Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 15 gennaio 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    quindici mesi dopo il pogrom compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023 la situazione del Medio Oriente è profondamente mutata;

    le successive azioni terroristiche degli Hezbollah libanesi e degli Houthi yemeniti, sostenuti e finanziati dalla Repubblica islamica iraniana, hanno comportato l'allargamento del conflitto, ma anche il sostanziale indebolimento dei nemici politici e militari della democrazia israeliana, dopo l'uccisione dei principali vertici di Hamas e Hezbollah e di numerosi ufficiali iraniani implicati nelle attività contro Israele;

    nel frattempo al regime di Bashar Assad è succeduto in Siria quello di Ahmad Husayn al-Shara, di cui è impossibile valutare l'effettiva affidabilità per politiche di pacificazione interna e internazionale;

    l'accordo per il cessate il fuoco raggiunto il 26 novembre 2024 tra Israele e Libano, sia pure minacciato da ricorrenti violazioni, ha portato a un effettivo allentamento delle tensioni, con effetti positivi sia per la popolazione civile libanese, che per la sicurezza di Israele;

    l'esigenza di un analogo cessate il fuoco si impone con ancora maggiore urgenza a Gaza, dove le conseguenze del conflitto sulla popolazione civile e l'emergenza umanitaria hanno raggiunto livelli di assoluta gravità;

    non c'è alcun dubbio che gli abitanti di Gaza siano vittima in primo luogo della strategia terroristica di Hamas, che non solo si fa scudo della popolazione e delle infrastrutture civili per proteggere le milizie, le dotazioni e le infrastrutture militari, ma afferma da sempre la necessità di sacrificare vittime innocenti come parte del proprio programma politico, per accrescere lo sdegno e la riprovazione internazionale contro Israele;

    è però altrettanto indiscutibile che il diritto di Israele di difendersi dalle minacce militari di Hamas e di liberare gli ostaggi ancora prigionieri a Gaza non autorizza azioni che prescindano dall'obbligo di minimizzare le vittime civili;

    il principio di proporzionalità – che implica il dovere di non arrecare danni superiori al vantaggio che l'azione militare legittima consente di conseguire – rimane un principio imprescindibile del diritto internazionale umanitario e deve essere rispettato anche da Israele, che invece in questi mesi l'ha ripetutamente violato;

    d'altra parte, esigerne il rispetto non significa assolutamente contestare il pieno diritto di Israele a difendere militarmente il proprio diritto all'esistenza, alla libertà e alla sicurezza;

    i mandati d'arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e contro l'umanità, insieme al procedimento avviato dalla Corte internazionale di giustizia per una possibile violazione della Convenzione internazionale sul genocidio a Gaza costituiscono un oggettivo vulnus per il Governo israeliano e implicano ineludibili obblighi giuridici per tutti gli Stati sottoposti, come l'Italia, alla giurisdizione internazionale delle due corti con sede all'Aja;

    d'altra parte è davvero arduo immaginare che i mandati d'arresto verso un Premier o un Ministro in carica e democraticamente legittimati possano contribuire alla risoluzione di una crisi umanitaria o di un conflitto militare, a maggior ragione quando le accuse e i procedimenti giurisdizionali sono rivendicati da parte di Paesi non democratici o totalitari, che neppure riconoscono la legittimità storica e giuridica dello Stato ebraico;

    la strada per ripristinare il rispetto del diritto umanitario a Gaza e per garantire nel contempo il pieno diritto alla sicurezza di Israele dagli attacchi terroristici di Hamas non passerà da pronunce giudiziarie, ma da soluzioni politiche responsabili, che non chiamano in causa solo Israele, ma l'intera comunità internazionale e in particolare i Paesi arabi,

impegna il Governo:

1) a muoversi lungo la strada indicata dalla risoluzione S/RES/2735 (2024), proposta dagli Stati Uniti e approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 10 giugno 2024, e a promuovere in questo quadro l'immediato cessate il fuoco a Gaza con la contestuale liberazione degli ostaggi israeliani, la garanzia di accesso delle organizzazioni umanitarie nonché la protezione dei giornalisti e dell'attività di informazione nel territorio della Striscia;

2) a favorire la ripresa del processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei «due popoli, due Stati», fondato sul reciproco riconoscimento tra lo Stato ebraico e quello palestinese, sul contrasto alla strategia e all'organizzazione terroristica di Hamas e sul coinvolgimento degli Stati arabi nella gestione della transizione e della ricostruzione a Gaza.
(1-00386) «Richetti, Onori, Bonetti, Rosato, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Pastorella, Ruffino, Sottanelli».


   La Camera,

   premesso che:

    dopo intensi negoziati mediati da Washington e Parigi, fortemente sostenuti dall'Italia, nelle prime ore di mercoledì 27 novembre 2024 è entrato in vigore un cessate il fuoco di sessanta giorni tra Israele e le milizie libanesi filo-iraniane di Hezbollah, interrompendo così i combattimenti che, dall'ottobre 2023, stavano sconvolgendo il sud del Libano;

    l'accordo prevede, contestualmente alla tregua, la progressiva smilitarizzazione del Libano meridionale, il disarmo e l'arretramento dei combattenti del Partito di Dio a nord del fiume Litani (a circa venticinque chilometri dalla cosiddetta Linea blu, che segna il confine tra Israele e Libano), il parallelo ritiro delle Forze armate israeliane (Idf) dal Libano meridionale e il contestuale ridispiegamento dell'Esercito regolare di Beirut nell'area;

    il cessate il fuoco rappresenta un significativo punto di svolta in questa fase della crisi mediorientale – iniziata con gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023 ed estesasi anche al confine israelo-libanese – che potrà creare le condizioni per il ritorno degli sfollati di entrambi i Paesi alle loro case;

    è indispensabile che la comunità internazionale lavori con Israele e il Libano per garantire il rispetto e la piena attuazione dell'accordo, per la piena implementazione della risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di sicurezza Onu, per la ridefinizione delle regole operative della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), nonché per il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi;

    nonostante la segnalazione di violazioni dell'accordo di cessate il fuoco, l'intesa continua a reggere. L'Esercito libanese ha cominciato il suo dispiegamento nel sud dello Stato, in particolare nella città di Tiro, mentre l'Esercito israeliano ha iniziato i primi graduali ritiri dai villaggi occupati;

    il 10 gennaio 2025, il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato a Beirut il neoeletto Presidente della Repubblica libanese Gen. Joseph Aoun, e il Ministro degli affari esteri Bou Habib, a cui ha rappresentato il convinto sostegno dell'Italia al processo di stabilizzazione e pacificazione del Libano; il Governo ha avviato nuovi progetti di emergenza umanitaria in Libano, finanziati dalla cooperazione italiana per un importo totale di diciotto milioni di euro, comprensivo di un intervento a favore dei rifugiati palestinesi nel Paese. Queste iniziative sono state ulteriormente rafforzate dal contributo di 10 milioni di euro annunciato alla Conferenza umanitaria presieduta dal Ministro Tajani in occasione della riunione dei ministri dello sviluppo del G7 di Pescara, volto a mitigare l'impatto della crisi umanitaria causata dal conflitto e a rafforzare le istituzioni libanesi, confermando lo storico sostegno italiano a favore della popolazione civile del Paese dei cedri. La ricostruzione del Libano deve costituire una priorità per garantire la ripresa economica del Paese, anche al fine di promuovere la stabilità e la prosperità nella regione e prevenire il rischio migratorio;

    il cessate il fuoco in Libano deve spingere a rafforzare gli sforzi anche per un cessate il fuoco a Gaza, che porti alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, all'aumento della distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia e che contribuisca a una de-escalation di violenza in tutto il Medio Oriente;

    la dichiarazione dei Ministri al termine della riunione del G7 Esteri tenutosi a Fiuggi il 26 novembre 2024, ha ribadito l'impegno dei Paesi più industrializzati a favore della piena attuazione della risoluzione 2735 (2024) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell'accordo globale presentato a maggio dal Presidente statunitense Biden;

    diversi Stati europei hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente (da ultimo, il 28 maggio 2024, Spagna, Irlanda e Norvegia e il 4 giugno 2024 la Slovenia). Secondo tali Governi il riconoscimento dello Stato di Palestina non solo non sarebbe diretto contro Israele, ma, al contrario, favorirebbe la soluzione dei due Stati e rafforzerebbe le forze palestinesi moderate. Di diverso avviso sono molti Governi occidentali, tra i quali Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito ed Italia, i quali ritengono che un atto così cruciale non debba essere considerato in modo isolato, ma come parte di una serie più ampia di azioni volte a porre fine al conflitto israelo-palestinese e a raggiungere la soluzione dei due Stati. Ritengono inoltre essenziale la collaborazione con i partner arabi della regione, affinché la soluzione dei due Stati venga attuata all'interno di un'architettura regionale normalizzata, che garantisca la sicurezza di Israele e i diritti dei palestinesi;

    occorre proseguire nell'impegno a favore di una soluzione dei due Stati che veda due Paesi democratici, Israele e Palestina, vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti, in linea con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite;

    il 21 novembre 2024, la Prima Camera preliminare della Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso due mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi dai due esponenti politici israeliani, da almeno l'8 ottobre 2023 e fino ad almeno il 20 maggio 2024, in relazione all'operazione militare condotta nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Secondo la Corte, Netanyahu e Gallant avrebbero violato il diritto internazionale umanitario impedendo che aiuti umanitari giungessero alla popolazione della Striscia di Gaza;

    la prima camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso un mandato d'arresto anche a carico del comandante dell'ala militare di Hamas – Brigate Qassam – Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, più noto come Mohammed Deif, per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e nella Striscia di Gaza a partire almeno dal 7 ottobre 2023. Tali crimini includono gli attacchi che il 7 ottobre 2023 hanno ucciso più di mille persone e portato al rapimento di cittadini israeliani e stranieri;

    il 13 dicembre 2024 Israele – che aveva presentato delle memorie per contestare la giurisdizione della Corte penale internazionale e le modalità di avvio del procedimento – ha presentato appello contro il rigetto della prima camera preliminare di quelle stesse memorie;

    la Corte penale internazionale è un tribunale internazionale a carattere permanente, con sede all'Aia, competente a giudicare individui che, come organi statali o come semplici privati, abbiano commesso gravi crimini di rilevanza internazionale, previsti nello Statuto della Corte, adottato dalla Conferenza diplomatica di Roma il 17 luglio 1998 ed entrato in vigore il 1° luglio 2002. Ha mandato per giudicare di crimini di guerra, crimini contro l'umanità, il crimine di genocidio e il crimine di aggressione. Allo Statuto di Roma hanno aderito 125 Paesi nel mondo; 29 Paesi hanno firmato ma non ratificato il Trattato, tra cui Israele, Stati Uniti, e Sudan e Federazione russa; tra i non firmatari la Cina. L'Italia ha provveduto alla ratifica dello Statuto della Corte con la legge n. 232 del 1999;

    nella dichiarazione conclusiva del vertice dei Ministri degli esteri G7 tenutosi a Fiuggi il 26 novembre 2024 e presieduto dall'Italia è stato ribadito, da un lato, che Israele, nell'esercizio del proprio diritto di difesa, «è tenuto in ogni caso a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario» e, dall'altro, che i Paesi del G7 sono impegnati nei confronti di tale diritto e nel rispetto dei propri obblighi. Viene, inoltre, sottolineato che «non ci può essere alcuna equivalenza tra il gruppo terroristico di Hamas e lo Stato di Israele»;

    il 27 novembre 2024 il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri, Antonio Tajani, durante il question time alla Camera dei deputati ha ribadito l'importanza della Corte penale internazionale come istituzione indipendente e che «l'Italia è parte dello Statuto di Roma e rispetta gli obblighi derivanti dal suo impegno verso la giustizia internazionale». L'Italia ha preso atto della decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto nei confronti del Premier israeliano Netanyahu e dell'ex Ministro della difesa Gallant e si è riservata di esaminare in dettaglio le motivazioni di tale decisione. Ha informato che sono in corso, in raccordo con altri Paesi dell'Unione europea, ulteriori approfondimenti giuridici;

    la situazione dei civili a Gaza – che non sono tutti seguaci di Hamas – si fa di giorno in giorno più tragica. I livelli di insicurezza alimentare stanno colpendo gran parte della popolazione, soprattutto nel nord della Striscia. Diventa indispensabile che tutte le parti coinvolte si impegnino per garantire e facilitare la consegna, senza interruzioni, degli aiuti e dei servizi essenziali ai più vulnerabili ed indifesi;

    il 2 dicembre 2024 si è tenuta al Cairo la Conferenza ministeriale sulla risposta umanitaria a Gaza che ha confermato il coordinamento internazionale sul sostegno umanitario a Gaza, ponendosi in continuità con la Conferenza umanitaria che si è svolta in apertura del G7 Sviluppo a Pescara il 22 ottobre 2024. L'Italia è stata fin dal primo istante in prima fila con iniziative a sostegno della popolazione palestinese, sia per quanto concerne l'assistenza medico-sanitaria sia per quanto riguarda l'invio di derrate alimentari e generi di prima necessità. L'Italia dall'11 marzo 2024 ha attivato il progetto «Food for Gaza» in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Programma alimentare mondiale (Pam) e la Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficross) per facilitare la fornitura di aiuti alla popolazione palestinese. Da ottobre 2023 sono stati allocati 70 milioni di euro e, nel quadro di «Food for Gaza», ulteriori 40 tonnellate di beni sono arrivate ad Amman a fine novembre 2024, che si aggiungono a quanto già distribuito in precedenza;

    il 27 novembre 2024 le forze di Hayat Tahrir al-Shams (Hts) e le milizie filo-turche del Fronte nazionale di liberazione hanno lanciato un'offensiva lampo nel nordovest della Siria, conquistando, tra venerdì 29 e sabato 30 novembre 2024, Aleppo, la seconda città del Paese. Nel giro di pochi giorni le forze cosiddette «ribelli» hanno riconquistato tutta la provincia di Idlib e, scendendo rapidamente verso Sud lungo l'autostrada strategica M5 che collega Aleppo a Damasco, sono giunte nella capitale, mentre a nord di Aleppo si sono dirette a Est verso le enclave curde lungo l'Eufrate;

    all'alba di domenica 8 dicembre 2024 le forze antigovernative sono entrate nella capitale della Siria costringendo il Presidente Bashar al-Assad a chiedere asilo politico in Russia. Con la fuga del Presidente siriano ha termine un regime repressivo e sanguinario;

    siamo di fronte ad uno scenario particolarmente complesso in cui si scontrano forze e gruppi locali e, in modo più o meno dichiarato, potenze regionali e superpotenze globali. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere il tipo di transizione di potere al vertice delle istituzioni siriane. Vi è infatti, paradossalmente, il rischio che la caduta della dinastia degli Assad, al potere in Siria ininterrottamente da 54 anni, possa ingenerare, come conseguenza non auspicata, un'ulteriore destabilizzazione dei già precari equilibri dell'intera regione;

    l'Ambasciatore italiano Ravagnan, a Damasco dal novembre 2024, e il personale diplomatico sono stati fin dalle prime ore dell'offensiva delle forze antigovernative al fianco dei nostri 300 concittadini che vivono in Siria. Come ha affermato il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri, Antonio Tajani, in questa fase concitata la priorità è la messa in sicurezza degli italiani e della nostra rappresentanza diplomatica;

    unico Paese del G7 ad avere un'ambasciata operativa a Damasco, l'Italia è stata tra i primi ad avviare un'interlocuzione diretta con le nuove Autorità: il 10 gennaio 2025 il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato a Damasco il capo della nuova amministrazione siriana, Ahmed Al Shara, e il Ministro degli affari esteri, Hassan Al Shibani, sottolineando la forte aspettativa dell'Italia per una transizione pacifica, inclusiva e non settaria e annunciando un pacchetto di nuovi interventi di cooperazione allo sviluppo, che vedrà coinvolte le organizzazioni della società civile italiana;

    è in procinto d'insediarsi a Washington la seconda amministrazione guidata dal Presidente Donald Trump, al quale si debbono le iniziative sfociate nella firma nel 2020 di quattro accordi cosiddetti di Abramo, che hanno comportato il reciproco riconoscimento tra Israele, da un lato, e, dall'altro, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan, sulla base di uno schema che potrebbe risultare utile riproporre,

impegna il Governo:

1) a operare nelle sedi internazionali affinché il cessate il fuoco fra Israele e Hezbollah possa diventare definitivo, esortando tutti gli attori ad attuare pienamente quanto sottoscritto nell'Accordo e quanto previsto dalla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;

2) a sollecitare le Nazioni Unite affinché si giunga ad un adeguamento delle regole d'ingaggio e delle risorse a disposizione di Unifil al fine di adeguarle alla nuova situazione, superando le criticità riscontrate e consentendo al contingente di operare in piena sicurezza;

3) a sostenere il Governo libanese, sia attraverso la missione bilaterale di addestramento delle Forze armate libanesi, sia contribuendo alla risposta umanitaria e alla ripresa economica del Paese;

4) a continuare a profondere ogni sforzo diplomatico per raggiungere un cessate il fuoco anche a Gaza che assicuri il rilascio senza condizioni degli ostaggi ancora nelle mani del gruppo terroristico di Hamas, assicurando al contempo il rafforzamento dell'assistenza umanitaria;

5) a sollecitare Israele, nell'esercizio del proprio diritto di difesa, a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario;

6) ad adottare iniziative volte a definire, in raccordo con i principali partner internazionali, una linea comune d'azione che, nel rispetto delle decisioni, delle prerogative e dell'autonomia della Corte penale internazionale, non sia d'ostacolo alle trattative diplomatiche in corso per il raggiungimento di una tregua a Gaza e al riavvio di negoziati di pace, anche alla luce degli sviluppi della situazione sullo scenario libanese e siriano;

7) a lavorare in tutte le sedi internazionali affinché si pervenga alla costruzione di un'architettura regionale in cui siano garantiti la sicurezza di Israele e i diritti del popolo palestinese, con l'obiettivo della soluzione dei «due popoli, due Stati» in cui due Paesi democratici, Israele e Palestina, possano vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti. Il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Italia andrà collocato all'interno di tale quadro negoziale complessivo;

8) a continuare a operare, anche attraverso l'iniziativa «Food for Gaza», affinché venga assicurata la costante e continua fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, anche in vista della ricostruzione sociale e materiale della Striscia, impedendo, contestualmente, che giungano finanziamenti a supporto – anche indiretto – dell'attività di organizzazioni terroristiche;

9) a sostenere – anche d'intesa con gli altri partner europei – l'eventuale ripresa, da parte della nuova amministrazione americana in procinto di entrare in carica il 20 gennaio 2025, delle iniziative già sfociate nel 2020 nella sottoscrizione dei quattro accordi cosiddetti di Abramo con i quali Israele da un lato, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan dall'altro si sono reciprocamente riconosciuti, aprendo formali relazioni diplomatiche;

10) a sostenere il Governo dell'Autorità Palestinese nel percorso di riforme indispensabili in Cisgiordania e, dopo la fine del conflitto, a Gaza;

11) a sostenere nelle competenti sedi internazionali, a cominciare dal G7 e dall'Unione europea, ogni iniziativa per favorire una transizione del potere in Siria che rispetti le molteplici peculiarità, culturali e religiose della società, in particolare tutelando la comunità cristiana siriana;

12) a continuare nella preziosa opera di sostegno agli italiani presenti in Siria.
(1-00387) «Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli, Deborah Bergamini, Caiata, Billi, Bicchielli, Marrocco, Di Giuseppe, Coin, Carfagna, Loperfido, Maullu, Tremonti».


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2019 il tasso di sovraffollamento carcerario è arrivato al 119 per cento, un dato in crescita continua dal 2020, e nell'ultimo anno si sono registrati 90 suicidi nelle carceri italiane, pari a uno ogni quattro giorni;

    in totale, i detenuti nel 2024 erano pari a 62.500, di cui quasi 13.000 a causa della detenzione di sostanze psicotrope a fini di spaccio, 6.575 per lo stesso reato associato al reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope e ulteriori 1.000 esclusivamente per l'associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, per un totale di circa 20.500 detenuti per i due reati in questione;

    i cittadini con processi pendenti per i suddetti reati sono oltre 200.000;

    il 29 per cento dei detenuti sono definiti come «tossicodipendenti», con dati in continua crescita dal 2020 ad oggi;

    il cosiddetto disegno di legge «sicurezza», approvato in prima lettura alla Camera e ora all'esame del Senato, prevede all'articolo 18 il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa coltivata, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati;

    la rimozione delle infiorescenze durante la coltivazione, come previsto dal disegno di legge, è tecnicamente impraticabile e comporterebbe un aumento dei costi operativi, rendendo la coltivazione della canapa industriale non sostenibile economicamente;

    il divieto previsto, contrariamente a quanto affermato dal Governo, non attiene solamente alla cosiddetta cannabis light, ma tocca tutto il settore della canapa industriale, un prodotto in espansione per le sue caratteristiche eccezionali per fini agricoli e con un forte impatto positivo sulle economie rurali, come evidenziato dalle osservazioni riportate da Filiera Italia;

    in questo settore operano attualmente circa 3.000 imprese che impiegano circa 10.000 addetti, numero che sale fino a 30.000 lavoratori nei periodi di picchi occupazionali stagionali, di cui la maggior parte sono under 35, a dimostrazione del grande interesse dei giovani verso questo mercato;

    questo settore rappresenta un'eccellenza italiana in tutto il mondo, con il 95 per cento della produzione destinata all'export;

    uno studio economico condotto dall'Associazione nazionale canapa sativa Italia stima che il mercato interno delle infiorescenze potrebbe raggiungere un valore di circa 990 milioni di euro e che l'adozione del divieto metterebbe a rischio la sostenibilità economica di numerose aziende agricole e industriali, con possibili perdite occupazionali e ripercussioni negative sull'economia rurale;

    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo la previsione di cui all'articolo 18 potrebbe essere, inoltre, in contrasto con gli articoli 34 e 36 Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che garantiscono la libera circolazione delle merci tra gli Stati membri e consentono restrizioni solo per motivi di interesse generale, purché proporzionate e non discriminatorie;

    la Corte di giustizia dell'Unione europea, nella sentenza «Kanavape» (C-663/18), ha stabilito che uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo (cbd, derivato della canapa) legalmente prodotto in un altro Stato membro se non sussistono evidenze scientifiche concrete di rischi per la salute pubblica;

    attualmente non esistono studi scientifici che dimostrino rischi concreti per la salute pubblica associati all'uso di infiorescenze di canapa industriale con contenuto di Thc entro i limiti di legge ed inoltre l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che il cannabidiolo non presenta potenziale di abuso o dipendenza e possiede un profilo di sicurezza elevato: dunque, il divieto sulle infiorescenze di canapa industriale previsto dal decreto in discussione potrebbe configurarsi come una violazione del diritto comunitario;

    in Italia l'uso terapeutico della cannabis è disciplinato dal decreto ministeriale del 9 novembre 2015, che ne consente la prescrizione da parte di medici abilitati per trattare specifiche patologie, come dolore cronico, spasticità nella sclerosi multipla, nausea da chemioterapia e altre condizioni, quando i trattamenti convenzionali risultano inefficaci;

    la cannabis terapeutica è disponibile sotto forma di infiorescenze essiccate o oli, preparati da farmacie galeniche o prodotti dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, con possibilità di importazione se necessario, mentre la prescrizione avviene con ricetta non ripetibile e la rimborsabilità varia a seconda della regione, creando disparità nell'accesso;

    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo la carenza di cannabis terapeutica in Italia rappresenta una significativa violazione del diritto alla salute, garantito dall'articolo 32 della Costituzione: nonostante l'aumento della domanda, la produzione nazionale e le importazioni non sono sufficienti a soddisfare le esigenze dei pazienti;

    come denunciato anche dall'associazione «Meglio legale», nel 2023, per la prima volta dal 2014, si è registrato un calo nella distribuzione di cannabis a uso terapeutico, con una riduzione delle importazioni da parte delle aziende sanitarie locali da 327 chili a 178 chili e una diminuzione della distribuzione dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare da 235 chili a 162 chili: questa insufficienza costringe molti pazienti a rivolgersi al mercato nero o a coltivare autonomamente la cannabis, esponendosi a rischi legali e sanitari;

    il caso di Walter De Benedetto, affetto da una grave forma di artrite reumatoide, evidenzia questa problematica: a causa dell'impossibilità di ottenere legalmente la quantità necessaria di cannabis per alleviare il suo dolore, ha coltivato piante per uso personale ed è stato sottoposto a procedimento giudiziario, ma il tribunale di Arezzo ha di fatto riconosciuto che la coltivazione a scopo terapeutico, in assenza di adeguato approvvigionamento da parte del sistema sanitario nazionale, non costituisce reato;

    secondo l'ultima relazione annuale del Governo al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, circa 900 mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni riferiscono di aver provato una sostanza psicoattiva illegale almeno una volta nella vita: di questi 700 mila studenti affermano di aver provato come sostanza la cannabis, un numero pari a circa il 28 per cento della popolazione studentesca;

    per circa 70 mila studenti il consumo di cannabis avviene frequentemente (20 o più volte al mese);

    i giovani percepiscono la cannabis come poco rischiosa: mentre la quota di studenti che associa un rischio elevato al provare sostanze come cocaina/crack, oppiacei, stimolanti, Nps e allucinogeni è pari a circa il 59 per cento, gli studenti che associano un rischio elevato al consumo occasionale di cannabis sono solo il 28 per cento, meno della metà;

    la cannabis è, inoltre, facilmente reperibile dai giovani: oltre un terzo degli studenti (35 per cento) afferma di potersela procurare facilmente, un valore molto più elevato rispetto a qualsiasi altra sostanza (la cocaina è considerata facilmente accessibile dal 10 per cento degli studenti, gli allucinogeni dal 7,4 per cento, gli stimolanti dal 6,8 per cento e gli oppiacei dal 4,3 per cento),

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative di depenalizzazione per ridurre il tasso di carcerazione dei consumatori di droghe, anche garantendo un accesso effettivo a misure alternative alla detenzione ed escludere l'irrogazione di sanzioni, sia penali che amministrative, per le condotte rientranti nella sfera del consumo personale;

2) ad adottare iniziative normative volte a introdurre una modifica del codice della strada per evitare sanzioni indebite nei confronti di chi utilizza legalmente a fini terapeutici sostanze rientranti nelle tabelle delle sostanze proibite rispetto all'uso ricreativo, ovvero di chi, pur risultando positivo al test per l'uso di cannabis, non si trovi in uno stato di accertata alterazione psico-fisica;

3) a rivedere il proprio orientamento in ordine al divieto relativo alla produzione, all'importazione, esportazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa;

4) ad adottare iniziative volte a prevedere delle misure di ristoro alle imprese che hanno fatto investimenti di lungo termine nella produzione della canapa secondo le normative vigenti e a tutelare gli oltre 10.000 addetti che oggi lavorano nella filiera della canapa;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire la produzione di quantità sufficienti di cannabis terapeutica per soddisfare la domanda, attraverso il potenziamento della capacità produttiva dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze e facendo accordi con aziende private italiane, sotto stretta regolamentazione statale, per aumentare l'offerta senza compromettere la qualità;

6) ad adottare iniziative di competenza volte a uniformare il processo di rimborsabilità della cannabis terapeutica a livello nazionale, eliminando le disparità tra regioni affinché tutti i pazienti possano accedere al trattamento senza discriminazioni economiche o geografiche;

7) ad adottare iniziative normative volte a introdurre disposizioni, anche di carattere fiscale, al fine di regolamentare il circuito di produzione e commercializzazione della canapa e della cannabis utilizzata per prodotti destinati o destinabili ad essere fumati o inalati, anche assimilando gli stessi alla disciplina fiscale applicata nel nostro Paese ai liquidi da inalazione.
(1-00388) «Richetti, Pastorella, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Onori, Rosato, Ruffino, Sottanelli».

Risoluzione in Commissione:


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 1, della legge 21 giugno 2022, n. 78, ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi recanti la disciplina dei contratti pubblici, anche al fine di adeguarla al diritto europeo e ai princìpi espressi dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori, interne e sovranazionali, e di razionalizzare, riordinare e semplificare la disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, nonché al fine di evitare l'avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione europea e di giungere alla risoluzione delle procedure avviate;

    in attuazione della delega suddetta è stato adottato il decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, recante «Codice dei contratti pubblici in attuazione dell'articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78, recante delega al Governo in materia di contratti pubblici» (di seguito il «Codice»);

    l'articolo 1, comma 4, settimo periodo, della citata legge delega n. 78 del 2022 stabilisce che entro due anni dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti delegati (cioè entro il 1° aprile 2025), il Governo può apportarvi le correzioni e integrazioni che l'applicazione pratica renda necessarie od opportune, con la stessa procedura e nel rispetto dei medesimi princìpi e criteri direttivi di cui al presente articolo;

    lo scorso 31 dicembre 2024 è entrato in vigore il decreto legislativo 31 dicembre 2024, n. 209, recante «Disposizioni integrative e correttive al codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36.»;

    tale decreto correttivo ha parzialmente corretto solo alcune delle criticità presenti nel testo del Codice, non intervenendo invece per far sì che i principali ostacoli al raggiungimento degli obiettivi di semplificazione e di maggiore concorrenza, annoverati tra la scarsa partecipazione delle Pmi alle gare, la complessità delle procedure di appalto e il predominio dell'offerta più bassa tra i criteri di aggiudicazione, vengano rimossi;

    in particolare, il correttivo ha provveduto a trovare una soluzione di «compromesso» riguardante la clausola di revisione dei prezzi disciplinata dall'articolo 60 del Codice, prevedendo, per il solo settore dei lavori, che la soglia che fa scattare la clausola passi dal 5 per cento al 3 per cento, con il riconoscimento del 90 per cento dei costi sopraggiunti per motivi oggettivi. Si arriva così ad una soluzione che consente un recupero del 50 per cento dei costi aggiuntivi, rispetto alla precedente versione che consentiva un recupero del solo 16 per cento;

    a fronte di questa modifica, che ha scongiurato la vanificazione dell'efficacia di tale clausola con conseguente rischio di paralisi degli appalti, si evidenzia tuttavia a giudizio del firmatario del presente atto d'indirizzo un'incomprensibile discriminazione a danno del settore dei servizi e forniture al quale continua ad applicarsi la soglia del 5 per cento con il riconoscimento dell'80 per cento e solo sulla cifra eccedente;

    la distinzione tra appalti di lavori e servizi era stata chiesta dal Partito democratico anche in sede di espressione del parere parlamentare sullo schema di decreto, ma nel senso esattamente opposto rispetto a quanto stato fatto. Era stato chiesto, infatti, di operare una distinzione tra appalti di lavori e quelli di servizi e forniture, distinguendo tra i contratti ad esecuzione istantanea ed i contratti di durata pluriennale ad esecuzione continuata o periodica, come sono quelli dei servizi, con particolare riferimento ai servizi sociosanitari, di ristorazione scolastica e sociosanitaria, garantendo, per questi ultimi settori, un meccanismo efficace, obbligatorio e automatico di revisione dei prezzi in condizioni ordinarie, che includa anche il costo dei rinnovi contrattuali, e in via straordinaria di adottare sia per i lavori che per i contratti di servizi un impianto di revisione dei prezzi in condizioni straordinarie con l'abbassamento delle soglie di accesso al meccanismo di revisione al fine di tutelare l'equilibrio economico dei contratti, garantire le imprese e salvaguardare l'efficacia e la qualità del servizio pubblico;

    la distinzione operata dal correttivo, invece, mina seriamente la possibilità, in molti casi, di proseguire nell'esecuzione dei servizi e danneggia fortemente le imprese e i lavoratori del settore, in gran parte donne, in quanto, senza il dovuto riconoscimento diventa sempre più difficile, in alcuni casi, adottare politiche di aumento dei salari;

    si ritiene pertanto urgente adottare iniziative immediate per tutelare il lavoro di imprese e cooperative e artigiani che ogni giorno garantiscono servizi essenziali per il Paese;

    si tratta, per la maggior parte dei casi, di imprese che si occupano di pulizia di luoghi pubblici e di lavoro, igienizzazione degli ospedali, mense scolastiche, ospedaliere e militari, raccolta e gestione dei rifiuti, vigilanza privata, fornitura di dispositivi medici, sanificazione e sterilizzazione di dispositivi medici tessili e strumentario chirurgico;

    sul tema della tutela del lavoro il correttivo al Codice dei contratti pubblici introduce l'Allegato I.01, al fine di rendere operativo il principio contenuto all'articolo 11 del Codice – che codifica un espresso criterio posto dalla legge delega n. 78 del 2022 – volto a garantire ai lavoratori impiegati in un appalto pubblico l'applicazione di Ccnl stipulati da organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e il cui ambito sia connesso alle attività oggetto dell'appalto o della concessione e svolte dall'impresa anche in maniera prevalente;

    si valuta con favore che, nella versione finale del decreto di revisione del codice degli appalti, è stato deciso di abbandonare l'idea di considerare rappresentativi gli organismi sindacali e datoriali che firmano molti contratti. Un criterio assurdo che avrebbe favorito i contratti pirata: contratti che coprono pochissimi lavoratori con minori tutele in termini di salute, sicurezza e formazione, oltre che di salario;

    tuttavia, questa marcia indietro non è sufficiente, perché, dai codici Ateco alle «equivalenze» permangono ancora troppe criticità sulla tutela del lavoro;

    il nuovo codice amplia le maglie per rendere gli appalti e subappalti una catena finalizzata a ridurre tutele e salari attraverso sistemi di equivalenza, scostamenti ammissibili, possibilità di declinare i contratti applicabili in funzione di non meglio definiti criteri di ampiezza dimensionale e natura giuridica delle imprese;

   allo stesso modo non viene allargata la concorrenza nel Codice in quanto non sono state modificate le soglie entro le quali è possibile avviare appalti senza gara,

impegna il Governo:

   ad adottare, nel rispetto delle procedure nonché dei princìpi e criteri direttivi previsti dalla legge 21 giugno 2022, n. 78 e garantendo il pieno coinvolgimento delle parti sociali interessate, ulteriori disposizioni integrative e correttive al codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, come modificato dal decreto legislativo 31 dicembre 2024, n. 209 volte a:

    a) prevedere che la clausola della revisione prezzi di tipo straordinario come normata dall'articolo 23 comma 1, lettera b), punto 2, lettera a) del decreto correttivo applicata al settore dei lavori, con soglia di attivazione al 3 per cento e riconoscimento del 90 per cento dei costi sopraggiunti per motivi oggettivi, sia applicata anche al settore dei servizi e forniture, senza operare alcuna discriminazione; inoltre prevedere che per i contratti dei servizi la revisione dei prezzi in via ordinaria, così come normata dall'Allegato 2.1 sia obbligatoria e non facoltativa, al fine di garantire per questi ultimi settori, un meccanismo efficace, obbligatorio e automatico di revisione dei prezzi che includa anche i rinnovi contrattuali, il tutto al fine di tutelare l'equilibrio economico dei contratti, garantire le imprese e salvaguardare l'efficacia e la qualità del servizio pubblico;

    b) garantire la piena cogenza delle norme a tutela dei lavoratori, presenti sin dalla legge delega n. 78 del 2022, in particolare per quanto riguarda la corretta applicazione dei Ccnl, l'applicazione del medesimo Ccnl e la «parità» reale e completa delle tutele economiche e normative lungo la filiera dei subappalti e le possibili «equivalenze» tra Ccnl diversi applicabili alla medesima attività, che sono verificabili solo dalla comparazione e dall'uguaglianza degli istituti economici e normativi e non automatiche in base dalla mera sottoscrizione dei medesimi soggetti sindacali (come evidenziato anche dal parere del Consiglio di Stato) e le clausole sociali, al fine di preservare l'equilibrio tra tutele reali – assetti contrattuali collettivi – libertà di impresa;

    c) prevedere un abbassamento delle soglie per gli affidamenti di appalti senza gara e il rafforzamento delle misure di pubblicità e trasparenza quale necessario contrappeso alla compressione della concorrenza;

    d) prevedere di limitare il ricorso al subappalto a un solo livello aggiuntivo e prevedere la verifica della congruità della incidenza della mano d'opera anche nella esecuzione dei servizi, da verificare mediante la Piattaforma Mocoa dell'Istituto nazionale della previdenza sociale.
(7-00272) «Simiani, Braga, Curti, Evi, Ferrari».

ATTI DI CONTROLLO

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUBANO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   allo stato attuale il territorio comunale di Dugenta (Benevento) è sottoposto al piano territoriale paesistico «Ambito del Massiccio del Taburno» approvato con decreto ministeriale 30 settembre 1996 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 251 il 25 ottobre 1996, in attuazione del decreto del Ministero per i beni culturali del 21 settembre 1984 che vincola sotto il profilo paesaggistico i territori costieri, fluviali, lacustri, boschivi e montani;

   pertanto il comune è sottoposto alle disposizioni restrittive del Codice dei beni culturali (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) che impone, per l'esecuzione di opere e attività edilizie o economiche, l'autorizzazione della soprintendenza competente;

   con l'interrogazione 4-00131 è stato fatto presente al Ministero interrogato che nel territorio del comune di Dugenta non sono presenti beni e luoghi da vincolare ai sensi della citata normativa;

   nel rispondere a tale interrogazione il 9 maggio 2023, il Ministero ha precisato che il 14 luglio 2016 è stata siglata l'Intesa istituzionale tra il Ministero della cultura e la regione Campania per l'elaborazione congiunta del piano paesaggistico regionale (Ppr) ai sensi dell'articolo 135 del Codice;

   in attuazione di tale intesa, sono in corso le macroazioni 2 e 3 relative alla ricognizione dei vincoli in attesa della revisione di tutti i piani territoriali paesistici attualmente vigenti nella regione Campania, compreso quello relativo all'area del Taburno (macroazione 4);

   il Ministero si è assunto l'onere di vigilare affinché vengano effettivamente individuate nel piano paesaggistico regionale le sole zone effettivamente dotate di caratteri paesaggisticamente meritevoli di protezione;

   il comune di Dugenta, situato a 55 metri sul livello del mare, è considerato facente parte del gruppo montuoso del Taburno, come definito dal decreto del Ministero dei beni culturali e ambientali 28 marzo 1985, ma non fa parte né del Parco del Taburno, né della comunità montana del Taburno. Dugenta si trova nella Valle Telesina, un'area che comprende anche i comuni di Telese Terme, Amorosi e Limatola, i quali non sono soggetti a vincolo paesaggistico;

   il territorio comunale è pressoché pianeggiante, l'abitato sorge lungo cinque arterie divergenti, assumendo una struttura tentacolare e, grazie anche alla ferrovia, è da sempre un ottimo centro strategico per attività agricole e insediamenti produttivi;

   il territorio del comune di Dugenta non presenta punti di particolare interesse paesaggistico di incomparabile suggestività e valore estetico. Inoltre, non fa parte della foresta demaniale e del Taburno e al suo interno non si riscontrano quadri naturali o caratteri di cospicua bellezza panoramica –:

   se, in considerazione di quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno adottare le iniziative volte a rivedere la dichiarazione di notevole interesse pubblico del «Gruppo Montuoso del Taburno» al fine di riperimetrare la suddetta area ed escludere il comune di Dugenta dalle disposizioni di vincolo, consentendone lo sviluppo economico al pari degli altri comuni della Valle Telesina.
(5-03355)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PASTORINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Ericsson è una multinazionale svedese operante in 180 Paesi nella fornitura di tecnologie e servizi di comunicazione, software e infrastrutture in ambito ICT a operatori di telecomunicazioni, pubblica amministrazione e altre industrie. La ricerca e sviluppo di Ericsson è presente in Italia dal 1978, negli ultimi venti anni sono oltre 750 i brevetti prodotti. Grazie ai centri di eccellenza mondiale di Genova, Pisa e Pagani, oggi nel nostro Paese si lavora allo sviluppo del 5G e all'evoluzione delle più importanti tecnologie di rete;

   nel 2005, la società ha creato Ericsson network service Italia (Ensi – società controllata al 100 per cento) nata, ufficialmente, per essere il principale referente italiano di soluzioni di managed service per operatori di servizi di telecomunicazioni, impresa e pubblica amministrazione. Nel 2018 ha assunto il nome di EXI, occupandosi di tecnologie dell'informazione e della comunicazione, di progettazione, costruzione e manutenzione di reti e servizi di comunicazione;

   all'inizio del 2021 è stata acquisita da Mutares Group come partecipazione al 100 per cento, ma i bilanci risultano in perdita. Nel 2022, Mutares Group acquista da Sirti Energia, nata nel 2017 dall'acquisizione di Foi & Vitali Elettrodotti, Six Energy S.p.A.;

   nel 2023 nasce Conexus dalla fusione delle due realtà, rispettivamente del settore della costruzione e manutenzione di reti elettriche, Six Energy S.p.A., e nel settore della progettazione, costruzione e manutenzione di reti e servizi di comunicazione, EXI S.p.A. Scelta probabilmente dettata dalla necessità di portare in positivo il bilancio di quest'ultima;

   a ottobre 2024, Conexus – già in cassa integrazione straordinaria per crisi – ha ceduto un ramo d'azienda, denominato Telco formato da 217 lavoratori unitamente a 10 ulteriori lavoratori della parte staff, in favore di Neuron S.r.l., di proprietà al 19 per cento di HGM S.p.A. e all'81 per cento di BSQ S.r.l. In detto ramo d'azienda è compreso il marchio EXI, con il quale la società collabora e lavora con la società Ericsson Telecomunicazioni S.p.A. Pertanto, in data 27 ottobre 2024, contestualmente al perfezionamento dell'acquisto, la Neuron S.r.l. ha variato la denominazione sociale in EXI S.r.l., al fine di far coincider la denominazione con il marchio usato dalla stessa; la concessionaria Neuron, si impegna a non aprire procedure di licenziamento ma il risanamento e il rilancio di EXI richiederanno la necessità di utilizzare la cassa integrazione guadagni straordinaria per sostenere i conti economici e l'attività di reskilling professionale, con l'obiettivo di diversificare l'attuale business con progetti ad alto contenuto tecnologico specialistico;

   inoltre, le attuali condizioni e modalità di lavoro saranno garantite fino al 28 febbraio 2025, pertanto non c'è alcuna garanzia o automatismo e il piano industriale presentato, sprovvisto di investimenti e nuove commesse, non pone le condizioni necessarie per portare la società Conexus fuori dalla crisi in cui versa;

   in data 31 ottobre 2024 è proseguito il confronto presso il Ministero delle imprese e del made in Italy fra le delegazioni sindacali, i rappresentanti di Conexus e i rappresentanti di Neuron e HGM, per monitorare il percorso di cessione del ramo definito Telco da Conexus a Neuron Srl. In tale occasione non ha partecipato Ericsson che, sebbene formalmente convocata in qualità di principale cliente di Neuron, non ha fornito nessun riscontro al Ministero stesso –:

   alla luce della complicata situazione esposta in premessa, quali ulteriori elementi possano fornire e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di tutelare le lavoratrici e i lavoratori ad oggi impiegati nelle società Conexus e EXI S.r.l. garantendo la sostenibilità del rilancio del ramo Telco.
(5-03347)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI, FEDE e FERRARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 6 settembre 2024 del Ministero delle imprese e del made in Italy, sono stati nominati, in sostituzione della terna commissariale fino a tale data in carica, i tre nuovi commissari incaricati di occuparsi della fase liquidatoria nell'ambito della procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo Condotte;

   l'avvicendamento non è stato privo di conseguenze. Uno degli ex commissari ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Roma per denunciare le modalità di conclusione dell'incarico, al quale ha fatto seguito l'apertura di un fascicolo. Ai tre ex commissari, infatti, sarebbe stato proposto di dimettersi anticipando un eventuale revoca, al fine di ottenere una rapida liquidazione delle rispettive competenze. La citata proposta sarebbe stata accettata soltanto da uno dei tre ex commissari e ritenuta una minaccia velata da uno dei tre ex componenti della terna che ha presentato l'esposto de quo;

   il motivo della revoca, secondo quanto denunciato, risiederebbe nella decisione di operare una cessione della quota del 15 per cento controllata da Condotte nella società Eurolink (consorzio cui è stato affidato l'incarico di realizzare il ponte sullo Stretto) effettuata, in fine, nei confronti di Tiberiade holding s.p.a. La complessa operazione di vendita di tale partecipazione è stata effettuata dalla terna di ex commissari. Proprio tale attività, in un primo momento condivisa ed espressamente autorizzata dal Ministero delle imprese e del made in Italy il 29 marzo 2023, è stata da quest'ultimo contestata ai commissari ai fini della definitiva revoca dell'incarico. L'asserita irragionevolezza della revoca attiene, inoltre, al pieno conseguimento, da parte della ex terna di commissari, degli obiettivi di salvaguardare i complessi produttivi e l'intero comparto occupazionale;

   sorgono, inoltre, dubbi con riferimento ai criteri di scelta dei commissari nominati con decreto del 6 settembre 2024, tra i quali figura l'avvocato Francesco Paolo Bello, ex partner d'affari del Ministro interrogato e suo ex collaboratore nella società Italian world services s.r.l. mentre un componente ha già rassegnato le proprie dimissioni per incompatibilità –:

   se non intenda fornire adeguati chiarimenti circa le vicende esposte in premessa e in particolare sui reali motivi che hanno portato alla destituzione della terna commissariale del Gruppo Condotte e sui criteri posti alla base delle nomine effettuate con decreto del 6 settembre 2024.
(4-04091)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   i fumi dell'Ilva, oltre ad essere all'origine di numerose patologie gravi e decessi precoci, sono anche responsabili di pesanti danni all'ambiente e alle cose, nonché di gravi compressioni di diritti costituzionalmente garantiti come la proprietà, soprattutto nei quartieri più vicini agli stabilimenti;

   nel corso degli ultimi anni, molti residenti del quartiere Tamburi hanno proposto azioni risarcitorie per i danni connessi alle emissioni provenienti dallo stabilimento nei confronti di Ilva s.p.a., fondate sui danni sopportati per i maggiori costi connessi alla manutenzione degli stabili di proprietà, aggrediti dal cosiddetto «polverino» proveniente dai parchi minerali posti a ridosso del quartiere, oltre che per la riduzione delle possibilità di godimento dei propri immobili e per il deprezzamento subito dagli stessi;

   ad oggi, numerose sentenze passate in giudicato riconoscono un risarcimento in media stimato in una somma pari al 20 per cento del valore di mercato degli immobili;

   soprattutto a causa delle modifiche normative apportate negli ultimi anni all'amministrazione straordinaria di Ilva s.p.a., tali indennizzi non sono mai stati riconosciuti;

   con il decreto-legge n. 73 del 2021 (cosiddetto «Sostegni-bis»), convertito con modificazioni dalla legge n. 106 del 2021 si è provveduto a istituire un Fondo nello stato di previsione del Ministero interrogato al fine di riconoscere un indennizzo per i danni agli immobili derivanti dall'esposizione prolungata all'inquinamento degli stabilimenti siderurgici di Taranto del gruppo Ilva;

   con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy del 23 settembre 2022 sono state definite le modalità attuative di intervento del fondo, i soggetti beneficiari, le procedure di accesso e di erogazione dell'indennizzo e con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy del 3 gennaio 2023 sono state determinate le modalità di presentazione delle istanze di accesso al fondo;

   il fondo, incrementato dall'articolo 1, comma 278 della legge n. 197 del 2022 di 3,5 milioni di euro per l'anno 2023 e di 4,5 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, è stato successivamente oggetto di rimodulazioni, da ultimo per mezzo della legge n. 207 del 2024, che ha ridefinito la dotazione inizialmente a 3,8 milioni di euro annui, aumentati, grazie a un emendamento presentato dell'interrogante e approvato in sede referente, a 4 milioni di euro annui;

   nel 2023 il Ministero ha ritenuto ammissibili più di 400 istanze pervenute e ha provveduto all'erogazione degli indennizzi già a partire dal 20 dicembre 2023;

   ad oggi, malgrado l'articolo 9, comma 1 del citato decreto ministeriale del 2022 ponga un termine massimo di 45 giorni per la valutazione delle istanze, e sebbene la procedura di presentazione delle istanze si sia completata anticipatamente rispetto a quanto avvenuto nel 2023, il decreto che autorizza l'erogazione degli indennizzi per l'anno 2024 non risulta ancora adottato;

   inoltre, da ciò che consta all'interrogante, nell'anno 2024 sono state presentate un migliaio di richieste, corrispondenti a un valore di tre volte superiore alla dotazione del fondo;

   ai sensi dell'articolo 8, comma 3 del richiamato decreto ministeriale del 23 settembre 2022, qualora le richieste ammissibili dovessero superare la dotazione finanziaria del fondo, il Ministero provvederà a ridurre in modo proporzionale il contributo per tutti i beneficiari. Di conseguenza, è plausibile attendersi una forte riduzione degli indennizzi richiesti –:

   se intenda chiarire i motivi del grave ritardo e rendere note le tempistiche dell'adozione del decreto ministeriale che autorizza l'erogazione degli indennizzi di cui in premessa;

   se intenda specificare, se del caso, a quale percentuale ammonti la riduzione degli indennizzi per l'anno 2024;

   se, considerata la sproporzione tra richieste e dotazione del fondo, intenda intraprendere iniziative volte all'incremento di quest'ultimo.
(4-04092)


   ASCARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è emerso da fonti di stampa che la società Meta System con sede a Reggio Emilia, operante nel comparto automotive dichiarava nel mese di settembre 2024 di essere in attesa di un'iniezione di capitale da parte di un fondo cinese, pari a 170 milioni di euro, che in realtà non è mai avvenuta per far fronte ad una conclamata crisi finanziaria;

   Meta System da sempre leader per la fabbricazione di componentistica per auto negli ultimi anni ha puntato tutto sull'e-mobility un prodotto che guarda al futuro;

   la situazione ha portato a preoccupazioni da parte dei lavoratori per la tenuta della produttività della piena occupazione e di possibili cessioni di rami d'azienda, con un forte rischio di esuberi e licenziamenti;

   l'operazione, spiegavano i vertici dell'azienda reggiana, era finalizzata a ripatrimonializzare la società dopo le perdite degli anni scorsi. Parallelamente, Meta System aveva deliberato l'accesso allo strumento della composizione negoziata della crisi, per essere protetta da eventuali iniziative dei creditori in questa delicata fase di passaggio;

   ora però si apprende, sempre da fonti di stampa, che il 18 novembre 2024 il Tribunale di Reggio Emilia ha respinto l'istanza di conferma delle misure protettive e dunque Meta System è oggi esposta alle mosse dei creditori. La decisione del giudice delegato Simona Boiardi è fondata principalmente sulle conclusioni del commercialista Bruno Bartoli, il professionista incaricato dalla Camera di Commercio di Bologna di seguire la procedura con il ruolo di esperto, che ha dovuto prendere atto che i 170 milioni di euro attesi dalla Cina non sono mai stati versati;

   i lavoratori e le lavoratrici di tale ramo aziendale, che sono più di 600, sono preoccupati per il proprio futuro professionale e sono minacciati da possibili licenziamenti senza alcuna garanzia di riqualificazione o reimpiego –:

   se i Ministri interrogati intendano prendere iniziative di competenza affinché non si addivenga alla vendita del ramo di azienda coinvolto, al fine di tutelare l'occupazione e la stabilità dell'impresa;

   se sia possibile istituire un tavolo istituzionale, composto da rappresentanti del Governo, dell'impresa, dei sindacati e delle istituzioni locali, per discutere le problematiche legate a questa crisi e trovare soluzioni che garantiscano la continuità occupazionale e la salvaguardia dei posti di lavoro;

   se il Governo preveda iniziative concrete per supportare i lavoratori e le lavoratrici coinvolti nella vicenda, evitando che vengano lasciati a casa senza alcun tipo di tutela o riqualificazione professionale, anche attraverso la creazione di programmi di riqualificazione e riconversione lavorativa.
(4-04095)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARAMIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   attualmente, il processo di verifica dell'autenticità dei certificati da parte delle autorità marittime o degli Stati di bandiera richiede un'incessante comunicazione tra le suddette autorità e il Ministero competente. Questo sistema, purtroppo, è caratterizzato da lunghe attese e inefficienze che possono compromettere le operazioni quotidiane e ritardare l'emissione degli endorsement necessari per l'esercizio delle attività marittime;

   tali ritardi non solo influiscono sulla produttività delle imprese, ma possono anche avere ripercussioni sulla sicurezza marittima, rendendo fondamentale l'adozione di soluzioni innovative;

   sotto questo profilo, l'implementazione dei codici QR sui certificati di competenza, rappresenta una soluzione efficace per affrontare le problematiche attualmente riscontrate;

   pertanto, l'interrogante ritiene opportuno introdurre codici QR sui certificati di competenza, di addestramento e sui certificati di operatore generale Global Maritime Distress and Safety System (GMDSS), proposta che si inserisce in un contesto di crescente necessità di modernizzazione e semplificazione burocratica nel settore dei trasporti marittimi;

   i codici QR, che possono essere facilmente scansionati tramite dispositivi mobili, consentirebbero un accesso immediato a un sistema di verifica online. Questo approccio offre numerosi vantaggi. In primo luogo, la verifica immediata dell'autenticità dei certificati permetterebbe di ridurre i tempi di attesa, consentendo agli operatori di ottenere gli endorsement in modo rapido ed efficiente: questa rapidità è fondamentale in un settore dove il tempo è un fattore cruciale;

   con la possibilità di confermare l'autenticità dei documenti in tempo reale, gli operatori potrebbero evitare le lunghe procedure burocratiche attualmente necessarie. In secondo luogo, la digitalizzazione e l'automazione dei processi di verifica contribuirebbero a una significativa riduzione dei costi;

   le risorse umane impiegate per gestire le richieste di verifica e le comunicazioni tra le autorità notevolmente diminuite, permettendo una riassegnazione più efficiente delle risorse. Inoltre, la diminuzione della carta e delle comunicazioni fisiche rappresenterebbe un passo importante verso la sostenibilità ambientale;

   un altro aspetto da considerare riguarda il contesto internazionale: diverse nazioni, tra cui le Filippine e l'Indonesia, hanno già implementato con successo sistemi di codici QR per la verifica dei certificati, dimostrando così l'efficacia di tali soluzioni anche in contesti non avanzati. L'adozione di questa tecnologia non solo potrebbe migliorare la nostra competitività a livello internazionale, ma potrebbe anche fungere da esempio per altre nazioni che si trovano ad affrontare sfide simili;

   l'interrogante ritiene che la proposta di implementazione dei codici QR sui certificati di competenza rappresenta un'opportunità significativa per modernizzare e rendere più efficienti le procedure amministrative nel settore dei trasporti marittimi. Pertanto, è opportuno prendere in considerazione i benefici tangibili di questa innovazione e avvii un processo di adozione, atteso che la modernizzazione delle procedure di verifica dei certificati non solo migliorerà l'efficienza e la trasparenza, ma contribuirà anche a garantire la sicurezza nel settore dei trasporti marittimi, a beneficio di tutte le parti coinvolte –:

   quali siano le modalità attraverso cui il Ministero interrogato intende affrontare le succitate criticità e se condivida l'opportunità di adottare soluzioni innovative come quella prospettata in premessa.
(5-03344)


   MARCHETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la frazione di Bivio Lugnano, situata nel comune di Città di Castello, in provincia di Perugia, si sviluppa lungo la strada provinciale 104 di Morra, primo tratto che attraversa un'area residenziale e industriale con particolare densità abitativa;

   lungo questa strada si trova un tratto rettilineo (Via dei Laghi), che presenta problematiche di viabilità già segnalate dagli abitanti, in particolare per la mancanza di adeguata segnaletica e interventi infrastrutturali volti a garantire maggiore sicurezza stradale;

   all'incrocio tra il primo tratto della strada provinciale 104 di Morra e il secondo tratto della strada provinciale 104 di Morra (direzione Lugnano), si verificano frequentemente passaggi di auto e moto a velocità elevata, creando disagio e pericolo per i residenti della frazione di Bivio Lugnano, e nonostante la presenza di limiti di velocità, le infrazioni sono comuni;

   sono stati segnalati numerosi incidenti stradali negli ultimi anni, alcuni dei quali anche gravi, che hanno coinvolto automobilisti e motociclisti in questo tratto di strada, rendendo urgente l'adozione di misure atte a prevenire ulteriori eventi tragici;

   gli abitanti della frazione hanno più volte richiesto alle autorità locali e provinciali di provvedere alla messa in sicurezza della viabilità, proponendo la realizzazione di una rotatoria in corrispondenza dell'incrocio tra il primo e il secondo tratto della strada provinciale 104 di Morra, al fine di ridurre la velocità e aumentare la sicurezza stradale per automobilisti e pedoni;

   nonostante tali richieste e nonostante la documentata pericolosità dell'incrocio, la provincia di Perugia non ha ancora adottato misure concrete per la realizzazione della rotatoria proposta, lasciando la situazione di pericolo invariata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche di sicurezza stradale legate alla viabilità della strada provinciale 104 di Morra, in particolare nella frazione di Bivio Lugnano, e dei numerosi incidenti che si sono verificati in questo tratto di strada, e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza stradale in quella zona.
(5-03348)


   VIETRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa la grave situazione di pericolosità in cui versa la strada Castiglione-Ravello (ex Sr 363) dove, l'8 maggio 2023, perse la vita il giovane conducente di autobus Nicola Fusco;

   in una lettera inviata dalle organizzazioni sindacali alle istituzioni competenti, si legge: «A distanza di un anno dall'incidente mortale [...] segnaliamo con preoccupazione che questa mattina solo la prontezza e la professionalità del conducente, unite a un pizzico di fortuna, hanno evitato un altro grave incidente nello stesso punto. Un autobus carico di studenti ha rischiato di perdere il controllo a causa delle pessime condizioni dell'asfalto. Alla luce di questa situazione critica, chiediamo interventi immediati e definitivi per il rifacimento del manto stradale, al fine di garantire la sicurezza di tutti gli utenti»;

   nonostante il profondo lutto dello scorso anno, nulla è stato fatto per mettere in sicurezza l'arteria, tristemente ribattezzata «la strada della vergogna», le cui condizioni rimangono inaccettabili, presentandosi ancora con buche, avvallamenti e superfici instabili, aggravate dal maltempo invernale, che potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione;

   dopo la bocciatura da parte della Soprintendenza di Salerno (agosto 2022) del progetto di adeguamento del tratto centrale della ex Sr 363, non è stata intrapresa alcuna soluzione alternativa da parte degli enti interessati e responsabili;

   sul tema è intervenuto anche il Coordinamento di Fratelli d'Italia – Costiera Amalfitana, denunciando come «Nonostante sopralluoghi, promesse e tavoli tecnici, percorrere quel tratto di strada equivale a sfidare quotidianamente la sorte» e ribadendo con fermezza la necessità di interventi immediati e concreti da parte delle amministrazioni competenti, con particolare riguardo alla necessità dell'avvio immediato dei lavori di messa in sicurezza del tratto stradale e la celere ripresa dell'iter progettuale per l'adeguamento e l'allargamento della strada Castiglione-Ravello;

   a parere dell'interrogante, la mancanza di interventi concreti e tempestivi appare come un segnale di grave disattenzione da parte delle autorità competenti, di fronte alla quale non si può rimanere inermi –:

   di quali informazioni disponga il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sullo stato di manutenzione della strada Castiglione-Ravello (ex Sr 363) e sulla sussistenza di eventuali inadempienze da parte della provincia di Salerno e del comune di Ravello, con particolare riguardo alla mancata esecuzione dei lavori lungo il tratto stradale in questione e alla ripresa dell'iter progettuale per l'adeguamento e l'allargamento dell'intera strada Castiglione-Ravello;

   quali urgenti iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere al fine di garantire la messa in sicurezza dell'arteria in premessa, a tutela dell'incolumità di residenti e turisti.
(5-03349)


   CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, determinati lavoratori marittimi contemplati dalla «Convenzione internazionale sugli standard di addestramento, abilitazione e tenuta della guardia per i marittimi», devono essere in possesso di un certificato di competenza;

   il decreto ministeriale 1° marzo 2016, n. 51, disciplina il rinnovo delle certificazioni rilasciate ai sensi della suddetta convenzione. In particolare, ai sensi dell'articolo 4, «il rinnovo del certificato di competenza è effettuato dall'autorità marittima d'iscrizione che ha rilasciato il certificato. Il certificato è rinnovato ai lavoratori marittimi, in possesso del certificato in corso di validità (...) dei corsi di addestramento richiesti per il certificato di competenza da rinnovare e degli eventuali corsi di adeguamento dei livelli di competenza richiesti dalla normativa vigente al momento del rinnovo del certificato»;

   sebbene la professione dell'istruttore del mare non sia riconosciuta normativamente, tale figura ha un contatto diretto e costante col mondo dello shipping. Infatti, tutti i soggetti preposti all'attività di docenza dei discenti del comparto della marina mercantile, svolgono la loro attività in modo continuativo;

   tuttavia, atteso che detti istruttori devono possedere determinati requisiti, tra cui il certificato di competenza, quest'ultimi riscontrano una sostanziale difficoltà nell'ottemperare a quanto previsto dalla normativa vigente, tra cui un periodo dai 3 ai 12 mesi di navigazione sulle navi. In particolare, gli istruttori in oggetto ravvisano una sostanziale difficoltà nel rinnovare i certificati di competenza, in ragione della difficoltà di conciliare il lavoro svolto a bordo delle navi, con l'attività di docenza. Pertanto, al fine di rinnovare il certificato di competenza, gli istruttori interrompono l'attività di docenza per tornare a bordo, il che mette in difficoltà i centri di formazione che si trovano regolarmente costretti a dover trovare nuovi soggetti da abilitare;

   ai soli fini del rinnovo del certificato di competenza, sono considerate come equivalenti al servizio di navigazione richiesto, determinate occupazioni individuate dall'articolo 7, comma 1 di cui al decreto ministeriale 1° marzo del 2016 n. 51, svolte per almeno 30 mesi nei 5 anni di validità del certificato da rinnovare. Pertanto, nel novero delle categorie che possono rinnovare i certificati di competenza, dimostrando semplicemente il loro impiego continuativo per 30 mesi nei 5 anni di validità del certificato da rinnovare, risultano esclusi gli istruttori marittimi;

   inoltre, sebbene il comma 2 di cui all'articolo 7 del decreto ministeriale 1° marzo del 2016 n. 51, dispone che il «lavoratore marittimo può richiedere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai soli fini del rinnovo del certificato di competenza, di valutare come equivalente al servizio di navigazione richiesto ulteriori occupazioni alternative, che dimostrano il mantenimento delle competenze indicate nel certificato da rinnovare», la materia è oggetto di ricorsi amministrativi presentati avverso la decisione di non riconoscere tale figura professionale tra le «funzioni equivalenti al servizio di navigazione richiesto». Sul punto, si segnala il ricorso (n. 1327 del 2022), accolto dal Consiglio di Stato, proposto dall'istruttore V.L.P. contro il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di vedersi rinnovato il certificato di competenza in mancanza dei requisiti previsti per il rinnovo (il servizio di navigazione per almeno 3 mesi) –:

   se, ai fini del rinnovo del certificato di competenza, il Ministro interrogato condivida l'opportunità di annoverare, in modo esplicito, la figura professionale dell'istruttore del mare tra le figure previste dall'articolo 7, comma 1 di cui al decreto ministeriale 1° marzo del 2016 n. 51 o se, alternativamente, ritenga che tra le «occupazioni alternative previste» dal successivo comma 2 rientri tale figura professionale;

   se intenda risolvere la problematica in oggetto attraverso iniziative per una disciplina apposita che individui la figura professionale dell'istruttore del mare.
(5-03350)


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   fra le proposte di riforma concorrenziale, ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza – anno 2024, relative al sistema portuale, contenute nella segnalazione inviata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato al Governo, ha destato perplessità e dissenso quella relativa a manodopera e autoproduzione. Infatti, si affermerebbe che a limitare la competitività dei porti italiani sarebbe il maggior tempo in media richiesto per le operazioni portuali;

   la soluzione proposta dall'Autorità è «una maggiore flessibilità nell'uso della manodopera» oggi «limitata, tra le altre cose, dal divieto dello scambio di manodopera tra le diverse aree demaniali date in concessione alla stessa impresa o a soggetti comunque alla stessa riconducibili (...) e dalle pesanti restrizioni cui è stato assoggettato il ricorso all'autoproduzione»;

   in altri termini, si suggerisce di eliminare il divieto di scambio di manodopera e modificare l'articolo 16 della legge portuale n. 84 del 1994 in modo che il ricorso all'autoproduzione sia a totale discrezione dell'armatore e non più condizionato dall'eventuale indisponibilità di manodopera portuale;

   il segretario nazionale della Filt Cgil Amedeo D'Alessio dichiara: «l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ancora una volta tenta di intervenire a gamba tesa sul settore della portualità, provando nuovamente a minare l'attuale norma che regolamenta l'autoproduzione delle operazioni portuali»;

   e prosegue: «Il mercato regolato dei porti risulta l'elemento imprescindibile per un corretto funzionamento del sistema logistico portuale poiché non permette che singole società condizionino le tariffe e i prezzi al consumo ad esclusivo appannaggio dei propri interessi e a discapito di tutti, a partire dai lavoratori»;

   la proposta dell'Antitrust, invece, a giudizio dell'interrogante faciliterebbe la deregolamentazione del lavoro sulle banchine, mettendo a rischio la tutela dei lavoratori, eliminando i vincoli ad oggi vigenti. Con l'atto 3-01461, a ottobre del 2024, l'interrogante aveva affrontato il tema dell'autoproduzione chiedendo di salvaguardare il lavoro portuale nei modi in cui è stato disciplinato nel tempo. Tuttavia, nonostante la conferma da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di voler mantenere ben saldo questo profilo contro ogni forma di liberalizzazione e di libera autoproduzione, di fatto con queste modifiche proposte dall'antitrust l'impegno rischia però di venire disatteso –:

   quali iniziative di competenza intendano porre in essere affinché sia garantita la tenuta dell'attuale assetto tutelando la qualità dell'operato e l'occupazione dei lavoratori portuali, specificando con chiarezza quale sia la posizione del Governo in merito alla ipotesi di modifica dell'articolo 16 della legge n. 84 del 1994 in favore dell'autoproduzione.
(5-03353)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIO e PANDOLFO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 7 gennaio 2025 sono stati avviati i lavori di potenziamento tecnologico e di manutenzione sulla linea ferroviaria Pisa-La Spezia, un'infrastruttura di fondamentale importanza per la connessione tra la Toscana, la Liguria e il resto del Paese, con la conclusione dei lavori prevista per il 27 giugno 2025;

   per consentire l'operatività dei cantieri, il gruppo Fs, in una nota ufficiale, ha comunicato che dal 7 gennaio al 27 giugno 2025 la circolazione dei treni, dal lunedì al venerdì, tra le stazioni di Massa Centro e Viareggio si svolgerà a binario unico nelle fasce orarie dalle 9:30 alle 10:30 e dalle 12:30 alle 13:30. Inoltre, dalle 10:30 alle 12:30, la circolazione sarà completamente interrotta. Nelle località interessate dai cantieri notturni, sarà istituita una riduzione della velocità a 40 km/h per tutta la settimana, con una conseguente riprogrammazione dell'offerta ferroviaria;

   queste modifiche interesseranno sia i treni regionali sia quelli di lunga percorrenza, come Alta Velocità e Intercity, comportando incrementi significativi nei tempi di percorrenza. I ritardi stimati variano da un minimo di 15 a un massimo di 40 minuti, con picchi che arrivano fino a due ore e mezza per gli Intercity Notte, creando notevoli disagi per i pendolari e per i viaggiatori a lunga distanza;

   a causa di questa situazione, il tempo di percorrenza tra Genova e Roma supera abbondantemente le quattro ore, anche sulle tratte considerate super veloci, come quelle delle Frecce di Trenitalia. Questo rappresenta un peggioramento significativo della qualità del servizio, penalizzando ulteriormente la Liguria, già caratterizzata da una viabilità complessa;

   alcuni treni, tra cui diversi Intercity di grande rilevanza per i collegamenti interregionali, non attraverseranno più la Liguria fino a Roma, fermandosi a La Spezia. È il caso, ad esempio, del treno 505 Ventimiglia-Roma, del 657 Milano-Livorno e del 670 Livorno-Milano, con conseguenze dirette sulla mobilità degli utenti di queste tratte –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro intenda mettere in atto per migliorare la situazione del trasporto ferroviario in Liguria ed evitare un ulteriore isolamento della regione.
(4-04101)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIRELLI, ORFINI, MAURI e EVI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riportano la denuncia di un'attivista di Extinction Rebellion che, insieme ad Ultima Generazione e ad un gruppo Pro Palestina, ha partecipato ad un presidio davanti la sede di Leonardo, a Brescia;

   secondo quanto si legge sui media la giovane attivista avrebbe accusato le forze dell'ordine di averle chiesto di spogliarsi e di fare degli squat. La ragazza avrebbe rifiutato ma, sempre secondo i media, avrebbe anche affermato che alcune compagne avrebbero obbedito per paura;

   la questura di Brescia ha smentito quanto denunciato, sostenendo di aver «svolto le proprie attività di indagine e d'ufficio secondo le modalità consone del rispetto dei diritti e della dignità delle persone» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e cosa intenda fare, per quanto di competenza, per chiarire nei tempi più rapidi possibili quanto realmente accaduto nella questura di Brescia, non essendo possibili zone d'ombra o incertezze con riguardo ad una situazione di tale importanza.
(5-03346)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FABRIZIO ROSSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Ufficio Immigrazione della questura di Grosseto svolge un ruolo fondamentale per la legalità, espulsione di coloro che si trovano irregolarmente nel nostro Paese, nonché nel controllo dei flussi migratori e il compito di polizia di frontiera presso il locale aeroporto civile di Grosseto;

   negli ultimi mesi/anni si è registrato un aumento significativo delle richieste di permesso di soggiorno e di altre pratiche amministrative relative all'immigrazione, con conseguente ritardo, stimato in circa quattro mesi, nell'espletamento delle pratiche;

   tale incremento di lavoro ha messo a dura prova le risorse umane applicate presso l'Ufficio, evidenziando nel contempo una grave carenza di personale;

   attualmente l'organico applicato presso l'ufficio di Grosseto ammonterebbe a 18 unità – 13 unità Polizia stato e 5 unità personale civile – a fronte di circa 25 unità totali che invece predetto ufficio dovrebbe stabilmente avere in organico;

   nel corso del 2025 l'organico di tale ufficio dovrebbe essere incrementato – così come alcune rappresentanze sindacali fanno presente – con 4 nuove unità, ma al contempo, sono previste nello stesso periodo uscite pari a 5 unità (4 pensionamenti e 1 richiesta di trasferimento presso altra sede), che farebbe scendere addirittura di una unità, l'organico già esiguo e in grossa sofferenza, del predetto ufficio;

   a quanto consta all'interrogante tra le 13 unità del personale applicate presso l'ufficio immigrazione della questura di Grosseto, due di queste, da oltre un anno non sono presenti in quanto una impegnata nell'operazione «Frontex» e una in aspettativa continuativa per legge 104 sui portatori handicap per due anni, mentre tra il personale civile una unità gode di part-time semestrale – lavora i primi sei mesi di ogni anno –, mentre due unità, attualmente adibite allo sportello utenza, sono interinali e cesseranno il servizio il prossimo 8 marzo 2025;

   inoltre, dal primo febbraio 2025 sarà collocato a riposo (pensionamento) anche il dirigente responsabile di tale ufficio; tale assenza se non urgentemente rimpiazzata con figura analoga, porterà ulteriori ripercussioni organizzative negative al servizio;

   la carenza di personale, così come dall'interrogante evidenziata, comporta ritardi nell'esame delle pratiche, disagi per utenza e richiedenti e un generale rallentamento delle procedure cui l'ufficio è preposto –:

   se sia a conoscenza della grave carenza di personale nell'ufficio immigrazione della questura di Grosseto;

   quali misure intenda adottare per potenziare l'organico dell'ufficio e garantire un servizio efficiente ai cittadini;

   se siano previsti interventi urgenti per ridurre i tempi di attesa per l'esame delle pratiche e per migliorare le condizioni di lavoro del personale.
(4-04087)


   STEFANAZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2025, un rogo, di probabile natura dolosa, ha distrutto l'auto intestata alla figlia 19enne della vicesindaca e assessora ai servizi sociali di Novoli (Lecce), posteggiata di fronte alla loro abitazione;

   se le indagini degli inquirenti dovessero confermare la natura dolosa dell'atto, ci si troverebbe di fronte all'ennesimo episodio di carattere intimidatorio che coinvolge amministratori pubblici salentini;

   negli ultimi anni, infatti come più volte segnalato per mezzo di altre interrogazioni parlamentari a firma dell'interrogante si sono registrati decine di casi di minacce, incendi e violenze di altro genere nei confronti di amministratori, imprenditori, comuni cittadini;

   la preoccupante frequenza di questi episodi evidenzia una marcata recrudescenza di metodi tipici delle organizzazioni di stampo mafioso in tutto il territorio del Salento –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per contrastare la riemersione di fenomeni di natura criminale e mafiosa in Salento;

   se intenda per le medesime finalità, intraprendere iniziative per rafforzare i presidi di sicurezza nel territorio.
(4-04089)


   LA PORTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni 6 e 8 gennaio del 2025 si sono verificati due episodi di grave aggressione in danno del personale sanitario all'interno dell'ospedale Santo Stefano di Prato;

   dopo l'aggressione da parte di un paziente psichiatrico nei confronti di due infermiere e una operatrice socio-sanitaria, un secondo soggetto, anch'esso affetto da patologia psichiatrica, attorno alle 4 di notte, mentre si trovava in sala d'attesa del pronto soccorso, ha mostrato segni di escandescenza scaraventando una sedia contro una delle porte a vetro della sala;

   tali episodi mostrano una difficoltà gestionale che si crea all'interno dei nosocomi a causa di una crescente tensione nei richiedenti cure;

   circostanza, questa, che l'Esecutivo ha analizzato e per la quale ha approvato il decreto-legge n. 137 del 2024 denominato «Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari» innalzando gli standard delle tutele, e approvando in parallelo assunzioni nel comparto sicurezza per garantirne l'applicazione; oltretutto non risulta all'interrogante che gli aggressori siano stati arrestati come prevede la legge approvata;

   secondo le testimonianze rese dal personale dell'ospedale per rendere l'ambiente di lavoro più sicuro e per consentire un'adeguata assistenza all'utenza, sarebbe sufficiente la presenza di un presidio di polizia fisso, almeno nel fine settimana, periodo in cui reparti come il pronto soccorso e l'area psichiatrica sono più congestionati e potenzialmente critici –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se non si ritenga utile per la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza collettiva adottare iniziative di competenza volte all'istituzione di un presidio permanente delle forze dell'ordine all'interno dei nosocomi nazionali e in particolare dell'ospedale Santo Stefano di Prato.
(4-04093)


   BALDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 gennaio 2024, 23 persone, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, sono state fermate dalla Polizia di Stato in seguito a una manifestazione pacifica tenutasi davanti ai cancelli di Leonardo a Brescia, organizzata da Extinction Rebellion, Ultima Generazione e Palestina libera;

   durante il fermo, le persone sarebbero state trattenute per oltre sette ore in questura, nonostante avessero fornito i documenti, in apparente violazione ad avviso dell'interrogante dell'articolo 349 del codice di procedura penale;

   secondo quanto denunciato pubblicamente dai movimenti e dalle persone coinvolte, alle donne fermate sarebbe stato imposto di denudarsi integralmente e di eseguire squat (piegamenti sulle gambe), trattamento che non sarebbe stato riservato alle persone di sesso maschile;

   le stesse persone sarebbero state denunciate per reati definiti «pretestuosi» e alcune hanno ricevuto fogli di via obbligatori da Brescia, in apparente contrasto ad avviso dell'interrogante con i princìpi di libertà di espressione e manifestazione sanciti dalla Costituzione italiana;

   tali episodi, se confermati, configurerebbero trattamenti inumani e degradanti in violazione della dignità e dei diritti fondamentali delle persone fermate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e se corrisponda al vero che le persone fermate presso la questura di Brescia siano state trattenute per oltre sette ore nonostante avessero fornito i documenti necessari per l'identificazione;

   se intenda chiarire quali siano state le motivazioni che hanno portato al trattamento differenziato riservato alle donne fermate, costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe;

   quali misure siano state adottate per garantire che le procedure di fermo e identificazione siano state condotte nel pieno rispetto della dignità e dei diritti delle persone, senza discriminazioni di genere;

   se sia prevista un'indagine interna per verificare eventuali abusi commessi dagli agenti della questura di Brescia durante i fermi e, in caso di conferma, quali provvedimenti disciplinari saranno adottati;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che episodi di presunta repressione del dissenso pacifico, come quelli denunciati, si ripetano in futuro, nel pieno rispetto delle libertà costituzionali di espressione e manifestazione.
(4-04096)


   CARMINA e MORFINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 1° e il 2 gennaio 2025, a Licata, sono stati esplosi quattro colpi di pistola contro la vetrata della segreteria del deputato regionale siciliano del Movimento 5 Stelle, Angelo Cambiano;

   si tratta solo dell'ultimo evento intimidatorio che si aggiunge al preoccupante incremento degli episodi di microcriminalità registrato nelle città siciliane;

   da quanto si apprende a mezzo stampa, gli ultimi mesi del 2024, a Palermo, sono stati contrassegnati da un'ondata di criminalità senza precedenti. Rapine, furti e movida violenta hanno trasformato alcune aree cittadine in teatri di tensione sociale e degrado, destando particolare preoccupazione tra i residenti;

   nel 2023 le province di Messina e Agrigento si sono classificate rispettivamente al primo e al secondo posto per numero di rapine in banca in Sicilia. Nello stesso anno, le province di Ragusa, Palermo e Trapani si sono classificate ai primi tre posti per furto di ciclomotori;

   secondo l'indagine condotta dal Sole24Ore, il trend della delittuosità (numero di delitti denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria) risulta in crescita: nel 2023 è stato registrato il +3,8 per cento rispetto al 2022 e il +1,7 per cento rispetto al 2019;

   a fronte della descritta escalation di microcriminalità, deve darsi conto della progressiva riduzione dei presidi di sicurezza e, in particolare, la contrazione del numero di agenti delle forze dell'ordine. Nel 2018 in Italia erano operativi 106.057 poliziotti, a fronte dei 99.137 del maggio 2024 (oltre il 6 per cento in meno). Il numero dei carabinieri era di 110.822 contro i 108.663 del maggio 2024. In questo ultimo caso, però, si rileva che al Corpo, nel 2016, sono transitate le oltre 7 mila unità del personale del Corpo forestale dello Stato. In contrazione anche il numero dei finanzieri passato dalle 65.323 unità del 2018 alle 59.498 del 2022;

   inoltre, dai dati forniti dal Dipartimento della pubblica sicurezza, emerge che il 59 per cento del personale della Polizia di Stato ha più di 45 anni: di questi il 37 per cento (36.298 unità) ha un'età compresa tra i 45 e i 55 anni, mentre il 22 per cento (21.656 poliziotti) ha oltre di 55 anni. I minori di 25 anni sono solamente il 6 per cento del totale mentre il 19 per cento ha tra i 25 e i 35 anni;

   in passato, con finalità di pubblica sicurezza, è stata avviata l'operazione «Strade sicure» dell'Esercito Italiano che tuttavia, al momento, impiega un numero di circa 1.500 impiegati in compiti di perlustrazione e pattuglia del territorio in sole 20 città italiane;

   recentemente l'Anci ha ribadito la propria richiesta al Governo di strumenti e maggiori risorse ai comuni per l'attuazione di politiche attive volte a ridurre il disagio sociale e a prevenire i disordini nei centri urbani;

   in data 1° marzo 2023, nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche del proprio Dicastero in I Commissione (Affari costituzionali) della Camera dei deputati il Ministro interrogato ha affermato di dovere «fare ogni sforzo per investire risorse in legalità e sicurezza che, lungi dall'essere concepite come un costo, rappresentano fondamentali premesse per il benessere e la crescita» –:

   quali iniziative urgenti di competenza si intendano porre in essere al fine di invertire il trend crescente degli episodi di microcriminalità nelle città siciliane e in tutto il Paese, anche nel senso indicato dall'Anci;

   se non si intenda avviare un piano straordinario di assunzioni tra le forze dell'ordine per rafforzare i presidi di sicurezza nelle città italiane;

   se non si ritenga utile, al fine di incrementare la presenza di forze di sicurezza nelle strade, prevedere, in raccordo con il Ministro della difesa, un maggiore coinvolgimento dell'Esercito Italiano nell'ambito dell'operazione «Strade sicure» o di altre operazioni aventi la medesima finalità.
(4-04099)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   i rigidi criteri adottati per quanto concerne la normativa relativa al cosiddetto dimensionamento scolastico stanno provocando una serie di inaccettabili conseguenze nell'ambito del territorio della Basilicata;

   la rigidità algebrica usata dal Governo incide in maniera pesantemente negativa su una regione come la Basilicata che soffre da anni di progressivo spopolamento;

   particolarmente grave ad avviso dell'interrogante è ciò che è accaduto ad Avigliano che ha perso la direzione scolastica, uno dei principali e più densamente popolati comuni della cintura del capoluogo di regione, Potenza, e che è naturalmente punto di riferimento per altri comuni limitrofi del comprensorio;

   l'applicazione asettica di una normativa senza la dovuta ponderazione delle conseguenze determina una non comprensibile azione di spoliazione istituzionale perpetrata a danno del territorio in oggetto;

   il calcolo del numero delle dirigenze su territorio lucano si è basato su una platea di studenti la cui consistenza numerica risulta discordante tra i dati in possesso del Ministero e quelli della regione, evidenziando un corto circuito istituzionale il cui prezzo non può essere pagato dai cittadini;

   la regione Basilicata ha di fatto passivamente subìto questo ridimensionamento non opponendo alcuna resistenza di merito e di opportunità alla luce delle specifiche peculiarità del territorio, a differenza di altre regioni, come ad esempio la Campania, che hanno fatto ricorso al Tar –:

   di quali elementi disponga in ordine alle ragioni che hanno determinato la soppressione delle due dirigenze scolastiche che ricadevano su territorio di Avigliano e se non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze in materia, riconsiderare i criteri determinati dal Ministero interrogato che hanno consentito la decisione adottata dalla regione Basilicata, così tutelando la peculiarità di un territorio che soffre lo spopolamento e preservando un importante presidio istituzionale in un ambito comprensoriale complesso come quello di cui in oggetto che vede grandi distanze chilometriche tra istituti appartenenti alla stessa direzione.
(5-03352)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16 dello statuto di autonomia e il decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 405 recante «Norme di attuazione dello statuto speciale per la regione Trentino-Alto Adige in materia di ordinamento scolastico in provincia di Trento» riconoscono alla provincia di Trento un'autonomia speciale nell'ambito delle attribuzioni dell'amministrazione dello Stato in materia di istruzione;

   la legge provinciale sulla scuola n. 5 del 2006 della provincia autonoma di Trento, all'articolo 60, ha definito i criteri per la valutazione degli studenti e il relativo Regolamento di attuazione, introdotto con decreto del presidente della provincia il 7 ottobre 2010, ha introdotto il criterio della valutazione complessivamente sufficiente per la promozione da una classe all'altra e per l'ammissione agli esami conclusivi;

   la provincia di Trento, unica in Italia, non ha ripristinato nel 2007 gli esami di riparazione a settembre;

   tale sistema consente la promozione di studenti con materie insufficienti, purché compensate da altre valutazioni positive, in deroga ai criteri vigenti nel resto del territorio nazionale dove l'ammissione all'esame può avvenire solo a seguito del superamento di scrutini in cui tutte le materie, prese singolarmente, siano sufficienti;

   l'ex presidente del Consiglio del sistema educativo della provincia autonoma di Trento ha pubblicamente denunciato questa situazione, evidenziando come tale sistema possa compromettere la serietà e la qualità dell'istruzione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, risultino essere state promosse ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 405 del 1988 in ordine alla conformità dei criteri di promozione e ammissione agli esami conclusivi adottati dalla provincia autonoma di Trento;

   se risultino in essere procedure di valutazione sul sistema della provincia di Trento per garantire l'uniformità dei livelli essenziali delle prestazioni nell'ambito dei criteri per l'ammissione agli esami di Stato su tutto il territorio nazionale e della qualità complessiva dell'istruzione;

   quali forme di controllo siano state implementate per assicurare che i diplomi rilasciati nelle diverse province italiane abbiano il medesimo valore legale e attestino l'effettivo raggiungimento degli obiettivi formativi previsti per ciascun indirizzo di studio.
(4-04098)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO, SARRACINO, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS e GUERRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo oltre due anni dal suo insediamento e tre manovre di bilancio, il Governo delle destre non solo non ha cancellato la «legge Fornero», come enfaticamente promesso in campagna elettorale, ma ha, addirittura, peggiorato i pur limitati istituti che consentivano qualche forma di flessibilità di uscita pensionistica;

   «quota 103» è stata fortemente penalizzata con l'inserimento del calcolo contributivo per l'intera vita lavorativa dei richiedenti e il divieto di svolgere alcuna attività lavorativa che comporti redditi superiori ai 5.000 euro annui, pena la perdita dell'intero trattamento pensionistico;

   «opzione donna» è stata, di fatto, pressoché cancellata con l'introduzione di requisiti anagrafici e soggettivi (disoccupazione, disabilità, caregiver) che hanno ridotto la platea delle potenziali beneficiarie a poche centinaia l'anno;

   l'accesso all'Ape sociale è stato reso più difficile con l'innalzamento del requisito anagrafico;

   anche la misura introdotta con l'ultima legge di bilancio che consente di collegare le prestazioni del primo e del secondo pilastro per raggiungere le soglie di trattamento pensionistico che consentono l'uscita anticipata a 64 anni, nei fatti riguarda poche centinaia di lavoratori;

   per di più, come denunciato dalla Cgil, l'INPS ha modificato i requisiti pensionistici sui propri applicativi di tre mesi a partire dal 2027 e di altri due mesi a partire dal 2029, senza alcuna comunicazione ufficiale da parte dei Ministeri competenti e in «totale assenza di trasparenza istituzionale»;

   come noto, con l'articolo 15 del decreto-legge n. 4 del 2019 si è stabilito che gli adeguamenti alla speranza di vita di cui all'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010 non trovino applicazione fino al 31 dicembre 2026. Una misura del 2019 che – già scontata ai fini del bilancio dello Stato – ha potuto «beneficiare» dei nefasti effetti della pandemia negli anni 2020 e 2021;

   a seguito di tale impropria iniziativa, si è aperto un ampio dibattito circa la supposta esigenza di dover ulteriormente innalzare i requisiti pensionistici come conseguenza degli andamenti demografici. Un dibattito in cui spicca per l'interrogante il silenzio della Ministra interrogata;

   ai sensi della cosiddetta «legge Dini», tra poco più di 10 anni saranno esaurite le coorti di lavoratori che ancora assommano periodi lavoratori con il sistema retributivo e periodi con il sistema contributivo;

   il trattamento pensionistico calcolato con il sistema contributivo corrisponde integralmente al montante dei contributi versati dal lavoratore, moltiplicato per il coefficiente determinato dal dato anagrafico, in ragione dell'aspettativa di vita media. Con tale meccanismo attuariale la sorte pensionistica di ciascun lavoratore è determinata esclusivamente dalla sua storia lavorativa, senza alcun intervento correttivo di tipo solidaristico;

   in tale prospettiva, sembra sempre meno accettabile sul piano politico l'applicazione degli incrementi anagrafici e contributivi per l'accesso alla pensione, soprattutto per i lavoratori più giovani –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito alla delicata questione previdenziale, soprattutto per quanto riguarda la condizione dei giovani lavoratori, anche in vista del progressivo superamento del sistema misto.
(5-03351)

Interrogazione a risposta scritta:


   FURFARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2023 è stata approvata, tramite specifico emendamento, la sperimentazione del reddito alimentare, una misura sociale innovativa con l'obiettivo di contrastare lo spreco alimentare e fornire un sostegno concreto alle persone in difficoltà economica;

   il 26 maggio 2023 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha emanato i decreti attuativi necessari per l'avvio della sperimentazione del reddito alimentare in quattro città metropolitane: Genova, Firenze, Napoli e Palermo;

   successivamente, il 5 febbraio 2024, è stato pubblicato l'avviso per la presentazione dei progetti da parte delle città metropolitane interessate e il 19 settembre 2024 i progetti sono stati formalmente approvati;

   all'articolo 6, comma 2, del decreto attuativo è prevista la realizzazione di un'applicazione informatica per garantire un migliore accesso e fruibilità della misura da parte dell'utenza, oltre al tracciamento dei prodotti donati e alla possibilità di gestire consegne a domicilio;

   l'articolo 8 del medesimo decreto prevede la costituzione di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dei ministeri competenti, dell'Anci e delle associazioni, con l'obiettivo di monitorare e supportare l'attuazione del reddito alimentare;

   nonostante il tempo trascorso dall'approvazione dell'emendamento (due anni) e dai decreti attuativi (oltre un anno e mezzo), non risultano informazioni pubbliche ufficiali relative allo stato di attuazione della misura, all'attivazione dell'applicazione informatica prevista, né all'operatività del gruppo di lavoro;

   la mancanza di aggiornamenti e trasparenza sull'attuazione del reddito alimentare di fatto solleva dubbi sull'effettiva volontà di implementare una misura che risponde a bisogni sociali urgenti e al contempo promuove la riduzione dello spreco alimentare –:

   quale sia lo stato dell'arte della sperimentazione del reddito alimentare, in particolare nei territori delle quattro città metropolitane coinvolte (Genova, Firenze, Napoli e Palermo);

   per quale motivo, a oggi, non sia ancora stata realizzata e resa operativa l'applicazione informatica prevista dall'articolo 6, comma 2, del decreto attuativo;

   se il gruppo di lavoro previsto dall'articolo 8 del decreto attuativo sia stato costituito, quali siano i suoi membri e quali attività abbia eventualmente svolto fino a oggi;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per assicurare che la misura del reddito alimentare venga attuata senza ulteriori ritardi e con la massima trasparenza verso i cittadini.
(4-04088)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2025 la dotazione di risorse del Fondo sanitario nazionale in rapporto al Pil è sceso al punto più basso mai toccato negli ultimi quindici anni: 6,05 per cento, un livello sempre più lontano da quello dei Paesi dell'area Ocse e che ci colloca agli ultimi posti in Europa (soglia destinata a scendere addirittura al 5,93 per cento nel 2027, secondo le stime della Fondazione Gimbe, che ha anche evidenziato come per affrontare le reali necessità del Sistema sanitario manchino all'appello 19 miliardi di euro;

   va considerato che in cifre assolute, il finanziamento di soli 1,3 miliardi di euro previsto per il comparto nel 2025, non riuscirà nemmeno a pareggiare gli aumenti inflazionistici;

   non vi è traccia del maxi piano di assunzioni di medici e infermieri, annunciato da tempo dal Governo, che in un triennio avrebbe dovuto portare nel Sistema sanitario nazionale 30 mila professionisti;

   nessuna risorsa è stata prevista per contrastare il problema del personale in fuga dagli ospedali o per ridurre le liste d'attesa infinite;

   a causa di questi tagli, oltre 4 milioni di italiani sono costretti a rinunciare alle cure per mancanza di reti di servizio o per l'impossibilità di far fronte economicamente ad un servizio garantito come diritto dalla Costituzione;

   nel 2023 si è verificato un aumento di 4,3 miliardi della spesa sanitaria privata delle famiglie (con una crescita del 10,5 per cento rispetto all'anno precedente);

   tali criticità vengono aggravate in alcuni territori da carenze croniche e da gestioni fallimentari delle risorse pubbliche. Secondo le associazioni sindacali ad esempio in Sicilia mancano 18 mila tra medici, infermieri, operatori sociosanitari e amministrativi;

   questa situazione si ripercuote conseguentemente sui servizi essenziali ed in particolare con la corretta erogazione delle prestazioni sanitarie ed ospedaliere;

   tra i nosocomi siciliani con maggiori problematiche vi è l'Ospedale Sant'Agata di Militello in provincia di Messina i cui reparti sono stati visitati dall'interrogante nel mese di gennaio 2025. La carenza di organico, nonostante l'impegno e la professionalità di medici ed infermieri in servizio, è riscontrabile in tutti i reparti peraltro in un bacino d'utenza di quasi 100 mila abitanti e la notevole distanza dagli altri nosocomi regionali. Mancano anestesisti, cardiologi, chirurghi, neurologi oltre ai primari;

   prestazioni fondamentali per la prevenzione e la diagnosi come la risonanza magnetica non sono erogate mentre vengono colpevolmente attivate convenzioni con strutture private;

   nella struttura è poi ormai da anni stato poi cancellato anche il punto nascita, che rappresenta un presidio fondamentale per la comunità;

   nella struttura mancano inoltre le apparecchiature necessarie a salvare la vita delle persone. Nel reparto di medicina non è ancora stata infatti attivata la stroke-unit col risultato che il primo servizio utile e più vicino si trova a Messina;

   in questo contesto appare poi paradossale che, invece di utilizzare le risorse pubbliche per risolvere queste carenze, vengano attivate nuove convenzioni con strutture private come recentemente per il reparto ortopedia —:

   se sia a conoscenza delle criticità presenti attualmente nell'ospedale Sant'Agata di Militello in provincia di Messina citate in premessa e quali iniziative urgenti per quanto di competenza, intenda assumere al fine di risolvere tali problematiche e garantire ai cittadini il diritto alla sanità pubblica previsto dalla Costituzione.
(5-03345)


   GIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la menopausa, come noto, è una fase naturale nella vita di una donna, segnata dalla cessazione delle mestruazioni e dalla diminuzione graduale degli ormoni estrogeni e progesterone nel corpo. Questo cambiamento fisiologico può causare una serie di sintomi, tra cui le vampate di calore e la sudorazione notturna, noti anche come sintomi vasomotori (Vms);

   nella primavera del 2023 la Food and drug administration (Fda) ha approvato un nuovo trattamento orale per i sintomi vasomotori della menopausa chiamato Veozah (fezolinetant) proprio per contrastare i citati Vms;

   nel gennaio 2025 l'Aifa ha diffuso una nota – concordata con le autorità regolatorie europee – che informa i medici sulle nuove raccomandazioni per il monitoraggio della funzionalità epatica prima e durante il trattamento;

   in particolare, si legge nella citata nota, «si deve raccomandare ai pazienti di vigilare su segni o sintomi che potrebbero essere indicativi di danno epatico come stanchezza, prurito, ittero, urine scure, feci chiare, nausea, vomito, appetito ridotto o dolore addominale e di consultare immediatamente il medico se si manifestano»;

   l'Agenzia osserva ancora che si nota un «grave danno epatico con fezolinetant» e, quindi, prima di iniziare il trattamento è necessario eseguire test di funzionalità epatica (Lft). Qualora i livelli sierici di alanina aminotransferasi (Alt) o di aspartato aminotransferasi (Ast) siano superiori o eguali a 2 Uln o se i livelli di bilirubina totale siano superiori o eguali a 2x Uln il farmaco non deve essere usato;

   infine, «Durante i primi tre mesi di trattamento, i Lft devono essere eseguiti ogni mese e successivamente in base al giudizio clinico. I test di funzionalità epatica devono essere eseguiti inoltre quando si manifestano sintomi indicativi di danno epatico»;

   si tratta di una notizia che non può che preoccupare dato che il farmaco è in commercio da vari mesi mentre i nuovi rischi sono stati comunicati solo in queste ore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e di quali elementi disponga in merito alla immissione sul mercato di un farmaco che la stessa Aifa evidenzia come necessitante di controlli estremamente rigorosi per i rischi epatici che potrebbe comportarne l'utilizzo.
(5-03354)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUBANO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017 – al fine di superare il precariato, ridurre il ricorso ai contratti a termine e/o di lavoro flessibile – ha consentito alle pubbliche amministrazioni, di assumere a tempo indeterminato mediante procedure concorsuali riservate, in misura non superiore al cinquanta per cento dei posti disponibili, personale non dirigenziale in possesso di specifici requisiti tra cui l'aver maturato almeno tre anni di contratto, anche non continuativi, negli ultimi otto anni, con scadenze più volte prorogate;

   numerosi precari appartenenti a varie categorie professionali (medici, biologi, infermieri ed altro) che hanno lavorato per diversi anni con contratti a partita Iva nel Servizio sanitario nazionale sono stati stabilizzati ai sensi della normativa citata e sono oggi integrati nel Servizio sanitario nazionale;

   in conseguenza del fatto che sono stati assunti tra i quaranta e i 50 anni di età, gran parte di questi professionisti non riuscirà a versare, durante la vita lavorativa, contributi sufficienti ad accedere perfino alla pensione minima mentre altri invece riusciranno appena a raggiungere gli anni minimi per avere la pensione che sarà di conseguenza, di ammontare molto contenuto –:

   se i Ministri interrogati intendano prevedere, al fine di tutelare i lavoratori di cui in premessa, l'adozione di iniziative normative volte a introdurre modalità di riscatto agevolato per gli anni di frequenza degli anni di università oggi esclusi dall'applicazione della normativa in materia di riscatto agevolato, nonché volte a prevedere il versamento di contributi anche figurativi per gli anni di frequenza della scuola di specializzazione, nonché per gli anni in cui hanno lavorato nel Servizio sanitario nazionale con contratti a termine e/o di lavoro flessibile.
(4-04090)


   POZZOLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 gennaio 2025 il quotidiano «La Verità» riporta la notizia secondo la quale la regione Toscana starebbe valutando – tramite la proposta di legge regionale denominata «Prevenzione della morte cardiaca improvvisa giovanile» di indagare e attenzionare il trend delle morti cardiache improvvise (Scd);

   l'evento mortale cardiaco improvviso tra le persone sotto i cinquant'anni e senza patologie cliniche accertate viene stimato nell'ordine di circa 1/100.000 all'anno;

   sono sempre più frequenti le notizie di decessi improvvisi di persone giovani apparentemente sane, soprattutto a seguito della campagna di somministrazione di massa dei cosiddetti «vaccini anti-Covid» a tecnologia mRna –:

   se esista un monitoraggio nazionale delle morti cardiache improvvise;

   se la volontà di alcuni enti regionali di fare la necessaria chiarezza in merito al trend delle morti cardiache improvvise (soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione) possa essere supportata da un coordinamento ministeriale, utile a facilitare la raccolta dei dati anche su base nazionale;

   se le aziende di produzione dei farmaci sperimentali a tecnologia mRna utilizzati in Italia abbiano rilasciato – in sede di perfezionamento dei contratti di vendita dei loro prodotti farmaceutici – le necessarie garanzie in riferimento alla sicurezza dei prodotti medesimi.
(4-04097)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati pubblicati al 14 gennaio 2025 nel Veneto sono circa 7.400 le strutture affitti che, pur registrandosi ai fini dell'assegnazione del Codice identificativo nazionale (Cin) non potrebbero esercitare l'attività di locazione breve turistica;

   nonostante la legislazione vigente in materia di affitti brevi turistici disponga che qualsiasi unità immobiliare destinata alla locazione turistica dovesse richiedere entro il 1° gennaio 2025 il Codice identificativo nazionale e la presentazione al comune della Scia, in Veneto sono oltre 7400 le strutture in assenza di Cin e che quindi non potrebbero esercitare l'attività;

   il dato emerge dall'analisi del Ministero del turismo, secondo il quale, ad oggi, delle 57.749 strutture registrate, ancora 7.483, circa il 13 per cento, non si sono visti assegnare ancora il Cin in particolare a Verona sono stati rilasciati 11.822 Cin, ma ancora 1.397 strutture ricettive non dispongono del Cin, ovvero il 12 per cento che risultano quindi irregolari;

   a Vicenza i Cin assegnati sono stati 2.583 a fronte di 3.186 strutture registrate, quindi circa il 20 per cento è privo di Cin; a Belluno, a fronte di 5.759 strutture ricettive registrate, quelle con Cin assegnato sono 4.832, quindi circa un migliaio sono irregolari; a Treviso su 2.449 strutture registrate, quelle con Cin assegnato sono 2.091, con circa 350 strutture non ancora in regola;

   per quanto riguarda Venezia, al 14 gennaio 2025 sono 30.237 le strutture registrate mentre i Cin rilasciati sono 26.776, quindi circa il 12 per cento di immobili risultano ancora non regolarizzati. Infine a Padova risultano 2.360 strutture registrate ma 2.034 con Cin assegnato e a Rovigo a fronte di 1.936 strutture assegnate, ne risultano 1.555 con Cin, quindi oltre il 19 per cento delle strutture non possiede il Cin;

   dai dati forniti dal Ministero del turismo risultano ancora molte le strutture destinate a locazioni brevi non in possesso del Cin, e a queste andrebbero aggiunte quelle che esercitano l'attività in maniera abusiva e interamente illegale, ma su queste ultime non esistono dati ma solo delle stime; tenuto conto sia dell'inizio dell'anno del Giubileo, che delle positive previsioni di presenze turistiche nelle nostre città ad alta vocazione turistica, appare necessario mettere in atto iniziative, anche coinvolgendo le regioni e i comuni interessati per la verifica delle strutture ricettive che, seppur registrate, non sono in possesso del Cin e alle quali è preclusa l'attività, ma anche procedere all'individuazione degli immobili adibiti a b&b che non sono né registrati né in possesso del codice identificativo –:

   se intenda attivare, per quanto, di competenza in raccordo con i comuni e le regioni, modalità di verifica delle strutture ricettive che esercitano la propria attività senza essere in possesso di Cin seppur registrate, nonché di quelle che esercitano l'attività completamente al di fuori del quadro regolatorio, allo scopo di garantire ai turisti accoglienza di qualità e in strutture regolari;

   se intenda fornire la ripartizione dei Cin rilasciati, nel Veneto e a livello nazionale, per tipologia di struttura ricettiva, quali, ad esempio strutture alberghiere, b&b e case vacanza.
(4-04094)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   LOIZZO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge, n. 143, 7 ottobre 2024 (Gazzetta Ufficiale Serie generale n. 236 dell'8 ottobre 2024) che converte in legge il decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113 recante «Misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico», all'articolo 8 dispone l'accantonamento e l'indisponibilità di circa 70 milioni di euro sullo stanziamento del Piano nazionale complementare (PNC) al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) di titolarità del Ministero per l'università e la ricerca;

   la legge recante il Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 prevede una ulteriore riduzione delle quote disponibili, in termini di competenza e cassa, per i prossimi anni, riducendo, di fatto, in modo importante il finanziamento disponibile per la realizzazione delle iniziative finanziate a valere sull'avviso Pnc a titolarità del Ministero dell'università e della ricerca;

   per quanto risulta all'interrogante, benché il Ministero dell'università e della ricerca, a recupero parziale dei menzionati abbattimenti, abbia proposto un innalzamento della disponibilità, in termini di competenza e cassa di un'ulteriore somma complessiva di 40.000.000,00 di euro per l'annualità 2025, è lecita la preoccupazione che detti tagli impattino talmente tanto sulle azioni previste dal Piano nazionale complementare, da compromettere quasi del tutto la realizzazione e la fattibilità delle iniziative stesse;

   i finanziamenti già annunciati per il cofinanziamento alle attività dei centri nazionali e dei partenariati estesi, nonché delle iniziative del Piano nazionale complementare (Pnc), ove confermati, dovrebbero essere destinati a garantire il consolidamento nel tempo e la sostenibilità economico finanziaria dei progetti al termine del periodo di attuazione del PNRR –:

   se il Ministro interrogato ritenga che tutte le iniziative già previste dal Piano nazionale complementare possano essere effettivamente finanziate ovvero attraverso quali iniziative intenda garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dal PNRR e a quanto ammontino, ad oggi, i fondi dedicati alla ricerca.
(4-04100)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Casu e altri n. 2-00506, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ascani.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Peluffo n. 3-01661, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Merola.

  L'interrogazione a risposta orale De Luca n. 3-01664, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Micheli.

  L'interrogazione a risposta scritta Ravetto n. 4-04079, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cavandoli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Provenzano n. 5-03327, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2025, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Scarpa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza urgente Curti n. 2-00479 del 21 novembre 2024;

   interrogazione a risposta scritta Zanella n. 4-04038 dell'8 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-04080 del 14 gennaio 2025.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Caramiello e Amato n. 4-00556 del 1° marzo 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03350;

   interrogazione a risposta scritta Marchetti n. 4-03590 del 14 ottobre 2024 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-03348;

   interrogazione a risposta scritta Vietri n. 4-03834 del 21 novembre 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03349.