XIX LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli
nella seduta del 15 ottobre 2024.
Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Caiata, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Osnato, Nazario Pagano, Ubaldo Pagano, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Quartapelle Procopio, Rampelli, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rotelli, Scerra, Schullian, Scutellà, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Caiata, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Osnato, Nazario Pagano, Ubaldo Pagano, Pichetto Fratin, Pittalis, Polidori, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rotelli, Scerra, Schullian, Scutellà, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tajani, Tenerini, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.
Annunzio di proposte di legge.
In data 14 ottobre 2024 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa della deputata:
ZANELLA: «Disposizioni per la promozione della dieta mediterranea e divieto di pubblicità dei prodotti alimentari ultra-processati» (2089).
Sarà stampata e distribuita.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge MULÈ e PATRIARCA: «Disposizioni concernenti la definizione di un programma diagnostico per l'individuazione delle malattie renali croniche nella popolazione adulta» (1761) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Trancassini.
Trasmissione dalla Corte dei conti.
Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 14 ottobre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Agenzia del demanio, per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 296).
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio), alla VI Commissione (Finanze) e alla VIII Commissione (Ambiente).
Trasmissione dal Ministro
dell'economia e delle finanze.
Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 10 ottobre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 26, comma 5, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, la relazione concernente i risultati ottenuti in materia di razionalizzazione della spesa per l'acquisto di beni e servizi per le pubbliche amministrazioni, riferita all'anno 2023 (Doc. CLXV, n. 2).
Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).
Annunzio di progetti di
atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 14 ottobre 2024, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Organizzazione marittima internazionale in occasione della 109a sessione del comitato per la sicurezza marittima in merito all'adozione di modifiche del codice internazionale di sicurezza per le navi che utilizzano gas o altri combustibili a basso punto di infiammabilità (codice IGF) (COM(2024) 453 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Comunicazione di nomine ministeriali.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 10 ottobre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 5-bis del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle sottoindicate Commissioni:
alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
al dottor Domenico Scotti, l'incarico di direttore dell'Ufficio centrale del bilancio presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nell'ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;
alla X Commissione (Attività produttive) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero del turismo:
al dottor Federico Amedeo Lasco, l'incarico di direttore della Direzione generale promozione, investimenti e innovazione per il turismo.
Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 11 ottobre 2024, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 1, 5, 6 e 9 della legge 9 agosto 2023, n. 111, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante revisione del regime impositivo dei redditi (218).
Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VI Commissione (Finanze) e, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 14 novembre 2024.
Il Ministro della difesa, con lettera in data 11 ottobre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 536, comma 3, lettera b), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 07/2024, denominato «Addestramento sintetico simulato – Capacità integrata di training distribuito della MM (TDMM)» (219).
Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IV Commissione (Difesa), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 24 novembre 2024. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 4 novembre 2024.
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 17 E 18 OTTOBRE 2024
Risoluzioni
La Camera,
premesso che:
1) il Consiglio europeo del 17-18 ottobre 2024 reca nel suo ordine del giorno tra i vari punti: Ucraina; Medio Oriente; Competitività; Migrazione;
2) i Capi di Stato e di Governo torneranno a discutere della situazione in Ucraina. Il sostegno multidimensionale al Paese aggredito resta una priorità essenziale dell'Unione europea;
3) il 10 ottobre 2024 il Presidente del Consiglio ha ricevuto a Roma il Presidente ucraino Zelensky;
4) la crisi in Medio Oriente sarà oggetto di approfondita disamina, ad un anno dai terribili attentati di Hamas e alla luce della recente escalation regionale;
5) il Governo segue con la massima attenzione l'evolversi della situazione in Libano. In qualità di Presidente di turno del G7, il Presidente del Consiglio ha presieduto una riunione dei leader del G7 in conferenza telefonica lo scorso 2 ottobre alla quale ha fatto seguito la «Dichiarazione dei leader del G7 sui recenti sviluppi in Medio Oriente». Il confine meridionale del Libano è oggetto di particolare attenzione e la missione UNIFIL ed il suo eventuale rafforzamento costituiscono una priorità unitamente alla sicurezza dei nostri militari, anche alla luce del fatto che alcune basi della missione sono state recentemente colpite;
6) il 16 ottobre 2024 si terrà a Bruxelles il primo vertice tra i leader dell'Unione europea e i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) che, viste le difficili circostanze geopolitiche e il pericolo di un allargamento regionale del conflitto tra Israele e l'organizzazione sciita Hezbollah, può rappresentare un'opportunità per l'Unione europea di sviluppare, assieme al CCG e i suoi Stati membri, azioni congiunte per conseguire una de-escalation in Medio Oriente;
7) il Consiglio europeo farà il punto sulla competitività europea sulla base delle Conclusioni dello scorso aprile, dell'Agenda Strategica 2024-2029 ed in vista del Consiglio europeo informale di Budapest dell'8 novembre 2024. Il Rapporto Letta «Molto più di un Mercato» dell'aprile 2024 ed il Rapporto Draghi sul «Futuro della competitività europea» del settembre 2024 forniranno un significativo contributo al dibattito;
8) su richiesta italiana, i Capi di Stato e di Governo avranno una discussione strategica in materia di migrazione, anche alla luce del nuovo approccio strutturale che, su impulso del Governo italiano, è stato impresso al dossier a partire dal Consiglio europeo straordinario del febbraio 2023. Ulteriori pressioni migratorie verso l'Unione europea potrebbero derivare anche dall'aggravarsi della crisi in Medio Oriente;
9) nelle prossime settimane avverrà la presentazione dell'annuale «Pacchetto Allargamento» in cui verrà fatto il punto sullo stato di avanzamento di ogni singolo Paese candidato – o potenziale candidato – all'adesione, attraverso i progressi e le carenze riscontrate dalla Commissione europea. Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2023 ha deciso di avviare i negoziati di adesione con Ucraina, Moldova e Bosnia Erzegovina e di concedere lo status di Paese candidato all'adesione alla Georgia. In tale quadro, due prossime scadenze elettorali, rischiano di avere un impatto significativo sugli scenari futuri di allargamento. Il 20 ottobre 2024 i cittadini della Moldova saranno chiamati alle urne, da un lato, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e, dall'altro, per approvare o respingere il referendum costituzionale volto ad inserire nella carta fondamentale il percorso di integrazione europea quale obiettivo strategico della Repubblica Moldava. Il 26 ottobre 2024 si terranno elezioni politiche in Georgia, con un volo che si annuncia decisivo per il destino del paese caucasico anche alla luce delle forti divisioni sulla scelta europea ed euro-atlantica di Tbilisi,
impegna il Governo:
1) a continuare ad assicurare all'Ucraina il sostegno nelle sue diverse dimensioni politico-diplomatica, economico-finanziaria, militare e umanitaria – per tutto il tempo necessario;
2) a proseguire, con il più ampio coinvolgimento della comunità internazionale, ogni sforzo diplomatico per giungere alla realizzazione della formula di Pace basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Nessuna iniziativa potrà essere presa senza l'Ucraina;
3) a lavorare per l'attuazione delle decisioni prese al Vertice G7 del giugno 2024, inclusa quella relativa a rafforzare il sostegno finanziario a Kiev attraverso l'impiego delle risorse derivanti dai profitti straordinari dei beni congelati russi, in coerenza con il quadro giuridico europeo;
4) ad adottare iniziative di competenza volte a promuovere una piena ed efficace applicazione delle sanzioni nei confronti della Federazione russa e ad adottare ulteriori effettive misure per contrastarne l'elusione, anche attraverso Paesi terzi;
5) a dedicare ogni sforzo al processo di ricostruzione dell'Ucraina, anche attraverso il ruolo di coordinamento che l'Italia ricopre attualmente come Presidenza di turno del G7 ed in vista della Conferenza per la ripresa dell'Ucraina (Ukraine Recovery Conference – URC) che l'Italia ospiterà a Roma il 10-11 luglio 2025;
6) a ribadire la più ferma condanna dei barbari attacchi terroristici contro Israele commessi il 7 ottobre 2023 da Hamas e altri gruppi terroristici provenienti dalla Striscia di Gaza;
7) a rinnovare la più profonda vicinanza a Israele e alle famiglie delle vittime, chiedere l'immediato e incondizionato rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti e ribadire il pieno riconoscimento al diritto dello Stato di Israele alla propria esistenza, alla propria sicurezza e ad esercitare la propria autodifesa nel rispetto del diritto internazionale umanitario;
8) a condannare con forza l'attacco iraniano del 1° ottobre 2024 contro Israele;
9) a proseguire nell'impegno diplomatico per una soluzione alla crisi di Gaza con l'obiettivo di giungere ad un cessate il fuoco immediato, al rilascio di tutti gli ostaggi e ad un intervento umanitario su larga scala in linea con la Risoluzione 2735;
10) a proseguire l'azione per creare le condizioni che possano condurre ad una soluzione basata sul principio dei «due Stati» sovrani che possano vivere fianco a fianco in pace e sicurezza;
11) a ribadire la più ferma condanna di ogni forma di antisemitismo;
12) a dedicare la massima attenzione alla situazione in Libano e lavorare con i principali partner internazionali per garantire: un immediato cessate il fuoco lungo la Linea Blu e la piena applicazione della Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, fornire la necessaria assistenza umanitaria ed il supporto alla popolazione civile, inclusi i rifugiati, gli sfollati e le comunità protette;
13) a valorizzare il fondamentale ruolo di stabilizzazione della missione delle Nazioni Unite UNIFIL nel Libano Meridionale, condannando la palese violazione della Risoluzione 1701 con i recenti attacchi ad UNIFIL da parte dell'esercito israeliano e ribadendo l'aspettativa che tutte le parti si astengano da ogni iniziativa che possa metterne in pericolo la sicurezza nel pieno rispetto del diritto internazionale, rimarcando e condannando, altresì, le gravi violazioni della stessa risoluzione 1701 da parte di Hezbollah;
14) ad effettuare ogni sforzo per favorire le condizioni per un ritorno sicuro, volontario e dignitoso dei rifugiati siriani che attualmente si trovano in Libano, come definito dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati;
15) a proseguire ogni sforzo diplomatico per raggiungere una de-escalation a livello regionale;
16) a lavorare con gli altri Stati membri e con le Istituzioni europee per il rilancio della competitività europea esaminando con un approccio pragmatico le proposte contenute nel «Rapporto Letta» e nel «Rapporto Draghi»;
17) ad adottare iniziative di competenza volte a mantenere al centro dell'agenda europea il tema della migrazione, quale sfida comune che necessita di una soluzione di tipo europeo. Particolare attenzione dovrà essere riservata alla dimensione esterna, precondizione essenziale anche per un'effettiva attuazione del nuovo Patto europeo su Migrazione e Asilo. In questo quadro, rimangono cruciali la realizzazione di una cooperazione europea con i Paesi di origine e transito, basata su accordi reciprocamente vantaggiosi, la difesa dei confini esterni europei, marittimi e terrestri, una lotta incessante ai trafficanti di esseri umani ed un'efficace politica dei rimpatri basata su un approccio comune europeo;
18) a lavorare per l'approvazione di un Patto per il Mediterraneo, ispirato a un nuovo approccio paritario dell'Unione europea nei confronti dei Paesi del vicinato meridionale;
19) a lavorare insieme alla Commissione europea e agli altri Stati membri, per individuare soluzioni innovative, sull'esempio del modello sviluppato con la collaborazione fra Italia e Albania, per prevenire la migrazione irregolare verso l'Unione europea, nel pieno rispetto del diritto internazionale ed europeo;
20) a continuare nel sostegno al percorso europeo dei Paesi dei Balcani Occidentali della Moldova e monitorare attentamente gli sviluppi della situazione in Georgia;
21) ad esprimere la più ferma condanna delle numerose violazioni dei diritti umani avvenute in Venezuela a seguito delle elezioni presidenziali del 28 luglio 2024 ed invitare le autorità di Caracas al rispetto della volontà del popolo venezuelano; a porre fine alle violenze e alla repressione nei confronti dell'opposizione e della popolazione civile e a rilasciare le persone detenute arbitrariamente, tra cui si annoverano alcuni nostri connazionali;
22) a seguire con la massima attenzione l'evoluzione della crisi umanitaria in Sudan.
(6-00133) «Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano, Candiani».
La Camera,
premesso che:
1) nel prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri saranno nuovamente chiamati a esaminare gli sviluppi delle crisi internazionali in atto, in particolare le drammatiche situazioni in Ucraina e in Medio Oriente; al centro della riunione dei Ventisette vi sarà inoltre il tema della Competitività, a seguito della presentazione ufficiale, lo scorso 9 settembre, del Rapporto Draghi sul futuro della competitività europea alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen; durante il Consiglio europeo di ottobre, i leader dell'Unione europea discuteranno anche di come gestire i flussi migratori e garantire la protezione delle frontiere esterne;
2) il 9 settembre 2024, Mario Draghi ha presentato, in una conferenza stampa congiunta con la Presidente della Commissione europea, von der Leyen, il rapporto strategico «Il futuro della competitività europea»: il rapporto – commissionatogli all'incirca un anno prima – contiene un'analisi approfondita delle sfide economiche e geopolitiche che l'Europa è chiamata ad affrontare in un contesto globale, sempre più frammentato e in rapido mutamento; in questo scenario, l'Europa si trova in una posizione particolarmente vulnerabile rispetto ad altre grandi economie come Stati Uniti e Cina;
3) il tema della competitività era già stato affrontato nel corso dell'ultimo Consiglio europeo di giugno 2024 (e ancora prima nell'EUCO straordinario del 17-18 aprile 2024), quando i leader dei Paesi membri si erano detti concordi sulla necessità di un nuovo Patto per la competitività, ancorato a un mercato unico pienamente integrato, supportato da adeguati investimenti e accesso al capitale, così come la necessità per l'Unione europea di ridurre le proprie dipendenze strategiche in settori quali l'energia, le materie prime critiche, i semiconduttori, la salute, il digitale, i prodotti alimentari, le tecnologie critiche, la chimica, la biotecnologia e lo spazio: una risposta quanto mai necessaria di fronte alla nuova realtà geopolitica mondiale e alle sfide sempre più complesse in cui l'Unione europea è chiamata ad agire con determinazione, al fine di garantire la propria competitività a lungo termine, prosperità e leadership sulla scena mondiale e a rafforzare la propria sovranità strategica;
4) alla base della nuova strategia industriale dell'Unione europea, delineata nel documento e che dovrebbe confluire nelle linee guida per il mandato della Commissione Ue dei prossimi cinque anni, vengono individuati una serie di elementi costitutivi, tra cui il mercato unico, le politiche industriali, commerciali e di concorrenza, quali parte di una strategia globale. L'esame del documento sarà avviato in questo Consiglio europeo di ottobre 2024, per poi proseguirne l'approfondimento nella riunione informale di novembre a cui parteciperà anche Mario Draghi, estensore del documento, per uno scambio di opinioni con i leader europei;
5) da un'analisi complessiva del rapporto, emerge come lo stesso non risponda in maniera adeguata e sufficiente alle sfide future che attendono l'Unione nei prossimi anni: se appare pienamente condivisibile l'obiettivo di finanziare importanti progetti d'investimento per rendere l'Europa più competitiva, anche attraverso il ricorso all'emissione di nuovo debito comune europeo, l'accento posto dal rapporto sul rafforzamento della difesa europea lascia presagire la trasformazione da un'Europa di pace verso una vera e propria economia di guerra, basata su strategie tese a promuovere la formazione di un «complesso militare-industriale» europeo. Preoccupa altresì l'assenza di riferimenti nel rapporto alla necessità di avviare politiche fiscali più efficaci per contrastare l'elusione e l'evasione fiscale da parte dei giganti del web;
6) non si può inoltre sottacere come resistenza di giurisdizioni non cooperative a fini fiscali e di regimi fiscali dannosi, non solo a livello europeo – si veda il caso della Gran Bretagna e della Svizzera – ma anche tra gli stessi Stati membri dell'Unione europea – tra cui Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo, veri e propri paradisi fiscali all'interno dell'area euro che si avvantaggiano di tali pratiche facendo registrare elevatissimi tassi di crescita – costituiscano una minaccia alla competitività europea e mettano a rischio la stessa tenuta dell'Unione. Tali pratiche di dumping fiscale comportano gravi perdite finanziarie per gli Stati membri dell'Unione europea basti pensare che il costo dell'elusione dell'imposta sulle società è attualmente stimato a 500 miliardi di USD all'anno e che tale riduzione del gettito fiscale è particolarmente problematica nel contesto della ripresa dalla crisi sanitaria, sociale ed economica causata dalla pandemia di Covid-19 e del finanziamento della transizione verde;
7) altrettanto non adeguata a una prospettiva di lungo periodo risulta essere la proiezione di un'Europa indipendente energicamente, che escluda a priori e profuturo, una possibile collaborazione con una rinnovata Russia. Un'Europa resiliente da un punto di vista energetico deve essere in grado di adeguarsi ed essere elastica ai mutevoli scenari del quadro geopolitico mondiale e di non legarsi a specifiche fonti energetiche in maniera quasi monopolista, ma sapersi adeguare di volta in volta;
8) inoltre, con la rimozione dei limiti della Banca europea degli investimenti agli investimenti militari e delle limitazioni della finanza europea per le industrie belliche, con la revisione dei parametri della finanza etica, si asseconda un completo stravolgimento del quadro regolatorio europeo in direzione di una transizione, non più «green», ma militare;
9) la situazione geopolitica internazionale e le tensioni del quadrante mediorientale saranno sicuramente al centro del tavolo di discussione tra i leader europei;
10) a distanza di un anno dal suo inizio, il conflitto a Gaza si sta evolvendo in un conflitto regionale generalizzato che potrebbe portare a conseguenze oltremodo drammatiche. Come previsto, in assenza di azioni diplomatiche incisive volte al cessate il fuoco, i nuovi fronti di guerra aperti rischiano di far precipitare la situazione in Medio Oriente, come dimostra lo scontro diretto tra Israele e Iran. L'escalation è ormai un dato di fatto considerata la postura di Israele che, adducendo una smodata argomentazione del diritto all'autodifesa, viola costantemente le norme fondamentali di diritto internazionale;
11) il numero delle vittime a Gaza aumenta di giorno in giorno e la guerra si sta intensificando con l'inizio degli attacchi di terra di Israele contro Hezbollah in Libano. Come rappresaglia agli attacchi israeliani contro Hezbollah e Hamas a Gaza, l'Iran ha lanciato missili balistici su Israele;
12) il capo degli affari esteri dell'Unione europea Josep Borrell ha recentemente descritto la situazione a Gaza come catastrofica, sia da un punto di vista umanitario che politico, e senza prospettive positive in vista, dopo un anno ininterrotto di guerra; l'Alto rappresentante ha altresì formalizzato la richiesta di sanzioni nei confronti di alcuni membri dell'Esecutivo israeliano;
13) secondo il Ministero della salute di Gaza, le forze israeliane hanno ucciso più di 40.000 palestinesi dall'ottobre 2023, in risposta all'attacco di Hamas contro Israele, in cui circa 1.200 persone sono state uccise e circa 250 rapite; drammatico, come riferito dall'Unicef, è il numero di bambini rimasti uccisi nell'ultimo anno nel conflitto, almeno 14 mila bambini che si aggiungono a quasi un milione di bambini sfollati;
14) negli ultimi 12 mesi, il Parlamento europeo ha ripetutamente chiesto con diverse risoluzioni un cessate il fuoco immediato e permanente e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e la fornitura senza ostacoli di aiuti umanitari;
15) particolarmente drammatica è la situazione in Libano e in Yemen: gli omicidi mirati per decostruire la catena di comando di Hezbollah, con l'uccisione in primis di Nasrallah unitamente agli attacchi ai cercapersone ai walkie talkie che hanno ucciso e ferito altri quadri operativi dell'organizzazione terroristica e ai bombardamenti in territorio libanese che hanno fatto in pochi giorni oltre mille vittime civili, non sono stati sufficienti al governo di Benjamin Netanyhau per considerare sconfitto Hezbollah e mettere in sicurezza gli abitanti della parte settentrionale di Israele;
16) il 26 settembre 2024 a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite l'Unione europea e alcuni Stati membri e paesi terzi, tra cui l'Italia, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sugli sviluppi del conflitto in Medio Oriente chiedendo un'immediata sospensione delle ostilità di 21 giorni lungo la frontiera tra Libano e Israele;
17) ciononostante, nella serata del 30 settembre 2024 si è concretizzata l'invasione di terra da parte delle truppe di Israele nel sud del Libano con l'intento di spingere Hezbollah a nord del fiume Litani e creare una fascia di sicurezza di trenta chilometri per i territori israeliani per evitare che siano colpiti dai missili di Hezbollah;
18) i bombardamenti dell'Iran su Israele non si sono fatti attendere e appare imminente il rischio di un massiccio contrattacco israeliano e l'intervento in guerra delle milizie iraniane, con il rischio di scatenare un conflitto su vasta scala;
19) la forza ONU di mantenimento della pace in Libano (Unifil) aveva ribadito fermamente che qualsiasi attraversamento della Linea Blu rappresenta una violazione esplicita della sovranità e integrità territoriale del Libano e della risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La risoluzione chiede la cessazione completa delle ostilità tra Libano e Israele e l'istituzione di una zona smilitarizzata tra la Linea Blu e il fiume Litani, in cui è consentito solo all'esercito libanese e ai peacekeeper dell'Onu di possedere armi ed equipaggiamento militare. Le azioni di Israele in territorio libanese hanno concretizzato tali violazioni;
20) inoltre, è di questi ultimi giorni la notizia di un attacco alle basi italiane Unifil al sud del Libano, che rappresenta una gravissima violazione del diritto internazionale nonché una deliberata violazione della richiamata risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza, cardine di una tregua apparente tra i due Paesi durata quasi vent'anni;
21) è quanto mai necessario interrompere su scala globale l'esportazione di armi verso Tel Aviv e ogni fornitura di materiali di armamento, soprattutto a beneficio del popolo israeliano, vittima della furia bellicista del governo di Netanyahu, come tra l'altro richiesto dalla risoluzione del Consiglio diritti umani dell'Onu approvata il 5 aprile 2024;
22) all'embargo sulla fornitura di armi deve succedere un immediato cessate il fuoco perché la pace è l'unica opzione possibile in Medio Oriente; inoltre la creazione di uno Stato palestinese contribuirebbe alla pace e alla sicurezza internazionali, consentirebbe di mantenere la soluzione «due popoli – due Stati» e getterebbe le basi per la costruzione di una pace duratura;
23) proprio in riferimento alla creazione di due stati, il 10 maggio 2024 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia, una risoluzione presentata dagli Emirati Arabi Uniti che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina da parte di tutti gli Stati membri dell'Unione Europea, come già fatto negli scorsi mesi da Spagna, Irlanda e Norvegia, sarebbe un primo passo concreto verso l'ingresso della Palestina nell'Onu;
24) il 19 luglio 2024 la Corte internazionale di giustizia ha assunto una decisione in forma di parere consultivo a larga maggioranza con la quale afferma che Israele non ha diritto di agire come potenza occupante di Gaza, Gerusalemme Est e Cisgiordania, stabilendo di fatto l'illegalità della sua presenza nei territori interessati e quindi la richiesta di ritiro entro un anno. Nell'adottare tale importante decisione, la Corte ha stabilito che Israele è responsabile di aver bloccato il diritto palestinese all'autodeterminazione, di aver annesso illegittimamente il territorio palestinese con la forza, di aver violato la Quarta Convenzione di Ginevra attraverso il suo progetto di insediamento su larga scala e di aver fatto affidamento su politiche e pratiche discriminatorie per amministrare i territori occupati;
25) in un passaggio saliente della decisione succitata la Corte ritiene che tutti gli Stati abbiano l'obbligo di non riconoscere come legittima la situazione derivante dalla presenza illegale di Israele nel Territorio palestinese occupato e di non prestare aiuto o assistenza al mantenimento della situazione creata dalla presenza illegale di Israele nel territorio palestinese occupato;
26) in considerazione della rilevanza dell'autorevole parere espresso dalla Corte Internazionale di Giustizia sarebbe doveroso da parte dell'Unione europea intraprendere azioni politiche volte a porre fine alle gravissime e costanti violazioni del diritto internazionale umanitario da parte di Israele;
27) il 18 settembre 2024 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato a larga maggioranza una risoluzione redatta dai palestinesi che chiede a Israele di porre fine alla sua presenza illegale a Gaza e nella Cisgiordania occupata, entro un anno. Tra i Paesi che si sono astenuti nel voto figura l'Italia. La risoluzione chiede il ritiro di tutte le forze israeliane e l'evacuazione dei coloni dai territori palestinesi occupati «senza indugio». Esorta inoltre i Paesi a imporre sanzioni a coloro che sono responsabili del mantenimento della presenza di Israele nei territori e a fermare le esportazioni di armi verso Israele se si sospetta che vengano utilizzate in quei territori;
28) alla luce di quanto premesso, Israele non sembra manifestare alcuna intenzione di arrestare tale sanguinosa deriva bellicista né tantomeno di trovare una soluzione diplomatica al conflitto. A riprova di ciò, non solo la richiesta dello scorso maggio, da parte del procuratore della Corte penale internazionale (Cip) Karim Khan di spiccare dei mandati d'arresto nei confronti del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ma anche l'intervento di quest'ultimo all'Onu dei giorni scorsi con il quale Netanyahu stesso ha manifestato profondo disprezzo per l'organo che è massima espressione mondiale del diritto internazionale e umanitario e del mantenimento della pace tra le nazioni;
29) non bisogna inoltre, non tenere in considerazione l'altro fronte bellico alle porte dell'Europa, quello ucraino. Il 19 settembre 2024, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul proseguimento del sostegno finanziario e militare all'Ucraina da parte degli Stati membri dell'Unione europea.
30) lo spirito della risoluzione è chiaro: esortare gli Stati membri dell'Unione europea a continuare a fornire sostegno militare e finanziario a Kiev e «impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire sostegno militare all'Ucraina con almeno lo 0,25 per cento del loro Pil annuo»;
31) in particolare preoccupa la determinazione con la quale gli eurodeputati hanno chiesto ai Paesi dell'Unione europea di «revocare immediatamente le restrizioni all'uso dei sistemi d'arma occidentali forniti all'Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell'Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all'autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l'Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture». Tale impegno, in fase di votazione, ha peraltro fatto emergere le contraddizioni insite all'interno delle famiglie politiche europee quanto all'eventualità di un utilizzo di armamenti occidentali inviati agli Stati membri all'Ucraina su territorio russo;
32) nel testo addirittura si invita la Commissione europea ad avviare una comunicazione strategica nei confronti dei cittadini europei per convincerli dell'importanza della fornitura di armi «sia per la sovranità dell'Ucraina che per la pace e la sicurezza in tutta l'Unione europea», elogiando inoltre «le iniziative dei cittadini in alcuni Stati membri per garantire una fornitura costante di armi all'Ucraina; incoraggia inoltre iniziative analoghe in tutta l'Unione europea per promuovere la solidarietà e la partecipazione dei cittadini a questa causa critica»;
33) l'azione diplomatica per arrivare a una conclusione delle ostilità riveste nella risoluzione del Parlamento europeo un ruolo meramente residuale, ribadendo una preoccupante posizione oltranzista, che sembrerebbe non lasciare spazio a nessuna soluzione negoziale;
34) in considerazione dell'aggravarsi del quadro geopolitico mondiale, risulta, invece, quanto mai di primaria importanza avviare un concreto Piano di Pace europeo per l'Ucraina, mai seriamente intrapreso, che preveda uno stop immediato degli attacchi russi e un contemporaneo stop alle forniture di armi occidentali a Kiev, nonché il successivo avvio di un tavolo negoziale permanente in cui le parti, con la mediazione attiva di ONU e UE, lavorino al raggiungimento di un compromesso sulle reciproche garanzie di sicurezza e sul futuro status dei territori occupati; la pace, così come la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale devono quindi essere la bussola dell'azione europea in particolare nei teatri di guerra;
35) tra i principali dossier legislativi pendenti all'attenzione della Presidenza ungherese di turno del Consiglio UE vi sono quelli relativi all'immigrazione, che rischiano una nuova fase di criticità con il peggiorare della situazione geopolitica e su cui verrà fatto un punto in sede di Consiglio Europeo;
36) nel programma della presidenza ungherese la linea politica sul tema sui flussi migratori è chiara ed è definita come «un onere enorme ai singoli Stati membri, in particolare per quelli alle frontiere esterne dell'Unione», richiamando la necessità di protezione delle frontiere esterne e fondi europei a tal fine;
37) obiettivo della presidenza ungherese è quello di lavorare sulle cause profonde della migrazione, sviluppando le migliori prassi al fine di «assistere le comunità nelle aree di crisi e promuovere lo sviluppo sostenibile incoraggiando così le persone a rimanere nelle loro regioni d'origine», un «Piano Mattei» europeo che però ha una visione di lungo periodo e non risponde alle emergenze del breve periodo;
38) emergenze, che anche con il nuovo Patto sulla migrazione e asilo, rischiano di non trovare adeguata risposta perché permane ancora la mancanza di una visione europea della gestione delle frontiere, soprattutto quelle marittime, priva di una reale condivisione e spirito solidaristico fra Stati membri, tanto che è stata avanzata proprio nei giorni scorsi la richiesta da parte dell'Ungheria, presidente di turno del Consiglio UE, di «un opt-out dall'acquis dell'Unione europea in materia di asilo e migrazione» ritenendo che «ristabilire un controllo nazionale più forte sulla migrazione sia oggi l'unica opzione» per proteggere i propri confini e arginare l'immigrazione clandestina: è quanto si legge in una lettera del ministro ungherese per gli Affari europei, Janos Boka, indirizzata alla commissaria europea per gli affari interni, Ylva Johansson;
39) il coinvolgimento di Stati extra Ue ai fini della delocalizzazione dei migranti rappresenta chiaramente una resa politica, l'assenza di una strategia e la rassegnazione all'incapacità di gestione dei flussi migratori;
40) è di tutta evidenza come i nuovi quadri regolatori inerenti le migrazioni, adottati nel corso della precedente legislatura europea, non abbiano superato le criticità del sistema europeo comune di asilo e dei cosiddetti regolamenti di Dublino – in particolare, con riguardo agli oneri che incombono sul Paese di primo ingresso dei migranti e all'assenza di meccanismi in grado di garantire efficacemente gli obblighi di ricollocamento dei migranti;
41) il tema della immigrazione necessita di un approccio pragmatico, oltre che di capacità di gestione, sfrondato da una impostazione ideologico-politica che si presta a strumentalizzazioni che nuocciono al dibattito e al tema – in quanto solo misure concrete di programmazione unitamente a una ferma capacità di gestione e di buon governo del fenomeno possono contribuire a sostenerla,
impegna il Governo:
1) in materia di competitività:
a) a promuovere il modello sociale ed economico europeo, che funga da stimolo alla transizione verde e digitale dell'Unione europea, nonché a sostegno di una politica comune di investimento nella ricerca e nell'innovazione nell'ambito dei settori economici ritenuti strategici, per favorire la competitività delle imprese e sviluppare soluzioni tecnologiche avanzate;
b) anche al fine di aumentare la competitività europea, a sostenere, nell'Agenda politica della nuova Commissione, la proposta di trasformare il programma NGEU in uno strumento permanente, da finanziare attraverso il bilancio europeo, con la conseguente istituzione di nuove fonti di entrate nella forma di risorse proprie dell'Unione europea e l'inclusione dell'emissione di debito comune europeo come strumento stabile, finalizzati a sostenere l'impegno comune per il rafforzamento degli investimenti nella produzione di «beni pubblici» europei considerati prioritari, quali la salute, l'istruzione, la ricerca, l'innovazione, la sicurezza e la transizione energetica, scongiurando al contempo l'ipotesi di un eventuale ricorso all'emissione di eurobond per finanziare le capacità di difesa europee, al fine di assicurare all'Unione europea un proprio spazio fiscale autonomo, capace di avviare una politica economica anti-ciclica;
c) a scongiurare altresì qualsiasi tentativo di aumentare i finanziamenti di beni a scopo militare, come armi e munizioni, anche attraverso una ferma opposizione all'ipotesi di ampliamento della portata degli investimenti della BEI rispetto all'attuale definizione di dual use, dando, al contrario, priorità al finanziamento di progetti che vadano a beneficio dell'ambiente e della società, affrontando la crisi del costo della vita e l'emergenza climatica;
d) a fronte della concorrenza fiscale sleale perpetrata a livello europeo e delle pratiche di dumping fiscale messe in atto da alcuni Stati membri dell'area euro, ad intraprendere, con urgenza, tutte le necessarie misure di contrasto nei confronti dei paradisi fiscali cosiddetti legalizzati all'interno dell'Unione, opponendosi a quelle forme di concorrenza fiscale altamente dannose per l'economia reale e adoperandosi, allo stesso tempo, per una riforma del quadro normativo dell'Unione europea che assicuri condizioni concorrenziali effettive e più incisive tra gli Stati membri, così come una tassazione efficace ed equa dell'economia digitale, nonché a porre in essere gli adeguati provvedimenti per mitigare gli effetti sull'economia unionale delle pratiche fiscali sleali poste in essere dagli Stati transfrontalieri o già appartenenti all'Unione europea;
e) a sostenere, nell'ambito del rafforzamento del mercato unico europeo e dell'unione dei mercati dei capitali, la proposta istitutiva di una tassa unica sul capitale quale strumento di una nuova fiscalità europea improntata a criteri di welfare comune, che scoraggi la competizione interna sleale tra gli Stati membri e si delinei quale baluardo alla gestione condivisa delle crisi;
f) a promuovere in sede europea l'adozione di iniziative di competenza volte a introdurre da parte dei singoli Stati di forme straordinarie di contribuzione per il settore dell'industria della difesa, considerati gli utili eccezionali conseguiti negli ultimi anni, peraltro destinati a crescere ulteriormente, considerato il mutato contesto geopolitico internazionale sempre più insicuro e la politica di difesa dell'Unione europea;
2) in relazione alla crisi in Medio-Oriente:
a) a profondere ogni sforzo a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, al fine di giungere a un immediato «cessate il fuoco» permanente e duraturo, a garanzia dell'incolumità della popolazione civile, intraprendendo altresì, a tal fine, ogni utile iniziativa volta a promuovere, con urgenza, una conferenza di pace che accompagni un processo di negoziato sulla base delle legittime aspettative delle parti in conflitto, nel rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario, all'interno della cornice di principio «due popoli, due Stati»;
b) a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della Posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (ATT) dell'Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, nonché dell'acquisto di armamenti dal medesimo Stato di Israele;
c) alla luce della catastrofe umanitaria in corso ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per assicurare nella Striscia di Gaza la fornitura di massicci aiuti umanitari via mare, terra ed aria, l'ingresso di personale sanitario e umanitario, a tal fine garantendo l'apertura permanente di adeguati corridoi umanitari, inclusi quelli marittimi e, al contempo, permettendo l'evacuazione dei civili più vulnerabili, tra cui i feriti in gravi condizioni, bambini e anziani;
d) a fronte dell'allargamento del conflitto in Libano, ad adoperarsi altresì in tutte le sedi per l'immediata cessazione di ogni ostilità lungo la linea di ritiro sul confine israelo-libanese («linea blu»), nonché per la necessaria mobilitazione e sostegno umanitario a garanzia dell'apertura delle vie di rifornimento in Libano;
e) a farsi promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica sul Governo israeliano affinché rispetti il diritto internazionale umanitario e accetti la prospettiva del riavvio di un processo di pace basato sul principio «due popoli, due Stati»;
f) a promuovere presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite l'istituzione di una commissione d'inchiesta indipendente, allo scopo di accertare le violazioni e gli abusi del diritto internazionale e umanitario ai danni della popolazione civile, al contempo sostenendo le opportune iniziative nelle sedi giurisdizionali internazionali volte al medesimo scopo;
g) ad adottare altresì nelle competenti sedi europee le iniziative necessarie volte a conseguire una posizione comune, in seno alle istituzioni dell'Unione europea, finalizzata al riconoscimento da parte dell'Unione dello Stato di Palestina, dando seguito alle intenzioni manifestate in occasioni di precedenti Consigli europei già dal 1999;
h) a farsi promotore in sede europea della richiesta di adozione di sanzioni dirette nei confronti del primo ministro israeliano e dei membri del suo governo, nonché di sanzioni commerciali ed economiche nei confronti di Israele, anche tramite la sospensione dell'Accordo di associazione Unione europea-Israele, considerato il mancato rispetto reiterato dell'articolo 2 che regola le relazioni tra le parti fondandole sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, nonché considerata la decisione della Corte internazionale di giustizia del 19 luglio 2024;
i) ad intraprendere le opportune iniziative presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite volte a promuovere la costituzione di una missione internazionale di interposizione nella Striscia di Gaza, anche con il coinvolgimento diretto dei Paesi arabi, al fine di ricostruire l'area e fornire assistenza umanitaria alla popolazione locale;
l) a farsi promotore in sede europea della previsione di sanzioni mirate contro i coloni israeliani estremisti in Cisgiordania, comprese le organizzazioni e le società ad essi connesse direttamente ed indirettamente, in forza dell'ostacolo che rappresentano nell'ambito di un auspicabile processo di pace nonché considerata la decisione della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio 2024 e la risoluzione approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 settembre 2024;
m) alla luce delle perpetuate violazioni del diritto internazionale ed internazionale umanitario, ancora più drammatiche a seguito dell'inaccettabile attacco israeliano, senza precedenti, contro il contingente Onu dell'Unifil schierato con forte presenza italiana nel sud del Libano, ad intraprendere le azioni di competenza nelle opportune sedi istituzionali, anche internazionali, ivi inclusa la Corte penale internazionale per i profili inerenti la giurisdizione sui crimini di guerra, affinché si proceda con la ferma condanna della condotta del primo ministro israeliano Netanyahu;
n) a sostenere e farsi promotore di azioni dirette con gli altri Stati membri dell'Unione europea, affinchè si proceda, a livello unionale, con l'immediato richiamo degli ambasciatori presenti nello Stato di Israele, in segno di ferma condanna e protesta contro gli incessanti crimini di guerra del governo israeliano;
3) in merito alla crisi ucraina:
a) a imprimere una concreta svolta per profondere il massimo ed efficace sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Stati membri, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche in territorio ucraino e l'avvio, con iniziative multilaterali o bilaterali, di negoziati utili a una de-escalation militare, per il raggiungimento di una soluzione politica, giusta, equilibrata, duratura, adoperandosi da subito per una Conferenza di pace da tenersi sotto l'egida delle Nazioni Unite, portando il nostro Paese finalmente a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento, per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale;
b) a non dare seguito alla richiesta di revocare le restrizioni all'uso dei sistemi d'arma occidentali forniti all'Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo di cui all'invito del Parlamento europeo contenuto nel paragrafo 8) della risoluzione approvata il 19 settembre 2024;
c) a farsi promotore di azioni di moral suasion nei confronti degli altri Stati membri dell'Unione affinché non raccolgano l'invito di cui al paragrafo 8) della suddetta risoluzione del Parlamento europeo circa l'uso da parte dell'Ucraina delle armi fornite dai Paesi occidentali in territorio russo, al fine di scongiurare la preoccupante deriva bellicista delineatasi nell'agenda europea e di cui la risoluzione del 19 settembre 2024 rappresenta una conferma;
d) in analogia con quanto già avviene a livello degli altri Stati membri dell'Unione, a comunicare a ciascuna Camera, nelle rispettive Assemblee, in merito alle autorizzazioni di invio di armamenti, anche con riferimento al loro potenziale offensivo, procedendo alla declassificazione degli allegati contenenti la lista di armamenti inviati ed eventualmente da inviare e l'eventuale autorizzazione al loro utilizzo in territorio russo;
e) a scongiurare la distrazione sia di ulteriori risorse di bilancio interne sia a valersi su fondi europei a favore del co-finanziamento dell'industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, nonché a evitare il sostegno militare all'Ucraina con almeno lo 0,25 per cento del loro Pil annuo, come dalla proposta avanzata dal Parlamento europeo;
f) a sostenere il costante invio di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché il rafforzamento delle misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui donne, anziani e disabili;
4) in tema di migrazione e frontiere esterne:
a) nella prospettata visione nazionalistica della gestione del tema migratorio da parte dell'attuale presidenza di turno dell'Unione europea, a sostenere una gestione più stabile e solidale dei flussi migratori europei che eviti di penalizzare, a causa del mancato superamento del principio del paese di primo approdo, gli Stati membri con frontiere marittime, che devono essere considerate frontiere europee, in modo da prevenire situazioni di estrema criticità, infrastrutturale, sociale e umanitaria soprattutto per le isole di frontiera, come Lampedusa, proponendo meccanismi automatici più efficaci e stringenti ai fini del rispetto da parte degli Stati membri degli obblighi di ricollocamento dei migranti, a tal fine anche individuando specifiche sanzioni, al di là delle sanzioni già previste dal diritto europeo per la mancata applicazione della legislazione europea;
b) a rafforzare la cooperazione dell'Unione europea con gli organismi internazionali – quali le Nazioni Unite, in particolare con l'UNHCR e con l'OIM, per incentivare corridoi umanitari sicuri per l'arrivo in territorio europeo al fine di garantire l'assistenza umanitaria necessaria e il rispetto dei diritti umani dei migranti e promuovere canali di ingresso legali nell'Unione europea attraverso una progressiva programmazione di flussi di lavoratori a livello europeo, anche quali misure idonee a ridurre e contrastare il traffico di essere umani.
(6-00134) «Francesco Silvestri, Scutellà, Riccardo Ricciardi, Pellegrini, Caramiello, Alfonso Colucci, D'Orso, Torto, Fenu, Caso, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Scerra, Bruno».
La Camera
impegna il Governo:
in relazione alla crisi in Medio-Oriente:
a) alla luce della catastrofe umanitaria in corso ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per assicurare nella Striscia di Gaza la fornitura di massicci aiuti umanitari via mare, terra ed aria, l'ingresso di personale sanitario e umanitario, a tal fine garantendo l'apertura permanente di adeguati corridoi umanitari, inclusi quelli marittimi e, al contempo, permettendo l'evacuazione dei civili più vulnerabili, tra cui i feriti in gravi condizioni, bambini e anziani;
b) a fronte dell'allargamento del conflitto in Libano, ad adoperarsi altresì in tutte le sedi per l'immediata cessazione di ogni ostilità lungo la linea di ritiro sul confine israelo-libanese («linea blu»), nonché per la necessaria mobilitazione e sostegno umanitario a garanzia dell'apertura delle vie di rifornimento in Libano.
(6-00134)(Testo modificato nel corso della seduta) «Francesco Silvestri, Scutellà, Riccardo Ricciardi, Pellegrini, Caramiello, Alfonso Colucci, D'Orso, Torto, Fenu, Caso, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Scerra, Bruno».
La Camera,
premesso che:
1) il prossimo Consiglio europeo del 17-18 ottobre 2024 si concentrerà su temi di grande rilievo per la stabilità geopolitica ed economica dell'Unione nel medio-lungo periodo, riguardanti gli ulteriori sviluppi della guerra di aggressione all'Ucraina da parte della Federazione Russa; l'escalation dei conflitti in Medio Oriente; le politiche migratorie, la politica estera comune e i percorsi per il miglioramento della competitività UE sul mercato globale;
2) il precedente incontro dei vertici degli stati UE, tenutosi il 27 giugno scorso ha visto l'adozione di conclusioni condivisibili negli obiettivi, ma che necessitano di ulteriore implementazione;
3) riguardo al fronte ucraino, l'Italia, insieme all'Unione europea, ha condannato più volte l'aggressione russa e l'intensificazione degli attacchi contro i civili e le infrastrutture ucraine, confermando il sostegno politico, economico e militare da parte dei Paesi dell'Unione europea;
4) occorre ribadire la necessità, sottolineata in più occasioni, di accompagnare gli aiuti militari all'Ucraina con un'imprescindibile azione diplomatica rivolta a promuovere la de-escalation, anche attraverso la nomina di un inviato speciale per la pace in Ucraina;
5) la cessazione delle ostilità va preparata e accompagnata, così come l'Italia deve rendersi pronta nel fornire ogni supporto necessario nella ricostruzione dell'Ucraina e nella sua stabilizzazione sul piano economico, sociale e infrastrutturale;
6) un'azione comune europea si rende indispensabile, altresì, sul fronte mediorientale, dove a un anno dal tragico attacco terroristico del 7 ottobre compiuto dal gruppo terroristico di Hamas nei confronti dello Stato d'Israele, e tutt'ora in atto un'escalation del conflitto che rischia di trasformare l'intera regione in un conflitto di scala globale;
7) a seguito del recente attacco iraniano nei confronti di Israele, e della reazione militare di Israele che è giunta ad attaccare in maniera inaccettabile il contingente UNIFIL presente nel Libano in forza della risoluzione n. 1701 del 2006, risulta ancora più necessario sollecitare, nell'ambito dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, un'attività di mediazione tra Iran e Israele per la distensione dei rapporti bilaterali, al fine di scongiurare l'amplificazione del conflitto fino a giungere ad un possibile scontro diretto tra i due Paesi che finirebbe certamente con l'espandersi ai Paesi vicini, e che va dunque evitato al fine di tutelare la sicurezza della regione, del bacino del Mediterraneo e dell'intero ordine globale;
8) è necessario condannare quanto sta avvenendo in Libano, dove le basi 1-31 e 1-32 della Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL) – impegnata nelle missioni di pace per salvaguardare il confine tra Israele e Libano – si sono ritrovate minacciate e attaccate datazione militare del Governo Netanyahu. Si ricorda che il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha approvato la risoluzione 1701 dell'11 agosto 2006, che invitava alla completa cessazione delle ostilità (sia degli attacchi di Hezbollah che delle operazioni militari di Israele) e rafforzava il contingente di UNIFIL affidandogli una azione «cuscinetto» nel Libano meridionale, da svolgere congiuntamente alle forze libanesi, per prevenire la ripresa delle ostilità: attualmente sono circa 1200 i militari italiani schierati al confine. Sebbene le missioni di deterrenza dell'ONU – in parte – nel corso degli anni si siano dimostrate non altezza e poco efficaci, questo non giustifica in minima parte l'azione militare del Governo Netanyahu verso le basi UNIFIL: pertanto appare necessario che l'Unione europea si attivi diplomaticamente e unitamente per richiedere il rispetto del diritto internazionale umanitario e la tutela del contingente UNIFIL che vede impegnati anche degli italiani nel mantenimento della pace;
9) i ripetuti attacchi e le contromisure adottate da tutti gli attori coinvolti nelle violenze in Medio Oriente rischiano di aumentare il numero di vittime civili e coinvolgere anche i peacekeeper e le organizzazioni umanitarie impegnati nel mantenere le violenze limiti definiti dal diritto internazionale umanitario;
10) la quasi totalità della comunità internazionale ha chiesto la sollecita cessazione delle ostilità tra il Governo israeliano e l'auto-proclamato «asse della resistenza», in particolare sul fronte della striscia di Gaza. Lo scorso marzo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all'unanimità, con l'astensione degli Stati Uniti, la risoluzione n. 2728 del 2024 con la quale si è chiesto alle parti in conflitto un cessate il fuoco immediato per il Ramadan che conducesse ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile, al rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell'accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie;
11) la cessazione delle ostilità e la fine della guerra dipendono da entrambe le parti, dalla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, dalla garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, dalla pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità Nazionale Palestinese in totale discontinuità con Hamas, nonché dal riconoscimento della prospettiva dei «due popoli, due Stati»;
12) continua a destare inoltre crescente preoccupazione l'irrisolta questione degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, vittima tanto dei bombardamenti quanto dei terroristi di Hamas che utilizzano le strutture civili e le persone come scudi, con l'evidente scopo di acuire e continuare a diffondere la rabbia nella popolazione della Striscia, alimentando il fuoco dell'odio e della guerra anche per gli anni a venire;
13) la popolazione civile di Gaza necessita soccorso, aiuti umanitari e un cessate il fuoco duraturo per evitare l'ulteriore perdita di vite e il perpetuarsi delle condizioni che i terroristi sfruttano per inculcare l'antisemitismo e l'antisionismo nella popolazione palestinese;
14) i conflitti appena richiamati ribadiscono il necessario proseguimento verso la realizzazione di una politica estera europea comune volta ad acquisire l'autonomia strategica per permettere all'Unione di affrontare le sfide globali e il nuovo contesto geopolitico: tale obiettivo richiede necessariamente la costituzione di un esercito unico europeo, sia al fine di ovviare alle inutili duplicazioni nei processi produttivi, sia per assicurare all'Europa un dispositivo militare che le assicuri un ruolo di rilievo e strategico nel nuovo contesto internazionale;
15) un passaggio indispensabile del processo di federalizzazione europeo, cui dovrà fare seguito l'approntamento di una politica migratoria comune che riesca, da un lato, ad attenuare gli effetti negativi dell'andamento demografico sull'Unione europea e, dall'altro, a garantire la sicurezza nella gestione dei flussi migratori e il rispetto dei diritti umani dei migranti che scappano dalla povertà, dalle persecuzioni e dalle guerre;
16) le notevoli differenze delle politiche migratorie dei diversi Stati membri – in termini di prima accoglienza e di successiva gestione del fenomeno – non possono più essere tollerate: rimane prioritaria la definizione di un sistema di gestione dei flussi migratori che ponga al centro la solidarietà tra gli Stati e tra i popoli, riconoscendo il carattere prioritario del salvataggio delle persone in mare e adoperandosi anche a livello internazionale per garantire il rispetto della dignità della persona, con un approccio coordinato, condiviso ed efficace;
17) l'autonomia europea passa necessariamente dal consolidamento del mercato unico e dal rafforzamento della competitività delle imprese europee, sia in termini di produttività che di resilienza. In questo percorso, quanto tracciato dall'ex Presidente del Consiglio italiano Draghi nel rapporto sulla competitività europea appare obbligato: elaborazione di una politica industriale comune nei comparti strategici e fondamentali per le sfide del domani, nonché di una strategia di protezione delle nostre industrie su un terreno di competizione globale ineguale causato da asimmetrie nelle normative, nei sussidi, nelle politiche commerciali e nei livelli di tutela dei lavoratori, spesso sfruttati al fine di abbattere i costi di produzione e aumentare la competitività del prodotto a scapito della salute degli stessi e delle loro famiglie;
18) un'Europa coesa, più forte e integrata rappresenta la premessa per un allargamento consapevole e fondato su valori condivisi: le ingerenze russe sul percorso europeo della Georgia e della Moldova non possono in alcun modo minare il sogno europeo di due popoli che si riconoscono profondamente nei nostri valori e che vogliono fare del pluralismo democratico la pietra miliare delle loro nazioni,
impegna il Governo:
1) a garantire all'Ucraina, anche attraverso la nomina di un inviato speciale per la pace, ogni supporto politico, economico, umanitario, diplomatico, al fine di ripristinare la stabilità e la sicurezza della regione e del continente, rafforzando ii percorso di allargamento dell'Unione europea, confermando il supporto logistico e di approvvigionamenti all'esercito ucraino;
2) ad attivarsi tempestivamente nella programmazione degli aiuti e della ricostruzione postbellica dell'Ucraina, con particolare riferimento alle infrastrutture strategiche, anche al fine di velocizzarne il raggiungimento dei criteri economici necessari all'integrazione del Paese all'interno della famiglia europea;
3) a promuovere attivamente una soluzione alla crisi umanitaria a Gaza, sostenendo la richiesta del Consiglio europeo per un cessate il fuoco immediato volto a favorire l'immediata restituzione degli ostaggi israeliani alle loro famiglie e a garantire l'incolumità della popolazione civile palestinese, appoggiando una risoluzione pacifica del conflitto in linea con quanto proposto dagli alleati statunitensi, nonché l'adozione del modello «due popoli, due Stati»;
4) ad adottare ogni iniziativa diplomatica utile volta a interrompere l'allargamento del conflitto bellico tra Israele, il Libano e l'Iran, in particolare promuovendo in tutte le sedi internazionali la sospensione immediata degli attacchi missilistici dal sud del Libano e dall'Iran verso Israele, al fine di promuovere la stabilizzazione della regione e una normalizzazione dei rapporti tra gli Stati interessati;
5) a favorire lo sviluppo di un'Autorità Nazionale Palestinese indipendente, democratica, territorialmente continua, sovrana, che garantisca la condanna delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre;
6) ad adottare iniziative concrete e coordinate volte a garantire la sicurezza e l'incolumità dei contingenti militari e civili dislocati in Libano nell'ambito dell'operazione di peace-keeping dell'UNIFIL, nonché la protezione e il rispetto del contingente dei caschi blu da parte di tutti gli attori coinvolti nei conflitti in Medio Oriente;
7) a promuovere una politica estera e diplomatica comune nell'ambito dell'Unione europea, sollecitando il percorso di allargamento dell'Unione europea, sostenendo l'integrazione della Georgia e della Moldova, scongiurando ogni eventuale e ulteriore ingerenza da parte di potenze straniere;
8) ad adottare iniziative volte ad avviare quanto prima il percorso di costituzione dell'esercito unico europeo quale elemento indispensabile per la definizione di una strategia europea nello scenario globale, da accompagnare a una politica estera e diplomatica comune;
9) a promuovere una gestione comune delle frontiere esterne dell'Unione europea e una politica migratoria solidale e umana, adoperandosi per garantire la sicurezza interna dell'Europa attraverso una gestione efficace e coordinata dei flussi migratori, ma anche promuovendo ogni iniziativa necessaria ad assicurare la tutela dell'incolumità, il rispetto della dignità e delle aspettative di vita dei migranti, attuando un approccio globale alla migrazione, come concordato in occasione del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio 2023;
10) a sostenere le iniziative volte a rafforzare la produttività e la resilienza economica dell'Unione europea, completando il mercato unico e sviluppando una strategia per proteggere le industrie europee attraverso l'elaborazione di una strategia di politica industriale coerente con gli obiettivi di competitività delineati nel cosiddetto rapporto Draghi.
(6-00135) «Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
La Camera
impegna il Governo:
1) ad attivarsi tempestivamente nella programmazione degli aiuti e della ricostruzione postbellica dell'Ucraina, con particolare riferimento alle infrastrutture strategiche, anche al fine di velocizzarne il raggiungimento dei criteri economici necessari all'integrazione del Paese all'interno della famiglia europea;
2) a promuovere attivamente una soluzione alla crisi umanitaria a Gaza, sostenendo la richiesta del Consiglio europeo per un cessate il fuoco immediato volto a favorire l'immediata restituzione degli ostaggi israeliani alle loro famiglie e a garantire l'incolumità della popolazione civile palestinese, appoggiando una risoluzione pacifica del conflitto in linea con quanto proposto dagli alleati statunitensi, nonché l'adozione del modello «due popoli, due Stati»;
3) ad adottare ogni iniziativa diplomatica utile volta a interrompere l'allargamento del conflitto bellico tra Israele, Hezbollah e l'Iran, in particolare promuovendo in tutte le sedi internazionali la sospensione immediata degli attacchi missilistici dal sud del Libano e dall'Iran verso Israele, al fine di promuovere la stabilizzazione della regione e una normalizzazione dei rapporti tra gli Stati interessati;
4) ad adottare iniziative concrete e coordinate volte a garantire la sicurezza e l'incolumità dei contingenti militari e civili dislocati in Libano nell'ambito dell'operazione di peace-keeping dell'UNIFIL, nonché la protezione e il rispetto del contingente dei caschi blu da parte di tutti gli attori coinvolti nei conflitti in Medio Oriente;
5) a promuovere una politica estera e diplomatica comune nell'ambito dell'Unione europea, sollecitando il percorso di allargamento dell'Unione europea, sostenendo l'integrazione della Georgia e della Moldova, scongiurando ogni eventuale e ulteriore ingerenza da parte di potenze straniere;
6) a sostenere le iniziative volte a rafforzare la produttività e la resilienza economica dell'Unione europea, completando il mercato unico e sviluppando una strategia per proteggere le industrie europee attraverso l'elaborazione di una strategia di politica industriale coerente con gli obiettivi di competitività delineati nel cosiddetto rapporto Draghi.
(6-00135)(Testo modificato nel corso della seduta) «Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
La Camera,
premesso che:
1) il Consiglio europeo del 17-18 ottobre 2024 reca all'ordine del giorno: Ucraina, Medio Oriente, competitività, migrazione e affari esteri,
2) il nuovo ciclo istituzionale europeo prende avvio in un contesto, interno e internazionale, segnato da una crescente instabilità politica ed economica e da una crisi profonda delle istituzioni comuni;
3) come ha drammaticamente ammonito il Presidente Draghi nel suo recente Rapporto sulla competitività, la costruzione europea, per rispondere alle sfide esistenziali che la minacciano, dovrebbe rapidamente aggiornare i propri meccanismi di funzionamento, a partire da quelli relativi alla governance economica;
4) questa prospettiva implica però una maggiore integrazione politica, processi decisionali in grado di superare o aggirare i poteri di veto dei singoli Stati membri e un rafforzamento qualitativo e quantitativo del bilancio dell'Unione europea rispetto ai bilanci nazionali;
5) si tratta di una prospettiva evidentemente incompatibile con quella sollecitata dalle istanze sovraniste di alcuni governi nazionali e non perseguibile in un quadro europeo di scarsa coesione politica e forte impasse istituzionale;
6) una sfida esistenziale altrettanto decisiva riguarda le prospettive della difesa e sicurezza europea, un cui banco di prova di tragica attualità è rappresentato dall'invasione russa dell'Ucraina e dalla perdurante minaccia di Mosca nei confronti di vari paesi membri dell'Unione europea, a partire dai baltici, dalla Finlandia;
7) negli ultimi mesi, a causa di sempre più evidenti forme di ingerenza russa, si è registrato un preoccupante arretramento in termini di libertà fondamentali e diritti civili e politici in Georgia, un Paese che dal 2023 ha ottenuto lo status di candidato all'adesione all'Unione europea, e che ora si vede proiettato in un percorso interrotto a seguito dell'approvazione della legge sui cosiddetti «agenti stranieri», a cui è seguita, tra le altre, anche una legge per limitare i diritti delle persone LGBTQ+;
8) parallelamente all'invasione dell'Ucraina e all'occupazione di ampi settori del suo territorio la Russia continua un'attività di infiltrazione e condizionamento dell'opinione pubblica e dei processi democratici nei paesi occidentali, attraverso le cosiddette «misure attive», cioè campagne di inquinamento cognitivo e informativo, organizzate attraverso strategie di intelligence, diffusione di fake news e corruzione di operatori della politica e della stampa;
9) il bilancio delle perdite subite e inferte dall'occupante russo in Ucraina dopo il 24 febbraio 2022 ha assunto dimensioni impressionanti; per quanto le stime siano difficili in assenza di dati ufficiali attendibili, si ipotizza sulla base di rapporti di intelligence che le perdite di Kiev siano state di 80.000 soldati uccisi e 400.000 feriti e che quelle delle truppe di Mosca ammontino a 200.000 morti e 400.000 feriti.
10) a queste vittime si aggiungono le decine di migliaia ucraini morti, mutilati e feriti a causa di un attacco mirato e di natura tecnicamente terroristica contro obiettivi e infrastrutture civili, che prosegue ininterrottamente dall'inizio dell'invasione su vasta scala dell'Ucraina nel 2022;
11) secondo le stime del Kiel Institute dal 24 febbraio 2022 alla fine di agosto del 2024 i paesi europei, non solo Ue, nel loro complesso hanno erogato 162,1 miliardi di euro di aiuti all'Ucraina e ne ha stanziati ulteriori 110,1; per gli Stati Uniti dette cifre sono pari rispettivamente a 84,7 e 15,4 miliardi;
12) le limitazioni assolute o relative, imposte da alcuni Paesi, tra cui l'Italia, all'utilizzo delle armi fornite per colpire le basi militari sul territorio russo compromettono in maniera significativa la capacità di difesa ucraina e comportano un importante sacrificio di vite umane anche tra la popolazione civile;
13) le sanzioni economiche e l'isolamento internazionale hanno fiaccato, ma non annullato la capacità bellica russa, che continua a contare su canali di approvvigionamento garantiti da paesi, come l'Iran, la Corea del Nord, altrettanto impegnati in altri scenari. Inoltre, una «flotta fantasma» di petroliere intestate formalmente a soggetti di Paesi terzi consente ancora alla Russia di aggirare buona parte delle sanzioni sul commercio del greggio;
14) qualunque ipotesi negoziale è stata finora smentita e contraddetta dalla strategia del Cremlino, che considera imprescindibile la rinuncia dell'Ucraina alle regioni parzialmente occupate e formalmente annesse alla Russia e alla progressiva integrazione politico-militare al campo europeo;
15) in questo quadro è sempre più necessario un aggiornato e approfondito ragionamento strategico sul continente africano e sulla proiezione di influenza da parte di Paesi come Russia e Cina, con finalità geopolitiche ed economiche, a partire dal controllo di risorse naturali rare, essenziali anche per l'industria della difesa.
16) ad un anno dal pogrom pianificato e attuato da Hamas il 7 ottobre 2023, anche a seguito delle azioni dei gruppi terroristici degli Hezbollah libanesi e degli Houthi yemeniti, coordinati e finanziati dalla Repubblica islamica iraniana, il conflitto si è progressivamente allargato, Israele è ancora sotto il fuoco congiunto del fronte nemico e molti ostaggi sono ancora prigionieri nei tunnel di Gaza;
17) la risposta militare israeliana ha comportato l'esplosione di una drammatica crisi umanitaria; è difficile valutare con precisione il numero delle vittime e dei feriti tra i civili di Gaza, ma in ogni caso il bilancio è estremamente grave sia sotto il profilo politico che umanitario;
18) fino a questo momento è stata praticamente nulla la disponibilità del Governo Netanyahu di valutare le richieste avanzate da Paesi alleati, a partire dagli Stati Uniti, per evitare un'escalation del conflitto e minimizzarne gli effetti sulla popolazione civile;
19) d'altra parte è mancata qualunque disponibilità da parte degli altri Stati dell'area ad assumere responsabilità dirette nella gestione della situazione di Gaza, che il semplice ritiro delle truppe israeliane riconsegnerebbe presumibilmente nelle mani di Hamas;
20) da tutto ciò emerge un quadro drammatico che complica gli sforzi della comunità internazionale di attenuare le conseguenze del conflitto sulla popolazione civile e di ripristinare le condizioni minime per il rilancio di un processo di pace basato sul principio «Due popoli, due Stati», che non è mai stata così lontano dalle priorità degli attori israeliani e palestinesi, ma continua a rappresentare l'unica soluzione realistica per garantire pace e sicurezza all'intera regione mediorientale, anche oltre i confini delle aree contese e rivendicate dalle parti coinvolte;
21) l'allargamento del conflitto al Libano, dopo l'uccisione del leader di Hezbollah Nasrallah, con l'avvio delle operazioni di terra da parte israeliana ha aperto un altro fronte dai drammatici risvolti politici e umanitari e l'attacco alle strutture della missione Unifil (United Nations Interim Force In Lebanon), cui l'Italia partecipa con 1.068 militari, ha segnato un altro gravissimo salto di qualità negli scontri, coinvolgendo direttamente un contingente delle Nazioni Unite;
22) il 9 settembre 2024 Mario Draghi ha presentato il Rapporto sul futuro della competitività europea, un documento dettagliato di analisi del contesto europeo e di proposte puntuali per rilanciare la competitività economica dell'Unione;
23) il rapporto evidenzia come la produttività europea sia rallentata negli ultimi 20 anni, portando il divario del PIL, a parità di potere d'acquisto tra UE e Stati Uniti dal +4 per cento del 2002 al –12 per cento del 2023;
24) la crisi produttiva è stata messa ulteriormente a dura prova negli ultimi anni a causa della maggiore concorrenza che le imprese europee hanno dovuto affrontare in seguito alla crescita del commercio mondiale, della perdita della Russia come principale fornitore di energia a basso costo e della messa in discussione, da parte degli USA, dell'ombrello di sicurezza che aveva protetto fino ad oggi l'Unione europea e aveva permesso di destinare ad altre priorità il budget per la difesa;
25) la strada da percorrere per rilanciare la competitività dei Paesi UE è rafforzare la sicurezza e aumentare la produttività, che rappresenta la vera sfida esistenziale dell'Unione;
26) il rapporto contiene 170 proposte puntuali da realizzare entro il 2030, suddivise in 10 ambiti di politiche settoriali (tra cui si segnalano in particolare gli interventi per ridurre il costo dell'energia, aumentare l'indipendenza nel campo delle materie prime critiche e rilanciare il settore automotive) e 5 ambiti di politiche orizzontali (tra cui si segnalano in particolare la riforma della governance europea e il sostegno agli investimenti);
27) tra queste, sono presenti alcune proposte di vitale importanza per l'Italia, come lo sviluppo della tecnologia nucleare per abbattere le emissioni dell'Unione europea e l'abolizione del criterio dell'unanimità per le scelte adottate dal Consiglio, generalizzando i voti a maggioranza qualificata, per impedire il blocco del processo decisionale in seguito al veto di un solo Paese;
28) il costo di questo piano è quantificato in circa 750-800 miliardi di euro annui dal 2025 al 2030, portando la spesa per investimenti dell'Unione europea dal 22 per cento del PIL a circa il 27 per cento, un aumento di quasi 5 punti percentuali e si propone che sia finanziato con l'emissione di debito comune sul modello del Next Generation EU;
29) la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha espresso la volontà di seguire le raccomandazioni contenute nel rapporto sia negli orientamenti politici per la Commissione Europea 2024-2029 sia nelle lettere di incarico inviate a tutti i candidati alla carica di Commissario europeo, tra cui Raffaele Fitto, ex ministro del Governo in carica,
impegna il Governo:
1) ad operare all'interno del prossimo Consiglio europeo per il consolidamento dell'integrazione politica ed economica tra gli Stati membri, come condizione per rispondere alle principali sfide esistenziali che minacciano la costruzione europea;
2) a rafforzare l'impegno politico, economico, umanitario e militare delle istituzioni europee a sostegno dell'Ucraina, per tutto il tempo che sarà necessario per giungere a una pace giusta, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto dell'Ucraina alla propria libertà, sicurezza e integrità territoriale;
3) ad adottare iniziative di competenza volte a revocare, coerentemente con quanto richiesto dalla risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 19 settembre, le restrizioni all'uso delle armi fornite all'Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, nell'esercizio di un diritto all'autodifesa riconosciuto dal diritto internazionale;
4) a sollecitare gli Stati membri ad adottare misure efficaci per arginare l'aggiramento da parte delle imprese europee degli obblighi connessi alle sanzioni imposte alla Russia, attraverso il monitoraggio e blocco delle riesportazioni di beni critici importati da paesi terzi e un maggiore controllo della «flotta fantasma» utilizzata dalla Russia per aggirare le limitazioni al commercio del greggio russo;
5) ad adottare iniziative volte a consolidare il quadro delle misure restrittive per rispondere alle azioni di guerra ibrida da parte di entità legate alla Federazione russa, relative al sistema informativo, ai processi elettorali e al funzionamento delle istituzioni democratiche, nonché alla compromissione dei servizi d'interesse pubblico e delle infrastrutture critiche;
6) ad adoperarsi per mantenere alta l'attenzione delle istituzioni europee sui provvedimenti approvati in Georgia sui cosiddetti «agenti, stranieri» e per limitare le libertà individuali dei membri della comunità LGBTQ+;
7) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte ad assicurare il sostegno europeo alla risoluzione S/RES/2735 (2024), proposta dagli Stati Uniti e approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per rispondere all'emergenza umanitaria a Gaza ed arrivare alla liberazione degli ostaggi e al ritiro delle truppe israeliane;
8) a favorire la ripresa del processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei «due popoli, due stati», fondato sul contrasto alla strategia e all'organizzazione terroristica di Hamas, sul coinvolgimento degli Stati arabi nella gestione della transizione e della ricostruzione a Gaza e sulla mobilitazione internazionale contro gli insediamenti illegali di Israele in Cisgiordania;
9) a lavorare per scongiurare l'allargamento del conflitto al Libano e rafforzare le misure di sicurezza per le basi Unifil nella parte meridionale del Paese, nonché per esigere e ottenere che le operazioni militari israeliane, in Libano come a Gaza, rispettino il diritto internazionale e umanitario e siano proporzionate ai legittimi obiettivi di difesa e sicurezza;
10) a ribadire la necessità di tutela e protezione in favore degli operatori del mondo dell'informazione specialmente nel contesto di conflitti ad alta intensità, anche alla luce dell'incidente che ha visto coinvolta una troupe del TG3 la scorsa settimana in Libano e dell'ordine di arresto disposto dalle autorità giudiziarie russe a carico dei giornalisti Rai Stefania Battistini e Simone Traini;
11) ad assicurare l'appoggio dell'Italia alle iniziative delle istituzioni dell'Unione europea per dare attuazione alle proposte contenute nel Rapporto Draghi sulla competitività dell'Unione europea;
12) a sostenere le riforme o gli accordi necessari per realizzare gli impegni comuni in materia di energia, trasporti, tecnologie digitali e innovazione e difesa, che il Rapporto identifica come condizioni indispensabili per la salvaguardia della libertà, del benessere e della sicurezza europea;
13) ad operare perché la governance economica e i processi decisionali dell'Unione siano adeguati all'esigenza di garantire un quadro istituzionale coerente con gli obiettivi del Rapporto, a partire dal rafforzamento del meccanismo di voto a maggioranza;
14) a riavviare, coerentemente con le indicazioni del Rapporto, il programma nucleare italiano per autorizzare la costruzione di impianti con le tecnologie oggi disponibili – il cosiddetto nucleare di terza generazione – di cui è garantita l'affidabilità sul piano della sicurezza e la capacità di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale e ridurre le emissioni climalteranti;
15) ad adottare iniziative volte a portare la spesa italiana per la difesa al 2 per cento del PIL, secondo i tempi previsti dagli accordi NATO, e sostenere forme di integrazione industriale e militare funzionali a realizzare strategie di difesa comune a livello europeo economicamente efficienti.
(6-00136) «Richetti, Bonetti, Rosato, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Ruffino».
La Camera
impegna il Governo:
1) ad operare all'interno del prossimo Consiglio europeo per il consolidamento dell'integrazione politica ed economica tra gli Stati membri, come condizione per rispondere alle principali sfide esistenziali che minacciano la costruzione europea;
2) a rafforzare l'impegno politico, economico, umanitario e militare delle istituzioni europee a sostegno dell'Ucraina, per tutto il tempo che sarà necessario per giungere a una pace giusta, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto dell'Ucraina alla propria libertà, sicurezza e integrità territoriale;
3) a proseguire la collaborazione con gli Stati membri per arginare l'aggiramento da parte delle imprese europee degli obblighi connessi alle sanzioni imposte alla Russia, attraverso il monitoraggio e blocco delle riesportazioni di beni critici importati da paesi terzi e un maggiore controllo della «flotta fantasma» utilizzata dalla Russia per aggirare le limitazioni al commercio del greggio russo;
4) ad adottare iniziative volte a consolidare il quadro delle misure restrittive per rispondere alle azioni di guerra ibrida da parte di entità legate alla Federazione russa, relative al sistema informativo, ai processi elettorali e al funzionamento delle istituzioni democratiche, nonché alla compromissione dei servizi d'interesse pubblico e delle infrastrutture critiche;
5) ad adoperarsi per mantenere alta l'attenzione delle istituzioni europee sui provvedimenti approvati in Georgia sui cosiddetti «agenti, stranieri» e per limitare le libertà individuali;
6) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte a continuare ad assicurare il sostegno europeo alla risoluzione S/RES/2735 (2024), proposta dagli Stati Uniti e approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per rispondere all'emergenza umanitaria a Gaza ed arrivare alla liberazione degli ostaggi e al ritiro delle truppe israeliane;
7) a favorire la ripresa del processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei «due popoli, due Stati»;
8) a lavorare per scongiurare l'allargamento del conflitto al Libano e rafforzare le misure di sicurezza per le basi Unifil nella parte meridionale del Paese;
9) a ribadire la necessità di tutela e protezione in favore degli operatori del mondo dell'informazione specialmente nel contesto di conflitti ad alta intensità, anche alla luce dell'incidente che ha visto coinvolta una troupe del TG3 la scorsa settimana in Libano e dell'ordine di arresto disposto dalle autorità giudiziarie russe a carico dei giornalisti Rai Stefania Battistini e Simone Traini;
10) ad assicurare l'appoggio dell'Italia alle iniziative delle istituzioni dell'Unione europea per dare attuazione alle proposte contenute nel Rapporto Draghi sulla competitività dell'Unione europea;
11) a sostenere le riforme o gli accordi necessari per realizzare gli impegni comuni in materia di energia, trasporti, tecnologie digitali e innovazione e difesa, che il Rapporto identifica come condizioni indispensabili per la salvaguardia della libertà, del benessere e della sicurezza europea;
12) a riavviare il programma nucleare italiano prevedendo la realizzazione di impianti con le tecnologie più avanzate di cui è garantita l'affidabilità sul piano della sicurezza e la capacità di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale e ridurre le emissioni climalteranti;
13) ad adottare iniziative volte a portare la spesa italiana per la difesa al 2 per cento del PIL, secondo i tempi previsti dagli accordi NATO, e sostenere forme di integrazione industriale e militare funzionali a realizzare strategie di difesa comune a livello europeo economicamente efficienti.
(6-00136)(Testo modificato nel corso della seduta) «Richetti, Bonetti, Rosato, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Ruffino».
La Camera,
premesso che:
1) il prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024 sarà occasione per discutere delle drammatiche evoluzioni della situazione in Medio Oriente, del prosieguo del conflitto in Ucraina, della competitività dell'Unione e delle sue politiche sulla migrazione, nonché sui preparativi delle conferenze delle Nazioni Unite sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici (COP 29);
2) si ribadisce la ferma condanna dell'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 e la richiesta di liberazione immediata di tutti gli ostaggi;
3) la situazione in Medio Oriente ha registrato una ulteriore recente escalation di violenze, in particolare con la continuazione dell'invasione israeliana nella Striscia di Gaza, con l'attacco missilistico dell'Iran su Israele e la paventata risposta israeliana sul territorio iraniano e la nuova invasione del Libano, con conseguenze tragiche per le popolazioni civili e una crescente instabilità regionale, con il rischio sempre più alto di un allargamento del conflitto;
4) l'attacco ripetuto delle forze israeliane alle postazioni della missione UNIFIL in Libano, alla quale partecipano circa mille uomini e donne delle nostre forze armate, è l'ennesimo ingiustificabile crimine di guerra;
5) è fondamentale che l'Unione europea e i suoi Stati membri mantengano una posizione coerente e ferma nella difesa del diritto internazionale, anche riguardo alla protezione delle missioni di pace e della sovranità degli Stati. Infatti l'Unione, attraverso i propri valori fondanti, ha sempre sostenuto il diritto internazionale, la tutela dei diritti umani e la risoluzione pacifica dei conflitti;
6) è urgente porre fine alla catastrofe umanitaria attualmente in corso a Gaza, aggravata drammaticamente dai bombardamenti e dalle operazioni militari in corso, attraverso un cessate il fuoco immediato per proteggere le vite dei civili e facilitare l'arrivo di aiuti umanitari nelle aree colpite, nel rigoroso rispetto del diritto internazionale umanitario;
7) i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, la privazione di elettricità, cibo, acqua e carburante e gli ordini di evacuazione impartiti ai palestinesi sono da considerarsi come attacchi indiscriminati, punizioni collettive e trasferimenti forzati di popolazione che equivalgono a crimini di guerra secondo il diritto internazionale;
8) l'accordo di associazione tra l'Unione europea e Israele è basato sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, come stabilito dal suo articolo 2. Gli ultimi avvenimenti mettono in discussione la compatibilità di tali azioni con gli impegni assunti da Israele nei confronti della comunità internazionale e dei partner europei. È necessario il pieno rispetto dell'accordo e dei suoi principi fondanti, prefigurandone la sospensione nel caso in cui non si fermeranno gli attacchi nella Striscia di Gaza ed in Libano e non vi saranno chiare garanzie della cessazione delle sistematiche violazioni dei diritti umani della popolazione palestinese;
9) l'invio di armi e attrezzature militari da parte degli Stati membri dell'Unione europea verso Israele contribuisce all'escalation della violenza e ostacola la risoluzione pacifica del conflitto. È necessario il pieno rispetto da parte degli Stati membri della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari e pertanto dovrebbe tradursi nell'interruzione di qualsiasi fornitura di armamenti e tecnologia utilizzabile a fini bellici verso Israele, anche rimettendo in discussione i contratti in essere;
10) la Corte internazionale di giustizia (ICJ), nel suo parere consultivo del 9 luglio 2004, ha dichiarato che la costruzione del muro di separazione da parte di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est, e l'intero regime associato all'occupazione israeliana sono contrari al diritto internazionale. La Corte ha inoltre ricordato che Israele ha l'obbligo di rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani nelle aree occupate, e ha sottolineato l'illegalità dell'occupazione permanente e delle attività coloniali;
11) la Corte internazionale di giustizia ha inoltre rilasciato, in data 19 luglio 2024, un nuovo parere consultivo che riafferma e approfondisce quanto stabilito nel 2004, dichiarando che le recenti politiche e azioni israeliane nei territori palestinesi, incluse le operazioni militari su vasta scala e l'espansione degli insediamenti, costituiscono una violazione del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali. Il parere del 2024 sottolinea che l'occupazione israeliana non solo è illegale, ma deve essere immediatamente cessata, e che la comunità internazionale ha l'obbligo di prendere misure concrete per porre fine a tale situazione illegale;
12) entrambi i pareri consultivi della ICJ obbligano tutti gli Stati, inclusi quelli membri dell'Unione Europea, a non riconoscere la legittimità della situazione derivante dall'occupazione israeliana e a non prestare alcuna assistenza che possa consolidarla;
13) di fronte ad eclatanti violazioni del diritto internazionale, al mancato rispetto dei diritti umani e a crimini di guerra e genocidio non possono esserci spazi di impunità o doppi standard. Va sostenuta ogni indagine approfondita che possa portare ad un giudizio sulle responsabilità;
14) è necessario, di fronte al perpetrarsi di tali violazioni e al rifiuto di attuare il cessate il fuoco e di rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite, applicare misure sanzionatorie;
15) è inoltre necessario, dato il clamoroso deteriorarsi della situazione e l'urgenza umanitaria, mettere fine al conflitto e all'invasione del Libano e promuovere una rinnovata missione UNIFIL, come forza d'interposizione, di osservazione internazionale e di supporto umanitario anche rafforzandone il mandato;
16) l'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) svolge un lavoro umanitario essenziale nei territori palestinesi, fornendo assistenza a milioni di rifugiati palestinesi attraverso programmi di istruzione, sanità e sostegno economico. La presenza dell'UNRWA è cruciale per alleviare le sofferenze della popolazione palestinese, soprattutto in un contesto di crescente crisi umanitaria;
17) la recente decisione della Knesset di bandire l'UNRWA dalle aree sotto il controllo israeliano è un atto gravissimo che ostacola l'azione umanitaria e viola il mandato delle Nazioni Unite. Tale decisione non solo mette a rischio la vita di centinaia di migliaia di rifugiati palestinesi, ma rappresenta anche un attacco diretto ai principi di diritto internazionale umanitario;
18) è estremamente grave la decisione di Israele di dichiarare il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres «persona non grata», poiché questa aggrava ulteriormente un percorso di pericolosa delegittimazione delle strutture multilaterali e del diritto internazionale;
19) è opportuno applicare, come già avvenuto il 4 marzo 2022 per la popolazione ucraina, anche alla popolazione palestinese e libanese, la Direttiva 2001/55/C che prevede la protezione temporanea delle popolazioni in fuga dalle guerre;
20) è preoccupante il protrarsi del conflitto in Ucraina, che prefigura una condizione di guerra di logoramento destinata a protrarsi sul lungo periodo prolungando e aumentando così il carico di morte, distruzione e sofferenza;
21) la guerra di aggressione russa in Ucraina ha provocato centinaia di migliaia di vittime. Come confermano numerosi analisti, non è possibile immaginare una soluzione militare al conflitto nel breve termine;
22) il numero di disertori che si rifiutano di combattere la guerra sia nell'esercito ucraino che in quello russo è in costante aumento ed è necessario fornire la massima tutela a chiunque decida di sottrarsi alla partecipazione al conflitto;
23) la fornitura di equipaggiamento militare all'Ucraina era stata considerata come uno strumento volto a determinare migliori condizioni negoziali: si guarda quindi con estremo disappunto alla mancanza di iniziativa, di partecipazione e collaborazione dell'Unione a qualsiasi percorso negoziale e all'assenza di sforzi volti ad individuare condizioni concrete e realistiche in cui tale negoziato possa aver luogo;
24) l'Unione europea deve assumere l'onere di una grande iniziativa diplomatica convocando una conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza. Infatti, l'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea definisce il compito di promuovere «soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell'ambito delle Nazioni Unite», indicando anche l'obiettivo di «preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite, nonché ai principi dell'Atto finale di Helsinki»;
25) si considera allarmante ogni ipotesi di eliminazione delle restrizioni sull'uso delle armi donate dai Paesi dell'Unione europea al governo ucraino, volta a consentire all'Ucraina di utilizzarle per condurre azioni militari sul territorio russo ed esprime profonda preoccupazione per il rischio di escalation del conflitto che potrebbe derivare dall'uso di armi e missili statunitensi, britannici ed europei per attaccare obiettivi in Russia, che potrebbe portare a un confronto diretto tra l'Unione europea, la NATO e la Russia;
26) si esorta la Russia, con la massima fermezza, a tornare indietro dalla strada della violenza e dell'aggressione che ha scelto e a riprendere la via del dialogo e del negoziato. Si esorta la NATO e i suoi Paesi membri a non inasprire ulteriormente il conflitto seguendo la logica della guerra fredda e continuando una nuova corsa agli armamenti;
27) si richiama l'approvazione del nuovo strumento unico specificamente destinato a contribuire alla riparazione, alla ripresa e alla ricostruzione dell'Ucraina e sottolinea che tale strumento fornirà all'Ucraina un sostegno finanziario prevedibile di 50 miliardi di euro nel periodo 2024-2027. Si ricorda che tali finanziamenti sono condizionati alla definizione da parte del governo ucraino di un «piano per l'Ucraina» incentrato sulle riforme strutturali e sugli investimenti per stimolare la crescita economica, al rispetto dei processi democratici, compreso un sistema parlamentare multipartitico, e dello Stato di diritto, e alla garanzia del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze;
28) la difesa della pace, della democrazia e dei diritti umani nel mondo sono elementi costitutivi dell'Unione Europea e su questi deve basarsi la sua azione esterna e la sua autonomia strategica;
29) l'Unione europea deve costruire e rafforzare la propria autonomia strategica e questa è determinata innanzitutto dalla capacità di una propria e autonoma iniziativa politica nelle relazioni internazionali, ma anche dalla costruzione di un sistema di difesa europeo. A tal proposito la decisione di diversi Stati membri di aumentare la spesa militare al 2 per cento del PIL nel quadro di un impegno NATO, oltre ad alimentare una ulteriore e pericolosa corsa agli armamenti, muove in una direzione opposta all'autonomia strategica dell'Unione e ad un sistema di difesa comune che, al contrario, dovrebbe comportare una razionalizzazione e riduzione della spesa militare complessiva;
30) le relazioni redatte da Enrico Letta e da Mario Draghi sul futuro della competitività europea sono uno sforzo di ragionamento e proposta volto ad indirizzare un'agenda strategica per la competitività europea. Però è evidente il pericolo di una visione del mondo definita a partire dalla contrapposizione competitiva e dalla percezione di minacce sistemiche anziché dalla ricerca di soluzioni globali e della implementazione di una agenda comune per un sistema di sviluppo sostenibile ed equo;
31) urge una riflessione profonda sui modello di competitività europeo sui mercati globali. Oggi la costruzione della catena della produzione e del commercio globale incrocia clamorose e inaccettabili violazioni dei diritti umani, espliciti comportamenti di dumping che oltrepassano i diritti sociali, sindacali e del lavoro, eclatanti conseguenze sull'ambiente sul cambiamento climatico, sulle popolazioni indigene, sulla continua depredazione di risorse naturali e persino fenomeni di corruzione. Il modello di competitività europeo deve rifuggire tali pratiche di ribasso sulle ambizioni sociali e ambientali e occorre invece lavorare verso un nuovo binario di giustizia ed equilibrio;
32) in Europa le diseguaglianze crescono in maniera sostenuta, oggi il 10 per cento più ricco del continente possiede il 67 per cento della ricchezza, mentre il 50 per cento più povero ne possiede solo l'1,2 per cento e a partire dal 2020, l'1 per cento più ricco della popolazione si è accaparrato quasi i due terzi della ricchezza prodotta, mentre la povertà è in costante aumento e i salari dei lavoratori sono erosi dall'inflazione. Si deplora la diffusione di pratiche elusive dei doveri fiscali, agevolate spesso da accordi e politiche di ribasso fiscale messe in campo da diversi Paesi. È quindi urgente introdurre un'imposta patrimoniale progressiva sulle grandi ricchezze volta a ridurre le disuguaglianze e finanziare gli investimenti necessari per la transizione ecologica e sociale;
33) è positiva la richiesta di un aumento significativo degli investimenti – 800 miliardi di euro – indicato nel rapporto sul futuro della competitività di Mario Draghi, ma è tuttavia profondamente sbagliato, oltre che controproducente per la sicurezza globale, dedicare larga parte di questi investimenti a difesa e sicurezza, prefigurando così una spesa militare su livelli da economia di guerra;
34) il rapporto Draghi sembra configurare un'agenda di deregolamentazione, riduzione degli oneri per le imprese e liberalizzazione della finanza nell'assenza di un'adeguata attenzione alla protezione delle persone e dell'ambiente che dovrebbero essere invece al centro di un nuovo modello di competitività globale. Il perseguimento della competitività non può infatti tradursi nella ricetta abusata e irresponsabile dei contenere i salari, indebolire le tutele del lavoro e ridurre quelle sociali, compromettendo gli standard e gli obiettivi ambientali in nome del profitto;
35) si esprime un giudizio profondamente negativo sul nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, che evidenzia l'assenza di un'effettiva solidarietà e responsabilità europea nella gestione dei percorsi migratori e la prevalenza di misure concentrate sulla riduzione dell'arrivo dei migranti in Europa, sui respingimenti e sulla facilitazione dei rimpatri nei loro paesi d'origine, valutando anche la possibilità di veri e propri centri detentivi in paesi extra-UE, come quello realizzato dall'Italia in Albania;
36) i naufragi e le morti di migranti nel Mar Mediterraneo sono una tragedia epocale alla quale abbiamo la responsabilità di porre fine; il salvataggio in mare è un obbligo legale ai sensi del diritto internazionale, in particolare ai sensi dell'articolo 98 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che richiede l'assistenza a qualsiasi persona in pericolo in mare; è necessaria una risposta permanente, solida ed efficace dell'Unione nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare, anche attraverso una missione dedicata dell'Unione europea, al fine di prevenire ulteriori perdite di vite umane tra i migranti che tentano di attraversare il Mar Mediterraneo;
37) l'esistenza di vie di accesso sicure e legali all'Unione europea è l'unica alternativa alla migrazione irregolare e si deplora la mancanza di tali opportunità, anche per i richiedenti asilo e i rifugiati. Un approccio basato su misure emergenziali per rafforzare il controllo delle frontiere e ridurre gli arrivi di migranti in Europa ha portato a una drastica riduzione delle opportunità di migrazione legale, spingendo i migranti verso rotte più pericolose;
38) qualsiasi accordo con i Paesi di origine e di transito di migranti deve garantire la piena protezione delle vite umane, della dignità e dei diritti umani. Si esprime profonda vergogna per il fatto che queste garanzie minime non siano effettivamente rispettate e che i migranti e i rifugiati debbano affrontare condizioni disumane di trasferimento e detenzione. Si condannano gli abusi e le violazioni sistematiche dei diritti umani che colpiscono un gran numero di migranti e richiedenti asilo;
39) il rimpatrio dei migranti può avvenire solo in condizioni di sicurezza, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dei migranti interessati e solo se il Paese in cui i migranti stanno per essere rimpatriati è considerato sicuro. Da questo punto di vista si evidenziano eclatanti anomalie, come l'accordo con la Tunisia che vive oggi una clamorosa degenerazione delle garanzie democratiche e del rispetto dei diritti umani che non consentono di considerarla un partner affidabile;
40) nel corso del Consiglio europeo i leader dell'Unione europea faranno il punto sui preparativi per le riunioni della conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che si terrà a Cali, in Colombia, dal 21 ottobre al 1° novembre 2024 e della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29) che si terrà a Baku in Azerbaigian, dall'11 al 22 novembre 2024;
41) dal 21 ottobre al 1° novembre 2024 rappresentanti di oltre 190 Stati, tra cui l'Italia, si ritroveranno in Colombia per la Conferenza per la Biodiversità delle Nazioni Unite 2024 (COP16) della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica (CBD) per valutare, a distanza di due anni dall'approvazione del Quadro globale per la Biodiversità della COP15, i progressi compiuti dei Paesi attraverso piani e strategie nazionali da aggiornare entro l'inizio della Conferenza, verso obiettivi e target da raggiungere entro il 2030 per arrestare e invertire la perdita di biodiversità del pianeta;
42) dall'11 al 22 novembre 2024 si terrà la 29esima Conferenza delle Parti dell'UNFCCC, Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, dove i quasi 200 paesi partecipanti saranno chiamati a dare continuità ai risultati ottenuti dalla comunità internazionale nel corso della COP28, dando seguito alle discussioni sull'abbandono delle fonti fossili e sulla necessità di triplicare l'installazione di quelle rinnovabili e raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030, con l'obiettivo di conseguire una giusta transizione;
43) appare evidente come clima e biodiversità siano questioni strettamente interconnesse: il cambiamento climatico ha già alterato ecosistemi marini, terrestri e fluviali in tutto il mondo, causando perdita di specie, aumento delle malattie, eventi di mortalità di massa in piante e animali, provocando persino le prime vere e proprie estinzioni causate dal clima. Come dicono gli scienziati del clima, per ogni aggiunta di decimo di grado di riscaldamento globale le minacce e i rischi a specie e ecosistemi degli oceani, delle regioni costiere, delle terre emerse sono destinati ad aumentare e questo varrà in particolare per gli hotspot di biodiversità, come è il nostro Paese;
44) l'Italia è il Paese dell'Unione europea con maggior abbondanza di habitat e con il più alto tasso di specie endemiche. Ben oltre il 50 per cento delle specie vegetali e il 30 per cento delle specie animali di Interesse Conservazionistico Comunitario si trovano all'interno dei nostri confini. Il nostro paese presenta anche una grande varietà di habitat: sono stati riconosciuti sul territorio nazionale ben 85 tipi di ecosistemi terrestri (58 dei quali considerati a rischio) e 394 habitat marini, di cui ben 297 considerati di elevato valore conservazionistico. Eppure il 68 per cento degli ecosistemi è in pericolo e l'89 per cento delle aree naturali di interesse comunitario versa in un cattivo stato di conservazione. Le specie esotiche invasive sono aumentate del 96 per cento negli ultimi tre decenni e il 30 per cento delle specie censite sul suolo italiano sono considerate a rischio di estinzione. Inoltre, il consumo di suolo, che è una delle maggiori cause della perdita di biodiversità, ha raggiunto la velocità di 2,4 metri quadrati al secondo;
45) all'inizio di agosto la Commissione europea ha annunciato di aver comunicato gli impegni europei per l'implementazione del Quadro globale per la Biodiversità. L'Unione europea ha delineato come intende contribuire a tutti gli obiettivi del citato Quadro, collegando questi impegni a strumenti politici e legislativi, evidenziando l'ambizione del Green Deal europeo e il ruolo centrale della Strategia per la biodiversità 2030 e della legge sul ripristino della natura, che forniscono una base solida per rispettare gli impegni internazionali;
46) in questo quadro occorre un deciso cambio di passo e un'azione risoluta, a livello nazionale ed europeo, per raggiungere gli obiettivi al 2030 su clima e biodiversità, accelerando l'attuazione dei Piani d'azione e strategie comunitarie, adottati dall'Unione europea per favorire la protezione e valorizzazione della biodiversità, sul quale il nostro paese non può e non deve tirarsi indietro,
impegna il Governo:
1) a richiedere con fermezza, durante il Consiglio europeo, l'immediata adozione di una posizione comune che promuova un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, al fine di evitare ulteriori perdite di vite umane e permettere l'accesso degli aiuti umanitari alle popolazioni civili colpite, nonché la liberazione di tutti gli ostaggi;
2) nella stessa sede, a richiedere l'immediata adozione di una posizione comune che metta fine al conflitto e all'invasione del Libano, promuovendo una rinnovata missione UNIFIL, come forza di interposizione, di osservazione internazionale e di supporto umanitario anche rafforzandone il mandato;
3) a richiedere, in occasione del prossimo Consiglio europeo, la sospensione dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e Israele, come conseguenza delle ripetute violazioni dei diritti umani a Gaza in Cisgiordania e in Libano e dell'attacco contro le postazioni italiane e di altri paesi nell'ambito della missione UNIFIL;
4) a promuovere attivamente, in sede europea, una revisione complessiva delle relazioni tra l'Unione europea e Israele, condizionandole al rispetto dei diritti umani, delle risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, richiamando in particolare i pareri consultivi della Corte internazionale di Giustizia del 2004 e del 19 luglio 2024, che dichiarano illegali le azioni di Israele nei Territori Palestinesi Occupati e riaffermano l'obbligo per la comunità internazionale di non riconoscere la legittimità dell'occupazione;
5) a riconoscere lo Stato di Palestina, e promuoverne il riconoscimento quale azione di politica estera che imprima una svolta positiva verso un negoziato tra le parti per giungere alla soluzione «due popoli due Stati» e a garantire la coesistenza nella libertà, nella pace e nella democrazia dei due popoli;
6) a sostenere la necessità di un'inchiesta internazionale indipendente sull'attacco contro le postazioni della missione UNIFIL, coinvolgendo la comunità internazionale e per sanzionare questa nuova e grave violazione del diritto internazionale da parte del governo israeliano;
7) a proporre e sostenere la necessità di un'interruzione di qualsiasi fornitura di armamenti e tecnologia utilizzabile a fini bellici nel rispetto della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, almeno fino a quando non si verificheranno condizioni reali e verificabili di distensione e cessazione delle operazioni militari, in linea con i principi di rispetto del diritto umanitario internazionale;
8) a rafforzare il ruolo dell'Italia nelle iniziative diplomatiche volte a una soluzione duratura e pacifica del conflitto israelo-palestinese, ad operare concretamente per mettere fine all'occupazione israeliana della Palestina, sulla base delle risoluzioni Onu, con particolare attenzione alla protezione delle missioni di pace e dei diritti dei civili nelle aree di conflitto;
9) a chiedere al Consiglio europeo la ferma condanna della decisione della Knesset di bandire l'UNRWA, sottolineando l'importanza del ruolo svolto da tale organizzazione nella protezione e nel sostegno dei rifugiati palestinesi, e a difendere il suo prezioso lavoro umanitario in tutte le sedi internazionali, inclusa l'Unione europea;
10) a proporre al Consiglio europeo di definire misure sanzionatorie commisurate alle violazioni in corso del diritto internazionale ed a richiedere all'Unione europea di adottare misure concrete per vietare il commercio di beni e servizi provenienti dalle colonie israeliane illegali nei Territori Palestinesi Occupati, in conformità con il diritto internazionale, con le risoluzioni delle Nazioni Unite e con le opinioni della Corte internazionale di giustizia;
11) a chiedere l'applicazione della Direttiva 2001/55/C sulla protezione temporanea per la popolazione palestinese e libanese;
12) a chiedere al Consiglio europeo che assuma un protagonismo diplomatico per la fine della guerra in Ucraina e avvii una forte iniziativa dell'Unione per il cessate il fuoco e l'avvio di un processo di pace in un contesto multilaterale;
13) ad insistere con fermezza, durante il Consiglio europeo, per ottenere la sospensione della fornitura nazionale di equipaggiamento militare all'Ucraina e interrompere anche il ricorso all'European Peace Facility a questo fine;
14) ad opporsi ad ogni ipotesi di rimozione delle restrizioni sull'uso delle armi donate dai Paesi dell'Unione europea al governo ucraino;
15) a supportare tutti gli sforzi volti al sostegno della popolazione civile ucraina;
16) a sostenere nel Consiglio europeo l'esigenza di un cambio di paradigma profondo nella definizione di competitività, che sostenga grandi investimenti comuni che abbiano al centro le ambizioni sociali e ambientali;
17) ad escludere che l'agenda strategica per la competitività porti ad un cospicuo aumento della spesa militare;
18) a sostenere in Consiglio europeo l'urgenza di una tassazione patrimoniale europea sulle grandi ricchezze volta a finanziare investimenti necessari per la lotta alla povertà e la transizione ecologica e sociale;
19) a chiedere al Consiglio europeo di rivedere la propria posizione sul patto sulla migrazione e l'asilo, cercando di costruire al suo posto un approccio più solidale alla gestione dei fenomeni migratori;
20) ad adoperarsi e richiedere un impegno comune per la creazione di una missione UE di salvataggio nel Mediterraneo e per la cessazione immediata di tutti gli accordi UE o dei singoli stati sulla gestione integrata delle frontiere con paesi terzi che non forniscono garanzie sufficienti sul rispetto dei diritti umani a cominciare da quelli con Libia e Tunisia, escludendo la realizzazione di centri detentivi in Paesi extra-UE, come quello realizzato in Albania dall'Italia in contrasto con le norme internazionali ed europee sull'accoglienza e protezione internazionale;
21) a confermare in sede europea gli obiettivi del Green Deal ed i target della Strategia per la biodiversità per tutelare legalmente almeno il 30 per cento di territorio e di mare, accelerando le iniziative per l'istituzione di nuove aree protette pari almeno al 30 per cento di territorio protetto terrestre e marino, di cui almeno un terzo da sottoporre a stretta protezione, assicurando un'adeguata tutela del capitale naturale del Paese;
22) ad impegnarsi in sede europea a raggiungere, entro il 2030 l'azzeramento del consumo di suolo e la rigenerazione dei suoli degradati anche nelle aree urbane, rafforzando gli spazi verdi e la pianificazione urbana per il benessere umano e la biodiversità, attraverso il recupero delle funzioni eco-sistemiche del suolo;
23) ad impegnarsi in sede europea alla riduzione progressiva fino al completo azzeramento entro il 2030 dei sussidi ambientamene dannosi destinando le risorse all'aumento degli incentivi che generano benefici per la biodiversità;
24) ad impegnarsi in sede europea ad adottare un piano di gestione della biodiversità integrato con il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici per realizzare in maniera efficace e trasparente il monitoraggio della biodiversità anche al fine di rafforzare la resilienza di fronte alla siccità.
(6-00137) «Zanella, Bonelli, Fratoianni, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».
La Camera
impegna il Governo:
1) a richiedere con fermezza, durante il Consiglio europeo, l'immediata adozione di una posizione comune che promuova un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, al fine di evitare ulteriori perdite di vite umane e permettere l'accesso degli aiuti umanitari alle popolazioni civili colpite, nonché la liberazione di tutti gli ostaggi;
2) a supportare tutti gli sforzi volti al sostegno della popolazione civile ucraina.
(6-00137)(Testo modificato nel corso della seduta) «Zanella, Bonelli, Fratoianni, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».
La Camera,
premesso che:
1) nel prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024, i Capi di Stato e di Governo discuteranno di importanti questioni inerenti all'Ucraina, al Medio Oriente, alla competitività, al Semestre europeo, alle migrazioni, al cambiamento climatico e biodiversità, alle relazioni esterne;
2) il Consiglio europeo si svolge in un momento cruciale per l'Unione europea e per il mondo, mentre è ancora in corso il processo di formazione della nuova Commissione, in attesa delle audizioni dei candidati Commissari da parte del Parlamento europeo, che contribuirà a delineare il ruolo che l'Unione europea sarà in grado di assumere nei prossimi anni nel mutato e più incerto contesto internazionale;
3) ciò richiede l'impegno a proseguire con rinnovata forza nel percorso di integrazione politica, economica e sociale, affinché l'Unione recuperi centralità, autorevolezza e autonomia strategica e torni ad essere un modello di sviluppo, benessere e sicurezza per i propri cittadini; a ciò deve contribuire in modo sostanziale l'Italia, mediante un quadro di alleanze volto alla difesa dei suoi valori fondamentali, in primo luogo la pace, la democrazia e lo Stato di diritto, la tutela dei diritti umani, e un atteggiamento responsabile, coerente e collaborativo ai fini dell'interesse europeo, e non già con le alleanze e le tattiche di corto respiro sin qui messe in atto dal Governo;
4) il Consiglio europeo ha costantemente ribadito la ferma condanna dell'aggressione russa all'Ucraina e il pieno sostegno dell'Unione europea, per tutto il tempo necessario, al diritto naturale di autotutela dell'Ucraina, in linea con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, per la sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale;
5) l'Unione europea ha riaffermato la propria determinazione a sostenere la difesa, così come la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, anche nel contesto del processo di allargamento, ed in tale segno è stato elaborato lo Strumento europeo per l'Ucraina il cui importo complessivo è pari a 50 miliardi di euro per il periodo 2024-2027 per tutti i tipi di sostegno. Inoltre, l'Unione europea ha già adottato 14 pacchetti di sanzioni europee volte a minare la capacità della Russia di portare avanti la sua guerra di aggressione illegale;
6) in tale prospettiva, appaiono censurabili i veti che l'Ungheria sta ponendo riguardo sia il nuovo Fondo di assistenza per l'Ucraina da 5 miliardi di euro, istituito nel marzo 2024 nell'ambito dello strumento europeo per la pace (EPF), sia l'ottava franche dei rimborsi dell'EPF per gli Stati membri che hanno fornito aiuti militari all'Ucraina per oltre 18 mesi;
7) il Parlamento europeo, in data 19 settembre, ha approvato la Risoluzione 2024/2799(RSP) in cui, oltre a riconfermare il sostegno al popolo ucraino, si chiede all'Unione europea di mettere in campo uno sforzo diplomatico per conseguire il più ampio consenso internazionale ad una iniziativa volta ad individuare una soluzione pacifica alla guerra, che deve basarsi sul pieno rispetto dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, sui principi del diritto internazionale, sull'assunzione di responsabilità per il crimine di aggressione e i crimini di guerra commessi dalla Russia, sui risarcimenti e su altri pagamenti russi per gli ingenti danni causati in Ucraina;
8) come ha dichiarato l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell, «un anno dopo il terribile attacco contro Israele, la situazione non fa che peggiorare. Le popolazioni della regione sono più insicure che mai e sono intrappolate in un ciclo infinito di violenza, odio e vendetta. L'intero Medio Oriente è sull'orlo di una completa conflagrazione che la comunità internazionale sembra incapace di controllare»;
9) difatti, la spirale di violenza transfrontaliera tra Israele e Hezbollah, che dura da un anno, a seguito del brutale attacco terroristico di Hamas verso Israele, si è trasformata in una guerra aperta nel sud del Libano che ha già prodotto oltre 2 mila morti e più di un milione di sfollati;
10) l'Iran, principale alleato di Hezbollah e che da sempre ha agito come forza destabilizzante in Medio Oriente anche con l'utilizzo dei proxy regionali, ha reagito con il lancio di centinaia di missili verso Israele, alimentando la ben più temuta escalation in tutta la regione;
11) nella striscia di Gaza la situazione umanitaria è drammatica: il numero altissimo di vittime civili, in particolare bambini, nonché i livelli catastrofici di fame e il rischio imminente di carestia causati dall'ingresso insufficiente di aiuti a Gaza rendono assolutamente necessario un cessate il fuoco per fornire aiuti salvavita a chi ne ha bisogno e per garantire il rilascio degli ostaggi israeliani;
12) il commissario europeo alle Emergenze, Janez Lenarcic, ha esortato la Knesset a «non adottare le proposte di legge recentemente approvate dalla sua commissione per gli affari esteri e la sicurezza sull'Unrwa». Tali leggi sono «contrarie al diritto internazionale, al multilateralismo, agli aiuti umanitari e ai principi fondamentali dell'umanità» e se adottate impedirebbero all'Agenzia delle Nazioni Unite di continuare a fornire i suoi servizi e la sua protezione in Cisgiordania, a Gerusalemme Est oltre che a Gaza con evidenti ulteriori drammatiche ricadute sulla popolazione palestinese;
13) tali proposte di legge impediscono a UNRWA di operare nel territorio, privano il personale delle immunità legali e classificano l'agenzia delle Nazioni Unite come organizzazione terroristica, contribuendo così ad isolare ulteriormente Israele nell'ambito della comunità internazionale oltre che a colpire duramente il multilateralismo già particolarmente indebolito;
14) l'Unione europea, l'Italia e gran parte della comunità internazionale concordano nel considerare la soluzione dei «due popoli, due Stati» l'unica strada possibile per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, una posizione profondamente radicata nella tradizione e nell'iniziativa diplomatica italiana nei confronti di Israele e della Palestina;
15) il Parlamento europeo ha già approvato nel 2014 la risoluzione (2014/2964(RSP)) sul riconoscimento dello Stato di Palestina e, successivamente, il Parlamento italiano, con la mozione 1-00745 del 27 febbraio 2015, presentata dal Gruppo del Partito democratico e approvata a larga maggioranza, ha impegnato il Governo al riconoscimento dello Stato di Palestina, quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele;
16) il premier israeliano Netanyahu, infatti, continua ad essere contrario alla creazione di uno Stato palestinese come parte di qualsiasi scenario postbellico: «Israele accetterà solo un accordo che porterebbe lo Stato ebraico ad avere il controllo della sicurezza sull'intera Striscia di Gaza», ha detto più volte; alcuni dei suoi ministri, su tutti Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, si sono distinti in questi mesi per dichiarazioni sprezzanti e provocatorie verso qualsiasi tentativo di apertura alla soluzione politica;
17) in risposta a siffatti atteggiamenti provocatori, l'Alto rappresentante Borrell ha proposto di avviare una procedura per chiedere agli Stati membri di «includere nella nostra lista di sanzioni alcuni ministri israeliani che hanno lanciato messaggi di odio inaccettabili contro i palestinesi e che propongono cose che vanno chiaramente contro il diritto internazionale e sono un'incitazione a commettere crimini di guerra»;
18) Hamas, dal canto suo, ha riaffermato di recente, attraverso uno dei suoi leader Khaled Mesh, il suo rifiuto verso «la soluzione dei due Stati», rinnovando l'obiettivo, soprattutto dopo il 7 ottobre, di «una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud» e respingendo come inaccettabili i confini del 1967;
19) la comunità internazionale ha il dovere di sancire, ancor più unanimemente, che non ci può essere spazio per posizioni che neghino la legittima aspirazione di entrambi i popoli a vivere in pace e sicurezza entro confini certi e riconosciuti;
20) è ormai evidente che questa guerra abbia già assunto una dimensione regionale e che se non immediatamente arginata, si corra il concreto rischio di coinvolgimento di attori globali;
21) a maggior ragione, non possiamo non notare come l'Europa sia debole nell'iniziativa politica e diplomatica riguardo una de-escalation nella regione e l'avvio di una soluzione di pace;
22) anche l'Italia, da sempre protagonista di una equilibrata iniziativa diplomatica in grado di interloquire con tutti gli attori regionali, attualmente risulta ininfluente e incapace di esercitare alcuna azione concreta per la costruzione del cessate il fuoco e per una pace duratura nell'area, a partire dal Libano, dove storicamente abbiamo guidato, con l'assenso di tutte le parti, la missione di pace delle Nazioni Unite Unifil, che opera su mandato della risoluzione ONU 1701 del 2006 – che prevede una fascia di territorio a sud del fiume Litani ed a nord della Blue line in cui siano presenti solo le armi delle forze armate libanesi e di Unifil. La missione può contare su 10.223 soldati provenienti da oltre 50 Paesi tra cui l'Italia, che è presente con 1.256 militari, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. Il nostro più grande contingente impegnato all'estero;
23) inoltre, in Libano desta preoccupazione anche la sicurezza dei nostri connazionali e del personale umanitario presente nel territorio;
24) già nell'ottobre scorso, il Governo italiano si era pilatescamente astenuto sulla risoluzione delle Nazioni Unite, proposta dalla Giordania a nome degli Stati arabi per una «tregua umanitaria immediata e duratura» del conflitto tra Israele e Hamas, che chiedeva a tutte le parti di rispettare il diritto internazionale umanitario e la fornitura «continua, sufficiente e senza ostacoli» di aiuti e servizi essenziali nella Striscia di Gaza, incoraggiando l'apertura di corridoi umanitari, e la «revoca dell'ordine da parte di Israele di evacuazione dei palestinesi dal nord della Striscia». Respingeva inoltre, fermamente «qualsiasi tentativo di trasferimento forzato della popolazione civile palestinese» e chiedeva il «rilascio immediato e incondizionato» di tutti i civili tenuti prigionieri;
25) l'Italia si è astenuta il 18 settembre scorso, quando l'Assemblea generale dell'ONU ha approvato una risoluzione non vincolante in cui chiede, tra le altre cose, il ritiro, entro un anno, di tutte le forze israeliane e l'evacuazione dei coloni dai territori palestinesi occupati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, in conformità con il parere emesso dalla Corte internazionale di giustizia (Cig) a luglio scorso;
26) Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 12 giugno ha adottato la risoluzione 2735 con la quale ha approvato il piano per il cessate il fuoco a Gaza proposto dagli Stati Uniti, che prevede la fine delle ostilità nella Striscia, attraverso il progressivo ritiro dell'esercito israeliano e il rilascio di tutti gli ostaggi, il ritiro delle forze israeliane dalle aree popolate di Gaza, il ritorno dei civili palestinesi nelle loro case e nei loro quartieri in tutte le aree di Gaza, compreso il nord, nonché la distribuzione sicura ed efficace di assistenza umanitaria su larga scala in tutta la Striscia di Gaza, l'avvio di un importante piano di ricostruzione pluriennale per Gaza e la restituzione alle famiglie delle salme degli ostaggi deceduti ancora a Gaza;
27) nella Risoluzione 2735 si riafferma, inoltre, «l'incrollabile impegno a favore della visione della soluzione dei due Stati in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano in pace l'uno accanto all'altro all'interno di confini sicuri e riconosciuti, in conformità con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite e a questo proposito sottolinea l'importanza di unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania sotto l'Autorità Palestinese»;
28) nelle conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo dello scorso 27 giugno è stata nuovamente condannata la violenza dei coloni estremisti in atto in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e la richiesta di proseguire i lavori su ulteriori misure restrittive nei confronti dei coloni estremisti;
29) in Europa si sono intensificati gli appelli per un embargo sulla vendita di armi a Israele, per il timore di complicità nella commissione di potenziali crimini di guerra a Gaza e in Libano, da ultimo, anche il presidente francese Macron e il presidente spagnolo Sanchez si sono uniti alle richieste di fermare la vendita di armi, così come l'Alto rappresentante Borrell;
30) ribadita la ferma condanna per l'attacco terroristico vigliacco e atroce, che un anno fa ha colpito Israele per mano di Hamas provocando oltre 1200 morti e 200 ostaggi;
31) va condannata la reazione spropositata del Governo di Netanyahu a Gaza che ha portato nel corso di quest'anno al massacro di oltre 40mila persone, di cui quasi 20mila minori;
32) va riaffermato il diritto del Libano di vedere garantita la propria integrità territoriale e la sicurezza all'interno del proprio territorio sia verso l'azione destabilizzante di Hezbollah, sia verso le incursioni e i bombardamenti di Israele, nel rispetto di tutti gli attori della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. Risoluzione che, come noto, è stata ripetutamente violata negli anni sia da Hezbollah, con continui lanci di razzi sulla Galilea – che continuano tuttora costantemente- e che hanno costretto negli anni decine di migliaia cittadini israeliani a lasciare le proprie abitazioni; sia da Israele con, da ultimo, la violazione della sovranità territoriale libanese;
33) la crisi diplomatica tra il governo israeliano e gli organismi internazionali sta subendo una pericolosa accelerazione che precipitando Israele in un crescente isolamento. Alla decisione del governo israeliano di dichiarare il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, «persona non grata» e alle citate proposte di legge contro UNRWA, sono seguiti diversi attacchi mirati dell'esercito israeliano contro il quartier generale di Naqoura e due basi italiane UNIFIL nel sud del Libano nel corso dei quali sono rimasti feriti cinque peacekeepers; gli attacchi, definiti dal Ministro della difesa, Guido Crosetto, «crimini di guerra», costituiscono una grave violazione degli obblighi di Israele ai sensi della citata risoluzione Onu 1701 e del diritto internazionale umanitario e hanno comportato la durissima condanna dell'Unione europea e della comunità internazionale;
34) nonostante il portavoce ONU, Farhan Haq, abbia ribadito con fermezza che Unifil continuerà a svolgere i compiti del suo mandato con l'accordo di tutti i 50 Paesi contributori della missione di pace, il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha chiesto al Segretario Generale delle Nazioni Unite di rimuovere le forze Unifil dalle zone di combattimento e, inoltre, il quadro si è ulteriormente aggravato con il ferimento lo scorso 13 ottobre di ulteriori quindici peacekeepers dopo l'irruzione di due tank israeliani nelle loro basi;
35) sia l'Agenda strategica 2025-2029 definita nel giugno scorso che il rapporto Letta sul mercato unico e il rapporto Draghi sulla competitività hanno evidenziato, alla luce delle crisi degli ultimi anni e delle nuove sfide poste dal contesto globale, la necessità per l'Unione europea di mettere in campo ogni iniziativa tesa da un lato a recuperare competitività, produttività e livelli di reddito perduti rispetto a partner e concorrenti, mediante un maggiore coordinamento delle politiche industriali, commerciali e fiscali; dall'altro a garantire il benessere dei cittadini e il mantenimento del modello sociale europeo, per una crescita sostenibile ed inclusiva;
36) è dunque prioritario, per l'Unione europea, colmare il divario di innovazione nei settori trainanti e ridurre le sue dipendenze strategiche in settori cruciali quali l'energia, le materie prime critiche, le tecnologie digitali, la difesa; implementare e modernizzare il mercato interno, come motore di sviluppo e coesione;
37) ciò richiede una strategia europea di ampio respiro, adeguatamente sostenuta anche sul piano finanziario a sostegno degli investimenti produttivi: il rapporto Draghi stima il fabbisogno finanziario necessario all'Unione europea per raggiungere i suoi obiettivi in almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, così invertendo la tendenza pluridecennale alla loro riduzione che si è verificata nella maggior parte delle grandi economie europee;
38) essenziale risulta sbloccare gli investimenti pubblici e privati, anche mediante adeguati stimoli, ma soprattutto l'emissione di strumenti di debito comuni, a carattere permanente, sulla base del modello Next Generation EU, per finanziare progetti di investimento congiunti nei settori trainanti;
39) ai fini della competitività e della crescita economica dell'Unione europea, il contributo fornito dal NextGenerationEU sta dimostrando l'importanza di programmi e strumenti comuni; l'incerta realizzazione del PNRR da parte dell'Italia rischia tuttavia di delegittimare lo strumento; il forte ritardo accumulato dal nostro Paese, in attesa di sapere a chi spetterà adesso la responsabilità della sua attuazione, peserà anche sui dati relativi alla crescita del PIL – e quindi sulla sostenibilità del debito – nel nostro Paese per i prossimi anni, dati su cui si basano le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica elaborate dal Governo italiano, gli impegni da concordare con l'Unione europea nel quadro della nuova della governance economica europea e gli spazi di manovra per la prossima legge di bilancio;
40) come previsto dalle nuove regole della governance economica europea, l'Italia ha presentato il Piano strutturale di bilancio a medio termine (PS8) 2025-2029, che delinea il percorso di aggiustamento di bilancio che, ai fini del rispetto delle nuove – ma ugualmente rigide – regole, comporterà una correzione del saldo primario strutturale molto impegnativa con un consistente contenimento della spesa primaria netta. Tale Piano, concluso l'esame del Parlamento, deve essere ora trasmesso all'Unione europea e sarà valutato, per garantirne la coerenza e vincolatività degli impegni, insieme al Documento programmatico di bilancio da presentare entro il 15 ottobre;
41) il PSB, oltre a recare stime di finanza pubblica fin troppo ottimistiche e non adeguatamente giustificate, non indica in modo compiuto la programmazione economica e di bilancio per i prossimi anni, ovvero i dettagli di come si intende raggiungere gli obiettivi prefissati, le misure di entrata e di spesa in relazione agli investimenti e le riforme. Dettagli per i quali occorre attendere quantomeno il Documento programmatico di bilancio e il disegno di legge di bilancio per il prossimo anno. Si vanifica così l'ottica pluriennale della programmazione economica e di bilancio per i prossimi anni e la possibilità di un pieno ed effettivo monitoraggio, unica vera innovazione apportata dalla nuova governance economica europea, esito di una trattativa poco lungimirante da parte del Governo. Certo è invece il percorso di correzione di bilancio particolarmente impegnativo, che inciderà fortemente sulle aspettative future dei cittadini e delle imprese, sul benessere socio-economico e sulla competitività del nostro Paese, consentendo minimi margini di manovra, soprattutto per i servizi essenziali;
42) in merito alla questione migratoria, hanno destato preoccupazione le dichiarazioni al Parlamento europeo di Viktor Orbán che, illustrando i contenuti del semestre di presidenza ungherese dell'Unione europea, ha riaffermato la posizione in materia di migrazioni e asilo delle destre sovraniste: in un'ottica puramente difensiva dei confini e nel dispregio dei diritti fondamentali dei migranti, mira alla esternalizzazione delle frontiere UE, al rifiuto del sistema di asilo e al rigetto della solidarietà europea nella gestione dei fenomeni migratori;
43) è inoltre notizia di questi giorni l'apertura in Albania, sulla base del Protocollo con l'Italia del novembre 2023, dei primi centri per migranti sotto giurisdizione italiana, per lo svolgimento delle procedure accelerate di frontiera nei confronti di coloro che provengono da Paesi definiti «sicuri» secondo la lista definita dal Governo italiano e aggiornata con decreto interministeriale nel maggio scorso;
44) tuttavia, la Corte di giustizia dell'Unione europea, nella recentissima sentenza C-406/22, ha chiarito che – nelle more dell'entrata in vigore nel 2026 del nuovo Patto per la migrazione e l'asilo, la vigente normativa europea (articolo 37 della direttiva 2013/32), non consente agli Stati membri di designare un Paese terzo come paese di origine sicuro ad esclusione di determinate aree del suo territorio o di determinate categorie di persone. Della sentenza non potranno non tenere conto i giudici nazionali chiamati a convalidare i trattenimenti dei migranti nei centri albanesi, con la probabile conseguenza di doverli poi nuovamente riportare in Italia e, quindi, di un ulteriore spreco di risorse pubbliche, che si aggiungono a quelle ingenti già malamente investite per la costruzione dei centri. Risulta così completamente inficiato non solo l'impianto su cui si fonda il citato Protocollo tra l'Italia e l'Albania, ma anche la politica di esternalizzazione delle frontiere auspicata dalle destre europee;
45) nel settembre scorso la Germania ha notificato alla Commissione europea la decisione prolungare fino a marzo 2025 ed estendere a tutti i propri confini i controlli temporanei alle frontiere, sospendendo la libera circolazione nello spazio Schengen;
46) alla luce dell'inadeguata riforma del Patto sulla migrazione e l'asilo, delle continue tragedie che si verificano nel Mediterraneo, dei fallimentari e pericolosi tentativi di esternalizzare le frontiere dell'Unione europea, risulta imprescindibile costruire un sistema comune e coordinato basato sulla solidarietà e la responsabilità condivisa, che tenga in considerazione in primo luogo la tutela della vita e dei diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo, il rispetto delle convenzioni internazionali e dei principi e dei valori fondanti l'Unione, assieme al rafforzamento dell'azione esterna, nonché la creazione di corridoi umanitari che permettano di giungere in Europa senza mettere a repentaglio le vite di bambini, donne e uomini in fuga da guerre e persecuzioni;
47) lo scorso 6 ottobre il presidente uscente Kais Saied è risultato vincitore nelle elezioni presidenziali in Tunisia, con oltre l'89 per cento delle preferenze, in un contesto caratterizzato da una forte torsione autoritaria. Nel Paese è in corso una nuova ondata di arresti che sta colpendo diversi esponenti politici dell'opposizione, accompagnati da una campagna gravemente xenofoba e senza precedenti contro i migranti subsahariani, accusati di programmare una «sostituzione etnica»;
48) il 16 luglio 2023 è stato firmato un «memorandum d'intesa per un partenariato strategico e globale tra l'Unione europea e la Tunisia» nel quale tuttavia non si fa menzione dei temi che riguardano le libertà civili e politiche e i diritti umani pesantemente violati nel Paese;
49) anche il Governo italiano si è posto a sostegno delle richieste tunisine, chiedendo al Presidente Saied più impegno per impedire le partenze dei migranti diretti in Italia ma senza mai porre come condizione per il proprio impegno il ripristino delle libertà democratiche violate in Tunisia ormai da due anni;
50) in aperto contrasto con tutto quanto descritto, in Italia il 7 maggio 2024 il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia, emanando il decreto che aggiorna la lista di quelli che vengono ritenuti «Paesi di origine sicuri» sulla base della «Direttiva procedure» del 2005 dell'Unione europea, confermava nella suddetta lista la presenza della Tunisia;
51) una recente inchiesta del giornale britannico The Guardian ha raccolto testimonianze di migranti in Tunisia, in particolare nella cittadina di Sfax, che denunciano abusi scioccanti di torture, stupri e violenze da parte della stessa polizia in combutta con i trafficanti. Pestaggi, stupri, respingimenti in mare, segregazione forzata, migliaia di esseri umani, in maggioranza donne e bambini, deportati nel deserto e lasciati morire di fame e di sete. Il tutto nell'assordante silenzio dell'Unione europea;
52) difatti, l'approccio dell'Unione europea e del governo italiano per gli accordi con l'attuale governo tunisino è dominato dalla sua determinazione a ridurre la migrazione – il 2023 è stato l'anno record delle partenze di migranti verso l'Italia –, anche a scapito di trascurare l'arretramento della democrazia in Tunisia;
53) nel corso della prossima COP 16 che si terrà in Colombia, nell'ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, i Paesi partecipanti saranno incaricati di esaminare lo stato di implementazione del Quadro globale sulla biodiversità fissato nel 2022, e promuovere la mobilitazione di risorse per la tutela della biodiversità;
54) il principale obiettivo della COP 29, nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà in novembre in Azerbaijan, sarà di concordare un nuovo obiettivo finanziario globale per il clima (Ncqg – nuovi obiettivi collettivi quantificati); sarà inoltre affrontato il tema delle modalità di riduzione delle emissioni da parte dei Paesi partecipanti alla Convenzione, tramite i nuovi contributi nazionali, anche a seguito degli impegni della Cop 28 di Dubi sull'aumento della capacità delle energie rinnovabili, dell'efficienza energetica e della riduzione fino all'azzeramento dell'energia generata da combustibili fossili;
55) l'ambizione di aggiornare al rialzo l'impegno di mobilitare da parte dei Paesi sviluppati 100 miliardi di dollari all'anno a sostegno dei Paesi in via di sviluppo per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, sembra essere condivisa, ma non è ancora certo si possa trovare un punto di caduta che trovi concordi Paesi finanziatori e riceventi;
56) da ormai 18 mesi, in Sudan, le Forze armate sudanesi (Saf, l'esercito nazionale) e le Forze di supporto rapido (Rs, paramilitari) combattono una guerra civile che ha causato più di 20 mila vittime e ha costretto oltre 10 milioni di civili sudanesi a fuggire. La situazione umanitaria è drammatica: secondo uno studio del World Food Programmo, il 95 per cento dei sudanesi non riesca a consumare neanche un pasto al giorno: più di 40 milioni di persone resta un giorno senza mangiare a causa degli scontri. Anche il sistema sanitario rischia il collasso. L'Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che 15 milioni di persone, circa il 35 per cento dell'intera popolazione, non ha accesso ad assistenza sanitaria e che circa il 75 per cento delle strutture sanitarie non riesce a operare a causa del conflitto;
57) inoltre, la guerra in Sudan rischia di far implodere un Paese – terzo più grande dell'Africa – che è un punto nevralgico tra Sahel e Corno d'Africa, mondo arabo e mondo africano, islam e cristianesimo; i Paesi della regione come il Ciad, il Centrafrica, il Sud- Sudan e l'Etiopia sono già estremamente instabili al loro interno e, come nel passato, la guerra in Sudan, rischia di creare ulteriori instabilità all'interno di questi Paesi, in primis attraverso l'aumento del numero di rifugiati, la destabilizzazione economica e le rivalità regionali;
58) occorre infatti sostenere con forza, anche dal punto di vista finanziario, gli sforzi delle comunità che ospitano gli sfollati in Repubblica Centrafricana, Ciad, Egitto, Etiopia, Kenya, Sudan del Sud e Uganda, giacché il Piano di risposta umanitaria dell'Onu per il 2024, che aveva fissato un fabbisogno di 2,7 miliardi di dollari, a fine agosto risultava finanziato solo per il 41 per cento (pari a 1,1 miliardi di dollari),
impegna il Governo:
1) a contribuire responsabilmente alla definizione del nuovo assetto dell'Unione europea che persegua un sempre maggiore livello di integrazione politica, economica e sociale, per un'unione più forte e unita contro i nazionalismi e gli estremismi e nel quadro dei valori fondanti del progetto europeo, in primo luogo la pace, la democrazia, lo Stato di diritto e la tutela dei diritti umani, e capace di centralità, autorevolezza e autonomia strategica;
2) a ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;
3) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;
4) a sostenere un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura, anche favorendo le basi per lo svolgimento del secondo vertice per la pace e a sostenere, altresì, la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, nonché il suo ammodernamento e le opportune riforme nel contesto del processo di adesione all'Unione europea;
5) a fare attivamente pressione, anche nelle relazioni bilaterali, sull'Ungheria, affinché revochi i propri veti e consenta lo sblocco dello strumento europeo per la pace (EPF), compreso il nuovo Fondo di assistenza per l'Ucraina;
6) a sostenere in sede europea – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele, per preservare la realizzazione dell'obiettivo di «due popoli, due Stati»;
7) a sostenere ogni iniziativa diplomatica, a partire da un rinnovato impegno europeo, volta a ottenere un immediato cessate il fuoco in Medio Oriente, a Gaza e in Libano: per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, per la protezione dei civili e per la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, per fermare gli attacchi di Hezbollah, il lancio di missili dall'Iran e le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, affinché siano rispettate le risoluzioni delle Nazioni Unite, per rilanciare il processo di pace;
8) a sostenere le sanzioni proposte dall'Alto rappresentante Borrell nei confronti dei ministri israeliani che hanno lanciato messaggi di odio inaccettabili contro i palestinesi e nei confronti dei coloni violenti, nonché i pronunciamenti della Corte internazionale di giustizia;
9) ad adoperarsi con i partner europei perché sia sempre riconosciuta la piena agibilità nel territorio israeliano delle diverse agenzie delle Nazioni Unite, come UNRWA o OCHA, World Food Programme e perché sia scongiurata l'approvazione da parte di Israele di leggi apertamente lesive delle prerogative degli organismi internazionali;
10) ad adottare ogni iniziativa utile in coordinamento con i Paesi Ue e i partners internazionali perché il governo israeliano ponga fine agli atti ostili contro le basi del contingente Unifil nel pieno rispetto della risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu 1701 oltre che del diritto internazionale nonché alla pericolosa azione di delegittimazione degli organismi internazionale e dei suoi vertici;
11) a farsi promotore in sede europea di un sostegno convinto agli appelli per un embargo sulle armi a Israele, a maggior ragione, in questa fase di escalation del conflitto a livello regionale;
12) ad adoperarsi in sede europea per l'adozione di misure di contrasto alle crescenti forme di antisemitismo;
13) ad adottare iniziative volte a promuovere il miglioramento del mercato interno, con specifico riferimento al quadro normativo, rimuovendo la frammentazione e i persistenti ostacoli al fine di garantire benefici per tutti, in particolare nei settori dell'energia e delle telecomunicazioni e nel quadro della duplice transizione verde e digitale;
14) a favorire l'adozione di misure tese a ridurre le dipendenze strategiche dell'Unione europea in settori cruciali quali l'energia, le materie prime critiche, l'innovazione e le tecnologie digitali, la difesa;
15) a mettere in campo ogni politica finalizzata a recuperare competitività, produttività e livelli di reddito dell'Unione europea, per garantire il benessere dei cittadini e il mantenimento del modello sociale europeo, mediante un maggior coordinamento delle politiche industriali, commerciali e fiscali, e la riduzione del divario di innovazione nei settori trainanti;
16) ad adottare iniziative volte a contribuire alla realizzazione di significativi progressi del Mercato Unico dei Capitali, senza barriere interne e con un sistema comune di regole e vigilanza, e completare l'Unione bancaria;
17) a porre in essere una strategia europea di ampio respiro per la crescita e la competitività, adeguatamente sostenuta sul piano finanziario per rispondere al fabbisogno di investimenti, e a tali fini favorire l'emissione di strumenti di debito comuni per progetti europei congiunti;
18) promuovere la trasformazione di NGEU in uno strumento permanente;
19) ad adottare iniziative volte ad assicurare il completamento dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, garantendo la realizzazione di tutti gli obiettivi e riforme secondo le scadenze stabilite;
20) a farsi promotore, nel corso della nuova legislatura europea, di iniziative volte ad una revisione della nuova governance economica, al fine di introdurre regole più flessibili che consentano politiche di bilancio che coniughino la sostenibilità del debito con gli investimenti per la crescita economica, la transizione verde e digitale equa e inclusiva, il lavoro, l'istruzione, la salute e la coesione sociale;
21) ad adoperarsi per scongiurare nuovi orientamenti rigoristici nella politica economica dell'Unione europea e a favorire una discussione finalizzata all'assunzione di priorità orientate alla crescita e alla competitività, alla prosecuzione nella realizzazione degli obiettivi del Green Deal europeo, alla coesione economica, sociale e territoriale e all'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali;
22) ad adottare iniziative volte a rimettere al centro dell'agenda europea la creazione di una capacità fiscale comune, nel quadro di una maggiore integrazione;
23) ad adoperarsi al fine di presentare nei termini previsti il Documento programmatico di bilancio all'Unione europea e al Parlamento italiano, anche al fine di chiarire l'entità della manovra di finanza pubblica per il 2025;
24) a ribadire il dovere di accoglienza e protezione degli esseri umani quale cardine dell'appartenenza all'Unione europea, e a garantire l'assistenza umanitaria e il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone nella gestione migratoria;
25) a sostenere la realizzazione di corridoi umanitari sicuri e l'istituzione permanente di una missione europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, e a promuovere la costruzione di un sistema comune, coordinato e solidale per la gestione strutturale del fenomeno migratorio;
26) ad adottare iniziative volte a garantire procedure e percorsi equi, sicuri e legali per migranti e richiedenti asilo, in particolare i minori, nonché a contrastare efficacemente il traffico di esseri umani, anche attraverso partenariati responsabili e trasparenti con i Paesi di origine e transito, evitando in ogni caso disumane, inefficaci e costose forme di esternalizzazione delle frontiere dell'Unione europea, che sono in contrasto con le più recenti determinazioni della Corte di giustizia dell'Unione europea;
27) a sollecitare in sede europea una immediata verifica delle condizioni dei migranti in Tunisia e dell'operato delle autorità tunisine nella gestione degli stessi anche in vista di una sospensione del Memorandum laddove siano confermati gli abusi dei diritti umani denunciati dalla stampa;
28) sostenere con forza, in sede europea e internazionale, la necessità del ripristino dello Stato di diritto, dell'indipendenza della magistratura e della normale dialettica democratica in Tunisia, nonché a garantire la piena libertà di stampa e di manifestazione nel paese;
29) a chiedere al governo tunisino di procedere con l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici, sindacalisti e attivisti della società civile e garantire per loro le prerogative del giusto processo e della detenzione in linea con i principi del diritto internazionale e dei diritti umani;
30) ad adottare le iniziative di competenza necessarie a rimuovere la Tunisia dalla lista dei Paesi di origine sicuri, tenendo conto delle ripetute violazioni dei diritti umani e dello Stato di diritto;
31) nell'ambito degli impegni della «diplomazia verde» europea, a garantire il mantenimento della mobilitazione finanziaria stabilita fino al 2025 per la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico; a sostenere nell'ambito della prossima COP 29 l'impegno nazionale ed europeo per il raggiungimento di un nuovo obiettivo collettivo quantificato di finanziamento del clima (Ncqg) che preveda l'adozione di misure per incrementare l'azione climatica e le risorse da mobilitare a favore dei Paesi più vulnerabili;
32) a sostenere, a livello nazionale ed europeo, l'adozione di nuovi ambiziosi obiettivi per la neutralità climatica e di politiche di sostanziosa riduzione delle emissioni climalteranti, nonché a garantire alla COP 29 nuovi impegni per incrementare la capacità di generazione di energia rinnovabile, stimolare l'efficienza energetica e ridurre fino all'azzeramento l'energia generata da combustibili fossili;
33) a favorire, nel corso della COP 16, l'adozione di nuovi obiettivi ambiziosi e di lungo termine entro l'accordo globale in materia di biodiversità, promuovendo la mobilitazione di risorse per la tutela della biodiversità e garantendo l'impegno nazionale e dell'Unione europea a tali fini;
34) ad adoperarsi, in coordinamento con l'Unione europea e i partner internazionali, affinché tutte le parti coinvolte nel conflitto in Sudan giungano al più presto al cessate il fuoco e ad approntare un piano immediato ed efficace per convogliare il massimo aiuto umanitario alla popolazione stremata;
35) ad adottare iniziative, in coordinamento con l'Unione europea e i partner internazionali, sia nei confronti delle due fazioni contendenti, sia dei Paesi terzi, volte al riavvio di un dialogo nazionale che garantisca la reale partecipazione della società civile sudanese e al ristabilimento di istituzioni civili democratiche che supportino le legittime aspirazioni democratiche della popolazione sudanese.
(6-00138) «Braga, Provenzano, Amendola, De Luca, Graziano, Porta, Madia, Prestipino».
La Camera
impegna il Governo:
1) a ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;
2) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;
3) a sostenere un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura, anche favorendo le basi per lo svolgimento del secondo vertice per la pace e a sostenere, altresì, la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, nonché il suo ammodernamento e le opportune riforme nel contesto del processo di adesione all'Unione europea;
4) ad adoperarsi in sede europea per l'adozione di misure di contrasto alle crescenti forme di antisemitismo;
5) ad adottare iniziative volte a promuovere il miglioramento del mercato interno, con specifico riferimento al quadro normativo, rimuovendo la frammentazione e i persistenti ostacoli al fine di garantire benefici per tutti, in particolare nei settori dell'energia e delle telecomunicazioni e nel quadro della duplice transizione verde e digitale;
6) a favorire l'adozione di misure tese a ridurre le dipendenze strategiche dell'Unione europea in settori cruciali quali l'energia, le materie prime critiche, l'innovazione e le tecnologie digitali, la difesa;
7) a mettere in campo ogni politica finalizzata a recuperare competitività, produttività e livelli di reddito dell'Unione europea, per garantire il benessere dei cittadini e il mantenimento del modello sociale europeo, mediante un maggior coordinamento delle politiche industriali, commerciali e fiscali, e la riduzione del divario di innovazione nei settori trainanti;
8) ad adottare iniziative volte ad assicurare il completamento dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, garantendo la realizzazione di tutti gli obiettivi e riforme secondo le scadenze stabilite;
9) ad adoperarsi al fine di presentare nei termini previsti il Documento programmatico di bilancio all'Unione europea e al Parlamento italiano, anche al fine di chiarire l'entità della manovra di finanza pubblica per il 2025;
10) a ribadire il dovere di accoglienza e protezione degli esseri umani quale cardine dell'appartenenza all'Unione europea, e a garantire l'assistenza umanitaria e il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone nella gestione migratoria;
11) ad adoperarsi, in coordinamento con l'Unione europea e i partner internazionali, affinché tutte le parti coinvolte nel conflitto in Sudan giungano al più presto al cessate il fuoco e ad approntare un piano immediato ed efficace per convogliare il massimo aiuto umanitario alla popolazione stremata;
12) ad adottare iniziative, in coordinamento con l'Unione europea e i partner internazionali, sia nei confronti delle due fazioni contendenti, sia dei Paesi terzi, volte al riavvio di un dialogo nazionale che garantisca la reale partecipazione della società civile sudanese e al ristabilimento di istituzioni civili democratiche che supportino le legittime aspirazioni democratiche della popolazione sudanese.
(6-00138)(Testo modificato nel corso della seduta) «Braga, Provenzano, Amendola, De Luca, Graziano, Porta, Madia, Prestipino».
La Camera,
considerata la relazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024,
impegna il Governo:
1) ad operarsi perché i due rapporti «Much more than a market» e «The future of European competitiveness», predisposti dagli ex Presidenti del Consiglio Enrico Letta e Mario Draghi, forniscano le linee guida prioritarie per il lavoro della Commissione e del Consiglio europeo nei prossimi anni;
2) ad operare perché vengano predisposti gli strumenti finanziari necessari per garantire competitività ed efficacia all'Unione europea nei prossimi anni, essendo pronto a verificare la possibilità di nuovi strumenti di debito comune.
(6-00139) «Della Vedova, Magi».
La Camera,
considerata la relazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024,
impegna il Governo:
1) a lavorare con gli altri Stati membri e le istituzioni europee per il rilancio della competitività europea esaminando con un approccio pragmatico le proposte contenute nel rapporto Letta e nel rapporto Draghi.
(6-00139)(Testo modificato nel corso della seduta) «Della Vedova, Magi».