XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
VINCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
il porto fluviale regionale di Boretto rappresenta una delle opere strategiche idroviarie del tratto del fiume Po compreso tra Piacenza e Ferrara, realizzato sia per esigenze commerciali del territorio locale, che per favorire la costante espansione della domanda turistica rivolta alla navigazione fluviale, facilitata nell'interscambio con la S.S. 62 del Passo della Cisa;
il centro rivierasco attualmente costituisce un punto di attracco per l'imbarco e lo sbarco di passeggeri delle motonavi in transito sul grande fiume e dall'anno 2007 rappresenta la sede operativa della nuova motonave Padus, in servizio turistico sui fiumi Po, Mincio e laghi di Mantova;
al riguardo l'interrogante evidenzia che sebbene l'area geografica interessata rivesta grandi potenzialità logistiche ed idroviarie connesse all'esercizio del porto fluviale, tuttavia le condizioni attuali appaiono gravemente trascurate, a giudizio dell'interrogante, anche a causa dell'inerzia degli enti pubblici preposti che invece avrebbero dovuto invece valorizzarla;
il 14 febbraio 2022, la regione Emilia-Romagna ha adottato la Zona logistica semplificata (Zls) Emilia-Romagna, con il relativo Piano di sviluppo strategico corredato dall'analisi catastale, contenente l'elenco di dettaglio dei comuni e delle particelle catastali incluse nella Zls Emilia-Romagna;
la rete infrastrutturale della navigazione interna che interessa il territorio è composta dal fiume Po e dall'idrovia ferrarese, sbocco a sud del sistema idroviario Padano Veneto; attualmente il fiume è navigabile da imbarcazioni di V classe Cemt fino a Piacenza, consentendo di raggiungere una delle aree produttive di potenziale interesse per l'intermodalità; il collegamento tra il sistema idroviario e le aree identificate nella proposta della Zls Emilia-Romagna è costituito dalla connessione con il porto di Ravenna, che ne rappresenta il terminale sud, attraverso il percorso costiero nell'Adriatico;
tra i comuni interessati dalla Zls Emilia-Romagna, l'interrogante rileva come ci sia anche quello di Guastalla, situato in provincia di Reggio Emilia, confinante con il suesposto comune di Boretto, individuato nella zona semplificata, al fine di consentire uno sviluppo allo scalo merci della città più incisivo, la cui piattaforma logistica è utilizzata principalmente per il trasporto di bobine d'acciaio provenienti dal porto di Ravenna, ricompreso nella Zls Emilia-Romagna; il nodo si trova in prossimità del Po, incluso nel corridoio mediterraneo come rete Core del trasporto per vie d'acqua;
in relazione alle suesposte osservazioni, l'interrogante evidenzia l'esigenza di prevedere all'interno del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri approvato l'11 ottobre 2024, che ha istituito la Zona logistica semplificata (Zls) Emilia-Romagna, una modifica volta ad includere l'area del porto fluviale di Boretto, affinché si consentano nuove opportunità di sviluppo, ripristinando al contempo la funzionalità originaria –:
quali siano gli orientamenti di competenza del Governo con riferimento a quanto esposto in premessa;
se in considerazione di quanto in precedenza richiamato, non ritenga opportuno adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a consentire nei confronti delle imprese della regione Emilia-Romagna di accedere alle semplificazioni amministrative e alle agevolazioni previste in relazione agli investimenti realizzati sul territorio, nonché al nuovo credito d'imposta, stabilendo che il porto fluviale di Boretto possa essere incluso all'interno dell'area geografica della zona logistica semplificata, in grado di garantire attraverso i benefici previsti un migliore sviluppo economico e turistico a vantaggio dell'intero territorio fluviale padano.
(4-03804)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOLDRINI, AMENDOLA, PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il Parlamento della Repubblica di Iraq sta per approvare una proposta di legge tesa ad abbassare da 18 a 9 anni l'età legale per il matrimonio delle ragazze, che – se il provvedimento passasse – consentirebbe dunque agli uomini iracheni di sposare delle bambine di 9 anni rendendo così legale lo stupro infantile;
la modifica giuridica, inoltre, priverebbe le donne del diritto al divorzio, all'affidamento dei figli e all'eredità; e consentirebbe ai cittadini iracheni di governare le questioni relative al matrimonio e alla famiglia sulla base di un'interpretazione rigorosa della legge islamica, la quale, permettendo le nozze una volta raggiunta la pubertà, mirerebbe a proteggere le ragazze dal pericolo di «relazioni immorali»;
è del tutto evidente che i legislatori iracheni non considerano affatto cosa comportino i matrimoni precoci, quali conseguenze devastanti essi abbiano sulle vittime; tantomeno considerano i rischi per la salute e lo sviluppo psicofisico delle bambine, costrette a diventare mogli ancor prima di essere divenute donne;
la vicesegretaria generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, ha affermato che il proposito del Parlamento iracheno è un vero e proprio attacco all'infanzia, perché le minori «non sono mogli, ma bambine che hanno il diritto di crescere protette e in dignità»;
il 10 ottobre 2024, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull'Iraq, «in particolare sulla situazione dei diritti delle donne e la recente proposta di modifica della legge sullo status personale». Con tale risoluzione, si esorta il parlamento iracheno a respingere integralmente e immediatamente le modifiche proposte alla legge n. 188 del 1959 sullo status personale, e si sottolinea che non solo le modifiche violerebbero gli obblighi internazionali dell'Iraq in materia di diritti fondamentali delle donne, ma comporterebbero un arretramento significativo, un crescente peggioramento della reputazione internazionale e la sospensione di alcuni aiuti esteri di organizzazioni bilaterali e multilaterali; in ragione di ciò, il Parlamento europeo invita gli Stati membri dell'Unione europea a condannare le modifiche proposte dai legislatori iracheni –:
se sia al corrente di quanto esposto in premessa;
se e come intenda fare pressione sul Governo iracheno – non solo in sede bilaterale, ma anche comunitaria e internazionale – affinché non si dia seguito alla modifica della legge sullo status personale, anche in virtù dell'impegno ribadito dall'Italia nella cooperazione umanitaria con la Repubblica di Iraq attraverso interventi economici di sostegno alla società civile irachena e all'empowerment dei diritti delle donne.
(5-03124)
AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR
Interrogazione a risposta scritta:
DE LUCA, BRAGA, BARBAGALLO, BONAFÈ, CASU, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GIANASSI, GRAZIANO, MANZI, MEROLA, PELUFFO, ROGGIANI, SIMIANI, SCOTTO e VACCARI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nel luglio del 2023 il Governo italiano ha proposto alla Commissione europea una rimodulazione del PNRR con lo stralcio di alcune misure, per un totale di circa 16 miliardi, e il contestuale finanziamento di altri interventi;
in seguito alla decisione del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, il PNRR italiano ha subito modifiche sostanziali, tali per cui risultano diminuiti gli investimenti pubblici e corrispondentemente aumentati gli incentivi in favore delle imprese;
malgrado ciò, secondo quanto affermato dall'ufficio parlamentare di bilancio in sede di audizione presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato del 7 ottobre 2024, la spesa dei fondi PNRR registrerebbe forti ritardi;
sulla base dei dati della piattaforma ReGiS aggiornati al 2 ottobre 2024 l'Upb ha calcolato che l'Italia ha speso 53,5 miliardi di euro di risorse del PNRR, ossia il 27,5 per cento del totale e solo il 48 per cento dei circa 113 miliardi erogati dall'Unione europea. Peraltro, poco più della metà delle risorse spese si riferisce a misure introdotte prima dell'approvazione del PNRR e poi riversate nel piano;
secondo l'ultimo report di Banca d'Italia sugli appalti e l'attivazione dei cantieri relativi al PNRR il 32 per cento delle opere pubbliche registra ritardi rispetto al cronoprogramma previsto;
secondo i dati dell'Anac, inoltre, il 60 per cento (98.033 su 162.480) di tutte le gare di appalto avviate nell'ambito degli investimenti PNRR tra il 2023 e il 2024 non risultano completate e nel 2024 solo il 5 per cento degli appalti avviati è giunto all'affidamento; la quota degli importi economici degli appalti non ancora affidati è pari al 45 per cento del totale (35,5 su 79,2 miliardi);
a poco più di 18 mesi dalla scadenza del Piano una parte significativa delle procedure di affidamento di lavori, contratti e servizi relativi agli interventi previsti (e quasi tutti quelli riferiti alle modifiche adottate con la rimodulazione del dicembre 2023) non ha ancora nemmeno avviato il suo iter;
con esclusivo riferimento ai lavori pubblici, le gare ancora non affidate tra il 2023 e il 2024 corrispondono, in termini economici, a un valore di poco inferiore a 20 miliardi di euro;
come anticipato dagli organi di stampa e da ultimo affermato dal Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR avrebbe già avviato un'interlocuzione con la Commissione europea per effettuare nuove modifiche sostanziali del PNRR;
in particolare, tale ulteriore revisione dovrebbe essere finalizzata ad espungere la misura (o ridurne gli obiettivi finali) che prevede la realizzazione di 60.000 nuovi posti letto negli studentati universitari, e alla rimodulazione dei fondi affidati a Rfi per alcune tratte ferroviarie, tra cui taluni lotti dell'alta velocità Salerno-Reggio Calabria –:
se intendano confermare o smentire l'eventualità di una nuova revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
se intendano, in caso di conferma, fornire ulteriori informazioni con riguardo alle misure e agli interventi che potrebbero essere oggetto di revisione, rimodulazione o stralcio;
se intendano fornire un quadro completo sullo stato dell'arte dell'attuazione del PNRR;
se e quali iniziative di competenza intendano promuovere per accelerare l'attuazione dei progetti e degli investimenti in ritardo al fine di rispettare il termine del 30 giugno 2026 previsto per la conclusione del dispositivo di ripresa e resilienza (Rrf).
(4-03791)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con decreto ministeriale 19 settembre 2024 a firma del Ministro interrogato, sono stati nominati, ai sensi dell'articolo 8 comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, 12 nuovi componenti della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via-Vas del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (di seguito Ctvia-Vas);
ai sensi del citato comma 2 dell'articolo 8: «I commissari (...) sono scelti tra professori o ricercatori universitari, tra il personale di cui agli articoli 2 e 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ivi compreso quello appartenente ad enti di ricerca, al Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente di cui alla legge 28 giugno 2016, n. 132, all'Istituto superiore di sanità ovvero tra soggetti anche estranei alla pubblica amministrazione, provvisti del diploma di laurea di vecchio ordinamento, di laurea specialistica o magistrale, con adeguata esperienza professionale di almeno cinque anni, all'atto della nomina (...) sono nominati (...) senza obbligo di procedura concorsuale e con determinazione motivata esclusivamente in ordine al possesso da parte dei prescelti dei necessari requisiti di comprovata professionalità e competenza nelle materie ambientali, economiche, giuridiche e di sanità pubblica (...)»;
tra i componenti nominati figurano esperti nell'installazione di ascensori o nella ristrutturazione di appartamenti, consiglieri comunali e responsabili dei partiti Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier, come: l'architetto Margherita Scoccia candidata sindaca alle ultime elezioni comunali di Perugia e attuale consigliere comunale di Fratelli d'Italia; l'ingegnere Roberto Cuccioletta consigliere comunale ad Albano Laziale di Fratelli d'Italia e titolare di società ingegneria e specializzato nella progettazione di impianti di ascensori; l'ingegnere Raffaele Latrofa vicesindaco di Pisa eletto con Fratelli d'Italia; la dottoressa Elena Lovati già capo segreteria dell'ex Sottosegretario Massimo Garavaglia e dell'assessore regionale della Lega Davide Caparini; l'avvocato Luisana Malfatti, consigliere comunale a Grantorto (provincia di Padova) relatrice nel convegno «Separazione e divorzio: aspetti civilistici, penalistici e ricadute psicologiche sui figli»;
la Ctvia-Vas svolge funzione di supporto tecnico-scientifico all'autorità competente per le procedure di valutandone ambientale su piani, programmi e progetti che possono avere impatti significativi sull'ambiente e sul patrimonio culturale –:
con quali criteri siano stati nominati i 12 componenti della Ctvia-Vas quali i requisiti di comprovata professionalità e competenza nella materie ambientali posseduti dai neo commissari e se il Ministro integrato abbia valutato l'eventuale situazione di incompatibilità e conflitto d'interessi, anche potenziale, dei soggetti nominati ai sensi del decreto ministeriale 13 dicembre 2017, n. 342, come modificato dal decreto ministeriale 11 agosto 2022, n. 308, che regola modalità di funzionamento e disciplina di incompatibilità della Ctvia-Vas.
(3-01560)
Interrogazioni a risposta scritta:
FOTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
nella frazione di Polignano, facente parte del comune di San Pietro in Cerro, in provincia di Piacenza, è in corso una procedura abilitativa semplificata (Pas) per la realizzazione di un impianto fotovoltaico di circa 8 MW;
la Pas è uno strumento istituito dal decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28, finalizzato a semplificare la burocrazia e a velocizzare la realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, riducendo i tempi di attesa e i costi per l'ottenimento delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione degli stessi;
secondo quanto previsto dalla summenzionata disciplina, il proprietario dell'immobile o chi abbia la disponibilità sugli immobili interessati dall'impianto e dalle opere connesse deve presentare al comune, trenta giorni prima di iniziare i lavori, mediante mezzo cartaceo o anche in via telematica, una dichiarazione accompagnata da una serie di documenti, tra i quali una relazione tecnica dettagliata (cosiddetta relazione di asseveramento) a firma di un progettista abilitato, con la quale lo stesso attesti la compatibilità del progetto con gli strumenti urbanistici approvati e i regolamenti edilizi vigenti e la non contrarietà agli strumenti urbanistici adottati, nonché il rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie;
nonostante, ad oggi, sembrerebbero non essere presenti irregolarità nell'espletamento della procedura, la popolazione ha manifestato le proprie rimostranze e i propri dubbi, circa la collocazione dell'impianto in questione, che dovrebbe sorgere in prossimità delle abitazioni civili e nelle immediate vicinanze della chiesa parrocchiale di San Donato Martire, luogo di culto frequentato dalla popolazione e protetto quale bene tutelato –:
di quali elementi dispongano sulla vicenda i quadri normativi di competenza, un raccordo con gli enti locali, intendano assumere al fine di tener conto delle richieste degli abitanti del comune di San Pietro in Cerro;
se il Ministro della cultura intenda verificare, per il tramite della Soprintendenza, la compatibilità dell'allocazione dell'impianto con la predetta chiesa, che risulta essere bene tutelato.
(4-03803)
SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
sul portale delle Valutazioni ambientali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica si apprende della discussione nella plenaria del 13 novembre 2024 del parere relativo alla procedura di valutazione d'impatto ambientale del «Collegamento stabile tra la Sicilia e là Calabria (C.U.P. C41C23002750005)»;
le notizie di stampa del 13 novembre 2024 confermano che la Ctva si sia espressa all'unanimità con parere positivo con 50-60 prescrizioni;
la documentazione annessa all'istanza di VIA del 27 febbraio 2024 consta di circa 9400 documenti iniziali cui si sono aggiunti ulteriori 1.413 documenti integrativi richiesti dalla Ctva e dal Ministero della cultura che hanno dato origine ad una nuova consultazione pubblica terminata il 13 ottobre 2024;
alla plenaria del 13 novembre 2024 hanno partecipato 48 commissari, 12 dei quali nominati con decreto ministeriale n. 325 del 19 settembre 2024 e che avrebbero preso servizio effettivo ai primi di novembre scorso;
anche tra gli ultimi 12 commissari nominati risultano diversi esponenti delle forze politiche di maggioranza, tra cui si segnalano:
1) ingegner Roberto Cuccioletta, consigliere comunale FDI di Albano Laziale;
2) ingegner Raffaele Latrofa, vicesindaco di Pisa FDI;
3) architetto Margherita Scoccia, già candidata sindaca di Perugia, FDI;
4) dottor Pierpaolo Bagnasco, sindaco di Stazzano, imputato di vari reati in un processo in corso ad Alessandria;
5) avvocato Antonio Bruno, Coordinatore Circolo FDI di Ascea;
6) professor Marcello Giuseppe Feola, ex Sindaco di Campora, FDI;
7) avvocato Luisana Malfatti, candidata sindaco a Grantorto, Lega;
8) dottoressa Elena Lovati, candidata a sindaco a Vittuone, Lega;
i 12 succitati commissari vanno ad unirsi agli altri 36 nominati con i decreti ministeriali n. 191 del 25 maggio 2024 di nomina di n. 14 componenti, n. 203 del 3 giugno 2024 di nomina di n. 7 componenti, n. 227 del 17 giugno 2024 di nomina di n. 4 componenti, n. 244 del 1o luglio 2024 di nomina di n. 5 componenti e n. 260 del 12 luglio 2024 di nomina di ulteriori n. 6 componenti; tra questi si ricordano i seguenti commissari, caratterizzati da una chiara militanza politica: avvocato Stanislao Fella (Responsabile Dipartimenti del Coordinamento Forza Italia Umbria), dottor Marco Galli (Forza Italia, Delegato ai congressi di scioglimento di Alleanza Nazionale e a quello successivo di fondazione del Popolo delle Libertà), dottor Giuseppe Leoni (Forza Italia); dottor Felice Squitieri (Lega) Alfredo Posteraro (Forza Italia); dottor Alessandro Feltrin, vicesindaco Lega Nord di Fontanafredda; dottoressa Concetta Ambrosio, assessore nella giunta di Castrolibero –:
quando abbiano preso formalmente servizio effettivo i 12 commissari sopra indicati e quando abbiano ricevuto l'intera documentazione necessaria per l'espressione del parere;
se i 12 commissari nominati con decreto ministeriale n. 325 del 19 settembre 2024 abbiano preso parte attiva alla votazione del 13 novembre 2024 e – in caso affermativo, come risulta dagli articoli di stampa – se il Ministro interrogato ritenga che gli stessi abbiano potuto esprimere il proprio voto con piena cognizione di causa, in considerazione dell'enorme mole di documentazione da esaminare, pari a 10.400 documenti.
(4-03805)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
VINCI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il 19 settembre 2023, l'Unesco ha elevato a patrimonio dell'umanità i Gessi Triassici della Valle del Secchia (tra Villa Minozzo, Castelnovo Monti e Ventasso) e quelli messiniani della collina reggiana;
i Gessi si sono originati nel Trias superiore, grazie alla precipitazione e accumulo di sali negli ambienti di laguna marina a seguito di intensi periodi di evaporazione in climi caldi, formando le rare evaporiti. Queste ultime, presenti in solo l'1 per cento del territorio italiano, brillano in tonalità che vanno dal colore bianco, grigio chiaro, arancione o rosa, presentano spettacolari formazioni di cristalli ed inglobano diversi tipi di rocce, tra le quali i calcari e le dolomie scure;
la stratificazione intricata dei Gessi racconta una storia di movimenti tettonici millenari: creano un paesaggio molto suggestivo, con fenomeni carsici sotterranei e superficiali, come gli inghiottitoi, le conche chiuse e le grotte;
questa combinazione di bellezza paesaggistica, geodiversità e biodiversità ha meritato l'attenzione globale dell'Unesco e la patrimonializzazione del suggestivo sito naturale dell'Appennino reggiano;
la legge 20 febbraio 2006 n. 77 recante «Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell'Unesco» sancisce che i siti e gli elementi iscritti nelle liste previste dalle convenzioni Unesco, per la loro unicità sono punti di eccellenza del patrimonio culturale, paesaggistico e naturale italiano, nonché elementi fondanti della rappresentazione del nostro Paese a livello internazionale e riconosce formalmente i piani di gestione e di salvaguardia, richiesti dall'Unesco, quali strumenti atti ad assicurare la conservazione rispettivamente dei siti e degli elementi e a creare le condizioni migliori per la loro valorizzazione;
sono previste misure finanziarie a sostegno delle attività di valorizzazione, comunicazione e fruizione dei siti e degli elementi: gli interventi e l'ammontare ad essi destinato è stabilito con decreto del Ministro della cultura d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con il Ministro dell'agricoltura e della sovranità alimentare e con la Conferenza permanente Stato-regioni e province autonome di Trento e di Bolzano;
tra le misure che la legge può finanziare vi sono gli interventi volti alla realizzazione, anche in zone contigue ai siti, di aree di sosta e sistemi di mobilità, purché funzionali ai siti medesimi. Un esempio di intervento finanziato per il 2023 secondo tale criterio è stata la valorizzazione della strada di accesso e relativa area di sosta del sito Unesco di Portovenere, Cinque Terre ed isole Palmaria Tino e Tinetto (decreto ministeriale n. 246 del 31 luglio 2024);
per valorizzare la conoscenza e la fruizione turistica del sito Unesco dei Gessi Triassici della Valle del Secchia e nel contempo concorrere alla tutela ambientale, antropica ed economica della particolare area montana del rinomato contesto appenninico reggiano, si è proposto, da parte dei comuni del comprensorio, il prolungamento in sicurezza ed in equilibrio con l'ambiente e la sicurezza idrogeologica del territorio, della esistente via ripariale Gatta-Pianello fino a Giarola/Collagna;
i sindaci dell'Unione dei comuni Appennino interessati dalla via Gatta, Pianello, Giarola/Collagna, stanno sensibilizzando gli enti e le autorità sovracomunali affinché tale intervento si possa in breve tempo realizzare, oltre che per preservare la integrità viva della montagna della Valle del Secchia, anche e soprattutto per la tutela e la fruizione del sito Unesco dei Gessi Triassici –:
se e quali iniziative intenda adottare, in raccordo con i sindaci dei comuni dell'Unione Appennino, per finanziare, a partire dal 2025, come previsto dalla legge n. 77 del 2006, il prolungamento della via Gatta-Pianello fino a Giarola/Collagna.
(4-03786)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta scritta:
CALDERONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il giornale «Il Fatto Quotidiano» del 13 novembre 2024, riporta la notizia di una indagine della procura di Catania per il reiterato accesso abusivo ai sistemi informatici, nonché ai software di gestione e ascolto relativi alle operazioni di intercettazione della procura di Siracusa;
risultano indagate più persone, fra le quali il Ceo della società Gr Sistemi – società che fornisce servizi o di intercettazione a diverse procure italiane –, Massimo Romanelli, il responsabile operativo della medesima società, Salvatore Malfa, e l'ufficiale della Guardia di finanza, Dario Bordi, da poco a capo del Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata – Gico – di Napoli;
tra i gravissimi fatti accertati dalla procura di Siracusa, che rivelerebbero un reiterato e diffuso uso per il soddisfacimento di interessi privati di dati, immagini, contenuti di intercettazioni, emergerebbe l'ulteriore fatto, ancora più grave ed allarmante in quanto commesso da un ufficiale della Guardia di finanza, che Dario Bordi, nella sua qualità di comandante della compagnia Guardia di finanza di Siracusa, risulterebbe aver chiesto a Salvatore Malfa di installare e attivare servizi di intercettazione telematica nei locali della propria Compagnia;
l'accesso alle registrazioni sarebbe stato consentito al solo Bordi tramite l'utilizzo dei dispositivi presenti presso la sala intercettazioni della procura di Siracusa: l'esecuzione, invece, sarebbe stata affidata ad un tecnico addetto all'unità locale della società Gr Sistemi (Luca Olivieri anch'esso indagato) che avrebbe proceduto alla installazione degli apparati e all'attivazione del profilo utente per consentire a Bordi l'ascolto: anche in questo caso si sarebbe in presenza della distrazione di dispositivi dal loro scopo pubblico inerente all'esercizio dell'azione penale, per destinarli agli interessi particolari del Bordi di captazione delle conversazione tra presenti all'interno degli uffici della Guardia di finanza;
risulterebbe, inoltre, che Malfa si sarebbe adoperato presso il personale collegato alla Gr Sistemi di Bari in favore del maggiore Bordi per far eseguire delle operazioni di pedinamento per scopi privati di quest'ultimo, il quale, a sua volta avrebbe ricambiato il favore, ad esempio, adoperandosi presso l'Agenzia delle entrate per far annullare o comunque ridurre l'importo di sanzioni irrogate ad un amico del Malfa, destinatario di un controllo della Guardia di finanza;
i delitti ad ora accertati nel corso dell'indagine della procura di Catania a carico dell'ufficiale della Guardia di finanza Bordi, anche collocati nell'ambito del descritto sodalizio criminoso che potrebbe integrare gli estremi dell'associazione a delinquere, sono a parere dell'interrogante, di una gravità e pericolosità senza precedenti: essi dovranno certamente essere accertati nella loro rilevanza penale, nel rispetto del diritto di difesa e della presunzione di non colpevolezza, nella sede naturale del processo, ma non esimono da un tempestivo intervento di carattere amministrativo-disciplinare dell'organo sovraordinato –:
se il Ministro interrogato intenda attivare il proprio potere disciplinare in relazione ai fatti descritti in premessa a carico del maggiore Bordi o comunque, considerato che questi è, ad oggi, nel pieno esercizio delle sue funzioni, se non intenda adottare, per quanto di competenza, misure atte a collocare l'ufficiale in ambiti professionali che non comportino lo svolgimento di attività di indagine, con particolare riguardo all'uso dello strumento delle intercettazioni.
(4-03802)
GIUSTIZIA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, per sapere – premesso che:
la stampa informa che il tribunale di Venezia ha negato all'avvocatessa Federica Tartara, al nono mese di gravidanza, il rinvio d'una udienza per legittimo impedimento;
la legge di bilancio 2018 ha novellato i codici di procedura e introdotto esplicitamente nell'ordinamento giuridico il diritto delle avvocatesse in gravidanza e in maternità a invocare il legittimo impedimento dal comparire in udienza, vincolando i calendari delle udienze giudiziarie e condizionando i rinvii;
il periodo gestazionale preso a riferimento è di due mesi anteriori alla data presunta del parto e di tre mesi successivi;
la partecipazione del difensore al processo celebrato a Venezia, che vive e lavora a Genova, avrebbe comportato una gravosa trasferta non certo raccomandata nelle condizioni dette;
nonostante la normativa vigente, il tribunale ha di fatto negato la facoltà di avvalersi di un diritto non solo positivo, ma anche naturale, positivizzato nell'ordinamento giuridico per riconoscere e garantire l'effettività formale e sostanziale di un principio immanente e universale dell'umanità;
la legale genovese aveva inviato al tribunale di Venezia l'8 novembre 2024 un'istanza di rinvio per legittimo impedimento allegando il certificato medico attestante lo stato di gravidanza e la data presunta del parto, il 10 dicembre 2024;
il tribunale ha di fatto negato il diritto, celebrando il processo nonostante l'assenza del difensore, condannando gli imputati che non hanno potuto godere dell'assistenza dell'avvocatessa, a due anni di reclusione;
consapevole dei propri diritti garantiti dalla Costituzione quindi della violazione di un principio fondante l'ordinamento giuridico e lo stato di diritto costituzionale, cioè che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e tutti hanno il dovere di rispettarla, compresi i magistrati giudicanti, ha presentato un esposto al Csm chiedendo anche l'annullamento della sentenza dichiarando che «Il Giudice Ilaria Sichirollo ha mostrato una palese insensibilità verso il diritto dell'avvocato a vedere tutelata la propria salute e il proprio benessere a pochi giorni dal parto, come garantito dal sistema costituzionale e normativo»;
la Tartara, quarantenne già mamma di un bambino, ha affermato che «Mi mancano tre settimane al parto ma continuo a lavorare e finora non ho avuto alcun problema. Certo è che una trasferta a Venezia, che da Genova non è proprio dietro l'angolo, è controindicata nelle mie condizioni, anche perché non vorrei ritrovarmi a partorire sul treno». Nell'esposto, consapevole dei propri diritti ha indicato che «È assolutamente incontestabile il diritto del difensore in stato di gravidanza di ottenere un rinvio dell'udienza per legittimo impedimento nei due mesi antecedente il parto nei tre mesi successivi, come previsto all'articolo 420-ter comma 5-bis» novellato dalla legge di bilancio citata;
ad avviso dell'interpellante il danno appare grave perché il giudice le ha rivelato i motivi del rigetto della richiesta, fondati su mere e contestabili opinioni personali. Infatti, la legale ha dichiarato che: «a me, il giudice, oltretutto donna, anche più giovane di me, lo ha negato sostenendo che vi fossero già stati troppi rinvii e che un legale che sa di non potersi assumere un incarico non deve assumerlo. Tra l'altro, ricordo che il rinvio per legittimo impedimento del difensore sospende la prescrizione quindi non si sarebbe verificato alcun vulnus processuale. Di fatto, gli assistiti sono stati privati di un'adeguata assistenza difensiva. Lascia basiti la decisione da parte di un magistrato che impedisce ad una professionista incinta ciò che è legittimo per la legge. Un giudice che dovrebbe attenersi alla Costituzione, e invece qui siamo di fronte a un atto discriminatorio non solo nei confronti delle donne ma anche delle libere professioniste»;
il commento del presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale rappresenta una sintesi appropriata, perché condivisibile, da tenere in conto per evitare l'ulteriore ripetersi di casi analoghi sovente accaduti, ritenendo pacifico che nessuno possa considerarsi legibus solutus, soprattutto i magistrati, perché svolgono una funzione essenziale per la Repubblica dovendo garantire il rispetto dell'ordinamento giuridico e non il suo contrario: «esprimiamo piena solidarietà alla collega direttrice dell'Alta Scuola estradizioni Cpi, e profonda preoccupazione per la deriva del sistema giudiziario italiano, in cui alcuni magistrati sembrano assumere un ruolo interpretativo eccessivo, mettendo a rischio l'equilibrio costituzionale»;
si ricorda, incidentalmente, che la stessa Costituzione, all'articolo 107, imputa al Ministro interpellato la facoltà di promuovere l'azione disciplinare –:
se risultino altri casi analoghi a quello segnalato in premessa, se non intendano assumere iniziative anche di carattere normativo per salvaguardare pienamente i diritti del difensore in stato di gravidanza, e se non ritengano di valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei propri poteri ispettivi.
(2-00478) «Iaia».
Interrogazione a risposta in Commissione:
GIANASSI, SERRACCHIANI, LACARRA e DI BIASE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con il decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116 (riforma della magistratura onoraria) il giudice di pace assume un ruolo fondamentale nell'ambito dell'amministrazione della giustizia e per fronteggiare il notevole carico di lavoro degli uffici giudiziari, anche al fine di perseguire con efficacia il principio di ragionevole durata del processo;
la riforma del processo civile, incentrata sull'obiettivo della riduzione del tempo del giudizio, è uno degli obiettivi concordati con l'Unione europea per accedere alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): in questo contesto è quindi fondamentale il ruolo, l'apporto e l'attività dei giudici di pace;
da quanto emerge sulla stampa, la situazione della giustizia di prossimità dei giudici di pace sta assumendo connotati di vera e propria emergenza in vista, soprattutto, dell'entrata in vigore dell'aumento di competenza attribuito a tali organi giurisdizionali dalla cosiddetta «Riforma Cartabia» sempre secondo i media vi sarebbero udienze fissate al 2030;
dall'indagine effettuata dall'organismo congressuale forense emerge una situazione critica in tutto il Paese: nel Nord Italia, nei tribunali monitorati, sono previsti 690 giudici, ma solo 252 sono attualmente in servizio; nel Centro, su 357 giudici previsti, ne operano soltanto 122; nel Sud, si registrano 166 giudici attivi su 406 previsti, e nelle Isole, sono in servizio 128 giudici rispetto ai 317 necessari. Solo il 37 per cento dei giudici previsti è in servizio: una circostanza negativa che accomuna le grandi città (a Torino 7 giudici di pace in servizio su 139 e a Roma 59 su 210 solo per fare alcuni esempi) ed i centri minori;
è altrettanto grave anche la carenza di personale amministrativo, con il 75 per cento di effettivi in servizio rispetto alle piante organiche, il cui aggiornamento è fermo da tempo sia per numero, sia per qualifiche, e ad oggi non corrispondenti al fabbisogno effettivo degli uffici;
a peggiorare questo scenario contribuiscono inoltre le numerose domande di pensionamento presentate per il biennio 2024/2025 e non seguite da un ricambio di personale;
la citata indagine dell'organismo congressuale forense fa emergere inoltre criticità anche sui ritardi sul processo di digitalizzazione dei giudici di pace: in molti uffici mancano ai giudici i necessari strumenti informatici per la gestione del Processo civile telematico, non è presente una connessione stabile telematica; i verbali di udienza sono spesso cartacei e non digitalizzati; vi è carenza di sistemi di sicurezza per i device;
questo combinato disposto di carenze di organico e di dotazioni informatiche determinano l'allungamento della durata dei procedimenti civili: i tempi di pubblicazione delle sentenze superano i 6 mesi nel 29 per cento dei casi dei casi. In quasi nella metà degli uffici decorrono più di 4 mesi per la concessione di un decreto ingiuntivo, per la fissazione della prima udienza di comparizione, per lo svolgimento dell'udienza di prove e per la rimessione in decisione della causa. La durata media dei procedimenti penali supera l'anno nel 72 per cento degli uffici, con rischio di prescrizione dei processi già in primo grado;
appare quindi indifferibile ed urgente risolvere le criticità relative all'organico ed alle dotazioni informatiche dei giudici di pace, per garantire il corretto adempimento della giustizia civile ed attuare le riforme concordate con il PNRR nei tempi previsti e senza ulteriori ritardi –:
quali iniziative urgenti intenda assumere per risolvere le gravissime criticità relative all'organico ed alle dotazioni informatiche dei giudici di pace citate in premessa, anche al fine di garantire la piena attuazione della riforma del processo civile.
(5-03126)
Interrogazioni a risposta scritta:
DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
«App» è l'applicativo unico di gestione del processo penale e civile telematico per l'amministrazione dei flussi procedurali e documentali esterni ed interni agli uffici giudiziari (obiettivo PNRR M1C1-38, riforma 1.8);
l'applicativo sarebbe progettato per consentire a tutti i soggetti abilitati la redazione, la firma digitale e il deposito telematico, nonché tutti i flussi procedimentali, dei provvedimenti. L'applicativo prevederebbe tutte le funzionalità per garantire la redazione di atti nativi digitali, gli scambi telematici bidirezionali tra i diversi uffici giudiziari coinvolti e l'integrazione con i portali (PNdR e Pdp) per la ricezione automatizzata degli atti, dei file multimediali e dei relativi dati strutturati;
la conclusione della fase di sperimentazione dell'applicativo è stata prorogata al 1° gennaio 2025, per poi introdurne l'obbligatorietà;
dalla sua entrata in funzione, 1° gennaio 2024, «App» ha riscontrato numerosi problemi, tra i quali continui blocchi del sistema che causano la perdita del lavoro fatto, rallentando notevolmente il comparto giustizia. Lo stesso Csm ha sollevato più volte le problematiche, attribuendo la problematica anche all'insufficienza della rete internet per reggere il traffico di dati generato;
in una relazione del 17 luglio 2024 la VII Commissione del Csm scrive: «Desta grave preoccupazione la scadenza del 1° gennaio 2025, quando tutta la fase delle indicazioni preliminari dovrebbe essere gestita telematicamente da App, poiché è gravemente insufficiente e incompleto pur limitato alla fase più semplice e meno cruciale delle indagini preliminari [...] L'uso di App ha sinora avuto il risultato di rallentare enormemente la produttività degli uffici, rendendo farraginose e complesse attività processuali in precedenza ben più semplici e spedite»;
anche lo stesso interrogante aveva già segnalato, con interrogazione n. 4-02541 e n. 4-03172, le criticità relative al funzionamento dell'applicativo;
in data 3 ottobre 2024 il Ministero risponde affermando che «il monitoraggio dei flussi telematici, proseguito fino a tutto il mese di giugno 2024, ha fornito dati più che confortanti»; «In questi mesi è, poi, proseguito il lavoro di implementazione dell'applicativo, con il supporto costante del gruppo di lavoro istituito dal Dipartimento per l'innovazione tecnologica della giustizia, l'analisi statistica e le politiche di coesione, e composto anche da magistrati designati dal Consiglio Superiore della Magistratura»; «quanto poi al timore, espresso dal Consiglio superiore della magistratura che la rete internet si riveli insufficiente a sostenere l'attività di trasmissione telematica degli atti processuali, mancano riscontri oggettivi che avvalorino tali preoccupazioni»;
la risposta del Ministero, che sminuisce le legittime e oggettive preoccupazioni del Csm, cozza con la realtà dei fatti, che ad oggi vede perduranti gravi disfunzioni;
nonostante il lavoro di implementazione dichiarato in data 5 novembre 2024, il Csm ha posto il Dicastero davanti ai problemi che tuttora persistono nell'applicativo: il collasso del sistema in pochi minuti, perdendo così la documentazione creata sino a quel momento; la mancanza di convalide di arresti, decreti penali, patteggiamenti; l'esistenza di un atto scritto dal pubblico ministero è subordinata alla convalida dell'utente «segreteria»; il sistema non verifica la coerenza tra titolo ed atto, accettando depositi fatti nell'ufficio sbagliato;
un'ulteriore criticità è stata rilevata nella funzionalità dell'app che scrive in automatico il procedimento per il reato indicato nella denuncia dall'avvocato, sostituendosi in questo modo al procuratore;
come dichiarato dallo stesso Ministero interrogato, il problema relativo al blocco non è da attribuire alla rete internet –:
se il Ministro interrogato intenda spiegare per quale motivo a oggi non siano state superate le criticità evidenziate in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché possano essere definitivamente risolte.
(4-03793)
ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
si rileva con preoccupazione il recente susseguirsi di casi in cui noti esponenti mafiosi, condannati per reati estremamente gravi e mai collaboranti con la giustizia, hanno ottenuto benefìci penitenziari, come la semilibertà e i permessi premio. Tra questi figurano il «boss» Giovanni Formoso, condannato all'ergastolo per la strage di via Palestro del 1993, nonché altri detenuti come Raffaele Galatolo, Paolo Alfano, Ignazio Pullarà, Franco Bonura, Gaetano Savoca e Tommaso Lo Presti, tutti storici esponenti di Cosa Nostra coinvolti in gravi reati e, in alcuni casi, rientrati nella città di Palermo;
tali concessioni di benefìci penitenziari avvengono in seguito a rilevanti modifiche giurisprudenziali e normative, come l'orientamento della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e le sentenze della Corte costituzionale italiana, che hanno intaccato la rigidità dell'ergastolo ostativo (articolo 4-bis della legge sull'ordinamento penitenziario), aprendo anche ai mafiosi non collaboranti l'accesso a benefìci penitenziari;
la pronuncia della Cedu del 2019 ha sancito che l'Italia dovesse riformare la normativa sull'ergastolo ostativo, con l'obiettivo di consentire benefìci penitenziari ai condannati per reati gravi anche in assenza di collaborazione con la giustizia, ritenendo tale esclusione in contrasto con il diritto alla speranza sancito dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
a seguito di ciò, la Consulta si è pronunciata sulla legislazione nazionale, imponendo ai tribunali di sorveglianza di effettuare una valutazione caso per caso, eliminando la preclusione assoluta dei benefìci per chi non collabora con la giustizia. Sebbene il Governo abbia recentemente introdotto delle restrizioni normative, il principio di apertura ai benefìci è ormai acquisito;
i suddetti mafiosi, responsabili di crimini efferati e legati a stagioni di terrore che hanno segnato profondamente la storia d'Italia, rappresentano tuttora un grave rischio per la sicurezza pubblica e il loro reintegro nel contesto sociale è fonte di timori e perplessità –:
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, si intendano adottare affinché le concessioni di benefìci penitenziari a detenuti condannati per reati di mafia, privi di collaborazione con la giustizia, siano soggette a un'accurata e rigorosa valutazione, al fine di prevenire il rischio di reinserimento in contesti di criminalità organizzata;
se non si ritenga necessario promuovere, mediante iniziative di carattere normativo, una revisione del regime dell'ergastolo ostativo che contempli in via cautelativa ulteriori requisiti e per i detenuti mafiosi che non dimostrino un concreto ravvedimento e una reale dissociazione dall'ambiente mafioso;
se siano previsti monitoraggi specifici per garantire che i benefìci penitenziari eventualmente concessi non compromettano la sicurezza pubblica, specie nelle aree ad alto rischio di infiltrazione mafiosa, come Palermo;
se non intendano istituire un'apposita commissione i studio per valutare l'impatto delle recenti modifiche legislative e giurisprudenziali in materia di ergastolo ostativo e benefìci penitenziari, con particolare attenzione ai rischi di sicurezza connessi alla scarcerazione di soggetti condannati per crimini di mafia.
(4-03799)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da fonti stampa si apprende che venerdì 8 novembre 2024, il treno Frecciargento 8556 Roma-Genova sia partito dalla stazione di Termini con un anticipo di ben 50 minuti, lasciando a piedi centinaia di viaggiatori;
la partenza del treno era programmato per le ore 16.20, ma in base alle testimonianze dei viaggiatori alle ore 16 «l'agognato Frecciargento» è sparito dal tabellone delle partenze, in quanto il convoglio in questione fosse partito alle 15.30, con ben 50 minuti di anticipo rispetto all'orario programmata;
in base a quanto si legge dagli articoli di stampa, il motivo della scelta attuata dai responsabili di Trenitalia sarebbe imputabile alla necessità di far arrivare in orario il treno alla stazione di Genova;
in base ad approfondimenti sull'incredibile disagio si scopre che la linea ad alta velocità nel tratto Roma-Firenze a causa di lavori in corso era impercorribile, fattore che avrebbe costretto gli addetti a modificare il percorso del treno sulla vecchia linea, utilizzando l'unico slot disponibile; quindi per evitare sicuri ritardi e problemi della tratta si è anticipata la partenza di ben 50 minuti;
questo ennesimo inaccettabile disservizio si va a sommare alla ormai tragica situazione dei trasporti nazionali, specialmente dei collegamenti con la Liguria, che è diventata insostenibile. Già spostarsi nella regione Liguria è molto complicato, ma ora raggiungere Genova sta diventando difficilissimo, alla complicata situazione delle strade ingorgate di traffico e di lavori in corso si sommano i disagi legati al costo dei biglietti aerei che sono inaccessibili ai più e il sempre più precario servizio dei treni che ormai sono completamente inaffidabili;
la vita dei viaggiatori italiani, per non parlare dei poveri pendolari, è messa a dura prova, nonostante siano abituati, loro malgrado, a imprevisti, lavori, scioperi e ritardi, ma il caso del treno Frecciargento 8556 Roma-Genova con una partenza anticipata di 50 minuti ha dell'incredibile e dell'assurdo;
la stampa l'ha definita il caso una «gestione creativa di Trenitalia» ma la realtà è che si è trattato di un inaccettabile disservizio, che si inserisce in un contesto di ritardi, cancellazioni e mancata garanzia di collegamenti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative di competenza voglia intraprendere affinché tali disservizi non abbiano a riproporsi nel prossimo futuro.
(5-03125)
SIMIANI e TONI RICCIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la galleria Monte Pergola lungo il raccordo Avellino-Salerno continua a costituire una gravissima criticità per tutto il sistema viario irpino acuendo le problematicità di un sistema infrastrutturale inadeguato alla mole di traffico e al legittimo diritto alla mobilità del territorio;
nel corso delle ultime settimane lo stop alla percorrenza a seguito della caduta di calcinacci ha fatto sì che i sindaci della valle dell'Irno preoccupati per la sicurezza della infrastruttura sollecitassero un incontro al Prefetto;
si fa presente che con la chiusura della galleria in oggetto i mezzi pesanti sono costretti a transitare per la salita di Turci Castello, percorso davvero complicato; risulta inoltre essere stato rescisso il contratto con una delle imprese che lavorano alla galleria Monte Pergola e che a detta della stessa Anas responsabile dell'infrastruttura sarebbe stato realizzato soltanto per il 30 per cento degli interventi;
la sicurezza è un valore non negoziabile soprattutto parlando di arterie stradali in un territorio che ha pagato prezzi altissimi anche in termini di vite umane –:
quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato nei confronti di Anas al fine di avere un cronoprogramma certo e la quantificazione di risorse adeguate agli interventi necessari alla messa in sicurezza e alla riapertura di uno snodo cruciale per la viabilità comprensoriale come la galleria del monte Pergola.
(5-03127)
Interrogazioni a risposta scritta:
CARAMIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante ha ricevuto da diversi cittadini e organi di stampa alcune segnalazioni relative a gravi criticità verificatesi in relazione alla gara indetta per un intervento di riqualificazione urbana sostenibile nell'area urbana di Corso Italia presso il comune di Angri, a cui è stata collegata la privatizzazione della gestione dei parcheggi sul suolo pubblico, attraverso il sistema della finanza di progetto;
notoriamente il principio di base del sistema della finanza di progetto prevede che il concessionario co-realizzi le proprie spese prima di recuperare i costi attraverso l'uso delle strutture. Stando a quanto riportato da organi di stampa verificata una consegna anticipata del servizio di parcheggio a pagamento sulle strade cittadine al concessionario, che ad oggi ha già incassato svariate migliaia di euro e detta consegna anticipata dal servizio, sottratta alla Angri Eco Servizi, azienda speciale del comune di Angri. Ad avviso dell'interrogante, ciò avrebbe arrecato un debito vantaggio economico al privato, evidenziando una gestione poco trasparente delle risorse comunali;
in particolare, il costo dell'opera da realizzare avrebbe subìto un incremento vertiginoso: il passaggio dal progetto preliminare, inizialmente messo a gara, al progetto definitivo approvato dalla giunta ha comportato un triplo aumento dei costi, raggiungendo somme che si attestano intorno ai 12 milioni di euro;
inoltre, il parcheggio sotterraneo previsto nel progetto è stato ampliato di oltre 1.100 metri quadrati, mentre l'area giochi, fondamentale per il benessere dei cittadini, è stata ridotta di oltre 1.200 metri quadrati. A giudizio dell'interrogante, queste modifiche sollevano dubbi sulla pianificazione originale, ponendo questioni di sicurezza e di fruibilità degli spazi pubblici;
un aspetto che desta particolare preoccupazione attiene alla stipula del contratto di concessione, avvenuta prima dell'approvazione del progetto definitivo. L'interrogante ritiene che questa prassi potrebbe violare le normative vigenti, gettando ombre sulla correttezza dell'intero processo di gara. Sotto questo profilo, sembrerebbe che siano stati modificati, sia l'articolo 2 sia l'articolo 17 dello schema di convenzione posto a base di gara, consentendo al concessionario di introitare nell'immediato ticket della sosta a pagamento delle strade cittadine;
inoltre, la Giunta comunale pare abbia approvato il progetto definitivo nonostante l'assenza di documentazione fondamentale, quali il parere della Soprintendenza per i beni archeologici, il rapporto conclusivo della Società di verifica, la conformità urbanistica dell'intervento e la validazione da parte del responsabile unico del procedimento (Rup);
dopo aver esaminato le migliorie offerte dal privato in fase di gara, si è constatato che le stesse, inizialmente considerate vantaggiose per l'aggiudicazione, sono state di fatto ripensate dall'ente appaltante come migliorie a favore del concessionario. Questo ha portato il concessionario a ottenere il diritto di superficie delle aree destinate ai box, potendo già iniziare a vendere questi ultimi senza sostenere costi di costruzione;
inoltre, si è verificato il sequestro del cantiere da parte della procura di Nocera inferiore motivato dall'incauto inizio dei lavori di fondazione e dei muri perimetrali, senza aver preventivamente eseguito gli interventi di messa in sicurezza dell'area per la salvaguardia dell'incolumità fisica dei lavoratori e dei cittadini. Ciò metterebbe a rischio la sicurezza pubblica, rappresentando una violazione delle normative in materia di salute e sicurezza sul lavoro –:
di quali elementi dispongano in ordine a quanto esposto in premessa, e se ritengano che sussistano i presupposti per l'avvio di iniziative ispettive in relazione alle richiamate procedure di affidamento.
(4-03784)
URZÌ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
le infrastrutture autostradali di collegamento tra l'Italia e l'Austria sull'asse del Brennero, gestite rispettivamente dai due Paesi per il tramite delle società concessionarie Autostrada A22 del Brennero e Asfinag, rappresentano una strategica direttrice per il trasporto delle merci su gomma da e verso le destinazioni del Nord Europa;
l'infrastruttura citata, attraversando un territorio orograficamente sottoposto alle condizioni climatiche più difficili, richiede un controllo costante sulle opere infrastrutturali principali;
a partire dal mese di gennaio 2025 avranno inizio sull'Autostrada del Brennero A13, presso Gries am Brenner sul versante austriaco i lavori di ristrutturazione generale del ponte Lueg a seguito dei quali la circolazione dei mezzi dovrà essere fortemente limitata;
già oggi in condizioni di traffico estremo o in conseguenza di piccoli cantieri sui due lati della frontiera si creano lunghissimi ingorghi che hanno riflessi gravi sui tempi di percorrenza e sulle condizioni di sostenibilità del traffico sulla rete viaria anche ordinaria a causa del riversamento sulla medesima dei mezzi pesanti e leggeri che escono dall'autostrada seguendo i percorsi alternativi indicati dai sistemi di navigazione elettronici installati ormai in modo diffuso;
alcuni comuni dell'asse del Brennero hanno già comunicato di voler interdire il transito la viabilità ordinaria al traffico in uscita dall'autostrada;
l'Austria ha già imposto da tempo divieti di transito notturno per i mezzi pesanti che si sommano a quelli già esistenti durante il giorno ed alle prevedibili difficoltà connesse ai cantieri in via di allestimento;
va considerata la necessità ed urgenza di lavori di ristrutturazione del ponte Lueg. Non si può, tuttavia, non cogliere il segnale d'allarme sollevato dal presidente della sezione alimentari di Confindustria Alto Adige Alexander Rieper (4.000 occupati nell'intera filiera nella sola provincia di Bolzano), il quale sostiene che i lavori di ristrutturazione del ponte Lueg e la parziale chiusura della strada di Resia, esporranno a serio rischio l'interscambio di merci fra Nord e Sud Europa in particolare per gli alimentari che hanno una naturale deperibilità;
va evidenziato inoltre, quanto ha espressamente dichiarato da Confcommercio Trentino attraverso Mauro Bonvicin: «La chiusura del Ponte di Lueg per lavori di ammodernamento, prevista per due anni a partire dal 2025, rappresenta una grave minaccia per l'economia. Le probabili code chilometriche e il restringimento di carreggiata causati dalla chiusura del ponte avranno un impatto negativo sul traffico, con ripercussioni su diversi settori economici, tra cui l'autotrasporto, il commercio all'ingresso e al dettaglio, il turismo, l'industria e l'artigianato. La chiusura del ponte ostacolerà il trasporto delle merci e dei prodotti, creando difficoltà alle aziende e rallentando la filiera produttiva»;
va considerato che i lavori di prima fase saranno ultimati nel 2027, mentre per il suo completamento si dovrà attendere il 2030. Attesa la strategicità dell'infrastruttura autostradale per l'intero comparto economico italiana è stata richiesta una regia per scongiurare situazioni di evidente caos con rischi di collasso dell'intero comparto economico commerciale italiano secondo le posizioni assunte anche da Anita e Fiap, per conto dell'autotrasporto italiano e dalla Camera di Commercio di Bolzano –:
quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, e con quali tempistiche, in raccordo con le autorità austriache, pur comprendendo la necessità degli interventi previsti sul ponte Lueg per ragioni legate alla sicurezza strutturale, per garantire la normale continuità dei transiti da e per l'Italia, attraverso soluzioni logistiche alternative in grado di ridurre quanto più possibile l'oggettivo, inevitabile disagio a tutela del comparto economico-produttivo e dell'autotrasporto italiano, anche tornando a richiedere una distribuzione, oggi limitata dai vincoli posti dalle autorità tirolesi, del traffico commerciale sul tratto austriaco lungo l'intero arco della settimana e nelle ore notturne.
(4-03788)
GRIMALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
le recenti decisioni assunte ad avviso dell'interrogante in modo arbitrario e unilaterale dalle compagnie di navigazione private Moby Lines e Blu Navy che hanno drasticamente ridotto il numero di corse dei traghetti da e per l'isola d'Elba stanno determinando un impatto gravissimo sulla mobilità dei cittadini elbani e di tutti i lavoratori e studenti pendolari;
oltre al diretto effetto che il taglio delle corse determina sulla vita delle persone, forte è la preoccupazione per la qualità dei servizi pubblici essenziali erogati alla comunità;
le compagnie di navigazione possono esercitare le libertà garantite dal mercato ma con senso di responsabilità verso il territorio, cosa che in questa fase è senza dubbio venuto meno con il drastico taglio del numero di corse dei traghetti che collegano l'isola d'Elba con il porto di Piombino nelle ore strategiche per i pendolari arrecando loro profondo disagio e forte preoccupazione;
ad avviso dell'interrogante la decisione assunta da Moby e Blue Navy rappresenta un grave ostacolo alla contiguità territoriale, diritto essenziale per garantire la mobilità a chi vive su un'isola e si sposta quotidianamente per motivi di lavoro e di studio;
per raggiungere scuole, uffici e luoghi di lavoro, molti residenti all'isola d'Elba non hanno altra alternativa se non quella di affidarsi ai trasporti pubblici e limitare questi servizi, specialmente negli orari di punta, è una scelta incomprensibile e dannosa;
a garantire quei pochi collegamenti che ancora rimangono tra l'isola d'Elba e Portoferraio è la compagnia Toremar, sovvenzionata dalla regione Toscana, ma il contratto di servizio tra Toremar e regione, già prorogato di un anno, è in scadenza a fine 2024;
occorre sottolineare comunque che la compagnia Toremar nel 2011 è stata acquisita da Moby S.p.A., entrando anch'essa a far parte del gruppo Onorato, creando di fatto una sorta di monopolio sulla tratta Piombino-Isola d'Elba;
il caro carburanti e la riduzione complessiva degli spostamenti stanno determinando un contesto nel quale, non solo in Toscana, le compagnie di navigazione stanno comprimendo le attività e assottigliando le flotte, con pesanti ricadute occupazionali per i marittimi, ma, ad avviso dell'interrogante, questioni di natura economica o gestionale non possono ricadere sulle spalle dei cittadini;
ad avviso dell'interrogante occorre compiere ogni sforzo per giungere al ripristino immediato di tutti i collegamenti, specialmente nelle ore fondamentali per chi deve raggiungere quotidianamente la terraferma e rappresenta un dovere delle autorità e delle compagnie di navigazione tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini dell'isola d'Elba, individuando soluzioni che non penalizzino la collettività;
ad avviso dell'interrogante quello che sta accadendo ai collegamenti marittimi è il frutto della decisione sbagliata di privatizzare un servizio pubblico, svendendo un patrimonio collettivo e arrivando alla situazione drammatica attuale di un servizio inefficiente e costoso;
è necessario oggi adoperarsi per garantire posti di lavoro e continuità territoriale e, in attesa del bando pubblico di competenza della regione Toscana, occorre conoscere come sarà garantita dal primo gennaio 2025, l'occupazione dei lavoratori marittimi e dell'indotto addetti ai servizi connessi alle navi e come verrà altresì garantito un trasporto pubblico al servizio dei cittadini, moderno, integrato, efficiente e non inquinante –:
quali iniziative di competenza intendano assumere per affrontare e risolvere le criticità emerse recentemente dopo il taglio delle corse dei traghetti fra Elba e Piombino favorendo una interlocuzione tra le compagnie di navigazione private, le istituzioni regionali e l'Autorità di sistema portuale, affinché possano essere ripristinate quante più corse possibili per garantire un efficiente servizio di continuità territoriale e la salvaguardia dei livelli occupazionali del personale marittimo e dell'indotto.
(4-03789)
LOMUTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
la gestione idrica nella regione Basilicata è un tema di cruciale importanza per cittadini e attività economiche, in particolare nel settore agricolo, industriale e turistico;
negli ultimi anni, l'intero Mezzogiorno d'Italia è soggetto a serie crisi idriche che producono ripercussioni negative sul fronte dell'approvvigionamento dell'acqua;
in Basilicata, 29 comuni della provincia di Potenza, compreso lo stesso capoluogo, sono sottoposti a continue interruzioni della fornitura d'acqua, con conseguenti disagi per 140 mila utenti, compreso ospedali e attività produttive;
tali interruzioni sono dovute allo svuotamento dell'invaso della Camastra, bacino con il quale vengono serviti i suddetti 29 comuni;
le cause del prosciugamento sono molteplici e quello dei cambiamenti climatici e dei relativi periodi prolungati di siccità, sembrerebbe non essere l'unica causa;
la Camastra, realizzata nel 1970, non è mai stata soggetto di pulizia del fondale, che è soggetto alla sedimentazione dei detriti, tant'è che oggi si necessità di uno sfangamento del fondale per ben 8-10 metri;
ma oltre allo sfangamento, sarebbe estremamente necessario procedere anche al collaudo della struttura in modo che, insieme allo sfangamento, si possa recuperare la sua piena originaria capacità di contenimento di acqua che è pari a circa 32 milioni di metri cubi, e poter così meglio rispondere ai futuri periodi di siccità;
l'invaso della Camastra è l'unico bacino non connesso allo schema idrico che collega, invece, tutti i restanti bacini della Basilicata. Collegamento reso possibile grazie alla realizzazione di apposite gallerie di collegamento. Questo sistema consente agli invasi in difficoltà di attingere acqua dagli altri. Sul punto, occorre evidenziare, che 2 dighe, Acerenza e Genzano, attendono da tempo il ripristino della loro galleria di collegamento;
vista la perdurante crisi idrica lucana, il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza nominando commissario per la crisi l'attuale presidente Vito Bardi, il quale ha affermato che sarà fondamentale attuare un programma di ristrutturazione della diga del Camastra, affinché simili difficoltà non si ripropongano in futuro;
le soluzioni adottate dalla regione Basilicata, insieme ad Acquedotto Lucano e ad Acque del Sud sono diverse: dalla piattaforma galleggiante provvisoria, realizzata da Acquedotto Lucano nella zona più profonda dell'invaso, dotata di due pompe per il sollevamento dell'acqua che verrà immessa nella rete, a quella di attingere acqua dal vicino fiume Basento, scelta che ha destato non poche apprensioni, dato che il fiume in questione non è noto per la purezza delle sue acque. In uno dei suoi affluenti a monte, il torrente Tora, è stata riscontrata la presenza di trielina 80 volte superiori alla norma;
tutto ciò ha destato forti preoccupazioni di comitati cittadini e di associazioni ambientaliste –:
per tutto quanto fin qui esposto, se si intenda procedere alle operazioni di sfangamento della diga della Camastra e in quali tempi;
se si intenda procedere al suo collaudo e in quali tempi;
se si intenda procedere alla realizzazione del collegamento della diga Camastra con il bacino idrico Bradano-Basento e in quali tempi;
in quali tempi si intenda ripristinare il collegamento tra le dighe di Acerenza e Genzano;
quali siano le garanzie per la salute dei cittadini a seguito della dichiarazione del presidente di regione, Vito Bardi, di voler attingere acqua dal fiume Basento per garantire la distribuzione di acqua per 29 comuni della provincia di Potenza;
se i Ministeri interrogati intendano convocare un tavolo della trasparenza con regione Basilicata, Acque del Sud, Acquedotto Lucano, Arpab, Ispra, Iss, i rappresentanti dei comitati e delle associazioni ambientaliste lucane e altri attori del settore per rassicurare i cittadini su eventuali pericoli per la loro salute.
(4-03801)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
in Israele, la legislazione prevede l'obbligo di prestare servizio militare per tutti i cittadini, e coloro che si rifiutano, per ragioni di coscienza o di altro tipo, possono essere considerati disertori;
i disertori dell'esercito israeliano che si rifiutano di prestare servizio militare rischiano persecuzioni e detenzioni, il che può configurarsi come una violazione dei loro diritti fondamentali e della libertà di coscienza;
la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, all'articolo 1A, riconosce il diritto all'asilo per chiunque sia perseguitato per motivi di opinione politica o appartenenza a gruppi sociali particolari, potendo includere i disertori militari che rifiutano il servizio per ragioni di coscienza;
l'Italia, in qualità di Stato firmatario della Convenzione, ha l'obbligo di garantire protezione e assistenza ai richiedenti asilo che temono persecuzioni nel loro Paese d'origine, come anche disposto dal decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251, in attuazione delle direttive europee;
recenti casi segnalano la necessità di una maggiore attenzione da parte delle autorità italiane nei confronti di coloro che, provenienti da Israele, richiedono protezione internazionale in Italia per essersi opposti al servizio militare obbligatorio –:
quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per garantire che i disertori israeliani, che abbiano abbandonato il proprio Paese per rifiutare il servizio militare obbligatorio per motivi di coscienza, possano ottenere adeguata protezione internazionale in Italia, in linea con le normative nazionali e internazionali in materia di diritti umani;
se non ritenga opportuno adottare iniziative, volte a sensibilizzare le strutture territoriali di accoglienza sull'importanza di valutare le richieste di asilo di tali individui tenendo conto delle particolari ragioni di coscienza e delle possibili persecuzioni a cui sono soggetti;
quali iniziative di coordinamento siano previste tra le autorità italiane e le organizzazioni internazionali per assicurare una protezione efficace a questi richiedenti asilo e per garantire il rispetto dei principi stabiliti dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
(4-03787)
ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in tutto il mondo esistono comunità di fede che forniscono risorse, sostegno e opportunità ai soggetti maggiormente vulnerabili, rivestendo un ruolo significativo anche nella protezione dei minori;
altre istituzioni religiose sono tuttavia annoverate tra le organizzazioni formali in cui risultano gravi carenze nelle politiche di salvaguardia, abusi psicologici e sessuali sistematici verso i bambini e insabbiamenti delle accuse;
in data 1o novembre 2024, l'Ansa ha riferito che una inchiesta della Procura di Firenze ha condotto all'incriminazione di un testimone di Geova accusato di abusi sessuali reiterati contro 7 bambine. Le violenze, protrattesi per 4 anni, avrebbero avuto inizio nel 2014 all'interno della Sala del Regno;
con un comunicato stampa la confessione religiosa ha reso noto di ignorare la vicenda e di avere espulso l'affiliato nel 2018;
secondo fonti governative estere e di stampa, i Testimoni di Geova sarebbero stati oggetto di plurime inchieste di autorità governative di Stati esteri che avrebbero concordemente rilevato, tra l'altro, le inadeguatezze delle procedure e politiche interne di tutela dei minori, la tendenza a non incentivare le denunce, l'occultamento di vicende di abusi e pedofilia, la mancata collaborazione con le autorità, nonché gravi casi di vittimizzazione secondaria;
nei Paesi Bassi dove la confessione si sarebbe opposta all'invito di istituire una indagine interna sui casi di abusi in danno di minori, la Camera dei deputati avrebbe commissionato ai ricercatori dell'Università di Utrecht tale studio. Le pesanti conclusioni della relazione, resa pubblica nel gennaio 2020, sarebbero in linea con quanto emerso nelle inchieste governative;
la recente indagine della Commissione reale neozelandese, oltre a confermare analogamente le risultanze delle altre commissioni governative, avrebbe evidenziato che l'interrogatorio di bambini e giovani vittime di abusi sessuali condotto dai membri del cosiddetto comitato giudiziario interno dei Testimoni di Geova, si sarebbe configurato come «inappropriato ed emotivamente e psicologicamente violento»;
per istituire un comitato giudiziario in caso di abusi, i Testimoni di Geova di tutto il mondo, si avvarrebbero della regola scritturale dei «due testimoni» secondo cui una segnalazione di abusi è ritenuta attendibile solo laddove vi siano almeno due testimoni oculari del fatto;
benché la religione sostenga che la regola disciplini unicamente questioni di natura ecclesiastica, le citate inchieste governative avrebbero rilevato che applicata a contesti di abuso su minori, avrebbe contribuito a falsificare la realtà, aumentato il rischio del crimine e generato ulteriore sofferenza alle vittime;
anche nel nostro Paese gli organi di informazione avrebbero più volte riferito in merito a vicende di abusi e insabbiamenti in seno alla confessione, confermate da ex anziani di congregazione che presiedevano tali comitati giudiziari, senza tuttavia alcuna attenzione da parte istituzionale –:
se non ritengano necessario e urgente, per quanto di competenza, adottare iniziative volte ad approfondire i fenomeni descritti in premessa;
se e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano eventualmente adottare per fronteggiare il grave fenomeno degli abusi su minori in contesti religiosi.
(4-03795)
SCARPA e GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
tre condomìni di via Pisa a Treviso, complessivamente 51 nuclei abitativi, per un totale di centinaia di persone, in larga parte minori e anziani, sono stati recentemente raggiunti da intimazione di sfratto;
da quanto si apprende dalla stampa gli appartamenti interessati sono stati di proprietà della Tre.Vi Srl che, negli anni, ha affittato gli appartamenti ad una moltitudine di aziende locatarie che, a loro volta, stipulavano contratti di sublocazione con gli inquilini;
l'ultimo di questi intermediari risulta essere principalmente la Gest 3 Srl, azienda con sede legale a Prato e un capitale sociale di 52.000 euro, che nel 2022 ha cessato ogni attività lasciando un debito di 8 milioni di euro, (su 15 milioni di euro di debito originario) contratto con una finanziaria, e i 51 appartamenti sono stati così pignorati e messi all'asta;
nel 2023, la Dora RE 1 Srl ha acquistato gli appartamenti all'asta per 1,8 milioni di euro, circa 35.000 euro per singolo appartamento da tre camere non lontano dal centro;
la Dora RE 1 è a sua volta interamente posseduta da un fondo di nome Stichting Blackhawks, con sede ad Amsterdam;
gli inquilini degli immobili di via Pisa a Treviso risultano, a quanto consta, adempienti rispetto ai canoni dovuti e, nella maggior parte dei casi, i subcontratti stipulati andranno in scadenza tra il 2026 e il 2027;
trattandosi, tuttavia, di contratti di sublocazione stipulati da una società a sua volta conduttrice che, ad oggi, risulterebbe irreperibile, né è derivata la risoluzione del contratto-presupposto tra società locatrice e società conduttrice, determinandosi, in conseguenza, il venir meno dei contratti di sublocazione a danno degli incolpevoli inquilini;
i contratti di affitto, infatti, non erano stipulati direttamente con la Tre.Vi Srl ma, ultimamente, perlopiù con la Gest 3, che, a detta dell'ufficiale giudiziario, risulterebbe «sparita». Quindi il contratto 2 di locazione tra la proprietà e la Gest 3 è stato risolto e di conseguenza è legalmente venuto meno anche il contratto di sublocazione tra gli inquilini e la Gest 3;
a quanto si apprende, l'attuale società proprietaria degli immobili parrebbe aver rifiutato la stipula di nuovi contratti di locazione con gli inquilini, con il risultato che 51 famiglie, in regola con contratti e affitti, si sono viste recapitare simultaneamente una notifica di sfratto;
la vicenda, ad avviso degli interroganti è grave e si pone come una vera e propria bomba sociale afflittiva del diritto alla casa –:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza intendano assumere i Ministri interrogati, in ausilio del comune di Treviso, al fine di risolvere l'emergenza abitativa di cui in premessa, anche chiedendo l'attivazione del prefetto di Treviso per cercare una mediazione con il soggetto proprietario dei 51 nuclei abitativi di via Pisa a Treviso, affinché possa essere individuata una soluzione che garantisca ai nuclei familiari coinvolti il diritto a mantenere le proprie abitazioni.
(4-03796)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende il 22 novembre 2024 presso l'aula consiliare del VI Municipio di Catania si terrà un'iniziativa dal titolo: «Sicurezza, identità e parità di genere. La donna dal territorio alle relazioni» promossa dal partito politico Movimento per le autonomie (Mpa);
dalla locandina che pubblicizza l'evento e che vede la partecipazione, tra gli altri, di esponenti del partito Mpa, a partire dalla coordinatrice comunale del partito fino ai deputati regionali e al capogruppo di Mpa all'Assemblea regionale siciliana, si apprende della partecipazione anche di una delegazione di studenti di tre istituti comprensivi statali di Catania;
senza entrare nel merito dell'iniziativa, organizzata in occasione delle celebrazioni per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, ad avviso dell'interrogante far partecipare delle scuole ad una iniziativa di partito in una sede istituzionale del comune viola il principio dell'autonomia e dell'indipendenza che la scuola deve avere rispetto alle iniziative dei partiti politici;
altra grave circostanza, sempre ad avviso dell'interrogante, è l'utilizzo del logo del comune di Catania VI Municipio che compare sulla medesima locandina a fianco del simbolo di partito del Movimento per le autonomie a dimostrazione di un utilizzo proprietario di un simbolo istituzionale che dovrebbe rimanere anch'esso estraneo alle iniziative di partito;
a parere dell'interrogante il Ministro interrogante ha il dovere di garantire l'indipendenza e la terzietà degli istituti scolastici rispetto a iniziative promosse dalle singole forze politiche evitando che gli studenti siano in qualche modo costretti a partecipare ad iniziative chiaramente di parte;
ben vengano iniziative istituzionali organizzate in collaborazione con le scuole e rivolte agli studenti su temi di particolare rilevanza sociale come le celebrazioni per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne ma non è tollerabile che sia un singolo partito a farsi promotore di appuntamenti che vedono la partecipazione di istituti scolastici alla presenza di esponenti di un unico partito –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali siano gli orientamenti del Ministro rispetto alla vicenda che coinvolge istituti scolastici di Catania;
se intenda attivare l'Ufficio scolastico regionale per verificare chi abbia autorizzato la partecipazione degli istituti scolastici alla suddetta iniziativa di partito e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire piena autonomia e indipendenza dell'istituzione scolastica rispetto a iniziative promosse dalle singole forze politiche.
(4-03794)
SERGIO COSTA, AMATO, CASO, ORRICO, ILARIA FONTANA e MORFINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
Liquigas è uno dei principali attori nel panorama italiano della distribuzione di gas liquefatti, in particolare Gpl (Gas di petrolio liquefatto) e Gnl (Gas naturale liquefatto);
il progetto «1,2,3...Respira!», promosso e realizzato da Liquigas da alcuni anni, è stato presentato ufficialmente il 29 ottobre 2024, durante una conferenza stampa organizzata, un deputato del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia;
l'obiettivo del progetto è quello di fornire alle scuole secondarie di primo grado materiali didattici per l'acquisizione di competenze relative all'energia e all'inquinamento atmosferico;
tale progetto comprende 2 percorsi didattici racchiusi in due manuali: «I misteri dell'energia» e «1,2,3...Respira!»;
i due manuali promettono un approccio propedeutico all'energia, ma rischiano di presentare una visione parziale e semplificata della complessa realtà energetica;
l'approccio dei manuali, incentrato su domande generiche, come «Sappiamo cos'è realmente l'energia?», limita l'analisi a una visione superficiale del tema, tralasciando aspetti cruciali come le conseguenze ambientali e sociali delle diverse fonti energetiche;
la varietà di mediatori didattici impiegati, pur stimolando diversi stili di apprendimento, rischia di superficializzare contenuti complessi, creando l'illusione di una comprensione approfondita, quando in realtà si tratta di una semplificazione eccessiva che può portare a una conoscenza parziale e fuorviante;
l'approccio interdisciplinare e l'apparente neutralità dell'impostazione potrebbe, nei fatti, orientare in modo non obiettivo la valutazione degli studenti sulle scelte di politica energetica;
ad avviso dell'interrogante, il progetto «1,2,3...Respira!», richiede una maggiore trasparenza per evitare che interessi politici o commerciali influenzino il contenuto didattico e compromettano la libertà di pensiero degli studenti –:
se il Ministro interrogato sia pienamente consapevole della natura privata del soggetto a cui è stata data la possibilità di entrare nelle scuole e se possa garantire l'assoluta imparzialità delle informazioni trasmesse agli studenti in modo da consentire lo sviluppo di un pensiero critico autentico negli studenti;
se il Ministro interrogato intenda promuovere, per quanto di competenza, alla luce delle criticità emerse riguardo all'approccio generico del manuale, iniziative volte a far sì che i materiali didattici distribuiti nelle scuole forniscano una visione completa e approfondita delle tematiche energetiche, includendo le relative implicazioni ambientali e sociali;
se il Ministro interrogato intenda prevedere un monitoraggio indipendente da parte di organismi autonomi, quali università e istituti di ricerca, sui contenuti e sulle metodologie adottate nel progetto «1,2,3...Respira!»;
se il Ministro interrogato non ritenga doveroso e fondamentale garantire, per quanto di competenza, la massima trasparenza riguardo ai processi di selezione e valutazione dei materiali didattici, prevedendo il coinvolgimento della comunità scientifica e pedagogica per la revisione dei materiali impiegati nel progetto.
(4-03797)
ORRICO, CASO, MORFINO, TRAVERSI e AMATO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il 29 ottobre 2024 una classe di un liceo di Genova è stata all'Expo Training 2024 di Milano nell'ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento;
durante l'evento di cui sopra, nei pressi degli stand riservati alle forze dell'ordine, come riportato da diversi organi di stampa e come testimoniato da alcuni studenti, si promuoveva l'uso «gratificante» del taser e venivano pronunciate battute sessiste, da parte dei militari, sull'impiego delle manette;
sempre durante il medesimo evento, per come si evince da un video divenuto virale, si intravede un agente di polizia che insegna ad uno studente come si usa il manganello;
tali atteggiamenti destavano scalpore negli studenti della scolaresca del liceo genovese che riportavano quanto osservato presso le proprie famiglie che condividevano lo stupore –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per verificare l'aderenza delle circostanze riportate dagli studenti del liceo di Genova con l'attività didattica e l'offerta formativa delle scuole italiane e se lo sdoganamento dell'uso della violenza da parte di alcuni membri delle forze dell'ordine durante la giornata 29 ottobre 2024 dedicata ai Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, ospitata all'Expo Training 2024 di Milano, non rappresenti una forma di incitamento alla violenza, dunque in gravissimo contrasto con qualsiasi attività di formazione destinata agli studenti.
(4-03798)
FARAONE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
da organi di stampa si apprende che a Sulmona un bambino di 4 anni è stato lasciato a digiuno per un mancato pagamento della mensa per un importo di 8,97 euro, da parte dei genitori;
la scelta di escludere un bambino dal pranzo in mensa risulta punitiva e discriminatoria nei confronti del minore, che non può e non deve essere considerato responsabile della posizione debitoria dei genitori, né essere esposto a preclusioni di sorta che possano incidere sulla sua crescita e i suoi rapporti interpersonali;
la decisione assunta dall'amministrazione scolastica si rivela idonea a cagionare importanti ripercussioni psicologiche per il minore, contribuendo a creare un senso di emarginazione e disagio che potrebbe influenzare la sua esperienza scolastica e sociale;
il mancato pagamento di somme di piccola entità da parte delle famiglie potrebbe derivare da difficoltà economiche temporanee, per le quali sono necessarie forme di assistenza e mediazione piuttosto che provvedimenti punitivi, in ogni caso non potendosi tollerare iniziative idonee a pregiudicare il benessere psicofisico del minore;
la scuola è tenuta a garantire un ambiente educativo inclusivo, che rispetti i diritti fondamentali dei minori, tra cui l'accesso al cibo, elemento indispensabile per il loro benessere, evitando azioni che discriminino o isolino i bambini;
in molti comuni italiani vengono adottate misure di sostegno per le famiglie in difficoltà, evitando di penalizzare i minori. Tuttavia, il caso di Sulmona sembra evidenziare una gestione inadeguata che ha portato a un episodio di esclusione ingiustificabile, creando forti preoccupazioni per la tutela dei diritti dei minori –:
se quanto esposto in premessa sia vero e per quali ragioni la scuola interessata abbia provveduto in tal senso;
quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare il Ministro interrogato per garantire che casi simili non si ripetano, tutelando i minori da decisioni che possono ledere il loro diritto a un ambiente scolastico inclusivo e rispettoso;
se siano stati previsti fondi o programmi specifici per supportare le scuole e i comuni nell'assicurare il diritto al pasto scolastico, come già avviene in alcune regioni italiane tramite agevolazioni o esenzioni per le fasce deboli della popolazione, in modo che siano garantiti i diritti primari dei minori senza alcun pregiudizio.
(4-03800)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta scritta:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportano gli organi di stampa, un lavoratore in Umbria è stato licenziato dopo aver chiesto giorni di congedo parentale per la nascita della figlia; il datore di lavoro, sospettando un abuso del congedo, ha fatto seguire il dipendente e ha scoperto che questi, durante i giorni di permesso, svolgeva attività come andare a fare la spesa e accompagnare la bambina all'asilo;
occuparsi di attività quotidiane come la spesa, la gestione della casa e l'accompagnamento dei figli sono parte integrante del congedo parentale, poiché consentono ai genitori di supportare la famiglia e soddisfare i bisogni essenziali di cura e assistenza;
un congedo di paternità obbligatorio più esteso ridurrebbe le interpretazioni arbitrarie dei datori di lavoro, consentendo ai neo-padri di contribuire al carico di cura familiare, anche tramite mansioni non strettamente genitoriali, a supporto dell'intero nucleo familiare –:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare urgenti iniziative normative al fine di introdurre disposizioni per un'estensione del congedo di paternità obbligatorio.
(4-03790)
PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il comma 278 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 istituisce presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il Fondo per le vittime dell'amianto, in favore degli eredi dei soggetti deceduti in seguito a patologie asbesto correlate per esposizione all'amianto nell'esecuzione delle operazioni portuali attuate per realizzare la cessazione dell'impiego dell'amianto, che concorre al pagamento di quanto spettante ai superstiti a titolo di risarcimento del danno;
tali misure, inizialmente previste per gli anni 2016-2018, sono state estese fino al 2022 e con il decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2021, n. 156, si è stabilito che delle risorse del predetto fondo possono avvalersi anche le Autorità di sistema portuale soccombenti in sentenze esecutive, o comunque parti debitrici in verbali di conciliazione giudiziale, aventi a oggetto risarcimenti liquidati in favore di superstiti di coloro che sono deceduti per patologie asbesto-correlate, compresi coloro che non erano dipendenti diretti delle cessate organizzazioni portuali;
tuttavia, il suddetto fondo non è stato rinnovato ma si è scelto di istituire – con il decreto-legge n. 34 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 56 – un nuovo, fondo, che interviene in favore dei lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto patologie asbesto correlate durante l'attività lavorativa prestata presso i cantieri navali, restringendo i soggetti fruitori della disposizione e tenendo fuori ad esempio le compagnie portuali;
con la legge di bilancio 2024 – articolo 1, comma 203, legge 30 dicembre 2023, n. 213 – il fondo istituito nel 2023 è stato esteso fino al 2026 ma, nonostante le rassicurazioni ricevute da parte della Ministra Calderone a settembre 2023 in risposta all'interrogazione 3-00655, non è stata estesa la portata soggettiva delle suddette disposizioni normative alle compagnie portuali e alle Autorità di sistema portuale e, al contempo, non è stata prorogata l'applicabilità del fondo istituito dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208;
durante la seduta n. 247 della Camera dei deputati, di lunedì 19 febbraio 2024, in occasione della conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/1633-A/1 a firma dell'interrogante. Il dispositivo, come riformulato, impegna il Governo: «a valutare l'opportunità, compatibilmente coi vincoli di bilancio, di adottare, con riguardo alle Autorità di sistema portuale, iniziative normative in favore delle famiglie delle vittime dell'amianto nei porti»; sebbene il suddetto ordine del giorno sia stato accolto e approvato dall'Assemblea non è stato ad oggi attuato e non risultano all'interrogante disposizioni in tal senso nella legge di bilancio attualmente in discussione, bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 –:
se, alla luce del mancato rinnovo del Fondo per le vittime dell'amianto, di cui al comma 278 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, ritengano opportuno adottare iniziative normative volte a prevedere nuove risorse estendendo l'operatività delle disposizioni previste dal citato comma al fine di venire incontro alle esigenze sia degli eredi delle vittime sia delle compagnie portuali, nella tutela degli interessi di entrambe le parti e dell'operatività dei porti italiani.
(4-03792)
TURISMO
Interrogazione a risposta scritta:
VINCI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:
i cammini storici e religiosi sono itinerari culturali di particolare rilievo europeo e nazionale, percorribili a piedi o con altre forme di mobilità dolce sostenibile e che rappresentano una modalità di fruizione del patrimonio naturale e culturale diffuso, nonché una occasione di valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e dei territori interessati;
l'articolo 1, comma 963, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, istituisce presso il Ministero del turismo il fondo per i cammini religiosi, per il rilancio e la promozione turistica dei percorsi cosiddetti «cammini religiosi» e il recupero e la valorizzazione degli immobili che li caratterizzano ed è previsto che con decreto del Ministero del turismo siano dettate le corrispondenti misure attuative;
le misure attuative del Fondo sono stabilite dal decreto 5 ottobre 2023 del Ministro del turismo (prot. n. 25710/23), e sono finalizzate alla valorizzazione degli immobili pubblici presenti sui percorsi dei cammini religiosi, finalizzata all'attivazione, all'interno degli immobili stessi, di servizi per la sosta, la permanenza e lo svago dei visitatori; al miglioramento della fruibilità dei percorsi, in termini di sicurezza e primo soccorso, accessibilità, orientamento, informazione e digitalizzazione, anche mediante il ricorso a tecnologie innovative; alla promozione turistica con l'ausilio di strumenti e canali digitali;
per indirizzare l'azione ministeriale e acquisire una base informativa stabile utile all'indirizzo degli investimenti di medio-lungo periodo, il Ministero del turismo raccoglie in maniera sistemica e organizzata le informazioni relative ai cammini religiosi all'interno di un catalogo digitale inserito nel portale «Italia.it».
il 23 maggio 2023 con decreto direttoriale prot. 10125/23, è stato inserito nel suddetto catalogo il cammino relativo alla Via Matildica del Volto Santo, un itinerario di lunghezza complessiva di 284 chilometri e che attraversa la Lombardia, l'Emilia-Romagna e la Toscana congiungendo Mantova, Reggio Emilia e Lucca passando per il cuore della Pianura Padana e il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, si tratta di un grande percorso europeo, che penetra nell'immaginario culturale, storico, economico e religioso del continente;
oltre i due terzi del percorso della Via Matildica del Volto Santo si svolge nella provincia di Reggio Emilia attraversando i più antichi, storici, affascinanti e rinomati comuni montani dell'Appennino reggiano come Canossa, Carpineti, Toano e Gazzano di Villa Minozzo oltre gli evocativi comuni di pianura Guastalla e Reggio Emilia;
la costituzione ufficiale del Cammino della Via Matildica può eccezionalmente concorrere a rafforzare lo sviluppo e la preservazione dell'intero territorio montano dell'Appennino reggiano ricco di cultura, arte, storia ed eccelse tradizioni agresti, agroalimentari ed enogastronomiche;
sarebbe auspicabile da parte del Ministero del turismo, se del caso nell'ambito delle misure da attivare in attuazione del fondo per i cammini religiosi ex legge n. 234 del 2021, una specifica attività di informazione e di promozione soprattutto territoriale del cammino Matildico, volta a fare conoscere alla società locale e nazionale la fruibilità e la consistenza della Via Matildica del Volto Santo, ad oggi praticamente quasi ignorata proprio dalle popolazioni locali –:
se, nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, non ritenga opportuno avviare uno specifico programma di promozione e di sviluppo in favore della conoscenza e della valorizzazione della Via Matildica del Volto Santo, specialmente presso le amministrazioni locali reggiane, con particolare riguardo al territorio dell'Appennino reggiano attraversato dal prestigioso cammino.
(4-03785)
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Barbagallo n. 5-03045, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marino.
L'interrogazione a risposta in Commissione Orlando n. 5-03070, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 novembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Casu.
Pubblicazione di testi riformulati.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Richetti n. 1-00250, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 250 del 26 febbraio 2024.
La Camera,
premesso che:
Vladimir Kara-Murza è un noto attivista e giornalista russo che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani, collaborando con figure come Boris Nemtsov e Mikhail Khodorkovsky e sostenendo sanzioni mirate contro i responsabili di violazioni dei diritti umani in Russia;
il 17 aprile 2023, Kara-Murza è stato condannato a 25 anni di carcere per presunti reati politici, inclusi quelli di «alto tradimento» e diffusione di informazioni false sulle Forze armate russe, a causa del suo impegno nel contestare l'invasione russa dell'Ucraina e nel difendere i diritti umani;
il tribunale di Mosca ha emesso la condanna sulla base di accuse che si ritengono infondate e politicamente motivate, tra cui la partecipazione a conferenze internazionali in cui Kara-Murza ha criticato l'aggressione russa in Ucraina, e la sua collaborazione con organizzazioni ritenute «indesiderabili»;
le condizioni di salute di Kara-Murza, già precarie, si sono ulteriormente deteriorate durante la detenzione in carcere: oltre ad aver subito due tentativi di avvelenamento su cui le autorità russe non hanno mai indagato, mostrando un chiaro disinteresse per la sua sicurezza e integrità fisica, la grave neuropatia ai piedi di cui soffre richiedeva cure mediche urgenti ma negate;
il rispetto dei diritti umani è un principio fondamentale per la comunità internazionale e un pilastro della diplomazia italiana;
l'eccezionale interesse da parte della comunità internazionale ha contribuito ad assicurare a Kara-Murza la scarcerazione lo scorso 1° agosto 2024, nell'ambito del più grande scambio di prigionieri dai tempi della Guerra Fredda;
la concessione della cittadinanza italiana rappresenterebbe un gesto di sostegno nei confronti di un difensore dei diritti umani perseguitato ingiustamente e di generosità umana nei confronti di una persona che necessita di adeguate cure mediche, riflettendo in tal modo l'impegno dell'Italia nella tutela delle libertà e dei valori democratici, nonché dei preminenti valori umanitari che, nel caso di specie, attengono alla salvaguardia del bene primario del diritto alla vita;
in particolare, richiamando i princìpi sanciti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, di cui l'Italia è Stato parte, il conferimento della cittadinanza italiana costituirebbe la realizzazione concreta dell'impegno del nostro Paese al riconoscimento dei diritti enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, con particolare riferimento al rispetto della dignità umana, del diritto alla vita, dell'integrità della persona, della proibizione della tortura e delle pene o dei trattamenti inumani e degradanti, e del diritto a un equo processo;
il sostegno alla causa di Kara-Murza è parte di un impegno più ampio per promuovere, in ambito europeo ed internazionale, la democrazia e la libertà di espressione nella Federazione Russa e nel mondo, e per scongiurare, con questo, anche le interferenze russe nei processi decisionali dei Paesi democratici,
impegna il Governo:
1) ad avviare tempestivamente, mediante le competenti istituzioni, le necessarie verifiche al fine di poter conferire a Vladimir Kara-Murza la cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91;
2) a sostenere, anche presso i consessi europei ed internazionali, l'immediato rilascio di tutti i prigionieri di coscienza, i difensori dei diritti umani e gli attivisti politici ingiustamente detenuti;
3) a promuovere ogni iniziativa volta a garantire il rispetto dei diritti fondamentali alla libertà di espressione, di associazione e di manifestazione pacifica nella Federazione Russa;
4) a farsi promotore, in ambito europeo e internazionale, di iniziative volte, parallelamente alla tutela dei diritti civili e politici in Russia, a contrastare la diffusione di propaganda e disinformazione riconducibile a tentativi di ingerenza del regime russo nelle società dei Paesi democratici.
(1-00250) (Nuova formulazione) «Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».
Si pubblica il testo riformulato della mozione Polidori n. 1-00356, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 376 del 5 novembre 2024.
La Camera,
premesso che:
il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999;
la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993, definisce la violenza contro le donne «Ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata»;
la violenza sulle donne si riscontra in ogni atto inserito nell'agire quotidiano che si basa e, a sua volta, determina differenze sociali ed economiche tra uomini e donne. Tale forma di violenza si differenzia dalla violenza domestica propriamente detta che è un concetto circoscritto all'ambito privato e che si inserisce nella quotidianità familiare; sin dalla loro fondazione, le Nazioni Unite hanno svolto un ruolo indispensabile per l'avanzamento e la difesa dei diritti delle donne. Sotto l'egida dell'Onu, viene fondata la Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, che si occupa di promuovere la parità di genere e della stesura sia della Dichiarazione universale dei diritti umani sia della Convenzione sui diritti politici delle donne: primo strumento giuridico riguardante i diritti della donna che enuncia il diritto a votare, ad essere elette e a poter svolgere qualsiasi impiego pubblico; punto di svolta per il mondo femminile è l'adozione della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne adottata dall'Assemblea generale con la risoluzione n. 2263 (XXII) del 7 novembre 1967: essa elenca i diritti che devono essere garantiti alle donne e le misure che gli Stati devono mettere in atto per eliminare ogni forma di discriminazione nei loro confronti; nell'ultimo decennio è stato compiuto un importante sforzo in termini di mutazione e innovazione del quadro normativo, così come nella pianificazione di interventi e strumenti più aderenti alle necessità emergenti;
con la legge 27 giugno 2013, n. 77, l'Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza; la Convenzione precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica sia nella sfera privata; la Convenzione interviene, inoltre, specificamente anche nell'ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini e anziani, ai quali si applicano le medesime norme di tutela;
la violenza contro le donne in Italia è un fenomeno strutturale e diffuso e in allarmante crescita: dato che rappresenta uno dei maggiori ostacoli al conseguimento della parità di genere;
la violenza degli uomini sulle donne, alla cui base sono radicati misoginia, discriminazione e un insostenibile divario di genere in termini sociali, lavorativi, salariali, culturali, rappresenta una tra le più gravi e profonde violazioni dei diritti umani a livello globale; questa particolare giornata fornisce un'occasione ai Governi, alle istituzioni nazionali, alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative sia per organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sia per individuare sempre migliori strategie finalizzate allo sradicamento di quella che non è neppure più definibile quale situazione emergenziale, bensì quale fenomeno endemico e strutturale;
la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, evidenzia come il legislatore, «in costante raccordo con tutte le istituzioni e gli ordini professionali coinvolti, ha il dovere di rafforzare e mettere a sistema i modelli positivi emersi, come pure di implementare le misure normative vigenti al fine di garantire a tutti i soggetti coinvolti l'accesso agli strumenti processuali e la formazione necessaria per una corretta lettura e un efficace e tempestivo contrasto della violenza di genere e domestica»;
la cronaca quotidiana in Italia e nel mondo dimostra che non si può affrontare e sconfiggere la crescente ferocia degli uomini nei confronti di donne e bambine, in qualunque forma essa si manifesti, dalla violenza fisica a quella psicologica, dalla violenza domestica a quella economica, dall'odio in rete al revenge porn, dalla tratta allo sfruttamento, dallo stalking alle molestie e allo stupro, fino all'apice del femminicidio, senza correlarla al tema della parità di genere, della parità e delle pari opportunità, obiettivi che necessitano ancora di uno sforzo comune per essere pienamente raggiunti;
non a caso, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), a valere sul dispositivo Next Generation EU, rappresenta l'occasione anche per recuperare i ritardi che penalizzano storicamente il nostro Paese. Per essere efficace, strutturale e in linea con gli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali, la ripresa dell'Italia deve promuovere le pari opportunità, con particolare attenzione al mondo del lavoro: la mobilitazione delle energie femminili, così come dimostrato da numerosi studi internazionali, è fattore dirimente per una reale ripresa economica del Paese e, per questo motivo, occorre intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne al fine di liberarne tutto il potenziale inespresso;
molte sono le misure approvate nelle precedenti e anche in questa legislatura, da Governo e Parlamento, volte a promuovere con decisione politiche per garantire la parità di genere, incrementare l'occupazione femminile, sostenere l'indipendenza economica, l'autonomia e l'emancipazione delle donne;
il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2013, recante misure contro la violenza di genere, ha per la prima volta definito con chiarezza la centralità e la peculiarità della violenza compiuta entro le mura domestiche da chi ha vincoli familiari o affettivi con la persona colpita; ha, inoltre, introdotto profonde modifiche processuali a tutela della vittima, con l'obiettivo, da un lato, di rafforzare gli strumenti repressivi, secondo un disegno che tenga conto delle caratteristiche della violenza sulle donne, e dall'altro con l'intenzione di implementare gli strumenti volti a tutelare la vittima stessa. Ha poi introdotto misure di sostegno per le donne e i minori coinvolti nella fase processuale: modalità protette per le testimonianze, gratuito patrocinio, dovere del giudice di comunicare rispetto alle modifiche delle misure cautelari, processi più rapidi e l'estensione del permesso di soggiorno alle donne straniere vittime di violenza domestica slegato dal permesso del marito;
il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 in continuità con il piano precedente 2017-2020, è articolato in 4 assi (prevenzione, protezione e sostegno, perseguire e punire, assistenza e promozione) in analogia alla Convenzione di Istanbul. Il piano ha fatto proprie molte delle istanze avanzate dalla Commissione parlamentare sul femminicidio, nella Relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, approvata, il 14 luglio 2020, che segnalava come prioritario e urgente «1) implementare le risorse per l'intero sistema di prevenzione e contrasto alla violenza, semplificare e velocizzare il percorso dei finanziamenti, verificarne l'effettiva erogazione ai centri antiviolenza e alle case rifugio attraverso un sistema di monitoraggio più efficace e potenziare la governance centrale del sistema»;
la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022), in particolare il comma 149 dell'articolo 1, ha reso strutturale l'adozione, da parte del Governo, di un piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e ha delineato un sistema di governance composto da una cabina di regia interistituzionale e da un osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica;
precedentemente, un ulteriore passaggio da evidenziare è rappresentato dall'approvazione della legge 11 gennaio 2018, n. 4, recante «Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici», che ha modificato alcune norme del codice civile, di quello penale e di procedura penale, introducendo nuove tutele per gli orfani di crimini domestici, intesi come figli minori o maggiorenni economicamente non autosufficienti, i quali siano divenuti orfani di un genitore a seguito di omicidio posto in essere in danno dello stesso genitore dal coniuge, anche separato o divorziato, dall'altra parte dell'unione civile, pure se l'unione civile è cessata, ovvero dalla persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza;
altro fondamentale intervento del legislatore nazionale è rappresentato poi dalla legge n. 69 del 19 luglio 2019 (recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere»), denominata «Codice rosso»; la legge contiene disposizioni di diritto penale sostanziale, così come ulteriori disposizioni di carattere processuale; fra le novità in ambito procedurale, vi è l'introduzione del «doppio binario» per i reati considerati indice di violenza domestica, in relazione ai quali è stata prevista un'accelerazione per l'avvio del procedimento penale, con l'effetto della più celere eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime; inoltre, è stata modificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nella finalità di consentire al giudice di garantirne il rispetto anche per il tramite di procedure di controllo attraverso mezzi elettronici o ulteriori strumenti tecnici, come il braccialetto elettronico. Nello specifico, il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l'applicazione di misure di prevenzione; la legge ha, quindi, introdotto quattro nuove fattispecie di reato: il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (sexting e revenge porn); il reato di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso; il reato di costrizione o induzione al matrimonio; il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa;
sulla base della mozione unitaria n. 1-00005, sottoscritta dalla gran parte delle forze politiche di maggioranza e opposizione e discussa in questa Assemblea il 23 novembre 2022 nella seduta n. 13, il Governo si era impegnato ad assumere importanti e significative iniziative sia di carattere normativo che amministrativo volte a contrastare il fenomeno della violenza sulle donne;
anche sulla scia del citato atto di indirizzo il Governo ha promosso il disegno di legge recante «Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica», che è stato approvato dal Parlamento con legge 9 dicembre 2023, n. 168, la cui adesione all'unanimità di tutto l'arco parlamentare ha dimostrato come su temi così importanti e sensibili si può, anzi si deve, operare con spirito unitario al di là delle contrapposizioni di parte;
la citata legge, già applicata in numerosissimi casi, rappresenta una risposta importante sia sul lato della prevenzione del fenomeno, che sul lato della maggiore efficienza della fase cautelare e processuale. Tra le principali misure giova evidenziare: a) il rafforzamento degli strumenti di prevenzione (ammonimento, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento, vigilanza dinamica, e altro) e loro applicazione ai cosiddetti «reati spia». In particolare si interviene sulla misura dell'ammonimento del questore e, inoltre, si prevede che il prefetto possa adottare, a determinate condizioni, misure di vigilanza dinamica, nel caso di rischio di commissione di reati riguardanti la violenza sulle donne o domestica; b) tempi stringenti per la valutazione del rischio da parte della magistratura e per la conseguente eventuale applicazione delle misure preventive e cautelari; c) la previsione dell'arresto in flagranza differita; d) regole per favorire la specializzazione sul campo dei magistrati e la formazione degli operatori che, a diverso titolo, entrano in contatto con le vittime; e) provvisionale a titolo di ristoro anticipato a favore delle vittime; f) l'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare anche fuori dei casi di flagranza; g) il rafforzamento degli obblighi di comunicazione alla persona offesa;
sotto altro versante, in ossequio agli impegni assunti con la ratifica della Convenzione di Istanbul, si è impegnato il Governo a predisporre apposite linee guida nazionali per una formazione «adeguata e omogenea» degli operatori che entrano a contatto con le donne vittime di violenza;
a giorni sarà presentato il Libro Bianco per la formazione degli operatori che entrano in contatto con le donne vittime di violenza predisposto dal comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio nazionale sul fenomeno della violenza contro le donne e la violenza domestica, che rappresenta uno strumento essenziale per addivenire all'emanazione delle citate linee guida nazionali;
il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/01294-A/007, impegnandosi ad istituire presso il Dipartimento per le pari opportunità un tavolo interistituzionale, con la partecipazione di rappresentanti del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, dell'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni, del Garante della privacy, dei Ministeri dell'interno, della difesa e delle imprese e made in Italy e con il coinvolgimento delle associazioni di settore, per l'individuazione dei più appropriati strumenti tecnologici funzionali allo scopo e delle relative modalità operative. Ciò al fine di rafforzare la prevenzione dei fenomeni della violenza sulle donne;
sulla scorta dell'entità dei fenomeni di violenza contro le donne, il fil rouge che unisce le svariate disposizioni in materia di contrasto a tale fenomeno va ravvisato nel privilegiare la dimensione della punizione/perseguimento, dimensione certamente rilevante, una dimensione che necessita di un affiancamento a una più compiuta attuazione degli altri pilastri della Convenzione di Istanbul: prevenzione, protezione e politiche integrate. Certamente, ciò non significa che gli strumenti repressivi siano inutili, bensì che gli stessi debbano interagire con un sostanziale mutamento culturale, con un solido radicamento di valori di rispetto e riconoscimento e valorizzazione delle differenze di genere al fine di prevenire i fenomeni di violenza contro le donne e, quindi, di arginarli;
le modifiche codicistiche sono certamente rilevanti e, in tal senso, pare importante incidere ulteriormente sulla conoscenza da parte della donna vittima di violenza dell'iter processuale a carico del suo persecutore, anche tramite la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari di cui all'articolo 415-bis del codice di rito;
altra misura necessaria è quella del gratuito patrocinio in favore delle donne vittime di violenza in sede civile indipendentemente dal reddito. Alla luce delle nuove norme introdotte a contrasto della violenza contro le donne e domestica deve necessariamente trovare spazio l'estensione del patrocinio a spese dello Stato, indipendentemente dal reddito, anche in sede civile, in ragione del fatto che ora l'azione di tutela delle vittime può essere svolta anche indipendentemente all'azione penale. Attualmente, l'esenzione è prevista unicamente agli orfani di femminicidio con la modifica dell'articolo 76, comma 4-quater del Testo unico in materia di spese di giustizia: deve pertanto essere introdotta, quale ulteriore legittimo strumento di tutela per le vittime di violenza, volto altresì ad uniformare la garanzia di legge in entrambi i procedimenti;
parimenti essenziale è il tema della specializzazione sia della magistratura requirente, quanto di quella giudicante, al fine di garantire una risposta professionale adeguata alle specificità proprie tanto delle indagini, quanto dei processi nella delicatissima materia della violenza sulle donne;
non può non segnalarsi che gli interventi legislativi degli ultimi anni abbiano condotto ad un aumento esponenziale delle denunce da parte di donne che, anche grazie alle associazioni e ai gruppi di ascolto, vengono accolte e accompagnate nel processo di presa di coscienza che la violenza non è una condizione fisiologica e ordinaria, bensì un male da estirpare;
ciò nonostante, la denuncia costituisce solo un passo embrionale e di per sé non è risolutiva della problematica; invero, se l'aumento del numero di segnalazioni deve essere interpretato positivamente, non esclude il dovere irrinunciabile delle istituzioni di proseguire nel garantire una protezione costante, effettiva ed efficace alle donne nei confronti di che le maltratta, offende, sevizia, violenta e tormenta, soprattutto nella fase successiva alla denuncia;
pertanto, è evidente che a mancare non sia tanto l'attenzione delle istituzioni al tema o le tutele legali sul piano strettamente formale, data la presenza di molteplici fonti nazionali e sovranazionali che, nei diversi ambiti di intervento, dispongono l'uguaglianza di genere, quanto piuttosto tutele operative, concrete e sostanziali, adottate sinergicamente in base ad un piano che operi sistematicamente e a più livelli, partendo dal territorio;
la violenza di genere costituisce, da alcuni anni, oggetto di misurazione statistica anche in Italia. L'Istat ha infatti elaborato due indagini, una nel 2006 e nel 2014. In base ai dati dell'ultima indagine sulla sicurezza delle donne (2014), nel corso della propria vita poco meno di 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni (6.788.000), quasi una su tre (31,5 per cento), riferiscono di aver subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale, dalle forme meno gravi (come la molestia) a quelle più gravi, come il tentativo di strangolamento o lo stupro. Gli autori delle violenze più gravi (violenza fisica o sessuale) sono prevalentemente i partner attuali o gli ex partner: 2.800.000 donne ne sono state vittime. Il 10,6 per cento delle donne dichiara di aver subito una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni. Più di una donna su tre, tra le vittime della violenza del partner, ha riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (37,6 per cento). Circa il 20 per cento è stata ricoverata in ospedale a seguito delle ferite riportate. Più di un quinto di coloro che sono state ricoverate ha riportato danni permanenti;
la complessità del fenomeno richiede una strategia integrata che si basi su un approccio multidimensionale, sistemico ed inter-istituzionale. Un'azione globale, che deve fondarsi su di una solida conoscenza delle problematiche e su un'approfondita analisi dei dati disponibili;
il numero 1522 e l'app YouPol sono stati potenziati e le campagne di sensibilizzazione promosse dal Dipartimento per le pari opportunità sui canali televisivi e rilanciate sui «social» hanno rinforzato il messaggio dell'importanza della richiesta di aiuto per uscire dalla violenza;
il tema delle case rifugio è anche un altro dato importante, da celebrare nella Giornata contro la violenza sulle donne: secondo i dati raccolti quest'anno dall'Istat dicono che queste strutture, nella maggior parte dei casi, hanno un vero effetto salvifico per le donne che riescono a sfuggire alla violenza domestica. Sono hub di benessere, di salvezza, un modo per fuggire alla prigione creata solitamente da un uomo violento: il lavoro delle case rifugio è fondamentale proprio per il valore che apportano non solo sulla vita delle assistite ma anche sulla società;
secondo i dati Istat, nel 2020 sono 385 i centri antiviolenza attivi sul territorio nazionale, 104 in più rispetto a quelli presente nel 2017. Le case rifugio sono 450, quasi il doppio di quelle rilevate nel 2017 (232);
a livello territoriale, la maggiore concentrazione di case rifugio è al Nord, dove sono presenti il 60 per cento delle strutture di accoglienza (270 su 450); il Centro ne conta soltanto 52 (11,5 per cento), mentre al sud sono attive 70 case rifugio (15,5 per cento) e nelle Isole se ne contano 58 (1 per cento);
anche la maggioranza dei centri antiviolenza è presente al Nord, che ne conta 146, coprendo il 38 per cento del numero complessivo dei centri antiviolenza attivi in Italia. Il Centro conta 80 centri antiviolenza (20,8 per cento) mentre al sud sono attivi 121 centri antiviolenza (31,3 per cento del totale), a cui si sommano i 38 presenti nelle Isole (9,9 per cento);
il tasso di copertura, stimato come rapporto tra numero di strutture attive nel 2022 e la popolazione femminile al 1° gennaio 2022, è pari a 1,49 per 100.000 donne per le case rifugio e a 1,27 per 100.000 donne per i centri antiviolenza;
sempre sulla base dei dati Istat relativi al 2022, sia le case rifugio sia i centri antiviolenza sono raggiungibili h24 nella gran parte dei casi: il 91 per cento delle case rifugio e il 74,5 per cento dei centri antiviolenza. Inoltre, la grande maggioranza delle case (88,2 per cento) e tutti i centri antiviolenza hanno almeno un locale idoneo a garantire lo svolgimento delle attività nel rispetto della privacy delle utenti;
è necessario potenziare tale sistema e renderlo omogeneo in tutte le aree del Paese, anche attraverso l'ulteriore potenziamento del sistema di monitoraggio con l'obiettivo di disporre di un quadro informativo puntuale sull'effettivo utilizzo delle risorse da parte delle regioni;
non tutti i femminicidi sono prevedibili: molti si verificano non dove ci sono episodi di violenza fisica precedenti, ma dove c'è stata violenza psicologica. In questi casi è difficile prevenire con una migliore applicazione della legge e per questo si rende sempre più stringente l'esigenza di intervenire culturalmente con una sensibilizzazione a partire dalle nuove generazioni nelle scuole: una simile rivoluzione culturale passa per le parole, per il non ridere alle battute sessiste;
il sistema educativo assume significato nei diversi livelli e con modalità differenti nella lotta alla violenza sulle donne e alla violenza domestica; la scuola è un osservatorio privilegiato sulla vita delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, in cui figure di prossimità di grande importanza, come gli insegnanti, possono favorire l'emersione della violenza subìta e assistita, riconoscendo i segnali di disagio e attivando segnalazioni e percorsi di sostegno e di aiuto. I dati forniti dall'Istat con la ricerca sulla violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia, mostrano che il 10 per cento delle donne vittime di violenze sessuali le ha subìte prima dei 16 anni, quindi nella fascia d'età dell'obbligo scolastico; nel caso poi dei figli delle donne vittime di violenza, il 65 per cento ha assistito agli abusi subiti dalla madre e la violenza assistita si configura a tutti gli effetti come una violenza, con conseguenze anche molto gravi sullo sviluppo psicofisico del minore;
sarebbe altresì opportuno che le istituzioni scolastiche, anche promuovendo l'adozione di una strategia condivisa in collaborazione con le famiglie, le amministrazioni locali, i servizi socio-sanitari, gli altri soggetti del sistema di educazione e di formazione, inserissero la prospettiva dell'educazione al rispetto nel piano di percorsi e di servizi che accompagnano l'uomo e la donna nelle diverse situazioni della vita e nello sviluppo del proprio progetto personale, educativo e professionale;
al pari dei sopracitati ambiti di intervento, nell'impegno contro la violenza sulle donne, riveste un ruolo di primo piano l'investimento sul lavoro e sulla valorizzazione dell'esperienza femminile: il sostegno all'indipendenza economica, quindi, come leva per contrastare la violenza sulle donne e tutelare le vittime di questa piaga sociale;
sono molteplici le politiche di incentivazione all'imprenditoria femminile, di decontribuzione per incoraggiare l'assunzione di lavoratrici e di conciliazione tra lavoro e famiglia messe in atto in favore dell'occupazione femminile, quali, a titolo esemplificativo, gli sgravi contributivi per chi assume donne, o il fondo a sostegno dell'imprenditoria femminile, promozione del codice di autodisciplina per le imprese per favorire l'occupazione delle donne, certificazione della parità di genere per le imprese, sgravi contributivi per l'assunzione di donne disoccupate vittime di violenza, incremento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese dedicato alle imprese femminili, incentivi per l'assunzione a tempo determinato e a tempo indeterminato di donne in condizioni di svantaggio;
tale impegno ha generato risultati concreti certificati dall'Istat. Al riguardo, i dati diffusi dall'istituto attestano che, rispetto al 2019, l'occupazione femminile ha registrato, nel 2023, una crescita di 2,3 punti, con un ulteriore incremento nel corso del 2024, dove, al secondo trimestre, il tasso di occupazione si attesta a 53,5 per cento, con un numero delle occupate pari a 10 milioni e 98 mila, quasi 500 mila occupate in più rispetto ad inizio 2022;
questo scenario mostra un quadro in evoluzione, con progressi significativi ma anche sfide ancora aperte e ostacoli da superare per garantire una piena parità di genere nel mondo del lavoro, che merita un impegno costante da parte di tutte le istituzioni, delle imprese e della società civile;
una bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita anche la crescita economica di una nazione. Ridurre tale divario aiuta a diminuire i costi economici e sociali del Paese ed è un fattore rilevante per la crescita del Prodotto interno lordo, con un impatto positivo che secondo la Banca d'Italia arriva fino a 7 punti percentuali;
la violenza economica è una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze in ambito familiare, soprattutto quando il partner detiene il potere economico, il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari; fondamentale è dunque il sostegno economico alle vittime per aiutarle a conseguire l'indipendenza finanziaria dal partner violento. In tal senso gli strumenti di welfare e di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne, rivestono un ruolo estremamente importante;
dal punto di vista anche delle risorse impiegate, sono di rilievo gli interventi operati in sede di legge di bilancio per il 2024 (legge n. 213 del 2023) sul fondo per le pari opportunità, che prevedono, tra le altre cose, un finanziamento permanente, pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024-2026 e a 6 milioni di euro a decorrere dal 2027 in favore del cosiddetto reddito di libertà per le donne vittime di violenza; l'incremento da 1 a 4 milioni di euro della quota del fondo riservata all'istituzione e al potenziamento dei centri di riabilitazione per il recupero degli uomini autori di violenza sulle donne; il rifinanziamento, pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024-2026, delle risorse del fondo destinate alla realizzazione di centri antiviolenza nei confronti delle donne; l'incremento di 3 milioni di euro dal 2024 delle risorse del fondo al fine di rafforzare la prevenzione della violenza nei confronti delle donne e delle violenze domestica, in particolare attraverso iniziative formative;
a tutto ciò va aggiunta la disposizione prevista dal decreto-legge n. 48 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 85 del 2023, che ricomprende tra i nuclei familiari in condizione di svantaggio beneficiari del reddito di inclusione le donne vittime di violenza; questo, unito alla compatibilità con il nuovo reddito di libertà, rappresenta un aiuto concreto per spezzare il vincolo della dipendenza economica e consentire una concreta prospettiva di emancipazione della donna;
la parità di genere è altresì un principio cardine del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rappresentando una delle tre priorità trasversali in termini di inclusione sociale, unitamente a giovani e Mezzogiorno. Concretamente, si promuove una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro, attraverso:
a) interventi diretti di sostegno all'occupazione e all'imprenditorialità femminile;
b) interventi indiretti o abilitanti, rivolti soprattutto al potenziamento dei servizi educativi per i bambini e di alcuni servizi sociali, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ritiene potrebbero incoraggiare un aumento dell'occupazione femminile;
tra le azioni di riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza, vi è il Programma garanzia occupabilità lavoratori (Gol), che pone al centro i soggetti più fragili del mercato del lavoro, in particolare le donne. Il sistema di presa in carico del Programma garanzia occupabilità lavoratori, focalizzato su orientamento e formazione, offre alle donne disoccupate o in transizione occupazionale percorsi personalizzati per favorire il loro reinserimento lavorativo. Attraverso un accompagnamento mirato, il Programma garanzia occupabilità lavoratori promuove l'incremento di posti di lavoro femminili di qualità, in linea con le competenze e le aspirazioni delle donne coinvolte. Questo approccio contribuisce non solo a ridurre il divario di genere sul mercato del lavoro, ma anche a valorizzare il potenziale delle donne e a favorire una crescita economica più inclusiva;
sulla stessa linea di interventi si pone la riclassificazione delle spese del bilancio dello Stato con riferimento alla spesa che promuove la parità di genere, secondo la previsione della riforma 1.13 del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dell'articolo 51-bis del decreto-legge n. 13 del 2023 (cosiddetto «decreto-legge PNRR-ter»), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 41 del 2023, che appunto stabilisce che a decorrere dall'anno 2023 il Ministro dell'economia e delle finanze trasmetta alle Camere, entro trenta giorni dalla presentazione del disegno di legge di bilancio, appositi allegati conoscitivi nei quali, per il triennio di riferimento del disegno di legge di bilancio, è data evidenza delle spese relative alla promozione della parità di genere attraverso le politiche pubbliche;
nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono previsti inoltre importanti specifici interventi, ma l'empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere sono perseguiti quali obiettivi trasversali nell'ambito di tutte le componenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza; la parità di genere è stata assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza si caratterizza per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso, economica e sociale, delle donne;
per la prima volta l'Italia si è dotata di una Strategia nazionale per la parità di genere, che riprende i princìpi già definiti dalla Strategia europea per la parità di genere 2020/2025 e che si concentra sui temi del lavoro, del welfare, dell'educazione e della promozione della leadership femminile, con un substrato di approccio culturale, di linguaggio, di rimozione degli stereotipi che è condizione necessaria di qualsiasi politica attiva sulla parità di genere;
nel complesso, l'impegno e lo sforzo trasversale delle forze politiche hanno portato l'Italia ad avere un buon impianto normativo in tema di violenza maschile sulle donne;
sul versante civile, la riforma prevista dal decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, grazie alle indicazioni e al lavoro svolto dalla Commissione sul femminicidio, ha ampliato il suo contenuto che attiene anche ai procedimenti relativi all'allontanamento dei minori dalla famiglia, alle controversie sull'esercizio della responsabilità genitoriale e all'affidamento familiare;
con specifico riferimento alle donne vittime di violenza, si dà pieno riconoscimento alle disposizioni della Convenzione di Istanbul. La riforma introduce, infatti, una novità importante: il pieno riconoscimento della violenza contro le donne anche nel processo civile, in primis nelle cause di separazione e divorzio;
sempre la riforma prevede che il consulente tecnico d'ufficio debba attenersi «ai protocolli e alle metodologie riconosciute dalla comunità scientifica». In questo quadro giova evidenziare come la sindrome da alienazione parentale (Pas), non è riconosciuta dalla comunità scientifica e che la Corte di cassazione ha ribadito più volte che non si possono adottare provvedimenti giudiziari basati su soluzioni prive del necessario conforto scientifico. Ma, nonostante ciò, è sempre più utilizzata, in sede giudiziale dalle consulenze tecniche d'ufficio (Ctu) quale causa per allontanare i minori principalmente dalle madri, definite alienanti, simbiotiche, malevole e manipolatrici, per il solo fatto di aver denunciato le violenze e dato avvio alla separazione dal partner violento;
pur in presenza di un quadro normativo avanzato e di misure di protezione importanti, queste ultime spesso non vengono applicate o non vengono applicate in maniera abbastanza tempestiva. Serve dunque una maggiore capacità di valutazione del rischio e di lettura della pericolosità delle situazioni in cui si trovano le donne;
a monte, i mutamenti più significativi e incisivi investono la rappresentazione sociale delle violenze maschili contro le donne, la costruzione sociale e simbolica: in crescita è la comunicazione, interazione, consapevolezza e conoscenza sul tema, ormai entrato nelle agende e nel vocabolario collettivo. Anche e innanzitutto su questo occorre lavorare per fare prevenzione;
quella culturale è certamente la sfida più grande da vincere, come si evince anche dalla narrazione che i media fanno della violenza sulle donne che è ancora pervasa da stereotipi e sessismo. Spesso le notizie contengono elementi che giustificano gli uomini autori di violenza e il sensazionalismo mediatico accende i riflettori sul fenomeno ma non aiuta ad andare a fondo, a capire le radici strutturali del problema e quindi a risolverlo. La donna diventa così vittima due volte: del reato e del racconto che di quella violenza viene fatta pubblicamente;
la violenza maschile contro le donne chiama in causa la relazione tra donne e uomini. L'educazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle capacità che aiuteranno i bambini e le bambine a creare rapporti sani, in particolare insegnando il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti, il rispetto della libertà delle donne;
è fondamentale anche lavorare sulla formazione per abbattere stereotipi e pregiudizi e favorire un cambiamento culturale di tutti coloro che vengono a contatto con la violenza sulle donne. Quando le donne trovano la forza di denunciare devono trovare dall'altra parte persone che credono a ciò che dicono e che conoscono il ciclo della violenza. Perché la violenza va letta correttamente e in tempo utile;
è quindi importante favorire, attraverso strumenti, anche normativi, buone prassi e formazione mirata, integrata e permanente di tutti gli operatori coinvolti (anche sui contenuti della Convenzione di Istanbul), dunque una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima di genere. Un ulteriore elemento di vittimizzazione secondaria di cui occorre tenere conto è l'esposizione della donna in sede dibattimentale alle videoregistrazioni previste dall'articolo 510 del codice di procedura penale: esse inibiscono la vittima e la intimidiscono, rendendo così la sua deposizione più fragile. A questo fenomeno si potrebbe far fronte tramite sistemi che rendano non visibili gli apparecchi di riproduzione audiovisiva alla parte offesa;
purtroppo, ancora oggi, nei mondi che vengono a contatto con la violenza sulle donne, sono presenti molti pregiudizi. Pregiudizi che, uniti all'assenza di stigma sociale verso chi commette violenza sulle donne, possono comportare una errata valutazione del rischio da parte degli operatori delle reti di protezione della donna vittima di violenza, con conseguente assenza di misure di protezione adeguate che possono avere come conseguenza il femminicidio;
il contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne, in ogni sua forma, si deve sostanziare in un'irrinunciabile, costante e continua attività di prevenzione dal punto di vista educativo, formativo e di concreto sostegno alle medesime che consenta loro una reale emancipazione e completa consapevolezza di sé e del proprio ruolo nella società. Tale azione deve, poi, essere seguita dal supporto reale alla scelta delle donne vittime di violenza di affidare il racconto della propria dolorosa storia alle autorità, alle quali si deve consentire di affrontare tali vicende con elevato grado di specializzazione e professionalità: la richiesta di aiuto è un punto di arrivo che segna il passaggio tra il passato e il futuro. Per queste ragioni, il rafforzamento della presenza e professionalizzazione dei diversi soggetti istituzionali che sono chiamati a interagire con le donne nella fase patologica della loro vicenda segna la differenza nel prosieguo del percorso di rinascita della vittima,
impegna il Governo:
1) a proseguire nelle politiche di contrasto alla violenza di genere e alla violenza domestica quali prioritarie nell'azione di Governo, coerentemente con le disposizioni nazionali, europee ed internazionali di riferimento al fine di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul;
2) ad adottare le iniziative necessarie a promuovere e a sostenere, attraverso azioni sistematiche assicurando che il personale che entra nelle scuole possieda i requisiti adeguati, percorsi formativi all'educazione al rispetto della donna finalizzati a: educare tutti i cittadini, a prescindere dalla loro cultura o pratica religiosa, al rispetto della donna, intesa come persona titolare di diritti e doveri al pari dell'uomo;
3) a promuovere tra le ragazze e i ragazzi in età scolare, ad iniziare dai più piccoli, l'educazione all'ascolto partecipe, all'empatia, al rispetto verso ogni persona, per favorire la capacità di stare in relazione con l'altro;
4) a valutare l'opportunità di avviare in via sperimentale, nel rispetto dell'autonomia delle scuole, la progettazione di presidi territoriali di esperti psicologi, a supporto delle istituzioni scolastiche, volti a favorire il superamento delle fragilità evolutive nei contesti scolastici, anche con riferimento alle situazioni di svantaggio sociale e culturale che ostacolano i processi di sana socializzazione e partecipazione alla vita della comunità scolastica, per prevenire e contrastare l'acquisizione di modelli relazionali distorsivi tra i generi;
5) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a sensibilizzare le istituzioni scolastiche autonome affinché le metodologie didattico-educative utilizzate offrano costantemente occasioni di riflessione per contrastare le discriminazioni legate al genere, promuovendo una cultura del dialogo, delle relazioni, dell'amicizia e della non violenza;
6) ad assumere iniziative volte ad adottare tutti i decreti attuativi previsti dalla legge 5 maggio 2022, n. 53, «Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere», al fine di garantire un flusso informativo strutturato, continuo e rigoroso sulla violenza contro le donne, poter mettere a punto politiche efficaci di prevenzione e contrasto, monitorando il fenomeno e consentendo di stimare la parte sommersa dei diversi tipi di violenza – fisica, sessuale, psicologica, economica – considerando anche l'eventuale presenza di figli minori;
7) a proseguire le iniziative per la formazione specifica e per il necessario aggiornamento del personale chiamato ad interagire con la vittima, polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario;
8) a proseguire nell'attuazione della Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, valutando altresì l'opportunità di riferire al Parlamento sugli esiti della stessa;
9) a proseguire nel potenziamento dei servizi specializzati a supporto delle donne vittime di violenza, a partire dai centri antiviolenza e dalle case rifugio sensibilizzando tutti gli attori istituzionali affinché adottino un sistema di monitoraggio che assicuri l'efficacia in termini temporali, burocratici e finanziari anche al fine di assicurare un'adeguata distribuzione in tutto il territorio nazionale;
10) a proseguire nell'attuazione di iniziative specifiche a tutela e sostegno delle donne vittime di violenza e con disabilità, volte al superamento delle discriminazioni cui le stesse vanno incontro nel corso della vita lavorativa;
11) a dare piena attuazione alla Convenzione Ilo n. 190 e valutando l'opportunità di adottare adeguate iniziative normative in materia;
12) ad adottare opportune iniziative di competenza volte a garantire alle vittime di violenza di genere la conoscenza dello stato del procedimento penale a carico dell'autore, anche mediante la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari ex articolo 415 del codice di procedura penale;
13) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire che l'esame delle parti offese nella fase dibattimentale possa, previo consenso dell'interessata, essere documentato con mezzi di riproduzione audiovisiva non visibili;
14) a valutare l'opportunità di intraprendere iniziative volte a prevedere in favore delle donne vittime di violenza inserite nei percorsi di protezione certificati dai servizi sociali del comune di riferimento, dai centri antiviolenza o dalle case rifugio il gratuito patrocinio in sede civile indipendentemente dal reddito, al pari di quanto attualmente previsto per gli orfani di femminicidio;
15) a proseguire nella promozione di adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione sulla violenza contro le donne e sulla violenza domestica, che stimolino pubblici dibattiti e favoriscano lo sviluppo di adeguate politiche di prevenzione, anche attraverso il coinvolgimento dei mass media e della carta stampata;
16) ad adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, finalizzate alla promozione di una cultura sociale e in ambito giudiziario maggiormente centrata sulla tutela della vittima e sulle esigenze di tutela e protezione, anche attraverso iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione nei luoghi di socialità, di svago, di cura e benessere delle donne, agevolando, altresì, l'emersione dei casi di violenza domestica;
17) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile, favorendo una comunicazione improntata al pieno rispetto della dignità culturale e professionale delle donne, estendendo tali progetti anche alla comunità educante in senso largo, ivi incluse le associazioni sportive, culturali, religiose;
18) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare il raccordo fra scuola e servizi territoriali per intervenire più efficacemente quanto alle politiche educative sull'uguaglianza e sul rispetto delle differenze;
19) a proseguire le iniziative del Ministero della giustizia sull'aggiornamento e pubblicazione dei dati del Rapporto sull'applicazione del «Codice Rosso»;
20) a promuovere la specializzazione del personale delle forze dell'ordine in relazione alla raccolta delle notizie di reato attinenti a delitti di violenza di genere;
21) a pervenire rapidamente all'adozione del nuovo Piano nazionale antiviolenza;
22) a promuovere azioni per potenziare le politiche e le risorse necessarie, destinate a realizzare e implementare progetti e percorsi di educazione finanziaria per le donne che hanno subìto violenza, con l'obiettivo di prevenire e combattere la violenza economica, nonché di sostenere l'autonomia, l'emancipazione e l'inserimento lavorativo delle donne, accompagnandole nel percorso di uscita dall'esperienza di violenza;
23) a proseguire nel rafforzamento di forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli anche attraverso modalità di rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza;
24) a promuovere iniziative utili a incoraggiare le donne a denunciare, garantendo loro una rete di protezione che nasca e operi nell'ambito di una fattiva ed effettiva collaborazione interistituzionale;
25) a proseguire nel rafforzamento di politiche volte a garantire la piena parità di genere nel mondo del lavoro e a continuare con iniziative per incrementare l'occupazione femminile, obiettivi fondamentali per la liberazione delle donne dalla violenza;
26) a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza specifiche per eliminare e contrastare la violenza on-line, comprese le molestie on-line e l'istigazione all'odio verso le donne;
27) a proseguire nella predisposizione di strumenti di prevenzione dei fenomeni di violenza di genere, anche mediante idonei impulsi all'attività del tavolo inter-istituzionale, per l'individuazione degli strumenti tecnologici funzionali al rafforzamento della prevenzione dei fenomeni della violenza sulle donne;
28) a valutare la possibilità di attuare iniziative per migliorare la circolazione di informazioni tra tribunale civile e penale, onde evitare situazioni paradossali di affidamento congiunto in caso di violenza intra-familiare, nonché per modificare il sistema attualmente vigente nel processo penale, al fine di consentire l'ingresso nel procedimento al difensore della vittima nei termini più ampi possibili rispetto all'attuale disciplina;
29) ad assumere sempre nuove iniziative volte a potenziare i percorsi di assistenza e di supporto psicologico per le donne che hanno subìto una violenza e per i loro familiari, con particolare attenzione per i minori vittime di violenza assistita, anche attraverso lo sviluppo di una capillare rete di servizi socio-sanitari e assistenziali dotati di specifiche professionalità, come psicologi e psicoterapeuti;
30) ad adoperarsi al fine di favorire lo sport come veicolo di inclusione sociale, di prevenzione ai disagi giovanili e alle forme di violenza e discriminazione contro le donne;
31) a monitorare i risultati raggiunti dai centri per uomini autori di violenza e, a seguito del monitoraggio, a valutare l'opportunità di favorire la presenza degli stessi in ogni regione per potenziare gli strumenti di prevenzione dei reati di violenza su tutto il territorio nazionale;
32) a valorizzare il ruolo degli enti locali nel contrasto alla violenza sulle donne, sostenendo la presa in carico complessiva ed integrata delle donne, ed eventualmente dei loro figli e promuovendo protocolli di rete tra istituzioni e terzo settore, tramite la valorizzazione delle «buone pratiche» introdotte a livello regionale, favorendone l'adozione anche a livello nazionale e centrale;
33) a promuovere ogni iniziativa di competenza affinché chiunque, proveniente da altre aree del mondo, transiti o risieda nel nostro Paese operi nel rispetto della cultura e delle regole del rispetto nei confronti delle donne, delle loro libertà e della loro integrità fisica, psicologica e sociale.
(1-00356) (Nuova formulazione) «Polidori, Battilocchio, Deborah Bergamini, Boscaini, Dalla Chiesa, De Monte, Patriarca, Rossello, Saccani Jotti, Tassinari, Tenerini».