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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 20 dicembre 2024

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta
del 20 dicembre 2024.

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cirielli, Colosimo, Sergio Costa, D'Alessio, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Osnato, Nazario Pagano, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rotelli, Scerra, Schullian, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cirielli, Colosimo, Sergio Costa, D'Alessio, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Osnato, Nazario Pagano, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rotelli, Scerra, Schullian, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

(Alla ripresa notturna della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cirielli, Colosimo, Sergio Costa, D'Alessio, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Osnato, Nazario Pagano, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rotelli, Scerra, Schullian, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 19 dicembre 2024 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CASTIGLIONE: «Modifiche allo Statuto della Regione siciliana» (2176);

   GRIBAUDO: «Istituzione della Procura nazionale della Repubblica e delle direzioni distrettuali per i reati in materia di lavoro» (2177);

   L'ABBATE: «Disposizioni per la gestione e l'utilizzazione sostenibili delle risorse idriche» (2178).

  In data 20 dicembre 2024 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   DE PALMA ed altri: «Disposizioni concernenti la definizione agevolata di carichi affidati all'agente della riscossione» (2180);

   GRIMALDI: «Disposizioni in materia di edilizia residenziale pubblica e sociale e di recupero del patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato, di tributi sugli immobili e cedolare secca sulle locazioni nonché di disciplina della locazione di immobili a uso abitativo» (2181);

   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE DORI: «Modifica all'articolo 52 della Costituzione in materia di garanzia della condizione giuridica del civile» (2182).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di proposte di legge
d'iniziativa popolare.

  In data 19 dicembre 2024 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge:

   PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Disposizioni per l'istituzione del salario minimo» (2179).

  Sarà stampata, previo accertamento della regolarità delle firme dei presentatori, ai sensi della legge 25 maggio 1970, n. 352, e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge MASCARETTI ed altri: «Modifiche alla legge 3 febbraio 1963, n. 69, in materia di disciplina dell'elezione e della durata in carica dei componenti degli organi territoriali e nazionali dell'Ordine dei giornalisti» (2130) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Alessandro Colucci e D'Attis.

Annunzio di sentenze della
Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:

  con lettera in data 17 dicembre 2024, Sentenza n. 201 del 30 ottobre –17 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 415),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, della legge della regione Calabria 14 marzo 2024, n. 8 (Disposizioni per il riconoscimento della rilevanza sociale della fibromialgia e della elettrosensibilità e istituzione dei relativi registri regionali), limitatamente alle parole «e della elettrosensibilità»;

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 2, della legge della regione Calabria n. 8 del 2024, nella parte in cui utilizza l'espressione «alle patologie» anziché «alla patologia», nonché l'espressione «delle malattie» anziché «della malattia»;

    dichiara non fondate, nei sensi di cui in motivazione, le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 1, comma 3, 3, comma 1, e 7, comma 1, lettera c), della legge della regione Calabria n. 8 del 2024, promosse, in riferimento agli articoli 3 e 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:

   alla XII Commissione (Affari sociali);

  con lettera in data 17 dicembre 2024, Sentenza n. 202 del 26 novembre-17 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 416),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, della legge della regione Puglia 9 aprile 2024, n. 16, recante «Modifiche alle leggi regionali 11 aprile 2013, n. 10 (Termine di apertura sedi farmaceutiche per il privato esercizio), 24 luglio 2017, n. 29 (Istituzione dell'Agenzia regionale per la salute e il sociale – A.Re.S.S.) e disposizioni diverse», nella parte in cui, alla lettera b), ha aggiunto all'articolo 3 della legge della regione Puglia 24 luglio 2017, n. 29 (Istituzione dell'Agenzia regionale per la salute e il sociale – A.Re.S.S.) i commi 2-bis, limitatamente alla lettera a), 2-ter, 2-quater, 2-quinquies e 2-sexies;

    dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), della legge della regione Puglia n. 16 del 2024, promossa, in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, in relazione alla materia «coordinamento della finanza pubblica», dal Presidente del Consiglio dei ministri;

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, lettera a), della legge della regione Puglia n. 16 del 2024, che ha aggiunto all'articolo 2 della legge della regione Puglia n. 29 del 2017 il comma 5-bis, promossa, in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, in relazione alla materia «tutela della salute», dal Presidente del Consiglio dei ministri;

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, della legge della regione Puglia n. 16 del 2024, nella parte in cui, alla lettera b), ha aggiunto all'articolo 3 della legge della regione Puglia n. 29 del 2017 il comma 2-bis, lettere b), c) e d), promossa, in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, in relazione alla materia «tutela della salute», dal Presidente del Consiglio dei ministri:

   alla XII Commissione (Affari sociali);

  con lettera in data 19 dicembre 2024, Sentenza n. 206 del 29 novembre –19 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 419),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 1 e 2, della legge della regione Calabria 20 aprile 2023, n. 16, recante «Autorizzazione per l'esercizio del servizio di noleggio con conducente (NCC)»;

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 1 e 2, della legge della regione Calabria n. 16 del 2023, promossa, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione, in relazione all'articolo 10-bis, comma 6, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 (Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione), convertito, con modificazioni, nella legge 11 febbraio 2019, n. 12, dal Presidente del Consiglio dei ministri;

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 1 e 2, della legge della regione Calabria n. 16 del 2023, promossa, in riferimento all'articolo 118, commi primo e secondo, della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:

   alla IX Commissione (Trasporti);

  con lettera in data 19 dicembre 2024, Sentenza n. 207 del 30 ottobre –19 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 420),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 9, commi 1 e 21, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica), convertito, con modificazioni, nella legge 30 luglio 2010, n. 122, nella parte in cui non esclude dal proprio ambito di applicazione gli scatti per invalidità di servizio di cui all'articolo 1801 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell'ordinamento militare);

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 9, commi 1 e 21, del decreto-legge n. 78 del 2010, come convertito, sollevate, in riferimento all'articolo 38 della Costituzione, dal Consiglio di Stato, sezione seconda;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122 (Regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti, a norma dell'articolo 16, commi 1, 2 e 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111), sollevate, in riferimento agli articoli 3 e 38 della Costituzione, dal Consiglio di Stato, sezione seconda:

   alla IV Commissione (Difesa);

  con lettera in data 19 dicembre 2024, Sentenza n. 208 del 25 novembre-19 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 421),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 442, comma 2-bis, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice dell'esecuzione può concedere altresì la sospensione della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, quando il giudice della cognizione non abbia potuto provvedervi perché la pena allora determinata era superiore ai limiti di legge che consentono la concessione di tali benefici;

    dichiara in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'articolo 676, comma 3-bis, del codice procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice dell'esecuzione può concedere altresì la sospensione della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, quando il giudice della cognizione non abbia potuto provvedervi perché la pena allora determinata era superiore ai limiti di legge che consentono la concessione di tali benefici:

   alla II Commissione (Giustizia).

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  Sentenza n. 203 del 29 ottobre –17 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 417),

   con la quale:

    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 2 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 (Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136), sollevate, in riferimento agli articoli 3 e 13 della Costituzione, dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale ordinario di Taranto:

   alla II Commissione (Giustizia);

  Sentenza n. 204 del 14 novembre –17 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 418),

   con la quale:

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 24, commi 1, lettere d) ed e), e 2-bis; 24-bis; 13; 32; da 36 a 41 e 43 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545 (Ordinamento degli organi speciali di giurisdizione tributaria ed organizzazione degli uffici di collaborazione in attuazione della delega al Governo contenuta nell'articolo 30 della legge 30 dicembre 1991, n. 413), sollevate, in riferimento agli articoli 101, 104, 105 108, 110 e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione all'articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Venezia, prima sezione;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 8, comma 5, della legge 31 agosto 2022, n. 130 (Disposizioni in materia di giustizia e di processo tributari), sollevate, in riferimento agli articoli 48, 104, primo comma, 107 e 108 della Costituzione, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Venezia, prima sezione;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 7 e 12 del decreto legislativo n. 545 del 1992, sollevate, in riferimento all'articolo 3 della Costituzione, con riguardo al principio di ragionevolezza, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Venezia, prima sezione;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 11, commi 4-ter e 5, del decreto legislativo n. 545 del 1992, sollevate, in riferimento agli articoli 97, con riguardo al principio di buon andamento, 101 e 108 della Costituzione, con riguardo ai principi di autonomia e indipendenza del giudice, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Venezia, prima sezione;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 14, della legge n. 130 del 2022, sollevate, in riferimento agli articoli 3, 97, 106 e 107 della Costituzione, con riguardo ai principi di indipendenza e inamovibilità del giudice, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Venezia, prima sezione;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 14, della legge n. 130 del 2022, in combinato disposto con gli articoli 13 e 13-bis del decreto legislativo n. 545 del 1992, sollevate, in riferimento all'articolo 3 della Costituzione, con riguardo al principio di ragionevolezza, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Venezia, prima sezione;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 1-bis; 8, comma 1; 9, commi 2 e 2-bis; e 11, comma 1, del decreto legislativo n. 545 del 1992, sollevate, in riferimento all'articolo 106 della Costituzione, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Venezia, prima sezione; dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 10, della legge n. 130 del 2022 e degli articoli 1-bis; 4; 4-bis; 4-ter; 4-quater; e 9 del decreto legislativo n. 545 del 1992, sollevate, in riferimento agli articoli 97, primo comma, 101, secondo comma, 104, 108, 110 e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione all'articolo 6, paragrafo 1, Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), dalla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, sezione settima;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 31 e 34 del decreto legislativo n. 545 del 1992, sollevate, in riferimento agli articoli 97, primo comma, 101, secondo comma, 104, 108, 110 e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione all'articolo 6, paragrafo 1, CEDU, dalla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, sezione settima;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 545 del 1992, e dell'articolo 11 del decreto legislativo 24 settembre 2015, n. 156, recante «Misure per la revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario, in attuazione degli articoli 6, comma 6, e 10, comma 1, lettere a) e b), della legge 11 marzo 2014, n. 23», sollevate, in riferimento agli articoli 97, secondo comma, 101, 104, 108 e 111, primo e secondo comma, della Costituzione, dalla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, sezione settima;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 545 del 1992 (e il correlato articolo 8, comma 4, della legge n. 130 del 2022), anche in combinato disposto con gli articoli 6 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 (Disposizioni sul processo tributario in attuazione della delega al Governo contenuta nell'articolo 30 della legge 30 dicembre 1991, n. 413) e 51 del codice di procedura civile, sollevate, in riferimento agli articoli 97, 101, 108 e 111 della Costituzione, quest'ultimo in relazione all'articolo 6 CEDU e all'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Messina, sezione prima;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 4-ter; 4-quater; 9; 32; 36; e 37 del decreto legislativo n. 545 del 1992, e dell'articolo 20, commi 2-bis e 2-ter, del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44 (Disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche), convertito, con modificazioni, nella legge 21 giugno 2023, n. 74, sollevate, in riferimento agli articoli 3, 97, 101, secondo comma, 104, 108, 110, 111, nonché 10, 11 e 117, primo comma, della Costituzione, questi ultimi in relazione all'articolo 6 CEDU e all'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado di Messina, sezione prima:

   alla II Commissione (Giustizia);

  Sentenza n. 209 del 17 giugno –19 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 422),

   con la quale:

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 34, comma 2, del codice di procedura penale, sollevate, in riferimento agli articoli 3, 24, 25, 27, 101 e 117 della Costituzione, quest'ultimo in relazione all'articolo 6, primo paragrafo, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e all'articolo 14, primo paragrafo, del Patto internazionale sui diritti civili e politici, dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale ordinario di Siena;

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 34, comma 2, del codice di procedura penale, sollevata, in riferimento all'articolo 111 della Costituzione, dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale ordinario di Siena:

   alla II Commissione (Giustizia);

  Sentenza n. 210 del 15 ottobre –19 dicembre 2024 (Doc. VII, n. 423),

   con la quale:

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 1, lettera v), numero 2), della legge della provincia autonoma di Bolzano 2 dicembre 2019, n. 12 (Codice del commercio), sollevata, in riferimento agli artt. 4, 5 e 9 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), dal Consiglio di Stato, sezione sesta;

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 65 della legge della provincia di Bolzano n. 12 del 2019, sollevate, in riferimento agli articolo 3, 41, 97, 117, secondo comma, lettere a), e) e q), della Costituzione, dal Consiglio di Stato, sezione sesta:

   alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 19 dicembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del regolamento per l'organizzazione delle funzioni di controllo della Corte dei conti, la deliberazione n. 61/2024, adottata dalle Sezioni riunite in sede di controllo nell'adunanza del 16 dicembre 2024, concernente la programmazione dei controlli e delle analisi della Corte dei conti per l'anno 2025.

  Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 19 dicembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 94/2024 del 5 luglio-19 dicembre 2024, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente il sostegno agli operatori del settore turistico.

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro dell'ambiente
e della sicurezza energetica.

  Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con lettera in data 19 dicembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 68, comma 2, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, la prima relazione concernente gli esiti dell'aggiornamento del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli e le proposte per la progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi e per la promozione dei sussidi ambientalmente favorevoli, riferita all'anno 2024, corredata del predetto catalogo, riferito all'anno 2022 (Doc. CXXXVII, n. 2).

  Questo documento è trasmesso alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Ministro per i
rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 dicembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, il rapporto dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo concernente l'incidente occorso a un aeromobile in località Forno Alpi Graie (Torino) l'11 marzo 2022.

  Questo documento è trasmesso alla IX Commissione (Trasporti).

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 20 dicembre 2024, ha trasmesso il parere reso dalla Conferenza unificata, nella seduta del 18 dicembre 2024, sul disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» (atto Camera n. 2112-bis).

  Questo parere è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 17 dicembre 2024, ha trasmesso il programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° gennaio 2025 – 30 giugno 2026) – Portare avanti l'agenda strategica, elaborato dalle future presidenze polacca, danese e cipriota e dall'alto rappresentante, presidente del Consiglio «Affari esteri» (16668/24).

  Questo documento è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti.

Trasmissione dal Dipartimento per gli affari europei della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per gli affari europei della Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 20 dicembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione, predisposta dal Ministero delle imprese e del made in Italy, in merito alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2014/32/UE per quanto riguarda le apparecchiature di alimentazione dei veicoli elettrici, i distributori di gas compresso e i contatori dell'energia elettrica, del gas e dell'energia termica (COM(2024) 561 final), accompagnata dalla tabella di corrispondenza tra le disposizioni della proposta e le norme nazionali vigenti.

  Questa relazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di risoluzioni del
Parlamento europeo.

  Il Parlamento europeo, in data 19 dicembre 2024, ha trasmesso le seguenti risoluzioni, approvate nella tornata dal 25 al 28 novembre 2024, che sono assegnate, ai sensi dell'articolo 125, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:

   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2018/1806 per quanto riguarda Vanuatu (Doc. XII, n. 555) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

   Risoluzione sulla decisione di esecuzione (UE) 2024/2628 della Commissione che rinnova l'autorizzazione all'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti o derivati da granturco geneticamente modificato MON 89034 × 1507 × NK603, a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 556) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

   Risoluzione sulla decisione di esecuzione (UE) 2024/2627 della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti o derivati da cotone geneticamente modificato COT102 in conformità al regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio) (Doc. XII, n. 557) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

   Risoluzione sulla decisione di esecuzione (UE) 2024/2629 della Commissione che rinnova l'autorizzazione all'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti o derivati da granturco geneticamente modificato MON 89034 × 1507 × MON 88017 × 59122 e da otto delle relative sottocombinazioni in conformità al regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 558) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

   Risoluzione sulla decisione di esecuzione (UE) 2024/1828 della Commissione che rinnova l'autorizzazione all'immissione in commercio di mangimi contenenti o costituiti da granturco geneticamente modificato MON 810 nonché di alimenti e mangimi derivati dal medesimo granturco geneticamente modificato in conformità al regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione di esecuzione (UE) 2017/1207 della Commissione (Doc. XII, n. 559) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

   Risoluzione sulla decisione di esecuzione (UE) 2024/1822 della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti o derivati da granturco geneticamente modificato DP915635 in conformità al regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 560) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

   Risoluzione sulla decisione di esecuzione (UE) 2024/1826 della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti o derivati da granturco geneticamente modificato DP23211 in conformità al regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 561) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

   Risoluzione sulla decisione di esecuzione (UE) 2024/2618 della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti da granturco geneticamente modificato DP202216, in conformità al regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 562) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

   Risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da granturco geneticamente modificato MON 94804 a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 563) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

   Risoluzione concernente la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 5/2024 dell'Unione europea per l'esercizio 2024 – Adeguamento degli stanziamenti di pagamento, aggiornamento delle entrate e altri aggiornamenti tecnici (Doc. XII, n. 564) – alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

   Risoluzione legislativa sul progetto comune di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2025, approvato dal comitato di conciliazione nel quadro della procedura di bilancio (Doc. XII, n. 565) – alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

   Risoluzione sull'aggravamento della crisi democratica in Georgia in seguito alle recenti elezioni parlamentari e alla presunta frode elettorale (Doc. XII, n. 566) – alla III Commissione (Affari esteri);

   Risoluzione sul rafforzamento del fermo sostegno dell'Unione europea all'Ucraina contro la guerra di aggressione della Russia e la crescente cooperazione militare tra Corea del Nord e Russia (Doc. XII, n. 567) – alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progetti di
atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 19 dicembre 2024, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Settima relazione nell'ambito del meccanismo di sospensione dell'esenzione dal visto (COM(2024) 571 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);

   Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che autorizza la Spagna, a norma della direttiva 2003/96/CE, ad applicare un'aliquota ridotta di accisa all'elettricità fornita direttamente alle navi ormeggiate in porto (COM(2024) 583 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);

   Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Ottava relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia (COM(2024) 593 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 19 dicembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del Fondo per l'innovazione nel 2023 (COM(2024) 566 final);

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'efficacia dell'attuazione del numero unico di emergenza europeo «112» (COM(2024) 575 final);

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del regolamento (CE) n. 450/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'indice del costo del lavoro (ICL) (COM(2024) 578 final).

Trasmissione di documenti connessi
ad atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 18 dicembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, commi 3 e 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, relazioni predisposte dalla Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, riferite al periodo dal 5 al 17 dicembre 2024.

  Questi documenti sono trasmessi alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) e alle Commissioni competenti per materia.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L'ANNO FINANZIARIO 2025 E BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2025-2027 (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO, DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA IL 29 OTTOBRE 2024, DEGLI ARTICOLI 83, 84, COMMI 2 E 3, E 89, COMMA 2, DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2112) (A.C. 2112-BIS-A) (*)

(*) Per il testo del disegno di legge si rinvia allo stampato atto Camera 2112-bis-A.

ERRATA CORRIGE

  A pagina 166, seconda colonna, alla trentanovesima riga, all'articolo 1, comma 436, lettera b), del testo della Commissione, dopo le parole: «utili accantonati di cui alla lettera a)» devono intendersi inserite le seguenti: «e, comunque, non inferiore al 24 per cento degli utili dell'esercizio in corso al 31 dicembre 2023».

  A pagina 207, seconda colonna, dopo l'undicesima riga, all'articolo 1 del testo della Commissione, dopo il comma 547 deve intendersi inserito il seguente:

  «547-bis. Al fine di assicurarne il funzionamento e la continuità nello svolgimento delle attività istituzionali e di servizio, è concesso al Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria un contributo di 6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027.».

  A pagina 306, seconda colonna, alle righe terzultima, penultima e ultima, all'articolo 1, comma 819, del testo della Commissione, le parole: «convenzione. A tale fine è autorizzata la spesa di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026.» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «convenzione.
  820. Ai fini di cui al comma 819 è autorizzata la spesa di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026.».

  A pagina 307, seconda colonna, le righe dalla prima all'ottava devono intendersi soppresse.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 4.
(Stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy e disposizioni relative)

  Allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.3 – Incentivazione del sistema produttivo, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +40.000.000;
    CS: +40.000.000.

   2026:

    CP: +30.000.000;
    CS: +30.000.000.

   2027:

    CP: +25.401.674;
    CS: +25.401.674.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.9 – Interventi in materia di difesa nazionale, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -40.000.000;
    CS: -40.000.000.

   2026:

    CP: -30.000.000;
    CS: -30.000.000.

   2027:

    CP: -25.401.674;
    CS: -25.401.674.
Tab.3.1. (ex Tab.3.1.) Peluffo, Ubaldo Pagano, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi, Orlando.

  Allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.3 – Incentivazione del sistema produttivo, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +30.000.000;
    CS: +30.000.000.

   2026:

    CP: +30.000.000;
    CS: +30.000.000.

   2027:

    CP: +30.000.000;
    CS: +30.000.000.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.9 – Interventi in materia di difesa nazionale, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -30.000.000;
    CS: -30.000.000.

   2026:

    CP: -30.000.000;
    CS: -30.000.000.

   2027:

    CP: -30.000.000;
    CS: -30.000.000.
Tab.3.2. (ex Tab. 3.2) Peluffo, Ubaldo Pagano, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi, Orlando.

  Allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.3 – Incentivazione del sistema produttivo, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +16.489.541;
    CS: +16.489.541.

   2026:

    CP: +16.489.541;
    CS: +16.489.541.

   2027:

    CP: +16.489.541;
    CS: +16.489.541.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.9 – Interventi in materia di difesa nazionale, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -16.489.541;
    CS: -16.489.541.

   2026:

    CP: -16.489.541;
    CS: -16.489.541.

   2027:

    CP: -16.489.541;
    CS: -16.489.541.
Tab.3.3. (ex Tab.3.3.) Peluffo, Ubaldo Pagano, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi, Orlando.

  Allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.8 – Politiche industriali, per la competitività, il Made in Italy e gestione delle crisi d'impresa, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +1.496.333.334;
    CS: +1.496.333.334.

   2026:

    CP: +1.500.000.000;
    CS: +1.500.000.000.

   2027:

    CP: +1.500.000.000;
    CS: +1.500.000.000.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero della difesa, Missione 1 – Difesa e sicurezza del territorio, Programma 1.10 – Pianificazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento degli armamenti, ricerca, innovazione tecnologica, sperimentazione e procurement militare, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -1.496.333.334;
    CS: -1.496.333.334.

   2026:

    CP: -1.500.000.000;
    CS: -1.500.000.000.

   2027:

    CP: -1.500.000.000;
    CS: -1.500.000.000.
Tab.3.4. (ex Tab.3.7.) Conte, Cappelletti, Appendino, Pavanelli, Ferrara, Pellegrini, Baldino, Lomuti, Carmina, Dell'Olio, Donno, Torto, L'Abbate.

  Allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.8 – Politiche industriali, per la competitività, il Made in Italy e gestione delle crisi d'impresa, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +765.000.000;
    CS: +765.000.000.

   2026:

    CP: +761.000.000;
    CS: +761.000.000.

   2027:

    CP: +825.000.000;
    CS: +825.000.000.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.9 – Interventi in materia di difesa nazionale, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -765.000.000;
    CS: -765.000.000.

   2026:

    CP: -761.000.000;
    CS: -761.000.000.

   2027:

    CP: -825.000.000;
    CS: -825.000.000.
Tab.3.5. (ex Tab.3.4.) Conte, Cappelletti, Appendino, Pavanelli, Ferrara, Pellegrini, Baldino, Lomuti, Carmina, Dell'Olio, Donno, Torto, L'Abbate.

  Allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.8 – Politiche industriali, per la competitività, il Made in Italy e gestione delle crisi d'impresa, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +562.186.388;
    CS: +562.186.388.

   2026:

    CP: +812.186.388;
    CS: +812.186.388.

   2027:

    CP: +812.186.388;
    CS: +812.186.388.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero della difesa, Missione 1 – Difesa e sicurezza del territorio, Programma 1.10 – Pianificazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento degli armamenti, ricerca, innovazione tecnologica, sperimentazione e procurement militare, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -562.186.388;
    CS: -562.186.388;

   2026:

    CP: -812.186.388;
    CS: -812.186.388;

   2027:

    CP: -812.186.388;
    CS: -812.186.388.
Tab.3.6. (ex Tab.3.8.) Grimaldi, Ghirra, Bonelli, Fratoianni, Zanella, Borrelli, Dori, Mari, Piccolotti, Zaratti.

  Allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.8 – Politiche industriali, per la competitività, il Made in Italy e gestione delle crisi d'impresa, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +550.000.000;
    CS: +550.000.000.

   2026:

    CP: +600.000.000;
    CS: +600.000.000.

   2027:

    CP: +600.000.000;
    CS: +600.000.000.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.9 – Interventi in materia di difesa nazionale, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -550.000.000;
    CS: -550.000.000;

   2026:

    CP: -600.000.000;
    CS: -600.000.000.

   2027:

    CP: -600.000.000;
    CS: -600.000.000.
*Tab.3.7. Richetti, Schlein, Appendino, Bonelli, Fratoianni, Braga, Francesco Silvestri, Zanella, Benzoni, Ghirra, Grimaldi, Bonetti, Magi, Della Vedova.

  Allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.8 – Politiche industriali, per la competitività, il Made in Italy e gestione delle crisi d'impresa, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +550.000.000;
    CS: +550.000.000.

   2026:

    CP: +600.000.000;
    CS: +600.000.000.

   2027:

    CP: +600.000.000;
    CS: +600.000.000.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.9 – Interventi in materia di difesa nazionale, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -550.000.000;
    CS: -550.000.000;

   2026:

    CP: -600.000.000;
    CS: -600.000.000.

   2027:

    CP: -600.000.000;
    CS: -600.000.000.
*Tab.3.8. Peluffo, Ubaldo Pagano, Guerra, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi, Scotto, Sarracino, Fossi.

  Allo stato di previsione del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, Programma 1.9 – Interventi in materia di difesa nazionale, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -20.000.000;
    CS: -20.000.000.

   2026:

    CP: -20.000.000;
    CS: -20.000.000.

   2027:

    CP: -20.000.000;
    CS: -20.000.000.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 5 – Comunicazioni, Programma 5.2 – Servizi di Comunicazione Elettronica, di Radiodiffusione e Postali, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +20.000.000;
    CS: +20.000.000.

   2026:

    CP: +20.000.000;
    CS: +20.000.000.

   2027:

    CP: +20.000.000;
    CS: +20.000.000.
Tab.3.9. (ex Tab.3.9.) Ubaldo Pagano.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 9 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 9.
(Stato di previsione del Ministero dell'interno e disposizioni relative)

  Al comma 5, dopo le parole: ai sensi dell'articolo 14-bis del medesimo testo unico, aggiungere le seguenti: nella misura prevista nel medesimo articolo.
9.1. (ex 132.2.) Grimaldi, Zaratti.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 10.
(Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica)

  Allo stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, Missione 1 – Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente, Programma 1.5 – Tutela e gestione delle risorse idriche e del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +885.000.000;
    CS: +885.000.000.

   2026:

    CP: +1.150.000.000;
    CS: +1.150.000.000.

   2027:

    CP: +440.000.000;
    CS: +440.000.000.

  Conseguentemente allo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Missione 1 – Infrastrutture pubbliche e logistica, Programma 1.1 Pianificazione strategica di settore e sistemi stradali e autostradali, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -885.000.000;
    CS: -885.000.000.

   2026:

    CP: -1.150.000.000;
    CS: -1.150.000.000.

   2027:

    CP: -440.000.000;
    CS: -440.000.000.
Tab.9.1. (ex Tab.9.1.) Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Carmina, Dell'Olio, Donno, Torto.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 11 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 11.
(Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e disposizioni relative)

  Allo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Missione 2 – Diritto alla mobilità e sviluppo dei sistemi di trasporto, Programma 2.4 – Sistemi ferroviari, sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: +13.000.000;
    CS: +13.000.000.

  Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero della difesa, Missione 1 – Difesa e sicurezza del territorio, Programma 1.10 – Pianificazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento degli armamenti, ricerca, innovazione tecnologica, sperimentazione e procurement militare, apportare le seguenti variazioni:

   2025:

    CP: -13.000.000;
    CS: -13.000.000.
Tab.10.1. (ex Tab.10.1) Traversi, Cantone, Carmina, Dell'Olio, Donno, Fede, Iaria, Torto, Pellegrini, Baldino, Lomuti.

A.C. 2112-bis-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    a seguito dell'entrata in vigore dell'accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, ratificato dall'Italia con accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, ratificato dall'Italia con la legge 13 giugno 2023, n. 83, è stato sostituito quello precedente sottoscritto il 3 ottobre 1974;

    l'articolo 2, lettera b), numero 1) dell'accordo, definisce quale lavoratore frontaliere, ai fini dell'accordo, colui il quale: «sia fiscalmente residente in un Comune il cui territorio si trovi, totalmente o parzialmente, nella zona di 20 km dal confine dell'altro Stato contraente»;

    il successivo articolo 3 definisce come verranno tassati i redditi di quei frontalieri che hanno iniziato a lavorare nell'area di frontiera svizzera dopo la data di entrata in vigore dell'accordo;

    come noto, l'articolo 9 del richiamato accordo del 2020, disciplina un regime transitorio in favore dei cosiddetti «vecchi frontalieri», in particolare viene specificato al paragrafo 1 che: «restano imponibili soltanto in Svizzera»;

    con la legge 30 dicembre 2023, n. 213, è stato stabilito altresì che i lavoratori frontalieri sono tenuti a versare alla regione di residenza una quota di compartecipazione al Servizio sanitario nazionale, con un minimo di 30 euro ed un massimo di 200 euro per ogni mese lavorato, da applicare, a decorrere dall'anno 2024, al salario netto percepito in Svizzera;

    tale contributo, basato sul principio di tassazione «concorrente», si configura come una doppia imposizione de facto, che non tutela adeguatamente il lavoratore frontaliere nonostante l'introduzione del meccanismo del credito d'imposta applicato in Italia nella misura delle tasse pagate all'estero,

impegna il Governo

a rivedere nel primo provvedimento utile la doppia tassazione de facto richiamata in premessa.
9/2112-bis-A/1. Giachetti, Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Gruppioni, Toni Ricciardi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, al comma 66, dispone che nei casi di pagamento effettuato attraverso strumenti elettronici, diversi dai bonifici, l'accredito degli importi giornalieri in favore del beneficiario avviene entro le ore 12 del giorno lavorativo successivo alla ricezione dell'ordine di pagamento ed in ogni caso con valuta il giorno della ricezione dell'ordine medesimo;

    tali tematiche – tempi di esecuzione delle operazioni di pagamento e data valuta – sono oggetto di puntuale disciplina a livello europeo, negli articoli 83 e 87 della vigente direttiva europea sui servizi di pagamento (PSD2) e che la direttiva si applica ai pagamenti in euro e in una qualsiasi altra delle monete ufficiali degli Stati dell'Unione europea;

    in particolare, con riferimento al riconoscimento della data valuta per l'accredito degli importi giornalieri in favore del beneficiario, secondo la citata direttiva deve corrispondere alla data in cui l'importo viene accreditato,

impegna il Governo

a verificare la conformità delle citate disposizioni rispetto alla vigente normativa europea, al fine di garantirne l'effettiva e coerente attuazione.
9/2112-bis-A/2. Del Barba, Faraone, Gadda, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni.


   La Camera,

   premesso che:

    gli enti del terzo settore svolgono un ruolo fondamentale nel perseguimento di interessi generali, elevando i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l'inclusione e il pieno sviluppo della persona, con un apporto cruciale nel rafforzare un tessuto sociale già messo a dura prova da anni di crisi economiche, sanitarie e sociali;

    destinare, in modo diretto o indiretto, risorse agli enti del terzo settore vuol dire contribuire ad un modello generativo di risposta ai bisogni e allo sviluppo sociale ed economico del Paese;

    appare del tutto inusuale la scelta di includere nel provvedimento in esame, misure che rischiano di pregiudicare l'esercizio di attività fondamentali per l'intera collettività svolte dal non profit;

    l'articolo 1, comma 858, infatti, dispone che «enti, organismi e fondazioni» che ricevono contributi pubblici per più di 100 mila euro annui «non possono effettuare spese per l'acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli esercizi finanziari 2021, 2022 e 2023». Non avere previsto l'esclusione esplicita degli enti di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, limita di fatto l'esercizio delle attività di interesse generale svolte dal terzo settore nell'acquisto di beni e servizi;

    la fissazione di un tetto massimo alle detrazioni per chi ha un reddito superiore ai 75 mila euro o ai 100 mila euro, senza escludere le donazioni in denaro e natura al terzo settore (come peraltro fatto per le start-up innovative e le PMI ad alto valore tecnologico) rischia di ridurre sensibilmente le risorse che cittadini e imprese, con sempre maggiore attenzione, destinano in donazione al non profit declinando così la loro responsabilità sociale;

    la mancata revisione del tetto massimo di risorse destinabili al 5 per mille, considerato l'ormai stabile superamento del plafond, rappresenta un ulteriore pregiudizio per le volontà espresse dai cittadini in dichiarazione dei redditi e per gli enti beneficiari traducendosi in un ulteriore ostacolo al finanziamento di attività sociali, ambientali, culturali e di ricerca;

    quanto sopra rilevato pregiudica, oltre alla piena operatività degli enti, anche il modello culturale innovativo portato dalla riforma del terzo settore che punta anche a riconoscere al fisco un ruolo restitutivo e non solo contributivo nel rapporto tra profit, non profit e cittadini,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative legislative necessarie volte a escludere che gli enti del terzo settore che ricevono contributi pubblici di entità superiore ai 100.000 euro annui non possano effettuare spese per l'acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli anni 2021, 2022 e 2023;

   a non computare nel limite delle detrazioni richiamato in premessa le erogazioni liberali in denaro e in natura effettuate in favore degli enti del terzo settore;

   ad adottare le iniziative necessarie volte ad assicurare l'integrale erogazione delle risorse destinate dai contribuenti al 5 per mille nell'anno 2024, nonché a innalzare il relativo tetto massimo, attualmente fissato in 525 milioni di euro, in misura almeno pari all'eccedenza registrata nel medesimo anno.
9/2112-bis-A/3. Gadda, Faraone, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni.


   La Camera,

   premesso che:

    gli enti del terzo settore svolgono un ruolo fondamentale nel perseguimento di interessi generali, elevando i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l'inclusione e il pieno sviluppo della persona, con un apporto cruciale nel rafforzare un tessuto sociale già messo a dura prova da anni di crisi economiche, sanitarie e sociali;

    destinare, in modo diretto o indiretto, risorse agli enti del terzo settore vuol dire contribuire ad un modello generativo di risposta ai bisogni e allo sviluppo sociale ed economico del Paese,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di adottare le iniziative legislative necessarie volte a escludere che gli enti del terzo settore che ricevono contributi pubblici di entità superiore ai 100.000 euro annui non possano effettuare spese per l'acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli anni 2021, 2022 e 2023;

   a valutare l'opportunità di non computare nel limite delle detrazioni richiamato in premessa le erogazioni liberali in denaro e in natura effettuate in favore degli enti del terzo settore;

   a valutare l'opportunità di adottare le iniziative necessarie volte ad assicurare l'integrale erogazione delle risorse destinate dai contribuenti al 5 per mille nell'anno 2024, nonché a innalzare il relativo tetto massimo, attualmente fissato in 525 milioni di euro, in misura almeno pari all'eccedenza registrata nel medesimo anno.
9/2112-bis-A/3. (Testo modificato nel corso della seduta)Gadda, Faraone, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni.


   La Camera,

   premesso che:

    il settore agricolo ha un fatturato aggregato di circa 80 miliardi di euro e genera, tenendo conto dell'indotto su tutta la filiera, circa 640 miliardi di euro contribuendo per più di un quarto al PIL nazionale;

    la produzione zootecnica ha un valore significativo all'interno del settore agricolo, rappresentando oltre un terzo del totale della produzione ed un valore stimato di circa 16 miliardi di euro;

    il 18 giugno 2024 l'ISTAT ha pubblicato alcuni dati sulla salute del sistema agricolo, silvicoltura e pesca dai quali si apprende che nell'anno precedente vi è stata una riduzione della produzione e del valore aggiunto, rispettivamente, dell'1,8 per cento e del 2,5 per cento in termini reali, rilevando una fragilità del settore che richiede interventi urgenti volti alla sua salvaguardia;

    nello stesso anno l'occupazione nel settore registra una flessione del 2,4 per cento;

    a destare preoccupazione sono stati i cali della produzione agricola di beni (-3,9 per cento per le coltivazioni e -0,9 per cento per il comparto zootecnico) e delle attività dei servizi di supporto (-1,6 per cento);

    i cali sono da attribuire per la produzione agricola soprattutto alle avverse condizioni climatiche, che hanno caratterizzato diversi periodi dell'anno, mentre per il settore zootecnico alla presenza sul territorio nazionale di agenti patogeni quali peste suina africana e lingua blu;

    tra i prodotti zootecnici, si sono registrati volumi in calo specie nel settore suinicolo (-10,9 per cento) e nella produzione di latte (-1,1 per cento);

    il settore è stato certamente influenzato negativamente anche da alcune inefficienze nei sistemi informatici e da scelte politico-governative che si sono dimostrate poco lungimiranti;

    ad esempio, come abbiamo avuto modo di segnalare con l'interpellanza n. 2-00465, i numerosi e continui disservizi al Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN) hanno creato forti difficoltà a molte aziende vitivinicole nel rispettare le scadenze previste per la comunicazione dei dati al Ministero, esponendole al rischio di sanzioni e ulteriori ritardi nelle attività produttive;

    da ultimo, risulta difficile comprendere la strategia adottata dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste nella gestione dei rischi e nella regolamentazione delle polizze assicurative agevolate, che espone il settore agricolo a rischi imprenditoriali talmente elevati da compromettere la sostenibilità dei modelli di business,

impegna il Governo

a salvaguardare il settore agricolo adottando, per la zootecnia, misure di indennizzo contro la recrudescenza di agenti patogeni come la PSA e la lingua blu, e, per l'agricoltura in generale, interventi per rivedere i parametri storici di calcolo del rischio nelle polizze agricole agevolate, nonché per liquidare i contributi delle annualità 2022 e 2023 ancora non evasi.
9/2112-bis-A/4. Gruppioni, Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti.


   La Camera,

   premesso che:

    il settore agricolo ha un fatturato aggregato di circa 80 miliardi di euro e genera, tenendo conto dell'indotto su tutta la filiera, circa 640 miliardi di euro contribuendo per più di un quarto al PIL nazionale;

    la produzione zootecnica ha un valore significativo all'interno del settore agricolo, rappresentando oltre un terzo del totale della produzione ed un valore stimato di circa 16 miliardi di euro;

    il 18 giugno 2024 l'ISTAT ha pubblicato alcuni dati sulla salute del sistema agricolo, silvicoltura e pesca dai quali si apprende che nell'anno precedente vi è stata una riduzione della produzione e del valore aggiunto, rispettivamente, dell'1,8 per cento e del 2,5 per cento in termini reali, rilevando una fragilità del settore che richiede interventi urgenti volti alla sua salvaguardia,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica, di salvaguardare il settore agricolo adottando, per la zootecnia, misure di indennizzo contro la recrudescenza di agenti patogeni come la PSA e la lingua blu, e, per l'agricoltura in generale, interventi per rivedere i parametri storici di calcolo del rischio nelle polizze agricole agevolate.
9/2112-bis-A/4. (Testo modificato nel corso della seduta)Gruppioni, Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti.


   La Camera,

   premesso che:

    il tumore al seno rappresenta la neoplasia più frequente tra le donne in Italia, con circa 55.900 nuovi casi stimati nel 2023 (dati AIOM, Associazione italiana oncologia medica);

    se diagnosticato precocemente, il carcinoma mammario presenta tassi di sopravvivenza molto elevati con una sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi che si attesta all'88 per cento e oltre il 60 per cento delle pazienti che può considerarsi guarita. Tuttavia, l'assenza di una diagnosi precoce comporta un significativo abbassamento delle probabilità di guarigione, rendendo necessario il ricorso a trattamenti più invasivi e complessi, con un conseguente aumento dei costi sanitari e un impatto più gravoso sulla qualità della vita delle pazienti;

    studi scientifici e linee guida internazionali, come le European Breast Cancer Guidelines, hanno stimato che un incremento della copertura dello screening mammografico potrebbe ridurre la mortalità per tumore al seno del 20-30 per cento nella popolazione eleggibile;

    in Italia alcune regioni, come Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana, hanno già avviato sperimentazioni per estendere lo screening alle fasce 45-49 anni e 70-74 anni permettendo di raccogliere dati epidemiologici preziosi che potranno essere utilizzati per valutare l'efficacia dell'estensione e per implementare una strategia più uniforme su scala nazionale;

    secondo i dati ISTAT, le differenze di adesione ai programmi di screening tra le regioni sono significative, con punte di oltre l'80 per cento nelle regioni del Nord e percentuali inferiori al 50 per cento in alcune regioni del Sud. Tali disuguaglianze nell'adesione ai programmi di screening rappresentano una sfida che richiede interventi mirati per garantire un accesso equo alla prevenzione su tutto il territorio nazionale al fine di migliorare la salute delle donne, ma anche di contribuire a un sistema sanitario più efficiente ed equo, in linea con i princìpi di universalità e solidarietà del Servizio sanitario nazionale,

impegna il Governo

ad adottare per quanto di competenza tutte le misure necessarie per garantire l'immediata attuazione dei progetti sperimentali di rafforzamento dell'adesione e dell'estensione dello screening mammografico per il tumore al seno su tutto il territorio nazionale, garantendo campagne di screening gratuiti per le donne nelle fasce d'età 45-50 anni e 70-74 anni a carico del Servizio sanitario nazionale.
9/2112-bis-A/5. Boschi, Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Giachetti, Gruppioni, Auriemma, Malavasi, Zanella, Sportiello, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è uno dei Paesi europei con minore tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro. Secondo i dati ISTAT, solo il 54 per cento delle madri italiane con figli di età inferiore ai tre anni è occupata, contro una media europea del 64 per cento;

    la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia nella società contemporanea è una delle principali cause della bassa natalità e della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro;

    in molte famiglie italiane, la responsabilità principale della cura dei figli ricade prevalentemente sulle madri, generando una distribuzione diseguale del lavoro di cura tra i genitori, che costringe molte donne a ridurre le proprie ore lavorative o a rimanere in posizioni a basso reddito e con scarse opportunità di crescita;

    le donne sono maggiormente coinvolte nei lavori part-time e una su cinque lascia il mercato del lavoro dopo la maternità, spesso non per scelta, ma per necessità derivanti dalla cura familiare, dalla mancanza di supporto adeguato e dalla difficoltà di accesso a una rete di servizi per l'infanzia, come asili nido e forme di assistenza estese;

    sul fronte dei congedi di paternità, l'Italia è indietro rispetto ad altri paesi europei, con un congedo obbligatorio di soli 10 giorni, contro i 28 giorni della Spagna e i 90 giorni della Svezia;

    la promozione di una genitorialità realmente condivisa è cruciale per superare le disuguaglianze strutturali e consentire a entrambi i genitori di contribuire equamente alla cura dei figli e alla crescita familiare, senza sacrificare le proprie ambizioni e opportunità professionali;

    strumenti come il potenziamento dei congedi parentali e dei permessi retribuiti, gli incentivi fiscali per le aziende che supportano i genitori nel rientro al lavoro e che offrono servizi di assistenza all'infanzia, insieme a misure che incentivino modelli di lavoro flessibile, come il part-time temporaneo con possibilità di rientro al tempo pieno, il lavoro agile e la settimana corta, con il coinvolgimento di entrambi i partner, risultano fondamentali al fine di sostenere la parità di genere nel mondo del lavoro e il benessere personale nell'equilibrio tra esigenze di vita e attività lavorativa,

impegna il Governo

a estendere i congedi parentali retribuiti, a prevedere incentivi per i Servizi di assistenza all'infanzia aziendali, indennità per il lavoro a tempo parziale condiviso e per il lavoro agile condiviso, nonché premialità per le imprese che ampliano i congedi a favore dei propri dipendenti.
9/2112-bis-A/6. Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni.


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è uno dei Paesi europei con minore tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro. Secondo i dati ISTAT, solo il 54 per cento delle madri italiane con figli di età inferiore ai tre anni è occupata, contro una media europea del 64 per cento;

    la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia nella società contemporanea è una delle principali cause della bassa natalità e della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro;

    in molte famiglie italiane, la responsabilità principale della cura dei figli ricade prevalentemente sulle madri, generando una distribuzione diseguale del lavoro di cura tra i genitori, che costringe molte donne a ridurre le proprie ore lavorative o a rimanere in posizioni a basso reddito e con scarse opportunità di crescita;

    le donne sono maggiormente coinvolte nei lavori part-time e una su cinque lascia il mercato del lavoro dopo la maternità, spesso non per scelta, ma per necessità derivanti dalla cura familiare, dalla mancanza di supporto adeguato e dalla difficoltà di accesso a una rete di servizi per l'infanzia, come asili nido e forme di assistenza estese;

    sul fronte dei congedi di paternità, l'Italia è indietro rispetto ad altri paesi europei, con un congedo obbligatorio di soli 10 giorni, contro i 28 giorni della Spagna e i 90 giorni della Svezia;

    la promozione di una genitorialità realmente condivisa è cruciale per superare le disuguaglianze strutturali e consentire a entrambi i genitori di contribuire equamente alla cura dei figli e alla crescita familiare, senza sacrificare le proprie ambizioni e opportunità professionali;

    strumenti come il potenziamento dei congedi parentali e dei permessi retribuiti, gli incentivi fiscali per le aziende che supportano i genitori nel rientro al lavoro e che offrono servizi di assistenza all'infanzia, insieme a misure che incentivino modelli di lavoro flessibile, come il part-time temporaneo con possibilità di rientro al tempo pieno, il lavoro agile e la settimana corta, con il coinvolgimento di entrambi i partner, risultano fondamentali al fine di sostenere la parità di genere nel mondo del lavoro e il benessere personale nell'equilibrio tra esigenze di vita e attività lavorativa,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di sviluppare ulteriori strumenti che incentivino le forme di welfare aziendali, in particolare in favore dei genitori.
9/2112-bis-A/6. (Testo modificato nel corso della seduta)Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge n. 2112-bis, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027», come modificato in sede parlamentare, ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, di un fondo per il finanziamento delle partecipazioni dei lavoratori alla gestione e ai risultati di impresa, con una dotazione di 70 milioni di euro per l'anno 2025 e di 2 milioni di euro per l'anno 2026;

    tale fondo è finalizzato all'attuazione di disposizioni, anche di carattere fiscale, volte a promuovere la partecipazione attiva dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati delle imprese, in linea con i princìpi sanciti dall'articolo 46 della Costituzione italiana;

    la partecipazione dei lavoratori costituisce un elemento fondamentale per rafforzare la coesione aziendale, valorizzare il capitale umano e incrementare la produttività, promuovendo un modello di sviluppo economico più equo e sostenibile;

    nonostante l'importanza dell'iniziativa, le risorse stanziate appaiono insufficienti per garantire un adeguato impatto su scala nazionale e non risultano ancora definiti i criteri specifici per l'utilizzo del fondo;

    a tal riguardo, risulta essenziale garantire trasparenza ed efficacia nell'allocazione delle risorse stanziate, al fine di massimizzare i benefìci economici e sociali derivanti dalla partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa e alla sua governance, come proposto con l'articolo aggiuntivo 23.02 che propone di stanziare 1.000 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025 per il Fondo per l'implementazione di una governance d'impresa partecipata dai lavoratori, finalizzato a promuovere la partecipazione dei dipendenti al capitale, alla gestione e alla distribuzione degli utili dell'impresa,

impegna il Governo

a stanziare risorse congrue volte a garantire e incentivare l'adozione di modelli di governance d'impresa che consentano la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla definizione delle scelte aziendali, al fine di incentivare la produttività e assicurare un maggiore coinvolgimento dei lavoratori in azienda.
9/2112-bis-A/7. Bonifazi, Faraone, Gadda, Del Barba, Boschi, Giachetti, Gruppioni.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge n. 2112-bis, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027», come modificato in sede parlamentare, ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, di un fondo per il finanziamento delle partecipazioni dei lavoratori alla gestione e ai risultati di impresa, con una dotazione di 70 milioni di euro per l'anno 2025 e di 2 milioni di euro per l'anno 2026;

    tale fondo è finalizzato all'attuazione di disposizioni, anche di carattere fiscale, volte a promuovere la partecipazione attiva dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati delle imprese, in linea con i princìpi sanciti dall'articolo 46 della Costituzione italiana;

    la partecipazione dei lavoratori costituisce un elemento fondamentale per rafforzare la coesione aziendale, valorizzare il capitale umano e incrementare la produttività, promuovendo un modello di sviluppo economico più equo e sostenibile;

    a tal riguardo, risulta essenziale garantire trasparenza ed efficacia nell'allocazione delle risorse stanziate, al fine di massimizzare i benefìci economici e sociali derivanti dalla partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa e alla sua governance, come proposto con l'articolo aggiuntivo 23.02 che propone di stanziare 1.000 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025 per il Fondo per l'implementazione di una governance d'impresa partecipata dai lavoratori, finalizzato a promuovere la partecipazione dei dipendenti al capitale, alla gestione e alla distribuzione degli utili dell'impresa,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, con iniziative anche legislative volte a incentivare l'adozione di modelli di governance d'impresa che consentano la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla definizione delle scelte aziendali, al fine di incentivare la produttività e assicurare un maggiore coinvolgimento dei lavoratori in azienda.
9/2112-bis-A/7. (Testo modificato nel corso della seduta)Bonifazi, Faraone, Gadda, Del Barba, Boschi, Giachetti, Gruppioni.


   La Camera,

   premesso che:

    dopo un iter durato 5 anni è stata approvata all'unanimità la legge 17 maggio 2024, n. 70, che rafforza le misure contenute nella legge 29 maggio 2017, n. 71, su prevenzione e contrasto al cyberbullismo soprattutto in ambito scolastico;

    pertanto, ogni scuola dovrà dotarsi di un «codice interno antibullismo», oltre ad un tavolo permanente di monitoraggio, con la partecipazione di studenti, docenti, famiglie ed esperti del settore al fine di affiancare la scuola nella prevenzione di bullismo, cyberbullismo e dipendenze;

    l'articolo 3 della legge 17 maggio 2024, n. 70, delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

     a) prevedere il potenziamento del servizio per l'assistenza delle vittime di atti di bullismo e cyberbullismo mediante il numero pubblico «Emergenza infanzia 114», accessibile gratuitamente e attivo nell'intero arco delle ventiquattro ore, con il compito di fornire alle vittime, ovvero alle persone congiunte o legate ad esse da relazione affettiva, un servizio di prima assistenza psicologica e giuridica da parte di personale dotato di adeguate competenze e, nei casi più gravi, informare prontamente l'organo di polizia competente della situazione di pericolo segnalata;

     b) prevedere che l'Istituto nazionale di statistica svolga, con cadenza biennale, una rilevazione sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, al fine di misurarne le caratteristiche fondamentali e di individuare i soggetti più esposti al rischio;

     c) prevedere che i contratti degli utenti stipulati con i fornitori di servizi di comunicazione e di informazione offerti mediante reti di comunicazione elettronica, richiamino espressamente le disposizioni in materia di responsabilità dei genitori per i danni cagionati dai figli minori in conseguenza di atti illeciti posti in essere attraverso l'uso della rete;

     d) prevedere che la Presidenza del Consiglio dei ministri, nell'ambito delle risorse destinate, nel proprio bilancio autonomo, alle attività di comunicazione istituzionale, promuova periodiche campagne informative di prevenzione e di sensibilizzazione sull'uso consapevole della rete internet e sui suoi rischi, avvalendosi dei principali mezzi di informazione, degli organi di comunicazione e di stampa nonché di soggetti privati;

    inoltre, il 20 gennaio viene istituita la «Giornata del rispetto», giorno in cui ricorre la nascita di Willy Monteiro Duarte, il 21enne di origini capoverdiane barbaramente ucciso a Colleferro a settembre del 2020 a calci e pugni, a cui la legge è stata dedicata. La ricorrenza servirà ad approfondire la tematica del rispetto altrui e la lotta ad ogni forma di discriminazione;

    nonostante siano potenziati tutti gli strumenti attivabili: prevenzione, contrasto, emersione, monitoraggio e sensibilizzazione, a tutt'oggi mancano le risorse per renderli operativi;

    durante l'esame in Commissione bilancio, è stato respinto l'emendamento 107.9 a prima firma del sottoscritto che, al fine di attivare i servizi per l'assistenza alle vittime di atti di bullismo e cyberbullismo di cui all'articolo 3 della legge 17 maggio 2024, n. 70, stanziava 2 milioni di euro,

impegna il Governo

a stanziare le risorse necessarie per attivare i servizi per l'assistenza alle vittime di atti di bullismo e cyberbullismo di cui all'articolo 3 della legge 17 maggio 2024, n. 70.
9/2112-bis-A/8. Dori, Bonelli, Borrelli, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti, D'Orso.


   La Camera,

   premesso che:

    dopo un iter durato 5 anni è stata approvata all'unanimità la legge 17 maggio 2024, n. 70, che rafforza le misure contenute nella legge 29 maggio 2017, n. 71, su prevenzione e contrasto al cyberbullismo soprattutto in ambito scolastico;

    pertanto, ogni scuola dovrà dotarsi di un «codice interno antibullismo», oltre ad un tavolo permanente di monitoraggio, con la partecipazione di studenti, docenti, famiglie ed esperti del settore al fine di affiancare la scuola nella prevenzione di bullismo, cyberbullismo e dipendenze;

    l'articolo 3 della legge 17 maggio 2024, n. 70, delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

     a) prevedere il potenziamento del servizio per l'assistenza delle vittime di atti di bullismo e cyberbullismo mediante il numero pubblico «Emergenza infanzia 114», accessibile gratuitamente e attivo nell'intero arco delle ventiquattro ore, con il compito di fornire alle vittime, ovvero alle persone congiunte o legate ad esse da relazione affettiva, un servizio di prima assistenza psicologica e giuridica da parte di personale dotato di adeguate competenze e, nei casi più gravi, informare prontamente l'organo di polizia competente della situazione di pericolo segnalata;

     b) prevedere che l'Istituto nazionale di statistica svolga, con cadenza biennale, una rilevazione sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, al fine di misurarne le caratteristiche fondamentali e di individuare i soggetti più esposti al rischio;

     c) prevedere che i contratti degli utenti stipulati con i fornitori di servizi di comunicazione e di informazione offerti mediante reti di comunicazione elettronica, richiamino espressamente le disposizioni in materia di responsabilità dei genitori per i danni cagionati dai figli minori in conseguenza di atti illeciti posti in essere attraverso l'uso della rete;

     d) prevedere che la Presidenza del Consiglio dei ministri, nell'ambito delle risorse destinate, nel proprio bilancio autonomo, alle attività di comunicazione istituzionale, promuova periodiche campagne informative di prevenzione e di sensibilizzazione sull'uso consapevole della rete internet e sui suoi rischi, avvalendosi dei principali mezzi di informazione, degli organi di comunicazione e di stampa nonché di soggetti privati;

    inoltre, il 20 gennaio viene istituita la «Giornata del rispetto», giorno in cui ricorre la nascita di Willy Monteiro Duarte, il 21enne di origini capoverdiane barbaramente ucciso a Colleferro a settembre del 2020 a calci e pugni, a cui la legge è stata dedicata. La ricorrenza servirà ad approfondire la tematica del rispetto altrui e la lotta ad ogni forma di discriminazione;

    durante l'esame in Commissione bilancio, è stato respinto l'emendamento 107.9 a prima firma del sottoscritto che, al fine di attivare i servizi per l'assistenza alle vittime di atti di bullismo e cyberbullismo di cui all'articolo 3 della legge 17 maggio 2024, n. 70, stanziava 2 milioni di euro,

impegna il Governo

a stanziare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, adeguate risorse per il potenziamento dei servizi per l'assistenza alle vittime di atti di bullismo e cyberbullismo di cui all'articolo 3 della legge 17 maggio 2024, n. 70.
9/2112-bis-A/8. (Testo modificato nel corso della seduta)Dori, Bonelli, Borrelli, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti, D'Orso.


   La Camera,

   premesso che:

    l'approvazione all'unanimità della legge n. 168 del 2023, per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, ha rappresentato un segnale di straordinaria importanza per le istituzioni e per il Paese in tema di violenza di genere;

    la legge ha inteso rafforzare gli strumenti normativi ed operativi per il contrasto alla violenza di genere e tra gli obiettivi perseguiti vi è quello di rendere più efficace l'attività di prevenzione affidata alle Forze di polizia, al fine di bloccare il ciclo della violenza e di intercettare celermente i segnali di pericolo nell'ambito delle relazioni interpersonali, allo scopo di intervenire tempestivamente;

    a questo fine è stato ulteriormente esteso l'ambito di applicazione del braccialetto elettronico alla misura della sorveglianza speciale, previo consenso dell'interessato e la verifica della fattibilità tecnica, alla misura del divieto di avvicinamento, disposto d'urgenza e in via temporanea dal tribunale, in pendenza di procedimento per l'applicazione della misura del divieto o dell'obbligo di soggiorno e poi alla misura coercitiva dell'allontanamento dalla casa familiare;

    a causa delle criticità riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione dei dispositivi e al funzionamento del sistema di monitoraggio effettuato con l'ausilio dei braccialetti elettronici, presso il Viminale è operativo un gruppo di lavoro interforze con la partecipazione anche del Ministero della giustizia che dovrebbe assicurare un concreto supporto agli operatori delle Forze di polizia;

    per rendere sempre più efficaci gli strumenti di prevenzione, in primo luogo il braccialetto elettronico, e per fare in modo che le Forze di polizia intervengano tempestivamente rispetto a ogni situazione di rischio o pericolo per le potenziali vittime il sottoscritto ha presentato una proposta emendativa per l'istituzione di un «Fondo per implementare e rendere efficienti gli strumenti di sorveglianza elettronici per le vittime di violenza domestica» (articolo aggiuntivo a prima firma Zaratti 120.020) respinto in Commissione bilancio;

    quelli istallati dalle Forze dell'ordine italiane sono gestiti da Fastweb, sono cavigliere dotate di Gps che lanciano un segnale alle vicine centrali di Polizia o Carabinieri, nel caso di violazione dei limiti imposti dal giudice, mentre un altro segnale arriva a un piccolo dispositivo o all'applicazione sullo smartphone della donna che subisce la violenza;

    questo tipo di reato, ovvero la violazione della misura cautelare, ha numeri incredibilmente alti in Italia: è un dato che emerge dall'ultimo monitoraggio del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa: è un fenomeno ancora sottovalutato in tutte le sue implicazioni e nulla è stato fatto nell'ultimo provvedimento sulla sicurezza;

    l'applicazione del braccialetto elettronico come prevenzione per i reati di violenza è relativamente recente e in fase di perfezionamento,

impegna il Governo

a stanziare le risorse necessarie per riorganizzare la gestione attuale dei dispositivi di sorveglianza elettronica superando l'attuale frammentazione e centralizzando i sistemi di ricezione, definendo programmi di formazione obbligatoria per operatori e forze dell'ordine per costruire un sistema realmente funzionale e coordinato per la protezione delle vittime e con criteri precisi per l'assegnazione dei dispositivi antistalking.
9/2112-bis-A/9. Zaratti, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi di euro nel 2025, più di 35 miliardi di euro nel 2026 e oltre 40 miliardi di euro nel 2027 da destinare, tra gli altri, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    in particolare, la maggior parte delle fideiussioni bancarie non risulterebbe regolare per mancato pagamento delle relative imposte di bollo dovute, al punto che parte della giurisprudenza è orientata nel senso di considerare nullo il contratto fideiussorio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di fissare un termine perentorio per il versamento dell'imposta di bollo delle fideiussioni bancarie, a pena di nullità dell'atto.
9/2112-bis-A/10. Almici, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi nel 2025, più di 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027 da destinare, tra gli altri, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    in particolare, l'articolo 1, ai commi da 856 a 860 reca misure di potenziamento dei controlli della finanza pubblica e, al comma 858, prevede l'estensione ai soggetti di cui al comma 857 delle misure di contenimento della spesa pubblica previste per la pubblica amministrazione, con la conseguenza che a decorrere dal 2025 tali enti non possono effettuare spese per l'acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli esercizi finanziari 2021, 2022 e 2023;

    le disposizioni sopra richiamate sono suscettibili di impattare anche sugli Enti del Terzo settore (ETS);

    gli ETS costituiscono espressione del pluralismo sociale ex articolo 2 della Costituzione, ai quali l'ordinamento deve assicurare l'essenziale e irrinunciabile autonomia che li caratterizza, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale a sua volta tutelato dall'articolo 118 ultimo comma, della medesima Carta costituzionale (ex multis. Corte costituzionale, sentenze n. 75/1992; 185/2018). Significativamente, l'articolo 4, comma 2 del codice del Terzo settore mette in risalto l'alterità degli ETS rispetto alla pubblica amministrazione, sancendo che non possono acquisire la qualifica di ETS le pubbliche amministrazioni e gli enti sottoposti a direzione, controllo e coordinamento da parte delle stesse;

    l'applicazione indiscriminata agli ETS delle misure di potenziamento dei controlli della finanza pubblica esaminate rappresenterebbe un'ingerenza dello Stato rispetto all'autonomia privata che, andando ben oltre il fine dichiarato, non risulta conforme ai canoni di ragionevolezza e proporzionalità già più volte ribaditi dai giudici costituzionali. Non va dimenticato che gli ETS sono un insieme limitato di soggetti giuridici dotati di caratteri specifici (articolo 4), rivolti a «perseguire il bene comune» (articolo 1), a svolgere «attività di interesse generale» (articolo 5), senza perseguire finalità lucrative soggettive (articolo 8), sottoposti a un sistema pubblicistico di registrazione (articolo 11) e a rigorosi controlli (articoli da 90 a 97), come li ha definiti la Corte costituzionale nella sentenza n. 131/2020;

    l'assetto del sistema dei controlli sugli ETS è stato disegnato dal legislatore seguendo due precisi principi direttivi contenuti nella legge delega n. 106 del 2016;

    la presenza di rappresentanti del Ministero vigilante (il MLPS) è prevista con riferimento a soli cinque enti cui lo Stato contribuisce in via ordinaria (articolo 95, comma 5 del decreto legislativo n. 117 del 2017), e rispetto a tre di essi la Corte dei conti, già titolare del controllo sulla gestione, ha recentemente ritenuto di deliberare la cessazione del controllo «in quanto la contribuzione ordinaria annuale c da considerarsi di particolare tenuità, essendo pari o inferiore a due milioni di euro»:

    accanto al controllo interno, gli ETS sono sottoposti al controllo esterno, ex articolo 93 del decreto legislativo n. 117 del 2017, svolto dagli uffici del Registro unico nazionale del terzo settore (RUNTS) e dai soggetti autorizzati. Ad essi si aggiungono i controlli fiscali da parte dell'amministrazione finanziaria e i controlli sul corretto utilizzo delle risorse pubbliche, finanziarie e strumentali ad essi attribuite, di competenza delle singole Amministrazioni erogatrici;

    le limitazioni di spesa introdotte dal comma 858, se applicate indiscriminatamente anche agli ETS, sarebbero suscettibili di comprimere notevolmente l'operatività di tali soggetti, coinvolgendo evidentemente anche le entrate provenienti da fonti di finanziamento privato, dunque determinando, in generale, una compressione sull'autonomia gestionale (in definitiva, degli spazi dell'autonomia privata). Sempre con riferimento alle norme costituzionali e dei canoni di ragionevolezza e proporzionalità, infatti, si rischierebbe la sostanziale assimilazione degli ETS alle pubbliche amministrazioni. Tale assimilazione si porrebbe in contrasto con il principio di uguaglianza formale di cui all'articolo 3 comma 1 della Costituzione,

impegna il Governo

ad assumere ogni opportuna iniziativa di competenza volta ad escludere, in sede attuativa, gli enti del Terzo settore di cui all'articolo 4, comma 1 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, dall'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 856 a 858 del disegno di legge in esame.
9/2112-bis-A/11. (Versione corretta)Vietri, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi nel 2025, più di 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027 da destinare, tra gli altri, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    in particolare, numerosi sono gli interventi in materia di agricoltura afferenti o di competenza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste;

    dall'anno 2022, al fine di incentivare, rafforzare e incrementare le maggiori attività rese nella elaborazione e coordinamento delle linee della politica agricola, agroalimentare, forestale, per la pesca, il settore ippico a livello nazionale, europeo ed internazionale, e per far fronte, altresì, anche alle funzioni di controllo, ispezione e campionamento finalizzate al contrasto delle frodi agroalimentari e per la tutela del made in Italy, si è intrapreso un positivo percorso di rafforzamento delle strutture ministeriali, anche in termini di risorse umane e di riconoscimento delle professionalità interne,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, in occasione del primo provvedimento utile, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e nel rispetto della normativa eurounitaria, ogni opportuna iniziativa, anche di carattere normativo, volta a proseguire il percorso di rafforzamento e potenziamento intrapreso dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e, in particolare, ad incrementare il Fondo Risorse Decentrate del personale, ad istituire un congruo contingente di unità da inquadrare nell'ambito dell'area delle elevate professionalità e ad equiparare il trattamento di trasferta e missioni del personale dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari a quello vigente del Comparto Sicurezza e Difesa.
9/2112-bis-A/12. Cerreto, Malaguti, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi di euro nel 2025, più di 35 miliardi di euro nel 2026 e oltre 40 miliardi di euro nel 2027 da destinare, tra gli altri, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    nel corso degli ultimi anni, si sono registrati diversi incidenti nei porti e nel mare a causa di errate valutazioni relative ai carichi all'interno delle navi: nel 2016 tre lavoratori marittimi sono morti nel porto di Messina a causa delle esalazioni provenienti dalla stiva della nave Sansovino dove stavano lavorando; nel 2022 tre operai sono morti nel porto di Crotone a causa dell'esplosione di un rimorchiatore;

    questi e molti altri incidenti verificatisi negli ultimi anni e non solo in Italia, dimostrano la necessità di aumentare la sicurezza dei porti, avvalendosi di figure adeguatamente formate come i consulenti chimici di porto;

    l'attività dei consulenti chimici di porto garantisce elevati standard di sicurezza, grazie a una formazione teorica e pratica volta a fornire tutti gli strumenti per la messa in sicurezza di carichi, navi e porti. È dunque funzionale per la tutela dell'incolumità pubblica ed alla sicurezza delle rade, delle navi e dei porti, oltre a garantire il regolare svolgimento delle attività cantieristiche e portuali;

    il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 256/2022, e il Garante per la concorrenza e il mercato, con il parere n. S4469 del 2023, hanno richiamato la necessità di una norma primaria per disciplinare l'esercizio e l'accesso alla figura del chimico di porto;

    attualmente, infatti, possono svolgere l'attività di consulente chimico di porto anche senza aver svolto un tirocinio propedeutico e aver superato il relativo esame finale, necessari per acquisire sul campo le competenze tecniche indispensabili per la tutela dell'incolumità pubblica e per garantire la sicurezza delle rade, delle navi e dei porti;

    nel mese di novembre, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge recante Valorizzazione della risorsa mare il quale, tra le altre cose, apporta modifiche al Codice della navigazione, con particolare riferimento al consulente chimico di porto;

    l'articolo 68 del Codice della navigazione (Vigilanza sull'esercizio di attività nei porti) prevede che coloro i quali esercitano un'attività nell'interno dei porti e in genere nell'ambito del demanio marittimo possono essere sottoposti all'iscrizione in appositi registri, eventualmente a numero chiuso, e ad altre speciali limitazioni,

impegna il Governo

a stanziare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, le opportune risorse volte ad aumentare la sicurezza dei porti, valutando altresì, nelle more della definizione dell'attività del consulente chimico di porto, l'opportunità di sospendere, in virtù del citato articolo 68 del Codice della navigazione, le nuove iscrizioni ai registri dei consulenti chimici di porto, fino all'entrata in vigore della proposta normativa del Governo in materia.
9/2112-bis-A/13.Frijia, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi di euro nel 2025, più di 35 miliardi di euro nel 2026 e oltre 40 miliardi di euro nel 2027 da destinare, tra gli altri, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    nel corso degli ultimi anni, si sono registrati diversi incidenti nei porti e nel mare a causa di errate valutazioni relative ai carichi all'interno delle navi: nel 2016 tre lavoratori marittimi sono morti nel porto di Messina a causa delle esalazioni provenienti dalla stiva della nave Sansovino dove stavano lavorando; nel 2022 tre operai sono morti nel porto di Crotone a causa dell'esplosione di un rimorchiatore;

    questi e molti altri incidenti verificatisi negli ultimi anni e non solo in Italia, dimostrano la necessità di aumentare la sicurezza dei porti, avvalendosi di figure adeguatamente formate come i consulenti chimici di porto;

    l'attività dei consulenti chimici di porto garantisce elevati standard di sicurezza, grazie a una formazione teorica e pratica volta a fornire tutti gli strumenti per la messa in sicurezza di carichi, navi e porti. È dunque funzionale per la tutela dell'incolumità pubblica ed alla sicurezza delle rade, delle navi e dei porti, oltre a garantire il regolare svolgimento delle attività cantieristiche e portuali;

    il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 256/2022, e il Garante per la concorrenza e il mercato, con il parere n. S4469 del 2023, hanno richiamato la necessità di una norma primaria per disciplinare l'esercizio e l'accesso alla figura del chimico di porto;

    attualmente, infatti, possono svolgere l'attività di consulente chimico di porto anche senza aver svolto un tirocinio propedeutico e aver superato il relativo esame finale, necessari per acquisire sul campo le competenze tecniche indispensabili per la tutela dell'incolumità pubblica e per garantire la sicurezza delle rade, delle navi e dei porti;

    nel mese di novembre, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge recante Valorizzazione della risorsa mare il quale, tra le altre cose, apporta modifiche al Codice della navigazione, con particolare riferimento al consulente chimico di porto;

    l'articolo 68 del Codice della navigazione (Vigilanza sull'esercizio di attività nei porti) prevede che coloro i quali esercitano un'attività nell'interno dei porti e in genere nell'ambito del demanio marittimo possono essere sottoposti all'iscrizione in appositi registri, eventualmente a numero chiuso, e ad altre speciali limitazioni,

impegna il Governo

a stanziare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, le opportune risorse volte ad aumentare la sicurezza dei porti, nonché a porre in essere ogni utile iniziativa finalizzata alla celere adozione della nuova disciplina della figura professionale del consulente chimico del porto.
9/2112-bis-A/13.(Testo modificato nel corso della seduta)Frijia, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi di euro nel 2025, più di 35 miliardi di euro nel 2026 e oltre 40 miliardi di euro nel 2027 da destinare, tra gli altri, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    in particolare, numerose e condivisibili sono le misure per garantire l'assistenza e il benessere dei cittadini, cosiddette politiche di welfare, dal sostegno al potere di acquisto delle famiglie, alla genitorialità, dalle politiche sociali per la lotta alle droghe e alle dipendenze, alle politiche in sostegno dello sport;

    diversi sono i luoghi in Italia dove prevale il degrado urbanistico e, di conseguenza, aumenta la «densità criminale», non solo in alcuni quartieri difficili del Sud, ma anche al Nord, come Pioltello, il Gad di Ferrara e Mestre, o al Centro, come il quartiere di Tor Bella Monaca nella città metropolitana di Roma;

    non si tratta di periferie-ghetti, ma alcune situazioni destano crescente preoccupazione, in un habitat delinquenziale dove attecchiscono facilmente anche i criminali d'importazione: è qui che finiscono molti minori stranieri non accompagnati, che si abituano in fretta a vivere di espedienti;

    il minimo comune denominatore di tali aree è indubbiamente la carenza di servizi: dai trasporti, alla palestra, alla scuola; quartieri dormitorio, dove pochi dettano le regole;

    è il caso di Villaggio Falcone, quartiere di Tor Bella Monaca nella periferia est della Capitale, e della sua ex palestra Heaven, divenuti simbolo di illegalità e degrado;

    Villaggio Falcone, come Caivano, è divenuto uno tra i quartieri più conosciuti per gravi fatti di cronaca nera, con omicidi in pieno giorno, rapine e spaccio di droga;

    anche l'ex palestra Heaven, ex punto verde qualità e uno dei pochi punti di riferimento in un quartiere nel quale le occasioni di svago sono limitate, dal 2022 versa in stato di completo abbandono nonostante nel corso degli ultimi 30 anni siano stati spesi per questa struttura circa 14 milioni di euro. Riacquisito dal Campidoglio, il centro oggi è bersaglio quotidiano di vandali e delinquenti che lo hanno smontato pezzo per pezzo, tanto da portare alcune famiglie a decidere di non portare più i figli nel vicino polo 0-6 per paura;

    una storia che ricorda da vicino quella del centro sportivo ex Delphinia di Caivano, riqualificato in pochi mesi grazie all'approvazione del Piano straordinario di interventi e riqualificazione urbana;

    nonostante l'impegno di forze dell'ordine, associazioni, scuole e altre realtà del territorio, nel VI Municipio mancano luoghi vivibili e riqualificati dove portare avanti progetti ed iniziative di rieducazione sociale;

    la ricostruzione comunitaria, economica e culturale dei territori è fondamentale per garantire un maggiore senso di appartenenza, comunità e sicurezza,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare gli opportuni interventi di competenza, anche di carattere economico, finalizzati alla riqualificazione del Villaggio Falcone e del locale centro sportivo, restituendo alla cittadinanza un luogo di speranza e crescita per i nostri figli.
9/2112-bis-A/14. Rampelli, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame reca il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, prevedendo tra i diversi interventi trattati anche misure finanziarie di revisione della spesa con particolare riferimento alla materia pensionistica;

    la legge 27 marzo 1992, n. 257, ha previsto la cessazione dell'utilizzo dell'amianto nel nostro Paese, vietando attività quali l'estrazione, la produzione, la commercializzazione, l'importazione e l'esportazione dell'amianto e dei prodotti che lo contengono;

    negli anni successivi all'entrata in vigore della suddetta legge sono stati riconosciuti i dovuti risarcimenti e benefìci economici ai soggetti che hanno avuto ripercussioni sul piano della salute a seguito dell'esposizione prolungata all'amianto nell'ambito dell'attività lavorativa, incluso l'accesso anticipato al trattamento pensionistico per i lavoratori che siano stati esposti all'amianto per almeno un decennio;

    per l'accesso a tale beneficio, tuttavia, l'attuale legislazione prende in considerazione solo i periodi di attività lavorativa svolta con esposizione all'amianto non oltre il 2 ottobre 2003 e riconosce come valide solo le domande presentate entro il 15 giugno 2005, ma ad oggi, di fatto, l'amianto è ancora presente in diversi siti, compresi cantieri e stabilimenti industriali non ancora bonificati, continuando ad incidere sulla salute di molti lavoratori e ad essere causa di gravi patologie;

    tale disparità di trattamento richiede un intervento a tutela di quanti non abbiano presentato la domanda per l'accesso anticipato alle prestazioni previdenziali nei tempi previsti o che abbiano solo successivamente maturato il decennio di esposizione necessario per l'ottenimento del beneficio;

    tale intervento interesserebbe un numero limitato di soggetti e, pertanto, avrebbe un impatto finanziario limitato,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nei provvedimenti di prossima adozione, di introdurre interventi anche di carattere normativo volti a riconoscere il beneficio dell'accesso anticipato al trattamento pensionistico di cui alla legge 27 marzo 1992, n. 257, ai lavoratori che siano stati esposti all'amianto per un periodo superiore a dieci anni, anche successivamente al termine di presentazione delle domande fissato al 15 giugno 2005 e ad individuare e stanziare, compatibilmente con gli equilibri di bilancio e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, risorse adeguate per l'attivazione della misura.
9/2112-bis-A/15. Maiorano, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame reca il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 prevedendo, nello specifico, al titolo XI, disposizioni finanziarie di revisione della spesa in materia di difesa e sicurezza nazionale;

    con il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, il Corpo forestale dello Stato, forza di polizia ad ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nonché nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare, è stato assorbito dall'Arma dei carabinieri che è subentrata nei rapporti giuridici attivi e passivi dell'ente disciolto integrandone i reparti nella propria struttura organizzativa;

    l'Arma dei carabinieri è subentrata anche come datore di lavoro degli operai forestali (a tempo determinato e indeterminato – OTD e OTI) che hanno mantenuto lo status di personale civile assunto a supporto dei compiti istituzionali dell'Arma (ex legge 5 aprile 1985, n. 124: «Disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste»);

    invero le attività svolte dal personale operaio non vanno solo a supporto dei compiti istituzionali, ma spesso consistono direttamente in compiti istituzionali come elencati dall'articolo 2, della legge 6 febbraio 2004, n. 36, in forza di successive interpretazioni delle norme e soprattutto attraverso declaratorie operative;

    ciò nonostante al personale OTI e OTD continua ad essere applicato il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) di diritto privato, individuato in quello degli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria;

    tale trattamento richiede un intervento normativo per l'inserimento nei ruoli del Ministero della difesa del personale OTI e OTD assunto ai sensi della legge 5 aprile 1985, n. 124, e successive modificazioni, prevedendo una pianta organica del personale operaio destinato a svolgere mansioni presso l'Arma dei carabinieri e disponendo l'assunzione nei ruoli attraverso un sistema di reclutamento speciale riservato al personale che già prestava la propria professionalità per il soppresso CFS ed ora presta servizio per i Carabinieri ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177;

    tale intervento garantirebbe il perseguimento degli obiettivi nazionali ed europei in materia di tutela ambientale e forestale, di presidio del territorio e di salvaguardia delle riserve naturali, ivi compresa la conservazione della biodiversità di cui all'articolo 9 della Costituzione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare i necessari provvedimenti al fine di inserire nei ruoli civili del Ministero della difesa il personale assunto ai sensi della legge 5 aprile 1985, n. 124, in forza all'Arma dei carabinieri, fino all'ammontare complessivo di 1.246 unità, previo espletamento di una procedura selettiva nella forma del corso-concorso e ad individuare e stanziare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, risorse adeguate per l'attivazione della misura.
9/2112-bis-A/16.Padovani, Maiorano, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 e tra le differenti materie trattate contiene anche misure di carattere fiscale;

    nello specifico, l'articolo 8 interviene sulla detrazione delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici, modificando, più in particolare, l'articolo 119, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, in materia di superbonus;

    la legge di bilancio per il 2024 stabiliva, all'articolo 1, commi 86 e 87, che i proprietari delle unità immobiliari oggetto degli interventi relativi al superbonus 110 per cento dovessero essere tenuti ad aggiornare i dati catastali mediante una rivalutazione della rendita catastale, pena la ricezione di una lettera di compliance da parte dell'Agenzia delle entrate attestante una possibile irregolarità. Tale normativa si basa sul presupposto che gli interventi effettuati con il superbonus comportino sempre un aumento del valore dell'immobile, rendendo quindi obbligatoria la dichiarazione di revisione delle rendite catastali per tutti coloro che hanno realizzato lavori agevolati;

    in Italia sono tantissimi gli immobili che, pur avendo beneficiato delle agevolazioni del superbonus 110 per cento, hanno subito danni strutturali e rilevanti perdite di valore a causa degli eventi calamitosi sopravvenuti nel biennio 2023-2024;

    i proprietari di tali immobili, infatti, nonostante gli investimenti sostenuti per il miglioramento e l'efficientamento energetico della propria abitazione, si trovano, in questo momento, in una condizione di svantaggio economico e patrimoniale a causa di eventi a loro non imputabili;

    in tale ottica, la previsione di una rivalutazione della rendita catastale per gli immobili danneggiati rappresenterebbe un ulteriore onere fiscale a carico dei proprietari stessi, i quali dovrebbero procedere ad una modifica dei dati catastali che, a seguito dei danni dovuti a calamità naturali, non riflettono più il reale valore del bene e la sua funzionalità originaria,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con gli equilibri di bilancio e con i vincoli di finanza pubblica, l'esenzione dalla rivalutazione della rendita catastale per gli immobili colpiti dagli eventi calamitosi nel biennio 2023-2024.
9/2112-bis-A/17. Dondi, Buonguerrieri, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, contiene una pluralità di misure che s'inseriscono nel quadro macroeconomico del Paese, orientato in una politica di bilancio prudente e responsabile, che continua a sostenere il sistema socio-economico e a ridurre l'impatto sulle famiglie a causa dell'incertezza che caratterizza il contesto internazionale; il medesimo provvedimento prevede, pertanto, interventi coerenti con il percorso di aggiustamento fiscale che l'Italia si è impegnata a realizzare nel Piano strutturale di bilancio di medio termine;

    in tale ambito, fra i principali interventi previsti dal Governo (che possono essere riassunti per materia in relazione alla ripartizione dei titoli delle disposizioni della prima sezione del testo del disegno di legge di bilancio), si evidenziano al titolo VI, capo I del testo originario, una serie di misure in materia di disabilità e non autosufficienza, a cui si aggiunge un'ulteriore disposizione introdotta in sede referente e prevede che le risorse da utilizzare per il Fondo caregiver, confluiscano all'interno del Fondo nazionale per la non autosufficienza, per essere destinate all'erogazione di servizi socio-assistenziali di assistenza domiciliare sociale e assistenza sociale a supporto per le persone anziane non autosufficienti;

    a tal fine, la suesposta riorganizzazione contabile (progettata al fine di migliorare l'erogazione di servizi socio-assistenziali, senza tuttavia incrementare i costi per la finanza pubblica), s'inserisce all'interno di molteplici interventi previsti dal disegno di legge di bilancio per il 2025, nell'ambito delle politiche della sanità, che prevedono il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, per un importo di 1,3 miliardi di euro nel 2025, 5,1 miliardi di euro nel 2026, 5,8 miliardi di euro nel 2027, 6,7 miliardi di euro nel 2028, 7,7 miliardi di euro nel 2029 e 8,9 miliardi di euro a decorrere dal 2030;

    a parere dei sottoscrittori del presente atto, in considerazione delle suesposte osservazioni e degli impegni derivanti dall'attuazione della riforma della disabilità prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, stante la necessità di realizzare l'attività di sperimentazione prevista del decreto legislativo 30 maggio 2024, n. 62 (che reca disposizioni per la definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l'elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato), si ravvisa la necessità di prorogare per l'anno 2025 l'efficacia del Piano nazionale non autosufficienza 2022/2024, in ragione dell'esigenza di proseguire il sostegno dei servizi volti a promuovere la continuità e la qualità di vita presso il domicilio dell'assistito nel contesto sociale di appartenenza delle persone anziane non autosufficienti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e nel limite delle risorse disponibili, l'introduzione di una misura normativa, volta a prorogare per l'anno 2025 l'efficacia del Piano nazionale non autosufficienza 2022/2024 adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 ottobre 2022, ferma restando l'elaborazione della nuova programmazione con decorrenza dall'anno 2026.
9/2112-bis-A/18.Matera, Ambrosi, Almici, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame reca il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 prevedendo, nello specifico, al Titolo VIII, disposizioni finanziarie di revisione della spesa in materia di crescita, infrastrutture e investimenti;

    in particolare, l'articolo 76 del suddetto disegno di legge, rubricato «interventi in materia di banda ultra larga», prevede che con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze possono essere concessi contributi fino a 220 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2027 al 2029, sulla base di motivate esigenze rappresentate dal soggetto attuatore, volti al completamento degli interventi di realizzazione e gestione di una infrastruttura passiva a banda ultra larga nelle zone bianche del territorio nazionale, ovvero aree soggette a fallimento di mercato, dove i costi di sviluppo delle infrastrutture non sono economicamente redditizi, per cui sono di conseguenza assenti interventi di investimento di operatori privati;

    il potenziamento della banda ultra larga è necessario per lo sviluppo della tecnologia 5G, la quinta generazione di connessione radiomobile, che consente un forte miglioramento della qualità della connettività rispetto agli standard precedenti e permette interazioni che richiedono tempi di latenza ridottissimi;

    già dalla XVII legislatura sono stati attuati una serie di interventi pubblici, con risorse sia nazionali sia dell'Unione europea, ricompresi nella Strategia per la crescita digitale 2014-2020, della Strategia italiana per la banda ultra larga e della nuova Strategia italiana per la banda ultra larga «Verso la Gigabit Society». Vi sono stati anche interventi precedenti, come il Piano nazionale banda larga, nato nel 2009 dall'esigenza di adottare un'unica strategia nazionale per abbattere il digital divide, il quale risponde al primo obiettivo dell'Agenda digitale europea, ovvero quello di portare la connessione a internet a banda ultra larga (minimo 100 Mbps) a tutta la popolazione italiana entro il 2026, con un focus particolare sulle aree a fallimento di mercato, quindi aree rurali e meno sviluppate che non risultavano coperte in maniera autonoma dagli operatori e in cui gli stessi non avevano programmato investimenti nel triennio successivo alle rilevazioni;

    è necessario accelerare il processo di digitalizzazione del Paese e garantire una connettività sicura ed omogenea ad alta velocità in tutto il territorio nazionale, in linea con gli obiettivi Bussola digitale del 9 marzo 2021 – Digital compass, della Strategia italiana per la banda ultra-larga 2023-2026 approvata il 6 luglio 2023 dal Comitato interministeriale per la transizione digitale e con quanto indicato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato con decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea del 13 luglio 2021,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, nei provvedimenti di prossima adozione, e nel rispetto degli equilibri di bilancio, ogni intervento atto a potenziare i servizi della banda larga nel Paese, al fine di accelerare il processo di digitalizzazione e garantire una connettività sicura ed omogenea ad alta velocità in tutto il territorio nazionale, con l'obiettivo di stabilire che i servizi di accesso alla rete fissa siano forniti attraverso reti a banda ultra larga ad altissima capacità per almeno il 50 per cento delle utenze entro il 2026 e per il 100 per cento delle utenze entro il 2030.
9/2112-bis-A/19. Raimondo, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame reca il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 prevedendo, nello specifico, al Titolo VIII, disposizioni finanziarie di revisione della spesa in materia di crescita, infrastrutture e investimenti;

    in particolare, l'articolo 76 del suddetto disegno di legge, rubricato «interventi in materia di banda ultra larga», prevede che con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze possono essere concessi contributi fino a 220 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2027 al 2029, sulla base di motivate esigenze rappresentate dal soggetto attuatore, volti al completamento degli interventi di realizzazione e gestione di una infrastruttura passiva a banda ultra larga nelle zone bianche del territorio nazionale, ovvero aree soggette a fallimento di mercato, dove i costi di sviluppo delle infrastrutture non sono economicamente redditizi, per cui sono di conseguenza assenti interventi di investimento di operatori privati;

    il potenziamento della banda ultra larga è necessario per lo sviluppo della tecnologia 5G, la quinta generazione di connessione radiomobile, che consente un forte miglioramento della qualità della connettività rispetto agli standard precedenti e permette interazioni che richiedono tempi di latenza ridottissimi;

    già dalla XVII legislatura sono stati attuati una serie di interventi pubblici, con risorse sia nazionali sia dell'Unione europea, ricompresi nella Strategia per la crescita digitale 2014-2020, della Strategia italiana per la banda ultra larga e della nuova Strategia italiana per la banda ultra larga «Verso la Gigabit Society». Vi sono stati anche interventi precedenti, come il Piano nazionale banda larga, nato nel 2009 dall'esigenza di adottare un'unica strategia nazionale per abbattere il digital divide, il quale risponde al primo obiettivo dell'Agenda digitale europea, ovvero quello di portare la connessione a internet a banda ultra larga (minimo 100 Mbps) a tutta la popolazione italiana entro il 2026, con un focus particolare sulle aree a fallimento di mercato, quindi aree rurali e meno sviluppate che non risultavano coperte in maniera autonoma dagli operatori e in cui gli stessi non avevano programmato investimenti nel triennio successivo alle rilevazioni;

    è necessario accelerare il processo di digitalizzazione del Paese e garantire una connettività sicura ed omogenea ad alta velocità in tutto il territorio nazionale, in linea con gli obiettivi Bussola digitale del 9 marzo 2021 – Digital compass, della Strategia italiana per la banda ultra-larga 2023-2026 approvata il 6 luglio 2023 dal Comitato interministeriale per la transizione digitale e con quanto indicato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato con decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea del 13 luglio 2021,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, nei provvedimenti di prossima adozione, e nel rispetto degli equilibri di bilancio, ogni intervento atto a potenziare i servizi della banda ultra larga nel Paese, al fine di accelerare il processo di digitalizzazione e garantire una connettività sicura ed omogenea ad alta velocità in tutto il territorio nazionale, con l'obiettivo di stabilire che la diffusione della copertura della reti fisse ad altissima capacità sia in linea con gli obiettivi europei del decennio digitale 2030.
9/2112-bis-A/19. (Testo modificato nel corso della seduta)Raimondo, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede, meritoriamente, interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche comprese le reti di fognatura e depurazione, in tutto il territorio nazionale, garantendo inoltre un'adeguata tutela della risorsa idrica e dell'ambiente secondo le prescrizioni dell'Unione europea e contenendo gli oneri gravanti sulle tariffe;

    a tal fine si dispone che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previa intesa in sede di Conferenza unificata, sentita l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, sono definiti gli interventi prioritari, i criteri e le modalità di utilizzazione delle risorse destinate allo scopo;

    in tale contesto nazionale si segnala la situazione particolarmente grave in cui versa l'Irpinia, caratterizzata da una cronica carenza di acqua potabile causata dalla vetustà e dalla fatiscenza delle reti idriche esistenti;

    è ben nota la necessità di intervenire con azioni di ottimizzazione della rete idrica che fornisce le utenze domestiche, pubbliche, commerciali, agricole e industriali, perché risalenti agli anni '60 e '70, quindi obsolete e soggette a continue rotture che determinano ingenti perdite di acqua e costi di manutenzione insostenibili per i bilanci degli enti locali;

    le perdite stimate si aggirano intorno al 60-70 per cento del totale dell'acqua potabile transitata nella rete, con il conseguente spreco di una risorsa preziosa e un aggravamento della situazione di emergenza in atto;

    poiché i comuni irpini e l'Alto Calore Servizi non sono in grado di affrontare le ingenti spese necessarie per la riqualificazione delle reti idriche, in tale contesto appare necessario agire con tempestiva efficacia al fine di garantire acqua secondo le necessità, rendendo normale una qualità della vita dei cittadini irpini, attuando azioni di sostegno agli enti locali per i lavori di riqualificazione necessari, poiché ciò rappresenta un investimento fondamentale non solo per il presente ma anche per il futuro del territorio, garantendo al meglio un servizio pubblico essenziale necessario per contribuire allo sviluppo sostenibile della regione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con gli equilibri di bilancio, misure finalizzate all'efficiente riqualificazione delle reti idriche in Irpinia garantendo la drastica riduzione delle perdite d'acqua, fornendo in tal modo un approvvigionamento sicuro e normale, ovvero costante, sufficiente e necessario, alle utenze domestiche, pubbliche, commerciali, agricole e industriali.
9/2112-bis-A/20. Rotondi, Mollicone, Toni Ricciardi, Lomuti.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio, anche a seguito della fase emendativa, reca varie disposizioni di interesse per le amministrazioni comunali;

    l'ordinamento vigente prevede, all'articolo 97, comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, la possibilità per i sindaci di nominare il vicesegretario comunale;

    tra le attività di competenza, il vicesegretario comunale coadiuva e sostituisce il segretario, svolgendo anche le funzioni di reggenza nel periodo di vacanza della segreteria comunale;

    la disciplina in esame è stata novellata, prevedendo una deroga temporanea per i piccoli comuni che consente la facoltà di avvalersi di un vicesegretario reggente, qualora sia vacante la sede di segreteria, singola o convenzionata e la procedura di pubblicizzazione finalizzata alla nomina del segretario titolare ai sensi dell'articolo 15, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 4 dicembre 1997, n. 465, sia andata deserta e non risulti possibile assegnare un segretario reggente a scavalco;

    tale previsione, priva di oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, ha fornito certezze e sicurezze a numerose amministrazioni comunali, al punto che una sua trasformazione in norma strutturale renderebbe possibile affrontare in modo compiuto le problematiche amministrative derivanti dall'assenza di segretari comunali presso le amministrazioni stesse;

    tenuto conto delle ampie difficoltà attraversate dai piccoli comuni e della necessità di interventi a sostegno delle funzioni da essi svolte,

impegna il Governo

ad adottare le opportune misure, anche di carattere economico, volte a sostenere i piccoli comuni, valutando anche l'opportunità di rendere strutturale la norma che prevede la facoltà dei piccoli comuni di avvalersi di un vicesegretario comunale reggente nei casi di vacanza della sede di segreteria e qualora la procedura di pubblicizzazione finalizzata alla nomina del segretario titolare sia andata deserta e non sussistano possibilità di assegnazione di segretari reggenti a scavalco.
9/2112-bis-A/21.Ciaburro, Caretta, Malaguti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio, anche a seguito della fase emendativa, reca varie disposizioni di interesse per le amministrazioni comunali;

    l'ordinamento vigente prevede, all'articolo 97, comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, la possibilità per i sindaci di nominare il vicesegretario comunale;

    tra le attività di competenza, il vicesegretario comunale coadiuva e sostituisce il segretario, svolgendo anche le funzioni di reggenza nel periodo di vacanza della segreteria comunale;

    la disciplina in esame è stata novellata, prevedendo una deroga temporanea per i piccoli comuni che consente la facoltà di avvalersi di un vicesegretario reggente, qualora sia vacante la sede di segreteria, singola o convenzionata e la procedura di pubblicizzazione finalizzata alla nomina del segretario titolare ai sensi dell'articolo 15, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 4 dicembre 1997, n. 465, sia andata deserta e non risulti possibile assegnare un segretario reggente a scavalco;

    tale previsione, priva di oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, ha fornito certezze e sicurezze a numerose amministrazioni comunali, al punto che una sua trasformazione in norma strutturale renderebbe possibile affrontare in modo compiuto le problematiche amministrative derivanti dall'assenza di segretari comunali presso le amministrazioni stesse;

    tenuto conto delle ampie difficoltà attraversate dai piccoli comuni e della necessità di interventi a sostegno delle funzioni da essi svolte,

impegna il Governo

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ad adottare le opportune misure, anche di carattere economico, volte a sostenere i piccoli comuni.
9/2112-bis-A/21.(Testo modificato nel corso della seduta)Ciaburro, Caretta, Malaguti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca il «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027»;

    il decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, recante «Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, rilancio dell'economia del Mezzogiorno e immigrazione», al capo III ha introdotto la «zona economica speciale per il Mezzogiorno» (ZES Unica), in sostituzione delle precedenti «zone economiche speciali» (ZES), istituite nei territori del Mezzogiorno, ai sensi del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, e successivamente disciplinate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2018, n. 12, «Regolamento recante istituzione di zone economiche speciali (ZES)»;

    l'Agenzia delle entrate, sulla base di quanto disposto dal decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, ha fissato al 17,6668 per cento la percentuale del credito di imposta destinato alle imprese che effettuano investimenti nel periodo 1° gennaio-15 novembre 2024 per l'acquisto di beni strumentali destinati a strutture produttive situate nella ZES Unica. Tale percentuale è stata calcolata considerando l'ammontare dei bonus richiesti con le domande presentate tra il 12 giugno e il 12 luglio 2024, pari a 9.452 milioni di euro, rispetto ai fondi messi a disposizione dal Governo pari a 1.670 milioni di euro;

    con il decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2024, n. 143, la dotazione della ZES Unica è stata aumentata di 1.600 milioni di euro, per un totale di circa 3,2 miliardi;

    come si apprende da una nota pubblicata da Palazzo Chigi in data 13 dicembre 2024, secondo i dati definitivi comunicati alla Presidenza del Consiglio dei ministri dall'Agenzia delle entrate con riguardo alla ZES Unica, i soggetti richiedenti del credito d'imposta sono stati 6.885 per un valore complessivo di 2,551 miliardi di euro, mentre sarebbero 413 le autorizzazioni uniche rilasciate alla stessa data;

    il valore dei progetti di investimento che accederanno al credito d'imposta è, dunque, inferiore al 25 per cento dell'ammontare di crediti richiesti al 12 luglio 2024. In altri termini, più del 75 per cento degli investimenti potenziali non sarà avviato;

    le ragioni per cui migliaia di imprenditori hanno deciso massicciamente di rinunciare ai progetti di investimento proposti sono attribuibili ad alcuni profili molto problematici della disciplina del credito di imposta per la ZES Unica:

     1) in primo luogo, l'incertezza rispetto alla percentuale di credito ottenibile, in considerazione del fatto che la percentuale definitiva dipende interamente dall'ammontare complessivo di crediti richiesti in relazione ai soli investimenti portati a compimento;

     2) in secondo luogo, una dotazione di risorse minima e, come dimostrato dai risultati dell'anno in corso, del tutto insufficiente a soddisfare le richieste;

     3) in terzo luogo, il fatto che l'incentivo non ha carattere strutturale ma è stato per due volte prorogato e rifinanziato di anno in anno, precludendo alle imprese la possibilità effettiva di programmare correttamente gli investimenti, soprattutto con riguardo ai grandi progetti di investimento;

     4) in ultimo, i termini troppo brevi per consentire alle imprese di progettare e portare a termine l'investimento;

    l'articolo 77, comma 1, del provvedimento in esame estende al 2025 il credito d'imposta nella ZES Unica e fissa a 1,6 miliardi per il 2025 il limite di spesa per il riconoscimento di tale credito d'imposta, incrementato di ulteriori 600 milioni di euro a seguito di un emendamento approvato durante l'esame in sede referente;

    ancora una volta, dunque, si tratta di un intervento di proroga annuale e di uno stanziamento addirittura peggiorativo di un miliardo rispetto a quello previsto per il 2024,

impegna il Governo

a prevedere, con il prossimo provvedimento utile, l'incremento del limite di spesa per il riconoscimento del credito d'imposta nella ZES Unica, assicurando una dotazione annua di almeno 5 miliardi di euro per il triennio 2025-2027.
9/2112-bis-A/22. Stefanazzi.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027»;

    lo scorso 26 gennaio 2024 è stato sottoscritto l'accordo di rinnovo del CCNL per le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative del settore socio-sanitario assistenziale-educativo e di inserimento lavorativo;

    il suddetto accordo ha comportato, a beneficio dei lavoratori del comparto, in via diretta e indiretta, un rilevante aumento retributivo prevedendo, tra gli altri istituti, l'introduzione della 14a mensilità e l'aumento del tabellare (pari a 120 euro parametrato al livello C1);

    molteplici effetti economici e finanziari avranno riverbero sin dalla mensilità di febbraio 2024, mentre il complessivo assetto economico di cui al rinnovato CCNL spiegherà i propri effetti nella sua interezza nel corso del 2025;

    sebbene il richiamato rinnovo sia stato accolto con estremo favore poiché indispensabile a garantire ai lavoratori impegnati nel settore e alle loro famiglie un reddito che scontasse il meno possibile gli effetti negativi dell'inflazione, le imprese cooperative denunciano forte preoccupazione per le difficoltà di fare fronte a questi rinnovati impegni economici;

    difatti, al fine di dare pieno valore al rinnovo contrattuale sembra indispensabile una presa d'atto delle pubbliche amministrazioni nella veste di stazione appaltante, orientata a supportare attivamente siffatta operazione attraverso i conseguenti, necessari adeguamenti dei contratti in essere;

    a prescindere dagli automatismi previsti dalla recentissima legislazione in materia di appalti pubblici e dalla pubblicazione delle Tabelle ministeriali, appare doveroso che l'attore pubblico si faccia carico della questione legata al rinnovo al fine di non vanificare il prezioso lavoro svolto da centrali cooperative e sindacati e di evitare l'apertura di dinamiche vertenziali che non potranno che condurre, in ultima analisi, alla crisi delle cooperative e alla conseguente paralisi di un intero settore,

impegna il Governo

a intraprendere ogni utile iniziativa, anche provvedendo allo stanziamento delle risorse necessarie, volta a consentire alle pubbliche amministrazioni di adeguare i contratti in essere con le imprese cooperative affinché queste ultime possano far fronte ai maggiori oneri derivanti dalla sottoscrizione dell'accordo del CCNL per le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative del settore socio-sanitario assistenziale-educativo e di inserimento lavorativo del 26 gennaio 2024.
9/2112-bis-A/23. Lacarra, Dori, Vaccari, Lai, Scotto, Ghio.


   La Camera,

   premesso che:

    i fumi dell'ILVA, oltre ad essere all'origine di numerose patologie gravi e decessi precoci, sono anche responsabili di pesanti danni all'ambiente e alle cose, nonché di gravi compressioni di diritti costituzionalmente garantiti come la proprietà, soprattutto nei quartieri più vicini agli stabilimenti;

    nel corso degli ultimi anni, molti residenti del quartiere Tamburi hanno proposto azioni risarcitorie per i danni connessi alle emissioni provenienti dallo stabilimento nei confronti di ILVA Spa, fondate sui danni sopportati per i maggiori costi connessi alla manutenzione degli stabili di proprietà, aggrediti dal cosiddetto «polverino» proveniente dai parchi minerali posti a ridosso del quartiere, per la riduzione delle possibilità di godimento dei propri immobili e per il deprezzamento subito sempre a causa dell'inquinamento;

    per tali ragioni, con i commi da 2-bis a 2-sexies dell'articolo 77, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, inseriti nel corso dell'esame alla Camera, si è provveduto a istituire un Fondo, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, con una dotazione di 5 milioni di euro per il 2021 e 2,5 milioni di euro per il 2022 al fine di riconoscere un indennizzo per i danni agli immobili derivanti dall'esposizione prolungata all'inquinamento degli stabilimenti siderurgici di Taranto del gruppo ILVA;

    con la legge di bilancio 2023 (articolo 1, comma 278) si è provveduto a modificare alcune criticità presenti nel decreto ministeriale del 23 settembre 2022 e a rifinanziare il suddetto Fondo, destinandovi 3,5 milioni di euro per l'anno 2023 e 4,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024;

    il presente provvedimento, nella versione depositata dal Governo, ha decrementato la dotazione del suddetto Fondo di 0,2 milioni di euro annui;

    grazie ad un emendamento approvato nel corso dell'esame in Commissione, la dotazione del Fondo è stata incrementata di 0,9 milioni di euro per l'anno 2025;

    nell'anno 2023, a fronte di richieste pari a un ammontare di circa 3,8 milioni di euro, superiore alla dotazione di 3,5 milioni di euro, gli indennizzi erogati hanno subito una riduzione del 9,4 per cento;

    nell'anno 2024, invece, le richieste, per un ammontare stimato superiore a 12 milioni di euro, hanno superato di gran lunga la dotazione del Fondo, comportando una rilevante decurtazione di ciascun indennizzo, probabilmente vicina al 60 per cento dell'ammontare riconosciuto;

    per tale ragione, un emendamento a firma del sottoscritto proponeva l'incremento della dotazione del Fondo a 12 milioni di euro a decorrere dal 2026 e lo stanziamento di 19,5 milioni di euro per il solo 2025, di cui 7,5 milioni di euro destinati alla compensazione delle domande ammissibili indennizzate solo parzialmente,

impegna il Governo

a provvedere, con il prossimo provvedimento utile, all'incremento del Fondo di cui al comma 2-bis dell'articolo 77 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, in misura adeguata a soddisfare le richieste ammissibili presentate nel 2024 e, comunque, tale da garantire una dotazione di 19,5 milioni di euro complessivi per il 2025, di cui 7,5 milioni di euro da destinare alla compensazione delle domande ammissibili indennizzate solo parzialmente nel 2024, e 12 milioni di euro complessivi a decorrere dal 2026.
9/2112-bis-A/24. Ubaldo Pagano, Dell'Olio.


   La Camera,

   premesso che:

    la legge di bilancio in esame rappresenta lo strumento cardine per definire le priorità del Paese e allocare le risorse pubbliche in base ai bisogni dei cittadini;

    l'attuale quadro economico e sociale italiano evidenzia forti criticità: 4 milioni di persone non possono permettersi le cure necessarie, 5 milioni vivono sotto la soglia di povertà, mentre ospedali e scuole continuano a chiudere o a operare in condizioni inadeguate. Per non parlare del quadro internazionale: dopo la pandemia, un altro fattore si è imposto sulla scena globale, la guerra;

    secondo l'ottavo Rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas italiana «Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo» sono 52 gli Stati del mondo che vivono situazioni di conflitto armato (erano 55 nel 2022). Aumenta il numero di guerre ad altissima (da 3 a 4) e alta intensità (da 17 a 20) e il numero dei morti: 170.700, il più alto dal 2019. Tragico è il dato record sul numero di bambini uccisi e menomati: 11.649 nel 2023, con un aumento del 35 per cento rispetto all'anno precedente. Quasi 300 milioni di persone nel mondo dipendono dagli aiuti umanitari, mentre il numero di rifugiati nel mondo è più che raddoppiato. La terza guerra mondiale a pezzi, come l'ha definita Papa Francesco, ormai è sotto gli occhi di tutti;

    nonostante queste emergenze, la spesa militare mondiale è salita al massimo storico di 2.443 miliardi di dollari. Per la prima volta dal 2009 si registra un aumento delle spese militari in tutti i continenti: +6,8 per cento e l'Italia non fa eccezione, con questa legge di bilancio infatti nel 2025 le spese militari saliranno a 32 miliardi. Spaventa soprattutto il fatto che per comprare nuovi materiali per il nuovo riarmo si parla di 13 miliardi all'anno, mentre cinque anni fa erano poco più di 7, uno sbalzo spaventoso perché non si tratta di stipendi e di strutture, ma si tratta proprio di acquisto di nuovi carri armati, aerei e navi;

    occorre considerare che le esigenze di sicurezza e difesa devono necessariamente essere bilanciate con quelle di benessere sociale, salute pubblica, istruzione e tutela del territorio e che la razionalizzazione delle spese militari può certamente contribuire a liberare risorse da destinare ai bisogni prioritari della popolazione: riammodernare gli ospedali, sistemare le scuole, fare interventi per il benessere sociale e per il lavoro. Questa legge di bilancio, per fare un esempio, sopprime il Fondo e l'Osservatorio contro il gioco d'azzardo, lasciando che tantissime famiglie continuino a pagare il prezzo economico ma soprattutto sociale di una mancata presa in carico delle patologie da gioco d'azzardo. Questa legge di bilancio che spende per le armi e non per la salute non la condividiamo,

impegna il Governo:

   a ridurre significativamente gli stanziamenti diretti e i finanziamenti pluriennali per l'acquisto di nuovi sistemi d'arma a carico del Ministero della difesa, con particolare riferimento ai programmi terrestri, aeronautici e missilistici di competenza del Segretariato generale della Difesa e a limitare gli investimenti nella ricerca militare gestiti dalla Direzione nazionale armamenti, orientando tali risorse verso programmi di ricerca e sviluppo nel campo della salute, dell'istruzione e della sostenibilità ambientale, in particolare potenziando i servizi sanitari pubblici e contrastando le disuguaglianze di accesso alle cure; sostenere le famiglie e promuovere politiche di inclusione sociale per le fasce più vulnerabili della popolazione;

   in subordine, impegna il Governo a presentare alle Camere, entro sei mesi dall'approvazione della legge di bilancio 2025, una relazione dettagliata sull'utilizzo delle risorse riassegnate, specificando i risultati raggiunti in termini di miglioramento del benessere sociale e della tutela del territorio.
9/2112-bis-A/25. Ciani.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio 2025 si inquadra nella fase di prima attuazione della riforma della governance economica europea entrata in vigore lo scorso 30 aprile: il Piano strutturale di bilancio individua il percorso di aggiustamento di bilancio (monitorato in termini di variazione dell'aggregato della spesa netta), la traiettoria di riferimento elaborata dalla Commissione europea, una serie di investimenti e riforme da realizzare in funzione delle raccomandazioni specifiche per Paese, delle priorità condivise a livello europeo, della complementarità con i fondi per la politica di coesione e il PNRR;

    il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea declina l'obiettivo della coesione – principale politica d'investimento dell'Unione europea –, e quindi del superamento dei divari nel livello di sviluppo tra regioni, in tre dimensioni, una delle quali è quella territoriale (articolo 174 TUE);

    la Risoluzione del Parlamento europeo del 4 febbraio 2016 sulla condizione di insularità (2015/3014(RSP)) riconosce, sotto molteplici profili, le peculiarità derivanti da tale condizione di svantaggio, tra le quali: quelle geografiche, naturali e demografiche permanenti; i costi supplementari che la condizione di insularità determina a livello dei sistemi di trasporto di persone e merci e dell'approvvigionamento energetico nonché in termini di accesso al mercato, in particolare per le piccole e medie imprese; i collegamenti attraverso le rotte marittime, migliori accessi ai porti e migliori servizi di trasporto aereo; la necessità di sostenere lo sviluppo territoriale equilibrato delle regioni insulari attraverso la promozione dell'innovazione e della competitività in tali regioni; la necessità di garantire un'offerta educativa a tutti i livelli, se necessario anche ricorrendo maggiormente ai sistemi di istruzione a distanza;

    inoltre, l'articolo 119 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale 7 novembre 2022, n. 2, dispone: «la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità». Ossia un intervento che, riconoscendo le peculiarità insulari derivanti dalla condizione geografica, ha l'obiettivo di portare le regioni a un punto di partenza «il più possibile paritario»;

    nell'ambito della nuova programmazione finanziaria, dunque, l'obiettivo della coesione, come sopra delineata dalle sovraordinate fonti europee e nazionali di rango costituzionale, non pare esser stato perseguito dalla legge di bilancio in esame,

impegna il Governo

ad adottare ogni provvedimento utile a dare concreta attuazione ai princìpi europei e costituzionali in materia di insularità, mediante l'adozione di misure atte ad implementare il Fondo nazionale per il contrasto agli svantaggi derivanti dall'insularità di cui alla legge 29 dicembre 2022, n. 197, adottando, inoltre, ogni misura utile a colmare il divario esistente tra le Isole, maggiori e minori, ed il resto del territorio nazionale, garantendo le medesime opportunità in termini di diritto allo studio, al lavoro, all'assistenza sanitaria e alla fruizione dei servizi pubblici essenziali, secondo standard uniformi su tutto il territorio nazionale.
9/2112-bis-A/26. Calderone, Ghirra, Raffa, Morfino, D'Orso, Marino, Pittalis, Cappellacci, Carmina, Aiello, Fenu, Patriarca, Polo, Deidda.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio 2025 si inquadra nella fase di prima attuazione della riforma della governance economica europea entrata in vigore lo scorso 30 aprile: il Piano strutturale di bilancio individua il percorso di aggiustamento di bilancio (monitorato in termini di variazione dell'aggregato della spesa netta), la traiettoria di riferimento elaborata dalla Commissione europea, una serie di investimenti e riforme da realizzare in funzione delle raccomandazioni specifiche per Paese, delle priorità condivise a livello europeo, della complementarità con i fondi per la politica di coesione e il PNRR;

    il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea declina l'obiettivo della coesione – principale politica d'investimento dell'Unione europea –, e quindi del superamento dei divari nel livello di sviluppo tra regioni, in tre dimensioni, una delle quali è quella territoriale (articolo 174 TUE);

    la Risoluzione del Parlamento europeo del 4 febbraio 2016 sulla condizione di insularità (2015/3014(RSP)) riconosce, sotto molteplici profili, le peculiarità derivanti da tale condizione di svantaggio, tra le quali: quelle geografiche, naturali e demografiche permanenti; i costi supplementari che la condizione di insularità determina a livello dei sistemi di trasporto di persone e merci e dell'approvvigionamento energetico nonché in termini di accesso al mercato, in particolare per le piccole e medie imprese; i collegamenti attraverso le rotte marittime, migliori accessi ai porti e migliori servizi di trasporto aereo; la necessità di sostenere lo sviluppo territoriale equilibrato delle regioni insulari attraverso la promozione dell'innovazione e della competitività in tali regioni; la necessità di garantire un'offerta educativa a tutti i livelli, se necessario anche ricorrendo maggiormente ai sistemi di istruzione a distanza;

    inoltre, l'articolo 119 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale 7 novembre 2022, n. 2, dispone: «la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità». Ossia un intervento che, riconoscendo le peculiarità insulari derivanti dalla condizione geografica, ha l'obiettivo di portare le regioni a un punto di partenza «il più possibile paritario»;

    nell'ambito della nuova programmazione finanziaria, dunque, l'obiettivo della coesione, come sopra delineata dalle sovraordinate fonti europee e nazionali di rango costituzionale, non pare esser stato perseguito dalla legge di bilancio in esame,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, di implementare il Fondo nazionale per il contrasto agli svantaggi derivanti dall'insularità di cui alla legge 29 dicembre 2022, n. 197, nonché di adottare ogni ulteriore misura utile a colmare il divario esistente tra le Isole, maggiori e minori, ed il resto del territorio nazionale, in termini di diritto allo studio, al lavoro, all'assistenza sanitaria, nonché di qualità e quantità di servizi pubblici.
9/2112-bis-A/26. (Testo modificato nel corso della seduta)Calderone, Ghirra, Raffa, Morfino, D'Orso, Marino, Pittalis, Cappellacci, Carmina, Aiello, Fenu, Patriarca, Polo, Deidda.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 32 della nostra Costituzione «tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti», sancendo così il diritto alla salute come un diritto fondamentale ed universale;

    fattori fondamentali per la concreta attuazione del dettato costituzionale sopra ricordato sono certamente la prevenzione e la riduzione del danno;

    si tratta di strumenti eticamente e costituzionalmente dovuti e richiedono politiche di grande impatto per garantire un futuro sostenibile al nostro Paese;

    in particolare, la prevenzione non può mai essere considerata un «costo» ma un investimento non solo per la salute e la qualità di vita delle persone, ma anche per il sistema Paese, per quel che riguarda sia il Servizio sanitario nazionale, sia per quello che può essere definito «indotto», laddove la prevenzione evita anche assenze per malattia dal lavoro;

    inoltre, la prevenzione non rappresenta una nicchia dell'offerta sanitaria, ma una strategia imprescindibile che deve permeare e caratterizzare ogni politica pubblica per garantire l'equità, la sostenibilità ed il progresso del sistema sanitario e sociale;

    le sfide epidemiologiche e demografiche, altamente dinamiche richiedono un adattamento innovativo costante delle politiche pubbliche per offrire risposte innovative, integrative e inclusive. Ciò è possibile con un'azione coordinata e strategica che integri competenze scientifiche e capacità di risposta, derivate da una visione trasversale, lungimirante e non pregiudizievole;

    secondo l'Oms, attraverso percorsi di prevenzione primaria che agiscono precocemente su stili di vita ed abitudini comportamentali può essere abbattuta del 40 per cento l'insorgenza delle malattie non trasmissibili;

    è anche necessaria una forte azione di promozione della cultura della diagnosi precoce, accompagnata dall'estensione degli strumenti di screening e dall'investimento in soluzioni che migliorino l'accesso a tali servizi. Questo approccio consentirebbe non solo di migliorare in modo uniforme gli esiti di salute pubblica su tutto il territorio nazionale, ma anche di ridurre significativamente i costi sanitari associati alla gestione delle patologie in stadio avanzato;

    le politiche pubbliche devono quindi innovare con lungimiranza le proprie strategie, volgendole in azioni politiche fondate su un approccio multisettoriale e concertato per l'implementazione di strategie efficaci di prevenzione;

    al tempo stesso si devono promuovere politiche e strumenti complementari alla prevenzione e volti alla riduzione del danno causato da una patologia, in modo da mitigare gli effetti negativi di comportamenti il cui cambiamento radicale non risulta immediatamente possibile;

    la prevenzione e il contenimento del danno sono un investimento urgente e necessario; si stima, a titolo esemplificativo, che il «solo» sovrappeso pesa sul 9 per cento della spesa sanitaria e comporta una riduzione del PIL del 2,8 per cento, perdita equivalente a 571 mila posti di lavoro a tempo pieno ogni anno;

    l'ultimo rapporto sulla situazione sanitaria in Italia della Fondazione Gimbe presentato a ottobre 2024 indica tra i numerosi problemi e criticità della sanità italiana, quali il definanziamento cronico, l'aumento della spesa sanitaria a carico delle famiglie, la crisi del personale sanitario con turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed escalation dei casi di violenza, il divario tra Nord e Sud nelle erogazioni delle prestazioni sanitarie, la continua mobilità sanitaria e le relative conseguenze economiche, lo scarso avanzamento delle opere previste dal PNRR (ad esempio, al 30 giugno 2024 sono stati dichiarati attivi dalle regioni il 19 per cento delle Case di comunità – 268 su 1.421 –, il 59 per cento delle Centrali operative territoriali – 362 su 611 – e il 13 per cento degli Ospedali di comunità – 56 su 429 –, il crollo della spesa per la prevenzione. Inoltre, il Rapporto evidenzia che «rispetto al 2022, nel 2023 la spesa per i “Servizi per la prevenzione delle malattie” si riduce di ben 1.933 milioni di euro (-18,6 per cento)»;

    appare al riguardo molto significativa l'osservazione del presidente Cartabellotta, il quale nota che la prevenzione è la «sorella povera» del Servizio sanitario nazionale, alla quale viene allocato circa il 6 per cento del finanziamento pubblico;

    il taglio sopra osservato, prosegue Cartabellotta, «rappresenta un'ulteriore spia del sotto-finanziamento che, inevitabilmente, costringe regioni e aziende sanitarie a sottrarre risorse ad un settore sì fondamentale, ma considerato differibile. Ma tagliare oggi sulla prevenzione avrà un costo altissimo in termini di salute negli anni a venire, documentando la miopia di queste scelte di breve periodo»;

    la sfida della prevenzione è cruciale per garantire la sostenibilità della sanità pubblica e del Servizio sanitario nazionale;

    i piani nazionali della prevenzione che ormai hanno raggiunto un'esperienza quasi ventennale: dal primo del 2007 all'attuale 2020-2025 sono notevolmente cresciuti e la sfida, oggi, è riuscire ad assicurare che tutte le attività preventive siano supportate da un adeguato impegno,

impegna il Governo

a intraprendere, per quanto di sua competenza, tutte le iniziative necessarie per implementare e rafforzare tutte le politiche di prevenzione e di limitazione del danno, individuando nel primo provvedimento utile risorse volte ad implementare la prevenzione sanitaria anche attraverso campagne di screening, e campagne vaccinali con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione, quale bambini, anziani e fragili, anche attraverso il rafforzamento della capacità di rilievo, monitoraggio ed analisi sui bisogni emergenti, con sistemi avanzati di raccolta e analisi dati e sostenendo campagne per gli screening sanitari su ampie fasce della popolazione.
9/2112-bis-A/27.Girelli, Patriarca.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 32 della nostra Costituzione «tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti», sancendo così il diritto alla salute come un diritto fondamentale ed universale;

    fattori fondamentali per la concreta attuazione del dettato costituzionale sopra ricordato sono certamente la prevenzione e la riduzione del danno;

    si tratta di strumenti eticamente e costituzionalmente dovuti e richiedono politiche di grande impatto per garantire un futuro sostenibile al nostro Paese;

    in particolare, la prevenzione non può mai essere considerata un «costo» ma un investimento non solo per la salute e la qualità di vita delle persone, ma anche per il sistema Paese, per quel che riguarda sia il Servizio sanitario nazionale, sia per quello che può essere definito «indotto», laddove la prevenzione evita anche assenze per malattia dal lavoro;

    inoltre, la prevenzione non rappresenta una nicchia dell'offerta sanitaria, ma una strategia imprescindibile che deve permeare e caratterizzare ogni politica pubblica per garantire l'equità, la sostenibilità ed il progresso del sistema sanitario e sociale;

    le sfide epidemiologiche e demografiche, altamente dinamiche richiedono un adattamento innovativo costante delle politiche pubbliche per offrire risposte innovative, integrative e inclusive. Ciò è possibile con un'azione coordinata e strategica che integri competenze scientifiche e capacità di risposta, derivate da una visione trasversale, lungimirante e non pregiudizievole;

    secondo l'Oms, attraverso percorsi di prevenzione primaria che agiscono precocemente su stili di vita ed abitudini comportamentali può essere abbattuta del 40 per cento l'insorgenza delle malattie non trasmissibili;

    è anche necessaria una forte azione di promozione della cultura della diagnosi precoce, accompagnata dall'estensione degli strumenti di screening e dall'investimento in soluzioni che migliorino l'accesso a tali servizi. Questo approccio consentirebbe non solo di migliorare in modo uniforme gli esiti di salute pubblica su tutto il territorio nazionale, ma anche di ridurre significativamente i costi sanitari associati alla gestione delle patologie in stadio avanzato;

    le politiche pubbliche devono quindi innovare con lungimiranza le proprie strategie, volgendole in azioni politiche fondate su un approccio multisettoriale e concertato per l'implementazione di strategie efficaci di prevenzione;

    al tempo stesso si devono promuovere politiche e strumenti complementari alla prevenzione e volti alla riduzione del danno causato da una patologia, in modo da mitigare gli effetti negativi di comportamenti il cui cambiamento radicale non risulta immediatamente possibile;

    la sfida della prevenzione è cruciale per garantire la sostenibilità della sanità pubblica e del Servizio sanitario nazionale;

    i piani nazionali della prevenzione che ormai hanno raggiunto un'esperienza quasi ventennale: dal primo del 2007 all'attuale 2020-2025 sono notevolmente cresciuti e la sfida, oggi, è riuscire ad assicurare che tutte le attività preventive siano supportate da un adeguato impegno,

impegna il Governo

valutare l'opportunità nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di intraprendere, per quanto di sua competenza, tutte le iniziative necessarie per implementare e rafforzare tutte le politiche di prevenzione e di limitazione del danno, individuando nel primo provvedimento utile risorse volte ad implementare la prevenzione sanitaria anche attraverso campagne di screening, e campagne vaccinali con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione, quale bambini, anziani e fragili, anche attraverso il rafforzamento della capacità di rilievo, monitoraggio ed analisi sui bisogni emergenti, con sistemi avanzati di raccolta e analisi dati e sostenendo campagne per gli screening sanitari su ampie fasce della popolazione.
9/2112-bis-A/27.(Testo modificato nel corso della seduta)Girelli, Patriarca.


   La Camera,

   premesso che:

    l'AC 2112-bis-A prevede un finanziamento del Fondo sanitario nazionale e una serie di misure in ambito sanitario non sufficienti minimamente a garantire quel principio di universalità previsto dalla nostra Costituzione né tanto meno i principi di eguaglianza ed equità anche previsti bel nostro ordinamento;

    tra le misure che sicuramente dovrebbero essere prese in un contesto di universalità del Servizio sanitario nazionale vi è quella di garantire alle donne con carcinoma mammario metastatico trattamenti personalizzati in base a target genomici, anche alla luce delle nuove frontiere terapeutiche disponibili nel nostro Paese;

    nell'ambito delle terapie innovative riveste un ruolo di primaria importanza l'Oncologia di precisione che, con l'identificazione delle alterazioni genomiche coinvolte nello sviluppo delle neoplasie, permette di trattare i pazienti con terapie «personalizzate», autorizzate dall'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) a seguito di un test di profilazione genomica che indichi l'eleggibilità al trattamento;

    in oncologia, grazie alle nuove tecnologie, si possono dunque individuare specifiche alterazioni genomiche nella neoplasia di ogni singolo paziente dando la possibilità di trovare la terapia oncologica più appropriata con farmaci già disponibili in Italia o in sperimentazione clinica;

    è necessario garantire alle pazienti l'accesso ai test di biopsia liquida utili all'individuazione delle mutazioni di ESR1, presenti nelle forme di carcinoma mammario avanzato o metastatico che hanno sviluppato una resistenza alle tradizionali terapie endocrine, anche considerate le mutate esigenze diagnostiche e di cura;

    si stima che circa il 30 per cento delle pazienti che ricevono una diagnosi di carcinoma mammario prima o poi andrà incontro ad una recidiva e il tumore diventerà metastatico, e che nella maggior parte dei casi (60-80 per cento) sono «positivi ai fattori ormonali», ovvero la loro crescita è principalmente determinata da ormoni quali gli estrogeni;

    come sottolineato all'interno del Piano oncologico nazionale 2023-2027, nonostante gli enormi progressi della genomica nell'ultimo decennio, ad oggi l'impatto dell'oncologia di precisione sulle politiche sanitarie in Italia è ancora limitato, nonostante i numerosi vantaggi garantiti negli ambiti della prevenzione, diagnosi e cura, in un'ottica di efficacia (evidence-based) e di sostenibilità (cost-effectiveness), ai fini del miglioramento della salute dell'individuo e della popolazione;

    anche i nuovi LEA non prevedono test per la prescrizione dei farmaci a target ESR1 e le regioni in piano di rientro non possono garantire prestazioni extra-LEA;

    infine, l'entrata in vigore del nuovo tariffario LEA, inizialmente prevista per il 1° gennaio 2024, è stata posticipata dapprima al 1° aprile 2024 e, successivamente, al 1° gennaio 2025 e per l'inserimento della fattispecie nei LEA, dunque, si deve procedere con un'integrazione del nuovo tariffario o, in alternativa, attendere un ulteriore aggiornamento nei prossimi anni,

impegna il Governo

a predisporre, fin dal prossimo provvedimento utile, adeguate risorse economico finanziarie volte ad incrementare il Fondo per i test genomici mammari di cui all'articolo 1 comma 479 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021) al fine di garantire alle pazienti l'accesso ai test di biopsia liquida utili all'individuazione delle mutazioni di ESR1, presenti nelle forme di carcinoma mammario avanzato o metastatico che hanno sviluppato una resistenza alle tradizionali terapie endocrine creando anche standard di percorso per la diagnosi genomica delle mutazioni.
9/2112-bis-A/28. Malavasi, Patriarca, Marrocco, Sportiello, Serracchiani, Ruffino, Gadda, Gebhard, Cattoi, Cavandoli.


   La Camera,

   premesso che:

    tra le misure che sicuramente dovrebbero essere prese in un contesto di universalità del Servizio sanitario nazionale vi è quella di garantire alle donne con carcinoma mammario metastatico trattamenti personalizzati in base a target genomici, anche alla luce delle nuove frontiere terapeutiche disponibili nel nostro Paese;

    nell'ambito delle terapie innovative riveste un ruolo di primaria importanza l'Oncologia di precisione che, con l'identificazione delle alterazioni genomiche coinvolte nello sviluppo delle neoplasie, permette di trattare i pazienti con terapie «personalizzate», autorizzate dall'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) a seguito di un test di profilazione genomica che indichi l'eleggibilità al trattamento;

    in oncologia, grazie alle nuove tecnologie, si possono dunque individuare specifiche alterazioni genomiche nella neoplasia di ogni singolo paziente dando la possibilità di trovare la terapia oncologica più appropriata con farmaci già disponibili in Italia o in sperimentazione clinica;

    è necessario garantire alle pazienti l'accesso ai test di biopsia liquida utili all'individuazione delle mutazioni di ESR1, presenti nelle forme di carcinoma mammario avanzato o metastatico che hanno sviluppato una resistenza alle tradizionali terapie endocrine, anche considerate le mutate esigenze diagnostiche e di cura;

    si stima che circa il 30 per cento delle pazienti che ricevono una diagnosi di carcinoma mammario prima o poi andrà incontro ad una recidiva e il tumore diventerà metastatico, e che nella maggior parte dei casi (60-80 per cento) sono «positivi ai fattori ormonali», ovvero la loro crescita è principalmente determinata da ormoni quali gli estrogeni;

    come sottolineato all'interno del Piano oncologico nazionale 2023-2027, nonostante gli enormi progressi della genomica nell'ultimo decennio, ad oggi l'impatto dell'oncologia di precisione sulle politiche sanitarie in Italia è ancora limitato, nonostante i numerosi vantaggi garantiti negli ambiti della prevenzione, diagnosi e cura, in un'ottica di efficacia (evidence-based) e di sostenibilità (cost-effectiveness), ai fini del miglioramento della salute dell'individuo e della popolazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica di, predisporre, fin dal prossimo provvedimento utile, adeguate risorse economico finanziarie volte ad incrementare il Fondo per i test genomici mammari di cui all'articolo 1 comma 479 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021) al fine di garantire alle pazienti l'accesso ai test di biopsia liquida utili all'individuazione delle mutazioni di ESR1, presenti nelle forme di carcinoma mammario avanzato o metastatico che hanno sviluppato una resistenza alle tradizionali terapie endocrine creando anche standard di percorso per la diagnosi genomica delle mutazioni.
9/2112-bis-A/28. (Testo modificato nel corso della seduta)Malavasi, Patriarca, Marrocco, Sportiello, Serracchiani, Ruffino, Gadda, Gebhard, Cattoi, Cavandoli.


   La Camera,

   premesso che:

    il titolo IX è interamente dedicato alle misure in favore del comparto agricolo e della zootecnia;

    la Commissione europea nella scorsa legislatura si era impegnata, entro il 2023, a presentare una proposta legislativa per eliminare gradualmente l'uso delle gabbie negli allevamenti europei;

    grazie all'Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age, la più grande in termini di coalizione di associazioni aderenti in tutta Europa e che ha raccolto 1,4 milioni di firme convalidate, le cittadine e cittadini dell'Unione europea si sono espressi chiaramente contro questa pratica arcaica e crudele;

    nel 2023, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato un parere scientifico richiesto dalla Commissione europea in cui raccomanda alternative alle gabbie per migliorare le condizioni di vita degli animali allevati in gabbia. Secondo l'Eurobarometro, inoltre, il 94 per cento degli europei e il 93 per cento degli italiani ritiene che gli animali abbiano bisogno di un ambiente adatto alle loro esigenze fondamentali;

    la Commissione europea non ha pubblicato nei tempi annunciati la proposta di revisione della legislazione dell'Unione europea sul benessere animale che avrebbe dovuto includere il divieto di allevamento in gabbia;

    tuttavia Olivér Várhelyi, commissario per la salute e il benessere degli animali, durante le audizioni per la sua nomina da parte dei parlamentari europei, ha riconosciuto che «le gabbie stanno diventando obsolete» e si è impegnato a dare seguito all'ICE End the Cage Age, sebbene non abbia fornito una tempistica;

    in tutto il mondo miliardi di animali sono costretti a trascorre la propria vita in gabbie strettissime. Sono 300 milioni ogni anno solo in Europa. Si tratta di scrofe, galline, vitelli, conigli, anatre, oche e quaglie, costretti a passare la vita intera, o parte di essa, in gabbia, privati della libertà di muoversi ed esprimere i propri comportamenti naturali;

    in Italia, grazie al costante lavoro di sensibilizzazione di molte associazioni e delle richieste di cittadine e cittadini, sono sempre di più le aziende che hanno deciso di non utilizzare prodotti di origine animale provenienti da allevamenti in gabbia;

    la transizione verso un allevamento senza l'uso di gabbie può essere incentivato anche attraverso un sistema di certificazione volontario e l'utilizzo di un segno distintivo «Cage-free» sui prodotti;

    tale segno distintivo contribuirebbe a dare valore agli investimenti dei produttori che hanno autonomamente intrapreso il percorso di qualità allevatoriale, prevedendo il superamento dei metodi di allevamento in gabbia quale primo fondamentale passo per il miglioramento del benessere animale, nonché a dare concreto valore ai futuri investimenti degli allevatori nell'adottare pratiche di allevamento senza l'uso delle gabbie, condizione certamente più rispettosa delle esigenze fisiologiche e comportamentali degli animali, contribuendo così a un livello di qualità superiore rispetto agli standard normativi nazionali ed europei;

    inoltre, potrebbe soddisfare, tramite un segno distintivo semplice, inequivocabile e trasparente, la domanda sempre più diffusa tra i consumatori di prodotti alimentari di origine animale provenienti da allevamenti che non facciano alcun uso delle gabbie, contribuendo contestualmente al rafforzamento competitivo del settore zootecnico italiano e del made in Italy in ambito nazionale, europeo ed internazionale;

    l'introduzione del segno distintivo «Cage-free» contribuirebbe alla transizione verso un sistema alimentare più rispettoso del benessere degli animali, promuovendo la qualità e rafforzando la competitività del made in Italy, sostenendo i prodotti italiani di qualità, garantendo trasparenza, inequivocabilità e tutela per i consumatori, nonché supportando un modello di allevamento competitivo in Europa e all'estero,

impegna il Governo

a sostenere e a valorizzare gli investimenti già effettuati per migliorare il benessere animale e contribuire al rafforzamento competitivo del settore zootecnico italiano e del made in Italy in ambito nazionale, europeo ed internazionale, adottando a tal fine iniziative volte ad introdurre una specifica disciplina che preveda che agli operatori che aderiscono volontariamente al Sistema di qualità nazionale benessere animale (SQNBA) e abbiano già rimosso o decidano di rimuovere completamente le gabbie nelle diverse fasi di allevamento, sia conferito per il prodotto di origine animale oggetto di certificazione secondo il «Sistema di qualità nazionale per il benessere animale», il segno distintivo «Cage-free», così da garantire una riconoscibilità immediata e univoca dei prodotti conformi, migliorare la trasparenza e la chiarezza dell'informazione per i consumatori.
9/2112-bis-A/29.Evi, Cherchi, Di Lauro, Prestipino, De Monte.


   La Camera,

   premesso che:

    il titolo IX è interamente dedicato alle misure in favore del comparto agricolo e della zootecnia;

    la Commissione europea nella scorsa legislatura si era impegnata, entro il 2023, a presentare una proposta legislativa per eliminare gradualmente l'uso delle gabbie negli allevamenti europei;

    grazie all'Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age, la più grande in termini di coalizione di associazioni aderenti in tutta Europa e che ha raccolto 1,4 milioni di firme;

    nel 2023, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato un parere scientifico richiesto dalla Commissione europea in cui raccomanda alternative alle gabbie per migliorare le condizioni di vita degli animali allevati in gabbia. Secondo l'Eurobarometro, inoltre, il 94 per cento degli europei e il 93 per cento degli italiani ritiene che gli animali abbiano bisogno di un ambiente adatto alle loro esigenze fondamentali;

    la Commissione europea non ha pubblicato nei tempi annunciati la proposta di revisione della legislazione dell'Unione europea sul benessere animale che avrebbe dovuto includere il divieto di allevamento in gabbia;

    tuttavia Olivér Várhelyi, commissario per la salute e il benessere degli animali, durante le audizioni per la sua nomina da parte dei parlamentari europei, ha riconosciuto che «le gabbie stanno diventando obsolete» e si è impegnato a dare seguito all'ICE End the Cage Age, sebbene non abbia fornito una tempistica;

    in tutto il mondo miliardi di animali sono costretti a trascorre la propria vita in gabbie strettissime. Sono 300 milioni ogni anno solo in Europa. Si tratta di scrofe, galline, vitelli, conigli, anatre, oche e quaglie, costretti a passare la vita intera, o parte di essa, in gabbia, privati della libertà di muoversi ed esprimere i propri comportamenti naturali;

    in Italia, grazie al costante lavoro di sensibilizzazione di molte associazioni e delle richieste di cittadine e cittadini, sono sempre di più le aziende che hanno deciso di non utilizzare prodotti di origine animale provenienti da allevamenti in gabbia;

    la transizione verso un allevamento senza l'uso di gabbie può essere incentivato anche attraverso un sistema di certificazione volontario e l'utilizzo di un segno distintivo «Cage-free» sui prodotti;

    tale segno distintivo contribuirebbe a dare valore agli investimenti dei produttori che hanno autonomamente intrapreso il percorso di qualità allevatoriale, prevedendo il superamento dei metodi di allevamento in gabbia quale primo fondamentale passo per il miglioramento del benessere animale, nonché a dare concreto valore ai futuri investimenti degli allevatori nell'adottare pratiche di allevamento senza l'uso delle gabbie, condizione certamente più rispettosa delle esigenze fisiologiche e comportamentali degli animali, contribuendo così a un livello di qualità superiore rispetto agli standard normativi nazionali ed europei;

    inoltre, potrebbe soddisfare, tramite un segno distintivo semplice, inequivocabile e trasparente, la domanda sempre più diffusa tra i consumatori di prodotti alimentari di origine animale provenienti da allevamenti che non facciano alcun uso delle gabbie, contribuendo contestualmente al rafforzamento competitivo del settore zootecnico italiano e del made in Italy in ambito nazionale, europeo ed internazionale;

    l'introduzione del segno distintivo «Cage-free» contribuirebbe alla transizione verso un sistema alimentare più rispettoso del benessere degli animali, promuovendo la qualità e rafforzando la competitività del made in Italy, sostenendo i prodotti italiani di qualità, garantendo trasparenza, inequivocabilità e tutela per i consumatori, nonché supportando un modello di allevamento competitivo in Europa e all'estero,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di sostenere e valorizzare gli investimenti già effettuati per migliorare il benessere animale e contribuire al rafforzamento competitivo del settore zootecnico italiano e del made in Italy in ambito nazionale, europeo ed internazionale, adottando a tal fine iniziative volte ad introdurre una specifica disciplina che preveda che agli operatori che aderiscono volontariamente al Sistema di qualità nazionale benessere animale (SQNBA) e abbiano già rimosso o decidano di rimuovere completamente le gabbie nelle diverse fasi di allevamento, sia conferito per il prodotto di origine animale oggetto di certificazione secondo il «Sistema di qualità nazionale per il benessere animale», il segno distintivo «Cage-free», così da garantire una riconoscibilità immediata e univoca dei prodotti conformi, migliorare la trasparenza e la chiarezza dell'informazione per i consumatori.
9/2112-bis-A/29.(Testo modificato nel corso della seduta)Evi, Cherchi, Di Lauro, Prestipino, De Monte.


   La Camera,

   premesso che:

    l'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del distretto idrografico dell'Appennino meridionale, nella seduta del 24 luglio 2024 ha dichiarato per lo schema Basento-Camastra lo stato di severità idrica alta per il comparto idro-potabile;

    uno schema idrico che alimenta 29 comuni lucani (per circa 140 mila abitanti) di cui 27 della provincia di Potenza e 2 della provincia di Matera;

    per la provincia di Potenza sono interessati i comuni di Potenza, Acerenza, Albano di Lucania, Avigliano, Banzi, Baragiano, Brienza, Brindisi di Montagna, Campomaggiore, Cancellara, Castelmezzano, Forenza, Genzano di Lucania, Laurenzana, Marsico Nuovo, Maschito, Oppido Lucano, Picerno, Pietragalla, Pietrapertosa, Pignola, Ruoti, San Chirico Nuovo, Satriano di Lucania, Tolve, Trivigno e Vaglio Basilicata;

    per la provincia di Matera rientrano i comuni di Irsina e di Tricarico;

    con decreto del Presidente della regione Basilicata n. 193 del 4 settembre 2024 è stata costituita l'Unità di crisi regionale per la gestione della crisi idrica, relativamente sia all'uso idropotabile che zootecnica dell'acqua. Unità di crisi che, in considerazione della crescente scarsità di acqua nell'invaso Camastra, ha stabilito, a partire dal 12 settembre scorso, un programma di interruzioni della rete idrica di almeno 12 ore al giorno, tutt'ora in vigore nei 29 comuni interessati, al fine di consentire il reintegro dei volumi invasati nei serbatoi di accumulo;

    una situazione di grave deficit idrico che ha indotto il Consiglio dei ministri, con delibera del 21 ottobre 2024, a dichiararne lo stato di emergenza per sei mesi e che, per essere fronteggiata, ha visto la nomina, con Ocdpc n. 1107 del 29 ottobre 2024, del Presidente della regione Basilicata a Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti finalizzati alla gestione della suddetta crisi;

    dal 7 novembre 2024 al 19 novembre 2024 è stata realizzata la tubazione finalizzata al prelievo delle acque del fiume Basento, poco a valle della confluenza con il Camastra, con sollevamento fino alla diga. Dal Camastra le acque sono convogliate nello schema esistente e sollevate fino al potabilizzatore di Masseria Romaniello, per essere trattate prima dell'immissione nella rete di distribuzione. Acqua del Basento potabilizzata che viene erogata, per circa 10 ore al giorno, a partire dal 24 novembre 2024;

    si tratta di uno stato di persistente emergenza idrica che ha avuto, e ha tutt'ora, un impatto devastante soprattutto sulle attività economiche, produttive e commerciali che si sono viste costrette a ridurre significativamente i loro volumi d'affari, non riuscendo a soddisfare la domanda di clientela a causa della carenza d'acqua;

    la conseguente limitazione di orari lavoro sta inoltre comportando perdite economiche dirette e indirette, minando la già precaria sostenibilità di imprese e lavoratori,

impegna il Governo:

   ad adottare urgenti iniziative, anche normative, per prevedere la sospensione, fino al termine dell'emergenza, del pagamento dei tributi locali, delle rate di mutuo, delle bollette, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, nonché ad adottare iniziative volte a prevedere la concessione di finanziamenti agevolati per la ripresa dei pagamenti al termine del periodo di sospensione;

   a prevedere forme di indennizzo per attività economiche commerciali e industriali, nonché per le associazioni sportive danneggiate da questa emergenza;

   a predisporre un preciso cronoprogramma con gli interventi di ampliamento della capacità di contenimento dell'invaso e per la realizzazione di opere di captazione di sorgenti in grado di implementare l'approvvigionamento idrico del bacino al servizio delle comunità in oggetto;

   a istituire, in collaborazione con la regione Basilicata, sotto la supervisione di Ispra e ISS, un osservatorio sulla qualità delle acque in Basilicata riguardante tutti gli invasi e tutti i corsi d'acqua della regione dando sistematicamente massima pubblicità e diffusione ai dati.
9/2112-bis-A/30. Amendola, Lomuti, Ciani, Borrelli.


   La Camera,

   premesso che:

    l'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del distretto idrografico dell'Appennino meridionale, nella seduta del 24 luglio 2024 ha dichiarato per lo schema Basento-Camastra lo stato di severità idrica alta per il comparto idro-potabile;

    uno schema idrico che alimenta 29 comuni lucani (per circa 140 mila abitanti) di cui 27 della provincia di Potenza e 2 della provincia di Matera;

    per la provincia di Potenza sono interessati i comuni di Potenza, Acerenza, Albano di Lucania, Avigliano, Banzi, Baragiano, Brienza, Brindisi di Montagna, Campomaggiore, Cancellara, Castelmezzano, Forenza, Genzano di Lucania, Laurenzana, Marsico Nuovo, Maschito, Oppido Lucano, Picerno, Pietragalla, Pietrapertosa, Pignola, Ruoti, San Chirico Nuovo, Satriano di Lucania, Tolve, Trivigno e Vaglio Basilicata;

    per la provincia di Matera rientrano i comuni di Irsina e di Tricarico;

    con decreto del Presidente della regione Basilicata n. 193 del 4 settembre 2024 è stata costituita l'Unità di crisi regionale per la gestione della crisi idrica, relativamente sia all'uso idropotabile che zootecnica dell'acqua. Unità di crisi che, in considerazione della crescente scarsità di acqua nell'invaso Camastra, ha stabilito, a partire dal 12 settembre scorso, un programma di interruzioni della rete idrica di almeno 12 ore al giorno, tutt'ora in vigore nei 29 comuni interessati, al fine di consentire il reintegro dei volumi invasati nei serbatoi di accumulo;

    una situazione di grave deficit idrico che ha indotto il Consiglio dei ministri, con delibera del 21 ottobre 2024, a dichiararne lo stato di emergenza per sei mesi e che, per essere fronteggiata, ha visto la nomina, con Ocdpc n. 1107 del 29 ottobre 2024, del Presidente della regione Basilicata a Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti finalizzati alla gestione della suddetta crisi;

    dal 7 novembre 2024 al 19 novembre 2024 è stata realizzata la tubazione finalizzata al prelievo delle acque del fiume Basento, poco a valle della confluenza con il Camastra, con sollevamento fino alla diga. Dal Camastra le acque sono convogliate nello schema esistente e sollevate fino al potabilizzatore di Masseria Romaniello, per essere trattate prima dell'immissione nella rete di distribuzione. Acqua del Basento potabilizzata che viene erogata, per circa 10 ore al giorno, a partire dal 24 novembre 2024;

    si tratta di uno stato di persistente emergenza idrica che ha avuto, e ha tutt'ora, un impatto devastante soprattutto sulle attività economiche, produttive e commerciali che si sono viste costrette a ridurre significativamente i loro volumi d'affari, non riuscendo a soddisfare la domanda di clientela a causa della carenza d'acqua;

    la conseguente limitazione di orari lavoro sta inoltre comportando perdite economiche dirette e indirette, minando la già precaria sostenibilità di imprese e lavoratori,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di adottare urgenti iniziative, anche normative, per prevedere la sospensione, fino al termine dell'emergenza, del pagamento dei tributi locali, delle rate di mutuo, delle bollette, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, nonché di adottare iniziative volte a prevedere la concessione di finanziamenti agevolati per la ripresa dei pagamenti al termine del periodo di sospensione;

   a valutare l'opportunità di prevedere forme di indennizzo per attività economiche commerciali e industriali, nonché per le associazioni sportive danneggiate da questa emergenza;

   a valutare l'opportunità di predisporre un preciso cronoprogramma con gli interventi di ampliamento della capacità di contenimento dell'invaso e per la realizzazione di opere di captazione di sorgenti in grado di implementare l'approvvigionamento idrico del bacino al servizio delle comunità in oggetto;

   a valutare l'opportunità di istituire, in collaborazione con la regione Basilicata, sotto la supervisione di Ispra e ISS, un osservatorio sulla qualità delle acque in Basilicata riguardante tutti gli invasi e tutti i corsi d'acqua della regione dando sistematicamente massima pubblicità e diffusione ai dati.
9/2112-bis-A/30. (Testo modificato nel corso della seduta)Amendola, Lomuti, Ciani, Borrelli.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio in esame, nell'ambito del capo II relativo a Misure di revisione della spesa, ha introdotto all'articolo 110 una riduzione per il 2025 del turnover per le amministrazioni dello stato, prevedendo in particolare al comma 4, lettera a), una riduzione del 25 per cento della facoltà assunzionale per i Corpi di polizia e i vigili del fuoco;

    durante i lavori parlamentari, il Governo, resosi conto della gravità di questa norma se applicata alle forze del comparto sicurezza, è dovuto nuovamente intervenire a seguito dei numerosi emendamenti di origine parlamentare, e ha stabilito che la prevista riduzione del 25 per cento della facoltà assunzionale per le Forze del comparto sicurezza si applichi solo per l'anno 2026;

    tale previsione, tuttavia, non ha fatto altro che spostare il taglio del turnover dal 2025 al 2026, senza considerare che le forze del comparto sicurezza, costantemente sotto organico rispetto ai fabbisogni, rappresentano un settore fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini e delle città;

    ad avviso dei firmatari è del tutto incoerente un Governo che prima fa propaganda utilizzando le forze dell'Ordine, e successivamente presenta una legge di bilancio che taglia i fondi e riduce l'organico del comparto sicurezza,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa utile atta a rimuovere il taglio del turnover anche per l'anno 2026, in considerazione della specificità del lavoro svolto dalle Forze del comparto sicurezza, dei compiti espletati, attinenti alla tutela delle istituzioni democratiche, di difesa dell'ordine e della sicurezza, interna ed esterna, del nostro Paese, compiti tali da escludere questo comparto dalle misure di revisione della spesa pubblica.
9/2112-bis-A/31. Mauri, Bonafè, Cuperlo, Fornaro, Penza.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa utile atta a rimuovere il taglio del turnover anche per l'anno 2026, in considerazione della specificità del lavoro svolto dalle Forze del comparto sicurezza, dei compiti espletati, attinenti alla tutela delle istituzioni democratiche, di difesa dell'ordine e della sicurezza, interna ed esterna, del nostro Paese, compiti tali da escludere questo comparto dalle misure di revisione della spesa pubblica.
9/2112-bis-A/31. (Testo modificato nel corso della seduta)Mauri, Bonafè, Cuperlo, Fornaro, Penza.


   La Camera,

   premesso che:

    lo scorso 22 settembre si è verificato a Saviano, in provincia di Napoli, il crollo di una palazzina che ha provocato la morte di quattro persone di cui due bambini, tutte appartenenti alla stessa famiglia;

    la comunità risulta ancora scossa dal tragico evento e non ha mancato di fare pervenire la propria solidarietà ai superstiti della famiglia anch'essi feriti dallo scoppio;

    l'evento ancora una volta ha posto in evidenza la necessità di procedere alla riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato a cui nemmeno il superbonus del 110 per cento è riuscito a dare risposta;

    gli enti locali non sono nelle condizioni da soli di poter fronteggiare simili eventi;

    i piani di rigenerazione urbana predisposti dal Governo risultano ancora non adeguati per supportare le aree più periferiche e marginali del Paese,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di stanziare adeguate risorse volte a sostenere per quanto di competenza attraverso una forma di collaborazione istituzionale da avviare entro 30 giorni dalla pubblicazione della presente legge sulla Gazzetta Ufficiale l'elaborazione di un programma di riqualificazione urbana presso il comune di Saviano, al fine di non dimenticare così la terribile tragedia che ha colpito questa comunità.
9/2112-bis-A/32.Sarracino.


   La Camera,

   premesso che:

    lo scorso 22 settembre si è verificato a Saviano, in provincia di Napoli, il crollo di una palazzina che ha provocato la morte di quattro persone di cui due bambini, tutte appartenenti alla stessa famiglia;

    la comunità risulta ancora scossa dal tragico evento e non ha mancato di fare pervenire la propria solidarietà ai superstiti della famiglia anch'essi feriti dallo scoppio;

    gli enti locali non sono nelle condizioni da soli di poter fronteggiare simili eventi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di stanziare adeguate risorse volte a sostenere per quanto di competenza attraverso una forma di collaborazione istituzionale da avviare entro 30 giorni dalla pubblicazione della presente legge sulla Gazzetta Ufficiale l'elaborazione di un programma di riqualificazione urbana presso il comune di Saviano, al fine di non dimenticare così la terribile tragedia che ha colpito questa comunità.
9/2112-bis-A/32.(Testo modificato nel corso della seduta)Sarracino.


   La Camera,

   premesso che:

    i lavoratori che svolgono attività di consegna di beni per conto terzi in ambito urbano (i cosiddetti rider) sono particolarmente esposti a rischi derivanti da condizioni meteorologiche avverse;

    l'attuale quadro normativo non prevede specifiche esenzioni obbligatorie dall'attività né relative tutele economiche per questi lavoratori nei casi di eventi meteorologici estremi;

    risulta necessario garantire forme di sostegno economico affinché questi lavoratori non siano costretti ad esporsi al rischio maltempo e/o ondate di calore, ed è necessario sia per i rider inquadrati come lavoratori dipendenti che per quelli autonomi;

   considerato che:

    le condizioni meteorologiche avverse, incluse le allerta meteo-idro rosse diramate dalla protezione civile e le situazioni di elevato stress termico secondo l'Heat index utilizzato dall'INAIL, possono rendere pericoloso lo svolgimento di questa specifica attività lavorativa;

    in diversi settori la cui attività delle lavoratrici e dei lavoratori è esposta alle intemperie del meteo sono previsti la sospensione delle lavorazioni e relativi ammortizzatori sociali;

    è fondamentale assicurare la sicurezza dei lavoratori e al contempo garantire loro un sostegno economico nei periodi di forzata inattività,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative urgenti volte a estendere il trattamento di integrazione salariale ordinaria ai lavoratori dipendenti inquadrati come rider in caso di sospensione o riduzione dell'attività lavorativa dovuta a eventi meteorologici avversi;

   a istituire urgentemente presso l'INPS un fondo dedicato al sostegno dei lavoratori autonomi che svolgono attività di rider, che preveda l'erogazione di un'indennità giornaliera in caso di condizioni meteorologiche avverse;

   a definire, attraverso appositi provvedimenti, criteri oggettivi per l'individuazione delle condizioni meteorologiche avverse che determinano il diritto all'indennità, includendo specificamente:

    le allerta meteo-idro rosse diramate dalla protezione civile in caso di precipitazioni concentrate e rischio idrogeologico;

    le situazioni di elevato stress termico secondo l'Heat index utilizzato dall'INAIL;

   a incentivare la contrattazione collettiva affinché il settore risulti normato nel suo complesso e il legislatore possa quindi identificare modalità stabili e pienamente efficaci di tutela dei lavoratori a prescindere dall'inquadramento come subordinati, collaboratori o autonomi.
9/2112-bis-A/33. Gribaudo, Scotto, Fossi, Sarracino.


   La Camera,

   premesso che:

    i lavoratori che svolgono attività di consegna di beni per conto terzi in ambito urbano (i cosiddetti rider) sono particolarmente esposti a rischi derivanti da condizioni meteorologiche avverse;

    l'attuale quadro normativo non prevede specifiche esenzioni obbligatorie dall'attività né relative tutele economiche per questi lavoratori nei casi di eventi meteorologici estremi;

    risulta necessario garantire forme di sostegno economico affinché questi lavoratori non siano costretti ad esporsi al rischio maltempo e/o ondate di calore, ed è necessario sia per i rider inquadrati come lavoratori dipendenti che per quelli autonomi;

   considerato che:

    le condizioni meteorologiche avverse, incluse le allerta meteo-idro rosse diramate dalla protezione civile e le situazioni di elevato stress termico secondo l'Heat index utilizzato dall'INAIL, possono rendere pericoloso lo svolgimento di questa specifica attività lavorativa;

    in diversi settori la cui attività delle lavoratrici e dei lavoratori è esposta alle intemperie del meteo sono previsti la sospensione delle lavorazioni e relativi ammortizzatori sociali;

    è fondamentale assicurare la sicurezza dei lavoratori e al contempo garantire loro un sostegno economico nei periodi di forzata inattività,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative urgenti volte a estendere il trattamento di integrazione salariale ordinaria ai lavoratori dipendenti inquadrati come rider in caso di sospensione o riduzione dell'attività lavorativa dovuta a eventi meteorologici avversi;

   a valutare l'opportunità di istituire urgentemente presso l'INPS un fondo dedicato al sostegno dei lavoratori autonomi che svolgono attività di rider, che preveda l'erogazione di un'indennità giornaliera in caso di condizioni meteorologiche avverse;

   a valutare l'opportunità di definire, attraverso appositi provvedimenti, criteri oggettivi per l'individuazione delle condizioni meteorologiche avverse che determinano il diritto all'indennità, includendo specificamente:

    le allerte meteo-idrico diramate dal Servizio nazionale della protezione civile in caso di precipitazioni intense e rischio idrogeologico;

    le situazioni di elevato stress termico secondo l'Heat index utilizzato dall'INAIL;

   a valutare l'opportunità di incentivare la contrattazione collettiva affinché il settore risulti normato nel suo complesso e il legislatore possa quindi identificare modalità stabili e pienamente efficaci di tutela dei lavoratori a prescindere dall'inquadramento come subordinati, collaboratori o autonomi.
9/2112-bis-A/33. (Testo modificato nel corso della seduta)Gribaudo, Scotto, Fossi, Sarracino.


   La Camera,

   premesso che:

    il rifinanziamento del Fondo agevolato istituito con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 4 dicembre 2014, modificato con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 4 gennaio 2021 (cosiddetto «Nuova Marcora»), per sostenere, su tutto il territorio nazionale, la nascita di società cooperative costituite da lavoratori provenienti da aziende in crisi, di cooperative sociali e di cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata, al fine di creare condizioni di sviluppo stabile e duraturo e l'incremento dei livelli occupazionali, ha permesso, fino ad oggi, di realizzare numerosi interventi per il rafforzamento della struttura produttiva e il rilancio di imprese in crisi con il diretto coinvolgimento dei lavoratori;

    al 30 giugno 2024, il soggetto gestore della misura, CFI Cooperazione finanza impresa, società finanziaria costituita ai sensi dell'articolo 2 della legge 27 febbraio 1985, n. 49, e successive modificazioni ed integrazioni (cosiddetta legge Marcora), partecipata e vigilata dal Ministero delle imprese e del made in Italy, ha realizzato 139 interventi per un totale di euro 50.469.000,00 che hanno coinvolto 6.178 lavoratori;

    il decreto, inizialmente finanziato con le risorse disponibili sui capitoli di bilancio del Ministero n. 7342 – «Piano di gestione 21» e n. 2301 – «Iniziative a fronte delle attività di promozione e di sviluppo delle cooperative», versate alla contabilità speciale n. 1201 del «Fondo per la crescita sostenibile» nella sezione dedicata agli interventi per il rafforzamento della struttura produttiva, il riutilizzo di impianti produttivi e il rilancio di aree in crisi, è stato successivamente rifinanziato con la legge di bilancio 2017, con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, con il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, e con la legge di bilancio 2021;

    gli ultimi anni, caratterizzati da difficoltà economiche generate dagli effetti della crisi energetica e dall'esplosione dei prezzi delle materie prime, hanno inciso negativamente sul sistema produttivo, con pesanti conseguenze per le imprese sul piano economico e finanziario, causando un forte decremento della marginalità e in taluni casi una temporanea sospensione dell'attività. Ciò ha richiesto, e richiede tuttora, un forte intervento di sostegno sia sul piano economico, sia a livello di assistenza nella definizione di piani di consolidamento e rilancio, in particolare nei confronti delle piccole e medie imprese che, se non adeguatamente sostenute, rischiano di vedere compromessa la continuità aziendale;

    la proposta, in considerazione dei positivi risultati ottenuti dalla misura agevolativa anche nella fase di emergenza Covid, intende rafforzare questo strumento di intervento per dare risposta nel medio-lungo termine alle aziende in difficoltà, garantendone il consolidamento e la tenuta occupazionale;

    inoltre, in attuazione dell'articolo 1, comma 270, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 17 febbraio 2022 (reg. Corte dei conti n. 229 del 23 marzo 2022), si dispone che, a valere sulle risorse destinate alla «Nuova Marcora», possano essere concessi finanziamenti in favore di cooperative di lavoratori in aziende i cui titolari intendano trasferire ai lavoratori medesimi la titolarità della stessa garantendo, attraverso il passaggio generazionale, la salvaguardia di competenze e nuove opportunità di sviluppo,

impegna il Governo

ad aumentare la dotazione del Fondo per la crescita sostenibile di cui all'articolo 23 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, al fine di sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative costituite dai lavoratori per il recupero di aziende in crisi e i processi di ristrutturazione o riconversione industriale di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 4 gennaio 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 44 del 22 febbraio 2021.
9/2112-bis-A/34. Tenerini.


   La Camera,

   premesso che:

    il rifinanziamento del Fondo agevolato istituito con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 4 dicembre 2014, modificato con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 4 gennaio 2021 (cosiddetto «Nuova Marcora»), per sostenere, su tutto il territorio nazionale, la nascita di società cooperative costituite da lavoratori provenienti da aziende in crisi, di cooperative sociali e di cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata, al fine di creare condizioni di sviluppo stabile e duraturo e l'incremento dei livelli occupazionali, ha permesso, fino ad oggi, di realizzare numerosi interventi per il rafforzamento della struttura produttiva e il rilancio di imprese in crisi con il diretto coinvolgimento dei lavoratori;

    al 30 giugno 2024, il soggetto gestore della misura, CFI Cooperazione finanza impresa, società finanziaria costituita ai sensi dell'articolo 2 della legge 27 febbraio 1985, n. 49, e successive modificazioni ed integrazioni (cosiddetta legge Marcora), partecipata e vigilata dal Ministero delle imprese e del made in Italy, ha realizzato 139 interventi per un totale di euro 50.469.000,00 che hanno coinvolto 6.178 lavoratori;

    il decreto, inizialmente finanziato con le risorse disponibili sui capitoli di bilancio del Ministero n. 7342 – «Piano di gestione 21» e n. 2301 – «Iniziative a fronte delle attività di promozione e di sviluppo delle cooperative», versate alla contabilità speciale n. 1201 del «Fondo per la crescita sostenibile» nella sezione dedicata agli interventi per il rafforzamento della struttura produttiva, il riutilizzo di impianti produttivi e il rilancio di aree in crisi, è stato successivamente rifinanziato con la legge di bilancio 2017, con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, con il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, e con la legge di bilancio 2021;

    gli ultimi anni, caratterizzati da difficoltà economiche generate dagli effetti della crisi energetica e dall'esplosione dei prezzi delle materie prime, hanno inciso negativamente sul sistema produttivo, con pesanti conseguenze per le imprese sul piano economico e finanziario, causando un forte decremento della marginalità e in taluni casi una temporanea sospensione dell'attività. Ciò ha richiesto, e richiede tuttora, un forte intervento di sostegno sia sul piano economico, sia a livello di assistenza nella definizione di piani di consolidamento e rilancio, in particolare nei confronti delle piccole e medie imprese che, se non adeguatamente sostenute, rischiano di vedere compromessa la continuità aziendale;

    la proposta, in considerazione dei positivi risultati ottenuti dalla misura agevolativa anche nella fase di emergenza Covid, intende rafforzare questo strumento di intervento per dare risposta nel medio-lungo termine alle aziende in difficoltà, garantendone il consolidamento e la tenuta occupazionale;

    inoltre, in attuazione dell'articolo 1, comma 270, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 17 febbraio 2022 (reg. Corte dei conti n. 229 del 23 marzo 2022), si dispone che, a valere sulle risorse destinate alla «Nuova Marcora», possano essere concessi finanziamenti in favore di cooperative di lavoratori in aziende i cui titolari intendano trasferire ai lavoratori medesimi la titolarità della stessa garantendo, attraverso il passaggio generazionale, la salvaguardia di competenze e nuove opportunità di sviluppo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di aumentare la dotazione del Fondo per la crescita sostenibile di cui all'articolo 23 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, al fine di sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative costituite dai lavoratori per il recupero di aziende in crisi e i processi di ristrutturazione o riconversione industriale di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 4 gennaio 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 44 del 22 febbraio 2021.
9/2112-bis-A/34. (Testo modificato nel corso della seduta)Tenerini.


   La Camera,

   premesso che:

    i dati dimostrano che le aree interne sono tutt'altro che luoghi marginali. Ci vivono 13,5 milioni di abitanti (oltre il 22 per cento della popolazione), coprono complessivamente il 60 per cento dell'intera superficie del territorio nazionale e rappresentano il 53 per cento dei comuni italiani;

    a togliere voce e potere a questi luoghi trent'anni di politiche neoliberiste che, concentrando i più rilevanti investimenti pubblici e privati nelle grandi città, si sono rivelate indifferenti ai processi di «svuotamento» in termini di persone, servizi e attività produttive di questi territori;

    negli ultimi 10 anni – nelle aree interne – sono state chiuse circa 1.200 sedi scolastiche e 23.000 unità di attività di vicinato come minimarket, edicole, macellerie, ferramenta, distributori di carburante e bar. Sono diminuiti del 20,7 per cento gli sportelli bancari;

    consapevole dei problemi ma anche del potenziale di questi territori, il Partito Democratico ha promosso una discussione in Aula che ha portato all'approvazione all'unanimità della mozione n. 1-00354 sottoscritta da tutte le forze di opposizione e a larghissima maggioranza delle mozioni Mantovani e altri n. 1-00360 e Manes ed altri n. 1-00361;

    con l'emendamento dei Relatori 123.032, all'interno della legge di bilancio, sono stati creati Fondi di spesa da destinare agli enti locali per un ammontare complessivo di 32,1 milioni nel 2025, 39,30 milioni per l'anno 2026 e 31,3 per l'anno 2027;

    respingendo il sub-emendamento presentato dal PD che indirizzava le risorse della legge mancia ai soli comuni delle aree interne e delle isole minori, il Governo e la sua maggioranza hanno palesato il totale disinteresse verso luoghi che dovrebbero essere al centro dell'agenda politica;

    ulteriore riprova di questa mancanza di attenzione per le aree interne sta nel ritardo accumulato dal Governo nella presentazione del Piano strategico nazionale (PSNAI);

    nelle Comunicazioni rese alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024 la Presidente del Consiglio ha evocato l'urgenza «di riportare a casa i nostri troppi cervelli in fuga, ai quali dobbiamo provare, insieme, a regalare un nuovo gratificante sogno in patria»;

    il Governo e la maggioranza dovrebbero dimostrare con atti concreti e non solo a parole che intendono garantire il «diritto a restare»,

impegna il Governo

ad indirizzare le risorse di cui in premessa ai comuni delle aree interne e isole minori e ad adottare urgentemente il PSNAI.
9/2112-bis-A/35. De Maria, Sarracino.


   La Camera,

   premesso che:

    i dati dimostrano che le aree interne sono tutt'altro che luoghi marginali. Ci vivono 13,5 milioni di abitanti (oltre il 22 per cento della popolazione), coprono complessivamente il 60 per cento dell'intera superficie del territorio nazionale e rappresentano il 53 per cento dei comuni italiani;

    con l'emendamento dei Relatori 123.032, all'interno della legge di bilancio, sono stati creati Fondi di spesa da destinare agli enti locali per un ammontare complessivo di 32,1 milioni nel 2025, 39,30 milioni per l'anno 2026 e 31,3 per l'anno 2027,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di indirizzare le risorse di cui in premessa ai comuni delle aree interne e isole minori e ad adottare urgentemente il PSNAI.
9/2112-bis-A/35. (Testo modificato nel corso della seduta)De Maria, Sarracino.


   La Camera,

   premesso che:

    con una dimensione complessiva di circa 30 miliardi nel 2025, il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo è, ad avviso dei firmatari, una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali;

    al di là dell'approccio ragionieristico con cui si punta a rispettare i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, la manovra è priva di organicità dal punto di vista strutturale, senza alcuna traccia di quelle strategie anticicliche ed espansive che servirebbero a rilanciare la nostra economia e delle riforme profonde di cui avrebbero bisogno i principali settori della vita del Paese, non discostandosi da quelle che l'hanno preceduta;

    si rispettano i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, ma non si prova nemmeno a porre le basi per rilanciare la crescita: la manovra produce un effetto espansivo dello 0,3 per cento nel 2025, 0 nel 2026, 0,1 per cento nel 2027, e nel triennio 2025-2027 la crescita italiana rimane ogni anno mediamente inferiore di 0,6-0,7 per cento alla crescita dell'Unione europea, ma si tratta probabilmente di stime ottimistiche visto che l'ISTAT ha appena certificato una economia ferma nel terzo trimestre, con una crescita acquisita pari allo 0,4 per cento, rendendo un miraggio il traguardo fissato dal Governo di una crescita dell'1 per cento a fine anno;

    la produzione industriale italiana, dopo gli anni di forte crescita successivi alla pandemia è infatti in calo costante, a settembre scorso c'è stato il ventesimo calo consecutivo, un calo dello 0,4 per cento rispetto ad agosto, una riduzione di quattro punti su base annua che nei primi nove mesi del 2024 presenta un bilancio in rosso del 3,4 per cento. Nei primi otto mesi del 2024, le esportazioni in valore hanno registrato una riduzione dello 0,6 per cento in termini tendenziali, riflettendo in particolare l'andamento negativo delle vendite verso i mercati dell'Unione europea;

    il riflesso delle difficoltà del sistema industriale italiano si ripercuote sul mondo del lavoro dove sarebbero oltre 120.000 i lavoratori a rischio, di cui 70.000 solo nell'automotive, 25.459 nella siderurgia, 8.000 nell'energia (centrali a carbone e cicli combinati), 2.000 nel settore elettrico, 4.094 nella chimica di base, 3.473 nel settore del petrolchimico e in quello della raffinazione, 8.000 nelle telecomunicazioni, per non parlare delle gravi ricadute di tali crisi sulla filiera degli appalti;

    eppure, in questo testo la politica industriale è totalmente assente e non vengono nemmeno adeguatamente rifinanziati strumenti essenziali per favorire l'innovazione tecnologica, la conversione ecologica dell'industria manifatturiera e la riqualificazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati come il Fondo di garanzia per le PMI, i contratti di sviluppo e gli accordi per l'innovazione;

    con una scelta assurda e gravissima per l'industria e i lavoratori del settore automotive infine, nella legge di bilancio all'esame dell'aula si opera un drastico taglio, per un totale di 4,55 miliardi di euro di definanziamento, al «Fondo automotive», istituito dal Governo Draghi con una dotazione di 700 milioni di euro per il 2022 e di un miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, per il sostegno e la promozione della transizione verde, della ricerca e degli investimenti nel settore automotive, cui viene lasciata un finanziamento residuo complessivo di soli 1,2 miliardi di euro per il periodo 2025-2030, praticamente un azzeramento delle possibilità affrontare le sfide estremamente impegnative della transizione ecologica e digitale e della crescente competizione globale, che hanno invece bisogno di rilevanti politiche di sostegno,

impegna il Governo:

   a ripristinare con urgenza per il triennio 2025-27 il taglio effettuato allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, rifinanziando almeno 2.150.000.000 di euro nei prossimi tre anni che saranno indispensabili per accompagnare la profonda trasformazione dell'assetto produttivo, sostenere l'innovazione e la trasformazione dell'industria automobilistica, a partire dalla digitalizzazione fino al cambio delle motorizzazioni e allo sviluppo delle nuove tecnologie e garantire la sostenibilità produttiva, sociale e occupazionale del settore;

   a predisporre un pacchetto di iniziative a supporto della filiera produttiva automotive con interventi sull'energia (con l'inclusione di tutto il settore nella categoria energivori con ammissione all'utilizzo di interconnector), una linea dedicata di accordi di programma e di innovazione senza limitazione territoriale, l'accesso semplificato per Transizione 5.0, la possibilità di garantire cash flow per investimenti.
9/2112-bis-A/36. Peluffo, Barbagallo.


   La Camera

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di ripristinare con urgenza per il triennio 2025-27 il taglio effettuato allo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, rifinanziando almeno 2.150.000.000 di euro nei prossimi tre anni che saranno indispensabili per accompagnare la profonda trasformazione dell'assetto produttivo, sostenere l'innovazione e la trasformazione dell'industria automobilistica, a partire dalla digitalizzazione fino al cambio delle motorizzazioni e allo sviluppo delle nuove tecnologie e garantire la sostenibilità produttiva, sociale e occupazionale del settore;

   a predisporre un pacchetto di iniziative a supporto della filiera produttiva automotive con interventi sull'energia, una linea dedicata di accordi di programma e di innovazione senza limitazione territoriale, l'accesso semplificato per Transizione 5.0, la possibilità di garantire cash flow per investimenti.
9/2112-bis-A/36. (Testo modificato nel corso della seduta)Peluffo, Barbagallo.


   La Camera,

   premesso che:

    con una dimensione complessiva di circa 30 miliardi nel 2025, il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo, ad avviso dei firmatari, è una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali;

    al di là dell'approccio ragionieristico con cui si punta a rispettare i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, la manovra è priva di organicità dal punto di vista strutturale, senza alcuna traccia di quelle strategie anticicliche ed espansive che servirebbero a rilanciare la nostra economia e delle riforme profonde di cui avrebbero bisogno i principali settori della vita del Paese, non discostandosi da quelle che l'hanno preceduta;

    si rispettano i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, ma non si prova nemmeno a porre le basi per rilanciare la crescita: la manovra produce un effetto espansivo dello 0,3 per cento nel 2025, 0 nel 2026, 0,1 per cento nel 2027, e nel triennio 2025-2027 la crescita italiana rimane ogni anno mediamente inferiore di 0,6-0,7 per cento alla crescita Ue, ma si tratta probabilmente di stime ottimistiche visto che l'ISTAT ha appena certificato una economia ferma nel terzo trimestre, con una crescita acquisita pari allo 0,4 per cento, rendendo un miraggio il traguardo fissato dal Governo di una crescita dell'1 per cento a fine anno;

    oltre a tutto ciò che non prevede, il provvedimento in esame colpisce anche per ciò che contiene di sbagliato e insufficiente;

    dal 1° luglio 2024 i clienti domestici ancora serviti in maggior tutela che non hanno scelto un fornitore di energia sul mercato libero sono passati automaticamente nel servizio a tutele graduali e i clienti domestici vulnerabili continuano ad essere serviti in maggior tutela anche dopo tale scadenza. Il servizio di maggior tutela è stato quindi sostituito, temporaneamente, dal servizio a tutele graduali che ha una durata di poco meno di 3 anni (fino al 31 marzo 2027); in mancanza di una scelta espressa, al termine di questo periodo il cliente sarà rifornito sempre dallo stesso venditore sulla base della propria offerta di mercato libero più favorevole. È da sottolineare che ARERA ha indicato che stiamo andando incontro al paradosso per cui chi era nel mercato tutelato e non essendo vulnerabile, senza fare nulla e rimanendo fermo avrà un vantaggio sulla bolletta rispetto ai clienti vulnerabili che invece ne hanno più bisogno e questo perché gli operatori si sono aggiudicati i clienti con aste al ribasso con un risparmio può arrivare a 110 euro all'anno;

    nella legge annuale sulla concorrenza 2023 è stato approvato un articolo che prevede una tutela rafforzata per i clienti vulnerabili del mercato dell'energia elettrica, consentendo a questi di passare al servizio a tutele graduali. Si tratta di una misura auspicabile, ma non risolutiva, stante il fatto che il servizio a tutele graduali è a tempo e che sicuramente per il momento è conveniente, visti gli esiti delle gare svolte; però riteniamo rischioso consentire a coloro che sono il servizio di maggior tutela di passare al servizio a tutele graduali, senza stabilire esattamente che possono tornarvi in ogni momento;

    sarebbe invece opportuno intervenire in maniera organica e strutturale per assicurare la fornitura di energia elettrica ai clienti domestici vulnerabili, rispettando principi di efficienza, trasparenza e non discriminazione, permettendo a questi consumatori, di godere di termini contrattuali chiari e affidabili e di opportunità di prezzo comparabili a quelli disponibili per i consumatori di dimensioni più grandi, come del resto accaduto in passato,

impegna il Governo

a prevedere, con il primo provvedimento utile, un intervento definitivo e strutturale che consenta il massimo della tutela alla platea dei clienti vulnerabili e il contenimento dei costi, privilegiando contratti a lungo termine e da fonti rinnovabili, se necessario anche rimandando le aste previste per il 2025 dalla legislazione vigente.
9/2112-bis-A/37.Gnassi.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, un intervento definitivo e strutturale che consenta il massimo della tutela alla platea dei clienti vulnerabili e il contenimento dei costi, anche mediante contratti a lungo termine e da fonti rinnovabili.
9/2112-bis-A/37.(Testo modificato nel corso della seduta)Gnassi.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame dispone l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze di un fondo volto a finanziare interventi con l'obiettivo di ridurre il divario occupazionale e sostenere lo sviluppo dell'attività imprenditoriale nelle aree svantaggiate del Paese, anche mediante il riconoscimento, nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di Stato, di agevolazioni per l'acquisizione dei beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise e nelle zone assistite della regione Abruzzo;

    Confindustria Sicilia esprime apprezzamento per l'iniziativa di reintrodurre una proroga dello sgravio contributivo rivolto alle imprese private del Sud o che hanno una sede al Sud. Una leva fondamentale di sostegno all'apparato economico produttivo del Mezzogiorno del cui mantenimento viene riconosciuto pienamente il merito;

    pur nel rispetto della ratio normativa e dei suoi obiettivi, nell'ambito del costante confronto con le diverse realtà imprenditoriali, è molto diffusa la necessità di apportare alcuni miglioramenti, utili al fine di ampliare l'efficacia della norma;

    utile, altresì, sarebbe la reintroduzione dello sgravio anche per le grandi imprese;

    rafforzare anche la presenza delle grandi aziende al Sud significa continuare a sostenere al tempo stesso tutta l'economia che queste generano con il loro indotto;

    nella valutazione generale non può non esser considerata la valenza strategica che ha assunto la misura, sicuramente una tra le più efficaci di questo periodo per le imprese;

    al fine di mantenere e accrescere, come si sta già facendo, i livelli di crescita occupazionale nel Mezzogiorno e contribuire alla riduzione dei divari territoriali,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di estendere, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e le risorse disponibili, nel primo provvedimento utile, la decontribuzione anche alle imprese con oltre 250 dipendenti, nonché a riconoscere a favore dei datori di lavoro privati, l'esonero dal versamento dei contributi previdenziali, con esclusione dei premi e contributi dovuti all'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), limitatamente alle micro, piccole e medie imprese che occupano lavoratori a tempo determinato, indeterminato e in apprendistato nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.
9/2112-bis-A/38. Cannata, Ciancitto, Longi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    gli interventi presenti in manovra di bilancio non sono sufficienti ed adeguati ad affrontare le gravi carenze del sistema penitenziario;

    secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 13 dicembre, il sovraffollamento delle carceri italiane ha raggiunto livelli drammatici. Il tasso di affollamento ha toccato il 133,3 per cento, con 62.243 detenuti a fronte di una capienza ufficiale di 51.145 posti, mentre di questi, però, ben 4.466 posti risultano indisponibili;

    con riferimento alle singole regioni, ben 18 registrano un tasso superiore agli standard. Sovraffollamento particolarmente alto in Puglia (170,25 per cento), Basilicata (152,81 per cento), Lombardia (153,05 per cento), Veneto (150,64 per cento) e Lazio (148,68 per cento);

    i suicidi in carcere, con dati aggiornati al 18 dicembre, hanno raggiunto invece la cifra record di 89;

    la scarsità di spazi, personale e risorse finanziarie, insieme con l'irrigidimento della legislazione, della giurisprudenza e dell'amministrazione stanno rendendo le carceri luoghi invivibili e fuori controllo;

    le problematiche principali del sistema penitenziario rimangono invariate da anni: una grave carenza di personale, educatori, assistenti sociali, mediatori culturali, agenti di polizia penitenziaria, unita alla scarsità di opportunità di studio, formazione e lavoro per le persone detenute;

    gli istituti penitenziari dovrebbero rappresentare un luogo di speranza e rinascita, in cui avviare percorsi di inclusione e reinserimento sociale. Purtroppo, troppo spesso si trasformano in spazi di abbandono e disperazione, dove alcuni decidono tragicamente di porre fine alla propria vita;

    questa situazione trasforma la detenzione in un fallimento che contraddice i principi costituzionali e dell'ordinamento penitenziario e vanifica la funzione della pena di rieducazione e reinserimento nella società,

impegna il Governo

a reperire, nel primo provvedimento utile, ulteriori adeguate risorse per implementare e realizzare interventi e misure sociali e programmi di inclusione lavorativa, garantendo nel contempo il potenziamento di spazi educativi e ricreativi come librerie, palestre, centri sportivi, nonché l'istituzione di corsi di formazione professionale all'interno degli istituti penitenziari.
9/2112-bis-A/39. Soumahoro, Giachetti, Ciani, Simiani, Lacarra, Marino, Serracchiani, Girelli.


   La Camera

impegna il Governo

a proseguire nell'approccio teso ad affrontare la materia penitenziaria prevedendo assunzioni per implementare e realizzare interventi e misure sociali e programmi di inclusione lavorativa, garantendo nel contempo il potenziamento di spazi educativi e ricreativi come librerie, palestre, centri sportivi, nonché l'istituzione di corsi di formazione professionale all'interno degli istituti penitenziari.
9/2112-bis-A/39. (Testo modificato nel corso della seduta)Soumahoro, Giachetti, Ciani, Simiani, Lacarra, Marino, Serracchiani, Girelli.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo il 23 ottobre 2024 si inquadra nella fase di prima attuazione della riforma della governance economica europea entrata in vigore lo scorso 30 aprile;

    nell'ambito del settore turistico, in particolare, il capo II del titolo VIII autorizza la spesa di 110 milioni di euro per l'anno 2025 per sostenere lo sviluppo dell'offerta turistica sul territorio nazionale attraverso la concessione di agevolazioni finanziarie a sostegno degli investimenti privati;

    si segnala che una parte dei lavoratori stagionali del settore turismo, al fine di prestare la propria opera, deve trasferire il proprio domicilio in un comune diverso da quello di residenza;

    a causa della penuria di alloggi disponibili, si determina un considerevole innalzamento del relativo prezzo, anche in conseguenza del fenomeno delle locazioni brevi che ha ridotto sensibilmente il numero di alloggi disponibili sul mercato per i lavoratori e le loro famiglie;

    tale problematica, diffusa su tutto il territorio nazionale e durante tutto il corso dell'anno, si registra con maggiore intensità nelle località turistiche e durante i periodi di alta stagione aggravando la difficoltà di reperire lavoratori qualificati disponibili a prestare la propria opera nelle località stagionali;

    il considerevole innalzamento degli oneri che tale scenario pone a carico delle imprese ha indotto a rinnovare l'accordo del Ccnl Turismo del 5 luglio 2024, con il quale è stato sancito l'impegno a praticare un prezzo simbolico ai dipendenti che usufruiscono del servizio di alloggio posto a loro disposizione dai datori di lavoro;

    in tale occasione, peraltro, le parti stipulanti l'accordo hanno chiesto congiuntamente di modificare la disciplina della materia per consentire alle imprese la integrale deducibilità del valore dell'alloggio forniti ai dipendenti stagionali, in analogia con quanto previsto per i dipendenti che trasferiscano la propria residenza anagrafica nel comune in cui prestano la propria attività;

    le stime attestano che nei mesi di luglio e agosto 2023, i lavoratori dipendenti impiegati nelle attività alberghiere assunti con contratto di lavoro stagionale sono stati circa 188.000. Una percentuale pari al 30 per cento con un contingente di circa 56.000 lavoratori «fuori sede» che usufruiscono di un alloggio fornito dal datore di lavoro,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di consentire alle imprese turistico – ricettive di dedurre integralmente, al netto del prezzo pagato dal proprio dipendente, ai sensi della convenzione allegata al Ccnl Turismo, il costo degli alloggi forniti ai lavoratori dipendenti stagionali che prestano servizio in unità produttive ubicate in un comune diverso da quello in cui il lavoratore ha la propria residenza, analogamente a quanto già previsto per i dipendenti che abbiano trasferito la loro residenza anagrafica, per esigenze di lavoro, nel comune in cui prestano l'attività e senza limiti di tempo.
9/2112-bis-A/40.Caramanna, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame dispone un complesso di interventi volti a promuovere il turismo e a sostenere lo sviluppo dell'offerta turistica a livello nazionale;

    è necessario promuovere, in alternativa alle grandi e note città d'arte italiane, anche i piccoli centri e i borghi a rilevante interesse turistico, espressione della cultura e dell'identità del Paese, in modo che siano sempre più capaci di attrarre flussi turistici da ogni parte d'Italia e del mondo e di contribuire, in tal modo, alla crescita economica e al rilancio del Paese ed evitare lo spopolamento dei piccoli centri urbani;

    pertanto sarebbe opportuno finanziare progetti di valorizzazione dei comuni classificati dall'ISTAT a vocazione turistica, con meno di 5.000 abitanti, al fine di incentivare interventi innovativi di accessibilità, mobilità, rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale;

    la legge di bilancio 2023 ha istituito nello stato di previsione del Ministero del turismo il Fondo piccoli comuni a vocazione turistica, con una dotazione di 10 milioni per il 2023 e 12 milioni per ciascuno degli anni 2024 e 2025,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e le risorse disponibili, di incrementare nel primo provvedimento utile, il Fondo per i piccoli comuni a vocazione turistica di cui all'articolo 1, comma 607, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, al fine di favorire la piena realizzazione dei progetti di valorizzazione dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.
9/2112-bis-A/41. Di Maggio, Matteoni, Giorgianni, Giovine, Pellicini, Malagola, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    in sede di attuazione della legge 9 agosto 2023, n. 111, recante «Delega al Governo per la riforma fiscale», il decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216, ha abrogato l'articolo 1 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e soppresso l'Aiuto alla crescita economica (cosiddetto «ACE»), ivi disciplinato;

    l'ACE costituiva il principale incentivo per le imprese che si finanziano con capitale proprio e consisteva in una deduzione dal reddito imponibile netto di un importo corrispondente al rendimento figurativo degli incrementi di capitale proprio realizzati a partire dal 2011;

    la soppressione dell'ACE, secondo le valutazioni rassegnate dall'ISTAT e dalla Banca d'Italia in sede di esame del provvedimento, determina un maggior carico IRES sulle società di capitali superiore, in media, al 10 per cento (che nelle società cooperative giunge sino al 17 per cento);

    tale situazione (in assenza di uno strumento che favorisca la capitalizzazione) sollecita un ripensamento circa la soppressione del più importante incentivo alla capitalizzazione delle imprese italiane, peraltro sollecitato a più riprese dalle raccomandazioni di autorità internazionali e da autorità indipendenti;

    a ciò si aggiunga che, in sede di esame del provvedimento in oggetto, i Relatori hanno presentato l'emendamento 2.62, condiviso dal Governo, che, fra le altre cose, introduce un nuovo articolo 72-bis, rubricato «Aliquota ridotta IRES per le imprese che investono in beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati»;

    la suddetta agevolazione, benché diretta a tutti i soggetti IRES, non risulta applicabile alle società cooperative. Infatti, anche se formalmente proposto per l'intero panorama delle imprese italiane, ponendo la condizione dell'accantonamento dell'80 per cento degli utili ad «apposita riserva», il nuovo articolo 72-bis non tiene conto delle specificità delle società cooperative che destinano obbligatoriamente almeno il 33 per cento degli utili a riserva legale e ai fondi mutualistici (70 per cento nelle banche di credito cooperativo) e, per la restante parte, accedono ad un regime speciale se destinano gli utili a riserva indivisibile;

    pertanto, per non escludere le società cooperative (per le quali è impossibile realizzare la condizione dell'accantonamento dell'80 per cento degli utili ad apposita riserva) dall'ambito di applicazione dell'istituto destinato a tutti i soggetti IRES, è necessario assimilare l'«apposita riserva» di cui al comma 1, lettera a), del «nuovo» articolo 72-bis del TUIR, alle riserve indivisibili delle società cooperative di cui all'articolo 2545-ter, del codice civile;

    in ipotesi contraria si determinerebbe una esclusione ingiustificabile che, oltre agli effetti oltremodo negativi della soppressione dell'ACE, seguirebbe a quella recentemente denunciata dalla stampa specializzata (v. Il Sole 24 Ore del 19 ottobre 2024, pagina 28) con riferimento al mancato adeguamento degli ISA e della disciplina del Concordato preventivo biennale alle specificità tributarie delle cooperative,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assicurare le risorse necessarie, atte a garantire progressivamente e compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e le risorse disponibili, l'applicabilità anche alle società cooperative dell'aliquota ridotta IRES per le imprese che investono in beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati così come disposto in premessa.
9/2112-bis-A/42. Longi, Cannata, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    la Costituzione sostiene e promuove il diritto all'istruzione;

    la scuola pubblica rappresenta da sempre un imprescindibile presidio di democrazia necessario alla formazione attiva, critica e partecipe del cittadino, al fine anche di colmare i divari territoriali e sociali esistenti, soprattutto nelle aree interne e marginali;

    l'articolo 1, comma 557, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), ha introdotto – a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025 – una nuova disciplina relativa al dimensionamento della rete scolastica;

    queste norme hanno stravolto di fatto la riorganizzazione del sistema scolastico prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza; il PNRR si proponeva infatti di superare il concetto numerico delle scuole autonome determinate in base al numero di alunni iscritti e del numero di classi. Con la legge 29 dicembre 2022, n. 197, che aggrava i criteri della legge 15 luglio 2011, n. 111, siamo invece passati da un minimo di 600 a 900 alunni iscritti;

    il decreto ministeriale n. 127 del 30 giugno 2023, ha introdotto conseguentemente nuovi parametri relativi alla definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi;

    tali norme hanno di fatto sancito una riduzione drastica degli istituti presenti nel nostro Paese: una riduzione che ha e che avrà ripercussioni soprattutto sulle aree marginali e promuoverà di fatto la dispersione scolastica: un fenomeno ancora attivo in Italia (al quarto posto in Europa per alunni che abbandonano la scuola) e che colpisce soprattutto le regioni meridionali;

    l'accorpamento degli istituti si configura quindi come un vero e proprio «taglio» che si ripercuoterà soprattutto sulle regioni e le zone interne, incentivando lo spopolamento dei piccoli centri e finendo per incrementare i divari territoriali;

    l'unico beneficio per il dimensionamento riguarderà infatti le casse dello Stato, mentre non ci sarà nessun vantaggio per tutto il personale scolastico e quindi per alunni e famiglie;

    una delle regioni maggiormente colpite dai tagli alla scuola è di fatto la Sicilia che per raggiungere il target imposto a livello ministeriale – oltre ai ridimensionamenti fatti l'anno scorso, delle scuole temporaneamente salvate e di alcuni ricorsi al TAR – dovrà accorpare un numero di istituzioni scolastiche compreso tra 18 e 23;

    in Sicilia, una delle province maggiormente colpite dal ridimensionamento scolastico è la provincia di Enna;

    in provincia di Enna infatti, il Piano di dimensionamento per il nuovo anno scolastico ha già comportato un accorpamento di 4 istituzioni scolastiche mentre altre due potrebbero essere successivamente unite: questi ridimensionamenti sono incomprensibili poiché in netto contrasto con quanto esplicitamente previsto dalla normativa nazionale (che dovrebbe in parte preservare le aree interne) e dalle indicazioni assessoriali;

    tutti i comuni della provincia di Enna hanno subito dimensionamenti scolastici che hanno una media di 916 studenti;

    i continui accorpamenti tra delle scuole della provincia di Enna stanno creando gravi problematiche a tutta la popolazione, sia in termini occupazionali che in termini di garanzia di pari opportunità per gli studenti dei territori interessati:

     in termini occupazionali, senza contare l'incidenza che gli accorpamenti hanno sulla dotazione organica dei docenti, il taglio è di circa 200 unità in meno (49 dirigenti scolastici, 49 direttori amministrativi, 60 collaboratori scolastici, 30 assistenti amministrativi e 10 assistenti tecnici);

     in termini di mancate risorse finanziare da investire nelle scuole del territorio il danno è molto ingente: mediamente un istituto scolastico autonomo per le stesse misure può presentare un solo progetto e riesce a ricevere finanziamenti europei (tra cui PON, FESR, PNRR) mediamente per 100.000 euro all'anno; ipotizzando mediamente due soppressioni per ogni anno scolastico vengono perdute opportunità di finanziamento per oltre 65 milioni di euro;

    il drammatico calo della popolazione scolastica (-8.700 alunni nella provincia dal 2008/2009 al 2022/2023) non potrà consentire ulteriori dimensionamenti se non tagliando le residue autonomie e ridimensionando ulteriormente già da subito e, negli anni a venire, scuole già in questi anni dimensionate;

    in questo contesto va aggiunto come gli istituti che verranno accorpati rischiano anche di perdere i finanziamenti già ottenuti del PNRR: si tratta infatti di risorse triennali che non potrebbero essere erogate a seguito di altri eventuali dimensionamenti;

    nel provvedimento in esame, al capo I, sono presenti «Misure in materia di istruzione e di merito» ed in particolare, all'articolo 84, «Disposizioni in materia di valorizzazione del sistema scolastico»;

    nel corso della discussione in Commissione del provvedimento in esame sono stati presentati emendamenti finalizzati a ridurre o eliminare ulteriori accorpamenti scolastici, soprattutto nelle aree marginali: tali proposte non sono però state approvate,

impegna il Governo

a rivedere, in relazione a quanto espresso in premessa, i parametri per il piano di dimensionamento degli istituti di ogni ordine e grado nelle aree interne e marginali della Sicilia, e in particolare nella provincia di Enna, al fine di garantire il pieno diritto all'istruzione, contrastare l'abbandono scolastico e tutelare lo sviluppo sociale, economico ed occupazionale del territorio.
9/2112-bis-A/43. Marino.


   La Camera,

   premesso che:

    nel provvedimento in esame «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» sono presenti numerose misure di sostegno al reddito e in materia di lavoro;

   valutato che:

    il regime di aiuto finalizzato a sostenere la crescita di attività economiche e dei livelli occupazionali attraverso lo sviluppo di società cooperative è stato istituito dalla legge 27 febbraio 1985, n. 49 (cosiddetta «Legge Marcora») e successivamente riformato dalla legge 5 marzo 2001, n. 57 (articoli 12 e 17);

    il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 4 dicembre 2014, adottato ai sensi dell'articolo 1, comma 845, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) e successive modificazioni e integrazioni, ha istituito, all'articolo 6, un nuovo regime di aiuto (cosiddetta «Nuova Marcora») finalizzato a promuovere la nascita e lo sviluppo di società cooperative di piccole e medie dimensioni;

    il citato decreto ministeriale autorizza le società finanziarie a concedere alle società cooperative finanziamenti a tasso agevolato, a fronte della realizzazione di iniziative concesse al fine di sostenere:

     a) sull'intero territorio nazionale, la nascita di società cooperative costituite, in misura prevalente, da lavoratori provenienti da aziende in crisi, di società cooperative sociali e di società cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata;

     b) nei territori delle regioni del Mezzogiorno, oltre a quanto previsto alla lettera a), lo sviluppo o la ristrutturazione di società cooperative esistenti;

    i finanziamenti concessi:

     a) hanno una durata massima, comprensiva dell'eventuale periodo di preammortamento, di 10 anni;

     b) sono rimborsati secondo un piano di ammortamento a rate semestrali costanti posticipate, scadenti il 31 maggio e il 30 novembre di ogni anno. Gli interessi di preammortamento sono corrisposti alle medesime scadenze;

     c) sono regolati a un tasso di interesse pari al 20 per cento del tasso di riferimento vigente alla data di concessione delle agevolazioni;

     d) sono concessi per un importo non superiore a 4 volte il valore della partecipazione detenuta dalla società finanziaria nella società cooperativa beneficiaria e, in ogni caso, per un importo non superiore a un milione di euro;

     e) nel caso vengano concessi a fronte di investimenti, possono coprire fino al 100 per cento dell'importo del programma di investimento;

    la «Nuova Marcora» è stata rifinanziata ultimamente dalla legge di bilancio per il 2023 (comma 419 dell'articolo 1 della legge 29 dicembre 2022, n. 197) ed attualmente dispone di 2 milioni di euro annui;

   preso atto che:

    le delocalizzazioni delle imprese rappresentano attualmente una delle maggiori problematiche relative alla salvaguardia ed alla promozione dei posti di lavoro;

    ISTAT ed EUROSTAT hanno infatti certificato che nel periodo più recente esaminato, tra il 2018 e il 2020, 594 aziende italiane con più di 50 addetti hanno delocalizzato;

    nello specifico il Rapporto sulle imprese 2021 l'ISTAT ha certificato che tra le imprese con più di 250 lavoratori il 14,6 per cento ha scelto di delocalizzare, dato che scende al 7 per cento per quelle che impiegano da 50 a 249 addetti, fino al 2 per cento delle piccole imprese. Delle aziende che delocalizzano, il 40 per cento si dirige all'interno dell'Unione europea;

    secondo il database Erm (Enterprise Risk Management), da gennaio 2002 a marzo 2022 in Italia si sono verificati 53 casi di delocalizzazione con oltre 12.500 licenziamenti, quasi interamente nel settore manifatturiero, a fronte di nessun posto di lavoro guadagnato;

    alla luce di questi dati – e con le vertenze Stellantis e Beko ancora aperte – appare necessario promuovere ogni misura atta a riqualificare i siti industriali dismessi e la «Nuova Marcora» rappresenta in questa direzione uno strumento irrinunciabile. Va sottolineato, in questo contesto, come vi siano già state nel nostro Paese significative esperienze di questa tipologia di progetti collettivi;

    appare altresì palese come le attuali risorse, pari a due milioni di euro annui, siano insufficienti;

    un emendamento con tali finalità è stato presentato ed ammesso al provvedimento in esame senza però essere approvato,

impegna il Governo

ad incrementare, in relazione a quanto espresso in premessa e per promuovere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative costituite dai lavoratori per il recupero di aziende in crisi e per i processi di ristrutturazione o riconversione industriale, il Fondo di cui al comma 419, dell'articolo 1, della legge 29 dicembre 2022, n. 197.
9/2112-bis-A/44.Fossi.


   La Camera,

   premesso che:

    nel provvedimento in esame «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» sono presenti numerose misure di sostegno al reddito e in materia di lavoro;

   valutato che:

    il regime di aiuto finalizzato a sostenere la crescita di attività economiche e dei livelli occupazionali attraverso lo sviluppo di società cooperative è stato istituito dalla legge 27 febbraio 1985, n. 49 (cosiddetta «Legge Marcora») e successivamente riformato dalla legge 5 marzo 2001, n. 57 (articoli 12 e 17);

    il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 4 dicembre 2014, adottato ai sensi dell'articolo 1, comma 845, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) e successive modificazioni e integrazioni, ha istituito, all'articolo 6, un nuovo regime di aiuto (cosiddetta «Nuova Marcora») finalizzato a promuovere la nascita e lo sviluppo di società cooperative di piccole e medie dimensioni;

    il citato decreto ministeriale autorizza le società finanziarie a concedere alle società cooperative finanziamenti a tasso agevolato, a fronte della realizzazione di iniziative concesse al fine di sostenere:

     a) sull'intero territorio nazionale, la nascita di società cooperative costituite, in misura prevalente, da lavoratori provenienti da aziende in crisi, di società cooperative sociali e di società cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata;

     b) nei territori delle regioni del Mezzogiorno, oltre a quanto previsto alla lettera a), lo sviluppo o la ristrutturazione di società cooperative esistenti;

    i finanziamenti concessi:

     a) hanno una durata massima, comprensiva dell'eventuale periodo di preammortamento, di 10 anni;

     b) sono rimborsati secondo un piano di ammortamento a rate semestrali costanti posticipate, scadenti il 31 maggio e il 30 novembre di ogni anno. Gli interessi di preammortamento sono corrisposti alle medesime scadenze;

     c) sono regolati a un tasso di interesse pari al 20 per cento del tasso di riferimento vigente alla data di concessione delle agevolazioni;

     d) sono concessi per un importo non superiore a 4 volte il valore della partecipazione detenuta dalla società finanziaria nella società cooperativa beneficiaria e, in ogni caso, per un importo non superiore a un milione di euro;

     e) nel caso vengano concessi a fronte di investimenti, possono coprire fino al 100 per cento dell'importo del programma di investimento;

    la «Nuova Marcora» è stata rifinanziata ultimamente dalla legge di bilancio per il 2023 (comma 419 dell'articolo 1 della legge 29 dicembre 2022, n. 197) ed attualmente dispone di 2 milioni di euro annui;

   preso atto che:

    le delocalizzazioni delle imprese rappresentano attualmente una delle maggiori problematiche relative alla salvaguardia ed alla promozione dei posti di lavoro;

    ISTAT ed EUROSTAT hanno infatti certificato che nel periodo più recente esaminato, tra il 2018 e il 2020, 594 aziende italiane con più di 50 addetti hanno delocalizzato;

    nello specifico il Rapporto sulle imprese 2021 l'ISTAT ha certificato che tra le imprese con più di 250 lavoratori il 14,6 per cento ha scelto di delocalizzare, dato che scende al 7 per cento per quelle che impiegano da 50 a 249 addetti, fino al 2 per cento delle piccole imprese. Delle aziende che delocalizzano, il 40 per cento si dirige all'interno dell'Unione europea;

    secondo il database Erm (Enterprise Risk Management), da gennaio 2002 a marzo 2022 in Italia si sono verificati 53 casi di delocalizzazione con oltre 12.500 licenziamenti, quasi interamente nel settore manifatturiero, a fronte di nessun posto di lavoro guadagnato;

    alla luce di questi dati – e con le vertenze Stellantis e Beko ancora aperte – appare necessario promuovere ogni misura atta a riqualificare i siti industriali dismessi e la «Nuova Marcora» rappresenta in questa direzione uno strumento irrinunciabile. Va sottolineato, in questo contesto, come vi siano già state nel nostro Paese significative esperienze di questa tipologia di progetti collettivi,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, ad incrementare, in relazione a quanto espresso in premessa e per promuovere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative costituite dai lavoratori per il recupero di aziende in crisi e per i processi di ristrutturazione o riconversione industriale, il Fondo di cui al comma 419, dell'articolo 1, della legge 29 dicembre 2022, n. 197.
9/2112-bis-A/44.(Testo modificato nel corso della seduta)Fossi.


   La Camera,

   premesso che:

    nel provvedimento in esame sono presenti norme relative al «Piano Pandemico nazionale 2025-2029»;

    il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, ha introdotto l'obbligo della vaccinazione contro il COVID-19 per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgano la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, sia pubbliche che private, nonché nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali;

    l'obbligo era, altresì, allargato ai lavoratori, anche esterni, operanti in tali strutture oltre che agli studenti dei corsi di laurea impegnati nello svolgimento di tirocini pratico-valutativi intesi al conseguimento dell'abilitazione all'esercizio delle professioni sanitarie;

    tale norma, prorogata poi fino al 31 dicembre 2022, trovava fondamento nel fatto che la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle prestazioni lavorative al fine di prevenire ed evitare episodi di contagio;

    l'articolo 4-sexies del citato decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, ha disposto i procedimenti sanzionatori a seguito dell'inosservanza dell'obbligo vaccinale prevedendo una multa amministrativa pecuniaria di cento euro;

    l'attuale Governo appena insediato ha da subito, con propri decreti, sospeso le attività ed i procedimenti di irrogazione delle sanzioni conseguenti all'inadempimento dell'obbligo di vaccinazione;

    tali decisioni si sono subito configurate come veri e propri «condoni» nei confronti di quanti non hanno ottemperato all'obbligo vaccinale;

    si tratta di una disposizione che ha palesato di fatto, ad avviso dei presentatori, un chiaro revisionismo da parte della maggioranza di Governo sul tema Covid; un segnale preoccupante e irrispettoso verso quanti si erano responsabilmente sottoposti alla campagna vaccinale;

    secondo quanto apprendiamo dalla stampa il Governo avrebbe addirittura appena varato un ulteriore decreto-legge che stabilisce come i procedimenti sanzionatori, nei confronti di chi non ha ottemperato all'obbligo vaccinale non ancora conclusi, siano definitivamente interrotti; contestualmente le sanzioni pecuniarie già irrogate sarebbero annullate;

    questa decisione ha creato fortissime polemiche e malumori in grandissima parte della società civile. In particolar modo le associazioni delle professioni sanitarie, le associazioni dei consumatori, i sindacati e persino esponenti di forze politiche appartenenti ai partiti che sostengono l'attuale governo, hanno stigmatizzato una norma che penalizza i cittadini onesti e reca offesa alle vittime della pandemia e a tutti coloro (in primo luogo medici ed infermieri, ma anche volontari e Forze dell'ordine) che hanno perso la vita per proteggere e curare i cittadini;

    sempre secondo i media sarebbero 1,8 milioni gli italiani sanzionati, per un valore complessivo delle multe di 180 milioni di euro mentre il mancato introito per le casse dello Stato supererebbe ampiamente i 150 milioni di euro. Si tratta quindi risorse ingenti che potrebbero essere utilizzate per recuperare, almeno in parte, i tagli alla sanità pubblica operati con il provvedimento in esame,

impegna il Governo

a garantire la piena e rapida attuazione dei procedimenti sanzionatori di cui all'articolo 4-sexies del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, escludendo quindi ogni ulteriore proroga o modifica alla legge vigente finalizzata ad evitare che le multe ai cittadini inadempienti vengano sospese o condonate.
9/2112-Bis-A/45. Bonafè, Furfaro, Braga, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Casu, Fornaro, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, De Maria, Amendola, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Evi, Fassino, Filippin, Forattini, Fossi, Gianassi, Girelli, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Guerini, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Orfini, Orlando, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Prestipino, Provenzano, Quartapelle Procopio, Romeo, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Schlein, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Iaria, Boschi, Alfonso Colucci, D'Alessio, Marattin, Steger, Soumahoro, Carmina.


   La Camera,

   premesso che:

    con una dimensione complessiva di circa 30 miliardi di euro nel 2025, il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo è una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali;

    al di là dell'approccio ragionieristico con cui si punta a rispettare i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, la manovra è priva di organicità dal punto di vista strutturale, senza alcuna traccia di quelle strategie anticicliche ed espansive che servirebbero a rilanciare la nostra economia e delle riforme profonde di cui avrebbero bisogno i principali settori della vita del Paese, non discostandosi da quelle che l'hanno preceduta;

    si rispettano i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, ma non si prova nemmeno a porre le basi per rilanciare la crescita: la manovra produce un effetto espansivo dello 0,3 per cento nel 2025, 0 per cento nel 2026, 0,1 per cento nel 2027, e nel triennio 2025-2027 la crescita italiana rimane ogni anno mediamente inferiore di 0,6-0,7 per cento alla crescita dell'Unione europea, ma si tratta probabilmente di stime ottimistiche visto che l'ISTAT ha appena certificato una economia ferma nel terzo trimestre, con una crescita acquisita pari allo 0,4 per cento, rendendo un miraggio il traguardo fissato dal Governo di una crescita dell'1 per cento a fine anno;

    oltre a tutto ciò che non prevede, il provvedimento in esame colpisce anche per ciò che contiene di sbagliato e insufficiente; in materia di giustizia la manovra di bilancio assegna un taglio al comparto: infatti, dal 2025 al 2027, la manovra prevede una riduzione di 500 milioni; siamo però in presenza di un comparto fragile, rispetto al quale servirebbero investimenti massicci: le carceri sono al collasso, il numero dei detenuti è oramai intorno a 63 mila rispetto ad una capienza effettiva di 47 mila posti. I suicidi hanno toccato il numero record di 86 nel solo 2024; l'edilizia carceraria è in emergenza permanente e non si ha certezza delle iniziative del commissario nominato dal Ministro Nordio con il decreto-legge «carceri», ad agosto;

    nel sistema dell'esecuzione penale il personale, tra cui la polizia penitenziaria è sotto organico e provata dalla sfida della gestione della popolazione carceraria; la presenza di persone in condizioni psichiatriche difficili tra i detenuti è molto alta, così come quella di persone in stato di depressione o di dipendenza da sostanze stupefacenti. Individui per i quali il carcere non è il luogo adatto; la presenza di psicologi, psichiatri, personale sanitario è modestissima, e le REMS, destinate a soggetti psichiatrici pericolosi, non sono sufficienti per distribuzione e posti per l'accoglienza;

    la situazione della gestione della salute mentale in carcere è una criticità che impone al Governo attenzione immediata; continuiamo a chiedere misure di prevenzione del suicidio perché con questa totale mancanza di interesse e di presa in carico del fenomeno costringete la polizia penitenziaria e il personale a svolgere mansioni pesantemente usuranti, che esulano dalle loro mansioni e dalle loro competenze. In carceri così sovraffollate diventa sempre più difficile poter rispondere alle finalità rieducative della pena o dare maggiori speranze a chi è costretto a viverci. Altro indicatore importante della crisi attuale è il totale delle persone morte in un istituto penitenziario nel 2024: sono 232, la cifra più alta dal 1992 a oggi secondo i dati di Ristretti Orizzonti. Almeno 7 di loro sono agenti di polizia penitenziaria;

    gravissima appare, tra le altre che incidono pesantemente sulle libertà democratiche e sulla situazione esplosiva nelle carceri italiane e nel sistema dell'esecuzione penale che caratterizzano l'azione del Governo, la norma introdotta dall'articolo 15 del disegno di legge «sicurezza» che la Camera ha approvato all'esame del Senato, sulla detenzione per la donna in stato di gravidanza o la madre con il figlio neonato al seguito minore di un anno: oggi l'articolo 146 del codice penale prevede il rinvio obbligatorio della pena detentiva nel caso di donna incinta o madre di un bambino di età inferiore a un anno, poiché la norma prende in considerazione l'interesse superiore del minore a vivere fuori dal carcere e non ritiene necessaria una valutazione individuale per stabilirlo; dal primo al terzo anno di vita del bambino, la decisione di differire o meno la pena viene invece lasciata alla valutazione del giudice; il nuovo articolo eliminerà il rinvio obbligatorio della pena creando un vulnus intollerabile dal sistema giuridico, socio-sanitario e pedagogico per il minore;

    inoltre, nel caso di una donna incinta, la nuova disposizione sarebbe inoltre in netto contrasto con quanto previsto dalle Regole penitenziarie europee, secondo le quali le detenute devono essere autorizzate a partorire fuori dal carcere (Regola 34.3 delle Regole delle Nazioni Unite relative al trattamento delle donne detenute e alle misure non detentive per le donne autrici di reato, altrimenti conosciute come «Regole di Bangkok»), in quanto è impossibile prevedere quando avverrà il parto; o la Regola 64 delle cosiddette Regole di Bangkok che afferma chiaramente che «"Le pene non detentive per le donne incinte e per le donne con figli a carico devono essere preferite laddove possibile" richiamando l'interesse superiore del bambino rispetto all'esercizio del potere punitivo che può essere eseguito anche con modalità differenti». Tale norma peraltro non appare sorretta da nessun principio di ragionevolezza né di proporzionalità rispetto agli interessi in gioco, alla luce del fatto che, come sottolineato anche durante le audizioni, la criminalità femminile in Italia è caratterizzata da un'offensivista nettamente inferiore rispetto a quella maschile e in ogni caso per contrastare il fenomeno, qualora sussista, dell'abituale frequenza criminale in una donna in stato di gravidanza o madre di un neonato, spesso peraltro sottoposta a sfruttamento da parte di terzi, certamente lo strumento non è il carcere, ma la destinazione di tale persona nella casa famiglia protetta, luogo nel quale viene reciso il legame con il contesto criminale; una misura ad avviso dei firmatari del presente atto, sorretta solo da intenti propagandistici, che non tiene conto delle statistiche e della realtà effettiva, che non garantisce le esigenze collettive di sicurezza, ma che sacrifica invece diritti fondamentali che nemmeno il codice Rocco decise di cancellare; un salto all'indietro verso l'inciviltà giuridica e un ennesimo strappo con le normative europee ed internazionali, con il risultato, ormai acclarato, di far crescere il tasso di recidiva e dunque di mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini;

    con la legge di bilancio 2020, articolo 1, commi 322 e 323, con l'approvazione di un emendamento del Partito Democratico a prima firma di Paolo Siani, per la prima volta è stata incentivata la rete delle case famiglia e di altre strutture residenziali territoriali, finanziando il sistema dell'accoglienza con un Fondo di 1,5 milioni di euro per tre anni, da ripartire tra le regioni: con l'istituzione di questo Fondo si è inteso promuovere l'esperienza delle strutture di accoglienza esterne come luoghi più idonei alla corretta socializzazione dei minori rispetto agli Istituti a custodia attenuata (ICAM), e, non sarebbe neanche necessario sottolinearlo, al carcere;

    occorre urgentemente un investimento che segni un'inversione di tendenza per l'esecuzione penale: rafforzare le politiche di investimento in medici, psicologi, psichiatri in carcere, per i professionisti psicologi e criminologi esperti di cui all'articolo 80, della legge 26 luglio 1975, n. 354, e per il personale dedicato all'esecuzione penale esterna al carcere per i detenuti e per la messa alla prova, peraltro utilissima come risulta dai dati per scoraggiare la recidiva e per potenziare le disponibilità nelle REMS nonché provvedere alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, anche incrementando l'accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia per far sì che vi siano strutture adeguate distribuite omogeneamente sull'intero territorio nazionale,

impegna il Governo:

   nell'ambito delle sue proprie prerogative, ad adottare misure immediate, necessarie ad affrontare la crisi del sistema dell'esecuzione penale, con particolare riferimento al grave tema della gestione della salute mentale in carcere, prevedendo per il personale medico specialistico e per il personale sanitario che fornisce un servizio psichiatrico di diagnosi e cura, svolge compiti di prevenzione, cura e riabilitazione a favore di soggetti affetti da problematiche psichiatriche in esecuzione penale, attraverso i competenti dipartimenti e servizi di salute mentale delle proprie aziende sanitarie, presso gli istituti penitenziari per adulti e nelle strutture minorili, presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) di cui al decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2014, n. 81, e presso gli Uffici di esecuzione penale esterna, un ulteriore trattamento accessorio della retribuzione a titolo di indennità, correlato e proporzionato alle particolari condizioni di lavoro, e a tal fine stanziare maggiori risorse rispetto a quelle già previste;

   ad adottare le necessarie misure, sia finanziarie sia organizzative, necessarie al fine di realizzare nuove residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) di cui al decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2014, n. 81;

   a garantire e implementare la funzionalità e l'organizzazione degli uffici e delle strutture di esecuzione penale esterna e per la messa alla prova, aumentando il personale e portando a termine i concorsi già banditi, anche per l'abbattimento della recidiva e per la piena attuazione dei princìpi costituzionali, quale quello di cui all'articolo 27 della Costituzione, potenziando e rideterminando gli organici dei funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, di servizio sociale e mediatore culturale, a stanziare adeguate risorse per consentire il pagamento dei professionisti psicologi e criminologi esperti di cui all'articolo 80, della legge 26 luglio 1975, n. 354, le cui prestazioni sono aumentate a seguito delle richieste provenienti dagli istituti penitenziari per far fronte alle esigenze relative alla riduzione del rischio suicidario, nonché a finanziare con adeguate risorse il Fondo di cui all'articolo 1, comma 323, della legge 30 dicembre 2020, n. 178.
9/2112-bis-A/46. Di Biase, Serracchiani, Gianassi, Scarpa, Lacarra, Ciani, Soumahoro, Grippo.


   La Camera,

   premesso che:

    con una dimensione complessiva di circa 30 miliardi nel 2025, il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo è una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali;

    al di là dell'approccio ragionieristico con cui si punta a rispettare i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, la manovra è priva di organicità dal punto di vista strutturale, senza alcuna traccia di quelle strategie anticicliche ed espansive che servirebbero a rilanciare la nostra economia e delle riforme profonde di cui avrebbero bisogno i principali settori della vita del Paese, non discostandosi da quelle che l'hanno preceduta;

    si rispettano i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, ma non si prova nemmeno a porre le basi per rilanciare la crescita: la manovra produce un effetto espansivo dello 0,3 per cento nel 2025, 0 nel 2026, 0,1 per cento nel 2027, e nel triennio 2025-2027 la crescita italiana rimane ogni anno mediamente inferiore di 0,6-0,7 per cento alla crescita Ue, ma si tratta probabilmente di stime ottimistiche visto che l'ISTAT ha appena certificato una economia ferma nel terzo trimestre, con una crescita acquisita pari allo 0,4 per cento, rendendo un miraggio il traguardo fissato dal Governo di una crescita dell'1 per cento a fine anno;

    in materia di giustizia la legge di bilancio assegna un taglio al comparto: infatti, dal 2025 al 2027, la manovra prevede una riduzione di 500 milioni; siamo però in presenza di un comparto fragile, rispetto al quale servirebbero investimenti massicci, le carceri sono al collasso, il numero dei detenuti è oramai intorno a 63 mila rispetto ad una capienza effettiva di 47 mila posti. I suicidi hanno toccato il numero record di 86 nel solo 2024; l'edilizia carceraria è in emergenza permanente e non si ha contezza delle iniziative del commissario straordinario nominato dal Ministro Nordio con il decreto-legge carcere ad agosto;

    il Ministro, il Governo, si sono caratterizzati sin dalla prima legge di bilancio per avere penalizzato gravemente il personale del Dap e della giustizia minorile e per l'esecuzione penale esterna, dunque anche la polizia penitenziaria: risorse tagliate sin dalla legge di bilancio per il 2023 sia con questa al Dipartimento della amministrazione penitenziaria e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità a tutti i comparti compresa giustizia penale e civile; adesso tutto il sistema della giustizia tra 2025 e 227 subisce un ulteriore taglio di 500 milioni;

    la manovra finanziaria incide sul Programma Amministrazione penitenziaria con un decremento della dotazione di 50,9 milioni, ai quali si aggiunge il decremento di 3,5 milioni per la Giustizia minorile e di comunità; il decreto carceri, per stessa ammissione del Governo, non ha avuto alcun impatto sul sistema carcere, con misure del tutto insufficienti per il personale dunque direttori, magistrati, polizia penitenziaria, educatori, psicologi; ogni richiesta del gruppo PD di aumento degli organici e di ripristino delle risorse, nel rispetto dell'articolo 27 della Costituzione e nel rispetto della dignità di chi in carcere è detenuto e di chi ci lavora, è stata sistematicamente respinta;

    nel sistema dell'esecuzione penale il personale, tra cui la polizia penitenziaria, è sotto organico e provata dalla sfida della gestione della popolazione carceraria; la presenza di persone in condizioni psichiatriche difficili tra i detenuti è molto alta, così come quella di persone in stato di depressione o di dipendenza da sostanze stupefacenti. Individui per i quali il carcere non è il luogo adatto; la presenza di psicologi, psichiatri, personale sanitario è modestissima, e le REMS, destinate a soggetti psichiatrici pericolosi, non sono sufficienti per distribuzione e posti per l'accoglienza;

    in particolare, infatti, la situazione della gestione della salute mentale in carcere è una criticità che impone al Governo attenzione immediata; continuiamo a chiedere misure di prevenzione del suicidio perché con questa totale mancanza di interesse e di presa in carico del fenomeno costringete la polizia penitenziaria e il personale a svolgere mansioni pesantemente usuranti, che esulano dalle loro mansioni e dalle loro competenze. In carceri così sovraffollate diventa sempre più difficile poter rispondere alle finalità rieducative della pena o dare maggiori speranze a chi è costretto a viverci; ciononostante la manovra prevede un grave decremento di risorse soprattutto nell'azione «Realizzazione di nuove infrastrutture, potenziamento e ristrutturazione nell'ambito dell'edilizia penitenziaria»;

    il sistema della giustizia italiana presenta numerose e perduranti criticità rispetto alla media europea soprattutto in termini di tempi processuali, come evidenzia l'ultima relazione della Commissione europea per l'efficacia della giustizia (CEPEJ). Evidenti carenze riguardano anche le condizioni delle carceri con sovraffollamento di detenuti, mancanza di servizi essenziali, carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria;

    per risolvere tali problematiche l'asse 2 della componente M1C1 del PNRR ha introdotto misure e stanziamenti volti a rendere il sistema giudiziario più efficiente riducendo la durata dei procedimenti e avvicinando l'Italia alla media dell'Ue;

    grazie alle prime risorse attivate dal PNRR si sono registrati inizialmente significativi progressi che hanno promosso concorsi per assumere magistrati, assunzioni a termine per l'Ufficio del Processo (per tre anni), la previsione di nuovi agenti di Polizia Penitenziaria ed investimenti per informatizzare le procedure;

    questi passi avanti saranno però interrotti dai tagli imposti dalla legge di bilancio 2025 nel comparto giustizia e in particolare sul sistema dell'esecuzione della pena. Le riduzioni ammontano a 85 milioni di euro per il 2025, 107 per il 2026 e 110 milioni di euro per il 2027;

    nell'ultima manovra di bilancio, nel triennio 2025-2027, sono previste ulteriori riduzioni per la Giustizia le cui risorse complessive passeranno dagli 11.477.913.806 euro del 2025 ai 10.916.335.584 euro del 2027;

    tutto il sistema della giustizia tra 2025 e 2027 subisce un ulteriore taglio di 500 milioni di euro, in particolare risultano concentrati principalmente, sui programmi Amministrazione penitenziaria, Giustizia civile e penale, Transizione digitale, analisi statistica e politiche di coesione;

    il Programma Giustizia civile e penale – gestito dal Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi – presenta uno stanziamento nel bilancio di previsione 2025 di 5.576,2 milioni di euro, con un decremento di 166,4 milioni di euro,

impegna il Governo

a stanziare risorse finanziarie adeguate a ristorare i tagli e ad aumentarne la consistenza per assicurare il regolare espletamento delle funzioni istituzionali dell'Amministrazione penitenziaria e del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e per gli interventi e gli investimenti finalizzati al personale e al miglioramento delle condizioni detentive e delle attività trattamentali destinate all'esecuzione penale, alla messa alla messa alla prova, alle pene alternative e per la Giustizia civile e penale, per la transizione digitale al fine di assicurare il funzionamento del sistema giustizia, per potenziare gli organici, per la digitalizzazione, anche al fine di recuperare gli evidenti ritardi relativi all'attuazione del PNRR, ridurre conseguentemente i tempi dei processi e risolvere le gravissime criticità del sistema penitenziario nazionale, nonché a stanziare risorse per procedere alla stabilizzazione di tutti i precari reclutati per il tramite delle straordinarie risorse messe a disposizione dal PNRR, onde evitare la dispersione del patrimonio di competenze messe a disposizione per l'amministrazione della giustizia, sia ordinaria che amministrativa, per non perdere questa formidabile occasione per ammodernare e migliorare l'organizzazione della giustizia, poiché la previsione attuale della legge di bilancio risulta insufficiente a garantire tutto questo; a prevedere altresì il corrispondente aumento della dotazione organica per la strutturazione a regime dell'ufficio per il processo, nonché dei funzionari e assistenti tecnici reclutati per le medesime finalità.
9/2112-bis-A/47. Gianassi, Serracchiani, Di Biase, Lacarra, Scarpa.


   La Camera

impegna il Governo

a stanziare risorse finanziarie adeguate a ristorare i tagli e ad aumentarne la consistenza per assicurare il regolare espletamento delle funzioni istituzionali dell'Amministrazione penitenziaria e del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e per gli interventi e gli investimenti finalizzati al personale e al miglioramento delle condizioni detentive e delle attività trattamentali destinate all'esecuzione penale, alla messa alla messa alla prova, alle pene alternative e per la Giustizia civile e penale, per la transizione digitale al fine di assicurare il funzionamento del sistema giustizia, per potenziare gli organici, per la digitalizzazione, ridurre conseguentemente i tempi dei processi e risolvere le gravissime criticità del sistema penitenziario nazionale, nonché a stanziare risorse per procedere alla stabilizzazione di tutti i precari reclutati per il tramite delle straordinarie risorse messe a disposizione dal PNRR, onde evitare la dispersione del patrimonio di competenze messe a disposizione per l'amministrazione della giustizia, sia ordinaria che amministrativa, per non perdere questa formidabile occasione per ammodernare e migliorare l'organizzazione della giustizia, poiché la previsione attuale della legge di bilancio risulta insufficiente a garantire tutto questo; a prevedere altresì il corrispondente aumento della dotazione organica per la strutturazione a regime dell'ufficio per il processo, nonché dei funzionari e assistenti tecnici reclutati per le medesime finalità.
9/2112-bis-A/47. (Testo modificato nel corso della seduta)Gianassi, Serracchiani, Di Biase, Lacarra, Scarpa.


   La Camera,

   premesso che:

    il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, s'inquadra nella fase di prima attuazione della riforma della governance economica europea entrata in vigore il 30 aprile 2024 e contiene una pluralità di misure finalizzate a sostenere il sistema-Paese, nell'attuale contesto economico, incoraggiate dalle decisioni di politica economica e sociale che il Governo Meloni ha previsto a partire dall'inizio della legislatura, i cui effetti positivi e costanti, confermano una direzione favorevole intrapresa per l'economia italiana;

    il quadro degli interventi previsti per il settore del trasporto, all'interno della manovra economica per il 2025 indicano, fra le misure più importanti, un incremento del Fondo nazionale per il concorso dello Stato del trasporto pubblico locale pari a 120 milioni di euro per il prossimo anno, la cui misura s'integra coerentemente con le disposizioni già approvate con il cosiddetto decreto fiscale, al fine di migliorare e ottimizzare il settore dei trasporti nazionale a livello locale e nazionale;

    in tale ambito, il settore dell'autotrasporto in Italia, costituisce un importante ed essenziale segmento economico e occupazionale, considerato che il comparto ferroviario e della logistica, rappresentano tasselli di un cambiamento del modo di muovere le merci, dell'evoluzione del settore trasporti, fondamentale per lo sviluppo economico del Paese, all'interno della transizione della mobilità;

    in ragione delle suesposte osservazioni, ad avviso del sottoscrittore del presente atto, si ravvisa la necessità, di favorire le imprese di trasporto su strada anche dal punto di vista economico, in relazione anche dell'avvio del regime della cosiddetta «liberalizzazione regolata» di un mercato partecipato da imprese di tutta Europa (con licenza comunitaria) con regole e strutture di costi diverse, ripristinando l'originaria consistenza del fondo per gli interventi in favore del settore dell'autotrasporto, come previsto dall'articolo 1, comma 150, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 – legge di stabilità per il 2015, la cui consistenza nel corso degli anni passati è stata ridotta dai precedenti Governi, a causa di decisioni nell'ambito delle politiche dei trasporti, negative e penalizzanti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e le risorse disponibili, l'introduzione di misure, nel corso della legislatura, volte a ripristinare l'originaria consistenza del Fondo per gli interventi in favore del settore dell'autotrasporto, prevedendo al contempo, la possibilità agli assegnatari dei contributi già previsti per gli investimenti nel settore dell'autotrasporto merci in conto terzi, di fruirne anche attraverso un'agevolazione del credito d'imposta.
9/2112-bis-A/48. Polo, Gaetana Russo, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, s'inquadra nella fase di prima attuazione della riforma della governance economica europea entrata in vigore il 30 aprile 2024 e contiene una pluralità di misure finalizzate a sostenere il sistema-Paese, nell'attuale contesto economico, incoraggiate dalle decisioni di politica economica e sociale che il Governo Meloni ha previsto a partire dall'inizio della legislatura, i cui effetti positivi e costanti, confermano una direzione favorevole intrapresa per l'economia italiana;

    il quadro degli interventi previsti per il settore del trasporto, all'interno della manovra economica per il 2025 indicano, fra le misure più importanti, un incremento del Fondo nazionale per il concorso dello Stato del trasporto pubblico locale pari a 120 milioni di euro per il prossimo anno, la cui misura s'integra coerentemente con le disposizioni già approvate con il cosiddetto decreto fiscale, al fine di migliorare e ottimizzare il settore dei trasporti nazionale a livello locale e nazionale;

    in tale ambito, il settore dell'autotrasporto in Italia, costituisce un importante ed essenziale segmento economico e occupazionale, considerato che il comparto ferroviario e della logistica, rappresentano tasselli di un cambiamento del modo di muovere le merci, dell'evoluzione del settore trasporti, fondamentale per lo sviluppo economico del Paese, all'interno della transizione della mobilità;

    in ragione delle suesposte osservazioni, ad avviso del sottoscrittore del presente atto, si ravvisa la necessità, di favorire le imprese di trasporto su strada anche dal punto di vista economico, in relazione anche dell'avvio del regime della cosiddetta «liberalizzazione regolata» di un mercato partecipato da imprese di tutta Europa (con licenza comunitaria) con regole e strutture di costi diverse, ripristinando l'originaria consistenza del fondo per gli interventi in favore del settore dell'autotrasporto, come previsto dall'articolo 1, comma 150, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 – legge di stabilità per il 2015, la cui consistenza nel corso degli anni passati è stata ridotta dai precedenti Governi, a causa di decisioni nell'ambito delle politiche dei trasporti, negative e penalizzanti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e le risorse disponibili, l'introduzione di misure, nel corso della legislatura, volte a sostenere il settore dell'autotrasporto.
9/2112-bis-A/48. (Testo modificato nel corso della seduta)Polo, Gaetana Russo, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    nelle aree interne vive ancora quasi un quarto della popolazione italiana. In queste zone è in corso da decenni un importante processo di spopolamento. Questo trend può essere invertito rafforzando il welfare territoriale, attuando una fiscalità di vantaggio ma anche incentivando settori strategici per le aree interne, dove si trova il 56 per cento della superficie coltivabile;

    l'equilibro ambientale che dà vita alle aree interne lo può garantire solo la presenza delle persone sul territorio e l'agricoltura con le attività collegate;

    lo spopolamento delle aree interne e montane può essere contrastato da rigenerazioni agricole, da una defiscalizzazione per le zone svantaggiate, che potrebbero diventare «zone franche», con fiscalità agevolata soprattutto per le attività economiche e produttive;

    le aree rurali e marginali del Paese non possono più aspettare. In questi territori, la produzione agricola e le attività connesse, rappresentano fino all'80 per cento dell'economia locale. L'agricoltura spesso sopperisce anche ai servizi per la comunità;

    le aree interne devono essere interpretate come un sistema territoriale in evoluzione: il loro essere profondamente integrate con il resto del territorio italiano le rende oggetto e soggetto delle dinamiche nazionali. Vanno pertanto identificate nuove aree da ricomprendere nella Strategia nazionale aree interne (SNAI),

impegna il Governo

a identificare, d'intesa con le regioni, ulteriori nuove aree interne e a valutare l'opportunità di stanziare, nei comuni delle aree interne, ulteriori risorse destinate al taglio del carico fiscale agevolando imprese e famiglie agricole.
9/2112-bis-A/49. Forattini, Vaccari, Marino, Romeo, Andrea Rossi, Fornaro, De Maria.


   La Camera,

   premesso che:

    le regioni più colpite dalla diffusione della peste suina africana (PSA) sono l'Emilia-Romagna, la Liguria, la Lombardia e il Piemonte, con quasi centomila maiali abbattuti ai quali si aggiungono i problemi legati alla mancata movimentazione degli animali;

    la trasformazione delle carni suine in salumi fattura 9,5 miliardi ogni anno. In Italia vengono allevati circa 10 milioni di maiali e le restrizioni all'export imposte dalle normative per il contenimento della peste suina hanno fatto perdere all'Italia tra i 20 e i 30 milioni di euro al mese. È necessario garantire la tutela di uno dei settori strategici fondamentali per la nostra economia e la nostra sovranità nazionale,

impegna il Governo

a stanziare nuove risorse al fine di sostenere le imprese della filiera suinicola che hanno subito danni indiretti dall'applicazione dei provvedimenti sanitari attivati per l'adozione di misure di prevenzione, eradicazione e contenimento dell'epidemia di peste suina africana (PSA) e dal blocco delle esportazioni dei prodotti trasformati.
9/2112-bis-A/50. Vaccari, Forattini, Marino, Romeo, Andrea Rossi, Fornaro, Richetti, Gadda.


   La Camera,

   premesso che:

    le regioni più colpite dalla diffusione della peste suina africana (PSA) sono l'Emilia-Romagna, la Liguria, la Lombardia e il Piemonte, con quasi centomila maiali abbattuti ai quali si aggiungono i problemi legati alla mancata movimentazione degli animali;

    la trasformazione delle carni suine in salumi fattura 9,5 miliardi ogni anno. In Italia vengono allevati circa 10 milioni di maiali e le restrizioni all'export imposte dalle normative per il contenimento della peste suina hanno fatto perdere all'Italia tra i 20 e i 30 milioni di euro al mese. È necessario garantire la tutela di uno dei settori strategici fondamentali per la nostra economia e la nostra sovranità nazionale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di stanziare nuove risorse al fine di sostenere le imprese della filiera suinicola che hanno subito danni indiretti dall'applicazione dei provvedimenti sanitari attivati per l'adozione di misure di prevenzione, eradicazione e contenimento dell'epidemia di peste suina africana (PSA) e dal blocco delle esportazioni dei prodotti trasformati.
9/2112-bis-A/50. (Testo modificato nel corso della seduta)Vaccari, Forattini, Marino, Romeo, Andrea Rossi, Fornaro, Richetti, Gadda.


   La Camera,

   premesso che:

    la Strada Statale 68 collega due delle principali arterie toscane, l'Aurelia e l'Autopalio, attraversando territori di rilevante interesse storico, culturale e turistico, come Cecina, Volterra, Colle Val d'Elsa, e Poggibonsi;

    si tratta di una infrastruttura strategica per il collegamento diretto tra Siena e Livorno, nonché per lo sviluppo turistico e socio-economico delle aree della Valdelsa e della Val di Cecina, fungendo da collegamento tra Volterra e San Gimignano;

    l'attuale tracciato, risalente a molti decenni fa, non è più adeguato alla mole di traffico che sostiene, rappresentando un freno allo sviluppo e un rischio per la sicurezza stradale;

    nel 2011, un progetto preliminare per una strada C1, a basso impatto ambientale e integrata nel paesaggio, fu approvato urbanisticamente anche dalla regione Toscana, ma non ha mai trovato attuazione;

    attualmente, è urgente e necessario procedere almeno all'ammodernamento di un tratto particolarmente critico della SS68, compreso tra il chilometro 56 e il chilometro 59, noto per i tornanti di San Sisto, al fine di migliorarne la sicurezza e la viabilità;

    l'opera è stimata in un costo complessivo di circa 10 milioni di euro, con 1 milione destinato alla progettazione, e potrebbe essere finanziata attraverso le risorse già disponibili nel contratto di programma ANAS;

    l'intervento consentirebbe di snellire il traffico, migliorare la sicurezza stradale e sostenere lo sviluppo economico e turistico delle aree interessate,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le misure necessarie per realizzare in tempi celeri e certi le opere narrate in premessa, anche di natura finanziaria, eventualmente rimodulando fondi già disponibili per ottenere lo scopo in tempi brevi.
9/2112-bis-A/51. Michelotti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    la Strada Statale 68 collega due delle principali arterie toscane, l'Aurelia e l'Autopalio, attraversando territori di rilevante interesse storico, culturale e turistico, come Cecina, Volterra, Colle Val d'Elsa, e Poggibonsi;

    si tratta di una infrastruttura strategica per il collegamento diretto tra Siena e Livorno, nonché per lo sviluppo turistico e socio-economico delle aree della Valdelsa e della Val di Cecina, fungendo da collegamento tra Volterra e San Gimignano;

    l'attuale tracciato, risalente a molti decenni fa, non è più adeguato alla mole di traffico che sostiene, rappresentando un freno allo sviluppo e un rischio per la sicurezza stradale;

    nel 2011, un progetto preliminare per una strada C1, a basso impatto ambientale e integrata nel paesaggio, fu approvato urbanisticamente anche dalla regione Toscana, ma non ha mai trovato attuazione;

    attualmente, è urgente e necessario procedere almeno all'ammodernamento di un tratto particolarmente critico della SS68, compreso tra il chilometro 56 e il chilometro 59, noto per i tornanti di San Sisto, al fine di migliorarne la sicurezza e la viabilità;

    l'opera è stimata in un costo complessivo di circa 10 milioni di euro, con 1 milione destinato alla progettazione, e potrebbe essere finanziata attraverso le risorse già disponibili nel contratto di programma ANAS;

    l'intervento consentirebbe di snellire il traffico, migliorare la sicurezza stradale e sostenere lo sviluppo economico e turistico delle aree interessate,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le misure necessarie per realizzare in tempi celeri le opere narrate in premessa, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e qualora ne ricorrano le condizioni di fattibilità tecnica ed economica.
9/2112-bis-A/51. (Testo modificato nel corso della seduta)Michelotti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di Bilancio al nostro esame prevede disposizioni in materia di infrastrutture. Sempre nel disegno di legge di Bilancio sono contenute norme concernenti la società Stretto di Messina s.p.a.;

    l'opera di collegamento stabile, (Ponte sullo Stretto) tra la Sicilia e la Calabria rappresenta un'opera prioritaria e di preminente interesse nazionale. Infatti è strategica per il completamento delle reti transeuropee di trasporto, nell'ambito del Corridoio scandinavo-mediterraneo. L'opera senza dubbio avrà importanti e fondamentali ripercussioni positive in termini di sviluppo e crescita della nostra nazione. Rappresenta, pertanto, un importante volano di sviluppo del Mezzogiorno e di tutta l'Italia innescando la costruzione di opere secondarie di collegamento e creando insediamenti produttivi;

    il comune di Messina, individuando 24 progetti classificati secondo un ordine di priorità, ha richiesto la realizzazione di opere compensative dell'impatto territoriale e sociale legate alla realizzazione del Ponte sullo Stretto che toccano temi centrali ed importanti. Si tratta di opere fondamentali per la città di Messina e per il suo territorio. Le opere richieste riguardano diversi settori e sono considerate strategiche e genereranno benefìci tangibili per le comunità coinvolte, fondamentali, altresì, per la città di Messina che non può farsi trovare impreparata quando inizieranno i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Lavori, quindi, quelli delle opere per Messina da iniziare prima che partano i grandi cantieri di costruzione del ponte;

    Messina deve, pertanto, essere partecipe dello sviluppo progettuale ed attuativo dell'opera per condividerne gli aspetti cantieristici e di esercizio, di impatto e compatibilità. La città, infatti, non può prescindere da una riprogettazione della vita sociale ed economica fatta in funzione di un'opera che, per quanto utile, sarà così invasiva, specialmente in fase cantieristica, da mutarne completamente gli equilibri;

    in definitiva serve una valutazione globale e strategica per la città di Messina soprattutto per quanto riguarda la ricaduta occupazionale. Infatti Messina pagherà un prezzo per la realizzazione del ponte che deve essere compensato dalle certe ricadute occupazionali. Il ponte, inoltre, muterà il concetto di trasporto marittimo, gommato e ferroviario e per tale motivazione la città non può non proporre le proprie necessità per compensare gli squilibri che il ponte determinerà sia in fase realizzativa che in fase gestionale, sia in termini occupazionali che di logistica;

    pertanto risulta fondamentale che nella città di Messina venga avviata sin d'ora la realizzazione di opere per compensare gli effetti che la costruzione del ponte determinerà non solo in termini occupazionali, ma anche logistici. Si tratta, inoltre, di provvedere insieme a tutte le connessioni viarie e ferroviarie indispensabili per l'attraversamento dello Stretto anche a tutti quegli interventi di integrazione ambientale e di rigenerazione urbana che sono indispensabili per la collettività e per il territorio;

    è fondamentale, quindi, che le opere strategiche per la città di Messina siano avviate prima o contestualmente ai lavori del Ponte sullo Stretto,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza volte a prevedere che la società Stretto di Messina inizi i lavori delle opere e delle misure compensative, concordate tra comune di Messina e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, contestualmente, se non prima, all'avvio dei lavori del manufatto stabile.
9/2112-bis-A/52. Gallo.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di Bilancio al nostro esame prevede disposizioni in materia di infrastrutture. Sempre nel disegno di legge di Bilancio sono contenute norme concernenti la società Stretto di Messina s.p.a.;

    l'opera di collegamento stabile, (Ponte sullo Stretto) tra la Sicilia e la Calabria rappresenta un'opera prioritaria e di preminente interesse nazionale. Infatti è strategica per il completamento delle reti transeuropee di trasporto, nell'ambito del Corridoio scandinavo-mediterraneo. L'opera senza dubbio avrà importanti e fondamentali ripercussioni positive in termini di sviluppo e crescita della nostra nazione. Rappresenta, pertanto, un importante volano di sviluppo del Mezzogiorno e di tutta l'Italia innescando la costruzione di opere secondarie di collegamento e creando insediamenti produttivi;

    è fondamentale, quindi, che le opere strategiche per la città di Messina siano avviate prima o contestualmente ai lavori del Ponte sullo Stretto,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza volte a prevedere, compatibilmente con le tipologie di opere e i cronoprogrammi delle stesse, che la società Stretto di Messina inizi i lavori delle opere e delle misure compensative, concordate tra comune di Messina e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, contestualmente, ovvero prima dell'avvio dei lavori del manufatto stabile.
9/2112-bis-A/52. (Testo modificato nel corso della seduta)Gallo.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027;

    il settore della salute e del benessere animale include attività di prevenzione, cura, controllo e mantenimento della salute sia degli animali da compagnia che di quelli allevati a scopo di produzione di alimenti per uso umano;

    il settore della salute e del benessere animale è funzionale ad assicurare la continuità della relativa filiera produttiva, anche per servizi di pubblica utilità considerati essenziali;

    nonostante il loro carattere di essenzialità, le prestazioni veterinarie e i prodotti alimentari per animali da compagnia continuano ad essere collocati nello scaglione dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) più elevato, al pari di beni e servizi di lusso e/o non essenziali;

    l'IVA rappresenta il principale ostacolo economico-fiscale, anche con funzione distorsiva per la popolazione, per il conseguimento degli obiettivi strategici nazionali – sostenuti anche a livello europeo e globale – che riguardano la sanità animale, la sanità pubblica e l'approccio One Health;

    nel nostro Paese la disomogeneità di trattamento impositivo con particolare riferimento alle aliquote Iva differenziate e spesso elevate, rischia di rendere inefficaci le sinergie del comparto per conseguire gli obiettivi di salute collettiva, la cosiddetta One Health;

    a titolo di evidenza, non esaustiva, l'elevato impatto dell'IVA sulle prestazioni veterinarie e sul pet food causa ricadute sul controllo delle malattie animali, anche trasmissibili all'uomo, sulla lotta all'antibiotico-resistenza, sulla sicurezza degli alimenti e dei mangimi per animali, sui benefìci socio-sanitari del possesso di un animale da compagnia, nonché sulla produttività e occupazione del comparto che interessa il settore della libera professione, dell'industria e dell'agricoltura;

    l'aggravio economico rende ancora più difficoltoso sopportare la spesa da parte dei contribuenti privati, con il rischio di deprimere la domanda di salute e di benessere animale,

impegna il Governo

a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, l'opportunità di novellare il regime impositivo IVA a carico degli esercenti la professione di medico veterinario con riferimento alle prestazioni erogate in ambito privato in quanto ricadenti negli obiettivi «One Health», nonché a valutare una riorganizzazione del regime impositivo IVA per ridurre gli oneri sulle prestazioni veterinarie e gli alimenti per animali da compagnia.
9/2112-bis-A/53. Caretta, Ciaburro, Malaguti, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    anche in occasione della presente manovra di bilancio, il tema della previdenza non trova soluzioni strutturali finalizzate a individuare nuove forme di flessibilità pensionistica ma, addirittura, vede un'ulteriore riduzione degli istituti già vigenti;

    appaiono, invece, sempre più urgenti misure che contemporaneamente prevedano l'accesso delle giovani generazioni al mondo del lavoro, in un'ottica di solidarietà intergenerazionale, attraverso meccanismi che favoriscano le nuove assunzioni, previo accompagnamento alla quiescenza dei lavoratori in servizio;

    un esempio dell'attuazione di tale principio di solidarietà intergenerazionale si ritrova nel contratto di espansione, previsto dall'articolo 41 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, per la parte relativa alla disciplina dell'agevolazione all'esodo, strumento che, tuttavia, non risulta prorogato per i prossimi anni;

    interventi con simili caratteristiche, se opportunamente sostenute e disciplinate in via generale, rappresenterebbero un formidabile strumento di riequilibrio delle politiche per l'occupazione. Mediante opportune forme di disciplina delle ipotesi di «staffetta» intergenerazionale è infatti possibile garantire nuova occupazione e assicurare adeguata formazione in ingresso mediante l'affiancamento dei lavoratori in uscita, di maggiore esperienza, ma anche facilitare l'accesso alla pensione per i lavoratori anziani e, allo stesso tempo, ridurre il costo del lavoro per le imprese, prevedendo specifiche forme di incentivo al ricorso a tali strumenti;

    al riguardo, sono già depositate apposite proposte di legge e, recentemente, autorevoli esponenti del Governo hanno annunciato, a mezzo stampa, l'intenzione di prevedere apposite misure per favorire «la staffetta generazionale», nell'ambito di un prossimo disegno di legge annuale per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, in attuazione della legge 11 novembre 2011, n. 180,

impegna il Governo

a dare tempestivo riscontro alla annunciata volontà di introdurre l'istituto della «staffetta generazionale», così come già proposto con appositi progetti di legge di iniziativa parlamentare.
9/2112-bis-A/54. Laus, Scotto, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    accogliendo il grido di dolore che si è levato all'unisono da ogni contrada italica, con squisita sensibilità e sprezzo del ridicolo, con la presente manovra di bilancio si è voluto affrontare e parzialmente superare l'odiosa sperequazione che per decenni ha visto i componenti del Governo non parlamentari ricevere un'indennità inferiore rispetto ai loro colleghi parlamentari;

    una misura fortemente sentita da tutti i lavoratori del Paese che si sono visti bocciare la proposta per l'introduzione del salario minimo legale a 9 ore, così come dai percettori delle pensioni minime per i quali era previsto un adeguamento dell'assegno mensile di 1,8 euro, poi incrementata a 8 euro solo per gli over 75enni, o dagli infermieri cui la manovra riserva un incremento degli stipendi di 7 euro mensili o, ancora, dai dipendenti pubblici per i quali il Governo stanzia risorse che consentono un adeguamento delle retribuzioni solo del 5,78 per cento a fronte di un'inflazione del 16,5 per cento per il triennio 2022-2024;

    dopo il brusco risveglio di Governo e maggioranza dovuto alla reazione che una iniziativa di tale natura ha suscitato nell'opinione pubblica, l'emendamento in questione è stato riformulato prevedendo che ai Ministri non parlamentari venga almeno riconosciuta la diaria di oltre 3.000 euro mensili, per una spesa complessiva di 500 mila euro annui;

    in materia di lavoro il Governo continua a portare avanti un doppio standard: da una parte aumenta la precarietà per milioni di lavoratrici e lavoratori, dall'altra aumenta le retribuzioni di Ministri e Sottosegretari di oltre 35.000 euro annui;

    molti degli esponenti di Governo che si trovano ad essere i destinatari di tale misura si sono detti estranei alla genesi della disposizione e disinteressati al beneficio della medesima,

impegna il Governo

ad adottare ogni misura utile, anche di indirizzo, affinché l'incremento del trattamento economico dei componenti di Governo sia applicato a valere dalla prossima legislatura e, nelle more, affinché detti importi vengano devoluti per iniziative di solidarietà sociale in favore delle categorie più fragili, per il tramite dell'azione delle tante organizzazioni volontariato che operano in tale ambito, o per il finanziamento di attività di ricerca scientifica sulle malattie rare e su quelle più invalidanti o per altre finalità benefiche.
9/2112-bis-A/55. Scotto, Sarracino, Fossi, Guerra.


   La Camera,

   premesso che:

    in una manovra di bilancio che, nel corso dell'esame in sede referente, si è andata caricando di una mole di disposizioni, non tutte di primaria rilevanza economico-sociale, non si è riusciti ad affrontare e dare alcuna risposta ad un tema che drammaticamente interessa ancora tanti lavoratori e tante famiglie colpite dalle patologie correlate all'inalazione di fibre di amianto;

    ad esempio, non si è voluto intervenire per rifinanziare il Fondo vittime dell'amianto di cui all'articolo 1, comma 278, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, o per estenderne l'operatività, o il Fondo di cui al comma 241, dell'articolo 1, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, o, ancora, per modificare gli ambiti di intervento dell'ulteriore Fondo di cui all'articolo 24, comma 2, primo periodo, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 56, non solo a favore delle imprese partecipate operanti nel settore della cantieristica navale;

    secondo le stime dell'Osservatorio nazionale amianto, l'organizzazione non lucrativa di utilità sociale che raggruppa lavoratori ex esposti, familiari delle vittime, medici, ricercatori, avvocati e ingegneri, i mesoteliomi con esito infausto sono circa 1.500 l'anno, i tumori polmonari almeno 3.000 e, se si aggiungono le altre patologie asbesto-correlate, si arriva a oltre 5.000 morti per amianto ogni anno;

    l'emergenza amianto non è finita con la chiusura delle fabbriche: l'amianto è un nemico subdolo, che colpisce a distanza anche di molti anni e che continua a fare vittime ancora oggi,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa utile, già dai prossimi provvedimenti, per intervenire con opportune misure e risorse finanziarie finalizzate a rivedere e potenziare gli strumenti attualmente vigenti in materia di tutela delle vittime dell'amianto.
9/2112-bis-A/56. Serracchiani, Scotto, Pastorino, Romeo, Quartini.


   La Camera

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a potenziare ulteriormente gli strumenti in materia di tutela delle vittime dell'amianto.
9/2112-bis-A/56. (Testo modificato nel corso della seduta)Serracchiani, Scotto, Pastorino, Romeo, Quartini.


   La Camera,

   premesso che:

    pochissime e di scarsa efficacia sono state le risorse stanziate a sostegno delle famiglie con figli a carico per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;

    tali famiglie peraltro si sono trovate a fronteggiare condizioni sempre più difficili e di progressivo impoverimento anche a causa dell'inflazione che ha raggiunto livelli ormai insostenibili e ha portato ad un costo della vita proibitivo per moltissimi nuclei familiari;

    particolarmente grave è stata l'assenza di misure efficaci e strutturali volte a sostenere direttamente le famiglie nella gestione dei figli nei lunghi periodi di chiusura delle scuole, un lasso di tempo che spesso mette a dura prova l'organizzazione e il budget familiare anche a causa degli elevati costi da sostenere per la frequenza dei centri estivi;

    se a parole viene continuamente ricordata l'importanza di incentivare la natalità, nulla o molto poco è stato invece riconosciuto dalla legge di bilancio per il 2025 per fronteggiare concretamente questo problema,

impegna il Governo

a reperire quanto prima tutte le risorse necessarie atte a garantire in via strutturale, già a partire dal periodo estivo 2025, un contributo diretto alle famiglie con ISEE fino a 40.000 euro a totale o parziale copertura del costo sostenuto per la partecipazione dei propri figli ai centri estivi o diretto a famiglie con bambini e ragazzi con disabilità certificata ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, indipendentemente dall'ISEE.
9/2112-bis-A/57. Ascani, Morfino, Dell'Olio, Ciani, Bakkali, Sportiello, Toni Ricciardi.


   La Camera,

   premesso che:

    pochissime e di scarsa efficacia sono state le risorse stanziate a sostegno delle famiglie con figli a carico per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;

    tali famiglie peraltro si sono trovate a fronteggiare condizioni sempre più difficili e di progressivo impoverimento anche a causa dell'inflazione che ha raggiunto livelli ormai insostenibili e ha portato ad un costo della vita proibitivo per moltissimi nuclei familiari;

    particolarmente grave è stata l'assenza di misure efficaci e strutturali volte a sostenere direttamente le famiglie nella gestione dei figli nei lunghi periodi di chiusura delle scuole, un lasso di tempo che spesso mette a dura prova l'organizzazione e il budget familiare anche a causa degli elevati costi da sostenere per la frequenza dei centri estivi;

    se a parole viene continuamente ricordata l'importanza di incentivare la natalità, nulla o molto poco è stato invece riconosciuto dalla legge di bilancio per il 2025 per fronteggiare concretamente questo problema,

impegna il Governo

a proseguire nell'azione di sostegno alle famiglie con i figli minori per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, con particolare riguardo al periodo di sospensione delle attività didattiche, valutando altresì l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di adottare iniziative volte a favorire le famiglie svantaggiate in particolare per garantire la partecipazione dei figli ai centri estivi o per supportarle in caso di bambini e ragazzi con disabilità certificata ai sensi della legge n. 104 del 1992, indipendentemente dall'ISEE.
9/2112-bis-A/57. (Testo modificato nel corso della seduta)Ascani, Morfino, Dell'Olio, Ciani, Bakkali, Sportiello, Toni Ricciardi.


   La Camera,

   premesso che:

    il cratere sismico del 2016, definito dal decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, e successive modificazioni, si estende su un'area di circa 8.000 chilometri quadrati, pari al 17,4 per cento della superficie complessiva delle quattro regioni coinvolte (Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio), rappresentando una parte significativa della loro economia e, di conseguenza, aggravando problemi strutturali già esistenti come spopolamento e deindustrializzazione;

    in Abruzzo il sisma ha colpito aree già segnate da precedenti terremoti, come quello dell'Aquila nel 2009: molti edifici e infrastrutture danneggiate dunque non erano ancora state ricostruite, amplificando le difficoltà economiche e sociali. I comuni colpiti nel Lazio, invece, si trovano principalmente in aree rurali e montane, già caratterizzate da fragilità economica. Qui l'interruzione delle attività agricole e artigianali ha aggravato lo spopolamento e l'impoverimento economico. L'Umbria ha visto un calo significativo del turismo, con una diminuzione di oltre il 50 per cento delle presenze nelle aree colpite e ingenti danni ai beni culturali che hanno ulteriormente penalizzato il settore in ottica di ripartenza. Le piccole e medie imprese, spina dorsale dell'economia regionale, hanno subìto un rallentamento della produzione e difficoltà logistiche, con impatti negativi su commercio ed esportazioni;

    è tuttavia nelle Marche che si concentra metà del territorio colpito, coprendo oltre il 40 per cento della superficie regionale e interessando quattro delle cinque province con ben 87 comuni qui insediati sul totale di 140. La popolazione residente nella porzione marchigiana del cratere rappresenta circa il 60 per cento di quella complessiva dell'area sismica, corrispondente al 22,7 per cento della popolazione regionale. Nel 2014, all'interno del cratere marchigiano operavano circa 30.000 imprese locali, che impiegavano quasi 100.000 addetti, ossia poco più di un quinto del totale regionale. Una parte rilevante del territorio colpito dal sisma, composto da 55 comuni su 87, ha risentito e risente degli effetti di importanti crisi industriali: negli scorsi anni, quella del gruppo Antonio Merloni a Fabriano (Ancona) e quella dell'area del Piceno ascolano mentre, più di recente, sono assurti alle cronache gli annunci di chiusure di stabilimenti facenti capo alla Beko Europe (Comunanza in provincia di Ascoli Piceno e Fabriano) nonché al Gruppo Fedrigoni (ancora Fabriano);

    la crisi del gruppo Antonio Merloni, operante nel settore degli elettrodomestici, ha interessato 3.000 dipendenti e 73 comuni tra Marche e Umbria, con gravi ricadute sull'economia regionale e la necessità di ricollocare oltre 1.500 lavoratori. L'impatto territoriale di questa crisi è stato particolarmente rilevante a causa della centralità del settore manifatturiero. In data 19 marzo 2010 è stato pertanto sottoscritto un accordo di programma per la disciplina degli interventi di reindustrializzazione delle aree coinvolte, impegnando risorse pubbliche pari a 81 milioni di euro (35 nazionali, 46 regionali);

    nell'area del Piceno, le difficoltà sono invece derivate da un modello di industrializzazione sviluppato dagli anni Settanta, basato su grandi imprese legate agli incentivi ex-Casmez e su un corollario di piccole realtà locali. Questo modello, già in declino dagli anni Novanta, è stato ulteriormente aggravato dalla crisi globale del 2008. Anche in questo caso, il 28 luglio 2017, è stato sottoscritto un accordo di programma finalizzato al rilancio delle attività imprenditoriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento. L'accordo ha previsto l'impiego di risorse pubbliche per complessivi 61,557 milioni di euro, di cui 31,807 milioni di euro per la Valle del Tronto Piceno (Marche) e 29,750 milioni di euro per Val Vibrata (Abruzzo);

    nel mese di ottobre 2024 la Giano srl, facente capo al Gruppo Fedrigoni società proprietaria le storiche cartiere a Fabriano (Ancona), ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Loc. Vetralla cui consegue il licenziamento di 195 lavoratori. I primi di dicembre, presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, è stato sottoscritto l'accordo per riconoscere 12 mesi di cassa integrazione ai dipendenti interessati con l'auspicio che, durante tale periodo, possano maturare le condizioni per una loro ricollocazione;

    il 20 novembre scorso la Beko Europe, facente capo al gruppo turco Arcelik, che ha acquisito gli stabilimenti Whirlpool in Europa, nel contesto di un piano di pesanti dismissioni ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Comunanza (Ascoli Piceno) e il ridimensionamento di quello di Fabriano (Ancona), anticipando l'intenzione di licenziare alla fine del 2025 rispettivamente 320 e 400 lavoratori, a cui si aggiungono quelli molto numerosi dell'indotto. È evidente come tale progetto, confermato nel successivo tavolo tenutosi il 10 dicembre, metterebbe in ginocchio le economie dei due principali poli produttivi del cratere sismico;

    è necessario intervenire proprio a salvaguardia del futuro di tali poli produttivi che, nella logica di un programma di consolidamento e sviluppo dell'ecosistema imprenditoriale, rappresentano indiscutibili fattori strategici, nonché motori essenziali per garantire la ripartenza;

    si è di fronte a una crisi industriale senza precedenti ed è pertanto indubbio, anche in considerazione della fragilità fisiologica di questi territori esponenzialmente aggravata da quella indotta dagli effetti del sisma, che occorrano strumenti di natura straordinaria al fine di far fronte a una dinamica dagli effetti potenzialmente disastrosi. L'esperienza degli accordi di programma sopra richiamati, capaci di garantire ricadute positive sulle rispettive aree di crisi complessa, rappresenta un viatico virtuoso. Tuttavia, appare altrettanto necessario prevedere ulteriori regimi speciali a favore di modelli produttivi che, non a caso, si erano alimentati durante gli anni '70 grazie alle provvidenze dell'ex Casmez per poi svilupparsi in maniera esponenziale nei decenni successivi;

    in particolare, risulta assolutamente improcrastinabile la creazione di un fondo destinato ai poli produttivi delle aree del cratere sismico, capace di finanziare adeguatamente strumenti di sostegno alla riconversione, alla formazione, all'innovazione, agli investimenti così come, anche in deroga ai limiti imposti dalla normativa vigente, politiche di defiscalizzazione e decontribuzione,

impegna il Governo

ad istituire un fondo per il finanziamento, su base almeno quindicennale, di un programma di riconversione e sviluppo economico dei poli produttivi insediati presso le aree del cratere sismico, nelle quali sono state avviate vertenze con società o gruppi a causa di chiusure e ridimensionamenti di stabilimenti ivi ubicati, nonché a prorogare e rifinanziare l'accordo di programma per l'area di crisi complessa «Val Vibrata-Valle del Tronto Piceno», con l'obiettivo di compensare gli effetti della chiusura dell'insediamento Beko Europe di Comunanza (Ascoli Piceno) anche sull'indotto.
9/2112-bis-A/58.Curti.


   La Camera,

   premesso che:

    nel provvedimento in esame è previsto un fondo con una dotazione pari a 0,7 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025 destinato a finanziare le iniziative promosse dalla Confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane per la celebrazione dell'ottantesimo anniversario della Resistenza e della guerra di liberazione della Repubblica e del voto delle donne e della Costituzione;

    nella frazione di Cervarolo, comune di Villa Minozzo, sull'Appennino Reggiano, il 20 marzo 1944, si è consumato un tragico eccidio nel quale 24 civili sono stati barbaramente uccisi dalle forze armate della Germania nazista e dei loro alleati repubblichini;

    la vicenda è stata ampiamente accertata da numerose sentenze, tra cui la n. 43/2012 del Tribunale militare di Verona, la n. 107/2012 della Corte militare di appello, la n. 23288/2014 della Corte di cassazione e la n. 171/2014 della Corte militare di appello in rinvio, che hanno definito in modo chiaro i responsabili e i danni subiti dalle vittime e dai loro familiari;

    con l'articolo 43 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, è stato istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze un Fondo destinato al ristoro dei danni subiti dalle vittime dei crimini nazifascisti e dai loro eredi;

    l'accesso a tale fondo è subordinato alla presentazione di una sentenza passata in giudicato che contenga la liquidazione del danno, emessa a seguito di procedimenti avviati prima dell'entrata in vigore del decreto;

    alcuni familiari delle vittime dell'eccidio di Cervarolo, rappresentati legalmente, hanno presentato istanza di accesso al Fondo nel giugno 2023, allegando la documentazione richiesta (sentenze, certificati di morte, denunce di successione e dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà);

    nonostante il tempo trascorso dalla presentazione delle domande e il ricevimento della relativa ricevuta di ritorno, ad oggi non è pervenuta alcuna risposta da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;

    l'erogazione dei primi indennizzi da parte del Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi del citato decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, come nel caso degli eredi della vittima Metello Ricciarini della strage di Civitella in Val di Chiana, dimostra che i Fondi sono operativi e utilizzabili;

    tuttavia, a quanto risulta ai firmatari del presente atto, permane una resistenza apparentemente inspiegabile, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e dell'Avvocatura dello Stato, rispetto alla definizione di transazioni per alcune domande pendenti o all'esecuzione delle sentenze passate in giudicato, causando ritardi ingiustificabili nei risarcimenti;

    tale atteggiamento rischia di pregiudicare i diritti di centinaia di eredi delle vittime di crimini nazifascisti, contrariando il dettato della legge e il senso di giustizia che dovrebbe animare l'azione dello Stato,

impegna il Governo

ad adottare tutte le misure necessarie affinché le procedure di accesso al Fondo istituito siano rapide ed efficaci, garantendo il pieno rispetto delle leggi vigenti e delle sentenze passate in giudicato e tutti i diritti delle vittime e dei loro familiari siano pienamente soddisfatti anche attraverso lo stanziamento di ulteriori risorse.
9/2112-bis-A/59.Andrea Rossi, Malavasi.


   La Camera,

   premesso che:

    il Papilloma virus umano (HPV) è una delle infezioni sessualmente trasmissibili più comuni e può essere causa di diversi tumori, quali il cancro alla cervice uterina, all'ano, alla vagina, alla vulva, al pene e nella regione testa-collo;

    l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che i tumori correlati all'HPV siano responsabili di centinaia di migliaia di morti ogni anno e in Italia si registrano quasi 5.000 casi di tumore attribuiti a infezioni croniche di ceppi oncogeni dell'HPV;

    la prevenzione è l'unica arma a disposizione e il suo ruolo strategico è ribadito dall'OMS che ha fissato l'obiettivo globale di eliminazione del carcinoma della cervice uterina entro il 2030, recentemente ribadito nel documento conclusivo del G7 Salute;

    l'eliminazione dei tumori correlati all'HPV è anche una priorità sanitaria della Commissione europea che ha rinnovato nel gennaio 2024 il suo impegno – già previsto nell'Europe's Beating Cancer Plan – di supportare gli Stati membri nelle strategie di prevenzione, al fine di arrivare a una copertura del 90 per cento e consentire al 90 per cento della popolazione target l'accesso agli screening oncologici, riducendo i rischi di cancro legati alle infezioni da HPV;

    in Italia, il rafforzamento della prevenzione del cancro della cervice uterina e di altre malattie HPV correlate è tra i primi 3 obiettivi prioritari del Piano nazionale di prevenzione vaccinale e mantiene fermo il target già precedentemente fissato del 95 per cento di copertura vaccinale anti-HPV;

    tuttavia, gli ultimi dati del Ministero della salute (al 31 dicembre 2022) mostrano che siamo lontani dagli obiettivi fissati con un profondo gradiente tra le regioni del Nord e quelle del Sud; lo stesso trend si registra nell'adesione ai programmi di screening cervicale, con tassi di adesione inferiori al 60 per cento in alcune regioni;

    investire nella prevenzione primaria (vaccinazione) e secondaria (screening) è essenziale per ridurre l'incidenza e la mortalità dei tumori HPV correlati e alcuni Paesi – come l'Irlanda, la Svezia e l'Australia – hanno adottato piani straordinari per l'eliminazione di queste neoplasie;

    è necessario implementare azioni concrete e urgenti per il conseguimento dell'obiettivo di eliminazione e, come suggerito dall'appello della SItI e Fondazione AIOM lanciato in occasione della giornata mondiale contro il tumore della cervice uterina, risulta cruciale ripensare l'offerta di erogazione delle attività di prevenzione, sfruttando le chiamate attive allo screening per proporre la vaccinazione e valutando l'ampliamento dei servizi vaccinali, come per esempio le farmacie,

impegna il Governo

ad adottare un Piano straordinario nazionale per l'eliminazione dei tumori HPV-correlati che preveda azioni concrete per incrementare le coperture vaccinali anti-HPV e l'adesione ai programmi di screening, ridurre le disuguaglianze territoriali nell'accesso alle attività di prevenzione primaria e secondaria, anche attraverso il coinvolgimento strategico delle farmacie territoriali nell'erogazione delle vaccinazioni e delle attività di sensibilizzazione.
9/2112-bis-A/60. Patriarca.


   La Camera,

   premesso che:

    il Papilloma virus umano (HPV) è una delle infezioni sessualmente trasmissibili più comuni e può essere causa di diversi tumori, quali il cancro alla cervice uterina, all'ano, alla vagina, alla vulva, al pene e nella regione testa-collo;

    l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che i tumori correlati all'HPV siano responsabili di centinaia di migliaia di morti ogni anno e in Italia si registrano quasi 5.000 casi di tumore attribuiti a infezioni croniche di ceppi oncogeni dell'HPV;

    la prevenzione è l'unica arma a disposizione e il suo ruolo strategico è ribadito dall'OMS che ha fissato l'obiettivo globale di eliminazione del carcinoma della cervice uterina entro il 2030, recentemente ribadito nel documento conclusivo del G7 Salute;

    l'eliminazione dei tumori correlati all'HPV è anche una priorità sanitaria della Commissione europea che ha rinnovato nel gennaio 2024 il suo impegno – già previsto nell'Europe's Beating Cancer Plan – di supportare gli Stati membri nelle strategie di prevenzione, al fine di arrivare a una copertura del 90 per cento e consentire al 90 per cento della popolazione target l'accesso agli screening oncologici, riducendo i rischi di cancro legati alle infezioni da HPV;

    in Italia, il rafforzamento della prevenzione del cancro della cervice uterina e di altre malattie HPV correlate è tra i primi 3 obiettivi prioritari del Piano nazionale di prevenzione vaccinale e mantiene fermo il target già precedentemente fissato del 95 per cento di copertura vaccinale anti-HPV;

    tuttavia, gli ultimi dati del Ministero della salute (al 31 dicembre 2022) mostrano che siamo lontani dagli obiettivi fissati con un profondo gradiente tra le regioni del Nord e quelle del Sud; lo stesso trend si registra nell'adesione ai programmi di screening cervicale, con tassi di adesione inferiori al 60 per cento in alcune regioni;

    investire nella prevenzione primaria (vaccinazione) e secondaria (screening) è essenziale per ridurre l'incidenza e la mortalità dei tumori HPV correlati e alcuni Paesi – come l'Irlanda, la Svezia e l'Australia – hanno adottato piani straordinari per l'eliminazione di queste neoplasie;

    è necessario implementare azioni concrete e urgenti per il conseguimento dell'obiettivo di eliminazione e, come suggerito dall'appello della SItI e Fondazione AIOM lanciato in occasione della giornata mondiale contro il tumore della cervice uterina, risulta cruciale ripensare l'offerta di erogazione delle attività di prevenzione, sfruttando le chiamate attive allo screening per proporre la vaccinazione e valutando l'ampliamento dei servizi vaccinali, come per esempio le farmacie,

impegna il Governo

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ad adottare un Piano straordinario nazionale per l'eliminazione dei tumori HPV-correlati che preveda azioni concrete per incrementare le coperture vaccinali anti-HPV e l'adesione ai programmi di screening, ridurre le disuguaglianze territoriali nell'accesso alle attività di prevenzione primaria e secondaria, anche attraverso il coinvolgimento strategico delle farmacie territoriali nell'erogazione delle vaccinazioni e delle attività di sensibilizzazione.
9/2112-bis-A/60. (Testo modificato nel corso della seduta)Patriarca.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio all'esame dell'Assemblea contiene disposizioni riguardanti la sanità pubblica, stanziando somme rilevanti per il sostegno del Servizio sanitario nazionale;

    nell'ambito del Servizio sanitario nazionale la collaborazione avviene in un contesto multiprofessionale tra il personale medico, il personale infermieristico, gli operatori delle professioni socio-sanitarie ed il personale ausiliario destinato al settore delle pulizie e dell'igienizzazione delle strutture ospedaliere e sanitarie in generale, e tutte le figure professionali interne al Servizio sanitario sono di fondamentale importanza per il funzionamento del settore;

    il personale infermieristico, il personale del 118, compresi gli autisti soccorritori, gli operatori socio-sanitari, gli operatori sanitari della riabilitazione, della prevenzione, dell'ostetricia e dell'assistenza sociale che operano all'interno del Sistema sanitario nazionale, dopo aver acquisito specifici attestati di qualifica a seguito del superamento di corsi di formazione e/o di percorsi universitari previsti dalle norme vigenti e dagli accordi Stato-regioni, lavorano da sempre in collaborazione con il personale medico, supportandolo nel raggiungimento degli obiettivi e contribuendo a costituire «l'ossatura del sistema sanitario nazionale»;

    il personale del Servizio sanitario nazionale svolge pertanto attività specifiche ed opera a diretto contatto con il paziente, attraverso l'assistenza fisica – che espone i lavoratori a diversi rischi – ma anche attraverso il dialogo e il supporto psicologico quotidiano;

    a fronte di tale abnegazione, il personale affronta sempre più di frequente nei nostri presìdi sanitari e ospedalieri il rischio di violenze ad opera dei pazienti stessi e dei loro parenti, oltre a quelli legati alle diverse professioni: il rischio biologico per contatto con agenti pericolosi connessi all'attività di igiene, elevati livelli di stress, logorio fisico e mentale, ritmi di lavoro elevati e turni di lavoro che alterano il bioritmo fisiologico, inevitabili conflitti di ruolo che determinano spesso scarsa autonomia decisionale e difficoltà di comunicazione;

    per quanto sopra esposto è necessario che le categorie delle professioni del Servizio sanitario nazionale possano essere inserite nell'elenco delle categorie gravose ed usuranti perché tali attività lavorative richiedono al lavoratore un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso lo svolgimento del lavoro in modo continuativo e protratto nel tempo;

    sarebbe quindi opportuno, come già avvenuto con l'approvazione dell'ordine del giorno 9/1975/2 del 23 luglio 2024, seduta n. 331, per la categoria degli operatori socio-sanitari, valutare l'opportunità di inserire tutto il personale del Servizio sanitario nazionale tra i lavoratori gravosi ed usuranti, al fine di poter ristorare tali figure almeno a fine carriera, quando le condizioni psicofisiche spesso risultano talmente compromesse da nuocere non solo agli operatori medesimi, ma anche al percorso della cura e dell'assistenza dell'utenza,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di inserire tutto il personale sanitario ovvero gli infermieri, gli operatori del 118, gli autisti soccorritori, gli operatori della riabilitazione, gli operatori della prevenzione, gli operatori dell'ostetricia e gli assistenti sociali, nell'ambito della normativa vigente concernente i lavori gravosi ed usuranti, in modo da poter ristorare tali figure di lavoratori e professionisti che svolgono, come detto in premessa, attività lavorative con alti livelli di rischio infortuni e con mansioni che rendono particolarmente difficoltoso e rischioso lo svolgimento della loro attività in modo continuativo e protratto nel tempo.
9/2112-bis-A/61. Manes, Steger, Zurzolo.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio all'esame dell'Assemblea contiene disposizioni riguardanti la sanità pubblica, stanziando somme rilevanti per il sostegno del Servizio sanitario nazionale;

    nell'ambito del Servizio sanitario nazionale la collaborazione avviene in un contesto multiprofessionale tra il personale medico, il personale infermieristico, gli operatori delle professioni socio-sanitarie ed il personale ausiliario destinato al settore delle pulizie e dell'igienizzazione delle strutture ospedaliere e sanitarie in generale, e tutte le figure professionali interne al Servizio sanitario sono di fondamentale importanza per il funzionamento del settore;

    il personale infermieristico, il personale del 118, compresi gli autisti soccorritori, gli operatori socio-sanitari, gli operatori sanitari della riabilitazione, della prevenzione, dell'ostetricia e dell'assistenza sociale che operano all'interno del Sistema sanitario nazionale, dopo aver acquisito specifici attestati di qualifica a seguito del superamento di corsi di formazione e/o di percorsi universitari previsti dalle norme vigenti e dagli accordi Stato-regioni, lavorano da sempre in collaborazione con il personale medico, supportandolo nel raggiungimento degli obiettivi e contribuendo a costituire «l'ossatura del sistema sanitario nazionale»;

    il personale del Servizio sanitario nazionale svolge pertanto attività specifiche ed opera a diretto contatto con il paziente, attraverso l'assistenza fisica – che espone i lavoratori a diversi rischi – ma anche attraverso il dialogo e il supporto psicologico quotidiano;

    a fronte di tale abnegazione, il personale affronta sempre più di frequente nei nostri presìdi sanitari e ospedalieri il rischio di violenze ad opera dei pazienti stessi e dei loro parenti, oltre a quelli legati alle diverse professioni: il rischio biologico per contatto con agenti pericolosi connessi all'attività di igiene, elevati livelli di stress, logorio fisico e mentale, ritmi di lavoro elevati e turni di lavoro che alterano il bioritmo fisiologico, inevitabili conflitti di ruolo che determinano spesso scarsa autonomia decisionale e difficoltà di comunicazione;

    per quanto sopra esposto è necessario che le categorie delle professioni del Servizio sanitario nazionale possano essere inserite nell'elenco delle categorie gravose ed usuranti perché tali attività lavorative richiedono al lavoratore un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso lo svolgimento del lavoro in modo continuativo e protratto nel tempo;

    sarebbe quindi opportuno, come già avvenuto con l'approvazione dell'ordine del giorno 9/1975/2 del 23 luglio 2024, seduta n. 331, per la categoria degli operatori socio-sanitari, valutare l'opportunità di inserire tutto il personale del Servizio sanitario nazionale tra i lavoratori gravosi ed usuranti, al fine di poter ristorare tali figure almeno a fine carriera, quando le condizioni psicofisiche spesso risultano talmente compromesse da nuocere non solo agli operatori medesimi, ma anche al percorso della cura e dell'assistenza dell'utenza,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di inserire tutte le professioni sanitarie infermieristiche, la professione sanitaria dell'ostetrica, le professioni sanitarie tecniche, le professioni sanitarie della riabilitazione e le professioni sanitarie della prevenzione, ivi compresi gli assistenti sociali, nell'ambito della normativa vigente concernente i lavori gravosi ed usuranti, in modo da poter ristorare tali figure di professionisti per lo svolgimenti, come detto in premessa, di attività lavorative con alti livelli di rischio ed infortuni nei vari presidi sanitari e sociosanitari.
9/2112-bis-A/61. (Testo modificato nel corso della seduta)Manes, Steger, Zurzolo.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 6, del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, prevede che il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in possesso di determinati requisiti di professionalità ed esperienza, possa essere valorizzato mediante procedure selettive interne, garantendo continuità operativa ed il riconoscimento delle competenze acquisite;

    il decreto ministeriale 31 ottobre 2022, ha approvato le linee guida per l'accesso alla dirigenza pubblica, introducendo criteri multi-dimensionali che prevedono, oltre alla verifica delle relative conoscenze disciplinari, la valutazione delle competenze trasversali ed alle attitudini individuali, promuovendo l'utilizzo di strumenti come l'Assessment Center e specifiche prove situazionali;

    per adeguare il suddetto decreto ministeriale 31 ottobre 2022, all'ordinamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (CNVVF), disciplinato dal decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, si ritiene necessario introdurre procedure comparative per l'accesso ai ruoli dirigenziali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, rivolte esclusivamente al personale interno che abbia maturato almeno cinque anni di servizio nelle qualifiche apicali, o abbia ricoperto o ricopra incarichi dirigenziali, anche a tempo determinato. Le procedure comparative devono prevedere: valutazioni oggettive delle competenze gestionali e trasversali attraverso strumenti avanzati, quali l'Assessment Center e prove istituzionali; punteggi aggiuntivi per l'esperienza operativa maturata nella gestione delle emergenze e nelle attività di protezione civile; formazione obbligatoria per i candidati idonei, finalizzata al perfezionamento delle competenze dirigenziali, come già previsto per l'accesso al corso da primo dirigente del CNVVF. La partecipazione alle procedure comparative non deve precludere l'accesso tramite le procedure ordinarie per i ruoli dirigenziali, che restano aperti per una quota non inferiore al 30 per cento. Il Dipartimento dei vigili del fuoco dovrà adottare regolamenti specifici per disciplinare le modalità di attuazione delle procedure comparative riservate e i criteri di valutazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, alla luce di quanto descritto in premessa, di prevedere l'introduzione delle procedure comparative riservate per la valorizzazione delle risorse interne con esperienza dirigenziale o apicale, al fine di adeguare il decreto ministeriale 31 ottobre 2022 all'ordinamento dei vigili del fuoco.
9/2112-bis-A/62. Pittalis.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 6, del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, prevede che il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in possesso di determinati requisiti di professionalità ed esperienza, possa essere valorizzato mediante procedure selettive interne, garantendo continuità operativa ed il riconoscimento delle competenze acquisite;

    il decreto ministeriale 31 ottobre 2022, ha approvato le linee guida per l'accesso alla dirigenza pubblica, introducendo criteri multi-dimensionali che prevedono, oltre alla verifica delle relative conoscenze disciplinari, la valutazione delle competenze trasversali ed alle attitudini individuali, promuovendo l'utilizzo di strumenti come l'Assessment Center e specifiche prove situazionali;

    per adeguare il suddetto decreto ministeriale 31 ottobre 2022, all'ordinamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (CNVVF), disciplinato dal decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, si ritiene necessario introdurre procedure comparative per l'accesso ai ruoli dirigenziali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, rivolte esclusivamente al personale interno che abbia maturato almeno cinque anni di servizio nelle qualifiche apicali, o abbia ricoperto o ricopra incarichi dirigenziali, anche a tempo determinato. Le procedure comparative devono prevedere: valutazioni oggettive delle competenze gestionali e trasversali attraverso strumenti avanzati, quali l'Assessment Center e prove istituzionali; punteggi aggiuntivi per l'esperienza operativa maturata nella gestione delle emergenze e nelle attività di protezione civile; formazione obbligatoria per i candidati idonei, finalizzata al perfezionamento delle competenze dirigenziali, come già previsto per l'accesso al corso da primo dirigente del CNVVF. La partecipazione alle procedure comparative non deve precludere l'accesso tramite le procedure ordinarie per i ruoli dirigenziali, che restano aperti per una quota non inferiore al 30 per cento. Il Dipartimento dei vigili del fuoco dovrà adottare regolamenti specifici per disciplinare le modalità di attuazione delle procedure comparative riservate e i criteri di valutazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, anche in occasione dei prossimi interventi di riordino dell'ordinamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, di criteri e strumenti avanzati per la valorizzazione delle specifiche competenze e attitudini professionali espresse durante il percorso di carriera per l'accesso alla dirigenza del Corpo nazionale.
9/2112-bis-A/62. (Testo modificato nel corso della seduta)Pittalis.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame contiene disposizioni in materia di imposta sul valore aggiunto (IVA);

    nella sentenza della CGUE (Corte di giustizia europea) del 14 marzo 2019, Causa C-449/2017, il Giudice unionale ha affermato che l'attività svolta dalle autoscuole non rientrerebbe nel regime di esenzione applicabile alle prestazioni didattiche, disponendo che l'imposta dovesse essere applicata alle prestazioni rese dalle autoscuole per la formazione connessa alle patenti di tipo B e C1;

    l'amministrazione finanziaria, con propria risoluzione n. 79E e con l'intento di applicare i princìpi affermati nella sentenza della CGUE, ha sostenuto l'imponibilità ai fini IVA delle prestazioni rese dalle autoscuole tanto pro futuro, quanto per il passato, in relazione agli anni di imposta che risultavano ancora accertabili (ovvero dal 2014 al 2019 compreso), chiedendo alle autoscuole di versare l'imposta retroattivamente mai applicata né richiesta alla propria clientela;

    conseguentemente il legislatore nazionale è intervenuto con l'articolo 32, commi 1, 2 e 5, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, prevedendo che le prestazioni didattiche non comprendono l'insegnamento della guida automobilistica ai fini dell'ottenimento delle patenti guida per i veicoli delle categorie B e C1;

    dal 1° gennaio 2020 le «Autoscuole, Scuole di Pilotaggio e Nautiche» applicano l'imposta in misura ordinaria alle proprie prestazioni formative per il conseguimento delle patenti B e C1;

    la limitazione dell'applicazione di imposta ai soli corsi per il conseguimento delle patenti di categoria B e C1 rappresenta una scelta deliberata del Parlamento, per circoscrivere l'impatto negativo per utenti e famiglie e per realizzare l'obiettivo comunitario di giungere all'azzeramento delle morti stradali entro il 2030 anche mediante il supporto della categoria professionale delle autoscuole;

    l'Agenzia delle entrate sta procedendo ad accessi, acquisizioni di documentazione, redazione di processi verbali e richieste di pagamento alle aziende esercitanti l'attività di autoscuole, scuole di pilotaggio e nautiche per IVA non applicata sui corsi di formazione eseguiti dal 2020 ad oggi, destinati alla preparazione per il conseguimento di patenti diverse da quelle di cui alle categorie B e C1;

    in sede di votazione della legge delega per la riforma del sistema fiscale, il 12 luglio 2023 è stato accolto l'ordine del giorno 9/1038-A/50 con cui si impegnava il Governo a «caducare, con effetto immediato, ogni verifica, accertamento o contenzioso in essere nei confronti di imprese esercenti l'attività di “Autoscuola, Scuole di Pilotaggio e Nautiche” che abbiano come obiettivo la richiesta di pagamento dell'IVA per prestazioni didattiche diverse da quelle finalizzate alla formazione per il conseguimento delle patenti di categoria B e C1»;

    ad avviso della firmataria del presente atto il comportamento dell'amministrazione finanziaria crea confusione applicativa su una norma difficilmente interpretabile in modo diverso dalla sua chiara espressione letterale e rischia di generare una serie di contenziosi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire presso gli organi dell'amministrazione finanziaria affinché siano sospese le azioni di accertamento e richiesta dell'imposta non applicata dalle autoscuole, scuole di pilotaggio e nautiche sulle prestazioni formative diverse da quelle necessarie per ottenere le patenti di categoria B e C1 e siano caducati i procedimenti avviati in tal senso.
9/2112-bis-A/63. De Monte.


   La Camera,

   premesso che:

    gli interventi edilizi sugli habitat urbani contribuiscono al cambiamento e al riscatto sociale, al pari di altre misure di carattere economico, e possono essere luogo di innovazione sociale quando sono rivolti a migliorare le condizioni sociali, economiche, urbanistiche e ambientali dei loro abitanti, in particolare quando l'intervento riguarda le aree più svantaggiate o soggette a degrado;

    preme ai firmatari rappresentare la necessità di ridisegnare gli spazi abitativi di tante aree, periferiche e non, del territorio nazionale, nelle quali gli edifici risalgono alla cosiddetta edilizia popolare anni '80, in particolare quella in prefabbricato,

impegna il Governo:

ferme restando le prerogative parlamentari,

  a) in sinergia con la sperimentazione di modelli innovativi di edilizia residenziale pubblica, ad assumere ogni iniziativa utile, sotto il profilo amministrativo e legislativo, al fine di attivare un piano di riqualificazione degli spazi abitativi secondo i princìpi della sostenibilità ambientale e dell'innovazione sociale con il quale, anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione di associazioni locali di cittadini e giovanili, prevedere l'abbattimento degli edifici di cui alla premessa e la successiva ricostruzione delocalizzata ed ecosostenibile, individuando le modalità più idonee e congrue per le propedeutiche attività di sgombero e di trasferimento dei residenti nei predetti edifici presso altri immobili resi disponibili dagli enti locali interessati o da altri enti pubblici o privati, anche avvalendosi di un apposito soggetto attuatore;

  b) al fine di dare effettivo seguito alla dichiarata volontà di combattere la marginalizzazione e il degrado sociale e in coerenza con le dichiarazioni in ordine al sostegno educativo e alle opportunità dei giovani promosso dal «modello Caivano», ad adottare tempestivamente, in occasione dell'adozione del primo provvedimento utile allo scopo, anche considerando il decreto-legge «milleproroghe» di fine anno, iniziative volte a reintegrare e a prorogare per gli anni successivi, le risorse stanziate dalla legge di bilancio per il 2024 per la lotta alla dispersione scolastica, drasticamente tagliati di 28,5 milioni di euro dal provvedimento in titolo.
9/2112-bis-A/64. Penza, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci.


   La Camera,

   premesso che:

    gli interventi edilizi sugli habitat urbani contribuiscono al cambiamento e al riscatto sociale, al pari di altre misure di carattere economico, e possono essere luogo di innovazione sociale quando sono rivolti a migliorare le condizioni sociali, economiche, urbanistiche e ambientali dei loro abitanti, in particolare quando l'intervento riguarda le aree più svantaggiate o soggette a degrado;

    preme ai firmatari rappresentare la necessità di ridisegnare gli spazi abitativi di tante aree, periferiche e non, del territorio nazionale, nelle quali gli edifici risalgono alla cosiddetta edilizia popolare anni '80, in particolare quella in prefabbricato,

impegna il Governo:

ferme restando le prerogative parlamentari,

  a) in sinergia con la sperimentazione di modelli innovativi di edilizia residenziale pubblica, a valutare la possibilità di assumere ogni iniziativa utile, sotto il profilo amministrativo e legislativo, al fine di attivare un piano di riqualificazione degli spazi abitativi secondo i princìpi della sostenibilità ambientale e dell'innovazione sociale con il quale, anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione di associazioni locali di cittadini e giovanili, prevedere l'abbattimento degli edifici di cui alla premessa e la successiva ricostruzione delocalizzata ed ecosostenibile, individuando le modalità più idonee e congrue per le propedeutiche attività di sgombero e di trasferimento dei residenti nei predetti edifici presso altri immobili resi disponibili dagli enti locali interessati o da altri enti pubblici o privati, anche avvalendosi di un apposito soggetto attuatore;

  b) a valutare di proseguire nelle azioni di incremento delle risorse per la lotta alla dispersione scolastica.
9/2112-bis-A/64. (Testo modificato nel corso della seduta)Penza, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci.


   La Camera,

   premesso che:

    a prescindere dall'assoluta inopportunità dell'intervento normativo a sostegno degli stipendi dei componenti del Governo, preme ai firmatari rappresentare in questa sede la dissonanza tra i commi da 892 a 906 (ex articolo 123, e il comma 825, lettera a)), (ex articolo 110, comma 4, lettera a)), del provvedimento in titolo;

    il comma 892, finanzia con 200 milioni di euro per l'anno 2025 «spese per l'attivazione, la locazione, la gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza», genericamente e indistintamente, senza specifica normativa o riserva di utilizzo, ciò che contrasta con i princìpi di trasparenza cui deve attenersi l'azione dei pubblici uffici, già ab soluti dalla responsabilità contabile, ostacola l'esercizio delle funzioni parlamentari inerenti al controllo e alla gestione dell'utilizzo dei Fondi e dell'allocazione delle relative risorse, anche con riguardo alla valutazione dei risultati rispetto agli obiettivi – si segnala, in proposito, che la legge di bilancio per il 2024 recava espressamente il finanziamento di un Fondo specifico, per l'anno 2025 e per 190 milioni di euro, per «misure urgenti connesse all'accoglienza dei migranti e in favore dei minori non accompagnati» e ne disponeva il successivo riparto tra gli enti locali interessati;

    il comma 825, lettera a), riduce il turn over delle forze di polizia e dei vigili del fuoco per l'anno 2026, invece che per il 2025, come era nel testo originario – in aperta contraddizione, anche se potrebbe essere mero frutto di una svista, per quanto eclatante, con il decreto-legge cosiddetto «PA» dei primi mesi del 2023, che aveva posticipato proprio a decorrere dall'ottobre 2025 il reclutamento di un certo numero, per quanto ridotto, di unità di personale del comparto sicurezza;

    tra le due leggi di bilancio si è insinuata quell'ampia falla ordinamentale e giuridica nonché voragine finanziaria apertasi con il Protocollo Italia-Albania, che continua a produrre gravi forzature del sistema di gestione dei flussi migratori, non solo a fronte di numeri dell'immigrazione ampiamente ridotti da ben prima della sua ideazione, ma proprio a fronte del fatto che i due centri di detenzione e il piccolo carcere realizzati in territorio albanese a nostre spese – ancora in fase di realizzazione per onorare i bandi e gli appalti conclusi per giungere ad avere 3.000 posti per i migranti – sono vuoti sostanzialmente dalla loro apertura, da mesi, dunque, nonostante la numerosa presenza e il dispendio di personale delle forze di polizia a guardia del nulla;

    prima dell'idea dell'accordo con l'Albania, il Governo ha stanziato risorse, tuttora vigenti e impegnate, destinate alla realizzazione sul territorio nazionale, da parte del Ministero dell'interno e del Genio militare, di almeno dieci nuovi centri di trattenimento per migranti – sembrerebbe, dunque, che il massiccio esborso per l'attuazione del Protocollo si sommi a questi altri centri da realizzare nel nostro Paese e la cifra dovrebbe aggirarsi intorno a (altri) 30 milioni di euro;

    nei giorni scorsi, è giunto il rapporto scioccante del Consiglio d'Europa sulle condizioni inumane e degradanti in cui vivono i migranti trattenuti nei centri sul territorio nazionale – in proposito, i firmatari rammentano i provvedimenti d'urgenza del Governo, unitamente alle proposte emendative della maggioranza parlamentare accolte, che hanno ridotto o eliminato la gran parte dei servizi di assistenza – psicologica, sanitaria, legale, linguistica –: «pessime condizioni materiali, assenza di un regime di attività, approccio sproporzionato alla sicurezza, qualità variabile dell'assistenza sanitaria e mancanza di trasparenza da parte degli appaltatori privati»;

    il provvedimento in titolo, al pari della legge di bilancio per il 2024, non prevede alcuna misura dedicata al potenziamento dell'organico delle forze di polizia, eppure, dalle statistiche sulla criminalità (Dipartimento della pubblica sicurezza) del secondo semestre 2023 era già emerso un quadro allarmante, confermato per l'anno in corso: si interrompe per la prima volta il progressivo calo della criminalità predatoria in corso dal 2013; i reati e gli illeciti tornano in strada, soprattutto nei contesti urbani densamente popolati, ove si rilevano «picchi»; allarma l'incremento dei reati cosiddetti «predatori» l'incremento di furti, rapine nelle abitazioni e nella pubblica via, in calo da molti anni, delle estorsioni; illeciti strettamente connessi «alla congiuntura economica nazionale, al crescente disagio sociale», come dichiarato dal Servizio analisi criminale della pubblica sicurezza, che ha rilevato «segnali di preoccupazione»;

    i firmatari rammentano che lo stesso Governo, nel recente decreto cosiddetto «flussi 2025 e Paesi sicuri», ha utilizzato, per la copertura di oneri finanziari di proposte emendative proprie, le risorse del Protocollo Italia-Albania – risorse con evidenza sovrastimate ed esorbitanti, e, al di là di ogni valutazione politica, anche rispetto alla semplice e popolare equazione «costi-benefìci», un impegno finanziario enorme per le casse del nostro Stato, che i firmatari hanno inteso sottoporre al vaglio della Corte dei conti ai fini della verifica di un eventuale danno erariale;

    il Ministro dell'interno è chiamato, per legge, alla trasmissione di una relazione alle Camere sulla gestione del fenomeno migratorio – l'ultima relazione trasmessa risale al novembre 2022 e si riferisce alla gestione dell'anno 2021,

impegna il Governo:

ferme restando le prerogative parlamentari, anche in termini di funzioni di indirizzo e controllo:

  a) ad assumere iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, per procedere tempestivamente al reclutamento di personale delle forze di polizia e dei vigili del fuoco tale da completare le piante organiche, tramite scorrimento delle graduatorie vigenti e, per i posti eventualmente residui, attraverso procedure concorsuali semplificate, anche al fine di garantire le maggiori esigenze di sicurezza connesse al Giubileo, a tal fine utilizzando le risorse di cui all'articolo 6 della legge 21 febbraio 2024, n. 14, di ratifica ed esecuzione del Protocollo Italia-Albania, anche rivedendone la sua vigenza ai sensi dell'articolo 13 del Protocollo medesimo;

  b) a trasmettere alle Camere, entro il mese di giugno 2024, per il tramite di una relazione, le risultanze e i dati in ordine alla gestione dell'immigrazione e delle frontiere esterne nonché del funzionamento del sistema di accoglienza e delle misure, anche penali, assunte ai sensi dei provvedimenti adottati a decorrere dal decreto-legge 2 gennaio 2023, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 15, e fino al termine dell'anno 2024, in particolare, a tal fine riportando i dati relativi all'ubicazione, alla ricezione, alla gestione, alle procedure autorizzative dei centri governativi e dei C.A.S. di accoglienza e dei centri di permanenza e rimpatrio, anche di nuova realizzazione, nonché i termini dei capitolati in ordine ai servizi da erogare nei predetti centri e i dati sull'entità e l'utilizzo delle risorse finanziarie, anche di assegnazione comunitaria, finalizzate alla gestione dei flussi migratori e alle misure per l'inclusione e l'integrazione degli stranieri nel periodo sopraindicato.
9/2112-bis-A/65. Alfonso Colucci, Alifano, Auriemma, Penza, Morfino, Serracchiani, Caso.


   La Camera,

   premesso che:

    a prescindere dall'assoluta inopportunità dell'intervento normativo a sostegno degli stipendi dei componenti del Governo, preme ai firmatari rappresentare in questa sede la dissonanza creata dalla riduzione del turn over delle forze di polizia di cui al comma 825, lettera a) (ex articolo 110, comma 4, lettera a);

    la norma in parola, nella sua versione successiva ad una modifica recata in sede referente, riduce il turn over delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco spostandolo all'anno 2026, rispetto al 2025 del testo originario;

    il semplice turn over riportato al 100 per cento per il 2025 non sarà comunque sufficiente a reintegrare il comparto sicurezza, stante le forti carenze di personale rispetto alle piante organiche;

    il provvedimento in titolo, al pari della legge di bilancio per il 2024, non prevede alcuna misura dedicata al potenziamento dell'organico delle forze di polizia, eppure, dalle statistiche sulla criminalità (Dipartimento Polizia di Stato) del secondo semestre 2023 era già emerso un quadro allarmante, confermato per l'anno in corso: si interrompe per la prima volta il progressivo calo della criminalità predatoria in corso dal 2013; i reati e gli illeciti tornano in strada, soprattutto nei contesti urbani densamente popolati, ove si rilevano «picchi»; allarma l'incremento dei reati cosiddetti «predatori» l'incremento di furti, rapine nelle abitazioni e nella pubblica via, in calo da molti anni, delle estorsioni; illeciti strettamente connessi «alla congiuntura economica nazionale, al crescente disagio sociale», come dichiarato dal servizio Analisi criminale della Polizia di Stato, che ha rilevato «segnali di preoccupazione»;

    nella sua relazione sull'anno 2023, la DIA ha rilevato l'aumento dei casi di intimidazioni delle mafie e della criminalità organizzata nei confronti degli amministratori locali, sia consiglieri comunali sia sindaci a sindaci e consiglieri e ciò, sembrerebbe, nei luoghi «dove non arriva la corruzione», nel senso che, si rileva nella relazione, «ci sono episodi di collusione negli apparati politico-amministrativi come dimostra la lunga serie di consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose», ma «dove i tanti pubblici amministratori si oppongono a queste infiltrazioni sono oggetto di danni e minacce affinché si pieghino a queste organizzazioni»;

    preme ai firmatari segnalare l'esigenza di un rafforzamento dei presìdi territoriali in tutto il territorio nazionale, anche a fronte delle condizioni di precarietà sociale ed economica in cui versano persone e famiglie in numero sempre più grande a causa dell'elevata incertezza economica del Paese, corroborata dai più recenti dati statistici, aggravata dalle tensioni sullo scenario internazionale e dal protrarsi di due guerre ai confini dell'Europa, che rischiano di acuire difficoltà economiche e minacce terroristiche;

    in particolare, risulta urgente rafforzare, in termini di presìdi di polizia e relativo personale, le zone con alti indici di episodi di criminalità, presenza criminale e mafiosa ovvero ove si consumino atti di violenza o intimidazione; in proposito, preme ai firmatari sottolineare la condizione del territorio dell'area metropolitana di Napoli, in cui non pochi commissariati hanno un territorio di competenza vastissimo, che a volte arriva a comprendere anche duecentomila abitanti, ma sono enormemente sotto organico, quale è il caso di Acerra, che svolge le funzioni ed esercita la propria giurisdizione su sei comuni, così come, in comuni degni di nota per l'alta densità di crimine organizzato, episodi di criminalità, anche efferati, e situazioni di rischio e degrado, non possano contare su un commissariato o un posto fisso di polizia, quale è il caso di Caivano, il quale dipende dal commissariato del comune di Afragola, anch'esso territorio funestato da rapine, aggressioni e violenza minorile;

    a fronte dell'esigenza di maggiore controllo e incisività nella lotta alla criminalità organizzata e dell'incremento dei servizi a tutela della sicurezza pubblica e dell'integrità dei cittadini, segnatamente nelle aree ad alto indice di criminalità, carenti di presìdi e di organico anche in proporzione al territorio in cui esercitano le loro funzioni,

impegna il Governo

ferme restando le prerogative parlamentari, anche in termini di funzioni di indirizzo e controllo, ad assumere, nell'anno 2025, con l'adozione di un provvedimento successivo, iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, volte ad introdurre misure, corredate delle risorse finanziarie necessarie, di rafforzamento della presenza di presìdi e di integrazione delle piante organiche, attraverso lo scorrimento di graduatorie vigenti e di procedure concorsuali semplificate, in particolare nei territori dell'area indicata in premessa, assicurando al contempo i mezzi e le dotazioni strumentali necessarie.
9/2112-bis-A/66. Auriemma, Alifano, Alfonso Colucci, Penza, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    preme ai firmatari sottoporre, anche in combinato disposto, due questioni, concernenti la necessità di favorire la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e la nuova imprenditorialità, in particolare giovanile, attraverso il sostegno alle start-up e alle piccole e medie imprese, e l'esigenza di una politica nazionale di coesione territoriale e di sviluppo, di contrasto alla marginalizzazione e ai fenomeni di declino demografico propri delle aree interne del nostro Paese;

    tali aree, fragili, lontane dai servizi principali e spesso anche essenziali quali istruzione, salute e mobilità, a forte rischio di spopolamento, con svantaggi di natura geografica, sono rappresentate da circa 4.000 comuni e interessano 13 milioni di abitanti;

    occorre che le aree interne siano oggetto di azioni e politiche pubbliche continue e costanti, ispirate ad un approccio integrato – come dovrebbe essere secondo la Strategia nazionale ad esse rivolta – che possa offrire risposte alle sfide costituite dalla loro condizione e posizione e, in particolare, rendere la popolazione, segnatamente i giovani, in grado di poter scegliere se andarsene o restare, perché esistono delle opportunità di crescita e sviluppo locale,

impegna il Governo:

ferme restando le prerogative parlamentari, ad assumere iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, in occasione dell'adozione di un provvedimento successivo, volte a promuovere la nascita e l'insediamento di start-up e piccole e medie imprese innovative e la diffusione delle nuove tecnologie nell'ambito dei piccoli comuni delle aree interne, a tal fine prevedendo, per le predette start-up e piccole e medie imprese ivi insediate:

  a) l'incentivo dell'esonero integrale dai contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, fatta salva l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, per le assunzioni di lavoratori con contratto di lavoro subordinato;

  b) una maggiorazione del credito di imposta sul costo aziendale riferito all'assunzione di personale qualificato da impiegare in attività di ricerca e sviluppo, al fine di pervenire ad una misura del beneficio pari al 50 per cento.
9/2112-bis-A/67. Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Morfino, Toni Ricciardi, Raffa, Caramiello, Iaria.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame reca alcune parziali misure di intervento in materia di crescita, infrastrutture e investimenti, tra cui talune disposizioni in materia di credito d'imposta ZES;

    in particolare, apportando modifiche all'articolo 16, del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, si estende al 2025 il credito d'imposta nella Zona economica speciale unica (ZES unica) per investimenti realizzati dal 1° gennaio al 15 novembre 2025;

    a seguito dell'approvazione di un emendamento in sede referente, il limite di spesa per il riconoscimento di tale credito d'imposta è stato innalzato a 2,2 miliardi ma esclusivamente per l'anno 2025;

    il comma 4, dell'articolo 16, del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, ha altresì disposto un limite minimo di investimento per beneficiare del credito di imposta ZES, per cui non possono accedere all'agevolazione i progetti di importo inferiore a 200 mila euro. Tale soglia minima per gli investimenti agevolabili, che non era prevista nella normativa previgente, è stata introdotta con la riforma della ZES unica, con conseguente grave pregiudizio per il tessuto produttivo italiano, costituito per la maggior parte dalla piccola e media impresa, in particolare nel Mezzogiorno;

    l'attuale soglia di 200 mila euro rischia di diventare inaccessibile per molte medie, piccole e micro imprese, che nonostante siano coinvolte in investimenti significativi, non raggiungono tale soglia-limite minimo restando di fatto emarginate, nonostante costituiscano la quasi totalità del sistema produttivo italiano, specialmente nelle regioni meridionali. Tale scelta del legislatore rischia pertanto di penalizzare le aziende più piccole, fondamentali per la transizione ecologica, digitale ed energetica del territorio e di frenare il volume degli investimenti nel Mezzogiorno;

    nel contesto dell'assemblea nazionale della CNA del 15 novembre 2024, il Ministro delle imprese e del made in Italy ha testualmente affermato che, in ordine al credito ZES, «stiamo provando ad estender[lo] anche agli investimenti inferiori ai 200.000 euro»,

impegna il Governo

ad intraprendere tutte le necessarie iniziative, specie di carattere legislativo, volte a dare seguito a quanto annunciato dal Ministro delle imprese e del made in Italy in ordine all'estensione dell'attuale contributo sotto forma di credito di imposta ZES unica anche agli investimenti inferiori ai 200 mila euro, rivedendo al ribasso l'attuale soglia minima per gli investimenti incentivabili e allargando di conseguenza la platea dei beneficiari, al fine di sostenere il tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno, garantendo al contempo il superamento del divario economico e sociale delle regioni del Sud rispetto alle altre aree del Paese, in linea con gli obiettivi del PNRR in termini di rimozione degli squilibri economici e sociali e di effettiva riduzione delle differenze territoriali.
9/2112-bis-A/68. Scerra, Morfino, Dell'Olio.


   La Camera,

   premesso che:

    la legge di bilancio rappresenta il provvedimento che più di ogni altro, nell'ambito di una visione e di una strategia complessive orientate alle opportunità di crescita e sviluppo, incide sul sistema Paese, sulle categorie produttive e, in generale sulla collettività;

    ad avviso dei firmatari del presente atto l'inopportunità dell'intervento normativo a sostegno delle spese di trasporto da e per il luogo di residenza dei Ministri e dei Sottosegretari non eletti al Parlamento e non residenti a Roma, diventa assoluta per la sua iniquità e la sua dissonanza a fronte delle contestuali condizioni economico-finanziarie del Paese e dei cittadini, registrate dagli organismi statistici, e a fronte del peso dell'inflazione, condizioni che si sommano ai dati sulla criminalità predatoria, per la prima volta in aumento dopo oltre dieci anni di calo costante, connessa al «crescente disagio sociale, che desta allarme e preoccupazione», come dichiarato dallo stesso Servizio analisi criminale della polizia di Stato, autore della relazione sull'indice di criminalità, riferito all'anno 2023 e confermato anche per il 2024 – un mix dai potenziali effetti esplosivi in termini sociali;

    per quanto riguarda i dati economici, l'analisi ISTAT divulgata lo scorso novembre registra l'aumento di luce e gas su base annua, passato dal +3,9 per cento al +7,4 per cento, a cui conseguono gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari freschi, dal +3,4 per cento al +3,8 per cento: c'è un'inflazione che, soprattutto in settori molto sensibili per le fasce medio-basse, continua a colpire implacabilmente, senza dimenticare che la situazione contingente si somma e certamente non cancella quel +14 per cento di inflazione cumulata che si è abbattuta sugli italiani nel biennio 2022-2023;

    a ciò si aggiungano i dati sulla popolazione giovanile, che fotografano una condizione di forte svantaggio che necessiterebbe di un incisivo impegno da parte del decisore pubblico, anche al fine di scongiurare le ricadute negative che ciò comporterà sul futuro e sulla sostenibilità sociale del Paese tutto;

    le massicce risorse conquistate dal Governo italiano nell'anno 2020 e confluite nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, derivano dallo strumento finanziario messo in campo dall'Unione europea ai fini della ripresa post pandemica negli Stati membri e denominato, non certo per caso, «Next Generation», in quanto espressamente dedicato alle giovani e nuove generazioni e al loro futuro;

    la parità generazionale è uno degli obiettivi trasversali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che reca obiettivi da raggiungere e specifiche clausole da rispettare;

    con riguardo alla condizione delle giovani generazioni, il nostro Paese si distingue, in ambito europeo, per una bassa mobilità sociale nonché per il basso livello dei salari, al limite dello sfruttamento, e per la estesa precarizzazione dei contratti di lavoro, concause principali della tardiva autonomia ed emancipazione giovanili;

    preme ai firmatari rammentare che una proposta emendativa presentata prevedeva di incrementare in modo sostanzioso il Fondo destinato a contribuire alle spese di alloggio per gli studenti universitari fuori sede – a fronte del grave ritardo con il quale procedono le misure della relativa Missione PNRR – che la riformulazione del Governo ha ridotto ad un solo milione di euro, decisione che fa il paio con l'incremento accordato alle pensioni minime, pari a 8 euro mensili;

    tutte le predette questioni rendono sconcertante l'intervento normativo in parola,

impegna il Governo

ferme restando le prerogative parlamentari, a riconsiderare l'intervento normativo in premessa, volto a coprire le spese dei Ministri e dei Sottosegretari del Governo per i viaggi di andata e ritorno dalla loro residenza a Roma, valutandone gli effetti applicativi in ordine alla sua inopportunità e alla sua iniquità, alla luce dei dati sull'economia del Paese e sulle condizioni economiche e sociali delle persone, delle famiglie e dei giovani illustrate in premessa, al fine di assumere le iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, affinché gli effetti finanziari siano destinati al sostegno delle spese per l'alloggio degli studenti universitari fuori sede, incrementando, per lo stesso importo, il relativo Fondo.
9/2112-bis-A/69. Baldino, Morfino.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, un incremento delle risorse destinate alle spese per l'alloggio degli studenti universitari fuori sede, incrementando il relativo Fondo.
9/2112-bis-A/69. (Testo modificato nel corso della seduta)Baldino, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'atto in esame reca pochi interventi di rilievo per quanto riguarda il comparto dei trasporti, non vi è traccia di questioni cruciali tra cui la mobilità sostenibile, la portualità, l'intermodalità e il settore aereo;

    la Metro 2 di Torino è uno dei principali interventi per il futuro di una mobilità sostenibile torinese e attraverso la sua realizzazione si andrebbe incontro anche alle necessità di spostamento tra i comuni della città metropolitana e il suo capoluogo necessaria anche per rilanciare le periferie e la più volte citata Barriera di Milano e quindi molto più urgente per i torinesi di un collegamento serale con Milano;

    la linea Metro 2 è uno strumento fondamentale per la riduzione del traffico e delle polveri sottili che sappiamo essere uno dei problemi di tutto il bacino padano di cui la città di Torino fa parte;

    il tracciato della metro è stato rivisto ed esteso proprio per garantire la sostenibilità finanziaria dell'infrastruttura, che verrebbe a mancare qualora l'opera non potesse essere completata nella sua interezza;

    la mancanza di sostenibilità finanziaria creerebbe quindi la necessità di ulteriori finanziamenti per garantire l'esercizio, vanificando i presunti risparmi sui finanziamenti per il completamento;

    secondo gli studi prodotti sull'opera, il completamento della stessa, ridurrebbe di circa 200.000 auto giornaliere il traffico nella metropoli torinese, riducendo quindi non solo l'inquinamento ambientale, ma anche la congestione e l'incidentalità, diminuendo i costi per le imprese ed i cittadini e riducendo anche i costi sanitari legati a cure e riabilitazioni,

impegna il Governo

a garantire i finanziamenti necessari per assicurare il completamento del tracciato originario della linea Metro 2 di Torino, con particolare riguardo alla copertura economica correlata all'aumento dei costi dei materiali.
9/2112-bis-A/70. Iaria, Cantone, Carmina, Dell'Olio, Donno, Fede, Torto, Traversi, Morfino, Berruto, Grimaldi.


   La Camera,

   premesso che:

    la Metro 2 di Torino è uno dei principali interventi per il futuro di una mobilità sostenibile torinese e attraverso la sua realizzazione si andrebbe incontro anche alle necessità di spostamento tra i comuni della città metropolitana e il suo capoluogo necessaria anche per rilanciare le periferie e la più volte citata Barriera di Milano e quindi molto più urgente per i torinesi di un collegamento serale con Milano;

    la linea Metro 2 è uno strumento fondamentale per la riduzione del traffico e delle polveri sottili che sappiamo essere uno dei problemi di tutto il bacino padano di cui la città di Torino fa parte;

    il tracciato della metro è stato rivisto ed esteso proprio per garantire la sostenibilità finanziaria dell'infrastruttura, che verrebbe a mancare qualora l'opera non potesse essere completata nella sua interezza;

    la mancanza di sostenibilità finanziaria creerebbe quindi la necessità di ulteriori finanziamenti per garantire l'esercizio, vanificando i presunti risparmi sui finanziamenti per il completamento;

    secondo gli studi prodotti sull'opera, il completamento della stessa, ridurrebbe di circa 200.000 auto giornaliere il traffico nella metropoli torinese, riducendo quindi non solo l'inquinamento ambientale, ma anche la congestione e l'incidentalità, diminuendo i costi per le imprese ed i cittadini e riducendo anche i costi sanitari legati a cure e riabilitazioni,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di prevedere i finanziamenti necessari per assicurare il completamento del tracciato originario della linea Metro 2 di Torino.
9/2112-bis-A/70. (Testo modificato nel corso della seduta)Iaria, Cantone, Carmina, Dell'Olio, Donno, Fede, Torto, Traversi, Morfino, Berruto, Grimaldi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'atto in esame reca pochi interventi di rilievo per quanto riguarda il comparto trasporti, non vi è traccia di questioni cruciali tra cui la mobilità sostenibile, la portualità, l'intermodalità e il settore aereo;

    tra le misure esaminate nella scorsa legge di bilancio con una certa preoccupazione non solo per la fattibilità dell'opera ma per le ingenti risorse che questa avrebbe impegnato, c'è certamente quella relativa ai lavori relativi al ponte sullo stretto di Messina;

    in particolare, la vicenda del ponte è oggetto di grande attenzione da parte dell'opinione pubblica proprio a causa del costo che – come più volte sostenuto in questo anno – è aumentato a causa delle gravi mancanze del progetto originario su cui si è ripreso a lavorare senza procedere a nuova gara;

    come è noto nell'ambito del Documento di economia e finanzia 2023, il progetto del ponte è stato introdotto tra le principali misure del Ministero delle infrastrutture e trasporti, con una previsione di investimento totale di circa 13 miliardi. Al finanziamento si sarebbe dovuto provvedere mediante: le risorse messe a disposizione dalle regioni a valere, in particolare, sui Fondi per lo sviluppo e la coesione 2021-2027; l'individuazione, in sede di definizione della legge di bilancio 2024, della copertura finanziaria pluriennale a carico del bilancio dello Stato; i finanziamenti privati contratti sul mercato nazionale e internazionale; l'accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe Facility – CEF; nell'attuale legge di bilancio il Governo, per mezzo di un emendamento della maggioranza, ha reso noti i nuovi costi e le nuove disposizioni finanziarie di copertura dell'opera;

    sul punto è importante mettere in luce due elementi: l'aumento netto del costo dell'opera e il loro reperimento per circa quattro miliardi dal Fondo di sviluppo e coesione assegnati a Calabria e Sicilia;

   considerato che:

    l'attraversamento dinamico dello stretto di Messina per mezzo di navi veloci e ambientalmente sostenibili è stato oggetto di attenzione del Governo Conte, in particolare, era prevista una commissione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti volta alla definizione di un sistema unitario, anche dal punto di vista tariffario, delle forme di attraversamento dinamico dello Stretto, inclusi i collegamenti marittimi veloci di passeggeri e i servizi di trasporto pubblico locale a terra, assicurando integrazione delle reti, accessibilità, qualità, flessibilità adeguate alle esigenze di mobilità attuali e future. Nel testo in esame le risorse per detta misura, con particolare riferimento all'acquisto di nuovi navigli, sono state definanziate;

    alla luce di quanto esposto in premessa è evidente la riduzione che la regione Calabria e la Regione Siciliana dovranno registrare nei propri bilanci a scapito dunque delle tante piccole opere urgenti di cui necessitano e per cui il Fondo di sviluppo e coesione non potrà più essere destinato,

impegna il Governo:

   a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di provvedere, anche con futuri provvedimenti, a una rimodulazione dei costi per l'attraversamento stabile dello stretto di Messina, scongiurando l'attuale ripartizione che impegna le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027;

   a investire le risorse necessarie all'efficientamento del naviglio in uso per l'attraversamento dello stretto di Messina.
9/2112-bis-A/71. Cantone, Morfino, Fede, Iaria, Traversi, Carmina, Dell'Olio, Donno, Torto, Aiello, Tucci.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame reca alcune parziali misure di intervento in materia di crescita, infrastrutture e investimenti;

    in particolare, il provvedimento in esame reca, tra le altre, norme di rifinanziamento di interventi in materia di investimenti e infrastrutture a partire dal 2027 e fino al 2036;

    tra gli interventi infrastrutturali stradali e autostradali, primaria importanza riveste a livello nazionale la realizzazione dell'asse strada statale 106 Sibari-Catanzaro che risponde alla necessità di assicurare a tutti i cittadini, e in particolar modo ai calabresi, una infrastruttura nuova, moderna e più sicura nei collegamenti fra le popolose zone della Calabria jonica;

    l'articolo 1, comma 511, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), ha autorizzato la spesa complessiva di 3.000 milioni per il periodo 2023-2037, per la realizzazione di lotti funzionali del nuovo asse viario Sibari-Catanzaro della SS 106 «Jonica»;

    con l'approvazione di un emendamento in fase di esame in sede referente della manovra finanziaria attualmente all'esame delle Camere, il nuovo asse viario Sibari-Catanzaro della strada statale 106 «Jonica» è stato parzialmente rifinanziato con la modulazione della spesa complessiva fino al 2037, attingendo le risorse finanziarie a valere sul Fondo di sviluppo e coesione, programmazione 2021-2027;

    la necessità di ridurre l'arco temporale per gli interventi strutturali e di messa in sicurezza dell'asse Sibari-Catanzaro, attualmente previsti su 14 anni, appare giustificato sia in ordine alla strategicità del collegamento per il sud Italia, sia per ragioni di sicurezza, a causa del susseguirsi di tragici incidenti sul suddetto asse viario;

    l'autorizzazione alla realizzazione dei lotti funzionali in un periodo più breve assicurerebbe, oltre ad una infrastruttura nuova, moderna e più agevole nei collegamenti fra le popolose zone della Calabria jonica, una più sicura via di percorrenza per i cittadini,

impegna il Governo

ad intraprendere tutte le necessarie iniziative volte ad accelerare la realizzazione dei lotti funzionali del nuovo asse viario Sibari-Catanzaro della strada statale 106 «Jonica», riducendo l'arco temporale previsto per gli interventi strutturali e di messa in sicurezza, al fine di migliorare, con l'urgenza prevista dal caso, la sicurezza e la viabilità di una delle principali direttrici viarie del Meridione.
9/2112-bis-A/72. Scutellà, Morfino, Simiani, Pellegrini, Tucci, Orrico, Carè, Iaria, Amato.


   La Camera,

   premesso che:

    la situazione internazionale continua a deteriorarsi ulteriormente a causa del protrarsi del conflitto bellico in atto in Ucraina, con l'aumento di produzione di armi e munizioni, e dell'allargamento del conflitto in Medio Oriente che sta comportando una forte destabilizzazione regionale;

    negli ultimi anni abbiamo assistito ad una svolta militarista degli Stati membri dell'Unione europea, come dimostrato dalle recenti politiche sia nazionali che europee volte al rafforzamento della base industriale della difesa, in direzione di una vera e propria corsa al riarmo;

    tale scenario ha avuto un forte impatto sui risultati economici e finanziari delle aziende del settore difesa con una notevole crescita in tutti gli indici, come confermato dal report sul Sistema difesa dell'area studi Mediobanca, che analizza i dati finanziari di 40 multinazionali e 100 aziende italiane del settore, presentato il 25 novembre 2025, in occasione dell'evento «The Defense era: capital and innovation in the current geopolitical cycle». I conflitti in corso hanno spinto la spesa globale per la difesa all'ammontare record di 2.443 miliardi di dollari nel 2023 segnando una crescita pari al 6,8 per cento rispetto al 2022;

    entro la fine dell'anno, secondo il rapporto sul settore dell'area studi di Mediobanca, i ricavi saliranno del 9 per cento alla fine di quest'anno, a un ritmo più che doppio rispetto a quello del Pil globale (+3,2 per cento) con i gruppi europei in accelerazione rispetto ai grandi gruppi statunitensi;

    per quanto riguarda le aziende italiane, il rapporto evidenzia il ruolo di Leonardo e Fincantieri, con ricavi rispettivamente di 11,5 miliardi e 2 miliardi, nonché delle 100 principali aziende del settore, spesso operanti anche nel settore dual use, che nel 2023 hanno raggiunto un fatturato aggregato di 40,7 miliardi di euro, di cui il 49 per cento ricavato dalla difesa, in crescita del 6,6 per cento rispetto al 2022;

   considerato che:

    lo stato di previsione del Ministero della difesa di cui alla Tabella 12 riporta una dotazione complessiva di competenza di spese finali pari a 29.605,8 milioni di euro per l'anno 2025. Le misure inerenti la difesa attuate con le sezioni I e II del disegno di legge di bilancio hanno determinato un incremento delle spese finali di 1.689,6 milioni di euro. In particolare, gli effetti finanziari complessivi ascrivibili alla manovra di sezione II determinano un incremento della spesa pari a circa 1.506,4 milioni di euro, imputabile unicamente all'incremento della spesa in conto capitale;

    tali spese di investimento derivano principalmente da rifinanziamenti relativi al programma 5.10 «Pianificazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento degli armamenti, ricerca, innovazione tecnologica, sperimentazione e procurement militare». Nel dettaglio, un rifinanziamento per 1,5 miliardi del Fondo per spese di investimento del Ministero della difesa, da definanziamenti per circa 106 milioni di euro e da una riprogrammazione per 136 milioni di euro delle spese di investimento relative alle unità navali DDX e Fremm Evo;

    il citato Fondo è il principale strumento di finanziamento dei programmi d'ammodernamento dello strumento militare, in particolare dei sistemi d'arma e il suo corposo rifinanziamento conferma la tendenza sempre crescente ad aumentare le spese di investimento militari a scapito di investimenti volti al miglioramento delle condizioni socio-economiche dei cittadini,

impegna il Governo:

   ad adottare urgentemente le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte a una graduale diminuzione delle spese per i sistemi di armamento, che insistono sul bilancio dello Stato, al fine di non distrarre ingenti risorse che potrebbero contribuire al sostegno di misure di carattere sociale;

   ad adottare, nel prossimo provvedimento utile, misure di carattere normativo volte ad introdurre una imposta straordinaria sui cosiddetti extraprofitti netti conseguiti dalle aziende del settore dell'industria della difesa a seguito del mutato contesto geopolitico internazionale.
9/2112-bis-A/73. Pellegrini, Baldino, Lomuti, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca diverse disposizioni in materia di contrasto dell'evasione fiscale;

    tra le misure collegate a tale obiettivo, e in generale alla manovra di bilancio, l'istituto del concordato preventivo biennale (CPB) assume particolare rilevanza;

    l'Agenzia delle entrate, con una, ad avviso dei firmatari del presente atto, discutibile interpretazione, ha sancito l'irrevocabilità dell'adesione al concordato preventivo biennale;

    in sostanza, secondo l'Agenzia, l'adesione al concordato sarebbe irretrattabile anche nel caso in cui la rinuncia all'adesione sia stata manifestata con la trasmissione di una dichiarazione correttiva nei termini ovvero entro lo scorso 31 ottobre 2024 o entro nel nuovo termine del 12 dicembre, escludendo ogni forma di ripensamento da parte del contribuente ancor prima della produzione di effetti da parte del concordato;

    la posizione assunta dall'Agenzia rischia di compromettere definitivamente il rapporto di fiducia e collaborazione tra amministrazione finanziaria e contribuenti, oltre che essere in contrasto con la disciplina dell'istituto nonché foriera di contenziosi;

    pur ribadendo la contrarietà avverso lo strumento del concordato, da sempre manifestata dal Gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle, si ritiene comunque necessario preservare il principio di leale cooperazione e buona fede nel rapporto tra amministrazione e contribuenti,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative, anche di carattere normativo, per chiarire i termini di revocabilità della proposta concordataria da parte del contribuente, garantendo al contribuente la libertà di scelta in merito alla permanenza nel regime concordatario, in armonia con il principio della leale collaborazione tra amministrazione finanziaria e contribuenti e della capacità contributiva effettivamente manifestata dal contribuente.
9/2112-bis-A/74. Fenu, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    sono milioni le persone che, per motivi di lavoro, vivono in una regione diversa da quella di origine o di crescita;

    secondo i dati diffusi da Eurostat in merito al pendolarismo dei lavoratori dipendenti in Europa, sono circa 630 mila i lavoratori dipendenti italiani che si spostano quotidianamente da una regione all'altra per motivi di lavoro;

    gli spostamenti sono concentrati soprattutto verso le regioni del Centro-Nord, maggiormente attrattive per opportunità di lavoro;

    secondo uno studio condotto dall'Osservatorio del lavoro della regione Veneto, la percentuale di lavoratori fuori sede proveniente da altre regioni è superiore al 10 per cento del totale degli occupati;

    i lavoratori fuori sede sono costretti a sopportare considerevoli costi per la permanenza lontano da casa, in particolare per esigenze abitative e soprattutto con riferimento alle grandi città;

    le difficoltà finanziarie, spesso non sorrette da adeguate retribuzioni, sono causa frequente di rinuncia ad occasioni di lavoro ove condizionate allo spostamento dalla regione di residenza abituale;

    tale difficoltà non riguarda solo il mercato del lavoro privato ma anche quello del pubblico impiego, in particolare alcuni settori (come quello dell'istruzione) caratterizzati da un livello medio delle retribuzioni non allineato al reale costo della vita;

    è necessario sostenere i costi dei lavoratori fuori sede, al fine di evitare la rinuncia ad occasioni di lavoro,

impegna il Governo

a introdurre misure di sostegno finanziario per i lavoratori che abbiano trasferito la residenza in un comune di lavoro situato in una regione diversa da quella di residenza, a partire dalle fasce di reddito medio basse e agli spostamenti di maggiore distanza, favorendo l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto per i settori del pubblico impiego caratterizzati da una carenza di personale e da una maggiore difficoltà nella copertura dei posti disponibili.
9/2112-bis-A/75. Raffa, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    la manovra di bilancio opera diversi tagli e definanziamenti di misure vigenti;

    tra le misure colpite vi sono anche le risorse derivanti dagli effetti della decisione C(2024) 4512 final del 25 giugno 2024 della Commissione europea che hanno disposto la sospensione dell'agevolazione contributiva per l'occupazione in aree svantaggiate cosiddetta decontribuzione Sud, pari a 5,5 miliardi nel 2025, 3,3 miliardi nel 2026 e 3,4 miliardi nel 2027;

    in particolare, conformemente a quanto deciso dalla Commissione europea, la disciplina dell'esonero contributivo parziale in favore dei datori di lavoro del settore privato, troverà applicazione fino al 31 dicembre 2024, con riferimento ai contratti di lavoro subordinato stipulati entro il 30 giugno 2024;

    con il provvedimento in esame, a seguito delle modifiche apportate in sede referente, si reintroduce l'esonero contributivo per le imprese del Mezzogiorno per le annualità dal 2025 al 2029;

    la misura dell'entità dell'esonero e l'introduzione di specifici massimali su base mensile (soprattutto per il primo anno di applicazione) non compensano gli effetti della decontribuzione soppressa, come peraltro reso evidente dalle risorse stanziate per la copertura degli oneri finanziari, stimati in 1,6 miliardi per l'anno 2025, 1,5 per gli anni 2026 e 2027, 1,3 per l'anno 2028, 1 miliardo per l'anno 2029 e 81 milioni per l'anno 2030;

    il taglio delle risorse destinate alla misura decontribuzione Sud e il depotenziamento del relativo impatto, non può considerarsi attenuato neppure dal rifinanziamento di altre misure dedicate all'occupazione o perché estese all'intero territorio nazionale (come il bonus giovani e il bonus donne) o perché con portata molto ridotta in termini di risorse disponibili (come nel caso del bonus ZES unica); misure che in ogni caso non sono cumulabili con la decontribuzione in commento;

    incerta è invece la decontribuzione introdotta per le grandi imprese, essendo necessaria l'autorizzazione della Commissione europea, restando in ogni caso sospesa fino all'adozione della decisione;

    «Decontribuzione Sud» è un'agevolazione contributiva, introdotta dal decreto-legge n. 104 del 2020 al fine di contenere il perdurare degli effetti straordinari sull'occupazione, determinati dall'epidemia di COVID-19 in aree caratterizzate da grave situazione di disagio socio-economico, e di garantire la tutela dei livelli occupazionali;

    la legge di bilancio 2021 ha previsto di estendere l'esonero contributivo fino al 2029;

    l'esonero ha avuto un impatto estremamente positivo per le regioni del Mezzogiorno in termini di occupazione e rafforzamento del tessuto produttivo al Sud, come confermano peraltro anche gli ultimi dati pubblicati dall'Inps: +12,5 per cento di rapporti agevolati nel 2022 rispetto al 2021 grazie a tale misura che ha inciso per il 61 per cento sul totale dei nuovi rapporti agevolati nell'anno;

    il successo di «Decontribuzione Sud» è legato al suo essere una misura generale, a favore del Mezzogiorno, estesa a tutti i rapporti, sia nuovi che in essere, con qualsivoglia tipologia contrattuale: solo nel 2023 sono stati incentivati circa 3,2 milioni di rapporti di lavoro (il 63 per cento a tempo indeterminato) a favore di 2,9 milioni di lavoratori;

    per le sue finalità sopra descritte, «Decontribuzione Sud» contribuisce a garantire una maggiore equità territoriale e a promuovere la coesione sociale ed economica in Italia, in linea con gli interventi del PNRR,

impegna il Governo:

   ad assumere tutte le opportune iniziative, anche normative, volte ad assicurare la prosecuzione, in maniera strutturale, dei benefici derivanti dall'applicazione della misura «Decontribuzione Sud», a fronte dell'impatto estremamente positivo fatto registrare in questi anni dall'esonero contributivo in termini di sostegno al rilancio dell'occupazione;

   a individuare le risorse finanziare necessarie al fine di ripristinare l'entità dell'esonero contributivo vigente sino al 31 dicembre 2024.
9/2112-bis-A/76. Gubitosa, Carmina, Dell'Olio, Donno, Fenu, Raffa, Torto, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento reca disposizioni sul bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027;

    il decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica del 7 dicembre 2023, n. 414 (cosiddetto «decreto CACER»), ha definito le nuove modalità di concessione di incentivi, volti a promuovere la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di comunità energetiche rinnovabili, di gruppi di autoconsumatori e autoconsumatore a distanza, con l'obiettivo di installare al 2027 almeno 5 gigawatt di nuova potenza, diffondendo la cultura della sensibilità e stimolando comuni, cittadini e piccole e medie imprese ad essere protagonisti della transizione energetica;

    il decreto di cui sopra ha, altresì, definito i criteri e le modalità per la concessione dei contributi PNRR individuati nella missione 2, componente 2, investimento 1.2 (Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l'autoconsumo) che mette a disposizione 2,2 miliardi di euro fino al 30 giugno 2026 per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, accoppiati a sistemi di stoccaggio ed inseriti in configurazioni di autoconsumo collettivo e comunità delle energie rinnovabili per la realizzazione di una potenza complessiva pari almeno a 2 gigawatt ed una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawatt/anno. Il beneficio è erogato sotto forma di contributo in conto capitale pari al 40 per cento del costo dell'investimento per impianti ubicati in comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti;

    gestione dei meccanismi per il riconoscimento degli incentivi e la promozione delle configurazioni è in capo al Gestore dei servizi energetici (Gse);

    diversamente dalle aspettative, il meccanismo, seppur virtuoso, non riesce ad esprimere appieno il suo potenziale e a decollare a causa di una promozione incapace di raggiungere i cittadini e gli enti coinvolti, nonché di regole operative del Gestore dei servizi energetici per l'accesso all'autoconsumo diffuso e al contributo PNRR troppo articolate;

    nella sua replica all'interrogazione a risposta immediata in Commissione Attività produttive della Camera dei deputati del 5 novembre 2024, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha illustrato un primo bilancio sulle configurazioni. Per il Ministero il nuovo meccanismo in circa sei mesi ha raccolto 360 richieste con impianti in esercizio per 50 megawatt di potenza incentivabile, con 145 gruppi di autoconsumo collettivo e 47 Cer qualificate dal Gestore dei servizi energetici. Ulteriori 47 megawatt di potenza riguardano altre 500 richieste di contributo PNRR;

    un risultato assai lontano rispetto all'obiettivo complessivo di 5 gigawatt individuato del Ministero, di cui 2 gigawatt da realizzare nell'ambito delle risorse PNRR;

    diversi operatori del settore esprimono forti perplessità con riguardo alla complessità e alla farraginosità delle procedure introdotte con il portale Cacer del Gestore dei servizi energetici per gestire le pratiche. I soggetti che vogliono avviare l'iter ed inserire nel portale il progetto di una Cer sono soggetti a numerose richieste di chiarimento o di integrazione;

    a quanto risulta ai firmatari del presente atto di indirizzo il rallentamento delle procedure riguarda, ad esempio, anche il controllo sulla correttezza dello statuto che avviene ad ogni progetto caricato sul portale Gestore dei servizi energetici, con il rischio concreto che ogni singolo funzionario muova obiezioni su una parte diversa dello statuto. Sarebbe opportuno che il Gestore dei servizi energetici verifichi lo statuto di una Cer in sede di prima richiesta in modo da sapere sin da subito se è corretto o se ci sono delle imprecisioni da correggere: da questo momento in poi lo statuto deve essere accettato senza nessun tipo di ulteriore richiesta di modifica;

    quanto esposto rallenta anche la possibilità di accedere alle risorse del PNRR con il reale rischio che alla scadenza del meccanismo, fissata al 31 marzo 2025, le richieste pervenute siano molto inferiori ai 2,2 miliardi di euro messi a disposizione;

    se si vuole riuscire ad impiegare pienamente le risorse del PNRR è necessario intervenire avviando una massiccia campagna di informazione sulle opportunità delle configurazioni dell'autoconsumo collettivo, semplificare alcuni meccanismi tecnici delle regole operative del Gestore dei servizi energetici e introdurre un meccanismo capace di garantire il credito per privati e imprese che devono sostenere gli investimenti;

    in merito, nell'interrogazione sopra menzionata, il Ministero aveva anche risposto che stava «valutando la sussistenza di margini di intervento sulla disciplina al fine di incrementare la fruibilità delle misure di supporto» in modo da poter raggiungere il pieno utilizzo delle risorse stanziate dal PNRR;

    all'impegno del Ministero non si è dato ancora seguito nonostante manchino pochi mesi dalla scadenza del termine per l'accesso dei fondi del PNRR,

impegna il Governo:

   ad intraprendere una massiccia campagna di informazione tramite gli strumenti di comunicazione, in particolare quelli televisivi, per far conoscere i vantaggi diretti in bolletta per i consumatori, i benefici sociali, ambientali ed economici che la diffusione delle comunità energetiche e dell'autoconsumo collettivo comportano sui territori e le opportunità dell'impiego delle risorse del PNRR per la loro realizzazione;

   ad adottare opportune iniziative normative, per quanto di competenza, volte ad erogare entro i termini le risorse individuate nel PNRR, anche intervenendo sulla semplificazione delle procedure di assegnazione, prorogando il termine per l'erogazione degli incentivi, riconoscendo la massima misura per gli impianti residenziali ed eventualmente incrementando il contributo in conto capitale per gli impianti ubicati in comuni con popolazione inferiore a 20 mila abitanti;

   ad adottare iniziative per istituire un fondo per concedere finanziamenti a tasso agevolato ai soggetti pubblici e privati proprietari degli immobili, per la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile configurati in comunità energetiche e in autoconsumo collettivo ovvero ad estendere alle comunità energetiche rinnovabili l'accesso alle garanzie del Fondo di «Garanzia green» di Sace, di cui al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120.
9/2112-bis-A/77. Cappelletti, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame, reca disposizioni in merito alla crisi idrica. In particolare prevede che una quota fino a 144 milioni, per il 2025, del Fondo di garanzia per gli interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche possa essere destinata a un piano stralcio, relativo al potenziamento delle stesse infrastrutture idriche;

    nonostante la Basilicata sia una delle regioni italiane con maggiore disponibilità idrica, da tempo è colpita da una grave crisi del settore, causata principalmente dall'inadeguatezza delle infrastrutture preposte, aggravata da fattori climatici e gestionali, con gravi ripercussioni per l'economia agricola e per i cittadini, ai quali non viene garantito l'approvvigionamento idrico;

    l'Italia è il terzo Paese europeo per disponibilità di risorse idriche, tuttavia le reti nazionali perdono il 40 per cento di acqua, percentuale che in Basilicata raggiunge il 65-70 per cento dell'acqua immessa, con sprechi economici e ambientali significativi, come testimoniato dai dati pubblicati di recente che indicano una perdita fino a 22 milioni di metri cubi d'acqua per ogni diga, e conseguenti costi di oltre 4 milioni di euro solo per la potabilizzazione;

    durante la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 ottobre 2024, n. 153, recante «disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell'economia circolare, l'attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico», è stato parzialmente accolto, con riformulazione, l'ordine del giorno n. 9/2164/20 che insiste sul problema della crisi idrica in Basilicata. In particolare, è stato accolto e votato favorevolmente l'impegno di valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e qualora ne ricorrano le condizioni, di assumere ogni iniziativa utile volta a rendere effettivo l'avanzamento delle progettazioni delle opere già pianificate ed inserite nel Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (PNIISSI), mediante un ulteriore stralcio di programmazione accompagnato dallo stanziamento di adeguate risorse economiche;

    è prioritario e urgente la realizzazione delle infrastrutture per il miglioramento dell'efficienza del sistema delle reti, al fine di garantire l'approvvigionamento idrico primario nel suo complesso e per tutti i settori economici,

impegna il Governo:

   ad intraprendere interventi urgenti per la regione Basilicata finalizzati a ridurre la dispersione e le perdite di acqua potabile nelle reti idriche, e garantire la manutenzione, la riparazione, l'ammodernamento e l'aumento dell'efficienza delle stesse, anche al fine di dare attuazione alla misura M2C4, investimento 4.2 del PNRR avente ad oggetto la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti;

   ad assicurare e garantire che nella gestione delle emergenze connesse alla crisi idrica, non venga compromessa la sicurezza degli approvvigionamenti per la popolazione, soprattutto in aree storicamente caratterizzate da fragilità infrastrutturali, come la Basilicata;

   ad intraprendere le opportune iniziative volte a dare seguito celermente all'ordine del giorno n. 9/2164/20, di cui in premessa.
9/2112-bis-A/78. Lomuti, Morfino, Amendola.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame, reca disposizioni in merito alla crisi idrica. In particolare prevede che una quota fino a 144 milioni, per il 2025, del Fondo di garanzia per gli interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche possa essere destinata a un piano stralcio, relativo al potenziamento delle stesse infrastrutture idriche;

    nonostante la Basilicata sia una delle regioni italiane con maggiore disponibilità idrica, da tempo è colpita da una grave crisi del settore, causata principalmente dall'inadeguatezza delle infrastrutture preposte, aggravata da fattori climatici e gestionali, con gravi ripercussioni per l'economia agricola e per i cittadini, ai quali non viene garantito l'approvvigionamento idrico;

    l'Italia è il terzo Paese europeo per disponibilità di risorse idriche, tuttavia le reti nazionali perdono il 40 per cento di acqua, percentuale che in Basilicata raggiunge il 65-70 per cento dell'acqua immessa, con sprechi economici e ambientali significativi, come testimoniato dai dati pubblicati di recente che indicano una perdita fino a 22 milioni di metri cubi d'acqua per ogni diga, e conseguenti costi di oltre 4 milioni di euro solo per la potabilizzazione;

    durante la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 ottobre 2024, n. 153, recante «disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell'economia circolare, l'attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico», è stato parzialmente accolto, con riformulazione, l'ordine del giorno n. 9/2164/20 che insiste sul problema della crisi idrica in Basilicata. In particolare, è stato accolto e votato favorevolmente l'impegno di valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e qualora ne ricorrano le condizioni, di assumere ogni iniziativa utile volta a rendere effettivo l'avanzamento delle progettazioni delle opere già pianificate ed inserite nel Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (PNIISSI), mediante un ulteriore stralcio di programmazione accompagnato dallo stanziamento di adeguate risorse economiche;

    è prioritario e urgente la realizzazione delle infrastrutture per il miglioramento dell'efficienza del sistema delle reti, al fine di garantire l'approvvigionamento idrico primario nel suo complesso e per tutti i settori economici,

impegna il Governo:

   ad intraprendere interventi urgenti per la regione Basilicata finalizzati a ridurre la dispersione e le perdite di acqua potabile nelle reti idriche, e garantire la manutenzione, la riparazione, l'ammodernamento e l'aumento dell'efficienza delle stesse, anche al fine di dare attuazione alla misura M2C4, investimento 4.2 del PNRR avente ad oggetto la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti;

   ad assicurare e garantire che nella gestione delle emergenze connesse alla crisi idrica, non venga compromessa la sicurezza degli approvvigionamenti per la popolazione, soprattutto in aree storicamente caratterizzate da fragilità infrastrutturali, come la Basilicata;

   a valutare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, di adottare le opportune iniziative volte a dare seguito celermente all'ordine del giorno n. 9/2164/20, di cui in premessa.
9/2112-bis-A/78. (Testo modificato nel corso della seduta)Lomuti, Morfino, Amendola.


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2020 l'Unione europea ha generato un totale stimato di 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili: una media di circa 16 chilogrammi a persona;

    secondo il recente report dell'Agenzia europea per l'ambiente (AEA) dal titolo «Management of used and waste textiles in Europe's circular economy», sebbene tutti i Paesi Use abbiano già avviato appositi sistemi per intercettare i rifiuti tessili, soltanto il 10 per cento viene raccolto separatamente dagli altri rifiuti urbani, mentre la restante parte termina tra i rifiuti indifferenziati;

    inoltre, come rilevato dall'AEA, oltre alla raccolta differenziata, al fine di favorire l'economia circolare nel settore tessile, occorre incrementare la capacità di selezione e riciclaggio;

    nel 2025 è prevista l'entrata in vigore della direttiva 2008/98/CE cosiddetta «The Waste Framework Directive» che imporrà agli Stati membri di adottare adeguati sistemi di raccolta differenziata per i rifiuti tessili, la maggior parte dei quali oggi è destinato alla raccolta indifferenziata;

    la Commissione europea ha proposto una revisione della citata direttiva particolarmente focalizzata sui rifiuti tessili che prevede – tra le altre – di introdurre l'obbligo della responsabilità estesa del produttore (cosiddetta EPR). Si tratta di un contributo imposto ai produttori di prodotti tessili per il finanziamento del potenziamento delle infrastrutture di raccolta, selezione, preparazione al riutilizzo e riciclo dei rifiuti tessili, nonché per l'innovazione tecnologica, la sensibilizzazione dei cittadini, la prevenzione, la creazione di incentivi, la formazione delle aziende sull'eco-design;

    ad oggi, soltanto l'1 per cento degli abiti usati in Europa viene utilizzato come materia prima seconda per la realizzazione di capi nuovi;

    il settore tessile italiano, costituito da oltre 13.000 aziende, rappresenta il terzo settore manifatturiero nazionale, mentre l'Italia è il primo Paese esportatore di prodotti tessili in Europa e il terzo nel mondo preceduto soltanto da India e Cina;

    l'assenza di investimenti nel settore tessile a fronte delle esigenze delle imprese di ridurre le emissioni e di promuovere processi virtuosi di economia circolare, rischia di compromettere la competitività delle aziende italiane nel mercato globale a fronte della sempre più pressante concorrenza delle industrie del fast fashion,

impegna il Governo

ad adottare, nel prossimo provvedimento utile, iniziative normative volte a prevedere l'istituzione di un fondo specifico destinato al finanziamento di misure tese alla promozione della sostenibilità e dell'economia circolare per le imprese del settore tessile.
9/2112-bis-A/79. Pavanelli, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2020 l'Unione europea ha generato un totale stimato di 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili: una media di circa 16 chilogrammi a persona;

    secondo il recente report dell'Agenzia europea per l'ambiente (AEA) dal titolo «Management of used and waste textiles in Europe's circular economy», sebbene tutti i Paesi Use abbiano già avviato appositi sistemi per intercettare i rifiuti tessili, soltanto il 10 per cento viene raccolto separatamente dagli altri rifiuti urbani, mentre la restante parte termina tra i rifiuti indifferenziati;

    inoltre, come rilevato dall'AEA, oltre alla raccolta differenziata, al fine di favorire l'economia circolare nel settore tessile, occorre incrementare la capacità di selezione e riciclaggio;

    nel 2025 è prevista l'entrata in vigore della direttiva 2008/98/CE cosiddetta «The Waste Framework Directive» che imporrà agli Stati membri di adottare adeguati sistemi di raccolta differenziata per i rifiuti tessili, la maggior parte dei quali oggi è destinato alla raccolta indifferenziata;

    la Commissione europea ha proposto una revisione della citata direttiva particolarmente focalizzata sui rifiuti tessili che prevede – tra le altre – di introdurre l'obbligo della responsabilità estesa del produttore (cosiddetta EPR). Si tratta di un contributo imposto ai produttori di prodotti tessili per il finanziamento del potenziamento delle infrastrutture di raccolta, selezione, preparazione al riutilizzo e riciclo dei rifiuti tessili, nonché per l'innovazione tecnologica, la sensibilizzazione dei cittadini, la prevenzione, la creazione di incentivi, la formazione delle aziende sull'eco-design;

    ad oggi, soltanto l'1 per cento degli abiti usati in Europa viene utilizzato come materia prima seconda per la realizzazione di capi nuovi;

    il settore tessile italiano, costituito da oltre 13.000 aziende, rappresenta il terzo settore manifatturiero nazionale, mentre l'Italia è il primo Paese esportatore di prodotti tessili in Europa e il terzo nel mondo preceduto soltanto da India e Cina,

impegna il Governo

a valutare le possibilità di adottare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, iniziative normative volte a prevedere l'istituzione di un fondo specifico destinato al finanziamento di misure tese alla promozione della sostenibilità e dell'economia circolare per le imprese del settore tessile.
9/2112-bis-A/79. (Testo modificato nel corso della seduta)Pavanelli, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio 2025 si inquadra nella fase di prima attuazione della riforma della governance economica europea entrata in vigore lo scorso 30 aprile, che modifica i princìpi e gli strumenti delle politiche di bilancio degli Stati membri;

    la programmazione è ora definita in un orizzonte pluriennale nell'ambito del Piano strutturale di bilancio a medio termine, che ha una durata corrispondente a quella della legislatura nazionale;

    in particolare, il Piano strutturale di bilancio fissa un obiettivo di tasso di crescita annuo della spesa netta pari al 1,3 per cento nel 2025, al 1,6 per cento nel 2026, al 1,9 per cento nel 2027 al 1,7 per cento nel 2028 e al 1,5 per cento nel 2029 per garantire nel medio periodo una riduzione stabile del livello del debito pubblico, mantenere la possibilità di impiegare alcuni spazi fiscali per il finanziamento di interventi selettivi e consentire di chiudere la procedura per deficit eccessivo nel 2027;

    le misure previste annualmente dal disegno di legge di bilancio rientrano dunque tra le principali politiche pubbliche del Governo per conseguire gli obiettivi programmatici della finanza pubblica, in linea con il rispetto del livello stabilito della spesa netta e la realizzazione delle riforme e degli investimenti previsti nel Piano strutturale di bilancio;

    il comma 135 del presente disegno di legge autorizza, a decorrere dal 1° luglio 2026, il Ministero della giustizia a stabilizzare il personale assunto a tempo determinato, per assicurare la piena operatività del cosiddetto ufficio per il processo. Il comma 136 autorizza, a decorrere dal 1° gennaio 2025, il Ministero della giustizia a conferire ulteriori dieci incarichi dirigenziali di livello non generale, in deroga a quanto prescritto dalla normativa vigente in materia di pubblico impiego;

    la predetta stabilizzazione è volta ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi previsti in materia di efficientamento dei procedimenti civili e penali, richiesta dal Piano strutturale di medio termine 2025-2029, che rappresenta una delle misure necessarie per poter accedere alla proroga del periodo di aggiustamento del piano di bilancio strutturale a medio termine, secondo quanto indicato dall'articolo 14 del Reg. UE 2024/1263 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2024;

    le stabilizzazioni sono autorizzate nei limiti di un contingente massimo di 2.600 unità nell'Area dei funzionari e di 400 unità nell'Area degli assistenti del CCNL 2019-2021 Comparto funzioni centrali;

    tuttavia, l'atto in esame difetta di prevedere risorse adeguate a favore del potenziamento dell'organico in tutto il settore giustizia:

     destano notevole preoccupazione i risultati del monitoraggio condotto dall'Organismo congressuale forense sugli uffici dei giudici di pace su tutto il territorio nazionale, pubblicato lo scorso 18 luglio: 191 uffici del giudice di Pace registrano una significativa carenza di personale giudicante e amministrativo, ma anche difetti e interruzioni di servizio nella piattaforma telematica, carenze nella connessione internet, ritardi nella gestione delle cause civili di oltre 4 mesi, depositi di sentenze in cronico ritardo;

     si consideri, invero, che gli articoli 27 e 28 del decreto legislativo 116 del 2017 (che entreranno in vigore ad ottobre 2025) estendono la competenza per valore e per materia del giudice di pace, con un conseguente aumento del carico di lavoro dei giudici onorari di pace, senza, tuttavia, che il legislatore abbia preventivamente posto rimedio alla grave scopertura di organico che interessa da tempo l'intero territorio nazionale;

     l'atto in esame, inoltre, destina risorse insufficienti rispetto al rafforzamento della pianta organica della magistratura ordinaria. Si prevede, infatti, – per effetto di un emendamento introdotto in sede referente in commissione Bilancio – che il Ministro della giustizia sia autorizzato ad assumere nell'anno 2025, nei limiti delle facoltà assunzionali previste dalla normativa vigente e nei limiti della dotazione organica, 200 magistrati ordinari già vincitori di concorsi banditi in precedenza;

     siamo di fronte ad una situazione di scopertura dell'organico magistratuale senza precedenti: circa 1.500 unità su 10.900. Ciò impedisce ineludibilmente la piena attuazione del principio della ragionevole durata del processo, di cui all'articolo 111 della Costituzione, posto che appare evidente come il vero e unico antidoto alla lentezza dei processi sia costituito dall'incremento delle risorse umane, per rafforzare l'organico della magistratura e consentire di smaltire l'annoso problema dell'arretrato degli uffici giudiziari. Una parte non indifferente della progettualità richiesta per lo smaltimento dell'arretrato negli uffici ed il contenimento in termini fisiologici della durata media dei procedimenti passa per la disponibilità di adeguate risorse umane;

     al riguardo, si consideri altresì che la legge del 9 agosto 2024, n. 114, cosiddetto disegno di legge Nordio, ha introdotto la collegialità decisionale per l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere o di una misura di sicurezza provvisoria quando essa è detentiva.

    sebbene sia stato previsto, per un adeguato rafforzamento dell'organico, che tali norme si applichino decorsi 2 anni dall'entrata in vigore della legge e l'aumento del ruolo organico del personale di magistratura ordinaria di 250 unità, da destinare alle funzioni giudicanti di primo grado, l'incremento voluto dal Governo in carica non appare sufficiente a sopportare il carico di lavoro degli organi giudicanti, considerando, altresì, l'ingente quantità di arretrato, cui ancora non si è potuto far fronte, specie in grado di appello;

    è grave anche la carenza di personale amministrativo, con il 75 per cento di effettivi in servizio rispetto alle piante organiche, per le quali sarebbe auspicabile almeno un aggiornamento, specie a seguito dell'accorpamento degli uffici giudiziari, seguito alla revisione della geografia giudiziaria del 2014;

    a peggiorare lo scenario contribuiscono, certamente, anche le molte domande di pensionamento presentate per il biennio 2024/2025 e non seguite da un ricambio di personale;

    a ciò si aggiunga che è in fase di discussione il rinnovo imminente del contratto integrativo relativo al comparto, ma l'atto in esame non sembra prevedere risorse aggiuntive finalizzate alla valorizzazione dei vari profili professionali ed anzi diverse sono le figure professionali coinvolte che hanno denunciato l'intenzione del Governo di adottare soluzioni che comporterebbero un loro serio e ingiustificato demansionamento;

    appare lapalissiano come le carenze del personale giudicante causino inevitabilmente un allungamento dei tempi della giustizia;

    non è più procrastinabile – per una giustizia efficiente, a misura di cittadino – dotare il sistema giustizia degli strumenti e delle risorse – economiche ed umane – necessarie alla definizione di tutti i procedimenti, destinando nuove risorse a favore di un piano straordinario di assunzioni in tutto il settore giustizia, in continuità con quanto realizzato nei Governi Conte I e II;

    infine, si segnala l'introduzione nel provvedimento in esame di un ulteriore ostacolo all'accesso alla giustizia da parte dei cittadini aventi modeste condizioni economiche, ovvero la previsione contenuta nel nuovo comma 812 che, modificando il testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, in materia di contributo unificato, esclude che la causa civile sia iscritta a ruolo se non sia versato l'importo determinato ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera a), o il minor contributo dovuto per legge. Inoltre, si prevede che in ipotesi di mancato pagamento entro trenta giorni dall'iscrizione a ruolo o dal diverso momento in cui sorge l'obbligo di pagamento, l'ufficio ovvero la società Equitalia Giustizia Spa proceda all'iscrizione a ruolo dell'importo dovuto, con addebito degli interessi al saggio legale, e all'irrogazione della sanzione. Il meccanismo, oltre a sollevare rilevanti problemi interpretativi, a parere della scrivente, rischia di incorrere in una censura di incostituzionalità attesi i suoi prevedibili effetti pregiudizievoli sull'esercizio dell'inviolabile ed incomprimibile diritto di difesa sancito dall'articolo 24 della Costituzione,

impegna il Governo:

   a tornare ad investire nel comparto giustizia per rilanciare il rapporto tra giustizia e cittadino, quale unico vero antidoto alla lunghezza dei processi civili e penali, colmando le scoperture negli uffici giudiziari attraverso una massiccia e mirata attività assunzionale – in continuità con le leggi di Bilancio degli anni 2018-2020 – stanziando nello specifico, con il primo provvedimento utile, ulteriori risorse volte a consentire l'immediata assunzione di 250 giudici di pace, anche attraverso lo scorrimento delle graduatorie eventualmente già esistenti, nonché ad espletare procedure concorsuali, in aggiunta a quelle già previste a legislazione vigente, al fine di procedere all'assunzione di ulteriori 250 unità; di magistrati ordinari, da destinare alle funzioni giudicanti e requirenti;

   ad effettuare un'adeguata ed aggiornata mappatura delle mansioni richieste e conseguentemente dei fabbisogni relativi ad ogni profilo professionale del comparto giustizia con particolare riguardo agli assistenti giudiziari, ai cancellieri esperti e ai direttori, al fine di provvedere ad un eventuale ampliamento della pianta organica laddove necessario, nonché a destinare, già con il primo provvedimento utile, risorse specifiche e congrue per un giusto riconoscimento professionale e retributivo di ogni profilo, anche consentendo progressioni economiche, posizioni organizzative, condizioni lavorative migliori, al fine ultimo di un complessivo efficientamento del comparto interessato e di evitare la sempre più frequente migrazione di preziose risorse umane verso comparti ministeriali che meglio ne valorizzano competenze ed esperienze;

   a destinare, attraverso il primo provvedimento utile, specifiche risorse volte alla manutenzione ed adeguamento degli edifici giudiziari, con interventi di efficientamento energetico e antisismici, all'implementazione di strumenti e impianti tecnologici per la sicurezza, nonché volte a potenziare gli strumenti informatici a disposizione del personale giudiziario;

   a monitorare gli effetti applicativi del comma 812 dell'atto in esame, al fine di escluderne effetti pregiudizievoli sul diritto di difesa, valutando di reintrodurre l'invito alla regolarizzazione del pagamento del contributo unificato da parte della cancelleria del tribunale come atto propedeutico alla fase esecutiva vera e propria, nonché a chiarire, attraverso norme di interpretazione autentica, l'ambito applicativo delle norme introdotte, specie con riferimento al processo amministrativo.
9/2112-bis-A/80. D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    i 42 siti di interesse nazionale (SIN) ai fini di bonifica presenti in Italia occupano una estensione di oltre 149.000 ettari a terra e 77.000 ettari di aree in mare;

    alle aree SIN vanno a sommarsi i siti orfani, ovvero quei siti potenzialmente contaminati in cui non è stato avviato o si è concluso il procedimento di bonifica per il quale il responsabile dell'inquinamento non è individuabile o non provvede agli adempimenti previsti dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché quei siti in cui gli interventi di cui agli articoli 232 e 245 del medesimo decreto non concludono le attività di bonifica;

    con il comma 800 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021) le risorse per le attività di bonifica dei siti orfani sono state incrementate, per un importo complessivo di oltre 105 milioni di euro;

    tali risorse sono state incrementate ulteriormente con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, missione M2, linea di intervento C4, intervento 3.4, che prevede l'investimento di 500 milioni di euro per la bonifica dei siti orfani al fine di ridurre di almeno il 70 per cento la superficie di tali aree da bonificare;

    la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea relativa alla procedura di infrazione n. 2003/2077 ha condannato l'Italia al pagamento di una multa da 42 milioni di euro, più eventuali more per ogni semestre successivo di mancata bonifica, per una serie di discariche abusive presenti nel territorio nazionale;

    il comma 706 dell'articolo 1 della legge di Bilancio prevede che, in materia di crisi idrica, il Fondo di garanzia per gli interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche, di cui all'articolo 58, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, possa prevedere un piano stralcio relativo alle infrastrutture idriche fino ad un massimo di 144 milioni di euro;

    il Fondo citato copre anche le reti di fognatura e depurazione, in tutto il territorio nazionale, al fine di garantire un'adeguata tutela della risorsa idrica e dell'ambiente secondo le prescrizioni dell'Unione europea;

    l'attività ricognitiva svolta per i SIN e per i siti orfani riguarda anche la verifica delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) nelle acque sotterranee di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, prevedendo condizioni che potrebbero far venire meno anche gli standard di qualità delle risorse idriche presenti in tali aree inquinate, requisito fondamentale per procedere con gli interventi del citato articolo 94,

impegna il Governo

a prevedere, nel piano stralcio relativo alle infrastrutture idriche, criteri prioritari per il finanziamento di interventi volti a contrastare il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) nelle acque sotterranee in aree colpite da crisi idrica e a garantire adeguati servizi di depurazione negli agglomerati in prossimità di aree SIN.
9/2112-bis-A/81. Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo.


   La Camera,

   premesso che:

    le misure previste annualmente dal disegno di legge di bilancio rientrano tra le principali politiche pubbliche del Governo per conseguire gli obiettivi programmatici della finanza pubblica, in linea con il rispetto del livello stabilito della spesa netta e la realizzazione delle riforme e degli investimenti previsti nel Piano strutturale di bilancio;

    segnatamente, l'articolo 1, comma 343, autorizza la spesa di 3 milioni di euro annui a decorrere dal 2025 per l'implementazione della presenza negli istituti penitenziari di professionalità psicologiche esperte per la prevenzione e il contrasto di specifici reati, quali reati sessuali, maltrattamenti su familiari e conviventi e atti persecutori, nonché per il trattamento intensificato cognitivo-comportamentale nei confronti degli autori di reati contro le donne;

    per effetto di un emendamento a firma del Gruppo di appartenenza dei firmatari, approvato in corso del presente atto di esame in commissione in sede referente, nello stato di previsione del Ministero della giustizia si è istituito un fondo per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari, con una dotazione pari a 0,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare al recupero e al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, per il loro reingresso nella società civile;

    mancano, tuttavia, nel provvedimento in esame adeguate risorse a favore dell'implementazione delle condizioni carcerarie, nonché del rafforzamento del personale della polizia penitenziaria, sia in un'ottica di miglioramento delle condizioni di lavoro di quest'ultima, che di prevenzione di episodi di suicidi;

    il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi del sistema penitenziario, esasperata dalle critiche condizioni delle strutture e dal sovraffollamento degli istituti penitenziari, che si sta trasformando in una vera e propria emergenza umanitaria, con un drammatico record di suicidi registrato nell'anno 2024;

    non ci sono mai stati così tanti suicidi in carcere come quest'anno: dall'inizio del 2024 già 85 persone hanno deciso di togliersi la vita sotto la custodia dello Stato; a questo tragico bilancio si debbono aggiungere 6 agenti di polizia penitenziaria e altri morti deceduti per altre cause; sono poi aumentati gli atti di autolesionismo, le colluttazioni, le rivolte, le aggressioni alla polizia penitenziaria;

    il provvedimento in esame non individua strumenti adeguati per invertire la tendenza e migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari italiani;

    in particolare, sarebbe stato necessario prevedere misure concrete ed adeguate anche per l'aumento di figure-chiave all'interno delle carceri come educatori, mediatori, operatori sociali e personale sanitario, per valorizzare i processi di reinserimento sociale e di rieducazione della pena, in conformità con quanto previsto all'articolo 27 del dettato costituzionale;

    l'atto in esame, inoltre, non destina specifiche risorse per far fronte alla situazione del personale di Polizia penitenziaria, che presenta gravissime carenze, a cui occorre fare fronte con investimenti massivi, considerando, altresì, le gravi ripercussioni da ciò derivanti, sia in termini di condizioni di impiego dei lavoratori e di situazioni di stress correlato, che in termini di sicurezza all'interno degli istituti penitenziari;

    secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2024, manca il 16 per cento delle unità previste in pianta organica. In totale il personale effettivamente presente è pari a 31.068. Il rapporto detenuti agente attuale è pari ad 1,96 detenuti per ogni agente, a fronte di una previsione di 1,5. Tra le regioni italiane questo rapporto varia fra l'1,2 e il 2,5 detenuti per ogni agente e suggerisce una distribuzione disomogenea del personale. Le regioni che hanno in media un rapporto più elevato di detenuti per agente sono la Lombardia, il Lazio e la Puglia, con rispettivamente 2,5, 2,4 e 2,2 detenuti; presentano la situazione contraria il Molise e il Friuli, con un numero di detenuti per agente pari a 1,3 e 1,4;

    in questi ultimi due anni, la popolazione carceraria è progressivamente aumentata da 54.000 a oltre 61.500 detenuti, facendo esplodere l'indice di sovraffollamento dei penitenziari italiani che hanno una capienza regolamentare di 48.000 posti;

    al riguardo, si consideri, altresì che la legge 27 settembre 2021, n. 134, recante Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari, alla lettera g) contempla, tra i tanti, anche il coinvolgimento degli uffici per l'esecuzione penale esterna, al fine di consentire l'applicazione delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi nel giudizio di cognizione;

    occorre incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, al fine di incidere positivamente sui livelli di sicurezza, operatività e di efficienza degli istituti penitenziari e di incrementare le attività di controllo dell'esecuzione penale esterna;

    ciò che più desta preoccupazione è la circostanza che, non solo il Governo in carica appare indifferente alla gravissima problematica del settore penitenziario, ma al contrario, – da quanto emerge dallo stato di previsione del Ministero della giustizia (Tabella n. 5) – il Programma Amministrazione penitenziaria presenta uno stanziamento per il 2025 di 3.408,8 milioni. La manovra finanziaria incide su questo programma con un decremento della dotazione di 50,9 milioni, derivante per 32,1 milioni da definanziamenti di spesa e per 18,8 milioni dagli effetti finanziari determinati dalla sezione I del disegno di legge di bilancio. Tale decremento si concentra soprattutto nell'azione «Realizzazione di nuove infrastrutture, potenziamento e ristrutturazione nell'ambito dell'edilizia carceraria». Si segnala inoltre che l'azione «Accoglienza, trattamento penitenziario e politiche di reinserimento delle persone sottoposte a misure giudiziarie», è interessata da un definanziamento di 2,8 milioni nell'ambito della sezione II,

impegna il Governo:

   a destinare, con il primo provvedimento utile, risorse immediate al fine di fronteggiare quella che si sta trasformando in una vera e propria emergenza nel sistema dell'esecuzione della pena, garantendo la realizzazione di nuove strutture e la riqualificazione di strutture già esistenti, da progettare e realizzare con criteri innovativi che includano anche interventi di efficientamento energetico e antisismici, l'implementazione di strumenti e impianti tecnologici per la sicurezza, l'introduzione di impianti di videosorveglianza, di schermatura nonché impianti per il compostaggio di comunità, con individuazione e predisposizione di un sistema di poli detentivi di alto profilo tecnologico, in modo da rendere più efficace la funzione rieducativa della pena, la tutela del diritto alla salute, la preservazione dei legami tra genitori e figli, anche attraverso il ricorso alle più avanzate innovazioni tecnologiche, la distinzione tra diverse tipologie di detenuti, anche mediante l'adozione di appositi criteri architettonici; nonché, intervenendo anche con procedure straordinarie per immissioni di personale che permettano di intervenire in base alle condizioni di salute, allo stato di gravidanza, all'età, alla presenza di patologie psichiatriche, e ad altre forme di fragilità, garantendo al contempo un ambiente consono sotto il profilo delle minime condizioni di lavoro del personale e detentive, ricorrendo a forme di maggiore incentivazione per il personale in virtù delle eccezionali condizioni di lavoro, nonché finanziando strutture quali le case di comunità di reinserimento sociale, per decongestionare il sovraffollamento;

   a colmare le gravissime carenze di organico della polizia penitenziaria, attraverso un piano straordinario di assunzione, per arrivare a circa 10.000 unità, anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente, al fine di rendere maggiormente efficienti gli istituti penitenziari e garantire migliori condizioni di lavoro al personale addetto alla sicurezza all'interno delle carceri; nonché a destinare adeguate risorse finanziarie, organizzative e di personale necessarie ad affrontare il sovraffollamento e a restituire così dignità sia alle persone detenute sia al personale;

   a stanziare ulteriori risorse volte a rafforzare in modo adeguato tutti i profili di funzionari giuridico-pedagogici, assistenti sociali, amministrativi del dipartimento di giustizia minorile e di comunità.
9/2112-bis-A/82. Cafiero De Raho, D'Orso, Ascari, Giuliano, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio 2025 si inquadra nella fase di prima attuazione della riforma della governance economica europea entrata in vigore lo scorso 30 aprile, che modifica i princìpi e gli strumenti delle politiche di bilancio degli Stati membri;

    la programmazione è ora definita in un orizzonte pluriennale nell'ambito del Piano strutturale di bilancio a medio termine, che ha una durata corrispondente a quella della legislatura nazionale;

    in particolare, il Piano strutturale di bilancio fissa un obiettivo di tasso di crescita annuo della spesa netta pari al 1,3 per cento nel 2025, al 1,6 per cento nel 2026, al 1,9 per cento nel 2027 al 1,7 per cento nel 2028 e al 1,5 per cento nel 2029 per garantire nel medio periodo una riduzione stabile del livello del debito pubblico, mantenere la possibilità di impiegare alcuni spazi fiscali per il finanziamento di interventi selettivi e consentire di chiudere la procedura per deficit eccessivo nel 2027;

    le misure previste annualmente dal disegno di legge di bilancio rientrano dunque tra le principali politiche pubbliche del Governo per conseguire gli obiettivi programmatici della finanza pubblica, in linea con il rispetto del livello stabilito della spesa netta e la realizzazione delle riforme e degli investimenti previsti nel Piano strutturale di bilancio;

    l'atto in esame, tuttavia, difetta di prevedere disposizioni volte ad assicurare il conseguimento degli obiettivi della Missione 5, Componente 2, Investimento 2.2 del PNRR, relativa al superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura;

    il decreto PNRR 3, all'articolo 7 ha previsto la nomina di un Commissario straordinario che opera presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e provvede all'espletamento dei propri compiti e delle proprie funzioni con tutti i poteri e secondo la modalità previste dall'articolo 12, comma 5, del decreto-legge n. 77 del 2021, in raccordo con l'Unità di missione per l'attuazione degli interventi del PNRR del citato Ministero, nonché con la Struttura di missione PNRR di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 13 del 2023;

    il Commissario, segnatamente, ha il compito di adottare tutti gli atti necessari per l'esecuzione dei progetti, coordinando le varie amministrazioni coinvolte e operando in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, nel rispetto di alcuni princìpi e vincoli;

    viene, altresì, prevista la creazione di una struttura di supporto al Commissario, alle sue dirette dipendenze, composta da massimo 12 unità di personale, e che opera sino alla data di cessazione dell'incarico del Commissario straordinario;

    occorre prevedere una soluzione strutturale ed, in particolare, idonea a finanziare anche la fase prodromica all'attuazione dei progetti del PNRR, stanziando delle risorse specifiche per l'assunzione di personale tecnico alle dirette dipendenze delle prefetture proprio per il reclutamento di personale tecnico per progetti PNRR di superamento degli insediamenti illegali, ovvero contro il caporalato in agricoltura;

    ci si riferisce, nello specifico, alle attività di preparazione e alle assunzioni delle professionalità soprattutto tecniche (ingegneri, mediatori culturali e altro) di cui hanno bisogno i Prefetti anche nella fase preliminare e prima della vera e propria attuazione del progetto PNRR, al fine di attuare concretamente il progetto della gestione e del superamento di questi insediamenti illegali già esistenti e fortemente problematici;

    attualmente la gestione di tali insediamenti viene effettuata da parte dei Prefetti nominati commissari straordinari con la dotazione di uomini e risorse in essere sul territorio di competenza, di appartenenza ad istituzioni diverse dalla Prefettura (ad esempio Ingegneri del Genio Civile, vigili del Fuoco, Forze dell'Ordine territoriali);

    appare opportuno segnalare in questa sede il caso relativo al gran Ghetto di Rignano a San Severo (Foggia), destinatario di un finanziamento con fondi PNRR di circa 28 milioni di euro, ovvero la cosiddetta «pista di Borgo Mezzanone» a Foggia, destinataria di un finanziamento con fondi PNRR di oltre 53 milioni di euro;

    la istituzione di tale Fondo consentirebbe ai Prefetti di sostenere, tramite le risorse finanziarie a questo destinate, le attività; di preparazione e le assunzioni a tempo determinato delle professionalità; soprattutto tecniche (ingegneri, mediatori culturali e altro) necessari, anche nella fase preliminare e prima della vera e propria attuazione del progetto PNRR,

impegna il Governo

ad istituire, con il primo provvedimento utile, un fondo specifico presso il Ministero dell'interno – attingendo le relative risorse dalla corrispondente eliminazione dell'emolumento riconosciuto dall'atto in esame ai membri del Governo non parlamentari – per l'assunzione a tempo determinato di personale tecnico, non solo per la fase attuativa, ma anche per quella preliminare, relativa ai progetti PNRR di superamento degli insediamenti illegali, così da contrastare lo sfruttamento del lavoro in agricoltura.
9/2112-bis-A/83. Giuliano, D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio 2025 si inquadra nella fase di prima attuazione della riforma della governance economica europea entrata in vigore lo scorso 30 aprile, che modifica i princìpi e gli strumenti delle politiche di bilancio degli Stati membri;

    le misure previste annualmente dal disegno di legge di bilancio rientrano dunque tra le principali politiche pubbliche del Governo per conseguire gli obiettivi programmatici della finanza pubblica, in linea con il rispetto del livello stabilito della spesa netta e la realizzazione delle riforme e degli investimenti previsti nel Piano strutturale di bilancio;

    l'atto in esame difetta di prevedere risorse volte al sostegno dei centri antiviolenza e case rifugio, per il supporto concreto e tempestivo delle vittime di violenza;

    non è sufficiente rendere più stringente l'attuale disciplina in materia di contrasto della violenza di genere; invero, nonostante gli interventi legislativi che si sono di recente susseguiti per dare piena attuazione ai princìpi ispiratori della Convenzione di Istanbul per la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, le statistiche relative a questo fenomeno restituiscono una realtà sempre più drammatica, alla luce del numero di femminicidi che si registra: ne deriva che gli strumenti già esistenti non sono evidentemente sufficienti ed adeguati per contrastarne la portata sempre maggiore;

    in materia di violenza di genere, la legge di Bilancio in esame si limita a prevedere, all'articolo 1, comma 221, un incremento di 3 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2025 del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, al fine di favorire l'orientamento e la formazione al lavoro per le donne vittime di violenza, per consentirne l'emancipazione e l'indipendenza economica;

    attraverso una modifica introdotta in sede referente, si è disposto inoltre l'incremento del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per promuovere, nell'ambito dei piani triennali dell'offerta formativa, interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell'educazione sessuale e affettiva;

    ciò non appare sufficiente ai firmatari, in quanto non si può più prescindere dall'introduzione in modo strutturale dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari, considerando che – come dimostrato – la violenza sulle donne è; innanzitutto un fenomeno strutturale e culturale e, pertanto, come tale va affrontato;

    pertanto, la chiave di volta della lotta alla violenza sulle donne non può che essere il sistema educativo di oggi che deve formare uomini e donne di domani, con la cultura del rispetto di genere. La scuola è un osservatorio privilegiato sulla vita dei nostri giovani, e insieme alla famiglia, è chiamata a far riflettere gli studenti e le studentesse sulla qualità dei rapporti tra uomo e donna, deve impegnarsi nel realizzare una reale inclusione delle singole individualità e diversità. In tale contesto la figura dello/a psicologo/a scolastico/a deve essere visto come una figura di collegamento tra tutti i soggetti in campo: scuola, famiglia, servizi sociosanitari, docenti e alunni/e, per poter riconoscere e supportare un disagio o potenziali patologie;

    l'Italia è ormai uno degli ultimi Stati membri dell'Unione europea in cui l'educazione sessuale non è obbligatoria nelle scuole. In alcuni Paesi, come in Svezia (dal 1955), Germania (dal 1968) e Francia (dal 2001), i programmi di educazione affettiva e sessuale sono da decenni integrati nei piani di studi;

    la scuola deve essere il luogo dove iniziare, attraverso l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale, a porre le basi per arginare questo fenomeno criminale e responsabilizzare il singolo individuo affinché sia in grado di instaurare relazioni paritarie in cui vi siano comprensione reciproca e rispetto per i bisogni e i confini altrui;

    occorre restituire ai giovani i valori su diversi aspetti della sessualità e dell'affettività che sembrano perduti, e la scuola, attraverso l'insegnamento strutturale dell'educazione affettiva e sessuale, può diventare il luogo dove, ognuno possa imparare a conoscersi e a conoscere l'altro, diverso da sé, ad avere rispetto di sé e dell'altro, ad avere la capacità di sentire le proprie emozioni e di gestirle;

    secondo l'UNESCO, quello all'educazione affettiva e sessuale è un diritto dell'essere umano, che non afferisce soltanto all'ambito dell'istruzione, ma proprio alla salute, «per sviluppare relazioni sociali e sessuali basate sul rispetto»,

impegna il Governo

ferme restando le prerogative parlamentari, anche in termini di funzioni di indirizzo e controllo e nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica, a finanziare l'introduzione dell'insegnamento strutturale dell'educazione affettiva e sessuale nell'offerta formativa nelle scuole di primo e secondo grado, al fine di rispondere al bisogno delle allieve e degli allievi di crescere e svilupparsi in modo armonioso rendendoli maggiormente consapevoli nell'assunzione delle proprie scelte e condurre i ragazzi alla scoperta dei rapporti affettivi e al rispetto dell'altro genere.
9/2112-bis-A/84. Ascari, D'Orso, Cafiero De Raho, Giuliano, Orrico, Caso, Amato, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame, nell'ambito delle disposizioni in materia di lavoro e previdenza sociale, reca misure in materia di previdenza complementare;

    i contributi figurativi sono quei contributi che vengono riconosciuti senza alcun versamento effettivo a carico del lavoratore, cioè senza la necessità da parte del lavoratore di dover contribuire attivamente in termini economici, soltanto in casi tassativi e in determinati periodi in cui il lavoratore è impossibilitato a svolgere la propria prestazione lavorativa;

    nello specifico, si tratta di periodi contributivi abbonati gratuitamente dallo Stato al verificarsi di particolari situazioni che, secondo quanto stabilito dalla normativa vigente, sostengono il lavoratore nell'impossibilità temporanea a svolgere la propria abituale attività professionale;

    la categoria dei lavoratori dello spettacolo è stata particolarmente colpita dalle conseguenze del COVID-19; si ricorda che seguito dell'emergenza da Coronavirus (COVID-19), da marzo 2020 erano stati sospesi, su tutto il territorio nazionale, gli spettacoli di qualsiasi natura, inclusi quelli teatrali e cinematografici;

    durante il periodo pandemico, in particolare da marzo 2020 a tutto l'anno 2021, a causa delle misure restrittive introdotte al fine di fronteggiare l'emergenza da COVID-19, i lavoratori dello spettacolo sono stati impossibilitati a svolgere la propria prestazione lavorativa;

    in Italia, nel 2019 l'industria culturale e creativa ha impiegato 864.000 persone (il 3,4 per cento dei lavoratori italiani) e ha prodotto un valore aggiunto di quasi 60 miliardi di euro (il 3,2 per cento del PIL italiano). In questo quadro, nel 2019 il settore dello spettacolo contava 331.503 lavoratori, e produceva un valore aggiunto di quasi 11,4 miliardi di euro (0,6 per cento del PIL italiano);

    a causa degli effetti della pandemia da COVID-19, il settore dello spettacolo ha perso circa 8 miliardi di euro nel 2020 rispetto al 2019. Questo ha ovviamente avuto un impatto negativo sui lavoratori, che in alcuni periodi si sono trovati fermi al 100 per cento. I dati sull'occupazione 2020 diffusi dall'INPS mostrano un calo complessivo di quasi 70.000 lavoratori (-21 per cento), mentre per quanto riguarda unicamente il gruppo tecnici, si è passati da 14.675 lavoratori nel 2019 a 12.811 lavoratori nel 2020, con un calo complessivo pari al 12,7 per cento;

    già durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113, recante misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico, A.C. 2066, il Governo ha dato parere favorevole con riformulazione all'Ordine del giorno M5S, n. 9/2066/21 a prima firma Orrico, vertente su identica materia;

    nello specifico il Governo pur condizionando il parere favorevole alla specifica: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica», si è impegnato a riconoscere la contribuzione figurativa a quella categoria dei lavoratori dello spettacolo fortemente indebolita, si tratta delle maestranze, dei lavoratori più fragili, che sono quelli che guadagnano di meno nell'ambito dello spettacolo,

impegna il Governo:

   a dar seguito all'impegno già preso con l'approvazione dell'ODG n. 9/2066/21 citato in premessa e dunque a prevedere misure volte a garantire la contribuzione figurativa ai lavoratori dello spettacolo che abbiano versato almeno 20 contributi giornalieri nel periodo pandemico da COVID-19, in particolare da marzo 2020 a tutto l'anno 2021, al fine di sostenerli e assicurare loro la necessaria copertura previdenziale;

   ferme restando le prerogative parlamentari, a riconsiderare l'intervento normativo, introdotto durante l'esame in sede referente, volto a coprire le spese dei Ministri e dei Sottosegretari del Governo per i viaggi di andata e ritorno dalla loro residenza a Roma, valutandone gli effetti applicativi in ordine alla sua inopportunità e alla sua iniquità, alla luce dei dati sull'economia del Paese e sulle condizioni economiche e sociali delle persone, delle famiglie, dei giovani, dei lavoratori, al fine di assumere le iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, affinché gli effetti finanziari siano destinati al sostegno delle spese per garantire la contribuzione figurativa ai lavoratori dello spettacolo.
9/2112-bis-A/85. Amato, Orrico, Caso, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame, nell'ambito delle disposizioni in materia di lavoro e previdenza sociale, reca misure in materia di previdenza complementare;

    i contributi figurativi sono quei contributi che vengono riconosciuti senza alcun versamento effettivo a carico del lavoratore, cioè senza la necessità da parte del lavoratore di dover contribuire attivamente in termini economici, soltanto in casi tassativi e in determinati periodi in cui il lavoratore è impossibilitato a svolgere la propria prestazione lavorativa;

    nello specifico, si tratta di periodi contributivi abbonati gratuitamente dallo Stato al verificarsi di particolari situazioni che, secondo quanto stabilito dalla normativa vigente, sostengono il lavoratore nell'impossibilità temporanea a svolgere la propria abituale attività professionale;

    la categoria dei lavoratori dello spettacolo è stata particolarmente colpita dalle conseguenze del COVID-19; si ricorda che seguito dell'emergenza da Coronavirus (COVID-19), da marzo 2020 erano stati sospesi, su tutto il territorio nazionale, gli spettacoli di qualsiasi natura, inclusi quelli teatrali e cinematografici;

    durante il periodo pandemico, in particolare da marzo 2020 a tutto l'anno 2021, a causa delle misure restrittive introdotte al fine di fronteggiare l'emergenza da COVID-19, i lavoratori dello spettacolo sono stati impossibilitati a svolgere la propria prestazione lavorativa;

    in Italia, nel 2019 l'industria culturale e creativa ha impiegato 864.000 persone (il 3,4 per cento dei lavoratori italiani) e ha prodotto un valore aggiunto di quasi 60 miliardi di euro (il 3,2 per cento del PIL italiano). In questo quadro, nel 2019 il settore dello spettacolo contava 331.503 lavoratori, e produceva un valore aggiunto di quasi 11,4 miliardi di euro (0,6 per cento del PIL italiano);

    a causa degli effetti della pandemia da COVID-19, il settore dello spettacolo ha perso circa 8 miliardi di euro nel 2020 rispetto al 2019. Questo ha ovviamente avuto un impatto negativo sui lavoratori, che in alcuni periodi si sono trovati fermi al 100 per cento. I dati sull'occupazione 2020 diffusi dall'INPS mostrano un calo complessivo di quasi 70.000 lavoratori (-21 per cento), mentre per quanto riguarda unicamente il gruppo tecnici, si è passati da 14.675 lavoratori nel 2019 a 12.811 lavoratori nel 2020, con un calo complessivo pari al 12,7 per cento;

    già durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113, recante misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico, A.C. 2066, il Governo ha dato parere favorevole con riformulazione all'Ordine del giorno M5S, n. 9/2066/21 a prima firma Orrico, vertente su identica materia;

    nello specifico il Governo pur condizionando il parere favorevole alla specifica: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica», si è impegnato a riconoscere la contribuzione figurativa a quella categoria dei lavoratori dello spettacolo fortemente indebolita, si tratta delle maestranze, dei lavoratori più fragili, che sono quelli che guadagnano di meno nell'ambito dello spettacolo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di proseguire negli interventi a sostegno dei lavoratori dello spettacolo, in particolare per quanto riguarda la copertura previdenziale.
9/2112-bis-A/85. (Testo modificato nel corso della seduta)Amato, Orrico, Caso, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame, reca misure in materia di revisione della spesa e reca disposizioni concernenti processi di revisione dei fabbisogni di personale delle amministrazioni pubbliche;

    in particolare, si prevede una riduzione del 25 per cento del turn over del personale delle università, degli enti pubblici di ricerca e delle istituzioni AFAM, inoltre si prevede, da una parte, una riduzione della dotazione organica complessiva dell'organico dell'autonomia delle scuole di 5.660 posti e, dall'altra, una riduzione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico e ausiliario di 2.174 unità;

    i tagli previsti nei settori dell'istruzione e della ricerca rappresentano una retromarcia rispetto ai reali bisogni del Paese. Infatti, secondo il report di Unioncamere e del Ministero del lavoro di aprile 2024, il fabbisogno di insegnanti nei prossimi anni sarà pari a 139-147 mila nella scuola pre-primaria e primaria e ulteriori 112-119 mila in quella secondaria, con un tasso di fabbisogno che si attesta al 5,3-5,6 per cento in media all'anno per i docenti della scuola primaria e pre-primaria e al 4,5-4,8 per cento per quelli della scuola secondaria;

    tuttavia, l'Italia spende ad oggi il 4 per cento del suo prodotto interno lordo per l'istruzione, contro una media OCSE del 4,9 per cento, mentre per quanto concerne l'istruzione terziaria, il dato si ferma ad appena lo 0,98 per cento del PIL, contro una media OCSE dell'1,47 per cento;

    proprio il settore dell'università e della ricerca, nonostante la necessità di investimenti e risorse, sta subendo una drastica riduzione di finanziamenti;

    invero, nel luglio scorso, la Conferenza dei rettori aveva lanciato l'allarme sui possibili tagli al Fondo di finanziamento ordinario 2024, ravvisando «una riduzione delle risorse complessive assegnate alle Università rispetto allo scorso anno di circa 513 milioni», corrispondenti a circa il 5 per cento;

    tali riduzioni sono state successivamente confermate con la pubblicazione del decreto ministeriale sul Fondo di finanziamento ordinario (FFO) a settembre, che prevede un finanziamento per il 2024 di 9,031 miliardi di euro, contro i 9,209 miliardi dello scorso anno, un calo significativo dell'importo nominale di 173 milioni che non si registrava dal 2014;

    tuttavia, il taglio risulta ben più significativo, in quanto non sono state assegnate le coperture aggiuntive per i 340 milioni previsti dal piano straordinario di assunzioni finalizzato ad ampliare gli organici dell'università tramite l'incremento strutturale del fondo di 740 milioni di euro da suddividere in un quinquennio, ai sensi dell'articolo 1, comma 297, lettera a) della legge 30 dicembre 2021, n. 243;

    tale mancanza risulta particolarmente gravosa considerando sia l'aumento del 4,8 per cento dei costi del personale docente a seguito dell'adeguamento dell'Istat in relazione ai contratti 2019/2022, in quanto la riduzione dell'FFO incide fortemente sul rapporto tra i costi del personale e il finanziamento disponibile, sia il peso dell'inflazione, che impatta negativamente su tutti i costi sostenuti dalle università;

    di conseguenza, come riportato da Il Sole 24 Ore, per quest'anno nessuna istituzione accademica riceverebbe un euro in più della volta scorsa, con rettori più fortunati che vedono immutato il loro ammontare totale, mentre alcuni atenei vedrebbero diminuire drasticamente la quota di assegnazione, con tagli che oscillano dai 978 mila euro ai 1,9 milioni di euro;

    nel quadro europeo, l'Italia figura tra gli ultimi posti nell'Unione europea in termini di percentuale di laureati sugli occupati, davanti soltanto alla Romania e, pertanto, i consistenti tagli dell'FFO rischiano di debilitare gravemente il sistema universitario italiano e di vanificare gli sforzi fatti, anche grazie ai finanziamenti straordinari del PNRR, per avvicinare la spesa per la ricerca pubblica allo 0,75 per cento del PIL, come indicato nel 2022 dal rapporto del tavolo tecnico sotto il Governo Draghi;

    inoltre, i dati mostrano come, ad oggi, circa il 40 per cento di tutto il personale docente e di ricerca è costituito dagli oltre 20 mila assegnisti di ricerca e 9 mila RTDA e si stima che, nei prossimi tre anni, il 10 per cento dei professori ordinari e associati andrà in pensione, a cui si aggiungono, nell'ultimo decennio, circa 15 mila ricercatori e ricercatrici italiane che hanno trovato lavoro all'estero;

    tuttavia, anziché favorire nuovi concorsi, attuare politiche che evitino la cosiddetta «fuga dei cervelli», nonché introdurre definitivamente i contratti di ricerca istituiti ai sensi del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, ovvero contratti di natura biennale con tutele e remunerazioni maggiori rispetto ai precedenti assegni, le scelte dell'esecutivo vanno nella direzione opposta, nell'ottica di rallentare il turnover, moltiplicare le posizioni del pre-ruolo già fortemente precarie e contribuire a creare maggiore incertezza e confusione sulle politiche di reclutamento;

    a questo quadro già fortemente problematico si aggiunge la situazione di infinita precarietà che caratterizza il personale degli enti di ricerca: a titolo esemplificativo, secondo le stime dei sindacati, solo nel CNR vi sono circa quattromila ricercatori precari, ovvero lavoratori che, invece di sperare in una prossima stabilizzazione, vedranno allontanarsi il diritto di un lavoro stabile a causa delle politiche di blocco del turnover;

    infine, i livelli di spesa conseguiti per la Missione 4 «Istruzione e Ricerca» del PNRR mostrano uno scarso rendimento, con un tasso di realizzazione fermo al 25 per cento: ciò significa che la maggior parte degli impegni dovrà essere attuata in questi ultimi due anni, nell'ottica di scongiurare possibili rimodulazioni di obiettivi e conseguenti tagli ai finanziamenti,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative normative volte ad incrementare i finanziamenti per l'istruzione e la ricerca, partendo dalla revisione delle disposizioni concernenti i tagli lineari e la riduzione di personale previsti per i due settori, al fine di rimettere al centro della spesa pubblica due ambiti fondamentali per la crescita del nostro Paese;

   ad adottare le iniziative necessarie a velocizzare l'attuazione degli obiettivi della Missione 4 «Istruzione e Ricerca» del PNRR, al fine di scongiurare tutte le ipotesi di rimodulazioni di obiettivi e possibili definanziamenti, con particolare riguardo alla realizzazione di nuove residenze universitarie;

   a reperire le risorse necessarie per garantire una realizzazione completa ed efficace degli obiettivi previsti dal PNRR anche dopo il termine di attuazione del Piano, al fine di non vanificare i risultati raggiunti e le risorse investite, con particolare riguardo al diritto allo studio e al personale della ricerca.
9/2112-bis-A/86. Caso, Amato, Orrico, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame reca alcune parziali misure di intervento in materia di giustizia e del personale del relativo comparto;

    in particolare, il provvedimento in esame autorizza la spesa di 3 milioni di euro annui a decorrere dal 2025 per l'implementazione della presenza negli istituti penitenziari di professionalità psicologiche esperte per la prevenzione e il contrasto di specifici reati, quali reati sessuali, maltrattamenti su familiari e conviventi e atti persecutori, nonché per il trattamento intensificato cognitivo-comportamentale nei confronti degli autori di reati contro le donne;

    mancano, tuttavia, nel provvedimento in esame risorse adeguate a favore dell'implementazione delle condizioni carcerarie, nonché del rafforzamento del personale della polizia penitenziaria, sia in un'ottica di miglioramento delle condizioni di lavoro di quest'ultima, che di prevenzione di episodi di suicidi;

    per effetto di un emendamento a prima firma del sottoscrittore del presente atto, approvato in corso di esame in commissione in sede referente, nello stato di previsione del Ministero della giustizia si è istituito un fondo per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari, con una dotazione pari a 0,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare al recupero e al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, per il loro reingresso nella società civile;

    il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi del sistema penitenziario, esasperata dalle critiche condizioni delle strutture e dal sovraffollamento degli istituti penitenziari, che si sta trasformando in una vera e propria emergenza umanitaria, con un drammatico record di suicidi registrato nell'anno 2024;

    non ci sono mai stati così tanti suicidi in carcere come quest'anno: dall'inizio del 2024 già 85 persone hanno deciso di togliersi la vita sotto la custodia dello Stato; a questo tragico bilancio si debbono aggiungere 6 agenti di polizia penitenziaria e altri morti deceduti per altre cause; sono poi aumentati gli atti di autolesionismo, le colluttazioni, le rivolte, le aggressioni alla polizia penitenziaria;

    occorre invertire la tendenza e migliorare le condizioni di vita all'interno di tutti gli istituti penitenziari italiani;

    in particolare, è necessario e improcrastinabile prevedere misure concrete per il sostegno di tutte le attività trattamentali che certamente, come quelle teatrali, hanno un ruolo significativo per il recupero sociale e psicologico dei soggetti ristretti;

    in questi ultimi due anni, la popolazione carceraria è progressivamente aumentata da 54.000 a oltre 61.500 detenuti, facendo esplodere l'indice di sovraffollamento dei penitenziari italiani che hanno una capienza regolamentare di 48.000 posti;

    occorre incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, al fine di incidere positivamente sui livelli di sicurezza, operatività e di efficienza degli istituti penitenziari e di incrementare le attività di controllo dell'esecuzione penale esterna,

impegna il Governo

ad assumere iniziative, anche di carattere normativo volte a garantire – attraverso adeguate e strutturali forme di finanziamento – la promozione e il sostegno negli istituti penitenziari di tutte le attività trattamentali, con particolare riguardo alle attività sportive, promuovendo, con il primo provvedimento utile, la destinazione di ulteriori risorse finalizzate alla stipula di protocolli e convenzioni con soggetti pubblici e privati per favorire lo sport.
9/2112-bis-A/87. Bruno, Caso, Orrico, Amato, Ascari, Cafiero De Raho, D'Orso, Giuliano, Scerra, Scutellà, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'atto in esame reca pochi interventi di rilievo per quanto riguarda il comparto trasporti, non vi è traccia di questioni cruciali tra cui la mobilità sostenibile, la portualità, l'intermodalità e il settore aereo;

    l'articolo 1, comma 48, modifica la disciplina della tassazione dei redditi di lavoro dipendente nei casi di concessione in uso promiscuo ai dipendenti di autoveicoli, motocicli e ciclomotori prevedendo che partecipa alla formazione del reddito un ammontare pari al 50 per cento dell'importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri. Tale percentuale è ridotta al 10 per cento nei casi in cui i veicoli concessi ai dipendenti siano a trazione esclusivamente elettrica a batteria ovvero al 20 per cento per i veicoli elettrici ibridi plug-in. Le nuove disposizioni si applicano ai contratti stipulati a decorrere dal 1° gennaio 2025. Il comma 49 novella la disciplina dell'IVA al fine di assoggettare all'aliquota IVA ordinaria del 22 per cento (anziché ridotta al 10 per cento) le prestazioni di smaltimento dei rifiuti qualora avvengano mediante conferimento in discarica o mediante incenerimento senza recupero efficiente di energia;

    l'obiettivo di svecchiare il parco auto circolante italiano, tra i più vetusti d'Europa resta una misura necessaria per contribuire alla qualità dell'aria e alla salute pubblica, contribuendo al raggiungimento i target 2030,

impegna il Governo:

   a intervenire sulla tassazione dei redditi di lavoro dipendente nei casi di concessione in uso promiscuo di autoveicoli, motocicli e i ciclomotori di nuova immatricolazione, aumentando le attuali aliquote di detraibilità per il prossimo triennio;

   a revisionare il sistema di deducibilità delle flotte aziendali a zero e bassissime emissioni, innalzando dagli attuali 18.000 euro a 26.000 euro il tetto massimo di deducibilità e modificando le quote di deducibilità in base alla quantità di CO2 immessa, al fine di favorire i veicoli con alimentazioni più sostenibili.
9/2112-bis-A/88. Fede, Cantone, Carmina, Dell'Olio, Donno, Iaria, Torto, Traversi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'atto in esame reca pochi interventi di rilevo per quanto riguarda il comparto trasporti, non vi è traccia di questioni cruciali tra cui la mobilità sostenibile, la portualità, l'intermodalità e il settore aereo;

    con il decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante «Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili», all'articolo 10, comma 5-septies, era previsto che in ottemperanza alla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 dicembre 2021 per l'adeguamento delle decisioni di investimento pubblico ai princìpi di coerenza e compatibilità con il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, il Commissario straordinario di cui all'articolo 4, comma 12-octies, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, promuove, d'intesa con il comune di Genova, la regione Liguria, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e la Rete ferroviaria italiana s.p.a., nell'ambito del Progetto unico previsto dal comma 12-septies del medesimo articolo 4, la realizzazione di un progetto integrato di riqualificazione e rigenerazione urbana delle aree del comune di Genova, interessate dal progetto ferroviario «Potenziamento Genova-Campasso» di cui al medesimo comma 12-septies, denominato «Progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana per Genova», finalizzato ad una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell'intervento infrastrutturale ferroviario e a realizzare un miglioramento del contesto urbano;

    con riguardo ai numerosi definanziamenti si segnalano, per complessivi 407 milioni di euro i definanziamenti previsti in tabella 10 – Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Missione 13, Programma 13.2 «autotrasporto e intermodalità», 13 milioni che vengono definanziati per il progetto Rigenerazione urbana per Genova;

    con la rigenerazione urbana, la comunità si riappropria degli spazi, con evidenti miglioramenti nella sfera sociale, economica e ambientale. La città migliora la vivibilità integrando le nuove infrastrutture viarie, affinché non creino fratture nel tessuto urbano,

impegna il Governo

a provvedere anche con futuri provvedimenti normativi, alla cura della città di Genova, con particolare riguardo al rifinanziamento del progetto integrato di riqualificazione e rigenerazione urbana delle aree del comune di Genova, interessate dal progetto ferroviario «Potenziamento Genova-Campasso».
9/2112-bis-A/89. Traversi, Cantone, Carmina, Dell'Olio, Donno, Fede, Iaria, Torto, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    con il decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante «Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili», all'articolo 10, comma 5-septies, era previsto che in ottemperanza alla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 dicembre 2021 per l'adeguamento delle decisioni di investimento pubblico ai princìpi di coerenza e compatibilità con il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, il Commissario straordinario di cui all'articolo 4, comma 12-octies, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, promuove, d'intesa con il comune di Genova, la regione Liguria, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e la Rete ferroviaria italiana s.p.a., nell'ambito del Progetto unico previsto dal comma 12-septies del medesimo articolo 4, la realizzazione di un progetto integrato di riqualificazione e rigenerazione urbana delle aree del comune di Genova, interessate dal progetto ferroviario «Potenziamento Genova-Campasso» di cui al medesimo comma 12-septies, denominato «Progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana per Genova», finalizzato ad una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell'intervento infrastrutturale ferroviario e a realizzare un miglioramento del contesto urbano;

    con la rigenerazione urbana, la comunità si riappropria degli spazi, con evidenti miglioramenti nella sfera sociale, economica e ambientale. La città migliora la vivibilità integrando le nuove infrastrutture viarie, affinché non creino fratture nel tessuto urbano,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, anche per stralci e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, il rifinanziamento del progetto integrato di riqualificazione e rigenerazione urbana delle aree del comune di Genova, interessate dal progetto ferroviario «Potenziamento Genova-Campasso».
9/2112-bis-A/89. (Testo modificato nel corso della seduta)Traversi, Cantone, Carmina, Dell'Olio, Donno, Fede, Iaria, Torto, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame reca alcune parziali misure di intervento in materia di rinnovo dei contratti e di pubblico impiego;

    manca, tuttavia, nel provvedimento in esame qualsivoglia previsione a favore del personale operaio forestale, oggi rappresentato da circa 1.300 unità, inquadrati sia a tempo determinato (OTD) che indeterminato (OTI), e assunto con contratto di natura privatistica ai sensi della legge del 5 aprile 1985, n. 124, recante «Disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste»;

    a seguito della riforma del 2016, il personale del Corpo forestale dello Stato è stato infatti assorbito nell'Arma dei carabinieri, con conseguente trasferimento delle proprie funzioni a quest'ultima amministrazione che ne ha integrato i reparti nella propria struttura organizzativa;

    tale personale viene organizzato e gestito ad oggi secondo regole militari, pur mantenendo un contratto di assunzione di diritto privato – si tratta, infatti di lavoratori addetti alla sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria; un inquadramento che, pur mantenendone inalterati i compiti, ne riduce i diritti rispetto al CCNL, ad esempio minori tutele relativamente all'infortunio sul lavoro, alla possibilità di usufruire della legge n. 104 del 1992 o di prestazioni a sostegno del reddito;

    tali operai si trovano quindi a lavorare per lo Stato non potendo però vantare un contratto pubblico, ciò perché la legge del 12 aprile 1962, n. 205, la prima che regolamentò l'assunzione e la gestione di tale tipologia di personale per esigenze temporanee per lavori condotti dall'amministrazione forestale, ne individuò lo status di operai ma precisando che essi non acquisivano la qualifica di operai dello Stato;

    tuttavia, nel corso degli anni, e ancor di più dopo la riforma del 2016, le esigenze temporanee si sono trasformate di fatto in compiti istituzionali ordinari;

    in particolare, è emersa, anche nel corso dell'esame delle proposte emendative al presente provvedimento, la contrarietà politica espressa da parte della maggioranza di Governo di inquadrare tale personale operaio forestale ad ordinamento civile, nei ruoli del personale civile del Ministero della difesa;

    indiscussa è l'importanza dell'apporto professionale fornito da tali lavoratori nell'espletamento delle attività loro demandate a tutela della biodiversità, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare,

impegna il Governo

ad assumere, con l'urgenza del caso, tutte le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte ad una celere risoluzione delle diverse anomalie di cui in premessa relative all'annosa questione del mancato inquadramento del personale operaio forestale assunto ai sensi della legge 5 aprile 1985, n. 124, intraprendendo a tal fine, a favore del personale del Corpo forestale dello Stato, le necessarie misure per un suo inquadramento all'interno del Ministero della difesa, o, in caso di disinteresse, del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica o del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste predisponendo altresì a suo favore i profili professionali, contrattuali ed economici, analoghi a quelli pubblici del comparto Ministeri, anche al fine di rendere indeterminato il rapporto di lavoro di tali operai ed effettivamente corrispondente alle mansioni svolte e al contempo di perseguire gli obiettivi nazionali ed europei in materia di tutela ambientale e forestale, di presidio del territorio e di salvaguardia delle riserve naturali statali, ivi compresa la conservazione della biodiversità di cui all'articolo 9 della Costituzione.
9/2112-bis-A/90. Tucci, Sergio Costa, Pellegrini, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    eventi alluvionali e fenomeni franosi, aggravati dal susseguirsi di eventi estremi derivanti dal cambiamento climatico in atto, interessano aree sempre più estese del territorio nazionale creando gravi situazioni di pericolo per la popolazione, danni alle infrastrutture viarie, ai manufatti stradali, agli edifici pubblici e privati, nonché alla rete dei servizi essenziali;

    secondo ISPRA, il 94 per cento dei comuni italiani è esposto a rischio idrogeologico, con oltre 7,5 milioni di persone che vivono in aree potenzialmente soggette a frane e alluvioni;

    tali eventi mostrano la necessità – oltre a quella di attuare le irrinunciabili politiche di decarbonizzazione e di contrasto ai cambiamenti climatici – di approntare adeguati strumenti a presidio del territorio, che consentano di far fronte all'emergenza climatica mediante azioni concrete di mitigazione del rischio idrogeologico e un adeguato sistema di osservazione e monitoraggio dei movimenti franosi e delle piene;

    la manutenzione della rete infrastrutturale attuale non è più sufficiente, perché si deve far fronte a fenomeni di entità maggiore rispetto a quelli previsti in fase di progettazione;

    occorre mettere in campo un piano straordinario di prevenzione e di difesa del suolo, il cui consumo deve essere immediatamente arrestato, nell'ambito di un piano nazionale che preveda finanziamenti strutturali e il coinvolgimento dei presidenti di regione,

impegna il Governo:

   ad adottare urgentemente le opportune iniziative, anche di carattere normativo, per promuovere un'azione coordinata ed efficace per prevenire e contrastare il dissesto idrogeologico, individuando a tal fine le necessarie risorse, valutando anche l'opportunità di utilizzare a tal fine lo stanziamento di cui alla disposizione inserita nel disegno di legge di bilancio con l'approvazione dell'emendamento 111.04 dei relatori (articolo 1, commi 850-855);

   a valutare l'opportunità di realizzare una cabina di regia, efficiente e funzionale, anche attraverso l'attribuzione delle funzioni di coordinamento e realizzazione degli interventi propedeutici a garantire la salvaguardia del territorio e la mitigazione del rischio idrogeologico ai presidenti delle regioni nell'esercizio delle funzioni di commissari straordinari delegati contro il dissesto idrogeologico ai sensi dell'articolo 10, comma 1, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116;

   ad assicurare l'accelerazione degli investimenti per l'attuazione degli interventi relativi al dissesto idrogeologico, compresi gli interventi finanziati, in tutto o in parte, con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Missione 2, Componente 4, anche attraverso eventuali nuove assunzioni di personale di comprovata esperienza e professionalità connessa alla natura degli interventi;

   a garantire che gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e di salvaguardia del territorio riguardino prioritariamente:

    a) le opere di difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d'acqua, dei rami terminali dei fiumi e delle loro foci nel mare, nonché delle zone umide adiacenti;

    b) la moderazione delle piene per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti;

    c) la difesa e il consolidamento dei versanti, dei costoni rocciosi e delle aree instabili, nonché la difesa degli abitati e delle infrastrutture contro i movimenti franosi, le valanghe e gli altri fenomeni di dissesto;

    d) la protezione delle coste e degli abitati dall'ingressione e dall'erosione delle acque marine e il rifacimento degli arenili, anche mediante opere di ricostituzione dei cordoni dunali e della linea di costa;

    e) la gestione del rischio e del rischio residuo anche mediante monitoraggio del dissesto e interventi non strutturali funzionali ad abbattere il danno atteso, previo parere del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri;

    f) la demolizione delle opere abusive giacenti in alveo, anche in danno;

    g) la riduzione del rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d'acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, comprese le cosiddette «infrastrutture verdi».
9/2112-bis-A/91. Santillo, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni abbiamo assistito ad una svolta militarista degli Stati membri dell'Unione europea, come dimostrato dalle recenti politiche sia nazionali che europee volte al rafforzamento della base industriale della difesa, in direzione di una vera e propria corsa al riarmo;

    in questo contesto di rafforzamento della base industriale militare europea, va ricondotta anche la decisione del Consiglio di amministrazione della Banca europea per gli investimenti (BEI) che – su mandato del Consiglio europeo – ha deliberato di intensificare il sostegno all'industria della sicurezza e della difesa dell'Europa. In particolare, ha approvato lo scorso maggio una definizione aggiornata di beni e infrastrutture dual use ammissibili ai finanziamenti del Gruppo BEI, e ha convenuto di agevolare il finanziamento alle piccole e medie imprese (PMI) del settore della sicurezza e della difesa attraverso l'apertura di linee di credito dedicate presso gli intermediari finanziari;

    preoccupa tale decisione della BEI di ampliare la portata dei suoi investimenti al di là dell'attuale definizione di beni e infrastrutture dual use militare e civile, allentando le norme vigenti e rivedendo potenzialmente la lista di esclusione che attualmente impedisce il finanziamento da parte della stessa BEI di beni a scopo militare come armi e munizioni;

   considerato che:

    il disegno di legge in esame ha apportato delle modifiche allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, approvate in sede referente a seguito della presentazione di un emendamento del Governo alla Tabella 2;

    in particolare, la modifica insiste sulla missione: 3 – L'Italia in Europa e nel mondo (004) Programma: 3.2 – Politica economica e finanziaria in ambito internazionale (004.011), che prevede, tra le altre azioni, la partecipazione a Banche Multilaterali di sviluppo, quali la Banca europea per gli Investimenti (BEI), in quanto primo istituto finanziario multilaterale del mondo per volume di prestiti;

    nello specifico, l'unità di voto viene incrementata di 95.262.000 di euro dal 2025 al 2029 e di 6.542.000 di euro per il 2030 e 2031;

   considerato, altresì, che:

    la relazione predisposta dal Governo a corredo dell'emendamento non specificava la allocazione delle risorse, limitandosi ad indicare l'unità di voto,

impegna il Governo

a rivalutare gli effetti della misura di cui alla Tabella 2, stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, nonché a non destinare le risorse indicate in premessa a ulteriori forme di partecipazione alla Banca europea per gli investimenti (BEI), considerata l'intensificazione del suo sostegno all'industria della sicurezza e della difesa dell'Europa, dando, al contrario, priorità al finanziamento di misure che vadano a beneficio dell'ambiente e della società, affrontando la crisi del costo della vita e l'emergenza climatica.
9/2112-bis-A/92. Riccardo Ricciardi, Scutellà, Pellegrini, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'atto in esame reca un complesso di norme di rifinanziamento degli interventi in materia di investimenti e infrastrutture;

    in particolare, con l'approvazione di un emendamento della maggioranza, sono state ulteriormente incrementate le risorse destinate alla realizzazione del collegamento stabile sullo Stretto di Messina, in parte a valere sui Fondi per lo sviluppo e la coesione;

    già l'allegato al DEF 2023 aveva previsto la crescita del valore dell'investimento per la realizzazione dell'opera, da 8,5 miliardi del 2011 a una stima del costo complessivo pari a 13,5 miliardi di euro;

    per effetto dei nuovi stanziamenti previsti dal disegno di legge di bilancio si assiste all'ulteriore incremento del costo dell'opera e al reperimento delle relative risorse per circa quattro miliardi dal Fondo di sviluppo e coesione assegnati a Calabria e Sicilia per il periodo di programmazione 2021-2027;

   considerato che:

    la Sicilia sta affrontando da mesi una gravissima crisi idrica, tale da non garantire la sicurezza degli approvvigionamenti per la popolazione e con effetti devastanti sugli ecosistemi, sull'agricoltura e sull'intera economia dei territori interessati;

    in questo contesto, annoverato tra quelli a più alto rischio siccità dell'intera Europa, il progetto del Ponte sembra trascurare persino l'impatto che l'opera avrà sull'approvvigionamento idrico, se solo si consideri che ciascuno dei 17 cantieri previsti richiederà milioni di metri cubi di acqua;

    appare pertanto opportuno riconsiderare le risorse stanziate in favore della Regione Siciliana affinché le stesse siano prioritariamente destinate alla realizzazione di adeguate infrastrutture idriche, alla tempestiva attuazione agli interventi finalizzati a ridurre la dispersione e le perdite di acqua potabile nelle reti, all'ammodernamento e all'aumento dell'efficienza delle stesse,

impegna il Governo

ad adottare urgentemente le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte a una graduale rimodulazione delle spese per il progetto di attraversamento stabile dello stretto di Messina, al fine di non distrarre ingenti risorse che potrebbero contribuire ad accelerare la realizzazione del complesso delle infrastrutture e degli interventi ritenuti prioritari per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento idrico della Regione Siciliana.
9/2112-bis-A/93. Morfino, Ilaria Fontana, L'Abbate, Santillo, Aiello, D'Orso, Carmina, Scerra, Cherchi, Pellegrini, Ascari.


   La Camera,

   premesso che:

    nel corso dell'esame in sede referente, con un emendamento del Governo è stata inserita, all'articolo 1, comma 235, la nuova disposizione che sottrae le risorse del Fondo destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attività di cura non professionale svolta dal caregiver familiare, che ha una dotazione di 30 milioni, per destinarle ai servizi socio-assistenziali erogati dagli ATS nelle aree dell'assistenza domiciliare, dei servizi sociali di sollievo e servizi sociali di supporto;

    è evidente come il Governo abbia la necessità di utilizzare le risorse per il riconoscimento della figura del caregiver per dare seguito alla legge delega sulla disabilità e sugli anziani i cui decreti attuativi adottati da questo Governo sono manifestamente privi di risorse adeguate;

    si toglie ai fragili per dare ai fragili: si tratta della solita guerra tra poveri!;

    qualcuno ha sintetizzato o interpretato l'intervento governativo come se le risorse del Fondo caregiver venissero fatte confluire nel Fondo per le non autosufficienze, lasciando di fatto invariata la finalizzazione delle risorse; non è così!;

    con questo intervento il Governo ha concretamente sottratto le risorse destinate agli interventi legislativi sul caregiver fino alla realizzazione degli interventi stessi;

    ebbene, a riguardo vale la pena sottolineare che sono attualmente all'esame di questo ramo del Parlamento presso la XII Commissione, ben 9 proposte di legge sul caregiver, ogni gruppo parlamentare ha presentato una propria proposta e in taluni casi più d'una; dopo un corposo ciclo di audizioni, in data 8 e 15 ottobre 2024 si è riunito il comitato ristretto per l'adozione di un testo unico e per addivenire nel più breve tempo possibile alla fase emendativa;

    dunque, ci si domanda e domandiamo con quale rispetto per questo Parlamento si sottraggono risorse, proprio quando le risorse stesse sono necessarie per lo scopo per le quali sono state stanziate;

    c'è una inopportunità istituzionale grave dietro questo atto, che arriva ad una odiosa lesione delle prerogative parlamentari laddove il Governo, attraverso la sottrazione di risorse, priva di fatto il Parlamento della possibilità di portare a termine l'esame di un intervento legislativo sul caregiver, già iniziato da tempo e in fase conclusiva, intervento ritenuto prioritario per il Paese dall'intero arco costituzionale (tanto da presentare ben 9 proposte di legge!);

    il riconoscimento e il sostegno dell'attività del caregiver familiare non è più rinviabile;

    occorre disciplinare al più presto:

     la tutela previdenziale, riconoscendo al caregiver familiare la copertura di contributi figurativi, equiparati a quelli da lavoro domestico, e cumulabili con quelli eventualmente già versati per attività lavorative, al fine di consentire l'accesso al pensionamento anticipato al maturare di trenta anni di contributi totali;

     la tutela della malattia, riconoscendo al caregiver le tutele previste per le malattie professionali e per le tecnopatie;

     il sostegno alla conciliazione tra attività lavorativa e attività di assistenza e di cura, prevedendo anche la garanzia del telelavoro e lavoro agile in via prioritaria,

     il supporto psicologico per prevenire rischi di malattie da stress fisico-psichico;

     l'inserimento nei LEA di nuovi servizi, attività e prestazioni riservate ai caregiver familiari, tra le quali si considerano essenziali quelli relativi alla domiciliarità delle visite e delle prestazioni specialistiche;

    per le predette misure occorre inevitabilmente una copertura finanziaria degli oneri che i precedenti Governi avevano pensato bene di assicurare proprio attraverso l'istituzione del Fondo che ora questo Governo di fatto svuota con il provvedimento all'esame,

impegna il Governo

a rivedere gli effetti applicativi della disposizione citata in premessa, al fine di ripristinare quanto prima le risorse del Fondo destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attività di cura non professionale svolta dal caregiver familiare, così favorendo la celere approvazione delle norme attualmente all'esame di questo ramo del Parlamento.
9/2112-bis-A/94. Barzotti, Morfino, Furfaro.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di intervenire sulla disciplina dell'attività dei caregiver.
9/2112-bis-A/94. (Testo modificato nel corso della seduta)Barzotti, Morfino, Furfaro.


   La Camera,

   premesso che:

    l'edilizia è a tutt'oggi il settore centrale del nostro sistema economico: nel 2022 l'ISTAT ha rilevato 537.886 imprese attive e 1.572.885 addetti medi annui, di cui circa 6 addetti su 10 risultavano occupati in un'impresa con meno di 10 addetti;

    proprio a novembre 2024, l'INAIL ha pubblicato i nuovi dati sull'andamento infortunistico e tecnopatico nel settore edile che, negli ultimi anni, ha visto una crescita significativa di infortuni, con un aumento del 42 per cento rispetto al 2019;

    nel 2023 si sono registrati 43.480 infortuni, con un incremento del 6,4 per cento rispetto al 2019, talché il settore delle costruzioni si classifica al terzo posto per infortuni denunciati e al primo per eventi mortali; in particolare, durante le lavorazioni specializzate sono stati registrati il 65,2 per cento degli infortuni e circa il 30 per cento degli infortunati è relativo ai lavoratori stranieri; la fascia di età più colpita è quella tra i 40 e i 59 anni;

    i dati fanno riferimento agli incidenti segnalati ma, come evidenziato anche nel Report dell'INAIL, i valori in campo potrebbero essere superiori se si considera l'elevato numero di lavoratori in nero nel settore e la possibilità che molti piccoli infortuni non siano stati comunicati;

    appare dunque centrale l'investimento normativo che il legislatore deve effettuare sulla sicurezza nel lavoro; al contrario, invece, come si evince anche dagli atti esaminati recentemente in questo ramo del Parlamento in materia di lavoro, gli intendimenti del Governo in materia di controlli, di rispetto delle misure di sicurezza e di lavoro regolare sembrano orientati ad una progressiva e pericolosa deregulation;

    è di esempio, a riguardo, la deregulation sugli obblighi inerenti la fornitura e l'esposizione di tessere personali di riconoscimento nei cantieri edili: la direzione imposta dal Governo è la progressiva abrogazione di norme, sostanziali e sanzionatorie, relative agli obblighi inerenti alle tessere personali di riconoscimento nei cantieri edili, con riferimento a tutte le attività svolte in regime di appalto o subappalto, a prescindere dalla sussistenza o meno di un cantiere edile;

   considerato che l'attività nei cantieri edili può esser svolta non in regime di appalto né di subappalto (come nel caso di un'impresa che proceda in proprio a edificazioni, al fine, per esempio, di successivi contratti di vendita o di locazione), gli intendimenti del Governo rischiano di sopprimere un presidio sul lavoro fondamentale in un settore, come quello edile, così esposto ai problemi di sicurezza sul lavoro;

    le predette intenzioni si accompagnano oltretutto con la volontà di introdurre ulteriori esenzioni dal computo dei limiti quantitativi relativi alla somministrazione a tempo determinato di lavoratori;

    con riferimento alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è fondamentale il presidio nel settore edile e nei casi di cosiddette false cooperative nonché di somministrazione abusiva di manodopera,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte ad implementare l'organico tecnico di tutti gli enti preposti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e di lavoro regolare, in particolare con riguardo al sistema degli appalti, subappalti e cooperative «spurie» e a desistere da pericolose forme di deregulation sulle misure di sicurezza e sul contenimento alla somministrazione a tempo determinato di lavoratori.
9/2112-bis-A/95. Aiello, Morfino, Guerra, Simiani.


   La Camera,

   premesso che:

    le risorse destinate alla sanità nel provvedimento in esame, come rilevato anche dalla Fondazione Gimbe rappresentano l'incremento cumulativo del FSN e non gli stanziamenti specifici per ciascun anno;

    gli aumenti effettivi previsti dal disegno di legge di bilancio, seppure integrati modestamente in fase referente, sono in realtà: euro 4.062 milioni nel 2026 (+3 per cento), euro 536 milioni nel 2026 (+0,4 per cento), euro 883 milioni nel 2028 (+0,6 per cento), euro 1.062 milioni nel 2029 (+0,7 per cento) e euro 1.173 milioni dal 2030 (+0,8 per cento);

    a riguardo è apparsa particolarmente fuorviante la rappresentazione dei numeri della sanità sia nel testo del disegno di legge sia negli organi di informazione e nelle trasmissioni televisive, allorquando finanche la Presidente del Consiglio, munita di calcolatrice, si è cimentata in improbabili calcoli che tuttavia hanno finito per rendere il tema della salute quasi grottesco, in grave dispregio di tutti quei cittadini che ogni giorno non riescono a curarsi a causa delle infinite liste di attesa o perché non hanno le risorse necessarie per pagare l'alternativa «privata» che questo Governo spregiudicatamente propone in ogni suo decreto-legge e da ultimo, nuovamente, anche in questo stesso disegno di legge di bilancio;

    si dettano infatti, anche in questa legge di bilancio, disposizioni sui limiti di spesa per l'acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati finalizzate ad incrementare ulteriormente il limite di spesa entro il quale le regioni possono acquistare prestazioni da soggetti privati e, al riguardo, appare altresì grave e preoccupante il vincolo di risorse di tale incremento per le prestazioni di ricovero e ambulatoriali, erogate dalle strutture sanitarie private accreditate dotate di pronto soccorso e inserite nella rete dell'emergenza, conseguenti all'accesso in pronto soccorso, con codice di priorità rosso o arancio nonché per le ulteriori prestazioni sanitarie inserite in sede referente;

    il timore è che questo vincolo stia a significare l'apertura a pronto soccorso privati, quale soluzione unica per risollevare il sistema dell'emergenza-urgenza nel nostro paese e per creare un accesso di serie A (privato e a pagamento) e di serie B (pubblico e non a pagamento) al sistema sanitario;

    in sede referente è stato disposto un ulteriore incremento del limite di spesa per l'erogazione delle prestazioni assistenziali ricomprese nei livelli essenziali di assistenza (LEA) da parte di soggetti privati accreditati, pari a 0,5 punti percentuali per l'anno 2025 e a 1,05 punto percentuale a decorrere dal 2026;

    la norma approvata prevede oneri stimati pari a 61,5 milioni di euro per l'anno 2025 e a 184,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2026, a valere sulle risorse destinate all'incremento delle disponibilità per il perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale previste a normativa vigente;

    la relazione tecnica alla disposizione oltretutto non ascrive effetti finanziari alle disposizioni in esso contenute, in quanto alla copertura degli oneri si provvede a valere sulle risorse già previste a legislazione vigente, destinate all'incremento delle disponibilità per il perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale;

    siamo dinanzi alla crescente privatizzazione della sanità del nostro paese che costringerà i cittadini a rivolgersi ordinariamente alla sanità privata che progressivamente proporrà a tutti i cittadini sfiancati da liste di attesa infinite, come già avviene quotidianamente, prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale e prestazioni private o del cosiddetto «privato sociale», coperte attraverso polizze sanitarie integrative e sicuramente più rapide delle prime;

    onde evitare questa commistione appare assolutamente necessario intervenire sulla sanità integrativa, con una riforma seria e coerente, finalizzata a chiarire in maniera netta che le forme di assistenza sanitaria integrativa possano fornire esclusivamente le prestazioni sanitarie non comprese nei LEA oppure le prestazioni sanitarie comprese nei LEA erogate dal Servizio sanitario nazionale, per la sola quota posta a carico dell'assistito,

impegna il Governo

ad adottare gli opportuni interventi normativi volti ad intervenire sulla sanità integrativa chiarendo in maniera inequivocabile che le forme di assistenza sanitaria integrativa possono fornire esclusivamente le prestazioni sanitarie non comprese nei LEA oppure le prestazioni sanitarie comprese nei LEA erogate dal Servizio sanitario nazionale, per la sola quota posta a carico dell'assistito.
9/2112-bis-A/96. Marianna Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame interviene, ad ampio raggio e su diversi fronti, sul gioco d'azzardo e le misure adottate rappresentano un gravissimo vulnus al contrasto del gioco d'azzardo patologico (GPA) e alle dipendenze tutte;

    è particolarmente critico l'intervento che il provvedimento all'esame compie su chi è vittima del gioco d'azzardo patologico laddove interviene in materia di gioco, incrementando dal 2025 il montepremi, prorogando nuovamente le concessioni in scadenza e introducendo dal 2025 un'estrazione settimanale aggiuntiva per il Lotto e il Superenalotto e andando a finanziare addirittura il Fondo per le emergenze nazionali sulla pelle dei giocatori e delle loro famiglie!

    il provvedimento all'esame, in particolare:

     detta disposizioni in materia di gioco pubblico raccolto a distanza e Bingo e al fine di stabilire la parità di trattamento tributario fra tipologie omologhe di gioco pubblico raccolto a distanza, precisa che il prelievo erariale riguarda anche giochi di sorte a quota fissa e i giochi di carte organizzati in forma diversa dal torneo e modifica la deroga relativa al divieto di trasferimento dei locali per tutto il periodo della proroga della concessione;

     incrementa dal 2025 il montepremi fissandolo in una misura compresa tra il 70 per cento e il 75 per cento del prezzo di vendita delle cartelle (attualmente è al 70 per cento);

     introduce dal 2025 un'estrazione settimanale aggiuntiva per il Lotto e il Superenalotto, da effettuarsi il venerdì e conseguentemente incrementa di 50 milioni il Fondo per le emergenze nazionali;

     proroga al 31 dicembre 2026 le concessioni in scadenza il 31 dicembre 2024 in materia di Bingo, di raccolta delle scommesse su eventi sia sportivi, anche ippici, sia non sportivi, compresi quelli simulati, nonché di realizzazione e conduzione delle reti di gestione telematica del gioco mediante apparecchi da divertimento e intrattenimento;

     dette misure per la prevenzione, cura e riabilitazione delle patologie da dipendenze, disponendo l'abrogazione della norma vigente sul gioco d'azzardo (GPA) e il relativo Osservatorio, unifica gli interventi nei confronti di tutte le dipendenze patologiche, cancellando quindi 20 anni di conquiste in materia di contrasto al GPA;

    si abroga infatti la norma vigente sul gioco d'azzardo (GPA) e si introduce una nuova disposizione che, nell'ambito del FSN, destina annualmente una quota pari a 50 milioni di euro alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione «delle patologie da dipendenza» come definite dall'Organizzazione mondiale della sanità; si prevede poi l'adozione di linee di azione per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da ogni forma di dipendenza; le competenze dell'originario Osservatorio vendono trasferite al Dipartimento antidroga senza nessuna attenzione alla specificità della patologia e senza la minima considerazione del necessario approccio sanitario alla problematica;

    in sostanza si elimina ogni specificità sul GPA, si fa un'unica norma per tutte le dipendenze, si destina la stessa quantità di risorse (50 Mlm), si riduce la titolarità del Ministero della salute sul GPA, affiancandovi anche il Ministero dell'economia e delle finanze al quale viene attribuito un ruolo sulla valutazione e osservazione delle patologie, alcune delle quali assicurano un cespite per lo Stato, com'è il caso del consumo di alcol, della produzione e commercializzazione di prodotti contenenti nicotina (sigari-sigarette tradizionali e device a tabacco surriscaldato) e, per l'appunto, il gioco d'azzardo su concessione statale, che prosegue nella sua crescita esponenziale (147,5 miliardi di euro nel 2023 e una previsione di oltre 160 miliardi di euro a consuntivo del 2024);

    le «patologie da dipendenza» saranno dunque prive di confini rigidi e di corrispondenti e adeguate tutele in spregio alla lunga storia e lotta per classificarle adeguatamente e contrastarle nella maniera più appropriata; sparisce l'Osservatorio quale «organo consultivo del Ministro della salute per il contrasto al gioco d'azzardo» e il finanziamento dedicato all'offerta di presa in carico terapeutica, assistenziale e di prevenzione per le dipendenze da gambling; sparisce una grande conquista di civiltà!

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di ripristinare nel più breve tempo possibile la specificità delle tutele e delle risorse per il contrasto gioco d'azzardo patologico (GPA), ricostituendo, nel primo provvedimento utile, l'Osservatorio sul gioco d'azzardo patologico e ristabilendo al più presto la competenza del Ministero della salute.
9/2112-bis-A/97. Quartini, Morfino, Vaccari, Ciani, Malavasi, Ascari, Pellegrini, Carotenuto.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame si caratterizza per interventi complessivamente modesti in materia di disabilità;

    si dettano misure in materia di cani di assistenza estendendo le disposizioni relative alla gratuità del trasporto dei cani guida dei ciechi sui mezzi di trasporto pubblico anche alle persone con disabilità che presentano compromissioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali e alle persone con talune patologie anche non in possesso del certificato di riconoscimento della condizione di disabilità;

    si dettano poi disposizioni in materia di sperimentazione della riforma sulla disabilità finalizzate a ripartire diversamente le risorse già destinate all'INPS per l'assunzione di personale a tempo indeterminato per dare attuazione alle procedure valutative di base per assegnarle alla sperimentazione relativa alla valutazione multidimensionale;

    al netto delle predette misure, prevalentemente burocratiche, nessun intervento sostanziale riguarda invece i bisogni effettivi delle persone con disabilità;

    sulle pensioni di invalidità, nel 2025, ci sarà un incremento (dovuto) che deriva dalla rivalutazione degli importi da adeguare al costo della vita;

    tuttavia, il costo della vita non è cresciuto come negli anni scorsi e, conseguentemente, gli aumenti dovrebbero essere limitati e, diversamente da quanto indicato nelle precedenti leggi di bilancio, il provvedimento all'esame non prevede misure sulla rivalutazione delle pensioni d'invalidità; più in particolare non c'è alcun riferimento al meccanismo di limitazione della rivalutazione automatica per le pensioni superiori a quattro volte il minimo;

    quanto su evidenziato potrebbe significare il ritorno del sistema della rivalutazione piena rapportata all'indice inflattivo calcolato dall'ISTAT e l'adeguamento dei trattamenti al tasso di inflazione avviene sulla base di tre livelli differenti di aumenti:

     1) il 100 per cento per i soggetti che prendono meno di tre volte l'assegno minimo;

     2) il 90 per cento per coloro che ricevono tra tre e cinque volte il minimo;

     3) il 75 per cento per chi prende oltre cinque volte il minimo;

    l'ISTAT non ha ancora ufficializzato il tasso sul quale deve essere calcolato l'adeguamento dei trattamenti, tuttavia, guardando alle ultime stime relativamente ai dati degli ultimi mesi dell'anno, l'indice di adeguamento potrebbe essere intorno all'1 per cento e, più precisamente, all'1,6 per cento: questo aumento potrebbe tradursi in un modestissimo aumento di circa tre euro al mese rispetto a quanto percepito quest'anno;

    è evidente come ci troviamo nella reale insufficienza di incrementi che neanche lontanamente riescono a soddisfare i rincari dei prezzi che sono sotto gli occhi di tutti e che i soggetti più fragili e le persone con disabilità vivono con maggiore criticità rispetto ad altri;

    attualmente il limite di reddito annuo per l'assegno d'invalidità civile per invalidi totali, ciechi civili e sordomuti è di 19.461,12 euro (mentre nel 2023 era 17.920,00 euro); mentre il limite di reddito annuo personale per invalidi parziali e minori è di 5.725,46 euro (nel 2023 era 5.391,88 euro); per chi rientra in tali limiti reddituali, l'importo mensile dell'assegno d'invalidità è il seguente: 333,33 euro (nel 2023 era 316,25 euro) per gli invalidi, ciechi parziali e sordi e 360,48 euro (nel 2023 era 342,01 euro) per i ciechi assoluti (non ricoverati);

    è evidente che parliamo di incrementi contenuti che non soddisfano e non possono soddisfare le crescenti complessità di un mondo che continua a non essere parametrato anche sulle necessità delle persone con disabilità, secondo quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità che ancorché recepita dal legislatore del nostro Paese fa tuttavia fatica ad essere attuata concretamente,

impegna il Governo

con la necessaria urgenza e senza più alcun indugio, ferma restando l'applicazione degli aumenti a titolo di perequazione automatica delle pensioni previdenziali ed assistenziali sulla base dell'adeguamento al costo della vita con cadenza annuale ed effetto dal 1° novembre di ciascun anno, a reperire in provvedimenti di natura finanziaria le risorse necessarie per aumentare, in maniera significativa la pensione degli invalidi civili totali riconosciuti al 100 per cento.
9/2112-bis-A/98. Di Lauro, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame dispone l'esclusione del computo dell'Assegno unico per la richiesta del bonus nido prevedendo che nella determinazione dell'ISEE utile per usufruire del bonus nido non rilevano le erogazioni relative all'assegno unico e universale; si incrementa quindi di 5 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2025, l'autorizzazione di spesa per il bonus nido;

    si dettano misure per il supporto al pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido (cosiddetto bonus nido) prevedendo che, con riferimento ai nati a decorrere dal 1° gennaio 2024, per i nuclei familiari con un valore dell'ISEE fino a 40.000 euro, l'incremento del buono è elevato a 2.100 euro a prescindere dalla presenza di almeno un figlio di età inferiore ai dieci anni; pertanto si incrementa l'autorizzazione di spesa di 97 milioni di euro per l'anno 2025, 131 milioni di euro per l'anno 2026, 194 milioni di euro per l'anno 2027, 197 milioni di euro per l'anno 2028 e 200 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2029;

    si ripropone, quindi, l'ormai esautorata «politica dei bonus» che oggi non è più in grado di risollevare il paese dalla grave crisi sociale ed economica che richiede invece interventi strutturali che siano in grado di ripensare l'intero sistema paese; bonus che, oltretutto, vengono ridotti nell'entità e nella platea dei beneficiari facendo quasi rimpiangere chi quei bonus almeno li garantiva a tutti;

    il bonus nuove nascite, il bonus bebè o altri analoghi strumenti, gli unici che questo Governo riesce a concepire, sono stati introdotti già circa 20 anni fa, con il narrato obiettivo di incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno; tuttavia il decorso degli anni e soprattutto l'inarrestabile e progressivo inverno demografico dimostrano come tali strumenti, a distanza di anni, sono evidentemente insufficienti o non idonei all'obiettivo dichiarato che, probabilmente andrebbe quantomeno accompagnato da altri interventi strutturali che invece questo Governo pensa bene di cancellare o ostacolare, come il reddito di cittadinanza, il salario minimo o un numero di asili nido adeguato al fabbisogno;

    sugli asili nido si introducono misure timidissime, pressoché inesistenti, laddove con un miserrimo stanziamento di 5 milioni di euro annui dall'anno 2025, si dispone l'esclusione del computo dell'Assegno unico per la richiesta del bonus nido oppure laddove, come misura di supporto al pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido (cosiddetto bonus nido), si prevede che, per i nati a decorrere dal 1° gennaio 2024, per i nuclei familiari con un valore dell'ISEE fino a 40.000 euro, l'incremento del buono è previsto a prescindere dalla presenza di almeno un figlio di età inferiore ai dieci anni;

    queste misure risultano oltretutto totalmente insufficienti o inadeguate se sul territorio non esistono asili nido in grado di soddisfare il fabbisogno richiesto, fabbisogno che il Governo ha pensato bene di tagliare dal 33 per cento al 15 per cento nelle singole regioni, penalizzando soprattutto le regioni del Sud;

    si ricorda, infatti, come il provvedimento all'esame è stato anticipato dal Piano strutturale di bilancio per il periodo 2025-2029 presentato in quest'aula il 27 settembre 2024 ai fini delle opportune deliberazioni parlamentari; in tale documento, con riguardo al completamento degli investimenti del PNRR per i servizi per la prima infanzia, il Governo dichiarava inizialmente di voler continuare l'azione di contrasto alla denatalità, attraverso il potenziamento dei servizi alla prima infanzia;

    e invece nella stesura finale del documento medesimo, contrariamente ai succitati impegni e alle dichiarate intenzioni sui servizi per l'infanzia, sono emerse differenze significative sul fabbisogno di asili nido attraverso l'introduzione, in maniera del tutto arbitraria, una nuova e diversa percentuale sull'obiettivo di copertura del servizio asili nido prevedendo che per garantire un'adeguata disponibilità di posti per i servizi per l'infanzia, in linea con l'obiettivo di Barcellona, le strutture pubbliche e private per l'infanzia dovranno avere una disponibilità di posti pari ad almeno il 33 per cento del numero dei bambini sotto i 3 anni, a livello nazionale, mentre a livello regionale la disponibilità dei posti dovrà essere pari ad almeno il 15 per cento del numero dei bambini sotto i 3 anni,

impegna il Governo

a ristabilire, per quanto di competenza, nel primo provvedimento utile, il fabbisogno regionale di asili nido nella percentuale non inferiore al 33 per cento, nell'ottica di potenziare fattivamente gli asili nido nel più breve tempo possibile e in ciascuna regione del nostro Paese.
9/2112-bis-A/99. Sportiello, Morfino, Furfaro, Bakkali, Faraone, Marino, Amendola, Merola, Boldrini, Quartapelle Procopio, Madia, Dell'Olio.


   La Camera,

   premesso che:

    tra le industrie, quella dell'acciaio è la più hard to abate nonché una delle maggiori responsabili dell'effetto serra, contando per l'8 per cento delle emissioni globali;

    in particolare, se si guarda al citato comparto, nel nostro Paese sono attivi 35 stabilimenti siderurgici con una capacità produttiva che supera i 20 milioni di tonnellate di acciaio all'anno. Secondo le stime dell'Energy Strategy report Hydrogen Innovation Report 2024 il fabbisogno potenziale di idrogeno per indirizzare questa transizione energetica è pari a 0,68 megatoni di green hydrogen;

    è pertanto necessario ridurre al minimo l'impronta climatica dell'acciaio con nuovi approcci produttivi. Esperienze internazionali dimostrano come l'idrogeno verde sia al centro di politiche innovative in molti Paesi avanzati. In Germania, il National Hydrogen Strategy prevede un investimento di 9 miliardi di euro per infrastrutture e innovazioni nel settore dell'idrogeno. In Giappone, la Hydrogen Strategy ha avviato progetti che integrano idrogeno verde nella produzione industriale, dimostrando un impatto positivo sulla riduzione delle emissioni e sulla creazione di nuove filiere produttive;

   considerato che:

    il nostro Paese è ancora uno dei primi produttori europei e mondiali di acciaio e, come summenzionato, le previsioni degli esperti concordano su un fabbisogno crescente di acciaio primario anche in funzione della transizione energetica;

    il mantenimento dell'attività, con il rinnovamento dell'impianto di Taranto verso la decarbonizzazione, è un fattore di primario interesse strategico nazionale, a partire non solo dalla crescita economica attraverso la realizzazione di nuove filiere produttive, ma anche dalla questione occupazionale, che interessa circa 8.000 addetti diretti, più altri 10.000 indiretti delle imprese di fornitura. In particolare, l'attivazione della filiera a monte da parte di Acciaierie d'Italia riguarda 1.267 imprese italiane (esclusi i 30 fornitori di gas, energia e utilities), verso cui il valore totale degli ordini emessi nel 2022 ha totalizzato 970 milioni di euro (240 milioni nella sola Puglia);

   tenuto altresì conto che:

    la trasformazione dell'industria siderurgica verso la produzione di acciaio verde prodotto da fonti rinnovabili rappresenta un'opportunità strategica sia per lo sviluppo tecnologico e di infrastrutture energetiche che travalicano lo specifico settore che per rilanciare il settore industriale della siderurgia italiana, con ricadute positive sull'occupazione, sulla competitività internazionale e sulla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili;

    quanto sopra richiede la progressiva decarbonizzazione del processo produttivo dell'acciaio attraverso l'istituzione di un fondo per il sostegno dell'idrogeno verde e per la decarbonizzazione degli impianti siderurgici della Società Ilva S.p.A., anche al fine di fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale gravanti sul territorio di Taranto e promuovere interventi di riqualificazione produttiva e diversificazione industriale,

impegna il Governo

ad adottare, nel prossimo provvedimento utile, iniziative normative volte a prevedere l'istituzione di un fondo ad hoc per la realizzazione di forni elettrici alimentati con idrogeno verde da installare presso gli impianti siderurgici della Società ILVA S.p.A. in amministrazione straordinaria al fine di rendere il comparto siderurgico competitivo e sostenibile e al contempo mantenere sul mercato la produzione dell'acciaio a Taranto, così garantendo la continuità produttiva ed occupazionale del sito.
9/2112-bis-A/100. Ferrara, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    al comma 350 (ex articolo 61) del testo presentato dal Governo e non modificato durante l'esame parlamentare è previsto un incremento dell'indennità di specificità per la dirigenza veterinaria;

    tale disposizione, ampiamente condivisa, dovrebbe però essere accompagnata anche da altri interventi a sostegno delle famiglie con animali domestici e di affezione, che ogni giorno si occupano della gestione di tali animali, dall'alimentazione alle cure;

    occorre non trascurare come, a causa del periodo di crisi aggravatosi con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina che farà sentire ancora a lungo i suoi effetti, il potere di acquisto degli italiani sia diminuito e così anche accudire un animale è un impegno economico che incide sempre di più sul bilancio familiare; cibo, vaccini, integratori e farmaci comportano delle spese non irrilevanti, le cui possibili conseguenze sono il rischio di abbandono e la diminuzione delle adozioni dai canili e dai gattili;

    secondo il Rapporto Eurispes 2023 un terzo degli italiani accoglie in casa un animale, tuttavia il trend è in discesa: -5 per cento rispetto al 2022; il rapporto rileva, inoltre, che sono stati effettuati tagli per affrontare le spese per i pet: c'è chi acquista cibo meno costoso (35,8 per cento), chi rinuncia a adottare un nuovo animale (36 per cento); chi ha dichiarato di rinunciare a cure o interventi chirurgi (28,5 per cento) e chi riduce le visite veterinarie (26,3 per cento);

    per quanto riguarda alimenti e farmaci è bene ricordare che se l'IVA su carni, pesce, prodotti di origine vegetale e cereali è ad oggi agevolata, gli alimenti per gli animali da compagnia e le prestazioni veterinarie sono sottoposti all'IVA di lusso al 22 per cento, mentre i farmaci veterinari al 10 per cento;

    per quanto riguarda le cure veterinarie occorre, inoltre, sottolineare come esse debbano considerarsi prestazioni di pubblica utilità: basti pensare all'importanza della prevenzione e della cura di patologie come la leishmaniosi, un'antropo-zoonosi, cioè una malattia trasmissibile, in alcune particolari condizioni, anche all'uomo;

    un aspetto estremamente penalizzante per chi vive con un animale è rappresentato anche dalle detrazioni Irpef per i costi sostenuti per le prestazioni medico veterinarie e per l'acquisto dei farmaci prescritti per animali detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva; il rimborso massimo ottenibile, indipendentemente dal numero di animali che vivono con il contribuente, è pari a 79,00 euro, ossia il 19 per cento della differenza tra il tetto massimo (550,00 euro) e la franchigia (129,11 euro);

    è importante sottolineare il valore sociale che le suddette agevolazioni fiscali potrebbero dare in particolare per le persone appartenenti alle fasce più deboli della società e per coloro che non hanno ancora fatto identificare l'animale e/o non lo hanno sterilizzato, situazioni queste che aumentano il rischio di abbandono e alimentano il randagismo;

    l'attuale sistema fiscale, quindi, colpisce almeno 19 milioni di cani e gatti che vivono in famiglia, ai quali vanno ad aggiungersi i tanti che vivono in canili e gattili o randagi, scoraggiando così l'adozione di cani e gatti, strumento fondamentale per combattere il randagismo – fenomeno che ha delle proporzioni allarmanti e che in Italia ha un costo complessivo di quasi cento milioni di euro all'anno per il solo mantenimento dei cani in canili rifugio – e assicurare un risparmio a tutta la collettività (nei canili italiani sono presenti circa 90.000 cani e un cane in canile costa mediamente 1.277,50 euro all'anno);

    la necessità di abbassare l'IVA sugli alimenti per gli animali, sui farmaci e sulle prestazioni mediche veterinarie è ampiamente condivisa dal mondo politico, dai medici veterinari, dalle imprese di settore e dalle associazioni di consumatori,

impegna il Governo

a disporre, nel prossimo provvedimento utile, interventi di carattere fiscale per l'introduzione di agevolazioni per l'acquisto di cibo, farmaci veterinari, prodotti veterinari, nonché per le prestazioni veterinarie e a prevedere, al contempo, una rimodulazione delle detrazioni fiscali per i costi sostenuti per le prestazioni medico veterinarie e per l'acquisto dei farmaci prescritti per animali detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva, ciò al fine di sostenere le famiglie che vivono con un animale domestico e da affezione e allo stesso tempo combattere il fenomeno del randagismo, con un conseguente vantaggio sia dal punto di vista sociale sia, evidentemente, economico.
9/2112-bis-A/101. Sergio Costa, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    al comma 350 (ex articolo 61) del testo presentato dal Governo e non modificato durante l'esame parlamentare è previsto un incremento dell'indennità di specificità per la dirigenza veterinaria;

    tale disposizione, ampiamente condivisa, dovrebbe però essere accompagnata anche da altri interventi a sostegno delle famiglie con animali domestici e di affezione, che ogni giorno si occupano della gestione di tali animali, dall'alimentazione alle cure;

    occorre non trascurare come, a causa del periodo di crisi aggravatosi con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina che farà sentire ancora a lungo i suoi effetti, il potere di acquisto degli italiani sia diminuito e così anche accudire un animale è un impegno economico che incide sempre di più sul bilancio familiare; cibo, vaccini, integratori e farmaci comportano delle spese non irrilevanti, le cui possibili conseguenze sono il rischio di abbandono e la diminuzione delle adozioni dai canili e dai gattili;

    secondo il Rapporto Eurispes 2023 un terzo degli italiani accoglie in casa un animale, tuttavia il trend è in discesa: -5 per cento rispetto al 2022; il rapporto rileva, inoltre, che sono stati effettuati tagli per affrontare le spese per i pet: c'è chi acquista cibo meno costoso (35,8 per cento), chi rinuncia a adottare un nuovo animale (36 per cento); chi ha dichiarato di rinunciare a cure o interventi chirurgi (28,5 per cento) e chi riduce le visite veterinarie (26,3 per cento);

    per quanto riguarda alimenti e farmaci è bene ricordare che se l'IVA su carni, pesce, prodotti di origine vegetale e cereali è ad oggi agevolata, gli alimenti per gli animali da compagnia e le prestazioni veterinarie sono sottoposti all'IVA di lusso al 22 per cento, mentre i farmaci veterinari al 10 per cento;

    per quanto riguarda le cure veterinarie occorre, inoltre, sottolineare come esse debbano considerarsi prestazioni di pubblica utilità: basti pensare all'importanza della prevenzione e della cura di patologie come la leishmaniosi, un'antropo-zoonosi, cioè una malattia trasmissibile, in alcune particolari condizioni, anche all'uomo;

    un aspetto estremamente penalizzante per chi vive con un animale è rappresentato anche dalle detrazioni Irpef per i costi sostenuti per le prestazioni medico veterinarie e per l'acquisto dei farmaci prescritti per animali detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva; il rimborso massimo ottenibile, indipendentemente dal numero di animali che vivono con il contribuente, è pari a 79,00 euro, ossia il 19 per cento della differenza tra il tetto massimo (550,00 euro) e la franchigia (129,11 euro);

    è importante sottolineare il valore sociale che le suddette agevolazioni fiscali potrebbero dare in particolare per le persone appartenenti alle fasce più deboli della società e per coloro che non hanno ancora fatto identificare l'animale e/o non lo hanno sterilizzato, situazioni queste che aumentano il rischio di abbandono e alimentano il randagismo;

    l'attuale sistema fiscale, quindi, colpisce almeno 19 milioni di cani e gatti che vivono in famiglia, ai quali vanno ad aggiungersi i tanti che vivono in canili e gattili o randagi, scoraggiando così l'adozione di cani e gatti, strumento fondamentale per combattere il randagismo – fenomeno che ha delle proporzioni allarmanti e che in Italia ha un costo complessivo di quasi cento milioni di euro all'anno per il solo mantenimento dei cani in canili rifugio – e assicurare un risparmio a tutta la collettività (nei canili italiani sono presenti circa 90.000 cani e un cane in canile costa mediamente 1.277,50 euro all'anno);

    la necessità di abbassare l'IVA sugli alimenti per gli animali, sui farmaci e sulle prestazioni mediche veterinarie è ampiamente condivisa dal mondo politico, dai medici veterinari, dalle imprese di settore e dalle associazioni di consumatori,

impegna il Governo

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, a disporre, nel prossimo provvedimento utile, interventi di carattere fiscale per l'introduzione di agevolazioni per l'acquisto di cibo, farmaci veterinari, prodotti veterinari, nonché per le prestazioni veterinarie e a prevedere, al contempo, una rimodulazione delle detrazioni fiscali per i costi sostenuti per le prestazioni medico veterinarie e per l'acquisto dei farmaci prescritti per animali detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva, ciò al fine di sostenere le famiglie che vivono con un animale domestico e da affezione e allo stesso tempo combattere il fenomeno del randagismo, con un conseguente vantaggio sia dal punto di vista sociale sia, evidentemente, economico.
9/2112-bis-A/101. (Testo modificato nel corso della seduta)Sergio Costa, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 37 del disegno di legge presentato dal Governo e non modificato durante l'esame parlamentare reca disposizioni in materia di cani da assistenza in particolare prevedendo l'applicazione delle legge 14 febbraio 1974 n. 37 non solo ai cani guida per i non vedenti, ma a tutti i cani che costantemente assistono e accompagnano la vita di molte famiglie;

    nel corso del tempo, il ruolo dei cani nella vita delle persone è diventato sempre più importante, fino a divenire centrale nel caso, a esempio, delle persone con disabilità, psichica o fisica, dei bambini affetti da spettro autistico, ma anche di persone affette da malattie quali diabete, epilessia, morbo di Addison, allergia alimentare grave, tubercolosi, narcolessia, sindrome da tachicardia o ortostatica posturale;

    molti cani vengono addestrati da professionisti a essere cani da assistenza o da allerta medica. Esistono cani da assistenza motoria, quelli addestrati ad allertare il paziente-assistito in caso di diabete riconoscendo sintomi di ipo e iperglicemia, cani per crisi di epilessia e Alzheimer; fino ad arrivare al cane in grado di aiutare in casi di sordità e ipoacusia e, addirittura, essere di supporto per le patologie legate all'autismo;

    vi sono, inoltre, cani che operano nel campo della giustizia e sono utilizzati per assistere persone vittime di crimini, testimoni e altre persone durante le inchieste e il perseguimento dei crimini o altri processi legali, cani utilizzati in centri educativi e impiegati da insegnanti di educazione speciale per facilitare l'interazione con gli studenti, cani utilizzati in centri di salute che spesso affiancano terapisti, psicologi e altri professionisti del settore medico per facilitare il recupero e la gestione dei sintomi dei pazienti, la cosiddetta pet therapy, sempre più diffusa;

    il valore economico di un cane d'assistenza oscilla da un minimo di 12.000 euro fino a 30.000 euro, ed è quindi evidente quanto possa pesare sul bilancio di una famiglia che ne necessita;

    durante l'esame in commissione bilancio è stato approvato un emendamento che incrementa la detrazione fiscale per il mantenimento e la cura dei cani guida per non vedenti. Pur essendo un risultato importantissimo, è evidente che un analogo sostegno dovrebbe essere esteso anche a tutti i cani da assistenza contemplati dal comma suddetto,

impegna il Governo:

   a estendere la portata della detrazione fiscale anche al mantenimento dei cani da assistenza contemplati dai commi 223 e seguenti della legge in esame;

   a implementare la legge 14 febbraio 1974 n. 37 al fine di ampliare l'elenco delle patologie per le quali è contemplato l'uso di un cane da assistenza nonché garantire gli stessi diritti previsti per chi si serve di cani guida anche ai soggetti accompagnati dai cani d'assistenza o d'allerta medicale e agli amministratori di sostegno o prestatori di cura di costoro;

   a prevedere un fondo annuale variabile in melius per un sussidio nell'acquisto e addestramento dei cani ovvero a sgravi fiscali nei confronti delle famiglie e dei soggetti che necessitino di tale preziosa e vitale presenza;

   a promuovere, attraverso i Ministeri competenti e in collaborazione con le regioni, percorsi multidisciplinari che coinvolgano figure professionali provenienti dalla medicina umana e veterinaria, dal settore socio-sanitario e cinofilo al fine di costruire in Italia una vera e propria filiera del cane d'assistenza.
9/2112-bis-A/102. Cherchi, Morfino, Dalla Chiesa.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 37 del disegno di legge presentato dal Governo e non modificato durante l'esame parlamentare reca disposizioni in materia di cani da assistenza in particolare prevedendo l'applicazione delle legge 14 febbraio 1974 n. 37 non solo ai cani guida per i non vedenti, ma a tutti i cani che costantemente assistono e accompagnano la vita di molte famiglie;

    nel corso del tempo, il ruolo dei cani nella vita delle persone è diventato sempre più importante, fino a divenire centrale nel caso, a esempio, delle persone con disabilità, psichica o fisica, dei bambini affetti da spettro autistico, ma anche di persone affette da malattie quali diabete, epilessia, morbo di Addison, allergia alimentare grave, tubercolosi, narcolessia, sindrome da tachicardia o ortostatica posturale;

    molti cani vengono addestrati da professionisti a essere cani da assistenza o da allerta medica. Esistono cani da assistenza motoria, quelli addestrati ad allertare il paziente-assistito in caso di diabete riconoscendo sintomi di ipo e iperglicemia, cani per crisi di epilessia e Alzheimer; fino ad arrivare al cane in grado di aiutare in casi di sordità e ipoacusia e, addirittura, essere di supporto per le patologie legate all'autismo;

    vi sono, inoltre, cani che operano nel campo della giustizia e sono utilizzati per assistere persone vittime di crimini, testimoni e altre persone durante le inchieste e il perseguimento dei crimini o altri processi legali, cani utilizzati in centri educativi e impiegati da insegnanti di educazione speciale per facilitare l'interazione con gli studenti, cani utilizzati in centri di salute che spesso affiancano terapisti, psicologi e altri professionisti del settore medico per facilitare il recupero e la gestione dei sintomi dei pazienti, la cosiddetta pet therapy, sempre più diffusa;

    il valore economico di un cane d'assistenza oscilla da un minimo di 12.000 euro fino a 30.000 euro, ed è quindi evidente quanto possa pesare sul bilancio di una famiglia che ne necessita;

    durante l'esame in commissione bilancio è stato approvato un emendamento che incrementa la detrazione fiscale per il mantenimento e la cura dei cani guida per non vedenti. Pur essendo un risultato importantissimo, è evidente che un analogo sostegno dovrebbe essere esteso anche a tutti i cani da assistenza contemplati dal comma suddetto,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di estendere la portata della detrazione fiscale anche al mantenimento dei cani da assistenza contemplati dai commi 223 e seguenti della legge in esame;

   a definire l'elenco delle patologie per le quali è contemplato l'uso di un cane da assistenza nonché garantire gli stessi diritti previsti per chi si serve di cani guida anche ai soggetti accompagnati da cani d'assistenza;

   a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di prevedere un fondo annuale variabile in melius per un sussidio nell'acquisto e addestramento dei cani ovvero a sgravi fiscali nei confronti delle famiglie e dei soggetti che necessitino di tale preziosa e vitale presenza;

   a promuovere, attraverso i Ministeri competenti e in collaborazione con le regioni, percorsi multidisciplinari che coinvolgano figure professionali provenienti dalla medicina umana e veterinaria, dal settore socio-sanitario e cinofilo al fine di costruire in Italia una vera e propria filiera del cane d'assistenza.
9/2112-bis-A/102. (Testo modificato nel corso della seduta)Cherchi, Morfino, Dalla Chiesa.


   La Camera,

   premesso che:

    la legge di bilancio rappresenta il provvedimento che più di ogni altro, nell'ambito di una visione e di una strategia complessive orientate alle opportunità di crescita e sviluppo, incide sul sistema Paese, sulle categorie produttive e, in generale sulla collettività;

    l'inopportunità dell'intervento normativo a sostegno delle spese di trasporto da e per il luogo di residenza dei Ministri e dei Sottosegretari non eletti al Parlamento e non residenti a Roma, ad avviso dei firmatari diventa assoluta per la sua iniquità e la sua dissonanza a fronte delle contestuali condizioni economico-finanziarie del Paese e dei cittadini, registrate dagli organismi statistici, e a fronte del peso dell'inflazione, condizioni che si sommano ai dati sulla criminalità predatoria, per la prima volta in aumento dopo oltre dieci anni di calo costante, connessa al crescente disagio sociale, che desta allarme e preoccupazione, come dichiarato dallo stesso Servizio Analisi criminale della polizia di Stato, autore della relazione sull'indice di criminalità, riferito all'anno 2023 e confermato anche per il 2024 – un mix dai potenziali effetti esplosivi in termini sociali;

    per quanto riguarda i dati economici, l'analisi ISTAT divulgata lo scorso novembre registra l'aumento di luce e gas su base annua, passato dal +3,9 al +7,4 per cento, a cui conseguono gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari freschi, dal +3,4 al +3,8 per cento: c'è un'inflazione che, soprattutto in settori molto sensibili per le fasce medio-basse, continua a colpire implacabilmente, senza dimenticare che la situazione contingente si somma e certamente non cancella quel +14 per cento di inflazione cumulata che si è abbattuta sugli italiani nel biennio 2022-2023;

    a ciò si aggiungano i dati che fotografano una condizione della popolazione giovanile in forte svantaggio, sono migliaia di giovani che intendono lasciare l'Italia per cercare altrove impieghi meglio riconosciuti e remunerati, il calo demografico costante – dai dati Istat, un bambino fino a cinque anni di età per ogni 6 ultrasessantacinquenni, ulteriore calo e record negativo di nascite nell'anno 2024 – e l'imperterrita assenza, ad avviso dei firmatari, di una strategia o di misure di contrasto al crescente carovita e di sostegno alle giovani generazioni;

    tutte le predette questioni rendono sconcertante, ad avviso dei presentatori, l'intervento normativo in parola,

impegna il Governo:

   a riconsiderare l'intervento normativo in premessa, valutandone gli effetti applicativi in ordine alla sua inopportunità, alla luce dei più recenti dati statistici riferiti all'economia nazionale, al peso dell'inflazione sulle entrate delle persone e delle famiglie, del disagio economico e sociale in cui esse versano nonché alla sua iniquità, a fronte del contestuale diniego ad incrementare di 100 euro mensili, invece degli 8 euro concessi dal Governo, i trattamenti pensionistici più bassi e, pertanto, ad adottare le iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, volte alla sua espunzione dal testo della legge di bilancio in titolo;

   ferme restando le prerogative parlamentari, a riconsiderare, altresì, l'intervento normativo in parola, al fine di assumere le iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, al fine di destinarne gli effetti finanziari alla dotazione, in prima applicazione, di un fondo finalizzato a riconoscere un contributo alle spese di trasporto dei lavoratori pendolari per il viaggio di andata e ritorno dal luogo di residenza al luogo di lavoro.
9/2112-bis-A/103. Donno, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    la Croce Rossa italiana (CRI) aveva a ogni effetto di legge qualificazione e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e, in quanto tale, era soggetta alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici;

    a seguito di riorganizzazione, dal 1° gennaio 2015 l'Ente ha assunto la denominazione di «Ente strumentale alla Croce Rossa italiana» (ESACRI) finalizzato al supporto dell'Associazione della Croce Rossa italiana con l'attribuzione della personalità giuridica di diritto privato;

    l'ESACRI è in liquidazione coatta amministrativa ex articolo 8 comma 2 del decreto legislativo n. 178 del 2012;

    la quasi totalità dei dipendenti pubblici della Croce Rossa italiana – ivi compresi i già Militari in servizio a tempo indeterminato nel Corpo militare CRI, Ausiliario delle Forze armate dello Stato – quale conseguenza diretta della predetta riorganizzazione, sono transitati in mobilità obbligatoria nelle diverse articolazioni delle Amministrazioni pubbliche centrali e periferiche dello Stato o negli enti pubblici non economici anche a base federativa tuttavia, all'atto della liquidazione del trattamento di fine servizio e/o rapporto, detta mobilità è stata e viene considerata volontaria anziché obbligatoria, pur non avendo avuto alcuna facoltà di scelta in merito al regime della mobilità come dipendenti pubblici;

    per tale motivo, a tale categoria di soggetti viene erogato il trattamento di fine servizio e/o di fine rapporto (TFS/TFR) maturato solo in una delle due amministrazioni (di provenienza o di destinazione), segnatamente quello con l'importo più vantaggioso, contrariamente a quanto accade per la mobilità obbligatoria ove il trattamento viene corrisposto per il servizio prestato sia presso l'Amministrazione di provenienza che di destinazione, comportando quindi un trattamento ingiustamente parziale rispetto alla totalità dei contributi previdenziali trattenuti invece durante tutta la vita lavorativa presso entrambe le Amministrazioni, tra cui quella di destinazione ope legis;

    ritenuto opportuno porre rimedio a tale difformità di trattamento,

impegna il Governo

a introdurre misure finalizzate a prevedere, ai fini del calcolo e cumulo del trattamento di fine servizio e/o di fine rapporto, l'applicazione della mobilità obbligatoria per il personale già dipendente della Croce Rossa italiana, transitato nelle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche dello Stato o negli enti pubblici non economici anche a base federativa, per effetto della riorganizzazione disposta ex lege.
9/2112-bis-A/104. Dell'Olio, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni di sostegno in favore delle persone con disabilità;

    in particolare, nel corso dell'esame in sede referente, in accoglimento dell'emendamento 85.032 presentato dall'Onorevole Torto, è stato previsto l'incremento delle risorse annue (attuale articolo 1, comma 577) del provvedimento in esame, a decorrere dall'anno 2025, per favorire la partecipazione degli studenti con disabilità e con certificazione di disturbo specifico dell'apprendimento ai corsi di studio organizzati dalle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (attuale articolo 1, comma 577 del provvedimento in esame);

    la categoria AFAM è composta da professionisti e da eccellenze della didattica e della ricerca artistica in Italia;

    la valorizzazione del ruolo dei docenti AFAM rappresenta un investimento strategico per migliorare l'attrattività del settore e trattenere i migliori talenti, arricchendo il patrimonio culturale del Paese;

    è auspicabile un riconoscimento dell'istruzione artistica e culturale di alto livello attraverso l'equiparazione a quella universitaria sia in termini di titoli che di trattamento economico e giuridico,

impegna il Governo

assumere iniziative volte a stanziare risorse al fine di prevedere che i servizi e le iniziative in favore degli studenti con disabilità realizzate dalle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica di garantire, vengano effettuate avvalendosi di docenti opportunamente formati attraverso percorsi specifici post lauream universitari e AFAM, come tutor accademici specializzati in didattica musicale inclusiva.
9/2112-bis-A/105. Torto, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    già nella manovra di bilancio del 2023 il Presidente della Commissione bilancio aveva riammesso, a seguito di un ricorso, l'emendamento 78.015 Foti, ad avviso dei presentatori del presente atto palesemente inammissibile, come era stato correttamente stabilito dalla Presidenza della Commissione alla prima valutazione;

    l'emendamento era stato successivamente approvato e la disposizione in esso contenuta, di modifica della legge n. 157 del 1992, in materia di tutela della fauna selvatica e disciplina dell'attività venatoria, era stata inserita nel corpo della legge di bilancio 2023, legge n. 197 del 2022;

    la norma presentava i seguenti gravi vizi procedurali e di compatibilità con la normativa sul bilancio dello Stato, segnalati tempestivamente quanto vanamente dai presentatori del presente atto alla Presidenza della Camera:

     a) violazione del Regolamento della Camera, all'articolo 89, il quale stabilisce che possa essere negata l'accettazione e lo svolgimento di emendamenti che siano relativi ad argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione, come confermato dalla circolare del 10 gennaio 1997 che ha specificato che debbano essere dichiarati inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi affatto estranei all'oggetto della discussione, non solo ove non siano inerenti al contenuto del provvedimento in esame, ma anche ove esulino dalla funzione propria dell'atto legislativo o del tipo di strumento legislativo all'esame della Commissione e rafforzato dalle specifiche disposizioni sull'iter procedurale della legge di bilancio – Capo XXVII, articoli 118-bis e seguenti – che restringono ulteriormente il perimetro di ammissibilità degli emendamenti alla legge di bilancio;

     b) l'articolo 21, comma 1-quinquies, della legge di contabilità e finanza pubblica – legge 31 dicembre 2009, n. 196 – disciplina con estrema chiarezza l'ambito di intervento della legge di bilancio; in particolare la norma dispone che «la prima sezione del disegno di legge di bilancio non deve in ogni caso contenere norme di delega, di carattere ordinamentale o organizzatorio, né interventi di natura localistica o microsettoriale ovvero norme che dispongono la variazione diretta delle previsioni di entrata o di spesa contenute nella seconda sezione del predetto disegno di legge»;

    inoltre, come segnalato alla Presidenza della Camera, la disposizione introdotta con la legge di bilancio 2023, modificava la disciplina dell'attività venatoria, di sostanziale recepimento del quadro normativo eurounitario – nello specifico le direttive 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, 85/411/CEE della Commissione del 25 luglio 1985 e 91/244/CEE della Commissione del 6 marzo 1991 – e la sua approvazione avrebbe esposto il nostro Paese ad un concreto rischio di avvio di procedura d'infrazione;

    la Commissione europea ha immediatamente avviato – e chiuso – una procedura Pilot per le disposizioni citate – contenute nei commi 447 e 448 dell'articolo 1 della citata legge n. 197 del 2022 – a cui è seguito il formale avvio della procedura di infrazione;

    il medesimo copione si è ripetuto in questa sessione di bilancio, con un emendamento – il Caretta 82.05 (attuale articolo 1, comma 550 del provvedimento in esame) – puramente ordinamentale e correttamente dichiarato inammissibile in prima battuta dalla Presidenza della Commissione ma inopinatamente riammesso e votato nella notte tra il 16 e il 17 dicembre;

    ancora una volta a nulla sono serviti i richiami in Commissione – nonché nuovamente con una lettera al Presidente della Camera – alla correttezza e regolarità procedurali e all'allarme su possibili nuove procedure di infrazione e l'emendamento è stato posto in votazione e approvato,

impegna il Governo

ad adottare iniziative urgenti, anche di carattere normativo, per evitare il rischio che venga formalizzato un nuovo avvio di una procedura di infrazione, che oltre a determinare un significativo danno economico per le casse dello Stato, costituirebbe l'ennesimo motivo di imbarazzo in materia di politiche di gestione degli ecosistemi e della biodiversità.
9/2112-bis-A/106. Caramiello, Sergio Costa, Cherchi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame interviene solo parzialmente, e con misure insufficienti, in materia di lavoro e sostegno al reddito, misure che non rispondono pienamente alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici e peraltro senza individuare strumenti realmente efficaci per affrontare in modo strutturale le sfide sociali che il nostro Paese si trova ad affrontare;

    il reddito di cittadinanza (RDC), introdotto nel 2019 dal Governo Conte I, ha rappresentato uno strumento fondamentale di tenuta sociale che ha garantito, proprio nel difficilissimo contesto economico conseguente alla pandemia da COVID-19, condizioni di vita più dignitose a coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà;

    il reddito di cittadinanza è stato infatti istituito quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all'informazione, all'istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all'inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro;

    il combinato disposto dell'articolo 1, comma 313 e successivi della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), e dell'articolo 1 e successivi del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, ha introdotto radicali modifiche alla disciplina del reddito di cittadinanza, fino alla abrogazione totale della misura di sostegno, determinata dalla sostituzione della misura con il nuovo assegno di inclusione (Adi);

    tale scelta dell'attuale Governo ha danneggiato migliaia di cittadini i quali avevano finalmente ricevuto dallo Stato un aiuto concreto ed efficace contro l'indigenza, tra cui i nuclei familiari che sono rimasti esclusi per ragioni economiche, in ragione dell'abbassamento delle soglie di accesso alla nuova misura;

    la sostituzione del reddito di cittadinanza con l'assegno di inclusione ha infatti segnato in Italia la fine della prima concreta misura universale contro la povertà ed il nostro Paese è passato dall'essere l'unico Stato membro insieme alla Grecia, a non prevedere tale misura, a diventare l'unico Paese ad averla eliminata;

    secondo i dati INPS della prima edizione dell'Osservatorio su Adi e Supporto formazione e lavoro (SFL), 624.712 famiglie hanno ricevuto l'Adi per una media di 617 euro a famiglia: in termini assoluti, il numero di famiglie sostenute attraverso l'Adi è poco più della metà rispetto a quanto è stato fatto con il Rdc;

    un altro confronto interessante con il Rdc, riguarda la copertura che ha offerto alle persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. Stando ai dati Istat, si può calcolare che se il Rdc dava copertura solo al 38 per cento delle persone in condizioni di povertà assoluta, i numeri odierni dell'INPS sull'Adi dicono che a essere sostenute economicamente siano soltanto 1,6 milioni di persone sui 5,7 milioni di poveri assoluti, vale a dire il 28 per cento: percentuale, dunque, che si è abbassata con l'Adi;

    nei primi sei mesi del 2024, inoltre, 697.640 famiglie hanno ricevuto almeno una mensilità del nuovo sussidio, numero inferiore rispetto a quello delle famiglie che, tra aprile 2019 e luglio 2021, avevano ricevuto il Rdc, arrivato fino a un massimo di 1,4 milioni di nuclei familiari beneficiari: si noti, infatti, che il Rdc è stata una misura di carattere universale, almeno fino a luglio 2023 quando non avevano più potuto riceverlo le famiglie (eleggibili per il neonato SFL) in cui non fosse stato presente almeno un minore, un disabile o una persona di 60 anni e più;

    dai dati ISTAT si evince altresì come l'impatto sulle persone e sui nuclei familiari in condizioni di povertà assoluta risulti limitato per le conseguenze della elevata crescita dei prezzi di gran lunga superiore all'incremento dei redditi nominali. La ripresa dell'economia e dell'occupazione – che pure ha consentito una consistente riduzione delle domande di sostegno – ha coinciso con un forte aumento dell'inflazione che ha colpito maggiormente proprio quelle stesse persone in condizioni di indigenza;

    il quadro sopradescritto determina inoltre una pressione nei confronti dei comuni, per i quali non sono stati previsti strumenti finanziari e risorse umane aggiuntive che, oggi, non sono in grado di fronteggiare attraverso i propri servizi sociali il disastro sociale creatosi a seguito del venir meno dell'unica fonte di sostentamento per molti nuclei familiari;

    anche a livello locale e regionale – si vedano le esperienze di Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna – si susseguono iniziative volte a introdurre o rafforzare misure di contrasto alla povertà, alle disuguaglianze, al «lavoro povero» e all'esclusione sociale,

impegna il Governo

nel rispetto delle esigenze di contenimento della dinamica della spesa corrente e di equilibrio economico-finanziario del bilancio pubblico, a valutare gli effetti applicativi del provvedimento in esame, nella parte in cui interviene sulla disciplina dell'assegno di inclusione, al fine di adottare con urgenza ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, utile a ripristinare quanto prima l'erogazione del reddito di cittadinanza quale misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, a carattere universale.
9/2112-bis-A/107. Carotenuto, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    la condizione delle persone sorde richiede interventi specifici e mirati per garantire una piena inclusione sociale e il superamento delle barriere alla comunicazione;

    è necessario incrementare l'indennità di comunicazione a beneficio delle persone sorde, come definite nella normativa vigente, adeguandola progressivamente dal 2025 al 2027;

    è essenziale sostenere l'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi (ENS) attraverso un adeguato finanziamento che permetta di realizzare e continuare progetti fondamentali per la comunità sorda, come il progetto Comunic@Ens;

    interventi normativi ulteriori, come l'adeguamento della terminologia e l'estensione dei benefici previsti dalla legge n. 97 del 1986, sono necessari per aggiornare la legislazione e favorire l'accesso delle persone sorde a strumenti di inclusione e mobilità,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa normativa e finanziaria necessaria per implementare, a decorrere dal 2025, disposizioni specifiche a beneficio delle persone sorde, assicurando l'incremento progressivo dell'indennità di comunicazione, il finanziamento strutturale delle attività e dei progetti dell'Ens, incluso Comunic@Ens, e l'adeguamento della normativa vigente, aggiornando la terminologia e prevedendo misure di ulteriore inclusione sociale ed economica per le persone sorde.
9/2112-bis-A/108. L'Abbate, Morfino, Dell'Olio.


   La Camera,

   premesso che:

    la condizione delle persone sorde richiede interventi specifici e mirati per garantire una piena inclusione sociale e il superamento delle barriere alla comunicazione;

    è necessario incrementare l'indennità di comunicazione a beneficio delle persone sorde, come definite nella normativa vigente, adeguandola progressivamente dal 2025 al 2027;

    è essenziale sostenere l'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi (ENS) attraverso un adeguato finanziamento che permetta di realizzare e continuare progetti fondamentali per la comunità sorda, come il progetto Comunic@Ens;

    interventi normativi ulteriori, come l'adeguamento della terminologia e l'estensione dei benefici previsti dalla legge n. 97 del 1986, sono necessari per aggiornare la legislazione e favorire l'accesso delle persone sorde a strumenti di inclusione e mobilità,

impegna il Governo

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ad adottare ogni iniziativa normativa e finanziaria necessaria per implementare, a decorrere dal 2025, disposizioni specifiche a beneficio delle persone sorde, assicurando l'incremento progressivo dell'indennità di comunicazione, il finanziamento strutturale delle attività e dei progetti dell'Ens, incluso Comunic@Ens, e l'adeguamento della normativa vigente, aggiornando la terminologia e prevedendo misure di ulteriore inclusione sociale ed economica per le persone sorde.
9/2112-bis-A/108. (Testo modificato nel corso della seduta)L'Abbate, Morfino, Dell'Olio.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame reca misure in materia di istruzione e merito;

    i settori della conoscenza rappresentano il volano per il progresso di una società e, di conseguenza, investire sulla scuola dovrebbe essere la priorità di ogni governo;

    la dispersione scolastica è un fenomeno che raramente fa notizia, ma è uno strumento in grado di misurare il grado di uguaglianza ed equità presente in una determinata società. I giovani lasciano la scuola o la frequentano in maniera irregolare, per mancanza di stimoli o per motivi socioeconomici, quali l'originario stato di povertà della famiglia, il territorio di provenienza, le differenze culturali e di genere, nonché le incertezze delle prospettive occupazionali;

    nonostante i dati mostrino un calo dell'abbandono scolastico, in linea con il trend seguito negli ultimi anni, permangono ancora motivi di preoccupazione, in quanto l'Italia rimane il quinto paese all'interno dell'Unione europea con la maggiore incidenza a causa degli ampi divari interni di diversa natura, quali il forte gap di genere (13,1 per cento il tasso di abbandono scolastico tra i maschi nel 2023, 7,6 per cento quello delle ragazze) e il gap territoriale (9 per cento al Nord, 13,5 per cento al Sud e 17,2 per cento nelle Isole);

    la dispersione scolastica comporta un costo per lo Stato in termini di misure di protezione sociale e criminalità, oltre ad una minore ricchezza nazionale, poiché l'investimento realizzato dallo Stato nei confronti delle ragazze e dei ragazzi che poi non terminano gli studi si traduce in minore risorsa lavoro e, di conseguenza, minore sviluppo economico e crescita del sistema Paese;

    inoltre, con l'inizio dell'anno scolastico, le famiglie si trovano a dover sostenere delle spese significative per acquistare libri e materiale scolastico o abbonamenti dei trasporti pubblici: si stima che, a settembre 2024, le famiglie abbiano speso in media 633,50 euro, mentre per le scuole superiori la cifra ha sfiorato gli 800 euro;

    per garantire il diritto allo studio e alle pari opportunità di istruzione e formazione dei cittadini, nonché attuare l'articolo 3 e l'articolo 34 della Carta costituzionale, è indispensabile supportare le famiglie in difficoltà con un sostegno economico affidabile e costante,

impegna il Governo

a reperire le necessarie risorse affinché sia riconosciuta una «Dote educativa», quale misura fondamentale a garanzia del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, destinata a tutte le alunne e alunni, studentesse e studenti del primo e secondo ciclo di istruzione, per sostenere economicamente le famiglie durante tutto il percorso educativo dei figli e contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, anche al fine di prevenire e contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica.
9/2112-bis-A/109. Orrico, Caso, Amato, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è l'unico Paese dell'area OCSE in cui i salari non crescono da 30 anni e negli ultimi anni sono stati ulteriormente ridotti dall'inflazione;

    i lavoratori in cassa integrazione subiscono una riduzione all'80 per cento di salari già spesso insufficienti, aggravando le difficoltà nel sostenere spese essenziali come cibo, affitto, mutuo e istruzione;

    la cassa integrazione è in aumento in tutta Italia, con un incremento del 47 per cento in Piemonte nel 2024, dovuto in gran parte alla crisi dell'automotive e alle politiche industriali inadeguate;

    il Governo ha ridotto di 4,6 miliardi i fondi per il settore automobilistico entro il 2030, reindirizzandoli verso armamenti e difesa, aggravando la crisi di settori chiave come automotive, macchine utensili, tessile e chimica;

    la produzione industriale è in calo da 21 mesi consecutivi e la mancanza di una strategia industriale sta compromettendo la competitività e il tessuto produttivo nazionale;

    nel presente provvedimento, in sede referente, è stato approvato l'emendamento dei Relatori 2.62 che prevede, inter alia, un rifinanziamento del Fondo Automotive di soli 200 milioni di euro per gli anni 2026 e 2027. Le risorse stanziate risultano oltremodo esigue per la riconversione del comparto in chiave green, ivi compreso l'indotto, e per il sostegno alla domanda di veicoli a zero emissioni,

impegna il Governo:

   a ripristinare con urgenza la dotazione del Fondo automotive, notevolmente definanziato delle risorse destinate al rilancio in chiave green del settore e trasferite all'industria della difesa;

   a garantire un contributo straordinario di sostegno al reddito per l'anno 2025 ai lavoratori destinatari di trattamenti di integrazione salariale alla data del 1° novembre 2024, aggiuntivo al trattamento di integrazione salariale in pagamento dal 1° gennaio 2025, che copra la differenza tra l'importo mensile della cassa integrazione percepito e un reddito lordo di 1.800 euro mensili.
9/2112-bis-A/110. Appendino, Morfino, Auriemma.


   La Camera,

   premesso che:

    tra le misure previste nel testo in esame si trova una norma che dispone una autorizzazione di spesa al fine di contribuire al finanziamento delle esigenze connesse allo svolgimento delle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 e dispone, inoltre, un incremento dell'autorizzazione di spesa per l'anno 2025 al fine di permettere il completamento degli interventi in conto capitale connessi allo svolgimento dell'evento;

    i fondo previsti riguardano 37 milioni di euro per il finanziamento dei maggiori costi connessi all'organizzazione e all'allestimento dei grandi eventi giubilari a cura di Società Giubileo s.p.a.; 16,5 milioni di euro connessi all'organizzazione e all'allestimento di eventi minori a cura di Roma Capitale; 34,5 milioni di euro da assegnare alla regione Lazio per il finanziamento dei maggiori costi connessi all'accoglienza dei pellegrini per le attività di competenza dell'ente;

    nella città di Roma per il Giubileo 2025 sono attesi tra i 30 e i 35 milioni di pellegrini e turisti durante tutto l'Anno Santo, che si concluderà il 14 dicembre 2025 (dati Unioncamere). Si prevede dunque una pressione antropica particolarmente accentuata, specie presso le sedi di interesse turistico e religioso che sono presenti su tutti il territorio romano. Inoltre, secondo la Commissione speciale PNRR, le opere previste per Roma nell'ambito del progetto Caput mundi, sarà attuato solo per il 50 per cento entro la fine del 2024. Un recente articolo apparso su Roma Today, Roma è 12° in classifica tra le città con più traffico al mondo: nella capitale si va in media a 19 km/h, perdendo 107 ore aggiuntive l'anno chiusi nell'abitacolo. Per andare a 10 chilometri di distanza ci vogliono, mediamente, 26 minuti e 30 secondi, 40 in più del 2022 e la situazione non potrà che aumentare nel 2025 per via dei numerosi bus turistici, pulmini privati, auto. Esiste la possibilità reale che la città si blocchi, creando gravi difficoltà e mettendo a repentaglio anche la sicurezza di cittadini e turisti;

    per questa ragione si è reputato necessario ed urgente prevedere una misura che incentivi l'uso delle modalità di lavoro agile per le imprese e per le pubbliche amministrazioni che hanno sede nel territorio della città metropolitana;

    l'evento produrrà una pressione particolarmente rilevante di flussi di persone presso i quartieri limitrofi alla stazione centrale con un aumento della criminalità e una riduzione della percezione della sicurezza per coloro che abitano in queste zone. Il ricorso all'impiego di un sistema di videosorveglianza esteso ed efficace risponde appieno a questa aspettativa: nel pieno rispetto delle normative dettate dal GDPR, una visione capillare mediata e strutturata dall'impiego di tecnologie avanzate ed intelligenza artificiale, permetterà, in modo discreto ma efficace, il monitoraggio costante dei luoghi interessati dagli eventi giubilari, siano essi zone del centro città, ma anche realtà più periferiche. A mero titolo esemplificativo è intuibile come l'individuazione immediata di un problema di viabilità, porti ad un intervento celere e quindi ad una più rapida risoluzione. La videosorveglianza – oltre allo scopo relativo alla deterrenza e all'aumento della percezione di sicurezza per la collettività, se ne rileva l'utilità, ormai acclarata, anche ai fini delle indagini per eventi criminosi,

impegna il Governo

a riconsiderare l'intervento normativo volto a coprire le spese dei Ministri e dei Sottosegretari del Governo per i viaggi di andata e ritorno dalla loro residenza a Roma, valutandone gli effetti applicativi in ordine alla sua inopportunità e alla sua iniquità, alla luce dei dati sull'economia del Paese e sulle condizioni economiche e sociali delle persone, delle famiglie, dei giovani illustrate in premessa, al fine di assumere le iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, affinché gli effetti finanziari siano destinati al miglioramento dello stato dei trasporti nonché nella sicurezza urbana della città di Roma, con particolare riferimento all'anno giubilare.
9/2112-bis-A/111. Francesco Silvestri, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame interviene solo parzialmente, e con misure del tutto insufficienti, in materia di lavoro e previdenza sociale, con disposizioni che non rispondono alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici e che mancano di individuare strumenti realmente efficaci per affrontare in modo strutturale le sfide sociali che il nostro Paese si trova ad affrontare;

    particolare preoccupazione per le ricadute sociali destano le misure recate in materia pensionistica, come l'aumento minimo di soli 8 euro dell'assegno mensile delle pensioni sociali dei cittadini e delle cittadine con più di 70 anni e in condizioni disagiate;

    questa misura si aggiunge al riconoscimento da parte del Governo della rivalutazione degli assegni pensionistici nel 2025 dello 0,8 per cento, con conseguente aumento per le pensioni minime di appena 1 euro e 80 centesimi pro capite su base mensile, pari ad un caffè, con irrisorie ricadute sui conti previdenziali e nella perdurante assenza di disposizioni efficaci e strutturali per contrastare l'inflazione che ledono la dignità dei pensionati;

    alla luce dei dati sull'economia del Paese e sulle condizioni economiche e sociali delle persone, delle famiglie, e dei giovani, tale aumento risibile si inserisce in un quadro che rischia di ingenerare rabbia e frustrazione sociale a fronte di un sistema di calcolo non proporzionali e dunque iniquo;

    l'invecchiamento strutturale, la frammentazione sociale, le trasformazioni del mercato del lavoro, così come il carovita e la perdita del potere d'acquisto, impongono al contrario una revisione strutturale del sistema previdenziale per consentire sostenibilità finanziaria ma anche sostenibilità sociale, a partire dal sostegno per i pensionati più fragili,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative, anche normative e con l'urgenza richiesta dal caso, volte ad un incremento delle pensioni minime fino a 100 euro al mese e alla rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici delle suddette pensioni, tale da garantirne l'adeguatezza in relazione ai mutamenti del potere d'acquisto e con interventi di natura strutturale a sostegno dei pensionati, a partire da quelli in condizioni disagiate;

   ferme restando le prerogative parlamentari, a riconsiderare l'intervento normativo, introdotto durante l'esame in sede referente, volto a coprire le spese dei Ministri e dei Sottosegretari del Governo per i viaggi di andata e ritorno dalla loro residenza a Roma, valutandone gli effetti applicativi in ordine alla sua inopportunità e alla sua iniquità, al fine di assumere le opportune iniziative, sotto il profilo amministrativo e legislativo, affinché gli effetti finanziari siano resi disponibili per le altre finalità di cui in premessa, a sostegno delle spese per garantire l'incremento delle pensioni minime.
9/2112-bis-A/112. Conte, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'atto in esame reca pochi interventi di rilevo per quanto riguarda il comparto trasporti, non vi è traccia di questioni cruciali tra cui la mobilità sostenibile, la portualità, l'intermodalità e il settore aereo;

    tra le misure esaminate nella scorsa legge di bilancio con una certa preoccupazione non solo per la fattibilità dell'opera ma per le ingenti risorse che questa avrebbe impegnato, c'è certamente quella relativa ai lavori relativi al Ponte sullo stretto di Messina;

    in particolare, la vicenda del ponte è oggetto di grande attenzione da parte dell'opinione pubblica proprio a causa del costo che – come più volte sostenuto in questo anno – è aumentato a causa delle gravi mancanze del progetto originario su cui si è ripreso a lavorare senza procedere a nuova gara,

    come è noto nell'ambito del Documento di economia e finanzia 2023, il progetto del ponte è stato introdotto tra le principali misure del Ministero delle infrastrutture e trasporti, con una previsione di investimento totale di circa 13 miliardi. Al finanziamento si sarebbe dovuto provvedere mediante: le risorse messe a disposizione dalle regioni a valere, in particolare, sui Fondi per lo sviluppo e la coesione 2021-2027; l'individuazione, in sede di definizione della legge di bilancio 2024, della copertura finanziaria pluriennale a carico del bilancio dello Stato; i finanziamenti privati contratti sul mercato nazionale e internazionale; l'accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe Facility – CEF; nell'attuale legge di bilancio il Governo, per mezzo di un emendamento della maggioranza, ha reso noto i nuovi costi e le nuove disposizioni finanziarie di copertura dell'opera;

    sul punto è importante mettere in luce due elementi: l'aumento netto del costo dell'opera e il loro reperimento per circa quattro miliardi dal fondo di sviluppo e coesione assegnati a Calabria e Sicilia;

    in Sicilia strade, ferrovie e rete idrica, le condizioni di queste infrastrutture mostrano ancora diverse criticità e rischiano di mettere in difficoltà lo sviluppo economico della regione. Dal lato dei trasporti, infatti, stando all'indagine di Unioncamere, l'inefficienza delle strade ha contribuito in modo importante al calo delle esportazioni registrato nel 2023. Insieme ad altri fattori di tardato sviluppo che riducono la competitività dei prodotti, l'export dell'Isola è crollato del 19,3 per cento, ovvero circa 8 miliardi di euro;

    ad oggi, la rete ferroviaria è elettrificata al 58 per cento e solo il 16 per cento dei 1.396 chilometri tracciati nel territorio procede su doppio binario. In occasione dell'ultima conferenza stampa sullo stato di cantieri in Sicilia, è stato ricordato che attualmente sono in corso lavori ma ancora la situazione è gravemente compromessa, con particolare riguardo alla provincia di Agrigento;

    l'emendamento approvato grazie all'impegno parlamentare in fase di esame del provvedimento in commissione, finalizzato alle esigenze infrastrutturali della linea ferroviaria Palermo-Agrigento-Porto Empedocle per favorire la mobilità dei cittadini va invece nella giusta direzione, ossia quella di migliorare le infrastrutture fondamentali per il territorio,

impegna il Governo

a destinare i fondi previsti per la tratta ferroviaria Palermo-Agrigento-Porto Empedocle alla messa in sicurezza della linea, alla sua velocizzazione e al miglioramento del servizio.
9/2112-bis-A/113. Carmina, Morfino.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare i fondi previsti per la tratta ferroviaria Palermo-Agrigento-Porto Empedocle alla messa in sicurezza della linea, alla sua velocizzazione e al miglioramento del servizio.
9/2112-bis-A/113. (Testo modificato nel corso della seduta)Carmina, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    ai sensi dell'articolo 45, comma 1, del CCNL per il personale della pubblica amministrazione del 14 settembre 2000, l'amministrazione può riconoscere ai propri dipendenti il buono pasto sostitutivo del servizio mensa;

    diversamente da quanto avviene per molti altri enti pubblici e privati, per il personale scolastico non è mai stato deliberato il diritto al buono pasto nonostante l'articolo 21 del medesimo CCNL che recita «Individuazione del personale avente diritto alla mensa gratuita» preveda che il diritto spetti a tutti i docenti e al personale ATA in servizio in ogni ordine di scuola ove è presente la refezione scolastica;

    una preponderante interpretazione restrittiva vuole che per quanto riguarda il personale ATA non è sufficiente essere in servizio all'orario della mensa, ma occorre prestare servizio in cucina o nei locali mensa;

    una recente ordinanza la Corte di Cassazione (n. 32113 del 31 ottobre 2022) ha affrontato il tema dei buoni pasto nel settore scolastico, sottolineando che l'attribuzione del buono pasto è diretta a conciliare le esigenze del servizio con le esigenze quotidiane del dipendente, al fine di garantirne il benessere fisico necessario per proseguire l'attività lavorativa;

    l'ordinanza della Corte di cassazione citata in questo contesto afferma che nell'impiego pubblico contrattualizzato l'attribuzione del buono pasto ha carattere assistenziale, è legata a una particolare articolazione dell'orario di lavoro e non riguarda né la durata né la retribuzione del lavoro;

    in un'altra occasione, i sindacati hanno avviato ricorsi al Giudice del lavoro per ottenere il riconoscimento dell'assegnazione dei buoni pasto illegittimamente negati fino a oggi dalla pubblica amministrazione al personale ATA senza riscuotere nessun successo in merito;

    tuttavia, nonostante queste pronunce e iniziative, i buoni pasto per i docenti e il personale ATA non sono stati inclusi nel nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro;

    in alcune regioni italiane, come il Trentino-Alto Adige, è stato introdotto un servizio sostitutivo di mensa per il personale della scuola, gestito da Up Day Ristoservice, che prevede l'utilizzo di una Card (buono pasto elettronico) o un'app per smartphone. Questo servizio è rivolto a tutto il personale del comparto scuola, compresi i docenti, il personale ATA, i dirigenti scolastici, gli assistenti educatori e gli insegnanti di formazione professionale. Tuttavia, non tutti i lavoratori del comparto scuola anche in Trentino-Alto Adige hanno accesso a questi servizi sostitutivi di mensa o ai buoni pasto;

    la scuola rimane forse l'unico ente dove ancora non viene riconosciuto il diritto al pasto gratuito e non è previsto alcun compenso economico anche se l'orario di servizio si protrae oltre le sei ore, per almeno 7 ore e 12 minuti al giorno,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di esperire le azioni di competenza al fine di inserire il diritto all'erogazione del buono pasto per il personale ATA in servizio per un turno giornaliero superiore a 6 ore nel CCNL di riferimento al momento del prossimo rinnovo.
9/2112-bis-A/114. Miele.


   La Camera,

   premesso che:

    le norme di cui all'articolo 1, commi 302 e seguenti (ex articolo 51) del disegno di legge di Bilancio al nostro esame sono dirette a potenziare il monitoraggio della spesa sanitaria e le modalità di valutazione della qualità dell'assistenza sanitaria delle regioni e province autonome, integrando il vigente sistema di garanzia;

    il comma 2, in particolare, al fine di potenziare il monitoraggio della spesa e le modalità di valutazione delle performance dell'assistenza sanitaria resa dalle regioni e dalle provincie autonome, considerando il finanziamento regionale, dispone l'integrazione del sistema di garanzia, di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56, da una dimensione di monitoraggio e valutazione delle performance regionali che riguarda aspetti gestionali, organizzativi, economici, contabili, finanziari e patrimoniali;

    il decreto legislativo n. 56 del 2000 ed in particolare il suo articolo 9, recante «Procedure di monitoraggio dell'assistenza sanitaria», trova diretta applicazione per le regioni, ma non per le regioni a Statuto speciale e per le province autonome di Trento e Bolzano, alle quali non vi è alcun riferimento normativo diretto;

    l'articolo 9 prevede la definizione di un sistema di garanzia del raggiungimento in ogni regione degli obiettivi di tutela della salute perseguiti dal Servizio sanitario nazionale (Ssn); ciò al fine di monitorare l'effettiva assistenza erogata in ogni regione, verificando in particolare che vengano garantiti i livelli essenziali uniformi di assistenza definiti nel Piano sanitario nazionale attraverso le risorse finanziarie pubbliche. L'individuazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) viene effettuata contestualmente all'individuazione delle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale nel rispetto delle compatibilità finanziarie definite per l'intero sistema di finanza pubblica nel Documento di programmazione economico finanziaria;

    l'obbligo consacrato nell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, di garantire i LEA, va bilanciato e contemperato con le risorse organizzative e soprattutto con quelle finanziarie messe a disposizione dallo Stato alle regioni tramite il Fondo sanitario nazionale;

    la regione autonoma Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano non accedono al FSN, ma ai sensi dell'articolo 34, comma 3, secondo periodo, della legge n. 724 del 1994, provvedono, in totale autonomia, al finanziamento del proprio Servizio sanitario provinciale, senza alcun tipo di contributo da parte dello Stato;

    mediante risorse proprie la regione autonoma Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano assicurano l'erogazione dei LEA sul proprio territorio, garantendo prestazioni sanitarie non inferiori – per quantità e qualità – agli standard minimi previsti a livello nazionale;

    stessa cosa vale con riferimento agli aspetti organizzativi e gestionali, materia di competenza legislativa concorrente delle province autonome nell'ambito della tutela della salute (articolo 117, terzo comma, della Costituzione in combinato disposto con l'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001), concetto ancora più ampio rispetto all'assistenza sanitaria e ospedaliera ed all'organizzazione sanitaria, di cui allo Statuto Speciale della regione autonoma Valle d'Aosta (legge costituzionale n. 4 del 1948) e della regione Trentino-Alto Adige (decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972) e relative norme di attuazione (in particolare, decreto del Presidente della Repubblica n. 474 del 1975 e decreto del Presidente della Repubblica n. 197 del 1980, decreto del Presidente della Repubblica n. 182 del 1982);

    pertanto, la nuova dimensione, avendo a oggetto profili economici, contabili, finanziari e patrimoniali non è applicabile alla regione Autonoma Valle d'Aosta e alle province autonome,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della normativa richiamata in premessa al fine di adottare interventi normativi urgenti al fine di garantire, in relazione a quanto espresso in premessa e coerentemente con quanto disposto dall'articolo 9 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56, dallo Statuto Speciale della regione Autonoma Valle d'Aosta (legge costituzionale n. 4 del 1948) e della regione Trentino-Alto Adige (decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972) e dalle relative norme di attuazione (in particolare decreto del Presidente della Repubblica n. 474 del 1975 e decreto del Presidente della Repubblica n. 197 del 1980, decreto del Presidente della Repubblica n. 182 del 1982), l'esclusione della regione Autonoma Valle d'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano da quanto previsto al comma 303 e quindi dall'integrazione del sistema di garanzia di una dimensione di monitoraggio e valutazione delle performance regionali che riguarda aspetti gestionali, organizzativi, economici, contabili, finanziari e patrimoniali.
9/2112-bis-A/115. Steger, Manes, Schullian, Gebhard.


   La Camera,

   premesso che:

    le norme di cui all'articolo 1, commi 302 e seguenti (ex articolo 51) del disegno di legge di Bilancio al nostro esame sono dirette a potenziare il monitoraggio della spesa sanitaria e le modalità di valutazione della qualità dell'assistenza sanitaria delle regioni e province autonome, integrando il vigente sistema di garanzia;

    il comma 2, in particolare, al fine di potenziare il monitoraggio della spesa e le modalità di valutazione delle performance dell'assistenza sanitaria resa dalle regioni e dalle provincie autonome, considerando il finanziamento regionale, dispone l'integrazione del sistema di garanzia, di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56, da una dimensione di monitoraggio e valutazione delle performance regionali che riguarda aspetti gestionali, organizzativi, economici, contabili, finanziari e patrimoniali;

    l'articolo 9 prevede la definizione di un sistema di garanzia del raggiungimento in ogni regione degli obiettivi di tutela della salute perseguiti dal Servizio sanitario nazionale (Ssn); ciò al fine di monitorare l'effettiva assistenza erogata in ogni regione, verificando in particolare che vengano garantiti i livelli essenziali uniformi di assistenza definiti nel Piano sanitario nazionale attraverso le risorse finanziarie pubbliche. L'individuazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) viene effettuata contestualmente all'individuazione delle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale nel rispetto delle compatibilità finanziarie definite per l'intero sistema di finanza pubblica nel Documento di programmazione economico finanziaria;

    l'obbligo consacrato nell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, di garantire i LEA, va bilanciato e contemperato con le risorse organizzative e soprattutto con quelle finanziarie messe a disposizione dallo Stato alle regioni tramite il Fondo sanitario nazionale;

    mediante risorse proprie la regione autonoma Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano assicurano l'erogazione dei LEA sul proprio territorio, garantendo prestazioni sanitarie non inferiori – per quantità e qualità – agli standard minimi previsti a livello nazionale;

    stessa cosa vale con riferimento agli aspetti organizzativi e gestionali, materia di competenza legislativa concorrente delle province autonome nell'ambito della tutela della salute (articolo 117, terzo comma, della Costituzione in combinato disposto con l'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001), concetto ancora più ampio rispetto all'assistenza sanitaria e ospedaliera ed all'organizzazione sanitaria, di cui allo Statuto Speciale della regione autonoma Valle d'Aosta (legge costituzionale n. 4 del 1948) e della regione Trentino-Alto Adige (decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972) e relative norme di attuazione (in particolare, decreto del Presidente della Repubblica n. 474 del 1975 e decreto del Presidente della Repubblica n. 197 del 1980, decreto del Presidente della Repubblica n. 182 del 1982),

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della normativa richiamata in premessa al fine di valutare l'adozione di interventi normativi urgenti per garantire, in relazione a quanto espresso in premessa e coerentemente con quanto disposto dall'articolo 9 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56, dallo Statuto Speciale della regione Autonoma Valle d'Aosta (legge costituzionale n. 4 del 1948) e della regione Trentino-Alto Adige (decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972) e dalle relative norme di attuazione (in particolare decreto del Presidente della Repubblica n. 474 del 1975 e decreto del Presidente della Repubblica n. 197 del 1980, decreto del Presidente della Repubblica n. 182 del 1982), e valutare l'esclusione della regione Autonoma Valle d'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano da quanto previsto al comma 303 e quindi dall'integrazione del sistema di garanzia di una dimensione di monitoraggio e valutazione delle performance regionali che riguarda aspetti gestionali, organizzativi, economici, contabili, finanziari e patrimoniali.
9/2112-bis-A/115. (Testo modificato nel corso della seduta)Steger, Manes, Schullian, Gebhard.


   La Camera,

   premesso che:

    lo strumento di raccolta fondi del 5 per mille, che consente di destinare una parte dell'Irpef agli enti del Terzo settore e alle realtà sociali che fanno volontariato, solidarietà sociale, ricerca scientifica e sanitaria, è fondamentale sia per garantire sostegno economico a tali enti che perseguono direttamente finalità di interesse generale, sia per promuovere tra i cittadini il senso di partecipazione civica;

    la normativa vigente prevede la fissazione per legge di un tetto massimo di risorse che possono essere destinate al riparto del 5 per mille, a prescindere dalla quantità effettiva delle scelte dei contribuenti, che non vengono pertanto pienamente rispettate con grave pregiudizio per le volontà espresse dai medesimi cittadini e per gli enti beneficiari;

    la legge 23 dicembre 2014, n. 190, e, in particolare, l'articolo 1, comma 154, dispone che per la liquidazione della quota del cinque per mille è autorizzata, a decorrere dall'anno 2022, la spesa di 525 milioni di euro annui;

    l'Agenzia delle entrate lo scorso 27 giugno 2024 ha comunicato la ripartizione delle scelte per la devoluzione del 5 per mille dell'Irpef relative all'anno finanziario 2023, per complessivi euro 552.968.401,89; la differenza tra l'importo erogabile e quello disponibile è stata, quindi, pari a euro 27.968.401,89; le somme spettanti sono state, pertanto, rideterminate con criteri di ripartizione proporzionale, sulla base del citato limite di spesa di 525 milioni di euro;

    sono stati 17,2 milioni i contribuenti che hanno sottoscritto la scelta in dichiarazione dei redditi (circa 730 mila in più rispetto al 2022); il trend di crescita delle scelte dei contribuenti dal 2017, tenuto conto del limite disponibile fissato a 525 milioni di euro, non permette di tenere conto del complesso delle scelte dei contribuenti;

    a contribuire a rendere ancora più evidente il mancato rispetto della scelta del contribuente è inoltre il meccanismo di ricalcolo dovuto allo sforamento del tetto per il quale sono gli enti che hanno raccolto più firme a subire paradossalmente la riduzione maggiore; il risultato è che anche enti che nel 2023 hanno ricevuto più firme rispetto al 2022, quest'anno hanno visto ridurre le risorse loro assegnate;

    in risposta ad una interrogazione presentata dal PD-IDP n. 5-03052, la sottosegretaria in rappresentanza del Governo aveva preannunciato l'impegno del Governo a valutare le necessarie iniziative legislative per incrementare le suddette autorizzazioni di spesa, al fine di tener conto dell'evoluzione del dato relativo alle scelte dei contribuenti;

    con l'approvazione dell'ordine del giorno 9/02150/004 il Governo si è impegnato a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di introdurre iniziative per incrementare le autorizzazioni di spesa destinate al riparto del 5 per mille ma nonostante i buoni propositi non ne ha dato seguito nonostante vi fosse la possibilità di approvarne la formulazione in questo provvedimento;

    il disegno di legge in esame introduce anche ulteriori limitazioni per il mondo non profit, ricomprendendo le donazioni agli enti del terzo settore nel taglio delle detrazioni Irpef per i redditi superiori a 75.000 euro e mantenendo la spending review per gli enti e fondazioni beneficiari di contributi pubblici,

impegna il Governo

al fine di garantire il rispetto delle scelte operate dai contribuenti nell'espressione della volontà di devolvere il 5 per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche, ad adottare nel prossimo provvedimento utile le necessarie iniziative volte ad incrementare le autorizzazioni di spesa destinate al riparto del 5 per mille.
9/2112-bis-A/116.Merola, Vaccari, Malavasi, Peluffo, Ciani.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 70 del Testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, concernente le condizioni economiche per il conferimento dei trattamenti e degli assegni pensionistici, stabilisce che, per quanto riguarda il limite di reddito nella pensionistica di guerra, debba farsi riferimento al reddito annuo complessivo, al lordo degli oneri deducibili, per un ammontare non superiore a lire 2.400.000;

    l'articolo 1 della legge 6 ottobre 1986, n. 656, prevede che i trattamenti pensionistici di guerra e gli assegni annessi alle decorazioni al valor militare, siano adeguati automaticamente ogni anno, mediante l'applicazione sugli importi vigenti al 31 dicembre dell'anno precedente dell'indice di variazione percentuale degli indici delle retribuzioni contrattuali degli operai dell'industria;

    con circolare n. 991 del Ministero dell'economia e delle finanze si è provveduto all'adeguamento automatico, per l'anno 2024, dei trattamenti pensionistici di guerra e alla determinazione del nuovo limite di reddito tenuto conto che il suddetto indice ISTAT è risultato pari a 2,01 per cento;

    il limite di reddito di cui al citato articolo 70, che non deve essere superato nell'anno 2023 per il conferimento o il ripristino delle pensioni o assegni di guerra a decorrere dal 1° gennaio 2024, per effetto dell'adeguamento automatico, viene elevato ad euro 18.187;

    l'obbligo della certezza del diritto che costituisce un principio basilare di ogni ordinamento democratico, impone, anche in questo caso di consentire all'interessato e ai suoi eredi di poter conoscere immediatamente, con sicurezza e chiarezza normativa, quale sia il limite di reddito entro il quale maturi il proprio diritto,

impegna il Governo

al fine di ricostruire un quadro normativo immediatamente accessibile e chiaro e di smaltire le procedure in corso, con riferimento alle istanze già presentate, ad aggiornare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'attuale soglia limite fissandone il valore ad un importo almeno pari ad euro 20.000 con riferimento al 31 dicembre dell'ultimo anno di imposta.
9/2112-bis-A/117. D'Alfonso, Stefanazzi, Laus.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 70 del Testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, concernente le condizioni economiche per il conferimento dei trattamenti e degli assegni pensionistici, stabilisce che, per quanto riguarda il limite di reddito nella pensionistica di guerra, debba farsi riferimento al reddito annuo complessivo, al lordo degli oneri deducibili, per un ammontare non superiore a lire 2.400.000;

    l'articolo 1 della legge 6 ottobre 1986, n. 656, prevede che i trattamenti pensionistici di guerra e gli assegni annessi alle decorazioni al valor militare, siano adeguati automaticamente ogni anno, mediante l'applicazione sugli importi vigenti al 31 dicembre dell'anno precedente dell'indice di variazione percentuale degli indici delle retribuzioni contrattuali degli operai dell'industria;

    con circolare n. 991 del Ministero dell'economia e delle finanze si è provveduto all'adeguamento automatico, per l'anno 2024, dei trattamenti pensionistici di guerra e alla determinazione del nuovo limite di reddito tenuto conto che il suddetto indice ISTAT è risultato pari a 2,01 per cento;

    il limite di reddito di cui al citato articolo 70, che non deve essere superato nell'anno 2023 per il conferimento o il ripristino delle pensioni o assegni di guerra a decorrere dal 1° gennaio 2024, per effetto dell'adeguamento automatico, viene elevato ad euro 18.187;

    l'obbligo della certezza del diritto che costituisce un principio basilare di ogni ordinamento democratico, impone, anche in questo caso di consentire all'interessato e ai suoi eredi di poter conoscere immediatamente, con sicurezza e chiarezza normativa, quale sia il limite di reddito entro il quale maturi il proprio diritto,

impegna il Governo

al fine di ricostruire un quadro normativo immediatamente accessibile e chiaro e di smaltire le procedure in corso, con riferimento alle istanze già presentate, ad aggiornare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'attuale soglia limite, solo ai fini della presentazione dell'istanza per essere sottoposti a visita del collegio medico-legale presso la Corte dei conti, fissandone il valore ad un importo almeno pari ad euro 20.000 con riferimento al 31 dicembre dell'ultimo anno di imposta.
9/2112-bis-A/117. (Testo modificato nel corso della seduta)D'Alfonso, Stefanazzi, Laus.


   La Camera,

   premesso che:

    con l'articolo 1, comma 180 (ex articolo 27 del disegno di legge originario) è stata prevista la perequazione automatica dei trattamenti pensionistici dei residenti all'estero per l'anno 2025. Difatti, l'articolo esclude per i soggetti residenti all'estero il riconoscimento, per l'anno 2025, dell'incremento, a titolo di perequazione automatica, della misura complessiva dei trattamenti pensionistici individuali, limitatamente ai casi in cui tale misura complessiva sia superiore all'importo del trattamento minimo del regime generale INPS. L'esclusione per i soggetti summenzionati è operata in via eccezionale (fermo restando l'effetto dell'esclusione, relativa all'anno 2025, anche sui ratei di trattamento corrisposti negli anni successivi al 2025);

    la relazione tecnica allegata al disegno di legge quantifica la minore spesa pensionistica derivante dal comma citato in un importo pari a 8,6 milioni di euro per ciascun anno del periodo 2025-2028; negli anni successivi, l'effetto previsto di minore spesa si riduce progressivamente, in ragione della previsione di una riduzione progressiva del numero di soggetti interessati (per l'anno 2034, che è l'ultimo preso in considerazione nelle stime, l'importo della minore spesa, sempre al netto degli effetti fiscali, è quantificato in 7,8 milioni);

    con tale misura si mira a ottenere un maggior gettito pari a soli 8 milioni di euro annui, che si spalmerà fino al 2034, a spese di cittadini italiani residenti all'estero che hanno regolarmente versato i contributi e hanno dunque una legittima aspettativa pensionistica, garantita anche dalla giurisprudenza costituzionale in materia;

    difatti, un cittadino italiano residente all'estero che percepisce una pensione da circa mille euro al mese, dal 2026 perderà ogni mese 50 euro, oltre all'eccedenza dell'anno. Un atto gravissimo, ad avviso dei firmatari, che ancora una volta, dimostra come il Governo Meloni abbia tradito tutte le promesse fatte agli italiani all'estero, una comunità di oltre 6 milioni di concittadini, la cosiddetta ventunesima regione italiana,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni riguardanti il blocco della rivalutazione dell'indicizzazione per i cittadini italiani pensionati che risiedono all'estero introdotte dal presente provvedimento anche allo scopo di adottare, in tempi rapidi, le opportune iniziative volte a ripristinare il quadro normativo previgente.
9/2112-bis-A/118. Toni Ricciardi, Carè, Di Sanzo, Porta.


   La Camera,

   premesso che:

    le Camere di Commercio italiane all'estero (CCIE) riconosciute dallo Stato italiano sono 77, operanti in 54 Paesi del mondo; associano, su base volontaria, circa 20.000 imprese e professionisti, sviluppando annualmente più di 300 mila contatti di affari;

    le CCIE sono connesse «a rete» in un sistema di promozione, radicato sui territori esteri, che costituisce un punto di riferimento per le comunità di affari italo-locali e un supporto di servizio alle piccole e medie imprese italiane;

    le CCIE, ai sensi della legge 10 luglio 1970, n. 579 e della legge 28 dicembre 1995, n. 549, sono destinatarie annualmente di un cofinanziamento sul valore dei programmi di promozione realizzati, nell'ambito delle disponibilità di cui alla Tab. 3 – Stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 2 «Regolazione dei mercati», programma 2.1 – «Vigilanza sui mercati e sui prodotti, promozione della concorrenza e tutela dei consumatori»;

    ogni anno viene effettuata la ripartizione delle disponibilità sul capitolo sulla base del valore dei programmi presentati allo stesso Ministero delle imprese e del made in Italy, che anche nel 2024, sulla base di un percorso seguito negli anni precedenti, ha riguardato il 100 per cento dei fondi disponibili, pur rimanendo largamente insufficiente a cofinanziare le spese sostenute dalle CCIE;

    essendo negli ultimi anni pari a circa 6 milioni di euro l'ammontare del cofinanziamento del valore a consuntivo dei programmi di promozione camerali, la contribuzione pubblica ordinaria a favore delle CCIE si è collocata, in media, al di sotto del 25 per cento della spesa rendicontata, rispetto alla previsione normativa che prevede il 50 per cento;

    tale situazione risulta peraltro peggiorata nell'anno 2024, in cui il Ministero delle imprese e del made in Italy ha ricevuto programmi di attività delle Camere relativi a una spesa prevista pari a quasi 40 milioni di euro per attività promozionali e di assistenza alle imprese, a fronte di un cofinanziamento a consuntivo dei programmi di promozione delle CCIE stabilito dalla legge di bilancio 2025 pari a poco meno di 6 milioni di euro, nell'ambito delle disponibilità finanziarie del Cap. 2515 «Somme da erogare ad enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi»;

    permane, pertanto, la criticità legata all'ammontare della quota di contribuzione destinata alle CCIE, portando a forti rischi di dissesto in soggetti che hanno visto, dalla metà dello scorso decennio, ridurre sensibilmente il cofinanziamento pubblico e mettendo, di conseguenza, a repentaglio la continuità di servizio, la capacità di rappresentanza degli interessi imprenditoriali all'estero, nonché l'attivo supporto ai processi d'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane svolto dalle CCIE,

impegna il Governo

a considerare l'opportunità di assicurare in sede di ripartizione delle disponibilità alle Camere di commercio italiane all'estero un contributo comunque non inferiore al 95 per cento della dotazione globale del capitolo, per realizzare un più adeguato cofinanziamento della spesa sui programmi promozionali già realizzati nell'anno 2024 con risorse proprie.
9/2112-bis-A/119. Carè.


   La Camera,

   premesso che:

    le Camere di Commercio italiane all'estero (CCIE) riconosciute dallo Stato italiano sono 77, operanti in 54 Paesi del mondo; associano, su base volontaria, circa 20.000 imprese e professionisti, sviluppando annualmente più di 300 mila contatti di affari;

    le CCIE sono connesse «a rete» in un sistema di promozione, radicato sui territori esteri, che costituisce un punto di riferimento per le comunità di affari italo-locali e un supporto di servizio alle piccole e medie imprese italiane;

    le CCIE, ai sensi della legge 10 luglio 1970, n. 579 e della legge 28 dicembre 1995, n. 549, sono destinatarie annualmente di un cofinanziamento sul valore dei programmi di promozione realizzati, nell'ambito delle disponibilità di cui alla Tab. 3 – Stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, Missione 2 «Regolazione dei mercati», programma 2.1 – «Vigilanza sui mercati e sui prodotti, promozione della concorrenza e tutela dei consumatori»;

    essendo negli ultimi anni pari a circa 6 milioni di euro l'ammontare del cofinanziamento del valore a consuntivo dei programmi di promozione camerali, la contribuzione pubblica ordinaria a favore delle CCIE si è collocata, in media, al di sotto del 25 per cento della spesa rendicontata, rispetto alla previsione normativa che prevede il 50 per cento,

impegna il Governo

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, a considerare l'opportunità di assicurare in sede di ripartizione delle disponibilità alle Camere di commercio italiane all'estero un contributo comunque non inferiore al 95 per cento della dotazione globale del capitolo, per realizzare un più adeguato cofinanziamento della spesa sui programmi promozionali già realizzati nell'anno 2024 con risorse proprie.
9/2112-bis-A/119. (Testo modificato nel corso della seduta)Carè.


   La Camera,

   premesso che:

    il Parco nazionale Gran Paradiso è il primo parco nazionale ad essere stato istituito in Italia, il 3 dicembre 1922, comprensivo, oggi, di una superficie di ben 71.000 ettari, insistenti nelle regioni Piemonte e Valle d'Aosta, con 13 comuni al proprio interno (7 in Valle d'Aosta e 6 in Piemonte) e comprensivo dell'unico celebre massiccio del Gran Paradiso, di oltre 4.000 metri, interamente localizzato in territorio italiano;

    le finalità dell'Ente sono la gestione e la tutela dell'area protetta, il mantenimento della biodiversità del territorio e del suo paesaggio, la ricerca scientifica, l'educazione ambientale, lo sviluppo e la promozione di un turismo sostenibile, con lo scopo di conservare per le generazioni presenti e future gli ecosistemi di rilievo internazionale e nazionale delle valli attorno al massiccio del Gran Paradiso;

    una particolarità del parco, è rappresentata dall'esistenza del Corpo di sorveglianza, istituito nel 1947 alle dirette dipendenze dell'Ente, che esplica in totale autonomia i propri compiti, quale vero e proprio unicum a livello nazionale; tale aspetto, correlato alla straordinaria estensione del Parco, a quote particolarmente elevate e, non ultimo, alla complessità del territorio con la presenza di ben 57 ghiacciai, dà chiaramente conto della necessità di una pianta organica del Parco adeguata all'importanza e alla complessità dei compiti, oggi ancora ristretta alle 88 unità previste dall'Allegato A al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 gennaio 2013 (di cui 28 funzionari amministrativi e 60 guardiaparco);

    sulla base del rapporto fissato, nel 2000, dal Corpo forestale dello Stato, di una unità di sorveglianza per 1.000 ettari di territorio, per la menzionata estensione di 71.000 ettari del Parco nazionale, sarebbero necessari almeno 71 guardiaparco per le sole attività di sorveglianza;

    il Parco presenta straordinarie caratteristiche naturalistiche e orografiche, in quanto l'intera estensione del Parco ricade oggi all'interno del Sito di importanza comunitaria (SIC) IT1201000, nonché nelle Zone di protezione speciale (ZPS), con ulteriori complessità gestionali-amministrative. Perciò, anche il corrente numero di 28 unità di funzionari amministrativi, attualmente inseriti in pianta organica, evidenzia la gravosità del compito;

    infine, il Parco, grazie ad un eccezionale patrimonio naturale, al buono stato di conservazione degli ecosistemi, all'integrazione delle attività turistiche ed agricole ed al suo ruolo di area protetta alpina transfrontaliera, insieme al Parc National de la Vanoise e al Parco naturale del Mont Avic, ha ottenuto nel 2007 il Diploma europeo delle aree protette, prestigioso riconoscimento del Consiglio d'Europa. Nel 2014 è stato inoltre inserito, unico parco italiano, nella Green List IUCN, la lista verde di 23 parchi in tutto il mondo, scelti dall'Unione mondiale per la conservazione della natura, per il loro ruolo di conservazione e gestione di aree protette;

    pertanto, al fine di garantire efficienza ed efficacia agli importanti compiti gestionali e di controllo del territorio, occorre rideterminare la pianta organica dell'Ente Parco nazionale Gran Paradiso, così come definita dall'Allegato A al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 gennaio del 2013, con elevazione della stessa a 106 unità complessive, di cui 71 guardiaparco e 35 di personale amministrativo (rispetto alle attuali 88 unità);

    a tali assunzioni si potrebbe far fronte con le risorse già stanziate dall'articolo 2, commi 337 e 338, della legge n. 244 del 2007, in assenza di nuovi e maggiori oneri di spesa per le finanze pubbliche,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di adottare gli opportuni strumenti normativi per assicurare la piena operatività e la continuità delle attività istituzionali dell'Ente Parco nazionale Gran Paradiso, garantendo livelli occupazionali ottimali, attraverso l'assunzione di ulteriori 18 unità di personale suddivisi in 11 guardiaparco e 7 funzionari amministrativi, anche utilizzando le risorse già stanziate dall'articolo 2, commi 337 e 338, della legge n. 244 del 2007, in assenza di nuovi e maggiori oneri per le finanze pubbliche.
9/2112-bis-A/120. Giglio Vigna, Manes, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il comma 187 (ex articolo 29) del disegno di legge di bilancio per il 2025 prevede che le disposizioni previste dalla legge 25 luglio 1975, n. 402 – che riconoscono il trattamento ordinario di disoccupazione (e le prestazioni familiari e sanitarie) per un periodo di 180 giorni ai lavoratori italiani rimpatriati, nonché ai lavoratori frontalieri, in caso di disoccupazione derivante da licenziamento ovvero da mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale da parte del datore di lavoro all'estero – non si applichino alle cessazioni del rapporto di lavoro intervenute a partire dal 1° gennaio 2025;

    la legge n. 402 del 1975, abrogata era l'unica misura di sostegno economico prevista dallo Stato italiano a favore dei nostri connazionali residenti all'estero i quali tornano in patria dopo aver perso il posto di lavoro nel Paese di emigrazione e si trovano in una situazione di disagio economico e di difficoltà occupazionale;

    va infatti rilevato che né l'assegno di inclusione né il supporto per la formazione e il lavoro – i nuovi strumenti post Reddito di cittadinanza – sono accessibili agli italiani emigrati che rientrano in quanto essi sono ovviamente sprovvisti del requisito di residenza richiesto dalla legge e cioè dei due anni di residenza continuativa in Italia nel periodo immediatamente precedente la presentazione della domanda;

    l'abrogazione dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori italiani rimpatriati rappresenta quindi un provvedimento fortemente punitivo nei confronti di una categoria di lavoratori – i nostri connazionali costretti ad emigrare per cercare il lavoro in un altro Paese – i quali vengono così privati dell'unico strumento di supporto economico sul quale fare affidamento in un momento di grave insicurezza sociale ed economica,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica ed in considerazione dei limitati effetti positivi per la finanza pubblica del provvedimento in questione, di introdurre al più presto una o più normative che prevedano misure di sostegno economico temporaneo – che sostituiscano adeguatamente o riformulino le modalità di concessione dell'indennità di disoccupazione abrogata – a favore dei lavoratori italiani che rimpatrino dopo aver perso il lavoro involontariamente, che non siano titolari di un trattamento di disoccupazione estero e che dichiarino la propria immediata disponibilità a cercare e a svolgere un lavoro, secondo le modalità definite con i servizi per l'impiego.
9/2112-bis-A/121. Porta.


   La Camera,

   premesso che,

    diverse misure hanno riguardato anche il Ministero della difesa e il personale delle Forze Armate sia militari che dipendenti civili;

   considerando che:

    in particolare, rispetto ai lavoratori che si occupano di servizi di manovalanza resa in appalto al Ministero della difesa, capitolo di spesa 4539/13, desta preoccupazione la precarietà a cui sono sottoposti i suddetti lavoratori;

    già nella scorsa legislatura, il Partito Democratico si era già speso per approvare un emendamento e una proposta di legge volta a favorire l'inserimento di 800 lavoratori precari, gran parte dei quali dipendenti di società cooperative, che da più di trenta anni sono addetti ai servizi di manovalanza e di facchinaggio presso gli enti, le basi e i reparti dell'amministrazione della difesa;

    questo adeguamento è oggi quanto mai necessario per l'aumento delle attività proprie del Ministero della difesa e per la carenza di personale interno atto a tali mansioni. I lavoratori addetti ai servizi di manovalanza e di facchinaggio infatti, pur in una situazione di precarietà contrattuale, hanno svolto e continuano a svolgere con continuità e professionalità le proprie attività all'interno dell'amministrazione della difesa, tanto che la loro situazione appare, alla luce di quanto prodotto nel corso degli anni, del tutto in giustificata,

impegna il Governo

ad adottare in tempi rapidi le opportune iniziative normative e stanziando a tal fine le opportune risorse, volte a definire i requisiti e le modalità per l'inquadramento di personale precario nei ruoli civili del Ministero della difesa al fine di stabilizzare i lavoratori già in servizio, con contratto a termine, alle dipendenze di società cooperative per l'espletamento di attività previste nel livello 5 del contratto collettivo nazionale di lavoro della Federazione imprese di servizi (Fise).
9/2112-bis-A/122.Graziano, Scotto.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di Bilancio all'esame dell'Assemblea contiene disposizioni riguardanti la tutela dei lavoratori;

    nella legge 30 dicembre 2021, n. 234, Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024, i commi da 927 a 944 recano i princìpi fondamentali di disciplina della sospensione della decorrenza di termini relativi ad adempimenti tributari a carico del libero professionista in caso di malattia o in casi di infortunio avvenuto per causa violenta;

    con l'approvazione definitiva, lo scorso 11 dicembre, del disegno di legge in materia di lavoro (A.S. 1264) con l'articolo 7 tali previsioni sono state estese anche per gestazione e parto e in caso di assistenza alla prole minorenne per ricovero,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di inserire, nel primo provvedimento utile, anche la previsione della sospensione della decorrenza di termini relativi ad adempimenti contributivi a carico del libero professionista nei casi già previsti per la sospensione della decorrenza di termini relativi ad adempimenti tributari.
9/2112-bis-A/123. De Bertoldi, Fenu, Santillo, Traversi, Iaria, Alifano, Dell'Olio, Morfino, Carmina, Marattin.


   La Camera,

   premesso che:

    i farmaci biosimilari sono medicinali sovrapponibili per qualità, efficacia e sicurezza ai farmaci biologici di riferimento e sono pertanto intercambiabili con i corrispondenti originatori, garantendo il trattamento a costi inferiori per il Servizio sanitario nazionale;

    i farmaci biosimilari rappresentano una leva fondamentale per il Sistema sanitario nazionale e per le regioni nell'efficientamento e nella massimizzazione della spesa come evidenziato da Aifa nel secondo Position Paper sui Biosimilari del 2018, producendo importanti risvolti sulla possibilità di trattamento di un numero maggiore di pazienti e sull'accesso a terapie ad alto impatto economico, nonché quale strumento per ridurre il rischio di carenze o interruzioni di forniture di medicinali essenziali per la continuità della cura;

    secondo il report sul monitoraggio di consumi e spesa dei biosimilari di Aifa, l'utilizzo dei biosimilari in Italia ha generato un risparmio stimato di oltre euro 125 milioni nel periodo gennaio-aprile 2024, dovuto non solo al risparmio diretto derivante dall'uso dei biosimilari, ma anche alla diminuzione di prezzi nell'originator (seppur contenuta) e ad una più generale ed importante riduzione del costo medio del trattamento per i pazienti;

    con la legge di bilancio 2017 (articolo 1, comma 407, legge n. 232 del 2016) nel quadro normativo e regolatorio italiano si sono introdotte norme per la realizzazione delle gare d'appalto pubbliche per l'acquisto dei biosimilari, fissando ben definiti meccanismi di competizione attraverso il modello dell'Accordo quadro e, ribadendo la libertà prescrittiva del medico, si è prevista la possibilità di interscambiare i farmaci biosimilari con gli originator raccomandando l'utilizzo del farmaco biosimilare nell'avvio della terapia biologica dei pazienti naïve;

    sebbene la normativa nazionale vigente abbia contribuito a garantire all'Italia un adeguato tasso di penetrazione dei biosimilari – coniugando la necessità di tutela della concorrenza per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale con la salvaguardia della decisione clinica affidata al medico a tutela del paziente –, vi sono delle storture nell'attuazione a livello territoriale che generano un'elevata frammentazione e disparità di accesso. In aggiunta a ciò, vi sono «resistenze culturali» per far fronte alle quali è essenziale promuovere una corretta formazione/informazione sull'efficacia, la sicurezza e i benefìci dei farmaci biosimilari;

    il recente incremento dei costi delle materie prime dovuto alla corrente congiuntura economica nazionale ed internazionale ha reso difficile – se non in soglia critica di sostenibilità industriale – coprire i costi di produzione ed ha limitato la futura disponibilità dei prodotti biosimilari, aprendo scenari di cosiddetto «vuoto biosimilare» (allarme lanciato da IQVIA nel report «Assessing the Biosimilar Void» dell'ottobre 2023). Il fenomeno è ulteriormente esacerbato dal vigente meccanismo di ripiano della spesa farmaceutica cui sono soggette anche le aziende titolari di Aic di farmaci biosimilari, che pur rappresentano una spesa virtuosa ed un fattore di risparmio che necessita di essere incentivato,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e le risorse disponibili, incentivi per potenziare l'accesso dei pazienti ai farmaci biosimilari e valorizzare i biosimilari quali spesa virtuosa e fattore di risparmio per il Servizio sanitario nazionale e di promuovere programmi di formazione per i professionisti sanitari e campagne di sensibilizzazione per cittadini e pazienti al fine di favorire una maggiore conoscenza dei biosimilari e delle loro applicazioni terapeutiche.
9/2112-bis-A/124.Giorgianni, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 147, del disegno di legge di bilancio prevede disposizioni in materia di referendum è la Sezione II, all'articolo 3, Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze comma 13 reca disposizioni in materia di effettuazione delle consultazioni anche referendarie;

    la legge 3 giugno 1999, n. 157, recante «Nuove norme in materia di rimborso delle spese per consultazioni elettorali e referendarie e abrogazione delle disposizioni concernenti la contribuzione volontaria ai movimenti e partiti politici», all'articolo 1, comma 4, stabilisce che: «In caso di richiesta di uno o più referendum, effettuata ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dichiarata ammissibile dalla Corte costituzionale, è attribuito ai comitati promotori un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione di un euro per ogni firma valida fino alla concorrenza della cifra minima necessaria per la validità della richiesta e fino a un limite massimo pari complessivamente a euro 2.582.285 annui, a condizione che la consultazione referendaria abbia raggiunto il quorum di validità di partecipazione al voto. Analogo rimborso è previsto, sempre nel limite di lire 5 miliardi di cui al presente comma, per le richieste di referendum effettuate ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione.»;

    il successivo comma 6 stabilisce, inoltre, che i rimborsi di cui al comma 4 siano corrisposti in un'unica soluzione, entro il 31 luglio dell'anno in cui si è svolta la consultazione referendaria;

    il decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante «Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore», convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 13, all'articolo 14, comma 4, ha abrogato diversi commi dell'articolo 1 della legge n. 157 del 1999, che riguardavano il rimborso per le spese elettorali sostenute da movimenti o partiti politici per il rinnovo del Senato, della Camera, del Parlamento europeo e dei consigli regionali. Tra le disposizioni oggetto delle abrogazioni intervenute vi è il secondo comma, che stabiliva che i rimborsi per le spese elettorali concernenti il rinnovo della Camera dei deputati, dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, dei consigli regionali e dei consigli delle province autonome di Trento e di Bolzano, nonché i rimborsi delle spese referendarie sostenute dai comitati promotori dei referendum, nei casi previsti dal sopracitato comma 4, siano attribuiti con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, resa esecutiva con decreto del Presidente della Camera medesima, adottata in attuazione dei criteri stabiliti dagli articoli 9 e 16 della legge 10 dicembre 1993, n. 515, e successive modificazioni, e dall'articolo 6 della legge 23 febbraio 1995, n. 43, sulla base dei fondi trasferiti dal Ministero dell'economia e delle finanze;

    per effetto dell'intervento normativo sopraindicato, la legislazione vigente stabilisce che ai comitati promotori di iniziative referendarie sia attribuito il rimborso di cui all'articolo 1, comma 4, della legge n. 157 del 1999, a condizione che la consultazione referendaria raggiunga il quorum, senza tuttavia indicare quali siano le modalità di attribuzione dei rimborsi medesimi,

impegna il Governo

ad assumere ogni necessaria iniziativa volta a garantire l'attribuzione dei contributi dovuti ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 3 giugno 1999, n. 157.
9/2112-bis-A/125. Magi, Della Vedova.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame all'articolo 1, comma 759 (ex articolo 101), istituisce presso il Ministero dell'interno il Fondo per l'assistenza ai minori per i quali sia stato disposto l'allontanamento dalla casa familiare con provvedimento dell'autorità giudiziaria con una dotazione di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2027;

    tale importante Fondo persegue la finalità di contribuire alle spese sostenute dai comuni, per l'assistenza ai minori per i quali, appunto, sia stato disposto giudizialmente l'allontanamento dalla casa familiare, laddove il rapporto tra le spese di carattere sociale sostenute per provvedere all'attuazione dei provvedimenti del giudice minorile e il fabbisogno standard monetario per la funzione sociale sia superiore al 3 per cento;

   considerato che:

    la legge 4 maggio 1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia), come modificata dalla legge 28 marzo 2001, n. 149 (Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori»), attribuisce ai servizi sociali dei comuni l'obbligo di garantire al minore, proveniente da contesti «difficili», l'inserimento in una comunità di tipo familiare in modo da assicurargli una sana crescita ed educazione;

    i comuni in tutti questi anni si sono fatti carico dei costi di tali affidamenti arrivando a concentrare su tale misura la maggior parte delle risorse assegnate per gli interventi sociali. Costi che nel corso degli anni sono aumentati anche a seguito dell'emergenza migratoria dei minori non accompagnati;

    l'importo stanziato dal disegno di legge per quanto significativo potrebbe non essere sufficiente a coprire tutte le domande provenienti dai Comuni in difficoltà e, infatti, il comma 765 dell'articolo 1 dispone che: «in caso di insufficienza dei fondi disponibili per soddisfare il fabbisogno risultante dalle dichiarazioni presentate, il riparto è calcolato in base al rapporto tra la spesa finanziabile dell'ente e il totale delle richieste di tutti i comuni aventi diritto.»,

impegna il Governo

a valutare, nel corso dell'applicazione della misura, un adeguamento delle risorse in dotazione del Fondo per l'assistenza ai minori, per i quali sia stato disposto l'allontanamento dalla casa familiare con provvedimento dell'autorità giudiziaria, alle effettive necessità emerse dai comuni anche, in caso di insufficienza della copertura, attingendo con variazione di bilancio ad altri fondi disponibili.
9/2112-bis-A/126. Zucconi, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame all'articolo 1, comma 759 (ex articolo 101), istituisce presso il Ministero dell'interno il Fondo per l'assistenza ai minori per i quali sia stato disposto l'allontanamento dalla casa familiare con provvedimento dell'autorità giudiziaria con una dotazione di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2027;

    tale importante Fondo persegue la finalità di contribuire alle spese sostenute dai comuni, per l'assistenza ai minori per i quali, appunto, sia stato disposto giudizialmente l'allontanamento dalla casa familiare, laddove il rapporto tra le spese di carattere sociale sostenute per provvedere all'attuazione dei provvedimenti del giudice minorile e il fabbisogno standard monetario per la funzione sociale sia superiore al 3 per cento;

   considerato che:

    la legge 4 maggio 1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia), come modificata dalla legge 28 marzo 2001, n. 149 (Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori»), attribuisce ai servizi sociali dei comuni l'obbligo di garantire al minore, proveniente da contesti «difficili», l'inserimento in una comunità di tipo familiare in modo da assicurargli una sana crescita ed educazione;

    i comuni in tutti questi anni si sono fatti carico dei costi di tali affidamenti arrivando a concentrare su tale misura la maggior parte delle risorse assegnate per gli interventi sociali. Costi che nel corso degli anni sono aumentati anche a seguito dell'emergenza migratoria dei minori non accompagnati;

    l'importo stanziato dal disegno di legge per quanto significativo potrebbe non essere sufficiente a coprire tutte le domande provenienti dai Comuni in difficoltà e, infatti, il comma 765 dell'articolo 1 dispone che: «in caso di insufficienza dei fondi disponibili per soddisfare il fabbisogno risultante dalle dichiarazioni presentate, il riparto è calcolato in base al rapporto tra la spesa finanziabile dell'ente e il totale delle richieste di tutti i comuni aventi diritto.»,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare, nel corso dell'applicazione della misura, un adeguamento delle risorse in dotazione del Fondo per l'assistenza ai minori, per i quali sia stato disposto l'allontanamento dalla casa familiare con provvedimento dell'autorità giudiziaria, alle effettive necessità emerse dai comuni anche, in caso di insufficienza della copertura, attingendo con variazione di bilancio ad altri fondi disponibili.
9/2112-bis-A/126. (Testo modificato nel corso della seduta)Zucconi, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    in assoluta incoerenza con quelle che dovrebbero essere le caratteristiche proprie di una legge di bilancio e delle norme di contabilità pubblica, il testo del disegno di legge all'esame dell'Aula, contiene all'articolo 1, comma 550, conseguente all'approvazione in Commissione bilancio dell'emendamento 82.05 – che modifica l'articolo 18 della legge n. 157 del 1992, in materia di prelievo venatorio, riguardo alle «Specie cacciabili e periodi di attività venatoria»;

    il citato comma interviene sulle disposizioni regolamentari in materia di calendari venatori, sulle specie cacciabili e sul diritto alla tutela giurisprudenziale contro provvedimenti ritenuti illegittimi;

    il contenuto del suddetto articolo comma 550, non solo contiene disposizioni del tutto estranee all'oggetto della legge di bilancio, ma palesa profili di illegittimità costituzionale, per contrasto con gli articoli 9 e 41 della Costituzione, così come modificati dalla legge costituzionale 11 febbraio 2022 n. 1, che inserisce la tutela dell'ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali tra i principi fondamentali dell'ordinamento repubblicano. Tale sopravvenuta innovazione comporta il rafforzamento dei principi che regolano il bilanciamento tra contrapposti interessi in materia ambientale, rispetto a quanto già chiaramente indicato dalla stessa legge 11 febbraio 1992, n. 157 e dall'intero panorama normativo e giurisprudenziale vigente;

    il raffronto tra i contrapposti interessi, nel caso di specie tra la tutela della fauna selvatica e degli animali e lo svolgimento della pratica venatoria, dovrebbe essere centrale per consentire al legislatore, di valutare l'approccio da adottare in sede di modifica della norma per individuare l'interesse preminente costituzionalmente tutelato, considerando che l'articolo 1 della legge 11 febbraio 1992, n. 157 dispone da una parte che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e la sua tutela sia approntata «nell'interesse della comunità nazionale e internazionale» e, dall'altra, chiarisce che lo svolgimento dell'attività venatoria è subordinata alla superiore esigenza di conservazione delle specie animali selvatiche;

    l'adeguamento normativo deve, dunque essere costituzionalmente orientato e non può comportare una deroga in peius dell'attuale sistema di tutela della fauna selvatica, mentre la novella dell'articolo 18, al contrario, inverte l'ordine gerarchico tra gli interessi in gioco, in virtù della quale «L'esercizio venatorio è legittimo e autorizzato per ciascuna intera annata venatoria»;

    la modifica del comma 3 dell'articolo 18 elimina l'acquisizione del parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica da parte del Presidente del Consiglio dei ministri che deve disporre, attraverso apposito decreto, l'elenco delle specie cacciabili in conformità alle vigenti direttive comunitarie e alle convenzioni internazionali sottoscritte, tenendo conto della consistenza delle singole specie sul territorio, cancellando uno strumento di cui lo Stato disponeva al fine di valutare, con assoluta autorevolezza scientifica, il rispetto del principio fondamentale di tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi di cui all'articolo 9 della costituzione, nell'ambito dell'individuazione delle specie cacciabili;

    il parere con le modifiche introdotte dal comma 550, viene ora affidato all'ISPRA e contestualmente al Comitato tecnico faunistico nazionale, con il compito di esprimersi in merito alle specie cacciabili, mettendo sullo stesso piano un organismo scientifico che esplica indefettibili funzioni consultive ai fini dell'individuazione di standard minimi ed uniformi di protezione ambientale, con un organismo di natura squisitamente politica;

    la novella dell'articolo 18 interviene, riducendoli a trenta giorni, sui termini di impugnazione dei calendari venatori, che segue la modifica dello stesso comma 2 dell'articolo 18 introdotta con la legge di conversione del cosiddetto «Decreto Asset», con il medesimo obiettivo di ostacolare le associazioni di protezione ambientale nell'accesso alla giustizia amministrativa, in contrasto con l'articolo 24 della Costituzione e con la Convenzione di Aarhus, che garantiscono il diritto alla tutela giurisdizionale da parte dei cittadini contro provvedimenti illegittimi;

    preoccupa, altresì, il fatto che le proposte di modifica introdotte dal comma 550 vengano presentate nonostante l'apertura nel solo anno 2023, di ben due procedure EUP, attivate dalla Commissione europea all'indomani delle due più recenti modifiche di cui è stata fatta oggetto la legge 11 febbraio 1992, n. 157, entrambe riguardanti la violazione delle normative sovranazionali di tutela della fauna selvatica e della salute, e, per una delle quali, la Commissione ha già formalmente proceduto alla trasformazione in procedura d'infrazione,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa ai fini di una successiva necessaria abrogazione nel rispetto del principio primario della tutela della fauna selvatica quale patrimonio indisponibile dello stato, anche al fine di evitare l'avvio di ulteriori procedimenti di infrazione da parte della Commissione europea per violazione delle norme unionali in materia di protezione della fauna selvatica e delle specie protette.
9/2112-bis-A/127. Borrelli, Zanella, Bonelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti, Caramiello, Cherchi, Amato.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» reca significativi e rilevanti interventi in materia di sanità, e specificatamente in termini di incremento del livello del fabbisogno sanitario standard oltre che misure a favore della formazione dei medici e del personale sanitario;

    l'Istituto superiore della sanità definisce lo screening come l'attività di prevenzione in ambito sanitario che costituisce uno strumento fondamentale per ridurre l'incidenza e la mortalità di determinate malattie, prime fra tutti il cancro;

    i programmi di screening presentano una buona capacità di prevenzione se svolti a scadenze regolari, se presentano tassi di adesione accettabili e se eseguiti in un arco di tempo individuato quale quello più probabile per il manifestarsi della patologia e nel quale un eventuale intervento terapeutico dia effettivi vantaggi in termini di guadagno di tempo e/o di qualità di vita;

    per quanto riguarda, in particolare, il cancro alla mammella, esso è il tumore più frequente tra le donne e rappresenta il 30 per cento dei tumori che colpiscono le donne con circa 60 mila nuovi casi l'anno, ma la maggiore sensibilità acquisita dalle donne in merito all'importanza di aderire alle attività di prevenzione e le nuove terapie, ha fatto sì che se il tumore viene identificato in fase molto precoce, ai primi stadi, la sopravvivenza a 5 anni nelle donne trattate è pari al 98 per cento;

    il cancro al seno è la principale causa di morte per tumore in diverse fasce d'età, rappresentando il 28 per cento dei decessi oncologici prima dei 50 anni, il 21 per cento tra i 50 e i 69 anni e il 14 per cento oltre i 70 anni. Nonostante il numero annuale di decessi superi i 12.000, la mortalità è in diminuzione in tutte le fasce d'età, con un calo più evidente tra le donne sotto i 50 anni;

    le donne con età maggiore di 50 anni d'età presentano un maggior rischio di sviluppare un tumore mammario, in quanto l'età è uno dei fattori di rischio non modificabile e si prevede che incidenza e mortalità del cancro al seno aumenteranno significativamente nelle donne di età superiore ai 70 anni;

    la cura dei tumori assume costi socioeconomici che rischiano di aumentare in misura considerevole se non si potenzia la prevenzione e non si riorganizza la spesa investendo sul bisogno di prevenzione e diagnosi precoce non ancora soddisfatti, così da determinare una forte incidenza sulla sanità pubblica;

    attualmente lo screening per il tumore alla mammella è raccomandato e gratuito per le donne di età tra i 50 e i 69 anni con frequenza biennale anche se, molte regioni stanno estendendo a loro spese lo screening alle donne tra i 45 e 49 anni con intervallo annuale e alle donne tra i 70 e 74 anni con intervallo biennale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di estendere e assicurare su tutto il territorio nazionale il programma di screening contro il tumore al seno a partire dai 45 anni e sino ai 74 anni di età, con cadenza annuale e/o biennale in relazione alla fascia di età delle donne destinatarie, e di adottare misure per rendere più efficaci le campagne mirate a migliorare l'adesione ai programmi di screening mammario già esistenti.
9/2112-bis-A/128.Cappellacci, Polidori, Benigni, Patriarca, Bagnasco, Deborah Bergamini, Dalla Chiesa, De Palma, Gatta, Mangialavori, Marrocco, Mulè, Nevi, Pittalis, Rossello, Paolo Emilio Russo, Saccani Jotti, Tassinari, Tenerini, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio 2025, tra le rilevanti misure trattate, introduce misure in materia di criteri di innovatività dei farmaci e in relazione al fondo dedicato ai farmaci innovativi, tra i quali rientrano le terapie avanzate (ATMP);

    gli Advanced Therapy Medicinal Products (ATMP), come definiti dal Regolamento (CE) n. 1394/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, rappresentano un settore altamente innovativo e strategico per la salute pubblica e il progresso scientifico, con un potenziale trasformativo per la cura di patologie gravi e spesso incurabili;

    la natura di questi trattamenti è unica: spesso somministrati una sola volta, con benefìci clinici significativi e duraturi, ma caratterizzati da costi iniziali elevati e benefìci economici e sociali distribuiti nel lungo termine;

    gli ATMP rappresentano un'opportunità per il Sistema sanitario nazionale (SSN) di affrontare patologie ad alto impatto e di generare risparmi attraverso una riduzione delle cure croniche e ospedalizzazioni ripetute;

    la necessità di considerare gli ATMP come investimenti strategici è stata ribadita anche dal Rapporto Draghi sulla competitività europea, nelle linee programmatiche del Ministro della salute e, recentemente, dal Presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), che ha sottolineato il potenziale di queste terapie nel trasformare il panorama delle cure sanitarie;

    è necessario un approccio innovativo alla contabilizzazione e gestione di queste terapie attraverso modelli di pagamento pluriannuali e condizionati ai risultati clinici, al fine di garantire la sostenibilità economica e un pronto accesso per tutti i pazienti eleggibili;

    al fine di misurare il valore di investimento degli ATMP emerge la necessità di avviare un modello sperimentale di misurazione dei risparmi generati per il Servizio sanitario nazionale (SSN), dimostrando in modo certificabile i benefìci economici e sociali derivanti dagli investimenti in ATMP e superando le barriere contabili;

    l'introduzione di un sistema di misurazione affidabile e certificabile è essenziale per dimostrare i benefìci economici e sociali derivanti dagli investimenti in ATMP, migliorando la programmazione e la sostenibilità del sistema sanitario;

    la contabilizzazione innovativa e i modelli di pagamento condizionati ai risultati, già oggetto di discussione a livello europeo, possono vedere l'Italia svolgere un ruolo guida in questo ambito, favorendo anche l'attrazione di investimenti e il trasferimento tecnologico;

   considerato che il trattamento degli ATMP attraverso una regolamentazione e una gestione innovative consentirebbe di sperimentare nuove modalità economico-finanziarie, inclusi modelli di misurazione dei risparmi e nuove modalità di pagamento dilazionato e condizionato ai risultati clinici, migliorando così l'accesso equo ai pazienti eleggibili e attirando investimenti nel settore farmaceutico e biotecnologico,

impegna il Governo

a promuovere ogni iniziativa opportuna e di competenza atta ad assicurare l'adozione di modelli pluriennali di pagamento dedicati agli ATMP, con modalità di pagamento dilazionato e condizionato ai risultati clinici («payment-at-result»), includendo nuove forme di contabilizzazione e garantendo così la sostenibilità economica delle terapie e l'accesso equo per tutti i pazienti eleggibili.
9/2112-bis-A/129. Ciocchetti, Ambrosi, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio 2025, tra le rilevanti misure trattate, introduce misure in materia di criteri di innovatività dei farmaci e in relazione al fondo dedicato ai farmaci innovativi, tra i quali rientrano le terapie avanzate (ATMP);

    gli Advanced Therapy Medicinal Products (ATMP), come definiti dal Regolamento (CE) n. 1394/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, rappresentano un settore altamente innovativo e strategico per la salute pubblica e il progresso scientifico, con un potenziale trasformativo per la cura di patologie gravi e spesso incurabili;

    la natura di questi trattamenti è unica: spesso somministrati una sola volta, con benefìci clinici significativi e duraturi, ma caratterizzati da costi iniziali elevati e benefìci economici e sociali distribuiti nel lungo termine;

    gli ATMP rappresentano un'opportunità per il Sistema sanitario nazionale (SSN) di affrontare patologie ad alto impatto e di generare risparmi attraverso una riduzione delle cure croniche e ospedalizzazioni ripetute;

    la necessità di considerare gli ATMP come investimenti strategici è stata ribadita anche dal Rapporto Draghi sulla competitività europea, nelle linee programmatiche del Ministro della salute e, recentemente, dal Presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), che ha sottolineato il potenziale di queste terapie nel trasformare il panorama delle cure sanitarie;

    è necessario un approccio innovativo alla contabilizzazione e gestione di queste terapie attraverso modelli di pagamento pluriannuali e condizionati ai risultati clinici, al fine di garantire la sostenibilità economica e un pronto accesso per tutti i pazienti eleggibili;

    al fine di misurare il valore di investimento degli ATMP emerge la necessità di avviare un modello sperimentale di misurazione dei risparmi generati per il Servizio sanitario nazionale (SSN), dimostrando in modo certificabile i benefìci economici e sociali derivanti dagli investimenti in ATMP e superando le barriere contabili;

    l'introduzione di un sistema di misurazione affidabile e certificabile è essenziale per dimostrare i benefìci economici e sociali derivanti dagli investimenti in ATMP, migliorando la programmazione e la sostenibilità del sistema sanitario;

    la contabilizzazione innovativa e i modelli di pagamento condizionati ai risultati, già oggetto di discussione a livello europeo, possono vedere l'Italia svolgere un ruolo guida in questo ambito, favorendo anche l'attrazione di investimenti e il trasferimento tecnologico;

   considerato che il trattamento degli ATMP attraverso una regolamentazione e una gestione innovative consentirebbe di sperimentare nuove modalità economico-finanziarie, inclusi modelli di misurazione dei risparmi e nuove modalità di pagamento dilazionato e condizionato ai risultati clinici, migliorando così l'accesso equo ai pazienti eleggibili e attirando investimenti nel settore farmaceutico e biotecnologico,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di promuovere ogni iniziativa opportuna e di competenza atta ad assicurare l'adozione di modelli pluriennali di pagamento dedicati agli ATMP, con modalità di pagamento dilazionato e condizionato ai risultati clinici («payment-at-result»), includendo nuove forme di contabilizzazione e garantendo così la sostenibilità economica delle terapie e l'accesso equo per tutti i pazienti eleggibili.
9/2112-bis-A/129. (Testo modificato nel corso della seduta)Ciocchetti, Ambrosi, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi nel 2025, più di 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027 da destinare, tra gli altri scopi, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    dal 2012, l'Ebri, l'Istituto europeo per la ricerca sul cervello fondato dal premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini, ha ricevuto un finanziamento statale di un milione di euro all'anno, un supporto rinnovato anche per il 2024 dalla legge 23 febbraio 2024, n. 18;

    l'European Brain Research Institute (Ebri) è un centro di ricerca non-profit dedicato alla comprensione delle funzioni cerebrali superiori, al fine di sviluppare nuove strategie terapeutiche per le patologie neurologiche e neurodegenerative che colpiscono il cervello, tra le quali, ad esempio, la malattia di Alzheimer e le demenze senili, la sclerosi laterale amiotrofica, la sclerosi multipla, l'epilessia, il dolore cronico, le malattie del neurosviluppo dell'età pediatrica;

    Ebri promuove, peraltro, la formazione di giovani ricercatori, offrendo loro un ambiente scientifico internazionale collaborativo, ricco e stimolante, favorisce il rientro in Italia di giovani ricercatori e l'attrazione di ricercatori stranieri ed è attivamente impegnato nella divulgazione e diffusione della cultura scientifica;

    la mancanza di un sopporto economico da parte delle istituzioni rischia di mettere a repentaglio interruzioni significative nelle ricerche in corso, la restituzione di finanziamenti competitivi ottenuti all'estero, e la cessazione di collaborazioni con istituzioni di ricerca prestigiose, sia nazionali che internazionali, oltre ad un inevitabile impatto diretto sulle sperimentazioni cliniche in corso sui pazienti;

    la ricerca è una priorità del Governo perché rappresenta un fondamentale motore di progresso e sviluppo per la nostra società,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di riconoscere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, per il triennio 2025-2027 un contributo straordinario di 1 milione di euro annui a favore della Fondazione Ebri (European Brain Research Institute), nonché ad assumere ogni opportuna iniziativa di competenza finalizzata a trovare una soluzione strutturale e sostenibile che riconosca il ruolo strategico e di eccellenza per l'attività medico scientifica svolto dal centro di ricerca fondato da Rita Levi Montalcini.
9/2112-bis-A/130.Milani, Rampelli, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi nel 2025, più di 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027 da destinare, tra gli altri scopi, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    dal 2012, l'Ebri, l'Istituto europeo per la ricerca sul cervello fondato dal premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini, ha ricevuto un finanziamento statale di un milione di euro all'anno, un supporto rinnovato anche per il 2024 dalla legge 23 febbraio 2024, n. 18;

    l'European Brain Research Institute (Ebri) è un centro di ricerca non-profit dedicato alla comprensione delle funzioni cerebrali superiori, al fine di sviluppare nuove strategie terapeutiche per le patologie neurologiche e neurodegenerative che colpiscono il cervello, tra le quali, ad esempio, la malattia di Alzheimer e le demenze senili, la sclerosi laterale amiotrofica, la sclerosi multipla, l'epilessia, il dolore cronico, le malattie del neurosviluppo dell'età pediatrica;

    Ebri promuove, peraltro, la formazione di giovani ricercatori, offrendo loro un ambiente scientifico internazionale collaborativo, ricco e stimolante, favorisce il rientro in Italia di giovani ricercatori e l'attrazione di ricercatori stranieri ed è attivamente impegnato nella divulgazione e diffusione della cultura scientifica;

    la ricerca è una priorità del Governo perché rappresenta un fondamentale motore di progresso e sviluppo per la nostra società,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ulteriori iniziative di competenza per sostenere la Fondazione EBRI (European Brain Research Institute), in ragione del carattere strategico e di eccellenza per l'attività medico-scientifica.
9/2112-bis-A/130.(Testo modificato nel corso della seduta)Milani, Rampelli, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    con una dimensione complessiva di circa 30 miliardi nel 2025, il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo è ad avviso dei firmatari una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali;

    al di là dell'approccio ragionieristico con cui si punta a rispettare i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, la manovra è priva di organicità dal punto di vista strutturale, senza alcuna traccia di quelle strategie anticicliche ed espansive che servirebbero a rilanciare la nostra economia e delle riforme profonde di cui avrebbero bisogno i principali settori della vita del Paese, non discostandosi da quelle che l'hanno preceduta;

    si rispettano i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, ma non si prova nemmeno a porre le basi per rilanciare la crescita: la manovra produce un effetto espansivo dello 0,3 per cento nel 2025, 0 nel 2026, 0,1 per cento nel 2027, e nel triennio 2025-2027 la crescita italiana rimane ogni anno mediamente inferiore di 0,6 per cento-0,7 per cento alla crescita UE, ma si tratta probabilmente di stime ottimistiche visto che l'ISTAT ha appena certificato una economia ferma nel terzo trimestre, con una crescita acquisita pari allo 0,4 per cento, rendendo un miraggio il traguardo fissato dal Governo di una crescita dell'1 per cento a fine anno;

    oltre a tutto ciò che non prevede, il provvedimento in esame colpisce anche per ciò che contiene di sbagliato e insufficiente; in materia di giustizia la manovra di bilancio assegna un taglio al comparto: infatti, dal 2025 al 2027, la manovra prevede una riduzione di 500 milioni; siamo però in presenza di un comparto fragile, rispetto al quale servirebbero investimenti massicci: le carceri sono al collasso, il numero dei detenuti è oramai intorno a 63mila rispetto ad una capienza effettiva di 47mila posti. I suicidi hanno toccato il numero record di 86 nel solo 2024; l'edilizia carceraria è in emergenza permanente e si sono perse le tracce del commissario nominato dal Ministro Nordio con il decreto-legge «carceri» ad agosto;

    in materia di giustizia la legge di bilancio assegna un taglio al comparto: infatti, dal 2025 al 2027, la manovra prevede una riduzione di 500 milioni; siamo però in presenza di un comparto fragile, rispetto al quale servirebbero investimenti massicci, le carceri sono al collasso, il numero dei detenuti è oramai intorno a 63 mila rispetto ad una capienza effettiva di 47 mila posti. I suicidi hanno toccato il numero record di 86 nel solo 2024; l'edilizia carceraria è in emergenza permanente e si sono perse le tracce del commissario straordinario nominato dal Ministro Nordio con il decreto-legge «carceri» ad agosto;

    il Ministro, il Governo, si sono caratterizzati sin dalla prima legge di bilancio per avere penalizzato gravemente il personale del Dap e della giustizia minorile e per l'esecuzione penale esterna, dunque anche la polizia penitenziaria: risorse tagliate sin dalla legge di bilancio per il 2023 sia con questa al Dipartimento della amministrazione penitenziaria e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità a tutti i comparti compresa giustizia penale e civile; adesso tutto il sistema della giustizia tra 2025 e 227 subisce un ulteriore taglio di 500 milioni;

    la legge di bilancio a manovra finanziaria incide sul Programma Amministrazione penitenziaria con un decremento della dotazione di 50,9 milioni, ai quali si aggiunge il decremento di 3,5 milioni per la Giustizia minorile e di comunità; il decreto carceri, per stessa ammissione del Governo, non ha avuto alcun impatto sul sistema carcere, con misure del tutto insufficienti per il personale, dunque direttori, magistrati, polizia penitenziaria, educatori, psicologi; ogni nostra richiesta di aumento degli organici e di ripristino delle risorse, nel rispetto dell'articolo 27 della Costituzione e nel rispetto della dignità di chi in carcere è detenuto e di chi ci lavora è stata sistematicamente respinta;

    nel sistema dell'esecuzione penale il personale, tra cui la polizia penitenziaria è sotto organico e provata dalla sfida della gestione della popolazione carceraria; la presenza di persone in condizioni psichiatriche difficili tra i detenuti è molto alta, così come quella di persone in stato di depressione o di dipendenza da sostanze stupefacenti. Individui per i quali il carcere non è il luogo adatto; la presenza di psicologi, psichiatri, personale sanitario è modestissima, e le REMS, destinate a soggetti psichiatrici pericolosi, non sono sufficienti per distribuzione e posti per l'accoglienza;

    in particolare, infatti, la situazione della gestione della salute mentale in carcere è una criticità che impone al Governo attenzione immediata; continuiamo a chiedere misure di prevenzione del suicidio perché con questa totale mancanza di interesse e di presa in carico del fenomeno costringete la polizia penitenziaria e il personale a svolgere mansioni pesantemente usuranti, che esulano dalle loro mansioni e dalle loro competenze. In carceri così sovraffollate diventa sempre più difficile poter rispondere alle finalità rieducative della pena o dare maggiori speranze a chi è costretto a viverci; ciononostante la manovra prevede un grave decremento di risorse soprattutto nell'azione «Realizzazione di nuove infrastrutture, potenziamento e ristrutturazione nell'ambito dell'edilizia penitenziaria»;

    il sistema della giustizia italiana presenta numerose e perduranti criticità rispetto alla media europea soprattutto in termini di tempi processuali, come evidenzia l'ultima relazione della Commissione europea per l'efficacia della giustizia (CEPEJ). Evidenti carenze riguardano anche la condizioni delle carceri con sovraffollamento di detenuti, mancanza di servizi essenziali, carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria;

    per risolvere tali problematiche l'asse 2 della componente M1C1 del PNRR ha introdotto misure e stanziamenti volti a rendere il sistema giudiziario più efficiente riducendo la durata dei procedimenti e avvicinando l'Italia alla media dell'Ue;

    con la riformulazione dell'articolo 105 il Governo e la maggioranza hanno sostituito l'improcedibilità con l'impossibilità dell'iscrizione della causa a ruolo; è stato peraltro aggiunta una sanzione per lo sforamento dei limiti dimensionali degli atti; il risultato di tale iniziativa resta gravemente pregiudizievole verso i diritti di difesa così come denunciato, anche in seguito alla riformulazione, dell'organismo congressuale forense;

    l'articolo 106 prevede poi che per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana il contributo unificato dovuto sia pari a 600 euro. All'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, n. 115, dopo il comma 1-quinquies, è infatti inserito il comma 1-sexies: «Per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana il contributo dovuto è pari a 600 euro. Il contributo è dovuto per ciascuna parte ricorrente, anche se la domanda è proposta congiuntamente nel medesimo giudizio.»;

    ogni tentativo di subordinare il baluardo costituzionale della tutela dei diritti a imposizioni o a prestazioni patrimoniali è stato, nel tempo, bocciato dalla Corte costituzionale. L'Organismo Congressuale Forense adotterà ogni iniziativa volta a evitare l'approvazione della norma, come ipotizzata, e di qualsiasi altro provvedimento che pieghi l'operato del Giudice a ragioni fiscali;

    l'articolo 24 della Costituzione, prosegue la nota dell'Unione nazionale delle Camera civili (UNCC), garantisce il diritto di agire in giudizio e non lo subordina ad alcun adempimento di carattere fiscale. La norma proposta viola invece tale diritto e non ha dunque alcuna ragionevolezza: la giustizia ai cittadini deve essere garantita, e non venduta;

    la tutela dei diritti e la giustizia, continua il comunicato, rientrano tra i compiti istituzionali dello Stato, che non può subordinarne l'adempimento a versamenti fiscali, sicuramente dovuti, ma che trovano già nell'ordinamento tributario i propri rimedi e le proprie sanzioni. Sul punto, un caso emblematico è rappresentato dalla facoltà di recupero coattivo, che esiste per tutte le pretese tributarie,

impegna il Governo

nell'ambito delle sue proprie prerogative, a rivedere le norme introdotte di cui in premessa e, comunque, a monitorarne e valutarne l'impatto.
9/2112-bis-A/131. Fornaro, Gianassi, Serracchiani, Lacarra, Di Biase, Scarpa.


   La Camera,

   premesso che:

    la prevenzione e il supporto legati al benessere psicologico e alla salute mentale sono stati sempre un tabù che negli ultimi anni sta cominciando a sgretolarsi. Il Parlamento ha contribuito in tale direzione nel corso della precedente legislatura, in particolare con la presentazione di numerosi atti di indirizzo in materia e con l'introduzione del cosiddetto «bonus psicologo» di cui al comma 3 dell'articolo 1-quater del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15. Tuttavia i tempi sono maturi per orientare il legislatore e il Governo ad adottare norme e politiche per il riconoscimento ai cittadini di «diritti psicologici» connessi al pieno sviluppo della persona umana e al benessere individuale e collettivo. La Costituzione nei suoi princìpi fondamentali assegna piena dignità allo sviluppo dell'individuo e affida allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed economico che lo impediscano: tale concetto non può avere un'attuazione concreta se non si ammette, tra le altre cose, la necessità di un'adeguata attenzione agli aspetti psicologici che rappresentano l'aspetto costitutivo per il benessere e la salute dei cittadini e della collettività. Inoltre, si ricorda che dal 2011 l'Organizzazione mondiale della sanità definisce il concetto di «salute» non come assenza di malattia, ma come acquisizione degli strumenti sociali psicologici ed emotivi, oltre che fisici, per affrontare la complessità, adattandosi e autogestendosi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive; durante la pandemia da coronavirus i dati riportati dal dipartimento neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del Bambino Gesù di Roma, pongono l'attenzione sull'incremento tra gli adolescenti dei disturbi di ansia, irritabilità, stress e disturbi del sonno, fino ad arrivare ai casi estremi in aumento di autolesionismo e tentato suicidio;

    il malessere diffuso è corroborato ormai da numerose rilevazioni, in particolare un'indagine svolta su un campione di 30.000 studenti universitari e delle scuole superiori, «Chiedimi come sto», ha condotto il sindacato pensionati italiani (Spi Cgil), l'Unione degli universitari e la Rete degli studenti medi a presentare il contenuto della presente proposta di legge nell'ambito di una conferenza stampa svoltasi alla Camera dei deputati. La citata indagine è stata realizzata con l'Istituto di ricerca economica e sociale (Ires) Emilia-Romagna nel mese di marzo 2022. Le numerose risposte degli intervistati hanno presentato un quadro drammatico: dopo la pandemia di COVID-19, il 28 per cento ha manifestato disturbi del comportamento alimentare contro il 16 per cento del precedente periodo, mentre quasi il 15 per cento ha avuto episodi di autolesionismo; inoltre il 90 per cento vorrebbe strumenti di supporto psicologico nella propria scuola. Questi dati hanno condotto il sindacato dei pensionati e le rappresentanze studentesche a chiedere alla politica delle risposte; la scuola è sicuramente una delle principali agenzie pubbliche del Paese nella quale generazioni di bambini e adolescenti passano la maggior parte del tempo nel periodo della crescita, costruiscono la propria personalità e hanno le prime fondamentali esperienze di interazione sociale e condivisione. È nostro compito tutelare la missione educativa della scuola, fornendo gli strumenti per essere sempre adeguata alle sfide del mondo e in grado di formare cittadini dotati di senso critico. È evidente che dalla scuola debba partire l'intervento per diffondere la cultura del benessere e le competenze psicologiche diffuse e che nella scuola si possano intercettare le situazioni di disagio nonché si possa intervenire per prevenire conseguenze ulteriori;

    è stato fatto un importante passo con l'approvazione di un emendamento del Partito democratico (articolo 1, comma 345 del provvedimento in esame) che prevede uno stanziamento di 10 milioni per il 2025 e di 18, 5 milioni a decorrere dal 2026, per attivare un servizio di sostegno per l'attivazione, in via sperimentale, di presìdi territoriali di esperti psicologi a supporto delle istituzioni scolastiche, finalizzati a fornire il servizio di sostegno psicologico di cui all'articolo 4-bis della legge 29 maggio 2017, n. 71. Si tratta di un successo che rappresenta un punto di partenza ma che andrà implementato;

    la predisposizione di un ambiente di apprendimento responsabilizzante e motivante e il supporto per il benessere degli alunni e del personale scolastico,

impegna il Governo

a dare rapida attuazione alla misura nonché ad incrementare le risorse per la misura approvata di cui in premessa, al fine di raggiungere il maggior numero di studenti e di renderla universale.
9/2112-bis-A/132.Scarpa, Manzi, Orfini, Berruto, Iacono.


   La Camera,

   premesso che:

    la prevenzione e il supporto legati al benessere psicologico e alla salute mentale sono stati sempre un tabù che negli ultimi anni sta cominciando a sgretolarsi. Il Parlamento ha contribuito in tale direzione nel corso della precedente legislatura, in particolare con la presentazione di numerosi atti di indirizzo in materia e con l'introduzione del cosiddetto «bonus psicologo» di cui al comma 3 dell'articolo 1-quater del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15. Tuttavia i tempi sono maturi per orientare il legislatore e il Governo ad adottare norme e politiche per il riconoscimento ai cittadini di «diritti psicologici» connessi al pieno sviluppo della persona umana e al benessere individuale e collettivo. La Costituzione nei suoi princìpi fondamentali assegna piena dignità allo sviluppo dell'individuo e affida allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed economico che lo impediscano: tale concetto non può avere un'attuazione concreta se non si ammette, tra le altre cose, la necessità di un'adeguata attenzione agli aspetti psicologici che rappresentano l'aspetto costitutivo per il benessere e la salute dei cittadini e della collettività. Inoltre, si ricorda che dal 2011 l'Organizzazione mondiale della sanità definisce il concetto di «salute» non come assenza di malattia, ma come acquisizione degli strumenti sociali psicologici ed emotivi, oltre che fisici, per affrontare la complessità, adattandosi e autogestendosi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive; durante la pandemia da coronavirus i dati riportati dal dipartimento neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del Bambino Gesù di Roma, pongono l'attenzione sull'incremento tra gli adolescenti dei disturbi di ansia, irritabilità, stress e disturbi del sonno, fino ad arrivare ai casi estremi in aumento di autolesionismo e tentato suicidio;

    il malessere diffuso è corroborato ormai da numerose rilevazioni, in particolare un'indagine svolta su un campione di 30.000 studenti universitari e delle scuole superiori, «Chiedimi come sto», ha condotto il sindacato pensionati italiani (Spi Cgil), l'Unione degli universitari e la Rete degli studenti medi a presentare il contenuto della presente proposta di legge nell'ambito di una conferenza stampa svoltasi alla Camera dei deputati. La citata indagine è stata realizzata con l'Istituto di ricerca economica e sociale (Ires) Emilia-Romagna nel mese di marzo 2022. Le numerose risposte degli intervistati hanno presentato un quadro drammatico: dopo la pandemia di COVID-19, il 28 per cento ha manifestato disturbi del comportamento alimentare contro il 16 per cento del precedente periodo, mentre quasi il 15 per cento ha avuto episodi di autolesionismo; inoltre il 90 per cento vorrebbe strumenti di supporto psicologico nella propria scuola. Questi dati hanno condotto il sindacato dei pensionati e le rappresentanze studentesche a chiedere alla politica delle risposte; la scuola è sicuramente una delle principali agenzie pubbliche del Paese nella quale generazioni di bambini e adolescenti passano la maggior parte del tempo nel periodo della crescita, costruiscono la propria personalità e hanno le prime fondamentali esperienze di interazione sociale e condivisione. È nostro compito tutelare la missione educativa della scuola, fornendo gli strumenti per essere sempre adeguata alle sfide del mondo e in grado di formare cittadini dotati di senso critico. È evidente che dalla scuola debba partire l'intervento per diffondere la cultura del benessere e le competenze psicologiche diffuse e che nella scuola si possano intercettare le situazioni di disagio nonché si possa intervenire per prevenire conseguenze ulteriori;

    è stato fatto un importante passo con l'approvazione di un emendamento del Partito democratico (articolo 1, comma 345 del provvedimento in esame) che prevede uno stanziamento di 10 milioni per il 2025 e di 18, 5 milioni a decorrere dal 2026, per attivare un servizio di sostegno per l'attivazione, in via sperimentale, di presìdi territoriali di esperti psicologi a supporto delle istituzioni scolastiche, finalizzati a fornire il servizio di sostegno psicologico di cui all'articolo 4-bis della legge 29 maggio 2017, n. 71. Si tratta di un successo che rappresenta un punto di partenza ma che andrà implementato;

    la predisposizione di un ambiente di apprendimento responsabilizzante e motivante e il supporto per il benessere degli alunni e del personale scolastico,

impegna il Governo

a dare rapida attuazione alla misura, valutando l'opportunità di incrementare le risorse ad essa relative, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, al fine di raggiungere il maggior numero di studenti.
9/2112-bis-A/132.(Testo modificato nel corso della seduta)Scarpa, Manzi, Orfini, Berruto, Iacono.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame contiene una serie di interventi nel settore delle infrastrutture e dei trasporti;

    in particolare viene istituito un fondo nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze pari a un importo complessivo di oltre 18 miliardi di euro relativo agli anni 2027-2036;

    la situazione del trasporto ferroviario in Italia presenta ancora persistenti differenze marcate sulla qualità e quantità del servizio, in particolare tra nord e sud e tra linee principali e secondarie;

    il corridoio Scandinavo-mediterraneo (SCAN-MED) è uno dei corridoi individuati come prioritari nella strategia europea TEN-T (Trans European Network-Transport), che mira a sviluppare un'ampia rete europea dei trasporti (stradali, ferroviari, navali, portuali, aeroportuali) con l'obiettivo di collegare i territori, rimuovere i «colli di bottiglia» ed eliminare le barriere tecniche al transito di persone e merci attraverso la costruzione di nuove infrastrutture e la modernizzazione di quelle già esistenti, l'innovazione digitale, l'adozione di standard comuni ecc. Il Corridoio SCAN-MED è il corridoio più lungo della rete TEN-T e collega Finlandia e Svezia a nord con Malta a sud, attraversando da nord a sud il territorio italiano;

    il 1° agosto 2022 il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ha approvato il contratto di programma di Rfi 2022-2026; tra gli interventi previsti, con uno stanziamento di 311 milioni di euro (ad oggi però bloccati dall'attuale governo), figurano i collegamenti ferroviari connessi al porto di Livorno;

    in questo contesto riveste una importanza fondamentale l'adeguamento per garantire l'alta capacità di rete nella dorsale ferroviaria tirrenica ed in particolare nel tratto da Genova e Roma;

    si parla di un collegamento che riguarda numerose città capoluogo come La Spezia, Pisa, Livorno e Grosseto e che coinvolge un ampio e diversificato bacino d'utenza;

    tale tratta sta registrando da tempo problematiche croniche causate da ritardi, variazioni di orari, soppressione di convogli nonostante venga utilizzata giornalmente da migliaia di viaggiatori e pendolari;

    l'attuale linee ferroviaria presenta inoltre caratteristiche tecniche non adeguate agli standard europei anche per quanto riguarda il trasporto merci, limitando la possibilità di far viaggiare treni di dimensioni e peso elevati in una tratta che congiunge numerosi porti commerciali come La Spezia, Livorno, Piombino e Pisa;

    in questo contesto va aggiunto come il nodo ferroviario di Genova sia già interessato dai lavori dell'Alta capacità ferroviaria per quanto riguarda i collegamenti con la direttrice Torino – Milano (Corridoio Reno – Alpi);

    è quindi urgente e necessario progettare e realizzare l'alta capacità ferroviaria, anche nel tratto Genova – Roma, al fine di promuovere il diritto alla mobilità anche nelle regioni a Sud di Genova e sviluppare l'enorme potenziale economico, produttivo ed occupazionale dei territori interessati;

    tale opera porterebbe quindi numerosi benefici: migliorerebbe il trasporto delle persone, accorciando i tempi di percorrenza e limitando i disagi oggi causati prevalentemente dai guasti all'attuale rete; garantirebbe crescita esponenziale al sistema produttivo territoriale promuovendo l'ottimizzazione della logistica e le esportazioni; metterebbe a sistema la complessa rete infrastrutturale presente o in fase di realizzazione (tra cui aeroporti, porti ed interporti);

    è inoltre innegabile che questa nuova infrastruttura, utilizzando prevalentemente un tracciato già presente, non graverebbe sul paesaggio e sul patrimonio ecologico attuale, garantendo al tempo stesso benefici per l'ambiente con la riduzione delle emissioni nocive oggi causate dal traffico su gomma,

impegna il Governo

a stanziare le risorse necessarie, a valere, ove necessario, sul citato fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, per garantire la progettazione e la realizzazione dell'alta capacità ferroviaria nella tratta Genova – Roma della dorsale tirrenica.
9/2112-bis-A/133. Simiani, Ciani, Barabotti, Ghio, Montemagni, Amorese, Zucconi, Fabrizio Rossi, Rosso, Pastorino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame contiene una serie di interventi nel settore delle infrastrutture e dei trasporti;

    in particolare viene istituito un fondo nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze pari a un importo complessivo di oltre 18 miliardi di euro relativo agli anni 2027-2036;

    la situazione del trasporto ferroviario in Italia presenta ancora persistenti differenze marcate sulla qualità e quantità del servizio, in particolare tra nord e sud e tra linee principali e secondarie;

    il corridoio Scandinavo-mediterraneo (SCAN-MED) è uno dei corridoi individuati come prioritari nella strategia europea TEN-T (Trans European Network-Transport), che mira a sviluppare un'ampia rete europea dei trasporti (stradali, ferroviari, navali, portuali, aeroportuali) con l'obiettivo di collegare i territori, rimuovere i «colli di bottiglia» ed eliminare le barriere tecniche al transito di persone e merci attraverso la costruzione di nuove infrastrutture e la modernizzazione di quelle già esistenti, l'innovazione digitale, l'adozione di standard comuni ecc. Il Corridoio SCAN-MED è il corridoio più lungo della rete TEN-T e collega Finlandia e Svezia a nord con Malta a sud, attraversando da nord a sud il territorio italiano;

    in questo contesto riveste una importanza fondamentale l'adeguamento per garantire l'alta capacità di rete nella dorsale ferroviaria tirrenica ed in particolare nel tratto da Genova e Roma;

    si parla di un collegamento che riguarda numerose città capoluogo come La Spezia, Pisa, Livorno e Grosseto e che coinvolge un ampio e diversificato bacino d'utenza;

    l'attuale linee ferroviaria presenta inoltre caratteristiche tecniche non adeguate agli standard europei anche per quanto riguarda il trasporto merci, limitando la possibilità di far viaggiare treni di dimensioni e peso elevati in una tratta che congiunge numerosi porti commerciali come La Spezia, Livorno, Piombino e Pisa;

    in questo contesto va aggiunto come il nodo ferroviario di Genova sia già interessato dai lavori dell'Alta capacità ferroviaria per quanto riguarda i collegamenti con la direttrice Torino – Milano (Corridoio Reno – Alpi);

    è quindi urgente e necessario progettare e realizzare l'alta capacità ferroviaria, anche nel tratto Genova – Roma, al fine di promuovere il diritto alla mobilità anche nelle regioni a Sud di Genova e sviluppare l'enorme potenziale economico, produttivo ed occupazionale dei territori interessati,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di stanziare, qualora ne ricorrano le condizioni di fattibilità e di sostenibilità tecnico-economica, le risorse necessarie, a valere, ove necessario, sul citato fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, per garantire la progettazione e la realizzazione dell'Alta Capacità ferroviaria nella tratta Genova-Roma della dorsale tirrenica.
9/2112-bis-A/133. (Testo modificato nel corso della seduta)Simiani, Ciani, Barabotti, Ghio, Montemagni, Amorese, Zucconi, Fabrizio Rossi, Rosso, Pastorino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame A.C. 2112-bis-A recante la legge di bilancio 2025 tra le rilevanti misure trattate, interviene in numerosi e diversi settori degli asset produttivi del Paese, avendo riguardo sia al settore agricolo e sia a generali profili afferenti alle condizioni occupazionali;

    in particolare, dai dati acquisiti da Report – AgriMercati (ISMEA) nella prima parte del 2024 l'economia ha mantenuto un buon ritmo di crescita e l'inflazione ha decelerato più rapidamente del previsto segnando per il settore agricolo il 2024 note positive legate alla flessione dei costi di produzione. Sotto il profilo occupazionale, l'INPS di recente ha evidenziato come la distribuzione territoriale degli operai agricoli dipendenti, in base al luogo di lavoro, nell'anno 2023 evidenzia che il Sud è l'area geografica che, con il 35,5 per cento, presenta il maggior numero di lavoratori;

    proprio nel settore agricolo, in uno spirito costruttivo connesso alle significative riforme portate dal Governo Meloni, gli obiettivi di sviluppo sono: produrre cibo per una popolazione in crescita, mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere l'ambiente favorendo la ricerca, l'innovazione e le nuove tecnologie grazie alle quali è possibile perseguire sia l'obiettivo ambientale sia quello economico, in un canone di valorizzazione del lavoro e dei lavoratori. Sul punto si riconosca come l'agricoltura italiana, nei target di miglioramento degli impatti ambientali, sociali ed economici, ha dimostrato una crescita numerica delle imprese classificate al livello alto e medio-alto di sostenibilità: queste sono aumentate dal 48,8 per cento (2020) all'attuale 55,3 per cento con un significativo calo delle imprese classificate al livello base: dal 20 per cento (2020) al 12,1 per cento;

    una prospettiva di grande rilievo per l'innovazione in agricoltura è inoltre offerta delle TEA – Tecniche di evoluzione assistita, consistenti nell'impiego di tecniche di ingegneria genetica senza inserzione di genomi di altre specie (differenziandosi quindi dagli OGM), utili per accelerare i processi evolutivi e rafforzare la resistenza delle piante agli organismi nocivi e ai cambiamenti climatici, riducendo il fabbisogno di concimi e pesticidi;

    quanto ai dati occupazionali innanzi descritti, essi devono tuttavia leggersi nella circostanza che il lavoro stagionale mostra una significativa importanza per l'economia agricola, sia pure in una crescita del disallineamento tra domanda e offerta: più del 40 per cento delle imprese segnalano difficoltà di reperimento della manodopera, e per il 15 per cento si tratta di difficoltà gravi, che provocano perdite di raccolta e produzione; tale dato è rilevante ove si consideri che per lo sviluppo dell'agricoltura è di grande importanza sostenere l'iniziativa autonoma delle imprese con canali efficaci di gestione del mercato del lavoro e con politiche di integrazione sociale, che permettano di ampliare la disponibilità e la qualità del lavoro stagionale in tutte le sue componenti;

    ulteriore dato significativo attiene all'evidenza come circa il 17 per cento delle imprese agricole producano energia da fonti rinnovabili, dal fotovoltaico alle biomasse. In larga misura queste attività sono finalizzate all'autosufficienza energetica delle imprese: il 35 per cento di quelle che producono energia coprono con questa almeno metà del proprio fabbisogno. Oltre a ciò, è rilevante la diffusione raggiunta dall'economia circolare in agricoltura, intesa come interscambio di prodotti e sottoprodotti tra imprese del territorio. Un terzo delle imprese acquistano da altre imprese locali fertilizzanti organici, e quote minori altre risorse per la gestione dell'attività. Indagini hanno rilevato anche la consapevolezza tra gli agricoltori dei vantaggi dell'economia circolare: in primo luogo, la riduzione dei costi, ma anche impatti ambientali e sociali. Tale consapevolezza permette di avviare un ciclo virtuoso che contribuisce a rendere il settore agricolo italiano più sostenibile nel lungo termine;

    posto quanto innanzi, nel corso del 2023 circostanze connesse al sistema bancario hanno avuto un impatto significativo sulla domanda di prestiti complessiva da parte delle imprese agricole italiane nel settore delle giovani generazioni del mondo agricolo. In particolare, i prestiti a medio e lungo termine, che rappresentano circa un quarto di quelli complessivi al settore, si sono ridotti. La variazione negativa di questa componente dei prestiti al settore agricolo risulta ancora penalizzante per le imprese condotte da giovani che, disponendo di minori risorse finanziarie proprie, sono maggiormente dipendenti dal sistema del credito per gli investimenti di medio e lungo periodo;

    un ulteriore ed ultimo dato afferisce agli ultimi dati diffusi dalla Svimez, per cui nel 2023 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto più del resto di Italia toccando quota 1,3 per cento contro l'1 per cento del Nord e lo 0,4 per cento, crescita sicuramente favorita dalle risorse impiegate dal Governo nazionale per il Mezzogiorno d'Italia e dall'accelerazione sull'utilizzo degli altri fondi europei, con ogni conseguente dimostrazione che processi di valorizzazione del Sud del Paese trovano quei riscontri positivi che in passato sono mancati, e tanto ove si considerino le percentuali relative ai livelli occupazionali che nel Mezzogiorno risultano superiori a quelle del resto del Paese;

    sul punto, e così in continuità con i superiori incisi, v'è ad evidenziare come il 34 per cento degli investimenti riguardano digitale, ricerca e sostenibilità, cosicché emerge ancora con più forza come le imprese del Mezzogiorno confermano la «grande volontà di investire», in digitale, sostenibilità e ricerca, contro il 28 per cento medio nazionale, e tanto anche considerando l'intuizione dell'attuale Governo sulla ZES Unica, assolutamente significativa per la crescita delle imprese nella loro competitività, e con l'estensione dei vantaggi della ridetta misura anche per il mondo agricolo come indicato nel cosiddetto decreto-legge Agricoltura dell'ultimo mese di luglio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e i vincoli di finanza pubblica, nel primo provvedimento utile misure volte al reperimento di ulteriori risorse finanziarie aggiuntive e specifiche atte a favorire per le imprese agricole del Mezzogiorno, rientranti nell'ambito della cosiddetto ZES Unica, l'accesso a mezzi di innovazione connessi alle TEA – Tecniche di evoluzione assistita.
9/2112-bis-A/134. La Salandra, Almici, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    i commi da 406 a 423 dell'articolo 1 della legge in esame dettano disposizioni in materia di esonero contributivo in favore di imprese private con sede in una delle regioni del Mezzogiorno;

    la finalità di tali disposizioni è quella di mantenere i livelli di crescita occupazionale e contribuire alla riduzione dei divari territoriali;

    l'economia della Regione Marche risente ancora dei danni provocati dai diversi eventi catastrofali verificatisi nel corso degli anni, e anche in conseguenza della sua natura di Regione in transizione al pari della Regione Abruzzo, ha necessità di misure finalizzate a garantire la crescita occupazionale e la riduzione del divario territoriale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare gli strumenti e le modalità più idonee al fine di estendere anche alla regione Marche misure di decontribuzione come quelle citate in premessa.
9/2112-bis-A/135. Battistoni.


   La Camera,

   premesso che:

    l'intervento denominato «Lavori di realizzazione di un nuovo ponte sul fiume Po lungo la S.S. 617 Bronese – Nuovo Ponte della Becca» è inserito nel Contratto di Programma 2021-2025 nell'Area Inseribilità per un investimento stimato in 168,75 milioni di euro;

    Anas sta aggiornando il PFTE redatto dalla provincia di Pavia sul quale si è conclusa la Conferenza di Servizi;

    l'intervento al momento non risulta essere finanziato;

    la realizzazione della nuova infrastruttura è di importanza strategica per la viabilità della provincia pavese,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, anche alla luce degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio per l'anno 2025 e per il triennio 2025-2027, di individuare le risorse necessarie al finanziamento dell'opera di cui in premessa.
9/2112-bis-A/136. Cattaneo, Mascaretti, Chiesa.


   La Camera,

   premesso che:

    l'intervento denominato «Lavori di realizzazione di un nuovo ponte sul fiume Po lungo la S.S. 617 Bronese – Nuovo Ponte della Becca» è inserito nel Contratto di Programma 2021-2025 nell'Area Inseribilità per un investimento stimato in 168,75 milioni di euro;

    Anas sta aggiornando il PFTE redatto dalla provincia di Pavia sul quale si è conclusa la Conferenza di Servizi;

    l'intervento al momento non risulta essere finanziato;

    la realizzazione della nuova infrastruttura è di importanza strategica per la viabilità della provincia pavese,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di individuare le risorse necessarie al finanziamento dell'opera di cui in premessa.
9/2112-bis-A/136. (Testo modificato nel corso della seduta)Cattaneo, Mascaretti, Chiesa.


   La Camera,

   premesso che:

    sia pure in ritardo, negli ultimi anni l'Italia ha lavorato per raggiungere l'obiettivo europeo del 33 per cento di copertura del servizio asili nido entro il 2030, e di avvicinarsi all'obiettivo del 45 per cento indicato dall'Unione europea;

    il Governo, nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, trasmesso all'Unione europea, in particolare, nell'Allegato VI, investimento 1.1 della M4C1, ha indicato delle risorse stanziate che si discostano fortemente dal quadro finanziario delineato in premessa e dagli obiettivi programmatici concordati con la stessa Unione europea;

    nello specifico, nella tavola A.VI.4, il Governo ha rimodulato il LEP del 33 per cento previsto dalla legge n. 234 del 2021 per gli asili nido, impegnandosi a garantire il 33 per cento «a livello nazionale», eliminando il riferimento al «livello comunale» e introducendo una sorta di nuovo LEP del 15 per cento denominato «a livello regionale»;

    inoltre, sempre nell'ambito del Piano strutturale di bilancio 2025-2029, tavola A.VI.4, il Governo ha indicato come obiettivo per il 2027 quello di «aumentare la spesa pubblica per coprire i costi operativi delle strutture di assistenza all'infanzia di almeno il 20 per cento rispetto alla spesa pubblica annua dedicata nel 2021 ai costi di gestione delle strutture di assistenza all'infanzia disponibili per i bambini sotto i 3 anni d'età, considerando anche i nuovi posti resi disponibili dal PNRR»;

    tale nuovo livello di copertura del servizio nidi del 15 per cento regionale – fermo restando quello del 33 per cento medio nazionale – è sensibilmente inferiore a quello di legge; un incremento nel 2027 rispetto al 2021 delle spese di gestione di «almeno il 20 per cento» equivale a un importo minimo annuo di 260 milioni, ovvero meno di un quarto rispetto ai 1.100 milioni effettivamente stanziati e necessari a coprire le spese per 141.855 nuovi posti nei nidi;

    in Italia la quota di posti nei servizi educativi rispetto ai bambini residenti sotto i 3 anni è pari al 28 per cento, al di sotto della media europea del 37,9 per cento;

    la Francia e la Spagna sono ben al di sopra del 50 per cento e altri Paesi, come l'Olanda e la Danimarca, si attestano al 74,2 per cento e al 69,1 per cento rispettivamente. Il Centro-Italia e il Nord-est in media hanno una copertura dei posti ben superiore al 33 per cento dei bambini e delle bambine residenti (36,7 per cento e 36,2 per cento, rispettivamente), il Nord-ovest è prossimo all'obiettivo (31,5 per cento), ma il Sud e le Isole, seppur in miglioramento, sono ancora lontani (16,0 per cento e 16,6 per cento rispettivamente) e con questa legge sarebbero autorizzati a mantenere i numeri attuali;

    l'investimento sui nidi d'infanzia è fondamentale per il contrasto alle disuguaglianze sociali e alla povertà educativa, sfide cruciali per garantire un futuro equo e giusto, dove tutti i bambini e le bambine possano avere le stesse possibilità, indipendentemente dalle condizioni di partenza;

    la presenza dei servizi educativi per la prima infanzia favorisce la possibilità di emancipazione delle donne, non costringendole a scegliere tra famiglia e lavoro, aumentandone l'indipendenza economica e favorendo una maggior distribuzione dei compiti di cura;

    i servizi educativi per la prima infanzia possono influenzare il tasso di natalità e contribuire a mitigare il trend negativo degli ultimi anni,

impegna il Governo

a promuovere le iniziative di competenza volte al ripristino dell'obiettivo del 33 per cento di LEP su base locale per i servizi educativi di nidi d'infanzia a garanzia di un diritto riconosciuto quale servizio essenziale.
9/2112-bis-A/137.Boldrini, Andrea Rossi, Manzi, Malavasi, Ciani, Quartapelle Procopio, Madia, Furfaro, Amendola, Bakkali.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 32, commi 2 e 3, della legge n. 448 del 2001 ha dettato disposizioni volte al contenimento e alla razionalizzazione degli stanziamenti dello Stato in favore di enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi;

    in particolare l'articolo 32, comma 2 dispone che il riparto di detti contributi sia effettuato annualmente da ciascun Ministro, con proprio decreto, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;

    lo schema di riparto per il 2024 ha evidenziato una riduzione di euro 1.071.798 rispetto all'anno precedente (con una diminuzione pari a -2,9 per cento);

    come denunciato dagli addetti ai lavori, il taglio avrebbe penalizzato molti istituti culturali siciliani, esclusi dalla ripartizione delle risorse;

    gli istituti culturali costituiscono un segmento importante di un «sistema» cultura, sia pubblico che privato, nel quale opera una pluralità di soggetti, con caratteristiche diverse e con diverse finalità, orientate alla realizzazione di tutelare, censire, promuovere, valorizzare lo straordinario patrimonio del nostro Paese;

    la pandemia, in primo luogo, e la conseguente chiusura per quasi due anni hanno penalizzato fortemente le fondazioni, le accademie e gli istituti e, inoltre, influisce la grave criticità, dovuta anche all'aumento dei costi di gestione, connessi all'impennata dei prezzi dell'energia;

    l'incertezza sulle risorse rende molto problematica la programmazione delle attività per gli istituti, che, nella stragrande maggioranza, svolgono funzioni di conservazione, tutela, promozione, catalogazione e inventariazione di un ricchissimo patrimonio bibliografico, archivistico, documentario e museale. Molte altre svolgono un ruolo sociale grazie anche ai rapporti con il Terzo Settore e l'adesione mediante l'iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo Settore (RUNTS), mentre altri si interrogano sui vantaggi e sugli svantaggi di una simile scelta,

impegna il Governo

a reperire – in fase di approvazione del primo provvedimento utile – risorse adeguate e strutturali volte a promuovere l'attività degli istituti culturali e a tutelare il valore formativo e sociale svolto da tali istituti, in particolar modo in regioni, quali la Sicilia, dove il mancato contributo potrebbe determinare la fine di un'attività che, storicamente, fornisce un contributo significativo al settore culturale.
9/2112-bis-A/138. Iacono, Manzi, Orfini, Berruto.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 32, commi 2 e 3, della legge n. 448 del 2001 ha dettato disposizioni volte al contenimento e alla razionalizzazione degli stanziamenti dello Stato in favore di enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi;

    in particolare l'articolo 32, comma 2 dispone che il riparto di detti contributi sia effettuato annualmente da ciascun Ministro, con proprio decreto, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;

    gli istituti culturali costituiscono un segmento importante di un «sistema» cultura, sia pubblico che privato, nel quale opera una pluralità di soggetti, con caratteristiche diverse e con diverse finalità, orientate alla realizzazione di tutelare, censire, promuovere, valorizzare lo straordinario patrimonio del nostro Paese;

    la pandemia, in primo luogo, e la conseguente chiusura per quasi due anni hanno penalizzato fortemente le fondazioni, le accademie e gli istituti e, inoltre, influisce la grave criticità, dovuta anche all'aumento dei costi di gestione, connessi all'impennata dei prezzi dell'energia;

    l'incertezza sulle risorse rende molto problematica la programmazione delle attività per gli istituti, che, nella stragrande maggioranza, svolgono funzioni di conservazione, tutela, promozione, catalogazione e inventariazione di un ricchissimo patrimonio bibliografico, archivistico, documentario e museale. Molte altre svolgono un ruolo sociale grazie anche ai rapporti con il Terzo Settore e l'adesione mediante l'iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo Settore (RUNTS), mentre altri si interrogano sui vantaggi e sugli svantaggi di una simile scelta,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di reperire – in fase di approvazione del primo provvedimento utile – risorse adeguate e strutturali volte a promuovere l'attività degli istituti culturali e a tutelare il valore formativo e sociale svolto da tali istituti, in particolar modo in regioni, quali la Sicilia, dove il mancato contributo potrebbe determinare la fine di un'attività che, storicamente, fornisce un contributo significativo al settore culturale.
9/2112-bis-A/138. (Testo modificato nel corso della seduta)Iacono, Manzi, Orfini, Berruto.


   La Camera,

   premesso che:

    dall'esame delle norme contenute nel provvedimento si registrano per il settore dell'istruzione importanti riduzioni di spesa e una pesante spending review, che andranno ad impattare negativamente sul settore;

    la manovra, che conferma la politica dei tagli non restituisce centralità all'istruzione pubblica poiché non stanzia risorse adeguate;

    le norme presenti tagliano 5.660 docenti dell'organico dell'autonomia e 2147 posti del personale amministrativo tecnico e ausiliario della scuola;

    sul personale le modifiche approvate in fase di discussione non confermano gli impegni presi: delle 5.000 unità nell'organico di sostegno annunciate il Governo ha reperito risorse solo per 1.600 docenti;

    non si registra alcun intervento per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate, fino all'estensione della gratuità dei libri a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti;

    nulla è previsto per garantire, in forma graduale e progressiva, la gratuità dei costi legati alla mobilità delle studentesse e degli studenti del sistema nazionale di istruzione nel tragitto dall'abitazione alla sede scolastica;

   considerato, inoltre, che non risultano risorse strutturali per il contrasto della dispersione scolastica, della povertà educativa e per i viaggi di istruzione;

    si registra, infatti, un definanziamento di 40 milioni per il 2025 del fondo destinato alla «riduzione divari territoriali e contrasto dispersione scolastica»;

    a causa di difficili condizioni economiche molte bambine, bambini, ragazze e ragazzi non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei in situazioni economiche migliori: dai dati ISTAT più recenti emerge che oggi, complice anche il post pandemia, più di 1,2 milioni di minori nel nostro Paese, pari al 15,5 per cento del totale dei bambini e delle bambine, vive in condizioni di povertà assoluta, ovvero di grave indigenza, condizione che determina un aumento della dispersione scolastica e della povertà educativa;

    riteniamo fondamentale, come delineato dalle nostre proposte emendative, garantire un maggior numero di insegnanti, presìdi territoriali e il rafforzamento della comunità educante con la costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali,

impegna il Governo

a reperire, in fase di approvazione del primo provvedimento utile, risorse adeguate e permanenti ad avviare un piano di azioni volto a sostenere un welfare scolastico destinato a:

  1. reperire risorse adeguate ad incrementare, nella prospettiva dell'introduzione di un Livello essenziale delle prestazioni, il servizio di refezione scolastica per la scuola primaria su tutto il territorio nazionale;

  2. a promuovere misure per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate, fino all'estensione della gratuità dei libri a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti;

  3. a prevedere l'istituzione di un fondo di solidarietà per i viaggi di istruzione presso il Ministero dell'istruzione e del merito da ripartire, sulla base dell'indice di disagio sociale, tra i diversi istituti di scuola di ogni ordine e grado;

  4. ad intervenire con misure dirette a garantire, in forma graduale e progressiva, la gratuità dei costi legati alla mobilità delle studentesse degli studenti del sistema nazionale di istruzione nel tragitto dall'abitazione alla sede scolastica, anche attraverso l'istituzione di un fondo specifico diretto a coprire i costi da essi sostenuti sia per il trasporto scolastico erogato dagli enti locali sia per il trasporto pubblico locale;

  5. a garantire un maggior numero di insegnanti, presìdi territoriali e l'istituzionalizzazione della comunità educante e dei patti educativi di comunità diretti alla costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali;

  6. a reperire risorse aggiuntive destinate ad incrementare l'organico di sostegno di 5000 docenti, come annunciato dal Governo.
9/2112-bis-A/139. Manzi, Orfini, Berruto, Iacono, Ruffino, Morfino, Caso, Carmina, Marino, Malavasi, Furfaro.


   La Camera,

   considerato che:

    il provvedimento in esame contiene disposizioni in materia di individuazione delle risorse necessarie alla realizzazione di infrastrutture ferroviarie;

    l'Aeroporto di Verona Villafranca «Valerio Catullo», diversamente dagli altri aeroporti della stessa area (Venezia, Bologna) è sprovvisto di un collegamento ferroviario veloce con la città di Verona e con la rete ferroviaria nazionale;

    Verona è punto d'incrocio dei corridoi europei «Mediterraneo» e «Scandinavo-Mediterraneo» e luogo di intersezione delle arterie autostradali della A4 e della A22, nonché sede dall'attività del Consorzio ZAI e dell'Interporto Quadrante Europa, primo interporto in Italia per volumi di traffico combinato di merci;

    Verona, città patrimonio dell'Unesco, è sempre più una meta di turismo, contando milioni di visitatori in tutte le stagioni dell'anno, anche grazie alla presenza di due attrattori d'eccellenza come l'Arena e la Fiera. Nel 2026 Verona ospiterà la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali Milano Cortina e la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi;

    prossimo all'aeroporto Catullo è anche il Lago di Garda una primaria area turistica internazionale, che coinvolge 3 regioni (Veneto, Lombardia e Trentino-Alto Adige) con presenze internazionali fino a oltre 24.000.000 di turisti all'anno;

    l'aeroporto Catullo ha registrato nel 2024 un volume di 3,3 milioni di passeggeri, più 7 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. È in corso l'attuazione il «Progetto Romeo del Catullo» un ampliamento della struttura che punta a due milioni di utenti in più. L'85 per cento del traffico al Catullo è turistico. La totalità dei passeggeri è costretta a utilizzare il trasporto su gomma per raggiungere le proprie destinazioni;

    il Catullo dista 12 chilometri dalla stazione di Verona e due chilometri dalla linea ferroviaria di Dossobuono. Nel corso dell'estate autorevoli membri del Governo hanno sostenuto la proposta di collegare la stazione di Porta Nuova non solo con l'aeroporto ma anche con il Garda;

    la realizzazione di un collegamento ferroviario garantirebbe indubbi vantaggi dal punto di vista ambientale la scomparsa di buona parte del traffico su gomma in un'area densamente popolata e significativi risparmi di tempo (anche oltre 1 ora nei periodi cruciali) per gli utenti dell'aeroporto;

    con deliberazione della Giunta regionale del Veneto n. 176 del 28 febbraio 2022 «Approvazione dello schema di Protocollo d'Intesa tra regione del Veneto e Rete Ferroviaria Italiana S.p.A., per la realizzazione di un modello di mobilità sostenibile e intermodale lungo la sponda orientale del Lago di Garda, incentrato sulla componente ferroviaria, e per lo sviluppo di una proposta di collegamento ferroviario con l'Aeroporto Catullo di Verona», Regione e RFI hanno dato vita a un gruppo di lavoro con l'obiettivo di sviluppare la proposta in oggetto. Il gruppo di lavoro ha analizzato le possibilità di un collegamento tra l'Aeroporto e la sponda orientale del Lago di Garda e tra la Stazione ferroviaria di Verona;

    il progetto prevede il collegamento con la stazione di Verona attraverso una bretella che si stacca da linea Verona-Mantova e che richiede la realizzazione di una nuova infrastruttura di circa 13 chilometri a doppio binario che va a intercettare la direttrice ferroviaria Milano-Venezia nel tratto compreso tra Sommacampagna e Castelnuovo del Garda. Dall'altra parte, mediante una nuova linea a semplice binario, sempre di circa 13 chilometri, con sfiocchi dalla linea ferroviaria Brescia-Verona in prossimità di Peschiera, si raggiungerebbe Bardolino,

impegna il Governo

in sede di attuazione del contratto di programma con RFI, a valutare l'opportunità compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e qualora ne ricorrano le condizioni di fattibilità tecnico-economica, di individuare le risorse per la progettazione e l'avvio dell'opera individuata in premessa, procedendo alla nomina di un commissario di Governo, ai fini della sua sollecita attuazione, da individuare nell'ambito della razionalizzazione dei compiti e delle funzioni attribuite ai commissari straordinari prevista dall'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89 convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2024, n. 120.
9/2112-bis-A/140. Boscaini, Ambrosi.


   La Camera,

   considerato che:

    il provvedimento in esame contiene disposizioni volte a consentire la realizzazione di infrastrutture viarie e ferroviarie;

    la tangenziale di Napoli è un asse viario realizzato per velocizzare i collegamenti di una delle maggiori metropoli italiane, la città di Napoli,

    il collegamento denominato «Asse Occidentale» che collega la tangenziale di Napoli alla zona Ospedaliera ed alla perimetrale di Scampia, nasce per decongestionare la viabilità comunale dell'intera area della zona ospedaliera della città di Napoli, permettendo il rientro in tangenziale;

    l'opera, che ha una lunghezza complessiva di circa 5,5 chilometri intende rispondere alla necessità di realizzare una viabilità di livello superiore che, partendo dalla zona occidentale, colleghi la zona settentrionale e quella orientale di Napoli, risultando in tal modo asse di circumvallazione della città e di completamento della rete autostradale urbana;

    il nuovo asse inserito è nella rete delle autostrade urbane previste dal Piano Regolatore generale della città di Napoli ed è stato individuato dalla Protezione Civile quale futura via di fuga in caso di emergenza per la zona a nord della Città di Napoli, anche in considerazione dei fenomeni sismici occorsi negli ultimi mesi nell'area dei Campi Flegrei;

    il concessionario è stato già autorizzato alla redazione del progetto preliminare e occorre pertanto garantire continuità all'intervento, pertanto ha avviato interlocuzioni con gli Enti e le strutture territoriali interessate, attivandosi per la predisposizione di una proposta progettuale rispondente alle esigenze emerse e sviluppando una ipotesi progettuale preliminare;

    l'opera non dispone a oggi delle coperture finanziare necessarie per il completamento della progettazione e per la sua realizzazione, non essendo stata prevista neppure dal recente accordo di coesione sottoscritto dalla Presidenza del Consiglio con la regione Campania;

    occorre pertanto, attesa la sua particolare rilevanza, individuare le risorse necessarie per l'attuazione dell'intervento, anche al fine di non vanificare le iniziative già intraprese,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità nei limiti dell'equilibrio di bilancio di adottare le iniziative di competenza necessarie per il reperimento delle risorse e per la realizzazione del collegamento denominato «Asse Occidentale» che collega la Tangenziale di Napoli alla zona Ospedaliera e alla perimetrale di Scampia.
9/2112-bis-A/141. Rubano.


   La Camera,

   premesso che:

    il prossimo 1° luglio 2025 è prevista l'entrata in vigore dell'imposta sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate (cosiddetta sugar tax) di cui all'articolo 1, commi da 661 a 674, della legge 30 dicembre 2019, n. 160;

    l'imposta incrementa del 28 per cento la pressione fiscale su aranciate, chinotti, cedrate e altre bevande analcoliche con il conseguente rischio di effetti regressivi, quali riduzione di vendite, di attività e di approvvigionamenti, perdita di posti di lavoro, freno agli investimenti in Italia e aumento della burocrazia;

    le imprese del settore hanno bisogno di poter programmare le attività: piani e investimenti rischiano di rimanere bloccati a causa di una nuova imposta. Si determina una perdita di fiducia dovuta al probabile calo dei consumi a fronte al crescente costo del credito e all'elevata inflazione;

    è stato dimostrato che nei Paesi dove tale imposta è stata adottata non ha raggiunto il suo scopo, non determinando benefici tangibili per la salute pubblica; i tassi di sovrappeso e obesità sono aumentati e alcuni Stati l'hanno cancellata stante l'assenza di risultati sulla salute;

    in Italia, peraltro, non sussiste un problema legato al consumo eccessivo di bevande analcoliche edulcorate tale da comportare effetti sulla salute e tale da giustificare un intervento fiscale per scoraggiarne i consumi;

    le imprese, i loro lavoratori, i cittadini auspicano che non venga meno l'impegno più volte sostenuto dall'attuale maggioranza di evitare l'introduzione di una nuova imposta che produrrebbe significativi problemi ad una filiera tipica del made in Italy, come evidenziato in un recente appello unitario delle sigle di rappresentanza del mondo agricolo, industriale, del commercio e dei lavoratori coinvolti nella Filiera,

impegna il Governo

a predisporre i necessari interventi normativi al fine di posticipare l'applicazione dell'imposta di cui in premessa, con un intervento nei primi mesi dell'anno 2025, affinché le imprese dispongano di una tempistica adeguata a pianificare le proprie attività.
9/2112-bis-A/142. Nevi.


   La Camera,

   premesso che:

    il prossimo 1° luglio 2025 è prevista l'entrata in vigore dell'imposta sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate (cosiddetta sugar tax) di cui all'articolo 1, commi da 661 a 674, della legge 30 dicembre 2019, n. 160;

    l'imposta incrementa del 28 per cento la pressione fiscale su aranciate, chinotti, cedrate e altre bevande analcoliche con il conseguente rischio di effetti regressivi, quali riduzione di vendite, di attività e di approvvigionamenti, perdita di posti di lavoro, freno agli investimenti in Italia e aumento della burocrazia;

    le imprese del settore hanno bisogno di poter programmare le attività: piani e investimenti rischiano di rimanere bloccati a causa di una nuova imposta. Si determina una perdita di fiducia dovuta al probabile calo dei consumi a fronte al crescente costo del credito e all'elevata inflazione;

    è stato dimostrato che nei Paesi dove tale imposta è stata adottata non ha raggiunto il suo scopo, non determinando benefici tangibili per la salute pubblica; i tassi di sovrappeso e obesità sono aumentati e alcuni Stati l'hanno cancellata stante l'assenza di risultati sulla salute;

    in Italia, peraltro, non sussiste un problema legato al consumo eccessivo di bevande analcoliche edulcorate tale da comportare effetti sulla salute e tale da giustificare un intervento fiscale per scoraggiarne i consumi;

    le imprese, i loro lavoratori, i cittadini auspicano che non venga meno l'impegno più volte sostenuto dall'attuale maggioranza di evitare l'introduzione di una nuova imposta che produrrebbe significativi problemi ad una filiera tipica del made in Italy, come evidenziato in un recente appello unitario delle sigle di rappresentanza del mondo agricolo, industriale, del commercio e dei lavoratori coinvolti nella Filiera,

impegna il Governo

a valutare la possibilità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di predisporre i necessari interventi normativi al fine di posticipare l'applicazione dell'imposta di cui in premessa, con un intervento nei primi mesi dell'anno 2025, affinché le imprese dispongano di una tempistica adeguata a pianificare le proprie attività.
9/2112-bis-A/142. (Testo modificato nel corso della seduta)Nevi.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame contiene misure in materia di finanziamento degli interventi relativi alle emergenze sismiche e idrogeologiche;

    il terremoto che ha colpito vari comuni dell'Appennino tosco-romagnolo all'alba del 18 settembre 2023 ha provocato circoscritti ma ingenti danni al patrimonio immobiliare sia pubblico sia privato, e l'inagibilità totale o parziale di vari edifici. L'evento calamitoso si è verificato a pochi mesi dalla grande alluvione, riattivando frane e dissesti nel territorio montano e pedemontano e provocando ulteriore disagio in territori nei quali già si sta riducendo il presidio antropico;

    con la delibera del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2023 è stato dichiarato, per dodici mesi, (prorogato per altri 12 mesi nell'ottobre 2024) lo stato di emergenza per eventi sismici nel territorio dei comuni di Brisighella in provincia di Ravenna, di Castrocaro Terme e Terra del Sole, di Modigliana, di Predappio, di Rocca San Casciano, di Tredozio e di Portico e San Benedetto in provincia di Forlì-Cesena, e sono stati stanziati 6 milioni di euro per le esigenze più immediate e successivamente ulteriori 8 milioni di euro, finalizzati a consentire l'attuazione delle misure necessarie al superamento dell'emergenza;

    con l'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile (Ocdpc) n. 1042 del 27 novembre 2023, il Governo ha dato una prima risposta alle più pressanti situazioni di emergenza, a valere sulle somme individuate dalla delibera del 3 novembre 2023. In forza delle disposizioni emergenziali i proprietari degli immobili abitativi parzialmente lesionati hanno ricevuto 30.000 euro per i ripristini, mentre i proprietari degli immobili inagibili non hanno ancora ricevuto ristori;

    a distanza di otto mesi dal terremoto che ha interessato l'Appennino tosco-romagnolo non si ha notizia di iniziative legislative in materia di ricostruzione post-sisma. Ciò sta provocando un inevitabile aggravamento dell'attuale situazione, poiché alcuni fabbricati, gravemente lesionati, sono direttamente adiacenti o aggettanti su aree pubbliche;

    a seguito dei diversi eventi sismici e alluvionali che, negli ultimi anni, hanno funestato il nostro Paese, lo Stato si è impegnato, con provvedimenti rapidamente adottati, in piani di ricostruzione che hanno previsto l'erogazione di contributi pubblici a fondo perduto per la riparazione di edifici privati lesionati;

    per i comuni dell'Appennino tosco-romagnolo è necessario il ripristino di un patrimonio immobiliare sito principalmente in borghi e centri storici, che altrimenti saranno destinati all'abbandono, con ineluttabili implicazioni in termini di riduzione della presenza antropica nei territori montani e conseguenti minori livelli di salvaguardia del territorio,

impegna il Governo

ad avviare gli interventi necessari a consentire la ricostruzione del patrimonio abitativo privato nelle aree dell'Appennino tosco romagnolo colpite dall'evento sismico del 18 settembre 2023, individuate ai sensi della delibera Consiglio dei ministri di dichiarazione dello stato di emergenza del 3 novembre 2023, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 14 novembre 2023, n. 266, valutando la possibilità che soggetti interessati privati possano accedere ai contributi per la ricostruzione privata previsti per l'alluvione 2023 in Emilia-Romagna, di cui agli articoli 20-sexies e 20-septies del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, convertito con modificazioni dalla legge 31 luglio 2023, n. 100, anche sotto forma di credito d'imposta ai sensi dall'articolo 1, commi da 435 a 442, della legge 30 dicembre 2023, n. 213.
9/2112-bis-A/143. Tassinari.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame contiene misure in materia di finanziamento degli interventi relativi alle emergenze sismiche e idrogeologiche;

    il terremoto che ha colpito vari comuni dell'Appennino tosco-romagnolo all'alba del 18 settembre 2023 ha provocato circoscritti ma ingenti danni al patrimonio immobiliare sia pubblico sia privato, e l'inagibilità totale o parziale di vari edifici. L'evento calamitoso si è verificato a pochi mesi dalla grande alluvione, riattivando frane e dissesti nel territorio montano e pedemontano e provocando ulteriore disagio in territori nei quali già si sta riducendo il presidio antropico;

    con la delibera del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2023 è stato dichiarato, per dodici mesi, (prorogato per altri 12 mesi nell'ottobre 2024) lo stato di emergenza per eventi sismici nel territorio dei comuni di Brisighella in provincia di Ravenna, di Castrocaro Terme e Terra del Sole, di Modigliana, di Predappio, di Rocca San Casciano, di Tredozio e di Portico e San Benedetto in provincia di Forlì-Cesena, e sono stati stanziati 6 milioni di euro per le esigenze più immediate e successivamente ulteriori 8 milioni di euro, finalizzati a consentire l'attuazione delle misure necessarie al superamento dell'emergenza;

    con l'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile (Ocdpc) n. 1042 del 27 novembre 2023, il Governo ha dato una prima risposta alle più pressanti situazioni di emergenza, a valere sulle somme individuate dalla delibera del 3 novembre 2023. In forza delle disposizioni emergenziali i proprietari degli immobili abitativi parzialmente lesionati hanno ricevuto 30.000 euro per i ripristini, mentre i proprietari degli immobili inagibili non hanno ancora ricevuto ristori;

    a distanza di otto mesi dal terremoto che ha interessato l'Appennino tosco-romagnolo non si ha notizia di iniziative legislative in materia di ricostruzione post-sisma. Ciò sta provocando un inevitabile aggravamento dell'attuale situazione, poiché alcuni fabbricati, gravemente lesionati, sono direttamente adiacenti o aggettanti su aree pubbliche;

    a seguito dei diversi eventi sismici e alluvionali che, negli ultimi anni, hanno funestato il nostro Paese, lo Stato si è impegnato, con provvedimenti rapidamente adottati, in piani di ricostruzione che hanno previsto l'erogazione di contributi pubblici a fondo perduto per la riparazione di edifici privati lesionati;

    per i comuni dell'Appennino tosco-romagnolo è necessario il ripristino di un patrimonio immobiliare sito principalmente in borghi e centri storici, che altrimenti saranno destinati all'abbandono, con ineluttabili implicazioni in termini di riduzione della presenza antropica nei territori montani e conseguenti minori livelli di salvaguardia del territorio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di avviare gli interventi necessari a consentire la ricostruzione del patrimonio abitativo privato nelle aree dell'Appennino tosco romagnolo colpite dall'evento sismico del 18 settembre 2023, individuate ai sensi della delibera Consiglio dei ministri di dichiarazione dello stato di emergenza del 3 novembre 2023, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 14 novembre 2023, n. 266, valutando la possibilità che soggetti interessati privati possano accedere ai contributi per la ricostruzione privata previsti per l'alluvione 2023 in Emilia-Romagna, di cui agli articoli 20-sexies e 20-septies del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, convertito con modificazioni dalla legge 31 luglio 2023, n. 100, anche sotto forma di credito d'imposta ai sensi dall'articolo 1, commi da 435 a 442, della legge 30 dicembre 2023, n. 213.
9/2112-bis-A/143. (Testo modificato nel corso della seduta)Tassinari.


   La Camera,

   considerato che:

    il provvedimento in esame contiene disposizioni in materia di individuazione delle risorse necessarie alla realizzazione di infrastrutture anche già finanziate parzialmente, a condizione che abbiano un cronoprogramma compatibile con i saldi di finanza pubblica;

    il collettore del Lago di Garda è una struttura idraulica degli anni settanta che raccoglie i reflui degli insediamenti dei comuni rivieraschi delle sponde veronese, bresciana e in alcuni comuni contermini. Attualmente il depuratore di Peschiera del Garda, tratta i reflui delle due sponde e li scarica nel fiume Mincio;

    per eliminare il rischio di inquinamento ambientale derivante dall'attuale presenza di condotte di grosso diametro sul fondale del Lago, considerate a fine vita, le due aziende che gestiscono servizio idrico integrato lungo le sponde veronese e bresciana, Azienda Gardesana Servizi (Ags Spa) e Acque Bresciane Srl, hanno iniziato a sviluppare il progetto del nuovo sistema di raccolta fognaria a servizio dei comprensori, separando i due ambiti e assegnando a ciascuna il proprio impianto di depurazione;

    il quadro economico del progetto preliminare generale (anno 2016) approvato dal Ministero dell'ambiente per entrambe le due sponde (Bresciana e Veronese), prevedeva un importo complessivo pari a 220 milioni di euro, comprensivo di interventi per il potenziamento ed adeguamento idraulico-funzionale del depuratore di Peschiera del Garda

    il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE) ha finanziato l'opera con un finanziamento di 100 milioni di euro, destinati per 40 milioni a favore del Consiglio di Bacino «Veronese» e per 60 milioni a favore dell'Ufficio d'Ambito di Brescia;

    nel luglio 2024, il competente Dipartimento del MASE ha avviato il procedimento ricognitivo sulle proposte di programmazione e preassegnazione delle risorse per il Piano di Sviluppo e Coesione del MASE per il periodo 2021/2027 da presentare al CIPESS. Ciò al fine di predisporre un elenco di progetti coerenti a carattere prioritario, corredati dalla formulazione di una proposta di pre-allocazione delle risorse in capo al Ministero;

    in tale ambito, la competente Direzione ministeriale ha formulato la proposta di pre-allocazione delle risorse per il collettamento e la depurazione del Lago di Garda, indicando un fabbisogno pari a 42 milioni per interventi urgenti e immediatamente cantierabili

    l'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, come rifinanziato dalla legge di bilancio per il 2018 (articolo 1, comma 1072, legge n. 205 del 2017, ha istituito un fondo, con una dotazione di 3.000 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2032, per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, ivi compresi gli interventi di collettamento, fognatura e depurazione;

    secondo le previsioni del disegno di legge di bilancio 2025, sono disponibili per le infrastrutture nel settore idrico e le opere di collettamento, fognatura e depurazione circa 180 milioni di euro per gli anni 2025 al 2029 e 90,2 milioni di euro dal 2030 al 2033;

    il Lago di Garda riveste importanza strategica riconosciuta anche a livello europeo, risultando uno dei laghi più grandi d'Europa e tra le più imponenti riserve di acqua dolce continentale. Molti sono i comuni che vengono approvvigionati di acqua potabile prelevata dal lago e trattata;

    dal punto di vista socio-economico, il Lago di Garda è una primaria area turistica internazionale, che coinvolge 3 regioni (Veneto, Lombardia e Trentino-Alto Adige) con presenze internazionali fino a oltre 24.000.000 di turisti all'anno;

    l'Azienda Gardesana Servizi S.p.A. ha evidenziato la necessità di procedere con somma urgenza all'esecuzione di alcuni lotti del valore di circa 12 milioni di euro necessari non solo per mettere in sicurezza la gestione dei reflui, ma anche per consentire il completamento della ciclabile del Garda, infrastruttura di rilevante interesse turistico, secondo modalità che consentano di coordinare entrambe le opere sia dal punto di vista operativo che di individuazione delle rispettive interferenze e sinergie,

impegna il Governo:

a individuare le modalità per consentire la rapida attuazione del sistema di collettamento e depurazione del Lago di Garda e la conseguente tempestiva dismissione della condotta sublacuale, giunta al termine della propria vita tecnica, in attesa della programmazione delle risorse per il Piano di Sviluppo e Coesione, e in particolare per consentire all'Azienda Gardesana Servizi S.p.A. l'esecuzione dei progetti urgenti e immediatamente cantierabili individuati in premessa.
9/2112-bis-A/144. Cortelazzo, Boscaini, Padovani, Morgante, Maschio.


   La Camera,

   considerato che:

    il provvedimento in esame contiene disposizioni in materia di individuazione delle risorse necessarie alla realizzazione di infrastrutture anche già finanziate parzialmente, a condizione che abbiano un cronoprogramma compatibile con i saldi di finanza pubblica;

    il collettore del Lago di Garda è una struttura idraulica degli anni settanta che raccoglie i reflui degli insediamenti dei comuni rivieraschi delle sponde veronese, bresciana e in alcuni comuni contermini. Attualmente il depuratore di Peschiera del Garda, tratta i reflui delle due sponde e li scarica nel fiume Mincio;

    per eliminare il rischio di inquinamento ambientale derivante dall'attuale presenza di condotte di grosso diametro sul fondale del Lago, considerate a fine vita, le due aziende che gestiscono servizio idrico integrato lungo le sponde veronese e bresciana, Azienda Gardesana Servizi (Ags Spa) e Acque Bresciane Srl, hanno iniziato a sviluppare il progetto del nuovo sistema di raccolta fognaria a servizio dei comprensori, separando i due ambiti e assegnando a ciascuna il proprio impianto di depurazione;

    il quadro economico del progetto preliminare generale (anno 2016) approvato dal Ministero dell'ambiente per entrambe le due sponde (Bresciana e Veronese), prevedeva un importo complessivo pari a 220 milioni di euro, comprensivo di interventi per il potenziamento ed adeguamento idraulico-funzionale del depuratore di Peschiera del Garda

    il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE) ha finanziato l'opera con un finanziamento di 100 milioni di euro, destinati per 40 milioni a favore del Consiglio di Bacino «Veronese» e per 60 milioni a favore dell'Ufficio d'Ambito di Brescia;

    nel luglio 2024, il competente Dipartimento del MASE ha avviato il procedimento ricognitivo sulle proposte di programmazione e preassegnazione delle risorse per il Piano di Sviluppo e Coesione del MASE per il periodo 2021/2027 da presentare al CIPESS. Ciò al fine di predisporre un elenco di progetti coerenti a carattere prioritario, corredati dalla formulazione di una proposta di pre-allocazione delle risorse in capo al Ministero;

    in tale ambito, la competente Direzione ministeriale ha formulato la proposta di pre-allocazione delle risorse per il collettamento e la depurazione del Lago di Garda, indicando un fabbisogno pari a 42 milioni per interventi urgenti e immediatamente cantierabili

    l'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, come rifinanziato dalla legge di bilancio per il 2018 (articolo 1, comma 1072, legge n. 205 del 2017, ha istituito un fondo, con una dotazione di 3.000 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2032, per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, ivi compresi gli interventi di collettamento, fognatura e depurazione;

    secondo le previsioni del disegno di legge di bilancio 2025, sono disponibili per le infrastrutture nel settore idrico e le opere di collettamento, fognatura e depurazione circa 180 milioni di euro per gli anni 2025 al 2029 e 90,2 milioni di euro dal 2030 al 2033;

    il Lago di Garda riveste importanza strategica riconosciuta anche a livello europeo, risultando uno dei laghi più grandi d'Europa e tra le più imponenti riserve di acqua dolce continentale. Molti sono i comuni che vengono approvvigionati di acqua potabile prelevata dal lago e trattata;

    dal punto di vista socio-economico, il Lago di Garda è una primaria area turistica internazionale, che coinvolge 3 regioni (Veneto, Lombardia e Trentino-Alto Adige) con presenze internazionali fino a oltre 24.000.000 di turisti all'anno;

    l'Azienda Gardesana Servizi S.p.A. ha evidenziato la necessità di procedere con somma urgenza all'esecuzione di alcuni lotti del valore di circa 12 milioni di euro necessari non solo per mettere in sicurezza la gestione dei reflui, ma anche per consentire il completamento della ciclabile del Garda, infrastruttura di rilevante interesse turistico, secondo modalità che consentano di coordinare entrambe le opere sia dal punto di vista operativo che di individuazione delle rispettive interferenze e sinergie,

impegna il Governo:

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, a proseguire con le attività per consentire la rapida attuazione del sistema di collettamento e depurazione del Lago di Garda e la conseguente tempestiva dismissione della condotta sublacuale, giunta al termine della propria vita tecnica, in attesa della programmazione delle risorse per il Piano di Sviluppo e Coesione, e in particolare per consentire all'Azienda Gardesana Servizi S.p.A. l'esecuzione dei progetti urgenti e immediatamente cantierabili individuati in premessa.
9/2112-bis-A/144. (Testo modificato nel corso della seduta)Cortelazzo, Boscaini, Padovani, Morgante, Maschio.


   La Camera,

   premesso che:

    nel corso dell'esame in commissione è stata modificata la lettera c) del comma 48 dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013, stabilendo che il Fondo di garanzia per la prima casa è riconosciuto esclusivamente, e non più prioritariamente, per l'accesso al credito da parte delle giovani coppie o dei nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, da parte dei conduttori di alloggi di proprietà degli Istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, nonché dei giovani che non hanno compiuto trentasei anni di età;

    con tale previsione si elimina la possibilità che tante famiglie economicamente deboli, seppur non rientranti nell'elenco sopra citato, possano usufruire della garanzia di Stato, di fatto limitando fortemente l'accesso all'acquisto della prima casa;

    la lettera c) del comma 48 dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013, è stato modificato più volte, da ultimo con il decreto ristori n. 104 del 2020 nel senso opposto a quello oggi previsto dalla modifica contenuta nella legge di bilancio,

impegna il Governo:

a valutare la necessità di introdurre una modalità di accesso al Fondo di garanzia per la prima casa anche alle fasce deboli della popolazione che non rientrano nella definizione prevista dalla lettera c) del comma 48 dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013, anche valutando il ripristino della versione testuale originaria.
9/2112-bis-A/145. Mazzetti.


   La Camera,

   premesso che:

    nel corso dell'esame in commissione è stata modificata la lettera c) del comma 48 dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013, stabilendo che il Fondo di garanzia per la prima casa è riconosciuto esclusivamente, e non più prioritariamente, per l'accesso al credito da parte delle giovani coppie o dei nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, da parte dei conduttori di alloggi di proprietà degli Istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, nonché dei giovani che non hanno compiuto trentasei anni di età;

    con tale previsione si elimina la possibilità che tante famiglie economicamente deboli, seppur non rientranti nell'elenco sopra citato, possano usufruire della garanzia di Stato, di fatto limitando fortemente l'accesso all'acquisto della prima casa;

    la lettera c) del comma 48 dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013, è stato modificato più volte, da ultimo con il decreto ristori n. 104 del 2020 nel senso opposto a quello oggi previsto dalla modifica contenuta nella legge di bilancio,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di introdurre una modalità di accesso al Fondo di garanzia per la prima casa anche alle fasce deboli della popolazione che non rientrano nella definizione prevista dalla lettera c) del comma 48 dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013.
9/2112-bis-A/145. (Testo modificato nel corso della seduta)Mazzetti.


   La Camera,

   premesso che:

    il comma 898 dell'articolo 1 del provvedimento in esame prevede l'istituzione di un apposito fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze in favore degli enti territoriali;

    nello specifico, il comma 1 del citato articolo prevede l'istituzione di un fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze finalizzato all'attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, nonché per il recupero, la conservazione e il mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché per l'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo:

  a ripartire quota parte delle risorse del fondo di cui al comma 1 in premessa come segue:

   1. un contributo di 0,15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 in favore del comune di Pizzighettone (Cremona) per la realizzazione di un percorso ciclabile nonché per interventi sul patrimonio comunale e/o pubblico in disponibilità al comune;

   2. un contributo di 0,22 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Fosdinovo (Massa Carrara) per interventi di manutenzione, ristrutturazione e mantenimento del Castello di Malaspina;

   3. un contributo di 0,03 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 in favore della Fondazione Toscana «Gabriele Monasterio» finalizzato all'acquisto di dispositivi medici per gli interventi di cardiochirurgia pediatrica;

   4. un contributo di 0,22 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027 in favore del comune di Massa (Massa Carrara) per la manutenzione delle aree verdi ricadenti nel territorio comunale;

   5. un contributo di 0,25 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Seriate (Bergamo) per il progetto esecutivo di riqualificazione del Ponte sul Serio in Via Italia;

   6. un contributo di 0,14 milioni di euro per l'anno 2026 in favore del comune di Bolgare (Bergamo) per la messa in sicurezza del tratto stradale di Via Cadorna e Via Cavour;

   7. un contributo di 0,36 milioni di euro per l'anno 2026 in favore del comune di San Paolo D'Argon (Bergamo) per la realizzazione di un nuovo centro polifunzionale finalizzato a favorire la permanenza nel proprio ambiente di vita, al sostegno e allo sviluppo dell'autonomia individuale e sociale e alla riduzione dei fenomeni di emarginazione;

   8. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Frosinone (Frosinone) e di 0,1 milioni di euro per il medesimo anno 2025 in favore del comune di Cassino (Frosinone) per la realizzazione di due serre urbana con percorsi sensitivi per ipovedenti;

   9. un contributo di 0,25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027 in favore del comune di Frosinone (Frosinone) per la realizzazione del museo-pinacoteca geodetica comunale.
9/2112-bis-A/146. Frassini, Barabotti, Cattoi, Comaroli, Ottaviani.


   La Camera,

   premesso che:

    il comma 898 dell'articolo 1 del provvedimento in esame prevede l'istituzione di un apposito fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze in favore degli enti territoriali;

    nello specifico, il comma 898 del citato articolo prevede l'istituzione di un fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze finalizzato all'attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, nonché per il recupero, la conservazione e il mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché per l'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo:

  a ripartire quota parte delle risorse del fondo di cui al comma 898 in premessa come segue:

   1. un contributo di 0,15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 in favore del comune di Pizzighettone (Cremona) per la realizzazione di un percorso ciclabile nonché per interventi sul patrimonio comunale e/o pubblico in disponibilità al comune;

   2. un contributo di 0,22 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Massa (MS) per interventi di manutenzione, ristrutturazione e mantenimento del Castello di Malaspina;

   3. un contributo di 0,03 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 in favore della Fondazione Toscana «Gabriele Monasterio» finalizzato all'acquisto di macchinari e dispositivi medici per gli interventi di cardiochirurgia pediatrica;

   4. un contributo di 0,22 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027 in favore del comune di Massa (Massa Carrara) per la manutenzione delle aree verdi ricadenti nel territorio comunale;

   5. un contributo di 0,25 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Seriate (Bergamo) per il progetto esecutivo di riqualificazione del Ponte sul Serio in Via Italia;

   6. un contributo di 0,14 milioni di euro per l'anno 2026 in favore del comune di Bolgare (Bergamo) per la messa in sicurezza del tratto stradale di Via Cadorna e Via Cavour;

   7. un contributo di 0,36 milioni di euro per l'anno 2026 in favore del comune di San Paolo D'Argon (Bergamo) per la realizzazione di un nuovo centro polifunzionale finalizzato a favorire la permanenza nel proprio ambiente di vita, al sostegno e allo sviluppo dell'autonomia individuale e sociale e alla riduzione dei fenomeni di emarginazione;

   8. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Frosinone (Frosinone) e di 0,1 milioni di euro per il medesimo anno 2025 in favore del comune di Cassino (Frosinone) per la realizzazione di due serre urbana con percorsi sensitivi per ipovedenti;

   9. un contributo di 0,25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027 in favore del comune di Frosinone (Frosinone) per la realizzazione del museo-pinacoteca geodetica comunale.
9/2112-bis-A/146. (Testo modificato nel corso della seduta)Frassini, Barabotti, Cattoi, Comaroli, Ottaviani.


   La Camera,

   considerato che:

    il provvedimento in esame prevede misure in materia di tassazione dei redditi delle persone fisiche;

    l'articolo 33 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 in dipendenza delle decisioni assunte in sede di G20 e in considerazione degli effetti economici potenzialmente distorsivi propri delle forme di remunerazione operate sotto forma di bonus e stock options, ha introdotto una addizionale del 10 per cento sui compensi corrisposti a questo titolo;

    l'addizionale si applica ai compensi che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione erogati ai soggetti operanti nel settore finanziario, a condizione che rivestano la qualifica di dirigenti e che siano titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;

    si sono determinati notevoli incertezze interpretative e conseguenti contenziosi a causa l'assenza di una definizione normativa di «settore finanziario»;

    il decreto Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 reca in sé una definizione di intermediari finanziari ai fini dell'applicazione delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attività produttive,

impegna il Governo

ad adottare disposizioni interpretative dell'articolo citato in premessa nelle quali si considerino operatori finanziari esclusivamente i soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 38 e i confidi iscritti nell'elenco di cui all'articolo 112-bis del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, come indicati ai numeri 1) e 2) della lettera a) del comma 1 dell'articolo 162-bis del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
9/2112-bis-A/147. D'Attis.


   La Camera,

   considerato che:

    il provvedimento in esame prevede misure in materia di tassazione dei redditi delle persone fisiche;

    l'articolo 33 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 in dipendenza delle decisioni assunte in sede di G20 e in considerazione degli effetti economici potenzialmente distorsivi propri delle forme di remunerazione operate sotto forma di bonus e stock options, ha introdotto una addizionale del 10 per cento sui compensi corrisposti a questo titolo;

    l'addizionale si applica ai compensi che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione erogati ai soggetti operanti nel settore finanziario, a condizione che rivestano la qualifica di dirigenti e che siano titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;

    si sono determinati notevoli incertezze interpretative e conseguenti contenziosi a causa l'assenza di una definizione normativa di «settore finanziario»;

    il decreto Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 reca in sé una definizione di intermediari finanziari ai fini dell'applicazione delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attività produttive,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare disposizioni interpretative dell'articolo citato in premessa nelle quali si considerino operatori finanziari esclusivamente i soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 38 e i confidi iscritti nell'elenco di cui all'articolo 112-bis del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, come indicati ai numeri 1) e 2) della lettera a) del comma 1 dell'articolo 162-bis del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
9/2112-bis-A/147. (Testo modificato nel corso della seduta)D'Attis.


   La Camera,

   premesso che:

    per il settore della cultura e in particolare dello spettacolo, il provvedimento in esame prevede pochissime misure e assolutamente insufficienti a far fronte alle esigenze del comparto;

    nella passata legislatura, dopo un lungo confronto con le lavoratrici e i lavoratori del settore dello spettacolo è stata approvata la riforma del welfare per il settore dello spettacolo dal vivo e introdotta, come perno di un nuovo sistema di previdenza, l'indennità di discontinuità che riconosce le specificità di un lavoro che è per sua natura discontinuo;

    in fase di approvazione della prima legge di bilancio di questa legislatura, con l'approvazione di un emendamento del Gruppo Pd, sono stati reperiti 100 milioni per finanziare l'avviamento della riforma e solo di recente risulta approvato lo schema di decreto legislativo;

    il succitato schema di decreto legislativo (Atto Governo n. 86) concerne l'attuazione della legge di delega di cui all'articolo 2, commi 4, lettera c), e 6 della legge 15 luglio 2022, n. 106, e l'articolo 2, comma 5, della legge 22 novembre 2017, n. 175 – per il quale abbiamo espresso la totale contrarietà – snatura lo spirito della norma;

    invece di un nuovo welfare viene introdotta una misura di sostegno al reddito, peraltro assolutamente insufficiente, riferendosi ad una platea ridottissima (appena 20.000 persone) e una cifra insufficiente (1.500 euro annui);

    ad avviso dei firmatari del presente atto, non è questa la norma che il Parlamento aveva affidato al Governo, non è questa l'indennità di discontinuità, non è questo quello che serve al settore;

    senza una revisione degli strumenti e delle misure di sostegno, degli ammortizzatori sociali e delle indennità, lo schema di decreto produce un aumento del costo del lavoro per le imprese senza realizzare gli obiettivi previdenziali stabiliti dalla legge di delega approvata dal Parlamento;

    lo schema di decreto del Governo, infatti, provoca un aumento effettivo del costo del lavoro per le imprese, che pagheranno gli oneri contributivi sia per la Naspi, sia per l'ALAS, sia per l'Indennità di discontinuità, facendo permanere nel sistema della previdenza sociale dei lavoratori dello spettacolo difformità di trattamento che, invece, la legge di delega si proponeva di sanare;

    riteniamo, come evidenziano le nostre proposte emendative, l'urgenza a reperire risorse adeguate al fine di una completa attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 6, della legge 15 luglio 2022, n. 106,

impegna il Governo

al fine di tutelare i lavoratori dello spettacolo nei periodi di inattività, a reperire – in fase di approvazione del primo provvedimento utile – risorse adeguate per una completa attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 6, della legge 15 luglio 2022, n. 106 e a trasferire, le eventuali risorse residue di cui al comma 352 dell'articolo 1, legge 30 dicembre 2021, n. 234, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
9/2112-bis-A/148. Orfini, Manzi, Berruto, Iacono, Mollicone.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, per incrementare la tutela dei lavoratori dello spettacolo e, a tale fine, a valutare il trasferimento delle risorse di cui al comma 352 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, nello stato di previsione del lavoro e delle politiche sociali.
9/2112-bis-A/148. (Testo modificato nel corso della seduta)Orfini, Manzi, Berruto, Iacono, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il parere espresso a luglio 2024 dalla CRUI sullo schema di decreto ministeriale relativo ai criteri di ripartizione del fondo di finanziamento ordinario per l'anno 2024 stigmatizza la presenza di una notevole contrazione rispetto al 2023;

    da un'attenta analisi, non risulta il finanziamento aggiuntivo, previsto dall'articolo 1, comma 297, lettera a), della legge 30 dicembre 2021, n. 234, la cui assenza rischia di rendere vano, di fatto, l'intero piano straordinario;

    in aggiunta, rispetto all'allarme di luglio 2024 di circa una riduzione del fondo di ben 513.264.188 euro, basata dalle bozze di decreto, in questi giorni, sempre la Crui, certifica dalle tabelle ministeriali una riduzione di ben 8-900 milioni di euro, derivata dall'avvio di piani straordinari, messi a carico delle stesse università, di ben 290 milioni per l'assunzione di giovani ricercatori e 50 milioni di euro per l'arruolamento del personale tecnico-amministrativo;

    oltre alla riduzione va calcolata, la mancata copertura agli atenei degli oltre 300 milioni di euro di maggiori oneri derivanti dall'adeguamento degli stipendi del personale docente strutturato, obbligo a carico del bilancio dei singoli atenei stabilito con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze;

    la quota premiale del fondo si riduce del 4 per cento, la quota base del 9,18 per cento, la quota storica crolla del 19,25 per cento e la quota perequativa si abbassa del 9,33 per cento (...) «Così non solo si arresta l'evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale (...)» denunciano i rettori «(...) ma si mette a rischio la sopravvivenza stessa dell'università statale»;

    fino all'anno 2023 il fondo perequativo prevedeva che nessun Ateneo potesse avere una diminuzione superiore al 2 per cento e nessun incremento maggiore del 4 per cento;

    nel 2024 la forbice, da quanto denunciato dai rettori – sarebbe aumentata da meno 4 a più 8 per cento;

    continuando a diminuire i ricavi e ad aumentare i costi si rischia non solo di arrestare l'evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale, ma anche di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell'università statale italiana;

    a questo si aggiunge ancora il blocco, rinviato in seguito ad una modifica in commissione solo di un anno, del piano straordinario di reclutamento sia sul fronte della ricerca che del personale tecnico amministrativo e bibliotecari, dove si parla di una riduzione di circa il 25 per cento del turnover;

    il versamento all'erario della monetizzazione derivante dalla limitazione al turnover, prevista da una delle norme presenti, limita, di fatto, la possibilità di assumere, e il presunto risparmio determinatosi dovrà essere versato al bilancio dello stato quando, tale «risparmio» è uno dei pochi strumenti che gli Atenei hanno per far fronte ai maggiori costi di gestione, come le spese energetiche, gli stipendi e i contratti per servizi,

impegna il Governo

a reperire – in fase di approvazione del primo provvedimento utile – risorse adeguata e strutturali da destinare all'incremento del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) volto a garantire, agli Atenei pubblici, i fondi necessari per l'adeguamento stipendiale del personale, sostenere il piano straordinario di reclutamento programmato per il 2024 e la copertura dei costi essenziali e per la valorizzazione della qualità della ricerca e della didattica in una prospettiva di lungo termine.
9/2112-bis-A/149. Speranza, Manzi, Toni Ricciardi, Orfini, Iacono, Berruto, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    lo sport e la cultura del movimento, insieme alla scuola, possono essere considerati come una grande agenzia educativa, capace di insegnare sul campo valori come l'inclusione, la solidarietà e il rispetto, valori essenziali per stimolare il consolidamento di una società civile sana e inclusiva e per formare cittadini più consapevoli e attenti;

    l'associazionismo sportivo, rappresentato per lo più da piccole società, oltre a svolgere una funzione sociale, permettendo ai giovani di dedicarsi ad un'attività sportiva e di maturare quelle attitudini, non solo fisiche ma anche umane, educative e di aggregazione, svolge un importante ruolo imprenditoriale con alto tasso occupazionale;

    nel corso della XVIII Legislatura sono stati raggiunti numerosi e importanti risultati, che hanno dato un segnale concreto al mondo dello sport, come l'istituzione di un fondo da 50 milioni di euro per le associazioni e società sportive colpite dalla crisi energetica, gli ulteriori 140 milioni per le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, il rifinanziamento del fondo per il potenziamento dell'attività sportiva di base, i numerosi interventi (anche di decontribuzione) per i lavoratori sportivi e, da ultimo, 1,3 miliardi di euro per la progettazione e realizzazione delle opere relative agli impianti sportivi olimpici;

    condividendo tale approccio, appare non più procrastinabile la piena attuazione della riforma del lavoro sportivo;

    si tratta di una legge attesa da decenni da milioni di persone che finalmente vedranno riconosciute alcune tutele e diritti fondamentali e la propria dignità di lavoratrici e lavoratori del settore;

    per tali motivazioni, preoccupa l'assenza di un intervento in legge di bilancio, che riteniamo, invece, necessario e che permetterebbe di ridurre ulteriormente l'impatto del costo del lavoro che le associazioni sportive dovranno sostenere;

    preoccupano, inoltre, le dichiarazioni del Ministro, in occasione della presentazione delle linee programmatiche, sulla necessità di valutare un eventuale rinvio «tecnico» dell'attuazione della riforma;

    decine e decine di sentenze della Corte di cassazione si sono già espresse in maniera univoca sul tema e invitano fortemente a rispettare i tempi stabiliti,

impegna il Governo

a rispettare i tempi di applicazione della legge e, altresì – al fine di garantirne i principi di tutela dei lavoratori dello sport – a reperire – in fase di approvazione del primo provvedimento utile – risorse aggiuntive necessarie a ridurre ulteriormente l'impatto del costo del lavoro che le associazioni sportive sostengono.
9/2112-bis-A/150. Berruto, Manzi, Orfini, Iacono.


   La Camera,

   premesso che:

    lo sport e la cultura del movimento, insieme alla scuola, possono essere considerati come una grande agenzia educativa, capace di insegnare sul campo valori come l'inclusione, la solidarietà e il rispetto, valori essenziali per stimolare il consolidamento di una società civile sana e inclusiva e per formare cittadini più consapevoli e attenti;

    l'associazionismo sportivo, rappresentato per lo più da piccole società, oltre a svolgere una funzione sociale, permettendo ai giovani di dedicarsi ad un'attività sportiva e di maturare quelle attitudini, non solo fisiche ma anche umane, educative e di aggregazione, svolge un importante ruolo imprenditoriale con alto tasso occupazionale;

    nel corso della XVIII Legislatura sono stati raggiunti numerosi e importanti risultati, che hanno dato un segnale concreto al mondo dello sport, come l'istituzione di un fondo da 50 milioni di euro per le associazioni e società sportive colpite dalla crisi energetica, gli ulteriori 140 milioni per le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, il rifinanziamento del fondo per il potenziamento dell'attività sportiva di base, i numerosi interventi (anche di decontribuzione) per i lavoratori sportivi e, da ultimo, 1,3 miliardi di euro per la progettazione e realizzazione delle opere relative agli impianti sportivi olimpici;

    condividendo tale approccio, appare non più procrastinabile la piena attuazione della riforma del lavoro sportivo;

    si tratta di una legge attesa da decenni da milioni di persone che finalmente vedranno riconosciute alcune tutele e diritti fondamentali e la propria dignità di lavoratrici e lavoratori del settore,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a reperire le risorse aggiuntive necessarie a ridurre ulteriormente l'impatto del costo del lavoro che le associazioni sportive sostengono.
9/2112-bis-A/150. (Testo modificato nel corso della seduta)Berruto, Manzi, Orfini, Iacono.


   La Camera,

   premesso che:

    nel provvedimento all'esame dell'aula mancano del tutto iniziative economiche per la realizzazione di azioni da compiere affinché il Paese sia in grado di adattarsi alle nuove condizioni climatiche e mitigare gli effetti peggiori del cambiamento in corso, se non poche risorse per la ricostruzione post calamità a partire dal 2027;

    l'Italia è uno dei paesi più esposti alle conseguenze disastrose del cambiamento climatico in atto, considerando che il suo posizionamento geografico al centro del mediterraneo ne fanno un hotspot per il cambiamento climatico. Negli ultimi anni eventi estremi sempre più frequenti e catastrofici hanno colpito il nostro Paese: la siccità del 2022 ha messo in ginocchio la pianura padana, mentre nel 2024 a pagarne il maggior prezzo è stata la Regione Siciliana, con gravissime conseguenze per l'approvvigionamento idrico, le attività agricole e il turismo, oltre a un elevato impatto per la biodiversità. Spesso dopo la siccità si è assistito a periodici eventi alluvionali estremi, come quelli dell'Emilia-Romagna del 2023 e 2024, caratterizzati da piogge intense e violente che, oltre ingenti danni, hanno mietuto purtroppo numerose vittime;

    secondo il rapporto ISPRA del 2021 il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni o erosione costiera, 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane, 6,8 milioni a rischio alluvioni. Impressiona la velocità del cambiamento climatico: nell'ultimo anno e mezzo si sono susseguiti senza tregua fenomeni atmosferici che usualmente non si verificano se non su scala secolare;

    la portata dal cambiamento climatico in atto impone che vengano assunte misure strategiche, di investimento, prevenzione e contrasto, da un lato indirizzate a completare i processi di transizione energetica e decarbonizzazione, attraverso l'abbandono dall'utilizzo delle fonti fossili, e dall'altro a mettere in atto tutte le azioni di adattamento necessarie ad elevare la resilienza delle nostre città e dei territori;

    la scarsa resilienza dei nostri territori e in particolare degli ambiti urbani ha radici profonde, legate a un modello di sviluppo urbano di tipo espansivo che si caratterizza per una «esplosione» incontrollata della città verso l'esterno e con il progressivo ed inarrestabile consumo di suolo, che come confermato dal recente rapporto ISPRA 2024, conserva il trend di 70 chilometri quadrati di territorio cementificati ogni anno, 20 ettari al giorno, con la perdita di aree verdi, biodiversità e servizi ecosistemici, dovuti alla diminuzione della qualità dell'habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima;

    appare indispensabile avviare azioni di rinaturazione e ripristino degli ecosistemi per favorire il trattenimento delle acque e la ricarica delle falde, la protezione dall'eccessiva erosione per contribuire ad aumentare la resilienza del territorio, reso vulnerabile soprattutto dall'esorbitante consumo di suolo cui è stato ed è tutt'ora sottoposto il paese. Gli interventi integrati rispondono a quanto richiesto dall'Unione europea in materia di acque (Direttiva 2000/60/CE), alluvioni (Direttiva 2007/60/CE) e alla Strategia europea per la biodiversità 2030 che prevede di ristabilire lo scorrimento libero di almeno 25.000 chilometri di fiumi entro il 2030 eliminando principalmente le barriere obsolete e ripristinando le pianure alluvionali;

    a dicembre 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, a distanza di otto anni dall'adozione nel nostro Paese della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNAC) ha approvato in via definitiva il Piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), che dovrebbe rappresentarne la fase attuativa. Il PNACC prevede un articolato sistema di governance, con la definizione di una struttura nazionale per l'adattamento, che si traduce nell'istituzione di un Osservatorio nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici, con il compito di individuare le fonti finanziamento per l'attuazione delle azioni di adattamento;

    a distanza di un anno ancora non risulta istituito l'Osservatorio, per il quale sarebbe necessaria un'adeguata copertura economica come previsto dallo stesso PNACC, l'organo cui è stata demandata l'intera attuazione del Piano,

impegna il Governo:

   a istituire rapidamente l'Osservatorio nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici dando così avvio all'attuazione del PNACC, individuando al contempo adeguate forme di finanziamento per avviare la programmazione delle azioni di adattamento;

   a istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una cabina di regia con il compito di elaborare entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge un Programma nazionale di interventi per l'adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano, con l'obiettivo di contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici e aumentare la resilienza dei sistemi insediativi delle città, soggetti ai rischi ad essi connessi;

   ad approvare in tempi rapidi una legge che porti al consumo di suolo zero entro il 2030, in modo da arrestare progressivamente l'impermeabilizzazione e la cementificazione del suolo, che pregiudica in modo determinante la biodiversità e i servizi ecosistemici;

   a predisporre il piano nazionale per il ripristino della natura, che indichi nel dettaglio gli strumenti, inclusi quelli finanziari, con cui il nostro Paese intende raggiungere gli obiettivi posti dal Regolamento dell'Unione europea per il ripristino della natura (Nature Restoration Law) entrato in vigore lo scorso 18 agosto.
9/2112-bis-A/151. Bonelli, Zanella, Grimaldi, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame, contiene diverse norme e disposizioni per l'economia delle regioni del Mezzogiorno: da misure di decontribuzione al Sud, ad agevolazioni per investimenti nelle regioni meridionali;

    sotto questo aspetto, un ruolo importante deve essere garantito dalla continuità territoriale, quale capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi i cittadini residenti in territori periferici. Questo rappresenta, in particolare per la regione Sardegna, l'aspirazione a una condizione di eguaglianza sostanziale rispetto alle altre regioni;

    l'insularità comporta infatti per la Sardegna una penalizzante carenza di servizi in relazione alle reti di comunicazione, trasportistiche ed energetiche, che ne frena lo sviluppo socio-economico e ne rallenta la fuoriuscita da una crisi che rischia di diventare una condizione di sottosviluppo permanente;

    la legge costituzionale del 29 luglio 2022 ha introdotto il principio di insularità nell'articolo 119 della Costituzione, così riconoscendo le peculiarità isolana e il correlato svantaggio derivante dalla condizione di insularità;

    per quanto concerne la Sardegna in particolare, il grave e permanente svantaggio naturale correlato allo stato di insularità, ha comportato negli anni un gap infrastrutturale certificato da un'indebolita coesione nei trasporti, all'interno dell'isola sarda e tra questa e la terraferma, nei ritardi nelle reti energetiche e di comunicazione, nel freno allo sviluppo socio-economico;

    la Sardegna è rientrata fra le regioni dell'Obiettivo 1 dell'Unione europea e ha un indice di competitività del 23,75 per cento, contro quello medio europeo del 60,3 per cento e del 57 per cento della Lombardia;

    si conta che ogni anno migliaia di giovani sardi, in gran parte laureati e diplomati, lascino l'isola perché non vi trovano alcuna opportunità di lavoro;

    dall'atlante infrastrutturale del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) emergono i dati del ritardo della Sardegna nel confronto con il resto del Paese: per quanto riguarda le reti energetiche, l'indice è di 100 per l'Italia, di 64,54 per il Mezzogiorno e di 35,22 per la Sardegna; per quanto riguarda le reti stradali, l'indice è di 100 per l'Italia, di 87,10 per il Mezzogiorno e di 45,59 per la Sardegna; per quanto riguarda le reti ferroviarie, l'indice è di 100 per l'Italia, di 87,81 per il Mezzogiorno e di 15,06 per la Sardegna; per quanto riguarda le infrastrutture economico-sociali, l'indice è di 100 per l'Italia, di 84,45 per il Mezzogiorno e di 66,16 per la Sardegna;

    le analisi compiute dal Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato (CRESME) relativamente alle risorse finanziarie pro capite e territoriali stanziate negli ultimi dieci anni relativamente alle infrastrutture evidenziano che: con riferimento allo stanziamento per chilometro quadrato, considerato che il valore medio nazionale del costo dell'intero programma infrastrutturale risulta pari a circa 1.190.000 euro per chilometro quadrato, la Sardegna risulta essere penultima nella graduatoria, con un investimento di 237.000 euro per chilometro quadrato; con riferimento allo stanziamento pro capite, il valore pro capite del costo dell'intero programma infrastrutturale ad oggi stimato è pari a una media di circa 6.000 euro per abitante, ma la Sardegna si attesta su 3.423 euro;

    gravissimi i dati dello spopolamento (in 304 comuni su 377 i morti negli ultimi anni hanno superato i nuovi nati), le proiezioni demografiche a 30 anni vedono la Sardegna l'isola con la più bassa densità demografica del Continente europeo, seconda soltanto all'Islanda;

    la detta condizione di svantaggio oggettivo comporta la necessità di adeguate politiche nazionali ed europee, che compensino fattivamente gli svantaggi derivanti dall'insularità e riducano gli effetti negativi dell'isolamento fisico;

    il principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione tanto più il novellato articolo 119 della Costituzione connessi con la specifica condizione di insularità, comportano in capo allo Stato un obbligo giuridico in attuazione del dettato costituzionale a sostegno di una strategia di sviluppo paritario dei territori insulari, e tale sostegno non può prescindere da adeguate risorse finanziarie, anche in accordo con l'articolo 13 dello Statuto sardo,

impegna il Governo

a prevedere fin dai prossimi provvedimenti utili, idonee misure finanziarie volte al concreto superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità e degli effetti negativi dell'isolamento fisico della Sardegna.
9/2112-bis-A/152. Ghirra, Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame, contiene diverse norme e disposizioni per l'economia delle regioni del Mezzogiorno: da misure di decontribuzione al Sud, ad agevolazioni per investimenti nelle regioni meridionali;

    sotto questo aspetto, un ruolo importante deve essere garantito dalla continuità territoriale, quale capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi i cittadini residenti in territori periferici. Questo rappresenta, in particolare per la regione Sardegna, l'aspirazione a una condizione di eguaglianza sostanziale rispetto alle altre regioni;

    l'insularità comporta infatti per la Sardegna una penalizzante carenza di servizi in relazione alle reti di comunicazione, trasportistiche ed energetiche, che ne frena lo sviluppo socio-economico e ne rallenta la fuoriuscita da una crisi che rischia di diventare una condizione di sottosviluppo permanente;

    la legge costituzionale del 29 luglio 2022 ha introdotto il principio di insularità nell'articolo 119 della Costituzione, così riconoscendo le peculiarità isolana e il correlato svantaggio derivante dalla condizione di insularità;

    per quanto concerne la Sardegna in particolare, il grave e permanente svantaggio naturale correlato allo stato di insularità, ha comportato negli anni un gap infrastrutturale certificato da un'indebolita coesione nei trasporti, all'interno dell'isola sarda e tra questa e la terraferma, nei ritardi nelle reti energetiche e di comunicazione, nel freno allo sviluppo socio-economico;

    la Sardegna è rientrata fra le regioni dell'Obiettivo 1 dell'Unione europea e ha un indice di competitività del 23,75 per cento, contro quello medio europeo del 60,3 per cento e del 57 per cento della Lombardia;

    si conta che ogni anno migliaia di giovani sardi, in gran parte laureati e diplomati, lascino l'isola perché non vi trovano alcuna opportunità di lavoro;

    dall'atlante infrastrutturale del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) emergono i dati del ritardo della Sardegna nel confronto con il resto del Paese: per quanto riguarda le reti energetiche, l'indice è di 100 per l'Italia, di 64,54 per il Mezzogiorno e di 35,22 per la Sardegna; per quanto riguarda le reti stradali, l'indice è di 100 per l'Italia, di 87,10 per il Mezzogiorno e di 45,59 per la Sardegna; per quanto riguarda le reti ferroviarie, l'indice è di 100 per l'Italia, di 87,81 per il Mezzogiorno e di 15,06 per la Sardegna; per quanto riguarda le infrastrutture economico-sociali, l'indice è di 100 per l'Italia, di 84,45 per il Mezzogiorno e di 66,16 per la Sardegna;

    le analisi compiute dal Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato (CRESME) relativamente alle risorse finanziarie pro capite e territoriali stanziate negli ultimi dieci anni relativamente alle infrastrutture evidenziano che: con riferimento allo stanziamento per chilometro quadrato, considerato che il valore medio nazionale del costo dell'intero programma infrastrutturale risulta pari a circa 1.190.000 euro per chilometro quadrato, la Sardegna risulta essere penultima nella graduatoria, con un investimento di 237.000 euro per chilometro quadrato; con riferimento allo stanziamento pro capite, il valore pro capite del costo dell'intero programma infrastrutturale ad oggi stimato è pari a una media di circa 6.000 euro per abitante, ma la Sardegna si attesta su 3.423 euro;

    gravissimi i dati dello spopolamento (in 304 comuni su 377 i morti negli ultimi anni hanno superato i nuovi nati), le proiezioni demografiche a 30 anni vedono la Sardegna l'isola con la più bassa densità demografica del Continente europeo, seconda soltanto all'Islanda;

    la detta condizione di svantaggio oggettivo comporta la necessità di adeguate politiche nazionali ed europee, che compensino fattivamente gli svantaggi derivanti dall'insularità e riducano gli effetti negativi dell'isolamento fisico;

    il principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione tanto più il novellato articolo 119 della Costituzione connessi con la specifica condizione di insularità, comportano in capo allo Stato un obbligo giuridico in attuazione del dettato costituzionale a sostegno di una strategia di sviluppo paritario dei territori insulari, e tale sostegno non può prescindere da adeguate risorse finanziarie, anche in accordo con l'articolo 13 dello Statuto sardo,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a prevedere fin dai prossimi provvedimenti utili, idonee misure finanziarie volte al concreto superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità e degli effetti negativi dell'isolamento fisico della Sardegna.
9/2112-bis-A/152. (Testo modificato nel corso della seduta)Ghirra, Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    con il comma 501 per gli interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna di cui alla legge 16 aprile 1973, n. 171 (legge speciale per Venezia) vengono stanziati ulteriori risorse pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2025;

    l'ultimo rifinanziamento della legge speciale per Venezia risale al 2017 e secondo un recente atto d'indirizzo votato all'unanimità dal Consiglio comunale di Venezia servirebbero 150 milioni di euro per i prossimi dieci anni, per finanziare opere fondamentali per proseguire la salvaguardia paesaggistica, storica, archeologica ed artistica della città, nonché per tutelare l'intero ecosistema naturale della sua laguna;

    la Laguna di Venezia, la più grande laguna costiera del bacino del Mediterraneo, con una superficie totale di 550 chilometri quadrati, appare come un complesso sistema di ambienti emersi (le isole, che occupano l'8 per cento della superficie), sommersi (lo specchio d'acqua costantemente sommerso che occupa l'67 per cento della superficie) e parzialmente sommersi (le barene, che occupano il 25 per cento della superficie) che costituiscono un ecosistema di transizione, capace di conservare il più esteso habitat con carattere tuttora primario riconoscibile nella regione Veneto;

    in relazione della presenza e dell'alto valore ambientale degli habitat e delle specie animali e vegetali, la Laguna di Venezia è individuata quasi interamente come Zona di Protezione Speciale (ZPS – IT3250046 – Laguna di Venezia) nell'ambito della Rete Natura 2000 dalla Commissione europea, istituita con la Direttiva 92/43/Cee «Habitat» con l'obiettivo di promuovere la tutela e la conservazione della diversità biologica presente nel territorio degli Stati membri;

    la Laguna di Venezia a partire dagli anni '70 del secolo scorso è stata oggetto di sempre maggiore attenzione, con l'avvio di un percorso virtuoso culminato proprio con la prima legge speciale per Venezia, che poneva tra gli obiettivi prioritari il riequilibrio lagunare, il ripristino della morfologia nei suoi caratteri identificativi e funzionali e la rimozione delle cause di dissesto;

    negli stessi decenni che hanno visto il succedersi di successivi provvedimenti speciali finalizzati alla sua salvaguardia, si è assistito al progressivo collasso dei caratteri morfologici che avevano assicurato per millenni questo straordinario ecosistema ricco di biodiversità. Un semplice confronto tra le cartografie del 1970 e del 2000 è sufficiente per rendersi conto di quanto la Laguna sia degenerata rispetto all'epoca della prima legge speciale;

    il Sito di Bonifica di Interesse Nazionale (SIN) di Venezia – Porto Marghera perimetrato con DMA del 23 febbraio 2002, che si estende per circa 5.730 ettari, di cui circa 3.017 ettari di aree a terra, 513 ettari di canali e 2200 ettari di aree lagunari, è un'area interessata da una contaminazione complessa e diffusa, causata da diverse sostanze cancerogene che provocano un notevole impatto sanitario e ambientale sul territorio;

    oggi la perdita dei caratteri idro-morfologici appare ulteriormente aumentata, mentre le previsioni per il futuro rendono ancora più urgente e drammatico il rilancio degli obiettivi di riequilibrio, con conservazione e ripristino degli habitat peculiari, riportando l'area a un assetto che ne ricomponga in forme nuove funzionalità e identità;

    l'aumento del livello del mare Mediterraneo legato al cambiamento climatico, sta avendo già effetti rilevanti sul continuo innalzamento del livello marino a Venezia, con conseguenze dirette sulla stessa morfologia lagunare. Il 2024 sarà ricordato come un anno da record di acqua alta con 79 casi di marea superiore agli 80 cm registrati solo nei primi quattro mesi dell'anno, record assoluto dal 1872, anno in cui si è iniziato a registrare i dati dell'acqua alta in maniera scientifica e continuativa;

    nonostante il MOSE allontani la percezione dell'innalzamento del livello del mare in realtà questo continua ad avanzare e come previsto e già ampiamente annunciato dagli scienziati da anni, la chiusura sempre più frequente delle bocche di porto saranno nefaste, sia per il porto, la cui sopravvivenza potrà avvenire solo attraverso la realizzazione del progetto off shore, sia per il fragile ecosistema lagunare, nel quale è presente una concentrazione unica di biodiversità;

    l'impatto principale riguarda la morfologia lagunare e più in particolare le «barene», habitat protetti dalla Direttiva 92/43/CEE «Habitat» che rappresentano il paesaggio tradizionale naturale della laguna di Venezia, che ha a causa della ridotta sedimentazione dovuta alle sempre più ricorrenti chiusure della laguna durante le alte maree rischiano la progressiva erosione, oltre che un grave pregiudizio per la biodiversità presente,

impegna il Governo:

   a reperire ulteriori risorse per rendere strutturale il finanziamento della legge speciale per Venezia con l'obiettivo di poter realizzare le opere fondamentali per proseguire la salvaguardia paesaggistica, storica, archeologica ed artistica della città, nonché per tutelare l'intero ecosistema naturale della sua laguna;

   a garantire che le risorse stanziate per la salvaguardia di Venezia siano utilizzate con l'obiettivo primario di conseguire il riequilibrio ecologico della Laguna di Venezia a tutela degli habitat e delle specie animali e vegetali, della Laguna di Venezia, come individuati nella Zona di Protezione Speciale (ZPS – IT3250046 – Laguna di Venezia) nell'ambito della Rete europea Natura 2000;

   a proseguire con rapidità negli interventi di bonifica del SIN di Venezia – Porto Marghera, destinando ulteriori fondi per il finanziamento degli interventi efficaci per la messa in sicurezza del territorio e la salvaguardia del bacino lagunare, riducendo i rischi sanitari ed ecologici;

   a conseguire un nuovo modello capace di mettere in sicurezza la città di Venezia dall'innalzamento del livello marino sempre più frequente per effetto del cambiamento climatico, salvaguardando al contempo l'ecosistema naturale della più grande laguna costiera del bacino del Mediterraneo.
9/2112-bis-A/153. Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    con il comma 501 per gli interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna di cui alla legge 16 aprile 1973, n. 171 (legge speciale per Venezia) vengono stanziati ulteriori risorse pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2025;

    l'ultimo rifinanziamento della legge speciale per Venezia risale al 2017 e secondo un recente atto d'indirizzo votato all'unanimità dal Consiglio comunale di Venezia servirebbero 150 milioni di euro per i prossimi dieci anni, per finanziare opere fondamentali per proseguire la salvaguardia paesaggistica, storica, archeologica ed artistica della città, nonché per tutelare l'intero ecosistema naturale della sua laguna;

    la Laguna di Venezia, la più grande laguna costiera del bacino del Mediterraneo, con una superficie totale di 550 chilometri quadrati, appare come un complesso sistema di ambienti emersi (le isole, che occupano l'8 per cento della superficie), sommersi (lo specchio d'acqua costantemente sommerso che occupa l'67 per cento della superficie) e parzialmente sommersi (le barene, che occupano il 25 per cento della superficie) che costituiscono un ecosistema di transizione, capace di conservare il più esteso habitat con carattere tuttora primario riconoscibile nella regione Veneto;

    in relazione della presenza e dell'alto valore ambientale degli habitat e delle specie animali e vegetali, la Laguna di Venezia è individuata quasi interamente come Zona di Protezione Speciale (ZPS – IT3250046 – Laguna di Venezia) nell'ambito della Rete Natura 2000 dalla Commissione europea, istituita con la Direttiva 92/43/Cee «Habitat» con l'obiettivo di promuovere la tutela e la conservazione della diversità biologica presente nel territorio degli Stati membri;

    la Laguna di Venezia a partire dagli anni '70 del secolo scorso è stata oggetto di sempre maggiore attenzione, con l'avvio di un percorso virtuoso culminato proprio con la prima legge speciale per Venezia, che poneva tra gli obiettivi prioritari il riequilibrio lagunare, il ripristino della morfologia nei suoi caratteri identificativi e funzionali e la rimozione delle cause di dissesto;

    negli stessi decenni che hanno visto il succedersi di successivi provvedimenti speciali finalizzati alla sua salvaguardia, si è assistito al progressivo collasso dei caratteri morfologici che avevano assicurato per millenni questo straordinario ecosistema ricco di biodiversità. Un semplice confronto tra le cartografie del 1970 e del 2000 è sufficiente per rendersi conto di quanto la Laguna sia degenerata rispetto all'epoca della prima legge speciale;

    il Sito di Bonifica di Interesse Nazionale (SIN) di Venezia – Porto Marghera perimetrato con DMA del 23 febbraio 2002, che si estende per circa 5.730 ettari, di cui circa 3.017 ettari di aree a terra, 513 ettari di canali e 2200 ettari di aree lagunari, è un'area interessata da una contaminazione complessa e diffusa, causata da diverse sostanze cancerogene che provocano un notevole impatto sanitario e ambientale sul territorio;

    oggi la perdita dei caratteri idro-morfologici appare ulteriormente aumentata, mentre le previsioni per il futuro rendono ancora più urgente e drammatico il rilancio degli obiettivi di riequilibrio, con conservazione e ripristino degli habitat peculiari, riportando l'area a un assetto che ne ricomponga in forme nuove funzionalità e identità;

    l'aumento del livello del mare Mediterraneo legato al cambiamento climatico, sta avendo già effetti rilevanti sul continuo innalzamento del livello marino a Venezia, con conseguenze dirette sulla stessa morfologia lagunare. Il 2024 sarà ricordato come un anno da record di acqua alta con 79 casi di marea superiore agli 80 cm registrati solo nei primi quattro mesi dell'anno, record assoluto dal 1872, anno in cui si è iniziato a registrare i dati dell'acqua alta in maniera scientifica e continuativa;

    nonostante il MOSE allontani la percezione dell'innalzamento del livello del mare in realtà questo continua ad avanzare e come previsto e già ampiamente annunciato dagli scienziati da anni, la chiusura sempre più frequente delle bocche di porto saranno nefaste, sia per il porto, la cui sopravvivenza potrà avvenire solo attraverso la realizzazione del progetto off shore, sia per il fragile ecosistema lagunare, nel quale è presente una concentrazione unica di biodiversità;

    l'impatto principale riguarda la morfologia lagunare e più in particolare le «barene», habitat protetti dalla Direttiva 92/43/CEE «Habitat» che rappresentano il paesaggio tradizionale naturale della laguna di Venezia, che ha a causa della ridotta sedimentazione dovuta alle sempre più ricorrenti chiusure della laguna durante le alte maree rischiano la progressiva erosione, oltre che un grave pregiudizio per la biodiversità presente,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a reperire ulteriori risorse a favore di Venezia.
9/2112-bis-A/153. (Testo modificato nel corso della seduta)Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    durante la discussione della legge di bilancio in commissione il rifinanziamento del fondo missioni internazionali, di cui all'articolo 4, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n. 145 è incrementato di 120 milioni di euro per il 2025;

    in generale, il bilancio del Ministero della difesa per il 2025 si attesta su 31.295 milioni di euro, con una crescita netta di oltre 2,1 miliardi di euro (aumento del 7,31 per cento) rispetto alle previsioni per il 2024;

    scendono, inoltre, gli stanziamenti che più di altri dovrebbero connotare la cooperazione italiana, ovvero le allocazioni per il Ministero degli esteri (-115 milioni tra 2024 e 2025) e un taglio di 32 milioni per l'Agenzia per la Cooperazione;

    malgrado siano passati ormai 10 anni da quando la legge n. 125 del 2014 è entrata in vigore ridefinendo il settore della cooperazione e attribuendo a quest'organo un ruolo chiave, la sua centralità stenta a concretizzarsi nella pratica. E questo è rilevabile anche dall'andamento delle risorse che le vengono attribuite. Basti considerare infatti che il budget di cui dispone per realizzare o coordinare concretamente politiche di cooperazione allo sviluppo (645,9 milioni) rappresenta circa un terzo di quanto attribuito in questo stesso settore al ministero dell'interno;

    una quota sempre più rilevante è quella relativa agli investimenti per nuovi sistemi d'arma: tra Segretariato generale della difesa e Direzione nazionale armamenti nel 2025 ci saranno fondi per oltre 9,7 miliardi di euro. Cui vanno aggiunti i fondi del Ministero delle imprese e del made in Italy per 3,3 miliardi circa, che portano il totale delle spese per la realizzazione dei programmi di armamento previste nel 2025 a circa 13 milioni di euro;

    in diverse interviste il Ministro della difesa ha evidenziato che, a seguito dell'elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, saremo obbligati a raggiungere il 2 per cento e forse anche il 3 per cento delle spese militari;

    il Segretario generale della NATO Rutte nello scorso 12 dicembre ha prospettato un aumento della spesa militare fino al 4 per cento del PIL, prefigurando uno scenario di guerra e ritenendo esplicitamente necessario a tal fine un sacrificio della spesa di pensioni, sanità e sicurezza sociale;

    l'Unione europea deve costruire e rafforzare la propria autonomia strategica e questa è determinata innanzitutto dalla capacità di una propria e autonoma iniziativa politica nelle relazioni internazionali, ma anche dalla costruzione di un sistema di difesa europeo. A tal proposito, la decisione di diversi Stati membri di aumentare la spesa militare al 2 per cento del PIL nel quadro di un impegno NATO, oltre ad alimentare una ulteriore e pericolosa corsa agli armamenti, muove in una direzione opposta all'autonomia strategica dell'Unione e ad un sistema di difesa comune che, al contrario, dovrebbe comportare una razionalizzazione e riduzione della spesa militare complessiva;

    la maggioranza degli italiani è contraria all'aumento della spesa militare. Sia quella decisa dal governo, che quella indicata dalla nuova Commissione Von der Leyen. Una maggioranza ancora più netta, i due terzi, vorrebbe anzi che fossero tassati gli extraprofitti delle aziende che operano nel settore militare. È quanto emerge con chiarezza dal sondaggio commissionato a Swg da Greenpeace Italia e pubblicato nelle scorse settimane;

    la politica di cooperazione allo sviluppo non solo non viene rafforzata, in un contesto internazionale di crescenti sfide e crisi, ma indebolita, riducendo il peso e la credibilità della politica estera italiana nello scenario globale;

    le disuguaglianze tra i Paesi sviluppati e quelli arretrati o in via di sviluppo rimangono tuttora drammatiche e, anzi, continuano ad aumentare. Fame, guerre, indisponibilità di acqua, espropriazione di terre costringono ancora oggi molti milioni di persone a vivere in condizioni di povertà e deprivazione. Dato che non ci possono essere libertà e pace senza giustizia, è importante, anche in una logica di restituzione, destinare tempo e risorse ad azioni che mirino a ridurre queste diseguaglianze, che incidono anche sulla effettiva possibilità di sviluppo di questi paesi;

    la difesa della pace, della democrazia e dei diritti umani nel mondo sono elementi costitutivi dell'Italia e dell'Unione europea e su questi deve basarsi la sua azione esterna e la sua autonomia strategica, determinata innanzitutto dalla capacità di una propria e autonoma iniziativa politica nelle relazioni internazionali, ma anche dalla costruzione di un sistema di difesa europeo ispirato e basato sulla deterrenza;

    mai come oggi nel mondo il diritto internazionale e i diritti umani sono travolti e umiliati e quanto accade nella scena mediorientale, con il protrarsi della guerra in Ucraina e con il genocidio in corso a Gaza, lo confermano ora dopo ora. La comunità internazionale incapace di intervenire con una reale politica diplomatica risponde solo in un modo: aumentando la spesa militare e consegnando il futuro di tutti noi ad un mondo nel quale i conflitti siano risolti normalmente attraverso l'uso della forza militare. Esiste, però, un'alternativa possibile, che consiste nell'investire risorse pubbliche in ben altri settori determinanti per la vita delle persone,

impegna il Governo:

   al fine di raggiungere entro il 2030 uno stanziamento annuale pari allo 0,70 per cento del Reddito nazionale lordo per finanziare interventi a favore delle politiche di cooperazione allo sviluppo, in linea con quanto stabilito dalle Nazioni Unite e dall'Unione europea, ad adottare già nei prossimi provvedimenti utili un adeguamento degli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo;

   a non aumentare neanche entro il 2028 le spese militari al 2 per cento del Pil, promovendo e sostenendo nelle competenti sedi europee un sistema di difesa comune che comporti una razionalizzazione e riduzione della spesa militare complessiva;

   ad approvare e finanziare nei prossimi provvedimenti utili la riconversione al civile di aziende e distretti a produzione militare.
9/2112-bis-A/154. Fratoianni, Zanella, Bonelli, Grimaldi, Borrelli, Dori, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    sono ormai settimane che le ricercatrici e i ricercatori del CNR protestano per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla loro condizione. Sono arrivati anche ad incatenarsi davanti alla sede centrale di Roma perché molti dei loro contratti stanno per scadere senza che vi sia la prospettiva di una stabilizzazione;

    si tratta di migliaia di ricercatori, tra i quali ce ne sono centinaia con anni di precariato alle spalle, alcuni superano addirittura i 10 anni. Una situazione a cui le istituzioni hanno il dovere di porre rimedio;

    su circa 12 mila persone che lavorano nell'ente di ricerca nazionale, un terzo sono a vario titolo precari. Di questi, molti sono in via di scadenza nelle prossime settimane, e in diversi casi con le nuove norme non sono più rinnovabili. Moltissimi poi dipendono dai finanziamenti legati al PNRR che si concluderanno nel 2026. Insieme ad altri che potrebbero vedersi non rinnovato il rapporto di lavoro, si parla di 4.000 persone, tutte con un'attività di ricerca continuativa e un know how d'eccellenza;

    grazie a un emendamento di Avs, Pd e M5s alla legge di bilancio, sono stati stabilizzati 300 dipendenti precari del Cnr. Con gli strettissimi margini di manovra riservati alle opposizioni abbiamo dato un segnale piccolo ma importante per la tutela della ricerca e per la valorizzazione del sapere nel nostro Paese. Ma ovviamente non basta;

    nella quarta edizione della «Relazione sulla ricerca e l'innovazione in Italia» presentato proprio dal CNR emerge una bassa numerosità degli strumenti competitivi attivati in Italia, contrariamente a quanto avvenuto in altri Paesi europei, in cui negli ultimi decenni l'offerta di strumenti competitivi nazionali si è ampliata e diversificata. A ciò si aggiunge un ridotto orientamento degli strumenti di finanziamento verso obiettivi di ricerca collegati alle grandi sfide sociali e alle tecnologie abilitanti lanciate dai Programmi quadro europei e recentemente confermate anche nell'ambito del programma pluriennale dell'Unione europea «Horizon Europe». Secondo il Cnr, una novità è, tuttavia, rappresentata dal PNRR, che sta fornendo risorse per una massiccia quantità di nuovi investimenti volti all'innovazione: una scommessa importante che darà i suoi frutti quanto più permetterà di generare opportunità a lungo termine, attivando un circolo virtuoso in grado di creare nuova innovazione da cui scaturirà un rifinanziamento per lo sviluppo di nuove conoscenze scientifiche;

    la ricerca di base e le sue applicazioni rappresentano la ricchezza più grande, pari solo alle risorse naturali fornite dal territorio. Su queste ricchezze e risorse e sulla loro tutela deve impostarsi la pianificazione politica del futuro. Ma per farlo servono investimenti oggi;

    la precarizzazione del lavoro di ricerca e di didattica è arrivata a toccare soglie ben oltre quelle raggiunte dagli altri settori pubblici, sia in termini di ampiezza che di stagnazione del fenomeno. Inoltre, se sugli altri comparti della pubblica amministrazione è intervenuta di recente la cosiddetta legge Madia che consentirà, tramite un meccanismo di cofinanziamento, la stabilizzazione di un consistente numero di precari, non si capisce perché i ricercatori precari non possano godere dello stesso strumento. L'urgenza è massima per salvaguardare contratti che rischiano di non essere rinnovati, in particolare quelli legati ai fondi del PNRR, in scadenza tra il 2025 e il 2026;

    l'ultima stabilizzazione, avvenuta tra il 2018 e il 2022 a seguito del varo della «legge Madia» era partita senza tutte le risorse necessarie, che sono state trovate successivamente perché c'era la volontà di stabilizzare i precari,

impegna il Governo:

   ad individuare, nel prossimo provvedimento utile, le risorse necessarie per stabilizzare tutti i precari Cnr che ad oggi hanno i requisiti previsti dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017;

   a programmare un piano straordinario di tutela della ricerca e dei ricercatori per scongiurare che i precari e gli assegnisti assunti negli anni grazie ai fondi del PNRR vengano tutti licenziati alla fine dei progetti ad essi collegati.
9/2112-bis-A/155. Piccolotti, Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Mari, Zaratti, Toni Ricciardi, Caso.


   La Camera,

   premesso che:

    Il Capo II e il Capo III del disegno di legge in esame recano rispettivamente disposizioni in materia fiscale e in materia di lotta all'evasione;

    l'articolo 1 comma 63 della legge di bilancio per l'anno 2024, legge 30 dicembre 2023, n. 213 ha modificato l'articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96 al fine di innalzare l'aliquota dell'imposta sostitutiva dovuta sui redditi derivanti dai contratti di locazione di immobili a uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, stipulati dalle persone fisiche, al di fuori dell'esercizio d'attività d'impresa, che effettuano l'opzione per l'applicazione del regime fiscale della cedolare secca di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23;

    la relazione tecnica al disegno di legge di bilancio per il 2024 nella versione originaria, all'articolo 18, prevedeva l'innalzamento dal 21 per cento al 26 per cento della cedolare secca affermava che «in assenza di dati desumibili dalla dichiarazione dei redditi delle persone fisiche che consentano di individuare puntualmente gli importi delle locazioni brevi» si era preso a riferimento: 1) il codice tributo 1919, del F24, utilizzato per il versamento della ritenuta d'acconto a titolo di imposta o di acconto del 21 per cento dei canoni di locazione degli affitti inferiori a 30 giorni da parte dell'intermediario o portale web. La stima della quota di mercato gestita da intermediari, era del 25 per cento; 2) il quadro RB relativo ai contribuenti che hanno pagato nel 2021 la cedolare secca al 21 per cento estrapolando coloro che dichiaravano locazioni inferiori ai 365 giorni e ipotizzando che queste si riferissero a locazioni brevi turistiche, da tale riferimento la relazione ha dedotto un ammontare di monte canoni di 176,9 milioni di euro;

    dai due riferimenti si è stimato un ammontare di importi da canoni di locazione di 376,8 milioni di euro, e la ritenuta sui versamenti relativa all'anno di imposta 2022 è risultata stimata in circa 80 milioni di euro;

    sulla base di tali riferimenti la relazione tecnica prevedeva che portando la cedolare secca dal 21 per cento al 26 per cento questo avrebbe comportato introiti positivi per 17,6 milioni nel 2025 e di 8,8 milioni di euro dal 2026. Successivamente la disposizione originaria è stata modificata con un emendamento, prevedendo una aliquota del 21 per cento per la prima abitazione destinata a locazione breve turistica e a partire dalla seconda abitazione fino alla quarta una aliquota del 26 per cento;

    dal sito del Ministero del turismo si apprende che ai fini della registrazione delle strutture ricettive turistiche, con il CIN, le strutture registrate erano al 12 dicembre 2024, 554.150 e i Codici identificativi nazionali rilasciati 393.041;

    non è dato sapere quante delle strutture registrate sono da riferire a persone fisiche che non svolgono attività imprenditoriale in quanto al massimo utilizzano 4 unità immobiliari;

    resta il fatto che da parte dei comuni si segnala la necessità di procedere ad una regolamentazione degli affitti brevi turistici che si basi su un turismo di qualità e sostenibile per le città, in particolare quelle a forte vocazione turistica,

impegna il Governo:

   a comunicare alle Camere quante siano le registrazioni, alle quali è stato rilasciato il CIN, riferibili a persone fisiche che svolgono attività non imprenditoriale di locazioni brevi turistiche;

   tenuto conto del numero dei CIN rilasciati a persone fisiche che svolgono attività non imprenditoriale di locazione breve turistiche e della possibilità che la relazione alla legge di bilancio per il 2024 non contenesse dati realistici che hanno portato ad una previsione di entrate minori dall'innalzamento della cedolare secca dal 21 per cento al 26 per cento, a procedere, a partire dai dati delle registrazioni CIN, ad una nuova relazione e conseguente revisione delle possibili ulteriori entrate da prevedere per il 2025 e anni seguenti, inviando alle Camere una nuova relazione tecnica;

   a convocare urgentemente l'ANCI al fine di definire modalità, anche attraverso modifiche legislative, che prevedano la possibilità per i comuni di determinare regolamenti che consentano una presenza di unità immobiliari destinate a b&b sostenibile per le città, con particolare riferimento alla possibilità di definire tra le altre: a) il numero di giorni di autorizzazione alla attività di locazioni brevi turistiche; b) il numero sostenibile di b&b, anche per aree del comune; c) forme di controllo rispetto alle locazioni brevi turistiche per individuare attività esercitate in maniera non legali.
9/2112-bis-A/156. Grimaldi, Borrelli, Zanella, Bonelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti, Quartini, D'Attis, Matone, Bof, Lupi, Cavandoli.


   La Camera,

   premesso che:

    Il Capo II e il Capo III del disegno di legge in esame recano rispettivamente disposizioni in materia fiscale e in materia di lotta all'evasione;

    l'articolo 1 comma 63 della legge di bilancio per l'anno 2024, legge 30 dicembre 2023, n. 213 ha modificato l'articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96 al fine di innalzare l'aliquota dell'imposta sostitutiva dovuta sui redditi derivanti dai contratti di locazione di immobili a uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, stipulati dalle persone fisiche, al di fuori dell'esercizio d'attività d'impresa, che effettuano l'opzione per l'applicazione del regime fiscale della cedolare secca di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23;

    la relazione tecnica al disegno di legge di bilancio per il 2024 nella versione originaria, all'articolo 18, prevedeva l'innalzamento dal 21 per cento al 26 per cento della cedolare secca affermava che «in assenza di dati desumibili dalla dichiarazione dei redditi delle persone fisiche che consentano di individuare puntualmente gli importi delle locazioni brevi» si era preso a riferimento: 1) il codice tributo 1919, del F24, utilizzato per il versamento della ritenuta d'acconto a titolo di imposta o di acconto del 21 per cento dei canoni di locazione degli affitti inferiori a 30 giorni da parte dell'intermediario o portale web. La stima della quota di mercato gestita da intermediari, era del 25 per cento; 2) il quadro RB relativo ai contribuenti che hanno pagato nel 2021 la cedolare secca al 21 per cento estrapolando coloro che dichiaravano locazioni inferiori ai 365 giorni e ipotizzando che queste si riferissero a locazioni brevi turistiche, da tale riferimento la relazione ha dedotto un ammontare di monte canoni di 176,9 milioni di euro;

    dai due riferimenti si è stimato un ammontare di importi da canoni di locazione di 376,8 milioni di euro, e la ritenuta sui versamenti relativa all'anno di imposta 2022 è risultata stimata in circa 80 milioni di euro;

    sulla base di tali riferimenti la relazione tecnica prevedeva che portando la cedolare secca dal 21 per cento al 26 per cento questo avrebbe comportato introiti positivi per 17,6 milioni nel 2025 e di 8,8 milioni di euro dal 2026. Successivamente la disposizione originaria è stata modificata con un emendamento, prevedendo una aliquota del 21 per cento per la prima abitazione destinata a locazione breve turistica e a partire dalla seconda abitazione fino alla quarta una aliquota del 26 per cento;

    dal sito del Ministero del turismo si apprende che ai fini della registrazione delle strutture ricettive turistiche, con il CIN, le strutture registrate erano al 12 dicembre 2024, 554.150 e i Codici identificativi nazionali rilasciati 393.041;

    non è dato sapere quante delle strutture registrate sono da riferire a persone fisiche che non svolgono attività imprenditoriale in quanto al massimo utilizzano 4 unità immobiliari;

    resta il fatto che da parte dei comuni si segnala la necessità di procedere ad una regolamentazione degli affitti brevi turistici che si basi su un turismo di qualità e sostenibile per le città, in particolare quelle a forte vocazione turistica,

impegna il Governo

  a valutare l'opportunità, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, di:

   comunicare alle Camere quante siano le registrazioni, alle quali è stato rilasciato il CIN, riferibili a persone fisiche che svolgono attività non imprenditoriale di locazioni brevi turistiche;

   tenuto conto del numero dei CIN rilasciati a persone fisiche che svolgono attività non imprenditoriale di locazione breve turistiche e della possibilità che la relazione alla legge di bilancio per il 2024 non contenesse dati realistici che hanno portato ad una previsione di entrate minori dall'innalzamento della cedolare secca dal 21 per cento al 26 per cento, procedere, a partire dai dati delle registrazioni CIN, ad una nuova relazione e conseguente revisione delle possibili ulteriori entrate da prevedere per il 2025 e anni seguenti, inviando alle Camere una nuova relazione tecnica;

   convocare urgentemente l'ANCI al fine di definire modalità, anche attraverso modifiche legislative, che prevedano la possibilità per i comuni di determinare regolamenti che consentano una presenza di unità immobiliari destinate a b&b sostenibile per le città, con particolare riferimento alla possibilità di definire tra le altre: a) il numero di giorni di autorizzazione alla attività di locazioni brevi turistiche; b) il numero sostenibile di b&b, anche per aree del comune; c) forme di controllo rispetto alle locazioni brevi turistiche per individuare attività esercitate in maniera non legali.
9/2112-bis-A/156. (Testo modificato nel corso della seduta)Grimaldi, Borrelli, Zanella, Bonelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti, Quartini, D'Attis, Matone, Bof, Lupi, Cavandoli.


   La Camera,

   premesso che:

    i commi da 173 a 175 del disegno di legge in esame recano misure per la flessibilità in uscita;

    il tema dell'aggiornamento delle professioni e delle mansioni gravose, già oggetto di un primo intervento normativo nella legge n. 234 del 2021, è stato uno dei temi toccati anche nel corso dei lavori dell'Osservatorio della spesa previdenziale e dei tavoli di confronto con le organizzazioni sindacali;

    oggi appare più che mai necessario procedere ad una estensione delle tutele previste per i lavori usuranti ad ulteriori settori ad esempio, al personale sanitario, ai lavoratori agricoli, ai panificatori e ai portalettere, riconoscendo formalmente loro le condizioni di particolare gravosità e l'usura psicofisica a cui sono sottoposti questi lavoratori;

    si tratta di professioni che sono caratterizzate da un elevato sforzo fisico, stress psicologico ed emotivo, esposizione a rischi ambientali e biologici, orari di lavoro irregolari e prolungati, con un impatto significativo sulla salute a lungo termine;

    il personale sanitario, come infermieri, operatori socio-sanitari, ostetriche e tecnici sanitari, è costantemente impegnato in attività che richiedono un intenso sforzo fisico e mentale. La cura di pazienti in condizioni critiche, i turni notturni e festivi, le emergenze sanitarie e l'esposizione a agenti patogeni comportano un'usura psicofisica notevole;

    i lavoratori agricoli, operai agricoli, allevatori e pescatori, svolgono attività manuali pesanti in condizioni ambientali spesso avverse. Lavorano all'aperto, esposti alle intemperie, a temperature estreme e a condizioni climatiche imprevedibili. L'uso di macchinari agricoli e la manipolazione di sostanze chimiche come pesticidi e fertilizzanti aumentano il rischio di infortuni e malattie professionali. Inoltre, la stagionalità e l'irregolarità degli orari di lavoro, con picchi durante semine e raccolti, contribuiscono a un elevato livello di stanchezza cronica e stress;

    i panificatori svolgono un'attività che richiede sforzi fisici significativi, lavorando spesso in ambienti ad alte temperature e in orari notturni o molto precoci. Le mansioni includono la movimentazione manuale di carichi pesanti, come sacchi di farina e teglie, e richiedono posture statiche o ripetitive che possono causare problemi muscoloscheletrici. L'esposizione prolungata al calore dei forni e l'inalazione di polveri di farina possono avere effetti negativi sulla salute, aumentando il rischio di patologie respiratorie e dermatologiche;

    l'orario di lavoro dei panificatori spesso inizia nelle ore notturne o alle prime ore del mattino, interferendo con il normale ciclo sonno-veglia e causando affaticamento cronico;

    il lavoro del portalettere, addetti al recapito, non viene considerato usurante come invece sarebbe necessario; già l'Ispesl, con una relazione effettuata nel 2007, indicò il lavoro dei portalettere come usurante tra le professioni. Nel 2009, uno studio condotto dai ricercatori del servizio regionale di epidemiologia dell'Asl 5 di Torino in collaborazione con l'Università di Torino, indicò in una tabella dei lavori usuranti, la professione del portalettere come la peggiore in termini di aspettativa di vita, con un dato medio di quasi 4 anni inferiore alle altre categorie di lavoratori,

impegna il Governo

ad assumere le iniziative di competenza al fine di estendere l'elenco delle professioni usuranti ed in particolare quelle figure professionali citate nelle premesse e consentire a questi di accedere ai benefici conseguenti.
9/2112-bis-A/157. Mari, Grimaldi, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    i commi da 173 a 175 del disegno di legge in esame recano misure per la flessibilità in uscita;

    il tema dell'aggiornamento delle professioni e delle mansioni gravose, già oggetto di un primo intervento normativo nella legge n. 234 del 2021, è stato uno dei temi toccati anche nel corso dei lavori dell'Osservatorio della spesa previdenziale e dei tavoli di confronto con le organizzazioni sindacali;

    oggi appare più che mai necessario procedere ad una estensione delle tutele previste per i lavori usuranti ad ulteriori settori ad esempio, al personale sanitario, ai lavoratori agricoli, ai panificatori e ai portalettere, riconoscendo formalmente loro le condizioni di particolare gravosità e l'usura psicofisica a cui sono sottoposti questi lavoratori;

    si tratta di professioni che sono caratterizzate da un elevato sforzo fisico, stress psicologico ed emotivo, esposizione a rischi ambientali e biologici, orari di lavoro irregolari e prolungati, con un impatto significativo sulla salute a lungo termine;

    il personale sanitario, come infermieri, operatori socio-sanitari, ostetriche e tecnici sanitari, è costantemente impegnato in attività che richiedono un intenso sforzo fisico e mentale. La cura di pazienti in condizioni critiche, i turni notturni e festivi, le emergenze sanitarie e l'esposizione a agenti patogeni comportano un'usura psicofisica notevole;

    i lavoratori agricoli, operai agricoli, allevatori e pescatori, svolgono attività manuali pesanti in condizioni ambientali spesso avverse. Lavorano all'aperto, esposti alle intemperie, a temperature estreme e a condizioni climatiche imprevedibili. L'uso di macchinari agricoli e la manipolazione di sostanze chimiche come pesticidi e fertilizzanti aumentano il rischio di infortuni e malattie professionali. Inoltre, la stagionalità e l'irregolarità degli orari di lavoro, con picchi durante semine e raccolti, contribuiscono a un elevato livello di stanchezza cronica e stress;

    i panificatori svolgono un'attività che richiede sforzi fisici significativi, lavorando spesso in ambienti ad alte temperature e in orari notturni o molto precoci. Le mansioni includono la movimentazione manuale di carichi pesanti, come sacchi di farina e teglie, e richiedono posture statiche o ripetitive che possono causare problemi muscoloscheletrici. L'esposizione prolungata al calore dei forni e l'inalazione di polveri di farina possono avere effetti negativi sulla salute, aumentando il rischio di patologie respiratorie e dermatologiche;

    l'orario di lavoro dei panificatori spesso inizia nelle ore notturne o alle prime ore del mattino, interferendo con il normale ciclo sonno-veglia e causando affaticamento cronico;

    il lavoro del portalettere, addetti al recapito, non viene considerato usurante come invece sarebbe necessario; già l'Ispesl, con una relazione effettuata nel 2007, indicò il lavoro dei portalettere come usurante tra le professioni. Nel 2009, uno studio condotto dai ricercatori del servizio regionale di epidemiologia dell'Asl 5 di Torino in collaborazione con l'Università di Torino, indicò in una tabella dei lavori usuranti, la professione del portalettere come la peggiore in termini di aspettativa di vita, con un dato medio di quasi 4 anni inferiore alle altre categorie di lavoratori,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire, nei limiti dei vincoli della finanza pubblica, sulla disciplina delle professioni usuranti.
9/2112-bis-A/157. (Testo modificato nel corso della seduta)Mari, Grimaldi, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi nel 2025, più di 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027 da destinare, tra gli altri, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    in particolare, il Titolo VI reca importanti disposizioni in materia di disabilità e politiche sociali;

    l'articolo 42, comma 5-bis, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 in materia di permessi per familiari con handicap gravi, dispone espressamente che «Il congedo fruito [...] non può superare la durata complessiva di due anni per ciascuna persona portatrice di handicap e nell'arco della vita lavorativa. [...] Il congedo ed i permessi di cui articolo 33, comma 3, della legge n. 104 del 1992 non possono essere riconosciuti a più di un lavoratore per l'assistenza alla stessa persona. Per l'assistenza allo stesso figlio con handicap in situazione di gravità, i diritti sono riconosciuti ad entrambi i genitori, anche adottivi, che possono fruirne alternativamente, ma negli stessi giorni l'altro genitore non può fruire dei benefìci di cui all'articolo 33, commi 2 e 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e 33, comma 1, del presente decreto»;

    nonostante la chiarezza del dettato normativo, che non lascia spazio a dubbi interpretativi, laddove stabilisce che il congedo non possa superare la durata complessiva di due anni per ciascuna persona portatrice di handicap, spesso il congedo straordinario biennale per il secondo figlio disabile viene negato al genitore istante dagli Enti competenti, sull'errato presupposto che tale congedo possa essere chiesto per un massimo di due anni nell'arco della vita lavorativa, a prescindere dal numero dei figli disabili;

    in particolare, secondo l'interpretazione dell'INPS, in presenza di due figli certificati disabili, se si è già usufruito di due anni di congedo straordinario per uno dei due, non si avrebbe diritto a usufruire di ulteriori due anni di congedo anche per il secondo figlio, avendo già «consumato» il biennio «nell'arco della vita lavorativa»;

    sul tema è intervenuta anche la Cassazione che, con numerose pronunce (Civ. Sez. Lavoro n. 26605/2020, Cass. Civ. Sez. Lavoro n. 11126/19 e Cass. Civ. Sez. Lavoro n. 11031/17), ha smentito l'interpretazione dell'INPS, e confermato che il periodo di tempo di due anni è per ciascun familiare disabile, che è l'effettivo destinatario della tutela;

    l'errata interpretazione di una norma, seppur chiara nella sua formulazione, nega un fondamentale diritto a numerose famiglie e a minori disabili che si vedono privati della necessaria assistenza dei propri cari, tanto da dover adire le vie legali, con relativi oneri economici e di tempo, per vedere riconosciuti i propri fondamentali diritti;

    è di fondamentale importanza che le istituzioni si impegnino per il rafforzamento dei diritti delle persone con disabilità,

impegna il Governo

ad assumere ogni opportuna iniziativa di competenza volta a garantire una corretta interpretazione delle disposizioni di cui all'articolo 42, comma 5-bis, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, in materia di permessi per i familiari con handicap gravi, ed in particolare ribadire che la durata complessiva del congedo ai sensi del comma 5 e 5-bis del medesimo provvedimento è di due anni per ciascuna persona portatrice di handicap.
9/2112-bis-A/158. Morgante, Caretta, Ciaburro, Ambrosi, Almici, Mollicone, Marchetto Aliprandi.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede lo stanziamento di circa 30 miliardi nel 2025, più di 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027 da destinare, tra gli altri, alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, al rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità;

    come succede da tempo, anche quest'anno, con l'avvicinarsi delle vacanze natalizie, così come d'estate, i moltissimi che, lontani da casa per motivi di lavoro o studio, desiderano tornare nella loro città d'origine dovranno fare i conti con l'aumento spropositato dei prezzi dei voli, in particolare per le destinazioni più «sensibili» per i rientri in famiglia e la mancanza di collegamenti alternativi, come nel caso delle isole e altre regioni del Sud;

    secondo quanto emerso dall'indagine condotta da Altroconsumo, chi viaggia verso le isole e altre città del Sud si trova di fronte a rincari dal 50 per cento al 1.000 per cento: un biglietto Milano-Catania (che di solito costa poco più di 30 euro) nel periodo delle feste arriva quasi a 400 euro;

    la Sicilia risulta la regione più penalizzata, con voli nazionali che raggiungono livelli di costo proibitivi e rincari che in alcuni casi arrivano fino al 1.000 per cento rispetto alle tariffe medie. Questo fenomeno colpisce soprattutto le tratte che collegano il Nord Italia, come Milano e Roma, con le principali città siciliane, tra cui Catania e Palermo;

    tali rincari così vertiginosi hanno ripercussioni tangibili soprattutto su famiglie e studenti in viaggio verso casa, che non hanno alternative economiche o di mezzi di trasporto, trasformando uno spostamento necessario in un lusso per pochi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di rifinanziare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di 10 milioni annui per il 2026 e 2027 il Fondo di cui all'articolo 1, comma 494, della legge 29 dicembre 2022 al fine di garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti aerei da e per la Sicilia e da e per la Sardegna in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione.
9/2112-bis-A/159. Ciancitto, Varchi, Cannata, Longi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    la legge in esame reca disposizioni in materia di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale 2025-2027;

    i commi 2 e 3 dell'articolo 3-ter del decreto-legge n. 198 del 2022 consentono agli enti locali di effettuare operazioni di rinegoziazione o sospensione della quota capitale di mutui e altre forme di prestito contratti con le banche, gli intermediari finanziari e la Cassa depositi e prestiti, prevedendo inoltre che l'eventuale sospensione della quota capitale delle rate di ammortamento dei finanziamenti in essere in scadenza negli anni 2023 e 2024, con conseguente modifica del relativo piano di ammortamento, tale sospensione può avvenire anche in deroga all'articolo 204, comma 2, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e all'articolo 41, commi 2 e 2-bis, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 , fermo restando il pagamento delle quote interessi alle scadenze contrattualmente previste;

    prevedere un'ulteriore proroga per le misure citate riveste un'importanza fondamentale per il bilancio di numerosi enti locali, soprattutto di piccole dimensioni,

impegna il Governo

ad adottare la proroga di cui in premessa nel primo provvedimento legislativo utile.
9/2112-bis-A/160. Deborah Bergamini.


   La Camera,

   premesso che:

    la legge in esame reca disposizioni in materia di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale 2025-2027;

    i commi 2 e 3 dell'articolo 3-ter del decreto-legge n. 198 del 2022 consentono agli enti locali di effettuare operazioni di rinegoziazione o sospensione della quota capitale di mutui e altre forme di prestito contratti con le banche, gli intermediari finanziari e la Cassa depositi e prestiti, prevedendo inoltre che l'eventuale sospensione della quota capitale delle rate di ammortamento dei finanziamenti in essere in scadenza negli anni 2023 e 2024, con conseguente modifica del relativo piano di ammortamento, tale sospensione può avvenire anche in deroga all'articolo 204, comma 2, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e all'articolo 41, commi 2 e 2-bis, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 , fermo restando il pagamento delle quote interessi alle scadenze contrattualmente previste;

    prevedere un'ulteriore proroga per le misure citate riveste un'importanza fondamentale per il bilancio di numerosi enti locali, soprattutto di piccole dimensioni,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare la proroga di cui in premessa nel primo provvedimento legislativo utile.
9/2112-bis-A/160. (Testo modificato nel corso della seduta)Deborah Bergamini.


   La Camera,

   premesso che:

    la legge 15 settembre 2023, n. 130 – approvata all'unanimità da questo Parlamento – prevede un programma di screening nazionale nella popolazione pediatrica per l'individuazione degli anticorpi del diabete di tipo 1 e della celiachia, finalizzato a prevenire l'insorgenza di chetoacidosi in soggetti affetti da diabete di tipo 1 e di rallentare la progressione della malattia mediante l'impiego delle terapie disponibili, oltre che ottenere diagnosi precoci della celiachia;

    la norma prevede campagne periodiche di informazione e di sensibilizzazione sociale sul tema ad opera del Ministero della salute. In particolare, con riguardo all'importanza della diagnosi precoce in età pediatrica e per la conoscenza del programma di screening sopra indicato;

    in questo senso, alla luce degli ottimi risultati ottenuti in questo primo anno dall'entrata in vigore della norma e del successo della campagna di prevenzione che ha permesso a tante famiglie di accedere al programma e conoscere tempestivamente le malattie dei propri bambini,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di incrementare il fondo istituito – ex lege – presso il Ministero della salute al fine di garantire l'attuazione del programma di screening al maggior numero di bambini possibile ed evitare che diabete di tipo 1 e celiachia, se non tempestivamente diagnosticate, possano portare danni irreparabili per le future generazioni.
9/2112-bis-A/161. Mulè.


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni, anche alla luce delle crisi internazionali, sono tornati centrali in Italia ed Europa i temi energetici. Gli shock energetici internazionali hanno infatti avuto un pesante impatto sul sistema sociale e produttivo del Paese, evidenziando la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento dell'energia, al fine di conseguire una maggiore indipendenza energetica e garantire stabilità dei prezzi dell'energia;

    l'Italia, quale Paese membro dell'Unione europea, dovrà avere un impatto climaticamente neutro entro il 2050, data che impone una netta accelerazione del processo di decarbonizzazione, in particolare del sistema industriale che, negli ultimi mesi, ha fortemente sofferto la competizione delle imprese internazionali, che hanno pagato costi dell'energia inferiori rispetto a quelli italiani;

    il nucleare di fissione, ed in particolare quello di IV generazione, su cui l'Italia esprime una posizione di leadership nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, rappresenterebbe un'importante componente del mix energetico nazionale, creando un adeguato base-load e supportando le rinnovabili nel processo di decarbonizzazione industriale;

    in considerazione di quanto previsto dal PNIEC 2024 e della volontà del Governo di adottare una iniziativa normativa quadro sul nucleare, collegata alla manovra di finanza pubblica 2025, investire nella ricerca e sviluppo sulle tecnologie di IV generazione, consentirebbe di massimizzare la produzione energetica nazionale, promuovere la catena di fornitura italiana, incrementando la leadership nazionale nel settore e accelerando il raggiungimento dei target di decarbonizzazione,

impegna il Governo

a prevedere, nel primo provvedimento utile, l'istituzione di un Fondo per attività di ricerca e sviluppo nell'energia nucleare da fissione dedicato allo sviluppo di progetti in partnership tra ENEA e imprese private per lo sviluppo di sistemi nucleari innovativi funzionali alla costruzione dei reattori di IV generazione (SMR/AMR).
9/2112-bis-A/162. Benzoni, Richetti, Bonetti, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni, anche alla luce delle crisi internazionali, sono tornati centrali in Italia ed Europa i temi energetici. Gli shock energetici internazionali hanno infatti avuto un pesante impatto sul sistema sociale e produttivo del Paese, evidenziando la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento dell'energia, al fine di conseguire una maggiore indipendenza energetica e garantire stabilità dei prezzi dell'energia;

    l'Italia, quale Paese membro dell'Unione europea, dovrà avere un impatto climaticamente neutro entro il 2050, data che impone una netta accelerazione del processo di decarbonizzazione, in particolare del sistema industriale che, negli ultimi mesi, ha fortemente sofferto la competizione delle imprese internazionali, che hanno pagato costi dell'energia inferiori rispetto a quelli italiani;

    il nucleare di fissione, ed in particolare quello di IV generazione, su cui l'Italia esprime una posizione di leadership nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, rappresenterebbe un'importante componente del mix energetico nazionale, creando un adeguato base-load e supportando le rinnovabili nel processo di decarbonizzazione industriale;

    in considerazione di quanto previsto dal PNIEC 2024 e della volontà del Governo di adottare una iniziativa normativa quadro sul nucleare, collegata alla manovra di finanza pubblica 2025, investire nella ricerca e sviluppo sulle tecnologie di IV generazione, consentirebbe di massimizzare la produzione energetica nazionale, promuovere la catena di fornitura italiana, incrementando la leadership nazionale nel settore e accelerando il raggiungimento dei target di decarbonizzazione,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a prevedere, nel primo provvedimento utile, l'istituzione di un Fondo per attività di ricerca e sviluppo nell'energia nucleare da fissione dedicato allo sviluppo di progetti in partnership tra ENEA e imprese private per lo sviluppo di sistemi nucleari innovativi funzionali alla costruzione dei reattori di IV generazione (SMR/AMR).
9/2112-bis-A/162. (Testo modificato nel corso della seduta)Benzoni, Richetti, Bonetti, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca, tra le altre, disposizioni in materia di cinema e audiovisivo. In particolare, interviene sulla disciplina del Fondo per il cinema e l'audiovisivo e sul cosiddetto «tax credit»;

    gli ultimi decreti ministeriali, che hanno ripartito le risorse del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo, di cui all'articolo 13, comma 1, della legge 14 novembre 2016, n. 220, hanno ripartito i fondi in modo discordante rispetto al passato e rispetto alle reali esigenze del settore;

    l'audiovisivo è uno dei comparti a più bassa intensità di capitale, e dunque tra i pochi settori in cui si può creare facilmente occupazione mobilitando risorse limitate;

    il meccanismo del tax credit funziona se assegnato automaticamente attraverso semplificazioni burocratiche che permettano di pianificare con largo anticipo gli investimenti. L'automatismo, al contrario della selettività, è in grado di attrarre ulteriori investimenti perché genera benefìci per i soggetti privati e attrae anche investimenti stranieri e internazionali;

    nello specifico, il tax credit è rilevante perché rappresenta sicuramente una leva economica ed occupazionale, stimolando la crescita del settore e, al contempo, incrementando l'attrattiva culturale e turistica del Paese;

    il tax credit è un'agevolazione fiscale volta, al pari di meccanismi analoghi in altri settori, a generare un ritorno sul PIL in un comparto importante per il Paese;

    un quadro certo, pluriennale e prevedibile del meccanismo del tax credit genera effetti positivi per l'intero settore visto che, a fronte dell'investimento pubblico, si genera altrettanto investimento privato;

    fino ad ora, le riforme messe in atto in quest'ambito, sono andate ad incidere pesantemente sui già fragili equilibri economici su cui si basano le produzioni indipendenti italiane per mandare avanti i propri progetti e han messo, contemporaneamente, in fortissima difficoltà migliaia di lavoratori che da questi progetti dipendono;

    i tagli apportati all'industria del cinema e agli incentivi fiscali sono controproducenti essendo l'audiovisivo un settore in grado di creare facilmente occupazione, anche giovanile e qualificata, e di mobilitare risorse limitate creando però valore aggiunto;

    è apprezzabile che, nel corso dell'esame in sede referente della legge di bilancio per il 2025, il Governo abbia recepito la proposta emendativa che ha stralciato dal provvedimento la possibilità che lo Stato acquisisse una quota dei diritti delle opere beneficiarie del credito di imposta o di un contributo selettivo, in misura proporzionale al credito d'imposta riconosciuto;

    tuttavia, rimangono numerosi dubbi in merito all'impianto complessivo e alla fattibilità concreta di quanto previsto all'articolo 1, comma 869, del provvedimento in esame e in considerazione del recente annuncio del Ministro della cultura riguardo ad un «Piano Cultura» che potrebbe correggere aspetti critici di questo meccanismo,

impegna il Governo:

   ad incrementare l'investimento complessivo destinato al comparto per il cinema e l'audiovisivo;

   a privilegiare meccanismi di finanziamento certi, oggettivi e non discrezionali come il tax credit anche riducendo, al contempo, i contributi cosiddetti selettivi;

   a definire un quadro obiettivo e pluriennale per gli incentivi per l'industria audiovisiva in forma sia di tax credit sia di contributi selettivi non solo per quanto riguarda le modalità di erogazione degli incentivi ma anche per ciò che concerne le tempistiche e gli importi.
9/2112-bis-A/163. Grippo, Richetti, Benzoni, Bonetti, D'Alessio, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino, Grimaldi.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame prevede la riduzione, già a partire dall'anno scolastico 2025/2026, di 5.660 posti dell'organico dell'autonomia, con una corrispondente diminuzione delle consistenze dell'organico del personale docente previste dalla normativa vigente;

    parallelamente, è stata prevista una riduzione del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, a decorrere dall'anno scolastico 2026/2027, di 2.174 unità;

    tale riduzione rischia di aggravare le criticità già presenti nel sistema scolastico italiano, compromettendo la qualità e la continuità dell'offerta formativa, con particolare impatto nelle aree del Paese caratterizzate da maggiori fragilità socio-economiche e da un elevato tasso di dispersione scolastica;

    l'ampliamento del tempo pieno e del tempo prolungato nelle scuole primarie e secondarie di I grado rappresenta uno strumento essenziale per il contrasto alle disuguaglianze educative e per la promozione dell'equità scolastica, soprattutto nelle aree con il più alto tasso di vulnerabilità sociale e materiale. Pertanto, richiederebbe un corrispondente rafforzamento della dotazione organica del personale docente e non docente, sia in termini quantitativi che qualitativi;

    in tale ottica, le procedure concorsuali avviate in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e le graduatorie derivanti dalle ordinarie procedure concorsuali per il reclutamento di docenti costituiscono strumenti già operativi e disponibili per garantire l'immissione in servizio di personale docente qualificato e pronto a ricoprire i posti disponibili;

    la riduzione del personale docente e non docente prevista dalla disposizione in commento si pone, però, in netto contrasto con gli obiettivi di potenziamento del sistema educativo fissati dal PNRR, che punta al rafforzamento dell'inclusione scolastica e al superamento dei divari territoriali, soprattutto per le aree di crisi sociale,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza volte ad aumentare il numero di classi a tempo pieno e prolungato in almeno 1.000 scuole primarie e 800 scuole secondarie di I grado, con priorità di intervento nei 400 comuni italiani con il più alto tasso di vulnerabilità sociale e materiale, al fine di garantire un rafforzamento dell'equità educativa e la riduzione delle disuguaglianze territoriali nell'accesso al diritto allo studio;

   ad assicurare, in tale ottica, un'adeguata dotazione organica che preveda almeno il mantenimento degli attuali livelli, in modo da preservare la qualità dell'offerta formativa e garantire la continuità didattica nelle scuole italiane;

   ad adoperarsi affinché sia consentita l'immissione in ruolo di personale docente attingendo in via prioritaria anche dalle graduatorie risultanti dalle procedure concorsuali ordinarie per il reclutamento del personale docente già bandite nell'ultimo quinquennio, al fine di coprire tempestivamente i posti vacanti e rafforzare la continuità didattica in tutte le scuole coinvolte nell'aumento delle classi a tempo pieno e prolungato.
9/2112-bis-A/164. D'Alessio, Grippo, Richetti, Bonetti, Benzoni, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera

impegna il Governo

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, a proseguire nelle azioni a beneficio del sistema dell'istruzione, anche attraverso il reperimento di risorse volte a sostenere, in particolare, gli interventi del diritto allo studio ed in favore del personale scolastico.
9/2112-bis-A/164. (Testo modificato nel corso della seduta)D'Alessio, Grippo, Richetti, Bonetti, Benzoni, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame prevede un incremento del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato. Una quota delle risorse incrementali è accantonata in vista dei rinnovi contrattuali relativi al periodo 2028-2030 e, inoltre, una quota di dette risorse incrementali è destinata ad aumentare le disponibilità per il perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilevo nazionale;

    l'Italia sta affrontando una crisi senza precedenti nel settore sanitario e, anziché concentrarsi su soluzioni strutturali per la valorizzazione delle risorse interne, quanto contenuto nella presente manovra in materia di Servizio sanitario nazionale (SSN) non risolve in alcun modo le problematicità presenti alla radice;

    la disposizione richiamata sancisce un ridimensionamento delle risorse destinate alla sanità, in particolare rinviando all'anno 2026 l'attuazione di un piano straordinario di assunzioni di personale medico e infermieristico, la cui necessità è invece urgente e non procrastinabile;

    tale posticipo rende le prospettive per il personale sanitario italiano ancora più critiche: medici e infermieri continueranno a operare in condizioni di estrema pressione e sotto organico, con compensi al di sotto della media europea e senza alcuna certezza di miglioramento. La situazione delle liste d'attesa risulterà ulteriormente compromessa, con conseguenze dirette sul diritto alla salute dei cittadini;

    la carenza di personale sanitario rappresenta, inoltre, un fattore di rischio significativo nella gestione di emergenze sanitarie impreviste, specialmente in un contesto globale in cui la diffusione di malattie infettive emergenti costituisce una minaccia concreta e persistente;

    in tale contesto, desta particolare preoccupazione la comparsa, dalla fine di ottobre 2024, di una malattia non ancora identificata nella provincia di Kwango, situata nel sud-ovest della Repubblica Democratica del Congo, caratterizzata da sintomi simil-influenzali quali febbre alta, mal di testa, tosse e anemia. Secondo le autorità locali, l'epidemia ha causato, in un breve lasso di tempo, un numero significativo di decessi, prevalentemente tra donne e bambini;

    l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inviato un team di esperti nella regione colpita per raccogliere campioni e condurre analisi di laboratorio al fine di identificare l'agente patogeno responsabile. Alcuni pazienti affetti dalla malattia hanno mostrato risultati positivi alla malaria, suggerendo la possibile presenza di co-infezioni o di più patologie concomitanti;

    in Italia sono stati segnalati casi sospetti di persone rientrate dalla Repubblica Democratica del Congo con sintomi compatibili, successivamente ricoverate e sottoposte a test diagnostici;

    a tal proposito, è purtroppo notizia di questi giorni il decesso di una persona di ritorno da un viaggio in Congo, i cui campioni di sangue avrebbero evidenziato la presenza di agenti responsabili della malaria;

    la globalizzazione e l'intensificazione dei flussi migratori e commerciali aumentano il rischio di diffusione internazionale di malattie infettive emergenti. Risulta, pertanto, fondamentale garantire un'efficace sorveglianza epidemiologica e adottare misure preventive tempestive per proteggere la salute pubblica nazionale. A tal fine, è essenziale consentire l'identificazione precoce e la gestione clinica di eventuali casi sospetti sul territorio nazionale, anche attraverso la definizione di apposite linee guida destinate agli operatori sanitari;

    nell'ambito del question time in Assemblea dello scorso 18 dicembre 2024, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, in risposta agli interroganti, ha dichiarato che per l'attuazione del Piano strategico-operativo di preparazione e risposta a una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico sono stati stanziati nel disegno di legge di bilancio 50 milioni di euro per l'anno 2025, 150 milioni di euro per l'anno 2026 e 300 milioni di euro a decorrere dall'anno 2027;

    il Piano pandemico 2024-2028 rappresenta uno strumento essenziale per garantire la preparazione e la risposta rapida del sistema sanitario nazionale a eventuali emergenze sanitarie derivanti da future pandemie. Tuttavia, la sua tempestiva attuazione e il suo aggiornamento costante rappresentano requisiti imprescindibili per affrontare scenari di emergenza sanitaria non prevedibili,

impegna il Governo:

   a provvedere, nel primo provvedimento utile e con la massima urgenza, all'implementazione di un piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri già nel corso dell'anno 2025, al fine di garantire un rafforzamento immediato della dotazione organica del Servizio sanitario nazionale, riducendo la pressione sul personale sanitario e contenendo i tempi di attesa per i pazienti;

   a garantire, in via strutturale e permanente, un adeguato numero di personale sanitario idoneo a soddisfare sia le esigenze ordinarie del Servizio sanitario nazionale che quelle straordinarie connesse alla gestione di emergenze sanitarie globali e a eventi pandemici, anche attraverso l'attuazione di piani straordinari di assunzione, quale misura urgente di risposta alla crisi del sistema sanitario ed elemento strategico indispensabile per il rafforzamento della capacità di risposta del SSN, tenuto conto della crescente frequenza di epidemie e pandemie;

   nell'ambito delle risorse stanziate dal provvedimento in esame e di cui in premessa, a provvedere al rapido aggiornamento del Piano pandemico 2024-2028, con l'obiettivo di garantire che il Servizio sanitario nazionale sia messo nelle condizioni di affrontare in modo efficace le emergenze sanitarie derivanti da future potenziali pandemie, anche attraverso la definizione di procedure operative e linee guida chiare e aggiornate per gli operatori sanitari.
9/2112-bis-A/165. Sottanelli, Onori, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame prevede un incremento del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato. Una quota delle risorse incrementali è accantonata in vista dei rinnovi contrattuali relativi al periodo 2028-2030 e, inoltre, una quota di dette risorse incrementali è destinata ad aumentare le disponibilità per il perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilevo nazionale;

    in tale contesto, desta particolare preoccupazione la comparsa, dalla fine di ottobre 2024, di una malattia non ancora identificata nella provincia di Kwango, situata nel sud-ovest della Repubblica Democratica del Congo, caratterizzata da sintomi simil-influenzali quali febbre alta, mal di testa, tosse e anemia. Secondo le autorità locali, l'epidemia ha causato, in un breve lasso di tempo, un numero significativo di decessi, prevalentemente tra donne e bambini;

    l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inviato un team di esperti nella regione colpita per raccogliere campioni e condurre analisi di laboratorio al fine di identificare l'agente patogeno responsabile. Alcuni pazienti affetti dalla malattia hanno mostrato risultati positivi alla malaria, suggerendo la possibile presenza di co-infezioni o di più patologie concomitanti;

    in Italia sono stati segnalati casi sospetti di persone rientrate dalla Repubblica Democratica del Congo con sintomi compatibili, successivamente ricoverate e sottoposte a test diagnostici;

    a tal proposito, è purtroppo notizia di questi giorni il decesso di una persona di ritorno da un viaggio in Congo, i cui campioni di sangue avrebbero evidenziato la presenza di agenti responsabili della malaria;

    la globalizzazione e l'intensificazione dei flussi migratori e commerciali aumentano il rischio di diffusione internazionale di malattie infettive emergenti. Risulta, pertanto, fondamentale garantire un'efficace sorveglianza epidemiologica e adottare misure preventive tempestive per proteggere la salute pubblica nazionale. A tal fine, è essenziale consentire l'identificazione precoce e la gestione clinica di eventuali casi sospetti sul territorio nazionale, anche attraverso la definizione di apposite linee guida destinate agli operatori sanitari;

    nell'ambito del question time in Assemblea dello scorso 18 dicembre 2024, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, in risposta agli interroganti, ha dichiarato che per l'attuazione del Piano strategico-operativo di preparazione e risposta a una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico sono stati stanziati nel disegno di legge di bilancio 50 milioni di euro per l'anno 2025, 150 milioni di euro per l'anno 2026 e 300 milioni di euro a decorrere dall'anno 2027;

    il Piano pandemico 2024-2028 rappresenta uno strumento essenziale per garantire la preparazione e la risposta rapida del sistema sanitario nazionale a eventuali emergenze sanitarie derivanti da future pandemie. Tuttavia, la sua tempestiva attuazione e il suo aggiornamento costante rappresentano requisiti imprescindibili per affrontare scenari di emergenza sanitaria non prevedibili,

impegna il Governo:

   a valutare la possibilità di prevedere, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, l'implementazione di un piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri già nel corso dell'anno 2025, al fine di garantire un rafforzamento immediato della dotazione organica del Servizio sanitario nazionale, riducendo la pressione sul personale sanitario e contenendo i tempi di attesa per i pazienti;

   a valutare la possibilità di garantire, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, in via strutturale e permanente, un adeguato numero di personale sanitario idoneo a soddisfare sia le esigenze ordinarie del Servizio sanitario nazionale che quelle straordinarie connesse alla gestione di emergenze sanitarie e a eventi pandemici, anche attraverso l'attuazione di piani straordinari di assunzione, per il rafforzamento della capacità di risposta del Servizio sanitario nazionale, tenuto conto della crescente frequenza di epidemie e pandemie;

   nell'ambito delle risorse stanziate dal provvedimento in esame e di cui in premessa, a provvedere al rapido aggiornamento del Piano pandemico 2024-2028, con l'obiettivo di garantire che il Servizio sanitario nazionale sia messo nelle condizioni di affrontare in modo efficace le emergenze sanitarie derivanti da future potenziali pandemie, anche attraverso la definizione di procedure operative e linee guida chiare e aggiornate per gli operatori sanitari.
9/2112-bis-A/165. (Testo modificato nel corso della seduta)Sottanelli, Onori, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame prevede misure volte al contenimento della spesa pubblica da parte degli enti territoriali, tra cui comuni, province, città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, della Sicilia e della Sardegna, prevedendo un contributo alla finanza pubblica da parte degli enti locali, oltre che ulteriori interventi relativi al Fondo di solidarietà comunale e ad altre misure per il coordinamento della finanza pubblica degli enti territoriali;

    le autonomie locali rappresentano un pilastro fondamentale del sistema costituzionale, come riconosciuto dagli articoli 114 e 119 della Costituzione, e la riduzione delle risorse a loro disposizione può minare il principio di autonomia finanziaria sancito dalla Carta costituzionale;

    di fatti, il contributo richiesto agli enti territoriali, in termini di equilibrio di bilancio e di partecipazione alla finanza pubblica, rischia di compromettere la sostenibilità finanziaria degli enti interessati, incidendo negativamente sulla qualità dei servizi pubblici locali e sulle politiche di investimento a livello territoriale. Inoltre, la misura proposta dalla disposizione in commento impatta in modo sproporzionato sugli enti, e in particolare sui comuni di minori dimensioni che dispongono di risorse limitate e incontrano maggiori difficoltà nel garantire servizi essenziali ai cittadini;

    la mancata continuità di risorse pone in grave difficoltà soprattutto le aree interne e i comuni montani nel garantire i propri servizi e nel contrastare l'abbandono dei centri abitati e la mancata messa in sicurezza delle infrastrutture e del territorio;

    la promozione di servizi condivisi tra i comuni ha dimostrato di rappresentare una soluzione virtuosa per il contenimento della spesa e l'aumento dell'efficienza amministrativa, oltre a garantire un miglioramento della qualità dei servizi resi ai cittadini. Inoltre, l'introduzione di meccanismi di premialità per i comuni che attuano politiche di gestione associata dei servizi potrebbe incentivare la cooperazione intercomunale e la razionalizzazione della spesa pubblica;

    in quest'ottica, il rifinanziamento del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità rappresenterebbe uno strumento fondamentale per favorire la coesione sociale e territoriale, nonché per sostenere politiche di inclusione e parità di trattamento;

    inoltre, il disegno di legge in esame ha istituito il «Fondo per il sostegno alle attività educative formali e non formali», con una dotazione pari a 3 milioni di euro per l'anno 2025, 3,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 4 milioni di euro per l'anno 2027, destinato al finanziamento delle iniziative dei comuni, da realizzare anche in collaborazione con enti pubblici e privati, ovvero con le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione anche promuovendo le comunità educanti, al fine di contrastare la povertà educativa e l'esclusione sociale, favorendo il protagonismo delle nuove generazioni e supportando le loro famiglie anche mediante l'offerta di opportunità educative rivolte al benessere dei figli dalla nascita fino al compimento della maggiore età e per incentivare il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore,

impegna il Governo:

   a prevedere di ridurre, quantomeno a decorrere dal 2026, il contributo alla finanza pubblica da parte degli enti territoriali, al fine di garantirne la sostenibilità finanziaria e la continuità nella gestione dei servizi pubblici essenziali, valutando, in tal senso, l'introduzione di meccanismi di premialità per i comuni che attuano la gestione associata dei servizi, attraverso il riconoscimento di incentivi economici nell'ambito del Fondo di solidarietà comunale, in linea con gli obiettivi di razionalizzazione della spesa e di miglioramento della qualità dei servizi resi ai cittadini;

   ad adoperarsi affinché il Fondo per il sostegno alle attività educative formali e non formali sia implementato nel più breve tempo possibile e preveda uno stanziamento di risorse pari almeno a quanto erogato negli scorsi anni.
9/2112-bis-A/166. Pastorella, Ruffino, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Rosato.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame prevede misure volte al contenimento della spesa pubblica da parte degli enti territoriali, tra cui comuni, province, città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, della Sicilia e della Sardegna, prevedendo un contributo alla finanza pubblica da parte degli enti locali, oltre che ulteriori interventi relativi al Fondo di solidarietà comunale e ad altre misure per il coordinamento della finanza pubblica degli enti territoriali;

    le autonomie locali rappresentano un pilastro fondamentale del sistema costituzionale, come riconosciuto dagli articoli 114 e 119 della Costituzione, e la riduzione delle risorse a loro disposizione può minare il principio di autonomia finanziaria sancito dalla Carta costituzionale;

    la promozione di servizi condivisi tra i comuni ha dimostrato di rappresentare una soluzione virtuosa per il contenimento della spesa e l'aumento dell'efficienza amministrativa, oltre a garantire un miglioramento della qualità dei servizi resi ai cittadini. Inoltre, l'introduzione di meccanismi di premialità per i comuni che attuano politiche di gestione associata dei servizi potrebbe incentivare la cooperazione intercomunale e la razionalizzazione della spesa pubblica;

    in quest'ottica, il rifinanziamento del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità rappresenterebbe uno strumento fondamentale per favorire la coesione sociale e territoriale, nonché per sostenere politiche di inclusione e parità di trattamento;

    inoltre, il disegno di legge in esame ha istituito il «Fondo per il sostegno alle attività educative formali e non formali», con una dotazione pari a 3 milioni di euro per l'anno 2025, 3,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 4 milioni di euro per l'anno 2027, destinato al finanziamento delle iniziative dei comuni, da realizzare anche in collaborazione con enti pubblici e privati, ovvero con le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione anche promuovendo le comunità educanti, al fine di contrastare la povertà educativa e l'esclusione sociale, favorendo il protagonismo delle nuove generazioni e supportando le loro famiglie anche mediante l'offerta di opportunità educative rivolte al benessere dei figli dalla nascita fino al compimento della maggiore età e per incentivare il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore,

impegna il Governo:

   a prevedere di ridurre, quantomeno a decorrere dal 2026, il contributo alla finanza pubblica da parte degli enti territoriali, al fine di garantirne la sostenibilità finanziaria e la continuità nella gestione dei servizi pubblici essenziali, valutando, in tal senso, l'introduzione di meccanismi di premialità per i comuni che attuano la gestione associata dei servizi, attraverso il riconoscimento di incentivi economici nell'ambito del Fondo di solidarietà comunale, in linea con gli obiettivi di razionalizzazione della spesa e di miglioramento della qualità dei servizi resi ai cittadini;

   ad adoperarsi affinché il Fondo per il sostegno alle attività educative formali e non formali sia implementato nel più breve tempo possibile e preveda uno stanziamento di risorse pari almeno a quanto erogato negli scorsi anni.
9/2112-bis-A/166. (Testo modificato nel corso della seduta)Pastorella, Ruffino, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Rosato.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame prevede, in via transitoria e limitatamente agli anni 2024, 2025 e 2026, un incremento delle pensioni minime in misura progressivamente decrescente (2,7 per cento nel 2024, 2,2 per cento nel 2025 e 1,3 per cento nel 2026), con la proroga degli interventi già introdotti dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197;

    inoltre, limitatamente all'anno 2025, è stato disposto un aumento di appena 8 euro delle pensioni in favore di soggetti disagiati e di 104 euro delle soglie massime di reddito proprio per accedere a tali trattamenti;

    gli importi previsti risultano essere, però, largamente insufficienti rispetto all'aumento del costo della vita, determinata dalle tensioni inflazionistiche che hanno colpito le famiglie italiane negli anni 2022 e 2023 e che, secondo le previsioni, continueranno a manifestarsi anche nei prossimi anni;

    l'importo delle pensioni minime così determinato, che interessa una fascia particolarmente vulnerabile della popolazione, rimane quindi inadeguato a garantire condizioni di vita dignitose, soprattutto per gli anziani soli o con carichi familiari;

    inoltre, bisogna considerare che l'inflazione colpisce in misura maggiore le famiglie con minori disponibilità economiche, poiché una quota rilevante delle loro risorse è destinata a beni e servizi essenziali il cui costo è aumentato in modo più accentuato rispetto ad altri beni, inserendosi in un contesto demografico segnato dal progressivo invecchiamento della popolazione, In tale situazione, l'aumento della spesa sanitaria e sociale a carico delle famiglie rende necessario un rafforzamento delle misure di sostegno economico ai pensionati con trattamenti minimi;

    le conseguenze di tale disposizione, che prevede interventi insufficienti rispetto all'entità del problema e all'esigenza di dare stabilità e certezza a una platea di soggetti fragili e sprovvisti di ulteriori fonti di reddito, sarebbero in aperto contrasto con la tutela del potere d'acquisto delle pensioni minime riconosciuto come un obiettivo di giustizia sociale e un elemento essenziale per la coesione sociale, in linea con i principi di dignità e solidarietà sociale sanciti dagli articoli 2 e 38 della Costituzione;

    pertanto, sarebbe necessario prevedere un incremento più incisivo degli importi delle pensioni minime, anche in considerazione degli effetti positivi in termini di sostegno alla domanda interna e dei vari benefici per l'economia nel suo complesso,

impegna il Governo:

   ad adoperarsi affinché vengano individuate maggiori risorse, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, per garantire un aumento più consistente degli importi delle pensioni minime per fronteggiare l'inflazione e il crescente costo della vita;

   a predisporre, nel quadro della prossima programmazione di bilancio, un piano pluriennale di progressivo incremento strutturale delle pensioni minime, al fine di garantire una maggiore stabilità e sicurezza economica ai pensionati in condizioni di disagio, in coerenza con i principi costituzionali di tutela della dignità della persona e della solidarietà sociale.
9/2112-bis-A/167. Ruffino, Bonetti, Richetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato.


   La Camera

impegna il Governo

  compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica:

   ad adoperarsi affinché vengano individuate maggiori risorse, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, per garantire un aumento più consistente degli importi delle pensioni minime per fronteggiare l'inflazione e il crescente costo della vita;

   a predisporre, nel quadro della prossima programmazione di bilancio, un piano pluriennale di progressivo incremento strutturale delle pensioni minime, al fine di garantire una maggiore stabilità e sicurezza economica ai pensionati in condizioni di disagio, in coerenza con i principi costituzionali di tutela della dignità della persona e della solidarietà sociale.
9/2112-bis-A/167. (Testo modificato nel corso della seduta)Ruffino, Bonetti, Richetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 43, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 ha destinato, mediante la delibera CIPE attuativa n. 34 del 1° agosto 2014, 1 milione di euro annui per ente alle occorrenze dell'Istituto italiano per gli studi filosofici e dell'Istituto italiano per gli studi storici per il triennio 2014-2016, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo di programmazione 2014-2020;

    tale contributo è stato poi prorogato per il quadriennio 2017-2020 dall'articolo 1, comma 605, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 e per il quinquennio 2021-2025 dall'articolo 6, comma 5, della legge 28 febbraio 2020, n. 8, di conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162;

    tali disposizioni non hanno determinato nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, trattandosi di una finalizzazione di risorse già accantonate nel Fondo per lo sviluppo e la coesione;

    in occasione dell'esame della scorsa legge di bilancio, fu accolto l'analogo ordine del giorno Speranza 9/1627/61;

    nel corso dell'esame in sede referente è stata introdotta la disposizione in base alla quale si è istituito «nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un apposito fondo di parte corrente da trasferire al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, con una dotazione di 18.560.000 euro per l'anno 2025, di 20.260.000 euro per l'anno 2026 e di 19.102.000 euro per l'anno 2027, finalizzato all'attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, nonché di recupero e conservazione del patrimonio storico, artistico e architettonico»,

impegna il Governo

a determinare che dal 2026 tale finanziamento per i due Istituti diventi stabile, per un importo complessivo non inferiore a 2 milioni di euro all'anno, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione.
9/2112-bis-A/168. Cuperlo, Scotto, Speranza, Amendola, Fornaro, Borrelli, Provenzano.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 43, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 ha destinato, mediante la delibera CIPE attuativa n. 34 del 1° agosto 2014, 1 milione di euro annui per ente alle occorrenze dell'Istituto italiano per gli studi filosofici e dell'Istituto italiano per gli studi storici per il triennio 2014-2016, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo di programmazione 2014-2020;

    tale contributo è stato poi prorogato per il quadriennio 2017-2020 dall'articolo 1, comma 605, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 e per il quinquennio 2021-2025 dall'articolo 6, comma 5, della legge 28 febbraio 2020, n. 8, di conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162;

    tali disposizioni non hanno determinato nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, trattandosi di una finalizzazione di risorse già accantonate nel Fondo per lo sviluppo e la coesione;

    in occasione dell'esame della scorsa legge di bilancio, fu accolto l'analogo ordine del giorno Speranza 9/1627/61;

    nel corso dell'esame in sede referente è stata introdotta la disposizione in base alla quale si è istituito «nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un apposito fondo di parte corrente da trasferire al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, con una dotazione di 18.560.000 euro per l'anno 2025, di 20.260.000 euro per l'anno 2026 e di 19.102.000 euro per l'anno 2027, finalizzato all'attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, nonché di recupero e conservazione del patrimonio storico, artistico e architettonico»,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di determinare che dal 2026 tale finanziamento per i due Istituti diventi stabile, per un importo complessivo non inferiore a 2 milioni di euro all'anno, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione.
9/2112-bis-A/168. (Testo modificato nel corso della seduta)Cuperlo, Scotto, Speranza, Amendola, Fornaro, Borrelli, Provenzano.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame, così come modificato in sede referente, prevede la riduzione dell'aliquota IRES per le imprese che accantonano a riserva l'80 per cento degli utili e destinano almeno il 30 per cento dell'utile accantonato all'acquisto di beni strumentali tecnologicamente avanzati;

    si tratta di un intervento limitato al solo anno 2025, che considera tra gli investimenti eleggibili ai fini del beneficio esclusivamente quello dei beni materiali e immateriali – cosiddetti di «Industria 4.0» e «Transizione 5.0» – e prevede un complesso di condizionalità che rischiano di restringere significativamente la platea dei beneficiari e l'efficacia dell'incentivo;

    questo oggettivo passo avanti nella realizzazione di un meccanismo di IRES premiale merita sicuramente di essere sviluppato in modo strutturale e organico nell'ambito delle politiche a favore della crescita e dell'occupazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di consolidare il meccanismo dell'IRES premiale anche oltre il termine previsto dell'anno 2025, comprendendo tra gli investimenti eleggibili anche quelli in materia di formazione del personale e le spese per il welfare aziendale e, contestualmente, semplificando i requisiti di accesso alla misura, al fine di favorire investimenti che avranno ricadute positive, anche sul medio e lungo termine, in termini di produzione ed occupazione.
9/2112-bis-A/169. Bonetti, Benzoni, Richetti, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame, così come modificato in sede referente, prevede la riduzione dell'aliquota IRES per le imprese che accantonano a riserva l'80 per cento degli utili e destinano almeno il 30 per cento dell'utile accantonato all'acquisto di beni strumentali tecnologicamente avanzati;

    questo oggettivo passo avanti nella realizzazione di un meccanismo di IRES premiale merita sicuramente di essere sviluppato in modo strutturale e organico nell'ambito delle politiche a favore della crescita e dell'occupazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di consolidare il meccanismo dell'IRES premiale anche oltre il termine previsto dell'anno 2025.
9/2112-bis-A/169. (Testo modificato nel corso della seduta)Bonetti, Benzoni, Richetti, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il settore dell'automotive è un settore industriale che, sebbene in forte difficoltà e in parte attualmente ridimensionato, risulta essere ancora estremamente centrale per il prodotto interno lordo del nostro Paese ed è ancora oggi il principale settore manifatturiero italiano, contando oltre 270 mila addetti diretti, con un fatturato di oltre 100 miliardi di euro;

    la crisi ormai strutturale che attraversa il comparto è particolarmente significativa ed allarmante: nel 1992 l'Italia era tra i primi Paesi al mondo per autovetture prodotte, mentre, secondo i dati ANFIA, nel 2022 sono state prodotte solo 473 mila auto, circa 270 mila in meno rispetto al 2019, e le previsioni indicano che anche nel 2024 non si arriverà alla soglia delle 500 mila auto prodotte;

    il settore delle auto sta attraversando un periodo difficile in tutta l'Unione europea: se nel 2008 in Europa si vendeva un terzo delle auto prodotte nel mondo, oggi sono appena un quinto, e questa fetta di mercato è stata in gran parte conquistata dalla Cina, che è passata da una quota mondiale pari al 4 per cento nel 2008 al 32 per cento nel 2023;

    in Italia la crisi del settore automotive è strettamente legata alla crisi e alle scelte aziendali dell'attuale gruppo Stellantis, il quale, dopo aver raggiunto il picco di produzione nel 2017, pari a circa 1 milione di veicoli, ha visto progressivamente diminuire la produzione, un trend ancora in atto che porterà quest'anno a produrre circa 500mila veicoli, una cifra ben lontana dalle promesse del gruppo, il quale aveva annunciato come obiettivo la produzione di un milione di veicoli;

    per fronteggiare la crisi di questo settore, che riveste un ruolo cruciale per l'industria del Paese, il governo Draghi aveva istituito, con il decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 aprile 2022, n. 34, un fondo con dotazione pari a 700 milioni di euro per l'anno 2022 e a 1 miliardo di euro annui dal 2023 al 2030. Tali risorse sarebbero dovute essere destinate a favorire la transizione verde, la ricerca e gli investimenti nella filiera del settore automotive finalizzati all'insediamento, alla riconversione e alla riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili, in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l'ambiente e di sviluppo digitale;

    il provvedimento in esame prevedeva, nel testo originario, un taglio di 550 milioni di euro nel 2025 e di 800 milioni di euro dal 2026 al 2030 – per complessivi 4,5 miliardi di euro – al Fondo in oggetto, a valere sullo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy;

    si trattava di un taglio di circa l'80 per cento delle risorse, con un residuo pari ad appena 200 milioni di euro annui dal 2025 al 2030;

    nel corso dell'esame del provvedimento in sede referente, la dotazione del Fondo è stata solo in minima parte ripristinata, con un incremento di 200 milioni di euro per gli anni 2025 e 2026 nell'ambito dello stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy (Missione 1 – Competitività e sviluppo delle imprese, programma 1.8 – Politiche industriali, per la competitività, il Made in Italy e gestione delle crisi d'impresa, a cui afferisce il fondo citato);

    tale dotazione, alla luce dell'attuale situazione del comparto automobilistico, risulta assolutamente insufficiente per gli obiettivi di sostegno a un settore che versa in una crisi grave e ormai strutturale,

impegna il Governo

a dotarsi con la massima urgenza di un piano industriale del comparto automotive, unitamente all'indotto e alla relativa catena di valore, che permetta, da un lato, la crescita dei livelli produttivi e occupazionali e, dall'altro, faciliti le attività e gli investimenti in ricerca e sviluppo.
9/2112-bis-A/170. Richetti, Benzoni, Bonetti, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il settore dell'automotive è un settore industriale che, sebbene in forte difficoltà e in parte attualmente ridimensionato, risulta essere ancora estremamente centrale per il prodotto interno lordo del nostro Paese ed è ancora oggi il principale settore manifatturiero italiano, contando oltre 270 mila addetti diretti, con un fatturato di oltre 100 miliardi di euro;

    la crisi ormai strutturale che attraversa il comparto è particolarmente significativa ed allarmante: nel 1992 l'Italia era tra i primi Paesi al mondo per autovetture prodotte, mentre, secondo i dati ANFIA, nel 2022 sono state prodotte solo 473 mila auto, circa 270 mila in meno rispetto al 2019, e le previsioni indicano che anche nel 2024 non si arriverà alla soglia delle 500 mila auto prodotte;

    il settore delle auto sta attraversando un periodo difficile in tutta l'Unione europea: se nel 2008 in Europa si vendeva un terzo delle auto prodotte nel mondo, oggi sono appena un quinto, e questa fetta di mercato è stata in gran parte conquistata dalla Cina, che è passata da una quota mondiale pari al 4 per cento nel 2008 al 32 per cento nel 2023;

    in Italia la crisi del settore automotive è strettamente legata alla crisi e alle scelte aziendali dell'attuale gruppo Stellantis, il quale, dopo aver raggiunto il picco di produzione nel 2017, pari a circa 1 milione di veicoli, ha visto progressivamente diminuire la produzione, un trend ancora in atto che porterà quest'anno a produrre circa 500mila veicoli, una cifra ben lontana dalle promesse del gruppo, il quale aveva annunciato come obiettivo la produzione di un milione di veicoli;

    per fronteggiare la crisi di questo settore, che riveste un ruolo cruciale per l'industria del Paese, il governo Draghi aveva istituito, con il decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 aprile 2022, n. 34, un fondo con dotazione pari a 700 milioni di euro per l'anno 2022 e a 1 miliardo di euro annui dal 2023 al 2030. Tali risorse sarebbero dovute essere destinate a favorire la transizione verde, la ricerca e gli investimenti nella filiera del settore automotive finalizzati all'insediamento, alla riconversione e alla riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili, in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l'ambiente e di sviluppo digitale,

impegna il Governo

a rafforzare ulteriormente le misure relative al comparto automotive.
9/2112-bis-A/170. (Testo modificato nel corso della seduta)Richetti, Benzoni, Bonetti, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, contiene nell'ambito delle misure di carattere fiscale, importanti e significativi interventi in favore delle imprese e delle famiglie, finalizzati a sostenere l'economia nazionale e l'occupazione all'interno di un contesto internazionale fragile e incerto, soprattutto a causa delle tensioni geopolitiche e delle guerre in corso;

    fra le misure numerose che intervengono in ambito fiscale, si evidenzia allo scopo, nella prima sezione del disegno di legge di bilancio, la riduzione da quattro a tre aliquote IRPEF (rispettivamente del 23, 35 e 43 per cento) già prevista per l'anno 2024, nonché l'aumento della soglia di detrazione per redditi da lavoro dipendente per i redditi inferiori a 15.000 euro;

    nella stessa prima sezione, si evidenziano altresì l'introduzione di importanti disposizioni relative alle detrazioni per carichi di famiglia, nonché misure intervenute in sede referente, in favore delle imprese che investono su sé stesse aumentando il numero dei lavoratori, senza ricorrere agli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione, attraverso la cosiddetta IRES premiale, attraverso la riduzione dell'aliquota dell'imposta dal 24 al 20 per cento;

    in tale ambito, il sottoscrittore del presente atto, evidenzia che le misure in precedenza richiamate, s'integrano nel quadro degli interventi già previsti in materia fiscale a sostegno delle imprese e delle famiglie, relativi ad esempio alle definizioni agevolate, per i debiti contenuti nei carichi affidati all'agente della riscossione, da ultimo cosiddetta rottamazione quater, introdotta dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 – Legge di bilancio 2023;

    la predetta agevolazione in particolare, prevede com'è noto, la facoltà, per il contribuente, di estinguere i debiti iscritti a ruolo senza corrispondere le somme affidate all'Agente della riscossione a titolo di interessi e sanzioni, interessi di mora nonché il cosiddetto aggio;

    al riguardo, il sottoscrittore del presente atto di indirizzo, evidenzia che nella dichiarazione di adesione alla definizione agevolata il contribuente, come prescrive il comma 236 dell'articolo 1 della suesposta Legge di bilancio 2023, deve specificare la pendenza di eventuali giudizi e assumere l'impegno a rinunciarvi; il medesimo comma tuttavia, dispone che il giudice si limiti a sospendere il giudizio in attesa dell'integrale pagamento delle somme dovute e che la successiva prova documentale di quest'ultimo e, quindi, solo l'effettivo perfezionamento della definizione agevolata impone la declaratoria di estinzione del giudizio (anche parziale, laddove vi siano anche altri atti della riscossione); viceversa, continua ancora il comma 236, in mancanza del perfezionamento della rottamazione quater il giudice revoca la sospensione su istanza di una delle parti;

    a giudizio del sottoscrittore del presente atto di indirizzo, si ravvisa la necessità di sostenere ulteriormente i contribuenti che hanno aderito alla predetta agevolazione fiscale, (in considerazione dell'elevato numero delle esigenze in tal senso da parte dei soggetti interessati) stabilendo che le istanze di rottamazione anche precedentemente presentate, non sono incompatibili con eventuali giudizi riguardanti violazioni di norme europee o della convenzione EDU;

    in relazione a quanto suesposto, il sottoscrittore del presente atto di indirizzo, evidenzia pertanto che coloro che hanno fatto istanza di rottamazione attualmente possono continuare a praticare il giudizio in corso, riguardante le medesime violazioni in precedenza richiamate,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, nel corso del prossimo provvedimento utile, l'introduzione di una norma ad hoc, nel senso di prevedere quanto orientato nella premessa.
9/2112-bis-A/171. Testa, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca misure in materia di congedi parentali;

    la normativa vigente, in particolare il decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, stabilisce che, per il periodo di congedo di maternità, sia corrisposta un'indennità giornaliera pari all'80 per cento della retribuzione. Tale misura non risulta però sufficiente a coprire le reali esigenze economiche delle famiglie, soprattutto in un contesto economico nazionale di aumento dell'inflazione e conseguente crescita dei costi della vita, costringendo spesso le donne a rientrare anticipatamente sul posto di lavoro a scapito della salute propria e del bambino;

    in diversi Paesi europei, l'indennità di maternità è pari al 100 per cento della retribuzione, garantendo un maggiore supporto economico, favorendo il benessere della madre e del neonato e riducendo il gap salariale tra donne e uomini, soprattutto nei primi mesi di vita dei figli. Una misura di tale portata consente alle madri di non dover scegliere tra il ritorno precoce al lavoro e il benessere del bambino, riducendo la pressione economica sulle famiglie e consentendo alle donne di dedicare il giusto tempo alla maternità;

    oltre al gender gap, l'inverno demografico che vede tristemente protagonista mondiale l'Italia richiede politiche di supporto alla genitorialità. Interventi a sostegno della maternità e della paternità, come l'aumento dell'indennità di maternità al 100 per cento e l'estensione del congedo di paternità, costituiscono strumenti essenziali per incentivare la natalità, riducendo la percezione del «costo» di avere figli, specialmente per le donne con condizioni lavorative precarie o instabili;

    i dati più recenti dell'ISTAT evidenziano un continuo calo delle nascite in Italia: nel 2023, sono stati registrati 379.890 nati, segnando una diminuzione del 3,4 per cento rispetto al 2022, quando le nascite erano 393.000. Si tratta di un nuovo minimo storico, con un tasso di natalità di 6,4 nati per 1.000 abitanti. Il numero medio di figli per donna è sceso a 1,20 nel 2023, avvicinandosi al minimo storico di 1,19 registrato nel 1995. Nei primi sette mesi del 2024, i dati provvisori indicano un ulteriore calo, con 4.600 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2023;

    il provvedimento in esame prevede, con riferimento ai lavoratori dipendenti e limitatamente a un periodo o a un complesso di periodi compresi entro il sesto anno di vita del bambino, ovvero entro il sesto anno dall'ingresso in famiglia del minore nel caso di adozione o affidamento, un elevamento della misura dell'indennità per congedo parentale, riconosciuto in alternativa alla madre o al padre;

    nonostante la rilevante evoluzione normativa in materia di congedi parentali, sia di maternità che di paternità, l'equa distribuzione delle responsabilità genitoriali non può ritenersi soddisfatta, poiché il persistente gap tra madri e padri resta ancora troppo ampio. L'Italia, infatti, si discosta significativamente dai principali e più avanzati Paesi europei e Ocse;

    attualmente, il padre lavoratore dipendente ha diritto a un congedo obbligatorio di soli 10 giorni lavorativi, fruibili nell'arco temporale che va dai 2 mesi precedenti la data presunta del parto fino ai 5 mesi successivi alla nascita, con indennità pari al 100 per cento della retribuzione. In caso di parto plurimo, la durata del congedo è aumentata a 20 giorni lavorativi;

    in altri Paesi europei, come la Francia, il congedo parentale facoltativo per i padri è stato recentemente esteso da 14 a 28 giorni (di cui 7 obbligatori), in Spagna è fissato a 16 settimane per ciascun genitore, con indennità pari al 100 per cento della retribuzione, e in Portogallo i genitori possono scegliere tra 150 giorni di congedo con retribuzione al 100 per cento o 180 giorni con retribuzione all'80 per cento;

    il congedo di paternità, e più in generale la questione dei congedi parentali, impatta significativamente su molteplici dimensioni della vita privata e sociale, incluse la salute del bambino, la salute delle madri dopo il parto e la felicità dell'intero nucleo familiare. Tale istituto contribuisce, inoltre, a combattere la disparità di genere e a promuovere l'equilibrio dei diritti e doveri dei genitori, indipendentemente dal genere e dall'orientamento sessuale, rendendo meno gravoso il percorso lavorativo per le donne;

    alla luce di tutto quanto esposto, tenendo in adeguata considerazione il contesto sociale, culturale e demografico dell'Italia, si rende necessario un deciso passo in avanti non solo da parte dei singoli cittadini, ma soprattutto da parte delle istituzioni, chiamate a promuovere un cambiamento culturale in favore dell'equità di genere e della tutela della genitorialità,

impegna il Governo:

   a prevedere, nel primo provvedimento utile, lo stanziamento di specifiche risorse finanziarie finalizzate all'aumento dell'indennità di maternità dall'attuale 80 per cento fino al 100 per cento della retribuzione, con estensione della misura a tutte le madri lavoratrici, incluse le lavoratrici autonome, e alla previsione di un assegno di maternità specifico per le madri con contratti di lavoro atipici e discontinui;

   a promuovere, in sinergia con gli interventi sopra citati, un piano di comunicazione e sensibilizzazione rivolto a imprese, lavoratori e famiglie, al fine di favorire la conoscenza e l'utilizzo delle misure di congedo parentale e di sostenere il cambiamento culturale necessario per realizzare una parità effettiva di genere nel mondo del lavoro e all'interno delle famiglie, promuovendo una cultura della condivisione delle responsabilità familiare tra uomini e donne;

   a potenziare le misure relative al congedo di paternità, con l'obiettivo di raggiungere una piena equiparazione tra i genitori, garantendo la parità di genere effettiva e assicurando che la maternità o il carico dei figli non penalizzino una sola parte genitoriale nel contesto lavorativo e sociale;

   ad intervenire, con il primo provvedimento utile, sulla disciplina normativa in materia di congedo di paternità, prevedendo l'estensione del congedo obbligatorio da dieci giorni fino ad almeno ventisei giorni, di cui dieci da fruire in via continuativa a partire dalla data del parto e i restanti sedici giorni fruibili anche in modo non continuativo, al fine di incentivare la fruizione da parte dei padri lavoratori e favorire una più equa condivisione dei carichi di cura tra i genitori sin dai primi mesi di vita del figlio;

   ad introdurre la possibilità per il lavoratore padre di usufruire del congedo di paternità per ulteriori due mesi fino ai tre anni di età del figlio, prevedendo altresì congedi adeguati anche per i padri con rapporti di lavoro autonomi;

   a monitorare l'utilizzo nonché i tempi di utilizzo dei congedi, sia obbligatori che volontari, da parte di padri e madri.
9/2112-bis-A/172.Rosato, Bonetti, Richetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Ruffino.


   La Camera

impegna il Governo:

a proseguire, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, nel potenziamento dei congedi parentali previsti dall'articolo 32 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151.
9/2112-bis-A/172.(Testo modificato nel corso della seduta)Rosato, Bonetti, Richetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame ha previsto per l'anno 2025 la sospensione della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici per i pensionati residenti all'estero, per i trattamenti complessivamente superiori al trattamento minimo INPS, con una parziale rivalutazione riconosciuta solo fino alla concorrenza del trattamento minimo incrementato della quota di rivalutazione spettante;

    la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici è uno strumento volto a garantire il potere d'acquisto delle pensioni rispetto al tasso di inflazione, e la sua sospensione solo per i residenti all'estero rappresenta un trattamento irragionevole e potenzialmente sproporzionato;

    difatti, tale disposizione introduce una discriminazione tra pensionati residenti in Italia e pensionati residenti all'estero, sebbene questi ultimi continuino a essere soggetti al sistema fiscale e previdenziale nazionale, con possibili profili di illegittimità costituzionale in riferimento ai principi di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione;

    la previsione, inoltre, si inserisce in un contesto di misure di contenimento della spesa pubblica, ma il sacrificio richiesto grava esclusivamente su una specifica categoria di soggetti, con possibili conseguenze negative sul piano dell'equità e della ragionevolezza della scelta legislativa;

    la norma potrebbe esporre l'Italia a contestazioni anche in sede internazionale, soprattutto in considerazione della presenza di accordi bilaterali in materia di sicurezza sociale e del rispetto delle tutele riconosciute ai cittadini europei nell'ambito dell'Unione europea;

    occorre, pertanto, sottolineare come sia necessario garantire la parità di trattamento tra pensionati residenti in Italia e pensionati residenti all'estero, assicurando coerenza con i principi costituzionali e con gli obblighi derivanti da accordi internazionali e dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea,

impegna il Governo:

   a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di individuare soluzioni alternative che, nel rispetto dei principi di uguaglianza e ragionevolezza, evitino la discriminazione dei pensionati residenti all'estero e garantiscano loro, per l'anno 2025, una rivalutazione proporzionale e coerente con le tutele riconosciute a livello costituzionale e internazionale;

   a evitare di prevedere ulteriori misure che rischiano di configurare una ingiustizia sociale e di welfare nei confronti dei cittadini italiani iscritti all'AIRE, come quella in oggetto, nelle annualità successive al 2025.
9/2112-bis-A/173. Onori, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Pastorella, Rosato, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    «patto territoriale» è definito dalla legge n. 662 del 1996, articolo 2, commi 203 e seguenti come un accordo, promosso da enti locali, parti sociali, o da altri soggetti pubblici o privati, relativo all'attuazione di un programma di interventi caratterizzato da specifici obiettivi di promozione dello sviluppo locale;

    il CIPE, con successiva deliberazione del 21 marzo 1997, n. 29 «Disciplina della programmazione negoziata», ha dettato la normativa di base per la formazione e regolamentazione dello strumento dei patti territoriali;

    come previsto dalla stessa i soggetti sottoscrittori di ogni patto territoriale provvedono all'individuazione e alla nomina di un soggetto responsabile, tra quelli pubblici, a cui è stato assegnato il coordinamento e l'attuazione del patto. Con la firma dei protocolli d'intesa;

    ciascun patto territoriale definisce i propri impegni di carattere politico e presenta nel dettaglio una prima elencazione degli interventi previsti, dei soggetti coinvolti e delle risorse finanziarie necessarie;

    il comma 3 dell'articolo 28 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58 ha previsto che «(...) le risorse residue dei patti territoriali, ove non costituiscano residui perenti, sono utilizzate per il finanziamento di progetti volti allo sviluppo del tessuto imprenditoriale territoriale, anche mediante la sperimentazione di servizi innovativi a supporto delle imprese. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, sono stabiliti i criteri per la ripartizione e il trasferimento delle predette risorse, nonché la disciplina per l'attuazione dei precitati progetti, anche valorizzando modelli gestionali efficienti e pregresse esperienze positive dei soggetti che hanno dimostrato capacità operativa di carattere continuativo nell'ambito della gestione dei patti territoriali»;

    l'articolo 4, comma 1, del decreto del direttore generale per gli incentivi alle imprese del 30 luglio 2021, all'articolo 4 ha stabilito che «(...) le risorse disponibili ammontano complessivamente a euro 105.000.000,00 (centocinque milioni), comprensivi degli oneri per la gestione dell'intervento di cui all'articolo 3, comma 3 e delle spese di funzionamento di cui all'articolo 6, comma 6, fatti salvi eventuali incrementi della dotazione finanziaria disposti con successivi provvedimenti legislativi o amministrativi. (...)»;

    si tratta di una cifra che non appare sufficiente a coprire le necessità di tutti i «progetti pilota» esistenti,

impegna il Governo

a incrementare la citata dotazione di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto del direttore generale per gli incentivi alle imprese del 31 luglio 2021 sino ad esaurimento della graduatoria definitiva del bando per la realizzazione di progetti pilota proposti dai soggetti responsabili di Patti Territoriali (articolo 28 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34).
9/2112-bis-A/174. Romeo, Simiani.


   La Camera,

   premesso che:

    con una dimensione complessiva di circa 30 miliardi nel 2025, il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo è una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali;

    al di là dell'approccio ragionieristico con cui si punta a rispettare i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, la manovra è priva di organicità dal punto di vista strutturale, senza alcuna traccia di quelle strategie anticicliche ed espansive che servirebbero a rilanciare la nostra economia e delle riforme profonde di cui avrebbero bisogno i principali settori della vita del Paese, non discostandosi da quelle che l'hanno preceduta;

    questo Governo in materia di Antimafia e di gestione dei beni confiscati continua a manifestare, ad avviso dei firmatari del presente atto, un gravissimo disimpegno;

    vi sono questioni, quali ad esempio l'azione di contrasto alle mafie e la legalità sulle quali non può esistere una spaccatura tra maggioranza e opposizione, rispetto alle quali sarebbe, invece, doverosa una certa trasversalità e una visione comune, rispetto alla cultura della legalità, alla lotta alle mafie e alla corruzione;

    tutte le proposte, invece, che il gruppo PD formula per rendere più efficace e sostenere l'azione dello Stato nel contrasto alla criminalità organizzata e per una migliore tenuta del sistema giustizia vengono inesorabilmente respinte;

    una doverosa retromarcia del Governo ha portato all'approvazione di un emendamento del Partito democratico che ha ristorato i tagli effettuati dal Governo stesso al Fondo per la legalità e per la tutela degli amministratori locali vittime di atti intimidatori, il cosiddetto Fondo «Amministratori sotto tiro», rivolto agli Enti locali e finalizzato all'adozione di iniziative per la promozione della legalità e di misure di ristoro del patrimonio dell'Ente o in favore di amministratori locali che hanno subito episodi di intimidazione connessi all'esercizio delle funzioni esercitate, e che avrebbero messo a rischio sia la possibilità di ristorare i danni subiti da amministratrici e amministratori minacciati e intimiditi – case e auto danneggiate o incendiate, aggressioni, danni a strutture e mezzi comunali – sia la possibilità di attuare progetti di formazione per il personale della Pubblica amministrazione e per migliaia di giovani, a partire da quelli che frequentano le scuole, su temi importanti quali la cittadinanza responsabile, la trasparenza, la cultura della legalità costituzionale, così come appare necessario, intervenire a sostegno delle commissioni straordinarie nominate per la gestione degli enti locali, nei cui confronti è stato disposto lo scioglimento conseguente a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso;

    inoltre: il rapporto della Dia conferma che la criminalità organizzata preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la pervasiva infiltrazione del tessuto economico-produttivo e che un'indubbia capacità attrattiva è rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall'insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese, tra tutti i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR); alcuni profili legati agli illeciti fiscali settore in cui le criticità sono «acuite dalla sempre più evidente connotazione transnazionale delle più raffinate strategie affaristico-criminali», nonché, come d'altronde è evidente, l'emergere di «specifiche vulnerabilità» per quanto attiene al tema degli appalti, fenomeno suscettibile di prospettare non trascurabili profili di rischio per il buon esito degli affidamenti pubblici, oltre che un potenziale pregiudizio all'integrità del mercato e alla libera concorrenza;

    la risposta dello Stato deve essere rapida e articolata a partire da una stretta vigilanza sulle risorse del PNRR anche in considerazione della dimensione internazionale della sfida il nostro Paese si trova ad affrontare; è fondamentale vigilare affinché i fondi del PNRR ed in particolare gli appalti ad essi legati siano tenuti al riparo dai rischi di infiltrazione mafiosa e dai rischi corruttivi, come denunciato anche dall'ANAC,

impegna il Governo

nell'ambito delle sue proprie prerogative a rendere strutturale e incrementare il finanziamento destinato al Fondo per legalità e disposizioni per la tutela degli amministratori locali vittime di atti intimidatori; a stanziare adeguate risorse per gli oneri relativi alle commissioni straordinarie nominate per la gestione degli enti locali, nei cui confronti è stato disposto lo scioglimento conseguente a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, per le prefetture per i controlli antimafia per i piccoli cantieri, per le finalità di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 agosto 2010, n. 150, per il funzionamento dell'Agenzia nazionale beni confiscati al fine di accelerare il processo di potenziamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, per promuovere, snellire e velocizzare le procedure di assegnazione per assicurare un migliore monitoraggio dell'utilizzo dei beni destinati, garantire l'efficienza della gestione successiva alla gestione e la garanzia occupazionale delle aziende sottoposte a sequestro per le quali sia stata riconosciuta una adeguata capacità economica, per garantire all'Agenzia una sempre adeguata dotazione di personale e strumentale; a rafforzare il Fondo per la gestione dei beni confiscati, per sostenere i comuni e per tutti gli enti e i soggetti che il decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 indica come soggetti ed enti destinatari di tali beni, per le spese di funzionamento e di personale della Direzione investigativa antimafia (DIA).
9/2112-bis-A/175. Provenzano, Serracchiani, Orlando, Barbagallo, Carmina, Borrelli, D'Orso, Girelli, Piccolotti, Lai.


   La Camera

impegna il Governo

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica nell'ambito delle sue proprie prerogative a rendere strutturale e incrementare il finanziamento destinato al Fondo per legalità e disposizioni per la tutela degli amministratori locali vittime di atti intimidatori; a stanziare adeguate risorse per gli oneri relativi alle commissioni straordinarie nominate per la gestione degli enti locali, nei cui confronti è stato disposto lo scioglimento conseguente a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, per le prefetture per i controlli antimafia per i piccoli cantieri, per le finalità di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 agosto 2010, n. 150, per il funzionamento dell'Agenzia nazionale beni confiscati al fine di accelerare il processo di potenziamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, per promuovere, snellire e velocizzare le procedure di assegnazione per assicurare un migliore monitoraggio dell'utilizzo dei beni destinati, garantire l'efficienza della gestione successiva alla gestione e la garanzia occupazionale delle aziende sottoposte a sequestro per le quali sia stata riconosciuta una adeguata capacità economica, per garantire all'Agenzia una sempre adeguata dotazione di personale e strumentale; a rafforzare il Fondo per la gestione dei beni confiscati, per sostenere i comuni e per tutti gli enti e i soggetti che il decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 indica come soggetti ed enti destinatari di tali beni, per le spese di funzionamento e di personale della Direzione investigativa antimafia (DIA).
9/2112-bis-A/175. (Testo modificato nel corso della seduta)Provenzano, Serracchiani, Orlando, Barbagallo, Carmina, Borrelli, D'Orso, Girelli, Piccolotti, Lai.


   La Camera,

   premesso che:

    nel corso dell'esame in sede referente, con la riformulazione di un emendamento parlamentare, privo di relazione tecnica, è stato previsto un ulteriore stanziamento di circa 2 miliardi di euro per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e delle opere connesse alla realizzazione della stessa opera;

    dell'intero stanziamento, una quota nuova pari a 3.882 miliardi di euro sono stanziati a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione, periodo di programmazione 2021-2027, di cui all'articolo 1 comma 177, della legge 30 dicembre 2020, n. 178;

    questa operazione segue l'approvazione da parte del CIPESS, convocato d'urgenza lo scorso 29 novembre, di una delibera che ha previsto, tra le altre cose, l'imputazione programmatica della quota delle amministrazioni centrali del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-2027; il definanziamento, per mancato conseguimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, di alcuni interventi previsti nei Piani sviluppo coesione (PSC) delle seguenti amministrazioni: Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE); Ministero della cultura (MIC); Ministero delle imprese e del made in Italy (MIMIT); Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT); Ministero dell'università e della ricerca (MUR), nonché la modifica dell'importo dell'imputazione programmatica FSC a favore del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

    si tratta di una manovra interamente a scapito del Sud e di ogni altra infrastruttura di cui avrebbe bisogno il territorio meridionale, visto che il reperimento della maggior parte dei fondi è stato dirottato sul Fondo sviluppo e coesione, invece che a carico del bilancio dello Stato, per il finanziamento di un'opera inutile, costosa e pericolosa che oggi viene finanziata con risorse che potevano essere utilizzate per strade, ferrovie e infrastrutture diffuse,

impegna il Governo

a non utilizzare i fondi di sviluppo e coesione per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, al fine di garantire che le medesime risorse possano essere più utilmente utilizzate per soddisfare le esigenze di sviluppo infrastrutturale del sud Italia.
9/2112-bis-A/176. Stumpo, Marino, Boldrini.


   La Camera,

   premesso che

    il disegno di legge di bilancio 2025, A.C. 2112-bis-A, prevede pochissimi investimenti nel campo delle infrastrutture, salvo l'aumento di 2 miliardi di euro del finanziamento per il Ponte sullo Stretto;

    in audizione alla commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità, l'ISTAT ha specificato che nel corso del 2022 solo l'11,8 per cento dei cittadini siciliani e il 14,5 per cento dei cittadini sardi ha viaggiato in treno almeno una volta contro il 30 per cento della media nazionale e il 26 per cento delle regioni del sud. A questi dati si accompagna un giudizio generale sulla qualità del servizio da parte dei cittadini sardi e siciliani molto negativo;

    altri numeri forniti alla commissione vedono Sardegna e Sicilia ultima e penultima regione negli indicatori di funzionalità delle infrastrutture ferroviaria, a partire dal numero di chilometri elettrificati che in Sardegna sono meno di 30;

    nel piano strategico 2025-2029 che il gruppo Ferrovie dello Stato ha presentato il 12 dicembre scorso non c'è alcuna iniziativa strutturale per la Sardegna;

    tra i progetti strategici del gruppo ci sono quattro attività principali tra cui il potenziamento del collegamento Palermo – Catania – Messina, con interventi nella linea Messina – Catania, nella linea Palermo – Catania e la sistemazione del Nodo di Catania, che, nel complesso, garantiscono il rispetto dei requisiti d'interoperabilità e la velocizzazione dell'intero itinerario;

    secondo quanto dichiarato, l'intero intervento consentirà una significativa crescita della competitività del trasporto viaggiatori su ferro, rispondendo alle esigenze di mobilità in termini di riduzione molto significativa dei tempi di percorrenza, regolarità e frequenza;

    il nuovo collegamento di 227 km Palermo- Catania permetterà di ridurre, a regime, i tempi di percorrenza attuali di circa 60 minuti, collegando le due città metropolitane in 2 ore, rispetto alle 3 attuali;

    la nuova infrastruttura consentirà inoltre di rivedere il modello di servizio che prevede la velocizzazione dei collegamenti fra le principali città siciliane. Il nuovo collegamento di 110 km tra Messina e Catania permetterà di ridurre i tempi di viaggio tra le due città da 1 ora e 15 minuti attuali a 45 minuti;

    l'adeguamento prestazionale dell'intera infrastruttura interessata dal progetto, in termini di modulo peso assiale e sagoma, rappresenta un primo step di potenziamento finalizzato a creare le condizioni per sviluppare il traffico dei treni merci all'interno dell'isola oltre al miglioramento dell'accessibilità ai servizi ferroviari grazie alla realizzazione delle nuove località di servizio di Valle del Torto, Nuova Enna e all'adeguamento delle stazioni principali ricadenti sulla nuova linea e sui tratti di linea storica che rimarranno in esercizio;

    l'intero intervento che dovrebbe essere completato oltre il 2026 prevede un investimento complessivo di 12,676 milioni;

    nel PNRR, su cui ricadono parte dei costi degli investimenti per il potenziamento della rete ferroviaria della Sicilia, non sono previsti interventi strutturali per la Sardegna poiché manca una progettazione complessiva per l'isola che si ponga come obiettivo la percorrenza a 180 km di media come per il sistema degli intercity, obiettivo che viene raggiunto dall'intervento in realizzazione in Sicilia;

    l'assenza di una infrastruttura ferroviaria efficiente pone problemi di competitività economica alla regione Sardegna ma è anche causa di un utilizzo eccessivo del trasporto su gomma con conseguenze sulla sicurezza stradale e sul processo di decarbonizzazione,

impegna il Governo

a predisporre attraverso gli uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una progettazione complessiva di adeguamento della rete ferroviaria Sarda di collegamento tra le città capoluogo principali che consenta di viaggiare alla velocità media dei collegamenti Intercity per garantire l'accesso ad eventuali finanziamenti o programmi europei ad integrazione di investimenti finanziati con risorse nazionali.
9/2112-bis-A/177. Lai, Ghirra.


   La Camera,

   premesso che:

    in audizione alla commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità, l'ISTAT ha specificato che nel corso del 2022 solo l'11,8 per cento dei cittadini siciliani e il 14,5 per cento dei cittadini sardi ha viaggiato in treno almeno una volta contro il 30 per cento della media nazionale e il 26 per cento delle regioni del sud. A questi dati si accompagna un giudizio generale sulla qualità del servizio da parte dei cittadini sardi e siciliani molto negativo;

    altri numeri forniti alla commissione vedono Sardegna e Sicilia ultima e penultima regione negli indicatori di funzionalità delle infrastrutture ferroviaria, a partire dal numero di chilometri elettrificati che in Sardegna sono meno di 30;

    tra i progetti strategici del gruppo ci sono quattro attività principali tra cui il potenziamento del collegamento Palermo – Catania – Messina, con interventi nella linea Messina – Catania, nella linea Palermo – Catania e la sistemazione del Nodo di Catania, che, nel complesso, garantiscono il rispetto dei requisiti d'interoperabilità e la velocizzazione dell'intero itinerario;

    secondo quanto dichiarato, l'intero intervento consentirà una significativa crescita della competitività del trasporto viaggiatori su ferro, rispondendo alle esigenze di mobilità in termini di riduzione molto significativa dei tempi di percorrenza, regolarità e frequenza;

    il nuovo collegamento di 227 km Palermo- Catania permetterà di ridurre, a regime, i tempi di percorrenza attuali di circa 60 minuti, collegando le due città metropolitane in 2 ore, rispetto alle 3 attuali;

    la nuova infrastruttura consentirà inoltre di rivedere il modello di servizio che prevede la velocizzazione dei collegamenti fra le principali città siciliane. Il nuovo collegamento di 110 km tra Messina e Catania permetterà di ridurre i tempi di viaggio tra le due città da 1 ora e 15 minuti attuali a 45 minuti;

    l'adeguamento prestazionale dell'intera infrastruttura interessata dal progetto, in termini di modulo peso assiale e sagoma, rappresenta un primo step di potenziamento finalizzato a creare le condizioni per sviluppare il traffico dei treni merci all'interno dell'isola oltre al miglioramento dell'accessibilità ai servizi ferroviari grazie alla realizzazione delle nuove località di servizio di Valle del Torto, Nuova Enna e all'adeguamento delle stazioni principali ricadenti sulla nuova linea e sui tratti di linea storica che rimarranno in esercizio;

    l'intero intervento che dovrebbe essere completato oltre il 2026 prevede un investimento complessivo di 12,676 milioni;

    nel PNRR, su cui ricadono parte dei costi degli investimenti per il potenziamento della rete ferroviaria della Sicilia, non sono previsti interventi strutturali per la Sardegna poiché manca una progettazione complessiva per l'isola che si ponga come obiettivo la percorrenza a 180 km di media come per il sistema degli intercity, obiettivo che viene raggiunto dall'intervento in realizzazione in Sicilia;

    l'assenza di una infrastruttura ferroviaria efficiente pone problemi di competitività economica alla regione Sardegna ma è anche causa di un utilizzo eccessivo del trasporto su gomma con conseguenze sulla sicurezza stradale e sul processo di decarbonizzazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, qualora ne ricorrano le condizioni e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare le misure necessarie per procedere ad una revisione, predisporre attraverso gli uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una progettazione complessiva di adeguamento della rete ferroviaria sarda di collegamento tra le città capoluogo principali al fine di individuare gli interventi necessari all'ammodernamento e al potenziamento della stessa che consenta di viaggiare alla velocità media dei collegamenti Intercity per garantire l'accesso ad eventuali finanziamenti o programmi europei ad integrazione di investimenti finanziati con risorse nazionali.
9/2112-bis-A/177. (Testo modificato nel corso della seduta)Lai, Ghirra.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, prevede tra gli importanti interventi anche misure in materia di crescita, infrastrutture e investimenti;

    le politiche del Governo hanno incentivato la ripresa dell'attività marittimo portuale dell'Italia, in particolare nei rapporti con i Paesi frontalieri, del Nord Africa e dei Balcani;

    l'Italia ha un patrimonio di professionalità nei Porti che non possono assolutamente essere disperse a causa di politiche passate che hanno creato precariato e desertificazione industriale; per tale ragione, a Cagliari è stata costituita, per la durata di tre anni, la società a responsabilità limitata con socio unico denominata «Karalis Lavoro Portuale Terminalistico»;

    l'Agenzia sta assolvendo alla propria funzione, consentendo altresì il potenziamento e il rilancio delle attività nel Porto Canale di Cagliari; per tali ragioni e nell'ottica del potenziamento dello scalo sardo, occorre rinnovare l'attività dell'agenzia, la quale peraltro ha generato un risparmio notevole rispetto allo scorso stanziamento;

    al contempo, l'attività nei porti di Gioia Tauro e Taranto, con le agenzie del lavoro istituite nell'ambito delle rispettive autorità portuali, offre un riscontro positivo sull'attività imprenditoriale e commerciale portuale;

    le politiche del lavoro attuate dal Governo Meloni stanno dando i risultati auspicati, in quanto risultano premiate dai dati positivi sull'occupazione e sono finalizzate a garantire il supporto all'occupazione a fronte di investimenti imprenditoriali; la costituzione dell'Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale non realizza un effetto distorsivo della concorrenza nel mercato portuale, ma rappresenta un'opportunità per gli operatori del transhipment che dovessero presentare istanza di concessione ex articolo 18 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, per le banchine del Porto Canale di Cagliari precedentemente concesse ad altro operatore,

impegna il Governo

nei provvedimenti di prossima adozione ad approvare il rinnovo delle agenzie di somministrazione del lavoro portuale di Cagliari, Gioia Tauro e Taranto, già previsti con le opportune coperture economiche dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
9/2112-bis-A/178. Deidda, Iaia, Antoniozzi, Lampis, Mura, Polo, Maiorano, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, prevede un'importante riforma alla disciplina del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, prorogato per tutto il 2025, così assicurando la continuità di un importante regime di sostegno a favore delle piccole e medie imprese con percentuali e massimali ancora premiali;

    al contempo, il comma 451 (ex articolo 73-ter rubricato «Premio aggiuntivo a carico dei soggetti finanziatori sul volume complessivo garanzie del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese») prevede che i soggetti che erogano finanziamenti bancari assistiti dalla garanzia rilasciata dal predetto Fondo sono tenuti a versare allo stesso un premio, aggiuntivo rispetto alle commissioni sulla singola operazione, anche in ragione della diminuzione del rischio insolvenza derivante dal livello di garanzia pubblica offerta dal Fondo;

    il testo approvato, a seguito della discussione in Commissione e dell'approvazione di un subemendamento, ha rimesso ad un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero delle imprese e del made in Italy, l'individuazione dei criteri e delle modalità di attuazione della disposizione in esame e, più nello specifico, delle percentuali su cui calcolare il premio aggiuntivo;

    è, comunque, previsto che la disposizione trovi applicazione con riferimento alle garanzie richieste e ottenute a decorrere dal 1° gennaio 2025,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di coinvolgere, in fase di predisposizione del decreto interministeriale, le associazioni bancarie e le altre categorie interessate in modo da assicurare che il decreto sia il frutto di una concreta valutazione dell'impatto e dell'effetto della disposizione anche in relazione alla diversa tipologia di istituti bancari coinvolti.
9/2112-bis-A/179. Andreuzza, Barabotti, Di Mattina, Gusmeroli, Toccalini.


   La Camera,

   premesso che:

    la direttiva 2014/24/UE, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici, esclude dall'applicazione della medesima direttiva i contratti pubblici di aggiudicazione di servizi di rilevanza economica a società in house, qualora siano soddisfatte una serie condizioni e in particolare: che il controllo sulla società sia analogo a quello sui servizi dell'amministrazione pubblica, che oltre l'80 per cento delle attività della società riguardino i compiti affidati dall'amministrazione e che nella società non partecipano privati, ad eccezione di forme di partecipazione di capitali privati che non comportano controllo o potere di veto, prescritte dalle disposizioni legislative nazionali, in conformità dei trattati, che non esercitano un'influenza determinante sulla società;

    anche il considerando 32 della stessa direttiva sugli appalti prevede che, date le particolari caratteristiche degli organismi pubblici con partecipazione obbligatoria, quali le organizzazioni responsabili della gestione o dell'esercizio di taluni servizi pubblici, l'obbligo di applicare la direttiva non dovrebbe valere nei casi in cui la partecipazione di determinati operatori economici privati al capitale della società, controllata dall'amministrazione pubblica, è resa obbligatoria da una disposizione legislativa nazionale in conformità dei trattati, a condizione che si tratti di una partecipazione che non comporta controllo o potere di veto e che non conferisca un'influenza determinante sulle decisioni della società;

    nel contesto italiano, le amministrazioni pubbliche utilizzano spesso la gestione in house per i servizi a rete ma, quasi sempre, si trovano costrette a fare i conti con previsioni normative rigide che non aiutano la risoluzione dei problemi e non permettono il rilancio di investimenti;

    infatti, la normativa italiana, ai fini dell'affidamento diretto dei servizi pubblici locali a società «in house», richiede società interamente pubbliche, in possesso dei requisiti prescritti dall'ordinamento europeo per la gestione in house e comunque partecipate dagli enti locali ricadenti nell'ambito territoriale in cui il servizio ha luogo;

    inoltre, nell'ordinamento italiano, non esiste una norma che consenta una partecipazione di capitali privati nelle società «in house», nemmeno con la garanzia che questa, con la sua limitata entità, non possa comportare controllo o potere di veto e che non eserciti un'influenza determinante sulla società;

    l'entrata di un socio privato nella società di gestione dei servizi pubblici locali rappresenterebbe un'opportunità di finanziamento e renderebbe gli investimenti nella rete più realizzabili,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di adottare gli opportuni provvedimenti di carattere normativo, affinché oltre alla modalità di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica con società in house interamente pubbliche, sia prevista anche la gestione in house con una partecipazione di capitali privati che, rimanendo in modo obbligatorio al di sotto del 20 per cento del capitale sociale, non comporterebbe la cessione del controllo, l'esercizio di potere di veto o un'influenza determinante sulle società che rimarrebbero sottoposte al controllo analogo e alle norme attualmente previste per le società in house tipiche.
9/2112-bis-A/180.Centemero, Barabotti.


   La Camera,

   premesso che:

    la direttiva 2014/24/UE, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici, esclude dall'applicazione della medesima direttiva i contratti pubblici di aggiudicazione di servizi di rilevanza economica a società in house, qualora siano soddisfatte una serie condizioni e in particolare: che il controllo sulla società sia analogo a quello sui servizi dell'amministrazione pubblica, che oltre l'80 per cento delle attività della società riguardino i compiti affidati dall'amministrazione e che nella società non partecipano privati, ad eccezione di forme di partecipazione di capitali privati che non comportano controllo o potere di veto, prescritte dalle disposizioni legislative nazionali, in conformità dei trattati, che non esercitano un'influenza determinante sulla società;

    anche il considerando 32 della stessa direttiva sugli appalti prevede che, date le particolari caratteristiche degli organismi pubblici con partecipazione obbligatoria, quali le organizzazioni responsabili della gestione o dell'esercizio di taluni servizi pubblici, l'obbligo di applicare la direttiva non dovrebbe valere nei casi in cui la partecipazione di determinati operatori economici privati al capitale della società, controllata dall'amministrazione pubblica, è resa obbligatoria da una disposizione legislativa nazionale in conformità dei trattati, a condizione che si tratti di una partecipazione che non comporta controllo o potere di veto e che non conferisca un'influenza determinante sulle decisioni della società;

    nel contesto italiano, le amministrazioni pubbliche utilizzano spesso la gestione in house per i servizi a rete ma, quasi sempre, si trovano costrette a fare i conti con previsioni normative rigide che non aiutano la risoluzione dei problemi e non permettono il rilancio di investimenti;

    infatti, la normativa italiana, ai fini dell'affidamento diretto dei servizi pubblici locali a società «in house», richiede società interamente pubbliche, in possesso dei requisiti prescritti dall'ordinamento europeo per la gestione in house e comunque partecipate dagli enti locali ricadenti nell'ambito territoriale in cui il servizio ha luogo;

    inoltre, nell'ordinamento italiano, non esiste una norma che consenta una partecipazione di capitali privati nelle società «in house», nemmeno con la garanzia che questa, con la sua limitata entità, non possa comportare controllo o potere di veto e che non eserciti un'influenza determinante sulla società;

    l'entrata di un socio privato nella società di gestione dei servizi pubblici locali rappresenterebbe un'opportunità di finanziamento e renderebbe gli investimenti nella rete più realizzabili,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di adottare gli opportuni provvedimenti di carattere normativo compatibilmente con il quadro regolatorio di riferimento, affinché oltre alla modalità di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica con società in house interamente pubbliche, sia prevista anche la gestione in house con una partecipazione di capitali privati che, rimanendo in modo obbligatorio al di sotto del 20 per cento del capitale sociale, non comporterebbe la cessione del controllo, l'esercizio di potere di veto o un'influenza determinante sulle società che rimarrebbero sottoposte al controllo analogo e alle norme attualmente previste per le società in house tipiche.
9/2112-bis-A/180.(Testo modificato nel corso della seduta)Centemero, Barabotti.


   La Camera,

   premesso che:

    le perdite e gli sprechi alimentari costano all'economia mondiale oltre 990 miliardi di dollari ogni anno ed è riconosciuto ormai da tutti che occorre ridurre tali sprechi soprattutto nel settore della ristorazione, pubblica e privata, che contribuisce in maniera determinante all'obiettivo stabilito dalla Commissione europea di tagliare gli sprechi pro capite del 30 per cento entro il 2030, in ristoranti, mense e famiglie;

    nel settore della ristorazione è, pertanto, opportuno che gli operatori si dotino di contenitori idonei a consentire ai clienti che ne facciano richiesta, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, l'asporto dei cibi o delle bevande non consumati sul posto;

    il Comitato economico e sociale europeo nel proprio parere sul Quadro strategico in materia di plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili COM(2022) 682 final, del 18 aprile 2023, ha riconosciuto che l'esperienza e le buone pratiche dimostrano che la plastica compostabile può svolgere una funzione positiva in tutta una serie di ambiti, principalmente per quanto concerne i prodotti e i materiali destinati a venire a contatto con alimenti e ha incoraggiato l'introduzione di percentuali obbligatorie di contenuto di plastica a base biologica (materie prime rinnovabili non fossili) per le plastiche compostabili;

    è necessario che le caratteristiche tecniche dei contenitori idonei a consentire l'asporto dei cibi o delle bevande non consumati sul posto siano debitamente certificate, anche con riferimento all'idoneità al contatto alimentare; in particolare, per quanto riguarda i contenitori riutilizzabili lo standard cui far riferimento è la norma armonizzata EN 13429 e successive modificazioni e integrazioni; per quel che riguarda i contenitori in plastica biodegradabile e compostabile e con contenuto minimo di plastica a base biologica gli standard di riferimento sono la norma armonizzata EN 13432 e successive modificazioni e integrazioni con riguardo alla compostabilità e lo standard UNI CEN/TS 16640 e successive modificazioni e integrazioni con riferimento al contenuto minimo di materia prima rinnovabile (già individuato dal Legislatore per altre tipologie di imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile in misura non inferiore al 60 per cento, confronta articolo 226-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152),

impegna il Governo

a valutare la possibilità di adottare le opportune iniziative, anche di carattere economico, per prevenire lo spreco alimentare nel settore della ristorazione e garantire la corretta gestione del rifiuto organico residuo negli esercizi pubblici e i circoli privati abilitati alla somministrazione di cibi e di bevande, prevedendo la consegna, da parte degli operatori del settore, ai clienti che ne facciano richiesta, dei cibi e bevande serviti e non consumati o parzialmente consumati e regolarmente pagati, in contenitori appositamente certificati come idonei per alimenti e che siano alternativamente: a) riutilizzabili ai sensi di apposita certificazione ovvero: b) in plastica biodegradabile e compostabile ai sensi di apposita certificazione e con contenuto certificato di materia prima rinnovabile nel rispetto di una specifica misura percentuale minima.
9/2112-bis-A/181. Zinzi.


   La Camera,

   premesso che:

    è questione annosa il fenomeno dei contributi cosiddetti silenti ovvero improduttivi, versati alla Fondazione Enasarco, ente che gestisce le pensioni integrative obbligatorie degli agenti e rappresentanti di commercio;

    si stima siano quasi 700 mila persone, che da anni lamentano di aver versato contributi durante la loro carriera senza ricevere alcuna prestazione corrispettiva, una volta raggiunta l'età pensionabile;

    la previdenza degli agenti di commercio è un caso unico in Italia e per molti profili anomalo. A differenza di tutte le altre professioni, per una legge del 1973 la pensione integrativa di Enasarco è obbligatoria e non facoltativa. Gli agenti di commercio sono quindi obbligati ad una doppia contribuzione in Enasarco e Inps. Al riguardo, si fa presente che esistono altre forme obbligatorie di contribuzione pensionistica, ma in tali casi gli istituti previdenziali hanno individuato delle regole specifiche per escludere la perdita dei contributi versati;

    ciò che viene, tra l'altro, contestato è il continuo cambio di regole che ha contraddistinto il regolamento Enasarco rispetto ai criteri relativi al riconoscimento della pensione integrativa. Al riguardo, nel tempo, vi è stato un allungamento del periodo contributivo indispensabile per ottenere la pensione minima, senza informare adeguatamente gli iscritti;

    in particolare, nel 1990 il periodo di contributi per avere una pensione minima è passato da 10 a 15 anni. Nel 2008, un'ulteriore modifica del regolamento interno ha allungato il periodo da 15 a 20 anni. Migliaia di contribuenti di Enasarco hanno scoperto del prolungamento del periodo di contribuzione solo nel momento in cui hanno avanzato formale domanda per ricevere la pensione;

    nel 2011, Enasarco ha proceduto ad un'altra modifica del proprio regolamento, presumibilmente proprio per escludere nuovi casi di contributi improduttivi, disponendo che a coloro che sono iscritti dal 2012 venga riconosciuta una rendita al raggiungimento dell'età pensionabile con un minimo di 5 anni di contributi versati. Tuttavia, tale intervento non ha garantito nessun beneficio per tutti gli iscritti nel periodo antecedente al 2012, che come suddetto sono circa 700 mila persone;

    in base alle stime di Federcontribuenti, le previgenti regole che hanno determinato una moltitudine di contributi silenti hanno fatto incassare ad Enasarco circa 9,2 miliardi di euro, consentendogli di erogare un trattamento previdenziale solo al 15 per cento degli iscritti, mentre il restante 85 per cento rientra tra coloro rimasti senza pensione, molti dei quali attualmente hanno un'età avanzata e versano in difficoltà economiche,

impegna il Governo

ad adottare ogni utile provvedimento, anche con un confronto con la Fondazione Enasarco, per tutelare gli iscritti i cui contributi versati in anni di lavoro sono rimasti inutilizzati.
9/2112-bis-A/182.Rizzetto, Caretta, Ciaburro, Mollicone, Scotto, Furfaro, Serracchiani, Tenerini, Traversi, Marchetto Aliprandi.


   La Camera,

   premesso che:

    è questione annosa il fenomeno dei contributi cosiddetti silenti ovvero improduttivi, versati alla Fondazione Enasarco, ente che gestisce le pensioni integrative obbligatorie degli agenti e rappresentanti di commercio;

    si stima siano quasi 700 mila persone, che da anni lamentano di aver versato contributi durante la loro carriera senza ricevere alcuna prestazione corrispettiva, una volta raggiunta l'età pensionabile;

    la previdenza degli agenti di commercio è un caso unico in Italia e per molti profili anomalo. A differenza di tutte le altre professioni, per una legge del 1973 la pensione integrativa di Enasarco è obbligatoria e non facoltativa. Gli agenti di commercio sono quindi obbligati ad una doppia contribuzione in Enasarco e Inps. Al riguardo, si fa presente che esistono altre forme obbligatorie di contribuzione pensionistica, ma in tali casi gli istituti previdenziali hanno individuato delle regole specifiche per escludere la perdita dei contributi versati;

    ciò che viene, tra l'altro, contestato è il continuo cambio di regole che ha contraddistinto il regolamento Enasarco rispetto ai criteri relativi al riconoscimento della pensione integrativa. Al riguardo, nel tempo, vi è stato un allungamento del periodo contributivo indispensabile per ottenere la pensione minima, senza informare adeguatamente gli iscritti;

    in particolare, nel 1990 il periodo di contributi per avere una pensione minima è passato da 10 a 15 anni. Nel 2008, un'ulteriore modifica del regolamento interno ha allungato il periodo da 15 a 20 anni. Migliaia di contribuenti di Enasarco hanno scoperto del prolungamento del periodo di contribuzione solo nel momento in cui hanno avanzato formale domanda per ricevere la pensione;

    nel 2011, Enasarco ha proceduto ad un'altra modifica del proprio regolamento, presumibilmente proprio per escludere nuovi casi di contributi improduttivi, disponendo che a coloro che sono iscritti dal 2012 venga riconosciuta una rendita al raggiungimento dell'età pensionabile con un minimo di 5 anni di contributi versati. Tuttavia, tale intervento non ha garantito nessun beneficio per tutti gli iscritti nel periodo antecedente al 2012, che come suddetto sono circa 700 mila persone;

    in base alle stime di Federcontribuenti, le previgenti regole che hanno determinato una moltitudine di contributi silenti hanno fatto incassare ad Enasarco circa 9,2 miliardi di euro, consentendogli di erogare un trattamento previdenziale solo al 15 per cento degli iscritti, mentre il restante 85 per cento rientra tra coloro rimasti senza pensione, molti dei quali attualmente hanno un'età avanzata e versano in difficoltà economiche,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nei limiti dei vincoli della finanza pubblica, di intervenire a tutela degli iscritti della Fondazione Enasarco.
9/2112-bis-A/182.(Testo modificato nel corso della seduta)Rizzetto, Caretta, Ciaburro, Mollicone, Scotto, Furfaro, Serracchiani, Tenerini, Traversi, Marchetto Aliprandi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 693 del provvedimento in esame, proroga al 31 dicembre 2025 il Commissario straordinario per la ricostruzione a seguito dell'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 nel territorio dell'Emilia-Romagna, delle Marche e della Toscana;

    tali eventi alluvionali sono stati uno spartiacque tra passato e futuro nel settore della difesa idraulica e idrogeologica del territorio;

    per far fronte agli effetti di tali avvenimenti, il decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2023, n. 100, prevede la predisposizione di un piano speciale di interventi sulle situazioni di dissesto idrogeologico;

    in particolare, i piani speciali sono previsti al comma 2 dell'articolo 20-octies del decreto-legge n. 61 del 2023 e hanno l'obiettivo di definire le prime linee di intervento sul reticolo idrografico e per l'assetto e consolidamento dei versanti;

    il Piano speciale preliminare è stato approvato con Determinazione del Commissario Straordinario n. 82 del 23 aprile 2024, previa acquisizione in sede di cabina di Coordinamento dell'intesa della regione Emilia-Romagna (deliberazione della Giunta regionale n. 703 del 22 aprile 2024) e del parere di tutte le amministrazioni statali competenti, comprensive del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nonché dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (AdbPo);

    lo scorso 10 dicembre il Commissario straordinario ha annunciato l'emanazione di un'ordinanza che contiene due specifici documenti: uno riguardante la pianificazione strategica, che approva il lavoro svolto sotto l'indirizzo tecnico-scientifico di AdbPo ed in collaborazione con la regione Emilia-Romagna, l'altro è l'approvazione delle priorità del Piano speciale stralcio, con cui saranno finanziati interventi individuati da AdbPo e dalla regione, nel limite delle risorse disponibili del Commissario, pari a 90 milioni di euro;

    il provvedimento in esame non ha previsto alcuno stanziamento specifico a copertura di tali piani. Occorrerebbero, infatti, nell'immediato, 877 milioni per i primi interventi urgenti, stante che lo stanziamento di 90 milioni non è assolutamente sufficiente e la programmazione pluriennale di risorse pari a 4.5 miliardi per l'attuazione della pianificazione strategica;

    si ricorda, inoltre, che lo scorso 17 e 18 novembre si sono tenute le elezioni regionali in Emilia-Romagna e che il nuovo Codice per la ricostruzione, approvato in prima lettura alla Camera e adesso all'esame del Senato, prevede che il Commissario straordinario per la ricostruzione può essere individuato nel Presidente della regione interessata,

impegna il Governo:

   ad adottare le opportune iniziative, previo coinvolgimento della regione Emilia-Romagna, volte ad individuare, nell'immediato, gli 877 milioni occorrenti per l'avvio delle opere più urgenti connesse alla ricostruzione post alluvione e a prevedere, in un'ottica di pianificazione pluriennale, lo stanziamento di risorse pari a 4,5 miliardi per coprire il fabbisogno relativo agli interventi della pianificazione strategica del territorio;

   a valutare, alla luce dell'insediamento della nuova giunta regionale a seguito delle elezioni dello scorso novembre, e in coerenza con quanto previsto dal disegno di legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità, di individuare il Commissario straordinario per la ricostruzione nel Presidente della regione neoeletto.
9/2112-bis-A/183.Bakkali, Gnassi, Malavasi, Andrea Rossi, De Maria, Vaccari, Merola.


   La Camera,

   premesso che:

    la metropolitana «M5 Cinisello – Monza» è la prima in Italia a collegare due capoluoghi di provincia;

    sono state stanziate risorse per 1.296 milioni di euro (di cui 931 milioni di euro dallo Stato, 283 milioni di euro da regione Lombardia, 82 milioni di euro dai comuni coinvolti nell'opera);

    il momento congiunturale ha determinato l'incremento dei costi per la realizzazione dell'opera che necessariamente necessita di un aumento dei fondi;

    il 20 giugno 2024, la Conferenza dei Servizi indetta per il rilascio del provvedimento autorizzatorio finalizzato alla realizzazione del progetto di prolungamento della linea Metropolitana M5 a Monza ha dato esito favorevole;

    lo sviluppo progettuale è finalizzato ad appaltare un'opera assolutamente strategica anche da un punto di vista ambientale per la mobilità sostenibile della Lombardia, su una delle tratte più trafficate e congestionate d'Italia e che la metropolitana attraverserà, fra l'altro, i comuni di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo ad altissima densità di popolazione (il progetto prevede 12,6 km di linea e ben 11 stazioni);

    il Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all'articolo 1, comma 875 presenta ancora una disponibilità finanziaria di 18,486 miliardi di euro,

impegna il Governo

a stanziare le risorse per il prolungamento della metropolitana della città di Milano a Monza «M5 Cinisello – Monza» per 30 milioni di euro annui dal 2027 al 2036 a valere sulle risorse ancora disponibili del Fondo per investimenti di cui all'articolo 1, comma 875.
9/2112-bis-A/184. Crippa, Comaroli, Candiani.


   La Camera,

   premesso che:

    la metropolitana «M5 Cinisello – Monza» è la prima in Italia a collegare due capoluoghi di provincia;

    sono state stanziate risorse per 1.296 milioni di euro (di cui 931 milioni di euro dallo Stato, 283 milioni di euro da regione Lombardia, 82 milioni di euro dai comuni coinvolti nell'opera);

    il momento congiunturale ha determinato l'incremento dei costi per la realizzazione dell'opera che necessariamente necessita di un aumento dei fondi;

    il 20 giugno 2024, la Conferenza dei Servizi indetta per il rilascio del provvedimento autorizzatorio finalizzato alla realizzazione del progetto di prolungamento della linea Metropolitana M5 a Monza ha dato esito favorevole;

    lo sviluppo progettuale è finalizzato ad appaltare un'opera assolutamente strategica anche da un punto di vista ambientale per la mobilità sostenibile della Lombardia, su una delle tratte più trafficate e congestionate d'Italia e che la metropolitana attraverserà, fra l'altro, i comuni di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo ad altissima densità di popolazione (il progetto prevede 12,6 km di linea e ben 11 stazioni);

    il Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all'articolo 1, comma 875 presenta ancora una disponibilità finanziaria di 18,486 miliardi di euro,

impegna il Governo

nell'ambito delle risorse allo scopo destinabili, anche tenendo conto del complesso degli interventi da realizzare, a finanziare il prolungamento della metropolitana della città di Milano a Monza «M5 Cinisello – Monza» per 30 milioni di euro annui dal 2027 al 2036 a valere sulle risorse ancora disponibili del Fondo per investimenti di cui all'articolo 1, comma 875.
9/2112-bis-A/184. (Testo modificato nel corso della seduta)Crippa, Comaroli, Candiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio in esame, nell'ambito delle misure di revisione della spesa, ha introdotto all'articolo 1, commi da 822 a 834, una riduzione per il 2025 del turn over per le amministrazioni dello Stato, prevedendo, in particolare, al comma 829, che: «l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, la Commissione nazionale per le società e la borsa, l'Autorità di regolazione dei trasporti, l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il Garante per la protezione dei dati personali, l'Autorità nazionale anticorruzione, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni e l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, per l'anno 2025, possono procedere ad assunzioni di personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato nei limiti della spesa determinata sulla base dei rispettivi ordinamenti ridotta di un importo pari al 25 per cento di quella relativa al personale di ruolo cessato nell'anno precedente;

    tale previsione, tuttavia, se interpretata in modo restrittivo, rischierebbe di compromettere l'assunzione dei candidati per effetto di concorsi banditi nel corso dell'anno 2024;

    tali procedure concorsuali, peraltro, sono a valere sulle facoltà assunzionali dell'anno 2023, e pertanto disciplinate da un regime normativo che non contemplava minimamente le riduzioni del turn over di cui trattasi;

    in particolare, la CONSOB ha, nel corso del corrente anno, bandito due procedure concorsuali per le quali risultano già pubblicati gli avvisi di convocazione delle prove scritte, di cui alle seguenti delibere:

     delibera n. 23151, del 12 giugno 2024 – Approvazione del bando di concorso pubblico per l'assunzione 3 laureati con profilo informatico nel segmento professionale di Esperto nell'Area manageriale e alte professionalità del personale di ruolo della Commissione nazionale per le Società e la Borsa, da destinare alla sede di Roma [cod. 191/24];

     delibera n. 23061, del 10 aprile 2024 – Approvazione del bando di concorso pubblico per l'assunzione di sette assistenti con profilo informatico nell'area operativa del personale di ruolo della Commissione nazionale per le Società e la Borsa, da destinare alla sede di Roma [Cod. 192/24],

impegna il Governo:

ad interpretare la normativa richiamata in premessa nel senso di escludere dall'applicazione della riduzione del turn over le assunzioni di personale effettuate o da effettuare con procedure concorsuali bandite nell'anno 2024, in quanto a valere sulle facoltà assunzionali del 2023, applicando, pertanto, le riduzioni del turn over solo per le procedure concorsuali bandite dopo l'entrata in vigore della disposizione citata.
9/2112-bis-A/185. Ziello, Comaroli, Barabotti, Cattoi, Frassini, Ottaviani.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 55, del disegno di legge di bilancio 2025, così come modificato in sede referente, prevede l'esclusione dai benefici fiscali dei cosiddetti Ecobonus e Bonus Ristrutturazioni per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con «caldaie uniche alimentate a combustibili fossili»;

    questa misura avrebbe un impatto significativo sull'industria nazionale, che si trova in una fase di delicata conversione legata alla cosiddetta transizione green. Il comparto produttivo italiano, da sempre un'eccellenza nel settore delle tecnologie per il riscaldamento, rischierebbe infatti di essere penalizzato proprio mentre è impegnato a sviluppare soluzioni innovative per supportare la transizione energetica e ridurre le emissioni. Un esempio sono le caldaie «hybrid ready», tecnologia che permette anche in un successivo momento l'accoppiamento della caldaia ad una pompa di calore dello stesso produttore in configurazione factory-made, ad esempio nel caso in cui l'utente debba sostituire il generatore a causa di un guasto nel mezzo della stagione termica. Grazie a queste tecnologie, è possibile sostenere la transizione energetica in modo graduale e accessibile, salvaguardando al contempo la competitività dell'industria italiana e la sostenibilità economica per i consumatori;

    le famiglie italiane, soprattutto quelle a basso reddito, potrebbero non essere in grado di sostenere l'onere economico di interventi complessi che richiedano l'adozione di nuove tecnologie, con il rischio di aggravare le disuguaglianze sociali e rallentare la transizione energetica,

    la nuova direttiva Epbd (cosiddetta «Case Green»), non ancora recepita a livello nazionale, richiede di escludere dagli incentivi le «caldaie uniche alimentate a combustibili fossili» a partire dal 1° gennaio 2025, supportata da una Comunicazione della Commissione europea, che tuttavia non ha alcun carattere vincolante ma mero carattere di orientamento;

    nel processo di recepimento della direttiva, l'Italia dovrebbe assumere un ruolo di guida verso una transizione energetica che valorizzi il concetto di neutralità tecnologica, garantendo al contempo il rispetto degli obiettivi climatici e la salvaguardia delle specificità nazionali, nonché la tutela dei consumatori e dei posti di lavoro, evitando il riproporsi dei drammatici errori dovuti ad acritici approcci ideologici che hanno messo in difficoltà il settore automotive;

    accogliere integralmente le indicazioni della Direttiva senza un'analisi tecnica delle definizioni e senza tener conto delle citate conseguenze su famiglie e imprese, non è il giusto approccio per recepire, ed in modo parziale, l'acquis unionale. Inoltre, indicazioni ad avviso dei firmatari comprometterebbero il percorso di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano, caratterizzato da circa 31 milioni di abitazioni, il 50 per cento delle quali è in classi energetiche basse e spesso non compatibili con tecnologie alternative;

    il Governo ha più volte ribadito l'intenzione di sostenere una strategia nazionale che privilegi il principio di neutralità tecnologica, valorizzando il settore industriale italiano nella creazione di soluzioni innovative per la decarbonizzazione e la riqualificazione energetica, come le caldaie «hybrid ready»;

    bisogna ricordare la capillarità dell'infrastruttura gas del sistema Italia, che dovrà essere decarbonizzata in linea con gli obiettivi di neutralità climatica stabiliti dal Regolamento (EU) 2021/1119, cosiddetto «European Climate Law»;

    per favorire l'adattamento delle reti gas al minor costo possibile, è necessario favorire il rinnovamento del parco di generatori che utilizzano gas naturale in un'ottica di compatibilità futura, al fine di renderli pronti ad accogliere quote crescenti di gas rinnovabili,

impegna il Governo

ad adottare iniziative volte a chiarire in maniera inequivocabile il concetto di «caldaie uniche alimentate a combustibili fossili», tramite:

  l'esclusione dalla definizione di quelle progettate per essere collegate, anche in un secondo momento, a un altro generatore di calore utilizzante energia da fonti rinnovabili (cosiddette «hybrid ready») in configurazione ibrido factory-made;

  l'esclusione di caldaie abbinate ad un generatore solare termico;

  la fissazione di una soglia minima di combustibile rinnovabile, prevedendo una traiettoria di crescita progressiva finalizzata al raggiungimento del 100 per cento entro il 2050 e tenendo in considerazione anche:

   le dichiarazioni dei distributori di gas, che includano previsioni di immissione in rete di quote di rinnovabili conformi alle soglie minime entro cinque anni dall'installazione della caldaia;

   l'uso di garanzie d'origine atte a dimostrare l'origine rinnovabile del combustibile utilizzato, come previsto dal decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica del 14 luglio 2023, n. 244;

   i piani locali di riscaldamento e raffrescamento sviluppati ai sensi dell'articolo 25, paragrafo 6, della Direttiva (UE) 2023/1791 sull'efficienza energetica;

  la ricomprensione tra i già menzionati combustibili rinnovabili di quelli definiti all'articolo 2, punto 22 a) della direttiva (UE) 2018/2001, ossia «biocarburanti, bioliquidi, combustibili da biomassa e combustibili rinnovabili di origine non biologica», così come integrata dalla Direttiva (UE) 2023/2413 sulla promozione dell'energia da fonti rinnovabili, cosiddetta Direttiva RED III, in fase di recepimento.
9/2112-bis-A/186.Toccalini, Barabotti, Andreuzza, Di Mattina, Gusmeroli.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 55, del disegno di legge di bilancio 2025, così come modificato in sede referente, prevede l'esclusione dai benefici fiscali dei cosiddetti Ecobonus e Bonus Ristrutturazioni per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con «caldaie uniche alimentate a combustibili fossili»;

    questa misura avrebbe un impatto significativo sull'industria nazionale, che si trova in una fase di delicata conversione legata alla cosiddetta transizione green. Il comparto produttivo italiano, da sempre un'eccellenza nel settore delle tecnologie per il riscaldamento, rischierebbe infatti di essere penalizzato proprio mentre è impegnato a sviluppare soluzioni innovative per supportare la transizione energetica e ridurre le emissioni. Un esempio sono le caldaie «hybrid ready», tecnologia che permette anche in un successivo momento l'accoppiamento della caldaia ad una pompa di calore dello stesso produttore in configurazione factory-made, ad esempio nel caso in cui l'utente debba sostituire il generatore a causa di un guasto nel mezzo della stagione termica. Grazie a queste tecnologie, è possibile sostenere la transizione energetica in modo graduale e accessibile, salvaguardando al contempo la competitività dell'industria italiana e la sostenibilità economica per i consumatori;

    le famiglie italiane, soprattutto quelle a basso reddito, potrebbero non essere in grado di sostenere l'onere economico di interventi complessi che richiedano l'adozione di nuove tecnologie, con il rischio di aggravare le disuguaglianze sociali e rallentare la transizione energetica,

    la nuova direttiva Epbd (cosiddetta «Case Green»), non ancora recepita a livello nazionale, richiede di escludere dagli incentivi le «caldaie uniche alimentate a combustibili fossili» a partire dal 1° gennaio 2025, supportata da una Comunicazione della Commissione europea, che tuttavia non ha alcun carattere vincolante ma mero carattere di orientamento;

    nel processo di recepimento della direttiva, l'Italia dovrebbe assumere un ruolo di guida verso una transizione energetica che valorizzi il concetto di neutralità tecnologica, garantendo al contempo il rispetto degli obiettivi climatici e la salvaguardia delle specificità nazionali, nonché la tutela dei consumatori e dei posti di lavoro, evitando il riproporsi dei drammatici errori dovuti ad acritici approcci ideologici che hanno messo in difficoltà il settore automotive;

    accogliere integralmente le indicazioni della Direttiva senza un'analisi tecnica delle definizioni e senza tener conto delle citate conseguenze su famiglie e imprese, non è il giusto approccio per recepire, ed in modo parziale, l'acquis unionale. Inoltre, indicazioni ad avviso dei firmatari comprometterebbero il percorso di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano, caratterizzato da circa 31 milioni di abitazioni, il 50 per cento delle quali è in classi energetiche basse e spesso non compatibili con tecnologie alternative;

    il Governo ha più volte ribadito l'intenzione di sostenere una strategia nazionale che privilegi il principio di neutralità tecnologica, valorizzando il settore industriale italiano nella creazione di soluzioni innovative per la decarbonizzazione e la riqualificazione energetica, come le caldaie «hybrid ready»;

    bisogna ricordare la capillarità dell'infrastruttura gas del sistema Italia, che dovrà essere decarbonizzata in linea con gli obiettivi di neutralità climatica stabiliti dal Regolamento (EU) 2021/1119, cosiddetto «European Climate Law»;

    per favorire l'adattamento delle reti gas al minor costo possibile, è necessario favorire il rinnovamento del parco di generatori che utilizzano gas naturale in un'ottica di compatibilità futura, al fine di renderli pronti ad accogliere quote crescenti di gas rinnovabili,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a chiarire il concetto di «caldaie uniche alimentate a combustibili fossili».
9/2112-bis-A/186.(Testo modificato nel corso della seduta)Toccalini, Barabotti, Andreuzza, Di Mattina, Gusmeroli.


   La Camera,

   premesso che:

    l'Arma dei Carabinieri dispone di quattro squadroni eliportati «Cacciatori», dislocati in Calabria, Sardegna, Sicilia e Puglia;

    questi reparti sono formati da personale altamente qualificato e selezionato per il contrasto della criminalità organizzata, coniugando capacità militare, svolgimento della funzione di polizia, capacità di investigazione, di intelligence e controllo del territorio, specialmente di aree impervie e montane;

    questi reparti specializzati svolgono quotidianamente servizio perlustrativo appiedato in aree rurali e particolarmente impervie; servizio di ricognizione per individuare e raccogliere quanto più informazioni possibili, su obiettivi ritenuti d'interesse investigativo in aree impervie; servizi di osservazione (definito POA, Punto osservazione allarme) su richiesta e di concerto con gli altri reparti dell'Arma, al fine di garantire per intere giornate e in qualsiasi condizione meteorologica l'osservazione di punti ritenuti sensibili per ottenere riscontri utili al buon esito di un'indagine o di specifici servizi di P.G.; ricerca e soccorso di persone disperse in aree impervie;

    negli anni i reparti sono stati impegnati con successo in numerose attività operative: ricordiamo tra le tante, Budrio (BO) per la ricerca e cattura di Norbert Feher denominato Igor il russo; Torino impiego per l'esigenza TAV in Val Di Susa; Lombardia e Toscana contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti nelle aree boschive; Firenze ricerca della piccola Kata all'interno dell'hotel ex Ariston. Diversi negli anni sono stati anche gli impieghi richiesti in Sicilia e in Campania, confermando in ogni circostanza una riconosciuta e apprezzata specializzazione e professionalità;

    altra prerogativa utilizzata dal reparto è lo sbarco dall'elicottero utilizzando la tecnica denominata «fast rope» che consiste nel calarsi dall'elicottero in maniera celere, utilizzando un canapone (senza alcun vincolo di sicurezza) da un'altezza media di 10/15 metri (attività estremamente rischiosa);

    il Reparto negli anni ha conseguito tantissimi risultati, ma al contempo estremamente gravosi, che portano i militari degli squadroni ad operare in situazioni ambientali difficili ed estremamente rischiose;

    la retribuzione di un carabiniere cacciatore è pari a quella di un carabiniere della linea territoriale, in quanto per tali compiti speciali e per queste peculiarità, non percepisce alcuna indennità specifica come invece attribuito ad altri reparti dell'Arma (1° reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania-Gis-artificieri-subacquei-equipaggio di motovedetta);

    l'importante compito svolto, altresì, dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco all'interno del soccorso tecnico urgente e di ogni circostanza anche di pubblica sicurezza che ne porta al dispiegamento e all'impiego di supporto,

impegna il Governo:

   quanto ai Carabinieri «cacciatori», a valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza volte a attribuire una specifica indennità, che valorizzi il lavoro di questo reparto, eccellenza dell'Arma dei Carabinieri, riconoscendone così l'elevata professionalità ed il duro servizio svolto quotidianamente per la sicurezza del Paese e dei suoi cittadini;

   a emanare con riferimento al dispositivo di Protezione Civile e del soccorso tecnico urgente affidato al Corpo nazionale dei vigili del fuoco al fine di renderlo sempre più efficiente, integrato e diffuso sul territorio nazionale, le necessarie disposizioni affinché tutto il personale Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sia nella componente permanente che volontaria, possa disporre di una costante e adeguata programmazione dei necessari corsi di qualificazione e formazione professionale da affidare in via esclusiva al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, agevolando i processi legati alla progressione in carriera del personale ricoprendo i ruoli vacanti delle due componenti, ognuna per le proprie competenze, all'interno del dispositivo di soccorso tecnico urgenze (corsi autisti, qualifica di capo squadra, eccetera);

   con riferimento al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, relativamente alla prevenzione delle malattie dell'apparato respiratorio e altre invalidanti, a dare disposizioni affinché sia effettuato un accurato monitoraggio degli appartenenti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco al fine di individuare un elenco di malattie professionali e conseguire un'adeguata politica di protezione e valorizzazione professionale del personale Corpo nazionale dei vigili del fuoco che non sia solo relativa ad aspetti economici ma anche e soprattutto che tenga conto della qualità del lavoro svolto e della tutela della salute dei vigili del fuoco;

   quanto alle attrezzature di soccorso per la componente volontaria del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, tenuto conto dell'importante irrinunciabile apporto costituito da tale componente, nell'ambito del dispositivo di soccorso tecnico urgente, apprezzata la capacità della componente volontaria dei Vigili del fuoco di fornire materiale ed attrezzatura di soccorso ai distaccamenti con mezzi economici propri, dando prova di alto senso civico, provvedere nel corso del 2025, a concedere lo sgravio delle imposte indirette alle associazioni di volontariato iscritte nei registri di cui all'articolo 6 della legge 11 agosto 1991, n. 266, e le ONLUS, per l'acquisto di attrezzature di soccorso e materiale destinato ad attività antincendio, parimenti a quanto oggi previsto per l'acquisto di autoambulanze e di beni iscritti in pubblici registri.
9/2112-bis-A/187. Candiani, Iezzi, Ziello, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'Arma dei Carabinieri dispone di quattro squadroni eliportati «Cacciatori», dislocati in Calabria, Sardegna, Sicilia e Puglia;

    questi reparti sono formati da personale altamente qualificato e selezionato per il contrasto della criminalità organizzata, coniugando capacità militare, svolgimento della funzione di polizia, capacità di investigazione, di intelligence e controllo del territorio, specialmente di aree impervie e montane;

    questi reparti specializzati svolgono quotidianamente servizio perlustrativo appiedato in aree rurali e particolarmente impervie; servizio di ricognizione per individuare e raccogliere quanto più informazioni possibili, su obiettivi ritenuti d'interesse investigativo in aree impervie; servizi di osservazione (definito POA, Punto osservazione allarme) su richiesta e di concerto con gli altri reparti dell'Arma, al fine di garantire per intere giornate e in qualsiasi condizione meteorologica l'osservazione di punti ritenuti sensibili per ottenere riscontri utili al buon esito di un'indagine o di specifici servizi di P.G.; ricerca e soccorso di persone disperse in aree impervie;

    negli anni i reparti sono stati impegnati con successo in numerose attività operative: ricordiamo tra le tante, Budrio (BO) per la ricerca e cattura di Norbert Feher denominato Igor il russo; Torino impiego per l'esigenza TAV in Val Di Susa; Lombardia e Toscana contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti nelle aree boschive; Firenze ricerca della piccola Kata all'interno dell'hotel ex Ariston. Diversi negli anni sono stati anche gli impieghi richiesti in Sicilia e in Campania, confermando in ogni circostanza una riconosciuta e apprezzata specializzazione e professionalità;

    altra prerogativa utilizzata dal reparto è lo sbarco dall'elicottero utilizzando la tecnica denominata «fast rope» che consiste nel calarsi dall'elicottero in maniera celere, utilizzando un canapone (senza alcun vincolo di sicurezza) da un'altezza media di 10/15 metri (attività estremamente rischiosa);

    il Reparto negli anni ha conseguito tantissimi risultati, ma al contempo estremamente gravosi, che portano i militari degli squadroni ad operare in situazioni ambientali difficili ed estremamente rischiose;

    la retribuzione di un carabiniere cacciatore è pari a quella di un carabiniere della linea territoriale, in quanto per tali compiti speciali e per queste peculiarità, non percepisce alcuna indennità specifica come invece attribuito ad altri reparti dell'Arma (1° reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania-Gis-artificieri-subacquei-equipaggio di motovedetta);

    l'importante compito svolto, altresì, dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco all'interno del soccorso tecnico urgente e di ogni circostanza anche di pubblica sicurezza che ne porta al dispiegamento e all'impiego di supporto,

impegna il Governo:

   quanto ai Carabinieri «cacciatori», a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare, nell'ambito della stipula del prossimo contratto del comparto sicurezza difesa, le iniziative di competenza volte a attribuire una specifica indennità, che valorizzi il lavoro di questo reparto, eccellenza dell'Arma dei Carabinieri, riconoscendone così l'elevata professionalità ed il duro servizio svolto quotidianamente per la sicurezza del Paese e dei suoi cittadini;

   compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a emanare con riferimento al dispositivo di Protezione Civile e del soccorso tecnico urgente affidato al Corpo nazionale dei vigili del fuoco al fine di renderlo sempre più efficiente, integrato e diffuso sul territorio nazionale, le necessarie disposizioni affinché tutto il personale Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sia nella componente permanente che volontaria, possa disporre di una costante e adeguata programmazione dei necessari corsi di qualificazione e formazione professionale da affidare in via esclusiva al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, agevolando i processi legati alla progressione in carriera del personale ricoprendo i ruoli vacanti delle due componenti, ognuna per le proprie competenze, all'interno del dispositivo di soccorso tecnico urgenze (corsi autisti, qualifica di capo squadra, eccetera);

   compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, con riferimento al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, relativamente alla prevenzione delle malattie dell'apparato respiratorio e altre invalidanti, a dare disposizioni affinché sia effettuato un accurato monitoraggio degli appartenenti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco al fine di individuare un elenco di malattie professionali e conseguire un'adeguata politica di protezione e valorizzazione professionale del personale Corpo nazionale dei vigili del fuoco che non sia solo relativa ad aspetti economici ma anche e soprattutto che tenga conto della qualità del lavoro svolto e della tutela della salute dei vigili del fuoco;

   compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, quanto alle attrezzature di soccorso per la componente volontaria del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, tenuto conto dell'importante irrinunciabile apporto costituito da tale componente, nell'ambito del dispositivo di soccorso tecnico urgente, apprezzata la capacità della componente volontaria dei Vigili del fuoco di fornire materiale ed attrezzatura di soccorso ai distaccamenti con mezzi economici propri, dando prova di alto senso civico, provvedere nel corso del 2025, a concedere lo sgravio delle imposte indirette alle associazioni di volontariato iscritte nei registri di cui all'articolo 6 della legge 11 agosto 1991, n. 266, e le ONLUS, per l'acquisto di attrezzature di soccorso e materiale destinato ad attività antincendio, parimenti a quanto oggi previsto per l'acquisto di autoambulanze e di beni iscritti in pubblici registri.
9/2112-bis-A/187. (Testo modificato nel corso della seduta)Candiani, Iezzi, Ziello, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    nell'ambito delle misure in materia di crescita, infrastrutture e investimenti, il provvedimento in esame prevede al comma 485 dell'articolo 1 la proroga al 2025 del credito d'imposta nelle aree rientranti nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno – Zes Unica, nonché incrementato il relativo limite di spesa;

    nella Zes Unica per il Mezzogiorno, istituita ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, sono ricompresi i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna;

    le province di Latina e Frosinone non solo risultavano storicamente tra le aree ammesse agli interventi agevolati dalla Cassa del Mezzogiorno, istituita dalla legge n. 646 del 1950, ma nel tempo hanno beneficiato di una considerevole percentuale delle risorse finanziarie complessivamente erogate dal predetto ente pubblico e oggi rientrano nelle cosiddette «zone c non predefinite», come individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 approvata con decisione della Commissione europea C(2021) 8655 final del 2 dicembre 2021 e integrata dalla decisione C(2022) 1545 final del 18 marzo 2022;

    la sopramenzionata Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027, riconoscendo la sussistenza di ulteriori aeree svantaggiate, individua i comuni all'interno dei quali possono essere concessi alle imprese agevolazioni e contributi per investimenti produttivi in misura superiore a quella ordinariamente prevista dalla normativa sugli aiuti di Stato;

    nello specifico, trattasi di aiuti a finalità regionale che sono destinati allo sviluppo e alla coesione territoriale e che sono volti a recuperare il ritardo e a ridurre le disparità in termini di benessere economico, reddito e disoccupazione delle regioni europee meno favorite, che vengono individuate tra quelle che soddisfano le condizioni di compatibilità previste dalla disciplina europea;

    si ritiene imprescindibile, pur compatibilmente con il diritto dell'Unione europea, assicurare a codeste realtà territoriali il necessario sostegno economico, anche tramite l'individuazione di strumenti alternativi o sostitutivi rispetto alle agevolazioni previste a legislazione vigente;

    già con precedente atto di indirizzo n. 9/1416/071, poi accolto dal Governo, il Gruppo della Lega aveva richiamato l'attenzione parlamentare sul tema,

impegna il Governo

ad adottare, compatibilmente con le disposizioni europee in materia di aiuti di Stato, opportune iniziative, finalizzate a garantire il sostegno economico ai territori delle province di Latina e Frosinone, nonché il riconoscimento di agevolazioni incentivanti, come il credito d'imposta citato in premessa, alle imprese insediate o che intendano insediarsi nei territori di cui sopra, adottando immediatamente iniziative normative volte alla estensione del perimetro della Zes Unica del Mezzogiorno, anche alle province di Frosinone e Latina.
9/2112-bis-A/188. Pierro, Ottaviani.


   La Camera,

   premesso che:

    nell'ambito delle misure in materia di crescita, infrastrutture e investimenti, il provvedimento in esame prevede al comma 485 dell'articolo 1 la proroga al 2025 del credito d'imposta nelle aree rientranti nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno – Zes Unica, nonché incrementato il relativo limite di spesa;

    nella Zes Unica per il Mezzogiorno, istituita ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, sono ricompresi i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna;

    le province di Latina e Frosinone non solo risultavano storicamente tra le aree ammesse agli interventi agevolati dalla Cassa del Mezzogiorno, istituita dalla legge n. 646 del 1950, ma nel tempo hanno beneficiato di una considerevole percentuale delle risorse finanziarie complessivamente erogate dal predetto ente pubblico e oggi rientrano nelle cosiddette «zone c non predefinite», come individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 approvata con decisione della Commissione europea C(2021) 8655 final del 2 dicembre 2021 e integrata dalla decisione C(2022) 1545 final del 18 marzo 2022;

    la sopramenzionata Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027, riconoscendo la sussistenza di ulteriori aeree svantaggiate, individua i comuni all'interno dei quali possono essere concessi alle imprese agevolazioni e contributi per investimenti produttivi in misura superiore a quella ordinariamente prevista dalla normativa sugli aiuti di Stato;

    nello specifico, trattasi di aiuti a finalità regionale che sono destinati allo sviluppo e alla coesione territoriale e che sono volti a recuperare il ritardo e a ridurre le disparità in termini di benessere economico, reddito e disoccupazione delle regioni europee meno favorite, che vengono individuate tra quelle che soddisfano le condizioni di compatibilità previste dalla disciplina europea;

    si ritiene imprescindibile, pur compatibilmente con il diritto dell'Unione europea, assicurare a codeste realtà territoriali il necessario sostegno economico, anche tramite l'individuazione di strumenti alternativi o sostitutivi rispetto alle agevolazioni previste a legislazione vigente;

    già con precedente atto di indirizzo n. 9/1416/071, poi accolto dal Governo, il Gruppo della Lega aveva richiamato l'attenzione parlamentare sul tema,

impegna il Governo:

   a dare seguito all'ordine del giorno richiamato in premessa;

   ad adottare, compatibilmente con le disposizioni europee in materia di aiuti di Stato, opportune iniziative, finalizzate a garantire il sostegno economico ai territori delle province di Latina e Frosinone, nonché il riconoscimento di agevolazioni incentivanti, come il credito d'imposta citato in premessa, alle imprese insediate o che intendano insediarsi nei territori di cui sopra, adottando immediatamente iniziative normative volte alla estensione del perimetro della Zes Unica del Mezzogiorno, anche alle province di Frosinone e Latina.
9/2112-bis-A/188. (Testo modificato nel corso della seduta)Pierro, Ottaviani.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, istituisce un fondo la cui dotazione, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo, è destinata alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali, alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale;

    si ritiene di dover destinare una quota pari a 1.500.000 di euro annui per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 a favore del comune di Trasquera (Verbano-Cusio-Ossola) al fine di realizzare misure volte alla continuità territoriale;

    la posizione geografica del comune di Trasquera (Verbano-Cusio-Ossola) rende opportuno il rafforzamento degli interventi volti a garantire la continuità territoriale del medesimo territorio,

impegna il Governo

in sede di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 1, comma 900, del presente provvedimento, a destinare a favore del comune di Trasquera (Verbano-Cusio-Ossola), l'importo annuo di 1.500.000 di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026, 2027, per complessivi 4.500.000 nel triennio, al fine realizzare misure volte a garantire un'effettiva continuità territoriale.
9/2112-bis-A/189.Gusmeroli, Comaroli, Barabotti, Cattoi, Frassini, Ottaviani.


   La Camera,

   premesso che:

    la normativa delineata dai commi 850-853, vieta, tra gli altri, ai parlamentari ad eccezione di quelli eletti all'estero, di percepire durante il mandato contributi, prestazioni, controprestazioni o altre utilità erogati da soggetti, pubblici o privati, non aventi sede legale o operativa nell'Unione europea o nei stati aderenti allo spazio economico europeo, salvo preventiva autorizzazione per importi inferiori a 100.000 euro annui, mentre per le somme superiori il divieto previsto è assoluto;

    tali disposizioni, applicate indistintamente, penalizzano chi svolge professioni intellettuali regolate da albi, come avvocati, medici, commercialisti, ingegneri, architetti e altre categorie;

    le attività professionali regolate da albi sono disciplinate da rigidi obblighi deontologici e fiscali che garantiscono trasparenza e impediscono conflitti di interesse;

    tale normativa è eccessivamente rigida e genera limitazioni ingiustificate per chi esercita attività regolari e tracciabili;

    è necessario distinguere i compensi derivanti da professioni regolate da quelli percepiti al di fuori di tali ambiti, semplificando la disciplina e valorizzando la professionalità di chi ricopre cariche pubbliche,

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative volte ad escludere dal divieto richiamato in premessa le attività professionali regolate da albi previsti per legge, limitatamente ai compensi derivanti esclusivamente dall'esercizio di tali attività.
9/2112-bis-A/190. Bisa, Bellomo, Matone, Morrone, Sudano.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame contiene misure in materia di finanziamento degli interventi infrastrutturali degli enti locali;

    con il decreto del Presidente del Consiglio 2 agosto 2024, n. 194, è stata approvata la graduatoria dei progetti ammissibili a finanziamento nell'ambito del «Bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni»;

    la graduatoria fa riferimento al Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni previsto dall'articolo 3 comma 1, della legge 6 ottobre 2017, n. 158, recante Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni;

    i progetti meritevoli di finanziamento sono risultati essere 1.179, poco meno del 45 per cento delle domande totali, per un fabbisogno complessivo di circa 842 milioni di euro; i progetti immediatamente finanziabili in base alle risorse disponibili presso il Ministero dell'interno, al momento sono pari a poco meno di 172 milioni di euro;

    la graduatoria rimarrà in corso di validità per tre anni dalla data della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, con possibilità di attingervi per ulteriori finanziamenti ove si rendessero disponibili nuove risorse finanziarie;

    in forza dei dispositivi finanziari contenuti nell'articolo 3 della legge 6 ottobre 2017, n. 158, e nel comma 862 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, il Fondo sviluppo dei piccoli comuni dispone di una dotazione annuale di risorse,

impegna il Governo:

per gli anni 2025 e 2026, in attesa di individuare ulteriori fonti di finanziamento, a destinare le risorse del Fondo previsto dall'articolo 3, comma 1, della legge 6 ottobre 2017, n. 158, per lo scorrimento della graduatoria approvata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 agosto 2024, n. 194, richiamati in premessa.
9/2112-bis-A/191. Squeri.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame contiene misure in materia di finanziamento degli interventi infrastrutturali degli enti locali;

    con il decreto del Presidente del Consiglio 2 agosto 2024, n. 194, è stata approvata la graduatoria dei progetti ammissibili a finanziamento nell'ambito del «Bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni»;

    la graduatoria fa riferimento al Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni previsto dall'articolo 3 comma 1, della legge 6 ottobre 2017, n. 158, recante Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni;

    i progetti meritevoli di finanziamento sono risultati essere 1.179, poco meno del 45 per cento delle domande totali, per un fabbisogno complessivo di circa 842 milioni di euro; i progetti immediatamente finanziabili in base alle risorse disponibili presso il Ministero dell'interno, al momento sono pari a poco meno di 172 milioni di euro;

    la graduatoria rimarrà in corso di validità per tre anni dalla data della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, con possibilità di attingervi per ulteriori finanziamenti ove si rendessero disponibili nuove risorse finanziarie;

    in forza dei dispositivi finanziari contenuti nell'articolo 3 della legge 6 ottobre 2017, n. 158, e nel comma 862 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, il Fondo sviluppo dei piccoli comuni dispone di una dotazione annuale di risorse,

impegna il Governo

per gli anni 2025 e 2026, in attesa di individuare ulteriori fonti di finanziamento, a valutare l'opportunità di destinare le risorse del Fondo previsto dall'articolo 3, comma 1, della legge 6 ottobre 2017, n. 158, per lo scorrimento della graduatoria approvata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 agosto 2024, n. 194, richiamati in premessa.
9/2112-bis-A/191. (Testo modificato nel corso della seduta)Squeri.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 899, del disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, istituisce presso lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo con una dotazione di 150.000 euro per l'anno 2025 e di 600.000 euro per l'anno 2026, da trasferire alla provincia autonoma di Trento, finalizzato all'attuazione, da parte degli enti locali, di misure legate alla sicurezza del territorio, alla conciliazione famiglia lavoro, all'acquisto di arredi per gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nonché al recupero e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico,

impegna il Governo

a destinare le risorse del fondo di cui in premessa al comune di Ala (Trento) agli interventi e nelle misure così indicate:

  a) per l'anno 2025:

   1) 30.000 euro per ripristino dell'affresco del Buon Pastore della Chiesa di Santa Margherita;

   2) 40.000 euro per interventi di messa in sicurezza;

   3) 10.000 euro per il finanziamento dei centri estivi;

   4) 70.000 euro per interventi di restauro di fontane, capitelli, archi ed «edicole» in muratura;

  b) per l'anno 2026, 600.000 euro per l'acquisto di arredi per gli istituti scolastici di ogni ordine e grado.
9/2112-bis-A/192. Cattoi, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge recante «Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» reca numerose disposizioni dedicate alle misure in favore del comparto agricolo;

    le regole per l'etichettatura del vino sono stabilite sia da regole europee generali e specifiche, sia da riferimenti di tipo nazionali; l'etichetta applicata su una bottiglia può essere considerata come la carta d'identità del vino e pertanto deve riportare precise indicazioni e illustrazioni atte a far conoscere al consumatore la vera natura del prodotto cui la stessa si riferisce;

    l'articolo 44, comma 6, della legge 12 dicembre 2016, n. 238, recante disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino, consente di indicare tra le informazioni descrittive del prodotto la composizione di vitigni che contengono o sono costituiti da una «denominazione di origine protetta» (DOP) o «indicazione geografica protetta» (IGP);

    la previsione contenuta nel suddetto articolo riguarderebbe esclusivamente alcune limitate varietà, come ad esempio, Alicante, Calabrese, Montepulciano, il cui nome contiene, oppure è costituito, dal nome di una DOP o IGP e il cui utilizzo è autorizzato ai sensi della normativa europea;

    la disciplina europea – regolamento UE n. 2019/33, del 17 ottobre 2018 – stabilisce l'impossibilità della non esclusività, la cosiddetta «riserva», di uso di una varietà di uva a un determinato territorio;

    la facoltà di utilizzare il nome del varietale è stata riconosciuta prevedendo taluni requisiti che rappresentano una garanzia da possibili atti usurpativi adottati a scapito di rinomate denominazioni: requisiti di veridicità e di documentabilità, riportando le informazioni sulla varietà nello spazio destinato alla descrizione degli elementi storico-tradizionali e/o tecnico colturali e/o di elaborazione e/o delle caratteristiche – in una modalità tale da garantire la separazione di tali indicazioni rispetto a quelle obbligatorie;

    sarebbe, opportuno stabilire che, a determinate condizioni, si possano utilizzare tutti i nomi di varietà di uva ai fini dell'etichettatura e della presentazione dei vini, tra le indicazioni cosiddette libere, cioè veritiere e documentabili che, separate dalle informazioni obbligatorie, non devono indurre in errore il consumatore, garantendo la massima trasparenza verso il consumatore sulla composizione della base ampelografica dei vini e fornendo adeguante garanzie di un'informazione corretta e leale tra operatori;

    inoltre, le disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, 25 ottobre 2011, prevedono le dimensioni dei caratteri da utilizzare nell'etichetta che si applicano a tutti gli alimenti, compreso il vino;

    infine, l'articolo 113 del regolamento UE n. 1308/2013, del 17 dicembre 2013, al fine di garantire la protezione di legittimi interessi dei produttori e degli operatori, attribuisce alla commissione il potere di adottare atti delegati in materia di protezione delle menzioni tradizionali;

    da gennaio 2019 il suddetto regolamento delegato UE n. 33/2019, in attuazione del regolamento UE n. 1308/2013, agli articoli 24 e seguenti, disciplina l'utilizzo della «Menzioni Tradizionali» definendone finalmente le modalità di riconoscimento e la protezione da usi illeciti o indebiti;

    il decreto 6 dicembre 2021 del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha previsto una procedura ex novo per il riconoscimento di nuove menzioni tradizionali prevedendo per le medesime, all'articolo 19, la possibilità di ottenere la protezione europea decorsi 5 anni dal loro riconoscimento;

    sorprendentemente, però, non ha previsto alcuna procedura per chiedere la protezione europea esclusiva per la menzione tradizionale Gran Selezione, già riconosciuta nel disciplinare del Vino DOCG Chianti classico, fin dal 2014. Ne consegue che questa menzione, esempio di made in Italy di eccellenza, al momento non ha alcuna possibilità di essere protetta a livello comunitario;

    è necessario salvaguardare l'utilizzo delle menzioni tradizionali con particolare riferimento alla «Gran Selezione», ideata e sviluppata in Italia fin dal 2014, precedentemente alla sua regolamentazione attraverso la legge 12 dicembre 2016, n. 238, attualmente priva di qualsivoglia protezione europea;

    è necessario pertanto adeguare la medesima legge n. 238 del 2016 alla legislazione europea (articolo 112 del regolamento UE n. 1308/2013 e articoli 24 e seguenti del regolamento UE n. 33/2019) rendendola ad essa coerente e sancendo quindi la possibilità di chiedere ed ottenere la protezione esclusiva delle menzioni tradizionali, con particolare riferimento alla menzione tradizionale «Gran Selezione»;

    al fine di sostenere il comparto vitivinicolo,

impegna il Governo:

  a valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche normative, volte a:

   consentire, in conformità a quanto previsto dalle suddette normative nazionali ed europee, l'utilizzo di nomi di varietà di uva ai fini della descrizione della base ampelografica nell'etichettatura e presentazione dei vini anche in quei casi in cui le varietà, indicate in premessa, siano elementi costitutivi di nomi di denominazioni protette, stante che l'etichetta viene definita come la carta d'identità del prodotto, utile al consumatore per orientarlo nella fase di acquisto permettendogli di fare una scelta consapevole e fornendo adeguante garanzie di un'informazione corretta e leale tra operatori;

   prevedere un criterio di minimizzazione dei caratteri per presentare in etichetta le indicazioni facoltative sulla varietà al fine di non condurre in alcun modo in errore il consumatore;

   prevedere disposizioni, per le denominazioni i cui disciplinari ne hanno previsto e regolato l'utilizzo, volte a richiedere la protezione europea in via esclusiva per la DOCG Chianti Classico nei limiti e con le modalità indicate dalle disposizioni comunitarie, in quanto si tratta di una menzione presente sui mercati nazionali e internazionali fin dal 2014 ed ormai notoria e per questo estremamente vulnerabile e soggetta a rischi di sfruttamento, imitazioni ed usi illeciti.
9/2112-bis-A/193. Carloni, Davide Bergamini, Bruzzone, Pierro, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge recante «Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» reca numerose disposizioni dedicate alle misure in favore del comparto agricolo;

    le regole per l'etichettatura del vino sono stabilite sia da regole europee generali e specifiche, sia da riferimenti di tipo nazionali; l'etichetta applicata su una bottiglia può essere considerata come la carta d'identità del vino e pertanto deve riportare precise indicazioni e illustrazioni atte a far conoscere al consumatore la vera natura del prodotto cui la stessa si riferisce;

    l'articolo 44, comma 6, della legge 12 dicembre 2016, n. 238, recante disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino, consente di indicare tra le informazioni descrittive del prodotto la composizione di vitigni che contengono o sono costituiti da una «denominazione di origine protetta» (DOP) o «indicazione geografica protetta» (IGP);

    la previsione contenuta nel suddetto articolo riguarderebbe esclusivamente alcune limitate varietà, come ad esempio, Alicante, Calabrese, Montepulciano, il cui nome contiene, oppure è costituito, dal nome di una DOP o IGP e il cui utilizzo è autorizzato ai sensi della normativa europea;

    la disciplina europea – regolamento UE n. 2019/33, del 17 ottobre 2018 – stabilisce l'impossibilità della non esclusività, la cosiddetta «riserva», di uso di una varietà di uva a un determinato territorio;

    la facoltà di utilizzare il nome del varietale è stata riconosciuta prevedendo taluni requisiti che rappresentano una garanzia da possibili atti usurpativi adottati a scapito di rinomate denominazioni: requisiti di veridicità e di documentabilità, riportando le informazioni sulla varietà nello spazio destinato alla descrizione degli elementi storico-tradizionali e/o tecnico colturali e/o di elaborazione e/o delle caratteristiche – in una modalità tale da garantire la separazione di tali indicazioni rispetto a quelle obbligatorie;

    sarebbe, opportuno stabilire che, a determinate condizioni, si possano utilizzare tutti i nomi di varietà di uva ai fini dell'etichettatura e della presentazione dei vini, tra le indicazioni cosiddette libere, cioè veritiere e documentabili che, separate dalle informazioni obbligatorie, non devono indurre in errore il consumatore, garantendo la massima trasparenza verso il consumatore sulla composizione della base ampelografica dei vini e fornendo adeguante garanzie di un'informazione corretta e leale tra operatori;

    inoltre, le disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, 25 ottobre 2011, prevedono le dimensioni dei caratteri da utilizzare nell'etichetta che si applicano a tutti gli alimenti, compreso il vino;

    infine, l'articolo 113 del regolamento UE n. 1308/2013, del 17 dicembre 2013, al fine di garantire la protezione di legittimi interessi dei produttori e degli operatori, attribuisce alla commissione il potere di adottare atti delegati in materia di protezione delle menzioni tradizionali;

    da gennaio 2019 il suddetto regolamento delegato UE n. 33/2019, in attuazione del regolamento UE n. 1308/2013, agli articoli 24 e seguenti, disciplina l'utilizzo della «Menzioni Tradizionali» definendone finalmente le modalità di riconoscimento e la protezione da usi illeciti o indebiti;

    il decreto 6 dicembre 2021 del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha previsto una procedura ex novo per il riconoscimento di nuove menzioni tradizionali prevedendo per le medesime, all'articolo 19, la possibilità di ottenere la protezione europea decorsi 5 anni dal loro riconoscimento;

    sorprendentemente, però, non ha previsto alcuna procedura per chiedere la protezione europea esclusiva per la menzione tradizionale Gran Selezione, già riconosciuta nel disciplinare del Vino DOCG Chianti classico, fin dal 2014. Ne consegue che questa menzione, esempio di made in Italy di eccellenza, al momento non ha alcuna possibilità di essere protetta a livello comunitario;

    è necessario salvaguardare l'utilizzo delle menzioni tradizionali con particolare riferimento alla «Gran Selezione», ideata e sviluppata in Italia fin dal 2014, precedentemente alla sua regolamentazione attraverso la legge 12 dicembre 2016, n. 238, attualmente priva di qualsivoglia protezione europea;

    è necessario pertanto adeguare la medesima legge n. 238 del 2016 alla legislazione europea (articolo 112 del regolamento UE n. 1308/2013 e articoli 24 e seguenti del regolamento UE n. 33/2019) rendendola ad essa coerente e sancendo quindi la possibilità di chiedere ed ottenere la protezione esclusiva delle menzioni tradizionali, con particolare riferimento alla menzione tradizionale «Gran Selezione»;

    al fine di sostenere il comparto vitivinicolo,

impegna il Governo:

  a valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche normative, volte a:

   consentire, con le dovute cautele per evitare atti usurpativi, in conformità a quanto previsto dalle suddette normative nazionali ed europee, l'utilizzo di nomi di varietà di uva ai fini della descrizione della base ampelografica nell'etichettatura e presentazione dei vini anche in quei casi in cui le varietà, indicate in premessa, siano elementi costitutivi di nomi di denominazioni protette, stante che l'etichetta viene definita come la carta d'identità del prodotto, utile al consumatore per orientarlo nella fase di acquisto permettendogli di fare una scelta consapevole e fornendo adeguante garanzie di un'informazione corretta e leale tra operatori;

   prevedere un criterio di minimizzazione dei caratteri per presentare in etichetta le indicazioni facoltative sulla varietà al fine di non condurre in alcun modo in errore il consumatore.
9/2112-bis-A/193. (Testo modificato nel corso della seduta)Carloni, Davide Bergamini, Bruzzone, Pierro, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» reca significativi e rilevanti interventi in materia di sanità;

    i pazienti oncologici sono pazienti immunocompromessi, si trovano quindi in una condizione di estrema vulnerabilità e la somministrazione di specifici vaccini costituisce parte importante della lotta contro il cancro e una scelta di salute mentre i dati rilevano ancora una scarsa sensibilizzazione in tal senso: secondo i dati forniti dall'Associazione italiana oncologia medica l'80 per cento dei pazienti oncologici non è consapevole di quanto una corretta vaccinazione possa influire e migliorare i risultati delle terapie antitumorali;

    nei pazienti oncologici c'è un rischio maggiore del 40 per cento di contrarre un'infezione dovuta all'indebolimento del corpo in seguito ai trattamenti anti-tumorali anche se, tuttavia, proprio in relazione alla fragilità del sistema immunitario del paziente oncologico che dipende da molteplici fattori è necessario valutare nel caso specifico quale tipo di vaccino somministrare al singolo paziente;

    il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025 auspica il mantenimento e il potenziamento di nuovi percorsi per l'offerta vaccinale individuale sulla base delle specifiche condizioni di rischio del paziente e prevede la necessità di aumentare l'adesione alle vaccinazioni nei gruppi a rischio per condizioni cliniche, tra cui le malattie oncologiche,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, previa intesa con la Conferenza Stato-regioni, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, misure volte alla definizione di un preciso calendario vaccinale per i pazienti oncologici prevedendo l'individuazione, da parte dei medici oncologici e all'interno dei Piani diagnostico terapeutici e assistenziali (PDTA), delle coperture vaccinali da adottare per ogni singolo paziente vaccinabile, dando altresì indicazioni sulle modalità e i tempi di vaccinazione, e prevedendo che le stesse possano essere effettuate nei luoghi dove i pazienti oncologici si recano per ricevere le cure, presso i reparti oncologici ospedalieri, gli ambulatori, gli studi dei medici di medicina generale e le farmacie.
9/2112-bis-A/194. Marrocco, Mulè, Patriarca, Dalla Chiesa, Benigni, Cattoi, Loizzo, Tassinari.


   La Camera,

   premesso che:

    il trasporto pubblico locale è un tassello fondamentale per la realizzazione del diritto alla mobilità dei cittadini per il suo carattere di sostanziale «universalità»; accessibile a tutti e a tutte per modalità di fruizione e costi, potenzialmente in grado di soddisfare ogni tipologia di viaggio;

    i dati del 21° Rapporto sulla mobilità 2023-2024 (primo semestre) «Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani» a cura di Isfort, in collaborazione con il Cnel ed il supporto scientifico di Agens e Asstra raccontano ancora di un Paese poco orientato alla mobilità collettiva, intermodale e sostenibile con una situazione pressoché stazionaria;

    si conferma, quindi, il pesante utilizzo dell'auto che nel 2023 è stato pari al 65 per cento soprattutto tra le fasce di reddito inferiore ai 15 mila euro in cui l'utilizzo sale al 72 per cento. Nelle zone periferiche ed ultraperiferiche dei comuni il peso di auto e moto cresce e supera il 75 per cento, mentre la quota di mobilità attiva scende sotto il 20 per cento e la quota di trasporto pubblico sotto al 5 per cento;

    il trasporto collettivo è oggi chiamato a fare la sua parte con un forte incremento del servizio, con la realizzazione di nuove reti tramviarie, metropolitane e Bus Rapid Transit (BRT), con nuovi vettori a zero emissioni;

    in tale contesto molto importanti sono gli investimenti per sostenere il modello della cosiddetta Mobility as a Service (MaaS), per cui il trasporto viene organizzato sempre più attorno al «servizio» di mobilità piuttosto che al «mezzo»;

    un ulteriore promettente paradigma è il Transit Oriented Development (TOD) che si caratterizza come uno sviluppo urbano sostenibile ad alta densità attorno a nodi (stazioni, fermate, e altro) del trasporto pubblico, con un mix di usi dello spazio (residenziale, commerciale, produttivo) e un ambiente che incoraggia le persone a muoversi a piedi, in bici o con i mezzi collettivi invece che con l'auto;

    al contrario di quanto necessario, il settore del trasporto pubblico locale italiano invece affronta un periodo di grave crisi caratterizzato da una condizione sempre più difficile per le lavoratrici e i lavoratori con salari troppi bassi e una crescente ondata di aggressioni fisiche e verbali che deve essere contrastata con ogni mezzo;

    dopo un confronto serrato, è stata sottoscritta l'intesa per il rinnovo del contratto nazionale del trasporto pubblico locale e parallelamente è stato chiesto al Governo un impegno concreto sulle risorse per il settore per garantire di poter arrivare prima possibile alla firma definitiva;

    infatti è assolutamente necessario potenziare il fondo nazionale TPL oltre i 120 milioni previsti dalla legge di bilancio che risultano, ad avviso del firmatario, assolutamente insufficienti a coprire l'aumento dei costi mediante una rafforzata centralizzazione delle risorse del settore indispensabile per poter efficacemente contrastare la tendenza che sta portando a una netta divaricazione tra le aree dove l'offerta di trasporto pubblico sta migliorando e quelle dove sta peggiorando accentuando le diseguaglianze tra le cittadine e i cittadini di differenti comunità,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative, anche normative, volte a riformare il trasporto pubblico locale e adeguare le risorse del Fondo Nazionale Trasporti per poter migliorare capillarità e qualità dei servizi potenziandone l'offerta al fine di garantire in maniera uniforme il diritto alla mobilità su tutto il territorio nazionale, anche nelle aree interne e periferiche oggi più penalizzate.
9/2112-bis-A/195. Casu, Iaria, Scotto.


   La Camera,

   premesso che:

    il trasporto pubblico locale è un tassello fondamentale per la realizzazione del diritto alla mobilità dei cittadini per il suo carattere di sostanziale «universalità»; accessibile a tutti e a tutte per modalità di fruizione e costi, potenzialmente in grado di soddisfare ogni tipologia di viaggio;

    i dati del 21° Rapporto sulla mobilità 2023-2024 (primo semestre) «Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani» a cura di Isfort, in collaborazione con il Cnel ed il supporto scientifico di Agens e Asstra raccontano ancora di un Paese poco orientato alla mobilità collettiva, intermodale e sostenibile con una situazione pressoché stazionaria;

    si conferma, quindi, il pesante utilizzo dell'auto che nel 2023 è stato pari al 65 per cento soprattutto tra le fasce di reddito inferiore ai 15 mila euro in cui l'utilizzo sale al 72 per cento. Nelle zone periferiche ed ultraperiferiche dei comuni il peso di auto e moto cresce e supera il 75 per cento, mentre la quota di mobilità attiva scende sotto il 20 per cento e la quota di trasporto pubblico sotto al 5 per cento;

    il trasporto collettivo è oggi chiamato a fare la sua parte con un forte incremento del servizio, con la realizzazione di nuove reti tramviarie, metropolitane e Bus Rapid Transit (BRT), con nuovi vettori a zero emissioni;

    in tale contesto molto importanti sono gli investimenti per sostenere il modello della cosiddetta Mobility as a Service (MaaS), per cui il trasporto viene organizzato sempre più attorno al «servizio» di mobilità piuttosto che al «mezzo»;

    un ulteriore promettente paradigma è il Transit Oriented Development (TOD) che si caratterizza come uno sviluppo urbano sostenibile ad alta densità attorno a nodi (stazioni, fermate, e altro) del trasporto pubblico, con un mix di usi dello spazio (residenziale, commerciale, produttivo) e un ambiente che incoraggia le persone a muoversi a piedi, in bici o con i mezzi collettivi invece che con l'auto;

    al contrario di quanto necessario, il settore del trasporto pubblico locale italiano invece affronta un periodo di grave crisi caratterizzato da una condizione sempre più difficile per le lavoratrici e i lavoratori con salari troppi bassi e una crescente ondata di aggressioni fisiche e verbali che deve essere contrastata con ogni mezzo,

impegna il Governo

a reperire ulteriori risorse a favore del trasporto pubblico locale.
9/2112-bis-A/195. (Testo modificato nel corso della seduta)Casu, Iaria, Scotto.


   La Camera,

   premesso che:

    i porti sono luoghi ad altissimo rischio ed è urgente predisporre ulteriori misure per la sicurezza del lavoro portuale, facendo molto di più rispetto a quanto fatto fino ad ora anche con misure specifiche per uno dei settori fra i più esposti a rischi vitali;

    la notte tra il 17 ed il 18 dicembre c'è stata l'ennesima tragedia sul lavoro. Un incidente nel porto di Genova, in cui è morto un lavoratore portuale della CULMV e un altro è rimasto gravemente ferito;

    nella manovra di bilancio all'esame dell'Assemblea sono state presentate alcune misure richieste da lungo tempo dal settore portuale. Parliamo di misure che consentirebbero, finalmente, lo sblocco del Fondo sull'anticipo pensionistico, fermo da oltre due anni, e il riconoscimento del lavoro portuale operativo come usurante, sul quale è depositata da tempo una proposta di legge;

    i lavoratori rappresentano la principale infrastruttura di un porto senza la quale non sarebbe possibile il funzionamento degli scali marittimi;

    il riconoscimento del lavoro usurate e lo sblocco del Fondo di accompagnamento all'esodo sono misure indispensabili al necessario cambio generazionale propedeutico in primo luogo a migliorare sicurezza e tutele dei lavoratori e a rendere più competitivo il sistema portuale nazionale,

impegna il Governo

ad assumere con la massima urgenza ogni iniziativa per implementare la sicurezza e la tutela del lavoro portuale attraverso l'armonizzazione della disciplina sulla sicurezza portuale ai princìpi che innervano l'ordinamento generale nonché per dare operatività al Fondo per l'incentivazione all'esodo, anche riformulato a seguito delle indicazioni emerse in questi mesi, e al percorso di riconoscimento del lavoro portuale operativo come usurante.
9/2112-bis-A/196. Ghio, Bakkali, Girelli, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    la notte tra il 17 ed il 18 dicembre c'è stata l'ennesima tragedia sul lavoro. Un incidente nel porto di Genova, in cui è morto un lavoratore portuale della CULMV e un altro è rimasto gravemente ferito;

    nella manovra di bilancio all'esame dell'Assemblea sono state presentate alcune misure richieste da lungo tempo dal settore portuale. Parliamo di misure che consentirebbero, finalmente, lo sblocco del Fondo sull'anticipo pensionistico, fermo da oltre due anni, e il riconoscimento del lavoro portuale operativo come usurante, sul quale è depositata da tempo una proposta di legge;

    i lavoratori rappresentano la principale infrastruttura di un porto senza la quale non sarebbe possibile il funzionamento degli scali marittimi;

    il riconoscimento del lavoro usurate e lo sblocco del Fondo di accompagnamento all'esodo sono misure indispensabili al necessario cambio generazionale propedeutico in primo luogo a migliorare sicurezza e tutele dei lavoratori e a rendere più competitivo il sistema portuale nazionale,

impegna il Governo

ad assumere ogni più opportuna iniziativa per implementare ulteriormente la sicurezza e la tutela del lavoro portuale.
9/2112-bis-A/196. (Testo modificato nel corso della seduta)Ghio, Bakkali, Girelli, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame, all'articolo 1, comma 867, dispone che ai fini del concorso al raggiungimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, a decorrere dall'anno 2025, l'Automobile Club d'Italia provvede a versare all'entrata del bilancio dello Stato la somma di 50 milioni di euro annui;

    l'Automobile Club d'Italia (ACI) è un ente pubblico non economico a base associativa ai sensi della legge 20 marzo 1975, n. 70. L'ACI, inoltre, svolge attraverso i suoi uffici territoriali attività d'interesse pubblico su delega dello Stato, delle regioni e delle province (ora città metropolitane): ha la gestione del Pubblico registro automobilistico (PRA), cura la riscossione dell'imposta provinciale di trascrizione e fornisce alle regioni e alle province autonome convenzionate, titolari del tributo, diversi servizi relativi alle tasse automobilistiche;

    l'ACI Informatica, società in house che realizza servizi di digitalizzazione della pubblica amministrazione, in linea con le indicazioni dell'Agenzia nazionale della cybersicurezza e dell'AGID e con una infrastruttura CED certificata Tier IV al servizio del sistema della mobilità, e progetta, sviluppa e gestisce il sistema integrato delle telecomunicazioni e dell'informatica della mobilità terrestre, garantendo un alto livello del servizio offerto al cittadino automobilista in termini di efficienza, celerità ed economicità, senza pesare sul bilancio dello Stato;

    l'Associazione funzioni centrali (CIDA FC), aderente alla Federazione della Funzione Pubblica CIDA, ha espresso forte preoccupazione per la disposizione richiamata e, in una nota, pone l'accento sul fatto che queste risorse, sottratte all'ente, «rischiano di compromettere la sua stabilità economico-finanziaria e la capacità di adempiere alle sue funzioni istituzionali»;

    l'Associazione funzioni centrali afferma che «sembra un attacco ingiustificato, non soltanto nei confronti di un Ente Pubblico non Economico autonomo e di eccellenza nel panorama della Pubblica Amministrazione, ma anche e soprattutto un vulnus a un sistema di funzionamento collaudato» e ritiene che «Questo provvedimento rappresenti un intervento senza precedenti, altamente penalizzante e impattante per l'ACI, la Federazione e le Società collegate. Ma il danno non si ferma qui: sono in gioco il futuro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, il cui destino viene messo a rischio»;

    dello stesso tenore le dichiarazioni del segretario della UIL Pubblica Amministrazione, mentre i lavoratori di ACI Informatica sono scesi in piazza per chiedere un ripensamento sulla misura, oggi ancora senza successo;

    non appare chiara la ratio di una scelta il cui impatto sociale ed economico sarà durissimo poiché va ad incidere pesantemente sui 500 dipendenti di ACI Informatica e sulle loro famiglie e va a colpire un servizio pubblico essenziale penalizzando, di conseguenza, cittadini e imprese, oltretutto aumentando i costi per lo Stato per interventi di welfare e ricollocazione del personale,

impegna il Governo

ad adottare soluzioni che tutelino la sostenibilità finanziaria dell'ACI e il rispetto della sua missione istituzionale, garantendo tutte le professionalità coinvolte e i posti di lavoro dei dipendenti ACI compresi i dipendenti di ACI informatica anche eventualmente incontrando le rappresentanze sindacali e aziendali.
9/2112-bis-A/197. Morassut, Casu, Roggiani, Mari, Rosato.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame, all'articolo 1, comma 867, dispone che ai fini del concorso al raggiungimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, a decorrere dall'anno 2025, l'Automobile Club d'Italia provvede a versare all'entrata del bilancio dello Stato la somma di 50 milioni di euro annui;

    l'Automobile Club d'Italia (ACI) è un ente pubblico non economico a base associativa ai sensi della legge 20 marzo 1975, n. 70. L'ACI, inoltre, svolge attraverso i suoi uffici territoriali attività d'interesse pubblico su delega dello Stato, delle regioni e delle province (ora città metropolitane): ha la gestione del Pubblico registro automobilistico (PRA), cura la riscossione dell'imposta provinciale di trascrizione e fornisce alle regioni e alle province autonome convenzionate, titolari del tributo, diversi servizi relativi alle tasse automobilistiche;

    l'ACI Informatica, società in house che realizza servizi di digitalizzazione della pubblica amministrazione, in linea con le indicazioni dell'Agenzia nazionale della cybersicurezza e dell'AGID e con una infrastruttura CED certificata Tier IV al servizio del sistema della mobilità, e progetta, sviluppa e gestisce il sistema integrato delle telecomunicazioni e dell'informatica della mobilità terrestre, garantendo un alto livello del servizio offerto al cittadino automobilista in termini di efficienza, celerità ed economicità, senza pesare sul bilancio dello Stato,

impegna il Governo

ad adottare soluzioni che tutelino la sostenibilità finanziaria dell'ACI e il rispetto della sua missione istituzionale, garantendo tutte le professionalità coinvolte e i posti di lavoro dei dipendenti ACI compresi i dipendenti di ACI informatica anche eventualmente incontrando le rappresentanze sindacali e aziendali.
9/2112-bis-A/197. (Testo modificato nel corso della seduta)Morassut, Casu, Roggiani, Mari, Rosato.


   La Camera,

   considerato che:

    con delibera Cipe del 22 dicembre 2017 è stato approvato il progetto definitivo del primo lotto funzionale Verona-Bivio Vicenza della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità (AV/AC) Verona-Padova inserito nel programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001;

    tale linea ferroviaria è parte di un collegamento più ampio che collegherà tra loro Verona e Venezia, collegandosi con la linea AV/AC per Milano. La tratta fa parte del corridoio 3 Mediterraneo della Rete ferroviaria convenzionale trans-europea TEN-T, così come del corridoio Paneuropeo V, in ottica di collegamenti più profondi con l'est Europa;

    la tratta è solo parzialmente realizzata. È in corso il completamento del 1° lotto, Verona-Vicenza, mentre per il secondo lotto (attraversamento di Vicenza) sono stati risolti i problemi tecnici e logistici e avviata la progettazione esecutiva. Per il 3° lotto funzionale: tratta Vicenza-Padova (CUP J11J20000100008) di 26 chilometri risultano disponibili solo 25 milioni di euro su un totale di 1.500 milioni di euro di costo complessivo dell'opera nonostante sia presente nei piani industriali di Rete Ferroviaria Italiana,

impegna il Governo

a valutare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e qualora ne ricorrano le condizioni di fattibilità tecnico-economica, la possibilità di inserire nel Contratto di programma sottoscritto tra Rete Ferroviaria Italiana Spa ed i Ministeri competenti le risorse necessarie alla realizzazione dell'intervento relativo al 3° lotto funzionale della tratta ad alta velocità-alta capacità Verona-Padova: Vicenza-Padova in continuità con la tratta Verona-Vicenza già in costruzione.
9/2112-bis-A/198. Bagnasco, Mazzetti, Boscaini, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    gli interventi sul trasporto rapido di massa, con investimenti in sviluppo ammodernamento tecnologico della rete, sono fondamentali per perseguire gli obiettivi della Missione 2 Componente 2 del PNRR, relativa allo sviluppo del trasporto pubblico locale in chiave sostenibile;

    la realizzazione della linea 2 della Metropolitana di Torino garantirebbe un collegamento ferroviario tra il centro di Torino e il sud del Piemonte con l'aeroporto, porta d'accesso al Paese e al territorio;

    si tratta di un intervento fondamentale perché risponde alle esigenze di mobilità della regione Piemonte ed è in linea con i progetti di valorizzazione turistica del territorio avviati dalla regione stessa;

    il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13 in materia di disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR ha previsto all'articolo 33, comma 5-quater misure volte a semplificare e accelerare le procedure per la realizzazione della suddetta opera;

    l'articolo 32-bis del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, ha previsto per l'anno 2024, al fine di garantire la funzionalità della struttura commissariale, l'autorizzazione di spesa per un importo di euro 150.000,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di prorogare lo stanziamento delle risorse di cui all'articolo 32-bis del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, anche per gli anni 2025 e 2026, assegnando la cifra di 100.000 euro al compenso del commissario straordinario e la cifra di 50.000 euro per la copertura delle spese correlate all'espletamento dell'incarico, al fine di assicurare la necessaria continuità nelle funzioni commissariali;

   a garantire il supporto tecnico e amministrativo necessario per il completamento delle funzioni commissariali, al fine di assicurare il rispetto dei tempi e la qualità nella realizzazione della Linea 2 della metropolitana di Torino;

   a monitorare lo stato di avanzamento dei lavori e a riferire periodicamente al Parlamento sull'impiego delle risorse assegnate.
9/2112-bis-A/199. Bellomo.


   La Camera,

   premesso che:

    gli interventi sul trasporto rapido di massa, con investimenti in sviluppo ammodernamento tecnologico della rete, sono fondamentali per perseguire gli obiettivi della Missione 2 Componente 2 del PNRR, relativa allo sviluppo del trasporto pubblico locale in chiave sostenibile;

    la realizzazione della linea 2 della Metropolitana di Torino garantirebbe un collegamento ferroviario tra il centro di Torino e il sud del Piemonte con l'aeroporto, porta d'accesso al Paese e al territorio;

    si tratta di un intervento fondamentale perché risponde alle esigenze di mobilità della regione Piemonte ed è in linea con i progetti di valorizzazione turistica del territorio avviati dalla regione stessa;

    il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13 in materia di disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR ha previsto all'articolo 33, comma 5-quater misure volte a semplificare e accelerare le procedure per la realizzazione della suddetta opera;

    l'articolo 32-bis del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, ha previsto per l'anno 2024, al fine di garantire la funzionalità della struttura commissariale, l'autorizzazione di spesa per un importo di euro 150.000,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità, compatibilmente con il rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di incrementare lo stanziamento delle risorse di cui all'articolo 32-bis del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, anche per gli anni 2025 e 2026, assegnando la cifra di 100.000 euro al compenso del commissario straordinario e la cifra di 50.000 euro per la copertura delle spese correlate all'espletamento dell'incarico, al fine di assicurare la necessaria continuità nelle funzioni commissariali;

   a valutare l'opportunità, compatibilmente con il rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di garantire il supporto tecnico e amministrativo necessario per il completamento delle funzioni commissariali, al fine di assicurare il rispetto dei tempi e la qualità nella realizzazione della Linea 2 della metropolitana di Torino;

   compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, a monitorare lo stato di avanzamento dei lavori e a riferire periodicamente al Parlamento sull'impiego delle risorse assegnate.
9/2112-bis-A/199. (Testo modificato nel corso della seduta)Bellomo.


   La Camera,

   premesso che:

    la libertà di movimento e di uguaglianza sostanziale sono i principi fondamenti della «continuità territoriale» che in un Paese come l'Italia assume un rilievo preponderante in considerazione della sua conformazione geografica e da circa 7 milioni di abitanti che vivono nelle isole;

    la normativa sulla cosiddetta «continuità territoriale» – espressione con la quale si intende l'insieme delle misure volte a facilitare collegamenti adeguati tra territori, nel caso in cui l'attività del libero mercato non fosse sufficiente a soddisfarli – ha, infatti, da sempre trovato la propria base costituzionale nel combinato disposto delle norme sulla libertà di movimento e sull'eguaglianza sostanziale, in quanto finalizzata a garantire ai cittadini che abitano in zone d'Italia fortemente svantaggiate il collegamento con i grandi centri urbani ed economici;

    tuttavia, nonostante i vari interventi in campo continuano a persistere grandi difficoltà nei collegamenti da una zona a un'altra dell'Italia, con la vicenda ben nota del caro biglietti, soprattutto per quanto riguarda i voli aerei ed un livello di infrastrutturazione che non ha nessun riscontro negli altri paesi europei;

    è evidente che, avendo riguardo alle peculiari condizioni dell'insularità, sia necessario proporre un impegno incisivo per superare le situazioni di svantaggio ad essa connesse che riguardi specifici interventi sui settori del trasporto marittimo e aereo in relazione alle isole, comprese quelle minori;

    nell'accezione del nuovo articolo 119 della Costituzione è compito della Repubblica – intesa come l'insieme degli enti territoriali e non più solo dello Stato – di rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità;

    Sardegna e Sicilia sono, come altre isole del Mediterraneo, in una condizione di prodotto interno lordo pro capite inferiore dalla media nazionale del Paese e impossibilitati a recuperare il gap dovuto alla ridotta dimensione del mercato interno, alla distanza dal continente e alle difficoltà nella circolazione di merci e persone, riconosciute dalle analisi di Istat e ufficio parlamentare di bilancio, e da altri centri studi indipendenti che ne hanno certificato la dimensione, sino a valutare una sorta di tassa aggiuntiva per ogni cittadino residente nelle isole a causa della grande distanza, dell'insularità, della superficie ridotta, della topografia e del clima difficile, come per la dipendenza economica da alcuni prodotti, con una perdita complessiva di prodotto interno lordo potenziale su cui sta lavorando la Commissione bicamerale per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità;

    sinora, la mancata applicazione dell'articolo 349 del Trattato sul funzionamento dell'unione europea a Sicilia e Sardegna ha limitato la possibilità di applicare gli oneri di servizio a un limitato numero di rotte, di frequenze e passeggeri, concedendo l'applicazione degli oneri ai soli cittadini residenti nell'isola e negando in questo modo un diritto di uguaglianza sostanziale per i cittadini di tutto il Paese che si possono muovere solo all'interno della terraferma a condizioni omogenee,

impegna il Governo

a predisporre ogni opportuna iniziativa legislativa e regolamentare per dare piena applicazione al principio di insularità con riferimento alla possibilità di applicare gli oneri di servizio ad un numero più ampio di rotte, frequenze e passeggeri e alla disponibilità di risorse pro capite adeguate per il trasporto aereo, non inferiori a quelle garantite dagli stati europei per le rispettive isole.
9/2112-bis-A/200. Barbagallo, Provenzano, Raffa, Marino, Aiello, Morfino, Lai, Cantone, Carmina.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 780, del presente disegno di legge dispone l'abrogazione delle disposizioni che disciplinano il regime di tesoreria unica «mista» di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279, e all'articolo 35, comma 8, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27;

    il suddetto articolo 35 ha previsto la sospensione del regime di tesoreria unica cosiddetta mista e l'applicazione del regime di tesoreria unica tradizionale di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 1984, n. 720, fino al 31 dicembre 2025;

    in particolare, il comma 9 della citata disposizione ha previsto il versamento, da parte di tesorieri o cassieri degli enti locali, del 50 per cento delle disponibilità liquide esigibili depositate presso gli stessi sulle rispettive contabilità speciali, sottoconto fruttifero, aperte presso la tesoreria statale entro il 29 febbraio 2012 e, entro il 16 aprile 2012, il versamento della quota rimanente;

    tale sistema risponde all'esigenza di contenimento dei costi dell'indebitamento, potenziando le disponibilità di tesoreria dello stato e riducendo il ricorso al mercato finanziario e la conseguente emissione di titoli pubblici necessari per la copertura del fabbisogno del settore statale;

    tuttavia, il regime di tesoreria unica c.d. mista consente di restituire ai sindaci uno spazio di autonomia nella gestione delle proprie risorse finanziarie e di garantire la massima responsabilizzazione degli amministratori locali,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi derivanti dalla disciplina del regime di tesoreria unica previsto per gli enti territoriali, al fine di valutarne eventuali adeguamenti sulla base di quanto esposto in premessa.
9/2112-bis-A/201. Bordonali.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 780, del presente disegno di legge dispone l'abrogazione delle disposizioni che disciplinano il regime di tesoreria unica «mista» di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279, e all'articolo 35, comma 8, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27;

    il suddetto articolo 35 ha previsto la sospensione del regime di tesoreria unica cosiddetta mista e l'applicazione del regime di tesoreria unica tradizionale di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 1984, n. 720, fino al 31 dicembre 2025;

    in particolare, il comma 9 della citata disposizione ha previsto il versamento, da parte di tesorieri o cassieri degli enti locali, del 50 per cento delle disponibilità liquide esigibili depositate presso gli stessi sulle rispettive contabilità speciali, sottoconto fruttifero, aperte presso la tesoreria statale entro il 29 febbraio 2012 e, entro il 16 aprile 2012, il versamento della quota rimanente;

    tale sistema risponde all'esigenza di contenimento dei costi dell'indebitamento, potenziando le disponibilità di tesoreria dello stato e riducendo il ricorso al mercato finanziario e la conseguente emissione di titoli pubblici necessari per la copertura del fabbisogno del settore statale;

    tuttavia, il regime di tesoreria unica c.d. mista consente di restituire ai sindaci uno spazio di autonomia nella gestione delle proprie risorse finanziarie e di garantire la massima responsabilizzazione degli amministratori locali,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi derivanti dalla disciplina del regime di tesoreria unica previsto per gli enti territoriali.
9/2112-bis-A/201. (Testo modificato nel corso della seduta)Bordonali.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio, che costituisce la manovra di finanza pubblica 2025-2027, tra i rilevanti e significativi interventi trattati contiene anche disposizioni in materia di lavoratori frontalieri;

    nello specifico si affronta il tema del lavoro trasfrontaliero con la Svizzera, trattando il tema dei ristorni ai comuni di frontiera e introducendo la possibilità della loro parziale utilizzazione anche per sostenere le politiche attive del lavoro nei confronti delle persone che hanno perso l'impiego a causa di crisi aziendali;

    l'articolo 13 della legge 13 giugno 2023, n. 83, che ha ratificato l'accordo fiscale Italia-Svizzera, ha istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un tavolo interministeriale del quale fanno parte rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, rappresentanti nazionali dei lavoratori frontalieri delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e rappresentanti delle amministrazioni locali di confine, avente lo scopo di discutere le proposte in materia di sicurezza sociale, mercato del lavoro e dialogo sociale nonché cooperazione transnazionale per la definizione di uno Statuto dei lavoratori frontalieri;

    il tavolo interministeriale si è positivamente insediato nel gennaio del corrente anno, ma senza la presenza dei rappresentanti degli enti locali di frontiera;

    i suddetti comuni, anche alla luce delle novità della presente legge di bilancio, non possono rimanere esclusi da un dibattito che riguarda principalmente i loro cittadini e i servizi pubblici organizzati in favore di questi ultimi,

impegna il Governo

sin dalla prossima riunione del tavolo tecnico interministeriale a voler favorire la partecipazione dei rappresentanti dei comuni di frontiera.
9/2112-bis-A/202. Pellicini, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio, che costituisce la manovra di finanza pubblica 2025-2027, tra i rilevanti e significativi interventi trattati contiene anche disposizioni in materia di lavoratori frontalieri;

    nello specifico si affronta il tema del lavoro trasfrontaliero con la Svizzera, trattando il tema dei ristorni ai comuni di frontiera e introducendo la possibilità della loro parziale utilizzazione anche per sostenere le politiche attive del lavoro nei confronti delle persone che hanno perso l'impiego a causa di crisi aziendali;

    l'articolo 13 della legge 13 giugno 2023, n. 83, che ha ratificato l'accordo fiscale Italia-Svizzera, ha istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un tavolo interministeriale del quale fanno parte rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, rappresentanti nazionali dei lavoratori frontalieri delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e rappresentanti delle amministrazioni locali di confine, avente lo scopo di discutere le proposte in materia di sicurezza sociale, mercato del lavoro e dialogo sociale nonché cooperazione transnazionale per la definizione di uno Statuto dei lavoratori frontalieri;

    il tavolo interministeriale si è positivamente insediato nel gennaio del corrente anno, ma senza la presenza dei rappresentanti degli enti locali di frontiera;

    i suddetti comuni, anche alla luce delle novità della presente legge di bilancio, non possono rimanere esclusi da un dibattito che riguarda principalmente i loro cittadini e i servizi pubblici organizzati in favore di questi ultimi,

impegna il Governo

sin dalla prossima riunione del tavolo tecnico interministeriale a valutare l'opportunità di voler favorire la partecipazione dei rappresentanti dei comuni di frontiera.
9/2112-bis-A/202. (Testo modificato nel corso della seduta)Pellicini, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    nel contrasto alla violenza sulle donne è inoltre emerso chiaramente negli anni, non ultimo dai lavori della Commissione femminicidio della scorsa legislatura, che tra le priorità di intervento, vi è l'esigenza di una necessaria formazione e specializzazione di tutto il personale che interviene con donne e minori vittime di violenza, a partire da tutte le operatrici e gli operatori della giustizia;

    al fine di garantire che le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica siano immediatamente individuate e ricevano un'assistenza adeguata, è necessario che lo Stato garantisca, stanziando adeguate risorse finanziarie ed organizzative, che gli operatori, le operatrici e le professioniste e i professionisti che possono entrare in contatto con le vittime – polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, personale sanitario e socio-sanitario, insegnanti, polizia municipale, personale della pubblica amministrazione – siano coinvolti in un'apposita azione di formazione, di aggiornamento e di riqualificazione, con natura obbligatoria, continua e permanente, al fine di mettere in atto una corretta gestione del fenomeno, nonché di permetterne una corretta lettura, necessaria a consentire un'efficace e tempestiva azione di contrasto e prevenzione ed evitare qualunque forma di sottovalutazione del rischio che corrono le donne, anche denuncianti, della violenza di genere e domestica, affinché anche le organizzazioni responsabili possano coordinare efficacemente le loro azioni, operando in sinergia con gli ordini professionali, con la Conferenza delle regioni, con l'A.N.C.I., U.P.I., U.N.C.E.M., con la Conferenza dei rettori delle università italiane, con la Scuola nazionale dell'amministrazione, con il Formez PA e con le associazioni attive nel contrasto al fenomeno e con i centri antiviolenza;

    la violenza economica è una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze in ambito familiare, soprattutto quando il partner detiene il potere economico, il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari; fondamentale è, dunque, il sostegno economico alle donne che hanno subìto violenza per aiutarle a conseguire l'indipendenza finanziaria dal partner violento: esprimiamo dunque grande soddisfazione per l'approvazione unanime dell'emendamento per il rifinanziamento del Reddito di Libertà con l'incremento di un milione di euro. Si tratta di un segnale verso il sostegno concreto alle donne vittime di violenza, nonostante la nostra proposta, come indicava l'emendamento a firma Ghio, Ferrari e Forattini, fosse di stanziare dieci milioni di euro per poter ampliare la platea delle donne aventi diritto. Questa misura rappresenta uno strumento cruciale: l'indipendenza economica è la chiave per permettere alle donne di affrancarsi dalla violenza e ricostruire la propria vita; ci auguriamo che questo incremento porti anche alla velocizzazione delle modalità di distribuzione e di accesso alle risorse del Reddito di libertà, che comportano gravi ritardi di assegnazione. Lo dimostra il fatto che le risorse stanziate lo scorso anno non sono state ancora interamente assegnate;

    il Piano nazionale antiviolenza, adottato per la prima volta nel 2015, rappresenta un elemento portante delle politiche di contrasto alla violenza sulle donne in Italia. Sin dalla sua prima attuazione, il Piano ha sviluppato un approccio strutturato e integrato, mirato non solo alla protezione delle vittime, ma anche alla prevenzione del fenomeno attraverso iniziative di sensibilizzazione e cultura della parità. Un ruolo cruciale in questa strategia è svolto dai centri antiviolenza e dalle case rifugio, che offrono supporto immediato e a lungo termine alle vittime, fornendo protezione, assistenza psicologica e legale, oltre a percorsi di reinserimento;

    si evidenzia altresì il contributo dei centri per uomini maltrattanti, strutture che mirano a far riflettere e rieducare gli autori di violenza, con l'obiettivo di prevenire la recidiva. Tali strumenti contribuiscono al contrasto alla violenza sulle donne in modo completo, supportando sia le vittime che intervenendo sugli autori, affinché si riduca il rischio di nuovi episodi di violenza;

    la violenza degli uomini sulle donne, alla cui base sono radicati misoginia, discriminazione e un insostenibile divario di genere in termini sociali, lavorativi, salariali, culturali, rappresenta una tra le più gravi e profonde violazioni dei diritti umani a livello globale; questa particolare giornata fornisce un'occasione ai Governi, alle istituzioni nazionali, alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative sia per organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica, sia per individuare sempre migliori strategie finalizzate allo sradicamento di quella che è una vera e propria «emergenza strutturale»,

impegna il Governo:

   nell'ambito delle sue proprie prerogative ad adottare iniziative volte ad aumentare le risorse strutturali destinate ai centri antiviolenza e alle case rifugio, velocizzando e rendendo stabile il percorso dei finanziamenti stessi e a dare piena attuazione al processo di monitoraggio previsto sull'utilizzazione delle risorse da parte delle regioni, potenziando la governance centrale del sistema, anche al fine di evitare disparità a livello territoriale;

   ad adottare iniziative per incrementare ulteriormente le risorse destinate al Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti e il Fondo per il sostegno agli orfani di crimini domestici e di reati di genere alle famiglie affidatarie, al fine di rafforzare le tutele per i figli rimasti orfani a seguito di un femminicidio, a garantire adeguati stanziamenti finanziari per i C.U.A.V. (centri per uomini autori o potenziali autori di violenza di genere), ulteriori rispetto a quelli prioritari riservati ai CAV (centri antiviolenza), a rendere strutturale ed incrementare il Reddito di libertà, semplificando e velocizzando le procedure, perché ad oggi ancora non sono stati distribuiti i fondi 2024 alle regioni e quindi alle donne e ai loro figli;

   ad assumere iniziative per stanziare e investire adeguate risorse finanziarie ed organizzative per assicurare un'attività di formazione, aggiornamento e qualificazione, a carattere obbligatorio continuo e permanente, destinata agli operatori delle Forze di polizia e della polizia municipale, ai magistrati, al personale del settore giudiziario, al personale sanitario e socio-sanitario, al personale della scuola di ogni ordine e grado, e al personale della pubblica amministrazione, che può entrare in contatto con la vittima, per una corretta valutazione e gestione del fenomeno per un'efficace e tempestiva azione di contrasto della violenza di genere e domestica, anche in attuazione delle finalità di cui all'articolo 6 della legge 24 novembre 2023, n. 168;

   a stanziare, anche tramite l'istituzione di un apposito fondo, adeguate risorse volte a prevedere l'insegnamento, nelle scuole di ogni ordine e grado dell'educazione all'affettività, alla parità e al rispetto delle differenze, tenuti da personale specializzato e con esperienza maturata in servizi che si occupano di violenza di genere;

   ad istituire un fondo finalizzato al finanziamento di programmi, progetti e interventi concernenti la promozione della parità nell'apprendimento, nella formazione e nel lavoro nelle discipline STEM, Science, Technology, Engineering e Mathematics;

   a incrementare le risorse destinate al Piano nazionale antiviolenza, assicurando i fondi necessari per migliorare le azioni di prevenzione, protezione e supporto alle vittime;

   ad incrementare le risorse previste dalla legge di bilancio per la Formazione al lavoro delle donne vittime di violenza;

   a stanziare risorse per il Gratuito patrocinio per le donne nei procedimenti civili in cui siano allegati abusi familiari o condotte di violenza domestica o di genere poste in essere da una parte nei confronti dell'altra o dei figli minori.
9/2112-bis-A/203. Ferrari, Braga, Ghio, Forattini, Schlein, Guerra, Bakkali, Manzi, Iacono, Quartapelle Procopio, Prestipino, Marino, Roggiani, Malavasi, Bonafè, Romeo, Di Biase, Evi, Gribaudo, Serracchiani, Girelli, Pastorino.


   La Camera,

   premesso che:

    gli investimenti in infrastrutture di trasporto di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità di merci e persone, efficace ed efficiente, che possa sostenere una crescita sostenibile e a lungo termine;

    in base a quanto previsto dal nuovo piano industriale di Ferrovie dello Stato, entro il 2034, oltre 50 miliardi di euro saranno investiti per migliorare la qualità del servizio della rete ferroviaria gestita da RFI, con ulteriori 60 miliardi di euro destinati alla trasformazione della rete stessa;

    nel piano industriale citato si pone grande attenzione agli investimenti in materia di trasporto sostenibile e il trasporto ferroviario riduce in media le emissioni di CO2 del 55 per cento rispetto al solo trasporto su gomma;

    lo scalo ferroviario di Lamezia Terme rappresenta un'importante stazione di bivio lungo la linea Battipaglia-Reggio Calabria, da cui si diparte la linea ferroviaria per Sibari lungo la linea ferroviaria Jonica Taranto-Reggio Calabria; la sua riattivazione costituisce un importante elemento del completamento della rete infrastrutturale primaria e, pertanto, degli obiettivi dell'Unione europea in materia di rete transeuropea dei trasporti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le necessarie iniziative, nonché a stanziare le adeguate risorse finanziarie, volte alla riattivazione dello scalo merci di Lamezia Terme.
9/2112-bis-A/204. Furgiuele.


   La Camera,

   premesso che:

    gli investimenti in strutture per l'illuminazione e per gli impianti di comunicazione presenti sulle strade più moderne ed efficienti sono fondamentali anche per garantire maggiormente la sicurezza dei cittadini in caso di incidenti stradali;

    i pali per l'illuminazione rappresentano un costante pericolo per le persone che percorrono le strade urbane, extraurbane e le autostrade. I dati statistici raccolti da ISTAT e ACI mostrano che il numero di incidenti che comporta una collisione con i pali stradali supera i 5000 casi all'anno;

    la norma UNI EN 12767 «Sicurezza passiva di strutture di sostegno per strutture stradali attrezzature stradali. Requisiti, classificazione e metodi di prova» suddivide i sostegni in classe di prestazioni. La classe di prestazione di ogni struttura di sostegno sottoposta a prova deve essere espressa come una combinazione di classe di velocità, categoria di assorbimento di energia, classe di sicurezza per gli occupanti, tipo di riempimento, modalità di collassamento, classe di direzione indicata e rischio di penetrazione del tetto fornito,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, un contributo a favore degli enti locali per l'installazione, sulle strade ad alta percorrenza e con alto tasso di incidentalità, di pali certificati per l'illuminazione e per impianti di comunicazione conformi alle disposizioni UNI EN 40 circa la stabilità di carico e rispondenti alla norma UNI EN 12767, la cui classe di appartenenza indichi nessun assorbimento di energia in caso d'impatto e il più basso livello di rischio di indentazione del tetto del veicolo.
9/2112-bis-A/205. Davide Bergamini.


   La Camera,

   premesso che:

    gli investimenti in infrastrutture di trasporto di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità efficace ed efficiente, che possa sostenere una crescita sostenibile e a lungo termine;

    l'attuale linea alta velocità Roma-Napoli copre il bacino delle due distinte regioni del Lazio e della Campania, senza fermate intermedie in prossimità dei gradi centri dei capoluoghi di riferimento, investendo di fatto la competenza delle due aree metropolitane di riferimento, con una popolazione complessiva di circa 10 milioni di abitanti e potenziali utenti;

    invero, senza il bisogno di alterare l'attuale tracciato interno della linea Roma-Napoli, a differenza di quello costiero, emerge il baricentro fisiologico della zona ricompresa tra i comuni di Ferentino, Supino e Frosinone, ove si estende, peraltro, una delle aree industriali più significative dell'intero centro-sud Italia, anche a ridosso delle regioni del Molise e dell'Abruzzo, unitamente al Lazio ed alla Campania;

    in tale contesto, appare di fondamentale importanza l'individuazione e la realizzazione di una stazione ferroviaria dedicata all'alta velocità, nell'area citata, idonea a supportare le esigenze sia come scalo merci, collegato con il corridoio europeo di Austria, Germania, Paesi Scandinavi, sia come scalo passeggeri, anche allo scopo di evitare l'ingorgo e l'intasamento, in uscita ed in ingresso, da parte dell'utenza, rispetto alle stazioni ed infrastrutture di Roma e Napoli,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di reperire le adeguate risorse finanziare per la realizzazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica di una stazione ferroviaria sulla linea alta velocità Roma-Napoli, individuata nelle zone di Frosinone, Ferentino e Supino.
9/2112-bis-A/206. Matone, Ottaviani, Miele.


   La Camera,

   premesso che:

    gli investimenti in infrastrutture di trasporto di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità efficace ed efficiente, che possa sostenere una crescita sostenibile e a lungo termine;

    il raccordo autostradale Tirreno-Brennero (Ti-Bre), parte del Corridoio tirrenico della rete europea Ten-T comprehensive, è un'infrastruttura cruciale che attraversa cinque regioni italiane – Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – collegando i principali hub portuali tirrenici, lo snodo interportuale di Parma, la maggior parte del tracciato lombardo e il terminale nord verso il nord Europa;

    lo scorso 1° luglio, la regione Lombardia ha approvato lo schema di protocollo d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con la regione Emilia-Romagna per il completamento del Ti-bre (Tirreno-Brennero), che garantirà la connessione tra l'autostrada A15 della Cisa e l'autostrada A22 del Brennero attraverso un tratto in comune con l'autostrada Cremona-Mantova;

    il Ti-bre e l'autostrada Cremona-Mantova, in base al protocollo siglato, avranno un tratto in comune di circa 8,5 chilometri tra Calvatone e Marcaria;

    l'opera ha un'importanza strategica, in quanto garantirebbe un alleggerimento della viabilità ordinaria ed è molto importante, in particolare per l'infrastrutturazione dei territori di Cremona e Mantova,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di reperire le risorse necessarie per la realizzazione di tratte funzionali del raccordo autostradale Tirreno-Brennero (TI-BRE), anche quale parte funzionale all'autostrada Cremona-Mantova.
9/2112-bis-A/207. Dara, Comaroli, Forattini, Maccari, Ambrosi, Padovani, Morgante.


   La Camera,

   premesso che:

    gli investimenti in infrastrutture di trasporto di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità efficace ed efficiente, che possa sostenere una crescita sostenibile e a lungo termine;

    il raccordo autostradale Tirreno-Brennero (Ti-Bre), parte del Corridoio tirrenico della rete europea Ten-T comprehensive, è un'infrastruttura cruciale che attraversa cinque regioni italiane – Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – collegando i principali hub portuali tirrenici, lo snodo interportuale di Parma, la maggior parte del tracciato lombardo e il terminale nord verso il nord Europa;

    lo scorso 1° luglio, la regione Lombardia ha approvato lo schema di protocollo d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con la regione Emilia-Romagna per il completamento del Ti-bre (Tirreno-Brennero), che garantirà la connessione tra l'autostrada A15 della Cisa e l'autostrada A22 del Brennero attraverso un tratto in comune con l'autostrada Cremona-Mantova;

    il Ti-bre e l'autostrada Cremona-Mantova, in base al protocollo siglato, avranno un tratto in comune di circa 8,5 chilometri tra Calvatone e Marcaria;

    l'opera ha un'importanza strategica, in quanto garantirebbe un alleggerimento della viabilità ordinaria ed è molto importante, in particolare per l'infrastrutturazione dei territori di Cremona e Mantova,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e qualora ne ricorrano le condizioni di fattibilità e di sostenibilità tecnico economica, di reperire le risorse necessarie per la realizzazione di tratte funzionali del raccordo autostradale Tirreno-Brennero (TI-BRE), anche quale parte funzionale all'autostrada Cremona-Mantova.
9/2112-bis-A/207. (Testo modificato nel corso della seduta)Dara, Comaroli, Forattini, Maccari, Ambrosi, Padovani, Morgante.


   La Camera,

   premesso che:

    il raddoppio della tratta Cesano-Bracciano, prosecuzione del raddoppio già realizzato tra Roma e Cesano, si inquadra quindi nell'ambito degli interventi finalizzati al potenziamento e allo sviluppo del trasporto ferroviario nella regione Lazio;

    il progetto è stato presentato dalla regione Lazio nell'ambito delle richieste di miglioramento, efficientamento e sviluppo dell'infrastruttura relative al Tavolo Tecnico di Ascolto RFI 2020. Inoltre, è stato inserito nell'Allegato 2 del Documento strategico della mobilità ferroviaria 2022 (DSMF) tra i «Progetti di fattibilità tecnico-economica e studi di fattibilità»;

    la realizzazione del Programma di raddoppio tra Cesano e Bracciano, in coerenza con gli accordi quadro tra RFI e regione Lazio consentirà di superare i limiti della linea attuale e di ottenere i seguenti principali benefici:

     potenziamento della capacità di trasporto della linea Roma-Viterbo che consentirà di incrementare la capacità della linea da 4 treni/ora nei due sensi di marcia a 10 treni/ora per direzione incrementando la frequenza dei servizi regionali/metropolitani passeggeri fino a Bracciano;

     riduzione dei tempi di percorrenza;

     aumento della regolarità della circolazione, grazie anche alla soppressione dei passaggi a livello;

     miglioramento dell'accessibilità delle infrastrutture ferroviarie. L'intervento è suddiviso in due 2 Fasi funzionali: 1° fase Raddoppio Cesano-Vigna di Valle; 2° fase Raddoppio Vigna di Valle-Bracciano;

    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2021, è stato nominato un Commissario straordinario di Governo che ha prontamente adottato ogni determinazione ritenuta necessaria per la progettazione e realizzazione dell'opera in oggetto;

    per la tratta Cesano-Vigna di Valle, a gennaio 2022 è stata indetta dal Commissario straordinario la Conferenza dei Servizi (CdS), la cui chiusura è vincolata all'emissione del decreto MiTE-MiC di compatibilità ambientale dell'opera;

    parallelamente sono in corso interlocuzioni con il comune di Anguillara per risolvere le criticità inerenti l'avvio della procedura con la regione Lazio – Area Usi civici ai fini dell'ottenimento dell'autorizzazione ex articolo 12 della regio decreto 16 giugno 1927, n. 1766, propedeutica anch'essa alla chiusura della CdS;

    l'attuale costo di questa prima fase è stimato in circa 500 milioni di euro. Il finanziamento attuale pari a 19 milioni di euro copre la sola fase progettuale e non permette l'avvio delle attività negoziali possibili a conclusione dell'iter autorizzativo;

    le caratteristiche dell'opera ferroviaria citata, nonché la sua rilevanza per gli effetti che la realizzazione dell'opera produrrà sul tessuto economico e sociale in termini di convenienza per la collettività, attraverso il miglioramento delle prestazioni, la riduzione dei tempi di percorrenza, l'incremento dell'accessibilità e la regolarità della circolazione, creando le condizioni per prolungare il servizio di tipo metropolitano fino alla stazione di Bracciano, favoriscono la condivisione dell'intervento ferroviario da parte del territorio interessato;

    è opportuno garantire il completamento della copertura finanziaria dell'opera al fine di poter avviare, a conclusione dell'iter autorizzativo, la fase realizzativa,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con il rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di individuare le risorse necessarie al completamento del progetto Cesano-Vigna di Valle.
9/2112-bis-A/208. Polidori, Battilocchio, Barelli.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 527, del presente disegno di legge dispone l'incremento delle risorse del Fondo istituito dall'articolo 1, comma 302, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, prevedendo un ulteriore stanziamento di 10 milioni di euro per ciascuna annualità 2025 e 2026;

    il citato comma 302, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, ha istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un Fondo con una dotazione di 7,5 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 al fine di assicurare il finanziamento di interventi urgenti di riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento e ampliamento di strutture e infrastrutture pubbliche, finalizzati al riequilibrio socioeconomico e allo sviluppo dei territori,

impegna il Governo

a destinare quota parte delle risorse del Fondo di cui in premessa, come rifinanziato in sede di esame del disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» per i seguenti interventi:

   a) contributo di 955.000 euro per l'anno 2025 a favore del comune di Trecase (NA) per interventi di riqualificazione e valorizzazione dell'Area a Verde di Via Alessandro Manzoni;

   b) contributo di 1.045.000 euro per l'anno 2025 a favore dell'Istituto penale per minori di Nisida, per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria dell'ex palazzina servizi, interna all'Istituto penale per minorenni di Nisida, finalizzati al recupero conservativo del «teatro di Eduardo», creazione ed implementazione di laboratori professionalizzanti destinati ai ragazzi e alle ragazze di Nisida;

   c) contributo di 600.000 euro per l'anno 2026 a favore del comune di Allumiere (RM) per la riqualificazione complesso sportivo comunale in località La Cavaccia;

   d) contributo di 600.000 euro per l'anno 2026 a favore del comune di Marino (RM) per la riqualificazione Stadio «Domenico Fiore Italia 90»;

   e) contributo di 500.000 euro per l'anno 2025 e di 500.000 euro per l'anno 2026 a favore del comune di Misinto (MB) per la realizzazione di un nuovo edificio annesso alla scuola primaria di Misinto;

   f) contributo di 500.000 euro per l'anno 2025 e di 1.500.000 euro per l'anno 2026 in favore del comune di Formia (LT), per la rigenerazione del Waterfront della città di Formia – La passeggiata di Cicerone;

   g) contributo di 400.000 euro per l'anno 2026 in favore comune di Aprica (SO) per interventi di rigenerazione urbana della città;

   h) contributo di 400.000 euro per l'anno 2026 in favore del comune di Settala (MI) per la realizzazione della scuola primaria comunale;

   i) contributo di 1.000.000 di euro per l'anno 2026 in favore del comune di Pescara per la ristrutturazione Museo arte contemporanea «Vittoria Colonna» e ristrutturazione giardini pubblici piazza primo maggio;

   j) contributo di 1.000.000 di euro per l'anno 2025 in favore dell'Azienda per il diritto agli studenti universitari di Chieti e Pescara per la manutenzione straordinaria e ristrutturazione edilizia e urbanistica fabbricato ex Ferrhotel nella città di Pescara per residenze universitarie;

   k) contributo di 1.000.000 di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Ceppaloni (BN) per la messa in sicurezza di un immobile di proprietà comunale sito in Piazza dei Martiri Quartiere Caseparente.
9/2112-bis-A/209. Battilocchio.


   La Camera,

   premesso che:

    il settore universitario sta subendo drastici tagli, solo nel 2024 la riduzione è di 173 milioni, a ciò si aggiunge l'ulteriore taglio delle risorse previsto dal disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027»;

    si tratta di decurtazioni che bloccheranno il reclutamento nell'ambito della ricerca, sull'onda di un definanziamento che risponde a un processo di lunga durata, compromettendo il futuro stesso degli atenei italiani. Il preoccupante aspetto economico è accompagnato da interventi di origine governativa che, a giudizio dello scrivente e del mondo accademico, aggraveranno il precariato creando un blocco delle opportunità di accesso al mondo dell'università;

    infatti, per i ricercatori universitari italiani, ad oggi, vige la riforma del 2010, firmata dall'allora Ministra Gelmini, che aveva eliminato la figura del ricercatore a tempo indeterminato sostituendolo con due figure di ricerca a tempo determinato note come «tipo a», RTD-a, e «tipo b», RTD-b, una delle quali in presenza di specifiche condizioni apre la porta alla stabilizzazione. A completare questo quadro concorre la tipologia contrattuale dell'assegno di ricerca, non riconosciuto come forma contrattuale propriamente lavorativa, nonostante preveda il pagamento dei contributi previdenziali, ma ampiamente utilizzato nel mondo accademico;

    la cosiddetta legge Gelmini è stata ripetutamente prorogata, anche se l'ultima proroga scadrà il 31 dicembre 2024 e non è stata ad oggi rinnovata. Inoltre, sono tanti i precari della ricerca assunti negli ultimi anni dagli atenei su specifici progetti finanziati nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che non avranno sbocchi poiché i fondi non verranno rinnovati: ad oggi si contano circa ventimila assegnisti di ricerca e novemila RTD-a, per molti dei quali i contratti sono in scadenza e non potranno essere confermati;

    ma è attualmente in discussione al Senato il disegno di legge recante «Disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca» che, come affermato da Flc Cgil, «è costruito su premesse fuorvianti e si concretizza nella moltiplicazione delle figure precarie, negando la stessa caratterizzazione delle attività di ricerca come lavoro e degradandola quindi rispetto al panorama europeo e internazionale»;

    la riforma introduce complessivamente sei figure di soggetti che a vario titolo saranno parte del sistema accademico, pur non prevedendo nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e il limite di dodici anni di precariato posto dalla legge n. 240 del 2010 viene aggirato da una lunga sequela di posizioni temporanee che, peraltro, non danno alcun diritto all'assunzione;

    il mondo accademico non è rimasto impassibile ma è insorto contro questa riforma e contro i tagli che colpiranno la comunità universitaria,

impegna il Governo

a porre in essere iniziative finalizzate a rispondere alle istanze del mondo accademico fortemente preoccupato in rapporto alle questioni esposte in premessa, nonché alle preoccupazioni degli attuali assegnisti di ricerca che non godranno di coperture finanziarie per posizioni di ricercatore, degli oltre ventimila ricercatori e novemila RTD-a in scadenza che, a partire dal 2025, non saranno coperti da una forma contrattuale idonea, valutando altresì di stabilizzare l'importo del Fondo di finanziamento ordinario al livello del 2023 (9,174 miliardi, tenendo conto dell'inflazione).
9/2112-bis-A/210. Pastorino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge in esame ha istituito un fondo, finanziato con 31.967.000 di euro per l'anno 2025, 38.700.000 di euro per l'anno 2026 e 31.380.000 di euro per l'anno 2027, e finalizzato all'attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero e conservazione del patrimonio storico, artistico e architettonico, nonché all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo:

  a destinare quota parte delle predette risorse di spesa corrente per le seguenti finalità:

   a) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 a favore dell'Associazione Locanda del samaritano O.D.V. di Catania finalizzato al sostegno dell'attività di assistenza e sostegno alle persone senza fissa dimora;

   b) prevedere un contributo di 0,05 milioni di euro per il 2026 e di 0,05 milioni di euro per il 2027 in favore dell'Associazione lavoratori stranieri MCL nazionale per l'attività di sostegno svolta nei confronti dei lavoratori stranieri in Italia;

   c) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027, in favore dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra (ANVCG), a titolo di sostegno all'attività sociale svolta in favore delle vittime civili di guerra;

   d) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 in favore dell'Associazione centro di accoglienza Padre Nostro – ETS, finalizzato al completamento della realizzazione del poliambulatorio di prossimità padre Pino Puglisi-Monsignor Guido Sansavini di Palermo;

   e) prevedere un contributo di 0,2 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,3 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione nazionale delle istituzioni pro-ciechi Onlus al fine di sostenerne le attività istituzionali di assistenza alle persone non vedenti;

   f) prevedere un contributo di 0,65 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,9 milioni di euro per l'anno 2026 e di 1,2 milioni di euro per l'anno 2027, in favore della Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime con sede in via Umberto I, località Paravati, del comune di Mileto (Vibo Valentia), al fine di sostenerne l'attività di assistenza e sostegno sociale svolta;

   g) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027, in favore dell'associazione La Goccia Odv con sede in via Conte d'Apice nel comune di Vibo Valentia, al fine di sostenere le attività svolte nel settore del volontariato;

   h) prevedere un contributo di 0,3 milioni di euro per l'anno 2025, in favore dell'Istituto salesiano Don Bosco – Oratorio Salesiano di Brindisi, finalizzato alla riqualificazione del complesso sportivo interno all'oratorio;

   i) prevedere un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Parrocchia di Santa Silvia di Roma, finalizzato alle opere di ristrutturazione per adeguamento, sicurezza e abbattimento delle barriere architettoniche dell'oratorio parrocchiale nell'area dei campi sportivi e dell'impianto di aerazione dei locali;

   j) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027, in favore della Fondazione Villaggio sociale don Bosco di Tivoli (Roma), finalizzato al sostegno dell'attività svolta in campo sociale;

   k) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,050 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,050 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Brindisi, finalizzato al sostegno delle attività svolte dalla casa di quartiere Dream di Brindisi per la cura e il sostegno alle persone con disturbo dello spettro autistico;

   l) prevedere un contributo di 0,25 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,3 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,35 milioni di euro per l'anno 2027, in favore del comune di Brindisi finalizzato all'attività di manutenzione e messa in sicurezza delle strade di competenza comunale;

   m) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2026 in favore del comune di Brindisi finalizzato alla riqualificazione dell'impianto sportivo di Tuturano;

   n) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2025 in favore della città metropolitana di Reggio Calabria per l'acquisto di n. 10 pulmini per trasporto di persone diversamente disabili da destinare ad ogni ambito territoriale sociale della provincia compresa l'area urbana di Reggio Calabria;

   o) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro in favore del comune di Roccella Jonica (Reggio Calabria) finalizzato alla realizzazione della rassegna musicale Roccella Jazz 2025;

   p) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Calanna (Reggio Calabria) finalizzato alla realizzazione della manifestazione Deafest 2025;

   q) prevedere un contributo di 0,2 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Lucca finalizzato alla realizzazione delle opere di consolidamento e messa in sicurezza delle mura storiche della città;

   r) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,15 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,35 milioni di euro per l'anno 2027, in favore del comune di Prato, finalizzati al sostegno dell'attività svolta dal distretto tessile di Prato;

   s) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Paolisi (Benevento) finalizzato alla realizzazione di interventi per la messa in sicurezza della rete viaria cittadina;

   t) prevedere un contributo di 0,2 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027, in favore del comune di Amelia (Terni) finalizzato al sostegno dell'attività culturale, turistica e sociale;

   u) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Pescara finalizzato al risanamento e alla piantumazione della pineta D'Avalos;

   v) prevedere un contributo di 0,4 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Orune (Nuoro), finalizzato alla manutenzione delle strade rurali;

   w) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Rovigo, destinato alla realizzazione di due palestre presso l'impianto comunale di Sarzano e presso il pattinodromo delle rose in via Malipiero;

   x) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Misinto (Monza e Brianza) destinato alla realizzazione del nuovo edificio annesso alla scuola primaria del comune;

   y) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Valdengo (Biella) destinato alla realizzazione del nuovo impianto sportivo comunale;

   z) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Rocca San Casciano (Forlì-Cesena), destinato alla ristrutturazione dell'edificio ex casa di riposo del comune;

   aa) prevedere un contributo di 0,25 milioni di euro per l'anno 2026 in favore della provincia di Brindisi destinato ad opere di manutenzione e messa in sicurezza delle strade di competenza della provincia;

   bb) prevedere un contributo di 0,025 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,025 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,05 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della provincia di Taranto destinato al sostegno di iniziative volte ad incentivare i flussi turistici e la valorizzazione del territorio provinciale;

   cc) prevedere un contributo di 0,3 milioni di euro per l'anno 2026 in favore della regione Basilicata, finalizzato al sostegno di eventi e attività di rilievo nazionale e internazionale organizzate da società sportive con sede nella regione;

   dd) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026, di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della camera di commercio industria e artigianato di Foggia, da destinare alla promozione dei prodotti della pesca provenienti dall'attività degli imprenditori ittici che esercitano l'attività di cattura mediante l'uso di imbarcazioni iscritte nei registri marittimi del compartimento marittimo di Manfredonia e che operano nelle acque marittime della GSA 17, nonché in quelle interne e lagunari;

   ee) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione la Versiliana di Pietrasanta (Lucca) per la realizzazione del Festival La Versiliana e di altre attività di natura culturale;

   ff) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione Goldoni di Livorno per la realizzazione del Mascagni Festival;

   gg) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione De Gasperi di Roma per il sostegno alle iniziative culturali realizzate dalla Fondazione;

   hh) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025 in favore dell'Accademia delle belle arti di Reggio Calabria per la realizzazione dell'opera «Monumento al carabiniere»;

   ii) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Parrocchia Santa Maria della grotticella di Viterbo, per il sostegno all'attività di conservazione e valorizzazione dei luoghi sacri di importanza culturale e storica di Viterbo e della sua provincia;

   jj) prevedere un contributo di 0,025 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,025 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,05 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del Conservatorio statale di musica «Giovanni Paisiello» di Taranto per la valorizzazione e la promozione della cultura musicale tramite la realizzazione di una stagione concertistica;

   kk) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del Distretto agroalimentare di Qualità Jonico Salentino di Lecce, per la realizzazione di un percorso enoturistico, a bordo di treni storici sulle linee ferroviarie della Puglia;

   ll) prevedere un contributo di 1 milione di euro per l'anno 2027 in favore della Parrocchia Santa Maria Assunta di Brignano – Gera d'Adda (Bergamo) per la ristrutturazione del teatro parrocchiale;

   mm) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,050 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Diocesi di Castellaneta (Taranto) per sostenere l'attività di recupero e ristrutturazione di edifici sacri di valore storico;

   nn) prevedere un contributo di 0,3 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,3 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,35 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione Nuovo Teatro Verdi di Brindisi per sostenere le iniziative di promozione culturale, turistica e di inclusione sociale inerenti alla candidatura di Brindisi a Capitale italiana della cultura;

   oo) prevedere un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2026 a favore della Società sportiva Lega Calcio a 8 di Roma per il sostegno all'organizzazione dei campionati di calcio a 8 nazionali, con finalità sportiva e di integrazione sociale per l'inclusione di atleti portatori di disabilità;

   pp) prevedere un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2026 in favore dell'associazione Il ponte centro di solidarietà Onlus Civitavecchia (Roma) per finalità di sostegno all'attività sociale;

   qq) prevedere un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2026 in favore dell'Associazione domiciliare assistenza malati oncologici «Adamo Onlus odv» di Civitavecchia (Roma) per finalità di sostegno all'attività sociale;

   rr) prevedere uno stanziamento di 0,1 milioni per l'anno 2026 in favore del Ministero della giustizia finalizzato all'incremento dell'efficienza e della funzionalità della procura di Trani;

   ss) prevedere uno stanziamento di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del Ministero dell'interno da destinare alle città metropolitane per iniziative inerenti la celebrazione della giornata nazionale delle periferie urbane di cui alla legge 5 novembre 2024, n. 170;

   tt) prevedere uno stanziamento di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al fine di destinare indennizzi per la ridotta attività lavorativa, prodotta a seguito della decarbonizzazione dei porti, in favore delle società di cui agli articoli 14, 16 e 17 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, e del servizio delle guardie ai fuochi.
9/2112-bis-A/211. Pella, Zucconi, Mascaretti, Maerna.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge in esame ha istituito un fondo, finanziato con 31.967.000 di euro per l'anno 2025, 38.700.000 di euro per l'anno 2026 e 31.380.000 di euro per l'anno 2027, e finalizzato all'attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero e conservazione del patrimonio storico, artistico e architettonico, nonché all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo:

  1) a destinare quota parte delle predette risorse del fondo di cui al comma 898 per le seguenti finalità:

   a) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 a favore dell'Associazione Locanda del samaritano O.D.V. di Catania finalizzato al sostegno dell'attività di assistenza e sostegno alle persone senza fissa dimora;

   b) prevedere un contributo di 0,05 milioni di euro per il 2026 e di 0,05 milioni di euro per il 2027 in favore dell'Associazione lavoratori stranieri MCL nazionale per l'attività di sostegno svolta nei confronti dei lavoratori stranieri in Italia;

   c) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027, in favore dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra (ANVCG), a titolo di sostegno all'attività sociale svolta in favore delle vittime civili di guerra;

   d) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 in favore dell'Associazione centro di accoglienza Padre Nostro – ETS, finalizzato al completamento della realizzazione del poliambulatorio di prossimità padre Pino Puglisi-Monsignor Guido Sansavini di Palermo;

   e) prevedere un contributo di 0,2 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,3 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione nazionale delle istituzioni pro-ciechi Onlus al fine di sostenerne le attività istituzionali di assistenza alle persone non vedenti;

   f) prevedere un contributo di 0,37 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,42 milioni di euro per l'anno 2026 e di 1 milioni di euro per l'anno 2027, in favore della Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime con sede in via Umberto I, località Paravati, del comune di Mileto (Vibo Valentia), al fine di sostenerne l'attività di assistenza e sostegno sociale svolta;

   g) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027, in favore dell'associazione La Goccia Odv con sede in via Conte d'Apice nel comune di Vibo Valentia, al fine di sostenere le attività svolte nel settore del volontariato;

   h) prevedere un contributo di 0,3 milioni di euro per l'anno 2025, in favore dell'Istituto salesiano Don Bosco – Oratorio Salesiano di Brindisi, finalizzato alla riqualificazione del complesso sportivo interno all'oratorio;

   i) prevedere un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Parrocchia di Santa Silvia di Roma, finalizzato alle opere di ristrutturazione per adeguamento, sicurezza e abbattimento delle barriere architettoniche dell'oratorio parrocchiale nell'area dei campi sportivi e dell'impianto di aerazione dei locali;

   j) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027, in favore della Fondazione Villaggio sociale don Bosco di Tivoli (Roma), finalizzato al sostegno dell'attività svolta in campo sociale;

   k) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,050 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,050 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Brindisi, finalizzato al sostegno delle attività svolte dalla casa di quartiere Dream di Brindisi per la cura e il sostegno alle persone con disturbo dello spettro autistico;

   l) prevedere un contributo di 0,25 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,3 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,35 milioni di euro per l'anno 2027, in favore del comune di Brindisi finalizzato all'attività di manutenzione e messa in sicurezza delle strade di competenza comunale;

   m) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2026 in favore del comune di Brindisi finalizzato alla riqualificazione dell'impianto sportivo di Tuturano;

   n) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2025 in favore della città metropolitana di Reggio Calabria per l'acquisto di n. 10 pulmini per trasporto di persone diversamente disabili da destinare ad ogni ambito territoriale sociale della provincia compresa l'area urbana di Reggio Calabria;

   o) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro in favore del comune di Roccella Jonica (Reggio Calabria) finalizzato alla realizzazione della rassegna musicale Roccella Jazz 2025;

   p) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Calanna (Reggio Calabria) finalizzato alla realizzazione della manifestazione Deafest 2025;

   q) prevedere un contributo di 0,2 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Lucca finalizzato alla realizzazione delle opere di consolidamento e messa in sicurezza delle mura storiche della città;

   r) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,15 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,35 milioni di euro per l'anno 2027, in favore del comune di Prato, finalizzati al sostegno dell'attività svolta dal distretto tessile di Prato;

   s) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Paolisi (Benevento) finalizzato alla realizzazione di interventi per la messa in sicurezza della rete viaria cittadina;

   t) prevedere un contributo di 0,2 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027, in favore del comune di Amelia (Terni) finalizzato al sostegno dell'attività culturale, turistica e sociale;

   u) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Pescara finalizzato al risanamento e alla piantumazione della pineta D'Avalos;

   v) prevedere un contributo di 0,4 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Orune (Nuoro), finalizzato alla manutenzione delle strade rurali;

   w) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Rovigo, destinato alla realizzazione di due palestre presso l'impianto comunale di Sarzano e presso il pattinodromo delle rose in via Malipiero;

   x) prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Misinto (Monza e Brianza) destinato alla realizzazione del nuovo edificio annesso alla scuola primaria del comune;

   y) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Valdengo (Biella) destinato alla realizzazione del nuovo impianto sportivo comunale;

   z) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del comune di Rocca San Casciano (Forlì-Cesena), destinato alla ristrutturazione dell'edificio ex casa di riposo del comune;

   aa) prevedere un contributo di 0,25 milioni di euro per l'anno 2026 in favore della provincia di Brindisi destinato ad opere di manutenzione e messa in sicurezza delle strade di competenza della provincia;

   bb) prevedere un contributo di 0,025 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,025 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,05 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della provincia di Taranto destinato al sostegno di iniziative volte ad incentivare i flussi turistici e la valorizzazione del territorio provinciale;

   cc) prevedere un contributo di 0,3 milioni di euro per l'anno 2026 in favore della regione Basilicata, finalizzato al sostegno di eventi e attività di rilievo nazionale e internazionale organizzate da società sportive con sede nella regione;

   dd) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026, di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della camera di commercio industria e artigianato di Foggia, da destinare alla promozione dei prodotti della pesca provenienti dall'attività degli imprenditori ittici che esercitano l'attività di cattura mediante l'uso di imbarcazioni iscritte nei registri marittimi del compartimento marittimo di Manfredonia e che operano nelle acque marittime della GSA 17 e 18, nonché in quelle interne e lagunari;

   ee) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione la Versiliana di Pietrasanta (Lucca) per la realizzazione del Festival La Versiliana e di altre attività di natura culturale;

   ff) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione Goldoni di Livorno per la realizzazione del Mascagni Festival;

   gg) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione De Gasperi di Roma per il sostegno alle iniziative culturali realizzate dalla Fondazione;

   hh) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025 in favore dell'Accademia delle belle arti di Reggio Calabria per la realizzazione dell'opera «Monumento al carabiniere»;

   ii) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Parrocchia Santa Maria della grotticella di Viterbo, per il sostegno all'attività di conservazione e valorizzazione dei luoghi sacri di importanza culturale e storica di Viterbo e della sua provincia;

   jj) prevedere un contributo di 0,025 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,025 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,05 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del Conservatorio statale di musica «Giovanni Paisiello» di Taranto per la valorizzazione e la promozione della cultura musicale tramite la realizzazione di una stagione concertistica;

   kk) prevedere un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del Distretto agroalimentare di Qualità Jonico Salentino di Lecce, per la realizzazione di un percorso enoturistico, a bordo di treni storici sulle linee ferroviarie della Puglia;

   ll) prevedere un contributo di 1 milione di euro per l'anno 2027 in favore della Parrocchia Santa Maria Assunta di Brignano – Gera d'Adda (Bergamo) per la ristrutturazione del teatro parrocchiale;

   mm) prevedere un contributo di 0,050 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,050 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Diocesi di Castellaneta (Taranto) per sostenere l'attività di recupero e ristrutturazione di edifici sacri di valore storico;

   nn) prevedere un contributo di 0,3 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,3 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,35 milioni di euro per l'anno 2027 in favore della Fondazione Nuovo Teatro Verdi di Brindisi per sostenere le iniziative di promozione culturale, turistica e di inclusione sociale inerenti alla candidatura di Brindisi a Capitale italiana della cultura;

   oo) prevedere un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2026 a favore della Società sportiva Lega Calcio a 8 di Roma per il sostegno all'organizzazione dei campionati di calcio a 8 nazionali, con finalità sportiva e di integrazione sociale per l'inclusione di atleti portatori di disabilità;

   pp) prevedere un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2026 in favore dell'associazione Il ponte centro di solidarietà Onlus Civitavecchia (Roma) per finalità di sostegno all'attività sociale;

   qq) prevedere un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2026 in favore dell'Associazione domiciliare assistenza malati oncologici «Adamo Onlus odv» di Civitavecchia (Roma) per finalità di sostegno all'attività sociale;

   rr) prevedere uno stanziamento di 0,1 milioni per l'anno 2026 in favore del Ministero della giustizia finalizzato all'incremento dell'efficienza e della funzionalità della procura di Trani;

   ss) prevedere uno stanziamento di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,1 milioni di euro per l'anno 2027 in favore del Ministero dell'interno da destinare alle città metropolitane per iniziative inerenti la celebrazione della giornata nazionale delle periferie urbane di cui alla legge 5 novembre 2024, n. 170;

   tt) prevedere uno stanziamento di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al fine di destinare indennizzi per la ridotta attività lavorativa, prodotta a seguito della decarbonizzazione dei porti, in favore delle società di cui agli articoli 14, 16 e 17 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, e del servizio delle guardie ai fuochi.

   2) a destinare la quota del fondo di cui all'articolo 1 comma 200 della legge 23 dicembre 2014 n. 190, come rifinanziato ai sensi del presente disegno di legge, che è residuata all'esito dell'approvazione degli emendamenti in sede referente alla seguente finalità, attraverso l'adozione entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia previsto al secondo periodo del predetto articolo 1 comma 200 della citata legge n. 190 del 2014: prevedere un contributo di 0,76 milioni di euro per l'anno 2026 e di 0,2 milioni di euro per l'anno 2027, in favore della Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime con sede in via Umberto I, località Paravati, del Comune di Mileto (Vibo Valentia), al fine di sostenerne l'attività di assistenza e sostegno sociale ivi svolta.
9/2112-bis-A/211. (Testo modificato nel corso della seduta)Pella, Zucconi, Mascaretti, Maerna.


   La Camera,

   premesso che:

    le disposizioni di cui al presente disegno di legge determinano effetti migliorativi sui saldi di finanza pubblica rispetto agli obiettivi programmatici indicati nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029,

impegna il Governo

a destinare gli effetti migliorativi derivanti dalle disposizioni di cui al presente disegno di legge sui saldi di finanza pubblica rispetto agli obiettivi programmatici indicati nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 al Fondo di parte corrente di cui all'articolo 1, comma 886, per essere utilizzati con successivi provvedimenti normativi, compatibilmente con il rispetto dei suddetti obiettivi, tenuto conto dell'aggiornamento della previsione tendenziale disposta con i documenti di programmazione economica e di finanza pubblica.
9/2112-bis-A/212.Iezzi, Messina, Nevi, Bicchielli.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, istituisce un fondo la cui dotazione, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo, è destinata alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo

in sede di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 1, comma 900, del presente provvedimento, a destinare quota parte delle risorse del fondo di cui in premessa agli interventi e nelle misure indicate come segue:

  1. 2 milioni di euro per l'anno 2025 e 3 milioni di euro per l'anno 2026 alla provincia di Alessandria a titolo di contributo per la realizzazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica della nuova circonvallazione dell'abitato di Gavi;

  2. 10 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2026 e 2027, al comune di Alessandria a titolo di contributo per la realizzazione del secondo ponte sul fiume Bormida, diretto a prevenire problemi di isolamento di una parte del territorio comunale in caso di prossime intense precipitazioni piovose;

  3. 5,3 milioni di euro per l'anno 2025 al comune di Novara per la riqualificazione viabilistica zona della moda e sistemazione sponda sx canale Quintino Sella, nonché per la riqualificazione del Ponte di via Belletti e la realizzazione della viabilità secondaria con rotatoria di collegamento di via Belletti con via Domenico Maria;

  4. 6,5 milioni di euro per l'anno 2026 al comune di Novara per il completamento degli interventi di risanamento conservativo dell'immobile ex Istituto Gaudenzio de Pagave a scopi socio-assistenziali, socio-educativi e socio-sanitari;

  5. 1,5 milioni di euro per l'anno 2025, 2,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 2 milioni di euro per l'anno 2027 al comune di Soncino (CR) per interventi di manutenzione, risanamento conservativo e completamento nonché di adeguamento alle norme di sicurezza, prevenzione incendi e impiantistica su immobili a carattere storico, culturale, artistico o aventi una funzione socio-sanitaria assistenziale;

  6. 2,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 6,3 milioni di euro per l'anno 2027 alla regione Veneto per la realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza della viabilità regionale;

  7. 2,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 6,3 milioni di euro per l'anno 2027 alla regione Piemonte per il completamento della realizzazione della Linea 1 della Metropolitana di Torino;

  8. 2,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 6,3 milioni di euro per l'anno 2027 alla regione Lombardia per misure di politiche sociali in favore della disabilità grave e gravissima e ai caregiver famigliari.
9/2112-bis-A/213.Molinari, Comaroli, Barabotti, Cattoi, Frassini, Ottaviani, Maccanti, Benvenuto, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, istituisce un fondo la cui dotazione, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo, è destinata alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale;

impegna il Governo:

   a) in sede di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 1, comma 900, del presente provvedimento, a destinare quota parte delle risorse del fondo di cui in premessa agli interventi e nelle misure indicate come segue:

    1. 2 milioni di euro per l'anno 2025 e 3 milioni di euro per l'anno 2026 alla Provincia di Alessandria a titolo di contributo per la realizzazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica della nuova circonvallazione dell'abitato di Gavi;

    2. 1,4 milioni di euro per l'anno 2025 e 0,6 milioni di euro per l'anno 2026 al Comune di Novara per la riqualificazione viabilistica zona della moda e sistemazione sponda sinistra del canale Quintino Sella, nonché per la riqualificazione del Ponte di via Belletti e la realizzazione della viabilità secondaria con rotatoria di collegamento di via Belletti con via Domenico Maria;

    3. 0,8 milioni di euro per l'anno 2025 e 2 milioni di euro per l'anno 2027 al comune di Soncino (CR) per interventi di manutenzione, risanamento conservativo e completamento nonché di adeguamento alle norme di sicurezza, prevenzione incendi e impiantistica su immobili a carattere storico, culturale, artistico o aventi una funzione socio sanitaria assistenziale;

   b) a destinare la quota del fondo di cui all'articolo 1 comma 200 della legge 23 dicembre 2014 n. 190, come rifinanziato ai sensi del presente disegno di legge, che è residuata all'esito dell'approvazione degli emendamenti in sede referente, alle seguenti finalità, attraverso l'adozione entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze previsto al secondo periodo del predetto articolo 1 comma 200 della citata legge n. 190 del 2014:

    1. 10 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2026 e 2027 al comune di Alessandria a titolo di contributo per la realizzazione del secondo ponte sul fiume Bormida, diretto a prevenire problemi di isolamento di una parte del territorio comunale in caso di prossime intense precipitazioni piovose;

    2. 6,5 milioni di euro per l'anno 2026 al comune di Novara per il completamento degli interventi di risanamento conservativo dell'immobile ex Istituto Gaudenzio de Pagave a scopi socioassistenziali, socioeducativi e sociosanitari;

    3. 0,7 milioni di euro per l'anno 2025 e 2,5 milioni di euro per l'anno 2026 al comune di Soncino (CR) per interventi di manutenzione, risanamento conservativo e completamento nonché di adeguamento alle norme di sicurezza, prevenzione incendi e impiantistica su immobili a carattere storico, culturale, artistico o aventi una funzione socio sanitaria assistenziale;

    4. 2,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 6 milioni di euro per l'anno 2027 alla regione Veneto per la realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza della viabilità regionale;

    5. 2,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 6 milioni di euro per l'anno 2027 alla regione Piemonte per il completamento della realizzazione della Linea 1 della Metropolitana di Torino;

    6. 2,5 milioni di euro per l'anno 2026 e 6 milioni di euro per l'anno 2027 alla regione Lombardia per misure di politiche sociali in favore della disabilità grave e gravissima e ai caregiver famigliari.

    7. 3,3 milioni di euro per l'anno 2025 al comune di Novara per la riqualificazione viabilistica zona della moda e sistemazione sponda sinistra del canale Quintino Sella, nonché per la riqualificazione del Ponte di via Belletti e la realizzazione della viabilità secondaria con rotatoria di collegamento di via Belletti con via Domenico Maria.
9/2112-bis-A/213.(Testo modificato nel corso della seduta)Molinari, Comaroli, Barabotti, Cattoi, Frassini, Ottaviani, Maccanti, Benvenuto, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio, che costituisce la manovra di finanza pubblica 2025-2027, tra i rilevanti e significativi interventi trattati contiene anche disposizioni in materia di lavoratori frontalieri;

    la figura del lavoratore frontaliero è costituita da quei lavoratori dipendenti che sono residenti fiscalmente in Italia e che quotidianamente si recano all'estero, in zone di frontiera o Paesi limitrofi, per svolgere la prestazione di lavoro;

    si tratta esclusivamente di quei soggetti residenti in Italia che prestano un'attività di lavoro dipendente, in via esclusiva e continuativa, a favore di un datore di lavoro estero e che quotidianamente si recano, appunto, all'estero in Paesi confinanti ovvero in Paesi limitrofi;

    il lavoratore frontaliero è oggetto di una particolare imposizione fiscale in ragione della continua mobilità tra luogo di residenza in Italia e luogo di svolgimento dell'attività lavorativa;

    da tempo i lavoratori transfrontalieri con San Marino pongono all'attenzione delle istituzioni centrali, Governo e Parlamento, la necessità di un trattamento eguale per tutti i lavoratori transfrontalieri al fine di eliminare le differenze di trattamento ancora insite nel lavoro frontaliero e l'opportunità di istituire un Osservatorio permanente sul lavoro di frontiera,

impegna il Governo

a prevedere che, con decorrenza 1° gennaio 2025:

  le somme corrisposte in Italia da parte dell'assicurazione di invalidità, vecchiaia e superstiti, della gestione della previdenza professionale per la vecchiaia e superstiti della gestione della previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità degli ex lavoratori frontalieri con la Repubblica di San Marino in stato di quiescenza pensionistica ivi comprese le prestazioni erogate dagli enti o istituti sammarinesi di prepensionamento, maturate sulla base anche di contributi previdenziali tassati alla fonte in qualunque forma e titolo erogate, percepite da soggetti residenti nel territorio dello Stato con l'intervento nel pagamento da parte di intermediari finanziari italiani, sono soggette ad una ritenuta alla fonte a titolo di imposta del 5 per cento;

  le somme, ovunque corrisposte, da parte dell'assicurazione di invalidità, vecchiaia e superstiti, della gestione della previdenza professionale per la vecchiaia e superstiti della gestione della previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità degli ex lavoratori frontalieri con la Repubblica di San Marino in stato di quiescenza pensionistica ivi comprese le prestazioni erogate dagli enti o istituti sammarinesi di prepensionamento, maturate sulla base anche di contributi previdenziali tassati alla fonte in qualunque forma e titolo erogate, percepite da soggetti residenti nel territorio dello Stato senza l'intervento nel pagamento da parte di intermediari finanziari italiani, sono soggette ad imposizione sostitutiva delle imposte sui redditi con l'aliquota del 5 per cento.
9/2112-bis-A/214. Amich, Buonguerrieri, Pellicini, Colombo, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge di bilancio, che costituisce la manovra di finanza pubblica 2025-2027, tra i rilevanti e significativi interventi trattati contiene anche disposizioni in materia di lavoratori frontalieri;

    la figura del lavoratore frontaliero è costituita da quei lavoratori dipendenti che sono residenti fiscalmente in Italia e che quotidianamente si recano all'estero, in zone di frontiera o Paesi limitrofi, per svolgere la prestazione di lavoro;

    si tratta esclusivamente di quei soggetti residenti in Italia che prestano un'attività di lavoro dipendente, in via esclusiva e continuativa, a favore di un datore di lavoro estero e che quotidianamente si recano, appunto, all'estero in Paesi confinanti ovvero in Paesi limitrofi;

    il lavoratore frontaliero è oggetto di una particolare imposizione fiscale in ragione della continua mobilità tra luogo di residenza in Italia e luogo di svolgimento dell'attività lavorativa;

    da tempo i lavoratori transfrontalieri con San Marino pongono all'attenzione delle istituzioni centrali, Governo e Parlamento, la necessità di un trattamento eguale per tutti i lavoratori transfrontalieri al fine di eliminare le differenze di trattamento ancora insite nel lavoro frontaliero e l'opportunità di istituire un Osservatorio permanente sul lavoro di frontiera,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nei limiti dei vincoli della finanza pubblica, di prevedere interventi in materia di previdenza professionale per la vecchiaia e superstiti della gestione della previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità degli ex lavoratori frontalieri con la Repubblica di San Marino.
9/2112-bis-A/214. (Testo modificato nel corso della seduta)Amich, Buonguerrieri, Pellicini, Colombo, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, ai commi da 784 a 814 (ex articolo 104) del provvedimento in esame disciplina, tra l'altro, il contributo alla finanza pubblica richiesto a livello di comparto agli enti territoriali che ammonta complessivamente a 7,7 miliardi di euro dal 2025 al 2029;

    in particolare, ai sensi del comma 788, sul comparto degli enti locali, il suddetto taglio di spesa corrente peserà per 140 milioni per il 2025, 290 milioni per il triennio 2026-2028 e 490 milioni per il 2029;

    il nuovo Presidente dell'Anci, Gaetano Manfredi, commentando la manovra ha dichiarato che permangono criticità in relazione ai tagli e che con questo livello di spesa nel giro di 2 o 3 anni i comuni non potranno più sostenere la richiesta di servizi;

    il comparto dei comuni ha già ridotto drasticamente la spesa corrente che attualmente è pari al 6,5 per cento sul totale della pubblica amministrazione rispetto all'8 per cento del 2010 con un livello di indebitamento irrisorio pari a circa 1,5 per cento, a fronte di compiti crescenti e bisogni insoddisfatti e con una costante riduzione delle unità di personale arrivata a quasi il 30 per cento;

    anziché provare a riconsiderare queste misure con l'emendamento dei Relatori 123.032, all'interno del disegno di legge di bilancio, sono stati creati fondi di spesa da destinare agli enti locali per un ammontare complessivo di 32,1 milioni nel 2025, 39,30 milioni per l'anno 2026 e 31,3 per l'anno 2027;

    questa scelta dimostra l'insensibilità del Governo rispetto ad un comparto che deve essere messo nelle condizioni di assicurare i servizi di prossimità a tutti i cittadini del territorio nazionale,

impegna il Governo

a destinare, nel prossimo provvedimento utile, le medesime risorse previste con il citato emendamento per la riduzione dei tagli di spesa corrente al comparto dei comuni.
9/2112-bis-A/215. Roggiani, Pastorino, De Maria, Casu, Bakkali, Malavasi, Gnassi, Gianassi, Lai.


   La Camera,

   premesso che:

    la proposta in esame contiene norme meritorie in tema pensionistico, che in estrema sintesi sono così riassumibili: introduzione di norme in materia di pensioni minime, perequazione automatica dei trattamenti pensionistici dei residenti all'estero, incrementi della previdenza complementare, trattamenti di disoccupazione in favore dei lavoratori rimpatriati, ammortizzatori sociali e di formazione per l'attuazione del programma Garanzia occupabilità lavoratori;

    in tale contesto l'Istituto nazionale per la previdenza Sociale (INPS) svolge un ruolo cruciale nella gestione dei pagamenti pensionistici, che costituiscono una fonte di reddito vitale per molti cittadini. Secondo l'Osservatorio INPS sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari nel 2023, quasi 4,8 milioni di pensionati in Italia percepiscono redditi da pensione inferiori a mille euro al mese, con quasi 1,7 milioni che ricevono meno di 500 euro al mese, un importo al di sotto della soglia di povertà;

    la puntualità nei pagamenti delle pensioni è essenziale per il sostentamento di molti pensionati, specialmente quelli con redditi più bassi, per affrontare le spese quotidiane, resi ancora più gravosi dall'aumento del costo della vita a causa delle crisi internazionali in atto e delle transizioni necessarie;

    la puntualità nei pagamenti delle pensioni è essenziale per il sostentamento di molti pensionati, specialmente quelli con redditi più bassi, per affrontare le spese quotidiane, resi ancora più gravosi dall'aumento del costo della vita;

    ad avviso del proponente l'atto di indirizzo politico appare opportuno adottare misure che possano garantire l'anticipazione del pagamento delle pensioni a quando questo coincida con un giorno festivo, per evitare ritardi e disagi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, con il primo provvedimento utile, atti normativi in grado di adottare quanto descrive in premessa al fine di garantire la puntualità nei pagamenti delle pensioni per importi inferiori o uguali a mille euro, prevedendo che l'Istituto nazionale per la previdenza sociale (INPS) anticipi il pagamento al giorno lavorativo bancario precedente, nel caso in cui la data prevista coincida con un giorno festivo.
9/2112-bis-A/216. Colombo, Mattia, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    la proposta in esame contiene norme meritorie in tema pensionistico, che in estrema sintesi sono così riassumibili: introduzione di norme in materia di pensioni minime, perequazione automatica dei trattamenti pensionistici dei residenti all'estero, incrementi della previdenza complementare, trattamenti di disoccupazione in favore dei lavoratori rimpatriati, ammortizzatori sociali e di formazione per l'attuazione del programma Garanzia occupabilità lavoratori;

    in tale contesto l'Istituto nazionale per la previdenza Sociale (INPS) svolge un ruolo cruciale nella gestione dei pagamenti pensionistici, che costituiscono una fonte di reddito vitale per molti cittadini. Secondo l'Osservatorio INPS sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari nel 2023, quasi 4,8 milioni di pensionati in Italia percepiscono redditi da pensione inferiori a mille euro al mese, con quasi 1,7 milioni che ricevono meno di 500 euro al mese, un importo al di sotto della soglia di povertà;

    la puntualità nei pagamenti delle pensioni è essenziale per il sostentamento di molti pensionati, specialmente quelli con redditi più bassi, per affrontare le spese quotidiane, resi ancora più gravosi dall'aumento del costo della vita a causa delle crisi internazionali in atto e delle transizioni necessarie;

    la puntualità nei pagamenti delle pensioni è essenziale per il sostentamento di molti pensionati, specialmente quelli con redditi più bassi, per affrontare le spese quotidiane, resi ancora più gravosi dall'aumento del costo della vita;

    ad avviso del proponente l'atto di indirizzo politico appare opportuno adottare misure che possano garantire l'anticipazione del pagamento delle pensioni a quando questo coincida con un giorno festivo, per evitare ritardi e disagi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, con il primo provvedimento utile, atti normativi in grado di implementare la puntualità nei pagamenti delle pensioni per importi inferiori o uguali a mille euro, anche valutando la possibilità che l'Istituto nazionale per la previdenza sociale (INPS) anticipi il pagamento al giorno lavorativo bancario precedente, nel caso in cui la data prevista coincida con un giorno festivo.
9/2112-bis-A/216. (Testo modificato nel corso della seduta)Colombo, Mattia, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    secondo il consolidato orientamento della Corte costituzionale, (sentenze n. 255 del 2004 e n. 205 e 285 del 2005), le attività di sostegno dello spettacolo sono da ricomprendere nell'ambito della promozione e organizzazione delle «attività culturali di cui al terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione» e quindi, come tali, affidate alla potestà legislativa concorrente di Stato e regioni;

    gli spettacoli di musica dal vivo costituiscono una delle eccellenze del panorama culturale italiano che, nel 2023, stando ai dati della SIAE hanno creato un indotto 967,4 milioni di euro, grazie ad un incremento sull'anno precedente del 33,5 per cento, di cui 894 milioni derivanti dal segmento musica pop, rock e leggera;

    la promozione e il sostegno delle produzioni, della diffusione, della fruizione e dell'accesso alla creatività, alla cultura, alle arti performative e allo spettacolo non trova, nel vigente quadro legislativo, una compiuta disciplina,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità, nel primo provvedimento utile e compatibilmente con i vincoli di bilancio e di finanza pubblica, di incrementare i fondi destinati all'editoria quotidiana, anche rivolti all'informazione istituzionale in materia culturale;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative anche di carattere normativo, nel primo provvedimento utile e compatibilmente con i vincoli di bilancio e di finanza pubblica, volte ad istituire un credito d'imposta dedicato alle imprese di spettacolo al fine di promuovere una distribuzione più diffusa sul territorio nazionale di spettacoli di musica dal vivo e di favorire il pubblico nella partecipazione, nonché al fine di sostenere la valorizzazione degli artisti, delle imprese di produzione, di organizzazione e di distribuzione di spettacoli di musica dal vivo.
9/2112-bis-A/217. Mollicone, Caretta, Ciaburro, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    nel disegno di legge di bilancio sono contenute Misure per la funzionalità del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale anche nella sua proiezione internazionale come parte fondamentale del Sistema Italia nel mondo;

    l'ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane è l'organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle nostre imprese sui mercati esteri, pertanto ha un ruolo chiave nel nostro Sistema Italia all'estero;

    nell'ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane è impiegato personale a contratto locale a tempo indeterminato il cui status giuridico-contrattuale è definito dal titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, che è stato oggetto di revisione parlamentare nel corso della XVIII legislatura, che ha condotto all'approvazione della legge 29 aprile 2021, n. 62;

    i contratti applicati ai dipendenti di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, nonostante l'approvazione di un aumento della relativa dotazione finanziaria nella legge di bilancio 2024, mostrano aspetti ancora migliorabili nell'ambito della sicurezza sociale; del periodo di ferie annuali; del congedo straordinario per malattia; dell'indennità di liquidazione e dei permessi retribuiti in occasione di eventi familiari particolarmente rilevanti;

    secondo disposizioni legislative esistenti gli stipendi vanno normalmente adeguati ai costi della vita e pertanto vi è la necessità di un miglioramento dei salari per garantirne la competitività, come già avvenuto in sede di legge di bilancio 2024, e di un continuo adeguamento migliorativo delle condizioni contrattuali applicate agli impiegati ITA;

    in tale contesto vi è già l'esempio della disciplina contrattuale applicata ai lavoratori a contratto locale a tempo indeterminato presso altre strutture pubbliche italiane,

impegna il Governo

a prevedere, mediante successivi provvedimenti, il miglioramento delle retribuzioni per garantirne la competitività, anche prevedendo un meccanismo di riadeguamento automatico in base al costo della vita, e il miglioramento delle condizioni contrattuali degli impiegati a contratto locale di cui in premessa.
9/2112-bis-A/218. Di Sanzo.


   La Camera,

   premesso che:

    nel disegno di legge di bilancio sono contenute Misure per la funzionalità del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale anche nella sua proiezione internazionale come parte fondamentale del Sistema Italia nel mondo;

    l'ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane è l'organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle nostre imprese sui mercati esteri, pertanto ha un ruolo chiave nel nostro Sistema Italia all'estero;

    nell'ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane è impiegato personale a contratto locale a tempo indeterminato il cui status giuridico-contrattuale è definito dal titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, che è stato oggetto di revisione parlamentare nel corso della XVIII legislatura, che ha condotto all'approvazione della legge 29 aprile 2021, n. 62;

    i contratti applicati ai dipendenti di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, nonostante l'approvazione di un aumento della relativa dotazione finanziaria nella legge di bilancio 2024, mostrano aspetti ancora migliorabili nell'ambito della sicurezza sociale; del periodo di ferie annuali; del congedo straordinario per malattia; dell'indennità di liquidazione e dei permessi retribuiti in occasione di eventi familiari particolarmente rilevanti;

    secondo disposizioni legislative esistenti gli stipendi vanno normalmente adeguati ai costi della vita e pertanto vi è la necessità di un miglioramento dei salari per garantirne la competitività, come già avvenuto in sede di legge di bilancio 2024, e di un continuo adeguamento migliorativo delle condizioni contrattuali applicate agli impiegati ITA;

    in tale contesto vi è già l'esempio della disciplina contrattuale applicata ai lavoratori a contratto locale a tempo indeterminato presso altre strutture pubbliche italiane,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare la possibilità di prevedere, mediante successivi provvedimenti, il miglioramento delle retribuzioni per garantirne la competitività, anche prevedendo un meccanismo di riadeguamento automatico in base al costo della vita, e il miglioramento delle condizioni contrattuali degli impiegati a contratto locale di cui in premessa.
9/2112-bis-A/218. (Testo modificato nel corso della seduta)Di Sanzo.


   La Camera,

   premesso che:

    con una dimensione complessiva di circa 30 miliardi nel 2025, il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo è una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali;

    al di là dell'approccio ragionieristico con cui si punta a rispettare i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, la manovra è priva di organicità dal punto di vista strutturale, senza alcuna traccia di quelle strategie anticicliche ed espansive che servirebbero a rilanciare la nostra economia e delle riforme profonde di cui avrebbero bisogno i principali settori della vita del Paese, non discostandosi da quelle che l'hanno preceduta;

    si rispettano i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, ma non si prova nemmeno a porre le basi per rilanciare la crescita: la manovra produce un effetto espansivo dello 0,3 per cento nel 2025, 0 nel 2026, 0,1 per cento nel 2027, e nel triennio 2025-2027 la crescita italiana rimane ogni anno mediamente inferiore di 0,6 per cento-0,7 per cento alla crescita UE, ma si tratta probabilmente di stime ottimistiche visto che l'ISTAT ha appena certificato una economia ferma nel terzo trimestre, con una crescita acquisita pari allo 0,4 per cento, rendendo un miraggio il traguardo fissato dal Governo di una crescita dell'1 per cento a fine anno;

    questo Governo interviene continuamente sul tema della sicurezza, intendendola però, ad avviso della firmataria del presente atto, principalmente come repressione e compressione di libertà costituzionalmente tutelate;

    nel nostro Paese è consuetudine celebrare ricorrenze e altre occasioni festive, mediante l'uso di articoli pirotecnici, tra cui petardi e botti di vario genere. Tuttavia, tale pratica, spesso indiscriminata e priva di adeguati controlli, comporta significativi rischi per la sicurezza pubblica, la salute umana, la salvaguardia dell'ambiente e il benessere degli animali; in vista di fine anno, ad esempio, spesso la cronaca nazionale riferisce del sequestro, da parte degli organi preposti, di ingenti quantitativi di ordigni pirotecnici illeciti, immessi abusivamente in commercio per l'occasione;

    i dati della Polizia di Stato relativi ai festeggiamenti di Capodanno 2024 confermano la gravità della situazione: un episodio mortale, 274 feriti (di cui 49 ricoverati) e numerosi episodi di lesioni, incluse 64 vittime minorenni. Tra i feriti ben 262 sono dovuti a fuochi d'artificio; oltre ai danni fisici, l'utilizzo di ordigni pirotecnici, armi da sparo e botti causa rilevanti disagi agli animali domestici e selvatici, come paura e smarrimento determinando anche il loro investimento e la morte. Un tragico esempio è rappresentato dalla strage di storni avvenuta a Roma durante il Capodanno 2021 quando centinaia di questi, spaventati dai botti, si sono schiantati sulle facciate dei palazzi o sui fili dell'alta tensione;

    negli ultimi anni, numerosi comuni hanno emanato ordinanze o regolamenti volti a vietare l'organizzazione di spettacoli pirotecnici non professionali e l'utilizzo di articoli esplodenti. Tuttavia, tali provvedimenti, per quanto utili, non risultano sufficienti a risolvere la problematica, poiché non uniformemente presenti su tutto il territorio nazionale e disomogenee circa i comportamenti vietati;

    tale situazione evidenzia la necessità inderogabile di introdurre una normativa di livello nazionale, capace di porre fine, in maniera omogenea su tutto il territorio italiano, a pratiche pericolose per la sicurezza delle persone, lesive per il benessere animale e potenzialmente dannose per beni pubblici e privati; l'utilizzo di botti e articoli pirotecnici può comportare rilevanti danni economici ai beni, cui si accompagnano rischi significativi per l'incolumità pubblica. Tra gli esempi più emblematici vi sono gli incendi causati dal contatto di sostanze esplosive con automobili, cassonetti e altre strutture, che generano non solo perdite materiali, ma anche situazioni di pericolo per la sicurezza collettiva;

    si evidenzia, inoltre, che i fuochi d'artificio rilasciano nell'atmosfera sostanze inquinanti, contribuendo al peggioramento della qualità dell'aria mediante l'emissione di polveri sottili, con ricadute negative sul surriscaldamento climatico. I residui dei botti, come cartucce e petardi inesplosi, rappresentano un'ulteriore fonte di inquinamento per il suolo e le acque, aggravando l'impatto ambientale;

    l'articolo 4 della Direttiva 2013/29/UE, concernente l'armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di articoli pirotecnici, esplicitamente consente, da parte degli stessi, l'adozione di provvedimenti «volti a vietare o limitare il possesso l'uso e/o la vendita al pubblico di fuochi d'artificio di categoria F2 e F3, articoli pirotecnici teatrali e altri articoli pirotecnici che siano giustificati per motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza, salute e incolumità delle persone, o protezione dell'ambiente»;

    il decreto legislativo n. 123 del 2015 in attuazione della Direttiva 2013/29/UE provvede a disciplinare la messa a disposizione sul mercato degli articoli pirotecnici prevedendo, a seconda delle tipologie, esclusivamente delle restrizioni per categorie di soggetti utilizzatori;

    la novella dell'articolo 9 della Costituzione intervenuta con la legge costituzionale 11 febbraio 2022 n. 1 secondo cui «La Repubblica (...) tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato che disciplina i modi e le forme di tutela degli animali» nonché del novellato articolo 41 della stessa secondo il quale l'attività economica, pur essendo libera, «Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana», si ritiene necessaria una legge di divieto di utilizzo di articoli pirotecnici e fuochi d'artificio,

impegna il Governo

nell'ambito delle sue proprie prerogative, a stanziare risorse per la predisposizione e realizzazione di un piano quinquennale di comunicazione e sensibilizzazione rivolto alla cittadinanza, finalizzato alla sensibilizzazione dell'utilizzo di fuochi pirotecnici e alla educazione e alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, e degli animali anche nell'interesse delle future generazioni, valutando inoltre l'impatto che l'accensione di fuochi pirotecnici ha in termini di emissione di inquinanti nell'ambiente e adottando altresì misure idonee a tutela dell'incolumità pubblica, della sicurezza urbana e della protezione del patrimonio pubblico e privato, faunistico e ambientale, volte a vietare o limitare il possesso l'uso e/o la vendita al pubblico di fuochi d'artificio di categoria F2 e F3, anche in ottemperanza dell'articolo 4 della Direttiva 2013/29/UE, concernente l'armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di articoli pirotecnici, prevedendo inoltre limiti di età per la messa a disposizione sul mercato di articoli pirotecnici.
9/2112-bis-A/219. Prestipino, Grimaldi, Cherchi, Vaccari, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame contiene meritoriamente misure a favore del settore primario come il sostegno agli investimenti nel Mezzogiorno, la ricerca nel settore dell'agricoltura e della zootecnia, l'istituzione, presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell'Organismo di composizione delle situazioni debitorie connesse alle quote latte, delle disposizioni urgenti in materia di programmi di sviluppo rurale;

    si prevede, in particolare, che, al fine di ottimizzare l'utilizzo delle risorse unionali, le Autorità di gestione dei programmi di sviluppo rurale regionali possono ridurre la quota di cofinanziamento nazionale di ciascun programma 2014-2022, fino a concorrenza dei tassi massimi di partecipazione del FEASR;

    è stabilito che le risorse provenienti dalla riduzione della quota di cofinanziamento restano assegnate, come stanziamenti aggiuntivi nazionali, ai medesimi programmi di sviluppo rurale 2014-2022 e che le risorse che risultano ammissibili al periodo di validità della programmazione 2023-2027 sono riallocate, come stanziamenti nazionali aggiuntivi, nel piano strategico della PAC 2023-2027;

    è disposto, inoltre, il rifinanziamento di 15 milioni di euro, per l'anno 2025, del Fondo di solidarietà nazionale – incentivi assicurativi al fine di sostenere le aziende agricole che sottoscrivono polizze assicurative agricole finanziabili esclusivamente da misure di intervento nazionali. È altresì prevista la concessione, per l'anno 2025, di un contributo a fondo perduto di 10 milioni di euro in favore delle imprese zootecniche che abbiano subito danni in conseguenza dell'abbattimento di animali affetti dalla malattia denominata blue tongue virus;

    è demandata ad un decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste la definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure di erogazione delle risorse di cui al fondo sopra menzionato;

    in tale contesto apparirebbe opportuno adottare ulteriori norme finalizzate a consentire alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e nel settore della pesca e dell'acquacoltura, che effettuano l'acquisizione di beni strumentali, di usufruire del credito di imposta introdotto per l'anno 2024 del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63 anche per l'anno 2025.

impegna il Governo

A valutare l'opportunità di adottare le misure indicate in premessa relative all'estensione del credito d'imposta per imprese attive nel settore della produzione primaria per l'acquisizione di beni strumentali.
9/2112-bis-A/220. Mattia, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Almici, Ambrosi, Colombo, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame contiene meritoriamente misure a favore del settore primario come il sostegno agli investimenti nel Mezzogiorno, la ricerca nel settore dell'agricoltura e della zootecnia, l'istituzione, presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell'Organismo di composizione delle situazioni debitorie connesse alle quote latte, delle disposizioni urgenti in materia di programmi di sviluppo rurale;

    si prevede, in particolare, che, al fine di ottimizzare l'utilizzo delle risorse unionali, le Autorità di gestione dei programmi di sviluppo rurale regionali possono ridurre la quota di cofinanziamento nazionale di ciascun programma 2014-2022, fino a concorrenza dei tassi massimi di partecipazione del FEASR;

    è stabilito che le risorse provenienti dalla riduzione della quota di cofinanziamento restano assegnate, come stanziamenti aggiuntivi nazionali, ai medesimi programmi di sviluppo rurale 2014-2022 e che le risorse che risultano ammissibili al periodo di validità della programmazione 2023-2027 sono riallocate, come stanziamenti nazionali aggiuntivi, nel piano strategico della PAC 2023-2027;

    è disposto, inoltre, il rifinanziamento di 15 milioni di euro, per l'anno 2025, del Fondo di solidarietà nazionale – incentivi assicurativi al fine di sostenere le aziende agricole che sottoscrivono polizze assicurative agricole finanziabili esclusivamente da misure di intervento nazionali. È altresì prevista la concessione, per l'anno 2025, di un contributo a fondo perduto di 10 milioni di euro in favore delle imprese zootecniche che abbiano subito danni in conseguenza dell'abbattimento di animali affetti dalla malattia denominata blue tongue virus;

    è demandata ad un decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste la definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure di erogazione delle risorse di cui al fondo sopra menzionato;

    in tale contesto apparirebbe opportuno adottare ulteriori norme finalizzate a consentire alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e nel settore della pesca e dell'acquacoltura, che effettuano l'acquisizione di beni strumentali, di usufruire del credito di imposta introdotto per l'anno 2024 del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63 anche per l'anno 2025.

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, le misure indicate in premessa relative all'estensione del credito d'imposta per imprese attive nel settore della produzione primaria per l'acquisizione di beni strumentali.
9/2112-bis-A/220. (Testo modificato nel corso della seduta)Mattia, Caretta, Ciaburro, Malaguti, Almici, Ambrosi, Colombo, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge recante il «bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027», interviene con diverse disposizioni per favorire l'aumento del potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti, rendendo strutturale il taglio del cosiddetto «cuneo fiscale»; estendendo lo scaglione assoggettato all'aliquota IRPEF più bassa come ottenuti dalla precedente semplificazione della struttura dell'imposta, rivedendo il sistema delle detrazioni e deduzioni;

    tali modifiche sono preordinate al raggiungimento di alcuni degli obiettivi già sanciti nella riforma fiscale previsti dalla 10 agosto 2023, n. 111, tra cui il sostegno ai nuclei più numerosi e il rilancio della produttività del lavoro;

    al riguardo si segnala che i premi di produttività hanno già beneficiato del potenziale assoggettamento a un'imposta sostitutiva con aliquota agevolata ed inoltre i compensi accessori percepiti in relazione al lavoro straordinario in determinati settori, tra cui la sanità, hanno goduto di analoghi benefici in forza di provvedimenti precedenti o della medesima legge di bilancio 2025,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere nel prossimo provvedimento utile, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e nel limite delle risorse disponibili, l'introduzione di una misura volta alla detassazione delle tredicesime mensilità per i lavoratori dipendenti con reddito complessivo inferiore a euro 28.000 o in alternativa, l'applicazione di un'imposta sostitutiva con un'aliquota non superiore al 15 per cento.
9/2112-bis-A/221.Osnato, Caretta, Ciaburro, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    nella maggior parte dei paesi dell'UE è possibile chiedere l'applicazione di un regime speciale che consente di commerciare a determinate condizioni senza dover imputare l'IVA;

    in particolare, la direttiva Iva (n. 2006/112/Ce, titolo XII, capo 1) prevede che gli Stati membri possano applicare regimi speciali per le piccole imprese, compresa l'esenzione dall'imposta, per i soggetti passivi il cui volume d'affari annuo non superi una determinata ed esigua soglia. Ciò significa non solo che le imprese le cui vendite imponibili di beni o servizi non superano una certa soglia annuale non sono tenute a versare l'IVA all'amministrazione fiscale, ma anche che non saranno poi in grado di detrarre l'imposta o di indicarla nelle fatture. Si può comunque scegliere di optare per il regime normale e quindi di pagare l'IVA, con la possibilità di detrarla;

    la possibilità, da parte dei singoli Paesi di applicare norme speciali, comprese esenzioni o riduzioni decrescenti dell'imposta, sulle piccole imprese, è stata prevista inizialmente dalla seconda direttiva (n. 67/228/Cee, articolo 14);

    in seguito, a regime, a eccezione degli Stati membri (tra cui l'Italia) che si sono avvalsi della facoltà fin dal primo momento, è possibile esentare dall'Iva, previa apposita autorizzazione delle istituzioni di Bruxelles, soltanto i soggetti passivi il cui volume d'affari annuo non superi 5mila euro o pari valore in moneta nazionale (direttiva Iva, articolo 285, rubricato «Franchigia d'imposta»);

    la procedura per richiedere l'applicazione del regime speciale prevede (direttiva Iva, articolo 395, paragrafo 1) che il Consiglio dell'Unione europea, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione, può autorizzare ogni Stato membro a introdurre misure di deroga alle disposizioni della citata direttiva con una duplice finalità: semplificare la riscossione dell'imposta ed evitare talune evasioni o elusioni fiscali;

    il nostro Paese ha chiesto, per la prima volta nel 2007, di esentare dall'Iva, su opzione, i soggetti passivi con un volume d'affari annuo non superiore a 30 mila euro, poiché la sua struttura economica era costituita in gran parte da microimprese con un numero molto ridotto di dipendenti. In aggiunta, vi era la precisa volontà di semplificare gli adempimenti per le piccole aziende e, contestualmente, agevolare la riscossione dell'Amministrazione fiscale;

    il Consiglio dell'Unione europea ha autorizzato la citata richiesta (decisione n. 2008/737/Ce) fino al 31 dicembre 2010 e, in seguito, dopo svariate proroghe di rinnovo e ulteriore estensione dell'agevolazione (decisioni n. 2010/688/Ue, n. 2013/678/Ue n. 2016/1988/Ue) ha permesso al nostro Paese di esentare, fino al 31 dicembre 2024, le piccole imprese con volume d'affari non superiore a 65 mila euro (decisione n. 2020/647/Ue);

    da ultimo, con lettera trasmessa alla Commissione europea il 29 novembre 2022, l'Italia ha chiesto di elevare la soglia della misura vigente summenzionata, portandola a 85 mila euro nel periodo dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2024. Misura che avrebbe, comunque, natura facoltativa, permettendo alle piccole imprese di applicare il regime ordinario dell'Iva. La domanda del nostro Paese aveva la finalità di ridurre ulteriormente gli adempimenti e, di conseguenza, gli oneri amministrativi ed i costi di conformità per le microimprese. Obiettivo, peraltro, anche dell'Unione europea, rimarcato nella comunicazione della Commissione «Small Business Act»;

    la richiesta temporanea dell'Italia, nonché le motivazioni addotte, sono risultate coerenti con la direttiva n. 2020/285/Ue per quanto riguarda il regime speciale per le piccole imprese, dunque il Consiglio dell'Unione europea ha autorizzato la deroga alla direttiva Iva con la decisione n. 2023/664/Ue del 21 marzo 2023 abrogando, contestualmente, la precedente (n. 2020/647/Ue);

    nel periodo successivo all'autorizzazione concessa dal Consiglio dell'Unione europea il processo inflattivo è stato particolarmente tumultuoso sicché in termini di valori reali la soglia stabilita a 85 mila euro è diventata indebitamente restrittiva,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di chiedere alla Commissione europea di elevare la soglia della misura vigente summenzionata oltre gli 85 mila euro nel periodo dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025.
9/2112-bis-A/222.Bagnai.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, istituisce un fondo la cui dotazione, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo, è destinata alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo:

   in sede di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 1, comma 900, del presente provvedimento, a ripartire quota parte delle risorse del fondo di cui in premessa come segue:

    1. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 a favore di Anffas ETS/APS – Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo, sede del comune di San Donà di Piave (VE), per la riqualificazione della struttura;

    2. un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del Teatro Marrucino di Chieti (CH) per il finanziamento della stagione di prosa;

    3. un contributo di 0,03 milioni di euro per l'anno 2026 a favore dell'Istituto Nazionale Tostiano di Ortona (CH) per il recupero e la conservazione del patrimonio storico e artistico;

    4. un contributo di 0,02 milioni di euro per l'anno 2025 a favore dell'associazione culturale «Museo Federico Spoltore» per la riapertura e promozione della Casa Museo Federico Spoltore del comune di Lanciano (CH);

    5. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Garano Mainarda (FE) per interventi di messa in sicurezza del territorio;

    6. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Castiglion Fiorentino per il finanziamento dell'iniziativa «Italians Beyond Borders: cultura, fra tradizione e sviluppo innovativo, e genio nel Made in Italy» della Fondazione Leanprove;

    7. un contributo a favore del comune di Cittadella (PD) per l'anno 2025:

     1. pari a 0,1 milioni di euro per l'allestimento dello spazio multimediale nel Museo storico medievale del medesimo comune;

     2. pari a 0,05 milioni di euro per il finanziamento di iniziative volte a promuovere l'attività sportiva del rugby del medesimo comune;

     8. un contributo, a titolo di cofinanziamento, di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore dei comuni di Tarzo e Revine Lago (TV) per la realizzazione del programma sperimentale di ossigenazione delle acque e dei laghi naturali di Santa Maria e San Giorgio, di origine glaciale, alimentati da risorgive del bacino imbrifero del Fiume Piave, nonché per il relativo miglioramento della qualità della risorsa idrica;

     9. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Lecce per la promozione del patrimonio culturale, per il tramite dell'Agenzia per il patrimonio culturale euromediterranea;

     10. un contributo di 0,05 milioni di euro, per l'anno 2025, al Comune di Asti per iniziative correlate alla celebrazione del 750° anniversario del Palio Astese;

     11. un contributo di 0,02 milioni di euro, per l'anno 2025, al comune di Viale d'Asti per rinnovamento arredi interni e adeguamento impianti del castello di Viale d'Asti;

     12. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 per la realizzazione di una cartografia aggiornata delle specie che necessitano di conservazione e delle specie aliene che possono rappresentare una minaccia per l'Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo (OT), nonché per la realizzazione di una check-list floristica della medesima Area con georeferenziazione degli endemiti, cartografia di distribuzione e raccolta del germoplasma per la conservazione ex-situ e aggiornamento della cartografia della componente aliena;

     13. un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 per la promozione dei Musei presenti nei piccoli borghi tramite ICOM Italia (International Council of Museums);

     14. un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2025 in favore della Fondazione Pontificia Fratelli Tutti;

     15. un contributo di 0,08 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Latina (LT) per la promozione di iniziative di interesse culturale e/o di carattere sportivo;

     16. un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Massarosa (LU) per lo svolgimento della gara ciclistica nazionale under 23;

     17. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Ponsacco (PI) per il finanziamento di politiche di emergenza abitativa;

     18. un contributo di 0,06 milioni di euro per l'anno 2026 al comune di Val di Cecina (PI) per interventi di messa in sicurezza della rete stradale;

     19. un contributo di 0,065 milioni di euro per l'anno 2026 al comune di Santa Croce sull'Arno (PI) per interventi di messa in sicurezza della rete stradale;

     20. un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Caiazzo (CE) per il rifacimento del manto stradale in Via Frostella;

     21. un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2026 a favore dell'Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli per un progetto di ricerca presso il dipartimento di scienze politiche in materia di politiche comparate per la sostenibilità ambientale e le transizioni green;

     22. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Erba (CO) per la realizzazione dei lavori di ammodernamento e/o ampliamento della sede del distaccamento dei Vigili del Fuoco presso il Centro emergenze erbese.
9/2112-bis-A/223.Barabotti, Comaroli, Cattoi, Frassini, Ottaviani, Andreuzza, Bagnai, Davide Bergamini, Billi, Bof, Di Mattina, Giaccone, Giagoni, Latini, Miele, Montemagni, Ziello, Zinzi, Zoffili, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, istituisce un fondo la cui dotazione, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo, è destinata alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo:

   in sede di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 1, comma 900, del presente provvedimento, a ripartire quota parte delle risorse del fondo di cui in premessa come segue:

    1. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 a favore di Anffas ETS/APS – Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo, sede del comune di San Donà di Piave (VE), per la riqualificazione della struttura;

    2. un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del Teatro Marrucino di Chieti (CH) per il finanziamento della stagione di prosa;

    3. un contributo di 0,03 milioni di euro per l'anno 2026 a favore dell'Istituto Nazionale Tostiano di Ortona (CH) per il recupero e la conservazione del patrimonio storico e artistico;

    4. un contributo di 0,02 milioni di euro per l'anno 2025 a favore dell'associazione culturale «Museo Federico Spoltore» per la riapertura e promozione della Casa Museo Federico Spoltore del comune di Lanciano (CH);

    5. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Vigarano Mainarda (FE) per interventi di messa in sicurezza del territorio;

    6. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Castiglion Fiorentino per il finanziamento dell'iniziativa «Italians Beyond Borders: cultura, fra tradizione e sviluppo innovativo, e genio nel Made in Italy» della Fondazione Leanprove;

    7. un contributo a favore del comune di Cittadella (PD) per l'anno 2025:

     1. pari a 0,1 milioni di euro per l'allestimento dello spazio multimediale nel Museo storico medievale del medesimo comune;

     2. pari a 0,05 milioni di euro per il finanziamento di iniziative volte a promuovere l'attività sportiva del rugby del medesimo comune;

     8. un contributo, a titolo di cofinanziamento, di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore dei comuni di Tarzo e Revine Lago (TV) per la realizzazione del programma sperimentale di ossigenazione delle acque e dei laghi naturali di Santa Maria e San Giorgio, di origine glaciale, alimentati da risorgive del bacino imbrifero del Fiume Piave, nonché per il relativo miglioramento della qualità della risorsa idrica;

     9. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Lecce per la promozione del patrimonio culturale, per il tramite dell'Agenzia per il patrimonio culturale euromediterranea;

     10. un contributo di 0,05 milioni di euro, per l'anno 2025, al Comune di Asti per iniziative correlate alla celebrazione del 750° anniversario del Palio Astese;

     11. un contributo di 0,02 milioni di euro, per l'anno 2025, al comune di Viale d'Asti per rinnovamento arredi interni e adeguamento impianti del castello di Viale d'Asti;

     12. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 per la realizzazione di una cartografia aggiornata delle specie che necessitano di conservazione e delle specie aliene che possono rappresentare una minaccia per l'Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo (OT), nonché per la realizzazione di una check-list floristica della medesima Area con georeferenziazione degli endemiti, cartografia di distribuzione e raccolta del germoplasma per la conservazione ex-situ e aggiornamento della cartografia della componente aliena;

     13. un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2026 per la promozione dei Musei presenti nei piccoli borghi tramite ICOM Italia (International Council of Museums);

     14. un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2025 in favore della Fondazione Pontificia Fratelli Tutti;

     15. un contributo di 0,08 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Latina (LT) per la promozione di iniziative di interesse culturale e/o di carattere sportivo;

     16. un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Viareggio (LU) per lo svolgimento della gara ciclistica nazionale under 23;

     17. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Ponsacco (PI) per il finanziamento di politiche di emergenza abitativa;

     18. un contributo di 0,06 milioni di euro per l'anno 2026 al comune di Montecatini Val di Cecina (PI) per interventi di messa in sicurezza della rete stradale;

     19. un contributo di 0,065 milioni di euro per l'anno 2026 al comune di Santa Croce sull'Arno (PI) per interventi di messa in sicurezza della rete stradale;

     20. un contributo di 0,1 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Caiazzo (CE) per il rifacimento del manto stradale in Via Frostella;

     21. un contributo di 0,05 milioni di euro per l'anno 2026 a favore dell'Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli per un progetto di ricerca presso il dipartimento di scienze politiche in materia di politiche comparate per la sostenibilità ambientale e le transizioni green;

     22. un contributo di 0,15 milioni di euro per l'anno 2025 a favore del comune di Erba (CO) per la realizzazione dei lavori di ammodernamento e/o ampliamento della sede del distaccamento dei Vigili del Fuoco presso il Centro emergenze erbese.
9/2112-bis-A/223. (Testo modificato nel corso della seduta)Barabotti, Comaroli, Cattoi, Frassini, Ottaviani, Andreuzza, Bagnai, Davide Bergamini, Billi, Bof, Di Mattina, Giaccone, Giagoni, Latini, Miele, Montemagni, Ziello, Zinzi, Zoffili, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    con la legge 11 febbraio 2022, n. 189 che introduce modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione, il rispetto per gli animali assume rilevanza costituzionale;

    la presenza degli animali nelle case degli italiani continua a registrare un progressivo aumento; secondo il Rapporto Eurispes 2024, in quasi una casa su quattro troviamo almeno un animale da compagnia: i 37,3 per cento degli italiani possiede uno o più animali domestici;

    le spese da affrontare per la cura ed il mantenimento dei propri animali domestici è variabile;

    secondo i dati del Rapporto Eurispes 2024, si stima che il 60 per cento di coloro che possiedono animali domestici, spende per la cura e il mantenimento dei propri animali una cifra che oscilla tra i 30 euro e i 100 euro; il 20,3 per cento sopporta una spesa mensile inferiore ai 30 euro ed il restante 20 per cento spende una cifra che va dai 100 fino ai 300 euro;

    con riguardo alle spese inerenti visite mediche e medicine per la cura degli animali domestici si segnala che per il 35,9 per cento di coloro che possiedono un animale domestico si stima una spesa inferiore ai 30 euro annuali; per il 22 per cento, una spesa tra i 31 e i 50 euro; per il restante 22 per cento, una spesa che va dai 51 e i 100 euro annuali;

    secondo i dati ISTAT, nel 2023, poco più di 2,2 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta, un numero pari a circa 5,7 milioni di individui,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di istituire un fondo per la copertura delle spese veterinarie per soggetti con ISEE non superiore ai 15 mila euro.
9/2112-bis-A/224. Brambilla.


   La Camera,

   premesso che:

    la minaccia derivante dal computer quantistico è ormai riconosciuta a livello internazionale come una delle sfide più rilevanti per la sicurezza delle comunicazioni, poiché potrebbe compromettere gli attuali algoritmi crittografici, mettendo a rischio le comunicazioni governative, militari e i dati sensibili delle infrastrutture critiche, incluse le istituzioni finanziarie e le imprese strategiche;

    sono disponibili soluzioni per garantire la protezione dei dati dalla minaccia derivante dal computer quantistico rappresentate da algoritmi post-quantum (Post-Quantum Cryptography – PQC) basati su problemi matematici potenzialmente resistenti al calcolo quantistico e per questo considerati una soluzione non definitiva. Ulteriore, possibile, soluzione è la Distribuzione delle chiavi per via quantistica (Quantum Key Distribution – QKD), che utilizza proprietà della fisica quantistica per generare e scambiare chiavi crittografiche in modo intrinsecamente sicuro;

    il Ministero della difesa e le Forze Armate, ad esempio, non sono dotati di sistemi che eseguono la distribuzione delle chiavi crittografiche mediante tecnologie quantistiche, al contrario di quanto avviene già in altri contesti internazionali, dove istituzioni pubbliche stanno valutando l'adozione di tali sistemi anche in configurazioni operative non più sperimentali;

    la comunità internazionale, attraverso organismi come l'Unione europea, il NIST (National Institute of Standards and Technology) negli Stati Uniti e il World Economic Forum, sta investendo risorse significative nello sviluppo e nella standardizzazione di soluzioni di sicurezza post-quantum, tra cui la Quantum Key Distribution;

    appare necessario sostenere l'industria nazionale della QKD per garantire il consolidamento e l'espansione delle sue capacità, anche nella prospettiva che essa possa affermare la propria leadership in ambito internazionale nel mercato della Difesa e della sicurezza delle comunicazioni,

impegna il Governo:

  a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di:

   destinare apposite risorse finalizzate al conseguimento dell'autonomia tecnologica nazionale nell'ambito della protezione delle comunicazioni militari e utili a garantire la sicurezza delle comunicazioni post-quantum attraverso la tecnologia di distribuzione quantistica delle chiavi crittografiche (Quantum Key Distribution – QKD);

   varare un piano di progressiva migrazione della sicurezza delle comunicazioni della Difesa in ambito post-quantum, che preveda l'adozione di sistemi QKD per la protezione dei dati sensibili e delle reti critiche;

   istituire un fondo per la Quantum Security, finalizzato al conseguimento dell'autonomia tecnologica nazionale nell'ambito della protezione delle comunicazioni militari attraverso l'implementazione di tecnologie di distribuzione quantistica delle chiavi crittografiche, con una dotazione di 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2025.
9/2112-bis-A/225. Bicchielli.


   La Camera,

   premesso che,

    l'articolo 1 al comma 485 disciplina una proroga dei termini del credito d'imposta per investimenti nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno – ZES unica;

    l'articolo 13, comma 1, decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60 convertito, con modificazioni, dalla legge 4 luglio 2024, n. 95 introduce un contributo sotto forma di credito di imposta, nella misura massima consentita dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027;

    il credito d'imposta si riferisce a investimenti in beni strumentali, da parte delle imprese già esistenti e delle nuove che si insediano presso le Zone logistiche semplificate (ZLS) situate nelle zone ammissibili agli aiuti a finalità regionale;

    tale agevolazione fiscale era precedentemente prevista solo per le imprese operanti nelle ZES;

    il comma 2 dello stesso articolo 13, comma 1, del citato decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, specifica che tale agevolazione fiscale è concessa nel limite di spesa complessivo di 80 milioni di euro per il 2024;

    il decreto ministeriale 30 agosto 2024, attuativo della disciplina del credito, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo il 26 settembre 2024, a corredo di una misura che vede la sua scadenza il 15 novembre 2024;

    molte ZLS sono ad oggi ancora in fase di istituzione o sono state istituite da poco quale, ad esempio, la ZLS dell'Emilia-Romagna istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri firmato l'11 ottobre 2024;

    gli strettissimi tempi intercorrenti tra l'attuazione della misura e la sua scadenza non hanno consentito, fisiologicamente, una corretta e tempestiva pianificazione degli investimenti da parte delle imprese svilendo la ratio stessa dell'incentivo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prorogare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, per l'anno 2025, il credito d'imposta per gli investimenti effettuati nelle zone logistiche semplificate, di cui all'articolo 13 del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60 convertito, con modificazioni, dalla legge 4 luglio 2024, n. 95 dal 16 novembre 2024 al 15 novembre 2025.
9/2112-bis-A/226. Cavo.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 151, del disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» – estende le disposizioni dell'articolo 17 della legge 11 gennaio 2018, n. 3, «a tutti i dirigenti dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) con professionalità sanitaria e a quelli successivamente inquadrati nelle corrispondenti qualifiche»;

    l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è l'ente pubblico nazionale che regola i farmaci a uso umano in Italia, con il compito di governare la spesa farmaceutica e seguire il ciclo di vita del medicinale per garantirne efficacia, sicurezza e appropriatezza, oltre che l'accesso sul territorio nazionale;

    l'Agenzia citata ha affrontato nell'anno 2023 e nell'anno in corso un processo di riorganizzazione della governance dell'ente, con l'obiettivo di favorire gli investimenti in ricerca e sviluppo farmaceutico, in linea con la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), e accelerare i processi di approvazione dei farmaci, semplificando anche il quadro regolatorio;

    il provvedimento in esame contiene disposizioni in materia di potenziamento delle attività dell'Agenzia italiana del farmaco, con riferimento all'inquadramento della dirigenza e alla possibilità di contrattualizzare figure professionali specifiche;

    Il 31 dicembre 2023 i contratti, tipologia interinale e co.co.co., in essere presso l'AIFA e utilizzati per sopperire alle carenze derivanti dal blocco delle assunzioni sono scaduti senza che ci fosse un rinnovo;

    30 lavoratori in possesso di numerosi rinnovi contrattuali annuali hanno perso il lavoro, mentre i concorsi interni hanno assorbito solo una minima parte dei precari esistenti. L'11 settembre 2024 rispondendo a una interrogazione a risposta immediata sulle iniziative volte ad assicurare la stabilizzazione del personale precario dell'Aifa (5-02769) in commissione Affari sociali della Camera, il Sottosegretario alla salute Marcello Gemmato ha affermato che «in vista della prossima legge di bilancio per l'anno 2025 è in corso una attenta disamina presso il Ministero della salute di una proposta normativa che, al fine di potenziare le attività dell'AIFA per i compiti derivanti dagli obblighi imposti dai vigenti Regolamenti comunitari, oltre all'incremento della dotazione organica di 150 unità, viene richiesta la proroga dei contratti in questione e l'avvio di procedure concorsuali finalizzate all'assunzione a tempo indeterminato, con la previsione di una riserva in favore del personale in servizio presso l'AIFA al 31 dicembre 2023 con contratto di collaborazione coordinata e continuativa o nello svolgimento di prestazioni di lavoro che abbia maturato presso l'AIFA un'esperienza professionale di almeno 5 anni»;

    la XII commissione Affari sociali della Camera nel suo parere sul disegno di legge bilancio per l'anno 2025 ha espressamente formulato una osservazione nella quale si chiedeva alla V Commissione della Camera dei deputati di valutare l'opportunità di introdurre disposizioni volte a «prevedere che l'Aifa sia autorizzata a rinnovare i contratti di collaborazione coordinata e continuativa nonché i contratti di prestazione di lavoro flessibile, la cui durata è terminata il 31 dicembre 2023, nelle more del completamento delle procedure concorsuali finalizzate all'assunzione a tempo indeterminato, al fine di salvaguardare l'elevata qualificazione specialistica e tecnica acquisita dal personale assunto con le predette forme contrattuali e di garantire il corretto svolgimento delle funzioni istituzionali dell'Aifa»,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare quanto prima ogni misura necessaria volta a consentire la ripresa in servizio di coloro che erano stati assunti da AIFA con contratti atipici, nonché ad individuare una soluzione, compatibilmente con i princìpi ordinamentali in materia di pubblico impiego, che consenta la stabilizzazione dei lavoratori parasubordinati che da almeno tre anni lavorano per AIFA, in conformità al diritto dell'Unione europea (direttiva 1999/70/CE).
9/2112-bis-A/227. Alessandro Colucci.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 151, del disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» – estende le disposizioni dell'articolo 17 della legge 11 gennaio 2018, n. 3, «a tutti i dirigenti dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) con professionalità sanitaria e a quelli successivamente inquadrati nelle corrispondenti qualifiche»;

    l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è l'ente pubblico nazionale che regola i farmaci a uso umano in Italia, con il compito di governare la spesa farmaceutica e seguire il ciclo di vita del medicinale per garantirne efficacia, sicurezza e appropriatezza, oltre che l'accesso sul territorio nazionale;

    l'Agenzia citata ha affrontato nell'anno 2023 e nell'anno in corso un processo di riorganizzazione della governance dell'ente, con l'obiettivo di favorire gli investimenti in ricerca e sviluppo farmaceutico, in linea con la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), e accelerare i processi di approvazione dei farmaci, semplificando anche il quadro regolatorio;

    il provvedimento in esame contiene disposizioni in materia di potenziamento delle attività dell'Agenzia italiana del farmaco, con riferimento all'inquadramento della dirigenza e alla possibilità di contrattualizzare figure professionali specifiche;

    Il 31 dicembre 2023 i contratti, tipologia interinale e co.co.co., in essere presso l'AIFA e utilizzati per sopperire alle carenze derivanti dal blocco delle assunzioni sono scaduti senza che ci fosse un rinnovo;

    30 lavoratori in possesso di numerosi rinnovi contrattuali annuali hanno perso il lavoro, mentre i concorsi interni hanno assorbito solo una minima parte dei precari esistenti. L'11 settembre 2024 rispondendo a una interrogazione a risposta immediata sulle iniziative volte ad assicurare la stabilizzazione del personale precario dell'Aifa (5-02769) in commissione Affari sociali della Camera, il Sottosegretario alla salute Marcello Gemmato ha affermato che «in vista della prossima legge di bilancio per l'anno 2025 è in corso una attenta disamina presso il Ministero della salute di una proposta normativa che, al fine di potenziare le attività dell'AIFA per i compiti derivanti dagli obblighi imposti dai vigenti Regolamenti comunitari, oltre all'incremento della dotazione organica di 150 unità, viene richiesta la proroga dei contratti in questione e l'avvio di procedure concorsuali finalizzate all'assunzione a tempo indeterminato, con la previsione di una riserva in favore del personale in servizio presso l'AIFA al 31 dicembre 2023 con contratto di collaborazione coordinata e continuativa o nello svolgimento di prestazioni di lavoro che abbia maturato presso l'AIFA un'esperienza professionale di almeno 5 anni»;

    la XII commissione Affari sociali della Camera nel suo parere sul disegno di legge bilancio per l'anno 2025 ha espressamente formulato una osservazione nella quale si chiedeva alla V Commissione della Camera dei deputati di valutare l'opportunità di introdurre disposizioni volte a «prevedere che l'Aifa sia autorizzata a rinnovare i contratti di collaborazione coordinata e continuativa nonché i contratti di prestazione di lavoro flessibile, la cui durata è terminata il 31 dicembre 2023, nelle more del completamento delle procedure concorsuali finalizzate all'assunzione a tempo indeterminato, al fine di salvaguardare l'elevata qualificazione specialistica e tecnica acquisita dal personale assunto con le predette forme contrattuali e di garantire il corretto svolgimento delle funzioni istituzionali dell'Aifa»,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e con le vigenti disposizioni di settore, di adottare quanto prima ogni misura necessaria volta a consentire la ripresa in servizio di coloro che erano stati assunti da AIFA con contratti atipici, nonché ad individuare una soluzione, compatibilmente con i princìpi ordinamentali in materia di pubblico impiego, che consenta la stabilizzazione dei lavoratori parasubordinati che da almeno tre anni lavorano per AIFA, in conformità al diritto dell'Unione europea (direttiva 1999/70/CE).
9/2112-bis-A/227. (Testo modificato nel corso della seduta)Alessandro Colucci.


   La Camera,

   premesso che,

    l'articolo 1 del comma 814 dell'articolo 1 contiene disposizioni in materia di contribuzione unificata per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana

    in particolare, la disposizione introduce un nuovo comma 1-sexies, in forza del quale viene previsto che il contributo dovuto per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana è pari a 600 euro. È, inoltre, stabilita la regola secondo cui, anche se la domanda è proposta nel medesimo giudizio da più parti congiuntamente, il contributo è dovuto per ciascuna parte ricorrente;

    sulla base delle disposizioni vigenti, le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana sono regolate, ai sensi dell'articolo 19-bis del decreto legislativo 1° settembre 2011, n. 150, dal rito semplificato di cognizione disciplinato dagli articoli 281-decies e seguenti del codice di procedura civile.;

    in base a quanto chiarito con la Circolare del Dipartimento per gli affari di giustizia del 17 marzo 2023 in tema di «Contributo unificato per il procedimento semplificato di cognizione», per i procedimenti semplificati di cognizione è dovuto il contributo unificato per intero determinato in base agli scaglioni di valore fissati dall'articolo 13, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002;

    la disposizione da ultimo richiamata prevede per i processi civili di valore indeterminabile, quali quelli relativi alla cittadinanza, che la misura del contributo unificato per l'iscrizione a ruolo della causa è di 518 euro,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione di cui al comma 814 del provvedimento in esame al fine di mantenere inalterati gli oneri di cui all'articolo 13 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002.
9/2112-bis-A/228. Tirelli.


   La Camera,

   premesso che,

    l'articolo 1 del comma 814 dell'articolo 1 contiene disposizioni in materia di contribuzione unificata per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana

    in particolare, la disposizione introduce un nuovo comma 1-sexies, in forza del quale viene previsto che il contributo dovuto per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana è pari a 600 euro. È, inoltre, stabilita la regola secondo cui, anche se la domanda è proposta nel medesimo giudizio da più parti congiuntamente, il contributo è dovuto per ciascuna parte ricorrente;

    sulla base delle disposizioni vigenti, le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana sono regolate, ai sensi dell'articolo 19-bis del decreto legislativo 1° settembre 2011, n. 150, dal rito semplificato di cognizione disciplinato dagli articoli 281-decies e seguenti del codice di procedura civile.;

    in base a quanto chiarito con la Circolare del Dipartimento per gli affari di giustizia del 17 marzo 2023 in tema di «Contributo unificato per il procedimento semplificato di cognizione», per i procedimenti semplificati di cognizione è dovuto il contributo unificato per intero determinato in base agli scaglioni di valore fissati dall'articolo 13, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002;

    la disposizione da ultimo richiamata prevede per i processi civili di valore indeterminabile, quali quelli relativi alla cittadinanza, che la misura del contributo unificato per l'iscrizione a ruolo della causa è di 518 euro,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della disposizione di cui al comma 814 del provvedimento in esame al fine di mantenere inalterati gli oneri di cui all'articolo 13 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002.
9/2112-bis-A/228. (Testo modificato nel corso della seduta)Tirelli.


   La Camera,

   premesso che:

    il meccanismo di raccolta fondi del 5 per mille è stato concepito per consentire ai cittadini di destinare una parte delle loro imposte agli Enti del Terzo Settore e realtà sociali che fanno del volontariato, della solidarietà sociale, della ricerca scientifica e sanitaria e delle altre attività di interesse generale la propria missione;

    tale strumento è fondamentale sia per garantire sostegno economico a tali enti che perseguono direttamente finalità di interesse generale, sia per promuovere tra i cittadini il senso di partecipazione civica;

    la legge 23 dicembre 2014, n. 190, e, in particolare, l'articolo 1, comma 154, dispone che per la liquidazione della quota del cinque per mille è autorizzata, a decorrere dall'anno 2022, la spesa di 525 milioni di euro annui;

    sono stati 17,2 milioni i contribuenti che nel 2023 hanno sottoscritto la scelta in dichiarazione dei redditi (circa 730 mila in più rispetto al 2022); il trend di crescita delle scelte dei contribuenti dal 2017, tenuto conto del limite disponibile fissato a 525 milioni di euro, non permette di tenere conto del complesso delle scelte dei contribuenti;

    l'Agenzia delle entrate lo scorso 27 giugno 2024 ha comunicato la ripartizione delle scelte per la devoluzione del 5 per mille dell'IRPEF relative all'anno finanziario 2023, per complessivi euro 552.968.401,89; la differenza tra l'importo erogabile e quello disponibile è stata, quindi, pari a euro 27.968.401,89; le somme spettanti sono state, pertanto, rideterminate con criteri di ripartizione proporzionale, sulla base del citato limite di spesa di 525 milioni di euro;

    l'emergenza pandemica ha fatto emergere in modo chiaro il fondamentale ruolo della ricerca nel garantire la sostenibilità dello sviluppo sociale ed economico mondiale e la conseguente necessità di potenziare le risorse umane, infrastrutturali ed economiche dell'intero settore sanitario;

    la normativa IVA italiana prevede attualmente un'aliquota del 22 per cento sulla compravendita di prodotti per la ricerca, anche in relazione agli acquisti effettuati nell'ambito della ricerca finanziata con fondi pubblici da centri senza finalità di lucro, che per loro stessa natura non possono usufruire delle detrazioni sugli acquisti, di fatto depotenziando il finanziamento stesso che lo Stato eroga;

    tra i maggiori Paesi europei, l'Italia è l'unico Stato che prevede il pagamento integrale IVA sull'acquisto di reagenti e attrezzature necessarie per scopi di ricerca. L'imposta sul valore aggiunto non si applica infatti su questa tipologia di forniture in Inghilterra e Svezia, in Germania sono esentati gli istituti di ricerca federali, in Spagna è previsto un meccanismo che restituisce a fine anno l'imposta versata, mentre in Svizzera l'imposta è pari a solo il 7 per cento;

    non è ancora stato emanato il decreto attuativo dell'articolo 31-bis del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, che prevede un credito di imposta pari al 17 per cento delle spese sostenute dagli enti di ricerca no profit per l'acquisto di reagenti e apparecchiature destinate alla ricerca, al fine di alleggerire tali enti da un sistema fiscale che altrimenti depotenzierebbe l'impatto del finanziamento pubblico ai centri di ricerca,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di introdurre iniziative volte ad incrementare le autorizzazioni di spesa destinate al riparto del 5 per mille coerentemente con l'evoluzione delle scelte dei contribuenti; nonché di valutare l'opportunità di garantire l'emanazione del decreto attuativo previsto per l'anno 2021 dall'articolo 31-bis del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73.
9/2112-bis-A/229. Romano.


   La Camera,

   premesso che:

    molte sono le misure approvate in questa legislatura, da Governo e Parlamento, volte a promuovere le pari opportunità, incrementare l'occupazione femminile, sostenere l'indipendenza economica e l'autonomia delle donne;

    nell'impegno contro la violenza sulle donne riveste un ruolo di primo piano l'investimento sul lavoro e sulla valorizzazione dell'esperienza femminile: il sostegno all'indipendenza economica, rappresenta una leva per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e tutelare le vittime;

    sono molteplici le politiche di incentivazione all'imprenditoria femminile, di decontribuzione per incoraggiare l'assunzione di lavoratrici e di conciliazione tra lavoro e famiglia, quali, a titolo esemplificativo, gli sgravi contributivi per chi assume donne, il Fondo a sostegno dell'imprenditoria femminile, la promozione del codice per le imprese a favore della maternità, la certificazione della parità di genere per le aziende, il progetto microcredito di libertà, gli sgravi contributivi per l'assunzione di donne disoccupate vittime di violenza, l'incremento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese femminili, gli incentivi per l'assunzione di donne in condizioni di svantaggio e la decontribuzione per le madri lavoratrici;

    tale impegno ha generato risultati concreti certificati dall'Istat. Al riguardo, i dati diffusi dall'istituto attestano che, rispetto al 2019, l'occupazione femminile ha registrato, nel 2023, una crescita di 2,3 punti, con un ulteriore incremento nel corso del 2024, dove, al secondo trimestre, il tasso di occupazione si attesta a 53,5 per cento, con un numero delle occupate pari a 10 milioni 98 mila, quasi 500 mila occupate in più rispetto ad inizio 2022;

    questo scenario mostra un quadro in evoluzione, con progressi significativi ma anche sfide ancora aperte e ostacoli da superare per garantire una piena parità di genere nel mondo del lavoro, che merita un impegno costante da parte di tutte le istituzioni, delle imprese e della società civile;

    la violenza economica è una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze in ambito familiare, soprattutto quando il partner detiene il potere economico, il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari;

    fondamentale è dunque il sostegno economico alle vittime per aiutarle a conseguire l'indipendenza finanziaria dal partner violento. In tal senso gli strumenti di welfare e di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne rivestono un ruolo estremamente importante;

    il disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» prevede un incremento di 3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025 del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità al fine di rafforzare l'orientamento e la formazione al lavoro delle donne vittime di violenza e di favorirne l'effettiva indipendenza economica e sociale,

impegna il Governo

a proseguire nella promozione di misure finalizzate all'inclusione sociale e lavorativa delle donne vittime di violenza, soprattutto nei casi in cui le stesse presentino ulteriori difficoltà, per motivi di età, presenza di figli minori, nonché mancanza di formazione generale o specialistica, che pregiudicano il loro reinserimento nel mercato del lavoro, sostenendone così un percorso di autonomia ed emancipazione.
9/2112-bis-A/230. Semenzato.


   La Camera,

   premesso che:

    molte sono le misure approvate in questa legislatura, da Governo e Parlamento, volte a promuovere le pari opportunità, incrementare l'occupazione femminile, sostenere l'indipendenza economica e l'autonomia delle donne;

    nell'impegno contro la violenza sulle donne riveste un ruolo di primo piano l'investimento sul lavoro e sulla valorizzazione dell'esperienza femminile: il sostegno all'indipendenza economica, rappresenta una leva per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e tutelare le vittime;

    sono molteplici le politiche di incentivazione all'imprenditoria femminile, di decontribuzione per incoraggiare l'assunzione di lavoratrici e di conciliazione tra lavoro e famiglia, quali, a titolo esemplificativo, gli sgravi contributivi per chi assume donne, il Fondo a sostegno dell'imprenditoria femminile, la promozione del codice per le imprese a favore della maternità, la certificazione della parità di genere per le aziende, il progetto microcredito di libertà, gli sgravi contributivi per l'assunzione di donne disoccupate vittime di violenza, l'incremento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese femminili, gli incentivi per l'assunzione di donne in condizioni di svantaggio e la decontribuzione per le madri lavoratrici;

    tale impegno ha generato risultati concreti certificati dall'Istat. Al riguardo, i dati diffusi dall'istituto attestano che, rispetto al 2019, l'occupazione femminile ha registrato, nel 2023, una crescita di 2,3 punti, con un ulteriore incremento nel corso del 2024, dove, al secondo trimestre, il tasso di occupazione si attesta a 53,5 per cento, con un numero delle occupate pari a 10 milioni 98 mila, quasi 500 mila occupate in più rispetto ad inizio 2022;

    questo scenario mostra un quadro in evoluzione, con progressi significativi ma anche sfide ancora aperte e ostacoli da superare per garantire una piena parità di genere nel mondo del lavoro, che merita un impegno costante da parte di tutte le istituzioni, delle imprese e della società civile;

    la violenza economica è una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze in ambito familiare, soprattutto quando il partner detiene il potere economico, il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari;

    fondamentale è dunque il sostegno economico alle vittime per aiutarle a conseguire l'indipendenza finanziaria dal partner violento. In tal senso gli strumenti di welfare e di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne rivestono un ruolo estremamente importante;

    il disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» prevede un incremento di 3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025 del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità al fine di rafforzare l'orientamento e la formazione al lavoro delle donne vittime di violenza e di favorirne l'effettiva indipendenza economica e sociale,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a proseguire nella promozione di misure finalizzate all'inclusione sociale e lavorativa delle donne vittime di violenza, soprattutto nei casi in cui le stesse presentino ulteriori difficoltà, per motivi di età, presenza di figli minori, nonché mancanza di formazione generale o specialistica, che pregiudicano il loro reinserimento nel mercato del lavoro, sostenendone così un percorso di autonomia ed emancipazione.
9/2112-bis-A/230. (Testo modificato nel corso della seduta)Semenzato.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» – istituisce un fondo di parte corrente da destinare al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri,

impegna il Governo:

  a destinare quota parte delle predette risorse di parte corrente per i seguenti interventi:

   1. prevedere un contributo di 1 milione di euro per l'anno 2026 e 1 milione di euro per l'anno 2027 a favore del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), con sede in piazza di Novella, 2 – 00199 – ROMA (Roma), finalizzato a consentire la pubblicazione e la diffusione del Rapporto sulla situazione sociale del Paese, per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

   2. prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2026 a favore dell'Associazione Culturale «Progetto Eventi» – C/da Santa Lucia, s.n.c. – 92100 AGRIGENTO (Agrigento) – C.F.: 93060480840, finalizzato alla promozione della città di Agrigento Capitale della Cultura 2025;

   3. prevedere un contributo di 0,4 milioni di euro per l'anno 2026 e 0,4 milioni di euro per l'anno 2027 a favore dell'Associazione Europa Mediterraneo ETS – Via Barletta, 29 – 00192 ROMA (Roma), – C.F. 1723791004, finalizzato per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

   4. prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 a favore della Fondazione per la Sussidiarietà ETS, con sede in via Gavirate, 15 – 20148 MILANO (MI), finalizzato a consentire la pubblicazione e la diffusione del Rapporto sulla Sussidiarietà, per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività.
9/2112-bis-A/231. Pisano.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» – istituisce un fondo di parte corrente da destinare al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri,

impegna il Governo:

  a destinare quota parte delle predette risorse di parte corrente per i seguenti interventi:

   1. prevedere un contributo di 0,6 milioni di euro per l'anno 2026 e 0,8 milioni di euro per l'anno 2027 a favore del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), con sede in piazza di Novella, 2 – 00199 – ROMA (Roma), finalizzato a consentire la pubblicazione e la diffusione del Rapporto sulla situazione sociale del Paese, per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

   2. prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2026 a favore dell'Associazione Culturale «Progetto Eventi» – C/da Santa Lucia, s.n.c. – 92100 AGRIGENTO (Agrigento) – C.F.: 93060480840, finalizzato alla promozione della città di Agrigento Capitale della Cultura 2025;

   3. prevedere un contributo di 0,4 milioni di euro per l'anno 2026 e 0,4 milioni di euro per l'anno 2027 a favore dell'Associazione Europa Mediterraneo ETS – Via Barletta, 29 – 00192 ROMA (Roma), – C.F. 1723791004, finalizzato per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

   4. prevedere un contributo di 0,5 milioni di euro per l'anno 2027 a favore della Fondazione per la Sussidiarietà ETS, con sede in via Gavirate, 15 – 20148 MILANO (MI), finalizzato a consentire la pubblicazione e la diffusione del Rapporto sulla Sussidiarietà, per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

  a destinare la quota del fondo di cui all'articolo 1 comma 200 della legge 23 dicembre 2014 n. 190, come rifinanziato ai sensi del presente disegno di legge, che è residuata all'esito dell'approvazione degli emendamenti in sede referente alle seguenti finalità, attraverso l'adozione entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia previsto al secondo periodo del predetto articolo 1 comma 200 della citata legge n. 190 del 2014:

   1. prevedere un contributo di 0,4 milioni di euro per l'anno 2026 e 0,2 milioni di euro per l'anno 2027 a favore del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), con sede in piazza di Novella, 2 – 00199 – ROMA (RM), finalizzato a consentire la pubblicazione e la diffusione del Rapporto sulla situazione sociale del Paese, per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività.
9/2112-bis-A/231. (Testo modificato nel corso della seduta)Pisano.


   La Camera,

   premesso che:

    la popolazione italiana residente è in decrescita ormai da diversi anni e, a fronte del calo demografico, è stimata in diminuzione a 58,1 milioni di euro nel 2030, per arrivare poi a 54,4 milioni di euro nel 2050;

    tra il 2013 e il 2023 il potere d'acquisto delle retribuzioni lorde in Italia è diminuito del 4,5 per cento, soprattutto per le giovani generazioni, non solo per effetto delle recenti dinamiche inflazionistiche;

    nel corso dei primi anni lavorativi, i redditi sono spesso troppo bassi per garantire a molti giovani che iniziano un percorso professionale condizioni di vita dignitose, oltre che l'accesso alla casa, alle cure e ai mutui;

    la XIX legislatura ha previsto, sin dalla legge di bilancio per il triennio 2023-2025, importanti misure a sostegno della riduzione del costo del lavoro e delle politiche per la famiglia e la natalità, oltre a rinnovare strumenti utili all'accesso al credito da parte dei giovani, soprattutto per l'acquisto della prima casa;

    in occasione della presentazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine, il Ministro dell'economia e delle finanze, Onorevole Giancarlo Giorgetti, ha spiegato che le regole della nuova governance economica europea e l'ammontare del debito richiedono al nostro Paese una «politica fiscale prudente e responsabile»;

    il disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» – prevede alcune misure decisive per favorire il risparmio e il potere d'acquisto dei giovani, che rappresentano primi passi importanti verso condizioni economiche più dignitose,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, misure ulteriori per aumentare il potere d'acquisto delle nuove generazioni, soprattutto nei primi anni del percorso professionale, anche attraverso la riduzione della seconda aliquota dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e la detassazione di misure di welfare aziendale a sostegno della genitorialità.
9/2112-bis-A/232. Lupi, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 1, della legge 10 marzo 2000, n. 62, recita: «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l'espansione dell'offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita»;

    le scuole paritarie rappresentano un valore fondamentale per migliaia di famiglie al fine di promuovere la libertà educativa e un sistema educativo plurale;

    la legislatura in corso ha visto la maggioranza sostenere un percorso importante volto a realizzare una parità reale tra scuole statali e scuole paritarie;

    il disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» prevede in misure in materia di sistema nazionale di istruzione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di introdurre un voucher (cosiddetto «buono scuola») da destinare alle famiglie che scelgono per i propri figli una istituzione scolastica paritaria, subordinando la misura a indicatori reddituali che garantiscano di contemperare la libertà e il pluralismo educativi con il rispetto dei doveri solidarietà sociale.
9/2112-bis-A/233. Carfagna.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 85-bis, approvato in Commissione bilancio, prevede l'incremento di 500 mila euro del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, per l'anno 2025, al fine di promuovere, nell'ambito dei piani triennali dell'offerta formativa, interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell'educazione sessuale e affettiva;

    come noto, ai sensi dell'articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, il Piano triennale dell'offerta formativa (PTOF) rappresenta il documento fondamentale e strategico che esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa adottato dalle istituzioni scolastiche nell'ambito della loro autonomia;

    le istituzioni scolastiche, garantendo la piena trasparenza e pubblicità del PTOF, consentono alle famiglie di scegliere il percorso di studio ritenuto più confacente alle attitudini e alle aspirazioni del proprio figlio, nonché di aderire consapevolmente alle scelte strategiche definite dall'istituzione scolastica. Il PTOF, quindi, costituisce uno strumento di comunicazione scuola-famiglia, poiché descrive l'offerta formativa che la scuola si propone di realizzare;

    l'autonomia scolastica rappresenta il principio cardine del nostro sistema educativo. Ciò consente ad ogni singola istituzione scolastica di progettare l'attività didattica che deve essere in linea con il Piano triennale dell'offerta formativa, in cui sono contenuti i principi che ispirano la vita della comunità educante e che sono condivisi, dunque, anche dalle famiglie;

    è fortemente avvertita la necessità di educare le giovani generazioni alle relazioni corrette e rispettose, nell'ambito di un modello di scuola costituzionale che mette al centro studentesse e studenti e pone l'attenzione alla persona;

    le nuove linee guida per l'educazione civica richiamano con forza il rispetto verso ogni essere umano. Nelle stesse è stato, inoltre, inserito uno specifico obiettivo rivolto espressamente al contrasto alla violenza contro le donne;

    le citate linee guida promuovono lo sviluppo di atteggiamenti e comportamenti basati sul rispetto per tutti, sulla responsabilità individuale, sulla consapevolezza di appartenenza a una comunità, sulla partecipazione e sulla solidarietà, supportati dalla conoscenza della Costituzione, della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Lo stanziamento previsto dalla disposizione approvata in Commissione Bilancio è talmente esiguo da non potersi concretizzare in alcuna azione concreta, tenuto conto, che non esiste uno strumento giuridicamente valido, tenuto conto dell'autonomia scolastica, approntato dalla Amministrazione centrale, che possa incidere sui contenuti del PTOF;

    l'insieme delle attività contenute nei Piani triennali dell'offerta formativa devono necessariamente essere coerenti al «programma annuale» predisposto dalle singole istituzioni scolastiche sulla base delle risorse disponibili a legislazione vigente, per cui non è ammissibile, neanche in linea teorica, che possano esservi introdotti elementi diversi che, in tali caso, sarebbero, pertanto, generatori di ulteriori oneri non prevedibili e comunque non coperti, anche in ragione dell'assenza, negli organici, di corrispondenti figure di docenti;

    questo ramo del Parlamento si è già espresso sui temi in parola, approvando una risoluzione in VII Commissione in data 11 settembre 2024,

impegna il Governo a:

   utilizzare le risorse stanziate dalla legge di bilancio per continuare a promuovere attività di sensibilizzazione, informazione e formazione dell'educazione alle relazioni, attraverso lo strumento delle linee guida sull'educazione civica che, costituendo un insegnamento trasversale a tutte le discipline, rappresenta l'unica modalità possibile nel nostro ordinamento per veicolare correttamente e in modo capillare i temi in argomento;

   proseguire nell'attuazione della risoluzione citata in premessa, attraverso il confronto con tutti i soggetti interessati sulle tematiche dell'educazione alle relazioni, anche al fine di assicurare che tutte le attività proposte dalle istituzioni scolastiche favoriscano la costruzione di un sapere critico escludendo che l'insegnamento scolastico venga utilizzato per propagandare tra i giovani, in modo unilaterale e acritico, modelli comportamentali ispirati alla cosiddetta «ideologia gender».
9/2112-bis-A/234. Sasso.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 85-bis, approvato in Commissione bilancio, prevede l'incremento di 500 mila euro del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, per l'anno 2025, al fine di promuovere, nell'ambito dei piani triennali dell'offerta formativa, interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell'educazione sessuale e affettiva;

    come noto, ai sensi dell'articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, il Piano triennale dell'offerta formativa (PTOF) rappresenta il documento fondamentale e strategico che esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa adottato dalle istituzioni scolastiche nell'ambito della loro autonomia;

    le istituzioni scolastiche, garantendo la piena trasparenza e pubblicità del PTOF, consentono alle famiglie di scegliere il percorso di studio ritenuto più confacente alle attitudini e alle aspirazioni del proprio figlio, nonché di aderire consapevolmente alle scelte strategiche definite dall'istituzione scolastica. Il PTOF, quindi, costituisce uno strumento di comunicazione scuola-famiglia, poiché descrive l'offerta formativa che la scuola si propone di realizzare;

    l'autonomia scolastica rappresenta il principio cardine del nostro sistema educativo. Ciò consente ad ogni singola istituzione scolastica di progettare l'attività didattica che deve essere in linea con il Piano triennale dell'offerta formativa, in cui sono contenuti i principi che ispirano la vita della comunità educante e che sono condivisi, dunque, anche dalle famiglie;

    è fortemente avvertita la necessità di educare le giovani generazioni alle relazioni corrette e rispettose, nell'ambito di un modello di scuola costituzionale che mette al centro studentesse e studenti e pone l'attenzione alla persona;

    le nuove linee guida per l'educazione civica richiamano con forza il rispetto verso ogni essere umano. Nelle stesse è stato, inoltre, inserito uno specifico obiettivo rivolto espressamente al contrasto alla violenza contro le donne;

    le citate linee guida promuovono lo sviluppo di atteggiamenti e comportamenti basati sul rispetto per tutti, sulla responsabilità individuale, sulla consapevolezza di appartenenza a una comunità, sulla partecipazione e sulla solidarietà, supportati dalla conoscenza della Costituzione, della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Lo stanziamento previsto dalla disposizione approvata in Commissione Bilancio è talmente esiguo da non potersi concretizzare in alcuna azione concreta, tenuto conto, che non esiste uno strumento giuridicamente valido, tenuto conto dell'autonomia scolastica, approntato dalla Amministrazione centrale, che possa incidere sui contenuti del PTOF;

    l'insieme delle attività contenute nei Piani triennali dell'offerta formativa devono necessariamente essere coerenti al «programma annuale» predisposto dalle singole istituzioni scolastiche sulla base delle risorse disponibili a legislazione vigente, per cui non è ammissibile, neanche in linea teorica, che possano esservi introdotti elementi diversi che, in tali caso, sarebbero, pertanto, generatori di ulteriori oneri non prevedibili e comunque non coperti, anche in ragione dell'assenza, negli organici, di corrispondenti figure di docenti;

    questo ramo del Parlamento si è già espresso sui temi in parola, approvando una risoluzione in VII Commissione in data 11 settembre 2024,

impegna il Governo

a proseguire nell'attuazione della risoluzione n. 7-00203 approvata in VII Commissione in data 11 settembre 2024.
9/2112-bis-A/234. (Testo modificato nel corso della seduta)Sasso.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca il Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027;

    in particolare, il comma 898 dell'articolo 1 dispone l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze di un fondo da trasferire al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, finalizzato all'attuazione di misure in favore degli enti locali, alla realizzazione di interventi in materia sociale e socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, di sport e di cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti nel territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità e di riqualificazione ambientale;

    il comma 900 del medesimo articolo 1 stabilisce che «si provvede all'assegnazione delle risorse dei fondi di cui ai commi 898 e 899 con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sulla base delle destinazioni previste con specifico atto di indirizzo delle Camere»,

impegna il Governo:

   a destinare, a valere sulle risorse di parte corrente di cui in premessa:

    un contributo di 800.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore dell'Agenzia spaziale italiana (ASI) per il sostegno alle politiche per l'aerospazio;

    un contributo di 130.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore del comune di Carmagnano (TO) per il pagamento del canone di locazione da corrispondere all'INAIL ai sensi dell'articolo 1, comma 317, della legge 23 dicembre 2014, n. 190;

    un contributo di 7,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027, in favore del comune di Chieti per il sostegno agli interventi di delocalizzazione degli edifici ubicati nelle aree urbanizzate del quartiere «Santa Maria» di Chieti, e la messa in sicurezza del territorio, relativamente al dissesto idrogeologico avvenuto nei mesi di maggio e giugno 2023;

    un contributo di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare all'incremento dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5 della legge 26 gennaio 1963, n. 91, per lo svolgimento delle attività istituzionali del Club Alpino Italiano (CAI);

    un contributo di 75.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare all'incremento dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 113, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, in favore dell'Associazione vittime civili di guerra;

    un contributo di 190.728 euro per l'anno 2025, e 371.228 euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027, da destinare al Ministero dell'interno, missione 5 – Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti, programma 5.1 Flussi migratori, intervento per lo sviluppo della coesione sociale, garanzia dei diritti, rapporti con le confessioni, capitolo 2309, in favore delle Associazioni combattentistiche;

    un contributo di 75.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore dell'Associazione di promozione sociale Save the parents, per la prosecuzione del programma «Dopo di loro»;

    un contributo di 20.000 euro per l'anno 2025 in favore della Fondazione Madre Teresa di Calcutta;

    un contributo di 100.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore dell'Accademia Vivarium novum di Frascati;

    un contributo di 800.000 euro per l'anno 2025 in favore dell'Associazione Orchestra della Magna Grecia (di Taranto e Potenza);

    un contributo di 500.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare allo stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Missione 1 – Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca, Programma 1.3 – Politiche competitive, della qualità agroalimentare, della pesca, dell'ippica e mezzi tecnici di produzione, in favore della Marineria di Pescara;

   a destinare, a valere sulle risorse in conto capitale di cui in premessa:

    un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025 e 1 milione di euro per l'anno 2026 in favore dell'ANAS per la realizzazione di svincoli sulla SS 1 Aurelia nel comune di Grosseto, in località Banditella e Cupi;

    un contributo di 600.000 euro per l'anno 2025 e 1,3 milioni di euro per l'anno 2026, in favore del comune di Ozieri per la realizzazione della rampa di uscita in direzione Ozieri, SS Sassari-Olbia;

    un contributo di 800.000 euro per l'anno 2026, in favore del comune di Guidonia Montecelio per la realizzazione di una rotatoria all'intersezione tra Rosata e Via Casal bianco;

    un contributo di 2,4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore dell'Università degli Studi della Tuscia, per il consolidamento, restauro e recupero funzionale della Chiesa di Santa Maria in Gradi da destinare a spazio polifunzionale della medesima Università;

    un contributo di 1 milione di euro per l'anno 2026, in favore del comune di Tivoli per interventi di rigenerazione urbana finalizzati alla riconnessione del centro storico;

    un contributo di 400.000 euro per l'anno 2026, in favore del comune di Bettola (PC) per interventi finalizzati al contrasto del dissesto idrogeologico;

    un contributo di 4,5 milioni di euro per l'anno 2026, in favore della Città metropolitana di Roma Capitale per la rinaturalizzazione del reticolo idrografico del lago di Gabii-Castiglione;

    un contributo di 1,3 milioni di euro per l'anno 2025 e 800.000 euro per l'anno 2027, in favore del comune di Gallicano nel Lazio (RM) per, rispettivamente, la realizzazione dell'acquedotto Via Colle Fattore e la realizzazione della strada di collegamento tra Via Europa e Via C.A. dalla Chiesa;

    un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025 in favore del comune di Forlì (FC) per il completamento dei lotti 1 e 2 del collegamento veloce tra Forlì e Cesena;

    un contributo di 500.000 euro per l'anno 2026 in favore del comune di Lanuvio (RM) per la realizzazione della Passeggiata delle fontanelle Via Gramsci;

    un contributo di 250.000 euro per l'anno 2027 in favore del comune di Mentana (RM) per la riqualificazione di Via G. Amendola;

    un contributo di 200.000 euro per l'anno 2026 in favore del comune di Bellegra (RM) per la messa in sicurezza aree esterne dell'Istituto San Francesco d'Assisi;

    un contributo di 300.000 euro per l'anno 2027 in favore del comune di Anticoli Corrado (RM) per il ripristino e la messa in sicurezza del muro di recinto dell'area cimiteriale;

    un contributo di 2,5 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Formello (RM) per opere di rigenerazione urbana riguardanti il sito dell'ex Scuola Media Rossellini in Via Bassanelli per la realizzazione di un auditorium;

    un contributo di 2,5 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Rieti per l'acquisizione e la ristrutturazione di beni immobili siti nel medesimo comune, da destinare a sedi e residenze universitarie;

    un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Bettola (PC) per opere di restauro del Palazzo comunale;

    un contributo di un milione di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, in favore del comune di Marcianise (CE) per opere di restauro del Teatro Leopoldo Mugnone;

    un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Verona per lavori di restauro e rifunzionalizzazione del Compendio di Forte Dossobuono;

    un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del Ministero della cultura per il restauro della Chiesa di San Michele Arcangelo a Roncole Verdi (PR);

    un contributo di 150.000 euro per l'anno 2027, in favore del comune di Gorga (RM) per il restauro della fontana storica La Pastorella;

    un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Poli (RM) per il completamento del plesso scolastico di Via Tivoli;

    un contributo di 400.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Cave (RM) per il completamento della Scuola primaria Viale Giulio Venzi;

    un contributo di 150.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Affile (RM) per l'efficientamento dell'impianto termico dell'Istituto Giovanni Paolo II;

    un contributo di 150.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Pomezia (RM) per la riqualificazione degli impianti sportivi comunali;

    un contributo di 600.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Palombara Sabina (RM) per la riqualificazione del Centro sportinclusivo in località Cretone;

    un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Roma per la riqualificazione del Centro sportivo Villaggio Falcone.
9/2112-bis-A/235. Trancassini, Cangiano, Iaia, Marchetto Aliprandi, Mascaretti, Montaruli, Osnato, Padovani, Perissa, Rampelli, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rotelli, Testa, Zinzi, Ambrosi, Cerreto, Mollicone, Polo.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca il Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027;

    in particolare, il comma 898 dell'articolo 1 dispone l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze di un fondo da trasferire al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, finalizzato all'attuazione di misure in favore degli enti locali, alla realizzazione di interventi in materia sociale e socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, di sport e di cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti nel territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità e di riqualificazione ambientale;

    il comma 900 del medesimo articolo 1 stabilisce che «si provvede all'assegnazione delle risorse dei fondi di cui ai commi 898 e 899 con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sulla base delle destinazioni previste con specifico atto di indirizzo delle Camere»,

impegna il Governo:

a destinare, a valere sulle risorse di parte corrente di cui in premessa:

  un contributo di 800.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore dell'Agenzia spaziale italiana (ASI) per il sostegno alle politiche per l'aerospazio;

  un contributo di 130.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore del comune di Carmagnano (TO) per il pagamento del canone di locazione da corrispondere all'INAIL ai sensi dell'articolo 1, comma 317, della legge 23 dicembre 2014, n. 190;

  un contributo di 7,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027, in favore del comune di Chieti per il sostegno agli interventi di delocalizzazione degli edifici ubicati nelle aree urbanizzate del quartiere «Santa Maria» di Chieti, e la messa in sicurezza del territorio, relativamente al dissesto idrogeologico avvenuto nei mesi di maggio e giugno 2023;

  un contributo di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare all'incremento dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5 della legge 26 gennaio 1963, n. 91, per lo svolgimento delle attività istituzionali del Club alpino italiano (CAI);

  un contributo di 75.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare all'incremento dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 113, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, in favore dell'Associazione vittime civili di guerra;

  un contributo di 190.728 euro per l'anno 2025, e 371.228 euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027, da destinare al Ministero dell'interno, missione 5 — Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti, programma 5.1 Flussi migratori, intervento per lo sviluppo della coesione sociale, garanzia dei diritti, rapporti con le confessioni, capitolo 2309, in favore delle Associazioni combattentistiche;

  un contributo di 75.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore dell'Associazione di promozione sociale Save the parents, per la prosecuzione del programma «Dopo di loro»;

  un contributo di 20.000 euro per l'anno 2025 in favore della Fondazione Madre Teresa di Calcutta;

  un contributo di 100.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore dell'Accademia Vivarium novum di Frascati;

  un contributo di 800.000 euro per l'anno 2025 in favore dell'Associazione orchestra della Magna Grecia (di Taranto e Potenza);

  un contributo di 500.000 euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, da destinare allo stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Missione 1 — Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca, Programma 1.3 — Politiche competitive, della qualità agroalimentare, della pesca, dell'ippica e mezzi tecnici di produzione, in favore della Marineria di Pescara;

a destinare, a valere sulle risorse in conto capitale di cui in premessa:

  un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025 e 1 milione di euro per l'anno 2026 in favore dell'ANAS per la realizzazione di svincoli sulla strada statale 1 Aurelia nel comune di Grosseto, in località Banditella e Cupi;

  un contributo di 600.000 euro per l'anno 2025 e 1,3 milioni di euro per l'anno 2026, in favore del comune di Ozieri per la realizzazione della rampa di uscita in direzione Ozieri, strada statale Sassari-Olbia;

  un contributo di 800.000 euro per l'anno 2026, in favore del comune di Guidonia Montecelio per la realizzazione di una rotatoria all'intersezione tra Rosata e Via Casal bianco;

  un contributo di 2,4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, in favore dell'università degli Studi della Tuscia, per il consolidamento, restauro e recupero funzionale della Chiesa di Santa Maria in Gradi da destinare a spazio polifunzionale della medesima Università;

  un contributo di 1 milione di euro per l'anno 2026, in favore del comune di Tivoli per interventi di rigenerazione urbana finalizzati alla riconnessione del centro storico;

  un contributo di 400.000 euro per l'anno 2026, in favore del comune di Bettola (PC) per interventi finalizzati al contrasto del dissesto idrogeologico;

  un contributo di 4,5 milioni di euro per l'anno 2026, in favore della Città metropolitana di Roma Capitale per la rinaturalizzazione del reticolo idrografico del lago di Gabii-Castiglione;

  un contributo di 1,3 milioni di euro per l'anno 2025 e 800.000 euro per l'anno 2027, in favore del comune di Gallicano nel Lazio (RM) per, rispettivamente, la realizzazione dell'acquedotto Via Colle Fattore e la realizzazione della strada di collegamento tra Via Europa e Via C.A. dalla Chiesa;

  un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025 in favore del comune di Forlì (FC) per il completamento dei lotti 1 e 2 del collegamento veloce tra Forlì e Cesena;

  un contributo di 500.000 euro per l'anno 2026 in favore del comune di Lanuvio (RM) per la realizzazione della Passeggiata delle fontanelle Via Gramsci;

  un contributo di 250.000 euro per l'anno 2027 in favore del comune di Mentana (RM) per la riqualificazione di Via G. Amendola;

  un contributo di 200.000 euro per l'anno 2026 in favore del comune di Bellegra (RM) per la messa in sicurezza aree esterne dell'Istituto San Francesco d'Assisi;

  un contributo di 300.000 euro per l'anno 2027 in favore del comune di Anticoli Corrado (RM) per il ripristino e la messa in sicurezza del muro di recinto dell'area cimiteriale;

  un contributo di 2,5 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Formello (RM) per opere di rigenerazione urbana riguardanti il sito dell'ex Scuola Media Rossellini in Via Bassanelli per la realizzazione di un auditorium;

  un contributo di 2,5 milioni di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Rieti per l'acquisizione e la ristrutturazione di beni immobili siti nel medesimo comune, da destinare a sedi e residenze universitarie;

  un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Bettola (PC) per opere di restauro del Palazzo comunale;

  un contributo di un milione di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, in favore del comune di Marcianise (CE) per opere di restauro del Teatro Leopoldo Mugnone;

  un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Verona per lavori di restauro e rifunzionalizzazione del Compendio di Forte Dossobuono;

  un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del Ministero della cultura per il restauro della Chiesa di San Michele Arcangelo a Roncole Verdi (PR);

  un contributo di 150.000 euro per l'anno 2027, in favore del comune di Gorga (RM) per il restauro della fontana storica La Pastorella;

  un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Poli (RM) per il completamento del plesso scolastico di Via Tivoli;

  un contributo di 400.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Cave (RM) per il completamento della Scuola primaria Viale Giulio Venzi;

  un contributo di 150.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Affile (RM) per l'efficientamento dell'impianto termico dell'Istituto Giovanni Paolo II;

  un contributo di 150.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Pomezia (RM) per la riqualificazione degli impianti sportivi comunali;

  un contributo di 600.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Palombara Sabina (RM) per la riqualificazione del Centro sportinclusivo in località Cretone;

  un contributo di 500.000 euro per l'anno 2025, in favore del comune di Roma per la riqualificazione del Centro sportivo Villaggio Falcone.
9/2112-bis-A/235. (Testo modificato nel corso della seduta)Trancassini, Cangiano, Iaia, Marchetto Aliprandi, Mascaretti, Montaruli, Osnato, Padovani, Perissa, Rampelli, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rotelli, Testa, Zinzi, Ambrosi, Cerreto, Mollicone, Polo.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca il «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027»;

    in particolare, all'articolo 1, comma 527 è previsto il finanziamento di interventi urgenti di riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento e ampliamento di strutture e infrastrutture pubbliche, finalizzati al riequilibrio socioeconomico e allo sviluppo dei territori;

    a tal fine è disposto l'incremento di 10 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2025 e 2026, dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1076, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, destinato al «finanziamento degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di province e città metropolitane»;

    i gravissimi eventi alluvionali che hanno colpito la regione Emilia-Romagna nel corso degli anni 2023 e 2024 hanno determinato la necessità di urgenti interventi infrastrutturali in alcune località del territorio, anche promuovendo opere di potenziamento stradale e di mitigazione dei fattori di rischio per la sicurezza della circolazione veicolare nelle zone interne,

impegna il Governo

a destinare, a valere sulle risorse di cui in premessa, un contributo pari a un milione di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Borghi (FC) per la realizzazione della via ciclopedonale del fiume Uso con attraversamento torrente, e un contributo pari a un milione di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole (FC) per interventi sulla rete stradale comunale.
9/2112-bis-A/236. Buonguerrieri, Colombo, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca il «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027»;

    in particolare, all'articolo 1, comma 527 è previsto il finanziamento di interventi urgenti di riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento e ampliamento di strutture e infrastrutture pubbliche, finalizzati al riequilibrio socioeconomico e allo sviluppo dei territori;

    a tal fine è disposto l'incremento di 10 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2025 e 2026, dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1076, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, destinato al «finanziamento degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di province e città metropolitane»;

    appare necessario promuovere interventi di potenziamento infrastrutturale delle zone interne dell'Emilia-Romagna e dei comuni dell'Appennino tosco-emiliano, nonché favorire lo sviluppo degli insediamenti produttivi, e assicurare un'adeguata mitigazione dei fattori di rischio per la sicurezza della circolazione veicolare in taluni tratti stradali, situati in tali territori,

impegna il Governo:

a destinare, a valere sulle risorse di cui in premessa:

  a) un contributo pari a un milione di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Alta Val Tidone (PC) per la messa in sicurezza del ponte sul torrente Tidone in Località La Casetta, Strada Comunale Nibbiano-Trebecco;

  b) un contributo pari a un milione di euro per l'anno 2025 in favore del comune di Salsomaggiore Terme (PR) per interventi sulla viabilità della strada provinciale di Salsomaggiore e Bardi SP359R in località Ponte Ghiara;

  c) un contributo pari a un milione di euro per l'anno 2026 in favore del comune di Monghidoro (BO) per interventi di mitigazione dei fattori di rischio per la circolazione sulla SS 65 «della Futa»;

  d) un contributo pari a un milione di euro per l'anno 2026 in favore del comune di Vergato (BO) per interventi sulla viabilità della SS n. 64 «Porrettana»;

  e) un contributo pari a 900.000 euro per l'anno 2026 in favore del comune di Sant'Agata Bolognese (BO) per la realizzazione del collegamento ciclabile fra la Ciclovia del Sole e il centro abitato di Crocetta;

  f) un contributo pari a un milione di euro per l'anno 2026 in favore del comune di Fiorenzuola D'Arda (PC) per il concorso alle spese per il ridisegno dell'intersezione con rotatoria tra la SP 462R e lo snodo A1-A21;

  g) un contributo pari a un 1,1 milioni di euro per l'anno 2026 in favore del comune di San Giovanni in Persiceto (BO) per la realizzazione di una rotonda sulla strada statale SS568 incrocio Via Davia.
9/2112-bis-A/237. Gaetana Russo, Dondi, Malaguti, Pietrella, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca il «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027»;

    in particolare, all'articolo 1, comma 527 è previsto il finanziamento di interventi urgenti di riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento e ampliamento di strutture e infrastrutture pubbliche, finalizzati al riequilibrio socioeconomico e allo sviluppo dei territori;

    a tal fine è disposto l'incremento di 10 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2025 e 2026, dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1076, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, destinato al «finanziamento degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di province e città metropolitane»;

    occorre promuovere opere di potenziamento stradale e di mitigazione dei fattori di rischio per la sicurezza della circolazione veicolare in talune zone interne del territorio laziale,

impegna il Governo

a destinare, a valere sulle risorse di cui in premessa, un contributo pari a 200.000 euro per l'anno 2025 in favore del comune di San Polo dei Cavalieri (RM) per la realizzazione del parcheggio in località Santa Balbina, e un contributo pari a 800.000 euro per l'anno 2025 in favore del comune di Gallicano nel Lazio (RM) per interventi di messa in sicurezza della viabilità comunale in Via delle Colonnelle.
9/2112-bis-A/238. Palombi, Mollicone, Ruffino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, istituisce un fondo la cui dotazione, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo, è destinata alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo:

   in sede di adozione del decreto del Presidente del Consiglio del ministri previsto dall'articolo 1, comma 900, del presente provvedimento, a destinare quota parte delle risorse del fondo di cui in premessa, agli interventi e nelle misure indicate come segue:

    1) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, da assegnare al Ministero delle infrastrutture e trasporti per un piano di e-mobility integrato a potenziali modelli IA attraverso lo sviluppo sul territorio di specifici moduli di intervento per l'integrazione di infrastrutture per una mobilità lenta, ecosostenibile e ciclopedonale, l'installazione di attrezzature di segnaletica orizzontale e verticale, per il potenziamento della segnaletica e delle attrezzature volte a garantire la sicurezza della mobilità dolce, la realizzazione di una interfaccia web interattiva integrata con strumenti di monitoraggio delle condizioni ambientali con specifici strumenti di rilevazione, videosorveglianza e mappatura;

    2) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Giaveno (TO):

     a) alla realizzazione di nuovi impianti, in particolare due campi da padel coperti, la piastra polivalente per il calcio e il basket, area fitness e per la copertura della tribunetta all'interno del complesso sportivo Stadio Torta di Giaveno (TO);

     b) alla realizzazione di due campi da beach volley, della piastra per il campo da basket ad uso libero all'aperto, delle strutture per uno spazio dedicato alle mountain bike per i bambini (kids bike park) e per l'efficientamento energetico dell'impianto luminoso dello stadio Via Beale di Giaveno (TO);

    3) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento alla regione Veneto per la realizzazione della rotatoria all'incrocio tra la strada regionale 348 e Via Groppa – CUP d91b20000090009, sita nel comune di Montebelluna (TV);

    4) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, e 0,125 milioni di euro, per l'anno 2026, a titolo di contributo alla provincia di Brescia per il progetto di fattibilità relativo all'intervento di miglioramento della strada provinciale 237 tratto Barghe nord – Idro, in provincia di Brescia;

    5) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al Comune di Tradate (VA) per la progettazione e la realizzazione del parco urbano attrezzato di Villa Mayer-Abbiate Guazzone;

    6) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento al Comune di Nocera Umbra (PG) per la riqualificazione del campo da calcio in sintetico, finanziato con bando «Sport e Periferie»;

    7) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Fano (PU) per la realizzazione del progetto Nuova Palestra ex Mattatoio «Via Del Fiume» Redazione Pfte – CUP: E36C24000180004;

    8) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Motta Sant'Anastasia (CT) per la riqualificazione del centro storico, in particolare tra via Sotto le Porte e via Montalto;

    9) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Bore – Loc. Mornasco (PR) per la riqualificazione del manto erboso e dell'area gioco del campo da calcio in loco;

    10) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Colorno (PR) per la riqualificazione e l'abbattimento delle barriere architettoniche, in particolare per la realizzazione di un ascensore all'Aranciaia nel Museo del patrimonio culturale;

    11) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento al comune di Santo Stefano Ticino (MI) per i lavori di completamento delle connessioni interne tra gli edifici e per la sistemazione delle aree esterne del plesso scolastico CUP: F45E24000180004;

    12) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Cerro Maggiore (MI) per i lavori di efficientamento energetico e serramenti da destinare alla Scuola Secondaria Statale di 1° grado «D. Alighieri» CUP: E12B24000800004;

    13) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Colle Brianza per la messa in sicurezza della strada che collega la frazione di Cagliano e Campsirago, in particolare per la ricostruzione con palificazioni della sede stradale in due tratti del percorso, la posa di protezione del ciglio stradale e l'allargamento in alcuni tratti;

    14) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo all'Ente Parco Regionale Fiume Sile, per i lavori di ristrutturazione presso la «Porta dell'acqua» a Casacorba di Vedelago (TV), in particolare per il rifacimento delle passerelle di camminamento;

    15) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al Comune di Biassono (MB) per la realizzazione di impianti sportivi nel campo polifunzionale della Scuola media Verri CUP: G85E24000850004;

    16) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento al comune di Castiglione delle Stiviere (MN) per la realizzazione della rotonda in via Gerra;

    17) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo per il comune di Desenzano del Garda (BS) per i lavori di manutenzione straordinaria della scuola primaria «Achille Papa» e della scuola dell'infanzia «Giovanni Paolo II»;

    18) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Lamezia Terme (CZ) per gli interventi di adeguamento di Piazza Giuseppe Mazzini;

    19) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al Comune di Lamezia Terme (CZ) per l'ammodernamento dell'impianto sportivo del campo minore «Gianni Renda»;

    20) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Prata di Pordenone (PN) per le opere complementari alla realizzazione della pista ciclopedonale del Roro;

    21) 0,08 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Castagnole delle Lanze (AT) per la realizzazione di opere di risanamento conservativo per la messa in sicurezza della scuola dell'infanzia Ruscone Valle (AT);

    22) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Issiglio (TO) per la riqualificazione del salone polifunzionale (ex sala da ballo);

    23) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al Comune di Quassolo (TO) per interventi di efficientamento energetico, in particolare per l'istallazione di pannelli fotovoltaici ad alto rendimento 40-45 Kw sul fabbricato comunale sito in piazza violetta;

    24) 0,047 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Novara (NO) per il progetto di riqualificazione del cortile con area giochi della scuola d'infanzia ed elementare del Torrion Quartara CUP: F12B24000590005;

    25) 0,05 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento al comune di Macugnaga (VB) per la realizzazione di una pista di mountain bike per bambini dotata di apposite biciclette e punti assistenza CUP: D89F24000100001;

    26) 0,053 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Arona (NO) di cui:

     a) 0,043 milioni di euro per la realizzazione del campetto da calcio nella frazione di Mercurago;

     b) 0,010 milioni di euro per la realizzazione dei progetti di segnalazione dei sentieri da San Carlo, Valle Vevera, Cantarana, Montrigiasco, Dagnente, e sentieri conseguenti CUP: H23D24000090001;

    27) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Pozzonovo (PD) per le opere di ristrutturazione, rifacimento e tinteggiatura della facciata della scuola elementare e attiguo nido comunale di Via Dante Alighieri CUP: E12B24000800004;

    28) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, da assegnare al Ministero della cultura per la digitalizzazione del patrimonio librario membranaceo della Biblioteca nazionale di Cosenza (KZ);

    29) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Beinasco (TO) per la realizzazione di aree esterne con recinzione, aree giochi e attività per lezioni outdoor nel polo dell'infanzia di Via Giambone a Borgaretto;

    30) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Gubbio (PG) di cui:

     a) 0,1 milioni di euro per gli interventi di adeguamento dell'impiantistica e gli allestimenti del Museo civico situato nel Palazzo dei Consoli CUP G38C24001470005;

     b) 0,05 milioni di euro per gli interventi di adeguamento e manutenzione straordinaria della pista ciclabile urbana «area urbana» CUP G37H24002120005;

    31) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Roma per la realizzazione di due aree verdi attrezzate con parco giochi per bambini nel quartiere Pisana Vignaccia, rispettivamente in via Eugenio Gra, Via Arnaldo Foschini, via Raimondo D'aonco, e in via Giuseppe Balzaretto via Giannantonio Selva;

    32) 0,07 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Latina per la manutenzione straordinaria delle fontane;

    33) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Cadorago (CO) per la costituzione di una sede della Croce Azzurra;

    34) 0,10 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Lucca per gli interventi di digitalizzazione dell'Archivio Fotografico Lucchese;

    35) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Forlì (FC) per la realizzazione del terzo stralcio della nuova pista ciclabile bidirezionale lungo la strada provinciale 2 – Via Cervese CUP C61B19000490004;

    36) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo ai comuni di Arezzo e Anghiari per gli interventi di recupero e manutenzione della strada comunale di Palazzo del Pero – Le Ville Monterchi all'altezza del chilometro 165 + 500;

    37) 0,15 milioni di euro a titolo di contributo al comune di Aviano (PN) per gli interventi di ampliamento e completamento pubblica illuminazione CUP I36C20000030004;

    38) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Roccagloriosa (SA) per la messa in sicurezza dei tratti della strada «Potentissima scudiere»;

    39) 0,10 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Marano Lagunare (UD) per opere di consolidamento, valorizzazione e restauro conservativo delle antiche rovine della chiesa di San Rocco;

    40) 0,05 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Muzzana del Turgnano (UD) per gli interventi di efficientamento energetico degli impianti presso i locali della Casa delle Associazioni;

    41) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Cogollo del Cengio (VI) per gli interventi di manutenzione e consolidamento statico dei cosiddetti «Torrioni di Pedescala», ubicati nel territorio comunale lungo la Valle dell'Astico;

    42) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Altamura (BA), per la realizzazione di un'area verde attrezzata con campo minibasket sita in via Berna CUP: J72H24000510004;

    43) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Borgoricco (PD) per la realizzazione di un percorso ciclopedonale e per la messa in sicurezza della tratta tra la SP10 e il centro storico;

    44) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Basiglio (MI) di cui:

     a) 0,030 milioni di euro per il restauro della Parrocchia Gesù Salvatore;

     b) 0,012 milioni di euro per la copertura di parte degli extra costi sopravvenuti per la costruzione della nuova caserma dei Carabinieri.
9/2112-bis-A/239.Ottaviani, Comaroli, Barabotti, Cattoi, Frassini, Bellomo, Benvenuto, Bisa, Bordonali, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Crippa, Dara, Formentini, Giaccone, Giglio Vigna, Gusmeroli, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Montemagni, Morrone, Nisini, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Sasso, Stefani, Toccalini, Ambrosi, Maerna, Furgiuele.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 898, del disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, istituisce un fondo la cui dotazione, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo, è destinata alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale,

impegna il Governo

in sede di adozione del DPCM previsto dall'articolo 1, comma 900, del presente provvedimento, a destinare quota parte delle risorse del fondo di cui in premessa, agli interventi e nelle misure indicate come segue:

  1) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, da assegnare al Ministero delle infrastrutture e trasporti per un piano di e-mobility integrato a potenziali modelli IA attraverso lo sviluppo sul territorio del comune di Sannicandro di Bari di specifici moduli di intervento per l'integrazione di infrastrutture per una mobilità lenta, ecosostenibile e ciclopedonale, l'installazione di attrezzature di segnaletica orizzontale e verticale, per il potenziamento della segnaletica e delle attrezzature volte a garantire la sicurezza della mobilità dolce, la realizzazione di una interfaccia web interattiva integrata con strumenti di monitoraggio delle condizioni ambientali con specifici strumenti di rilevazione, videosorveglianza e mappatura;

  2) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Giaveno (TO):

   a) alla realizzazione di nuovi impianti, in particolare due campi da padel coperti, la piastra polivalente per il calcio e il basket, area fitness e per la copertura della tribunetta all'interno del complesso sportivo Stadio Torta di Giaveno (TO);

   b) alla realizzazione di due campi da beach volley, della piastra per il campo da basket ad uso libero all'aperto, delle strutture per uno spazio dedicato alle mountain bike per i bambini (kids bike park) e per l'efficientamento energetico dell'impianto luminoso dello stadio Via Beale di Giaveno (TO);

  3) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento alla regione Veneto per la realizzazione della rotatoria all'incrocio tra la strada regionale 348 e Via Groppa – CUP: d91b20000090009, sita nel comune di Montebelluna (TV);

  4) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, e 0,125 milioni di euro, per l'anno 2026, a titolo di contributo alla provincia di Brescia per il progetto di fattibilità relativo all'intervento di miglioramento della strada provinciale 237 tratto Barghe nord-Idro, in provincia di Brescia;

  5) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Tradate (VA) per la progettazione e la realizzazione del parco urbano attrezzato di Villa Mayer-Abbiate Guazzone;

  6) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento al comune di Nocera Umbra (PG) per la riqualificazione del campo da calcio in sintetico, finanziato con bando «Sport e Periferie»;

  7) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Fano (PU) per la realizzazione del progetto Nuova Palestra Ex Mattatoio «Via Del Fiume» Redazione Pfte – CUP: E36C24000180004;

  8) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Motta Sant'Anastasia (CT) per la riqualificazione del centro storico, in particolare tra via Sotto le Porte e via Montalto;

  7) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Bore – Loc. Mornasco (PR) per la riqualificazione del manto erboso e dell'area gioco del campo da calcio in loco;

  8) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Colorno (PR) per la riqualificazione e l'abbattimento delle barriere architettoniche, in particolare per la realizzazione di un ascensore all'Aranciaia nel Museo del patrimonio culturale;

  9) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento al comune di Santo Stefano Ticino (MI) per i lavori di completamento delle connessioni interne tra gli edifici e per la sistemazione delle aree esterne del plesso scolastico CUP: F45E24000180004;

  10) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Cerro Maggiore (MI) per i lavori di efficientamento energetico e serramenti da destinare alla Scuola Secondaria Statale di 1° grado «D. Alighieri» CUP: E12B24000800004;

  11) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Colle Brianza per la messa in sicurezza della strada che collega la frazione di Cagliano e Campsirago, in particolare per la ricostruzione con palificazioni della sede stradale in due tratti del percorso, la posa di protezione del ciglio stradale e l'allargamento in alcuni tratti;

  12) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo all'Ente parco regionale Fiume Sile, per i lavori di ristrutturazione presso la «Porta dell'acqua» a Casacorba di Vedelago (TV), in particolare per il rifacimento delle passerelle di camminamento;

  13) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Biassono (MB) per la realizzazione di impianti sportivi nel campo polifunzionale della scuola media Verri CUP: G85E24000850004;

  14) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento al Comune di Castiglione delle Stiviere (MN) per la realizzazione della rotonda in via Gerra;

  15) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo per il comune di Desenzano del Garda (BS) per i lavori di manutenzione straordinaria della scuola primaria «Achille Papa» e della scuola dell'infanzia «Giovanni Paolo II»;

  16) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Lamezia Terme (CZ) per gli interventi di adeguamento di Piazza Giuseppe Mazzini;

  17) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Lamezia Terme (CZ) per l'ammodernamento dell'impianto sportivo del campo minore «Gianni Renda»;

  18) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Prata di Pordenone (PN) per le opere complementari alla realizzazione della pista ciclopedonale del Roro;

  19) 0,08 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Castagnole delle Lanze (AT) per la realizzazione di opere di risanamento conservativo per la messa in sicurezza della scuola dell'infanzia Ruscone Valle (AT);

  20) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Issiglio (TO) per la riqualificazione del salone polifunzionale (ex sala da ballo);

  21) 0,075 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Quassolo (TO) per interventi di efficientamento energetico, in particolare per l'istallazione di pannelli fotovoltaici ad alto rendimento 40-45 kilowatt sul fabbricato comunale sito in piazza violetta;

  22) 0,047 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Novara (NO) per il progetto di riqualificazione del cortile con area giochi della scuola d'infanzia ed elementare del Torrion Quartara CUP: F12B24000590005;

  23) 0,05 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di cofinanziamento al comune di Macugnaga (VB) per la realizzazione di una pista di mountain bike per bambini dotata di apposite biciclette e punti assistenza CUP: D89F24000100001;

  24) 0,053 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Arona (NO) di cui:

   a) 0,043 milioni di euro per la realizzazione del campetto da calcio nella frazione di Mercurago;

   b) 0,010 milioni di euro per la realizzazione dei progetti di segnalazione dei sentieri da San Carlo, Valle Vevera, Cantarana, Montrigiasco, Dagnente, e sentieri conseguenti CUP: H23D24000090001.

  25) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Pozzonovo (PD) per le opere di ristrutturazione, rifacimento e tinteggiatura della facciata della scuola elementare e attiguo nido comunale di Via Dante Alighieri CUP: E12B24000800004;

  26) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, da assegnare al Ministero della cultura per la digitalizzazione del patrimonio librario membranaceo della Biblioteca nazionale di Cosenza (CS);

  27) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Beinasco (TO) per la realizzazione di aree esterne con recinzione, aree giochi e attività per lezioni outdoor nel polo dell'infanzia di Via Giambone a Borgaretto;

  28) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Gubbio (PG) di cui:

   a) 0,1 milioni di euro per gli interventi di adeguamento dell'impiantistica e gli allestimenti del Museo civico situato nel Palazzo dei Consoli CUP: G38C24001470005;

   b) 0,05 milioni di euro per gli interventi di adeguamento e manutenzione straordinaria della pista ciclabile urbana «area urbana» CUP: G37H24002120005;

  29) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Roma per la realizzazione di due aree verdi attrezzate con parco giochi per bambini nel quartiere Pisana Vignaccia, rispettivamente in via Eugenio Gra, Via Arnaldo Foschini, via Raimondo D'aonco, e in via Giuseppe Balzaretto via Giannantonio Selva;

  30) 0,07 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Latina per la manutenzione straordinaria delle fontane;

  31) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Cadorago (CO) per la costituzione di una sede della Croce Azzurra;

  32) 0,10 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Lucca per l'acquisizione dell'Archivio Fotografico Lucchese;

  33) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Forlì (FC) per la realizzazione del terzo stralcio della nuova pista ciclabile bidirezionale lungo la strada provinciale 2 – Via Cervese CUP: C61B19000490004;

  34) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo ai comuni di Arezzo e Anghiari per gli interventi di recupero e manutenzione della strada comunale di Palazzo del Pero – Le Ville Monterchi all'altezza del chilometro 165 + 500;

  35) 0,15 milioni di euro a titolo di contributo al comune di Aviano (PN) per gli interventi di ampliamento e completamento pubblica illuminazione CUP: I36C20000030004;

  36) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Roccagloriosa (SA) per la messa in sicurezza dei tratti della strada «Potentissima scudiere»;

  37) 0,10 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Marano Lagunare (UD) per opere di consolidamento, valorizzazione e restauro conservativo delle antiche rovine della chiesa di San Rocco;

  38) 0,05 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Muzzana del Turgnano (UD) per gli interventi di efficientamento energetico degli impianti presso i locali della Casa delle Associazioni;

  39) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Cogollo del Cengio (VI) per gli interventi di manutenzione e consolidamento statico dei cosiddetti «Torrioni di Pedescala», ubicati nel territorio comunale lungo la Valle dell'Astico;

  40) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Altamura (BA), per la realizzazione di un'area verde attrezzata con campo minibasket sita in via Berna CUP: J72H24000510004;

  41) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Borgoricco (PD) per la realizzazione di un percorso ciclopedonale e per la messa in sicurezza della tratta tra la SP10 e il centro storico;

  42) 0,15 milioni di euro, per l'anno 2025, a titolo di contributo al comune di Basiglio (MI) di cui:

   a) 0,030 milioni di euro per il restauro della Parrocchia Gesù Salvatore;

   b) 0,12 milioni di euro per la copertura di parte degli extra costi sopravvenuti per la costruzione della nuova caserma dei Carabinieri.
9/2112-bis-A/239.(Testo modificato nel corso della seduta)Ottaviani, Comaroli, Barabotti, Cattoi, Frassini, Bellomo, Benvenuto, Bisa, Bordonali, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Crippa, Dara, Formentini, Giaccone, Giglio Vigna, Gusmeroli, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Montemagni, Morrone, Nisini, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Sasso, Stefani, Toccalini, Ambrosi, Maerna, Furgiuele.


   La Camera,

   premesso che:

    la manovra predisposta dal Governo, per quanto riguarda le misure per il Sud, oltre a risultare particolarmente inadeguata, prosegue su una linea di azione che non solo non risponde alle reali necessità del Mezzogiorno, ma che sembra, ad avviso del firmatario del presente atto, deliberatamente orientata ad impedirne lo sviluppo, ponendo in essere, di fatto, un vero e proprio ribaltamento di tutte le politiche attraverso l'accentramento dei processi decisionali e il sistematico depauperamento delle risorse. Ad oggi, senza considerare la riforma sull'autonomia differenziata smontata dalla Consulta, il Governo ha tagliato il fondo sulla perequazione Infrastrutturale, operato la riforma della politica di coesione, passando per la creazione della ZES unica priva di fondi adeguati, la mancata proroga della decontribuzione Sud e l'utilizzo di rilevanti risorse FSC sottratte alle comunità per la realizzazione del Ponte sullo Stretto;

    i dati sui ritardi nell'attuazione degli investimenti del PNRR alimentano fondati timori sul rischio di perdere, definanziare o non utilizzare in modo efficace le risorse destinate ad interventi nel Mezzogiorno,

impegna il Governo

a ripristinare, con il primo provvedimento utile, tutte le risorse sottratte alle politiche per il Sud e a verificare che le risorse del PNRR destinate al Mezzogiorno siano correttamente utilizzate.
9/2112-bis-A/240. De Luca, Sarracino, Dell'Olio, Stefanazzi, Lomuti, Pellegrini, Carotenuto.


   La Camera,

   premesso che

    l'articolo 1 comma 884 del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, rifinanzia il fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2023 n. 190;

    come da prassi, tale stanziamento incrementale del predetto fondo, è destinato a finanziare le esigenze emendative del Parlamento in relazione alle rispettive proposte;

    una quota di tale disponibilità è confluita nel comma 898 per essere destinata, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale;

    all'esito dell'approvazione degli emendamenti in sede referente è, comunque, residuato, per la parte da destinare agli emendamenti, l'importo di euro 19.000.000 per l'anno 2026 e di euro 24.000.000 per l'anno 2027;

    ritenuto che anche tale importo residuale debba essere destinato, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, alle esigenze individuate dal Parlamento attraverso uno specifico atto di indirizzo,

   considerato che il fondo di cui al citato articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 è ripartito annualmente con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze,

impegna il Governo:

   ad adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze per destinare gli importi nella seguente ripartizione:

    a) 6.333.334,00 euro per l'anno 2026 alla regione Lombardia;

    b) 8.000.000,00 euro per l'anno 2027 alla regione Lombardia;

    c) 6.333.333,00 euro per l'anno 2026 alla regione Piemonte;

    d) 8.000.000,00 euro per l'anno 2027 alla regione Piemonte;

    e) 6.333.333,00 euro per l'anno 2026 alla regione Veneto;

    f) 8.000.000,00 euro per l'anno 2027 alla regione Veneto;

    g) 15.000.000,00 euro a decorrere dall'anno 2028 per la regione Lombardia;

    h) 15.000.000,00 euro a decorrere dall'anno 2028 per la regione Piemonte;

    i) 15.000.000,00 euro a decorrere dall'anno 2028 per la regione Veneto.
9/2112-bis-A/241.Comaroli, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che

    l'articolo 1 comma 884 del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, rifinanzia il fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2023 n. 190;

    come da prassi, tale stanziamento incrementale del predetto fondo, è destinato a finanziare le esigenze emendative del Parlamento in relazione alle rispettive proposte;

    una quota di tale disponibilità è confluita nel comma 898 per essere destinata, a seguito dell'approvazione di specifici atti di indirizzo alle seguenti finalità: attuazione di misure in favore degli enti locali e alla realizzazione di interventi in materia sociale, socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, sport e cultura da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio, di recupero, conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico nonché finalizzato all'attuazione di investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità, e di riqualificazione ambientale;

    ritenuto che anche tale importo residuale debba essere destinato, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, alle esigenze individuate dal Parlamento attraverso uno specifico atto di indirizzo,

   considerato che il fondo di cui al citato articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 è ripartito annualmente con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze,

impegna il Governo

a reperire, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ulteriori e adeguate risorse da destinare alle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto.
9/2112-bis-A/241.(Testo modificato nel corso della seduta)Comaroli, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    nell'articolo 123-bis del disegno di legge n. 2112-bis-A sono previsti una pluralità di fondi destinati all'attuazione di misure rivolte, tra l'altro, alla riqualificazione ambientale;

    considerato che le iniziative di educazione e formazione delle nuove generazioni costituiscono a lungo termine la forma maggiormente remunerativa di investimento, specie sulle tematiche ambientali;

    considerato che tra le missioni dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) vi è per l'appunto lo svolgimento di iniziative di educazione sui temi della sostenibilità,

impegna il Governo

ad erogare euro 300.000 per l'anno 2025 a favore dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) per iniziative ed interventi di educazione delle nuove generazioni sui temi della sostenibilità.
9/2112-bis-A/242. Rotelli, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    nell'articolo 1, comma 898, è previsto un fondo destinato all'attuazione di misure rivolte, tra l'altro, alla riqualificazione ambientale;

    considerato che le iniziative di educazione e formazione delle nuove generazioni costituiscono a lungo termine la forma maggiormente remunerativa di investimento, specie sulle tematiche ambientali;

    considerato che tra le missioni dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) vi è per l'appunto lo svolgimento di iniziative di educazione sui temi della sostenibilità,

impegna il Governo

ad erogare euro 300.000 per l'anno 2025 a favore dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) per iniziative ed interventi di educazione delle nuove generazioni sui temi della sostenibilità.
9/2112-bis-A/242. (Testo modificato nel corso della seduta)Rotelli, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 A.C. 2112-bis prevede anche misure a favore dello spettacolo dal vivo;

    le Fondazioni lirico sinfoniche, i teatri nazionali e di rilevante interesse nazionale rappresentano una delle realtà principali del settore in questione;

    tuttavia le scelte legislative di questi anni hanno comportato il blocco del turn over generando un aumento del lavoro autonomo obbligato;

    il 13 novembre è stato siglato il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per le Fondazioni lirico-sinfoniche, dopo 20 anni di vacanza contrattuale;

    il settore resta caratterizzato da un quadro normativo frammentato, con gli enti su indicati oscillanti tra natura giuridica privata e pubblicistica;

    il settore dello spettacolo è un tratto importante dell'identità culturale del nostro Paese, riconosciuto ovunque nel mondo come testimone e ambasciatore della nostra Cultura e della nostra Identità Nazionale e potente veicolo di conoscenza e promozione del nostro Paese,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di escludere le Fondazioni lirico sinfoniche, i teatri nazionali e di rilevante interesse nazionale dal blocco del turn over previsto dai commi da 822 a 834 del provvedimento in esame e di allargare la platea dei beneficiari della deroga alle misure di contenimento della spesa prevista dal provvedimento in esame a tutto il settore dello spettacolo dal vivo.
9/2112-bis-A/243.Amorese, Matteoni, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 A.C. 2112-bis prevede anche misure a favore dello spettacolo dal vivo;

    la musica popolare rientra tra le espressioni maggiormente significative del settore in questione;

    la musica popolare può essere considerata una delle più grandi industrie culturali del nostro Paese;

    un settore che in termini di spettatori e di professionalità, di fatturato e di indotto è una risorsa e una ricchezza per l'Italia in termini di lavoro, di occupazione, di inclusione sociale, di crescita;

    mentre l'ondata di COVID-19 attraversava l'Europa, la musica è divenuta, senza dubbio, una nuova forma di resistenza allo stress e alla preoccupazione per le migliaia di persone che, a causa di questa devastante pandemia, si sono trovate ad essere confinate;

    nonostante ciò il settore non ha mai ricevuto alcun sostegno pubblico;

   considerato inoltre che:

    si tratta di un settore importante per la cultura, che contribuisce alla fiscalità generale, con una elevata valenza occupazionale e un'importante ricaduta sul territorio, anche nel settore turistico, e che durante la pandemia ha visto l'azzeramento del proprio reddito,

impegna il Governo a

valutare l'opportunità di prevedere nei prossimi interventi legislativi nuove forme di sostegno per lo spettacolo dal vivo e per la musica popolare al fine di una maggiore diffusione della cultura italiana e degli artisti italiani all'estero, e interventi per la creazione, la ristrutturazione e l'ammodernamento di impianti dedicati allo spettacolo dal vivo, data anche la necessità di un riequilibrio territoriale, con particolare riguardo alle zone meno servite e al Meridione.
9/2112-bis-A/244.Matteoni, Amorese, Caretta, Ciaburro, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 A.C. 2112-bis prevede anche misure a favore dello spettacolo dal vivo;

    la musica popolare rientra tra le espressioni maggiormente significative del settore in questione;

    la musica popolare può essere considerata una delle più grandi industrie culturali del nostro Paese;

    un settore che in termini di spettatori e di professionalità, di fatturato e di indotto è una risorsa e una ricchezza per l'Italia in termini di lavoro, di occupazione, di inclusione sociale, di crescita;

    mentre l'ondata di COVID-19 attraversava l'Europa, la musica è divenuta, senza dubbio, una nuova forma di resistenza allo stress e alla preoccupazione per le migliaia di persone che, a causa di questa devastante pandemia, si sono trovate ad essere confinate;

    nonostante ciò il settore non ha mai ricevuto alcun sostegno pubblico;

   considerato inoltre che:

    si tratta di un settore importante per la cultura, che contribuisce alla fiscalità generale, con una elevata valenza occupazionale e un'importante ricaduta sul territorio, anche nel settore turistico, e che durante la pandemia ha visto l'azzeramento del proprio reddito,

impegna il Governo a

valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, nei prossimi interventi legislativi nuove forme di sostegno per lo spettacolo dal vivo e per la musica popolare al fine di una maggiore diffusione della cultura italiana e degli artisti italiani all'estero, e interventi per la creazione, la ristrutturazione e l'ammodernamento di impianti dedicati allo spettacolo dal vivo, anche considerata la necessità di un riequilibrio territoriale, con particolare riguardo alle zone meno servite e al Meridione.
9/2112-bis-A/244.(Testo modificato nel corso della seduta)Matteoni, Amorese, Caretta, Ciaburro, Ambrosi, Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 236, del disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» – istituisce un fondo da destinare all'erogazione di contributi a sostegno di enti, organismi e associazioni la cui finalità è la promozione dei diritti delle persone con disabilità e la loro piena ed effettiva partecipazione e inclusione sociale,

impegna il Governo:

   a destinare quota parte delle predette risorse di parte corrente per i seguenti interventi:

    a) prevedere un contributo di 105 mila euro per l'anno 2025 a favore della Biblioteca Italiana per i Ciechi Regina Margherita ONLUS, con sede in via Giuseppe Ferrari, 5/a – 20900 – Monza (MB), per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

    b) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione «Una marcia in più» Odv, C.F. 90025610826, con sede in Via Primo Santa Marina n. 16 – 90011 – Bagheria (PA), per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

    c) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione di promozione sociale Scopriamo l'Autismo;

    d) prevedere un contributo di 335 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo (ANFFAS) ETS – APS;

    e) prevedere un contributo di 150 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) ETS - APS;

    f) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione Casa del Sole ONLUS;

    g) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore della Fondazione Più di un sogno;

    h) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA);

    i) prevedere un contributo di 110 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione di promozione sociale – La voce dei diritti –, con sede in piazza del Seminario, 18 – Tivoli (Roma);

    j) prevedere un contributo di 25 mila euro per l'anno 2025 a favore Associazione Progetto Sinapsi, con sede in via Paraguay, 5 – 00198 Roma, CF 96518360589, Iban IT19E0538703241000003550574;

    k) prevedere un contributo di 25 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'ASSOCIAZIONE L'ALTRA PAROLA, con sede in via Ardeatina, 306 – 00179 Roma RM, CF 97538810587;

    l) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'A.I.A.S Città di Monza ETS, con sede in via Andrea Lissoni, 14 – 20900 Monza (MB);

    m) prevedere un contributo di 50 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione Nazionale Genitori perSone con Autismo (ANGSA), con sede in via Filippo Corridoni, n. 13 00195 Roma (RM);

   prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Ente Nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi Associazione di Promozione Sociale o in breve ENS A.P.S. (ENS), con sede in Via Gregorio VII, n. 120 – 00165 Roma (RM).
9/2112-bis-A/245.Lucaselli, Comaroli, D'Attis, Romano, Forattini, Morgante, Maccari, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 236, del disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027» – istituisce un fondo da destinare all'erogazione di contributi a sostegno di enti, organismi e associazioni la cui finalità è la promozione dei diritti delle persone con disabilità e la loro piena ed effettiva partecipazione e inclusione sociale,

impegna il Governo:

   a destinare, nei limiti delle dotazioni del fondo, quota parte delle predette risorse di parte corrente per i seguenti interventi:

    a) prevedere un contributo di 105 mila euro per l'anno 2025 a favore della Biblioteca Italiana per i Ciechi Regina Margherita ONLUS, con sede in via Giuseppe Ferrari, 5/a – 20900 – Monza (MB), per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

    b) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione «Una marcia in più» Odv, C.F. 90025610826, con sede in Via Primo Santa Marina n. 16 – 90011 – Bagheria (PA), per il funzionamento e lo svolgimento delle sue attività;

    c) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione di promozione sociale Scopriamo l'Autismo;

    d) prevedere un contributo di 335 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo (ANFFAS) ETS – APS;

    e) prevedere un contributo di 150 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) ETS - APS;

    f) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione Casa del Sole ONLUS;

    g) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore della Fondazione Più di un sogno;

    h) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA);

    i) prevedere un contributo di 110 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione di promozione sociale – La voce dei diritti –, con sede in piazza del Seminario, 18 – Tivoli (Roma);

    j) prevedere un contributo di 25 mila euro per l'anno 2025 a favore Associazione Progetto Sinapsi, con sede in via Paraguay, 5 – 00198 Roma, CF 96518360589, Iban IT19E0538703241000003550574;

    k) prevedere un contributo di 25 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'ASSOCIAZIONE L'ALTRA PAROLA, con sede in via Ardeatina, 306 – 00179 Roma RM, CF 97538810587;

    l) prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'A.I.A.S Città di Monza ETS, con sede in via Andrea Lissoni, 14 – 20900 Monza (MB);

    m) prevedere un contributo di 50 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Associazione Nazionale Genitori perSone con Autismo (ANGSA), con sede in via Filippo Corridoni, n. 13 00195 Roma (RM);

   prevedere un contributo di 100 mila euro per l'anno 2025 a favore dell'Ente Nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi Associazione di Promozione Sociale o in breve ENS A.P.S. (ENS), con sede in Via Gregorio VII, n. 120 – 00165 Roma (RM).
9/2112-bis-A/245.(Testo modificato nel corso della seduta)Lucaselli, Comaroli, D'Attis, Romano, Forattini, Morgante, Maccari, Ambrosi.


   La Camera,

   premesso che:

    il comma 578 del provvedimento in esame, introdotto in sede referente, prevede l'incremento di 500 mila euro del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, per l'anno 2025, al fine di promuovere, nell'ambito dei piani triennali dell'offerta formativa, interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell'educazione sessuale e affettiva;

    la salute sessuale e riproduttiva è un fattore importante per lo sviluppo sanitario, sociale ed economico degli esseri umani, e la sua promozione è un impegno ricorrente in molti strumenti giuridici e di policy internazionali;

    è stata richiamata, non da ultimo, nell'ambito dello statement finale dei leaders del G7 di Borgo Egnazia, quando i Governi si sono impegnati a promuovere una completa salute sessuale e riproduttiva, insieme ai relativi diritti. Tale promozione non può che essere accompagnata da un'adeguata informazione, intesa innanzitutto come conoscenza del proprio corpo e alla dimensione relazionale ed emotiva che vi è invariabilmente connessa;

    una conoscenza che è condizione per la tutela del «bene salute»;

    fra gli ambiti della informazione su questi temi spicca prioritariamente quello della fertilità maschile e femminile, che rappresenta una base imprescindibile di qualsiasi discorso si voglia affrontare in ambito di salute sessuale e riproduttiva, e intimamente connesso al tema della educazione sessuale ed affettiva,

impegna il Governo

ad utilizzare le risorse finanziarie della disposizione citata in premessa con l'obiettivo che il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri si faccia carico di fornire moduli formativi rivolti agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, per aggiornare sui contenuti per interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione, prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all'ambito della prevenzione delle infertilità.
9/2112-bis-A/246.Malaguti, Caretta, Ciaburro, Almici, Mollicone.


NOTA DI VARIAZIONI AL BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L'ANNO FINANZIARIO 2025 E BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2025-2027 (A.C. 2112-BIS/I)

A.C. 2112-bis/I – Nota di variazioni

  La presente Nota aggiorna i valori contabili dell'articolo 18 «(ex articolo 141 – Totale generale della spesa)» del disegno di legge di bilancio e comporta modifiche ai quadri generali riassuntivi per il triennio 2025-2027 in termini di competenza e di cassa, allo stato di previsione dell'entrata (Tabella n. 1) e a tutti gli stati di previsione della spesa dei Ministeri (Tabelle da 2 a 16) e, conseguentemente, ai relativi allegati tecnici per capitoli.

  Per le suddette modifiche si veda lo stampato A.C. 2112-bis/I.