XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
VACCARI, FORATTINI, MARINO, ROMEO, ANDREA ROSSI, GRAZIANO, TONI RICCIARDI, FERRARI, MANZI, FORNARO, SCOTTO, AMENDOLA, DE LUCA, DE MARIA, SIMIANI, GIANASSI, UBALDO PAGANO, PELUFFO e ROGGIANI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 16-bis del decreto-legge n. 124 del 2023 prevede che per l'anno 2024, alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e nel settore della pesca e dell'acquacoltura, che effettuano l'acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise, è concesso un contributo, sotto forma di credito d'imposta, nei limiti e alle condizioni previsti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato nei settori agricolo, forestale e delle zone rurali e ittico, nel limite massimo di spesa di 40 milioni di euro per l'anno 2024;
secondo quanto previsto dall'articolo 16-bis sono agevolabili gli investimenti, effettuati fino al 15 novembre 2024, relativi all'acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di nuovi macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nel territorio, nonché all'acquisto di terreni e all'acquisizione, alla realizzazione ovvero all'ampliamento di immobili strumentali agli investimenti che rispettino le condizioni previste dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato nei settori agricolo, forestale e delle zone rurali e ittico. Il valore dei terreni e degli immobili non può superare il 50 per cento del valore complessivo dell'investimento agevolato. Non sono agevolabili i progetti di investimento di importo inferiore a 50.000 euro;
l'articolo 16-bis prevede infine che le modalità di accesso al beneficio, così come i criteri e le modalità di applicazione e fruizione del credito e i relativi controlli, siano definiti con decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
ad oggi non risulta ancora emanato l'apposito decreto che deve disciplinare la fruizione del bonus nel settore agricolo, pesca e acquacoltura, il che crea non pochi problemi a coloro che devono ancora effettuare gli investimenti ma anche a coloro che li hanno già effettuati –:
quali siano le motivazioni che hanno determinato questo inaccettabile ritardo e quali iniziative urgenti intendano adottare per sbloccare immediatamente lo stallo determinato dalla mancata approvazione del decreto che disciplina il credito d'imposta a favore delle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e nel settore della pesca e dell'acquacoltura.
(5-03047)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
CONGEDO, FILINI, GIORDANO, MATERA, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto risulta dall'ultimo rapporto della Cgia di Mestre in base, le Pmi italiane versano annualmente all'erario, una cifra superiore pari a 120 volte rispetto a quella dei cosiddetti «giganti del web» aventi la propria base commerciale a livello nazionale;
tale conseguenza è determinata dal trasferimento di larga parte degli utili da parte dei principali gruppi mondiali che operano sul commercio digitale, in maniera ante imposte realizzati in Italia verso Paesi a fiscalità di vantaggio ed inoltre secondo quanto descritto dal documento, il suesposto divario non sembra possa diminuire nel breve termine, nonostante la recente introduzione della cosiddetta global minimum tax del 15 per cento applicata sulle multinazionali, a causa del suo impiego cosiddetto: «a macchia di leopardo» tra gli Stati dell'Unione europea;
grazie a queste operazioni elusive, prosegue il rapporto della Cgia, il fisco italiano ha incassato cifre irrisorie, dai grandi colossi della cosiddetta: «web economy» (circa 25 imprese con una sede in Italia) che risultano pari a 206 milioni di tasse, a differenza delle Pmi italiane, che invece versano ogni anno 24,6 miliardi di euro d'imposte;
secondo il dossier del Servizio Bilancio della Camera, il gettito previsto a partire da quest'anno dalla global minimum tax dovrebbe essere pari a 381,3 milioni nel 2025, 427,9 di euro nel 2026 e 432,5 di euro nel 2027, fino ai 500 milioni di euro previsti nel 2033, ultimo anno di stima; tuttavia a consentire lo spostamento degli utili per eludere le imposte da parte dei «giganti del web», sarà l'attuale limitata applicazione;
le suesposte osservazioni a giudizio degli interroganti evidenziano la necessità di riconsiderare le politiche d'intervento, al fine di evitare che le multinazionali del web possano proseguire la pratica di trasferire larga parte degli utili ante imposte realizzati in Italia nei Paesi a fiscalità di vantaggio e, al contempo, prevedere misure in grado di riequilibrare l'attuale sistema impositivo che evidentemente appare troppo sbilanciato ai danni delle Pmi italiane, nonché di garantire un maggiore coordinamento tra i Paesi non solo europei –:
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato con riferimento a quanto esposto in premessa e se non ritenga urgente ed opportuno adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte ad interrompere la pratica da parte dei colossi del web, di trasferire gli utili ante imposte, nei Paesi con una fiscalità di vantaggio.
(5-03050)
CENTEMERO e COMAROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1 del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2024, n. 67, restringe l'ambito di applicazione dell'esenzione dal generale divieto di esercizio dell'opzione per la cessione o per lo sconto in luogo delle detrazioni fiscali, riconosciuto dal decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, ad alcune specifiche categorie di contribuenti;
in particolare, l'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto ivi richiamato sopprime la norma che prevedeva la non applicabilità del generale divieto di esercizio delle opzioni per la cessione dei crediti o per lo sconto in fattura, qualora i beneficiari della detrazione risultassero essere: istituti autonomi case popolari (Iacp), cooperative di abitazione a proprietà indivisa, organizzazioni non lucrative di utilità sociale, organizzazioni di volontariato;
tuttavia, per i suddetti soggetti l'opzione per lo sconto in fattura e la cessione del credito continuano ad applicarsi alle spese sostenute in relazione agli interventi per i quali prima del 30 marzo 2024 qualora vengano rispettati i criteri stabiliti dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 39 del 2024;
l'articolo 2-bis del decreto-legge n. 11 del 2023 reca una disposizione di interpretazione autentica che consente di usufruire del superbonus 110 per cento per il 2023 e dell'opzione per la cessione del credito e per lo sconto in fattura in ordine agli interventi per cui è richiesta la presentazione di un progetto in variante alla Cila o al diverso titolo abilitativo previsto in ragione della tipologia di interventi edilizi da eseguire. Analogo trattamento è previsto per gli interventi su parti comuni di proprietà condominiale, qualora intervenga una nuova delibera assembleare di approvazione della variante;
sarebbe opportuno chiarire se una ONLUS che ha regolarmente presentato la Cila per lavori agevolati ai sensi dell'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2020 ma che si trovi nella necessità di variare l'impresa che effettuerà gli stessi (general contractor o appaltatore) – in quanto l'impresa inizialmente selezionata non è più in grado di effettuare loro lo sconto in fattura – possa depositare la variazione della Cila successivamente al 30 marzo 2024 senza perdere la possibilità di usufruire delle agevolazioni di cui all'articolo 119 del decreto-legge citato con esercizio dello sconto in fattura da parte del general contractor o appaltatore, o della cessione del credito ad istituto bancario –:
se il Governo intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a chiarire quanto illustrato in premessa.
(5-03051)
MEROLA e D'ALFONSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
lo strumento di raccolta fondi del 5 per mille, che consente di destinare una parte dell'Irpef agli enti del Terzo settore e alle realtà sociali che fanno volontariato, solidarietà sociale, ricerca scientifica e sanitaria, è fondamentale sia per garantire sostegno economico a tali enti che perseguono direttamente finalità di interesse generale, sia per promuovere tra i cittadini il senso di partecipazione civica;
la normativa vigente prevede la fissazione per legge di un tetto massimo di risorse che possono essere destinate al riparto del 5 per mille, a prescindere dalla quantità effettiva delle scelte del contribuenti, che non vengono pertanto pienamente rispettate con grave pregiudizio per le volontà espresse dai medesimi cittadini e per gli enti beneficiari;
per il 2023, il tetto massimo di risorse da destinare agli enti è stato fissato in 525 milioni di euro e sono stati 17,2 milioni i contribuenti che hanno sottoscritto la scelta in dichiarazione dei redditi (circa 730 mila in più rispetto al 2022), con uno sforamento del tetto massimo di quasi 28 milioni di euro; le firme per la prima volta hanno superato quelle destinate all'8 per mille, per il quale non è previsto nessun limite massimo;
il trend di crescita delle scelte dei contribuenti dal 2017 e l'innalzamento progressivo del tetto disposto con la legge di bilancio 2020 hanno prodotto negli anni uno sforamento del tetto massimo pari a 9 milioni nel 2017, 13,7 milioni nel 2018, 23,5 milioni nel 2019, 3 milioni nel 2020 e 4,4 milioni nel 2022 (eccezion fatta per l'anno 2021, come ovvia conseguenza degli effetti sui redditi dovuta alla pandemia);
a contribuire a rendere ancora più evidente il mancato rispetto della scelta del contribuente è inoltre il meccanismo di ricalcolo dovuto allo sforamento del tetto per il quale sono gli enti che hanno raccolto più firme a subire paradossalmente la riduzione maggiore; il risultato è che anche enti che nel 2023 hanno ricevuto più firme rispetto al 2022, quest'anno hanno visto ridurre le risorse loro assegnate –:
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in merito a quanto esposto e se, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative volte a garantire agli enti no profit il finanziamento integrale del 5 per mille, nel pieno rispetto della volontà dei contribuenti, anche alla luce del modello stabile di sviluppo economico che rappresentano e del loro ruolo per rafforzare un tessuto sociale messo a dura prova da anni di crisi economiche, sanitarie e sociali.
(5-03052)
LOVECCHIO e DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi 98-108, della legge n. 208 del 2015 ha introdotto un credito d'imposta in favore delle imprese che dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2019 (termine esteso sino al 31 dicembre 2023) acquistavano, anche mediante locazione finanziaria, beni strumentali nuovi, facenti parte di un progetto di investimento iniziale e destinati a strutture produttive ubicate nel Mezzogiorno;
il comma 100 dell'articolo 1 prevede che l'agevolazione non si applica ai soggetti che operano nei settori dell'industria siderurgica, carbonifera, della costruzione navale, delle fibre sintetiche, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione e distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, nonché ai settori creditizio, finanziario e assicurativo;
il comma 107 dispone che il credito sia concesso nel rispetto dei limiti e delle condizioni previsti dal Regolamento UE n. 651 del 2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, che all'articolo 13 stabilisce che l'agevolazione non si applica, tra gli altri, al settore dei trasporti e delle relative infrastrutture;
non esiste una definizione di «relative infrastrutture» dei trasporti nel testo della norma né nel citato Regolamento UE;
il settore espressamente escluso dovrebbe essere quello ATECO H – «trasporto e magazzinaggio» – che include i codici 49, 50, 51, 52 e 53, ma non il codice 42 «costruzione di strade, ferrovie, porti, campi d'aviazione»;
il settore 52 comprende i servizi di «gestione di infrastrutture ferroviarie, strade, ponti, gallerie», assimilabili alle «altre infrastrutture dei trasporti» per la tipologia di attività e poiché ricadenti nel settore ATECO H;
l'articolo 199, comma 5, del decreto «Rilancio» chiarisce che l'agevolazione si applica anche ai soggetti operanti nei settori del magazzinaggio e supporto ai trasporti;
l'articolo 16 del decreto-legge n. 124 del 2023 ha previsto per il 2024 un credito d'imposta per gli investimenti realizzati dal 1° gennaio al 15 novembre 2024 nella «ZES unica»;
il decreto ministeriale 17 maggio 2024 specifica che tra i soggetti esclusi rientrano quelli operanti nel settore «trasporti, esclusi, i settori del magazzinaggio e del supporto ai trasporti, e delle relative infrastrutture». Anche nel caso di specie, la norma non individua i settori esclusi ricadenti nelle «relative infrastrutture» –:
se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti, alla luce di quanto descritto in premessa, relativamente alla volontà di escludere dalle agevolazioni le attività con settore 42 «costruzione di strade, autostrade», includendo quelle con settore 52, servizi di «gestione di infrastrutture ferroviarie, strade, ponti, gallerie».
(5-03053)
FENU, SANTILLO, GUBITOSA e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il comma 1-bis, dell'articolo 121, del decreto-legge n. 34, del 2020, in materia di cessione del credito e sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali, prevede che gli stati di avanzamento dei lavori non possono essere più di due per ciascun intervento complessivo e ciascuno stato di avanzamento deve riferirsi ad almeno il 30 per cento del medesimo intervento;
la norma non definisce sul piano fiscale il concetto di stato di avanzamento lavori che va pertanto ricercato nell'ambito della normativa tecnica vigente, che lascia tuttavia alcuni margini di incertezza;
il problema si pone in particolare per le c.d. «forniture a piè d'opera», di cui è molto discussa la possibilità di considerarle, anche isolatamente, ai fini della spesa utile al raggiungimento del limite di avanzamento previsto dalla disposizione richiamata;
l'articolo 14, comma 1, lettera d) del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 49 del 7 marzo 2018 precisa che il Sal è uno dei documenti contabili predisposti dal direttore dei lavori ove vengono riassunte non solo tutte le lavorazioni, ma anche «tutte le somministrazioni» eseguite dal principio dell'appalto sino a quel momento;
l'articolo 4, comma 3, del decreto del Ministero dello sviluppo economico del 6 agosto 2020 dispone come il tecnico abilitato asseveri il rispetto dei requisiti tecnici riferiti ai Sal ecobonus, secondo quanto indicato nel progetto, tenendo in considerazione anche le caratteristiche tecniche «dei componenti acquistati»;
con la sentenza n. 42012/2022, la Suprema Corte di cassazione, nel chiarire che «non devono essere incluse nel Sal lavorazioni che – seppure fatturate e pagate – non siano tuttavia state eseguite», ha tuttavia affermato che «sulla base della definizione normativa di Sal, al massimo, possono essere validamente contabilizzate le eventuali mere somministrazioni (forniture) di beni a piè d'opera»;
in sostanza, nel riferirsi a lavori e somministrazioni non eseguite, la Corte sembra voler intendere le fatture pagate senza alcuna successiva esecuzione materiale, ammettendo dunque la possibilità di Sal riferiti alle sole forniture a piè d'opera purché eseguite in cantiere –:
se intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a confermare la possibilità di considerare le forniture a piè d'opera, regolarmente fatturate e pagate nonché eseguite in cantiere, utili ai fini del calcolo del limite del 30 per cento previsto in materia di cessione del credito e sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali e, in caso contrario, quale sia la loro corretta imputazione ai fini del Sal.
(5-03054)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BARBAGALLO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il polo industriale siracusano è uno dei principali siti di emissione antropogenica di CO2 e, dunque, la sua riconversione si pone come strategica anche nel quadro di un piano nazionale per il clima e per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti;
nelle varie dichiarazioni di rappresentanti della maggioranza di Governo il polo industriale siracusano dovrebbe divenire un «hub energetico europeo» e il Ministro delle imprese e del made in Italy in occasione di una sua visita, nel maggio 2023, affermava: «siamo intervenuti per evitare la chiusura degli impianti e ovviamente per accompagnare le riforme di risanamento ambientale che sono necessarie. Penso sia importante che adesso le aziende procedano nella loro attività di riconversione e sostenibilità ambientale, anche per quanto riguarda il depuratore di Priolo»;
permangono tuttavia, dopo oltre un anno, molteplici incertezze di tipo giuridico ed economico, e soprattutto, l'assenza di investimenti pubblici strategici per il polo industriale;
in tale contesto l'annuncio che, nel nuovo Piano strategico Eni 2024-2027 non sono compresi gli stabilimenti Eni-Versalis di Ragusa e Priolo, sta creando una profonda preoccupazione per la tenuta dell'occupazione nonostante siano stati contemporaneamente annunciati nuovi impianti coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione dei vari siti industriali, nell'ambito della chimica sostenibile e della bioraffinazione;
il polo siracusano fa già i conti con i recenti fermi di due impianti, Isab Igcc (cogenerazione energia elettrica) e uno alla raffineria Nord e con gli impianti fermi a rotazione anche alla Sasol di Augusta;
la decisione di chiudere la produzione chimica dei citati stabilimenti Eni-Versalis rappresenta l'ennesimo duro colpo per l'economia locale e per i lavoratori del settore. In assenza di un piano concreto per la riconversione industriale e per la tutela dei lavoratori, la chiusura di questi impianti avrà ripercussioni gravissime sul territorio, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro dello stabilimento e dell'indotto;
ma il problema non è solo questo, poiché ad essere compromesso è il futuro dell'intera zona industriale, perché essendo il polo petrolchimico un vasto mosaico, la perdita di un tassello importante come Eni avrebbe delle conseguenze su tutto il comparto, tra i più grandi in Europa, capace di produrre il 22 per cento del carburante che circola in Italia;
in gioco ci sono 400 lavoratori diretti e altrettanti dell'indotto. Ma la vera questione è che lo stabilimento Versalis è strettamente interconnesso con quello ex Lukoil al quale fornisce etilene e contribuisce al funzionamento delle raffinerie Sonatrach e Sasol. Smantellare questo impianto causerebbe un effetto domino che potrebbe distruggere un polo industriale da 10 mila lavoratori;
il quadro peggiore è quello di una crisi industriale, occupazionale e ambientale senza precedenti e senza soluzioni: una povertà economica, ambientale e della salute destinata ad alimentarsi e ad aggravarsi nel tempo –:
se non intendano attivarsi con la massima urgenza per evitare la prevista chiusura degli stabilimenti Eni-Versalis con l'obiettivo di individuare un piano graduale e sostenibile per la riconversione industriale e per la tutela dei lavoratori che possa rappresentare concretamente un tassello importante per garantire la riconversione ecologica del polo;
se non intendano avviare con la massima urgenza un confronto ampio e profondo finalizzato ad indicare nuovi percorsi strategici di innovazione sostenibile e di rilancio occupazionale del polo industriale siracusano e che individui nel raccordo tra PNRR e Fsc le risorse pubbliche da affiancare all'iniziativa privata, anche tenendo conto del ruolo propulsivo che può svolgere l'infrastrutturazione dell'Autorità di sistema portuale Sicilia Orientale e che può avere nel campo dell'energia sostenibile il suo punto focale.
(5-03048)
BARBAGALLO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
si legge a mezzo stampa dello scontro tra il Ministro del made in Italy Adolfo Urso e il quotidiano Il Domani;
al centro della polemica, registrazioni di riunioni rese pubbliche;
al centro della polemica anche la revoca dell'incarico di tre commissari straordinari di Condotte d'Acqua, società per azioni con sede nella capitale specializzata in costruzioni e opere d'ingegneria idraulica e bonifiche, la motivazione è «per scarsa diligenza», al loro posto vengono nominati – sempre da quanto emerge dalla stampa – commissari amici e/o ex partner d'affari;
il Ministro ha comunicato a mezzo stampa di aver incaricato i suoi legali «di intraprendere le iniziative giudiziarie più opportune in relazione alle registrazioni clandestine e non autorizzate effettuate presso il Ministero»;
le riunioni dei vertici dell'azienda, sarebbero state registrate di nascosto e il contenuto dei file consegnati al quotidiano «Il Domani»;
si legge del sospetto che a produrre quei file e consegnarli al quotidiano sia stato proprio uno degli ex commissari straordinari, su questo gli organi competenti faranno le opportune indagini –:
alla luce dei fatti esposti quali siano le reali ragioni che hanno portato alla revoca dell'incarico dei tre commissari citati in premessa.
(5-03049)
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende Poste Italiane avrebbe deciso di chiudere cinque uffici postali nella città di Torino entro la fine del 2024;
secondo il piano di riorganizzazione di Poste Italiane le zone di Torino est e nord saranno quelle più colpite con tre chiusure di uffici postali su cinque e, in generale, ricadranno in zone decentrate o cruciali della città;
gli uffici postali rappresentano da sempre un importante presidio a servizio dei cittadini, specialmente per quelli appartenenti alle fasce più deboli della popolazione e la chiusura di ogni ufficio postale è destinata a creare difficoltà soprattutto agli anziani e a chi, per svariati motivi, non ha accesso ai servizi digitali;
se per esigenze di mercato non si tiene conto delle peculiarità dei territori in cui si interviene, si rischia di creare gravi disagi alla popolazione;
sia il sindaco di Torino che la Slc Cgil hanno espresso profonda preoccupazione e ferma opposizione alla decisione di Poste Italiane;
il sindacato ha chiesto un immediato confronto con Poste Italiane, al fine di salvaguardare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e l'accessibilità dei servizi per tutti i cittadini, anche perché, in previsione, allo stesso sindacato risulta la chiusura di ulteriori tre uffici postali;
la scelta di Poste Italiane, dunque, non solo ridurrà l'accesso ai servizi postali per molti cittadini, ma aggraverà ulteriormente la già critica carenza di personale che affligge Poste Italiane;
la digitalizzazione e l'ottimizzazione delle risorse non possono tradursi in un peggioramento della qualità del servizio per i cittadini, né in una ulteriore, inaccettabile riduzione di personale;
ad avviso dell'interrogante, occorre un intervento del Governo nei confronti di Poste Italiane affinché possa rivedere la propria decisione e, in una interlocuzione con le organizzazioni sindacali e le istituzioni, possano essere individuate soluzioni condivise per fronteggiare la carenza di personale garantendo al contempo il mantenimento dei servizi postali sul territorio –:
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché Poste Italiane possa rivedere la scelta di procedere con la chiusura di cinque uffici postali nella città di Torino, promuovendo, al contempo, l'apertura di un confronto tra organizzazioni sindacali, istituzioni e Poste Italiane al fine di individuare soluzioni condivise per fronteggiare la carenza di personale e garantire il mantenimento dei servizi postali sul territorio.
(4-03702)
GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il settore metalmeccanico ferrarese sta attraversando una fase di profonda crisi e l'assenza decennale di vere politiche industriali sta determinando numerose crisi aziendali, con molte attività del settore che si trovano in forte difficoltà e decidono di cessare la produzione e conseguentemente procedere ai licenziamenti collettivi;
in altri casi alla riduzione dei livelli occupazionali si accompagna la disdetta della contrattazione di secondo livello, altra leva che le imprese utilizzano per ridurre ulteriormente il costo del lavoro, in nome della competitività;
le organizzazioni sindacali, basandosi sui dati disponibili sull'utilizzo degli ammortizzatori sociali sul territorio ferrarese, dipingono un quadro drammatico, con molte aziende che entro la fine del 2024 rischiano di cessare l'attività o dare corso a processi di riduzione del personale;
il numero di lavoratori e lavoratrici che rischiano di perdere la loro occupazione, solo nelle crisi già conclamate, superano abbondantemente le 800 unità;
l'apertura della procedura di licenziamento collettivo alla Berco ThyssenKrupp per 480 lavoratrici e lavoratori, il licenziamento di tutte e 77 le lavoratrici e lavoratori della Regal Rexnord con la cessazione dell'attività produttiva dello stabilimento, la chiusura a fine anno della Feroli di San Carlo, la situazione di VM Stellantis di Cento, la prolungata crisi della FOX Bompani di Ostellato, la discussione in atto sul petrolchimico di Ferrara sono i casi più emblematici che dimostrano come il tema delle politiche industriali ed energetiche e della transizione ecologica, siano assenti dall'agenda politica nazionale e territoriale;
a ciò si aggiunge l'atteggiamento delle multinazionali che a giudizio dell'interrogante si sentono sempre più libere da ogni vincolo sociale verso i territori su cui insistono, depauperandone risorse per poi delocalizzare quando si prefigurano le condizioni per realizzare maggiori utili altrove;
oltre alle vertenze aziendali più note esistono molte altre piccole e medie aziende dell'industria e dell'artigianato che versano in situazioni di crisi molto serie e profonde che mettono a rischio i livelli occupazionali, fino alla sopravvivenza stessa delle imprese;
ad avviso delle organizzazioni sindacali, che intendono proclamare per l'11 novembre 2024 una giornata di sciopero generale provinciale dell'intera categoria dei metalmeccanici, il territorio ferrarese si trova ormai dentro ad una vera e propria emergenza sociale che determinerà un impoverimento generale del territorio con gravi ricadute sul tessuto sociale del ferrarese e del Polesine;
una crisi sociale che si manifesta anche nelle difficoltà delle famiglie coinvolte dalle crisi aziendali a far fronte agli impegni bancari assunti a fronte di mutui e/o finanziamenti concessi dagli istituti di credito –:
quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere per affrontare lo stato di grave crisi che sta colpendo il settore metalmeccanico ferrarese, come denunciato dalle organizzazioni sindacali, a partire dalle due grandi vertenze che riguardano Regal Rexnord e Berco, mettendo in campo tutte le risorse disponibili affinché le proprietà recedano dalle loro decisioni e ritirino le procedure di licenziamento, così da poter individuare soluzioni condivise che mantengano e rilancino l'occupazione e la produzione in provincia di Ferrara, coinvolgendo contemporaneamente gli istituti bancari perché vengano applicate delle moratorie sui mutui e sui finanziamenti in corso al fine di sostenere economicamente e socialmente le famiglie coinvolte nelle crisi aziendali.
(4-03703)
PAVANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
lo stabilimento ex Unilever di Pozzilli ha cessato le proprie attività produttive tre anni fa, con notevoli ripercussioni sul tessuto occupazionale locale;
già a partire dal 2020, l'allora Ministero dello sviluppo economico ha avviato una serie di incontri per monitorare la situazione dello stabilimento e per trovare soluzioni che garantissero la salvaguardia dei posti di lavoro e il rilancio produttivo del sito, confermando il proprio impegno per la salvaguardia dei posti di lavoro e chiedendo a Unilever di elaborare un nuovo piano industriale con il coinvolgimento di una società di advisoring internazionale per definire le strategie future dello stabilimento;
nel marzo 2021, il Ministero ha annunciato l'avvio del processo di riconversione del sito di Pozzilli, con l'obiettivo di creare uno dei più avanzati impianti di riciclo di plastica in Europa, attraverso un investimento di circa 75 milioni di euro in collaborazione con Seri Plast, volto a tutelare i lavoratori e a sviluppare il settore dell'economia circolare in Molise;
nel novembre 2021 per lo stabilimento è stato quindi avviato un progetto di riconversione da parte della joint venture P2P, costituita da Unilever e Seri Industrial, coinvolgendo Invitalia;
il progetto prevedeva la transizione verso un processo produttivo legato all'economia circolare, in particolare per il riciclo di plastiche miste ed era sostenuto da un investimento produttivo di 109 milioni di euro, di cui 48 legati ai finanziamenti comunitari. Il piano per la produzione di imballaggi sostenibili prevedeva il coinvolgimento di circa 160 lavoratori e 300 dell'indotto;
nel marzo 2024 i tecnici di Invitalia hanno bocciato la parte sperimentale del progetto, ritenendola non in grado di garantire risparmi materiali e utili rilevanti;
a seguito di questa bocciatura, P2P ha riformulato il progetto, concentrandosi su un nuovo piano nell'ambito dell'economia circolare per il recupero di plastiche già utilizzate, al fine di ottenere risorse europee equivalenti e salvaguardare così il percorso di riconversione dello stabilimento;
a maggio 2024 si è aperta la possibilità di convogliare la parte sperimentale del piano nel settore dell'economia ecosostenibile, un'opportunità accolta dall'azienda, la quale attende ora il parere dell'Enea (parere che era previsto per luglio 2024), per poter avviare le attività produttive nel 2025 e assorbire tutte le maestranze coinvolte;
la società P2P attende ancora l'approvazione definitiva del progetto da parte dell'Enea;
il mancato avvio della riconversione e la protratta cassa integrazione stanno creando incertezza tra i lavoratori e rischiano di compromettere ulteriormente il tessuto industriale e occupazionale dell'area;
la regione Molise ha finora garantito la copertura della cassa integrazione in deroga, ma non ha ancora assunto una posizione definita sul progetto di riconversione dello stabilimento di Pozzilli;
al momento, 60 lavoratori dello stabilimento sono in cassa integrazione, con notevoli preoccupazioni per la loro futura stabilità occupazionale;
si ritiene indispensabile un coinvolgimento del Governo per comprendere la visione complessiva sul futuro del progetto di riconversione e trovare soluzioni concrete per la salvaguardia dei posti di lavoro –:
quali iniziative di competenza intendano porre in essere per favorire la riconversione dello stabilimento ex Unilever di Pozzilli e accelerare l'iter di valutazione da parte dell'Enea;
quali misure siano previste per garantire la tutela occupazionale dei lavoratori coinvolti, anche in vista della possibile cessazione della cassa integrazione;
se non intendano promuovere l'apertura di un tavolo di confronto con tutte le parti interessate, inclusa la società P2P, i sindacati e gli enti locali, per chiarire le prospettive future del progetto di riconversione e trovare soluzioni efficaci per il rilancio occupazionale e industriale dell'area.
(4-03704)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
il 2 ottobre 2024 si è registrata quella che il comunicato ufficiale di Trenitalia ha definito «una disconnessione degli impianti per un guasto che ha colpito la cabina elettrica che alimenta l'impianto di circolazione nel nodo di Roma»;
questo evento ha comportato oltre due ore di paralisi del nodo di Roma Termini con effetti devastanti per i servizi ai cittadini su tutto il territorio nazionale; secondo quanto dichiarato dal Ministro Salvini, la causa sarebbe da attribuire a un singolo errore umano: un dipendente avrebbe accidentalmente piantato un chiodo in una canalina di plastica dove passerebbero i cavi che portano l'elettricità agli edifici di Termini, causando la disconnessione e il conseguente blocco del sistema;
a parere degli interpellanti, quanto accaduto a Roma non può essere assolutamente considerato un semplice episodio, venendo dopo un'estate e all'inizio di un autunno, di grave difficoltà per l'intero settore del trasporto ferroviario, a causa di ritardi e cancellazioni praticamente giornalieri, nella totale assenza di misure di coordinamento, di puntuali informazioni, e di interventi efficaci per fronteggiare i disservizi;
basti pensare a quanto già accaduto il 22 luglio 2024, quando Trenitalia ha dovuto interrompere per quattro giorni i collegamenti ferroviari tra la Calabria e la Sicilia con il resto del Paese, o l'8 agosto 2024 quando un'interruzione della linea ad alta velocità Roma-Napoli ha avuto pesanti ricadute sui tempi di percorrenza dei treni, o, ancora, il 15 settembre 2024, quando sulla linea ad alta velocità Milano-Bologna-Firenze si sono registrati forti rallentamenti con un aumento dei tempi di percorrenza pari a quattro ore su alcune tratte;
si tratta di disservizi gravi e reiterati e che non possono essere ascritti a sole circostanze particolari o fortuite ma che richiedono risposte serie e complessive per fronteggiare l'emergenza ormai quotidiana che nella percezione dei cittadini comporta che ormai un singolo guasto della rete possa comportare un conseguente disastro;
è necessario intervenire complessivamente con azioni di sistema per prevenire tali conseguenze e rendere immediati i rimborsi per i viaggiatori, per evitare che, dopo aver subito gravi disservizi, non debbano anche sopportare lunghe attese per ottenere quanto spetta loro di diritto;
nella Presentazione della «Relazione Annuale al Parlamento» dell'Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART), tenuta dal Presidente Nicola Zaccheo in Senato il 15 settembre 2024, si legge tra l'altro che «La (...) attività di verifica dell'Autorità ha condotto ad un procedimento sanzionatorio nei confronti di RFI per violazione dei limiti nell'assegnazione della capacità quadro oltre la soglia dell'85 per cento della capacità commerciale totale (...). Ogni anno si contano (...) circa 10.000 interruzioni di linea, ma ciò che preoccupa è anche la loro durata: nel primo semestre 2022 erano pari a 17.913 ore; nel primo semestre 2023 sono aumentate a 19.978 ore; nel primo semestre 2024 ben 22.904 ore. Queste inefficienze di linea, tra l'altro, concorrono ad accentuare la crisi in cui attualmente versa il settore del trasporto merci (...). È necessario un significativo cambio di rotta, sia gestionale che industriale, poiché solo con l'ottimizzazione di tutte le componenti del sistema trasportistico si evita il collasso di singole modalità e si garantisce la competitività e la vivibilità del Paese»;
durante l'Audizione in IX Commissione della Camera dei deputati del 29 ottobre 2024 il Presidente di ART ha comunicato che RFI ha presentato in questi giorni una proposta di impegni volta ad adempiere alle prescrizioni dell'Autorità relativa al citato al superamento della soglia dell'85 per cento della capacità commerciale totale della rete;
la complessità della situazione è stata rilevata anche dall'AD di RFI che, durante l'audizione tenutasi in IX Commissione alla Camera dei deputati il 15 ottobre 2024 ha osservato che le condizioni della rete hanno, tra l'altro «(...) portato ad un sistema sempre più instabile (...). La concentrazione dei treni su particolari tratti di linee e stazioni determina un'amplificazione dei ritardi in caso di anomalia indipendentemente dalle cause» e, relativamente ai ritardi dei treni, ha osservato che nel 2024 «il segmento del trasporto AV ha registrato una puntualità del 74,3 per cento, il settore intercity, invece si è attestato all'82,7 per cento, mentre il servizio regionale all'89,4 per cento»;
da fonti di stampa si apprende inoltre che Celine Gauer direttrice generale della task force europea per la ripresa e resilienza abbia recentemente richiesto riforme radicali per il settore ferroviario italiano in grave ritardo per la realizzazione degli obiettivi previsti dal PNRR –:
come, a fronte delle crescenti interferenze e ritardi, stia esercitando i poteri di indirizzo e di vigilanza di sua competenza e attraverso quali nuove direttive, volte a fronteggiare l'emergenza quotidiana sopra esposta, intenda imprimere il necessario significativo cambio di rotta anche per garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR;
quali indirizzi politici stia dando, per quanto di competenza, affinché tali necessari interventi non penalizzino, ancora di più di quanto non accada oggi, il collegamento con le aree interne e il trasporto ferroviario merci;
se intenda chiarire quali siano stati i cambiamenti proposti annunciati dal Presidente di ART in audizione e se siano state quantificate le conseguenze negative dovute al fatto che gli interventi stiano avvenendo solo dopo molti mesi dopo le sanzioni irrogate;
quali iniziative stia adottando per favorire un corretto coordinamento delle informazioni indispensabili per i passeggeri e se intenda, sempre per quanto di competenza, chiarire i motivi per cui non appaiano più sulla app di Trenitalia nella prima schermata disponibile le informazioni sui ritardi e le cancellazioni, adesso accessibili solo per gli utenti che accedono alla sezione «infomobilità»;
quali iniziative intenda assumere per garantire pienamente i diritti dei passeggeri e rendere automatica l'erogazione dei rimborsi in caso di ritardi e annullamento del viaggio;
se possa illustrare effettivamente quali siano stati «(...) i provvedimenti disciplinari e gestionali nei confronti delle figure individuate come responsabili (...)», adottati dall'azienda relativamente all'incidente del 2 ottobre comunicati in audizione dall'AD di RFI senza ulteriori dettagli.
(2-00467) «Casu, Barbagallo, Ghio, Morassut, Ascani, Quartapelle Procopio, Romeo, Iacono, Evi, Merola, Madia, Tabacci, Roggiani, Di Sanzo, Andrea Rossi, Malavasi, Marino, Girelli, Bonafè, Sarracino, Guerra, Berruto, De Luca, Ferrari, Fornaro, Ubaldo Pagano, Scarpa».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CURTI e MANZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel 2022 la legge di bilancio pluriennale aveva stanziato 5 miliardi di euro per il potenziamento del tratto ferroviario adriatico, coinvolgendo i territori delle regioni Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. L'operazione avrebbe dovuto consentire alle ferrovie di velocizzare da 5 a 8 minuti il percorso sul tratto Bologna-Bari con un intervento progettuale di circa 19 chilometri;
per le Marche la somma prevista era pari a 1,8 miliardi di euro destinati al «bypass ferroviario di Pesaro e Fano». Un'opera che, una volta realizzata, avrebbe consentito di arretrare la sede ferroviaria oltre le due città fino alla località Metaurilia, realizzando un decisivo efficientamento del traffico commerciale e decongestionando l'attuale rete;
si tratta di un'opera strategica, di fondamentale importanza per l'intero territorio, che oltre a generare positive ricadute dal punto di vista logistico contribuirebbe a migliorare, in maniera decisiva, l'assetto urbanistico delle città costiere marchigiane interessate;
negli ultimi periodi sono emerse notizie circa il fatto che, nell'Allegato V alla legge di bilancio per il 2025 che fa riferimento all'articolo 120, comma 2, si evidenzia un significativo decremento delle risorse a disposizione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Quest'ultimo in particolare, si vede assegnati per il prossimo decennio soltanto 5,514 miliardi di euro da destinare alle opere sull'intero territorio nazionale;
l'esiguità della cifra, rispetto alla prospettiva degli impegni, pone pesanti pregiudiziali sull'avvio di progetti come quello del «bypass ferroviario di Pesaro e Fano» che sembrerebbe destinato ad un accantonamento. Qualora tale ipotesi fosse confermata, il danno patito dalla regione Marche sarebbe assolutamente irreparabile –:
se sia al corrente della problematica rappresentata e quali iniziative intenda attuare per garantire l'esecuzione del progetto del «bypass ferroviario di Pesaro e Fano».
(5-03044)
BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la siccità in Sicilia oltre a mettere in difficoltà città e campagne, rischia di pregiudicare la realizzazione di infrastrutture strategiche per l'isola;
per scavare le gallerie della linea ad alta velocità Palermo-Catania, finanziata dal PNRR, si stanno utilizzando «talpe», enormi macchinari le cui frese vanno raffreddate in fase di scavo con sei litri d'acqua al secondo;
all'epoca del progetto, fra il 2021 e il 2022, Siciliacque si era impegnata a fornire l'acqua necessaria ai vari cantieri ubicati nella Sicilia centrale. Ma quest'anno la società ha dovuto comunicare l'impossibilità di rispettare quegli impegni;
la «talpa» a Enna è già arrivata, la regione ha disposto che Rfi e Webuild a proprie spese sfanghino il fondale e costruiscano una condotta lunga 40 chilometri per trasportare acqua da Villarosa fino al cantiere, e ciò per il tempo necessario a scavare la galleria. Il problema, adesso, è che la burocrazia non perda tempo ad autorizzare queste opere non previste, per non provocare ritardi nel completamento della linea che, come è noto, va terminata a giugno 2026;
altro problema non previsto sulla Palermo-Catania si è verificato per la seconda «talpa» in arrivo che dovrà scavare una galleria più vicino a Fiumetorto. Qui, in base alle decisioni della task force e in accordo con il comune di Termini Imerese, la regione, Siciliacque, Genio civile e l'autorità d'ambito per l'acqua di raffreddamento si farà ricorso a quella trattata dal depuratore di Termini Imerese. Rfi e Webuild, a proprie spese, dovranno costruire un «terzo stadio» del depuratore, così come stabilisce la norma regionale, per affinare la risorsa, e una condotta per trasportare l'acqua fino al cantiere;
infine, durante l'avvio dello scavo di una galleria lungo la Catania-Messina, le analisi hanno evidenziato una maggiore presenza di arsenico nel terreno rispetto ai risultati della caratterizzazione preventiva, pare sia determinata dalla secolare attività dell'Etna. Inoltre, lo scavo è stato interrotto in quanto la cava originariamente individuata per lo smaltimento non è più idonea a contenere in maniera sicura questo materiale velenoso ora Rfi e Webuild stanno provvedendo a installare un sistema di «lavaggio» e a individuare un sito più idoneo al suo smaltimento –:
alla luce dei fatti esposti e delle numerose problematiche evidenziate, quali iniziative urgenti intendano assumere per risolvere il grave problema della siccità che affligge la regione Sicilia.
(5-03045)
BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
le piogge che si sono abbattute nel tardo pomeriggio, nella seconda metà di ottobre 2024 sulla città di Palermo e sulla provincia hanno provocato un allagamento anche all'interno dell'aeroporto Falcone-Borsellino;
nello specifico l'acqua ha invaso i locali sotterranei dove vengono stipati e smistati i bagagli. I voli in arrivo a Palermo sono stati temporaneamente dirottati in altri aeroporti, come Catania, Trapani, ma anche Lamezia Terme. I vigili del fuoco sono entrati al lavoro per cercare di rimuovere l'acqua;
è stato applicato il piano di emergenza terminal tanto che i passeggeri sono stati fatti defluire prontamente verso l'esterno della struttura e accompagnati alcuni verso altri scali;
per lo spostamento dei passeggeri è stato predisposto un servizio che è andato avanti senza difficoltà, grazie al continuo afflusso di bus;
una grande prova di resilienza da parte della struttura aeroportuale di Palermo che ha retto a un evento straordinario, imprevisto e imprevedibile, questo secondo la società che gestisce l'aeroporto;
sicuramente oggi più che mai gli eventi atmosferici sono sempre più imprevisti ma la cosa che colpisce è che sono sempre più frequenti questi disagi negli aeroporti siciliani su cui bisogna soffermarsi –:
alla luce dei fatti esposti, se non intenda fare chiarezza sui problemi che hanno portato alla chiusura dello scalo, per evitare il ripetersi di simili disagi in futuro e per garantire la piena efficienza dei servizi aeroportuali e la sicurezza dei viaggiatori.
(5-03046)
INTERNO
Interrogazione a risposta scritta:
AMORESE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
secondo le più recenti stime in tema di edifici, pubblici e privati, occupati abusivamente nel territorio nazionale si registrano ad oggi oltre 50.000 situazioni di illegittima occupazione; situazione, questa, che ha assunto i connotati patologici di un'emergenza, tanto che la Camera dei deputati ha recentemente approvato un provvedimento per inasprire la pene per la fattispecie criminosa di occupazione di immobili;
tra i numerosi immobili clandestinamente occupati si registra la presenza dell'associazione Casa Rossa Occupata all'interno dell'ex casa cantoniera di proprietà di Anas in via Castagneta n. 1, Montignoso (Massa Carrara);
la struttura, ormai abbandonata da oltre 12 anni all'utilizzo illegittimo e non autorizzato ad opera della suindicata associazione, viene utilizzata come teatro di spettacoli, eventi enogastronomici e assemblee pubbliche di natura politica;
la situazione di illegalità permane da tempo, nonostante i numerosi esposti, e non risulta che il comune competente abbia intrapreso alcuna iniziativa concreta per ripristinare lo stato di legalità nell'ex casa cantoniera, se non presenziare addirittura ad alcuni eventi ivi organizzati, circostanza che all'interrogante appare estremamente grave considerando anche che vi è una massiccia presenza sui canali social dell'associazione Casa Rossa Occupata (https://www.facebook.com/CasaRossa Occupata) che promuove eventi all'interno dell'area della casa cantoniera;
attività che hanno evidentemente necessità di utilizzo di forniture gas, energetiche e di acqua per esser organizzate, e che se non saldate dagli occupanti possono creare un danno per le società di gestione o, in denegata ipotesi, cagionare un danno erariale se corrisposte da ente pubblico –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali azioni intendano intraprendere affinché cessi l'attività di occupazione abusiva della «Casa Rossa Occupata», di proprietà di Anas;
se siano a conoscenza dell'ammontare e dell'intestazione delle utenze non pagate dagli occupanti e, di conseguenza, quale ente o società in questi dodici anni si sia fatto carico di tutte le spese;
se risulti per quanto di competenza, se sia stato corrisposto o meno il contributo alla Siae per gli eventi musicali;
se, per quanto di competenza, risulti siano state acquisite o meno le autorizzazioni sanitarie per la somministrazione di cibi e bevande nelle sagre, fiere ed eventi vari ospitati, e se siano mai stati effettuati, controlli da parte delle autorità competenti.
(4-03705)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
CARMINA e MORFINO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
la Sicilia sconta le conseguenze del cambiamento climatico con ingenti danni alle persone, alle imprese ed alle cose, con la siccità intervallata da alluvioni;
la provincia di Agrigento ha subito conseguenze gravissime, in particolare la città di Licata, che sconta già una condizione socio economica di grande difficoltà, dopo mesi di rovinosa siccità, nelle giornate del 19 e 20 ottobre 2024 è stata messa in ginocchio da piogge torrenziali che hanno provocato l'esondazione del fiume Salso con allagamento del centro città e dei campi coltivati, della «Piana di Licata» con ingentissimi danni, specie nel settore agricolo, che ha visto la distruzione di intere produzioni e la rovina di numerose aziende. Non solo, ma oltre all'azienda alcuni imprenditori hanno perso contemporaneamente la casa di abitazione ed i terreni saranno inutilizzabili per parecchi mesi. Di fatto ci sono persone che hanno perso tutto e non hanno i mezzi con cui sostentarsi;
altresì gravi danni sono stati prodotti alle infrastrutture stradali, divenute pericolose, se non impraticabili;
risulta quindi improcrastinabile l'adozione di efficaci misure di prevenzione e la messa in sicurezza delle persone e di un territorio fortemente esposto ad eventi climatici estremi di segno opposto, che si ripetono con sempre maggior frequenza;
oltre a ciò occorre disporre immediati ed urgenti sostegni economici per le persone e per le imprese che hanno subito ingenti perdite dalle intemperie nonché provvedere al subitaneo ripristino delle infrastrutture stradali danneggiate;
va considerata la gravità di quanto accaduto ed occorre supportare la città di Licata, già in condizioni di difficoltà economica, e le persone e le imprese che hanno perso tutto –:
quali iniziative competenza, anche di carattere normativo, intendano adottare al fine di garantire senza ulteriori ritardi e con la massima urgenza la prevenzione e mitigazione dei rischi, la messa in sicurezza dei luoghi, il ripristino delle infrastrutture compromesse, adeguati ristori dei danni patiti specie dal comparto agricolo e dalle imprese danneggiate, dalla siccità prima e dall'alluvione poi;
se i Ministri interrogati intendano convocare, con la massima sollecitudine, il sindaco della città di Licata per la valutazione dei danni di cui in premessa.
(4-03701)
Cambio di presentatore di interrogazione a risposta immediata in Commissione.
Interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-03032, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 ottobre 2024, è da intendersi presentata dall'On. Fabrizio Rossi, già cofirmatario della stessa.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Ferrari n. 5-02748 del 10 settembre 2024;
interrogazione a risposta in Commissione Lovecchio n. 5-02948 del 10 ottobre 2024.