Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 11 novembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    le aree interne costituiscono circa tre quinti dell'intero territorio nazionale, distribuite da Nord a Sud, e presentano caratteristiche simili: grandi ricchezze naturali, paesaggistiche e culturali, distanza dai grandi agglomerati urbani e dai centri di servizi, potenzialità di sviluppo centrate sulla combinazione di innovazione e tradizione;

    la Strategia nazionale per le aree interne viene contemplata per la prima volta nel periodo di programmazione 2014-2020, nel Programma nazionale di riforma (Pnr) dell'anno 2014, nonché nell'Accordo di partenariato 2014 – 2020;

    l'attenzione verso le aree interne si è poi consolidata nella programmazione 2021-2027. L'Accordo di partenariato 2021-2027, formalizzato in via definitiva in data 19 luglio 2022, indica infatti la Strategia nazionale per le aree interne quale strategia territoriale di riferimento dell'obiettivo europeo di policy «Un'Europa più vicina ai cittadini», sulla quale far convergere risorse europee, da veicolare attraverso i programmi regionali e dirette al finanziamento di interventi di sviluppo e di potenziamento dei servizi;

    alla base della Strategia nazionale per le aree interne vi è la Mappa aree interne, che classifica tutti i comuni italiani in comuni «interni» e «centri» sulla base della distanza dai servizi essenziali. La mappa predisposta per la prima volta per il ciclo 2014-2020 è stata aggiornata per il ciclo di programmazione dei fondi europei 2021-2027 e, alla data attuale, le aree interne ammontano a 128, per un totale di 1.824 comuni e circa 4 milioni di abitanti;

    al fine di assicurare l'efficacia e la sostenibilità nel tempo della strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne del Paese, mediante il coordinamento delle diverse azioni e politiche incidenti sui medesimi territori e l'impiego sinergico delle risorse nazionali ed europee, l'articolo 7 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, ha previsto l'istituzione di un'apposita cabina di regia, presieduta dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR e chiamata ad approvare il «Piano strategico nazionale delle aree interne» (Psnai);

    il Piano strategico nazionale delle aree interne costituisce il documento programmatico finalizzato ad individuare gli ambiti di intervento e le priorità strategiche cui destinare le risorse del bilancio dello Stato, disponibili allo scopo, tenendo conto delle previsioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza e delle risorse europee destinate alle politiche di coesione, con specifico riferimento ai settori dell'istruzione, della mobilità e dei servizi socio-sanitari. Ai fini della predisposizione del Piano strategico nazionale delle aree interne si tiene, altresì, conto degli esiti della ricognizione effettuata ai sensi dell'articolo 22, comma 1, della legge 5 maggio 2009, n. 42, e, in particolare, degli esiti della ricognizione relativa alle aree interne dei territori delle regioni non ricadenti nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno – Zes unica, istituita dall'articolo 9 del decreto-legge n. 124 del 2023;

    prima dell'intervento normativo operato dal Governo con il citato articolo 7 del decreto-legge n. 124 del 2023 non esisteva nell'ordinamento nazionale una disposizione recante la disciplina delle modalità di formazione del Piano strategico nazionale dell'aree interne e del suo contenuto necessario;

    dal 19 luglio 2024 al 6 settembre 2024, il Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei ministri ha svolto una consultazione pubblica, con l'obiettivo di raccogliere opinioni e suggerimenti per la definizione del Piano strategico nazionale delle aree interne sulla base delle esigenze e dei fabbisogni indicati direttamente dai territori;

    alle aree interne il Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato il 13 luglio 2021, destinava 725 milioni di euro (di cui 225 milioni di euro relative alla misura degli investimenti in infrastrutture sociali nei territori del Mezzogiorno, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 luglio 2020, e 500 milioni di euro relativi al finanziamento delle proposte rientranti nei seguenti ambiti di intervento: servizi di assistenza domiciliare per gli anziani e relative infrastrutture; infermiere e ostetriche di comunità e relative infrastrutture; rafforzamento dei piccoli ospedali; infrastrutture per l'elisoccorso; rafforzamento dei centri per disabili; centri di consulenza, servizi culturali, servizi sportivi; accoglienza dei migranti e relative infrastrutture) e 100 milioni di euro al potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità e ai servizi sanitari di prossimità territoriale;

    a seguito della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la misura del potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali di comunità, nella parte in cui prevedeva la realizzazione di interventi diversi da quelli previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 luglio 2020, è stata espunta dal Piano in ragione dell'impossibilità di assicurare il rispetto e le condizionalità del Piano e, al contempo, finanziata con risorse nazionali con l'articolo 1, comma 5, lettera e), del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, n. 56;

    per il miglioramento dell'accessibilità e della sicurezza delle strade, inclusa la manutenzione straordinaria anche rispetto a fenomeni di dissesto idrogeologico o a situazioni di limitazione della circolazione nelle aree interne, il Piano nazionale complementare e il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanziano complessivamente 300 milioni euro e gli interventi sono in corso;

    è necessario assumere ulteriori specifiche iniziative dirette ad arrestare il declino demografico ed economico dei territori delle aree interne e a valorizzarne le potenzialità di sviluppo, anche mediante il rafforzamento della qualità e quantità dei servizi essenziali e la realizzazione di progetti diretti allo sviluppo locale, in grado di accrescere l'offerta di lavoro e l'incontro con la domanda,

impegna il Governo:

1) a procedere alla celere adozione del Piano strategico nazionale delle aree interne (Psnai);

2) ad assumere ulteriori iniziative finalizzate ad assicurare, anche nella fase attuativa, il coordinamento delle azioni e delle iniziative afferenti alle aree interne attraverso l'impiego sinergico delle risorse nazionali ed europee, anche mediante l'introduzione di specifiche misure di semplificazione;

3) ad assicurare una particolare e rinnovata attenzione alle necessità delle aree interne del Paese, in termini di infrastrutture, di mobilità e di quantità e qualità dei servizi, in sede di definizione degli impieghi delle risorse dei fondi pluriennali di investimenti, già previsti a legislazione vigente e di prossima istituzione, nonché dei programmi di spesa in conto capitale finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti da assegnare sull'intero territorio nazionale.
(1-00360) «Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano, Ambrosi, Battilocchio, Caiata, Candiani, De Monte, Di Maggio, Bagnai, Giordano, Cecchetti, Rotondi, Rachele Silvestri, Mura».


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 44 della Costituzione impone al legislatore il rispetto di due obiettivi principali quali il conseguimento di un uso razionale del suolo e la realizzazione di rapporti sociali equi e condivisi; sostanzialmente, quindi, realizza a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo una «protezione costituzionale» all'introduzione di politiche agricole e di governance del territorio volte a recepire quelle norme del diritto internazionale, adeguate al territorio e tessuto sociale ed economico nazionale, che promuovono uno sviluppo «sostenibile», rispettoso delle peculiarità territoriali;

    inoltre, il medesimo articolo prevede, anche, che «la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane». La salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane riveste, dunque, carattere di preminente interesse nazionale e, in generale, a tale scopo concorrono lo Stato, le regioni, le province autonome e gli enti locali;

    per le zone montane è intervenuta la legge 31 gennaio 1994, n. 97, recante «Nuove disposizioni per le zone montane»: di fatto, però, un disposto normativo che non ha trovato piena efficacia e attuazione;

    nel 2014, al fine di contrastare il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, creare nuove possibilità di reddito e assicurare accessibilità ai servizi essenziali, il Programma nazionale di riforma (Pnr) ha previsto una specifica politica place-based: la Strategia nazionale aree interne (Snai) ha attivato, a partire dal 2014 sino ai primi anni del 2020, oltre 70 «aree progetto» in più di 1.000 comuni, coinvolgendo circa 2 milioni di abitanti che vivono su circa 51.000 chilometri quadrati di territorio;

    con la legge 6 ottobre 2017, n. 158, recante «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni», si è cercato di contrastare i fenomeni di «desertificazione antropica, territoriale e sociale», con risultati però in chiaro e scuro, che hanno evidenziato ulteriormente i divari tra specifici ambiti territoriali e l'incapacità di attrattività territoriale di alcune aree del nostro Paese;

    dopo anni, quindi, di strategie nazionali in questi ambiti territoriali in cui vivono 13,5 milioni di abitanti (oltre il 20 per cento della popolazione) e che rappresentano, complessivamente, il 53 per cento dei comuni italiani, bisogna affermare che in parte le azioni programmate e realizzate hanno impattato limitatamente sull'effettivo contrasto all'abbandono di questi territori, non risolvendo in toto i problemi degli enti locali, soprattutto di quelli più piccoli situati in aree interne anche di montagna che continuano ad avere «handicap» rilevanti, con riferimento, nello specifico, alla distanza dai principali centri di offerta di servizi di cittadinanza, penalizzati dalla tendenza alla concentrazione della parte più rilevante degli investimenti pubblici e privati in porzioni di territorio sempre più ristrette e concentrate nelle aree conurbate delle città italiane;

    entro il 2027 la Strategia nazionale per le aree interne, di cui è iniziato il secondo ciclo di programmazione, interesserà 124 aree di progetto, 1.904 comuni (di cui 35 nelle isole minori), con 4.570.731 abitanti;

    per le aree interne il Piano nazionale di ripresa e resilienza destinava 725 milioni di euro e, a seguito della revisione dello stesso, ulteriori risorse sono state dedicate per il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali e alla persona, per migliorare l'accessibilità ai territori e per il contrasto ai fenomeni di dissesto idrogeologico;

    i percorsi normativi adeguati e soprattutto tarati agli attuali scenari socio-economici post Covid e post attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresentano elementi da considerare in questa nuova fase legislativa. A tal proposito appare di grande rilevanza lo sforzo fatto per addivenire ad un testo normativo che vada a disciplinare le disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (approvato al Senato della Repubblica e di prossima trattazione alla Camera dei deputati). Un atto questo di importanza rilevante, tenuto conto che i territori di montagna rappresentano una buona parte delle aree interne del nostro Paese. Un percorso che, però, dovrebbe sancire la necessità di considerare le politiche della montagna all'interno di una specifica strategia nazionale dedicata, al di fuori del contesto delle aree interne, al fine di focalizzarne con azioni puntuali e mirate le fenomenologie derivanti dall'abbandono di queste aree;

    desertificazione antropica, sociale ed economica, che determina fenomeni fisici quali l'abbandono dei borghi e villaggi, l'abbandono del territorio agro-silvo-pastorale e la scomparsa del tessuto economico e produttivo di nicchia, tessuto questo in cui si concentrano le eccellenze italiane artistiche, storico eno-gastronomiche, soprattutto nei piccoli centri, nei nostri piccoli comuni: desertificazione antropica che causerà nel settore dell'istruzione la probabile chiusura nei prossimi anni di un migliaio di sedi scolastiche, assoluti presidi territoriali;

    si tratta di desertificazione antropica e territoriale che determina il crollo delle piccole attività commerciali, soprattutto nei comuni sotto i 15 mila abitanti. Con una percentuale elevata di comuni sotto i 5.000 abitanti, che oramai non hanno più nemmeno un esercizio di vicinato come alimentari, edicole, macellerie, ferramenta, distributori di carburante e bar. Senza contare che il presidio di questi territori da parte degli istituti bancari risulta oramai pressoché assente;

    al fine di contrastare lo spopolamento delle aree interne, appare sempre più necessario rafforzare politiche centrali, che accompagnino in maniera complementare la Strategia nazionale delle aree interne in settori strategici come i servizi alla persona, le reti infrastrutturali, con la finalità di garantire gli stessi diritti e le medesime opportunità ai cittadini su tutto il territorio nazionale, contrastando l'emigrazione di migliaia di giovani che ogni anno sono costretti ad abbandonare i luoghi in cui nascono, alla ricerca di lavoro e opportunità altrove;

    è necessario assumere ulteriori specifiche iniziative dirette ad arrestare la desertificazione demografica ed economica dei territori delle aree interne, tra le quali anche quelle montane, cercando di valorizzarne le specificità e le potenzialità attraverso progetti e misure organiche dirette allo sviluppo locale, al mantenimento dei servizi essenziali, al miglioramento dell'accessibilità territoriale e digitale e all'implementamento della capacità di valorizzazione del territorio e del patrimonio storico edilizio esistente, agevolando i giovani all'avvio di attività economiche locali,

impegna il Governo:

1) a procedere velocemente e con efficacia ad un nuovo e aggiornato Piano strategico nazionale delle aree interne, valutando la possibilità di definire in maniera puntuale, compatibilmente con le risorse di finanza pubblica, un Piano strategico nazionale per le aree montane disgiunto da quello delle aree interne;

2) a ottimizzare le risorse nazionali ed europee destinate alle aree interne, prevedendo, compatibilmente con i vincoli normativi europei, forme di semplificazione e sburocratizzazione delle procedure attuative;

3) a costruire una strategia nazionale integrata di intervento nelle aree interne, nelle aree rurali e nelle zone montane, valorizzando l'applicazione completa del futuro testo normativo sulle aree montane, immaginando di valorizzare anche la federazione dei progetti e delle comunità delle aree interne, come luogo di «condivisione e messa in comune delle esperienze», in modo da avere un continuo scambio tra i soggetti portatori di interessi e le politiche elaborate a livello europeo, nazionale e locale;

4) in tale contesto, a valutare di adottare tutte le iniziative di competenza per incentivare lo sviluppo dei piccoli comuni, implementando, compatibilmente con la finanza pubblica, quanto già previsto con la legge n. 158 del 2017;

5) ad adottare iniziative volte a favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente abbandonato o sotto utilizzato all'interno delle aree interne, rurali e montane, al fine di contrastare, in qualsiasi modo, la desertificazione dei borghi e villaggi, soprattutto dei piccoli comuni, prevedendo misure incentivanti (finanziamenti bancari a tassi agevolati e garantiti dallo Stato) per i giovani, al fine di agevolare il recupero del patrimonio edilizio, ai fini residenziali, per l'accoglienza turistica e l'insediamento delle piccole attività artigianali e commerciali per favorire il ripopolamento dei territori più marginali;

6) a valutare di individuare, compatibilmente con le disponibilità di finanza pubblica, un piano di azione per una differenziazione dei sistemi fiscali delle aree interne, delle aree rurali e delle zone montane del Paese, al fine di favorire investimenti pubblici e privati, nonché la residenzialità, la nascita di nuove imprese, il contrasto alla desertificazione commerciale e all'abbandono di servizi pubblici;

7) a promuovere azioni e investimenti coordinati per il contrasto al dissesto idrogeologico, per la manutenzione idraulico-forestale, per la pulizia di alvei e canali, per la lotta agli incendi e la messa in produzione della risorsa forestale nelle aree interne;

8) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere misure puntuali per promuovere il mantenimento, l'implementazione e la qualità dei servizi alla persona, con particolare riferimento alla sanità di prossimità, all'accessibilità ai servizi digitali, ai servizi di prossimità quali i centri postali e bancari;

9) a prevedere e assicurare una particolare e rinnovata attenzione verso le aree interne, agevolando, con progetti mirati e continui nel tempo, la presenza dei piccoli esercizi di vicinato multifunzioni, garantendo anche il mantenimento di quei servizi destinati alla famiglia, come, ad esempio, l'ambito educativo, assistenziale e formativo.
(1-00361) «Manes, Gebhard, Schullian, Steger».


   La Camera,

   premesso che:

    la sclerosi multipla è una malattia cronica, inizialmente caratterizzata dall'alternanza di ricadute e periodi di remissione e successivamente, in una significativa proporzione dei pazienti, con un decorso progressivo che può comportare un grado variabile di invalidità del soggetto colpito;

    questa malattia rientra tra le patologie autoimmuni: l'infiammazione scatenata da una anomala attivazione del sistema immunitario può danneggiare sia la mielina, ovvero la guaina che circonda e isola le fibre nervose, sia le cellule stesse specializzate nella sua produzione, gli oligodendrociti;

    questo processo a carico del sistema nervoso centrale comporta la perdita di mielina o «demielinizzazione», e quello che ne consegue è una fase infiammatoria acuta con lesioni (definite anche placche) a livello del sistema nervoso centrale;

    le lesioni si possono presentare ovunque nel sistema nervoso centrale, e questo spiega la variabilità dei sintomi della malattia, anche se alcune aree sono più colpite, quali in particolare, ad esempio, la sostanza bianca degli emisferi cerebrali, il cervelletto e il tronco encefalico, il nervo ottico, il midollo spinale;

    soprattutto all'inizio, questa patologia è caratterizzata da fasi acute a cui seguono dei periodi di benessere con regressione dei segni clinici in cui il paziente può non riscontrare più nessun sintomo;

    con il progredire della malattia, però le lesioni tendono a cronicizzare e si associano a perdita di cellule nervose e, nella maggior parte dei pazienti, si sviluppa una forma progressiva che può condurre a una disabilità persistente e crescente nel tempo;

    dati recenti osservano che la sclerosi multipla colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini e che può insorgere a qualsiasi età, anche se quella critica nella quale i soggetti risultano essere maggiormente colpiti è tra 20 e i 40 anni;

    inoltre, come si legge nel documento «Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025», pubblicata nel 2022 da Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) – Aps, le persone stimate che nel 2022 erano affette da sclerosi multipla erano oltre 133.000, ossia uno su 500 persone. Colpisce particolarmente il fatto che questo dato cresca in maniera impressionante in Sardegna, laddove una persona su 250 è affetta da questa patologia;

    pur identificata come malattia autoimmune e neurodegenerativa le cause della sclerosi multipla sono molteplici e ancora solo parzialmente conosciute, anche se esistono fattori di rischio già accertati quali la predisposizione genetica, l'aver contratto infezioni da alcuni virus, non abitare in Paese con elevato livello di sviluppo igienico-sanitario e con un clima temperato (esposizione alla luce solare, livelli di vitamina D, ritardata esposizione ad agenti infettivi), fumo e obesità (soprattutto in età adolescenziale-giovane adulta);

    trattandosi, come detto, di una malattia cronica non esiste al momento una cura, mentre sono già oggi disponibili numerose terapie (farmaci modificanti il decorso, Dmd) in grado di modificarne l'andamento e rallentarne la progressione;

    per trattare le riacutizzazioni di questa patologia si utilizzano brevi cicli di farmaci corticosteroidi capaci, con la loro attività immunosoppressiva e antinfiammatoria, di: accelerare il recupero del paziente e/o di abbreviare i tempi delle ricadute. Una volta formulata con certezza la diagnosi è, però, indispensabile avviare il trattamento precoce con uno dei numerosi farmaci immunomodulanti che, con diversi meccanismi d'azione, che possano sopprimere l'infiammazione e prevenire le ricadute ed anche ritardare la progressione della sclerosi multipla. Insieme alle cure farmacologiche è necessario assicurare al paziente un percorso fisioterapico e riabilitativo individualizzato, volto a mantenere autonomia e la miglior qualità di vita;

    all'interno di questo percorso sono molto spesso inseriti, quando necessari, interventi di supporto psicologico e di riabilitazione cognitiva, affiancati ad interventi di carattere sociale che aiutano il paziente a convivere con la propria patologia e che possono rendere più efficaci gli effetti della riabilitazione fisica, consentendo alla persona affetta da sclerosi multipla di conservare una vita indipendente;

    si tratta, quindi, di una patologia che rende difficile la vita di chi ne è affetto, dovendosi affrontare non solo le problematiche legate ad una malattia cronica ma anche altre di natura psicologica, relazionale, sociale e lavorativa, che richiedono, quindi, interventi complessi per consentire una qualità della vita comunque buona per la persona colpita dalla sclerosi multipla;

    sono necessarie risposte tempestive e personalizzate per chi soffre di questa patologia, con un approccio umano alla malattia ed alla cura, ricordando sempre che il malato è persona e non cosa, e la sua volontà va ascoltata e rispettata;

    per questo è indispensabile che venga messa in atto da parte di tutti i soggetti pubblici una costante azione di formazione e preparazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta in modo da intervenire quanto prima possibile e segnalare possibili casi agli specialisti;

    è anche necessario migliorare la possibilità per i pazienti di accedere a cure innovative ed efficaci, e al tempo stesso, va potenziata e sostenuta la ricerca scientifica volta alla cura della malattia una volta insorta, ma anche per la prevenzione della stessa, sostenendo il lavoro di chi cerca di comprendere le cause e trovare una cura;

    come ricorda la citata «Agenda 2025» è, inoltre, importante riconoscere il giusto valore alla promozione della telemedicina, che può svolgere un ruolo fondamentale per il miglioramento dell'accesso ai servizi e alle prestazioni, per il monitoraggio delle condizioni del paziente, per verificare l'adeguatezza delle cure e per un rapido intervento in situazioni di emergenza, nonché per l'orientamento e l'indirizzo alla rete dei servizi,

impegna il Governo:

1) a sostenere, per quanto di sua competenza, la formazione dei medici e del personale infermieristico nell'ottica di una vera umanizzazione della cura;

2) ad agire per superare le differenze marcate tra le varie parti del Paese per quel che riguarda la cura, garantendo il diritto universale alla cura stessa, come previsto dall'articolo 32 della Costituzione;

3) a sostenere, anche con interventi normativi, la ricerca e lo studio volti a consentire una migliore qualità della vita delle persone affette da sclerosi multipla e per le loro famiglie, anche contribuendo, per quanto di competenza, ad attivare iniziative per il sostegno psicologico e l'inclusione della persona affetta da sclerosi multipla;

4) iniziative per garantire risorse adeguate per la ricerca e per la formazione dei ricercatori, anche coinvolgendo il Terzo settore dedicato alla sclerosi multipla e alle patologie correlate per definire strategie e sviluppo dei piani attuativi;

5) a sostenere, per quanto di competenza, anche nella cura della sclerosi multipla quei processi formativi e operativi che tengano conto della medicina di genere, considerato tra l'altro che, le donne risultano essere maggiormente colpite rispetto agli uomini;

6) ad attivare iniziative volte al superamento delle discriminazioni e dell'esclusione, in modo da favorire una vita ed un lavoro sicuri e dignitosi per la persona affetta da sclerosi multipla;

7) a promuovere e adottare iniziative di competenza per rendere strutturali nel Servizio sanitario nazionale i servizi e le prestazioni di telemedicina;

8) a indirizzare, promuovere e finanziare, per quanto di competenza, piattaforme digitali di condivisione dei dati clinici, promuovendo anche l'aggiornamento continuo del registro italiano sclerosi multipla e altre patologie correlate, in modo da giungere a cure realmente personalizzate.
(1-00362) «Girelli, Quartini, Zanella, Furfaro, Zaratti, Ciani, Malavasi, Stumpo».

Risoluzione in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    per quanto riguarda il reclutamento degli atleti dei gruppi sportivi delle Forze armate, il decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90 (Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246), all'articolo 957, titolato «Reclutamento degli atleti», comma 5, rinvia al decreto del Ministro della difesa l'adozione delle direttive tecniche riguardanti l'accertamento delle imperfezioni e delle infermità di cui all'articolo 579, nonché i criteri per delineare il profilo dei soggetti giudicati idonei al servizio militare, predisposti dallo Stato maggiore della difesa, sentita ciascuna Forza armata;

    il decreto del Ministero della difesa del 4 giugno 2014 reca la direttiva tecnica riguardante l'accertamento delle imperfezioni e infermità che sono causa di non idoneità al servizio militare, di cui all'articolo 582 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2020, articolo 1, lettera b), capoverso 1), individuando quale causa di non idoneità al servizio i difetti del metabolismo glicidico e, in particolare il diabete mellito di tipo 1 e 2;

    lo stesso decreto ministeriale, sopra citato, è di norma richiamato nei bandi per la selezione nelle Forze armate e quindi anche per i gruppi sportivi militari; peraltro, si segnala, a titolo meramente esemplificativo, che la medesima preclusione è disposta per la Polizia, alla tabella 1, punto 12, del decreto ministeriale 30 giugno 2003, n. 198; per la Guardia di finanza, all'allegato, punto 2, del decreto ministeriale 16 dicembre 2014, n. 197; per la Polizia penitenziaria, all'articolo 123, comma 1, lettera p), del decreto legislativo del 30 ottobre 1992, n. 443; tali preclusioni a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo risultano in contrasto con lo spirito della legge 16 marzo 1987, n. 115, che, all'articolo 8, prevede che «la malattia diabetica priva di complicanze invalidanti non costituisce motivo ostativo al rilascio del certificato di idoneità fisica per la iscrizione nelle scuole di ogni ordine e grado, per lo svolgimento di attività sportive a carattere non agonistico e per l'accesso ai posti di lavoro pubblico e privato, salvo i casi per i quali si richiedano specifici, particolari requisiti attitudinali»;

    il diabete di tipo 1 rappresenta circa il 10 per cento dei casi di diabete. È detto anche diabete giovanile o insulino-dipendente, per distinguerlo dal tipo 2 (detto anche dell'adulto), in quanto insorge, di solito, in giovane età e l'unico trattamento possibile è quello con insulina. Si sviluppa in genere durante gli anni dell'adolescenza, ma può comparire anche in bambini neonati o in giovani adulti e dura tutta la vita. In Italia le persone con diabete di tipo 1 sono circa 300.000 e l'incidenza di questa patologia è in aumento in tutto il mondo. Il diabete di tipo 1 può essere difficilmente prevenuto, in quanto sono ancora poco chiari i fattori di rischio, che interagiscono con la predisposizione genetica scatenando la reazione autoimmunitaria;

    grandi campioni dello sport diabetici tipo 1 hanno conquistato medaglie olimpiche; citiamo, per tutti, Bas van de Goor (oro nella pallavolo ad Atlanta), Gary Hall (oro nel nuoto a Sidney) e Steve Redgrave (oro nel canottaggio a Los Angeles, Seoul, Barcellona, Atlanta e Sidney). Oggi molti atleti, su questa scia, si cimentano ai massimi livelli internazionali. Solo a titolo esemplificativo, a livello nazionale, due promesse dello sport italiano come Anna Arnaudo, campionessa mondiale ed europea di corsa in montagna, campionessa di corsa campestre a squadre, e vicecampionessa europea under 23 dei 10.000 metri, e come Giulio Gaetani, vincitore della Coppa del mondo under 20 di spada, entrambi rappresentanti delle nostre nazionali assolute a livello internazionale, sono atleti con diabete tipo 1;

    negli anni passati, numerose sono state le iniziative da parte delle società scientifiche e delle associazioni che tutelano i diritti dei pazienti diabetici volte a sensibilizzare le istituzioni sull'arruolamento nei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato degli atleti con diabete tipo 1, che è loro precluso. Tra queste, particolare attenzione merita il «Protocollo d'intesa per la promozione di sani stili di vita e campagne di sensibilizzazione e di screening sul diabete e sull'obesità nel mondo dello sport» sottoscritto tra il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), l'Intergruppo parlamentare obesità e diabete e la Federazione Società Scientifica di Diabetologia,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte ad assicurare l'accesso nei gruppi sportivi delle Forze armate a soggetti che, ancorché affetti da diabete mellito di tipo 1, siano comunque pienamente idonei all'esercizio delle relative attività.
(7-00266) «Saccani Jotti, Minardo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO, SARRACINO e MARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   oltre 100 tra associazioni, organizzazioni sindacali, singole personalità del mondo della cultura e della ricerca che hanno dato vita all'iniziativa Rigenera Campania tesa a reclamare un programma organico di interventi ad opera della regione Campania per fronteggiare la crisi climatica ed avviare con decisione il necessario processo di conversione ecologica che poi significa restituire un ambiente più pulito, più giusto e più bello da vivere;

   il movimento Rigenera ha sviluppato un'iniziativa di mobilitazione che ha condotto a realizzare oltre 50 laboratori partecipati di scrittura che hanno visto oltre 1000 partecipanti discutere e concorrere concretamente alla scrittura di una proposta di legge di iniziativa popolare per un'organica lotta alla crisi climatica nella regione Campania;

   alla conclusione di un percorso durato alcuni mesi, nel dicembre del 2023 dai laboratori di scrittura è emersa la proposta di legge che si articola intorno a tre capitoli fondamentali: blocco del consumo di suolo; promozione spinta dello sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili e ridisegno dello sviluppo dell'eolico con il ritorno alle comunità dell'Appennino campano di una quota significativa dell'energia prodotta; conversione ecologica dell'agricoltura e della produzione di cibo, lo statuto della regione Campania (approvato con legge regionale n. 6 del 28 maggio 2009) stabilisce per una proposta di legge di iniziativa popolare regionale, ai sensi dell'articolo 12, che essa debba raccogliere non meno di 10.000 firme di cittadini, in un arco di tempo non superiore a 120 giorni dalla data di suo deposito in regione;

   il 18 gennaio 2024 è partita la raccolta delle firme, si sono sviluppati oltre 300 assemblee, iniziative, incontri utili alla raccolta delle firme e alla sensibilizzazione sui temi ambientali: una grande prova di partecipazione democratica;

   il 16 maggio 2024 sono state depositate in consiglio regionale 13.000 firme arricchite e rafforzate dal deliberato di approvazione della proposta anche da parte di 18 Consigli comunali della regione e di quello di una città capoluogo di provincia, Avellino, per un complessivo numero di poco meno di 400.000 cittadini;

   lo Statuto dispone che il Consiglio regionale sia tenuto, entro i 90 giorni successivi alla presentazione, al suo esame. Passati i 90 giorni l'articolo 54 dello Statuto dispone che: «il progetto è iscritto all'ordine del giorno della prima seduta del Consiglio regionale e discusso con precedenza su ogni altro argomento»;

   i 90 giorni sono scaduti il 16 agosto 2024 e, nonostante l'invio tempestivo di una diffida al Presidente del Consiglio regionale e all'ufficio di presidenza del Consiglio, nessun riscontro è stato dato in merito;

   la proposta è stata iscritta all'ordine del giorno della seduta del 6 settembre 2024 per essere poi immediatamente rinviata a due commissioni consiliari;

   ad oggi, nessun esame di merito è stato compiuto, non vi è alcuna definizione certa di tempi per il suo esame e quindi non si è adempiuto al disposto statutario che indica chiaramente come trascorsi i 90 giorni la proposta debba essere portata alla deliberazione del Consiglio regionale, infatti di giorni ne sono trascorsi oramai quasi 150 –:

   a fronte di una vicenda come quella esposta in premessa, se non si ritenga di dover intraprendere iniziative di carattere normativo, di rango costituzionale, al fine di rendere più stringenti le previsioni dell'articolo 123 della Costituzione e di evitare che nelle regioni italiane i cittadini siano privati degli istituti di democrazia diretta.
(5-03087)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   un ruolo fondamentale nelle politiche di conservazione della fauna selvatica per la tutela e gestione del patrimonio faunistico viene svolto dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nell'ambito del suo mandato istituzionale, a garanzia del rispetto della Costituzione e della normativa europea, nonché della strategia dell'Unione europea sulla biodiversità per il 2030;

   la legge n. 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica dispone che Ispra fornisce indicazioni di carattere tecnico-scientifico per la programmazione faunistico-venatoria secondo criteri omogenei a livello nazionale e in sintonia con i princìpi di conservazione delle risorse faunistiche. Indicazioni che dovrebbero trovare applicazione anche nei piani faunistico-venatori predisposti dalle regioni;

   l'importante ruolo svolto dall'istituto è ancora una volta evidenziato dalla stessa Corte costituzionale, laddove, con riferimento alla questione del controllo della fauna selvatica, demandato alle regioni, è intervenuta più volte ritenendo che le regioni possono autorizzare piani di abbattimento solo allorché l'Ispra ne abbia verificato l'efficacia;

   si rammenta che vi sono procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia per il mancato allineamento alle direttive dell'Unione europea in materia di caccia e di protezione delle specie di uccelli selvatici;

   nonostante le procedure di infrazione aperte, sono da molto tempo all'ordine del giorno del Parlamento iniziative legislative parlamentari finalizzate a indebolire le tutele della fauna selvatica garantite dalla legge n. 157 del 1992 e ad aumentare le prerogative delle regioni in materia di prelievi venatori a discapito della medesima fauna;

   a questo si aggiungano iniziative di questi ultimi tempi volte a indebolire il ruolo decisivo dell'Ispra a tutela della fauna e della legge n. 157 del 1992, tanto che, come riporta anche «Il Fatto Quotidiano», il 24 ottobre 2024, numerosi docenti ed esponenti del mondo della ricerca, della conservazione della fauna e della caccia, hanno sentito la necessità di scrivere una lettera aperta alla Presidente del Consiglio dei ministri per manifestare una sincera e profonda preoccupazione per l'attacco subito da Ispra per la sua attività di gestione della fauna selvatica e per denunciare come, soprattutto in questi ultimi anni, «Ispra stia subendo attacchi sempre più pressanti e ingiustificati», da parte del mondo venatorio e armaiolo e di una parte della politica che di questi mondi cura gli interessi;

   nella lettera aperta si sottolinea che, «come avviene ormai da tempo, le vicende legate alla stesura ed approvazione dei calendari venatori regionali anche quest'anno hanno dato luogo a pesanti quanto ingiustificate critiche da parte di associazioni venatorie e aziende di settore sui pareri rilasciati dall'Ispra. Si tratta di critiche non basate su un'analisi oggettiva dei dati scientifici che l'Istituto utilizza a supporto dei propri pareri, ma che partono dal presupposto che gli stessi pareri siano viziati da un atteggiamento anticaccia. (...) La cosa più preoccupante è che queste posizioni, visto l'atteggiamento ambiguo quando non di appoggio dichiarato di quasi tutte le associazioni venatorie, invece di essere relegate in un angolo di marginalità risultano maggioritarie»;

   la lettera si conclude denunciando come «nonostante l'Ispra goda da anni della stima del mondo scientifico italiano, europeo ed internazionale, si è arrivati a contestare i dati da esso prodotti in sede europea pur di raggiungere il risultato di una scorretta applicazione dei principi della direttiva che deve assicurare la conservazione degli uccelli selvatici e una caccia ecocompatibile» –:

   se non ritenga necessario adottare le opportune iniziative di competenza a sostegno del ruolo fondamentale svolto dall'Ispra e a tutela della sua autonomia e della scienza nel nostro Paese.
(4-03759)


   ONORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   risulta che sabato 9 novembre 2024, presso il teatro pubblico del comune di Oristano, era prevista la proiezione del documentario di Russia Today (RT) «Maidan, la strada per la guerra», un prodotto divulgativo che viene presentato come un documentario per comprendere le origini del conflitto ancora in corso da parte degli organizzatori appartenenti a «Democrazia sovrana e popolare»;

   inoltre, da social media «X» di «Donbass Italia», risulta che tale «documentario sul colpo di Stato in Ucraina» di Russia Today sarà proiettato anche venerdì 22 novembre 2024 a Riccione;

   di fatto i prodotti di Russia Today – sinonimo di propaganda russa e disinformazione – ancora circolano liberamente in Italia, nonostante i divieti in merito;

   a livello unionale spicca, infatti, l'esplicito divieto di trasmettere contenuti prodotti da entità russe come Russia Today, in quanto considerati mezzi di propaganda e disinformazione. Russia Today è stata tra le prime entità sanzionate a livello europeo, già attraverso apposita normativa di marzo 2022 (vedasi la decisione del Consiglio dell'Unione europea 2022/351 e il Regolamento (UE) 2022/350);

   si ricorda, in particolare, che, a giugno 2024, AGCOM aveva già chiesto alle piattaforme di condivisione di video YouTube e X (ex Twitter), la rimozione di un documentario prodotto da Russia Today e accessibile dall'Italia. Secondo AGCOM, infatti, il video, che utilizzava il format di un documentario giornalistico, proponeva una ricostruzione di quanto accaduto in Donbass negli ultimi 10 anni senza alcuna disamina o riproposizione di posizione diverse, descrivendo la popolazione ucraina come composta da feroci nazisti che vogliono sterminare il loro stesso popolo con la complicità di Nato, Usa e Unione europea, indicati come i veri mandanti delle stragi e autori del colpo di Stato del 2014;

   anche nel caso di questo nuovo «documentario» si ritiene che i contenuti vadano ad assumere un carattere politico di incitamento all'odio razziale apparendo riconducibili ad una forma di propaganda russa con un chiaro intento di diffondere notizie distorte e generare disinformazione, volte a orientare l'opinione pubblica screditando i paesi occidentali e le istituzioni europee –:

   di quali informazioni dispongano circa l'attuale scenario italiano in relazione alla minaccia della disinformazione russa e quali aggiornamenti possano condividere in merito;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per prevenire e contrastare l'ulteriore proliferazione in Italia di attività che manifestano un chiaro intento di diffusione di notizie distorte o di disinformazione, anche con contenuti che incitino all'odio razziale, da parte di Russia Today, così come di ulteriori eventuali soggetti simili.
(4-03762)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 2 novembre 2024, la studentessa iraniana Ahoo Daryaei si era spogliata ed era rimasta in biancheria intima nel campus dell'università islamica di Azad di Teheran;

   non si sa con certezza cosa l'abbia spinta a tale gesto, tuttavia, stando a quanto riportato dalla newsletter Amirkabir, gestita da un movimento studentesco, la studentessa era stata ripetutamente aggredita da agenti di sicurezza perché non indossava correttamente l'hijab. Dunque, lei per protesta si sarebbe spogliata quasi del tutto, sedendosi in fondo a una scala e poi camminando in giro tra le persone a capelli sciolti;

   secondo testimoni menzionati dalla Bbc, la storia, invece, sarebbe un'altra: la studentessa sarebbe entrata in diverse classi dell'università con un telefono in mano. Secondo la loro ricostruzione, un docente infastidito avrebbe mandato uno studente a chiedere alla ragazza cosa stesse facendo e questa aveva iniziato a urlare. In seguito, uno dei testimoni ha detto di aver visto la ragazza in cortile senza vestiti. I testimoni però non sanno cosa sia successo da quando la ragazza era all'interno dell'edificio a quando è uscita e dopo si è svestita;

   la studentessa è stata arrestata e la sua sorte resta oscura;

   come riportato, l'agenzia di stampa iraniana Fars ha detto che in università la ragazza aveva indossato «abiti inappropriati» e che «si era spogliata» dopo che le guardie di sicurezza le avevano chiesto di rispettare le norme di abbigliamento richieste. Il responsabile della comunicazione dell'università, Syed Amir Mahjoub, ha negato le violenze nei suoi confronti dichiarando che in base alle prime indagini soffrirebbe di disturbi psicologici;

   Amnesty International ha rivolto un appello alle autorità iraniane al fine di «proteggerla da torture e maltrattamenti» e garantirle l'accesso ai familiari e all'assistenza legale;

   il fatto che secondo le dichiarazioni da parte di rappresentanti delle istituzioni la ragazza soffrirebbe «di un disturbo psicologico» fa temere a molti che si tratti della ricorrente tattica del regime volta a screditare il profilo di chi osa manifestare una qualsivoglia forma di dissenso –:

   quali orientamenti intenda assumere a favore del dato di fatto degli scarsi risultati delle pressioni internazionali, per quanto riguarda la costante violazione dei diritti umani e in particolare arresti e detenzioni arbitrarie;

   quali iniziative, per quanto di competenza intenda intraprendere per ottenere informazioni aggiornate dalle autorità iraniane in merito alle sorti di Ahoo Daryaei, auspicando che sia ancora in vita.
(4-03756)


   GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da una dichiarazione del Comitato esecutivo centrale del partito curdo turco Dem si apprende che il 4 novembre 2024 il Ministero degli interni turco, dopo la nomina di propri fiduciari nelle amministrazioni di Hakkari ed Esenyurt, ha rimosso anche i sindaci dei comuni di Mardin, Batman e Urfa Halfeti, tutti membri del partito curdo turco Democrazia e uguaglianza (Dem);

   nel comunicato diffuso dal Dicastero turco si fa riferimento a una misura «temporanea» e che i tre municipi sono stati sottoposti ad amministrazione fiduciaria e assegnati ai governatori regionali;

   condannando le rimozioni, il partito curdo turco Dem ha parlato di «colpo di Stato contro la volontà popolare» e ha accusato i vertici turchi di «perseverare in questi ripetuti tentativi di golpe fiduciario, che vengono poi sconfitti a ogni elezione»;

   il partito curdo turco ha anche sottolineato come quest'ultima iniziativa del governo turco coincida con l'anniversario del 4 novembre 2016, quando il Governo ha arrestato i leader del Partito Democratico dei Popoli (Hdp) e numerosi parlamentari, in quello che può essere definito un «colpo di Stato parlamentare» volto a minare la volontà del popolo curdo;

   ad avviso dell'interrogante questa strategia utilizzata dal Governo turco contro i partiti filo-curdi e di opposizione rappresenta un ennesimo vano tentativo di smantellare gli sforzi di quel popolo nella ricerca di una soluzione politica e democratica alla questione curda;

   il Governo turco continua dunque con la sua politica di usurpazione nei confronti del popolo curdo ricorrendo alla complicità della magistratura e delle forze dell'ordine per provare a ottenere ciò che non riesce a conquistare attraverso il responso delle urne nelle regioni a prevalenza curda;

   assediare le municipalità a prevalenza curda e minare i governi locali, trasformandoli in stazioni di polizia, costituisce anche una grave violazione del diritto del popolo curdo di votare e di scegliere i propri eletti, scegliendo democraticamente i propri rappresentanti nelle istituzioni nazionali e nelle amministrazioni locali;

   la nomina di fiduciari presso le amministrazioni locali rappresenta un attacco alla democrazia e alla libertà non solo per il popolo curdo ma per tutti i turchi con il rischio che nel prossimo futuro lo stesso possa avvenire non solo nelle regioni curde, ma nei comuni di tutta la Turchia, indipendentemente dai partiti che si trovano al governo delle città, rappresentando una minaccia al diritto di tutti i cittadini turchi di votare, essere eletti ed esercitare la propria volontà politica;

   quello utilizzato dal Governo turco è un metodo che va a minare qualsiasi ricerca di dialogo e riconciliazione con il popolo curdo e ogni possibilità di soluzione per l'autodeterminazione del popolo curdo e rappresenta uno dei tanti strumenti utilizzati dal Governo turco nella sua sistematica attività di repressione nei confronti delle forze di opposizione;

   quello che da anni accade in Turchia contro l'opposizione democratica presente in Parlamento e nelle città è inaccettabile e l'Italia non può rimanere inerte e silente di fronte al continuo disprezzo e oltraggio dei valori democratici, dei diritti umani, del Parlamento e delle amministrazioni locali di quel Paese –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, sia in modo unilaterale che presso le sedi degli organismi europei e internazionali, per esigere dalla Turchia il rispetto dei diritti umani e della democrazia nonché l'immediata cessazione di ogni attività repressiva nei confronti delle forze di opposizione.
(4-03757)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   GEBHARD. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il testo unico delle disposizioni in materia di espropriazione per pubblica utilità decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 prevede all'articolo 49 l'occupazione temporanea di aree non soggette ad esproprio. Al proprietario è riconosciuto una indennità per l'occupazione calcolata ex articolo 50 del citato testo unico;

   è previsto altresì che le occupazioni possono essere disposte a favore della ditta esecutrice (general contractor) delle opere pubbliche che occuperà di fatto l'area e dovrà anche corrispondere direttamente le indennità al proprietario sempre in base a decreto di occupazione emesso dall'ente competente;

   si pone la domanda se in caso di occupazione temporanea di un terreno ad uso agricolo ricadente nella zona omogenea «E» di cui all'articolo 2 del decreto ministeriale 2 aprile 1968 di proprietà di un imprenditore agricolo utilizzato dallo stesso come bene patrimoniale nella propria attività ad uso di frutteto, l'indennità sia imponibile ai fini Iva ovvero sia da considerare fuori campo Iva, rappresentando l'indennità corrisposta un risarcimento del danno per mancati ricavi da attività agricola per il periodo di occupazione temporanea –:

   se il Governo possa fornire un chiarimento in merito all'imponibilità ad Iva di un'indennità di occupazione temporanea ex articolo 49 e 50 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 corrisposta direttamente dalla ditta esecutrice per un terreno agricolo ricadente in zona omogenea «E» originariamente utilizzato da un imprenditore agricolo (soggetto Iva) nell'esercizio della propria attività.
(5-03088)


   MEROLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il ricorso ai giochi telematici (online) sta registrando, da anni, una crescita considerevole a causa di molteplici fattori tra i quali l'avvento della pandemia da COVID-19, ma soprattutto la percentuale di ritorno in vincita al giocatore cosiddetto «pay out», molto più favorevole rispetto al gioco cosiddetto «fisico»;

   secondo i dati dell'Agenzia dogane e monopoli pubblicati nel Bilancio d'esercizio 2023, il valore complessivo della raccolta 2023, ovvero il totale delle somme giocate (sia gioco fisico, sia online), è stato di 147,71 miliardi di euro con un incremento dell'8,52 per cento rispetto all'anno precedente;

   secondo una pubblicazione promossa da Federconsumatori e Cgil la raccolta su rete fisica 2023 è stata pari a 67,9 miliardi di euro (+7,8 per cento rispetto al 2022) mentre quella online è stata pari a 82,08 miliardi di euro (+12,3 per cento rispetto al 2022);

   tra il 2004 e il 2023 la raccolta complessiva è stata di circa 1.617 miliardi di euro, un valore pressoché pari al valore del Pil italiano del 2021;

   come emerso dalla risposta del rappresentante del Governo all'interrogazione presentata dal PD-IDP in Commissione il 26 settembre 2024, la raccolta riferita al periodo 1° gennaio-31 luglio 2024 ammonta a circa 90 miliardi di euro; in proiezione, dunque, a parere dell'interrogante, la raccolta complessiva supererà il record già toccato lo scorso anno;

   la disciplina che regolamenta la materia prevede che ogni singolo utente/giocatore possa avere intestato a sé un solo conto-gioco per operatori –:

   se intenda fornire, per quanto di competenza, un quadro complessivo della raccolta totale del 2023 suddivisa per gioco telematico e rete fisica, del numero di conti-gioco per ciascuno degli anni dal 2019 al 2023 e di quanti ne risultano attivi ad oggi, del numero dei citati conti-gioco che hanno avuto movimentazioni di denaro e sono risultati attivi per ogni annualità, nonché di quale sia l'ammontare delle somme depositate nei citati conti-gioco, suddivise per annualità.
(5-03089)


   CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel percorso di regolamentazione in materia di cripto-attività, avviato con la legge di bilancio 2023, l'attività di sindacato ispettivo promossa dal gruppo Lega in sede parlamentare ha fornito utili occasioni di approfondimento nell'ottica di fornire certezza agli operatori del settore (interrogazioni n. 5-01481 e n. 5-01210);

   pertanto, sempre nella medesima prospettiva, sarebbe altresì opportuno delimitare il perimetro oggettivo della disciplina di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 167 del 1990 e successive modificazioni e integrazioni sulla rilevazione a fini fiscali di taluni trasferimenti da e per l'estero di denaro, titoli e valori, riferiti alle cripto-attività e ai prestatori di servizi di portafoglio digitale;

   con provvedimento n. 224381 del 9 maggio 2024, l'Agenzia delle entrate ha fornito un elenco degli elementi informativi da comunicare da parte degli operatori interessati, relativi ai «trasferimenti da o verso l'estero, (...) aventi ad oggetto i mezzi di pagamento [...], ed eseguiti, anche con movimentazione di conti e anche in valuta virtuale ovvero in cripto-attività [...], per conto o a favore di persone fisiche, enti non commerciali e di società semplici e associazioni equiparate ai sensi dell'articolo 5 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi»;

   tuttavia, in molti casi i prestatori di servizi relativi all'utilizzo di valuta virtuale e di portafoglio digitale non dispongono di tutti i dati relativi alle controparti con cui i propri clienti effettuano transazioni in cripto-attività: dal punto di vista tecnico, le cripto-attività vengono movimentate su infrastrutture a registro distribuito (come la blockchain), che non prevedono l'obbligo di identificazione dei partecipanti e sono, quindi, identificati mediante indirizzi alfanumerici in alcun modo associati ai dati personali identificativi dei soggetti;

   ad oggi, inoltre, i prestatori di servizi su cripto-attività non hanno alcun obbligo di procedere alla raccolta e verifica dei dati personali dei disponenti di operazioni in cripto-attività in entrata né dei beneficiari di operazioni in uscita;

   a parere degli interroganti, occorrerebbe, dunque, specificare che ai fini della rilevazione fiscale di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 167 del 1990 e successive modificazioni e integrazioni il titolare del trattamento sia autorizzato alla sola comunicazione dei dati riferiti ai trasferimenti da o verso l'estero, non ricomprendendo anche i dati personali esclusi dalla categoria dei trasferimenti da e per l'estero –:

   se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere con riferimento a quanto esposto in premessa.
(5-03090)


   FENU, SANTILLO, GUBITOSA e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1-bis dell'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, in materia di cessione del credito e sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali, prevede che gli stati di avanzamento dei lavori non possono essere più di due per ciascun intervento complessivo e ciascuno stato di avanzamento deve riferirsi ad almeno il 30 per cento del medesimo intervento;

   la norma non definisce sul piano fiscale il concetto di stato di avanzamento lavori che va pertanto ricercato nell'ambito della normativa tecnica vigente, che lascia tuttavia alcuni margini di incertezza;

   Il problema si pone in particolare per le cosiddette «forniture a piè d'opera», di cui è molto discussa la possibilità di considerarle, anche isolatamente, ai fini della spesa utile al raggiungimento del limite di avanzamento previsto dalla disposizione richiamata;

   l'articolo 14, comma 1, lettera d) del decreto ministeriale n. 49 del 7 marzo 2018 precisa che il SAL è uno dei documenti contabili predisposti dal direttore dei lavori ove vengono riassunte non solo tutte le lavorazioni, ma anche «tutte le somministrazioni» eseguite dal principio dell'appalto sino a quel momento;

   l'articolo 4, comma 3, del decreto ministeriale 6 agosto 2020 dispone come il tecnico abilitato asseveri il rispetto dei requisiti tecnici riferiti ai SAL ecobonus, secondo quanto indicato nel progetto, tenendo in considerazione anche le caratteristiche tecniche «dei componenti acquistati»;

   con la sentenza n. 42012/2022, la Suprema Corte di cassazione, nel chiarire che «non devono essere incluse nel SAL lavorazioni che – seppure fatturate e pagate – non siano tuttavia state eseguite», ha tuttavia affermato che «sulla base della definizione normativa di SAL, al massimo, possono essere validamente contabilizzate le eventuali mere somministrazioni (forniture) di beni a piè d'opera»;

   in sostanza, nel riferirsi a lavori e somministrazioni non eseguite, la Corte sembra voler intendere le fatture pagate senza alcuna successiva esecuzione materiale, ammettendo dunque la possibilità di SAL riferiti alle sole forniture a piè d'opera purché eseguite in cantiere –:

   se intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a confermare la possibilità di considerare le forniture a piè d'opera, regolarmente fatturate e pagate nonché eseguite in cantiere, utili ai fini del calcolo del limite del 30 per cento previsto in materia di cessione del credito e sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali e, in caso contrario, quale sia la loro corretta imputazione ai fini del SAL.
(5-03091)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CURTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Dogana di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) ha svolto il ruolo di ufficio delle dogane dal dicembre 2004 al giugno 2010 per essere successivamente declassata a sezione operativa territoriale pur gestendo il 52 per cento degli introiti erariali doganali delle Marche;

   presso la Sezione operativa territoriale di San Benedetto del Tronto si gestiscono: il perfezionamento attivo più oneroso di tutta Europa (Pfizer), il terzo polo logistico del freddo in Europa (Marconi Freddo Europa) nonché il più elevato quantitativo di autorizzazioni doganali di qualsiasi altra sede nelle Marche. In seno alla struttura, inoltre, è maturato un significativo know-how in materia doganale in considerazione del fatto che, negli ultimi 30 anni, è stato gestito lo sdoganamento di una merceologia ampia ed eterogena, dagli animali vivi agli armamenti, dagli alimentari al materiale radioattivo;

   San Benedetto del Tronto, per qualità logistica e prossimità alle principali infrastrutture di comunicazione, rappresenta un polo di riferimento. A conferma di ciò, negli ultimi anni, presso il territorio comunale come in quello dell'attiguo comprensorio si sono insediate importanti attività che operano nel commercio internazionale;

   si apprende che le regioni Emilia-Romagna e Marche sarebbero state individuate quali sedi di test, funzionali alla riforma nazionale degli uffici delle dogane. Al fine di garantire al test la necessaria coerenza, occorre che le due regioni vengano messe nelle condizioni di poter operare in maniera bilanciata. A tal proposito, tuttavia, si rileva come mentre in Emilia-Romagna gli uffici delle dogane siano in numero pari alle province (nove), nelle Marche il rapporto scende a due uffici delle dogane su cinque province;

   appare dunque opportuno avviare un percorso che consenta, alla sede doganale di San Benedetto del Tronto, di riassumere il ruolo di ufficio delle dogane. Tale processo sarebbe senza dubbio supportato dalla disponibilità di una sede idonea, da professionalità di assoluto livello e comprovata affidabilità, da un profilo di utenza/mercato oggettivamente ampio e diversificato –:

   se le indiscrezioni relative ai test funzionali alla riforma nazionale degli uffici delle dogane corrispondano al vero e se non ritenga necessario, in relazione a tutto quanto espresso in premessa, favorire la riassunzione del ruolo di ufficio delle dogane da parte della sede di San Benedetto del Tronto, al fine di non penalizzare le imprese e il territorio.
(5-03085)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI, LACARRA, SCARPA, GIANASSI e DI BIASE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 89 del 2001, nota come «Legge Pinto», sancisce il diritto dei cittadini a un equo indennizzo per la durata eccessiva dei processi. Negli ultimi anni, tuttavia, si è registrato un aumento delle nomine di commissari ad acta, creando un sovraccarico di lavoro insostenibile per i dirigenti amministrativi della giustizia, già impegnati nelle ordinarie attività istituzionali;

   questi dirigenti, oltre a trovarsi privi del necessario supporto, operano in un contesto di grave carenza organica: attualmente, oltre il 50 per cento delle posizioni dirigenziali è vacante, limitando drammaticamente la capacità operativa degli uffici. Per i dirigenti in servizio, è diventato insostenibile accollarsi ulteriori compiti senza compensi aggiuntivi, situazione che espone al rischio di burnout e compromette l'efficienza complessiva dei servizi. I ritardi nei pagamenti, inoltre, causano crescenti malumori tra i cittadini e comportano un danno erariale;

   il piano straordinario varato nel 2015 per centralizzare il pagamento degli indennizzi arretrati, recentemente rinominato «Pinto Paga», sta evidenziando gravi criticità e limiti operativi. Risulta particolarmente ironico e persino ridicolo che un progetto concepito per velocizzare i pagamenti arretrati si sia rivelato inefficace, al punto che le nomine di commissari ad acta, anziché ridursi, continuano a crescere. La denominazione «Pinto Paga» sembra anche ironica e contraddittoria, considerato che il mancato pagamento degli indennizzi ha reso necessarie nomine per il commissariamento ad acta, dimostrando il fallimento delle misure fin qui adottate;

   inoltre, molte sentenze del Tar hanno ordinato al Ministero della giustizia di ottemperare ai giudicati a favore dei ricorrenti, ma l'assenza di documentazione adeguata ha impedito l'esecuzione tempestiva dei mandati. I dirigenti amministrativi si trovano così a dover gestire anche funzioni non previste dal loro mandato, essendo incaricati come commissari ad acta non solo per l'ottemperanza dei provvedimenti, ma anche per effettuare pagamenti ai difensori antistatari. Tale prassi inadeguata aumenta il carico di lavoro, ritardando ulteriormente i tempi di risposta per l'utenza –:

   se si intendano adottare misure concrete e urgenti per esentare i dirigenti amministrativi dall'incarico di commissario ad acta, poiché il loro attuale carico di lavoro non consente l'assunzione di ulteriori compiti senza compromettere l'efficienza dei servizi;

   se il Ministro interrogato preveda interventi mirati a garantire il pagamento tempestivo degli indennizzi previsti dalla cosiddetta «Legge Pinto», come la creazione di task force specializzate per la gestione delle pratiche, al fine di snellire le procedure e ridurre i tempi di attesa;

   se si intenda consentire ai commissari ad acta di delegare le funzioni operative a personale qualificato, migliorando così l'efficienza del processo.
(4-03760)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CURTI e MANZI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   ad aprile 2024, dopo mesi di attesa, è stato formalmente definito l'accordo di conferimento tra Beko BV, marchio turco di elettrodomestici afferente il gruppo Arçelik e Whirlpool EMEA Holdings LLC, controllata di Whirlpool Corporation. Tale operazione ha dato avvio a una nuova entità, Beko Europe, per il 75 per cento di proprietà di Beko BV e per il restante 25 per cento posseduta da Whirlpool Corporation;

   l'operazione ha visto Arçelik conferire alla nuova società due stabilimenti romeni mentre Whirlpool, da parte sua, ha trasferito il business dei grandi elettrodomestici gestito attraverso 7 stabilimenti in Europa e una forza lavoro complessiva pari a 14.000 dipendenti;

   in Italia, l'operazione ha coinvolto 5 siti produttivi di cui due ubicati nelle Marche, a Comunanza (Ascoli Piceno) e Fabriano (Ancona). Si tratta di stabilimenti insediati in un contesto socio-economico fragile, presso due aree interne fortemente penalizzate dal sisma del 2016, che hanno rappresentato per anni un formidabile fattore di stabilità dal punto di vista occupazionale, anche in considerazione del progressivo sviluppo di un vivace indotto a supporto;

   si tratta altresì di due stabilimenti che, a partire dal 2014, con l'avvenuta acquisizione delle quote Indesit in capo a Fineldo e Famiglia Merloni da parte di Whirlpool, hanno sperimentato un decennio di drammatiche incertezze. Ciò, non soltanto a causa dei tagli di personale o dei piani di razionalizzazione attuati dalla nuova proprietà ma, allo stesso tempo, in relazione alla totale mancanza di trasparenza circa le direttrici strategiche e il futuro degli insediamenti;

   l'avvento di Arçelik, in questo senso, non ha fornito un significativo contributo in termini di certezze. Al contrario, nonostante siano trascorsi mesi dall'avvenuto closing, permane a tutt'oggi totale indeterminatezza sui contenuti del piano industriale. Un atteggiamento ondivago e assolutamente non conclusivo che è stato confermato alla riunione plenaria fissata presso il Ministero delle imprese e del made in Italy nella giornata del 6 novembre 2024, alla presenza dei rappresentanti Beko Europe, del Ministro Urso, dei sindacati e dei rappresentanti istituzionali dei territori in cui si insediano gli stabilimenti del Gruppo;

   in tale occasione l'azienda si è limitata a rappresentare un quadro di sostanziale difficoltà, in particolare per quel che concerne i settori della refrigerazione e del lavaggio, che in assenza del piano industriale non è possibile contestualizzare. Tuttavia il tenore dei dati esposti, la mancanza di informazioni chiare sui programmi e il fatto di aver anticipato la necessità di aprire una «trattativa», alimentano il timore che si possano verificare pesanti ridimensionamenti e drammatiche dismissioni. Lo stabilimento di Comunanza (Ascoli Piceno), in particolare, appare tra quelli a fortissimo rischio chiusura in quanto impegnato nella produzione di lavabiancheria, cioè il segmento che è stato dichiarato da Beko decisamente in difficoltà;

   come evidenziato dai sindacati, è peraltro necessario e urgente conoscere le intenzioni del Governo in merito all'esercizio del «golden power» e al contenuto delle relative determinazioni. Si tratta infatti di un elemento che, nel contesto delle trattative, rappresenta un fattore determinante al fine di orientare le scelte dell'azienda in senso più favorevole al mantenimento dei livelli occupazionali –:

   quali iniziative di competenza intenda attuare al fine di sollecitare Beko Europe circa l'immediata totale condivisione del piano industriale, richiedendo specifiche garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi negli stabilimenti marchigiani, e se intenda dare seguito alla richiesta dei sindacati circa l'utilizzo del golden power, mettendo a conoscenza le parti circa le relative determinazioni.
(5-03086)

Interrogazione a risposta scritta:


   STEFANAZZI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio postale di Tricase centro, colpito da un tentativo di furto con ordigno esplosivo il 17 aprile 2024, risulta ancora inagibile a causa dei lavori di messa in sicurezza e recupero mai avviati;

   l'ufficio postale di Tricase centro, nella sua configurazione di ufficio doppio turno e ufficio Hub, serve non solo i cittadini di Tricase (la città più grande del Capo di Leuca per estensione e bacino demografico), ma anche cittadini e utenti dei comuni del Capo di Leuca, per il servizio pomeridiano;

   nelle more del ripristino dell'agibilità dell'ufficio, Poste Italiane S.p.A. ha messo a disposizione dei cittadini, utenti e fruitori dell'ufficio postale, un container adibito ad ufficio, con all'interno tre sportelli e una sala consulenza (in sostituzione dei sei sportelli e delle due sale presenti nell'immobile oggetto del tentativo di furto) –:

   se intenda, per quanto di competenza, fornire informazioni con riguardo alle tempistiche con cui Poste Italiane intende completare i lavori utili a ripristinare i luoghi e consentire il corretto svolgimento delle attività nell'ufficio postale di Tricase.
(4-03758)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 38 è l'arteria principale della Valtellina in provincia di Sondrio ed è centrale nel collegamento delle stazioni sciistiche di Bormio e Livigno, le quali ospiteranno i Giochi Olimpici invernali nel febbraio 2026;

   per garantire un ordinato afflusso di persone in una provincia caratterizzata da un importante deficit infrastrutturale, si è concretizzata la necessità di alcune opere le quali, però, non hanno ancora visto l'inizio dei lavori e che rischiano di non venire realizzate prima dell'inizio dei Giochi Olimpici;

   in particolare, alla fine della cosiddetta «Tangenziale Sud di Sondrio», in località «Trippi», la strada è attraversata da un passaggio a livello. Il forte rallentamento del traffico cagionato dalla frequente chiusura del passaggio a livello crea disagi importanti, specialmente quando i turisti congestionano il traffico attraversando Sondrio per raggiungere le stazioni sciistiche di alta valle;

   per questi motivi la realizzazione di uno svincolo in località «Trippi» è stata considerata un'opera strategica in vista dei Giochi Olimpici. L'intervento «S.S. 38 Tangenziale Sud di Sondrio» è stato inserito nel decreto ministeriale 7 dicembre 2020, allegati 3-4, adottato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   tale decreto individua opere da realizzare con le risorse stanziate dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160, articolo 1, comma 20 (legge di bilancio 2020), al fine di garantire la sostenibilità dei Giochi Olimpici. Nello specifico, nel decreto ministeriale 7 dicembre 2020, allegato 3, lo svincolo in località «Trippi» figura come «opera essenziale per rendere efficienti e appropriate le infrastrutture esistenti individuate nel dossier di candidatura [ai Giochi Olimpici]»;

   la realizzazione dello svincolo rientra pertanto tra le 14 opere ritenute di particolare complessità, per cui si applica la semplificazione di cui al decreto-legge n. 177 del 2021, articolo 44, riguardante lo snellimento delle procedure per le opere del PNRR. Ne consegue che l'intervento si inserisce in un complesso programma di investimenti interdipendenti e finalizzati ad efficientare i nodi strategici della viabilità verso le zone di gara. L'opera costituirà un patrimonio infrastrutturale durevole e significativo per la provincia di Sondrio;

   il cronoprogramma dei lavori prevede la realizzazione dello svincolo entro aprile 2026, ma l'8 febbraio 2024 l'assessore regionale agli enti locali, montagna, risorse energetiche, utilizzo risorsa idrica, Massimo Sertori, ha dichiarato al quotidiano «Il Giorno» che si provvederà ad una consegna parziale dell'opera entro i Giochi Olimpici, e che lo svincolo sarà quindi percorribile in occasione di tale appuntamento;

   oltretutto, la realizzazione dello svincolo sulla base della soluzione B1 del progetto definitivo Anas (cod. MI634, agosto 2023) si tradurrà in un senso unico in entrata a Sondrio da Tirano, mentre la viabilità in uscita, da Sondrio verso Tirano, diventerà estremamente complessa, il che probabilmente creerà notevoli disagi alla viabilità interna della città –:

   se intenda chiarire le tempistiche della consegna dello svincolo in località «Trippi» e dunque, se questa avverrà effettivamente entro i Giochi Olimpici, come dichiarato dall'assessore regionale Sertori, e sulla realizzazione dello svincolo sulla base della soluzione B1 del progetto definitivo Anas, nonostante le pesanti criticità riscontrate;

   se preveda accelerazioni del cronoprogramma anche per le altre opere strategiche della provincia di Sondrio in vista dei Giochi Olimpici (in particolare gli interventi «S.S. 38 Nodo di Castione Andevenno» e «Tangenziale di Tirano»).
(5-03079)


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 giugno 2024 è stata presentata l'interrogazione parlamentare n. 4-02969 riguardante lo stato dei lavori dello svincolo in località «Trippi» lungo la strada statale 38. Si tratta di un'opera strategica per la provincia di Sondrio e la Valtellina, in quanto garantirebbe i collegamenti con le stazioni sciistiche di Bormio e Livigno che saranno sede dei Giochi olimpici di febbraio 2026;

   tale svincolo è stato riconosciuto come «essenziale» negli Allegati 3 e 4 del decreto ministeriale 7 dicembre 2020 e individuato tra le opere da realizzare per efficientare la viabilità verso le aree di gara. Per tali ragioni, è stato inserito nel programma di investimenti previsti dal Pnrr con una consegna parziale prevista per febbraio 2026;

   nonostante tali impegni, ad oggi l'opera non sembra aver avuto progressi significativi in località «Trippi» non è visibile alcun cantiere né vi sono segnali concreti di un potenziale avanzamento dei lavori, nonostante il riconoscimento dell'importanza dell'opera, anche da parte dell'assessore regionale Sertori, rispetto alla risoluzione di un punto nevralgico della nostra viabilità e alle promesse di una percorribilità parziale entro i Giochi olimpici;

   inoltre, recenti notizie riportano che diverse altre opere connesse alle Olimpiadi invernali del 2026, nella provincia di Sondrio e nelle zone limitrofe, potrebbero non essere completate in tempo o addirittura essere state accantonate, come riportato da svariate fonti di stampa, quali Il Giorno e Il Fatto Quotidiano;

   lo svincolo in località «Trippi» rappresenta un'infrastruttura cruciale per il miglioramento della viabilità locale e per la gestione dell'afflusso turistico verso le stazioni sciistiche di Bormio e Livigno, già soggette a pesanti rallentamenti a causa della chiusura frequente del passaggio a livello in prossimità della tangenziale sud di Sondrio;

   il rischio che l'opera non venga completata in tempo, o che la viabilità in entrata e uscita dalla città di Sondrio risulti compromessa per i flussi olimpici, solleva dubbi sulla gestione delle altre opere previste in provincia di Sondrio, tra cui la «S.S. 38 Nodo di Castione Andevenno» e la «Tangenziale di Tirano», anch'esse considerate essenziali per il corretto svolgimento dell'evento e il potenziamento della rete infrastrutturale –:

   se non intenda fornire aggiornamenti dettagliati sullo stato attuale dello svincolo in località «Trippi», chiarendo se l'opera sarà effettivamente completata e resa quantomeno parzialmente percorribile entro febbraio 2026 come precedentemente annunciato;

   se non ritenga necessario intervenire, per quanto di competenza, per accelerare i lavori dello svincolo in questione e delle altre opere strategiche previste in provincia di Sondrio, considerando la loro importanza non solo per l'evento olimpico, ma anche per lo sviluppo economico e turistico della regione nel lungo termine;

   se possa confermare o smentire le recenti notizie relative all'eventuale accantonamento di alcune opere connesse ai Giochi Olimpici, specificando quali interventi potrebbero essere oggetto di riprogrammazione o di abbandono definitivo.
(5-03080)


   CASU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riferiscono del treno Alta Velocità Frecciarossa 9304 Napoli-Torino Porta Nuova che avrebbe fatto registrare ritardi ogni giorno nel mese di ottobre 2024, con tempi variabili dai 15 ai 200 minuti (in quest'ultimo caso con la cancellazione del treno nella tratta finale da Milano a Torino);

   le cause dei ritardi, comunicati ai viaggiatori da Trenitalia con Sms sarebbero state «circolazione rallentata sulla linea», «prolungata preparazione del treno», «controllo tecnico del treno», «guasto sulla linea»;

   a parere dell'interrogante, la sistematicità dei ritardi dimostra il fatto che così come concepito si tratta di un servizio insostenibile sia industrialmente sia economicamente, e che necessita evidentemente di correttivi atti a garantire ai passeggeri un'alternativa di collegamento più efficiente e puntuale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra esposta, e, in caso positivo, se sia intervenuto per correggerla;

   se, inoltre, sia stata valutata la sostenibilità industriale ed economica di un treno che, arrivando sistematicamente in ritardo, genera rimborsi quotidiani;

   se possa indicare quanto questo treno sia costato all'amministrazione per il suo ritardo sistematico nel mese di ottobre 2024 e dalla sua istituzione.
(5-03081)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA e MEROLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è svolta sabato 9 novembre 2024 a Bologna una manifestazione dei cosiddetti «patrioti», a giudizio degli interroganti un vero e proprio sfregio alla città, Medaglia d'Oro della Resistenza;

   è stato autorizzato lo svolgimento di tale manifestazione in piazza XX Settembre, a pochi metri dalla stazione della strage fascista del 2 agosto 1980;

   il luogo in cui è stata autorizzata la manifestazione è vicino al centro della città ed evidentemente comportava rischi per la gestione dell'ordine pubblico;

   nel Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza era stata invece condivisa l'opportunità di spostare la manifestazione in un'area più idonea a prevenire tali rischi;

   vi sono stati gravi incidenti che hanno coinvolto gruppi estremistici dei cosiddetti centri sociali e le forze dell'ordine a cui va tutta la nostra solidarietà;

   il sindacato del Silp Cgil ha dichiarato pubblicamente di aver «potuto osservare alcune immagini che mostrano uno dei leader dei movimenti di estrema destra dare ordini ai funzionari responsabili di ordine pubblico» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia assunto nella giornata di sabato 9 novembre 2024 e quali iniziative intenda assumere in ordine alle criticità così gravi, evidenziate in premessa.
(3-01547)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, con interrogazione a risposta scritta n. 4-03124, segnalava fatti riguardanti la gestione contabile e finanziaria del comune di Roccaforzata passibili di costituire gravi inadempienze e oggettive responsabilità di natura giuridica, anche visto e considerato che, ancora ad oggi, né il bilancio di previsione 2024-2026, né il rendiconto di gestione dell'esercizio 2023 risulterebbero approvati malgrado la scadenza dei termini di legge e la diffida notificata dal Prefetto;

   con la richiamata interrogazione si chiedeva al Ministro interrogato di valutare, per quanto di competenza, la sussistenza dei presupposti per promuovere una verifica in relazione alla gestione contabile e finanziaria e agli atti adottati dalla giunta di Roccaforzata ed eventualmente azionare gli strumenti previsti dal Tuel, in particolare ai sensi degli articoli 141 e seguenti, per garantire la continuità amministrativa e gestionale dell'ente in sostituzione della giunta comunale;

   alla data odierna non risultano risposte da parte del Ministro interrogato ai suddetti quesiti;

   da quanto si apprende da notizie di stampa, il comune di Roccaforzata avrebbe debiti per circa 1,8 milioni di euro, derivanti soprattutto da contenziosi persi tra il 2023 e il 2024;

   occorre ricordare che Roccaforzata è il comune più piccolo della provincia di Taranto, con 1.757 abitanti;

   sempre secondo quanto appreso da organi di stampa, la situazione debitoria del comune potrebbe compromettere persino il pagamento degli stipendi dei dipendenti comunali. A tal proposito, il prefetto di Taranto, su segnalazione dei sindacati, ha inviato una lettera al sindaco per chiedere delucidazioni, il quale avrebbe sostanzialmente confermato le difficoltà dell'ente, senza, però, indicare soluzioni concrete –:

   se intenda, per quanto di competenza, anche in considerazione degli ulteriori sviluppi di cui in premessa, valutare la sussistenza dei presupposti per promuovere una verifica in relazione alla gestione contabile e finanziaria e agli atti adottati dalla giunta di Roccaforzata ed eventualmente azionare gli strumenti previsti dal Tuel, in particolare ai sensi degli articoli 141 e seguenti, per garantire la continuità amministrativa e gestionale dell'ente in sostituzione della giunta comunale.
(4-03761)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ORFINI, BERRUTO, IACONO e MALAVASI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 172, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, definisce in attuazione dell'articolo 117, lettera m) della Costituzione, quale livello essenziale delle prestazioni (Lep) per il servizio di asilo nido, una copertura del servizio in ciascun comune o bacino territoriale pari al 33 per cento;

   la medesima norma finanzia il servizio con uno stanziamento di 120 milioni di euro nel 2022, 175 milioni di euro nel 2023, 230 milioni di euro nel 2024, 300 milioni di euro nel 2025, 450 milioni di euro nel 2026 e 1.100 milioni di euro annui a decorrere dal 2027;

   tale finanziamento a regime di 1.100 milioni di euro rappresenta un incremento di oltre l'80 per cento;

   con il finanziamento previsto dal comma 172 dell'articolo 1 della legge n. 234 del 2021 avrebbero dovuto essere attivati a regime 141.855 nuovi posti, ripartiti per singolo ente comunale;

   il Governo, nel Piano strutturale di bilancio trasmesso all'Unione europea, ha indicato delle risorse che si discostano dagli obiettivi programmatici concordati con la stessa Unione europea;

   nella tavola A.VI.4, il Governo ha rimodulato i Lep del 33 per cento previsto dalla legge n. 234 del 2021 per gli asili nido, impegnandosi a garantire il 33 per cento «a livello nazionale», eliminando il riferimento al «livello comunale» e introducendo i Lep del 15 per cento denominato «a livello regionale»;

   il nuovo livello di copertura del servizio nidi del 15 per cento risulta ad avviso degli interroganti essere assolutamente insufficiente non solo per nuovi investimenti ma addirittura per completare gli investimenti in essere;

   la rimodulazione dei Lep rischia di abbattersi con effetti disastrosi particolarmente nelle regioni del Sud dal momento che, secondo quanto emerge sempre dalle proiezioni del Piano strutturale di bilancio 2025-2029, nelle aree più popolose del Sud, quali le province di Palermo e Napoli, la copertura non raggiungerà il 20 per cento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza – per quanto di competenza – delle ragioni che abbiano determinato la rimodulazione dei Lep, come indicata dal Piano strutturale di bilancio, non in linea con una politica di promozione dell'educazione dei bambini e delle bambine sin dalla più tenera età e di sostegno alla famiglia e alla natalità, che andrà a incidere sul rispetto dell'obbligo di cui all'articolo 1, comma 172, della legge 234 del 2021.
(5-03082)


   CASO, AMATO e ORRICO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 6 settembre 2024 è entrata in vigore la legge 8 agosto 2024, n. 121, istitutiva della filiera formativa tecnologico-professionale, un provvedimento strettamente collegato alla sperimentazione proposta con decreto ministeriale del 7 dicembre 2023, n. 240, mentre l'articolo 18 della legge 27 dicembre 2023, n. 206, ha istituito il cosiddetto liceo del made in Italy;

   due provvedimenti bandiera dei Ministro dell'istruzione e del merito che, tuttavia, come dimostrano i dati dell'ufficio statistica del Ministero dell'istruzione e del merito e quelli pubblicati dallo stesso Ministro il 12 febbraio 2024, hanno registrato a parere degli interroganti un vero e proprio flop, in quanto le iscrizioni per l'adesione alla filiera sono state 1669, mentre per l'istituendo liceo soltanto 375, a fronte delle 186.278 iscrizioni complessive degli istituti tecnici e 86.578 degli istituti professionali;

   un anno fa, in occasione dell'approvazione del decreto relativo alla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale, i sindacati avevano espresso una forte preoccupazione «per le pressioni esercitate dal Ministero dell'istruzione e del merito sui dirigenti scolastici», al fine di spronare gli organi collegiali delle istituzioni scolastiche a partecipare alla sperimentazione dei percorsi quadriennali previsti dalla riforma;

   tuttavia, ad un anno di distanza, la situazione sembrerebbe ripetersi: la Flc Cgil, con un comunicato stampa del 7 novembre 2024, ha denunciato un incremento delle pressioni esercitate da parte del Ministero dell'istruzione e del merito sui collegi dei docenti affinché diano il loro consenso all'avvio dei percorsi quadriennali della filiera e all'attivazione del liceo del made in Italy;

   in particolare, «in vista delle delibere previste per il corrente anno, in alcuni territori, gli Uffici scolastici regionali hanno convocato riunioni di servizio per i dirigenti scolastici di istituti tecnici e professionali o, addirittura, sono state organizzate convocazioni individuali, anche alla presenza di un ispettore ministeriale»;

   la volontà, da parte del Ministero, di influenzare le scelte del collegio dei docenti in merito all'offerta formativa più appropriata da attivare all'interno della scuola rappresenterebbe un tentativo di forzatura delle decisioni democratiche che va fortemente stigmatizzato, al fine di tutelare l'autonomia progettuale delle istituzioni scolastiche –:

   se il Ministro interrogato ritenga di fornire spiegazioni relativamente alle segnalazioni esplicitate in premessa riguardanti pressioni esercitate sui dirigenti scolastici finalizzate ad indurre le scuole ad aderire alla filiera tecnologico-professionale e ad attivare l'istituendo liceo del made in Italy, in quanto esse rappresenterebbero a giudizio degli interroganti una palese lesione dell'autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche.
(5-03083)


   CANGIANO, AMORESE e MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   una delle misure più importanti e significative della Missione 4 – Componente 1 – Investimento 1.2 del PNRR è dedicata alla realizzazione di mense scolastiche destinate agli alunni delle scuole primarie e dei convitti;

   detta misura mira, in termini di infrastrutture, a raggiungere il target di 1000 locali e spazi nuovi o riqualificati da destinare ai servizi connessi alle mense; in termine di risultati rivolti alla persona, si pone invece l'obiettivo di favorire l'estensione del tempo pieno, ampliare l'offerta formativa delle scuole e rendere le stesse sempre più aperte al territorio, anche oltre l'orario scolastico;

   l'allungamento dell'orario scolastico, coniugato con l'introduzione di attività volte a rafforzare le competenze trasversali di studentesse e studenti, favorisce il contrasto all'abbandono, alla dispersione e ai divari, rafforzando la funzione della scuola rispetto ai territori, promuovendo equità, inclusione, coesione sociale, creatività e innovazione;

   i preoccupanti e sanguinosi episodi di questi giorni, che vedono purtroppo protagonisti giovani e giovanissimi nella doppia veste di vittime e carnefici, ci dicono che è forte la necessità e l'esigenza di creare luoghi di aggregazione e condizioni di inclusione alternativi alla strada o agli esempi falsati e negativi che spesso provengono dal mondo dei media e dei social media;

   questa difficoltà di interazione umana e di socializzazione è particolarmente avvertita nelle regioni del Sud Italia, che soffrono ancora molto la mancanza negli anni scorsi di una politica lungimirante di investimenti e di risorse dedicate all'emancipazione giovanile e al successo formativo degli alunni già dai primi anni del percorso scolastico –:

   se il nuovo piano mense di cui all'Avviso pubblico n. 0104609 del 29 luglio 2024 sia stato orientato nella direzione di garantire alle regioni del Sud Italia la stessa possibilità di successo formativo rispetto ad altre realtà territoriali e se il Ministro interrogato abbia previsto, in termini di competenze, iniziative che possano affiancare le scuole nel difficile e delicato compito di offrire agli alunni servizi e proposte che possano accompagnarli nello sviluppo armonico della persona e che possano contribuire a combattere gli stereotipi di genere e il fenomeno generazionale della violenza.
(5-03084)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANZI e CURTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 1° agosto 2024 con un avviso il Ministero dell'istruzione e del merito ha reso nota la procedura di reclutamento riservata ai dirigenti scolastici (decreto ministeriale n. 107 del 2023) e la valutazione dei titoli culturali, di servizio e professionali di cui alla tabella A allegata al decreto ministeriale n. 138 del 2017;

   la valutazione dei titoli, di cui alla Tabella A del decreto ministeriale n. 138 del 2017, prevista in occasione della procedura ordinaria dello stesso anno, era indicata dal comma 1, dell'articolo 12 del menzionato decreto ministeriale n. 138 del 2017: «Per la valutazione della prova scritta, di quella orale e per la valutazione dei titoli, la Commissione del concorso ha a disposizione un punteggio massimo pari rispettivamente a 100, 100 e 30 punti»;

   si tratta, infatti, del punteggio delle due prove d'esame, scritta e orale, espresso in centesimi, con l'aggiunta della valutazione dei titoli, i quali finivano per incidere sul punteggio complessivo per un massimo del 15 per cento vale a dire 30 punti su 200;

   in seguito alla pubblicazione dell'avviso riferito alla procedura prevista dal decreto ministeriale n. 107 del 2023 è emersa l'incoerenza nella valutazione dei punteggi tra la prova sostenuta espressa in decimi e i titoli che sono rimasti calcolati in trentesimi come stabilito nella tabella A allegata al decreto ministeriale n. 38 del 2017;

   in tal senso, il Ministro competente ritiene sia legittimo applicare senza alcun adattamento la Tabella A allegata al decreto ministeriale del 2017 alla procedura concorsuale riservata del 2023, il cui punteggio è definito in decimi, il che significa che i titoli incidono sul merito in misura pari al 300 per cento. Dal 15 per cento di incidenza del vecchio concorso, i titoli passano, disattendendo chiaramente il principio del merito, al 300 per cento;

   ad avviso degli interroganti, ciò oltre ad apparire illogico ed irragionevole è in palese contrasto con quanto stabilito dalle disposizioni generali inerenti ai concorsi pubblici contenute nell'articolo 8, decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 82 del 2023, secondo cui ai titoli non può essere attribuito un punteggio complessivo superiore a 10/30;

   si precisa che tali disposizioni hanno trovato numerosi riscontri, anche recenti, in diversi pronunciamenti del Tar e del Consiglio di Stato;

   l'amministrazione ribadisce che si sta «dando attuazione a quanto prescritto in una disposizione fortemente voluta dal Parlamento», tuttavia, si segnala che nella norma da cui tutto origina (articolo 5, commi da 11-quinquies a 11-novies, della legge n. 14 del 2023), non si fa alcun accenno alla tabella di valutazione dei titoli di cui al decreto ministeriale n. 138 del 2017, ma si prevede semplicemente una valutazione in decimi delle prove concorsuali;

   si ritiene che tale problematica andasse affrontata con norma secondaria, che avrebbe dovuto disporre un adattamento della Tabella A del 2017 stabilendo un limite del 15 per cento all'incidenza del punteggio originato dai titoli rispetto a quello derivante dalle prove d'esame, così com'era previsto nella procedura del 2017;

   risulta agli interroganti che l'Amministrazione abbia chiesto parere all'Avvocatura di Stato che ha indicato come necessaria la riparametrazione del punteggio dei titoli;

   in tal caso, sembrerebbe inopportuno se l'Amministrazione non tenesse in considerazione il parere del suddetto autorevole organo che dovrebbe poi difendere l'azione dell'amministrazione in un eventuale contenzioso;

   a parere degli interroganti tale scelta favorisce eccessivamente chi ha superato solo sufficientemente l'unica prova concorsuale ma possiede un cospicuo punteggio nei titoli pervenendo ad un'illogica, immotivata e ingiusta disparità di trattamento –:

   se il Ministro interrogato non intenda intervenire in autotutela, adottando iniziative di competenza per rivedere la valutazione dei titoli del concorso riservato di cui al decreto ministeriale 8 giugno 2023, n. 107, procedendo alla riparametrazione in maniera proporzionale al concorso ordinario dirigenti scolastici 2017, dando seguito a quanto previsto nell'ordinamento in materia di concorsi pubblici secondo cui la valutazione dei titoli non può determinare un punteggio superiore a 1/3 della valutazione complessiva.
(4-03755)


   FRATOIANNI, BONELLI, PICCOLOTTI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 6 novembre 2024 l'Ufficio scolastico regionale per il Lazio ha inflitto un provvedimento di sospensione di tre mesi dall'insegnamento con dimezzamento dello stipendio a Christian Raimo, reo di aver criticato le politiche attuate dal Ministro dell'istruzione e del merito nel corso di un dibattito pubblico organizzato a Roma a settembre e solo perché ha paragonato, con una citazione cinematografica popolare e immediatamente comprensibile, le politiche del Ministro Valditara alla «Morte Nera» che l'alleanza ribelle, nella saga di Star Wars, colpisce mentre se ne sta ultimando la costruzione, individuando nelle idee di Valditara sulla scuola il punto debole dell'ideologia e dell'azione del Governo della Presidente Meloni, proprio come la Morte Nera di Guerre Stellari è il punto debole dell'impero finché non sarà ultimata;

   ad avviso degli interroganti si tratta di un provvedimento assolutamente sproporzionato ed è grave l'idea che un lavoratore della scuola possa essere sanzionato per aver criticato, sempre al di fuori dalle aule scolastiche, non la persona ma il pensiero e le politiche portate avanti da un Ministro;

   la scelta dell'Ufficio scolastico regionale per il Lazio appare agli interroganti antidemocratica e prefigura inquietanti scenari nei quali a ogni dipendente pubblico può essere impedita la libera espressione delle proprie opinioni politiche, anche fuori dal luogo di lavoro e dall'esercizio delle funzioni attraverso un utilizzo strumentale del codice di comportamento dei dipendenti pubblici volto a instaurare un clima di controllo e intimidazione, nelle scuole e nel Paese, confondendo peraltro l'istituzione scolastica col Ministro dell'istruzione e del merito e l'uomo Giuseppe Valditara con la carica che ricopre pro tempore;

   a parere degli interroganti la sanzione a Raimo determina un effetto intimidatorio e repressivo nei confronti dell'intera categoria del pubblico impiego che, in futuro, per evitare di incorrere in procedimenti disciplinari, potrebbe rinunciare a muovere critiche, di natura politica, nei confronti degli esponenti politici posti pro tempore ai vertici delle amministrazioni;

   è grave e allarmante che, in Italia, si possa incorrere in pesanti sanzioni disciplinari solo per aver criticato l'idea di scuola che il Ministro interrogato sta tentando di realizzare;

   la scuola pubblica è e deve rimanere un luogo di confronto di idee e crescita democratica e una democrazia veramente liberale non può non avere come principio fondante la libertà di espressione e di critica;

   ad avviso degli interroganti, il presente atto necessita urgentemente di una risposta dal momento che esistono insegnanti candidati alle prossime tornate elettorali regionali ed è opportuno conoscere se è garantita loro la libertà di esprimere giudizi negativi sull'operato del Ministro interrogato o del Governo, se rischiano richiami e sanzioni disciplinari visto che le critiche sono state mosse da Raimo durante una festa di partito, oggi all'opposizione, nella quale si contestava l'azione di governo al quale il Ministro interrogato appartiene e, anche se ritenute dure, tali critiche non possono essere perseguibili da una istituzione contro un «avversario» politico, perché ciò determinerebbe un utilizzo politico e personalistico delle istituzioni –:

   se il Ministro, con la massima urgenza, non intenda chiarire se qualsiasi docente che, fuori dalle aule, dovesse in futuro esprimere un giudizio negativo o non gradito nei confronti dell'operato del Ministro dell'istruzione e del merito o del Governo, possa essere sanzionato con provvedimenti che vanno dalla sospensione con decurtazione dello stipendio fino al licenziamento, previsione giudicata dagli interroganti illiberale e incostituzionale;

   quali urgenti chiarimenti possa fornire il Ministro interrogato sui fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere per garantire la libertà di espressione e di critica, anche nei confronti dello stesso Ministro interrogato o del Governo, ritenendo gli interroganti l'iniziativa dell'Ufficio scolastico regionale per il Lazio lesiva delle libertà di espressione.
(4-03764)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO e FURFARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   Enasarco svolge una attività di natura pubblica in favore degli agenti di commercio;

   il 4 gennaio 2021 il Consiglio di amministrazione di Enasarco elegge: presidente Marzolla, del sindacato Usarci, vicino alla Fisascat Cisl, vicepresidenti Orsini (oggi presidente Confindustria) e Catarci, per Confapi;

   avverso tale risultato, il candidato Alfonsino Mei e l'organizzazione Confesercenti avviano azioni legali che, nel gennaio 2022, per effetto di pronunciamenti giudiziali, portano Mei alla presidenza dell'Ente, Orsini ad uscire dal Consiglio e Confcommercio a nominare un nuovo componente. Inoltre, vengono eletti vicepresidenti: Siclari, ordinario alla Sapienza di Roma e vicino a Confesercenti, nonché Capanna, ventennale direttore generale di Confesercenti;

   il presidente Mei promuove una serie di operazioni finanziarie, benché risultate fruttuose, che creano attriti in Enasarco, come l'acquisto di azioni dell'Istituto bancario BPM e l'investimento di 150 milioni di euro (previsto inizialmente in 50 milioni) nel Fondo infrastrutturale tedesco Ikav, con una anomala durata di 36 anni;

   il 10 ottobre 2024, con dodici consiglieri favorevoli su quattordici aventi diritto, il Consiglio destituisce Alfonsino Mei dalla carica di presidente, affidando le relative funzioni al vicario, Giuseppe Capanna, fino all'elezione di Umberto Mirizzi alla presidenza (avvenuta il 15 ottobre 2024). Inoltre, in esito all'ultima Assemblea dei delegati, appositamente convocata, Mei è decaduto dallo stesso Consiglio;

   la destituzione di Mei sembrerebbe essere effetto anche del conflitto di interessi generatosi successivamente all'acquisto da parte di Enasarco (2023) del Gruppo GWM Holding, oggi Miria Holding;

   nell'audizione del 19 settembre 2024 presso la Commissione parlamentare di controllo degli Enti gestori, il direttore generale di Enasarco, Antonio Buonfiglio, dichiara che GWM holding, gestore del Fondo Europa Plus, è stata rilevata per 34 milioni. La Fondazione Enasarco risulta unica quotista del Fondo stesso, destinatario di circa 800 milioni di euro da parte della Fondazione;

   a titolo esemplificativo si segnala che nel 2023 Anima Sgr ha acquistato Kairos SGR, con portafoglio pari a 4,5 miliardi di euro, per 25 milioni di euro;

   a seguito dell'acquisto, risulterebbe che il gruppo GWM abbia cambiato denominazione in Miria Holding, e che molti consiglieri Enasarco rivestirebbero importanti ruoli in Miria;

   a quanto consta agli interroganti, nel prossimo Consiglio di amministrazione dovrebbe essere deliberato il passaggio di proprietà della storica sede della Fondazione Enasarco a Miria Holding, per poi procedere alla sua ristrutturazione (stima dei lavori circa 30 milioni);

   alla società di mutuo soccorso Hygeia, riconducibile a Confesercenti, è stata assegnata la commessa per la polizza sanitaria triennale in favore degli iscritti e dei dipendenti di Enasarco, a fronte di un premio annuo pari a 12 milioni di euro tramite affidamento diretto, con pagamento effettuato in via anticipata lo stesso giorno della delibera di assegnazione –:

   quali iniziative, anche di carattere ispettivo, intendano intraprendere – per quanto di competenza – in ordine alla corretta gestione della Fondazione, e per risolvere i conflitti d'interesse emersi, anche al fine di ricondurre l'azione del Consiglio di amministrazione alla natura pubblica dell'attività dalla Fondazione;

   se, più in generale per l'intero settore delle associazioni e delle fondazioni di previdenza e assistenza per liberi professionisti, intendano adottare iniziative affinché tali entità, ivi compreso Enasarco, rendano disponibili – in ossequio al principio di trasparenza nei rapporti con gli iscritti e nella composizione degli organi collegiali di cui all'articolo 1, comma 4, lettera a), del decreto legislativo n. 509 del 1994 – i trattamenti economici complessivi lordi annui effettivamente percepiti dai componenti degli organi di governo, ivi compresi i compensi e i rimborsi ricevuti in conseguenza di incarichi derivanti da ruoli svolti per conto delle associazioni e delle fondazioni in seno a Consigli di amministrazione, comitati consultivi o degli investitori, costituiti da Sgr o fondi partecipati.
(4-03763)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Ciani n. 3-00159, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marino.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Sarracino n. 1-00354, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 375 del 4 novembre 2024.

   La Camera,

   premesso che:

    nel 2014, al fine di contrastare il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, creare nuove possibilità di reddito e assicurare accessibilità ai servizi essenziali, con riferimento prioritariamente ai servizi di cura, presa in carico della domanda di salute, di istruzione e mobilità, il Programma nazionale di riforma (Pnr) ha previsto una specifica politica place-based la Strategia nazionale aree interne (Snai);

    dopo anni di assenza dal dibattito pubblico e dalle agende politiche, la Strategia nazionale aree interne collocava al centro di una politica pubblica gli enti locali caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi di cittadinanza, penalizzati dalla tendenza alla concentrazione della parte più rilevante degli investimenti pubblici e privati in porzioni di territorio sempre più piccole;

    l'incapacità di prefigurare percorsi di sviluppo per aree fragili che, però, coprono complessivamente il 60 per cento dell'intera superficie del territorio nazionale in cui vivono 13,5 milioni di abitanti (oltre il 22 per cento della popolazione) e che rappresentano, complessivamente, il 53 per cento dei comuni italiani, ha innescato processi di «svuotamento» di questi luoghi in termini di persone, servizi e attività produttive, in particolare nei settori del commercio e dell'agricoltura, determinando un vero e proprio processo di desertificazione sociale ed economica;

    per capire la portata del fenomeno basti pensare che, negli ultimi 10 anni:

     a) nel settore dell'istruzione sono state chiuse circa 1.200 sedi scolastiche (428 negli ultimi cinque anni), passando in termini assoluti da 41.483 a 40.321 e in base agli attuali criteri di «dimensionamento» altre 1.200 scuole cesseranno di esistere entro il prossimo quinquennio;

     b) dal punto di vista dell'offerta culturale, nelle aree interne si trova meno del 20 per cento delle biblioteche esistenti, spesso con poche postazioni e con orari limitati a causa dei costi e della carenza di personale. Poche sono anche le sale cinema e con cartellonistica attiva nel corso dell'anno;

     c) sulle attività commerciali, recentissimi studi condotti da Confesercenti e Confcommercio hanno rilevato una contrazione del numero di esercizi pari al 10 per cento nei comuni sotto i 15.000 abitanti e del 14 per cento nei piccoli borghi. Hanno inoltre chiuso circa 23.000 unità di attività di vicinato nelle aree interne come minimarket, edicole, macellerie, ferramenta, distributori di carburante e bar;

     d) per quanto concerne i servizi gli sportelli bancari sono diminuiti del 20,7 per cento (-5.248);

     e) il 49,6 per cento delle aree esposte al rischio sismico è collocata in un'area interna, i comuni periferici e ultraperiferici sono quelli maggiormente interessati da fenomeni franosi;

     f) i fenomeni di spopolamento e desertificazione che interessano le aree interne incidono anche sulle periferie urbane e metropolitane, determinando un arretramento di questi luoghi in termini di condizioni di vita, fruibilità dei servizi e opportunità dei cittadini. Anche in quest'ottica risulta quindi fondamentale ridurre i divari territoriali;

    la Strategia nazionale per le aree interne ha indicato la direzione del rilancio: un modello di sviluppo diverso, inclusivo e sostenibile, basato sulla «cura» dei luoghi. Nel primo ciclo di programmazione 2014-2020, sono stati finanziati 1.788 progetti che hanno interessato 1.077 comuni ricompresi in 72 aree distinte in base alla lontananza dai servizi essenziali in intermedie, periferiche e ultraperiferiche;

    circa 390 milioni di euro dei 591 stanziati a valere sulle risorse del Fondo per l'attuazione delle politiche comunitarie sono stati destinati ad interventi in diversi settori di sviluppo locale (agricoltura, turismo, efficienza della pubblica amministrazione, gestione e riciclo dei rifiuti, energia e manutenzione). Nel settore della cura e dell'assistenza alla persona sono state introdotte figure professionali innovative, come gli infermieri di famiglia e le ostetriche di comunità e aperte strutture sanitarie per anziani e malati che necessitano di assistenza a lungo termine. Nel settore dell'istruzione sono stati ammodernati e riqualificati vecchi edifici, create nuove strutture scolastiche con tecnologie digitali avanzate e attivati programmi di apprendimento e offerte formative innovative. Nel settore dei trasporti sono stati avviati e sperimentati importanti progetti nello spirito di una mobilità sostenibile. Una quota specifica di risorse, assegnate e non utilizzate, pari a 20 milioni di euro per l'anno 2021 e di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023 è stata infine destinata alla prevenzione degli incendi boschivi;

    con il secondo ciclo di programmazione (2021-2027), con il quale sono state individuate ulteriori aree interne oltre che a riperimetrare alcune delle precedenti, la Strategia nazionale aree interne interesserà complessivamente 124 aree di progetto, coinvolgendo 1.904 comuni (di cui 35 nelle isole minori), in cui vivono 4.570.731 abitanti;

    a sostegno delle aree interne ulteriori finanziamenti erano stati previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato il 13 luglio 2021, stanziati in ragione dell'alto livello dei divari territoriali presenti non solo nel Mezzogiorno ma in tutto il territorio nazionale, in particolare per il potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità (725 milioni di euro) e per i servizi sanitari di prossimità territoriale (100 milioni di euro), nonché dal Piano nazionale complementare (300 milioni di euro) per il miglioramento dell'accessibilità e della sicurezza delle strade e dal Fondo di sostegno ai comuni marginali (646 milioni di euro dal 2020 al 2026);

    con decreto ministeriale 12 ottobre 2021 sono stati assegnati i 300 milioni di euro previsti dal Piano nazionale per gli investimenti complementari che la legge di bilancio per il 2022 ha incrementato di 20 milioni di euro per l'anno 2023 e 30 milioni di euro per l'anno 2024. Con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 24 settembre 2020, 30 settembre 2021 e 30 novembre 2021 sono stati ripartiti 526 milioni di euro del fondo di sostegno;

    con l'insediamento dell'attuale Governo, il sub-investimento relativo al potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità è stato espunto dal PNRR l'8 dicembre 2023 e rifinanziato per 500 milioni di euro dal decreto-legge n. 19 del 2024 fino al 2029, mentre sul sub-investimento per i servizi sanitari di prossimità territoriale risulterebbero essere stati spesi poco meno del 20 per cento delle risorse;

    secondo l'Ufficio valutazione di impatto del Senato della Repubblica, nel suo primo ciclo, la Strategia nazionale aree interne si è dimostrata una strategia promettente nel favorire l'insediamento di nuove attività o la continuità di impianti che avrebbero chiuso senza gli interventi e i progetti finanziati, ma non significativa nella capacità di influenzare la struttura della popolazione;

    dalle considerazioni dell'Ufficio valutazione di impatto si evince, al fine di contrastare lo spopolamento delle aree interne, la necessità di rafforzare politiche centrali che accompagnino in maniera complementare la Strategia nazionale aree interne in settori strategici come l'istruzione, la sanità, le reti infrastrutturali con la finalità di garantire gli stessi diritti e le medesime prestazioni ai cittadini su tutto il territorio nazionale. Una filosofia, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, esattamente opposta a quella delineata dalla legge n. 86 del 2024 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata;

    uno dei principali problemi del Paese è l'emigrazione di migliaia di giovani che ogni anno sono costretti ad abbandonare i luoghi in cui nascono, alla ricerca di lavoro e opportunità altrove. Fermare questo fenomeno deve rappresentare la principale priorità delle istituzioni del nostro Paese. Al tempo stesso è necessario prefigurare e rifinanziare strumenti per incentivarne il «rientro». Il «diritto a restare» non può essere messo in discussione così come va sostenuto il diritto a rientrare;

    con il decreto-legge n. 124 del 2023 è stata istituita, a partire dal 1° gennaio 2024, la Zona economica speciale per il Mezzogiorno – «ZES unica» (che comprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e che ha sostituito le precedenti Zone economiche speciali frammentate in 8 diverse strutture amministrative) per la quale è previsto il riconoscimento di importanti agevolazioni finanziarie (sotto forma di credito d'imposta) per le imprese che qui si insediano, oltre che per le stesse rilevanti semplificazioni amministrative (con la cosiddetta autorizzazione unica), senza, tuttavia, prevedere alcuna maggiore intensità d'aiuto e/o forma di premialità per le imprese che risultano insediate nelle aree interne del Mezzogiorno, svantaggiate sul piano socio-economico e carenti di servizi ed infrastrutture, classificate dalla Strategia nazionale aree interne, rispetto a quelle più ricche ubicate nelle aree centrali e della fascia costiera;

    con il medesimo decreto-legge n. 124 del 2023, che, al Capo III, articoli da 9 a 17, ha istituito la Zes, al Capo II, con l'articolo 7, ha confermato la validità della Strategia nazionale aree interne (Snai), tanto da istituire, come per la Zes, una Cabina di regia per lo sviluppo delle aree interne, organo collegiale presieduto dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR e composto da numerosi altri Ministri, con funzioni di indirizzo e di coordinamento per la promozione e lo sviluppo delle aree interne del Paese, con il compito di approvare un documento programmatico, denominato «Piano strategico nazionale delle aree interne» (Psnai), che individua gli ambiti di intervento e le priorità strategiche, con particolare riguardo ai settori dell'istruzione, della mobilità, ivi compresi il trasporto pubblico locale e le infrastrutture per la mobilità, e dei servizi socio-sanitari, cui destinare le risorse del bilancio dello Stato, disponibili allo scopo, tenendo conto delle previsioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e delle risorse europee destinate alle politiche di coesione;

    è essenziale intervenire per rafforzare la resilienza climatica e meteorologica nelle aree interne. Il cambiamento climatico, sia in Italia che a livello globale, sta aumentando la frequenza e l'intensità degli eventi estremi, i quali non solo colpiscono le grandi città ma risultano particolarmente pericolosi per i piccoli centri già colpiti dallo spopolamento e spesso privi di adeguate misure di gestione del territorio e di allerta. Questo fenomeno può portare alla scomparsa dei centri più vulnerabili. Oltre alla tutela e salvaguardia del territorio, è necessario incentivare sistemi di monitoraggio meteo e allarmi efficaci, destinando risorse necessarie per la protezione di questi comuni e delle loro comunità,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a favorire la crescita economica delle aree interne, utilizzando – come nuova strategia – la leva fiscale, attraverso l'introduzione di misure di fiscalità di vantaggio per le imprese, interpretando pienamente e correttamente la disciplina comunitaria, secondo cui la coesione economica, sociale e territoriale costituisce uno degli obiettivi fondamentali dell'Unione europea (articolo 3 del TUE), tenendo conto che, secondo l'articolo 174 del TFUE, l'Unione deve mirare a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite o insulari;

2) ad adottare iniziative volte ad estendere, con adeguate risorse aggiuntive, ai nuovi investimenti effettuati nelle aree interne le agevolazioni previste a legislazione vigente per quelli realizzati nel Mezzogiorno;

3) ad adottare iniziative volte a riconoscere, nell'ambito dello stesso Mezzogiorno, maggiori intensità d'aiuto e un sistema di premialità, anche per favorire il ricambio generazionale, per quelle imprese che si insediano nelle aree interne, svantaggiate sul piano socio-economico e carenti di servizi ed infrastrutture, classificate dalla Strategia nazionale aree interne, nonché a quelle classificate come piccole imprese e microimprese;

4) ad adottare iniziative normative volte ad incentivare, con ulteriori e opportune agevolazioni, la fusione dei comuni la cui popolazione sia inferiore a 5.000 abitanti;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere incentivi economici e di carriera, nonché soluzioni abitative per il personale scolastico, per il personale sanitario dei presidi periferici e per i medici di famiglia che coprono gli ambulatori anche per il servizio di guardia medica delle zone scoperte;

6) ad adottare iniziative normative volte a modificare le disposizioni relative a ruoli e funzioni degli ospedali di area disagiata, con particolare attenzione alle urgenze e alle aree di elisoccorso, garantendo, per le patologie tempo dipendenti, che sono la principale causa di morte e di invalidità permanente in soggetti al di sotto dei 40 anni, un tempo di intervento non superiore alla cosiddetta «golden hour»;

7) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire un adeguato sostegno alla non autosufficienza con rafforzamento dei servizi integrati socio sanitari puntando sulla domiciliarità;

8) ad adottare iniziative normative volte a cambiare le disposizioni vigenti in materia di dimensionamento scolastico per evitare la chiusura delle scuole e garantire il diritto all'istruzione nelle aree interne così come i servizi anche di trasporto, per gli alunni e studenti diversamente abili;

9) a prevedere un piano di investimento pluriennale a sostegno delle biblioteche pubbliche e delle strutture che promuovono cultura;

10) ad adottare iniziative di competenza volte ad incrementare il finanziamento del fondo di sostegno ai comuni marginali per sostenere le attività artigianali e commerciali di prossimità nei comuni delle aree interne e stanziare risorse anche oltre il 2026;

11) a scongiurare, per quanto di competenza, il rischio che la privatizzazione di Poste Italiane limiti la diffusione degli sportelli postali su tutto il territorio, ad attivare una interlocuzione con Abi per fermare la desertificazione degli sportelli bancari e garantire la presenza di punti Atm e a garantire, per quanto di competenza, la presenza sul territorio con punti di prossimità comprensoriali di enti pubblici come Inps, Inail e Agenzie delle entrate;

12) ad impedire il paradosso di avere zone coperte dalla fibra grazie ai fondi del PNRR ma irraggiungibili dal segnale di telefonia mobile, perché considerate non economicamente vantaggiose dai gestori;

13) a prevedere adeguate risorse per il finanziamento di un nuovo piano di sostegno alle province ed ai comuni per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità, in particolare per quella rurale;

14) a prevedere un piano straordinario di riuso e rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico privato;

15) ad aumentare le risorse destinate al trasporto pubblico locale e incentivare nuove modalità più flessibili ed efficaci, come il cosiddetto trasporto a chiamata, già utilizzato in varie aree periferiche e montane nonché a garantire collegamenti con aeroporti e alta velocità incentivando la gratuità dei servizi di trasporto pubblico locale per studenti e lavoratori residenti nelle aree interne;

16) ad adottare iniziative di competenza per finanziare un piano straordinario per il rafforzamento e la formazione degli organici degli enti locali situati nelle aree interne e periferiche per consentire la migliore erogazione di servizi e intercettare efficacemente risorse e finanziamenti;

17) ad adottare iniziative volte ad incentivare, anche a livello europeo attraverso agevolazioni fiscali, le aziende che favoriscono il lavoro agile nelle aree interne e a sostenere la realizzazione di postazioni di coworking;

18) a prevedere misure specifiche per incentivare la costituzione di comunità energetiche nelle aree interne;

19) ad adottare iniziative volte a riconoscere indennità compensative a favore dei comuni nel cui territorio vi sono servizi ecosistemici e ambientali di cui all'articolo 70 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, che permettono il mantenimento della qualità della vita in altri territori;

20) ad adottare iniziative normative volte ad escludere dal versamento della quota dell'imposta municipale propria al fondo di solidarietà di cui all'articolo 1, comma 380, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, i comuni delle zone montane con popolazione fino a 3.000 abitanti;

21) a promuovere investimenti coordinati per il contrasto al dissesto idrogeologico, per la manutenzione idraulico forestale, per la pulizia di alvei e canali, per la piantumazione di alberi e la lotta agli incendi nelle aree interne;

22) a prevedere un piano straordinario per la forestazione e la manutenzione idraulico-forestale delle aree interne, anche ricorrendo all'aumento delle giornate lavorative dei lavoratori impiegati a livello regionale;

23) ad incentivare l'adozione di sistemi di monitoraggio meteorologico e di diffusione di allerte meteo efficaci nelle aree interne, al fine di aumentare la resilienza dei piccoli centri agli eventi climatici estremi e proteggere le comunità locali da rischi crescenti legati al cambiamento climatico.
(1-00354) (Nuova formulazione) «Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi, Braga, Amato, Amendola, Ascani, Baldino, Benzoni, Bonafè, Bonetti, Bonifazi, Boschi, Caramiello, Carmina, Caso, Casu, Cherchi, Alfonso Colucci, Sergio Costa, Cuperlo, D'Alessio, Del Barba, Della Vedova, De Luca, De Maria, Di Lauro, Di Sanzo, D'Orso, Ferrari, Ilaria Fontana, Forattini, Fornaro, Furfaro, Gadda, Ghio, Giachetti, Girelli, Giuliano, Gribaudo, Grippo, Gruppioni, Guerra, Iacono, Malavasi, Manzi, Mari, Marino, Mauri, Morassut, Morfino, Onori, Orrico, Pastorella, Pavanelli, Pellegrini, Penza, Provenzano, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Richetti, Roggiani, Romeo, Rosato, Serracchiani, Sottanelli, Torto, Vaccari».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Merola n. 5-02946 del 10 ottobre 2024;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Fenu n. 5-03054 del 30 ottobre 2024.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-02969 del 13 giugno 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03079;

   interrogazione a risposta in Commissione Manzi e Curti n. 5-02728 del 6 agosto 2024 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03755;

   interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-03651 del 21 ottobre 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03080.