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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 21 gennaio 2025

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DE BERTOLDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Generali e Natixis (Gruppo Bpce) hanno sottoscritto un memorandum of understanding non vincolante per fare nascere un colosso europeo dell'asset management con masse gestite per 1,9 miliardi e ricavi per 4,1 miliardi. Nello specifico Generali e Natixis deterrebbero ciascuna il 50 per cento della società nata dalla combinazione dei due gruppi. La joint venture deriverà dal conferimento di asset ed attività per un valore complessivo, come detto, di 9,5 miliardi di euro;

   l'operazione riguarda asset strategici e coinvolge un gruppo straniero. Pertanto la Presidenza del Consiglio valuterà se ci sono gli estremi per attivare la procedura del golden power. L'istruttoria in questo caso sarà di competenza del Ministro dell'economia e delle finanze competente in materia di banche e di assicurazioni. Uno degli elementi principali dell'istruttoria sarà quello relativo alla tutela che sarà riservata al risparmio dei cittadini italiani che sarà oggetto dell'accordo. Risparmio in grado di sostenere il debito pubblico, le aziende private e l'economia nazionale;

   sono anni che il Copasir si occupa delle problematiche relative agli interessi francesi nel nostro Paese. Infatti le iniziative da parte di attori esteri su entità strategiche per la sicurezza economica nazionale rappresentano un rischio di particolare rilevanza per il sistema bancario e del pubblico risparmio atteso che, oltre a pregiudicare l'indipendenza, potrebbero determinare una grave asimmetria tra l'area di raccolta delle risorse finanziarie (il nostro Paese) e quella dell'impiego delle stesse, ovvero l'estero;

   Generali, infatti, costituisce il maggior gruppo nel settore del risparmio gestito con investimenti rilevanti sia in titoli di Stato italiani, sia nei titoli obbligazionari ed azionari di imprese italiane. Quindi risulta importante anche capire chi prenderà le decisioni strategiche sugli investimenti perché ciò diventa un tema centrale anche per il nostro debito pubblico;

   è innegabile che nell'operazione con Natixis ci sia una rilevante questione che riguarda l'interesse nazionale che il Governo deve gestire con la massima attenzione attivando anche gli strumenti giuridici di protezione come il golden power. Infatti nei settori bancari ed assicurativi le influenze e gli interessi che grandi imprese ed altri soggetti possono proiettare sulle dinamiche economico-finanziarie interne rappresentano un fattore potenzialmente rischioso non solo in relazione a ricadute sul versante industriale ed occupazionale, ma anche con riferimento alle possibili minacce agli interessi nazionali –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per salvaguardare l'interesse nazionale, in particolare il risparmio dei cittadini italiani tutelato dall'articolo 47 della Costituzione, attivando anche lo strumento giuridico previsto dal nostro ordinamento del golden power.
(3-01684)

AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   SPORTIELLO, TORTO, SCUTELLÀ, QUARTINI, SCERRA, DI LAURO, BRUNO e MARIANNA RICCIARDI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   il 15 gennaio 2025 l'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha pubblicato un focus sullo stato di attuazione del potenziamento degli asili nido, valutando il raggiungimento degli obiettivi previsti sia nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (realizzazione di 150.480 nuovi posti complessivi) sia nel Piano strutturale di bilancio (copertura del 33 per cento su base nazionale e almeno del 15 per cento su base regionale per asili nido);

   il finanziamento complessivo è di 4,57 miliardi di euro, 3,24 dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e il resto da fondi nazionali; secondo quanto sottolineato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, nonostante la centralità di questo intervento, volto a contrastare il declino demografico, ridurre i divari territoriali, promuovere la parità di genere e l'occupazione femminile, emergono alcune criticità nella sua realizzazione;

   secondo il cronoprogramma finanziario, dei 3,24 miliardi di euro delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi di euro; ne risultano effettivamente utilizzati circa la metà (816,7 milioni di euro), i restanti 2,4 miliardi di euro dovrebbero ricadere nel prossimo biennio;

   la quasi totalità degli interventi avviati nel 2020 o nel 2021 sono in una fase esecutiva e solo circa il 3 per cento è concluso; nel Centro e nel Nord si evidenzia una leggera prevalenza di progetti in esecuzione (rispettivamente 72,7 e 70,9 per cento) rispetto al Mezzogiorno (69 per cento);

   permangono – sottolinea l'Ufficio parlamentare di bilancio – incertezze sul conseguimento dell'obiettivo PNRR sia in termini quantitativi (realizzare 150.480 nuovi posti complessivi) sia temporali (entro giugno 2026) e nello scenario più favorevole, la distanza dall'obiettivo PNRR sarebbe marginale, circa 500 posti, fino a salire a circa 26.000 posti in quello meno favorevole;

   con precedenti atti abbiamo chiesto, senza avere risposta, del grave ridimensionamento del fabbisogno di asili nido a livello regionale con l'inedito obiettivo di copertura di almeno il 15 per cento su base regionale; a riguardo anche l'Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea come anche con la piena realizzazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza la quasi totalità dei comuni con meno di 500 abitanti (96,6 per cento) ne resterebbe priva e, più in generale, l'81,4 per cento dei territori che non aveva alcun asilo continuerebbe a non averlo e alcuni comuni di grandi dimensioni rimarrebbero con un'offerta inadeguata rispetto al bacino di utenti –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere con l'urgenza necessaria affinché in ciascuna regione e in ciascun territorio del nostro Paese sia soddisfatto almeno il 33 per cento del fabbisogno di asili nido.
(3-01683)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per sapere – premesso che:

   l'inchiesta realizzata da Giulia Innnocenzi «Lottizzazione da cani» trasmessa il 5 gennaio 2025 dalla trasmissione Report oltre a far emergere la crudeltà con la quale i cani vengono trattati pone l'accento sulle modalità di selezione delle nomine, in questo caso specifico, dell'Enci – Ente nazionale cinofilia italiana, associazione vigilata dal Ministero dell'agricoltura che cataloga le razze canine – la quale dovrebbe preservarne le qualità/caratteristiche – oltre che a gestire i vari eventi, nazionali e non, di sport cinofili. Si scopre che, al comando, si susseguono personaggi di dubbia professionalità;

   in merito alla natura giuridica dell'Enci, in risposta alla richiesta di Report, è intervenuto anche l'ufficio stampa del Ministro dell'agricoltura, affermando che: «L'attività di tenuta del Libro Genealogico .... non si può considerare attività pubblica vera e propria; infatti, tale attività non modifica la natura giuridica dell'ente, perché non discende dallo Stato, ma dai soci che ne istituiscono il libro, sopportandone i costi individuali per la selezione e collettivi per la gestione dei servizi forniti dall'ente stesso.»;

   in risposta al question time illustrato dai deputati Caramiello e Vaccari, il sottosegretario D'Eramo ha precisato che: «l'Enci è un ente privato riconosciuto, dotato di un proprio statuto che ne regola l'attività, le funzioni e ne specifica lo scopo, ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'Agricoltura solo per l'attività di tenuta dei libri genealogici e registri anagrafici.» e ancora «pertanto, ogni altra attività gestionale, ivi comprese le scelte relative all'impiego delle risorse economiche disponibili, .... esula completamente dal rapporto di diritto pubblico.»;

   l'impianto giuridico, la prassi amministrativa e le tante decisioni del Ministero in realtà dicono il contrario;

   la competenza della gestione del Libro Genealogico, per il suo interesse pubblico generale di controllo delle specie animali, è dello Stato e non è stata trasferita alle regioni, così come disposto dalla legge 15 gennaio 1991 n. 30 per il Libro genealogico, nonché di controlli funzionali e valutazioni genetiche del bestiame dal decreto legislativo del 30 dicembre 1992 n. 529 per le altre specie animali che presentano limitata diffusione e tale obbligo viene esteso anche ai cani e gatti e dal decreto-legge n. 194 del 2009 convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010 n. 25, ove all'articolo 10-quater dichiara espressamente i libri genealogici di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 529, sono da intendersi pubblici, e in tal senso, il Ministro delle politiche agricole può esercitare il potere sostitutivo;

   pertanto, il Ministero può esercitare direttamente il libro genealogico, come avviene già per i cavalli sportivi e da corsa oppure delegare tale funzione a Enti con personalità giuridica con proprio decreto ministeriale che ne regola anche la funzione pubblica (decreto ministeriale n. 5 febbraio 1996 e successive regole attuative per i cani);

   la distinzione che operano gli uffici ministeriali fra gestione del Libro e attività dell'Enci non corrisponde alla realtà, poiché le entrate dell'Enci per la gestione del libro rappresentano la quasi totalità delle stesse (circa il 95 per cento con esclusione delle quote associative e altre minori) e i circa 40 impiegati sono dediti alle attività del Libro comprese le manifestazioni intese come prove zootecniche. Senza il libro l'Enci non esisterebbe visto che i soci sono un esigua minoranza mentre l'attività di servizio pubblico è rivolta alla totalità degli allevatori o proprietari non soci;

   l'Enci è poi cogestito dal Ministero, per statuto è infatti presente un consigliere del direttivo è nominato dal Ministero, tra l'altro lo statuto dell'Enci e il regolamento di attuazione sono approvati dal Ministero con i rispettivi decreto ministeriale n. 20640 del 2000 e decreto ministeriale n. 97271 del 2022;

   ad avviso dell'interpellante la gestione dell'Enci corrisponde totalmente a quella del Libro ed il commissariamento non può che avvenire per entrambi come già avvenuto più volte negli ultimi decenni passati;

   sempre nel comunicato stampa, si dichiara che il Ministero non ha poteri di controllo se non per il solo Libro e addirittura si afferma che non ha poteri decisionali sulla scelta e decisioni degli organi competenti, mentre due sindaci su tre, ai sensi dell'articolo 26 dello statuto sono nominati dal Ministero con ampi poteri di controlli di bilancio, di verifica della regolarità degli atti amministrativi e l'esattezza delle relative scritture contabili –:

   se non ritenga di dover chiarire la natura giuridica dell'Enci, il ruolo che il Ministero interpellato esercita sull'ente, nonché fare chiarezza sul ruolo e le funzioni che il Ministero interpellato svolge nella gestione del Libro genealogico;

   se non ritenga urgente adottare tutte le iniziative di competenza, compresa la nomina di un commissario ad acta età in attesa del necessario rinnovo del consiglio direttivo con persone di riconosciuta professionalità;

   quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare per il controllo della selvaggina immessa per addestramento con sparo e quali controlli intenda adottare anche al fine di scongiurare un possibile contatto del virus dell'aviaria con l'uomo e se non ritenga, come misura precauzionale, di vietare da subito l'importazione di animali selvatici.
(2-00517) «Zanella».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BORDONALI e DAVIDE BERGAMINI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   dal 21 al 27 novembre 2024 si sono svolte le prove concorsuali per l'assunzione di 374 funzionari, da inquadrare nei ruoli del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, tra i quali alcune da destinare alla sezione Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi (Icqrf) con profilo di ispettore agrario;

   in data 26 novembre 2024, però, il Consiglio di Stato ha emanato una sentenza (n. 09488/2024) con la quale determinava l'annullamento del suddetto concorso in quanto viziato da illegittimità, considerato che al momento della pubblicazione dei bandi risultava ancora valida una graduatoria precedente, senza che l'amministrazione avesse fornito una motivazione dettagliata per l'indizione del nuovo concorso in contrasto con le disposizioni normative che disciplinano lo scorrimento delle graduatorie di concorsi pubblici precedentemente espletati;

   con tale decisione l'affermazione del principio di tutela degli idonei nelle graduatorie concorsuali ha però generato notevoli disagi per le migliaia di candidati che avevano già sostenuto le prove scritte e che in considerazione dell'avanzato stato della procedura – in quanto rimaneva soltanto la prova orale – potevano confidare nella conclusione positiva del concorso e della relativa entrata nell'organico del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste;

   l'Icqrf è l'organo tecnico del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste che assolve i compiti di prevenzione e repressione delle frodi dei prodotti alimentari; effettua controlli lungo tutte le filiere indirizzati a tutelare la qualità merceologica, la genuinità dei prodotti e la loro identità ed è quindi l'Autorità preposta alla difesa del made in Italy e salvaguardare dalla leale concorrenza gli operatori;

   la difesa delle produzioni agroalimentari, la tutela della qualità e della salubrità degli alimenti, il contrasto alle pratiche sleali sono, quindi, gli elementi centrali nelle attività svolte dall'Icqrf, in questo periodo dove il made in Italy è minacciato dall'invasione di cibo straniero surrettiziamente spacciato per italiano e dall'italian sounding è necessario assicurare un numero di controlli sempre crescente che garantisca la qualità dei nostri prodotti agroalimentari;

   quindi laddove i controlli si rendono maggiormente necessari, si rende quando mai opportuno implementare l'organico dell'Icqrf a parere degli interroganti –:

   quali iniziative intenda assumere per risolvere il problema dell'annullamento del bando di concorso salvaguardando, da un lato, il principio dello scorrimento della graduatoria ancora aperta e, dall'altro, quello dei candidati che hanno partecipato in buona fede alle procedure concorsuali, tutelando le loro legittime aspettative, vista anche l'importanza e l'urgenza di rafforzare gli organici dell'Icqrf deputato alla tutela del made in Italy agroalimentare.
(5-03394)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   il Governo ha provveduto alla riassegnazione delle concessioni per la gestione delle reti elettriche di media e bassa tensione per i prossimi 20 anni agli attuali concessionari senza alcuna analisi comparativa e praticamente senza alcun dibattito;

   è stato fatto vanto da parte del Governo di avere reso oneroso per i concessionari tale riassegnazione;

   in realtà, si tratta di un surrettizio e non dichiarato aumento degli oneri in bolletta per gli utenti del sistema elettrico italiano: i concessionari sono infatti autorizzati a rivalersi sugli utenti delle somme versate allo Stato, maggiorate dalla remunerazione che viene riconosciuta dall'Autorità agli investimenti sulle reti. Per loro quindi non solo non vi è onere alcuno ma si tratta di un investimento la cui remunerazione è assicurata dallo Stato. Una gigantesca partita di giro a favore del Tesoro e dei concessionari;

   paradossalmente, più grande è la somma versata, più alto è l'incasso per lo Stato, ma più grande è anche il guadagno dei concessionari e più alto è l'aumento delle bollette pagate dagli utenti del sistema elettrico che di fatto finanziano sia l'introito dello Stato sia i guadagni dei concessionari –:

   a quanto ammontino gli oneri concessori stabiliti;

   a quanto ammonti l'aumento degli oneri a carico degli utenti e come si riverserà sulle bollette;

   se non sia il caso di rinunciare, da parte dello Stato, all'incasso degli oneri evitando di appesantire ulteriormente le bollette elettriche in un momento in cui esse hanno ripreso a crescere con prezzi che sono anche doppi rispetto alla situazione antecedente la crisi russo-ucraina.
(2-00514) «Marattin, Schullian».

Interrogazioni a risposta immediata:


   SQUERI, BATTILOCCHIO e CASASCO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Lombardia, una delle regioni più colpite dal superamento dei limiti di emissione, ha compiuto un passo avanti nella lotta all'inquinamento da particolato con l'approvazione di una delibera di giunta regionale (Dgr n. 3649), il 16 dicembre 2024, che introduce limiti di emissione stringenti per gli impianti a combustione. Con tale delibera si individuano nuovi requisiti emissivi per gli impianti termici civili alimentati a biomassa con potenza termica superiore a 35 chilowatt;

   si tratta nuovi livelli di prestazione rispetto alla precedente normativa. Il decreto ministeriale n. 186 del 2017 identificava quale migliore tecnologia (caldaie 5 stelle) un limite di emissione di 10 mg di particolato. La Lombardia aveva già dimezzato questo valore portandolo a 5 mg/Nm3 con la delibera di giunta regionale n. 5360. Con la delibera di giunta regionale n. 3649 si introducono livelli a 2,5 mg e 1 mg, validi rispettivamente sopra e sotto la quota altimetrica di 300 metri sul livello del mare, in caso di sostituzione di apparecchi alimentato a gas oppure gasolio;

   la novità sta nel fatto che anche alcuni moderni impianti a biomassa sono in grado di raggiungere questi livelli di prestazione. Grazie all'applicazione di misure primarie e secondarie di abbattimento delle emissioni esistono già oggi impianti che emettono appena 0,2 mg di particolato, al pari delle migliori tecnologie a gas disponibili;

   con questa delibera di giunta regionale la Lombardia supera gli obiettivi della direttiva Ecodesign e sposta l'attenzione dal tipo di combustibile utilizzato all'efficienza tecnica dell'impianto, togliendo espressamente ogni ostacolo al ricorso alle biomasse;

   le biomasse, fonte energetica disponibile su tutta la penisola e sottoutilizzata, possono concorrere alla decarbonizzazione. In Italia è utilizzato solo il 18 per cento della crescita boschiva, che corrisponde a 7,9 milioni di tonnellate equivalenti petrolio. Se si utilizzasse il 67 per cento (media europea) si otterrebbero 30 milioni di tonnellate equivalenti petrolio termici, pari al 70 per cento dei 43,5 milioni di tonnellate equivalenti petrolio termici prodotti col gas;

   in un contesto di crisi energetica e di crescita della domanda di energia elettrica per via dello sviluppo di settori ad alta intensità energetica come quello dei data center per l'intelligenza artificiale, è indispensabile poter contare su un ventaglio più ampio possibile di soluzioni da fonti rinnovabili –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per favorire lo sviluppo della produzione energetica da biomasse, e più in generale delle bioenergie, a fronte degli sviluppi (integralmente italiani) sopra illustrati, rimuovendo gli ostacoli che, anche a livello locale, impediscono la piena attuazione del principio della neutralità tecnologica.
(3-01674)


   SIMIANI, BARBAGALLO, BRAGA, CURTI, EVI, FERRARI, BAKKALI, CASU, GHIO, MORASSUT e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2024 è stato pubblicato il parere n. 19 della Commissione – Via e Vas sul Ponte sullo Stretto di Messina, un'opera inutile, costosa e pericolosa, che al momento ha il solo effetto di drenare risorse che si sarebbero potute utilizzare per strade, ferrovie e infrastrutture diffuse;

   la composizione della Commissione è stata integrata, con decreto del Ministro interrogato, a pochi giorni dall'espressione del parere, da componenti di dubbia autorevolezza e di chiara appartenenza politica della maggioranza;

   il citato parere rileva la non ottemperanza delle prescrizioni poste nel 2003 al progetto preliminare e pone 62 prescrizioni all'attuale progetto definitivo aggiornato che confermano tutte le eccezioni sollevate dalla città metropolitana di Reggio Calabria e dalla città di Villa San Giovanni, soprattutto circa la carenza di studi di dettaglio specifici, progetto di cantierizzazione e progetti di risoluzione delle interferenze;

   il parere, rinviando ogni valutazione di compatibilità ambientale ad un giudizio di ottemperanza previsto, per la maggior parte delle prescrizioni, «prima della presentazione della progettazione esecutiva», non dà sufficienti garanzie;

   gli approfondimenti e le integrazioni documentali richieste presuppongono l'esecuzione di analisi e indagini di campo che non sono mai state effettuate, approfondimenti che difficilmente potranno risolversi nel giro di pochi mesi;

   inoltre, la Valutazione d'incidenza ambientale (Vinca) si esprime negativamente su alcune aree ricomprese nei siti della Rete Natura 2000, disciplinate dalla direttiva 92/43/CEE «Habitat» per le quali si propongono misure di compensazione che si configurano, a giudizio degli interroganti, come deroga alla direttiva stessa;

   permangono dubbi, inoltre, circa la sicurezza sismica dell'opera, data l'ubicazione in una delle aree a più alto rischio sismico del continente europeo. Per non parlare della circostanza che uno dei piloni del ponte, in località «Cannitello», sorgerà su una faglia attiva che, a detta della Società Stretto di Messina, non risulta essere una faglia sismogenetica, ovvero in grado di produrre scuotimento sismico del suolo;

   a fronte di tale granitica certezza, l'assenza di un mandato formale e trasparente all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per svolgere una valutazione istituzionale sul rischio sismico solleva interrogativi sull'effettiva affidabilità delle analisi presentate finora e potrebbe compromettere la credibilità complessiva del processo decisionale –:

   come si intendano escludere i rischi sulla sicurezza sismica e il pieno rispetto delle normative ambientali, anche mediante il conferimento di un mandato ufficiale all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per lo svolgimento di studi relativi al rischio sismico dell'opera.
(3-01675)


   LUPI, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia vanta competenze e conoscenze di eccellenza nel campo dell'energia nucleare, un patrimonio scientifico e industriale che risulta anche dalle alte responsabilità ricoperte da personalità accademiche e da imprese italiane, che ottengono commesse in numerosi Stati esteri per realizzare impianti di produzione e sperimentazioni innovative;

   il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno espresso più volte l'intenzione di riavviare il percorso di produzione di energia nucleare, al fine di realizzare un processo di approvvigionamento caratterizzato da un mix energetico diversificato e sostenibile;

   nel corso della seduta del 5 marzo 2024, le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) hanno deliberato, inoltre, lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione;

   il 15 gennaio 2025, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, è intervenuta al World Future Energy Summit di Abu Dhabi valorizzando la sperimentazione sulla tecnologia di fusione nucleare, che «può produrre energia pulita, sicura e illimitata e trasformare l'energia da un'arma geopolitica a una risorsa accessibile che può cambiare la storia»;

   il 20 gennaio 2025, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Questa settimana il disegno di legge sul nucleare andrà al Dagl, il dipartimento di Palazzo Chigi che farà la verifica di ordine giuridico e poi arriverà nel primo Consiglio dei ministri utile. Dipende dal calendario di Palazzo Chigi, ma credo entro 15 giorni» –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di garantire un orizzonte di lungo periodo per la ricerca, la sperimentazione e la produzione di energia nucleare di terza e quarta generazione e da fusione in Italia, assicurando condizioni ottimali di innovazione, sostenibilità economica e concorrenza delle imprese che potranno realizzare gli impianti industriali dedicati.
(3-01676)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa, lavoratrici e lavoratori in appalto presso i Musei Reali di Torino hanno proclamato uno sciopero per la data del 26 gennaio 2025;

   denunciano, infatti, una grave situazione riguardante il servizio in concessione dei Musei, iniziato nell'aprile del 2019;

   dopo quasi sei anni di lavoro per il suddetto servizio, i lavoratori si troverebbero infatti, a ridosso della fine del contratto con Società cooperativa culture a partire dal 9 febbraio 2025, senza garanzie di continuità lavorativa;

   la situazione riguarda lavoratori e lavoratrici dei servizi di biglietteria, didattica e bookshop, i quali hanno contribuito al successo di questa importante istituzione culturale torinese;

   hanno infatti contribuito, con le proprie professionalità e con la digitalizzazione della bigliettazione, la promozione culturale e la didattica, all'aumento del numero di visitatori e all'importante traguardo costituito dall'ottenimento del titolo di Museo di prima fascia;

   nel 2024, i Musei Reali sono stati la realtà museale più visitata a Torino, terza solo dopo il Museo Egizio e il Museo Nazionale del Cinema, con 393.925 ingressi;

   in data 13 gennaio 2025 si è tenuto un incontro fra le rappresentanze sindacali e i responsabili della fruizione e del personale dei Musei Reali;

   in tale occasione, i dipendenti sono venuti a conoscenza dell'intenzione dell'amministrazione dei Musei di non procedere a ulteriore proroga, bensì di dare corso allo spacchettamento del vecchio servizio in concessione;

   mentre, per quanto riguarda il servizio di bookshop non si rilevano particolari criticità, trattandosi di un cambio di appalto tra due fornitori di servizio esterni, diversa situazione si configura per il servizio di didattica, che non troverebbe alcuna continuità, andando incontro al rischio di esuberi da parte della società uscente;

   analogamente, per la biglietteria si delinea un quadro preoccupante a causa del mancato accordo tra Ales s.p.a. e Musei Reali, nonché dell'assenza della previsione di una gara di evidenza pubblica nel prossimo futuro;

   l'ipotesi formulata dalla direzione del Museo di un affido temporaneo del servizio di biglietteria a un gestore esterno, a causa della mancanza di fondi, metterebbe a serio rischio il mantenimento dei livelli occupazionali dei lavoratori attualmente in forze presso il sito museale –:

   se il Ministro interrogato intenda istituire un tavolo di confronto urgente per scongiurare eventuali esuberi nonché, in mancanza di proroga alla società uscente, al fine di garantire la preparazione di una nuova gara, intervenire affinché sia garantita la clausola sociale tramite Ales s.p.a., come già avvenuto con successo in situazioni analoghe come quelle relative al Parco archeologico del Colosseo, al Museo nazionale romano, al Museo di Capodimonte, al Palazzo Reale di Napoli.
(4-04139)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo n. 4-02543, cui non è stata data alcuna risposta, il 21 marzo 2024 si chiedeva ai Ministri interpellati quali iniziative intendessero assumere affinché Sace, il gruppo assicurativo-finanziario italiano controllato dal Ministero dell'economia e delle finanze, rendesse pubblici i documenti sulla valutazione d'impatto ambientale e sociale delle proprie garanzie all'attività estrattiva in Mozambico, alla luce della ripresa degli attacchi delle formazioni islamiste e dei gravi conseguenti rischi per la popolazione civile;

   un'inchiesta pubblicata il 26 settembre 2024 dal media internazionale «Politico» ha evidenziato come, tra giugno e luglio 2021, un gruppo di militari dell'esercito mozambicano abbia commesso atrocità configurabili come crimini di guerra, mentre difendeva il sito di Mozambique Lng, progetto di estrazione e liquefazione di gas di TotalEnergies a Cabo Delgado, in Mozambico;

   l'inchiesta menziona casi di sequestro di persona, torture fisiche e psicologiche, negazione di acqua e cibo, abusi sessuali e stupri, uccisioni sommarie;

   l'inchiesta ha già avuto forte risonanza in Mozambico, in Francia e presso il Parlamento europeo, con un'interrogazione rivolta all'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza;

   la risposta dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza riporta come l'Unione europea attraverso la sua delegazione in loco, abbia richiesto alle autorità mozambicane elementi di chiarimento per fare luce sugli eventi descritti nell'inchiesta, richiamando inoltre la necessità di una due diligence sociale delle imprese, in linea con la direttiva europea di recente adozione;

   un'inchiesta pubblicata il 24 novembre 2024 dal quotidiano francese Le Monde e dal media internazionale Source Material ha evidenziato come, ben prima dei gravissimi episodi riportati da Politico, TotalEnergies fosse in possesso di evidenze della condotta violenta dell'Esercito mozambicano nei confronti della popolazione civile;

   TotalEnergies ha espresso l'intenzione di riprendere i lavori di costruzione del progetto Mozambique Lng, interrotti per invocata forza maggiore ad aprile 2021 quando il conflitto armato iniziato nel 2017 nella provincia di Cabo Delgado aveva aumentato il rischio a livelli non accettabili;

   il progetto vede il coinvolgimento di società ed enti a partecipazione o sotto il controllo pubblico, tra cui Saipem e, prima della sua interruzione, anche di Sace e Cassa depositi e prestiti (Cdp), rispettivamente tramite una garanzia di 950 milioni di euro e un prestito di 650 milioni di euro;

   nel caso le indagini connesse all'inchiesta pubblicata da Politico, accertino i fatti riportati, le società e gli enti citati corrono il rischio di essere associati indirettamente alle violenze e alle atrocità commesse dai militari;

   TotalEnergies starebbe consultando nuovamente le istituzioni finanziarie che avevano dato disponibilità a partecipare finanziariamente al progetto, per avere conferma del loro immutato sostegno;

   la costruzione di Mozambique Lng potrebbe contribuire ad aumentare l'instabilità dell'area, come evidenzia un rapporto commissionato dalla stessa TotalEnergies a Jean-Christophe Rufin, ex-ambasciatore francese in Senegal e tra i fondatori di Medici senza frontiere – reso pubblico a maggio 2023 – che afferma che i gruppi ribelli sfruttano il senso di frustrazione diffuso tra le comunità coinvolte dall'espansione dell'industria estrattiva, e che i siti estrattivi potrebbero essere obiettivo di attacchi terroristici. Dunque il progetto potrebbe non arrivare a compimento, mettendo in pericolo la partecipazione italiana ed esponendo a gravi rischi le casse pubbliche –:

   se i Ministri interpellati risultino a conoscenza dei fatti riportati dalle inchieste di Politico e Le Monde e se possano confermare la partecipazione finanziaria al progetto Mozambique Lng da parte di Sace e Cdp.
(2-00515) «Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti».

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che, attraverso una ricerca di mercato, la Guardia di finanza ha manifestato la volontà di acquistare un immobile da adibire a caserma per le esigenze della compagnia di Montecatini Terme. L'immobile deve possedere determinate caratteristiche in termini di superficie complessiva, spazi interni ed esterni per il parcheggio degli autoveicoli, di idoneità all'uso, oltre a essere ubicato nel comune di Montecatini Terme (Pistoia). I termini per presentare le proposte sono scaduti;

   la Guardia di finanza, con il suo personale, esercita una fondamentale funzione e deve essere posta nelle condizioni di poter operare nelle migliori condizioni possibili. Al momento attuale, la compagnia è già ospitata presso un immobile, con un contratto di affitto in essere, avente caratteristiche pressoché identiche a quelle della struttura ricercata. Risulta che, al momento, l'organico assegnato presso tale caserma, impiegato al massimo delle possibilità, sia peraltro in un numero tale da non occupare interamente la struttura. È inoltre presente, a breve distanza, la sede del comando provinciale di Pistoia, recentemente ristrutturata e rimodernata con notevole spesa;

   a giudizio dell'interrogante non è chiara la necessità né la convenienza strategica ed economica, al momento attuale, di impegnare risorse economiche elevate nell'acquisto di un immobile, potendo essere maggiormente idoneo utilizzare tali risorse per il personale esistente o per incrementarlo, oltre che per migliorare la dotazione in possesso allo stesso;

   anche nell'ipotesi della necessità di un acquisto, per stabilizzare nel tempo la sede, non è chiaro perché, in un'ottica economica, non vi siano state interlocuzioni con soggetti o enti pubblici, aventi presumibilmente nella propria disponibilità beni, immobili da cedere, anche in comodato d'uso gratuito, o comunque con notevole risparmio –:

   quali piani di incremento del personale siano previsti nel prossimo triennio tali da giustificare l'acquisto di un immobile per le esigenze della compagnia di Montecatini Terme e, in ogni caso, quali progetti siano previsti per migliorare la dotazione strumentale e tecnica del personale in esercizio; quali interlocuzioni vi siano state con soggetti pubblici per valutare la disponibilità di immobili adattabili allo scopo a costi inferiori a quelli proposti da soggetti privati o alle offerte arrivate.
(4-04141)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   D'ORSO, APPENDINO, IARIA e ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano «La Stampa», attraverso un'intervista al prof. Mario Serio, componente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, presso il carcere minorile Ferrante Aporti di Torino vi sarebbero alcuni giovani detenuti che dormono su materassi poggiati direttamente per terra;

   la capienza dell'istituto consentirebbe, infatti, al massimo la presenza di 46 detenuti, mentre pare che attualmente i ristretti siano 54, un fatto definito dal prof. Serio «particolarmente grave perché parliamo di un istituto penitenziario minorile»;

   nell'intervista al quotidiano, Mario Serio sottolinea come la denuncia sulle condizioni dell'istituto minorile torinese sia arrivata, tra gli altri, anche da un sindacato della polizia penitenziaria, ciò «implica che a soffrire delle carenze carcerarie non sono solo i detenuti ma anche gli agenti, costretti ad agire in circostanze estreme»;

   il componente del Garante nazionale ha rivolto dunque un appello al Ministro interrogato e al Parlamento affermando che «è interesse dello Stato non tollerare situazioni come quella del Ferrante Aporti e trovare risposte immediate», per esempio il trasferimento di alcuni detenuti;

   la situazione risulta assolutamente intollerabile per un Paese civile, ed è in particolar modo grave perché stiamo parlando di soggetti minori affidati alla custodia dello Stato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa quali iniziative intenda assumere tempestivamente al fine di garantire una sistemazione dignitosa ai minori ristretti nell'istituto Ferrante Aporti di Torino;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda inoltre il Ministro interrogato adottare al fine di prevenire e contrastare il sovraffollamento carcerario negli istituti penali minorili.
(5-03395)


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 gennaio 2024 la Corte costituzionale, con sentenza n. 10/2024, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 18 della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà) nella parte in cui non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa, nei termini di cui in motivazione, a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell'unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, quando, tenuto conto del comportamento della persona detenuta in carcere, non ostino ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell'ordine e della disciplina, né, riguardo all'imputato, ragioni giudiziarie;

   la Corte ha precisato che, in coerenza con l'oggetto del giudizio principale, la sentenza non concerne il regime detentivo speciale di cui all'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario, né i detenuti sottoposti alla sorveglianza particolare di cui all'articolo 14-bis della stessa legge;

   l'oggetto della richiesta da parte del giudice remittente era la possibilità di utilizzare il tempo del colloquio con il/la partner per rapporti intimi anche di tipo sessuale; entrambe precluse in maniera assolute dalla formulazione dell'articolo 18 dell'ordinamento penitenziario;

   la Corte ha affermato che «L'ordinamento giuridico tutela le relazioni affettive della persona nelle formazioni sociali in cui esse si esprimono, riconoscendo ai soggetti legati dalle relazioni medesime la libertà di vivere pienamente il sentimento di affetto che ne costituisce l'essenza. Lo stato di detenzione può incidere sui termini e sulle modalità di esercizio di questa libertà, ma non può annullarla in radice, con una previsione astratta e generalizzata, insensibile alle condizioni individuali della persona detenuta e alle specifiche prospettive del suo rientro in società»;

   nell'indicare alcuni profili organizzativi implicati dalla propria pronuncia, la Corte ha auspicato un'«azione combinata del legislatore, della magistratura di sorveglianza e dell'amministrazione penitenziaria, ciascuno per le rispettive competenze», «con la gradualità eventualmente necessaria»;

   le maggiori problematiche per dare attuazione alla sentenza risulta essere la mancanza di spazi idonei all'interno degli istituti penitenziari atti a garantire il diritto dei detenuti di avere rapporti intimi con il proprio partner;

   non risultano all'interrogante notizie sul come e quando il Ministro interrogato intenda attivarsi tramite il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al fine di dare graduale attuazione alla sentenza della Corte e scongiurare eventuali richieste risarcitorie –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere il Ministro interrogato al fine di dare attuazione alla sentenza n. 10/2024 della Corte Costituzionale riguardante il diritto dei detenuti di poter accedere a colloqui intimi con i propri partner;

   se il Ministro interrogato si sia attivato al fine di procedere ad una ricognizione negli istituti penitenziari degli spazi che possano essere adibiti al suddetto scopo, verificando quanti e quali interventi di adeguamento siano necessari ed individuando le risorse necessarie per i relativi interventi.
(5-03397)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   il 10 gennaio 2025 si è concluso, presso la Corte d'Assise di Novara, il processo contro ventisei imputati coinvolti nel caso della cosiddetta «psicosetta delle bestie di Novara»;

   il procedimento, svolto a porte chiuse a tutela delle vittime, ha avuto inizio nel febbraio 2023 ed è scaturito dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Torino, iniziate a seguito della denuncia di una giovane donna, all'epoca dei fatti minorenne, che si è costituita parte civile insieme ad altre presunte vittime;

   secondo l'accusa, la comunità in questione avrebbe messo in atto un sistema di manipolazioni psicologiche, abusi sessuali estremi e pratiche degradanti, coinvolgendo anche minori;

   la sentenza di primo grado ha stabilito una sola condanna nei confronti di Barbara Magnani per violenza sessuale di gruppo avvenuta nel 2012, mentre ventuno imputati sono stati prosciolti e nove assolti per non aver commesso il fatto;

   il reato di associazione a delinquere finalizzata agli abusi sessuali, pur riconosciuto come sussistente fino al 2010, è risultato prescritto;

   la Corte non ha riconosciuto l'aggravante della riduzione in schiavitù connessa al reato di associazione a delinquere;

   la dichiarazione d'illegittimità dell'articolo 603 del codice penale, operata con la sentenza della Corte costituzionale n. 96 dell'8 giugno 1981, ha lasciato un vuoto normativo riguardante i fenomeni di «plagio» e condizionamento psicologico;

   la vicenda giudiziaria ha evidenziato ancora una volta la difficoltà di sanzionare condotte manipolative all'interno di contesti settari, spesso assorbite sotto altre fattispecie penali che non garantiscono adeguata protezione alle vittime;

   secondo la giornalista Olga Mascolo, in un articolo pubblicato su Fanpage il 14 gennaio 2025, il processo è stato caratterizzato da un clima ostile nei confronti della stampa, con accuse di linciaggio mediatico rivolte agli organi di informazione da parte della difesa –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per colmare il vuoto normativo relativo ai reati di condizionamento psicologico e manipolazione mentale;

   se siano previste misure specifiche per prevenire e contrastare abusi sui minori in contesti comunitari caratterizzati da dinamiche coercitive e manipolative;

   se non si ritenga necessario adottare iniziative di carattere normativo volte a eliminare la prescrizione dei reati sessuali contro i minori, garantendo così una tutela più efficace e duratura delle vittime;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per salvaguardare la libertà di stampa e il diritto all'informazione in relazione a vicende analoghe a quelle di cui in premessa.
(4-04140)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da organi di stampa il tribunale di Milano il 4 novembre 2024 ha dichiarato «lo stato di insolvenza» di Acciaierie d'Italia Holding (di seguito AdIH) accertando uno squilibrio finanziario da quasi 1 miliardo di euro, per lo più riconducibile a debiti verso i soci, professionisti e fornitori;

   la sentenza emessa dai giudici della Sezione crisi d'impresa ha accolto il ricorso promosso da Acciaierie d'Italia s.p.a. in amministrazione straordinaria, nei confronti della holding a sua volta messa in amministrazione straordinaria dal Ministero delle imprese e del made in Italy nella primavera del 2024;

   la verifica dello stato passivo di AdIH è stata fissata per il 5 marzo 2025 davanti al giudice delegato della procedura, Laura De Simone, che avrà il compito di esaminare la situazione debitoria della holding e determinare le misure necessarie per affrontare la crisi aziendale;

   lo stesso tribunale di Milano il 29 febbraio 2024 aveva dichiarato lo stato di insolvenza per Acciaierie d'Italia, ex Ilva, dopo che il Ministero delle imprese e del made in Italy, su richiesta del socio di minoranza Invitalia, con proprio decreto del 20 febbraio 2024 ha ammesso con decorrenza immediata la Società in amministrazione straordinaria, con la nomina del commissario unico nella persona dell'ingegner Giancarlo Quaranta, integrando successivamente l'organo commissariale con le persone del professor dottor Giovanni Fiori e professor dottor Davide Tabarelli;

   nelle premesse di tale decreto viene espressamente riconosciuto che l'ammontare complessivo delle passività, sulla base dell'ultimo bilancio approvato di AdI e relativo all'esercizio chiuso al 31 dicembre 2022, risulta pari a euro 4.737.693.528, di cui euro 909.759.167 per passività non correnti e 3.827.934.362 per passività correnti inclusive – tra l'altro – di totali euro 2.084.069.844 per debiti commerciali e totali euro 837.042.043 per finanziamenti;

   nell'adunanza del 19 giugno 2024 presso lo stesso tribunale di Milano è stato dichiarato esecutivo lo stato passivo di AdI s.p.a., per un importo di 1.558 milioni di euro, pari all'ammontare dei crediti ammessi su istanza di ben 981 creditori;

   secondo quanto ricostruito da organi di stampa (articolo di Gloria Riva su l'Espresso del 21 agosto 2024 «La saga dell'ex ILVA non finisce mai: e intanto si spendono milioni in parcelle») in termini di costi per lo Stato, il commissariamento Ilva è paragonabile a quello Alitalia per il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali e per gli stratosferici costi di gestione. I commissari che si sono alternati prima in Ilva e poi in AdI, sono costati complessivamente più di 10 milioni di euro in parcelle, cui si sommano i costi delle consulenze, che per i soli incarichi stipulati tra marzo e maggio del 2024 da AdI in amministrazione straordinaria, ammonterebbero a 3,5 milioni di euro –:

   se il Ministro interpellato sia nelle condizioni di rendere noto, a distanza di due anni dalla chiusura dell'esercizio 2022, l'attuale ammontare complessivo delle passività di AdI e a quanto ammontano i costi a carico dello Stato a partire dal 2012.
(2-00512) «Bonelli, Zanella».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   acciaierie d'Italia S.p.A., azienda strategica del nostro Paese, è una società partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, che attualmente gestisce gli impianti siderurgici «ex Ilva»;

   in data 20 febbraio 2024, con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, è stata ammessa Acciaierie d'Italia S.p.A. alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39 e successive modificazioni;

   in data 17 aprile 2024, su istanza dei commissari straordinari di Acciaierie d'Italia, il suddetto Ministro ha esteso la procedura di amministrazione straordinaria anche ad Acciaierie d'Italia Holding S.p.A., per consentire agli stessi commissari di gestire in modo unitario e coordinato tutte le attività del gruppo;

   in data 31 luglio 2024 il Ministro ha firmato l'autorizzazione alla pubblicazione del bando per manifestare interesse all'acquisizione dei beni e delle attività aziendali «ex Ilva» in amministrazione straordinaria e di Acciaierie d'Italia, nonché delle società appartenenti ai rispettivi gruppi, con termine per la presentazione delle stesse fissato alla data del 20 settembre 2024, successivamente prorogata al 10 gennaio 2025 al fine di conferire maggiore tempo agli investitori interessati per affinare le proprie proposte e consentire l'eventuale presentazione di ulteriori offerte;

   in data 11 gennaio 2025, i commissari straordinari di Acciaierie d'Italia, decorsi i termini per la presentazione delle offerte vincolanti di acquisto della società nell'ambito della procedura di gara aperta a luglio 2024, hanno comunicato che sono pervenute dieci proposte per l'acquisizione degli stabilimenti, di cui tre per tutti i complessi aziendali;

   per la precisione si tratta di tre offerte provenienti da attori industriali internazionali, con riguardo all'acquisto di tutti gli asset, mentre altre sette aventi ad oggetto singoli stabilimenti specifici;

   le sigle sindacali hanno manifestato la volontà di essere coinvolte in questa finale e delicata fase –:

   quali misure di competenza intenda adottare per garantire il rilancio della produzione industriale dell'azienda e la salvaguardia dei livelli occupazionali, specificando se si preveda il perseguimento di una vendita unitaria dell'intero complesso degli stabilimenti e con quali modalità si intenda coinvolgere le parti sociali.
(5-03378)


   BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Stanadyne Italia Srl, con sede a Castenedolo (Brescia), storica realtà produttiva nel settore della componentistica per l'automotive, opera nella produzione di sistemi di iniezione diesel e componenti ad alta precisione. Fa parte di un gruppo multinazionale statunitense, la Stanadyne LLC, che ha recentemente annunciato la messa in liquidazione della filiale italiana, determinando un grave rischio per i circa 100 posti di lavoro nel bresciano;

   la comunicazione della liquidazione è avvenuta in modo improvviso e unilaterale, senza alcun confronto preventivo con le rappresentanze sindacali, né con le istituzioni locali e regionali, generando forte preoccupazione tra i dipendenti, le loro famiglie e l'intera comunità locale;

   i lavoratori hanno immediatamente indetto un'assemblea permanente presso lo stabilimento di via Matteotti a Castenedolo, presidiando l'area per sollecitare l'apertura di un tavolo di confronto con la proprietà, con l'obiettivo di individuare soluzioni alternative alla chiusura definitiva dell'azienda;

   la chiusura dello stabilimento avviene nell'ambito della crisi che sta attraversando l'intero settore della componentistica per l'automotive, gravato dalle trasformazioni legate alla transizione ecologica e alla riconversione produttiva verso sistemi a basso impatto ambientale, nonché dalle difficoltà di approvvigionamento di materie prime e dall'aumento dei costi energetici;

   il territorio bresciano è stato particolarmente colpito dalle conseguenze delle crisi aziendali nel settore manifatturiero e dell'automotive, come la chiusura della Filartex di Palazzolo sull'Oglio e della Prandelli di Lumezzane, con conseguenti licenziamenti collettivi e pesanti ricadute occupazionali. La chiusura di stabilimenti produttivi di questa portata non solo rappresenta una perdita di posti di lavoro diretti, ma ha un impatto a catena su tutto l'indotto economico e sociale dell'intero territorio, considerato che la Stanadyne opera in un settore strategico per la filiera industriale lombarda e italiana;

   la tutela del comparto automotive e della relativa filiera della componentistica rappresenta un punto focale dell'economia nazionale, in quanto coinvolge migliaia di aziende e centinaia di migliaia di lavoratori, e pertanto richiede un'azione di monitoraggio e sostegno da parte del Governo per garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dell'occupazione –:

   se non ritenga necessario, oltre ad aprire un tavolo di crisi per la salvaguardia della continuità produttiva e dei livelli occupazionali, adottare iniziative di carattere normativo affinché, anche alla luce delle crisi dell'indotto automotive che è in gran parte costituito da imprese di piccole e medie dimensioni, la disciplina introdotta dalla legge di bilancio 2022 relativa al contrasto al fenomeno delle delocalizzazioni venga estesa anche alle aziende con un numero di dipendenti inferiore a 250.
(5-03379)


   GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 7 ottobre 2016 l'area a nord di Porto Torres è stata inclusa fra le aree cosiddette di crisi industriale complessa; ciò in ragione della grave criticità occupazionale derivante dalla destrutturazione del polo industriale chimico e del Protocollo d'intesa datato maggio 2011 per la «Chimica Verde» sottoscritto fra PMC, il MISE, MLPS, il MATTM, il MIPAF, la regione Sardegna, la provincia di Sassari e i comuni di Alghero, Porto Torres, Sassari, Eni Spa, Novamont Spa, Polimeri Spa, con il quale è stata decisa una riqualificazione industriale basata su un complesso di interventi composto da sette impianti, un centro di ricerca, le bonifiche, la salvaguardia e lo sviluppo dell'occupazione: un investimento complessivo di 1,2 miliardi di euro. In seguito nacque Matrìca, la joint venture tra Versalis (Eni) e Novamont, per la riqualificazione delle aree;

   di quel progetto pionieristico, solo una parte è stata realizzata: oltre al centro di ricerca, solo due impianti, monomeri bio e oli bio. L'intesa prevedeva l'impiego di 2.400 lavoratori, ma al momento sono impiegate circa 500 maestranze, più i 150 dell'indotto. Inoltre il risanamento ambientale da attuarsi attraverso un complesso di bonifiche, procede a rilento. Risultano insufficienti gli investimenti per lo sviluppo del prodotto finale e non è mai partita la centrale a biomasse; il settore delle gomme nitriliche dovrebbe essere oggetto di una riorganizzazione della quale non si conoscono i termini;

   il Piano industriale Eni-Versalis prevede la dismissione della chimica di base con devastanti effetti sul piano occupazionale: in Sicilia e in Puglia sono a rischio 20 mila posti di lavoro, ma i sindacati temono un effetto a catena anche su Porto Torres;

   la chimica di base rappresenta un settore strategico dell'industria nazionale: l'80 per cento dei prodotti della chimica vengono utilizzati da altri settori industriali, sui quali ci si aspettano pesanti ripercussioni;

   in questo contesto appare urgente convocare la cabina di regia, aggiornare il protocollo d'intesa alla luce dei cambiamenti avvenuti con la transizione energetica e il riconoscimento del sito di Porto Torres come area di crisi industriale complessa, quindi arrivare ad un nuovo accordo di programma che conduca al rispetto degli impegni assunti verso il territorio nel 2011 –:

   se non ritenga urgente il Ministro interrogato convocare una cabina di regia per garantire gli investimenti sulla chimica verde e rafforzare la produzione di elastomeri.
(5-03380)


   PELUFFO e GRIBAUDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Diageo, multinazionale leader mondiale nel settore delle bevande alcoliche, ha annunciato la chiusura sia dello stabilimento che degli uffici di Santa Vittoria d'Alba entro metà 2026;

   tale decisione comporterà il licenziamento di 380 lavoratori e lavoratrici;

   annunci dello stesso tipo si susseguono da diversi anni e, una volta scongiurata la chiusura, l'impresa ha sempre continuato a produrre utili, alimentando il sospetto di strumentalità;

   lo stabilimento rappresenta una realtà industriale storica e strategica per il territorio di Santa Vittoria d'Alba e per l'intera provincia di Cuneo;

   le organizzazioni sindacali Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Ugl hanno immediatamente proclamato uno sciopero di otto ore per ogni turno di lavoro;

   la chiusura dello stabilimento avrà un impatto devastante sul tessuto socio-economico locale, colpendo non solo i 380 dipendenti diretti ma anche l'indotto e l'intera comunità, e una tale perdita di posti di lavoro in un'area già interessata da altre crisi industriali rischia di provocare un effetto domino sull'economia locale;

   il territorio di Santa Vittoria d'Alba e della provincia di Cuneo rappresenta un'eccellenza del Made in Italy nel settore alimentare e delle bevande;

   la decisione appare in contrasto con la solidità finanziaria del gruppo, che mantiene una posizione di leadership globale nel settore, e non appare proporzionata alla perdita di fatturato lamentata dall'impresa nel primo semestre 2024, pari all'1,4 per cento su un fatturato globale di oltre 20 miliardi di dollari;

   decisione che è stata ribadita nell'incontro del dicembre 2024 tra i vertici internazionali dell'azienda e le istituzioni locali e che comporterà l'avvio di «tutte le procedure a tutela dei lavoratori e per la valutazione e la ricerca di un acquirente interessato a rilevare lo stabilimento, garantire continuità produttiva al sito e minimizzare l'impatto sui posti di lavoro» –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare il Governo per tutelare questo patrimonio industriale, evitare la delocalizzazione di un'attività produttiva di così grande impatto e garantire la sostenibilità della produzione sul territorio e la salvaguardia dei livelli occupazionali.
(5-03381)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   fra le proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza per l'anno 2024 relative al sistema portuale, contenute nella segnalazione inviata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato al Governo, ha destato perplessità e dissenso quella relativa a manodopera e autoproduzione. Infatti, affermerebbe che a limitare la competitività dei porti italiani sarebbe il maggior tempo in media richiesto per le operazioni portuali;

   la soluzione proposta dall'Autorità è «una maggiore flessibilità nell'uso della manodopera» oggi «limitata, tra le altre cose, dal divieto dello scambio di manodopera tra le diverse aree demaniali date in concessione alla stessa impresa o a soggetti comunque alla stessa riconducibili (...) e dalle pesanti restrizioni cui è stato assoggettato il ricorso all'autoproduzione»;

   in altri termini, si suggerisce di eliminare il divieto di scambio di manodopera e modificare l'articolo 16 della legge portuale n. 84 del 1994 in modo che il ricorso all'autoproduzione sia a totale discrezione dell'armatore e non più condizionato dall'eventuale indisponibilità di manodopera portuale;

   il segretario nazionale della Filt Cgil Amedeo D'Alessio dichiara: «L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ancora una volta tenta di intervenire a gamba tesa sul settore della portualità, provando nuovamente a minare l'attuale norma che regolamenta l'autoproduzione delle operazioni portuali»;

   e prosegue: «Il mercato regolato dei porti risulta l'elemento imprescindibile per un corretto funzionamento del sistema logistico portuale poiché non permette che singole società condizionino le tariffe e i prezzi al consumo ad esclusivo appannaggio dei propri interessi e a discapito di tutti, a partire dai lavoratori»;

   la proposta dell'Antitrust, invece, a giudizio dell'interrogante faciliterebbe la deregolamentazione del lavoro sulle banchine mettendo a rischio la tutela dei lavoratori, eliminando i vincoli ad oggi vigenti. Con l'atto 3-01461, l'interrogante aveva affrontato il tema chiedendo di salvaguardare il lavoro portuale nei modi in cui è stato disciplinato nel tempo. Tuttavia, nonostante la conferma da parte del Ministro interrogato di voler mantenere ben saldo questo profilo contro ogni forma di liberalizzazione e di libera autoproduzione, di fatto con queste modifiche proposte dall'Antitrust l'impegno rischia però di venire disatteso –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere affinché sia garantita la tenuta dell'attuale assetto, tutelando la qualità dell'operato e l'occupazione dei lavoratori portuali, specificando con chiarezza quale sia la posizione del Governo in merito alla ipotesi di modifica dell'articolo 16 della legge n. 84 del 1994 in favore della autoproduzione.
(3-01680)


   RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte Preti, situato lungo la strada statale 565 Pedemontana tra Baldissero e Strambinello, rappresenta un'infrastruttura cruciale per il collegamento tra Ivrea e il Canavese occidentale, che versa però in condizioni vetuste, essendo stato costruito più di un secolo fa;

   il progetto per il rifacimento del ponte e il relativo finanziamento, pari a 19 milioni di euro, stanziato nel 2019 e inizialmente previsto per la costruzione di una struttura in cemento, sono stati recentemente rivisti dall'Anas, che ha proposto di realizzare una struttura in acciaio più moderna ed efficiente. Ciò ha comportato la necessità di rivedere il progetto iniziale, procurando un inevitabile allungamento dei tempi;

   il decreto-legge n. 89 del 2024 ha stabilito che i lavori relativi a tali finanziamenti debbano essere appaltati entro il 31 dicembre 2024, pena la decadenza dei fondi;

   la città metropolitana di Torino, incaricata della progettazione, ha dichiarato l'impossibilità di rispettare la scadenza a causa della complessità dell'iter progettuale, del passaggio delle competenze ad Anas e delle difficoltà legate alla pandemia da COVID-19 che, all'epoca, hanno ritardato l'inizio dei lavori;

   la mancata proroga ha, di fatto, compromesso non solo il finanziamento per il nuovo ponte Preti, ma anche per altre infrastrutture urgenti nella città metropolitana di Torino, come il ponte di Borgo Revel a Verolengo, quello tra Cirié e Robassonero, tra Settimo Torinese e Castiglione, e i ponti di proprietà Anas di Romano Cavanese e Settimo Vittone, per un totale di quasi 100 milioni di euro;

   negli scorsi mesi hanno avuto luogo diverse iniziative di sensibilizzazione nei confronti del Governo da parte dei sindaci direttamente interessati, a cui hanno partecipato anche rappresentanti sindacali, consiglieri regionali di diversi schieramenti politici e il vicesindaco metropolitano, a dimostrazione della centralità dell'opera per l'intero territorio e della sua natura strategica relativamente al miglioramento della viabilità e della sicurezza stradale che deriverebbe dal rifacimento;

   la scadenza dei finanziamenti costituisce un enorme danno che ostacolerà lo sviluppo locale e comprometterà la competitività delle imprese;

   il Governo ha più volte affermato che la manutenzione dei ponti esistenti, nonché la realizzazione di nuovi ponti, rappresenta una priorità volta a garantire la mobilità in sicurezza dei cittadini –:

   se non intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, affinché venga concessa una proroga dei termini previsti e vengano trovate soluzioni condivise per superare gli ostacoli tecnici e procedurali che rallentano la realizzazione dell'opera in oggetto e di tutte le opere.
(3-01681)


   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la conclusione della procedura di Via sul progetto del Ponte dello Stretto di Messina da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, a seguito del parere della Ctvia-Vas n. 19 del 13 novembre 2024 e la conclusione della Conferenza dei servizi presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, rende imminente l'esame del progetto da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile;

   nella trasmissione Report di domenica 19 gennaio 2025 relativa al Ponte, è stato intervistato il professor Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e scienziato di fama internazionale, il quale ha evidenziato criticità legate alle questioni sismiche a partire dal valore sottostimato della Pga, peak ground acceleration;

   nel terremoto di Amatrice e in Abruzzo quei valori sono stati rispettivamente 0,66 g e 0,86 g, mentre per il Ponte sullo Stretto di Messina è stato previsto nel progetto un valore di 0,58 g;

   nel terremoto del 19 gennaio 2025 a Taiwan, di magnitudo pari 6 gradi della scala Richter, è stata rilevata un'accelerazione con valore Pga pari a 2,15 g;

   il pilone del ponte di Cannitello poggia su una faglia ritenuta capace e attiva dagli stessi documenti di progetto e non solo dal catalogo Ithaca di Ispra;

   nella giornata di lunedì 20 gennaio 2025 la società Webuild ha annunciato di voler denunciare penalmente i giornalisti della trasmissione Report e tutti gli intervistati per le affermazioni false e diffamatorie. A supporto della tesi, Webuild ha reso pubblico un accordo tra il Dipartimento della scienza della Terra dell'università La Sapienza e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia;

   l'accordo con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia mostrato da Webuild è stato sottoscritto il 26 settembre 2024, mentre il documento in cui si indica la partecipazione diretta dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia era stato consegnato 20 giorni prima, il 6 settembre (come risulta nell'intestazione dell'elaborato di progetto AMW3252), e poi pubblicato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica nell'ambito della procedura Via il 13 settembre 2024, prima della stipula di ogni accordo con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia;

   quello mostrato da Webuild è un accordo che ha omesso di far vedere l'allegato tecnico;

   l'accordo e l'allegato tecnico confermano che non c'è stato nessun coinvolgimento dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sugli aspetti sismici dell'opera –:

   quale organismo tecnico dello Stato validerà il progetto, considerando che finora i pareri e le valutazioni di organismi tecnici dello Stato non sono stati considerati, come nel caso di Ispra o Ingv, o addirittura non consultati come nel caso del Consiglio superiore dei lavori pubblici, deputato per legge a valutare questa tipologia di progetti, avendo assegnato la fattibilità e la valutazione del progetto al soggetto proponente.
(3-01682)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   ZARATTI, GRIMALDI, ZANELLA, GHIRRA e DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 13 gennaio 2025 sono stati sottoposti a sette ore di fermo presso la questura di Brescia 23 militanti dei movimenti Extinction rebellion, Palestina libera e Ultima generazione; tutti erano stati fermati a seguito di una manifestazione pacifica davanti alla sede della Leonardo S.p.A., società a controllo pubblico attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza;

   Leonardo è la prima produttrice bellica europea e contribuisce alla vendita di armi nell'ambito degli attuali scenari bellici in particolare in Palestina; il presidio aveva lo scopo di chiedere allo Stato italiano e alla società di interrompere «la complicità nel genocidio palestinese e nei crimini di guerra e contro l'umanità che si stanno consumando a Gaza»;

   la manifestazione si è svolta pacificamente, senza che venissero arrecati danni a persone e cose; tuttavia, alle 23 persone fermate sono stati contestati e denunciate per diversi reati dalla «adunata sediziosa» (articolo 655 del codice penale), alla «accensioni ed esplosioni pericolose» (articolo 703), all'«imbrattamento» (articolo 639), con l'aggravante dell'associazione per delinquere: alcune di loro sono state denunciate, inoltre, per «manifestazione non preavvisata» (articolo 18 TULPS), a quanto pare dopo aver interloquito con le forze dell'ordine per evitare tensioni, venendo perciò arbitrariamente definite «promotrici della manifestazione»;

   nei confronti di 17 manifestanti è stata adottata la misura cautelare del foglio di via obbligatorio;

   le 23 persone sono state condotte in questura e trattenute in stato di fermo, il fermo sarebbe stato giustificato con riferimento ai reati di resistenza a pubblico ufficiale (articolo 337), oltraggio a pubblico ufficiale (articolo 341-bis) e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità personale (articolo 651), benché – secondo le testimonianze e i video girati dai manifestanti – nessuno abbia rifiutato di identificarsi o abbia opposto resistenza; ciò che ulteriormente inquieta e preoccupa è che le manifestanti in stato di fermo, come da loro testimoniato, sarebbero state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe, trattamento non riservato alle persone di sesso maschile –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza volte a verificare la legittimità del comportamento e dell'operato tenuto dalle forze di polizia verso i partecipanti alla pacifica manifestazione del 13 gennaio 2025 a Brescia davanti alla sede della Leonardo S.p.A., nonché a verificare gli abusi e le pratiche degradanti a cui sarebbero state sottoposte le manifestanti in stato di fermo presso la questura di Brescia, come dalle stesse denunciate, assumendo nel caso ogni conseguente, necessaria iniziativa di competenza, anche al fine di evitare ulteriori gravissimi episodi del genere.
(5-03385)


   MONTARULI e URZÌ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Torino ha avviato una procedura per affidare lo stabile in cui insiste il centro sociale Askatasuna ad un comitato promotore che fungerebbe da intermediario con gli occupanti. Questi ultimi consentirebbero la ristrutturazione dell'immobile e verrebbero legittimati a svolgere attività all'interno dello stesso;

   tale procedura, avviata usufruendo del regolamento beni comuni dell'amministrazione, costituisce una vera e propria sanatoria del centro sociale. Il comitato si sarebbe impegnato a versare i primi 100 mila euro per la ristrutturazione del piano terra dell'immobile;

   tale somma, secondo quanto annunciato dal presidente del comitato promotore, verrà ricavata con attività di crowdfunding grazie allo svolgimento di alcuni concerti;

   non risulta ai firmatari del presente atto che in passato i concerti organizzati dal centro sociale rispettassero le norme in materia, sia dal punto di vista fiscale che da quello della sicurezza, e, se si continuasse con tale modalità, raccolta fondi prevista avverrebbe tramite un'attività, ad avviso degli interroganti, illegittima e integrante fattispecie di reato;

   procedimenti penali avrebbero affermato molti esponenti del centro sociale in azioni violente a Torino e in val Susa nell'ambito delle iniziative No Tav per le quali non vi è mai stata alcuna prova di pentimento, anzi vi è un procedimento penale in corso in cui l'Avvocatura di Stato avrebbe chiesto ingenti risarcimenti a fronte della richiesta della procura di numerose condanne;

   peraltro, ancora in questi giorni gli inquirenti ritengono gli esponenti del centro sociale al centro dei disordini nelle manifestazioni Pro Pal e in quelle relative alla morte di Ramy, con assalti e aggressioni alle forze dell'ordine;

   il centro sociale Askatasuna è, ad avviso degli interroganti, uno dei più pericolosi se non il più pericoloso centro sociale d'Italia la cui attività talvolta si sarebbe consolidata con quella degli ambienti anarchici;

   la delibera di assegnazione dello stabile vedeva come condizione l'interruzione di ogni attività dal carattere violento cosa che di fatto non sta avvenendo –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché sia scongiurata la sanatoria prevista, anche in considerazione degli opportuni controlli verso la raccolta fondi annunciata e/o del mancato rispetto del regolamento beni comuni dell'amministrazione nella parte in cui contrasti con la normativa nazionale e regionale.
(5-03386)


   BONAFÈ, GRIBAUDO e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Fubine Monferrato (Alessandria), alla fine del 2019, si è verificata una grave violazione delle procedure democratiche quando il consiglio comunale ha deliberato in assenza del numero legale, in base allo statuto ed al regolamento del consiglio comunale, su un importante documento di bilancio;

   tre consiglieri di opposizione (Chiara Longo, Pasquale Accardi e Iacopo Gariasco) hanno presentato ricorso al Tar, ottenendo una sentenza che, pur non invalidando il provvedimento, riconosceva la fondatezza delle loro ragioni;

   il sindaco Lino Pettazzi, anziché accettare la decisione del Tar, ha avviato un contenzioso che ha portato da parte della maggioranza alla illegittima dichiarazione di incompatibilità per i tre consiglieri, successivamente dimessi dal consiglio comunale da parte della stessa maggioranza;

   i consiglieri rimossi hanno dovuto ricorrere nuovamente alle vie legali per essere reintegrati nelle loro funzioni, ottenendo vittoria in tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione;

   l'amministrazione comunale ha sistematicamente presentato ricorso contro ogni pronunciamento favorevole ai consiglieri nei vari gradi di giudizio, generando ingenti spese legali a carico della comunità;

   le sole spese processuali liquidate in favore dei tre consiglieri ammontano a oltre 96.000 euro, cui vanno aggiunti i costi sostenuti dal comune per i propri legali, per un totale che potrebbe avvicinarsi ai 200.000 euro;

   ad oggi, nonostante le sentenze definitive, non è stato effettuato alcun pagamento da parte del comune per le spese processuali dovute, a più di un anno dalla sentenza della Corte di cassazione;

   è necessario quindi anche scongiurare che l'ulteriore ritardo nel pagamento delle somme dovute a seguito di sentenza passata in giudicato possa comportare un aggravamento del danno erariale già causato all'ente –:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, affinché sia assicurata quanto prima la piena legalità amministrativa nel comune di Fubine Monferrato, adottare iniziative volte a verificare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 142 del decreto legislativo n. 267 del 2001.
(5-03387)


   ALFONSO COLUCCI, ALIFANO, AURIEMMA e PENZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   preme agli interroganti segnalare l'azione politica del Governo e del Ministro interrogato, deprivata di misure incisive di rafforzamento dei presìdi e degli organici a tutela della collettività e di prevenzione, segnatamente nelle aree a maggior rischio o con alti indici di criminalità;

   un esempio per tutti: il diniego che gli interroganti hanno ricevuto sulla richiesta di istituire un commissariato a Caivano – richiesta sorta dal fatto che Caivano non ha un proprio commissariato né un autonomo presidio di polizia, ma dipende dal comune di Afragola; Caivano è il comune che, per fatti criminosi e gravemente violenti è sorto, per il Governo, a «modello» di intervento di recupero, tanto da essere esportato per altre aree in degrado sociale, economico e di legalità, il che preoccupa ulteriormente in quanto, propaganda a parte, in un anno e mezzo v'è stata la riqualificazione di una struttura sportiva, inaugurata già svariate volte, e pochi altri interventi marginali e la tutela di quelle altre aree avverrà, parimenti, tramite commissariamento tout court, espropriando di fatto dall'azione di risanamento i legittimi amministratori, senza traccia alcuna di misure di salvaguardia e ripristino della legalità né di rafforzamento dei presìdi a tutela della sicurezza;

   giova rammentare il trend inaugurato nell'anno 2023, confermato per l'anno 2024, del riaccendersi, per la prima volta dal 2013, della criminalità predatoria, che ha allarmato lo stesso Servizio analisi criminale della polizia di Stato, che ha rilevato segnali di preoccupazione e la stretta connessione tra i reati e la congiuntura economica nazionale, al crescente disagio sociale;

   il 2025 è contrassegnato dall'evento giubilare, interesserà segnatamente la Città di Roma, ma, in realtà, tutto il territorio nazionale – ne consegue la necessità di un immediato rafforzamento dei presìdi a garanzia della sicurezza del territorio e della popolazione, questione acuita del riacutizzarsi della minaccia terroristica –:

   se non si intenda rispondere alle accresciute esigenze connesse ai compiti istituzionali delle forze di polizia, provvedendo tempestivamente, dia luce di quanto esposto in premessa, al rafforzamento dei presìdi, al fine di adeguarli alle crescenti necessità del territorio nazionale tutto e alle specifiche necessità dei territori a rischio e ad alto indice di criminalità potenziando gli organici con urgenza, tramite reclutamento per scorrimento delle graduatorie, onde incrementare da subito i servizi di prevenzione, di controllo del territorio e di tutela della sicurezza pubblica, provvedendo all'adeguamento e al reperimento degli alloggi di servizio, in particolare nella città di Roma.
(5-03388)


   IEZZI e BORDONALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 gennaio 2025 attiviste e attivisti di Extinction rebellion, Ultima Generazione e Palestina Libera hanno manifestato davanti alla sede della Leonardo s.p.a. di Brescia allo scopo di chiedere allo Stato italiano e alla società produttrice di armamenti di interrompere «la complicità nel genocidio palestinese e nei crimini di guerra e contro l'umanità che si stanno consumando a Gaza»;

   in tale occasione, gli agenti di polizia in loco hanno ritenuto di accompagnare in questura alcuni dei manifestanti in virtù delle ripetute condotte illecite che minavano costantemente l'ordine e la sicurezza pubblica;

   alcune attiviste identificate in questura hanno testimoniato di essere state costrette a spogliarsi e ad eseguire piegamenti sulle gambe e che tale trattamento, invece, non è stato riservato alle persone di sesso maschile;

   secondo quanto rilasciato in una nota dalla questura di Brescia, nel corso delle singole perquisizioni, svolte da personale femminile per le donne, è stato chiesto di effettuare piegamenti sulle gambe al fine di rinvenire eventuali oggetti pericolosi ma in ogni momento è stata salvaguardata la riservatezza e la dignità delle persone e sono state seguite le corrette procedure operative –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, alla luce dei fatti esposti in premessa, ritenga che le pratiche operative intraprese dalla questura e contestate dalle attiviste siano state condotte in piena regolarità.
(5-03389)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12-bis del decreto-legge 11 ottobre 2024 n. 145 convertito con legge 9 dicembre 2024, n. 187, recante «Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali» è stato inserito durante l'esame in sede referente alla Camera dei deputati ed ha incorporato l'articolo 1 del successivo decreto-legge 23 ottobre 2024 n. 158 e detta un elenco puntuale dei Paesi di origine sicuri;

   il decreto è intervenuto, novellandolo, sull'articolo 2-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008 e prevede che l'individuazione dei Paesi di origine sicuri avvenga attraverso una puntuale enumerazione tramite atto normativo primario;

   la lettera d) dell'articolo 12-bis prevede, attraverso l'inserimento del comma 4-bis nell'articolo 2-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, che il Governo informi il Parlamento in merito all'aggiornamento periodico dell'elenco dei Paesi di origine sicuri che, si ricorda, deve avvenire con atto avente forza di legge;

   sebbene il testo del decreto non chiarisca, forse volutamente, ulteriori elementi procedimentali, è tuttavia previsto che entro il 15 gennaio di ciascun anno, il Consiglio dei ministri deliberi una relazione da trasmettersi alle competenti Commissioni parlamentari con la quale viene riferite la situazione dei Paesi di origine sicuri che sono inclusi all'interno dell'elenco vigente nonché della nuova lista;

   alla data attuale, secondo quanto appreso dall'interrogante non risulterebbe all'attenzione della I Commissione Affari costituzionali la relazione di aggiornamento;

   nonostante la lista dei Paesi di origine sicuri sia stata novellata alla fine del 2024 attraverso il decreto-legge n. 158 del 2024 confluito nel precedente n. 145 del 2024, quest'ultimo prevede chiaramente una scadenza che il Consiglio dei ministri e i competenti Ministeri devono rispettare –:

   se il Ministro interrogato abbia notizia della relazione oggetto della presente interrogazione, quando sia prevista la sua deliberazione, anche in virtù del fatto che la scadenza del 15 gennaio è passata da diverso tempo.
(5-03390)


   BOSCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, ratificato con legge 21 febbraio 2024, n. 14, l'Italia e l'Albania hanno inteso «rafforzare la cooperazione bilaterale tra le Parti in materia di gestione dei flussi migratori provenienti da Paesi terzi, in conformità al diritto internazionale e a quella europeo», prevedendo la realizzazione, da parte dell'Italia e in territorio albanese, di apposite strutture per le procedure di ingresso e per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano;

   nei due centri realizzati in Albania – uno per la primissima accoglienza (nella località di Shengjin) e l'altro con funzioni di Hotspot e centro di permanenza e rimpatrio (Cpr), a Gjader – sono stati subito trasferiti appositi presidi di sicurezza composti da personale delle forze dell'ordine e delle Forze armate, oggi ancora ivi di stanza nonostante la perdurante assenza di migranti e il totale inutilizzo delle strutture –:

   quante unità del personale delle Forze armate e delle forze dell'ordine (in particolare della Polizia di Stato) siano state e risultino tuttora impegnate nei centri richiamati in premessa e a quanto ammontino i relativi oneri finanziari affrontati per garantire la loro permanenza in territorio albanese a partire dall'inizio delle operazioni.
(5-03391)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOSCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con il Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, ratificato con legge 21 febbraio 2024, n. 14, l'Italia e l'Albania hanno inteso «rafforzare la cooperazione bilaterale tra le Parti in materia di gestione dei flussi migratori provenienti da Paesi terzi, in conformità al diritto internazionale e a quella europeo», prevedendo la realizzazione, da parte dell'Italia e in territorio albanese, di apposite strutture per le procedure di ingresso e per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano;

   nei due centri realizzati in Albania — uno per la primissima accoglienza (nella località di Shengjin) e l'altro con funzioni di Hotspot e centro di permanenza e rimpatrio (Cpr), a Gjader — sono stati subito trasferiti appositi presidi di sicurezza composti da personale delle forze dell'ordine e delle forze armate, oggi ancora ivi di stanza nonostante la perdurante assenza di migranti e il totale inutilizzo delle strutture –:

   quante unità del personale delle forze armate e delle forze dell'ordine (in particolare della Polizia di Stato) siano state e risultino tuttora impegnate nei centri richiamati in premessa e a quanto ammontino i relativi oneri finanziari affrontati per garantire la loro permanenza in territorio albanese a partire dall'inizio delle operazioni.
(5-03396)

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAVASI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ormai da mesi il comune di Correggio (RE) è al centro di una vera e propria ondata di truffe, furti e rapine: solo in queste ultime settimane, infatti, si contano numerosi furti con scasso in attività commerciali, particolarmente prese di mira, e in case private, con persone incappucciate sorprese in aree cortilive, come mostrato dalle immagine delle telecamere di videosorveglianza, con danni ingenti a case e negozi, oltre a truffe online e telefoniche;

   una situazione che sta generando un diffuso allarme in città, proprio per il periodo duraturo, continuo e quotidiano che non cessa dall'estate, a discapito di imprenditori, artigiani, commercianti, famiglie, anziani;

   il comune di Correggio si è dotato negli anni di una rete di videosorveglianza, che attualmente conta 192 telecamere attive, collegate sia alla stazione della polizia locale sia a quella dei Carabinieri, oltre ad aver investito per riqualificato strutture e mezzi a disposizione delle forze dell'ordine, anche chiedendo maggiori sforzi alla polizia municipale, con un potenziamento dei servizi notturni;

   inoltre, la precedente amministrazione ha promosso attivamente la nascita e lo sviluppo dei progetti di controllo di vicinato, sviluppando il protagonismo e il coinvolgimento di circa 200 cittadini, appositamente formati, grazie alla sottoscrizione dei relativi protocolli d'intesa con la prefettura; a ciò si aggiunge l'implementazione della rete di videosorveglianza, grazie ad un progetto presentato dall'Unione Pianura Reggiana insieme all'Unione Terre d'Argine, nel modenese, a dimostrazione del continuo impegno e investimento degli enti locali;

   tuttavia, da tempo il comune di Correggio lamenta una condizione di sotto organico per quanto riguarda la presenza di agenti delle forze dell'ordine, nonostante il lavoro di Carabinieri, Guardia di finanza e polizia locale venga svolto con grande cura, sinergia e impegno;

   Correggio ha circa 25.000 abitanti, 77 chilometri quadrati di territorio, un importante distretto economico, comune capodistretto di 6 comuni, facenti parte della Unione comuni Pianura Reggiana con 56.000 abitanti circa, un territorio vasto che dispone di poche pattuglie operative, soprattutto di notte;

   si tratta di un argomento già portato all'attenzione del comitato per l'ordine e la sicurezza della prefettura sia dall'attuale amministrazione sia dalla precedente. Ma oggi, di fronte ai ripetuti episodi di criminalità di cui è fatto oggetto il territorio e del conseguente disagio che ne deriva alla popolazione, occorre intervenire con maggiore decisione, a partire da un aumento dagli organici dell'arma dei carabinieri;

   si tratta di una situazione che è diventata oggettivamente allarmante e rispetto alla quale occorre garantire una maggiore presenza dello Stato, anche in ragione dei tagli agli enti locali stabiliti nell'ultima legge di bilancio che non consentiranno ai comuni ulteriori investimenti sulla sicurezza –:

   se non si intenda adottare iniziative volte a stanziare maggiori risorse per presidiare il territorio come richiesto più volte dal consiglio comunale, così da poter dotare la città di Correggio di una tenenza, per rafforzare gli organici dei Carabinieri e la loro presenza h 24 sul territorio.
(4-04145)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   sono in corso di svolgimento i concorsi ordinari PNRR per la scuola dell'infanzia e primaria;

   più specificamente, il primo bando PNRR 2023, rispetto i precedenti concorsi, non ha previsto scorrimento per i ruoli riservati alle specializzazioni Montessori, diversamente da come è sempre accaduto in passato fino all'ultimo concorso 2020, poiché appartenenti ad una categoria di specializzazione specifica;

   tale decisione ha come conseguenza un fenomeno di precarizzazione che investirà i docenti Montessori della scuola infanzia e primaria con delle ricadute sulla qualità degli apprendimenti e la continuità didattica per molte bambine e molti bambini;

   le graduatorie concorsuali Montessori per la scuola dell'infanzia sono esaurite ormai dal 2020 e, non essendo prevista per il concorso ordinario 2023 la pubblicazione di alcuna graduatoria di merito, i docenti non vincitori in questione spesso non conoscono neppure la posizione in cui sono collocati;

   a parere dell'interrogante tale situazione pregiudica la continuità didattica e la valorizzazione della specificità didattica del metodo Montessori, entrambi requisiti fondamentali per erogare qualità e progettualità ai bambini e alle famiglie che scelgono la didattica differenziata offerta da queste scuole;

   peraltro, si segnala come in molte province, inspiegabilmente, non è neanche mai stata pubblicata una graduatoria Gps Montessori dal 2020 sui siti dell'Usr;

   si ritiene doveroso segnalare che risultano presenti nelle classi Montessori docenti senza specializzazione Montessori e nelle classi comuni docenti con la specializzazione Montessori: così facendo domanda ed offerta non si incontrano, generando un incomprensibile vulnus –:

   se sia a conoscenza di questa situazione e come intenda garantire la tutela dei docenti Montessori, la continuità didattica e la qualità dell'offerta formativa erogata in queste scuole.
(4-04138)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   Jabil, la multinazionale americana dell'elettronica ha comunicato l'inizio formale della procedura di licenziamento collettivo per i 413 dipendenti dello stabilimento di Marcianise (Caserta) e la cessazione della sua attività in Italia entro il mese di marzo 2025;

   secondo quanto previsto dalla legge n. 223 del 1991 che regola la procedura di licenziamento collettivo, entro 75 giorni già arriveranno le lettere di licenziamento ai singoli lavoratori dell'azienda;

   nell'annunciare questa doccia fredda e nel gettare in un drammatico sconforto centinaia di lavoratori e lavoratrici, l'azienda Jabil ha rappresentato, duramente e ingiustamente a giudizio degli interpellanti, che tale esito è la diretta conseguenza del comportamento di sindacati e lavoratori che, a suo dire, non hanno accettato alcuna soluzione alternativa al licenziamento collettivo;

   in particolare, con una propria nota, l'azienda ha affermato di «aver cercato per anni una soluzione sostenibile per le sue attività in Italia. Recentemente, Jabil Marcianise ha lavorato a una soluzione per preservare lo stabilimento, garantendo la sua sostenibilità economica e proteggendo i posti di lavoro di tutti i dipendenti. Per questa ragione, l'azienda esprime la sua delusione nei confronti dei sindacati e dei lavoratori che hanno votato contro un accordo sostenuto dal Governo (tramite Invitalia) con TME Engineering»;

   la proposta di Jabil, sostenuta dal Governo, si sostanziava in una cessione del sito di Marcianise ad altra azienda già operativa nel settore elettronico (Tme Engineering) con la compartecipazione del socio pubblico (Invitalia), cessione che, secondo Jabil, «aveva caratteristiche idonee a realizzare obiettivi di sostenibilità economico finanziaria»;

   nel corso degli ultimi anni l'azienda Jabil ha registrato un andamento decrescente fino ad arrivare ad una perdita di oltre 40 milioni nel 2019; nonostante la perdita si sia però ridotta notevolmente nel 2024, questo non ha impedito il precipitare delle trattative e l'annuncio del licenziamento collettivo;

   i lavoratori e i sindacati, dal canto loro, contavano proprio su questa ripresa finanziaria dell'azienda e con una nota respingono fermamente le accuse rivolte dall'azienda di essere responsabili della situazione per non aver voluto accettare nei mesi scorsi, nei tavoli ministeriali, la soluzione alternativa proposta da Jabil;

   «Durante il confronto in sede ministeriale – hanno affermato in una nota i segretari provinciali casertani delle sigle dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm – abbiamo fatto ogni sforzo per sollecitare un intervento istituzionale deciso, capace di garantire un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo in termini produttivi e occupazionali. Purtroppo, non siamo stati ascoltati. Le lavoratrici e i lavoratori, segnati dalle precedenti reindustrializzazioni fallimentari – come nel caso di Softlab e Orefice, entrambe operazioni preconfezionate da Jabil – hanno espresso legittima sfiducia nei confronti di un progetto blindato con TME. Nemmeno l'ingresso di Invitalia nella newco, pur rappresentando una novità significativa, è bastato a rassicurare chi ha vissuto sulla propria pelle gli esiti drammatici delle precedenti esperienze»;

   «È paradossale che Jabil accusi sindacati e lavoratori di una scelta che è stata dettata dalla sua stessa gestione, scaricandone tutte le conseguenze sul territorio. Jabil – hanno sottolineato i sindacalisti – non ha mai dimostrato un reale interesse a integrarsi nel tessuto industriale nazionale. La totale assenza di una strategia di lungo termine e di piani industriali credibili conferma un approccio esclusivamente orientato al business globale, lontano dalle esigenze produttive e occupazionali locali. Perché non si chiede conto dei numerosi piani industriali mai realizzati? Perché nessuno si interroga su come sia stato possibile finanziare con denaro, anche pubblico, progetti di ricollocazione palesemente improvvisati?»

   quanto sta accadendo ai 413 lavoratori della Jabil è un fatto grave che non può essere ignorato e non può essere ritenuto accettabile nell'era della transizione ecologica;

   a giudizio degli interpellanti l'ennesima cassa integrazione di centinaia di dipendenti è il risultato tangibile del fallimento di questo Governo sulle politiche del lavoro e testimonia ancora una volta l'infondatezza dei dati ottimistici sull'occupazione –:

   se intenda, con la necessaria urgenza, adottare iniziative di competenza volte a farsi carico della situazione dei 413 dipendenti e delle loro famiglie, affinché sia sospeso il licenziamento collettivo e avviata l'istituzione di un nuovo tavolo di concertazione nonché a promuovere l'avvio di un piano industriale efficace che includa investimenti in progetti di innovazione e sviluppo sostenibile, per garantire un futuro solido e duraturo al territorio della provincia di Caserta e consentire al nostro Paese, a tutti i lavoratori e le lavoratrici e alle loro famiglie di avere un futuro e un lavoro dignitosi.
(2-00516) «Carotenuto, Barzotti, Aiello, Tucci, Santillo, Appendino, Ascari, Amato, Baldino, Bruno, Cantone, Cappelletti, Caramiello, Caso, Cherchi, D'Orso, Fede, Ferrara, Ilaria Fontana, Pavanelli, Pellegrini, Giuliano, Iaria, L'Abbate, Morfino».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   BARZOTTI, AIELLO, TUCCI e CAROTENUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Solvay Italia, con il suo centro di Bollate, ha ottenuto un significativo finanziamento nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza mirato a potenziare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, nonché a promuovere la collaborazione tra università, centri di ricerca e aziende;

   è fatto noto che le acque di falda che scorrono sotto lo stabilimento Solvay (oggi Syensqo) di Spinetta Marengo sono le più contaminate d'Europa, con valori altissimi del composto Pfas cC6O4 – oltre 220 mila microgrammi per litro – prodotto esclusivamente dalla multinazionale belga operante nel settore chimico e delle plastiche; nell'area di Spinetta Marengo sono stati rilevati numerosi casi di malattie gravi tra i lavoratori e tracce di Pfas nel sangue dei residenti, oltre che alti livelli di contaminazione delle falde acquifere rilevati sin dal 2008;

   le sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas) destano notevole preoccupazione per gli effetti dannosi sulla salute e sull'ambiente che comportano; i composti Pfas, noti anche come forever chemicals, ossia contaminanti eterni per la loro persistenza dovuta al legame fluoro-carbonio che li rende praticamente indistruttibili, sono sostanze chimiche di origine antropica che hanno avuto enorme successo per le straordinarie caratteristiche chimico-fisiche, che le hanno rese un componente fondamentale in molte produzioni industriali;

   i Pfas si sono diffusi in tutto il mondo per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa, materiali antiaderenti;

   nel novembre 2023, lo Iarc – International agency of research on cancer – ha stabilito l'innalzamento del livello di pericolosità di alcuni Pfas, i più noti, affermando la sicura cancerogenicità del Pfoa e la probabile cancerogenicità del Pfos, in linea di continuità con i limiti sempre più restrittivi adottati da altre agenzie internazionali ed europee. È crescente la pressione da parte delle organizzazioni ambientaliste per vietare completamente l'uso e la produzione di Pfas, data la loro persistenza nell'ambiente e la loro capacità di accumularsi negli organismi viventi, con potenziali danni a lungo termine –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori presso il centro Solvay di Bollate, in relazione all'uso e alla produzione di Pfas.
(5-03382)


   SCOTTO, SARRACINO, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS e GUERRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo oltre due anni dai suo insediamento e tre manovre di bilancio, il Governo delle destre non solo non ha cancellato la «legge Fornero» come enfaticamente promesso in campagna elettorale, ma ha, addirittura, peggiorato i pur limitati istituti che consentivano qualche forma di flessibilità di uscita pensionistica;

   «quota 103» è stata fortemente penalizzata con l'inserimento del calcolo contributivo per l'intera vita lavorativa;

   «opzione donna» è stata, di fatto, pressoché cancellata con l'introduzione di requisiti anagrafici e soggettivi (disoccupazione, disabilità, caregiver) riducendo la platea delle beneficiarie a poche centinaia;

   l'accesso all'Ape sociale è stato reso più difficile con l'innalzamento del requisito anagrafico;

   come denunciato dalla Cgil, l'Inps ha modificato i requisiti pensionistici sui propri applicativi di tre mesi a partire dal 2027 e di altri due mesi a partire dal 2029, senza alcuna comunicazione ufficiale da parte dei Ministeri competenti e in «totale assenza di trasparenza istituzionale»;

   con l'articolo 15 del decreto-legge n. 4 del 2019 si è stabilito che gli adeguamenti alla speranza di vita di cui all'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010 non trovino applicazione fino al 31 dicembre 2026. Una misura del 2019 che – già scontata ai fini del bilancio dello Stato – ha potuto «beneficiare» dei nefasti effetti della pandemia negli anni 2020 e 2021;

   a seguito di tale impropria iniziativa, successivamente ritirata, si è aperto un ampio dibattito circa la supposta esigenza di dover ulteriormente innalzare i requisiti pensionistici come conseguenza degli andamenti demografici. Un dibattito in cui spicca per l'interrogante il silenzio della Ministra interrogata;

   ai sensi della cosiddetta «legge Dini», tra poco più di 10 anni saranno esaurite le coorti di lavoratori che ancora assommano periodi lavoratori con il sistema retributivo e contributivo;

   il trattamento pensionistico calcolato con il sistema contributivo corrisponde integralmente al montante dei contributi versati dal lavoratore, moltiplicato per il coefficiente determinato dal dato anagrafico, in ragione dell'aspettativa di vita media. Con tale meccanismo attuariale la sorte pensionistica di ciascun lavoratore è determinata esclusivamente dalla sua storia lavorativa, senza alcun intervento correttivo di tipo solidaristico;

   in tale prospettiva, sembra sempre meno accettabile sul piano politico l'applicazione degli incrementi anagrafici e contributivi per l'accesso alla pensione, soprattutto per i lavoratori più giovani –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito alla delicata questione previdenziale, soprattutto per quanto riguarda la condizione dei giovani lavoratori, anche in vista del progressivo superamento del sistema misto.
(5-03383)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a Brugherio lo stabilimento Candy interromperà a breve la produzione, Haier, l'azienda cinese proprietaria, lo ha comunicato formalmente ai 1.100 dipendenti. La produzione è calata costantemente in questi anni e dopo gli ultimi esodi incentivati, sono rimasti meno di 300 operai;

   si produrranno lavatrici fino al 30 giugno 2025, poi si vedrà. L'azienda ha firmato un accordo con i sindacati per l'estensione della procedura di riduzione del personale su base volontaria, che dovrebbe coinvolgere 100 dipendenti, e si è impegnata a un progetto di «riconversione» dello stabilimento;

   aria pesante anche alla Beko (ex Whirlpool) di Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, dove due delle cinque linee del più grande sito europeo per la produzione di frigoriferi saranno chiuse. E le conseguenze occupazionali sono pesanti: 541 esuberi già previsti e sono a rischio 200-250 impiegati e dirigenti, su un totale di circa 2.200 dipendenti;

   «Secondo uno studio della Provincia di Varese, traballano circa 6 mila posti di lavoro dell'indotto — osserva Tiziano Franceschetti, segretario della Fim Cisl dei Laghi — e anche per questo abbiamo chiesto all'azienda di rivedere il piano industriale, non è ammissibile il saccheggio dei marchi per poi spostare la produzione in Paesi low cost»;

   preoccupazione anche all'Electrolux di Solaro, dove il grande timore è quello di un possibile disimpegno da parte della multinazionale svedese. Intanto l'azienda punta ai contratti di solidarietà per ridurre le buste paga dei 644 dipendenti del sito e chiede esodi volontari;

   l'Italia (insieme a Germania e Polonia) era un tempo «la fabbrica d'Europa» con 30 milioni di pezzi all'anno, ora ridotti a una decina. Ma attorno agli stabilimenti dei grandi marchi gravita un indotto che contribuisce al fatturato di circa 3 miliardi di euro annui e quasi 45 mila posti di lavoro. E la Lombardia vale almeno un terzo di tutto questo –:

   se non intenda assumere urgenti iniziative di competenza per scongiurare la chiusura delle imprese e per l'avvio di un confronto finalizzato alla salvaguardia delle attività produttive industriali e soprattutto dell'occupazione.
(5-03384)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO, AMENDOLA e SPERANZA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con le deliberazioni n. 149 e 150, del 18 dicembre 2024, Inps ha approvato un bando di concorso per 781 specialisti nelle aree psicologiche e sociali, già pubblicato sul sito dell'ente in data 23 dicembre 2024;

   in base a quanto elaborato dalla direzione centrale risorse umane, ai fini del suddetto concorso è stato definito un profilo professionale senza alcuna interlocuzione sindacale e che desta molteplici perplessità, come segnalato dagli stessi ordini professionali;

   in più occasioni, le organizzazioni sindacali hanno segnalato la necessità di costituire una famiglia professionale ad hoc per gli specialisti psicologi e creare due profili di ruolo distinti per gli specialisti psicologi e specialisti assistenti sociali;

   per di più, nel bando in questione non è stata prevista alcuna forma di tutela e riconoscimento per il personale convenzionato in servizio, oltre 450 unità di professionisti (40-50enni psicologi e assistenti sociali) che lavorano presso i centri medico-legali Inps in tutta Italia come esperti della disabilità da oltre 10-15 anni nelle commissioni mediche di invalidità e legge n. 104 del 1992;

   questo concorso era atteso dalla categoria in oggetto da più di 15 anni per stabilizzare e tutelare il precariato storico alla luce del recente decreto legislativo n. 62 del 2024;

   la nuova riforma sulla disabilità descrive un profilo professionale di specialista di area psicologica e sociale con un ruolo centrale nel nuovo procedimento di valutazione della base della disabilità;

   diversamente, nel recente bando di concorso (in atto) per 1069 professionisti medici di prima fascia vengono riconosciuti 30 punti per titoli, di cui 10 punti di servizio. Nel citato concorso per 781 unità dell'area psicologica/sociale, tali punteggi, vengono rispettivamente ridotto a 15 punti e 5, senza nemmeno valorizzare il servizio specifico Inps;

   viene inserita una strana dicitura di 0,50 punti per ciascun anno o frazione di anno (minimo 6 mesi) per lo svolgimento di attività professionale riguardante l'assistenza presso strutture a carattere socio-sanitario e socio-assistenziale, destinata a persone con disabilità;

   un eventuale Operatore socio sanitario o figura dedita all'assistenza disabili può avere analogo punteggio, rispetto ad un membro storico di Commissione medica Inps;

   altrettanto problematica appare la logica seguita nel riconoscimento dei titoli di accesso o delle lauree triennali con iscrizione albo B. Risulta davvero poco credibile, ad avviso degli interroganti, l'ipotesi che un profilo di «Specialista in area psicologica/sociale» possa essere aperto ad una laurea triennale in scienze e tecniche psicologiche. Al riguardo, si rammenta che il contingente attuale di circa 450 unità è caratterizzato da personale sanitario e socio-sanitario altamente specializzato (anche con specializzazioni quadriennali in psicoterapia o affini) o con dottorato di ricerca, tutti in possesso di laurea magistrale/specialistica/vecchio ordinamento con relativa abilitazione professionale (albo A per Psicologi; albo A per Assistenti sociali) –:

   quali iniziative intendano intraprendere – per quanto di competenza – i Ministri interrogati al fine di tutelare oltre 450 professionisti di cui, a giudizio degli interroganti, l'ente, unilateralmente senza interlocuzione sindacale, con questo bando di Concorso ha deciso di favorirne l'eliminazione a favore di neo-laureati triennali senza alcuna esperienza professionale e se non ritengano di adottare iniziative di competenza volte a far sì che si proceda con l'annullamento del bando di concorso in oggetto e delle relative delibere Cda Inps n. 150 e n. 149 e di rinegoziare, nel tavolo Opi il profilo professionale in tempi celeri con adeguata interlocuzione tra le parti sindacali.
(5-03392)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, MORFINO e FERRARA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda della comunità e cooperativa «Il Forteto» ha già comportato gravi ripercussioni sociali e giudiziarie, culminate in condanne penali per sfruttamento lavorativo e abusi nei confronti di persone vulnerabili, ospitate o affidate alla struttura;

   recentemente, il tribunale del lavoro di Firenze ha respinto i ricorsi presentati da ex lavoratori e vittime della cooperativa «Il Forteto», finalizzati al riconoscimento dei contributi previdenziali Inps per il periodo in cui avevano lavorato all'interno della comunità senza retribuzione né diritti contrattuali;

   tale decisione, secondo quanto riportato dall'Associazione Vittime del Forteto, si basa sul presupposto che l'attività lavorativa fosse svolta su base volontaria e senza vincolo di subordinazione, ignorando però le precedenti pronunce del tribunale penale di Firenze, che avevano evidenziato lo sfruttamento sistematico della manodopera nella cooperativa. Dalla sentenza si legge: «non erano infatti consentite domande specifiche in merito all'operato degli amministratori, poiché indicative di scarsa fiducia del richiedente, che veniva prontamente messo a chiarire» e ancora al decimo punto del capo d'imputazione V: «chi dissentiva veniva minacciato di morte»;

   sul punto emblematica la testimonianza di Giovanni Pandolfini, la sentenza riporta: «Il testimone ha affrontato la problematica del suo inquadramento dal punto di vista lavorativo, precisando che non veniva corrisposto alcuno stipendio, che lavoravano tutti i giorni dell'anno, domeniche e festività comprese e che, una volta scappato, aveva verificato la sua posizione contributiva e previdenziale all'Inps scoprendo che, per quattro dei sei anni trascorsi al Forteto, non risultavano versati contributi mentre per i restanti due era stato fatto figurare come “avventizio”»;

   la «nuova» cooperativa, oggi denominata «Forte Mugello», non risulta essere considerata responsabile per le violazioni previdenziali commesse dalla precedente gestione, malgrado abbia cambiato solo il nome e, in parte, la compagine sociale ed avendo comunque beneficiato delle enormi elargizioni pubbliche e dello sfruttamento dei lavoratori in capo alla vecchia organizzazione;

   tale situazione a giudizio degli interroganti crea un evidente conflitto tra le diverse decisioni giudiziarie e genera un ulteriore senso di ingiustizia nelle vittime, che già hanno subito anni di privazioni e abusi senza un'adeguata riparazione sul piano civile e previdenziale. Il presidente dell'Associazione Vittime del Forteto Sergio Pietracito ha riferito di un'ispezione svoltasi nel 2013 con la partecipazione degli ispettori dell'allora Ministero dello sviluppo economico che si erano riservati di inviare gli atti al Ministero del lavoro in relazione alle violazioni giuslavoristiche, tra le quali appunto l'omesso versamento dei contributi Inps –:

   se intenda promuovere per quanto di competenza una verifica approfondita delle condizioni lavorative e previdenziali che hanno caratterizzato la gestione della comunità «Il Forteto», al fine di individuare eventuali responsabilità ulteriori, anche in capo alla «nuova» cooperativa «Forte Mugello»;

   se intenda adottare iniziative normative ad hoc per garantire il riconoscimento dei contributi previdenziali agli ex lavoratori e lavoratrici del Forteto, a fronte della loro condizione di sfruttamento e della violazione delle norme di tutela sul lavoro;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che il mancato riconoscimento di tali contributi costituisca un precedente per altri casi analoghi di sfruttamento lavorativo;

   quali iniziative di competenza siano state previste per supportare le vittime del Forteto nella loro piena riabilitazione economica e sociale, anche mediante l'istituzione di un fondo specifico a loro favore, finanziato eventualmente con risorse recuperate dalla vecchia o dalla nuova cooperativa.
(4-04143)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata:


   FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Regione Siciliana vive una crisi idrica cronica, acuitasi negli ultimi anni come testimoniato dalla dichiarazione dello stato di emergenza deliberata dal Consiglio dei ministri nel maggio 2024;

   in molte province siciliane è stata effettuata la turnazione dell'acqua, spesso sottratta all'agricoltura, e in diversi casi si è assistito all'impiego di autobotti per il trasporto dell'acqua;

   nonostante il rischio di emergenze idriche sempre più frequenti, non risultano interventi strutturali significativi per migliorare la capacità degli invasi siciliani, limitare le perdite della rete idrica che disperde oltre il 50 per cento dell'acqua o completare dighe incompiute;

   il progetto di nuovi dissalatori nella regione non risulta in alcuni casi efficace nel breve periodo, visto il tempo per la costruzione e messa a regime delle opere, inefficiente in altri casi in quanto la quantità d'acqua prodotta dai dissalatori mobili sarebbe a dir poco irrisoria rispetto alle necessità;

   appare critica anche la situazione della diga Trinità, situata a Castelvetrano (Trapani), che è stata gestita in esercizio limitato dal 2022 per motivi di sicurezza, con una quota di accumulo massima fissata a 62 metri sul livello del mare. Qualora tale quota venga superata, sussiste l'obbligo di scaricare l'acqua in mare, vanificando il suo ruolo di riserva strategica idrica;

   il Governo ha recentemente trasmesso una comunicazione ufficiale alla Regione Siciliana, evidenziando gravi criticità nella sicurezza strutturale della diga, segnalando inoltre l'assenza di adeguata manutenzione e la possibilità di raggiungere stati limite con conseguenti rischi per la popolazione e il territorio;

   a partire da aprile 2024, è stato avviato il procedimento per la progressiva riduzione dei livelli idrici fino alla messa fuori esercizio definitiva della diga, lasciando però alla regione la possibilità di presentare, entro 20 giorni, osservazioni e proposte di intervento per rispondere alle criticità. Non risulta pervenuta alcuna risposta dalla Regione Siciliana in merito alle criticità riscontrate riguardanti la diga;

   la chiusura definitiva della diga Trinità comporterebbe gravissimi danni economici e sociali per un territorio a forte vocazione agricola, già colpito da cali produttivi significativi in vigneti e uliveti a causa della scarsità d'acqua;

   la regione non ha mai avviato le opere di messa in sicurezza richieste dal Ministero delle infrastrutture per garantire la piena operatività della diga, mettendo a rischio l'intero sistema agricolo della zona e la disponibilità idrica per i cittadini –:

   cosa intenda fare il Governo nazionale per assicurare la piena funzionalità della diga Trinità e quali azioni stia mettendo in campo per prevenire una eventuale prossima crisi idrica come quella già vissuta l'estate e l'autunno 2024.
(3-01677)


   BIGNAMI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MAIORANO, MICHELOTTI, MURA, SBARDELLA, AMORESE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, MOLLICONE, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   le mutazioni climatiche in atto, causa di numerosi fenomeni da governare per la loro virulenza e imprevedibilità, mettono drammaticamente in evidenza il problema del dissesto idrogeologico e della necessità di norme comportamentali comuni e di prevenzione;

   negli ultimi anni, infatti vi è stato un susseguirsi di eventi in tempi molto più ravvicinati che, oltre ad interessare regioni a rischio idrogeologico conclamato, si sono verificati in aree geografiche non particolarmente esposte e preparate a gestire il rischio rispetto alle conoscenze scientifiche note;

   in particolare, i recenti eventi di dissesto hanno reso necessarie delle riflessioni sulle attività legate al contenimento del rischio idrogeologico e sulle procedure di allertamento;

   il Ministro interrogato ha recentemente evidenziato l'estrema importanza della prevenzione in questa epoca di cambiamenti climatici ed ha annunciato che le buone pratiche di protezione civile saranno insegnate nelle scuole;

   conoscere il rischio e sapere bene cosa fare in caso di emergenza è fondamentale per la salvaguardia propria e degli altri. Per questo motivo è indispensabile formare gli studenti insegnando quali attività si debbano porre in essere per fronteggiare un evento calamitoso in un determinato territorio;

   il protocollo d'intesa per «Azioni di collaborazione per la sicurezza nelle scuole e la diffusione della cultura della protezione civile» firmato tra il Ministro interrogato e il Ministro dell'istruzione e del merito persegue l'obiettivo principale di rafforzare la collaborazione tra le due istituzioni per promuovere la cultura della sicurezza e della prevenzione dei rischi nelle scuole italiane –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda attuare volte a promuovere nelle scuole le discipline necessarie alla prevenzione sul rischio idrogeologico e ai comportamenti da adottare in merito ai rischi naturali.
(3-01678)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'articolo 30, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre 2000 stabilisce che il medico o l'ostetrica o altra persona che ha assistito al parto devono fare la dichiarazione di nascita all'ufficiale dello stato civile o al direttore sanitario dell'ospedale «rispettando l'eventuale volontà della madre di non essere nominata»; in questo caso, nell'atto di nascita del bambino, da redigersi entro dieci giorni dal parto, risulta scritto «figlio di donna che non consente di essere nominata» e tutto il personale sanitario e socio-sanitario è tenuto ad osservare rigorosamente l'obbligo di riservatezza rispetto alla madre;

   l'articolo 28 della legge n. 184 del 1983 ha introdotto anche in Italia il diritto dell'adottato di accedere, a certe condizioni, alle informazioni concernenti l'identità dei suoi genitori biologici; tuttavia, l'accesso a quelle informazioni non è consentito se l'adottato non è stato riconosciuto alla nascita dalla madre naturale;

   l'articolo 11, commi 2 e 3, della legge n. 184 del 1983, relativa al diritto del minore ad una famiglia, dispone poi che «nel caso in cui non risulti l'esistenza di genitori che abbiano riconosciuto il minore» (...) il tribunale per i minorenni, senza eseguire ulteriori accertamenti, provvede immediatamente alla dichiarazione dello stato di adottabilità a meno che non vi sia richiesta di sospensione della procedura da parte di chi, affermando di essere uno dei genitori, chiede termine per provvedere al riconoscimento. La sospensione può essere disposta dal tribunale per un periodo massimo di due mesi (...);

   il dato più recente disponibile è quello emerso dall'indagine, durata un anno, tra luglio 2013 e giugno 2014, condotta su un campione nazionale di 100 centri nascita ed effettuata dalla Società italiana di neonatologia (Sin): 56 sono stati i neonati non riconosciuti dalle mamme italiane su un totale di 80.060 bambini nati;

   non esiste una normativa specifica sulle «culle per la vita» e neppure esistono procedure standard sul loro funzionamento. Generalmente sono dotate di dispositivi idonei al riscaldamento, alla chiusura in sicurezza e al presidio di controllo h24 nonché al collegamento in rete con una struttura sanitaria al fine di consentire la salvaguardia del neonato; le culle sono oggi simili a quelle usate nelle terapie intensive neonatali e sono dotate di sensori hi-tech che monitorano la temperatura, il battito cardiaco e la respirazione del neonato; depositato il bambino nella culla dovrebbe quindi scattare un allarme presso la struttura sanitaria collegata, consentendo ai professionisti sanitari di fornire le cure necessarie; in ogni caso non vengono attivate procedure o azioni per rintracciare o identificare la madre;

   le «culle per la vita» sono dislocate sul territorio italiano su iniziativa spontanea del privato sociale o confessionale ovvero di strutture sanitarie e sarebbero circa 60 ma non distribuite in tutte le regioni e 35 di esse sono collocate in spazi non idonei quali parrocchie, chiese, ospizi ecc. inadeguati nell'offrire immediata assistenza laddove ce ne fosse bisogno e non, invece, presso strutture o servizi pubblici;

   a riguardo si rappresenta la nascita del progetto «Ninna ho», voluto dalla Fondazione Francesca Rava e da KPMG, il primo progetto nazionale a tutela dell'infanzia abbandonata che ha ricevuto il patrocinio del Ministero della salute e della Sin che ha «validato» una dozzina di culle presso le strutture sanitarie;

   è di pochi giorni fa la drammatica notizia della morte del neonato deposto a Bari nella «culla per la vita» ospitata presso la parrocchia San Giovanni Battista, una struttura che in passato aveva accolto altri due neonati –:

   se sia in grado di fornire un censimento delle cosiddette «culle per la vita» presenti nel territorio nazionale e collegate alle strutture sanitarie del Servizio sanitario nazionale;

   se non ritenga opportuno adottare con la necessaria urgenza un protocollo uniforme per tutto il territorio nazionale per la collocazione appropriata delle cosiddette «culle per la vita» esclusivamente all'interno di presidi sanitari;

   se e come intenda rafforzare l'informazione sulla possibilità di partorire in anonimato.
(2-00513) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Francesco Silvestri».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIRELLI, FURFARO, CIANI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2025 l'Istituto superiore di sanità (Iss) – EpiCentro – L'epidemiologia per la sanità pubblica – ha pubblicato il report «Morbillo & Rosolia News: i dati al 31 dicembre 2024», dove, per quel che riguarda il morbillo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024, in Italia, sono stati notificati 1045 casi di morbillo (17,7 casi per milione di abitanti) di cui 53 nel mese di dicembre 2024, numero in lieve aumento rispetto al mese precedente;

   sono ben diciotto le regioni o le provincie autonome che hanno segnalato casi di morbillo nel 2024. Tra queste otto – (Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia, Campania, Toscana, Abruzzo, Liguria) hanno registrato complessivamente l'85,1 per cento dei casi. Nella provincia autonoma di Bolzano è stata osservata l'incidenza più elevata (67,0/milione abitanti);

   l'età media dei casi segnalati è pari a 30 anni; oltre la metà dei casi (51,7 per cento) sono adolescenti o giovani adulti (età 15-39 anni) e un ulteriore 23,7 per cento ha più di 40 anni di età. Tuttavia, l'incidenza più elevata è stata osservata nei bambini sotto ai 5 anni d'età e sono stati segnalati 50 casi in bambini con meno di un anno di età, troppo piccoli per essere vaccinati. Si tratta di dati allarmanti, tenendo conto che nel 2023 i casi registrati erano stati solo quarantaquattro, ossia meno di quelli registrati nel mese di dicembre del 2024;

   la crescita della malattia è stata rilevata, come informa il report «Measles and Rubella monthly report» pubblicato di recente da European centre for disease prevention and control (Ecdc) – An agency of the European Union, anche a livello di Stati membri UE/SEE che hanno segnalato un totale di 17.329 casi tra il 1° dicembre 2023 e il 30 novembre 2024 e che 7.598 (43,8 per cento) riguardavano bambini di età inferiore ai cinque anni; e 5.081 (29,3 per cento) casi avevano 15 anni o più. I tassi di notifica più elevati sono stati osservati nei neonati di età inferiore a un anno (550,3 casi per milione) e nei bambini di età compresa tra 1 e 4 anni (321,6 casi per milione);

   per quel che riguarda l'Italia lo stato vaccinale è noto per il 93,3 per cento dei casi segnalati. Ben il 90,1 per cento dei casi non ha ricevuto la vaccinazione, il 5,8 per cento ha una sola dose e il 3,4 per cento ne ha ricevute due;

   a livello europeo nel citato report di Ecdc si osserva che «Dei 14.364 casi con età e stato vaccinale noti, 12.522 (87,2%) non erano vaccinati, 1.200 (8,4%) erano stati vaccinati con una dose di vaccino contenente morbillo, 600 (4,2%) erano stati vaccinati con due o più dosi e 25 (0,2%) erano stati vaccinati con un numero sconosciuto di dosi»;

   come rileva Anna Teresa Paiamara, dirigente del Dipartimento malattie infettive dell'Iss – «Il morbillo può essere potenzialmente pericoloso, specie per i più piccoli, ma le sue complicanze possono essere molto gravi anche per gli adulti. Il vaccino, che è sicuro ed efficace, rimane lo strumento principale a disposizione per contrastare questa malattia»;

   inoltre continuano ad essere segnalati casi in bambini sotto l'anno, troppo piccoli per essere vaccinati, e che pertanto dipendono dall'immunità di popolazione per essere protetti dal morbillo;

   si pone, quindi, con grande forza la questione del calo delle vaccinazioni nei confronti di una malattia che erroneamente molti percepiscono come non pericolosa –:

   quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere il Ministro interrogato per rispondere in tempi rapidi alla pericolosa tendenza sopra ricordata di un calo della vaccinazione da parte dei cittadini.
(5-03393)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Capo V articoli 28 e 29 del codice deontologico infermieristico invita i professionisti a mantenere un decoro sia nella vita privata che sui social network;

   ad oggi risulta che due infermieri, Patrizia Esposito e Luigi Amoruso, dipendenti della Asl Napoli 3 sud in servizio presso il distretto 56, assumono, sul social network «TikTok», così come riportato da diversi organi di stampa, atteggiamenti poco consoni con minacce, parolacce e nel caso della signora Patrizia il secondo mestiere di «sensitiva» dietro compensi camuffati da donazioni social;

   la dipendenza nella pubblica amministrazione prevede un rapporto di esclusività non concedendo al professionista un secondo lavoro, peggio ancora se questo è in contrasto con l'etica dell'infermiere;

   il caso è stato segnalato dalla associazione «Nessuno tocchi Ippocrate» la quale ha provveduto a denunciare i due infermieri per diffamazione e minacce e a segnalarli tramite numerose PEC sia all'azienda di appartenenza che all'ordine professionale;

   «Ad horas» Esposito ed Amoruso continuano a svolgere l'attività assistenziale come pure continuano ad assumere atteggiamenti indecorosi sui social network;

   il regolamento ordinistico prevede, nel caso della reiterazione della cattiva condotta, una prima ammonizione e poi la radiazione, come pure il regolamento aziendale Asl prevede la sospensione per atteggiamenti indecorosi;

   inoltre, l'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica n. 221 del 1950, in combinato disposto con la legge n. 296 del 1958, attribuisce al Ministro della salute il potere di promuovere l'azione disciplinare verso i soggetti esercenti le professioni sanitarie –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di assumere le necessarie iniziative di competenza volte a valutare la sussistenza dei presupposti per il promovimento dell'azione disciplinare in relazione ai fatti esposti in premessa.
(4-04137)


   GIAGONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio del 20 gennaio, intorno alle 13:30, si è verificato un incendio presso l'impianto di raffreddamento della Saras di Sarroch;

   l'incendio ha interessato il settore B della torre di raffreddamento, attualmente in manutenzione, ed è stato causato da lavori a caldo che hanno innescato i filtri della torre, particolarmente asciutti a causa delle operazioni di manutenzione in corso;

   secondo le dichiarazioni rilasciate dalla stessa amministrazione comunale di Sarroch, il materiale coinvolto è polipropilene, e dunque non dovrebbe aver rilasciato diossine durante la combustione;

   sul posto sono immediatamente intervenuti i vigili del fuoco, che avvieranno ulteriori accertamenti;

   oltre la stessa società e il comune anche l'Arpas e la Prefettura di Cagliari sono impegnati nel seguire da vicino l'evolversi della situazione;

   già nel 2022 si era verificato un preoccupante episodio similare che vide l'intervento sul posto dei vigili del fuoco per l'intera nottata, destando forti preoccupazioni sia dei cittadini che degli organi istituzionali;

   preoccupazioni motivate anche dalle molteplici testimonianze della popolazione locale secondo la quale nell'area di Sarroch si manifestano con incidenza drammaticamente elevata patologie tumorali particolarmente aggressive –:

   quali iniziative si intendano predisporre per avviare un serio studio epidemiologico sull'impatto delle attività industriali dell'area sulla salute dei cittadini;

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per tutelare la salute dei cittadini di Sarroch dall'inquinamento ambientale di natura industriale e per monitorare la gestione degli scarti e la loro tossicità.
(4-04142)


   SERGIO COSTA, BALDINO, ORRICO, SCUTELLÀ, TUCCI, CARAMIELLO, ILARIA FONTANA e CHERCHI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   un'operazione condotta dalla Guardia di Finanza il 15 gennaio 2025 ha portato alla luce gravi irregolarità presso l'Università Magna Graecia di Catanzaro e l'Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catanzaro, con risvolti di particolare gravità sia dal punto di vista legale che etico;

   l'Autorità giudiziaria ha emesso dodici misure cautelari, tra cui arresti domiciliari e interdizioni, nei confronti di soggetti accusati di far parte di un'associazione a delinquere finalizzata a numerosi reati quali corruzione, falso, truffa aggravata ai danni dello Stato e maltrattamento di animali;

   il sodalizio criminoso, composto da dirigenti dell'Università e dell'Asp di Catanzaro, ha orchestrato un sistema corruttivo volto a pilotare le visite ispettive dell'Asp presso i laboratori scientifici, con l'obiettivo di accedere illecitamente a fondi pubblici per un valore stimato in circa due milioni di euro;

   l'intervento ispettivo della Guardia di Finanza ha portato al sequestro delle due strutture universitarie destinate alla sperimentazione animale, a causa di gravissime violazioni delle normative sul benessere degli animali e delle condizioni igienico-sanitarie;

   l'inosservanza della direttiva 2010/63/UE, che stabilisce i principi fondamentali per la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, ha compromesso l'attendibilità delle ricerche scientifiche svolte;

   l'impiego di risorse pubbliche deve essere conforme ai principi di legalità, trasparenza e buon andamento, assicurando il rispetto delle normative vigenti in materia e garantendo il perseguimento dell'interesse pubblico e dell'avanzamento scientifico –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza urgenti affinché sia assicurato il rispetto delle normative nazionali ed europee, inclusa la direttiva 2010/63/UE, in materia di sperimentazione animale, al fine di prevenire irregolarità come quelle emerse presso l'Università Magna Graecia di Catanzaro e l'Asp di Catanzaro;

   se i Ministri interrogati intendano prevedere iniziative di competenza, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'avvio di ispezioni presso gli enti pubblici e le università che conducono sperimentazioni su animali, in ordine al rispetto delle condizioni igienico-sanitarie, delle normative sul benessere animale nonché affinché sia assicurata la corretta gestione dei fondi pubblici destinati alla ricerca scientifica;

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, anche normative, volte a rafforzare i controlli sull'impiego delle risorse pubbliche assegnate a università ed enti di ricerca, affinché siano utilizzate in conformità ai principi di legalità e trasparenza, anche al fine di prevenire future infiltrazioni di associazioni criminose come quelle rilevate a Catanzaro.
(4-04144)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta immediata:


   MIELE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   l'approvazione all'unanimità della riforma costituzionale per l'introduzione dello sport in Costituzione è stata una rivoluzione culturale per il Paese che ora riconosce appieno il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme;

   il 20 gennaio 2025 la Camera dei deputati ha avviato l'esame in Assemblea delle disposizioni volte all'introduzione dei «Nuovi Giochi della Gioventù», manifestazione che la Lega ha fortemente voluto rimettere al centro della vita scolastica dei nostri giovani considerando la formazione sportiva un eccellente strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione;

   dopo famiglia e scuola è senza dubbio lo sport uno strumento decisivo per l'educazione e la formazione dei bambini e dei ragazzi, pertanto il movimento non può essere un'attività praticata ed è fondamentale una forte e profonda alleanza tra scuola e sport per attivare una positiva contaminazione di valori in grado di trasformare e migliorare sensibilmente la vita dei bambini;

   è dimostrato che l'attività fisica garantisca all'organismo vantaggi per la salute a tutte le età, ma è soprattutto in età scolare che gli insegnamenti e i benefìci dello sport trasformano il bambino in un adulto sano e responsabile, tuttavia rimane alta la quota di minori sedentari anche a causa di disparità di reddito: la valorizzazione dell'attività sportiva a scuola e delle palestre scolastiche può ridurre questo ostacolo;

   questo Governo ha impegnato risorse del PNRR e proprie per il recupero e l'implementazione degli impianti sportivi scolastici, per quelli delle periferie e per i piccoli comuni infatti, nonostante il contraccolpo della pandemia e un quadro congiunturale dominato da continui shock esogeni, il settore sportivo ha dimostrato una straordinaria capacità di reazione, grazie soprattutto al dinamismo degli enti locali (proprietari del 70 per cento degli impianti sportivi);

   per inaugurare una nuova stagione di investimenti e così centrare l'obiettivo dello sport per tutti è necessario superare i vincoli che frenano l'avvio di un processo di ammodernamento infrastrutturale, promuovendo un ricorso più spinto a modelli di partenariato pubblico-privato semplificando ulteriormente le procedure amministrative e adottando adeguati sistemi di valutazione di impatto per garantire l'efficace allocazione delle risorse pubbliche e massimizzare le ricadute per la collettività –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda attuare affinché, anche attraverso l'organizzazione dei Nuovi Giochi per la Gioventù, possa compiersi un ciclo virtuoso che veda tutti gli impianti sportivi scolastici ammodernati e pienamente utilizzati al servizio dell'intera collettività.
(3-01679)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Orsini n. 1-00387, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 409 del 15 gennaio 2025.

   La Camera,

   premesso che:

    dopo intensi negoziati mediati da Washington e Parigi, fortemente sostenuti dall'Italia, nelle prime ore di mercoledì 27 novembre 2024 è entrato in vigore un cessate il fuoco di sessanta giorni tra Israele e le milizie libanesi filo-iraniane di Hezbollah, interrompendo così i combattimenti che, dall'ottobre 2023, stavano sconvolgendo il sud del Libano;

    l'accordo prevede, contestualmente alla tregua, la progressiva smilitarizzazione del Libano meridionale, il disarmo e l'arretramento dei combattenti del Partito di Dio a nord del fiume Litani (a circa venticinque chilometri dalla cosiddetta Linea blu, che segna il confine tra Israele e Libano), il parallelo ritiro delle Forze armate israeliane (Idf) dal Libano meridionale e il contestuale ridispiegamento dell'Esercito regolare di Beirut nell'area;

    il cessate il fuoco rappresenta un significativo punto di svolta in questa fase della crisi mediorientale – iniziata con gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023 ed estesasi anche al confine israelo-libanese – che potrà creare le condizioni per il ritorno degli sfollati di entrambi i Paesi alle loro case;

    è indispensabile che la comunità internazionale lavori con Israele e il Libano per garantire il rispetto e la piena attuazione dell'accordo, per la piena implementazione della risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di sicurezza Onu, per la ridefinizione delle regole operative della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), nonché per il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi;

    nonostante la segnalazione di violazioni dell'accordo di cessate il fuoco, l'intesa continua a reggere. L'Esercito libanese ha cominciato il suo dispiegamento nel sud dello Stato, in particolare nella città di Tiro, mentre l'Esercito israeliano ha iniziato i primi graduali ritiri dai villaggi occupati;

    il 10 gennaio 2025, il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato a Beirut il neoeletto Presidente della Repubblica libanese Gen. Joseph Aoun, e il Ministro degli affari esteri Bou Habib, a cui ha rappresentato il convinto sostegno dell'Italia al processo di stabilizzazione e pacificazione del Libano; il Governo ha avviato nuovi progetti di emergenza umanitaria in Libano, finanziati dalla cooperazione italiana per un importo totale di diciotto milioni di euro, comprensivo di un intervento a favore dei rifugiati palestinesi nel Paese. Queste iniziative sono state ulteriormente rafforzate dal contributo di 10 milioni di euro annunciato alla Conferenza umanitaria presieduta dal Ministro Tajani in occasione della riunione dei Ministri dello sviluppo del G7 di Pescara, volto a mitigare l'impatto della crisi umanitaria causata dal conflitto e a rafforzare le istituzioni libanesi, confermando lo storico sostegno italiano a favore della popolazione civile del Paese dei cedri. La ricostruzione del Libano deve costituire una priorità per garantire la ripresa economica del Paese, anche al fine di promuovere la stabilità e la prosperità nella regione e prevenire il rischio migratorio;

    il cessate il fuoco in Libano può rafforzare gli sforzi anche per il consolidamento del cessate il fuoco raggiunto a Gaza, che porti alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, all'aumento della distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia e che contribuisca a una de-escalation di violenza in tutto il Medio Oriente;

    la dichiarazione dei Ministri al termine della riunione del G7 Esteri tenutosi a Fiuggi il 26 novembre 2024, ha ribadito l'impegno dei Paesi più industrializzati a favore della piena attuazione della risoluzione 2735 (2024) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell'accordo globale presentato a maggio dal Presidente statunitense Biden;

    diversi Stati europei hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente (da ultimo, il 28 maggio 2024, Spagna, Irlanda e Norvegia e il 4 giugno 2024 la Slovenia). Secondo tali Governi il riconoscimento dello Stato di Palestina non solo non sarebbe diretto contro Israele, ma, al contrario, favorirebbe la soluzione dei due Stati e rafforzerebbe le forze palestinesi moderate. Di diverso avviso sono molti Governi occidentali, tra i quali Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito ed Italia, i quali ritengono che un atto così cruciale non debba essere considerato in modo isolato, ma come parte di una serie più ampia di azioni volte a porre fine al conflitto israelo-palestinese e a raggiungere la soluzione dei due Stati. Ritengono inoltre essenziale la collaborazione con i partner arabi della regione, affinché la soluzione dei due Stati venga attuata all'interno di un'architettura regionale normalizzata, che garantisca la sicurezza di Israele e i diritti dei palestinesi;

    occorre proseguire nell'impegno a favore di una soluzione dei due Stati che veda due Paesi democratici, Israele e Palestina, vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti, in linea con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite;

    il 21 novembre 2024, la Prima Camera preliminare della Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso due mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi dai due esponenti politici israeliani, da almeno l'8 ottobre 2023 e fino ad almeno il 20 maggio 2024, in relazione all'operazione militare condotta nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Secondo la Corte, Netanyahu e Gallant avrebbero violato il diritto internazionale umanitario impedendo che aiuti umanitari giungessero alla popolazione della Striscia di Gaza;

    la prima camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso un mandato d'arresto anche a carico del comandante dell'ala militare di Hamas – Brigate Qassam – Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, più noto come Mohammed Deif, per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e nella Striscia di Gaza a partire almeno dal 7 ottobre 2023. Tali crimini includono gli attacchi che il 7 ottobre 2023 hanno ucciso più di mille persone e portato al rapimento di cittadini israeliani e stranieri;

    il 13 dicembre 2024 Israele – che aveva presentato delle memorie per contestare la giurisdizione della Corte penale internazionale e le modalità di avvio del procedimento – ha presentato appello contro il rigetto della prima camera preliminare di quelle stesse memorie;

    la Corte penale internazionale è un tribunale internazionale a carattere permanente, con sede all'Aia, competente a giudicare individui che, come organi statali o come semplici privati, abbiano commesso gravi crimini di rilevanza internazionale, previsti nello Statuto della Corte, adottato dalla Conferenza diplomatica di Roma il 17 luglio 1998 ed entrato in vigore il 1° luglio 2002. Ha mandato per giudicare di crimini di guerra, crimini contro l'umanità, il crimine di genocidio e il crimine di aggressione. Allo Statuto di Roma hanno aderito 125 Paesi nel mondo; 29 Paesi hanno firmato ma non ratificato il Trattato, tra cui Israele, Stati Uniti, e Sudan e Federazione russa; tra i non firmatari la Cina. L'Italia ha provveduto alla ratifica dello Statuto della Corte con la legge n. 232 del 1999;

    nella dichiarazione conclusiva del vertice dei Ministri degli esteri G7 tenutosi a Fiuggi il 26 novembre 2024 e presieduto dall'Italia è stato ribadito, da un lato, che Israele, nell'esercizio del proprio diritto di difesa, è tenuto in ogni caso a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e, dall'altro, che i Paesi del G7 sono impegnati nei confronti di tale diritto e nel rispetto dei propri obblighi. Viene, inoltre, sottolineato che non ci può essere alcuna equivalenza tra il gruppo terroristico di Hamas e lo Stato di Israele;

    il 27 novembre 2024 il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri, Antonio Tajani, durante il question time alla Camera dei deputati ha ribadito l'importanza della Corte penale internazionale come istituzione indipendente e che l'Italia è parte dello Statuto di Roma e rispetta gli obblighi derivanti dal suo impegno verso la giustizia internazionale. L'Italia ha preso atto della decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto nei confronti del Premier israeliano Netanyahu e dell'ex Ministro della difesa Gallant e si è riservata di esaminare in dettaglio le motivazioni di tale decisione. Ha informato che sono in corso, in raccordo con altri Paesi dell'unione europea, ulteriori approfondimenti giuridici;

    la situazione dei civili a Gaza – che non sono tutti seguaci di Hamas – si fa di giorno in giorno più tragica. I livelli di insicurezza alimentare stanno colpendo gran parte della popolazione, soprattutto nel nord della Striscia. Diventa indispensabile che tutte le parti coinvolte si impegnino per garantire e facilitare la consegna, senza interruzioni, degli aiuti e dei servizi essenziali ai più vulnerabili ed indifesi;

    il 2 dicembre 2024 si è tenuta al Cairo la Conferenza ministeriale sulla risposta umanitaria a Gaza che ha confermato il coordinamento internazionale sul sostegno umanitario a Gaza, ponendosi in continuità con la Conferenza umanitaria che si è svolta in apertura del G7 Sviluppo a Pescara il 22 ottobre 2024. L'Italia è stata fin dal primo istante in prima fila con iniziative a sostegno della popolazione palestinese, sia per quanto concerne l'assistenza medico-sanitaria sia per quanto riguarda Rinvio di derrate alimentari e generi di prima necessità. L'Italia dall'11 marzo 2024 ha attivato il progetto «Food for Gaza» in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Programma alimentare mondiale (Pam) e la Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficross) per facilitare la fornitura di aiuti alla popolazione palestinese. Da ottobre 2023 sono stati allocati 70 milioni di euro e, nel quadro di «Food for Gaza», ulteriori 40 tonnellate di beni sono arrivate ad Amman a fine novembre 2024, che si aggiungono a quanto già distribuito in precedenza;

    il 27 novembre 2024 le forze di Hayat Tahrir al-Shams (Hts) e le milizie filo-turche del Fronte nazionale di liberazione hanno lanciato un'offensiva lampo nel nord-ovest della Siria, conquistando, tra venerdì 29 e sabato 30 novembre 2024, Aleppo, la seconda città del Paese. Nel giro di pochi giorni le forze cosiddette ribelli hanno riconquistato tutta la provincia di Idlib e, scendendo rapidamente verso Sud lungo l'autostrada strategica M5 che collega Aleppo a Damasco, sono giunte nella capitale, mentre a nord di Aleppo si sono dirette a Est verso le enclave curde lungo l'Eufrate;

    all'alba di domenica 8 dicembre 2024 le forze antigovernative sono entrate nella capitale della Siria costringendo il Presidente Bashar al-Assad a chiedere asilo politico in Russia. Con la fuga del Presidente siriano ha termine un regime repressivo e sanguinario;

    siamo di fronte ad uno scenario particolarmente complesso in cui si scontrano forze e gruppi locali e, in modo più o meno dichiarato, potenze regionali e superpotenze globali. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere il tipo di transizione di potere al vertice delle istituzioni siriane. Vi è infatti, paradossalmente, il rischio che la caduta della dinastia degli Assad, al potere in Siria ininterrottamente da 54 anni, possa ingenerare, come conseguenza non auspicata, un ulteriore destabilizzazione dei già precari equilibri dell'intera regione;

    l'Ambasciatore italiano Ravagnan, a Damasco dal novembre 2024, e il personale diplomatico sono stati fin dalle prime ore dell'offensiva delle forze antigovernative al fianco dei nostri 300 concittadini che vivono in Siria. Come ha affermato il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri, Antonio Tajani, in questa fase concitata la priorità è la messa in sicurezza degli italiani e della nostra rappresentanza diplomatica;

    unico Paese del G7 ad avere un'ambasciata operativa a Damasco, l'Italia è stata tra i primi ad avviare un'interlocuzione diretta con le nuove Autorità: il 10 gennaio 2025 il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato a Damasco il capo della nuova amministrazione siriana, Ahmed Al Shara, e il Ministro degli affari esteri, Hassan Al Shibani, sottolineando la forte aspettativa dell'Italia per una transizione pacifica, inclusiva e non settaria e annunciando un pacchetto di nuovi interventi di cooperazione allo sviluppo, che vedrà coinvolte le organizzazioni della società civile italiana;

    si è insediata a Washington la seconda amministrazione guidata dal Presidente Donald Trump, al quale si debbono le iniziative sfociate nella firma nel 2020 di quattro accordi cosiddetti di Abramo, che hanno comportato il reciproco riconoscimento tra Israele, da un lato, e, dall'altro, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan, sulla base di uno schema che potrebbe risultare utile riproporre,

impegna il Governo:

1) a operare nelle sedi internazionali affinché il cessate il fuoco fra Israele e Hezbollah possa diventare definitivo, esortando tutti gli attori ad attuare pienamente quanto sottoscritto nell'Accordo e quanto previsto dalla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;

2) a sollecitare le Nazioni Unite affinché si giunga ad un adeguamento delle regole d'ingaggio e delle risorse a disposizione di Unifil al fine di adeguarle alla nuova situazione, superando le criticità riscontrate e consentendo al contingente di operare in piena sicurezza;

3) a sostenere il Governo libanese, sia attraverso la missione bilaterale di addestramento delle Forze armate libanesi, sia contribuendo alla risposta umanitaria e alla ripresa economica del Paese;

4) a continuare a profondere ogni sforzo diplomatico per consolidare il cessate il fuoco raggiunto a Gaza che assicuri il rilascio senza condizioni degli ostaggi ancora nelle mani del gruppo terroristico di Hamas, assicurando al contempo il rafforzamento dell'assistenza umanitaria;

5) a sollecitare Israele, nell'esercizio del proprio diritto di difesa, a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario;

6) ad adottare iniziative volte a definire, in raccordo con i principali partner internazionali, una linea comune dazione che, nel rispetto delle decisioni, delle prerogative e dell'autonomia della Corte penale internazionale, non sia d'ostacolo al mantenimento della tregua raggiunta a Gaza e al riavvio di negoziati di pace, anche alla luce degli sviluppi della situazione sullo scenario libanese e siriano;

7) a lavorare in tutte le sedi internazionali affinché si pervenga alla costruzione di un'architettura regionale in cui siano garantiti la sicurezza di Israele e i diritti del popolo palestinese, con l'obiettivo della soluzione dei due popoli, due Stati in cui due Paesi democratici, Israele e Palestina, possano vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti. Il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Italia andrà collocato all'interno di tale quadro negoziale complessivo;

8) a continuare a operare, anche attraverso l'iniziativa «Food for Gaza», affinché venga assicurata la costante e continua fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, anche in vista della ricostruzione sociale e materiale della Striscia, impedendo, contestualmente, che giungano finanziamenti a supporto – anche indiretto – dell'attività di organizzazioni terroristiche;

9) a sostenere – anche d'intesa con gli altri partner europei – l'eventuale ripresa, da parte della nuova amministrazione americana insediatasi il 20 gennaio 2025, delle iniziative già sfociate nel 2020 nella sottoscrizione dei quattro accordi cosiddetti di Abramo con i quali Israele da un lato, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan dall'altro si sono reciprocamente riconosciuti, aprendo formali relazioni diplomatiche;

10) a sostenere il Governo dell'Autorità Palestinese nel percorso di riforme indispensabili in Cisgiordania e, dopo la fine del conflitto, a Gaza;

11) a sostenere nelle competenti sedi internazionali, a cominciare dal G7 e dall'Unione europea, ogni Sistema Informativo Camera dei deputati iniziativa per favorire una transizione del potere in Siria che rispetti le molteplici peculiarità, culturali e religiose della società, in particolare tutelando la comunità cristiana siriana;

12) a continuare nella preziosa opera di sostegno agli italiani presenti in Siria.
(1-00387) (Nuova formulazione) «Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli, Deborah Bergamini, Caiata, Billi, Bicchielli, Marrocco, Di Giuseppe, Coin, Carfagna, Loperfido, Maullu, Tremonti».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Gribaudo n. 5-03177 del 27 novembre 2024;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Barzotti n. 5-03269 del 17 dicembre 2024;

   interrogazione a risposta scritta Grimaldi n. 4-04085 del 14 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta in Commissione Scotto n. 5-03351 del 15 gennaio 2025;

   interpellanza Sportiello n. 2-00509 del 16 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta orale Bonelli n. 3-01669 del 17 gennaio 2025;

   interrogazione a risposta scritta Gribaudo n. 4-04135 del 20 gennaio 2025.