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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 27 settembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 6 ottobre 2024 si terranno le elezioni presidenziali in Tunisia;

    i candidati in corsa sono tre: il presidente uscente Kaïs Saïed, l'ex membro della sinistra panaraba e leader del partito Echaab, Zouhair Maghzaoui, e Ayachi Zammel, un indipendente e leader del piccolo partito liberale Azimoun, in carcere dal 2 settembre 2024 con l'accusa di false sponsorizzazioni nel suo dossier di candidatura;

    le organizzazioni non governative e altre forze politiche di opposizione tunisine denunciano i pericoli di un voto farsa, minato dall'inibizione più o meno esplicita degli avversari del presidente uscente;

    la commissione elettorale tunisina ha escluso infatti 14 dei 17 candidati che si erano presentati in vista del voto di ottobre; altri tre candidati, che erano stati riammessi in appello dal Tribunale amministrativo, sono stati nuovamente esclusi, una scelta che ha provocato forti proteste nel Paese;

    il 13 settembre 2024, migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro la deriva autocratica messa del presidente Saïed, il quale ha dichiarato che la sua ricandidatura fa parte di «una guerra di liberazione e autodeterminazione» volta a «stabilire una nuova repubblica»;

    in risposta a questa manifestazione fortemente partecipata, 34 deputati pro-Saïed, a sole due settimane dal voto, hanno proposto un emendamento alla legge elettorale, volto principalmente ad abolire la competenza del tribunale amministrativo in materia di contenzioso elettorale;

    circa 80 uomini e donne del più grande partito di opposizione tunisino, Ennahda, sono stati arrestati in queste ultime settimane nell'ambito di un'operazione di controllo su tutto il territorio nazionale. In un comunicato, Ennahda ha definito gli arresti «una campagna senza precedenti di incursioni e violazioni dei diritti più elementari garantiti dalla legge»;

    da mesi, inoltre, in Tunisia si verificano arresti di giornalisti, avvocati e figure di spicco della società civile sulla base di una controversa legge anti-fake news, la quale, secondo le associazioni per i diritti umani, viene sempre più utilizzata per reprimere il dissenso;

    la maggior parte degli arrestati sono personalità impegnate a suo tempo nel processo di giustizia di transizione della Tunisia, fra cui alcuni membri di Ennahda sottoposti a tortura durante il regime del presidente-dittatore Zine El Abidine Ben Ali;

    grande indignazione ha suscitato in particolare l'arresto di Sihem Bensedrine, storica attivista che è stata anche presidente della Commissione per la verità e la dignità (IVD) fino al 2018. Sihem Bensedrine è sotto inchiesta da febbraio 2023 con l'accusa di «frode», «contraffazione» e «abuso di ufficio» a seguito di una denuncia sulla presunta falsificazione del capitolo sulla corruzione nel settore bancario nel rapporto finale dell'IVD;

    secondo le Ong internazionali e Amnesty International, la detenzione preventiva di Sihem Bensedrine è arbitraria perché colpisce l'esercizio pacifico dei suoi diritti;

    il 10 settembre 2024 è stata inoltre confermata in appello la detenzione della nota avvocata e commentatrice televisiva Sonia Dahmani, arrestata a maggio 2024 nella sede dell'ordine degli avvocati a Tunisi durante un collegamento TV dell'emittente France 24. Dahmani è stata processata per «false informazioni con l'obiettivo di nuocere alla sicurezza pubblica» e «incitamento all'odio», in base alla già citata legge «anti-fake news»;

    le associazioni per i diritti umani denunciano le disumane condizioni di detenzione delle due donne, così come quelle di moltissimi prigionieri politici;

    in Tunisia nel gennaio 2011 presero avvio le mobilitazioni dei cittadini per la democrazia e la libertà note come «primavere arabe»;

    l'esito della rivolta tunisina fu la destituzione del presidente Ben Ali e l'avvio di un processo di democratizzazione che, con il pieno coinvolgimento della società civile, portò a una nuova Costituzione fondata sul metodo democratico e su principi di uguaglianza, di inclusione e di pieno riconoscimento dei diritti sociali e civili;

    per il metodo inclusivo con il quale si dette inizio al processo democratico e per i contenuti della nuova Costituzione, in quegli anni la Tunisia rappresentò un riferimento per tanti giovani arabi e per l'opinione pubblica internazionale;

    il consolidamento della democrazia in Tunisia è proseguito negli anni, nonostante perduranti difficoltà nelle condizioni economiche e sociali, fino a quando, il 25 luglio del 2021, il presidente Kaïs Saïed ha destituito il Governo allora in carica e sospeso la Costituzione e l'attività del Parlamento, in attesa di varare una nuova Costituzione, una nuova legge elettorale e di convocare nuove elezioni; nei mesi seguenti il Parlamento veniva sciolto insieme al Consiglio superiore della magistratura e per un anno e mezzo la Tunisia è stata governata unicamente attraverso decreti presidenziali concentrando tutti i poteri nelle mani di Kaïs Saïed;

   nell'estate del 2022 una nuova Costituzione che limita fortemente il ruolo del Parlamento e delle forze politiche e sociali è stata varata attraverso un referendum al quale ha partecipato soltanto il 30 per cento della popolazione, e solo l'11 per cento ha espresso il proprio voto in occasione delle elezioni per il nuovo Parlamento che si sono tenute in due turni, il 17 dicembre 2022 e il 29 gennaio 2023;

   nel frattempo non si è fermata l'azione volta a reprimere ogni voce di dissenso e di critica anche con massicci arresti di attivisti per i diritti civili, di sindacalisti ed esponenti politici fino a quello clamoroso dell'ottantunenne Rached Ghannouchi, leader del maggior partito di opposizione, avvenuto ad aprile 2023;

   il presidente Saïed, inoltre, si è reso responsabile di una vera e propria istigazione all'odio razziale nei confronti dei migranti sub-sahariani, con gravi affermazioni xenofobe quali ad esempio: «l'immigrazione clandestina fa parte di un complotto per modificare la demografia della Tunisia affinché venga considerata come un paese solo africano e non più anche arabo e musulmano»;

   in aperto contrasto con tutto quanto descritto, in Italia il 7 maggio 2024 il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia, emanando il decreto che aggiorna la lista di quelli che vengono ritenuti «Paesi di origine sicuri» sulla base della «Direttiva procedure» del 2005 dell'Unione europea, confermava nella suddetta lista la presenza della Tunisia;

   in base al decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, la domanda di protezione internazionale di un cittadino proveniente da un Paese di origine sicuro si presume «manifestamente infondata» a meno che non sia supportata da «gravi motivi» che il richiedente deve provare;

   la Tunisia vive una profonda crisi economica e il suo attuale Governo ha tentato di negoziare un prestito con il Fondo monetario internazionale senza tuttavia dichiararsi disponibile ad accogliere le riforme che venivano richieste;

   il Governo italiano ha sostenuto le richieste tunisine, chiedendo al presidente Saïed più impegno per impedire le partenze dei migranti diretti in Italia ma senza mai porre come condizione il ripristino delle libertà democratiche violate in Tunisia ormai da due anni;

   la III Commissione, anche attraverso il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo, ha svolto un ciclo di audizioni sulla realtà attuale della Tunisia, con la presenza di esperti, associazioni e rappresentanti dell'opposizione democratica che hanno descritto una situazione molto grave di violazione dei diritti politici, umani e civili nel paese;

   il 16 luglio 2023 è stato firmato un «memorandum d'intesa per un partenariato strategico e globale tra l'Unione europea e la Tunisia», nel quale tuttavia non si fa menzione dei temi che riguardano le libertà civili e politiche e i diritti umani pesantemente violati nel Paese;

   una recente inchiesta del giornale britannico The Guardian ha raccolto testimonianze di migranti in Tunisia, in particolare nella cittadina di Sfax, che denunciano abusi, pestaggi, torture e stupri da parte della polizia in combutta con i trafficanti, nonché respingimenti in mare e segregazione forzata di migliaia di esseri umani, in maggioranza donne e bambini, deportati nel deserto e lasciati morire di fame e di sete. Il tutto nell'assordante silenzio dell'Unione europea;

   difatti, l'approccio dell'Unione europea e del Governo italiano per gli accordi con l'attuale governo tunisino è dominato dall'unico obiettivo di ridurre il flusso migratorio verso l'Italia, anche a costo di trascurare e tollerare l'arretramento della democrazia in Tunisia;

   sempre stando alle notizie di stampa, parrebbe che, in un rapporto interno edito dal Servizio diplomatico dell'unione europea e visionato dal «Guardian», si metta in luce come «le proteste e i controlli dell'opinione pubblica» su violenze, sgomberi e altri maltrattamenti di migranti e richiedenti asilo «in cui le autorità sono spesso coinvolte» sollevino «interrogativi critici sul sostegno dell'Unione europea alle autorità di gestione delle frontiere», secondo quanto stabilito dal Memorandum siglato nel luglio 2023. Il rapporto, commissionato dall'Alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri Josep Borrell, è stato sottoposto ai rispettivi omologhi dei 27 il 7 luglio 2024 ed evidenzierebbe anche il rischio che il presidente Saïed faccia dei migranti un'arma di ricatto nei confronti dell'Europa,

impegna il Governo:

   a sollecitare, in tutte le sedi europee e internazionali, un forte impegno a monitorare il processo elettorale in Tunisia affinché sia libero e trasparente, e anche a garantire l'accesso nel paese ai giornalisti e agli osservatori internazionali durante il periodo elettorale;

   a chiedere al Governo tunisino di procedere con l'immediata liberazione di tutte e tutti i prigionieri politici, i sindacalisti e gli attivisti, e di garantire loro le prerogative del giusto processo e della detenzione in linea con i principi del diritto internazionale e dei diritti umani;

   a promuovere in sede europea una immediata verifica delle condizioni dei migranti in Tunisia e dell'operato delle autorità tunisine nella gestione degli stessi, prevedendo una sospensione del Memorandum una volta che siano confermate le violazioni dei diritti umani denunciate dalla stampa e dalle Ong;

   a sostenere, in sede europea e internazionale, la necessità del ripristino dello Stato di diritto, dell'indipendenza della magistratura e della normale dialettica democratica in Tunisia, nonché a garantire la piena libertà di stampa e di manifestazione nel Paese;

   ad adottare le iniziative di competenza necessarie a rimuovere la Tunisia dalla lista dei Paesi di origine sicuri, tenendo conto delle ripetute violazioni dei diritti umani e dello Stato di diritto.
(7-00256) «Provenzano, Boldrini, Quartapelle Procopio, Porta».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    le cure palliative costituiscono una disciplina medica in rapida evoluzione sia a livello nazionale che internazionale, con benefici documentati in termini di miglioramento della qualità della vita dei pazienti nelle fasi avanzate, evolutive e finali di tutte le gravi patologie, con la riduzione del dolore e di tutti i sintomi gravi, talvolta, anche con incremento dell'aspettativa di vita;

    l'efficacia delle cure palliative è direttamente correlata alla precocità del controllo sintomatologico, ma anche alla qualità e alla specializzazione dell'équipe sanitaria, il cui percorso formativo è multidisciplinare e richiede competenze cliniche, gestionali e comunicative;

    l'integrazione precoce delle cure palliative nei percorsi terapeutici (simultaneous care) ha dimostrato di migliorare l'appropriatezza delle terapie e ridurre i costi complessivi per il sistema sanitario, oltre a garantire un beneficio tangibile per i pazienti, riducendo il distress correlato alla grave patologia, curabile o meno, che li affligge;

    la legge n. 38 del 2010 sancisce il diritto di ogni cittadino a ricevere cure palliative appropriate in tutte le fasi della malattia, costruendo una rete di assistenza che dovrebbe partire dagli ospedali (setting che ne garantisce la precocità, anche per la possibilità di consulenze durante i ricoveri dei pazienti con malattie gravose) per estendersi al territorio con assistenza domiciliare ed hospice (setting che garantiscono la presa in carico globale sino alle fasi finali di malattia);

    nonostante il quadro normativo statuito dalla legge n. 38 del 2010 che ne prevedeva la presenza ubiquitaria, le cure palliative sono spesso limitate ai contesti di fine vita in ambito domiciliare o hospice e risultano carenti o spesso addirittura assenti nei servizi ospedalieri;

    è opportuno evidenziare che i Lea del 2017 avevano sancito all'articolo 38, comma 2, la necessità di garantire la presenza delle cure palliative durante i ricoveri ordinari, tuttavia, nonostante il tentativo di inserire nel regolamento degli standard territoriali, di cui al decreto ministeriale n. 77 del 2022 l'essenzialità di cure palliative anche negli ospedali, non sempre sussiste questa possibilità per gli enti che operano sul territorio, spesso carenti per le esigenze di tale ambito, di garantire anche i servizi di cure palliative negli ospedali (il controllo della sofferenza è spesso una urgenza e necessita personale dedicato in loco);

    l'assenza delle cure palliative tra le discipline ospedaliere limita l'accesso dei pazienti a cure adeguate nei momenti di maggiore complessità clinica, quali emergenze sintomatologiche durante i ricoveri di gravi patologie acute, croniche o terminali, gravate da importante dolore o sofferenza non gestibile a domicilio;

    l'integrazione delle cure palliative all'interno degli ospedali, sia mediante posti letto dedicati, sia attraverso servizi ambulatoriali e di consulenza intraospedaliera, è fondamentale per la gestione umana ed efficace della sofferenza;

    in altri Paesi le cure palliative sono integrate in tutti i contesti di cura, inclusi gli ospedali, con risultati positivi sia per i pazienti che per la sostenibilità economica del sistema sanitario, essendo evidente che la precocità nel controllo del dolore e dei sintomi gravi riduce gli accessi in pronto soccorso e i successivi ricoveri per sintomi non controllati (generatori non solo di sofferenza, causa di frequente accesso ai servizi di emergenza, ma anche di maggiori squilibri clinici);

    è urgente un aggiornamento degli standard ospedalieri con l'inclusione delle cure palliative nella tabella delle discipline ospedaliere, poiché la loro mancanza rende di fatto inapplicabile l'articolo 38, comma 2, dei livelli essenziali di assistenza (Lea) e la legge n. 38 del 2010;

    si rileva la necessità di inserimento delle cure palliative almeno come «disciplina senza posti letto», con il compito di fornire consulenze e supporto ambulatoriale, settori a oggi ampiamente assenti nei nosocomi, poiché non normativamente previsti; per i nosocomi medio grandi andrebbe prevista la possibilità di alcuni posti letto dedicati alla gestione delle urgenze sintomatologiche, altrimenti gestite impropriamente in altri reparti (gli hospice territoriali, spesso carenti, sono dedicati allo stretto fine vita);

    vista la carenza di personale, sarebbe opportuna una sinergia o un accorpamento con i servizi di terapia del dolore, la cui presenza effettiva rimane insufficiente o assente nonostante sia prevista dal decreto ministeriale n. 70 del 2015, come confermato dal Rapporto al Parlamento del 2019 sullo stato di attuazione della legge n. 38 del 2010,

impegna il Governo:

   a intraprendere ogni iniziativa di competenza necessaria a riconoscere formalmente la disciplina delle cure palliative come parte integrante dei servizi ospedalieri, includendola nei regolamenti sugli standard ospedalieri (di cui al decreto ministeriale n. 70 del 2015 e successive modifiche) come previsto anche dai livelli essenziali di assistenza (Lea) aggiornati nel 2017;

   ad adottare iniziative di competenza volte a promuovere l'istituzione di servizi di cure palliative intraospedalieri su tutto il territorio nazionale, garantendo la presenza di équipe specialistiche di palliativisti negli ospedali di base e di primo livello, con la possibilità di fornire consulenze e supporto clinico nei reparti, nel pronto soccorso e negli ambulatori;

   a favorire l'integrazione e la sinergia con i servizi di terapia del dolore laddove presenti, anche con unità operative unificate (vista la carenza di personale e risorse), prevedendo semmai eventuale divisione interna dei compiti del personale (soprattutto per chi effettua terapie invasive);

   a favorire l'integrazione dei percorsi formativi, inserendo maggiormente la terapia del dolore nel piano di studi della specializzazione in cure palliative, al fine di fornire le competenze a tale personale sanitario per poter operare anche nella terapia del dolore, almeno di primo livello in servizi sinergici, integrati o uniti;

   ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere posti letto dedicati alle cure palliative a partire dagli ospedali di media grandezza per gestire emergenze algiche, sintomatologiche e necessità cliniche complesse nei pazienti con gravi patologie croniche o in fase avanzata o terminale, non gestibili con la sola consulenza o la visita ambulatoriale;

   ad adottare iniziative di competenza volte a facilitare la collaborazione tra le équipe di cure palliative e i reparti specialistici ospedalieri, con particolare attenzione ai reparti oncologici, per l'implementazione di programmi di simultaneous care, garantendo interventi precoci e sinergici volti a migliorare la qualità della vita dei pazienti;

   ad adottare iniziative di competenza volte a sviluppare percorsi formativi e programmi di specializzazione per il personale non solo medico, ma anche infermieristico e delle altre professioni sanitarie, che operi nel contesto dedicato ospedaliero e non, al fine di garantire una diffusione capillare delle competenze palliative e un costante aggiornamento professionale;

   a monitorare e incentivare la realizzazione di reti integrate di cure palliative in sinergia con la terapia del dolore, che assicurino la continuità assistenziale tra ospedale e territorio, in ottemperanza alla legge n. 38 del 2010, per rispondere ai bisogni algici e sintomatologici dei pazienti in tutte le fasi di malattia.
(7-00257) «Ciocchetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   l'FBI, indagando sull'operazione di manipolazione dei servizi russi negli Stati Uniti per le elezioni presidenziali del 2024, ha scoperto una serie di documenti interni all'amministrazione russa che rivelano una massiccia campagna di disinformazione e influenza, finalizzata a manipolare l'opinione pubblica e influenzare gli eventi politici globali;

   l'operazione ha coinvolto circa 2800 individui tra politici, uomini d'affari, giornalisti e influencer in 81 Paesi;

   l'operazione russa negli Stati Uniti è affiancata da un'altra, parallela in Europa, coinvolgendo personalità di spicco, anche in Italia, Francia e Germania;

   la Russia non è nuova alla conduzione di campagne ibride ai danni dell'Italia, come denunciato anche nella Relazione annuale 2023 sulla politica dell'informazione per la sicurezza –:

   se il Governo sia in possesso di informazioni riguardo alla partecipazione e all'influenza di attori russi in Italia tramite l'operazione denunciata dall'FBI e se abbia intenzione di mettere in atto misure e strategie per prevenire future campagne di disinformazione e influenze esterne sul territorio nazionale.
(2-00444) «Quartapelle Procopio, Braga».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, a Roma, sono comparse numerose affissioni pubblicitarie outdoor – cartelloni 3x2 e vele che girano per la città – in cui campeggia lo slogan «La Russia non è nostra nemica», con l'invito a interrompere le forniture di armi all'Ucraina e a Israele;

   da notizie a mezzo stampa, parrebbe che i manifesti affissi siano circa 20 e almeno cinque vele motorizzate che girano la città con il medesimo messaggio, per un costo stimato fino a circa cinquantamila euro e che siano già stati rimossi una prima volta e poi riaffissi;

   il committente dell'iniziativa sarebbe un privato cittadino romano;

   l'articolo 12-bis del regolamento del comune di Roma in materia di esposizione della pubblicità prevede, tra le altre cose, che sia «vietata l'esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo delle libertà individuali, dei diritti civili e politici»;

   dal febbraio 2022, la Russia ha invaso l'Ucraina dando avvio ad una violenta guerra;

   per tal motivo, il Governo italiano e l'Unione europea hanno fermamente condannato la Russia e avallato sanzioni contro il presidente Putin e esponenti dell'oligarchia russa, nonché numerosi soggetti attori della disinformazione ai danni anche del nostro Paese;

   inoltre, in Russia vi è una sistematica repressione dei diritti umani: le comunità Lgbtq+ sono illegali, i suoi aderenti repressi, sanzionati, incarcerati e uccisi; stessa sorte tocca ai giornalisti, a dissidenti e agli attivisti delle associazioni non governative –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo per chiarire i contorni della vicenda anche in ordine all'aspetto finanziario e ad eventuali legami o partecipazioni da parte di reti o organizzazioni vicine a formazioni straniere attive nella disinformazione.
(5-02898)

Interrogazione a risposta scritta:


   IEZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, n. 13, ha abolito il finanziamento pubblico diretto dei partiti politici prevedendo al contempo un sistema di finanziamento basato sulla facoltà da parte del contribuente, in sede di dichiarazione annuale dei redditi, di destinare una quota pari al due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a favore di un partito politico;

   l'accesso a tali forme di contribuzione da parte dei partiti politici è condizionato al rispetto dei requisiti di trasparenza e di democraticità nonché all'iscrizione in un apposito registro nazionale;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 maggio 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 luglio 2014, n. 162, sono stati stabiliti i criteri e le modalità per il riparto e la corresponsione delle somme spettanti ai partiti politici risultati beneficiari;

   da fonti di stampa si apprende che nel Movimento Cinque Stelle sono stati sottoscritti obblighi contrattuali coperti da riservatezza;

   tali obblighi non si riferiscono al contratto per la comunicazione che il Movimento Cinque Stelle ha sottoscritto con Beppe Grillo quanto piuttosto alla titolarità del nome e del simbolo del Movimento, attualmente intestati all'Associazione presieduta da Giuseppe Conte e su cui Beppe Grillo avrebbe espressamente rinunciato a ogni contestazione;

   quanto emerso, ad avviso dell'interrogante, risulterebbe in contrasto con il principio di trasparenza, nonché con i principi sostenuti dai Movimento stesso, anche in vista della fase costituente;

   la vicenda presenta aspetti di opacità e, anche considerato il contributo di risorse pubbliche alla vita dei partiti e dei movimenti politici, sarebbe dunque opportuno che, in via generale, siano evitati casi di questo genere;

   al fine dunque di evitare ogni ambiguità e di esigere il più ampio rispetto del principio di trasparenza che deve presiedere alla vita dei partiti, sarebbe auspicabile prevedere vincoli più stringenti anche per fattispecie di tale genere –:

   quali iniziative di carattere normativo, per quanto di competenza, intenda intraprendere alla luce di quanto riportato in premessa, al fine di rafforzare gli obblighi di trasparenza anche in materia di titolarità del simbolo e di denominazione dei partiti politici.
(4-03501)

CULTURA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANZI, ORFINI, IACONO, BERRUTO e TONI RICCIARDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la bozza di decreto recante «Articolazione degli uffici dirigenziali e degli istituti dotati di autonomia speciale di livello non generale del Ministero della cultura», nella versione del 13 agosto 2024, prevede delle modifiche sostanziali all'organizzazione degli Archivi di Stato, delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche e del rapporto con la Direzione generale Archivi;

   si prevede, infatti, di portare gran parte degli Archivi di Stato (quelli costituenti uffici dirigenziali di livello non generale) ad essere articolazioni delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche, annullando, così, 150 anni di organizzazione archivistica e andando in contrasto con il dettato del Codice dei beni culturali e del paesaggio rispetto ai compiti assegnati agli Archivi di Stato e delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche;

   in particolare, ad avviso dell'interrogante rappresenterebbe un vulnus il disallineamento operativo rispetto al Codice dei beni culturali e del Paesaggio che non prevede la subordinazione funzionale degli Archivi di Stato alle Soprintendenze, motivo per cui – in attesa di un eventuale aggiornamento del testo – si creerebbe un conflitto di competenze in tema di tutela e valorizzazione, che rischierebbe di aggravare le procedure a danno soprattutto dei servizi resi ai cittadini, considerato lo strategico ruolo che rivestono gli uffici archivistici che tutelano documenti contenenti i diritti di tutti;

   ciò significherebbe, inoltre, far perdere autonomia tecnico-scientifica, e secondo determinate fasce di acquisto, contabile, ai 91 archivi di Stato non dirigenziali italiani la cui autonomia è attualmente sancita dall'articolo 45 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 169 del 2019;

   tale centralizzazione appare potenzialmente negativa perché, tecnicamente, determinerebbe ulteriori livelli di burocratizzazione delle attività rispetto alla tutela del patrimonio statale, privando i territori dell'ennesimo ufficio primaziale ed erodendo la capacità di una rete storica e ben rodata di agire culturalmente in autonomia, adattando proprie attività alle peculiarità di ciascuna provincia;

   a livello amministrativo si rischia di non rispondere efficacemente alle esigenze degli altri uffici dello Stato di cui gli Archivi di Stato sono archivio storico, poiché un accorpamento alle Soprintendenze o una trasformazione in meri elementi di trasmissione non consentirebbe di attuare le stesse attività di ascolto e di intervento;

   a parere dell'interrogante non si comprende come le Soprintendenze archivistiche, già carenti di funzionari archivisti, possano assumere la gestione delle sedi degli Archivi di Stato (si tratta spesso di edifici storici e vincolati) essendo totalmente prive del personale tecnico necessario per svolgere tali funzioni;

   si segnala, inoltre, l'incongruità determinata dal rapporto che si verrebbe a creare tra il Soprintendente e il Direttore di Archivio di Stato: laddove, infatti, quest'ultimo Archivio costituisca ufficio dirigenziale di livello non generale, il Direttore avrà un rapporto subordinato con un dirigente di pari grado;

   infine, si ravvisa lo scollamento rilevante tra l'organizzazione che avrebbero le biblioteche statali, che manterrebbero il rapporto di subordinazione diretta con la propria Direzione generale e gli Archivi di Stato non dirigenziali, che si troverebbero a dipendere dalle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche;

   a ciò si aggiunga che in fase di attuazione del Pnrr si rischia di stravolgere e/o bloccare procedimenti in corso con danno anche finanziario;

   vi è grande preoccupazione nella comunità degli archivisti che ha espresso motivazioni ben argomentate circa le criticità della suddetta bozza di decreto in due lettere inviate al Ministro competente dalla Presidente di Anai-Associazione nazionale archivistica italiana e dalla maggioranza dei Direttori degli Archivi di Stato non dirigenziali;

   in ragione delle criticità segnalate hanno chiesto di essere convocati urgentemente per ricevere chiarimenti su tutti i controversi aspetti della riforma, divulgati da interventi sulla stampa e documenti non ufficiali –:

   se non si ritenga di convocare il settore per discutere dei punti controversi della bozza recante «Articolazione degli uffici dirigenziali e degli istituti dotati di autonomia speciale di livello non generale del Ministero della cultura»;

   come si intenda preservare il dettato dell'articolo 45 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 169 del 2019 che le misure descritte in premessa comprometterebbero con grave danno all'autonomia tecnico-scientifica e, in taluni casi contabile, della maggior parte degli archivi di Stato.
(5-02893)


   IACONO, PROVENZANO, MARINO, BARBAGALLO e PORTA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della cultura il 31 marzo 2023 ha indicato Agrigento Capitale della Cultura 2025 e il 17 febbraio 2024 è stata costituita la Fondazione «Agrigento Capitale della Cultura» con la presenza dei rappresentanti del comune di Agrigento, del comune di Lampedusa e della Regione Siciliana;

   la Regione Siciliana con propria norma all'articolo 24 della legge regionale n. 1 del 16 gennaio 2024 ha stanziato 5 milioni di euro (4 milioni nel 2024 e 1 milione nel 2025) e di avere impegnato già quattro previsti per il 2024 con DDG n. 2931 del 25 luglio 2024 per manifestazioni ed eventi da realizzare o già realizzati nel 2024, compreso il controverso concerto natalizio de «Il Volo» registrato nel mese di agosto 2024, nella Valle dei Templi per una spesa di circa 1,2 milioni;

   la Fondazione non ha, ancora oggi, contrattualizzato il direttore generale, figura determinante per la gestione operativa degli eventi da realizzare;

   il comune di Agrigento il 22 luglio 2024 avrebbe versato alla Fondazione circa 311 mila e solo a metà settembre 2024, altri 673 mila euro circa;

   ad oggi si conoscono solo i titoli dei 44 eventi previsti in progetto ma non si ha notizia del programma degli eventi da presentare nelle prossime settimane per il 2025;

   le risorse disponibili per il 2025 sono inferiori a quelle spese ed impegnate per il 2024;

   le associazioni del territorio sono state chiamate dal comune di Agrigento e della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura a dare il proprio contributo con idee, progetti attraverso il meeting tenutosi al Polo Universitario il 12 giugno 2024 e le stesse hanno presentato progetti e proposte al comune e alla Fondazione entro il 30 giugno 2024 senza ricevere alcuna risposta fino alla data odierna;

   da più parti è emersa la paura per la buona riuscita dell'evento dato il ritardo sulla pulizia e il decoro urbano, la viabilità, l'acqua, il programma, la partecipazione del territorio, dei comuni della provincia coinvolti a partire dal comune di Lampedusa, oltre che l'assenza di sponsor;

   nello stesso periodo le precedenti capitali avevano già il programma e le risorse pubbliche e/o private –:

   il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti – in ogni caso – se non intenda acquisire, per quanto di competenza, rassicurazione sui tempi di presentazione del programma definitivo e sulla copertura finanziaria oltre che sulla gestione delle risorse pubbliche destinate agli eventi di Capitale della Cultura 2025, partendo dai progetti presentati dal comune di Agrigento e/o dalla Fondazione e – altresì – avviare le necessarie verifiche – per quanto di competenza – sugli interventi finanziari previsti, anche alla luce del contributo ministeriale di cui è destinataria la città di Agrigento, e in definitiva per assicurare la buona riuscita dell'evento.
(5-02897)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZINZI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Parco Reale di Caserta con 76 ettari del Bosco di San Silvestro e 23 ettari del Giardino Inglese compongono un sistema paesaggistico unico; l'asse centrale, costituito dalla Via d'Acqua, completa l'effetto cannocchiale del porticato del Palazzo Reale, unendo idealmente la Reggia a Napoli tramite viale Carlo III;

   i filari di lecci della Via d'Acqua creano la prospettiva paesaggistica che costituisce l'immagine iconica della Reggia, sito Unesco noto in tutto il mondo;

   nella «Giornata di studi dedicata al parco reale» (3 luglio 2023) fu ufficializzata la decisione di abbattere 750 lecci con il parere di 5 accademici (Università di Bologna, Marche, Firenze, Napoli) poiché oltre l'85 per cento di questi, ben 645, erano compromessi;

   il taglio dei lecci altera l'architettura verde a danno dei cittadini che vedrebbero ridursi l'importante polmone verde della città ma anche l'immagine iconica del monumento nazionale: il danno per l'abbattimento dei 750 esemplari è stato rappresentato dal sottoscritto con interrogazione 4-01538 del settembre 2023;

   il consorzio universitario di ricerca Benecon ha fornito i risultati del telerilevamento con sensori iperspettrali aviotrasportati, con verifica dell'attività clorofilliana per cui risultava che il 7 per cento degli esemplari erano da sostituire per l'elevato stress idrico mentre i rimanenti soggetti risultavano in buona salute;

   i tecnici delle associazioni ambientaliste Lipu, Legambiente e L'altritalia ambiente, con indagini strumentali sul campo sono pervenuti al risultato che i lecci compromessi da sostituire sono inferiori al 10 per cento;

   il macroscopico contrasto fra i dati fa temere che lo stesso derivi, da un approccio meramente ideologico;

   la Soprintendenza trasmetteva alla direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio parere di massima non favorevole all'intervento proposto, suggerendo una sostituzione puntuale delle singole piante deperite, in quanto l'abbattimento dei lecci avrebbe comportato la perdita dei valori storici e paesaggistici dell'armonia Vanvitelliana; tuttavia chiedeva alla direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio di attivare i comitati tecnico-scientifici per un parere consultivo al fine di valutare la richiesta di autorizzazione;

   i comitati riuniti (belle arti e l'economia della cultura – 12 giugno 2024) ipotizzavano: interventi puntiformi che suppliscano ai vuoti che si succederanno nel tempo; interventi di sostituzione per stralci (tre stagioni successive in 18 mesi: primavera-autunno-primavera) fino al rinnovo integrale dei due filari interni; si suggeriva, tale ultima soluzione anche sottolineando che l'intervento avrebbe avuto un forte effetto impattante sull'ambiente;

   la Soprintendenza, alla richiesta ulteriore dell'autorizzazione, prendeva atto del parere a condizione espresso dai comitati tecnico-scientifici, raccomandando l'attuazione del progetto attraverso un cronoprogramma dei lavori opportunamente dilatato negli anni, al fine di limitare la perdita dei valori storici e paesaggistici che l'impianto ha acquisito nel tempo, pertanto non concedeva espressa autorizzazione ma si limitava ad una «presa d'atto» con raccomandazioni;

   nella primavera 2024 sono stati eseguiti onerosi lavori di potatura e profilatura dei lecci del doppio filare che, con l'esecuzione della sostituzione integrale delle piante, risulterebbero sprecati, dunque si configurerebbe un importante danno erariale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda attuare per accertare che sul patrimonio boschivo della Reggia sia stata effettuata un'analisi terza e imparziale avvalendosi della consulenza di professionisti di comprovata esperienza, esperti in silvicoltura, gestione di parchi e gestione del patrimonio verde di tale inestimabile valore;

   se intenda valutare l'opportunità di sospendere il progetto di sostituzione integrale dei filari di lecci favorendo la riqualificazione con la sola sostituzione puntuale delle poche piante compromesse;

   quali iniziative intende attuare per garantire che nel parco vengano effettuate manutenzioni ordinarie e straordinarie nel pieno rispetto dei vincoli paesaggistici che gravano sulla Reggia.
(4-03500)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 22 marzo 2024 una giovane carabiniera, allieva della scuola marescialli di Firenze, si è tolta la vita in caserma e la famiglia aveva denunciato un clima di vessazioni tali da causare alla figlia, che era al secondo anno di corso, uno stato di costante stress e disagio che potrebbe averla indotta al suicidio;

   il 15 maggio 2024, a Putignano, un tenente colonnello dell'esercito si è suicidato, aggiungendo il proprio nome alla lunga lista di personale delle forze di polizia e delle forze armate che si è tolto la vita in questi anni;

   a quanto appreso dall'Agenzia Dire alcune difficoltà legate all'impiego e lo stress del pendolarismo Roma-Bari avrebbe segnato la vita privata del tenente colonnello tanto da spingerlo a compiere l'estremo gesto;

   a distanza di meno di un mese, a giugno 2024, un altro graduato dell'esercito si è tolto la vita in una caserma a Torino. In questa occasione il S.u.m., Sindacato unico dei militari ha denunciato come l'Osservatorio suicidi in divisa abbia annoverato tale tragedia come il ventisettesimo suicidio tra forze armate e di polizia dall'inizio dell'anno;

   il fenomeno dei suicidi tra gli appartenenti alle forze armate e di polizia è un fenomeno che si manifesta da anni, il 15 agosto 2019 si è appresa la notizia di un caporal maggiore degli alpini che si è tolto la vita in una caserma, a Pinerolo, dopo che, nel maggio 2018, un maresciallo dello stesso reggimento si era tolto la vita dopo essere tornato da una missione in Iraq;

   già nel settembre 2022 i dati curati dall'Osservatorio suicidi in divisa consegnavano dati allarmanti e un trend preoccupante: 57 suicidi nel 2021, 51 nel 2020 e ben 69 nel 2019 mentre il 2023 si è chiuso con 39 suicidi che rimane comunque un numero elevato se paragonato ad altre professioni;

   secondo il curatore delle statistiche i fattori patologici sarebbero riconducibili ad alcune gravi e anacronistiche storture presenti nel mondo militare e delle forze di polizia, quali trasferimenti di sede, documentazione caratteristica, sanzioni disciplinari e benemerenze di servizio, oltre a un diffuso atteggiamento intimidatorio, vessatorio e discriminante utilizzato nei confronti dei sottoposti che nei soggetti più fragili determina, unito ai fattori espressi dai sindacati quali età media alta, organici ridotti, turni massacranti e alti livelli di stress, fortissime tensioni emotive che troppo spesso sfociano in atti estremi;

   ad avviso dell'interrogante è indispensabile investire maggiori risorse per indagare sul malessere esistente all'interno delle forze armate, dove alcuni fattori sommati alle difficoltà personali possono a volte culminare in tragedia, senza ostacolare chi decide di denunciare fenomeno dei suicidi tra le forze armate e di polizia, come accaduto nel caso del maresciallo degli alpini Chiariglione che ha dovuto attendere la decisione prima del Tar e poi del Consiglio di Stato per vedersi reintegrato nel corpo degli alpini, nell'agosto del 2023, dopo che era stato allontanato proprio per aver promosso, peraltro in qualità di rappresentante sindacale, una campagna mediatica per denunciare i tanti casi di suicidio nel comparto della Difesa e per veder riconosciuto il diritto dei militari di manifestare il proprio pensiero –:

   quali iniziative intendano assumere per contrastare più efficacemente il fenomeno dei suicidi nelle forze armate e di polizia, in particolare nelle scuole e nelle accademie militari;

   se non intendano rendere noto il numero esatto dei suicidi tra il personale di polizia e tra gli appartenenti alle forze armate;

   se, per quanto riguarda l'esercito, esista una rilevazione ufficiale dei suicidi avvenuti tra gli appartenenti ai corpi militari e in caso affermativo, se non intenda renderlo pubblico e accessibile o, in caso contrario, se il Ministro della difesa non intenda promuovere l'istituzione di un tale sistema di rilevazione.
(4-03497)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PROVENZANO, BARBAGALLO, IACONO, MARINO e PORTA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   alcuni giorni fa sono state sottoscritte una serie di intese tra la Regione Siciliana, i commissari straordinari della Blutec in amministrazione straordinaria, il gruppo Pelligra aggiudicatario del bando per la cessione delle aree e degli stabilimenti Blutec (ex Fiat) e le organizzazioni sindacali di categoria, per il trasferimento dalla Blutec in amministrazione straordinaria al gruppo Pelligra di 350 lavoratori e il ricorso all'istituto della isopensione per i restanti 190 con finanziamento di 30 milioni di euro a carico della Regione Siciliana a valere sul Fse;

   le organizzazioni sindacali si sono dichiarate soddisfatte perché l'accordo raggiunto scongiura il rischio che i lavoratori, con la Cassa integrazione guadagni in scadenza ai primi di novembre 2024, vengano licenziati. Tuttavia da parte delle stesse organizzazioni più volte sono state espresse preoccupazioni sul reimpiego a fini produttivi dei 350 lavoratori che saranno a carico del gruppo Pelligra;

   ciò che preoccupa è la previsione, contenuta nel disciplinare di gara formulato dai commissari straordinari della Blutec in amministrazione straordinaria per la cessione che pone in capo all'aggiudicatario l'obbligo di proseguire l'attività prevista nel piano industriale per almeno due anni dalla firma del contratto e di mantenere i livelli occupazionali proposti anche qui per soli due anni;

   tali preoccupazioni sono dovute alla mancata presentazione pubblica nelle sedi istituzionali opportune del piano industriale di Pelligra, né da parte dell'azienda, né da parte dei commissari straordinari, né da parte della Regione Siciliana;

   si pongono pertanto interrogativi molto seri su come l'azienda intenderà procedere nella ristrutturazione degli stabilimenti anche in relazione alle dinamiche presenti nel sito che riguardano altre realtà produttive in termini di spazi e servizi;

   ad aumentare la confusione concorre l'ipotesi, più volte ventilata dal gruppo Pelligra e rilanciata anche a mezzo stampa nonché da rappresentanti istituzionali e per la quale già circolano progetti che nello stabilimento ex Fiat possa essere localizzato l'interporto di Termini Imerese occupandone una gran parte degli attuali spazi;

   il suddetto interporto è previsto nell'ambito di tutte le programmazioni di settore nazionale e regionale, ed è da tempo stato localizzato in altra zona dell'area industriale e la cui realizzazione sarebbe affidata alla Sis (Società degli interporti siciliani) che ha di recente aggiornato il progetto anche alla luce delle indicazioni fornite dall'apposito studio commissionato al dipartimento di ingegneria dell'Università degli studi di Palermo;

   si fa inoltre presente che con l'Accordo di coesione sottoscritto tra la Regione Siciliana ed il Governo nazionale è stato previsto un finanziamento di 30 milioni di euro per il primo lotto, a carico dell'Fsc, a favore della Società degli interporti siciliani –:

   in considerazione di quanto sopra riportato, se il Governo non intenda, per quanto di competenza, seguire attentamente la vicenda adoperandosi affinché sia reso pubblico il piano industriale del gruppo Pelligra per gli stabilimenti ex Blutec, se risulti che il gruppo Pelligra possa proporre la Cassa integrazione guadagni per i lavoratori che assume, giustificata dalla necessità di procedere con la ristrutturazione degli stabilimenti, e se tal questione interferisca con la realizzazione dell'interporto di Termini Imerese.
(5-02899)

Interrogazione a risposta scritta:


   STEFANAZZI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 febbraio 2000, n. 28, reca disposizioni in materia di parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica;

   tra i princìpi cardine della legge ci sono quelli dell'imparzialità ed equità di accesso all'informazione e alla comunicazione politica che le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici, intendendosi per «comunicazione politica radiotelevisiva» (ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della suddetta legge), «la diffusione sui mezzi radiotelevisivi di programmi contenenti opinioni e valutazioni politiche»;

   l'articolo 2, comma 3, inoltre, specifica che la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche è assicurata anche nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politiche; all'articolo 11-quater, comma 1, si ribadisce che «le emittenti radiofoniche e televisive locali devono garantire il pluralismo, attraverso la parità di trattamento, l'obiettività, l'imparzialità e l'equità nella trasmissione sia di programmi di informazione, nel rispetto della libertà di informazione, sia di programmi di comunicazione politica»;

   tra gli altri, il Codice di autoregolamentazione in materia di attuazione del principio del pluralismo regola i messaggi politici autogestiti a pagamento, intesi, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera d), come «ogni messaggio recante l'esposizione di un programma o di una opinione politica»;

   come segnalato con l'interrogazione 4/03018 a prima firma dell'interrogante (cui non è stata fornita alcuna risposta), in data 18 giugno 2024, sull'emittente locale pugliese Telerama è andata in onda – tra le ore 21:00 e le ore 23:00 – la registrazione integrale di una intervista, avvenuta domenica 16 giugno 2024, tra la candidata sindaca al comune di Lecce, Adriana Poli Bortone, già senatrice, e i giornalisti di quattro testate, locali e nazionali;

   tale intervista è stata mandata in onda a pochi giorni dal turno di ballottaggio attraverso lo strumento dello «spazio autogestito a pagamento», utilizzato come escamotage per consentire alla candidata in questione di occupare uno spazio televisivo molto ampio, in contrasto con i citati princìpi di imparzialità, parità di accesso, pluralismo ed equità di trattamento;

   alcuni giorni dopo il sottoscritto ha denunciato il fatto anche al prefetto di Lecce;

   l'emittente ha reagito mandando in onda in maniera continuativa, durante i due giorni del ballottaggio, un editoriale riguardante l'interrogante;

   alcuni giorni dopo il secondo turno di votazioni è stato recapitato presso l'abitazione dell'interrogante un proiettile accompagnato da una lettera minatoria;

   con delibera n. 331/24/Cons., l'Autorità Garante delle Comunicazioni ha sanzionato l'emittente poiché lo «Speciale» è stato trasmesso «in violazione della normativa vigente in materia di parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie per la comunicazione politica»;

   negli ultimi 3 anni Telerama ha beneficiato di contributi pubblici spettanti alle emittenti televisive commerciali per la realizzazione di obiettivi di pubblico interesse, tra i quali la promozione del pluralismo dell'informazione e il miglioramento dei livelli qualitativi dei contenuti forniti da tali emittenti. Questi contributi sono stati erogati a favore di Telerama dal Ministero delle imprese e del made in Italy per un totale di oltre 3,1 milioni di euro –:

   se non intenda, anche alla luce di quanto esposto in premessa, adottare iniziative di competenza volte a verificare il corretto adempimento da parte di Telerama degli obblighi previsti dal regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali, nonché ad adottare gli eventuali conseguenti provvedimenti di rideterminazione dei contributi spettanti a tale emittente.
(4-03499)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU, BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da oltre un anno le multe provenienti dall'Italia non sono applicate in Germania, Austria e Paesi Bassi in quanto le tre nazioni hanno bloccato la visibilità delle targhe delle loro auto che hanno violato il codice della strada in Italia, rendendo impossibile notificare il verbale e quindi ottenere il pagamento della multa;

   la decisione di bloccare la visibilità delle targhe è stata motivata come tutela della privacy poiché, secondo gli organi competenti locali, erano avvenute «ripetute violazioni della riservatezza» dei propri cittadini, a causa di un uso improprio dei dati raccolti da parte di un'azienda italiana, rimasta anonima;

   in Europa dal 1994 è attivo l'European car and driving licence information system (Eucaris), un sistema di informazione elettronico di interscambio dei dati di immatricolazione dei veicoli circolanti nei Paesi UE;

   in particolare, il sistema (Eucaris), ai sensi della direttiva 2011/82, sostituita dalla direttiva 2015/413 e recepita in Italia con decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 37, prevede lo scambio, tra l'Italia e gli altri Stati membri UE, delle informazioni relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale, qualora queste siano commesse con un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata commessa l'infrazione;

   l'interscambio avviene attraverso i «punti di contatto nazionali» dei vari Paesi e, nel caso dell'Italia, attraverso la direzione generale per la motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   l'accesso ai dati di un determinato veicolo estero è ammesso solo se l'infrazione compiuta appartiene all'elenco delle (8) tipologie di violazioni alla circolazione stradale: eccesso di velocità, mancato uso della cintura di sicurezza, mancato arresto davanti a un semaforo rosso, guida in stato di ebbrezza, guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, mancato uso del casco protettivo, circolazione su una corsia vietata e uso indebito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida;

   il sistema elettronico Eucaris è un efficace strumento per la sicurezza stradale, in quanto consente agli organi di polizia dei comuni, specialmente quelli con elevata affluenza turistica, di risalire rapidamente agli intestatari dei veicoli per i quali è stata accertata l'infrazione e di avviare i conseguenti procedimenti sanzionatori a loro carico;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, interrogato al Senato sulla questione il 12 settembre 2024, ha riconosciuto l'esistenza del problema parlando di un evidente squilibrio fra il comportamento dei comuni italiani e quello di Austria, Germania e Olanda e ha, comunque, affermato che il problema fosse in via di soluzione, «sostanzialmente quasi immediata», in considerazione delle importanti implicazioni finanziarie e di sicurezza stradale;

   invece, da articoli di stampa, la questione risulterebbe ancora non risolta con la permanenza di una situazione che non garantisce la punibilità dei trasgressori del codice della strada in maniera omogenea e uniforme in tutto il territorio europeo –:

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia intrapreso per garantire il tempestivo ripristino del sistema di interscambio delle informazioni relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale, al fine di consentire alle amministrazioni locali di rintracciare i responsabili delle violazioni accertate sui rispettivi territori ed esigere il pagamento delle relative sanzioni.
(5-02894)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   l'Automobile Club d'Italia – ACI è un ente pubblico non economico a base associativa senza scopo di lucro;

   il 31 dicembre 2024 scadrà il terzo mandato di Angelo Sticchi Damiani a presidente dell'ACI per il quadriennio olimpico 2021-2024 (nominato con decreto del Presidente della Repubblica 17 settembre 2021). L'attuale presidente Sticchi Damiani è intenzionato a ricandidarsi per la quarta volta;

   il presidente Angelo Sticchi Damiani ha infatti già svolto il mandato di presidente dell'ACI anche per il quadriennio olimpico 2013-2016 (decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 2012) e per il quadriennio olimpico 2017-2020 (decreto del Presidente della Repubblica 6 ottobre 2017);

   l'assemblea dell'ACI ha già fissato per il 16 ottobre 2024 la data per l'elezione del presidente per il quadriennio olimpico 2025-2028;

   con specifico riferimento alla carica di presidente dell'ACI e agli eventuali limiti alla sua rielezione, lo statuto dell'Ente prevede unicamente che «Il presidente dura in carica quattro anni, coincidenti con il quadriennio olimpico, e può essere confermato»;

   allo stesso tempo però, sempre con riguardo al tetto al numero di mandati, ricordiamo che l'ACI è un ente pubblico, e proprio l'articolo 6 della legge 24 gennaio 1978, n. 14 (Norme per il controllo parlamentare sulle nomine negli enti pubblici), chiarisce che «la conferma di persona in carica non può essere effettuata per più di due volte»;

   proprio perché la nomina riguarda un ente pubblico, è previsto infatti che il decreto del Presidente della Repubblica di nomina del presidente passi obbligatoriamente per il parere delle Commissioni parlamentari competenti. E così è avvenuto in occasione delle tre nomine di Sticchi Damiani;

   l'ACI quindi continua a non tenere conto del limite previsto per gli enti pubblici, probabilmente puntando sul fatto che l'ente ACI è da considerare anche come Federazione sportiva riconosciuta dal Coni. È infatti riconosciuta dalla FIA (Fédération Internationale de l'Automobile) come l'unica autorità nazionale in Italia per lo sport automobilistico. Se si vuole sostenere che l'ente sia un ente sportivo, andrebbero forse rivisti i finanziamenti –:

   se, in vista del prossimo procedimento di nomina, non si ritenga di adottare le iniziative di competenza volte a chiarire se all'ente ACI, in quanto ente pubblico, si debba applicare la normativa sulle nomine negli enti pubblici e in particolare le norme sul limite dei mandati di cui in premessa.
(4-03498)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il cantautore Giuseppe Povia sarebbe stato recentemente escluso da un evento pubblico tenutosi a Nichelino (TO) benché avesse ricevuto specifico incarico precedentemente contrattualizzato con un soggetto terzo al Comune;

   originariamente, secondo quanto appreso dagli organi di stampa, il cantante si sarebbe dovuto esibire con tre brani alla festa patronale del 20 settembre 2024, nonché ricoprire il ruolo da giurato in un contest;

   a seguito dell'intercessione del sindaco sarebbe stata, invece, annullata la presenza dell'artista con offerta di pagamento delle relative penali;

   lo stesso sindaco di Nichelino, Giampiero Tolardo, ha dichiarato di aver chiesto la rimozione dell'artista dall'evento poiché non condivide le idee espresse nei suoi brani;

   all'interrogante risulta la determinazione del comune di Nichelino, Servizio area servizi alla persona, numero registro generale 2069 del 20 agosto 2024, sottoscritta dalla responsabile della posizione organizzativa, con la quale, tra l'altro, è stato affidato «a fondazione reverse ETS [...] l'incarico per le rappresentazioni artistiche e connesse organizzazione e gestione dei festeggiamenti patronali di San Matteo Edizione 2024 per [...] un totale di euro 65.028,90»;

   in essa si dà atto delle rappresentazioni artistiche proposte nell'area concerti e spettacoli, incluso «venerdì 20 settembre Nichelino's talent. In collaborazione con i proponenti del format Trinitube TV e Radio Alfa, serata talent con proposte emergenti e giuria formata da personaggi del mondo dello spettacolo. Il programma proposto viene potenziato con la presenza di Davide D'Urso, fenomeno comico torinese dell'anno [...]»;

   l'esclusione di Povia ha suscitato un ampio dibattito pubblico, toccando i temi della libertà di espressione, della censura artistica e del diritto di ciascun cittadino di esprimere opinioni personali, anche se controverse;

   la libertà di espressione artistica e la libertà di pensiero costituiscono principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, e ogni limitazione o esclusione deve essere valutata con attenzione rispetto al bilanciamento di tali diritti con altre esigenze sociali e politiche;

   occorre rendere del tutto trasparente l'azione amministrativa, anche al fine di evitare che essa sia guidata dalle posizioni ideologiche di un amministratore pubblico che sfocino in sostanza in vere e proprie azioni di censura nei confronti di soggetti non allineati politicamente;

   occorrerebbe dunque nel caso in questione accertare se l'esclusione di Povia successiva alla stipula del contratto nelle modalità sopra descritte — e cioè da parte di un soggetto terzo rispetto all'amministrazione per volontà del primo cittadino — sia da ritenersi corretta anche da un punto di vista formale –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per rafforzare la trasparenza dell'azione amministrativa e delle scelte che la guidano, anche in situazioni quali quelle segnalate in premessa, considerato oltretutto che si tratta di scelte che implicano esborsi di risorse pubbliche.
(3-01450)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GIRELLI, ROGGIANI e BRAGA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il principio cardine che regola le forme di reclutamento nella pubblica amministrazione ha rango costituzionale, e nello specifico l'articolo 97, quarto comma, della Costituzione stabilisce che: «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge»;

   da tale principio discende una ricca giurisprudenza che pone in capo alle amministrazioni pubbliche la responsabilità di attuare con rigore il dettato costituzionale, ottemperando altresì alle molteplici direttive, amministrative e di legge, orientate ad escludere elementi di discrezionalità e a preservare l'integrità della pubblica amministrazione, curandone così l'interesse;

   tra novembre 2020 e gennaio 2022, il Consiglio regionale della Lombardia ha bandito tre pubblici concorsi, atti a reclutare 3 dirigenti, 13 funzionari e 12 impiegati;

   le suddette procedure concorsuali si concludevano con la pubblicazione delle graduatorie, composte dai vincitori e dagli idonei non vincitori;

   su due delle tre procedure, e nello specifico su quelle per dirigenti e funzionari, l'amministrazione del Consiglio regionale, ad avviso dell'interrogante, sarebbe stata adottata una condotta gravemente lesiva degli interessi dell'amministrazione pubblica, non coprendo i posti vacanti in organico e lasciando volontariamente che la validità delle graduatorie scadesse, senza prevedere prima di tale termine degli scorrimenti, o senza prorogarne la validità senza costi;

   si fa presente che per le figure dirigenziali si è poi proceduto ad altre forme di reclutamento, provvedendo a coprire i posti vacanti per mobilità;

   per le figure dei funzionari, l'amministrazione è stata lasciata gravemente sguarnita (12 unità da inserire secondo il Piano integrato di attività e organizzazione tra il 2024 e il 2025, a cui bisogna aggiungere i posti relativi ai prossimi pensionamenti), lasciando presagire che potrebbero a breve, viste le carenze, essere bandite altre procedure di reclutamento, con ulteriori tempistiche e costi;

   a giudizio dell'interrogante gli idonei presenti nelle graduatorie dei citati concorsi, sono stati dunque ritenuti in maniera discrezionale inidonei, disattendendo l'idoneità conseguita per procedura concorsuale;

   questo si riverbera in maniera evidente sulle difficoltà di funzionamento dell'amministrazione in oggetto –:

   se, per quanto di competenza, il Ministro interrogato non ritenga di assumere iniziative in merito alla vicenda, anche valutando i presupposti per l'attivazione di verifiche di carattere ispettivo e la verifica di coerenza con il Piano integrato di attività e organizzazione.
(5-02892)


   BAGNAI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 agosto 2024 numerosi quotidiani e siti online riportavano la notizia che il concerto del noto cantautore Povia, che si sarebbe dovuto tenere in data 20 settembre 2024 presso il comune di Nichelino (To), in un evento locale dove il cantante stesso avrebbe dovuto presiedere la giuria, sarebbe stato annullato;

   in particolare, relativamente alle motivazioni della cancellazione dell'evento, il sindaco di Nichelino, Giampiero Tolardo, ha dichiarato a La Stampa che: «Povia doveva essere parte della giuria e suonare tre canzoni. Non è un problema di appartenenza politica ma di posizioni che ha rispetto ai diritti civili. Più volte ha manifestato posizioni no vax, omofobe e contro l'aborto, quanto di più lontano dai valori della democrazia che la nostra comunità incarna. Ho chiesto di rescindere immediatamente il contratto»; a ciò consegue verosimilmente il pagamento delle relative penali;

   secondo le ricostruzioni, dunque, il fatto sarebbe avvenuto nonostante il contratto firmato dal cantautore con il patrocinio del comune. Inoltre, l'offerta di adempiere ugualmente la prestazione da parte degli organizzatori, come si apprende dalle indiscrezioni di stampa, rappresenterebbe un indizio importante circa l'autonomia di cui godrebbero questi ultimi rispetto al comune; autonomia che, alla luce delle dichiarazioni del sindaco, sarebbe stata dunque violata;

   va considerato poi che, alla luce dell'articolo 21 della Costituzione della Repubblica italiana, chiunque ha il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero attraverso la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione e pertanto, in un Paese democratico, a parere dell'interrogante, le presunte posizioni ideologiche sostenute da un individuo non possono essere motivo di censura –:

   considerato anche che da decisioni di questo genere conseguono effetti in termini di dispendio di risorse pubbliche, se non intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di rafforzare la trasparenza dell'azione amministrativa e delle scelte che la guidano, anche in casi quali quello segnalato in premessa.
(5-02895)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 gennaio 2024, con interrogazione a risposta in commissione 5-01924, l'interrogante ha segnalato la significativa carenza e indisponibilità di farmaci in numerosi ambiti terapeutici: antibiotici, alcuni antitumorali, antidiabetici, diversi farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale;

   si chiedeva al Ministro competente quali iniziative di competenza si stessero attuando per tenere sotto controllo le indisponibilità e prevenire le carenze e quali si intendessero realizzare per fornire ai pazienti e agli operatori sanitari adeguate informazioni anche di carattere operativo sulla reperibilità dei farmaci;

   in data 20 marzo 2024, è stata pubblicata risposta scritta nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali della Camera dei deputati);

   il Ministero competente segnalava come fosse stato «prontamente istituito un Tavolo Tecnico che svolge le sue funzioni sui temi riguardanti l'approvvigionamento dei farmaci (...) sono stati realizzati di interventi operativi, come controlli sul territorio, comunicazione al pubblico e agli operatori, formazione e lo sviluppo di apposite linee guida volte ad aumentare l'accesso agli strumenti già disponibili, come i farmaci equivalenti, i farmaci galenici, i farmaci di importazione e, per ultimo, i farmaci ad approvvigionamento diretto presso le Aziende farmaceutiche da parte di tutte le farmacie presenti sul territorio (....) in ogni caso, la disponibilità sul mercato nazionale di farmaci equivalenti permette, nella maggior parte delle situazioni di carenza, di garantire comunque ai cittadini l'accesso alle cure»;

   ebbene, nonostante tali rassicurazioni, ad oggi mancano ancora molti farmaci (di cui alcuni salvavita) e, da diversi mesi medicine importanti sono dirottate su mercati più ricchi, a partire dalla Svizzera, dove si riscontra una disponibilità privata a pagare lo stesso prodotto farmaceutico ad un prezzo decisamente più alto (fino a dieci volte tanto);

   su un prontuario di 10.000 farmaci, il mercato italiano è carente di 3.876 (per la metà dei quali è proprio cessata la commercializzazione). Di quest'ultimi, 325 non hanno un equivalente, ovvero un generico o un biosimilare. Solo 32, tuttavia, non hanno una vera alternativa terapeutica e per questi, Aifa ha deciso di avviare l'importazione;

   le cause della carenza dipendono da molti fattori: irreperibilità del principio attivo, questioni connesse alla produzione, provvedimenti di carattere regolatorio, imprevisto incremento delle richieste del medicinale o emergenza sanitarie concentrate;

   se dalle verifiche effettuate fosse accertata una carenza non comunicata da parte dell'azienda farmaceutica, la regione può segnalare ad Aifa e avviare un procedimento che porterà a una sanzione inflitta al responsabile legale dell'autorizzazione e della commercializzazione del medicinale (Aic);

   in assenza di equivalente o alternativa terapeutica, gli ospedali e le aziende sanitarie possono richiedere di importare il farmaco. Fra i trentadue presenti nell'elenco semestrale (marzo-agosto 2024), Aifa ha deciso di convogliare sul territorio nazionale, per esempio, il Trimeton per le riniti allergiche, il Dipiradamolo Persantini per le terapie anticoagulanti, l'Altiazem post-infartuale, il Methotrexate per il trattamento della leucemia, dell'artrite reumatoide, della psoriasi. Sono stati richiamati, infine, farmaci per l'insufficienza renale, il trattamento della schizofrenia, sia adolescenziale che adulta;

   nelle situazioni di carenza è indispensabile assicurare ai cittadini le terapie a costi sostenibili al fine di garantire il diritto alla salute garantito dalla Costituzione, ma anche il diritto all'appropriatezza, alla continuità e all'equità delle cure –:

   quali iniziative specifiche stia promuovendo Aifa per monitorare la distribuzione dei farmaci sul territorio, comunicare la loro disponibilità alle amministrazioni, al pubblico e agli operatori, formare e sviluppare apposite linee guida volte ad aumentare l'accesso agli strumenti già disponibili come i farmaci equivalenti, i farmaci galenici, i farmaci di importazione e, per ultimo, i farmaci ad approvvigionamento diretto presso le Aziende farmaceutiche da parte di tutte le farmacie presenti sul territorio;

   quali iniziative stia mettendo in campo la Commissione scientifico-economica istituita a febbraio 2024 presso il Ministero interrogato per ridurre i tempi di intervento e garantire la distribuzione dei farmaci su tutto il territorio nazionale.
(5-02896)