui può accedere chiunque sia impegnato costantemente nel contribuire al progresso della nazione. Tali modifiche sono indispensabili per superare sperequazioni e discriminazioni, nonché per affermare che la cittadinanza rappresenta uno status di partecipazione e di riconoscimento dei valori nazionali, cui può accedere chiunque sia impegnato costantemente nel contribuire al progresso della nazione. La stessa Costituzione, all'articolo 4, secondo comma, sancisce che ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Tale principio, che si lega direttamente con l'articolo 3, fa proprio il concetto di cittadinanza come «partecipazione» e non mera «appartenenza»: è cittadino chi partecipa alla vita socio-economica dello Stato e coopera al suo progresso, chi vive nella comunità nazionale e partecipa allo sviluppo economico e sociale della comunità,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative normative volte a introdurre nell'ordinamento italiano nei termini richiamati in premessa:
a) lo ius soli, al fine di garantire la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente, riconosciuto al cittadino dell'Unione europea che abbia soggiornato legalmente e in via continuativa per cinque anni nel territorio nazionale, o sia in possesso del permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo, se il genitore o chi esercita la responsabilità genitoriale fa richiesta all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età dell'interessato, considerando come termine iniziale per il computo del periodo di permanenza la data di rilascio del primo permesso di soggiorno e prevedendo, per quanto attiene al requisito della minore età, che la richiesta presentata per l'acquisizione della cittadinanza del minore rimanga valida anche al compimento del diciottesimo anno di età, se detta richiesta è stata presentata precedentemente al compimento del diciottesimo anno del minore da parte del genitore o di chi esercita la responsabilità genitoriale;
b) lo ius culturae, per tutelare e rendere cittadino italiano il minore straniero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, il quale abbia frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale;
c) lo ius universitatis, volto al conferimento della cittadinanza italiana ai cittadini europei e stranieri che abbiano frequentato almeno un ciclo universitario in Italia e che, successivamente all'acquisizione del titolo, abbiano lavorato in Italia per due anni continuativi e, ove necessario per i cittadini non-Unione europea, a seguito del rilascio del visto per lavoro autonomo o lavoro subordinato;
d) la naturalizzazione per lo straniero che abbia fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, il quale sia legalmente residente da almeno cinque anni, abbia frequentato regolarmente un ciclo scolastico con il conseguimento del titolo conclusivo, ovvero un percorso di formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale;
e) la riduzione da dieci a cinque anni del periodo di permanenza legale previsto dall'articolo 9, comma 1, lettera f), della legge 5 febbraio 1992, n. 91, per permettere l'acquisizione della cittadinanza e il relativo riconoscimento dei diritti spettanti a 2,5 milioni di individui che ad oggi risiedono legalmente sul suolo italiano;
f) il diritto alla pratica sportiva ai minori non-cittadini presenti in Italia a qualsiasi titolo, garantendo loro la possibilità di essere tesserati presso le federazioni sportive nazionali e di competere in tutti i campionati italiani senza alcuna discriminazione rispetto ai minori cittadini italiani, includendo la pratica sportiva tra le ipotesi di conferimento della cittadinanza per meriti speciali.
(1-00323) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
La Camera,
premesso che:
1) il 13 ottobre 2015 la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura la proposta di legge di riforma della cittadinanza, cosiddetta ius culturae, con un voto trasversale di 310 favorevoli, 66 contrari e 83 astenuti. Si è trattato di una pagina di storia, anche perché quel voto era stato lungamente atteso dalla politica e da centinaia di migliaia di giovani nuovi italiani nel nostro Paese;
2) quel testo non è diventato legge dello Stato perché non venne approvato in tempo dal Senato della Repubblica nella XVII legislatura (atto Senato n. 2092). A distanza di oltre sette anni da quel tentativo, è giunto il momento di riproporre il tema nel dibattito politico, ma – e questa è una condizione ineludibile – allo stesso tempo è necessario fermare lo scontro ideologico;
3) quella per la cittadinanza ai nuovi italiani non deve tradursi in una battaglia identitaria di una parte politica, ma deve costituire una delle urgenze che il Parlamento nella sua interezza deve affrontare; sul tema della cittadinanza di chi nasce e/o cresce nel nostro Paese bisogna collaborare per trovare una sintesi che risolva finalmente questo vulnus giuridico;
4) com'è noto, nell'ordinamento, la cittadinanza italiana – che è disciplinata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91 – si acquisisce iure sanguinis, cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani. Non rileva ai fini del diritto alla cittadinanza l'essere nati o cresciuti nel territorio nazionale e l'unica ipotesi di acquisto della cittadinanza iure soli riguarda il caso in cui si nasca in Italia da genitori apolidi o da genitori ignoti o che non possono trasmettere la propria cittadinanza al figlio secondo la legge dello Stato di provenienza;
5) la legge attuale consente allo straniero nato in Italia di acquisire la cittadinanza italiana solamente al compimento della maggiore età e a condizione che abbia soggiornato legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento dei diciotto anni nel territorio nazionale e dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana;
6) sebbene il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 362, che disciplina i procedimenti di acquisto della cittadinanza italiana, abbia disposto come termine di conclusione del procedimento due anni dalla presentazione dell'istanza, l'orientamento della giurisprudenza ormai consolidato ha sempre ritenuto tale termine a carattere non perentorio. Recentemente, peraltro, questo termine è stato modificato dal decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 173, e aumentato a tre anni dalla presentazione dell'istanza. Tuttavia, i procedimenti per l'acquisto della cittadinanza italiana si concludono in tempi ben più lunghi di quelli fissati dalla legge e verosimilmente in quattro anni circa, a fronte di una complessa istruttoria finalizzata a verificare il sussistere di molteplici indici, non ultimo quello concernente il reddito;
7) a fronte di questo quadro, appare evidente la discriminazione subita da centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi nati e cresciuti nel nostro Paese che non sono riconosciuti come cittadini dallo Stato, nonostante facciano di fatto pienamente parte della comunità nazionale. Si tratta di circa 800.000 giovani, espressione della cosiddetta «seconda generazione», che sono pienamente integrati nella società, che non si considerano stranieri e che sentono l'Italia come il loro unico Paese, ma ai quali manca il riconoscimento giuridico della cittadinanza. Una generazione dimenticata dallo Stato, complice un quadro normativo non al passo con i cambiamenti sociali intervenuti negli anni. Una generazione vulnerabile e vitale per il nostro futuro, alla luce della diminuzione delle nascite che si registra costantemente nel nostro Paese;
8) va ricordato che la Convenzione sui diritti del fanciullo, approvata a New York il 20 novembre 1989, e resa esecutiva dalla legge 27 maggio 1991, n. 176, impegna anche il nostro Stato ad adottare «tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori». Non si può ritenere rispettato questo enunciato di fronte al quadro normativo attuale;
9) nell'anno scolastico 2022/2023, negli istituti scolastici pubblici al primo anno della scuola primaria (elementari) era straniero circa uno studente su sette (14,7 per cento); al primo anno della secondaria inferiore (medie) uno su otto (13,1 per cento); al primo anno della secondaria superiore, uno su nove (11,5 per cento). Questi studenti stranieri, mediamente in due casi su tre, erano nati in Italia; in tre casi su quattro se si considera la sola scuola primaria;
10) con l'attuale trend di crescita, nel giro di qualche anno quattro studenti stranieri su cinque tra quanti entreranno nella scuola primaria saranno nati in Italia e, come tutti i nati in Italia, saranno in possesso delle competenze linguistiche di base in lingua italiana;
11) negli ultimi anni si è discusso ripetutamente sull'opportunità, ovvero sulla necessità, di riconoscere la cittadinanza italiana ai minori stranieri che seguono l'intero percorso di istruzione e formazione in Italia;
12) il principio dello ius scholae è stato considerato da molti un fattore e una garanzia sufficiente di integrazione culturale e civile per giovani che sono anagraficamente stranieri, ma che hanno passato tutta o la gran parte della propria vita in Italia;
13) malgrado una polarizzazione politica e ideologica molto forte sui temi dell'immigrazione, il consenso dell'opinione pubblica, confermato da rilevazioni demoscopiche, sulla ragionevolezza di un riconoscimento della cittadinanza italiana ai minori stranieri nati e formatisi in Italia si è andato affermando in modo oggettivamente bipartisan;
14) le opinioni divergono in genere circa i modi e i tempi di questo riconoscimento, ma certamente non sulla necessità di abbreviare i termini per l'acquisto della cittadinanza dei nati in Italia da genitori stranieri, che oggi possono richiederla solo a diciotto anni, quando abbiano risieduto legalmente senza interruzioni sul territorio nazionale fino al raggiungimento della maggiore età;
15) allo stesso modo, prevedere una soluzione basata sullo ius soli per quei minori nati in Italia da genitori stranieri regolarmente residenti in Italia e in possesso di un permesso di soggiorno permanente o di un permesso di soggiorno dell'Unione europea di lungo periodo;
16) secondo, poi, l'articolo 14 della legge n. 91 del 1992, i figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana, ma, divenuti maggiorenni, possono rinunciarvi, se in possesso di altra cittadinanza. L'acquisto, quindi, avviene automaticamente alla sola condizione della convivenza e sempre che si tratti di un soggetto minorenne secondo l'ordinamento italiano;
17) la condizione di convivenza, però, appare sicuramente un ostacolo al riconoscimento del diritto di acquisizione della cittadinanza per tutti coloro i quali, per qualsiasi motivo, non convivano con il genitore naturalizzato italiano;
18) infine, va ricordata la situazione del riconoscimento della cittadinanza italiana per naturalizzazione a favore degli individui giunti in Italia da minori: questi ultimi, infatti, rischiano di non ottenere la cittadinanza qualora divengano maggiorenni durante l'iter che riguarda i propri genitori, vedendosi costretti, dunque, a presentare una propria istanza individuale nonostante l'approdo in Italia in giovane età,
impegna il Governo:
1) ad adottare con la massima priorità tutte le iniziative normative di competenza al fine di:
a) riconoscere la cittadinanza italiana per i minori nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno dell'Unione europea di lungo periodo;
b) riconoscere la cittadinanza italiana per i minori nati in Italia o che vi abbiano fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età qualora abbiano frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale;
c) riconoscere la cittadinanza italiana per «naturalizzazione» ai minori che abbiano fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, che siano legalmente residenti sul territorio nazionale per almeno sei anni e che abbiano frequentato regolarmente un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo;
d) rivedere le condizioni di acquisizione della cittadinanza da parte dei figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, da un lato sostituendo l'attuale condizionalità di convivenza del minore con il genitore naturalizzato con la non decadenza del genitore dalla responsabilità genitoriale e, dall'altro, tutelando quegli individui che diventano maggiorenni durante l'iter di naturalizzazione dei propri genitori;
e) prevedere, in via transitoria, che le nuove fattispecie di acquisto della cittadinanza si applichino anche agli individui, di età inferiore a venti anni, che abbiano maturato i requisiti prima della loro entrata in vigore;
f) semplificare i procedimenti amministrativi relativi all'acquisizione della cittadinanza italiana, indicando tempi improrogabili che l'amministrazione deve rispettare e prevedendo che, in caso di superamento di tali termini, la domanda di acquisizione della cittadinanza sia considerata accolta;
g) prevedere l'esenzione dal pagamento del contributo attualmente previsto per le istanze e le pratiche relative all'acquisizione della cittadinanza concernenti i minori;
h) riconoscere a tutti i minori nati in Italia, ovvero arrivati in Italia entro il compimento del diciottesimo anno di età, il diritto di accesso alla pratica sportiva e garantendo loro, per quanto di competenza, la possibilità di essere tesserati presso le federazioni sportive nazionali.
(1-00324) «Richetti, Rosato, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Ruffino».
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Chiarimenti in merito all'elaborazione e all'operatività del piano sul dissesto idrogeologico – 3-01437
ILARIA FONTANA, SANTILLO, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
come confermato dagli studi degli scienziati e degli esperti, i cambiamenti climatici sono la principale causa dell'aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi atmosferici estremi e la diffusa impermeabilizzazione del suolo ne determina irrimediabilmente la gravità delle conseguenze;
purtroppo il nostro Paese non solo sta pericolosamente sottovalutando gli effetti della crisi climatica, ma non riesce neppure a varare una norma per fermare il consumo del suolo, aggravando inevitabilmente un quadro particolarmente critico;
ad appena un anno e mezzo dalla precedente alluvione del maggio 2023, le regioni Emilia-Romagna e Marche sono state nuovamente colpite da un'imponente alluvione, che ha causato ingenti danni al territorio, alle infrastrutture e alla popolazione;
nel frattempo il territorio italiano è stato colpito da diversi eventi calamitosi, con centinaia di milioni di danni e numerosi morti;
a luglio 2023 il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni aveva annunciato un piano finalizzato a realizzare un sistema organico nazionale di prevenzione;
il piano, secondo le dichiarazioni del Ministro Musumeci, sarebbe dovuto essere pronto entro la prima metà del 2024, ma lo stesso Ministro Musumeci pochi giorni fa ha dichiarato che il piano nazionale sul dissesto idrogeologico sarebbe «fermo da cinque mesi nelle strutture del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica» a causa di un esame che «sembra essere particolarmente laborioso»;
secondo notizie riportate dalla stampa, il piano farebbe parte di un disegno di legge contenente una modifica al testo unico ambientale;
in precedenza, nel novembre 2023, il Ministro Musumeci aveva dichiarato che il direttore di Casa Italia era «impegnato nell'elaborazione di un disegno di legge per neutralizzare gli effetti devastanti della crisi idrica e idrogeologica, attraverso un sistema di prevenzione che veda innanzitutto semplificate le procedure e concentrate e responsabilizzate le competenze» –:
a che punto sia l'elaborazione del piano sul dissesto idrogeologico da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e quante risorse verranno allocate per garantirne operatività ed efficacia.
(3-01437)
Misure per il contrasto del fenomeno dei blocchi di protesta ai poli logistici della grande distribuzione organizzata – 3-01438
LUPI, BRAMBILLA, BICCHIELLI, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
le imprese della grande distribuzione organizzata si avvalgono di poli logistici, gestiti direttamente o in appalto, nei quali entrano ed escono le merci provenienti dai produttori e dirette ai punti vendita;
da quindici anni, con frequenza sempre maggiore, sigle sindacali «autorganizzate», non firmatarie di alcun contratto collettivo nazionale, effettuano, anche con poche decine di militanti seduti o in piedi davanti agli ingressi dei poli logistici, blocchi di protesta che possono durare giorni, impedendo il transito dei prodotti e, in alcuni casi, l'ingresso dei lavoratori dissenzienti;
secondo numerose sentenze tale condotta supera i limiti al diritto di sciopero posti dall'ordinamento: non si tratta di un'astensione dal lavoro decisa collettivamente per tutelare interessi collettivi, ma di azioni volte a provocare danni alle imprese e ledere i diritti di proprietà, di libera iniziativa economica, di aderire o meno ad un'organizzazione o a un'iniziativa sindacale;
in alcuni casi i responsabili delle condotte descritte sono stati condannati anche in sede penale, per i reati di estorsione e violenza privata;
i «blocchi», che si contano a centinaia negli ultimi cinque anni, non soltanto producono danni milionari alle aziende della grande distribuzione organizzata, ma colpiscono direttamente gli appaltatori della logistica, i trasportatori (spesso autonomi che rischiano in proprio) e gli stessi dipendenti della grande distribuzione, la cui busta paga è in parte legata all'andamento delle vendite, e, infine, i consumatori che trovano spazi vuoti sugli scaffali;
un aspetto particolarmente grave è la perdita di tonnellate di alimenti deperibili, come carne fresca, formaggi e latticini, frutta e verdura, pesce. Si calcola che per un'azienda di medio-grandi dimensioni il danno complessivo possa raggiungere il milione di euro al giorno;
a breve e medio termine le imprese della grande distribuzione organizzata e della logistica potrebbero vedersi costrette a forti riduzioni del personale e a delocalizzare oltre i confini nazionali (ove possibile) i poli logistici, con evidenti ricadute sull'occupazione e il conseguente aumento della tensione sociale nei territori interessati –:
se non ritenga opportuno individuare misure normative e amministrative finalizzate a contrastare il fenomeno dei blocchi ai poli logistici che, se sottovalutato, rischia di provocare gravi conseguenze economiche e sociali, per esempio attraverso direttive destinate agli organi di pubblica sicurezza perché garantiscano, con interventi preventivi, il libero esercizio dell'attività alle aziende minacciate da condotte illecite di «sedicenti» sindacalisti.
(3-01438)
Iniziative volte alla dotazione di un codice identificativo e di dispositivi di videosorveglianza per le forze dell'ordine impegnate in servizi di mantenimento dell'ordine pubblico – 3-01439
ZARATTI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-01231 il Ministro interrogato affermava: «dal gennaio 2022 sono in uso al personale dei reparti inquadrati, impegnati nei servizi operativi, bodycam che costituiscono un utile strumento di documentazione degli accadimenti, in occasione di eventi di rilievo che possono essere a rischio per l'ordine pubblico, e di identificazione anche degli stessi agenti intervenuti»;
il Governo, tramite esponenti della propria maggioranza, con emendamento all'atto Camera n. 1660, ha introdotto, all'articolo 21, la possibilità che le forze di polizia, nei servizi di mantenimento dell'ordine pubblico, possano essere dotate di dispositivi di videosorveglianza idonei a registrare l'attività operativa e il suo svolgimento. Trattasi di una facoltà, non di un obbligo generalizzato;
sicuramente applicabile la norma, oltre che negli istituti penitenziari, anche nei centri di permanenza per i rimpatri, tant'è che il secondo comma stabilisce che tali sistemi «possono» essere utilizzati nei luoghi e negli ambienti dove vengono trattenute persone sottoposte a restrizione della libertà personale;
il Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimenti nn. 290 e 291 del 22 luglio 2021, ha fornito parere favorevole all'utilizzo di tali dispositivi, ritenendo ragionevole il periodo di sei mesi di conservazione dei dati;
l'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica n. 15 del 2018 già prevede che l'utilizzo di sistemi di ripresa fotografica, video e audio «per le finalità di polizia (...), è consentito per documentare una specifica attività preventiva o repressiva di fatti di reato, situazioni dalle quali possano derivare minacce per l'ordine e la sicurezza pubblica o un pericolo per la vita e l'incolumità dell'operatore»;
il 19 settembre 2001 il Consiglio d'Europa ha approvato con raccomandazione il «Codice etico europeo di polizia», invitando gli Stati membri affinché, nel corso di manifestazioni pubbliche, ciascun agente di polizia sia riconoscibile e identificabile;
dopo dieci anni, il 12 novembre 2012, il Parlamento europeo ha esortato con risoluzione gli Stati dell'Unione europea a introdurre il numero identificativo per le forze dell'ordine;
anche il relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla libertà raccomanda che durante le manifestazioni i funzionari delle forze di polizia siano chiaramente e individualmente identificabili;
oggi sono già 20 su 27 i Paesi dell'Unione europea che adottano il numero identificativo –:
se non ritenga opportuno adottare tutti i provvedimenti idonei affinché il personale delle forze dell'ordine, durante i servizi operativi, sia dotato di codice identificativo, nonché di videocamere sempre attive e, conseguentemente, le immagini siano conservate in apposito server per almeno sei mesi.
(3-01439)
Risultati conseguiti con le operazioni cosiddette «ad alto impatto» per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità e di degrado urbano – 3-01440
IEZZI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
a partire dal gennaio 2023 nelle tre principali stazioni ferroviarie delle città di Roma, Milano e Napoli sono stati avviati dei servizi straordinari di controllo del territorio, cosiddetti ad «alto impatto», con l'obiettivo di contrastare più efficacemente i fenomeni di criminalità e degrado che interessavano tali aree;
successivamente e sulla scorta dei risultati positivi conseguiti in soli due mesi, il 18 marzo 2023 veniva inviata ai prefetti una direttiva con l'obiettivo di intensificare le attività di controllo, coinvolgendo anche la polizia locale e la Guardia di finanza, e per attivare specifici dispositivi che, integrando il più generale piano di controllo coordinato del territorio, consentissero di mettere in sicurezza ulteriori aree più a rischio;
pertanto, il modulo operativo ad «alto impatto» è stato progressivamente esteso ad altre città e ad altri ambiti, interessati dalla cosiddetta «malamovida» e dallo spaccio di sostanze stupefacenti, consentendo, grazie a una presenza rafforzata e visibile delle forze dell'ordine, di accrescere la prevenzione e la repressione di diverse forme di illegalità e di offrire una più efficace risposta alle richieste dei cittadini di maggiore sicurezza;
tali interventi hanno visto collaborare in concorso il personale della Polizia di Stato con quello dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, della polizia locale e di altri enti (aziende sanitarie locali, ispettorati del lavoro, aziende municipalizzate), secondo un approccio integrato e attraverso un efficiente sistema di scambio informativo e condivisione di buone prassi;
queste operazioni hanno consentito di rafforzare gli strumenti per la tutela della sicurezza urbana, sia sotto il profilo di una rafforzata capacità di controllo del territorio, che di prevenzione e contrasto di quegli illeciti che più generano allarme sociale –:
quali siano i risultati ad oggi conseguiti con le operazioni ad alto impatto per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità e di degrado urbano.
(3-01440)
Elementi e iniziative a seguito dell'istituzione della cosiddetta patente a crediti nel settore dell'edilizia, anche ai fini di un coinvolgimento delle imprese nella relativa fase applicativa – 3-01441
TENERINI, BATTILOCCHIO, TASSINARI e MAZZETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la salute e sicurezza sul lavoro è tema di fondamentale importanza, costituendo una priorità assoluta che richiede interventi mirati ed incisivi;
il principale corpus normativo in materia è costituito dal decreto legislativo n. 81 del 2008, che contiene disposizioni che mirano a presidiare la salute e sicurezza dei lavoratori e tra queste alcune misure essenziali cui negli anni non è mai stata data attuazione;
con il decreto-legge n. 19 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2024, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 aprile 2024, è stata istituita la patente a crediti per l'edilizia, prevedendo un sistema di qualificazione delle imprese volto a fornire una tutela ancor più incisiva della salute e sicurezza e dando finalmente attuazione all'articolo 27 del decreto legislativo n. 81 del 2008;
il sistema della patente a crediti, richiesto da anni dalle parti sociali e operativo dal 1° ottobre 2024, prevede una dotazione iniziale di trenta crediti per le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili di cui all'articolo 89, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 81 del 2008 e demanda a decreti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (sentito l'Ispettorato nazionale del lavoro) l'individuazione delle modalità di presentazione della domanda, nonché dei criteri di attribuzione di crediti ulteriori rispetto al punteggio iniziale;
il 20 settembre 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale 18 settembre 2024, n. 132, recante «Regolamento relativo all'individuazione delle modalità di presentazione della domanda per il conseguimento della patente per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri temporanei o mobili»;
affinché la misura ottenga i migliori risultati in termini di sicurezza è opportuno prevedere un ampio coinvolgimento delle imprese al fine di chiarire le sue modalità applicative e semplificare il più possibile le procedure –:
quali siano le prospettive e i risultati attesi dal Ministro interrogato a seguito dell'istituzione della patente a crediti e se intenda prevedere forme di coinvolgimento delle imprese al fine di conseguire la migliore attuazione della misura.
(3-01441)
Iniziative di competenza nei confronti dell'Inail ai fini dell'avvio di attività efficaci di formazione e prevenzione degli infortuni e delle morti sul lavoro, nonché per una diminuzione degli oneri finanziari a carico delle imprese in considerazione dei rilevanti avanzi di bilancio dell'Istituto – 3-01442
SOTTANELLI, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e GRIPPO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il bilancio Inail 2023 ha certificato l'ennesimo avanzo record di 3,1 miliardi di euro, che si aggiungono agli oltre 40 miliardi di euro accumulati dal 2001;
a giugno 2024 la Corte dei conti, nell'ambito del giudizio di parificazione del Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2023, ha notato come desti perplessità che «il bilancio Inail presenti un ingente e improprio avanzo annuale (...) che poco si concilia con il perdurante fenomeno infortunistico». Secondo i magistrati contabili «è urgente (...) una rivisitazione dei meccanismi di finanziamento della prevenzione in chiave di pieno utilizzo delle risorse disponibili, anche rivedendo le procedure, al fine di ottenere una significativa riduzione dei tempi di erogazione delle risorse, onde estendere il numero delle imprese e dei lavoratori beneficiari degli interventi prevenzionali»;
per le voci relative all'assunzione di ispettori, alla prevenzione e alla formazione dei lavoratori, se paragonate all'avanzo citato, l'istituto spende in maniera insufficiente: è, infatti, sotto organico di 1.900 unità e di oltre 110 ispettori;
simbolo dell'inerzia dell'istituto sono gli incentivi a fondo perduto per le imprese che migliorano le condizioni di sicurezza: il «bando Isi», dal 2010 al 2023, ha assegnato fondi a meno della metà delle aziende che hanno partecipato; lo sconto in tariffa alle imprese virtuose, invece, nel 2023 ha visto meno di 30 mila imprese beneficiarie su 2 milioni da coinvolgere;
gli stessi dati Inail denunciano una situazione di continua crescita di morti e infortuni sul lavoro: nei primi 7 mesi del 2024 sono stati 577, diciotto in più dello stesso periodo del 2023 e quasi tre al giorno;
l'avanzo di bilancio, peraltro, pone dubbi legittimi sul peso, a questo punto da ritenersi eccessivo, che i contributi dovuti per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali hanno soprattutto sulle spalle dei datori di lavoro;
l'insufficiente capacità di spesa dell'ente rappresenta un limite importante. L'avanzo registrato rappresenta un'incongruenza ormai non più sostenibile alla luce non solo degli obiettivi che l'istituto persegue, ma anche della tragedia quotidiana che si verifica in cantieri, fabbriche, strade e campi –:
quali iniziative, per quanto di competenza, abbia intenzione di intraprendere affinché l'Inail avvii con la massima urgenza attività efficaci di formazione e prevenzione degli infortuni e delle morti sul lavoro, ivi inclusa l'assunzione degli ispettori mancanti, e se non ritenga congruo prevedere al contempo un abbassamento del tasso a carico delle imprese e delle franchigie previste per gli indennizzi da infortunio.
(3-01442)
Iniziative volte a monitorare e ampliare la copertura dei vaccini obbligatori, con particolare riferimento al vaccino contro il morbillo – 3-01443
FARAONE, GADDA, DE MONTE, GIACHETTI e DEL BARBA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il morbillo è una malattia esantematica virale altamente contagiosa, prevenibile con la vaccinazione. L'Italia si è posta l'obiettivo dell'eliminazione di questa malattia, come delineato nel Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita approvato dalla Conferenza Stato-regioni il 23 marzo 2011, che, in linea con gli obiettivi generali dell'Organizzazione mondiale della sanità, aveva fissato per il 2015 il termine ultimo per l'eliminazione dei casi di morbillo endemico;
il direttore del dipartimento di scienze biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche ha sottolineato l'erroneità della percezione del morbillo come «malattia dell'infanzia», confermando come l'unica difesa efficace sia offerta dalla vaccinazione;
come rilevato dal dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità nel bollettino della sorveglianza integrata morbillo-rosolia, dal 1° gennaio al 31 agosto 2024, in Italia, sono stati notificati 864 casi di morbillo, equivalenti a 22 casi per milione di abitanti, di cui 53 nel solo mese di agosto;
il predetto bollettino rileva che, dall'inizio del 2024, hanno segnalato casi ben diciassette regioni, con il 90,7 per cento dei casi concentrato in sole otto regioni (Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia, Campania, Toscana, Abruzzo, Liguria) e un'età media degli interessati pari a circa 30 anni;
il 53 per cento dei casi registrati sono adolescenti o giovani adulti, ma l'incidenza più elevata è stata osservata nei bambini sotto ai 5 anni d'età;
circa 9 casi segnalati su 10 risultano essere non vaccinati e, tra questi, sono stati riscontrati ben 50 operatori sanitari;
tra le complicanze derivanti dal contagio vi sono epatite/aumento delle transaminasi, polmonite e un caso di encefalite in un giovane adulto non vaccinato;
l'attuale tasso di copertura vaccinale in Italia non permette di proteggere la popolazione da un virus che, soprattutto in età adulta, rischia di causare complicanze anche gravissime, se non addirittura la morte;
fino al 2017 il vaccino contro il morbillo non era obbligatorio e il decreto-legge n. 73 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2017, che ne ha introdotto l'obbligatorietà, ha previsto la vaccinazione dei nati dopo il 2000, lasciando scoperti milioni di persone nate negli anni '90 che non risultano né vaccinate, né risultano aver sviluppato anticorpi a seguito di esposizione precedente al virus –:
quali iniziative urgenti intenda adottare per ampliare la copertura del vaccino contro il morbillo, quale sia attualmente la copertura vaccinale di tutti gli altri vaccini obbligatori in Italia e se questa venga effettivamente monitorata e verificata e se abbia intenzione di avviare campagne educative e di sensibilizzazione sull'importanza dei vaccini.
(3-01443)
Chiarimenti in merito agli effetti della precedente gestione di Ales, con particolare riferimento ai mancati profitti riconducibili alle condizioni contrattuali dei conti correnti bancari – 3-01444
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, AMORESE, FILINI, GIORGIANNI, MOLLICONE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in data 1° febbraio 2024, il Ministero della cultura ha comunicato la nomina di Fabio Tagliaferri come nuovo presidente amministratore delegato di Ales-Arte lavoro servizi s.p.a., società in house che supporta le attività del Ministero nelle erogazioni di servizi e nella gestione delle biglietterie di siti archeologici di assoluto rilievo culturale;
da fonti di stampa, dopo poche ore dall'insediamento di Fabio Tagliaferri, si sarebbero presentati funzionari del Monte dei Paschi di Siena per la sostituzione delle firme sui conti in vista di varie incombenze;
in quell'incontro Tagliaferri avrebbe preso atto che su quel rapporto bancario vi era una giacenza media di circa 40 milioni di euro, con «interessi a credito» dell'ultimo triennio ad un tasso dello 0 per cento;
a seguito delle perplessità emerse, Monte dei Paschi di Siena, spontaneamente, indicava il nuovo tasso di interesse, indicizzato a gennaio 2024, che da zero passava a circa il 3,5 per cento;
a destare sorpresa c'è pure il conto presso la Banca Passadore, relativo alle Scuderie del Quirinale, con una giacenza media di una decina di milioni di euro;
a dicembre 2022 Passadore pagava sul deposito un modesto 1,2 per cento, per salire all'1,5 a febbraio 2024, non certamente un tasso in linea con i rialzi europei;
con Tagliaferri, spontaneamente, anche la Passadore comunicava il nuovo «tasso creditore» che passava al 3,35 per cento;
con i nuovi tassi, considerata, sui due conti, la giacenza media di circa 55 milioni di euro, si può ipotizzare per Ales, nell'ultimo triennio, un ammanco considerevole di diversi milioni di euro;
di converso Monte dei Paschi di Siena e Banca Passadore hanno ottenuto considerevoli profitti, probabilmente anche grazie a quella che appare agli interroganti la poca accortezza del management di Ales, perché qualcuno quei contratti e quelle condizioni le ha accettate –:
se il Governo intenda avviare le verifiche necessarie, anche mediante l'attivazione dei servizi ispettivi di finanza pubblica, al fine di chiarire i fatti in questione e fornire i dati relativi ai mancati profitti di Ales a seguito dei tassi di interessi tenuti a zero, affinché si possano accertare le perdite su un conto che ha visto transitare decine di milioni di euro, con picchi di 80-90 milioni, quando a inizio anno lo Stato trasferisce i fondi al Ministero della cultura per garantire tutti i servizi affidati ad Ales.
(3-01444)
Misure a favore del settore cinematografico, anche in relazione alle istanze provenienti dal comparto – 3-01445
MANZI, ORFINI, IACONO, BERRUTO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in occasione dell'81esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia le principali associazioni italiane di professionisti del settore, attraverso una lettera indirizzata ai rappresentati di Governo, avrebbero espresso il forte dissenso verso le riforme proposte dall'Esecutivo, evidenziando «la preoccupante situazione di stallo che affligge l'intero comparto produttivo» e ribadendo «con rinnovata forza» la richiesta «non più procrastinabile di compiere analisi puntuali per mettere in campo tutti gli strumenti necessari atti a scongiurare il crollo dell'occupazione, in particolare nel settore della produzione cinematografica»;
sono diversi mesi che il settore cinematografico esprime la propria preoccupazione verso le riforme avviate dall'Esecutivo attraverso incontri e denunce: ad aprile 2024 l'industria audiovisiva organizzava un incontro per chiedere il sostegno pubblico, sotto il titolo «Vogliamo ancora un domani», il 4 giugno 2024 un'altra giornata di protesta dal nome «Siamo ai titoli di coda», che denunciava che il 60 per cento del comparto dei lavoratori è disoccupato, protesta che continua in occasione dei Nastri d'argento 2024;
i professionisti del cinema denunciano il drastico calo della produzione domestica e la mancanza di un welfare adeguato dovuta anche al rinvio del codice dello spettacolo, fattori che si aggiungono anche ad una forte diminuzione di produzioni straniere in Italia;
i dati sul tax credit hanno dimostrato di rappresentare una leva economica e occupazionale che stimola la crescita del settore, incrementando l'attrattività culturale e turistica del Paese, rafforzando l'identità nazionale e lo stile di vita italiano; il credito di imposta è cresciuto perché sono cresciuti gli investimenti del mercato;
nel 2022 il tax credit alla produzione audiovisiva italiana è stato pari a 254,14 milioni di euro; quello al cinema italiano pari a 175,71 milioni di euro; il totale per la produzione nazionale ha assorbito il 56 per cento dei 768,35 milioni di euro complessivi investiti in produzione; 338,50 milioni di euro, pari al 44 per cento, sono andati a finanziare le produzioni straniere che hanno deciso di girare in Italia –:
in che tempi e con quali modalità il Ministro interrogato intenda attivarsi al fine di avviare azioni concrete volte ad accogliere le ripetute sollecitazioni del settore cinematografico.
(3-01445)
MOZIONI CASO ED ALTRI N. 1-00315, MANZI ED ALTRI N. 1-00318, FARAONE ED ALTRI N. 1-00319, SASSO, AMORESE, TASSINARI, PISANO ED ALTRI N. 1-00321, GRIPPO ED ALTRI N. 1-00325 E PICCOLOTTI ED ALTRI N. 1-00330 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A GARANTIRE IL DIRITTO ALLO STUDIO
Mozioni
La Camera,
premesso che:
1) nell'imminenza dell'inizio del nuovo anno scolastico, molti genitori stanno affrontando le spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale necessario; anche quest'anno, in un contesto di forti aumenti generalizzati rientrano i materiali tipicamente dedicati alla scuola;
2) secondo i dati dell'Osservatorio nazionale Federconsumatori, si registra un incremento medio del 6,6 per cento rispetto al 2023. La spesa per il corredo scolastico, inclusi i materiali di ricambio, si attesta intorno ai 647 euro per studente. A questi si aggiunge il costo dei libri di testo, con una media di 591,44 euro, comprensivi di due dizionari, con un aumento del 18 per cento rispetto all'anno precedente;
3) quest'anno, inoltre, l'analisi dell'Osservatorio nazionale Federconsumatori ha preso in considerazione non solo il costo dei prodotti presso la grande distribuzione organizzata e presso le cartolibrerie, ma anche on line; qualunque sia la modalità di acquisto prescelta, quella per la scuola si conferma una voce di spesa estremamente onerosa per le famiglie;
4) il prezzo più alto lo pagano tutte le famiglie che hanno figli e figlie al primo anno della scuola dell'obbligo, perché occorre comprare il corredo di base che verrà riutilizzato negli anni successivi. Tuttavia, se la situazione risulta più bilanciata nella scuola primaria, dove è richiesto un impegno economico solo per il materiale didattico dato che i libri sono gratuiti, a partire dalla scuola secondaria di primo grado la situazione diventa complessa;
5) le spese sono particolarmente alte per gli alunni delle classi prime, in particolare: uno studente di prima media spenderà mediamente per i libri di testo più 2 dizionari 461,81 euro, a tali spese vanno aggiunti 647,00 euro per il corredo scolastico e i ricambi durante l'intero anno, per un totale di 1.108,81 euro; un ragazzo di prima liceo spenderà per i libri di testo più 4 dizionari 715,30 euro (+3 per cento rispetto allo scorso anno) e 647,00 euro per il corredo scolastico e i ricambi, per un totale di ben 1.362,30 euro;
6) tali importi risultano proibitivi per molte famiglie, a cui si aggiungono i costi ancor più onerosi da sostenere per l'acquisto di un personal computer, dei programmi e dei dispositivi necessari per un utilizzo didattico di tale strumento, divenuto ormai indispensabile; dallo studio effettuato dall'Osservatorio nazionale Federconsumatori emerge, infatti, che tra computer, webcam, microfono, antivirus, programmi base una famiglia, dovendosi dotare di tali dispositivi, arriva a spendere, come minimo, 413,44 euro (considerando per antivirus e programmi i costi su base annua), con un rincaro del +5 per cento rispetto al 2023; mediamente i prodotti tecnologici utili alla didattica, rispetto allo scorso anno, registrano un aumento medio del +8,5 per cento e a questo va aggiunta la spesa per la connessione a internet;
7) sempre l'Osservatorio nazionale federconsumatori ha sottolineato come questi rincari stiano mettendo sotto pressione i bilanci familiari, costringendo molte famiglie a ricorrere a soluzioni di risparmio, come il riutilizzo di zaini e astucci o l'acquisto di materiali di seconda mano; tuttavia, come evidenziato dallo stesso Osservatorio, nonostante le strategie adottate, coprire tutte le spese scolastiche resta una sfida ardua, in particolare per le famiglie con maggiori difficoltà economiche;
8) costi così elevati incidono significativamente sul diritto allo studio di studentesse e studenti e le misure esistenti per aiutare le famiglie ad affrontare tali spese sebbene utili e necessarie, non riescono ancora a ridurre in modo significativo l'impatto economico sul bilancio familiare e inoltre sono declinate in modo diversificato da regione a regione;
9) dunque, in un contesto di crescenti rincari scolastici, è necessario più che mai venire incontro alle famiglie che dovranno sostenere economicamente i propri figli durante il percorso scolastico con adeguati interventi di sostegno, anche al fine di contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica; la spesa per la scuola in Italia è, in percentuale, rispetto a quella generale, la più bassa d'Europa e se si paragonano i costi dei materiali e dei libri scolastici con quelli delle principali economie europee il divario diventa significativo;
10) dal rapporto Ocse sull'educazione, pubblicato il 10 settembre 2024, emerge che in Italia la spesa per studente è di 13.799 dollari nell'istruzione primaria, 11.739 dollari nell'istruzione secondaria e 13.717 dollari nell'istruzione terziaria; l'Ocse rileva inoltre come l'Italia investe il 4,0 per cento del suo prodotto interno lordo nell'istruzione, a fronte del 4,9 per cento della media Ocse. In media nei Paesi membri dell'organizzazione la quota del prodotto interno lordo dedicata agli istituti scolastici (dai livelli primario a quello terziario) è rimasta sostanzialmente stabile, al 4,9 per cento nel 2015 e nel 2021. Tuttavia, le tendenze variano notevolmente tra i Paesi. L'Italia – rileva il rapporto – è tra i Paesi in cui la spesa come quota del prodotto interno lordo è rimasta pressoché costante al 4 per cento;
11) per garantire il diritto allo studio e alle pari opportunità di istruzione e formazione dei cittadini, appare auspicabile e necessaria l'istituzione di una «dote educativa», quale misura fondamentale a garanzia del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale per sostenere economicamente le famiglie durante tutto il percorso educativo dei figli e contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, anche al fine di prevenire e contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica, nonché al fine di contribuire ad arginare il triste fenomeno della denatalità in Italia;
12) lo studio è un diritto e, come tale, dev'essere garantito universalmente a tutte le bambine e i bambini, ragazze e ragazzi in età scolastica. Un'istruzione adeguata e completa rappresenta uno degli strumenti più importanti per rendere finalmente concreta l'uguaglianza sostanziale tra cittadini, principio fondamentale garantito dalla Carta costituzionale all'articolo 3, comma 2, perché permette di compiere scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa;
13) investire nella scuola e nel sistema d'istruzione significa investire nel «futuro»,
impegna il Governo:
1) ad intervenire urgentemente, con iniziative forti e immediate, per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e del materiale necessario per affrontare dignitosamente l'avvio del nuovo anno scolastico e dunque garantire pienamente il diritto allo studio;
2) ad adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate a garantire il diritto all'istruzione per tutte le bambine e i bambini, ragazze e ragazzi, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di colmare il divario tra Nord e Sud e assicurare la costruzione di una scuola realmente inclusiva, che coinvolga tutti gli alunni e studenti, con particolare attenzione quelli in situazioni di disagio socio-economico ovvero ai bambini e ragazzi con disabilità, introducendo strumenti di supporto indirizzati alle famiglie, quali garanzia del tempo pieno, l'implementazione dei servizi di mensa scolastica, la gratuità dei libri di testo e dei servizi di trasporto;
3) al fine di sostenere economicamente le famiglie durante tutto il percorso educativo dei figli e contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, anche per prevenire e contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica, ad adottare iniziative volte a istituire il beneficio della dote educativa da destinare a tutte le alunne e gli alunni, studentesse e studenti del primo e secondo ciclo di istruzione;
4) ad intervenire con politiche di sostegno per affrontare e risolvere, anche attraverso le comunità educanti, il problema della dispersione scolastica, che vede un giovane su dieci abbandonare precocemente gli studi e con percentuale maggiore al Sud, anche alla luce di provvedimenti come l'autonomia differenziata e il dimensionamento della rete scolastica che a parere dei firmatari del presente atto di fatto penalizzano oltremodo le regioni del Sud, in quanto si inseriscono in un contesto dove le diseguaglianze del sistema scolastico sono da tempo ampiamente registrate e aumenterebbero dunque solo le differenze che già esistono.
(1-00315) «Caso, Amato, Orrico, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu, Alfonso Colucci, D'Orso, Riccardo Ricciardi, Pellegrini, Torto, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Scutellà, Morfino, Donno».
La Camera,
premesso che:
1) «Vogliamo Potere» è lo slogan scelto per la mobilitazione che culminerà con uno sciopero nazionale il 15 novembre 2024. Gli studenti chiedono a gran voce un cambio di rotta nelle politiche scolastiche, accusando il Governo di non garantire il diritto allo studio e di promuovere un modello di scuola dannoso;
2) a fianco dei problemi che riguardano il regolare avvio dell'anno scolastico, l'oggetto della mobilitazione sono, anche, le spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale necessario e l'assenza di un welfare studentesco;
3) secondo i recenti dati dell'Osservatorio nazionale Federconsumatori, si registra un incremento medio del 6,6 per cento rispetto al 2023. La spesa per il corredo scolastico, inclusi i materiali di ricambio, si attesta intorno ai 647 euro per studente. A questi si aggiunge il costo dei libri di testo, con una media di 591,44 euro, comprensivi di due dizionari, con un aumento del 18 per cento rispetto all'anno precedente;
4) considerando una «famiglia media» con due figli (che frequentano i due differenti cicli scolastici di secondo grado), la spesa che dovrebbe sostenere per l'acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico si attesterebbe a circa 800 euro, mentre sarebbe pari a 442 euro per un figlio che frequenti la prima media e a 621 euro per un figlio iscritto al primo anno di una scuola superiore di secondo grado: in quest'ultimo caso la spesa per i libri e per il materiale e corredo scolastico di due figli a inizio ciclo andrebbe ad attestarsi a 1.060 euro, senza considerare i costi aggiuntivi;
5) secondo lo studio a cura di Trovaprezzi.it, nel 2024 emerge un notevole aumento di interesse per le ricerche on line di materiale scolastico; Per quanto riguarda gli zaini, ad esempio, le ricerche sono cresciute del 109 per cento a luglio e del 110 per cento ad agosto (rispetto all'anno precedente); ancora più elevato, invece, è l'interesse per i manuali e i dizionari: +416 per cento a luglio e +463 per cento ad agosto di ricerche rispetto allo scorso anno;
6) i dati evidenziano un cambiamento significativo nelle abitudini dei consumatori, che si spingono sempre di più verso l'acquisto di prodotti scolastici tramite le piattaforme on line, riflettendo anche la crescente fiducia nel servizio di comparazione dei prezzi;
7) in questi ultimi anni l'editoria scolastica è, di conseguenza, un settore in sofferenza a causa delle problematiche, comuni ad altri settori, relative al costo dell'energia, alla mancanza di materie prime e alla difficoltà di approvvigionamento della carta;
8) la crisi della carta se, da un lato, tra il 2020 e il 2021 è stata influenzata dai generali problemi di approvvigionamento e di trasporti legati alla pandemia da coronavirus, dall'altro è continuata anche a causa della guerra in Ucraina e all'aumento dei costi di produzione;
9) secondo i dati più recenti dell'Associazione italiana editori, il costo medio della carta per i libri è aumentato del 57 per cento tra gennaio 2021 e maggio 2022 e, in particolare, per i libri scolastici l'aumento sarebbe dell'80 per cento rispetto a un anno fa;
10) anche per le suddette difficoltà, con la ripresa della scuola si ripropone il problema dell'assenza dei libri di testo e l'aumento dei costi;
11) è chiaro che il tema della distribuzione non può scindere dal problema del costo dei libri di testo ed emerge la necessità di intervenire con azioni concrete;
12) per le famiglie con studenti in età scolare, il costo dei libri di testo rappresenta una voce di spesa rilevante nel bilancio familiare e, in un periodo di generale aumento del livello dei prezzi, rischia di creare disparità nel diritto allo studio per gli studenti provenienti da contesti socio-economici più problematici;
13) l'aumento del costo dei libri scolastici, oltre a gravare in modo significativo sui bilanci delle famiglie italiane, rischia di avere degli effetti particolarmente gravi nel contesto della crescente povertà infantile europea: in un contesto socioculturale dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori e il numero di minori di 18 anni che vivono a rischio di povertà è aumentato dal 23 al 25 per cento tra il 2019 e il 2022, il costo per l'istruzione è aumentato due volte più velocemente dei salari di tutta Europa e il prezzo del materiale utile agli studenti, come penne, matite, carta, gomme, temperamatite e forbici, è salito del 13 per cento tra gennaio e maggio 2023. Un aumento che segue quello del 2022 pari all'8 per cento. Nel 2019 era stato dell'1,7 per cento;
14) è indubbio che la condizione economica e sociale influenzi la dispersione scolastica e gli scarsi rendimenti. Il diritto allo studio non è ancora garantito dallo Stato per tutti a differenza di molti Paesi europei, in cui per tutto il periodo dedicato alla formazione e alla crescita dei bambini e dei ragazzi è proprio lo Stato a farsi carico dei costi;
15) l'istruzione è quel passaggio che rende concreta l'eguaglianza tra le persone e permette a ciascuno di fare scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa. Pertanto, tutti bambini e i ragazzi hanno il diritto all'istruzione ed è compito dello Stato garantire che tale diritto sia davvero esigibile;
16) ciononostante, nel nostro Paese si registra un elevato numero di giovani che non studiano, non si formano e non lavorano, un numero di abbandoni precoci più elevato della media europea (13,1 per cento, pari a circa 543.000 giovani, rispetto al 9,9 per cento europeo), con livelli maggiori nel Mezzogiorno, tra gli alunni stranieri e tra quelli in condizioni di svantaggio economico, sociale e personale. Divari che negli ultimi anni sono aumentati nonostante le tante azioni positive messe in campo dall'intera comunità scolastica (studenti, docenti, dirigenti scolastici, direttori dei servizi generali e amministrativi, personale tecnico amministrativo e collaboratori scolastici) e dalle famiglie. Negli ultimi anni le differenze e i divari tra parti del Paese sono aumentate, con un peggioramento del rendimento scolastico e un allargamento delle distanze tra gli studenti;
17) politiche di welfare risultano avviate da alcune amministrazioni che hanno introdotto misure a sostegno alle famiglie: anche per l'anno scolastico 2024/2025 le regioni Emilia-Romagna e Toscana, ad esempio, hanno previsto «buoni libro» e la regione Toscana, in particolare, ha introdotto un «pacchetto scuola», misura economica individuale di sostegno di studentesse e studenti delle scuole secondarie provenienti da famiglie a basso reddito per affrontare le spese necessarie alla frequenza, all'acquisto di libri scolastici, materiale didattico di vario tipo e altri servizi scolastici, finanziato con risorse statali e risorse proprie della regione;
18) analoghe misure di sostegno a favore degli studenti e delle loro famiglie sono state adottate anche riguardo al trasporto pubblico per venire incontro ai costi da essi sostenuti per recarsi presso il proprio istituto scolastico. Si fa riferimento, ad esempio, al progetto «Salta su», promosso dalla regione Emilia-Romagna, diretto a garantire l'abbonamento gratuito agli studenti delle scuole elementari, medie, superiori e degli istituti di formazione professionale, residenti in regione che scelgono di andare a scuola, utilizzando bus e treni regionali, con un risparmio per le famiglie compreso tra i 300 e i 600 euro a figlio in base all'abbonamento;
19) queste misure di welfare scolastico riescono concretamente a venire incontro a situazioni legate al caro libri e al caro trasporti e all'incremento dei costi a carico delle famiglie, che, spesso, rischiano di produrre degli effetti particolarmente penalizzanti, in particolare per i nuclei familiari che vivono condizioni di maggiore disagio, e ad affrontare la più generale emergenza educativa che caratterizza il nostro Paese, come testimoniano anche i drammatici dati relativi alla povertà educativa, all'abbandono e alla dispersione scolastica;
20) a causa delle medesime e difficili condizioni economiche, molte bambine, bambini, ragazze e ragazzi non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei in situazioni economiche migliori: dai dati Istat più recenti emerge che oggi, complice anche il post pandemia, più di 1,2 milioni di minori nel nostro Paese, pari al 15,5 per cento del totale dei bambini e delle bambine, vive in condizioni di povertà assoluta, ovvero di grave indigenza, condizione che determina un aumento della dispersione scolastica e della povertà educativa;
21) i recentissimi dati forniti da Save the children evidenziano la necessità di sostenere interventi progressivi che arrivino al riconoscimento della mensa come un servizio pubblico essenziale da garantire uniformemente su scala nazionale;
22) il Partito democratico ha depositato, sia alla Camera che al Senato, proposte di legge dirette a contrastare il caro libri, il caro trasporti e a garantire un livello essenziale delle prestazioni per il servizio di refezione scolastica;
23) l'insieme dei dati sopra riferiti richiede, quindi, l'avvio di azioni strutturali e non episodiche a sostegno del settore dell'istruzione, delle studentesse e degli studenti italiani e delle loro famiglie per sostenere i costi connessi all'inizio del prossimo anno scolastico e per affrontare l'emergenza educativa che caratterizza settori significativi dell'istruzione,
impegna il Governo:
1) ad intervenire con iniziative per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate alla progressiva gratuità a cominciare dalle famiglie meno abbienti;
2) ad intervenire con iniziative dirette a garantire, in forma graduale e progressiva, la gratuità dei costi legati alla mobilità delle studentesse e degli studenti del sistema nazionale di istruzione nel tragitto dall'abitazione alla sede scolastica, anche attraverso l'istituzione di un fondo specifico diretto a coprire i costi da essi sostenuti, sia per il trasporto scolastico erogato dagli enti locali sia per il trasporto pubblico locale;
3) ad adottare iniziative volte a prevedere l'istituzione di un fondo di solidarietà per i viaggi di istruzione presso il Ministero dell'istruzione e del merito, da ripartire, sulla base dell'indice di disagio sociale, tra i diversi istituti di scuola di ogni ordine e grado;
4) ad adottare iniziative per reperire risorse adeguate ad incrementare, nella prospettiva dell'introduzione di un livello essenziale delle prestazioni, il servizio di refezione scolastica per la scuola primaria su tutto il territorio nazionale;
5) ad adottare iniziative per garantire un maggior numero di insegnanti, presidi territoriali e l'istituzionalizzazione della comunità educante e dei patti educativi di comunità diretti alla costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali.
(1-00318) «Manzi, Braga, Berruto, Iacono, Orfini, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Fornaro, Casu, De Luca, Ferrari, Roggiani, De Maria, Ascani, Bakkali».
La Camera,
premesso che:
1) la Costituzione all'articolo 34 dispone che la scuola è aperta a tutti, nonché che la Repubblica rende effettivo il diritto allo studio con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso;
2) la scuola, offrendo agli studenti la possibilità di accedere alla conoscenza e di sviluppare le proprie potenzialità, educa i giovani a diventare cittadini consapevoli e responsabili, in grado di partecipare attivamente alla vita democratica e di contribuire al benessere della comunità;
3) è tra i banchi di scuola che i giovani si abituano al concetto di comunità, interfacciandosi tra persone non legate da un comune affetto, come nel caso della famiglia, o da uno specifico interesse;
4) il diritto allo studio, oltre ad essere costituzionalmente garantito, garantisce una funzione sociale che favorisce la crescita personale dell'individuo e la sua emancipazione, educando lo studente all'inclusione e a farsi comunità, indipendentemente dalle condizioni personali, sociali ed economiche;
5) l'accesso all'istruzione, quale strumento di diretta attuazione dell'articolo 3, secondo comma, della Costituzione e strumento di rimozione degli ostacoli alla partecipazione sociale, rappresenta un passaggio fondamentale per la costruzione del progresso della comunità nazionale e, pertanto, non può tollerare compressioni di sorta: garantire l'inclusività degli studenti con disabilità e il recupero di quelli in situazioni familiari disagiate rappresentano vere e proprie priorità del sistema scolastico, meritando un approccio strutturato e consolidato e non, dunque, azioni estemporanee e asistematiche;
6) nell'imminenza dell'avvio dell'anno scolastico, come ogni anno, grava però sulle famiglie il costo dell'acquisto del materiale didattico e dei libri di testo;
7) nel panorama economico attuale, le voci del bilancio pubblico destinate al sistema scolastico risultano insufficienti e pongono l'Italia tra i Paesi europei che dedicano meno risorse all'istruzione;
8) l'ultimo rapporto Ocse sull'educazione mette in evidenza come il nostro Paese investe il 4,0 per cento del suo prodotto interno lordo nell'istruzione, a fronte del 4,9 per cento della media Ocse;
9) i dati raccolti dall'Osservatorio nazionale Federconsumatori nel 2024, tanto per le modalità di acquisto tradizionale che per quella sui canali on line, mettono in luce un aumento medio dei costi per il corredo scolastico, al netto dei libri di testo, di circa il 6,6 per cento rispetto all'anno precedente, attestandosi a 647 euro per studente;
10) lo stesso Osservatorio sottolinea come la spesa media per i libri di testo e due dizionari è aumentata del 18 per cento rispetto al 2023, attestandosi a 591,44 euro;
11) le situazioni più complesse si registrano tra le prime classi dei diversi ordini scolastici. Se per le scuole primarie l'esborso è mitigato dalla gratuità dei libri di testo, lo stesso non può dirsi per le scuole secondarie;
12) la famiglia di uno studente di prima media è chiamata a spendere mediamente per i libri di testo più 2 dizionari 461,81 euro; a tali spese vanno aggiunti 647,00 euro per il corredo scolastico e i ricambi durante l'intero anno, per un totale di 1.108,81 euro;
13) un ragazzo chiamato a frequentare il primo anno di liceo classico spenderà per i libri di testo più 4 dizionari 715,30 euro (in aumento del 3 per cento rispetto al 2023) e 647,00 euro per il corredo scolastico e i ricambi, per un totale di ben 1.362,30 euro;
14) è fuor di dubbio che tali aumenti incontrollati intaccano il diritto allo studio e gravano totalmente sulle famiglie che già negli ultimi anni – come si legge dall'Employment outlook annuale dell'Ocse – hanno pagato aspramente la crisi causata da Covid e inflazione (con annessi stipendi stagnanti) e hanno subito una riduzione dei salari reali del 6,9 per cento rispetto al 2019;
15) in tale quadro si inseriscono criticità ormai «strutturali», quali la carenza di docenti di sostegno, la vetustà dei plessi scolastici ed evidenti disomogeneità territoriali, con particolare riferimento alle aree interne e insulari;
16) l'effettività del diritto allo studio è subordinata anche all'erogazione di contributi da parte delle singole regioni, nell'ambito della loro competenza in materia di istruzione, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione. Tale situazione determina una disomogeneità territoriale nell'accesso ai servizi e alle provvidenze collegate al diritto allo studio, con particolari criticità rilevate nelle regioni meridionali, dove le risorse destinate a sostenere le famiglie per l'acquisto di libri di testo e materiale didattico, nonché per i servizi di trasporto e mensa scolastica, risultano spesso inferiori rispetto ad altre aree del Paese, creando un'ingiustificata disparità di trattamento e compromettendo il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione;
17) il processo di autonomia differenziata, previsto dalla legge 26 giugno 2024, n. 86, rischia di accentuare ulteriormente le disuguaglianze territoriali nell'erogazione dei servizi scolastici, aggravando il divario tra le regioni più ricche e quelle economicamente svantaggiate, minando così il principio di uguaglianza sostanziale costituzionalmente garantito;
18) a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo il definanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni, il cui obiettivo è assicurare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale i diritti civili e sociali fondamentali, ha contribuito a ridurre le risorse destinate al sistema scolastico, in particolare nelle aree più svantaggiate del Paese, compromettendo il diritto all'istruzione e accrescendo le diseguaglianze territoriali,
impegna il Governo:
1) ad adottare senza indugio le iniziative necessarie per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e del materiale necessario per affrontare l'avvio dell'anno scolastico;
2) ad adottare iniziative volte a reclutare un numero congruo di docenti di sostegno, così da limitare il continuo cambio di personale e garantire un'offerta formativa adeguata alle esigenze degli studenti con disabilità;
3) ad adottare iniziative volte non solo a rendere effettivo il dettato dell'articolo 34 della Costituzione, ma anche ad uniformare il diritto d'accesso agli studi tra le studentesse e gli studenti di ogni regione così da affrontare l'abbandono scolastico, con particolare riferimento alle regioni meridionali, alle aree interne e periferiche del Paese;
4) ad adottare misure volte a potenziare i servizi mensa e i sistemi di trasporto, nonché la fornitura dei libri di testo, con particolare riferimento ai nuclei familiari a basso reddito e alle persone con disabilità così da rendere effettivo l'accesso al diritto allo studio e un sistema scolastico più inclusivo;
5) ad adottare iniziative volte al contrasto della povertà alimentare a scuola istituendo un fondo, da destinare agli studenti della scuola primaria facenti parte di nuclei familiari a basso reddito che non riescano a provvedere al pagamento delle rette previste, per la fruizione del servizio di ristorazione scolastica.
(1-00319)(Nuova formulazione) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
La Camera,
premesso che:
1) il diritto all'istruzione è un tratto distintivo di ogni democrazia consacrato dalla Dichiarazione universale del 1948 e, in Italia, dalla Carta costituzionale;
2) nell'ordinamento italiano, infatti, il diritto allo studio trova fondamento all'articolo 34 della Costituzione, commi terzo e quarto, nei quali è proclamato il diritto dei capaci e dei meritevoli, anche se privi di mezzi economici, di raggiungere i gradi più alti degli studi e, altresì, si statuisce il dovere della Repubblica a garantire l'effettività di tale diritto;
3) l'istruzione rende concreta l'eguaglianza tra le persone e permette a ciascuno di fare scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa. Tutti i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 18 anni – italiani e stranieri – presenti in Italia hanno il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione;
4) è compito dello Stato garantire l'estensione a tutti dell'offerta formativa, nonché la fruibilità di essa, anche con una serie di aiuti agli studenti più bisognosi, al fine di realizzare l'eguaglianza dei punti di partenza sancita dalla Costituzione;
5) il diritto all'istruzione si persegue attraverso la costruzione di un'alleanza e una sinergia virtuosa tra le diverse agenzie educative, prime fra tutte scuola e famiglia, condividendo i nuclei fondanti dell'azione educativa, al fine di garantire il successo formativo di tutti gli alunni e gli studenti, il cui benessere e la cui crescita personale e culturale rimangono obiettivo primario della scuola, nel rispetto della libertà di insegnamento dei docenti e dell'autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche, nonché del pluralismo culturale e delle scelte educative della famiglia;
6) proprio perché l'istruzione è un diritto universale, è fondamentale assicurare a ciascuno il diritto alla costruzione di un percorso di conoscenza e di apprendimento, la cui realizzazione si avvale di uno strumento didattico privilegiato, quale il libro di testo, che rappresenta, indubbiamente, il canale preferenziale su cui si attiva la comunicazione didattica;
7) tale percorso è caratterizzato da esperienze educative e formative che possono essere arricchite anche attraverso i viaggi di istruzione e le uscite didattiche, che rappresentano un importante contributo per la crescita culturale, la socializzazione e lo sviluppo delle competenze degli studenti. È fondamentale, quindi, assicurare risorse e rafforzare misure per supportare il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, anche al fine di prevenire la dispersione scolastica e l'abbandono;
8) il sostegno al diritto all'istruzione non si misura solo in termini di risorse economiche, ma anche attraverso azioni che, di fatto, mirano a garantire pari opportunità a tutti gli alunni e studenti, soprattutto a quelli provenienti da contesti sociali difficili;
9) consapevole di ciò, l'attuale Governo ha adottato una serie di iniziative che garantiscono, da un lato, lo stanziamento di nuove risorse per il rafforzamento delle misure di welfare dello studente e, dall'altro, l'effettività del diritto all'istruzione con azioni mirate in favore degli studenti in situazioni di svantaggio economico e sociale, nonché mediante azioni destinate a sostenere le istituzioni scolastiche nella lotta alla dispersione, alla povertà educativa e al disagio giovanile;
10) nell'ambito delle iniziative anzidette si colloca la riforma del sistema di orientamento prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e che ha portato all'emanazione delle linee guida con il decreto ministeriale n. 328 del 2022;
11) non è un caso che una delle prime azioni del Ministro si sia concentrata su una riforma profonda delle attività di orientamento, che devono costituire un elemento di forte incentivazione per accompagnare l'alunno fin dai primi anni del suo ingresso nel mondo della scuola, aiutandolo ad esaminare i contesti, a formare e recuperare gli elementi motivazionali, a chiarire gli obiettivi e le finalità dell'attività di formazione;
12) aspetto qualificante della riforma è l'introduzione della figura dei docenti tutor, con il compito di sostenere gli alunni, soprattutto quelli più fragili, nell'elaborazione di un progetto di orientamento, attraverso la predisposizione di un «portfolio digitale», strumento finalizzato a integrare e completare il percorso scolastico;
13) per l'attuazione della riforma sono stati stanziati 150 milioni di euro previsti come dotazione iniziale per l'anno 2023, incrementati di 42 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, destinati a remunerare le circa 40.000 figure di docente tutor a cui vanno ad aggiungersi quelle di docente orientatore, una per ogni istituto scolastico;
14) sempre nell'ambito delle iniziative finanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stata avviata, altresì, la realizzazione del «Piano Agenda Sud», che prevede la destinazione di risorse per interventi mirati alla riduzione della dispersione scolastica e dei divari territoriali e negli apprendimenti delle istituzioni scolastiche site in contesti caratterizzati da maggiore disagio educativo nelle regioni del Mezzogiorno. In particolare, con il decreto ministeriale n. 176 del 2023 sono state ripartite le risorse destinate agli istituti beneficiari del Piano, il quale prevede un totale di 265,588 milioni di euro in favore delle scuole statali primarie, secondarie di primo e di secondo grado delle regioni del Mezzogiorno;
15) a distanza di un anno da «Agenda Sud», il Ministro ha adottato il «Piano Agenda Nord» che, con uno stanziamento complessivo di 220 milioni di euro, mira a contrastare la dispersione scolastica e a potenziare le competenze nelle aree del Settentrione e del Centro Italia inserite in contesti difficili e con più alti tassi di dispersione e che spesso scontano differenze legate alla marginalità del contesto sociale in cui si trovano;
16) il «Piano Agenda Sud» e il «Piano Agenda Nord» sono frutto di una politica che mette tutti i giovani in condizione di avere pari opportunità formative, a prescindere dal luogo in cui sono nati;
17) nell'ottica di promuovere esperienze educative e formative, a marzo 2024 il Ministro dell'istruzione e del merito ha firmato una nuova direttiva per promuovere la partecipazione più ampia degli studenti e delle studentesse ai viaggi di istruzione e alle visite didattiche. Il provvedimento conferma l'impegno costante del Ministero per garantire la piena fruizione del diritto allo studio e il sostegno alle famiglie, assicurando che ogni studente, indipendentemente dalla condizione economica, abbia l'opportunità di partecipare a viaggi d'istruzione e a visite didattiche. In particolare, viene riconosciuta la possibilità di accedere a un contributo fino a 150 euro anche per gli studenti che provengono da contesti familiari con un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) fino a 15.000 euro, mentre prima era fino a 5.000 euro. Tutto questo grazie ai 50 milioni di euro stanziati, su volontà del Ministro Valditara, per la prima volta, per questa specifica finalità;
18) ad aprile 2024 lo stesso Ministro ha firmato il decreto cosiddetto «Piano estate», che stanzia 400 milioni di euro per finanziare attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze, soprattutto a beneficio delle famiglie meno abbienti;
19) tra le più recenti misure, non si può non menzionare il decreto-legge n. 71 del 2024, con il quale il Ministero ha adottato interventi mirati a beneficio della reale integrazione degli alunni stranieri, che prevedono attività di potenziamento concretamente messe a disposizione delle scuole. Le misure sono rivolte, infatti, a quegli alunni stranieri che, soprattutto se neo-arrivati in Italia, non possiedono un adeguato livello di conoscenza della lingua italiana. Per queste ragioni, si prevede, da una parte, la possibilità per le scuole di accedere a specifici progetti Pon volti ad assicurare il potenziamento dell'apprendimento della lingua italiana; dall'altra di avviare un percorso che porterà, attraverso la rimodulazione degli organici e l'avvio di uno specifico concorso, ad introdurre in tutte le classi con un numero di studenti stranieri neoarrivati in Italia, pari o superiore al 20 per cento, un docente abilitato all'insegnamento della lingua italiana per alunni stranieri;
20) con il medesimo decreto-legge il Ministero ha stanziato nuove risorse per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo, come prevede l'articolo 27 della legge n. 448 del 1998, in favore degli alunni meno abbienti che adempiono l'obbligo scolastico, nonché alla fornitura di libri di testo da dare anche in comodato agli studenti della scuola secondaria superiore;
21) pertanto, per la prosecuzione degli interventi di cui all'articolo 27 della legge n. 448 del 1998, l'articolo 14-ter del decreto-legge n. 71 del 2024, al comma 2, ha incrementato di 3 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2025, l'autorizzazione di spesa per la fornitura gratuita, totale o parziale, di libri di testo in favore degli alunni che adempiono l'obbligo scolastico in possesso dei requisiti richiesti;
22) per supportare l'assolvimento dell'obbligo scolastico e prevenire la dispersione, il decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 63, ha istituito, all'articolo 9, il Fondo unico per il diritto allo studio, finalizzato all'erogazione ogni anno di borse di studio destinate agli studenti a basso reddito della scuola secondaria di secondo grado, e per il quale è all'attenzione del Ministero un piano per ridurre i tempi per il riconoscimento delle borse di studio e migliorare, quindi, il processo di erogazione delle stesse con le regioni;
23) tra le azioni volte a contrastare la dispersione scolastica vanno ricompresi anche gli interventi di edilizia per le mense scolastiche – previsti dall'Investimento 1.2: «Mense», per un totale di 600 milioni di euro – che rappresentano un ulteriore sostegno ai piani per combattere l'abbandono precoce degli studi. D'altronde, il tempo mensa è indiscutibilmente compreso nel tempo scuola, in quanto esso condivide le finalità educative proprie del progetto formativo scolastico di cui esso fa parte. Al riguardo, con avviso pubblico 29 luglio 2024, il Ministero ha inteso finanziare, sempre attraverso l'Investimento 1.2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'estensione del tempo pieno per ampliare l'offerta formativa delle scuole e rendere le stesse sempre più aperte al territorio, anche oltre l'orario scolastico e nei periodi di sospensione della didattica, anche come opportunità per dare vita a iniziative di recupero e potenziamento delle discipline, così da sostenere le famiglie e contribuire a ridurre i divari territoriali tra realtà territoriali diverse;
24) per garantire lo sviluppo armonico della persona e per affrontare quelle difficoltà relazionali che molto spesso afferiscono alla dimensione più intima e personale degli alunni e che risultano amplificate dagli effetti sociali della pandemia da COVID-19, si è ritenuto opportuno richiamare l'attenzione sull'importanza dell'introduzione delle competenze non cognitive nel percorso didattico e, con il decreto ministeriale n. 183 del 7 settembre 2024, si è provveduto ad emanare nuove linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica che recepiscono i cambiamenti negli stili di vita degli alunni e sostengono le famiglie in quel patto educativo con la scuola che è alla base della crescita umana e personale di ogni singolo alunno;
25) in aggiunta alle numerose misure sopra richiamate, il Ministero ha, altresì, confermato la «Carta dello studente», che consente agli studenti l'accesso ai servizi e alle agevolazioni e rappresenta la prima rete in Italia di partenariato privato/pubblico a favore del diritto allo studio;
26) nonostante il raggiungimento di risultati positivi, grazie alle iniziative fino ad oggi adottate, si prospettano ulteriori sfide volte a fronteggiare il contesto dell'attuale e complessa congiuntura economica caratterizzata da un generalizzato innalzamento dei prezzi;
27) l'ampliamento dell'accesso e della qualità dell'istruzione consentirà alle studentesse e agli studenti, soprattutto se provenienti da famiglie vulnerabili, di potersi dotare di strumenti e competenze necessari per confrontarsi con le mutevoli esigenze del mercato del lavoro, assicurando loro una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno;
28) la previsione di misure omogenee per sostenere il diritto allo studio, per superare, così, i divari e le disuguaglianze degli studenti è, d'altronde, un obiettivo pienamente condivisibile per garantire il diritto all'istruzione;
29) il Governo ha assunto numerose iniziative rivolte a incrementare le risorse destinate a sostenere il diritto allo studio e ha riportato al centro dell'agenda istituzionale il settore istruzione, grazie allo stanziamento di risorse aggiuntive e a riforme legate al mondo della scuola,
impegna il Governo:
1) a proseguire le iniziative poste in essere per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e dunque garantire il diritto allo studio;
2) a continuare a promuovere le politiche di agevolazione per ridurre i costi per sostenere la partecipazione ai viaggi di istruzione e alle visite didattiche;
3) ad adottare iniziative volte a ottimizzare l'impiego delle risorse finalizzate al superamento dei divari negli apprendimenti tra Nord e Sud, garantendo pari opportunità di istruzione su tutto il territorio nazionale alle bambine e ai bambini, ragazze e ragazzi, con particolare attenzione a quelli in situazioni di disagio socioeconomico e con disabilità;
4) a proseguire le iniziative per garantire una maggiore equità nell'accesso alle opportunità educative, riducendo il divario tra studenti di diverse origini socioeconomiche, anche al fine di contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica;
5) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire che la scuola continui ad essere un luogo di confronto e di dialogo, durante l'orario curriculare e durante le aperture pomeridiane, anche prevedendo la promozione di attività culturali e sportive extracurricolari, in collaborazione con gli enti del terzo settore e le altre realtà associative presenti sui territori, e valorizzando le esperienze di educazione non formale per permettere alle studentesse e agli studenti di acquisire tutti gli strumenti necessari a confrontarsi con i cambiamenti repentini che oggi caratterizzano la società e il mondo del lavoro, anche in seguito ai veloci progressi della tecnologia;
6) a continuare a promuovere il dialogo intergenerazionale e tra gli alunni, puntando l'attenzione sulle competenze non cognitive e accompagnando gli alunni in un percorso di educazione alle relazioni, alle emozioni e all'affettività;
7) ad assumere iniziative di competenza volte a contribuire a formare cittadini responsabili e consapevoli, partendo dalla Carta costituzionale e consentendo agli alunni di consolidare un patrimonio di valori, di princìpi, di diritti e di doveri;
8) a continuare a investire sulle mense e sul tempo pieno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, per dare a tutti, al di là delle condizioni di partenza e del territorio di residenza, le stesse opportunità di successo formativo di altre realtà;
9) ad adottare iniziative volte a rafforzare le agevolazioni fiscali per spese d'istruzione;
10) a valorizzare il ruolo degli insegnanti anche attraverso iniziative per un aumento delle retribuzioni, riconoscendo l'importante ruolo che essi svolgono nel garantire l'effettiva attuazione del diritto allo studio;
(1-00321) «Sasso, Amorese, Tassinari, Pisano, Latini, Mollicone, Dalla Chiesa, Loizzo, Cangiano, Mulè, Miele, Di Maggio, Matteoni, Messina, Perissa, Roscani».
La Camera,
premesso che:
1) con l'inizio del nuovo anno scolastico, le famiglie si vedono costrette ad affrontare la spesa per libri di testo, corredo scolastico (zaini, materiale di cancelleria, quaderni e altro), trasporti e mensa;
2) la distribuzione gratuita dei libri di testo a tutti gli alunni delle scuole elementari (scuola primaria), da parte dei comuni, indipendentemente dal reddito familiare, è stata introdotta dalla legge n. 719 del 1964 e viene tuttora applicata, malgrado l'obbligo di istruzione sia stato innalzato nel 1962 a 8 anni, includendo i 3 anni della scuola media, e nel 2006 a 10 anni, includendo i primi 2 anni dell'istruzione secondaria di II grado;
3) dal 1998 (legge n. 448) la gratuità totale o parziale dei libri di testo è stata finanziata per l'importo di 200 miliardi di lire – divenuti 103,3 milioni di euro con l'introduzione della nuova moneta – e rifinanziata negli anni successivi con lo stesso importo fino al 2020. Nel 2021 (legge n. 178 del 2020) la cifra fu portata a 133 milioni di euro, confermati negli anni successivi, con una previsione fino al 2026;
4) il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 320 del 1999 indicò in 30 milioni di lire (corrispondenti a 15.493,71 euro, ma che al cambio attuale corrispondono a ben 24.743,45 euro) il reddito annuale massimo del nucleo familiare necessario per l'accesso al beneficio e da allora tale cifra è rimasta invariata;
5) l'Istat ha rilevato che nel 2023 1,3 milioni di minori appartenevano a famiglie in povertà assoluta, dato sostanzialmente stabile rispetto al 2022 e distribuito diversamente tra Nord, Centro e Sud;
6) nel 2023 hanno fruito gratuitamente della fornitura dei libri di testo 2.219.151 alunni della scuola primaria, il che, calcolando il costo medio annuale di 39 euro, porta la spesa complessiva a circa 85 milioni di euro, i quali, detratti dai 133 milioni stanziati, lasciano un residuo di 48 milioni di euro, con i quali si dovrebbero fornire i necessari sussidi agli alunni della scuola secondaria di primo e secondo grado, appartenenti a famiglie a basso reddito;
7) nel 2023, dei 4.152.491 mila studenti di scuola media e superiore, solo 589.196, appartenenti a famiglie con un reddito inferiore a 15.493,71 euro, hanno ricevuto un sussidio;
8) le risorse per l'acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico vengono assegnate dal Ministero dell'istruzione e del merito alle regioni, che poi le erogano agli interessati tramite i comuni. Le regioni integrano i fondi statali con risorse proprie, in misura anche assai differente nelle varie realtà territoriali, così come sono differenti, per importi e requisiti, le regole di accesso ai voucher, con conseguenti disuguaglianze gravi nella fruizione del diritto allo studio da parte degli studenti;
9) in molte regioni, peraltro, si segnalano ritardi nell'erogazione delle risorse agli interessati, dovuti alle complessità burocratiche dei passaggi dal Ministero dell'istruzione e del merito alle regioni e da queste ai comuni;
10) l'Anci ha più volte segnalato come il costo dei libri della scuola primaria sia in gran parte a carico dei comuni, essendo insufficiente il contributo statale;
11) buona parte delle case editrici, poi, ogni anno cambiano codici Isbn, aggiungendo o togliendo immagini, modificando la prefazione, qualche riga di testo, il numero di pagine o gli esercizi applicativi, pur mantenendo pressoché invariato il contenuto, ma impedendo il riuso dei volumi, che invece per molte famiglie potrebbe portare a un risparmio del 30-40 per cento;
12) su questo il Codacons ha annunciato di aver avviato una denuncia in procura per truffa, accompagnata dalla richiesta di sequestro di tutti i libri scolastici presentati come «nuovi», al fine di «controllare/monitorare/verificare/ispezionare se all'interno del testo presentato come “nuova edizione” vi sia un aggiornamento scientifico e/o didattico ovvero un differimento superiore alla soglia del 20 per cento, così come disciplinato dal codice di autoregolamentazione del settore editoriale educativo, rispetto alla “vecchia” edizione»;
13) sul costo dei libri incide moltissimo la foliazione, che in Italia è ormai fuori controllo, per cui vengono realizzati libri con centinaia di pagine, solo in parte utilizzate, ma che comunque appesantiscono gli zaini e favoriscono una didattica trasmissiva;
14) secondo i dati dell'Osservatorio nazionale Federconsumatori, nel 2024 per ogni alunno si spenderanno mediamente 647,00 euro per il corredo scolastico (+6,6 per cento rispetto al 2023) e 591,44 euro per i libri (+18 per cento rispetto al 2023), cui occorre aggiungere i costi per personal computer e dispositivi vari,
impegna il Governo:
1) ad adottare con la massima priorità le iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, volte a:
a) estendere alla scuola primaria il meccanismo che collega la gratuità al reddito familiare, destinando i risparmi così creati ai successivi ordini di scuola;
b) innalzare l'attuale soglia Isee che dà diritto al contributo per le spese scolastiche (libri, corredo scolastico, trasporti, mensa), tenendo conto dell'inflazione e dei dati Istat sulla povertà assoluta e relativa delle famiglie;
c) portare ad almeno a 300 milioni di euro la cifra attualmente destinata al capitolo 2043 del Ministero dell'istruzione e del merito, in modo tale da avvicinare l'investimento dell'Italia in istruzione a quello dei principali Paesi europei;
d) prevedere la detraibilità fiscale del costo dei libri e degli altri materiali scolastici, con incidenza percentuale parametrata al reddito familiare;
e) regolamentare la produzione di libri di testo, affinché essi siano:
1) annuali e non più triennali o quinquennali, con gli evidenti vantaggi che questo comporterebbe in termini di riuso e di peso;
2) validi per almeno 3 anni, impedendo i cosiddetti «finti aggiornamenti», e con eventuali integrazioni da apportare attraverso fascicoli di aggiornamento in luogo di un'intera ristampa, al fine di garantire un forte risparmio non soltanto per le famiglie, ma anche in termini di impronta ecologica, con la diminuzione dei consumi di carta e dell'utilizzo di inchiostri e altri materiali ad elevato impatto ambientale;
f) formare e incentivare gli insegnanti all'autoproduzione di materiali didattici digitali;
g) sensibilizzare il personale docente e dirigente delle scuole affinché siano messe in pratica iniziative di riuso, condivisione e passaggio dei testi tra le classi successive, adottando, laddove possibile, testi comuni per le diverse sezioni e creando al proprio interno biblioteche solidali che mettano a disposizione gratuitamente i libri e il corredo scolastico per le famiglie in maggiore difficoltà;
h) sostenere e diffondere, in collaborazione con regioni e comuni, il comodato d'uso dei libri di testo e l'arricchimento delle biblioteche scolastiche;
i) stabilire criteri condivisi con le regioni, affinché il diritto all'istruzione non sia condizionato dal territorio di residenza, sia per entità del contributo che per tempistiche di erogazione dello stesso.
(1-00325) «Grippo, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».
La Camera,
premesso che:
1) è stato pubblicato qualche giorno fa l'annuale rapporto «Education at a glance» curato dall'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico, dove si può leggere che nel nostro Paese il 20 per cento (la media Ocse è al 14 per cento) dei giovani fra i 25 e i 34 anni non completa il ciclo di istruzione secondaria di secondo grado. Ciò comporta grosse conseguenze sull'occupazione in questa fascia d'età; infatti, solo il 57 per cento dei 25-34enni senza diploma di maturità trova lavoro, a fronte del 69 per cento dei diplomati. Inoltre, il 27 per cento della popolazione fra i 25 e i 64 anni non diplomata guadagna la metà o meno del reddito medio;
2) la scarsa attenzione alla qualità della scuola, da anni privata delle ore di laboratorio, di compresenze e di personale docente e ATA, viene purtroppo confermata dal rapporto. Secondo l'Ocse, l'Italia è sotto la media per quanto riguarda la spesa pubblica per l'istruzione: 4 per cento del prodotto interno lordo rispetto al 4,9 per cento dei Paesi Ocse;
3) in questi giorni poco più di 8 milioni di studenti e studentesse della scuola italiana statale e paritaria sono tornati sui banchi per l'inizio del nuovo anno scolastico. Nonostante il tasso demografico in caduta libera porti meno iscritti a scuola, i parametri per creare nuove classi rimangono sempre gli stessi e sono quelli, decisamente elevati, introdotti dall'allora Ministra Gelmini: per formare le prime classi alle superiori, ad esempio, servono almeno 27 studenti;
4) secondo le associazioni di categoria Federconsumatori e Codacons, la ripartenza sarà ancora più costosa rispetto a quella del 2023. L'Osservatorio nazionale di Federconsumatori, per l'anno scolastico 2024/2025, prevede che le famiglie dovranno affrontare una spesa media di 647 euro per il corredo scolastico e di 591 euro per i libri di testo. La spesa prevista, quindi, supera i 1200 euro a figlio;
5) sulla stessa linea c'è il Codacons, che stima una spesa complessiva di 1.300 euro, per l'acquisto di libri, dizionari e materiale scolastico;
6) oltre a zaini e a cancelleria varia, ad aumentare sono anche i libri di testo: tra testi obbligatori e almeno due dizionari, gli studenti dovranno spendere in media 591,44 euro, ovvero il 18 per cento in più rispetto al 2023. Le spese più elevate si registrano per i manuali indirizzati alla scuola secondaria di secondo grado;
7) come sempre, le spese maggiori saranno per gli studenti che cominceranno un nuovo ciclo scolastico e che, quindi, dovranno rinnovare l'intero catalogo. Federconsumatori, per i libri di prima media, stima una spesa di 461 euro che, sommati al corredo didattico, arrivano a 1.100 euro. Il conto è ancora più salato per la scuola superiore: le spese salgono a 715 per i manuali e 1362 euro per il corredo scolastico;
8) a queste spese andranno aggiunte, nel corso dell'anno scolastico, quelle per il trasporto, quelle per la mensa e quelle per i viaggi di istruzione. Nel 2023 uno studente su due non ha potuto prendervi parte a causa dei costi troppo elevati. Molte scuole si impegnano a coprire le spese per incentivare la partecipazione alle gite del maggior numero possibile di studenti. Ma l'aumento dei prezzi degli aerei, dei trasporti in generale e degli hotel rende sempre più difficile, se non impossibile, per gli istituti provare ad andare incontro ai ragazzi, semplicemente perché far quadrare i conti è una vera impresa. Così si cercano mete più economiche e si propongono soggiorni più brevi. Ma spesso non basta e così i ragazzi si vedono negata una parte importante dell'offerta formativa. Il Ministero ha istituito un fondo per agevolare le studentesse e gli studenti delle scuole statali secondarie di secondo grado provenienti da famiglie con Isee fino a 15.000 euro a partecipare ai viaggi di istruzione, ma la dotazione di 50 milioni di euro è decisamente insufficiente;
9) i diritti, in quanto tali, non si pagano, altrimenti si chiamano privilegi. E se per studiare occorre pagare cifre molto alte significa che «raggiungere i gradi più alti degli studi» non è più un diritto garantito, così come sancito dall'articolo 34 della Costituzione;
10) in Italia la povertà penalizza le aspirazioni dei giovani. Quasi un adolescente su dieci in Italia vive in condizioni di grave deprivazione materiale, condizione che riguarda più di centomila ragazze e ragazzi tra i 15 e i 16 anni. Secondo la ricerca «Domani (Im)possibili» presentata da Save the children a maggio 2024, più di un ragazzo su quattro, che vive in condizioni di grave deprivazione materiale, pensa che non riuscirà a finire la scuola e che sarà costretto ad andare a lavorare, a fronte dell'8,9 per cento dei coetanei;
11) la povertà materiale incide anche sulle opportunità educative: quasi un adolescente su quattro, il 23,9 per cento, ha iniziato il precedente anno scolastico senza aver potuto acquistare tutti i libri e il materiale scolastico, il 24 per cento non può partecipare a gite scolastiche, il 17,4 per cento dei ragazzi e delle ragazze non si iscrive ai corsi di lingue perché troppo costosi. La ricerca «Domani (Im)possibili» mostra che la povertà materiale e educativa sono strettamente collegate. Molti minori non hanno a disposizione le risorse necessarie per studiare da casa, come per il 15 per cento degli adolescenti intervistati che non dispone di uno spazio tranquillo, l'8,8 per cento di una scrivania e l'8,4 per cento di uno smartphone;
12) inoltre il divario tra diverse aree del Paese disegna una realtà sconcertante e inaccettabile che emerge anche dai risultati in termini di apprendimento. Secondo il rapporto Svimez 2023 «Un paese, due scuole», se a Firenze uno studente riceve in media 1.226 ore di formazione in una stagione scolastica, uno di Caivano (Napoli) ne ha almeno 200 in meno che coincidono di fatto con un anno di scuola persa per il bambino del Sud;
13) non stupisce, quindi, che i risultati Invalsi 2023 evidenzino un'allarmante crescita del divario tra il Nord e il Sud del nostro Paese: sulla scuola primaria, ad esempio, i dati dicono che in partenza i livelli di apprendimento sono simili sull'intero territorio nazionale, ma alla fine le differenze territoriali sono più marcate, specialmente in matematica, per la quale nelle seconde primarie il dato nazionale del 2023 parla di un 35 per cento degli alunni insufficiente, con percentuali del 32 per cento nel Nord e del 45 per cento nel Sud e Isole, che si rafforzano in quinta primaria quando i risultati insufficienti passano dal 45 al 47 per cento. Questo dato era già evidente dai dati Ocse Pisa del 2018, gli ultimi aggiornati, che evidenziavano grandi divari Nord-Sud sia in lettura che in matematica (lettura: punteggio medio nazionale 476, nel Nord-Ovest 498, nel Nord-Est 501, nel Sud 453 e nelle Isole 439; matematica: punteggio medio nazionale 487, nel Nord-Est 515, nel Nord-Ovest 514, nel Centro 494, nel Sud 458 e nelle Isole 445);
14) questi risultati sono il frutto di un vero e proprio disinvestimento progressivo nella filiera dell'istruzione che continua da molti anni e che ha visto tra il 2008 e il 2020 l'investimento complessivo nelle regioni meridionali scendere del 19,5 per cento, 8 punti percentuali in più rispetto a quanto subito in quelle del Centro-Nord, con differenze sempre più marcate nell'offerta di tempo pieno (nel Meridione riguarda il 18 per cento degli scolari, rispetto al 48 per cento del Settentrione), mense (650.000 studenti, il 79 per cento del totale, non ne beneficiano, di questi 200.000 solo in Campania), palestre (2/3 delle scuole primarie del Mezzogiorno non ne hanno) e trasporti (servizio scuolabus nel 29 per cento al Nord contro 13,6 per cento al Sud, servizio di pedibus per 5 per cento delle scuole e concentrato solo regioni settentrionali);
15) la scuola rappresenta un presidio essenziale nella lotta alle disuguaglianze. Una scuola di qualità, che offra quindi spazi sicuri, infrastrutture e servizi adeguati, può dare opportunità eguali di apprendimento a tutti gli studenti e le studentesse, anche, e soprattutto, a quelli che sono maggiormente svantaggiati;
16) poiché si ritiene necessario superare i divari e le disuguaglianze tra studenti, appare fondamentale adottare misure omogenee per l'accesso alla gratuità dei libri di testo, per assicurare a tutti l'utilizzo dei mezzi pubblici e per garantire a tutti i giovani il diritto allo studio;
17) per favorire lo sviluppo delle competenze relazionali nelle attività educative e didattiche, per migliorare il processo di formazione degli alunni e delle alunne, per contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica, per garantire il successo formativo degli studenti è necessario che la priorità sia garantire il diritto allo studio,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative volte a prevedere, sin dal prossimo disegno di legge di bilancio, le risorse necessarie per garantire la gratuità delle mense scolastiche, dei libri di testo e dei trasporti pubblici almeno per tutti gli studenti che frequentano fino all'ultimo anno di obbligo scolastico e appartenenti a nuclei familiari con Isee fino a 35.000 euro;
2) ad adottare iniziative volte ad aumentare la dotazione del fondo per partecipare a visite didattiche e viaggi di istruzione istituito presso il Ministero dell'istruzione e del merito, rendendolo strutturale, e a prevedere l'estensione dell'utilizzo della carta della cultura giovani per i viaggi di istruzione;
3) al fine di contrastare la povertà educativa e l'abbandono scolastico nonché di garantire l'effettivo diritto allo studio, ad adottare iniziative di competenza volte ad istituire – nelle aree del territorio italiano o nelle città o negli istituti scolastici in cui si registrano elevate percentuali di abbandono scolastico e che presentano maggiori difficoltà di natura sociale o geografica ovvero, in generale, una minore disponibilità di servizi o una maggiore difficoltà di accesso agli stessi – le zone di educazione prioritaria e solidale, da istituire, prioritariamente, nelle aree montane e interne, nelle aree periferiche delle città e comunque nei territori che presentino le caratteristiche di cui sopra, tenendo conto sia dell'indice di abbandono scolastico sia dell'indice di vulnerabilità sociale, aggiornati, rispettivamente, dal Ministero dell'istruzione e del merito e dall'Istituto nazionale di statistica;
4) ad adottare iniziative di competenza volte ad accrescere gli investimenti nel sistema di istruzione pubblico nelle regioni meridionali, elaborando un piano nazionale di azione finalizzato a raggiungere i dati di quelle settentrionali quanto a diffusione del tempo pieno, delle mense, delle palestre e del trasporto scolastico.
(1-00330) «Piccolotti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Zaratti».