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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 360 di lunedì 7 ottobre 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1° ottobre 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 69, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Salutiamo gli allievi e le allieve, gli studenti e le studentesse, della scuola elementare paritaria Asisium, di Roma, e dell'Istituto comprensivo Rogliano, di Rogliano, in provincia di Cosenza (Applausi). Benvenuti alla Camera dei deputati. In questa giornata i deputati non sono tutti assenti in massa; il lunedì è una giornata dedicata alle discussioni generali, per cui i deputati sono nei collegi di pertinenza, poi arriveranno il martedì e saranno presenti in Aula per le votazioni.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato Segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge: Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: iniziative in materia di corsi di educazione alla salute e al corretto uso dei farmaci (809) - alla XII Commissione (Affari sociali);

la liberalizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani (810) - alla VIII Commissione (Ambiente);

l'ineleggibilità degli amministratori locali dei comuni in dissesto finanziario (811) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per l'individuazione delle cause dell'aumento delle malattie cardiache tra i giovani (812) - alla XII Commissione (Affari sociali);

misure a tutela dell'olio extravergine e degli altri prodotti agroalimentari nazionali (813) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

disposizioni in materia di condono per i contributi previdenziali non versati alla Cassa italiana di previdenza ed assistenza dei geometri liberi professionisti (814) - alla XI Commissione (Lavoro);

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede: l'introduzione del servizio civile obbligatorio (815) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

interventi di sensibilizzazione sui problemi sanitari derivanti dai parassiti degli animali di affezione, anche in relazione alle iniziative volte a consentirne l'ingresso in strutture sanitarie (816) - alla XII Commissione (Affari sociali);

norme più restrittive in materia di soccorso in mare dei migranti irregolari da parte di soggetti privati (817) - alla IX Commissione (Trasporti);

Massimo Torre, da Genova, chiede: il recepimento integrale nell'ordinamento italiano della Dichiarazione universale dei diritti umani (818) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta in merito all'uso indiscriminato di contratti di lavoro precario e a tempo determinato (819) - alla XI Commissione (Lavoro);

misure di contrasto all'immigrazione clandestina, anche attraverso la sospensione del Trattato di Schengen, nonché la ratifica della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni (820) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri);

Mauro Manservigi, da Bondeno (Ferrara), chiede l'abolizione della tassa automobilistica (821) - alla VI Commissione (Finanze);

Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede disposizioni per rafforzare i diritti degli studenti minorenni, con riferimento alle procedure di adozione dei provvedimenti disciplinari, alla possibilità di utilizzare gli smartphone a scopo di autotutela e all'installazione di sistemi di videosorveglianza nelle scuole (822) - alla VII Commissione (Cultura);

Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede la modifica dell'ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, per la soppressione della parola: «suprema» nella qualificazione della Corte di cassazione (823) - alla II Commissione (Giustizia);

Francesco Casablanca, da Savoca (Messina), chiede interventi urgenti di manutenzione e messa in sicurezza degli edifici scolastici, in particolare nella provincia di Catania e nell'Istituto tecnico industriale Enrico Fermi di Giarre (824) - alla VII Commissione (Cultura);

Michele Vecchione, da Villa Lagarina (Trento), chiede: l'introduzione di sanzioni per il mancato riconoscimento del figlio da parte del padre (825) - alla II Commissione (Giustizia);

che l'eredità delle persone senza figli sia devoluta a chi ha loro prestato assistenza nell'ultima fase della vita (826) - alla II Commissione (Giustizia);

Caterina Bianco, da Conversano (Bari), e altre cittadine chiedono norme per consentire l'accesso delle donne single alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (827) - alla XII Commissione (Affari sociali).

Discussione del testo unificato dei disegni di legge: Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946 (A.C. 1168​-1318​-1371​-1452​-1572-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato dei disegni di legge nn. 1168​-1318​-1371​-1452​-1572-A​: Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 3 ottobre 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 3 ottobre 2024).

(Discussione sulle linee generali - Testo unificato - A.C. 1168-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Nazario Pagano.

NAZARIO PAGANO , Relatore. Grazie, Presidente. Buongiorno, onorevoli colleghi. L'Assemblea avvia oggi la discussione del testo unificato dei disegni di legge nn. 1168​-1318​-1371​-1452​-1572-A​, recante “Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946”, nel testo licenziato dalla I Commissione, cui sono annessi 12 allegati.

L'esame in sede referente presso la Commissione affari costituzionali dei citati disegni di legge, aventi ad oggetto l'abrogazione di norme prerepubblicane relative al periodo dal 1861 al 1946, ha avuto inizio il 14 dicembre 2023 ed è proseguito con l'abbinamento del disegno di legge n. 1572​, recante “Abrogazione di atti prerepubblicani diversi dai regi decreti”, nonché con l'adozione, come testo base, di un testo unificato recante gli allegati e tutti i disegni di legge esaminati.

A seguito di segnalazioni pervenute anche da parte dei colleghi di opposizione, sono stati approvati emendamenti del relatore volti a sopprimere alcuni atti normativi presenti negli allegati, in quanto ancora produttivi di effetti, e ne sono stati, invece, inseriti altri, ai fini della relativa abrogazione. La Commissione affari costituzionali ha, dunque, concluso l'esame in sede referente del testo unificato con il conferimento del mandato al relatore nella seduta del 2 ottobre scorso.

Prima di passare a illustrare il provvedimento, faccio presente che, già in sede di audizione sulle linee programmatiche del proprio Ministero, dinanzi alla I Commissione, il Ministro Casellati rilevò come la semplificazione e il miglioramento della qualità della regolazione costituissero un obiettivo prioritario per garantire certezza del diritto, nonché il presupposto per lo sviluppo politico e sociale e per la crescita economica del Paese, e come lo stesso PNRR prevedesse, tra le riforme abilitanti, la semplificazione e la razionalizzazione della legislazione. Alla luce di tali considerazioni, il Ministro aveva annunciato in quella sede un'azione di semplificazione in senso ampio, fondata su due direttrici principali: la riduzione dell'eccessiva mole della normativa esistente e la razionalizzazione del sistema di fonti del diritto, attraverso un'attività coordinata con i ministri competenti per materia, le regioni e gli organismi rappresentativi delle parti sociali.

Quanto al primo aspetto, il Ministro aveva ricordato che, dalla rilevazione dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato del settembre 2021, risultava che nell'ordinamento italiano, dal 1861 al 21 settembre 2021, fossero stati adottati 203.893 atti aventi valore normativo e che, tra questi, risultassero vigenti addirittura circa 33.000 regi decreti. Il Ministro aveva dunque affermato l'esigenza di partire, nel censimento e nell'analisi della normativa da abrogare, proprio da tali atti, cioè, dai regi decreti, la cui esistenza provoca, ancora oggi, questioni interpretative e difficoltà nel sistema giuridico e nella vita di persone e di imprese.

I disegni di legge presentati - e, quindi, il testo unificato all'esame di quest'Assemblea - rispondono proprio a questa istanza di semplificazione normativa, preannunciata in ragione dell'ingente stock normativo che vede nell'ordinamento italiano, dal 1861 al 12 aprile 2023 - data dell'ultima rilevazione da parte dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato - l'adozione di 204.272 atti aventi valore normativo e l'abrogazione espressa di 94.062 di essi.

In dettaglio, il testo unificato - che consta di due articoli - dispone all'articolo 1, comma 1, l'abrogazione dei regi decreti indicati negli allegati A, B, C e D annessi al testo; il comma 2 abroga, invece, gli atti normativi diversi dai regi decreti, di cui agli allegati E, F, G, H, I, L, M e N. Il primo comma, quindi, riguarda i regi decreti; il secondo gli atti normativi diversi dai regi decreti. Il comma 3 conferma gli effetti provvedimentali delle disposizioni prive di effettivo contenuto normativo degli atti abrogati.

Rilevo che il riferimento alle disposizioni prive di effettivo contenuto normativo è relativo alle disposizioni ad oggi prive di contenuto normativo, ossia, quelle che hanno ormai esaurito il loro carattere dispositivo, ferma restando la validità e gli effetti prodotti nel tempo durante la loro vigenza. Ciò trova conferma nell'analisi di impatto della regolamentazione, laddove si specifica che si interviene esclusivamente sugli atti prerepubblicani che hanno esaurito i loro effetti o la cui abrogazione, comunque, non comporta la creazione di vuoti normativi. L'articolo 2 reca la clausola di invarianza finanziaria, secondo la quale dall'attuazione del provvedimento in esame non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Con riguardo al contenuto degli allegati annessi al testo unificato, rilevo che gli allegati A, B, C e D, di cui al comma 1 dell'articolo 1, contengono i regi decreti: nello specifico, nell'allegato A vi sono i regi decreti del periodo che va dal 1861 al 1870; nell'allegato B, quelli del periodo 1871-1890, nonché le integrazioni relative agli anni 1862, 1864, 1866, 1867 e 1869; nell'allegato C, quelli del periodo 1891-1920; infine, nell'allegato D, vi sono quelli del periodo che va dal 1921 al 1946, nonché le integrazioni relative all'anno 1910.

Gli allegati E, F, G, H, I, L, M, N di cui al comma 2 dell'articolo 1 contengono, come detto, gli atti prerepubblicani da abrogare, diversi dai regi decreti. In particolare: l'allegato E contiene le leggi prerepubblicane; nell'allegato F sono contenuti i regi decreti-legge; l'allegato G è relativo ai regi decreti legislativi; l'allegato H e l'allegato I contengono i decreti luogotenenziali, rispettivamente degli anni 1915-1918 e 1919-1946; l'allegato L - come “Livorno” - indica i decreti legislativi luogotenenziali e i decreti-legge luogotenenziali; l'allegato M contiene un decreto del Capo del Governo; nell'allegato N, infine, sono contenuti i decreti del Duce del fascismo, Capo del Governo.

Rilevo che, complessivamente, i provvedimenti abrogati dal testo unificato in esame sono 30.232: si tratta, in particolare, di 22.564 regi decreti, 750 leggi formali, 393 regi decreti-legge, 68 regi decreti legislativi, 6.227 decreti luogotenenziali, 190 decreti legislativi luogotenenziali, 18 decreti-legge luogotenenziali, un decreto del Capo del Governo e 21 decreti del Duce del fascismo, Capo del Governo.

Al riguardo, faccio presente che, come anche evidenziato dal Ministro nel corso dell'esame in sede referente e come chiarito dalle relazioni illustrative dei disegni di legge nn. 1168​ e 1572, è stata effettuata dagli uffici una ricognizione su tutti gli atti di cui si propone l'abrogazione, che sono stati censiti, esaminati nel loro contenuto e valutati quanto alle loro ricadute applicative, considerando anche i successivi sviluppi normativi riguardanti le medesime materie. Ciò anche e soprattutto nei confronti di coloro i quali hanno supposto che la ricognizione sia stata svolta sbrigativamente; ma, invece, in realtà, è stato fatto un approfondito esame. Tale ricognizione è stata posta all'attenzione di tutte le amministrazioni dello Stato competenti per materia che hanno, a loro volta, verificato i risultati dell'analisi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Prendo che atto che la Ministra Casellati si riserva di intervenire in replica.

Passiamo, a questo punto, agli interventi dei deputati.

È iscritto a parlare il deputato Francesco Michelotti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno. Onorevoli colleghi, signora Ministro, oggi l'Aula è chiamata a esaminare il provvedimento intitolato: “Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946”.

Si tratta di un testo unificato di più disegni di legge di iniziativa governativa, il primo dei quali è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 4 maggio 2023 e l'ultimo il 27 novembre 2023, che riguardano interventi su atti normativi, anche successivi al 1870.

Come ha ricordato il relatore, il presidente Pagano, che ringrazio per la relazione e per aver seguito i lavori anche in Commissione, si tratta di un intervento sistematico che va nella direzione che Fratelli d'Italia auspica: quella di snellire, semplificare, sburocratizzare e rendere più agevole la comprensione dei testi e, soprattutto, eliminare tante disposizioni normative che oggi non hanno più ragion d'essere.

Come ricordava il relatore, con l'approvazione di questo atto vengono abrogate oltre 30.000 norme: 30.232 norme per l'esattezza, di cui 22.500 sono regi decreti, 750 leggi formali e tutta un'altra serie di norme che oggi non hanno più ragion d'essere.

Abbiamo iniziato l'esame in sede referente presso la I Commissione il 14 dicembre 2023 e poi, nella seduta del 18 giugno scorso, la Commissione affari costituzionali ha adottato, come testo base, il testo unificato attualmente all'esame dell'Assemblea.

Giova ricordare che nell'ordinamento italiano, dal 1861 al 21 settembre 2021, data dell'ultima rilevazione fatta dall'Istituto poligrafico e zecca dello Stato, sono stati adottati complessivamente oltre 200.000 atti con valore normativo (che sono tantissimi): di questi, solo 93.979 sono stati complessivamente abrogati. Quindi, abbiamo un ordinamento, Presidente, che conta oltre 100.000 atti normativi, sempre al netto di norme regionali e di norme regolamentari, quindi, di norme di secondo e terzo grado. È un dato, questo, veramente impressionante, che deve, come legislatori, muoverci ad affrontare il tema e a risolverlo. E questo provvedimento va in questa direzione.

È un provvedimento che mira ad abrogare atti ormai privi di effetti giuridici per i quali, tuttavia, è opportuno necessariamente procedere a un'abrogazione espressa, trattandosi di provvedimenti che, per il solo fatto di essere ancora vigenti nell'ordinamento, creano problemi interpretativi e quindi, di conseguenza, una maggiore confusione normativa.

La presenza di questi atti e di queste norme crea anche problemi legati al contenzioso, perché sappiamo che più ci sono norme, più aumentano i problemi interpretativi - c'è meno chiarezza - e aumenta il contenzioso. L'abrogazione delle norme quest'oggi in esame porterà anche ad effetti benefici, cioè, ad una diminuzione importante del contenzioso. Si tratta di un obiettivo strategico del Governo Meloni e della maggioranza, ma direi anche dell'intero sistema Italia: quello di perseguire il massimo della semplificazione possibile e il miglioramento delle norme e dei regolamenti.

Meno norme, poche norme scritte bene: questo restituisce chiarezza a livello normativo e diminuisce, appunto, la possibilità di contenziosi e di controversie. È sicuramente un obiettivo strategico che il centrodestra - e non da ora - persegue e perseguirà, perché è molto stretto il legame fra la certezza del diritto e lo sviluppo politico, sociale ed economico della Nazione.

Non è un caso che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra i propri asset, individui quello della “semplificazione” come uno di quelli cruciali, e non è un caso che il Governo Meloni, come in altri ambiti, anche su questo asset, anche su questo filone del PNRR, non abbia fatto mancare l'impegno e non abbia fatto mancare l'approdo ad un risultato.

Per questo ringrazio il Governo e il Ministro Casellati per aver perseguito questo obiettivo strategico. Come detto in precedenza, Governo e maggioranza hanno fra i propri dichiarati obiettivi la semplificazione e la riorganizzazione del quadro normativo per migliorare la qualità delle leggi e garantire la certezza del diritto. L'impegno è rivolto a ridurre il numero e la complessità delle leggi, lasciando solo quelle necessarie per tutelare l'interesse pubblico e consentendo alle persone, in base anche a un autentico principio di stampo liberale, di agire con maggiore libertà e responsabilità.

Tuttavia questo obiettivo deve affrontare necessariamente la crescente complessità della nostra società, per cui non dimentichiamo l'interazione necessaria fra le norme nazionali e quelle sovranazionali. Per questo è opportuno, in qualche modo, ripulire il nostro ordinamento da quelle norme che non hanno più ragione d'essere, che potrebbero dare vita a un fenomeno di stratificazione normativa insieme a quelle regionali e a quelle comunali e che avrebbero soltanto l'effetto di creare ulteriore confusione al cittadino, all'avente diritto, a colui che cerca nella norma e nel precetto una risposta alle sue domande.

Per affrontare questa situazione la strategia di semplificazione deve puntare, a nostro avviso, a ridurre e a razionalizzare sempre di più il sistema normativo. Questo è fondamentale, come ho detto, per i cittadini, ma anche per le imprese e per la stessa pubblica amministrazione, poiché la chiarezza sulle regole da seguire è essenziale per lo sviluppo economico e sociale del Paese. L'inflazione normativa, già segnalata dall'OCSE nel 2001, crea oneri inutili e contribuisce alla percezione di corruzione.

A livello europeo la Better Regulation Agenda richiede che, prima di introdurre nuove leggi, si valuti l'efficacia di quelle esistenti e si valutino anche nuovi obblighi, che siano compensati dalla riduzione di quelli già in vigore. Come ho detto, il centrodestra si conferma, da questo punto di vista, come forza politica e come coalizione che non ha fatto mancare l'impegno: ricordo che nel 2005 fu il Governo di centrodestra a iniziare la prima grande opera di semplificazione con il cosiddetto Taglia-leggi e, in particolare, l'articolo 14, comma 14, della legge n. 246 del 2005, recante “semplificazione e riassetto normativo per l'anno 2005”, introdusse il meccanismo della cosiddetta ghigliottina, volto alla riduzione del numero delle leggi esistenti nel nostro ordinamento, prevedendo che tutte le norme antecedenti al 1° gennaio 1970 dovessero ritenersi automaticamente abrogate, ad eccezione di quelle espressamente fatte salve dalla medesima legge sulla base della ricognizione operata dalle amministrazioni.

Nel corso degli anni questo principio si è affermato, è prevalso, anche fra i giuristi, in maniera unanime, l'orientamento che vuole che si proceda a un'abrogazione espressa di norme mediante richiami puntuali agli atti per garantire una maggiore chiarezza e certezza del diritto. L'atto che oggi l'Aula inizia a esaminare persegue proprio questa strada.

La ricognizione puntuale di tutti gli atti di cui si procederà all'abrogazione è frutto di un intenso e qualificato lavoro istruttorio, come ha ricordato il presidente Pagano, che ha coinvolto tutte le amministrazioni centrali dello Stato ed è stata effettuata secondo un criterio cronologico, e dunque capace di produrre una significativa riduzione del numero delle disposizioni vigenti. Va certamente menzionato l'intenso e positivo lavoro svolto in Commissione, anche con la presentazione e approvazione degli emendamenti; un lavoro che, in diversi casi, ha migliorato il testo e ha evitato, ad esempio, abrogazione di norme sulle quali ancora oggi si poggiano, invece, settori e attività importanti.

Penso, ad esempio, all'emendamento 1.2, che era di contenuto identico a quello da me presentato insieme ad altri colleghi, che ha evitato l'abrogazione del regio decreto 28 settembre 1919, n. 1924, contenente disposizioni “circa le acque minerali e gli stabilimenti termali, idroterapici, di cure fisiche ed affini”; segno evidente, quindi, che c'è stato un grande lavoro istruttorio e che l'intervento è stato puntuale e chirurgico, per andare ad abrogare norme ormai obsolete. Il lavoro e il confronto nelle Commissioni parlamentari sono sempre stati fondamentali, e con questa legge, indipendentemente dalla forza normativa dei regi decreti e delle altre norme che si intende abrogare, si realizzerà un'abrogazione esplicita. L'abrogazione non viene attuata con strumenti abrogativi distinti in base alla loro natura, perché non ci sono criteri chiari per distinguerli in base alla procedura di adozione.

Questa possibilità è già stata ribadita dalla Corte costituzionale con la sentenza 21 giugno 1979, che, di fatto, ha stabilito che un regio decreto fosse una fonte regolamentare e non legislativa, e questo non ostacolasse la sua abrogazione. Il Consiglio di Stato, successivamente e con diverse sentenze, ha inoltre riconosciuto la difficoltà di verificare il contenuto di atti così antichi e ha raccomandato, in caso di dubbio, di abrogare sempre con una fonte superiore, piuttosto che rischiare di farlo con una inferiore.

In precedenti interventi normativi si era adottata l'abrogazione tramite il doppio binario di decreti legislativi e di regolamenti, che era stata necessaria a causa dei limiti di delega imposti dalla legge del 2005 che ho testé menzionato. Rimane - e concludo - in maniera ottimale un disegno di legge che viene posto all'attenzione dell'Aula e che permette e permetterà di abrogare atti di natura diversa, rafforzando la certezza del diritto, senza creare ulteriori norme. È sicuramente la strada giusta, la strada che Fratelli d'Italia auspica e auspicherà, e quindi ringraziamo il Governo per questo intervento legislativo così importante.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Mi sono venute in mente alcune frasi care ai latini: summum ius, summa iniuria. Sicuramente, il panorama normativo eccessivamente folto può comportare un'ingiustizia e un'applicazione distorta della legge e delle norme. Mi è venuto in mente anche un altro adagio, caro ai latini, che diceva: festina lente, ossia affrettati, però con un po' di ponderazione, e forse era proprio questo il caso di adottare questo ultimo adagio.

Colleghi e Ministra, oggi, in quest'Aula, siamo all'esame di 4 disegni di legge abbinati, con i quali si dispone l'abrogazione di norme prerepubblicane, che vanno dal periodo 1861 al 1946, norme contenute in regi decreti. A questi 4 disegni di legge se ne è aggiunto un quinto, che invece prevede l'abrogazione di atti prerepubblicani diversi dai regi decreti. Veniamo all'analisi del disposto dei primi 4 disegni di legge: la relazione illustrativa dà atto che è stata fatta dagli uffici una ricognizione attenta dei regi decreti in vigore, che sono stati divisi in categorie: provvedimenti abrogabili per esaurimento degli effetti, ad esempio i regi decreti che istituivano società o enti non più esistenti o quelli che autorizzavano trattati internazionali i cui effetti si sono esauriti; provvedimenti abrogabili per consolidamento - vengono, poi, precisati e specificati nel dossier, pregevole, che è stato redatto dagli uffici della Camera -, che sono relativi a quelle norme ancora attuali, che quindi non possono essere abrogati con un colpo di spugna; poi ci sono provvedimenti di difficile abrogazione.

La relazione illustrativa ci rassicura, sottolineando che l'intervento di cui discutiamo in quest'Aula porterà l'abrogazione solo dei provvedimenti rientranti nella prima categoria, cioè quelle norme i cui effetti si sono oramai completamente esauriti. Allo stesso modo, anche la relazione illustrativa dell'Atto Camera 1572-A, che è stato abbinato agli altri disegni di legge, formula la stessa rassicurazione, quindi che l'abrogazione sarà relativa ad atti che oramai hanno esaurito i propri effetti.

Allora, a questo punto, ci preme fare una premessa doverosa: noi siamo sicuramente d'accordo - lo dicevo all'inizio del mio intervento - sul fatto che il panorama normativo debba essere sfoltito, ed è assurdo che restino in vigore norme che sono state promulgate anche 150 anni fa. Quindi, bisogna procedere alla cancellazione di queste norme, qualcuno le ha definite fossili normativi; però dobbiamo ancora sottolineare che il legislatore, su questo argomento, è intervenuto più volte, e l'intervento che mi ha preceduto ha sottolineato anche l'opera che è stata effettuata, prima di oggi, dallo stesso.

Sicuramente noi abbiamo un ordinamento giuridico complesso, che è complicato, per l'appunto, dalla stratificazione di norme emanate nell'arco di un tempo considerevole, quando, poi, vi è stata la vigenza di regimi differenti. I regi decreti sono stati emanati durante la monarchia, poi c'è stato, ovviamente, l'intermezzo della dittatura fascista e, dunque, adesso, invece, siamo in piena Repubblica, si spera. A tale riguardo, è da rammentare che la legge n. 246 del 2005 prevedeva un'abrogazione espressa e generalizzata di tutte le norme contenute in disposizioni legislative statali pubblicate anteriormente al 1970 - il collega che mi ha preceduto ha dato conto dell'esistenza di questa legge -, secondo i criteri dettati dall'articolo 14 della medesima legge, con un effetto che venne chiamato, all'epoca, di “ghigliottina”, cioè, quello che non era espressamente salvato, veniva rimosso dall'ordinamento, se anteriore al 1970.

Infatti, allo stesso tempo, questa legge dava delega al Governo di elencare e, dunque, poi di adottare, tramite decreti legislativi, le disposizioni che, invece, dovevano essere salvate. Erano escluse dall'effetto ghigliottina due tipologie di norme e la stessa legge n. 246 del 2005 ne dà conto. La prima, enucleata dal comma 17 dello stesso articolo 14, comprendeva le norme che costituiscono l'ossatura del nostro ordinamento, cioè le norme dei quattro codici, le norme che disciplinano gli organi costituzionali, le norme attuative degli impegni comunitari, le norme tributarie e le norme la cui abrogazione comportava la lesione di diritti costituzionalmente garantiti. La seconda tipologia di norme riguardava, invece, disposizioni già oggetto di abrogazione tacita o implicita o anche che avessero esaurito definitivamente la propria funzione e, quindi, prive di effettivo contenuto normativo e obsolete.

Ora, la prima obiezione che si può muovere ai disegni di legge che sono oggi all'attenzione di questa Camera è: ma per caso, noi stiamo abrogando, per la seconda volta, ciò che comunque è stato già abrogato e, quindi, interveniamo nuovamente nel tessuto normativo con disposizioni inutili? È il primo interrogativo, a cui spero la Ministra potrà dare una risposta esauriente, a meno di non ritenere il disposto di cui stiamo oggi discutendo una semplice ricognizione di norme che, comunque, sono già state espunte dal nostro ordinamento, perché l'alternativa è per l'appunto questa. Perché se pensiamo diversamente, allora, c'è da porsi un ulteriore interrogativo: le norme che paiono essere già state ghigliottinate nel 2005, hanno avuto in questo chiamiamolo “interregno” comunque una valenza, hanno avuto comunque vita e adesso è necessario nuovamente intervenire sulle stesse?

Allora, sembra chiaro - e lo dicevamo già prima - che il nostro ordinamento giuridico deve essere aderente alla realtà, deve rispondere ai bisogni dei cittadini di tutti i giorni e occorre espungere dallo stesso i corpi morti. Questa resta sicuramente un'opera meritoria, però procedere in quest'opera meritoria più volte e in modo affrettato non è consigliabile, perché può generare confusione. Dunque, in soldoni, noi contestiamo la modalità con la quale si è proceduto a questa operazione, che sicuramente è difficile, complicata, non è un'operazione facile. Si parlava prima e basta vedere i banchi del Comitato dei nove per vedere i tomi che vi sono riposti su, per comprendere quale mole di provvedimenti, adesso, verrà abrogata. Si parlava prima, lo diceva il relatore, lo diceva anche l'intervento che mi ha preceduto, sono più di 30.000 provvedimenti. Però, quest'opera avrebbe suggerito - e lo chiedo, tramite lei, Presidente, alla Ministra - una maggiore ponderazione che, ahimè, non vi è stata e, infatti, vi è una riprova di quanto dico. Gli emendamenti presentati in Commissione dalla stessa maggioranza e dall'opposizione, atti a estrapolare alcune voci tra quelle indicate relative a norme da abrogare, rappresentano - per l'appunto, come dicevo prima - una riprova, sono stati prodotti degli emendamenti, anche perché si stavano abrogando delle norme che, invece, hanno tuttora una valenza attuale, la cui abrogazione avrebbe determinato, ahimè, un vuoto normativo.

Allora, non privo di pregio era, invece, un nostro emendamento che chiedeva di procedere con maggiore ponderazione e che individuava uno step da rispettare, ovviamente questo con buona pace del lavoro svolto dalle amministrazioni dello Stato, che ovviamente ringraziamo. Però, noi proponevamo - con questo emendamento che, ahimè, non è stato accolto in Commissione - che, entro sei mesi dall'entrata in vigore di questa legge, il Presidente del Consiglio dei ministri ovvero un'autorità dallo stesso delegata dovessero trasmettere alle Camere una relazione motivata, concernente l'impatto delle abrogazioni e delle loro ricadute sul piano finanziario, con riferimento ai diversi settori di competenza dei vari Ministeri, al fine dell'esame da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia. Cioè, bisognava procedere in modo più ragionato e anche in modo più chiaro: corriamo il rischio di abrogare delle norme che, invece, potrebbero avere tuttora valenza, non ne abbiamo piena contezza, signor Presidente.

Oltretutto, con questo emendamento, noi restituiamo anche centralità al Parlamento, che finalmente veniva interessato anche di una questione importante come questa, senza volere, ovviamente, sminuire il lavoro fatto dagli uffici e dalle amministrazioni, ma questo era compito del Parlamento. Emendamento che, purtroppo - dicevo già prima -, non è stato accolto e si è preferito bruciare le tappe, senza considerare - come dicevamo già prima - che vi è una mole considerevole di atti che vengono cestinati definitivamente, senza che se ne sia vagliata la effettiva obsolescenza o meno.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Testo unificato - A.C. 1168-A​)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, il presidente Nazario Pagano, non intende replicare.

Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, la signora Ministro Alberti Casellati.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Grazie, Presidente. Il provvedimento, come ha sottolineato il presidente Nazario Pagano, dispone l'abrogazione di 30.690 atti emanati dal 1861 al 1946 e che, pur obsoleti o improduttivi di effetti, continuavano a comporre il nostro tessuto ordinamentale, appesantendolo senza motivo. Questi numeri testimoniano, con evidenza palmare, la portata dell'intervento abrogativo che, per ampiezza e analiticità, non ha precedenti; interventi necessari per far quella pulizia normativa che ha come obiettivo quello di garantire la certezza dei rapporti giuridici, come ha sottolineato con efficacia l'onorevole Michelotti.

Se, infatti, è certamente vero che, in passato, sono stati diversi gli interventi volti a contrastare l'ipertrofia regolatoria che storicamente affligge l'Italia, a distinguere quello odierno dagli strumenti di semplificazione usati per questo provvedimento è il metodo, proprio il metodo che si è scelto di impiegare, onorevole Alifano.

Nello specifico, nel disegno di legge in esame non si fa ricorso alla tecnica dell'abrogazione automatica e generalizzata, non vi sono clausole di abrogazione implicita, generali e onnicomprensive, ma si dispone l'abrogazione espressa e puntuale di tutti gli atti indicati nei rispettivi allegati, che sono stati messi a disposizione della Commissione. Per giungere a questo risultato sono stati puntualmente esaminati, uno per uno, 43.482 atti pre-repubblicani che risultavano vigenti sulle banche dati ufficiali e, in particolare, sul portale Normattiva. La banca dati pubblica atti normativi della Repubblica italiana, quindi non sono - come dice l'onorevole Alifano - le stesse norme; si è trattato di un'attività lunga, complessa che ha fatto compiere un viaggio a ritroso nella storia italiana e che ha richiesto l'impegno di numerose e qualificate risorse professionali, nonché la collaborazione di tutti i Ministeri competenti in relazione alle materie trattate dai singoli provvedimenti.

A questo vaglio certosino di ogni singolo atto ha già fornito il proprio apprezzato contributo anche la I Commissione (Affari costituzionali) di questa Camera, e qui ringrazio il presidente Pagano, che ha apportato al disegno di legge correzioni e integrazioni dal Governo pienamente condivise, in quanto necessarie a rimediare a qualche refuso o errore di trascrizione, inevitabile quando si maneggia una così imponente mole di dati. Nello stesso modo, avrebbe potuto intervenire anche il MoVimento 5 Stelle, visto che il provvedimento è stato in Commissione più di otto mesi.

Il metodo di lavoro seguito - perché parliamo di metodo - offre due indiscutibili vantaggi: da un lato, consente di scongiurare il rischio di travolgere norme ancora produttive di effetti giuridici, anche se in maniera residuale, seppure in talune ipotesi molto limitate ad effetti interni ad apparati amministrativi pubblici; dall'altro, permette di chiarire agli operatori giuridici la perdurante vigenza di norme che, a un primo esame tecnico, erano parse ormai prive di contenuti precettivi e che, invece, le amministrazioni competenti per materia ritengono non abrogabili.

Ho indugiato sull'articolata istruttoria che ha preceduto le proposte di abrogazione oggi all'esame per rassicurare gli esponenti del MoVimento 5 Stelle - in particolare, l'onorevole Alifano - che hanno motivato la loro astensione sull'assunto che il Governo non abbia adeguatamente valutato le ricadute sull'ordinamento dell'abrogazione di così tanti provvedimenti normativi. Voglio rassicurarli. Il mio ufficio legislativo - un gruppo di 30 esperti giuristi, selezionati per questa specifica missione con un bando pubblico -, gli uffici legislativi dei Ministeri competenti in relazione alle materie trattate dei provvedimenti, tutti questi professionisti del diritto hanno accuratamente soppesato le ricadute ordinamentali delle abrogazioni proposte, all'esito di un confronto che si è dispiegato in numerosissime sessioni di lavoro, nell'arco di oltre un semestre. Aggiungo che, fin da ora, è possibile indicare con precisione matematica la ricaduta immediata e oggettiva che avrà sull'ordinamento l'abrogazione di 30.690 atti pre-repubblicani: ridurrà di circa il 28 per cento lo stock della normativa statale vigente che, in base all'ultima rilevazione dell'Istituto poligrafico zecca dello Stato, ammonta a 110.797 atti, un numero esorbitante, che fa dell'Italia il fanalino di coda dei Paesi europei e che viene stigmatizzato negli annuali report della Commissione europea sullo Stato di diritto nei Paesi membri dell'Unione. Ai colleghi dell'opposizione, che di certo hanno a cuore la salute dello Stato di diritto in Italia, potrebbe bastare questo dato per motivare un orientamento favorevole al provvedimento in esame, e ciò senza voler invocare l'autorità di Montesquieu, il quale ricordava che le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie, o ricordare, venendo all'attualità, che il rapporto Draghi sulla competitività in Europa indica nella ipertrofia normativa uno dei fattori di maggiore intralcio per lo sviluppo delle attività economiche. Confido, insomma, che i parlamentari di opposizione vogliano rivedere la loro presa di posizione per l'astensione e sostengano convintamente un disegno di legge che comincia ad alleggerire il carico della normativa e che, perciò, non corrisponde a un interesse del Governo o della maggioranza, ma a una esigenza di cittadini e imprese, che ne sono quotidianamente gravati.

PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata, con particolare riguardo alla prioritaria definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche al fine di ridurre il divario tra le diverse aree del Paese.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata, con particolare riguardo alla prioritaria definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche al fine di ridurre il divario tra le diverse aree del Paese (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

Avverto che sono state presentate una nuova formulazione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309 e le mozioni Zaratti ed altri n. 1-00339 e Sarracino ed altri n. 1-00340. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritta a parlare la deputata Alifano, che illustrerà anche la mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Sì, grazie, Presidente. Dopo l'abrogazione delle norme pre-repubblicane siamo qui a discutere, ancora una volta, di autonomia differenziata e di come si sta svolgendo il procedimento che - mi perdoni il Ministro, sempre tramite lei, Presidente - porterà a spaccare l'unità nazionale. Il punto centrale di questa legge, il nucleo di questa legge, ma anche il punctum pruriens, cioè il nucleo fondamentale, è la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e politici da garantire sull'intero territorio nazionale. Parliamo di materie - oramai penso che il grande pubblico sarà edotto di ciò, almeno si spera - come la sanità, la scuola e la ricerca scientifica - giusto per citarne qualcuno - e le grandi reti di trasporto e di navigazione. È un tema abbastanza complicato, perché tutto dovrebbe svolgersi nel rispetto dell'articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di eguaglianza formale e sostanziale dei cittadini su tutto il territorio dello Stato, indipendentemente quindi dal loro luogo di residenza.

Ora, come sappiamo, il Governo ha nominato una commissione, presieduta dal professor Sabino Cassese - al quale anticipiamo gli auguri di compleanno, penso che il mese di ottobre compia 89 anni e, quindi, cogliamo appunto l'occasione per anticipare i nostri auguri -, il quale è atteso in Commissione affari costituzionali affinché relazioni su quello che sta avvenendo all'interno del CLEP, cioè il Comitato che dovrebbe poi, alla fine, stabilire i criteri per determinare i livelli essenziali delle prestazioni. Il professore è stato chiamato dalla nostra Commissione ma, al momento, non si è fatto vedere e ha detto, sostanzialmente, che verrà al termine dei lavori fatti dal CLEP.

Noi volevamo chiedere delucidazioni e volevamo, eventualmente, muovere obiezioni ai lavori che si stanno effettuando, e questa era anche l'occasione per dare un po' di centralità al Parlamento, che sembra assolutamente sullo sfondo o, meglio ancora, estraniato completamente, se non esautorato, da questo provvedimento. Tra l'altro, la nostra richiesta era ancora più stringente e motivata anche in relazione a quanto è circolato sugli organi di stampa. Infatti, si è appreso, sempre dagli organi di stampa, che è stato redatto un documento, fatto da 12 esperti e discusso, per l'appunto, nel CLEP, con il quale vengono delineati i criteri e le modalità di calcolo con cui quantificare i costi dei LEP. Orbene, tra i criteri individuati vi è anche quello della territorialità, inteso come le caratteristiche dei diversi territori, tra le quali spiccano il costo della vita e le caratteristiche demografiche. Questi sono parametri - sempre tramite lei, Presidente, mi rivolgo al Ministro - che finiranno con l'amplificare i divari socioeconomici esistenti tra le varie parti del Paese, invece di rimuoverli, ovviamente, perché si basano sull'assunto che siccome la vita costa meno in alcune parti del Paese anche i servizi devono costare meno o, ancora, che se in alcune regioni nascono meno bambini - e ora anche nella mia regione, la Campania, c'è una flessione della natalità -, se in alcune parti del Paese nascono meno bambini, c'è minore necessità di asili nido, dimenticando che, in questo modo, si instaura una spirale viziosa, non virtuosa, che porterà ancor più, in quelle stesse zone, al decremento demografico, perché non vi sono supporti alla maternità.

Insomma, si sta cercando di far entrare dalla finestra quello che si è cercato inutilmente di far uscire dalla porta, ossia il criterio della spesa storica, che ovviamente incatenava i territori meno ricchi al loro passato, senza fornire alcuna possibilità di crescita. Tutta questa operazione è fatta per poter individuare al minimo i LEP e disporne così una fantomatica copertura, che alcuni uffici ci hanno detto, durante le audizioni, che era impossibile reperire, e per evitare di incorrere in una tanto prevedibile, quanto inevitabile, lievitazione della spesa pubblica, qualora ovviamente i LEP fossero definiti a dovere, come dovrebbero essere. In tutto ciò noi dimentichiamo quanto è stato scritto, disposto ed enunciato più volte dalla Corte costituzionale. Una sentenza lapidaria è la n. 275 del 2016 che, per l'appunto, dice: “È la garanzia dei diritti incomprimibili a incidere sul bilancio, e non l'equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”. Cioè, in primo piano deve esserci la garanzia dei diritti di cittadinanza e, poi, vengono gli equilibri di bilancio.

Con questa mozione, allora, cosa chiediamo, tra gli altri punti? Che a ogni fase della procedura volta alla determinazione, alla quantificazione e al finanziamento dei LEP venga data adeguata pubblicità e che venga trasmessa alle Camere la documentazione relativa. Vogliamo esserne consapevoli, in modo che il Parlamento e i cittadini non vengano informati a cose fatte, e per fare in modo che venga aperto un vero e proprio dibattito. Per questo noi chiamavamo il professor Cassese, in Commissione. Soprattutto, chiediamo questo, perché venga acceso finalmente un faro sulla necessità che i diritti di cittadinanza siano garantiti in tutto il territorio dello Stato.

Ora, io colgo proprio l'occasione della presenza del Ministro, al quale volevo rivolgere un quesito. Quando è stato in Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale non mi è stato dato il tempo per rivolgergli il quesito, anche se gli uffici mi avevano eventualmente pregato di mandarlo via e-mail, e adesso approfitto della sua presenza. Il tema che voglio riproporre al Ministro parte proprio dall'osannato - soprattutto dalla parte politica alla quale appartiene il Ministro - principio di territorialità, che sembra un po' il fulcro di tutto il disegno di legge Calderoli. Cosa dice questo principio, che è una specie di totem al quale dovremmo inchinarci? Dice che il gettito fiscale dovrebbe restare lì dove viene prodotto, questo è il nucleo fondamentale. Si tratta di un principio che, però, potrebbe essere anche declinato diversamente, soprattutto se noi andiamo verso un regionalismo competitivo, e non semplicemente differenziato, perché questo è il rischio. Parliamo, a questo punto, della tassazione, e, a questo punto, lancio una provocazione. Spero che, tra l'altro, il Ministro possa coglierla e possa eventualmente darmi una risposta. Sembra un'idea un po' peregrina, ma poi, tutto sommato, in fondo, non lo è. Ecco, il nostro fisco, come anche quello di altri Paesi europei, è ancorato fondamentalmente alla ricerca dei fattori di produzione per individuare le fonti di reddito. Quindi, cosa si cerca? Si cercano i macchinari, dove ha sede l'azienda e, dunque i macchinari, dove c'è il personale, dove ci sono le fabbriche, dove ci sono i terreni, cosicché le imposte si paghino lì dove vi è la sede dell'azienda. Tra l'altro, con l'avanzare dell'economia digitale e, dunque, anche con la smaterializzazione dei servizi, si sta facendo strada un nuovo criterio per individuare il luogo dell'imposizione e, dunque, anche, il luogo dove andrà a concentrarsi il gettito fiscale. Basta pensare alla web tax, che è tesa ovviamente ad aumentare il prelievo nei confronti delle multinazionali che offrono beni e servizi nello Stato italiano, ma che magari hanno sede fuori. Allora, il criterio cardine della tassazione potrebbe mutare ed essere un altro: ecco, lì, dove si crea il mercato dei prodotti, lì dove vengono sfruttate le risorse per la produzione di beni e servizi, lì deve essere assicurato il gettito fiscale, e non dove vi è la sede dell'azienda. Anche questa potrebbe essere una declinazione del principio di territorialità. Allora, ovviamente, se ripensiamo al sistema fiscale secondo questo cardine ne deriva la frammentazione definitiva del Paese, una ricaduta potrebbe essere questa, però, chissà.

Allora, forse, colleghi, Presidente, Ministro, forse sarebbe opportuno fermarsi un po' e ragionare, avere una battuta di arresto e comprendere quali effetti deleteri può comportare l'attuazione di questa riforma. È vero, l'attuazione del principio autonomistico è scritta in Costituzione, ma non può prescindere dal rispetto del principio della coesione sociale, del principio di solidarietà tra i diversi territori del Paese e, soprattutto, dalla stessa unità dei diritti fondamentali, cosa che, ovviamente, passa attraverso l'assicurazione di un'eguale qualità di servizi, che deve essere assicurata a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza.

Allora, spero che questa mozione possa avere un riscontro positivo, soprattutto da parte di quanti - e, oggi, non li vedo, ahimè, presenti - si proclamano patrioti, ma che ci stanno conducendo, insieme ad altre forze politiche, verso la dissoluzione dell'unità statale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Filiberto Zaratti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00339. Per lei un massimo di dieci minuti.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, colleghe e colleghi, siamo nuovamente a discutere sull'autonomia differenziata. Purtroppo per il Ministro, questa discussione nel Paese continuerà ancora molto e molto. Voglio ricordare che la richiesta di referendum su questa legge, che è stata approvata dal Parlamento, ha raccolto ben 1.300.000 firme, che chiedono insistentemente il referendum.

Recenti sondaggi pubblicati nei giorni scorsi dicono che le cittadine e i cittadini italiani contrari all'autonomia differenziata vanno aumentando come opinione. In più, ci sono i ricorsi, presentati direttamente da alcune regioni, sull'incostituzionalità di questa legge, che saranno affrontati dalla Corte costituzionale - il primo è quello della Sardegna - già dal 12 novembre prossimo.

Allora, la prima questione che poniamo, signor Ministro, è se le sembra possibile che, in un quadro come questo, dove c'è una grandissima mobilitazione popolare, dove ci sono cinque grandi regioni che chiedono l'incostituzionalità della legge, se in una situazione come questa, laddove è presto verificato il parere della Corte costituzionale nella sede di discussione del 12 novembre, il Governo e alcune regioni comincino la negoziazione per quanto previsto dalla legge? Io ritengo, noi riteniamo assolutamente inopportuno che cominci questa la negoziazione, perché questa negoziazione, più che negoziazione, sembra una negazione di quello che sta avvenendo nel Paese. Dell'opinione dei molteplici, della stragrandissima maggioranza dei costituzionalisti non ve ne è importato nulla: li avete completamente ignorati. Della partecipazione popolare - 1.300.000 persone che, in piena estate, hanno pensato di dover firmare il referendum per chiedere l'abrogazione di questa legge - a voi non interessa. Del giudizio che darà la Corte costituzionale, da qui a un mese, rispetto alla costituzionalità del provvedimento, a voi non interessa. Io penso che stiate facendo un'operazione che sia al di là delle norme consuetudinarie della politica, che sono quelle di confrontarsi con la realtà esterna, di prendere atto e di avere rispetto di coloro che attendono un giudizio della Corte costituzionale e che, soprattutto, attendono un giudizio popolare, che ci sarà con il referendum.

Allora, rispetto a questo, penso che le forzature che state mettendo in atto e che continuano - diciamo così - rispetto alla gestione che è stata fatta di questa proposta di legge, siano forzature assolutamente sbagliate, che sottintendono, invece, la coscienza di una debolezza da parte del Governo, in modo particolare, da parte della Lega su questo argomento, la paura cioè che i cittadini, che si mobilitano, i cittadini che chiedono il referendum, possano finalmente sconfiggere questa proposta che portate avanti così insistentemente e così convintamente.

Tra le altre cose, va ricordato, signor Ministro - lei lo saprà bene, perché sarà oggetto del suo lavoro quotidiano -, che anche dai banchi della sua maggioranza, forze autorevoli, che arrivano in modo particolare dai banchi di Forza Italia, esprimono problemi fortissimi rispetto all'applicabilità e all'efficacia di questa legge. Costantemente, leggiamo sui quotidiani che esponenti di questo partito, non soltanto esponenti regionali, ma addirittura il segretario del partito e anche il Vicepresidente del Consiglio, più volte, hanno ricordato i limiti di questa legge.

Allora, è un contesto che permette di fare un lavoro accurato? È un contesto che effettivamente va incontro alle richieste e alle necessità del Paese? Io penso proprio di no, signor Ministro. Voi dovete fare i conti con la realtà, dovete vedere quello che è, che c'è fuori di voi. Io capisco che lei sta inseguendo il vecchio sogno della secessione nel nostro Paese. Lo capisco, perché non ne ha mai fatto mistero, lo ha ripetuto e dichiarato più volte, pubblicamente. Ecco, rispetto a questo, però, il Paese, di cui siamo i rappresentanti, esprime un forte dissenso, perché le italiane e gli italiani hanno un sacro rispetto, signor Ministro, dell'unità del Paese e chi la vuole infrangere, anche in un modo un po' ingannevole, come l'autonomia differenziata, deve essere sconfitto.

Ma come si può pensare - lo dico sinceramente - che le regioni possano gestire autonomamente competenze come quelle della sanità, come quelle dell'energia, come quelle della scuola, materie importantissime come quelle con i rapporti con l'Europa e con gli Stati esteri, come il commercio estero? Ma come si può pensare che le singole regioni possano affrontare questi temi da sole?

Abbiamo visto quello che è accaduto dopo il COVID. Lei ricorderà, signor Ministro, come lo ricordo io, quando mancavano i respiratori nella città martire del COVID, Bergamo, e quando le persone sono state trasferite fino a Palermo per essere salvate. Ecco, questa è la sanità che abbiamo in testa, una sanità solidale, una sanità che riguarda le italiane e gli italiani, dove ci si aiuta e ci si confronta costantemente, non quella dove ognuno fa quello che gli pare e tutela soltanto i propri interessi.

Rispetto alla capacità fiscale, come si può pensare che una regione, come il Molise, possa da sola, con la sua capienza fiscale, affrontare il problema della gestione di un servizio sanitario che possa dare a tutti i cittadini e alle cittadine molisani gli stessi servizi, così come prevede la Costituzione, del cittadino che abita in Lombardia? Ma voi sapete che questa è una cosa falsa, che non esiste? Questa vostra proposta non fa nient'altro che aumentare il divario tra le regioni più ricche e le regioni più povere.

Per non parlare del pasticcio istituzionale. In questo momento, abbiamo le regioni a statuto ordinario e le regioni a statuto speciale, che sono quelle sancite dalla Costituzione. I padri e le madri costituenti individuarono, in cinque regioni, le regioni a cui dare poteri speciali: questioni di natura territoriale, politica, etnica, di lingua, per tante ragioni. Ovviamente, quelle regioni sono state riconosciute meritevoli di poteri speciali. Poi abbiamo le regioni ordinarie, cioè tutte le altre.

Voi, con questa vicenda dell'autonomia differenziata, non create un terzo modello, cioè, le regioni speciali, le regioni ordinarie e quelle, appunto, ad autonomia differenziata, ma realizzerete 20 modelli, perché le regioni che usufruiranno delle norme della legge sull'autonomia differenziata non avranno tutte le stesse competenze. Quindi, c'è chi avrà le competenze sulla sanità, ma non sull'istruzione, chi sull'energia, ma non sulla scuola, e via discorrendo. Una babele nella quale gli imprenditori italiani, che hanno difficoltà a investire, non riusciranno più a raccapezzarsi. Ma quale sarà l'investitore straniero che viene a investire i soldi nel nostro Paese, Ministro Calderoli? Voi state destinando il nostro Paese, l'Italia, al sottosviluppo! State distruggendo anche l'economia! Per non parlare del debito pubblico! Ma chi lo pagherà il debito pubblico, signor Ministro? Soltanto le regioni che sono rimaste a statuto ordinario, solo quelle, perché evidentemente, con la capacità fiscale indipendente di ogni regione, diminuirà la capienza fiscale dello Stato centrale e, a quel punto, chi lo pagherà il debito pubblico? Lo pagheranno soltanto le regioni che rimangano a statuto ordinario.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Chiudo, signor Presidente. Voi state distruggendo sistematicamente il nostro Paese e state andando anche contro quelli che sono gli interessi delle regioni del Nord.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Ricciardi, saluto le allieve, gli allievi e i professori dell'Istituto comprensivo Scopelliti-Green, intitolato a un martire civile, il giudice Antonino Scopelliti, e a Nicholas Green, che fu, come sappiamo, una vittima innocente. Arrivano da Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi, che illustrerà anche la mozione n. 1-00340, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro Calderoli, ben trovato, ben ritrovato. Noi ormai, sulla vicenda dell'autonomia, sono da mesi che abbiamo un appuntamento fisso: lo avevamo in Commissione, lo abbiamo avuto in Aula e ci ritroviamo oggi. A distanza di qualche mese, settimana, dal dibattito, il lungo dibattito, anche dalla lunga notte che avemmo in Aula, che cosa è accaduto? È accaduto che, in poco meno di 3 mesi, un milione e mezzo di cittadine e cittadini hanno firmato una proposta referendaria, i consigli regionali hanno fatto una richiesta di verifica di incostituzionalità rispetto alla sua proposta di legge e, nel frattempo, ovviamente, è iniziato il processo di accelerazione politica da parte di alcuni presidenti di regione, targati Lega Nord, che ovviamente hanno iniziato la richiesta delle materie non LEP, di quelle materie che non rientravano nei cosiddetti livelli essenziali di prestazioni.

Già qui il primo elemento che cade all'occhio e che ci fa preoccupare è il fatto che iniziamo a moltiplicare le procedure burocratiche delle intese. Invece di andare verso una semplificazione, iniziamo ad “arravogliare” tutta la macchina burocratico-amministrativa con il surplus di intese. Poi grandi discussioni. Nelle ultime ore, nelle ultime settimane è emerso un tema che sembra quasi lapalissiano e che probabilmente anche i nostri studenti delle scuole elementari capirebbero: la preoccupazione, giustamente, rispetto alla politica estera, per l'export. Ricordo le discussioni per anni, le critiche che si facevano delle sedi regionali sparse in giro per l'Europa e per il mondo, e la preoccupazione di voler razionalizzare la spesa e, soprattutto, legittimamente il fatto che l'export è l'export del Paese.

Voi siete il Governo che ha inaugurato il Ministero del made in Italy - lasciamo stare il liceo del made in Italy, ma il Ministero del made in Italy - e tutti sappiamo quanto sia importante avere la forza e la capacità di poter promuovere il sistema Paese. Molti colleghi della sua parte politica, non del suo partito, ma della parte di Governo, vengono in Aula con la cravatta con il tricolore, e, nonostante questo, noi assistiamo, anche da questo punto di vista, a uno spacchettamento.

Il 25 settembre è stato convocato il Comitato per la definizione dei LEP, presieduto dal professor Sabino Cassese, al quale mi legava una comune militanza quando lui era presidente del Centro di ricerca Guido Dorso di Avellino; ci legava qui questa battaglia per un meridionalismo, per la rinascita di un meridionalismo. Ministro Calderoli, le devo comunicare, mio malgrado, che l'unica cosa che mi è rimasta in comune con il professor Cassese è che siamo nati entrambi nello stesso comune. Per il resto, credo che da essere stato un analista e colui che ha recuperato il principio dei 100 uomini di acciaio di Guido Dorso, si è trasformato nel recupero dei 100 uomini di plastica di questa fase politica che stiamo vivendo.

Però, come dicevano persone ben più autorevoli di me e di lei, Ministro, questo è il tempo che ci è dato vivere e questo è il tempo che viviamo. Ma veniamo agli elementi che sono scaturiti rispetto all'individuazione dei LEP. Tra i criteri, che anche i colleghi che mi hanno preceduto hanno sottolineato, noi troviamo intanto quello della definizione delle caratteristiche del territorio. Fin qui dici che va bene, giustamente bisogna adeguare, e noi siamo quelli che le hanno sempre detto, Ministro, di usare i LUP (livelli uguali di prestazione), visto che era sempre stato abusato eccessivamente il richiamo alla Germania, e non i LEP (livelli essenziali di prestazione), perché il livello essenziale di prestazione significa garantire il minimo di sopravvivenza a un territorio, o garantire l'uguale servizio, e quindi l'uguale diritto, a tutti i territori. Però, fin qui ci siamo.

La cosa che mi ha colpito, Ministro, e sulla quale sono rimasto sorpreso, perché ho sempre citato questo aspetto, quasi criticandolo - però forse Montesquieu aveva ragione quando pensò alla teoria dei climi - è che troviamo - sentite, sentite - il clima. Il Comitato CLEP dell'illustre professor Sabino Cassese ha scritto il clima, cioè noi siamo rispolverando la teoria di Montesquieu sui climi. Ma se questo è il criterio sul quale noi stiamo ponendo la riflessione, allora perché, Ministro, non l'eugenetica, perché non Darwin, perché non il fardello, non dell'uomo bianco, ma dell'uomo delle vallate del Nord, che arriva a colonizzare e farsi carico dell'arretratezza di un'altra parte del Paese?

Perché mi pare che stiamo spostando il ragionamento su questi elementi, come gli aspetti socio-demografici e come l'elemento del costo della vita. Sul costo della vita siamo d'accordo: è chiaro che, a parità di salario, vivere nel centro di Milano, nel centro di Roma, nel centro di Bologna, ha un costo superiore rispetto a qualsiasi capoluogo di provincia o d'entroterra di questo Paese.

Ma allora, Ministro, ci dica chiaramente che volete ripristinare quelle che furono abolite nel 1972, le gabbie salariali; volete ritornare alla giungla retributiva; volete ammazzare definitivamente i corpi intermedi, che sono i sindacati, e far saltare i contratti collettivi nazionali. Forse così abbiamo risolto il problema. Non era meglio, da questo punto di vista, immaginare di aumentare i salari di tutti, potendo garantire dignità - parola che è stata anche citata dagli interventi che mi hanno preceduto - e ridare dignità a tutte e tutti le lavoratrici e i lavoratori e operatori, a qualsiasi latitudine del Paese essi si trovino?

Ancora, Ministro, lei - e gliene ho dato atto in tutta la fase “distruttoria” che abbiamo vissuto nei mesi scorsi - è probabilmente nell'attuale legislatura uno degli uomini più esperti in termini legislativi, di prassi parlamentare e quant'altro. Lei ha avuto giustamente la capacità di agganciare questo provvedimento alla legge di bilancio, e queste sono cose che solo Calderoli poteva pensare. Bene, se è ancorato alla legge di bilancio, la legge di bilancio ci dovrebbe quanto meno dire questi benedetti LEP quanto costano, come si fanno, dove si fanno e quando si fanno. Tutta questa vicenda viene elegantemente bypassata.

Allora, Ministro, la nostra mozione chiede dei semplici impegni al Governo e guardi, le devo dire la verità, Ministro Calderoli, inizialmente noi pensavamo: quali sono gli impegni che noi possiamo chiedere al Governo, ma soprattutto come facciamo a convincere - mi passi la battuta cortese, Ministro - quel testone di Calderoli, visto che non siamo riusciti a convincerlo per tanti mesi? Al che, sa qual è la risposta che ci siamo dati, Ministro?

Abbiamo preso pedissequamente le posizioni del presidente della regione Calabria Occhiuto, vicesegretario di Forza Italia, e le posizioni di Antonio Tajani, Vicepremier del suo Governo. Spero di non averle recato fastidio, visto che nelle ultime ore non avete avuto un trattamento signorile nei confronti di Antonio Tajani, al quale va tutta la mia e la nostra solidarietà.

Ovviamente, quali sono questi punti sui quali chiediamo un impegno al Governo? Il primo è quello di fare una moratoria o, quantomeno, un blocco di pensiero. Aspettate che ci siano le valutazioni della Corte costituzionale: sgombriamo il campo da qualsiasi retropensiero o confusione normativa o legislativa; congelate gli iter delle trattative e delle intese in corso e aspettiamo empiricamente qual è il pronunciamento e quali sono i risultati e, sulla scorta di quelli, poi si può procedere o non procedere.

In secondo luogo, Ministro, è vero che c'è il Comitato, però, come ho sempre detto, ogni legge ha un padre e questa legge ha un padre che si chiama Roberto Calderoli. Allora, Ministro, ci ripensi rispetto ai criteri della spesa storica, del costo della vita, perché, come le ho detto prima, noi facciamo precipitare questo Paese a 50 anni fa.

Soprattutto - il terzo impegno, Ministro - una misura perequativa. Noi siamo una Repubblica, siamo un Paese fatto di eterogeneità e di diversità che sono una ricchezza, ma sono una ricchezza nella misura in cui lo Stato si preoccupa di tenerle insieme. È come un genitore che fa differenze tra un figlio e l'altro. Sono tutti figli della Repubblica e tutti meritano eguale trattamento, eguali servizi ed eguali diritti.

Ministro, soprattutto - quarto impegno che le chiediamo - fateci capire come e quando reperirete le risorse, rispettando la Carta costituzionale, all'articolo 116, per rendere attuabile il Calderoli pensiero.

In quinto luogo, Ministro, c'è un elemento che ci ha molto deluso anche durante la discussione di tutto l'iter e glielo abbiamo detto un sacco di volte: è mai possibile che si stravolga - io non sto esprimendo un giudizio di merito positivo o negativo - l'ordinamento complessivo della macchina di questo Paese ed è mai possibile che si cancelli completamente - lei che è un legislatore da tanti anni - il ruolo e la partecipazione del Parlamento?

Allora, Ministro, oggi lei ha l'opportunità di poter far rientrare in gioco le assemblee legislative, in modo che possano quantomeno discutere e valutare; e probabilmente, come dice la saggezza popolare, più di un occhio aiuta forse a riscontrare meglio qualche difetto, qualcosa che non funziona, qualcosa che si può migliorare. La dico così, in una maniera molto banale e semplice. Allora, abbia la sensibilità di coinvolgere il Parlamento su questo.

Soprattutto - sesto impegno, Ministro - ci può gentilmente far avere preventivamente, entro sei mesi dalla partenza, una valutazione dell'impatto dei costi, dell'impatto nelle regioni che faranno richiesta rispetto a quelle che non faranno richiesta di questi LEP? Si può capire, si può ragionare in una maniera un tantino scientifica, capendo qual è l'impatto? Io so benissimo, Ministro, che lei non ha la sfera di cristallo e c'è un costante divenire, ma in questi casi, secondo noi, prima di entrare come un elefante in una cristalliera, probabilmente sarebbe più utile e più saggio avere un attimo di prudenza, facendo delle valutazioni e discutendo qual è l'impatto. Infatti, come abbiamo detto tante volte - e chiudo, Presidente - se ci sono regioni che chiedono delle materie e altre regioni che non le chiedono, lo Stato centrale come si comporta, i Ministeri come si comportano? Vi è la ricaduta e l'impatto sui cittadini, a cui poco interessa il dibattito nelle Aule parlamentari, ma sono preoccupati della qualità della loro vita quotidiana: che risposta e che garanzie diamo loro?

Chiudo, Ministro. Mi ha colpito - glielo dico con il massimo del rispetto - il fatto che lei, alla manifestazione del suo partito, indossasse una maglietta recante la scritta “processate anche me”, o roba del genere. Ministro, noi non la processiamo, perché abbiamo grande rispetto per la sua persona e la reputo una persona perbene e, soprattutto, anche per rispetto del ruolo della magistratura. Però, Ministro, noi la condanniamo politicamente - questo credo che ci sia democraticamente consentito - e lavoreremo fino all'ultimo minuto utile per farla condannare dal popolo italiano, perché ci sarà un movimento di contrapposizione ad una sua proposta che non fa nient'altro che acuire le distanze e le differenze, spaccando definitivamente questa nostra delicatissima Repubblica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, Ministro, mi corre l'obbligo - oggi è il 7 ottobre - di aprire questo intervento ricordando, un anno fa, l'orrore di 1.200 persone uccise in poche ore da Hamas, che ha sconvolto il popolo israeliano e il mondo intero. Un anno dopo, a questo tragico ricordo si somma l'angoscia per un conflitto che ha provocato un numero inaccettabile di vittime, anche nel popolo palestinese, e che sta dilagando in tutto il Medio Oriente. Siamo sull'orlo del baratro: è il momento di uno sforzo diplomatico più forte da parte dell'Italia e da parte dell'Europa; non è il momento delle “sante alleanze” contro, è il momento del massimo sforzo comune per la pace.

Venendo al tema che stiamo oggi affrontando, intervenendo dopo il vicepresidente Ricciardi, che ha ben esposto i termini politici della mozione che, come gruppo del Partito Democratico, abbiamo presentato, posso approfondire alcuni degli aspetti che ritengo siano politicamente utili ad avvicinare il dibattito che si svolge in quest'Aula al dibattito che si sta svolgendo nel Paese.

Vedete, su questa riforma noi ci siamo confrontati in Commissione, abbiamo esposto posizioni diverse, siamo arrivati in Aula e siamo giunti fino a quel voto finale in Aula, con quell'immagine che spiega meglio di mille parole qual è la differenza fra chi, in quel momento e con quel voto, ha scelto di cantare l'inno nazionale, difendendo il tricolore e l'unità nazionale, e i rappresentanti di una forza politica - di cui lei fa parte - che orgogliosamente hanno esposto in quest'Aula i vessilli regionali, dando vita a quello che, forse, dopo la Pontida di ieri, possiamo anche riconoscere come il principale punto di coerenza della lunga storia politica della Lega Nord, oggi Lega Salvini Premier: l'idea di spaccare e dividere in due il nostro Paese.

Perché, effettivamente, tanto è cambiato dalle prime riunioni carbonare in cui la Lega era praticamente un movimento antisistema, ad oggi, ove nelle ultime due legislature è stata, per grande distacco, la forza politica che più ha governato, sebbene in assetti politici differenti: perché governa, oggi, con Giorgia Meloni, ma nella precedente legislatura è stata nel Governo “Conte 1” e nel Governo Draghi. Quindi, da forza antisistema, si è resa forza di sistema.

Ancora, si è passati dalla prima elezione del “Parlamento del Nord” - penso che si chiamasse così -, ove c'era addirittura un gruppo che si chiamava “comunisti padani”, alle parole che abbiamo sentito ieri del camerata Vannacci. Tante sono state le evoluzioni, però, quest'idea del federalismo, del regionalismo - a nostro avviso, del dividere, dello spaccare - è comunque un punto di coerenza che noi, pur confrontandoci aspramente, riconosciamo come un elemento distintivo di una lunghissima traiettoria politica, che ci ha visto confrontarci, ma su posizioni diverse.

Quello, però, su cui chiediamo di fare chiarezza in Aula e lo chiediamo con la nostra mozione, sono anche le posizioni degli altri. Perché, vedete, noi abbiamo sollevato il tricolore quando si è votata, insieme alle altre forze di opposizione, l'autonomia differenziata; voi avete sollevato le bandiere regionali.

Ci sono altri due gruppi, Fratelli d'Italia e Forza Italia, che sono usciti, diciamo, senza commenti. Ora, noi chiediamo anche a loro di esprimersi non solo su quello che è stato, è, può essere, per la vita concreta delle persone, perché la differenziazione c'è già, perché quando si legge nel sito - vado a vedere - del Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud che lo Stato spende 19.000 euro, in media, per ogni cittadino che vive al Nord e 14.000 euro per ogni cittadino che vive al Sud, vuol dire che questa differenziazione è già in atto nel Paese.

Quando, però, si va a prendere una posizione politica e, ad esempio, cito Antonio Tajani, che dice: “Noi di Forza Italia abbiamo detto che prima si fanno i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, in tutte le regioni, poi si fa l'autonomia”, e Antonio Tajani è Vice Presidente del Consiglio e dice questo a L'Arena, noi chiediamo semplicemente che le posizioni che siano espresse a L'Arena valgano anche in Parlamento, e qui siamo in una sede dove si possono prendere degli impegni. Cosa farà Forza Italia di fronte a questa presa di posizione, che è contenuta nella nostra mozione? Voterà con noi sulla nostra mozione? Chiederà alla maggioranza di mettere nero su bianco che prima si fanno i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, e si garantiscono attraverso le risorse che servono per poterli garantire in tutte le regioni e, poi, si fa l'autonomia o prenderà una posizione diversa? Noi chiediamo chiarezza.

C'è un confronto molto forte nel Paese in atto, c'è stato un fenomeno di raccolta firme che vi invito a considerare come un elemento di importanza, di ricchezza per il Paese. Noi poniamo sempre, da punti di vista diversi, il tema della scarsa partecipazione alla vita politica, della scarsa partecipazione ai momenti elettorali: ebbene, ad agosto, in poche ore, migliaia e migliaia di persone, online e in presenza, facendo file ai banchetti, hanno raccolto le firme per un referendum. Questo elemento, che sta accendendo un confronto nel Paese, è un elemento che ha bisogno di chiarezza anche dalle forze politiche che sono in Parlamento. Si possono avere idee diverse - noi le abbiamo sicuramente -, ma si deve essere coerenti fra quello che si dice fuori dal Parlamento, nelle interviste, nelle azioni, e quello che si vota in Aula, altrimenti, veramente, il Parlamento perde di ogni significato. Queste mozioni ci offrono l'occasione di chiarezza su questo punto specifico, poi su altri ci potremo dividere. Cosa farà Forza Italia? Cosa farà Fratelli d'Italia? Cosa farà la Lega lo sappiamo già, lo rivendicate a testa alta, ma noi pensiamo che sia un errore.

E vengo alla conclusione del mio intervento, per porre un argomento in più. Al di là dei problemi che ci saranno con l'autonomia differenziata, la discussione, il rinvio di tantissime questioni, la definizione del nuovo assetto, l'autonomia differenziata ci stanno impedendo di affrontare, forse, con la dovuta urgenza, alcuni problemi che già oggi stanno vivendo, in termini di differenziazione, i cittadini. Penso alla drammatica condizione del trasporto pubblico locale. Abbiamo presentato un'interpellanza urgente al Governo nelle scorse settimane, abbiamo chiesto al Governo di prendere contezza di quello che dice la Conferenza delle regioni. Servono 1.700.000.000 di euro per il trasporto pubblico locale, 900 milioni di euro per il rinnovo dei contratti, 800 milioni per l'adeguamento Istat dell'inflazione. Queste risorse sono indispensabili per garantire un servizio efficiente ai cittadini e questa assenza di queste risorse già sta generando enormi diseguaglianze, soprattutto nelle aree interne, soprattutto nelle periferie, soprattutto nei luoghi dove è più difficile, dove non c'è alternativa all'auto privata per poter accompagnare i figli a scuola, per poter andare al lavoro.

E noi a questa richiesta delle regioni, di tutte le imprese - perché l'hanno chiesto tutte le imprese, insieme, tante volte, in questi mesi, - di tutti i sindacati - e il prossimo 8 novembre avremo uno sciopero di 24 ore, senza fasce orarie, proclamato da tutti i sindacati (CGIL, CISL, UIL, Faisa-Cisal, UGL) -, di fronte a questa necessità, non si può sempre rispondere “stiamo ragionando sui criteri, stiamo capendo come faremo gli accordi”, perché, nel frattempo, si sta bloccando il Paese oggi. E gli stessi che dicono “stiamo disegnando un nuovo Paese” sono gli stessi che questo Paese lo stanno bloccando, perché siete al Governo, non siete all'opposizione. Non potete, ogni volta, risponderci che lo farete quando avrete cambiato tutto, perché siete - e mi rivolgo nei confronti della Lega - la forza politica che più a lungo ha governato negli ultimi 7 anni e, quindi, avete una responsabilità anche nei confronti dei problemi che ci sono oggi. Non si può sempre trovare un capro espiatorio, “un chiodo espiatorio” per dire che è colpa di qualcun altro, di qualcos'altro, ci sono delle responsabilità da assumersi oggi.

E quindi vi chiediamo, davvero, attraverso queste mozioni, di fare chiarezza sul fatto che - come dice, citandolo ancora una volta, il Vice Presidente del Consiglio Tajani, che mi auguro possa tenere la stessa posizione che tiene fuori anche all'interno di quest'Aula - prima si fanno i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, in tutte le regioni, e poi si fa l'autonomia. Quindi, che almeno questa discussione sulle mozioni metta in chiaro questo punto e sgombri il campo da tutto il resto. Inoltre, chiediamo di non usare il tema delle riforme, dell'autonomia differenziata come alibi per non occuparvi delle urgenze di cui vi dovete occupare, a partire dall'emergenza trasporti e dall'emergenza del trasporto pubblico locale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. Mi scuso anticipatamente se non sarò breve, ma siamo di fronte a mozioni che, complessivamente, prevedono 81 premesse e 39 impegni. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, permettetemi di dissentire dal contenuto delle mozioni in discussione, con cui vengono reiterate, già nelle articolate premesse, varie critiche al processo di attuazione dell'autonomia differenziata. Al riguardo, rinvio per una più analitica disamina agli interventi da me precedentemente svolti nel corso dell'iter parlamentare della legge sull'autonomia differenziata, che già offrono compiute risposte a tali critiche. Desidero, peraltro, soffermarmi sui principali profili affrontati dalle mozioni, negli impegni rivolti al Governo più direttamente attinenti alla tematica dell'autonomia differenziata.

In termini generali, sottolineo che occorre ora assicurare l'applicazione delle disposizioni di legge appena entrate in vigore. Rispetto ad esse, non possono trovare seguito i tentativi di inattuazione - quando non di vera e propria violazione - quali conseguirebbero a molti degli argomenti svolti con le mozioni. Nel corso dei procedimenti relativi alle intese, potranno essere valutati, in concreto e in dialogo con le regioni richiedenti, dal Governo e dal Parlamento, taluni dei temi astrattamente evocati dai presentatori in riferimento a molteplici profili, ad esempio con riguardo alle singole politiche di settore. Le mozioni, innanzitutto, intervengono sul tema del rapporto fra la determinazione dei LEP e i negoziati per l'attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia. Esse, in particolare, richiedono, al fine dello stesso avvio dei negoziati, la previa determinazione e il finanziamento dei LEP, sia rispetto ai negoziati per le materie LEP, sia rispetto ai negoziati per le materie non LEP. In proposito, osservo che l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione non prevede queste forme di condizionalità, limitandosi a prescrivere il rispetto dei principi di cui all'articolo 119 della Costituzione.

Pur in assenza di un vincolo costituzionale, la legge ha comunque ritenuto, nelle materie e ambiti di materie LEP, di subordinare l'attribuzione delle relative funzioni alla previa determinazione dei medesimi LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard. Inoltre, qualora dalla determinazione dei LEP derivino nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, il trasferimento potrà avere luogo solo successivamente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di finanziamento delle risorse finanziarie volte ad assicurare i LEP sull'intero territorio nazionale, ivi comprese le regioni che non hanno sottoscritto le intese. Tanto premesso sul piano giuridico, sul piano politico generale il Governo ritiene che la legge di attuazione sull'autonomia differenziata, definendo il quadro procedurale necessario all'attuazione delle citate disposizioni costituzionali, abbia finalmente posto le premesse per superare lo stallo ultraventennale che ha impedito, da un lato, la determinazione dei LEP e, dall'altro, l'attribuzione alle regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.

Per le materie non LEP, è, ancora una volta, la stessa legge ad escludere la condizionalità e a consentire l'avvio dei negoziati fin da subito.

In relazione all'esigenza di prevedere il trasferimento delle funzioni solo successivamente o contestualmente all'adozione di misure organiche di perequazione, di cui all'articolo 119 della Costituzione, per i territori con minor capacità fiscale e all'attivazione di poteri sostitutivi per prevenire o far cessare fenomeni di disuguaglianza e inefficienza, osservo che la piena attuazione delle misure organiche di perequazione, di cui all'articolo 119 della Costituzione, rappresenta un tassello del completamento del federalismo fiscale, previsto dalla legge n. 42 del 2009. Tale completamento è indicato dal PNRR come uno degli obiettivi di sistema del Piano medesimo. Si parla, infatti, di riforma abilitante. Entro il termine previsto dal Piano per il completamento di questa operazione, ovvero il primo trimestre del 2026, dovranno essere, quindi, definiti non solo i costi e i fabbisogni standard dei LEP, ma anche messi a regime i relativi meccanismi di perequazione per i territori con minor capacità fiscale, secondo l'impianto della legge n. 42 del 2009 e del decreto-legislativo n. 68 del 2011. In tale ambito, è dunque ricompresa anche l'istituzione del Fondo perequativo. Non sussiste, evidentemente, alcuna interdipendenza fra il completamento del federalismo fiscale cosiddetto simmetrico, ivi comprese le misure organiche di perequazione per i territori con minore capacità fiscale, e l'attuazione dell'autonomia differenziata. Tuttavia, a ulteriore conferma dell'attenzione del Governo per la piena attuazione del federalismo fiscale anche nel contesto dell'attuazione dell'autonomia differenziata, rammento che il tema della perequazione è esplicitamente contemplato nell'ambito della legge di attuazione, anche con riguardo alla cosiddetta perequazione infrastrutturale. Quest'ultima è stata oggetto di ulteriore specifica attenzione da parte del legislatore. Si vedano, per esempio, gli interventi sulle ZES unica e quelli dedicati alla rifinalizzazione delle risorse del Fondo perequativo infrastrutturale.

Va poi ricordato che il Fondo perequativo è oggetto di uno specifico principio e criterio direttivo nell'ambito della legge di delega fiscale. In proposito, confermo che il Governo è al lavoro per assicurare il coerente esercizio della delega, per il quale sono in corso appositi tavoli tecnici. Quanto alla definizione e stanziamento delle risorse da destinare ai LEP, osservo che la legge sull'autonomia differenziata, coerentemente con il suo contenuto essenzialmente procedurale, non stanzia direttamente risorse finanziarie aggiuntive per il finanziamento dei LEP; non per questo esclude la necessità di risorse aggiuntive, tant'è vero che espressamente prevede che, qualora dalla determinazione dei LEP derivino nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, il trasferimento delle funzioni possa intervenire solo successivamente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di stanziamento delle risorse finanziarie volte ad assicurare i medesimi livelli essenziali. Al contrario, la mancata previsione di stanziamenti aggiuntivi nel testo della legge quadro, è coerente con la sua impostazione, in base alla quale tale necessità potrà essere valutata solo dopo l'individuazione dei LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard; prima sarebbe del tutto arbitrario avanzare stime sull'entità del fabbisogno di risorse aggiuntive necessarie al loro finanziamento.

Peraltro, il tema della previa determinazione dei LEP ha una portata più generale, potendo interessare anche materie ulteriori rispetto a quelle di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. In proposito, nell'ottica di ampliare la prospettiva di osservazione dei LEP, è stato istituito un apposito sottogruppo nell'ambito del CLEP, il Comitato tecnico-scientifico presieduto dal professor Cassese, che sta procedendo all'individuazione dei LEP nelle materie ulteriori rispetto a quelle suscettibili di autonomia differenziata di competenza esclusiva dello Stato o residuale delle regioni, cosa di cui tutti, fino ad oggi, si sono dimenticati. È lo stesso CLEP, quale organismo tecnico a cui va il mio ringraziamento, che sta approfondendo, in un altro sottogruppo, il metodo per la determinazione dei costi e fabbisogni standard, in modo da renderli adeguati alle esigenze degli enti. L'esperienza già maturata per i comuni è assai utile. Le ricostruzioni legate all'introduzione di presunte gabbie salariali o simili sono prive di ogni fondamento.

A fronte delle preoccupazioni dei proponenti circa l'impatto sulle regioni che non siano parte delle intese, ricordo che la legge quadro contiene diverse clausole di invarianza finanziaria, volte a garantire la neutralità delle intese e il pieno rispetto del principio costituzionale del pareggio di bilancio. Inoltre, la legge ribadisce che anche le regioni destinatarie di forme e condizioni particolari di autonomia possano concorrere agli obiettivi di finanza pubblica, anche nel quadro della nuova governance europea. Ancora, la legge prevede esplicitamente l'invarianza finanziaria per le regioni non richiedenti e la garanzia delle risorse per interventi di coesione e perequativi. In proposito, non posso esimermi dall'osservare che lo schema concettuale sotteso alla legge quadro sotto il profilo del quadro della compatibilità finanziaria prefigura modalità di attuazione dell'autonomia differenziata che non richiedono necessariamente l'aumento del volume di spesa pubblica, ma, anzi, preludono alla possibilità di una maggiore efficienza nella gestione delle nuove funzioni trasferite alle regioni, anche in virtù della prossimità alle specifiche esigenze e ai bisogni dei territori, così da poter ingenerare addirittura minori fabbisogni di spesa rispetto alla spesa storica.

Quanto al tema del coinvolgimento del Parlamento, non ripeto quanto già più volte osservato circa le numerose disposizioni della legge che già prevedono la partecipazione delle Camere nel percorso volto alla definizione delle intese e alla determinazione dei LEP. Osservo, peraltro, che taluni degli impegni formulati dalle mozioni sono superati dall'accoglimento alla Camera, nel corso dell'esame della legge di attuazione, di ordini del giorno. Ne consegue che il Governo già si è impegnato a garantire forme ulteriori di informazioni al Parlamento, in particolare con riferimento agli schemi di DPCM per il trasferimento di beni e risorse conseguenti all'attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia e a quelli di aggiornamento dei LEP. Analogamente, il Governo già è tenuto a favorire supporto istruttorio, in particolare attraverso la predisposizione di strumenti di analisi dell'impatto dell'attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia. Ricordo che, sulla base della legge n. 86 del 2024 e della normativa vigente, il Governo dovrà assicurare il più ampio supporto conoscitivo alle Camere. Ciò si realizza, innanzitutto, attraverso una serie di obblighi di informazione e relazione alle Camere che accompagnano il percorso di definizione e attuazione dell'intesa, già prima, nell'avvio del negoziato, e anche con riferimento all'adozione delle misure perequative espressamente previste dalla legge. In proposito, permettetemi di richiamare la lettera inviata alle Camere lo scorso 25 settembre, che contiene una compiuta informativa al Parlamento sugli atti di iniziativa trasmessi da quattro regioni e sul percorso procedurale che il Governo si accinge a intraprendere con le regioni richiedenti.

In una prospettiva di piena trasparenza nell'attuazione del processo di autonomia differenziata, vi segnalo inoltre che sul sito del Dipartimento per gli affari regionali sarà a breve disponibile un quadro sinottico, elaborato dai miei uffici, delle materie richieste dalle regioni, articolato per singole funzioni. Sarà, inoltre, lanciato un sito istituzionale specificatamente dedicato al tema dell'autonomia differenziata.

Sempre sul supporto istruttorio che il Governo deve garantire al Parlamento, la normativa vigente impone il ricorso a strumenti conoscitivi le cui finalità, contenuto e modalità di predisposizione sono compiutamente disciplinate. Basti ricordare la relazione tecnica che, sulla base della legge n. 86, deve essere allegata allo schema di intesa preliminare e che consentirà alle Camere di valutare la congruità delle risorse a trasferire, rispetto ai fabbisogni di spesa delle materie LEP e non LEP oggetto di attribuzione. Inoltre, come ribadito anche in sede di accoglimento alla Camera dei deputati di un ordine del giorno in materia a firma Barelli, ricordo ai proponenti che, in base alla normativa vigente, il Governo è tenuto a trasmettere al Parlamento l'analisi di impatto della regolamentazione, la cosiddetta AIR, in relazione al disegno di legge governativo cui è allegata l'intesa e agli stessi schemi d'intesa preliminare. Tale strumento metterà ulteriormente il Parlamento nelle condizioni ottimali per una compiuta verifica dei costi e dei benefici, nonché dell'impatto dell'autonomia differenziata su territori, cittadini e imprese. Quanto alle specifiche prerogative che la legge n. 86 del 2024 attribuisce allo Stato, nel procedimento di definizione dell'intesa, ad esempio circa la limitazione dell'oggetto del negoziato o in relazione alla garanzia da parte delle regioni dei LEP, esercizio del potere sostitutivo e cessazione dell'intesa, ricordo che esse sono state introdotte a garanzia di precisi valori costituzionali espressamente richiamati nelle disposizioni, a partire dalla tutela dell'unità giuridica ed economica, l'indirizzo rispetto a politiche pubbliche prioritarie, tipo la coesione e la solidarietà sociale. Il Governo intende avvalersi di tali prerogative ove ne ricorrano i presupposti in tutte le materie che rientrano nel perimetro dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, e non solo in quelle menzionate dalla mozione Silvestri. Ciò si potrà verificare allorché, sulla base di una valutazione della fattispecie concreta, ricorrano le condizioni previste dalle disposizioni richiamate a tutela dell'unità della Repubblica. Quanto poi all'ipotesi, già prospettata nel corso dell'esame parlamentare della legge, di un'ulteriore perimetrazione nell'ambito di applicazione dell'autonomia differenziata, giustificata dalla materia su cui la richiesta regionale insiste o dal fatto che la stessa sia oggetto di contenzioso europeo, essa non appare coerente con l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, né con la legge n. 86. Non è consentito stabilire una preventiva esclusione di singole materie o ambiti di materie, ciò non toglie che il Governo potrà tenere conto, in sede di negoziato, delle eventuali procedure di infrazione o della natura della materia e delle funzioni di cui si chiede l'attribuzione.

Una valutazione del genere dovrà necessariamente essere svolta in relazione al caso concreto e alle specifiche funzioni richieste e non, come vorrebbe la mozione, in base a un'astratta valutazione preventiva. La legge sull'autonomia differenziata è diretta a dare attuazione al dettato costituzionale e contiene tutta una serie di presìdi a garanzia dei principi costituzionali e dei vincoli europei, tra cui rientra anche il principio della coesione economica, sociale e territoriale. In tale ottica va letta anche l'esplicita garanzia del principio di insularità, contenuta nella legge, oltre che l'impegno, già espresso dal Governo, in sede di accoglimento di uno specifico ordine del giorno alla Camera per una specifica attenzione per i territori transfrontalieri e di montagna. Con riferimento, infine, all'impatto dell'autonomia differenziata sulle regioni a statuto speciale, osservo che la specialità di queste ultime non viene in alcun modo pregiudicata dalla legge n. 86, ma anzi garantita e salvaguardata dal rinvio espresso alla clausola di maggior favore di cui all'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001. Tale rinvio implica la facoltà, anche per le regioni a statuto speciale, di richiedere più ampie forme di autonomia sulla base del percorso delineato dalla legge n. 86 del 2024.

Ricordo che il tema della specialità regionale è oggetto di un più ampio confronto e approfondimento tra il Governo, le regioni a statuto speciale e le province autonome, avviatosi in occasione del Festival “Italia delle regioni”, svoltosi a Torino nel 2023, con la consegna al Presidente del Consiglio da parte dei rappresentanti delle autonomie speciali di una bozza volta ad adeguare gli statuti di autonomia alla riforma del Titolo V della Costituzione.

Concludendo, rispetto alle premesse che sono state svolte negli interventi, io intendo dare attuazione - perché su quello ho giurato - alla Costituzione. E, quindi, se in Costituzione ci sono gli articoli 116, 107 e il 119, io credo che debbano essere attuati, così come la legge n. 86. Il collegamento alla manovra di bilancio, onorevole Ricciardi, purtroppo, devo dire, non è merito mio, perché sono stato preceduto dall'allora Ministro Boccia e da tutti coloro che lo hanno seguito nei tempi e negli anni successivi. Quindi, io non ho fatto che replicare tutto quello che aveva fatto il Ministro Boccia e, in successione, anche la Ministra che è venuta dopo di lui.

PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Ricordo che, nella giornata di domani, alle ore 12,30 è convocato il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Prima di dare lettura dell'ordine del giorno della seduta di martedì 8 ottobre 2024, saluto gli studenti - giovanissimi - e le studentesse con i loro professori dell'Istituto comprensivo 4, come “I magnifici 4”, di Chieti. Benvenuti alla Camera dei deputati.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 8 ottobre 2024 - Ore 10,30:

1. Svolgimento di interrogazioni .

(ore 15)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni in materia di lavoro (Testo risultante dallo stralcio, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023, degli articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532​). (C. 1532-bis-A​)

Relatrice: NISINI.

3. Seguito della discussione delle mozioni Polidori, Vietri, Loizzo, Semenzato ed altri n. 1-00204, Di Biase ed altri 1-00209, Sportiello ed altri n. 1-00214, Zanella ed altri n. 1-00337, Bonetti ed altri n. 1-00343 e Boschi ed altri n. 1-00344 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura del tumore al seno .

4. Seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00316, Appendino ed altri n. 1-00327, Grimaldi ed altri n. 1-00328, Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335 e Peluffo ed altri n. 1-00338 concernenti iniziative per il rilancio produttivo e occupazionale degli stabilimenti italiani di Stellantis .

5. Seguito della discussione delle mozioni Ghirra ed altri n. 1-00326, Quartini ed altri n. 1-00329, Faraone ed altri n. 1-00333, Gribaudo ed altri n. 1-00334, Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341 e Bonetti ed altri n. 1-00342 concernenti iniziative in materia di parità di genere, con particolare riguardo alle condizioni lavorative, economiche e sociali delle donne .

6. Seguito della discussione della proposta di legge:

CHIESA ed altri: Riconoscimento del relitto del regio sommergibile " Scirè " quale sacrario militare subacqueo. (C. 1744​)

Relatrice: CHIESA

7. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

BICCHIELLI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019. (Doc. XXII, n. 31-A)

Relatrice: SEMENZATO.

8. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia.

(C. 976-A​)

Relatrice: BORDONALI.

9. Seguito della discussione del testo unificato dei disegni di legge:

Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946. (C. 1168​-1318​-1371​-1452​-1572-A​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

10. Seguito della discussione delle mozioni Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309, Zaratti ed altri n. 1-00339 e Sarracino ed altri n. 1-00340 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata, con particolare riguardo alla prioritaria definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche al fine di ridurre il divario tra le diverse aree del Paese .

La seduta termina alle 13.