XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
l'industria europea sta attraversando una fase di crisi, come dimostrato dalla contrazione del 12,3 per cento rispetto ai livelli 2019 della produzione industriale in Germania. Nello stesso periodo, anche in Italia si osserva una riduzione, sia pure più contenuta e pari al 6,2 per cento;
come gli altri Paesi europei, anche l'Italia sta affrontando grandi sfide legate alle crisi geopolitiche determinate dai conflitti bellici aperti, che hanno determinato difficoltà nell'approvvigionamento di materie prime e un aumento rilevante dei costi energetici e, dunque, in ultima analisi, un aumento generalizzato dei costi di produzione;
a questo si aggiungono le dinamiche in evoluzione nei rapporti di forza e nei rapporti economici tra grandi potenze e la concorrenza crescente da parte di produttori extra-Unione europea, soprattutto quelli cinesi;
a livello nazionale, l'Italia ha avviato una strategia mirata a consolidare e rafforzare il suo ruolo di nazione industriale, ponendo il settore manifatturiero come pilastro centrale del sistema economico. L'obiettivo è rilanciare la competitività e l'innovazione, non solo all'interno dei confini nazionali, ma anche riaffermare il prestigio dell'industria italiana a livello internazionale;
in questo contesto, il Governo ha già avviato iniziative strategiche mirate a garantire l'approvvigionamento e una gestione efficace delle materie prime critiche, nonché per porre sotto controllo più severo l'export di dette materie, ampliando l'elenco dei metalli oggetto di controllo e rafforzando i controlli sui punti di uscita. L'obiettivo principale è ridurre la dipendenza dall'estero, rafforzando al contempo le capacità industriali e tecnologiche del Paese. È quindi cruciale proseguire e intensificare l'attuazione di specifiche politiche volte a rendere l'Italia un polo sempre più attrattivo per gli investimenti stranieri e a favorire il rientro delle aziende italiane che hanno delocalizzato. Questi interventi sono indispensabili per creare un ambiente economico competitivo e stimolare la crescita e lo sviluppo del tessuto produttivo nazionale;
in particolare, è stata di forte impulso l'attuazione delle zone economiche speciali e delle zone logistiche semplificate, riconoscendole come strumenti fondamentali per rilanciare l'economia e promuovere lo sviluppo infrastrutturale in aree strategiche del Paese. Grazie infatti ai regimi fiscali agevolati e a una significativa semplificazione delle procedure amministrative, si possono creare delle condizioni particolarmente favorevoli agli investimenti, stimolando la crescita delle imprese locali e attirando capitali esteri, con un impatto positivo sull'occupazione e sulla competitività del territorio;
negli ultimi due anni è stata poi avviata un'azione per sviluppare l'industria italiana valorizzando il made in Italy, i suoi caratteri distintivi e identitari, nonché i suoi punti di forza, mirando a colmare le debolezze del nostro modello industriale e creando dei campioni nazionali competitivi nel contesto globale, guardando inoltre all'attrazione di investimenti, anche dall'estero, in settori strategici;
la politica industriale in Italia dovrà essere indirizzata a consolidare e potenziare le misure già avviate dal Governo, al fine di sostenere le imprese nella duplice transizione digitale e green e aiutarle a mantenere la competitività anche di fronte ai nuovi scenari globali;
in termini di transizione digitale, le imprese italiane devono recuperare il divario con i competitor più avanzati, soprattutto per quello che riguarda le applicazioni dell'intelligenza artificiale e dei sistemi hi tech nell'intero ciclo produttivo;
in termini di transizione green, le imprese italiane devono accelerare il loro percorso verso la decarbonizzazione, interpretando la decarbonizzazione stessa come leva di rinascita industriale e competitività;
in questa linea si pone il «Libro verde per una nuova strategia di politica industriale per l'Italia», elaborato dal Ministero delle imprese e del made in Italy e sottoposto a consultazione pubblica. La consultazione consentirà di raccogliere contributi dai principali attori economici del Paese e si tradurrà nel successivo Libro bianco sulla politica industriale italiana;
la strategia industriale italiana prende le mosse e incorpora le misure finora messe in campo per il sostegno al rilancio industriale, a partire dal Piano «Transizione 5.0», basato sui principi della trasversalità e della neutralità tecnologica, unico piano in Europa a sostegno della transizione digitale e ambientale, nonché della riqualificazione delle competenze;
è importante considerare anche l'impatto positivo delle misure fiscali adottate finora dal Governo, che non solo hanno stimolato la crescita economica, ma hanno anche rafforzato la nostra capacità produttiva. Tra le misure più significative, il taglio del cuneo fiscale, che ha ridotto il costo del lavoro per le aziende e aumentato il reddito netto dei lavoratori; contestualmente, sono state introdotte misure come la riduzione dell'aliquota Ires per le aziende che decidono di reinvestire i propri utili. Questo specifico incentivo mira proprio a supportare l'espansione della capacità produttiva, l'innovazione tecnologica e la creazione di nuovi posti di lavoro. Si tratta di una misura che promuove un modello di crescita sostenibile e responsabile, contribuendo al rafforzamento delle imprese e al consolidamento dell'intero sistema economico nazionale;
occorre, pertanto, potenziare ulteriormente le misure fiscali orientate a semplificare gli adempimenti e ridurre i costi per le aziende, in modo da rendere il sistema fiscale più equo e favorire una maggiore competitività per l'intero Paese;
la nuova politica industriale italiana dovrà essere coordinata con la strategia che andrà delineandosi a livello europeo;
inoltre, la nuova politica industriale italiana dovrà dedicare particolare attenzione ai settori trainanti dell'economia nazionale che stanno affrontando sfide impegnative, tra i quali l'industria metalmeccanica, in particolare i settori automotive e la produzione e la trasformazione metallurgica, acciaio, chimico, tessile e moda, già oggetto di tavoli di lavoro presso il Ministero delle imprese e del made in Italy;
in particolare, la crisi del settore automotive è strettamente collegata con la situazione dell'azienda Stellantis e con le scelte operate dai suoi vertici, compreso l'amministratore delegato dimissionario, che non ha mantenuto l'impegno assunto con il Governo di aumentare gradualmente la produzione in Italia fino a giungere nel 2030 a un milione di veicoli prodotti in Italia. Al contrario, le scelte aziendali sono andate in direzione del disinvestimento e la quota nel mercato italiano di Stellantis nei primi undici mesi 2024 si è addirittura ridotta passando al 29,6 per cento dal 32,7 per cento dello stesso periodo del 2023;
in occasione del tavolo Stellantis tenutosi il 17 dicembre 2024 presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, il primo dopo le dimissioni di Carlos Tavares, a seguito di un intenso confronto con i vertici del gruppo, il Governo ha ottenuto una modifica sostanziale del piano industriale con un quadro chiaro degli investimenti che saranno realizzati nei singoli stabilimenti italiani, nonché un impegno da parte di Stellantis a salvaguardare i livelli occupazionali e a tutelare la filiera italiana;
una svolta tanto più significativa se confrontata con le decisioni di altri grandi gruppi europei, quali Volkswagen e Mercedes, che hanno annunciato significativi tagli degli investimenti, riduzione di organico e chiusure di stabilimenti;
la competitività dell'industria italiana è influenzata dall'aumento dei costi dell'energia e dall'incertezza sul futuro dell'approvvigionamento, in attesa che si concretizzi il percorso di indipendenza energetica dell'Europa. Gli alti costi dell'energia registratisi in questi ultimi mesi stanno mettendo in discussione l'attuale modello di mercato elettrico in Europa;
a fronte di ingenti immissioni di risorse pubbliche in favore delle imprese, sia negli Usa che in Cina, la Commissione europea ha adottato una politica di transizione verso la sostenibilità ambientale disaccoppiata dalla politica industriale e dalle esigenze delle imprese;
per invertire questa tendenza, l'Italia si è fatta promotrice in Europa di due non paper, uno sull'automotive e l'altro con un maggiore impatto sui settori siderurgico, chimico e in generale sui settori energivori per modificare il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (Cbam), estendendolo anche ai prodotti finiti importati fabbricati nei loro Paesi di origine con materie prime ad alto impatto emissivo, e le normative Ets,
impegna il Governo:
1) a esito della consultazione pubblica, a elaborare il Libro bianco sulla politica industriale italiana, contenente un piano strategico di rilancio dell'industria nazionale che sia fondato sui principi della trasversalità e della neutralità tecnologica;
2) ad adottare iniziative volte a sostenere le imprese italiane nella duplice transizione digitale e green, bilanciando le istanze produttive con quelle ambientali e promuovendo un approccio propositivo a queste sfide, che veda:
a) gli investimenti nell'intelligenza artificiale e nei sistemi hi tech come chiave perché le imprese italiane siano competitive a livello globale;
b) le nuove tecnologie digitali come strumento per agevolare il percorso di decarbonizzazione;
c) gli investimenti per la transizione green come leva di rinascita industriale e competitività;
d) gli investimenti in ricerca e sviluppo come necessità per rafforzare la capacità di reggere il confronto con i competitor internazionali;
3) ad adottare iniziative per potenziare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, gli incentivi alla formazione continua sulla duplice transizione digitale e green;
4) ad adottare iniziative per potenziare, migliorare ed estendere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, il sistema nazionale degli incentivi alle imprese, valorizzando le esperienze dei Piani «Transizione» 4.0 e 5.0 e migliorando gli aspetti su cui le imprese hanno trovato difficoltà;
5) a elaborare un piano per la promozione e produzione in Italia di energia sostenibile, investendo su un mix di fonti energetiche, previa approfondita valutazione sulle tempistiche, la sicurezza, la sostenibilità e l'economicità delle diverse fonti, ivi comprese le nuove tecnologie nucleari sostenibili in corso di sviluppo; e, a tal fine, a promuovere la ricerca sulle tecnologie nucleari di nuova generazione anche attraverso un incremento degli investimenti di ricerca e sviluppo nel settore;
6) a proseguire l'attività fin qui condotta in Italia per assicurare una politica europea in grado di conciliare gli obiettivi della sostenibilità ambientale con quelli della sostenibilità economica e sociale;
7) a farsi promotore, in sede europea, di un'iniziativa per l'estensione della Cbam ai prodotti finiti importati e fabbricati nei Paesi di origine con materie prime ad alto impatto emissivo di anidride carbonica e per la riduzione degli adempimenti Cbam posti a carico delle piccole e medie imprese;
8) a proseguire con la strategia di rafforzamento patrimoniale delle imprese, già in corso con la riduzione dell'imposizione fiscale per i redditi d'impresa (Ires), anche attraverso misure di sostegno e incentivi al consolidamento delle filiere industriali per il tramite di fusioni e/o acquisizioni tra imprese;
9) a garantire che i fondi pubblici di garanzia del credito sostengano il fabbisogno di liquidità del sistema industriale;
10) a proseguire con gli incentivi alle assunzioni attraverso la decontribuzione, adottando iniziative volte a introdurre strumenti mirati per agevolare ed incentivare il rientro dei giovani più meritevoli nel tessuto economico industriale italiano;
11) a farsi promotore in sede europea di una specifica iniziativa volta all'adozione di un sistema nel quale il prezzo dell'energia elettrica sia disaccoppiato da quello del gas.
(1-00385) «Caramanna, Gusmeroli, Casasco, Cavo, Antoniozzi, Andreuzza, Squeri, Colombo, Barabotti, Polidori, Comba, Di Mattina, Giovine, Toccalini, Maerna, Pietrella, Schiano di Visconti, Zucconi».
ATTI DI CONTROLLO
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
la Repubblica bolivariana del Venezuela è attraversata dalla grave crisi politica, economica e sociale il cui impatto devastante sulla popolazione ha compromesso i diritti fondamentali e le condizioni di vita di milioni di persone;
negli anni, il Governo venezuelano è stato più volte accusato da numerose organizzazioni internazionali, tra cui l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, di violazioni sistematiche dei diritti umani, tra cui la realizzazione di detenzioni arbitrarie, torture, limitazioni alla libertà di espressione e repressione della società civile e dell'opposizione politica;
in particolare, sono aumentate le detenzioni politiche, spesso operate senza alcun rispetto per le garanzie processuali o per le condizioni dei detenuti;
molti dei prigionieri politici sono, infatti, detenuti in condizioni disumane, privati di cure mediche essenziali e sottoposti a trattamenti che si pongono in aperta violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani;
tra i prigionieri politici vi sono decine di cittadini di origine italiana, i quali si trovano in una condizione di particolare vulnerabilità, determinata non solo dall'ingiustificata detenzione, ma anche dalle difficoltà di accedere a un'adeguata assistenza legale, sanitaria e consolare da parte delle autorità del nostro Paese;
si evidenzia anche la gravissima situazione che vede tristemente protagonisti alcuni leader dell'opposizione al regime, i quali hanno trovato da tempo riparo nell'ambasciata argentina di Caracas – il cui palazzo si trova sotto assedio ormai da diversi mesi – tra cui vi è anche un cittadino italo-venezuelano;
i casi di alcuni detenuti italo-venezuelani sono stati poi oggetto di numerose denunce e mobilitazioni a livello internazionale, ma non sempre si è registrata una risposta adeguata da parte delle istituzioni competenti;
emblematico, in tal senso, è anche il caso di Hugo Marino Salas, cittadino italo-venezuelano e professionista nel campo delle ricerche marine, scomparso in Venezuela dal 20 aprile 2019, già oggetto dell'interrogazione parlamentare Onori n. 4-03850. Nonostante emerga, dalle ricostruzioni dei familiari, che l'uomo sarebbe stato portato via con la forza da agenti del controspionaggio militare del regime di Maduro (DGCIM), le autorità venezuelane non hanno fornito alcuna risposta alle ripetute richieste di chiarimenti da parte dei familiari e della comunità internazionale;
con l'interrogazione parlamentare Onori n. 5/02757 erano anche stati evidenziati ulteriori casi di cittadini italo-venezuelani scomparsi in circostanze poco chiare e preoccupanti, oppure detenuti in condizioni spesso disumane, con segnalazioni di torture, mancanza di assistenza medica adeguata e abusi sistematici da parte delle autorità carcerarie, sottolineando la necessità di un intervento più incisivo da parte delle autorità del nostro Paese nei confronti del regime;
è proprio notizia di questi giorni, peraltro, l'arresto di Alberto Trentini, fermato dalle autorità venezuelane lo scorso 15 novembre e di cui la famiglia non ha più notizie da due mesi. Da quanto si apprende a mezzo stampa, egli sarebbe detenuto presso un carcere di Caracas senza che gli sia mai stata contestata formalmente alcuna imputazione e senza che nemmeno la rappresentanza diplomatica italiana sia riuscita a comunicare con lui o ad avere ulteriori notizie nonostante numerosi tentativi;
nel dicembre 2023 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condannava con forza la violazione dei diritti umani in Venezuela e in cui si chiedeva ai Paesi membri dell'Unione europea di adottare misure più incisive per la tutela dei prigionieri politici e la promozione della democrazia nel Paese;
inoltre, nel corso del 2024, sempre il Parlamento europeo ha approvato un'ulteriore risoluzione che riconosceva Edmundo Gonzalez Urrutia come legittimo Presidente del Venezuela, denunciando violazioni dei diritti umani e le manipolazioni elettorali perpetrate dal regime di Maduro;
esemplificativo della grave crisi dei diritti umani che il Venezuela sta attraversando è anche il giuramento, avvenuto il 10 gennaio 2025, di Nicolas Maduro come Presidente del Venezuela per il periodo 2025-2031, durante una cerimonia davanti all'Assemblea nazionale, controllata dal suo partito. Tale situazione è stata determinata da un procedimento elettorale oggetto di svariate polemiche, per il quale si sono registrate numerose proteste e contestazioni sia a livello interno che internazionale, con accuse di irregolarità elettorali e repressione delle opposizioni politiche;
anche il Ministro interrogato ha recentemente dichiarato che «l'Italia è a fianco del popolo venezuelano, che ha espresso la propria volontà», sottolineando l'urgenza di rispettare il voto democratico e condannando le manipolazioni elettorali registrate da osservatori indipendenti;
di recente, in occasione del sequestro della leader dell'opposizione venezuelana, Maria Corina Machado, avvenuto a Caracas il 9 gennaio 2025, da agenti incappucciati, il Ministro interrogato ne ha chiesto la «liberazione immediata», condannando «le azioni repressive e illegittime del regime di Maduro» ed esprimendo la propria vicinanza «a tutti i cittadini che combattono per la libertà e democrazia in Venezuela»;
l'Italia, per la storica presenza della comunità italiana in Venezuela – la quale conserva stretti legami con il nostro Paese – e per gli importanti legami bilaterali tra i due Paesi, ha una responsabilità morale e politica nel promuovere il rispetto dei diritti umani e nel tutelare i propri cittadini e connazionali all'estero, anche in virtù del dettato costituzionale dell'articolo 24. Inoltre, essa è parte di numerosi accordi e convenzioni internazionali sulla tutela dei diritti umani che impongono di intervenire attivamente in caso di violazioni, ripetutesi, nel caso venezuelano, costantemente negli anni;
risulta necessario e quantomai indispensabile, per il rispetto del nostro ruolo internazionale e della dignità delle persone e dei nostri cittadini, che l'Italia intervenga in modo deciso, sia in ambito bilaterale che nelle opportune sedi multilaterali, per tutelare i diritti dei prigionieri politici in Venezuela e per garantire l'adeguata assistenza consolare ai cittadini italo-venezuelani detenuti arbitrariamente –:
quali iniziative il Governo italiano intenda realizzare, anche in collaborazione con le istituzioni internazionali e sovranazionali, per affrontare la grave crisi dei diritti umani in Venezuela;
come intenda affrontare questo delicato periodo di vuoto istituzionale e di enorme frizione politica che sta attraversando il Venezuela, con particolare riferimento alla gestione dei prigionieri politici italo-venezuelani.
(2-00504) «Onori, Richetti, Rosato, Bonetti, Pastorella, Ruffino, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli».
Interrogazione a risposta in Commissione:
PROVENZANO, CUPERLO, PORTA, AMENDOLA, QUARTAPELLE PROCOPIO e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 15 novembre 2024, Alberto Trentini, un operatore umanitario italiano che collabora in Venezuela con la Ong francese «Humanity e Inclusion», è stato fermato a un posto di blocco e trattenuto mentre si recava in missione da Caracas a Guasdualito. Il giorno successivo, l'ong è stata informata che Trentini è stato trasferito da Guasdualito a San Cristóbal, con destinazione finale Caracas, e che sarebbe sotto la custodia della Direzione generale di controspionaggio militare;
da quel momento però, si sono perse le sue tracce. La ong «Humanity e Inclusion» ha immediatamente inviato operatori umanitari per informare le autorità locali che disponevano di un'autorizzazione ufficiale rilasciata dall'autorità militare venezuelana che gestisce le operazioni di sicurezza in aree sensibili come quella di Apure dove si è verificato il fermo. Un nullaosta essenziale per operare legalmente nella regione che avrebbe dovuto garantire la protezione e la legittimità delle attività dell'ong, evitando accuse di attività illegali o sovversive;
il 15 novembre 2024 Trentini, che si trovava nello stato di Amazonas, su richiesta della sua ong, raggiunge in aereo lo Stato di Apure, un'area al confine con la Colombia nota per essere ad alta tensione a causa della presenza di gruppi armati e del traffico di droga. Ed è li che viene poi fermato. L'uomo è affetto da ipertensione, condizione che richiede cure mediche regolari, ma non ci sono garanzie che stia ricevendo le necessarie attenzioni né che abbia mai ricevuto alcun genere di prima necessità;
secondo notizie di stampa, lo Stato di Apure è diventato il centro di detenzione di cittadini stranieri che lavorano per organizzazioni non governative e vengono solitamente accusati di spionaggio, mercenariato e reati simili. Negli ultimi mesi, numerosi cittadini sono stati arrestati con l'accusa di spionaggio o attività sovversive. Il Ministro dell'interno e della giustizia venezuelano Diosdado Gabello si era espresso su questi arresti collegandoli a un presunto piano «contro il presidente Nicolás Maduro», ma, a quanto risulta, nessuna accusa è mai stata formalizzata nei confronti di Trentini, che a oggi non ha potuto conferire con un legale né con nessun rappresentante diplomatico italiano, né ha mai potuto comunicare con la famiglia o i colleghi;
il caso del connazionale Trentini è stato oggetto di una risoluzione urgente emessa il 7 gennaio 2025 dalla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), nella quale si chiede al Venezuela di fornire informazioni immediate sulle condizioni di detenzione di Trentini –:
quali notizie abbia il Ministro interrogato riguardo al caso del nostro connazionale e quali iniziative urgenti stia mettendo in atto per garantire che tutti i diritti processuali e di detenzione siano garantiti a Trentini, a partire dalla formulazione della accusa e dalla possibilità di comunicare con un legale, con la propria ambasciata e con i propri familiari – possibilità a oggi negate – nonché per garantire il suo immediato rientro in Italia.
(5-03327)
AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE
Interrogazione a risposta orale:
DE LUCA, BRAGA, UBALDO PAGANO, BARBAGALLO, BONAFÈ, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GRAZIANO, MANZI, MEROLA, ROGGIANI, SCOTTO, SIMIANI e VACCARI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:
il PNRR italiano, a seguito delle modifiche apportate dal Governo e approvate con decisione del Consiglio dell'Unione europea dell'8 dicembre 2023, è stato rimodulato con lo stralcio di alcune misure, per un totale di circa 16 miliardi di euro e il contestuale finanziamento di altri interventi: nel complesso risultano diminuiti gli investimenti pubblici e corrispondentemente aumentati gli incentivi in favore delle imprese;
malgrado ciò, la spesa dei fondi PNRR registra forti ritardi, come certificato nella relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR presentata, il 9 dicembre 2024, dalla Corte dei conti, che ha rilevato scostamenti dell'avanzamento finanziario del Piano rispetto al cronoprogramma: al 30 settembre 2024, la spesa effettiva raggiungeva 57,7 miliardi di euro, ossia solo il 30 per cento delle risorse totali e poco più dei due terzi di quelle programmate entro l'anno;
secondo i dati forniti dalla Banca d'Italia e dall'Anac, enorme è anche il ritardo accumulato nell'attivazione dei cantieri, non essendo ancora neppure avviato l'iter di una parte significativa delle procedure di affidamento di lavori, contratti e servizi relativi agli interventi;
il Ministro interrogato ha recentemente confermato alla stampa che la spesa effettiva dei fondi PNRR si attesta a circa 60 miliardi di euro, di cui 22 miliardi nel 2024, mentre per completare il Piano entro il 2026, sarebbe necessario investire oltre 130 miliardi di euro in due anni, con un ritmo più che doppio rispetto a quello attuale. Il Ministro ha altresì affermato che il Governo sta mettendo a punto una nuova revisione del Piano, respingendo invece l'ipotesi di una proroga oltre la scadenza del giugno 2026, avanzata dal Ministro dell'economia e delle finanze Giorgetti nei mesi scorsi;
con la nuova revisione, che arriverebbe a poco più di un anno dalla precedente, il Governo intenderebbe quindi affrontare il ritardo accumulato, anziché migliorando la capacità di spesa, riducendo gli obiettivi finali di alcune misure ed espungendone altre, giudicate irrealizzabili nei tempi, per far confluire risorse su misure con maggiore capacità di assorbimento;
le modifiche interesserebbero le misure su edilizia pubblica, studentati universitari, asili nido e scuole, e molti interventi infrastrutturali, tra i quali la realizzazione del primo lotto della nuova linea dell'Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, che sarebbe sostituito con altre tratte per essere poi finanziato con fondi nazionali temporalmente non vincolati –:
se intenda fornire ulteriori informazioni con riguardo alle misure e agli interventi del Piano frazionale di ripresa e resilienza che potrebbero essere oggetto della nuova revisione, rimodulazione o stralcio;
se intenda fornire un quadro completo sullo stato dell'arte dell'attuazione del PNRR;
se e quali iniziative intenda promuovere per accelerare l'attuazione dei progetti e degli investimenti in ritardo al fine di rispettare il termine del 30 giugno 2026 previsto per la conclusione del Dispositivo di ripresa e resilienza (Rrf), e per rispettare gli impegni legati agli obiettivi trasversali volti a ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere presenti nel Paese.
(3-01664)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta orale:
GADDA, DE MONTE e DEL BARBA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
l'apicoltura è un settore industriale rilevante nello sviluppo del sistema agricolo italiano, rappresentando, da un lato, un fondamentale contributo alla proliferazione genetica della flora e, dall'altro, un prodotto di eccellenza mondiale come riconosciuto dai diversi marchi Dop (Denominazione di origine protetta);
la produzione di miele, pur se diffusa su tutto il territorio nazionale contando all'incirca 75.000 apicoltori per un totale di circa 1.6 milioni di alveari, vede come regioni trainanti il Veneto, la Lombardia, la Toscana e il Piemonte;
in Lombardia, ad esempio, al 31 dicembre 2022 erano censiti 8.773 apicoltori con 160.555 alveari che vantavano una produzione stimata di circa 9.6 milioni di euro;
dai dati produttivi medi stimati per regione si evince come la resa per alveare, per le aziende che praticano nomadismo, è di circa 13 kg/alveare per le regioni del Nord e del Centro e di circa 25 kg/alveare per le regioni del Sud e delle Isole. Se ne ricava una media a livello nazionale di circa 18 kg/alveare;
negli ultimi anni risulta comunque registrarsi un forte calo di produzione, dovuto per lo più a motivazioni esogene al settore, che vede il nostro Paese, per far fronte al proprio fabbisogno, costretto ad importare circa 26.500 tonnellate di miele estero a fronte di una produzione interna di circa 23.000 tonnellate;
tra i maggiori importatori si riscontrano ingenti flussi provenienti dall'Ungheria e della Romania;
al dato strutturale è da affiancare una considerazione relativa all'andamento meteorologico che da diversi anni si rileva avverso alla proliferazione delle apicolture a causa dei repentini e sempre più violenti episodi ascrivibili a vario titolo ai cambiamenti climatici;
nel 2024, ad esempio, l'andamento piovoso in Lombardia ha fatto registrare livelli del tutto anomali nei mesi di aprile e maggio compromettendo quasi totalmente il raccolto di acacia e costringendo gli allevatori a ricorrere massicciamente all'alimentazione di soccorso delle api con una ricaduta significativa sui costi aziendali –:
se non ritenga, alla luce di quanto esposto, di adottare iniziative di competenza volte a dichiarare lo stato di calamità naturale così da mettere in atto misure idonee a sostenere il settore dell'apicoltura lombardo;
se non ritenga, al fine di rendere le aziende dell'apicoltura più resilienti ai cambiamenti climatici, adottare iniziative volte ad incentivare lo sviluppo di foraggi per api, la piantumazione di acacia con fioritura tardiva e ricerche finalizzate al miglioramento genetico delle api regine.
(3-01653)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XIII Commissione:
CARAMIELLO, CHERCHI e SERGIO COSTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
l'Ente nazionale della cinofilia italiana (Enci), sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ha l'obiettivo di tutelare le razze canine migliorandone ed incrementandone l'allevamento, disciplinandone la valorizzazione ai fini zootecnici e sportivi;
pur trattandosi di un ente senza scopo di lucro, nell'anno 2023 ha registrato un flusso di cassa in entrata di euro 50 milioni;
il vicepresidente del Consiglio direttivo nazionale della Società italiana rottweiler sarebbe stato destinatario di una lettera intimidatoria con all'interno un bossolo di pistola inesploso, posto sotto sequestro dai carabinieri; inoltre un dipendente Enci avrebbe inviato alcune denunce al prefetto di Milano, alla Commissione parlamentare antimafia e all'Anac, portando alla loro attenzione una serie di problematiche che a parere dell'interrogante potrebbero profilare fattispecie penalmente perseguibili;
in data 21 settembre 2020, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste approvava il disciplinare del corpo degli esperti giudici del libro genealogico del cane di razza, attraverso cui si costituiva un «Comitato consultivo esperti giudici», al cui interno, secondo quanto risulta agli interroganti, sembrerebbero esserci soggetti destinatari di esposti in sede disciplinare, denunce penali e sentenze di condanna in sede penale per importazione clandestina di cuccioli dall'estero e per maltrattamento e conseguente, morte di animali –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e delle denunce per i reati di maltrattamento animale e violazioni dei disciplinari in seno ad Enci e se non ritenga opportuno assumere iniziative al fine di svolgere le verifiche di competenza in relazione a quanto esposto in premessa, valutando altresì la sussistenza dei presupposti per l'adozione di ulteriori iniziative di competenza nei confronti dell'ente vigilato.
(5-03338)
VACCARI, SERRACCHIANI, FORATTINI, MARINO, ROMEO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
l'Ente nazionale cinofilia italiana (Enci) è un'associazione italiana per la gestione della cinofilia italiana, sottoposta alla vigilanza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che si occupa di tutelare le razze canine migliorandone ed incrementandone l'allevamento, disciplinandone la valorizzazione ai fini zootecnici e sportivi;
nel mese di febbraio 2023, sono state denunciate e portate all'attenzione del Ministero interrogato, da parte di taluni soci dell'Enci, per il tramite di propri legali, diverse presunte criticità del libro genealogico del cane di razza, segnalate nel dossier «inquinamento del libro genealogico del cane in Italia»;
il rapporto sull'inquinamento del libro genealogico dell'Enci, redatto nel febbraio 2023 e in cui vengono denunciati 400 pedigree potenzialmente falsi, è stato consegnato al Ministro Lollobrigida nell'agosto 2024;
il 5 gennaio 2025 la trasmissione «Report» ha mandato in onda su RaiTre un'inchiesta su come vengono spesi i soldi dell'Enci e sulle inadeguate operazioni di controllo degli allevamenti. Secondo la ricostruzione del programma di inchiesta, sarebbero emerse ombre di doping, pedigree sospettati di essere falsi, cani ibridati potenzialmente pericolosi;
nel servizio è emerso che all'interno dell'Enci vigerebbe un sistema complessivo di distrazione dagli scopi istituzionali per il conseguimento di utilità personali e particolari che nulla hanno a che fare con la cinofilia;
in seguito all'inchiesta giornalistica che ha aperto squarci inquietanti e all'esposto di un cittadino che opera nel settore, nel quale vengono ipotizzati gravi contatti, commistioni, reati nei quali sarebbero coinvolti ambienti e organizzazioni della criminalità organizzata, i parlamentari del gruppo Pd hanno chiesto che la Commissione antimafia si occupi del caso Enci;
l'Enci avrebbe inoltre stipulato un contratto, per un valore di diverse centinaia di migliaia di euro, per scopi di pubblicità istituzionale non ben definita riferibile alla trasmissione sulle reti Mediaset condotta dall'onorevole Michela Brambilla –:
se il rapporto sull'inquinamento del libro genealogico dell'Enci sia stato preso in esame dal Ministero e, se sì, quali conclusioni siano state tratte e quali iniziative saranno intraprese a tutela del patrimonio zootecnico italiano e della stragrande maggioranza di allevatori e cinofili.
(5-03339)
CASTIGLIONE, NEVI, GATTA e ARRUZZOLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
la Sicilia rappresenta i 2/3 della produzione nazionale di agrumi, con circa 60.000 ettari coltivati, di cui 44.000 ad arance e 12.000 a limoni. La mancanza di piogge significative negli ultimi 18 mesi ha compromesso la produzione delle ultime annate agrarie;
le associazioni agricole hanno lanciato un pressante allarme, in quanto si prevede un calo del 30 per cento della produzione di arance, con una stima di appena 660.000 tonnellate rispetto alle 800.000 del 2023 e una riduzione del 40 per cento del reddito degli agricoltori;
in particolare nella piana di Catania e nell'area ennese, zone tipiche dell'arancia rossa IGP si stima che siano stati abbandonati tra i 2.500 e i 3.000 ettari di piccole e medie aziende agricole. La contrazione dei raccolti e la minore competitività dei prodotti hanno determinato un forte calo dei redditi per gli agricoltori. Molti di loro si trovano costretti a vendere a prezzi inferiori rispetto ai costi di produzione;
nonostante la qualità delle arance rimanga elevata, le loro dimensioni inferiori agli standard penalizzano il prodotto. La scarsità dell'offerta, che ha determinato maggiori prezzi al consumo, non si è tradotta in un beneficio per i produttori: il maggior prezzo è assorbito dalla filiera distributiva;
la crisi della filiera degli agrumi, storicamente un pilastro dell'economia locale sta generando effetti sull'occupazione sia diretta che indiretta, dalla raccolta alla trasformazione e distribuzione dei prodotti;
la riduzione delle superfici coltivate comporta anche un progressivo degrado del territorio. Gli agrumeti abbandonati rischiano la desertificazione, un processo già in atto in molte zone della Sicilia;
le associazioni agricole hanno richiesto diversi interventi: dalla dichiarazione dello stato di calamità, alla riattivazione; nel 2025, della moratoria sui mutui, al rifinanziamento delle misure per la ristrutturazione delle imprese agricole del settore ex decreto-legge n. 63 del 2024, convertito con modificazioni dalla legge n. 101 del 2024, all'abbattimento degli oneri aziendali e al sostegno dei lavoratori;
più in generale si richiede l'adozione di una strategia per gli investimenti in infrastrutture idriche a scopo irriguo –:
se il Ministro interrogato per sostenere il comparto agrumicolo siciliano non ritenga urgente adottare le necessari iniziative di competenza volte a liberare le risorse del Fondo Agricat e a sbloccare i contributi Agea dovuti per i costi delle assicurazioni da danni atmosferici per gli anni 2023 e 2024, oltre a far sì che siano posti in essere interventi mirati, come il pagamento del saldo della domanda unica in virtù della perdurante siccità.
(5-03340)
Interrogazione a risposta scritta:
ZANELLA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
l'inchiesta realizzata da Giulia Innocenzi, «Lottizzazione da cani» trasmessa il 5 gennaio 2025 dalla trasmissione Report, oltre a far emergere la crudeltà con la quale i cani vengono trattati pone l'accento sulle modalità di selezione delle nomine. In questo caso specifico dell'Enci, Ente nazionale cinofilia italiana, associazione vigilata dal Ministero dell'agricoltura, che cataloga le razze canine – la quale dovrebbe preservarne le qualità/caratteristiche – oltre a gestire i vari eventi, nazionali e non, di cinofilia. Si scopre così che, al comando, si susseguono personaggi di dubbia professionalità;
l'inchiesta mette ancora una volta in luce le sofferenze a cui sono sottoposti i cosiddetti «migliori amici dell'uomo». Si scopre che durante le esposizioni canine e manifestazioni cinetecniche, le prove di lavoro e di caccia pratica, in cui un allevatore sottopone il cane ad alcune prove e ai relativi giudizi, espressi da giudici abilitati dall'Ente nazionale della cinofilia italiana (Enci), sulla base dello standard ufficiale di razza che ne descrive le caratteristiche morfologiche e funzionali ritenute ottimali, gli animali sono sottoposti a penosi stress fisici ed emotivi, mascherati dall'uso di sostanze dopanti come la ketamina, poiché le esposizioni non si basano (o non dovrebbero basarsi) solo su fattori estetici ma anche psichico-comportamentali: un cane, per quanto bello, deve essere equilibrato e manifestare tranquillità e buona gestione dello stress durante la gara;
alle esposizioni possono prendere parte solo i soggetti appartenenti a razze riconosciute e comprese negli elenchi della Federazione cinologica internazionale (Fci);
sono diverse le prove di lavoro – anche con «sparo» – e le esposizioni organizzate dalle associazioni venatorie che ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 157 del 1992 comma 8 lettera e), gestiscono zone di addestramento e allenamento dei cani anche con l'abbattimento di avifauna di allevamento appartenente a specie cacciabili, pratica oggi molto pericolosa visto il salto di specie che ha già fatto il virus dell'aviaria nell'uomo; altre manifestazioni sono organizzate dalla federazione italiana armi sportive da caccia (Fidasc), una federazione del Coni da questo finanziata che organizza esposizioni e prove di lavoro per cani da caccia e per altre razze –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza anche alla luce delle premesse e di quanto emerso nell'inchiesta di Report, non ritengano urgente adottare tutte le iniziative di competenza, compresa la nomina di un commissario ad acta in attesa di nominare, anche d'intesa con le associazioni ed enti che si occupano di benessere animale e con l'ordine dei veterinari, un nuovo consiglio direttivo con persone di riconosciuta professionalità;
se non ritengano di dover adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, al fine di effettuare tutte le necessarie verifiche, con la presenza di veterinari, durante le manifestazioni di cui in premessa e vietare anche la vendita di collari e dispositivi che possono produrre dolore al cane nonché per il controllo della selvaggina immessa per addestramento con sparo e quali controlli sanitari si intendano adottare anche al fine di scongiurare il contatto del virus dell'aviaria con l'uomo e se non ritengano, come misura precauzionale, di adottare iniziative normative volte a vietare da subito l'importazione e l'immissione di animali selvatici su tutto il territorio nazionale, anche ai fini di ripopolamento, per l'uccisione da parte dei cacciatori.
(4-04072)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
il terminale di rigassificazione di Gioia Tauro è un progetto che è stato oggetto di un'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio nell'anno 2012 e di un successivo decreto di sospensione del 2013, che ha bloccato la realizzazione dell'opera;
il 26 ottobre 2022, il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha annunciato in Senato, durante il voto di fiducia per l'insediamento del Governo, l'approvazione di un atto dell'esecutivo che avrebbe dato il via libera alla realizzazione del progetto dichiarandola di carattere strategico;
in attuazione all'impegno dichiarato precedentemente, al fine di dare un definitivo impulso alla realizzazione del progetto, il Governo ha adottato il decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante «Disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023», convertito con modificazioni dalla legge 2 febbraio 2024, n. 11;
il suddetto provvedimento, emanato dal Governo e convertito in legge dal Parlamento, prevede che le opere finalizzate alla costruzione e all'esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto onshore, tra cui quello di Gioia Tauro, che all'entrata in vigore della legge abbiano ottenuto le autorizzazioni necessarie entro il 10 dicembre 2023, sono da considerarsi interventi strategici, di pubblica utilità, urgenti e indifferibili;
il 18 dicembre 2024, il Viceministro Vannia Gava, rispondendo a un'interrogazione presso l'VIII Commissione permanente della Camera dei deputati, ambiente, territorio e lavori pubblici, ha dichiarato che «l'opera rientra tra le infrastrutture necessarie alla realizzazione dei progetti strategici per la transizione energetica del Paese inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e nelle linee di indirizzo del Piano regionale integrato energia e clima (Priec), nonché al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec).»;
il 9 gennaio 2025, in un'intervista al quotidiano Il Sole 24 Ore, il presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha dichiarato: «Abbiamo un progetto pronto redatto anni fa da Lng Medgas Terminal, società che ha come azionista di riferimento Fingas, controllata pariteticamente da Iren e Sorgenia, già autorizzato. [...] Sarebbe ancora utile avendo l'Italia sostituito la sua dipendenza dal gas della Russia a quella di altri Paesi. [...] Il progetto di Iren e Sorgenia per ora sembra accantonato. Si dovrebbe chiedere a queste aziende se vogliono realizzarlo oppure cederlo. Una decisione in ogni caso andrebbe presa»;
le recenti oscillazioni dei prezzi dell'energia, spinte anche dall'incertezza dello scenario internazionale, richiedono di proseguire il processo di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico intrapresa dall'Italia a partire dal 2022, anche a fronte dei rincari delle bollette previsti dagli analisti di settore per la prossima primavera –:
se il Governo, anche in considerazione delle dichiarazioni del presidente della regione Calabria, intenda adottare le iniziative di competenza volte a sostenere la realizzazione del terminale di rigassificazione di Gioia Tauro, nell'interesse del Paese, del tessuto economico nazionale, del rilancio economico del Sud Italia e anche nell'interesse della regione Calabria e della sua comunità.
(2-00505) «Lupi».
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
l'esposizione a lungo termine a inquinamento atmosferico è causa di problematiche per la salute pubblica che sono state stimate dall'Agenzia europea per l'ambiente (Eea) in 239.000 morti per il solo effetto derivato dalle polveri sottili (PM2.5) oltre la soglia di tolleranza nel 2022;
circa i dati riferiti al 2022 per il nostro Paese nel briefing Eea di dicembre 2024, 48.600 morti sono attribuibili alla sola esposizione al PM2.5, corrispondenti a oltre 425.000 anni di vita persa e in crescita rispetto ai dati riportati dall'Agenzia nel factsheet del 2021;
l'Italia, con il decreto legislativo n. 155 del 2010, ha recepito la direttiva 2008/50/CE conosciuta come Cafe – «Clean air for europe» o Direttiva quadro aria ambiente. In particolare, circa il monitoraggio dell'applicazione della normativa, l'articolo 20 del decreto istituisce un coordinamento tra regioni, Ministero dell'ambiente, Ispra, Enea e Cnr per garantire un'attuazione coordinata e omogenea delle nuove norme e prevenire le situazioni di inadempimento e le relative conseguenze;
nell'ottobre 2024 è stata approvata la revisione della direttiva quadro per la qualità dell'aria (Aaqd ambient air quality directive): la nuova direttiva (UE) 2024/2881 pone una serie di limiti più stringenti circa i macroinquinanti come appunto PM10 e PM2.5 con relativi massimi superamenti giornalieri dimezzati dai 35 attuali a 18 superamenti annui;
secondo l'ultimo report settimanale di Arpa Lazio sulla qualità dell'aria ambiente, pubblicato sul sito dell'Agenzia, nel 2024 sono stati registrati svariati superamenti in relazione al PM10, come ad esempio 68 superamenti nel punto di monitoraggio di Frosinone scalo, 31 a Ferentino, 54 a Cassino, 77 a Ceccano e Alatri 29, con medie annuali superiori ai 30 microgrammi per metro cubo in almeno 3 centraline;
il recepimento da parte degli Stati membri della nuova direttiva dovrà avvenire entro l'11 dicembre 2026;
i dati al 2024 sulla qualità dell'aria ambiente, in generale, non indicano una sufficiente riduzione dell'inquinamento atmosferico nei centri urbani come emerge nella procedura di infrazione attivata da parte della Commissione europea nei confronti del nostro Paese;
il decreto legislativo n. 155 del 2010 prevede altresì una trasmissione di informazioni e dati in formato standard dalle regioni al Ministero dell'ambiente, e successivamente dal Ministero dell'ambiente, e successivamente dal Ministero all'Ue relativamente alla qualità dell'aria ambiente e agli agglomerati che riportano valori oltre le soglie stabilite di inquinamento –:
se intenda riunire il coordinamento di cui all'articolo 20 del citato decreto legislativo n. 155 del 2010 affinché possano essere intraprese iniziative volte a rendere maggiormente efficaci piani di risanamento della qualità dell'aria e il rispetto dei nuovi limiti normativi stabiliti dall'Unione europea;
se intenda fornire ogni utile elemento al Parlamento in merito agli interventi e alle iniziative assunte per ridurre l'inquinamento dell'aria ambiente, in particolar modo nelle aree che presentano il maggior numero di superamento dei limiti normativi.
(2-00508) «Ilaria Fontana».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
L'ABBATE, ILARIA FONTANA, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
in data 13 novembre 2024, un vasto incendio è divampato tra i comuni di Palo del Colle e Bitonto, in provincia di Bari, coinvolgendo una discarica dell'azienda di smaltimento rifiuti Ecogreen Planet Srl;
un precedente incendio aveva colpito la medesima azienda il 7 giugno 2020, determinando il sequestro di parte dell'impianto;
l'incendio del novembre 2024 è stato domato solo dopo alcuni giorni, durante i quali la combustione di materiali ha provocato emissioni di fumi e gas che hanno raggiunto i centri abitati di Palo del Colle, Bitetto e Modugno;
i sindaci dei comuni interessati hanno emanato ordinanze sanitarie di natura cautelare, limitando le attività all'aperto per tutelare la salute pubblica;
l'Arpa Puglia, dopo i primi campionamenti, non ha rilevato criticità significative, ma ha continuato a monitorare la situazione posizionando campionatori per la ricerca di microinquinanti organici;
persistono preoccupazioni per l'inquinamento atmosferico e per le conseguenze sulla salute pubblica e sull'agricoltura locale;
tra le conseguenze degli incendi di rifiuti vi sono l'emissione di gas di combustione e particolato, che possono causare irritazione alle vie respiratorie, nonché la diffusione di macroinquinanti e microinquinanti dannosi per l'ambiente e la salute pubblica;
la reiterazione di episodi di incendi presso impianti di smaltimento rifiuti pone serie questioni in merito alla sicurezza degli impianti e alla gestione dei rifiuti;
appaiono necessari ed urgenti misure adeguate al fine di garantire la sicurezza e la tutela della salute dei cittadini in considerazione dei ripetuti incendi che hanno interessato impianti di smaltimento rifiuti, con particolare riferimento all'area tra Palo del Colle e Bitonto –:
se, per quanto di competenza, siano previsti interventi ed iniziative sia sotto il profilo della prevenzione, attraverso azioni per rafforzare i controlli e la vigilanza sugli impianti di trattamento rifiuti al fine di evitare ulteriori incendi e garantire una gestione sicura ed efficiente dei rifiuti, sia sotto il profilo della gestione delle emergenze, attraverso azioni di monitoraggio e mitigazione dell'impatto ambientale causato dagli incendi, con particolare attenzione alla qualità dell'aria nelle aree interessate.
(5-03323)
BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il lago di Pergusa, nel comune di Enna, è l'unico lago naturale superstite in Sicilia;
il lago, insignito dello status di «Biotopo d'Italia» nel 1972, risulta incluso nel piano regionale delle riserve naturali della Regione Siciliana ai sensi delle leggi regionali n. 98 del 1981 e n. 14 del 1988;
nel 1995 è stata istituita la «Riserva Naturale Speciale del lago di Pergusa» la cui gestione è stata affidata alla provincia di Enna, oggi libero consorzio comunale di Enna;
con decreto assessoriale n. 498 del 12 luglio 2001, veniva promulgato il regolamento della suddetta Riserva, che prevedeva la dismissione, per incompatibilità con l'area naturale protetta, dell'impianto motoristico conosciuto come Autodromo di Pergusa;
con successivo decreto assessoriale del 3 febbraio 2006 «Approvazione del nuovo regolamento della riserva naturale speciale Lago di Pergusa», veniva consentita la convivenza del suddetto Autodromo con la Riserva, seppure condizionata a precise limitazioni delle attività agonistiche e al divieto di qualsiasi ulteriore modifica dell'impianto e delle pertinenze;
ai sensi della direttiva 92/43/CEE «Habitat», il Lago di Pergusa è entrato a far parte dei Sic e, in seguito, delle zone speciali di di conservazione della rete europea Natura 2000, con il codice Lago di Pergusa (ITA060002);
ai sensi della direttiva 79/409/CEE «Uccelli», poi sostituita dalla direttiva 2009/147/CE del 30 novembre 2009, il Lago di Pergusa è entrato a far parte dell'elenco delle zone di protezione speciale Zps con il codice Lago di Pergusa (ITA060002);
il lago Pergusa è geosito principale del Rocca di Cerere Unesco Global Geopark riconosciuto dall'Unesco con provvedimento del novembre 2015 (risoluzione assembleare 38 C/14);
da quanto si apprende da organi di stampa, la Regione Siciliana, attraverso il fondo di sviluppo e coesione 2021/2027, avrebbe finanziato un progetto di manutenzione e messa in sicurezza della tribuna dell'Autodromo, intervento che sarebbe propedeutico al rilancio del circuito di Pergusa, come recentemente annunciato dal presidente dell'Ente Autodromo;
l'utilizzo dell'impianto ai fini motoristici, agonistici e non, risulta essere di grave pregiudizio alla conservazione del Lago –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per salvaguardare l'importante biotopo Lago di Pergusa ed il suo bacino lacustre da ogni ulteriore compromissione determinata da attività non consone, né compatibili con le misure di tutela del sito specifiche derivanti dalle normative nazionali e comunitarie in materia di ambiente e conservazione degli habitat naturali e delle specie protette.
(5-03324)
SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il decreto ministeriale 21 giugno 2024 (Disciplina per l'individuazione di superfici e aree idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili) è oggetto di un contenzioso amministrativo relativo alla possibilità delle regioni di fare salve le aree idonee di cui all'articolo 20, comma 8, del decreto legislativo n. 199 del 2021;
il 14 novembre 2024, con una serie di ordinanze (4298, 4302, 4303 e 4304), il Consiglio di Stato ha infatti disposto la sospensione in via cautelare dell'efficacia dell'articolo 7, comma 2, lettera c), del decreto ministeriale 21 giugno 2024 (cosiddetto «Decreto Aree Idonee»). Tale disposizione attribuiva alle regioni la facoltà di derogare al quadro normativo statale previsto dall'articolo 20, comma 8, del decreto legislativo n. 199 del 2021, consentendo loro di escludere determinate aree dalla classificazione come idonee per l'installazione di impianti da fonti rinnovabili;
le pronunce si inseriscono in un contesto giuridico caratterizzato da problemi di mancato coordinamento tra fa disciplina nazionale, volta a garantire un'omogeneità di trattamento su tutto il territorio, e le prerogative legislative delle Regioni. In tale quadro, quindi, il Consiglio di Stato ha inteso preservare l'efficacia delle norme primarie nazionali, evitando che eventuali iniziative legislative regionali, adottate nelle more del giudizio, possano compromettere il raggiungimento degli obiettivi strategici fissati a livello europeo e nazionale, tra cui quelli previsti dal PNRR;
da quanto risulta all'interrogante, il Governo avrebbe recentemente anticipato alle regioni, nell'ambito del decreto Milleproroghe, la volontà di concedere ulteriori 90 giorni di tempo per la definizione delle leggi regionali;
la questione riveste un carattere di particolare urgenza, considerata anche la prossima udienza di merito del tribunale amministrativo Lazio fissata per il prossimo 5 febbraio 2025 –:
quali iniziative anche di carattere normativo intenda adottare per chiarire, nel più breve termine possibile, la portata dell'articolo 7, comma 2, lettera c) del decreto ministeriale 21 giugno 2024, al fine di garantire il coordinamento tra le disposizioni nazionali e regionali nel percorso della transizione energetica, fondamentale per la crescita del Paese e la competitività delle nostre imprese.
(5-03325)
RUFFINO e BENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con il Pniec l'Italia ha avviato un ambizioso programma di installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili variabili, fotovoltaico ed eolico, che dovrebbe portare al 2030 la potenza eolica a 28,1 GW (di cui 2,1 GW in mare) – a fronte dei 12,9 GW installati al 31 ottobre 2024 – e la potenza fotovoltaica a 80 GW, a fronte dei 35,8 GW installati alla stessa data;
nonostante l'accelerazione degli ultimi 2 anni, il ritmo di installazione per gli impianti eolici è stato di 0,6 GW/anno e quello degli impianti fotovoltaici di 5 GW/anno;
pertanto, anche trascurando l'effetto di saturazione, dovuto alla progressiva riduzione delle aree disponibili, e ipotizzando di mantenere il ritmo degli ultimi 2 anni, la potenza eolica prevista dal Pniec al 2030 verrebbe raggiunta nel 2049 e quella fotovoltaica nel 2033;
in questo quadro, non è chiaro l'impatto che lo sviluppo di eolico e fotovoltaico avrà sulla sicurezza energetica del Paese, soprattutto a causa della loro intermittenza;
nuovi incentivi sono stati deliberati per le comunità energetiche e, con il decreto cosiddetto FERX e ulteriori assai ingenti ne sono stati annunciati con il decreto cosiddetto FER2 dedicato alle tecnologie «non mature», per alcune delle quali tuttavia sono previsti contingenti elevati, dell'ordine di alcuni GW (in contraddizione con l'immaturità della tecnologia) e remunerazioni elevate (giustificate dalla stessa immaturità) con facile previsione di costi in bolletta dell'ordine di decine di miliardi di euro;
considerando che i tempi richiesti dagli impianti di generazione a fonte rinnovabile, i quali specie per l'energia eolica sono sovrapponibili a quelli di entrata in servizio dei primi reattori nucleari previsti dal Pniec, e il fatto che la presenza di una quota di generazione nucleare renderà superflui numerosi interventi descritti, riducendo significativamente i costi di sistema –:
se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a rivedere il percorso di decarbonizzazione del Paese accelerando l'introduzione dell'energia nucleare nel mix energetico italiano.
(5-03326)
Interrogazione a risposta in Commissione:
D'ALFONSO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
nel territorio di Lettomanoppello, sul bordo pedemontano nord-occidentale del massiccio della Majella, da oltre cento anni, risultano sia movimenti franosi, sia scorrimenti e colate in corrispondenza di alternanze di materiali, a causa dei quali un'area di circa 500.000 metri quadrati ricade, secondo il piano di assetto idrogeologico, in zona a pericolosità idrogeologica molto elevata e l'intero territorio è classificato, secondo l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003, recepita dalla Deliberazione della Giunta Regionale Abruzzo n. 438 del 29 marzo 2003, come zona sismica 1;
dal 1933 al 2024 numerosi sono stati gli interventi di mitigazione eseguiti con investimenti di oltre 3,5 miliardi di lire (1933-2000) e 8,5 milioni di euro (2000-2024), interventi efficaci nel breve-medio periodo per la riduzione/controllo degli effetti della frana e per la protezione degli edifici e delle infrastrutture esistenti, ma le risultanze delle attività di monitoraggio svolte dall'I.n.g.v. e quelle dei dati inclinometrici tutt'ora in acquisizione, confermano come i fenomeni gravitativi siano attivi e caratterizzati da tipologie differenti, crolli e ribaltamenti e rendono non più rimandabile la scelta di un intervento a medio/lungo termine, finalizzato alla riduzione/contenimento delle principali cause della frana stessa, quali la circolazione caotica delle acque sotterranee e l'eccessiva pressione interstiziale in caso di precipitazioni intense/prolungate;
il confronto istituzionale del 16 dicembre 2024 a Lettomanoppello ha visto partecipi i vertici dell'Agenzia di protezione civile nazionale e regionale, il presidente dell'I.n.g.v., il presidente dell'Ispra, la presidente del Cnr, il Sottosegretario di Stato Mipaaf, il vice presidente della Giunta regionale dell'Abruzzo, la presidente dell'Aca, il dirigente del servizio di gestione e qualità delle acque della regione Abruzzo, l'assessore al welfare della regione Lombardia dottor Guido Bertolaso;
l'intervento proposto nel convegno è la realizzazione di una galleria di drenaggio del costo di circa 15/17 milioni di euro che preveda la captazione delle acque sotterranee profonde per «tagliare» l'apporto idrico allo strato detritico interessato dalla frana e permetta il recupero delle acque e il loro utilizzo a scopo potabile/irriguo/idroelettrico;
peraltro, la velocità dei fenomeni in atto, la presenza nell'area interessata di circa 1.500 residenti, il censimento delle abitazioni con fenomeni che rendono necessari provvedimenti di sgombero o di inserimento in piani straordinari di protezione civile comunale, la presenza di attività economiche, di infrastrutture di viabilità verso importati centri religiosi e turistici hanno radicato il convincimento che la richiesta delle risorse necessarie non possa seguire il normale iter di finanziamento attraverso il portale ReNDiS (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo), ma debba essere garantita da un canale di finanziamento specifico, veloce e soprattutto corrispondente alla dimensione della preoccupante situazione di estrema fragilità del suolo –:
quali iniziative di competenza intendano mettere in campo perché:
a) secondo il principio della leale collaborazione tra i diversi piani di impegno cooperativo, si convochi una apposita commissione per facilitare la consapevolezza della gravità del movimento franoso in atto e dell'importanza di un intervento sollecito e risolutivo;
b) secondo il principio condiviso di precauzione si adottino provvedimenti graduati di contenimento del pericolo per evitare danni e nocumento a persone e cose;
c) venga costantemente aggiornato, presso tutte le istituzioni competenti il quadro documentale-conoscitivo della situazione franosa;
d) siano destinate all'intervento risorse dedicate per fare in modo che il progetto trovi idonea copertura amministrativa, decisionale e finanziaria e per consentire, preliminarmente e nell'immediato, che sia elaborato uno studio di fattibilità ingegneristica che situi la galleria con esattezza, individui le competenze tecniche da acquisire e prefiguri il costo analitico effettivo dell'opera nella sua interezza.
(5-03343)
Interrogazioni a risposta scritta:
BENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
in attuazione della direttiva 2018/2001/UE, l'articolo 40 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, contiene specifiche norme su bioliquidi e combustibili da biomassa ottenuti da colture alimentari;
il combinato disposto del comma 1, lettera c), e del comma 2 precluderebbe l'applicazione di qualsivoglia misura di sostegno per i biocarburanti e bioliquidi, nonché per i combustibili da biomassa, prodotti a partire da acidi grassi derivanti dal trattamento dei frutti di palma da olio (Pfad), salvo che gli stessi siano certificati «a basso rischio di cambiamento indiretto della destinazione d'uso dei terreni»;
tale certificazione è regolata dall'articolo 10 del decreto ministeriale 7 agosto 2024, ove al comma 2, lettera b), l'utilizzo dei terreni e le pratiche di gestione connesse alla coltivazione della materia prima interessata sono definiti quali precondizioni essenziali per stabilire il rischio «Iluc» di un prodotto;
l'articolo 8 del medesimo decreto ministeriale rimanda, inoltre, all'articolo 184-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che definisce un sottoprodotto come una sostanza o oggetto originato da un processo di produzione, il cui scopo primario conseguentemente non è la produzione di tale sostanza o oggetto;
i Pfad generati come sottoprodotto nell'ambito del processo di raffinazione dell'olio di palma per uso alimentare – da utilizzarsi a loro volta per produrre bioliquidi finalizzati alla generazione di energia elettrica (costituendo peraltro una best practice nel campo dell'economia circolare) – sono connessi a un processo preesistente, il cui scopo principale è la produzione di olio di palma raffinato per uso alimentare. Tale processo non comporta – stando a quanto disposto dal menzionato decreto ministeriale – ulteriore consumo di suolo rispetto a quanto già generato per la produzione dello stesso olio di palma per uso alimentare, visto che non si richiedono ulteriori terreni o risorse ai fini della loro genesi;
per i bioliquidi prodotti, a partire da Pfad generati come sottoprodotto, non è possibile l'accesso percorso alternativo previsto dall'articolo 40 comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 199 del 2021 tramite l'ottenimento della certificazione come bioliquidi «a basso rischio di cambiamento indiretto della destinazione d'uso dei terreni» nel rispetto dei criteri dettati dall'articolo 4 del regolamento delegato UE 2019/807 della Commissione europea, proprio in quanto la loro natura di sottoprodotti non lo rende possibile;
ai sensi della normativa di cui all'articolo 40 del decreto legislativo n. 199 del 2021, quindi, le imprese che utilizzano per la produzione di energia Pfad generati come sottoprodotti sarebbero sempre e comunque escluse, a partire dal 1° gennaio 2025, da qualsiasi incentivo per la produzione di energia rinnovabile. Ciò comporterebbe un'ulteriore criticità per le imprese, in termini di costi energetici, in una contingenza geopolitica in cui è sempre maggiore la necessità di capacità energetica generata in Italia nonché da fonti rinnovabili –:
se sia a conoscenza delle criticità esposte in premessa;
se ritenga opportuno escludere i Pfad generati come sottoprodotto nell'ambito del processo di raffinazione dell'olio di palma per uso alimentare dall'applicazione dell'articolo 40, commi 1, lettera c), e 2, del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, alla luce dell'assenza di elevato rischio di Iluc, come dimostrato in premessa;
quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare per incentivare la produzione di energia da bioliquidi sostenibili.
(4-04080)
ZINZI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi 50-53 della legge di bilancio 2025, consente agli attuali concessionari dell'attività di distribuzione elettrica che presentano un piano straordinario pluriennale degli investimenti, qualora approvato dal Mase, di avvalersi di una proroga delle concessioni in essere, in coerenza con la durata degli investimenti previsti dai piani stessi e comunque per un periodo non superiore a vent'anni;
la finalità della norma è quella di migliorare la sicurezza, l'affidabilità e l'efficienza della rete di distribuzione quale infrastruttura critica, di conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione Ue previsti per il 2050, nonché di assicurare interventi urgenti di rafforzamento della difesa e sicurezza delle infrastrutture di distribuzione;
il fatturato, delle poche concessionarie che gestiscono la distribuzione elettrica in Italia, ammonta a circa 15 miliardi di euro con un vasto margine di 7-8 miliardi di euro l'anno; le reti elettriche hanno infatti bisogno di grandi investimenti, per un orizzonte lungo, anche tenendo conto che l'Italia vanta la migliore rete d'Europa, essendo fra le prime al mondo a modernizzare l'infrastruttura;
gli obiettivi minimi dei piani straordinari di investimento pluriennale sono: il miglioramento della resilienza del servizio a eventi meteoclimatici estremi; l'aumento della capacità di integrare la generazione distribuita, in particolare da fonti rinnovabili; un adeguato potenziamento delle infrastrutture di rete; l'aumento della flessibilità del sistema di distribuzione, l'adozione di sistemi, anche di monitoraggio, funzionali ad assicurare la difesa e la protezione delle infrastrutture di rete;
un decreto interministeriale, da emanare entro 180 giorni dal Mase, di concerto con Mef, su proposta di Arera, d'intesa con la Conferenza unificata e previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, dovrà definire termini e modalità per la redazione, valutazione e l'approvazione dei piani di investimento e i criteri per la determinazione degli oneri che i concessionari sono tenuti a versare in ragione di una rimodulazione della concessione per un periodo non superiore a vent'anni. Tali oneri sono computati da Arera nel capitale investito ai fini del riconoscimento degli ammortamenti e della remunerazione attraverso l'applicazione del tasso definito per gli investimenti della distribuzione elettrica;
nonostante la norma preveda che eventuali maggiori entrate verranno destinate prioritariamente alla riduzione dei costi energetici delle utenze domestiche e non domestiche, c'è da tenere conto che, per la prima volta, il canone viene riconosciuto come investimento del concessionario e che, in quanto tale, verrebbe trasferito direttamente in bolletta a carico delle famiglie e delle imprese;
a ciò bisogna aggiungere il tasso d'interesse al quale si permette ai concessionari di scaricare automaticamente sui clienti i costi dei loro piani rafforzati di investimenti del prossimo ventennio, tutti costi che formano i cosiddetti «oneri» che si aggiungono alle tasse e al costo della materia prima, facendo salire le bollette degli italiani. Secondo l'interesse fissato da Arera, ogni triennio, per il periodo 2025-2027 sembra che gli investimenti dei concessionari siano remunerati al 5,6 per cento, in quanto questo sarebbe il tasso al quale i distributori elettrici si finanzieranno;
si ritiene che quanto sopra esposto potrebbe mettere famiglie e imprese in posizione di debolezza, in quanto i concessionari che hanno già avuto finanziamenti dal PNRR per sviluppare le reti, potrebbero sfruttare in modo eccessivo la possibilità di catalogare come «investimenti» quanto più possibile delle loro spese, potendo scaricare sui clienti tali oneri, a tasso elevato, senza temere concorrenti che offrano condizioni migliori –:
se il Governo, per quanto di competenza, in fase di attuazione della norma di cui all'articolo 1, commi 50-53 della legge di bilancio per il 2025, intenda operare affinché siano effettivamente tutelati consumatori, famiglie e imprese, per i quali la stessa norma destina al calo delle bollette eventuali maggiori entrate.
(4-04083)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata:
PASTORINO. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
l'articolo 100 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2020, ha stabilito che dal 1° gennaio 2021 l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non possa, in ogni caso, essere inferiore a 2.500 euro (in precedenza 362,90 euro), con una successiva modifica, esclusivamente per l'anno 2021 e con riferimento a determinate attività l'importo annuo del canone era fissato a euro 500. A decorrere dal 1° gennaio 2024 la soglia minima è stata aggiornata a euro 3.225,50, cifra pressoché invariata per il 2025;
nel 2023 l'importo era aumentato del 25,15 per cento rispetto al 2022, determinando un grave impatto sui concessionari. Il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 2510 del 2023, ha sospeso in via cautelare l'efficacia del relativo decreto che a inizio 2025 è stato annullato dal tribunale amministrativo regionale del Lazio, sentenza n. 13 del 2025;
replicando all'interrogazione n. 3-00349, il Ministro interrogato ha dichiarato che avrebbe tenuto in adeguata considerazione le concessioni con finalità di carattere culturale, sociale e sportivo. A marzo 2024, il Ministro interrogato, rispondendo all'interrogazione 3-01084, ha dichiarato che: «il Ministro per lo sport e i giovani, quale autorità competente, ha istituito, anche tenendo conto delle precedenti interrogazioni da lei presentate, un tavolo tecnico che, all'esito del confronto con le altre amministrazioni competenti nazionali europee, proporrà un intervento normativo volto esclusivamente alla disciplina delle concessioni assegnate per le attività sportive amatoriali, e dei relativi canoni, svolte da associazioni e società sportive dilettantistiche senza fini di lucro che perseguono esclusivamente o prevalentemente finalità sociali e ricreative»;
tuttavia, nonostante le numerose occasioni legislative presentatesi, il Governo non è intervenuto, né ha accettato le modifiche emendative proposte e volte a ripristinare la disposizione valida per il 2021. Da ultimo, l'emendamento 8.063 presentato dall'interrogante alla legge di bilancio per il 2025, che proponeva un ridimensionamento della soglia minima dei canoni demaniali marittimi per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali e per finalità di interesse pubblico, avrebbe ricevuto il parere contrario proprio del Ministro per lo sport e i giovani –:
se intenda adottare iniziative normative affinché per l'anno 2025 l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, e per finalità di interesse pubblico individuate e deliberate dagli enti locali territorialmente competenti non possa essere inferiore a euro 500.
(3-01659)
BAGNAI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
le piccole, medie e micro imprese, definite come quelle che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro e/o il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro, rappresentano a livello europeo il 99 per cento del totale delle imprese non finanziarie, che esprime quasi i due terzi degli occupati complessivi e poco più di metà del valore aggiunto. Il dato italiano non si discosta significativamente dalla media europea;
diverse associazioni di categoria, i rapporti sulla stabilità finanziaria della Banca d'Italia e l'ultimo rapporto annuale sulle piccole e medie imprese europee della Commissione europea hanno evidenziato lungo gli anni come il generale trend di riduzione del credito bancario in atto dall'autunno del 2022 (in Italia fra l'ottobre del 2022 e quello del 2024 il totale degli impieghi bancari verso famiglie e società non finanziarie è diminuito del 6,7 per cento) abbia particolarmente penalizzato il settore delle piccole e medie imprese;
parte di queste difficoltà possono spiegarsi con un contesto bancario caratterizzato da una sempre maggiore concentrazione (secondo la Banca centrale europea la quota di mercato dei primi cinque istituti bancari in Italia è passata dal 25,6 per cento nel 1999 al 48,7 per cento nel 2023) e da riforme che hanno snaturato il ruolo delle banche di territorio, in particolare del credito cooperativo, sottoponendole a obblighi di compliance esorbitanti e a limitazioni significative della possibilità di erogazione del credito;
in questo contesto di progressiva concentrazione del mercato e di progressivo snaturamento delle community banks, che invece altri Paesi, fra cui la Germania e gli Usa, hanno ben preservato, diventa particolarmente significativo analizzare il ruolo dei grandi istituti bancari nel sostenere quel fondamentale elemento dell'ecosistema produttivo del Paese che sono le piccole e medie imprese –:
quali risultino essere, per quanto di competenza, le quote di mercato dei prestiti alle piccole e medie imprese, concessi dai primi dieci istituti italiani, e quali le percentuali sul totale dell'attivo dei medesimi prestiti, a livello nazionale e nel dettaglio regionale.
(3-01660)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nel pomeriggio dell'11 gennaio 2015 una violenta sommossa ha messo a dura prova gli agenti di polizia penitenziaria nel carcere minorile di Casal del Marmo a Roma;
alle 18 circa un gruppo di detenuti, tutti di origine nordafricana, ha tentato di sfondare le barriere e sottrarre le chiavi al personale di servizio;
l'obiettivo dei rivoltosi era raggiungere un altro braccio della struttura, dove si trovano detenuti con cui, nei giorni precedenti, c'erano stati scontri accesi, culminati in una rissa durante un'attività al campo sportivo;
armati di rudimentali mazze, i giovani detenuti hanno scatenato il panico. Nel tentativo di fermarli, tre agenti sono rimasti feriti. Due di loro hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere per le percosse subite – tra cui morsi, pugni e schiaffi – mentre un terzo, nonostante le ferite, ha deciso di restare in servizio;
il personale operante nelle carceri minorili è ormai esausto e demotivato, numericamente insufficiente per espletare i compiti istituzionali. Al contempo per i minorenni il carcere non è la risposta giusta;
andrebbe invece sempre più sviluppato un lavoro principalmente di carattere educativo, di riflessione sulla propria vita e sugli atti che si sono compiuti, per arrivare a comprendere il significato e le ragioni delle proprie azioni, avendo presente le conseguenze per la collettività e le eventuali vittime;
Casal del Marmo a Roma è la dimostrazione emblematica del fallimento delle politiche repressive nei confronti dei minori. Le proteste che incessantemente negli ultimi mesi hanno interessato il carcere minorile della Capitale, come di altre città italiane, sono la conseguenza di scelte politiche che hanno aumentato il senso di esclusione, solitudine, e disperazione di chi si trova ad avere nella detenzione l'unica risposta da parte della società;
a opinione dell'interrogante occorrerebbe pensare a percorsi alternativi al carcere per i minorenni –:
quale sia la posizione del Ministro interrogato rispetto alle questioni riportate in premessa e se non intenda adottare iniziative urgenti per arrivare a una chiusura delle carceri minorili.
(4-04074)
GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da recenti notizie di stampa locale e grazie all'incessante lavoro della dott.ssa Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo diritti riforme Odv, si apprende dell'ennesimo suicidio avvenuto in un carcere sardo, a Uta (Cagliari), il primo del 2025, che va ad aggiungersi agli altri 7, 6 i detenuti, più un operatore penitenziario, dall'inizio dell'anno, che fanno presagire la prosecuzione della scia di suicidi registrati lo scorso anno: in tutto 96 (89 reclusi e 7 agenti);
da mesi i sindacati di polizia penitenziaria e i garanti delle persone detenute denunciano le condizioni insostenibili nelle quali il personale è costretto a operare e i detenuti a vivere, dalla mancanza di personale al sovraffollamento, che a Cagliari ha raggiunto il 136 per cento;
sulla grave situazione di sovraffollamento delle carceri sarde l'interrogante aveva presentato un'interrogazione scritta al medesimo Dicastero (atto n. 4-02609 del 4 aprile 2024) alla quale, il 22 luglio 2024 il Ministro aveva replicato che «Le priorità politiche del Ministero della giustizia per il prossimo triennio in ambito trattamentale prevedono la realizzazione di un modello di esecuzione penale tra certezza della pena e dignità della detenzione, da attuare valorizzando il lavoro in via principale, insieme allo studio, alla cultura e alle attività trattamentali, per il reinserimento sociale della persona detenuta. (...). Al fine di prevenire la recidiva specifica, ma anche al fine di sostenere i soggetti potenzialmente esposti al rischio suicidario, è stato istituito il capitolo 1766 p.g. 16, e, contemporaneamente, si è provveduto allo stanziamento del capitolo 1766 p.g. 4 di fondi per il potenziamento del servizio psicologico prestato da professionalità esperte del trattamento cognitivo comportamentale. Relativamente agli organici del Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso gli istituti della regione Sardegna, i dati riferiti all'ultimo p.C.D. 23 febbraio 2024 evidenziano una carenza di personale impiegato comune a quella risentita da tutti gli istituti del Paese»;
la situazione nel Paese, e in Sardegna nello specifico, non appare affatto migliorata, ma al contrario, il sovraffollamento sembra essere sensibilmente peggiorato: Uta potrebbe accogliere 561 detenuti, ma in realtà ci sono 768 persone recluse; al carcere Bancali di Sassari sono 536 detenuti, anche se se ne potrebbero ospitare solo 454; in più a Sassari ci sono oltre 90 persone recluse nel 41 bis;
nelle celle, dove è previsto che vengano ospitate solo due persone, si arriva anche a quattro o cinque detenuti, lo spazio diventa così ristretto che i detenuti non riescono a stare tutti in piedi nello stesso momento all'interno della cella; preoccupa anche la presenza di molti detenuti stranieri: 190 a Uta e 176 a Bancali;
vi è poi la particolare situazione del carcere di Massama nell'oristanese, dove si registrano gravi carenze di personale penitenziario e medico e dove all'8 novembre 2024 le persone detenute erano 234 (Comuni 107, AS1 29, AS3 98), con alcuni reparti in sovraffollamento; le condizioni di detenzione cui vengono sottoposti i carcerati pregiudicano la possibilità di reinserimento nella società delle persone che hanno commesso dei reati;
inoltre, data la forte presenza di detenuti con problemi di salute, anche psichiatrica, e di dipendenze, servono luoghi destinati negli ospedali: a questo proposito risulta all'interrogante che esista presso il Santissima Trinità di Cagliari un reparto specializzato non ancora utilizzato –:
come intenda affrontare il grave problema del sovraffollamento carcerario in Sardegna; se non ritenga indispensabile intervenire con provvedimenti diretti a incrementare in modo consistente tutto l'organico in servizio presso le strutture detentive, penitenziarie e non; quali misure intenda adottare per migliorare le condizioni detentive negli istituti penitenziari sardi.
(4-04075)
RAVETTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 13 gennaio 2025 la Corte di assise di Modena ha condannato a trenta anni di reclusione Salvatore Montefusco, imputato per aver ucciso a fucilate moglie e figlia di lei il 13 giugno 2022; non è stato condannato all'ergastolo, bensì a 30 anni di carcere, perché, secondo la Corte di Assise di Modena, aveva «motivi umanamente comprensibili» per i due femminicidi commessi;
da notizie di stampa, infatti, pare che nella motivazione siano state considerate le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti: «arrivato incensurato a 70 anni, non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate»;
la Procura di Modena aveva chiesto per lui l'ergastolo, ma i giudici hanno concesso le attenuanti generiche equivalenti rispetto alle aggravanti riconosciute (i legami familiari e l'aver commesso il fatto davanti al figlio minore della coppia); sono state escluse premeditazione, motivi abietti e futili e la crudeltà. I giudici hanno ritenuto assorbiti i maltrattamenti nell'omicidio;
qualora quanto finora riportato a mezzo stampa trovasse conferma, quello che emerge come messaggio dalla sentenza con cui la Corte di assise di Modena ha condannato a 30 anni – e non all'ergastolo – Salvatore Montefusco, reo di duplice femminicidio, è la vanificazione di leggi come il codice rosso e il lavoro di prevenzione, mandando messaggi culturali devastanti;
dalla narrazione dei media sembrerebbe, infatti, che i giudici non abbiano riconosciuto la specificità della violenza contro le due donne e dunque il duplice femminicidio; addirittura, – stando sempre alla sintesi riportata a mezzo stampa – secondo i giudici il movente è da riferirsi «alla condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione ed enorme frustrazione vissuta dall'imputato, a cagione del clima di altissima conflittualità che si era venuto a creare nell'ambito del ménage coniugale e della concreta evenienza che lui stesso dovesse abbandonare l'abitazione familiare»; cioè secondo i giudici la circostanza che Gabriela Trandafir, la moglie vittima di femminicidio, abbia chiesto al marito di andarsene di casa, possa aver in qualche modo provocato la reazione violenta di lui; a parere dell'interrogante le motivazioni della Corte d'Assise di Modena rappresentano un oltraggio alle donne, costituiscono un pericoloso precedente nel contrasto alla violenza di genere ed esprimono tutto il pregiudizio con cui alla fine si giustifica la violenza maschile –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative di carattere normativo volte ad evitare che, in caso di femminicidio, si possa pervenire a esiti analoghi a quelli richiamati in premessa, e in particolare al fine di introdurre, specificamente per tali casi, limiti più stringenti al bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti.
(4-04079)
LACARRA, SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
oltre alle riforme di carattere strettamente ordinamentale, il PNRR punta a una serie di obiettivi di digitalizzazione della giustizia (Riforma 1.8), tra cui la gestione elettronica obbligatoria di tutti i documenti, il processo civile interamente telematico e la digitalizzazione dei procedimenti penali di primo grado;
il software unico di gestioni del processo penale e civile telematico, «App», è progettato per consentire a tutti i soggetti abilitati una serie di adempimenti, tra cui la firma digitale, il deposito telematico dei provvedimenti e il governo dei flussi procedurali e documentali, la redazione di atti nativi digitali e altro;
il 14 gennaio 2024 «App» è entrato in funzione per un periodo di sperimentazione, durante il quale vi sono state numerose segnalazioni di malfunzionamento;
in modo particolare il 19 novembre 2024 i procuratori distrettuali della Repubblica, unitamente al Procuratore nazionale antimafia, hanno segnalato al Ministro interrogato le suddette criticità, chiedendo di sospendere l'estensione dell'applicativo a nuove fasi del procedimento penale;
il 21 novembre 2024 il Ministro interrogato ha risposto alla predetta sollecitazione richiamando le modifiche normative che rimodulano la cronologia della transizione al regime di deposito telematico esclusivo e assicurano un ulteriore periodo di sperimentazione nel regime cosiddetto «a doppio binario» sino al 31 dicembre 2025;
l'11 dicembre 2024, il Consiglio superiore della magistratura ha espresso un parere durissimo sullo stato di funzionalità del sistema indicando precise situazioni critiche da affrontare;
il 16 e il 30 dicembre 2024 l'applicativo App 2.0 è stato aggiornato mediante l'implementazione delle nuove funzionalità;
il 27 dicembre 2024, con decreto ministeriale n. 206, è stato introdotto, a decorrere dal 1° gennaio 2025, il regime obbligatorio (cosiddetto «binario unico») delle modalità telematiche di deposito per una serie di fasi e procedimenti tra cui l'udienza preliminare e, dal 31 marzo 2025, anche per il rito abbreviato, il giudizio direttissimo e il giudizio immediato;
nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione del decreto ministeriale, molti tribunali e procure hanno sospeso l'efficacia dell'obbligatorietà del regime del binario unico, consentendo l'uso di modalità analogiche fino al 31 marzo 2025, in considerazione delle gravi disfunzionalità del sistema e al fine di evitare gravi pregiudizi ai diritti dei cittadini;
a quanto consta agli interroganti sollecitato sul punto, il Ministero della giustizia non avrebbe fornito specifiche informazioni sul contratto in essere con l'impresa fornitrice dell'applicativo «App» –:
se intenda rendere pubblico il contratto con l'impresa fornitrice dell'applicativo «App» e, nello specifico, se intenda chiarire se al suo interno vi siano specifiche disposizioni o clausole penali con riguardo all'entrata in funzione dello strumento.
(4-04082)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta immediata:
PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, PANDOLFO, FERRARI, GHIO, CASU e FORNARO. – Al Ministro delle imprese e del made in Italy. – Per sapere – premesso che:
dal monitoraggio dei listini comunicati dai gestori e pubblicati sul sito del Ministero delle imprese e del made in Italy emerge l'ennesima corsa al rialzo dei carburanti, con i prezzi che in alcuni distributori ubicati in autostrada viaggiano già sopra quota 2,3 euro al litro per la benzina in modalità servito, arrivando a punte di 2,4 euro sulla A1;
si tratta del secondo forte rialzo consecutivo dei prezzi praticati alla pompa: la benzina è al livello di inizio settembre 2024, il gasolio al livello di fine agosto 2024;
a giudizio degli interroganti, le deboli azioni poste in atto finora dal Governo dal suo insediamento, a partire dalla fallimentare esperienza del cartello ai distributori del prezzo medio regionale, per contenere i prezzi e riformare il settore si sono rivelati finora fallimentari e gli impegni presi con il Parlamento e con le associazioni non hanno trovato finora riscontro, solo silenzio: il rialzo attuale dei prezzi indica scarsa attenzione alla tutela del consumatore e sottolinea l'inerzia del Governo che si è trovato di nuovo impreparato;
è inevitabile che il rialzo dei prezzi dei carburanti abbia pesanti effetti sull'inflazione con effetti insostenibili per famiglie e imprese già gravate dagli aumenti dell'energia elettrica e del gas –:
cosa intenda fare il Governo per fermare il rialzo dei prezzi dei carburanti e in generale dei costi dell'energia per le famiglie e le imprese italiane.
(3-01661)
CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e FERRARA. – Al Ministro delle imprese e del made in Italy. – Per sapere – premesso che:
nella conferenza di inizio d'anno del 9 gennaio 2024, il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni non si è espressa, né ha risposto ai giornalisti in materia di «caro energia»;
secondo i dati della piattaforma del Gestore dei mercati energetici, da fine dicembre 2024 ad oggi il prezzo del megawattora del gas si aggira sui 50 euro, mentre il prezzo medio del Pun (Prezzo unico nazionale) sui 130 euro al megawattora, con picchi di prezzo che hanno raggiunto l'11 gennaio 2025 anche i 190 euro a megawattora. Settori industriali come l'automotive e l'edilizia, già in enorme affanno, si troveranno a dover fronteggiare rincari insostenibili;
l'interruzione delle forniture di metano russo all'Europa centrale attraverso l'Ucraina ha contribuito all'aumento del prezzo delle commodities energetiche, il cui costo, come noto, oltre a riverberarsi sui bilanci di famiglie e imprese, rischia di provocare una spirale inflazionistica, simile a quella del 2022-2023, in cui la crisi energetica ha frenato investimenti e crescita del prodotto interno lordo, compromettendo la competitività del sistema produttivo italiano, composto per la maggior parte da migliaia di piccole e medie imprese;
la predetta interruzione era nota già da tempo, ma nulla è stato fatto per limitarne le prevedibili conseguenze;
nella legge di bilancio per il 2025 non si è intervenuti per ridurre gli oneri di sistema, né per tassare gli extraprofitti da rendita inframarginale. In un contesto in cui le dinamiche di formazione dei prezzi non sono determinate da dinamiche economiche di mercato, ma da speculazioni finanziarie, così alimentando una extra-remunerazione per le aziende favorite dall'aumento del prezzo del gas, il Governo ad avviso degli interroganti si ostina a credere che la strada del «gas e del nucleare» sia percorribile rimanendo inerte di fronte alle distorsioni del mercato elettrico a discapito di imprese e famiglie;
le scelte energetiche sinora intraprese non hanno sortito alcun risultato. Il «Piano Mattei» si è mostrato del tutto inefficace e la frammentata progressione, non priva di ripetuti correttivi postumi, di misure quali «Transizione 5.0» e comunità energetiche rinnovabili ha inciso fortemente sulla piena operatività delle medesime e sulla messa a terra dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere in merito ai fatti esposti in premessa, al fine di scongiurare, anche mediante un piano straordinario di interventi, il rischio di nuove ondate speculative sui costi energetici dai quali, in larga parte, dipende non solo la competitività ma la stessa tenuta economica del tessuto produttivo italiano.
(3-01662)
GHIRRA, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la situazione del comparto industriale sardo permane fra le più critiche delle regioni europee e coinvolge diverse migliaia di lavoratori diretti, oltre tutto l'indotto: tra questi spicca per la specifica gravità della situazione Sulcis-Iglesiente;
attualmente, risultano essere quattro i tavoli di crisi attivi al Ministero delle imprese e del made in Italy, che riguardano Eurallumina s.p.a., Portovesme s.r.l. e Sanac s.p.a. in amministrazione straordinaria, Sider Alloys;
di particolare gravità sono le situazioni della Portovesme s.r.l. e della Sider Alloys, ragione per cui i lavoratori sono da mesi in stato di agitazione;
per quanto riguarda la Portovesme s.r.l., la Glencore ha disatteso gli accordi presi con Governo, regione e sindacati, fermando anticipatamente la linea di produzione dello zinco senza garantire la continuità produttiva o l'avvio del cosiddetto «progetto litio», mettendo così a repentaglio oltre mille posti di lavoro, tra diretti e indiretti, con l'unica prospettiva di licenziamenti e cassa integrazione; i sindacati hanno invocato l'immediato intervento di tutti gli attori istituzionali in campo per evitare che la decisione aziendale, che stravolge completamente lo scenario industriale del territorio, abbia ripercussioni drammatiche sui lavoratori e sull'intero settore produttivo, compreso quello dell'indotto e degli appalti;
la Sider Alloys Italia ha posto all'ordine del giorno la cassa integrazione per i 77 lavoratori, dopo che una ventina di contratti non sono stati rinnovati, alcuni operai di una ditta di appalti sono stati licenziati e non sono state pagate le tredicesime; il progetto di riconversione dell'azienda consisterebbe nel rinnovare un impianto obsoleto con nuove tecnologie e a minor impatto ambientale, ma lavoratori e sindacati lamentano l'inaffidabilità dell'azienda e la mancata predisposizione di un piano industriale;
a seguito delle richieste dell'assessore regionale e delle segreterie territoriali di Fiom-Cgil, Fsm-Cisl, Uilm e Cub Sardegna sud-occidentale e Sulcis-Iglesiente, il Ministro interrogato ha convocato un tavolo sulla crisi del Sulcis per il 17 gennaio 2025, un tavolo sulla Eurallumina s.p.a. per il 20 gennaio 2025 e uno su Sider Alloys per il 30 gennaio 2025;
va considerato che le produzioni degli stabilimenti di Portovesme e San Gavino sono strategiche per l'economia nazionale –:
quali urgenti iniziative di competenza intende porre in essere per garantire la strategicità degli impianti, garantirne la continuità produttiva e rispondere alle legittime aspettative dei lavoratori in merito al futuro delle fabbriche e della loro produttività, scongiurando la desertificazione industriale e produttiva della Sardegna.
(3-01663)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAPPELLETTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Dana, azienda leader nel settore metalmeccanico, rappresenta un pilastro fondamentale per l'economia trentina, con circa 1.000 lavoratori impiegati direttamente nei suoi due stabilimenti nella provincia di Trento e oltre 600 lavoratori coinvolti nell'indotto;
l'azienda ha annunciato l'intenzione di vendere un ramo produttivo strategico e di trasferire, entro il 2026, una parte significativa della produzione in Messico, pari a circa il 40 per cento del totale, mettendo a rischio 200 posti di lavoro diretti e un numero rilevante di occupazioni nell'indotto;
la decisione di delocalizzare una parte della produzione non sembra essere motivata da ragioni industriali, bensì dalla necessità dichiarata di garantire la remunerazione degli azionisti, generando preoccupazione tra i lavoratori e le comunità locali;
il comparto metalmeccanico trentino, pur essendo caratterizzato da elevato valore aggiunto e una maggiore resilienza rispetto ad altri settori, risente delle difficoltà strutturali che interessano l'intero settore industriale europeo, in un contesto globale segnato da instabilità geopolitiche e trasformazioni tecnologiche;
il mantenimento sul territorio nazionale di stabilimenti produttivi strategici, specialmente in settori ad alto valore aggiunto come la meccanica, è essenziale per garantire la sovranità industriale, la competitività economica e la tutela dell'occupazione –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere con urgenza per garantire la continuità produttiva degli stabilimenti della Dana sul territorio nazionale e se non ritenga opportuno promuovere l'apertura di un tavolo di confronto con i vertici aziendali, le organizzazioni sindacali e le autorità locali, per individuare le soluzioni rivolte alla salvaguardia dell'occupazione, a disincentivare la delocalizzazione delle produzioni strategiche e a favorire gli investimenti, anche attraverso incentivi alla ricerca, all'innovazione e al potenziamento delle filiere produttive locali.
(5-03341)
Interrogazione a risposta scritta:
ROSATO e BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 3 gennaio 2025, il fondo tedesco Mutares SE & Co KGaA ha concretizzato l'acquisizione le cui trattative erano iniziate nel 2024, dal Gruppo Iveco dello storico ramo aziendale Magirus specializzato nella produzione di camion e attrezzature per l'antincendio;
Magirus è uno dei fornitori più noti e tecnologicamente più avanzati nel settore antincendio a livello mondiale, fondata nel 1864 in Germania, l'azienda genera un fatturato di oltre 300 milioni di euro e impiega circa 1.300 dipendenti nelle sue quattro sedi tra Germania, Italia, Austria e Francia;
in particolare, in Italia, si segnala che nello stabilimento di Brescia sono impiegati 174 lavoratori, 200 se si considerano anche i collaboratori esterni;
l'azienda ha una presenza commerciale globale che serve oltre 150 paesi, oltre alle attrezzature offre ai vigili del fuoco anche una rete di assistenza per garantire la prontezza operativa dei veicoli con la manutenzione e il servizio sul posto, pertanto i principali clienti risultano essere amministrazioni pubbliche, aeroporti e aziende industriali;
nel caso italiano, la produzione e manutenzione riguarda i mezzi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e i mezzi forestali;
secondo Iveco, la riorganizzazione servirebbe a concentrare maggiormente i propri sforzi sul proprio core business di veicoli stradali commerciali, mentre la cessione di Magirus potrebbe significare per quest'ultima un possibile rilancio industriale;
appare tuttavia evidente che questo disimpegno di Iveco potrebbe tradursi nello spostamento del baricentro aziendale verso gli stabilimenti presenti negli altri Paesi europei ed in particolare in Germania;
il fondo Mutares ha rassicurato che il sito bresciano sarà mantenuto attivo e che non sono previste riduzioni di personale, ma la preoccupazione dei lavoratori riguarda le ricadute di questo cambio di proprietà nel lungo periodo e sui piani aziendali per lo stabilimento italiano compreso i futuri livelli occupazionali;
si rammenta che il ramo antincendio di Iveco, oltre ad assicurare una importante presenza occupazionale, costituisce un pezzo della storia della città bresciana e del tessuto economico locale –:
se e quali iniziative il Governo abbia assunto per evitare la cessione, spingendo per incrementare gli investimenti su un settore che comunque non è in crisi e che detiene un ampio mercato sia in Italia che all'estero;
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati abbiano assunto, o intendano avviare, per assicurare che le garanzie manifestate dal fondo tedesco circa la continuità produttiva ed occupazionale nello stabilimento di Brescia siano mantenute.
(4-04071)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata:
PASTORELLA, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il trasporto ferroviario rappresenta una componente fondamentale della mobilità sostenibile e costituisce un servizio essenziale per milioni di cittadini, oltre che un volano per la riduzione delle emissioni inquinanti, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione;
negli ultimi mesi, l'intero sistema ferroviario italiano è stato caratterizzato da gravi disservizi, con ritardi considerevoli e diffusi sui tempi di percorrenza, sia delle tratte a lunga percorrenza che dei treni regionali e locali;
tali disservizi hanno ripetutamente determinato disagi inaccettabili per tutti gli utenti, sia pendolari che turisti, con ripercussioni negative sul diritto alla mobilità, sulla produttività lavorativa e sull'immagine stessa del Paese;
in ultimo, sabato 11 gennaio 2025 un danno alla linea ha comportato un accumularsi a cascata di ritardi di diverse ore in tutta la penisola. In sostanza, si è scoperto che con un solo pantografo di un treno si può mettere in ginocchio un Paese di 60 milioni di abitanti;
a testimonianza di quanto espresso, il rapporto annuale dell'Autorità di regolazione dei trasporti ha evidenziato un incremento delle segnalazioni e dei reclami da parte degli utenti, spesso collegati alla mancanza di puntualità e alla scarsa qualità del servizio;
stando a quanto riportato da numerose testate giornalistiche, i ritardi sarebbero imputabili a diverse cause, tra cui la carenza di personale nelle stazioni e sui treni, un'insufficiente manutenzione delle infrastrutture e l'inadeguatezza della pianificazione delle tratte e degli investimenti;
nonostante l'incremento delle risorse stanziate per il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, tra cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza, i miglioramenti previsti non sembrano aver prodotto effetti tangibili sul breve termine, alimentando un senso di sfiducia verso il sistema di trasporto su ferro;
inoltre, in alcune regioni, in particolare del Sud Italia, il livello del servizio ferroviario risulta ancora profondamente iniquo rispetto a quello delle regioni centrali e settentrionali del Paese, aggravando il divario territoriale in termini di sviluppo economico e qualità della vita –:
quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di contrastare con la massima urgenza la cronica emergenza dei ritardi ferroviari, sia dell'alta velocità che del trasporto regionale, e garantire in modo dignitoso il diritto alla mobilità di tutti gli utenti.
(3-01654)
FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
i ritardi nel traffico ferroviario rappresentano un problema cronico per i pendolari e per gli utenti dell'alta velocità, con ricadute significative in termini economici, sociali e ambientali;
nel periodo tra ottobre e dicembre 2024, su un totale di 22.865 treni monitorati, circa 260 al giorno, il 72 per cento dei convogli ha registrato ritardi, con un dato particolarmente grave per i treni Frecciargento, in ritardo nel 79 per cento dei casi;
i tempi di ritardo accumulati dai treni nel periodo considerato ammontano complessivamente a 4.641 ore, equivalenti a quasi sei mesi e mezzo, penalizzando in modo considerevole la puntualità e la qualità del servizio;
il giorno peggiore della settimana risulta essere il venerdì, con il 75,98 per cento dei treni in ritardo, un dato che evidenzia le difficoltà gestionali del traffico ferroviario nelle fasce di maggior affluenza. La situazione più critica si registra nelle fasce di punta, quando il numero di viaggiatori aumenta sensibilmente, aggravando i disagi per pendolari e utenti;
si stima che i potenziali rimborsi per i disservizi ferroviari possano superare i 100 milioni di euro, generando un impatto economico rilevante per le compagnie ferroviarie;
nei giorni scorsi si sono registrati ulteriori ritardi e disagi sulla rete ferroviaria. La linea ad alta velocità Roma-Napoli è stata nuovamente colpita da guasti agli impianti di circolazione, mentre in Basilicata le abbondanti nevicate stanno creando problemi significativi ai trasporti pubblici e privati;
Trenitalia ha comunicato che il rallentamento della circolazione è stato causato da un guasto alla linea nei pressi di Gricignano, con ritardi accumulati superiori a un'ora. I passeggeri, ormai rassegnati, sono costretti a trascorrere lunghe ore nelle stazioni ferroviarie, spesso al freddo e senza certezze circa i tempi di percorrenza;
da fonti di stampa emerge che secondo il Ministro interrogato la soluzione ai problemi delle linee ferroviarie sarebbe nel taglio del 15 per cento le corse dei treni, in modo da alleggerire una rete che ad oggi risulta sovraccaricata di cantieri in ritardo rispetto ai cronoprogrammi: una risposta del tutto inadeguata, irrazionale e pregiudizievole di un sistema ferroviario che va reso efficiente e non peggiorato –:
se il Ministro interrogato confermi l'intenzione di pianificare una riduzione del 15 per cento delle corse dei treni o se intenda assumere iniziative per interrompere l'ormai cronicità dei ritardi e dei disagi sulle tratte ferroviarie promuovendo misure che risolvano i problemi strutturali delle linee ferroviarie, al fine di garantire ai cittadini un servizio ferroviario affidabile e di qualità.
(3-01655)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
IARIA, MARIANNA RICCIARDI, QUARTINI, FEDE, CANTONE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in data 14 dicembre 2024 è entrata in vigore la legge 25 novembre 2024, n. 177, che prevede interventi in materia di sicurezza stradale e una delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285; l'articolo 1 della predetta norma modifica l'articolo 187 del decreto legislativo n. 285 del 1992, eliminando la disposizione che vietava di mettersi alla guida in stato di alterazione psico-fisica e passando a incriminare la guida dopo l'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope;
i controlli per rilevare il principio attivo del THC vengono effettuati con test salivari, che possono risultare positivi anche fino a tre giorni dopo l'assunzione; test delle urine e del capello possono rilevare tracce di THC rispettivamente fino a un mese e tre mesi dopo l'uso;
questa modifica normativa ha suscitato preoccupazione tra i pazienti che assumono, con prescrizione medica, cannabis terapeutica, in quanto temono di perdere la patente di guida nonostante siano in stato di lucidità, con conseguenti licitazioni alla libertà di movimento per motivi di lavoro, studio e cura;
il Ministro interrogato ha dichiarato che ci sarà una valutazione caso per caso, ma tale modalità non è prevista dalla legge; se l'agente operante su strada decidesse infatti, di fronte a una positività di un test salivare e in assenza di uno stato di alterazione psico-fisica, di non incriminare il paziente dopo aver consultato una prescrizione medica, sarebbe l'agente stesso a violare la legge poiché basta la positività al THC per procedere con l'incriminazione; il Ministro interrogato ha altresì informato circa la volontà di convocare un tavolo tecnico;
diverse associazioni hanno presentato il 23 dicembre 2024 un atto di invito e diffida per convocare il tavolo tecnico, già istituito nel 2021 presso il Ministero della salute, volto a regolamentare la disciplina dei controlli stradali a tutela dei pazienti in terapia con cannabis terapeutica –:
se non ritenga necessario e urgente adottare le opportune iniziative normative per l'abilitazione alla guida, uniformando il trattamento dei pazienti in cura con cannabis medica o che assumono farmaci a base di oppiacei per la terapia del dolore, rispetto a coloro che utilizzano farmaci psicoattivi per i quali non sono previsti test da parte delle forze dell'ordine e non si giudica l'idoneità alla guida, sentendo preliminarmente il tavolo tecnico istituito nel 2021 presso il Ministero della salute.
(5-03328)
PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la Liguria ospita due importanti sistemi portuali italiani: il sistema portuale del Mar Ligure Occidentale (comprendente i porti di Genova e Savona-Vado) e il sistema portuale del Mar Ligure Orientale (comprendente il porto ligure della Spezia e quello toscano di Marina di Carrara). Questi costituiscono infrastrutture strategiche per il commercio nazionale e internazionale;
attualmente, entrambe le Autorità di sistema portuale sono commissariate: quella di Genova, come noto, è stata recentemente interessata da una grave inchiesta, che ha creato una situazione di stallo operativo. Allo stesso modo, anche l'Autorità di La Spezia è priva di una guida stabile e ciò genera notevoli incertezze gestionali;
in tale contesto, risulta urgente garantire la continuità degli interventi infrastrutturali già avviati, in particolare quelli legati agli investimenti del PNRR, che rappresentano un'importante occasione per migliorare la competitività e la sostenibilità delle infrastrutture portuali liguri;
per quanto riguarda l'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, il Viceministro Rixi ha dichiarato che la nomina del Presidente avverrà tra gennaio e febbraio 2025;
in aggiunta, da quanto l'interrogante ha avuto modo di apprendere, pare che il presidente della regione Liguria abbia evidenziato le difficoltà di gestione delle opere strategiche in assenza di un interlocutore stabile e abbia sollecitato il Governo a nominare quanto prima un nuovo presidente per l'Autorità portuale di Genova;
tuttavia, la stessa attenzione non sembra rivolta alla nomina del presidente delle numerose altre Autorità portuali al momento commissariate, tra le quali la menzionata Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Orientale;
in generale, il commissariamento delle Autorità portuali e l'assenza di un presidente stabile stanno rallentando sia la realizzazione delle opere infrastrutturali, sia l'operatività quotidiana dei porti, con ricadute negative sull'efficienza logistica e sull'economia regionale e nazionale –:
quali siano i tempi previsti per la nomina, nel rispetto della procedura di cui all'articolo 8 della legge n. 84 del 1994, del presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Orientale, attualmente commissariata, al fine di garantire una guida stabile e competente per questo scalo strategico.
(5-03329)
RAIMONDO, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, FRIJIA, LONGI, RUSPANDINI e GAETANA RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel corso dell'anno 2016 è stata inaugurata una «bretella» di collegamento stradale realizzata nell'ambito delle opere di compensazione inserite nella costruzione della Tangenziale Est-esterna di Milano (Teem), al fine di consentire di deviare il traffico veicolare al di fuori del paese di Tavazzano con Villavesco in provincia di Lodi, fino a quel momento attraversato dalla strada statale 9 Via Emilia;
la strada interna al paese è stata conseguentemente declassata a strada comunale, mentre la bretella, di competenza dell'Anas s'inserisce all'interno del tracciato generale della strada statale 9; si tratta di una strada ad altissima percorrenza, che collega il lodigiano al milanese e consente di raggiungere il casello autostradale dell'A1 a Melegnano, mentre il tratto della variante Teem, in generale è percorso da coloro che si dirigono verso il Sud di Milano, l'area del bresciano e della bergamasca;
al riguardo gli interroganti evidenziano che, sin dall'inizio della realizzazione dell'opera di collegamento stradale, il tracciato interessato è apparso tuttavia congegnato in maniera imprecisa, in quanto sono accaduti, negli ultimi otto anni, numerosi incidenti stradali molto gravi, fra i quali, alcuni frontali e diversi tamponamenti, di cui cinque mortali;
gli interroganti rilevano altresì che negli ultimi tempi, il livello di pericolosità sembrerebbe ulteriormente aumentato, tanto che la stampa locale ha ribattezzato il tratto di strada interessato come: «la tangenzialina della morte»; il 25 novembre 2024 si è verificato un incidente che ha fatto registrare un morto e un ferito grave e successivamente il 4 dicembre 2024, si sono verificati due incidenti non mortali, con sette feriti ospedalizzati, di cui uno molto grave;
a una valutazione primaria, sembrerebbe che le cause degli incidenti siano da ascriversi in parte all'alta velocità, ma il motivo più grave, si ritiene siano i sorpassi da parte dei conducenti automobilistici; la struttura del tratto prevede inoltre un curvone con larghe fasce laterali, la cui realizzazione sembra infatti favorire sorpassi che tuttavia si rivelano «alla cieca», non essendo visibili i veicoli che sopraggiungono sulla carreggiata opposta –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda prevedere, al fine di innalzare i livelli di sicurezza stradale nel tratto riportato in premessa, anche attraverso l'introduzione di misure volte a limitare la velocità, evitare i sorpassi stradali ed eventualmente installando dei dissuasori fra le corsie o altri sistemi idonei per garantire la salvaguardia dei conducenti automobilistici.
(5-03330)
CASU, BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO, MORASSUT, ASCANI, BONAFÈ, CIANI, EVI, FERRARI, FORATTINI, FOSSI, GIRELLI, MALAVASI, MARINO, PANDOLFO, PELUFFO, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROGGIANI, ROMEO, SERRACCHIANI, SIMIANI, TABACCI e VACCARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
sabato 11 gennaio 2025 si è registrato l'ennesimo guasto sulla rete ferroviaria che ha paralizzato il nostro Paese. Come riportato da ogni organo di stampa, infatti; dalle ore 7.50 la circolazione è stata sospesa nel nodo di Milano è solo dopo otto ore tutte le linee sono tornate in piena e regolare attività;
nella sola giornata di sabato 11 gennaio 2025 si sono registrati oltre 20.000 minuti (333 ore) di ritardi. Nella giornata di lunedì 13 gennaio 2025 un nuovo guasto sulla linea Napoli-Roma ha nuovamente generato ritardi fino a 120 minuti per almeno dieci treni AV;
il problema non sono stati però solo i guasti, le cui responsabilità dovranno essere al più presto rese note anche in considerazione del fatto che prima del guasto di Milano possa essere stata preventivamente già segnalata la presenza di un pantografo difettoso, ma l'assoluta mancanza di coordinamento di informazioni e la disorganizzazione successiva sia nelle comunicazioni che nell'assistenza che ha generato in migliaia di viaggiatori ore di sconcerto e reso ancora più difficile il lavoro del personale di front line; anche nella giornata del 13 gennaio 2025 è stato rilevato come i ritardi segnalati in stazione vengano spesso sottostimati rispetto a quelli disponibili attraverso la funzione «trovatreno» mentre sull'app ufficiale di Trenitalia veniva indicata la condizione di «circolazione regolare» quando erano ancora presenti ritardi reali superiori all'ora su molti treni della linea;
nelle stazioni, inoltre, sono state segnalate lunghe file di passeggeri per la richiesta dei legittimi rimborsi, nonostante la proposta avanzata più volte dal Partito Democratico, anche durante il ciclo di audizioni avviato in Commissione IX trasporti della Camera dei deputati, di sollecitare la possibilità di renderli automatici per tutta l'alta velocità così come è immediato il pagamento tramite carta di credito –:
quali urgenti iniziative di competenza abbia attuato il Ministro interrogato, in considerazione delle funzioni di vigilanza del Ministero e del fatto che il suo ruolo non si limita a effettuare le nomine, per evitare il sistematico ripetersi di quanto sopra esposto, indicando quali iniziative intenda adottare per favorire il corretto coordinamento delle informazioni indispensabili a monitorare il fenomeno, diffondendo quotidianamente anche il dato complessivo dei ritardi e dei treni coinvolti nei disservizi, e garantire pienamente i diritti dei passeggeri coinvolti, rendendo automatica l'erogazione dei rimborsi in caso di ritardi e annullamento del viaggio e precedendo altre forme di ristoro per mitigare gli effetti dei danni generati.
(5-03331)
PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
per la Liguria la realizzazione e il completamento delle opere di collegamento rappresentano una priorità strategica. Fra queste spicca l'ampio progetto unico che riunisce tre interventi nodali: linea «AV/AC Milano-Genova Terzo valico dei Giovi», «Potenziamento infrastrutturale Voltri-Brignole», «Potenziamento Genova-Campasso»;
il Terzo valico rappresenta il fulcro della nuova linea ad alta capacità veloce e vede come opera principale la galleria di valico, con una lunghezza di 27 chilometri a cui si aggiungono il nodo ferroviario e lo scalo merci di Campasso, per un totale di 90,7 chilometri di tunnel, con 53 chilometri che collegano Genova a Tortona, di cui 37 chilometri saranno sotterranei;
tuttavia, i lavori procedono a rilento. Secondo il Cociv, Consorzio collegamenti integrati veloci, general contractor per la grande opera, le risorse messe a disposizione non basterebbero per completare i 53 chilometri del tracciato che interessa Piemonte e Liguria, Inoltre, la scorsa estate in un tunnel nelle viscere dell'Appennino si sono sprigionati due milioni di metri cubi di grisù. Dunque, scarse risorse e la necessaria messa in sicurezza dei cantieri a seguito della fuoriuscita del gas allontanano ulteriormente il traguardo di fine lavori;
l'ultimo report segnala il completamento del 100 per cento degli scavi delle gallerie nel Nodo di Genova e dell'89 per cento di quelle del Terzo valico. Rispetto all'ultimo cronoprogramma, il 2026 non sarà l'anno del primo viaggio, ma quello della conclusione di tutti gli interventi infrastrutturali, a cui seguiranno la fase di collaudi, le prove e il pre-esercizio. Il primo viaggio slitta quindi al 2027, con la conferma che i treni inizialmente opereranno su una sola canna;
in risposta all'interrogazione 5-02604 presentata a luglio del 2024 dall'interrogante e con specifico riferimento al quadruplicamento della linea Milano Genova, il Ministero ha affermato che per alcune fasi funzionali del progetto non era stata ancora individuata la dovuta copertura finanziaria necessaria per il completamento, ma in taluni casi si parlava addirittura dell'avvio, dei lavori –:
se intenda comunicare lo stato di avanzamento delle opere infrastrutturali segnalate in premessa rispetto al luglio 2024, specificando se siano state individuate e stanziate tutte le risorse necessarie per il completamento di ciascuno degli interventi previsti e se vi siano eventuali variazioni del cronoprogramma nonché della data ultima di fine lavori.
(5-03332)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FARAONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
le strade gestite da Anas S.p.A. sulle Madonie, in particolare la strada statale 120 «Dell'Etna e delle Madonie» e la strada statale 290 «Di Alimena», versano in condizioni precarie;
al km 6+400 della strada statale 290 «Di Alimena», a seguito di un intervento sulla fondazione stradale il tratto è rimasto, da ormai troppi mesi, senza pavimentazione bitumata con notevoli disagi per chi attraversa quel tronco stradale (in misura consistente negli ultimi tempi stante che questo tratto di strada la via usata dai madoniti per raggiungere Irosa nel mentre sono in corso i lavori sulla provinciale di Blufi);
a quanto risulta, Anas S.p.A., in detto tratto della strada statale 290 «Di Alimena», provvede periodicamente al ripristino provvisorio del piano viabile dissestato ivi presente, mediante la posa in opera di terreno misto stabilizzato;
appare davvero sorprendente che Anas S.p.A., in un tratto di strada statale di sua competenza con notevole traffico, non provveda a una adeguata pavimentazione della strada;
le comunità che risiedono nelle aree interne madonite, già penalizzate per la carenza di adeguati servizi pubblici di trasporto, meritano almeno di avere la fruibilità in sicurezza della viabilità delle strade interne –:
quali iniziative si intendano intraprendere, al fine di verificare lo stato delle infrastrutture viarie nel territorio delle Madonie, e in particolare delle strade gestite da Anas S.p.A., quali la strada statale 120 «Dell'Etna e delle Madonie» e la 290 «Di Alimena», ed avviare in tempi brevi gli interventi ritenuti necessari a mettere in sicurezza dette strade.
(5-03319)
IAIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la Puglia attende da anni la realizzazione di una moderna superstrada a quattro corsie, la strada statale 7 ter Salentina, che colleghi Lecce a Taranto e, in tal modo, completi il triangolo con Brindisi. L'opera è necessaria per rilanciare un territorio interprovinciale vasto, con la condivisione di una progettualità per lo sviluppo integrato delle province di Brindisi, Lecce e Taranto;
del progetto della superstrada Bradanico-Salentina, risalente a quaranta anni fa, sono stati realizzati solo pochi chilometri dei circa 80 previsti;
si tratta di una infrastruttura strategica necessaria, chiesta e sollecitata negli anni dalle comunità interessate, dai cittadini, dagli imprenditori, in particolare quelli turistici, per ragioni sociali, economiche e commerciali poiché realizzerebbe un sistema territoriale integrato attivando sinergie positive tra centri limitrofi dando consistenza infrastrutturale al progetto del Grande Salente inteso come sistema urbano della Puglia meridionale che ha storia comune ed interessi e prospettive convergenti;
purtroppo il completamento della strada statale Bradanico-Salentina è ancora irrealizzato a causa di ritardi di varia natura che ne hanno bloccato i lavori e la riapertura del cantiere tarda ad arrivare;
i fondi sono disponibili grazie al recente trasferimento dal Governo alla regione Puglia di oltre sei miliardi di euro finalizzato a potenziare il sistema produttivo ed economico regionale, a partire dal sostegno alle imprese e dalle infrastrutture trasportistiche, queste ultime finanziate con un miliardo e 200 milioni di euro;
attualmente sono previsti e, in parte realizzati, dei semplici lavori di ordinaria manutenzione senza alcun avanzamento dell'opera;
si rammenta che a giugno 2023 il Consorzio Valori si è aggiudicato la gara indetta per effettuare i lavori, che sono stati reperiti i fondi necessari pari a 10,5 milioni di euro, che l'intervento è stato programmato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) che ha dato l'assenso allocando 4,55 miliardi di euro per investimenti Anas, parte dei quali destinato proprio alla realizzazione della strada statale 7 ter Salentina nel tratto San Marzano-Manduria –:
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché i lavori previsti per la realizzazione della strada statale 7 ter Salentina nel tratto San Marzano Manduria abbiano inizio e in quali tempi stima possano essere conclusi.
(5-03342)
Interrogazione a risposta scritta:
BRAGA, SIMIANI, CURTI, EVI e FERRARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in materia di appalti pubblici, la legge di bilancio 2025 (legge 30 dicembre 2024, n. 207) prevede la modifica dell'articolo 26 del decreto-legge n. 50 del 2022 (cosiddetto Decreto aiuti), il quale reca disposizioni per fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione negli appalti pubblici;
in particolare, l'articolo comma 532, proroga le misure previste dall'articolo 26 del decreto-legge n. 50 del 2022, riguardanti l'adeguamento dei prezzi dei materiali, ai lavori eseguiti o contabilizzati fino al 31 dicembre 2025;
ai sensi dell'articolo 26, comma 6-bis, del decreto-legge n. 50 del 2022, in relazione agli appalti pubblici di lavori – compresi quelli affidati a contraente generale e gli accordi quadro – aggiudicati sulla base di offerte, con termine finale di presentazione entro il 31 dicembre 2021, lo stato di avanzamento dei lavori afferente alle lavorazioni eseguite o contabilizzate dal direttore dei lavori ovvero annotate, sotto la responsabilità dello stesso, nel libretto delle misure dal 1o gennaio 2023 al 31 dicembre 2025 (invece del 31 dicembre 2024) è adottato, anche in deroga alle specifiche clausole contrattuali e a quanto previsto dall'articolo 216, comma 27-ter, del decreto legislativo n. 50 del 2022, applicando in aumento o in diminuzione rispetto ai prezzi posti a base di gara, al netto dei ribassi formulati in sede di offerta, i prezzari regionali aggiornati annualmente. I maggiori importi derivanti dall'applicazione dei prezzari, al netto dei ribassi formulati in sede di offerta, sono riconosciuti dalla stazione appaltante nella misura del 90 per cento nei limiti delle risorse disponibili;
le disposizioni di cui al suddetto articolo 26, comma 6-bis, del decreto-legge n. 50 del 2022, si applicano anche agli appalti pubblici di lavori (relativi anche ad accordi quadro e alle concessioni di lavori), aggiudicati sulla base di offerte con termine finale di presentazione compreso tra il 1° gennaio 2022 e il 30 giugno 2023 (e che non abbiano accesso al Fondo per l'avvio di opere indifferibili) relativamente alle lavorazioni eseguite o contabilizzate dal direttore dei lavori ovvero annotate, sotto la responsabilità dello stesso, nel libretto delle misure, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2025 (invece del 31 dicembre 2024). Per i citati appalti e accordi quadro, la soglia di cui al comma 6-bis secondo periodo, è rideterminata nella misura dell'80 per cento;
l'adeguamento prezzi di cui al citato articolo 26 sembrerebbe quindi applicarsi esclusivamente alle procedure affidate sulla base di offerte con termine finale di presentazione entro il 30 giugno 2023, escludendo dall'ambito di operatività della norma gli appalti avviati in vigenza del vecchio codice appalti (decreto legislativo n. 50 del 2016), ma affidati con offerte presentate dopo il 30 giugno 2023, ponendoli in una situazione di squilibrio;
siffatta situazione ha creato anche confusione poiché, l'articolo 29 del decreto-legge n. 4 del 2022 convertito con modificazioni della legge n. 25 del 2022 specifica che «nei contratti di appalti aggiudicati entro la data del 31 dicembre 2023 è obbligatorio inserire la clausola di revisione dei prezzi», tuttavia la disciplina sembrerebbe essere non operativa poiché presupponeva una metodologia di rilevazione dei prezzi da parte dell'Istat che, a quanto appreso dall'interrogante, sembrerebbe mai avvenuta –:
se quanto esposto in premessa sia confermato e, in caso positivo, quali iniziative urgenti di carattere normativo intenda adottare al fine di preservare l'equilibrio economico degli appalti avviati prima del 30 giugno 2023 e affidati sulla base di offerte presentate dopo il 30 giugno 2023.
(4-04081)
INTERNO
Interrogazioni a risposta immediata:
BIGNAMI, KELANY, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, MAIORANO, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la notte del 31 dicembre 2024, in piazza del Duomo, a Milano, diversi giovani, per la maggior parte di origine straniera, si sono resi protagonisti di atti di vandalismo e comportamenti aggressivi. I fatti accaduti sono stati immortalati in diversi video divenuti virali sui principali canali social, dove risultano evidenti anche gli insulti all'Italia, alle forze dell'ordine e inneggiamenti alla legge islamica;
diverse le denunce fatte, tra le quali quelle di una ragazza belga in vacanza in Italia con un gruppo di amici e di una donna italiana residente in Lombardia, che testimoniano di aver subito molestie di gruppo da parte di 30-40 persone, uomini tra i 20 e i 40 anni. Il numero delle denunce sta aumentando, configurando uno scenario ancora più grave;
in relazione ai fatti esposti, risulta che 14 persone, in maggioranza stranieri con precedenti penali, sono state denunciate e che due giovani tunisini, uno con precedenti penali, che ha partecipato ai disordini offendendo le forze dell'ordine e danneggiando statue, e l'altro irregolare sul territorio nazionale, sono stati rimpatriati;
la procura di Milano, che sta indagando sui fatti sopra rappresentati, ipotizza che le molestie denunciate siano riconducibili al fenomeno della «taharrush gamea», e cioè un'aggressione sessuale di massa ai danni delle donne che può sfociare nello stupro;
l'ipotesi di «taharrush gamea» sarebbe avallata dai filmati analizzati dalla squadra mobile, in cui si vede un movimento «caratteristico e ondulatorio» del «muro umano» mentre mette in atto gli abusi;
la «taharrush gamea» è una pratica inquietante, che ha come obiettivo l'annullamento e la mortificazione delle donne, documentata per la prima volta negli anni duemila in Egitto, come strumento di repressione e umiliazione nei confronti delle donne che protestavano in piazza Tahrir al Cairo;
episodi di «taharrush gamea» si sono verificati in Europa a partire dal 2016 in Germania, a Colonia, dove centinaia di ragazze vennero molestate da gruppi di uomini, per lo più stranieri provenienti da Stati a maggioranza musulmana, e Amburgo, in Gran Bretagna, Svezia, Belgio, in Italia a Milano nella notte di Capodanno del 2022 e, nello stesso anno, a Peschiera del Garda –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della ricostruzione secondo cui i fatti descritti in premessa siano riconducibili e assimilabili al «taharrush gamea» e quali siano le iniziative intraprese e che si intendano intraprendere per scongiurare il ripetersi di tali inaccettabili episodi violenti.
(3-01656)
LUPI, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
i dati diffusi dall'Istat a fine marzo 2024 hanno certificato un calo netto del tenore di vita in alcune regioni del Nord del Paese, in particolare tra i minori e nelle famiglie numerose;
l'aumento rapido del costo della vita in alcune grandi aree urbane ha reso più difficile promuovere la coesione sociale all'interno dei comuni, favorendo fratture fra i quartieri, limitando l'efficacia delle iniziative di integrazione della società civile e indebolendo le comunità che vivono nei grandi centri urbani;
secondo i dati dell'ufficio statistico del comune di Milano pubblicati nei primi mesi del 2024, dal 2016 al 2023 l'aumento del costo della vita nel capoluogo lombardo è stato del 20 per cento;
negli ultimi anni, anche per l'insorgere di nuove esigenze provocate dalle conseguenze della pandemia, la città di Milano ha visto aggravarsi situazioni di degrado ed emarginazione, anche per la mancanza di politiche capaci di supportare la vita di quartiere, il terzo settore e il commercio di vicinato;
il 16 settembre 2024 è stato pubblicato l'indice della criminalità de Il Sole 24 ore, secondo cui la città di Milano risulta essere l'area urbana con il tasso di criminalità più elevato;
al fine di prevenire episodi di violenza, dal 30 dicembre 2024 nel comune di Milano sono state previste delle «zone rosse», con divieto di stazionamento per le persone considerate pericolose in base al loro comportamento e ai loro eventuali precedenti, il cosiddetto «daspo urbano»;
durante la notte del 31 dicembre 2024, in piazza Duomo a Milano, già teatro nel 2021 di violenze nell'ultima notte dell'anno, alcune ragazze e ragazzi di nazionalità belga, inglese e italiana hanno dichiarato alla stampa di aver subito molestie a opera di decine di giovani di origini nordafricane;
le manifestazioni di violenza che si registrano ormai da anni nella città indicano la necessità di politiche che favoriscano la coesione sociale e possano contrastare il clima di insicurezza percepito dai cittadini, oltre a migliorare ulteriormente le misure per assicurare l'ordine pubblico –:
quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di scongiurare ulteriori episodi di violenza quali quelli segnalati in premessa, rafforzando la sicurezza dei cittadini delle grandi città come Milano.
(3-01657)
GATTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nell'ultima classifica annuale stilata dal quotidiano Il Sole 24 ore, relativa all'indice di criminalità nelle province italiane, sulla base delle denunce presentate per le diverse tipologie di reato nell'anno precedente, in rapporto alla popolazione residente, Foggia è risultata la provincia meno sicura della Puglia, davanti alla provincia di Barletta-Andria-Trani. In particolare, in riferimento alle differenti categorie di reati, il foggiano è in seconda posizione per danneggiamento seguito da incendio, terzo per usura e quinto per omicidi colposi;
la provincia di Foggia, come anche il Ministro interrogato ha evidenziato durante una sua visita nel capoluogo pugliese, è funestata dalla presenza di una criminalità organizzata violenta, riconosciuta come emergenza nazionale;
a ciò si aggiunge la carenza del personale di Polizia di Stato, di oltre 100 unità, per coprire tutto il territorio di Capitanata (Foggia e provincia). Secondo i dati evidenziati dalle organizzazioni sindacali nel solo 2024 sono andati in quiescenza circa 50 operatori, aggravando ulteriormente la carenza di organico; vi sono alcuni commissariati di Polizia di Stato, come Manfredonia, che, a fronte di una pianta organica di 60 unità, annovera poco più di una trentina di agenti. La situazione non è migliore a Cerignola e a San Severo;
a questa criticità si è recentemente provveduto con un incremento dell'organico della questura di Foggia di 32 unità, che ha in parte compensato le uscite dal servizio per pensionamento;
si registra una nuova sensibilità politica riguardo al tema dell'ordine pubblico e una lodevole attenzione da parte del Ministro interrogato nei confronti della situazione della Capitanata, che ha bisogno, però, di ulteriori potenziamenti delle forze di polizia per rendere più efficace l'attività di prevenzione e repressione in una città capoluogo come Foggia, con gravi emergenze criminali e teatro di un crescendo di reati, tra cui i furti di autovetture –:
se il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare ulteriori interventi, nell'ambito delle proprie competenze, per fronteggiare, in maniera ancora più incisiva, la crescita della criminalità nella città di Foggia e nella sua provincia, al fine di tutelare la sicurezza e garantire la legalità sul territorio.
(3-01658)
Interrogazione a risposta in Commissione:
DI SANZO, BONAFÈ, QUARTAPELLE PROCOPIO, PORTA, TONI RICCIARDI, CARÈ, FURFARO e STEFANAZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali introduce, per i visti nazionali, all'articolo 1 l'obbligo di acquisizione degli identificatori biometrici, in tal modo uniformando la normativa a quella prevista per i soli visti Schengen in base al Codice comunitario dei visti e intervenendo sul Testo unico dell'immigrazione per quanto concerne l'ingresso dello straniero sul territorio italiano;
con la modifica al Testo unico sull'immigrazione consegue che anche gli studenti stranieri devono fornire i dati biometrici;
l'Italia rappresenta una delle mete preferite per gli studenti stranieri ed in particolare per gli studenti americani che desiderano studiare all'estero. Per l'anno accademico 2023/2024, si stima che circa 40.000 studenti provenienti dagli Stati Uniti abbiano scelto l'Italia per i loro studi, facendo registrare un forte interesse per i programmi di studi all'estero in Italia;
un fatto da incoraggiare che genera un significativo indotto occupazionale valutabile in circa 10 mila posti di lavoro;
con queste modifiche si crea difficoltà agli studenti che non possono richiedere più un visto con domande «di gruppo», comunemente riferite come «Batch Applications», come veniva fatto fino ad ora per mezzo delle istituzioni scolastiche preposte, ma devono recarsi personalmente al Consolato competente;
questo comporta un cumulo di lavoro non sostenibile per i consolati che già oggi sono in difficoltà ad espletare le normali pratiche di visto a causa di mancanza di adeguate risorse di personale;
la notizia che il provvedimento del prelievo dei dati biometrici sarà applicato anche agli studenti sta creando forte apprensione presso gli operatori della formazione e presso le università americane con sede in Italia i cui studenti potrebbero non ricevere il visto in tempo per l'inizio del programma di studi –:
se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza di carattere normativo volte a venire incontro alle esigenze della nostra rete consolare e del mondo della scuola e dell'università evitando che l'applicazione del provvedimento riguardi il prelievo dei dati biometrici per la richiesta di visto consolare da rilasciare agli studenti stranieri che vogliono venire a studiare in Italia con particolare attenzione alle domande provenienti dagli Stati Uniti.
(5-03320)
Interrogazioni a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
sulla base di quanto si apprende da fonti di stampa, la zona di Viale Isonzo, situata nel comune di Catanzaro, è teatro di gravi fenomeni di degrado urbano e sociale, che pongono i cittadini e le cittadine in condizioni di forte vulnerabilità e insicurezza;
in particolare si tratterebbe di una centrale di spaccio di sostanze stupefacenti con la presenza di appartamenti disabitati che verrebbero utilizzati a tale scopo;
da ultimo, teatro di colpi di pistola sparati la sera di martedì 7 gennaio 2025 e che, peraltro, seguono quelli di capodanno sparati in pieno giorno, a dispetto del traffico che scorreva tranquillo, nei pressi di un distributore di benzina, contro due appartamenti, uno temporaneamente vuoto in quanto la famiglia che lo occupa si trovava fuori a cena, mentre in un altro dormiva un giovane rimasto sotto shock;
più appelli sono stati rivolti alle istituzioni locali e nazionali da parte di Sergio Gaglianese presidente dell'associazione «La Tazzina della Legalità» per richiamare l'attenzione sulla necessità di interventi urgenti e risolutivi, al fine di restituire sicurezza e legalità in un contesto che viene definito dallo stesso come «peggio di Caivano»;
da tempo, inoltre, il sindaco, Nicola Fiorita, ha richiesto la convocazione, avvenuta già un anno fa, di un tavolo in prefettura per avviare un'azione articolata di interventi sul welfare, sicurezza e video sorveglianza;
l'area risulta essere caratterizzata da un elevato tasso di criminalità, condizioni di insalubrità degli edifici e carenza di servizi essenziali, con conseguenze dirette sulla qualità della vita dei residenti e sulla percezione della sicurezza pubblica;
nonostante i tentativi di monitoraggio e di contenimento della situazione da parte delle forze dell'ordine, sembrerebbe necessario un intervento di più ampia portata che coinvolga una strategia interistituzionale coordinata;
è stata evidenziata la necessità di adottare misure straordinarie di riqualificazione urbana, potenziamento dei controlli e servizi di welfare, nonché un piano di prevenzione sociale per contrastare fenomeni di emarginazione e disagio –:
quali iniziative immediate il Governo intenda adottare per fronteggiare la situazione di emergenza sociale e ambientale nella zona di Viale Isonzo a Catanzaro;
se non si ritenga necessario avviare un piano straordinario di riqualificazione urbana e sicurezza, coinvolgendo le istituzioni locali e le associazioni del territorio;
se sia prevista l'istituzione di un tavolo tecnico interministeriale per la definizione di un piano di interventi integrati che includa misure di sicurezza, servizi sociali e opere di riqualificazione;
se siano state valutate eventuali misure di incremento delle risorse alle forze dell'ordine per garantire un presidio costante e un monitoraggio efficace della zona;
quali iniziative siano allo studio per evitare che altre aree del Paese possano degenerare in situazioni di degrado simili e per garantire il pieno rispetto della legalità in contesti urbani fragili.
(4-04077)
CARAMIELLO, SERGIO COSTA, DI LAURO e CHERCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
in data 6 gennaio 2025, la signora Francesca Paxia, responsabile di un rifugio faunistico a Pantano (Perugia) ha denunciato attraverso i social media, di aver subito atti di violenza e intimidazione da parte di un gruppo venatorio denominato «Lupi del Nese»;
secondo quanto riportato, i cani da caccia lasciati incustoditi dai proprietari avrebbero invaso il rifugio, provocando attacchi indiscriminati agli animali ospitati e generando una situazione di panico e danni significativi sia alle strutture che agli animali stessi;
la signora Paxia ha sporto denuncia, attestando di essere stata oggetto di un'azione violenta da parte di un cacciatore, che l'ha colpita con un ombrello e con pugni, riportando lesioni per le quali è stata formulata una prognosi di sette giorni;
la figlia della signora Paxia, una ragazza di sedici anni, presente sul luogo dell'accaduto e profondamente turbata dagli eventi, ha denunciato di essere stata sottoposta a molestie verbali di natura sessuale da parte dei cacciatori, nonostante il suo evidente stato di fragilità emotiva e la situazione di emergenza in corso;
le dinamiche degli eventi sono state ampiamente documentate attraverso riprese video effettuate in loco, le quali, unitamente a una dettagliata denuncia formale presentata presso la stazione dei Carabinieri, costituiscono a giudizio dell'interrogante un solido supporto probatorio per le indagini in corso;
i comportamenti descritti integrano gli estremi di più reati, tra cui le violazioni della legge 157 del 1992, che prevede il divieto dell'esercizio venatorio nelle zone comprese nel raggio di cento metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro, delle norme sulla tutela degli animali nonché il reato di violenza privata, commesso ai danni di cittadini impegnati in attività di volontariato –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti;
se siano previste specifiche misure di vigilanza e controllo sull'attività venatoria, la cui pratica prevede che vi siano gruppi di persone armate che si aggirano per boschi e campagne e che talvolta possono costituire un pericolo per la sicurezza degli animali e delle persone;
quali iniziative di competenza si intendano adottare per tutelare l'incolumità fisica e psicologica delle persone, con particolare riferimento alle persone fragili e ai minori, che operano o risiedono in zone soggette ad attività venatorie.
(4-04084)
GRIMALDI, ZANELLA, DORI e GHIRRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella giornata del 13 gennaio 2025 sono stati sottoposti a sette ore di fermo presso la questura di Brescia 23 militanti dei movimenti Extinction Rebellion, Palestina Libera e Ultima Generazione;
tutti erano stati fermati a seguito di una manifestazione pacifica davanti alla sede della Leonardo S.p.A., società a controllo pubblico attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza;
Leonardo è la prima produttrice bellica europea e contribuisce alla vendita di armi nell'ambito degli attuali scenari bellici, in particolare in Palestina;
il presidio aveva lo scopo di chiedere allo Stato italiano e alla società produttrice di armamenti di interrompere «la complicità nel genocidio palestinese e nei crimini di guerra e contro l'umanità che si stanno consumando a Gaza»;
la manifestazione si è svolta pacificamente, senza che venissero arrecati danni a persone e cose;
tuttavia, alle 23 persone fermate sono stati contestati diversi reati dalla «adunata sediziosa» (articolo 655 del codice penale), alle «accensioni ed esplosioni pericolose» (articolo 703), all'«imbrattamento» (articolo 639), con l'aggravante dell'associazione per delinquere, alcune di loro sono state denunciate, inoltre, per «manifestazione non preavvisata» (articolo 18 Tulps), a quanto pare dopo aver interloquito con le forze dell'ordine per evitare tensioni, venendo perciò arbitrariamente definite «promotrici della manifestazione»;
nei confronti di 17 manifestanti è stata adottata la misura cautelare del foglio di via obbligatorio;
le 23 persone sono state condotte in questura e trattenute in stato di fermo, il fermo sarebbe stato giustificato con riferimento ai reati di resistenza a pubblico ufficiale (articolo 337), oltraggio a pubblico ufficiale (articolo 341-bis) e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità personale (articolo 651), benché – secondo le testimonianze e i video girati dai manifestanti – nessuno abbia rifiutato di identificarsi o abbia opposto resistenza;
ciò che ulteriormente inquieta e preoccupa è che le manifestanti in stato di fermo, come da loro testimoniato, sarebbero state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe, trattamento non riservato alle persone di sesso maschile –:
se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza volte a verificare la legittimità del comportamento e dell'operato tenuto dalle forze di polizia verso i partecipanti alla pacifica manifestazione del 13 gennaio 2025 a Brescia davanti alla sede della Leonardo S.p.A., nonché, a verificare gli abusi e le pratiche degradanti a cui sarebbero state sottoposte le manifestanti in stato di fermo presso la questura di Brescia, come dalle stesse denunciate, assumendo nel caso ogni conseguente, necessaria iniziativa di competenza, anche al fine di evitare ulteriori gravissimi episodi del genere.
(4-04085)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta in Commissione:
FORATTINI e ROGGIANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'Istituto Stradivari di Cremona – che accoglie studenti extraeuropei – sta avendo problemi in relazione a tale attività;
in tal senso, si segnalano difficoltà nell'ottenere i visti per gli studenti che manifestano la volontà di iscriversi ai corsi e, in particolare, il fatto che il Ministero competente richieda come requisito indispensabile per lo studente straniero la certificazione linguistica di livello B2;
ciò – tuttavia – risulterebbe valido solo per coloro che intendono frequentare corsi universitari e non per chi si iscrive alle scuole superiori, come l'Istituto Stradivari. Infatti, la norma a cui fanno riferimento i consolati a cui l'Istituto si è rivolto è relativa al Ministero dell'università e non a quello dell'istruzione e del merito, da cui la scuola, dipende;
la dirigenza dell'Istituto si è già rivolta sia al Ministero dell'istruzione che al Ministero degli esteri, per avere chiarimenti ma senza ottenere risposte –:
se siano a conoscenza di quanto illustrato in premessa e quali iniziative intendano avviare per superare le difficoltà di accesso degli studenti extraeuropei ad un Istituto che, per storia e competenza, contribuisce notevolmente alla crescita del saper fare liutaio cremonese sul territorio e nel mondo.
(5-03322)
Interrogazione a risposta scritta:
BORRELLI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
in Italia, il diritto allo studio trova fondamento negli articoli 33-34 della Costituzione Repubblica. Qui infatti viene sancito il diritto dei capaci e dei meritevoli, anche se privi di economici, di raggiungere i gradi più alti degli studi;
ad oggi, oltre che dallo Statuto dei lavoratori, le 150 ore di diritto allo studio sono disciplinate dai vari contratti collettivi nazionali del lavoro che, in effetti, regolano e definiscono la durata dei permessi studio e le modalità per richiederli a seconda dello specifico settore di riferimento;
l'istituto dei permessi straordinari retribuiti per motivi di studio trova applicazione anche nei confronti del personale con incarico a tempo determinato, purché con nomina fino al termine delle attività didattiche (30 giugno 2025), ovvero fino al termine dell'anno scolastico (31 agosto 2025). Il personale contrattualizzato, a tempo indeterminato o determinato (fino al 30 giugno 2025 ovvero fino al 31 agosto 2025), dopo il 22 novembre 2024, potrà produrre la relativa istanza entro 5 giorni dalla stipulazione del contratto;
il 7 novembre 2024 l'ufficio scolastico regionale per la Campania ha avviato la procedura per i permessi studio 2025, in favore del personale del comparto scuola, ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 395/88, riguardante i permessi straordinari retribuiti per il diritto allo studio (già impartite con C.M. regionale del 23 dicembre 2023);
a seguito della pubblicazione dell'elenco dei beneficiari nella scuola secondaria di secondo grado dell'ambito territoriale di Napoli, ammessi al godimento dei permessi straordinari per l'anno 2025, sono stati presentati numerosi reclami, visto che, a fronte di 566 permessi concedibili, è stata pubblicata una graduatoria con solo 498 nominativi;
non si comprende come sia stato possibile pubblicare una graduatoria con soli 498 nominativi a fronte di 566 permessi concedibili, seppur la motivazione addotta dagli uffici è stata che sono arrivate un numero di istanze superiori ai permessi concedibili;
vero è che nel CCDR Campania del 22 gennaio 2023, all'articolo 3, si riporta che: «Qualora le richieste di fruizione dei permessi accoglibili eccedono il contingente autorizzabile, saranno effettuate compensazioni all'interno della medesima provincia tra gli ordini di scuola proporzionalmente al contingente di ogni ruolo», ma non è affatto chiaro come le eventuali compensazioni siano state esitate, sia perché il contingente della scuola secondaria di secondo grado è quello più ampio, sia perché, in assenza delle graduatorie complete pubblicate, non è possibile avere idea dei numeri complessivi sulla base dei quali siano stati effettuati i calcoli;
inoltre, non è comprensibile la decisione arbitraria di pubblicare soltanto i nominativi di coloro che hanno presentato richiesta con priorità 1 e 2 di cui all'articolo 6 del CCDR Campania del 22 dicembre 2023 –:
se il Ministro interrogato, anche alla luce di quanto in premessa e dei numerosi reclami presentati, non ritenga di adottare tutti i provvedimenti necessari affinché venga pubblicata l'intera graduatoria, inclusiva pure delle priorità 3, 4 e 5, per consentire a tutti di verificare la propria posizione, sia in ossequio al principio di trasparenza amministrativa, sia in vista di eventuali scorrimenti, sia anche in forza di quanto dichiarato dall'amministrazione nell'atto di avvio della procedura di selezione che, tra l'altro, disponeva: «Qualora il numero degli aspiranti ecceda il tetto massimo dei permessi concedibili, quest'ufficio provvederà a formulare apposita graduatoria provinciale secondo i parametri previsti dalla normativa vigente».
(4-04086)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in data recente, un'operazione condotta dai Carabinieri di Reggio Emilia e Modena, sotto il coordinamento delle Procure competenti, in stretta collaborazione con l'ispettorato territoriale del lavoro di Reggio Emilia e Modena ha portato all'ispezione di sette laboratori tessili situati nelle province di Reggio Emilia e Modena, tutti gestiti da cittadini di nazionalità cinese;
nei suddetti laboratori, i militari hanno rilevato gravi violazioni delle normative sul lavoro, con lavoratori sottopagati e costretti a vivere all'interno dei medesimi ambienti di lavoro, in condizioni degradanti e precarie;
sono stati documentati ambienti insalubri, caratterizzati dalla presenza di muffa e sporcizia, nonché dormitori improvvisati privi delle condizioni minime di sicurezza e dignità;
alcuni dei lavoratori impiegati erano privi di formazione adeguata in materia di prevenzione dei rischi;
l'operazione ha portato all'arresto di una persona con l'accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro («caporalato») e alla denuncia di altre sette persone per sfruttamento lavorativo;
sono state comminate sanzioni amministrative e ammende per un totale di 400.000 euro e chiuse le attività di tutti i sette laboratori ispezionati;
il fenomeno del caporalato non riguarda esclusivamente il settore agricolo ma si estende anche al comparto manifatturiero e tessile, come dimostrano i recenti avvenimenti;
è necessario garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure e prevenire situazioni di sfruttamento e abusi;
le attuali normative prevedono misure di contrasto al caporalato, ma è essenziale verificare l'efficacia delle politiche di prevenzione e repressione –:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per intensificare i controlli presso le imprese tessili al fine di prevenire fenomeni di sfruttamento lavorativo e di caporalato;
se siano previsti interventi volti a rafforzare la collaborazione tra le forze dell'ordine e gli enti ed uffici preposti a funzioni ispettive per incrementare l'efficacia delle operazioni di controllo e contrasto alle condizioni di lavoro irregolari;
se non ritenga opportuno destinare ulteriori risorse per le campagne di formazione e informazione rivolte ai lavoratori stranieri riguardo ai propri diritti e alle tutele previste dall'ordinamento italiano;
quali iniziative siano state prese o si intendano prendere per promuovere politiche di sostegno alle imprese virtuose che operano nel rispetto delle norme lavorative e di sicurezza;
se il Ministro interrogato ritenga opportuno disporre un piano straordinario di ispezioni nelle aree con alta concentrazione di attività a rischio sfruttamento lavorativo.
(4-04078)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
la carenza di personale nel sistema della pubblica amministrazione è estremamente grave, come evidenziato dal Piano integrato di attività e organizzazione (Piao 2024-2026);
ad esempio, il Piao 2024-2026 del Ministero dell'economia e finanze, a pagina 65, fornisce due tabelle che rappresentano il rapporto tra il personale di ruolo e in servizio rispetto alla dotazione organica di diritto vigente al 31 dicembre 2023, evidenziando posti vacanti non coperti;
in particolare, la prima tabella riguarda la «Scopertura dotazione organica e personale di ruolo». In sintesi si legge che la dotazione organica di diritto del Ministero è (tra dirigenti e non dirigenti) di 14.000 unità. Al 31 dicembre 2023 il personale di ruolo risultava di 9.165 unità, con quindi 4.835 posti di ruolo vacanti. La seconda tabella fa, invece, riferimento a «Scopertura e dotazione organica e personale in servizio». Prendendo sempre la dotazione organica di diritto del Ministero sopra ricordata, si osserva che evidenza che in servizio al 31 dicembre 2023 risultano 9.431 unità, con una scopertura di 4.569 posti di personale in servizio vacanti;
discorso analogo se si esamina il Piao 2024-2026 del Ministero dell'interno, dove, a pagina 76, si osserva che la forza effettiva della Polizia di Stato alla data del 31 dicembre 2023 è composta da 99.137 unità mentre la dotazione organica prevista è di 109.408 unità. Inoltre, nell'ambito di tutte le carriere e i ruoli della Polizia di Stato, il 6 per cento del personale ha meno di 25 anni, il 19 per cento ha tra i 25 e 34 anni, il 16 per cento ha tra i 35 e 44 anni, il 37 per cento ha tra i 45 e 54 anni e il 22 per cento ha più di 54 anni;
la necessità di assumere in tempi rapidi nuovo personale è evidenziata anche dalle stime dei sindacati più rappresentativi, secondo le quali entro il 2026 circa 300 mila lavoratori del settore pubblico andranno in quiescenza e durante il Forum PA del maggio 2023 è stato osservato che entro il 2033 oltre un milione di dipendenti pubblici andrà in pensione, mentre più volte lo stesso Ministro interpellato ha fatto riferimento ad un piano di assunzioni di 340 mila unità nel biennio 2023-2024;
proprio per favorire il rafforzamento e il rinnovamento della pubblica amministrazione il Gruppo del Partito Democratico, unendosi ai tanti comitati, alle associazioni e ai sindacati nell'azione politica, ha presentato numerosi emendamenti, ordini del giorno, interrogazioni e una proposta di legge volta ad annullare gli effetti della cosiddetta norma «blocca idonei» introdotta dal Governo, non ritenendo che esista un conflitto tra il potenziale utilizzo totale delle graduatorie quando le amministrazioni lo richiedano per sopperire alle proprie carenze di organico, la loro eventuale proroga quando necessaria, e lo svolgimento di nuovi concorsi;
in particolare, per quel che riguarda le proroghe, non si tratta assolutamente, come ha affermato il Ministro interpellato durante la sua audizione in Commissione parlamentare per la semplificazione il 25 settembre 2024, di volere che le graduatorie durino 10 anni, ma esattamente, al contrario, di farle scorrere integralmente quanto più rapidamente possibile, tenendo presente che le eventuali proroghe, considerate le immense attuali carenze, sono motivate esclusivamente dai ritardi negli scorrimenti e nelle assunzioni, nonostante la disponibilità degli idonei a prendere servizio;
quanto sopra esposto diviene ancora più rilevante dopo la sentenza n. 9488 del 26 novembre 2024 della IV sezione del Consiglio di Stato con la quale sono state bloccate le procedure concorsuali dei Ministeri dell'agricoltura e della difesa, avviate nonostante fossero ancora valide le graduatorie di concorsi precedentemente effettuati;
la citata sentenza osserva tra l'altro che «(...) i due concorsi di cui ai bandi pubblicati nelle date del 29 dicembre 2023 e del 28 dicembre 2023, (...), risultano essere stati indetti, (...) in un periodo in cui la graduatoria (...) era senza dubbio ancora efficace, essendo stata pubblicata il 14 gennaio 2022. La suddetta circostanza, in verità centrale per la soluzione della controversia e, in particolare, per la valutazione della legittimità dei bandi stessi, avrebbe dovuto essere oggetto di specifica considerazione da parte dell'Amministrazione (...)»;
a parere degli interpellanti si è di fronte ad un vero e proprio cortocircuito causato dall'azione del Governo che danneggia per prima proprio la pubblica amministrazione;
le scelte del Governo, infatti, da un lato impediscono a chi ha fatto un concorso ed è in attesa di scorrimento della graduatoria di entrare rapidamente in servizio e, dall'altro, non permettono a coloro che hanno vinto i nuovi concorsi di essere assunti, pur avendone il diritto, a causa della decisione del Governo di bandire nuovi concorsi pur esistendo graduatorie ancora in vigore, decisione che il Consiglio di Stato non ha potuto che sanzionare;
al riguardo, l'11 dicembre 2024 il gruppo del Partito Democratico ha presentato un ordine del giorno (n. 9/2119-A/27) che inspiegabilmente non è stato accolto da parte del Governo –:
se il Ministro interpellato abbia intrapreso o intenda intraprendere rapidamente tutte le iniziative di competenza per garantire il superamento di ogni ostacolo normativo che impedisce il rinnovamento e rafforzamento della pubblica amministrazione, sia attraverso lo strumento dello scorrimento delle graduatorie sia attraverso una nuova stagione di concorsi;
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto accaduto, e che iniziative intenda porre in essere per evitare che possano verificarsi situazioni simili a quelle avvenute per i concorsi annullati dal Consiglio di Stato;
se intenda adottare iniziative normative o organizzative che permettano di consentire l'immediata sostituzione dei rinunciatari e l'immediato scorrimento delle posizioni risultate vacanti, con conseguente riduzione drastica dei tempi di assunzione;
se ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte ad abrogare la cosiddetta norma «blocca idonei» o perlomeno a superarne la rigidità, immaginando una flessibilità o una deroga specifica qualora l'amministrazione interessata a procedere ai piani assunzionali manifesti l'interesse, a mantenere graduatorie superiori al 20 per cento.
(2-00506) «Casu, Scotto, Roggiani, Fornaro, De Luca, Scarpa, Bonafè, Simiani, Di Sanzo, Gribaudo, Vaccari, Carè, Girelli, Malavasi, Ghio, Ubaldo Pagano, Marino, Di Biase, Serracchiani, Iacono».
SALUTE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
secondo l'ultimo monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria generale dello Stato la spesa sanitaria privata è aumentata più della pubblica: nel 2023 quella pubblica ha toccato quota 132,9 miliardi (+2 per cento rispetto al 2022) cui vanno sommati altri 43 miliardi di spesa out of pocket (+7 per cento) per arrivare alla cifra «monstre» di quasi 176 miliardi;
più in particolare, nel rapporto si rileva che il persistente aumento della spesa pubblica nel decennio appena trascorso è contraddistinto da un'accelerazione tra il 2020 e il 2021 per via dei maggiori costi connessi con la gestione dell'emergenza sanitaria da COVID-19 e se fino al 2019 l'incremento medio annuo è stato dell'1,1 per cento, nel biennio successivo ha raggiunto il 4,2 per cento; la crescita osservata nel 2020 (5,4 per cento) risulta essere più consistente di quella riscontrabile nel 2021 (+2,9 per cento), presumibilmente per via dei diversi modelli organizzativi messi in atto dalle regioni per fronteggiare la crisi epidemiologica;
la Ragioneria rivela come «meno accentuato risulta, invece, il tasso di incremento della spesa sanitaria osservato negli ultimi due anni in ragione dell'attenuarsi dei citati oneri strettamente legati alle misure emergenziali, benché in parte compensati dai summenzionati rincari delle fonti energetiche»;
secondo i predetti dati, inoltre, negli ultimi 20 anni la spesa per acquisti da privato nel Sistema sanitario nazionale è cresciuta di 12 miliardi per attestarsi nel 2023 vicino a quota 27 miliardi e rappresenta il 20,3 per cento della spesa totale (nel 2013 era al 18,2 per cento);
come noto, inoltre, ci sono differenze significative tra le regioni; stando ai dati 2023 il Lazio ha la percentuale più alta di spesa privata con il 29,3 per cento della spesa seguita da Molise con il 28,7 per cento e la Lombardia con il 27,2 per cento; al quarto posto la Sicilia con il 23,9 per cento e superano la media nazionale anche la Campania (23,3 per cento) e la Puglia (22 per cento); la spesa da privato più bassa è quella della Valle d'Aosta con il 7,7 per cento cui segue la provincia autonoma di Bolzano con il 9,9 per cento e il Friuli con il 10,8 per cento;
stupisce poi come a ricorrere al privato siano le regioni in piano di rientro o commissariate (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) che in media sono al 23,9 per cento, mentre quello non in piano di rientro (Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Basilicata) si attestino al 18,9 per cento in media, ad eccezione della Lombardia;
il rapporto della Ragioneria rileva come continui a salire il disavanzo delle regioni che nel 2023 si è attestato a 1,850 miliardi di euro (il dato più elevato degli ultimi 10 anni) e come siano ben 14 le regioni con i conti in rosso e che hanno dovuto mettere mano a risorse proprie (e quindi a tagliare su altre voci di spesa extra sanitarie) per chiudere i bilanci;
quanto al personale sanitario, dal Rapporto si evince che se dal 2014 al 2017 il numero di unità a tempo indeterminato si è contratto da quasi 663.800 a poco più di 647.000, nei successivi quattro anni il numero dei lavoratori dipendenti del settore sanitario è aumentato costantemente attestandosi a poco meno di 682.000 nel 2022: dal 2019, anno pre-Covid, al 2022, i dipendenti del Servizio sanitario nazionale a tempo indeterminato sono cresciuti di circa 32.300 unità, di cui 29.750 di personale non dirigente e circa 2.600 unità di personale dirigente; nel periodo 2019-2022 i dipendenti a tempo determinato sono cresciuti di 17.442 unità, passando da 32.713 a 50.155 unità. Complessivamente, tra il 2019 e il 2022 il numero di unità di personale dipendente, a tempo indeterminato e a tempo determinato, è aumentato di 49.774 unità (+7,3 per cento), passando da 682.236 a 732.010 unità; rispetto al periodo pre-Covid (2019), il personale dipendente a tempo determinato e indeterminato è aumentato di 46.092 unità (+8,5 per cento) con riferimento al personale non dirigente, e di 3.673 unità (+2,7 per cento), con riferimento al personale dirigente; nel 2023 la spesa per personale torna a diminuire;
in linea con l'anno precedente, dopo il rallentamento registrato nel 2020 (pari a -11,6 per cento vs il 2019), continua il trend crescente della spesa sanitaria privata che presenta una variazione del +7 per cento rispetto ai valori dell'anno precedente arrivando a toccare la quota record di 43,1 miliardi di euro;
in sintesi, dal citato rapporto della Ragioneria emerge con chiarezza che se nella XVIII legislatura e con i precedenti Governi si rafforzava la spesa sanitaria pubblica e la spesa per il personale sanitario era tornata a crescere sensibilmente, dall'anno 2023 invece si assiste ad una inesorabile privatizzazione della sanità pubblica e ad una sensibile contrazione delle risorse umane del Ssn –:
se abbia contezza dei dati di sostanziale «decrescita infelice» del Servizio sanitario nazionale come certificati dalla Ragioneria generale dello Stato nel suo ultimo monitoraggio della spesa sanitaria (dicembre 2024) e quali iniziative urgenti di competenza intenda porre in essere per invertire l'annosa tendenza alla privatizzazione della sanità del nostro Paese.
(2-00507) «Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Fenu, Gubitosa, Raffa, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:
BENIGNI, MULÈ e DALLA CHIESA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'Azienda sanitaria provinciale di Trapani sta affrontando una grave emergenza a causa della carenza di personale medico;
nel 2023 è stato accumulato un ritardo di circa 3000 esami istologici da evadere. Una condotta ben conosciuta dal personale dell'Asp ma estremamente dannosa per i pazienti che, in attesa di diagnosi, peggiorano la loro condizione aggravando malattie non ancora diagnosticate. Infatti, una mancata diagnosi precoce equivale a rischio di vita per le patologie oncologiche;
per ovviare a questa situazione, l'Asp di Trapani ha deciso di esternalizzare gli esami istologici. È stata così siglata una convenzione triennale con l'Asp di Catania, che prevede un esborso di circa 250 mila euro per smaltire l'arretrato dei vetrini e si impegna a refertare entro 10 giorni;
la struttura delegata catanese evade gli esami istologici in circa 8 mesi. Mesi cruciali per la cura delle malattie. Un arco temporale lunghissimo nel quale, invece, si potrebbero iniziare le cure e sperare in una pronta guarigione;
si riporta, il caso della signora M.C.G. che operata il 14 dicembre 2023, presso l'ospedale di Mazara del Vallo per una isteroscopia totale cui veniva prelevato un campione di tessuti per l'esame istologico, riceveva il referto solo il 12 agosto 2024. Alla donna è stato diagnosticato un tumore ormai diffuso oltre che in sede pelvica, con metastasi ai polmoni e anche alle ossa e al fegato. Se l'esame istologico fosse arrivato nei tempi previsti, la signora avrebbe potuto iniziare le cure tempestivamente e magari avrebbe avuto maggiori possibilità di curarsi con successo;
casi di interventi chirurgici presso l'ospedale di Pantelleria dove una colonscopia del 19 dicembre 2023 con asportazione polipo diminutivo del discendente in accertamento istologico, è ancora oggi in attesa di esito; oppure, il caso di un'asportazione di epitelioma cutaneo del 4 gennaio 2024 con esito della biopsia (carcinoma) arrivato solo 9 mesi dopo; ancora, biopsia in seguito a intervento con asportazione per sospetta recidiva, diga carcinoma a cellule basali nodulari a giugno 2024 esito biopsia mai pervenuto; e così si potrebbe continuare il lungo elenco –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sconvolgente segnalata in premessa in cui versa l'Azienda sanitaria trapanese e se non ritenga necessario adottare urgentemente iniziative, per quanto di competenza, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'invio di ispettori, al fine di evitare diagnosi tardive con i conseguenti gravissimi rischi di lesione del diritto alla salute.
(5-03333)
VIETRI e LA SALANDRA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
numerosi sono gli episodi di aggressione registrati negli ultimi mesi ai danni del personale sanitario e socio-sanitario in servizio presso il Policlinico «Riuniti» di Foggia e, in generale, nelle diverse strutture sanitarie della Capitanata (Cerignola, Manfredonia, San Severo e Lucera);
nell'ottica del rafforzamento delle misure di protezione legislativamente contemplate a tutela del personale sanitario, il Governo in carica ha adottato importanti provvedimenti normativi;
il problema della sicurezza degli operatori sanitari è, in ogni caso, multifattoriale e andrebbe dunque affrontato con un approccio sistematico, che coinvolga diversi livelli: legislativo, istituzionale, culturale – verso cittadini e professionisti – organizzativo, gestionale; dalla formazione degli operatori, mirata al potenziamento delle loro competenze nel riconoscimento dei comportamenti a rischio e nella messa in atto di tecniche di de-escalation, all'attuazione di campagne di comunicazione in materia di educazione al rispetto del ruolo del professionista, dalla carenza di personale, ai sistemi di controllo di sicurezza nell'accesso alle strutture sanitarie, alla predisposizione di luoghi di attesa per pazienti e familiari confortevoli ed idonei a minimizzare fattori stressogeni;
lo stesso Sottosegretario Gemmato, rispondendo a settembre 2024 ad un atto di sindacato ispettivo, confermava che la dotazione dei medici del pronto soccorso del Policlinico di Foggia risulta carente di 14 unità nonostante le numerose procedure di concorso espletate;
a parere degli interroganti, indispensabile è il rafforzamento dei servizi di medicina territoriale, che devono fungere da primo filtro ai bisogni assistenziali dei cittadini, decongestionando i pronto soccorso e gli ospedali regionali –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per arginare il grave fenomeno di cui in premessa, con particolare riguardo alla definizione di una serie di iniziative operative e normative, che comprendano anche procedure di controllo e regolazione degli accessi alle strutture sanitarie e al rafforzamento dell'assistenza sanitaria territoriale, garantendo la capillarità dei servizi su tutto il territorio nazionale.
(5-03334)
ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'ospedale Camposampiero di Padova e il Movimento Pro Vita hanno siglato una convenzione che prevede un'attività informativa alle donne a fronte di una specifica richiesta da parte della donna interessata; inoltre il Movimento Pro Vita avrà, tra le altre, la possibilità di inserire materiale informativo all'interno delle bacheche interne all'ospedale;
il Movimento Pro Vita è noto per le posizioni antiabortiste e la Ulss 6 Euganea con una convenzione datata 23 dicembre 2024 si è impegnata ad informare, attraverso i propri dipendenti, dell'attività di sostegno alle danne incinte, partorienti o che hanno praticato l'interruzione volontaria di gravidanza, dell'associazione Movimento Pro Vita;
a Padova, secondo i dati della regione nella Ulss 6, il 56,52 per cento di ginecologi è obiettore di coscienza e il dato sale ai 73,08 per cento nell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova, mentre i consultori che rappresentano un presidio che hanno la mission garantire la libera scelta delle donne oltre alla loro salute, la situazione appare critica, con il numero di sedi passato da 65 nel 2017 a 44 nel 2023;
la legge prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti, mentre il Veneto è una delle tre regioni con minore presenza di consultori familiari per abitante: uno ogni 50.000 abitanti residenti, numero che secondo i regolamenti regionali sarebbe accettabile;
tenuto conto delle gravi carenze di personale specializzato, la scelta ulteriore di inserire una fonte unilaterale informativa, quale può essere quella proveniente dal Movimento Pro Vita, a scapito di quella del consultorio pubblico, ad avviso dell'interrogante rischia di creare un contesto che, più che accompagnare le donne nelle scelte e nei percorsi di vita, tende ad escludere la piena attuazione della legge n. 194 del 1978, attivando una propaganda anti aborto all'interno degli ospedali e minando i princìpi della legge n. 194 del 1978 –:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per la completa attuazione della legge n. 194 del 1978, in particolare affinché sia garantita l'istituzione di un consultorio ogni 20.000 abitanti sia in Veneto che sul territorio nazionale nonché una presenza adeguata di personale formato e di medici non obiettori, allo scopo di garantire l'effettiva praticabilità dell'interruzione volontaria di gravidanza in tutte le strutture ospedaliere.
(5-03335)
FURFARO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 177 del 2024, entrata in vigore a metà dicembre 2024, prevede all'articolo 1 la modifica dell'articolo 187 del codice della strada, di cui al decreto legislativo del 30 aprile 1992, n. 285 con l'abrogazione dello «stato di alterazione psico-fisica» per chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti;
così facendo, la sola positività al test comporta la punibilità anche se il guidatore ha assunto sostanze molte ore prima senza presentare alcun sintomo di alterazione psicofisica;
con tale modifica diventano fondamentali i test salivari in dotazione alle forze dell'ordine;
attualmente, nel contesto dei controlli stradali, due sono le tipologie di test salivari. Se fermati dai carabinieri, i conducenti vengono sottoposti al test DrugWipe 5S, un dispositivo che rileva principalmente il Thc (positività è di 10 nanogrammi per millilitro) e altre sostanze quali cocaina, oppiacei, ecstasy, anfetamine e metanfetamine;
se invece si è fermati dalla polizia il test utilizzato è SoToxa che ha una soglia di positività più alta per il Thc, pari a 25 nanogrammi per millilitro, quindi è meno sensibile rispetto al test usato dai Carabinieri;
le differenze nelle soglie di rilevamento tra i due test salivari sollevano dubbi sull'equità dell'applicazione della legge. Infatti, se il test SoToxa è considerato una prova valida e non richiede ulteriori accertamenti, il test DrugWipe 5S è considerato di primo livello e, in caso di risultato positivo, è necessario effettuare altri due test salivari anche se la patente viene ritirata immediatamente, ma la sospensione è confermata solo dopo il secondo test;
inoltre, un ulteriore paradosso è che il test SoToxa non rileva metadone, buprenorfina, fentanyl o ketamina ma solo anfetamina, benzodiazepine, cannabis, cocaina, metanfetamina e oppiacei mentre quello utilizzato dei Carabinieri non rileva le benzodiazepine;
infine, la possibilità di falsi positivi è un altro elemento di preoccupazione poiché sono risultati positivi alle amfetamine pazienti che assumevano farmaci per l'ipertensione, il diabete e la depressione;
non solo farmaci a base di oppiacei o cannabinoidi, ma anche comuni medicinali da banco (tachipirina, decongestionanti nasali a base di pseudoefedrina, antinfiammatori come l'ibuprofene) possono dare falsi positivi in caso di test antidroga –:
quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere al fine di porre in essere una disciplina chiara che tuteli, nel rispetto della sicurezza, i conducenti/pazienti in cura con cannabis medica, i pazienti che si curano con altre tipologie di farmaci psicoattivi (benzodiazepine, antidepressivi maggiori, eccetera) e coloro che, assumendo farmaci da banco, possono risultare falsi positivi.
(5-03336)
QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI, SPORTIELLO e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, con un nuovo e duro comunicato ha rappresentato nuovamente il crescente malcontento dei medici annunciando l'ennesimo sciopero della categoria;
il mancato rinnovo contrattuale e le esigue risorse per la sanità giudicate «del tutto insufficienti», sono alla base dell'ennesimo sciopero che i sindacati, insieme all'Ordine, hanno intenzione di proclamare in un incontro fissato per il 25 gennaio 2025 per decidere le forme della mobilitazione;
il presidente della Fnomceo ha avvertito che c'è l'intenzione di organizzare una manifestazione pubblica «imponente» in assenza di «un vero confronto» e di un tavolo immediato con il Ministro della salute le cui rassicurazioni risultano del tutto insufficienti;
il punto, secondo quanto rilevato dal presidente Anelli all'Ansa, è che «il disagio della professione è troppo alto e non c'è una vera interlocuzione col Governo sui vari temi» e tra le questioni critiche vi è anche l'ipotesi del passaggio ad un regime di dipendenza dal Servizio sanitario nazionale per i medici di famiglia;
tuttavia, la questione più critica rimane il tema delle risorse: «Va sgombrato il campo dicendo chiaramente che, in realtà, aumenti non ce ne sono: i 17 euro in più al mese previsti per i medici, infatti, sono davvero nulla. Il problema di fondo resta il livello medio degli stipendi in Italia rispetto all'Europa: noi siamo vicini alla Romania e ai Paesi dell'Est, non alla Francia o alla Germania». Da qui, «la scelta di molti medici di lasciare o di diventare medici gettonisti, con danno enorme per l'Ssn»;
anche il mancato rinnovo contrattuale è al centro del grave malcontento e dell'annunciato sciopero: «Ancora tutto tace sul rinnovo del contratto dei medici, è al palo, eppure stiamo parlando del contratto 2021-2024, dunque già abbondantemente scaduto, Questo è una criticità grande, a fronte di risorse per il rinnovo pari a circa 2 miliardi di euro che risultano del tutto insufficienti», secondo quanto ha rilevato il presidente Fnomceo –:
quando intenda avviare un immediato tavolo di confronto con la Fnomceo e con i sindacati medici individuando, per quanto di competenza e con la necessaria urgenza, le risorse utili per incrementare il Fondo sanitario nazionale e consentire di rispondere alle esigenze del Servizio sanitario nazionale e del personale medico che vi opera.
(5-03337)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MADIA, FURFARO, SCARPA, MALAVASI, GIRELLI, CIANI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
a maggio 2023 è stato istituito il tavolo tecnico per la salute mentale con l'obiettivo specifico di migliorare la qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione a favore delle persone con disagio psichico, in tutte le fasce di età, e i loro familiari, «attraverso una verifica della loro appropriatezza e congruenza, in collaborazione con le istituzioni, gli enti preposti, le società scientifiche, le agenzie regolatrici, le associazioni dei familiari, del volontariato e del terzo settore»;
la tutela della salute mentale costituisce uno degli obiettivi primari del Servizio sanitario nazionale e lo scopo principale di un moderno ed efficace sistema sanitario è quello di individuare metodologie e strumenti il più possibile efficienti;
la corretta gestione dei disturbi mentali si traduce in una sostanziale riduzione dell'onere sociale ed economico che tali disturbi apportano a livello di sistema;
secondo quanto emerge dalla quarta edizione del Mind health report, l'indagine condotta da Ipsos per Axa sui temi del benessere mentale in 16 Paesi del mondo e pubblicata a marzo 2024, in Italia, negli ultimi 12 mesi, il 28 per cento ha sofferto di una qualche forma di malessere o disturbo mentale (percentuale in aumento di ben 6 punti rispetto allo scorso anno), il 14 per cento di ansia e il 12 per cento di depressione;
nel 2023, il 60 per cento degli italiani ha dichiarato di aver affrontato almeno una difficoltà personale, in particolare le donne e i giovani. Un problema di consapevolezza che incide sulle scelte sia in termini di diagnosi che di cura;
nove italiani su dieci (l'88 per cento) valutano la propria condizione mentale come buona o media, mentre un quarto della popolazione italiana (il 26 per cento), ad esempio, manifesta sintomi riconducibili a depressione, ansia o stress in forma grave o molto grave;
rispetto al 2022, il numero di diagnosi effettuate da professionisti è in calo, mentre salgono significativamente le diagnosi fatte in autonomia/su internet (+8 per cento);
sul fronte della gestione e della cura, il 44 per cento degli italiani ha scelto di auto-gestire disturbi relativi al benessere mentale, un trend in aumento di 7 punti rispetto al 2022 e più diffuso rispetto al resto del mondo (40 per cento). Un terzo degli italiani sospettati di soffrire di depressione, ansia o stress (33 per cento), inoltre, non ha visto un medico nel 2023;
in particolare, i dati emersi sulla salute mentale dei giovani nel periodo successivo alla pandemia hanno suscitato un allarme condiviso tra professionisti e istituzioni. Secondo l'Unicef, oggi oltre 12 milioni di bambini e adolescenti nell'Unione europea soffrono di disturbi psichici. Secondo gli stessi dati, l'otto per cento dei giovani tra i 15 e i 19 anni ha sperimentato un episodio di ansia, mentre il quattro per cento ha vissuto un periodo di depressione;
a fronte di questi dati allarmanti il tavolo sta lavorando da oltre un anno e mezzo per rinnovare il Piano di azione nazionale sulla salute mentale (Pansm) e creare nuove linee guida per la gestione della depressione con l'obiettivo di migliorare la qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione a favore delle persone con disagio psichico a livello nazionale;
a tutt'oggi, però, non si ha la pubblicazione di nessun documento ufficiale da parte del tavolo tecnico sull'andamento dei suoi lavori –:
quali siano gli esiti dell'analisi effettuata dal tavolo tecnico per la salute mentale istituto nel maggio 2023 e quando il Piano di azione nazionale sulla salute mentale (Pansm) e le linee guida frutto di tale lavoro saranno pubblicate.
(5-03321)
SPORT E GIOVANI
Interrogazioni a risposta scritta:
GIAGONI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
la decisione di disputare la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita ha sollevato un acceso dibattito, soprattutto per il contesto politico e i diritti umani nel Paese. La Supercoppa, che tradizionalmente si giocava in Italia, è stata disputata per la seconda volta consecutiva in Arabia Saudita, come parte di un accordo tra la Lega Serie A e il governo saudita, che prevede una serie di eventi sportivi internazionali;
tale scelta, seppure costituisca un'opportunità per promuovere il calcio italiano a livello globale, ha suscitato forti critiche anche da parte di diverse organizzazioni per i diritti umani: l'Arabia Saudita, infatti, è stata più volte accusata di gravi violazioni dei diritti umani, come la repressione della libertà di espressione, la discriminazione delle donne e l'uso della pena di morte;
gli eventi sportivi non dovrebbero essere usati per «sport-washing», ossia per migliorare l'immagine di un regime autoritario attraverso il calcio, ignorando le problematiche legate ai diritti umani;
le polemiche si sono ulteriormente accese dopo la decisione delle autorità saudite di non far rispettare un minuto di silenzio per ricordare Aldo Agroppi, in quanto – questa la motivazione – si tratta di un rito sconosciuto in quel Paese e che quindi non avrebbe capito –:
se e quali elementi, alla luce di quanto sopra evidenziato, i Ministri interrogati possano fornire in ordine alle ragioni di tali scelte e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare circa questo tema fortemente dibattuto, ovverosia sul significato stesso del portare eventi sportivi in paesi con un sistema politico e sociale più che controverso.
(4-04073)
SOUMAHORO. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
due episodi di razzismo hanno condizionato negativamente la ventunesima giornata del Campionato di calcio di Serie B, domenica 12 gennaio 2025;
il primo si è verificato durante la sfida tra Reggiana e Bari allo Stadio Città del Tricolore. Al 21o minuto il centrocampista dei granata Portanova realizza 1'1-0, poi l'arbitro annulla tutto per un fallo precedente. Gli animi si accendono, c'è qualche contrasto di troppo. Dalle tribune si sentono degli insulti indirizzati a Dorval, esterno algerino dei biancorossi. Il direttore di gara Prontera decide di fermare subito il gioco per consentire l'annuncio dello speaker che invita il pubblico a mantenere un atteggiamento corretto e sportivo. Intanto capitan Bardi e i suoi provano a parlare con i tifosi, chiedono calma. Compagni e avversari lo abbracciano. La sfida riprende dopo sette minuti di stop; dopo la partita è lo stesso Dorval a prendere parola sui social: «Grazie per il vostro sostegno. Purtroppo esistono ancora delle persone stupide – ha scritto il calciatore in una storia su Instagram – Questo sport è troppo bello per essere rovinato da queste persone, vergognatevi. No to racism»;
a poche ore di distanza dai fatti di Reggio Emilia, anche allo stadio Rigamonti di Brescia si è verificato un altro episodio di razzismo durante Brescia-Sampdoria. Al trentatreesimo Coda porta avanti i blucerchiati, i giocatori esultano e il centrocampista nigeriano Akinsanmiro corre a prendere il pallone in rete. Pochi minuti prima lo stesso aveva avvisato l'arbitro Massa di aver sentito ululati razzisti nei suoi confronti. Quando il giocatore arriva sotto la curva avversaria risponde agli insulti con un balletto provocatorio. Il direttore di gara se ne accorge e addirittura lo ammonisce;
sono anni che negli stadi del nostro Paese accadono atti di intolleranza e cori razzisti ai danni dei giocatori in base al loro colore della pelle, alla provenienza o alla loro etnia;
poco o nulla è stato realmente fatto in questi anni al fine di sradicare il razzismo dagli stadi. Ogni fine settimana si ripetono infatti, e con sempre crescente frequenza, cori, striscioni, simboli e gesti che sono esplicitamente razzisti o che sono direttamente collegati o evocano fascismo o xenofobia; occorre quindi, da un lato, aumentare nello sport e negli stadi le iniziative di sensibilizzazione sui temi della discriminazione e del razzismo, dall'altro lato appare opportuno intensificare controlli e inasprire le pene nei confronti dei responsabili di tali gesti, che molto spesso rimangono impuniti –:
quale sia l'orientamento dei Ministri interrogati in relazione ai fatti riportati in premessa;
se non intendano porre in essere urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di aumentare nello sport e negli stadi le iniziative per sensibilizzare gli atleti e gli spettatori sui temi della discriminazione e del razzismo, intensificare i controlli, inasprire le pene nei confronti dei responsabili di tali gesti.
(4-04076)
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Braga e altri n. 1-00374, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 dicembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pandolfo.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Di Sanzo e altri n. 4-03823, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 novembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Furfaro, Stefanazzi.
L'interrogazione a risposta in Commissione Manzi e altri n. 5-03310, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghio.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Gatta n. 4-03811 del 19 novembre 2024;
interrogazione a risposta scritta Pastorino n. 4-03945 del 9 dicembre 2024;
interrogazione a risposta in Commissione Vaccari n. 5-03304 del 7 gennaio 2025;
interrogazione a risposta scritta Caramiello n. 4-04046 dell'8 gennaio 2025;
interrogazione a risposta in Commissione L'Abbate n. 5-03313 del 9 gennaio 2025;
interrogazione a risposta orale Marianna Ricciardi n. 3-01651 del 10 gennaio 2025.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Gadda e altri n. 5-02629 del 16 luglio 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01653;
interrogazione a risposta scritta Faraone n. 4-03277 del 1° agosto 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03319;
interrogazione a risposta scritta Di Sanzo e altri n. 4-04052 del 9 gennaio 2025 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03320.