XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
dall'11 al 22 novembre 2024 si terrà a Baku (Azerbaigian) la 29a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop29). Le priorità negoziali della Cop29 di Baku verteranno principalmente su specifici temi riguardanti la finanza climatica, tra cui:
a) la definizione di nuovi obiettivi collettivi quantificati (New Collective Quantified Goals o Ncgqs) al fine di determinare l'entità delle risorse finanziarie che i Paesi sviluppati dovranno stanziare a partire dal 2025 e rispondere quindi alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo nella lotta contro il cambiamento climatico;
b) l'operazionalizzazione dell'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che è volto a creare mercati del carbonio più efficaci che consentano di canalizzare i finanziamenti verso progetti di energia pulita necessari per garantire la riduzione delle emissioni ed evitare pratiche di greenwashing;
c) l'incremento delle risorse destinate al Fondo perdite e danni, il cui ammontare è ancora troppo esiguo per rispondere alle perdite e ai danni stimati a livello globale, e il coinvolgimento del settore privato al fine di massimizzarne l'impatto;
d) lo sviluppo e l'implementazione dei piani nazionali di adattamento (national adaptation plans o Naps), che identificano le vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali, ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici;
in occasione della 28a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28) di Dubai, le Parti hanno conseguito diversi risultati importanti, tra cui:
a) la conclusione del primo global stocktake (Gst), ossia il processo di valutazione intermedia dei progressi verso gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, i cui risultati hanno evidenziato un divario significativo negli impegni per mantenere l'aumento della temperatura media globale entro i 1.5 °C, richiedendo una riduzione più rapida e profonda delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 43 per cento entro il 2030. In tale contesto, le Parti sono state esortate a intraprendere azioni al fine di raggiungere la triplicazione di capacità di energia rinnovabile e il raddoppio dei miglioramenti dell'efficienza energetica su scala globale, nonché l'accelerazione degli sforzi per la riduzione graduale dell'energia da carbone che non può essere abbattuta (unabated coal power), la graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili non efficienti e altre misure per la transizione dei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo;
b) l'istituzione del Fondo per le perdite e i danni (loss and damage Fund) – con una dotazione di circa 700 milioni di dollari – a sostegno dei Paesi particolarmente vulnerabili che subiscono maggiormente le conseguenze dei cambiamenti climatici;
c) la definizione del quadro dell'obiettivo globale di adattamento (global goal of adaptation), volto a potenziare la capacità di adattamento, a rafforzare la resilienza e a ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici a livello globale. Tuttavia, tale quadro, presenta ancora delle carenze sostanziali in termini di quantificazione e misurazione degli obiettivi e di mobilitazione dei finanziamenti, delle tecnologie e delle capacità di adattamento (cosiddetti mezzi di attuazione);
il 20 marzo 2023, l'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) ha concluso la pubblicazione del sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici (AR6) con il rapporto di sintesi (synthesis report – Syr) che ritenga i risultati dei tre gruppi di lavoro – Le basi fisico-scientifiche (2021), Impatti, adattamento e vulnerabilità (2022), Mitigazione dei cambiamenti climatici (2022) – e dei tre rapporti speciali – Riscaldamento globale di 1.5 (2018), Climate change and land (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019);
i principali risultati del rapporto di sintesi mostrano che: a) l'entità dei cambiamenti nel sistema climatico causati dalle emissioni antropiche è senza precedenti nella storia dell'umanità; b) il cambiamento climatico causato dall'uomo sta aumentando la frequenza, l'entità, l'estensione spaziale e la durata degli eventi meteorologici estremi in ogni regione del mondo; c) nonostante i progressi nella pianificazione e nell'attuazione dell'adattamento, esistono lacune e limiti nell'adattamento; d) attualmente i contributi determinati a livello nazionale (Ndc), considerati collettivamente, non sono sufficienti per mantenere il limite di aumento della temperatura globale entro 1,5 °C;
i risultati dell'ultimo rapporto dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) mostrano uno scenario caratterizzato da livelli record delle temperature globali nei prossimi cinque anni, stimando una probabilità del 66 per cento che la temperatura globale media annuale tra il 2023 e il 2027 sarà superiore di oltre 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali;
lo scenario di emissioni zero nette al 2050 in linea con 1,5 gradi dell'Agenzia internazionale dell'energia indica che non c'è più spazio per nuove esplorazioni e nuova produzione di combustibili fossili;
le crisi dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, della desertificazione, dell'inquinamento, nonché il degrado delle terre, delle acque e degli oceani sono fortemente interconnesse e si rafforzano reciprocamente;
la crisi climatica ed ecosistemica impatta sulle società umane producendo povertà, aumento delle diseguaglianze, instabilità geopolitica, insicurezza, conflitti e migrazioni forzate;
gli impegni assunti dai Paesi firmatari dell'Accordo di Parigi, definiti nella nomenclatura Onu «Contributi determinati a livello nazionale», sono in molti casi insufficienti in termini di obiettivi di decarbonizzazione, oppure carenti nei dettagli sulle politiche necessarie al loro raggiungimento;
in materia di adattamento, benché si registrino nel mondo iniziative positive per la resilienza delle popolazioni, delle economie e degli ecosistemi, i livelli di investimento rimangono troppo bassi, e il quadro rimane frammentato, con progetti spesso sviluppati senza coerenza né coordinamento a livello internazionale, con impatti negativi sulla loro efficacia generale. Ciò è dovuto a una governance fragile, specialmente nei Paesi del Sud globale, e a una carenza di risorse finanziare dedicate;
secondo il rapporto United nations framework convention on climate change, queste tendenze preoccupanti derivano da una finanza globale, sia pubblica sia privata, poco attenta alle necessità della transizione e ancora troppo legata alle fonti fossili. Nei pochi casi in cui i finanziamenti sono effettivamente indirizzati a progetti di mitigazione e adattamento, essi sono distribuiti in maniera diseguale, a scapito soprattutto dei Paesi più poveri;
in linea con le evidenze scientifiche dell'Ipcc, il contesto di crisi richiede urgentemente di accelerare l'azione e di aumentare l'ambizione globale in questo decennio critico. In particolare, limitare il riscaldamento a circa 1,5 °C richiede che le emissioni globali gas climalteranti raggiungano il picco entro il 2025 e siano ridotte del 43 per cento entro il 2030 e del 60 per cento entro il 2035, rispetto al 2019;
il passaggio verso un'economia neutra dal punto di vista climatico, in linea con l'obiettivo di 1,5 °C, richiede l'eliminazione globale dell'utilizzo dei combustibili fossili e il raggiungimento del picco nel loro consumo in questo decennio. In questo contesto, il settore energetico dovrà essere decarbonizzato entro il 2030, anche in considerazione dei potenziali benefici multipli sulla salute umana e la qualità dell'aria, la creazione di posti di lavoro e la sicurezza energetica;
le tecnologie di abbattimento delle emissioni che non danneggiano significativamente l'ambiente esistono in scala limitata e devono essere utilizzate per ridurre le emissioni principalmente nei settori hard to abate e che le tecnologie di rimozione devono contribuire alle emissioni negative globali. Tali tecnologie non devono essere utilizzate per ritardare l'azione climatica nei settori in cui sono disponibili alternative di mitigazione fattibili, efficaci e a basso costo;
per perseguire obiettivi globali compatibili con 1,5 °C entro il 2030, occorre un aumento rapido dell'efficienza energetica e dello sviluppo delle energie rinnovabili. In particolare, come affermato alla Cop28 di Dubai, occorre triplicare la capacità installata di energia rinnovabile e raddoppiare gli obiettivi di efficienza energetica entro il 2030. Parimenti essenziale è promuovere il risparmio energetico e procedere verso l'eliminazione completa di produzione e consumo di energia derivante dai combustibili fossili. Queste iniziative implicano un lavoro congiunto con i Paesi in via di sviluppo. Ciò include il potenziamento delle loro strutture istituzionali e la fornitura di supporto tecnico e finanziario, il tutto finalizzato a garantire che i vantaggi della transizione, inclusi l'accesso all'energia e la sicurezza energetica, siano condivisi universalmente;
l'azione climatica crea numerose opportunità per l'economia nazionale e la crescita economica, tra cui: l'aumento degli investimenti, della competitività e dell'innovazione, la creazione di posti di lavoro; ma anche per le persone, in termini di migliori standard di vita, salute, lavori dignitosi, sistemi alimentari sostenibili e prezzi accessibili dell'energia;
per sfruttare al meglio il vantaggio competitivo europeo occorre inquadrare la prospettiva dello sviluppo industriale nell'ottica della decarbonizzazione e gestire la transizione delle filiere legate a prodotti e tecnologie obsolete rispetto alla visione della neutralità tecnologica. Azioni non coordinate o unilaterali verso la decarbonizzazione dell'industria determinano rischi di competitività e di efficacia dell'azione climatica e, dall'altro lato, azioni protezionistiche a fini ambientali possono essere percepite dai Paesi del Sud globale come discriminatorie;
gli attuali accordi di finanziamento devono essere rafforzati per aumentare le risposte alle perdite e danni derivanti dagli effetti avversi dei cambiamenti climatici e affrontare le lacune esistenti. A tal fine, occorre utilizzare il potenziale delle banche multilaterali di sviluppo e delle istituzioni finanziarie internazionali, tra cui il gruppo della Banca Mondiale, il Fondo monetario internazionale e la Banca europea per gli investimenti, per contribuire agli accordi di finanziamento per rispondere alle perdite e ai danni;
è necessario definire con precisione un calendario per l'abbandono delle fonti fossili: secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, per raggiungere gli obiettivi di limitazione del cambiamento climatico, sarà necessario non solo bloccare la ricerca di nuovi pozzi petroliferi, ma anche arrestare la produzione di una parte di quelli già attivi;
migliorare la capacità di adattamento e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici è fondamentale per la sicurezza del Paese. In questo senso, strategie e piani nazionali di adattamento olistici, inclusivi ed efficacemente attuati assumono un ruolo centrale per la sicurezza dei cittadini. L'Onu raccomanda una maggiore cooperazione internazionale in materia di scambio di buone pratiche, in particolare a livello regionale: nel caso dell'Italia, questo potrebbe avvenire soprattutto in ambito mediterraneo;
il rapporto United nations framework convention on climate change sottolinea l'importanza di una gestione oculata del territorio, in quanto gli ecosistemi possono offrire un contributo considerevole nella lotta al cambiamento climatico. In particolare, un ruolo di fondamentale importanza è attribuito alla protezione delle foreste, che per la loro capacità di assorbimento dell'anidride carbonica rappresentano un alleato naturale nella lotta al cambiamento climatico;
il sistema finanziario globale non è sufficientemente impegnato nel sostegno alla transizione, in modo particolare nel Sud del mondo. La necessità di intensificare gli sforzi per accelerare la transizione energetica, specialmente da parte delle economie avanzate a beneficio dei Paesi più poveri, è emersa dal summit africano sul clima, tenutosi a Nairobi all'inizio del mese di settembre 2023. I Paesi africani, riuniti in quell'occasione sotto la presidenza kenyota di William Rufo, hanno sottolineato gli squilibri globali e di come l'Africa, il continente che sia in termini demografici sia in termini economici è destinato a crescere di più in questo secolo, sia pressoché assente nei piani della finanza globale per il clima;
nell'architettura finanziaria globale e nelle relazioni con il Sud del mondo, l'Italia ha un ruolo di primo piano essendo uno dei principali attori economici in Africa. Tuttavia, la gran parte degli investimenti italiani è rappresentata da progetti per lo sfruttamento delle fonti fossili. Inoltre, questi investimenti beneficiano del sostegno delle finanze pubbliche, e quindi dei contribuenti, essendo spesso garantiti da Sace, società direttamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
in materia di investimenti e progetti di sviluppo privati, nel rapporto United nations framework convention on climate change si menziona anche la necessità di intervenire dal punto di vista del credito e delle garanzie statali sugli investimenti diretti esteri, in un'ottica di abbandono del sostegno ai progetti fossili;
né le partecipate di Stato che si occupano di idrocarburi, come Eni, né Sace, né altre grandi società italiane attive a livello globale nel settore degli idrocarburi hanno adottato una strategia compatibile con gli impegni assunti dal nostro Paese in sede europea e Onu in materia di cambiamento climatico;
la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento tenuto all'Assemblea Generale dell'Onu del 23 settembre 2024, ha riconosciuto il cambiamento climatico tra le maggiori sfide del nostro tempo e come fattore di rischio per la sicurezza internazionale;
a margine della settimana di alto di livello della 79a Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato l'Inviato Speciale per il Clima e Ministro dell'industria degli Emirati Arabi Uniti, Sultan al-Jaber. Al centro del colloquio, le opportunità di investimento e di collaborazione tra Italia e Emirati Arabi Uniti, con particolare riguardo al settore delle rinnovabili e ai progetti di interconnessione. L'incontro ha anche permesso di approfondire possibili iniziative comuni in Africa, nel quadro del Piano Mattei – che andrebbe opportunamente implementato per garantire il conseguimento degli obiettivi fissati – e del Processo di Roma su migrazioni e sviluppo, con un focus specifico sulle energie rinnovabili;
gli effetti del cambiamento climatico su stabilità e sicurezza sono sempre più evidenti, tanto che sempre più Stati e organizzazioni internazionali si stanno attrezzando per integrare il nesso tra clima e sicurezza nelle proprie strategie di proiezione globale. Una riflessione strategico-operativa sul nesso clima-pace-sicurezza rappresenta un passaggio necessario e obbligato per la proiezione dell'Italia nel Mediterraneo e in Africa e per la stessa sicurezza del nostro Paese;
l'Italia si trova al centro di una regione, quella del Mediterraneo allargato, in cui l'impatto del cambiamento climatico interagisce con fattori pre-esistenti di instabilità, rischiando di esacerbare crisi esistenti e di crearne di nuove a livello locale, nazionale e transnazionale, con ricadute che coinvolgono direttamente anche l'Italia e l'Europa. Per questo l'Italia ha un interesse prioritario nello sviluppare un quadro di policy che integri in modo sistematico la dimensione clima in tutte proprie le strategie e iniziative di politica estera e sicurezza;
l'Italia, grazie alle sue caratteristiche geografiche, culturali e politiche, alle sue competenze tecniche e tecnologiche e all'impegno diplomatico profuso, ricopre un ruolo di rilievo nel Mediterraneo e dispone del potenziale per assumere un ruolo di «ponte» non solo fra le due sponde del Mediterraneo, ma in modo più ampio tra il Nord e il Sud Globale. Questa nuova relazione passa necessariamente attraverso il rafforzamento della cooperazione energetica nel Mediterraneo in un'ottica di transizione giusta verso le fonti rinnovabili. I Paesi del Mediterraneo dispongono infatti di un potenziale di produzione di energie rinnovabili altissimo: secondo i più recenti modelli, essi potrebbero disporre, con le tecnologie attuali, di un potenziale «verde» di 4,5 terawatt, pari a circa 14 volte la potenza rinnovabile già installata in tutta la regione;
nonostante l'enorme potenziale rinnovabile, i Paesi del Mediterraneo non hanno una visione comune e non hanno espresso impegni chiari per raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione, incluso l'impegno assunto collettivamente alla Cop28 di Dubai di triplicare capacità di energia rinnovabile nel mondo;
la partecipazione pubblica e inclusiva, l'interazione e l'accesso alle informazioni, anche per la società civile e i diversi portatori di interessi, sono fondamentali per promuovere la giustizia sociale, l'equità e l'inclusione nella transizione verso la neutralità climatica,
impegna il Governo:
1) a supportare la definizione di nuovi obiettivi collettivi quantificati ambiziosi (new collective quantified goals o (Ncgqs) attraverso un impegno finanziario adeguato a rispondere ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo e allineato all'obiettivo dell'1,5 °C e che preveda una parte significativa di sovvenzioni e finanziamenti agevolati per la mitigazione, l'adattamento e le perdite e i danni;
2) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte ad adempiere agli impegni sottoscritti, insieme agli altri Paesi sviluppati e in ottemperanza dell'Accordo di Parigi, aumentando i propri contributi finanziari per il green climate fund e riattivando i contributi finanziari all'adaptation Fund;
3) a supportare l'azione diplomatica verso l'attivazione di contributi finanziari per l'azione climatica globale anche da parte delle cosiddette economie emergenti, in linea con l'evoluzione dei bisogni e delle proprie capacità;
4) a promuovere lo sviluppo di un approccio sistemico ai piani di transizione, che integri i piani nazionali con quelli privati (inclusi il settore finanziario e le imprese) e delle istituzioni pubbliche come le banche centrali;
5) a incentivare la creazione di meccanismi efficaci a livello internazionale per mobilitare la finanza privata verso la transizione, sviluppando strumenti innovativi come partenariati pubblico-privati, schemi di de-risking e politiche di incentivi mirati, che possano offrire maggiore sicurezza e stabilità agli investitori privati;
6) a sostenere la creazione di un quadro regolatorio internazionale stabile per favorire gli investimenti privati sulle tecnologie della transizione sulla produzione di energia rinnovabile;
7) a promuovere l'adozione di misure concrete per affrontare la crisi del debito e favorire la sostenibilità debitoria nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa;
8) a sostenere le iniziative per l'introduzione di sospensioni temporanee dei pagamenti del servizio del debito per i Paesi in via di sviluppo che ne fanno richiesta, di procedure più trasparenti, rapide e prevedibili e di criteri di eleggibilità per il credito più flessibili;
9) a sostenere una revisione urgente delle sovrattasse applicate dal Fondo monetario internazionale sui debiti scaduti, riducendo così il costo del servizio del debito per i Paesi più vulnerabili, con particolare riferimento ai Paesi africani;
10) a promuovere la creazione di politiche della domanda dei prodotti verdi mediante accordi globali internazionali di commercio intorno a standard rigorosi, sistemi di reporting comuni, paragonabili o interoperabili, anche affrontando le questioni di sovraccapacità, come nel caso della produzione dell'acciaio;
11) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte a identificare un obiettivo esplicito di elettrificazione e un quadro di politiche coerenti con questo obiettivo – comprese politiche fiscali, tariffarie e industriali – per colmare le lacune di ambizione del Piano nazionale integrato per il clima e l'energia quale strumento di attuazione degli impegni sottoscritti con l'Accordo di Parigi;
12) alla luce del ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, a rafforzare la cooperazione regionale e promuovere accordi che siano in grado di ridisegnare gli equilibri reciproci e le interdipendenze tra i Paesi che affacciano sul Mediterraneo nell'ottica della transizione, utilizzando la promozione delle rinnovabili e l'innovazione tecnologica come volano per costruire nuovi concretamente resilienti, superando modelli protezionistici o misure unilaterali come il Carbon border adjustment mechanism;
13) ad adottare iniziative volte ad allineare il Piano nazionale energia e clima (Pniec) con i risultati del global stocktake e al rinnovato contributo nazionale determinato (Ndc) Ue in corso di elaborazione affinché entrambi consentano all'Italia e all'Unione europea di conseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90 per cento al 2040 rispetto al 1990 come da comunicazione della Commissione europea del febbraio 2024;
14) a sostenere l'adozione di un contributo determinato a livello europeo (nationally determined contribution, Ndc) allineato all'obiettivo di 1,5 gradi centigradi, come da dichiarazione finale del G7 di Borgo Egnazia, che risponda all'impegno dell'eliminazione graduale dei combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, siglato alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Dubai (Cop28), considerando che questi contributi devono porre un freno immediato all'espansione di nuovi progetti di combustibili fossili, includere piani di eliminazione dei combustibili fossili in modo equo e vincolato nel tempo, per cui l'Italia ha, in quanto Paese del Nord globale, la capacità economica per eliminarne la produzione più rapidamente;
15) ad adottare iniziative volte a promuovere meccanismi di governance e monitoraggio che permettano di colmare il divario tra l'implementazione e gli obiettivi del Pniec e l'orizzonte dell'Ndc Ue, sia nella versione vigente che in quello aggiornato di prossima adozione;
16) ad adottare iniziative volte ad attuare i requisiti di trasparenza, coerenza e accuratezza previsti dall'Accordo di Parigi sia all'interno nell'Ndc Ue che nell'attuazione del Pniec;
17) a farsi promotore di un dialogo tra le Parti per supportare l'elaborazione dei Ndc dei Paesi in via di sviluppo al fine di rinnovare gli impegni di mitigazione presi nell'Accordo di Parigi. In particolare, a sostenere la capacità dei Paesi in via di sviluppo attraverso approcci regionali, bilaterali e multilaterali, e a riferire in Parlamento rispetto ai risultati di tali iniziative;
18) ad assumere iniziative di competenza volte a fornire un chiaro mandato alle società partecipate controllate dallo Stato ad allineare i propri piani di sviluppo all'obiettivo dell'1,5 gradi in linea con le raccomandazioni sviluppate dal Gruppo di esperti di alto livello nel rapporto «Integrity Matters: Net Zero commitments by Businesses, Financial Institutions, Cities and Regions» su mandato dei Segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, presentate alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto;
19) ad adottare iniziative volte a porre fine ai sussidi e ai finanziamenti per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione e per i lavoratori e le comunità colpite, promuovendo tale percorso anche a livello internazionale attraverso l'implementazione dell'obiettivo dell'articolo 2.1, lettera c) dell'Accordo di Parigi;
20) ad adottare iniziative volte ad assicurare che le garanzie pubbliche agli investimenti privati all'estero siano allineate all'obiettivo dell'1,5 °C, esprimendo un chiaro mandato a Sace e a Cassa depositi e prestiti affinché allineino le proprie politiche di esclusione all'impegno di Glasgow firmato dal Governo italiano nel 2021, portino a termine la concessione di garanzie per investimenti su progetti fossili a partire da gennaio 2025 e avviino una consultazione pubblica per la definizione delle esclusioni;
21) ad adottare le iniziative necessarie ad aderire come membro alla Beyond Oil and Gas Initiative (Boga), che impegna i Governi a porre fine a nuove concessioni e licenze per la produzione e l'esplorazione di petrolio e gas e a fissare una data allineata a Parigi per porre fine alla produzione e all'esplorazione di idrocarburi sul territorio su cui hanno giurisdizione;
22) ad adottare iniziative volte a perseguire l'obiettivo di una riduzione del 75 per cento delle emissioni globali di metano da combustibili fossili come da impegno G7, in primis, riducendo l'intensità delle emissioni di metano delle operazioni petrolifere e del gas entro il 2030, attraverso lo sviluppo di una metodologia solida e l'uso di dati di misura, e la collaborazione con i Paesi produttori di petrolio e gas, considerato che, in quanto Paese importatore di gas fossile, l'Italia dovrebbe promuovere iniziative volte a ridurre le emissioni di metano lungo tutta la filiera, dalla produzione attraverso il trasporto tramite gasdotto e la distribuzione in territorio nazionale all'interno di un più ampio percorso che porti l'Italia ad abbandonare gradualmente il gas;
23) a integrare, in linea con gli obiettivi della politica estera italiana, la dimensione del clima nella strategia per la promozione di pace, sicurezza e stabilità nella regione del Mediterraneo, e con quanto delineato con il «Processo di Roma»;
24) ad adottare iniziative volte a promuovere il coinvolgimento di tutti gli attori interessati a livello politico-diplomatico, economico, finanziario e della cooperazione allo sviluppo affinché il nesso clima-pace-sicurezza sia compreso e integrato in piani, strategie e politiche verso il Mediterraneo, attivando un coordinamento operativo a pivello interministeriale;
25) a supportare, nel quadro della Cop29 Climate Peace Initiative, la presidenza azera della Cop29 e dei Paesi partner attraverso l'apporto di competenze ed esperienza riferite alle regioni prioritarie per l'Italia, quali il Mediterraneo e l'Africa;
26) a promuovere, in linea con gli obiettivi Cop28 di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile entro il 2030 e in linea con l'impegno italiano nel Mediterraneo e in Africa espresso dal Piano Mattei, gli sforzi di transizione energetica nell'area prioritaria del Mediterraneo, supportando iniziative come il TeraMed, ovvero l'adozione di un obiettivo comune regionale di un TeraWatt di capacità di energia rinnovabile installata entro il 2030;
27) a collaborare, in ottica della Cop30 di Belém, con i partner mediterranei e africani per l'aggiornamento dei contributi determinati a livello nazionale (national determined contributions – Ndcs), supportando la redazione e implementazione di Piani nazionali in linea con l'obiettivo di 1.5 °C come leva diplomatica per promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili nella regione;
28) ad adottare iniziative volte ad allineare il Piano Mattei con gli impegni internazionali sottoscritti alla Cop28 e con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, costruendo relazioni strategiche con i partner africani attraverso lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e l'elettrificazione dei consumi energetici come precondizione per uno sviluppo economico-sociale sostenibile, inclusivo e di lungo periodo;
29) a sostenere i partner africani nell'integrazione della decarbonizzazione e nella costruzione di resilienza climatica all'interno dei loro piani di sviluppo economico e industriale, escludendo tanto nel quadro del Piano Mattei quanto nell'ambito delle relazioni bilaterali con i Paesi africani il supporto a nuovi progetti di estrazione di gas e petrolio, sia a livello politico sia attraverso la finanza pubblica, in linea con la dichiarazione finale del G7 di Borgo Egnazia e della Cop28 di Dubai, che impegna i Paesi a contribuire all'eliminazione graduale dei combustibili fossili nei sistemi energetici in modo equo;
30) ad adottare iniziative volte a considerare lo sviluppo di progetti di agro-energia del Piano Mattei (feedstock per la produzione di biocarburanti in Paesi africani) nel quadro della sostenibilità degli stessi, sia per quel che riguarda gli impatti sulle risorse scarse dei Paesi coinvolti (acqua, territorio, biodiversità) sia per quel che riguarda la competizione con lo sviluppo di filiere agroalimentari, anche nei contesti di sviluppo delle economie rurali;
31) ad adottare iniziative volte a garantire valutazioni indipendenti sull'impatto climatico dei progetti del Piano Mattei, anche attraverso l'elaborazione di criteri di valutazione comparativi per investimenti in progetti alternativi, come l'agrivoltaico, che tengano in considerazione il fabbisogno energetico soddisfatto localmente;
32) a invitare l'United nations framework convention on climate change e le autorità della Repubblica dell'Azerbaigian a garantire la possibilità per tutti i cittadini e le organizzazioni della società civile di partecipare pienamente e liberamente alla Cop29 e a garantire che il processo decisionale sia protetto dall'ingerenza di interessi contrari agli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
33) ad adottare iniziative di competenza volte a monitorare e riferire regolarmente sulle iniziative intraprese e i progressi compiuti in relazione agli impegni assunti in vista della Cop29 e a garantire che i futuri aggiornamenti normativi siano in linea con gli impegni e le strategie delineate, assicurando la coerenza delle azioni climatiche a livello nazionale e internazionale;
34) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a coinvolgere attivamente il Parlamento, le autorità locali, le parti sociali, il settore privato e la società civile nel processo decisionale e nella realizzazione degli impegni assunti.
(1-00346) «Ilaria Fontana, Sergio Costa, Pavanelli, L'Abbate, Cappelletti, Morfino, Santillo, Riccardo Ricciardi, Scutellà».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
BRAGA, MAURI, ORFINI, AMENDOLA, GRAZIANO, BONAFÈ, CASU, CIANI, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, GHIO, MORASSUT, TONI RICCIARDI, ROGGIANI, CUPERLO, BOLDRINI, PORTA, PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO e VACCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
come riportato da alcuni organi di informazione ed in particolare dalla edizione de il Domani del giorno 12 ottobre 2024 risulterebbero emergere una serie di elementi di preoccupazione in ordine all'affidamento di appalti inerenti alla realizzazione dei due centri di Gjader e Shengijn in Albania;
la scelta del Governo di finanziare la costruzione delle strutture afferenti ai due centri attraverso il fondo esigenze indifferibili della Presidenza del Consiglio appare, come più volte segnalato, dal gruppo parlamentare del PD, assolutamente incomprensibile;
in particolare, si tratterebbe, allo stato attuale, di appalti assegnati nel periodo da marzo a settembre 2024 in deroga alle vigenti norme in materia di contratti pubblici per un importo totale di circa 60 milioni di euro, gestiti prevalentemente dal Ministero della difesa attraverso Segredifesa;
suddetti appalti vanno dai moduli prefabbricati fino alle opere idrauliche e accessorie e, nella maggior parte dei casi, tutti con importi sopra soglia escludente l'affidamento diretto;
sulla base del protocollo siglato tra il Governo italiano e quello albanese i due centri sono da considerarsi a tutti gli effetti «territorio italiano» e quindi avrebbero dovuto vedere l'applicazione delle norme previste dal nostro ordinamento in materia di appalti;
l'avere affidato la competenza della realizzazione delle strutture in oggetto alla Difesa, attraverso Segredifesa, ad avviso degli interroganti, non può certo andare a discapito della trasparenza e della legalità delle procedure sia in materia di appalti che di reclutamento di manodopera e di sicurezza sul lavoro;
a giudizio degli interroganti, la pessima figura del Governo italiano nell'aver adottato la previsione di Cpr e di altre strutture connesse (centro di immigrazione, carcere) fuori dal territorio nazionale e di aver rimandato la loro inaugurazione dalla primavera del 2023 ad oggi, come denunciato in precedenza in altri atti di sindacato ispettivo depositati dal gruppo parlamentare del PD, non può, in alcun modo, giustificare la necessità di operare al di fuori di una cornice di rispetto delle regole e della legalità, trattandosi tanto più dell'impiego di ingenti risorse pubbliche;
ci si riferisce a centri per migranti assai discutibili sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani, anche in forza della recente sentenza della Corte di giustizia europea in materia di «Paesi sicuri», e ora anche dal punto di vista delle procedure della loro realizzazione e dello spreco di ingenti risorse pubbliche –:
quale sia stato fino ad oggi l'importo speso, nonché se si intenda rendere pubblico l'elenco delle ditte impegnate, in appalto e in subappalto, nella realizzazione e nella successiva gestione dei due centri di Gjader e Shengijn e sulla base di quali criteri siano state selezionate le stesse ditte, allo scopo di avere la massima trasparenza in considerazione della delicatezza della questione.
(3-01486)
Interrogazione a risposta scritta:
BORDONALI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'Office of Foreign Assets Control (Ofac) degli Stati Uniti, una divisione del Tesoro, ha incluso fra le entità colpite dalle sanzioni contro i finanziatori di Hamas anche una Onlus italiana: l'«Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese», con sede a Genova, inserendo il suo presidente, Mohammad Hannoun, nella lista delle Specially Designated Nationals (Sdn), bloccando i suoi beni e impedendogli di effettuare transazioni finanziarie con individui o entità americane;
secondo l'Ofac, gli obiettivi di quella che si presenta come una Onlus sono finti: «in apparenza raccoglie fondi per scopi umanitari ma in realtà aiuta a finanziare l'ala militare di Hamas»; Hannoun «ha sollecitato finanziamenti per Hamas con esponenti di rilievo dell'organizzazione e ha inviato almeno quattro milioni di dollari a Hamas in un periodo di dieci anni»;
non è la prima volta che l'architetto palestinese si trova al centro di inchieste per sospetto finanziamento al terrorismo. Nel luglio 2023, le autorità italiane si sono mosse dopo segnalazioni ricevute dai servizi di intelligence israeliani dello Shin Bet, in merito a circa un milione di euro distribuiti tra Italia, Germania e Stati Uniti;
le sanzioni contro l'«associazione benefica» genovese di Mohammad Hannoun (come detto, un architetto palestinese) assumono grande rilevanza in Italia, anche perché il suo presidente e fondatore è una figura a suo modo attiva da tempo nella vita pubblica;
nei suoi canali social si possono trovare, secondo fonti giornalistiche, fotografie nelle quali Hannoun si trova assieme a vari esponenti dell'opposizione;
stando alle notizie di stampa, i soldi venivano ufficialmente raccolti in varie città italiane, fra le quali Brescia, ufficialmente a beneficio del popolo palestinese e delle numerose persone in stato di difficoltà economica;
a Brescia, in particolare, l'«associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese» aveva promosso un festival di solidarietà con il popolo palestinese alla moschea di via Corsica, ma avrebbe partecipato anche ad altre iniziative «solidali» –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per prevenire e contrastare attività di raccolta illegale di fondi con il successivo invio ad Hamas, quali quelle che sembrano coinvolgere l'associazione citata in premessa.
(4-03593)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
ONORI e ROSATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
tramite il blog Online della commissione elettorale del Regno Unito si apprendono informazioni relative a significativi cambiamenti riguardanti il diritto di voto dei cittadini dell'Unione europea (Ue) in alcune tipologie di elezioni nel Regno Unito, a seguito della Brexit e dell'entrata in vigore dell'Elections Act;
da maggio 2024, i cambiamenti si applicano a: elezioni locali, elezioni per sindaci e elezioni per l'Assemblea di Londra in Inghilterra; elezioni locali e dell'Assemblea in Irlanda del Nord;
elezioni per il Commissario di polizia e crimine in Inghilterra e Galles;
nel contesto, i cittadini dell'Ue possono registrarsi, votare o candidarsi solo se: sono cittadini di Danimarca, Lussemburgo, Polonia, Portogallo o Spagna e risiedono nel Regno Unito con permesso di soggiorno; sono cittadini di qualsiasi altro paese dell'Ue che erano legalmente residenti nel Regno Unito entro il 31 dicembre 2020 e hanno mantenuto il loro status senza interruzione;
i cittadini di Danimarca, Lussemburgo, Polonia, Portogallo o Spagna possono votare nel menzionato scenario di elezioni locali in ragione di specifici accordi bilaterali siglati tra Regno Unito e i rispettivi Paesi;
nel Regno Unito, il fatto di aver diritto di voto alle elezioni locali contribuisce a fare punteggio in termini di credit score anche nel fondamentale contesto della candidatura per riuscire ad affittare un immobile;
concretamente il credit score è un indicatore della capacità di gestire le finanze, utilizzato da istituti di credito e fornitori di servizi per valutare il rischio nel concedere prestiti o servizi finanziari. Viene calcolato dalle agenzie di riferimento del credito del Regno Unito, considerando vari fattori tra cui l'iscrizione al registro elettorale, che aiuta a confermare l'identità e l'indirizzo di residenza. Una mancata registrazione comporta un punteggio più basso. Un punteggio più alto può portare a migliori tassi di interesse e limiti di credito più elevati, e può venire utilizzato anche dai locatori per valutare potenziali inquilini –:
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere al fine di evitare una ingiusta penalizzazione degli italiani residenti nel Regno Unito;
se non si ritenga opportuno, in particolare, avviare urgentemente negoziati per siglare un'intesa bilaterale tra Italia e Regno Unito in materia di voto su modello di quelle menzionate.
(5-02953)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
VACCARI, FORATTINI, MARINO, ROMEO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
con la circolare n. 68775 del 16 settembre 2024, Agea ha comunicato le disposizioni per il pagamento degli anticipi delle domande Pac presentate nel 2024. Sempre secondo la circolare Agea i pagamenti possono essere versati a decorrere dal 16 ottobre fino al 30 novembre 2024;
gli organismi pagatori possono pagare un anticipo con le seguenti percentuali massime: fino al 70 per cento dei pagamenti diretti; fino all'85 per cento per gli interventi di sviluppo rurale. Gli anticipi, saranno erogati in riferimento alle domande risultate ammissibili all'esito dei controlli amministrativi e di monitoraggio delle superfici e alle aziende che possiedono al momento del pagamento il requisito di «agricoltore in attività»;
si tratta di un passaggio fondamentale in una fase nella quale è più che mai urgente garantire sostegno alla redditività in ambito agricolo e agroalimentare, e favorire la competitività sui mercati nazionali e internazionali –:
a quanto ammontino le domande di aiuto Pac 2024 presentate, la distribuzione regionale degli importi richiesti nel 2024, la distribuzione degli aiuti in funzione della tipologia aziendale definita sulla base dell'orientamento tecnico economico, della dimensione economica delle aziende o classe di produzione standard, del genere e classe di età del titolare, della dimensione aziendale in termini di superficie agricola utilizzata e a quanto ammonteranno gli anticipi effettivamente erogati suddivisi per organismo pagatore.
(5-02951)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazioni a risposta orale:
GHIRRA e BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
i siti di interesse nazionale (Sin) sono stati definiti dal decreto legislativo n. 22 del 1997 e dal decreto ministeriale n. 471 del 1999 e ripresi dal decreto legislativo n. 152 del 2006 (Codice dell'ambiente). Essi sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini sanitari ed ecologici nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali;
ai sensi del comma 4 dell'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006, la procedura di bonifica è, nel caso dei Sin, attribuita alla competenza del Ministro interrogato, che si avvale per l'istruttoria tecnica del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (Snpa) e dell'Istituto superiore di sanità (Iss), nonché di altri soggetti qualificati pubblici o privati;
ad oggi il numero complessivo dei Sin è di 42;
la Corte dei conti ha pubblicato il «Rapporto sul Fondo per la bonifica e la messa in sicurezza dei Siti di interesse nazionale», approvato con delibera n. 87/2024/G del 23 settembre 2024;
la Corte dei conti sottolinea come i Sin siano aree del territorio italiano gravemente contaminate, che richiedono un'azione congiunta sia a livello nazionale che regionale, con interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica da effettuare con investimenti adeguati, una migliore collaborazione tra enti e una solida gestione dei dati, considerati i gravi rischi sanitari, ecologici e socio-economici connessi;
il suddetto Rapporto rappresenta la prima indagine nazionale di ampia portata sulla situazione dei Sin, che mette in luce, tra l'altro, le fortissime criticità gestionali e procedurali nella gestione dell'emergenza. Tra questi, lo scarso coordinamento tra procedimenti di bonifica e misure risarcitorie contro i danni ambientali, a detrimento dell'efficacia degli interventi;
più in generale emerge come i siti complessivamente interessati da procedimenti di bonifica a livello nazionale sono circa 35 mila; di questi circa 16 mila sono tuttora attivi. Tuttavia, più della metà dei procedimenti attivi (56 per cento) si trova nella prima fase, quella relativa alla attivazione del procedimento;
il Rapporto evidenzia inoltre come, sul fronte Piano nazionale di ripresa e resilienza, per i cosiddetti «siti orfani», ossia le aree per il cui inquinamento non è stato identificato un responsabile, desta preoccupazione l'insufficienza dei fondi stanziati (500 milioni di euro) rispetto agli interventi necessari a tutela dell'ambiente e della salute pubblica, ma anche per la ripresa economica delle zone interessate;
viene inoltre evidenziata la strutturale carenza di personale delle divisioni tecniche VII e VIII della ex direzione generale uso del suolo e delle risorse idriche – Ussri che si occupano di siti contaminati e di «siti orfani»;
la Corte dei conti interviene anche in tema di ripartizione delle responsabilità sugli enti, ritenendo che il ruolo affidato alle regioni dal legislatore richieda una messa a disposizione di adeguati mezzi e risorse e coerente organizzazione. Per un coordinamento più strutturato tra Ministero dell'ambiente, regioni e province autonome, secondo i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione, e un potenziamento delle risorse umane e finanziarie degli enti locali – spesso in difficoltà nella gestione delle complesse procedure di bonifica – la Corte suggerisce la costituzione di unità operative regionali specializzate per garantire supporto alle attività tecniche di bonifica, maggiore trasparenza e il coinvolgimento delle comunità locali –:
quali ulteriori iniziative di competenza intendano adottare, anche alla luce delle fortissime criticità gestionali e procedurali nella gestione individuate dalla relazione della Corte dei conti di cui in premessa, al fine di garantire una effettiva accelerazione nella bonifica dei siti di interesse nazionale e delle aree comunque interessate da procedimenti di bonifica, a tutela della salute pubblica e dell'ambiente.
(3-01484)
BONELLI e ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la Sogin, Società gestione impianti nucleari, è una società per azioni interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e vigilata dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, con compiti istituzionali inerenti allo smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse, degli impianti di produzione del combustibile e di ricerca del ciclo del combustibile nucleare, alle attività relative alla chiusura del ciclo del combustibile, alla messa in sicurezza ed allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, alla disattivazione degli impianti a fine vita, al mantenimento in sicurezza degli stessi, fino al rilascio del sito per altri usi;
da notizie di stampa si apprende che nelle ultime settimane la Dda di Potenza avrebbe disposto la chiusura delle indagini relativa ad un procedimento penale aperto nel 2018, condotta dai carabinieri del Noe per presunto disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale nella gestione dell'impianto nucleare in smantellamento denominato Itrec di Trisaia, situato a Rotondella, in provincia di Matera, con sedici avvisi di garanzia nei confronti di manager e dipendenti della Sogin, Enea, Arpab e della provincia di Matera;
secondo gli inquirenti, acque contaminate, nella misura di non meno di 65 mila metri cubi, da sostanze pericolose e cancerogene, come tricloroetilene e cromo esavalente, sarebbero state sversate direttamente nel mar Jonio senza alcun preventivo trattamento, con gravi ripercussioni sull'ambiente circostante;
si apprende, sempre da organi di stampa, che alla fine di settembre 2024 i carabinieri del Noe di Potenza e del Reparto operativo – Sezione inquinamento da sostanze radioattive del Comando per la tutela ambientale e la sicurezza energetica di Roma, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro, emesso dalla Procura di Matera, relativo ad un'area di circa 600 metri quadri, ubicata sempre all'interno del sito nucleare di Trisaia, per la presenza, sembrerebbe, di uranio arricchito U234 – U235, non riconducibile ai radionuclidi di uranio e torio in deposito presso il sito gestito dalla Sogin;
con delibera del 2 ottobre 2023, ad indagini in corso, l'attuale amministratore delegato di Sogin, poche settimane dopo il suo insediamento a seguito della nomina del Governo, operava una riorganizzazione aziendale, designando due tra i 16 indagati in ruoli apicali della Società –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza siano state adottate per vigilare sulla gestione da parte di Sogin dell'impianto nucleare in smantellamento denominato Itrec di Trisaia, nonché delle motivazioni che hanno indotto l'attuale amministratore delegato a promuovere, ad indagine in corso, due dirigenti della società implicati nell'inchiesta della Procura e quali iniziative di competenza siano state assunte o si intendano assumere per attivare un monitoraggio ambientale e sanitario a tutela dell'ambiente e della salute dei lavoratori dell'azienda e della popolazione residente intorno al sito di Rotondella.
(3-01485)
BONELLI, ZARATTI e ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nel 2023 in Basilicata sono stati estratti 3,5 milioni di tonnellate di greggio, oltre l'80 per cento della produzione nazionale. Nel 2022 il Ministero dell'ambiente ha stimato che in tutta Italia ci sono 78,870 milioni di tonnellate di riserve di greggio, per la maggior parte proprio in Basilicata che contribuisce per circa il 6 per cento all'approvvigionamento nazionale di petrolio;
il tema delle estrazioni petrolifere interessa quindi pesantemente il territorio lucano e impone la sua compatibilità con la piena tutela della salute pubblica e dell'ambiente. I grandi numeri confermano infatti la correlazione la delicata questione dei rischi per la salute e delle malattie tumorali e l'inquinamento di estrazioni di idrocarburi;
uno dei territori lucani maggiormente interessati dalle estrazioni di idrocarburi è certamente l'area della Valle del Sauro, interessata dalla produzione del giacimento di Tempa Rossa, impianto a rischio rilevante, la cui concessionaria è la TotalEnergies EP Italia S.p.A.. Peraltro, nei prossimi cinque anni a Tempa Rossa sono previsti altri due pozzi: Gorgoglione 3 e Gorgoglione 4;
il giacimento di Tempa Rossa si trova in un vasto territorio tra i comuni di Corleto Perticara, in provincia di Potenza, e Gorgoglione, in provincia di Matera. La concessione prevede che si possa scavare e trivellare in un sito minerario piuttosto vasto: Tempa Rossa si estende per poco più di 290 chilometri quadrati, mentre gli impianti di trattamento del petrolio occupano una superficie di 190 mila metri quadrati;
come se non bastasse, nei mesi scorsi, la giunta regionale della Basilicata ha approvato il rinnovo per i prossimi quattro anni, fino al 2028, della concessione per lo sfruttamento del suddetto giacimento petrolifero Tempa Rossa. Nei documenti, tuttavia, è stata inserita una previsione molto più estesa: se tutto andrà come previsto dalla regione e da Total, Shell e Mitsui, le aziende che gestiscono il giacimento, in Basilicata si continuerà a estrarre petrolio per i prossimi 44 anni, fino al 2068;
da tempo la regione Basilicata avrebbe dovuto completare uno studio di monitoraggio sanitario per quei territori interessati dalle estrazioni petrolifere, ma non risulta sia stato terminato;
attualmente nelle aree limitrofe del centro oli di Tempa Rossa, sono ubicate quattro centraline per il monitoraggio dell'aria, che risultano ancora gestite da Total, anche se – come dichiarato da Arpa Basilicata (Arpab) già il 28 ottobre 2023 a margine di un convegno nella sala comunale di Corleto Perticara – era stato garantito che almeno due centraline sarebbero passate in gestione ad Arpab –:
se non intendano avviare tutte le iniziative di competenza in accordo con la regione Basilicata, al fine di garantire un monitoraggio sanitario, almeno semestrale, per quei territori interessanti dalle estrazioni petrolifere di cui in premessa, adoperandosi altresì affinché tutte le centraline per il monitoraggio dell'aria che risultano ancora gestite da Total, vengano gestite da Arpab, in maniera tale che sia garantita la massima trasparenza ed escluso qualsivoglia conflitto di interessi a tutela della salute pubblica.
(3-01487)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
DORI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il Circo Massimo è collocato nell'area archeologica più importante del mondo, il Parco Archeologico del Colosseo, Patrimonio mondiale Unesco;
da alcuni anni, tuttavia, il Circo Massimo viene utilizzato per eventi musicali che vedono la partecipazione di decine di migliaia di persone;
nell'agosto del 2023 si è svolto il concerto del rapper americano Travis Scott, che ha provocato oscillazioni del tutto assimilabili a quelle di un terremoto, allarmando la cittadinanza residente nei rioni Celio, San Giovanni ed Esquilino, e portando l'interrogante a depositare alcune interrogazioni per evidenziare la situazione di pericolo per lo stato di conservazione dell'intero Parco Archeologico; effettivamente, come già ipotizzato dall'interrogante, nel gennaio 2024 l'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha certificato che il suddetto concerto di Travis Scott ha effettivamente provocato dei danni, con almeno la deformazione permanente alla struttura della Torre della Moietta nel Circo Massimo;
la stessa direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, con riferimento al concerto dell'agosto 2023 aveva affermato: «il Circo Massimo è un monumento, non è uno stadio, né una sala concerti. Questi mega concerti lo mettono a rischio, come a rischio in prospettiva è anche il Palatino che è lì accanto»;
la direttrice aveva inoltre sottolineato l'importanza di selezionare gli eventi da poter svolgere nell'area archeologica, precisando: «gli eventi musicali si possono realizzare ma ben selezionati, come l'Opera e i balletti. I concerti rock andrebbero tenuti negli stadi anche per non mettere a repentaglio la pubblica incolumità»;
anche l'allora Ministro Sangiuliano aveva affermato che «serviva una sede più adatta al suo spettacolo. La Capitale ne ha molte da offrire»;
si rende pertanto necessaria un'attenta, accurata e rigorosa selezione degli eventi da svolgere nel sito;
l'amministrazione comunale di Roma avrebbe infatti la possibilità di decidere di non far svolgere più grandi eventi musicali al Circo Massimo, come sostanzialmente è già avvenuto nell'estate del 2024;
tuttavia si apprende da numerose fonti di stampa, compresa «La Repubblica», che la città di Roma avrebbe offerto la disponibilità ad ospitare il concerto della rockband Oasis, previsto per l'anno 2026, anche presso il Circo Massimo;
in particolare l'Assessore ai Grandi eventi, sport, turismo e moda di Roma Capitale ha dichiarato alla stampa: «Dove suonerebbero? Conta poco se al Circo Massimo o allo stadio Olimpico, l'importante è che vengano a Roma»;
di fatto l'Assessore considera il Circo Massimo una location qualsiasi, alla stregua, ad esempio, dello Stadio Olimpico;
Roma ha invece varie location che potrebbero ospitare tale concerto, che consentirebbero ugualmente lo svago e il divertimento di migliaia di persone in totale sicurezza per se stessi e per i beni storico-artistici italiani;
l'assessore si era esposto in precedenza a favore dei grandi eventi al Circo Massimo, in quanto generatori di indotto economico per la città, e aveva altresì contestato la posizione della direttrice del Parco archeologico affermando: «per fortuna i concerti al Circo Massimo non li decide Alfonsina Russo»;
tali tipologie di manifestazioni musicali risultano totalmente incompatibili con la fragilità del sito archeologico e si rende pertanto necessario trovare altre collocazioni –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere anche in raccordo con l'amministrazione comunale di Roma, al fine di evitare lo svolgimento presso il Circo Massimo di quei grandi eventi musicali incompatibili con la piena conservazione dell'area archeologica del Parco del Colosseo, patrimonio mondiale dell'UNESCO.
(4-03591)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nel percorso di regolamentazione in materia di cripto-attività, avviato con la legge di bilancio 2023, l'attività di sindacato ispettivo promossa dal gruppo Lega in sede parlamentare ha fornito utili occasioni di approfondimento nell'ottica di fornire certezza agli operatori del settore (interrogazioni n. 5-01481 e n. 5-01210);
pertanto, sempre nella medesima prospettiva, sarebbe altresì opportuno delimitare il perimetro oggettivo della disciplina di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 167 del 1990 e successive modificazioni e integrazioni sulla rilevazione a fini fiscali di taluni trasferimenti da e per l'estero di denaro, titoli e valori, riferiti alle cripto-attività e ai prestatori di servizi di portafoglio digitale;
con provvedimento n. 224381 del 9 maggio 2024, l'Agenzia delle entrate ha fornito un elenco degli elementi informativi da comunicare da parte degli operatori interessati, relativi ai «trasferimenti da o verso l'estero, [...] aventi ad oggetto i mezzi di pagamento [...], ed eseguiti, anche con movimentazione di conti e anche in valuta virtuale ovvero in cripto-attività [...], per conto o a favore di persone fisiche, enti non commerciali e di società semplici e associazioni equiparate ai sensi dell'articolo 5 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi»;
tuttavia, in molti casi i prestatori di servizi relativi all'utilizzo di valuta virtuale e di portafoglio digitale non dispongono di tutti i dati relativi alle controparti con cui i propri clienti effettuano transazioni in cripto-attività: dal punto di vista tecnico, le cripto-attività vengono movimentate su infrastrutture a registro distribuito (come la blockchain), che non prevedono l'obbligo di identificazione dei partecipanti e sono, quindi, identificati mediante indirizzi alfanumerici in alcun modo associati ai dati personali identificativi dei soggetti;
ad oggi, inoltre, i prestatori di servizi su cripto-attività non hanno alcun obbligo di procedere alla raccolta e verifica dei dati personali dei disponenti di operazioni in cripto-attività in entrata né dei beneficiari di operazioni in uscita;
a parere dell'interrogante, occorrerebbe, dunque, specificare che ai fini della rilevazione fiscali di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 167 del 1990 e successive modificazioni e integrazioni il titolare del trattamento sia autorizzato alla sola comunicazione dei dati riferiti ai trasferimenti da o verso l'estero, non ricomprendendo anche i dati personali esclusi dalla categoria dei trasferimenti da e per l'estero –:
se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere con riferimento a quanto esposto in premessa.
(5-02952)
Interrogazione a risposta scritta:
BENZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
le principali funzioni della Banca d'Italia sono dirette ad assicurare la stabilità monetaria e la stabilità finanziaria, requisiti indispensabili per un duraturo sviluppo dell'economia;
l'istituto promuove il regolare funzionamento del sistema dei pagamenti attraverso la gestione diretta dei principali circuiti ed esercitando poteri di indirizzo, regolamentazione e controllo propri della funzione di sorveglianza. Tale attività, unitamente all'azione di supervisione sui mercati, mira più in generale a contribuire alla stabilità del sistema finanziario e a favorire l'efficacia della politica monetaria;
come Autorità di vigilanza, l'istituto persegue la sana e prudente gestione degli intermediari, la stabilità complessiva e l'efficienza del sistema finanziario, nonché l'osservanza delle disposizioni che disciplinano la materia da parte dei soggetti vigilati. Interviene nel campo della regolamentazione bancaria e finanziaria anche attraverso la partecipazione ai comitati internazionali;
la Banca d'Italia svolge, inoltre, funzioni di tutela dei clienti attraverso l'esercizio della vigilanza sulla trasparenza e sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari bancari e finanziari, il rafforzamento degli strumenti di protezione individuale dei clienti e del livello di alfabetizzazione finanziaria della popolazione;
dagli organi di stampa si ha avuto modo di apprendere che l'Autorità, nel corso di un incontro tra azienda e organizzazioni sindacali, avrebbe deciso di chiudere la sua filiale di Brescia (unitamente a quella di Livorno) tra la fine del 2025 e l'inizio del 2026. La chiusura è prevista all'interno del piano «Sviluppo delle funzioni e di adeguamento degli assetti della rete territoriali»;
Bankitalia conta 38 filiali in Italia. In particolare, quella bresciana, impiega 32 addetti e svolge diverse funzioni come la vigilanza sulle banche locali «minori»; la gestione e il controllo di banconote e monete della Lombardia; il confronto periodico dei componenti del Consiglio di reggenza della sede locale. Oltre a ciò, serve il territorio di Cremona e Mantova coprendo, così, un bacino di oltre due milioni di persone;
se l'ipotesi di chiusura venisse confermata, si tratterebbe di un provvedimento dannoso per la comunità bresciana – e per i territori limitrofi – a causa delle ricadute sul tessuto economico e sociale di un territorio, come quello lombardo, vivo e attivo dal punto di vista imprenditoriale ed economico;
con particolare riferimento al bresciano, che conta migliaia di imprese e oltre 1,2 milioni di abitanti, questo comprende un capoluogo di provincia con uno dei Pil più alti del Paese. La presenza di una filiale della Banca d'Italia ha un ruolo cruciale e rappresenta un baluardo di stabilità finanziaria per il sistema economico, soprattutto in un contesto in cui il numero di sportelli bancari continua a ridursi. Nel 2023, infatti, tale provincia ha già subito un calo significativo degli sportelli, con 19 chiusure rispetto all'anno precedente: la perdita della sede di Bankitalia non farebbe che aggravare la già difficile situazione, sottraendo servizi essenziali e posti di lavoro;
in concreto, il piano della Banca d'Italia si caratterizza per tagli, ridimensionamenti e ritiri dai territori. L'indebolimento realizzato a danno di tante filiali non può che essere il prodromo di ulteriori e più estese chiusure che si realizzeranno nei prossimi anni –:
quali iniziative di competenza intenda assumere, ferma restando l'autonomia della Banca d'Italia, affinché la filiale di Brescia, per via delle caratteristiche sociali, imprenditoriali ed economiche descritte in premessa, sia salvaguardata da una chiusura che arrecherebbe gravi disagi al personale dipendente e, in rilevante misura, alla città, alla sua comunità e al territorio circostante.
(4-03592)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta in Commissione:
FOSSI, SARRACINO, SIMIANI e BOLDRINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
ad aprile 2024, dopo mesi di attesa, è stato formalmente definito l'accordo di conferimento tra Beko BV, marchio turco di elettrodomestici afferente al gruppo Arçelik e Whirlpool EMEA Holdings LLC, controllata di Whirlpool Corporation;
in Italia sono coinvolti dall'operazione gli stabilimenti di Siena (congelatori), Comunanza (Ascoli Piceno, lavatrici e lavasciuga), Melano (Ancona, piani cottura), Cassinetta (Varese, frigoriferi, forni a microonde da incasso), mentre nel sito di Carinaro (Caserta) Whirlpool ha un magazzino logistico e un centro di ricondizionamento dei prodotti danneggiati. In tutto sono oltre 5.000 i dipendenti coinvolti in Italia;
in questo contesto i sindacati chiedono da tempo rassicurazioni circa le prospettive future del sito di Siena, anche perché il gruppo Arçelik non investe in maniera significativa sullo stabilimento da ormai 10 anni, mentre possiede stabilimenti in Polonia e Romania dove vengono prodotti frigoriferi. A Siena sono infatti oltre quindici anni che sono stati attivati gli ammortizzatori sociali e ad oggi sono 9 i giorni lavorativi di stop al mese;
anche nell'incontro tra azienda, Governo e sindacati svolto al Ministero delle imprese e del made in Italy il 25 giugno 2024 non è emerso niente di nuovo: Beko non ha infatti fornito aggiornamenti in merito al piano industriale, sottolineando solo il calo degli ordinativi per quanto riguarda in particolare il sito di Siena;
secondo quanto riportano i media infatti «la produzione a Siena nel 2022 era stata di 424 mila pezzi, nel 2023 di 311 mila e la previsione nel 2024 è di 267 mila congelatori, ovvero il minimo storico»;
come è emerso anche in Parlamento nel corso dello svolgimento della interrogazione parlamentare a risposta orale (3-01215, del 21 maggio 2024) il Governo non ha ad oggi alcuna idea sul futuro degli stabilimenti italiani di Beko: l'unica opzione è l'attivazione del Golden power senza però la certezza di cosa comporti concretamente tale misura;
l'8 settembre 2024 Beko Europe ha annunciato la chiusura di due impianti ex Whirlpool in Polonia. Si tratta della fabbrica di frigoriferi ex Polar a Breslavia, che cesserà la produzione in aprile 2025 e di uno degli impianti a Lodz. Secondo l'azienda: «Occorreva prendere decisioni decisive per garantire la redditività a lungo termine dell'azienda»;
quasi contestualmente l'azienda ha reso noto che nel sito di Siena verranno effettuati 11 giorni di cassa integrazione dal mese di ottobre 2024: si tratta del maggior numero di giornate mensili di stop mai sostenute dallo stabilimento toscano;
tali notizie hanno conseguentemente aggravato un quadro già drammatico e le organizzazioni sindacali hanno indetto per la giornata di giovedì 12 settembre 2024 due ore di sciopero su tutto il territorio nazionale (5 stabilimenti che impiegano circa 5.000 dipendenti) per protestare contro le decisioni assunte dall'azienda;
la regione Toscana ha proposto da tempo un accordo quadro da sottoscrivere quanto prima in sede istituzionale con il Ministero delle imprese e del made in Italy, le regioni, i comuni, le organizzazioni sindacali e Beko per definire un percorso di avvicinamento al piano con alcuni chiari elementi di garanzia a tutela di lavoratori e siti;
la regione Toscana, nell'incontro che si è svolto l'8 ottobre 2024, ha promesso di stanziare circa un milione di euro (3 mila pro capite) per formare e riqualificare gli operai dello stabilimento di Siena qualora la proprietà presenti un progetto industriale efficace e credibile;
il Ministero delle imprese e del made in Italy ha annunciato che convocherà sulla vertenza un tavolo a fine ottobre 2024, senza però specificare se si tratti di un incontro istituzionale con tutti gli attori in gioco o di un appuntamento interlocutorio –:
quali iniziative urgenti di competenza si intenda assumere affinché l'azienda presenti il piano industriale e dia specifiche garanzie circa il mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi negli stabilimenti italiani di Beko Europe ed in particolare del sito produttivo di Siena;
(5-02949)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta scritta:
MARCHETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la frazione di Bivio Lugnano, situata nel comune di Città di Castello, in provincia di Perugia, si sviluppa lungo la strada provinciale 104 di Morra, primo tratto che attraversa un'area residenziale e industriale con particolare densità abitativa;
lungo questa strada si trova un tratto rettilineo (Via dei Laghi), che presenta problematiche di viabilità già segnalate dagli abitanti, in particolare per la mancanza di adeguata segnaletica e interventi infrastrutturali volti a garantire maggiore sicurezza stradale;
all'incrocio tra il primo tratto della strada provinciale 104 di Morra e il secondo tratto della strada provinciale 104 di Morra (direzione Lugnano), si verificano frequentemente passaggi di auto e moto a velocità elevata, creando disagio e pericolo per i residenti della frazione di Bivio Lugnano, e nonostante la presenza di limiti di velocità, le infrazioni sono comuni;
sono stati segnalati numerosi incidenti stradali negli ultimi anni, alcuni dei quali anche gravi, che hanno coinvolto automobilisti e motociclisti in questo tratto di strada, rendendo urgente l'adozione di misure atte a prevenire ulteriori eventi tragici;
gli abitanti della frazione hanno più volte richiesto alle autorità locali e provinciali di provvedere alla messa in sicurezza della viabilità, proponendo la realizzazione di una rotatoria in corrispondenza dell'incrocio tra il primo e il secondo tratto della strada provinciale 104 di Morra, al fine di ridurre la velocità e aumentare la sicurezza stradale per automobilisti e pedoni;
nonostante tali richieste e nonostante la documentata pericolosità dell'incrocio, la provincia di Perugia non ha ancora adottato misure concrete per la realizzazione della rotatoria proposta, lasciando la situazione di pericolo invariata –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche di sicurezza stradale legate alla viabilità della strada provinciale 104 di Morra, in particolare nella frazione di Bivio Lugnano, e dei numerosi incidenti che si sono verificati in questo tratto di strada, e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza stradale in quella zona.
(4-03590)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
SCARPA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il sig. Darsma Fouad, nato in Marocco il 10 aprile 2002, è attualmente detenuto del Centro di permanenza per i rimpatri di Palazzo San Gervasio, in Basilicata;
nel corso della sua permanenza nel Cpr le condizioni di salute Fouad sono peggiorate visibilmente: è stato condotto molte volte presso il pronto soccorso dell'Ospedale di Melfi, con lesioni riconducibili ad aggressioni, e per una caduta dall'alto con perdita di coscienza esitata in sintomatologia neurologica: era riuscito a salire sul tetto del modulo abitativo e a lasciarsi cadere da un'altezza superiore ai 2 metri, un episodio sintomatico dello stato psicologico del cittadino straniero che si aggiunge alla presenza di numerosi segni di autolesionismo (tagli sulle braccia) presenti sul corpo del ragazzo;
viene comunque riportato al Cpr, dove non viene presa in considerazione – a giudizio dell'interrogante in violazione dell'articolo 3 della direttiva recante «Criteri per l'organizzazione e la gestione dei centri di permanenza per i rimpatri previsti dall'articolo 14 del decreto legislativo n. 286 del 1998 e successive modificazioni», cosiddetta direttiva Lamorgese – l'opportunità di una rivalutazione dell'idoneità alla permanenza nel centro;
il contesto del Cpr di Palazzo San Gervasio non garantisce delle condizioni igienico-sanitarie idonee alle sue patologie;
nonostante le gravi condizioni di salute nessun provvedimento è stato assunto per migliorare la condizione in cui versa Darsma Fouad, sebbene si ravvisi un chiaro profilo di incompatibilità con la detenzione amministrativa, né alcuna visita sulla compatibilità della vita nel Cpr è stata fatta dopo le dimissioni dal pronto soccorso;
il Cpr di Palazzo San Gervasio è stato teatro di un episodio drammatico che ha visto la morte di un ragazzo di 19 anni il 5 agosto 2024; sono numerose le denunce delle Associazioni che si occupano di diritti umani sulla mancata assistenza sanitaria in questo Cpr per chi soffre di vulnerabilità psichiatriche;
è inoltre pendente un procedimento penale con 27 imputati e 26 capi d'imputazione – tra cui tortura – a carico dei gestori del Cpr;
inoltre risulta che la direzione non assicuri pienamente trasparenza circa la gestione delle persone in carico presso la struttura, osteggiando persino le prerogative e il potere ispettivo di una deputata, come l'interrogante ha potuto personalmente constatare nel corso di un'ispezione effettuata il 10 agosto 2024 –:
se i Ministri interrogati siano informati delle pessime e disumane condizioni in cui versano i detenuti dei Cpr e in particolare del Cpr di Palazzo San Gervasio, se siano informati del caso illustrato in premessa, e quali iniziative di competenza intendano adottare in ordine alle eventuali responsabilità e alle mancanze che hanno portato a non rivedere la compatibilità di Fouad con la detenzione amministrativa.
(5-02954)
Interrogazione a risposta scritta:
PASTORELLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da quanto l'interrogante ha avuto modo di osservare, le procedure di richiesta di intervista di collaboratori di giustizia e detenuti da parte di giornalisti e ricercatori non sono del tutto chiare e lineari. Di seguito si riporta la vicenda legata al lavoro del dottor Massimiliano Iervolino che ne è, a parere dell'interrogante, un esempio;
Iervolino sta conducendo una ricerca a scopi divulgativi su come la criminalità organizzata sia cambiata radicalmente tra gli anni '70 e '80 quando, grazie allo spaccio di stupefacenti, i clan aumentarono esponenzialmente gli introiti, il potere e la brutalità. Tale indagine segue un doppio binario documentale e testimoniale;
ai fini dell'indagine, a inizio febbraio 2024, Iervolino ha presentato richiesta all'ufficio stampa del Ministero dell'interno per intervistare alcuni collaboratori di giustizia. Ha quindi appreso che, così come previsto dall'articolo 10 del decreto-legge n. 8 del 1991, convertito dalla legge n. 82 del 1991, a decidere al riguardo è la «commissione centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di protezione» e che avrebbero trasmesso la sua nota al Servizio centrale di protezione del dipartimento della Pubblica sicurezza, per le prime valutazioni e l'inoltro alla suddetta commissione. Iervolino ha anche contattato la suddetta commissione inviando la medesima richiesta di intervista, senza tuttavia ricevere risposta. È stato però informato che la sua richiesta era in trattazione e che il servizio centrale di protezione aveva provveduto all'inoltro alla commissione competente;
successivamente, Iervolino ha ricevuto comunicazione, da parte dell'ufficio stampa della Polizia di Stato, che quattro collaboratori di giustizia non avevano accettato di essere intervistati. Tuttavia, non ha mai ricevuto risposta riguardo ai restanti tre né alcun riscontro da parte della commissione centrale ex articolo 10, decreto-legge n. 8 del 1991;
similarmente, Iervolino ha presentato al direttore del carcere di Sulmona la richiesta di poter intervistare alcuni detenuti della massima sicurezza coinvolti nella prima guerra di Camorra. Dopo aver ricevuto comunicazione telefonica da parte del carcere dell'individuazione di alcuni detenuti in linea con la richiesta formulata, sono stati richiesti a Iervolino i propri documenti d'identità e un facsimile di domande che il richiedente avrebbe sottoposto nell'intervista per procedere con la richiesta. I documenti sono stati analizzati da una commissione interna al carcere al fine di fornire un parere al dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap). La commissione interna diede a Iervolino parere favorevole;
conseguentemente, Iervolino ha interpellato l'ufficio stampa del Dap il quale, dopo diversi mesi, ha comunicato che il dipartimento – nonostante il parere positivo del carcere di Sulmona – non concedeva l'autorizzazione e che tale decisione gli sarebbe stata comunicata da parte della casa di reclusione di Sulmona. Tuttavia, non è mai stata fornita una motivazione di questo diniego poiché, secondo quando si apprende dall'ufficio stampa, il Dap non è tenuto a dare motivazione di tali decisioni. Peraltro, Iervolino non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale del diniego né dal Dap né dal carcere di Sulmona –:
quale sia la corretta procedura di svolgimento delle procedure di richiesta di intervista dei collaboratori di giustizia e dei detenuti da parte di giornalisti e ricercatori;
quale sia il ruolo della commissione centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di protezione riguardo alle richieste di intervista di collaboratori di giustizia e per quali motivi, nel caso riportato, non abbia dato seguito alla richiesta del dottor Iervolino;
quali misure, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di garantire maggiore trasparenza e tempestività nella gestione delle richieste di accesso a testimonianze da parte di ricercatori e giornalisti che trattano tematiche di rilevanza storica e sociale legate alla criminalità organizzata;
quali siano le motivazioni addotte dal Dap riguardo al diniego dell'autorizzazione a svolgere le interviste al carcere di Sulmona, nonostante il parere positivo della commissione interna dello stesso carcere.
(4-03587)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta scritta:
DORI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il docente di sostegno, figura istituita dalla legge n. 517 del 1977, svolge un ruolo chiave nell'insegnamento poiché si occupa sia degli alunni diversamente abili sia dell'intera classe, qualora ci siano maggiori esigenze educative che richiedono la presenza di specifici insegnanti qualificati;
secondo Istat sono quasi 338 mila gli alunni con disabilità nell'anno scolastico 2023/2024 (pari al 4,1 per cento degli iscritti), circa 21 mila in più rispetto all'anno precedente (+7 per cento);
gli insegnati di sostegno per abilitarsi devono aver svolto il Tirocinio formativo attivo (Tfa), un corso universitario di specializzazione con accesso previsto per coloro che siano in possesso di specifici titoli di studio e requisiti, dopo il superamento della prova selettiva. Al superamento delle prove il docente dovrà sostenere un concorso pubblico, con inserimento nella graduatoria regionale, prima di avere un posto di lavoro in un istituto scolastico;
qualora il fabbisogno provinciale superi la disponibilità, successivamente alle immissioni in ruolo ordinarie dalle graduatorie a esaurimento (GaE) e dalle graduatorie di merito (GM), è possibile ricorrere ad assunzioni straordinarie attingendo al sistema di graduatorie provinciali supplenze (GPS);
il decreto-legge n. 73 del 2021, all'articolo 59, prevedeva misure straordinarie per la nomina tempestiva dei docenti, nonché per la semplificazione delle norme concorsuali, tra cui l'assunzione diretta dal sistema Gps in prima fascia per i docenti di sostegno, che, dopo positiva valutazione del percorso annuale di formazione e prova, venivano inseriti a tempo indeterminato, in modo da dare una maggiore stabilità al ruolo. Norma non prorogata dal decreto-legge n. 215 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 18 del 2024;
tuttavia, la possibilità di assunzione diretta da Gps è stata prorogata ogni anno, permettendo, dal 2021 ad oggi, il reclutamento di circa 36 mila insegnanti specializzati;
per l'anno scolastico 2024/25 è stata attuata una proroga prevista dal decreto-legge n. 19 del 2024 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2024), con scadenza al 31 dicembre 2025, permettendo di svolgere le medesime assunzioni straordinarie non solo per l'anno 2024/25 ma anche per il 2025/26;
al decreto-legge è seguito in sede attuativa il decreto ministeriale n. 111 del 2024, che ha ridotto i posti residuali per essere accantonati per il prossimo concorso, la cui attivazione non è stata ancora programmata. Questa iniziativa, unita alla mancata attivazione dei percorsi abilitanti per docenti previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2023, i quali consentirebbero di conseguire l'abilitazione in altre classi di concorso o in altri gradi di istruzione, ha prodotto un maggior numero di contratti a tempo determinato alimentando la situazione di precariato;
il sistema di assunzione su posti di sostegno da Gps di prima fascia funziona, in quanto viene applicato da 4 anni, e renderlo strutturale darebbe un'opportunità di stabilità ai docenti, evitando agli insegnati di sostegno ulteriori prove di selezione;
inoltre, l'Italia è stata deferita dalla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver posto fine all'uso abusivo di contratti a tempo determinato e alle condizioni di lavoro discriminatorie. Avere due canali di reclutamento è l'opzione più auspicabile per avere docenti preparati e meritevoli. I concorsi con graduatorie di merito e non concorsi dove solo i vincitori prendono il posto e gli idonei restano un anno nel limbo del precariato e la trasformazione della I fascia sostegno in graduatoria ad esaurimento, ciò porterebbe alla compensazione del fabbisogno scolastico, alla continuità didattica e al benessere degli studenti disabili e delle rispettive famiglie;
la soluzione è condivisa anche dai principali sindacati di categoria come Flc, UIL, Snals, Gilda e Anief –:
se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative normative necessarie a rendere strutturale l'assunzione da sistema Gps di prima fascia per i docenti di sostegno, come previsto dall'ex articolo 59 del decreto-legge n. 73 del 2021.
(4-03585)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
dal 7 ottobre 2024 e per i giorni a seguire i dipendenti dell'azienda, Vingi Shoes srl, in via dell'Euro a Barletta sono in astensione dal proprio lavoro, a seguito del perdurare delle vertenze in corso a causa del mancato pagamento dei versamenti ai fondi di previdenza complementare quote di trattamento T.F.R., maturato nel corso del rapporto di lavoro dei lavoratori da parte della Vingi Shoes s.r.l.;
il 29 giugno 2023 tra la Vingi Shoes s.r.l. ed i lavoratori è stato sottoscritto un verbale di accordo, con il quale la società ha riconosciuto l'erroneità nella determinazione degli importi del trattamento di fine rapporto, indicati nel modello C.U. impegnandosi a comunicare alla Agenzia delle entrate il modello C.U. modificato per ogni singolo lavoratore;
la comunicazione all'Agenzia delle entrate non è mai avvenuta, così come spiegano in una nota le sigle sindacali;
risulta inoltre l'esistenza di un atto notarile con cui l'azienda avrebbe venduto tutti i cespiti immobiliari di cui era proprietaria;
inoltre – sempre da denuncia effettuata dai sindacati – si apprende che dal primo ottobre 2024 si starebbero anche smontando i macchinari presenti all'interno dello stabilimento di produzione;
a questo si aggiunge il fatto che il 29 gennaio 2024 la Vingi Shoes ha sottoscritto un verbale di accordo dinanzi ad Arpal Puglia ed ha ottenuto il riconoscimento dello stato di crisi aziendale con i conseguenti benefici della C.I.G. straordinaria, la cassa integrazione guadagni straordinaria, che è partita il 4 marzo 2024 per 12 mesi;
nel verbale dinanzi all'Arpal Puglia l'azienda si era impegnata ad attuare un piano di rilancio e risanamento che chiaramente sta per essere disatteso visto ciò che sta accadendo dopo solo 8 mesi di cassa integrazione guadagni straordinaria –:
quali iniziative – per quanto di competenza – intendano intraprendere e se non ritengano di dover convocare, in maniera tempestiva, un tavolo di crisi volto a fare chiarezza sul futuro occupazionale di oltre 100 dipendenti, di cui più del 70 per cento donne, oltre che sulla questione dei T.F.R.
(5-02950)
Interrogazioni a risposta scritta:
LA PORTA e MICHELOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in data 8 ottobre 2024 si è verificato l'ennesimo atto violento che coinvolge, seppur indirettamente, la comunità cinese che vive nel territorio diviso tra la provincia di Firenze e Prato. Episodio, questo, che segue a tanti altri fra cui quello più eclatante dell'11 ottobre 2021 quando in circostanze analoghe una decina di cittadini cinesi a bordo di due auto, secondo quanto appreso dai presenti, sarebbero arrivati sul luogo della protesta e avrebbero cominciato a colpire i manifestanti pakistani utilizzando anche mazze di legno;
secondo le prime ricostruzioni operate dalle forze dell'ordine e dalle persone offese, alcuni manifestanti riuniti dinnanzi ad una pelletteria gestita da cittadini cinesi in Seano (Prato) per richiedere condizioni di lavoro più decorose (si parla di condizioni di lavoro precarie, senza alcun diritto ne orario rispettato al limite, se non oltre lo sfruttamento) sono stati brutalmente aggrediti da persone assoldate dagli esponenti della consorteria criminale orientale;
il bilancio è stato di quattro manifestanti feriti da spranghe e, sugli organi di stampa, gli stessi hanno dichiarato che mentre venivano brutalmente picchiati gli veniva detto «la prossima volta vi spariamo» se avessero continuato a manifestare;
questo è solo l'ultimo degli episodi che coinvolge la suindicata comunità, dopo i procedimenti penali che si celebrano al Tribunale di Prato denominati «China Truck» e «Money Transfer» con decine di imputati, le indagini in corso per atti intimidatori incendiari ed il cosiddetto «racket delle grucce» che dal luglio 2024 ha dato il via ad una serie di estorsioni ed aggressioni per regolamenti di conti legati all'imprenditoria tessile e logistica cinese;
tale consorteria criminale a giudizio degli interroganti è da considerarsi a tutti gli effetti una forma mafiosa, come quelle già presenti nel nostro territorio. In tal senso è opportuno prendere le mosse dalla sentenza della Cassazione del 30 maggio 2001 n. 35914 che avalla l'applicazione del delitto di associazione mafiosa a un gruppo criminale cinese operante in Toscana e dedito al controllo anche violento delle attività dei connazionali: benché non sia, infatti, il primo arresto giurisprudenziale sulla questione, in tale occasione i giudici di legittimità hanno avuto modo di fissare alcune regole di giudizio in qualche misura innovative nel quadro di una argomentata rilettura della fattispecie incriminatrice;
gli ermellini rilevano che: «la realtà mafiosa – all'origine caratterizzata da struttura vasta e monolitica operante in ben individuati territori – è venuta trasformandosi e articolandosi in una molteplicità di organizzazioni col mutare e l'ampliarsi del genere di interessi parassitari perseguiti e con l'estendersi delle zone territoriali di influenza: fenomeno questo ricollegabile anche alle aperture via via crescenti di ogni collettività locale verso altre realtà sociali, come all'assottigliamento delle frontiere o riconducibile, per rimanere al nostro Paese, ai grandi fenomeni di immigrazioni da paese dell'est europeo e addirittura dall'estremo oriente»;
a giudizio degli interroganti tale fenomeno è, evidentemente, ben radicato nel tessuto socio economico della zona industriale compresa tra Prato e Firenze, al punto da potersi permettere di assoldare manovalanza criminale atta a difendere i propri interessi fino ad arrivare anche a disperdere cortei di pacifica contestazione sindacale, costituzionalmente garantiti –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali misure di competenza intendano applicare al crescente problema della criminalità cinese nel Paese e in particolare nella provincia di Prato, anche in termini di controlli più efficaci ai fini dalla tutela delle condizioni di lavoro e del trattamento dei lavoratori;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative di carattere normativo affinché siano istituite sezioni distaccate della direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Prato al fine di meglio conoscere ed affrontare i nuovi fenomeni mafiosi di natura etnica.
(4-03584)
GRIMALDI e MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la notte tra l'8 e il 9 ottobre 2024 5 uomini a volto coperto hanno aggredito operai, in picchetto, del sindacato Sudd Cobas, davanti ai cancelli della pelletteria Confezioni Lin Weidong a Seano in provincia di Prato, che scioperavano contro turni di lavoro da 12 ore per 7 giorni la settimana chiedendo regolari contratti di lavoro, il regolare pagamento dei contributi e delle tasse, lo stop al lavoro nero, la sicurezza sul lavoro, il diritto al riposo e alla malattia nel silenzio imbarazzante ma soprattutto complice delle istituzioni;
gli aggressori, che testimoni dichiarano essere italiani, mentre si dileguavano, hanno urlato «la prossima volta vi spariamo»;
nel distretto di Prato e provincia, le aziende tessili sono 2.068 e per il 75 per cento italiane, quelle di confezioni sono 4.878 il 90 per cento di cinesi, quasi tutte microimprese, queste coinvolgono decine di migliaia di dipendenti ma si tratta di un numero per difetto in quanto non tiene conto della diffusione di condizioni di lavoro a nero o finti contratti;
la quasi totalità degli operai dipendenti di queste aziende, in particolare quelle delle confezioni, sono persone migranti che abitano i territori periferici industriali e, a giudizio dell'interrogante, sono soggetti a pesanti ricatti causa del sistema del permesso di soggiorno e del rinnovo di esso possibile con un contratto di lavoro che viene spesso «venduto» al prezzo di turni di sfruttamento da 12 ore al giorno e 7 giorni la settimana senza alcun minimo diritto riconosciuto, vista l'inefficienza chiara del sistema dello sportello anti sfruttamento;
uno sportello anti sfruttamento a Prato che a detta della Sindaca di Prato ha trattato solo 50 casi di sfruttamento;
sono numerose ormai le aggressioni a lavoratori e sindacalisti che lottano per dare dignità al loro lavoro e il diritto a giuste retribuzioni, tra queste i lavoratori coinvolti sono stati: 2 alla DS, 8 a Gruccia Creation, 3 a Texprint, 5 a Dreamland, 6 operai della ACCA e in ultimo i 4 operai della Confezioni Lin Weidong;
è del tutto evidente, a giudizio dell'interrogante, che nel pratese vige un sistema mafioso che controlla il distretto e cerca di mettere a tacere i lavoratori e il sindacato che li organizza, nonostante lo stillicidio di tali aggressioni non si è assistito ad un'azione efficace ed incisiva da parte sia delle forze dell'ordine che degli organi competenti ai controlli e alla sicurezza sul lavoro –:
quali iniziative di competenza abbiano assunto o intendano assumere con urgenza al fine di stroncare un sistema mafioso che opera, nel pratese, attraverso forme di caporalato violento, rispetto al quale, con tutta evidenza, non si è vista l'attuazione di interventi incisivi ed efficaci sia da parte delle forze dell'ordine che degli organi preposti ai controlli e alla sicurezza dei lavoratori del tessile;
quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per garantire a tutte le lavoratrici e lavoratori delle aziende tessili e di quelle dedite alla confezione contratti regolari garantendo loro il pagamento di stipendi e dei relativi contributi, un efficace contrasto al lavoro nero, la sicurezza sui luoghi di lavoro, il diritto al riposo e alla malattia.
(4-03586)
MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
in relazione agli adempimenti medici in carico a Inps, e in particolare alle attribuzioni connesse alla verifica delle invalidità, con deliberazione del Consiglio di amministrazione n. 79 del 25 settembre 2024 l'Istituto ha indetto il concorso pubblico, per titoli ed esami, per l'assunzione a tempo indeterminato di 1069 professionisti medici di prima fascia funzionale nei ruoli del personale dell'Ente;
il bando è stato pubblicato sul portale InPA il 4 ottobre 2024 e, secondo il disposto dell'articolo 2, comma 1, lettera h) del bando, esso individua quali titoli apprezzabili solo alcuni diplomi di specializzazione rispetto al dettato più ampio del decreto del Ministro della salute 30 gennaio 1998;
non risultano annoverati, nella selezione Inps, profili di specializzazione con ogni evidenza utili alla mission dell'Istituto, quali a titolo di esempio endocrinologia od ortopedia;
ai titoli menzionati nel bando è peraltro attribuito, in termini di valutazione complessiva dei candidati, un punteggio oscillante tra i 4 e i 6 punti, come da articolo 9, condizionante la graduatoria finale –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della scelta adottata dall'istituto di previdenza e se siano in grado di fornire gli opportuni ragguagli in merito al concorso in itinere, nonché circa le motivazioni per una selezione all'accesso che all'interrogante sembra parziale ove non espressamente anomala, considerata l'incongruità del bando in argomento rispetto agli ordinari accertamenti disposti dall'ente e al dettato del decreto ministeriale summenzionato.
(4-03588)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CASU. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
i comuni in Italia rappresentano la componente della pubblica amministrazione più numerosa e diffusa capillarmente sul territorio;
una situazione particolarmente difficile vive Roma Capitale. In una nota del 19 luglio 2024, indirizzata al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro per la pubblica amministrazione, infatti, il sindaco di Roma Capitale ha ricordato che la dotazione organica tecnica di Roma Capitale contempla storicamente circa 31 mila dipendenti, ma nel tempo si è registrata una progressiva riduzione del personale;
nella citata nota, sindaco evidenzia, inoltre, che al 31 dicembre 2002 l'organico complessivo era pari a 27.358 risorse umane. Sedici anni dopo era sceso a 24.000, con un trend negativo che ha toccato il culmine nell'ottobre 2022 con 21.598 dipendenti;
dal 2022 al 2024 sono programmati 4.300 nuovi ingressi, in modo da fermare la tendenza discendente del personale, senza però poter rispondere in maniera sufficiente ai fabbisogni di Roma Capitale;
per rispondere almeno in parte alla situazione sopra esposta, Roma Capitale ha chiesto, con note del 3 e del 28 giugno 2024 indirizzate alla commissione interministeriale Ripam, di poter attingere alle graduatorie relative al «Concorso pubblico per titoli ed esami per copertura di complessivi 2.293 posti di personale non dirigenziale – Area II (...)», in particolare per quel riguarda le graduatorie con codice AMM ed ECO, tenendo conto anche della introduzione di un limite massimo per l'individuazione dei candidati idonei, ossia collocati nella graduatoria finale dopo l'ultimo candidato vincitore, non superiore al 20 per cento dei posti banditi (articolo 1-bis del decreto-legge n. 44 del 2023, convertito con modificazioni dalla legge n. 74 del 2023);
risulta all'interrogante che la richiesta di Roma Capitale, che intende attingere alle citate graduatorie per 230 istruttori amministrativi, dopo quattro mesi non abbia avuto ancora risposta, aumentando i ritardi nell'assunzione di nuovo personale –:
quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati, per farsi sì che all'istanza del Comune di Roma, così come a quelle che eventualmente abbiano effettuato altri enti locali, venga data celere risposta.
(5-02955)
SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
SCERRA. — Al Ministro della salute, Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 febbraio 2024 è stato nominato il nuovo commissario straordinario per la progettazione e realizzazione del nuovo complesso ospedaliero della Città di Siracusa, ai sensi dell'articolo 42-bis del decreto-legge n. 23 del 2020 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 40 del 2020;
stando alle dichiarazioni del nuovo commissario, le sue determinazioni sarebbero quelle di realizzare per intero il progetto e non procedere attraverso uno stralcio funzionale per un importo di 300 milioni di euro, come comunicato dal precedente commissario;
nel febbraio 2024 il presidente della Regione Siciliana confermava che la realizzazione dell'opera sarebbe stata finanziata con 200 milioni di euro dell'accordo di programma siglato con lo Stato nel 2020, provenienti dai fondi di cui all'articolo 20 legge n. 67 del 1988 e altri 100 milioni che dovrebbero essere coperti sempre dall'appena citato fondo, ma su cui sembra non ci sia stata alcuna autorizzazione di stanziamento;
da recenti notizie di stampa locale si apprende altresì che «mancano all'appello i restanti 72 milioni in quanto né l'Asp (per 47 milioni) né la regione (per 25 milioni) hanno adottato le necessarie delibere per impegnare le rispettive somme a loro carico». In particolare rispetto ai 47 milioni di euro mancherebbe l'autorizzazione da parte dell'assessorato alla salute allo stanziamento da parte dell'Asp;
inoltre, da quanto appreso dal sito web della struttura commissariale del Governo, è stato avviato il procedimento espropriativo dei terreni mancanti per completare l'area su cui insisterà la struttura e – si legge – «si è manifestata l'opportunità di una integrazione, da parte delle Ditte [...] di eventuali elementi utili a giungere correttamente alla valutazione delle indennità espropriative. In conseguenza si assegna alle Ditte interessate, laddove intendessero provvedere nei sensi di cui sopra, un ulteriore termine di giorni 30 dalla notifica della presente comunicazione»;
va considerato che sono trascorsi tre mesi dalla pubblicazione dell'avviso della richiesta di integrazione di cui sopra – sempre che lo stesso termine coincida con quello di notifica alle ditte interessate – e che si è prossimi all'ennesima scadenza del commissario straordinario –:
se non intendano, in via definitiva, fare chiarezza sulle incertezze legate ai tempi di realizzazione della struttura, alle relative somme necessarie, specificando se, quali risorse e in quali termini siano realmente disponibili nonché se ci sia conferma della qualificazione della stessa struttura come dipartimento d'emergenza e accettazione (DEA) di secondo livello.
(4-03589)