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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 11 dicembre 2024

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   l'Argentina ha circa 47 milioni di abitanti e la popolazione immigrata dall'Italia tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX è molto consistente;

   nel 1976, il Governo democraticamente eletto di Isabelita Peron è stato rovesciato da un colpo di Stato militare che ha represso le libertà civili e causato la morte o la sparizione di una cifra stimata tra 22 mila e 30 mila persone. Solo nel 1982, si è avuto il ritorno alla democrazia con l'elezione al Presidente di Raul Alfonsin;

   la politica estera italiana verso l'Argentina è stata sempre di sostegno all'iniziativa democratica di quel Paese e ai legami culturali che intercorrono tra i due Paesi;

   nel dicembre 2023, ha prevalso al ballottaggio nelle elezioni presidenziali Javier Milei, un esponente radicalizzato di estrema destra, distintosi in campagna elettorale per aver brandito una sega elettrica, simbolo dei tagli alla spesa pubblica e dell'eliminazione dello Stato in quanto tale;

   a giudizio dell'interrogante Milei predica un fanatismo capitalista volto alla macelleria sociale, entro il quale egli definisce gli apparati dello Stato e della pubblica amministrazione «associazioni per delinquere»;

   egli ha praticato, in questo primo anno di mandato presidenziale, politiche che hanno determinato uno scenario socio-economico assolutamente devastante: si è avuta una violenta riduzione della spesa pubblica, composta di licenziamenti di massa dei pubblici dipendenti (circa 30 mila), tagli alla sanità e alla scuola pubblica;

   i selvaggi tagli alla sanità pubblica hanno lasciato, tra l'altro, esposto il Paese – nell'aprile 2024 – a una drammatica epidemia di dengue (315 mila contagi e 238 morti in un solo mese) (dati forniti dallo studioso Martin De Ambrosio, per la BMJ group, il principale provider mondiale di informazioni on line in materia sanitaria e farmaceutica);

   l'inflazione viaggia (secondo il sito Trade economics) intorno al 193 per cento all'anno (con punte nell'aprile 2024 del 292 per cento). Il prodotto interno lordo è negativo per 1'1,7 per cento nel 2024. Il tasso di disoccupazione è quasi all'8 per cento, mentre il tasso di occupazione si ferma al 44 per cento;

   il tasso di povertà è al 52 per cento (dati ISPI): quasi due bambini su tre sotto i 14 anni vivono in condizioni di povertà, ma il Governo ha comunque ridotto le risorse destinate all'infanzia. Sono stati mantenuti alcuni trasferimenti, come l'assegno universale per l'infanzia e l'assegno alimentare, che ricevono le famiglie a basso reddito con bambini a carico;

   quanto ai crimini del periodo della dittatura militare, propende per la negazione della verità storica;

   Milei è un antiabortista e ha manifestato più volte scetticismo verso le politiche anti-discriminatorie verso la comunità LGBTQ;

   nella visita di Stato svolta in Argentina il 20 novembre 2024, il Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni ha dichiarato la sua affinità politica con Milei e una comunanza d'intenti. Si è fatta ritrarre in fotografia con un modellino di Milei con la motosega imbracciata –:

   se condividano la politica radicalizzata di estrema destra del Presidente argentino Milei e se intendano basare i rapporti bilaterali tra i due Paesi su tale condivisione;

   se ritengano percorribili, anche in Italia, le politiche estremistiche di «macelleria sociale» e di aumento della povertà in favore di una competitività che avvantaggia solo le classi più abbienti;

   se intendano proseguire in Italia le politiche di drastici tagli alla sanità pubblica – già avviate con la manovra di finanza pubblica per il 2025 – sul modello attuato da Milei in Argentina;

   se abbiano un programma di drastici licenziamenti nelle pubbliche amministrazioni in Italia, come sta avvenendo in Argentina.
(2-00492) «Scotto, Sarracino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, AMENDOLA, PROVENZANO, PORTA e BOLDRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la legge 20 maggio 1985, n. 222, recante «Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», ha stabilito che una quota pari all'otto per mille del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche venga destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica;

   relativamente all'impiego dei fondi, l'articolo 48 della citata legge n. 222 del 1985 – come integrato, da ultimo, dal decreto-legge n. 105 del 2023 – prevede che le predette due quote vengano utilizzate dallo Stato, per interventi straordinari per 5 settori;

   ai fini del piano di ripartizione va, tuttavia, considerato quanto disposto dagli articoli 7 e 8 del decreto-legge n. 105 del 2023, i quali – nel prevedere una nuova finalità di destinazione delle risorse dell'otto per mille dell'Irpef a diretta gestione statale – hanno assegnato una diversa rilevanza al criterio della distribuzione delle risorse in proporzione alle «scelte espresse», definendo una modalità differente di distribuzione delle risorse relative alla quota a diretta gestione statale per le quali i contribuenti non hanno effettuato una scelta. In caso di «scelte non espresse», la relativa quota di risorse a diretta gestione statale viene ripartita tra gli interventi di cui all'articolo 48 secondo le finalità stabilite annualmente con deliberazione del Consiglio dei ministri o, in assenza di tale deliberazione, in proporzione alle scelte espresse, secondo quanto ora previsto dal nuovo testo dell'articolo 47 della legge n. 222 del 1985, come modificato dall'articolo 8, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 105 del 2023;

   come illustrato nella relazione di accompagnamento agli schemi di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di ripartizione, lo stanziamento dell'otto per mille Irpef a diretta gestione statale per l'anno 2023, pari a 192.623.522 euro, viene ripartito tra le categorie di intervento sulla base delle preferenze espresse dai contribuenti che hanno scelto la destinazione «Stato» (3.805.519 contribuenti). Secondo quanto riportato nella relazione illustrativa, la quota residua del «non espresso», pari a euro 79.592.039, è stata utilizzata assegnando:

    l'80 per cento al finanziamento dei progetti idonei della nuova tipologia di interventi «Recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche» pari a 63.673.631 euro;

    il 20 per cento al finanziamento dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, cui spetta, ai sensi dell'articolo 18, comma 2, lettera e), della legge 11 agosto 2014, n. 125, una quota pari al 20 per cento della quota a diretta gestione statale pari a 15.918.408 euro;

   risulterebbe però che, a differenza di quanto disposto dall'articolo 18, comma 2, lettera e), della legge n. 125 del 2014, l'assegnazione a favore all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo non è stata calcolata in misura pari al 20 per cento dell'intero ammontare della quota a diretta gestione statale, di cui all'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222, come affluito al bilancio della Presidenza del Consiglio (che determinerebbe un finanziamento pari a 38.524.704 euro). Ma a tale finalità è stata destinata una quota pari al 20 per cento della quota statale residua riferita alle scelte non espresse (pari a 15.918.408 euro) –:

   su quali basi giuridiche si sia proceduto al riparto di cui in premessa, considerato che la legge stabilisce quanto statuito dall'articolo 18, comma 2, lettera e), della legge 11 agosto 2014, n. 125;

   quali siano le motivazioni del mancato accredito della percentuale dell'assegnazione a favore all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo prevista dall'articolo 18, comma 2, lettera e), della legge n. 125, del 2014, e come e quando si procederà al reintegro della stessa.
(5-03238)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la pubblica amministrazione italiana soffre da oltre vent'anni di una cronica carenza di organico aggravata, tra le altre cose, dal blocco del turnover, dalle uscite per raggiunti limiti di età o anticipate per anzianità di servizio;

   una situazione di sofferenza della macchina dello Stato e che, per quanto concerne il Ministero interrogato, potrebbe mettere a rischio importanti servizi per la gestione e il controllo del settore agricolo e agroalimentare sia a livello centrale che periferico;

   l'azione dell'Esecutivo negli ultimi due anni ha posto al centro del suo operato la tutela dell'agricoltura e del settore agroalimentare che rappresenta uno dei pilastri centrali sui quali si basa l'economia del nostro Paese. Una delle linee di azione è stata quella di investire ingenti risorse finanziarie votate per eventi promozionali, iniziative, però, che non hanno preso in dovuta considerazione la necessità di rafforzare i servizi ministeriali deputati ad esempio ai controlli a garanzia dei consumatori;

   gli ultimi anni hanno visto l'espansione di pandemie gravi che hanno colpito il nostro Paese e che rischiano di mettere in ginocchio interi settori produttivi: da ultima la peste suina africana, sulla quale l'interrogante aveva già presentato un atto di sindacato ispettivo a tutt'oggi senza risposta (interrogazione a risposta scritta n. 4/03354 cui è stato delegato a rispondere il Ministro della salute);

   emergenze come quella della Psa che rischiano di avere ricadute pesanti per l'intero indotto, necessitano non soltanto di una chiara ed efficace linea di azione, che evidentemente manca, ma anche di risorse umane cui il Ministero interrogato risulta carente;

   tra il 21 e il 27 novembre 2021 migliaia di persone hanno partecipato al maxi concorso indetto dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per l'assunzione di 374 funzionari, con particolare attenzione agli ispettorati antifrode e per la tutela della qualità dei prodotti alimentari;

   durante lo svolgimento delle prove scritte, il Consiglio di Stato ha accolto un ricorso che chiedeva l'annullamento della selezione a causa dell'irregolarità dei bandi emanati a fine 2023, mentre era ancora in corso il biennio di validità delle graduatorie del concorso del 2020 –:

   quali ragioni il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste abbia pubblicato ulteriori bandi senza fornire motivazioni rispetto alla deroga del principio di scorrimento delle graduatorie ancora in essere e quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende assumere per risolvere un problema che lede i diritti dei candidati che hanno partecipato alle procedure concorsuali, nonché quali siano gli intendimenti del Governo per affrontare la cronica carenza di organico amministrativo, in particolare nel settore agricolo e agroalimentare.
(4-03964)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI, PELLEGRINI e FEDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   i Bess (Battery Energy Storage System o stoccaggio energetico in batteria) sono sistemi di accumulo elettrochimico di energia. In altri termini, si tratta di un impianto costituito da sottosistemi e dispositivi in grado di immagazzinare energia convertendola in modo bidirezionale in media tensione;

   l'integrazione di tali impianti con il fotovoltaico consente lo stoccaggio del surplus di energia prodotta e non ancora auto-consumata, determinando il miglioramento delle prestazioni delle reti di trasmissione e distribuzione e riducendo la dipendenza dai combustibili fossili;

   inoltre, lo stoccaggio tramite Bess risulta funzionale a una maggiore stabilità della rete di trasmissione nazionale permettendo interventi urgenti in caso di eventuali scompensi tra domanda e offerta ovvero sfruttando l'over-produzione presente in alcune aree del Paese con maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili;

   in sostanza, il diffuso utilizzo di tali sistemi, integrati con le fonti energetiche rinnovabili, fornisce sicurezza e flessibilità al sistema elettrico con impatti positivi sul costo dell'energia e sugli oneri di sistema, a beneficio degli utilizzatori finali;

   la corretta diffusione dei Bess, tuttavia, rischia di incontrare degli ostacoli;

   com'è noto, con decreto legislativo n. 210 del 2021 è stato istituito un nuovo meccanismo di approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico (cosiddetto Macse) proprio al fine di integrare l'esigenza di accumulo con le fonti rinnovabili di produzione, acquisendo nuova capacità di stoccaggio tramite contatti di approvvigionamento di lungo periodo aggiudicati attraverso aste competitive organizzate da Terna. Tali aste, che dovrebbero essere avviate a partire dal giugno 2025, saranno aperte agli operatori titolari di nuovi sistemi di accumulo, ovverosia in possesso delle autorizzazioni alla costruzione e all'esercizio dell'impianto emesse dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, Direzione generale fonti energetiche e titoli abilitativi;

   nonostante il costante sforzo amministrativo, risulta agli interroganti che la citata direzione generale, a causa dell'elevato numero di pratiche da lavorare e della complessità delle stesse, rischierebbe di non riuscire a processare e a esitare in tempo utile i procedimenti autorizzativi ponendo un freno agli ambiziosi obiettivi che l'Italia si è posta in termini di transizione energetica e riduzione delle emissioni da fonti energetiche fossili –:

   se non ritenga di dovere intervenire al fine di potenziare la forza lavoro destinata all'istruttoria delle procedure autorizzative necessarie a garantire la partecipazione di tutti gli operatori interessati alle aste del Macse il cui avvio è previsto per giugno 2025.
(4-03963)


   COLOMBO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2020 la società EnergiaWind 2020 srl ha presentato una richiesta di concessione per l'installazione di una centrale eolica offshore, antistante la costa compresa tra le città di Rimini, Riccione e Cattolica, composta da 51 aerogeneratori per 330 MW complessivi e opere di collegamento alla Rete elettrica di trasmissione nazionale;

   per le centrali con produzione di energia superiore ai 300 MW l'autorizzazione deve provenire dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il quale deve tenere in considerazione anche la normativa in materia di tutela del paesaggio, ad avviso dell'interrogante in questo caso sottovalutata dalla richiedente;

   le amministrazioni locali e regionali hanno ottenuto unicamente l'allontanamento dell'impianto fino alle 12 miglia nautiche per ridurre il deturpamento del panorama;

   l'8 dicembre 2024 Gabriele Felappi, amministratore unico di EnergiaWind 2020, ha rilasciato un'intervista nella quale rafforza le preoccupazioni confermando spontaneamente che nelle giornate terse l'impianto sarà perfettamente visibile da terra;

   dichiara inoltre, ad avviso dell'interrogante in maniera fuorviante, che la centrale produrrà il 50 per cento del fabbisogno della provincia di Rimini nonostante fosse stata dichiarata pari al 43 per cento in sede di Via, omettendo però di rilevare il fatto che la produzione sarà immessa nella rete nazionale e non sarà destinata a soddisfare i bisogni della sola provincia;

   dichiara altresì che saranno previsti interventi di compensazione potendo creare centri visite per il turismo sostenibile, attività di pesca e impianti fotovoltaici per le comunità energetiche locali;

   va considerato oggettivamente il fatto che la provincia di Rimini fonda la sua economia sul turismo. Una simile installazione sarà di danno al settore perché l'impianto produrrà un elevato impatto ambientale e si ritiene che le compensazioni descritte siano trascurabili e insufficienti a realizzare lo scopo perché rappresentano delle mere e vaghe opportunità turistiche e imprenditoriali di incerta realizzazione e successo;

   va considerato che la provincia di Rimini ha un fabbisogno di 1.654 GWh di elettricità e che il 43 per cento equivale a 711,22 GWh. Poiché la centrale ha una potenza di 330 MW e si calcola una resa di un esiguo 24,6 per cento da ciò si evince chiaramente che l'installazione avverrebbe in una zona poco ventosa;

   un parere del Ministero della cultura del 31 maggio 2024 evidenzia la «necessità di un allontanamento ulteriore dell'impianto [...] e di una riduzione in altezza degli aerogeneratori, tali da rendere trascurabili le problematiche di impatto paesaggistico»;

   in tale contesto EnergiaWind 2020 è in attesa dell'autorizzazione unica per l'inizio del 2025 e ciò preoccupa poiché, come già detto, le compensazioni previste sono considerate largamente insufficienti a mitigare il danno paesaggistico e si ritiene sarebbero necessari interventi maggiormente efficaci per coniugare al meglio la necessaria tutela del paesaggio e dell'ambiente garantendo razionalmente la transizione ecologico energetica collocando gli impianti in luoghi ove il paesaggio, elemento fondamentale per l'economia di un territorio fondata essenzialmente sul turismo, non venga depauperato, depauperando con essi la redditività delle imprese turistiche stesse, dell'indotto e, soprattutto, per salvaguardare i numerosi lavoratori del settore –:

   se i Ministri interrogati, siano a conoscenza del problema esposto in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intendano intraprendere per limitare l'impatto paesaggistico in conformità al parere ministeriale citato nonché per prevedere compensazioni adeguate per le comunità locali che dovranno sostenere un onere gravoso in termini non solo ambientali ma anche economici.
(4-03966)


   BALDINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Sin Crotone-Cassano-Cerchiara è stato istituito con il decreto ministeriale n. 468 del 2001, ed il procedimento di bonifica delle aree ex Pertusola, ex Agricoltura, ex Fosfotec e le due discariche ex Pertusola ed ex Fosfotec, tutte site nel territorio crotonese, è iniziato nel 2008;

   nella conferenza dei servizi decisoria del 24 ottobre 2019, tenutasi presso il Ministero per l'ambiente per approvare il progetto operativo di bonifica fase 2, la regione Calabria, la provincia ed il comune di Crotone hanno richiesto e ottenuto che i rifiuti venissero smaltiti fuori dal territorio regionale per esigenze di tutela del territorio e della salute dei cittadini, conclusioni cristallizzate nel decreto direttoriale n. 7 del 2020 del Ministero dell'ambiente;

   dalla data del decreto, la società Eni Rewind, pur avendo presentato un prospetto riepilogativo delle aree in cui avrebbe smaltito i rifiuti in Italia e all'estero, non ha mai iniziato le operazioni nello stesso previste, avviando una serie di iniziative mirate a sottrarsi ai suoi obblighi;

   con nota del 29 novembre 2024, protocollo PM SICA/783/2024/P, Eni Rewind in ottemperanza all'articolo 1, comma 3, del decreto direttoriale prot. 144530 del 1° agosto 2024 del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, ha aggiornato il Ministero dell'ambiente circa lo scouting «da svolgere all'estero per l'individuazione di siti di destino dei rifiuti prodotti dalle attività di bonifica del Progetto stralcio autorizzato..»;

   al 30 settembre 2024, ha fatto sapere Eni Rewind nella nota su indicata, 13 società delle 29 contattate hanno individuato discariche per rifiuti pericolosi all'estero, di cui 11 per l'intero arco temporale di bonifica (2025-2031) e 8 società invitate ad una fase successiva di formulazione di offerta tecnico-economico hanno individuato 10 discariche potenzialmente compatibili con le esigenze del Progetto a stralcio, delle quali 5 localizzate in Svezia, 2 in Germania, 2 in Austria e 1 in Finlandia;

   nelle conclusioni della nota su indicata, Eni Rewind chiarisce «l'avvio delle attività di scavo dello Stralcio del POB Fase 2 avverrà, nel rispetto del decreto del 1° agosto 2024 in oggetto oltre che della successiva nota del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica del 24 settembre 2024, a partire da gennaio 2025 tramite l'utilizzo dell'impianto D15 in regime di deposito temporaneo per il successivo conferimento dei rifiuti non pericolosi presso le discariche contrattualizzate in altre regioni e dei rifiuti pericolosi nella discarica di Sovreco. A partire dalla seconda metà del 2025, a seguito del rilascio delle notifiche transfrontaliere Eni Rewind potrà attivare anche il canale di smaltimento estero per i rifiuti pericolosi, di cui ai contratti in corso di finalizzazione all'esito dello scouting, quale soluzione complementare al conferimento presso la discarica Sovreco»;

   tanto rappresenta a giudizio dell'interrogante una violazione dei vincoli del Provvedimento autorizzatorio unico regionale che nell'attuale configurazione impone il trasferimento dei rifiuti fuori dai confini calabresi;

   alla luce, poi, dei vincoli normativi paventati da Eni Rewind nella nota, sussiste il rischio concreto che i rifiuti del Sin di Crotone restino nel territorio crotonese in modo definitivo, con aggravio dei danni sociali, economici, ambientali già patiti dai cittadini e tanto è a giudizio dell'interrogante da addebitare al gravoso quanto colpevole ritardo di Eni Rewind nella ricerca di discariche idonee all'estero –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere perché vengano confermate le determinazioni che obbligano Eni a smaltire i rifiuti della bonifica fuori dal territorio calabrese, anche alla luce del positivo riscontro dell'attività di scouting estero che sconfessa le posizioni di Eni Rewind finora tenute per sottrarsi agli obblighi del Provvedimento autorizzatorio unico regionale, riscattando la dignità di un territorio come quello crotonese ad oggi piegato dagli interessi economici di una multinazionale.
(4-03970)


   MALAVASI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   migliaia di famiglie e aziende sono ancora senza energia elettrica dopo il blackout che, nella giornata del 9 dicembre 2024, ha colpito l'Appennino reggiano e, in particolare, i comuni di Baiso, Canossa, Carpinoti, Casina, Castelnovo ne' Monti, San Polo, Vezzano e Viano;

   a pagare il prezzo più alto sono i cittadini fragili, le aziende che non sono in grado di lavorare a causa dell'assenza di rete telefonica e internet, gli alunni e gli studenti con le scuole chiuse;

   a parere dell'interrogante è grave che Enel, con una precipitazione nevosa ampiamente annunciata, non si sia impegnata per prevenire il blackout che sta mettendo in ginocchio intere frazioni i cui abitanti sono rimasti senza luce e senza riscaldamento in un territorio in cui l'età media dei residenti è elevata e con molte fragilità –:

   quali risultino essere le ragioni di un blackout così lungo e perché non siano stati adottati, per quanto di competenza, interventi tempestivi per dare aiuto ai cittadini;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per verificare se le infrastrutture del territorio reggiano siano adeguate oppure presentino problemi sulla rete e quindi necessitino di interventi di ammodernamento che impediscano il ripetersi di disagi così importanti.
(4-03974)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PATRIARCA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è necessario approfondire ulteriormente le procedure per il riconoscimento della detrazione, cosiddetta «sismabonus acquisti». Tale agevolazione spetta agli acquirenti delle unità immobiliari ubicate nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, oggetto di demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguite da imprese di costruzioni e immobiliari. Allo stato attuale il «sismabonus acquisti» è in scadenza al 31 dicembre 2024. Nel disegno di legge di bilancio per il 2025 la proroga è prevista con percentuali di agevolazione assai diverse;

   continuano a pervenire agli interroganti segnalazioni da parte di notai, cittadini ed imprese circa la difficoltà ad attuare le giuste procedure per garantire l'accesso all'agevolazione entro dicembre 2024;

   come evidenziato in articoli di stampa, la risposta alla interrogazione 5-02944 del 15 ottobre 2024, non ha dissipato i dubbi in essa prospettati, in quanto essa si è limitata a richiamare la risoluzione dell'Agenzia delle entrate 14/E dell'8 marzo 2024 e la risposta a interpello Agenzia delle entrate n. 189 del 1° ottobre 2024, senza precisare quali siano le procedure da adottare e le tipologie di atti di compravendita da utilizzare secondo i princìpi enunciati in detti atti;

   fino alla pubblicazione della risoluzione Agenzia delle entrate 14/E del 2024, le compravendite immobiliari con «sismabonus acquisti» avvenivano attraverso la stipula del rogito entro i termini di vigenza dell'agevolazione, mentre la cessione del credito all'impresa avveniva in presenza del solo «allegato B» e il trasferimento del bene avveniva al termine dei lavori, al fine di garantire il diritto al credito fiscale e per non inficiare le garanzie a tutela dell'acquirente di immobili da costruire (Taic). Si tratta di tutele che si perderebbero in caso di trasferimento immediato di immobili di categoria F3, cioè in corso di costruzione;

   dalla verifica delle procedure e documenti emessi dall'Agenzia delle entrate a oggi si rileva che è possibile adottare 2 diversi percorsi per l'accesso alle agevolazioni fiscali «sismabonus acquisti», ossia:

    a) con il rispetto dei requisiti sin dalla stipula del rogito/fatturazione, entro il 31 dicembre 2024, come richiesti nella risoluzione 14/E del 2024, con accesso immediato alle agevolazioni «sismabonus acquisti» 85 per cento dall'anno 2024;

    b) con il rispetto dei requisiti successivi alla stipula del rogito/fatturazione, redatto entro 31 dicembre 2024, ma con accesso posticipato alle agevolazioni 85 per cento negli anni successivi al 2024 a seguito dell'ottenimento dell'accatastamento F3/F4, del collaudo e del deposito delle asseverazioni «allegati B1 e B2» al momento dell'esercizio in dichiarazione del diritto alla detrazione (conformemente alla procedura di cui alla risposta Agenzia delle entrate 565/2022) ovvero a collaudo o allo stato avanzamento lavori, ai sensi dell'articolo 2-ter del decreto-legge n. 11 del 2023 –:

   al fine di chiarire quali siano le procedure da seguire e le tutele a garanzia degli acquirenti, se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a chiarire ulteriormente quanto esposto in premessa, anche intervenendo sull'Agenzia delle entrate per l'emanazione di una circolare esplicativa volta a valutare, in maniera chiara, la correttezza delle due procedure di accesso al «sismabonus acquisti» sopra descritte, chiarendo altresì che il rogito deve considerarsi quale atto definitivo di compravendita, anche se il trasferimento del bene avviene a fine lavori.
(5-03235)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI e MANZI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   sulla base dei risultati dei precedenti avvisi del Dipartimento per le pari opportunità in tema di promozione delle discipline Stem ed al fine di dare attuazione alla legge n. 187 del 2023, che ha istituito la Settimana nazionale delle Stem (4-11 febbraio) e ha disposto per il 2024 un incremento del Fondo per le pari opportunità di 2 milioni di euro, in data 14 novembre 2024 è stato pubblicato l'Avviso per il finanziamento di progetti innovativi di formazione nelle materie Stem rivolti ai docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, a cura delle Università, dalla capienza complessiva di 4 milioni di euro;

   l'Avviso prevede l'erogazione di un contributo, che può variare da 100 mila a 300 mila euro, destinato alle proposte progettuali riguardanti l'organizzazione e la realizzazione di corsi di formazione nelle discipline Stem diretti a potenziare e innovare la metodologia e le strategie didattiche dei docenti in tali discipline;

   tali percorsi saranno finalizzati ad incrementare anche le capacità di supporto e di orientamento dei docenti nella scelta del percorso di studio di studentesse e studenti, a partire dalle loro aspirazioni, al di là delle barriere culturali e degli stereotipi di genere, e dalle competenze richieste dal mondo del lavoro nei settori ad alta occupabilità e competitività;

   le proposte progettuali devono riguardare l'organizzazione e la realizzazione, sulla base di accordi tra le università e gli istituti scolastici, di corsi di formazione nelle discipline Stem, della durata di almeno 14 ore ciascuno (incluse eventuali esperienze di laboratorio), da somministrare al personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado al fine di realizzare gli obiettivi di cui sopra. Le attività formative potranno svolgersi sia presso le sedi delle università, sia presso le sedi degli istituti scolastici;

   ai sensi dell'articolo 4 del suddetto avviso, possono presentare domanda di contributo, in forma singola o associata, esclusivamente le università e le istituzioni universitarie statali e non statali legalmente riconosciute ammesse al finanziamento statale ex legge n. 243 del 1991, ivi compresi gli istituti superiori ad ordinamento speciale e le università telematiche;

   i corsi previsti dall'avviso hanno un obiettivo molto importante che è quello di promuovere l'accesso delle ragazze e delle donne alle carriere tecniche e scientifiche, che costituiscono e costituiranno sempre più in futuro un importante ambito di opportunità professionali anche a livello globale e richiedono un ambiente di apprendimento e formazione in presenza;

   le undici università online hanno storie diverse, ma sarebbe stata opportuna una riflessione in linea con quanto dichiarato dalla presidente della Crui «non può bastare lo schermo di un pc per formare brillanti coscienze critiche»;

   si ritiene che, data la tipologia di corsi e le finalità formative che gli stessi intendono attuare in un momento di scarsità di risorse destinate alla formazione si sarebbe dovuto privilegiare il sistema pubblico alle prese con tagli ai bilanci e incremento dei costi –:

   se ritengano, per le motivazioni espresse in premessa e la tipologia di attività previste, di rivalutare l'adeguatezza delle università telematiche ad attuare le attività relative all'avviso in oggetto e dedicate a progetti innovativi di formazione nelle materie Stem.
(5-03243)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI e PELLEGRINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo il report del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, al 25 novembre 2024, il numero delle persone nelle carceri italiane risulta di 62.410, a fronte di una capienza di 51.165 di cui 46.771 posti effettivi, con un indice nazionale di sovraffollamento del 133,44 per cento;

   secondo il Garante «tale criticità è dovuta all'attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e in alcuni casi di intere sezioni detentive»;

   nel complesso sono 151 gli istituti con un indice di affollamento superiore al consentito. In 60 di questi l'indice risulta pari o superiore al 150 per cento. Condizioni che inevitabilmente si riverberano anche sul triste dato relativo ai suicidi (pari a n. 77) e ai decessi (pari a n. 19) in aumento rispetto al 2023, oltre ai sette suicidi verificatisi tra soggetti appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria;

   il sovraffollamento delle strutture penitenziarie è inevitabilmente associato agli episodi di aggressione e di autolesionismo (aggressioni, atti di contenimento, suicidi, tentati suicidi, manifestazioni di protesta collettiva e individuale, percosse, violazioni norme penali, rivolte), in costante aumento;

   le descritte criticità di sovraffollamento hanno investito anche il carcere di Sabbione di Terni, costringendo i sindacati di Polizia penitenziaria a una manifestazione di protesta tenutasi in data 8 dicembre 2024, aventi a tema la carenza di personale, il sovraffollamento di detenuti e le insostenibili condizioni di lavoro;

   a fronte di una capienza massima stimata in n. 460, i detenuti oggi reclusi presso il carcere di Sabbione sono oggi 575. Di questi, circa 200 sono detenuti per ragioni psichiatriche o di ordine di sicurezza, condizione, quest'ultima, che rende più complessa la gestione interna. Tale situazione è stata determinata anche dal costante afflusso di detenuti trasferiti per ragioni di ordine e sicurezza dalla Toscana agli istituti penitenziari umbri di Spoleto, Perugia e Terni;

   inoltre, la perdurante situazione di carenza in organico di personale (circa n. 50 dipendenti in meno) costringe gli agenti a turni di lavoro tra le 10 e le 12 ore, senza piena retribuzione dello straordinario e con l'impossibilità di fruire dei riposi e dei giorni di ferie spettanti per legge;

   la perdurante assenza di investimenti in interventi di edilizia e miglioramento delle strutture penitenziarie ha generato, negli anni, ambienti di lavoro e condizioni di ospitalità spesso gravemente inadeguate a livello igienico-sanitario;

   il sovraffollamento delle carceri ha determinato nel 2013 la condanna dell'Italia da parte della Corte europea dei dritti dell'uomo per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani;

   inoltre, ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione, le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato;

   ad oggi il maggior numero di ingressi in carcere risulta essere rappresentato dalle fattispecie criminose di cui all'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, la cui depenalizzazione riferita alla cannabis contribuirebbe risolverebbe il problema del sovraffollamento di detenuti nelle strutture carcerarie –:

   se, al fine di rendere più tollerabili le condizioni di lavoro degli agenti penitenziari e di ospitalità dei detenuti, non intenda adottare misure finalizzate a realizzare interventi urgenti di edilizia penitenziaria anche volti all'individuazione di nuove strutture idonee, adottando parallelamente iniziative volte a valutare l'impatto della depenalizzazione della cannabis con riferimento alle fattispecie criminose di cui all'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 che oggi contribuiscono a determinare il sovraffollamento nelle carceri italiane;

   se non intenda attivare un piano straordinario di assunzioni nell'ambito del Corpo di polizia penitenziaria in grado di risolvere definitivamente l'atavica situazione di sotto organico che affligge il corretto funzionamento delle strutture penitenziarie italiane contribuendo alle gravissime problematiche esposte in premessa.
(4-03962)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella sesta sezione del carcere di Marassi il 13 settembre 2023 il 58enne senza fissa dimora R.M. veniva ucciso durante il sonno dal 48enne L.G., che gli sfondava il cranio con uno sgabello. L.G., anch'egli senza fissa dimora e affetto da patologie psichiatriche, si trovava in carcere per furto, era stato allocato tra i comuni dove aveva aggredito un compagno di cella, una visita psichiatrica ne aveva certificato la pericolosa aggressività; era quindi stato spostato in sesta sezione in cella con R.M. e la sera prima dell'omicidio gli aveva già rotto il setto nasale con un pugno; nonostante ciò era stato mantenuto in cella con lui in attesa del consiglio di disciplina;

   nella stessa sezione il 14 ottobre 2023 A.S. veniva aggredito e sottoposto a un pestaggio dal suo compagno di cella, veniva quindi trasferito presso la casa circondariale di Sanremo dove pochi giorni dopo subiva un'aggressione ancora più violenta;

   il 6 febbraio 2024 A.H. marocchino ventottenne in carcere per furto e prossimo al fine pena, il giorno dopo essere stato spostato in sesta sezione (nella sezione ex articolo 32) a causa di un provvedimento disciplinare, si impiccava nella sua cella dopo averla bloccata per impedire i soccorsi; trasportato all'ospedale San Martino, vi spirava due giorni dopo;

   il 26 giugno 2024 un italiano ventinovenne veniva trovato morto nella sua cella probabilmente dopo avere inalato gas dal fornello;

   il 27 giugno 2024 in seconda sezione un egiziano quarantasettenne, prossimo al fine pena, si è tolto la vita in cella, impiccandosi con la cintura;

   il 29 ottobre 2024 un italiano cinquantaseienne veniva trovato privo di vita all'interno della sua cella, per chiarire le cause del decesso veniva disposta l'autopsia;

   il carcere di Marassi è dotato di un servizio assistenza intensificato comprensivo di un'articolazione di salute mentale; proprio per la presenza di questo presidio, molti detenuti giungono da altri istituti per essere curati, ma i posti sono insufficienti e diversi di loro vengono allocati in sezione dove non ricevono le cure e l'assistenza che le loro condizioni richiedono; ciò accade anche per serie patologie tumorali e, sovente, per detenuti che manifestino un grave disagio psichiatrico e – come constatato il 7 novembre da una delegazione di Nessuno tocchi Caino – molti di loro sono allocati in sesta sezione (nella parte dell'isolamento) peraltro in celle che versano in gravi condizioni di degrado igienico-sanitario, oltre che prive di riscaldamento e prive di campanelli che permettano di allertare il personale di custodia e medico nel caso di emergenze –:

   quali dati di conoscenza risultino dei fatti riportati in premessa e se risultino, per quanto di competenza, omissioni o responsabilità in merito agli stessi, in particolare a proposito dell'aggressione subita con esito mortale da R.M. il 13 settembre 2023;

   come intendano intervenire per scongiurare che detenuti destinati al Sai per le loro gravissime patologie siano inopinatamente collocati in sezioni dove non possono ricevere adeguati trattamenti medici e farmacologici;

   se il Ministro della giustizia non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza affinché le situazioni riscontrate in sesta sezione (non certo un reparto ospedaliero) di cui in premessa, siano diversamente trattate e che alla sporcizia e al degrado di quelle celle sia posto rimedio;

   se non ritengano opportuno che le celle siano tutte dotate di sistemi di allarme, magari solo visivi riscontrabili dai posti di controllo;

   quali iniziative di competenza intendano adottare – a fronte dei 6 decessi avvenuti nel 2024 – per implementare l'assistenza psicologica e psichiatrica e la carenza degli organici della polizia penitenziaria;

   se non ritengano di promuovere un'ispezione approfondita per il riscontro di eventuali responsabilità nella gestione del servizio sanitario e dell'organizzazione delle sezioni detentive.
(4-03967)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 12 novembre 2024 M.B.M., detenuto tunisino di 28 anni nel carcere di Marassi, intorno alle 15 tentava il suicidio per impiccagione nella sua cella mentre i suoi compagni erano all'ora d'aria; veniva tratto in salvo dall'intervento di un agente (avvenuto purtroppo dopo più di 15’) e ricoverato presso il reparto rianimazione dell'ospedale San Martino dove moriva nella serata del 15 novembre 2024;

   M.B.M. aveva regolare permesso di soggiorno e lavorava a tempo indeterminato in una pizzeria del centro di Genova, ma soffriva di patologie psichiatriche (schizofrenia) che potevano essere mantenute sotto controllo con adeguata terapia farmacologica;

   il 26 ottobre 2024 era stato arrestato per lesioni e minacce in seguito ad una serie di atti inconsulti compiuti nel tentativo di accedere a un locale in zona Sampierdarena, il 28 ottobre 2024 l'udienza ne aveva convalidato l'arresto e veniva tradotto in carcere a Marassi; tuttavia, il giudice per le indagini preliminari Carla Pastorini, constatatone lo stato di precario equilibrio psichico, chiedeva per lui con una PEC inviata il giorno stesso alla direzione del carcere una visita psichiatrica urgente e un adeguato trattamento sanitario;

   giunto in carcere, non veniva mai visitato dal medico psichiatra e nemmeno trattato dall'apposito reparto di sostegno psichiatrico del servizio di assistenza intensificata o sottoposto ai trattamenti farmacologici di cui necessitava visto il suo stato; veniva invece allocato presso la prima sezione senza particolari cautele;

   nei giorni successivi manifestava segni evidenti di disagio psichiatrico e veniva più volte a diverbio con i compagni di cella; il fratello detenuto in seconda sezione si offriva di dividere la cella con lui, ma questa possibilità non veniva concessa e martedì 12 novembre 2024 M.B.M. si impiccava nella sua cella;

   dell'accaduto davano notizia il Secolo XIX, la Repubblica, Genova 24.it, GenovaToday.it e GenovaQuotidiana.com il 13, 14 e 15 novembre 2024 e ancora Il Secolo XIX con un ampio articolo il sabato 16 novembre 2024;

   mercoledì 4 dicembre 2024 il detenuto 21enne di origini tunisine A.D., in carcere per furto, si è ucciso secondo le prime notizie impiccandosi nella sua cella nel reparto a sostegno psichiatrico del servizio di assistenza intensificato dove era stato spostato per avere già precedentemente manifestato intenzioni suicidarie; la notizia era riportata il giorno stesso e il successivo da Il Secolo XIX, la Repubblica, GenovaToday, Genova24.it, Primocanale e altri media;

   nel carcere di Marassi al 30 novembre 2024 erano presenti 691 detenuti su 535 posti, di capienza regolamentare; sulla capienza regolamentare per diversi anni l'amministrazione penitenziaria ha riportato il dato di 450 posti e non si comprende come si sia passati a 535 senza che siano aumentati i metri quadri disponibili e il numero delle celle;

   il sovraffollamento grava sugli istituti penitenziari impedendo – anche per le gravi carenze personale di ogni tipo – di poter seguire secondo quanto previsto dalla normativa i detenuti presenti che, nel carcere di Marassi, sono perlomeno 156 in più di quelli che la struttura può per legge ospitare –:

   se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per individuare eventuali responsabilità amministrative;

   per quale ragione, nei suoi 20 giorni di permanenza a Marassi, il detenuto M.B.M. non abbia ottenuto la visita psichiatrica urgente e un adeguato trattamento sanitario, richiesto tempestivamente dal giudice per le indagini preliminari alla direzione del carcere;

   se per il detenuto A.D. fosse stato disposto un provvedimento di sorveglianza particolare in ragione delle manifestate intenzioni suicidarie;

   cosa intenda fare il Ministro della giustizia per superare nell'immediato il grave problema del sovraffollamento.
(4-03968)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   mercoledì 21 febbraio 2024 presso la casa circondariale di Genova Pontedecimo la detenuta DS (Danila) di 61 anni è morta nella sua cella per apparente arresto cardiocircolatorio; notizie stampa riferivano di un cambio di terapia nei giorni precedenti al decesso che le avrebbe causato dei problemi; la notizia era riportata da Repubblica, agenzia Ansa, Genova Today, Genova 24.it, SavonaNews e Liguria notizie il 22 e 23 febbraio 2024;

   l'autopsia avrebbe poi chiarito che il decesso era avvenuto per un «processo settico di polmonite in stato avanzato» e per «mancate cure mediche», secondo quanto affermato in un articolo di Repubblica del 4 marzo 2024;

   i suoi familiari hanno presentato un esposto a cui è seguita l'inchiesta della procura di Genova;

   DS sarebbe tornata in libertà a giorni, ma avrebbe potuto ottenere già da due mesi una misura alternativa alla detenzione, che non era stata concessa a causa dei ritardi del Tribunale;

   da giorni – in base a quanto riferito dalle compagne di detenzione in una lettera scritta alla sorella di Danila il giorno dopo il decesso e in parte riportata da Repubblica il 27 giugno 2024 – «Danila passava le giornate a letto senza mangiare nulla. Quando hanno chiamato qualcuno era troppo tardi. Noi, dietro quelle maledette sbarre, piangevamo»;

   la casa circondariale di Pontedecimo, che ospitava al 30 novembre 2024 143 detenuti/e (74 uomini e 69 donne) su 96 posti di capienza regolamentare, non dispone più da diversi anni della copertura medica h24 (in passato assicurata); nel fine settimana non vede presenza di un medico dalle 13 del sabato alle 8 del lunedì e non ha da tempo un proprio dirigente medico incaricato, essendo affidata a quello del centro clinico di Marassi, assai di rado presente in istituto;

   il carcere di Marassi è distante 13 chilometri da Pontedecimo e la sinergia tra i servizi medici delle due strutture esiste soltanto sulla carta;

   a La Spezia, che ha 151 posti di capienza (ora ridotti a causa di lavori) la copertura h24 è assicurata; nei piccoli istituti di Chiavari e Imperia (rispettivamente di 52 e 53 posti) la presenza di un medico è garantita da mattina a sera anche nei festivi;

   lo psichiatra a Pontedecimo è presente in istituto un solo giorno a settimana e per un paio di ore in tutto;

   anche la presenza del dentista avviene un solo giorno a settimana, trattandosi dello stesso medico che deve occuparsi anche degli istituti di Marassi e La Spezia –:

   di quali eventi dispongano in ordine alle circostanze del decesso della detenuta e se intendano verificare, per quanto di competenza, le eventuali responsabilità e carenze di carattere amministrativo;

   se il Ministro della salute, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative, anche in raccordo con la regione Liguria, affinché sia ripristinata la copertura medica h24 dell'istituto o almeno garantita la presenza di un medico anche nei festivi, incrementato il numero di ore di presenza dello psichiatra in istituto e risolto il problema del dentista, nonché sia nominato un nuovo dirigente medico che svolga il proprio incarico esclusivamente presso la casa circondariale di Pontedecimo;

   quali iniziative di competenza il Ministro della giustizia intenda assumere per superare il sovraffolamento che caratterizza l'istituto di Pontedecimo, con un indice del 149 per cento.
(4-03977)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORDONALI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 dicembre 2024, l'azienda Stanadyne, multinazionale americana attiva nella produzione di sistemi di iniezione per motori diesel e benzina, ha comunicato ai lavoratori dello stabilimento di Castenedolo (Brescia) la messa in liquidazione della società, mettendo a rischio oltre 100 posti di lavoro;

   lo stabilimento di Castenedolo rappresenta una realtà produttiva storica per il territorio bresciano, inaugurata nel 1969 e operante nel settore automotive, un settore strategico per l'economia nazionale, ma attualmente colpito da una crisi generalizzata legata alla transizione ecologica e al calo della domanda;

   la decisione di liquidazione arriva in un contesto di difficoltà economiche già segnalate negli ultimi anni, senza che risulti siano state intraprese misure di sostegno o interventi per la riconversione dell'attività industriale;

   i lavoratori hanno tempestivamente organizzato un'assemblea permanente presso lo stabilimento per chiedere il ritiro della procedura di liquidazione e la salvaguardia dei posti di lavoro;

   la chiusura della Stanadyne si inserisce in un quadro di crisi occupazionale locale che ha visto la recente chiusura di altre due aziende bresciane, Filartex e Prandelli, portando il totale dei lavoratori coinvolti a oltre 200 in pochi giorni –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano intrapreso o intendano intraprendere iniziative urgenti per salvaguardare i posti di lavoro nello stabilimento Stanadyne di Castenedolo e per sostenere i lavoratori e le loro famiglie in questa fase di grave difficoltà;

   se sia prevista l'attivazione di tavoli di crisi con la partecipazione della proprietà aziendale, dei rappresentanti sindacali e delle istituzioni locali per individuare soluzioni che garantiscano la continuità produttiva e la tutela dei livelli occupazionali;

   se intendano adottare misure straordinarie a favore del settore automotive, con particolare attenzione alla riconversione industriale delle aziende in crisi, al fine di preservare l'occupazione e il know-how tecnologico del settore.
(4-03965)


   ALMICI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   preoccupano i vincoli europei sulle auto diesel e benzina con la scadenza individuata al 2035 per lo stop ai motori a combustione interna che scatterà nel 2035;

   in particolare, il centro studi di Confindustria Brescia ha stimato che nella città lombarda il comparto dell'automotive conti circa 250 imprese, 18 mila dipendenti e un fatturato da quasi 7 miliardi di euro;

   la crisi nel settore della meccanica e dell'automotive sta colpendo duramente la provincia di Brescia, dove il comparto rappresenta uno degli assi portanti dell'economia locale;

   le preoccupazioni sono duplici: per le tempistiche perché non sarà semplice rivoluzionare un comparto entro il 2035 e per la concorrenza cinese, in testa nella transizione all'auto elettrica, superando l'Europa in vendite e infrastrutture, e che oggi sta già provando ad aggirare i dazi mettendone altri su alimentare e moda, ma soprattutto cercando impianti produttivi in Europa;

   anche il secondo anno consecutivo di recessione in Germania, principale mercato per le esportazioni di meccanica made in Italy, ha ridotto drasticamente la domanda di macchinari e componenti per il settore automotive: nei primi sei mesi del 2024, le esportazioni di macchinari bresciani verso il mercato tedesco sono crollate del 12,4 per cento, un dato allarmante che si unisce alla caduta generale delle vendite tedesche di autoveicoli (-27,3 per cento) e di prodotti in metallo (-13,5 per cento);

   le associazioni di impresa e quelle dei lavoratori da tempo sottolineano la necessità di premere affinché la scadenza del 2035 venga rivista, stigmatizzando come «Sulla transizione tutti parlano ma nessuno ha ancora ben capito le dimensioni del fenomeno. Noi chiediamo misure di accompagnamento e di protezione adeguate a difesa dei posti di lavoro, sapendo che qualche scricchiolio a livello economico già si avverte (in questo momento, sono oltre 10 mila i lavoratori interessati dalla cassa integrazione solo nel bresciano)» –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito alle criticità esposte in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire una transizione ecologica economicamente sostenibile e industrialmente equa, salvaguardando il comparto automotive e i relativi livelli occupazionali.
(4-03971)


   PAVANELLI e PELLEGRINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la crisi mondiale che sta investendo il settore dell'automotive non ha risparmiato il sito di Nera Montoro (Terni) dell'azienda Alcantara S.p.A.;

   si tratta dell'azienda che produce l'omonimo materiale tessile utilizzato per i rivestimenti interni di automobili, imbarcazioni, ma anche per oggetti di arredo di design e abbigliamento di alta moda, il cui export rappresenta il 90 per cento del fatturato;

   il principale settore di riferimento è proprio l'automotive (con il 78 per cento del fatturato). Alcantara S.p.A., infatti, fornisce tessuti a importanti marchi tedeschi, britannici e italiani;

   presso la sede di Nera Montoro si trova anche il centro sviluppo applicazioni dedicato alla ricerca sui materiali, suddiviso in due aree: il laboratorio prove comportamentali, destinato alla valutazione delle prestazioni del prodotto, e il laboratorio tecnologie applicative, preposto allo studio e allo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi processi di lavorazione;

   la crisi ha determinato il rallentamento della produzione dell'intero stabilimento a partire dal 2 gennaio 2024, fino al 30 marzo 2025, mentre per alcuni reparti produttivi è stato addirittura previsto, in aggiunta, uno stop totale attualmente fissato in venti giorni. Per i lavoratori si farà ricorso alla cassa integrazione;

   la descritta situazione di crisi ha radici più profonde: a partire dalla chiusura del 2023, l'azienda ha deciso di non rinnovare i contratti a termine, mentre la prima attivazione della cassa integrazione risale a fine febbraio 2024;

   nella manovra di bilancio per il 2025 risultano essere stati effettuati tagli al fondo automotive per un totale di 4,6 miliardi di euro;

   l'assenza di investimenti affiancata dal taglio alle risorse ordinarie rischia di aggravare la desertificazione industriale della filiera dell'auto italiana con ripercussioni su numerosi siti produttivi di eccellenza per il made in Italy e con impatti sociali devastanti sull'occupazione –:

   quali iniziative intenda attivare al fine di salvaguardare la continuità operativa del sito produttivo Nera Montoro della Alcantara S.p.A., anche a tutela dei lavoratori ivi impiegati;

   attraverso quali iniziative intenda agire per arginare gli effetti della crisi del settore dell'automotive, anche al fine di preservare le eccellenze del made in Italy.
(4-03973)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   grazie a Sky Tg24 è stato svelato il dato complessivo ufficiale relativo ai detentori di armi (cioè tutti coloro i quali hanno in casa almeno un'arma denunciata, a prescindere dal fatto che abbiano un porto d'armi in corso di validità): la cifra fornita, pari a 4.659.082 cittadini detentori, è relativa al 2023 e proviene dal Ced, il sistema di elaborazione dati interforze nel quale vengono inserite, ormai dall'inizio degli anni ottanta, tutti i passaggi di proprietà relativi alle armi legalmente detenute;

   il Ministero ha fornito anche il dato dei detentori risalente al 2019, evidenziando che a quella data erano quasi 4,8 milioni e che, quindi, in questi anni c'è stato un calo. Il calo può essere dovuto in parte sicuramente ai decessi intervenuti con il Covid, in parte al lento processo di diminuzione della cultura venatoria con conseguente diminuzione del numero di cacciatori;

   il numero in sé è piuttosto interessante, anche se occorre evidenziare come il sistema Ced presenti alcune criticità metodologiche: in alcuni casi, infatti, coloro i quali detengono armi da prima della sua entrata in funzione senza aver mai acquistato o ceduto un'arma in questo frattempo non risultano censiti e in altri casi, possono ancora risultare a sistema soggetti che in realtà hanno già ceduto tutte le armi in loro possesso da alcuni anni;

   comunque, il dato fornito risulta praticamente quadruplo rispetto agli attuali detentori di un porto d'armi (1.174.233 sempre secondo i dati del Ministero dell'interno 2023) ed evidenzia come i possessori di armi rappresentino, circa, il 10 per cento della popolazione italiana adulta. Dati tutto sommato non così lontani da quelle che erano state le stime dello Small arms survey che, nel 2007, aveva indicato nel 12 per cento il tasso di possesso di armi tra i cittadini italiani;

   l'articolo 28 del disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, approvato dalla Camera e in corso di esame in Commissione al Senato, prevederebbe la possibilità per gli agenti di pubblica sicurezza di portare armi anche al di fuori degli orari di servizio. A giudizio dell'interpellante è una previsione eccessivamente ampia, in quanto non prevede alcuna specifica relativa ai soggetti destinatari, un tentativo di andare oltre ai protocolli, che sembra voler avvicinare il Paese modello americano, dove la facilità dell'accesso alle armi è cosa comune: la norma è palesemente incompatibile con il nostro ordinamento costituzionale potendo configurare il riconoscimento di un esercizio della funzione di pubblica sicurezza in forma privata. Fuori servizio, l'agente di pubblica sicurezza ha gli stessi diritti e gli stessi doveri di qualsiasi cittadino (pena la violazione «verso l'alto» del principio di uguaglianza);

   è una disposizione che non si giustifica sulla base di dati allarmanti, ma sulla percezione mediatica della criminalità percepita;

   nel nostro Paese è incredibile il divario tra sicurezza reale e percepita, studi criminologici e dati statistici avallano questa affermazione. Oggi l'Italia è il Paese più sicuro dell'Unione europea: nel 2020 ci sono stati 271 omicidi (di cui 112 femminicidi), con un tasso dello 0,45 per ogni 100.000 abitanti. Seguono Austria, Grecia, Portogallo e Spagna, con un tasso dello 0,7, Olanda e Polonia con lo 0,8, Germania con l'1, Regno Unito con 1,2, Francia con 1,3, Estonia con 2,2, Ungheria con 2,5, Lettonia con 4,2, Russia con 9,2. Nel mondo, per grado di sicurezza, l'Italia è seconda solo al Giappone, che ha un tasso dello 0,3;

   non ci si prepara alla guerra, ma quasi 5 milioni di armi, il quadruplo rispetto ai detentori di porto d'armi, rappresenta un vero campanello d'allarme per la sicurezza pubblica: neppure la resistenza partigiana vedeva tante armi in circolazione –:

   se il Ministro interpellato, anche alla luce delle premesse, non ritenga di dover adottare iniziative di carattere normativo volte a rivedere le regole che consentono il porto d'armi, affinché sia effettivamente motivata la necessità di acquisto e detenzione, siano definite le tipologie limitando il numero di armi e munizioni detenibili, sia fatto obbligo ai detentori di effettuare test psicoattitudinali e certificazioni comprovante l'idoneità psico-fisico ogni biennio da cui risulti la sua idoneità alla detenzione delle armi, sia fatto obbligo di stipulare, per soggetti per i quali ancora non sia prevista, un'assicurazione di responsabilità civile verso terzi, per la licenza di «porto d'armi per difesa personale» sia mantenuto il rinnovo annuale, per la licenza per «uso sportivo», il rinnovo sia modificato dagli attuali cinque anni a tre anni, prevedendo misure affinché le armi siano detenute presso le suddette strutture e per la licenza per «uso venatorio», il rinnovo sia modificato dagli attuali cinque anni a tre anni.
(2-00493) «Zanella».

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI, DI LAURO, FEDE e PELLEGRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con nota prot. n. 38138 del 18 novembre 2024 il Ministero dell'interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ha disposto talune misure finalizzate a prevenire rischi per l'ordine e la sicurezza pubblica in relazione all'eventuale alloggiamento di persone pericolose e/o legate ad organizzazioni criminali o terroristiche;

   tali misure si sostanziano nel divieto dell'identificazione da remoto degli ospiti delle strutture ricettive a breve termine effettuata mediante trasmissione informatica delle copie dei documenti e, conseguentemente, dell'utilizzo delle modalità di accesso negli alloggi mediante codice di apertura automatizzata ovvero tramite installazione di keyboxes all'ingresso degli stabili;

   la citata nota ritiene che tali modalità non garantiscano la corretta identificazione personale degli ospiti al momento dell'accesso alla struttura eludendo il disposto di cui all'articolo 109 del testo unico per le leggi di pubblica sicurezza che prescrive l'obbligo per i gestori degli esercizi alberghieri e di altre strutture ricettive di dare alloggio esclusivamente a persone munite di un documento idoneo ad attestarne l'identità, comunicandone alle questure territorialmente competenti le generalità entro 24 ore successive all'arrivo;

   la circolare de quibus, tuttavia, sembra travalicare il disposto normativo. In primo luogo, occorre ribadire che nessun obbligo di accertamento circa l'autenticità del documento di riconoscimento può essere validamente imposto ai gestori di strutture ricettive che, ai sensi dell'articolo 109 del Testo unico per le leggi di pubblica sicurezza sono tenuti esclusivamente a verificare il possesso di un documento di identità e ad effettuare una verifica – che non può non essere – sommaria della corrispondenza dello stesso al dichiarante;

   il divieto di self-check, dunque, lungi dal determinare una maggiore sicurezza sui controlli dei soggetti ospitati, rappresenta un ingiustificato vincolo alla libertà di iniziativa economica e una stretta al settore ricettivo in un momento storico caratterizzato da una domanda superiore all'offerta di locazioni brevi che ha provocato l'incremento generale dei costi, anche a causa del fenomeno dell'overtourism presente nelle maggiori città italiane;

   non infrequente deve ritenersi il ricorso a tale modalità di accreditamento degli ospiti anche presso le strutture ricettive alberghiere;

   la nota n. 38138 non risulta, altresì, proporzionata alle finalità perseguite. La verifica dell'identità da remoto, può infatti essere utilmente effettuata anche mediante attività che consentano la simultanea compresenza dell'ospite dichiarante e del gestore verificatore, ad esempio mediante una videochiamata nel corso della quale il primo mostra al secondo il proprio documento di identità. Le medesime modalità sono ormai di comune utilizzo anche da parte di aziende che offrono servizi bancari o di car sharing, che parimenti richiedono una penetrante verifica circa l'identità del richiedente;

   a giudizio dell'interrogante i vizi sopradescritti che affliggono l'atto amministrativo in parola, oltre ad arrecare un grave e immediato danno al settore ricettivo delle locazioni brevi, rischiano di vedere il Ministero interrogato soccombente in caso di eventuali controversie giudiziarie –:

   se non intenda adottare iniziative volte a rivedere le prescrizioni contenute nella citata nota protocollo n. 38138 a giudizio dell'interrogante connotate da eccesso di potere e non proporzionalità nella misura in cui queste non ammettono il self check in mediante modalità tali da garantire per via telematica l'accertamento dell'identità degli ospiti richiedenti da parte dei gestori delle strutture ricettive.
(4-03961)


   URZÌ, ROSCANI, LA PORTA, MAIORANO, PADOVANI, MILANI, OSNATO, MARCHETTO ALIPRANDI, MACCARI, LA SALANDRA, DONDI, DEIDDA, MASCARETTI, MASCHIO, CIABURRO, TESTA, LOPERFIDO, CARETTA, MATTEONI, MAERNA, MALAGUTI, FABRIZIO ROSSI, CERRETO, VIETRI, GIOVINE, VINCI e ZURZOLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'8 dicembre 2024 si è svolto a San Paolo di Appiano (Bolzano) un raduno commemorativo organizzato dalla associazione strutturata in forma paramilitare Südtiroler Schützenbund e il Südtiroler Heimatbund, organizzazione dichiaratamente secessionista, dedicato al ricordo «dei combattenti per la libertà tirolesi degli anni '50 e '60 (ndr traduzione dal sito www.schuetzen.com) deceduti e viventi»;

   i «combattenti per la libertà» richiamati sono in realtà terroristi secessionisti alcuni dei quali richiamati su una lapide che recita «Il loro sacrificio è per noi un impegno» (in traduzione) allestita nel cimitero della frazione di Appiano in cui sono ricordati Anton Gostner, Georg Klotz, Franz Höfler, Sepp Kerschbaumer e Luis Amplatz;

   al raduno ha partecipato con un collegamento da remoto Erhard Hartung, condannato con sentenza definitiva all'ergastolo per la strage di Cima Vallona. Accadde il 25 giugno 1967;

   con mine antiuomo furono colpiti i militari intervenuti sul luogo dell'abbattimento di un traliccio dell'alta tensione;

   morirono l'alpino radiofonista Armando Piva dopo una lunga agonia dovuta alle mutilazioni subite nell'esplosione, il sottotenente Di Lecce, il capitano Gentile e il sergente Dordi. Il sergente Marcello Fagnani, colpito da oltre 40 schegge, rimase gravemente ferito;

   questa fu solo una delle oltre 500 azioni offensive che causarono una ventina di caduti;

   ciò nonostante quest'anno si è svolto l'evento celebrativo non delle vittime ma degli autori di queste azioni terroristiche, evento che è stato preceduto da una massiccia campagna di affissioni promosse dalle stesse organizzazioni promotrici del raduno di San Paolo presso le fermate degli autobus della provincia di Bolzano ritraenti l'immagine di Sepp Kerschbaumer, fondatore e attivista di spicco del Befreiungsauschuss Südtirol (Bas), organizzazione terroristica separatista con all'attivo centinaia di attentati, molti mortali. I manifesti recano la scritta: «grazie per la tua missione» (traduzione). E sullo sfondo sono ritratti tralicci dell'alta tensione dello stesso tipo di quello abbattuto a Cima Vallona che si piegano sotto i colpi delle cariche esplosive e del tritolo;

   inoltre, da qualche tempo è anche allestita in via Portici 9 a Bolzano una paradossale mostra permanente con l'esposizione di apparecchiature e modelli di cariche esplosive utilizzate durante gli anni del terrorismo secessionista e una collezione di materiale evocativo delle gesta degli autori degli attentati con lo svolgimento di una narrazione che dichiara destituita di fondamento la gran parte dei pronunciamenti di condanna dell'autorità giudiziaria italiana. Esposti anche busti e elogi di alcuni degli autori di attentati e delle loro azioni. Fra i curatori della mostra lo stragista Erhard Hartung;

   risulta presa in carico dal Ministero dell'interno (come riferito dal Ministro il 14 novembre 2024 a Bolzano a margine della sottoscrizione di un accordo quadro di collaborazione con la provincia autonoma di Bolzano) l'ipotesi di garantire modalità agevolate per il trasporto in Italia da Austria e Germania di «armi storiche» in occasione di adunate transfrontaliere delle organizzazioni degli Schützen;

   nel corso del raduno di San Paolo di Appiano le armi storiche sono state utilizzate (come accaduto in numerose altre circostanze) per esplodere salve in omaggio dei terroristi ivi celebrati, quindi in contesti fortemente ideologizzati estranei a contesti folcloristici –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere, in considerazione di quanto esposto in premessa, per evitare eventuali semplificazioni procedurali nella richiesta di movimentazione transfrontaliera di armi storiche (che sono a tutti gli effetti armi, con modifiche) e quali siano gli interventi previsti per vigilare sullo svolgimento di eventi e mostre permanenti di dichiarata adesione ai princìpi ispiratori che animarono la stagione terroristica secessionista fra gli anni Sessanta e Settanta in Alto Adige.
(4-03978)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   GUERINI e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la norma – prevista dal decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2024, n. 106 – che obbliga i docenti assunti fino al 30 giugno 2024 e vincitori del concorso PNRR1 a prendere servizio immediatamente nella scuola assegnata, pena la perdita del ruolo, sta generando grandi problemi nelle scuole, cosa che si era già evidenziata in sede di conversione;

   la graduatoria pubblicata nei giorni scorsi sta costringendo infatti decine di docenti in tutta Italia a lasciare le classi dove erano stati assegnati ad anno scolastico in corso con grave danno per la continuità didattica e la qualità dell'insegnamento;

   come si apprende da notizie di stampa, in alcuni casi sono gli stessi studenti a protestare per una norma che li priva di insegnanti fondamentali a ridosso di un momento cruciale del loro percorso scolastico: in tal senso, come riporta il quotidiano «Il Cittadino» di Lodi, una classe quinta è rimasta senza insegnante di italiano in un anno cruciale;

   come riportato dallo stesso quotidiano la docente si sarebbe legittimamente domandando come mai «i docenti con contratto fino ad agosto possano restare sulle loro cattedre» sottolineando come il Ministero obblighi i presidi a contratti a breve termine per risparmiare, creando poi queste problematiche;

   ci sarebbero 6 cattedre scoperte ma la docente deve prendere servizio in altra scuola, «costretta a lasciare i suoi studenti di quinta per valutare ragazzi che non conosce nemmeno»;

   il problema è molto chiaro e riguarda le immissioni in ruolo dei vincitori del primo concorso PNRR, possibili fino al 31 dicembre 2024, a condizione che la graduatoria di merito sia pubblicata entro il 10 dicembre 2024. Tuttavia, diverse graduatorie non saranno pubblicate in tempo, lasciando in sospeso la situazione dei supplenti che occupano quei posti. Le scuole hanno assunto supplenti con clausola risolutiva «fino ad avente titolo», per garantire la continuità didattica in attesa dell'arrivo dei vincitori del concorso;

   la Nota ministeriale del 4 settembre 2024 chiarisce che i posti destinati ai vincitori del concorso PNRR non possono essere assegnati tramite GPS, ma sono coperti da contratti a tempo determinato fino all'arrivo dell'avente diritto, stipulati sulla base delle graduatorie di istituto;

   se le graduatorie di merito non vengono pubblicate, i dirigenti scolastici stipuleranno con i supplenti contratti a tempo determinato fino al termine delle attività didattiche (30 giugno 2025), con una clausola risolutiva al 31 dicembre 2024 in caso di arrivo del vincitore del concorso –:

   quali siano le ragioni per le quali nonostante vi siano cattedre vuote i docenti siano costretti a lasciare le classi ad anno in corso e se non si ritenga di adottare iniziative di carattere normativo volte a correggere una disciplina che sta creando caos e disagi nelle scuole.
(4-03969)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   alle 10.20 di mattina di lunedì 9 dicembre 2024 a Calenzano, in provincia di Firenze, si è verificata una violenta esplosione in un deposito di carburante Eni che ha provocato la morte di 5 persone e il ferimento di 27 altre;

   come emerso dal racconto di alcuni testimoni, l'esplosione è stata devastante e ha distrutto anche finestre, porte e scaffalature degli stabilimenti non direttamente coinvolti. Come annunciato in una nota dal procuratore capo di Prato Luca Tescaroli, che ha fatto un sopralluogo nel deposito, «sarà aperto un procedimento penale per appurare eventuali responsabilità»;

   secondo una prima ricostruzione, l'esplosione sarebbe avvenuta durante le fasi di carico del carburante all'interno di un'autocisterna. L'esplosione avrebbe poi innescato anche gli altri mezzi in sosta. La nube prodotta dalle fiamme che si sono propagate nel deposito è stata vista fino a Firenze;

   la Procura di Prato ha coinvolto nelle indagini i militari del comando provinciale dei Carabinieri di Firenze e «ha nominato alcuni medici legali e tre consulenti tecnici per accertare le cause dell'esplosione», ancora da chiarire. Inoltre, è stato richiesto l'intervento dell'Arpat e dell'Asl Toscana Centro «per evidenziare i profili di possibile responsabilità sul luogo teatro dell'esplosione»;

   a seguito dell'incidente era stata sospesa la circolazione ferroviaria sulle linee convenzionali Firenze-Bologna e Firenze-Prato-Pistoia, mentre l'autostrada A1 era stata riaperta dopo una breve chiusura;

   l'agenzia regionale Arpat ha escluso rischi per la salute spiegando che «le concentrazioni in aria a livello del suolo a partire dalla conclusione delle operazioni di spegnimento sono da ritenersi trascurabili e la nube dell'incendio si è dispersa in quota in tempi relativamente brevi»;

   a quanto pare già in passato erano sorti dubbi sulla sicurezza del sito, definito troppo urbanizzato per ospitare un impianto di quel tipo; questa a giudizio dell'interrogante è l'ennesima strage perpetrata in nome del profitto e in spregio di ogni regola e buon senso –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, possa fornire chiarimenti in ordine alle cause all'esatta dinamica di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per fermare la strage di morti sul lavoro in atto nel nostro Paese.
(5-03239)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte di lunedì 9 dicembre 2024, un incendio ha distrutto una decina di baracche nell'insediamento di migranti a Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Fortunatamente, non si sono registrate vittime o feriti. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno domato le fiamme, e la polizia, che ha avviato le indagini per chiarire le cause del rogo;

   sembrerebbe, in base alle prime ipotesi, che l'incendio possa essere stato causato da un cortocircuito o da un braciere acceso per riscaldarsi. L'episodio è solo l'ultimo di una lunga serie di roghi nel «ghetto», dove vivono circa tremila migranti impegnati come braccianti agricoli nella zona;

   sono 200 i milioni di euro stanziati dal PNRR per superare gli insediamenti abusivi in Puglia, circa 104 milioni dei quali nella sola provincia di Foggia, di cui 54 destinati al rifacimento dell'insediamento di Borgo Mezzanone, ma ad oggi purtroppo non è stato neppure approvato il progetto –:

   se non intendano i Ministri interrogati adottare iniziative di competenza volte a velocizzare l'iter dei progetti di riqualificazione degli insediamenti previsti dal PNRR ai fini di percorsi d'inserimento abitativo e di lotta allo sfruttamento lavorativo in agricoltura.
(5-03240)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI e PELLEGRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la storica Cooperativa pescatori del Trasimeno, sita nella frazione San Feliciano del comune di Magone (Perugia), dal 1928 rappresenta un simbolo e un punto di riferimento per l'intera area lacustre circostante;

   secondo quanto noto all'interrogante, questa storica realtà sarebbe sull'orlo del fallimento. Oltre al laboratorio, risulterebbero già state chiuse due rivendite del pescato, mentre si sarebbe già provveduto a fermare il conferimento del pesce a San Feliciano. Inoltre, il pagamento degli stipendi sarebbe fermo alla mensilità di agosto 2024 e sarebbe stata già annunciata l'apertura della procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti;

   ad acquisire un peso determinante nella crisi della cooperativa è lo stato di preoccupante siccità in cui versa il Lago Trasimeno che ha ridotto il pescato e, conseguentemente, i relativi incassi;

   in data 28 novembre 2024 si è tenuta un'assemblea convocata da Cisl e Uil che – a riprova dell'elevata attenzione sulle sorti di tale realtà locale – ha visto la partecipazione, oltre dei dipendenti dell'azienda, anche di numerosi abitanti di San Feliciano. Nel corso di tale incontro, il presidente della Cooperativa, affiancato da un referente di Confcooperative, ha esposto una complessa operazione aziendale che prevederebbe la costituzione di due nuove cooperative, le quali, tramite l'affitto del ramo di azienda, rileverebbero rispettivamente la locanda e l'attività ittica con lo spostamento del conferimento del pescato da San Feliciano a Sant'Arcangelo. Proprio quest'ultima condizione ha determinato l'insoddisfazione della comunità di San Feliciano per cui la pesca rappresenta un'attività fortemente identitaria;

   secondo la descritta operazione, le due nuove cooperative dovrebbero congiuntamente garantire l'impiego del personale in organico alla locanda e i pescatori ancora in attività, ma non anche delle addette e degli addetti ai punti vendita e al laboratorio di trasformazione del pescato. Quest'ultimo è l'unico in Italia deputato alla trasformazione del pesce di lago –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, in particolare riguardo alle condizioni finanziarie in cui versa la Cooperativa pescatori del Trasimeno e all'operazione aziendale relativa al suo presunto salvataggio esposta nel corso dell'assemblea del 28 novembre 2024;

   quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti territoriali, per tutelare la continuità occupazionale di tutti gli impiegati della Cooperativa pescatori del Trasimeno e per scongiurare la dispersione di una storica attività ittica intrinsecamente connessa alla tradizione propria della comunità di San Feliciano;

   se non intendano promuovere con estrema urgenza l'attivazione di un tavolo interministeriale con il compito di vagliare le possibili soluzioni volte a preservare la salute del Lago Trasimeno, quale risorsa essenziale per tutte le attività economiche basate sulla sua effettiva fruibilità.
(4-03975)


   FARAONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18 del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, noto come «decreto coesione», ha introdotto la misura agevolativa «Resto al Sud 2.0», destinata a imprese e professionisti, con l'obiettivo di promuovere la creazione di nuove attività imprenditoriali per le donne e i giovani disoccupati residenti nelle regioni del Sud Italia. Il decreto attuativo di cui al comma 6 del medesimo articolo, previsto inizialmente entro un mese dalla sua entrata in vigore, non è ancora stato emanato;

   la misura «Resto al Sud 2.0» ha previsto un cambiamento significativo rispetto alla storica misura «Resto al Sud», relativamente all'agevolazione economica. In precedenza, il contributo copriva il 100 per cento dell'importo complessivo del programma di spesa attraverso una combinazione di finanziamento a tasso agevolato e contributo a fondo perduto realizzabili grazie alle convenzioni con il Medio credito centrale e Invitalia. Ora, il contributo copre il 75 per cento del programma di spesa per importi tra 20.000 euro e 120.000 euro e il 70 per cento per importi tra 120.000 euro e 200.000 euro, prevedendo che il restante 25 per cento del finanziamento venga coperto dai beneficiari;

   il decreto-legge n. 60 del 2024, nella sua versione attuale, non ha previsto alcun meccanismo alternativo di finanziamento per coloro che non sono in grado di coprire la quota pari al 25 per cento del contributo, una circostanza che appare particolarmente rilevante in considerazione della ristretta platea dei beneficiari, limitata agli under 35 disoccupati;

   tale scelta legislativa genera ad avviso dell'interrogante una significativa criticità, in quanto molti disoccupati potrebbero trovarsi nell'impossibilità di reperire i fondi necessari per integrare la parte non coperta dal finanziamento pubblico, considerando che la possibilità di accedere a un prestito bancario senza garanzie reali o patrimoniali risulta particolarmente ardua per giovani disoccupati, e, nella maggior parte dei casi, preclusa. La mancanza di garanzie adeguate, unitamente alla carenza di un meccanismo di supporto alternativo quale il microcredito o altre forme di finanziamento agevolato, rischia di rendere di fatto inaccessibile la possibilità di fruire del fondo per molti giovani disoccupati, soprattutto nel Sud Italia, dove l'accesso al credito è particolarmente difficile –:

   quali siano le tempistiche previste per l'adozione del decreto attuativo previsto dall'articolo 18 del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, e se esistano motivi specifici per il ritardo nell'adozione del provvedimento;

   se il Governo intenda adottare iniziative volte a rivedere la misura «Resto al Sud 2.0», prevedendo nei decreti attuativi l'introduzione di un meccanismo alternativo per la copertura del 25 per cento del finanziamento, ad esempio prevedendo l'utilizzo del microcredito o altre soluzioni accessibili per i disoccupati che risiedono nelle regioni del Sud Italia;

   se il Governo preveda di adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, per coinvolgere le banche e altri istituti finanziari nel programma, introducendo convenzioni che possano garantire finanziamenti a tasso agevolato o prestiti senza garanzie, al fine di favorire l'accesso a questi fondi anche per chi non dispone di risorse economiche proprie.
(4-03976)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOSCHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'atrofia muscolare spinale è una patologia neuromuscolare rara ed è la più comune causa genetica di morte infantile;

   lo screening neonatale esteso è uno strumento di sanità pubblica fondamentale per la diagnosi precoce di malattie, che, se non trattate per tempo, potrebbero portare al decesso del paziente o a gravi disabilità;

   tramite la legge n. 167 del 2016 l'Italia si è dotata di una legislazione all'avanguardia a livello europeo sugli screening neonatali, prevedendo un panel da aggiornare ogni due anni per le patologie da ricercare tramite lo screening neonatale;

   il 31 maggio 2023 il Ministero, in risposta all'ulteriore atto di sindacato ispettivo 5-00477, ha confermato come il gruppo di lavoro ministeriale sullo screening neonatale esteso abbia già raccomandato l'inserimento dell'atrofia muscolare spinale nel 2021 e che era stato predisposto il protocollo operativo per la presa in carico dei neonati positivi;

   dopo tre anni dall'approvazione del gruppo di lavoro, all'interrogante non risulta emanato alcun atto da parte del Ministro interrogato circa l'aggiornamento delle patologie da sottoporre a screening neonatale, che quindi non ricomprendono ancora l'atrofia muscolare spinale;

   come riportato dal sito dell'Osservatorio sulle malattie rare (Omar), tra regioni con programmi sperimentali e regioni che hanno inserito il test in pianta stabile su tutto il territorio regionale, solo 14 regioni garantiscono questo servizio indispensabile di sanità pubblica;

   nonostante la recente approvazione del «decreto tariffe» e la conseguente entrata in vigore dei nuovi livelli essenziali di assistenza, come da comunicazione del Ministero della salute del 14 novembre 2024, ai fini dell'estensione all'atrofia muscolare spinale degli screening neonatali è necessario un decreto ministeriale dedicato che, in attesa di pubblicazione, deve poi ricevere parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti e l'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, con la necessità di alcuni mesi per il perfezionamento;

   nonostante i numerosi appelli e richiami, diverse regioni stanno esaurendo le risorse dedicate allo scopo e saranno costrette, salvo tempestive novità da parte del Ministero, ad annunciare l'annullamento del servizio già a partire dal 1° gennaio 2025, come nel caso di regione Liguria, mettendo a rischio la salute dei neonati –:

   se effettivamente sia in fase di pubblicazione il decreto ministeriale di aggiornamento della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale esteso e che tempi sono previsti per il perfezionamento dell'atto;

   se non si ritenga opportuno avviare un dialogo con le regioni che hanno programmi di screening in scadenza, al fine di intervenire con iniziative di competenza atte a finanziare lo screening neonatale esteso per l'atrofia muscolare spinale.
(5-03236)


   GIRELLI, FURFARO, CIANI, MALAVASI, STUMPO, FORATTINI, FERRARI, GHIO e BRAGA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla stampa si apprende che il Consiglio dei ministri avrebbe approvato il cosiddetto «Decreto milleproroghe»;

   sempre, secondo la stampa, tra i provvedimenti inseriti nel decreto vi sarebbe anche l'annullamento delle sanzioni che erano state inflitte contro coloro che non avevano rispettato l'obbligo vaccinale contro il COVID-19;

   se confermata, la notizia sarebbe molto grave. Si tratterebbe di una decisione scientificamente incomprensibile e pericolosa, in quanto, di fatto, indicherebbe una visione secondo la quale i vaccini non siano fondamentali per la sicurezza di tutti noi, cosa che, invece, non è;

   si potrebbe, per assurdo, teorizzare che i vaccini – non solo quello contro il Covid – non siano utili o addirittura dannosi. Ma i dati scientifici evidenziano esattamente il contrario;

   il vaccino a mRna contro il Covid (questo era in uso al momento dell'obbligo), infatti, dopo quasi quattro anni di utilizzo e miliardi di dosi somministrate sotto diretto controllo medico, si è confermato essere il farmaco più sicuro esistente sulla Terra. Gli effetti collaterali sono rarissimi e lievi;

   si tratta di dati scientifici e non di opinioni e di «fake news», pericolose e false. Il vaccino, dunque, è sicuro, ma è anche efficace sia nell'ostacolare la trasmissione dell'infezione, sia nell'evitarne forme gravi;

   non siamo davanti ad opinioni ma a dati certi. Molti studi, infatti, riferiscono che solo nel 2021 e solo in Europa il vaccino abbia salvato intorno a venti milioni di vite;

   lo stesso discorso vale per tutti i vaccini esistenti. Il Governo dovrebbe impegnarsi per sostenere l'uso dei vaccini e non strizzare l'occhio a quei cittadini che non hanno voluto vaccinarsi, mettendo in pericolo se stessi e gli altri;

   il Governo ha tra i suoi compiti anche la difesa della salute pubblica, che non è di destra o sinistra, ma valida per tutti i cittadini. Scelte come quelle che i media riportano, invece, renderebbero molto più difficile la citata difesa contro malattie vecchie e nuove –:

   se il Ministro interrogato non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative per incentivare l'utilizzo dei vaccini, evitando qualunque azione che possa far pensare ad una linea diversa sua e del Governo.
(5-03237)


   GIRELLI e FURFARO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la spesa farmaceutica nel 2024 mostra un significativo incremento, in particolare per gli acquisti diretti di farmaci, e potrebbe superare di oltre quattro miliardi di euro il tetto stabilito. Secondo il Rapporto OsMed 2023 dell'AIFA, la spesa totale ha già raggiunto i 36,2 miliardi di euro nel 2023, con evidenti disparità regionali e un utilizzo limitato di farmaci generici, il cui consumo in Italia resta tra i più bassi in Europa. Questi aspetti influiscono notevolmente sui costi, aggravando il peso per il Sistema sanitario nazionale (Ssn);

   a parere dell'interrogante appaiono essere preoccupanti le dichiarazioni del Direttore Scientifico dell'AIFA dottor Russo che il 12 novembre 2024 avrebbe confermato la grave mancanza di un governo della spesa in termini di programmazione al Ministero della salute e la necessità di integrare i fondi sulla sanità in manovra di bilancio;

   infatti a detta dell'AIFA tali dati «sempre più richiedono adeguati strumenti di programmazione a tutti i livelli dell'organizzazione del SSN e di risorse coerenti con la sostenibilità della spesa farmaceutica». Preoccupa anche il dato evidenziato da Russo per cui il tasso di disponibilità dei farmaci in Italia approvati dall'EMA è solo del 63 per cento ovvero quasi metà dei farmaci approvati a livello europeo non raggiungono i pazienti italiani che per curarsi con queste terapie devono rivolgersi all'estero e a proprie spese;

   a parere dell'interrogante, è essenziale intervenire per contenere la spesa farmaceutica, anche tramite un miglior uso dei generici e un monitoraggio più tempestivo dei dati di spesa. Attualmente, il ritardo nel monitoraggio, limitato ai primi mesi del 2024, ostacola una programmazione efficace e l'adozione di manovre correttive tempestive a livello sia centrale che regionale;

   l'aumento della spesa rappresenta una criticità per la finanza pubblica, richiedendo misure urgenti. Una soluzione potrebbe essere la riduzione temporanea dei prezzi dei farmaci acquistati dalle strutture pubbliche, considerato il rialzo dei fatturati dell'industria farmaceutica; una misura prevista dall'articolo 48, comma 5, lettera f-bis del decreto-legge n. 269 del 2003;

   inoltre, interventi strutturali come la revisione continua del prontuario farmaceutico, con la possibilità di ricollocare alcuni farmaci in fascia C se le aziende non accettano riduzioni dei prezzi, contribuirebbero a contenere la spesa. Sulla base del rapporto OsMed, è rilevante anche intensificare il ricorso ai farmaci generici e all'equivalenza terapeutica, che, nelle regioni dove è applicata, ha portato a notevoli risparmi. Tuttavia, questo strumento richiede una maggiore attivazione delle regioni;

   infine, in linea con le valutazioni EMA e la letteratura scientifica, rinegoziare la rimborsabilità di farmaci di dubbia efficacia potrebbe non solo ridurre i costi, ma anche migliorare la qualità delle cure –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per controllare la crescita della spesa farmaceutica, in particolare migliorando l'uso dei farmaci generici e applicando l'equivalenza terapeutica, salvaguardando al contempo l'assistenza ai pazienti e la sostenibilità della finanza pubblica.
(5-03241)


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da una notizia apparsa sul quotidiano Il Foglio, il 5 dicembre 2024 si è tenuta, presso l'auditorium Cosimo Piccinno del Ministero della salute, una conferenza stampa organizzata dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) che si è trasformata in un monologo inspiegabile e inaccettabile pronunciato dall'astrologo noto come «Jupiter», alias Rino Liuzzi di Conversano, personaggio che ha monopolizzato l'attenzione con discorsi sugli influssi di astri e pianeti;

   in un contesto istituzionale, ospitato nella stessa sala intitolata a Cosimo Piccinno, generale dei carabinieri e comandante dei Nas, ricordato per il suo impegno nella tutela della salute pubblica e nella lotta contro le frodi sanitarie, l'intervento di un astrologo a giudizio dell'interrogante rappresenta non solo un'incongruenza, ma un oltraggio nei confronti degli obiettivi e dei princìpi che un evento di questo tipo dovrebbe perseguire e che riguardano la lotta contro il cancro e le prospettive future della ricerca oncologica;

   ciò che è accaduto ha lasciato sconcertati molti dei presenti, fra cui tanti giornalisti che hanno abbandonato la conferenza stampa, dato la trasformazione di quello che doveva essere un tributo alla scienza e al rigore medico in uno spettacolo assolutamente sconcertante;

   l'evento solleva interrogativi gravi sulla responsabilità di chi ha permesso che un simile personaggio venisse invitato a intervenire in un momento così importante: la scelta appare non solo fuori luogo, ma pericolosa perché aprire le porte a pseudoscienze come l'astrologia in un contesto istituzionale rischia di legittimare approcci antiscientifici, alimentando confusione e sfiducia in un periodo storico già segnato da una pericolosa diffusione di disinformazione e teorie prive di fondamento;

   non è accettabile che la sede del Ministero della salute, luogo simbolo della tutela della salute pubblica, sia stata utilizzata come palcoscenico per dare voce a superstizioni, oscurando il lavoro di chi, ogni giorno, si batte con rigore e dedizione contro il cancro;

   peraltro, nel programma circolato era presente anche il nome del Ministro interrogato che, solo all'ultimo, ha rinunciato alla partecipazione;

   è fondamentale che episodi come questo non si ripetano, per riaffermare con forza la centralità della scienza e della medicina nella lotta contro le malattie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto è accaduto;

   se non ritenga grave che presso un locale del Ministero si sia svolto tale evento;

   quali siano le ragioni per cui l'uso dell'auditorium del Ministero sia stato concesso a un evento che recava nel programma la presenza di una figura come quella di «Jupiter»;

   quali azioni intenda mettere in campo per evitare che un fatto del genere si ripeta.
(5-03242)

Interrogazione a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   alla luce di un recente studio condotto dall'Istituto superiore di sanità (Iss), è emerso che quasi il 5 per cento della popolazione adulta italiana tra i 18 e i 69 anni ha ricevuto una diagnosi di diabete. Questo dato è particolarmente preoccupante nelle regioni Valle d'Aosta, Calabria e Sicilia, dove la prevalenza della malattia supera significativamente la media nazionale, rappresentando una grave minaccia per la salute dei cittadini e ponendo rilevanti questioni di equità nell'accesso alle cure;

   un elemento cruciale è che i pazienti affetti da diabete presentano un rischio notevolmente aumentato di sviluppare patologie cardiovascolari, come coronaropatie, ictus e infarto del miocardio. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), le complicanze cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità tra le persone con diabete. Questo comporta gravi ripercussioni sulla salute pubblica e incide significativamente sui costi del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Infatti, secondo l'Associazione medici diabetologi (Amd), il costo medio annuo per paziente diabetico in Italia supera i 3.000 euro, con una spesa complessiva che rappresenta circa il 10 per cento del budget sanitario nazionale;

   è indispensabile sviluppare una consapevolezza comune e un'approfondita conoscenza dei segni e sintomi del diabete, oltre a fornire un'assistenza sempre più personalizzata. La prevenzione primaria gioca un ruolo fondamentale: investire nella promozione di stili di vita sani, come una corretta alimentazione e l'attività fisica regolare, e attuare programmi di screening nelle fasce di popolazione a rischio sono azioni imprescindibili. Tale approccio è supportato dalle linee guida dell'Oms e del Piano nazionale della prevenzione (Pnp) italiano;

   nonostante l'importanza della patologia, ad oggi manca un piano nazionale aggiornato coordinato e strutturato per la prevenzione, diagnosi e cura del diabete che affronti efficacemente tutte le dimensioni della malattia e garantisca equità di accesso per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per potenziare la prevenzione primaria del diabete, mitigare l'allarmante crescita della patologia e migliorare la qualità di vita dei pazienti, assicurando al contempo equità di accesso ai servizi sanitari su tutto il territorio nazionale.
(4-03972)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Assemblea Bagnai n. 3-01610 del 10 dicembre 2024.