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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 4 novembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'ultimo rapporto dell'Unep (Un Environment Programme) «Emissione gap report 2024» lancia l'ennesimo allarme:

     a) è ancora tecnicamente possibile raggiungere l'obiettivo di rimanere al di sotto della soglia critica di aumento delle temperature medie globali di 1,5 °C entro la fine del secolo, ma solo a fronte di una massiccia mobilitazione globale guidata dai Paesi del G20 per ridurre tutte le emissioni di gas serra, a partire da oggi;

     b) continuare con le attuali politiche porterà ad un aumento catastrofico della temperatura fino a 3,1 °C;

     c) gli attuali impegni per il 2030 non sono rispettati e, anche se lo fossero, sono insufficienti e l'aumento della temperatura sarebbe limitato solo a 2,6-2,8 °C;

    bisogna quindi agire e, soprattutto, agire in fretta. Il cambiamento climatico è una minaccia per l'umanità, gli ecosistemi e la biodiversità, così pure per la pace, la sicurezza e le economie. Ne sono testimonianza l'incremento esponenziale in intensità e frequenza di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, come le ondate di calore, gli incendi, la siccità e le alluvioni;

    è quindi molto importante il risultato raggiunto dall'Europa con l'approvazione della legge sul ripristino della natura che punta a ripristinare almeno il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell'Unione europea entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050;

    ogni anno la conferenza delle parti (Cop) della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United nations framework convention on climate change) si riunisce per determinare ambizioni e responsabilità in materia di clima, nonché per individuare e valutare le misure in materia di clima;

    nella precedente COP28 tenutasi a Dubai nel 2023 è stato raggiunto lo storico accordo del transitioning away – o uscita progressiva – dalle fonti fossili già a partire da questo decennio;

    si è di fronte quindi ad un periodo storico cruciale per affrontare con determinazione la transizione verde dell'economia globale, che dovrà essere in linea con gli obiettivi dell'1,5 °C e, contestualmente, giusta e inclusiva. Non agire significherebbe avere dei costi di gran lunga superiori rispetto ad una transizione giusta e ordinata;

    l'attuale situazione internazionale, con la presenza di conflitti armati in molte parti del mondo, oltre a causare immensa sofferenza, mina la fiducia reciproca tra le nazioni e ostacola anche la cooperazione globale necessaria per affrontare efficacemente la crisi climatica, rischiando di compromettere la possibilità di raggiungere accordi significativi e di attuare soluzioni condivise concrete al problema;

    la prossima Cop29 di Baku (Azerbaijan) avrà come obiettivo principale di finanza per il clima quello di negoziare un nuovo obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) dopo il 2025 e rafforzare l'ambizione, facendo in modo che tutte le parti si impegnino a favore di piani nazionali ambiziosi e della trasparenza, anche attraverso la finalizzazione del primo quadro di riferimento rafforzato per la trasparenza;

    in sintesi, Cop29 si propone di essere un punto di svolta nelle politiche climatiche globali, con l'obiettivo di accelerare l'azione climatica attraverso ambiziosi piani nazionali, l'eliminazione del carbone, la promozione delle energie rinnovabili e il rafforzamento delle strategie di adattamento;

    un ruolo importante sull'agenda climatica della Cop29, come sempre, lo avrà l'Unione europea, il cui approccio è caratterizzato da un impegno per un'ambiziosa azione per il clima, solidarietà finanziaria e solida cooperazione internazionale;

    per tale motivo va sostenuto e rafforzato il Green deal che rappresenta una sfida dell'oggi che guarda al futuro, senza lasciare indietro nessuno;

    in vista della preparazione della Cop29 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale dell'Unione europea, in cui si evidenziano le opportunità che un'azione ambiziosa per il clima offre per il pianeta, l'economia globale e le persone e l'importanza di garantire una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno, verso economie e società sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici e climaticamente neutre;

    in particolare, il Consiglio chiede di conseguire un risultato ambizioso ed equilibrato alla Cop29 in modo da: mantenere raggiungibile l'obiettivo relativo alla temperatura di 1,5 °C, alla luce delle migliori conoscenze scientifiche disponibili; progredire tutti verso una resilienza a lungo termine; concordare un nuovo obiettivo collettivo quantificato che sia efficace, realizzabile e ambizioso;

    in particolare, il Consiglio: a) sottolinea l'importanza di concordare un nuovo obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) in materia di finanziamenti per il clima che sia realizzabile e adatto allo scopo, sottolineando che i finanziamenti pubblici non possono garantire da soli i livelli di finanziamento necessari per conseguire un'economia globale climaticamente neutra e resiliente e che gli investimenti privati dovranno fornire la maggior parte dei necessari investimenti nella transizione verde; b) sottolinea che il prossimo ciclo di contributi determinati a livello nazionale da presentare nel 2025 deve riflettere la progressione e il massimo livello di ambizione possibile, in linea con gli esiti del bilancio globale della Cop del 2023 e che tali contributi dovrebbero includere obiettivi di riduzione assoluti in tutti i settori dell'economia per tutte le emissioni di gas a effetto serra. c) sottolinea l'importanza di aumentare con urgenza l'ambizione e l'attuazione in materia di mitigazione in questo decennio critico. Invita inoltre tutte le parti a compiere maggiori sforzi per integrare e includere l'adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza agli stessi nelle politiche pertinenti esistenti. Ribadisce l'invito ad abbandonare gradualmente i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l'azione in questo decennio critico, così da conseguire l'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050, d'accordo con i dati scientifici;

    il 21 ottobre 2024, la Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi) del Parlamento europeo, ha approvato una risoluzione con gli impegni richiesti in vista della Cop29;

    nel testo si chiede che i Paesi coinvolti lavorino in particolare su due punti: un nuovo obiettivo collettivo sui finanziamenti climatici post-2025, che sia equo, basato sul principio «chi inquina paga» e finanziato attraverso risorse pubbliche, private e innovative; l'eliminazione graduale dei combustibili fossili e dei relativi sussidi, con la redistribuzione delle risorse verso azioni per il clima, in linea con gli impegni presi alla Cop28, sottolineando come l'eliminazione graduale dei combustibili fossili non sia solo necessaria, ma anche tecnologicamente fattibile. Un altro obiettivo chiave della risoluzione riguarda l'adozione di meccanismi di tariffazione del carbonio a livello globale. A tal proposito la risoluzione sottolinea che la copertura attuale, pari solo al 24 per cento delle emissioni globali, è insufficiente per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e, per questo motivo, il Parlamento esorta la Commissione europea a promuovere l'adozione o il miglioramento di tali meccanismi in altri Paesi, ispirandosi a iniziative europee come il sistema di scambio di quote di emissioni e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere;

    la risoluzione sarà sottoposta al voto della plenaria del Parlamento europeo durante la sessione del 13-14 novembre 2024;

    gli impatti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici sulla salute umana sono sempre più evidenti. In tale contesto, le aree urbane sono particolarmente a rischio, a causa della densità di popolazione e della loro specificità in termini di infrastrutture, attività e distribuzione geografica. Se si considera che più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e si stima che questa percentuale aumenterà fino a oltre il 60 per cento entro il 2050, è evidente che le città rappresentano i luoghi simbolo delle sfide di mitigazione, adattamento e protezione delle fragilità. Occorrono quindi strategie di adattamento al fine di anticipare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e prevenire o ridurre al minimo i danni;

    la transizione energetica è indispensabile per permettere all'Italia di rispettare gli impegni europei ed internazionali in materia di riduzione delle emissioni di gas climalteranti e dipende essenzialmente dalla nostra capacità di decarbonizzare e di ridurre i nostri consumi energetici. La decarbonizzazione della nostra economia, a sua volta, passa necessariamente attraverso lo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili che, assieme all'efficienza energetica, sono uno dei pilastri su cui si basa la strategia europea 2050;

    le tecnologie per le fonti rinnovabili attualmente dipendono in larga parte dall'utilizzo di materie prime che l'Unione europea classifica come critiche, ovvero dall'elevata importanza economica e la cui produzione è concentrata in un numero limitato di Paesi, da cui essenzialmente dipende il commercio mondiale di questi elementi;

    l'Unione europea dipende quasi esclusivamente dalle importazioni e risulta, quindi, esposta ad elevati rischi della catena di approvvigionamento connesso alle materie prime critiche;

    la Cina è di gran lunga il principale produttore al mondo di terre rare, con il 60 per cento del totale, seguita dagli Stati Uniti, che hanno circa il 12 per cento, ma ciò di cui bisogna tenere conto quando si parla di geografia delle materie prime non è soltanto la localizzazione dei giacimenti e delle miniere, ma anche la proprietà di queste miniere o comunque i diritti di sfruttamento, nonché ovviamente il luogo in cui questo materiale viene poi trasformato per essere utilizzato dall'industria;

    occorrerebbe che le relazioni fra i Paesi produttori e i Paesi di estrazione di questi minerali rientrassero in un modello di cooperazione equa, attenta al rispetto delle norme ambientali e del diritto del lavoro;

    l'Italia e l'Europa dovrebbero farsi promotrici di una politica di investimenti esteri in estrazione e raffinazione, capace di distaccarsi dai modelli predatori che hanno tradizionalmente caratterizzato le relazioni tra Nord e Sud globali facendosi portatori attivi dei propri valori fondanti e rifiutando il paradigma estrattivista tipico dei secoli scorsi;

    nel 2023 è diventato obbligatorio per i delegati accreditati alla Cop28 dichiarare chi rappresentano. Questo dato, ottenuto grazie alle pressioni della società civile e in particolare alla campagna «Kick big polluters out», ha rivelato la presenza di molti lobbisti dei combustibili fossili «in incognito». Prima di questo obbligo si stimava la presenza di 503 lobbisti (alla Cop26) e di 636 (alla Cop27). Alla Cop28 a Dubai i lobbisti dei combustibili fossili registrati sono stati 2.456, superando in numero quasi tutte le singole delegazioni nazionali;

    al fine di garantire che l'esito della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Baku (Cop29) faccia avanzare in modo sostanziale l'agenda in termini di attenuazione, adattamento, finanziamento, perdite e danni,

impegna il Governo:

1) a sostenere la definizione di un nuovo ambizioso obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) sui finanziamenti per il clima, allineato all'obiettivo dell'1,5 °C, con la finalità di mobilitare risorse sostanziali per sostenere i Paesi in via di sviluppo (Pvs), ipotizzando lo stanziamento fino a mille miliardi di dollari statunitensi all'anno, e che preveda una parte significativa di sovvenzioni e finanziamenti agevolati per la mitigazione, l'adattamento e le perdite e i danni.

2) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire l'operatività dell'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, riguardante i mercati internazionali del carbonio, al fine di creare meccanismi efficaci di scambio del carbonio e mobilitare maggiori investimenti per la mitigazione del clima;

3) in linea con i risultati del Global Stocktake condotto alla Cop28 di Dubai, a svolgere una valutazione critica dei progressi fatti e quelli ancora da fare, stabilendo nuovi percorsi per incrementare i contributi determinati a livello nazionale (nationally determined contributions, Ndc) al fine di allinearli all'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 °C;

4) ad adottare iniziative di competenza volte a confermare l'impegno a contribuire al secondo periodo di rifinanziamento del Fondo verde per il clima (Green Climate Fund) raddoppiando il precedente contributo pari a 600 milioni di euro;

5) a promuovere iniziative per rendere operativo il fondo di perdite e danni, istituito durante la Cop27, garantendo la trasparenza e il coinvolgimento delle varie parti, e per stabilire altresì meccanismi atti ad assicurare il reperimento di risorse per l'alimentazione del fondo che siano nuove e aggiuntive rispetto ai finanziamenti per il clima e lo sviluppo già esistenti;

6) a sostenere l'obiettivo di triplicare a livello globale la capacità di energia rinnovabile installata e raddoppiare il taglio dei consumi attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica;

7) ad adottare iniziative di competenza volte a fornire un chiaro mandato alle società partecipate controllate dallo Stato ad allineare i propri piani di sviluppo all'obiettivo dell'1,5 °C in linea con le raccomandazioni sviluppate dal Gruppo di esperti di alto livello nel rapporto «Integrity Matters: Net Zero commitments by Businesses, Financial Institutions, Cities and Regions» su mandato del Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, presentate alla Cop27 di Sharm-el Sheikh, in Egitto;

8) ad adottare iniziative volte a costruire una chiara strategia, coerente con gli accordi sottoscritti con la Cop28 di Dubai, per porre fine ai sussidi e ai finanziamenti per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione e per i lavoratori e le comunità colpite. Promuovere tale percorso anche a livello internazionale attraverso l'implementazione dell'obiettivo dell'articolo 2.1, lettera c) dell'Accordo di Parigi;

9) a promuovere un approccio inclusivo verso la neutralità climatica, garantendo il coinvolgimento della società civile e la trasparenza nelle politiche ambientali, poiché è necessario un impegno condiviso per la riduzione delle emissioni e per l'adozione di pratiche sostenibili;

10) a sostenere iniziative finalizzate a garantire che i finanziamenti per l'adattamento ai cambiamenti climatici siano equamente distribuiti, con particolare riguardo verso i Paesi in via di sviluppo e a garantire, inoltre, che i negoziati internazionali si traducano in impegni finanziari solidi e in iniziative concrete per sostenere l'adattamento globale;

11) ad adottare ogni iniziativa utile affinché gli impegni siano tradotti in azioni e politiche concrete per proseguire nell'attuazione del transitioning away dai combustibili fossili, garantendo che la loro eliminazione graduale sia effettuata attraverso transizioni giuste incentrate sulle persone. In tal senso si ritiene importante promuovere lo sviluppo di un approccio sistemico ai piani di transizione, che integri i piani pubblici nazionali con quelli dei settori privati (inclusi il settore finanziario e le imprese) e delle istituzioni pubbliche come le banche centrali, in piena applicazione dell'obiettivo 17 degli SDG's dell'Agenda2030.

12) a promuovere l'adozione di un approccio trasversale in relazione alla trattazione dei vari temi specifici che affronti non solo le questioni ambientali, ma anche quelle sociali ed economiche al fine di promuovere una giusta transizione (just transition), volta a garantire che la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio sia equa, inclusiva e sostenibile per tutti i segmenti della società al fine di aumentare l'accettabilità delle politiche climatiche, facilitando l'adozione di misure più ambiziose per la mitigazione e l'adattamento, e promuovere la coesione sociale, riducendo il rischio di conflitti e resistenze che potrebbero ostacolare gli sforzi climatici;

13) ad adottare iniziative volte a sostenere l'adozione di un modello multilaterale di governance del settore minerario che, in un'ottica di equità, garantisca la sicurezza degli approvvigionamenti di materiali critici mediante la sostenibilità non solo economica, ma anche ambientale e sociale delle regioni di estrazione e di lavorazione dei minerali;

14) a invitare l'Unfccc (United nations framework convention on climate change) e le autorità della Repubblica dell'Azerbaigian a garantire la piena e libera partecipazione alla Cop29 dei cittadini e delle organizzazioni della società civile e ad assicurare che il processo decisionale sia protetto dall'ingerenza di interessi contrari e opposti agli obiettivi dell'Accordo di Parigi;

15) a promuovere l'adozione di politiche concrete per affrontare la crisi del debito e favorire la sostenibilità debitoria nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, sostenendo, tra le altre, iniziative per l'introduzione di sospensioni temporanee dei pagamenti del servizio del debito per i Paesi in via di sviluppo che ne fanno richiesta, di procedure più trasparenti, rapide e prevedibili e di criteri di eleggibilità per il credito più flessibili;

16) ad adottare iniziative volte ad accelerare l'operatività del Fondo italiano per il clima incrementandone le risorse e stabilendo altresì criteri trasparenti e verificabili per l'assegnazione dei relativi finanziamenti, al fine di garantire l'efficacia nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi e una ripartizione equilibrata dei finanziamenti del Fondo tra le attività di mitigazione e adattamento. Si ritiene importante, inoltre, aumentare la quota di sovvenzioni nell'ambito del Fondo italiano per il clima, finalizzate a facilitare gli interventi in contesti fragili o in conflitto che sono particolarmente vulnerabili agli shock e agli impatti climatici;

17) ad adottare iniziative volte ad aumentare la quota di Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) dallo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2022 allo 0,5 per cento nel 2025, per arrivare all'obiettivo dello 0,7 per cento entro il 2030, allineando le azioni della cooperazione allo sviluppo;

18) a sostenere iniziative finalizzate a garantire una risposta concreta alle sfide interconnesse del degrado e consumo del suolo, dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, attraverso il protagonismo attivo delle imprese agricole di qualità e multifunzionali, decisive per garantire un presidio del territorio soprattutto nelle aree interne e marginali;

19) a promuovere politiche di contrasto alla desertificazione, e alla siccità, attraverso interventi proattivi di rinaturazione, di promozione della biodiversità e della resilienza degli ecosistemi, nonché attraverso il potenziamento e la nuova realizzazione di sistemi per la raccolta e la distribuzione dell'acqua nelle aree agricole mediante piccoli e medi invasi, privilegiando le «nature based solutions», potenziando gli investimenti sui sistemi di risparmio irriguo e sulla ricerca di colture meno idroesigenti e resilienti;

20) ad adottare iniziative di competenza volte a dare piena attuazione alla legge sul ripristino della natura (regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul ripristino della natura e che modifica il regolamento (UE) 2022/869), individuando nel dettaglio strumenti adeguati, inclusi quelli finanziari, per raggiungere gli obiettivi;

21) a sostenere la ricerca e l'innovazione per ridurre l'impatto ambientale delle aziende zootecniche garantendone la sostenibilità economica e sociale, valorizzando lo sviluppo degli allevamenti bradi e semibradi, salvaguardando le produzioni e la sicurezza alimentare dei cittadini;

22) a promuovere iniziative di competenza che prevedano politiche di conservazione e la creazione di aree protette, il ripristino degli ecosistemi e la loro protezione sia a livello nazionale, sia internazionale; agli obiettivi climatici;

23) ad adottare iniziative volte ad allineare il Piano nazionale energia e clima (Pniec) con i risultati del Global Stocktake e al rinnovato contributo nazionale determinato (Ndc) dell'Unione europea in corso di elaborazione affinché entrambi consentano all'Italia e all'Unione europea di conseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90 per cento al 2040 rispetto al 1990 come da comunicazione della Commissione Europea del febbraio 2024;

24) a rafforzare la cooperazione regionale nel Mediterraneo e promuovere accordi che siano in grado di ridisegnare gli equilibri reciproci e le interdipendenze tra i relativi Paesi nell'ottica della transizione;

25) ad adottare iniziative normative volte a prevedere la riduzione, in tempi rapidi e certi, fino alla progressiva eliminazione, dei sussidi per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione per i lavoratori e le comunità colpite;

26) ad adottare iniziative volte a perseguire l'obiettivo di una riduzione del 75 per cento delle emissioni globali di metano da combustibili fossili come da impegno G7, in primis, riducendo l'intensità delle emissioni di metano delle operazioni petrolifere e del gas entro il 2030, attraverso lo sviluppo di una metodologia solida e l'uso di dati di misura, e la collaborazione con i Paesi produttori di petrolio e gas;

27) ad adottare iniziative volte a integrare la dimensione del clima nella strategia per la promozione di pace, sicurezza e stabilità nella regione del Mediterraneo;

28) ad adottare iniziative, nell'ambito del Piano Mattei, volte a garantire valutazioni indipendenti sull'impatto climatico dei progetti, anche attraverso l'elaborazione di criteri di valutazione comparativi per investimenti in progetti alternativi, a sostenere iniziative e investimenti nello sviluppo di fonti energetiche rinnovabili nei Paesi africani e nell'elettrificazione dei consumi energetici come base per uno sviluppo locale sostenibile e di lungo periodo e a prevedere per ogni progetto una valutazione di impatto ex ante ed ex post, nonché una chiara richiesta di impegno per le imprese italiane che parteciperanno al rigoroso rispetto della direttiva dell'Unione europea sulla due diligence (Csddd) in riferimento all'impatto sociale e ambientale delle iniziative da esse poste in essere. Si ritiene fondamentale, in tal senso, assicurare che le garanzie pubbliche agli investimenti privati all'estero siano allineate all'obiettivo dell'1,5 °C, esprimendo un chiaro mandato a Sace, Cdp e Invitalia affinché allineino le proprie politiche di esclusione all'impegno di Glasgow firmato dal Governo italiano nel 2021;

29) a sostenere iniziative concrete di adattamento ai cambiamenti climatici nelle città, che rendano le relative infrastrutture più resilienti, che intervengano per promuovere la mobilità sostenibile e che investano nelle aree verdi, utili non soltanto a gestire le inondazioni, ma anche per ridurre l'effetto delle cosiddette isole di calore urbane;

30) a promuovere percorsi di formazione delle nuove generazioni in grado di costruire consapevolezza sulla complessità dei cambiamenti climatici, sull'interpretazione dei dati e sulla necessità di costruire e realizzare possibili scenari risolutivi;

31) ad adottare iniziative di competenza volte a monitorare e riferire regolarmente sulle iniziative intraprese e i progressi compiuti in relazione agli impegni assunti in vista della Cop29 e a garantire che i futuri aggiornamenti normativi siano in linea con gli impegni e le strategie delineate, assicurando la coerenza delle azioni climatiche a livello nazionale e internazionale;

32) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a coinvolgere attivamente il Parlamento, le autorità locali, le parti sociali, il settore privato e la società civile nel processo decisionale e nella realizzazione degli impegni assunti.
(1-00352) «Braga, Simiani, Vaccari, Curti, Evi, Ferrari, Morassut, Forattini».


   La Camera,

   premesso che:

    nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 28 giugno 2024 è stata pubblicata la legge 26 giugno 2024, n. 86, recante «Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione», approvata dopo un acceso iter parlamentare caratterizzato da un acceso dibattito;

    la legge citata si propone di favorire l'attuazione della cosiddetta «autonomia differenziata», prevista all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, nonostante il dettato costituzionale, sul punto e alla luce di una lettura sistematica della Carta, appaia del tutto lineare circa le modalità, i presupposti e il procedimento da seguire per darvi attuazione;

    in questa prospettiva la suddetta legge appare preordinata unicamente a «decostituzionalizzare» il regionalismo differenziato utilizzando il pretesto della creazione di un contesto normativo primario di riferimento al fine di cristallizzare una interpretazione del tutto incoerente con l'impianto costituzionale, nel tentativo di uniformare il Paese a un regionalismo competitivo, del tutto antitetico e incoerente col modello solidaristico fatto proprio dalla Costituzione;

    una delle criticità più evidenti della nuova e recente disciplina sull'autonomia differenziata – chiaramente desumibile dal testo – concerne le procedure e motivazioni che possono giustificare le regioni a richiedere, e potenzialmente ad acquisire, ulteriori materie sulle quali esercitare il potere legislativo e amministrativo;

    l'articolo 2 della legge n. 86 del 2024 adotta un approccio asettico ed enumerativo che tace totalmente rispetto a criteri qualitativi atti a verificare che il trasferimento di competenze alle regioni risponda non solo al principio di sussidiarietà ma che effettivamente il principio di prossimità nell'esercizio di funzioni metta gli enti regionali nelle condizioni di esercitare in modo migliore i servizi rispetto all'ente statale;

    inoltre, l'articolo 2, relativo al procedimento di approvazione delle intese fra Stato e regione, prevedendo che lo schema di intesa preliminare – dopo l'espressione del parere della conferenza unificata – sia trasmesso alle Camere per l'esame da parte dei competenti organi parlamentari, che si esprimono con atti di indirizzo, relega il Parlamento a mero controllore di un iter che di fatto lo spoglia delle proprie competenze e lo mortifica nelle sue prerogative;

    la poca incisività degli strumenti di indirizzo non lascia alcun tipo di rassicurazione sulla possibilità da parte delle Camere di poter incidere sull'approvazione dell'intesa;

    in ogni caso non è chiaro perché le Camere vengano chiamate a esprimersi sull'accordo preliminare anziché sull'intesa vera e propria (o, meglio ancora, su entrambi), posto che tale accordo preliminare rappresenta un testo in via di definizione e ancora oggetto di negoziazione e che, in ogni caso, il vaglio su di esso avverrà senza contezza circa le procedure di quantificazione, le modalità e tempi di trasferimento delle risorse umane strumentali e finanziarie;

    l'incisività del Parlamento sui contenuti dell'intesa appare tanto più fondamentale laddove essa prevede le modalità, procedure e tempi per il trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie, nonché le modalità di finanziamento delle funzioni attribuite attraverso compartecipazioni al gettito;

    l'articolo 1 della legge n. 86 del 2024 tra le finalità delle disposizioni prevede che il nuovo corpo normativo sia volto a definire i principi generali per l'attribuzione alle regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sulle materie a legislazione concorrente e sulle materie a legislazione esclusiva relative alla giustizia (limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace), all'istruzione e alla tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali;

    da un punto di vista prettamente costituzionale, il processo di assegnazione delle materie – pur se garantito da maggioranze rafforzate – nella sua piena attuazione svuoterebbe di ogni portata ordinamentale il comma 3 dell'articolo 117 della Costituzione, realizzando, di fatto, una anomala forma di abrogazione tacita di un comma della Costituzione senza che sia rispettato il procedimento di revisione costituzionale previsto dall'articolo 138;

    a fortiori, il nostro ordinamento relativamente alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano, e dunque relativamente all'attribuzione alle medesime dell'autonomia ben nota, attribuisce agli statuti valore di legge costituzionale e, conseguenzialmente, la loro modificabilità è soggetta a quanto disciplinato dall'articolo 138 della Costituzione con alcune peculiarità introdotte dalla legge Costituzionale n. 2 del 2001, volte a garantire la partecipazione degli organi della regione nell'iter legislativo;

    la disciplina contenuta nella legge 26 giugno 2024, n. 86, si pone in contrasto con i principi di capacità fiscale, perequazione e coesione di cui all'articolo 119 della Costituzione, realizzando una palese lesione del principio di eguaglianza, in senso formale e sostanziale, sancito all'articolo 3 della Costituzione;

    affidare alla sola negoziazione Stato-regione la definizione del quantum di risorse da trasferire, posto che le stesse impattano sulla finanza pubblica in generale e che principio cardine del parlamentarismo è il controllo e l'indirizzo nell'allocazione delle risorse finanziarie pubbliche, risulta una forzatura ordinamentale rispetto alla quale il Parlamento non risulta avere alcun margine di intervento;

    individuare quali modalità di finanziamento delle nuove funzioni le aliquote o compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel corrispondente territorio regionale, pone problemi sia sul piano dell'armonizzazione del sistema fiscale e tributario, sia sul piano perequativo rispetto alle regioni a minore capacità contributiva, incidendo sui principi fondamentali di cui all'articolo 5 («La Repubblica è una e indivisibile»), all'articolo 2 (in relazione ai doveri di solidarietà politica, economica e sociale) e all'articolo 119 (promozione dello sviluppo economico, coesione e solidarietà sociale) della Costituzione;

    nel testo della legge la mancanza di una definizione e quantificazione degli oneri differenziali, nonché di una valutazione approfondita delle relative implicazioni sul bilancio pubblico, rappresenti una forte lacuna legislativa a cui occorre porre rimedio;

    l'attuazione dell'autonomia differenziata per mezzo di tale legge pregiudica anche le prospettive di coesione sociale e territoriale del Paese, introducendo elementi fortemente disgregativi anche sul piano dell'unità giuridica e amministrativa della Repubblica, con un chiaro impatto anche sul piano economico, dell'attrattività per gli investimenti e della crescita, anche solo in riferimento alle politiche infrastrutturali ed energetiche;

    il processo di attuazione dell'autonomia differenziata, così come delineato, rischia dunque di accentuare le disuguaglianze esistenti tra le regioni, compromettere il principio di uguaglianza sostanziale e generare ulteriori tensioni sociali;

    in tale prospettiva, l'idea di «rinviare» l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e la definizione delle risorse necessarie alla differenziazione a un momento successivo rispetto alla sua realizzazione rischia di calare la sperequazione territoriale anche sul piano dei servizi di assistenza e sulle prestazioni sociali, le quali, invece, rappresentano il fondamento del patto sociale in una prospettiva solidaristica;

    nello stesso documento conclusivo del Comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Clep) si evidenzia come le forme di finanziamento dei Lep, in questo contesto, verrebbero determinate sulla base di fabbisogni standard calibrati sul costo della vita e sulle caratteristiche dei diversi territori, di fatto sclerotizzando le disuguaglianze presenti all'interno della Repubblica;

    è da scongiurare in ogni modo che si possa procedere all'attuazione della autonomia differenziata senza la prioritaria definizione dei Lep, così come è indispensabile prevedere, sin da subito, meccanismi di perequazione che possano compensare la minore capacità fiscale di alcuni territori. La misurazione accurata di questi elementi è imprescindibile per: (i) valutare l'impatto finanziario della differenziazione sul bilancio regionale, delle altre regioni e dello Stato; (ii) verificare l'adeguatezza delle risorse disponibili e i costi della differenziazione; (iii) definire eventuali interventi di integrazione tramite il fondo perequativo; (iv) ampliare l'elenco delle prestazioni da includere nei Lep;

    la stessa previsione, contenuta all'articolo 5 della suddetta legge, di quote di compartecipazione al gettito di tributi erariali viene rimessa alle singole intese tra Stato e regione, in palese contrasto del carattere esclusivo della competenza statale in materia di sistema tributario e contabile, di armonizzazione dei bilanci pubblici e di perequazione;

    la predetta disposizione, inoltre, è del tutto incoerente con il principio di equilibrio di bilancio e con il principio di sostenibilità del debito pubblico sancito agli articoli 81, 97 e 119 della Costituzione, così come il principio di tutela dell'equilibrio finanziario tra le regioni, sancito dall'articolo 119;

    la compressione del ruolo del Parlamento risulta ancora più evidente con riguardo alla cessazione dell'efficacia delle intese stipulate tra Stato e regioni;

    l'articolo 7, comma 1, della legge n. 86 del 2024 dispone che siano le intese – si ricorda non direttamente modificabili dal Parlamento – a prevedere i casi, i tempi e le modalità con cui lo Stato o la regione possano chiedere la cessazione delle stesse prevedendo, altresì, una «clausola di salvaguardia» parlamentare mediante la quale le Camere, a maggioranza assoluta, possano disporre la cessazione integrale o parziale dell'intesa solo relativamente a motivate ragioni a tutela della coesione e della solidarietà sociale, conseguenti alla mancata osservanza, direttamente imputabile alla regione dell'obbligo di garantire i Lep;

    lasciar definire all'intesa i casi di cessazione dell'efficacia della differenziazione non risolve i dubbi in tema di revocabilità della stessa. Infatti, nel dettato dell'articolo 7 non è definito come potranno o dovranno risolversi eventuali distorsioni o criticità dovute alla differenziazione qualora queste non siano né codificate nell'intesa e né riconducibili alle motivate ragioni a tutela della coesione e della solidarietà sociale, conseguenti alla mancata osservanza, direttamente imputabile alla regione, dell'obbligo di garantire i Lep, il cui rilievo appare tutt'altro che di semplice comprovazione;

    tale lacuna rischia di aprire a un vero e proprio contenzioso dinanzi alla Corte costituzionale, portando a uno scontro interistituzionale che rischia di sclerotizzare l'indubbia portata disgregativa della differenziazione;

    inoltre, permangono dubbi circa la modalità di attivazione del procedimento di modifica dell'intesa che può essere, secondo la lettera della norma, attivata dallo Stato (e quindi si presume anche da ogni singolo parlamentare) ma, essendo obbligatorio il procedimento di cui all'articolo 2, la decisione sulla modifica sarà rimessa esclusivamente al Governo. In ogni caso, laddove fosse quest'ultimo a voler dare corso a modifiche, sarà sempre necessario addivenire a un'intesa con la regione interessata, il ché pone problemi laddove la modifica sia voluta dal Governo per criticità che egli rileva ma che la regione rivendica;

    in virtù di tali ultime argomentazioni permangono dubbi circa il rinnovo automatico dell'intesa. Fermo restante la possibilità dello Stato (e quindi si presume anche da ogni singolo parlamentare) di manifestare almeno dodici mesi prima della scadenza la volontà di non rinnovare l'intesa, non si comprende quale sia il ruolo del Parlamento nel procedimento;

    il tenore della norma (articolo 7) e la lettura sistematica dell'articolato fa presumere che al Parlamento non sia riservato alcun ruolo e che l'intesa sia rinnovata automaticamente senza che le Camere possano esprimersi neanche – come accade nel caso dei negoziati sull'intesa – con il poco incisivo strumento dei pareri;

    la tutela dei diritti civili e sociali, come sanciti dalla nostra Costituzione, richiede un'azione coordinata e unitaria a livello nazionale, che non può essere compromessa da eccessive differenziazioni regionali;

    è fondamentale garantire che l'autonomia differenziata non si traduca in un aumento delle disuguaglianze tra le diverse aree del Paese, ma contribuisca piuttosto a ridurre il divario esistente e a promuovere lo sviluppo equilibrato di tutte le regioni,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative volte a rivedere integralmente la legge sull'autonomia differenziata, al fine di garantire la piena compatibilità con i principi fondamentali della Costituzione italiana e con i diritti dei cittadini;

2) ad astenersi dall'avviare o proseguire i negoziati relativamente alle materie non coperte dai Lep prima di aver determinato i livelli essenziali delle prestazioni e la loro copertura perequativa;

3) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte a individuare i criteri qualitativi che le regioni devono rispettare per il trasferimento di competenze;

4) a definire con chiarezza e precisione i Lep, assicurando che siano garantiti su tutto il territorio nazionale e che non siano oggetto di riduzioni rispetto agli standard attuali nonché a non subordinare la definizione a criteri (come quelli previsti nel documento della Clep) che comprometterebbero la compartecipazione unitaria delle regioni alla crescita del Paese e rischierebbero di accentuare ulteriormente le differenze già esistenti;

5) ad adottare iniziative di carattere normativo volte a individuare, nel prossimo provvedimento utile, le risorse necessarie per garantire l'attuazione dei Lep nelle materie devolvibili alle regioni ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, nonché per quelle già di competenza delle regioni e dei comuni ai sensi della legge n. 142 del 2009 e, in assenza degli stanziamenti appena citati, ad astenersi dall'avviare o proseguire con le regioni i negoziati per l'assegnazione di ulteriori materie sulle quali esercitare il potere legislativo e amministrativo;

6) al fine di recuperare la centralità del Parlamento, ad adottare, per quanto di competenza e di carattere normativo, volte a introdurre un meccanismo di valutazione di impatto preventivo per ogni richiesta di trasferimento di funzioni, riguardante materie o ambiti di materie, anche non riconducibili ai livelli essenziali delle prestazioni, verso altre regioni o a livello nazionale;

7) a garantire la piena partecipazione di tutte le parti sociali, delle regioni e degli enti locali al processo decisionale, al fine di costruire un consenso ampio e condiviso sulle scelte da adottare;

8) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte a prevedere adeguati meccanismi di controllo e di valutazione dell'attuazione dell'autonomia differenziata, al fine di correggere eventuali disfunzioni e garantire che gli obiettivi prefissati vengano raggiunti.
(1-00353) «Boschi, Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2014, al fine di contrastare il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, creare nuove possibilità di reddito e assicurare accessibilità ai servizi essenziali, con riferimento prioritariamente ai servizi di cura, presa in carico della domanda di salute, di istruzione e mobilità, il Programma Nazionale di Riforma (Pnr) ha previsto una specifica politica place-based: la Strategia nazionale aree interne (Snai);

    dopo anni di assenza dal dibattito pubblico e dalle agende politiche, la (Snai) collocava al centro di una politica pubblica gli enti locali caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi di cittadinanza, penalizzati dalla tendenza alla concentrazione della parte più rilevante degli investimenti pubblici e privati in porzioni di territorio sempre più piccole;

    l'incapacità di prefigurare percorsi di sviluppo per territori in cui vivono 13,5 milioni di abitanti (oltre il 20 per cento della popolazione) e che rappresentano, complessivamente, il 53 per cento dei comuni italiani, ha innescato processi di «svuotamento» di questi luoghi in termini di persone, servizi e attività produttive;

    per capire la portata del fenomeno basti pensare che, negli ultimi 10 anni:

     a) nel settore dell'istruzione sono state chiuse circa 1.200 sedi scolastiche (428 negli ultimi cinque anni), passando in termini assoluti da 41.483 a 40.321 e in base agli attuali criteri di «dimensionamento» altre 1.200 scuole cesseranno di esistere entro il prossimo quinquennio;

     b) dal punto di vista dell'offerta culturale, nelle aree interne si trova meno del 20 per cento delle biblioteche esistenti, spesso con poche postazioni e con orari limitati a causa dei costi e della carenza di personale. Poche sono anche le sale cinema e con cartellonistica attiva nel corso dell'anno;

     c) sulle attività commerciali, recentissimi studi condotti da Confesercenti e Confcommercio hanno rilevato una contrazione del numero di esercizi pari al 10 per cento nei comuni sotto i 15.000 abitanti e del 14 per cento nei piccoli borghi. Hanno inoltre chiuso circa 23.000 unità di attività di vicinato nelle aree interne come minimarket, edicole, macellerie, ferramenta, distributori di carburante e bar;

     d) per quanto concerne i servizi gli sportelli bancari sono diminuiti del 20,7 per cento (-5.248);

     e) il 49,6 per cento delle aree esposte al rischio sismico è collocata in un'area interna, i comuni periferici e ultraperiferici sono quelli maggiormente interessati da fenomeni franosi;

    la Strategia nazionale per le aree interne ha indicato la direzione del rilancio: un modello di sviluppo diverso, inclusivo e sostenibile, basato sulla «cura» dei luoghi. Nel primo ciclo di programmazione 2014-2020, sono stati finanziati 1788 progetti che hanno interessato 1.077 comuni ricompresi in 72 aree distinte in base alla lontananza dai servizi essenziali in intermedie, periferiche e ultraperiferiche;

    circa 390 milioni di euro dei 591 stanziati a valere sulle risorse del fondo per l'attuazione delle politiche comunitarie, sono stati destinati ad interventi in diversi settori di sviluppo locale (agricoltura, turismo, efficienza della pubblica amministrazione, gestione e riciclo dei rifiuti, energia e manutenzione). Nel settore della cura e dell'assistenza alla persona sono state introdotte figure professionali innovative, come gli infermieri di famiglia e le ostetriche di comunità e aperte strutture sanitarie per anziani e malati che necessitano di assistenza a lungo termine. Nel settore dell'istruzione sono stati ammodernati e riqualificati vecchi edifici, create nuove strutture scolastiche con tecnologie digitali avanzate e attivati programmi di apprendimento e offerte formative innovative. Nel settore dei trasporti sono stati avviati e sperimentati importanti progetti nello spirito di una mobilità sostenibile. Una quota specifica di risorse, assegnate e non utilizzate, pari a 20 milioni di euro per l'anno 2021, e di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023 è stata infine destinata alla prevenzione degli incendi boschivi;

    entro il 2027 la Strategia nazionale per le aree interne, di cui è iniziato il secondo ciclo di programmazione, interesserà 124 aree di progetto, 1.904 comuni (di cui 35 nelle isole minori) con 4.570.731 abitanti;

    a sostegno delle aree interne ulteriori finanziamenti erano stati previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato il 13 luglio 2021, finanziato in ragione dell'alto livello dei divari territoriali presenti non solo nel Mezzogiorno ma in tutto il territorio nazionale, in particolare per il potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità (725 milioni di euro) e per i servizi sanitari di prossimità territoriale (100 milioni di euro); dal Piano nazionale complementare (300 milioni di euro) per il miglioramento dell'accessibilità e della sicurezza delle strade e dal Fondo di sostegno ai comuni marginali (646 milioni di euro dal 2020 al 2026);

    con decreto ministeriale 12 ottobre 2021 sono stati assegnati i 300 milioni di euro previsti dal Piano nazionale per gli investimenti complementari che la legge di bilancio per il 2022 ha incrementato di 20 milioni per l'anno 2023 e 30 milioni per l'anno 2024. Con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 24 settembre 2020, 30 settembre 2021 e 30 novembre 2021 sono stati ripartiti 526 milioni del fondo di sostegno;

    con l'insediamento dell'attuale Governo, il sub-investimento relativo al potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità è stato espunto dal Pnrr l'8 dicembre 2023 e rifinanziato per 500 milioni di euro dal decreto-legge n. 19 del 2024 fino al 2029 mentre sul sub-investimento per i servizi sanitari di prossimità territoriale risulterebbero essere stati spesi poco meno del 20 per cento delle risorse;

    secondo l'Ufficio valutazione di impatto del Senato della Repubblica, nel suo primo ciclo, la Snai si è dimostrata una strategia promettente nel favorire l'insediamento di nuove attività o la continuità di impianti che avrebbero chiuso senza gli interventi e i progetti finanziati, ma non significativa nella capacità di influenzare la struttura della popolazione;

    dalle considerazioni dell'Ufficio valutazione di impatto si evince, al fine di contrastare lo spopolamento delle aree interne, la necessità di rafforzare politiche centrali che accompagnino in maniera complementare la Snai in settori strategici come l'istruzione, la sanità, le reti infrastrutturali con la finalità di garantire gli stessi diritti e le medesime prestazioni ai cittadini su tutto il territorio nazionale. Una filosofia ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo esattamente opposta a quella delineata dalla legge n. 86 del 2024 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata;

    uno dei principali problemi del Paese è l'emigrazione di migliaia di giovani che ogni anno sono costretti ad abbandonare i luoghi in cui nascono, alla ricerca di lavoro e opportunità altrove. Fermare questo fenomeno deve rappresentare la principale priorità delle istituzioni del nostro Paese. Al tempo stesso è necessario prefigurare e rifinanziare strumenti per incentivarne il «rientro». Il «diritto a restare» non può essere messo in discussione così come va sostenuto il diritto a rientrare,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a favorire la crescita economica delle aree interne attraverso la creazione di misure di fiscalità di vantaggio;

2) ad adottare iniziative volte ad estendere, con adeguate risorse aggiuntive, ai nuovi investimenti effettuati nelle aree interne le agevolazioni previste a legislazione vigente per quelli realizzati nel Mezzogiorno;

3) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere incentivi economici e di carriera, nonché soluzioni abitative sia per il personale sanitario dei presidi periferici che per i medici di famiglia che coprono gli ambulatori anche per il servizio di guardia medica delle zone scoperte;

4) ad adottare iniziative normative volte a modificare le disposizioni relative a ruoli e funzioni degli ospedali di area disagiata, con particolare attenzione alle urgenze e alle aree di elisoccorso;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire un adeguato sostegno alla non autosufficienza con rafforzamento dei servizi integrati socio sanitari puntando sulla domiciliarità;

6) ad adottare iniziative normative volte a cambiare le disposizioni vigenti in materia di dimensionamento scolastico per evitare la chiusura delle scuole e garantire il diritto all'istruzione nelle aree interne così come i servizi anche di trasporto, per gli alunni e studenti diversamente abili;

7) a prevedere un piano di investimento pluriennale a sostegno delle biblioteche pubbliche e delle strutture che promuovono cultura;

8) ad adottare iniziative di competenza volte ad incrementare il finanziamento del fondo di sostegno ai comuni marginali per sostenere le attività artigianali e commerciali di prossimità nei comuni delle aree interne e stanziare risorse anche oltre il 2026;

9) a scongiurare, per quanto di competenza, il rischio che la privatizzazione di Poste Italiane limiti la diffusione degli sportelli postali su tutto il territorio, ad attivare una interlocuzione con ABI per fermare la desertificazione degli sportelli bancari e garantire la presenza di punti ATM e a garantire, per quanto di competenza, la presenza sul territorio con punti di prossimità comprensoriali di enti pubblici come INPS, Inail e Agenzie delle entrate;

10) ad impedire il paradosso di avere zone coperte dalla fibra grazie ai fondi del PNRR, ma irraggiungibili dal segnale di telefonia mobile, perché considerate non economicamente vantaggiose dai gestori;

11) a prevedere adeguate risorse per il finanziamento di un nuovo piano di sostegno alle province ed ai comuni per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità, in particolare per quella rurale;

12) a prevedere un piano straordinario di riuso e rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico privato;

13) ad aumentare le risorse destinate al trasporto pubblico locale e incentivare nuove modalità più flessibili ed efficaci, come il cosiddetto trasporto a chiamata, già utilizzato in varie aree periferiche e montane nonché a garantire collegamenti con aeroporti e alta velocità;

14) ad adottare iniziative di competenza per finanziare un piano straordinario di rafforzamento degli organici degli enti locali situati nelle aree interne e periferiche per consentire la migliore erogazione di servizi e intercettare efficacemente risorse e finanziamenti;

15) ad adottare iniziative volte ad incentivare, anche a livello europeo attraverso agevolazioni fiscali, le aziende che favoriscono il lavoro agile nelle aree interne e a sostenere la realizzazione di postazioni di coworking;

16) a prevedere misure specifiche per incentivare la costituzione di comunità energetiche nelle aree interne;

17) ad adottare iniziative volte a riconoscere indennità compensative a favore dei comuni nel cui territorio vi sono servizi ecosistemici e ambientali di cui all'articolo 70 della legge 28 dicembre 2015, n. 221 che permettono il mantenimento della qualità della vita in altri territori;

18) a promuovere investimenti coordinati per il contrasto al dissesto idrogeologico, per la manutenzione idraulico forestale, per la pulizia di alvei e canali, per la piantumazione di alberi e la lotta agli incendi nelle aree interne;

19) prevedere un piano straordinario per la forestazione e la manutenzione idraulico forestale delle aree interne anche ricorrendo all'aumento delle giornate lavorative dei lavoratori impiegati a livello regionale;

20) a prevedere misure mirate di sostegno e di investimento che permettano ai territori sede di stazioni sciistiche di reinventarsi in nuove forme di accoglienza turistica e ricettività che non si sostituiscano ma si affianchino al turismo legato agli sport invernali.
(1-00354) «Sarracino, Braga, Bonafè, Cuperlo, Fornaro, Mauri, Toni Ricciardi, De Maria».


   La Camera,

   premesso che:

    dal 1999 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito, il 25 novembre di ogni anno, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, al fine di invitare i Governi, le organizzazioni internazionali e le Ong a organizzare, in quel giorno, attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul grave fenomeno della violenza contro le donne, da allora divenuta tristemente sempre più dilagante;

    è fondamentale, specie nella giornata a ciò dedicata, dare seguito a tutti i livelli, all'opera di sensibilizzazione di tutti i cittadini e le cittadine, poiché una più capillare diffusione della conoscenza costituisce l'arma in più per ridurre le differenze ed è al contempo un valido strumento di educazione ai diritti civili;

    la violenza contro le donne è una violenza di genere, definita in tal modo per sottolinearne la natura strutturale, in quanto riflesso e conseguenza di quella asimmetria di status che contraddistingue, quando patologico, il rapporto tra uomini e donne. Questa comprende tutti gli atti di violenza che provocano o potrebbero provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche o economiche, compresa la semplice minaccia di metterli in pratica. Rientrano in tale nozione la violenza sessuale, le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati, aborti o sterilizzazione forzati, tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale, stalking, molestie sessuali, l'istigazione all'odio, arrivando a sfociare in episodi di femminicidio;

    tuttavia, la violenza di genere, viene perpetrata anche senza atti criminali aventi rilevanza penale o nella forma più sfuggente della sopraffazione psicologica, limitando la capacità delle donne di godere appieno dei propri diritti e impedendo la piena realizzazione del cosiddetto empowerment femminile, che si basa sul riconoscimento della loro individualità e indipendenza economica e sociale. Inoltre, non possono non includersi anche le molteplici forme di violenza via internet, tra cui la condivisione o la manipolazione non consensuale di materiale intimo, lo stalking online e le molestie online;

    nel corso di 25 anni tanto è stato sicuramente fatto, specie in termini di implementazione del quadro normativo di contrasto, ma ancora tanto si deve fare: ciò è dimostrato dai fatti pressoché quotidiani di cronaca che dimostrano, nonostante i più recenti interventi normativi in materia, l'esigenza di una sempre maggiore tutela dei diritti e dei bisogni dei minori e delle donne vittime di violenza;

    uno dei primi passi fondamentali nella lotta contro la violenza di genere è rappresentato dalla Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, adottata dall'Assemblea Generale dell'Onu con la Risoluzione 2263 (XXII) del 7 novembre 1967 che elenca i diritti che devono essere garantiti alle donne e le misure che gli Stati devono mettere in atto per eliminare ogni forma di discriminazione nei loro confronti;

    con la legge 27 giugno 2013, n. 77, l'Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che ha creato un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza;

    la Convenzione precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica sia nella sfera privata; la Convenzione interviene, inoltre, nell'ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini/e e anziani/e, ai quali si applicano le medesime norme di tutela;

    nel nostro ordinamento, uno dei più recenti significativi interventi legislativi in materia è rappresentato dalla legge n. 69 del 2019, (cosiddetto «Codice rosso» – adottato nel corso del Governo Conte I – allo scopo di porre un'efficace e immediato argine della violenza contro le donne, predisponendo strumenti per consentire allo Stato di intervenire con tempestività al fine di stroncare sul nascere l'azione criminosa, così da evitare che la stessa produca epiloghi nefasti;

    il Codice rosso, infatti, è intervenuto sul codice penale, sul codice di procedura, sul cosiddetto codice antimafia e sull'ordinamento penitenziario, al fine di inasprire la repressione penale della violenza domestica e di genere, mirando ad introdurre ulteriori disposizioni di tutela delle vittime;

    segnatamente, la legge ha previsto anzitutto una corsia preferenziale riservata alle denunce per violenza di genere per assicurare priorità nella trattazione di questi casi, di guisa che, entro tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, il pubblico ministero deve sentire la persona offesa che ha presentato denuncia, in modo da garantire un intervento immediato a tutela delle vittime. Il giudice penale ha poi l'obbligo – se sono in corso procedimenti civili di separazione dei coniugi o cause relative all'affidamento di minori o relative alla responsabilità genitoriale – di trasmettere senza ritardo al giudice civile i provvedimenti adottati nei confronti di una delle parti, relativi ai delitti di violenza domestica o di genere;

    la legge ha anche introdotto nel codice penale quattro nuovi delitti: il delitto di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (nuovo articolo 583-quinquies codice penale), punito con la reclusione da 8 a 14 anni; il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, cosiddetto revenge porn, inserito all'articolo 612-ter codice penale, dopo il delitto di stalking, punito con la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro; il delitto di costrizione o induzione al matrimonio (articolo 558-bis codice penale), punito con la reclusione da 1 a 5 anni e il delitto di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (articolo 387-bis), punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni;

    il Codice rosso ha altresì previsto modifiche al delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi (articolo 572 codice penale) volte a inasprire la pena, introdurre una fattispecie aggravata speciale (pena aumentata fino alla metà) quando il delitto è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità, e a considerare sempre il minore che assiste ai maltrattamenti come persona offesa dal reato;

    il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi è stato inserito nell'elenco dei delitti che consentono nei confronti degli indiziati l'applicazione di misure di prevenzione, tra cui la misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona da proteggere;

    con questa legge sono stati modificati anche il delitto di atti persecutori (articolo 612-bis codice penale) e i delitti di violenza sessuale (articoli 609-bis e successivi del codice penale) con un inasprimento delle pene e l'ampliamento del termine concesso alla persona offesa per sporgere querela (da 6 mesi a 12 mesi). Il provvedimento, inoltre, ha rimodulato e inasprito le aggravanti quando la violenza sessuale è commessa in danno di minore;

    infine, con una modifica all'articolo 165 del codice penale, il Codice rosso ha subordinato la concessione della sospensione condizionale della pena per i delitti di violenza domestica e di genere alla partecipazione a specifici percorsi di recupero ed ha previsto l'attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria;

    con ulteriori interventi sul codice di procedura penale la legge, tra l'altro, ha modificato la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, per consentire al giudice di garantire il rispetto della misura coercitiva attraverso procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici come il braccialetto elettronico;

    il Codice rosso ha avuto altresì un significativo impatto sull'organizzazione degli uffici giudiziari del Paese. Secondo il Grevio – organismo indipendente del Consiglio d'Europa che monitora l'applicazione della Convenzione di Istanbul in tutti i Paesi che l'hanno ratificata – nel suo Rapporto pubblicato nel gennaio 2020 la riforma italiana ha «contribuito allo sviluppo di un quadro legislativo solido e in linea con i requisiti della convenzione in termini di rimedi di diritto civile e penale a disposizione delle vittime di violenza»;

    una estensione delle tutele per le vittime di violenza domestica e di genere è stata poi prevista anche dalla legge n. 134 del 2021, di riforma del processo penale, mentre la legge n. 53 del 2022 ha potenziato la raccolta di dati statistici sulla violenza di genere;

    più di recente, ulteriori modifiche alla disciplina sono state apportate dal cosiddetto disegno di legge Roccella, che tre le tante, ha disposto la subordinazione della sospensione condizionale della pena alla partecipazione dell'autore del reato a programmi di prevenzione della violenza, nonché, l'arresto in flagranza differita per reati emersi attraverso strumenti elettronici, recependo un principio proposto già da tempo dal gruppo MoVimento 5 Stelle (nel progetto di legge a firma Ascari), che intende offrire strumenti più flessibili e tempestivi nella lotta alla violenza di genere;

    dal punto di vista finanziario, un fondamentale passo è certamente rappresentato dal Piano d'azione straordinario contro la violenza di genere, ai sensi del decreto-legge n. 93 del 2013, con ingenti stanziamenti a tal fine;

    dopo l'emanazione nel 2015 del primo Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere e del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020, è stato recentemente adottato il terzo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne per il biennio 2021-2023. Il Piano si articola in 4 assi tematici (prevenzione, protezione e sostegno, perseguire e punire, assistenza e promozione) secondo le linee indicate dalla Convenzione di Istanbul, a ciascuna delle quali si ricollegano specifiche priorità;

    la disciplina del Piano è stata in parte recentemente modificata dall'articolo 1, comma 149, della legge di bilancio 2022 (legge n. 234 del 2021), che ha trasformato lo stesso da strumento «straordinario» a strumento «strategico» nel contrasto alla violenza sulle donne, affidando la relativa elaborazione al Presidente del Consiglio dei ministri o dell'autorità politica delegata per le pari opportunità con cadenza almeno triennale (non più biennale) e previo parere in sede di Conferenza unificata. È stata altresì istituita una cabina di regia interistituzionale e un Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri;

    nonostante i risultati conseguiti a più livelli, i dati Istat raccolti di recente, fotografano ancora una situazione allarmante: nel mondo, la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3. Nello specifico, in Italia, il 31,5 per cento delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7 per cento dei casi da partner;

    l'ultima nota Istat sulle vittime di omicidio evidenzia che: nei casi in cui si è scoperto l'autore, il 92,7 per cento delle donne è stata vittima di un uomo, la maggior parte uccise da un partner o ex partner, tutti di sesso maschile;

    i dati del report «Omicidi volontari» del Servizio analisi criminale della Direzione centrale polizia criminale aggiornato al 7 aprile 2024 evidenziano che: nonostante il trend in diminuzione rispetto all'anno precedente, nel periodo 1° gennaio-7 aprile 2024, sono stati registrati 78 omicidi, con 28 vittime donne, di cui 26 uccise in ambito familiare/affettivo. Il report «Violenza sulle donne» del Servizio analisi criminale della Direzione centrale polizia criminale, aggiornato all'8 marzo 2024, evidenzia che nel 2023 le vittime di violenza sessuale sono state 6.062, di cui il 91 per cento donne;

    dati preoccupanti, che – ad avviso dei firmatari e delle firmatarie del presente atto di indirizzo – impongono di adoperarsi a tutti i livelli per rendere più efficiente e funzionale il contrasto della violenza di genere, in quanto i più recenti casi di cronaca ci restituiscono una realtà sempre più allarmante, che impone un'attenzione sempre maggiore da parte di questo Governo e di tutte le istituzioni, in termini di prevenzione e deterrenza, per impedire che si verifichino nuovamente simili episodi a danno delle donne;

    occorre garantire una protezione costante, effettiva ed efficace alle donne nei confronti di chi le maltratta, offende, sevizia e violenta, soprattutto nella fase successiva alla denuncia;

    per evitare epiloghi drammatici è necessario prevedere misure cautelative efficaci che, alle prime avvisaglie e segnalazioni di violenza, proteggano concretamente la donna e il suo nucleo familiare;

    al riguardo, si ribadisce l'importanza della formazione obbligatoria per abbattere stereotipi e pregiudizi e favorire un cambiamento culturale anche di polizia e carabinieri, magistrati/e, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario, psicologi e psicologhe periti e tutti coloro che vengono a contatto con la violenza sulle donne. Quando le donne trovano la forza di denunciare devono trovare dall'altra parte persone che credono a ciò che dicono e che conoscono il ciclo della violenza. Perché la violenza va letta correttamente e in tempo utile;

    le forze di polizia nella fase della denuncia devono, dunque, essere messe in condizione di riconoscere quali sono i momenti critici in cui si deve proteggere la donna, quando il rischio è troppo alto e deve scattare l'allarme perché le capacità di valutazione del rischio sono cruciali e su queste va posta assolutamente l'attenzione, perché chi accoglie la donna molestata che vuole denunciare deve essere adeguatamente preparato a riconoscere quei campanelli d'allarme, ormai codificati in veri e propri protocolli, che sono l'anticamera dell'escalation irrimediabile ai danni della donna e dei suoi figli;

    in un'ottica di prevenzione, non si può trascurare, inoltre, l'importanza che rivestono i braccialetti elettronici: a tal riguardo, gli scriventi segnalano, ancora una volta, la necessità di risolvere la problematica connessa al corretto funzionamento dei suddetti dispositivi: recenti organi di stampa hanno tristemente raccontato di tre donne uccise in meno di un mese, a Torino, San Severo (Foggia), e l'ultima a Civitavecchia, nonostante gli uomini che le perseguitavano e le minacciavano di morte avessero il braccialetto elettronico alla caviglia;

    già il 26 settembre 2024, in sede di risposta ad un'interrogazione parlamentare, il Governo riconosceva «criticità riconducibili a connessione di rete», come «ai tempi di attivazione», e parlava di «soluzioni tecniche» che sarebbero state «richieste al fornitore»;

    tali soluzioni appaiono sempre più necessarie, anche alla luce del fatto che il numero di apparecchi in circolazione è aumentato con l'entrata in vigore del disegno di legge Roccella: da novembre 2023 infatti, la misura viene applicata automaticamente nei casi dei cosiddetti «reati spia» (stalking e maltrattamenti);

    il Ministro dell'interno ha già riferito circa l'attivazione, presso il Viminale, di un gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche del Ministero della giustizia, che avrebbe individuato possibili soluzioni tecniche migliorative dei dispositivi, che sarebbero già state comunicate al fornitore, tra cui la predisposizione di linee guida per gli operatori delle Forze di polizia preposto al sistema di monitoraggio delle segnalazioni;

    tuttavia, appare evidente come i richiamati dispositivi utilizzati per monitorare soggetti pericolosi o sottoposti a misure restrittive, presentino ancora numerosi malfunzionamenti, compromettendo la loro efficacia nel proteggere le vittime di violenza;

    si consideri, altresì, che il sovraccarico di lavoro per le forze dell'ordine dovuto a falsi allarmi potrebbe distogliere dalla gestione di situazioni di reale emergenza;

    non sembra che siano state adottate soluzioni efficaci, né dal Ministero competente, né dal soggetto fornitore, al fine di assicurare il corretto funzionamento dei braccialetti elettronici, dispositivi fondamentali per garantire un monitoraggio efficace degli aggressori e scongiurare il consumarsi di epiloghi infausti per le donne denuncianti;

    sotto altro profilo, è necessario creare una rete integrata tra diversi soggetti che operano nel settore del contrasto alla violenza di genere. In particolare è fondamentale promuovere dei protocolli tra le diverse istituzioni (Asl, Ordine degli psicologi, avvocati/e e procure) per proteggere le vittime del reato in condizioni di particolare vulnerabilità. In esecuzione di tali protocolli è importante l'istituzione di tavoli interistituzionali che si riuniscano periodicamente per affrontare le problematiche inerenti le persone vittime delle violenze. Inoltre è necessario promuovere la costituzione presso le procure di sportelli di ascolto delle vittime che può essere gestito dall'ordine degli psicologi;

    tuttavia, la chiave di volta della lotta alla violenza sulle donne non può che essere il sistema educativo di oggi che deve formare uomini e donne di domani, con la cultura del rispetto di genere. La scuola è un osservatorio privilegiato sulla vita dei nostri giovani, e insieme alla famiglia, è chiamata a far riflettere gli studenti e le studentesse sulla qualità dei rapporti tra uomo e donna, deve impegnarsi nel realizzare una reale inclusione delle singole individualità e diversità. In tale contesto la figura dello/a psicologo/a scolastico/a deve essere visto come una figura di collegamento tra tutti i soggetti in campo, scuola, famiglia, servizi sociosanitari, docenti e alunni/e, per poter riconoscere e supportare un disagio o potenziali patologie;

    nella medesima direzione, non si può più prescindere dall'introduzione strutturale dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari, considerando che – come dimostrato – la violenza sulle donne è innanzitutto un fenomeno strutturale e culturale e, pertanto, come tale va affrontato;

    l'Italia è ormai uno degli ultimi Stati membri dell'Unione europea in cui l'educazione sessuale non è obbligatoria nelle scuole. In alcuni Paesi, come in Svezia (dal 1955), Germania (dal 1968) e Francia (dal 2001), i programmi di educazione affettiva e sessuale sono da decenni integrati nei piani di studi;

    la scuola deve essere il luogo dove iniziare, attraverso l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale, a porre le basi per arginare questo fenomeno criminale e responsabilizzare il singolo individuo affinché sia in grado di instaurare relazioni paritarie in cui vi siano comprensione reciproca e rispetto per i bisogni e i confini altrui;

    la nostra società ha ancora una struttura fortemente patriarcale e la violenza di genere è alimentata da stereotipi e pregiudizi che pongono la donna in una posizione di subordinazione rispetto all'uomo. Tali stereotipi condizionano pensieri e vite sin dall'infanzia, essendo presenti in fiabe, libri scolastici, sistemi educativi e nel linguaggio usato dai mass media. La decostruzione del sessismo non può dunque prescindere da una rivoluzione del linguaggio, perché la lingua non solo definisce, ma determina e con essa rappresentiamo la realtà: diffondiamo e assorbiamo la cultura. L'educazione affettiva e sessuale è uno degli strumenti più efficaci che abbiamo per promuovere una maggiore uguaglianza tra i generi in ogni settore della società e, di conseguenza, per prevenire la violenza di genere;

    è ben noto, inoltre, che la violenza si manifesta anche online, e le ricerche evidenziano come l'odio in rete colpisca in modo particolare donne e ragazze. Perciò, la violenza digitale va considerata una forma di violenza di genere;

    la violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne, isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli e figlie. I bambini e le bambine che assistono alla violenza all'interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell'intera comunità;

    secondo il rapporto dell'Oms «Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne: diffusione e conseguenze sulla salute degli abusi sessuali da parte di un partner intimo o da sconosciuti (in lingua inglese)», la violenza contro le donne rappresenta «un problema di salute di proporzioni globali enormi»;

    a livello internazionale, il tema della parità di genere rientra anche tra gli obiettivi previsti dal programma d'azione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – Sustainable development goals, (Sdg) – della durata di 15 anni (dal 2016 al 2030). Non si tratta, quindi, solo di tutelare un diritto umano fondamentale, ma è divenuta condizione necessaria per un mondo sostenibile;

    garantire alle donne e alle ragazze parità di accesso all'istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e l'umanità intera;

    la risoluzione del Parlamento europeo del 28 novembre 2019 sull'adesione dell'Unione europea alla convenzione di Istanbul e altre misure per combattere la violenza di genere ha evidenziato il permanere di alcune criticità in relazione al fenomeno. Nel documento è stato evidenziato, tra l'altro, che secondo l'indice sull'uguaglianza di genere a cura dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (Eige), nessun Paese dell'Unione europea ha ancora conseguito la piena parità fra donne e uomini e, dato ancora più allarmante, quasi 10 anni dopo la sua approvazione, la Convenzione di Istanbul non è ancora stata ratificata da tutti gli Stati membri e dall'Unione europea;

    non può non segnalarsi in questa sede, inoltre, come attualmente nel mondo si contino 56 conflitti armati tra Stati. In ciascuno di essi, le donne, le bambine e i bambini sono le vittime più silenziose, mentre i loro corpi diventano veri e propri campi di battaglia, terreno di conquista, su cui sfogare la violenza della guerra. Lo stupro è utilizzato come arma di guerra da secoli, ma resta uno dei crimini meno riconosciuti;

    l'Italia e l'Unione europea devono porre in essere iniziative per prevenire la violenza sessuale legata ai conflitti e riconoscere a chi la subisce e ai bambini e alle bambine nati dagli stupri lo status di vittime civili della guerra;

    l'attenzione delle istituzioni al tema della violenza di genere e verso i minori, un buon impianto normativo e le tutele legali già esistono, ma mancano le tutele operative, concrete e sostanziali, che siano adottate sistematicamente e a più livelli, partendo dal territorio;

    al riguardo, si segnala che il Gruppo MoVimento 5 Stelle ha proposto un intervento normativo (Atto Camera n. 603 Ascari) che introducendo, all'articolo 384 il comma 1-bis contempla un nuovo strumento a disposizione del pubblico ministero: il fermo di indiziato per maltrattamenti contro familiari e conviventi e per atti persecutori, disposto anche al di fuori dei casi di flagranza, con decreto motivato, quando vi sia il concreto rischio di reiterazione delle violenze, ponendo in grave pericolo la vita o l'integrità fisica o psichica della persona offesa, quando non è possibile attendere il provvedimento del giudice;

    la gravità di cui sono espressione le condotte di violenza consumate all'interno dell'ambiente familiare nonché il pericolo di reiterazione giustificano l'eccezionalità di un tale strumento, necessario per arginare un comportamento dal rilevante disvalore sociale;

    ad ottobre 2023 ha avuto inizio nella XI Commissione (Lavoro) della Camera dei deputati l'esame della proposta di legge sempre avanzata dal gruppo MoVimento 5 Stelle (Ascari) per l'inserimento delle donne vittime di violenza nelle categorie protette ai fini del collocamento obbligatorio al lavoro;

    il suddetto atto si colloca tra gli interventi specifici per agevolare l'inserimento nel mondo del lavoro delle donne maltrattate e, in particolare, mira a modificare l'articolo 18 della legge n. 68 del 1999, al fine di inserire anche le vittime di violenza di genere tra le categorie speciali a cui le aziende con più di 50 dipendenti devono riservare posti di lavoro;

    la violenza economica è uno degli aspetti più subdoli della violenza di genere che annulla la libertà di azione delle donne. In molti casi le vittime di violenza non denunciano perché non hanno un reddito e dipendono dall'uomo violento. Questa situazione di fragilità economica le pone in uno stato di dipendenza relazionale che alimenta l'idea di non potercela fare da sole;

    lo Stato deve offrire alle vittime di violenza di genere una strada per la libertà e questa passa dall'autosufficienza, dal lavoro e da un welfare funzionante,

impegna il Governo:

1) a non abbassare la guardia nel contrasto alla violenza di genere, monitorando gli effetti applicativi e l'efficacia delle misure introdotte con la legge n. 168 del 2023, prevedendo altresì, per quanto di competenza, un monitoraggio periodico della corretta concreta applicazione del cosiddetto Codice rosso e della Riforma Cartabia rendendone pienamente edotta anche la Commissione parlamentare di inchiesta contro i femminicidi;

2) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte ad estendere la formazione obbligatoria per i magistrati e le magistrate inquirenti e giudicanti, nonché per gli avvocati e le avvocate, anche alla materia della violenza di genere, prevedendola allo stesso modo anche per gli assistenti sociali, consulenti tecnici d'ufficio (CTU) e tutti gli operatori e le operatrici chiamati ad operare attorno al fenomeno criminale strutturato della violenza di genere, inclusi polizia e carabinieri, polizia municipale e personale sanitario, stanziando all'uopo ulteriori risorse;

3) ad adottare iniziative volte ad incrementare, con il primo provvedimento utile, il sostegno ai centri antiviolenza e case rifugio, con destinazione immediata delle risorse allocate, per il supporto concreto e tempestivo delle vittime di violenza, nonché a incrementare tutti i finanziamenti per sostenere le misure volte al contrasto alla violenza contro le donne;

4) ad adoperarsi a tutti i livelli, anche normativo, per introdurre percorsi in modo sistemico e continuativo di istruzione primaria e secondaria, di educazione affettiva e sessuale, fornendo ai giovani gli strumenti necessari per disporre di un alfabeto gentile delle emozioni, affinché siano in grado di riconoscere e contenere queste ultime, nonché a valutare l'inserimento all'interno delle scuole primarie e secondarie di percorsi di autodifesa personale;

5) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a introdurre in modo strutturato la figura dello psicologo scolastico, come una figura di collegamento tra tutti i soggetti in campo, scuola, famiglia, servizi sociosanitari, docenti e alunni/e, per poter riconoscere e supportare un disagio o potenziali patologie, sempre più crescenti nella nostra società, nonché ad introdurre in tutte le scuole di ogni ordine e grado, il servizio di coordinamento pedagogico, al fine di promuovere e contribuire al pieno sviluppo delle potenzialità di crescita personale, di inserimento e partecipazione sociale, agendo in particolare sulle relazioni interpersonali e sulle dinamiche di gruppo;

6) ad intervenire, con il primo provvedimento utile, per finanziare il reddito di libertà alle donne vittime di violenza, aumentandone l'importo in modo adeguato a garantire un reale sostegno economico alle donne in un percorso verso l'autonomia a tutti i livelli;

7) ad intervenire a tutti i livelli per garantire con la massima celerità il corretto funzionamento dei braccialetti elettronici, considerando le criticità emerse in sede di tavolo tecnico istituito presso il Ministero dell'interno, riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione, scongiurando il verificarsi di ulteriori casi di femminicidi;

8) ad adottare iniziative normative volte al reinserimento professionale delle donne vittime di violenza, garantendo loro l'autonomia e l'indipendenza economica, anche attraverso il riconoscimento del fenomeno del cosiddetto freezing anche nei luoghi di lavoro, all'accelerazione del processo di empowerment femminile nei luoghi di lavoro sia pubblici che privati, dando concreta attuazione alla convenzione Ilo n. 190 «contrasto alle molestie, molestie sessuali e violenze sul posto di lavoro», ratificata dall'Italia con legge 15 gennaio 2021, n. 4, rafforzando e implementando anche iniziative specifiche di tutela e sostegno alle donne vittime di violenza e con disabilità e alle persone transgender, non-binary e gender non-conforming, volte a superare la discriminazione e gli ostacoli che incontrano nel corso dell'intero ciclo lavorativo;

9) ad adottare iniziative normative, con il primo provvedimento utile, per estendere quanto attualmente previsto in materia di gratuito patrocinio per i minori nei casi di omicidio di uno dei genitori, anche ai genitori nei casi di omicidio di un figlio commesso dal partner o ex, nonché per estenderlo anche in sede civile a prescindere dai limiti reddituali;

10) a valutare l'adozione di iniziative normative volte ad una revisione completa della disciplina relativa agli affidi, mettendo al centro l'ascolto del minore, per scongiurare l'effetto di una vittimizzazione secondaria, contrastando l'allontanamento coatto dei minori quando ciò non sia davvero necessario;

11) ad adottare iniziative di carattere normativo volte a modificare la legge n. 54 del 2006 in tema di bigenitorialità, affinché si accerti sempre la violenza o il rischio di pericolosità sociale di uno dei due genitori, nel momento in cui bisogna decidere il regime di affidamento per un minore, introducendo l'articolo 317-ter al codice civile, in materia di provvedimenti riguardo ai figli nei casi di violenza di genere o domestica (legge cosiddetta Penati), per evitare il ripetersi di vicende come quella di Federico, ucciso nel 2009 dal proprio padre durante un incontro protetto;

12) ad adottare iniziative volte a istituire una banca dati aggiornata relativa al numero di bambini/e che vengono allontanati dalla famiglia di origine, specificandosi il luogo in cui si trovano, il progetto educativo e i relativi costi di quest'ultimo;

13) a favorire, per quanto di competenza, l'iter delle proposte di legge all'esame presso le Commissioni competenti in materia di contrasto alla violenza di genere, tra cui quella contro la violenza economica;

14) a prevedere – anche favorendo, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative parlamentari già esistenti sul tema – l'estensione fino a sei mesi della durata massima del congedo previsto dall'articolo 24 del decreto legislativo n. 80 del 2015 per le lavoratrici dipendenti e autonome vittime di violenza di genere, per consentire alle stesse di partecipare e di usufruire pienamente e liberamente dei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, la cui durata può impegnare un periodo di tempo spesso superiore ai tre mesi previsti dalla normativa vigente;

15) ad adottare iniziative normative, con il primo provvedimento utile, per equiparare i tempi di congedo di paternità e maternità, e rendere finalmente concreta la parità di genere nella gestione familiare e nella vita lavorativa, in quanto è essenziale non solo per garantire la presenza di entrambi i genitori nei primi mesi di vita di un figlio, ma anche per contrastare le discriminazioni sul lavoro che tantissime donne sono ancora costrette ad affrontare, nonché per introdurre incentivi per le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità;

16) ad adoperarsi a tutti i livelli per incidere sul lavoro precario e sul lavoro sottopagato delle donne, anche favorendo, per quanto di competenza, l'iter delle iniziative parlamentari sulla riduzione dell'orario di lavoro e sul salario minimo, specie delle donne;

17) ad adottare iniziative volte ad attribuire ulteriori funzioni all'Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica, istituito con decreto ministeriale del 12 aprile 2022 del Ministro per le pari opportunità, tra cui la raccolta dei dati e il monitoraggio in merito all'esito dei procedimenti giudiziari per i delitti collegati alla violenza di genere;

18) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, volte a sostenere, promuovere e monitorare a tutti i livelli l'applicazione delle raccomandazioni delle Nazioni Unite in tema di violenza contro le donne e custodia dei minori, con particolare focus sul divieto di utilizzo della Pas/Ap, ossia la cosiddetta «alienazione parentale» o «comportamenti alienanti», terminologia e costrutti a parere dei firmatari del presente atto senza alcuna consistenza scientifica, utilizzati spesso come contro accusa alle denunce delle donne di violenza domestica e abusi sui minori;

19) ad adottare iniziative di carattere normativo, con il primo provvedimento utile, per garantire l'anonimato e occultare informazioni relative alla residenza delle donne vittime di violenza, nei confronti dell'autore o presunto tale, laddove si proceda per reati di violenza di genere o domestica;

20) ad adottare iniziative di carattere normativo volte ad apportare modifiche al codice di procedura penale, prevedendo una procedura d'urgenza relativamente all'applicazione delle misure cautelari, nei procedimenti aventi ad oggetto delitti di violenza di genere o domestica;

21) ad adottare iniziative di carattere normativo per colmare la lacuna esistente in merito al diffondersi del fenomeno del cosiddetto deepfake, dotando il nostro ordinamento di mezzi idonei ed utili a neutralizzarne gli effetti, anche valutando di intervenire sul testo dell'articolo 612-ter codice penale, disciplinante il delitto di revenge porn (introdotto con la legge n. 69 del 2019, nota come Codice rosso), ampliando le ipotesi criminose riconducibili al sopracitato delitto, e specificando come le immagini e i video oggetto della diffusione illecita non debbano essere necessariamente reali ma possano essere anche frutto di operazioni informatiche;

22) in un'ottica di valorizzazione delle prerogative delle vittime del reato, ad adottare iniziative di carattere normativo volte a prevedere, con il primo provvedimento utile, strumenti di maggiore partecipazione da parte della persona offesa al procedimento penale, quali la facoltà di iniziativa diretta relativa alla richiesta di incidente probatorio e l'obbligo di comunicazione dell'avviso di conclusione delle indagini alla persona offesa in tutti i procedimenti penali per reati di violenza di genere e domestica, nonché, in generale, ad introdurre la facoltà per la vittima di essere ascoltata dal giudice nel giudizio di riesame di una misura cautelare, e per il suo difensore di porre direttamente domande alla persona sottoposta ad esame;

23) ad adottare iniziative normative volte a introdurre, con il primo provvedimento utile, uno strumento che consenta al pubblico ministero di disporre sempre il sequestro conservativo dei beni mobili o immobili dell'imputato, a garanzia del risarcimento dei danni subiti dalle vittime, in tutte le ipotesi di reato contemplate dall'articolo 362, comma 1-ter, del codice di procedura penale;

24) ad adottare opportune iniziative normative al fine di garantire l'esenzione sanitaria per le prestazioni collegate alla violenza subita e a prevedere un possibile rimborso delle spese legate al percorso psicologico che le donne dovranno intraprendere;

25) ad avviare tutte le iniziative utili volte a promuovere realmente e concretamente la non discriminazione nei confronti delle donne con disabilità e la loro inclusione sociale e nel mondo del lavoro;

26) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per favorire e incrementare il raccordo e lo scambio di informazioni tra tribunale civile e penale, onde evitare situazioni paradossali di affidamento congiunto in caso di violenza intra-familiare;

27) a valutare l'opportunità di potenziare le iniziative destinate ai percorsi specifici psicologici di recupero in carcere per gli autori di reati di violenza sessuale sulle donne e allo sfruttamento della prostituzione;

28) ad assumere le iniziative di competenza necessarie ad adottare a livello internazionale misure adeguate per prevenire torture e violenze sessuali su donne, bambine e bambini nei conflitti, riconoscendo, inoltre, lo status di vittime civili della guerra alle donne che subiscono violenze sessuali e ai bambini e alle bambine nati dagli stupri;

29) a promuovere negli atti e nei protocolli adottati dalle pubbliche amministrazioni l'uso di un linguaggio non sessista, inclusivo ed equo al fine di scardinare gli stereotipi di genere e favorire il cambiamento sociale finalizzato al raggiungimento dell'uguaglianza tra donne e uomini;

30) ad adottare iniziative volte a finanziare, nel primo provvedimento utile, gli interventi relativi ai percorsi di trattamento psicologico per il reinserimento nella società dei condannati per reati sessuali, per maltrattamenti contro familiari o conviventi e per atti persecutori, in maniera tale che sia verificato che il percorso rieducativo presso il centro si sia concluso con esito positivo, anche in termini di prova di esclusione della recidiva.
(1-00355) «Ascari, Morfino, D'Orso, Cafiero De Raho, Giuliano, Francesco Silvestri, L'Abbate, Pavanelli, Ilaria Fontana, Amato, Sergio Costa, Donno, Orrico, Quartini, Sportiello, Barzotti, Fede, Dell'Olio, Raffa, Di Lauro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 481 del 26 febbraio 2024 stanzia 1,2 miliardi di euro per l'apertura di 60.000 posti letto per studenti universitari entro il 30 giugno 2026;

   il bando prevede un contributo economico di 19.966,66 euro per posto letto, oltre a agevolazioni fiscali e un regime semplificato per il cambio di destinazione d'uso degli immobili. Una residenza da 60 posti riceverebbe dunque oltre 1.197.999,6 euro;

   uno studentato privato, classificato come residence alberghiero, ottiene lo status di servizio privato di interesse pubblico, e ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 (testo unico dell'edilizia), i costruttori sono esentati dal pagamento del costo di costruzione;

   attualmente, molti studentati sono stati costruiti attraverso convenzioni con i comuni di appartenenza. In cambio di tariffe convenzionate, i comuni offrono ulteriori agevolazioni, come la riduzione degli oneri di urbanizzazione, premi volumetrici e la possibilità di riscatto a fine convenzione;

   dal report «Il business degli studentati» emerge che, a Milano, alcuni studentati riescono a richiedere tariffe superiori a quelle stabilite dalle convenzioni, senza violarle formalmente. Questo avviene mediante l'aggiunta di spese obbligatorie per servizi non essenziali, come l'accesso a una palestra, la possibilità di ospitare persone, o l'assegnazione di camere singole o situate ai piani alti;

   è stato documentato dal report che la differenza tra il canone convenzionato e il prezzo effettivo, nella città di Milano, può arrivare in alcuni casi fino al 100 per cento; situazioni simili sono riscontrabili in altre città italiane dove si registra in ogni caso un aumento dei prezzi per le residenze universitarie che poi contribuiscono ad aumentare il costo medio degli affitti;

   in questo modo, gli studentati realizzati tramite convenzioni pubbliche finiscono per applicare tariffe di mercato, o addirittura superiori, trasformandosi in residenze private accessibili solo a studenti provenienti da famiglie benestanti, piuttosto che in strutture destinate a garantire il diritto allo studio;

   il bando prevede unicamente che il 30 per cento dei posti letto debba essere riservato a studenti a basso reddito, mentre il restante 70 per cento può essere offerto a una tariffa inferiore del 15 per cento rispetto ai prezzi di mercato –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire che i fondi del Pnrr destinati alla costruzione di studentati siano effettivamente impiegati per promuovere il diritto allo studio, assicurando che i prezzi degli alloggi non vengano aumentati oltre la tariffa stabilita tramite l'introduzione di servizi accessori non essenziali.
(2-00468) «Quartapelle Procopio, Sarracino, Madia, Scotto, Scarpa, Ubaldo Pagano, Bakkali, Evi, Amendola, Tabacci, De Micheli, Berruto, Cuperlo, Barbagallo, Forattini, Manzi, Boldrini, Marino, Merola, Prestipino, Iacono, De Luca».

Interrogazione a risposta scritta:


   CUPERLO e BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in merito alla vicenda del ricercatore italiano Giulio Regeni, ucciso al Cairo nel febbraio del 2016 e per cui sono imputati quattro alti ufficiali degli apparati di sicurezza egiziani il cui processo è attualmente pendente presso la Corte di assise di Roma, il 2 giugno 2024 la trasmissione «Report» ha mandato in onda su RaiTre un'inchiesta dal titolo «Verità nascoste per Giulio Regeni» a firma del giornalista Daniele Autieri, nella quale ricostruiva il ruolo di alcuni appartenenti ai servizi segreti italiani, nella fattispecie Agenzia informazioni e sicurezza esterna, nei giorni che hanno anticipato il ritrovamento del corpo del nostro concittadino;

   oltre a ricostruire le visite al Cairo dei vertici dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna, quella del generale Giovanni Caravelli (allora numero due e oggi direttore dell'Aise) il 27 gennaio 2016, e quella di Alberto Manenti (allora direttore dell'Aise) il 3 febbraio 2016, il programma di inchiesta ha riportato la testimonianza a volto coperto di un diplomatico all'epoca in servizio presso l'Ambasciata d'Italia al Cairo;

   nell'intervista il testimone rivela che alcuni agenti dell'Aise avrebbero ottenuto informazioni dirette da membri del Governo egiziano per il tramite di una intermediaria, una civile italiana di nome Zena Spinelli;

   secondo la ricostruzione del giornalista, Spinelli sarebbe stata in contatto con Ayman Rashed, allora assistente del Ministro della giustizia egiziano, e lo stesso Rashed il 29 gennaio 2016 – a quattro giorni dalla scomparsa — le avrebbe confermato che «Regeni era ancora vivo, ma che non era nelle loro mani». La notizia, secondo «Report» sarebbe stata riportata al professor Gennaro Gervasio e agli agenti del nostro controspionaggio insieme ad altre informazioni di interesse primario;

   nel servizio di Report, peraltro, una fonte non anonima (ma a volto coperto) ha dichiarato che uomini dell'Aise avrebbero visto Giulio nei giorni precedenti il ritrovamento del corpo (non specificando se lo avrebbero visto ancora vivo o già deceduto); tra l'altro, come riportato, l'Aise avrebbe avuto l'informazione del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni la mattina del 3 febbraio 2016, quasi 12 ore prima rispetto a quanto riportato dalla versione ufficiale del Governo italiano, ribadita in più occasioni anche dall'ambasciatore d'Italia al Cairo, Maurizio Massari e dalla ex Ministra Guidi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati e se quelle informazioni raccolte da agenti dell'Aise al tempo fossero state condivise con l'autorità politica delegata ai sensi della legge n. 124 del 2007, e nel caso come siano state utilizzate;

   se il Governo intenda fornire informazioni in merito all'eventuale conoscenza dei vertici dell'Aise e del Dis di quanto narrato da «Report» e se la riconsegna del cadavere di Giulio Regeni sia stata un evento casuale, oppure il frutto di un accordo tra agenzie di intelligence o tra Governi.
(4-03713)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, BRAGA, PROVENZANO, BAKKALI, STEFANAZZI, MALAVASI, SCARPA, GIRELLI, GRIBAUDO, LACARRA, GHIO, CUPERLO, ROGGIANI, IACONO, ORFINI, EVI, D'ALFONSO, PORTA, ANDREA ROSSI, MARINO, ROMEO, GRAZIANO, DI BIASE, FORATTINI, FASSINO, DI SANZO e STUMPO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che due cittadini italiani sarebbero stati fermati all'aeroporto di Buenos Aires mentre cercavano di tornare in Italia con una neonata frutto di una gravidanza surrogata. Lo riferisce il quotidiano La Nacion senza rivelare l'identità della coppia di uomini che, dopo il fermo, avvenuto venerdì 25 ottobre 2024, ha ammesso alle autorità di aver concordato la gravidanza con una donna originaria della città di Rosario. I due uomini viaggiavano con la donna ed erano diretti a Parigi. Il fermo è avvenuto sulla base di un ordine federale che ha imposto ai quattro – anche alla madre surrogata – di non lasciare l'Argentina;

   secondo l'accordo, la bambina, nata il 10 ottobre 2024 in una clinica della capitale argentina, sarebbe poi stata cresciuta in Italia dalla coppia;

   secondo le notizie riportate dalla stampa un funzionario che lavora sul caso ha precisato che in Argentina «la materia non è regolamentata» e che «non è ancora chiaro di quale reato si tratti o chi sia il responsabile» –:

   se, alla luce delle frammentarie notizie, i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intendano agire attraverso i propri uffici e le autorità consolari presenti in Argentina per verificare se il fermo dei cittadini sia stato effettuato nel rispetto dei princìpi del diritto.
(4-03724)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   MARATTIN. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 24 ottobre 2024 Eni ha anticipato il piano di trasformazione, decarbonizzazione e rilancio di Versalis, la società chimica del gruppo:

   il piano, che si concluderà nel 2029, prevede investimenti per circa 2 miliardi di euro nei prossimi 5 anni, ma anche la chiusura degli impianti di cracking a Brindisi e a Priolo – gli ultimi due rimasti – e del polietilene a Ragusa:

   l'azienda, partecipata al 30 per cento dallo Stato, intende realizzare, al loro posto, «impianti industriali coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione dei vari siti industriali, nell'ambito della chimica sostenibile, ma anche della bioraffinazione e dell'accumulo di energia»;

   l'obiettivo annunciato è di tagliare le emissioni per circa 1 milione di tonnellate di CO2 e il 40 per cento di quelle relative agli impianti italiani;

   il progetto è stato immediatamente contestato dai sindacati, che hanno chiesto un incontro a Palazzo Chigi, mentre in Sicilia, a Ragusa, dove è stata annunciata la chiusura definitiva il 31 dicembre 2024, è stato indetto uno sciopero generale di otto ore per tutta l'industria, il 12 novembre 2024;

   secondo i sindacati «uscire totalmente dalla petrolchimica, cioè la chimica di base, è un errore. L'Eni da produttore si trasforma in trader, privandosi di una tecnologia che forse è vecchia, forse può essere ammodernata e migliorata, ma certamente non dismessa, rendendoci dipendenti dall'estero in un settore chiave»;

   Eni al contempo afferma che «al termine del processo la trasformazione porterà un impatto positivo dal punto di vista occupazionale, contrastando le inevitabili conseguenze negative che la crisi strutturale e consolidata del settore a livello europeo avrebbe in questo ambito» –:

   quali siano le informazioni in possesso del Ministro interrogato e le sue valutazioni sul piano di decarbonizzazione e transizione energetica di Eni in relazione ai citati tre stabilimenti di Versalis, anche in considerazione della riqualificazione dei siti industriali, dell'impatto occupazionale e del fatto che comunque gli stabilimenti di Ferrara, Ravenna e Mantova dovranno essere riforniti di etilene da Paesi che non offrono garanzie su emissioni ambientalmente dannose.
(5-03060)


   PELUFFO e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Wacc, ovvero costo medio ponderato del capitale, rappresenta il costo medio che un'azienda deve sostenere per finanziare le proprie attività, ovvero il tasso di rendimento che un'impresa deve offrire ai suoi investitori (sia azionisti che creditori) per ottenere i fondi necessari;

   nel servizi infrastrutturali regolati, la fissazione del livello del tasso di remunerazione del capitale investito assume una rilevanza cruciale. Livelli inadeguati del tasso di remunerazione pregiudicano la possibilità di finanziare i nuovi investimenti, mentre livelli troppo elevati possono favorire fenomeni di sovra-investimento, a discapito dell'economicità del servizio;

   per il settore elettrico, l'articolo 36 della direttiva 2009/72/CE prevede che le Autorità di regolamentazione adottino tutte le misure ragionevoli, idonee al perseguimento, tra gli altri, dei seguenti obiettivi: contribuire a conseguire, nel modo più efficace sotto il profilo dei costi, lo sviluppo di sistemi non discriminatori sicuri, affidabili ed efficienti orientati al consumatore e promuovere l'adeguatezza dei sistemi; assicurare che ai gestori del sistema siano offerti incentivi adeguati, sia a breve che a lungo termine, per migliorare l'efficienza delle prestazioni del sistema e promuovere l'integrazione del mercato; provvedere a che i clienti beneficino del funzionamento efficiente del proprio mercato nazionale, promuovere una concorrenza effettiva e contribuire a garantire la tutela dei consumatori;

   Arera, si trova, pertanto, nella condizione di dover individuare un livello adeguato del tasso di remunerazione che renda possibile il finanziamento degli investimenti necessari per un adeguato ed efficiente sviluppo del servizio, nell'interesse degli utenti finali, evitando altresì che si formino rendite improprie a danno dei medesimi utenti;

   come confermato da Arera nel Quadro strategico 2022-2025, il contesto di transizione energetica richiede un complessivo e progressivo adeguamento della regolazione, anche sotto il profilo infrastrutturale;

   la delibera Arera 556/2023/R/com dispone l'aggiornamento del tasso di remunerazione del capitale investito per i servizi infrastrutturali dei settori elettrico e gas per l'anno 2024, ai sensi dell'articolo 8 dell'Allegato A;

   la delibera in oggetto evidenzia inoltre la sussistenza delle condizioni di attivazione del meccanismo di triggering e determina quindi i nuovi valori 2024 del Wacc per tutti i servizi infrastrutturali –:

   di quali elementi disponga circa quali siano i livelli di Wacc italiana 2020-2024 a confronto con Germania, Francia, Spagna, Austria e area Scandinava anche in relazione all'impatto su PUN, sulla composizione delle tariffe e sulla base asset regolata (Rab) presa a riferimento anno per anno.
(5-03061)


   BENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il costo del gas naturale incide in maniera determinante sulla competitività del settore manifatturiero, poiché a questo è legato il prezzo dell'energia elettrica e perché lo stesso gas naturale rappresenta una materia prima fondamentale per settori che, per il loro processo produttivo, in assenza di soluzioni tecnologiche alternative, non possono rinunciarvi;

   dopo il picco, nel 2022, della crisi energetica derivante dal conflitto russo-ucraino, attualmente il costo del gas naturale in Europa risulta ridimensionato ma ancora molto più alto rispetto al periodo pre-crisi e nettamente superiore rispetto a quello delle principali aree economiche globali;

   anche in ambito UE, tra il mercato italiano (Psv) e quello nord-europeo (Ttf) risulta uno spread tra 2 e 3 euro/MWh a svantaggio del nostro Paese;

   nonostante l'Italia disponga di importanti riserve di gas naturale, la produzione nazionale nel 2023 è risultata ancora in riduzione e risulta coprire soltanto circa il 5 per cento della domanda nazionale;

   la procedura della cosiddetta «gas release», delineata dall'articolo 16 del decreto-legge n. 17 del 2022 convertito con modificazioni dalla legge n. 34 del 2022 e consistente in un meccanismo finalizzato ad incrementare la produzione nazionale di gas e la sua vendita a prezzi ragionevoli, prioritariamente, a clienti finali industriali a forte consumo di gas (cosiddetti «gasivori»), è stata successivamente rivista, dapprima dal decreto-legge n. 181 del 2023 convertito con modificazioni dalla legge n. 11 del 2024 e, successivamente dal decreto-legge n. 153 del 2024, ma risulta attualmente inattuata;

   va considerato che nell'industria manifatturiera gli investimenti vengono effettuati su cicli di programmazione di circa cinque/dieci anni e che attualmente il costo del gas naturale rappresenta un'incognita sulla competitività del nostro sistema economico ed un rischio per la tenuta del manifatturiero –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di abbattere in maniera strutturale il citato differenziale sul costo del gas naturale in ambito industriale garantendo, in tale contesto, sia un avvio celere, con tempistiche certe, della procedura cosiddetta «gas release» che una effettiva messa a disposizione da parte dei fornitori di quantitativi di gas sufficienti a rendere efficace tale misura.
(5-03062)


   CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e FERRARA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto MASE del 7 dicembre 2023, n. 414 (cosiddetto decreto Cacer) ha definito i criteri e le modalità sia per la concessione di incentivi volti alla realizzazione di comunità energetiche rinnovabili (Cer), gruppi di autoconsumatori e autoconsumatori a distanza, che per la concessione dei contributi PNRR individuati nella Missione 2, Componente 2, Investimento 1.2 – che mette a disposizione 2,2 miliardi di euro fino al 30 giugno 2026 per la realizzazione di una potenza complessiva pari almeno a 2 gigawatt ed una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawattora/anno – e diretti alle comunità i cui impianti sono realizzati nei comuni sotto i cinquemila abitanti;

   il GSE, che ha l'obiettivo di installare al 2027 almeno 5 gigawatt di nuova potenza, gestisce il riconoscimento dei predetti incentivi e si occupa di promuovere le citate configurazioni attraverso una campagna informativa volta a rendere consapevoli comuni, cittadini e Pmi dei benefìci legati al nuovo meccanismo e stimolare i medesimi ad essere protagonisti della transizione energetica;

   tuttavia, diversamente dalle aspettative, il meccanismo, seppur virtuoso, non riesce a decollare a causa di una poco efficace promozione e di procedure troppo articolate. Secondo il Gse le configurazioni avviate al 16 ottobre 2024 sono 154 e coinvolgono circa due mila soggetti;

   a quanto risulta agli interroganti il portale Cacer è molto complesso e l'iter per avviare il progetto di una CER comporta numerose richieste di chiarimento o di integrazione come nei casi, ad esempio, di controllo sulla correttezza dello statuto, con il rischio concreto che ogni singolo funzionario muova obiezioni su una parte diversa del medesimo;

   quanto sopra rallenta altresì la possibilità di accedere alle risorse del PNRR, con il reale rischio che alla scadenza del meccanismo, fissata al 31 marzo 2025, le richieste pervenute siano molto inferiori ai 2,2 miliardi di euro messi a disposizione;

   sarebbe opportuno non solo che la verifica sulla correttezza dello statuto avvenga unicamente in sede di prima richiesta al fine di consentire ai soggetti interessati di correggere, laddove riscontrate, le imprecisioni, ma anche introdurre un meccanismo capace di garantire il credito per privati e imprese che devono sostenere gli investimenti –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere al fine di semplificare il meccanismo per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili e raggiungere l'impiego complessivo delle risorse stanziate dal PNRR.
(5-03063)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ORFINI, IACONO e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a fine 2022 il giornalista Gabriele Simongini, de «Il Tempo» aveva ottenuto dal neo-Ministro pro-tempore l'incarico di curare la mostra «Il tempo del Futurismo 1909-2024» presso la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma;

   da quanto si apprende Simongini avrebbe designato per l'organizzazione della mostra un co-curatore, Alberto Dambruoso, nonché un comitato scientifico che comprende alcuni tra i maggiori conoscitori in Italia e all'estero dell'arte futurista, convocati mediante comunicazione ufficiale di Massimo Osanna, direttore generale Musei del Ministero;

   a pochi mesi dall'avvio della mostra, Gabriele Simongini viene esautorato da un comitato organizzatore che, per questioni di budget, sembrerebbe aver avviato una serie di tagli, dimezzandone le opere e i testi di catalogo, ma senza consultare né il curatore né il comitato scientifico;

   da un addetto ai lavori si apprende che il più importante collezionista di arte futurista, a cui era stato richiesto il rilevante prestito di 50 opere, si sarebbe ritrovato con una richiesta ridotta a sole due opere;

   i componenti del comitato scientifico inviano tramite Pec una richiesta di sollecitazioni circa le fasi organizzative della mostra al direttore generale Musei del Ministero, il quale avrebbe risposto che «(...) non risulta che sia stata formalizzata la nomina dei componenti del Comitato scientifico» «vi ho dato l'incarico, ma non risulta sia stato mai formalizzato (...)»;

   Massimo Duranti, tra i massimi esperti di aeropittura, conferma a mezzo stampa di essere stato, in quanto membro del comitato scientifico, esautorato dal proprio ruolo e manifesta il proprio dissenso sulle scelte organizzative: «(...) Mancano opere essenziali del Futurismo, a partire da alcuni importanti pezzi di Boccioni. Abbondano invece quelle di altri protagonisti, tipo 55 opere di Balla o 25 o più di De Pero, spesso ripetitive e non tutte essenziali. Il budget è soltanto una scusa: se vai a prendere due quadri a un collezionista che te ne voleva dare dieci gli oneri di trasporto sono gli stessi (...)»;

   i membri del comitato scientifico sembrerebbero intenzionati ad avviare un'azione legale;

   al momento l'apertura al pubblico della mostra sembrerebbe slittare dal 28 ottobre al 2 dicembre 2024 –:

   se il Ministro interrogato intenda avviare ugualmente la mostra, tenendo conto del lavoro già svolto dal comitato scientifico, nonostante i rilievi e le profonde modifiche che sono state apportate in queste settimane e rispettando le spese preventivate per la realizzazione.
(5-03055)


   GRIPPO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di novembre 2024 molti direttori di grandi musei nazionali autonomi italiani termineranno i rispettivi incarichi, di durata quadriennale, affidati loro nel novembre 2020;

   come si apprende da fonti di stampa, è arrivato a scadenza l'incarico Stéphane Verger, fino al primo novembre 2024 direttore del Museo Nazionale Romano, senza che si sia provveduto né a pianificare un concorso che garantisca la successione e la continuità operativa né, in alternativa, la proroga dello stesso. Verger si è distinto per aver avviato un'importante azione di rinnovamento e valorizzazione del museo dotato di autonomia speciale, per aver dovuto affrontare prima la pandemia e successivamente il rincaro dell'energia nonché una generale carenza di personale e una riduzione degli stanziamenti di funzionamento. È acclamato, inoltre, per aver organizzato mostre, concerti, performance e incontri che hanno riscosso enorme successo e visto la partecipazione di artisti di fama mondiale. Oltre a tutto ciò, l'istituto si trova a seguire delicatissimi dossier Pnrr e imponenti lavori di restauro, già in itinere, da ultimarsi nel 2026;

   lo stesso è accaduto in altri importantissimi musei come, a titolo esemplificativo, il Palazzo Reale di Napoli, la Pinacoteca Nazionale di Bologna e i Musei Nazionali di Matera;

   in una città come Roma – che si appresta a vivere l'anno giubilare che sarà caratterizzato da un enorme afflusso di turisti – lasciare un museo così importante privo di direzione per un intervallo ad oggi non determinabile, non risulta essere una scelta di buon senso per il patrimonio culturale capitolino;

   per l'intero sistema museale italiano, la mancanza di figure di riferimento inibisce il coordinamento delle attività e la possibilità di collaborazioni, oltre a influire negativamente sull'immagine dell'intero sistema, dei singoli musei e sulla sua attrattiva per i visitatori. Senza una programmazione della successione tra direttori, si va incontro a un vuoto di governance critico. Una successione ben pianificata garantisce continuità nelle strategie e nei progetti a lungo termine, evitando interruzioni nei programmi e nell'acquisizione di fondi. Questo tipo di pianificazione è essenziale per assicurare stabilità, innovazione e successo, mantenendo vivo ed efficiente il ruolo dell'intero impianto museale –:

   come intenda affrontare, nel breve termine e con la massima priorità, in un'ottica strategica e strutturale, l'attuale vuoto di dirigenza dei principali musei nazionali autonomi italiani e, in particolar modo, del Museo Nazionale Romano.
(5-03056)


   AMATO, ORRICO e CASO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'8 giugno 2024, a seguito di un maxi-incendio avvenuto nella Cineteca nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, a Cinecittà, circa duecentoventi pellicole storiche di grande valore sono andate perdute, tra film, documentari e cinegiornali;

   la gestione della vicenda da parte del Presidente del Centro sperimentale di cinematografia, Sergio Castellitto, ha fatto molto discutere, ma non solo: sotto la sua direzione, non sono stati rinnovati 17 contratti di tecnici che lavoravano alla digitalizzazione del patrimonio culturale e il dirigente di lunga carriera che aveva cercato di difendere il posto di lavoro dei diciassette dipendenti, Stefano Iachetti, è stato licenziato «per giusta causa»;

   il licenziamento ed i mancati rinnovi non sembrerebbero causati da un problema economico, in quanto, secondo quanto consta all'interrogante, Castellitto avrebbe speso circa cinquecentomila euro in consulenze, tra le quali spiccano anche 4 mila euro di compenso per la moglie, Margaret Mazzantini, reclutata dal marito per il convegno «La diaspora degli artisti in guerra»;

   ad avviso degli interroganti, oltre all'evidente problematica relativa al conflitto d'interesse, già presente con la nomina di Angelo Tumminelli, suo produttore teatrale, in qualità di responsabile delle relazioni istituzionali per 105.000 euro l'anno, un ruolo non previsto negli organigrammi della Fondazione, non si comprende la necessità di attivare i quattro contratti da 139.000 euro per l'«esecuzione del servizio di assistenza legale stragiudiziale, a consumo», in quanto il Csc ha la facoltà di avvalersi a titolo gratuito dell'Avvocatura dello Stato;

   inoltre, la permanenza a Venezia di Castellitto sarebbe costata al Centro sperimentale di Cinematografia circa 90 mila euro, in quanto il Presidente avrebbe soggiornato, a spese del CSC, in una villa di lusso, mentre altre cinque persone (il Sottosegretario Borgonzoni, l'ex capo di gabinetto Francesco Gilioli, il capo della comunicazione Fabio Longo, la presidente e l'AD di Cinecittà, rispettivamente Chiara Sbarigia e Manuela Cacciamani) avrebbero soggiornato per tutta la durata del festival all'Hotel Excelsior, dove le stanze variano dai 2200 ai 6000 euro al giorno, ma ad oggi non è chiaro chi abbia pagato per il lussuoso soggiorno –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intraprendere per chiarire chi abbia pagato per il soggiorno dei cinque ospiti, al fine di vigilare sulla trasparenza e sulla reale necessità delle spese suindicate, di accertare l'economicità e l'efficienza dell'utilizzo delle risorse pubbliche in questione, ed evitarne una gestione inefficiente, anche a causa di potenziali conflitti di interesse.
(5-03057)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane il Ministero della cultura è stato al centro dell'attenzione mediatica e politica per questioni che poco hanno a che vedere con il patrimonio culturale del nostro Paese. Eppure, i problemi strutturali relativi alla gestione dei beni culturali in Italia sono tanti e richiederebbero una maggiore attenzione da parte del Parlamento e dell'opinione pubblica;

   in particolare, stupisce che non vi sia dibattito sul tema delle condizioni di lavoro nei musei e più in generale nel sistema di gestione dei beni culturali e archeologici;

   ormai da tempo, infatti, se non ci fossero pattuglie di lavoratrici e lavoratori precari, giovani e meno giovani, molti tra monumenti, biblioteche e aree archeologiche non potrebbero restare aperti, non avrebbero attività didattiche e complementari, e a esempio in molte biblioteche non sarebbe attivo a pieno regime nemmeno il servizio di prestito dei libri. Un dramma che si trascina da molto tempo e che manifesta alcune specificità rispetto al resto del mondo del precariato che affligge il mercato del lavoro. Si tratta infatti di un personale mollo qualificato, sul quale si è investito tantissimo nel periodo di formazione; sono spesso giovani studiosi che si lasciano attrarre dal fascino e dalla passione per un museo, un archivio, salvo poi dover prendere atto che questi luoghi offrono in larga parte opportunità di lavoro sfruttato, senza prospettive, senza alcuna garanzia riguardo la dignità dell'impegno profuso;

   anche quando il contratto dei lavoratori è a tempo indeterminato va preso atto che ancora in molti musei, fondazioni, parchi archeologici si utilizzano nei servizi esternalizzati contratti collettivi di riferimento non adeguati, come quello delle società o cooperative «multiservizi»;

   se coloro che, pur in possesso di elevati titoli di studio, con esperienze in Italia e all'estero, storici dell'arte, archeologi o amministrativi, dovessero decidere di rifiutare contratti indecorosi, finte partite iva o contratti di pochi mesi, l'intero sistema dei beni culturali si bloccherebbe;

   inoltre, questa gestione dei lavoratori non assicura una buona gestione dei siti e lo sviluppo di una progettualità di lungo periodo. Ci si trova così di fronte a una doppia contraddizione: la dignità del lavoro calpestata e la tutela di un patrimonio indebolita dall'utilizzo di lavoro povero e precario;

   quali iniziative di competenza intenda mettere in campo per combattere l'utilizzo di lavoratori precari e sottopagati nei musei e nei diversi siti in cui è custodito il grande patrimonio culturale del nostro Paese.
(5-03058)


   AMORESE, MOLLICONE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, ROSCANI, PERISSA e MESSINA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   è necessario sostenere il settore artistico italiano e gli operatori di tutta la filiera nazionale, che si trovano a fronteggiare una crescente concorrenza internazionale nonché a operare nell'ambito di un quadro legislativo incerto e in evoluzione;

   appare sempre più urgente intervenire sulla regolazione del mercato dell'arte –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di garantire e sostenere il mercato dell'arte italiano, eventualmente anche attraverso la rimodulazione dell'imposta sul valore aggiunto applicata alle transazioni d'arte.
(5-03059)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI e PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 208 del 28 dicembre 2015, detta «legge di stabilità 2016», ha introdotto importanti novità al tax credit e all'erogazione di contributi selettivi per il settore cinematografico ed audiovisivo;

   come appreso da fonti di stampa, in data 8 aprile 2024 venti tra le principali associazioni di categoria si sono riunite presso il cinema Adriano a Roma, un totale di circa 1.500 persone, per chiedere maggiore certezza delle risorse, delle regole e delle tempistiche del tax credit previsto dalla legge n. 208 del 2015, nonché «priorità a film non ad alto budget, tempistiche certe di apertura delle 3 sessioni annuali e riduzione delle tempistiche per l'assegnazione dei fondi» riguardo ai contributi selettivi;

   dal 17 settembre al 7 ottobre 2024 si è aperta la prima sessione del «Bando per la concessione di contributi selettivi per la scrittura, lo sviluppo e la produzione di opere cinematografiche e audiovisive». Una seconda sessione è prevista dal 19 novembre al 9 dicembre 2024;

   all'articolo 2 del suddetto bando sono elencati gli adempimenti da svolgere, pena l'inammissibilità, per la richiesta del contributo selettivo, tra i quali «la comprova di pagamento del contributo per le spese istruttorie, come quantificate nell'apposito decreto direttoriale»;

   il decreto n. 3362 del 14 ottobre 2024 definisce le modalità di versamento del contributo per le spese istruttorie e l'ammontare delle stesse, in particolare all'articolo 1: «il contributo è individuato sulla base di criteri di proporzionalità dell'attività istruttoria svolta e del beneficio richiesto ed è quantificato da un minimo di euro 200,00 ad un massimo di euro 10.000,00»;

   ad oggi non sono chiari quali siano i «criteri di proporzionalità» di riferimento, rendendo di fatto ignota la cifra del contributo da versare;

   l'unico criterio individuato sinora, citato nella legge n. 220 del 14 novembre 2016 all'articolo 15, è «alle imprese di produzione cinematografica e audiovisiva è riconosciuto un credito d'imposta, in misura non inferiore al 15 per cento e non superiore al 40 per cento del costo complessivo di produzione di opere cinematografiche e audiovisive». Tuttavia non vengono individuate somme né tanto meno un tetto massimo;

   una forbice di spesa dai 200 ai 10.000 euro scoraggia la partecipazione di coloro che hanno piccole produzioni indipendenti, i quali per primi avrebbero necessità di ricevere il contributo, privilegiando ancora una volta produzioni ad alto budget, oltre a scoraggiare gli autori e le autrici esordienti ad affrontare il bando di sviluppo, che spesso è stato veicolo di nuove voci e garanzia di pluralismo;

   dopo la lunga attesa da parte della categoria per l'apertura delle sessioni di erogazione è necessario che vi sia chiarezza nella modalità di partecipazione e nella cifra richiesta per le spese istruttorie, per facilitare l'accesso ai contributi a tutte le tipologie di produzione –:

   se il Ministro interrogato intenda fare chiarezza su quali siano i criteri di proporzionalità utilizzati per individuare la cifra da versare per il pagamento delle spese istruttorie e se intenda delineare, mediante le necessarie iniziative anche di carattere normativo, somme precise prima dell'apertura della seconda sessione di richieste di contributi selettivi.
(4-03710)


   BAKKALI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 14, comma 1, del decreto-legge n. 61 del 2023, convertito con modificazioni dalla legge n. 100 del 2023, ha stabilito che «al fine di finanziare e avviare gli interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio culturale, pubblico e privato, inclusi i musei, danneggiato in conseguenza degli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza (...), il costo dei biglietti di ingresso, dal 15 giugno 2023 al 15 dicembre 2023, negli istituti e luoghi della cultura di appartenenza statale di cui all'articolo 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, è incrementato di 1 euro»;

   i proventi del provvisorio aumento sarebbero stati utilizzati per mettere in sicurezza e ripristinare i beni culturali colpiti dalle alluvioni del maggio 2023;

   tale aumento è stato interamente destinato al Ministero della cultura, non rientrando nel calcolo della percentuale spettante ai concessionari dei servizi di biglietteria nei musei, con un conseguente aumento delle quote che gli enti interessati hanno versato al Ministero della cultura;

   a quanto risulta all'interrogante non è stato chiarito nel dettaglio come questi fondi siano stati ripartiti –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire la destinazione dei fondi aggiuntivi derivanti dagli aumenti disposti dal citato decreto-legge e gli eventuali criteri di ripartizione, e se esista un prospetto di quanto incassato da questa operazione, in modo da rispondere non solo ad evidenti esigenze di trasparenza, ma anche alle giuste richieste degli operatori del mondo della cultura fortemente danneggiati dalle alluvioni del 2023, a causa dei mancati introiti derivanti dalla forte compressione dei flussi turistici.
(4-03718)


   ZIELLO, IEZZI e SASSO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   fra gli spazi museali gestiti dalla direzione regionale musei della Toscana vi è il Museo delle navi antiche di Pisa, allestito all'interno degli Arsenali medicei sul lungarno. Si tratta di 5.000 metri quadri di superficie espositiva e 47 sezioni divise in 8 aree tematiche, che ospitano sette imbarcazioni di epoca romana, databili tra il III secolo a.C. e il VII secolo d.C., di cui quattro sostanzialmente integre, e circa 800 reperti;

   il museo, aperto nel 2019, racconta un millennio di commerci e marinai, rotte e naufragi, navigazioni, vita di bordo e della storia della città di Pisa che è stato possibile ricostruire grazie alla campagna di scavo avviata nel 1998 quando, durante i lavori per la realizzazione di un impianto ferroviario a Pisa San Rossore, sono stati rinvenuti i primi oggetti in legno e conclusa nel 2016 con la restituzione di trenta imbarcazioni di epoca romana e migliaia di frammenti ceramici, vetri, metalli, elementi in materiale organico;

   la stampa locale ha dato notizia che sabato 26 ottobre 2024, il Museo delle navi antiche ha ospitato alcuni volontari della Ong Emergency che, per commemorare i propri 30 anni di attività hanno offerto ai visitatori un'esperienza immersiva di realtà aumentata per il tramite di visori, relativa a un salvataggio della Life support, la nave di ricerca e soccorso di Emergency, devolvendo i proventi della bigliettazione della giornata alla medesima Ong;

   la Cooperativa Archeologia, che opera nel Museo, ha dunque proposto e largamente pubblicizzato unitamente alla Ong, una giornata al museo per scoprire le rotte commerciali del Mediterraneo nell'antichità e raccontare quello che accade ai giorni nostri in quello stesso mare, focalizzandosi sulla sorte drammatica dei profughi che sono in acqua o a bordo di imbarcazioni di fortuna in avaria e mostrano tutta la propria disperazione finché non vengono soccorsi dalla nave della Ong;

   a parere degli interroganti è di tutta evidenza che si tratta di una iniziativa fortemente ideologica con cui si intende offrire al pubblico una narrazione faziosa dei fatti, al fine di manipolarlo e persuaderlo che l'unica azione di salvaguardia delle vite dei migranti sia affidata alla Ong in questione e non già allo Stato che quel mare lo solca con le proprie imbarcazioni e lo monitora costantemente con i più sofisticati sistemi a disposizione anche in collaborazione con gli altri Paesi membri dell'Unione europea e con gli Stati confinanti del bacino Mediterraneo;

   a parere degli interroganti, l'istituzione museale statale è stata oggetto di un corposo tentativo di strumentalizzazione da parte di alcuni gruppi di pressione che vorrebbero superare il dibattito sociale, politico e istituzionale per parlare da una istituzione rinomata ad una platea di qualità, ottenendo così maggiore risonanza –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza dei fatti narrati e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda avviare affinché nei musei e nei luoghi di cultura statali sia sempre favorito il confronto e il contraddittorio, specie laddove si tocchino temi di enorme delicatezza quali la tratta degli esseri umani e le migrazioni e sia comunque evitato di dare risonanza a posizioni ideologiche anche attraverso la devoluzione di somme altrimenti spettanti alle casse dello Stato.
(4-03729)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   CARAMIELLO, TORTO e SCUTELLÀ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del disegno di legge di Bilancio modifica la «Web tax», eliminando la soglia di fatturato di 750 milioni di euro ed estendendo l'imposta del 3 per cento a tutte le imprese, comprese Pmi e startup, indipendentemente dalla redditività. Questa tassa sul fatturato, calcolata senza considerare gli utili, rappresenta un grave rischio per le Pmi che potrebbero trovarsi in difficoltà finanziarie e a rischio di chiusura. È opportuno sottolineare che tale approccio contrasta con il principio di capacità contributiva previsto dalla Costituzione;

   la relazione di accompagnamento evidenzia che oltre l'85 per cento dei ricavi pubblicitari online proviene da piattaforme internazionali, che continuano a guadagnare quote di mercato a scapito degli editori nazionali. Tuttavia, invece di riequilibrare il sistema colpendo i colossi internazionali che non apportano un sostanziale valore aggiunto al nostro Paese, la nuova tassa colpisce le imprese italiane, aggravando la loro già fragile situazione e favorendo ulteriormente le multinazionali;

   è importante considerare che l'estensione della tassa agli abbonamenti digitali amplificherebbe il rischio di una minore presenza di editori nazionali, favorendo l'ingresso di media esteri. Con una marginalità media già bassa, intorno al 5 per cento l'introduzione di una tassa del 3 per cento sul fatturato rischia di azzerarla, portando a una diminuzione degli investimenti e a licenziamenti, poiché le aziende potrebbero dover ridurre il personale. È da evidenziare che la tassa entrerà in vigore dal 1° gennaio senza un periodo di transizione adeguato, un aspetto che potrebbe aggravare ulteriormente le difficoltà delle imprese;

   questa situazione rappresenta un ostacolo per venture capital, startup e imprese innovative che desiderano operare in Italia, con conseguenze negative come la fuga di talenti e una diminuzione degli investimenti di capitale, un fenomeno che potrebbe compromettere la competitività del Paese a livello globale. La norma introdotta nel 2018 identificava genericamente tre servizi soggetti a tassazione, ma l'introduzione di un limite di fatturato ha risolto precedenti ambiguità. Con l'eliminazione di questo limite, la norma si applica ora a tutte le aziende, generando confusione su quali servizi saranno tassati;

   se la normativa entrasse in vigore, si prevede un aumento della disoccupazione nel settore, con costi aggiuntivi per i sussidi di disoccupazione a carico dei conti pubblici. Inoltre, si prevede una riduzione significativa del gettito IRES a causa di chiusure aziendali e ristrutturazioni. Pertanto, il gettito fiscale generato dalla tassa potrebbe essere bilanciato da spese non adeguatamente considerate nel documento accompagnatorio –:

   quali iniziative di carattere normativo intenda adottare il Governo per garantire il pieno rispetto del principio di capacità contributiva sancito dall'articolo 53 della Costituzione, considerando che l'applicazione della tassa sul fatturato, senza tener conto degli utili, potrebbe gravare in modo sproporzionato su molte Pmi italiane;

   se i Ministri interrogati abbiano previsto una valutazione dettagliata dell'impatto economico che l'introduzione di questa tassa avrà sulle piccole e medie imprese e sulle startup italiane, soprattutto in un contesto di marginalità già bassa, quali strategie si intendono implementare per supportare tali imprese in caso di difficoltà finanziarie;

   in che modo il Governo intenda affrontare le ambiguità interpretative derivanti dall'eliminazione del limite di fatturato, e quali passi saranno intrapresi per garantire una chiara definizione dei servizi soggetti a tassazione;

   quali soluzioni intendano promuovere, e se comunque non, intendano definire un limite a tutela delle aziende in difficoltà, prevedendo, ad esempio, di esentare dal pagamento le aziende con l'ultimo bilancio in perdita e con sede legale in Italia ovvero se intendano definire una progressività a tutela delle Pmi.
(4-03730)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   IACONO, MARINO, FERRARI, GHIO e FORATTINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ha destato molto scalpore e anche una certa indignazione nella opinione pubblica la sentenza della Corte di cassazione che ha annullato con rinvio limitatamente alla valutazione delle attenuanti generiche (in sostanza, per stress da Covid) la condanna all'ergastolo nei confronti dell'autore del femminicidio di Lorena Quaranta avvenuto nel 2020 in provincia di Messina;

   le motivazioni della sentenza che autorizzano ad un giudizio bis che potrebbe portare anche ad una riduzione della pena non possono non indurre ad una riflessione lo stesso Legislatore;

   emerge un preoccupante clima culturale che ha trovato traduzione in una sentenza;

   questo ci ricorda quanto sia importante non solo l'impianto normativo ma anche il retroterra culturale che vi è nel nostro Paese;

   la legge 24 novembre 2023, n. 168 concernente disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, all'articolo 6, comma 2, prevede che: «Nella definizione delle linee programmatiche sulla formazione proposte annualmente dal Ministro della giustizia alla Scuola superiore della magistratura, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, sono inserite iniziative formative specifiche in materia di contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere per far sì che il richiamato articolo di legge trovi piena attuazione e per fornire al Parlamento ogni utile elemento in merito, considerata la complessità e delicatezza della materia e la necessità di avere un sistema giudiziario adeguatamente formato nel pieno rispetto della ratio della legge.
(4-03706)


   RAMPELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in un'epoca segnata da eclatanti fatti di malagiustizia straniera e concittadini detenuti all'estero desta sconcerto e incredulità la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto un ragazzo italiano, Andrea, all'epoca studente di ventidue anni e promessa del nuoto;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa e già denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 4/10199 del 10 settembre 2021, i fatti risalgono all'estate del 2018, quando il giovane, che si era recato in Germania per un'offerta di lavoro stagionale, avendo deciso di tornare in Italia, prenotava un biglietto FlixBus per il 6 agosto da Francoforte a Milano;

   giunto alla fermata del bus, il controllore avrebbe iniziato a spintonarlo contestando la validità del biglietto perché non obliterato, fino all'arrivo della polizia: come si legge nell'atto di querela, ammanettato e caricato su una camionetta, «hanno steso un telo di plastica nera sul pavimento e mi hanno picchiato con calci, pugni e bastoni fino a farmi svenire. [...] Tradotto nella stazione di polizia, hanno continuato il pestaggio a sangue tutta la notte e per gran parte del 7 agosto 2018. Erano almeno in cinque. [...] Quando svenivo, venivo rianimato con scosse elettriche sulle braccia»;

   la sera del 7 agosto 2021, Andrea veniva trasportato in ospedale in coma per un'emorragia cerebrale causata dalle percosse e operato per il posizionamento di un sondino intracranico per l'assorbimento dell'ematoma; nonostante l'arresto non fosse stato convalidato, continuava ad essere trattenuto in stato di fermo e ammanettato al letto, senza poter avvisare la famiglia e l'ambasciata italiana;

   dopo cinque giorni e senza la possibilità di convalescenza, un secondo giudice convalidava il fermo e il ragazzo veniva condotto in carcere in sedia a rotelle, «inizialmente il medico di turno del carcere si era arrabbiato moltissimo e aveva scritto che ero incompatibile con il regime carcerario nel mio stato, che non potevo stare lì, ma è stato costretto a modificare la relazione»;

   sempre nell'atto di denuncia si legge: «durante la detenzione venivo spesso minacciato di morte dalla polizia. [...] Mi hanno sottoposto a un digiuno forzato. Ho perso circa diciassette Kg in venti giorni», il che gli ha causato la sindrome del calo improvviso degli zuccheri con il rischio di morte improvvisa;

   come emerge dagli atti giudiziari, Andrea riusciva ad avvisare la famiglia e il Consolato solo in data 17 agosto e solo il 22 agosto riusciva ad avere un colloquio con l'avvocato di fiducia;

   Andrea rientrava in Italia il 13 settembre 2021 e ricoverato in ospedale in codice giallo, venivano accertati «postumi di trauma policontusivo, pneumomediastino posteriore, esiti di frattura peroneale sn, problemi spalla dx», tanto da richiedere un secondo ricovero per «ematoma sub-durale cranico (una sorta di seconda emorragia residuale del cervelletto); cefalea; sindrome ansiosa post-traumatica e ancora problemi spalla dx e caviglia sn che andranno controllati con rm»;

   una storia di malagiustizia indicibile, fatta di abusi, irregolarità e mancato rispetto dei trattati europei, in merito alla quale il Governo pro tempore sarebbe rimasto passivo, come denunciato dalla mamma e dal legale del ragazzo, nei cui confronti le accuse sono state tutte definitivamente archiviate –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-03707)


   MANZI, CURTI e BARBAGALLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 173 del 19 ottobre 2015, di modifica alla legge 4 maggio 1983 n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare, ha stabilito che «qualora, durante un prolungato periodo di affidamento, il minore sia dichiarato adottabile ai sensi delle disposizioni del capo II del titolo II e qualora, sussistendo i requisiti previsti dall'articolo 6, la famiglia affidataria chieda di poterlo adottare, il tribunale per i minorenni, nel decidere sull'adozione, tiene conto dei legami affettivi significativi e del rapporto stabile e duraturo consolidatosi tra il minore e la famiglia affidataria.», dando in questo modo «corpo» alla previsione dell'articolo 8 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza di New York;

   tale previsione comporta la possibilità che i minori restino nella famiglia cui sono affidati divenendone figli adottivi qualora, comunque, gli affidatari e i minorenni abbiano i requisiti previsti dalla legge, prevedendo che il legame affettivo deve poter essere preservato sempre;

   in particolare la normativa distingue l'ipotesi dell'affidamento del minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, di cui al titolo I-bis della legge n. 184 del 1983, dall'ipotesi dell'affidamento preadottivo conseguente alla definitiva dichiarazione dello stato di adottabilità del minore, di cui agli articoli 22 e seguenti della medesima legge;

   accanto a tali istituti, la giurisprudenza ne ha identificato un terzo – il cosiddetto affido a rischio giuridico – conseguente all'adozione da parte del giudice dei provvedimenti di cui all'articolo 10, comma 3, della legge, a mente del quale il tribunale può disporre in ogni momento e fino all'affidamento preadottivo «ogni opportuno provvedimento provvisorio nell'interesse del minore», ivi compreso «il collocamento temporaneo presso una famiglia»; il cosiddetto affido a rischio giuridico può convivere con procedimenti di adottabilità ancora in corso, ovvero con dichiarazioni di adottabilità ancora non definitive;

   la cronaca giudiziaria riporta con frequenza notizie relative a casi specifici, nei quali la valutazione dell'interesse del minore è al centro di conflitti talora molto aspri: da un articolo del quotidiano Avvenire si apprende della vicenda di un minore di pochi mesi che nella provincia di Ancona, sin dalla nascita ha vissuto in un istituto poiché la madre, non essendovi il padre, risulta affetta da gravi problemi di salute mentale; il caso viene segnalato al Tribunale per i minorenni di Ancona che affida il minore ad una coppia idonea sia all'adozione nazionale sia internazionale, in attesa dal 2018, con la formula dell'«affido a rischio giuridico»; il minore, che nel frattempo, come risulterebbe dagli atti processuali e da numerose Ctu, si è perfettamente ambientato sviluppando un rapporto di forte attaccamento alla coppia che lo ha accolto, finisce al centro di una contesa da parte dei nonni naturali; la sentenza di primo grado riconosce il corretto svolgimento dei compiti genitoriali, e conferma la decisione dell'affido sine die;

   con il ricorso in appello si riapre il processo e viene nominato un tutore: il Tribunale per i minorenni decide di riassegnare il minore alla famiglia di origine, prevedendo che a partire dal 3 novembre 2024 trascorra cinque notti la settimana nella famiglia d'origine per poi troncare definitivamente i rapporti con gli affidatari; il tutore incaricato non ha ritenuto di proporre appello avverso la decisione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, nel rispetto dell'azione della magistratura, opportuno valutare di adottare iniziative anche normative di sua competenza – in costante sinergia con il Parlamento – volte a monitorare l'applicazione, anche alla luce del fatto specifico esposto in premessa, delle normative in materia, nonché ad implementare e integrare il quadro normativo al fine di garantire la migliore e costante tutela del superiore interesse del minore in armonia con il quadro costituzionale e la giurisprudenza delle Supreme Corti interne e sovranazionali.
(4-03712)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IARIA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 ottobre 2024 Poste italiane ha comunicato al sindaco di Torino la chiusura, con decorrenza dal 16 dicembre 2024, di cinque uffici postali decentrati ubicati in via Nizza 8, via Francesco Giuseppe Guicciardini 28, via Verres 1/A, corso Casale 196 e via alla Parrocchia 3/A, in seguito ad un piano di razionalizzazione degli sportelli previsto in ambito nazionale;

   l'ottimizzazione della rete aziendale di Poste italiane ha, tra gli obiettivi, la riduzione del numero di uffici periferici e questa pratica è legata alla volontà di privatizzare parte del capitale di Poste italiane, per adattare l'azienda alle nuove dinamiche di mercato;

   la proposta di chiusura degli uffici postali decentralizzati ha suscitato preoccupazioni tra i cittadini, in particolare riguardo all'accessibilità ai servizi essenziali, che potrebbero risultare compromessi per le fasce più vulnerabili della popolazione;

   è necessario considerare l'impatto sociale ed economico delle decisioni relative alla rete di servizi postali, in quanto la loro riduzione potrebbe portare a un isolamento delle comunità più remote e a una diminuzione della qualità della vita per i residenti;

   la comunicazione e il coinvolgimento della comunità sono elementi chiave per garantire che le riforme proposte siano accettate e comprese, evitando conflitti e malintesi tra l'azienda e i cittadini –:

   se risulti sia stata effettuata un'analisi attenta delle implicazioni sociali ed economiche delle proposte di ottimizzazione della rete aziendale, in particolare riguardo alla chiusura degli uffici postali decentralizzati, e se si intendano, adottare iniziative di competenza, per garantire che le misure adottate non compromettano l'accesso ai servizi essenziali per le comunità più vulnerabili, promuovendo al contempo l'innovazione tecnologica e il miglioramento del servizio clienti.
(5-03065)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2018 l'Enac ha redatto il Piano di rischio aeroportuale (Pra), uguale per tutti gli aeroporti d'Italia, in base alla geometria della pista di volo, e il relativo «Risk Assessment», obbligatorio invece solo per 23 aeroporti nazionali, tra cui l'aeroporto internazionale «Il Caravaggio» di Bergamo-Orio al Serio, basato sulle caratteristiche specifiche di ogni caso;

   i comuni coinvolti hanno recepito il Pra. In particolare il comune di Bergamo l'ha recepito il 20 marzo del 2019, classificando il proprio territorio secondo le zone dalla A alla D, ovvero da quelle più «calde» a quelle più «fredde», in termini di esposizione al rischio;

   le zone a maggiore tutela sono quelle con alto indice di affollamento, ovvero «tutte le attività che possono generare forti concentrazioni di persone, quali centri commerciali e/o strutture di vendita di grande dimensione (con superficie di vendita superiore a 2.500 mq), centri congressi, fiere, insediamenti, aree e attrezzature per la cultura, lo sport e il tempo libero a scala territoriale, nonché l'edilizia residenziale a densità medio-alta e alta»;

   la rotta di decollo di precisione Prnav prevede di evitare il sorvolo sull'abitato di Colognola (BG), deviando sopra il cimitero di Azzano San Paolo (BG). Tuttavia spesso le condizioni meteorologiche o il peso o la tipologia o la destinazione del velivolo determinano la scelta dell'equipaggio di scostarsi dalla tratta prevista, portando così alla sorvolazione dell'abitato;

   la modifica delle tratte in fase di decollo, a prescindere dal motivo, ha un impatto anche da un punto di vista acustico su un notevole numero di cittadini;

   come chiarito da Enac sin dalla circolare Apt 26 del 3 luglio 2007, Enac «adotta le procedure antirumore, contesta, attraverso i Direttori Aeroportuali, le violazioni ai vettori e conseguentemente riscuote le sanzioni amministrative, il cui introito è versato al bilancio dello Stato per destinarlo agli interventi di riduzione dell'inquinamento acustico aeroportuale»;

   come appreso da fonti di stampa nella mattinata del 1° ottobre 2024 quattro pneumatici del carrello posteriore dell'aereo Ryanair FR846 sono scoppiati dopo aver completato la manovra di atterraggio, danneggiando la pista fino ad un centimetro di profondità e portando alla sospensione dei voli fino alle ore 19 dello stesso giorno. L'aereo aveva a bordo 162 passeggeri e 6 membri dell'equipaggio, tutti fortunatamente illesi;

   l'incidente è avvenuto a ridosso della pista, tuttavia se si fosse verificato in altre condizioni avrebbe potuto comportare conseguenze ben più gravi –:

   se il Ministro interrogato, in raccordo con le autorità competenti, intenda verificare in quante e quali circostanze i decolli dall'aeroporto di Bergamo-Orio al Serio avvengano in deroga alle previsioni del «Risk Assessment» al fine di scongiurare rischi per la sicurezza della popolazione e se intenda verificare quali attività svolge Enac con riferimento al rispetto dei limiti di inquinamento acustico prodotto dall'aeroporto di Bergamo-Orio al Serio.
(4-03711)


   PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lo studio scientifico di Rfi ha individuato la località di Creti come luogo più idoneo per la realizzazione della stazione dell'Alta velocità, cosiddetta Medio Etruria;

   dallo studio è emerso che tale stazione, collocata in posizione centrale tra le province di Siena, Arezzo e Perugia, dovrebbe contribuire a rompere l'isolamento nella mobilità della regione Umbria; contrariamente a quanto evidenziato dalla relazione, tuttavia, il luogo individuato non risulterebbe all'interrogante confacente a nessuna delle tre province a causa della distanza dal centro urbano e della carenza di efficienti collegamenti ferroviari;

   la stazione di Creti, infatti, imporrebbe ai cittadini umbri un doppio trasbordo al fine di prendere i treni veloci in direzione nord/sud: il primo presso la stazione storica di Arezzo e il secondo – appunto – a Creti. Ancor più insostenibili appaiono i tempi per raggiungere la nuova stazione in automobile: almeno 50' da Perugia, 70' da Assisi, 90’ da Foligno, 115 da Spoleto, 90’ da Gubbio/Gualdo. Tali dati sono destinati a generare una contrazione dell'utenza potenziale prevista dallo studio, riducendo l'utilità marginale della nuova stazione;

   la nuova stazione di Creti rischia di rivelarsi finanche controproducente per i cittadini umbri residenti nei territori a confine con la regione Marche che saranno costretti a prendere l'Alta velocità a Fano o Pesaro o in Toscana, e non più nel proprio-Capoluogo di regione;

   l'erroneità di tale decisione emerge anche prendendo in considerazione i dati dell'unica tratta ad Alta velocità diretta che collega Fontivegge a Firenze, Bologna, Milano o Torino nella quale è stato riscontrato un traffico di utenza tre volte superiore alle stime di Trenitalia (circa 200 passeggeri al giorno a fronte dei 60 previsti);

   l'individuazione di Creti rappresenta una decisione altrettanto dispendiosa anche per gli aretini che per recarsi verso nord, sarebbero costretti a percorrere verso sud venti chilometri in più rispetto alla propria storica stazione, attualmente già servita da treni Frecciarossa destinati a transitare presso la nuova stazione di Creti;

   vieppiù, le conclusioni cui si è pervenuti a seguito dello studio di Rfi appaiono all'interrogante errate anche a causa dell'utilizzo di dati statistici per l'analisi trasportistica risalenti addirittura al 2011, né sarebbe stata tenuta in considerazione la condizione iniziale imposta da autorevoli esperti di privilegiare le location in cui è possibile realizzare lo scambio ferro-ferro;

   si ritiene indispensabile – anche in vista dell'imminente inizio dell'Anno Santo 2025 – potenziare i collegamenti veloci da e verso l'Umbria, evitando rimedi che si rivelerebbero più dispendiosi in termini di tempi di percorrenza per i cittadini umbri –:

   quali siano i dati che possano giustificare l'individuazione di Creti come stazione dell'Alta velocità Medio Etruria e del collegato rapporto costi-benefici dell'opera, dal momento che tale collocazione non appare corrispondente alla finalità di porre fine all'isolamento nella mobilità che affligge la regione Umbria;

   se non abbia intenzione, in vista dell'inizio dell'Anno Santo 2025, di adottare iniziative volte a potenziare immediatamente la linea umbra prevedendo una maggiore frequenza di treni al fine di favorire il transito dei pendolari e il pellegrinaggio da e verso l'Umbria.
(4-03714)


   GRAZIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale degli aeroporti, approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 17 settembre 2015 n. 201, promuove la creazione di sistemi aeroportuali regionali;

   per la regione Campania, il piano qualifica l'aeroporto internazionale di Napoli-Capodichino come strategico e lo scalo di Salerno-Pontecagnano come di interesse nazionale, con determinate condizioni di specializzazione e sostenibilità economico-finanziaria;

   il piano stima una domanda di circa 12 milioni di passeggeri annui entro il 2030, ma l'attuale strategia prevede solo un volume di 8,8 milioni di passeggeri per il bacino della Campania;

   la gestione unitaria degli aeroporti di Napoli e Salerno è recente, con Capodichino che ha raggiunto 10,8 milioni di passeggeri nel 2019 e Salerno con una capacità massima stimata di 1,5-2 milioni di passeggeri annui;

   le esigenze di sviluppo del trasporto aereo in Campania avevano portato alla proposta di un nuovo aeroporto civile presso lo scalo militare a Grazzanise, incluso in vari studi e piani nazionali;

   lo scalo militare di Grazzanise non è classificato come strategico per le Forze armate e non rientra tra quelli classificati M.O.B. (Main Operating Base) dal decreto del Ministero della difesa del 25 gennaio 2008;

   a giudizio dell'interrogante ad oggi si registra una perdurante situazione di inerzia ed inspiegabile immobilismo, ogni ulteriore rinvio sarebbe dannoso per un'infrastruttura strategica non solo per il territorio della provincia di Caserta, le cui ricadute economiche ed occupazionali, di natura strutturale, sono prevedibili, ma anche per l'intero sistema di mobilità regionale e per il rilancio dello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno;

   alla luce di ciò, è fondamentale garantire la realizzazione dello scalo aeroportuale, al fine di tutelare e valorizzare un'intera provincia ed il Mezzogiorno –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per la revisione del Piano nazionale degli aeroporti che vada nella direzione della realizzazione tempestiva dello scalo aeroportuale, quale occasione di crescita economica e di sviluppo di un intero territorio e del Mezzogiorno.
(4-03715)


   GHIRRA e FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'attività intermodale del Consorzio Zai di Verona si è notevolmente ridotta negli ultimi tre anni;

   secondo i dati riportati nella pubblicazione ufficiale del Consorzio Zai, distribuita quest'anno, i treni sono diminuiti da 15.745 a 13.944 e l'utilizzo dei binari esistenti è passato da 1,44 treni per binario al giorno a 1,28 treni per binario al giorno;

   dunque, gli attuali binari risultano ampiamente sottoutilizzati rispetto alle potenzialità e alla media di utilizzo negli interporti europei più importanti;

   dal presidente del Consorzio Zai è stata attribuita la più totale riservatezza ai contenuti di due protocolli programmatici firmati dal Consorzio Zai nell'ottobre 2023 con Rfi, sottoscritti in occasione della celebrazione del 75esimo anniversario di costituzione del Consorzio, in cui si prevedono investimenti per 250 milioni di euro;

   il consorzio Zai gestisce l'infrastrutturazione del Quadrante Europa con lo scopo statutario, fra gli altri, di promuovere lo sviluppo dell'economia veronese a livello europeo;

   il presidente del Consorzio ha annunciato di voler costruire immediatamente nel Quadrante Europa Terminal Gate, partecipato al 50 per cento dal Consorzio stesso e al 50 per cento da Rfi, altri 2 binari, serviti da una nuova gru, con un costo pari a 5 milioni di euro;

   non si comprende, ad avviso degli interroganti, l'utilità di queste nuove costosissime infrastrutture dal momento che i binari esistenti non sono pienamente utilizzati;

   la costruzione di nuovi binari nel Quadrante Europa avverrebbe tra l'altro in un sito che impedisce in futuro possibili ampliamenti, essendo limitato, da un lato, dalla linea ferroviaria Milano-Venezia e, dall'altro, da una strada a 4 corsie di grande viabilità che conduce alle tangenziali che portano alle autostrade A22 del Brennero e A4 Milano-Padova/Nord est d'Italia;

   ad avviso degli interroganti sarebbe più opportuno che Rfi e consorzio Zai individuassero soluzioni alternative a quella proposta evitando il possibile spreco di denaro pubblico dal momento che non si ravvisa l'urgenza, di costruire nuovi binari nel terminal intermodale di Verona Quadrante Europa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché Rfi e Consorzio Zai riconsiderino il progetto di realizzazione di nuovi binari ferroviari nel terminal intermodale di Verona Quadrante Europa non ravvisandosene, ad avviso degli interroganti, l'esigenza e l'urgenza visto il regime di sottoutilizzo dei binari esistenti evidenziato dai dati riportati dallo stesso Consorzio Zai;

   se sia a conoscenza della impossibilità di possibili ampliamenti futuri dei suddetti binari dalla lunghezza attuale di 550 metri a 750 metri, considerato ormai lo standard europeo per gestire treni merci di quella lunghezza, per insuperabili impedimenti ferroviari e stradali presenti nelle aree circostanti;

   se sia a conoscenza del perché non sarebbe stato reso pubblico il contenuto dei protocolli firmati tra Zai e Rfi al termine dell'evento richiamato in premessa.
(4-03725)


   CHERCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale n. 392 della Sardegna, è un'arteria di rilevanza regionale che collega il centro Sardegna con la città di Tempio il cui tracciato, impervio e curvilineo, parte da Tempio e, dopo aver superato il passo del Limbara e lambito la sponda occidentale del Lago Coghinas, digrada fino ad Oschiri;

   nel percorso è presente il Ponte Diana che, di fatto, favorisce il collegamento tra le due sponde del lago, risultando vitale per il passaggio veicolare da Oschiri a Tempio e viceversa, poiché al di là del ponte risiedono un centinaio di abitanti e lo stesso rappresenta un passaggio fondamentale per raggiungere l'ospedale di Ozieri;

   l'8 giugno 2022, l'Anas ha chiuso al traffico veicolare il Ponte Diana poiché «a seguito dell'ispezione periodica eseguita da una società specializzata è stato riscontrato un peggioramento delle condizioni di conservazione e funzionalità della struttura. Pertanto, per garantire la sicurezza dell'utenza stradale è stata disposta l'interdizione della circolazione. L'opera era infatti costantemente monitorata a seguito delle criticità statiche emerse nelle ispezioni precedenti e per le quali erano già in vigore limitazioni al transito»;

   entro il mese di luglio 2023 è stato, inoltre, necessario procedere all'abbassamento del livello dell'invaso, fino a una quota di 152 metri mediante svuotamento controllato per intervenire sui piloni, provocando, di fatto, il riversamento in mare nella bassa Coghinas di una massa fangosa, procurando allarme e proteste tra gli operatori turistici locali;

   sempre nel luglio 2023, presso gli uffici dell'assessorato ai lavori pubblici della regione Sardegna, si è svolto un incontro con tutti gli enti interessati, in esito al quale Enel ha rallentato le procedure di rilascio dell'acqua della diga al mare, al fine di tutelare i comuni costieri, consentendo loro di poter proseguire nel migliore dei modi la stagione turistica e conseguentemente Anas ha potuto lavorare esclusivamente sull'impalcato e sulle pile fuori acqua del ponte;

   raggiunto il livello d'acqua progettualmente previsto, lo scorso 15 settembre Anas ha ripreso regolarmente i lavori il cui completamento dovrebbe avvenire entro la fine del mese di giugno 2024, ma ad oggi sembra tutto ancora fermo –:

   se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se, per quanto di competenza, non intenda assumere iniziative affinché i lavori di ripristino del Ponte Diana vengano completati nel minor tempo possibile per ridurre i disagi creati sia ai residenti che, con la stagione estiva, all'indotto turistico del territorio interessato.
(4-03726)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MADIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di maggio 2024, l'aeroporto di Milano Linate ha reso disponibile il servizio faceboarding, che permette ai passeggeri di imbarcarsi su un aereo superando i controlli di sicurezza e quelli al gate senza mostrare documenti e carta d'imbarco, ma solo il proprio volto, a un sistema biometrico di riconoscimento facciale;

   Linate è il primo aeroporto italiano ad offrire questo servizio, che in Europa è utilizzato con un numero limitato di compagnie aeree soltanto in cinque scali aeroportuali;

   a Linate il sistema è stato attivato al termine di una sperimentazione iniziata nel 2020, ma subito sospesa per la pandemia; sperimentazione i cui esiti non sono totalmente noti in termini di garanzia e tutela della privacy dei passeggeri;

   la SEA, società che gestisce l'aeroporto, specifica che le immagini del volto non vengono conservate, ma utilizzate solo per creare il modello biometrico, mentre i dati relativi ai documenti vengono crittografati e salvati, per 24 ore o per un anno in caso di registrazione a lungo termine;

   in Italia vige fino al dicembre 2025 una moratoria per l'utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, categoria entro la quale rientrano anche gli aeroporti;

   sui sistemi di riconoscimento facciale sono sempre più diffusi dubbi e contrarietà in merito alla loro efficienza e ai cospicui rischi per la privacy dei cittadini –:

   quali tecnologie hardware e software siano usate e quali aziende italiane o straniere gestiscano i dati;

   quali misure siano state assunte a tutela della privacy dei passeggeri e dei loro dati biometrici;

   quanto si ritenga che possa considerarsi libera la scelta di un passeggero che per far prima più comodamente si lascia scansionare il volto;

   se l'introduzione del faceboarding rientri nelle fattispecie regolate e interdette dalla moratoria sull'utilizzo del riconoscimento facciale in Italia.
(4-03708)


   GRAZIANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il presidio ospedaliero San Giuseppe Moscati di Aversa, provincia di Caserta, è riferimento sia del territorio aversano sia di quello a Nord di Napoli come Giugliano, Melito, Villaricca, Mugnano, Marano, Frattamaggiore, Frattaminore;

   l'ospedale Moscati di Aversa, è il secondo ospedale per numero di accessi al pronto soccorso, subito dopo all'ospedale Cardarelli di Napoli, il più importante presidio ospedaliero della Campania;

   recentemente, all'ospedale Moscati di Aversa si è verificato un nuovo episodio di violenza, in cui un paziente ha aggredito una dottoressa del pronto soccorso, lanciandole contro apparecchiature informatiche e causandole lesioni fisiche;

   questo atto rappresenta un attacco inaccettabile che ferisce la comunità sanitaria e mette a rischio il diritto alla salute;

   la copertura di sicurezza nelle strutture sanitarie è attualmente limitata a sole 12 ore. In passato, grazie all'intesa con la Questura e la Prefettura, era stata stabilita questa misura, che però, alla luce del crescente numero di aggressioni negli ospedali, risulta chiaramente insufficiente;

   è fondamentale garantire la sicurezza degli operatori sanitari, che continuano a svolgere il proprio lavoro con dedizione, nonostante la mancanza di adeguati strumenti di tutela;

   il personale sanitario e tutta la comunità aversana sono esausti, sfiduciati, intimoriti dal ripetersi di questi eventi –:

   se non si intenda disporre, con urgenza, la costituzione di un presidio di polizia ininterrottamente nelle 24 ore, presso il Pronto Soccorso dell'ospedale Moscati di Aversa, assegnando un congruo numero di personale così da tutelare il regolare svolgimento dell'attività assistenziale nell'interesse dei cittadini e dei sanitari.
(4-03709)


   PRESTIPINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi la cittadina di Ardea è stata interessata da una serie di episodi criminosi che stanno compromettendo gravemente la sicurezza e la serenità dei cittadini;

   in data 1° febbraio 2024, un commerciante di Ardea è stato vittima di una rapina presso la propria abitazione, durante la quale i malviventi hanno utilizzato del gas soporifero per agevolare la commissione del reato, come riportato dalla stampa locale;

   in data 2 agosto 2024, una banda di ladri ha sfondato l'ingresso della filiale della Banca di Credito Cooperativo di Roma situata ad Ardea, eseguendo un colpo che ha generato grande preoccupazione tra i cittadini;

   in data 2 ottobre 2024, si è verificato un episodio di estrema violenza all'interno di una villa privata ad Ardea, in cui un gruppo di soggetti incappucciati ha sequestrato e aggredito un giovane di vent'anni allo scopo di sottrarre una cassaforte; il ragazzo è stato successivamente trasferito d'urgenza presso il pronto soccorso dell'ospedale S. Anna di Pomezia a seguito delle percosse subite;

   in data 23 ottobre 2024, un individuo armato di fucile ha fatto irruzione in un supermercato di Ardea, esplodendo un colpo in aria e generando panico tra i dipendenti e i clienti del centro commerciale per ottenere l'incasso della giornata;

   nella notte del 24 ottobre 2024 lo stesso esercente già vittima di rapina alcuni mesi prima è stato nuovamente oggetto di una rapina – tre sono gli episodi che lo riguardano – avvenuta presso uno dei suoi locali commerciali situato nel centro di Tor San Lorenzo;

   lo stato di degrado e illegalità persiste anche nella zona delle Salzare, una porzione del territorio comunale di Ardea che è sempre più frequente teatro di reati a ambientali quali abbandono di rifiuti di vario genere, incendi dolosi e altri atti di grave impatto ambientale che contribuiscono ad alimentare il senso di insicurezza e abbandono percepito dalla popolazione residente;

   nel territorio dei comuni di Ardea e Pomezia, che contano complessivamente oltre 120.000 residenti – numero che cresce sensibilmente durante la stagione estiva – non è presente alcun presidio di Polizia e le caserme dei Carabinieri risultano insufficienti a garantire una presenza adeguata e un controllo costante sul territorio;

   tali episodi criminosi, sommati ad altri verificatisi negli ultimi mesi, stanno contribuendo a generare un crescente senso di insicurezza e paura tra la cittadinanza di Ardea, che percepisce uno stato di abbandono e una carenza di protezione da parte dello Stato;

   gli esercenti locali, sentendosi impotenti e poco tutelati, operano in un clima di costante preoccupazione con un elevato rischio per la sopravvivenza delle attività economiche stesse;

   la tutela dell'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini devono costituire una priorità imprescindibile per le istituzioni –:

   quali iniziative urgenti si intenda adottare per rafforzare la sicurezza nella cittadina di Ardea e garantire una maggiore e più costante presenza delle forze dell'ordine sul territorio, anche al fine di prevenire ulteriori episodi di violenza e criminalità;

   se non si ritenga opportuno promuovere l'installazione e il rafforzamento di sistemi di sorveglianza nelle aree più sensibili di Ardea, in collaborazione con le amministrazioni locali;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per contrastare il fenomeno dei reati ambientali nella zona delle Salzare, promuovendo un'azione di bonifica e controllo del territorio al fine di prevenire ulteriori atti di degrado.
(4-03723)


   FRATOIANNI, GRIMALDI e MARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende a Quarrata, in provincia di Pistoia, un operaio pakistano è stato aggredito e picchiato anche con l'utilizzo di bastoni, dopo essere stato accusato di essersi rivolto al sindacato per denunciare le pessime condizioni lavorative vissute in fabbrica, turni di lavoro massacranti (dalle 12 alle 14 ore giornaliere), lavoro nero e abusi da parte dell'azienda e di chi gestisce la forza lavoro all'interno della fabbrica;

   le violenze si sono svolte all'interno della fabbrica in cui lavora il giovane operaio aggredito, la Vot International, azienda a conduzione cinese di Quarrata;

   l'azienda ha tre unità produttive a Pistoia e, secondo il sindacato Sudd Cobas, è stata oggetto recentemente di controllo da parte dell'ispettorato del lavoro che avrebbe avuto modo di riscontrare diverse irregolarità;

   per il sindacato le condizioni di sfruttamento in fabbrica dei lavoratori sarebbero comunque proseguite dal giorno successivo al controllo, così come avvenivano fino al giorno prima dell'ispezione;

   tra l'8 e il 9 ottobre 2024 una «spedizione punitiva» aveva invece colpito quattro manifestanti in un picchetto dello stesso sindacato a Seano, frazione di Carmignano;

   secondo il sindacato Sudd Cobas questa è soltanto una delle tante storie raccontate e denunciate dal sindacato e che accadono anche a Prato, nel distretto del tessile che mostrano l'esistenza di un sistema di sfruttamento difficile da debellare, che fa leva sul bisogno dei più deboli;

   ad avviso dell'interrogante quanto accaduto a Quarrata e a Seano non può rimanere sotto silenzio, ennesimi episodi di lavoratori aggrediti soltanto perché rivendicavano i propri diritti;

   è fondamentale che i Ministri interrogati, per quanto di competenza, con tutti gli strumenti a disposizione coinvolgendo le prefetture e le forze dell'ordine, impediscano il ripetersi di questi episodi e che venga garantita tutela e agibilità ai lavoratori e alle loro organizzazioni sindacali, poiché lo sfruttamento non può avere in alcun modo diritto di cittadinanza in Toscana come nel resto del Paese, nonché diano continuità e incrementino le attività ispettive nei luoghi di lavoro;

   è inammissibile che si utilizzi la violenza su dei lavoratori che hanno tutto il diritto di raccontare la propria condizione lavorativa alle organizzazioni sindacali e di pretendere rispetto per la propria persona e condizioni di lavoro dignitose –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere, anche alla luce dei gravi fatti esposti in premessa, per contrastare e rimuovere le condizioni di sfruttamento denunciate dai lavoratori, in particolare nelle province di Prato e Pistoia, garantendo agli stessi e alle loro organizzazioni sindacali tutela e agibilità al fine di impedire che continuino ad essere vittime di ritorsioni e di bestiali aggressioni all'interno delle aziende datrici di lavoro.
(4-03731)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIMALDI e GHIRRA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il femminicidio di Giulia Cecchettin ha giustamente creato molto rumore mediatico, facendo più ampiamente luce su un sistema di dinamiche patriarcali di cui i femminicidi sono solo l'espressione più violenta;

   il 22 novembre 2023 il Ministro Valditara ha presentato in conferenza stampa il progetto sperimentale «Educazione alle relazioni» rivolto alle scuole secondarie di secondo grado e finalizzato a costituire gruppi di discussione e autoconsapevolezza tra gli studenti sui temi della violenza di genere;

   la direttiva ministeriale del 24 novembre 2023 prevede che il Ministero, avvalendosi dell'Indire, garantisca l'erogazione di specifici percorsi di formazione dei docenti, con il coinvolgimento dell'ordine degli psicologi e di altri organismi scientifici e professionali qualificati;

   le attività sono previste in orario extracurricolare e hanno lo scopo di promuovere comportamenti di prevenzione contro ogni forma di discriminazione e violenza, approfondendo anche le conseguenze giuridiche e penali delle violazioni;

   la direttiva dice che ogni scuola che vorrà partecipare al progetto dovrà indicare un insegnante referente e costituire gruppi di discussione che in linea generale dovranno corrispondere alle singole classi. Non solo il progetto non è obbligatorio per le scuole, ma non potrà nemmeno essere attuato senza il consenso dei genitori degli studenti e quello degli studenti stessi;

   come dimostrano due recentissimi femminicidi su ragazze molto giovani, la violenza di genere è ormai un fenomeno culturale diffusissimo, che deve essere combattuto attraverso un approccio multidisciplinare che cominci dall'educazione sentimentale, sessuale ed emotiva nelle scuole. Quindi, per gli interroganti, servirebbe inserire un vero e proprio insegnamento nei corsi scolastici del primo e del secondo ciclo di istruzione e non un semplice progetto volontario. Ma detto ciò, dato che nella direttiva sono stati stanziati 15 milioni di euro a valere sui fondi Poc, e dato che in un protocollo stilato tra il Ministro dell'istruzione e del merito, il Dipartimento pari opportunità e il Ministero della cultura si parla della realizzazione, tra le altre cose, di una o più campagne di sensibilizzazione sul tema della violenza maschile contro le donne e la violenza domestica e dell'elaborazione di materiali informativi, di cui non si ha traccia, è necessario capire che fine ha fatto il piano Valditara presentato ormai quasi un anno fa –:

   se, come previsto dall'articolo 5 della direttiva del Ministro dell'istruzione e del merito del 24 novembre 2023, esista un monitoraggio delle attività previste dall'articolo 1 della stessa, cioè le iniziative previste nelle scuole nell'ambito del progetto «Educazione alle relazioni»;

   quante e quali scuole abbiano attivato le iniziative progettuali previste dalla direttiva.
(5-03064)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BAKKALI, GUERRA, EVI, MANZI, GRIBAUDO, DI BIASE, SCARPA, QUARTAPELLE PROCOPIO, GHIO, BOLDRINI, MALAVASI, SERRACCHIANI, FERRARI, FORATTINI, ROGGIANI, MARINO, IACONO e ROMEO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro della giustizia, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   i centri antiviolenza svolgono un ruolo cruciale nella protezione e nel sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli, garantendo loro un luogo sicuro in cui poter iniziare un percorso di ricostruzione e protezione;

   molte donne accolte nei centri antiviolenza sono accompagnate da minori che, a causa della situazione emergenziale, vengono collocati in strutture protette per garantire la loro incolumità; in attesa di provvedimenti giudiziari definitivi che regolamentino la situazione familiare e la tutela dei minori, spesso si rende necessario un cambio di istituto scolastico per i bambini coinvolti, sia per motivi logistici che di sicurezza. Il cambio di scuola risulta essere una procedura complessa e spesso ostacolata dalla burocrazia, che non tiene conto della necessità di una rapida soluzione in un contesto di protezione d'urgenza;

   le difficoltà legate alla gestione delle visite tra i minori e i familiari non affidatari (in particolare nei casi in cui vi siano provvedimenti giudiziari pendenti ancora in fase di adozione) possono esporre i minori e le donne a situazioni di rischio, in assenza di provvedimenti immediati volti a conciliare la sicurezza con i diritti alla genitorialità;

   la gestione dei minori nei centri antiviolenza, in attesa di provvedimenti giudiziari definitivi, pone gravi problematiche operative e giuridiche, che necessitano di un coordinamento più efficace tra scuole, tribunali, servizi sociali e strutture di accoglienza;

   è di primaria importanza garantire la continuità scolastica ai minori in situazioni di emergenza, senza che questi subiscano ulteriori traumi a causa di ritardi burocratici o difficoltà nel trovare istituti scolastici disponibili ad accoglierli in tempi rapidi;

   occorre adottare linee guida e procedure che permettano di conciliare il diritto del minore all'istruzione con le misure di sicurezza imposte dal trasferimento in una struttura protetta, rendendo il processo di cambio scuola rapido e privo di ostacoli burocratici, tenendo presenti le Linee Guida per il diritto allo Studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine, siglate nel 2018 tra Ministero Istruzione e Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza;

   è necessario che le istituzioni competenti, in primis il Ministero dell'istruzione e il Ministero della giustizia e l'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, collaborino con i centri antiviolenza e le autorità locali per garantire un'adeguata gestione dei minori, nel rispetto della sicurezza e del benessere del minore stesso;

   attualmente, l'assenza di una prassi uniforme crea disparità di trattamento nei diversi territori, con gravi ripercussioni sulla serenità e sicurezza dei minori e delle donne coinvolte –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle gravi difficoltà che i centri antiviolenza incontrano nella gestione della frequenza scolastica dei minori in struttura protetta e delle problematiche legate alle visite familiari in attesa dei provvedimenti giudiziari;

   se intendano adottare iniziative urgenti di competenza per semplificare la frequentazione della scuola per i minori in strutture protette, garantendo loro continuità scolastica e sicurezza;

   se non ritengano opportuno istituire un protocollo di collaborazione interistituzionale tra Uffici Regionali Scolastici, servizi sociali, centri antiviolenza e autorità giudiziarie, per garantire la protezione dei minori;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano adottare per garantire che le esigenze di sicurezza delle donne e dei minori ospitati nei centri antiviolenza siano conciliate con il diritto all'istruzione e con il rispetto dei tempi della giustizia, evitando che la burocrazia o i ritardi amministrativi compromettano il benessere delle vittime di violenza.
(4-03719)


   PICCOLOTTI e DORI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la mattina del 24 ottobre 2024 alla Festa del cinema di Roma si è tenuta l'anteprima del film «Il ragazzo dai pantaloni rosa» che racconta la tragica storia di Andrea Spezzacatena, il quindicenne che nel 2012 si tolse la vita dopo aver subito atti di bullismo e cyberbullismo omofobo a scuola;

   il film, inserito all'interno della sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni «Alice nella città», è stato proiettato davanti a centinaia di studenti romani che, come ogni mattina, hanno assistito a uno dei tanti titoli in cartellone;

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato su gay.it durante la proiezione si sono ripetuti continui e gratuiti applausi di scherno, si sono udite risate e sono stati urlati epiteti offensivi nei confronti degli omosessuali, fino a urla di vero e proprio incitamento al suicidio rivolte al protagonista del film;

   l'atteggiamento assunto da alcuni dei ragazzi presenti ha finito dunque per imitare quel bullismo omofobo raccontato dal film che ha portato diversi adolescenti a compiere gesti estremi, compreso Andrea, dalla cui storia è tratto il film;

   «Il ragazzo dai pantaloni rosa» parla proprio a quei ragazzi e a quelle ragazze che erano seduti in platea raccontando la storia di un proprio coetaneo che si è tolto la vita a soli quindici anni a causa degli atti di bullismo che subiva;

   pur essendo doveroso sottolineare che non tutti gli adolescenti presenti hanno assunto gli atteggiamenti descritti, è sconfortante apprendere come alcuni di loro abbiano avuto questo vergognoso atteggiamento senza che nessuno intervenisse per farli smettere;

   a quanto pare, soltanto un'insegnante, invano, sarebbe intervenuta, indignata, per redarguire la propria classe;

   quanto accaduto alla Festa del cinema durante la proiezione del film «Il ragazzo dai pantaloni rosa» conferma l'insensata chiusura mentale di quanti si ostinano a non voler includere l'educazione affettiva, l'educazione al rispetto e all'inclusione nei programmi scolastici, volendola addirittura bandire per legge parlando del pericolo di fantomatiche «ideologie gender» da vietare nelle aule scolastiche;

   ciò che vi è di pericoloso, ad avviso dell'interrogante, è l'assenza di una cultura del rispetto, l'incapacità a cogliere il messaggio veicolato dal film, senza dimenticare lo stato d'animo di chi, in quel contesto, può essersi immedesimato nel protagonista del film e che può essersi sentito circondato dal medesimo clima d'odio;

   sarebbe interessante sapere se le scuole presenti in sala quel giorno, dopo quanto accaduto, abbiano organizzato un momento di riflessione collettiva e di confronto con i ragazzi per far comprendere loro la gravità di quanto accaduto;

   ad avviso dell'interrogante bisogna intervenire urgentemente per far comprendere ai giovani quanto sia dannosa e pericolosa l'omofobia e quanto sia indispensabile insegnare nelle scuole, di ogni ordine e grado, l'educazione sessuale e affettiva –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, anche a seguito dei fatti esposti in premessa, per promuovere un'efficace azione di contrasto all'omofobia, la transfobia, gli stereotipi di genere e la violenza contro le donne nelle scuole di ogni ordine e grado;

   se, alla luce di quanto accaduto alla Festa del cinema di Roma durante l'anteprima del film «Il ragazzo dai pantaloni rosa», non intenda adottare le iniziative di competenza volte a verificare se gli istituti scolastici presenti alla proiezione abbiano organizzato un momento di confronto collettivo con gli studenti e le studentesse per discutere quanto accaduto durante la proiezione.
(4-03720)


   BALDINO e ORRICO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   presso il Liceo Scientifico di Cariati, classe V Sez. B, risulta frequentante l'alunna Alisea C. affetta da retinopatia che l'ha resa cieca assoluta;

   negli anni per tale patologia è risultata destinataria di docente di sostegno specializzato nell'uso del linguaggio Braille;

   come denunciato a mezzo stampa dai genitori l'alunna per l'anno scolastico 2024/2025 non è supportata da docente di sostegno specializzato nell'uso del linguaggio Braille, con notevoli disagi per la didattica e l'apprendimento;

   nonostante formale istanza di assegnazione del docente con idonea specializzazione, acquisita con protocollo n. 7096 del 2 ottobre 2024, inoltrata dai genitori all'Ufficio scolastico regionale per la Calabria e al dirigente scolastico dell'Istituto d'istruzione superiore «LS-IPSEOA-ITE-ITI» – Cariati, veniva comunicato alla famiglia che «non ci sono i presupposti giuridici e didattici per revocare il contratto alla docente di sostegno assegnata all'alunna Cristaldi». Di più che «l'individuazione della docente da parte dell'ATP territoriale di Cosenza è avvenuta in quanto la stessa risulta inserita a pieno titolo nelle graduatorie provinciali di prima fascia delle GPS 2024/2026 con specializzazione per l'insegnamento sul sostegno classe di concorso ADSS» e che «tra le 18 unità docenti di sostegno assegnate per il corrente anno scolastico all'IIS “LS-IPSC-IPSIA-ITI” di Cariati, nessuna è in possesso delle competenze certificate sull'uso del sistema di lettura e scrittura tattile Braille»;

   come rileva l'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti per Braille è da intendersi un importante metodo di scrittura e lettura, non una lingua né un linguaggio;

   la sentenza del Consiglio di Stato n. 5851 del 2018 ha accertato il diritto degli alunni con handicap ad avere un insegnante di sostegno specializzato nella lingua Braille;

   nella citata sentenza il diritto del disabile all'istruzione ed all'integrazione scolastica è considerato preminente al punto da obbligare l'istituzione scolastica a ricorrere anche a canali diversi dal mero attingimento delle graduatorie per reperire un insegnante di sostegno specializzato. Ancora, la presenza di un esperto incaricato dall'ente locale, con le competenze specifiche per la disabilità dell'alunno, non esclude la presenza del docente di sostegno e che lo stesso sia parimenti specializzato –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, anche alla luce della citata sentenza, il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il diritto fondamentale all'istruzione dell'alunna Alisea C., dovendosi ritenere che la mancata messa a disposizione di un insegnante di sostegno dotato di conoscenza specifica del linguaggio Braille influisce per certo sul relativo percorso scolastico di integrazione, provocandone un pregiudizio non patrimoniale risarcibile, dato dalla maggiore difficoltà dell'alunna alla fruizione dell'offerta formativa.
(4-03728)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   LA PORTA e MICHELOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 ottobre 2024 si è verificato l'ennesimo atto violento che coinvolge, seppur indirettamente, la comunità cinese che vive nel territorio diviso tra la provincia di Firenze e Prato. Episodio, questo, che segue a tanti altri fra cui quello più eclatante dell'11 ottobre 2021 quando in circostanze analoghe una decina di cittadini cinesi a bordo di due auto, secondo quanto appreso dai presenti, sarebbero arrivati sul luogo della protesta e avrebbero cominciato a colpire i manifestanti pakistani utilizzando anche mazze di legno;

   secondo le prime ricostruzioni operate dalle forze dell'ordine e dalle persone offese, alcuni manifestanti riuniti dinnanzi ad una pelletteria gestita da cittadini cinesi in Seano (Prato) per richiedere condizioni di lavoro più decorose (si parla di condizioni di lavoro precarie, senza alcun diritto ne orario rispettato al limite, se non oltre lo sfruttamento) sono stati brutalmente aggrediti da persone assoldate dagli esponenti della consorteria criminale orientale;

   il bilancio è stato di quattro manifestanti feriti da spranghe e, sugli organi di stampa, gli stessi hanno dichiarato che mentre venivano brutalmente picchiati gli veniva detto «la prossima volta vi spariamo» se avessero continuato a manifestare;

   questo è solo l'ultimo degli episodi che coinvolge la suindicata comunità, dopo i procedimenti penali che si celebrano al Tribunale di Prato denominati «China Truck» e «Money Transfer» con decine di imputati, le indagini in corso per atti intimidatori incendiari ed il cosiddetto «racket delle grucce» che dal luglio 2024 ha dato il via ad una serie di estorsioni ed aggressioni per regolamenti di conti legati all'imprenditoria tessile e logistica cinese;

   tale consorteria criminale a giudizio degli interroganti è da considerarsi a tutti gli effetti una forma mafiosa, come quelle già presenti nel nostro territorio. In tal senso è opportuno prendere le mosse dalla sentenza della Cassazione del 30 maggio 2001 n. 35914 che avalla l'applicazione del delitto di associazione mafiosa a un gruppo criminale cinese operante in Toscana e dedito al controllo anche violento delle attività dei connazionali: benché non sia, infatti, il primo arresto giurisprudenziale sulla questione, in tale occasione i giudici di legittimità hanno avuto modo di fissare alcune regole di giudizio in qualche misura innovative nel quadro di una argomentata rilettura della fattispecie incriminatrice;

   gli ermellini rilevano che: «la realtà mafiosa – all'origine caratterizzata da struttura vasta e monolitica operante in ben individuati territori – è venuta trasformandosi e articolandosi in una molteplicità di organizzazioni col mutare e l'ampliarsi del genere di interessi parassitari perseguiti e con l'estendersi delle zone territoriali di influenza: fenomeno questo ricollegabile anche alle aperture via via crescenti di ogni collettività locale verso altre realtà sociali, come all'assottigliamento delle frontiere o riconducibile, per rimanere al nostro Paese, ai grandi fenomeni di immigrazioni da paese dell'est europeo e addirittura dall'estremo oriente»;

   a giudizio degli interroganti tale fenomeno è, evidentemente, ben radicato nel tessuto socio economico della zona industriale compresa tra Prato e Firenze, al punto da potersi permettere di assoldare manovalanza criminale atta a difendere i propri interessi fino ad arrivare anche a disperdere cortei di pacifica contestazione sindacale, costituzionalmente garantiti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   quali misure di competenza intendano applicare al crescente problema della criminalità cinese nel Paese e in particolare nella provincia di Prato, anche in termini di controlli più efficaci ai fini dalla tutela delle condizioni di lavoro e del trattamento dei lavoratori;

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative di carattere normativo affinché siano istituite sezioni distaccate della direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Prato al fine di meglio conoscere ed affrontare i nuovi fenomeni mafiosi di natura etnica.
(3-01533)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Bystronic è una multinazionale svizzera specializzata nella progettazione e produzione di macchinari per l'automazione industriale, con oltre 3.000 dipendenti distribuiti in oltre 40 sedi a livello mondiale. In Lombardia, l'azienda gestisce due stabilimenti: uno a San Giuliano Milanese e l'altro a Fizzonasco di Pieve Emanuele, che occupano complessivamente circa 150 lavoratori, recentemente, Bystronic ha annunciato la cessazione delle attività in questi due siti, motivando la decisione con un generale «declino del mercato» e definendo l'automazione industriale customizzata, ossia l'attività svolta nei due stabilimenti locali, «non più strategica per il gruppo», questa riorganizzazione ha portato all'avvio di una procedura di licenziamento collettivo per i 150 dipendenti coinvolti Bystronic ha registrato nel 2023 un fatturato netto di 930 milioni di franchi svizzeri, indicando una buona posizione finanziaria;

   il 22 ottobre 2024, i lavoratori hanno organizzato un presidio davanti a Palazzo Lombardia, sede della regione, per protestare contro i licenziamenti e chiedere il ritiro della procedura di licenziamento collettivo;

   nella stessa giornata, si è svolta un'audizione in Commissione attività produttive della regione Lombardia, durante la quale i rappresentanti dell'azienda hanno confermato la decisione di procedere con la chiusura degli stabilimenti e i licenziamenti, motivando la scelta con un generale «declino del mercato» e definendo l'automazione industriale customizzata come «non più strategica per il gruppo» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la tutela dei lavoratori e la salvaguardia dei posti di lavoro alla Bystronic, tenendo conto della solidità finanziaria dell'azienda e valutando soluzioni che possano favorire una riconversione aziendale, sfruttando le competenze e le risorse già presenti nei siti lombardi, oltre a iniziative mirate al rilancio dell'attività produttiva, coinvolgendo le istituzioni locali e i sindacati nelle decisioni future.
(4-03721)


   GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende Carrefour ha annunciato 90 esuberi in cinque punti vendita della provincia di Torino e avviato una procedura di licenziamento collettivo che coinvolgerebbe i lavoratori impiegati nei punti vendita di Moncalieri, Nichelino, Collegno, Grugliasco e Burolo;

   il taglio coinvolgerebbe il 10 per cento della forza lavoro in ciascuno dei 5 ipermercati, che l'azienda motiva spiegando di avere personale in esubero nelle fasce di lavoro settimanali dal lunedì al venerdì mentre lamenta di non avere sufficiente organico nelle giornate di sabato e domenica, quando si registra il picco delle vendite;

   le organizzazioni sindacali hanno proposto all'azienda di incentivare economicamente il lavoro domenicale o aumentare le ore dei tanti part time involontari per far sì che anche chi non ha obbligo di prestazione domenicale sia incentivato a offrire la propria prestazione volontariamente, questo insieme a una condivisione dell'organizzazione del lavoro tra sindacati e azienda al fine di consentire eque rotazioni tra lavoratrici e lavoratori nella giornata di domenica;

   Carrefour ha invece prospettato la possibilità di voler incentivare l'esodo volontario e non si comprende la ragione del perché preferisca destinare risorse economiche su incentivi all'esodo invece di investire sulla copertura dei turni domenicali di cui l'azienda necessita;

   oltre a ciò non è chiaro quali siano gli investimenti che l'azienda ha intenzione di mettere in campo per rilanciare questi punti vendita al fine di garantire continuità e sicurezza alle lavoratrici e ai lavoratori del territorio torinese a partire dalle auspicabili ristrutturazioni dei punti vendita più vecchi sino a piani commerciali che possano aggredire un mercato altamente competitivo –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, a partire dall'avvio di una interlocuzione con la società francese del comparto della grande distribuzione Carrefour affinché siano ritirati i 90 esuberi annunciati in cinque punti vendita della provincia di Torino e avviata una seria trattativa con le organizzazioni sindacali al fine di giungere all'adozione di soluzioni condivise che possano risolvere le criticità emerse nell'organizzazione aziendale mantenendo gli attuali livelli occupazionali.
(4-03722)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   secondo quanto segnalato da alcuni organi di informazione e secondo quanto, invero, già documentato nella situazione patrimoniale presente sul sito istituzionale della Camera dei deputati, il sottosegretario alla salute, onorevole Marcello Gemmato, è socio di minoranza, al 10 per cento, di Therapia srl, una società pugliese che gestisce tre poliambulatori a Bitonto in provincia di Bari: secondo quanto riferito dal Fatto quotidiano, sul sito di Therapia si legge: «Noi ci prendiamo cura di voi. (...) È possibile effettuare in loco accertamenti diagnostici e avere così un quadro completo della situazione clinica. Senza i lunghi tempi del servizio sanitario pubblico»;

   dunque, secondo gli organi di informazione, la società si propone di offrire in tempi ragionevoli visite, esami diagnostici, fisioterapia, «senza i lunghi tempi del servizio pubblico», quei tempi che, indubbiamente la compagine governativa in carica, e di cui fa parte anche l'onorevole Gemmato in qualità di sottosegretario alla salute, ha il dovere di ridurre per il Servizio sanitario nazionale e sui quali in diversi provvedimenti, come, a esempio, il decreto cosiddetto «liste di attesa» del 7 giugno 2024, ha fornito diverse soluzioni, tra le quali principalmente si evince proprio l'incremento delle prestazioni che il Ssn può acquistare da privati;

   non è un caso, in effetti, che proprio come conseguenza delle predette soluzioni, gli erogatori sanitari privati si sono trovati ad incrementare notevolmente il loro fatturato e, secondo quanto riferito dagli organi di informazione, anche la società Therapia srl avrebbe visto crescere il proprio fatturato;

   la spesa sanitaria privata nel 2023 è cresciuta notevolmente arrivando a circa 45,8 miliardi di euro (stime Istat) e in questo trend, secondo quanto riferito dagli organi di informazione, si colloca anche Therapia srl che avrebbe fatturato, nel 2023, 1,5 milioni di euro, in crescita sul 2022 (1,3) e con 7.000 euro di utili;

   interrogato sulla questione, il Sottosegretario ha rappresentato di essere in questa società già dal 2013 e in relazione alla sua attività professionale senza aver mai percepito utili e senza aver ruoli gestionali;

   il Sottosegretario alla salute, si ricorda, ha una delega sulle farmacie ed è egli stesso un farmacista, ex titolare di farmacia ora ceduta, nella gestione, a suoi familiari; a riguardo, a giudizio degli interpellanti, non si può ignorare come la remunerazione del farmaco o i benefici delle cosiddette farmacie dei servizi siano una costante delle misure finanziarie di questo Governo, che ha clamorosamente trasferito, ad esempio, alcuni medicinali dalla distribuzione diretta tramite Asl alla distribuzione tramite le farmacie del territorio;

   a giudizio degli interpellanti, è evidente come la posizione del Sottosegretario alla salute, onorevole Gemmato sia significativamente caratterizzata da un imbarazzante conflitto d'interesse, che, al di là delle questioni societarie e gestionali che lo tutelerebbero in punto di diritto, di atto pone una macroscopica questione di opportunità politica e istituzionale con riguardo sia alla questione dei benefici degli erogatori privati del Ssn, sia al tema delle farmacie –:

   se ritenga che vi siano ragioni sufficienti, di opportunità politici e istituzionale, per riconsiderare e rivalutare le deleghe conferite al Sottosegretario di Stato in questione;

   quali iniziative urgenti di competenza intenda porre in essere in relazione alla necessità di rimuovere, sotto il profilo oggettivo e soggettivo il potenziale conflitto di interessi in capo al Sottosegretario di Stato, scongiurando qualsiasi opacità politica e istituzionale che rischia di compromettere ulteriormente la fiducia dei cittadini nei confronti della politica, oltre che del servizio sanitario pubblico e universalistico.
(2-00469) «Donno, Quartini, Amato, Morfino, Fenu, Tucci, Ilaria Fontana, Ferrara, Orrico, Marianna Ricciardi, Aiello, D'Orso, Dell'Olio, Pavanelli, Alfonso Colucci, Fede, Carmina, Sergio Costa, L'Abbate, Giuliano, Cherchi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che all'ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa si è di recente determinato un increscioso e incredibile disservizio, che ha determinato la sospensione delle terapie per ben cinquanta pazienti oncologici, per carenza di farmaci pronti per la somministrazione;

   detta situazione, secondo la Direzione sanitaria dell'azienda sanitaria provinciale di Ragusa, sarebbe stata causata da un aumento delle richieste provenienti dal territorio, e dalla circostanza che detti trattamenti prevedono delle complesse procedure con tempi lunghi, e l'impiego di personale che al momento risulta carente per via degli ultimi pensionamenti;

   la situazione sopra esposta, se confermata, rappresenterebbe un fatto gravissimo, che pregiudica gli interessi dei cittadini e della Repubblica alla salvaguardia del fondamentale diritto alla salute –:

   quali iniziative di competenza si intenda adottare al fine di verificare quanto esposto in premessa e per garantire ai pazienti oncologie in cura all'ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa una corretta e continuativa somministrazione delle terapie necessarie.
(4-03717)


   ZANELLA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale San Camillo di Venezia è un istituto di riabilitazione neurologica che può ospitare 110 pazienti con esiti di gravi lesioni neurologiche, necessitanti lunghi periodi di riabilitazione, che nel 2005 ha ottenuto il riconoscimento di Irccs – Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico;

   l'Irccs San Camillo ha conosciuto dal 2010 una fase di criticità in ordine alla propria situazione gestionale, che ha visto dapprima una fase di commissariamento e successivamente la sostanziale fuoriuscita della proprietà originaria dei Padri Camilliani dalla gestione strategica dell'istituto, pur mantenendone la proprietà;

   nell'autunno del 2015 i Camilliani annunciano pubblicamente l'intenzione di vendere l'Irccs e rivelano l'interesse all'acquisto da parte dell'allora Ulss 12, su mandato di regione Veneto. L'operazione si conclude negativamente già nella fase preliminare;

   nel 2017 si palesa l'interesse all'acquisizione della struttura da parte della Congregazione suore Mantellate di Pistoia, già gestore della casa di cura «Villa Salus» di Mestre;

   nel maggio 2019 viene data informazione di un accordo per la vendita degli immobili a un fondo di investimento statunitense, e dell'acquisizione da parte delle citate suore Mantellate della gestione dell'Irccs (trasformato da fondazione a srl uni personale), mentre centro servizio anziani «Stella Maris» viene dato in gestione alla cooperativa Codess Sociale;

   il 5 agosto 2019 viene improvvisamente comunicato che l'operazione è conclusa e che dal 7 agosto la proprietà degli immobili sarà di «Franklin Templeton» che gestirà tramite «Silver Fir». Contestualmente, le suore Mantellate acquisiscono direzione e amministrazione dell'Irccs riconoscendo a Silver Fir un canone d'affitto annuo;

   prescrizioni e 24 mesi di tempo per risolverle, pena il rischio della revoca della denominazione di Irccs erano già state rilevate a quanto consta all'interrogante nell'ispezione ministeriale del 2017. I Camilliani avevano sviluppato un progetto di ristrutturazione del valore di circa 5 milioni di euro, presentato alle oss nell'autunno del 2018 e mai realizzato;

   durante il lungo periodo del subentro nella gestione delle suore Mantellate di Pistoia, queste hanno fornito rassicurazioni agli attori istituzionali e territoriali: Prefetto di Venezia, comuni di Venezia e Chioggia, regione Veneto, Aussl 3 Serenissima, circa il mantenimento, rilancio della struttura e potenziamento del personale medico infermieristico e specialistico della riabilitazione;

   a oggi però si è assistito solo a un progressivo e inesorabile svuotamento di personale causato dalla mancata integrazione dei cessati a vario titolo e dal drastico cambio di impostazione metodologica e ideologica nel governo della struttura, che ha concentrato la propria attenzione sui laboratori di ricerca abbandonando completamente la clinica;

   gli immobili sono in evidente stato di obsolescenza. Nessun serio intervento è stato messo in campo in termini di formazione di qualità e fidelizzazione del personale clinico: medici, fisioterapisti, logopedista, neuropsicologhe, infermieri, oss, Formazione indispensabile per restituire una core competence minima, di partenza, adeguata dopo la diaspora di personale avvenuta tra il 2018 ed il 2021 e la conseguente enorme dispersione di conoscenze e competenze;

   in termini quantitativi mancano decine di unità di personale per poter coprire gli standard minimi che un Irccs di neuroriabilitazione (cod. 56 e 75) richiede –:

   se i Ministri interrogati siano in possesso delle seguenti informazioni in relazione all'Irccs San Camillo di Venezia;

   quali criticità la regione Veneto, tramite «Azienda zero», abbia rilevato in sede di ispezione per l'accreditamento dell'Irccs;

   quali siano i progetti e/o le pubblicazioni scientifiche, in ambito di ricerca traslazionale in neuroriabilitazione sviluppati dal 2020 in poi;

   quale sia il «piano aziendale» per il reperimento del personale mancante, soprattutto: neurologi, fisiatri, fisioterapisti, infermieri;

   se e quali «piani di formazione» straordinari e specialistici siano stati adottati per il personale, dopo le promesse, fatte al tavolo della Prefettura nel luglio 2023;

   a che titolo abbiano avuto luogo le attività di locazione a favore di Uni Camillus.
(4-03727)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   all'annuncio della imminente riforma riguardante le modalità di accesso ai Corsi di laurea in medicina e chirurgia, con il «superamento» del numero chiuso a medicina, molte preoccupazioni e perplessità sono giunte dalle maggiori associazioni di rappresentanza dei giovani medici, che temono il ritorno a un passato fatto di raccomandazioni;

   da quanto è dato sapere, con le modifiche annunciate di questa riforma, si prospetta l'introduzione di un semestre ad accesso libero e il proseguimento degli studi a seguito del posizionamento su una graduatoria nazionale di merito, stilata in base al numero di materie sostenute e alla media ottenuta, introducendo una componente soggettiva nella valutazione, non tenendo conto delle differenze di organizzazione del calendario degli esami nonché di preparazione e di approccio dei docenti tra le diverse università, che potrebbero creare disparità e iniquità, a discapito degli studenti, oltre al fatto che detta modalità di valutazione potrebbe favorire l'emergere di raccomandazioni e favoritismi;

   il test unico nazionale attuale per entrare a medicina, per quanto imperfetto, è standardizzato e viene corretto da dei macchinari, quindi in modo imparziale e oggettivo;

   se si concretizzasse quanto annunciato, lo Stato si troverebbe ad affrontare costi notevoli con un elevato spreco di risorse economiche, stante il necessario adeguamento della rete formativa per accogliere gli studenti al primo semestre, sia a livello di strutture, sia come personale docente;

   già oggi le università, che hanno subito circa un taglio del 10 per cento dei finanziamenti negli ultimi anni, vivono una cronica carenza di personale docente di ruolo, di ricercatori nell'area disciplinare delle scienze mediche, senza considerare che attualmente le strutture universitarie necessitano di importanti adeguamenti: gli studenti sono costretti ad aule e spazi formativi sovraffollati, qualità formativa in netto calo con lezioni poco stimolanti ed eccessivamente frammentate;

   l'accesso diretto ai Corsi di laurea in medicina e chirurgia per il primo semestre senza che siano previsti gli adeguati finanziamenti atti ad adeguare la rete formativa universitaria, andrebbe a inficiare in modo grave la qualità formativa dei futuri medici italiani, non potendosi garantire idoneità delle aule e degli spazi formativi in generale, presenza fisica per ogni aula del docente durante la lezione, possibilità di valutazione degli studenti in maniera oggettiva e accurata;

   detta modalità di accesso ai Corsi di laurea in medicina e chirurgia, introducendo una componente soggettiva, si espone a giudizio dell'interrogante a profili di illegittimità, venendo meno la certezza del principio di imparzialità della selezione, e il rispetto delle pari opportunità, facendo così prevedere la possibilità con un prevedibile aumento di ricorsi giudiziali, e il conseguente rischio di adozione di provvedimenti cautelari che autorizzino l'iscrizione con riserva al corso, l'annullamento della graduatoria e di tutta la procedura selettiva;

   il presumibile aumento del numero di posti ai Corsi di laurea in medicina e chirurgia, senza considerare i reali fabbisogni del Ssn, da calcoli facilmente determinabili potrebbe comportare un eccesso di laureati in medicina rispetto ai fabbisogni, quindi di migliaia di disoccupati, la cui formazione sarà costata miliardi allo Stato e alle famiglie –:

   quali iniziative si intendano intraprendere, al fine di garantire un corretto ed equo accesso ai Corsi di laurea in medicina e chirurgia, e se non si intenda assicurare un incremento delle risorse finanziarie necessarie per l'adeguamento della rete formativa universitaria ivi inclusi interventi per ampliare e modernizzare le strutture didattiche, reclutare personale docente qualificato e aumentare i fondi per le attività di ricerca, al fine di migliorare la qualità formativa dei futuri medici italiani nonché rivedere il sistema di selezione nei Corsi di laurea in medicina e chirurgia in modo da garantire l'equità dell'accesso evitando favoritismi e raccomandazioni, prevedendo invece una selezione basata su criteri oggettivi e meritocratici.
(4-03716)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Ilaria Fontana e altri n. 1-00346, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Caramiello.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza Alfonso Colucci e altri n. 2-00463, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Orrico, Bruno, Ferrara, Carotenuto, Fede, Marianna Ricciardi, Cafiero De Raho.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Barbagallo n. 5-03049, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Casu.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Rampelli 2-00357 del 9 aprile 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Peluffo n. 5-02803 del 17 settembre 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Formentini n. 5-02918 del 7 ottobre 2024;

   interrogazione a risposta scritta Manzi n. 4-03542 del 7 ottobre 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Cappelletti n. 5-03010 del 22 ottobre 2024;

   interpellanza urgente Cuperlo n. 2-00466 del 29 ottobre 2024.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Madia n. 5-02386 del 17 maggio 2024 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03708;

   interrogazione a risposta in Commissione Iacono e altri n. 5-02665 del 25 luglio 2024 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03706;

   interrogazione a risposta scritta La Porta e Michelotti n. 4-03584 del 14 ottobre 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01533.