Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 365 di martedì 15 ottobre 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 10,45.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO BATTISTONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 10 ottobre 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024.

Ha facoltà di parlare la Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Giorgia Meloni.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghi. Sono venuta a consegnare il testo delle comunicazioni che ho appena dato al Senato in vista del Consiglio europeo previsto per il 17 e il 18 di ottobre. Quindi, consegno il testo e torno più tardi per il dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Prendo atto della consegna del testo delle comunicazioni, che saranno pubblicate integralmente in calce al resoconto della seduta odierna. Ricordo che la discussione su tali comunicazioni avrà luogo nella parte pomeridiana della seduta odierna a partire dalle ore 15.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 11.

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Discussione del documento: Proposta di modificazione al Regolamento (Modifiche al Regolamento per la razionalizzazione di fasi e di tempi dei procedimenti e per l'aggiornamento del testo) (Doc. II, n. 9).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento: Proposta di modificazione al Regolamento (Modifiche al Regolamento per la razionalizzazione di fasi e di tempi dei procedimenti e per l'aggiornamento del testo) (Doc. II, n. 9).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - Doc. II, n. 9)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Federico Fornaro.

FEDERICO FORNARO, Relatore. Buongiorno, signor Presidente. Saluto anche i colleghi. Per ragioni di economia dei lavori, interverrò, dei due relatori, soltanto io, e vicino a me c'è il collega Iezzi. Il testo completo è già stato depositato. Io proverei, in questa sede, a fare una sintesi del lavoro, dividendolo in due parti: un aspetto di metodo e uno di merito. Sul metodo, come qualche collega ricorderà, noi abbiamo già deliberato, nel novembre 2022, un primo pacchetto di modifiche regolamentari, limitandolo, però, soltanto agli adeguamenti numerici conseguenti alla riduzione costituzionale del numero dei membri del Parlamento. In un secondo momento, anche dietro un'impostazione voluta dal Presidente della Camera, che, ricordo, è anche Presidente della Giunta per il Regolamento, abbiamo sostanzialmente individuato un lavoro a due fasi: una prima fase riguardava gli interventi più limitati che sono sottoposti oggi all'Aula, avendo, però, chiaro e definito l'obiettivo di raggiungere su questi il massimo di condivisione possibile; poi una seconda fase, che verrà iniziata subito dopo la conclusione di questa, che, invece, dovrebbe provare ad affrontare alcuni nodi più strutturali del nostro Regolamento. Per questo - lo ricordo - è stato istituito un gruppo di lavoro informale con rappresentanti per ciascun gruppo presente in Giunta, che ha svolto numerose riunioni e poi, coerentemente con questa logica a due fasi, i relatori hanno presentato un testo e si è aperta una fase emendativa, con circa un'ottantina di proposte che sono state valutate - vorrei sottolinearlo e lo dico anche pensando alla presentazione di eventuali princìpi direttivi rispetto al testo che oggi è depositato - sostanzialmente definendo il perimetro, cioè abbiamo in sostanza concordato sul fatto che il perimetro era quello definito dal testo presentato dai relatori e gli altri emendamenti sono stati tutti non respinti nel merito, ma sono stati sostanzialmente definiti extra-perimetro e, quindi, c'è stato un invito al ritiro, cosa che ha visto tutti questi emendamenti ritirati, ad eccezione di uno della collega D'Orso che riguarda le quote della programmazione a tutela delle iniziative parlamentari, che, quindi, è stato respinto - lo sottolineo - non nel merito, ma perché considerato extra-perimetro.

Nel merito, l'obiettivo - e vorrei su questo fare chiarezza - è provare a razionalizzare i procedimenti, cercando di renderli più fluidi, con un obiettivo non scritto, che, però, risponde a un'esigenza che mi pare sia condivisa da tutta l'Aula, ossia provare a ricavare più spazi per l'iniziativa parlamentare legislativa, che oggi, anche a causa di un eccesso di decretazione d'urgenza, è stata estremamente compressa. Siamo, quindi, fondamentalmente intervenuti sui tempi.

Il primo intervento è una riduzione del limite generale di intervento per tutti, quindi compresi anche i relatori, in questo caso con un limite che, attualmente fissato in 30 minuti, passa a 10 minuti. Su questo aspetto voglio chiarire. Questo non vuol dire che è stato compresso il tempo per i gruppi. Il tempo per il gruppo rimane di 30 minuti, ma è il singolo intervento che è ridotto a 10 minuti, che, però, nel caso in cui nella discussione sulle linee generali di un progetto di legge un gruppo abbia iscritto un solo deputato, questo tempo viene aumentato fino a 20 minuti. Ciò, quindi, ha questo significato sostanzialmente, di provare a gestire meglio anche la fase della discussione generale, e lo dico - penso che lo condivida anche il collega Iezzi - anche con l'obiettivo, se ci riusciremo, di avvicinare un po' di più la discussione generale al seguito della discussione in Aula, perché questo aiuterebbe anche la comprensione da parte dei colleghi degli argomenti oggetto della discussione.

C'è, poi, un intervento minimale sui tempi di sospensione per la mancanza di numero legale e, inoltre, uno che interessa molto la nostra vita, cioè viene ridotto da 20 a 10 minuti il preavviso quando si tratta di votare. Sembra un intervento minimale, ma se sommate i 10 minuti per tutto l'anno, in realtà si recuperano spazi significativi.

C'è un altro intervento abbastanza significativo di modifica, che riguarda la discussione di ciascun articolo e della parte relativa al complesso degli emendamenti, che viene sostituita da una discussione limitata, in cui può intervenire solo un deputato del gruppo, per 10 minuti. Qui l'obiettivo di fatto dello strumento, che, se non entrato in desuetudine, era scarsamente utilizzato, cioè il complesso degli emendamenti, è riportare la discussione, dando la possibilità a ogni gruppo di fare una valutazione sull'andamento dell'attività in Commissione, quindi la possibilità di rafforzare per ogni gruppo le proprie posizioni e anche - ripeto - una valutazione sull'andamento dell'attività di Commissione.

Siamo, poi, intervenuti sulla disciplina degli ordini del giorno, su cui, rispetto a un primo testo iniziale, sono stati accolti diversi emendamenti, alcuni dei quali avevano la prima firma della collega Ghirra, non introducendo, a livello regolamentare, una quantità di parole, quindi un limite di parole, come peraltro avviene per l'attività ispettiva, però richiamando la necessità che si abbia un contenimento della lunghezza degli atti attraverso un'enunciazione di principio, che è quella della concisione, essenzialità e chiarezza, che poi potrebbe avere una sua declinazione successivamente con una risoluzione da parte della Giunta.

Un altro aspetto importante è quello di definire meglio il contenuto degli ordini del giorno, riducendo una prassi che era diventata molto estensiva nell'ammissibilità contenutistica degli atti. Quindi, per intanto, gli ordini del giorno non potranno sostanzialmente ripetere il contenuto letterale di emendamenti respinti e, quindi, anche qui lo strumento dell'ordine del giorno prova a essere riportato alla sua funzione essenziale, quella di impegnare il Governo a latere della fase emendativa. Interveniamo, in questo caso, anche sulle tempistiche relative agli ordini del giorno, abolendo la fase dell'illustrazione, dato che anche questa era entrata sostanzialmente in desuetudine; invece, viene aumentato, per compensare questa eliminazione, il numero di minuti, che diventano 8 anziché 5, e il numero di interventi distinti, tre anziché due, da parte del singolo deputato. Quindi, in fase di dichiarazione di voto, questo consentirà di avere maggiore spazio, sia come tempo sia come numero di interventi per poter dare, anche da questo punto di vista, maggiore forza anche agli ordini del giorno. Per essere chiari, per effetto della nuova disciplina, il tempo complessivo teoricamente a disposizione dei deputati per prendere la parola sugli ordini del giorno passa da 10 a 8 minuti, però tutti concentrati sulla fase della dichiarazione.

Si interviene anche su una fase che, soprattutto in questa legislatura, ha dato adito ogni tanto a qualche brusio dell'Aula, ossia quello del voto sui pareri favorevoli dati dal Governo. Diciamo che con questa modifica regolamentare, se il Governo dà un parere favorevole secco, non si vota l'ordine del giorno; in questa maniera si riesce sostanzialmente ad avere una maggiore scioltezza in questa fase.

C'è un intervento per quel che riguarda le mozioni e le risoluzioni. Come per gli ordini del giorno, qui si era pensato inizialmente a intervenire con un contenimento della lunghezza degli atti, ma anche in questo caso, dopo la discussione in Giunta, si è poi virato verso questa formulazione più generica che - ricordo ancora - è quella dei principi di concisione, essenzialità e chiarezza.

Una novità importante, a mio giudizio, è quella relativa alle votazioni per parti separate: il primo firmatario diventa, tra virgolette, proprietario del testo e, quindi, può non concordare sulla possibilità di voto per parti separate; sono individuati i soggetti che possono richiedere il voto per parti separate, ma alla fine l'ultima parola è data al primo firmatario, restituendo quindi, a nostro giudizio, fino in fondo l'iniziativa al soggetto proponente; ciò per evitare una sorta di incursioni che spesso sono state fatte; attraverso il voto per parti separate, si possono produrre effetti contrari a quelli che erano invece alla base della presentazione.

C'è poi tutta una parte di interventi, che è stata oggetto di emendamenti dei relatori. Si tratta - è brutto chiamarla così - di un'attività in qualche modo manutentiva del Regolamento. Negli anni c'era stata una superfetazione di pareri e prassi, che produceva sostanzialmente una prassi di applicazione che non rispondeva più ai testi. Quindi, come è scritto nella relazione, è una sorta di adeguamento del testo scritto al diritto vivente. Qui però, per correttezza nei confronti dei colleghi e rispetto al principio che avevamo concordato come relatori per quanto riguarda i cosiddetti extra-perimetro, essendo tutti questi extra-perimetro, per quanto attività manutentiva, come dicevo prima, quelli che sottoponiamo all'attenzione dell'Aula sono unicamente quelli che hanno avuto consenso unanime da parte dei componenti della Giunta, così come viene fatto parallelamente nell'attività di Commissione.

Voi sapete che, quando un emendamento viene portato fuori tempo, può andare avanti se c'è l'accordo di tutti i soggetti. Qui ci sono molti elementi ma, da questo punto di vista, non ci sono novità sostanziali se non un'applicazione regolamentare più dettagliata e più precisa rispetto a prassi oppure a strumenti andati totalmente in desuetudine da decenni, come quello sul voto dell'Aula sull'abbinamento delle mozioni, quello sulla comunicazione alle Commissioni dell'ordine del giorno delle riunioni del CNEL, eccetera; quindi, è un'attività, diciamo così, di pulizia.

Va detto che viene introdotta una facoltà, già prevista dal Regolamento del Senato, rispetto alla possibilità di presentazione di petizioni in formato digitale.

In ultimo due questioni: la prima è la data di entrata in vigore, che sarà il 1° gennaio 2025, in modo da poter dare tempo agli uffici di stampare il nuovo Regolamento; poi concludo con l'auspicio dei relatori - ma io credo anche dell'intera Giunta - che questo documento sia approvato con la più larga maggioranza possibile. In sede di Giunta del Regolamento è stato approvato da tutti i rappresentanti dei gruppi con una sola astensione proprio perché l'obiettivo di questa fase era proprio questo. Crediamo che quella larga maggioranza possa ripetersi in Aula e, quindi, dar ragione a questa impostazione, sapendo che si aprirà poi una 2a fase, in cui il confronto sarà aperto e in cui quindi potranno ritornare in gioco anche quegli emendamenti che in questa fase abbiamo ritenuto extra-perimetro. Un confronto, è l'auspicio dei relatori che consegneranno la nuova fase ai nuovi relatori che verranno decisi dal Presidente. Si tratta di un lavoro che, comunque, consideriamo importante e che ha visto impegnati i componenti della Giunta del Regolamento, in maniera seria e costruttiva, tutti - e di questo li ringrazio -, perché credo che il Regolamento sia alla fine il cuore pulsante di quest'Aula. Se riusciamo a lavorare bene sul Regolamento, il beneficio potrà ricadere sull'istituzione parlamentare, su questa Camera, prima ancora su chi oggi è, pro tempore, in maggioranza o in opposizione.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi. Il pacchetto di proposta di modifica al Regolamento della Camera, che oggi è sottoposto alla nostra attenzione, ci invita a prendere parte attiva al 2o tempo - potremmo definirlo così - del procedimento di riforma del Regolamento dall'inizio della legislatura. Se la 1a serie di modifiche che abbiamo approvato, a novembre del 2022, ha riguardato gli adeguamenti numerici degli organi e degli istituti parlamentari conseguenti alla riduzione del numero dei deputati - diciamo quell'adeguamento strettamente necessario -, le proposte del 2o pacchetto di modifiche, che oggi sono al nostro esame, si muovono complessivamente nella direzione della semplificazione delle procedure. Di quali procedure? Di quelle considerate, sulla base della nostra comune esperienza, più obsolete e più farraginose.

Prima però di entrare nella valutazione di merito delle singole proposte, mi pare importante sottolineare che si tratta di un passo in avanti in una stagione rinnovata di riforme regolamentari, perché non dimentichiamo che nelle precedenti legislature i risultati furono disattesi. Dal 2000, infatti, il Regolamento della Camera - ad eccezione di due riforme importanti, sì, ma settoriali, che sono state approvate nel 2009 e nel 2012 e, poi, l'adeguamento dei riferimenti numerici alla riduzione del numero dei parlamentari, quello del 2022, che ho citato all'inizio di questo intervento -, ebbene, a parte questi tre interventi, di fatto, è rimasto sostanzialmente immutato.

La proposta di modifica, illustrata dal relatore, il collega Fornaro, pur riguardando alcuni aspetti tecnici circoscritti, va inquadrata proprio nella logica di progressiva costruzione delle modifiche regolamentari ed io sottolineo “progressiva” proprio come un auspicio di andare avanti. In questo senso l'approvazione di questo 2o pacchetto ci consentirebbe di andare oltre il minimo indispensabile della revisione regolamentare per aprirci a un percorso riformatore di più ampio respiro - se vogliamo, a una modifica sostanziale - dell'assetto regolamentare della Camera.

Al contempo mi preme chiarire che questo 2o passaggio è fondamentale, ma non è ancora sufficiente rispetto alle sfide che ci pone la modernizzazione istituzionale. Modernizzare il Parlamento è un obiettivo fondamentale per garantire che le istituzioni siano al passo con i cambiamenti politici, con i cambiamenti sociali, con i cambiamenti tecnologici. La modernizzazione dovrebbe rendere il Parlamento più efficiente, più trasparente e più accessibile ai cittadini, assicurando una rappresentanza più attiva e un controllo efficace delle attività del Governo e, nel contempo, consentirci di partecipare con maggiore efficacia ai complessi procedimenti di decisione, che ormai si svolgono in ambito di Unione europea.

Vorrei, proprio su questo punto, anche come componente non solo della Giunta per il Regolamento, ma della XIV Commissione, qui, alla Camera, insistere, perché il Trattato di Lisbona nel 2009 ha previsto che i Parlamenti nazionali degli Stati membri acquisissero un ruolo più significativo nel processo decisionale europeo, e sul piano nazionale, poi, la legge n. 234 del 2012 ha voluto rafforzare il ruolo delle Camere sia nella fase ascendente che nella fase discendente della formazione delle politiche di derivazione europea. Tutto questo perché? Per rispondere alla perdurante questione della disconnessione democratica tra i processi decisionali europei e i Parlamenti nazionali.

È stata depositata, appoggiata e firmata da tutti i gruppi politici presenti in quest'Aula una riforma regolamentare proprio per incidere organicamente sulle procedure di collegamento con l'Unione europea di cui al capo XVIII, parte terza, del Regolamento, in coerenza con le disposizioni europee e nazionali che ho citato prima - il Trattato di Lisbona e la legge n. 234 -, con l'auspicio di riempire un vuoto che, solo in parte, è stato colmato dai pareri della Giunta del 2009 e del 2010. Quindi, spero davvero che in questa progressiva costruzione di modifiche regolamentari si possa, continuando con il metodo che il collega Fornaro ha voluto descrivere nel suo intervento, anche sciogliere questo nodo. Quindi, questa nuova fase riformatrice che ci attende può e deve essere affrontata a partire dalla consapevolezza che ai Regolamenti parlamentari è affidata una funzione importantissima, che è la diretta disciplina delle funzioni costituzionali primarie delle Camere. In ciò essi sono complementari alla nostra Costituzione, in quanto devono garantire l'equilibrio tra maggioranza e minoranze nel corretto esplicarsi della forma di Governo disciplinata in Costituzione, che è una dinamica fisiologica di alternanza fra le forze politiche nel ruolo di maggioranza e di opposizione.

Al contempo, nel riscrivere le regole parlamentari, occorre porre grande attenzione affinché siano sempre tutelati i poteri e le facoltà dei singoli parlamentari, cercando così di arginare ogni rischio di abuso riconducibile al continuum maggioranza-Governo. Questo vale ancora di più alla luce della giurisprudenza della Corte costituzionale, che ha riconosciuto che i singoli parlamentari sono soggetti legittimati a difendere in conflitto le proprie prerogative costituzionali, qualora patiscano una lesione o un'usurpazione manifesta delle attribuzioni che la Costituzione riconosce loro da parte di altri organi parlamentari.

Vengo ora al merito della proposta di modifica che è al nostro esame, e lo farò in modo sintetico proprio perché il relatore collega Fornaro lo ha già fatto in modo, dal mio punto di vista, esauriente. I punti principali del pacchetto di riforma che discutiamo oggi riguardano la riorganizzazione dei tempi di intervento, la riduzione dei tempi massimi e la semplificazione dei tempi per i relatori. C'è poi una parte sulle modifiche procedurali sul numero legale e la sospensione delle sedute, dalla verifica del numero legale alla riduzione dei tempi di sospensione, alla riduzione del preavviso di votazione.

C'è una terza parte che riguarda la riforma della discussione degli articoli e la gestione degli emendamenti, che, in particolare, si sofferma sull'unificazione della discussione e sulla limitazione degli interventi. C'è poi una quarta parte innovativa sugli ordini del giorno, dai tempi di presentazione al contenuto, alla formulazione e all'eliminazione di alcune fasi di discussione. Una quinta parte è volta a migliorare le procedure di votazione, sia proprio, ancora una volta, riguardo la votazione degli ordini del giorno, che sull'uniformità nella procedura.

Ci sono poi alcune modifiche, direi, manutentive, alcuni aggiornamenti minori, dall'abrogazione di norme obsolete all'introduzione delle petizioni digitali, alla durata del turno di presidenza del Comitato per la legislazione. Si prevede che questo pacchetto di modifiche possa entrare in vigore, qualora approvato, il 1° gennaio 2025. Quello che, in conclusione, mi preme sottolineare, oltre a questi punti di merito che ho evidenziato, è il valore strategico di alcuni profili del metodo che è stato utilizzato in questa legislatura nell'elaborazione di questi primi due pacchetti di riforme regolamentari.

Lo ha già detto il collega Fornaro, ma vorrei insistere su questo: è stata allargata la composizione della Giunta, includendo i rappresentanti dei gruppi parlamentari non rappresentati, per assicurare una base di consenso più ampia; sono stati costituiti dei gruppi di lavoro informali, con la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo; a tutti i gruppi è stato richiesto di presentare le proprie proposte e c'è stata un'interlocuzione informale con i gruppi, mantenuta con costanza nel corso dei lavori; c'è stata la scelta di far guidare l'istruttoria a due deputati, che ringrazio, Fornaro e Iezzi, espressione sia di maggioranza che di opposizione; sono state accolte alcune proposte emendative presentate dai gruppi.

Insomma, il confronto è stato ampio, è stato franco fra tutte le forze politiche, e questo, credo, ha creato le premesse per la formazione delle convergenze necessarie ad assicurare un esito positivo al percorso di riforma. L'auspicio, ma anche il richiamo che vorrei fare con forza a tutti noi presenti in Giunta e in quest'Aula, è che il metodo con il quale siamo andati avanti finora possa continuare, perché è un metodo, credo, che risponde allo spirito della Costituzione e che deve essere salvaguardato anche in futuro sugli ulteriori e diversi temi decisivi che dovremo affrontare per completare l'opera di riforma, in misura coerente con le molteplici sfide del nostro sistema politico-istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rossi. Ne ha facoltà.

ANGELO ROSSI (FDI). Egregio Presidente, onorevoli colleghi, il tema affrontato in questa seduta si incentra sul Regolamento parlamentare, cioè su quel corpo di norme che sta alla base della struttura e della funzionalità dell'Assemblea parlamentare. Come sappiamo, le norme contenute nel Regolamento dettano le regole e le procedure per il concreto svolgersi dei lavori parlamentari, con un dettaglio maggiore del testo costituzionale, nel quale esse trovano fondamento. La Costituzione sancisce, infatti, la regola generale dell'autonomia regolamentare delle Camere, riservando a ciascuna di esse la facoltà di disciplinare, con proprio atto, l'organizzazione interna e lo svolgimento dei lavori.

Ci troviamo di fronte alla cosiddetta riserva di Regolamento, e cioè alla esplicita affermazione che nessun'altra fonte giuridica, al di fuori del Regolamento parlamentare, può disciplinare la vita interna di ciascuna Camera. Tuttavia, l'idea che le regole parlamentari, nate in un'epoca molto diversa da quella attuale, siano rimaste sostanzialmente identiche ha portato a una ineludibile riflessione sulla necessità di aggiornare il Regolamento. Questa riflessione, non più differibile, verte sull'adeguatezza delle procedure parlamentari a garantire quei caratteri di efficacia e tempestività della decisione parlamentare richiesti a un Parlamento moderno.

Il segnale della necessità di intervenire sul testo è l'evoluzione, in un arco di tempo significativo, della legislazione ordinaria, delle prassi e del complessivo impulso del diritto europeo. Si può dire che la capacità del Parlamento di saper integrare le proprie norme interne con quelle dell'ordinamento giuridico generale è l'unità di misura della funzionalità dell'istituzione. Di conseguenza, la formalizzazione di nuove regole costituisce soltanto la cristallizzazione di un'evoluzione già affermatasi nella prassi. Si tratta, quindi, di un punto di arrivo e non di partenza.

Teniamo presente che l'ultima revisione regolamentare organica che si è avuta presso la Camera dei deputati risale al 1997. Poi, a partire dal 2000, il Regolamento, ad eccezione di due riforme settoriali nel 2009 e nel 2012 e dell'adeguamento dei riferimenti numerici alla riduzione del numero dei parlamentari, è rimasto immutato. A tal proposito, mi limito a ricordare che, a seguito delle elezioni del 25 settembre 2022, le nuove Camere si sono riunite, per la prima volta, il 13 ottobre 2022 inaugurando, in tal modo, l'attuale XIX legislatura, la quale risulta caratterizzata da una novità assoluta.

Si tratta, infatti, del primo Parlamento eletto dopo la legge costituzionale n. 1 del 19 ottobre 2020, che ha ridotto il numero dei parlamentari, i quali sono passati da 600 a 400 alla Camera dei deputati, e da 315 a 200, più i senatori a vita e di diritto, al Senato della Repubblica.

In ragione di questo significativo cambiamento, il Senato della Repubblica ha approvato, nell'estate del 2022, un'importante riforma del proprio Regolamento. La Camera dei deputati, al contrario, non è riuscita ad approvare una simile riforma del proprio Regolamento, presentando una vistosa asimmetria. Alla Camera si è, infatti, verificato un blocco dell'ordinaria manutenzione normativa, facendosi ampio ricorso allo strumento dei pareri interpretativi della Giunta per il Regolamento, che hanno acquisito una valenza intrinsecamente normativa, diventando fonte integrativa del diritto parlamentare.

In questo senso, la Giunta unifica due funzioni: essa è organo deputato a consigliare il Presidente sulla corretta interpretazione del Regolamento, alla luce del diritto vigente, ed è detentrice di un monopolio sulle riforme regolamentari il cui voto finale è riservato all'Assemblea.

Ebbene, a più di vent'anni di distanza dalle ultime riforme organiche del Regolamento, la Giunta è tornata a esercitare le sue funzioni nelle modalità previste dal Regolamento, fornendo il supporto interpretativo necessario a dare corso alla novella in esame. Dopo l'approvazione del cosiddetto primo binario di riforme, il 30 novembre 2022, che ha adeguato i quorum agli effetti della riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, è emersa la necessità di individuare il perimetro tematico di un secondo intervento di riforma, in modo da favorire il confronto tra i gruppi che compongono la Giunta, cosicché, nella seduta di mercoledì 18 gennaio 2023, la Giunta ha avviato il cosiddetto secondo binario.

Nell'ottica di un complessivo ammodernamento e razionalizzazione della procedura parlamentare, il Presidente Fontana ha enucleato una serie di tematiche e obiettivi di ampio respiro, in grado di favorire l'elaborazione di soluzioni condivise tra i diversi schieramenti politici. Sulla base di tale approccio, come ha avuto modo di affermare lo stesso Presidente in occasione dell'ultima seduta della Giunta, prendiamo atto con soddisfazione del risultato raggiunto, con l'approvazione a larga maggioranza di questo testo, che costituisce il compimento di un ulteriore tassello nel mosaico delle riforme regolamentari, prefigurato all'inizio della legislatura con l'impegno a realizzarlo con la massima condivisione possibile.

A questo punto, mi limiterò a una mera indicazione degli aspetti del Regolamento a mio avviso più significativamente coinvolti nell'ipotesi di riforma, con l'aggiunta di qualche altro contenuto con riferimento alla portata normativa delle modifiche introdotte. Il testo punta a modificare una serie di articoli del Regolamento della Camera, che riguardano soprattutto la durata dei lavori parlamentari, l'esame degli emendamenti e la presentazione degli ordini del giorno.

In particolare, è prevista la riduzione del tempo per l'intervento dei deputati nelle discussioni da 30 minuti a un massimo di 10, garantendo comunque la possibilità di interventi di 30 minuti per la discussione di mozioni di fiducia o sfiducia al Governo, e le discussioni su progetti di riforma costituzionale e in materia elettorale, attualmente fissati in 60 e 45 minuti. Anche il limite di intervento per i relatori viene previsto in 10 minuti, invece degli attuali 20. Si interviene, poi, sulla sospensione prevista per il caso di mancanza del numero legale prima della ripresa della seduta, ridotta da 60 a non meno di 20 minuti, e sul termine di preavviso per lo svolgimento delle votazioni qualificate, ridotto da 20 a 10 minuti.

La proposta avanzata introduce, inoltre, una novità particolarmente significativa nell'articolazione delle fasi del procedimento legislativo, specie in merito alla discussione degli articoli. Attualmente, infatti, il Regolamento prevede che la fase di discussione riguardi ciascun articolo e il complesso degli emendamenti ad esso riferiti. In tale fase, ciascun deputato, di regola per 20 minuti, può intervenire. Per i decreti-legge, invece, tale discussione, secondo la prassi, è l'unica e si riferisce all'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge, con una durata di intervento di 15 minuti. Su tale impostazione si rende opportuno generalizzare lo schema seguito per i decreti-legge, prevedendo quindi lo svolgimento di un'unica discussione complessiva per tutti gli articoli di un progetto di legge e di tutti gli emendamenti ad essi riferiti. Questa discussione, attualmente aperta, verrebbe trasformata in una discussione limitata, in cui può intervenire solo un deputato per gruppo, con un intervento di massimo 10 minuti.

Un altro intervento tocca un tema tra quelli più generalmente avvertiti, relativo alla disciplina degli ordini del giorno. Innanzitutto, si stabilisce che il termine di presentazione degli ordini del giorno non è più quello della votazione dell'ultimo articolo di un progetto, ma è fissato dal Presidente, sentiti i presidenti dei gruppi, come accade in via di prassi in caso di posizione della questione di fiducia sul decreto-legge. Ciò consentirebbe alla Presidenza e al Governo di esaminare con più agio gli ordini del giorno, ai fini, rispettivamente, della valutazione di ammissibilità e dell'espressione dei pareri di merito, consentendo alla discussione di svolgersi in continuità, senza dover subire sospensioni rese di solito necessarie per l'esame degli ordini del giorno presentati all'ultimo minuto.

Viene prevista, comunque, la possibilità per il Presidente di consentire la presentazione di ordini del giorno oltre il termine stabilito, quando ciò appaia necessario nel corso della discussione degli articoli, sempre che l'ordine del giorno sia sottoscritto da un presidente di gruppo. Un intervento significativo è stato poi operato sul contenuto degli ordini del giorno. Su questo punto, la riforma stabilisce che il testo degli ordini del giorno dovrà essere sintetico, ossia non superiore alle 500 parole di lunghezza, e che gli ordini del giorno su cui il Governo esprime il parere favorevole siano approvati senza essere messi ai voti. In più, è previsto il divieto di presentare ordini del giorno che riproducono il testo degli emendamenti respinti. Quanto alla discussione degli ordini del giorno, si elimina la fase dell'illustrazione e si lascia solo quella della votazione.

Le modifiche sembrano avere soltanto carattere tecnico, ma in realtà sono destinate ad avere una ricaduta significativa sui lavori della Camera, dato che limitano i principali strumenti di ostruzionismo, che rimane una pratica legittima nei lavori parlamentari, malgrado negli anni abbia portato a situazioni estreme che non debbono diventare prassi.

Concludendo queste rapide considerazioni, bisogna realisticamente riconoscere la buona riuscita della revisione regolamentare e la sua centralità, con un duplice effetto sul meccanismo operativo dell'Assemblea e sulla vita delle istituzioni. Questa proposta di riforma esprime chiaramente la volontà di predisporre una revisione finalizzata a favorire un migliore andamento dei lavori parlamentari, a vantaggio, ancora una volta, delle istituzioni e della qualità del lavoro di ciascun deputato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Voglio partire con un ringraziamento non formale ai due relatori, soprattutto per il metodo con cui hanno voluto condurre i lavori. Si tratta di un metodo nient'affatto scontato, perché l'urgenza di modifica del Regolamento - che è sotto gli occhi di tutti, compresi i membri della Giunta per il Regolamento - spingeva e avrebbe potuto spingere verso una direzione più netta, che affrontasse i temi cruciali che sottendono a questa medesima urgenza. Tuttavia, questo esercizio duplice che è stato compiuto, definito di primo e secondo tempo, forse, in realtà, pensando a quello che ci attende, più che di riscaldamento è un esercizio che ci ha condotti verso la consapevolezza che quanto ci accingiamo a compiere non potrà essere compiuto a colpi di maggioranza, non potrà essere compiuto nella maniera netta con cui tutti quanti desideriamo affrontarlo, pena la nullità del risultato. Credo che questo insegnamento, che insieme, come membri di Giunta, abbiamo conquistato, sia anche molto dovuto al paziente lavoro dei relatori.

Detto questo, da cosa deriva questa urgenza? Abbiamo messo mano, in un primo momento, alle modifiche squisitamente numeriche derivanti dalla riforma costituzionale, il cosiddetto taglio dei parlamentari. Da quel punto di vista, abbiamo affrontato gli aspetti più matematici della vicenda e potremmo dire che, quindi, non deriva da quella riforma costituzionale, ma deriva - ed è già stato utilizzato questo termine - dalla necessità di modernizzazione della nostra istituzione, che non risponde a un semplice vezzo, ma alla volontà di aderire al dettato costituzionale, senza abbandonarci a consuetudini che non consentono più al Parlamento di esercitare la propria funzione.

Questa seconda fase di cui stiamo discutendo oggi affronta un aspetto sicuramente non secondario, ma non ancora centrale, che è quello della razionalizzazione dei tempi, così lo potremmo definire. Siamo andati, cioè, a esaminare tutte quelle tempistiche che nel tempo si sono sedimentate, sicuramente eliminando anche quegli aspetti del Regolamento che erano diventati palesemente desueti, ma con l'obiettivo di dare valore al tempo che viene impiegato nelle nostre Aule e di dare continuità, prima di tutto, a questo tempo, troppo spesso frammentato per l'andamento dei lavori.

Questa frammentazione non è semplicemente un impedimento e un fastidio personale, è qualche cosa che va a deterioramento del dibattito. Ma non solo. Si tratta non solo di eliminare una frammentazione, ma anche di esercitare, con quelli che possono apparire restringimenti dei tempi, in realtà una volontà, più al passo con i nostri giorni, più vicina alla comprensione stessa dei cittadini, di circoscrivere, con maggior rigore, l'oggetto dei nostri dibattiti. Non vi è più spazio per questo Parlamento per discussioni sterili e va ricercata, anche attraverso la modifica regolamentare, ogni opportunità di dialogo tra le diverse parti politiche e, in particolare, tra opposizione e maggioranza.

Allora, questo ci conduce al punto vero. Il punto vero è quello della funzione del Parlamento e del ruolo di maggioranza e di opposizione che tutti noi vediamo minacciato dalle dinamiche degli ultimi 20 anni. Non a caso, si è ricordato che il corpus principale del nostro Regolamento ha più di 20 anni, segno che tutta questa fase che abbiamo alle nostre spalle, in qualche modo, ha visto il Parlamento soccombere di fronte all'impeto dei Governi. Cosa che accade in tutto il mondo, non è questione esclusivamente della nostra Camera.

Io ricordo che nella XVII legislatura - allora ero membro del Senato della Repubblica -, in vista di quella che poteva essere la riforma costituzionale, poi bocciata col referendum, si mise mano a una bozza di Regolamento per arrivare preparati a quei cambiamenti. Bozza che poi venne effettivamente approvata, nonostante la bocciatura del referendum, segno che quell'esigenza è un'esigenza che permane, a prescindere dalle riforme costituzionali.

Oggi, la Camera dei deputati si trova a dover mettere mano al Regolamento dentro questa emergenza incombente. Allora, la fase che ci rimane davanti, come lavori nella Giunta, ma anche come cassa di risonanza delle esigenze dei gruppi che in Giunta rappresentiamo, è una fase difficile, perché dovrà affrontare il difficile tema del rapporto tra Parlamento e Governo con uno strumento che sarà necessariamente spuntato, perché è chiaro che quel tema è disciplinato dalla Costituzione. È chiaro che ci sono stati tentativi di cambiamento che, purtroppo, dal mio punto di vista, non sono andati a buon fine, ma è altrettanto chiaro che, allora, questo sforzo, questo confronto paziente avrà la necessità di compiersi proprio su questi aspetti dirimenti. Razionalizzati i numeri, razionalizzati i tempi, dovremo affrontare il nodo del rispetto delle prerogative delle minoranze attraverso il quale, e solo attraverso il quale, con gli strumenti che abbiamo, possiamo restituire al Parlamento la sua centralità.

Credo che tutti converranno che non è con il solo ostruzionismo che questo rispetto verrà ribadito. Intanto, questo esercizio, questo riscaldamento, questo primo e questo secondo tempo hanno sicuramente il pregio di aver messo sul tavolo questo aspetto, di aver preparato le condizioni affinché lo si possa affrontare in modo costruttivo e anche di poterci consentire di sperimentare, dal 1° gennaio del prossimo anno, queste apparentemente piccole migliorie, nelle quali però tutti potremo ritrovare l'attenzione e la volontà di restituire al nostro dibattito, al nostro confronto politico e parlamentare quei contenuti che troppo spesso vediamo sviliti, sia nelle dinamiche parlamentari, sia nelle relazioni con il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Come chi mi ha preceduto ha già ricordato più volte, siamo alla seconda tappa di un percorso. La prima tappa ha visto interventi di modifica chirurgici, solo di mero adeguamento rispetto alla riforma costituzionale del taglio del numero dei parlamentari, quindi una tipologia di interventi che, chiaramente, è stata necessitata, ancora prima che condivisa.

Poi, si è aperto un percorso a più tappe (così ci siamo detti, anche in seno alla Giunta del Regolamento). Si tratta del primo pacchetto di questo percorso che si pone come il più ambizioso e come un impegno, con conseguente responsabilità, di innovare, con spirito sostenzialmente riformatore, le procedure parlamentari, il Regolamento della Camera.

In particolare, per ottenere cosa? Qual è il risultato? Sicuramente quello di snellire le procedure per imprimere una maggiore efficienza a questo ramo del Parlamento. Tuttavia, mi sembra che ci siamo sempre detti, fin dall'inizio, che, accanto a questa finalità assolutamente condivisibile e condivisa, sicuramente c'è anche un'altra esigenza che tutti - penso di poter parlare a nome di tutti - ci siamo prefissati, ossia restituire centralità anche a questo ramo del Parlamento e alle prerogative dei deputati. Perciò, ogni innovazione, in qualche modo, deve tenere conto di questo delicatissimo e difficile bilanciamento, mi rendo conto.

Quindi, si è aperta questa prima fase di questo percorso più ambizioso e anche più faticoso probabilmente. Sicuramente, il metodo utilizzato è stato positivo, perché ha agevolato la costruzione di convergenze. Io apprezzo e sottolineo che c'è stato un intento da parte dei relatori di creare la massima convergenza sulle proposte, quindi spazzare via dal tavolo tutto ciò che in questa fase potesse essere ritenuto divisivo, controverso o di difficile soluzione - mi passi il termine - dal punto di vista della contrapposizione delle sensibilità. Parlerei di sensibilità, neanche di maggioranza e opposizione, ma di sensibilità più o meno accentuate su taluni aspetti.

Quindi, questo sforzo c'è stato e, ve lo dico con sincerità, è stato apprezzato. C'è stato anche, lo ammetto assolutamente, un venire incontro rispetto a primi feedback che, sul testo originario dei relatori, vedevano la sottoscritta un po' perplessa e alcuni punti di caduta, anche in ragione di quelle perplessità all'esito del gruppo di lavoro, si erano trovati.

Entrando nel merito di questi interventi di modifica, anche per dare un ordine, li raggrupperei in tre filoni, almeno ho intravisto questa possibilità di classificazione.

Un primo gruppo di interventi tratta il recepimento di prassi già consolidate. Faccio un esempio per tutti (non mi dilungo): la modifica all'articolo 16-bis, che adesso prevederà che il turno di Presidenza del Comitato per la legislazione sia di 10 mesi, e non di 6 mesi. Noi sappiamo che, però, per prassi già da qualche tempo avviene così, proprio perché si è manifestata l'esigenza di dare maggiore continuità e stabilità alla Presidenza, perché, altrimenti, è complicato esercitare quel ruolo. Questo è un esempio che possiamo fare del primo tipo di interventi.

Poi abbiamo sicuramente un secondo tipo di interventi che ubbidisce, senza ombra di dubbio, a quello che è l'intento di razionalizzazione dei tempi, perché va, in effetti, ad eliminare quelli che potremmo definire tempi morti. Mi riferisco, in particolare, a due interventi di modifica: sicuramente quello che vede la riduzione da 20 a 10 minuti del tempo che deve intercorrere prima di aprire le fasi delle votazioni - questo sicuramente era un tempo morto, passatemi il termine -, così come anche un tempo morto era sicuramente quell'ora che doveva passare nel momento in cui si certificava la mancanza del numero legale, e allora la Presidenza doveva rinviare la seduta di un'ora.

Oggi, invece, noi prevediamo che debba rinviarla di almeno 20 minuti, però si potrebbe convocare dopo 20 minuti, 21 minuti, per cui, in qualche modo, è un inciampo che non creerà più una disfunzione, comunque un ritardo, rispetto all'ulteriore prosecuzione dei lavori parlamentari. È questo, quindi, un secondo gruppo, ho fatto questi esempi. Poi abbiamo un terzo gruppo di interventi che, invece, riguarda sempre la riduzione dei tempi, sempre in ottica - ne sono certa - di razionalizzazione delle tempistiche, però non possiamo non dire che riguarda anche una riduzione del tempo concesso per il dibattito.

A cosa mi riferisco? Mi riferisco, in primis, alla riduzione del tempo concesso per la discussione generale, quindi la discussione sulle linee generali dei disegni di legge, delle proposte di legge, al singolo deputato, perché viene ridotto da 30 minuti a 10 minuti, con l'eccezione - che è comunque un punto di caduta rispetto alle perplessità anche iniziali che avevo rappresentato - di concedere 20 minuti al singolo deputato che sia l'unico iscritto del gruppo parlamentare.

Poi abbiamo l'eliminazione della fase di intervento sul complesso degli emendamenti relativi a ogni singolo articolo di un disegno di legge. È vero che questo è uno strumento che non viene frequentemente, potremmo dire così, attivato, quantomeno in Aula, però faccio presente che, ad esempio, invece, nelle Commissioni - ho l'esperienza di Commissione giustizia - noi spesso utilizziamo questa fase, questa possibilità, questo strumento di discussione sul complesso degli emendamenti. Come vi dicevo, quindi, anche questo strumento, ripeto, comunque oggi costituisce pur sempre una possibilità per i deputati di intervenire.

Paradossalmente, ma ve lo dico proprio come esperienza personale, quando abbiamo avuto davanti, ad esempio, il disegno di legge Sicurezza, che era un disegno di legge particolarmente corposo, nel senso anche particolarmente vario rispetto agli argomenti trattati - ogni articolo era veramente un mondo a parte, ogni articolo del disegno di legge Sicurezza era un mondo a sé stante -, siccome avevamo delle tempistiche comunque stringenti come gruppo, sono stata tra quelle che hanno fatto una riflessione sull'utilizzare in quella sede questo tipo di strumento.

Infatti, mi permetteva, con un unico intervento, di illustrare magari tutti gli emendamenti a cascata che c'erano su un singolo articolo. Faccio l'esempio delle occupazioni arbitrarie degli immobili, le trattava solamente quell'articolo, poi non ci saremmo ritornati in altri articoli, e già magari solamente quel tema in qualche modo vedeva una decina di emendamenti presentati, con sfumature diverse, e, quindi, meritava magari un approfondimento in tal senso. Quindi è comunque una possibilità, uno può decidere se utilizzare o meno questo strumento.

Infatti, magari, nove volte su dieci non è di interesse, non è neanche utile al fine, però, magari, c'è una volta su dieci che potrebbe invece essere proprio quel caso. In ultimo, l'eliminazione della fase di illustrazione degli ordini del giorno: anche qui, sono consapevole del fatto che non frequentemente si adotta questo strumento, questa fase, però è una possibilità che oggi viene comunque data, viene comunque concessa.

Non è sempre e solo uno strumento da utilizzare in termini ostruzionistici, perché, in realtà, ricordo nella scorsa legislatura, ed ero in maggioranza, che mi è capitato di illustrare un ordine del giorno, ma forse più di una volta, per evidenziare che ci tenevo particolarmente, e che, quindi, auspicavo una riflessione e sollecitavo il Governo a una riflessione, perché magari sapevo che era un tema anche un po' ostico, però argomentavo per dare un segnale di fare veramente attenzione, essendo qualcosa di rilevante. Quindi, portavo un'istanza effettivamente dal basso che, comunque, meritava di avere un approfondimento in più.

Solo per farvi degli esempi di esperienza, non ho una grande esperienza parlamentare, sono alla seconda legislatura, però ho fatto tesoro di quello che è capitato finora. Allora, questi tre interventi, e solo questi tre interventi, non possiamo derubricarli a modifiche formali, non saremmo giusti, secondo me, perché comunque sono interventi di sostanza, perché ogni singolo spazio, ogni singolo strumento con il quale il deputato può esercitare il suo mandato è sostanza. Ripeto, anche se non sono spesso utilizzati, comunque sono sostanza.

Conosco e riconosco che lo spirito dei relatori è autenticamente quello di eliminare strumenti il cui utilizzo è sempre più raro e di garantire una maggiore efficienza alle procedure parlamentari, pertanto riconosco che è questo l'intento, non c'è altro intento, veramente non c'è un altro intento, e si riteneva non fossero neanche interventi troppo invasivi rispetto alle dinamiche parlamentari. Tuttavia, mi chiedo e vi chiedo una cosa, se è corretto, in questa valutazione, prescindere dal contesto in cui queste modifiche maturano.

Mi spiego: noi siamo in una legislatura in cui sono stati emanati 74 decreti-legge in 22 mesi, ovverosia circa 4 decreti al mese, uno a settimana, facendo proprio una cosa banale - che poi non è neanche magari questa la dinamica corretta -, però facendo una media. Su questi 74 decreti-legge, 67 volte è stata posta la fiducia, e questo noi sappiamo che, conseguentemente, comporta comunque una compressione del dibattito parlamentare, sta nelle cose. Veniamo da un mese di luglio, che non è tanto lontano, in cui abbiamo affrontato 10 decreti-legge e 6 disegni di legge di matrice governativa, quindi 16 provvedimenti di iniziativa governativa, in cui la tempistica, gli argomenti e tutto quanto sono stati dettati da esigenze e priorità del Governo.

Allora, davanti a questo contesto, cosa avevamo proposto come MoVimento 5 Stelle? Lo avevamo proposto fin dall'inizio, tra l'altro credo di essere stata in questo abbastanza corretta, perché è stato fatto fin dall'inizio, all'esito del gruppo di lavoro. Quindi, non riguarda dinamiche eventualmente successive, perimetro, extra perimetro, perché poi è vero che c'è stata una fase in cui si è prima andati, anche con il deposito di emendamenti, fuori perimetro, e sono stati tra l'altro ritirati quelli fuori perimetro, perché è stato condiviso da tutti questo approccio e io stessa ho ritirato quelli fuori perimetro.

Però ricordo a me stessa, in realtà, che l'unico emendamento che ho lasciato sul tavolo, che è quello di rivedere le quote di iniziativa parlamentare, quindi anche dell'opposizione, fare diventare da un quinto a un terzo la quota di riserva per l'iniziativa parlamentare nella programmazione dei lavori di questo ramo del Parlamento, della Camera, quindi dell'Aula, lo avevo presentato fin dall'inizio come contrappeso rispetto a questi interventi. Nel contesto dato, che ho appena cercato di fotografare, ma che ricordo a me stessa perché non può sfuggire a nessuno in quest'Aula, noi sin da allora pensavamo che ci potesse essere la necessità di vedere un contrappeso.

Il contrappeso era stato individuato come questo emendamento che vi ho lasciato nuovamente sul tavolo per una riflessione, nei termini non di emendamento ma di proposta di princìpi, direttive e quant'altro, così come prevede questa fase, questa procedura in Aula, di modifica al Regolamento della Camera.

Quindi, è vero, potremmo dire che formalmente era un emendamento fuori perimetro, perché andava a modificare un articolo che effettivamente non era toccato dal testo base dei relatori e così è, però, sostanzialmente, comunque da sempre era stato presentato come un minimo di contrappeso rispetto a quello che si andava a fare, proprio perché, in qualche modo, voleva essere fedele all'assunto iniziale con cui ho iniziato l'intervento, dicendo che tutti noi - penso - ci siamo posti comunque, in ogni intervento, l'obiettivo di quel bilanciamento delicato e faticoso tra l'efficienza, la razionalizzazione e anche, sempre, la centralità del Parlamento.

Ora, io so che c'è un impegno a mettere sul tavolo anche questo tipo di intervento, in una fase successiva; questo l'ho compreso e, in qualche modo, ho verificato la disponibilità, perché è quasi a verbale che questi saranno temi per la fase successiva, però, non deve sfuggire la ratio di una nostra insistenza rispetto a questo tema anche in questo momento, anche in questo primo pacchetto di modifiche più incisive di questo intervento riformatore più ampio e più ambizioso, perché vi dico sinceramente una cosa: io spero, auspico, che queste modifiche, che dovrebbero razionalizzare, velocizzare alcuni procedimenti e quant'altro, tolgano l'alibi, il pretesto al Governo di continuare a sfornare decreti-legge e disegni di legge, sottraendo poi al Parlamento praticamente la sua funzione, perché di questo si tratta.

Io auspico che noi davvero, con questo, già arginiamo il fenomeno, perché togliamo l'alibi e il pretesto al Governo, dicendo: ma come, ci dicevate che eravamo lenti, che siamo farraginosi, noi stiamo intervenendo su questi punti e quant'altro. Mi piace pensarlo, ma temo che non sarà così. Quindi, mi metto in qualche modo in attesa e vedo che cosa succederà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, ci tengo a iniziare questo intervento ringraziando lei, Presidente, per come è stata gestita la modalità di lavoro nella Giunta per il Regolamento, e soprattutto i relatori Fornaro e Iezzi, per l'attenzione che è stata posta comunque alle prerogative di tutti i gruppi, anche per la capacità di confronto e di mediazione che sarebbe molto bello se si riuscisse a mutuare anche nelle Commissioni parlamentari.

La proposta di modifica del Regolamento all'esame dell'Aula risponde, come è stato già evidenziato dal collega Fornaro, ma anche dagli altri colleghi che mi hanno preceduto, a una strategia di riforma del Regolamento che si snoda attraverso plurimi percorsi, con l'obiettivo, di volta in volta, di riuscire a coagulare intorno a essi il più ampio consenso possibile. Si tratta di un metodo e di una scelta condivisi con il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, di cui faccio parte, che ho accolto, in quanto componente della Giunta per il Regolamento, convinta della necessità - e confidando nella stessa - di determinare il più ampio consenso e di evitare la tentazione di uno scivolamento verso paradigmi maggioritari, anche rispetto a quei successivi interventi complessi e organici sulla modifica del Regolamento che dovranno essere successivamente esaminati e approvati.

Certo, avremmo forse preferito che questi limitati interventi sul Regolamento diretti a fluidificare i procedimenti parlamentari - utilizzando una definizione dei relatori - avvenissero in un quadro organico di riforma regolamentare che includesse anche alcune delle questioni da noi poste. Abbiamo, tuttavia, scelto di condividere questo percorso, anche al fine di dimostrare che vi sono, anche da parte di un gruppo come il nostro, di opposizione e di minor consistenza numerica, la volontà e la consapevolezza di affrontare la razionalizzazione delle procedure e del dibattito parlamentare, restando, però, altrettanto convinti che la riaffermazione della centralità del Parlamento e della funzione ad esso costituzionalmente attribuita passi anche - e soprattutto - attraverso il riconoscimento del pieno dispiegamento della dialettica parlamentare e del pieno riconoscimento delle funzioni e del ruolo delle minoranze e delle opposizioni.

Abbiamo assistito, in questi anni e non solo in questa legislatura e non solo da questa maggioranza, a una tentazione maggioritaria, a un'insofferenza verso la regolamentazione del dibattito e dei procedimenti diretti a formare la volontà del Parlamento. Abbiamo assistito e assistiamo alla tentazione di attribuire al Parlamento un ruolo di mera ratifica dei provvedimenti e degli atti del Governo, la cui formazione, tra l'altro, avviene spesso con il ricorso a prassi instauratesi, di dubbia costituzionalità, come l'approvazione espressa o tacita da parte del Consiglio dei ministri dei decreti-legge con la formula: “salvo intese”. L'abuso del ricorso alla decretazione d'urgenza e i vizi dei suoi contenuti vanno accentuandosi, nonostante i richiami del Presidente della Repubblica e le decisioni della Corte costituzionale. A ciò si aggiunge un iter di approvazione che ha introdotto un monocameralismo di fatto, nel quale l'esame di merito è sostanzialmente affidato al ramo del Parlamento in cui il disegno di legge di conversione è incardinato per primo. Riteniamo che ridare centralità al Parlamento e alla sua funzione non sia un problema delle minoranze che si alternano nelle legislature o nel corso di esse, ma sia un compito del Parlamento nel suo insieme. Un Parlamento debole riflette una democrazia debole. Come ho detto, noi non ci sottraiamo comunque alla responsabilità e alla necessità anche di necessari interventi di modifica al Regolamento diretti a razionalizzare i lavori parlamentari e a determinare su questi interventi il più ampio consenso possibile. Per questo abbiamo accettato di ritirare alcuni emendamenti che uscivano fuori dal perimetro che ci eravamo dati. Tuttavia, comprendiamo la posizione della collega D'Orso, che ha ritenuto di sottoporre comunque al voto della Giunta un suo emendamento relativo alle quote nella programmazione dei lavori della Camera e le ragioni che l'hanno portata all'astensione sulla proposta di modificazione del Regolamento.

Con il nostro voto a favore abbiamo voluto, però, sottolineare l'apprezzamento per il prezioso lavoro, come ho già detto, dei relatori, i quali si sono ispirati a quel metodo della ricerca della più ampia condivisione che noi riteniamo indispensabile rispetto alle modifiche regolamentari. In questo contesto siamo soddisfatti che siano state accolte nelle riformulazioni alcuni nostri emendamenti, come quelli agli articoli 24, 39 e 85, relativi ai tempi di discussione che, pur accettando il confronto sulla rimodulazione, erano diretti a non comprimerli, soprattutto su alcune materie: le leggi costituzionali e in materia elettorale; così come quello all'articolo 88, in cui, nella fissazione del termine per la presentazione degli ordini del giorno, devono essere sentiti i presidenti dei gruppi.

Siamo soddisfatti dell'accoglimento nelle riformulazioni degli emendamenti presentati da me e da altri colleghi, relativi alla formulazione degli ordini del giorno, accogliendo criteri sostanziali: concisione, essenzialità e chiarezza, anziché la fissazione di un limite numerico massimo di parole.

Come annunciato nella dichiarazione di voto favorevole nella Giunta per il Regolamento, nel percorso di riforma continueremo a dare il nostro contributo, augurandoci che alcune nostre proposte vengano accolte, come quelle di modifica della composizione delle Commissioni permanenti, prevedendo la presenza di tutti i gruppi parlamentari, anche per trovare un riequilibrio rispetto alle dinamiche d'Aula. Rispetto a tale problematica, da noi posta in modo non strumentale, riteniamo grave che la maggioranza abbia, in Commissione affari costituzionali, senza neanche un approfondito dibattito, bocciato la nostra proposta di legge sulla modifica di composizione del Copasir. Per noi questa è una lacuna grave, a cui continueremo a chiedere di porre rimedio, così come continueremo a chiedere che siano tutelate le prerogative delle opposizioni e dei piccoli gruppi.

Con lo stesso spirito costruttivo che abbiamo avuto in questa prima fase di modifica regolamentare, che manterremo nel prosieguo del lavoro nella Giunta per il Regolamento, annuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Prioritariamente, vorrei ringraziare innanzitutto lei, i relatori e, ovviamente, per quanto mi riguarda, anche il collega Del Barba, che ha partecipato ai lavori della Giunta.

Vorrei ringraziare lei, signor Presidente e vorrei dirle che tutto il mio intervento fosse considerato più come di deputato anziano, adesso non so se sono il più anziano qui dentro, ma sicuramente sono tra i più anziani.

Io non solo rispetto, ma apprezzo il lavoro che è stato fatto dal collega Del Barba in Giunta, nonché il lavoro che è stato fatto dalla Giunta e dai relatori.

Capisco perfettamente anche qual è l'importanza, e in questo evidentemente c'è stata anche una capacità del Presidente di garantire che un determinato percorso si realizzasse, perché, essendo un deputato anziano, posso garantirle che, per modifiche anche molto più banali e meno impegnative, sono trascorse legislature nelle quali non si è cavato un ragno dal buco. Dobbiamo ancora andare ai voti, però io penso che, comunque, la struttura che è stata messa in piedi faccia obiettivamente fare un passo in avanti ai nostri lavori in termini di efficienza e - se questo mi è consentito - non soltanto efficienza del lavoro della Camera, che pure non è un fatto marginale, ma anche efficienza del nostro lavoro, dell'attività di parlamentari, che sempre più si svolge in Aula, ma anche molto al di fuori. Anche se non è più come quando c'erano i collegi uninominali, per i quali c'era un lavoro a livello territoriale, ci sono tante occasioni nelle quali guadagnare del tempo, da sottrarre alle perdite di tempo che ci sono e che si svolgono dentro quest'Aula, è un fatto a mio avviso positivo.

In tutto questo, signor Presidente, capisco che c'è un primo tempo, poi c'è un secondo tempo, ma l'importante è non perdere tempo, se posso aggiungere, come terzo tempo, questo. È chiaro che c'è qualcosa che non torna in tutto questo, ma non torna perché c'è una asimmetria di intervento.

E vorrei ringraziare in particolare il relatore Fornaro e tutti i colleghi dell'opposizione, perché, se questo piccolo passo in avanti si è fatto, anche sicuramente grazie alla sua capacità di mediazione e di portare avanti questo percorso, è perché l'opposizione, per la prima volta forse dopo 20 anni, si è resa disponibile, in funzione di un miglioramento dei lavori parlamentari, a rinunciare a delle prerogative che, lasciamo perdere se erano utili o non utili, erano però uno strumento attraverso il quale, in qualche modo, se non si riusciva a mettere in difficoltà il Governo, si riuscivano a creare problemi al Governo. E obiettivamente, in un dibattito che potremmo portare avanti per i prossimi 50 anni, si può stabilire se il mettere in difficoltà il Governo sul piano procedurale nasconda il fatto che non lo si riesce a mettere in difficoltà sul piano politico e quindi se questa sia una cosa positiva o meno, però obiettivamente era un'arma delle opposizioni. Il filibustering, l'ostruzionismo, determinate tecniche parlamentari non ce le siamo inventate noi e avevano un valore anche anni fa.

Perché dico che un particolare valore va dato alle opposizioni? Perché, indubbiamente, le opposizioni hanno fatto alcune rinunce. Lei forse non era nato - sì, in realtà era nato - ma, da che io sto qua dentro, la prima vera rivoluzione, dal punto di vista delle riforme regolamentari, fu quando vennero introdotti gli attuali 30 minuti per la discussione generale, che prima non esistevano. Lei forse ricorderà gli ostruzionismi - io lo so perché feci parte di quell'esperienza politica - dei deputati Radicali, che parlavano per 13,14, 15, o 16 ore, organizzandosi anche per - come dire - “tenere” in questo senso. A un certo punto arrivò una riforma che iniziò a contenere e a porre tutta una serie di limitazioni. Quindi, il passaggio di un'ulteriore riduzione dei tempi è una cosa importante, che si è potuta fare per la disponibilità dell'opposizione.

Dov'è l'asimmetria, Presidente? È che tutto questo, che io ritengo assolutamente sano, utile e che, anzi, dovrebbe essere ulteriormente approfondito in tanti altri aspetti del nostro Regolamento, non corrisponde - ma non per volontà politica, perché materialmente il piano d'intervento è un altro - a quello che deve essere il contenimento del Governo nei rapporti col Parlamento. È del tutto evidente che noi possiamo fare un lavoro per consentire maggiore fluidità, grazie alla responsabilità delle opposizioni che hanno accettato determinate modifiche, ma questo non ci dà alcuna garanzia - anzi! - che, non questo Governo, ma anche questo Governo - magari questo Governo più di tanti altri prima, ma insomma in una china che ormai è una deriva veramente preoccupante e problematica - continuerà a comportarsi come si è comportato.

E qui mi permetto di dirle, Presidente: di fronte a questa riforma del Regolamento, di cui lei è il garante dentro quest'Aula, io penso che, sulle sue spalle - prima ancora che sul Presidente della Repubblica, prima ancora che su altre questioni, proprio perché si è arrivati a questa decisione - penderà l'esigenza di mettere in campo tutta la sua autorevolezza e tutta la sua capacità per ottenere che, anche se formalmente non c'è una regolamentazione dell'intervento del Governo, essa si manifesti nel momento in cui entra in vigore un Regolamento che limita obiettivamente l'intervento delle opposizioni. Quindi, è sicuramente una responsabilità sostanziale, che secondo me lei ha, di cui lei è investito, perché - oneri e onori - lei porterà sicuramente sulle spalle il pregio di aver conquistato una modifica del Regolamento di questo tipo, ma si deve rendere conto che, se a ciò non corrisponde, dall'altra parte, un'attenuazione dell'invasione da parte del Governo, si crea uno sbilanciamento che è, dal punto di vista anche della gestione democratica dell'Aula, un problema non indifferente.

Rimangono delle cose. Io mi auguro che arriverà un tempo nel quale fare una riflessione sul fatto che, comunque, rimane per l'Aula la possibilità di parlare e di fare “ostruzionismo” sui decreti-legge, cioè sui provvedimenti che hanno necessità e urgenza, e invece il tempo è contingentato sugli altri provvedimenti che non hanno necessità e urgenza. È palesemente un controsenso, è una cosa che - adesso non ho il tempo e non voglio neanche toglierglielo - è accaduta per delle ragioni, ma è esattamente una delle tante cose senza senso che noi produciamo nei nostri lavori. Infatti, io penso che ciò vada accostato a una limitazione della possibilità di presentare decreti da parte del Governo; è del tutto evidente che vada accostato a questo. Lo ricordava il collega Del Barba, come era stato immaginato quando abbiamo fatto la riforma costituzionale, che poi è stata bocciata, ossia rimane quel tema di trovare una forma alternativa, per il Governo, per avere la garanzia dei tempi di approvazione di un provvedimento, che non siano necessariamente l'inflazione e l'utilizzo continuo dei decreti-legge, cioè la richiesta, che il Governo poteva fare in Conferenza dei presidenti di gruppo, di avere un termine entro il quale un disegno di legge, un provvedimento del Governo, doveva essere approvato in Aula, quindi la richiesta da parte del Governo di una data certa nella quale approvare quel provvedimento, che però non avesse la linea del decreto-legge, che - come sappiamo - ha tutta una serie di implicazioni, perché ha immediatamente effetto di legge e comporta tutta una serie di cose e via dicendo. Insomma, tutti ragionamenti che adesso bisogna fare, però io penso che ci sia un tempo per affrontare questo tipo di questioni, che mi rendo conto siano quelle anche un pochino più importanti e delicate. Infatti, nonostante io davvero penso che sia stato fatto un grande passo in avanti con quello che stiamo mettendo in piedi, rimangono a mio avviso delle incongruenze e delle cose assolutamente incomprensibili.

Noi sappiamo che siamo “costretti” a votare la fiducia per appello nominale, perché la Costituzione prevede che ci sia l'appello nominale. Dopodiché, non so come sia al Senato. Apro e chiudo parentesi, Presidente: sarebbe forse utile che, su alcune questioni, noi avviassimo, non dico un percorso di uniformità, ma un confronto con il Senato. Infatti, c'è un tema, per esempio, che non emerge e non può emergere dagli articoli del Regolamento, ma che i nostri colleghi conoscono perfettamente e che conoscono soprattutto i membri del Governo. Non voglio offendere il Senato, però è un dato di fatto. È il tema delle ammissibilità, Presidente. È un problema molto serio, che rischia, nel procedimento parlamentare, che è un procedimento parlamentare perfetto, di creare dei corti circuiti. Se tu hai una Camera nella quale le inammissibilità sono molto più all'acqua di rose, rispetto a quanto non siano nell'altro ramo del Parlamento, lei si rende conto che, nel momento in cui il Governo presenta un provvedimento in una Camera dove le regole sono molto elastiche e il provvedimento arriva qua, si crea un problema. Cosa dovrebbe fare la seconda Camera? Sconfessa i criteri di ammissibilità della prima Camera?

Noi dobbiamo sempre muoverci nell'ambito della certezza del diritto: se a livello di funzionari si decide che l'ammissibilità c'è in un senso, è difficile che l'altra Camera, poi, possa sconfessarlo.

Ho parlato di questo, perché ci potrebbero essere altre questioni. Forse, nel sesto tempo - che sarà quello che non mi vedrà sicuramente partecipe -, probabilmente, sarebbe anche utile capirlo. Per me, il settimo tempo sarebbe quello di arrivare al monocameralismo ed eliminare il bicameralismo, però, nel frattempo che questo accada, ammesso che mai accada, c'è il problema di capire anche, rispetto a come funziona il Senato, al Regolamento del Senato, quali possano essere i passaggi per coordinare la situazione.

Chiudo con un'ultima questione. Io ho presentato due emendamenti a titolo assolutamente personale. Mi permetto di dire che li ho presentati come forma ibrida. Faccio parte dell'opposizione, ma nella mia attività parlamentare, che va avanti ormai da 23 anni, sono stato all'opposizione e sono stato in maggioranza e penso che ci sia una cosa del tutto inconcepibile, che, secondo me, si sarebbe dovuta affrontare e risolvere - e lo dico, in questo caso, in particolare alle opposizioni -, addirittura, prima del primo tempo, forse davvero nella fase di riscaldamento: è una cosa che non ha più alcun senso.

Noi sappiamo benissimo qual è la ragione per la quale nacquero le 24 ore per votare la fiducia: nacquero quando, all'inizio, se non ricordo male - il Segretario generale, forse, mi può aiutare e anche alcuni colleghi funzionari -, in quest'Aula si arrivava a cavallo e, quindi, si rendeva necessario garantire ai deputati che dovevano venire a votare la fiducia di avere il tempo di spostarsi da dove stavano. Quando parlo del coordinamento con il Senato, siamo talmente fuori da qualunque tipo di ragionevolezza che, infatti, al Senato, le 24 ore non ci sono più: si pone la fiducia e si vota la fiducia.

Io lo so che questo è un feticcio che, stando all'opposizione, ce lo siamo sempre portati dietro e se domani noi saremo in maggioranza, inizieremo a pensarla diversamente e l'attuale maggioranza, mettiamo che sarà all'opposizione, avrà questo feticcio. Ma che senso ha, nel 2024, mantenere una procedura che ci fa perdere 24 ore senza una ragione al mondo - non c'è una ragione tecnica, non c'è una ragione di nessun tipo, e via dicendo -, perché dobbiamo conservare una norma che, probabilmente, a suo tempo, aveva anche un motivo? E ciò considerando anche la riduzione dei parlamentari e le procedure che abbiamo messo in atto: penso all'eliminazione di alcune procedure che consentivano l'ostruzionismo, come, se ho capito bene, l'abolizione del “lodino Iotti”. Noi abbiamo fatto degli interventi che, dal punto di vista della penalizzazione dell'opposizione, in termini di possibile filibustering o, comunque, di ostruzione al Governo, hanno fatto molto, molto, molto, molto, molto, molto di più di quanto possa fare l'abolizione delle 24 ore.

Vorrei rivolgere una riflessione a chi dice che ci vuole il secondo tempo, che lo faremo nel terzo tempo, nel quarto tempo: ma che senso ha? Cioè, abbiamo messo nel primo tempo modifiche che incidono, secondo me, saggiamente, intelligentemente, responsabilmente, che sono anche un esempio per la maggioranza e il Governo su come devono comportarsi, ancorché non sia possibile normare il loro comportamento. Qualcuno mi spieghi che senso ha continuare a tenere le 24 ore per il voto di fiducia. Parliamoci chiaro: è un argomento che può essere utilizzato perché così, domani, nella trattativa rispetto a quando dovremo organizzare, disciplinare i diritti delle opposizioni molliamo quello per avere qualcosa in più? Io penso che chi ha fatto questo lavoro lo abbia fatto talmente bene, lo abbia fatto talmente in buona fede, che non riesco a mettere in discussione il fatto che il Presidente della Camera si faccia garante e la maggioranza rispetti gli impegni presi. Per cui, il tempo in cui ci si occupa anche dei diritti dell'opposizione - che è la parte di riforma che manca in questo Regolamento - sarà assicurato in questa legislatura, con lo stesso sistema e con lo stesso metodo.

Ma davvero è un appello che rivolgo a tutti quanti; forse, fuori di qui, l'abolizione delle 24 ore sarà presa come una rivoluzione e, probabilmente, se lo faremo tutti insieme, sarà un grande atto rivoluzionario, di grande intelligenza politica, e non solo, al quale potremo dichiararci tutti appartenenti.

Ho presentato un altro emendamento, sul quale capisco che possano esserci valutazioni e ragionamenti più discutibili da parte di altri, che regola in modo molto più rigido gli interventi sull'ordine dei lavori, i richiami al Regolamento, gli interventi di fine seduta e via dicendo. Infatti, io ritengo che, anche in questo caso - e lo dico stando all'opposizione e avendo fruito ed usufruito spesso e volentieri di questo sistema -, sia arrivato il momento in cui ciascuno di noi, innanzitutto come parlamentare, prima ancora che come parlamentare di una parte o dell'altra, si impegni ad utilizzare questi strumenti in modo molto più serio e più finalizzato rispetto a quelle che dovrebbero essere le esigenze parlamentari.

Mi rendo conto che possa apparire stonato, però io penso che dovremmo sforzarci, quando affrontiamo la riforma del Regolamento - non a caso, non c'è il Governo lì seduto nei banchi del Governo, perché è un dibattito tra di noi -, di corrispondere a quello che dovrebbe essere un obiettivo di tutti e, cioè, cercare di rendere anche un pochino più dignitoso il dibattito, se posso permettermi, utilizzando determinati sistemi ed articoli del Regolamento in modo che non si venga qui a parlare di tutto.

È una mia opinione, ma non è solo mia: faccio presente che l'emendamento che ho presentato, signor Presidente, riprende tecnicamente un parere della Giunta per il Regolamento di alcuni anni fa, che, se non sbaglio, aveva addirittura previsto una bozza di riforma del Regolamento su questo tema, che dovrebbe, tra virgolette, in quanto parere della Giunta, essere vincolante anche per chi presiede nella gestione dei tempi, delle priorità, e via dicendo, e che, essendo, però, non codificato, ma semplicemente nell'ambito dei pareri, ovviamente è più difficile da gestire, mettiamola così. Io ho semplicemente cercato di prendere quel parere così com'era e farlo diventare una norma del Regolamento, in ragione della quale non c'è più discussione, ma il Presidente non si può che trovare ad applicarla.

Ho concluso. La vera rivoluzione, Presidente, non la farà mai lei, non la farò mai io, non la farà mai chi viene dopo, e via dicendo; gli unici che la potranno fare non la faranno mai - è una battuta che faccio al Segretario generale - e sarebbe di rendere noto a tutta la Camera l'elenco dei precedenti, possibilmente, magari, abolire i precedenti e ricominciare da capo. Così, visto che questo Regolamento ormai non ha più senso perché ogni articolo è contraddetto dai precedenti, che quindi rendono vano il richiamo a qualunque articolo, perlomeno, sarebbe possibile per ciascuno di noi appellarsi direttamente ai precedenti e non agli articoli del Regolamento. Ma sono sicuro che il Segretario generale avrà qualche difficoltà ad aiutarci in questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Doc. II, n. 9)

PRESIDENTE. I relatori Fornaro e Iezzi rinunziano alla replica.

Il seguito dell'esame della proposta di modificazione al Regolamento è rinviato alla seduta di domani, mercoledì 16 ottobre.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo qui a chiedere, come Alleanza Verdi e Sinistra, un'informativa urgente a più Ministri: al Ministro Piantedosi, al Ministro della Difesa Crosetto, alla stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Siamo davanti alle prime deportazioni: sono 16 i migranti partiti, proprio in queste ore, da Lampedusa in arrivo in Albania. Da quello che ci dicono le cronache, sono 16 migranti, di cui 10 di origine bengalese e 6 egiziani. Ricordo che sono esseri umani, che hanno compiuto, magari, viaggi di giorni e giorni. Pensate quanto è lontano quel luogo, quanto è lontana l'India, più di 8.500 chilometri.

Deportati perché considerati non vulnerabili, quindi, non hanno diritto a stare nel nostro Paese e ad essere trattati, come previsto dal diritto internazionale, come gli altri.

Chiediamo questa informativa urgente perché ci sono più di 60 milioni di euro gestiti senza le regole normali degli appalti, peraltro, affidati ad aziende che non conosciamo, perché tutto questo è secretato, secondo un mantra - quello carcerario e del calcestruzzo - che volete far diventare la normalità. Siamo già un'anomalia nel mondo. L'esternalizzazione delle frontiere è già un problema: sia per i diritti umani, sia per il rispetto dei diritti internazionali.

Eppure, qui qualcuno si vanta e dice: “Ah, però non abbiamo fatto nessuna inaugurazione”. E noi diciamo: “ci mancherebbe”. E continua questa storia e si dice: “Ma non c'è il filo spinato”. No, ci sono solo mura alte 7 metri. Basta guardare quelle immagini dall'alto per capire che siamo davanti a lager di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), lager di Stato che sono davvero peggio dei film di fantascienza: in questo caso, la realtà supera i peggiori film di fantascienza. Già, perché mai ci saremmo immaginati che si potessero spendere 800 milioni di euro pubblici per fare una grande messinscena. Una grande messinscena per togliere dal centro dell'attenzione persone che vengono considerate rifiuti, anzi, peggio dei rifiuti, perché almeno quelli li trattiamo in casa.

Ecco, lo diciamo: è una messinscena che ferisce il nostro diritto e la nostra Costituzione e che offende l'immagine di questo Paese. Lo diciamo anche a Ursula von der Leyen: vada a vedere se quello spreco di risorse pubbliche non getta al macero un pezzo della storia di questo continente. Noi continueremo a dire che quello è un abominio e che bisognerebbe vergognarsi.

Perciò, chiediamo alla Presidente del Consiglio - visto che non ha il coraggio di venire ai Premier time - di venire qui in Aula a difendere quello che sta facendo. Lo dica come sono spesi i soldi degli italiani ma, soprattutto, difenda quello che quei lager rappresentano: una violazione incalcolabile del diritto internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa (All'ingresso in Aula del Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, prolungati applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi calendario).

Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, il Presidente del Consiglio dei ministri ha consegnato il testo delle comunicazioni.

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritto a parlare il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, esistono, nella storia degli eventi politici internazionali, giornate storiche, giornate che assumono un'importanza cruciale per le implicazioni e per la portata delle decisioni che ne derivano. Il prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre è, senza dubbio, uno di questi. Un Consiglio, come ha detto giustamente lei, Presidente, di transizione tra la vecchia e la nuova Commissione europea, che sarà operativa nel prossimo dicembre.

Le notizie e gli aggiornamenti che si susseguono dal fronte russo-ucraino e mediorientale non sembrano presagire una risoluzione dei conflitti in termini e in tempi brevi. La seduta del Consiglio europeo, proprio per le iniziative che intenderà promuovere e per le conseguenze che da queste scaturiranno, assume quindi un carattere storico. In questa delicatissima congiuntura internazionale si ha la sensazione fortissima che ci si trovi a un passo da un coinvolgimento ben più ampio dei vari Paesi, con equilibri geopolitici messi a repentaglio da prove di forza in rapida escalation militare.

L'Unione europea è chiamata a svolgere un ruolo di mediazione diplomatica, intensificando il dialogo e sviluppando proposte di pace che tengano conto delle ragioni degli uni e degli altri, senza perdere la propria autorevolezza e credibilità, ma, soprattutto, mantenendo unità e coerenza e sapendo distinguere, come sino ad ora ha sempre saputo fare, chi ha attaccato da chi si è soltanto difeso, ma sapendo, al contempo, distinguere la proporzionalità della legittima difesa da una vocazione meramente oltranzista e militarista.

È un compito per nulla facile, ma è proprio in questi casi che un'istituzione rivela la propria funzione, soprattutto perché occorre prendere decisioni lungimiranti che nulla hanno a che vedere con il respiro corto delle convenienze politiche del proprio schieramento. Ebbene, nei mesi che verranno, le restrizioni che i conflitti di questa portata provocano imporranno delle prese di posizione, a volte coraggiose. Le conquiste di democrazia, di pace, di prosperità e di crescita che la costruzione e il consolidamento dell'Unione europea hanno garantito sono oggi messe a rischio da un allargamento del conflitto che può determinarsi da un momento all'altro e dinanzi al quale dobbiamo farci trovare pronti.

Sul fronte europeo, da una parte, oltre mille giorni di conflitto tra Russia e Ucraina rivelano l'imprescindibilità degli aiuti di molti Paesi occidentali alla causa di Kiev, ben sapendo che questa resistenza e gli attacchi recenti alla Russia hanno consentito il non cedere all'arroganza di Putin, seppure nella consapevolezza che si debba arrivare a una soluzione politica nel più breve tempo possibile. Il fronte mediorientale, a un anno dall'inizio del conflitto, non mostra che ristretti margini di dialogo, e il rapido allargamento della guerra israelo-palestinese all'Iran e al Libano, in assenza di iniziative e di proposte convincenti in grado di determinare anche una tregua momentanea, desta grande preoccupazione.

L'aggravarsi dell'escalation iniziata la scorsa settimana tra Iran e Israele potrebbe portare a una situazione insostenibile anche in tema di petrolio e gas naturale, di cui l'Iran detiene il 3 per cento della produzione globale, e, inoltre, qualora l'Iran dovesse decidere di chiudere lo Stretto di Hormuz, si assisterebbe a un drastico crollo dell'export mondiale, in quanto oltre il 35 per cento dell'export di greggio via mare passa proprio dallo Stretto.

Bene hanno fatto la Presidente Meloni e il Ministro Crosetto in merito all'attacco delle basi UNIFIL. Una delle tre basi colpite è proprio quella in cui lavorano oltre mille militari italiani che partecipano alla missione e che meritano la nostra tutela e la nostra vicinanza. Occorre reagire fortemente contro tutte le azioni militari che non abbiano una ragione di difesa e che possano essere preludio di reazioni a catena difficilmente governabili, con un effetto domino che sarebbe solo il prologo di un terzo conflitto mondiale.

Una cosa è certa: i due conflitti ci fanno riflettere soprattutto sull'urgenza di un'Europa forte e coesa, che riesca a superare le divisioni; un'Europa ancora più forte nella strategia e che sia indipendente sull'approvvigionamento energetico. Il 31 dicembre scadrà l'accordo tra la russa Gazprom e l'ucraina Naftogaz. Questo accordo regola il transito del gas diretto verso l'Europa. È molto probabile che questo patto non verrà rinnovato, mettendo così a rischio il 18 per cento del gas che l'Europa importa ancora oggi dalla Russia. L'obiettivo primario resta, quindi, quello di una completa autonomia energetica in grado di affrancarci da logiche perniciose.

Questo è lo scenario politico-militare dal quale deriveranno, ancora più di quanto non sia accaduto, ricadute sull'economia e sulla produzione. È per questo che in contesti come quello attuale occorrerà parlare il linguaggio della verità e della chiarezza, sottolineando la necessità di un programma di provvedimenti dal grande impatto, che richiederà sacrifici e scelte audaci per costruire quell'Europa che sappia rispondere alle sfide future. Un programma complesso, che ribadisca le ragioni che hanno portato alla costruzione della casa comune europea e alla formazione degli ideali di libertà e democrazia.

Il prossimo Consiglio europeo, tra le altre cose, si troverà anche ad affrontare i temi dell'Agenda europea 2024-2029. L'Italia, come sta già facendo e ha fatto, conducendo in modo encomiabile la Presidenza del G7, dovrà produrre un ulteriore sforzo per guidare il percorso delle priorità previste dall'Agenda europea nei prossimi 5 anni. Come ribadito dal Ministro Fitto, auspicabilmente Vicepresidente esecutivo e Commissario alla coesione e alle riforme, il nostro obiettivo è quello di inserire all'interno dell'Agenda tre pilastri: allargamento dell'Unione, sicurezza economica e difesa, migrazioni.

In particolare, la sicurezza economica e la difesa passano inevitabilmente dal rafforzamento della competitività e dalla lotta alla concorrenza sleale, con l'obiettivo di migliorare il benessere economico e sociale dei cittadini. Infine, i fenomeni migratori, come abbiamo visto, non possono essere gestiti da singoli Paesi in autonomia. Un plauso va al nostro Presidente del Consiglio, che, con lungimiranza e determinazione, ha concluso un accordo importante con l'Albania, e i frutti si vedranno di qui a breve e sono già in corso (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Un lavoro, quello condotto da lei, Presidente, lungimirante e di esempio per tutta l'Unione europea, come provano i numerosi attestati di stima da parte dei Paesi dell'Unione. Presidente, noi siamo convinti che il buon lavoro fatto in questi 2 anni di Governo mostri già i suoi frutti anche sul piano internazionale. La coerenza, la fermezza dimostrata su vari dossier e le prese di posizione assunte a testa alta e con il coraggio delle proprie idee e valori sono sotto gli occhi di tutti, e ne è una riprova la considerazione che il nostro Paese ha in tutti i consessi. Nei prossimi mesi richiederemo un ulteriore senso di responsabilità. Sono sicuro che la stabilità politica del Governo e la coesione della coalizione…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). …insieme alla consapevolezza di rappresentare la maggioranza del Paese, la chiarezza delle sue parole, Presidente, e il prestigio dell'Italia sono elementi che non potranno che sostenere le decisioni audaci che auspichiamo vengano adottate in favore di cittadini e imprese (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi a preparare il Consiglio europeo in un clima che è tra i peggiori degli ultimi 20 anni: due guerre alle porte, decine di migliaia di morti, ospedali sommersi da feriti, città e infrastrutture distrutte, popolazioni disperate e costrette a spostarsi da una parte all'altra, confini violati, abusi, stupri e violenze di ogni tipo.

Accade alle porte orientali dell'Europa, accade sulla sponda opposta del nostro mare. Per questo ci saremmo aspettati un discorso della Presidente del Consiglio volto a rivendicare il ruolo dell'Europa come continente prima di tutto di convivenza e costruttore di pace. Invece, abbiamo ascoltato parole di rancore e di odio, volte a individuare e a dividere piuttosto che a unire. La solita retorica risentita e minacciosa, ancora una volta alla ricerca di nemici: le ONG che salvano vite umane, l'Agenzia dell'ONU che si occupa dei rifugiati, i migranti che vagano nel Mediterraneo. Non è questo il ruolo di una Presidente del Consiglio, non è questo lo spirito con cui noi crediamo si debba affrontare un Consiglio europeo, proprio in ore angoscianti, mentre sotto tiro sono le forze ONU, quella missione UNIFIL di cui l'Italia è un pilastro, con i nostri soldati attaccati e nelle condizioni di non potere svolgere quella missione per cui sono stati chiamati nel 2006, bloccati da una violenza simbolica, anche perché inaspettata.

Per questo il Consiglio europeo avrebbe forse dovuto avere un unico punto all'ordine del giorno: far tornare l'Europa protagonista della politica internazionale. Invece, siamo in una situazione di stallo, dettata dalla transizione tra una Commissione e l'altra, da un ritorno del protagonismo dei singoli Paesi e da una politica di piccolo cabotaggio per favorire ora quella Nazione ora l'altra, che allontana drammaticamente la prospettiva di costruire un'Europa integrata, in grado di affacciarsi sui grandi scenari in modo forte e convincente.

I primi segnali che vengono dalla nuova governance lasciano vuoti, sottovalutazioni e omissioni davvero preoccupanti, proprio quando, invece, servirebbe mettere in campo un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione, in collaborazione con gli alleati, per promuovere tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura. Siamo di fronte al rischio di una saldatura dei conflitti in corso, che potrebbe portarci a scenari inimmaginabili, di gravità non più gestibile e con il coinvolgimento di altri attori globali.

Per questo è il tempo di assumere posizioni nette. Parliamo della condanna verso il Governo israeliano. Per la prima volta viene attaccata la bandiera delle Nazioni Unite, in un contesto di continua delegittimazione del ruolo, della presenza e dell'iniziativa delle istituzioni multilaterali, come è stato a Gaza per l'Agenzia dell'ONU che si occupa dei profughi palestinesi, per le parole, gravissime, pronunciate verso il Segretario Generale delle Nazioni Unite, ma anche in Ucraina. È un punto inaccettabile. Vanno condannati, senza esitazione, i crimini commessi a Gaza: 42.000 morti, di cui un terzo bambini; va condannata l'annessione non autorizzata della Cisgiordania; va detto, senza esitazione, che Netanyahu deve fermarsi in Libano, come a Gaza, dove nessuna ritorsione trova senso nel dare alle fiamme le tende di un ospedale.

Perché finora sono stati inascoltati, ribadiamo la richiesta di un cessate il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e anche che il Governo italiano si faccia promotore, in sede europea, di un sostegno convinto agli appelli per un embargo sulle armi a Israele e subito per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Dobbiamo farlo perché non abbiamo avuto esitazione nella condanna di Hamas del 7 ottobre, un attacco vigliacco e atroce, con i suoi 1.200 morti e 200 ostaggi. Nessuna esitazione nel condannare gli attacchi di Hezbollah su Israele e nel chiedere il rispetto della risoluzione n. 1701, che prevede la consegna degli armamenti a UNIFIL, e nemmeno nel condannare ogni forma di antisemitismo, che rischia di riportarci a una pagina mostruosa della storia, che noi abbiamo combattuto sempre dalla parte giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Va fermato il coinvolgimento dell'Iran che, colpendo per rappresaglia Israele, ha prolungato ed esteso l'escalation brutale che da settimane travolge quella regione.

Solo se l'Europa sarà in grado di fare la sua parte in Medio Oriente sarà più forte anche nel sostegno dell'Ucraina, un sostegno economico e militare, volto alla sua autodifesa. Il diritto dell'Ucraina a vivere libera e indipendente rimane per noi un prerequisito, che non può essere messo in discussione neanche da variabili strategiche. Questo sia chiaro al Governo e sia chiaro a lei, Presidente, lì dove le toccherà la sintesi con posizioni meno adamantine che ci sono nella sua maggioranza. Infatti, esistono nel Governo forze che continuano ad avere simpatie russe e in Europa siedono nei banchi di forze dichiaratamente filo-putiniane.

Noi dobbiamo pretendere che dall'Europa si mettano in campo tutte le iniziative volte al perseguimento di una pace giusta e sicura, anche favorendo le basi per lo svolgimento del secondo Vertice per la pace, fare pressione attivamente sull'Ungheria, revocare i propri veti e consentire lo sblocco dello strumento europeo per la pace, compreso il nuovo Fondo di assistenza per l'Ucraina. Presidente, alzi il telefono e chiami il suo amico Orbán: serve anche a questo il suo ruolo di Presidente del G7, oltre che di Presidente del Consiglio del nostro Paese.

Un'Europa forte può agire anche nei conflitti che ci paiono più lontani, come in Sudan, dove ormai da 18 mesi si combatte una guerra civile che ha causato più di 20.000 vittime e ha costretto 10 milioni di sudanesi a fuggire. Anche in questo caso è necessario che l'Europa faccia pressioni per riavviare il dialogo tra le parti, fermare il conflitto e ripristinare le istituzioni democratiche, che supportino le legittime aspirazioni del popolo sudanese.

Tra le ricadute dei conflitti - c'è anche questo - non possiamo dimenticare le migrazioni: noi ribadiamo, anche in questa occasione, la contrarietà alla esternalizzazione dei confini, soprattutto alla luce degli scenari nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Come fate a non vedere che non esistono più condizioni di sicurezza per i migranti, come accade in Tunisia? La Tunisia va tolta dalla lista dei Paesi di origine sicuri, perché bisogna guardare in faccia a quello che accade, alla violazione sistematica dei diritti umani. Finora abbiamo assistito a un approccio sbagliato, altro che modello per l'Europa. Sono risposte miopi, insufficienti e costose, come nel caso dei centri per i migranti in Albania - di cui vi chiederemo conto -, dove si consuma una grave violazione dei diritti umani, soprattutto a seguito della recente sentenza della Corte europea sui rimpatri. Ecco, mentre ancora nella nebbia restano le procedure per la realizzazione di quei centri, sono 60 i milioni che ci risultano essere già impegnati in maniera opaca dal Ministero della Difesa, 800 milioni complessivi. Uno spreco inaccettabile di soldi pubblici, mentre con quelle risorse vedremo cosa farete, dovreste impiegarle per abbattere le liste d'attesa nella sanità per 4.500.000 di italiani che rinunciano a curarsi.

Siamo a una svolta per l'Europa, questa svolta sarà possibile solo dalla spinta del protagonismo dell'Italia. Noi chiediamo al Governo di riprendere le fila della lunga tradizione diplomatica e di fare sentire la sua voce, perché la forza, da sola, non basta mai a garantire sicurezza. Occorrono, in questo momento più che mai, ragione e politica ed è quello che oggi noi le chiediamo e pretendiamo che il Governo italiano eserciti in Europa e in tutti i contesti internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Anche il prossimo Consiglio europeo si aprirà affrontando gli ultimi sviluppi della situazione mediorientale, in particolare alla luce della grave escalation di queste ultime settimane lungo la Linea blu. Non possiamo che esprimere grave preoccupazione per gli attacchi contro la forza delle Nazioni Unite in Libano, che hanno causato il ferimento di diversi peacekeeper, attacchi che costituiscono una grave violazione del diritto internazionale e sono totalmente inaccettabili. Questi attacchi non devono più ripetersi e tutte le parti devono garantire la sicurezza e l'incolumità del personale di UNIFIL, consentendogli di continuare ad attuare il suo mandato per la difesa della pace e della sicurezza internazionale.

Il Presidente Meloni sarà presto in Libano e il Ministro Tajani in Israele e Palestina. Sono stato diverse volte a Shama, conosco bene quelle basi e da quest'Aula giunga un pensiero grato e riconoscente ai nostri militari, impegnati a servire con impegno e professionalità la nostra bandiera in una terra difficile (Applausi). Auspichiamo che il Governo di un Paese amico, qual è Israele, sappia fornire adeguate spiegazioni e avvii rapidamente un'indagine approfondita su quanto accaduto. Va ribadito l'invito a un cessate il fuoco immediato in Libano e a che tutte le parti si impegnino e lavorino per la piena attuazione della risoluzione n. 1701 del Consiglio di sicurezza. A un anno dall'immane tragedia del 7 ottobre, occorre ribadire la più ferma condanna di quei vili attacchi terroristici contro Israele commessi da Hamas, rinnovando la nostra profonda vicinanza a Israele e alle famiglie delle vittime.

Con forza va chiesto l'immediato e incondizionato rilascio di tutti gli ostaggi, ancora nelle mani dei terroristi. Lo Stato di Israele ha diritto alla propria esistenza, alla propria sicurezza e ad esercitare la propria autodifesa nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Va condannato con la massima fermezza l'attacco iraniano contro Israele dello scorso 1o ottobre ed occorre esortare tutte le parti a dar prova della massima moderazione e a rispettare il diritto internazionale umanitario. L'Italia, assieme ai partner europei, deve lavorare affinché si riducano i contrasti e si allentino le tensioni, al fine di evitare un pericoloso conflitto regionale. Per questo occorre proseguire nell'impegno diplomatico per una soluzione alla crisi di Gaza e per trovare le condizioni che possano condurre a una soluzione basata sul principio dei due Stati sovrani e democratici, che possano vivere, fianco a fianco, in pace e in sicurezza.

Sul tavolo del Consiglio europeo vi sarà il tema della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina. Da un lato, occorre continuare ad assicurare a Kiev il pieno sostegno diplomatico, politico economico-finanziario, militare e umanitario per tutto il tempo necessario; questo diviene ancora più importante in vista del prossimo inverno, con la necessità di rafforzare il settore energetico del Paese e le sue infrastrutture critiche, bersaglio del persistente bombardamento della Russia. Dall'altro lato, occorre proseguire, con il più ampio coinvolgimento della comunità internazionale, ogni sforzo diplomatico per giungere alla realizzazione della formula di pace basata sui princìpi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Siamo amici dell'Ucraina, la sosteniamo dal punto di vista politico, finanziario, economico e militare. Non vogliamo, però, una guerra a oltranza. Per questo, occorre lavorare per costruire una pace giusta, che garantisca l'indipendenza dell'Ucraina. Essere a favore della pace non significa chiedere la resa dell'Ucraina.

Il tema della competitività europea è cruciale per il futuro dell'Europa. L'Unione europea è determinata a rafforzare la competitività a lungo termine e a migliorare il benessere economico e sociale dei suoi cittadini. L'Agenda strategica 2024-2029 ha individuato una serie di priorità per ridurre le dipendenze in settori strategici e rendere l'Europa una potenza industriale e tecnologica. Occorre lavorare, anche sulla base delle proposte contenute nel rapporto Letta e nel rapporto Draghi, per rafforzare il mercato unico e rilanciare la competitività europea. Occorre che anche i Paesi frugali comprendano che, per sopravvivere fra i colossi mondiali, il nostro continente ha necessità di risorse consistenti, derivanti sia da strumenti comuni, che da investimenti privati.

Ci auguriamo che possa proseguire positivamente la discussione in materia di migrazione, anche alla luce del nuovo approccio che è stato impresso al dossier, a partire dal Consiglio europeo straordinario del febbraio 2023, grazie all'insistenza del Governo italiano. Questo risulta di particolare importanza anche in considerazione dell'aggravarsi della crisi in Medio Oriente, che potrebbe innescare flussi migratori verso l'Unione. Va ribadito che il tema della migrazione è sempre più una sfida comune, che necessita di una soluzione che non può che essere di tipo europeo. Per tanti, troppi anni, l'Italia ha chiesto, inascoltata, il pieno coinvolgimento di Bruxelles sul tema della gestione dei flussi migratori.

Oggi, Presidente Meloni, Ministro Tajani, è in atto un cambio di passo, un nuovo modus operandi, che vede finalmente una piena condivisione di responsabilità, di solidarietà e di oneri tra i 27 Stati, sempre nella cornice del diritto comunitario e internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Quindi, cornice europea anche sulla base dei nuovi strumenti forniti dal nuovo Patto per la migrazione e l'asilo, difesa dei confini e controllo delle frontiere, intese bilaterali con i Paesi di transito, meccanismi di migrazione legale, come l'azione delle Forze di polizia, sistemi efficaci di ricollocamento e rimpatri per chi non ha diritto, un Piano generale, articolato, complessivo, con i Paesi di origine, che serva, da un lato, a promuovere, sostenere e accompagnare percorsi di sviluppo e di crescita in Africa e, al contempo, a difendere posizioni geopolitiche insidiate, potenzialmente, da altri player internazionali. Presidente Meloni, finalmente, sul tema migrazione esiste una risposta sistemica a una problematica strutturale, quindi proseguiamo su questa strada.

Nei prossimi giorni avverrà, inoltre, la presentazione dell'annuale Pacchetto allargamento, in cui verrà fatto il punto sullo stato di avanzamento di ogni singolo Paese candidato o potenzialmente candidato all'adesione, attraverso i progressi e le carenze riscontrate dalla Commissione europea. Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2023 ha deciso, come sappiamo, di avviare i negoziati di adesione con Ucraina, Moldova e Bosnia-Erzegovina, e di concedere lo status di Paese candidato all'adesione alla Georgia.

Ieri, nella capitale tedesca, si è tenuto il vertice del processo di Berlino sui Balcani occidentali, un'iniziativa volta ad accelerare il processo di ingresso dei Paesi dei Balcani occidentali nell'Unione europea. Come ha ribadito il Vicepresidente Tajani, l'integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea è una priorità del Governo e l'impegno del nostro Paese per rafforzare la cooperazione con i partner balcanici è concreto e costante. L'Italia, anche come Presidenza del G7, è in prima linea nel rilancio di una dinamica positiva nella regione. L'integrazione dei partner dei Balcani con l'Unione europea deve avere un posto centrale nel nuovo ciclo istituzionale europeo. È giunto il momento di arrivare a risultati concreti nel favorire la cooperazione regionale, sia in ambito economico, sia in quello del dialogo politico e delle riforme.

Sempre in tema di allargamento, due prossime scadenze elettorali rischiano di avere un impatto significativo sugli scenari futuri di allargamento: il 20 ottobre 2024, i cittadini della Moldavia saranno chiamati alle urne, da un lato, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e, dall'altro, per approvare o respingere il referendum costituzionale volto a inserire nella Carta fondamentale il percorso di integrazione europea, quale obiettivo strategico della Repubblica moldava; il 26 ottobre 2024, si terranno le elezioni politiche in Georgia, con un voto che si annuncia decisivo per il destino del Paese caucasico, anche alla luce delle forti divisioni sulla scena europea ed euroatlantica di Tbilisi.

Ulteriore tema che potrebbe essere affrontato è quello relativo alla situazione politica in Venezuela. Occorre ribadire il sostegno dell'Unione europea all'aspirazione democratica del popolo venezuelano, condannando, ancora una volta, la repressione del dissenso. Il Venezuela ha bisogno di un dialogo inclusivo con garanzie per tutte le parti verso una transizione democratica.

L'Unione europea deve collaborare in stretto raccordo con i partner della regione latino-americana per garantire che sia rispettata la volontà del popolo venezuelano espressa alle urne, nonché il diritto di tutti i venezuelani di manifestare pacificamente.

Con fermezza va chiesta al Governo di Caracas la liberazione di tutti gli oppositori politici, in particolare dei minorenni arrestati e dei cittadini e dirigenti politici con doppia cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe) italiana e venezuelana.

Bene Presidente, noi di Forza Italia siamo assolutamente in linea con la risoluzione di maggioranza. Oggi finalmente l'Italia, dopo tanti anni, ha una voce forte, chiara, credibile e autorevole in tutti i contesti internazionali. Abbiamo un'Italia finalmente stabile e affidabile. Quindi, Forza Italia è convintamente al vostro fianco, la strada è ancora lunga, ma la direzione è quella giusta. Buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie Presidente. Signora Presidente Meloni, il prossimo Consiglio europeo del 17-18 ottobre 2024 si concentrerà su temi di grande rilievo: l'Ucraina, il Medio Oriente, le politiche migratorie, la competitività dell'Unione europea nel mercato globale.

È del tutto evidente come tutte queste tematiche rivestano un'urgenza assoluta e siano fonte di grande preoccupazione, anzitutto per quanto sta a cuore all'Europa per la propria sicurezza e per la creazione di un mondo basato sulla pacifica convivenza, la condivisione di regole e il rispetto del diritto internazionale, un mondo in cui la guerra non sia la regola.

Riguardo al fronte ucraino, l'Europa, fin dal 24 febbraio 2022, ha condannato con fermezza l'invasione russa e sostenuto il diritto degli ucraini di difendere la loro vita, la loro patria e il loro futuro. Fondamentale è che, accanto a questa immediata condanna, siano seguiti gli aiuti su più fronti, compreso quello delle armi. Il Consiglio ha finora stanziato, attraverso pacchetti successivi di decisioni, 6,1 miliardi di euro per la fornitura all'Ucraina di attrezzatura militare, nell'ambito dello strumento europeo per la pace, l'European Peace Facility, e l'ottavo pacchetto attende ancora che sia superato il veto dell'Ungheria. Non abbiamo…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Che non c'è il Presidente del Consiglio, va bene! Almeno il Vicepresidente, che stia ad ascoltare (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Prego, onorevole Del Barba.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Devi stare lì e devi ascoltare (Commenti)… Non c'è niente da fare!

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Anche perché, Vicepresidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, per cortesia.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). …le stavo dicendo, che non abbiamo…

PRESIDENTE. Prego, onorevole Del Barba, prosegua.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). …non abbiamo sentito la vostra voce verso Orbán. Forse questo è il motivo per cui il collega Giachetti chiedeva che, anche in questa circostanza, non si sentisse. Il virus di Orbán non vi ha abbandonati e vi insegue anche in Italia; non riguarda solo il vostro silenzio nel condannare l'atteggiamento sovranista di Orbán sull'invio di aiuti, riguarda la vostra stessa ambiguità su misure di sostegno all'Ucraina. L'Europarlamento, pochi giorni fa, ha stabilito che, senza possibilità di colpire in Russia, Kiev non può esercitare il diritto all'autodifesa e rimane esposta ad attacchi contro popolazioni e infrastrutture. L'Italia, grazie a voi, è l'unico Paese del G7 contrario all'utilizzo delle armi per colpire i lanciamissili e la logistica russa. Tra gli innumerevoli orrori che questo conflitto ha generato sul suolo ucraino non possiamo non citare quello dei bambini, sottratti alle loro famiglie e deportati per essere rieducati, crudeltà nella crudeltà.

È nostro dovere, Presidente Meloni, anche con il processo di integrazione politica, sociale e democratica dell'Unione europea fare ogni sforzo perché la loro terra possa tornare ad essere la patria in cui cresceranno con le loro famiglie. Proprio per questo, accanto alle misure fin qui citate, occorre ribadire la necessità - da noi sottolineata in più occasioni - di una imprescindibile azione diplomatica volta a promuovere la de-escalation, e lo ribadiamo: l'Europa dovrebbe avere il coraggio e l'unità di intenti di nominare un inviato speciale di pace per l'Ucraina.

Dal 7 ottobre 2023, giorno dell'orribile pogrom compiuto in Israele dal gruppo terroristico di Hamas e dell'inizio del lancio di razzi anche dal confine Nord con il Libano, il fronte mediorientale vive la tragedia di una guerra che miete vittime innocenti e vede ancora, a un anno di distanza, quasi 100 ostaggi nelle mani dei loro carcerieri. È tuttora in atto un'escalation del conflitto che rischia di coinvolgere l'intera regione e di bruciare rapidamente in un conflitto globale. Occorre agire con fermezza per spegnere questo fuoco, creando le condizioni affinché un cessate il fuoco possa garantire l'avvio di un processo di pace, la liberazione degli ostaggi, la fine del massacro di civili innocenti.

A seguito del recente attacco iraniano nei confronti di Israele e della reazione militare di Israele, che è giunta ad attaccare, in maniera inaccettabile, il contingente UNIFIL, stiamo ora vivendo il momento più grave di questa crisi. È necessario condannare quanto sta avvenendo in Libano, dove le basi della forza di interposizione UNIFIL, impegnata nella missione di pace per salvaguardare il confine tra Israele e Libano, si sono ritrovate minacciate e attaccate dall'azione militare del Governo Netanyahu. Ricordiamo che attualmente sono 1.200 i militari italiani schierati al confine.

Presidente, i nostri militari sanno come fare il loro dovere e conoscono bene l'importanza di non arretrare di fronte a una necessità politica che richiede di issare la bandiera della legalità internazionale. Con altrettanta professionalità e senso del dovere hanno rimarcato il senso di frustrazione sia nel vedere così limitate le loro funzioni per l'attuale presenza israeliana, sia per il precedente limite nelle regole d'ingaggio rispetto agli obiettivi loro affidati e che hanno portato alla situazione che ora è sotto i nostri occhi. Loro fanno il loro dovere e questo, cari colleghi, dovrebbe portare anche noi a fare il nostro.

Certo, è inaccettabile ed è giusto ribadirlo. Sarebbe un colpo pesantissimo tra i tanti già inferti alla credibilità e all'efficacia delle istituzioni internazionali e dello stesso diritto internazionale. Quindi, è una reazione giusta, automatica, dovuta, istintiva, da protocollo, ma queste rischiano di essere parole affidate al vento, in un periodo in cui i venti sono venti di guerra. Queste stesse parole affidate al vento, viste dalla parte dei nostri soldati rischiano di essere leggere, laddove il vento porta loro i sibili dei proiettili.

Allora, Presidente, la nostra priorità, in questo momento, accanto alla giusta reazione diplomatica, quello che le chiediamo è di operare fattivamente per l'incolumità dei nostri soldati. Vada in Libano, non porti l'Italia ad essere in irrilevanti composizioni ambigue o anche di prassi e di protocollo, che non si addicono a questi tempi, dall'Ucraina al Medio Oriente e ai migranti.

L'impotenza della comunità internazionale, la sua incapacità di intervenire, nasconde le malcelate divisioni della stessa. Deve, però, richiedere da parte nostra, del nostro Paese, soprattutto dell'Europa, un rinnovato protagonismo, basato sul richiamo al diritto internazionale e sulla capacità di tessere relazioni con tutte le potenze regionali che sono coinvolte, direttamente e indirettamente, nel conflitto.

Sui migranti un solo numero: 800 milioni, per il momento, per 800 migranti, vedremo quanto durerà, fanno un milione a migrante; uno spot elettorale che ci è costato carissimo. Non ci pare che questa, da parte del Governo, possa essere la linea da portare in Europa. I bizantinismi e le furbizie italiani possono magari funzionare sulla nostra opinione pubblica - vedremo poi per quanto tempo -, ma è un fatto che stanno minando la credibilità del nostro Paese.

Guardate, sono tempi duri, difficili. In tanti vedono la propria stella appannata. Vi riconosciamo la difficoltà del momento, però vi chiediamo di portare in Europa e nel mondo la grandezza del nostro Paese, che ritroverete meglio in un rapporto più autentico e rispettoso con le opposizioni e non, come state facendo, trasferendo sullo scenario internazionale le vostre divisioni e incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri, è un momento in cui l'Italia davvero sta dando il meglio di sé con il nostro Governo. Lo vediamo, perché viene continuamente presa ad esempio e citata in ogni contesto internazionale: non solo il Piano Mattei, ma oggi anche l'esempio dato sulla gestione dei migranti con i centri in Albania.

Da questo, davvero, non si può prescindere, bisogna dirlo e dirlo con chiarezza, anche perché fa male vedere che proprio la sinistra, l'opposizione nostrana, non riconosce questo dato di fatto, mentre all'estero sono i Governi laburisti, i Governi che sono alleati della sinistra italiana come partiti, a portare come esempio il Governo italiano. È un controsenso, ma lo viviamo, purtroppo, tutti i giorni.

Un controsenso che fa ancora più male è vedere il nostro leader, Matteo Salvini, sotto processo proprio per aver cercato di difendere i confini. Qualcuno dal PD ha detto che Salvini non ha difeso i confini. Beh, lo informiamo che tra quei migranti economici, tra quegli sventurati, si annidano anche - e anche questa è un'evidenza data dai nostri servizi - terroristi. Questi terroristi vogliono solo minare le nostre democrazie. Se quindi fermarli, identificarli, non è difendere la nostra democrazia italiana, non so cosa sia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Fa male altresì vedere che non si capisce quale sia l'uso fatto da potenze straniere della migrazione di massa, perché la weaponization della migrazione vale solo quando è tra Bielorussia e Polonia, non vale nel Mediterraneo. Di questo anche l'Europa si deve accorgere ed essere sempre più consapevole.

Veniamo al contesto geopolitico, drammatico, perché nella risoluzione di maggioranza citiamo l'Ucraina, citiamo l'Iran, Israele, il Venezuela. Dietro tutto ciò, però, c'è una matrice comune, ed è quella che, invece, non è protagonista, come dovrebbe essere, di questo Consiglio europeo: la Cina. Dietro la Russia, lo sappiamo tutti, c'è la Cina, perché altrimenti la Russia sarebbe già sfinita economicamente e non potrebbe continuare nella sua guerra di aggressione. L'Iran sta rifornendo, dapprima con droni e oggi con missili balistici, la Russia; Nord Corea, anche lì fornitura di armamenti alla Russia. Tutto si tiene, un fil rouge.

Si arriva drammaticamente a quel 7 ottobre, in cui la popolazione inerme di Israele fu attaccata, in un vero e proprio tentativo di genocidio. Non abbiamo paura di dirlo e lo ripetiamo anche qui, oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Bene, dobbiamo chiederci, in quest'Aula, quel tentativo a chi ha fatto comodo. Ha fatto comodo a chi vuole riscrivere le regole globali, a chi vuole avere nuove vie commerciali, che siano solo e unicamente la Via della seta, e non ha fatto certo comodo a Israele e all'Occidente. Noi, da allora, stiamo rispondendo, perché chi attacca Israele attacca l'Occidente tutto, perché chi odia Israele odia l'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo vediamo ogni giorno in quei cortei quell'odio con cui si definisce l'Occidente colonialista, becero. L'Occidente, per coloro che dicono che Israele è la causa di tutti i mali, è marcio e va combattuto, magari sposando la causa del Sud globale, magari vendendo Taiwan alla Cina. Noi della Lega non ci stiamo, perché amiamo la libertà. Quindi, vediamo circondare una democrazia come quella di Taiwan da navi, portaerei (Liaoning), aerei - 125 aerei l'hanno sorvolata in quella strategia dell'anaconda, dello stringere una democrazia per soffocarla - e abbiamo visto questa grande esercitazione Spada congiunta della Cina.

Ecco, il Consiglio europeo dovrebbe occuparsi molto di più di Cina. Questo lo volevo dire perché si parla di competitività e di concorrenza, ma chi, se non la Cina, ci fa concorrenza sleale? Si torna ancora alla Cina. Invece, la via per ripartire per la pace, quella via profonda, quel solco già tracciato, sono gli Accordi di Abramo per il Medio Oriente, di cui poco si parla ancora oggi. Invece, bisogna avere il coraggio di parlarne, di parlare con l'Arabia Saudita che stava per firmare il rapporto di normalizzazione e riconoscimento di Israele, finalmente, quando poi, appunto, ci fu l'attacco del 7 ottobre.

Per quegli Stati, dagli Emirati all'Arabia Saudita, alla Giordania, quindi, a Israele e infine all'Italia, doveva e dovrà passare IMEC, la nuova via, quella via commerciale che dall'India porterà merci in Europa e che è alternativa alla Via della seta. Questo è il grande nemico delle potenze che odiano le democrazie: il commercio, il commercio va strozzato, regolato a modo loro. E noi, invece, vogliamo difendere quel sistema nato a Dumbarton Oaks, alla Conferenza di San Francisco, che vediamo, invece, piegare sempre più ai desiderata di Stati che democrazie non sono. È proprio perché ci sentiamo intimamente occidentali che stiamo con Israele, anche se, certo, siamo vicini e solidali ai nostri militari: come potremmo non esserlo?

Va spiegato, però, cosa succede in quell'area, va spiegato che l'ONU odia Israele. L'ONU ha continuato ad adottare risoluzioni di condanna di Israele quanto contro nessun altro Paese. L'ONU è quella dell'Agenzia per i palestinesi, l'UNRWA, sospettata di terrorismo. Alcuni suoi membri sono sotto indagine oggi proprio perché avrebbero partecipato all'attacco del 7 ottobre. E allora, per quello dico cosa resta di quei valori fondanti dell'ONU? Cosa resta dell'identità profonda dell'Occidente? Noi ci affidiamo a lei, signor Primo Ministro, perché difenda questi valori, difenda l'Italia, difenda l'Occidente perché, non perché l'abbiamo scelto noi, ma siamo sotto attacco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Presidente, Ministri, colleghi, nel 1960 il PIL dell'Europa, o meglio dei nove Paesi che hanno fondato l'Europa, era il 23,5 per cento del PIL mondiale e la sua popolazione era quasi l'8 per cento della popolazione mondiale. Nel 2023 questo PIL è sceso di 10 punti; siamo neanche al 14 per cento e la popolazione non raggiunge il 4 per cento. Sono cambiati tutti gli schemi.

Quando è nata l'Unione europea, l'Unione europea contava molto di più in termini economici, di popolazione, di influenza politica. Oggi questo non solo è andato scemando, ma, soprattutto, andrà scemando nei prossimi anni. Ed è chiaro che, rispetto a questo, noi abbiamo un'esigenza, che è quella di rendere l'Unione europea molto più forte, molto più credibile, molto più capace di incidere su quello che succede nel mondo. Quanto al mondo - la relazione della Presidente Meloni al Senato l'ho ascoltata - è un mondo che diventa sempre e diventerà sempre più complesso, anche nelle nostre discussioni. Possiamo avere anche punti di vista diversi su come affrontare le diverse crisi, ma o abbiamo la consapevolezza che per affrontare quello che accade intorno a noi abbiamo un'Europa più forte, oppure ci troveremo sempre più irrilevanti.

Abbiamo bisogno di strumenti comuni, abbiamo bisogno di abolire il diritto di veto sulla maggior parte delle questioni all'ordine del giorno nel Consiglio europeo. Io penso che sia interesse dell'Italia, che è sempre stata capace di costruire intorno alla sua posizione anche alleanze. Abbiamo bisogno di abolire il diritto di veto, abbiamo bisogno di condividere il debito. Ho sentito esponenti di maggioranza che dicono: mai io vorrò condividere i debiti con i danesi. Ma sono i danesi che sono preoccupati dei nostri debiti, non è che noi dobbiamo essere preoccupati del debito dei danesi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

È evidente che abbiamo tutto un grande vantaggio noi a poter fare politiche che condividano, mettano insieme, condividano gli investimenti, condividano gli investimenti sulla competitività, sullo sviluppo. Abbiamo tutto l'interesse a mettere in campo questi strumenti. Quindi, abbiamo bisogno di avere il coraggio di dire che più Europa vuol dire un'Italia più forte, anche perché - lo ricordiamo tutti, l'ha ricordato anche il Presidente Meloni nel suo intervento - che l'Italia è un Paese cardine di questa Europa.

Quando UniCredit fa un'operazione di acquisizione all'estero, plaudiamo e diciamo che il mercato condiziona. Non è che poi, se c'è qualcuno che viene qui e fa un'operazione, possiamo dire che gli europei sono cattivi, e i francesi e i tedeschi e gli inglesi... Abbiamo bisogno di essere coerenti. Provate a guardare le forze politiche che sono coerenti o non coerenti su queste cose. Presidente, però devo dirle che, in tutto questo, il Governo ha dato parere negativo alle premesse sulla nostra risoluzione al Senato, che è uguale, naturalmente, a quella che abbiamo depositato qui, e ha dato parere negativo ad alcuni punti. Su questi punti voglio soffermarmi, perché sulle cose su cui siamo d'accordo…

Avete dato parere negativo sulle premesse, e veramente penso che invece sarebbe importante che sulle premesse, su una lettura almeno dello scenario internazionale, questo Parlamento facesse uno sforzo per arrivare a una composizione, a trovare elementi di sintonia, ma poi avete dato un parere negativo sul nucleare. Non è che noi ci siamo inventati cose strane. Abbiamo chiesto di andare avanti con il percorso su cui, peraltro, abbiamo sentito tante dichiarazioni del Ministro Pichetto Fratin, non solo, anche di esponenti autorevoli della maggioranza.

Avete dato parere contrario sul nucleare, ma si può capire perché? Qual è il motivo per cui si dice no tout court ad adottare una strategia che è una strategia europea e che noi abbiamo tutto l'interesse a perseguire fino in fondo? Così come voglio fare anch'io a nome del nostro gruppo - lo abbiamo fatto in più occasioni - gli auguri al Presidente Fitto, futuro Vicepresidente della Commissione europea, a cui auguriamo di poter lavorare e lavorare bene (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Fratelli d'Italia). Lei giustamente ha ricordato che, in quel contesto lì, il Presidente Berlusconi andò perfino in Commissione a esprimere il parere favorevole su Gentiloni.

Però mi lasci dire che il Presidente Berlusconi si assunse anche la responsabilità di guidare insieme al Partito Socialista, al PD di quell'epoca, un'alleanza che ha costruito la possibilità di far nascere quella Commissione. Per questo, Presidente, continuerò sempre a dire che l'interesse dell'Italia era votare tutti per quel Governo che la von der Leyen rappresenta, come fece allora con coraggio il PD o Forza Italia, ognuno se ne attribuisce, costruendo un'intesa che ha consentito all'Europa di essere un'Europa più forte.

Sulla situazione internazionale, in due minuti vorrei soprattutto dire che la nostra preoccupazione è una preoccupazione comune.

Ci trovo molte cose su cui siamo d'accordo. Voglio dirle, però, con chiarezza che, rispetto a quello che sta accadendo in Ucraina, rispetto anche alle immagini degli ultimi giorni, sono stato veramente molto colpito dalle immagini in cui i russi trucidavano dei prigionieri di guerra, così, semplicemente per continuare la loro teoria del terrore. Non riesco a capire come noi ancora continuiamo a non capire che le regole di utilizzo delle armi non possono essere rispetto a dove si spara, ma a chi si spara.

Il problema non è se un missile italiano viene utilizzato in Russia o in Ucraina, il problema è se spara su una batteria di missili, se spara su una batteria di artiglieria o se spara su un ospedale o su un contesto civile. Questa è la discriminante che va adottata, non può essere una discriminante territoriale. E la discriminante degli obiettivi è sempre stata messa in sede europea e anche in sede italiana. Quindi, penso che il nostro distinguo sia un distinguo profondamente sbagliato. Chiudo sul Medio Oriente, dicendo che Israele ha subito un qualcosa che noi non possiamo percepire, ho questa idea: 1.400 morti in un giorno su una popolazione di 10 milioni di abitanti sono per loro molto di più dell'11 settembre.

Però questo non toglie che noi dobbiamo essere chiari con Israele. Israele è una democrazia, è un Paese amico, è un Paese che difenderemo sempre. Ma, proprio perché è un Paese amico, proprio perché è una democrazia, noi dobbiamo dirgli con chiarezza le cose che si possono fare e le cose che non si possono fare. L'eccesso rispetto all'utilizzo della forza, che, certo, si trova di fronte scudi umani usati da Hamas che li usa volutamente, sotto cui nasconde i terroristi, sta portando a una situazione ingovernabile.

Così come - chiudo, Presidente, e mi scuso - dobbiamo continuare a ribadire, lo ha detto il Governo e sono contento, lo diciamo anche noi qui, che alle Nazioni Unite, a cui va il nostro sostegno, perché le Nazioni Unite sono casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), non sono casa di altri - non è possibile che siano i Governi a dare gli ordini, e le nostre truppe è giusto che restino lì, a fare il loro mestiere fino in fondo, che è un mestiere portatore di pace (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, onorevoli colleghi, non posso nascondervi che ogni volta che penso all'Europa, ogni volta che parlo di Europa, provo una forte emozione, perché penso all'Europa immaginata dai padri fondatori, che, con ancora negli occhi le tragedie della Seconda guerra mondiale, hanno concepito un continente nuovo, fondato su due pilastri essenziali: la pace e il benessere.

La loro visione era chiara, mai più guerra tra popoli fratelli. La costruzione di un'Europa unita non era solo un progetto politico o economico, ma un ideale di pace duratura, basato sulla cooperazione e sulla solidarietà. Questi due pilastri, oggi, sono entrambi in crisi. Noi italiani siamo stati storicamente tra i più grandi sostenitori dell'integrazione europea, basta ricordare come, negli anni Novanta, oltre il 70 per cento degli italiani si dichiarasse favorevole all'Unione europea, dato che sottolinea quanto fosse radicata la fiducia nel sogno europeo.

Tuttavia, oggi dobbiamo constatare che il consenso verso l'Unione europea è crollato e la disaffezione si è fatta sentire. Moltissimi italiani, sempre più italiani, si sentono distanti dalle istituzioni europee, le percepiscono come burocratiche e incapaci di rispondere ai bisogni quotidiani dei cittadini. Dobbiamo riconoscere che questa crisi di fiducia non riguarda solo l'Italia, ma è sintomatica di una difficoltà più ampia che sta vivendo l'intero progetto europeo. L'Europa, che una volta era sinonimo di benessere diffuso, oggi si trova a dover affrontare una perdita di competitività globale.

Non possiamo ignorare i dati economici, che ci mostrano un'Europa che fatica a mantenere il passo rispetto ad altre grandi economie mondiali. L'Europa oggi rappresenta dati, sono stati ricordati alcuni, che si stanno rimpicciolendo. Il collega Rosato ha detto il 4 per cento della popolazione mondiale, forse il 5, il 4, non lo so, ma circa il 15 per cento del PIL globale, ma circa, ancora, il 50 per cento della spesa mondiale per il welfare. Questi numeri ci raccontano un continente che ha creato un modello unico di protezione sociale, ma ci pongono anche davanti ad una sfida cruciale: come sostenere questo modello in un mondo che cambia rapidamente.

Se vogliamo mantenere l'equilibrio, e lo vogliamo mantenere, tra protezione sociale e crescita economica, è evidente che dobbiamo ripensare alcuni aspetti fondamentali del nostro sistema. L'Europa ha bisogno di tornare a essere competitiva, ha bisogno di un'economia che cresca, che innovi, che funzioni. Non possiamo continuare sulla strada dell'immobilismo. Da tempo si parla di una nuova Europa, di un'altra Europa, di un'Europa migliore, di un'Europa che sappia rispondere meglio alle sfide del nostro tempo.

Si è discusso molto, ad esempio, di better regulation, ossia di una migliore regolamentazione, di un processo legislativo europeo più snello e vicino ai cittadini, in grado di eliminare le eccessive barriere burocratiche, di facilitare la crescita economica. Come ha spesso ricordato il presidente Tremonti, la Gazzetta Ufficiale europea è lunga 348 chilometri lineari. Vuol dire che non ha regolamentato ciò che era importante, come il concetto fondamentale di difesa europea, ma ha regolamentato il lavandino, potrei raccontarvi tante cose.

Abbiamo perso settimane al Parlamento europeo a discutere se il pacchetto di sigarette per la direttiva Tabacchi fosse da fare smussato o non smussato, pocketable o non pocketable. Come da sempre ha dichiarato Fratelli d'Italia, noi chiediamo più Europa su ciò che conta davvero, sui macrotemi in cui l'Unione ci rende più efficaci, e meno Europa dove non serve. Questo significa ripensare le nostre politiche economiche. Come lei ha efficacemente sottolineato, Presidente Meloni, l'approccio ideologico che ha accompagnato la nascita e ha sostenuto finora lo sviluppo del Green Deal europeo ha creato effetti disastrosi, e anche su questo aspetto Fratelli d'Italia, sin da subito, ha provato a porre l'attenzione.

Non possiamo accettare - no! - che, per difendere l'ambiente e la natura, l'unica strada percorribile sia quella tracciata da una minoranza palesemente ideologizzata. Inseguire, come ha detto lei, la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è semplicemente un suicidio. Occorre respingere, quindi, certe “eco follie” alla Timmermans, perché accettarle vorrebbe dire distruggere posti di lavoro, fette di PIL, interi settori industriali. L'Europa, oggi, si trova ad un bivio, e uno dei punti cardine sarà la capacità di adottare misure incisive e innovative, capaci di stimolare la crescita e creare occupazione.

Onorevoli colleghi, l'Europa rimane un modello unico nel mondo, che ha garantito per tanto tempo pace, stabilità e benessere a milioni di persone, ma se vogliamo che questo modello continui a funzionare - e lo vogliamo! -, dobbiamo avere il coraggio di cambiare, di riformare ciò che non funziona, di rimettere al centro gli interessi della Nazione e la competitività del nostro continente.

Abbiamo visto due rapporti, quello Draghi e quello Letta. Entrambi confermano quanto è stato sancito dall'esito dell'ultima consultazione elettorale europea: l'Europa ha bisogno di un radicale cambiamento, che deve intraprendere per la sua sopravvivenza. Abbiamo visto il rapporto Draghi, che evidenzia come la competizione globale non sia solo una questione di PIL o di crescita economica, ma anche di sovranità tecnologica. Abbiamo visto il rapporto Letta, secondo cui l'Unione europea non può essere vista solo come una grande area di scambi economici; anzitutto, è da intendersi come una comunità di valori, di diritti, di democrazia, e questi princìpi devono essere integrati nelle nostre politiche economiche.

Il voto degli europei, soprattutto, ci ha detto che non possiamo sfuggire all'occasione storica che questa nuova legislatura europea ci offre. Non possiamo scegliere di continuare ad essere un gigante burocratico che appesantisce cittadini e imprese, con una selva di regole, molte delle quali senza senso e autolesioniste. Dobbiamo invertire radicalmente questa rotta, recuperando il sogno europeo e dotandoci degli strumenti necessari per realizzarlo. C'è molta voglia di Italia, in Europa e non solo in Europa, ma c'è anche molta aspettativa su di lei, Presidente Meloni, e sulla sua azione di Governo. In questi anni ha saputo costruire una sinergia vincente con le altre nazioni, suscitando numerosi apprezzamenti a livello internazionale. Frutto di questo lavoro, sicuramente, è anche il ruolo di Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, che verrà confermato per il Ministro Raffaele Fitto. Questa conferma sarà la dimostrazione del suo ottimo lavoro, come ho detto, ma anche la dimostrazione che l'Italia, con un Governo forte e coerente, ottiene dei risultati.

Per questo, noi siamo certi che lei saprà farsi portavoce di un cambiamento, che è richiesto in generale dai cittadini europei e, in particolar modo, dagli italiani. È il momento della competenza e del coraggio, qualità che lei incarna ottimamente. L'Europa ci sta guardando con ammirazione e noi siamo orgogliosi di essere al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, pochi minuti, tre telegrammi.

Il primo riguarda il Ministro Fitto. Noi abbiamo auspicato da subito, con Emma Bonino, che vi fosse il via libera dal Parlamento europeo al commissario Fitto e a tutta la Commissione. Però mi sarei aspettato un po' più di misura da lei, questa mattina. Ho ascoltato il suo intervento al Senato. Lei era venuta qui a promettere: “faremo meglio e di più di quanto hanno fatto i Governi precedenti”. Prenda atto che non è così, perché chi si loda, si imbroda, o, se la vogliamo prendere un po' più alta, sembrano un'excusatio non petita, queste due pagine e mezzo.

Vede, noi abbiamo avuto, negli ultimi quinquenni, il Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, gli ultimi due commissari sono stati Federica Mogherini, Alto Rappresentante, e Paolo Gentiloni, Commissario agli Affari economici. Nella precedente Commissione von der Leyen, né la Francia, né l'Italia avevano Vicepresidenti. E c'era Breton, con un portafoglio di primo piano, e Gentiloni, con un portafoglio di primo piano. Nella seconda Commissione von der Leyen, la Francia ha il Vicepresidente esecutivo, l'Italia ha il Vicepresidente esecutivo, la Francia ha un portafoglio di primo ordine, l'Italia no, ma non c'è problema. Abbiamo fatto un passo indietro, ma non c'è problema. Non facciamone e non ne faccia una questione di Stato.

Secondo punto: nella sua relazione, ha citato positivamente - e sono molto felice che l'abbia fatto - i rapporti Letta e Draghi. Spero che l'Italia lavori perché da lì vengano le linee prioritarie per il lavoro della prossima Commissione e delle prossime istituzioni europee. Noi federalisti, che abbiamo scolpiti il principio di sussidiarietà e il principio di proporzionalità, pensiamo che siano due grandi europeisti, non per semplificazione, ma per sintesi, Letta e Draghi, e abbiamo colto con grande positività il fatto che lei dica che, nel dibattito sulle risorse necessarie a implementare questi piani, in Italia, dovremo essere pronti a verificare la possibilità di nuovi strumenti di debito comune. Lo sottoscrivo, ne sono felice, è l'opposto del sovranismo. Dobbiamo andare, come ha detto Draghi, verso il debito comune e spero e sono convinto che, dopo queste parole, l'Italia spingerà in quella direzione.

Presidente, 30 secondi sull'immigrazione. L'Albania: un modello? Non è così. A parte che l'Albania sarà costosa, creerà solo contenziosi giudiziari e riguarderà una percentuale trascurabile delle persone che arrivano in Italia, tutti si complimentano con lei, in Europa, perché lei sta portando l'Italia in una direzione opposta a quella che all'Italia interesserebbe, che non è blindare i confini all'esterno - facciamolo! - ma che è quella di chiamare alla responsabilità tutti i Paesi sui movimenti interni, sulla redistribuzione del carico e dell'onere di dare una prospettiva, fosse anche quella del rimpatrio, secondo il diritto internazionale, i valori e il diritto europeo, dentro i confini europei.

Questa è una strategia fallimentare e ci credo che tutti dicono: pat pat sulla spalla, andate avanti così. Stiamo e state risolvendo loro un problema pratico, di coscienza, e un grande problema politico. Cosa non vogliono, quelli che le danno ragione in Europa? Non vogliono i movimenti secondari e non vogliono che l'onere delle persone che arrivano venga redistribuito all'interno dei Paesi europei. Lasci agli altri il compito di fare il gendarme, di controllare, come vanno controllati, i confini interni…

PRESIDENTE. Concluda.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). …e continui, invece, a chiedere corresponsabilità sulle persone e sui migranti che arrivano. Questo è l'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Eureopa)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente del Consiglio, ho letto con molta attenzione le comunicazioni che ha reso al Senato della Repubblica. In queste comunicazioni, lei si è concentrata, credo giustamente e a lungo, sul ruolo dell'Europa nel mondo terribile che abbiamo di fronte e, dunque, sul suo futuro altamente incerto e non scontato. Un futuro sul quale dovremo organizzare collettivamente un pensiero e provare a costruire qualche risposta. Salta, però, subito all'occhio un'assenza clamorosa in questa riflessione: quale futuro può avere l'Europa in questo mondo terribile, attraversato e offuscato dalla guerra, che torna a essere l'unico orizzonte nel nostro scenario, senza una capacità di iniziativa politica in grado di far uscire il futuro del mondo e dell'Europa dalla scena della guerra? Dopo tre anni di guerra in Ucraina, dopo la criminale invasione russa dell'Ucraina, l'afonia del continente sul piano diplomatico è imbarazzante e impressionante (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Nessuna iniziativa dell'Europa, come tale, è stata messa in campo, mentre da tre anni continua inesauribile e senza via d'uscita l'escalation delle armi.

Dalle armi difensive - se lo ricorda il dibattito sui caschi? I giubbotti antiproiettile sì, le pistole no, perché forse quelle le usiamo per sparare: dibattito surreale già allora! - siamo arrivati al voto del Parlamento europeo, che autorizza l'uso dei missili a lungo raggio in territorio russo, avvicinandoci ogni minuto in più allo scenario di una guerra totale, globale, che mette direttamente di fronte, l'uno accanto all'altro, NATO, Occidente e Russia, potenze nucleari in grado di portare il mondo a un'ecatombe dalla quale sarà impossibile persino immaginare una risalita.

E poi, signora Presidente del Consiglio, come fa a non vedere l'ipocrisia e la complicità dell'Europa nel genocidio in corso a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Sono ormai 12 mesi che la reazione del criminale di guerra Benjamin Netanyahu al vergognoso, inaccettabile e terribile attacco terroristico di Hamas, che abbiamo allora condannato e che condanniamo ancora oggi senza alcuna esitazione, mette in atto un genocidio sulla pelle del popolo palestinese, colpevole solo di essere palestinese, di Gaza e Cisgiordania (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ho ascoltato in quest'Aula un collega riflettere sui numeri; i numeri, quando parliamo di morti, non sono mai una bella cosa, ogni vita è sacra nella sua dimensione unica e irripetibile, ma, se proprio dobbiamo farlo, questo calcolo macabro, non so che percentuale sia quella di 1.400 morti su 10 milioni di abitanti, non so neanche quale sia quella di 44.000 morti, tra cui 20.000 bambini, su una popolazione di 2 milioni di abitanti, quella di Gaza, dove tutto è stato raso al suolo, tutto: scuole, strade, ospedali e acquedotti. Non c'è più niente a Gaza che sia in piedi, in grado di garantire la vita, in un deserto che è stato così trasformato dalla lucidità criminale di un uomo e di un Governo, Benjamin Netanyahu e il suo Governo di ultradestra, che hanno fatto dell'escalation, della guerra totale e dell'incendio del Medio Oriente, a cui lavorano ora dopo ora, ieri a Gaza, anzi, oggi ancora, a Gaza e in Cisgiordania, e contemporaneamente in Libano e, poi, domani in Iran, ovunque sia possibile, perché consapevoli che quell'escalation, quella dimensione della guerra totale è l'unica condizione che consente loro di restare al potere in Israele, contro Israele, contro l'interesse di Israele e del popolo israeliano, della pace e della sua sicurezza, in una condizione così drammatica, come quella che quell'area vive da troppi decenni.

Signora Presidente, lo ripeto, abbiamo condannato allora e lo faremo ogni giorno l'attacco del 7 ottobre, come condanniamo, senza alcuna incertezza, ogni forma di antisemitismo, il sentimento più lontano, più odioso che possiamo individuare nell'Europa complice e responsabile della Shoah. Tuttavia, signora Presidente, è arrivato il momento di dire “basta” alle parole vuote, anche alle sue, anche a quelle del nostro Governo. È arrivato il momento di dire “basta” agli appelli alla moderazione. Ha ripetuto ancora oggi, per l'ennesima volta, dopo un anno, che Israele ha il diritto alla difesa, ma nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Che cosa deve succedere perché vi accorgiate che quel diritto internazionale umanitario o non umanitario è stato travolto, umiliato dall'ecatombe violenta e militarista di Benjamin Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

Allora, servono atti concreti, serve il riconoscimento dello Stato palestinese, perché non si può più sentire che siamo per due popoli e due Stati e poi non riconosciamo uno di quei due Stati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo hanno fatto altri Paesi europei, lo faccia anche lei, non risolverebbe i problemi, ma sarebbe un segno, un atto di dignità, un atto di coraggio, un atto capace di rendere l'Italia protagonista a livello europeo.

Poi, sanzioni al Governo israeliano, sanzioni, perché chi viola sistematicamente il diritto internazionale deve ricevere in cambio anche qualche azione, oltre alle parole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). E, poi, proponga un embargo europeo alle armi. Ha ripetuto che l'Italia è la più rigida. Bene, gliene do atto, abbiamo per fortuna una legge, la n. 185 del 1990, che voi invece volete cambiare per renderla meno stringente e meno trasparente e forse su questo dovreste fare qualche passo indietro, ma visto che lo fate, andate in Europa, vada in Europa e proponga in Europa un embargo europeo e un embargo dell'Occidente, del quale ci riempiamo la bocca, alle armi ad Israele (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), quelle armi che continua ad utilizzare nell'escalation in corso. Avete denunciato crimini di guerra quando è stata attaccata l'UNIFIL. Bene, finalmente, i crimini di guerra sono in corso da più di un anno, signora Presidente, ci potevate arrivare anche un poco prima.

Adesso, molto rapidamente, ricordo due questioni, una è quella dell'immigrazione. Io non so quanto pagheremo le offese a Sea-Watch, gli insulti a chi salva le vite e i decreti che rendono più difficile far volare gli aerei sul Mediterraneo, che mandano le navi che salvano le vite nei porti più lontani possibili, li pagheremo salati, in una moneta che, quando è finita, è difficile ricostruire, si chiama dignità, umanità, decenza. Vorrei sapere, però, quanto paghiamo in soldi concreti la propaganda dei centri in Albania. Quanto costa per ogni migrante la trasferta sulla nave Libra, un'intera nave militare, che porta 16 migranti in Albania per garantire il teatro della vostra propaganda? Costa troppi soldi; è irrazionale, irragionevole, non risolverà i problemi e continua a proporre un modello emergenziale di fronte a una grande questione strutturale.

L'ultima questione. Ha fatto un lungo riferimento all'interesse nazionale, in nome dell'esigenza di riunire tutte le forze politiche, anche le opposizioni, attorno alla nomina del Ministro Fitto a Vicepresidente esecutivo. Vede, signora Presidente, credo che abbia mal riposto l'attenzione sull'interesse nazionale, non perché parla di Raffaele Fitto, non perché Raffaele Fitto sia espressione della sua maggioranza, anzi del suo partito, ma perché l'interesse nazionale ha poco a che fare con questa vicenda. L'interesse nazionale ha a che fare con le scelte politiche che l'Europa metterà in campo, con le nostre scelte politiche. Sarebbe molto attinente all'interesse nazionale approvare un salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che protegga chi oggi lavora in condizioni di sfruttamento. Sarebbe interesse nazionale tassare gli extraprofitti delle banche (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), delle società farmaceutiche, dell'industria della Difesa. Sarebbe interesse nazionale mettere un'imposta patrimoniale sulle grandissime ricchezze (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Magari a livello europeo. La vada a proporre lì un'imposta patrimoniale sulle grandissime ricchezze. Sarebbe interesse nazionale ridurre l'orario di lavoro a parità di salario, pagare di più i nostri insegnanti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che sono i meno pagati d'Europa, pagare di più medici e infermieri. Questo sì, sarebbe interesse nazionale, ma per fare questo, forse, sarebbe stata necessaria una underdog, che non c'è più o forse non c'è mai stata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Ne I promessi sposi, don Abbondio diceva: “Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare”, se non ce l'ha di suo. Lo stesso coraggio manca a lei, Presidente Meloni, e al suo Governo. Non avete la forza di fermare il criminale di guerra Netanyahu, che sta facendo stragi di civili, di donne e di bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siamo ormai a oltre 40.000 morti civili nella sola Striscia di Gaza, vittime che hanno la sola colpa di vivere nello stesso quartiere dove abitano e operano i terroristi. Sono vittime, perché sono palestinesi! Quella è la loro unica colpa.

Ormai è del tutto evidente che Netanyahu e il suo Governo di estrema destra vogliano costruire un nuovo ordine in Medio Oriente, nuovi confini, nuovi rapporti di forza e di potere e nuove influenze, fondati sullo sterminio sistematico dei palestinesi e su orrendi e ripetuti crimini di guerra, sulle sistematiche violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario. Tutto ciò è favorito, di fatto, da un'Europa che è letteralmente inesistente da questo punto di vista e da una Presidenza degli Stati Uniti che è debole e condizionabile - e condizionata - dalle imminenti elezioni.

Lei, Presidente Meloni, pigola (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), da un anno circa, la sua preoccupazione in merito ai massacri del macellaio Netanyahu, ma di concreto non fa nulla, perché non ha il coraggio, appunto come don Abbondio, che citavo prima. Il suo Governo è pavido e l'Italia, grazie alle sue scelte, si astiene ogniqualvolta dalle parole occorrerebbe passare ai fatti, come quando all'ONU vengono presentate risoluzioni per il cessate il fuoco o per intraprendere processi che abbiano come prospettiva la pace in Medio Oriente. L'ONU, tra l'altro, contrariamente a quanto detto pochi minuti fa dal deputato Formentini, non odia Israele - queste sono cose che dicono gli estremisti israeliani e sarebbe il caso di non dirle in quest'Aula parlamentare -, per la semplice ragione che l'ONU ha fatto nascere Israele! Quindi, almeno un po' di storia andrebbe studiata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi, sulla questione delle armi, di cui lei, Presidente Meloni, ha parlato stamane al Senato, il suo Governo continua a confondere le carte in tavola. Innanzitutto, non è vero che, come lei ha detto, la componentistica aeronautica che è stata inviata a Tel Aviv serva per velivoli assemblati in Israele, ma destinati a essere esportati negli Stati Uniti. È falso, perché Leonardo ha spiegato che si tratta dei caccia M-346, su cui si addestrano i piloti israeliani. Poi, lei dice che, dopo una valutazione caso per caso, alcune licenze rilasciate prima del 7 ottobre sono state sospese o revocate. Ma allora deve spiegare agli italiani che cosa c'è in quei 7,6 milioni di euro di armi e munizioni - questa è la dicitura che utilizza Istat - che sono state esportate da ottobre del 2023 fino a giugno del 2024.

Comunque, a prescindere dalla letalità o meno del materiale che noi abbiamo esportato e mandato in Israele, qui si tratta di compiere una scelta coraggiosa per mandare un messaggio politico all'Italia, al mondo, all'intera Europa. Un messaggio che miri a far cessare le ostilità e a far cessare il sostegno al criminale di guerra Netanyahu, che ne sta facendo di ogni colore, in barba al diritto internazionale.

Allora, concludo Presidente, dicendo che, per quanto riguarda gli attacchi intimidatori che sono stati fatti nelle scorse ore dal Governo di Israele nei confronti dei caschi blu, quindi delle basi ONU, sono l'ultima follia, ma solo l'ultima in ordine di tempo. Questo rappresenta un fatto assolutamente eccezionale, perché non è mai successo, nella storia dell'ONU, che eserciti regolari di Paesi democratici attaccassero basi ONU. Era successo, in precedenza, da parte di milizie o di gruppi terroristici, mai di uno Stato che, tra l'altro, fa parte dell'ONU. Quindi, davvero, ci provoca amarezza che l'unico sussulto di dignità e le uniche proteste sono stati fatti solo in seguito a questi attacchi e non dopo i massacri, che si perpetrano da un anno a questa parte.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Ovviamente, noi - come lei ben sa, Presidente - abbiamo condannato il folle attacco terroristico di Hamas un anno fa e continuiamo a condannarlo anche oggi. Lo condanniamo tutti i giorni, ma ciò non implica il diritto di Israele di compiere massacri indiscriminati a danno della popolazione civile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questa è una cosa inaccettabile! Le generazioni future, Presidente, ci chiederanno cosa abbiamo fatto noi per evitare questo genocidio e noi, probabilmente, potremo dire soltanto che ci siamo voltati dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Loperfido. Ne ha facoltà.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri, colleghi, leggo un virgolettato: “Dovremmo continuare a esplorare possibili strade da percorrere riguardo all'idea di sviluppare centri di rimpatrio al di fuori dell'Unione europea, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sui rimpatri. Con l'avvio delle operazioni previste dal Protocollo Italia-Albania, saremo in grado di trarre lezioni pratiche”. Non è un volantino di Fratelli d'Italia, men che meno dei valorosi iscritti di Gioventù Nazionale, ma la dichiarazione, letta questa mattina, virgolettata sul Corriere della Sera, fatta dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Presidente, ecco che, oltre a immaginare la quotidiana dose di bile crescente dall'altra parte dell'Aula, in noi invece cresce la soddisfazione. Una soddisfazione nel vedere che, da due anni a questa parte, grazie al Presidente del Consiglio, Meloni, al Governo Meloni, al centrodestra, ogni giorno cresce la soddisfazione per un'Italia che diventa sempre più protagonista e diventa esempio. Per mesi abbiamo assistito a dichiarazioni che preconizzavano clamorosi fallimenti. Non saremmo stati neanche in grado di realizzare quei centri di rimpatrio in Albania. C'è stato qualche collega che è andato anche lì, con gli occhialoni da ispettore, la giacca a vento tipo ispettore Gadget, per andare a vedere a che punto erano le costruzioni, dicendo che mai e poi mai sarebbero sorti. Bene, oggi non solo sono sorti, sono attivi e sono esempio per l'Europa. L'Italia è esempio per l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Era proprio questa l'idea di Italia in Europa che noi avevamo da sempre, anche quando magari eravamo un po' piccolini ed eravamo soli nelle piazze a parlare di un'Italia protagonista in Europa. Questo protagonismo lo sta dando proprio questo Governo e per questo non possiamo che ringraziare il lavoro che tutti i membri del Governo, tutto il Parlamento, tutta la coalizione sta facendo, per sostenere in ogni azione l'Italia. Un'Italia, quindi, che, dal primo minuto del Governo Meloni, in politica estera e non solo, non ha mai vacillato, mai nessun balbettio, nessun tentennamento, ma ha sempre tenuto la barra dritta. E lei, Presidente del Consiglio, ha sempre assunto maggiormente, quotidianamente, il ruolo di protagonista, grazie anche al fatto che, dopo due anni e dopo diverse consultazioni elettorali in tutta Europa - politiche, europee -, lei oggi guida il Paese più stabile politicamente, quello che sa produrre dati economici migliori e che sa essere, appunto, il Paese più stabile in tutta l'Unione europea. Di fronte a questa stabilità, di fronte a questa autorevolezza, non possiamo che continuare a essere protagonisti, al punto tale che, nonostante alcune Cassandre, invece di essere relegata all'angolino, l'Italia ha avuto una vicepresidenza esecutiva all'interno della Commissione europea, una vicepresidenza che corrisponde al nome di Raffaele Fitto, al quale tutti quanti noi auguriamo i migliori auguri di buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sapendo che saprà sicuramente rappresentare al meglio l'interesse dell'Italia e degli italiani.

Quindi una relazione, Presidente, che ha tracciato la rotta di una nuova Europa, un'Europa che non dovrà più occuparsi di diametro delle reti da pesca, ma che dovrà, fortunatamente, iniziare ad occuparsi, in questa nuova fase, di politica estera, di Ucraina, di Medio Oriente, di competitività e di migrazione. Ucraina: supporto totale, non soltanto militare, multidimensionale direi, a un Paese che è nostro amico e che merita tutto il nostro supporto, umanitario, militare, politico, diplomatico, economico, finanziario, energetico. E in tutto questo, noi siamo tra coloro i quali sostengono che tutti i Paesi europei debbono essere al nostro fianco per sostenere gli ucraini, per fare in modo che tutto questo avvenga quotidianamente, fino a quando non si raggiungerà una pace giusta. La stessa pace giusta, per la quale si lavora alacremente e incessantemente, in Medio Oriente. Ribadiamo la nostra più ferma condanna ai barbari attacchi terroristici contro Israele commessi da Hamas il 7 ottobre, come ribadiamo il diritto di Israele a difendersi dai quotidiani attacchi concentrici da parte dei terroristi di Hamas, di Hezbollah, degli Houthi, supportati, se non orchestrati, dall'Iran. La risposta a questi attacchi terroristici ha elevato sicuramente a livelli pericolosi la tensione in Medio Oriente, area nella quale però, grazie anche all'autorevolezza di questo Governo, la Presidente del Consiglio, insieme al Ministro Crosetto e al Vicepremier Tajani, può dire allo Stato, amico, di Israele che il diritto alla difesa non deve consentire il travalicare il diritto internazionale. La missione UNIFIL rappresenta l'ultimo baluardo di pace in un'area che è da sempre una polveriera. Dobbiamo, quindi, continuare a lavorare, e ringraziamo il Ministro Crosetto e il Ministro Tajani per quanto stanno facendo per valorizzare il fondamentale ruolo di stabilizzazione di UNIFIL. Non bisogna arretrare da quelle zone. Condanniamo la palese violazione della risoluzione con i recenti attacchi da parte di Israele, come condanniamo le violazioni continue della stessa risoluzione da parte di Hezbollah. La missione delle Nazioni Unite, appunto, non si deve toccare e, in tutto questo, ci deve essere massima e completa condivisione e vicinanza alle nostre truppe e alle nostre divise impegnate in quel difficile quadrante. Noi siamo con loro. La soluzione è “due popoli e due Stati”, purché, però, non ci sia chi, all'interno di uno dei due Stati, strizzi l'occhio ai fondamentalisti.

Una Italia in Europa protagonista anche dell'allargamento a Est, nell'area balcanica. È di ieri l'ultimo vertice del Processo di Berlino sui Balcani occidentali, un'area in cui l'Italia sta lavorando alacremente per la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo. E anche lì siamo presenti con la missione Kfor, guidata dal generale Barduani, neo insediato, al quale auguriamo buon lavoro per fare in modo che si possa giungere quanto prima a una normalizzazione dei rapporti.

In tutto questo, anche la puntualizzazione sul Venezuela. Anche lì, definire esattamente la linea. Non si riconosce l'esito elettorale proclamato da parte del Presidente Maduro in Venezuela.

Una cosa ci preoccupa: in tutte queste occasioni qualcuno, pur di protestare contro il Governo Meloni, è sceso in piazza e, pur di avere un compagno di lotta, si è affiancato chi ai nostalgici dei carri armati, dell'Armata Rossa, magari verso l'area dell'Est Europa o chi, magari, scendendo in piazza per manifestare a fianco ai civili palestinesi, ha iniziato a scandire slogan pericolosamente antisemiti. L'ultima occasione ieri, nella città di Udine, dove, in occasione della partita della nazionale di calcio Italia-Israele…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). …la giunta a guida Partito Democratico ha vacillato mesi e mesi prima di concedere il patrocinio a un evento sportivo, ma non ha assolutamente dubitato un secondo per scendere in piazza a fianco di coloro i quali continuavano a scandire slogan antisemiti. Noi sappiamo da che parte deve stare l'Italia, noi diciamo che l'Italia e l'Europa devono stare da tutt'altra parte. Allora, Presidente, vada in Europa, forte non soltanto di questo mandato, ma può andare forte e con la schiena dritta grazie a quei valori mai traditi di un'Europa che deve essere l'emblema della democrazia, l'emblema di chi sta dalla parte delle libertà individuali, l'emblema di chi sta dalla parte dei più deboli, degli aggrediti, l'emblema di chi sta dalla parte dei diritti, ma, soprattutto, può andare con la schiena dritta grazie al consenso non soltanto elettorale, ma anche popolare che riscuote ogni giorno che lei, Presidente Giorgia Meloni, va nelle piazze. Grazie a questo possiamo andare a fronte alta, con la schiena dritta in Europa a rappresentare la nuova Europa che costruirà l'allargamento e la pace per i popoli, che vedranno l'Europa quale creatore di un nuovo elemento di pace nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Il prossimo Consiglio europeo è chiamato a prendere decisioni fondamentali in un momento di grande tensione internazionale. Si occuperà, anzitutto, della situazione in Medio Oriente e, al riguardo, mi lasci esprimere, a nome del nostro gruppo, del Partito Democratico, in quest'Aula, piena vicinanza e solidarietà ai nostri militari, ai militari del contingente in Libano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ringraziandoli per il loro impegno nella regione. L'attacco israeliano contro le basi UNIFIL è stato un atto inaccettabile, una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Sono evidenti le violazioni della risoluzione 1701 da parte di Hezbollah, i cui attacchi vanno condannati con forza e fermati anche chiedendo la consegna delle armi a UNIFIL, ma non si combattono calpestando, a propria volta, la risoluzione ONU o sparando ai militari impegnati in operazioni di pace nell'area.

Lo stesso vale per Gaza. A un anno di distanza ribadiamo, ancora una volta, la ferma condanna rispetto al brutale attacco terroristico compiuto da Hamas. È stata una barbarie e diciamo chiaramente che Israele ha diritto ad esistere e a difendersi, dobbiamo dirlo e ribadirlo con forza. Al tempo stesso, ricordiamo, però, che questo diritto va esercitato nel rispetto delle norme e delle convenzioni internazionali e ciò che sta accadendo a Gaza è un massacro intollerabile, che va oltre il legittimo esercizio della difesa. È ora di dire basta alla violenza a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), basta aggiungere vittime innocenti palestinesi alle vittime innocenti israeliane. È ora di lavorare per un immediato cessate il fuoco, per la liberazione incondizionata degli ostaggi e il rilancio del processo di pace, sostenendo gli appelli all'embargo di armi a Israele e adoperandosi per il riconoscimento dello Stato di Palestina, verso una soluzione politica dei “due popoli e due Stati”.

Un altro tema fondamentale sarà quello legato al conflitto in Ucraina. Permettetemi di rivolgere, ancora una volta, la nostra piena solidarietà e vicinanza alla popolazione colpita: siamo al vostro fianco. L'aggressione della Russia è grave e ingiustificata, mette a rischio la sovranità del Paese, dell'Ucraina, ma anche i valori fondanti dell'Europa e dell'intera comunità internazionale. Vi chiediamo di confermare in Consiglio gli impegni assunti finora per sostenere l'Ucraina e continuare a farlo con tutte le forme di assistenza necessaria. È fondamentale, però, che l'Europa avvii anche uno sforzo negoziale maggiore rispetto a quanto fatto finora per una soluzione diplomatica di pace, per una pace giusta e sicura. Ci preoccupano, però, signora Presidente, tuttavia, le posizioni ambigue di alcuni suoi colleghi di Governo e i veti agli aiuti posti da Paesi come l'Ungheria. Mostrare simpatie filo-putiniane come fa Salvini o stendere tappeti rossi a chi, come Orbán, indebolisce ogni giorno il sostegno all'Ucraina non avvicina la pace, ma la allontana irrimediabilmente e rende complici del fallimento di una soluzione diplomatica del conflitto.

Un altro argomento di confronto sarà la gestione, poi, dei flussi migratori. Dopo anni di slogan, tra porti chiusi e blocchi navali, avete dovuto fare i conti con la realtà di un fenomeno epocale che richiede soluzioni strutturali, soluzioni che, però, finora non avete ottenuto in Europa. E sapete perché? Perché chi si oppone a maggiore solidarietà, chi si oppone a meccanismi comuni di redistribuzione, chi si oppone a canali umanitari, a una Mare Nostrum europea sono proprio i vostri alleati sovranisti. Dovete convincere anzitutto loro e non ci siete riusciti finora, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E non se ne esca, signora Presidente, con l'accordo con l'Albania, la prego. Quell'intesa, dal nostro punto di vista, è il simbolo del fallimento, in Europa e in Italia, delle vostre politiche migratorie. L'accordo è, innanzitutto, disumano perché viola diritti fondamentali. È un accordo inutile, perché riguarderebbe un numero massimo di 36.000 persone all'anno - se i numeri non ci tradiscono - a fronte di 160.000 arrivi registrati solo nel 2023. Ma questo accordo è anche inefficace, perché la Corte di giustizia ha da poco smontato l'impianto sui “Paesi sicuri” su cui si fonda questo stesso accordo: per cui, nonostante i proclami, sarete costretti a fermarvi a breve.

A queste criticità se ne aggiunge, però, un'altra non da poco conto, legata ai costi esorbitanti di questa operazione, che gravano sulle famiglie italiane. Per essere chiari, signora Presidente, con le risorse che impiegate o dovreste impiegare in questa operazione, voi state compiendo il più clamoroso danno erariale che la storia del Paese ricordi. Uno spreco di risorse pubbliche drammatico: 1 miliardo di euro sottratto a sanità, scuola e politiche sociali per piantare una bandierina ideologica e propagandistica che non risolverà nessun problema. Questa è la verità, purtroppo.

Il Consiglio discuterà poi di competitività e governance economica. Mi fa piacere aver ascoltato da lei, nel discorso che abbiamo anche letto dopo essere stato depositato qui alla Camera, che bisogna costruire un'Europa come comunità politica e attore internazionale. Condividiamo in pieno e apprezziamo questa inversione a “U” rispetto ai proclami degli anni passati, perché queste dichiarazioni contraddicono anni di battaglie fatte per indebolire l'Europa. Anni di battaglie e il lavoro di questi mesi, fatto di alleanze e azioni sbagliate - dal nostro punto di vista - come la mancata ratifica della riforma del MES, hanno ridotto l'Italia all'irrilevanza e all'isolamento a livello europeo.

E i risultati, guardate, li abbiamo visti, perché avete accettato un negoziato al ribasso sul Patto di stabilità, come ha dichiarato lo stesso Ministro Giorgetti, non noi. Un negoziato al ribasso che ci costerà 13 miliardi l'anno, che pesano nel Piano strutturale di bilancio depositato qualche giorno fa alla Camera. In questo Piano vengono smentiti i proclami fatti negli anni: l'abbassamento delle tasse; il fatto che il Governo non avrebbe mai messo le mani nelle tasche degli italiani; le pensioni; l'abolizione della Fornero, l'esatto contrario di quello che avete detto per anni. Colpisce, peraltro, il tentativo di mistificazione della realtà. Guardate, Presidente, lo avete scritto nel Piano e lo sta ripetendo da giorni il Ministro Giorgetti; la vostra ricetta economica per i prossimi anni si condensa in tre parole: tagli, tasse e sacrifici per le famiglie. Questa è la realtà e una delle ragioni è da ricercare proprio nell'incapacità di mettere a frutto il PNRR: questo oggetto che continuate ad affrontare come un peso più che come un'opportunità e che è a disposizione dell'Italia non per una casualità, non perché era dovuto, ma perché l'abbiamo ottenuto, avendo costruito il Next Generation in Europa. Allora, circa questo Next Generation EU, che voi non avete mai votato, né in Italia né in Europa, ci permetta di ricordarle che noi siamo orgogliosi di averlo costruito, come democratici e progressisti. Siamo orgogliosi di aver ottenuto grazie alla lucidità e alla capacità di figure come Paolo Gentiloni e David Sassoli, senza il cui impegno il Next Generation non ci sarebbe stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Se fosse stato per voi non avremmo ottenuto questo strumento rivoluzionario: è la verità, mi dispiace. Non avete mai votato, né qui né in Europa, a favore del Next Generation, Presidente. Oggi questo Piano è diventato il “Piano nazionale dei ritardi e dei rinvii”.

Guardate, dopo lo slittamento dei 7 miliardi e mezzo della quinta rata, il 30 giugno c'erano da spendere ancora 140 miliardi di euro. Ben il 60 per cento delle risorse deve essere messo a terra solo nel 2026 e nel 2024 le uscite si fermano a circa 9 miliardi di euro sui 44 da spendere, cioè, il 20 per cento del budget. Le criticità sono evidenti. Vi chiediamo una “operazione verità” e come pensate di recuperare il tempo perduto. Sarebbe doveroso chiarire anche chi si occuperà del Piano, se Fitto dovesse essere confermato Commissario. Al riguardo, mi lasci ribadire che su questa indicazione noi difenderemo sicuramente l'interesse nazionale e l'interesse dell'Europa. Noi saremo attenti a verificare l'impianto europeista delle linee programmatiche di Fitto, la presa di distanza dai sovranismi nonché l'impegno a rappresentare l'Italia intera e l'Unione, e non il suo partito e il suo Governo.

Noi saremo “rigorosi e responsabili”: ma non è quello a cui abbiamo assistito in passato. Cinque anni fa, l'allora leader di Fratelli d'Italia - mi pare si chiamasse Giorgia Meloni - sulla nomina di Paolo Gentiloni, con grande senso di responsabilità, ha addirittura incitato alla piazza per mostrare il dissenso verso il Governo che chiamava “degli inciuci e delle poltrone”. Altro che responsabilità rispetto alla nomina e all'indicazione Paolo Gentiloni. Allora, mettiamo da parte la propaganda, davvero. Le soluzioni ai problemi del nostro tempo richiedono più integrazione europea.

Bisogna rendere strutturale il Next Generation, creare una capacità fiscale comune, maggiori investimenti condivisi, ridurre le dipendenze strategiche dell'Unione e proseguire nell'attuazione del pilastro sociale. È una buona notizia, anzi, un'ottima notizia, l'approvazione della direttiva sui riders. Recepiamola subito per combattere insieme il caporalato digitale. Approviamola e recepiamola subito anche in Italia.

Mettere da parte la propaganda - e mi avvio a conclusione - vuol dire anche smetterla con l'attacco continuo - questo, sì, ideologico - al Green Deal. Dopo il negazionismo sanitario, risparmiateci il negazionismo climatico. Guai a tornare indietro sugli impegni contro il cambiamento climatico e la transizione ambientale, che è anche l'unico modo per rendere davvero indipendente l'Europa intera e il nostro Paese, aiutando ad abbassare i costi che gravano su famiglie e imprese.

Certo, bisogna chiedere più investimenti europei per sostenere le produzioni, soprattutto nel comparto dell'automotive, anche al fine di evitare rischi sociali, ma con l'obiettivo di cogliere le tante opportunità, anche occupazionali, della riconversione industriale legata al Green Deal. Chiudo - davvero - ricordando che tanto è il lavoro da fare, come indicato nei report - ricordati anche prima - elaborati da Enrico Letta e Mario Draghi, che ringraziamo per lo straordinario lavoro e lo straordinario contributo fornito ai prossimi passi da fare a livello europeo. Perché, perdonateci, noi, tra le idee di Enrico Letta e Mario Draghi e quelle di Orbán e Le Pen, non abbiamo dubbi su quali scegliere per il bene dei nostri cittadini e per il futuro dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Non abbiamo dubbi su quale sia la parte giusta della storia tra europeismo e sovranismo. Abbiamo bisogno di “più Europa” non di “meno Europa”, Presidente, per difendere gli interessi dei nostri cittadini. Questo è il percorso che vi invitiamo a intraprendere, sin dal prossimo Consiglio europeo, nell'interesse dell'Italia e nell'interesse dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri, colleghe e colleghi, non possiamo negare la realtà, oggi, all'interno di quest'Aula: il Consiglio europeo che ci si appresta ad affrontare nelle prossime ore a Bruxelles rappresenta un momento di straordinaria rilevanza per il futuro dell'Unione europea e per il futuro del nostro Paese.

In questa sede i Capi di Stato e i Capi di Governo saranno chiamati a confrontarsi su sfide che rischiano di mettere alla prova l'essenza stessa del progetto europeo: sfide di particolare importanza e di straordinaria eccezionalità, dato il momento che stiamo vivendo. Penso al fenomeno migratorio, alla scommessa integrativa, alla sicurezza dei nostri confini, con conflitti che, da Nord a Sud, minacciano l'Europa. E non la minacciano soltanto dal punto di vista geografico e dal punto di vista militare, ma oggi anche dal punto di vista politico.

L'importanza di questo Vertice risiede nella sua capacità di delineare il cammino che l'Europa intraprenderà di fronte a fenomeni che, per la loro complessità e portata, travalicano oggi le capacità dei singoli Stati e impongono una risposta collettiva e coordinata. Mi permetta, quindi, Presidente, di sottolineare, in primo luogo, come il Consiglio che si terrà nei prossimi giorni dovrà - e ne siamo certi - essere ancora l'occasione per consolidare il rinnovato protagonismo italiano e per confermare la nostra leadership nel definire una visione strategica per l'Europa e per il futuro.

E lo dico perché mi si permetta di sottolineare come oggi uno dei temi centrali, finalmente sui tavoli di Bruxelles, sia la questione migratoria. L'Italia, innegabilmente, per ovvie motivazioni geografiche, è stata storicamente esposta a flussi migratori di portata epocale. Ma lo è sempre stata da sola: abbandonata da Paesi amici; abbandonata dalle istituzioni a Bruxelles; abbandonata da tutti coloro che hanno pensato per anni che il fenomeno migratorio si potesse auto-regolamentare e noi potessimo essere impassibili spettatori. Ma la storia recente ci ha confermato che non è così: l'immigrazione è un fenomeno epocale e necessita di regole, di progetti e di visioni future. Oggi possiamo affermare che l'approccio del Governo italiano ha cambiato radicalmente la percezione e la gestione di questa sfida, trasformandola da problema esclusivamente nazionale a priorità europea condivisa da tutti.

Un esempio emblematico - ne stiamo parlando tanto in queste ore - è ovviamente il nuovo accordo firmato con l'Albania. Un accordo visto con interesse da ogni Paese europeo - come ha giustamente sottolineato il Presidente Meloni nel suo intervento di questa mattina - che riconosce all'Italia il concreto tentativo non solo di alleggerire le pressioni sui nostri territori e sui nostri centri di accoglienza, ma che consente anche un passo epocale verso una gestione congiunta e strutturata dei flussi migratori a livello internazionale. Il protocollo - e lo dico nuovamente alle opposizioni che ci accusano strumentalmente - prevede la realizzazione di centri di accoglienza in Albania sotto giurisdizione italiana, per una più efficiente gestione delle domande di asilo e delle procedure di rimpatrio. Prevede procedure rispettose delle leggi e delle regole per le richieste di ingresso ma, soprattutto, rispettose per gli stessi richiedenti asilo, perché gli immigrati sono persone che meritano rispetto e non possono pensare a un futuro migliore condizionandolo a un viaggio della speranza che prevede di attraversare il Mediterraneo in virtù del consenso della criminalità organizzata e degli scafisti che noi, Presidente, vogliamo combattere, perché noi i criminali li combattiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ecco perché questo è un accordo apprezzato trasversalmente dall'Europa che costituisce un modello replicabile di cooperazione bilaterale, volto a contrastare il traffico di esseri umani, a gestire i flussi in un quadro di legalità e di rispetto dei diritti.

E a proposito di Mediterraneo, oggi vogliamo che questo mare torni a essere culla di civiltà e teatro di infinite interazioni tra popoli e culture in virtù del fatto che oggi come non mai si trova a essere una delle aree più strategiche del pianeta. La nostra sicurezza - così come la nostra prosperità economica - dipende direttamente dalla stabilità di questa regione. Non possiamo più pensare che potenze esterne, spesso con interessi divergenti dai nostri, vi esercitino un'influenza preponderante che contrasti con la nostra. L'Italia ha saputo invertire finalmente questa tendenza. Il nostro Paese ha rilanciato il Mediterraneo come area di interesse prioritaria per l'Unione europea, ribadendo il nostro ruolo di baluardo della sicurezza regionale e di ponte tra Europa e Africa. Attraverso missioni internazionali - e penso chiaramente anche alla fondamentale presenza di UNIFIL in Libano, che merita il plauso di tutta l'Aula - e le altre iniziative diplomatiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) abbiamo consolidato la nostra posizione di garanti della stabilità regionale. Il Mediterraneo, grazie a lei, Presidente, oggi non è più periferia d'Europa ma ha un ruolo strategico per tutti noi.

È in tale contesto che nasce il Piano Mattei per l'Africa, come espressione più importante e più avanzata della nostra politica estera, volto a stabilire un nuovo equilibrio nei rapporti tra il nostro continente e il continente africano. È un Piano che rappresenta un cambiamento di paradigma nelle relazioni tra i due continenti, basato su un partenariato paritario e reciprocamente vantaggioso. Il Piano Mattei non si limita a fornire aiuti e risorse economiche; è un Piano politico che mira a costruire le fondamenta di uno sviluppo sostenibile e duraturo che consenta ai Paesi africani di prosperare in autonomia e di contrastare le cause profonde della migrazione forzata. È doveroso, da parte nostra, lavorare tutti nella medesima direzione, spiegare nei contesti internazionali che questo ambizioso progetto è destinato a espandersi ulteriormente e spiegare che la nostra volontà è trasformare il Paese in un ponte fondamentale per le relazioni tra l'Europa e l'Africa per promuovere la crescita economica, la stabilità politica e la sicurezza dell'intero continente. Lo ha detto con coraggio, Presidente Meloni, e l'ha detto più volte: il Piano Mattei non è qualcosa che deve essere legato solo a un momento emergenziale, non è un progetto dovuto alle tante difficoltà attuali, ma è un disegno destinato a durare negli anni per fare gli interessi degli italiani, degli europei e della popolazione africana ed è per questo che da parte di tutti l'impegno deve essere massimo.

Ci sarebbero molti altri temi da affrontare, colleghi, come la solida e riconosciuta vicinanza del nostro Paese a Kiev, che, a differenza delle opposizioni, non ha mai avuto tentennamenti, il ruolo equilibrato nello scacchiere mediorientale che permette all'Italia di dialogare con Israele sottolineandone gli errori, ma senza dimenticare che non può esserci interlocuzione con chi gioca con l'antisemitismo. Ancora, i successi italiani a Bruxelles nel nuovo assetto istituzionale con la Vicepresidenza esecutiva per l'onorevole Fitto o la presenza costante di nuovi e vecchi scenari geopolitici dai Balcani al Medio Oriente, dall'India al Sud-Est asiatico. L'Italia oggi è finalmente protagonista e lo è grazie a lei, Presidente, in un contesto in cui finalmente non abbiamo più un ruolo passivo, come forse per troppo tempo è stato. Non siamo più una Nazione spettatrice ma un attore centrale e propositivo nel contesto europeo e non solo. Il nostro Paese ha saputo riconquistare il suo posto da protagonista nello scacchiere internazionale, legittimamente criticabile, certo, ma di assoluto protagonismo. Abbiamo riportato al centro dell'agenda europea questioni che da troppo tempo sono state trascurate. Lo abbiamo fatto perché siamo tutti consapevoli che oggi la politica estera è più che mai importante, determinante per la stabilità di un Paese, del continente di cui esso fa parte e dell'intero mondo. Allora, si continui su questa strada, Presidente. Grazie al lavoro suo e dell'intero Governo, il nostro Paese ha riconquistato il ruolo di guida. Lo ha conquistato con determinazione e con coraggio, lavorando affinché l'Italia resti un faro di stabilità, innovazione e progresso e noi e l'Italia intera non possiamo che essere al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signor Presidente. Soltanto pochi minuti per cercare di stabilire un minimo di verità rispetto alle menzogne che sono state dette questa mattina in Aula e che lei dice, Presidente Giorgia Meloni, da due anni a questa parte agli italiani, con una spocchia e una tracotanza che sono indegne rispetto al ruolo che lei ricopre di Presidente del Consiglio di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, lei stamattina ha dato della bugiarda a una parlamentare dell'opposizione che probabilmente diceva cose che lei non voleva fossero dette, denunciando, anzi tradendo, uno scarso rispetto per l'Aula che la ospitava e per i parlamentari, soprattutto dell'opposizione; proprio lei, Presidente del Consiglio, che della menzogna ha fatto proprio la sua cifra e la sua fortuna politica, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, diciamo che lei, Presidente Giorgia Meloni, è una bugiarda; è una bugiarda quando dice che non ha alzato le tasse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Onorevole Baldino!

VITTORIA BALDINO (M5S). …è una bugiarda quando dice che non ha disinvestito in sanità…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Baldino…

VITTORIA BALDINO (M5S). …è una bugiarda quando dice che vuole invertire la rotta (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, Presidente!

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Baldino!

VITTORIA BALDINO (M5S). È una bugiarda, signor Presidente, la Presidente del Consiglio, quando dice che non vuole chiudere un occhio di fronte alla violazione del diritto internazionale e umanitario, perché è esattamente quello che sta facendo con il massacro dei civili di Gaza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non ha detto neanche una parola di condanna e si è limitata semplicemente a dire che quello che ha fatto Netanyahu è inaccettabile e che loro non sono insensibili al tributo di vite umane. A proposito anzi - e meno male - che loro sono quelli che hanno il coraggio di tracciare la rotta: mentre da una parte non condannano Netanyahu, dall'altra parte stamattina hanno condannato chiunque, Presidente, dalle ONG addirittura ai ragazzi che protestano. E questa timidezza, Presidente, tradisce - me lo lasci dire - un po' di complicità. Diciamocela tutta: altro che coraggio di tracciare la rotta!

E, a proposito di tracciare la rotta, signora Presidente, noi non abbiamo la presunzione di spiegarle le cose. Noi non siamo degni di lei che è Giorgia, signora Presidente. Noi siamo semplici e umili analfabeti funzionali parlamentari dell'opposizione e con la nostra semplicità, umiltà e analfabetismo vogliamo ricordarle come si fa a invertire la rotta in Europa, vogliamo ricordarle chi ha invertito la rotta in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e se c'è qualcuno che l'ha fatto, signora Presidente, siamo stati noi. Il Governo Conte ha portato una vera e propria rivoluzione culturale in Europa con la più grande stagione di investimenti pubblici che il nostro Paese abbia mai visto, cambiando il paradigma dal rigore dell'austerità alla solidarietà europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Cari colleghi e colleghe che rumoreggiate, vorrei ricordarvi che quella rivoluzione culturale, quella del PNRR, fu talmente dirompente che la crescita italiana del PIL, di cui tanto vi fregiate, dipende per il 90 per cento proprio dal PNRR (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È talmente dirompente che anche i dati dell'occupazione, di cui tanto vi fregiate, riflettono le assunzioni del PNRR ed è talmente dirompente, signor Presidente, che il futuro commissario italiano avrà le deleghe proprio sul PNRR, nonostante in patria sia stato il responsabile dei ritardi di attuazione del PNRR, come ha dimostrato la Corte dei conti…

PRESIDENTE. Concluda.

VITTORIA BALDINO (M5S). …prima che la silenziaste, come fate con tutti quelli che non si allineano alla vostra narrazione vincente e si limitano a fare una cosa che non rientra tra le vostre corde, ossia dire la verità agli italiani.

Quindi, se è questa la rotta che state tracciando in Italia, signora Presidente, vorrei dirle che noi ci poniamo orgogliosamente controcorrente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ricordo cortesemente di rivolgersi alla Presidenza della Camera.

È iscritto a parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Signora Presidente, finalmente è stata ritrovata l'agenda Draghi. Lei non solo l'ha trovata ma oggi l'ha sottoscritta e anche controfirmata. Però, ci sono dei passaggi abbastanza contraddittori e oscuri rispetto a quello che lei fa e a questa novella agenda Draghi stessa. Infatti, sostanzialmente, il principio di quest'agenda Draghi è che teoricamente - molto teoricamente - si vorrebbe contrapporre lo strapotere dei grandi fondi americani con una finanziarizzazione del risparmio europeo, cioè si vuole combattere la finanziarizzazione con un'altra finanziarizzazione, creando colossi bancari, eccetera, eccetera.

Al momento, però, in assenza di soggetti europei di questo tipo, lei si è portata avanti con quelli americani. Si è portata avanti, ad esempio, nella legge di bilancio con la svendita di Poste Italiane. Vede, lei ci dà lezioni, ma noi non accettiamo lezioni da chi fa un'operazione economica che non ha alcun senso, ovvero raccattare qualche soldo ora dalla svendita di Poste, un'azienda che è in salute e che fa utili, per dare i dividendi a degli azionisti privati che casualmente hanno sede negli Stati Uniti d'America.

Vede, Presidente Meloni, al di là del fumo, al di là della propaganda, al di là di tutto quello che ci dite e di come lei si pone, noi vorremmo porle delle domande abbastanza concrete su temi che riteniamo importanti: vorremmo sapere come è andato l'incontro con Larry Fink, l'amministratore delegato di BlackRock, un Fondo americano che ha un patrimonio uguale al PIL di Germania e Giappone messi insieme. Vorremmo sapere cos'è questa collaborazione che fate, perché sul Piano Mattei - sì, parliamo di retorica - interverrà BlackRock; sulla ricostruzione dell'Ucraina interverrà, chi? BlackRock; e sui data center, questa montagna di investimenti in server che faranno in Italia e che avranno milioni di dati, cosa c'è? Una corrispondenza di amorosi sensi ancora con questo Fondo di investimento americano.

Vedete, è straordinario come quest'agenda Draghi, appunto sottoscritta, veda come unico settore sostanzialmente trainante della nuova industria europea, l'industria della difesa. E chi è uno dei maggiori azionisti dell'industria della difesa in Italia e nel mondo? Fondi americani; e sempre BlackRock è entrato anche al 3 per cento in Leonardo. Perché ci si domanda riguardo al fatto che la strategia sull'Ucraina sia sempre armi, armi, armi, armi? Chissà quale sarà il motivo, se non quello di ingrassare queste lobby delle armi che sicuramente, ad esempio, il Ministro Crosetto conosce molto molto bene.

Vede, noi il 5 novembre sapremo chi vincerà le elezioni negli Stati Uniti, ma non abbiamo bisogno di aspettare il 5 novembre per sapere chi governerà veramente gli Stati Uniti, perché questi Fondi tipo BlackRock, Vanguard, State Street hanno il potere di far fallire uno Stato in un'ora e noi stiamo consegnando loro le chiavi di asset strategici, da qui all'eternità.

Presidente Meloni, mi spiace - tramite la Presidenza - è inutile che lei ascolti con sufficienza, però ci stupisce che chi svende il patrimonio nazionale sia la Premier di un partito che si chiama come l'inno di questo Paese, ma che, in realtà, sta svendendo a dei Fondi americani la nostra sovranità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e i nostri asset, questo è il punto.

Vorremmo sapere, poi, perché non si accenna, nella rinnovata Agenda Draghi, von der Leyen e Meloni, a un colossale furto che avviene ogni anno ai danni di Paesi come l'Italia da parte di Paesi che, all'interno dell'Unione europea, con la moneta europea, sono dei veri e propri paradisi fiscali e drenano ogni anno miliardi di euro ai contribuenti. Parlate di abbassare le tasse, ma qui ci sono Paesi che hanno la nostra moneta e nessuno dice “A”. Lussemburgo, Olanda, Irlanda: nessuno dice “A”. Noi vorremmo sapere se lei ha questo piglio guerriero, da sovranista, anche con questi Paesi, perché, vede, questi Paesi erano coloro i quali facevano anche la parte dei falchi e dei rigoristi: ricordo l'Olanda di Rutte, che era il Premier olandese; adesso l'abbiamo mandato alla NATO, grazie al servizio che ci fece, qualche anno fa, durante la discussione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Bene, quei Paesi erano proprio coloro contro i quali l'Italia combatteva per avere quel Piano nazionale di ripresa e resilienza e, invece, contemporaneamente da un lato fanno i rigoristi, dall'altro drenano soldi con i paradisi fiscali.

Vede, Presidente, lei, nella sua introduzione al Senato, ha richiamato a una sorta di spirito patriottico e di interesse nazionale per votare, sostanzialmente, la poltrona di Fitto. Dov'era quell'interesse nazionale quando si votavano 200 miliardi per l'Italia per il PNRR nel 2020 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e lei si è astenuta con il gruppo di Fratelli d'Italia? Allora, per l'interesse nazionale di una poltrona dovremmo tutti innalzare il vessillo della bandiera? Dov'era quella bandiera in quel momento?

E quando parla di eredità del MoVimento 5 Stelle al Governo si dovrebbe ricordare che noi, quei 200 miliardi, li abbiamo portati e lei li sta gestendo grazie al lavoro fatto dal Presidente Conte e dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano e Candiani n. 6-00133, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134, Faraone ed altri n. 6-00135, Richetti ed altri n. 6-00136, Zanella ed altri n. 6-00137, Braga ed altri n. 6-00138 e Della Vedova e Magi n. 6-00139. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Sì, grazie Presidente, grazie ai colleghi che sono intervenuti. Sarò abbastanza breve, non ci sono moltissime cose da aggiungere rispetto a quanto detto nella relazione e nella replica che ho già fatto ai colleghi del Senato. Torno volentieri, sempre cercando di dividerlo per grandi punti, su alcune delle questioni principali che sono state trattate dai colleghi, partendo dalla collega Braga che diceva, in apertura del suo intervento, che la mia sarebbe stata una relazione carica di odio. Ora, io non so dove la collega Braga abbia sentito una relazione carica di odio; a volte, ho l'impressione che questi interventi di replica vengano scritti prima di ascoltare quello che dirò io e non dopo aver ascoltato quello che ho detto io (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Ma cito il riferimento che faceva lei rispetto all'odio nei confronti delle organizzazioni non governative: io ho semplicemente detto che considero vergognoso dichiarare che le guardie costiere sono i veri trafficanti di esseri umani e che, invece, i veri trafficanti di esseri umani, cioè gli scafisti, sono degli innocenti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Le considero parole vergognose. Penso che dovreste condividere questa frase che ho detto stamattina e penso che debba preoccuparci il fatto che, di fronte a queste frasi, riteniate di attaccare me e difendere queste frasi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), perché probabilmente sono io che non ho capito quale sia la vostra posizione, nel senso che davo per scontato che su una cosa del genere dovessimo essere tutti d'accordo.

Dopodiché, sempre la collega Braga - rimango sul tema dell'immigrazione - dice che l'accordo con la Tunisia viola il diritto internazionale, e così l'accordo con l'Albania e, più in generale, le politiche migratorie del Governo italiano. Io le devo ricordare che, ormai, queste politiche migratorie del Governo italiano sono diventate le politiche migratorie dell'Unione europea; cioè voglio - come posso dire - riassumere i contenuti della lettera che la Presidente della Commissione europea, come è ormai solita fare prima di ogni Consiglio europeo, ha inviato ai leader dei Paesi membri sullo stato d'avanzamento delle iniziative che la Commissione porta avanti in tema di immigrazione. La Presidente von der Leyen parte dalla constatazione che misure assunte sulla dimensione esterna consentono, di fatto - come l'Italia ha sempre sostenuto e come abbiamo dimostrato -, di ridurre l'immigrazione illegale, dopodiché, delinea un programma d'azione in dieci punti, che sono: accelerare, chiaramente, l'implementazione e l'attuazione del patto sulla migrazione e l'asilo; continuare con i partenariati con i Paesi di origine e transito, cioè l'accordo con l'Albania, che voi dite che viola il diritto internazionale; avanzare verso un approccio comune sui rimpatri; rafforzare gli strumenti per ottenere maggiore collaborazione sulle riammissioni e sui rimpatri; rafforzare il contrasto ai trafficanti di esseri umani, che non sono le guardie costiere secondo la Presidente von der Leyen (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); rafforzare la sicurezza delle frontiere; definire modalità innovative per contrastare la migrazione illegale, che significa l'accordo con l'Albania, che la Presidente von der Leyen cita in modo specifico in questa lettera che ha mandato ai leader. Poi, c'è un punto, che riguarda la prospettiva per i rifugiati ucraini in Europa, ma questa è la politica migratoria che ormai l'Unione europea sta portando avanti, con una maggioranza di Stati membri - la quasi totalità degli Stati membri - che condividono queste politiche. Quindi, francamente, temo che ormai siate voi a essere isolati a livello internazionale, perché tutto il resto del mondo è abbastanza d'accordo con noi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Dopodiché, sempre la collega Braga ci dice che in Albania si stanno consumando delle violazioni. Questo proprio mi sfugge, collega Braga, perché le comunico che i primi migranti in Albania dovrebbero arrivare domani. Quindi, come si siano potute consumare delle violazioni quando era ancora vuoto, mi pare francamente un po' eccessivo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Dico anche che se lei si riferisse, invece, proprio al principio del Protocollo Italia-Albania, che viola il diritto internazionale e il diritto europeo, io ricordo - come ho detto cento volte - che l'accordo con l'Albania prefigura la cessione da parte dell'Albania di territorio albanese che, però, diventa coperto da giurisdizione italiana ed europea. Quindi, se lei ritiene, se la collega Braga ritiene che questo accada in violazione del diritto internazionale, o non conosce bene il diritto internazionale o ritiene che il diritto internazionale stesso violi se stesso. Non lo so, ma noi stiamo rispettando il diritto internazionale.

Anche sul tema dei conti, le cose non stanno un po' come ho sentito dire da diversi colleghi in tema di Albania, perché ho detto e lo ripeto: i fondi assegnati per l'attuazione del protocollo sono 670 milioni di euro per cinque anni, vuol dire 134 milioni di euro l'anno. Ora, 134 milioni di euro l'anno, nel sistema di accoglienza italiano, sono circa il 7,5 per cento di quello che noi spendiamo ogni anno per accogliere gli immigrati che sbarcano da noi, che sono quasi un miliardo e 800 milioni di euro. Quindi, perché io non faccio i vostri stessi calcoli? Almeno per due ragioni, la prima delle quali è che vi segnalo sommessamente che quei migranti che si trovino a Lampedusa o che si trovino in Albania hanno, in ogni caso, un costo per il sistema dell'accoglienza italiana e perché, come io ho detto molte volte, il principale elemento che riconosco al protocollo con l'Albania è la possibilità di produrre una dissuasione rispetto ai migranti che vogliono arrivare in Italia. Quindi, sono ragionevolmente convinta che questo importante strumento di deterrenza possa rappresentare anche un contenimento dei costi relativi all'accoglienza. Quindi, sarei prudente e farei la valutazione sul costo a valle e non a monte.

Poi, voglio dire al collega De Luca, che addirittura configurava il danno erariale: guardi, collega De Luca, le dico che cosa, secondo me, si configura come danno erariale. Secondo me, si configura come danno erariale il fatto che un presidente di regione spenda migliaia di euro dei soldi dei cittadini per comprare una pagina sul quotidiano per dirsi da solo quanto è bravo. Quello, secondo me, è danno erariale, non il Protocollo con l'Albania (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) - Proteste del deputato De Luca - Una voce dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia: “Stai zitto!”).

Dopodiché, sempre in tema di immigrazione…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, colleghi!

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Se vuole, possiamo citare i manifesti, sempre pagati con i soldi dei cittadini, in questo caso temo con quelli dei fondi di coesione, per dire che il Governo affama il Sud; faccia lei. Faccia lei. Faccia lei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Collega Della Vedova, sempre immigrazione. Io non sono d'accordo con la sua lettura, ma insomma su questo ci siamo divisi per molto tempo e né la mia posizione cambia, né la sua cambierà, ovviamente.

Io non penso che l'interesse dell'Italia sia quello di concentrarsi - non vedo il collega Della Vedova, scusi - sulla redistribuzione. Non è mai stata la linea che questo Governo ha portato avanti, non era neanche la linea che io portavo avanti quando ero all'opposizione, io la penso in maniera diametralmente opposta. Questo è quello che voi avete ritenuto che fosse utile per l'Italia. Facciamo, su questo, valutazioni diverse. Perché? Perché, ovviamente, noi non redistribuiremo mai un numero significativo di migranti illegali rispetto a quelli che entrano in Italia. E non lo faremo, a maggior ragione, se a monte non difenderemo i confini esterni. Quindi, quello che io ho fatto è tentare di spiegare ai miei colleghi europei - che, guardi un po', ci hanno creduto - che l'unico modo per risolvere il problema per tutti è non pretendere di scaricarlo l'uno sull'altro, perché io neanche questo credo che sia un approccio sensato, e lavorare a monte sulle cause della migrazione illegale, prevenire il fenomeno prima che arrivi sul territorio nazionale. Io, dall'inizio, credo che questa sia la soluzione, e mi pare che stia funzionando, che funzioni per l'Italia e che funzioni per l'Europa. Per cui, io capisco che lei vuole tornare alle posizioni che, insomma, avete sempre sostenuto e che sostenete, è assolutamente legittimo, ma non è mai stata e non sarà mai la mia posizione. Noi stiamo affermando una posizione che, dal mio punto di vista, è molto, molto più conveniente per l'Italia. E, ripeto, mi pare che i numeri ci diano ragione.

Dopodiché, il collega Del Barba parlava particolarmente di UNIFIL e del Medio Oriente, e quindi entriamo sul tema del Medio Oriente. Il collega Del Barba mi ha chiesto di fare alcune cose che io ho già fatto, chiaramente in riferimento alla condanna di quanto avvenuto nei confronti dei nostri militari in Libano. Su questo, come avete visto, il Governo è stato molto chiaro: noi pretendiamo la sicurezza per i nostri militari, che, per anni, hanno garantito la stabilità del confine israelo-libanese. Quello che chiediamo è una piena applicazione della risoluzione n. 1701 del Consiglio di sicurezza dell'ONU. È un tema che - non ho problemi a dirlo - ho discusso anche personalmente con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, nella giornata di domenica. Voi sapete che la posizione, oggi, del Governo israeliano è quella, sostanzialmente, di un ritiro della missione UNIFIL. Io ritengo che un ritiro sulla base di una richiesta unilaterale di Israele sarebbe un grave errore, minerebbe la credibilità della missione stessa e la credibilità delle Nazioni Unite (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e penso anche che i nostri soldati, come sono stati preziosi in tutti questi anni, saranno preziosi anche quando riusciremo ad ottenere un cessate il fuoco. Dopodiché, sempre il collega Del Barba mi invitava ad andare in Libano, io dovrei essere in Libano venerdì (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi invitava a destinare i nostri sforzi a una de-escalation: è chiaramente quello che - in una situazione che facile non è - cerchiamo di fare dall'inizio e che facciamo a tutti i livelli, e che il nostro Governo continua a portare avanti, sia sul piano bilaterale, sia sul piano multilaterale. Così come ho detto stamattina, ribadisco che ci siamo concentrati moltissimo soprattutto sulla materia del sostegno umanitario alle popolazioni colpite. Voglio ringraziare ancora una volta particolarmente il lavoro che sta portando avanti il Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Grazie.

Abbiamo aperto anche un altro tema di discussione e di riflessione, che riguarda la questione dei profughi siriani in Libano e in Giordania, nell'attuale situazione libanese in particolare, ma in generale della regione. Chiaramente, questo è un altro elemento di destabilizzazione. Come Italia, noi ci siamo fatti promotori di una riunione, durante il Med9 di Cipro, alla quale hanno partecipato il Re di Giordania, il Presidente di Cipro e la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La posizione del Governo italiano è che l'Europa debba rivedere il suo approccio alla questione siriana, che noi si debba lavorare per creare le condizioni per consentire a questi profughi di rientrare in Siria, chiaramente su base volontaria e sotto l'ombrello della protezione della comunità internazionale; ci sono molti sforzi importanti fatti dall'UNHCR in questo senso, può essere un primo passo. L'Italia ha rafforzato la sua presenza diplomatica a Damasco con questo obiettivo, ma cerchiamo, come vedete, di lavorare anche sulle singole questioni che possono abbassare la tensione e possono aiutarci ad arrivare a una de-escalation in maniera estremamente puntuale.

Poi, chiaramente, dicevo, la questione è di estrema complessità: io non ho fatto mistero di essere preoccupata dalla crisi mediorientale. Quello che noi possiamo fare è continuare a dedicare tutte le nostre energie per evitare che la situazione sfugga di mano, consapevoli del fatto che l'equilibrio - che non viene riconosciuto spesso in quest'Aula, ma ci viene riconosciuto come Italia da tutti gli attori regionali - è il nostro maggiore punto di forza in questa vicenda. Noi dobbiamo continuare a mantenere un dialogo aperto con tutti, un dialogo franco - franco, è quello che facciamo, certo - e non possiamo fare, secondo me, l'errore di rispondere con l'istinto a materie che necessitano dell'uso della ragione. Io comprendo, ovviamente, le ragioni di Israele - lo dicevo anche stamattina -, che vuole impedire che quanto accaduto lo scorso 7 ottobre possa ripetersi, ma non vuol dire che sia d'accordo con tutte le scelte di Israele, come si è visto. Però ho detto e ripeto: attenzione anche ai rischi che correremmo, se dessimo il segnale di abbandonare, di isolare Israele, perché io continuo a essere convinta che questa sia la strategia a monte degli attacchi terroristici di Hamas e di chi ha ispirato gli attacchi terroristici di Hamas. Da sempre, la strategia del fondamentalismo per distruggere Israele è isolare Israele. Ve l'ho detto tante volte in quest'Aula, è quello che penso sinceramente e, quindi, penso che dobbiamo essere prudenti, perché, se la strategia del fondamentalismo alla base degli attacchi di Hamas era isolare Israele per poter finalmente cancellare lo Stato ebraico, allora noi dobbiamo avere la lucidità di distinguere il tema del Governo dal tema del diritto all'esistenza dello Stato di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e dobbiamo temere le conseguenze di un isolamento eccessivo di Israele. Ecco perché noi continuiamo a mantenere una posizione ragionata, equilibrata, che guarda alle conseguenze di ogni singola scelta, perché su queste cose io penso che - ripeto - quando si corrono dei rischi, si deve sempre ragionare molto bene su quello che si fa e su quello che si dice.

Dopodiché, anche sull'esportazione di armi, ho già risposto questa mattina. Voi sapete che l'Italia, dopo l'avvio delle operazioni israeliane, ha sospeso immediatamente la concessione di ogni nuova licenza di esportazione, secondo la legge del 1990. I contratti, quindi, che sono stati firmati dopo il 7 ottobre, non hanno trovato applicazione. Le licenze che, invece, erano state autorizzate prima del 7 ottobre - che sono molte, soprattutto grazie al lavoro fatto dal Governo Conte: solo nel 2019, 28 milioni di euro di autorizzazioni all'export di armamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), 10 in più dell'anno precedente, quindi, c'è un grande lavoro da fare sulle vecchie licenze - sono state tutte analizzate, caso per caso, dall'autorità competente, la UAMA, applicando la normativa italiana, europea e internazionale. Quando noi riteniamo che queste armi - o componenti, perché noi lavoriamo soprattutto sulla componentistica di altro - possano essere ragionevolmente impiegate nella crisi, noi sospendiamo o revochiamo la licenza. Quando abbiamo la certezza che questo non possa accadere - non lo fa il Governo, lo fa la UAMA, un'autorità preposta a questo, quindi, non sono scelte politiche che il Governo fa - e che non possono essere utilizzate all'interno dello scenario di crisi, chiaramente diamo seguito. Ma se ci sono segnalazioni da parte di colleghi - ho letto che qualche collega diceva che quello che abbiamo sostenuto non è vero - ce le segnali tranquillamente. Se qualche svista ci dovesse essere stata da parte della UAMA, ne prenderemo atto e correremo, ovviamente, ai ripari. Dopodiché, vi ricordo - e chiudo - anche rispetto al tema di dire: “l'Italia si faccia promotrice”: guardate, io penso che nella vita conti soprattutto l'esempio.

Noi siamo stati la Nazione, una delle Nazioni, particolarmente d'Europa, su questo tema dell'esportazione di armi, più rigide in assoluto; ci è stato anche riconosciuto in quest'Aula, ringraziando Dio, e penso che sia la cosa più importante che si possa fare. Nazioni che oggi chiedono la moratoria sull'esportazione di armi a Israele non hanno avuto la stessa posizione che aveva l'Italia. Tra le due cose, io credo che sia sempre più efficace dare il buon esempio e fare le cose, invece di chiedere agli altri di farle.

Dopodiché, sul tema del riconoscimento dello Stato di Palestina, io anche qui voglio ricordare che questo Governo si è posto in una linea di assoluta continuità su questo punto con tutti i Governi italiani precedenti, di qualsiasi colore politico, perché - anche qui, insomma, è giusto sempre fare un po' di storia - noi siamo da sempre, tutti, lo ripeto, tutti, per la soluzione a due Stati, a tal fine tutti abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere l'Autorità Palestinese, così come dall'altra parte abbiamo sempre affermato il diritto di Israele di esistere in pace e in sicurezza. Sulla questione specifica del riconoscimento dello Stato di Palestina, io penso che questo debba nascere nei fatti, non nelle parole, all'esito di un processo politico e negoziale tra le parti, che secondo me dovrebbe essere fortemente sostenuto, aiutato e reso concreto dall'Unione europea. Ho detto tante volte in quest'Aula, ma l'ho detto anche al Consiglio europeo, che su questo punto specifico ritengo che l'Europa possa e debba giocare un ruolo da protagonista. La nostra posizione è condivisa dalla maggioranza degli Stati dell'Unione europea e dalla totalità dei Paesi del G7. Il blocco di Visegrád, il tanto vituperato blocco di Visegrád - Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca -, come tutti gli Stati dell'ex blocco sovietico, ha riconosciuto la Palestina nel 1988, ma tra i Paesi dell'Europa occidentale, come intesa prima della caduta del muro di Berlino, solo in tre hanno fatto questa scelta e sono Spagna, Svezia e Irlanda, mentre, per esempio, non hanno fatto questa scelta anche la Francia o la Germania, insomma, altre grandi Nazioni dell'Europa occidentale. Dopodiché, ovviamente, io rispetto la posizione delle forze politiche che ora chiedono il riconoscimento della Palestina, come segnale, come sprone, ecco, la leggo così, però ringrazio anche il collega Fratoianni per aver specificato che un'iniziativa in questo senso concretamente non favorisce una de-escalation della crisi mediorientale…

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Non risolve...

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Va bene, non risolve, chiedo scusa, non risolve. Cioè, questo è un po' il tema. Escludo il collega Fratoianni, perché su questo punto è stato molto preciso, però, penso che per gli altri - perché delle volte ho sentito anche altri ragionamenti - sia un po' fuorviante far credere che se noi riconoscessimo la Palestina nel mezzo della crisi si avvicinerebbe una soluzione, perché, insomma, tutti sappiamo che non è così. Ecco, io credo che in questo momento, e quindi torno al punto, i nostri sforzi debbano essere concentrati su una de-escalation, che significa soprattutto mantenere un dialogo anche franco con tutti gli attori, Israele compreso.

Dopodiché, sui toni che mi accusano di ogni nefandezza anche in rapporto alla crisi israeliana non ritengo di dover rispondere e, quindi, mi perdoneranno alcuni colleghi se non risponderò. Collega Pellegrini, mi colpisce la discrasia che esiste tra: l'attacco di Hamas è folle e Israele è criminale. Credo che questa distanza di giudizio in qualche maniera tradisca, come dicevo stamattina, altro (Commenti del deputato Pellegrini).

Dopodiché passiamo al tema dell'Unione europea. Collega Rosato - sarò breve, lo giuro - condivido la sua valutazione di partenza sulla situazione nella quale versa l'Europa in termini di centralità, di peso specifico. Quando venni la scorsa volta, per uno dei precedenti Consigli europei, ricordai questo dato che mi ha colpito molto: nel 1990, l'Unione europea a 12 Stati membri valeva il 26,5 per cento del prodotto interno lordo mondiale, la Cina l'1,8 per cento. Oggi, l'Unione europea a 27 Stati membri pesa circa il 16 per cento del PIL mondiale, la Cina circa il 18 per cento. Lo dicevo per dire cosa? Una volta, quando noi ci occupavamo di noi stessi, del nostro interno e pensavamo così di risolvere i problemi di tutto il mondo aveva un senso, perché oggettivamente il peso specifico che l'Europa aveva era un altro. Oggi non è più così. Oggi pensare che, quando noi ci occupiamo del nostro interno senza guardare al quadro che si muove intorno a noi, risolviamo i problemi che abbiamo, rischiamo di essere miopi. È un po' - come dire - la critica che io muovo rispetto al tema di non concentrare le nostre energie su quello che davvero deve essere fatto in una dimensione europea e magari passare tutto il proprio tempo a iper-regolamentare anche materie che gli Stati nazionali potrebbero governare meglio di quanto non possa fare il livello europeo. Certamente, però, la vicenda di ridefinire il nostro ruolo e di stabilire le priorità è una vicenda che ci deve stare a cuore.

Dopodiché, lei citava il parere sulla vostra risoluzione e, particolarmente, la questione del nucleare. Lei sa come la penso io: sono per la neutralità tecnologica, per cui si figuri se su questo posso avere alcun tipo di preclusione ideologica. Però, nelle premesse della vostra risoluzione, ci sono anche molte altre cose, su alcune delle quali non siamo d'accordo. Quindi, da qualche parte, un parere si deve dare. Poi, magari, si può parlare - come sempre - di riformulare e il Ministro Ciriani è qui a disposizione, se ci tiene particolarmente.

Vorrei arrivare al tema del voto su Fitto. Sempre il collega Rosato, in riferimento a quello che fece il Presidente Berlusconi ai tempi della votazione di Paolo Gentiloni, diceva: Berlusconi si è assunto una responsabilità più grande, che è stata quella di contribuire alla formazione di una maggioranza. Corretto, però queste sono scelte politiche, no? Nel senso, si possono condividere, si possono non condividere, si possono fare, si possono non fare, ma secondo me la domanda qui è un'altra ed è una domanda che faccio ai colleghi, anche per capire cosa accadrà quando si andrà a votare per la Commissione. La domanda che io pongo è: nella costruzione europea, il peso degli Stati membri è più importante o meno importante del peso dei partiti politici? Vede, collega Rosato, quando io oggi sento dire dai colleghi del Partito Socialista Europeo che loro sono contrari al fatto che all'Italia venga riconosciuta una Vicepresidenza, perché l'Italia non ha fatto parte della maggioranza che ha sostenuto Ursula von der Leyen alla Presidenza della Commissione europea, mi preoccupo. Penso che si debba preoccupare più il Partito Democratico, che sta sostenendo un'altra tesi, perché il Partito Democratico ci dice, in buona sostanza: l'interesse nazionale, noi possiamo avere tutte le nostre critiche da fare al Governo, ma Raffaele Fitto domani è un commissario italiano, non è mica il commissario di Giorgia Meloni o di Fratelli d'Italia, commissario italiano come lo era Paolo Gentiloni. Io rivendico quello che noi abbiamo fatto cinque anni fa. Cinque anni fa noi non eravamo d'accordo con Ursula von der Leyen Presidente della Commissione europea, con la Commissione europea, non votammo a favore della Commissione europea, ma votammo a favore di Paolo Gentiloni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È chiaro? Per noi, anche in un quadro che non condividevamo, il commissario italiano andava difeso.

Oggi, se il Partito Democratico facesse la stessa cosa, io non avrei nulla da dire. Mi spaventa più se si fa il contrario, cioè mi spaventa che il gruppo socialista - ma spero che la segretaria Elly Schlein, nella sua replica su questo, metta una parola definitiva -, che è a favore della Commissione, ci dice che loro, però, non accetteranno che all'Italia venga riconosciuto un Vicepresidente. Poiché io non credo che questa sia la posizione del Partito Democratico, spero che il Partito Democratico voglia farsi sentire con il Partito Socialista Europeo, atteso che sono anche la delegazione più numerosa all'interno del Partito Socialista Europeo e non mi sembra prassi che un partito decida senza tenere conto della sua delegazione più numerosa, segnatamente italiana, quando deve decidere la posizione sul commissario italiano. Quindi, confido che questa posizione cambierà (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Confido che questa soluzione cambierà.

Non ho nulla da aggiungere sulla vicenda ucraina, perché la mia posizione è sempre la stessa. Continuiamo a fare il nostro lavoro. Come sapete, ho ricevuto, la scorsa settimana, il Presidente Zelensky.

Come sapete, stiamo lavorando per organizzare, nel 2025 (10 e 11 luglio), la Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina, vicenda sulla quale spero che si possa contare sulla collaborazione di tutti in quest'Aula, di tutto il sistema Italia, perché, ovviamente, parlare di ricostruzione dell'Ucraina vuol dire, come ho detto tante volte, scommettere sulla pace, che, però, deve essere, come pure ho già detto, una pace giusta.

Dopodiché, ho un paio di cose spot e chiudo. Collega Fratoianni, non ho fatto in tempo a segnare tutto, per cui mi manca un pezzo. Ci parlava delle banche, di extraprofitti. Vedremo con la legge di bilancio, collega Fratoianni: potrebbe scoprire che questo Governo ha più coraggio di quello che la sinistra ha avuto su questo quando era al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sul salario minimo sa come la penso, ma mi sfugge perché la sinistra pure non lo abbia fatto quando era al Governo.

Dopodiché, collega Baldino, mi consentirà di non argomentare sul Conte protagonista della più grande svolta culturale europea (Commenti ironici dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Invece, al collega Ricciardi voglio dire - e chiudo - che, su Poste Italiane, temo che, anche qui, non abbiate compreso o non conosciate la vicenda. BlackRock non c'entra assolutamente nulla. Noi ragioniamo della cessione di una percentuale superiore alla maggioranza, quindi di una quota abbastanza minoritaria dedicata esclusivamente ai retailer, cioè ai piccoli risparmiatori italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e ai dipendenti di Poste. Poste, in ogni caso, deve rimanere nelle mani degli italiani, come il Governo si sta muovendo, perché, a differenza di quello che abbiamo visto fare spesso in questa Nazione, non intendiamo svendere niente dei gioielli di famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Ma voglio dire al collega Ricciardi che, per il resto, io parlo con tutti, come possono fare le persone che sanno di cosa stanno parlando. Parlo con tutti e non sono abituata a svendermi o a svendere, ma considero sì una mia responsabilità cercare di attrarre in Italia investimenti esteri, ricchezza, posti di lavoro, aumento del PIL, perché è esattamente quello che fanno i patrioti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), che si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire Ministro per i Rapporti con il Parlamento per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispetto alle risoluzioni presentate, il Governo esprime parere favorevole su quella depositata dai gruppi di maggioranza, la risoluzione Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano e Candiani n. 6-00133.

Rispetto alle altre sei presentate dai gruppi di opposizione, il parere è il seguente. Sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134 del MoVimento 5 Stelle, parere contrario su tutte le premesse e su tutti gli impegni, ad eccezione di quelli relativi all'impegno n. 2) sul Medio Oriente: parere favorevole sulle lettere c) e d); parere favorevole sulla lettera a) con la seguente riformulazione: espungere le parole da “intraprendendo”, fino alla fine del periodo. Parere favorevole sulla lettera l), purché sia così integralmente riformulata: “a continuare a sostenere in sede europea la previsione di sanzioni mirate contro i coloni israeliani estremisti in Cisgiordania, in forza dell'ostacolo che rappresentano nell'ambito di un auspicabile processo di pace”.

Infine, con riferimento all'impegno n. 3) riguardante l'Ucraina, sulla lettera f) vi è parere favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole: “il rafforzamento delle”.

Sulla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00135 del gruppo di Italia Viva, parere contrario sulle premesse; parere contrario sugli impegni nn. 5) e 8); parere favorevole sugli impegni nn. 2), 3), 6), 7) e 10); parere favorevole sull'impegno n. 1), con la seguente riformulazione: espungere le parole “anche attraverso la nomina di un inviato speciale per la pace”; parere favorevole sull'impegno n. 4) con la seguente riformulazione: sostituire le parole “il Libano” con “Hezbollah”. Sull'impegno n. 9), parere favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “ma anche” fino alla fine del periodo.

Sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00136 del gruppo di Azione, oltre a quanto già detto dalla Presidente Meloni, parere contrario sulle premesse e parere contrario sugli impegni nn. 3), 13) e 14). Il parere è invece favorevole sugli impegni nn. 1), 2), 5), 10), 11), 12) e 15). Sull'impegno n. 4 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole da “a sollecitare” fino a “misure efficaci”, con le seguenti: “a proseguire la collaborazione con gli Stati membri”. Sull'impegno n. 6, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole “dei membri” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 7, il parere è favorevole sostituendo le parole “ad assicurare” con le seguenti: “a continuare ad assicurare”.

Sull'impegno n. 8, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “fondato sul contrasto” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 9, il parere è favorevole previa riformulazione, espungendo le parole da “nonché per esigere” fino alla fine del periodo.

Sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00137, del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, il parere è contrario sulle premesse e su tutti gli impegni, salvo che sugli impegni nn. 11 e 15, sui quali il parere è invece favorevole.

Sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00138 del gruppo Partito Democratico, il parere è contrario sulle premesse e sugli impegni nn. 1), 5), 6), 8), 11), 18), 20), 21), 22), 25), 27), 28), 29), 30), 31), 32) e 33). Il parere è invece favorevole sugli impegni nn. 2), 3), 4), 12), 13), 14), 15), 19), 23), 24), 34) e 35).

Sull'impegno n. 7, il parere è favorevole espungendo le parole da “per fermare” fino a “da parte di Israele”. Sull'impegno n. 9, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “come UNRWA” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 10, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “nonché alla pericolosa azione” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 16, il parere è favorevole espungendo le parole “e completare l'Unione bancaria”. Sull'impegno n. 17, il parere è favorevole espungendo le parole da “e a tali fini” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 26, infine, il parere è favorevole se così integralmente riformulato: “a continuare ad adottare iniziative volte a contrastare efficacemente il traffico di essere umani, anche attraverso partenariati responsabili e trasparenti con i Paesi di origine e transito”.

Sulla risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00139 del gruppo Misto-+ Europa, il parere è favorevole sull'impegno n. 1), purché così integralmente riformulato: “a lavorare con gli altri Stati membri e le istituzioni europee per il rilancio della competitività europea, esaminando con un approccio pragmatico le proposte contenute nel rapporto Letta e nel rapporto Draghi”. Sull'impegno n. 2, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “essendo pronto a verificare” fino alla fine del periodo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Vi chiedo cortesemente silenzio in Aula. Chi non è interessato esca, grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Nella sua replica, il Presidente del Consiglio Meloni è tornato sulla questione immigrazione e sulla questione Albania. Io sono andato a prendere le parole esatte della lettera citata dalla Presidente Meloni sulla vicenda albanese, inviata ai Capi di Stato e di Governo che parteciperanno al Consiglio europeo. Von der Leyen dice: “Dobbiamo valutare l'ipotesi di centri di rimpatrio al di fuori dell'UE”. Poi dice: “Con l'avvio delle operazioni previste dal Protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni pratiche”. Cioè, dice: “Vedremo quello che succede”. Non è una benedizione, è un “andate avanti voi, non so cosa ne venga da fare successivamente”. Io insisto su questo. Questo Protocollo Italia-Albania - è stato detto da molti colleghi - si rivelerà costosissimo perché, oltre all'investimento iniziale, ci sono la spesa corrente per mantenerlo e quelle di trasporto.

La lezione che verrà tratta al di fuori dell'Italia dagli altri Paesi dell'Unione europea, al netto della propaganda e delle cose roboanti, sarà che questi centri - perché questo accadrà in Albania - si riveleranno costosi oltre il ragionevole, nonché fonti di continui contenziosi giuridici, a meno che non vogliamo dimenticarci dello Stato di diritto.

Inoltre, riguarderanno una percentuale residuale dei migranti che arrivano sulle coste italiane e in generale. Il Presidente del Consiglio ha detto che la funzione è quella della deterrenza, ma questa è una lezione sbagliata, perché la deterrenza già doveva manifestarsi togliendo i pull factor, cioè i fattori di attrazione. Ma già dovevate aver risolto questo tema con l'interdizione di fatto che c'è - se non in modo residuale - alle ONG, ai famosi “taxi del mare”, così battezzati al tempo del primo Governo Conte. Io resto convinto che la strategia italiana sia sbagliata ed era sbagliata anche quando altri Governi spingevano su questa strategia. È sbagliato puntare su questa strategia.

Il Primo Ministro ha detto che sono diminuiti gli sbarchi, ma non dobbiamo essere troppo sicuri di quello che accade. Vediamo quello che è accaduto oggi: sono arrivate 1.000 persone. Avete scommesso sull'accordo con la Tunisia, ma siete stati zitti quando Saied, poche settimane fa, è ridiventato Presidente, avendo fatto fuori tutti gli oppositori, calpestando i diritti umani, civili e politici del popolo tunisino. Se poi questa scommessa sull'autocrate - non diciamo “dittatore” - tunisino dovesse rivelarsi, come spesso è accaduto e come io temo accada, una scommessa sbagliata, ritornerà lo stesso problema, cioè arriveranno altre persone. Questa strategia di deresponsabilizzare l'Unione europea e di non parlare più delle modifiche necessarie al Trattato di Dublino, della corresponsabilità e del burden sharing sugli immigrati che arrivano, nonché dei movimenti secondari (che non devono essere un tabù) - insisto - non è una strategia nell'interesse dell'Italia. Il Primo Ministro Meloni sa benissimo che, se l'Italia oggi non è oltre i numeri attuali per quanto riguarda i luoghi di residenza provvisoria dei richiedenti asilo, è perché ci sono i movimenti secondari, cioè perché le persone arrivano e se ne vanno. Voi, invece, volete continuare a dire: blindiamo il confine esterno. Va bene, però è un interesse di tutti. Ma l'interesse dell'Italia continua ad essere quello che le persone arrivano - e continuano a arrivare: ne sono arrivate 1.000 oggi - e siano oggetto di una responsabilità comune. Io su questo insisto, ma era anche nei Governi precedenti una strategia sbagliata.

E a proposito di politica estera - e chiudo, signor Presidente - condivido la posizione sull'Ucraina, anche se, e lo dico al Ministro Tajani che è qui presente, dobbiamo uscire da questa ambiguità. Io non condivido, ma capisco quelli che dicono: basta armi all'Ucraina, perché prosegue la guerra. Io penso il contrario, cioè che la guerra si accorcerà perché una pace possibile e sostenibile arriverà con la dimostrazione che l'Ucraina sa difendersi. Ma allora, a quel punto, la restrizione all'uso delle armi, che voi continuate a difendere, è un'ipocrisia che va superata. Colpire i luoghi da cui partono gli attacchi aerei sanguinari messi in campo da Putin è legittima difesa: lo faremmo noi, se fossimo coinvolti.

PRESIDENTE. Concluda.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). È ipocrita continuare con la restrizione all'uso delle armi: o non si danno o si danno. Ma se si consente all'Ucraina di difendersi, l'Ucraina deve essere messa nelle condizioni di difendersi. Già lo stanno facendo con le armi che, in modo straordinario, stanno costruendo, mettendo quello che hanno, i loro talenti e il loro know-how, e magari i componenti che arrivano da fuori, ma questa è una restrizione che, a mio avviso, a livello europeo, deve cadere.

Chiudo. Dovete insistere sulla politica estera e di difesa comune, che non può esserci e non esiste oggi, lo sa il Sottosegretario, perché il veto impedisce perfino di scrivere una dichiarazione su quanto sta succedendo in Libano. Fatevi promotori del superamento del diritto di veto di una politica estera e di difesa comune verso gli Stati Uniti d'Europa o l'inefficacia, non solo dell'Italia, ma dell'Europa, sarà totale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e del deputato Faraone).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io, intanto, vorrei esprimere la mia sincera ammirazione per la Presidente del Consiglio, per la sua sicumera, per la sua autorevolezza nell'esprimere concetti assolutamente contrari e opposti rispetto ai concetti che esprimeva in passato, e di farlo in una condizione veramente incredibile di capacità, che imbarazza noi stessi, che dobbiamo rincorrerla sulle contraddizioni e su tutto quello che lei, in passato, ha detto e che, naturalmente, ha cambiato. Infatti, è convinta: ha l'espressione di colei che ha talmente costruito un'assuefazione su quei concetti, perché sono i concetti che ha sempre pensato in tutta la sua esistenza politica. Parli delle accise e le chiedi il perché di quel video al distributore di benzina, e lei ti dice: ma come? Io non ho mai detto che andavano tagliate le accise. Le chiedi conto e ragione sull'euro, del perché ha cambiato idea, del perché prima fosse una “no euro” e ora non più, e lei ti dice serenamente che è sempre stata pro euro. Lo stesso puoi fare sulle trivelle e su tutti i concetti su cui ha detto delle cose, salvo poi rimangiarsele per intero, compreso quanto accaduto in questi giorni, Presidente. Infatti, a meno che non abbiano rubato il cellulare alla Premier o non siano entrati nel suo profilo Twitter, quando lei dice che si aspetta senza tentennamenti che le opposizioni sostengano Fitto, Premier Meloni, visto che è entrata lo chiedo direttamente a lei, le hanno rubato il cellulare, quando scrivevano il tweet che diceva: i cittadini li hanno cacciati dalla porta con le elezioni e il MoVimento 5 Stelle li fa rientrare dalla finestra con l'inciucio, e chiedeva il sostegno della piazza quando si votava Gentiloni commissario europeo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)? Le avranno rubato il cellulare, perché lei oggi si aspetta un atteggiamento senza tentennamenti, che non ha mai avuto.

Presidente Meloni, lei, insieme a tutti i sovranisti in questo Paese, si indignava perché venivano destinati - e oggi è ritornata a quel concetto - 35 euro a migrante per l'accoglienza. E adesso, invece, è felice del fatto che il suo Governo destina 15.000 euro per ospitarli per 28 giorni e farli tornare nel nostro Paese. Anche su questo, cara Presidente del Consiglio, ci aspettiamo delle risposte reali. Perché questo sperpero di risorse? Perché vengono messe in carcere persone - perché quello stato di detenzione a cui saranno costrette quelle persone è lo stesso sistema che viene messo in campo col carcere, alla faccia del garantismo! - che non hanno commesso nulla e che non si sa neanche se hanno diritto all'asilo? Voi, a prescindere, le andate a rinchiudere lì dentro, le tenete per 28 giorni, salvo poi riprenderle in questo Paese senza aver risolto un tubo.

Presidente Meloni, lei è la regista del più costoso e inutile spot della storia della Repubblica: 900 milioni, Presidente, e il calcolo lo faccia anche con quanto ci costeranno le Forze dell'ordine, che toglieremo dalle stazioni del nostro Paese, che toglieremo dalle strade insicure e che porteremo in Albania. Quindi, il costo non è dato soltanto dalla costruzione del centro, dall'accoglienza e dagli operatori, ma ci sono anche quelle Forze dell'ordine a cui, da più di mille giorni, voi non rinnovate il contratto, le stesse Forze dell'ordine che vanno in pensione con il sistema contributivo, avendo un'età lavorativa molto più ridotta rispetto a tutti gli altri, e con pensioni da fame. E voi vi preoccupate di sperperare 900 milioni per delocalizzare immigrati in quel territorio albanese e, al tempo stesso, non vi preoccupate di creare le condizioni affinché le Forze dell'ordine garantiscano la sicurezza.

Allo stesso modo, Presidente, io conosco un solo modo per sconfiggere gli scafisti, cioè la costruzione di un processo legale di flussi regolari che lei, Presidente Meloni, alla chetichella ha messo in campo, perché mezzo milione di immigrati verranno nel nostro Paese nei prossimi due anni, per scelta sua. Poi il problema, però, qual è? Che voi li fate venire qui, perché giustamente gli imprenditori vi dicono che servono perché devono sostenere il nostro sistema previdenziale, perché non l'ha capito solo Salvini, il signor “chiodo”, che il nostro sistema previdenziale non ci arriva se non abbiamo altri sostegni. Noi, da questo punto di vista, l'abbiamo sempre detto che servono dei migranti, ma il problema è uno, cioè che poi impedite a tutti noi di costruire regole sulla cittadinanza che favoriscono l'integrazione e, quindi, condannate gli italiani all'insicurezza, proprio per aver proceduto soltanto a una parte di quello che dovrebbe essere un processo più complesso, che è quello dell'integrazione.

Allo stesso modo, Presidente, lei continua a strombazzare questa storia del Piano Mattei. Il Piano Mattei è dato da risorse che erano già state investite in Africa e ha un valore di circa 4 euro ad africano, tra l'altro una tantum, sine die. Quindi, lei ci continua a spiegare che, da sola, l'Italia, con quella miseria che destiniamo a quell'intervento lì, riuscirà a costruire un processo di crescita dell'Africa, naturalmente da sovranista, non comprendendo che il miglior modo per intervenire efficacemente in Africa è innanzitutto non avere contrasti con gli altri Paesi europei e, quindi, è necessario costruire un processo unitario dell'Europa per far funzionare un Piano Mattei che non potrà mai essere soltanto italiano.

Lei, Presidente, ha contrastato il Green Deal e lo ha fatto con alla sua sinistra Tajani e alla sua destra Salvini. Lo ha fatto, tra l'altro, contrastando le politiche sull'automotive, eccetera eccetera - non ritorno sui concetti che già ha espresso - contrastando sostanzialmente colei che ha guidato il processo sul New Green Deal che è la von der Leyen, che è sponsorizzata innanzitutto da colui che era seduto alla sua sinistra, cioè Tajani, e alla sua destra ci stava la persona che qualche giorno fa ha portato a Pontida Orbán, che ha portato colui che attacca più di tutti la von der Leyen, che attacca più di tutti il processo di integrazione europeo, che è contro l'esercito unico europeo, che è contro l'abolizione del diritto di veto. Allora, come fa a dire che è autorevole un Governo in cui alla sinistra ci sta uno e alla destra ci sta l'altro che dicono tutto e il contrario di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)? Su questo, Premier, lei non dice nulla e continua a dire che la posizione dell'Italia è autorevole e seria. Per quanto siamo considerati seri, basta andare a guardare quello che è successo qualche settimana fa al Vertice di Ramstein, in cui si sono riuniti i Premier di quattro Paesi. Ci stava la Gran Bretagna, ci stava la Germania, ci stavano gli Stati Uniti, ma non ci stava l'Italia. Non ci stava lei, Presidente del Consiglio, forse perché ci considerano non credibili, forse perché considerano oscillante la nostra politica estera, al di là di quello che lei vuole far pensare, perché noi sull'Ucraina ci siamo con le parole che lei ha detto, ma non ci sta Salvini. Non è che non ci sta soltanto perché non è presente qui; non ci sta perché dice cose diverse, perché si accompagna con persone diverse, perché vi contendete persone, come i patrioti e come Orbán, che sulle cose che lei ha detto non ci stanno. Per cui, è macroscopica la contraddizione su cui lei continua a non dare risposte.

Chiudo, Presidente. Noi siamo convinti che per il Medio Oriente e per l'Ucraina bisognerà intervenire con efficacia, con forza, con l'Occidente e con una sincronia di azione, sapendo che quei conflitti hanno storie profondamente diverse, ma probabilmente hanno un presente profondamente simile, perché quei conflitti hanno un comune denominatore che li spinge a essere conflitti su cui necessita un intervento unitario. Per cui dobbiamo condannare Netanyahu per le troppe e ingiustificate vittime civili, bisogna condannarlo per l'inaccettabile attacco all'ONU e ai caschi blu della missione UNIFIL, ma sapendo, Presidente, chiaramente da che parte stare tra Iran e Israele, tra Russia e Ucraina, tra Cina e Taiwan (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi. Vorrei subito anticipare una parte del mio intervento, anche perché la bellezza del dibattito parlamentare è anche quella di ascoltare gli interventi dei colleghi rispetto alla relazione puntuale che abbiamo letto, agli interventi che si sono susseguiti e alla puntuale replica del Presidente del Consiglio e, magari, cercare di dare un minimo di spazio ai fatti e non alle opinioni, perché se si parte dai fatti si riesce poi a trovare la bussola per confrontarsi, anche rispetto a strade e opinioni diverse.

Anticipo un fatto che era l'ultimo punto, perché lei, nella sua relazione, toccando i quattro punti strategici che saranno affrontati nell'agenda del Consiglio europeo, lo ha messo all'ultimo posto: la gestione dei migranti. Quando ero giovane mi avevano insegnato che c'è un'arte retorica che si chiama benaltrismo: se tu non vuoi affrontare il problema e affrontarlo nel merito, di' che il problema è un altro. Allora, se tu non vuoi affrontare il problema nel merito: è giusta o non è giusta la gestione dei flussi migratori con una strategia individuata dal Governo italiano e approvata dall'Unione europea, che è quella di coinvolgere anche Nazioni che si affacciano nel Mediterraneo, per gestire, complessivamente, il fenomeno dei flussi migratori? È giusta quella strada o non è giusta? Se è giusta quella strada si devono investire risorse. Benaltrismo vuol dire: eh, potevamo usare quelle risorse per le spese della sanità, per aumentare gli stipendi dei professori, per rispondere ai problemi che abbiamo. Il problema è un altro: se partiamo dai fatti - lo dico al collega Faraone - forse ci ricordiamo di non sparare cifre che non esistono; basta leggere le relazioni del Servizio bilancio della Camera dei deputati, dove si dice che tutto questo accordo Italia-Albania costa un miliardo, ossia 150 milioni di euro l'anno per quattro anni, dal 2024 al 2028; sono 650 milioni circa con gli aggiustamenti e sono risorse che sono state destinate. Altri Governi, per affrontare la gestione dei flussi migratori, hanno utilizzato le risorse dei cittadini italiani, per dare una risposta a un problema? Boh, vediamo. Io ricordo che nel 2018, signora Presidente del Consiglio, il Governo Gentiloni ha speso 4,7 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), 4,7 miliardi di euro per la gestione dei flussi migratori. Ricordo che nessuno si è scandalizzato di un accordo tra Unione europea e Turchia per la gestione dei flussi migratori che arrivavano dai Balcani e non dal Mediterraneo, nessuno si è scandalizzato, giustamente in quest'Aula: né la sinistra, né l'estrema sinistra, né il MoVimento 5 Stelle, né il centrodestra, tranne, ovviamente, chi era all'opposizione, però lì c'è la coerenza che oggi Faraone ha cercato di smantellare. Io ricordo - lo dico come cifra, così, tanto per ricordarla - i costi sono ammontati a 6 miliardi di euro nell'accordo Unione europea e Turchia per rendere e gestire giustamente in maniera umanitaria quel flusso di immigrati, che percorrevano la rotta balcanica. Gestire e dare quelle risorse per scopi umanitari ha lo stesso valore del rapporto e del progetto dell'Italia-Albania? Ecco, io credo - poi ognuno, giustamente, può dire che quella strada è giusta, che utilizzare quelle risorse è giusto, che potevamo utilizzare altre risorse - che partire dai fatti e che le opinioni seguano ai fatti, anche in un dibattito serio e forte, ci aiuta a individuare il bandolo della matassa e a dare forza al valore delle istituzioni e anche della democrazia, dove il confronto tra maggioranza e opposizione può essere durissimo.

Negli anni Settanta c'era uno slogan che avevamo importato, allora, noi giovani ragazzi dal mondo anglosassone: i fatti separati dalle opinioni. Molti giornalisti fecero di questo slogan un'attuazione di una nuova nouvelle vague del giornalismo italiano. In nome di una libertà di opinione, che è sacrosanta, vogliamo denunciare come oggi, purtroppo, assistiamo al capovolgimento di questa logica: le opinioni seguite dai fatti. Proviamo velocemente - anche perché, come le ho detto, signor Presidente del Consiglio, il nostro gruppo, Noi Moderati, condivide e sottoscrive, punto per punto, la sua relazione puntuale che ha depositato qui alla Camera dei deputati e che ha illustrato al Senato - a vedere una esemplificazione di cosa vuol dire e quali danni fa ribaltare questo slogan, che era un metodo corretto.

Il primo punto che lei ha detto: è vero, siamo di fronte a un cambiamento storico. Questi 5 anni di gestione europea ribaltano la questione e ci aiutano ad affrontare le grandi sfide che abbiamo davanti: la transizione digitale, la transizione ecologica, la grande crisi demografica, che non riguarda più solo l'Italia, ma prende tutto il continente europeo, lo ha sottolineato anche lei, che rischia di non essere più protagonista dello scenario internazionale e dello sviluppo del mondo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 18,05)

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Allora, qual è il dato di fatto di questo inizio di legislatura europea? Un dato di fatto che lei ha sottolineato, è un fatto, non è un'opinione. L'Italia, grazie all'aspetto democratico, grazie al voto, grazie al lavoro del Governo di centrodestra, grazie agli italiani, oggi conta di più in Europa, tornando ad essere protagonista in un lavoro che deve guardare al futuro e alla costruzione dell'Europa. È un fatto o è un'opinione? Da quanti anni l'Italia in Europa non conta più? Per essere corretti c'è stata un'unica volta in cui l'Italia ha giocato un ruolo maggiore di quello che gioca oggi con una vicepresidenza esecutiva e con una delega - fatto, non opinione - importante. Lei lo ha citato, quasi un miliardo di euro, tra 2 deleghe, PNRR e coesione, al Ministro Fitto. Era il 1999, 25 anni fa, quando fu nominato Presidente della Commissione europea Romano Prodi.

Perché rispetto a questi fatti non ci confrontiamo? E allora l'appello all'unità è un appello a capire come il Paese, l'Italia in quanto tale, oggi, da protagonista, può giocare una partita che veda una visione strategica e la costruzione di una visione strategica contrapposta a una visione di un'Europa burocratica, che noi tutti qui abbiamo criticato. Qual è l'opinione? Mi sono divertito a rileggere, signor Presidente del Consiglio, i titoli di un importantissimo quotidiano italiano, che all'inizio ha titolato: “Vince Ursula von der Leyen, l'Italia più debole”. Dopo si è dovuto correggere: “Vittoria di Pirro per Meloni”. E ancora: “Fitto ottiene la vicepresidenza esecutiva con un portafoglio più leggero”.

Credo che questo non ci aiuti, mettere le opinioni. Dobbiamo dire che il Governo di centrodestra, a guida Meloni, non lo condividiamo. Bene, è un'opinione, ma non si può stravolgere la realtà, perché non fa giustizia non al Governo di centrodestra o alla politica, ma allo strumento fondamentale che noi tutti vogliamo difendere in questo Paese, che è la democrazia, che è basata sulla realtà dei fatti, anche dura. Potremmo proseguire anche rispetto agli altri punti che lei ha toccato, come l'agenda strategica della UE. È un fatto che l'Europa si è trasformata, negli ultimi anni, in un gigante burocratico.

L'Europa non può più essere uguale, la centralità del nostro continente non è più scontata; è un continente vecchio, nel 2050 avremo il raddoppio della popolazione over 80. Ci sono poi le 2 relazioni di Draghi e di Letta, che sono un contributo importante che il Presidente del Consiglio ha voluto segnalarci. Riguardo alla visione sulla sussidiarietà e proporzionalità, posso dirvi un'opinione clamorosa? Uno Stato a noi vicino, fondamentale, il grande Stato protagonista dell'Europa è la Germania.

Se affronti la transizione ecologica, e la affronti in una maniera ideologica, rischi di fare anche dei danni a quello che tu vuoi dire, cioè che è fondamentale guidare ad affrontare una difesa dell'ambiente, che affrontare i cambiamenti climatici è un'impresa che possa diventare sempre più protagonista. Ebbene, a un certo punto abbiamo detto tutti che l'elettrico - noi no - era la nostra salvezza, che le rinnovabili sarebbero diventati il futuro del nostro Paese, magari non calcolando i tempi di questo futuro. La Germania che cosa ha fatto? Improvvisamente ha deciso di chiudere le centrali nucleari, cercando di dire che, ovviamente, bisognava puntare, giustamente, tutto sulle rinnovabili. Ebbene, ha chiuso le centrali nucleari e poi che cosa ha dovuto fare? Ha riaperto le centrali a carbone. Nel breve periodo, quel fatto…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). …ha smentito oggettivamente anche una buona intenzione, che era quella di capire come, nei 10 anni successivi, si sarebbero potuti affrontare, ovviamente, la transizione ecologica e il cambiamento climatico. Infine - concludo, signor Presidente - il punto delle grandi crisi… signora Presidente, mi perdoni, non ho visto…

PRESIDENTE. C'è stato un cambio in corsa. Prego onorevole, concluda.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Mi fa piacere vederla, ben arrivata e grazie per la sua gestione. Il punto delle crisi geopolitiche. Purtroppo, anche qui, come gruppo di Noi Moderati, ci dispiace dover constatare come, a due anni dall'aggressione russa in Ucraina, siamo costretti a spiegare a sedicenti pacifisti, ancora una volta, le ragioni del nostro sostegno all'Ucraina. Una solidarietà fattiva che ha nei fatti, negli attacchi a ospedali, a mercati, nei morti tra i civili, la sua evidente ragione d'essere. Il dichiarato pacifismo di alcune forze politiche sembra essere diventato l'alibi per negare un'evidenza.

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). In Ucraina, i fatti sono che Putin stesso ha dichiarato, purtroppo 2 anni fa, e dura da troppo tempo questa guerra e questa aggressione e violazione del diritto internazionale in Ucraina, che l'invasione in Ucraina è un'operazione militare speciale per ottenere la smilitarizzazione e la denazificazione dell'Ucraina. Allora, dopo 2 anni, proprio perché vogliamo costruire una pace giusta, proprio perché questa pace giusta la si può costruire con un dialogo, ma senza dimenticare questi fatti, possiamo chiudere un occhio di fronte a questa violazione del diritto internazionale?

PRESIDENTE. Onorevole, è due minuti oltre il suo tempo. La devo interrompere.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Credo, signora Presidente, che avrei tantissime cose da dire ancora a nome del nostro gruppo di Noi Moderati, ma sottolineiamo il fatto che, convintamente, Noi Moderati sosterrà la risoluzione di maggioranza, e auguriamo alla Presidente del Consiglio, al Governo e credo anche a questo Parlamento, maggioranza e opposizione, di potersi confrontare…

PRESIDENTE. Grazie.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). …sempre di più sui fatti e sempre di meno su opinioni, che poi diventano, troppo spesso, bandiere ideologiche (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Signora Presidente Meloni, onorevoli colleghi e colleghe, ho letto e riletto oggi l'intervento della Premier Meloni e, con il massimo rispetto, ne ho intravisto una grande lezione di pavidità; quella pavidità che oggi ci ha portato, e ha portato la Premier, a parlare della crisi mediorientale in una modalità che dimentica ciò che è stata la Giorgia Meloni prima che diventasse Premier, una mutazione, devo dire, forte dal punto di vista politico, e questo si inscrive, ovviamente, proprio in quello che ho appena detto.

Quando il Ministro Crosetto, in conferenza stampa, alcuni giorni fa ha chiaramente condannato l'attacco di Israele alle postazioni UNIFIL, parlando di crimini di guerra e di violazione del diritto internazionale, noi abbiamo sostenuto quella posizione, come abbiamo sostenuto la posizione della Premier Meloni, che ha sostenuto quello che ha detto il Ministro Crosetto. Però, signora Presidente Meloni, che mi ascolterà, lei può spiegare, non ad Alleanza Verdi e Sinistra, ma agli italiani e alle italiane, perché gli attacchi alle postazioni ONU sono crimini di guerra e violazione del diritto internazionale - e noi siamo d'accordo - e invece lo sterminio di 42.000 civili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), di 2.000 libanesi o l'aver raso al suolo la rete sanitaria e idrica di Gaza non sono crimini di guerra? Signora Presidente Meloni, perché non ha il coraggio di pronunciare questa parola?

Di dirlo con forza, per far valere il diritto della vita rispetto a questa volontà, da parte di Netanyahu, di costruire una supremazia militare in quello scenario. Per noi è un fatto inaccettabile, è un doppio standard che non accettiamo, mai lo accetteremo. Ma avvisiamo anche - persino la stessa Premier Meloni - di non utilizzare l'accusa dell'antisemitismo nei confronti di coloro i quali si battono per il diritto alla vita (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) per il popolo israeliano, per il popolo palestinese e per il popolo libanese! Perché guardate, oggi non c'è peggior nemico delle ragioni del popolo di Israele, e questo peggior nemico si chiama Benjamin Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che sta commettendo atti criminali assolutamente inaccettabili. La Premier Meloni diceva, rivolgendosi al collega Fratoianni: mah, riconoscere lo Stato di Palestina non risolve. Ma chi l'ha detto? Il 70 per cento dei Paesi membri dell'ONU ha riconosciuto lo Stato di Palestina, perché, se si parla di due Stati e due popoli, uno c'è e l'altro non c'è, e, quindi, bisogna andare in quella direzione, ma bisogna avere il coraggio, perché costruire una supremazia militare per mandare via - perché questa è la strategia di Netanyahu - i palestinesi da Gaza, disperderli ulteriormente, occupare, costruire una grande Israele non è un problema solo di sicurezza dello Stato di Israele, ma è un problema ben più grande, è quello di costruire un nuovo ordine in quello scacchiere geopolitico, e noi dobbiamo essere silenti, come questo Governo è stato silente rispetto alla violazione del diritto internazionale, quando, alcuni mesi fa, Israele ha deciso di annettersi illegalmente 12,7 chilometri quadrati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) di territorio palestinese in Cisgiordania, nel silenzio del Governo italiano!

E, allora, vede, per questo noi diciamo: stop alle armi. Guardate che OTO-Melara ha dato cannoni prima del 7 di ottobre all'esercito israeliano; dopodiché OTO-Melara, attraverso, ovviamente, il controllo del Governo italiano, ha continuato a produrre i cannoni, che sono andati agli Stati Uniti e, attraverso una triangolazione, comprati poi dall'esercito israeliano. Perché non si ha il coraggio, Premier Meloni, di dire che l'Europa dica stop alla vendita delle armi agli israeliani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? L'hanno detto i francesi, l'hanno detto gli spagnoli. Perché il Governo italiano ha detto “no” da questo punto di vista? C'è una questione molto importante - e qui la ribadiamo - che è quella di rimettere al centro la questione della vita e della pace, perché, da oltre due anni, il ruolo delle armi e la logica delle armi ci sta portando nello scenario che abbiamo visto, un'escalation che ha portato a 2.500 miliardi di dollari il riarmo.

Vede, signora Premier Meloni, lei ha detto testualmente: una minoranza ci sta portando al suicidio sul Green Deal. Lei ha usato le stesse parole dell'amministratore Descalzi dell'ENI, che alcuni giorni fa, alla convention di Forza Italia, ha usato queste stesse parole. Ma allora ve la devo dare io una lezione di democrazia? Per suo tramite, Presidente, mi rivolgo al Ministro Tajani: ve la dobbiamo dare noi di Alleanza Verdi e Sinistra una lezione di democrazia? Ma di quale minoranza parlate (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? I popoli europei hanno votato liberamente e democraticamente, hanno eletto i propri rappresentanti e nel Parlamento c'è una maggioranza. Voi siete minoranza, perché pensate che l'amministratore Descalzi e le lobby possano determinare il futuro della maggioranza dei popoli europei! Ha poco da ridere, Ministro Tajani, e poi dopo le dirò perché ha poco da ridere, alla fine del mio intervento.

Quindi, c'è una questione che riguarda il futuro, la questione del Green Deal, su cui francamente non riesco a comprendere questa avversione, sì, ideologica, della Premier Meloni, che non è andata in Sicilia a vedere la disperazione degli agricoltori, che hanno dovuto estirpare agrumeti e vigneti; che non ha visto la disperazione degli allevatori di Caltanissetta, che hanno dovuto abbattere gli animali, perché non c'era acqua; che non vede la disperazione di tanti altri agricoltori e che non vede la disperazione delle popolazioni alluvionate. A proposito di popolazioni alluvionate, potete dire ai vostri uffici del Governo di chiamare la povera cooperativa C.A.B. di Ravenna, che, grazie a questo grande senso di altruismo, fece allagare i terreni, ma, ancora oggi, non ha ricevuto un centesimo di euro? Un centesimo di euro non ha ricevuto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Parlate di biocarburanti e qui non posso non parlare del Piano Mattei, perché voi dite che sia anche questo un grande modello. Come può essere un modello chi va nelle aree agricole del Kenya, del Ruanda, del Malindi per trasformare milioni di ettari di aree agricole in biocarburanti, prenderci l'energia e lasciare i luoghi dove c'è il più alto indice di mortalità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Come si chiama tutto ciò? Per me è predatorio!

Guardi che Giorgia Meloni dieci anni fa avrebbe usato il mio stesso linguaggio, perché io lo so che dieci anni fa Giorgia Meloni la pensava come me. Lei è cambiata, noi non siamo cambiati, però il punto rimane. Queste sono forme predatorie da parte delle più grandi lobby.

Signora Presidente, colgo l'occasione, visto che lei è appena entrata: lei deve le scuse a Sea Watch, lei gli deve delle scuse. Sa perché? Perché ribadiamo e lo ribadisco che la Guardia costiera libica, la Guardia costiera tunisina si sono rese responsabili di torture, stupri, violenze (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Hanno sparato addosso, ma non lo dice Angelo Bonelli, è inutile che si mette le mani nei capelli. Signora Premier, io le le faccio dono della relazione dell'ONU. È l'ONU che dice che la Guardia costiera è responsabile di torture, stupri e violenze ai danni di migranti, non è Sea Watch, è l'ONU (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! A meno che voi la pensiate come Netanyahu, che l'ONU non serve più a niente e vada messa al bando, ma noi facciamo violare, non possiamo consentire una cosa di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Signora Premier, le faccio dono della relazione dell'ONU, che dice che la Guardia costiera libica, tunisina si è resa responsabile anche di complicità con i trafficanti.

Vado a concludere. Lei prima ci ha detto che questa sera ci saranno sorprese sulla manovra di bilancio. Ebbene, noi ribadiamo l'urgenza di introdurre una patrimoniale per i grandi patrimoni nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non è d'accordo, ma io glielo dico. Se ha la cortesia di ascoltarmi, noi ribadiamo questa urgenza. Perché, vede, ci sono 73 persone in questo Paese che hanno un patrimonio di 301 miliardi di euro. Però, ci sono 5 milioni e 700.000 persone che sono in povertà assoluta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Faccia lei le conclusioni, le do a lei le conclusioni!

Però, signora Presidente, se lei, come ci ha detto, stasera approverà la tassa sugli extraprofitti, Alleanza Verdi e Sinistra sarà pronta, se sarà fatta bene, a sostenerla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Però, gliel'ha detto a Tajani, che era vicino a lei, che ci sarà la tassa sugli extraprofitti? Perché quando lei l'ha detto, poco fa, lui è sbiancato, è totalmente sbiancato, non ha parlato più ed è stato in doveroso silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Questo gliel'ha detto?

Quindi - e concludo veramente, signora Presidente della Camera -, per amor di verità, perché a noi piace molto la verità dal punto di vista storico, c'è anche una grande contraddizione: lei ha detto che ha votato Fitto. Bene, guardi che non è vero. Lei non ha votato Fitto… Chiedo scusa, Gentiloni, lei non ha votato Gentiloni, perché questo (Il deputato Bonelli mostra un foglio) è il suo post

PRESIDENTE. Collega, legga, ma non può mostrarlo.

ANGELO BONELLI (AVS). “A volte ritornano! I cittadini li hanno cacciati dalla porta con le elezioni, il MoVimento 5 Stelle li fa rientrare […] con l'inciucio”, riferendosi a Gentiloni (Commenti del Presidente del Consiglio Meloni)… No, no, guardi, non ci provi…

PRESIDENTE. Collega Bonelli…

ANGELO BONELLI (AVS). Le faccio dono di questo: questo è il suo post del 5 settembre 2019, quando lei diceva “no” a Gentiloni. Oggi, viene in Aula a dire che ha votato Gentiloni, quando Fratelli d'Italia non ha mai votato a favore di Gentiloni. Questa è la sua concezione dell'unità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri e Sottosegretari, oggi abbiamo assistito ad una situazione che, in qualche modo, mi permetto di definire strana, bizzarra, un po' al limite del paradosso. Questo perché nel momento della discussione su come il Parlamento dà un mandato alla Presidente del Consiglio, al Governo, anche di rappresentare il nostro Paese nel prossimo Consiglio europeo, ci siamo trovati davanti a un fermo immagine particolarmente significativo, che dice lo stato dell'arte delle nostre istituzioni in questo momento, del nostro ruolo e di come lo possiamo svolgere nel contesto dell'Unione europea.

È stata trasmessa su tutti i siti stamattina l'immagine - che non si è ripetuta oggi nel pomeriggio, forse perché il Ministro Salvini ha ritenuto di non volerla ripetere - di questo trio: la Presidente del Consiglio e i suoi Vice Premier. Vede, Presidente, alla sua destra c'era il Ministro Tajani, che è rappresentante del Partito Popolare Europeo, che è il partito di maggioranza del Governo europeo non solo di questa legislatura europea, ma anche dalla precedente, di quell'Europa tanto spesso vituperata ancora purtroppo dalla voce dei suoi colleghi di maggioranza, che esprime la Presidente della Commissione europea rieletta, Ursula von der Leyen. Alla sua sinistra, invece, vi era l'altro Vice Premier, Salvini, che inveisce contro l'Unione europea, contro la Commissione europea, contro la Presidente Ursula von der Leyen, sul quale il presidente del partito di Tajani dice: sono scioccato dal ruolo che Salvini sta svolgendo nell'alleanza con Orbán. Dovrebbe essere scioccato perché Weber in Europa governa con Salvini. In mezzo a queste due polarità - devo riconoscere - Presidente - c'era lei in quest'immagine. Noi le abbiamo riconosciuto la tenuta e la fermezza con cui ha voluto mettere dentro la Commissione della Presidenza von der Leyen il Ministro Fitto, con una delega importante, a rappresentanza dell'intero Paese italiano, che merita di essere non solo rappresentato, ma di assumere un ruolo di responsabilità nel Governo europeo, come si confà ad un Paese fondatore quale siamo.

Allora, Presidente, io su questo però torno. Non era una questione di ragione politica il voto o il non voto alla von der Leyen. O meglio, era una questione di politica nazionale il voto alla von der Leyen. Lei quella Presidenza la doveva votare anche - mi permetta di dirglielo - per rafforzare l'opera del Ministro Fitto, che ci auguriamo possa svolgere un buon lavoro, e lo deve svolgere nella cooperazione con la Presidente von der Leyen e tutta la Commissione. Quel distinguo di parte e di partito non ha fatto bene e non fa bene all'Italia.

In questa alchimia della giornata di oggi, in qualche modo si è giocato il ruolo anche di un'opposizione - lasciatemelo dire - che, invece, al contrario del ruolo che ha qua, in Europa gioca un ruolo di governo. Allora, noi siamo qui a dover discutere con il Governo, che porta avanti le idee che noi in Europa dobbiamo assumere e portare al Governo. Allora, vedete che qui questo chiacchiericcio, questo dibattito e anche le grida scomposte che si sono viste io credo non abbiano portato una buona immagine del nostro Paese e penso che ciò possa essere ricomposto.

In questo senso, devo dire, che ci è spiaciuto ancora una volta quel tono rivendicativo, non certo violento, ma sicuramente rivendicativo, che non ha aiutato nella composizione di questo quadro che ho appena descritto quando lei, Presidente, afferma che oggi finalmente l'Italia conta, che finalmente c'è stato un notevole miglioramento, che finalmente l'Europa è cambiata. Il Governo dell'Europa non è cambiato, sono gli stessi di prima che continuano a governare. L'Europa deve rilanciare se stessa, sì, e lei ha fatto bene a citare due Presidenti del Consiglio che hanno avuto l'onore e anche l'onere, prima di lei, di guidare questo Paese, quali il Presidente Letta e il Presidente Draghi, che sono stati scelti dall'Unione europea come due figure di indirizzo strategico per l'Unione europea. Quindi, è falso che l'Italia non contava in Europa, così come è falso dire che oggi la presenza del Ministro Fitto va a indebolire il nostro Paese.

Allora, io arrivo alle sue parole che abbiamo - ripeto - apprezzato. L'agenda Draghi deve diventare l'agenda di indirizzo e di operatività della prossima Commissione europea. Su questo le chiediamo di essere ferma anche nel contesto dei Paesi internazionali e, quindi, Presidente, di mettere a tacere chi, nel suo Governo, sta definendo quell'agenda una vuota elencazione di norme o chi definisce uno sfacelo per l'Italia quella che è in quell'agenda una delle armi più efficaci per attivare gli investimenti, cioè il debito comune. Fate pace con voi stessi: se quella è l'agenda, perseguiamola con grande continuità.

Bene la questione del Piano industriale europeo. Torno, però, - come ha fatto il collega Rosato - sul parere negativo non alle premesse, Presidente, ma all'impegno specifico, che abbiamo introdotto, di portare avanti l'energia nucleare, che è l'unica energia combinata con le rinnovabili che può permettere una diminuzione di CO2 a prezzi ragionevoli e sostenibili per le nostre imprese.

Noi, se vorrete riformulare l'impegno e finalmente accoglierlo, non solo saremo contenti di aver contribuito a un pezzetto della politica italiana, ma saremo pronti a lavorarci insieme. È chiaro anche che l'Europa deve assumere una sovranità diversa nel contesto geopolitico internazionale, lei lo ha richiamato, e non può più permettersi di lasciare ad altri la definizione della propria identità e della propria potenza. O l'Europa diventa pienamente padrona del proprio destino, o non sarà più Europa. E questo significa, nell'ambito della difesa, una difesa comune, e questo significa, nell'ambito anche delle politiche commerciali e industriali, una visione strategica comune, e questo significa anche portare avanti politiche che valorizzino l'Europa come il luogo della produttività, anche delle componenti necessarie per le principali fasi della transizione, ivi compreso un processo di miglioramento, di informazione e di formazione alle nuove competenze.

Tutto questo è il nuovo che noi dobbiamo costruire, ma nel nuovo che dobbiamo costruire non dimentichiamoci che usare i toni che ancora oggi abbiamo sentito, che rispetto all'Europa è stato tutto sbagliato, ecco questo, invece, è qualcosa di estremamente dannoso. L'Europa non è più il sogno delle nostre madri e dei nostri padri costituenti, l'Europa è un fatto storico che ha presidiato lo sviluppo, il progresso, la libertà, la democrazia per le nostre Nazioni: o noi questo sogno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) lo trasformiamo ancora convintamente in un fatto che sia ancora più compiuto, oppure ci condanneremo al disfacimento, all'isolazionismo e, purtroppo, anche ad essere aggrediti da quei dittatori disumani che stanno colpendo l'Ucraina, come Putin, che è di fatto un primo attacco all'Europa.

E allora, Presidente, lo chiediamo con forza: non è possibile che nel Parlamento europeo si siano sentite le parole filo-putiniane che Orbán ha portato in quel Parlamento e non è possibile che, nel prato di Pontida, quelle stesse parole siano state pronunciate, sottoscritte da Ministri del suo Governo. Prenda le distanze da questo spirito antieuropeista, che è uno spirito antitaliano e antipatriottico perché solo nel destino europeo si potrà giocare il destino italiano. Abbia il coraggio di prendere questa distanza perché il popolo italiano glielo chiede nelle aspirazioni che sono contenute nella nostra Costituzione perché quelle aspirazioni solo nel contesto europeo si svolgono e si compiono pienamente.

Sul tema dell'immigrazione, io non mi voglio associare ai toni apocalittici che ho sentito, però diciamocelo chiaramente: la questione dell'Albania e la scelta dell'Albania è una scelta che non è efficace a risolvere il problema, che va affrontato con una strategia europea che lavori anche per un'inclusione. Penso, in particolare, al tema della forza lavoro degli immigrati, ma su questo, Presidente, - e qui chiudo - io, glielo dico da donna a donna, vorrei richiamare delle parole. Quando si parla di immigrazione, si sta parlando di vite umane e io vorrei che in quest'Aula risuonassero le parole di De Gasperi, un padre dell'Europa che aveva una sensibilità popolare, anche di radici cristiane: “Io spero, dunque, che in queste vostre riunioni, oltre alle formule unificatrici delle risoluzioni, avrete riconfermato nel vostro spirito che una cosa sola è essenziale. Questa sola esige tutti i sacrifici, questa sola esige i compromessi, esige compromessi personali, familiari, nazionali. Questa cosa è il senso unitario del consorzio umano, questo senso di fratellanza universale, al di sopra delle Nazioni e della politica, che è l'eredità e il patrimonio del cristianesimo”.

Non dimenticate mai, mai che la dignità delle persone e la vita umana vengono comunque prima di tutto, prima delle ideologie, prima delle grida, prima degli applausi scomposti e meritano queste sole il nostro impegno congiunto e cooperante nel contesto europeo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Ciriani per alcune precisazioni sui pareri. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Sì, Presidente, innanzitutto per ribadire, a beneficio degli uffici dell'Assemblea, che il parere è favorevole sugli impegni nn. 1 e 15 della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00137.

Poi, per rettificare il parere sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00136 presentata dal gruppo di Azione, perché, dopo l'interlocuzione che abbiamo avuto con il Ministro Pichetto Fratin e il firmatario Ettore Rosato, noi proponiamo un parere favorevole all'impegno n. 14, se così riformulato: “a riavviare il programma nucleare italiano, prevedendo la realizzazione di impianti con le tecnologie più avanzate, di cui è garantita l'affidabilità sul piano della sicurezza e la capacità di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale e ridurre le emissioni climalteranti” (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Ha chiesto di parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, Signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, questo Consiglio europeo cade in uno dei momenti più complessi e più delicati per la pace e per la sicurezza del mondo, dell'Europa e, di conseguenza, anche del nostro Paese, il cui destino è indissolubilmente legato a quello dei nostri partner europei. In questo scenario così difficile, abbiamo una fortuna, grazie al voto degli italiani, quella di avere un Governo stabile, un Governo lungimirante, un Governo capace di visione, di coerenza, di responsabilità. La sua relazione di oggi, signor Presidente del Consiglio, ne è l'ennesima conferma, se mai ce ne fosse bisogno, e per questo Forza Italia la voterà, voterà il documento della maggioranza. Forza Italia la sostiene con assoluta convinzione. Il centrodestra è una coalizione di forze politiche differenti, con culture e linguaggi differenti. Su temi come lo ius Italie e i cosiddetti extraprofitti - che poi extra non sono - possiamo avere opinioni diverse e ne discutiamo serenamente, ma sulle grandi scelte di valori, che sono la premessa della nostra politica estera, vi è assoluta armonia e unità di intenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Per Forza Italia tutto ciò è fondamentale. Per questo, quando nacque il Governo, il Presidente Berlusconi volle che il nostro esponente più prestigioso, Antonio Tajani, fosse proprio Ministro degli Affari esteri. Consentitemi di dire che, a distanza di due anni, quella scelta si è rivelata lungimirante. Se oggi l'Italia ha l'autorevolezza necessaria per giocare un ruolo attivo in questi scenari di crisi, molto si deve alla credibilità internazionale del nostro Ministro degli Affari esteri e Vicepresidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e alla perfetta sintonia con il Presidente Meloni e con le forze politiche della maggioranza nelle scelte di politica internazionale.

Il nostro rapporto con i nostri alleati storici, la vocazione europeista e occidentale dell'Italia sono costanti che vanno al di là di ogni contingenza politica. L'alleanza organica con gli Stati Uniti, con la NATO, con l'Unione europea non verrà meno, qualunque cosa accada. L'Italia è in grado di esercitare un ruolo autorevole in Europa e la designazione di Raffaele Fitto come Vicepresidente esecutivo dell'Unione europea non farà che rafforzarlo. Ma proprio per questo possiamo chiedere all'Unione europea un salto di qualità, sia nella sua proiezione internazionale, che, per esempio, nel sostegno al percorso europeo dei Paesi dei Balcani occidentali e della Moldova.

Allo stesso modo, l'Europa deve fare un passo avanti nelle politiche per la crescita, per l'ambiente, per la competitività. Forse non è casuale che siano due documenti prodotti da figure prestigiose del nostro Paese - il rapporto Draghi sul futuro della competitività e il rapporto Letta sul futuro del mercato unico - ad indicare la sola strada credibile per quel salto di qualità che abbiamo tanto spesso invocato. Lavorare per la competitività, per la sicurezza, per una transizione verde che non penalizzi l'industria e i mercati europei, per energia certa e a basso costo, dal nucleare alle fonti rinnovabili, per tutelare l'industria manifatturiera, per portare a compimento il mercato unico, per l'armonizzazione fiscale, creare gli strumenti per convogliare il risparmio in investimenti, tutelare un'agricoltura di qualità: sono solo alcuni dei grandi compiti che attendono la nuova Commissione europea. Vanno affrontati con pragmatismo, senza gli eccessi ideologici che hanno caratterizzato, per esempio in materia ambientale, gli ultimi anni del Governo dell'Europa.

Dobbiamo dirlo con chiarezza: il modello Timmermans non è il nostro modello d'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia), non è il modello che hanno scelto i cittadini europei, ma soprattutto non è il modello con cui si costruisce un'Europa forte e protagonista. Un'Europa forte - lo abbiamo detto tante volte - è un'Europa capace di una politica estera e di difesa comune, una politica che non può che essere finanziata con il debito comune. Questo non significa, naturalmente, un allentamento del legame transatlantico. L'Europa è parte integrante dell'Occidente e tale deve rimanere, ma, in quest'ambito, deve esercitare un ruolo più forte e dare un contributo più concreto, anche nella prospettiva di un minore impegno diretto degli Stati Uniti su questo teatro. La grande sfida con la Cina porterà inevitabilmente gli Stati Uniti a dedicare maggiore attenzione e maggiori risorse al teatro asiatico e all'Oceano Pacifico. Del resto, l'indopacifico è una sfida che riguarda direttamente anche noi, i nostri interessi commerciali, le nostre fonti di approvvigionamento. Bisogna prepararsi a tutto questo, a questo futuro: un futuro che potrebbe essere molto imminente.

La democrazia liberale è sotto attacco in tante parti del mondo. Penso, per esempio, al Venezuela, nel quale il regime di Maduro deve accettare il voto liberamente espresso dal popolo venezuelano e far cessare immediatamente le persecuzioni contro gli oppositori. La guerra che insanguina l'Ucraina, scatenata dall'aggressione russa, ha riportato morte e distruzione nel cuore dell'Europa. Noi vogliamo la pace, perché nessuna persona ragionevole può essere indifferente alla tragedia della guerra. Ma chiedere la pace non è in contrapposizione con il pieno, convinto, esplicito sostegno al Paese aggredito, all'Ucraina che, difendendo se stessa, difende anche noi, il nostro modello di società aperte, democratiche e pluraliste. Il Mediterraneo è la frontiera sud dell'Europa, una frontiera da presidiare, per esempio, attraverso una gestione del fenomeno migratorio che contemperi esigenze di umanità e di legalità. Noi non abbandoneremo mai un essere umano in pericolo in mare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Siamo per un'ordinata integrazione di cittadini stranieri. Riteniamo che l'Europa debba promuovere soluzioni innovative sull'esempio del modello sviluppato con la collaborazione fra Italia e Albania. Non possiamo, invece, certamente, lasciare spazio a una vera e propria tratta incontrollata di migranti, della quale le popolazioni africane del vicino Oriente sono le prime vittime. Il Mediterraneo è una frontiera, ma, come è avvenuto nei periodi migliori della nostra storia, dev'essere un mare che unisce e non che divide. Per questo, abbiamo parlato di un Patto per il Mediterraneo, basato sulla collaborazione paritetica con i Paesi della sponda meridionale del nostro mare. Oggi il Mediterraneo e il vicino Oriente sono crocevia di gravi tensioni e di conflitti aperti. Il più drammatico, evidentemente, è quello nato dal pogrom del 7 ottobre 2023, ai danni della popolazione civile di Israele: un massacro di civili inermi senza precedenti dopo la Seconda guerra mondiale, che ha confermato il carattere terroristico di Hamas. L'Italia è stata in prima linea, non soltanto nella condanna, ma nel pieno sostegno del diritto di Israele a difendersi, non solo verso Hamas, ma verso ogni tipo di aggressione, che provenga da Hezbollah, dagli Houthi nello Yemen o direttamente dall'Iran. Israele è un Paese amico e alleato, una democrazia occidentale profondamente legata anche al nostro Paese, ma, proprio per questo, chiediamo che la difesa di Israele avvenga nel rispetto del diritto umanitario. Le sofferenze atroci delle popolazioni civili di Gaza e, oggi, del Libano devono finire al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

L'Italia - ne siamo orgogliosi - è in prima fila a Gaza nel sostegno delle popolazioni civili, così provate dalla tragedia della guerra. Per questo, lavoriamo con impegno e in costante dialogo con tutti i protagonisti della regione per un cessate il fuoco il più presto possibile. Le prossime visite del Presidente Meloni in Libano e del Ministro Tajani in Israele e nei territori palestinesi avranno una funzione molto importante. Il popolo palestinese non è Hamas, non è Hezbollah, non vi può essere posto nel futuro Governo in quella regione per i movimenti terroristici, ma il popolo palestinese ha diritto di avere uno Stato: uno Stato gestito da un'autorità palestinese riformata e rinnovata, uno Stato che riconosca Israele e che deponga ogni atteggiamento aggressivo nei suoi confronti. Questo è nell'interesse di Israele, dei palestinesi e della sicurezza della regione, che dev'essere implementata sulla strada degli Accordi di Abramo, che hanno segnato una svolta storica nel rapporto fra Israele e Governi arabi responsabili e lungimiranti. Noi non accetteremo mai che sia in pericolo l'esistenza della Nazione nata dai sopravvissuti della Shoah. Ci opporremo con tutte le nostre forze al risorgere di un antisemitismo stupido e odioso, che circola anche in Europa e in Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Ma al tempo stesso, non possiamo accettare che sia messa in pericolo la sicurezza dei nostri soldati e degli altri contingenti internazionali, che operano per la pace. La risoluzione 1701 dell'ONU è stata violata per prima da Hezbollah, ma i soldati italiani non sono Hezbollah, non sono complici di nessuno, hanno subito gravi attacchi mentre svolgevano una funzione preziosa, della quale siamo orgogliosi.

Il Paese intero deve essere vicino alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi in divisa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), ai valorosi che, con la loro professionalità, fanno onore alla nostra bandiera. Signor Presidente del Consiglio, concludo dicendo che la sua relazione di oggi ha confermato l'autorevolezza, l'impegno e la responsabilità dell'Italia come Paese fondatore dell'Unione europea e, oggi, come Presidente di turno del G7. Ne siamo orgogliosi, ma è un orgoglio che deve riguardare l'intero Paese. La collocazione internazionale dell'Italia, ce lo ha insegnato il Presidente Berlusconi, non deve essere tema di divisioni.

Un grande Paese sa unirsi di fronte ai fondamentali della politica estera. Noi, la maggioranza e il Governo andremo avanti perché l'interesse nazionale viene prima di tutto, e il nostro interesse nazionale, i valori della nostra democrazia sono in Europa e in Occidente, con dignità, con fermezza, con coerenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, sono esplose guerre che ogni giorno diventano sempre più incontrollabili in Europa e nel Medio Oriente. Tocca all'Italia la Presidenza del G7, ma come la stiamo utilizzando? Ci affidiamo a posizioni ambigue, incerte, anche ipocrite, e addirittura arranchiamo per partecipare ai summit che contano. In Medio Oriente il tempo della retorica è finito da un pezzo, fino a quando l'Italia vuole continuare a rendersi complice delle scelte criminali di Netanyahu? Presidente Meloni, ho sentito parole deboli, deludenti su questo punto.

Parlando dell'invasione russa, lei ha detto, ha fatto intendere che non vuole chiudere un occhio di fronte alle violazioni del diritto internazionale. A Gaza li ha chiusi tutti e due (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per 12 mesi. Mi faccia intendere, quelli russi sono crimini di guerra e quelli di Netanyahu cosa sono? Ma qual è la sua singolare concezione del diritto internazionale? Perché io non l'ho capita. Apriamo gli occhi solo adesso che gli spari israeliani stanno arrivano sulle teste dei soldati italiani impegnati nelle missioni UNIFIL?

Ma non vi sono bastati 12 mesi di sistematico sterminio della popolazione palestinese, oltre 41.000 morti a Gaza, le occupazioni violente in Cisgiordania, persone bruciate vive sotto il fuoco israeliano, per comprendere che quella perseguita da Netanyahu è una strategia folle, che conduce a un'orribile barbarie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ci siamo astenuti come vigliacchi, avete fatto fare una figura all'Italia ignominiosa con le risoluzioni delle Nazioni Unite. Poi, basta con le prese in giro sulle armi: lei ancora, in replica, ha risposto al nostro deputato Pellegrini che, se c'è una cattiva interpretazione della legge n. 185 del 1990, dobbiamo segnalarvelo. Ma si rende conto di che sciocchezza ci viene a dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

La legge è chiara, la legge è chiara, stabilisce e impone - non “consente” - l'obbligo di vietare le esportazioni di qualsiasi tipologia di armamento verso Paesi in conflitto o che violino il diritto internazionale umanitario. Non si nasconda dietro gli uffici UAMA, noi lo abbiamo fatto per l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si prenda la sua responsabilità politica! Passando alla guerra in Ucraina, mi chiedo dove sono finite le sue soluzioni che annunciava ai due comici russi. Guardi che Zelensky, l'altro giorno, ha dichiarato, oggi più in difficoltà che mai sul fronte armato, che ha un piano per la vittoria.

E lei vuole continuare a scommettere sulla vittoria dell'Ucraina sulla Russia? Ma la smetta di scommettere, perché questa guerra a oltranza sta producendo morti, distruzioni, sta producendo una vertiginosa corsa al riarmo. Sta addirittura producendo grandissime difficoltà per la nostra filiera e le nostre imprese, aumento sino al 40 per cento dei costi energetici comparati alle altre imprese europee. E voi vi nascondete dietro l'ipocrisia, mandiamo le armi e vorreste che i militari ucraini al fronte distinguano la provenienza per sapere se le possono usare o no sul territorio russo?

E poi fate passare la risoluzione al Parlamento europeo che comunque dà piena libertà di usare le armi europee sul suolo russo. Nel Consiglio europeo si parlerà anche del rapporto Draghi. Ho visto e mi fa piacere constatare tanti osanna per la soluzione del debito pubblico comune europeo. Anche lei ha aperto a questa soluzione. Ecco, noi non lo abbiamo detto, lo abbiamo fatto, abbiamo portato 209 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mentre molti, anche in quest'Aula, ci chiedevano il MES, un cappio al collo.

Oggi lei viene qui e ci dice di appoggiare Fitto; era ieri l'altro che diceva che la proposta come candidato del Commissario Gentiloni era un inciucio. Le dico la mia personale valutazione: Fitto è il meglio del peggio, e quindi è il pessimo. Perché per la Corte dei conti europea noi siamo penultimi nell'attuazione del PNRR, abbiamo attuato solo il 12 per cento della spesa sanitaria. Ora, come facciamo a mandare in Europa un Ministro che dovrebbe sorvegliare l'attuazione dei piani altrui, quando non è stato buono ad attuare il nostro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? E mi faccia capire come può sorprendersi che in Commissione, poi, lo vogliano commissariare con il più oltranzista dei falchi - io l'ho conosciuto - Dombrovskis, “mani di forbice”.

Allora, non siamo d'accordo sul rapporto Draghi anche quando stende tappeti rossi a favore di un'economia di guerra, vuole rimuovere paletti e limiti imposti sin qui alla Banca europea per gli investimenti, finanche ai parametri della finanza etica. Presidente Meloni, noi siamo sicuri che voi continuerete ad abbracciare una transizione verde, sì, verde militare, e noi faremo di tutto per impedirglielo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anni fa, lei lo ricorderà, era un'agguerrita leader dell'opposizione, mi accusò di aver firmato nottetempo, con il sangue degli italiani, accordi che non ho mai firmato.

In realtà, Presidente Meloni, lei alla luce del sole ha firmato un accordo franco-tedesco, lo ha sottoscritto, che ci porterà tagli per 13 miliardi di euro all'anno. Ma vi siete accorti che la sanità è a pezzi, che, congelando la spesa al 6,2 o al 6,3 per cento del PIL, non riusciamo a tenere dietro neppure all'inflazione, all'aumento dei costi energetici negli ospedali, all'aumento delle spese vive? Ma lei lo ha letto il rapporto GIMBE dell'altro giorno? Colleghi, 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure, 2,5 milioni per motivi economici.

Altro che una riunione del Consiglio dei ministri nottetempo, qui serve una cura da cavallo per la sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), un piano straordinario a favore, però, della sanità pubblica, non a favore di qualche vostro amico imprenditore, che sta lucrando nella sanità privata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Oggi lei ha detto una cosa interessante, che mi ha colpito: si dimetterà il giorno in cui un esponente del MoVimento 5 Stelle le spiegherà il senso delle sue parole. Ci provo. Quando lei ha detto “aiuti alla natalità”, voleva dire “raddoppio delle tasse sui pannolini e sui prodotti di prima infanzia” (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quando ha detto “cancellazione delle accise”, voleva dire “aumento delle accise”. Quando ha detto “aiuti ai pensionati e stop Fornero”, voleva dire “tagli alle rivalutazioni delle pensioni”.

Quando lei ha detto “blocco navale”, intendeva dire “facciamo il blocco dei treni” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quando lei ha detto “diamo ampio spazio d'ora in poi al merito”, intendeva dire “riconosceremo il merito solo ai familiari e ai nostri amichetti” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quando lei diceva, si ricorda, “no al regionalismo”, ebbene, intendeva dire “sì a una riforma che rafforzi le regioni sino a spaccare l'Italia”. Quando lei predicava l'inflessibile lotta alla mafia, intendeva dire “facciamo la guerra ai campioni dell'antimafia”, come Cafiero De Raho, Scarpinato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La smetta!

Scusi, ma gli investimenti in sicurezza dove sono? Ha visto che mancano 22.000 unità, fra carabinieri e poliziotti, nelle nostre città? Guardi che rispetto al mio Governo, nel 2019, sono aumentate del 23 per cento le rapine in strada e lei sta distraendo risorse economiche e risorse umane, oggi, per mandare 16 migranti in Albania che poi ritorneranno, mentre ne arrivano 1.000, in 24 ore, a Lampedusa. Presidente Meloni, dove sono i suoi post furenti sulla sicurezza? Non si occupa più della sicurezza, adesso che è al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Noi vogliamo un Governo con la schiena dritta, in grado di far pagare una tassa vera, non annunciata, perché sono due anni che aspettiamo una tassa vera sugli extraprofitti, non briciole o semplici acconti, e non solo per le banche, ma anche per l'industria delle armi, per le imprese assicurative e per quelle farmaceutiche.

Poi, mi permetta, non si distragga più con questo Superbonus. Sono due anni che lei sta governando! (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi scusi, ma ha mai parlato con Mollicone, Lollobrigida e Fazzolari? Fazzolari lei ha detto - bontà sua - che è il più intelligente che ha mai incontrato. Hanno fatto tutti emendamenti per l'estensione del Superbonus (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La smetta con i buchi di bilancio, che non esistono e, piuttosto che preoccuparsi per gli investimenti che hanno fatto correre l'Italia, si preoccupi dei soldi che sta distraendo dagli italiani onesti per finanziare 22 condoni! Per i furbi dell'evasione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Concludo. Non ci venga più a raccontare la favoletta dei complotti dei poteri forti. Presidente Meloni, sia onesta con se stessa; i poteri forti sono in luna di miele con il suo Governo. Suvvia, la smetta con questo vittimismo complottista. Si tolga il guscio di Calimero. Gli italiani l'hanno votata per governare, non per lamentare la fatica di governare e i complottismi vari. Governi, se ne è capace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Annuncio il nostro voto negativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Dopo un intervento così accalorato, cosa si può dire? Facciamo un applauso, perché veramente la commedia è diventata surreale. Qualcuno ha detto prima, Presidente, che ha parlato con sufficienza, cos'è che ha detto? Che ha ascoltato con sufficienza. A me verrebbe da dire che, dopo tutto quello che stiamo sentendo, ne abbiamo sentite a sufficienza, perché veramente ne abbiamo sentite di grosse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo sentito anche parlare, Presidente, dei suoi Vicepremier come bipolarità; detto da chi è stato eletto nel partito di Renzi e Calenda fa veramente sorridere. Tutto ciò per dire che qui dentro si è presa un po' l'occasione di questo Consiglio europeo per fare ciascuno - chi ovviamente mi ha preceduto dai banchi di sinistra - la propria rincorsa a chi sorpassa più l'altro a sinistra e con questo dico anche: attenzione, a lisciare troppo il pelo ad Hamas e compagnia cantante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), attenzione, perché sono quelli che poi abbiamo visto in piazza l'altro giorno, sono quelli che poi realmente ci creano problemi, non solo, fuori dall'Italia, ma anche in Italia.

Torniamo, però, al tema principale, che è il Consiglio europeo, Presidente, e all'azione che deve fare il Governo italiano. Abbiamo sentito parlare, anche a sproposito, di interesse nazionale. Noi, l'interesse nazionale dobbiamo farlo valere a testa alta e l'interesse nazionale di un Paese come l'Italia è certamente quello di avere un rappresentante come il Ministro Fitto quale Vicepresidente esecutivo in Commissione europea e non c'è bisogno di fare paragoni o di cercare paragoni con il passato, le stagioni sono differenti. In questa stagione, noi abbiamo bisogno di poter tenere, in maniera precisa, sotto controllo, con un occhio particolare, i Fondi di coesione e tutte le politiche europee legate al PNRR, perché - la Lega non smetterà mai di dirlo - attenzione all'entusiasmo con il quale quei Fondi sono stati presi e portati in Italia, perché poi vanno restituiti e, nel momento in cui abbiamo un cappio al collo da parte del nostro creditore, la sinistra, cosa che abbiamo già visto, cerca di usare questo strumento per condizionare, poi, le politiche di Governo. Quindi, facili entusiasmi nell'aver portato in Italia il PNRR dovrebbero andare anche in parallelo con la superficialità con la quale sono state fatte le regole iniziali, in funzione delle quali il Paese si trova poi in difficoltà ad attuare il PNRR. Quindi, bene avere inviato e inviare in Commissione europea un Vicepresidente come il Ministro Fitto, che possa essere interlocutore efficace su questo tema.

C'è poi la grande questione legata all'immigrazione, che resta per noi una priorità, perché lì sì che ci sono miliardi di euro spesi e una pressione sociale ed economica sul nostro Paese, che spesso e volentieri sfocia anche in episodi di criminalità. È una scelta, quella dell'Albania, che la Lega condivide. È una scelta su cui vorremmo andare poi a verificare i frutti e, come è stato detto, deve essere un deterrente rispetto ai fattori di attrazione, ai pull factor, che, invece, la sinistra ha sempre perorato e messo in campo, dalle ONG fino ad arrivare - questo sì - alle tante azioni, di cui abbiamo visto il danno erariale. Mi viene in mente Lucano, il vostro eroico Lucano, che proprio qualche giorno fa è stato condannato - quello sì - dalla Corte dei conti, per aver utilizzato a proprio vantaggio i fondi europei e i fondi nazionali sull'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora, su questo dico: quanti Lucano dobbiamo ancora sopportare? È ora di finirla con questa cosa. Quindi, se arrivano immigrati in maniera regolare in Italia, c'è accoglienza; se arrivano in Italia in maniera irregolare, vanno in Albania. E quel campo inizierà a essere fattore di dissuasione rispetto a chi dice “andate in Italia, che tanto venite mantenuti a spese degli italiani”.

Vede, Presidente, noi abbiamo sempre detto: attenzione al partito dei pro-stranieri contro gli italiani. Questi non sono quelli che fanno l'interesse nazionale, ma sono quelli che fanno tutto il contrario. Sono anche quelli che vorrebbero lo ius soli. Vorrebbero prendere queste grandi masse, dargli il voto e farli diventare immediatamente propri elettori. Vi siete sbagliati, perché, fino a quando esisterà questo Governo, non ci sarà alcuna possibilità di ius soli in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Le politiche migratorie sono politiche che debbono appartenere alla sede europea. Questo è corretto. Non può essere che l'Italia continui sempre a fare da apripista, rimanendo poi da sola. Quindi, accogliamo con favore le parole di attenzione del presidente von der Leyen, a cui ovviamente devono seguire fatti.

Noi stiamo pagando un carissimo prezzo per esserci messi di traverso rispetto all'immigrazione clandestina e abbiamo Matteo Salvini a processo, proprio in questi giorni, a Palermo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quello è l'esempio sul quale non possiamo in alcun modo fletterci, rispetto a chi vuole far diventare l'Italia punto privilegiato per l'immigrazione clandestina. La Lega è - e sarà sempre - contrapposta a questo tipo di scelte e a questo tipo di politiche. Occorre una consapevolezza. Occorre la consapevolezza che, in Unione europea, l'Italia deve far prevalere queste politiche e deve fare in modo che le stesse siano - come stiamo, ovviamente, attendendo - politiche di tutti i Paesi europei.

Ci stiamo accorgendo che qualche cosa è cambiata anche in Germania. Qualche cosa è cambiata anche negli altri Paesi europei. Forse gli unici che non se ne sono accorti sono proprio coloro che siedono a sinistra, in questo emiciclo. Forse perché qualcuno è abituato troppo a frequentare i salotti, che non sono esattamente la corrispondenza con quello che c'è fuori dalla stazione Termini, a Roma, o della stazione Centrale, a Milano. Quella è l'immigrazione che ci avete portato in Italia. Non è quella l'immigrazione che fa crescere il Paese. Non sono quelli che ci pagheranno le pensioni, ma sono quelli che ci stanno invadendo le piazze e stanno creando, nel nostro Paese, apprensione nella gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Abbiamo bisogno che il Governo faccia comprendere, anche in sede europea, che l'Italia ha credibilità nella gestione dei conti pubblici. Il Governo vuole crescita e non vuole austerità. Saremo in grado di fare tutto questo? Certamente sì. Le politiche che sta ponendo in campo il Governo sono politiche fatte con equilibrio e che tengono conto di una necessità di ridurre il cuneo fiscale e la pressione fiscale sui cittadini, a partire da chi ha meno reddito, certamente chiedendo anche a chi ha avuto maggiore opportunità di reddito - e non parlo dei privati, ma parlo delle imprese - di fare la propria parte, per consentire di stabilizzare quella riduzione del cuneo fiscale di cui già nel precedente esercizio il Governo ha dato esempio. C'è bisogno di crescita, c'è bisogno di serietà, non c'è bisogno di austerità. È un paradosso che poi ci si senta, qui dentro, rimproverare alcune scelte politiche fatte in sede europea. Penso alla richiesta di allineamento delle accise sul gasolio. Quella è una scelta che nasce proprio dalle politiche green, che la sinistra ha voluto in sede europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che vanno a punire i sussidi ambientalmente dannosi, i cosiddetti SAD, obbligando il Governo italiano a dare una risposta e allineando il costo della benzina rispetto a quello del gasolio.

Non è una scelta che fa il Governo. Quella è la scelta che avete fatto voi in sede europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che oggi il Governo si trova a dover gestire. Diciamole tutte le cose come stanno.

Non è un caso se un Paese, come la Francia, questa volta, si trova ad avere problemi di conti ben peggiori rispetto a quelli che ha avuto in passato o a quelli che oggi stesso l'Italia deve affrontare. Il deficit quest'anno in Francia è certamente, per loro, purtroppo, ben peggiore rispetto al passato ed è molto peggio rispetto a quello italiano. Occorre aver consapevolezza che i nostri non sono, come sempre vengono descritti, i conti di Cenerentola o di Calimero. Noi stiamo facendo la nostra parte, stabilizzando il debito pubblico e rendendo possibile - come già accennavo - la riduzione del carico fiscale sulle nostre famiglie.

Occorre, quindi, che il suo Governo, il nostro Governo, vada in Europa senza alcun complesso di Calimero. Abbiamo i nostri problemi da risolvere. Sono problemi che non nascono in questa stagione, ma hanno una radice ben profonda. Pecca, in termini di onestà intellettuale, chi rimprovera a questo Governo cose che non ha fatto quando ha avuto la possibilità di governare. Badate bene, colleghi, coloro i quali si sono alzati in Aula per rimproverare il Governo, nel corso degli ultimi 10 anni, hanno avuto la loro opportunità, per più volte rispetto a quelle che hanno avuto il centrodestra e la Lega, ma non hanno risolto gli stessi problemi che oggi vorrebbero risolti solamente in un paio d'anni. Ecco, queste sono l'ipocrisia e la mancanza di onestà intellettuale, che vengono dalla sinistra e dai 5 Stelle.

Prendiamo atto, Presidente, del Piano Draghi e anche delle ovvietà che vi sono contenute. Occorre che il Governo analizzi, in maniera selettiva, anche in sede europea, quello che vi è scritto, ma certamente non si può non prendere atto che molti dei problemi che oggi vengono elencati appartengono all'Unione europea da troppi anni, se non addirittura da decenni. Occorre una consapevolezza: quando qua dentro si sente dire, soprattutto dalla sinistra, che l'Italia deve fare un'ulteriore devoluzione di sovranità rispetto all'Europa, è evidente che, in questo momento, sia in corso un accentramento da parte dell'Europa. Penso alla differenza tra le direttive e i regolamenti: siamo passati dal 40 per cento tra direttive e regolamenti - periodo dal 2004 al 2009 - all'attuale 15 per cento di direttive e 78 per cento di regolamenti. Quindi, l'Unione europea chiede più spazio, ma non rispetta i principi di sussidiarietà e proporzionalità rispetto a Paesi, come l'Italia, che fanno la loro parte, ma che ovviamente hanno bisogno di essere considerati nella loro caratteristica.

Presidente, mi avvio a concludere e faccio una riflessione ulteriore rispetto a quello che sta accadendo. Occorre un bagno di realismo. Faccio una riflessione semplice: il 5 novembre è la scadenza dell'elezione del Presidente degli Stati Uniti. Colleghi, riflettiamo sul fatto che tutto il mondo sta attendendo con trepidazione il risultato dell'elezione del Presidente degli Stati Uniti, per comprendere quale sarà il futuro di alcune partite chiave addirittura drammatiche, come le situazioni di guerra. Nessuno, però, si sta ponendo la domanda di come mai, in Unione europea, manchi il Governo europeo, non si sia ancora formato dopo quattro mesi. Questo non è un tema che sta angosciando nessuno e nessuno è in attesa. Questa è la differenza politica tra ciò che rappresenta oggi l'Europa - e che non deve essere in futuro - e ciò che invece rappresentano i poteri fuori dall'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Onorevoli colleghe e colleghi, signora Presidente, oggi in quest'Aula, mentre ci confrontiamo in vista del prossimo Consiglio europeo, vorrei che tutti avessimo la consapevolezza che quello che accadrà nei prossimi mesi determinerà l'intero assetto mondiale. La preoccupazione, quindi, è enorme, anche per il saldarsi di nuovi e pericolosi assi internazionali, che mirano a riscrivere la geopolitica e i confini con l'uso della forza e della guerra, colpendo al cuore le istituzioni multilaterali.

Davanti a tutto questo, lei, però, nel suo intervento, oggi, come al solito fa la forte con i deboli e la debole con i forti. Ha fatto un attacco da bulla a Sea Watch. Ha attaccato chi salva le vite in mare, mentre il suo Governo, per legge, rende più difficile salvarle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Occorre ricordarle che la solidarietà non è un crimine. Alza la voce con loro, ma non alza la voce con Netanyahu.

Abbiamo tutti condannato con forza l'attacco di Israele alle basi italiane in Libano e alla missione UNIFIL. Siamo vicini al nostro contingente italiano impegnato nella missione di pace: chi attacca l'ONU attacca il mondo. E non è soltanto inaccettabile, come lei afferma, è un punto di non ritorno nell'attacco sfrontato al multilateralismo e anche all'Italia. E non si capisce se lei pensa di poter fermare Netanyahu con le telefonate, anziché con gli atti concreti. Noi chiediamo al Governo di unirsi agli altri Governi europei che stanno chiedendo l'embargo totale dell'invio di armi ad Israele da parte di tutti i Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E lasci perdere, Presidente, le risposte da funzionario ministeriale. Qui il punto non è cosa fa l'Italia, che pure ha continuato con le forniture delle licenze precedenti anche dopo l'ottobre scorso, ma è chiedere a tutti i Paesi di fermare l'invio di armi ad Israele, e questo non lo state facendo.

E torniamo a chiedervi anche di seguire l'esempio di Spagna, Irlanda e Norvegia nel riconoscere pienamente lo Stato di Palestina come contributo a un percorso di pace che, in questo momento, è totalmente sparito dai radar, di fronte al primo Governo israeliano nella storia che nega apertamente la prospettiva dei “due popoli e due Stati” in convivenza pacifica, che l'Italia ha sempre sostenuto. Torniamo a chiedere uno sforzo politico e diplomatico del Governo italiano e dell'Unione europea per ottenere un immediato cessate il fuoco a Gaza e ora anche in Libano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per ottenere la liberazione incondizionata degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, per un maggiore supporto umanitario ai civili, per la ripresa di un'azione diplomatica e per fermare tutte le parti in conflitto.

Su questo, sentito il suo intervento, è necessario fare una specifica. Noi, l'antisemitismo, lo abbiamo sempre contrastato, a differenza della giovanile del suo partito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma sia chiaro, sia chiaro che criticare il Governo di estrema destra di Netanyahu, denunciare il massacro in corso di palestinesi, compiendo crimini di guerra in spregio al diritto internazionale, denunciare l'attacco alla missione UNIFIL, condannare le occupazioni illegali, chiedere di sanzionare i Ministri israeliani che armano la violenza dei coloni in Cisgiordania non vuol dire essere antisemiti, né mettere in discussione l'esistenza di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Vuol dire asserire un dato di fatto: che Netanyahu sta allargando il conflitto in una pericolosa escalation regionale, con l'unico obiettivo di preservare il suo destino politico personale e che le sue azioni non solo violano il diritto internazionale, non solo violano ogni diritto dei palestinesi, ma sono le peggiori nemiche della sicurezza di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

È passato un anno dal brutale attacco terroristico di Hamas, che trucidò quasi 1.200 tra civili e militari israeliani, sparando anche su ragazze e ragazzi innocenti che ballavano, sequestrando 250 ostaggi. È trascorso un anno, nel quale la reazione del tutto sproporzionata di Netanyahu ha causato a Gaza oltre 40.000 morti, tra i quali tantissime donne e bambini, con conseguenze umanitarie catastrofiche.

L'altro giorno, nell'ennesimo attacco dell'Esercito israeliano, sono bruciati vivi alcuni bambini, un orrore senza fine. La guerra ha allargato il suo raggio di azione, coinvolgendo l'Iran e il Libano. Abbiamo condannato duramente tutti gli attacchi, anche quelli di Hamas, di Hezbollah, gli attacchi missilistici dell'Iran, il cui regime contestiamo, al fianco delle tante donne iraniane che scendono in piazza al grido di “donna, vita e libertà” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma, per ottenere il cessate il fuoco e fermare tutte le parti in conflitto, la politica deve reagire, dalla Russia al Medio Oriente, al Sudan, dove ci sono stati oltre 20.000 morti nell'ultimo anno e mezzo e 10 milioni di sfollati. È in atto un tentativo di riscrivere la geopolitica con l'uso della guerra: non lo accettiamo, perché la guerra non è mai l'unica alternativa.

E questo vale anche per la questione ucraina. Noi ribadiamo, ancora una volta, il nostro sostegno all'autodifesa dell'Ucraina dall'invasione criminale di Putin (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma l'Italia e l'Unione europea devono metterci lo sforzo politico e diplomatico che fin qui è mancato per raggiungere una pace giusta, anche riprendendo l'iniziativa della prima conferenza di pace del giugno scorso per isolare e fermare Putin e perseguire una pace giusta e duratura. Però, anche qui, le chiedo: con quale credibilità il suo Governo può farlo, se i suoi principali esponenti stendono tappeti rossi a Orbán, che usa i veti per frenare il supporto economico all'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Anche qui, quindi, forte con i deboli e debole con i forti.

Oggi non ha detto nulla sulla necessità di proseguire con gli investimenti comuni europei, il presupposto indispensabile di un piano industriale europeo che serve, anzitutto, all'Italia. Lei ha detto solo che bisognerà verificare nuovi strumenti di debito comune. Che cos'è? Un ispettore, che verifica? Ma lei è la Presidente del Consiglio di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), lei dovrebbe guidare in Europa una grande battaglia per assicurare che il Next Generation EU continui e si rafforzi. O, forse, non vuole scontentare i suoi alleati nazionalisti, che non hanno mai creduto negli investimenti comuni europei? Come Wilders, ospitato a Pontida con tutti gli onori. Ma noi ce lo ricordiamo Wilders: era in giro, durante la pandemia, con un bel cartello con scritto: “Non un centesimo all'Italia” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È un po'difficile fare gli interessi italiani, quando in Europa vi accompagnate con della gente così.

Questa è la vera partita fondamentale per l'Italia. È inutile che venga a darsi delle pacche sulle spalle da sola sul portafoglio che è stato offerto a Fitto, perché la realtà è che non avremo più il portafoglio economico che discute gli investimenti comuni europei, ma quello sulla coesione, che nessuno mette in discussione, mentre i suoi alleati vogliono bloccare quegli investimenti comuni e lei fa spallucce. E per inciso, noi, Presidente, che non siamo come voi, valuteremo attentamente le audizioni di tutti i candidati commissari, Fitto compreso, ma non pensi di salire in cattedra a dare delle lezioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché lei chiamò una piazza contro Gentiloni.

A votare a favore fu il vostro capogruppo olandese, ma voi votaste contro, Fitto compreso, tutta la Commissione europea. Non avete niente da rivendicare in quest'Aula, se non la vostra incoerenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), la stessa incoerenza che aveva davanti al benzinaio nel fare i video in cui diceva che avrebbe abbattuto tutte le accise, mentre scopriamo stasera che, invece, aumenterete le accise sul diesel.

E Fitto non si presenta certo con il migliore biglietto da visita, Presidente (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché lei continua a dire che siamo il Paese più avanti nell'attuazione del PNRR, ma è un'altra bugia. L'Italia ha raggiunto il 37 per cento dei suoi obiettivi, ci sono 5 Paesi che hanno fatto meglio. Quest'anno sono stati spesi solo 10 miliardi sui 40 previsti e il 62 per cento della spesa lo avete spostato al 2026 in uno slancio di ottimismo.

Lei prima ha detto che oggi l'Italia non si limita a seguire la rotta tracciata da altri. Le chiedo perché, allora, sul nuovo Patto di stabilità, che reinserisce parametri di austerità, avete accettato a testa bassa il compromesso deciso dalla Francia e dalla Germania. Lei se la prende con il Green Deal, ma non aiuteremo le imprese e gli agricoltori negando l'emergenza climatica che già li colpisce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo chieda agli alluvionati che, dopo più di un anno, ancora aspettano i ristori al 100 per cento che aveva promesso e che non sono mai arrivati.

Passate il tempo a prendervela con le scadenze europee, intanto altri Paesi investono sulla transizione e noi rischiamo di rimanere indietro. Ma la sua propaganda, Presidente, si sbriciolerà anche sull'immigrazione. Ieri, una nave della Marina è partita per l'Albania con 16 migranti a bordo. Ci dica quanto costa quel viaggio: 800 milioni di euro buttati per deportare migranti, calpestandone i diritti fondamentali, nonostante una recente sentenza europea che fa scricchiolare l'intero impianto. Quella sentenza della settimana scorsa dice che non si può considerare sicuro un Paese anche se una sua sola parte non è sicura per chiunque.

Allora, se sulla nave - mi aiuti lei, Presidente - ci sono degli egiziani, dobbiamo dedurre che per voi l'Egitto è un Paese sicuro in tutto il suo territorio, in ogni sua parte, per tutti, nonostante un ricercatore italiano sia stato torturato e ucciso e migliaia di egiziani siano detenuti illegittimamente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Potevate mettere quelle risorse sulla sanità pubblica per accorciare le liste d'attesa, e invece 4,5 milioni di persone non riescono più a curarsi.

Concludo: il Partito Democratico, Presidente Meloni, continuerà ad inchiodarvi alle vostre responsabilità, scansando il fumo della vostra propaganda ideologica. Ciò che resta è un Governo che taglia la sanità, taglia il sociale, non ha un piano industriale, nega il salario minimo, aumenta la precarietà e la povertà, premia gli evasori e calpesta i diritti. State riportando il Paese indietro, ma noi vi fermeremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tremonti. Ne ha facoltà.

GIULIO TREMONTI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare un voto di supporto all'azione sua e del suo Governo, e questo per una ragione essenziale: perché vi muovete partendo dal lato giusto della storia, partendo dal lato della politica. Si dice in politica che i popoli imparano l'economia con le crisi e la geografia con le guerre. Partiamo, dunque, dall'economia. Finalmente a Bruxelles si comincia a discutere di intervento pubblico nell'economia. Dopo tanti anni la discussione ha avuto inizio, e questo è assolutamente positivo. Questa novità non può, tuttavia, essere girata dal lato opposto, e per questo siamo assolutamente d'accordo con lei nel considerare eccessiva l'applicazione del nuovo dirigismo “panverde” all'industria dell'auto. Un dirigismo che, tra l'altro, spiazza la nostra industria, a favore di quella non europea.

E poi la geografia. Come tutte le guerre, anche la guerra in Ucraina avrà un termine, e questa, per l'Unione europea, sarà una straordinaria occasione politica. La storia dell'Europa moderna è iniziata con la guerra, una storia che è partita da Ventotene, da Algeri, e poi, finita la guerra, è arrivata a Messina e a Roma; e poi, ancora, terminata la guerra fredda, è andata avanti con il Trattato di Maastricht e, attraverso questo, con il passaggio politico dalla Comunità economica all'Unione europea. Ed è una storia, quella dell'Unione europea, che potrà avere un nuovo inizio una volta finita la guerra in Ucraina.

Venuta la pace, l'Unione europea non potrà infatti restare ferma: o si unirà nel meglio del suo possibile futuro o si disgregherà nel peggio del suo passato. L'Unione europea, che finora è stata unita nella difesa delle libertà in Ucraina, terminata la guerra non potrà fare come se tutto fosse come prima. L'Unione europea non potrà restare ferma perché, nel tempo presente e nel tempo a venire, non sarà più sufficiente parlare di allargamento e manifestare verso l'allargamento una benevola, astuta, paternalistica o, magari, solo convenzionale, manifestazione d'interesse.

Tutto questo non sarà più sufficiente, perché anche la Russia, per suo conto, sta facendo e farà il suo allargamento, ma nella direzione opposta: un allargamento da Est verso Ovest. È per questo che l'ipotesi “all in”, cioè, l'ipotesi di un allargamento immediato dell'Unione europea a tutti e 35 gli Stati che già sono, anzi, sono sempre stati Stati europei, sebbene oggi sia un'ipotesi politicamente difficile, sarà comunque assolutamente necessaria. E chi si oppone a tutto questo, dicendo che vuole la pace, ma anche difendere il suo orgoglio nazionale, il suo onore, non avrà la pace e perderà l'onore.

E poi il Medio Oriente: questo è un quadrante su cui un tempo c'è stata una forte presenza europea. Già con la Dichiarazione di Venezia del 1980, e poi fino al 2000, l'Unione europea faceva parte, con gli Stati Uniti, le Nazioni Unite e la Russia, del Quartetto che doveva favorire il processo di pace. Oggi, da parte dell'Unione europea, in una regione che per l'Europa è sempre stata e sarà sempre più strategica, c'è invece un vuoto di presenza. Si dice in gergo “missing in action”. Nel caso dell'Europa, per la verità, è più “missing” che “in action”, e questo è davvero un paradosso politico. Negli anni passati, nella regione, c'è stato infatti, da parte dell'Occidente, un democratico eccesso di ingerenza; oggi, all'opposto, c'è solo un eccesso di assenza.

L'influenza degli Stati Uniti si riduce e cresce l'attendismo di tanti Paesi arabi. Di attivo, evidentemente, c'è solo il terrorismo. E, tuttavia, la disperazione non può sostituire la ragione, e la compassione per le immagini disperate che vediamo oggi va accompagnata anche dalla riflessione sul fatto che queste, domani, saranno con tutta probabilità origine di ulteriore violenza, perché dal male viene sempre e solo il male.

Se oggi non si può sperare o immaginare che al posto di un conflitto perpetuo venga l'applicazione di una pace perpetua come quella di Kant, va comunque conservato e rispettato quello che al grado minimo è comunque presente, cioè il diritto internazionale, ed è stata assolutamente positiva la posizione del Governo italiano verso le Nazioni Unite.

Come chiudere? È stato scritto che c'è un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Noi qui siamo certi che domani a Bruxelles lei saprà parlare e saprà cucire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà per due minuti.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, per il suo tramite, vorrei rivolgermi alla Presidente Meloni. Alcuni naufraghi sbarcati in Italia sono stati deportati in Albania (Commenti)

PRESIDENTE. Collega Soumahoro, un attimo. Colleghi, colleghi, colleghi… Colleghi, mi è già capitato una volta di dire che, durante lo svolgimento degli interventi del collega Soumahoro, si sentono rumori e commenti che non voglio sentire e non tollererò (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Espellerò dall'Aula chiunque se ne renderà responsabile di qui in avanti. Prego, collega Soumahoro.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Nessun timore. Ho lottato e ho combattuto i caporali nelle campagne e dico che questo è soltanto vento, non tempesta. E quindi andiamo avanti, Presidente (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Presidente, per il suo tramite, vorrei rivolgermi alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Alcuni naufraghi sbarcati in Italia sono stati deportati in Albania in queste ore. Guarda caso, proprio con l'Albania, l'Italia, il nostro Paese, sta firmando un accordo bilaterale sulle pensioni. Proprio questo accordo permetterà ai lavoratori e ai cittadini albanesi, che vivono e lavorano nel nostro Paese e che volessero ritornare nel loro Paese, di poter recuperare quanto versato nelle casse dell'INPS. Allora, viene da chiedersi, per chi osserva attentamente: come mai la stessa possibilità non viene data ai pachistani che lavorano e vivono nel nostro Paese? Perché la stessa possibilità non viene data agli ivoriani, ai senegalesi, ai bengalesi? Perché la stessa possibilità non viene data agli egiziani? Perché la stessa possibilità non viene data agli indiani, che lavorano e vivono nel nostro Paese?

Allora, sorgono delle domande, Presidente. La prima: perché agli albanesi sì e agli altri no? La seconda: ma questo Accordo è per caso una delle condizioni imposte dall'Albania al nostro Paese per avere il beneplacito per la deportazione dei migranti e dei naufraghi in Albania? L'ultima domanda, Presidente Meloni: vogliamo lottare tutti per la migrazione regolare, ma come si fa? Mentre si porta avanti questa propaganda, abbiamo persone in giro per il mondo che aspettano dai 6 ai 12 mesi per avere un appuntamento presso le ambasciate italiane per avere un visto regolare.

PRESIDENTE. Concluda.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Presidente, concludo con una battuta e non soltanto sulla questione mediorientale. Presidente Meloni, lei ha la Presidenza di turno del G7 e dovrebbe condannare senza “se” e senza “ma” il crimine che viene portato avanti in Libano e anche e soprattutto il genocidio in corso in Palestina. Presidente, concludo. La vita di un bambino nato in Israele ha lo stesso valore di quella di un bambino nato in Palestina, di un bambino nato in Burkina Faso, di un bambino nato in Mali, in Niger od ovunque nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Hannah Arendt a tale proposito cosa diceva?

PRESIDENTE. Grazie…

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Diceva che il male - Presidente, 5 secondi - non è mai radicale, è soltanto estremo. Esso non possiede una profondità, ma si diffonde in superficie. Costruiamo l'umanità sulla superficie della Terra (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che è stata richiesta la votazione per parti separate della risoluzione Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano e Candiani n. 6-00133, nel senso di votare il 19o capoverso del dispositivo distintamente dalle restanti parti della risoluzione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano e Candiani n. 6-00133, ad eccezione del 19° capoverso del dispositivo. Parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 19° capoverso del dispositivo della risoluzione Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano e Candiani n. 6-00133. Parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Avverto che, a seguito dell'approvazione del 1o capoverso della risoluzione n. 6-00133, risultano preclusi il 3o capoverso, lettera a) - limitatamente alle parole “che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamenti” - del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134 e il 13o capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00137.

Risulta, altresì, assorbito a seguito dell'approvazione del 16o capoverso della risoluzione n. 6-00133, il 1o capoverso del dispositivo della risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00139, nel testo riformulato accettato dai presentatori.

Passiamo alla votazione della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134.

Avverto che sono state avanzate richieste di votazioni per parti separate nel senso di votare: dapprima, distintamente le lettere c) ed f) del 1o capoverso del dispositivo; a seguire distintamente le lettere b), c), d), g), h), m) ed n) del 2o capoverso del dispositivo; quindi, distintamente le lettere a) - per la parte non preclusa -, b), c), d) ed e) del 3o capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente le restanti parti del dispositivo; infine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera c) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera f) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera b) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera c) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134. Il parere è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera d) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00134. Il parere è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera g) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera h) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera m) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera n) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera a), per la parte non preclusa, del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera b) del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera c) del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera d) del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera e) del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle restanti parti del dispositivo della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione n. 6-00134 Francesco Silvestri ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione della risoluzione n. 6-00135 Faraone ed altri.

Avverto che i presentatori hanno accettato unicamente la riformulazione relativa al 4° capoverso del dispositivo.

Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi 1°, 5°, 8° e 9° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 2°, 3°, 4°, 6°, 7° e 10° del dispositivo; quindi, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 5°, 8° e 9° del dispositivo della risoluzione n. 6-00135 Faraone ed altri. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2°, 3°, 4°, come riformulato, 6°, 7° e 10° del dispositivo della risoluzione n. 6-00135 Faraone ed altri. Il parere è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione n. 6-00135 Faraone ed altri. Parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione della risoluzione n. 6-00136 Richetti ed altri. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.

Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima distintamente i capoversi 3°, 13°, 14° e 15° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i restanti capoversi del dispositivo; infine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00136 Richetti ed altri. Parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 13° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00136 Richetti ed altri. Parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo, come riformulato, della risoluzione n. 6-00136 Richetti ed altri. Parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00136 Richetti ed altri. Parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 2°, 4°, come riformulato, 5°, 6°, 7°, 8° e 9°, questi ultimi quattro come riformulati, 10°, 11° e 12° del dispositivo della risoluzione n. 6-00136 Richetti ed altri. Parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione n. 6-00136 Richetti ed altri. Parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00137.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i capoversi 1°, 3°, 15° e 17° del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i restanti capoversi del dispositivo; infine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00137 Zanella ed altri. Parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00137 Zanella ed altri. Parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00137 Zanella ed altri. Parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 17° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00137 Zanella ed altri. Parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui restanti capoversi del dispositivo della risoluzione Zanella n. 6-00137. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Zanella n. 6-00137. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione della risoluzione Braga ed altri n. 6-00138. Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il 2° capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi 3°, 4°, 12°, 13°, 14°, 15°, 19°, 23°, 24°, 34° e 35° del dispositivo; quindi, la premessa e i restanti capoversi del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Braga n. 6-00138.Il parere è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 3°, 4°, 12°, 13°, 14°, 15°, 19°, 23°, 24°, 34° e 35° del dispositivo della risoluzione Braga n. 6-00138. Il parere è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e sui restanti capoversi del dispositivo della risoluzione Braga n. 6-00138. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione della risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00139. Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione relativa al 2° capoverso del dispositivo e, pertanto, su tale capoverso il parere deve intendersi contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00139 per la parte non assorbita. Il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2024.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 1980​.

PRESIDENTE. Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa del seguente disegno di legge, del quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

S. 1021. - "Istituzione del Museo del Ricordo in Roma" (approvato dalla 7ª Commissione permanente del Senato) (1980).

Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.

PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica: «Disposizioni in materia di economia dello spazio» (2026).

Alla luce del parere espresso nella seduta odierna dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito dall'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento.

A norma degli articoli 72, comma 1, e 123-bis, comma 1, del Regolamento, il disegno di legge è assegnato, in sede referente, alla X Commissione (Attività produttive), con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI, VII, VIII, IX e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di giovedì 17 ottobre, alle ore 10,30, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sugli attacchi alle sedi UNIFIL in Libano, con la partecipazione del Ministro della Difesa.

Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella medesima giornata, la parte antimerdiana della seduta dell'Assemblea avrà inizio alle ore 9 anziché alle ore 9,30.

Avverto, inoltre, che, con lettera in data 10 ottobre, il presidente della Commissione lavoro ha rappresentato l'esigenza - sulla quale ha convenuto all'unanimità l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi della Commissione medesima - di posticipare a lunedì 28 ottobre l'avvio della discussione in Assemblea della proposta di legge n. 142​ ed abbinate, concernente disposizioni per favorire la riduzione dell'orario di lavoro, attualmente prevista dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea nella seduta di lunedì 21 ottobre.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame della proposta di legge in oggetto non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno della seduta del 21 ottobre e la relativa discussione generale sarà collocata quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di lunedì 28 ottobre, mentre il seguito dell'esame sarà iscritto a partire dalla seduta di martedì 29 ottobre, dopo l'eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana 21-25 ottobre e non conclusi.

Avverto, altresì, che - come già comunicato ai gruppi per le vie brevi - nella giornata di martedì 29 ottobre, alle ore 12,30, sarà convocato il Parlamento in seduta comune per la votazione per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale (nono scrutinio). La chiama avrà inizio dai senatori.

Conseguentemente, nella medesima giornata, la parte pomeridiana della seduta avrà inizio alle ore 15, anziché alle ore 14, come previsto dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.

Ricordo, infine, che, nella seduta di domani, alle ore 10, avrà luogo la commemorazione di Francesco Merloni.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di intervenire la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché vorrei accendere nuovamente un faro su una situazione che riguarda Comau, che è un'azienda storica torinese che lavora nel settore dell'automazione industriale.

Vede, Presidente, lo scorso luglio Stellantis - non apro qui il capitolo Stellantis, faremo nei prossimi giorni la discussione sul tema -, ha annunciato di aver ceduto la maggioranza della società al Fondo di investimento americano One Equity Partners. La notizia che abbiamo appreso è che il Governo recentemente ha annunciato di aver posto alcune condizioni per la vendita. A dir la verità, ha parlato - io credo sbagliando, ma, ovviamente, questo è il motivo per cui intervengo - di esercizio di golden power. Presidente, intervengo perché annuncio che faremo un'interrogazione, perché per noi è importante fare chiarezza, chiarezza non tanto per Chiara Appendino, per i colleghi che seguono questa vicenda da tempo, ma per quei 750 dipendenti italiani, per la preservazione del patrimonio industriale e professionale dell'azienda e, soprattutto, per il futuro della produzione in Italia. Infatti, vogliamo sapere: per quanto tempo durano le prescrizioni previste per la vendita di Comau e, quindi, la vera e unica a tutela dei lavoratori? Per quanto e, soprattutto - vogliamo conferma -, il quartier generale sarà mantenuto a Grugliasco, in provincia di Torino? Soprattutto, vogliamo sapere se siano previste o meno cessioni di rami d'azienda, perché che Stellantis voglia fare un'operazione finanziaria ci è chiaro, ma ci è altrettanto chiaro che questo Paese non si può permettere di perdere un altro pezzo di storia, un altro pezzo di presente e un altro pezzo di futuro. Infatti, quelle persone sono realtà viva e carne viva che non può essere mandata al macello, perché Stellantis vuole continuare a fare utili e profitti sulla pelle delle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, Presidente, vogliamo chiarezza e lo faremo tramite un'interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in questa sede per esprimere tutta la mia contrarietà nei confronti della decisione adottata dalla giunta regionale abruzzese, per la quale si prevede l'abbattimento di 469 cervi e cerbiatti sul nostro territorio.

Presidente, ieri il Consiglio di Stato ha sospeso la delibera della giunta Marsilio, che, quindi, è stato costretto a rinviare questa iniziativa. Allora, ne approfitto per lanciare alcune riflessioni e chiedo: perché il centrodestra continua a mantenersi ostile alla fauna locale, a danno non solo dell'ecosistema, ma anche dell'immagine della nostra regione Abruzzo? Perché eliminare oltre 400 cervi, senza esplorare soluzioni alternative? Glielo dico io, Presidente: perché i cervi non votano, però, forse, qualcun altro trae vantaggio da questi abbattimenti, questo sì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E Marsilio poi ci viene a fare la morale con l'esempio dei granchi blu che non hanno suscitato la stessa polemica relativa ai cerbiatti, forse perché non hanno gli stessi occhi. No, presidente, perché lei è incompetente, ignorante, oltre che crudele, perché dovrebbe sapere che quella specie è totalmente estranea all'ecosistema dei nostri mari e, quindi, non c'è niente da paragonare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ecco, Presidente, ho fatto alcune interrogazioni su questo, ma il Governo tace, è complice di questa strage. Il Governo oggi presente dovrebbe sapere che, in Abruzzo, sono state raccolte oltre 130.000 firme contro questa delibera.

Mi auguro ora che la sospensiva, che è stata data dal Consiglio di Stato, possa portare la giunta regionale a ritirare questa delibera, perché il simbolo della regione Abruzzo, il cervo con i suoi cuccioli, merita di poter vivere ancora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Signora Presidente, intervengo per portare all'attenzione dell'Aula un fatto che ritengo molto grave. Parliamo dei lavoratori poligrafici dei giornali, dei quotidiani e delle riviste, ossia di professionalità che negli ultimi decenni hanno pagato il prezzo più alto della crisi del settore della carta stampata. Nella legge di bilancio del 2020, il Parlamento aveva deciso di adottare una norma specifica per consentire a questa categoria un pensionamento anticipato.

Con quella manovra si consentiva per gli anni dal 2020 al 2023 l'accesso alla pensione a coloro che entro il 31 dicembre 2023 avessero maturato un'anzianità contributiva di almeno 35 anni. Questa misura di assoluto buonsenso, vista l'ondata di licenziamenti che aveva travolto il comparto in quel periodo, era condizionata al solo fatto che l'impresa avesse presentato un piano di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale entro la fine del 2023.

Ebbene, prima della scadenza dei termini il Parlamento si è nuovamente espresso e l'anno scorso, in vista della manovra 2024, si è prevista una sorta di proroga di quella norma per consentire un prolungamento dell'accesso anticipato alla pensione anche per quest'anno. A maggio, per tanti lavoratori è arrivata una doccia ghiacciata: l'INPS, attraverso una circolare, ha stravolto l'interpretazione della modifica sopraggiunta con la scorsa legge di bilancio. In poche parole, l'Istituto ha impedito di estendere il beneficio anche ai lavoratori che avrebbero maturato il requisito dei 35 anni di contributi nel corso del 2024. È un fatto grave e per certi aspetti incomprensibile, considerato che l'intento del legislatore è sempre stato chiarissimo. Oggi, auspichiamo un intervento diretto del Ministro Calderone, visto che persino il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali inspiegabilmente ha convenuto con l'interpretazione dell'INPS. Delle due, l'una, Presidente: o si corregge la circolare o questo Parlamento sarà costretto a intervenire nuovamente sulla normativa. Fatto sta che, ancora una volta, ci troviamo a raccogliere le giuste lamentele di una intera categoria di lavoratori, che ha visto calpestare nuovamente i propri diritti, questa volta da una burocrazia che ha deciso illegittimamente di scavalcare il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, prima dell'estate, in una delle ultime sedute alla Camera dei deputati, questo Parlamento ha bocciato una norma di cui ero primo firmatario, assieme al gruppo AVS, sulla tariffa unica per chi non commette sinistri da almeno dieci anni dell'RC-auto. Ebbene, c'era stato un impegno da parte della maggioranza e anche dall'ex Terzo Polo, che hanno votato compatti. Abbiamo scoperto che in questo Parlamento abbiamo un numero impressionante di rappresentanti del mondo delle assicurazioni, molti meno di quelli del mondo degli utenti.

Ebbene, ad oggi non c'è stata una nuova proposta e io ripresenterò, lo voglio preannunciare, un nuovo provvedimento, però, voglio dare un dato che è importante perché questo Parlamento non può non farsi carico dei problemi degli utenti e delle persone che ogni anno hanno dei rincari inaccettabili. Questi non si vogliono colpire perché ci sono degli interessi diffusi e, per me, alcune volte, anche inquietanti. Ebbene, l'ultimo dato parla di un aumento nel mese precedente, rispetto all'anno prima, dell'RC-auto del 7,8 per cento; cioè, in un anno è aumentata del 7,8 per cento la tariffa RC-auto, che è obbligatoria per gli italiani e che noi come Parlamento non abbiamo affrontato, indi per cui noi presenteremo una nuova norma in questa direzione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 16 ottobre 2024 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Seguito della discussione del documento:

Proposta di modificazione al Regolamento (Modifiche al Regolamento per la razionalizzazione di fasi e di tempi dei procedimenti e per l'aggiornamento del testo). (Doc. II, n. 9)

Relatori: FORNARO E IEZZI.

2. Seguito della discussione delle mozioni Polidori, Vietri, Loizzo, Semenzato ed altri n. 1-00204, Di Biase ed altri 1-00209, Sportiello ed altri n. 1-00214, Zanella ed altri n. 1-00337, Bonetti ed altri n. 1-00343 e Boschi ed altri n. 1-00344 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura del tumore al seno .

3. Seguito della discussione delle mozioni Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 e Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335 concernenti iniziative per il rilancio produttivo e occupazionale degli stabilimenti italiani di Stellantis .

4. Seguito della discussione delle mozioni Ghirra ed altri n. 1-00326, Quartini ed altri n. 1-00329, Faraone ed altri n. 1-00333, Gribaudo ed altri n. 1-00334, Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341 e Bonetti ed altri n. 1-00342 concernenti iniziative in materia di parità di genere, con particolare riguardo alle condizioni lavorative, economiche e sociali delle donne .

5. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

BICCHIELLI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019. (Doc. XXII, n. 31-A)

Relatrice: SEMENZATO.

6. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia. (C. 976-A​)

Relatrice: BORDONALI.

7. Seguito della discussione del testo unificato dei disegni di legge:

Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946. (C. 1168​-1318​-1371​-1452​-1572-A​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

8. Seguito della discussione delle mozioni Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309, Zaratti ed altri n. 1-00339 e Sarracino ed altri n. 1-00340 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata, con particolare riguardo alla prioritaria definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche al fine di ridurre il divario tra le diverse aree del Paese .

9. Seguito della discussione del disegno di legge:

Legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità. (C. 1632-A​)

e delle abbinate proposte di legge: TRANCASSINI ed altri; BRAGA ed altri. (C. 589​-647​)

Relatore: TRANCASSINI.

10. Seguito della discussione della proposta di legge:

CENTEMERO ed altri: Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 107-B​)

Relatore: CENTEMERO.

(ore 15)

11. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 17 E 18 OTTOBRE 2024

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, Onorevoli senatori, questa nuova legislatura europea si è aperta all'insegna della preoccupazione e dell'incertezza. Per il protrarsi della guerra in Ucraina, per la drammatica escalation in Medio Oriente, per i mutamenti geopolitici, e per le molte difficoltà che attraversa l'economia europea, in parte conseguenza di questi scenari e in parte figlie degli errori del passato.

L'Unione europea si trova ad affrontare queste sfide dopo una tornata elettorale che ha restituito alcuni messaggi molto chiari da parte dei cittadini europei, e con una nuova squadra che dovrà affiancare la Presidente rieletta Ursula von der Leyen.

Se il percorso parlamentare in atto confermerà - come naturalmente crediamo e auspichiamo - la composizione annunciata, di questa squadra farà parte il Ministro Raffaele Fitto, che la Presidente von der Leyen ha voluto designare nel ruolo di Vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Un notevole miglioramento per la nostra Nazione rispetto alla composizione della commissione uscente, atteso che vedeva 4 vicepresidenti esecutivi e 7 vicepresidenti complessivi ma nessuno di questi era italiano.

Differentemente da quanto preconizzato da molti, e da quanto forse sperato da alcuni, questa indicazione è la conferma di una ritrovata centralità dell'Italia in ambito europeo, rafforzata - permettetemelo - da un governo serio e credibile che garantisce la stabilità politica in una fase storica in cui tutto intorno a noi è instabile. Una realtà, insomma, molto distante dal continuo mantra di un presunto isolamento internazionale italiano.

Ma è soprattutto il riconoscimento del ruolo e del peso dell'Italia, Stato fondatore della UE, seconda manifattura d'Europa e terza economia del Continente. Significa che a differenza di quello che vorrebbero alcuni, in Europa la forza degli Stati membri viene ancora prima dì quella delle presunte maggioranze politiche, come è giusto e normale che sia.

Un risultato che credo debba inorgoglire tutta la Nazione, non solo i partiti della maggioranza. Ed è la ragione per cui mi auguro che tutte le forze politiche italiane si facciano parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee affinché questo risultato, così importante per l'Italia, possa essere raggiunto rapidamente e senza inciampi, per consentire alla Commissione, in un momento così delicato, di essere pienamente funzionante dal primo di dicembre. Non mancheranno le occasioni per dividersi nel corso di questa legislatura europea su tanti temi su cui le diverse forze politiche hanno opinioni spesso radicalmente diverse, ma di fronte all'affermazione dell'interesse nazionale credo che abbiamo il dovere di essere uniti.

È quello che noi abbiamo fatto nella scorsa legislatura all'atto della nomina di Paolo Gentiloni, quando proprio Raffaele Fitto - in rappresentanza di Fratelli d'Italia - si espresse a favore del candidato italiano e conseguentemente il gruppo di ECR votò in suo favore, e addirittura il Presidente Berlusconi chiese di partecipare ai lavori di una commissione che non era la sua, per poter intervenire a sostegno di Gentiloni.

Ci sono momenti in cui l'interesse della nazione deve prevalere su quello della fazione e mi auguro sinceramente che questo momento sia uno di quelli, senza distinguo e senza tentennamenti.

Anche perché, e lo voglio dire anche in questo caso senza polemica sgomberando però il campo da alcune valutazioni a mio avviso poco corrette e sicuramente ingenerose quelle attribuite a Raffaele Fitto sono deleghe di primissimo ordine.

La delega sulla Coesione vale nel complesso circa 378 miliardi (di cui circa 43 per l'Italia), su un bilancio complessivo di 1200, solo per il ciclo 2021-2027. Senza contare il futuro ciclo di programmazione (al momento non quantificabile ma presumibilmente di portata simile) che sempre la prossima Commissione sarà chiamata a definire insieme con gli Stati membri. Per una Nazione come l'Italia, e specialmente per il Mezzogiorno, si tratta di un interesse nazionale primario.

A questa si aggiunge anche la delega al PNRR, che vale ulteriori 600 miliardi di euro circa. E questo rappresenta una garanzia per tutti, perché grazie all'ottimo lavoro svolto in questi due anni dallo stesso Fitto, l'Italia è oggi la Nazione più avanti di tutte nella realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante abbia anche il piano più corposo.

La delega del PNRR, secondo le indicazioni della Presidente, dovrà essere esercitata congiuntamente con il Commissario Dombrovskis, e qualcuno ha letto in questo affiancamento una sorta di "ipoteca rigorista", mentre io credo che questa stretta collaborazione di carattere paritario rappresenti piuttosto l'opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria, maggiore flessibilità, sugli investimenti. Una posizione storicamente italiana che ha trovato soltanto un primo, parziale, accoglimento nella riforma del Patto di stabilità appena entrata in vigore.

Si tratta di un ruolo che diverrà ancora più importante dopo il giugno 2026, quando proprio le nuove regole della Governance richiederanno a ogni governo di pianificare investimenti ulteriori rispetto a quelli che si concluderanno con il Pnrr, sempre che l'Unione europea non decida di derogare la scadenza del Next Generation EU, come già alcune nazioni stanno chiedendo.

Inoltre, come specificato nella lettera di incarico della Presidente von der Leyen, rientreranno nell'area di competenza, o meglio dire di coordinamento, di Fitto, materie di importanza decisiva e di interesse strategico per l'Europa e per l'Italia: agricoltura, i trasporti, il turismo, la pesca e l'economia del mare.

Deleghe strategiche, per l'Italia e per l'Europa, affidate a Commissari che dovranno fare riferimento al Vicepresidente esecutivo e che saranno cruciali per ritrovare equilibrio in alcune scelte europee degli ultimi anni, che - come sappiamo - hanno finito col penalizzare fortemente alcuni di questi settori produttivi.

Onorevoli Senatori, le recenti elezioni europee hanno a mio avviso segnato un punto di non ritorno, e ci hanno dato un'indicazione chiara da seguire. L'Europa di domani non può essere più uguale a quella di ieri e di oggi. Deve cambiare, ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura. Riscoprire, cioè, il suo ruolo nella storia, particolarmente in questo tempo storico così complesso.

La domanda che dobbiamo porci è: quale futuro intendiamo costruire per l'Europa? Chiaramente non mi riferisco solo all'Europa come Istituzione, ma all'Europa come comunità politica e come attore, autorevole e imprescindibile sulla scena globale.

Siamo di fronte a una fase della geopolitica completamente nuova, sempre più animata da sfide interconnesse tra loro e che principalmente ci dice una cosa: non esistono più blocchi omogenei, e l'interdipendenza dei nostri destini è un fatto. Così come è un fatto che l'ordine al quale eravamo abituati non è più scontato, la centralità del nostro Continente non è più scontata.

Il rapporto Letta sul mercato interno e, ancor più, il rapporto Draghi sulla competitività europea, hanno fotografato con chiarezza i numeri e le ragioni della nostra perdita di ruolo negli ultimi decenni.

Entrambi i rapporti - e sono stilati da due persone che il nostro spesso semplicistico dibattito definirebbe "europeiste" - ammettono in sostanza che il mondo nel quale troppo a lungo ci siamo crogiolati è finito, e che dunque non possiamo sfuggire all'occasione storica che questa nuova legislatura europea ci offre: scegliere finalmente, e con coraggio, che cosa vogliamo essere e dove vogliamo andare. Possiamo, cioè, scegliere di continuare ad essere ciò che siamo stati finora, ovvero un gigante burocratico che appesantisce cittadini e imprese con una selva di regole, molte delle quali senza senso e autolesioniste. Oppure possiamo invertire radicalmente questa tendenza, concentrandoci sulla visione e sugli strumenti necessari a realizzare quella visione.

È quello che i cittadini ci hanno chiesto con il loro voto, e fedeli come siamo alla sovranità popolare intendiamo dare seguito a questa indicazione.

Ecco lo spirito con il quale il Governo Italiano intende affrontare la legislatura europea che si è appena aperta.

Nel Consiglio europeo di giugno, il primo di questo nuovo corso, abbiamo adottato la nuova Agenda strategica 2024-2029, cioè la bussola che orienterà il percorso comune nei prossimi anni.

Nel documento approvato l'Italia ha chiesto e ottenuto che venissero riaffermati due principi - quello di sussidiarietà e quello di proporzionalità - che sono sanciti dai Trattati e che consideriamo centrali nell'Europa che abbiamo in mente.

Parlo di un'Europa che si occupi delle grandi materie di interesse comune, materie che richiedono di unire gli sforzi e di mettere a sistema il contributo di tutti, e che sappia attribuire la giusta importanza alle specificità nazionali nelle materie dove gli Stati nazionali sono in grado di fare meglio.

L'Agenda strategica indica chiaramente anche la necessità di dotarsi, quanto prima, delle risorse e degli strumenti comuni adeguati all'altezza delle ambizioni che ci poniamo.

Lavoreremo perché questa indicazione non rimanga lettera morta, perché nessuno Stato Membro - anche il più sordo dal punto di vista economico e fiscale - può sostenere da solo gli investi menti necessari per far fronte alle sfide che stiamo affrontando, dal rilancio della competitività del sistema produttivo e industriale europeo alla doppia transizione ambientale e digitale, dalla politica di difesa e sicurezza al governo dei flussi migratori.

Il Consiglio europeo tornerà ad occuparsi di come rafforzare la competitività europea, e l'Italia ha una posizione molto chiara su questa materia. Non intendo dilungarmi su questo, ma credo sia opportuno ribadire alcuni punti.

L'approccio ideologico che ha accompagnato la nascita e ha sostenuto finora lo sviluppo del Green Deal europeo ha creato effetti disastrosi. È una posizione che noi abbiamo sostenuto fin dall'inizio, spesso in splendida solitudine, e che oggi, finalmente, e invece diventata patrimonio comune. Perché non è vero che per difendere l'ambiente e la natura l'unica strada percorribile sia quella tracciata da una minoranza palesemente ideologizzata.

Anche i più convinti e integralisti sostenitori di questo approccio si sono resi conto che non ha alcun senso distruggere migliaia di posti di lavoro, smantellare interi segmenti industriali che producono ricchezza e occupazione e condannarsi a nuove dipendenze strategiche, per perseguire obiettivi impossibili da raggiungere. Come ho detto mille volte, inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è, semplicemente, un suicidio. Non c'è nulla di verde in un deserto, e nessuna transi zione verde, alla quale guardiamo con favore, è possibile in una economia in ginocchio.

L'addio al motore endotermico entro il 2035, cioè in poco più di un decennio, è uno degli esempi più evidenti di questo approccio sbagliato. Si è scelta la conversione forzata ad una sola tecnologia, l'elettrico, di cui però noi non deteniamo le materie prime e non controlliamo le catene del valore, che ha una domanda relativamente bassa e prezzi proibitivi per gran parte dei nostri concittadini. Insomma, una follia per la quale le nostre economie stanno pagando pesanti conseguenze, in termini di ricchezza, occupazione, forza produttiva e, appunto, competitività.

Lo stiamo vedendo in Italia, ma anche in quelle economie considerate per antonomasia talmente solide da resistere ad ogni evoluzione.

Per queste ragioni non ci siamo affatto stupiti della richiesta portata avanti dalla principale associazione che riunisce i produttori del settore automobilistico di anticipare al 2025 la revisione degli obiettivi legati allo stop al motore endotermico. Non poteva essere una sorpresa per chi come noi fin dal primo giorno ha lavorato per rendere gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti compatibili con la sostenibilità economica delle nostre filiere.

Si deve avere il coraggio di riaprire la partita, e di perseguire, al contempo, la strada della neutralità tecnologica, sostenendo anche quelle tecnologie e quelle filiere - come i biocarburanti - nelle quali l'Italia e l'Europa possono giocare un ruolo da protagonisti.

Allo stesso modo, però, è necessario porsi il tema di come finanziare gli investimenti verso un automotive più pulito, di come sostenere l'innovazione, di come garantire una sempre maggiore autonomia strategica, costruendo catene del valore europee per non consegnarci a nuove, pericolose, dipendenze.

Proprio in questa direzione va il non-paper presentato dal Ministro Urso ai colleghi degli altri ventisei Stati membri che servirà come base di discussione per ampliare il consenso intorno alla nostra posizione, ispirata al buon senso e al pragmatismo, senza alcuno spazio per gli approcci ideologici.

E ampliando lo sguardo ad altri settori produttivi, non posso che essere d'accordo con Mario Draghi quando scrive, nel suo rapporto, che gli ambiziosi obiettivi ambientali che ci siamo posti devono essere accompagnati da maggiori risorse pubbliche e private, da investimenti adeguati e da un piano coerente per raggiungerli, altrimenti la transizione energetica ed ambientale andrà a scapito della competitività e della crescita. Sono temi che, me ne darete atto, più volte ho toccato in precedenti occasioni e che ci devono spingere ad una riflessione approfondita quanto rapida.

Questo vuol dire aprire il dibattito soprattutto sugli strumenti finanziari necessari a sostenere questo percorso. Un dibattito nel quale dovremo essere pronti a verificare la possibilità di nuovi strumenti di debito comune, così come a lavorare per riuscire finalmente a mobilitare adeguatamente il capitale privato. Completare l'Unione dei mercati dei capitali consentirebbe, infatti, ai risparmi europei di diventare investimenti europei.

Sappiamo cosa dobbiamo fare, insomma, ma adesso serve farlo. Servono azioni politiche concrete che trasformino le nostre priorità in una ambiziosa strategia industriale europea, per garantire la crescita delle aziende, la protezione dell'industria, la semplificazione del quadro normativo.

L'altro grande focus di discussione a Bruxelles sarà rappresentato, ovviamente, dalle crisi geopolitiche in atto.

Il Consiglio europeo ribadirà il proprio sostegno alla causa ucraina, perché l'obiettivo di tutti rimane sempre lo stesso: costruire le condizioni per una pace giusta e duratura e aiutare l'Ucraina a guardare al futuro, un futuro di prosperità e benessere.

Giovedì scorso ho ricevuto a Roma il Presidente Zelensky e in quell'occasione ho ribadito ancora una volta che difendere l'Ucraina è nell'interesse dell'Italia e dell'Europa, perché significa tutelare quel sistema internazionale di regole che tiene insieme la comunità internazionale e protegge ogni Nazione.

L'Italia ha firmato l'accordo di sicurezza e siamo arrivati al nono pacchetto di aiuti militari, concentrandoci ancora sui sistemi di difesa aerea per proteggere la popolazione e le infrastrutture civili. Questo al netto del sostegno che l'Italia continua a dare a 360 gradi. Non ultimo, il contributo per ripristinare la capacità di produzione di energia dopo la distruzione della diga di Nova Kakhovka.

Continueremo, inoltre, a lavorare, per attuare l'accordo per il prestito garantito dagli interessi generati dagli asset russi immobilizzati in Europa, importante risultato raggiunto dalla presidenza italiana del G7.

E come ho detto molte volte in passato guardare al futuro dell'Ucraina significa anche immaginare la sua ricostruzione, che va sostenuta insieme alle Istituzioni finanziarie internazionali e al settore privato.

Il Governo italiano è già fermamente impegnato nella tutela del patrimonio culturale ucraino, a partire da Odessa, dove stiamo lavorando per la messa in sicurezza della Cattedrale della Trasfigurazione, gravemente danneggiata dai bombardamenti russi. Ospiteremo il 10 e 11 luglio del 2025 a Roma la Ukraine Recovery Conference, la Conferenza sulla ricostruzione, importante evento sul quale il Governo è già al lavoro e conta sul sostegno di tutte le forze politiche e di tutto il sistema Italia.

Non ci rassegniamo, come pure in molti suggeriscono, all'idea di abbandonare l'Ucraina, all'idea che di fronte alla violazione del diritto internazionale dovremmo chiudere un occhio, banalmente perché sappiamo che quando saltano le regole le crisi si moltiplicano, e tutti ne paghiamo le conseguenze. Così l'invasione dell'Ucraina sta avendo effetti destabilizzanti molto oltre i confini nella quale si consuma, contribuendo ad accendere nuovi focolai di crisi o a far detonare quelli mai spenti.

Sono convinta che quanto accade in Medio Oriente sia figlio anche di questa destabilizzazione. Voglio condividere con voi la preoccupazione per l'escalation in corso in Libano, perché sono sinceramente preoccupata da come sta evolvendo lo scenario, nonostante gli sforzi innumerevoli, nostri e dei nostri alleati.

In questi giorni, per la prima volta in un anno di azioni militari israeliane, le postazioni del contingente militare italiano inquadrato nella missione UNIFIL delle Nazioni Unite sono state colpite dall'esercito israeliano.

Pur se non si sono registrate vittime o danni ingenti, io penso che non si possa considerare accettabile. Ed è esattamente la posizione che l'Italia ha assunto, con determinazione, a tutti i livelli. È la posizione che io stessa ho ribadito al primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Pretendiamo che venga garantita la sicurezza dei nostri soldati, sia di quelli impegnati nella missione UNIFIL dell'Onu sia di quelli impegnati nella missione bilaterale MIBIL, che insieme al resto della comunità internazionale hanno contribuito per anni alla stabilità lungo il confine lsraelo-libanese. Riteniamo perciò che l'atteggiamento delle forze israeliane sia del tutto ingiustificato, oltre a rappresentare una palese violazione di quanto stabilito dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Per contro, non si può non tenere presente la violazione della stessa rivoluzione compiuta negli anni· da Hezbollah, che ha operato per militarizzare l'area di competenza di UNIFIL.

La posizione del Governo italiano è che si debba lavorare alla piena applicazione della Risoluzione 1701 rafforzando le capacità di UNIFIL e delle Forze Armate libanesi.

Detto questo, pochi giorni fa abbiamo commemorato il primo anniversario della disumana aggressione perpetrata il 7 ottobre 2023 da Hamas contro il popolo israeliano. Non dimentichiamo il massacro di civili inermi, donne e bambini compresi, e il vilipendio dei loro corpi, mostrati al mondo senza alcuna pietà.

Così come il nostro pensiero è rivolto costantemente agli ostaggi, strappati alle loro famiglie e ai loro cari, che da un anno ormai sono prigionieri e attendono di tornare a casa.

Ricordare e condannare con forza ciò che è successo il 7 ottobre 2023 è il presupposto dì ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente, perché sempre più le pur legittime critiche ad Israele si mescolano con un giustificazionismo verso organizzazioni come Hamas ed Hezbollah, e questo, piaccia o no, tradisce altro. Tradisce un antisemitismo montante che, credo, debba preoccuparci tutti. E le manifestazioni di piazza di questi giorni lo hanno, purtroppo, dimostrato senza timore di smentita.

Consentitemi, su questo, di rinnovare anche la solidarietà mia personale e dì tutto il Governo alle forze dell'ordine insultate e aggredite da sedicenti "manifestanti" che usano ogni pretesto per sfogare la loro assurda violenza. È intollerabile che decine di agenti vengano feriti durante una manifestazione di piazza.

Ringrazio il ministro Piantedosi, il capo della Polizia e tutti gli uomini e le donne che ogni giorno lavorano per garantire la nostra sicurezza. E mi aspetto che lo facciano tutti, in quest'Aula.

Difendiamo il diritto di Israele a vivere in pace e in sicurezza, ma ribadiamo la necessità che questo avvenga nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Perché non siamo insensibili di fronte all'enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, che non a caso sono state dall'inizio al centro del nostro lavoro.

Così come la situazione umanitaria a Gaza è sempre più preoccupante, e prosegue anche su questo fronte il nostro impegno. Nell'ambito dell'iniziativa "Food for Gaza", sono stati consegnati all'interno della Striscia oltre 47 tonnellate di beni alimentari, e voglio ringraziare per questo il Ministro Tajani.

In Libano, subito dopo l'inizio dell'escalation militare, abbiamo approvato nuovi e immediati interventi umanitari pari a 17 milioni di euro che sosterranno anche le persone recentemente sfollate dalle loro abitazioni e le comunità che le ospitano.

Abbiamo deliberato contributi pari a 5 milioni di euro per le attività di UNRWA in Cisgiordania e a sostegno dei rifugiati palestinesi in Siria, Libano e Giordania. L'Italia rimane disponibile a sostenere progetti specifici dell'Agenzia, ma esclusivamente a seguito di un controllo scrupoloso volto a impedire qualsiasi forma di commistione con attività terroristiche.

Le conseguenze dell'attacco di Hamas hanno scatenato un'escalation su base regionale che rischia di avere esiti imprevedibili.

È nostro dovere continuare a fare ogni possibile sforzo per arrivare ad una de-escalation, riportando il dialogo a prevalere sull'uso della forza, benché sia un compito tutt'altro che semplice.

L'Italia ha condannato l'attacco iraniano a Israele e ha lanciato un appello alla responsabilità di tutti gli attori regionali, chiedendo di evitare ulteriori degenerazioni.

Lo abbiamo ribadito anche il giorno successivo all'attacco, insieme agli altri Leader del G7. È necessario rompere questo ciclo di violenza ed essere unanimi nell'invitare con decisione tutte le parti a impegnarsi in modo costruttivo per allentare la tensione.

L'Italia è quotidianamente impegnata per un cessate il fuoco immediato a Gaza, per il rilascio degli ostaggi israeliani e per la stabilizzazione del confine israelo-libanese, attraverso la piena applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

Confermiamo il nostro sostegno a tutti gli sforzi dì mediazione portati avanti, in particolare a quello degli Stati Uniti, e il nostro impegno per lavorare ad una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati. in cui Israele e Palestina co-esistano fianco a fianco in pace, con sicurezza per entrambi.

L'aumento della tensione e l'escalation militare hanno aggravato anche la crisi dei rifugiati in Siria, in Giordania e negli altri Paesi della regione. È fondamentale affrontare questa emergenza, che si aggrava sempre di più e che merita un impegno ancor più determinato dell'Europa.

Per questo, in occasione del recente vertice MED 9, ho voluto promuovere un incontro a quattro con il Re di Giordania, il Presidente di Cipro e la Presidente della Commissione europea per confrontarci su come rispondere di fronte a questa emergenza.

La posizione italiana è che occorra rivedere la Strategia dell'Unione europea per la Siria e lavorare con tutti gli attori, per creare le condizioni affinché i rifugiati siriani possano fare ritorno in Patria in modo volontario, sicuro e sostenibile. Occorre investire nell'early recovery, in modo che i rifugiati che decidono di tornare trovino condizioni che permettano un loro reinserimento in Siria. In questo senso sosteniamo soprattutto l'impegno che sta portando avanti l'UNHCR, ma abbiamo anche deciso di rafforzare la nostra presenza diplomatica a Damasco.

Sempre in ambito internazionale, il Consiglio si occuperà, poi, della situazione venezuelana. Questione che ci sta particolarmente a cuore, anche per i moltissimi cittadini di origine italiana che si trovano in una terra che perfino il nome collega a Venezia e all'Italia.

Non riconosciamo la proclamata vittoria di Maduro a seguito di elezioni ben poco trasparenti e continuiamo a condannare l'inaccettabile repressione del regime, chiedendo la liberazione di tutti i prigionieri politici. Lo abbiamo ribadito più volte in tutti i comunicati G7 durante fa nostra presidenza. Insieme all'Unione europea, lavoriamo per una transizione democratica e pacifica nel Paese, affinché la volontà dei milioni di venezuelani che continuano a rischiare la propria vita per un futuro più democratico, prospero e sicuro, possa finalmente trovare realizzazione.

Al Consiglio europeo torneremo ad occuparci di un'altra sfida che vede in prima linea l'Italia e l'Europa nel complesso, ovvero il governo dei flussi migratori.

Nell'Agenda strategica che abbiamo approvato a giugno, l'Unione europea ha fissato delle priorità ben precise: la difesa dei confini esterni, il contrasto all'immigrazione irregolare di massa, l'impegno per affrontare le cause profonde della migrazione e il sostegno ai canali di migrazione legale.

Direttrici di azione alle quali questa nuova legislatura europea deve dare seguito. l'approccio dell'Europa in materia migratoria è oggi molto diverso da quello del passato, grazie soprattutto all'impulso italiano, ma è fondamentale lavorare per dare concretezza alle nuove priorità.

Sono orgogliosa che l'Italia sia diventata, da questo punto di vista, un modello da seguire. Ho accolto con grande soddisfazione l'attenzione che, in questi mesi e in queste settimane, diversi esponenti di governi europei ed extraeuropei, di diverso colore politico - Francia, Germania, Svezia, Regno Unito, solo per citarne alcuni - hanno riservato alle nostre politiche, a riprova del pragmatismo e dell'efficacia che hanno segnato la nostra azione in materia di contrasto all'immigrazione illegale.

Una efficacia che i numeri raccontano meglio delle parole. Nel 2024 la percentuale di sbarchi dì immigrati illegali è diminuita del 60 per cento rispetto al 2023 e del 30 per cento rispetto al 2022. È merito delle politiche del governo, certo, ma anche del sostegno che l'Europa ha garantito a molte delle nostre proposte, come il memorandum con la Tunisia e l'Egitto.

E colgo l'occasione per ringraziare anche il Ministro Salvini e soprattutto fa Guardia Costiera italiana per il suo straordinario lavoro, e per esprimere a questi uomini e a queste donne la solidarietà del governo di fronte ai continui attacchi faziosi che subiscono da organizzazioni politicizzate che detestano chiunque lavori per contrastare l'immigrazione illegale di massa.

Trovo vergognoso che l'organizzazione non governativa Sea Watch definisca le guardie costiere "i veri trafficanti di uomini", volendo delegittimare tutte quelle degli Stati del nord Africa, e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che questa ONG descrive invece come innocenti, che si sarebbero ritrovati casualmente a guidare imbarcazioni piene di immigrati illegali. Dichiarazioni indegne, che gettano la maschera sul ruolo giocato da alcune ONG e sulle responsabilità di chi le finanzia.

Diminuiscono gli sbarchi e, cosa più importante, diminuiscono anche i morti e i dispersi in mare. Anche su questo punto la tendenza decrescente si sta consolidando, e questo ci rende particolarmente orgogliosi perché è la dimostrazione di quello che abbiamo sempre sostenuto, ovvero che l'unico modo per impedire altre tragedie in mare è fermare le partenze e combattere i trafficanti senza scrupoli.

Ci siamo occupati anche di promuovere i canali di ingresso regolare. Non solo abbiamo programmato, nel periodo 2023-2025, circa 450.000 ingressi regolari, ma stiamo lavorando per far funzionare bene il decreto flussi, evitando che nelle sue pieghe si annidi l'illegalità.

Ci siamo trovati, infatti, di fronte ad un meccanismo di frode e di aggiramento delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante interferenza del crimine organizzato.

Abbiamo presentato un esposto alla Procura nazionale Antimafia e abbiamo adottato, nei giorni scorsi, un decreto-legge che prevede misure specifiche per correggere le storture esistenti ed evitare che le norme possano essere eluse.

Intendiamo lavorare per consolidare quest'approccio, tanto a livello nazionale quanto a livello europeo. Per questo, a partire dal Consiglio europeo di domani, su iniziativa dell'Italia si svolgerà un incontro informale tra gli Stati Membri più interessati al fenomeno migratorio.

Constatiamo intanto una nuova attenzione al tema dei rimpatri, anche volto ad un rafforzamento dell'attuale quadro giuridico europeo, sul quale abbiamo registrato con favore l'interesse del nuovo governo francese e le dichiarazioni della Presidente von der Leyen a margine del vertice Med9 di Cipro.

Se da un lato siamo impegnati a rafforzare gli strumenti della UE e degli Stati membri, dall'altro dobbiamo continuare a esplorare soluzioni innovative.

L'Italia ha dato il buon esempio con la sottoscrizione del Protocollo Italia-Albania, per processare in territorio albanese, ma sotto giurisdizione italiana ed europea, le richieste di asilo. Le due strutture previste dal Protocollo - il centro di Shengjin e il centro di Gjader - sono ora pronte e operative.

Ci siamo presi del tempo in più perché tutto fosse fatto nel migliore dei modi, ma siamo molto soddisfatti dei risultati di questo lavoro. Ringrazio in particolare i Ministri Crosetto, Piantedosi e Nordio, il Sottosegretario Mantovano e la nostra Ambasciata in Albania, che hanno seguito passo passo l'attuazione del protocollo.

È una strada nuova, coraggiosa, inedita, ma che rispecchia perfettamente lo spirito europeo e che ha tutte le carte in regola per essere percorsa anche con altre Nazioni extra-UE. E ringrazio ancora il Primo Ministro Rama e tutto il suo Governo per aver creduto, con noi, nella bontà e nell'efficacia di questa iniziativa.

L'Italia è geograficamente collocata al centro del Mediterraneo e questo ci rende il naturale punto d'incontro tra l'Occidente e il Sud del mondo. È uno straordinario vantaggio, se è vero, come è vero, che la posizione geostrategica di una Nazione può essere importante quanto la sua forza economica e finanziaria. Soprattutto se si pensa alla nuova centralità che il Mediterraneo è tornato ad acquisire, come spazio di connessione tra l'Atlantico e l'Indo-pacifico, attraverso il Golfo Persico e il Canale di Suez.

Anche per questo reputiamo importante che, nella nuova Commissione europea, sia stato introdotto un portafoglio dedicato al Mediterraneo e guardiamo con grande attenzione al futuro "Patto per il Mediterraneo", che mi auguro consentirà di sistematizzare il nuovo approccio paritario dell'UE nei confronti del suo Vicinato meridionale.

Seguendo lo stesso ragionamento, consideriamo importante anche che l'Unione europea abbia deciso di organizzare, per domani 16 ottobre, il primo Vertice UE-Consiglio di Cooperazione del Golfo, un'opportunità per approfondire il nostro partenariato con le nazioni del Golfo, e trovare nuove occasioni di collaborazione in ambiti chiave, particolarmente nell'attuale contesto internazionale.

Se l'Italia sceglie di guardare al Sud, anche l'Europa sarà naturalmente spinta a farlo. E questo apre grandi opportunità, soprattutto dal punto di vista geopolitico.

Perché non è un segreto per nessuno che non siamo gli unici a guardare all'Africa e che ci sono altri attori, Russia e Cina in testa, ma non solo che portano avanti le proprie strategie, spesso con un approccio molto più assertivo del nostro.

Rimango convinta che, nel rapporto con le Nazioni africane, noi rimaniamo potenzialmente più competitivi, perché la nostra sfida non è alimentare il caos per tentare di depredare l'Africa delle proprie risorse, ma consentire loro di utilizzarle, per poter vivere di ciò che hanno, con Governi stabili e società prospere.

Come sapete abbiamo declinato questo approccio con il Piano Mattei per l'Africa, che ha già visto partire diversi progetti con le prime nove nazioni africane coinvolte, e raccoglie sempre maggiore attenzione e curiosità a livello internazionale. Anche qui abbiamo fatto da apripista. E dispiace, lo dico senza polemica, che mentre tutto il mondo guarda a noi proprio grazie alla nostra strategia sull'Africa, e mentre tutto il sistema Italia dimostra di aver compreso la portata di questa iniziativa, i partiti di opposizione abbiano invece scelto, anche su questo fronte, la strada di una opposizione pregiudiziale.

Abbiamo condiviso il piano con il Parlamento proprio per coinvolgere tutte le forze politiche, in quella che per noi continua a essere una strategia necessaria per l'Italia, non un progetto utile al Governo Meloni. Ma voglio dire che sono sempre disponibile a confrontarmi con tutti su questo fronte, semmai una volta tanto l'interesse italiano si volesse anteporre a quello di partito.

Signor Presidente, onorevoli Senatori, da più parti il Consiglio europeo di domani è stato definito come un Consiglio europeo di "transizione", tra il vecchio e il nuovo ciclo istituzionale europeo.

È vero, ma proprio per questo sarà un Consiglio europeo importante, perché porrà le basi della strategia da adottare nei prossimi anni. L'Italia, come sempre farà la sua parte, pronta a indicare la rotta su molti temi sui quali ha ampiamente dimostrato di poter dire la sua. Perché a questa Nazione non manca nulla. Non le manca la solidità, la visione, la creatività, l'affidabilità per poter essere un punto di riferimento. Le è mancata, a volte, la consapevolezza del suo ruolo, l'orgoglio per la sua tradizione, il coraggio per tracciare la rotta, invece di limitarsi a seguire le rotte tracciate da altri.

Ma quella stagione, fortunatamente, ce l'abbiamo alle spalle. Vi ringrazio.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 8 il deputato Nevi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 18 i deputati presenti del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe hanno segnalato che si sono erroneamente astenuti mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 24 il deputato Centemero ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 27 la deputata Bergamini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 27 la deputata Siracusano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 28 il deputato Rubano ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale RIS 6-133 NO 19 CPV DISP 314 304 10 153 190 114 41 Appr.
2 Nominale RIS 6-133 - 19 CPV DISP 317 312 5 157 190 122 41 Appr.
3 Nominale RIS 6-134 - 1 CPV DISP LETT C 312 310 2 156 54 256 41 Resp.
4 Nominale RIS 6-134 - 1 CPV DISP LETT F 310 249 61 125 52 197 41 Resp.
5 Nominale RIS 6-134 - 2 CPV DISP LETT B 314 305 9 153 106 199 41 Resp.
6 Nominale RIS 6-134 - 2 CPV DISP LETT C 314 314 0 158 314 0 41 Appr.
7 Nominale RIS 6-134 - 2 CPV DISP LETT D 316 316 0 159 316 0 41 Appr.
8 Nominale RIS 6-134 - 2 CPV DISP LETT G 316 307 9 154 110 197 41 Resp.
9 Nominale RIS 6-134 - 2 CPV DISP LETT H 313 259 54 130 53 206 41 Resp.
10 Nominale RIS 6-134 - 2 CPV DISP LETT M 315 312 3 157 104 208 41 Resp.
11 Nominale RIS 6-134 - 2 CPV DISP LETT N 312 311 1 156 53 258 41 Resp.
12 Nominale RIS 6-134 - 3 CPV DISP LETT A NP 309 308 1 155 52 256 41 Resp.
13 Nominale RIS 6-134 - 3 CPV DISP LETT B 314 311 3 156 106 205 41 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale RIS 6-134 - 3 CPV DISP LETT C 312 311 1 156 53 258 41 Resp.
15 Nominale RIS 6-134 - 3 CPV DISP LETT D 313 258 55 130 52 206 41 Resp.
16 Nominale RIS 6-134 - 3 CPV DISP LETT E 314 261 53 131 53 208 41 Resp.
17 Nominale RIS 6-134 - 3 CPV DISP PARTI REST 314 304 10 153 107 197 41 Resp.
18 Nominale RIS 6-134 - PREM 313 306 7 154 53 253 41 Resp.
19 Nominale RIS 6-135 - CPV 1,5,8,9 DISP 312 311 1 156 67 244 41 Resp.
20 Nominale RIS 6-135 -CPV 2,3,4RIF,6,7,10 DISP 317 307 10 154 302 5 41 Appr.
21 Nominale RIS 6-135 - PREM 315 259 56 130 17 242 41 Resp.
22 Nominale RIS 6-136 - 3 CPV DISP 313 310 3 156 16 294 41 Resp.
23 Nominale RIS 6-136 - 13 CPV DISP 312 311 1 156 68 243 41 Resp.
24 Nominale RIS 6-136 - 14 CPV DISP RIF 313 312 1 157 204 108 41 Appr.
25 Nominale RIS 6-136 - 15 CPV DISP 311 259 52 130 207 52 41 Appr.
26 Nominale RIS 6-136 - 1, 2, 4RIF, 5, 6-9RIF, 10, 11, 12 310 310 0 156 258 52 41 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale RIS 6-136 - PREM 313 257 56 129 18 239 41 Resp.
28 Nominale RIS 6-137 - 1 CPV DISP 313 312 1 157 308 4 41 Appr.
29 Nominale RIS 6-137 - 3 CPV DISP 309 259 50 130 54 205 41 Resp.
30 Nominale RIS 6-137 - 15 CPV DISP 314 314 0 158 314 0 41 Appr.
31 Nominale RIS 6-137 - 17 CPV DISP 311 257 54 129 61 196 41 Resp.
32 Nominale RIS 6-137 - CPV DISP REST 313 303 10 152 106 197 41 Resp.
33 Nominale RIS 6-137 - PREM 309 257 52 129 53 204 41 Resp.
34 Nominale RIS 6-138 - 2 CPV DISP 310 310 0 156 256 54 41 Appr.
35 Nominale RIS 6-138-3,4,12,13,14,15,19,23,24,34,35 312 312 0 157 311 1 41 Appr.
36 Nominale RIS 6-138 - PREM E REST DISP 311 302 9 152 113 189 41 Resp.
37 Nominale RIS 6-139 - PARTE NO ASSORB 311 310 1 156 69 241 41 Resp.