XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
in data 26 settembre 2024, il commissario straordinario del Governo per il Giubileo della Chiesa cattolica 2025, ha emanato l'ordinanza Rep. n. 2024/0000033 Prot. RM/2024/0005220 avente ad oggetto – Intervento n. 136 recante «Parcheggi bus turistici nelle zone periferiche della città» – modifica del sistema tariffario dei permessi da rilasciare ai bus turistici per la circolazione sul territorio di Roma Capitale, in occorrenza della Festività giubilare;
tale disposizione è stata assunta in forza dell'intervento classificato nell'Allegato 1 con il numero 136, recante «Parcheggi bus turistici nelle zone periferiche della città», incluso nel Programma dettagliato degli interventi approvato con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 giugno 2023, e concerne l'attrezzaggio civile e tecnologico di aree di lunga sosta da riservare ai bus turistici, localizzate nelle zone periferiche di Roma, e si pone come obiettivo la delocalizzazione della sosta degli autobus privati, a servizio della domanda turistica, nei nodi di scambio periferici destinati allo scambio intermodale con il trasporto pubblico di linea;
il commissario straordinario, nell'ordinanza, considera l'intervento predetto «strettamente correlato alla regolazione della domanda di permessi di circolazione nella Città di Roma e non può prescindere, dunque, da una puntuale riorganizzazione del sistema delle tariffe per l'accesso dei bus turistici alla ZTL cittadina, che renda competitiva e conveniente, per le società attive nell'ambito del trasporto di persone, la richiesta di permessi per la sosta nelle zone periferiche della città, riducendo, conseguentemente, la domanda di sosta nelle zone centrali»;
l'articolo 7, comma 1, lettera 0a), del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 agosto 2022, n. 108 ha modificato l'articolo 7 («Regolamentazione della circolazione nei centri abitati») comma 9 del decreto legislativo n. 285 del 1992 (codice della strada) che regola la possibilità da parte dei comuni di prevedere interventi di delimitazione del traffico di aree e zone;
la attuale vigente normativa recita: «9. I comuni, con deliberazione della giunta, provvedono a delimitare le aree pedonali e le zone a traffico limitato tenendo conto degli effetti del traffico sulla sicurezza della circolazione, sulla salute, sull'ordine pubblico, sul patrimonio ambientale e culturale e sul territorio. In caso di urgenza il provvedimento potrà essere adottato con ordinanza del sindaco, ancorché di modifica o integrazione della deliberazione della giunta. Analogamente i comuni provvedono a delimitare altre zone di rilevanza urbanistica nelle quali sussistono esigenze particolari di traffico, di cui al secondo periodo del comma 8. I comuni possono subordinare l'ingresso o la circolazione dei veicoli a motore, all'interno delle zone a traffico limitato, anche al pagamento di una somma. Con direttiva emanata dall'ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale entro un anno dall'entrata in vigore del presente codice, sono individuate le tipologie dei comuni che possono avvalersi di tale facoltà, nonché le modalità di riscossione del pagamento e le categorie dei veicoli esentati. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili sono individuate le tipologie dei comuni che possono avvalersi di tale facoltà, le modalità di riscossione del pagamento, le categorie dei veicoli esentati, nonché, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, i massimali delle tariffe, da definire tenendo conto delle emissioni inquinanti dei veicoli e delle tipologie dei permessi»;
il Ministero delle infrastrutture, con la circolare 10797, ha specificato che «nelle more dell'emanazione del decreto di individuazione delle tipologie di comuni di cui al comma 9, dell'articolo 7, del codice della strada, da adottarsi, ai sensi del comma 2-bis dell'articolo 7 del decreto-legge n. 68 del 2022, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge n. 108 del 2022 (e quindi, entro il 3 dicembre 2022), restano validi tutti gli atti e i provvedimenti adottati dalle amministrazioni comunali in materia di tariffazione degli accessi nelle ZTL, disposti in attuazione della direttiva del Ministero dei lavori pubblici del 21 luglio 1997, n. 3816, con la conseguenza che, nel periodo transitorio, non dovranno essere modificate le tariffe già stabilite. Chiaramente, nel medesimo attuale periodo transitorio, non potranno essere istituite nuove ZTL a pagamento, né assoggettate al pagamento ZTL esistenti.»;
il commissario straordinario del Governo per il Giubileo della Chiesa cattolica 2025, pur citando nell'ordinanza del 26 settembre 2024 il modificato testo dell'articolo 7, comma 9 del codice della strada e specificando nel testo dell'ordinanza che ad oggi non è stato ancora emanato il decreto ministeriale, giunge alla conclusione di avere comunque la facoltà di modificare le tariffe; potestà che parrebbe invece essere esclusivamente ministeriale;
a parere dell'interpellante l'abnorme aumento delle tariffe appare motivato sostanzialmente dall'incapacità dell'amministrazione comunale di Roma Capitale di programmare e realizzare un sistema di stalli adeguati a ricevere un volume di traffico che era ampiamente prevedibile da anni –:
quali iniziative di competenza si intenda adottare per fare definitivamente chiarezza in ordine alla titolarità del potere di modificare le tariffe di accesso alla ZTL, anche in vista dell'ormai prossimo Giubileo della Chiesa cattolica.
(2-00459) «Ciocchetti».
Interrogazione a risposta scritta:
CECCHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con delibera n. 40 del 1969 del consiglio comunale di Cerro Maggiore, veniva approvato il regolamento edilizio con annesso programma di fabbricazione che prevedeva una zona destinata ai servizi pubblici su parte della quale si sarebbe costruita una scuola media;
stante la proprietà privata del terreno relativo alla costruzione dell'istituto scolastico, l'ente locale, in seguito al mancato perfezionamento della procedura di compravendita, aveva proceduto all'occupazione d'urgenza e alla successiva espropriazione del bene immobile per pubblica utilità;
sulla vicenda si è instaurato un lungo contenzioso civile terminato nel 2006 con la condanna al pagamento dell'indennità di occupazione dell'area da parte del citato ente locale, che conseguentemente riconosceva un debito fuori bilancio idoneo però solo alla parziale copertura delle spese stabilite in via giudiziale;
adita anche la Corte europea dei diritti dell'uomo, la medesima riconosceva l'illegittimità della procedura espropriativa, condannando il Governo italiano al risarcimento del danno in favore dell'istante;
nel 2016 il Governo a sua volta esercitava azione di rivalsa nei confronti del Comune di Cerro Maggiore, in ragione della quale a quanto consta all'interrogante, si è aperto, più di recente, un contenzioso – tuttora pendente – anche in sede amministrativa per la sospensione dell'esecuzione ex articoli 624-625 del codice di procedura civile;
tuttavia, la procedura di espropriazione messa in atto dal suddetto comune è avvenuta in applicazione di quanto stabilito, a livello generale, dall'articolo 834 del codice civile e dalle leggi speciali nazionali in vigore in materia di espropriazione, nonché di quanto previsto dall'articolo 42 della Costituzione;
ad aprile 2018 vi era stato un intervento di Anci/Ifel, che sottoponeva in Conferenza Unificata le istanze dei comuni che avrebbero dovuto rimborsare lo Stato per l'avvio di un confronto con le amministrazioni interessate, al fine di definire un quadro di maggiore sostegno agli enti locali coinvolti nell'azione di rivalsa, che teneva conto della sofferenza finanziaria in cui versavano gli enti locali;
nel gennaio 2020, il tribunale di Torino accoglieva domanda proposta dal Comune di Vercelli contro la Presidenza del Consiglio dei ministri in merito al giudizio di rivalsa attivato dallo Stato italiano a seguito di condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo per una vicenda analoga –:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di sostenere gli enti locali che si trovano in situazioni di difficoltà finanziaria così salvaguardando al contempo il diritto del privato al risarcimento in suo favore, come nei casi esposti in premessa.
(4-03600)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta orale:
SOUMAHORO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
a seguito dell'operazione militare lanciata da Israele, la situazione umanitaria che si fa sempre più drammatica in Libano: sono circa 1,2 milioni gli sfollati interni dall'intensificarsi degli attacchi israeliani, mentre, secondo i dati del Ministero della salute pubblica libanese, sono più di 400 mila le persone fuggite in Siria, tra cui 300.744 cittadini siriani e 100.203 libanesi, mentre sono più di 1.400 le vittime;
a Gaza gli ultimi dati del Ministero della salute locale riferiscono, a oggi, di oltre 42 mila palestinesi uccisi e quasi 98 mila feriti dall'inizio del conflitto, iniziato il 7 ottobre 2023;
nel frattempo, dopo i bombardamenti in Libano e a Gaza, le forze israeliane stanno allargando le operazioni anche in Siria ed espandendo l'offensiva di terra in territorio libanese. Secondo quanto riporta il quotidiano «Times of Israel», il numero dei militari israeliani dispiegati in Libano supera, ad oggi, le 15 mila unità;
il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, rivolgendosi ai cittadini libanesi ha affermato: «Potete salvare il Libano prima che cada nell'abisso di una lunga guerra che porterà distruzione e sofferenza, come a Gaza»;
secondo quanto si apprende, addirittura una quarantina di veicoli militari delle forze armate di Israele sono stati spostati vicino alla base Unifil di Maroun al-Ras. Sentito da LaPresse, il portavoce di Unifil Andrea Tenenti ha chiarito che i veicoli israeliani «per giorni» sono stati a pochi metri dalla base irlandese prima di spostarsi;
come ribadito dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, occorre un immediato cessate il fuoco sia a Gaza che in Libano, il rilascio degli ostaggi, e aiuti salvavita immediati a tutti coloro che ne hanno disperatamente bisogno;
ad opinione dell'interrogante è altresì necessario il ritiro immediato di Israele dal Libano e dai territori occupati a Gaza e in Cisgiordania così come la fine di qualsiasi altra operazione militare condotta verso altri Paesi;
anche se al momento non è l'obiettivo delle parti in conflitto, il personale delle basi italiane di Unifil in Libano si trova in «L3», ovvero livello di allarme 3, ed è quindi riparato nei bunker;
tuttavia, nei giorni tra il 9 e l'11 ottobre 2024 le forze israeliane hanno sparato contro i punti di osservazione della forza di pace Unifil nella sua base principale di Naqoura, nel Libano meridionale, ferendo diverse persone, appartenenti ai contingenti indonesiano e cingalese, di cui uno, ferito gravemente;
occorre quindi altresì una iniziativa per garantire il rafforzamento e la massima tutela del contingente Unifil –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di: chiedere un immediato cessate il fuoco sia a Gaza che in Libano, favorire il rilascio degli ostaggi, fornire aiuti umanitari immediati in Libano e Gaza, reclamare il ritiro di Israele dai territori occupati a Gaza, in Cisgiordania, nel Libano del Sud, nella Alture del Golan in Siria e da Gerusalemme est, in particolare chiedendo l'applicazione delle risoluzioni 194 del 1948 e la 3236 del 1974 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nonché proteggere, mantenere e rafforzare il contingente Unifil in Libano.
(3-01497)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
è ormai quasi un anno che in una vasta zona di Roma, che comprende numerosi edifici siti presso il V e il VII Municipio, e in precedenza anche edifici del I Municipio, la popolazione subisce un continuo disservizio idrico, con la mancanza d'acqua in diverse ore della giornata; una situazione a macchia di leopardo che sta interessando progressivamente anche altri quartieri della città;
gli abitanti delle zone coinvolte sono esasperati e denunciano una situazione ormai non più sostenibile poiché talvolta l'interruzione d'acqua si protrae anche per 48 ore e le famiglie con bambini piccoli, anziani, disabili non possono svolgere per diverse ore le attività basilari come lavarsi, bere, cucinare o lavare gli indumenti; il danno notevole riguarda peraltro anche le attività commerciali e ricettive del territorio che non possono mantenere livelli igienico-sanitari dei servizi che offrono all'utenza;
«Il problema è nato due anni fa, ma prima era solo di notte», ricordano gli abitanti del quartiere Appio Latino a Fanpage.it «Nel tempo è andato peggiorando e abbiamo riscontrato una perdita di pressione sempre più forte. Lo scorso maggio ha cominciato ad andare via sempre più volte nel corso della giornata. Negli ultimi tempi siamo privi d'acqua tutto il giorno». «Acea ha scaricato la responsabilità su noi cittadini. Ci ha suggerito di installare degli impianti di sollevamento a spese dei singoli cittadini». Ogni ditta, racconta chi abita nel quartiere, propone costi diversi che variano dai 15 ai 40 mila euro;
ci sono stati diversi esposti e gli organi politici e istituzionali municipali e consiliari hanno effettuato segnalazioni e accessi agli atti ad Ato 2, il servizio idrico di Roma e provincia, cercando di sollecitare un pronto ripristino del servizio ma senza ottenere alcun riscontro risolutivo;
il direttore di Acea Ato 2, come riferito a Fanpage, afferma che: «Negli anni, i gestori, come anche Acea, hanno garantito livelli di pressione anche più alti del minimo contrattuale per facilitare ogni utenza. Questo è sempre meno possibile perché, sempre più in questi anni, i gestori hanno l'obbligo di ridurre i prelievi d'acqua dall'ambiente, di preservare la risorsa idrica. In alcuni casi, dove gli impianti interni non riescono a funzionare bene con le nuove condizioni, bisogna adeguarli come succede in tutti gli altri settori. Da parte nostra ci siamo già attivati per supportare gli amministratori di condominio, anche se gli impianti interni non sono di nostra competenza»;
in merito al problema, RomaToday aveva interpellato anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il quale ha riferito che Acea ritiene che «sulla base delle richieste di Arera e anche per il buon senso dovuto alle politiche ambientali e antispreco, sta lavorando per ridurre la dispersione e superare l'eccesso di pressione. E quindi la sta dosando tenendosi un po' sopra, ma non troppo, la pressione raccomandata, poiché è una buona pratica ambientale. Ci sono situazioni, come quelle verificatesi, in cui palazzi molto alti, magari senza autoclave e con un sistema cosiddetto “up-down” (l'acqua non va dal pianterreno gradualmente su, ma prima va all'ultimo piano e poi scende di nuovo) subiscono dei disagi a causa di impianti vecchi e inadeguati, di conseguenza si manifestano le criticità registrate»;
dopo numerose pressioni da parte dei cittadini e dopo diversi incontri tra le rappresentanze istituzionali del municipio e Acea sembrerebbe dunque confermato che il problema sia causato dalla riduzione della pressione dell'acqua da parte del gestore idrico che, vista la supposta inadeguatezza per vetustà degli impianti interni degli edifici, spingerebbe quindi affinché il problema sia risolto dai cittadini costretti a modificare i propri impianti e a sostenerne le spese;
i cittadini ritengono però inaccettabili le motivazioni fornite da Acea, illogiche nella misura in cui nulla è stato modificato negli impianti dei palazzi fin dagli anni '40 e poiché l'intermittenza del disservizio sarebbe incompatibile con un problema strutturale dell'impianto; i cittadini ritengono ingiusto farsi carico della risoluzione onerosa della vicenda anche alla luce di ritenute e diffuse inadempienze contrattuali laddove, ad esempio, viene disatteso un punto essenziale del Regolamento di servizio nella parte in cui il gestore deve fornire una pressione di almeno 0,5 bar al solaio dell'ultimo piano dei palazzi e non già dal piano più basso come ritiene Acea;
in queste ultime ore emergerebbe la paradossale ipotesi che a provocare i disservizi potrebbero essere degli abusi tecnici portati avanti in alcuni condomini che «aspirerebbero» via l'acqua dai palazzi circostanti: a sostenerlo sarebbe stato un ingegnere di Acea, nel corso della commissione capitolina trasparenza che si è svolta il 2 ottobre 2024;
c'è un continuo rimpallo di giustificazioni e responsabilità, e se la questione, che va avanti oramai da oltre un anno, con un aggravamento insostenibile negli ultimi mesi, non riesce ad essere risolta a livello comunale, è necessario un urgente intervento risolutivo del Governo per assicurare ai cittadini l'acqua potabile e sicura, quale diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani –:
se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza, in raccordo con gli enti competenti, intenda porre in essere, con l'urgenza necessaria, affinché sia garantito a tutti i cittadini di Roma il diritto all'acqua potabile e sicura ed ai servizi igienici, quale diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani, come sancito dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010.
(2-00455) «Francesco Silvestri, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Pavanelli, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Bruno, Scerra, Scutellà».
Interrogazioni a risposta scritta:
BRUZZONE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in provincia di Savona, attualmente sono presenti 18 impianti eolici costituiti complessivamente da 62 pale, che producono 131,4 Mw di elettricità;
gli impianti eolici di tutta la Liguria, compresa Savona, producono 146,4 Mw;
la provincia di Savona quindi produce già l'89,75 per cento dell'energia elettrica derivante dagli aerogeneratori installati in Liguria;
il decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica del 21 giugno 2024, emanato di concerto con il Ministro della cultura e con il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, recante la disciplina per l'individuazione di superfici e aree idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili ha stabilito inoltre che le regioni individuino anche le aree non idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili e, quindi, anche all'eolico;
attualmente, su 16 nuovi progetti presentati per la realizzazione di parchi eolici in Liguria, ben 14 ricadrebbero sul territorio della provincia di Savona;
tale situazione, comparsa in data antecedente all'emanazione del citato decreto ministeriale 21 giugno 2024, non segue alcuna pianificazione, ma si basa solo sull'ottenimento di incentivi legati alle politiche green;
tali progetti nella provincia di Savona potrebbero portare alla perdita di ecosistemi oppure insistono su aree da tutelare a livello idrogeologico, ambientale e naturalistico, paesaggistico, storico e artistico e, pertanto, sia auspicabile efficientare gli impianti esistenti anziché installarne nuovi –:
se i Ministri interrogati, nell'ambito del monitoraggio di cui all'articolo 4 del decreto ministeriale 21 giugno 2024 e dei criteri e vincoli stabiliti dall'articolo 7 del medesimo decreto, intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di assicurare che, nella provincia di Savona, sia possibile efficientare solo gli impianti eolici esistenti, affinché anche in quel territorio si rispetti la tutela del paesaggio, i suoi valori storico-testimoniali-culturali e la salvaguardia della biodiversità.
(4-03598)
DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il progetto infrastrutturale «Sistema Tangenziale di Lucca – Viabilità est di Lucca», noto come «assi viari», che rientra ancora tra gli interventi strategici a livello nazionale previsti dalla «legge obiettivo» n. 443 del 2001, ha subìto nel corso degli anni notevoli revisioni, diventando anacronistico e di esclusivo rilievo locale;
il progetto è diviso in due stralci funzionali e, in data 4 marzo 2019, Anas ha avviato il procedimento di approvazione del progetto definitivo del primo stralcio funzionale, con un costo di 172 milioni di euro per soli 7,32 chilometri (oltre 23 milioni di euro al chilometro) prevedendo ingenti finanziamenti dalla regione Toscana e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
l'opera si colloca in un contesto fortemente urbano, presentandosi in variante rispetto alla pianificazione urbanistica locale, e presenta caratteristiche fortemente impattanti a livello ambientale nonché incisive sul rischio idrogeologico, come già sottolineato precedentemente dallo stesso interrogante;
dall'approvazione del progetto nel 2019 i cittadini delle frazioni interessate dall'opera si sono riuniti nel comitato «Altrestrade» a tutela del loro territorio, esprimendo le preoccupazioni di cui sopra;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2021 l'infrastruttura è stata inserita tra gli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità e pertanto da realizzare con la nomina di un commissario straordinario. All'articolo 2 dello stesso decreto viene nominato commissario straordinario l'ingegner Eutimio Mucilli, Ad della Quadrilatero Marche Umbria S.p.A., società pubblica di progetto controllata da Anas S.p.A.;
dai mezzi di stampa, del 3 ottobre 2024, si legge: «Perquisizioni della Guardia di Finanza di Milano sono state effettuate nelle sedi Anas di Roma, Torino e Milano nell'ambito di un'inchiesta per corruzione, turbativa d'asta e rivelazione di segreto d'ufficio. Sono 9 le persone indagate fra cui due funzionari della stessa Anas. Tra gli indagati spunta anche il Commissario speciale degli assi viari Eutimio Mucilli»;
nonostante l'indagine in corso, pare che iter approvativo del progetto degli Assi viari stia proseguendo;
per il 22 novembre 2024 il Commissario straordinario ha convocato la Conferenza dei servizi decisoria semplificata asincrona per il progetto definitivo relativo al primo stralcio funzionale;
in considerazione dell'attuale situazione sarebbe auspicabile una sospensione della Conferenza dei servizi;
il sistema tangenziale «Assi-Viari» è un progetto obsoleto che presenta numerose criticità ambientali ed idrogeologiche e risulta ad oggi totalmente incompatibile con gli obbiettivi di neutralità climatica fissati al 2030 –:
se i Ministri interrogati intendano, per quanto di competenza, abbandonare definitivamente il progetto e destinare le relative risorse a progetti di mobilità sostenibile, al fine di preservare la biodiversità lucchese nonché diventare esempio virtuoso per l'avvicinamento agli obbiettivi climatici fissati dall'Unione europea e, considerata la situazione descritta in premessa, se intendano interloquire con i soggetti competenti al fine di sospendere, per il tramite del commissario straordinario, la convocazione della Conferenza di servizi decisoria.
(4-03604)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
GHIRRA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
numerose notizie di stampa hanno reso noto che l'aeroporto militare di Decimomannu diventerà una base operativa dei jet da combattimento F-35. La notizia sarebbe contenuta nel documento programmatico pluriennale 2024-2026, che annuncia l'apertura di due nuove basi: una in Sardegna e l'altra in Puglia;
nel dettaglio, il Ministero interrogato avrebbe stabilito che il poligono militare situato a 25 chilometri da Cagliari ospiti stabilmente uno stormo operativo dell'Aeronautica composto da una flotta di F-35 in assetto da combattimento. L'operazione, come emerge nel documento programmatico pluriennale della Difesa (DPP) 2024/2026, nel suo complesso ha un costo complessivo di 18 miliardi di euro, e di questi ben 7 miliardi sarebbero necessari ad acquistare 20 nuovi F-35, parte dei quali saranno dislocati a Decimomannu e parte negli aeroporti sede degli altri due stormi dell'Aeronautica già attivi: Ghedi in Lombardia e Amendola in Puglia. Il progetto sarebbe condotto nell'ambito di «un programma in cooperazione con Usa, Gran Bretagna, Olanda, Canada, Danimarca, Norvegia, Australia cui allo stato attuale si aggiungono, come clienti, Israele, Corea del Sud, Giappone, Belgio, Polonia, Singapore, Finlandia, Svizzera, Germania, Grecia e Repubblica Ceca»;
nel precedente documento programmatico pluriennale, quello del 2023-2025, erano previste tre tranche di acquisizione dei nuovi F-35: 1, 2a e 2b. Sembrerebbe che, in considerazione del mutato scenario geopolitico e dei potenziali risvolti operativi, si sarebbe stabilita l'acquisizione di questi 15 nuovi F-35A (a decollo e atterraggio convenzionale) e 5 F-35B (a decollo corto e atterraggio verticale), tutti velivoli dotati di tecnologie che li rendono difficilmente visibili dai radar, progettati per essere impiegati sia nelle manovre di supporto aereo ravvicinato, sia per missioni di supremazia aerea, sia per il bombardamento. La base sarda verrà attivata nel contesto della Fase 2b del programma di potenziamento della flotta militare. Il riferimento sarebbe alla crisi in corso in Medio Oriente, in merito alla quale sono previsti ingenti finanziamenti e nuove strutture; il potenziamento della flotta aerea militare italiana prevedrebbe di arrivare a ben 115 F-35. Nel contesto descritto il poligono di Decimomannu diventerebbe quindi un centro operativo di primaria importanza nel quadrante sud-occidentale dell'Alleanza Atlantica;
attualmente, la base sarda viene utilizzata solo per la sperimentazione di nuovi sistemi d'arma e per l'addestramento al tiro aereo, oltre che come sede dell'International flight training school, la scuola di volo che forma i piloti delle aeronautiche militari dei Paesi Nato. Con l'arrivo degli F-35 l'aeroporto di Decimomannu andrà oltre il suo ruolo di addestramento e formativo per assumere una posizione di rilievo nella gestione operativa e di supporto logistico per gli F-35, gli stessi caccia monoposto di quinta generazione impiegati di recente da Israele nella Striscia di Gaza;
da notizie di stampa si apprende altresì di come, preoccupati dai rischi di una maggiore esposizione militare connessi alla nuova operatività della base logistica, i sindaci dei comuni limitrofi al poligono, che si estende fra Decimomannu, Villasor, San Sperate e Decimoputzu, si siano detti sorpresi di aver appreso una notizia così rilevante per i propri territori solo dalla stampa, e non dalle istituzioni competenti e, soprattutto, amareggiati per le possibili ripercussioni connesse alla vicinanza dell'aeroporto militare ai centri abitati, a fronte di limitate ricadute sul piano occupazionale e produttivo dell'area –:
quali siano i dettagli del programma di potenziamento militare che riguarda la struttura di Decimomannu, quali ripercussioni siano previste a carico della cittadinanza e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per tutelare al meglio la sicurezza degli abitanti dei comuni limitrofi alla base e per incrementare, a fronte del maggior sacrificio richiesto, le ricadute economiche sul territorio, anche sotto forma di indennizzi.
(4-03601)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
la competenza in materia doganale è di esclusiva pertinenza dell'Unione europea, come sancito dall'articolo 3 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue);
il principio della libera circolazione delle merci, cardine del mercato interno dell'Unione europea, è garantito dall'articolo 28 del Tfue, che vieta i dazi doganali all'importazione e all'esportazione tra Stati membri e tutte le misure di effetto equivalente;
il regolamento UE 952/2013, che istituisce il Codice doganale dell'Unione europea, è stato adottato anche con l'obiettivo principale di semplificare le procedure doganali per agevolare i flussi commerciali e favorire un commercio più rapido ed efficiente tra gli Stati membri;
il decreto legislativo n. 141 del 26 settembre 2024, recante «Disposizioni nazionali complementari al codice doganale dell'Unione europea e revisione del sistema sanzionatorio in materia di accise e altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi», introduce una revisione del regime sanzionatorio in materia di accise e altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi;
l'obiettivo principale del decreto legislativo n. 141 del 2024 è la semplificazione delle procedure doganali e il rafforzamento del controllo e della legalità delle operazioni doganali, attraverso un sistema di prevenzione delle frodi;
una delle principali anomalie normative introdotte dal decreto legislativo citato, riguarda l'assimilazione dell'Iva ai «diritti di confine», in netta controtendenza con gli orientamenti giurisprudenziali della Corte di giustizia dell'Unione europea e della Corte di cassazione italiana che nella sentenza n. 24788 del 2024 ha sancito che l'Iva all'importazione non deve essere calcolata all'interno delle soglie sanzionatorie, non rappresentando, per l'appunto, un diritto di confine;
il sistema sanzionatorio previsto dal decreto legislativo n. 141 del 2024 appare sproporzionato, prevedendo sanzioni penali per comportamenti che potrebbero essere affrontati con strumenti meno invasivi e più equilibrati. Tale regime potrebbe rallentare le operazioni economiche, aumentando i contenziosi e bloccando l'attività degli operatori economici;
le nuove disposizioni rischiano di impattare negativamente non solo sugli spedizionieri, ma sull'intera filiera logistica, coinvolgendo armatori, terminalisti e soggetti della produzione e commercializzazione dei beni, con potenziali ritardi nella gestione dei prodotti e l'aumento dei tempi necessari per l'accertamento di eventuali ipotesi di frode;
si teme che tale scenario possa spingere le imprese a dirottare i traffici verso Paesi che adottano normative doganali più flessibili e un sistema sanzionatorio più proporzionato, mettendo a rischio la competitività dell'Italia nel commercio internazionale –:
quali iniziative di carattere normativo intenda intraprendere per garantire che le disposizioni del decreto legislativo n. 141 del 2024 si accordino pienamente con il principio della libera circolazione delle merci ex articolo 28 Tfue, assicurando che non ostacolino le operazioni di import/export, in linea con gli obiettivi di semplificazione del Codice doganale dell'Unione europea.
(2-00458) «Lupi, Semenzato».
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
LACARRA, SERRACCHIANI e GRAZIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
gli assistenti giudiziari, circa 8.000, forniscono un contributo indispensabile per il funzionamento della macchina giudiziaria ma, nonostante l'impegno profuso, anche per colmare carenze di organico, non hanno mai ottenuto una progressione giuridica, riconosciuta invece ad altre professionalità;
malgrado negli ultimi anni il Ministero della giustizia abbia espletato molte procedure concorsuali, per lo più con modalità semplificate, in nessuna è stata prevista una riserva per gli assistenti giudiziari;
a fine 2020 il Ministero ha bandito un concorso per cancellieri esperti (Area II F3) senza prima procedere alla riqualificazione del personale interno;
gli assistenti giudiziari assunti nel '96, già F4, partecipando alla selezione, avrebbero stipulato un contratto di lavoro ex novo, con fascia economica (F3) inferiore e perdita in busta paga di circa 200 euro lordi mensili;
il possesso di particolari titoli, preselettivi, ha precluso la possibilità di partecipare agli assistenti giudiziari assunti nel 2018, favorendo avvocati e vice procuratore onorario;
tale implicito sbarramento, unitamente alla saturazione dei profili superiori, ha bloccato gli assistenti giudiziari nel profilo di appartenenza;
per esperienza e identità delle mansioni, gli assistenti giudiziari si adoperano per formare cancellieri esperti e altre qualifiche superiori neoassunte;
da ciò che si apprende i cancellieri esperti, assunti solo da tre anni, stanno promuovendo iniziative per il passaggio all'area terza, con la conseguenza che gli assistenti giudiziari, sebbene molto più esperti, sarebbero definitivamente confinati in area seconda, malgrado i due profili abbiano requisiti di accesso e specificità identici;
il Ccnl del 29 luglio 2010 prevede la flessibilità tra profili all'interno delle aree. L'accordo sottoscritto il 26 aprile 2017 (recepito dal decreto ministeriale 9 novembre 2017) stabilisce «La promozione e la progressiva attuazione del sistema di flessibilità tra profili all'interno delle aree» precisando all'articolo 2 che, relativamente al profilo del cancelliere, ridenominato «cancelliere esperto», «potranno confluire gli assistenti giudiziari con più di 7 anni di servizio nella relativa qualifica» mediante procedure selettive che si sarebbero dovute espletare entro il 30 giugno 2017, mantenendo la fascia economica e la medesima sede di servizio, anche in posizione soprannumeraria rispetto alla pianta organica, fino al completo riassorbimento;
il Ccnl – Comparto Ministeri, anno 2019/2021, anche in applicazione dell'articolo 52, comma 1-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, prevede la disciplina (articoli 17 e 18) del passaggio in terza area, alla pari delle altre pubbliche amministrazioni, anche degli assistenti giudiziari e lo stesso Ministero della giustizia, nell'ambito del nuovo ordinamento professionale, oggetto di imminente contrattazione, propone l'unificazione dei due profili;
il passaggio dei cancellieri esperti all'area terza, con la conseguente esclusione degli assistenti giudiziari, provocherebbe una grave disparità di trattamento e sarebbe pregiudizievole per una categoria di lavoratori che, nell'ottica di una progressione professionale ed economica, si ritroverebbe a svolgere una mansione depotenziata, disallineata con la propria professionalità, spesso pari o anche superiore a quella dei cancellieri esperti;
la mancanza di prospettive di progressione professionale sta provocando un esodo degli assistenti giudiziari assunti negli ultimi anni verso occupazioni più remunerative, anche all'esterno della pubblica amministrazione;
gli assistenti giudiziari rivendicano il diritto di ottenere un riconoscimento giuridico delle loro funzioni che rispetti e valorizzi le loro professionalità e chiedono, con un riconoscimento formale delle capacità e assunzioni di responsabilità, il passaggio in terza area –:
se intenda intraprendere iniziative volte all'unificazione delle figure dell'assistente giudiziario e del cancelliere esperto in linea con il nuovo sistema di classificazione del Ccnl 2019-2021, all'attuazione dell'accordo del 26 aprile 2017 e al passaggio in terza area degli assistenti giudiziari come previsto dal Ccnl – Comparto Ministeri, mediante criteri chiari e trasparenti per la progressione di carriera, tenuto conto delle competenze acquisite e dell'esperienza maturata nel profilo di appartenenza.
(4-03596)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
con interrogazione a risposta immediata in assemblea n. 3-01403 del 10 settembre 2024, l'interrogante ha posto al Ministro delle imprese e del made in Italy un quesito in merito all'inasprimento della vertenza riguardante la Portovesme s.r.l., l'unica azienda produttrice di zinco e piombo primario in Italia, che opera in Sardegna dal 1966 negli stabilimenti di San Gavino e Portoscuso, dove occupa oltre 1.000 lavoratori, tra diretti e indiretti. In particolare, all'indomani della decisione dell'azienda di fermare la linea di produzione dello zinco primario, provocando di fatto il blocco dello stabilimento di Portoscuso, vista la gravità della situazione e le ripercussioni drammatiche sui lavoratori e sull'intero settore produttivo, si è domandato quali iniziative si intendessero intraprendere per scongiurare lo smantellamento del comparto e ottenere il rilancio industriale della Portovesme s.r.l., riconvocando urgentemente il tavolo di concertazione con l'azienda Glencore e le organizzazioni sindacali e individuando soluzioni durature per i lavoratori e le produzioni;
nella stessa sede, il Ministro interrogato ha comunicato di aver convocato l'azienda, per contestare la decisione sulla chiusura della linea dello zinco primario, chiedendone la revoca e ha altresì comunicato di aver convocato il tavolo di crisi per il 24 settembre 2024;
da successive notizie di stampa, si è appreso del buon esito della seduta del tavolo di crisi, nel corso della quale le parti istituzionali, i Ministeri e la regione, insieme ai sindacati, hanno condiviso la richiesta all'azienda di non cessare l'attività della linea zinco, produzione considerata strategica per l'intero Paese;
in seguito però, nell'audizione del Ministro delle imprese e del made in Italy alla X Commissione Attività produttive della Camera dei deputati non si è fatta menzione della necessità di condurre la Glencore a proseguire l'attività della linea zinco primario nello stabilimento di Portovesme, per contro si è data grande rilevanza al progetto alternativo di produzione del litio, del quale tuttavia non si conoscono i contenuti, né sul piano industriale, né il suo impatto sul fronte dell'occupazione;
nella stessa sede il Ministro ha informato la Commissione di un successivo incontro calendarizzato il 9 ottobre 2024 fra le parti istituzionali e l'azienda Glencore, senza che poi ne siano stati diffusi il contenuto e le determinazioni –:
se il Governo abbia ribadito a Glencore la richiesta di mantenere in produzione la linea dello zinco primario a Portovesme, quali siano le caratteristiche del progetto cosiddetto «litio» presentato dall'azienda e quando il Ministro interrogato intenda aggiornare il tavolo di concertazione.
(5-02956)
SCOTTO, GNASSI, SARRACINO e SPERANZA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Metro Italia spa con una missiva inviata ai sindacati apre le procedure di informazione e consultazione ai sensi dell'articolo 3 del Ccnl distribuzione moderna organizzata, per iniziare le procedure di chiusura dei punti vendita di Rimini e Pozzuoli;
le motivazioni che hanno portato a tale decisione sono state e saranno nelle prossime settimane oggetto di confronto e sono – a detta dell'azienda – sostanzialmente riconducibili all'andamento negativo dei detti punti vendita, che non rendono ulteriormente sostenibili i costi di gestione;
nel corso dell'incontro tenutosi il 3 ottobre 2024, l'azienda ha confermato le ragioni dell'apertura della procedura di informazione e consultazione che ha portato a una scelta così drastica;
a rischio ci sono 97 lavoratori e lavoratrici diretti tra le sedi di Rimini e Pozzuoli, ai quali si aggiungono coloro che operano in appalto;
la proposta avanzata dalle organizzazioni sindacali, ossia intraprendere un percorso alternativo per individuare una diversa soluzione che possa garantire la salvaguardia dei due punti vendita e dei posti di lavoro, ha incontrato l'opposizione dell'azienda;
quest'ultima esclude tassativamente qualsiasi tentativo di rilancio per i due negozi, sostenendo che quelli messi in atto finora non hanno ottenuto risultati;
Metro Italia evidenzia una situazione economica difficile, nel quadro di una crisi che investirebbe l'intera rete vendita. Tuttavia, se da un lato chiude i punti vendita di Rimini e Pozzuoli, dall'altro prevede l'apertura di un nuovo punto vendita a Olbia e di un deposito a Pontedera: operazioni controverse che, a detta dell'azienda, dovrebbero garantirne la tenuta nel nostro Paese;
non si comprende come un'azienda come Metro possa pensare, con leggerezza, che il futuro dipenda dal sacrificare 97 lavoratori e lavoratrici e, contemporaneamente, aprire due nuove strutture, a giudizio dell'interrogante senza una vera politica industriale orientata allo sviluppo dell'impresa nel nostro Paese –:
quali iniziative – per quanto di competenza – intendano intraprendere e se non ritengano di dover convocare tempestivamente un tavolo di crisi che coinvolga l'azienda e i sindacati, al fine di tutelare i livelli occupazionali dei due punti vendita e più in generale per effettuare un approfondimento sulla politica industriale di Metro Italia al fine di scongiurare analoghe situazioni come questa, così come denunciato dalle organizzazioni sindacali.
(5-02957)
Interrogazione a risposta scritta:
MOLINARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
da alcune settimane nella zona di Casale Monferrato, si segnalano fenomeni di anomala propagazione del segnale Rai e Mediaset;
chi subisce maggiormente i disagi sono soprattutto le persone anziane, che dopo aver moltiplicato apparecchiature, prese e telecomandi devono lottare ogni giorno con la risintonizzazione;
nello schema del contratto di servizio 2023-2028, e indicato il 10 gennaio 2024 come data per la diffusione di un Multiplex nazionale Rai che avvia la trasformazione al nuovo standard Dvb-T2 in tutto il territorio nazionale, iniziativa che potrebbe offrire la possibilità di mitigare almeno in parte le problematiche sopra riportate;
già in sede di risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-01346 il Ministro interrogato specificava che «il passaggio alla tecnologia Dvb-T2 ... previsto per i primi mesi del 2024» avrebbe risolto gran parte dei problemi di ricezione locale;
addirittura, in sede di risposta al quesito 33/355 presentato presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la società concessionaria informava l'interrogante che il «Multiplex nazionale Rai che avvia la trasformazione al nuovo standard Dvb-T2» sarebbe stato diffuso «il 10 gennaio 2024 ... in tutto il territorio nazionale»;
dal 28 agosto 2024 è iniziata la transizione verso il nuovo standard di trasmissione televisivo Dvb-T2. E lo stesso Ministro per le imprese e il made in Italy, ha definito questo passaggio come «un ulteriore significativo passo verso il futuro della comunicazione digitale e del sistema televisivo nazionale»;
il passaggio al nuovo standard dovrebbe consentire, grazie all'innovazione delle tecnologie, una migliore esperienza televisiva degli spettatori, con immagini di qualità superiore rispetto al sistema attuale, oltre che la fruizione di un numero potenzialmente sempre più alto di canali in alta definizione;
l'articolo 59 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, al comma 2, fra i compiti del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, inserisce al primo posto la garanzia della «diffusione di tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche di pubblico servizio con copertura integrale del territorio nazionale, per quanto consentito dallo stato della scienza e della tecnica»;
qualsiasi siano le cause che generano tale problema, appare chiaro che ai cittadini e agli esercenti piemontesi non è garantita una ricezione adeguata del segnale, mentre viene loro richiesto, al contempo, nel caso della Rai il pagamento puntuale del canone;
il diritto all'informazione regionale e nazionale, da sempre considerato uno dei pilastri del servizio pubblico radiotelevisivo, è compromesso da problemi di carattere tecnico e burocratico, incomprensibili per chi paga il canone;
a parere dell'interrogante non è ulteriormente procrastinabile un risolutivo ed urgente intervento al fine di ripristinare il corretto funzionamento del servizio –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per risolvere i descritti problemi di ricezione del segnale e garantire il diritto di accesso alle reti del servizio pubblico radiotelevisivo e private su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nell'area del comune di Casale Monferrato.
(4-03594)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
la rete ferroviaria italiana si estende per circa 19.672 chilometri, sviluppandosi per tutta la penisola e insistendo anche sul territorio insulare di Sicilia e Sardegna. La suddivisione della rete tra i 23 gestori dell'infrastruttura ferroviaria risulta altamente disomogenea: l'87 per cento della stessa è in capo al gestore della rete ferroviaria nazionale, Rfi, mentre il restante 13 per cento è gestito da gestori regionali;
il trasporto ferroviario sta vivendo una fase di profondo mutamento, grazie ad ingenti investimenti. Grazie all'attività svolta durante il Governo Conte II, l'Italia è difatti la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del Next Generation EU: il Dispositivo per la ripresa e resilienza (Rrf) e il Pacchetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d'Europa (REACT-EU). Il solo Rrf garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è responsabile di interventi finanziati dal Next Generation EU pari a circa 39,83 miliardi di euro, di cui 1,103 miliardi riferibili al capitolo REPowerEU. Alla luce della rimodulazione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è responsabile del raggiungimento, entro il 2026, di 66 tra milestone e target del PNRR, di cui 56 relativi agli investimenti e 10 alle riforme. Parliamo ancora in via generale di: avvio di una molteplicità di interventi sia a carattere nazionale sia a carattere regionale di nuove linee, implementazione sistema di sicurezza Ertms, sviluppo massivo dell'apparato centrale a calcolatore multistazione Accm, elettrificazioni e interventi di sistema;
la messa a terra di questa ingente mole di investimenti sta creando non pochi problemi in termini di coordinamento tra attori e istituzioni, ma anche in termini di trasparenza sugli stati di avanzamento, obiettivi raggiunti, obiettivi mancati, nuovo timing degli obiettivi mancati;
la cronaca recente in tema di trasporto ferroviario purtroppo non si è concentrata sui profili succitati, bensì sui numerosi problemi che rientrano nell'alveo della sicurezza ferroviaria e vanno dai giornalieri disservizi alla circolazione fino, purtroppo, a eventi tragici che hanno coinvolto lavoratori del settore;
in data 14 ottobre 2024, al Nord Italia, più precisamente a Milano, a causa di un guasto alla stazione di Milano Certosa, si è assistito a una cascata di rallentamenti, ritardi e disagi, tanto per la circolazione dei treni locali verso il Piemonte e le stazioni ad ovest del capoluogo lombardo, quanto per l'Alta velocità;
la prima settimana di ottobre 2024 invece è stata la volta del gravissimo guasto della stazione Termini, avvenuto il 2 ottobre 2024 a Roma, in cui una centralina ha isolato l'intera rete elettrica delle stazioni ferroviarie di Roma Termini e Roma Tiburtina con effetti sulla circolazione fino a tarda serata: un tassello in ferro piantato per errore colpisce un cavo che finisce nella centralina che controlla la sala operativa della stazione Termini;
nei mesi estivi, per citare solo alcuni eventi particolarmente rilevanti, la molteplicità di guasti ha messo duramente in crisi non solo la dorsale ad alta velocità Torino-Salerno (in particolare lungo la direttissima Firenze-Roma), ma tutte le dorsali principali come quello occorso a Firenze Rovezzano nella mattina del 19 luglio 2024, che ha messo in crisi per tutta la giornata l'intero sistema dell'Ata velocità nazionale ed il traffico regionale toscano;
l'incidente ferroviario occorso a un treno merci il 9 luglio 2024 avvenuto presso la stazione di Centola-Palinuro-Marina di Camerota (sulla linea Paola-Salerno);
l'incidente ferroviario occorso ad un treno merci avvenuto l'11 luglio 2024 a Parma (sulla linea Milano-Bologna);
l'inconveniente al treno merci tra San Donà di Piave e Roncade (lungo la linea Trieste-Venezia) avvenuto il 18 luglio 2024 adibito al trasporto di auto, in cui lo «spezzamento» del treno ha generato anche la perdita di alcune auto lungo la linea ferroviaria;
l'inconveniente tecnico grave occorso al Frecciarossa 8811 presso la stazione di Montemarciano (Ancona) avvenuto il 18 luglio 2024;
la stessa Art Autorità di regolamentazione dei trasporti, nella sua Relazione al Parlamento del 18 settembre 2024, ha rilevato che ogni anno si contano circa «diecimila interruzioni di linea riguardanti il trasporto ferroviario di persone e di merci e che la durata delle interruzioni si allunga in termini di ore: nel primo semestre del 2024 si sono prolungate per ben ventidue mila e novecento ore» per cui la stessa Autorità chiede, prontamente, un «cambio di rotta» gestionale e industriale di Ferrovie dello Stato per garantire competitività e vivibilità al Paese;
la maggioranza parlamentare, pare essersi resa conto dei problemi riguardanti l'attività del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture nonché dell'attuale performance della gestione di rete ferroviaria italiana. Problemi che ogni giorno affliggono il sistema ferroviario, difatti, con riferimento a una votazione importante la maggioranza esortava i propri parlamentari a recarsi a Roma con largo anticipo scrivendo: «Poiché i mezzi di trasporto spesso registrano ritardi rispetto agli orari di arrivo a Roma previsti, occorre organizzare il viaggio in modo di essere presenti alla Camera con largo anticipo» -:
se il Ministro interpellato non ritenga urgente provvedere alla produzione di un report trimestrale sui progetti che ritiene attualmente più a rischio di mancato raggiungimento dell'obiettivo 2026 e conseguentemente, quali iniziative di competenza intenda porre o stia ponendo in essere, per centrare l'obiettivo;
quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di gestire la drammatica situazione legata alla sicurezza dei trasporti ferroviari, alla luce dei numerosi problemi emersi con preoccupante regolarità nei mesi estivi e che stanno drammaticamente portando il Paese nel caos nel corso dell'autunno;
se non ritenga necessario promuovere un tavolo di coordinamento con la protezione civile e i sindaci dei principali snodi ferroviari nonché con le altre amministrazioni interessate per provvedere a un piano d'azione per la gestione di questi avvenimenti.
(2-00454) «Iaria, Cantone, Fede, Traversi, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Ascari, D'Orso, Giuliano, Baldino, Lomuti, Pellegrini, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Fenu, Raffa».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
è in corso di realizzazione il lotto 1 del raddoppio della linea Codogno-Cremona-Mantova, mentre si è concluso nel giugno 2024 il procedimento di dibattito pubblico per la tratta Codogno-Cremona-Piadena;
la nota del 23 dicembre 2020 con cui la Società Stradivaria s.p.a. inviava le proprie osservazioni al Ministero dell'ambiente nell'ambito del procedimento di V.I.A. sul progetto definitivo del raddoppio della tratta Piadena-Mantova, 1a fase funzionale del raddoppio della linea ferroviaria Codogno-Cremona-Mantova, e nella quale si faceva rilevare che la progettazione definitiva del raddoppio ferroviario in questione non teneva conto della progettazione preliminare dell'autostrada regionale Cremona-Mantova, e che pertanto si rendeva necessario adeguare detta progettazione al fine di compatibilizzare le due infrastrutture, riservandosi in caso contrario di richiedere la rivalsa per i maggiori costi sostenuti;
in seguito a tale osservazione, il Ministero dell'ambiente ha chiesto a Rfi di integrare la progettazione dell'opera ferroviaria per tenere conto della presenza del suddetto progetto autostradale;
l'impatto e il consumo di suolo di quest'opera ferroviaria, e le conseguenti problematiche emerse a livello locale nella parte relativa alla ricucitura della viabilità conseguente alla chiusura dei passaggi a livello, dipendono in buona misura dal fatto che la progettazione, nel tratto da Cremona a Mantova, ha dovuto tener conto della presenza in adiacenza del progetto dell'autostrada regionale Cremona-Mantova;
ciò ha condizionato pesantemente lo sviluppo del progetto di raddoppio ferroviario, allungandone i tempi, facendone lievitare i costi e costringendo a realizzare manufatti molto più impattanti per poter sovrappassare contemporaneamente entrambe le infrastrutture –:
a quanto ammontino i maggiori costi previsti per il progetto di raddoppio ferroviario della tratta Mantova-Cremona, derivanti dalla presenza del progetto autostradale, e se questi costi verranno poi addebitati al concessionario privato in project financing dell'autostrada regionale Cremona-Mantova e, in subordine, a regione Lombardia in qualità di concedente della concessione autostradale.
(2-00457) «Barzotti, Auriemma».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:
con decreto del presidente della Regione Siciliana n. 21 Serv. 1°/SG dell'11 gennaio 2023, pervenuto il 12 gennaio 2023, protocollo camerale n. 693, il dott. Antonino Belcuore, dirigente dell'amministrazione regionale a tempo indeterminato, è stato nominato Commissario straordinario della Camera di commercio industria, artigianato e agricoltura del Sud Est Sicilia in attuazione della deliberazione della Giunta regionale n. 25 del 9 gennaio 2023, con l'incarico di rinnovare gli organi della Camera di commercio;
con determinazione n. 1 del 24 aprile 2024 del Commissario straordinario con i poteri del presidente, avente per oggetto «Avvio delle procedure per il rinnovo del Consiglio della Camera di commercio del Sud Est Sicilia 2024 – 2029 ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 580 del 1993 e del decreto ministeriale 4 agosto 2011, n. 156», sono state avviate le procedure di rinnovo;
tuttavia la suddetta determina è stata poco dopo soggetta a revoca – determinazione n. 2 del 29 maggio 2024 – ai sensi dell'articolo 21-quinquies della legge 7 agosto 1990 n. 241, ossia di una norma di autotutela adottabile in caso di sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell'adozione del provvedimento; tali fattispecie non risultano ben motivate e individuate nelle premesse della determina n. 2 giustificate da «problematiche segnalate da alcune delle Associazioni di Categoria, interessate alle procedure di rinnovo,» che, per il Commissario, andrebbero a costituirsi come sopravvenuti motivi di pubblico interesse «e come tali risultano determinanti per l'intera platea di soggetti coinvolti, suggerendone la revoca espressamente prevista dall'articolo 21-quinquies della legge 7 agosto 1990 n. 241 per giungere alla fissazione di un nuovo termine di conclusione del procedimento» che, al momento non risulta essere stato fissato;
la Camera di commercio del Sud Est Sicilia controlla con una maggioranza del 61,2 per cento la società di gestione degli aeroporti di Catania e di Comiso, la Sac Spa, ed ha conferito incarico, dal maggio 2022, così come da mandato ricevuto dai soci e da successiva pubblica gara, alla Banca Mediobanca per procedere alla vendita della maggioranza delle quote detenute nella citata Sac Spa;
tuttavia, ad oggi, non è stato ancora pubblicato il bando di gara dopo oltre due anni dall'autorizzazione data dalla giunta camerale per le condizioni di gara necessarie per la vendita della maggioranza delle quote di Sac Spa;
in particolare, la Camera di commercio del Sud Est Sicilia aveva stabilito un miliardo di euro come base d'asta, la gara a rilancio libero, l'inefficacia dal punto di vista delle quote di capitale, di eventuali aumenti del capitale stesso non votati all'unanimità, ma soprattutto aveva indicato, in 60 giorni, il tempo necessario per la vendita delle quote;
la situazione appare molto confusa e si rincorrono voci sul fatto che tale ritardo sia motivato da interessi che vorrebbero far scendere il prezzo di vendita, indicato a suo tempo dal socio di maggioranza, e poterne indirizzare il percorso di privatizzazione su soggetti ben precisi;
si tratta di voci gravi a cui rifiutiamo di credere ma ci preoccupa che, guarda caso, a partire dal maggio 2023, all'improvviso, lo standing ed i servizi del sistema aeroportuale di Catania e Comiso hanno manifestato un repentino e brusco deterioramento difficile da spiegare in considerazione del fatto che fino a pochi mesi prima era una realtà in crescita e, anche se con margini di miglioramento, con buoni bilanci;
appare singolare il fatto che nel momento chiave di una privatizzazione miliardaria, si sia scatenata una bufera sul prodotto in vendita, nel silenzio dei soci pubblici;
da ultimo gli stessi soci pubblici assistono inerti anche all'aumento spropositato dei prezzi dei parcheggi, lievitati in pochissimo tempo del 20 per cento e del 30 per cento, con punte del 50 per cento per la sosta breve; uno studio recente condotto da ParkVia, piattaforma online che consente di prenotare servizi in più di 2000 parcheggi aeroportuali in Europa, ha confermato le criticità della qualità dei servizi dell'aeroporto di Catania collocandolo al 13° posto su 33 scali esaminati; per lo studio citato, l'aeroporto di Catania presenta diverse criticità, dal wi-fi gratuito che manca completamente, ai lunghi tempi di accesso agli imbarchi, con conseguenti giudizi negativi, alle contestazioni sul livello di correttezza delle gare;
inoltre la Sac è stata interessata anche da un richiamo dell'Anac a seguito della segnalazione di presunte irregolarità nella procedura di gara indetta il 23 gennaio 2023 per l'affidamento per la durata di 36 mesi del servizio di manutenzione ordinaria di riqualifica della segnaletica airside e landside dello scalo per un importo complessivo di 1.050.000 aggiudicata il 19 aprile 2023;
ad avviso dell'interrogante viene spontaneo chiedersi se vi sia un legame tra i ritardi riscontrati nel mancato rinnovo degli organi della Camera di commercio Sud Est Sicilia e quelli connessi alla pubblicazione del bando di gara per la vendita delle quote di Sac Spa, poiché il controllo della Camera di commercio del Sud Est Sicilia, attraverso un commissario politico, potrebbe consentire una modifica delle regole di vendita, a valle di un declassamento dei servizi e dello standing dell'aeroporto di Catania;
è necessario sapere quali siano le motivazioni che, a distanza di oltre 2 anni, determinano lo stallo nella pubblicazione del bando di gara per procedere alla vendita della maggioranza delle quote della Sac Spa, nonostante l'autorizzazione data dal socio di maggioranza che ha dettato anche le condizioni di gara necessarie per la vendita;
è necessario altresì comprendere se le motivazioni poste a base della revoca della determina n. 1, recante rinnovo degli organi della Camera di commercio Sud Est Sicilia, siano pienamente rispondenti alle prescrizioni dettate dall'articolo 21-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, e nello specifico, sapere quali siano le problematiche che costituiscono sopravvenuti motivi di pubblico interesse tali da attivare il procedimento di revoca –:
di quali elementi dispongano in ordine alle vicende esposte in premessa, in particolare in relazione alle criticità che esse determinano sulla piena operatività dell'aeroporto di Catania.
(2-00460) «Barbagallo, Casu».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
TRAVERSI, IARIA, CANTONE e FEDE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
Il gruppo BRT Spa, uno dei maggiori player del settore corrieri a livello nazionale, in data 23 marzo 2023 è stato assoggettato, con decreto del Tribunale di Milano, ad amministrazione giudiziaria, con la prescrizione di una profonda ristrutturazione aziendale;
in data 27 marzo 2024, alla gestione dell'amministratore giudiziario è subentrato il nuovo gruppo dirigente di BRT Spa che ha avviato il piano di ristrutturazione dell'azienda che prevede la sostituzione di gran parte dei 3.000 piccoli imprenditori, con un numero assai più ridotto di nuovi fornitori, orientativamente intorno alle 200 unità, tutti di dimensione non inferiore ai 50-60 addetti;
la conclusione del suddetto piano dovrebbe avvenire tra fine 2024 e primo trimestre 2025 e punta alla sostituzione pressoché della maggior parte dei 3.000 fornitori «storici» sull'intero territorio nazionale;
le procedure di attuazione del piano sono avvenute tramite disdetta, da parte di BRT, dei contratti in essere con la gran parte dei 3.000 fornitori, con preavviso unilaterale di 30 giorni, il tenore di questi contratti rende l'idea della posizione dominante di BRT su tutti i propri fornitori: durata, obblighi, tariffe, dimensione del fornitore, persino il trattamento economico degli autisti dei fornitori, sono decisi da BRT;
dal 29 aprile al 3 maggio 2024 Assotir ha proclamato il fermo nazionale del settore, a seguito del quale si è avviato un tavolo di confronto. Assotir ha proposto a BRT di valutare la possibilità per i fornitori che risultassero «compliant» rispetto a requisiti dalla medesima BRT richiesti, di organizzarsi nelle forme associative classiche previste dalla legge entrando così a far parte dell'elenco dei fornitori BRT, ma tale proposta non è stata accolta dalla BRT;
ad oggi questo severo e rigido piano di ristrutturazione della già Bartolini S.p.A. sta di fatto portando alla chiusura di migliaia di piccole imprese di trasporto, con i conseguenti effetti di depauperamento di un patrimonio imprenditoriale e occupazionale che, al contrario, avrebbe potuto essere promosso, attraverso selezione, verso una crescita imprenditoriale, organizzandosi nelle opportune forme di aggregazione imprenditoriale –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno avviare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, che possano tutelare la filiera del trasporto di ultimo miglio, i fornitori «storici» e le loro famiglie e nel complesso i trasportatori, determinanti per la crescita del nostro Paese.
(5-02961)
MACCANTI, DARA, FURGIUELE, MARCHETTI e PRETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 3, comma 1, punto 35), del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 definisce «passaggio a livello» l'intersezione a raso, opportunamente attrezzata e segnalata ai fini della sicurezza, tra una o più strade ed una linea ferroviaria o tranviaria in sede propria;
l'uso dei passaggi a livello è ormai unanimemente considerato obsoleto e inutilmente pericoloso. Si tratta di una forma di interferenza tra strada e ferrovia spesso all'origine di gravi incidenti, anche mortali, la cui soppressione, da un lato, migliorerebbe i collegamenti viabilistici all'interno dei territori riducendo peraltro le occasioni di traffico veicolare, e, dall'altro, assicurerebbe una maggiore regolarità e sicurezza del servizio ferroviario;
nel contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rfi, tra gli investimenti è previsto un piano di interventi di soppressione, e contestuale realizzazione di opere sostitutive, di tutti passaggi a livello ricadenti sulle linee commerciali, sui Nodi e su alcune linee complementari. Nel 2023, con un investimento di circa 67 milioni di euro, sono stati eliminati 79 passaggi a livello e nel 2024 è prevista l'eliminazione di ulteriori 60, con la realizzazione di opere di viabilità alternativa per un valore di oltre 54 milioni di euro;
secondo i dati diffusi dalla società Rfi, sebbene il numero di passaggi a livello negli anni sia in costante riduzione, vi sono ancora 4.072 attraversamenti stradali su binari e il tasso di incidentalità ad essi associato resta elevato e costante, come testimoniano i numerosi incidenti riportati dagli organi di stampa, anche causati da attraversamenti indebiti; da ultimo, tra le altre, la notizia dello schianto tra un treno e un'automobile avvenuto il 24 settembre 2024 su un passaggio a livello tra via Florio Benvenuto e via IV Novembre a Borgone, in Val di Susa –:
quale sia lo stato del programma di dismissione e sostituzione dei passaggi a livello con opere alternative a cura di Rete ferroviaria italiana e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di mitigare ulteriormente eventuali rischi, anche derivanti da attraversamenti indebiti, in prossimità di quelli ancora esistenti.
(5-02962)
BARBAGALLO, DI SANZO, PORTA, CARÈ e TONI RICCIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
i rapporti tra Italia e Nord America sono ottimi e caratterizzati da una forte integrazione economico-finanziaria. Negli USA vivono, secondo i dati del 2023, più di 307 mila italiani e in Canada ne vivono più di 142 mila. Una presenza che rafforza i legami con l'Italia e che ha bisogno anche di costanti collegamenti aerei con il nostro Paese;
sul piano economico, il Nord America rappresenta un importante mercato di sbocco per il made in Italy, l'interscambio di beni Italia-USA è stato di 57,2 miliardi di euro, nel 2020, mentre quello con il Canada è stato di circa 6 miliardi di euro. L'Italia è anche una delle mete turistiche più ambite dagli americani, infatti gli USA sono il primo mercato di provenienza, in termini di passeggeri aerei, con un'incidenza del 26,3 per cento sul totale estero previsto nel trimestre estivo, secondo i dati del 2023. Il Canada è al settimo posto con il 3,8 per cento;
il 2024 è l'anno delle radici e in Nord America è presente una florida comunità di origine italiana di cui circa 17,7 milioni italo-americani e circa 1,5 milioni di italo-canadesi; per assicurare questa importante necessità di flussi l'Italia parte già da una condizione di svantaggio rispetto ad altri Paesi europei sul piano dei voli diretti poiché mancano collegamenti diretti con realtà importanti come Houston e Vancouver;
inoltre, dopo l'operazione con cui Lufthansa e il Ministero dell'economia e delle finanze acquisiscono il controllo congiunto di Ita Airways si registrano ripercussioni sui voli tra Italia e Nord America ed in particolare sui collegamenti per Chicago, Washington, San Francisco e Toronto, in quanto l'approvazione di tale acquisizione da parte della Commissione europea «è subordinata al pieno rispetto delle misure correttive offerte da Lufthansa e dal Mef»: secondo le indicazioni della Commissione europea le opzioni per essere in regola con le norme antitrust dovranno essere perfezionate e approvate entro il mese di ottobre 2024 –:
come stia operando, per quanto di competenza, per fare in modo che i collegamenti problematici con le città di cui in premessa siano tutelati e siano potenziati i collegamenti diretti dall'Italia al Nord America nelle tratte fino ad oggi non servite, in modo da garantire i necessari collegamenti con il nostro Paese ai connazionali che risiedono in Nord America e in modo da garantire l'interscambio turistico e commerciale tra l'Italia e il Nord America.
(5-02963)
PASTORELLA e ONORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il 21 novembre 2002, la regione Lazio con delibera di Giunta regionale n. 1541 ha approvato e adottato il progetto del Consorzio industriale del sud Lazio «Completamento delle strutture collegate al Porto di Gaeta, riattivazione del tronco ferroviario Formia-Gaeta Centro Intermodale località Bevano Gaeta» nel contesto del piano d'Area di attuazione dell'Asse III «Valorizzazione dei Sistemi Locali»;
il comune di Gaeta, con atto del Consiglio comunale n. 45 del 19 maggio 2006 e il comune di Formia, con atto del Consiglio comunale n. 85 del 6 ottobre 2009 hanno approvato il progetto preliminare per la riattivazione della linea ferroviaria Formia-Gaeta, attivando le procedure per pervenire all'adozione delle varianti ai propri Piani regolatori generali (Prg);
il 24 giugno 2009, con decreto ministeriale protocollo 518, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha decretato la dismissione dall'esercizio della linea ferroviaria Formia-Gaeta in provincia di Latina;
il 10 luglio 2009, si è chiusa la procedura della conferenza dei servizi con l'approvazione, per finalità pubbliche, del progetto definitivo per la «Riattivazione ed elettrificazione della linea ferroviaria Formia-Gaeta con le fermate e i nodi di scambio»;
il 18 dicembre 2017 le aree del piazzale ex FS sono state acquistate dal Consorzio/Industriale Coinsind per finalità pubbliche ossia al fine di attuare il progetto di cui alle sopra menzionate delibere comunali volto a realizzare: 1) una nuova stazione ferroviaria decentrata; 2) aree di parcheggio interrate e in superficie; 3) ampie zone di verde pubblico;
come da numerose denunce arrivate all'interrogante, si evidenzia che la delibera 80 del 2009 sia stata disattesa e, senza variante urbanistica modificativa, si è proceduto a: 1) vendere a un privato il manufatto della stazione e 2.700 metri quadrati del relativo piazzale su cui dovevano sorgere ampie zone di verde pubblico; 2) eliminare la previsione di parcheggio interrato; 3) concedere le aree di parcheggio disponibili alla società Quick Parking, contravvenendo di fatto a tutti gli standard urbanistici di parcheggio del quartiere, danneggiando in maniera significativa i cittadini e le attività commerciali preesistenti –:
se sia a conoscenza della mancata attivazione della linea ferroviaria Formia-Gaeta e quali iniziative di competenza, anche a carattere normativo, intenda adottare affinché in casi come quello esposto sia assicurato il rispetto della normativa urbanistica.
(5-02964)
BOSCAINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel corso di un recente question time in Aula alla Camera dei deputati, svoltosi in data 26 giugno 2024, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in relazione all'annosa questione relativa alla carenza di personale della Motorizzazione civile, riportava i seguenti dati: tra il 2022 e il 2024 sono state effettuate 311 assunzioni per gli uffici periferici della Motorizzazione Civile; nel dicembre 2023 è stato bandito un concorso per 80 assistenti tecnici destinati esclusivamente agli uffici della Motorizzazione civile; con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 giugno 2024 è stata autorizzata l'assunzione di 900 unità di personale;
in data 13 ottobre 2023, in occasione di un tavolo sindacale tra le associazioni dei lavoratori e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, i sindacati hanno rappresentato l'esigenza di un significativo aumento di personale (+30 per cento pari a circa 1.000 unità), in particolare per gli uffici di motorizzazione, passati negli ultimi anni dalle iniziali 7.000 unità a circa 2.700;
nel corso degli anni ai numerosi pensionamenti in tale ambito non è corrisposto un adeguato e necessario turnover, per cui ad oggi l'esigenza di nuovo personale rappresenta ormai una priorità;
la mancanza di un numero sufficiente di dipendenti negli uffici della Motorizzazione causa un inevitabile rallentamento dello svolgimento di tutte le pratiche, con effetti spesso gravi soprattutto verso determinate categorie professionali come l'autotrasporto, con ricadute negative e disservizi per tutti gli operatori del settore;
nel caso specifico della zona del Brennero, al confine tra l'Italia e l'Austria, il numero insufficiente di personale della Motorizzazione civile in Italia, addetto alle pratiche amministrative ed ai vari controlli sui mezzi di trasporto, oltre ad un inevitabile rallentamento burocratico, impedisce i dovuti controlli sui mezzi di trasporto in entrata (provenienti da Slovenia, Germania ed Austria), al contrario di quanto accade nei confronti di autoveicoli e mezzi pesanti italiani diretti in Germania ed Austria, tutti controllati –:
quali iniziative di competenza, alla luce di quanto descritto in premessa, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di accelerare l'implementazione del personale degli uffici, soprattutto periferici, della Motorizzazione civile in Italia, al fine di consentire il regolare transito di persone e merci attraverso il confine tra Italia, Austria, Slovenia e Germania e permettere che siano espletate le rigorose procedure di controllo su tutti i mezzi in entrata nel nostro Paese attraverso il Brennero.
(5-02965)
Interrogazione a risposta in Commissione:
AMENDOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
domenica 13 ottobre in serata dopo la partita di calcio di Lega Pro, disputata a Potenza tra Potenza e Foggia si è registrato un terribile incidente automobilistico nel quale sono deceduti tre giovani tifosi del Foggia che stavano facendo ritorno a casa;
l'incidente è avvenuto lungo la SS 658 a pochi chilometri dal capoluogo lucano;
le vittime avevano 21, 17 e 13 anni e secondo una prima ricostruzione il mezzo che li trasportava si sarebbe scontrato con un'autovettura;
sulla dinamica stanno indagando le forze dell'ordine;
purtroppo il tragico evento conferma la pericolosità dell'arteria che è una delle più importanti della regione Basilicata e registra una mole traffico assolutamente rilevante che evidenziano la inadeguatezza infrastrutturale della stessa;
nonostante alcuni interventi rimane immutato il livello di pericolosità considerato che si tratta di una strada statale su unica carreggiata a doppio senso di marcia;
ad oggi gli interventi di ammodernamento e messa in sicurezza della suddetta arteria stradale risultano essere insufficienti –:
quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per velocizzare gli interventi di ampliamento e messa in sicurezza della SS 658 Potenza-Melfi al fine di ridurne la pericolosità e innalzarne gli standard di sicurezza per l'utenza, considerata l'enorme incidenza di traffico quotidiano e l'elevato numero di incidenti, purtroppo anche mortali.
(5-02958)
Interrogazione a risposta scritta:
TORTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
è necessario effettuare interventi indifferibili e urgenti volti a fronteggiare la situazione di grave rischio idrogeologico, per conseguire adeguati standard di qualità delle acque e di sicurezza idraulica del sistema idrico del Gran Sasso;
il sistema idrico del Gran Sasso è un'importante risorsa idrica del centro Italia, nonché il più grande bacino idrico del centro Italia medesimo, il quale fornisce acqua potabile ad un bacino di circa 800.000 persone;
il sistema acquifero del Gran Sasso interferisce con il traforo del Gran Sasso e con i laboratori presenti e quindi si rivelano necessari interventi di riqualificazione delle gallerie;
a settembre 2024 viene trasmesso il decreto di nomina del commissario straordinario da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri in favore dell'ingegnere Caputi ai fini della messa in sicurezza delle gallerie del traforo del Gran Sasso;
come è noto da notizie di stampa, nella giornata del 14 ottobre 2024 sono iniziate le indagini geognostiche delle gallerie del traforo del Gran Sasso che ha comportato delle modifiche alla viabilità con senso unico alternato con semafori all'ingresso delle gallerie del traforo sopracitato, i quali, sembrerebbe, avrebbero creato code lunghe più di un'ora sull'A24 Teramo-L'Aquila, provocando disagi per gli automobilisti e situazioni di auto in sosta prolungata che contribuiscono all'inquinamento atmosferico;
secondo gli organi di stampa, da interventi di ex consulenti sulle problematiche dell'acquifero del Gran Sasso sarebbero diverse interferenze nel sistema idrico che metterebbero in contatto il bacino idrico anche con gli scarichi dei laboratori;
secondo quanto si legge nel quotidiano Il Centro, un ex consulente l'ingegnere Morelli solleva delle perplessità sull'utilità delle indagini geognostiche in corso e soprattutto critica il percorso che si sta perseguendo rispetto a quanto sancito dal codice degli appalti;
è evidente la necessità di interventi al fine di mettere in sicurezza sia dal punto di vista ambientale che di conservazione del sistema idrico del Gran Sasso; tuttavia non è possibile accettare che questi lavori provochino dei disagi importanti alla circolazione, dato che si prospetta che dopo le indagini in corso, i lavori di messa in sicurezza dureranno oltre 3 anni –:
se siano state studiate alternative al fine di creare meno disagi possibili agli automobilisti e quali siano i reali tempi di realizzazione che si ipotizzano per la messa in sicurezza;
quali azioni di comunicazione siano state messe in atto per informare i cittadini italiani, non solo quelli abruzzesi, della presenza di queste interruzioni alla viabilità al fine di diminuire l'intensità del traffico in quella tratta.
(4-03595)
INTERNO
Interrogazioni a risposta immediata:
BONELLI, ZANELLA, FRATOIANNI, ZARATTI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e PICCOLOTTI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
il 15 febbraio 2024 è stata approvata la legge n. 14 di ratifica ed esecuzione del Protocollo Italia-Albania in materia migratoria;
il Protocollo prevede che l'Albania fornisca all'Italia gli spazi per costruire due centri per il trattenimento delle persone migranti: uno nel porto di Shengjin, e l'altro a Gjader;
dopo numerosi rinvii della data di apertura dei centri, il Governo ne ha annunciato l'apertura per lunedì 14 ottobre 2024;
il quotidiano Domani ha recentemente svelato che numerosi degli appalti per la costruzione dei centri in Albania sono stati affidati senza gara pubblica per circa 60 milioni di euro, con deroghe al codice degli appalti e senza alcuna verifica antimafia;
tra gli affidamenti diretti sopra al milione riportati da Domani alcuni sono da 25, 10, 7, 12, 9 milioni di euro ad aziende ignote;
Domani rivela che l'unico operatore economico selezionato con sede in Albania è la ditta «Everest Shpk»: non si conoscono i nomi dei subappaltatori;
nei cantieri di Shengjin e Gjader hanno lavorato operai sia albanesi che kosovari, ma non vi sono ulteriori informazioni in merito;
secondo Transparency international, l'Albania è il Paese più corrotto dell'area europea;
come mostrato nella puntata del programma Report del 21 aprile 24 «(Hot)Spot albanese» vi è sui lavori dei centri l'appetito dei cartelli della mafia albanese;
come svela anche Domani (in data 2 giugno 2024) l'area del centro di Gjader è una zona dove il crimine organizzato albanese prospera;
fonti investigative in Albania e Italia hanno infatti confermato che nel territorio in questione la criminalità ricicla denaro del narcotraffico e controlla aziende che si occupano di lavori pubblici;
anche la magistratura dello Spak (ente indipendente del sistema giudiziario albanese) commenta: «I gruppi organizzati vanno sempre alla ricerca di fondi pubblici»;
proprio nel comune di Lezhe, dove sorge il centro di Gjader, un altro procuratore della Spak ha indagato su un giro di malaffare e corruzione, traffico di droga e omicidi per cui anche il capo della polizia locale di Lezhe, il capo della narcotici e un ex deputato, Arben Ndoke, sono stati indagati;
è necessario che il Parlamento venga informato circa le società affidatarie e sub-affidatarie dei lavori per la costruzione dei centri albanesi –:
quali iniziative siano state messe in atto ai fini di prevenire e contrastare il rischio di infiltrazioni criminali riguardo alla costruzione dei centri di cui in premessa.
(3-01488)
PAOLO EMILIO RUSSO, NAZARIO PAGANO, BARELLI e BATTILOCCHIO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
il Protocollo d'Intesa tra Italia e Albania per la gestione dei flussi migratori è entrato nella fase operativa: lo dimostrano la messa in attività dei due centri (Schengjin e Gjiader) e l'arrivo del primo gruppo di migranti;
come previsto dagli accordi, entro quattro settimane dovranno essere vagliate le domande di asilo, trasferendo in Italia gli aventi diritto e rimpatriando gli altri;
come il Ministro interrogato ha affermato al G7 dei Ministri dell'interno, in molti Paesi europei c'è grande interesse nei confronti della soluzione individuata dall'Italia con il «modello Albania»: 15 Stati hanno sottoscritto una richiesta formale alla Commissione europea finalizzata a guardare con attenzione a tale modello, come possibilità di estensione;
il Governo italiano sta operando con successo nella direzione di fermare l'immigrazione illegale e riportare sotto controllo un fenomeno inevitabile, che l'Italia gestisce e non subisce più, come capitato talvolta in passato;
la corretta gestione dei flussi migratori, consentendo l'ingresso ai lavoratori regolari, riconoscendo asilo agli aventi diritto e respingendo, tramite rimpatri celeri, gli irregolari, è di fondamentale importanza non solo per l'Italia, ma per gran parte dell'Europa;
con il citato Protocollo d'intesa con l'Albania e da ultimo con il decreto-legge n. 145 del 2024, in materia di lavoratori stranieri e gestione dei flussi migratori, si prosegue lungo questa strada –:
quali ulteriori iniziative intenda assumere il Governo, nel pieno rispetto dei diritti umani, per proseguire sulla strada intrapresa in materia di immigrazione e se i pronunciamenti della magistratura italiana ed europea possano mettere a rischio gli obiettivi prefissati.
(3-01489)
ALFONSO COLUCCI, ALIFANO, AURIEMMA e PENZA. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
700 milioni di euro e il costo dell'accordo italo-albanese per la costruzione dei centri in Albania, un hotspot e un centro di permanenza per i rimpatri, ove saranno delocalizzati i migranti provenienti da Paesi extra Unione europea considerati dal Governo «sicuri» – migranti maschi, adulti, soccorsi in acque internazionali dalle navi militari italiane: 880 posti nell'hotspot e 144 nel centro di permanenza per i rimpatri;
come riferito dalla stampa, il 14 ottobre 2024 sono sbarcati a Lampedusa 1.000 migranti; nella stessa giornata, il primo trasbordo verso l'Albania di 16 migranti, a bordo della nave Libra, di nazionalità bangladese ed egiziana; il costo di questo primo viaggio si aggira tra i 250 e i 290 mila euro; per i soli trasbordi dei soli primi tre mesi è stimato un costo di 13,5 milioni di euro – tutti costi di gestione aggiuntivi;
la sentenza del 4 ottobre 2024 della Corte di giustizia dell'Unione europea ha ridefinito i criteri di «Paese sicuro» – dovranno applicarsi in tutti i Paesi membri – annullando il presupposto fondamentale per la delocalizzazione di migranti: risultano esclusi i Paesi qualificati sicuri dal Governo, quali la Tunisia, l'Egitto e il Bangladesh, dai quali arriva la grandissima parte dei migranti, che non potranno essere trasferiti in Albania;
moltissimi agenti delle forze dell'ordine sono già presenti – molti altri vi saranno trasferiti – in Albania, dove il Governo garantisce una spesa in presidi, numero di personale e alloggi altissima, in netto contrasto con la situazione sul territorio nazionale, che vede in aumento la criminalità predatoria e l'insicurezza reale e percepita, che registra grave carenza di organici e presidi, esasperazione per i troppi straordinari, contratto scaduto da oltre mille giorni;
gli interroganti hanno costantemente stigmatizzato come aberrante e traballante il fondamento giuridico e l'intera operazione in Albania, unitamente all'abnorme esborso di soldi pubblici sostenuto dai contribuenti, cittadini e imprese italiani, e che ben altrimenti potevano essere impiegati per sostenere le gravi carenze dei trasporti, i settori economici in crisi, le fasce della popolazione in sofferenza, le forze dell'ordine, in luogo dei tagli e dei sacrifici richiesti nell'affannosa ricerca di risorse –:
quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché le risorse esorbitanti dell'accordo con l'Albania, inidoneo, a giudizio degli interroganti, a risolvere il fenomeno dell'immigrazione irregolare, possano essere destinate a finalità certamente più utili, quale l'incremento dei presidi a tutela della sicurezza sul territorio nazionale, in luogo dei sacrifici annunciati.
(3-01490)
BENZONI, RICHETTI, PASTORELLA, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
il permesso di soggiorno autorizza la presenza dello straniero sul territorio dello Stato italiano e ne documenta la regolarità, consentendo di svolgere attività, autorizzando l'accesso ai diritti e ai servizi riconosciuti agli stranieri, l'iscrizione nelle liste anagrafiche e il rilascio della carta di identità e del codice fiscale, utile, ad esempio, per ricevere assistenza sanitaria o aprire un conto bancario;
le procedure per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno sono in capo all'ufficio immigrazione della questura individuata con riferimento al luogo di residenza dello straniero, con modalità e termini ben definiti dalla normativa;
da numerose recenti segnalazioni e notizie apprese a mezzo stampa, emerge una situazione di enorme difficoltà nell'evasione delle relative pratiche, con tempi di attesa irragionevolmente lunghi che creano enormi problemi per le numerose persone straniere che contribuiscono al mantenimento del sistema economico italiano;
tali ritardi appaiono imputabili alla grave carenza di organico che interessa gli uffici, con conseguenti disagi e denunce da parte dei cittadini stranieri bloccati da un'intricata trafila burocratica che li costringe a rimanere per mesi senza un documento valido, compromettendone la possibilità di trovare lavoro;
inoltre, le testimonianze di chi ha vissuto l'esperienza della richiesta del permesso di soggiorno presso gli uffici delle questure italiane ad avviso degli interroganti non sono degne di un Paese che si reputa «civile»: lunghe code già dalle ore notturne e in qualunque condizione climatica per vincere la concorrenza di migliaia di altri cittadini in cerca di un appuntamento;
i ritardi accumulati, poi, fanno pervenire alla consegna di permessi di soggiorno con una validità rimanente esigua, o in alcuni casi addirittura scaduta; altre volte, le questure consegnano una versione che non sostituisce il documento vero e proprio e un «cedolino» che, di conseguenza, non ha valore legale ai fini di un'assunzione lavorativa o della stipula di un contratto di locazione. Infine, sempre più spesso si è costretti a richiedere l'assistenza di un avvocato per impugnare le mancate risposte, con un ulteriore esborso per il riconoscimento di un proprio diritto garantito dalla legge;
ad oggi, l'assunzione di lavoratori interinali presso le questure non si è rivelata affatto sufficiente –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere con la massima priorità i ritardi relativi al rilascio e al rinnovo dei permessi di soggiorno e se non ritenga di prevedere un ulteriore potenziamento del personale impiegato, al fine di consentire un'efficace ed efficiente operatività dei competenti uffici sull'intero territorio nazionale.
(3-01491)
BORDONALI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
da fonti di stampa si ha notizia che nei giorni scorsi il Ministro interrogato ha firmato un decreto di allontanamento dal territorio nazionale per ragioni di sicurezza pubblica nei confronti di Zulfiqar Khan, presidente dell'associazione culturale islamica «Iqraa» e, di fatto, imam di una moschea in via Jacopo di Paolo a Bologna;
Zulfiqar Khan, di nazionalità pakistana e in Italia dal 1995, era già noto alle cronache per le sue esternazioni e i suoi sermoni contro l'Occidente e Israele, l'omosessualità e il ruolo della donna, fino ad arrivare, dopo l'attacco terroristico del 7 ottobre 2023, a manifestare palesemente apprezzamento per le azioni condotte da Hamas;
queste posizioni sono state espresse con toni sempre più aggressivi, nei dibattiti ai quali partecipava in qualità di «esperto» della religione islamica, e diffuse anche sui profili social e sul web, per raggiungere così un pubblico potenzialmente illimitato e finendo per rappresentare un rischio sempre più grave per la sicurezza nazionale;
quello dell'imam di Bologna non è purtroppo un caso isolato, come dimostrano le diverse espulsioni per motivi di sicurezza, adottate negli scorsi mesi e riportate dalla stampa, di altri soggetti che inneggiavano al terrorismo e facevano attività di proselitismo nel nostro Paese, anche in pubblico e durante delle funzioni religiose;
nonostante la capillare attività investigativa delle forze dell'ordine e delle altre autorità preposte che costantemente monitorano le possibili minacce alla sicurezza dello Stato, tali espulsioni confermano la necessità di una costante attenzione sui probabili rischi nel nostro Paese, in particolare dopo i tragici fatti del 7 ottobre 2023 –:
quali iniziative di competenza si intendano assumere per la prevenzione e il contrasto delle attività di proselitismo e di radicalizzazione riconducibili all'estremismo e al terrorismo di matrice religiosa.
(3-01492)
Interrogazione a risposta in Commissione:
STEFANAZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 ottobre 2024, come appreso da organi di stampa, alcuni individui a bordo di uno scooter di grossa cilindrata avrebbero esploso nove colpi di kalashnikov verso la saracinesca di un bar sito in Piazza Indipendenza nel quartiere Santa Rosa, nel pieno centro abitato di Lecce;
il fatto che il titolare dell'attività sia stato in passato coinvolto in alcune vicende giudiziarie suggerisce che l'atto possa essere assimilato ad un messaggio intimidatorio rivolto allo stesso;
il fatto ha provocato un sentimento di forte paura e inquietudine nei residenti dell'area che hanno, nell'immediatezza, allertato le forze dell'ordine;
da quanto si apprende dalla stampa, alcune videocamere delle vicinanze avrebbero immortalato i responsabili della sparatoria, entrambi con il volto coperto e vestiti interamente di nero;
le forze dell'ordine sono al lavoro per risalire all'identità dei due malviventi;
sebbene, fortunatamente, non siano stati registrati danni a persone, questo episodio si aggiunge a una lunga serie di fatti che preoccupano la comunità leccese e testimoniano una recrudescenza di attività criminali e fenomeni di stampo mafioso;
molti di questi episodi sono stati peraltro oggetti di altrettante interrogazioni parlamentari presentate dall'interrogante cui, purtroppo, non è mai stata fornita risposta dal Ministro interrogato –:
se sia a conoscenza del fatto riportato in premessa;
se e quali iniziative intenda adottare per interrompere e contrastare la preoccupante recrudescenza di attività criminali e fenomeni di stampo mafioso che si registrano a Lecce e nel territorio della sua provincia.
(5-02959)
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
sabato 21 settembre 2024 la 19enne Antonella Lopez è rimasta uccisa nella notte da un colpo di pistola esploso in una discoteca di Molfetta;
il gip di Bari ha immediatamente convalidato il fermo di Michele Lavopa, un giovane di 21 anni il quale ha confessato di aver sparato e ucciso per errore Antonella Lopez mentre il suo obiettivo era un amico della vittima, nipote di un boss di Bari, ritenuto il rampollo del clan del rione Japigia;
il giovane barese ha dichiarato di aver agito per vecchie ruggini del passato e ha sparato una serie di colpi in sequenza mirando al gruppo rivale, uccidendo la ragazza e ferendo quattro ragazzi, tra cui il nipote del boss;
il giudice, al termine dell'udienza di convalida del fermo, ha riconosciuto l'aggravante mafiosa, come richiesto dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia;
Michele Lavopa ha inoltre dichiarato agli inquirenti di essere andato in discoteca con la fidanzata e alcuni amici senza l'intenzione di affrontare nessuno, ma di aver portato con sé una pistola «per difendersi da eventuali aggressioni, come spesso accade nei locali notturni baresi»;
come riportato dall'agenzia di stampa LaPresse, il gip, in alcuni passaggi dell'ordinanza scrive come «i rampolli di alcune famiglie di mafia baresi, abbiano scelto le discoteche per regolare i conti nell'immediato o comunque per misurarsi e dimostrare la superiorità del clan di appartenenza»; anche nel corso di una recente assemblea che si è tenuta nella sede di Confcommercio di Bari è emerso come la criminalità spesso utilizzi le discoteche e i locali notturni come luoghi dove affrontarsi e, per questo, i titolari di discoteche, sale da ballo e club hanno chiesto azioni più efficaci di contrasto alla criminalità e maggiori controlli e presenza delle forze dell'ordine, in linea con il protocollo d'intesa siglato con la prefettura di Bari e le forze dell'ordine «che prevede un intervento più mirato ed efficace contro la criminalità» così da arginare questo fenomeno che mette a rischio sia i clienti che il personale che lavora nei locali, i quali diventano potenziali vittime incolpevoli di faide tra clan mafiosi;
ad avviso dell'interrogante, una maggiore sinergia tra i proprietari dei locali e le forze dell'ordine, gli uni impegnati nel segnalare tutti i fenomeni criminali che si dovessero verificare o dei quali dovessero venire a conoscenza e gli altri impegnati nel garantire un maggiore presidio territoriale di Polizia, può creare un ambiente più sicuro e accogliente –:
quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, anche alla luce del recente fatto di cronaca esposto in premessa, affinché possano essere incrementati i presìdi territoriali di polizia nei pressi delle discoteche e dei locali notturni della città metropolitana di Bari.
(4-03599)
ZANELLA, ZARATTI, DE MARIA, FORNARO, MAURI, BALDINO e PELLEGRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned) è una associazione apolitica senza fini di lucro, riconosciuta come ente morale con decreto del Presidente della Repubblica del 5 novembre 1968;
fanno parte dell'associazione le persone che per motivi politici e razziali sono state deportate nei campi nazisti, i familiari dei caduti e degli ex deportati e i cittadini italiani che condividono i valori dell'ente e si impegnano nello studio e nella diffusione della conoscenza storica sui temi della resistenza e della deportazione;
l'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti è attiva in 10 regioni d'Italia con 26 sezioni;
la presidenza e la segreteria nazionale hanno sede nella Casa della memoria a Milano;
l'associazione ha relazioni internazionali con i comitati che raccolgono gli ex deportati dei singoli campi di concentramento nazisti e ne curano i musei;
l'Anppia (Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti), è stata costituita a Roma nel 1946 per iniziativa, tra gli altri, di Umberto Terracini e Sandro Pertini, per mantenere la memoria storica del regime fascista, testimoniarla e raccontarla affinché non andasse perduta o manipolata;
sin dalla sua fondazione, l'Anppia si è caratterizzata per essere un'associazione unitaria, aperta a tutti gli antifascisti di diverso orientamento politico e culturale;
13 dicembre 2006 l'Associazione è stata insignita della medaglia d'oro al valor civile, con la seguente motivazione: «Per aver promosso durante il periodo fascista una rete di solidarietà che con eroico coraggio ed encomiabile abnegazione operò in favore dei perseguitati politici procurando loro medicine, cibo (...)»;
il 15 dicembre 2015 l'Anppia è stata insignita anche della medaglia della liberazione;
grazie alla legge n. 96 del 1955 l'Anppia fa parte della commissione, nominata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, con l'importante incarico di esaminare le domande di concessione delle «Provvidenze a favore dei perseguitati politici antifascisti o razziali e dei loro familiari superstiti»;
attualmente è sottoposta alla vigilanza del Ministro dell'interno ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 27 del 1990;
il Ministro dell'interno ha trasmesso alle Camere la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto interministeriale (atto Governo n. 200) con cui viene ripartito lo stanziamento, iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'interno per l'anno 2024;
come si legge nella relazione allo schema di decreto, il contributo è ripartito tra le associazioni in base al criterio ragionieristico del numero degli iscritti, criterio che di fatto ha come unica conseguenza il taglio significativo dei contributi ad Anppia, Aned (nota per avere tra i suoi iscritti la senatrice Liliana Segre) e Anvcg. Storici e insostituibili organismi che salvaguardano la memoria degli orrori del nazifascismo si troverebbero a dover gestire il rischio della propria chiusura visto il taglio secco di circa 49 mila euro per l'Anppia, oltre 28 mila euro per l'Aned e circa 20 mila euro per l'Anvcg;
più che le cifre, in questa storia pesa il significato politico, simbolico e storico visto che il taglio accade a pochi mesi dall'ottantesimo anniversario della liberazione, che verrà celebrata nel 2025;
peraltro, da un lato, più volte, autorevoli membri del Governo, compreso la Presidente del Consiglio dei ministri, a parole affermano che: «la fine del fascismo pose le basi della democrazia», dall'altro, non sembra, che gli atti concreti siano coerenti, come emerga dalla vicenda in questione;
a giudizio degli interroganti non si capisce e non si condivide la razionalità di questa scelta da parte del Ministero dell'interno, se ne vedono solo le inaccettabili conseguenze: la chiusa di due presidi di memoria storica degli orrori del nazifascismo –:
se il Ministro interrogato, anche alla luce delle premesse, non ritenga di adottare le iniziative di competenza volte ad assicurare un adeguato supporto alle associazioni citate, anche al fine di poter festeggiare l'ottantesimo anniversario della liberazione del nazifascismo come conviene a una democrazia compiuta e moderna.
(4-03602)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
SCOTTO, FOSSI, SARRACINO, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
come riportato dal quotidiano «La Stampa» alcuni giorni fa, un gruppo di operai impiegati in una fabbrica nel distretto del tessile di Prato, uno dei più redditizi del mondo, che stavano manifestando davanti ai cancelli della ditta «Lin Weidong» di Seano, nottetempo sono stati aggrediti con bastoni da una squadraccia di picchiatori che, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero italiani;
gli operai scioperavano da alcuni giorni per chiedere condizioni di lavoro e retribuzioni dignitose, tenuto conto che abitualmente sono sottoposti a turni di lavoro di 12 ore, per sette giorni alla settimana, senza diritto a riposi, permessi o malattia e con una retribuzione mensile di circa 1.200 euro, pari poco più di 3 euro l'ora;
una condizione che riguarderebbe una gran parte dei 35.000 mila lavoratori, in maggioranza stranieri, operanti nelle 10.000 aziende del distretto e che sembra ricondurre più al modello che caratterizzò la prima fase della rivoluzione industriale nell'Inghilterra della seconda metà del '700, piuttosto che un moderno sistema produttivo della seconda manifattura europea del ventunesimo secolo;
una zona che già in passato aveva visto episodi gravissimi come la morte di 7 operai bruciati vivi nel capannone-dormitorio, dove erano costretti a vivere e lavorare, nel 2013, o la morte della giovane operaia Luana D'Orazio, stritolata da un orditoio nel 2021;
nel marzo 2024, un caporale della ditta della logistica «la Acca srl» ha aggredito dei lavoratori, intimandogli di uscire dal sindacato, mentre cercavano un accordo per lavorare 8 ore al giorno, anziché 12;
appare necessario mettere in atto tutta una serie di azioni per il contrasto della illegalità nei rapporti di lavoro in tale area, così come in tutto il Paese;
lo Stato deve assicurare le condizioni per un lavoro dignitoso, rispettoso della contrattazione collettiva sottoscritta dalle organizzazioni dei lavoratori più rappresentative a livello nazionale, attraverso una presenza costante di tutti gli organismi preposti a tali finalità –:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, ritenga di dover assumere al fine di accertare le reali condizioni di lavoro nell'impresa in questione e, in più in generale, nell'intero distretto di Prato.
(5-02960)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazioni a risposta immediata:
FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. – Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. – Per sapere – premesso che:
la Sicilia sconta una cronica scarsità d'acqua, dovuta a infrastrutture per la captazione e la distribuzione dell'acqua a uso civile, agricolo, ambientale, turistico e produttivo insufficienti e obsolete;
nel territorio siciliano, uno dei più estesi d'Italia, risiedono circa 4,8 milioni di cittadini;
nel 2020 la giunta regionale guidata dall'allora presidente Nello Musumeci ha approvato il Piano regionale per la lotta alla siccità, contenente proposte di intervento finalizzate al risparmio idrico attraverso la riduzione delle perdite e la manutenzione dei sistemi, l'implementazione di norme comportamentali, il reperimento di risorse alternative, il potenziamento del sistema conoscitivo e di monitoraggio e altre azioni che – se messe in atto – avrebbero smorzato la crisi idrica;
a tale scopo il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede lo stanziamento di fondi per ridurre le perdite nelle reti idriche (nel 2022 in Sicilia le perdite sono state del 51,6 per cento, per un volume di 339,7 milioni di metri cubi) e misure volte a potenziarne il monitoraggio anche attraverso controlli digitalizzati;
nel 2024 la siccità ha colpito particolarmente le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani, dove la situazione risulta drammatica con molte famiglie totalmente prive d'acqua e costrette ad acquistarla dalle autobotti;
le ricadute sui diversi comparti produttivi sono gravissime e i danni economici sono stimati in diversi miliardi di euro. Basti pensare ai 2,7 miliardi di euro di perdite per l'agricoltura – con la produzione di arance che rischia il dimezzamento – oltre alle ingenti perdite per l'indotto, per il settore alberghiero e dell'ospitalità, per la produzione manifatturiera e per le realtà industriali che necessitano di risorse idriche per completare i loro cicli produttivi;
il 9 febbraio 2024 il presidente della regione Schifani – nominato dal Governo commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti finalizzati alla gestione della crisi idrica – ha dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio regionale e a maggio 2024 il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza in Sicilia;
tali interventi emergenziali, però, non sono sufficienti a sopperire ai mancati interventi strutturali sugli invasi, sulle reti idriche e sull'assenza di piani per l'approvvigionamento idrico;
la situazione ad oggi risulta tragica a causa della mancata attivazione degli interventi strategici che l'attuale giunta siciliana avrebbe dovuto mettere in atto ed evitare una situazione così altamente critica che appare irrisolvibile –:
perché non siano stati messi in atto gli interventi strutturali riportati dal piano richiamato in premessa, agendo solamente in via emergenziale, e quali iniziative intenda adottare il Governo per sopperire alla crisi idrica siciliana.
(3-01495)
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, MATTIA, BUONGUERRIERI, BENVENUTI GOSTOLI, IAIA, LAMPIS, MILANI, FABRIZIO ROSSI, ROTELLI, COLOMBO, DONDI, MALAGUTI, PIETRELLA, GAETANA RUSSO e VINCI. – Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. – Per sapere – premesso che:
in Emilia-Romagna continuano a ripetersi eventi atmosferici estremi che tra il 2023 e il 2024 hanno causato l'esondazione di oltre venti fiumi, il danneggiamento di 44 comuni e il verificarsi di centinaia di frane;
il ricorrere dei fenomeni alluvionali, gli ultimi dei quali a maggio 2023 e settembre 2024, durante i quali gli argini degli stessi fiumi esondati hanno rotto in punti diversi, hanno evidenziato una generale fragilità di tutta l'asta fluviale e del reticolo idrografico generale;
dai primi eventi alluvionali nel 2023 ad oggi il Governo ha stanziato risorse pari a 4,7 miliardi di euro: 2,8 miliardi destinati alla ricostruzione pubblica e 1,9 miliardi alla ricostruzione privata;
la ricostruzione pubblica si è incentrata sul ripristino, sulla riparazione e sulla ricostruzione delle infrastrutture del reticolo idrografico; il Governo ha garantito dal settembre 2023 la copertura finanziaria di tutte le richieste di finanziamento degli enti locali e altri soggetti attuatori, ma dei circa 1,6 miliardi di euro erogati in favore degli enti attuatori regionali risultano rendicontati solo 250 milioni di euro;
molti fiumi esondati nel 2023 erano esondati anche nel 2015 e 2019, ma le segnalazioni alla regione fatte dagli amministratori locali non avevano avuto risposta;
l'Emilia-Romagna è tra le regioni più cementificata d'Italia e secondo la Corte dei conti ha utilizzato solo un terzo delle risorse stanziate per il rischio idrogeologico: ha costruito, parzialmente, solo 12 casse di espansione delle 23 dichiarate necessarie dalla regione;
il Governo, con tre distinte ordinanze, ha stanziato 230 milioni di euro per la messa in sicurezza idraulica, dei quali solo 49 sono stati spesi, mentre, a fronte di 750 milioni di euro destinati dal Governo alla messa in sicurezza viaria, gli enti regionali attuatori ne hanno spesi meno del 20 per cento; dei 40 milioni di euro stanziati per la messa in sicurezza viaria del comune e della provincia di Ravenna non è stato speso nulla;
dal 2013 al 2023 l'Emilia-Romagna ha ricevuto 600 milioni di euro per il contrasto al dissesto idrogeologico, ma non risulta alcuna documentazione circa le somme effettivamente spese, come anche non è stata ancora prodotta alcuna documentazione concernente lo stato dei fiumi prima dell'alluvione del 2023 –:
quale sia l'entità dei fondi stanziati per la regione Emilia-Romagna per il contrasto al dissesto idrogeologico prima e dopo il maggio 2023 e quanti di questi siano stati stanziati e spesi dalla regione nello stesso periodo e se la regione abbia risposto alla richiesta di inoltro dei documenti rappresentanti lo stato idrografico esistente prima del maggio 2023.
(3-01496)
SALUTE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
i consultori familiari sono stati istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, una delle leggi italiane che più contraddistingue il livello di civiltà del nostro sistema sanitario e socio-sanitario che, quasi incredibilmente, era riuscito ben oltre quaranta anni fa a istituire dei presìdi territoriali di assistenza e di sostegno ai nuclei familiari e a presidio della salute sessuale e riproduttiva; i consultori sono servizi sociosanitari integrati di base, pubblici e laici, con competenze multidisciplinari;
quattordici anni fa, nel lontano 2010, il Ministero della salute aveva pubblicato il rapporto sull'organizzazione e attività dei consultori familiari pubblici in Italia, fornendo a distanza di trentacinque anni una fotografia delle caratteristiche strutturali e organizzative e delle attività dei consultori familiari a livello nazionale e regionale; il quadro emerso da quel rapporto aveva evidenziato che nel 43 per cento delle regioni mancano atti formali relativi al coordinamento o all'integrazione tra il consultorio familiare e altri servizi e che la presenza di un budget vincolato per l'attività dei consultori è prevista nelle aziende sanitarie locali (Asl) solo di sei regioni;
nel 2019, l'Istituto superiore di sanità (Iss) ha poi pubblicato i risultati dell'indagine condotta su 1.800 consultori italiani, tra il mese di novembre 2018 e il mese di luglio 2019;
da tale indagine è emerso che nel nostro Paese ci sono troppo pochi consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione (1 consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene siano raccomandati nel numero di 1 ogni 20.000 abitanti);
per quanto riguarda le figure professionali, il ginecologo, l'ostetrica, lo psicologo e l'assistente sociale sono quelle più rappresentate nei consultori, con una grande variabilità in termini di organico tra le regioni. Infatti, prendendo a indicatore il numero medio di ore lavorative settimanali per 20.000 abitanti previste per le diverse figure professionali per rispondere al mandato istituzionale, solo cinque regioni del Nord raggiungono lo standard atteso per la figura dell'ostetrica, due regioni per il ginecologo, sei regioni per lo psicologo e nessuna per l'assistente sociale, che al Sud registra un numero medio di ore settimanali (14) che è quasi il doppio rispetto al centro (8 ore) e al nord (9 ore);
ad oggi, l'unica seria e attendibile mappatura dei consultori è quella risultante dalla predetta indagine del 2019 fatta dall'Iss;
sul sito del Ministero della salute è rinvenibile una mappa che sembrerebbe essere in tempo reale laddove intenderebbe censire «i consultori attivi» in ciascun territorio; tuttavia sulla fotografia in tempo reale della mappa si esprimono diversi dubbi poiché, ad esempio, alla data del 14 ottobre 2024 la mappa dei consultori risulterebbe «aggiornata al 21 aprile 2023»;
inoltre, è la stessa pagina del Ministero della salute che per approfondire rinvia alla predetta indagine sui consultori familiari, condotta dall'Iss nel 2019;
inoltre, ad un sommario riscontro tra alcuni consultori indicati nella mappa come «attivi» e quelli realmente attivi sul territorio emergerebbero diffuse incongruenze come più volte segnalato anche dalle associazioni e dai coordinamenti di donne e cittadini nati a presidio e difesa dei consultori;
dalle predette segnalazioni, più in particolare, emergerebbe che molti consultori indicati come attivi nella mappa del Ministero della salute non sarebbero in realtà attivi ovvero non lo sarebbero per tutti i servizi che ciascun consultorio dovrebbe erogare; molto spesso questi consultori sono attivi solo parzialmente o intermittenza a causa della carenza di organico, senza considerare poi la confusione con consultori privati o fai da te o con non ben identificati «centri per la famiglia» che come noto non hanno la stessa natura giuridica pubblica del consultorio familiare ex legge n. 405 del 1975;
numerosi osservatori, considerata questa persistente carenza di dati, hanno attivato ricerche proprie: la Cgil, ad esempio, ha elaborato un proprio rapporto su dati 2021 rilevando, tra le diverse cose, un generale sottodimensionamento del personale talché solo in pochissime regioni vengono garantite le ore necessarie e mai per tutte le figure professionali dell'équipe: per i ginecologi si passa da 22,4 ore in Emilia-Romagna a 5,4 ore nella provincia autonoma di Bolzano, per le ostetriche si passa da 80 ore nella provincia autonoma di Trento a 12,4 ore in Liguria, per gli psicologi si passa da 31,2 ore in Lombardia a 1,9 ore in Piemonte, per gli assistenti sociali si passa da 29,8 ore in Basilicata a 0 ore in Valle d'Aosta;
per garantire il rispetto degli standard indicati per l'équipe consultoriale è necessario incrementare gli organici di: +33 per cento per i ginecologi, +31 per cento per le ostetriche, +6 per cento per gli psicologi, +63 per cento per gli assistenti sociali;
dal rapporto della Cgil emerge che in 14 regioni esistono linee guida per alcune delle attività svolte dai consultori, 13 regioni effettuano una programmazione periodica degli obiettivi ma solo 4 (Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Sicilia) redigono annualmente una relazione consuntiva degli obiettivi raggiunti; in 11 regioni tutte le prestazioni consultoriali vengono erogate gratuitamente. In 8 sono gratuite solo le prestazioni che rientrano in alcuni ambiti assistenziali come, ad esempio, il percorso nascita. Alcune regioni prevedono un ticket per accedere alle prestazioni; solo 6 regioni dispongono di fondi dedicati ad attività consultoriali;
anche alla luce dei continui interventi normativi di questo Governo proprio sui consultori, è incredibile per l'interrogante che non vi siano dati aggiornati sul numero dei consultori realmente attivi, sulla loro denominazione e localizzazione, sui servizi e le prestazioni garantite, sui tempi di apertura degli stessi, sugli organici presenti e sulla presenza di personale non obiettore, sui fondi assegnati e spesi per ciascuno di essi –:
se possa fornire nel più breve tempo possibile, una mappatura di tutti i consultori familiari presenti nel territorio nazionale, evidenziando quali siano i consultori realmente attivi e quelli non attivi, quale sia la loro denominazione e localizzazione, quali siano i servizi e le prestazioni garantite, nonché ogni chiarimento utile sui tempi di apertura degli stessi, sugli organici presenti (evidenziando il personale obiettore e non obiettore per ciascuna professionalità), sui fondi assegnati e spesi per ciascuno di essi.
(2-00456) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Francesco Silvestri».
Interrogazioni a risposta immediata:
GHIO, FURFARO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI, STUMPO, FERRARI, CASU e FORNARO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
«la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti». Così recita l'articolo 32 della Costituzione, sancendo il diritto alla salute come un diritto fondamentale ed universale;
in seguito, con l'articolo 1 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, è stato istituito il Servizio sanitario nazionale e sono stati fissati gli obiettivi legati ai principi di universalità, eguaglianza ed equità;
l'efficienza del Servizio sanitario nazionale è frutto sia delle risorse dedicate che dei singoli modelli organizzativi che ciascuna regione adotta;
lo scenario che restituisce la regione Liguria presenta gravi criticità, con 850.000 esami in attesa nel 2023 e in alcune aziende sanitarie locali 259 giorni d'attesa per poter eseguire una colonscopia urgente, 249 per ecoaddome, 308 per ecocolordoppler, 180 per una visita oculistica, solo per citare qualche esempio, e, nonostante, negli ultimi due anni sulle liste d'attesa la regione abbia stanziato 100 milioni di euro, esclusivamente per la sanità privata, per recuperare il gap;
a giudizio degli interroganti in Liguria con il governo di centrodestra si è assistito: a privatizzazioni selvagge; a mancati investimenti sulla sanità pubblica; a non valorizzazione delle competenze; a nessun investimento nell'erogazione dei servizi; a nessun ospedale, seppur promesso, realizzato; a interi reparti ormai gestiti solo con personale a gettone che ha portato inevitabilmente la sanità ligure allo sfascio;
la stessa A.li.sa, l'Azienda ligure sanitaria fondata nel 2016 dalla prima giunta Toti che doveva «coordinare» le aziende e razionalizzare la spesa sanitaria, ad avviso degli interroganti ha pienamente fallito nel suo ruolo, tant'è che ora si annunciano le ennesime consulenze esterne con i tagli lineari ai bilanci delle aziende;
per ripianare un bilancio mandato in dissesto dall'attuale governo si annunciano ulteriori tagli alla sanità regionale, che andranno a colpire indiscriminatamente situazioni già critiche, quali la medicina territoriale, la salute mentale, la neuropsichiatria infantile o addirittura il blocco delle assunzioni;
la strada da percorrere è sicuramente un'altra rispetto a quella intrapresa in questi ultimi anni dal governo regionale e passa dal rafforzamento del pubblico e dalla costruzione di eccellenze sul territorio per invertire una tendenza che con la destra è solo peggiorata –:
alla luce di quanto espresso in premessa quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Ministro intenda interrogato adottare affinché sia garantito il diritto alla salute e alle prestazioni sanitarie, così come sancito dall'articolo 32 della Costituzione a coloro che risiedono in Liguria.
(3-01493)
LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
il problema della sicurezza e della disparità di trattamento economico, in particolare dei pronto soccorso, sono i principali elementi causa dell'allontanamento dei giovani dalle specializzazioni emergenziali;
la sicurezza per i medici è garantita dal decreto legislativo n. 81 del 2008, dalla raccomandazione ministeriale n. 8 del 2007, dalle linee guida 2015 Osha e dalle linee guida 2015 Nice;
su 718 posti disponibili, l'anno scorso per chirurgia generale ne sono stati coperti solo 278, delle 898 borse per la scuola di emergenza urgenza ne sono state utilizzate dagli specializzandi solo 225, per l'anestesia e rianimazione sono stati coperti 753 posti coperti, a fronte di 1.567 borse di specializzazione;
le peggiori performance riguardano medicina delle cure primarie, in cui è stato coperto solamente il 10,1 per cento dei posti, radioterapia farmacologia e tossicologia;
uno specializzando, indipendentemente dalla specializzazione scelta, riceve una borsa di studio di circa 1.700 euro mensili a fronte di turni stremanti in sala operatoria o in pronto soccorso e, purtroppo, troppo frequentemente sono sottoposti a pericolo per la propria incolumità;
il fattore economico e l'impossibilità per molte specializzazioni di non poter integrare con la libera professione impongono ai giovani medici di integrare il lavoro svolto con ore notturne in guardia medica;
rispetto al resto d'Europa il nostro Paese si trova al quartultimo posto per gli stipendi dei medici a fronte del costo medio della vita;
tra il 2010 e il 2022 circa 22.000 medici hanno deciso, spinti da contratti di formazione pari a 4.500 euro, di trasferirsi all'estero e rimanervi con contratti a tempo indeterminato da 6.000 euro, contribuendo così al fenomeno dei «cervelli in fuga»;
i dati provvisori di luglio-agosto 2024, nei pronto soccorso, segnano un aumento degli accessi tra il 5 e il 15 per cento in grandi città come Milano e Torino, ma anche in piccoli centri come Potenza, dove si è arrivati a un +14 per cento;
l'aumento degli accessi e il livello di affollamento dei pronto soccorso è causato, anche, da uno storico indebolimento delle reti di medicina territoriale;
la Commissione giustizia del Senato della Repubblica ha avviato l'esame del disegno di legge recante «Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni, nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria» –:
quali iniziative intenda assumere per fronteggiare questa emergenza.
(3-01494)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZINZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con delibera della giunta della regione Campania n. 405 del 31 luglio 2024 la regione Campania ha determinato i limiti di spesa e i relativi contratti con le case di cura private per regolare i volumi e le tipologie delle prestazioni di assistenza ospedaliera erogate nell'esercizio 2024 e il quadro programmatico 2024 delle prestazioni acquisite dalle strutture sanitarie ospedaliere private;
sulla base della citata delibera, si riscontrerebbe per le Case di cura private si conferma il budget dell'esercizio in corso già stabilito dalla delibera della giunta della regione Campania n. 800/2023, aumentato di euro 10.000.000 a titolo di maggiore deroga per l'incentivo alta specialità: da 55 a 65 milioni di euro, in considerazione dell'ulteriore incremento di oltre 14 milioni di euro di questa tipologia di ricoveri, realizzato dalle case di cura private nell'esercizio 2023 in modo da raggiungere un complessivo importo di euro 740.000.000;
la complessiva diminuzione delle risorse a 740 milioni di euro dai 751 milioni dell'assegnazione 2023 avrebbe determinato una riduzione del tetto di spesa per cinquantuno case di cura, mediamente del 9 per cento e un incremento per otto case di cura, in media di circa il 2 per cento;
tali dati evidenziano ad avviso dell'interrogante un potenziale e conseguente rischio di diminuzione delle attività di prevenzione offerte dalle strutture locali accreditate, ivi incluse le prestazioni ambulatoriali e di controllo essenziali per la salute dei pazienti, nonché di generale carenza delle risorse necessarie per il funzionamento delle strutture di cura private accreditate –:
quali iniziative di competenza, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, anche per il tramite del commissario governativo per l'attuazione del piano di rientro del disavanzo sanitario, intendano assumere in relazione al fabbisogno di spesa, per l'anno 2024, delle case di cura private accreditate della regione Campania.
(4-03597)
GIAGONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
i dati della Federazione italiana medici medicina generale sono allarmanti e destano molta preoccupazione in quanto rivelano che entro il 2026 saranno circa 15 milioni gli italiani senza un medico di famiglia o, per cercare di evitare almeno in parte tale situazione, ogni medico di medicina generale si troverà ad assistere fino a 2.500 pazienti;
tale negativa previsione attesta che per il 2028 verranno a mancare 33.392 medici di famiglia sull'intero territorio nazionale;
i dati più recenti rilevano che in Sardegna la mancanza di medici di famiglia è particolarmente accentuata e pone la medicina generale di fronte a una penuria che travolge anche le principali città, come Cagliari e Sassari;
la natura insulare della regione e l'isolamento di alcuni comuni aggravano i problemi già diffusi altrove, come l'eccesso di burocrazia a cui il medico di medicina generale è sottoposto, la mancanza di infrastrutture adeguate, la necessità di personale infermieristico e amministrativo per poter adempiere al meglio alle funzioni cliniche;
la Sardegna ha delle peculiarità che la contraddistinguono da tutte le altre regioni; infatti, la sua situazione è aggravata dalla totale assenza di medici di famiglia in alcuni piccoli comuni, poco popolosi, mal collegati;
è di qualche giorno fa l'articolo, o per meglio dire la richiesta di aiuto, ad opera dei cittadini del comune di Santa Teresa Gallura con il quale si denunciava la critica situazione in cui versano ben 1.600 assistiti del comune gallurese senza assistenza sanitaria di base, ultimo caso di una lunghissima serie che coinvolge pressoché quasi tutti i comuni della Gallura e che si accentua ancora di più nei piccoli comuni dell'Oristanese, dell'Ogliastra, della Barbagia, del Sulcis-Iglesiente;
in alcune città della Sardegna, quali ad esempio Isili, San Gavino, Iglesias e Lanusei, il depotenziamento degli ospedali, con la cronica carenza di personale, ha privato i pazienti anche del supporto ospedaliero;
la situazione appena descritta è destinata a peggiorasse non si trovano delle concrete soluzioni volte a garantire tale primario servizio, in quanto l'età media dei medici sardi è tra le più alte in Italia, che a sua volta presenta la classe medica più anziana d'Europa –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, sia d'urgenza, sia sul piano della programmazione, al fine di garantire ai cittadini sardi, in linea con i requisiti di assistenza sanitaria di base individuati dai livelli essenziali di assistenza, la continuità e l'effettività dell'assistenza medica territoriale.
(4-03603)
SPORT E GIOVANI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VII Commissione:
BERRUTO, MANZI, ORFINI e IACONO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto stabilito dal Rapporto Sport 2023, studio realizzato dall'istituto di Credito Sportivo e Sport e Salute, sarebbe di 22 miliardi di euro il valore dell'industria sportiva e varrebbe quasi un punto e mezzo di Pil;
il rapporto analizza la dimensione economica dell'industria, la domanda di pratica sportiva, la situazione delle infrastrutture e l'impatto sociale generato dallo sport che, dopo la crisi pandemica e quella energetica, è tornato ad essere competitivo;
le imprese coinvolte sono circa 15 mila e circa 82 mila sono gli enti non profit con quasi un milione di volontari;
l'associazionismo sportivo, rappresentato per lo più da piccole società, oltre a svolgere una funzione sociale, permettendo ai giovani di dedicarsi ad un'attività sportiva e di maturare quelle attitudini, non solo fisiche ma anche umane, educative e di aggregazione, svolge un importante ruolo imprenditoriale con un alto tasso occupazionale;
le norme che regolano il lavoro sportivo dei circa 400 mila lavoratori, sono entrate in vigore a luglio dello scorso anno in seguito all'approvazione della legge n. 106 del 29 luglio 2024;
si tratta di una legge attesa da decenni da milioni di persone che finalmente vedranno riconosciute alcune tutele e diritti fondamentali e la propria dignità di lavoratrici e lavoratori del settore;
per tali motivazioni, preoccupa l'assenza di un intervento volto a ridurre ulteriormente l'impatto del costo del lavoro che le associazioni sportive stanno sostenendo e dovranno sostenere;
nell'ultimo anno sono diversi gli atti di sindacato ispettivo e proposte emendative che, come Gruppo Pd, sono state depositate, per reperire risorse aggiuntive necessarie a ridurre l'impatto del costo del lavoro;
è recente l'approvazione, al collegato lavoro, dell'ordine del giorno 9/1532-bis-A/11 con cui il governo si sarebbe impegnato a adottare misure volte a dare piena attuazione alla riforma del lavoro sportivo –:
in che tempi il Ministro interrogato intenda dare, per quanto di competenza, piena attuazione alla riforma del lavoro sportivo attraverso un meccanismo che possa destinare il nuovo gettito fiscale, così generato, direttamente a beneficio delle società sportive.
(5-02966)
AMATO, CASO e ORRICO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
con l'adozione del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87 (cosiddetto decreto Dignità), è stato introdotto, all'articolo 9, il divieto di pubblicizzare, in qualsiasi forma, anche indiretta, giochi o scommesse con vincite di denaro nonché il gioco d'azzardo, su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici, digitali e telematici e i social media, comprese tutte le forme di comunicazione di contenuto promozionale, nonché la sovraimpressione del nome, marchio, o simboli che possano in qualche modo pubblicizzare giochi o scommesse;
tuttavia, tale norma viene costantemente elusa da coloro che considerano la pubblicità di scommesse sportive una delle fonti di finanziamento più redditizie, come ad esempio, a giudizio degli interroganti, l'accordo tra la società dell'Inter e la Betsson Sport, un sito di infotainment, ma che fa parte della nota galassia Betsson Group, una società di gioco d'azzardo che dalla stagione agonistica appena iniziata comparirà come main sponsor sulle maglie dei nerazzurri;
tali «elusioni» trovano fondamento sempre a giudizio degli interroganti nelle linee guida pubblicate dall'Agcom sulle modalità di attuazione del decreto Dignità, in quanto, secondo l'Autorità, tra le comunicazioni vietate dal provvedimento non rientravano i cosiddetti «spazi quote», ossia le rubriche ospitate dai programmi televisivi o web sportivi che indicano le quote offerte dai bookmaker, esclusi dal divieto perché considerati semplice informazione e non pubblicità;
un altro stratagemma utilizzato per comunicare con il pubblico, senza pubblicizzare direttamente il gioco d'azzardo, è stato quello di creare appositi siti di intrattenimento e news sportive il cui nome, pur senza pubblicare contenuti relativi alle scommesse, richiama inequivocabilmente il nome di agenzie di scommesse;
l'argomento è stato oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo e il Ministro interrogato ha confermato che il divieto viene sistematicamente aggirato e ha dichiarato che il tema è «delicato» e necessita di «un'ampia concertazione e una consultazione parlamentare»;
a parere degli interroganti appare invece indispensabile attivare campagne di sensibilizzazione sui rischi del «gioco d'azzardo», nonché scongiurare il superamento del divieto di pubblicità del gioco e delle scommesse in denaro in ambito sportivo –:
quali misure intenda adottare al fine di avviare un ampio confronto sul tema, finalizzato alla tutela delle persone vulnerabili ai rischi del gioco d'azzardo, rendendone effettivo il divieto della pubblicità diretta e indiretta, anche in riferimento alle piattaforme online di scommesse sportive.
(5-02967)
PICCOLOTTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
secondo i dati Istat sulla povertà educativa presentati in anteprima in occasione della XXIV edizione delle Giornate di Bertinoro per l'Economia civile, la povertà educativa è un fenomeno in crescita in Italia e mette in discussione il benessere delle nuove generazioni, impattando notevolmente anche sulla capacità dei minori di immaginare il proprio futuro;
nel 2023, il 70,5 per cento dei bambini e ragazzi tra i 3 e i 19 anni non è mai entrato in una biblioteca, un dato in aumento rispetto al 63,9 per cento del 2019. Inoltre, il 39,2 per cento non ha praticato alcuno sport durante l'anno e il 16,8 per cento tra i 6 e i 19 anni non ha fruito di spettacoli fuori casa (12,9 per cento nel 2019), ovvero non sono mai andati nell'arco del 2023 al cinema, teatro, musei, mostre, siti archeologici, monumenti, concerti;
la povertà educativa è tra i principali fattori che alimentano tutte le altre forme di disuguaglianza sociale, a partire dalle difficoltà di accesso all'educazione. Nel 2023 il 10,5 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha interrotto il percorso formativo con la licenza media. Inoltre, l'8,4 per cento degli studenti del quinto anno della secondaria di secondo grado ha un basso livello di competenze in italiano, matematica e inglese. A questo si aggiunge il problema dell'accesso agli asili nido, che rimane limitato: nel 2021-22 solo il 28 per cento dei bambini di età compresa tra 0 e 2 anni ha avuto accesso a servizi educativi pubblici o privati per l'infanzia;
un altro dato in crescita riguarda la povertà assoluta. Il 13,5 per cento dei minori di 16 anni in Italia (1,13 milioni) si trova in una condizione di deprivazione materiale e sociale specifica. E, stando ai dati riferiti allo scorso anno, la povertà assoluta riguarda il 14 per cento dei minori. Questa percentuale è cresciuta del 4,6 per cento rispetto al 2014. Si notano inoltre ampi divari territoriali in tema di povertà assoluta, con un Mezzogiorno d'Italia capofila nel 2022 con il 15,9 per cento 12,3 per cento nel Nord, 11,5 per cento nel Centro –:
se e come intendano intervenire, per quanto di competenza, per invertire la tendenza descritta in premessa, attraverso politiche specifiche di riduzione delle diseguaglianze tra le giovani generazioni, a partire dalla povertà educativa.
(5-02968)
AMORESE e ROSCANI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
il Servizio civile universale rappresenta un'opportunità fondamentale per i giovani di contribuire attivamente alla comunità, sviluppare competenze e promuovere valori di solidarietà e cittadinanza attiva;
negli ultimi anni, il numero di giovani che si offrono volontari per il Servizio civile universale è aumentato, evidenziando un crescente interesse verso esperienze di servizio e formazione;
tuttavia, le risorse finanziarie destinate a questa iniziativa sono insufficienti per garantire un adeguato supporto alle progettualità e per coprire le esigenze dei partecipanti;
la mancanza di fondi adeguati limita la possibilità di attivare nuovi programmi e progetti e di ampliare le opportunità di partecipazione per i giovani;
un investimento maggiore nel Servizio civile universale non solo valorizzerebbe l'impegno dei giovani, ma contribuirebbe anche allo sviluppo di competenze utili nel mercato del lavoro;
a tal proposito si evidenzia la necessità di ulteriori iniziative volte a promuovere e sostenere la partecipazione dei giovani, soprattutto in aree svantaggiate –:
quali siano le iniziative previste atte a garantire, attraverso la revisione dei criteri di finanziamento, una maggiore equità e sostenibilità nei progetti proposti a vantaggio dei giovani e se non ritenga opportuno incrementare sin dai provvedimenti di prossima adozione i fondi destinati al Servizio civile universale.
(5-02969)
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione Patriarca n. 5-02944, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sala.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Traversi n. 3-01295 del 26 giugno 2024;
interrogazione a risposta scritta Onori n. 4-03197 del 23 luglio 2024;
interrogazione a risposta in Commissione Di Sanzo n. 5-02850 del 24 settembre 2024;
interrogazione a risposta scritta Ghirra n. 4-03498 del 27 settembre 2024;
interrogazione a risposta orale Barzotti n. 3-01482 del 9 ottobre 2024.
Ritiro di una firma da una mozione.
Mozione Faraone e altri n. 1-00333, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 settembre 2024: è stata ritirata la firma del deputato De Monte.